Además el cuerpo y el alma

di Soledad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primer capítulo ***
Capitolo 2: *** segundo capitulo ***
Capitolo 3: *** Tercer capitulo ***
Capitolo 4: *** Capitulo Cuarto ***
Capitolo 5: *** Capitulo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** primer capítulo ***


Adémas el cuerpo y el alma
 
Sono ElisinaSmile ^___^
Con un nuovo account, il vecchio nickname mi aveva veramente stufata e poi non è che mi rispecchiasse tanto...
per lo meno, non adesso... ^_____^
Ho deciso di ripubblicare TUTTO, dalla prima all'ultima fanfict scritta,
incopiuta o no, iniziando dalla mia sezione preferita, quella su Tokyo Mew Mew.
E inizio con la mia primissima fanfict,
Tomorrow is an other day
incompiuta, mai terminata e messa da parte, ora la faccio ritornare completamente diversa,
con il mio nuovo stile di scrittura che è cambiato tantissimo,
ma sopratutto con una storia decisamente diversa.
Spero di non deludervi!
A presto!
Un beso.
Soledad
 
primer capitulo 
 
La verità... la verità sulla nostra esistenza.
No, non c'è una verità. Esistiamo e basta. Pensiamo, viviamo, amiamo, soffriamo... e basta.
Siamo, molto semplicemente. 
 
No, non lo condivideva. Doveva esserci un perchè di tutto quello che accadeva, un perchè a tutto quello che era successo, un senso per cui tutto doveva andare a rotoli, un senso alla sua sofferenza. Suo padre sbagliava, il senso c'era, c'era ma è troppo difficile, così tanto che nemmeno lui può capirlo, così tanto che non può fermare quello che stava succedendo.
Credeva fosse migliorata e invece... invece era sempre peggio. Sembrava stesse bene, sembrava guarita, invece ogni tanto aveva una ricaduta che la buttava giù e la teneva ferma per settimane finchè non riusciva finalmente a rialzarsi...
Doveva esserci un senso... non si può soffrire e basta. Perchè deve accadere. C'è un perchè, come c'è una soluzione per aiutarla.
Era l'unica persona che le era rimasta e non voleva perder per nulla al mondo, non lo meritava.
Avrebbe vissuto, senso o meno.
Per questo aveva deciso di farla andare là da loro, a Tokyo, per farla estare vicino a lui, per assicurarsi che davvero si stava prendendo cura di se stessa, perchè di questo ne aveva i dubbi.
Ormai da... quanto? Quattro anni? Ormai da quattro anni fra la depressione e la caduta fisica sembrava quasi volesse annullarsi da sola, come se non aspettasse altro che terminare quell'inutile esistenza. Perciò doveva tenerla d'occhio, per evitare che facesse sciocchezze.
Il suo aereo dovrebbe atterrare fra dieci minuti, l'avrebbe portata al Cafè e finalmente ci avrebbe parlato di persona, dato che sempre quattro erano gli anni che non la vedeva.
Delle sei eroine del progetto Mew, nessuna sapeva dell'esistenza di lei, tranne lui e Keiichiro. Lei è sempre stata quell'ombra su di lui, la sua eterna preoccupazione, il suo piccolo gioiello da proteggere. L'unica che le era rimasta.
Non ne aveva mai parlato, non li andava mai di parlarne e, quando Keiichiro tirava fuori il discorso per caso, o rispondeva a monosillabi oppure sviava subito la conversazione ad un'altro argomento che poteva rappresentare una preoccupazione tangibile.
E non ne avrebbe mai parlato. Sapeva che le altre l'avrebbero vista, era inevitabile, ma mai si sarebbe messo a parlare di lei, di loro, di tutto quello che era successo e di quello che accadrà.
Lei era il suo piccolo segreto. La sua ossessione da sempre a cui aveva anche trovato un rimedio, ma... il rimedio aveva rifiutato lui. O almeno, il rimedio aveva un'altro da curare con la sua estrema dolcezza...
Aveva sempre considerato lei come un veleno, ogni volta capace di prenderlo e di ucciderlo un po' di più, per una miriade di motivi che non avrebbe mai amesso, nemmeno di fronte a lei. Forse soltando uno dei tanti avrebbe potuto dire: era colpa sua.
Con il progetto mew, con l'antidoto, quasi si era alleviato il senso di colpa, ma ora, ora che il rimedio è di altrui, ora che lei torna, avrebbe ricominciato come quattro anni fa, a sentire un peso sul cuore di cui però in parte non poteva fare a meno. Perchè di lei amava tutto quanto, ogni suo particolare ed ogni suo comportamento. Ma era colpa sua se ora tutto era andato a rotoli.
L'aereo è atterrato, fra poco sarebbe arrivata.
La vede camminare verso di lui, è cambiata tantissimo, quasi non la riconosceva, però quegli occhi color grigio non tradiva mai, quegli occhi inimitabili e unici nel suo genere, quasi trasparenti come se volessero mostrare un'anima che ora sta morendo lentamente.
La abbraccia, la guarda, sì, è cambiata.
"Bentornata" le sussurra Ryou prendendole le mani.

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Capitolo 2
*** segundo capitulo ***


Ademas el cuerpo y el alma
 
Hola! Eccomi qua che scrivo già il secono capitolo!
Insomma di solito ci metto più tempo mentre sta volta non posso resistere <.<
muahahahhahahahha
Ringrazio hachi92 e ichi_chan (ma sai che su netlog pure io mi chiamo così? o.O)
per aver recensito il primo capitolo e ringrazio i miei 46 lettori ^____^
Ora possiamo inoltrarci ufficialmente nella storia!
Pronti?
Bene, iniciamos ^___^
 
segundo capítulo
"Ciao, Ryou! Da quanto tempo non ci si vedeva!".
Eccolo quel suo sorriso. Splendido, così perfetto, era da tanto tempo che non la vedeva sorridere e rivedere quel semplice gesto li fece provare una specie di gioia insensata. Ricambiò il sorriso, a lei non ne negava mai.
"Sì, hai ragione... come ti senti?". Nonostante la risposta fosse scontata glielo chiedeva sempre, come se ancora sperasse ci fosse una porta per a speranza... come se sperasse che da quelle labbra uscisse un "mai stata meglio di così".
"Diciamo che potrebbe andare meglio". Rispondeva sempre così. Quasi da copione, come se volesse abbattere tutte le sue speranze.
Fissò per un istante quelle scheggie di ghiaccio che trasmettevano un tumulto di emozioni inverosimili, amava perdersi in quegli occhi così freddi che lo facevano sentire così caldo, era una sensazione unica che aveva provato solo con lei... anche con un'altra persona, solo che quella persona era già di per sè una cioccolata calda.
Le accarezzò i capelli color castano, ricci, ricci perfetti e meravigliosi le cui tonalità andavano dal castano scuro a tonalità di cannella; li sistemò dietro le orecchie e le sorrise, di nuovo.
"Dai, adesso non parliamone..." disse Ryou cercando di sviare la convesazione "Prendiamo le valigie che andiamo...".
"Ok, va bene".
Uno sguardo a quegli occhi ancora, per notare che quella luce che li illuminavano un tempo si stava lentamente spegnendo.
 
Al Cafè Mew Mew sei ragazze fra i diciassette e i diciotto anni stavano servendo ai tavoli, c'era tanta gente quel giorno e nonostante il numero quasi non riuscivano a star dietro all'afflusso di clientela.
Ichigo e Berii stavano correndo come delle matte fra i tavoli, la prima continuando a lamentarsi e pensando ai suoi problemi attuali di cuore, l'altra stava semplicemente impazzendo; Retasu non faceva altro che far cadere piatti dall'agitazione, Purin faceva i suoi numeri ostacolando ancora di più la povera Retasu, Minto era fuori di sè e l'astinenza da teina la rendeva insopportabile, Zakuro invece era totalmente impassibile. Keiichiro forse era il più stressato, in cucina tutto il tempo.
Retasu si fermò un attimo, giusto il tempo di fare una breve domnda.
"Dov'è Ryou?". Keiichiro si aspettava sempre quella domanda da lei, ormai si era capito chiaramente che la mew verde era innamorata dell'amico, ormai non si sorprendeva più.
"Ha..." che cosa doveva dire? Non si era preparato."Ha... ha avuto un impegno".
"Che impegno? é successo qualcosa?".
"No.... non preoccuparti".
Chissà come l'avebbe presa. Mah.
Sapeva sarebbero arrivati da un momento all'altro.
Non la vedeva da tantissimo tempo e si domandava com'era... diventata. Come stava. Dopo tutto quello che era successo, dopo quello che avevano scoperto aveva tentato di fare...
Volevo suicidarmi. Ryou ci era rimasto scioccato, se lo ricordava benissimo, udite, anzi, lette quelle parole aveva sentito i pezzi del suo cuore cadere, un po' per lei, un po' perchè era colpa sua. Anzi, loro.
Se lo avesse fatto davvero, non sapeva cosa avrebbe fatto Ryou.
Erano ormai le sei, la clientela stava uscendo e finalmente stava calando la quiete. Le sei ragazze si erano sedute e stavano allegramente assaporando una fetta di torta preparata appositamente per loro.
Ichigo tirò di nuovo fuori l'argomento "Che fine ha fatto Ryou".
"Ma dove è andato? Non è mai stato fuori così a lungo...".
"Come mai ti interessi ora, Ichi?" domandò maliziosa Berii guardandola di sottecchi.
"Sempre a pensar male!" era diventata rossa di rabbia... e vergogna.
Retasu non aveva ancora fatto sentire la sua voce.
"Keiichiro, dai dicci che siamo curiose! Ormai sono tre anni che ci conosciamo!" incalzò Purin, che aveva ormai tredici anni.
"Sì, lo so ragazze, ma...".
"Ma? Centra una ragazza?" domandò Minto, anche lei presa dalla discussione.
Nessuno notò che Retasu aveva avuto un sussulto...
All'improvviso sentirono la porta del locale aprirsi e la voce di Ryou rompere quel silenzio di tomba, come se non se lo aspettassero potesse arrivare in quel momento. Keiichiro si alzò per raggiungerlo e le sei lo seguirono con lo sguardo.
"Che bello che è venuto il locale, Ryou". Nel sentire una voce femminile le ragazze si voltarono totalmente. Vicino a Ryou c'era una ragazza abbastanza alta (arrivava alle spalle di lui), la pelle chiara, capelli ricci di color castano e occhi grigi.
"Bentornata, Yuki*" le disse Keiichiro sorriendo, lei ricambiò il saluto molto vivaciamente.
"Nelle foto non sembrava così bello questo posto" continuava a commentare la ragazza guardandosi attorno "E poi non mi avevi detto che c'era anche un pianoforte...".
"Quello è comparso giusto perchè sapevo che venivi".
"Ti ringrazio...".
Le mew mew si guardavo stranite: chi era quella, da dove veniva, come faceva a conoscere Ryou e Keiichiro, cosa ci faceva lì, quanto sarebbe rimasta, quanti anni aveva, insomma, chi diamine era?
Ovviamente volarono le supposizioni della "ragazza di Ryou", cosa che fu smentita perchè non era possibile non si fossero visti per bene tre anni se non di più, quindi era un opzione che fu eliminata, anche per felicità di Retasu che nel vedere Yuki era rimasta sotto shock; una sorella di cui non aveva mai parlato? Ma dai... un'amica. Per loro quella era la più plausibile. Sì, un'amica...
"Non ci sono le vostre amiche? Volevo conoscerle...".
"Ah, sì, sono di là, vieni".
Yuki seguì Keiichiro mentre Ryou rimase fuori. Non li importava la reazione delle ragazze, non voleva essere sommerso da domande su Yuki, perciò avrebbe evitato di parlare per un po'.
Ovviamente le sei ragazze non riuscirono a spiccare mezza parola, gardavano Yuki senza aprire bocca. Lei dal canto suo non sapeva cosa dire di fronte a quelle facce sconvolte.
"Ehm... piacere, io... io sono Yuki".
"Loro sono Ichigo, Berii, Minto, Retasu, Purin e Zakuro..." disse Keiichiro per loro notando il totale imbarazzo.
"Ryou mi ha parato tanto di voi!".
"T...tanto?" balbettò Ichigo.
"Sì, sì! mi ha detto che avete fatto uno splendido lavoro tre anni fa!".
"Ah... bene... ehm ma lui non ci ha mai parlato di te".
La rossa lanciò un'occhiata a Keiichiro il quale fece un'espressione apprensiva.
"Capisco..." aveva cambiato tono di voce, se ne sarebb accorto chiunque.
Ryou era entrato in stanza e nemmeno se ne erano accorti:"Ragazze, lei è una mia cara amca" le sei si erano come riprese di botto "E rimarrà qui per non so quanto tempo...".
"Ok" dissero in coro.
Ryou prese Yuki per il braccio trascinandola via.
Non se lo aspettavano.
Di certo c'era un motivo per cui era piombata così, all'improvviso.
Sì, c'era qualcosa che nè Keiichiro nè Ryou avevano detto.
Qualcosa che forse faceva troppo male per raccontarlo.
 
"Non gliene hai parlato?". Ryou aveva accopagnato Yuki nella stanza, vicino alla sua, in modo che se ci fosse stato bisogno di qualcosa non c'era pericolo di perdere tempo.
"No... ho preferito di no".
"E perchè?".
"Fa male parlarne, Yuki...".
La ragazza abbassò lo sguardo.
"Sì, lo so...".
"Hai paura?".
"Sì, molta".
"Promettimi che sarai forte".
Yuki fece cenno con la testa.
Ryou le baciò la fronte e uscì dalla stanza.
Forse anche lui avrebbe dovuto promettere di essere forte...

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Capitolo 3
*** Tercer capitulo ***


Ademas el cuerpo y el alma
 
Hola! Eccomi ritornata con il terzo capitoletto...
Prima di tutto ringrazio Hachi92 e ichi_chan per continuare a recensire la mia storia...
e ringrazio i 141 lettori e andrea83_2007 per aver aggiunto fra i preferiti ^____^
Ragazze, ovviamente non date per scontato che non sia una IchixRyou...
ve lo dico che qua è tutto possibile, quindi iniziate a farbi tutti castelli possibili e immaginabili xD
muahahahahhahahha perchè niente è scontato u.u
Ok, basta rompere! Passiamo alla storia!
Podemos empezar

 

Tercer Capitulo

La "new-entry" Yuki aveva scombussolato molto le sei ragazze, in quanto nessuna si aspettava un tale arrivo al Cafè, soprattutto perchè pareva fosse una cosa importante, così, lo sembrava, come così sembrava stesse per accadere di nuovo qualcosa.

Retasu era ovviamente fra i suoi diecimila castelli, non appena aveva visto come Ryou guardava Yuki, ebbe subito il presentimento che fra quei due non poteva esserci solo una semplice amicizia, ma che molto probabilmente si stava striascicando dietro una lunga storia che certamente Ryou non aveva e non avrebbe mai raccontato; per quanto potesse sembrare strano per le altre, anche Ichigo ci era un po' rimasta... non si era mai immaginata una lei nella vita di Ryou, cioè a dire il vero non è che le importasse molto, però un po' la irritava, come se vedere Ryou con al fianco assolutamete nessuna poteva quasi darle una pseudo sicurezza, come se aspettasse qualcosa, come se aspettasse di esserci lei, eppure lei amava Aoyama, stavano ormai insieme da tre anni, mai un litigio, niente. Appunto, niente... Niente, semplicemente.

Il giorno seguente era di pausa. Tutto il locale era libero, un silenzio che quasi non li apparteneva e una quiete ambita che riusciva a riacquistare solo dalle sette di sera in poi... Una quieta completamente squarciata da attesa ed impazienza. Soprattutto timore. Si sentivano questre tre sensazioni vibrare e librarsi liberamente nell'aria. Che strana sensazione.

Ryou e Keiichiro erano nel laboratorio da ormai quasi tre ore. Dalle 8 alle 11 del mattino, e sembrava apprestarsi fino a mezzogiorno se non l'una; da quello che aveva capito Yuki, stavano facendo delle ricerche e degli accertamenti su un qualcosa a cui Ryou aveva preferito non acennare, perciò non fece domande, alle unidici uscì dalla stanza e cominciò a preparare qualcosa, convinta che quando sarebbero risaliti sarebbero stati morti di fame. Non era la prima volta che lo faceva, era quasi come rivivere il passato, un continuo Déja-vu. Solo che c'era qualcosa di rotto, inesorabilmente spezzato, in mille pezzi, che la divideva da lui. Da Ryou, appunto. Il loro era un amore strano, fatto di sguardi e intese, di piccoli o grandi geste, di parole, era un amore così, semplice, fatto di invisibile affetto e un sottile velo di malinconia che li aveva sempre legati. Un filo sottilissimo che li legava, quasi come fosse destino, li legava e non si slacciava mai, quel maledetto filo, era pura osessione.

Undici e mezza, quando pensava il tempo sembrava volare via, come una libellula che si libera nell'aria. Pensò a qualche mese fa. A quella corda, ai suoi pensieri avuti in quel momento, alla disperazione, alla voglia di lasciarsi la vita alle spalle e guardare verso l'infinito attraverso la morte... "No, non ci ha mai parlato di te" aveva detto la ragazza con i capelli rossi, sapeva perchè non aveva mai detto niente di lei, era una piccola ferita mai remarginata, la sconfitta, la malattia, il tentato suicidio, il filo sottile che passava attraverso le lettere, attraverso le parole al telefono, soprattutto le parole, quelle che avevano spinto Ryou a chiedere a Yuki di andare in Giappone:"Ryou, sto per suicidarmi". Lo aveva detto, così, semplicemente, voleva dirglielo. "Perchè?". Bisogna immaginare quel perchè detto con voce tremante, detto da una persona terrorizzata, da una persona ormai a pezzi. "Perchè... perchè... perchè non c'è niente per cui vivere e nemmeno niente che vive per me... e perchè mi sono stufata, davvero, di andare avanti a questa maniera". Sempre con la stessa semplicità lo aveva detto. La semplicità con cui si direbbe un semplice ti voglio bene. E quella corda e quella sedia, il mondo che hai intorno che sai non rivedrai più. E quella corda e quella sedia, il mondo che hai intorno che sai non rivedrai più, e la persona che a modo tuo ami e non potrai mai dirglielo perchè non ne avevi il coraggio. Un amore fatto a modo vostro, e quella corda e quella sedia, quasi ti chiamassero, quasi la morte attendesse solo te dopo aver rimandato all'infinito la tua ora per puro amore di qualcuno che non poteva sopportare di risentirti fredda e immobile; e quella corda e quella sedia, le labbra rosse che non avrebbero più dato il segno di un sorriso, quella era la cosa che faceva più male. Ma era un amore fatto a modo vostro. Lo amavi. Ti amava. Davvero. A modo vostro. Pura ossessione. E proprio per questo amore così, semplice, delicato, piccolo e fragile quella corda e quella sedia non avrebbero mai avuto il tuo ultimo tocco. "Non uccidermi". Glielo aveva detto. Così. Come si direbbe un ti voglio bene. Non uccidermi. Sì, sarebbe morto dentro se lei sarebbe morta, se si sarebbe suicidata per colpa sua. Così, così. Così Yuki lasciò stare e preparò le valigie per andare là, dove non tramonta mai il sole, dove non puoi essere qualcuno, dove vai e da dove forse non sarebbe tornata.

Sentire due mani sui fianchi la riportò alla realtà. Lontana dai pensieri, dalle preoccupazioni, nell'attimo di un semplice tocco.

"Che cosa stai facendo? é dieci minuti che stai dando fastidio alla stessa fetta di pane... Cosa ti ha fatto di male?". Solo lui poteva dire una cosa del genere, come fa un pezzo di pane a soffrire? E poi avrebbe riconosciuto il suo tocco fra mille.

"Mi sono persa fra i pensieri..." rispose semplicemente, voltandosi verso l'interlocutore, anzi, voltandosi verso quegli specchi, verso quei frammenti di cielo. "Sei stato un egoista, hai rubato un po' di cielo al mondo" li aveva detto una volta "Ma io sono ancora più egoista perchè li voglio solo per me" aveva però pensato, senza tramutare in parola quel pensiero.

"Non c'era bisogno che ti preoccupassi... anche se giù siamo molto occupati, non dovevi scomodarti".

"Mi fa piacere dare una mano, Ryou, davvero".

L'attimo di un tocco. La porta del locale si aprì facendo rumore, massacrando quella bolla di pura magia che si era andata a creare, buttandola per terra, facendola a pezzi, disintegrandola e farla svanire via con un rivolo di vento.

Ryou andò a vedere chi era. Si sorprese, era Ichigo, era bellissima quel giorno, sembrava una bambolina, ovviamente quel suo profumo inconfondibile, quell'aroma di fragola che subito li aveva fatto intendere che era speciale. Ne aveva sempre parlato a Yuki di Ichigo. Ne aveva sempre parlato del suo amore messo a tacere e della sua resistenza contro l'irresistibile voglia di quelle labbra. Però un po' faceva male, parlarne a lei. Era come dire alla propria moglie di averla tradita. Ma il loro era un amore così, fatto a modo loro. L'amore per Ichigo era una cosa completamente diversa, il primo era ossessione, il secondo passione e affetto, fin dal primo istante, a differenza che con Yuki il rapporto era andato creandosi pian piano. Passo dopo passo, tassello dopo tassello.

"Ciao, Ichigo... che ci fai qui? E' il vostro giorno di pausa..".

Gli occhi color cioccolato di Ichigo passarono alla figura alle spalle di Ryou, a Yuki, la guardò, la guardò in quei frammenti di ghiaccio, mai visti occhi del genere, mai, però pensava fosse troppo pallida e pensava che nascondesse troppo e che dietro a quei boccoli castani e la faccia da bambolina ci fossero più cicatrici di quanto dasse a vedere.

"Scuisa, Ichigo, ma che ci fai qui?".

"Niente... volevo parlarti...".

"Riguardo?".

Riguardo al giocattolo che ti sei fatto arrivare, non si sa da dove nè perchè. I tre si voltarono verso Keiichiro, che era improvvisamente arrivato con una pila di fogli in mano, gli occhiali sul volto e il viso di uno che sembra abbia visto un alieno. Sì, decisamente ironica la cosa. I suoi occhi color blu andarono ad affondare prima in Ryou, poi in Yuki e infine su Ichigo, non si aspettava sarebbe venuta là, e poi a quell'ora, e soprattutto in un giorno di pausa che li sfruttava sempre per stare con l'amato Aoyama.

"Oh, ciao Ichigo... che sorpresa vederti". Ed effettivamente lo era. "Ryou, puoi... scendere un secondo, devo parlarti...".

"Ok, arrivo...".

Così rimasero sole. Ichigo e Yuki. Yuki e Ichigo. La guardò, la scrutò, nel profondo, oltre gli occhi color ghiaccio, ma non riusciva a vedere nulla, solo grigio, grigio, ma non riusciva a vedere nulla se non un vuoto pazzesco e voglia di non essere lì, in quel momento.

"Vuoi una tazza di the?" le domandò Yuki, la calma con cui parlava era decisamente disumana, si chiedeva da dove diamine fosse uscita, sembrava una bambola, sembrava finta, sembrava che dovevi tirarle la corda per farla parlare qualche istante.

"Sì, grazie". Se ne accorse. La odiava. Non poteva vederla, perchè quegli occhi le tagliavano in due l'anima; non poteva sentirla parlare, quella calma le metteva addosso un angoscia tremenda; non poteva ascoltarla, sembrava che ogni sua parola, ogni istante che passava con lei, sembrava che si rompesse qualche cosa dentro.

Si sedettero in cucina, Yuki stava preparando il the, Ichigo seduta alle sue spalle, non sapeva cosa chiedere.

"Ryou mi ha parlato tantissimo di te" incalzò Yuki con grande sorpresa della rossa che rimase quasi di stucco. In che senso le aveva parlato tantissimo di lei? Non rispondeva, guardava un punto fisso del tavolo, come se avesse scovato un'imperfezione in quella superficie di legno assolutamente intonsa. "Nelle sue lettere e al telefono, si intende. Mi diceva sempre che sei una ragazza molto dolce e allegra, pasticciona ma decisamente di buona compagnia...".

"Ah..." che cosa doveva dire? "Beh... sembra che tu sappia molto su di me e le altre".

"Sì, molto... ho contribuito al progetto mew anche io, a modo mio...".

"Ah..." che cosa doveva dire? Una cosa del genere non la dicono tutti i giorni. "Beh... Ryou non ci ha mai accennato a te".

"E' normale...".

"Perchè, scusami?".

"Sai quando c'è un argomento di cui non vuoi parlare e improvvisamente salta fuori? Ecco, ci rimani male e non ne parli perchè ti da fastidio".

"A me non sembra che infastidisci Ryou, anzi...".

"Non sono la sua ragazza".

Come aveva fatto a intendere che lei intendeva? Oddio, quasi la spaventava quella ragazza. Si guardavano, occhi color cioccolato riflessi in schegge di ghiaccio, schegge di ghiaccio che affogano in occhi color nocciola. Dei passi sviarono i pensieri delle due ragazze, che videro salire insieme Ryou e Keiichiro, nessuno dei due aveva una bella cera.

"Ichigo, chiama le altre... abbiamo un problema".

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Capitolo 4
*** Capitulo Cuarto ***


Ademas el cuerpo y el alma
 
Ecco sfornato il quarto cappy ^____^
Come sempre i ringraziamenti: Hachi92, Ichi_chan e due nuove recensitrici:
kittymew e pinkgirl :D
Poi grazie ai miei lettori e a alexis_92, Dubhe92, Hachi92,
Kittymew e pinkgirl per aver aggiunto ai preferiti ^____^
Come mi ha fatto notare Kittymew (e ti ringrazio :D) a volte faccio errori di ortografia...
purtroppo succede o per errore di battitura oppure perchè mi faccio prendere dalla stesura della storia xD
Però cercherò di starci attenta muahahahahahhaha
ps: scusate se aggiorno così tardi ma fra mare e uscite non ho proprio trovato il tempo!
 
Capítulo Cuarto
 
"Che problema?". Ecco, lo sapeva, se lo sentiva. C'era qualcosa che non andava, c'era qualcosa che legava una serie di eventi, un filo invisibile. Ormai era arrivata alla convinzione che l'arrivo di Yuki non era del tutto casuale. C'era un motivo sul perchè era arrivata proprio il giorno precedente, c'era un motivo per cui era arrivata a cambiare tutto. Dannazione a lei, che è venuta giusto per mettere casini, no? Non sapeva perchè ma aveva sin dal primo momento l'istinto di odiarla, di detestarla, come se avesse ammazzato qualcuno. Perchè, diamine, era entrata a fare parte della LORO storia? Lei non c'entrava NIENTE.
 
"Preferiamo parlarne quando ci saranno tutte..." rispose Keiichiro, ancora il viso coperto dalla preoccupazione.
 
Ichigo prese il cellulare e iniziò a chiamare le sue amiche. Ognuna di loro reagì prima in maniera stizzita, in fondo quello era il loro giorno di pausa, ma non appena la mew rossa diceva "c'è un problema" allora avevano perso la loro rabbia.
Chiamò tutte e cinque, poi tornò ad osservare Ryou e Yuki.
Che cosa nascondevano?
Cosa c'era oltre quei loro occhi trasparenti?
Che cosa c'era oltre a Ryou e Yuki stessi?
Sì, perchè c'era qualcosa oltre loro stessi, oltre il loro rapporto, oltre al loro corpo, oltre alla loro anima, c'era qualcosa, qualcosa che nascondevano con accurata malizia, qualcosa che giaceva sul fondo dei loro cuori, anzi, qualcosa che affogavano nel fondo dei loro cuori perchè, di solo una cosa era certa: se solo avessero potuto, sapeva, ne era certa, avrebbero pianto.
Sì, avrebbero pianto. Perchè con ostinazione cercavano di affogare il dolore nell'odio, finendo per farsi ancora più male, finendo per annegare nel loro stesso odio, finendo così di vedere la vita con gli occhi di una persona che ha voglia di vivere.
Le compagne ci misero poco ad arrivare, messe in allerta dalla strana notizia.
"Allora? Ci volete dire che cosa succede?" incalzò di nuovo Ichigo.
"E' successo qualcosa di grave?" chiese a sua volta Berii, effettivamente nè Keiichiro nè Ryou avevano una bella cera, sembrava fosse morto qualcuno.
"A dire il vero i problemi sono due" rispose Keiichiro togliendo gli occhiali.
Ebbe un brivido, in quel momento, Yuki; un déjà-vu, solo uno dei tanti, ma questo era diverso, era come un coltello conficcato nel cuore, era come cadere e battere forte la testa. Era come rivedere la propria fine. Anzi, l'inizio della fine.
"Di cui uno non sappiamo ancora niente" continuò Ryou.
"Spiegateci, diamine!" disse Minto, tutta quella tensione la stava facendo andare fuori di testa. Nel tempo era cambiata tantissimo, ma rimaneva il fatto che era sempre tremendamente orgogliosa e impaziente.
Ryou e Keiichiro si scambiarono un'occhiata. Ryou guardò Yuki. Yuki guardò Ryou. Ma non come si guarda una persona, ma come si guarda una persona per vedere se pure lui aveva paura. E quegli occhi azzurri erano un po' più scuri. Come una storia che si ripete, di nuovo. Distoglie lo sguardo, non ce la fa più a guardarlo. Quanto fa male, davvero.
"Se manterrete la calma DOPO..." disse Ryou, non stava per dire una bella cosa.
"Ok, staremo calme, diccelo!". Anche Purin era agitata. Non stava capendo più niente.
"Il vostro DNA... ha cominciato un processo contrario" disse Keiichiro abbassando lo sguardo. "Nel senso che... se prima vi rendeva primo diverse dagli altri esseri umani quindi più forti... ora è come se vi stesse uccidendo piano piano".
"Quindi ci stai dicendo che c'è il rischio di MORIRE?!". All'improvviso anche Zakuro perse la sua figura ferma e di pietra. Eppure in quel momento aveva paura, come non aveva mai avuto.
"Se non troviamo in fretta la soluzione, se non ci sbrighiamo...".
"Ci state dicendo che moriremo!".
Alle parole di Ichigo iniziarono ad agitarsi. Sì, insomma, come ci rimarresti se ti dicessero: il tuo tempo sta per scadere? La cosa più dolorosa era però il fatto che non avevano ancora trovato una soluzione, quindi era soprattutto questo a divorare le sei ragazze.
Si stavano agitando, anche troppo, quando sarebbero scoppiate a piangere?
Se lo stava domandando, Yuki, cosa stavano aspettando a piangere? Come facevano ad essere così relativamente tranquille? Perchè da quegli occhi non spuntava il dolore tramutato in materia? Come facevano a trattenersi.
"Qua...quanto tempo abbiamo?".
"Non lo sappiamo, Ichigo... potrebbe essere una settimana come un anno... quando avremo più certezze vi faremo sapere" disse Keiichiro, non sopportava vedere le sei eroine così.
Il suo sguardo era basso. Lo alzò su quello di Yuki. Aveva cambiato qualcosa nella sua espressione, sembrava triste, era la prima volta che aveva un'espressione diversa da quella solita statica. Teneva anche lei lo sguardo basso, come se pure lei stesse per morire, e invece lei era sana, non rischiava niente, lei avrebbe vissuto, lei sarebbe stata bene, lei avrebbe avuto la sua vita.
Se solo avesse saputo quanto si sentiva in colpa, quanto in realtà fosse morta dentro. E sapere quelle cose le distrussero un'altra parte del suo cuore, lentamente stava andando sbriciolandosi, inevitabilmente.
Poi vide che alzò leggermente lo sguardo, un "scusate" a fior di labbra e uscì. Per lo meno, uscì dalla stanza, probabilmente stava andando in camera sua. Non poteva reggere quell'aria di morte, non ce la faceva veramente più.
Stava accadendo di nuovo, era certa che quello su cui nè Ryou nè Keiichiro erano certi era quello che era già successo in passato, qualcosa che stava inesorabilmente riaccadendo. E quello la faceva tremare di paura.
 
"Nonostante tutto state certe che faremo di tutto per trovare una soluzione ragazze, non permetteremo mai che questo accada" crecò di rassicurarle Keiichiro, non le aveva mai viste così spaventate, nemmeno di foronte a Deep Blue ed ai Saint Rose Crusaders.
Eppure sia per lui che Ryou era un film già visto, ma non era bastato vederlo una volta per togliere ogni timore nel rivedere diapositiva dopo dispositiva, sentire sciogliersi nell'aria parola dopo parola, sentire sgretolarsi mille speranze e anche mille illusioni. Era come un colpo al petto.
"Posso farvi una domanda?" domandò Berii rivolgendosi ovviamente a Ryou e Keiichiro.
"Sì, certo, Berii" rispose Ryou, non la guardò negli occhi, non voleva vedere il velo di morte che avrebbe visto attorno.
"Il brusco arrivo di Yuki qua, proprio ora... ha qualcosa a che fare con questa storia?".
Le altre cinque ragazze si voltarono verso Ryou e Keiichiro, in effetti Berii aveva dato voce alla stessa domanda che nella loro testa si stava attanagliando da ormai una giornata intera.
"Non mi va di parlare di Yuki" disse freddo Ryou, le ragazze ancora tese, come se fossero sospese a mezz'aria su di una corda "Lei è qui per cose che non vi riguardano...". Era una bugia. Occhi attenti lo avrebbero notato. Ma la paura offusca la ragione, ciò che si potrebbe notare viene come nascosto da quel velo che ti senti addosso, un velo sottile e soffocante.
"Ryou, per piacere, diteci tutto adesso, non teneteci tutto nascosto, non ne possiamo più" disse Retasu, non sapeva se ridere o piangere di quella situazione.
"Vi abbiamo detto le certezze, il resto non possiamo ancora dirvelo... per piacere, ragazze, è difficile anche per noi". Le parole di Keiichiro tolsero tutte le speranze delle sei di sapere qualche cosa in più su quello che le attendeva.
"Posso parlare con Yuki?". La domanda di Ichigo restò lì a mezzaria, come se attendesse che qualcuno la prendesse.
"Perchè?". La prese Ryou, con sorpresa, si chiedeva di che cosa mai volesse parlare Ichigo con Yuki. Guardò quelle perle color cioccolato in cui adorava immergersi quando lo sguardo di lei glielo concedeva, come in quel momento. Uno sguardo che avrebbe riconosciuto fra mille.
"Voglio parlare con lei". Non era una vera risposta. Il ragazzo distolse lo sguardo come per dare consenso. 
Non voleva ci parlasse. Non riteneva pronta Yuki per sostenere un dialogo del genere, perchè sapeva che Ichigo aveva capito che quella misteriosa ragazza sapeva tante cose e di certo stava per chidergliele. E se invece le avesse fatto bene? Sapeva che non ne aveva mai parlato con nessuno se non con lui, quindi la possibilità che aprisse bocca era pari al zero virgola uno per cento.
Guardò Ichigo salire le scale e perdersi, dietro l'angolo.
 
Sentì bussare alla porta, era certa che era la ragazza dai capelli rossi, era la più curiosa, la più attenta ai suoi comportamenti, i suoi occhi la osservavano sempre quando era possibile, un po' per gelosia, un po' per curiosità, un po' perchè aveva paura.
"Avanti". Lo disse in un soffio soffocato. Sapeva di cosa voleva parlare: di quello che Ryou stava nascondendo loro e che invece lei sapeva con totale certezza, con totale paura.
Entrò piano, chiudendosi la porta dietro.
"Possiamo parlare?" domandò Ichigo con voce calma.
"Cosa ti fa pensare che io voglia? E soprattutto, che lo faccia?".
"Le mie non sono cattive intenzioni...".
"Lo so, Ichigo Momomiya... Sei una ragazza troppo curiosa, devi accattare che quello che non puoi sapere adesso lo saprai dopo".
"Quindi tu sai...".
Yuki rimase in silenzio. La stanza era semibuia, una lieve luce filtrava dalla finestra illuminando il viso chiaro della ragazza. "Sì, so" rispose.
"Dimmi perchè sei qui. Ne dipendono sei vite".
"Se anche te lo dicessi, cara Ichi non ti servirebbe per salvarti".
"Che ne sai?".
"Lo so molto meglio di te".
"Chi sei te?! Che cosa c'entri tu?! Perchè sei arrivata proprio ora?!".
"Questo non è affar tuo, io fossi in te mi preoccuperei d'altro".
Ichigo stava ferma sulla porta chiusa, Yuki si alzò, si avvicinò ad una mensola e prese una scatoletta. La aprì, erano pillole, la domanda che le fulminò la testa fu "cosa sono quelle" ne prese due.
"Cosa sono?" tramutò il pensiero in parola, troppe cose non andavano.
"Non è affar tuo".
"DIMMELO!".
"Sei arrogante, lo sai?".
"Ne va della mia vita".
"Lo vuoi un consiglio?".
Ichigo si limitò ad annuire con la testa.
"Esci da questa stanza, qui non hai niente da prendere! Esci e continua la tua vita, non vivere con questa opprimente paura di morire perchè la soluzione esiste, la soluzione c'è e sta ad ognuna di voi trovarla, ma non commetete l'errore di lasciarvi lentamente morire. Fa quello che devi fare, vivi e non perderti nemmeno un attimo. Dì a Ryou che lo ami, fa quello che vuoi, vivi e basta. Non lasciare che la morte ti prenda".
La mew rosa rimase ad occhi sbarrati di fronte alla figura esile che aveva davanti, la guardò negli occhi, non sapeva se con terrore o con stupore. Sentì le mani tremarle e le lacrime pungerle gli occhi.
"Non fare il mio errore, Ichigo... va là fuori e combatti".
La ragazza si lasciò scivolare sulla porta, ranicchiò le ginocchia e cominciò a piangere. A piangere in maniera ininterrotta. Yuki la guardava, una scena già vista ma come protagonista. "You mustn't cry...". Lo sussurrò, forse più a se stessi che ad Ichigo. Non dovevano piangere.
Yuki si chinò davanti a lei prendendole le mani. Ichigo la guardò negli occhi, i suoi le facevano male, erano gonfi per le lacrime.
"Sei forte. Sei più forte della morte. Dimostra che la vita può ancora fiorire fra rocce aride. Dimostralo a te e al mondo".
Si asciugò gli occhi e si rialzò in piedi. "Grazie..." sussurrò, poi uscì di corsa correndo, le altre erano andate, perciò correndo uscì dal locale, scontrando Ryou, le chiese che aveva ma si limitò a scappare via. Dì a Ryou che lo ami. Lo aveva detto. Lei non sapeva se lo amava. Però lei sembrava sapere tutto quanto. Manco avesse una palla magica...
 
Dopo aver scontrato Ichigo, Ryou andò in camera di Yuki per capire che era successo.
Era seduta sul letto, lo sguardo perso chissà dove e una lacrima, una sola, che le solcava la guancia sinistra. Era lì, immobile.
Si sedette vicino a lei. La reazione fu istantanea. Un abbraccio. Piangeva in silenzio, le lacrime che rigavano il suo volto senza però fare alcun rumore, come un petalo di rosa che cade sul pavimento. Eppure quel petalo avrebbe voluto spaccare il tavolo. Sarebbe arrivato il momento che il petalo di rosa avrebbe rotto il tavolo, sì, sarebbe arrivato prima o dopo.
"Non ce la faccio più, Ryou" disse improvvisamente Yuki "Non ce la faccio più...".
"You can, Yuki..." le sussurrò all'orecchio "You must continue, you must arrive...".
"I cannot, not now, not tomorrow, never".
Prese il suo volto fra le mani. Guardò quelle schegge ghiacciate che nascondevano dentro un grande dolore.
"Do it, Yuki. For me, for you".
 

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Capitolo 5
*** Capitulo Quinto ***


Ademas el cuerpo y el alma
 
Dopo una lunga assenza, eccomi con il quinto capitolo!
Ringrazio ichi_chan per aver recensito il quarto capitolo ^_^
Spero che abbiate passato tutte una splendida estate e che
vi siate tutte divertite!!! *W*
Ne approfitto per fare un po' di pubblicità occulta...
chi ha voglia, può passare qui ----> http://kawaiiisntdied.forumcommunity.net
;P Ora passiamo alla storia u___u
 
Capítulo Quinto
 
Doveva farlo. Per lui. Per se stessa non lo avrebbe mai fatto. Perchè avrebbe dovuto? Che senso aveva per lei continuare a vivere?
"Ryou... You have to answer a question.." sussurrò Yuki, che solo in quel momento si accorse di essere ad un soffio dalle labbra di lui. Erano sempre state una sofferenza, un capriccio che ogni volta che veniva soddisfatto faceva ancora più male dopo.
"What question?" domandò Ryou.
"The second problem... Are they?". Rimasero entrambi con il fiato sospeso. Come se all'improvviso il tempo si fosse fermato. Stop. Forse anche il cuore aveva smesso di battere, forse anche le lancette dell'orologio avevano smesso di girare.
"Maybe". Il tempo riprese a scorrere. Sempre a un soffio dalle labbra l'uno dell'altra.
"I'm scared". Lo disse con voce tremante, spaventata, appunto. Ryou le cinse le spalle e le fece appoggiare la testa sulla spalla, accarezzandole i capelli; poteva percepire le sue lacrime silenziose che socavano quella pelle chiara. Avrebbe voluto piangere anche lui, ma non voleva, non voleva dimostrarsi debole di fronte a Yuki, soprattutto in quel momento.
Le venne in mente Ichigo, a come se n'era andata, alle sue lacrime. Ma non poteva essere là, a consolarla, sapeva sarebbe stata fra le braccia dell'odiossissima ameba. Stava a guardare sempre, da lontano. Quanto si odiava.
"Ryou, you mustn't stay here...". Yuki si alzò e si asciugò le lacrime. "Ichigo is alone now... You must talk to her... I... You mustn't stay here..".
"She doesn't love me" affermò Ryou guardando fisso il pavimento, Yuki si era alzata e stava andando avanti indietro nella stanza stritolandosi le mani in una morsa; il ragazzo notò quanto era dimagrita, già che prima era magra, ma ora stava veramente reperendo e ovviamente sapeva la causa: le medicine e gli antidepressivi. Sapeva anche che a forza di prendere quella roba le passava la voglia di mangiare.
"You don't know... I've taked to her... And... I'm sure, she had loved her boyfriend up to now... Up to know you... I'm sure".
"I don't know, Yuki...".
"Do you love Ichigo?".
"Yes, yes, but...".
"But never! You must talk to her".
Si guardarono negli occhi per un istante:"Ok, ok... Now I go... Keiichiro isn't here...".
"No problem... ".
"Are you sure?".
"Yes".
Ryou si alzò e le diede un bacio sulla fronte. "See you later". Uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sè.
Quando sentiva Ryou, le parlava sempre di quella Ichigo, dei suoi modi di fare, tanto che a Yuki sembrava di conoscerla da una vita quando le parlava... Ed era anche certa di una cosa: l'uno aveva strettamente bisogno dell'altra. Come due calamite che si attraggono, ecco, loro erano così, due calamite che fino ad allora erano state l'una nel polo opposto. Ma non avrebbero resistito all'attrazione, non per molto, lo sapeva benissimo. Fin dal primo momento che l'aveva vista, aveva capito che era la tipa perfetta per il suo amico. Il suo grande amico. Li voleva un mondo di bene e per lui voleva solo la felicità di tutto questo mondo. Le bastava quello, che lui fosse felice, poi della sua felicità personale non le importava più niente, vedere Ryou sereno le bastava per stare un po' meglio pure lei.
Conosceva Ryou da quando i suoi genitori erano morti. Anche lei era orfana, quindi il medesimo dolore li aveva accomunati. All'inizio era bello essere felici in due, poi con il passare del tempo erano arrivati i problemi, ma nonostante tutto lui non l'aveva mai abbandonata e li era estremamente riconoscente per quello. Era l'unica persona in quell'inferno che la faceva sentire per un po' in paradiso. Anche se per poco.
Per un anno, ovvero l'infanzia, erano inseparabili, poi il genio di Ryou si era messo all'opera e da lì era stata un po' messa da parte, fino a quando non ebbero quattordici anni e, dopo tutto quanto, lei si ammalò perciò lui cercava sempre di starle vicino; restò così finchè non si trasferì a Tokyo, dopodichè rimase sola, tranne che per qualche telefonata, fino ad allora.
La sua persona era scomoda in quel momento. Era arrivata nel momento più sbagliato e se ne pentiva.
Notò che fuori aveva cominciato a piovere. Un temporale e anche forte. Chissà quando sarebbero tornati Keiichiro e Ryou... nonostante la sensazione di solitudine le fosse ormai familiare, tutte le volte era un dolore tremendo. Ma pensava che fosse giusto... così.
 
Ovviamente l'acquazzone non se lo aspettava, allora prese a correre sotto la pioggia fino a casa di Ichigo. Le luci erano tutte spente, tranne quelle della sua stanza, era sola. Meglio così, avrebbe evitato imbarazzi con i suoi genitori.
Suonò il campanello e una voce rauca cercò di urlare "arrivo"; possibile che avesse pianto ininterrottamente fino a quel momento?
Quando la porta si spalancò, furono entrambi sorpresi: lei perchè pensava fosse l'ultima persona che avrebbe potuto vedere in quel momento, Ryou perchè non aveva mai visto Ichigo così malpresa.
"Posso entrare?" domandò il ragazzo.
"Ok, entra pure".
Entrarono in casa, il puro silenzio.
"Che cosa ci fai qui?" domandò Ichigo un po' scazzata, pensava di poter stare un po' da sola con se stessa e Ryou era davvero l'ultima persona che l'avrebbe aiutata a pensare, dato che lui era il secondo oggetto di pensiero dopo Aoyama.
"Volevo sapere cosa ti era successo".
"Niente... niente...".
"Cosa ti ha detto Yuki?".
"Niente...".
"Beh, questo lo sapevo...".
"Senti se sei venuto qui a fare del sarcasmo puoi anche uscire! Quella è la porta!".
Era sul punto di tirarli un ceffone che Ryou le bloccò la mano:"Ma cosa fai?". Neanche il tempo di domandare che Ichigo riscoppiò in lacrime e si accoccolò contro il petto del ragazzo che la abbracciò. Era la sensazione più bella che avesse mai provato in vita sua. Il profumo di lei le inebriava le narici e la sua pelle era morbidissima al tatto. Poteva chiedere che il tempo si fermasse?
"Vuoi parlarne?" domandò Ryou, le accarezzava i capelli, li aveva fatti crescere, era diventata sempre più bella con gli anni.
"N...non lo so" riuscì a dire la mew rosa fra un singhiozzo e l'altro.
Si sedettero sul divano, l'abbraccio si era sciolto ed a Ryou era sembrato di sentire il freddo penetrarli l'anima.
"Non pensavo che l'arrivo di Yuki potesse... sconvolgerti tanto...".
"Ma non è lei! Cioè, è anche lei ma il problema è un altro...".
"Qual è, allora?". aveva preso il suo volto fra le mani per vedere i suoi occhi color cioccolato. Sentì un brivido, percorrergli tutta la schiena.
"Non... non mi va di parlarne".
"Sei da sola a casa?".
"Sì... i miei sono fuori città da mia nonna".
"Se vuoi puoi mangiare da noi, almeno non stai sola...".
Per un momento Ichigo smise di piangere:"E'.. una bella idea".
"Ok allora... chiamo Keiichiro".
Ryou prese il cellulare dalla tasca e compose un numero.
"Keiichiro?" domandò il biondo.
"Sono Yuki" risposero dall'altra parte.
"Ah... dov'è Keiichiro?".
"Sta facendo una doccia...".
"Allora dilli che sta sera c'è anche Ichigo...".
"Ok".
Nemmeno un saluto, aveva riataccato subito.
"Secondo me è gelosa" pensò Ichigo fra sè e sè "Vado a prepararmi e torno".
 
"Ah, c'è anche Ichigo? Bene, sono felice! Magari riescono un po' a parlare" incalzò Keiichiro, Yuki stava preparando il tavolo.
"Già, speriamo..." commentò. Mise i piatti per tre. "Non ti dispiace, vero? Non ho fame...".
"Yuki, è da quando sei arrivata che non mangi".
"Sì, lo so...".
"Devi mangiare qualcosa, se no ci sparisci! E poi non puoi lasciarmi come terzo incomodo".
La ragazza fece un lungo sospiro:"Se vuoi faccio presenza, ma non ti promettò che mangerò".
Riprese ad apparecchiare. Non le andava di mangiare, non ne aveva voglia e non aveva per niente appetito, sapeva che prima o poi doveva mandare qualche cosa giù però non ce la faceva. Magari avrebbe potuto fare uno sforzo...
"A Ryou farebbe piacere... sai che ti vuole bene".
Non guardò in faccia il suo interlocutore, non voleva vedere uno sguardo inquisitore.
"Lo so...".
Poi la porta del Cafè cigolò ed entrarono Ichigo e Ryou. Lei ovviamente bellissima, come sempre, lui nella sua naturale bellezza ed eleganza.
"Grazie per l'invito" sussurrò Ichigo a Ryou mentre raggiungevano Yuki e Keiichiro.
"Di nulla".
Ovviamente la cena era squisita, Keiichiro come sempre aveva dato il meglio di sè. Ichigo contnuava a fissare con insistenza Yuki, chiedendosi perchè non avesse toccato cibo mentre beveva soltando; a inizio pasto aveva preso le stesse pillole del pomeriggio, dopodichè aveva solo bevuto acqua senza toccare nessuna delle pietanze.
"Perchè non mangi?".
Per un istante l'altra si rirtovò spiazzata dalla domanda, tanto che per un istante non riuscì a rispondere. "Non ho fame". Ichigo percepì così tanta freddezza in quelle parole che le vennero i brividi.
Parlarono del più e del meno, come se quel giorno non si fosse saputo nulla. Ovviamente l'argomento non veniva toccato molto sistematicamente.
Dopo un po' nè Ichigo nè Ryou si accorsero che erano rimasti soli. A parlare loro due. Sia Yuki che Keiichiro se n'erano andati per lasciarli soli.
Notando che erano soli, finalmente la rossa fece la domanda che aveva in gola da tanto:"Cos'ha Yuki?" domandò.
Ryou rimase in silenzio per un po'. "Perchè lo vuoi sapere?".
"Sembra stia male".
"Sta male".
"Che cos'ha?".
"Senti, Ichigo, non mi va di parlarne".
"Per cosa? Per evitare di soffrire?".
"Sì".
"Ti stai facendo solo più male".
"So che lei nn vorrebbe... Non ne ha mai parlato con nessuno".
"Tranne che con te".
"Sì...".
"Un po' egoistico non trovi?".
"Perchè la odi?".
"Non la odio!".
"Sì invece. Spiegami cosa non ti va bene di lei".
"Non lo so".
"Allora cambiamo argomento, per favore".
"Scusa... non volevo, davvero".
Yuki e Keiichiro erano sulle scale ad ascoltre le novità, nella speranza che i due parlassero di cose serie. Nessuno dei due si stupì della conversazione, in special modo Yuki, sapeva che Ichigo la detestava.
Dopo un lungo silenzio, Ryou prese la mano di Ichigo nelle sue. La ragazza avvampò subito in viso e spostò lo sgardo per terra.
"Ichigo... devo parlarti".
"Che cosa...".
La mew rossa venne interrotta. Non da Ryou, non da un rumore o da un pensiero vagante. Ma da una scossa di terremoto, che era durata per quasi quindici secondi per poi disperdersi lentamente.
Poi un'altra e un'altra ancora. La Terra tremava, a terra i piatti, i bicchieri e dolci preparati per la serata, Ryou trascinò fuori Ichigo tenendola per la mano, mentre Keiichiro e Yuki arrivarono subito dopo.
Era fin difficile stare in piedi. Dopo qualche minuto il tutto cessò. Un silenzio rumoroso. Era accaduto in fretta.
"Tutto bene?" domandò Ryou. Sentì la voce di Ichigo e Keiichiro, si voltò verso Yuki, per una risposta.
"R-R-Ryou...". Si accasciò a terra, restando sulle ginocchia, si stava tenendo dietro il collo, come se qualcosa l'avesse colpita. "Fa male!" urlò, nemmeno in tempo che il ragazzo la prese fra le braccia, mezzo terrorizzato.
"Non... non è possibile, Keiichiro...".
"Che cosa succede?!" strillò Ichigo in preda al terrore.
"Yuki, Yuki, Yuki resisti...".
"Fa male...". Questa volta lo disse nel tempo di un sussurro. Sentiva le palpebre pesanti.
"Non chiudere gli occhi, ti prego, Yuki...".
"Ditemi che cosa succede!" urlò di nuovo Ichigo, Keiichiro cercò di tranquilizzarla e la pregò di andare ad aiutarlo, perciò i due entrarono di nuovo nel Cafè per prendere forse quello che serviva a Yuki.
"Ryou..." sussurrò ancora.
"Dimmi, Yuki...". Non sapeva se essere spaventato o semplicemente terrorizato.
"Credi che lassù... sia uguale per tutti? Credi che, nonostante tutto, lo incontrerò?".
"Te non morirai, Yuki! Non pensarlo nemmeno!".
"Non lo so... Ryou... non so... se...". Sembrava si fosse addormentata. Il battito del cuore era debolissimo, era come se fosse entrara in coma. Ryou la strinse forte fra le braccia:"Yuki...You're strong...You can live...".
Sentì le lacrime pungerli gli occhi. Ne vide una scendere e finire sul collo di lei. "You must live..." continuava a ripetersi fra sè.
Dei passi vicini lo misero in allerta. Si gurdò intorno e si avvicinarono quattro figure. Non sapeva se essere stupito oppure incazzarsi. Guardò la figura che li tese la mano con una rabbia che non setiva da tempo.
"Forse possiamo aiutarvi".
 
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Ebbene sì... Sono tornata! Dopo mesi e mesi di assenza, torno a scrivere questa fic a cui sono estremamente legata...
Un grazie a: kittymew, hina, hachi92, Dubhe92, andrea83_2007, alexis_92
per aver aggiunto la mia fic fra i preferiti ^-^
E grazie a ichi_chan e hachi92 per aver recensito l'ultimo capitolo : D
Bene, ora finiti i ringraziamenti sono tornata per scrivere XD Mi scuso per l'attesa infinita *sob*
 
Sesto Capitolo
Un insieme indefinito di sentimenti squarciarono il cuore di Ryou, il quale teneva il corpo inerme di Yuki fra le braccia, il suo volto appoggiato alle spalle del ragazzo, gli occhi chiusi, l'espressione in una finta speranza di abbandonare quella guerra che era diventata la sua vita.
Tre figure avanzarono verso di loro, Ichigo era totalmente scioccata, immobile alla vista di Yuki morente.
Un ragazzo con i capelli castano scuro, tendente al nero, poggiò i suoi occhi color piombo su quelli chiusi della ragazza, dopo su Ryou, il quale continuava a fissarlo, un misto di incazzatura, rabbia, speranza, felicità, dolore.
"Che cosa ci fate, voi, qua?" domandò Ryou fra i denti. La pioggia aveva cominiato a cadere pesante sulla terra, Keiichiro e Ichigo ancora immobili.
"Credo che ora il problema sia un altro, Ryou", fissò Yuki. Si appoggiò sulle ginocchia e si avvicinò a lei, per accarezzarle il volto.
"Non osare toccarla". La rabbia stava per esplodere. Il ragazzo sconosciuto fissò Ryou. Senza ascoltare quello che il biondo gli aveva appena dolcemente suggerito, il ragazzo prese in braccio Yuki e suggerì a Ryou che, se teneva davvero alla sua vita, di andare con loro.
Gli sguardi di Keiichiro e Ryou si incrociarono. Ichigo si avvicinò a Ryou, voleva chiederli cosa diamine stava succedendo, ma il ragazzo le disse di calmarsi, la abbracciò e seguì i tre sconosciuti verso il parco.
Dopo qualche minuto di cammino, cominciò il tratto in discesa e, dopo un quarto d'ora, si ritrovarono in una specie di rifugio antiatomico molto modernizzato, con varie stanze e computer che emetevvano luci a intermittenza.
"Yuri, cosa hai intenzione di fare?!" domandò Ryou vedendo il ragazzo entrare in una stanza con Yuki ancora addormentata fra le braccia.
"Vuoi che si svegli, o no?" domandò a sua volta Yuri, con un certo disprezzo nella voce.
"Ichigo, aspettami qui". Così dicendo, Ryou raggiunse Yuri nell'altra stanza, il quale aveva poggiato la ragazza su una specie di lettino. "Perchè sei tornato?".
"Per lei?".
"Ti credevamo morto".
"La storia è un po' lunga, Ryou, e io qua avrei da fare".
"Finirai solo per farle del male".
"Questo lo dici tu".
"Mi ha chiesto, prima di svenire, se lassù ci fosse qualche differenza, se ti avrebbe incontrato... questo non lo chiami dolore?".
"Ci parlerò io, a Yuki... Ora sto cercando di salvarle la vita... la smetti di assillarmi con queste domande?".
In quel momento, si accorse di quanto era maturato.
I suoi pensieri tornarono a quattro anni fa, alla storia di Yuki e Yuri. Odiava con tutto se stesso quel ragazzo, ma non appena vedeva l'amore che faceva brillare gli occhi della ragazza quando ne parlava, li faceva desiderare solo la sua felicità.
Era sempre stato un ragazzo impulsivo e, a sua detta, immaturo. Aveva contribuito in buona parte alla morte interiore di Yuki, questo mai glielo avrebbe perdonato; d'altro canto, se non fosse stato per lui, Yuki avrebbe posto fine alle sue sofferenze già quattro anni fa.
Lo osservò infilare alcuni aghi nelle braccia bianche della ragazza.
"Cosa stai facendo?".
"La aiuterà a stare meglio... Domani mattina sarà già sveglia".
"Fammi un favore".
"Dimmi...".
"Falla vivere, almeno per un po'. Io non ce l'ho fatta".
 
Keiichiro si era fermato a parlare con gli altri due individui: una ragazza, dai capelli lunghi e lisci color rosso carota e gli occhi di un verde smeraldo, e l'altro ragazzo alto, scuro in viso, i capelli ancora spettinati color nero e gli occhi marrone scuro.
Ichigo si era seduta in un angolo, spaventata e ancora confusa su quello che stava accadendo: chi erano quelle persone? Cosa è successo a Yuki? Perchè Ryou sa chi sono? Dove si trovava? Come stavano i suoi genitori? E le sue amiche?
Aveva così tante domande in testa che le venne un mal di testa tremendo.
Vide Ryou uscire, viso basso, si sedette accanto a lei.
"Come stai?" le domandò, dandole un bacio sulla fronte per confortarla.
"Male, Ryou... cosa sta succedendo?".
Il ragazzo sospirò. Era giunto il momento della verità. Era giunto, troppo presto, solo due giorni dopo.
"Credo sia giusto parlarti di Yuki".
Ichigo ebbe un sussulto. Stava per farlo. Finalmente avrebbe scoperto chi era quella misteriosa ragazza.
"Dimmi...".
Strinse le ginocchia contro il petto:"Io e Yuki ci siamo conosciuti che eravamo praticamente bambini... eravamo accomunati dallo stesso dolore, ovvero la perdita dei genitori. Per me lei è sempre stata speciale. Il rapporto che abbiamo non è definibile amicizia come non è definibile come amore. Ma ci siamo sempre amati, in silenzio. Con Yuki è nato il primo progetto mew...". Un brivido, poi riprese:"La Terra era minacciata per motivi che non ti sto a raccontare... proprio da loro". Indicò i due che stavano parlando con Keiichiro:"Ovviamente, loro hanno disertato. Yuri, il ragazzo che è di là con Yuki, ha un... legame speciale con lei".
"Sono innamorati" precisò Ichigo, vide il coltello affondare lentamente nella piaga di Ryou.
"Già... Solo che qualcosa andò storto... I nemici hanno fatto del male a Yuki, Ichigo... l'hanno quasi uccisa... Se non fosse stato per il sacrificio di Yuri-mi devo ancora spiegare infatti perchè sia vivo-lei non sarebbe qui. Le hanno rubato la vita, capisci? Terminato il progetto mew, Yuki è entrata in uno status di depressione e malattia da cui ancora oggi, quattro anni dopo, non è uscita... Per colpa della morte apparente di Yuri e... di quello che le avevano fatto".
Ichigo percepì una nausea tremenda. Aveva paura di quello che Ryou stava per dire:"Stava per morire. Per colpa nostra, del progetto mew. E' stata con me e Keiichiro per un anno, attendendo si riprendesse, finchè non ci siamo dovuti trasferire qua in Giappone per il secondo progetto mew, ma senza di lei... E' stata una separazione dolorosa... Leggevo nelle sue lettere e sentivo nelle parole al telefono il suo dolore crescere, aumentare, fisicamente e psicologicamente... L'avevo rovinata. Avevo rovinato una vita che avrebbe potuto fare grandi cose...". Sentii Ryou fare un singhiozzo come se stesse piangendo. Fece finta di nulla, continuò:"Fino a quando non ha tentato il suicidio. Allora, le ho chiesto di venire qua. E non è stato nemmeno un caso tutto questo. Quello che vi sta succedendo è quello che è successo a Yuki, solo che lei... lei... non l'abbiamo potuta salvare... L'ho sentita morta, fra le mie braccia... E quando ha riaperto gli occhi... Era ancora più morta".
Non riusciva più a nascondere le lacrime. Ichigo lo abbracciò forte, una lacrima solcò anche il suo viso. Guardò in direzione della stanza dove si trovava Yuki ed ebbe un tuffo al cuore, un dolore tremendo correrle la schiena.
Il viso di Ryou era affondato fra i suoi capelli, le lacrime che cadevano incessanti.
"Ryou...". Non appena sentì il suo nome pronunciato dalla ragazza si alzò in piedi e asciugò le lacrime come se nulla fosse successo.
"Per me Yuki è troppo importante, non posso permettermi di perderla..." sussurrò, poi, per la vergogna del pianto, si allontanò e ritornò nella stanza di Yuki.
Prese il cellulare e guardò l'ora: le quattro del mattino. Il tempo era volato. Mandò un messaggio ad ognuna delle sue compagne, spiegando la situazione. Sentiva il suo corpo tremare dall'agitazione e dalla paura e... per la vista del dolore negli occhi di Ryou. Avrebbe voluto dirgli che non doveva stare male, che lei era lì, ad aiutarlo, avrebbe voluto baciarlo e rassicurarlo. Non aveva fatto nulla di tutto quello.
D'altronde si accorse di come Aoyama era ormai diventata un'ombra.

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