MYSTERY Falls

di Katherine Buffy Pierce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una bella notizia e un gran cambiamento ***
Capitolo 2: *** Abbiamo chiuso ***
Capitolo 3: *** Patto ***
Capitolo 4: *** Messaggio ***
Capitolo 5: *** Trappola ***
Capitolo 6: *** Katherine ***
Capitolo 7: *** Non si chiamava Amanda ***
Capitolo 8: *** Scelte importanti ***
Capitolo 9: *** Il ritorno ***
Capitolo 10: *** Circondato ***
Capitolo 11: *** Di nuovo forte ***
Capitolo 12: *** Alleata ***
Capitolo 13: *** Un nuovo piano ***
Capitolo 14: *** Lucy ***



Capitolo 1
*** Una bella notizia e un gran cambiamento ***


POV Alex:
Katherine era appena svenuta, dopo aver appreso la notizia più brutta che ebbi mai ricevuto. Un dottore arrivò subito a controllarla e constatò che aveva avuto un attacco di panico molto forte. Dopo averle misurato la pressione e il battito cardiaco, la portò a fare degli esami per accertarsi che stesse bene. Nel frattempo, io dovetti rimanere li per parlare con il dottore di prima...
-Mi scusi, sono pronto. Mi dica pure cosa devo fare ora.- dissi io, dopo aver bussato alla porta dell’ufficio del medico, ed esserci entrato.
-Bene. Innanzitutto deve firmare queste carte per avere indietro la salma. Purtroppo non potrà vederla a causa dell’autopsia a cui l’abbiamo sottoposta.- disse il dottore, porgendomi dei fogli.
-Ma come no? Solitamente si può...- dissi io, confuso.
-Beh questa autopsia è stata molto intensiva e non ci sarebbe molto da vedere. Più che altro, quel corpicino non somiglia più a quello di sua figlia.- disse il dottore, lasciandomi un poco perplesso. Io acconsentii e uscii dall’ufficio del medico. Da quando in qua non si poteva vedere il cadavere di una persona? Almeno al parente più stretto? Appena ne parlai con gli altri, anche loro ebbero lo stesso sospetto.
Ad ogni modo, firmai tutte le carte e le consegnai allo sportello indicato sul foglio. Dovemmo aspettare qualche ora affinché ci potessero dare il corpo di Marissa. Lo trasportarono loro fino a casa nostra su uno di quei furgoni specifici.
-Dove la appoggiamo?- chiese il coroner con la bara di Marissa sul braccio.
-Appoggiatela su quel tavolo li in mezzo.- dissi io, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Bene. Ora abbiamo finito. La bara è stata già sigillata perciò non cercate di aprirla- ci disse il coroner prima di andarsene.
Una volta che se ne andò, entrai in casa insieme a Stefan e a zio Damon. Gli altri erano rimasti in ospedale per Katherine.
-Secondo me, li dentro non c’è Marissa.- dissi io, indicando la bara.
Mio padre si avvicino alla bara e la sollevò per poi scuoterla. Non si sentì un rumore particolare... Non era vuota ma... Avevamo avuto tutti una sensazione strana.
-Dici di aprirla?- disse zio Damon.
-Si. Potrei pentirmene ma, si.- dissi io, guardando mio padre.
-Lo faccio io, se vuoi.- disse lui.
-Va bene. Io non guardo.- dissi io, girandomi a sinistra.
Dopo qualche istante in cui mio padre cercò di forzare la bara, riuscì ad aprirla.
-Oh.- disse lui.
-Che c’è?!- chiesi subito io, agitato.
-Qui non c’è Marissa! Ci sono solo dei sassi tenuti insieme da un lenzuolo in modo che non si muovessero!- disse lui, felice.
Marissa era viva, quindi! Si! Me lo sentivo! Doveva essere così! Ma perché mai i dottori ci avevano mentito?
 
POV Katherine:
Mi risvegliai in una stanza di ospedale. Caroline era alla mia sinistra, concentrata a leggere una rivista di gossip. Dopo qualche istante, la rabbia e la disperazione tornarono a manifestarsi nella mia testa. Dovevo vendicarmi! Forse Marissa era già malata prima che diventasse come me ed Alex ma non potevo starmene con le mani in mano quando Klaus aveva portato via l’unico mezzo che mi permetteva di salvarla! Tenni gli occhi chiusi finché non sentii che Caroline se ne fosse andata.
Mi alzai velocemente dal letto e, con la debolezza che mi affliggeva in quel momento, iniziai a correre verso l’uscita quando venni bloccata da Elena.
-Katherine! Cosa ci fai qui? Dovresti essere a letto, non puoi scappare!- disse lei, rimproverandomi.
-Lo so, scusa ma sono un po’ scossa.- le dissi, sperando che si bevesse la mia storiella.
-Uhm, ok. Ti capisco. Andiamo.- disse lei, girandosi per andare verso la stanza in cui mi trovavo prima. Non volevo usare lei ma, dato che ne ebbi l’opportunità in quel momento, ne approfittai. Le presi un braccio e la morsi, succhiandole via un po’ di sangue.
-Katherine! Cosa fai?!- chiese Elena prima che le torcessi il collo. In quel momento, avevo sangue di vampiro in circolo nel mio corpo e quindi, corsi nella mia stanza, chiusi la porta a chiave e mi impiccai come nel 1492.

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Capitolo 2
*** Abbiamo chiuso ***


POV Katherine:
Mi svegliai ancora mentre penzolavo, attaccata al cappio. Nessuno aveva aperto la porta che avevo chiuso a chiave e sbarrato, per fortuna. Mi liberai velocemente e aprii la porta per far entrare qualcuno di cui potermi nutrire per completare la mia trasformazione.
-Ehm, mi scusi! Ho bisogno di aiuto. Può venire un attimo?- dissi io, con aria innocente, all’infermiera che passava fuori dalla mia stanza.
-Certo cara.- disse lei con un sorriso, prima di entrare.
Appena entrò, la spinsi sul letto e chiusi la porta.
-Ma cosa fai?- mi chiese lei, stupita.
-Mi dispiace.- le dissi con un sorrisetto tutt’altro che dispiaciuto. L’infermiera iniziò a gridare quando iniziai a morderla. Il suo sangue iniziò a scorrere nella mia gola, facendomi provare una sensazione fantastica. Era come ai vecchi tempi!
Dopo qualche istante, mi staccai e soggiogai l’infermiera per farle dimenticare cos’era successo. Appena dopo essermi vestita, uscii dalla stanza e incontrai Elena.
-Katherine! Ma perché ti sei chiusa dentro?! E perché mi hai rotto il collo e succhiato il sangue?- chiese lei, arrabbiata.
-Perché volevo scappare e volevo guarire del tutto. Scusa... Alla fine un’infermiera mi ha preso e mi ha chiuso nella stanza per non farmi scappare di nuovo. Ora mi hanno dimessa... Andiamo?- chiesi io con un sorriso.
-Oh. Ok. Sei in forma. Comunque... Se vuoi parlarne, io ci sono.- disse lei con un sorriso facendomi ricordare del perché fossi tornata ad essere un vampiro.
-Ok.- le dissi io, semplicemente.
Arrivammo a casa in pochi minuti e, al mio arrivo, dopo che mi invitarono ad entrare, trovai Stefan e Alex seduti sul divano a parlare.
-Oh, Kath. Non sono riuscito a tornare in ospedale. Stai bene?- mi chiese, piuttosto freddo. Era ancora arrabbiato per la storia di Jesse...
-Si.- dissi io, con un sorriso.
-Ehi, Katherine!- disse Bonnie, passandomi in parte. Involontariamente, mi toccò il braccio con una mano e si girò a fissarmi.
-Katherine.- disse lei, sconvolta.
-Che c’è?- chiesi io, confusa.
-Ma cosa hai?- chiese lei, toccandomi ancora.
-Cosa succede?- chiese Alex, confuso.
-Succede questo.- dissi io, mostrando il mio volto da vampiro. Alex rimase impietrito e iniziò ad indietreggiare.
-No. No!- disse lui, impaurito.
-Se Klaus pensava di potermi fare questo, si sbaglia di grosso. Lui mi ha portato via la mia bambina e ora mi vendicherò!- dissi io, arrabbiata.
-Katherine. Molto probabilmente, Marissa non è morta.- disse Stefan, guardandomi impietrito.
-Come?!- chiesi io, sconvolta.
-La bara che ci hanno dato era piena di sassi. Probabilmente Marissa è da qualche altra parte ma non sappiamo dove.- disse Alex, guardandomi spaventato.
-Oh. Che sollievo! Sarà con Klaus... Sicuramente!- dissi io, avvicinandomi a lui.
-Non ti avvicinare.- disse lui, arrabbiato.
-Cosa?- chiesi io, confusa.
-Come hai potuto diventare un vampiro? Senza nemmeno chiedermi niente o dirmi niente! So che è una tua decisione ma dovevi dirmelo. Oltre ad esserti comportata male con la storia di Jesse, ora diventi un vampiro solo per un gesto di impulsività?!- chiese lui, con le lacrime agli occhi.
-Alex, no. Io...- dissi io, cercando di prendergli il braccio che, prontamente tirò via.
-Non voglio più vederti Katherine. Abbiamo chiuso.- disse lui, arrabbiato prima di andarsene via. Anche io scappai via da quella casa e mi stabilii in una villa abbandonata a Mystic Falls. Alex era stato molto eccessivo, secondo me. Forse aveva ragione sul fatto che dovevo avvertirlo e che dovevo rifletterci, prima di farlo... Ed era normale che fosse ancora arrabbiato per la storia di Jesse. Però non poteva farmi questo. Non poteva lasciarmi così. Avrei lottato per riaverlo indietro.
 
POV Alex:
Non riuscivo a credere a quello che era successo. Come aveva potuto? Lo sapeva che non mi piacevano affatto i vampiri e che preferivo averne intorno il meno possibile... Eppure lo è diventato anche lei! Ero stato esagerato ad averla lasciata ma... Al momento non riuscivo a riflettere lucidamente. Ero troppo offeso e triste per questa storia... Senza contare il fatto che Marissa era sparita e non riuscivamo a trovarla. Ero disperato. Dopo qualche ora di inutile ricerca, ci concedemmo tutti una pausa e io andai a Lynchburg nel locale dove lavoravo. Può sembrare stupido e futile ma era l’unico modo che riusciva a farmi sentire meglio... Presi il microfono e iniziai a cantare “Rolling in the deep” che rappresentava chiaramente ciò che provavo in quel momento: rabbia e tristezza. Dopo un po’ che cantai, puntualmente, arrivò Katherine. Come qualche mese prima, iniziò a fissarmi e anche quella volta le dedicai la canzone che stavo cantando... Appena raggiunsi il ritornello finale, iniziai a cantare utilizzando il mio dono. Volevo vederla soffrire. Soffrire per tutto quello che aveva fatto. Iniziò ad accasciarsi a terra e ad urlare dal dolore. Dopo un po’ mi accorsi di una cosa... Era talmente forte che riuscì a sfuggire al mio canto e mi raggiunse sul palco. Mi strappò un bacio contro la mia volontà e quando la spinsi via, mi accorsi che avevo smesso di cantare. Colto alla sprovvista, mi ritrovai di fronte a quella bellissima ragazza che mi sorrise e mi conficcò un paletto nella pancia per poi lasciarmi cadere sul palco, agonizzante dal dolore.

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Capitolo 3
*** Patto ***


POV Alex:
Dopo essermi ripreso dal dolore che Katherine mi causò sul palco, soggiogai tutte le persone del locale per evitare che ricordassero ciò che era successo qualche istante prima. Cosa le era preso? Tornai a casa subito dopo e decisi di andare a dormire quando trovai sul cuscino un biglietto con una calligrafia molto bella e ordinata che diceva: “Pare che Klaus non sia nei paraggi. Sono andata a cercarlo dato che solo lui, probabilmente, sa dove è Marissa. Quando tornerò, non aspettarti che mi arrenderò a te così facilmente. Tu sei mio! Ti amo, Katherine”.
Dopo aver letto quel biglietto mi accorsi di una cosa: per quanto fossi arrabbiato con lei, non potevo smettere di amarla. Ero ancora innamorato di lei e quindi dovevo decidere: dovevo lasciare perdere ciò che era successo e tornare con lei o dimenticarla e andare avanti?
 
POV Jesse:
Non tornai più a Mystic Falls. Presi la scusa di andare un attimo via a nutrirmi e, invece, decisi di andare a cercare Klaus. Lo trovai, sorprendentemente, quasi subito.
Era a New Orleans e stava litigando con un certo Marcel.
Appena entrai nel grande bar, si girò a guardarmi e mi fissò stupito.
-Finalmente ti ho trovato, Klaus!- dissi io, con un sorriso.
-Tu! Tu hai ucciso i miei fratelli!- disse lui arrabbiato.
-Si, lo so. Mi dispiace di aver dovuto sacrificare quei due per poter farmi notare da te... Ora devi fare una cosa per me. Dammi il mio grimorio!- dissi io, allungando una mano verso di lui.
-Ahah pensi che sia così facile?!- disse lui, con un sorriso.
Prima di potergli rispondere, sentii un bambino che piangeva. Dopo qualche istante mi accorsi di un passeggino vicino all’uscita del bar in cui c’era Marissa Fell.
-Cosa?- chiesi io, confuso.
-Beh, ho fatto una grande scoperta su questa bambina... E’ figlia di due doppelganger e, come tale, il suo sangue ha le stesse proprietà di quello dei genitori. Quindi, crescendola facendole credere che sia mia figlia, potrò utilizzare il suo sangue per creare nuovi ibridi... Ovviamente quando sarà più vecchia e matura, la trasformerò in modo da avere sangue di doppelganger per l’eternità.- disse lui con un sorriso.
-Quanto fai schifo. Sei patetico!- dissi io, improvvisamente arrabbiato.
-Lo so. Non è un bel gesto... Però, dato che tu mi hai tolto la mia famiglia, devo crearmene un’altra!- disse lui, con sguardo torvo.
-Anche tu hai ucciso la mia famiglia. O meglio, l’unico componente della mia famiglia.- dissi io, con il suo stesso sguardo.
-Come?- chiese lui, confuso.
-Si chiamava Amanda ed era la mia ragazza. Un giorno, a New York, stavamo uscendo da un locale e tu stavi festeggiando con tuo fratello Kol e, per divertirti, l’hai uccisa prosciugandola dopo avermi lanciato via con un cazzoto, prendendomi alla sprovvista.- dissi io, con le lacrime agli occhi.
-Oh. Ricordo.- disse lui, guardando il pavimento.
-Quindi, ora mi darai il mio grimorio e Bonnie Bennett porterà indietro la mia Amanda.- dissi io, arrabbiato.
-Non credo che possa servire a molto quest’incantesimo... E’ solo un falso... Lo so perché l’ho già utilizzato tempo fa. Quel grimorio era mio. Ad ogni modo, io ho il vero incantesimo che ti serve per riportare indietro la tua preziosa Amanda... Però tu devi fare una cosa per me, prima.- disse lui, con un sorriso.
-Cosa?- chiesi io, impaziente.
-Devi aiutarmi a rubare i poteri al tuo doppelganger Alex. Non li voglio i suoi poteri ma non mi va di avere quel moccioso alle calcagna.- disse lui, con un altro sorriso.
-Mmm si può fare. Ma come la mettiamo con la tua famiglia? Non sei arrabbiato con me perché li ho uccisi?- chiesi io, confuso.
-Si ma, siccome me ne farò un’altra non mi importa. Inoltre il rapporto che avevo con i miei fratelli era danneggiato e irreparabile.- disse lui, gironzolando per il bar.
Come poteva dire una cosa del genere? Era comunque la sua famiglia!
-Ok. Quindi abbiamo un patto giusto?-
-Si, Jesse. E’ un piacere collaborare con te.- disse lui con un gran sorriso.
Perfetto! Io potevo avere indietro la mia Amanda, lui avrebbe avuto i suoi ibridi, una figlia, e quindi, una famiglia e saremmo vissuti tutti felici e contenti! Beh, più o meno tutti... Non mi interessava molto, vedere Alex felice. Cavoli suoi. 

PS: Questo capitolo è un po' corto ma solo perché voglio proseguire con il prossimo che si ambienterà qualche mese dopo questo... ;) Grazie a tutti!

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Capitolo 4
*** Messaggio ***


POV Alex:
Passarono circa 6 mesi dall’ultima volta che Katherine si era fatta vedere. Molte cose cambiarono in quei 6 mesi e molte altre non cambiarono affatto. Marissa era ancora dispersa. Non sapevamo se era viva, se stava bene o male, dove fosse e con chi, soprattutto. Perfino lo sceriffo Forbes era intervenuto per cercare di trovarla, ma senza risultati. Io rimasi a Mystic Falls, in caso Klaus si fosse fatto vedere da queste parti, mentre zio Damon e Bonnie partirono per New Orleans circa un mese dopo la partenza di Katherine. Stefan ed Elena, invece, erano andati ad Atlanta per sapere se la pista che aveva trovato Liz, poteva condurre a qualcosa. Nella solitudine in quella vecchia ed enorme casa, non riuscivo più a non sentire la SUA voce. Mi mancava. Avevo capito di aver sbagliato. Era ancora il mio vero amore. Dopo essere tornato a casa dal supermercato, non resistetti più e la chiamai. Non sapevo se il suo numero di cellulare fosse lo stesso che avevo io, però provai. Speravo che mi rispondesse, dato che ero stato costretto a cambiare numero a causa di Jesse. Quella carogna mi aveva messo un pin sul mio vecchio numero di cellulare e non potevo più usarlo.
-Pronto?- chiese una voce maschile quando la chiamata era stata accettata.
-Ehm... Pronto? Ehm... E’ il telefono di Katherine Pierce?- chiesi io, confuso.
-Si. Kath? C’è uno che ti cerca.- disse lui, allontanando il cellulare da se.
-Will, chi è?- chiese lei. Ero felice di avere il mio super udito.
-Non so.- disse Will. Chi cavolo era Will?!
-Pronto?- chiese una voce bellissima. La voce più dolce e bella che io avessi mai sentito. Non riuscii a rispondere. Ero felice e allo stesso tempo triste per averla chiamata. Ero felice per aver udito la sua voce, ma triste perché non sapevo dove fosse, cosa stesse facendo e soprattutto, con chi fosse.
-Pronto? Con chi parlo?- chiese ancora quella voce perfetta.
Riuscii solo a fare un piccolo mugolio e poi più niente.
-Ma...? Oh.- disse lei prima di riattaccare.
Chi era quell’uomo che si trovava con lei? E perché rispondeva al suo cellulare? Non avevo più alcun diritto, purtroppo, di essere geloso dato che l’avevo lasciata io... Però ero arrabbiato e gelosissimo. Chi era quel Will?
 
POV Katherine:
-Chi era?- mi chiese Will appena riagganciai.
-Mmm non so. Sentivo un respiro e basta...- dissi io, fingendo di far finta di niente.
-Oh, ok.- disse lui, tornando a sedersi sul letto.
Sapevo bene di chi era quel respiro. Era il respiro di Alex. Di quando era agitato.
Perché mi aveva chiamato?!
-Allora, sei pronta?- mi chiese Will, prendendo il mio borsone per metterlo in macchina.
-Si, andiamo.- dissi io, tranquillamente. Will era il mio tuttofare. Era un ragazzo senza famiglia e senza casa che non aveva nulla. Io lo soggiogai e lo obbligai a fare tutto ciò che mi serviva. Non provavo nulla per lui. Il mio cuore era ancora pieno di amore per Alex.
Eravamo a New York... Avevo trovato una pista su Klaus, dopo averlo cercato a New Orleans... Purtroppo anche a New York non trovammo alcuna traccia di quell’essere spregevole e così, decisi di tornare a Mystic Falls. Will sarebbe rimasto qui nella nuova mela e, per far si che trovasse almeno un po’ di felicità nella sua vita, gli feci dimenticare di me, soggiogai un uomo per assumerlo nella sua azienda e un altro per regalargli una casa. Probabilmente era per noi vampiri che l’economia cadeva a pezzi...
 
POV Alex:
Decisi di lasciare perdere quella storia per almeno qualche ora. Ormai, Stefan, Damon e gli altri sarebbero tornati, dato che non avevano trovato nulla.
-Ehi, Alex. Come stai?- mi chiese zio Damon appena entrò in casa.
-Solito... Voi?- chiesi io, guardando lui e Bonnie.
-Bene, grazie.- disse Bonnie con un sorriso.
Dopo qualche ora arrivarono anche Stefan ed Elena. Appena sistemarono le loro cose, scesero tutti in soggiorno per parlare con me sul da farsi.
-Quindi che si fa ora?- chiesi io, sedendomi sul divano.
-Non lo so. Ormai abbiamo cercato ovunque. Forse dovremmo aspettare un po’. Mi dispiace Alex, ma non so cosa fare.- disse mio padre, sedendosi vicino a me.
-Ok. Va bene.- dissi io, tranquillamente.
Dopo qualche istante, trovai un messaggio sul cellulare. Era un numero che non conoscevo... Il messaggio diceva: “Ciao, Alex. Sono Katherine. Ho cambiato numero di cellulare... Sono di nuovo a Mystic Falls e voglio vederti! Troviamoci alla palestra del liceo, domani sera alle 21.00! Vieni da solo! Ho una sorpresa. Ti amo, Kath.”.
-Leggete questo messaggio!- dissi io, facendo passare il mio cellulare.
-Oh. E’ tornata, allora! Forse ha trovato Klaus... O meglio, Marissa!- disse Stefan, entusiasta.
-No. Oggi l’ho chiamata... Mi ha risposto ma non sono riuscito a parlarle... Non aveva questo numero, stamattina. Aveva il suo solito numero di cellulare, quindi penso proprio che questa sia una trappola! Probabilmente di Klaus.- dissi io, sentendo la rabbia che cresceva dentro di me.
-Oh. Noi verremo con te, Alex! Ti aiuteremo!- disse mio padre, con aria da eroe.
-Ok, grazie a tutti.- dissi io, prima di iniziare a ideare un piano con loro.
Non sapevamo cosa fare... Però eravamo in molti e questo poteva aiutarci... L’unico piano era di difenderci a vicenda e di prendere Klaus per imprigionarlo, in modo che non ci desse più fastidio. Probabilmente, Marissa si trovava davvero con lui e se fosse stato davvero lui a fissarci quest’appuntamento, giuro che avrei preso a calci quel suo culo originale. Quell’uomo era un bastardo. Anzi, non era un uomo... Era una dannata bestia!

PS: So che in una recensione ho detto che in questo capitolo avrei spiegato in che condizioni si trova Marissa, ma volevo dare più spazio agli altri personaggi! Grazie a tutti! ;)

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Capitolo 5
*** Trappola ***


POV Alex:
Il giorno dopo preparammo varie armi, per tentare di sconfiggere Klaus e i suoi ibridi, mentre aspettavamo con ansia le 21.00. Ero molto agitato ma ero anche molto triste e preoccupato. Era la prima volta che affrontavo una cosa del genere senza Katherine e questo era solo colpa mia.
 
POV Jesse:
Io e Klaus eravamo ormai pronti. Lasciammo Marissa, con una babysitter, nella casa che occupammo appena fuori Mystic Falls. Il viaggio in auto verso il liceo di Mystic Falls, proseguì lentamente e silenziosamente. Gli scagnozzi ibridi di Klaus erano già la ad aspettarci. Avevamo pensato ad un’entrata in scena alla Alex. Con tanto di musica e balletti. Era sciocco ma serviva per prenderci gioco di loro prima di portare a termine il nostro piano. Mentre, attraverso i corridoi del liceo, raggiungevo la palestra, mi sentii in colpa. Alex non era cattivo e non mi aveva mai fatto nulla di male... Però ormai avevo fatto un patto con Klaus e non potevo tirarmi indietro... Inoltre, avrei riavuto indietro Amanda.
 
POV Alex:
Eravamo appena partiti da casa quando la paura iniziò a manifestarsi nella mia testa. Mille domande stavano spuntando e, tutte le domande, erano molto negative. E se venissimo uccisi tutti? E se Katherine e Marissa fossero state uccise? E se Klaus avesse trovato un modo per far tornare Kath umana in modo da usare il suo sangue per creare nuovi ibridi? Ero molto preoccupato e gli attacchi di panico non tardarono ad arrivare.
-Sei pronto?- mi chiese mio padre prima di scendere dalla macchina.
-Si. Papà?- chiesi io prima che fosse già sceso.
-Ti voglio bene.- gli dissi io, agitato.
-Anche io te ne voglio, Alex. Vedrai che non ci succederà nulla!- disse lui con un sorriso.
Appena entrammo in palestra, non notammo nulla di strano. Era tutto normale, anche se le luci erano già accese. Ci guardammo in giro per vedere se c’era qualcuno, ma niente. Eravamo completamente soli... O almeno fino a quel momento, lo credevamo.
Ad un certo punto, qualcuno accese l’impianto audio usato per i balli studenteschi. Ci fu un attimo di silenzio finché non parti la musica. La canzone che era appena iniziata era la famosa “Thriller”. Stefan mi guardava stravolto e confuso. Così come gli altri... Involontariamente, iniziai a fare dei piccoli movimenti che ricordavano il ballo del video della canzone. Non sapevo che cavolo mi stava succedendo. Io non volevo ballare. Gli altri mi guardavano confusi e mi chiesero più volte cosa stessi facendo, anche se non riuscii mai a rispondere. Ero come bloccato. Facevo quello che qualcuno mi obbligava a fare tramite un incantesimo, probabilmente. Iniziai anche a cantare, involontariamente. Dopo un po’, mi accorsi che anche gli altri iniziarono a fare lo stesso. Eravamo obbligati a farlo... Mentre eseguivamo la coreografia, ci guardavamo confusi e spaventati. Ad un certo punto, Klaus sbucò dal nulla.
-Ora parlo io e voi continuate a ballare e cantare. Oh quanto mi sto divertendo!- disse lui con un sorriso.
-Mi piace vedervi così... Tutti fragili e impotenti ma ballo alle ciance. Alex, sono stufo delle tue minacce perciò ora tutto cambierà! Per te e per i tuoi amici e famigliari!- disse lui con un sorriso. Perché? Cosa voleva farci?
-Innanzitutto io mi prenderò i tuoi poteri... Tutti i tuoi poteri. Non potrò usarli perché non mi appartengono, ma posso tenerli alla larga da te... E poi...- disse prima guardando me e, dopo guardando gli altri.
-E poi renderò loro dei burattini. Per prima cosa, le loro emozioni si spegneranno... Poi farò loro un incantesimo che li renderà solo dei corpi vuoti che eseguono ordini senza provare nulla e senza pensare a nulla. Mmm non lo farò solo a loro, però... Lo farò anche a te, Alex.- disse lui con un gran sorriso.
-Ora, se non vi dispiace, voglio continuare a godermi lo spettacolo.- disse Klaus andando verso una sedia posta al centro della palestra. Perché era così malvagio? Cosa gli avevamo fatto?! Ok, lui voleva i suoi ibridi e noi non volevamo permetterglielo ma... Non poteva trattarci in quel modo.
-Oh, prima che me ne scordassi... Vuoi sapere che fine ha fatto la tua Marissa?- chiese lui, guardandomi negli occhi. Io non riuscii a rispondere ma spalancai gli occhi per lo stupore.
-Immagino di si. Marissa sta bene... Lei non ha mai avuto i problemi che hanno avuto gli altri mezzosangue trasformati come Katerina. Sono stato io ad indurle quell’aneurisma. Le ho iniettato un veleno ma, sorprendentemente, non le ha fatto nulla... Già... Marissa è immortale! Ho fatto delle ricerche e sembra che il figlio di due doppelganger, tra cui uno con dei poteri soprannaturali, sia immortale e con gli stessi requisiti di un doppelganger qualunque. Perciò Marissa ora sarà mia figlia. La crescerò come tale e non si ricorderà mai di voi.- disse lui con un altro sorriso.
Quel bastardo! Io lo odiavo! Cercai di fare di tutto per lottare e andare a prenderlo a calci ma non ci riuscii. Ad un tratto, un fascio di luce mi avvolse e, improvvisamente, se ne andò via. Mi sentii, stranamente, molto più debole e stanco. Klaus doveva avermi rubato i poteri. La canzone era quasi finita e alle parole “i vostri corpi inizieranno a tremare”, i nostri corpi iniziarono veramente a tremare. Stefan e zio Damon mi guardarono con le lacrime agli occhi e con un sorriso. Io feci lo stesso. Era ormai la fine per noi. Era arrivato il momento in cui saremmo diventati dei burattini e non potevamo farci niente. La vista, ad un certo punto, iniziò ad annebbiarsi e anche l’udito iniziava ad andarsene. La mia vita e la mia anima, se ne stavano andando. Appena prima di essere perduto del tutto, venni lanciato a terra da qualcuno che mi piombò addosso. La vista e l’udito tornarono ed ero di nuovo me stesso. Quel qualcuno mi afferrò e mi portò in uno degli spogliatoi a velocità naturale.
Mi ritrovai sdraiato a terra con la faccia schiacciata contro il pavimento. Iniziai ad alzarmi quando sentii che non ero solo nella stanza.
-Katherine?- chiesi io, appena mi girai a vedere chi fosse stato il mio salvatore.
-La sola e unica... Più o meno.- disse lei con un sorrisino, prima di mostrare il suo volto vampiresco.

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Capitolo 6
*** Katherine ***


Non riuscii nemmeno ad aver il tempo per essere spaventato dal viso demoniaco di Katherine, che mi afferrò e mi portò fuori dalla palestra. Mi ritrovai, un momento dopo, seduto accanto a lei nella sua auto.
-Allora, Alex... Sei felice di vedermi?- chiese lei con un sorrisino. Io ero spaventato. Ero confuso. E soprattutto, ero debole. Se avesse voluto vendicarsi perché l’avevo lasciata, sarei stato spacciato. Aprii velocemente la portiera per scappare, ma appena uscii, mi ritrovai davanti a lei. Mi abbracciò e mi trascinò in macchina come un bambino anche se cercavo di divincolarmi.
-Eh dai. Non sei felice di vedermi?- chiese lei, con un altro sorriso.
Io non le risposi. Mi avvicinai a lei e le diedi un rapido bacio sulle labbra.
-Oh, immagino di si. Che ti prende allora?- chiese lei, confusa.
-Klaus mi ha rubato i poteri e ora sono un umano qualunque... E... Sono terrorizzato.- dissi io, sbattendo dalla paura.
-Da cosa? Per quello che è successo un attimo fa?- chiese lei, confusa.
-Non solo... Ora ho paura di te.- dissi io, allontanandomi da lei.
-Ho paura che tu voglia vendicarti... Perché ti ho lasciata.- le dissi io, allontanandomi ancora di più fino a ritrovarmi attaccato alla portiera.
-Oh. Vedo che mi conosci bene, Alex...- disse lei mostrandomi ancora il suo volto vampiresco. Si avvicinò rapidamente a me e mi diede un bacio sulla vena del collo. Io rimasi immobile mentre mi si riempivano gli occhi di lacrime. Continuò a baciarmi, fino a quando non affondò i suoi denti nel mio collo. A quel punto emisi un piccolo urlo e mi rassegnai alla sua forza. Si staccò dopo qualche secondo.
-Oh mio Dio.- disse lei, guardando nel vuoto mentre si toccava le labbra sporche del mio sangue.
-Cosa?- chiesi io, agitato.
-Sei così buono.- disse lei con uno sguardo cattivo. Cercai di aprire la portiera, ma Katherine l’aveva già bloccata. Si avvicinò a me e mi diede un bacio lungo e appassionato. Io cercai di spostarmi, ma mi afferrò e mi intrappolò nella sua morsa, obbligandomi a rassegnarmi. Quel bacio era orribile. Sentivo il sapore del mio stesso sangue in bocca e i canini di Katherine che sfioravano la mia lingua. Tremavo dalla paura.
-Mmm, posso farmelo bastare...- disse lei staccandosi.
-La mia vendetta finisce qui.- continuò lei prima di pulirsi via il sangue dal viso, con un fazzolettino.
-Non ci credo.-dissi io, confuso.
-Beh, so quanto non ti piacciano i vampiri e quindi ho fatto tutto questo per farti un dispiacere.- disse lei, accendendo la macchina.
-Sei una...- dissi io, arrabbiato.
-Una? Finisci dai...- disse lei, inchiodando con l’auto e guardandomi dritto negli occhi.
-Niente.- dissi io, rassegnato.
-Mmm, bravo.- disse, riprendendo la marcia.
Ormai ero nelle sue mani e non potevo fare nulla. Ogni cosa che lei voleva fare o diceva, io dovevo stare zitto e arrendermi a lei. Un po’ mi piaceva essere in quella condizione. Lei era sempre stata tutto per me e, anche in quel momento, avrei fatto di tutto per lei. D’altra parte, non mi piaceva essere debole e non poter controbattere a ciò che non mi andava bene.
-Eccoci.- disse lei, parcheggiando in una casa molto bella e isolata.
-Dove siamo?- chiesi io, guardando fuori dal finestrino.
-Siamo a circa un km dalla casa di tuo padre... Entriamo, dai.- disse lei, aprendo la portiera. Appena entrammo nella bella casa bianca in stile coloniale, Katherine mi fece salire al piano superiore per condurmi in una camera da letto. Ero molto stanco e avevo bisogno di riposare. Una volta entrato nella camera, notai che c’era anche un bagno personale.
-Posso farmi una doccia?- chiesi io.
-Mmm puoi fare quello che vuoi. Perché me lo chiedi?- chiese lei, confusa.
-Non so.- dissi io, imbarazzato.
-Hai proprio così paura di me?- chiese lei, compiaciuta.
Io non le risposi e andai a lavarmi.
Mentre facevo la doccia, sentii che la porta del bagno si aprì. Mi girai per guardare, ma non c’era nessuno. Appena mi rigirai verso il muro della doccia, trovai Katherine nuda che mi fissava. Non ci fu bisogno di parlare. Non riuscii a resisterle e le diedi subito un bacio. Katherine ricambiò e continuammo così finché non mi portò velocemente sul letto nella camera a fianco.
Dopo alcuni preliminari, piuttosto spinti, finimmo per fare l’amore in modo appassionato come se nulla, negli ultimi mesi, fosse successo.
 
Mi ricomposi velocemente e mi accorsi di cosa era successo. Mentre mi ero rilassato sotto la doccia, Katherine era entrata nella mia testa e mi aveva fatto vivere quel momento appassionato. Ero infastidito da quel gesto. Avrei preferito che fosse successo veramente. Quando uscii dal bagno, Katherine, che era seduta su una sedia con un libro aperto in mano, alzò lo sguardo su di me e fece la sua classica risatina. Io la guardai male e mi misi a letto. Katherine rimase seduta su quella sedia finché mi addormentai. Ad un certo punto, il mio sonno fu disturbato da qualcuno. Sentii le mie labbra a contatto con le labbra di qualcun’altro però, quando aprii gli occhi, non vidi nessuno. Katherine non c’era. Ero solo e confuso.

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Capitolo 7
*** Non si chiamava Amanda ***


Mi risvegliai la mattina dopo, a causa della luce che filtrava dalle tende bianche.
Appena presi lucidità, mi ricordai di dove ero e di cosa era successo. Mi girai e trovai Katherine sdraiata di fianco a me.
-Buongiorno.- disse lei con un sorriso.
Io non le risposi e chiusi gli occhi, girandomi dall’altra parte.
-Ho detto buongiorno!- disse lei, strattonandomi e facendo si che mi avvinghiassi a lei.
-Buongiorno.- le dissi io, esasperato.
-E’ questo il modo di rivolgersi a me?- chiese lei, imbronciata.
Io non le risposi e abbassai lo sguardo.
-Hai fame?- chiese lei, carezzandomi il viso.
-Mmm, si.- le dissi io, appoggiando la testa sul cuscino, vicino al suo splendido corpo.
-Bene.- disse lei, scaraventandomi sul divano.
-Li c’è la colazione. Io devo andare a cercare Klaus.- disse lei, con un tono molto freddo. Ma cosa le prendeva? Mentre mangiavo, sentii la sua macchina che si allontanava. Ero solo. Non sapevo se era un bene o un male... Da una parte potevo fare quello che volevo, ma dall’altra parte, ero a rischio di rapimento, uccisione o altre sfighe che potevano capitarmi in qualsiasi momento. Mi cambiai e decisi di scendere al piano inferiore, dato che non l’avevo ancora visto. Appena entrai in soggiorno, trovai Jesse che mi guardava.
-Jesse? Cosa ci fai qui?- chiesi io, confuso e impaurito.
-Uhm, beh... Io ero alleato con Klaus.- disse lui, facendo spallucce.
-Che cosa?!- chiesi io, arrabbiato.
-Lo so, scusa... Però mi sono accorto che non farà nulla per darmi ciò che mi aveva promesso e quindi, dato che gli ho rubato l’incantesimo che mi serviva, ti aiuterò a riavere indietro Marissa e i tuoi famigliari e amici.- disse lui, gironzolando per il soggiorno.
-Oh. E perché vuoi aiutarmi se prima mi hai tradito?- chiesi io, confuso.
-Beh, mi sono pentito del gesto orribile che ho compiuto e quindi, voglio rimediare.- disse avvicinandosi a me.
-Ok allora. Grazie.- dissi io con un sorriso.
Dopo un po’ che parlavamo del più e del meno, Katherine entrò e, appena vide il mio doppelganger, lo prese per il collo.
-No, aspetta! Vuole aiutarci!- dissi io, trattenendola.
-Oh, davvero sei così idiota?! Cavolo, sei peggio di Elena Gilbert.- disse lei, lasciando andare Jesse e guardandomi incredula.
Dopo averle spiegato tutto, Katherine era molto in difficoltà... Non sapeva se fidarsi o meno di lui.
-Kath, io mi sono sempre fidato di te quando nessuno lo faceva. Coraggio, provaci. Se ci tradisce, lo uccidiamo ok?- le dissi io, accarezzandole un braccio.
-Ok.- disse lei, rassegnata.
-Beh, sembra strano vedervi a contatto. Una vampira e un umano...- disse Jesse, sfottendoci.
-Beh, anche tu e Amanda eravate in una situazione simile.- dissi io.
Jesse, alla pronuncia del nome di Amanda, sussultò. Non parò e si sedette su una poltrona.
-Come era questa Amanda? Sempre se ne vuoi parlare.- dissi io, tranquillamente.
-Lei era... Bellissima. Era magra, slanciata, piuttosto alta, con i capelli ondulati e castani, gli occhi marroni e un sorriso mozzafiato... In alcuni versi, somiglia a Katherine...- disse lui, immergendosi nei ricordi.
-Oh, davvero?- chiese lei, poco interessata.
-Si. Avete lo stesso sorriso e... Non so... Mi sembrate simili.- disse lui, guardando Katherine.
-Guarda, ho una foto...Però è molto vecchia, dato che non esistevano ancora macchina fotografiche digitali.- disse Jesse, estraendo il portafoglio dalla tasca dei suoi jeans. Katherine stava sorseggiando del vino, mentre io attendevo che Jesse mi mostrasse la foto di Amanda.
-Oh, è molto bella... Si, in effetti somiglia molto a Katherine.- dissi io, guardando la foto che mi porse Jesse.
-Fa un po’ vedere...- disse Katherine, alzandosi e allungando la mano verso di me per prendere la foto. Katherine era in piedi con in il bicchiere di vino in una mano e con la foto di Amanda nell’altra. Appena avvicinò la foto al suo sguardò, fece cadere a terra il suo bicchiere di vino, causando la rottura del vetro. Il suo sguardo era incredulo, sconvolto e, allo stesso tempo, molto triste.
-Katherine, cosa c’è?- chiesi io, confuso e preoccupato.
-Io... Oh.- disse lei, continuando a fissare la foto.
-Cosa c’è? La conoscevi, forse?- chiese Jesse, agitato.
-Si.- disse lei, con lo sguardo fisso sulla foto.
-E...?- chiesi io, stanco di non capire cosa stesse succedendo.
-Questa ragazza non si chiamava Amanda.- disse lei, guardando Jesse negli occhi.
-Cosa? Perché dici questo?- chiese lui, confuso e infastidito.
-Perché lei si chiamava Nadia. Ed era mia figlia.- disse Katherine, lasciandoci entrambi di sasso.

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Capitolo 8
*** Scelte importanti ***


-Come? Ma... No! Lei si chiama Amanda!- disse Jesse, frustrato.
-No. Mi spiace, Jesse. Non so perché ti abbia mentito... Mmm hai detto che era umana, giusto?- chiese Katherine, ancora agitata.
-Si. Ne ero sicuro!-
-Probabilmente ti ha soggiogato per farti credere che fosse umana... Perché lei aveva già almeno 200 anni...- disse Katherine, sedendosi in parte a lui.
-Ma non potevo essere soggiogato... A meno che...- disse lui, prima di corrugare la fronte.
-A meno che?- chiese Katherine, curiosa.
-A meno che, quando Klaus mi ha rubato i poteri come ad Alex, lei mi abbia soggiogato per farmi credere che lei fosse umana e che fosse morta per mano di Klaus.- disse lui, tenendosi la testa fra le mani.
-E’ molto probabile...- disse Katherine, corrugando a sua volta la sua fronte.
Rimasero zitti per un po’ fino a quando Jesse dovette andarsene per riflettere un po’ da solo.
-Katherine... Io... So che sei rimasta scioccata da questa cosa, ma sono preoccupato per gli altri e per Marissa... Posso andare a cercarli?- chiesi io, alzandomi dalla poltrona. Lei mi guardò e mi fulminò con lo sguardo prima di correre verso di me.
-Sia ben chiaro! Finché rimarrai un umano indifeso, non farai proprio un bel niente! Altrimenti, una volta che ti avrò salvato, ti mangerò!- disse, aggiungendo un sorriso verso la fine.
-Uffa. Eh va bene!- dissi io, sbuffando.
Iniziai ad avviarmi verso le scale ma non riuscii a toccare il primo scalino con il piede. Katherine mi aveva afferrato e portato di sopra, con la sua velocità supersonica. Mi lasciò cadere sul letto e mi fissò.
-Io... So che non ti piace ma... Ho fame...- disse lei, con un sorriso.
-No. Vatti a mangiare qualcun’altro.- dissi io, infastidito.
Lei mi strappò la maglietta che avevo indosso e si sdraiò su di me.
-Ehi, stavo scherzando! Voglio solo...- disse lei, sdraiandosi su di me.
Inizio ad accoccolarsi contro il mio corpo e, in seguito, iniziò a baciare il mio petto, salendo sempre più su fino ad arrivare alle mie labbra.
-Alex, ti amo. Voglio stare con te e vorrei farlo per sempre!- disse lei, a due cm dalle mie labbra.
-Anche io ti amo, Kath. Mi sei mancata... Quella chiamata che hai ricevuto l’altro giorno, ero io.- dissi io, imbarazzato.
-Perché non mi hai parlato?- chiese lei, confusa.
-Io... Non lo so... La tua voce era così bella e... Mi sono bloccato nel sentirla...- dissi io, ancora più imbarazzato.
-Oh, Alex.- disse lei, prima di darmi un altro bacio.
-Fermati. Chi è Will?- le chiesi io, allontanandola da me.
-E’ un ragazzo che ho soggiogato per poterlo usare... Mi portava le borse, mi portava in giro, ecc...- disse lei, innocentemente.
-Mmm.- dissi io.
-Che c’è?- chiese lei, confusa.
-Non so se posso crederti. Scusami.- dissi io, cercando di alzarmi dal letto. Lei mi riprese e mi trascinò giù con se.
-Devi credermi! Giuro che non ti ho mai mentito! Non a te.- disse lei, abbassando lo sguardo.
-Bene.- dissi io, accettando la sua versione.
Dopo un po’, decidemmo di andare a casa Salvatore. Dovevamo sapere se erano li.
Appena varcammo la soglia, trovammo il soggiorno illuminato.
-Zio Damon!- esclamai io alla vista di mio zio. Lui si girò e mi guardò con uno sguardo freddo. Vuoto. Non c’erano emozioni in lui.
-Cosa ci fai qui?- chiese lui, impassibile.
-Oh, zio Damon, come state?- chiesi io, abbracciandolo.
Lui mi guardò sempre con lo stesso sguardo e, dopo aver preso un’asta di ferro rovente dal camino, la infilzò nella mia pancia.
Katherine, mentre mi accasciavo a terra, diede un pugno a Damon, atterrandolo.
-Cosa hai fatto?!- chiese lei, arrabbiata.
-Quello che mi è stato detto di fare.- disse lui, sempre impassibile.
Katherine mi prese e mi portò via da quella casa, a velocità sovrannaturale.
Dopo essere rientrati nella nostra base, estrasse l’asta di ferro dalla mia pancia e mi curò con il suo sangue.
-Cavolo. Questa non ci voleva. Gli ha ordinato di ucciderti! Come facciamo? Non posso difenderti da 10 persone! E’ troppo difficile... A meno che tu non voglia...- disse lei, guardandomi negli occhi.
-Non voglia cosa?- chiesi io, confuso.
-Non voglia diventare un vampiro.- disse lei, fissandomi.
-Oh. Non lo so... No. Io non voglio... Ma forse dovrei.- dissi io, impaurito.
-Non voglio farti pressioni... Devi scegliere da solo.- disse lei, abbracciandomi.
-Penso che sia la cosa giusta... Odio i vampiri e non so se riuscirei a sopportare il fatto di dover diventare un vampiro, ma se è l’unico modo per salvare Marissa e gli altri, beh... Devo farlo.- dissi io, guardandola ancora impaurito.
-Ti lascio un po’ di tempo. Dimmi quando sei pronto.- disse lei, scendendo le scale per andare in soggiorno. Ero rimasto solo con i miei pensieri contrastanti. Dovevo prendere una delle decisioni più grandi della mia vita ed ero nel panico. Sarei riuscito a decidere correttamente?

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Capitolo 9
*** Il ritorno ***


Ero rimasto solo tutta la notte a riflettere sull’imminente decisione che dovevo prendere. Purtroppo, nemmeno la solitudine riuscì a farmi prendere una posizione. Se volevamo salvare gli altri, non potevo rimanere un fragile umano. Katherine non poteva occuparsi di tutto. Però ero sempre rimasto molto legato alla mia umanità e non volevo perderla.
-Ehi.- disse Katherine, bussandomi alla porta già aperta.
-Ehi.- dissi io, guardandola per un attimo.
-Allora... Cosa hai deciso?- chiese lei, cautamente.
-Niente. Non so che fare.- dissi io, con un groppo in gola.
-Lo immaginavo... Ascolta... Se tu prometti di andartene via da Mystic Falls finché non ti chiamerò io, potrai rimanere umano tranquillamente. Però devi scappare lontano lontano da qui.- disse lei, sedendosi vicino a me.
-Non lo so, Kath. Questa ormai è casa mia... Voglio aiutarti, però...- dissi io, guardando il pavimento. Katherine si avvicinò a me, improvvisamente, e si accoccolò contro il mio corpo.
-No. Non diventerai un vampiro. Ogni volta che mi avvicino in questo modo, adoro il fatto di vederti arrossire e di sentire il battito del tuo cuore che inizia ad accelerare e ad avere un ritmo velocissimo. E se devo essere sincera, non mi dispiace il fatto di essere più forte di te. In questo modo, posso fare tutto ciò che voglio con te.- disse con un pizzico di malizia verso la fine. Io la guardai e mi misi una mano sul petto. In effetti aveva ragione. Il battito del mio cuore era velocissimo. Pian piano, Katherine si avvicinò ancora di più, facendo accelerare ulteriormente il battito. Quando mi baciò, iniziò a mancarmi il fiato.
-Ti amo, Katherine.- le dissi io, dopo il bacio.
-Anche io ti amo.- mi disse con un sorriso prima di baciarmi ancora.
Rimanemmo seduti sul mio letto, tranquillamente, per circa un’ora. Parlammo del più e del meno finché Jesse non tornò.
-Jesse, tutto bene?- chiesi io, guardandolo.
-Meglio, grazie. Guardate chi c’è qui con me!- disse lui, entusiasta.
Appena si spostò, vidi Bonnie che ci salutava.
-Bonnie?! Ma non eri...- dissi io, confuso.
-No. L’incantesimo di Klaus era esteso solo ai vampiri! Io mi sono salvata e ora sono qui per aiutarvi!- disse lei, felice.
-Oh, che bello Bonnie!- dissi io, abbracciandola.
-Katherine! Allora sei tu che l’hai salvato. E’ un piacere rivederti.- disse Bonnie, andando verso Katherine.
-Uhm, davvero sei felice di vedermi?- chiese Katherine, stupita.
-Si. Ormai è acqua passata... Credo.- disse Bonnie, incerta.
Dopo aver chiacchierato un po’ con lei, Bonnie ci informò che aveva localizzato Nadia. Si trovava anche lei nell’oblio e l’aveva contattata grazie alla foto di Jesse. Nadia ha detto a Bonnie che conosceva un incantesimo per tornare nel mondo dei vivi e di provarlo subito in modo che lei potesse aiutarci. Bonnie disse che aveva bisogno di un famigliare di Nadia e perciò, Katherine, si fece subito avanti. L’incantesimo era piuttosto semplice, ma era comunque pericoloso per la salute di Bonnie. Siccome non c’era tempo da perdere e Bonnie aveva già preparato tutto l’occorrente per eseguire l’incantesimo, iniziammo.
Bonnie ci fece prendere tutti per mano fino a quando non finì di pronunciare parole strane. Dopodiché prese la mano di Katherine la tagliò per far uscire un po’ di sangue che cadde sul grimorio che Bonnie stava utilizzando. Bonnie pronunciò altre formule magiche mentre eravamo di nuovo tutti collegati tramite le nostre mani. Ad un tratto, una luce chiara ci avvolse e Bonnie iniziò a contorcersi, urlando le formule magiche.
-Bonnie!- dissi io, preoccupandomi per lei.
-E’ forte, Alex. Vedrai che ce la farà.- disse Katherine con un sorriso.
Dopo qualche minuto così, la luce se ne andò via improvvisamente, lasciando al centro del nostro gruppo, una donna molto bella e nuda. Era bagnata e la sua pelle emanava vapore. Ci guardò confusa e spaventata, ma dopo essersi resa conto di chi si trovava davanti, abbraccio Katherine molto forte.
-Oh, Nadia.- disse Katherine, piangendo.
-Katherine, mi sei mancata!- disse Nadia a fatica, piangendo.
Dopo averla coperta con un lenzuolo, Katherine riabbracciò sua figlia mostrando lo stesso sguardo che aveva quando abbracciava Marissa. Jesse rimase a guardare la scena, confuso. Katherine lasciò andare Nadia, permettendole di girarsi verso di me.
Appena Nadia mi vide, rimase scioccata.
-Oh mio Dio. Jesse.- disse lei, stupita e felice.
-No. Ehm, io sono Alex. Il suo doppelganger... Jesse è lui.- dissi io, indicando Jesse che era dietro di lei.
-Oh.- disse lei, prima di girarsi.
-Jesse.- disse lei, felice. Appena cercò di avvicinarsi a lui per dargli un bacio, Jesse le tirò una sberla molto forte e se ne andò.
-Posso già sapere cosa è successo...- disse Nadia, abbassando lo sguardo.
Katherine andò ad abbracciare sua figlia e la consolò.
-E così tu sei il settimo doppelganger dei Bishop... Come hai conosciuto mia madre e Jesse?- chiese Nadia, rivolgendosi a me.
-Come?! Tu sai perché sono un doppelganger?- chiesi io, stupito.
-Si. Io so tutta la storia... Jesse non la sa perché non gliel’ho mai raccontata...- disse lei, prima di sedersi sul divano.
-Oh, puoi spiegarmelo per favore?!- chiesi io, curiosissimo.
Non mi accorsi nemmeno che era appena sprofondata nel sonno. Doveva essere esausta dopo essere tornata dall’oltretomba, perciò la lasciammo dormire fin quando non si fosse riposata del tutto. Avevo bisogno di risposte e, finalmente, qualcuno le aveva.

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Capitolo 10
*** Circondato ***


Il giorno dopo, quando Nadia si svegliò, rispose finalmente alle mie domande riguardanti i doppelganger.
-Quindi... Hai detto che sono il settimo doppelganger Bishop, giusto? Come mai esistiamo?- dissi io, curioso mentre Nadia sorseggiava una tazza di caffé.
-Tu e Jesse siete dei doppelganger con origini molto antiche. Perfino più antiche di quelle di Katherine e Stefan... La strega che ha creato l’incantesimo per l’immortalità, dando vita ai doppelganger non era Qetsiyah, ma una sua antenata. Non sappiamo perché abbia creato la dinastia dei doppelganger Bishop, fatto sta che voi non siete collegati in nessun modo ai doppelganger di Silas o alle doppelganger Petrova. Siete un caso a parte.- disse Nadia, dopo essersi accomodata meglio sulla poltrona dove era già seduta.
-Oh, wow! E quindi... Io ho gli stessi privilegi o sfortune di Katherine?-
-Si. Anche se con Klaus non c’entri niente. Lui ha bisogno di doppelganger Petrova, non Bishop.- disse lei, con un sorriso.
Nadia riuscì a chiarire alcuni miei dubbi, anche se ero comunque curioso di sapere chi fosse quella strega che aveva dato origine a me e ai miei doppelganger.
-Bene. Nadia, devo dirti un po’ di cose... Ti sei persa parecchi avvenimenti piuttosto interessanti.- disse Katherine, alzandosi dal divano annoiata.
-Oh, va bene. Come mai conosci il doppelganger di Jesse?- chiese Nadia, guardandomi.
-Beh, è il figlio illegittimo di Stefan, nonché mio fidanzato.- disse lei con un sorrisetto.
-Oh, wow!- disse Nadia stupita. Mentre quelle due spettegolavano nell’altra stanza, decisi di andare a cercare Jesse contro la volontà di Katherine. Non voleva che uscissi di casa da solo, ma quando ero sicuro che non potesse sentirmi, uscii dalla porta sul retro. Jesse era fortunatamente più vicino di quanto mi aspettassi! Era fuori dalla casa a tirare dei calci ad un tronco, che pian piano disintegrò.
-Ehi, Jesse.- dissi io, toccandogli la spalla.
-Si?- chiese lui, girandosi verso di me. Aveva le lacrime agli occhi e un’espressione afflitta.
-Non so nemmeno come tu possa sentirti dopo quel che ti è successo ieri... Però voglio dirti che mi dispiace per quello che ti sta succedendo.- dissi io, avvicinandomi a lui.
-Come? Con tutte le cattiverie che ho fatto a te e alla tua famiglia, tu sei in grado di provare compassione per me? Mi prendi in giro, forse?- disse lui, scioccato.
-Non ti prendo in giro. Ti sto solo perdonando. Posso capire il motivo per cui tu l’abbia fatto... L’hai fatto per lei. Per amore si fa di tutto... Con questo, non sto dicendo che voglio diventare tuo amico o altro, ma ti sto solo dicendo che voglio ringraziarti per l’aiuto che ci stai dando per riprenderci Marissa e gli altri e che si... Provo compassione per te. Ora vieni dentro ad escogitare un piano per prendere a calci il culo originale di Klaus.- dissi io, con un sorriso.
-Mmm, ok. Uh. Sarà dura.- disse lui, prima con un sorriso e poi con un’espressione preoccupata.
-Per cosa? Per Nadia?- chiesi io mentre ci avviavamo verso la porta.
-Già.-
-E’ una Petrova... E tu sei simile a me. Anche se sei più stronzo e più coraggioso... Riuscirai a gestirla...- dissi io, aprendo la porta.
Appena inquadrai, con la mia vista poco sviluppata, il corridoio, vidi Katherine e Nadia che lottavano con un ibrido e ad un tratto, i loro corpi iniziarono a tremare.
-Oh, no. Katherine!- urlai io, correndo verso di lei. Lei e Nadia stavano cadendo sotto lo stesso incantesimo che Klaus fece agli altri la settimana prima. Mi girai verso Jesse e vidi che anche lui era caduto sotto lo stesso incantesimo. L’ibrido di Klaus mi guardava divertito e, quando cercai di scappare, cercò di portarmi verso la sua macchina dove era già stata rinchiusa Bonnie. Katherine e gli altri due, lo seguivano con uno sguardo perso nel vuoto e senza emozioni. Io, non so come, riuscii a liberarmi dalla morsa dell’ibrido e a scappare via. L’ibrido, stranamente, non mi rincorse, ma mi guardò mentre scappavo via. Oh, no. Avevano altri piani per me, probabilmente. Quando riuscii ad essere abbastanza lontano dalla casa, decisi di dirigermi verso il grill. Mi sedetti ad un tavolo e iniziai a pensare. Sapevo cosa dovevo fare. Dovevo andare a casa di mio padre e affrontarli. Sapevo che, molto probabilmente, sarei andato incontro alla morte, ma non potevo convivere con il fatto di non aver provato a riprendermi indietro la mia famiglia. Avevo ancora in circolo il sangue di Katherine e questo mi garantiva una certa sicurezza di sopravvivenza... Anche se non umana. Quando decisi di andarmene via dal grill, per farmi una bella dormita nella mia casa a Lynchburg, mi ritrovai davanti mio padre.
-Ciao Alex.- disse lui, con un sorriso malvagio.
-Ciao.- dissi io, deglutendo.
-Che piacere rivederti, figliolo.- disse prima di mostrarmi i denti.
-Mi spiace ma non ricambio il sentimento.- dissi io, sorpassandolo.
Dopo qualche istante, mi accorsi di essere circondato. Erano tutti li: Elena, Damon, Katherine, Jesse, Nadia, Caroline e... Klaus.

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Capitolo 11
*** Di nuovo forte ***


Ero spacciato. Non avevo nessun’arma con me in quel momento... L’unica cosa che potevo fare era credere che fossero così stupidi da non riuscire a prendermi mentre cercavo di scappare. Appena mi avvicinai all’entrata, Elena e Stefan mi bloccarono. Io, che non mi separavo mai da qualche bottiglietta di acqua con la verbena da giorni, lanciai in faccia il contenuto della bottiglietta a quei due, permettendomi di scappare fuori dal grill. Trovai una macchina con dentro un ragazzo della mia età e lo lanciai fuori dalla vettura per rubargliela.
-Scusa ma è un’emergenza! Spero di non distruggertela!- dissi io, riferendomi a lui prima di partire. Dopo soli 2 metri, Klaus era seduto accanto a me.
-Ciao Alex. Dove stavi andando di bello?- chiese lui con il suo sorrisetto malefico.
-Klaus...- dissi io, rassegnandomi per un attimo.
-Eh già.-
Lanciai in faccia anche a lui la verbena e scappai, ma mi ritrovai davanti Katherine che mi bloccò con una sorta di abbraccio fortissimo.
-Lasciami! Katherine, lasciami!- piagnucolai io.
Era inutile. La mia Katherine non esisteva più.
-Mmm mi ha fatto male quella verbena, sai?- disse Klaus pulendosi il viso.
-Tu... Brutto stronzo! Sei talmente patetico che hai dovuto rubarmi i poteri per poter prevalere su di me. E hai dovuto perfino soggiogare la mia intera famiglia. Sei un fallito!- gli dissi prima di sputargli in faccia.
Tirai una testata a Katherine e scappai in auto. Investii tutti: Elena, Damon, Stefan, Kath, Nadia, Jesse, Caroline e perfino Klaus. Scappai il più lontano possibile finché non mi sentii al sicuro. Dopo qualche minuto in cui cercai di riprendermi dallo shock, tornai in città a prendere le mie armi. Non avevo tempo di dormire! Dovevo liberare la mia famiglia e uccidere quel cane di Klaus. Sapevo dove si trovavano. Erano a casa di mio padre. Parcheggiai la macchina davanti alla porta d’ingresso ed entrai.
-Allora... Chi di voi mi ucciderà?- dissi io con tono insolente.
-Mmm penso che lo farò io...- disse Klaus con un sorriso malvagio.
-Per me va bene.- dissi io annoiato.
-Sei davvero così idiota? Io sarei scappato a nascondermi da qualche parte. Sai che stai veramente andando incontro alla morte vero?- disse Klaus ridendo da solo.
-Ahahah certo... Tu scapperesti perché sei un vigliacco e perché preferisci salvare te stesso... Come Katherine del resto... Anche se lei stava proteggendo se stessa quando iniziò a scappare da te... Non stava proteggendo la sua famiglia come invece voglio fare io.- dissi io, gironzolando per il soggiorno con una pistola nascosta nei pantaloni.
-Oh, ma come sei coraggioso! Peccato che la tua famiglia non esiste più ora! E la piccola Marissa ora è la mia bambina... E poi che ne so... Magari io e Katerina ci innamoreremo.- disse con un sorriso che scatenò la mia rabbia. Non ero mai stato così arrabbiato. Ero veramente indiavolato! Non ero un tipo impulsivo, ma quella volta non riuscii a controllarmi. Sparai un colpo su ogni componente della mia famiglia in modo da indebolirli e poi corsi incontro a Klaus. Si spostò, ovviamente con velocità sovrannaturale, e si fece trovare dietro di me. Fortunatamente i miei riflessi, anche se erano umani, non erano malaccio e prima che potesse farmi qualcosa, gli sferrai un pugno dritto in faccia, atterrandolo. Prima che potesse rialzarsi, gli conficcai un pugnale nei testicoli.
-Brutto stronzo. Non meriti altro che la morte! E se pensi che mi arrenderò davanti a te che fingi che la mia famiglia sia la tua, beh... Ti sbagli di grosso! Brutto pezzo di m- dissi io avvertendo una fitta alla schiena. Qualcuno mi aveva pugnalato alle spalle e quando mi girai per scoprire chi fosse stato quel qualcuno, ci rimasi malissimo. Katherine aveva posto fine alla mia vita umana.
 
Quando mi risvegliai, mi ritrovai in fuori dalla casa di mio padre... In giardino Ero coperto da una telo e sentivo qualcuno che scavava una fossa. Pensai di sentirmi malissimo e invece no... Nulla di quel che doveva succedere se fossi diventato un vampiro, stava accadendo. Ero normale... Ma più forte... Quando mi alzai, scoprendomi, vidi che era Jesse che stava scavando la fossa.
-Ma che cavolo?!- disse lui stupito.
Per capire se i miei poteri erano effettivamente tornati, corsi in parte a lui e gli tirai un calcio potente. Jesse cadde a terra e rotolò nella fossa. I miei poteri erano finalmente tornati! E da quel momento, Klaus era ormai destinato a morire!

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Capitolo 12
*** Alleata ***


Buonasera a tutti! So che è passato molto tempo dall'ultimo capitolo, ma non avevo ispirazione e, non vedendovi molto attivi nelle visite della storia, avevo deciso di prendermi una pausa. Beh, ora sono tornato e spero che vi piaccia questo nuovo capitolo!!! Ciao e buona lettura :)

Dopo essermi assicurato che nessuno mi avesse visto, presi Jesse e lo legai nella mia macchina. Riempii di terra la buca che aveva scavato Jesse per seppellire il mio corpo e, successivamente, guidai fino a Lynchburg. Legai Jesse con delle manette piene di verbena, alla colonna che c’era nel corridoio di casa. In seguito decisi di andare a tagliarmi i capelli come Jesse. Dovevo infiltrarmi nella mia famiglia imbambolata da Klaus, se volevo ucciderlo dall’interno. Solo dopo un’ora, tornai a Mystic Falls con un nuovo taglio di capelli e un forte bisogno di vendetta. Entrai in casa come se nulla fosse, con lo sguardo perso nel vuoto. Klaus mi guardò senza sospettare nulla, mentre mi dirigevo verso il soggiorno.
-Cosa dobbiamo fare ora, Klaus?- chiese Caroline, senza emozioni.
-Beh, niente. Quel ragazzino idiota è morto e noi siamo liberi di essere una famiglia felice.- disse Klaus sorridendo a Caroline. Cavolo, era veramente triste e patetico.
-Jesse, vai di sopra a controllare mia figlia Marissa. Assicurati che stia dormendo bene.- disse Klaus sedendosi, come se fosse a casa sua, sulla poltrona del soggiorno.
Io annuii e iniziai a salire le scale senza correre. Ero talmente felice all’idea di rivedere Marissa, che quasi mi dimenticai che dovevo recitare la parte di un vampiro idiota senza cervello. Appena entrai nella sua cameretta, la trovai sveglia che accarezzava il suo peluche di elefante. Quando sentì i miei passi, si girò verso di me e mi guardò con quei suoi bellissimi occhioni da cerbiatta. Erano tali e quali a quelli di Katherine, se non fosse stato per il colore. Erano verdi, come i miei. Gli angoli della sua bocca si rivolsero all’insù mostrando il più bel sorriso al mondo. Non riuscii a rimanere impassibile a quella scena, così decisi di prenderla in braccio. Mentre la stringevo forte contro il mio petto, sentii dei passi che si avvicinavano alle scale. Con tutta l’angoscia possibile, la misi nel suo lettino e mi ricomposi.
-Non sta dormendo.- disse Katherine, guardando nostra figlia.
-Lo so. Non riesco a farla dormire.- dissi io, impassibile guardando quella ragazza incredibilmente bella davanti a me.
Katherine si avvicinò a Marissa e la prese in braccio, dondolandola.
Quando mi girai un attimo verso la finestra vidi, nel vetro, il riflesso di Katherine che stava dando un bacio sulla testa a Marissa. Mi girai di scatto e la guardai stupito.
Lei spalancò gli occhi e mi chiese che cosa avessi.
-Le hai appena dato un bacio sulla testa. Non ci è permesso.- dissi io, azzardando un po’ troppo. Non sapevo se Klaus avesse imposto loro dei limiti del genere, ma sapevo che non avrebbe mai voluto che qualcuno di loro provasse delle emozioni.
-Ehm. Io...- disse Katherine, preoccupata.
-Kath? Tu non sei...- dissi io, confuso.
-Jesse, nemmeno tu?- chiese lei, stupita.
-Sono Alex!- dissi io, con le lacrime agli occhi.
-Oh mio Dio!- disse lei, abbracciandomi e piangendo.
-Quindi tu non sei mai stata...- dissi io, confuso. Eppure mi aveva “ucciso”...
-Si... Però, da quando ti ho... Ucciso, l’incantesimo su di me è finito.- disse lei piangendo e stringendomi sempre più forte.
-Oh, Kath mi sei mancata così tanto!- le dissi prima di baciarla. Rimanemmo incollati l’uno all’altra per qualche minuto. Finalmente la fortuna cominciava a girare.
-Un attimo... I tuoi poteri sono tornati?- mi chiese lei, spingendomi via un pochino per permettermi di risponderle.
-Si e ora ti aiuterò a far tornare le cose come prima.- dissi io sorridendole.
Kath mi baciò ancora e ancora fino a quando non sentimmo Klaus arrivare.
-Che succede qui?- chiese lui, tranquillamente. Fortunatamente, io e Kath, ci eravamo staccati ed eravamo tornati ad interpretare le nostre parti di vampiri imbambolati.
-Non dorme. Katherine cercava di farla dormire, ma non ci è riuscita. Ci ho provato io e ora dorme.- dissi io indicando Marissa, senza mostrare alcuna espressione.
-Bene, bravo.- disse lui sorridendomi.
-Il cadavere di Alex è apposto?- chiese lui come se nulla fosse.
-Si.- dissi io secco.
-Perfetto. Assicuratevi che stia bene e che poi seguitemi in soggiorno.- rispose lui prima di scendere le scale.
-Bene. Fiuh... Cosa facciamo ora?- chiesi io preoccupato a Katherine.
-Mettiamo in pratica il piano che ho appena ideato nella mia testa.- disse lei sorridendomi.
-Ovvero?- chiesi io incuriosito.
-Ognuno di loro dovrà ucciderti.- disse lei, lasciandomi perplesso e confuso.

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Capitolo 13
*** Un nuovo piano ***


-Come? Credi che funzionerà in questo modo anche con tutti gli altri?- chiesi io scettico.
-Beh, ha funzionato con me... Funzionerà anche con gli altri... Inoltre, se non dovesse funzionare, tornerai in vita comunque perciò basta provare!- disse entusiasta Katherine alzando un pugno in aria in segno di vittoria.
-Non penso che sia così semplice, Kath...-
-Dobbiamo provarci, Alex. Però io e Marissa non possiamo stare qui... Correremmo un grosso rischio!- disse lei dopo essere tornata dal corridoio per controllare che nessuno ci avesse sentito.
-Hai ragione. Dovete andarvene via... Andate a Newport Beach! Nella nostra vecchia casa!- dissi io sperando che partisse il prima possibile.
-Buona idea... Klaus mi ordina sempre di portare Marissa a prendere aria in giardino... Quando me lo chiederà ancora, coglierò l’occasione per scappare.- disse lei appoggiandosi al lettino di Marissa per poterla guardare mentre dormiva.
-Va bene. Lascerò la mia macchina non lontano da qui in modo che possiate usarla per scappare.- dissi io affiancando la mia splendida ragazza.
Katherine mi diede un bacio e, senza dire una parola, iniziò a dirigersi verso la porta per raggiungere gli altri.
-Finalmente siete arrivati, ragazzi. Devo dirvi una cosa...- disse Klaus alzandosi dalla poltrona girata verso il camino.
-Sto per partire. Devo andare a New Orleans per una settimana circa... Spero di non mancarvi troppo.- disse lui con un sorriso. Nessuno di noi emise un fiato. Rimanemmo tutti impassibili.
-Uhm, inizio a pentirmi di quel che ho fatto. Senza emozioni siete praticamente inutili.- disse Klaus ridendo mentre si dirigeva verso la porta. Caroline portò la valigia di Klaus fino alla macchina e, dopo averla caricata su quel grosso suv, rientrò in casa.
-Klaus è partito.- disse Caroline guardando nel vuoto.
Io guardai immediatamente Katherine negli occhi e notai che anche lei si era girata per guardarmi. Le feci un cenno e ci avviammo verso la cucina.
-Io direi di farlo ora. Proviamoci!- disse Katherine impaziente.
Non le risposi nemmeno... Entrai in soggiorno con un gran sorriso e guardai tutti negli occhi, uno ad uno. Mi fissavano sconcertati e confusi.
-Indovinate un po’? Io non sono Jesse.- dissi un attimo prima di essere attaccato da mio padre che mi succhiò via tutto il sangue che avevo in corpo.
 
Quando mi risvegliai, mi trovai nel soggiorno di casa nostra con Katherine e mio padre.
-Alex? Sei sveglio?- chiese Katherine preoccupata.
-Si. Ha funzionato?- chiesi io speranzoso.
-No... Cioè... E’ successo qualcosa, ma non saprei cosa. Stefan è immobile e non riesce ne a parlare ne a muoversi.- disse lei guardando mio padre.
-Forse Klaus sapeva di noi due e ha fortificato l’incantesimo su di loro... Ma dove sono gli altri?- chiesi io guardandomi in giro.
-Sono scappati. Probabilmente sono corsi da Klaus. Dobbiamo scappare Alex! Dovremo scappare per l’eternità...- disse lei tranquillamente.
-No. Non scapperai ancora Katherine.- disse Bonnie sbucando fuori dal nulla.
-Oh mio Dio, Bonnie! Mi ero dimenticato di te, scusami!- dissi io, felice di rivederla sana e salva.
-Grazie Alex, ma fa niente. Me la sono cavata da sola... Mentre Klaus mi teneva prigioniera nel seminterrato, ho sentito delle cose...- disse lei bisbigliando.
-Che genere di cose?- chiesi io curioso e ansioso.
-Dobbiamo cercare l’ultimo paletto di quercia bianca rimasto. Klaus morirà senza che muoiano anche i discendenti della sua linea di sangue.- disse Bonnie con un sorriso, riuscendo a rendere migliore quella triste giornata.

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Capitolo 14
*** Lucy ***


-Dici sul serio?! Come fai a dirlo, Bonnie?- chiese un po’ scettica Katherine.
-Mentre parlava al telefono con un certo Marcel, l’ho sentito dire che per poter legare la tua famiglia a lui, ha dovuto sciogliere un’altra connessione che aveva già, ovvero quella con i suoi discendenti. Evidentemente lui conosceva quel tipo di incantesimo e l’ha usato solo per questo suo scopo personale.- disse Bonnie facendoci segno di sederci.
-Ma quindi... Le vite di Stefan e gli altri sono legate a quella di Klaus? Non possiamo ucciderlo quindi...- disse Katherine confusa.
-Ecco la seconda buona notizia. Ho trovato l’incantesimo per sciogliere le connessioni...- disse Bonnie con un sorriso.
-Oh, Bonnie! Sei la migliore!- dissi io entusiasta.
-Purtroppo c’è anche una brutta notizia...- disse lei cacciando via il buonumore che avevo provato nell’istante precedente.
-E’ un incantesimo davvero difficile e non posso farlo da sola... I miei poteri sono ancora in fase di crescita...-
-Oh.- dissi io deluso dalle aspettative.
-Aspettate un attimo!!! Io so chi può aiutarci!- disse Katherine alzandosi di scatto dal divano.
-Chi?- chiedemmo io e Bonnie nello stesso momento.
-Lucy. Una mia amica! Beh, più o meno... Aveva già saldato il conto in sospeso che aveva con me, ma potrei chiederle aiuto comunque! Sperando che voglia aiutarmi...- disse Katherine pensierosa.
-Lucy! Oh me la ricordo! Avevo parlato un po’ con lei, forse può davvero aiutarci!- disse Bonnie felice.
Lei e Katherine decisero di contattare questa loro conoscente, Lucy. Io non ne avevo mai sentito parlare, ma evidentemente era una strega buona... Un po’ come Bonnie forse. Decisi di andare al piano di sopra a controllare Marissa e, fortunatamente, era rimasta a dormire nel suo lettino. Speravo con tutto il cuore che quel brutto periodo delle nostre vite potesse finire in modo da poter vivere una vita felice e normale con Katherine e Marissa. Beh, normale non proprio. Essendo io un doppelganger con poteri sovrannaturali derivati da mio padre, un vampiro, la mia ragazza era un vampiro e mia figlia una figlia di doppelganger. Non eravamo per niente una famiglia normale, ma potevamo provare a diventarlo.
-Alex, siamo riuscite a trovarla.- disse Bonnie strappandomi via dai miei pensieri.
-Bene! Cosa ha detto? Ci aiuterà?- chiesi io impaziente di conoscere la risposta.
-Non sembrava molto entusiasta di avere di nuovo a che fare con la tua ragazza, ma ha accettato... Le ho parlato anche io e questo deve averla convinta.- disse Bonnie allegramente. Ero al settimo cielo! Finalmente la fortuna iniziava a girare... Il problema più grande da affrontare era quello di trovare l’ultimo paletto di quercia bianca... Dove si trovava? Chi lo teneva? Era proprio impossibile trovarne altri? Dovevo smetterla di pormi certe domande impossibili.

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