A Secret Love

di Fairy_Child
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conversazione sul jet ***
Capitolo 2: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 3: *** Il dottore geloso ***
Capitolo 4: *** Condividere il letto? ***
Capitolo 5: *** Inesperto ***
Capitolo 6: *** Sono pronto ***
Capitolo 7: *** La mattina seguente ***



Capitolo 1
*** Conversazione sul jet ***


Salve a tutti! Questo è il sequel della oneshot "Come potrebbe mai accadere?". La storia non è mia: io mi limiterò a tradurre quella originale, che è in lingua inglese, si intitola "A Secret Love" e appartiene all'autrice "Eternal Soldier". La fanfiction è composta da 17 capitoli e contiene alcune scene piuttosto esplicite, ma prometto che, ogni volta che ce ne sarà una, verrete avvisati :3 Vi anticipio che si tratta di SLASH, se non è il vostro genere vi consiglio di NON leggere questa Long-Fic. Per tutti gli altri, buona permanenza!

 

A SECRET LOVE


CAPITOLO 1: CONVERSAZIONE SUL JET
Ripensando agli eventi di una settimana prima, Reid non poteva credere a quanto la sua vita fosse stata stravolta. L'aveva tenuto segretamente nascosto a tutti, fingendo di non essere interessato ad avere una vita sentimentale o di avere una cotta per JJ. Ma lei stessa aveva compreso la verità, e lo aveva spinto a dirla a Morgan. Reid aveva pensato che si sarebbe pentito per il resto della sua vita, ma da quel momento il giovane genio era stato felice come mai prima.

Reid sorrise mentre girava la faccia dall'altra parte, ricordando la sensazione di quelle labbra di cioccolato sulle sue. Mai, nei suoi sogni più arditi, avrebbe pensato che Morgan provasse quelle cose per lui, che ricambiasse il suo sentimento. Mai avrebbe immaginato che Derek Morgan fosse innamorato di lui. 

Solo JJ sapeva di loro, ed era solo perché aveva scoperto che Reid era gay anche prima che lui se ne rendesse conto. I due agenti le avevano fatto promettere di non parlarne a nessuno, cosa che non la rese molto felice ma, in fondo, aveva capito. Le relazioni tra colleghi nell'FBI erano strettamente proibite e, se la squadra lo avesse saputo, non sarebbe passato molto tempo prima che il segreto di diffondesse. E allora tutto rimase tra loro tre. Come il jet sobbalzò, Reid aprì gli occhi e si sedette, guardandosi attorno. Hotch, come al solito, stava lavorando. Rossi era assorto nei suoi appunti, intento a scrivere un altro libro. Prentiss stava dormendo. Morgan e JJ erano seduti l'uno davanti all'altra, chiacchierando e sorridendo. 

Reid si alzò dal proprio posto e si avvicinò ai due, accomodandosi nel posto vicino a Morgan. L'agente più grande sorrise e prese la mano di Reid. 

"Cos'è successo al 'dobbiamo provare a mantenere il segreto'?", domandò Reid tranquillamente.

"Oh, avanti, Spencer", disse Morgan "Prentiss dorme, Hotch sta scrivendo i rapporti e Rossi sta scrivendo il libro. Nessuno ci sta prestando attenzione. E gli stiamo dando le spalle, sono sicuro che non riescono a vedere le nostre mani."

"Beh, potremmo almeno abbassare la voce?", chiese Reid "Prentiss è l'unica che dorme, Hotch e Rossi potrebbero sentirci, e non si sa mai quando lei potrebbe svegliarsi."

Morgan rise. "E beh? Ti vergogni di me, ragazzino?"

Reid apparve sbalordito. "Cosa? No, certo che no. E' solo che io-"

Morgan mise un dito sulle labbra di Reid, facendolo tacere. "Rilassati, pretty boy, stavo solo scherzando."

Reid sorrise e si rannicchiò vicino a Morgan. Prima Morgan lo chiamava "pretty boy" per stuzzicarlo, ma ora lo usava come un soprannome affettuoso. Reid si infastidiva ancora quando l'agente lo chiamava così in presenza di altre persone, cosa che tuttavia probabilmente li aiutava a tenere segreta la loro relazione. 

"Non preoccuparti, Spence", intervenne JJ "Io posso vederli, ti dico io se qualcuno di loro guarda verso di noi."

"Grazie, JJ" disse Reid "Sei sicura che non stanno guardando?"

JJ rise. "Sono sicura."

"Bene", disse Morgan. "Allora posso fare questo." Si inclinò e baciò Reid che, dopo un momento di shock,  lo baciò di rimando. JJ si limitò a guardarli, con un sorriso enorme sul suo viso. 

"Mai avrei pensato di vedere questo giorno", constatò la bionda quando i due uomini si separarono. 

"Nemmeno io", ammise Reid. Morgan gli rivolse uno sguardo interrogatorio. "Eri un perfetto donnaiolo, Derek. Non hai mai dato segni di essere, beh..."

"Interessato agli uomini?", concluse Morgan. Reid annuì, con un sorriso apologetico. "Non l'avevo nemmeno realizzato, Reid. Sì, andavo a letto con tutte. Prima di te non mi aveva nemmeno sfiorato l'idea che poteva esserci una ragione, per cui non volevo una vera e propria relazione."

"Non penso che sia una conversazione adatta al jet, ragazzi" sibilò JJ. Entrambi la guardarono. "Prentiss si sta svegliando, e credo che stia per venire qui."

Alle parole di JJ, i due uomini a malincuore si separarono. Reid provò a guardare un punto lontano da Morgan, mentre Morgan finse di cercare il suo iPod nella sua borsa da viaggio. "Di che si parla?" chiese Prentiss, sedendosi vicino a JJ. 

"Solo del caso", rispose la bionda, cosa che in parte era vera- lei e Morgan stavano parlando del caso prima che Reid si unisse a loro. 

"Dai, ragazzi" disse Prentiss. "Stavate parlando di qualcosa di più importante del caso."

Nessuno di loro sapeva cosa dire. Non potevano riferire a Prentiss di che cosa stavano discutendo, ma non potevano nemmeno mentirle. Prentiss era un profiler; sapeva come leggere le persone. 

"Stavamo parlando del fatto che Morgan è un terribile donnaiolo", parlò Reid improvvisamente, scioccando gli altri due. Era un intelligente stratagemma, perché Reid non stava dicendo menzogne- stava parlando di quello esattamente pochi minuti prima. 

"Oh", fece Prentiss "Hai un appuntamento in programma per quando rientreremo a casa?"

Morgan sorrise. "Ci puoi scommettere." Diede a Reid un'occhiata mentre Prentiss non guardava. Per Reid ci volle un momento per capire- Morgan si riferiva a lui. Gli servì tutta la sua forza di volontà per non reagire alla domanda di Prentiss e alla risposta e allo sguardo di Morgan. JJ dovette soffocare una risata. 

"Okay", sospirò Prentiss. "Che cosa sta succedendo?" La risata di JJ diventò più forte. "JJ?"

"Niente", rispose lei, provando a controllarsi. "E' solo che la faccia di Spencer è così..." e cominciò a ridere di nuovo.

"Non lo stavi stuzzicando di nuovo, eh Morgan?", domandò Prentiss.

"Certo che no, Prentiss", rispose l'agente. "Siamo tranquilli, no, ragazzino?"

Reid sorrise. "Sì, siamo tranquilli."

Prentiss guardò i due uomini. "Ok, che succede?"

Reid cominciò ad andare in panico. Prentiss sapeva che stava accadendo qualcosa. Era sicuro che non sapeva esattamente cosa fosse, ma lei sapeva che c'era qualcosa sotto.

"Rilassati, Prentiss", disse Morgan, distraendo Prentiss mentre JJ lanciava un'occhiata di avvertimento a Reid. "Ci stiamo solo divertendo un po', vero ragazzino?"

Reid annuì, ancora un po' agitato- ma almeno in un modo che per lui era normale. "Devo, uh, lavorare per la mia laurea in filosofia."  E con ciò, tornò al suo vecchio posto, tirò fuori un enorme manuale e un taccuino, e cominciò a scrivere.

Prentiss scosse la testa. "Giuro, Reid col passare del tempo diventa sempre più strano."

Morgan annuì. "Eh sì." Ma quella stranezza è ciò che amo di lui, aggiunse tra sè. 

Reid e Morgan stettero lontani per il resto del volo, così da non attirare ulteriori attenzioni su di sè. Reid continuò a lavorare sulla sua relazione per il corso di filosofia e Morgan si mise le cuffie per ascoltare musica- proprio come avrebbero fatto normalmente. Tuttavia, ogni volta che erano sicuri che nessuno li stesse guardando, continuarono a rubarsi sguardi a vicenda. Se qualcuno li guardava, i due ragazzi sembravano assorti nelle loro occupazioni.

Quando il jet riatterrò in Virginia, Morgan finse di voler ascoltare la fine della canzone, così da poter rimanere solo con Reid. 

"Qual è il problema, pretty boy? Ti ho spaventato?", rise Morgan.

"No, certo che no, Derek! Stavo solo-"

"Non ti aspettavi che ci fossi io nell'aereo con te? Noi due, da soli?", finì Morgan.

Reid annuì. "Sai, odiavo quando mi chiamavi 'pretty boy'", commentò, mentre si metteva la borsa da viaggio sulle spalle. 

"E ora?"

"Ora, non è così male", disse Reid, sorridendo. Morgan amava quei rari sorrisi che Reid faceva, quando era genuinamente felice e non sparava nozioni a caso.

Morgan continuò a guardarlo silenziosamente. Normalmente questo avrebbe messo il ragazzino estremamente in imbarazzo, ma questa volta no. "Lo sai che gli altri entreranno e ci vedranno, se ci mettiamo troppo, vero?" disse. 

"Sì, lo so, Spencer", rispose Morgan. "Volevo solo dirti, prima che tu abbia la possibilità di discutere, che stasera vieni da me per cena. Vai a casa prima, se vuoi. Ma poi vieni dritto da me."

Reid fu preso alla sprovvista. "Sul serio?", riuscì a dire finalmente.

"Dai, Spencer, non essere sopreso", disse Morgan. "Ti ho baciato. Ti ho confessato il mio amore. E' così scioccante che io ti chieda un appuntamento?"

"No", disse Reid. "E' scioccante che tu sappia cucinare." E corse via dall'aereo prima che Morgan potesse replicare. 



Awww non sono adorabili? Amo tantissimo questa coppia!
Vi prego, fatemi sapere come avete trovato questo primo capitolo. Alla prossima, ragazzi! :3





 

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Capitolo 2
*** Primo appuntamento ***


CAPITOLO 2: PRIMO APPUNTAMENTO


Come Reid si avvicinò alla porta di Morgan,  i nervi minacciarono di travolgerlo. Non era mai stato così preoccupato, così ansioso per qualcosa in tutta la sua vita. Certo, non era mai stato in una situazione simile con nessuno prima di allora, e questo non lo aiutava. E poi si trattava di Morgan, cosa che rendeva Reid ancora più timoroso di rovinare tutto.

Prima che Reid potesse alzare una mano tremante per bussare alla porta di Morgan, questa si aprì e l'uomo stesso apparve di fronte a Reid con un sorriso sul volto. "Ho visto la tua macchina che si fermava", spiegò Morgan prima che il ragazzo riuscisse ad aprire la bocca. "In più ti ho visto stare sul gradino della porta per cinque minuti, mentre ti preparavi psicologicamente".

"Derek, Io-"

"Lo capisco, Spencer, sei nervoso. Va tutto bene," disse Morgan "Ad essere sincero, lo sono anche io."

"Tu sei nervoso? Tu? Derek Morgan, nervoso per un appuntamento?" Reid ora aveva un piccolo sorriso sulla faccia, stava cominciando a rilassarsi.

"Non sono nervoso per l'appuntamento. Sono nervoso perché si tratta di te", spiegò Morgan "Non voglio rovinarlo almeno quanto te."

Questo colpì Reid. A Morgan importava abbastanza da essere davvero nervoso per paura di mandare a monte l'appuntamento?
"Entra dentro, ragazzino", disse l'agente, scortando Reid dentro la casa. 

Era esattamente come Reid l'aveva immaginata. Semplice, arredata secondo il gusto maschile di Morgan. Mancava una cosa, però. 

"Dov'è Clooney" chiese Reid, riferendosi al cane di Morgan. 

"Ho chiesto a JJ di tenerlo", rispose l'altro. "Avrei chiesto a Garcia, ma si sarebbe insospettita."

"Ma perché?"

"Perché non volevo dovermi preoccupare dell''Effetto Reid'", rise Morgan. Animali e bambini piccoli non prendevano bene Reid, e quello era il modo con cui la squadra aveva denominato la situazione. "E inoltre, ho pensato che sarebbe stato fastidioso."

Reid guardò torvo Morgan. Non gli piaceva quando qualsiasi cosa che indicasse la sua chiusura gli veniva ricordata. Tutto questo tuttavia riuscì a far ridere Morgan ancora di più. "Sei carino quando ti arrabbi", disse quando finalmente si fermò. 

Reid non sapeva cosa dire. Era questo il motivo per cui era stato così nervoso; non sapeva come comportarsi, perché era stato in situazioni come questa davvero poche volte nella sua vita. E nessuna di queste era stata con un altro uomo, e nessuna di queste era stata con qualcuno importante come Morgan. Aprì la bocca, e poi la chiuse di nuovo. Morgan notò la sua esitazione. "Spencer? Cosa c'è che non va?"

"Io-io non so come comportarmi", balbettò Reid.

"Cosa intendi?"

"Sono nervoso per lo stesso tuo motivo- che si tratta di noi, e non voglio rovinare tutto," cominciò Reid "Ma c'è dell'altro. Non sono mai stato a un vero e proprio appuntamento prima d'ora."

Morgan era sconvolto. Sapeva che Reid era piuttosto inesperto quando si parlava di relazioni, ma... mai andato a un vero appuntamento? Non c'era da meravigliarsi se era così nervoso.

"Oh, pretty boy." Morgan avanzò e avvolse le braccia attorno a Reid, stringendolo a sé. "Per favore, smettila di preoccuparti. Sai che non mi importa. Io voglio stare con te, inesperienza e tutto."

Reid lasciò che Morgan lo stringesse, godendosi il calore che emanava il corpo dell'agente più grande. Quel calore e quel tocco furono abbastanza perché Reid cominciasse a dimenticare i suoi nervi e perché realizzasse che l'unica cosa che davvero importava al momento era Morgan e cosa provava per lui. 

Morgan conosceva Reid abbastanza bene per sapere che il suo silenzio e il fatto che non si era mosso dalle sue braccia significavano che stava cominciando a rilassarsi, e che il tocco di Morgan era tutto ciò che gli serviva per farlo. Allora i due stettero così per un po', compiacendosi del fatto che potevano scambiarsi affetto in questo modo senza temere di essere scoperti da qualcuno. Poi il timer del forno scattò, e Morgan si separò da Reid. "La cena è pronta", sorrise. 

"Sono ancora curioso di sapere che cosa sei riuscito a cucinare senza mandare la casa a fuoco", commentò Reid seguendo Morgan in cucina.

"Ha ha, Spencer, molto divertente" disse Morgan. "Volevo che il nostro primo appuntamento fosse speciale, uno che avresti ricordato."

"Sono piuttosto certo che lo ricorderei, a prescindere da quello che facciamo, Derek." rispose Reid "Ma soprattutto lo ricorderei perché è stato con te."

Morgan sorrise. Non aveva mai visto il ragazzino far trasparire così tanto di se stesso, ed era colpito che ciò accadesse con lui. Reid non si apriva mai con nessuno, a causa sia della sua timidezza sia del suo passato. Il fatto che si stesse aprendo con Morgan significava che si sentiva a suo agio con lui come con nessun altro. "Grazie ragazzino. Ora siediti, così posso portare la cena."

Morgan scortò Reid fuori dalla cucina e lo portò nella sala da pranzo, dove il tavolo era stato apparecchiato per due. Fece cenno a Reid di sedersi, e poi lasciò la stanza di nuovo. Il ragazzino prese posto, ma non riusciva a spostare gli occhi dal tavolo. Era apparecchiato con una semplice tovaglia bianca, con delle belle posate d'argento. Il tavolo era piccolo; per renderlo più intimo, Morgan aveva sistemato delle candele color crema e un vaso contenente due rose rosse al centro. Reid era commosso. Nessuno aveva mai fatto una cosa simile per lui. Mai. 

"La cena è servita.", annunciò Morgan entrando nella stanza. Reid gli dava le spalle, così dovette girarsi per vederlo. Il ragazzo restò senza fiato, spalancando la bocca. Morgan aveva due piatti tra le mani; ognuno conteneva un petto di pollo immerso in un'appetitosa salsa, con patate arrosto, carote e insalata. 

"Wow", fu tutto ciò che Reid riuscì a dire. Morgan gli sorrise.

"Ti avevo detto che sapevo cucinare, ragazzino." Disse Morgan , ponendo uno dei piatti davanti a Reid prima di sedersi. "Ora assaggialo."

Reid sorrise cortesemente, prima di infilzare un pezzo di pollo e patate con la forchetta e portarla alla bocca. Non impiegò molto a finire il primo boccone, e subito cominciò a prenderne un altro. Morgan rise. "Suppongo che ti piaccia, allora."

Reid gli sorrise di rimando e deglutì. "Suppongo di sì" Reid sapeva che Morgan poteva dedurre dalla sua espressione che adorava quel cibo. Era sorprendente.

"Non riesco a ricordare l'ultima volta che ho mangiato un piatto cucinato a casa", commentò Reid dopo un po'.

Morgan lo guardò, meravigliato. "Davvero? Non cucini neanche per te?"

"Non so cucinare molto bene, Derek", rispose. "Di solito compro del cibo da portar via, cibi riscaldabili, o qualsiasi cosa che non richieda di essere cucinata."

"Beh, sai cosa significa, vero?" disse Morgan. 

"Per favore non dirmi che vuoi insegnarmi a cucinare", protestò Reid. 

"No", rise Morgan. "Quello che stavo per dire è che cucinerò per te più spesso."

L'espressione di Reid si ammorbidì di nuovo. Dopo solo una settimana, Morgan era così gentile con lui. Cosa mai aveva fatto per meritare un uomo come quello?

Morgan allungò la mano e la mise su quella di Reid. Reid tremò, ma non era freddo o repulsione. Erano nervi, shock e amore. 

"A cosa stai pensando, ragazzino?", domandò Morgan "Oltre alle migliaia di nozioni che svolazzano tutto il tempo per quella grande testa che ti ritrovi, intendo."

"Stavo pensando che qualcosa deve essere andato completamente al rovescio nel mondo perché io finissi con te", disse Reid.

"Non sottovalutarti ragazzino, mai." Lo ammonì Morgan. Si appoggiò al tavolo e baciò Reid, tirando il giovane genio verso di sé.

"Um, Derek?" disse Reid, staccandosi da Morgan. "Forse non dovremmo baciarci sopra una candela ardente."

Morgan guardò in basso e realizzò che la fiamma danzante della candela era pericolosamente vicina alla cravatta di Reid. "Forse hai ragione.", sorrise. Tenendo ancora la mano del ragazzo, Morgan lo portò via, dal tavolo al divano. Si sedette e   diede un colpetto allo spazio vicino a sé. 

Reid sembrò insicuro. "Derek, io-"

"Va tutto bene, Spencer." Gli sussurrò Morgan, facendo scorrere le dita sulle mani magre e pallide di Reid. "Possiamo andare piano quanto vuoi. Credici o no, penso di poter aspettare per quello."

Reid annuì, e si sedette vicino al collega. Morgan lo avvicinò a sé. "Baciamoci e basta, se è tutto quello che vuoi," promise Morgan, piegandosi e baciando Reid di nuovo. Questa volta Reid lo baciò di rimando. Il bacio diventò più profondo e sempre più forte, come Reid acquisì sicurezza e si sentì meno nervoso. 

Morgan fece scorrere una mano tra i capelli di Reid, tenendo con l'altra mano il corpo del collega vicino a sé. "Oh, pretty boy..." gemette separandosi da Reid per breve tempo, per poi immergersi di nuovo nel bacio. Premette la lingua contro le labbra di Reid, e dopo un momento Reid si rilassò e dischiuse le labbra. Cominciò a gemere lievemente, cosa che permise a Morgan di capire che il ragazzino lo stava decisamente apprezzando. 

I due uomini si separarono improvvisamente quando sentirono un sonoro colpo al portone. "Ignorali", mormorò Morgan, sporgendosi e baciando Reid ancora. "Magari se ne vanno." Dopo soltanto un altro bacio, tuttavia, il bussare cominciò di nuovo. Morgan sospirò e a malincuore si alzò dal divano, lanciando uno sguardo pieno di rammarico a Reid prima di camminare verso il portone. 

"Chi è?" chiamò Morgan, guardando di nuovo Reid con nostalgia.

"Garcia!" rispose la voce di una donna, mandando entrambi gli uomini in panico. Garcia non sapeva di loro- non poteva sapere di loro. Dovevano agire. E in fretta.

"Um, adesso non è proprio un buon momento, Garcia", gridò Morgan, sperando di convincerla ad andarsene. 

"Come mai? Hai una donna lì con te, focaccina?", chiese Garcia.

Morgan e Reid si guardarono. Era stata decisamente la cosa sbagliata da dire, o almeno il modo sbagliato per dirlo. "No", rispose lui. "Ma sono comunque piuttosto indaffarato."

"Morgan, fammi entrare e basta, non me ne vado da nessuna parte!"

Reid annuì molto brevemente a Morgan. "Dobbiamo farla entrare", bisbigliò. "Possiamo inventarci una scusa." 

"Okay", sussurrò Morgan. "Ma forse dovresti sistemarti", sorrise indicando la cravatta spiegazzata del collega e i suoi capelli, ora tutti disordinati. 

Reid arrossì e cominciò a mettersi a posto la cravatta, mentre Morgan andava alla porta e la apriva. Garcia era lì, in tutta la sua colorata gloria. "Entra, Garcia" disse Morgan, facendola passare. La donna entrò in soggiorno -e poi vide Reid.

"Boy wonder?" disse confusa. "Cosa ci fai qui?"

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Capitolo 3
*** Il dottore geloso ***


CAPITOLO 3: IL DOTTORE GELOSO 

Garcia guardò Reid, poi Morgan, poi di nuovo Reid. "Seriamente, Reid. Perché sei qui? C'è qualcosa che non so?"


"Perché mai dovrebbe esserci, meraviglia?", chiese Morgan, passando con facilità alla modalità «flirt con Garcia». Reid rimase in silenzio, incerto su che cosa dire. Parte di lui sapeva che avrebbe dovuto lasciar fare a Morgan, ma un'altra parte voleva riferire a Garcia quello che stavano facendo sino a pochi minuti fa. "Il ragazzino e io stavamo solo concludendo delle cose per lavoro. Niente di che."

Morgan allontanò Garcia da Reid e cominciò a parlarle. Reid non riusciva a sentire le loro parole, ma poteva dedurre dai movimenti e dall'espressione di Morgan che l'agente stava flirtando con Garcia. Reid sapeva che lo facevano sempre, sempre. Eppure, emerse in lui un sentimento che mai aveva sentito prima. Un sentimento molto forte, un sentimento che significava che avrebbe voluto esserci lui lì, al posto di Garcia. La gelosia.
 
Reid sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi così. Morgan e Garcia flirtavano sempre e lui sapeva che la loro relazione era puramente platonica. E ciò non era mai stato un problema.  Ma diciamocelo, non era mai stato a una cena romantica per due e non si era mai baciato sul divano con Morgan proprio prima che quest'ultimo flirtasse con Garcia. L'uomo per lei tirava fuori il suo fascino troppo facilmente.
 
Reid si alzò dal suo posto sul divano e li oltrepassò.  "Penso che me ne andrò a casa a dormire", annunciò.
 
Morgan si girò verso di lui. "Non staremo qui per molto", disse. Reid poteva vedere confusione nel suo viso. 
 
"No, credo di aver bisogno di andare." Prima che Morgan potesse dire qualcosa, Reid passò davanti a Morgan e a Garcia e uscì dalla porta. 

"Che cosa diamine aveva?", domandò Garcia. Morgan non riuscì a spiegarselo. 
 
Quando Morgan il giorno dopo arrivò in ufficio, aveva assolutamente intenzione di parlare con Reid di quanto era successo quando Garcia era arrivata. Non impiegò molto, tuttavia, a realizzare che il ragazzo lo stava evitando.  Quando Reid lo vide camminare verso la stanza, immediatamente si alzò e si diresse verso l'ufficio di Hotch. Non aveva degnato Morgan nemmeno di uno sguardo.
 
Morgan non era mai stato più confuso. Sapeva che Reid aveva gradito la cena ed era abbastanza certo che gli stesse piacendo baciarlo, ma ora il collega non lo guardava nemmeno. C'era una sola cosa da fare.
 
"JJ?" disse, bussando alla porta del suo ufficio. 
 
"Sono piuttosto occupata, Morgan", rispose la donna senza alzare lo sguardo.
 
"Riguarda Spencer", disse Morgan.
 
JJ subito lo guardò. "Vieni dentro e chiudi la porta", disse. Indicò a Morgan di sedersi. "Cosa c'è che non va?" chiese.
 
"Tutto stava andando a meraviglia, ma ora Spencer mi sta ignorando e non so il motivo."
 
"Dimmi cos'è successo", suggerì JJ. "Forse posso aiutare."
 
"Era così nervoso, e lo ero anch'io." cominciò Morgan. "Mi ha detto di non essere mai stato a un vero appuntamento prima, così... l'ho abbracciato per un po'.  Una volta pronta la cena, abbiamo mangiato- e posso dire che gli è piaciuta moltissimo. Poi l'ho tirato verso di me sul tavolo e l'ho baciato." JJ sorrise. "Mi ha avvertito che c'era una candela ardente sotto di noi, così l'ho portato sul divano. Ha esitato di nuovo, ma poi gli ho detto che volevo solo baciarlo, ed è stato tutto ciò che abbiamo fatto, ma dopo un po' è arrivato qualcuno alla porta. Volevamo ignorarlo ma... era Garcia."

"L'hai fatta entrare?", domandò la bionda.
 
"Dovevo. Me l'ha chiesto Spencer.", rispose Morgan. "Non ha sospettato di niente, comunque."
 
"Hai flirtato con lei?" chiese JJ a un tratto.
 
"Cosa?"
 
"Hai flirtato con lei?" ripeté JJ duramente.
 
"Certo! Lo faccio sempre. Spencer lo sa!" rispose Morgan sulla difensiva.
 
"Sì, ma non l'hai mai fatto subito dopo averlo baciato! Era geloso, Morgan."
 
Morgan avrebbe voluto prendersi a calci da solo. Era così ovvio. Certo che Reid era geloso- Morgan era passato dal baciare lui al flirtare con Garcia in pochi istanti! E con le insicurezze di Reid...
 
"Ho davvero combinato un disastro, vero JJ?" si lamentò Morgan. "Non ci stavo pensando, tutto ciò che mi preoccupava era nascondere la verità a Garcia e ho finito col ferirlo."
 
JJ non aveva mai visto Morgan così agitato. Gli importava veramente di Spencer- lo amava. Non poteva sopportare il pensiero di avergli fatto del male. "Puoi rimediare, Derek", disse JJ con un tono di voce molto più morbido. "Ma devi farlo da solo. Conosci Spencer." 
 
"Già" sospirò Morgan. "Ma cosa faccio se non mi ascolta?"
 
"Lo farà, Derek, non preoccuparti di quello", lo assicurò JJ. "Sei la cosa più importante per lui in questo mondo. Ti ama. Parlagli e basta. Per favore."
 
L'agente annuì. "Lo farò." Si alzò dalla sedia. "Devo farlo adesso. Se continuiamo a non parlare per tutto il giorno... gli altri penseranno che c'è qualcosa sotto. E non posso lasciare che il ragazzino si senta così... Non posso fargli questo" 
 
"Buona fortuna, Derek", sospirò JJ mentre Morgan lasciava l'ufficio.
 
Morgan andò dritto nella bullpen. Questa volta Prentiss era alla sua scrivania e Reid stava lavorando, quindi non aveva alcuna possibilità di sfuggirgli. "Posso parlarti per un secondo, Reid?", chiese Morgan.
 
"Sono un po' occupato, Morgan", tagliò corto il collega, senza guardarlo. Prentiss osservò i due, confusa. 
 
"Per piacere, ragazzino?" disse Morgan. "E' importante."
 
Reid guardò in alto e vide lo sguardo implorante negli occhi del collega. "Beh, ok, suppongo...". Si alzò e seguì Morgan nella sala ristoro, mentre Prentiss li guardava andarsene. 

Nel momento in cui entrambi entrarono nella sala, Morgan chiuse la porta dietro di loro. "Dobbiamo parlare, ragazzino", disse.
 
"Cosa c'è di cui parlare?" chiese Reid. "E' arrivata Garcia, così me ne sono andato. Dobbiamo tenere il segreto, giusto?"
 
"So che c'è di più oltre a quello, Spencer", cominciò Morgan. "Stavo parlando con JJ, e mi ha detto come ti sei dovuto sentire dopo che ho cominciato a flirtare con Garcia. Sono stato un idiota."

Reid non sapeva cosa dire. Una parte di lui desiderava immediatamente confortare Morgan,  ma l'altra parte avrebbe voluto concordare, che era stato un idiota.
 
"So che eri geloso, Spencer", continuò Morgan. "Ed è colpa mia. Non avrei dovuto flirtare con Garcia subito dopo averti baciato. Non avrei dovuto farlo e mi dispiace, mi dispiace così tanto."
  
"Non mi sono mai sentito così, prima d'ora", disse il giovane. "Non pensavo nemmeno che fosse possibile sentirsi così gelosi di qualcuno."
 
"E' perfettamente comprensibile, ragazzino", rispose Morgan. "Ho flirtato con una donna mentre ero a un appuntamento con te. Anche se si trattava di Garcia non avrei mai dovuto farlo. Specialmente conoscendoti."
 
"Non voglio perderti, Derek", disse Reid semplicemente.

"Neanche io ti voglio perdere, Spencer", rispose Morgan. "Quello che ho fatto è stato stupido, e mi dispiace. Io... smetterò di flirtare con Garcia, se è questo che vuoi."
 
"Non devi farlo, Derek", disse Reid velocemente. "Suppongo che sia stato solo... il contesto della situazione, tutto qui. Se ti comporti così con lei a lavoro, onestamente, non m'importa. Inoltre, se smetti di flirtare con lei tutto in una volta, lei capirà che c'è qualcosa sotto."
 
"Dovremo inventarci qualche bugia da raccontarle, comunque", disse Morgan. "Ha visto che mi ignoravi, te ne sei andato via improvvisamente ieri notte, e non sono neanche totalmente sicuro che mi abbia creduto quando le ho detto che eri lì per lavoro."
 
"Cosa le diremo?", chiese il giovane genio.

"Non lo so", ammise Morgan. "Non possiamo dirle la verità... a meno che tu non voglia?"
 
Reid fece per dire di no, ma poi si fermò. "Forse dovremmo", disse infine.
 
Morgan era sconvolto. Reid voleva riverarlo a Garcia? "Seriamente, Spencer?" Reid esitò un altro momento, poi annuì. "Come mai lo stai proponendo? Sei tu il primo che voleva mantenere la nostra storia segreta." 
 
"E' Garcia, Derek", rispose Reid. "Lo scoprirà alla fine, e sarebbe molto meglio se glielo rivelassimo noi. E tu hai detto di aver bisogno di un'altra spiegazione sul fatto che io ero a casa tua ieri notte; cosa potrebbe esserci di meglio della verità?"
 
Morgan rifletté sul ragionamento di Reid, realizzando velocemente che aveva ragione. "Potrebbe essere utile avere Garcia dalla nostra parte", meditò. "Potrebbe aiutarci a nasconderci da tutti gli altri." Morgan allungò la mano e prese quella di Reid. "Davvero stiamo per farlo?", sussurrò. "Stiamo davvero per raccontare a Garcia di noi?"

Reid annuì, alzando la mano che aveva unito a quella di Morgan. "Sì, è così."
 
Reid e Morgan camminarono verso l'ingresso, lasciando con riluttanza l'uno la mano dell'altro ed entrando dentro l'indaffarata bullpen. Entrambi videro JJ che li guardava dal suo ufficio e le annuirono, mentre si dirigevano assieme verso l'ufficio di Garcia. Lei li guardò, chiedendosi se i suoi sospetti fossero esatti e se stessero per fare ciò che le avevano detto di non poter fare.
 
"Ehi, baby girl", disse Morgan quando lui e Reid raggiunsero la porta di Garcia. 

Garcia si allontanò dai suoi computer, per vedere i due agenti che stavano lì. "Ehi, voi due. Cosa vi porta alla mia tana?"  

"Abbiamo qualcosa da dirti, Garcia", annunciò Morgan, camminando dritto nel suo ufficio e prendendo posto vicino a lei. Reid esitò all'ingresso. I suoi nervi stavano tornando. Non sapeva cosa fare. 

"Qual è il problema, boy wonder?", domandò Garcia. "Non vi starete ancora evitando l'un l'altro, o sì?" Reid scosse la testa, senza muoversi dalla porta. "Ha qualcosa a che fare con la scorsa notte?"
 
Reid annuì, ma ancora non parlò. Morgan comprese i suoi nervi, e disse: "Spencer, chiudi la porta dietro di te." 
 
Il ragazzino annuì di nuovo e chiuse la porta, spostandosi finalmente per unirsi a Morgan e a Garcia. La donna guardò i due uomini, confusa. "L'hai appena chiamato Spencer? Non usi mai il suo nome. Cosa sta succedendo?"
 
"Quando ho detto che Spencer era a casa mia per parlare di lavoro... ho mentito.", cominciò Morgan.
 
Garcia lo guardò perplessa. "Beh, l'avevo immaginato", disse. "Perché c'era il bisogno di mentirmi, però?"
 
"Perché," Reid parlò, stupendo gli altri due, "la ragione per cui io ero lì... non la possiamo dire a nessuno. Nemmeno a te."
 
"Ma adesso dobbiamo", continuò Morgan. "In parte perché sappiamo che stai iniziando ad avere dei sospetti, in parte perché abbiamo bisogno che tu ci aiuti a nasconderlo e, in parte, perché non ti possiamo mentire più."
 
"Ok, ora mi state preoccupando", disse Garcia. "Cosa sta succedendo?" 
 
"Non è niente di male, Garcia", la assicurò Morgan. "Beh, almeno noi non pensiamo che sia nulla di male. E sono abbastanza sicuro che non lo penserai nemmeno tu."

"Forza ragazzi. Basta tergiversare. Ditemelo e basta."
 
"Ok, prima cosa", cominciò Reid. "C'è una ragione per cui non esco mai con nessuna. Una ragione per cui mi arrabbiavo quando Derek mi prendeva in giro per quello". Fece un respiro profondo. "Sono gay."
 
Gli occhi di Garcia si spalancarono. "Tu- tu gay?" Reid annuì. "Voglio dire, non che io sia contraria, ma sono solo- sono sconvolta. Non posso credere di non essermene accorta."
 
"Non lo rendevo esattamente evidente, Garcia", rispose il ragazzo. "Non lo sapevo neanche io, fino a qualche tempo fa."
 
"Aspetta un attimo", disse Garcia. "Questo cos'ha a che fare con il fatto che eri a casa di Morgan ieri sera?" Morgan si limitò a guardarla, con un sopracciglio alzato. "Non lo capisco", disse lei. "Per una volta nella vita, non riesco a capire."
 
"Spencer, penso che dovremmo semplicemente darle una dimostrazione di ciò che intendiamo.", suggerì Morgan.

Reid si girò verso il collega. "Sei sicuro?" domandò.  Morgan annuì. "Ok allora."
 
Morgan si alzò dalla sedia e si fermò di fronte a Reid. "E' questo quello che intendo." Si avvicinò, tirò Reid verso di sé con entrambe le mani, e lo baciò. Trascorse un lungo momento prima che si separassero. Quando lo fecero, Garcia li stava fissando. "Il mio meraviglioso muffin e il mio piccolo genio, assieme?" disse. Reid e Morgan annuirono. "Wow. Come mai non me ne sono accorta prima?"
 
"Perché ero sempre con una donna diversa", rispose Morgan. "Con una donna, Garcia. Non lo sapevo nemmeno finché Prentiss e io abbiamo infastidito il ragazzino un po' troppo. Ho realizzato di averlo ferito e, beh, mi sono sentito diverso. E' lì che ho capito cosa provavo."
 
"Semplicemente non l'avevo mai ammesso a me stesso", aggiunse Reid.
 
"Allora quando mi sono presentata a casa tua la scorsa notte..."

"Eravamo a un appuntamento, sì", concluse Morgan.

"Mi ha preparato la cena", raccontò Reid. "Non sapevo che fosse in grado di cucinare."
 
"E quando sei arrivata tu, baby girl, ci stavamo baciando sul divano", disse Morgan, attirando lo sguardo di Reid, sorridendo. Reid guardò in basso imbarazzato, ma con un leggero sorriso sul volto.
 
"Devo ammetterlo, non penso di averti mai visto così felice, Reid", osservò Garcia.
 
Reid alzò lo sguardo e guardò direttamente Morgan. "E' perché non sono mai stato così felice. Non sapevo nemmeno che fosse possibile"
 
"Per essere un genio, puoi essere estremamente stupido a volte.", disse la donna. "Certo che è possibile, essere così felici. Devi solo trovare la persona giusta per farlo accadere."
 
"Peccato che non possiamo dirlo a nessuno", sospirò Morgan.

"Lo sa qualcun altro?" chiese Garcia.
 
"JJ", rispose Reid.

"L'avete detto a JJ prima che a me?" esclamò lei.

"In realtà, tecnicamente JJ l'ha detto a me." disse Reid. "Derek e Prentiss si stavano burlando di me, di nuovo, così sono andato nella sala ristoro e JJ è entrata. Mi ha chiesto semplicemente 'da quanto tempo?' e ho capito quello che intendeva."
 
"Oh, la nostra JJ", commentò Garcia.

Come se sapesse che stavano parlando di lei, JJ bussò alla porta e la aprì.  "Ecco dove siete, voi due", disse quando vide Reid e Morgan. "Abbiamo un caso. Milwaukee."
 
I due uomini annuirono, lanciandosi a vicenda degli sguardi obliqui, prima di camminare davanti a JJ e uscire fuori dalla stanza.  Garcia sorrise ai due.
 
"Suppongo che te l'abbiano detto?", cominciò JJ.

Garcia annuì. "Proprio così. Chissà perché, non me n'ero mai resa conto. Non so come, dato che sono onnisciente, ma non lo sapevo. Ma sono contenta che finalmente si siano trovati. Meritano entrambi di essere felici."
 
"Sai, è una buona cosa che adesso ti abbiano coinvolta, Garcia", osservò JJ. "Penso che stia diventando più difficile per loro nascondere il segreto. So che Morgan, almeno, sta facendo fatica a non esternare i propri sentimenti in pubblico. Spencer è... beh, Spencer, ma immagino che si senta allo stesso modo."
 
"Così sarà difficile nasconderlo alla squadra", constatò Garcia.
 
"Sì, ma dobbiamo provarci", rispose JJ. "Per loro. Altrimenti, potrebbero non reggere molto a lungo." 

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Capitolo 4
*** Condividere il letto? ***


CAPITOLO 4: CONDIVIDERE IL LETTO?

I membri dell'Unità di Analisi Comportamentale- eccetto Garcia, che era rimasta a Quantico nella sua tana- si erano riuniti nel loro hotel di Milwaukee, dove Hotch stava per comunicare loro alcune brutte notizie.
 
"Ho paura che dovremo condividere le camere, ragazzi," annunciò Hotch alla sua squadra. "JJ, tu vai con Prentiss. Dave, tu con me. Reid, con Morgan."
 
"Sul serio? Devo davvero dividere una stanza con lui?", disse Morgan, indicando Reid.
 
"C'è un solo letto lì, poi", li informò JJ, guardando direttamente i due uomini.
 
Reid e Morgan si guardarono l'un l'altro, la forte emozione evidente nei loro volti. Dovevano condividere una stanza d'albergo, con un solo letto?
 
"C'è anche un divano in quella stanza, lo sapete, ragazzi?" disse Rossi. Lui, Hotch e Prentiss guardarono  Morgan e Reid, confusi.
 
"Già, ma sai bene che nessuno di noi vorrà dormire lì." Disse Morgan rapidamente, provando a salvare la situazione. "Probabilmente passeremo tutta la notte a combattere per il letto." Lanciò una veloce occhiata a JJ, che rise, cercando di nascondere la risata con la mano.
 
Reid era ancora silenzioso, timoroso che aprire la bocca avrebbe tradito cosa stava sentendo al momento: shock, nervosismo, e anche un po' di emozione e felicità.
 
JJ, riprendendosi dalla risata, realizzò che Reid non avrebbe parlato molto presto. "Forse dovremmo salire su, così questi due possono cominciare a litigare", suggerì.
 
Prentiss rise. "Forse dovremmo", concordò.
 
La squadra salì le scale fino al secondo piano;  Hotch e Rossi si diressero verso la porta più lontana, mentre JJ e Prentiss avevano una camera vicino a quella di Morgan e Reid, a un terzo della strada lungo il corridoio. 

"Buonanotte, ragazzi", disse JJ con un sorriso come lei e Prentiss entrarono nella loro stanza e chiusero la porta.

"Entriamo, pretty boy?" Morgan sorrise a Reid, che teneva una mano sulla maniglia.

"Uh... sì, suppongo di sì", rispose Reid.
 
Il sorriso di Morgan si allargò. "Dai, Spencer, cosa c'è da essere così nervoso?" Morgan allungò la mano e accarezzò la guancia di Reid, lentamente e con dolcezza.
 
"D-Derek!" balbettò Reid. "Cosa stai facendo? Siamo ancora nel corridoio; gli altri potrebbero uscire e vederci."

"Beh, allora entriamo, no?" Morgan aprì la porta egli fece cenno di entrare.

Quando Reid entrò dentro la stanza e chiuse la porta dietro di sé, realizzò che JJ aveva ragione: c'era solo un letto. Lo guardò, poi si girò verso Morgan, con un mix di sentimenti evidente nel suo viso. 

Morgan attraversò lentamente la stanza finché non fu di fronte a Reid. "Hey, ragazzino, ascolta" disse, prendendo la mano di Reid con una delle sue. "Ricordi quello che ho detto ieri sera? Ero serio. Possiamo andare piano quanto vuoi. Posso aspettarti, per tutto il tempo che sarà necessario."

Reid annuì. "Lo so, Derek. Grazie." Guardò di nuovo il letto, studiandolo come se stesse guardando un documentario particolarmente interessante.
 
"Spencer, se non vuoi dormire nello stesso letto, io posso dormire sul divano", disse Morgan. "Sul serio."
 
Reid esaminò il letto per un altro momento, poi si voltò a guardare Morgan. "No", fu tutto quello che disse.

"No?" ripeté Morgan. "Che cosa vuoi dire?"
 
"Non dormire sul divano", rispose Reid.

Morgan guardò il ragazzo, comprendendo il vero significato delle sue parole. "Sei sicuro?" domandò. Reid annuì.

"Sì", rispose. "Sono sicuro." Morgan notò che i nervi stavano a poco a poco lasciando la voce di Reid. E, andata via quella maschera, Morgan poté vedere ciò che vi era nascosto dietro: felicità.
 
Con una mano ancora intrecciata a quella di Reid, Morgan fece scorrere l'altra tra i capelli del compagno. "Tu... tu sei stupefacente, lo sai?" disse.
 
 
 
Reid si avvicinò a Morgan, e l'agente più grande strinse entrambe le braccia attorno al corpo del più giovane. "Non lo sono", sussurrò Reid. "Ma tu sì."
 
Morgan sospirò e si staccò da Reid così da poterlo guardare negli occhi. "Devi smetterla di sottovalutarti, ragazzino". Dato che Reid non rispondeva, Morgan gli prese di nuovo la mano e lo portò verso il letto. 

"Solo baci di nuovo, okay?" Non sono pronto per- per farlo, ancora", disse Reid, evitando attentamente quella parola. Era sorprendente come riuscisse a pronunciarla con naturalezza quando discutevano di un caso e come ora non uscisse fuori.

"Solo baci, e dormire nello stesso letto", concordò Morgan. "Anche se con meno vestiti?" Morgan pronunciò l'ultima frase come una domanda, con un piccolo sorriso sulle labbra.

Reid dovette sorridere. Era tipico di Morgan: un po' scherzoso, un po' serio, e un bel po' passionale. "Sì, Derek. Considerando che di solito non dormo con gli abiti da lavoro, avremo meno vestiti. Ma almeno prova a tenere su la biancheria."

Il sorriso di Morgan si ingigantì. "Penso di poterci provare", disse. Scortò Reid sul letto e i due si sedettero. Morgan lentamente iniziò a sbottonarsi la camicia e Reid lo guardò, quasi con vergogna. 

"Non girarti", sussurrò Morgan mentre si toglieva la maglietta. Reid fissò il suo torace nudo e non riuscì a trattenersi dall'allungare una mano e dal farla scorrere sui contorni dei suoi muscoli finemente scolpiti. Morgan gli sorrise e prese la cravatta di Reid, tirandola via e gettandola dall'altra parte della stanza. "Grazie al cielo non indossi il gilet oggi", commentò Morgan.
 
Reid rimosse la mano dal petto di Morgan e cominciò a sbottonarsi la camicia, piuttosto goffamente. Se fosse a causa dei nervi o a causa della goffaggine naturale del ragazzo, Morgan non poteva dirlo. L'agente si avvicinò per aiutarlo, ma Reid lo fermò. "No, Derek", disse. "Non ancora."
 
Morgan annuì ma, nel momento in cui Reid si tolse la camicia, fece scorrere le mani sul torso magro del giovane agente, quasi come se stesse provando a memorizzare il suo corpo usando solo le mani. Reid tremò al tocco, ma non gli chiese di fermarsi. Morgan appoggiò le mani sul centro della schiena di Reid e gli diede un profondo, lento bacio. Reid non impiegò molto a rispondere e ogni bacio diventò più profondo e più passionale. Cominciò a gemere contro le labbra di Morgan, così Morgan lo spinse delicatamente finché non giacque sul letto, e Morgan fu sopra di lui. Assicurò le mani sui fianchi di Reid e si chinò per baciarlo di nuovo.

Senza dubbio Reid non si sentì più se stesso quando le labbra di Morgan continuarono a premere contro le sue, ma non gli importava. Era decisamente una bella sensazione. Spinse la lingua contro le labbra di Morgan finché non le fu consentito l'accesso. I due continuarono a  baciarsi, finché Morgan non gemette contro le labbra di Reid e non viceversa. Il corpo di Reid desiderava di più, desiderava ardentemente tutto di Derek Morgan- ma sapeva di non essere ancora pronto. Non era qualcosa che avrebbe preso alla leggera.

Sembrò che fosse passata un'eternità quando Reid finalmente si staccò da Morgan e appoggiò la testa contro il cuscino, completamente trafelato. "Forse dovremmo dormire un po'", disse a malincuore. 

"Dobbiamo proprio?" protestò Morgan, piegandosi e baciando il collo di Reid. Reid inarcò il collo involontariamente, e Morgan lo baciò di nuovo. "Derek... Derek, siamo nel mezzo di un caso."
 
"Oh, giusto." Morgan sospirò e si girò, sdraiandosi vicino a Reid e volgendosi verso di lui. Reid sbadigliò, e Morgan rise. "Wow, sei stanco", commentò. 
 
"Sì, beh, è colpa tua", disse Reid, sbadigliando di nuovo. Prese la borsa da viaggio e tirò fuori un vecchio paio di pantaloni della tuta con cui era solito dormire. Infilandosi sotto la coperta e usandola attentamente per coprire la vista a Morgan- nonostante indossasse la biancheria intima, non era pronto perché Morgan vedesse così tanto- si tolse i pantaloni da lavoro, i suoi calzini spaiati e si mise i pantaloni della tuta. Morgan non ebbe così tanti scrupoli, ma almeno anche lui indossava i boxer. Si tolse i pantaloni neri e mise la coperta sopra di sé, muovendosi finché non fu a contatto con Reid. 

"Dormi in boxer?" mormorò Reid assonnato.
 
"Sì", rispose Morgan. Appoggiò la testa sul cuscino e tirò Reid a sé, stringendolo tra le braccia. Il giovane uomo istintivamente si rannicchiò attaccandosi a Morgan, appoggiando la testa sul suo torace nudo. Morgan accarezzò i capelli di Reid delicatamente, e un piccolo sorriso apparve sul volto di Reid. 
 
"Ti amo", mormorò Reid come i suoi occhi si chiusero.

"Ti amo anch'io", rispose Morgan, baciando Reid sulla fronte come il giovane uomo scivolò nel sonno.
 
Quando Reid si svegliò la mattina, gli ci volle un po' per ricordare dov'era e che cos'era successo. Poi ricordò: era a Milwaukee, in un caso, e stava condividendo il letto con Derek Morgan. 
 
Aprì gli occhi. Era accoccolato contro il petto nudo di Morgan e il collega aveva le braccia strette forte attorno a lui. Reid alzò lo sguardo verso Morgan. Vide che i suoi occhi erano aperti e aveva un piccolo sorriso sul viso. "Buongiorno, dormiglione", mormorò Morgan.
 
"Buongiorno", gli sussurrò Reid, mentre un sorriso si insinuava sul suo volto. "E' stata la notte migliore che io abbia trascorso in questi anni", commentò.

"Lo stesso vale per me", rispose Morgan. Nessuno di loro aveva bisogno di dire perché; lo sapevano entrambi. Morgan piantò un bacio sulle labbra di Reid, e rimosse le braccia. "Dovremmo vestirci."
 
Reid si sedette improvvisamente sul letto. "Che ore sono?" ansimò, cercando freneticamente l'orologio o il cellulare.

"Rilassati, ragazzino", disse Morgan, ridendo e prendendo la mano del giovane per fermarlo. "Abbiamo ancora mezz'ora prima di dover incontrare il resto della squadra." Senza fatica girò Reid per averlo di fronte, poi lo baciò di nuovo.
 
"Derek", protestò Reid. "Non abbiamo tempo per questo." Dovette fare uso di tutta la sua forza di volontà per trattenersi dal rispondere a Morgan per baciarlo a sua volta.

Morgan sorrise contro le labbra di Reid. "Cosa, hai paura che non sarai in grado di fermarti?" disse, baciandolo di nuovo.

"No", mormorò Reid, e Morgan lo baciò ancora. "Sì", disse poi, arrendendosi e baciando Morgan di rimando, gettando le braccia attorno al collo dell'uomo più grande.
 
Morgan rise, alla reazione di Reid. "Aw, ragazzino. Sapevo di potercela fare ad ottenere una risposta." Lo baciò di nuovo, e di nuovo. Reid rispose istintivamente, baciando Morgan con ferocia. "Ammettilo, ragazzino", disse Morgan, separandosi infine dal giovane e sorridendo. "Mi desideri." Fece scorrere le dita lievemente lungo il torace di Reid.
 
"Penso che questo sia un dato di fatto, Derek", rispose il giovane genio, sforzandosi di allontanarsi da Morgan. "Dobbiamo davvero prepararci per lavoro. Verranno a cercarci, lo sai. "
 
"JJ farà in modo di venire lei a controllare", disse Morgan, baciando di nuovo Reid con passione.

"Derek", lo avvertì Reid. "Non ne puoi essere sicuro. E abbiamo un SI da fermare."
 
Morgan sospirò. "Immagino che dobbiamo andare, allora." Si districò da Reid, che fu incapace di muoversi. Ci volle tutto il suo autocontrollo per fermarsi dall'assaltare il collega.

Morgan raccolse la borsa da viaggio di Reid e gliela lanciò. "Cambiati qui. Io mi vesto in bagno."
 
Reid annuì, ma non riuscì a muoversi finché Morgan non entrò in bagno e chiuse la porta dietro di sé. Si vestì lentamente, indugiando per un momento sul gilet prima di gettarlo da una parte. Morgan uscì fuori dal bagno qualche minuto dopo. "Pronto, ragazzino?", domandò. Reid annuì e si alzò in piedi, e Morgan notò il gilet che giaceva ancora sul letto. 

"Non lo metti?" chiese, sorpreso.
 
"Lo stavo per mettere, ma poi ho cambiato idea", spiegò Reid. "Alcune cose sono più facili da fare quando non ne indosso uno", alzò un sopracciglio in modo suggestivo, e Morgan rise, scioccato.

"Wow, Spencer", respirò Morgan. "Non pensavo che esistesse, questo lato di te."
 
"Considerando che non sono mai stato in questa situazione, nemmeno io", ammise l'altro. "Ora dovremmo proprio scendere giù."

"Un'altra cosa prima di andare", disse Morgan, e velocemente baciò Reid di nuovo. "Per sostenerci durante il giorno."
 
Reid sorrise e seguì Morgan fuori dalla porta. Quando scesero giù, il resto della squadra li stava aspettando.

"Avete fatto con calma, ragazzi", osservò Prentiss.

"Sì, beh, pretty boy ci ha messo di più a vestirsi rispetto al solito." disse Morgan.

"E' stata tutta colpa tua e lo sai." replicò Reid.

"Morgan, non dirmi che l'hai fatto dormire sul divano", disse Prentiss. "Il ragazzino è troppo alto per dormire lì decentemente."

"E' stata una sua scelta dove dormire.", replicò Morgan. "Io non ho preso parte alla sua decisione."
 
Quando la squadra si diresse fuori dall'albergo, Prentiss si ricordò di qualcosa e parlò. "Hey, ragazzi, avete sentito quei rumori ieri notte?"

"Quali rumori?", domandò Reid.
 
"Suonavano quasi come, beh... gemiti", rispose Prentiss e Reid e Morgan quasi smisero di camminare. Prentiss li aveva sentiti

"Gemiti?", ripeté Morgan. "Di che cosa stai parlando?"

"Come se qualcuno se la stesse spassando", rispose Prentiss."E, cosa abbastanza strana, sembrava che venissero dalla tua stanza."
 
I membri della squadra, che ora avevano raggiunto i SUV, si guardarono a vicenda. Cosa stava succedendo?
 
"Gemiti che provenivano dalla vostra camera?", disse Rossi. "Cosa stavate facendo, voi due?"
 
"Solo perché provenivano da quella direzione, non significa che eravamo noi", precisò Reid. "Questo hotel ha delle prese d'aria sul tetto, che sono più vicine al lato destro della stanza- vicine alla parete tra le nostre camere. Con il modo in cui il suono viaggia, è probabilissimo che provenissero dalla stanza sopra di voi. Non dalla nostra."
 
Morgan guardò Reid e gli fece un rapido, sollevato sorriso.  "Come se potessimo essere noi, ragazzi. Accidenti."
 
La squadra salì nei SUV- Rossi, Prentiss e Hotch in uno, Morgan, Reid e JJ nell'altro.
 
"Ragazzi, ammettetelo", disse JJ mentre guidavano fuori dal parcheggio. "I gemiti che Prentiss e io abbiamo sentito. Eravate voi, o no?"
 
Morgan finse di essere concentrato sulla guida, mentre Reid guardò velocemente il fascicolo del caso che teneva sul grembo. JJ evinse dalle loro reazioni che aveva fatto centro. "Lo sapevo!"

"Ci stavamo solo baciando, JJ", ribatté Reid in fretta. "Nient'altro, giuro!"

"Rilassati, Spence", disse JJ. "Va bene. Non m'importa di cosa avete fatto. Ma, forse, se sarete un po' più rumorosi la prossima volta potrebbero sentirvi persino Hotch e Rossi."
 
Sia JJ che Morgan scoppiarono a ridere vedendo lo sguardo di Reid. Aveva un pensiero in testa, tuttavia: ci sarebbe stata decisamente una prossima volta. E non pensava che sarebbe stato capace di rimanere in silenzio.
 
 
 
Bene, ragazzi! Anche questo capitolo è andato! Fatemi sapere cosa ne pensate, renderete me e l'autrice della storia mooolto felici :3

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Capitolo 5
*** Inesperto ***


CAPITOLO 5: INESPERTO
 
Per Reid era stato davvero difficile concentrarsi, quel giorno. C'erano stati dei momenti in cui era riuscito a focalizzare l'attenzione sul caso, quando aveva dei compiti specifici da svolgere per la squadra. Ma quando non gli veniva chiesto di fare nulla, la sua mente cominciava a vagare. Tutto ciò a cui Reid poteva pensare era lui. Le sue labbra, i suoi muscoli, le sue mani che scorrevano sul suo petto. Sentirsi così, sapere che per Morgan era lo stesso, ma non poter fare niente per risolvere la situazione era qualcosa che lo stava torturando.
 
Il comportamento di Morgan quel giorno non fu esattamente di aiuto. Ogni volta che era sicuro di non essere guardato da nessun altro, lanciava a Reid sguardi suggestivi, passandosi la lingua sul labbro inferiore, prima di ridere silenziosamente vedendo il ragazzo cercare di far sparire in fretta il desiderio dal proprio volto. Nonostante volesse disperatamente attraversare la stanza e rispondere a Morgan, sapeva di non poter svelare la loro relazione. In ogni modo, l'agente più grande non li stava aiutando a nascondere il segreto: con ogni gesto che l'uomo faceva, Reid trovava più difficile trattenersi dal reagire. Certo, JJ aveva acconsentito a tenere il segreto, ma il giovane genio aveva capito che Prentiss aveva cominciato a sospettare qualcosa e non sapeva per quanto tempo sarebbero stati in grado di continuare a nascondersi, prima che il loro comportamento cambiasse o che diventasse evidente che cosa provavano l'uno per l'altro.
 
Reid fece un forte sospiro di sollievo quando Hotch disse a Morgan di visitare la scena del delitto con lui. Fu lasciato solo nel distretto con JJ. La donna si avvicinò a lui sorridendo. "Stai passando una buona giornata, Spence?" scherzò.
 
"Taci", disse Reid, girandosi verso la lavagna. JJ aveva osservato le interazioni tra Morgan e Reid tutto il giorno.

"Va tutto bene, Spencer", disse. "Sta solo cercando di stimolarti, di ottenere una reazione da te."

"Questo lo so", rispose Reid. "Ma se fa così tutti i giorni diventerà sempre più evidente, poi il nostro atteggiamento cambierà, poi tutti gli altri lo scopriranno prima che saremo pronti a dirglielo e la Strauss scoprirà di noi, e-"

"Reid, Reid!" disse JJ, interrompendolo. "Stai divagando di nuovo." Il giovane si girò verso JJ, con uno sguardo apologetico. "Morgan sa quello che sta facendo. Sì, sta provando a farti reagire, ma non farebbe mai qualcosa che potrebbe mettervi in pericolo. E, inoltre, non penso che voglia avere una reazione adesso, se capisci cosa intendo."
 
Se Reid fosse stato solito arrossire facilmente, in quel momento sarebbe diventato più rosso che mai, avendo compreso il significato nascosto nelle parole di JJ. "Se tu... ci senti di nuovo, per favore, prova a far credere che siano le persone nella camera sopra di voi. Prentiss sta iniziando a diventare sospettosa.

JJ mise una mano sulla spalla di Reid. "Non preoccuparti, Spence. Non lascerò che lo scopra finché non sarete pronti."
 
"Grazie, JJ" disse Reid. "Ma ho intenzione di chiedergli di non distrarmi deliberatamente mentre stiamo lavorando. Non riesco a concentrarmi su quello che faccio quando voglio..."
 
"Attaccarlo e mangiargli la faccia?" suggerì la bionda.

"Non sono proprio le parole che avrei usato, ma sì, è ciò che intendevo", ammise l'agente in modo imbarazzato.
 
JJ rise. "Non sei proprio abituato a questo genere di cose, vero Spence?"
 
"No", rispose Reid. "Non lo sono, proprio per niente." Guardò JJ significativamente, finché lei non realizzò che cosa intendeva.
 
"Vuoi dire che sei..." la voce di JJ si spense.

Reid annuì. "Proprio così."

"L'hai detto a Morgan?" domandò la donna.

"No, non ancora. Voglio dirglielo, ma... non so come."
 
"Spence", disse JJ dolcemente. "Lo ami, e so che lui ti ama. Capirà."
 
"Ma si tratta di Morgan" insisté Reid. "Un sacco di donne si gettano ai suoi piedi. Potrebbe dormire-  ha dormito con tutte le donne che voleva. E se io non faccio questo per lui, io..."

"Non ti lascerà, Spence", lo rassicurò JJ. "Hai ragione- poteva avere qualsiasi donna desiderasse e ha scelto te. Sta con te, ti è sempre accanto. Ti sta aspettando e non sta cercando di farti pressione. Penso che questo dica abbastanza su cosa prova per te."

"Davvero, JJ?"
 
"Davvero, Spence. E' te che ama. Nessun altro."
 
Reid e JJ si scambiarono un sorriso prima che il resto della squadra tornasse al distretto. "E' tardi", disse Hotch. "Dovremmo tornare in albergo e riposarci un po' prima di continuare domattina."
 
La squadra concordò e uscì dall'edificio. Morgan fece in modo di prendere di nuovo lo stesso SUV di Reid e JJ. "Non penso che dormiremo molto stanotte, pretty boy", disse suggestivamente.

Reid non rispose; non ce n'era bisogno. Sia lui che Morgan sapevano come si sentiva: imbarazzo e nervi, ma anche emozione e desiderio. Non vedeva l'ora di tornare in hotel ed essere solo con Morgan. Tutto questo era così nuovo per lui, volere qualcuno in quel modo, e Reid era ansioso di provare nuovamente quelle sensazioni.

Il viaggio di ritorno in albergo sembrò più lungo di quello verso il distretto, anche se Reid sapeva che non era proprio dovuto al caso. Salirono le scale e si diressero verso le loro camere. Reid entrò nella stanza e, non appena chiuse la porta, Morgan lo baciò. Il bacio ebbe un ardore che non aveva mai avuto prima. Morgan aveva aspettato quel momento tutto il giorno e l'attesa era stata quasi troppa.
 
"Sai una cosa", disse Reid, separandosi dal collega per respirare. "Penso di potercela fare, a non mostrare il mio amore per te tutto il giorno, se più tardi posso avere questo." 
 
Morgan rise e baciò Reid di nuovo prima di parlare. "Non so se io sia in grado di aspettare, ma capisco cosa intendi", concordò. "Attendere vale decisamente la pena."
 
Non volendo perdere tempo a spostarsi, i due si baciarono lì per un momento, rallegrandosi del fatto che potevano stare assieme senza nascondersi. Dopo un po', tuttavia, rimanere appoggiati alla porta cominciò a diventare scomodo e Morgan portò Reid nel letto. Lo spinse giù, lavorando velocemente sulla propria camicia, anche se i bottoni probabilmente non sarebbero più stati gli stessi. E' solo che non aveva la pazienza di toglierli tutti uno per uno. Chinandosi e baciando Reid, Morgan consentì alla propria lingua di esplorare ogni regione della bocca del giovane uomo. Reid si separò da Morgan, respirando affannosamente, e rimosse la propria maglietta. 

"Sono proprio felice di aver deciso di non indossare il gilet oggi", osservò Reid prima di immergersi ancora nel bacio.

Come i baci divennero più profondi e più appassionati, Reid tirò Morgan a sé, mentre gemiti affannosi e ansimi lasciavano la sua bocca. Suoni che più tardi si sarebbe pentito di aver fatto, ma che in quel momento sembravano così appropriati e sensuali. Il suo corpo desiderava di più, e la sua schiena si inarcò leggermente quando Morgan fece qualcosa con la lingua che Reid pensò che dovesse essere illegale. Voleva ogni cosa che Morgan aveva da offrire; e da quello che aveva visto e sentito, era molto. Ma era pronto?
 
"Derek," sussurrò Reid. Morgan gli baciò il collo e, proprio come la notte precedente, il collo di Reid si estese involontariamente per la scarica di sensazioni che accompagnò la bocca dell'uomo.
"Derek, aspetta", provò di nuovo. Morgan si fermò e guardò Reid negli occhi, confuso. "Devo-devo dirti una cosa."
 
Morgan si separò da Reid e si sdraiò accanto a lui sul letto, sentendosi un po' deluso per essere stato interrotto, anche se riuscì a non darlo a vedere. "Ok, ragazzino. Spara. Cosa mi vuoi dire?"

"Io-", Reid si girò e si sedette su un bordo del letto, evitando lo sguardo dell'uomo amato. Morgan si spostò per sedersi vicino a Reid. "Non so come dirlo."

"Wow, strano", scherzò Morgan. Reid rimase in silenzio. "Scusa, Spencer. Sono stato insensibile. Cosa volevi dirmi?"

"Io-io ti ho detto che non ho esperienza, solo che... non ti ho detto esattamente quanto sono inesperto", balbettò Reid, rifiutandosi di voltarsi e di incontrare gli occhi di Morgan.

Morgan era confuso. "Cosa vuoi dire?" domandò.
 
"C'è una ragione per cui non sono mai stato pronto per fare altro con te", disse Reid. Morgan lo guardò negli occhi, poi capì.

"Sei... sei vergine?" sussurrò Morgan con dolcezza. Reid annuì imbarazzato. "Oh, pretty boy..."
 
"Puoi lasciarmi ora, se lo desideri", disse il giovane agente, girandosi di nuovo. Si stupì quando sentì la mano di Morgan sulla gamba e si voltò per vedere il collega che lo guardava.
 
"Per essere un genio, a volte sei veramente sciocco", rispose Morgan. "Non te l'ho già detto? E' te che voglio. Nessun altro. Io amo te. Ti ho detto che posso aspettare e lo farò. Per tutto il tempo che vuoi. Non ho intenzione di lasciarti."

"Davvero, Derek?" mormorò Reid. "Ne sei sicuro?"

"Certo che lo sono, ragazzino! Sarei qui, adesso, se non lo fossi?"

"Su questo hai ragione", ammise Reid, e Morgan rise.
 
"Ti aspetterò, pretty boy", dichiarò l'agente più grande. "Sono pronto anche per una lunga attesa."

"Grazie, Derek", disse il giovane genio. "Anche se, visto il modo in cui il mio- il mio corpo sta reagendo a te, non penso che dovrai aspettare ancora per molto."

Morgan rise di nuovo. "Ah, ragazzino. Solo perché il tuo corpo desidera il mio, e viceversa, non significa che tu debba precipitarti. Puoi resistere se non sei pronto."
 
"Posso resistere", disse l'altro con sicurezza, "Ma non penso di voler resistere. Non stanotte, non ancora. Ma presto, Derek. Non dovrai attendere molto." Reid fece scorrere una mano sulla guancia di Morgan e l'uomo più grande si sciolse al suo tocco. "E' il mio turno, farmi desiderare da te", sussurrò Reid nell'orecchio del compagno, prima di chinarsi e cominciare a baciargli il collo.
 
Morgan gemette, adagiandosi sulle lenzuola mentre Reid piantava baci sul suo collo e sulle sue spalle. Morgan afferrò i capelli di Reid, aggrovigliando con le dita le lunghe ciocche castane, tirandoli delicatamente per avvicinare il giovane a sé. "Spencer", gemette Morgan, poi focalizzò l'attenzione sui capezzoli dell'uomo, succhiandoli dolcemente, suscitando più gemiti dalla bocca dell'agente. "Per uno così inesperto, sai certamente ciò che stai facendo."

"Non so cosa sto facendo. Ma conosco te."

Morgan rise. "Vero, ragazzino. Vero." E usò la presa sui capelli del giovane genio per tirare il suo viso contro il proprio, per un altro umido bacio.



Ecco fatto! :3 .
Beh, che dire...  la storia tra i nostri due agenti procede a gonfie vele! Chissà, magari la prossima volta porteranno la loro relazione a un gradino più alto. Continuate a seguirmi e, se volete, lasciate una recensione. Ciao a tutti e alla prossima! ^^

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Capitolo 6
*** Sono pronto ***


Salve a tutti carissimi! :3 Innanzitutto mi scuso con tutti voi per il ritardo nell'aggiornare, ma sto lavorando alla mia prima traduzione di un libro (niente di importantissimo, è più la soddisfazione che altro) e il che mi porta via un bel po' di tempo. Volevo poi approfittarne per ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la storia, coloro che l'hanno recensita e coloro che l'hanno aggiunta ai preferiti. Grazie davvero di cuore! :3 
Il capitolo che ho tradotto contiene una scena esplicita di sesso, siete avvisati. Buona lettura a tutti e alla prossima!


CAPITOLO 6: SONO PRONTO
 
Il viaggio a Milwaukee era stato più lungo di quanto la squadra avesse previsto. Avevano risolto il primo caso velocemente, una volta che Reid era riuscito a fare luce sul modus operandi dell'SI. Erano tornati all'hotel per fare le valigie, quando fu trovata una tomba contenente i corpi di tre donne malamente bruciate, ma completamente vestite. Dato che la squadra era già in città e la polizia locale era incerta sul perché i corpi fossero disposti in quel modo, erano stati chiamati nuovamente.

Reid non sapeva se essere felice o triste, di restare a Milwaukee. Da un parte, avrebbe condiviso una stanza, e un letto, con Derek Morgan per un altro po'. Dall'altra, avrebbero dovuto continuare a nascondersi, cercando di non sollevare i sospetti della squadra e di rimanere silenziosi quanto possibile quando finalmente raggiungevano la camera da letto.
 
Erano passati quattro giorni da quando la squadra aveva assunto il secondo caso. Ogni notte, proprio come durante il primo caso, Reid e Morgan iniziavano a baciarsi appena chiudevano la porta della loro stanza. Ogni notte, si baciavano appoggiandosi alla porta prima che questa diventasse troppo scomoda, e si trasferivano sul letto. Si toglievano le camicie, facevano scorrere le proprie mani l'uno sul torace dell'altro, giacevano assieme nel letto e si baciavano... questo era il massimo a cui erano arrivati. Il corpo di Reid desiderava ardentemente di più, molto di più. Voleva Morgan così tanto; non pensava di poter resistere ancora. Non voleva resistere ancora.
 
Quando Reid e Morgan erano tornati all'albergo quella notte, avevano cominciato a baciarsi contro la porta, come al solito. Non avevano impiegato molto, tuttavia, a sentirsi scomodi e a spostarsi sul letto. Il tempo tra la porta e il letto diventava sempre più breve ogni notte, quasi come se avessero bisogno di giacere tra quelle coperte insieme. Morgan premette le labbra su quelle di Reid non appena la schiena del giovane toccò il letto, e Reid immediatamente rispose al bacio. Dio, quanto aveva desiderato questo per tutto il giorno, quanto ne aveva avuto bisogno... ma nel momento in cui Morgan scese lungo il suo corpo, lasciando una scia di baci,  Reid cominciò a realizzare che non era abbastanza. Voleva decisamente di più. Era pronto.
 
"Derek", sussurrò Reid, quando la bocca di Morgan tornò alla sua. Morgan lo ignorò, baciando il collega finché questo non cominciò a gemere. "Derek, aspetta un secondo", protestò Reid separandosi di nuovo da Morgan, alzandosi in piedi per sfuggire alla presa dell'uomo. 
 
"Cosa c'è, ragazzino?" domandò Morgan, alzandosi e appoggiando le mani sulla parete ad entrambi i lati di Reid, guardandolo negli occhi e provando a resistere alla tentazione di baciarlo nuovamente.

"Sai che non ero pronto prima," cominciò Reid. "Sai della mia...  inesperienza. Sai che volevo aspettare, ma è difficile per me resisterti." Morgan sorrise. "Non credo di poter resistere più. Non credo di voler resistere più."

Morgan si girò in modo da trovarsi vicino al ragazzo. "Che vuoi dire, pretty boy?" chiese, sperando che i suoi pensieri fossero corretti.
 
"Sono pronto, Derek", rispose. "Sono pronto per tutto di te. Prendimi. Adesso."
 
Reid non dovette chiederglielo una seconda volta.
 
L'uomo più grande sorrise e fece scorrere lentamente le mani sul petto di Reid, godendosi il modo in cui le sue pupille si dilatavano e il suo respiro diventava più profondo con ogni centimetro di pelle che accarezzava. Una volta sbottonatosi i pantaloni, dopo esserseli tolti, Morgan cominciò ad occuparsi dei boxer. I contorni del suo membro erano chiaramente visibili dove questo premeva contro il tessuto sottile; Reid era ipnotizzato da quella vista. Allungando la mano, il genio toccò con delicatezza il fianco di Morgan e si irrigidì. Sorridendo lievemente ai nervi dell'uomo più giovane, Morgan mise la propria mano su quella di Reid, guidandola lentamente in basso, insieme con i boxer.

Reid restò senza fiato alla vista di un Morgan pienamente esposto, pienamente eretto. Era qualcosa che non avrebbe mai sognato di vedere. Le sue supposizioni su Derek erano corrette- era, infatti, ben dotato.
 
"Come-come funzionerà?" balbettò. I suoi occhi erano spalancati e la sua bocca leggermente aperta, e non riusciva a distogliere lo sguardo. 

Morgan rise e, tenendo su il mento di Reid, gli sollevò lentamente il viso finché non lo guardò negli occhi.

"I miei occhi sono quassù, pretty boy", scherzò Morgan. Vedendo la preoccupazione genuina sul volto di Spencer, tuttavia, rassicurò l'uomo. "Andrà tutto bene, Spence, non preoccuparti. Non sei tu il genio qui? Sicuramente conosci i meccanismi, sai che funzionerà." Anche se Reid ostentò un'espressione coraggiosa e annuì alle sue parole, Morgan poté ancora percepire i suoi nervi. "Non dobbiamo farlo adesso, pretty boy, se non vuoi. Possiamo aspettare finché non sarai veramente pronto per-"
 
"No!" lo zittì Reid. "Sono pronto, so di esserlo. Sono solo... solo nervoso. Sto bene. Davvero."

"Se ne sei sicuro", disse Morgan. C'era una nota canzonatoria nella sua voce, e un sorriso che si esibiva sulle sue labbra. Ora Reid era davvero preoccupato, ma per un altro motivo.
 
Reid gemette e fu improvvisamente atterrato sul letto dall'uomo più grande. "Zitto caro", scherzò Morgan. "Non vogliamo che Prentiss ci senta, vero?"
 
Gli occhi di Reid si spalancarono quando si ricordò dove si trovavano, e stava per dire qualcosa, ma Morgan lo interruppe. "Credo, ragazzino, che tu stia indossando troppi vestiti per l'attività corrente. Vuoi che ti aiuti a risolvere questo problema?"

Reid non riusciva a proferire parola, dato che il suo respiro era stato mozzato dalla vista dell'uomo deliziosamente nudo che stava sopra di lui. Fu solo in grado di annuire in silenzio.
 
Ben presto Morgan aveva portato il giovane agente ad uno stato simile al suo, e si stava godendo appieno la visione che gli si era presentata davanti. La figura di Reid era esile e, bisognava dirlo, attraente. La sua pelle era pallida, poiché ovviamente non era stata esposta troppo spesso, e c'era un netto contrasto con la sua color cioccolato. Le gambe erano lunghe e, mentre Morgan aveva certamente molti più muscoli del ragazzino, solo ora poteva vedere quanto Reid fosse alto. I loro corpi erano quasi completi opposti, ma formavano una combinazione perfetta.
 
Sdraiandosi accanto al genio, Morgan allungò la mano e lo tirò sopra di lui, provocando così un altro gemito dalle sue labbra. Leggermente intimorito, Reid portò una mano alla bocca, sperando di fermare la fuoriuscita di ulteriori suoni.
 
"Dai, Spencer, non nascondere la bocca. Se la copri non posso fare questo". Tirando via dolcemente le mani di Reid, Morgan avvolse il braccio attorno al collo dell'altro agente e cominciò, un'altra volta, a esplorare la calda caverna che gli si presentava. Sedendosi, e tirando il compagno a sé, continuò l'esplorazione, mentre una delle sue mani iniziò ad accarezzare dolcemente la coscia di Reid. Spostò la bocca da quella dell'altro uomo e si mise a tracciare una scia di baci lungo il suo collo, facendo diffondere nella stanza gemiti affannosi e ansimi dalla bocca del genio.
 
Allontanandosi, e ignorando il gemito di protesta di Spencer, Morgan allungò un braccio verso il comodino e frugò nei cassetti.

"S-siamo venuti preparati, eh?" provò a scherzare Reid, nel momento in cui Morgan tirò fuori un preservativo e un tubetto di lubrificante.
 
"Pretty boy", cominciò Morgan. Il nervosismo di Spencer era evidente quanto l'impazienza di Morgan, e lui non voleva assolutamente fargli pressione e rischiare di perderlo. "Non è davvero necessario farlo adesso-"
 
"Ma io lo voglio, Derek! Andrà tutto bene", lo rassicurò Reid, ma a Morgan non sfuggì il mormorato "credo" che seguì.

Accarezzando dolcemente la guancia del giovane agente, Morgan lo guardò con sincerità. "Andrà tutto bene. Non essere nervoso. Ma promettimelo, se qualcosa non va- qualsiasi cosa- dimmelo, ok?"
 
Spencer annuì, e Morgan lo girò. La visione che aveva davanti era squisita e rara- l'uomo di fronte a sé non era mai stato toccato da un'altra mano, ed era questo il motivo per cui quella notte doveva essere perfetta.
 
Aprendo l'involucro del preservativo con i denti, Morgan lo applicò attentamente al suo membro, prima di applicare su di sé uno strato di lubrificante. Toccandosi velocemente diverse volte, si concesse di gemere al leggero sollievo per la rigidità che si diede. Quando Reid si girò per vedere ciò che stava facendo, Morgan lo spinse delicatamente sul letto e aggiunse più lubrificante sulle proprie dita. Il respiro si fermò in gola al giovane genio, quando sentì un dito penetrarlo. Era fastidioso, ma più per il freddo lubrificante che per l'intrusione. Si contorse leggermente per stare più comodo mentre il dito lo allargava dolcemente, prima di ansimare forte non appena ne entrò un altro.
 
Morgan si irrigidì a quel lamento. "Stai bene? Non fa male, o sì?"
 
"Va-va bene. E' solo un po' strano", ansimò Spencer. "Continua", aggiunse, quando vide che Morgan non andava avanti. "Sul serio, sto bene."
 
Morgan allargò le dita delicatamente, assicurandosi che non ci fossero segni di dolore o di disagio sul volto del giovane. Poi, una volta soddisfatto, ne inserì con attenzione un altro, muovendolo lentamente per minimizzare il dolore che Spencer stava sicuramente sentendo, anche se nessun segnale apparve nella sua espressione. Muovendo le dita sempre lentamente, Morgan cominciò a ricercare dentro l'altro uomo, cercando di trovare quel 'punto dolce'. Spencer gemette, forte, i suoi occhi diventarono vitrei e Morgan sorrise. Accarezzando il fascio di nervi, l'agente più grande si godette appieno la vista dell'altro uomo che si dimenava sotto di lui per il piacere.
 
"D-Derek, f-fermati, sto per venire." ansimò Spencer tra i gemiti.

Morgan rise, ma fece come gli era stato detto, rimuovendo tutte e tre le dita in una volta, lasciando il genio sentirsi improvvisamente vuoto e desideroso di essere riempito più che mai.
 
"Voglio vedere il tuo viso mentre ti contorci sotto di me", rispose Morgan allo sguardo incredulo dell'altro uomo.
 
Facendo scorrere le mani sulle gambe di Reid, Morgan le sollevò sopra le proprie spalle, guardando Reid che, abbassando il volto, fece segno di aver capito. Quella del genio diventò un'espressione di disagio, non appena Morgan si fece strada lentamente dentro di lui. Una volta che il volto di Spencer non manifestò più disagio, dato che l'uomo si era abituato velocemente all'intrusione, Morgan continuò, finché non fu pienamente dentro il compagno.
 
"Mm, sei così stretto", gemette. "Sei pronto, pretty boy? Posso muovermi ora?" Morgan non vedeva l'ora di cominciare a muoversi, ma sapeva di non poterlo fare. Non quella notte. Quella notte era di Spencer, di Spencer e basta. Era la sua prima volta, ed era compito suo renderla perfetta.

Reid annuì, e lentamente ruotò i fianchi, per regolare leggermente la posizione. Una scossa di piacere travolse l'uomo più grande, facendogli emettere un profondo gemito. Non era mai stato così emozionato in tutta la sua vita. Una volta che si fu ricomposto, Morgan cominciò a spingere lentamente dentro il genio, cambiando ogni volta lievemente l'angolazione, cercando di nuovo quel punto magico.

Reid vide le stelle, o i fuochi d'artificio, non ne era sicuro e onestamente non poteva importargliene meno in quel momento. Si sentiva così dannatamente bene. Una scarica di piacere, più intensa di qualsiasi cosa che avesse mai provato, lo aveva travolto, e il suo cervello si era trasformato in poltiglia.

Morgan si trovava in uno stato simile. Le donne andavano bene, ma questo, questo era intenso. C'era una tensione e un calore pulsante che non era presente nelle donne, e il modo in cui le pareti si stringevano attorno a lui gli rendeva difficile resistere. Era Derek Morgan, mangiava donne per colazione, ma adesso era lì, pronto a venire solo dopo una spinta dentro un uomo. Ma questo non era solo un uomo, e questa non era solo una notte di sesso. Si trattava di Spencer Reid, il suo pretty boy, ed era la sua prima volta. Doveva renderla piacevole.

Continuò a spingere dentro l'uomo più piccolo, mentre gemiti di piacere lasciavano le loro labbra, e il piacere aumentava. Fino a che, infine, Reid venne, e il suo corpo si afflosciò sotto l'altro uomo. Questo, tuttavia, fu tutto ciò di cui Morgan aveva bisogno: il modo in cui l'altro uomo si era stretto attorno a lui, il suono che aveva emesso, e il suo volto nel momento in cui aveva provato l'orgasmo lo mandarono oltre il limite, e svuotò se stesso dentro il giovane.

Dopo che l'orgasmo passò, Spencer era praticamente addormentato tra le sue braccia, e Morgan sapeva che non avrebbe potuto entrare in doccia in nessun modo in quel momento, anche senza l'altro uomo. Così, cedette alla stanchezza e, tirando le coperte sopra entrambi, dormì, stretto contro la schiena dell'uomo amato.



Uh, è stata dura, non avevo mai tradotto una cosa del genere prima d'ora... siate clementi, ve ne prego! Fatemi sapere cosa ne pensate. Ciao a tutti e a presto. :)

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Capitolo 7
*** La mattina seguente ***


CAPITOLO 7: LA MATTINA SEGUENTE

La mattina seguente Reid si svegliò al suono della sveglia di Morgan. Non ricordava di aver mai dormito così bene; immaginò che fosse la combinazione  di un'estrema stanchezza e di un'estrema felicità.

Provò a stiracchiarsi, ma sentì l'intero corpo dolorante e trovò difficile muoversi in certi modi. Ma era un dolore piacevole. Un dolore nato dal piacere, e da una meravigliosa notte di nuove ed emozionanti esperienze. Onestamente, non avrebbe scambiato la notte precedente per niente al mondo. Era un giorno che sarebbe stato per sempre nei suoi ricordi.

Avrebbe alzato gli occhi al cielo, se questi al momento fossero stati aperti, pensando alla strana piega che avevano preso i suoi pensieri. Chi avrebbe mai detto che Reid fosse così sdolcinato? Certo, era un totale principiante in tutto questo, ma ciò non significava che dovesse pensare come una ragazzina di dodici anni. Di solito la sua testa era piena di nozioni e numeri, ma oggi erano volati fuori dalla finestra. 

Girandosi, si voltò a guardare l'orologio vicino a lui. Avevano ancora  un'ora prima dell'appuntamento con il resto della squadra. Sicuramente Morgan aveva impostato la sveglia presto di proposito, anche se non era certo del motivo.

Morgan...
 
Reid non lo notò finché i suoi pensieri non si rivolsero verso l'uomo, ma il calore confortevole a cui aveva cominciato ad abituarsi non era lì. Reid scoprì che, anche se era stato con l'altro uomo solo per poco più di una settimana, gli mancava il calore di un corpo forte stretto contro il proprio. Era rassicurante, e la tenerezza del gesto lo faceva sentire incredibilmente privilegiato e speciale.

"Derek?" provò Reid.

"In bagno, Spencer!", gli rispose Morgan. Poi, con un tono di voce più basso per evitare di svegliare Prentiss e JJ, aggiunse: "Puoi unirti a me se vuoi, pretty boy."
 
Ci volle un momento perché Reid realizzasse cosa intendeva Morgan. All'inizio rimase perplesso, non capendo perché il collega stesse facendo la doccia adesso: l'uomo la faceva sempre di sera. Tuttavia, quando si ricordò della notte precedente, e quando si accorse dello stato delle coperte tra cui era raggomitolato, realizzò di aver anch'egli l'urgente bisogno di una doccia.  Riuscì a uscire fuori dal letto, anche se il dolore non gli permise di muoversi se non con una lenta andatura strascicata, e lentamente si trascinò verso il bagno.
 
Quando raggiunse l'angusta stanza, Reid notò che Morgan era già in piedi sotto il getto della doccia, e che una nuvola di vapore emergeva dalla tenda sottile. Rimase fermo sul posto per un momento, godendosi il modo in cui il tessuto aderiva alla pelle dell'uomo più grande, esaltando la sua figura ben scolpita. Si spogliò più velocemente che poté, prima di entrare nella doccia con Morgan.

"Hey, ragazzino", disse Morgan, girandosi quando sentì Reid dietro di sé. "Cosa ti ha trattenuto?"
 
Reid non rispose, ma si limitò a premere il propia corpo contro quello di Morgan, in modo che entrambi si trovassero sotto il getto d'acqua. Morgan sorrise e avvolse un braccio attorno ai fianchi di Reid, avvicinandolo ancora di più. Stettero lì per un po', l'uno godendosi il calore dell'altro, mentre l'acqua scivolava sui loro corpi. Non passò molto tempo, tuttavia, prima che Morgan girasse il viso di Reid verso il suo per poterlo baciare. Cominciò con dei baci brevi e lievi, cercando di coinvolgerlo e di farlo rispondere; forse Reid avrebbe preso il controllo questa volta. Morgan avrebbe mentito, se avesse detto che l'idea di veder l'uomo più piccolo prendere il controllo non lo attirava per niente- in realtà, lo eccitava molto pensare a Reid in quel modo. Sperava che un giorno Reid avrebbe preso il controllo di tutto, almeno qualche volta. Presto Reid rispose alla lingua che lo esplorava delicatamente, e presto stava usando tutta la sua forza per spingere Morgan contro la parete della doccia. Nonostante Morgan avrebbe potuto resistergli facilmente, lo lasciò fare; non voleva resistere a Reid.

Reid avvolse le braccia attorno al collo di Morgan e cominciò a baciarlo di rimando, ferocemente e avidamente. Non avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse provocare in lui questo tipo di reazione, ma non aveva neanche mai immaginato che sarebbe finito con Derek Morgan. Se chiudeva gli occhi pensava quasi di trovarsi in un sogno; era così irreale. Reid respinse delicatamente la lingua dell'altro e, per la prima volta, cominciò a esplorare veramente la bocca dell'agente. Certo, si erano già baciati in quel modo prima, ma mai Reid aveva avuto il controllo, non così. Portando le mani sulle spalle di Morgan, il giovane agente lo tenne fermo e iniziò un duello con la lingua dell'altro. Questo groviglio di lingue fece sì che un brivido attraversasse Reid, e Morgan gemette piano alle sensazioni che gli suscitò. 

Dopo un po', il desiderio di Morgan per Reid diventò insopportabile. Cambiò improvvisamente le loro posizioni e baciò Reid un'altra volta con una brama e una passione che sorpresero perfino lui. Lavorò la bocca di Reid per un momento, prima di spostarsi sempre più in basso sul corpo di Reid, lasciando una scia di baci al passaggio. Il giovane genio gemette per il piacere, poi cominciò a spingere debolmente contro l'altro agente. "Derek..." sussurrò, ma Morgan non si fermò. "Derek, non adesso, per favore."

Morgan si fermò e si alzò in piedi per poter guardare Reid in faccia. "C'è qualcosa che non va, ragazzino? Non ti stai- pentendo di ieri notte, vero?"
 
"No!" rispose Reid in fretta. "No, non è decisamente quello. La scorsa notte è stata, beh, stupefacente. Per me, almeno."
 
"Anche per me lo è stata", lo rassicurò Morgan. "Allora cos'hai?"

"Mi fa male tutto", farfugliò Reid, un po' in imbarazzo, con gli occhi fissi sul pavimento. "Mi fa male tutto il corpo. Riesco a malapena a camminare."
 
Morgan non riuscì a trattenersi; si allontanò da Reid e cominciò a ridere. Il ragazzo lo guardò torvo, incrociando le braccia sul petto, sbuffando.
 
Morgan smise di ridere, e gli sorrise. "Ti ho già detto che sei carino quando ti arrabbi?" scherzò. "Perciò guardarmi così non ti sarà esattamente di aiuto, pretty boy."

Si avvicinò a Reid di nuovo, e gli diede un bacio lungo e pieno di amore. Poiché Reid lo stava ancora respingendo debolmente, Morgan portò un'altra volta la bocca sul torace del giovane agente, e cominciò a succhiargli un capezzolo, facendovi scorrere sopra la lingua, finché non si raggrinzì leggermente. I gemiti di piacere del genio ritornarono, e il contrasto tra il calore della bocca di Morgan e il freddo del getto d'acqua lo fece trasalire. Eppure era così dannatamente piacevole. Così, arrendendosi, si appoggiò alla parete della doccia in modo da non doversi preoccupare di lottare per rimanere in piedi.

 
Le mani di Morgan scesero ulteriormente lungo il corpo del compagno. Poteva sentire l'eccitazione di Reid premere contro di sé. Sapeva di essere a sua volta pienamente eretto, e Reid era decisamente consapevole di quel fatto. Aveva disperatamente bisogno di un qualche sollievo dal dolore all'inguine che stava provando, e guardò Reid negli occhi. "Il piacere è più forte del dolore, ragazzino," mormorò.

Reid chiuse gli occhi per non dover guardare la faccia implorante di Morgan, e scosse la testa. "Se sono indolenzito adesso, Derek, immagina come sarò se adesso lo facciamo di nuovo. E mi sono addormentato dopo la scorsa volta perché ero stanchissimo, ricordi? Abbiamo un SI da catturare; non possiamo riuscirci se sono mezzo addormentato", precisò.

Morgan sospirò. "Hai ragione", ammise. "Allora niente sesso. Ma questo non significa che non possiamo divertirci un po'."

Reid aprì gli occhi, sorpreso dalle parole di Morgan. Morgan aveva un lieve sorrisetto sul suo viso, ma i suoi occhi, contemporaneamente, tradivano serietà e amore. La mente di Reid gli stava dicendo disperatamente che quello non era proprio il momento migliore per darsi alla pazza gioia con Morgan, ma allo stesso tempo era quasi travolto dal desiderio. E per quella che probabilmente fu la prima volta in tutta la sua vita, il suo cuore stava vincendo sulla sua testa.
 
Le labbra di Morgan premettero contro quelle di Reid un'altra volta e, anche se il ragazzino ancora non gli aveva risposto, non gli stava più resistendo. Morgan poté percepirlo, e i suoi baci divennero più lunghi e più profondi.

"Forza, ragazzino", disse Morgan. "Cosa ti ho detto prima? Il piacere sovrasta sempre il dolore." L'agente più giovane si rifiutò ancora di rispondere, ma Morgan sapeva che non era per i nervi o perché non lo voleva, così lo baciò sul collo. Il genio rabbrividì e chiuse gli occhi, ma questa volta a causa del desiderio. Il suo respiro divenne pesante.

"Ce l'ho fatta, finalmente, pretty boy?", sussurrò Morgan.

"Zitto, Derek," rispose Reid senza fiato. "Stai zitto e continua."
 
Morgan rise, ma fece come Reid gli aveva chiesto. Mentre la bocca continuava a lavorare su quella del compagno, la mano si spostò ancora verso il basso, dai fianchi di Reid fino a raggiungere le cosce. Il ragazzo gemette piuttosto forte, sia per il piacere che per il dolore. "Ancora, Derek", riuscì a dire. La mano di Morgan si mosse di nuovo, ora accarezzando il membro di Reid, strattonandolo con fermezza, sperando di suscitare altri squisiti suoni dalla bocca dell'altro.
 
"Derek"... gemette Reid.
 
I due uomini si stavano completamente godendo il momento, quando sentirono un improvviso colpo alla porta della loro camera.

"Reid! Morgan!" chiamò Prentiss. "Hotch ci vuole giù tra venti minuti!"
 
Le parole di Prentiss furono abbastanza per mettere un freno all'umore dei due, che si scambiarono occhiate impaurite prima di fuggire dalla doccia. O meglio, Morgan fuggì dalla doccia, mentre Reid zoppicò veloce quanto il suo corpo indolenzito glielo permise. Quando finalmente uscì dal bagno, Morgan gli gettò i vestiti e i due si cambiarono in silenzio. Prima di uscire dalla stanza, Reid si girò e guardò il letto. "Ci torneremo stanotte", scherzò Morgan.

"Non è ciò a cui stavo pensando", disse Reid con sincerità. "In realtà riflettevo, ehm, sullo stato del letto."
 
"Oh, quello." Anche Morgan si girò a guardarlo. "Hai paura che qualcuno del personale di pulizia lo veda."
 
Reid annuì. "E che lo dica a Hotch, soprattutto. Intendo dire, sanno che siamo agenti dell'FBI. Sanno che lavoriamo assieme. Sono quasi sicuro che non sono autorizzati a dire ad altri clienti cosa trovano nelle stanze, ma data la nostra situazione..."
 
Morgan entrò un po' in panico. "Non ci avevo pensato", ammise. "Beh, in situazioni come questa, suppongo che ci sia una sola persona a cui possiamo rivolgerci."

"Chi?", domandò l'altro, confuso.

"La donna a cui abbiamo rivelato tutto per questa esatta ragione.", rispose Morgan. "Garcia."
 
"Garcia?" disse Reid. "Che cosa può fare, lei?"
 
"Può assicurarsi che la persona che pulisce la nostra stanza sia, beh, discreta. Che non dica a nessuno quello che ha trovato", spiegò Morgan.

"Capisco," disse Reid. "Chiamala, allora."

Morgan annuì e tirò fuori il cellulare. "Siete giunti dinnanzi all'Onnipotente Oracolo di Conoscenza, cosa posso fare per voi oggi?" rispose la voce di Garcia al telefono. 

"Hey baby girl, sono io," disse Morgan. 

"Bene bene, se non è questo il mio dio del tuono cioccolatoso!" esclamò la donna. "O forse dovrei dire il dio del tuono cioccolatoso di Reid."

"Oh, puoi decisamente chiamarmi 'dio del tuono' del mio pretty boy, se capisci cosa intendo", scherzò Morgan. Reid si fece scappare un gemito di shock e allontanò lo sguardo dal collega timidamente.
 
"Oh mio dio, tesoro, non hai fatto quello che penso che tu abbia fatto!", gridò Garcia. "E durante un caso, poi! Che avevi in testa? E, cosa più importante, cos'aveva in testa Reid?" Li stava rimproverando, ma c'era una nota di gioia nella sua voce.

"Sono proprio qui, Garcia!", esclamò Reid, sentendosi piuttosto imbarazzato. "E Morgan ti ha chiamato per una ragione!"
 
"Giusto, giusto", disse Garcia, provando a liberarsi la testa da pensieri molto inappropriati. "Di cosa avete bisogno?"

"Vogliamo che tu, um, beh... controlli lo staff dell'hotel e veda se c'è qualcuno di particolarmente discreto, che pulisca la nostra camera."

Garcia rise. "Oh, tesoro, certo che lo farò! Qualcos'altro?"
 
"In realtà, sì," disse Morgan, colto da un'improvvisa ispirazione. "Puoi dare un'occhiata alle persone nella stanza sopra Prentiss e JJ? E, per favore, dicci che si tratta di una coppia."
 
Ora la bionda era confusa. "Sicuro, Morgan, ma posso chiedere perché?"
 
"Fallo e basta, Garcia", disse Morgan. "Ti spiegherò più tardi."

"Okay..." Morgan poteva sentire le dita di Garcia sulla tastiera. "Sei fortunato, amore", disse. "E' proprio una coppia, una coppia di trentenni."

"Oh, grazie al cielo." Morgan fece un sospiro di sollievo, e così Reid. 
 
"Mi devi una spiegazione", gli ricordò Garcia.

"Prentiss potrebbe averci sentito", disse Morgan. "E Reid ha inventato una storia molto plausibile per far credere a Prentiss che erano le persone nella camera sopra di lei"
 
"E JJ?"

"JJ conosce la verità, Garcia. Sa che eravamo noi."
 
La donna rise di nuovo. "Ok, ragazzo mio. Voglio i dettagli quando torni. Succosi dettagli." E riattaccò.
 
Morgane  Reid si guardarono l'un l'altro. "Cosa intende per 'dettagli'?" domandò Reid, a disagio.

"Vuole un resoconto di ciò che abbiamo fatto qui esattamente", rispose l'altro. "E non stava parlando del caso."

Reid guardò in basso, iniziando a temere il loro ritorno a Quantico- e poi notò l'ora. "Uh, Derek... dobbiamo essere giù tra cinque minuti."

"Beh, allora cosa stiamo aspettando?" Morgan uscì dalla stanza vivacemente, con Reid che si trascinava dietro di lui, veloce quanto poté.
 

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