Il Piano dei Druidi

di Haxel_12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo Capitolo ***
Capitolo 17: *** Diciasettesimo Capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciottesimo Capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciannovesimo Capitolo ***
Capitolo 20: *** sequel ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


-Lasciala stare!- il coltello lanciato da Ember colpì con precisione la mano di Daern e un urlo coprì tutti gli altri rumori nella locanda. Tanta era l’ostilità che l’uomo provava, in quel momento, nei confronti del suo avversario che non gli faceva pensare al dolore, così, Daern afferrò la prima sedia a portata di mano e la lanciò verso il bancone dell’osteria, dove da dietro, Ember cercava di proteggersi da un suo probabile attacco. Un problema di Daern era sempre stato quello di non avere un’alta percentuale di intelligenza che lo portava prima a fare e poi a pensare alle conseguenze del suo atto, infatti egli non aveva calcolato la possibilità che il suo bersaglio avrebbe potuto spostarsi in tempo e la seggiola avrebbe distrutto tutte le bottiglie sistemate su uno scaffale alle spalle di Ember: naturalmente così accadde; dopo di che,Orhen corse verso il bancone e portò l’amico in un posto sicuro

-Sei ferito?- chiese l’Elfa preoccupata

-Io sto bene. Tu piuttosto, quello stupido di Daern ti ha fatto male?-

-Mi ha dato solo uno schiaffo! In ogni caso…… grazie per averlo fermato- sorrise ed il Mezzelfo ricambiò lo sguardo, poi la voce di Orhen diventò triste

-Non mi avrei dovuto arrabbiarmi con lui- disse la ragazza

-Invece hai fatto proprio bene, quello è un pazzo molestatore ubriaco!-

-Ma non metterà più piede qui ed é un cliente fisso, il signor Tordek s’infurierà-

-Non credo che si arrabbierà solo per questo- disse il giovane in tono ironico ma nello stesso momento disperato. Ember e Orhen, stranieri in quella città di Umani, lavoravano nell’osteria del signor Tordek da qualche anno, la paga era misera ed erano trattati come degli schiavi; ora si trovavano davanti degli uomini lerci e sanguinanti che si menavano, distruggendo la preziosa locanda del loro capo. Cercare di fermare una rissa del genere poteva anche causare danni peggiori. Mentre Orhen pensava a qualche soluzione, l’attenzione di Ember fu attirata da un Mirilith appartato in un angolo che si stava godendo lo spettacolo; poi, di nuovo guardò le condizioni dell’osteria: i vetri delle finestre erano rotti, le tende non c’erano più, alcuni tavoli e le sedie avevano due o tre gambe massimo. Sul pavimento si trovavano schegge di vetro, pezzi di legno, uomini svenuti a cui erano stati cambiati i connotati....Non era un bello spettacolo da vedere

-Klictyus Moruen …….- erano le prime parole di un incantesimo calmante che Orhen stava facendo su tutto il locale e che furono interrotte dal suo peggiore incubo

-Cosa sta succedendo qui dentro?- il signor Tordek era un uomo rispettato e temuto anche dai suoi clienti e, vedendolo con una faccia che poteva far paura anche al diavolo, tutti si calmarono immediatamente. Entrò nella sua locanda, guardando sbalordito il disordine e la confusione che vi regnava 

-Che intenzioni avete voi due? Volete che non abbia più un lavoro?- l’oste si rivolse ad Ember e Orhen, terrorizzati dalla sua voce potente. Era difficile pensare che un uomo come lui avesse famiglia e che potesse piacere ad una donna. Sempre scorbutico, si arrabbiava per il minimo errore, lamentarsi era il suo passatempo e non era neanche un uomo di bel aspetto

-Allora?Il gatto vi ha mangiato la lingua? Rispondete!- sembrava che i tubi dell’impianto idraulico avessero vibrato. Il Mirilith si alzò dal suo posto e, prima che Orhen potesse scusarsi, cominciò a parlare

-Se mi posso permettere Buon Uomo……-

-No che non si può permettere, non vede che ho da fare?- i tubi vibrarono di nuovo

-Il mio nome è Meruk, sono un cacciatore di taglie e….- insistette lo sconosciuto, ma Tordek lo interruppe nuovamente

-Signor Meruk,…. pensa veramente che m’importi del suo nome e della sua professione?-

-Devo arrestare quell’Elfa signore- il giovane cliente indicò Orhen, prese la sua borsa, da dentro ne tirò fuori due fogli piegati e li porse all’uomo che cominciò a leggerli a bassa voce. Nella locanda la situazione era assai strana. Tutti i clienti, Ember ed Orhen erano immobili, non osavano né dire una parola né muoversi, guardavano Tordek poi il Mirilith e poi di nuovo il padrone. Osservavano la scena come se fossero invisibili, come se loro non centravano nulla. Orhen non era mai stata coraggiosa, aveva paura di tutto e si impressionava facilmente, ecco perchè non parlava, non diceva la sua versione, non affermava la sua innocenza. Continuava a stare vicino al suo migliore amico, aspettandosi, forse, che la proteggesse 

-Abbiamo davanti una pericolosa criminale stregona, signore. La cerco da molto tempo- L’oste finì di leggere i due fogli e con una faccia indignata li riconsegnò al proprietario

-Non voglio stregoni nella mia locanda, e tanto meno criminali-

Il cacciatore di taglie prese le mani di Orhen e le legò con una corda dietro la schiena, poi la portò fuori dall’osteria

-Che fate tutti lì impalati come statue?Aiutami a mettere a posto Ember- ordinò Tordek. Finalmente i clienti si mossero, molti se ne andarono, altri rimasero per un’ennesima birra e si sedettero sulle sedie ancora intatte. Ember rimase impietrito dov’era: sapeva che la sua migliore amica era una stregona, ma come poteva essere una criminale? Le voleva molto bene e non poteva immaginarla in prigione. Fuori dalla locanda Orhen cercava inutilmente di liberarsi  dalle corde ma Meruk la teneva stretta. Non stavano andando verso la prigione, anzi dalla parte opposta

-Lo sto facendo per il tuo bene, ma devi stare zitta-

-Per il mio bene? Se vuoi fare qualcosa per il mio bene…….- il cacciatore di taglie le mise una mano sulla bocca per non farla parlare e la  trascinò in una via stretta e buia. Si fermò e  la liberò  

-Il mio vero nome è Steel, ma sono veramente un cacciatore di taglie. Non sei una criminale, l’ho detto solo per portarti via da lì, tanto quell’uomo probabilmente ti avrebbe licenziata. Comunque, visto che m’interessa una stregona, non è che vorresti essere la mia aiutante?- Orhen rimase esterrefatta, non sapeva cosa rispondere, guardava solo il suo “rapitore” con stupore. In più aveva un po’ di timore a stare in quella via così lugubre, silenziosa e disabitata  

-Per tua informazione non è stata licenziata, è grazie ad uno sconosciuto che non ha più un lavoro e un posto dove dormire- da dietro un angolo spuntò Ember, pronto a liberare la sua amica  

-Che ci fa qui… quel tizio!?- disse schifato Steel rivolgendosi ad Orhen, poi continuò

-Immagino che hai sentito tutto, giusto Mezzelfo?-

-Fai troppo lo spiritoso- Ember tirò un forte e veloce pugno contro il Mirilith ma quest’ultimo, più rapido di lui, riuscì a schivarlo

-Smettila o ti faccio a pezzi- Steel ora era serio: non stava scherzando

-Ti sei inventato una bella storiella la dentro eh!- Ember era molto infastidito dal comportamento del cacciatore

-Le sto offrendo un lavoro ben retribuito, anche con alloggio, molto meglio dell’altro e ormai che sai tutto anche tu, devo invitare anche te, altrimenti faccio la figura del maleducato. Allora che volete fare? Non abbiamo molto tempo-   

-Ci dobbiamo pensare, comunque io mi chiamo Orhen e lui Ember- intervenne l’Elfa

-Bene, vi do due giorni di tempo, se accettate ci vedremo alla locanda che fa angolo in fondo alla strada, portatevi lo stretto necessario. Orhen, andiamo, io alloggio in un’altra osteria. Dormirai nella mia stanza. Ci vediamo Mezzelfo- Ember chiese di poter parlare da solo con la sua amica, non poteva sopportare che lei dovesse passare tutto quel tempo con Steel avendolo appena conosciuto

-Fate in fretta: dovresti già stare in prigione, vi aspetto poco più avanti-

Quando il Mirilith si appostò all’inizio della strada, Ember iniziò a parlare

-Orhen, io starò sempre al tuo fianco per proteggerti: se decidi di andare ti seguirò anch’io- era agitato e non sapeva cosa fare

-Come ha detto Steel, la soluzione migliore è andare, ma… non so molto sulla stregoneria -

-Aspettiamo due giorni, intanto fatti dare qualche informazione sul salario, sulla percentuale di morte, sulle probabilità di incontrare bestie o demoni pericolosi,………- disse il Mezzelfo agitato

-Non ti preoccupare, credo che lui sappia il fatto suo, gli chiederemo se ci insegnerà a combattere- Orhen era sempre stata dolce e gentile con tutti, erano poche le volte che si arrabbiava sul serio ma le passava subito dopo qualche ora, Ember, invece, doveva stare molto tempo con una persona prima di potersi fidare di questa ciecamente. Ora non sapeva cosa fare: seguire Steel significava cambiare totalmente stile di vita, non si sentiva pronto a partire

-Ma ti fidi di lui? Anche più di me?-

-Anche se non mi fidassi di lui sarei sempre costretta a seguirlo, poi l’affetto che provo per te è diverso da quello che provo per quel Mirilith, noi siamo cari e vecchi amici. A domani- Orhen andò verso Steel lasciando il deluso Mezzelfo nel buio che abbracciava la stretta stradina, poi incominciò ad avviarsi verso l’osteria pensando che, molto probabilmente, non l’avrebbe mai più rivista, come anche quella città, Watnit. Non si era mai fermato a guardare il cielo: non aveva mai avuto la possibilità di farlo. Era così azzurro, limpido. Non aveva mai visitato Watnit, quasi non si ricordava il nome, non sapeva se aveva qualche mostre o castelli da visitare. Ora avrebbe voluto conoscere quella piccola e graziosa città che tanto detestava perchè umana, ma doveva tornare al lavoro e da quell’odioso signor Tordek.




note: bene questa è una storia originale completamente inventata da me, spero che vi potrà piacere. questa storia in realtà l'ho scritta molti anni fa, e da poco l'ho riletta e corretta. per favore recensite

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


-Siete pronti?- il cacciatore era molto felice di andare via da quella città: non era mai andato molto d’accordo con gli Umani per via del loro carattere, incapace di accettare nuove razze nel loro territorio

-Aspettate! Ho dimenticato una cosa importante- Ember corse subito, senza farsi vedere dall’oste, nella sua camera nella locanda

-Cosa? La foto del cane? Dai sbrigati- lo prese in giro Steel. Quando il Mezzelfo tornò i tre si incamminarono senza altre soste. Il Mezzelfo non aveva avvertito Tordek della sua partenza ma non gli importava di questo. Mentre Ember controllava Steel, Orhen notò uno strano oggetto appuntito che faceva capolino della borsa del suo amico, ma le interessava di più sapere informazioni sul tragitto

-Dove siamo diretti?- chiese allora

-Fuori città. Diciamo che è una sorpresa ma tranquilli sono organizzato, fidatemi di me e niente più domande- Orhen non disse più niente, come le aveva ordinato Steel. Attraversarono strade, viali, piccoli parchi, era veramente una città molto carina; l’Elfa non aveva mai visitato tutto il paesino e si ricordava poco di quello che vide anni prima quando era arrivata e quindi la osservava affascinata. Anche Ember faceva lo stesso: non pensava che gli Umani, per certe cose, avessero buon gusto; Steel era stranamente frettoloso, non guardava la città ma era preso nei suoi pensieri. Il centro abitato era cinto da mura e da un fitto bosco. Gli abitanti di Watnit ne avevano sempre avuto paura, a parte alcuni uomini per ricavarne della legna, nessuno ci andava mai. La piccola compagnia si inoltrò proprio nella foresta, il Mezzelfo e Orhen ne ignoravano il pericolo, invece Steel stava ben attento. Il bosco era…. stanco, vecchio, gli alberi più alti ricurvi sembravano avere una gobba, le piante più basse erano spoglie con dei filamenti bianchi come capelli sui rami. Il vento, di tanto in tanto si faceva sentire, muoveva il bosco che… parlava, viveva. Camminavano in fila indiana, davanti Steel che faceva da guida, lo seguiva Orhen affascinata dalla foresta e, alle sue spalle, Ember con una cartina in mano. Bisognava stare attenti a non inciampare nelle enormi radici degli alberi che erano riuscite a salire in superficie; il sole ancora non era sorto ma tanto anche se ci fosse stato non avrebbe illuminato il posto più di tanto. Non c’erano sentieri ma il Mirilith camminava come se sapesse a memoria il percorso da seguire; si sentivano dei rumori, tal volta anormali ma si continuava ad andare avanti e nessuno pronunciava una parola, fino a che non si sentì il suono distante di un ruscello

-Ci siamo quasi- Steel aveva il sorriso stampato sulla faccia. In effetti, da lontano, si intravedeva una graziosa casetta di legno dove intorno non c’erano alberi.

-Questa casa l’ho affittata un pò di tempo fa, apparteneva ad una famigliola di quattro persone. Ora sono tutte morte- spiegò il cacciatore di taglie. Orhen ed Ember erano stupiti che qualcuno potesse vivere in un bosco così tetro, ma entrambi non fecero domande avendo paura delle risposte. La casa era composta solo da un piano ed era, ora che si notava più da vicino, molto rovinata. Le persiane e la porta stavano cadendo a pezzi, sul tetto e sulle pareti c’erano molti buchi. Una caratteristica di Orhen era la sua curiosità su tutto ciò che la circondava e che la potesse interessare, molto spesso il suo vizio di impicciarsi degli affari altrui la portò ad avere qualche litigio con il signor Tordek. In quel momento, vedendo in che condizioni era la casa, voleva fare la curiosa domanda -Come è morta la famiglia?- ma non le riusciva, sperava almeno di non trovare corpi morti una volta entrata.  Nell’abitazione regnava la polvere ma, a differenza delle aspettative, era molto ordinata, spaziosa e calda.

-Per quanto tempo staremo qua?- domandò Ember

-Dipende tutto da noi-

-Cosa intendi dire?-

-Dipende dal tempo che ci metteremo a pulire questa baracca e ad allenarci. È meglio che posiamo la nostra roba fuori, dentro si sporcherà-

Ember ed Orhen seguirono il consiglio di Steel. Il Mezzelfo andò a comprare l’occorrente per pulire, mentre il Mirilith faceva la guardia alle loro sacche e l’amica cercava di togliere la polvere con uno straccio trovato dentro la casa. Al suo ritorno le borse non stavano più fuori e nella loro nuova dimora l’Elfa e il cacciatore di taglie stavano lottando contro delle incrostazioni nel bagno. Ci vollero circa due settimane per far sembrare nuova la baracca. Ognuno aveva la sua stanza arredata a seconda dei gusti, i buchi nel tetto erano stati riparati come anche l’impianto idrico e dopo alcuni giorni di riposo, Steel volle cominciare l’addestramento

-Inizierò da te- disse consegnando una spada al mezzelfo

-Ti farò vedere come maneggiare quest’arma-

-Perché non facciamo subito un piccolo duello?-propose Ember

-Ma sei matto?- 

-Non prendermi troppo alla leggera: qualcosa so anche fare!-

-Non sai con chi hai a che fare! Peggio per te. Sei pronto?- disse Steel in tono di sfida  

-Comincia quando vuoi-

-Se ci tieni così tanto, ti accontento- Il Mirilith corse verso il compagno pronto a pararsi, ma voleva colpirlo alle spalle quindi di scatto saltò, lo superò e cercò di ferirlo alle gambe ma, inaspettatamente, Ember balzò in aria girandosi verso l’avversario ed evitando il colpo. Fu il suo turno. Tentò più volte di ferire il cacciatore che, come lui, si muoveva agilmente. Tutti e due erano velocissimi. Il forte rumore delle spade che si raschiavano copriva i suoni della foresta. Ember dapprima ebbe qualche difficoltà a schivare i colpi di Steel che lo graffiò più volte, ma il Mezzelfo resisteva e contrattaccava il nemico, anche lui messo in difficoltà dalla potenza dei suoi colpi. Orhen li guardava con meraviglia, non si aspettava che Steel fosse così bravo nel maneggiare una spada ma soprattutto era incredula nel vedere il suo migliore amico che gli teneva testa. Il Mirilith provò a colpire Ember verso il collo per farlo indietreggiare, ma lui si scansò in tempo, poi attaccò ancora ed il Mezzelfo si abbassò prontamente allora il cacciatore sferrò un calcio colpendolo allo stomaco. Entrambi si allontanarono per poi attaccarsi a vicenda un’altra volta ma ambedue si continuavano a parare dagli attacchi dell’avversario. Dopo dieci minuti lo scontro terminò. L’uno e l’altro avevano il fiatone e sorridevano guardandosi negli occhi  

-Dove hai imparato a combattere?- naturalmente anche il cacciatore era incredulo

-Nel mio paese mi addestrarono a combattere quando ero piccolo-  

-Sei molto bravo, quasi un esperto e visto che sei così abile, ti affido Orhen, le devi insegnare a combattere-

-Ma non sono…-

-Niente discussioni, se vuoi essere un mio degno compagno devi saper anche insegnare- Il Mezzelfo acconsentì e si ritrovò a fare il maestro dell’Elfa. Ember è sempre stato molto timido e quando era imbarazzato si grattava sempre la barba, non se la tagliava quasi mai e non gli cresceva poi più di tanto, era come un segno di riconoscimento e in quel momento si toccava proprio il mento. Partirono dalle basi fino a che non fecero un duello, Steel dava consigli ad entrambi i suoi compagni e alla fine il vincitore fu Ember che riuscì a togliere l‘arma ad Orhen facendola cadere a terra. Aveva qualche ferita ma anche lei era riuscita a colpire l’avversario. Passarono mesi di allenamento e di riposo fino a che non giunse il momento di lasciare quel posto. L’ultima sera Orhen stava seduta in una piccola zona, non molto lontana dalla casa, in cui non erano cresciuti gli alberi e dove si poteva ammirare un tramonto eccezionale. Il sole ancora illuminava la città di un rosa acceso. Quel posto stava proprio su una bassa collina da dove però si poteva osservare Watnit dall’alto ed Orhen guardava con meraviglia qual paesaggio: il sole stava per essere inghiottito dalla città, a guardarlo non aveva paura di incontrare strane bestie o pericolosi mostri. Lei era triste perché pensava al giorno seguente, quando lasceranno quel posto magnifico che in principio faceva paura ma non si pentiva di aver conosciuto Steel, lo riteneva simpatico, coraggioso ed esperto nel combattimento, nella magia (le aveva insegnato vari incantesimi utili ma naturalmente lui non li poteva utilizzare, sapeva solo le formule) e ormai sapeva maneggiare bene la spada

-Hai sistemato le tue cose nella borsa?- Steel si era seduto accanto a lei e non se ne era nemmeno resa conto. Era sempre silenzioso, essendo un cacciatore di taglie doveva essere stato ben addestrato in questo; anche il suo tono di voce era basso, dolce anche.

-Si, stai tranquillo. Mi dispiace andare via da questa casa, mi ci sono già affezionata!-    

-Anche a me spiace ma ci sono abituato, si insomma, a lasciare posti così belli e rilassati. Ti ci dovrai fare l’abitudine- Orhen e Steel si fissarono e l’Elfa si accorse che gli occhi del cacciatore erano dorati. Non ci aveva fatto caso. Seguì la quiete, poi il Mirilith ricominciò a parlare

-Come mai lavoravi in quella città?- Orhen non rispose subito

-Scappai dal mio bosco nativo perché gli Elfi erano (e sono) continuamente sotto attacco, mi rifugiai a Watnit  dove ho trovato lavoro e un po’ di pace. Poi ho incontrato te e il resto lo sai-

-E la tua famiglia?- L’Elfa rimase in silenzio, poi Steel continuò a fare domande

-Invece Ember?-

-Combatteva per difendere un villaggio umano che in seguito fu distrutto dai Demoni. Solo lui e poche persone riuscirono a sopravvivere all’attacco, decise poi di andare su quest’isola-

-Come mai hai voluto seguirmi?-

-Ormai non avevo altra scelta e poi non vedevo l’ora di andarmene da Watnit, ma a guardarla da quassù quasi mi viene nostalgia. Che stupida-

-Ma che ci facevi in quella città?- ora toccò ad Orhen fare una domanda

-Ero diretto ad Ekros ma volevo riposarmi qualche giorno in una città….-

-E la prima che trovasti fu Watnit- lo interruppe la stregona

-Esatto……-

-Dimmi qualcos’altro-

-Cosa vuoi sapere esattamente?-

-Da dove vieni oppure come mai hai scelto di fare il cacciatore di taglie, cose del genere-

-Non ricordo il nome della città in cui nacqui, ma abitavo nella regione Inari, territorio Mirilith. I miei genitori volevano che diventassi un cacciatore perché era un lavoro ereditario e mi trasferirono in un’altra città quando ero ancora piccolo. Lì mi allenai, studiai e divenni ciò che sono adesso. Poi cominciai a girare tutto il mondo-

-Ma volevi veramente fare questo lavoro?-

-In effetti un mio sogno era quello di diventare un guerriero. In quel tempo c’era una guerra a Inari e volevo stare al fianco di alcuni combattenti per liberare la mia terra. Diciamo che sono un tipo alquanto patriottico, in più molti dei miei amici divennero guerrieri e volevo stare con loro…ma morirono quasi tutti in battaglia, quindi ci siamo dovuti comunque lasciare. Seguii la strada del cacciatore che alla fine mi piacque molto ed ora ringrazio i miei genitori per questo-

-Mi spiace per i tuoi amici….-

-Non ci pensare…- Steel stava tremando quando parlava ed Orhen si sentì tremendamente in colpa per avergli fatto ricordare momenti molto tristi

-Vi conoscete da tanto tempo tu ed Ember?- riprese il Mirilith dopo poco

-Più o meno da cinque anni. Da quando sono venuta a lavorare qui-

-Siete molto legati-

-Già, gli voglio bene come un fratello- osservarono in silenzio il panorama, si sentivano solo i cinguettii degli uccelli e il rumore di una brezza in mezzo agli alberi. Ormai il sole era scomparso ma ancora la sua luce illuminava di un colore chiaro le poche nuvole nel cielo

-Non sapevo che avessi un talento nascosto nel maneggiare la spada, complimenti, e poi non sono facili gli incantesimi che già sapevi-

-Me li insegnò mio nonno anni fa, prima di fuggire in questa città…non lo dimenticherò mai- i due si guardarono per qualche secondo finche non sentirono la voce di Ember che li stava chiamando per la cena

-Ci divertiremo. Te lo prometto- disse il cacciatore alzandosi

-Non ti pentirai mai di avermi seguito, vedrai paesaggi migliori e faremo pranzi da re, viaggeremo per il mondo catturando criminali e rischiando la vita! Forse è solo un sogno ma è un bel sogno e poi… gli Umani ancora non hanno vietato lo sperare- poi sorridendo, porse la mano all’amica per aiutarla ad alzarsi e disse

-Andiamo da Ember, altrimenti il cibo si fredda- I tre, ormai cari amici, mangiarono con appetito tutto quello che si trovava sul tavolo e si divertirono molto nell’ascoltare i racconti stravaganti che conosceva Steel. Lui aveva viaggiato molto ed erano anni che faceva il suo mestiere, sapeva raccontare le storie trascinando l’ascoltatore nel sentirle ancora, infine ebbero sonno e andarono a letto. 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo ***


-Sveglia ragazzi! Il sole ancora non è sorto ma vi dovete sbrigare- disse Steel, già pronto per partire, entrando di corsa nelle camere dei suoi compagni. Aveva preparato le tazze della colazione con dentro il latte per i suoi amici e su dei piattini aveva messo gli avanzi del giorno precedente
-La nave partirà tra un ora, dormiglioni!- per l’agitazione e l’eccitazione Orhen ed Ember dopo mezzora erano già pronti per partire, riordinarono la casa, presero la loro roba ed entrarono nel bosco. Erano diretti al porto Klibur dove si sarebbero imbarcati per la città di Endor e, anche questa volta, Steel non seguiva un sentiero. Andavano verso l’uscita della foresta dove dopo li avrebbe aspettati il grande mare
-Fermatevi- dopo un quarto d’ora il cacciatore sentì degli strani rumori oltre a quelli dei loro passi e di colpo si bloccò restando in ascolto
-State all’erta, non siamo al sicuro- avvertì prendendo la sua arma dallo zaino e i suoi compagni fecero lo stesso
-Ma Ember, quella non è la spada che ti ho dato io!- notò Steel indicando la lama impugnata dall’amico
-Infatti questa è mia- rispose lui. Ripresero a camminare ed, in effetti, si sentivano passi pesanti di qualcosa o qualcuno che li stava seguendo; il Mirilith si fermò indicando ai compagni di stare in silenzio
-Orhen sai già quello che devi fare quando arriva- lei annuì ma aveva paura di non riuscire nel piano prestabilito. Per pomeriggi e sere intere si erano allenati duramente ed ora potevano dimostrare quello che avevano imparato. Certe volte si erano fatti veramente male, ma se la sono cavati grazie a Steel che sa fare di tutto di più: sa medicare, sa aggiustare qualsiasi cosa, cucina bene (ma Ember è più bravo), caccia, non ha paura quasi di niente…ma si vantava troppo secondo il Mezzelfo  
-Poi toccherà a noi, capito Amico?- anche lui annuì. Quei rumori erano sempre più vicini ed improvvisamente un Troll di caverna saltò verso di loro, ma prima che potesse colpirli, l’Elfa creò uno scudo protettivo. Il troll cadde a terra intontito dopo aver sbattuto contro la protezione e Ember e il cacciatore ne approfittarono per attaccarlo ma quella creatura, alta almeno due metri, si alzò di scatto, con una zampa colpì Steel e con l’altra prese Ember per stritolarlo. La stregona lanciò la sua arma contro il mostro colpendolo nel petto, dal dolore lasciò andare il mezzelfo, ma corse verso Orhen e improvvisamente, il corpo del troll cadde senza vita e senza testa che cadde davanti gli occhi dell’elfa che si mise ad urlare. Ember era riuscito ad alzarsi ed a tagliare la testa della creatura in tempo
-Orhen, se fai una scenata per questo non dovresti venire. Dai, alzati- il tono di Ember era dolce e con affetto l’aiutò ad alzarsi, poi controllarono se Steel stava bene ma nello stesso momento i raggi del sole riuscirono a filtrare tra le foglie della foresta illuminando il troll che si pietrificò
-Che stolto che sei stato!- disse Steel al corpo di pietra disteso a terra
-Non dovresti andare in giro quando sta per sorgere il sole. Questa è la fine dei troll di montagna quando non si ricordano che il sole gli fa male. Forza sbrighiamoci siamo veramente in ritardo- La compagnia corse per tutto il tragitto arrivando appena in tempo per salpare sulla nave, dove ripresero fiato e parlarono dell’accaduto
-Era un troll di caverna, per fortuna non ancora adulto- cominciò il cacciatore
-Che altri mostri c’erano in quel bosco?- domandò l’amica
-Non lo so, ma siamo stati fortunati: esistono creature ben peggiori di un troll, anche se quello era molto veloce rispetto ad altri che ho incontrato…sentite, lo sapevate che rischi ci sono nella vita di un cacciatore di taglie, dovrete stare molto più attenti la prossima volta- poi Steel guardò Orhen
-Se Ember fosse svenuto, forse saresti morta. Dovevi aspettartelo che lo avresti attirato verso di te e ti saresti dovuta preparare per un altro incantesimo. Ember, era meglio attaccarlo da dietro…-
-Lo sappiamo che abbiamo tanto da imparare, ma quando stavamo in quella casa, ci dicevi tu come muoverci ed eri tu il nostro avversario, non un troll bavoso- Orhen se ne andò a prendere qualcosa da bere. In certi momenti si divertiva con Steel per la sua spiritosaggine, e quando lo vedeva afflitto voleva fare assolutamente qualcosa per farlo sorridere, e c’erano delle volte in cui si arrabbiava con lui o lo sgridava, ma in quel momento era triste, nella sua mente continuava a ripetersi -Perchè? Perchè?-. Non riusciva a capire cosa provava o cosa non provava ma non aveva il coraggio di rivedere i sui amici, voleva solo stare da sola per riflettere
-Scusala, ha sempre avuto molto terrore per la minima cosa e perdona anche me: non avevo mai visto una creatura del genere e lo spavento mi faceva perdere la concentrazione- disse Ember
-Lascia perdere, lei ha ragione e ho sbagliato anch’io-disse questa volta il Mirilith- non dovevo farmi prendere così alla sprovvista e voi eravate molto inesperti, in circa tre mesi volevo farvi diventare degli esperti, il mio desiderio era…non importa- Steel se ne andò a prua avvilito, mentre Ember fissava il panorama: Watnit si allontanava piano, piano; la città diventava più piccola come anche il bosco che la circondava, si distinguevano alcune persone sul porto, lavoravano o salutavano la nave piena di gente. Ember aveva sentito dire dal signor Tordek che c’era un enorme flusso di emigranti nella città e quindi ogni anno a Watnit c’era sempre meno gente, partivano soprattutto giovani che volevano vedere il mondo perché poi non avrebbero mai fatto carriera e fortuna in una città “lontana dal mondo”, ma soprattutto per andare in guerra. Proprio per questo motivo Ember venne ad abitare in un isola lontana da tutti e  dalla guerra che ancora incombe sulla maggior parte delle regioni. Lui aveva gran timore che sarebbero sicuramente andati in uno di quei territori. Il mezzelfo vide le acque del mare, era tanto che non le vedeva, gli davano un senso di incoraggiamento e gli piaceva vedere le onde che sbattevano sulla nave. Il viaggio sarebbe durato 10 ore e ne mancavano ancora 9 all’arrivo ad Endor, e durante tutto il tragitto i tre non si parlarono ne si degnarono di uno sguardo, restarono divisi, solo quando si attraccò il Mirilith fu l’unico a dire qualcosa
-Siamo arrivati. Andiamo in centro e cerchiamo posto in una locanda, altrimenti dovremmo vedere in periferia- disse Steel che nascondeva la sua tristezza. Dopo poco tempo trovarono spazio in un’osteria nei dintorni del centro accogliente ed economica, sistemarono la loro roba nelle camere e dopo aver fatto un bel pranzo, andarono nella stanza del cacciatore per parlare di lavoro
-Compagni, questo è il nostro bersaglio- disse il Mirilith posando su un tavolino tondo la taglia di un assassino dove era assente la sua immagine. Non avevano più motivo di essere in collera l’uno con l’altro né di essere infelici
-Trofius Rese, un pericoloso mafioso di questa città. Dobbiamo cercare informazioni sui suoi omicidi, dove ha colpito e la sua tana. Tutto chiaro?-
-1000 monete d’oro, caspita è veramente pericoloso- osservò Ember
-Questo è un pesce piccolo, ma è il più grosso della città. Ce ne stanno di molti più pericolosi- replicò il Mirilith
-Allora perché non andiamo da un’altra parte dove si possono trovare taglie più grosse?- domandò Orhen
-Non abbiamo abbastanza soldi per andare in un’altra città, e poi dovremmo andare ad Erevantor che è troppo lontana- rispose Steel
-Andremo in quella città?- la stregona era perplessa: Erevantor, la capitale della regione Madani, dove loro si trovavano, era famosa per la delinquenza e il basso livello culturale che c’era. Orhen aveva sempre desiderato andare in quella città perché comunque era molto bella, ma il signor Tordek si lamentava sempre dell’alto tasso di droghe e di assassinii che la popolavano. Il Mirilith non si curò della domanda dell’Elfa e continuò a parlare
-In più, qui conosco il segretario del sindaco, forse possiamo farci dare delle informazioni da lui, si chiama Dalic, è molto gentile e lo andremo a trovare oggi, nel tardo pomeriggio…-
-Steel, mi domandavo…ma cosa hai fatto vedere al signor Tordek, quel giorno nella locanda?- chiese Orhen e l’amico prese due fogli dalla sua strana borsa verde mettendoli in bella vista sul tavolo
-Questa è la mia licenza di cacciatore- disse indicandone uno alla sua destra
-E questo… questa l’ho trovata anni fa- il foglio era una taglia di 3500 monete d’oro e c’era disegnata un’Elfa identica ad Orhen. Ember, ma soprattutto l’amica, erano perplessi, non riuscivano a dire niente.
-Strana vero? L’ho trovata anni fa, a Regath e, visto che assomigliava tanto a te ho voluto utilizzarla come espediente per portarti via da lì-
-Ma Regath è la città dove sono nata io!- Orhen non riusciva a capire, non era una criminale, quella non era lei, non poteva essere lei. Lo stesso spavento che ebbe quando Steel mesi prima disse che lei era ricercata lo aveva in quel momento, era paralizzata
-Comunque…- Steel cercò di cambiare discorso notando che l’amica aveva una faccia alquanto strana
-…Dove hai preso quell’arma, Ember? È elfica vero? È bella e molto antica-
-Hai proprio ragione. Quando sono diventato ranger me la dette mio nonno, ci combatté molte battaglie, è un oggetto preziosissimo e adesso che lui è morto lo è ancora di più. Lui la chiamò Liseth; significa “scudo di quercia”- disse il Mezzelfo prendendo l’arma dalla sua borsa. Era una spada lunga da impugnare a due mani, di fattura insuperabile. Come molte lame fabbricate dagli Elfi, aveva una forma a foglia. Sulla guardia c’era una piccola pietra verde e un’incisione in Sindarin, che diceva “paladino degli Ent, fendente di fuoco”  
-Non sapevo che fossi un ranger- il cacciatore aveva avuto un presentimento da quando si erano allenati in quel bosco, ma non volle dire niente per paura di sbagliarsi
-Veramente non lo sapevo neanche io. Che per caso sei un assassino oltre che un cacciatore Steel? È tutto così paradossale!- disse Orhen ancora più confusa
-Forza, riposiamoci un po’ e più tardi andremo al comune di Endor. Vi verrò a chiamare io quando dobbiamo andare- concluse Steel riposando i fogli nel suo bagaglio. I letti erano comodi e invitavano proprio una bella dormita. La stregona si svegliò solo dopo che i suoi due amici erano stati a bussare sulla porta per qualche minuto. Aveva dormito proprio bene, ma il risveglio non era stato uno dei migliori. Dopo dieci minuti la piccola compagnia era già sulla strada del comune della città dove il cacciatore incontrò (con una incredibile fortuna) il suo vecchio amico Dalic. Dopo aver fatto varie domande tra cui -Cove va la vita?-, -Sei riuscito a trovare un lavoro migliore?-, -Ancora lavori in questa baracca?- oppure affermazioni tipo -Che bel aspetto che hai!-, -Non pensavo che saresti ritornato in questa città-, il ragazzo li fece entrare e passarono in un lungo corridoio retto da colonne di marmo e con quadri incorniciati d’oro e argento, fino ad entrare nella segreteria sindacale
-Nome e cognome, prego- disse tranquillo un grasso vecchio signore pelato seduto dietro una larga scrivania. I suoi spessi occhiali tondi e i lunghi baffi bianchi lo rendevano ridicolo. Era gobbo e assomigliava molto ad una vecchia tartaruga e quando ha parlato sembrava che si fosse dimenticato di mettere la dentiera, era molto buffo  
-Mi perdoni signore, ma siamo qui per chiederle di darci delle informazioni su quest’uomo- Steel fece vedere all’anziano la taglia del ricercato e la sua licenza    
-Siete un cacciatore di taglie? Ero convinto che non esistessero più- il segretario lo guardò, anzi lo scrutò: non si fidava di quell’alta creatura dalle orecchie a punta, con quei capelli rossi arruffati e dei due canini che caratterizzavano il furbo sorrisino di Steel
-Signor Krukos, la prego di ascoltare il Mirilith, è un mio leale amico…- cominciò Dalic
-Va bene, va bene. Lo sai ragazzo che sei tu la persona di cui mi fido di più e se dici così ti credo… faccio una pausa, prendi pure il mio posto ma non dirlo al signor Racloss- il segretario si alzò lentamente dalla sedia e si diresse verso l’uscita della stanza
-Racloss è il sindaco e comunque, scusatelo, è vecchio ma fa bene il suo dovere. Ha preso il posto di mio padre ormai- disse il ragazzo appena Krukos si chiuse la porta alle spalle
-Come fanno a far lavorare quel rimbambito?-
-Caro Steel, i tempi sono cambiati: ci sono più guerre, più kamikaze, più spie ed io sono troppo giovane perché lavori come segretario. Almeno queste erano le parole del sindaco quando mi ha dimesso e, per la sua sicurezza, ha assunto un uomo con più esperienza di me. Ma non mi lamento, lavoro ancora qui al comune e faccio quello che mi dicono-
-Parli come se fossi già vecchio! Per me basta che guadagno e sto bene, …allora che ci puoi dire di un certo Trofius Rese?- Dalic prese un registro e, aprendolo, si notò che era pieno di nomi e cognomi, tra quelli cercò quello del criminale
-Trovato!- si alzò dalla sedia, aprì la porta che il segretario aveva chiuso prima, urlò qualcosa tipo -Krukus, devo assentarmi un attimo, ritorna presto al tuo posto- e disse rivolgendosi all’amico
-Armadietto 354, registro 72. Seguitemi- Percorsero molti corridoi arredati con quadri che coprivano totalmente le pareti e si lasciarono alle spalle molte stanze passando inosservati, poi scesero delle scale che li condussero in una stanza buia. Dalic prese un mazzo di chiavi dalla tasca e accese una lanterna. La camera era piena di armadietti neri in fila sia a destra che a sinistra, tutti con un numero inciso sul legno
-Dobbiamo cercare il numero 354, immagino che stia in fondo. Ognuno di questi ha un certo numero di cartelle contenenti tutte le informazioni trovate dai cavalieri sui ricercati, dagli assassini professionisti ai più piccoli delinquenti della città- spiegò Dalic. Dopo poco riuscirono a trovare l’armadietto numero 354 e, dopo averlo aperto, cercarono il registro 72
-Ragazzi, purtroppo non c’è molto, e, inoltre, qui dice che le informazioni su Trofius Rese non sono del tutto certe-
-Grazie lo stesso, ci arrangeremo- disse Steel gentilmente. Dalic fu molto garbato ad offrire loro qualcosa da bere e da mangiare ma il Mirilith rifiutò: aveva un piano con delle ore stabilite e non voleva fallire
-Scusaci tanto per il disturbo, torneremo quando avremo bisogno di aiuto. Grazie ancora di tutto-
-Mi raccomando, se tornerete qui e vi dicono di andarvene, dite il mio nome e vi faranno entrare…A proposito noto che hai finalmente trovato una compagnia. Che maleducato che sono stato non mi sono presentato, ma ormai saprete già il mio nome-
-Mi chiamo Ember, sono un Mezzelfo, lei è Orhen, un’Elfa. Perdonaci anche tu, ma abbiamo anche un amico che non ci presenta-
-Devo fare tutto io? Yondalla vi ha donato una bocca per parlare, non è colpa mia se non la usate!- disse ridendo Steel, ma prontamente Orhen ribatte
-Ignorante. Yondalla è il Dio degli Halfing!-
-Ora vi lascio andare; è stato bello conoscervi. State attenti- salutò Dalic
-Mi hai aiutato un’altra volta: sono proprio in debito con te- il Mirilith agitò la mano in segno di saluto verso il suo amico, poi, insieme ai suoi compagni, rifece la strada dell’andata e ritornò alla locanda dove controllarono il contenuto della cartella
-Non c’è quasi niente: data, luogo di nascita, …- disse Steel arrabbiato con dei fogli in mano
-Ma ci sono informazioni su alcuni dei suoi assasinii- replicò Orhen cercando di far felice il suo amico
-Ha colpito spesso, in periferia, nelle locande più nascoste e frequentate solo dai bassifondi. Potremmo partire da li- consigliò Ember
-Buona idea. Con cosa uccide?- domandò il cacciatore
-Allora…qui dice… che la maggior parte dei testimoni oculari ha notato un coltello attaccato alla sua cintura, ma non lo ha mai adoperato. Ha usato coltelli, forchette pezzi di legno taglienti…tutti oggetti che si trovano nelle osterie- disse Orhen
-Bene… quanti anni fa sono state raccolte queste notizie? Le vittime sono più donne, bambini o uomini?- Steel, dalle informazioni, cercava di ricavarne un piano infallibile, ma aveva bisogno di note specifiche
-I cavalieri le hanno raccolte più di un anno fa e… le vittime sono più uomini, segue una bassa percentuale di donne e non ha mai ucciso bambini- lo informò Orhen
-Non è spietato come si dice. Molto bene…questo è tutto quello che volevo sapere, grazie mille- il Mirilith sorrise, poi disse
-Amici, questo è quello che faremo, dobbiamo collaborare tutti insieme: andremo nella locanda meno conosciuta della città, e quella più malfamata, ordineremo qualcosa, faremo domande al proprietario per sapere indicazioni che non ci interessano e…aspetteremo, vedrete che si farà vivo-
-Aspetta un attimo? Prima di tutto dove troviamo un’osteria che fa al caso nostro? E di quali indicazioni stai parlando? Poi… come fai a sapere che verrà?- Ember non era molto sicuro di quello che aveva in mente l’amico
-Per quanto riguarda l’osteria si chiama “Il solitario” e so dove trovarla; anche se stiamo li e ordiniamo qualcosa dobbiamo dire più di una parola e per indicazioni intendevo domande di vario genere che faremo all’oste del tipo -“Fino a che ora rimanete aperti?”-. In più sono così sicuro che Trofius entrerà in quel posto tanto da scommetterci 100 monete d’oro. Ci stai?- Steel era scaltro e furbo, e si notava dall’espressione del suo bel viso che era certo di vincere la scommessa
-Accetto! Quando ci muoviamo?-
-Calma eroe, devo dire tre ultime cose, primo, dobbiamo andarci con le nostre borse facendo finta d’essere appena arrivati in città, secondo, ci copriremo le orecchie, non devono sapere che non siamo della razza umana, e tu Ember devi coprire anche i capelli: gli uomini non li portano così lunghi  e terzo, andremo a trovare “Il solitario” stasera prima di cena quindi preparatevi in fretta-Ognuno andò nella propria stanza e dopo poco si diressero verso l’osteria situata in una stretta stradina a vicolo cieco
-Non fate nessuna domanda su Trofius o ci sbatteranno fuori- avvisò Steel mentre si dirigevano verso locanda, dove sull’uscio si intravedevano alcuni uomini ubriachi
-Come facevi a conoscere Dalic?- domandò Orhen
-Venni qui anni fa e gli uomini non desideravano vedere altre razze in città, quindi volevano arrestarmi e quel ragazzo mi dette una mano ad andarmene via da qui. Questa è la versione ridotta della storia ma in questo momento e posto non posso dirvi altro- Entrarono nella locanda fingendo di essere stanchi e aver fatto un lungo viaggio prima di arrivare in quel luogo. Tutti gli sguardi erano puntati su di loro che si sedettero al bancone e chiesero la specialità della casa e furono serviti dopo qualche minuto. Da quando era entrata la piccola compagnia c’era più silenzio nell’osteria
-Salve, siamo nuovi di qui e stiamo cercando un posto per riposare, le dispiacerebbe consigliarcene  qualcuno qui vicino? Oppure possiamo trovare spazio anche qui?- chiese Ember all’oste con gentilezza
-Mi dispiace, noi serviamo solo da bere e mangiare, non abbiamo posti letto, ma in fondo alla strada, girando a sinistra c’è un’altra locanda, potete andare lì-
-Grazie… Ci scusi ancora, saprebbe anche quanto si fanno pagare?- domandò Orhen
-Spiacente,…- il locandiere guardò la porta che si era appena aperta e non disse una parola di più. Ember e Steel si voltarono verso la porta, poi il cacciatore si rigirò
-Mi devi 100 monete d’oro- sussurrò il Mirilith ad Ember. L’uomo si sedette accanto a Steel, e chiese la birra più costosa, invece i suoi uomini stavano su alcuni dei tavoli che riempivano la locanda. Steel fingeva benissimo, sembrava proprio un ragazzo sprovveduto e ingenuo che si voleva fare i fatti suoi, ma al contrario, era attentissimo alle mosse dell’uomo seduto vicino a lui.
-Siete nuovi di qui? – chiese Trofius
-Esatto signore, ma come ha fatto a notarlo? Veniamo da una città lontana da qui, non so se la conosce, Glicos, abbiamo fatto un lungo viaggio, siamo molto stanchi. La ringrazio della sua gentilezza per essersi interessato a noi- Steel sembrava tranquillamente sereno
-Immaginavo,… su ragazzi, diamo un cordiale benvenuto a queste nuove simpatiche persone, così si metteranno a loro agio- l’uomo si alzò dalla sedia e così fecero anche i suoi seguaci dirigendosi verso il bancone e circondando la compagnia
-Ma non vi dovete disturbare… stiamo bene cosi!- disse Orhen, aveva molta paura ma cercava di sembrare sicura di se
-Ragazzi, siamo noi che vi dobbiamo ringraziare, abbiamo conosciuto delle persone fantastiche come voi,… vero Trofius?- detto questo Ember sorrise al criminale che domandò
-Come fate a conoscere il mio nome? Aspettate… lo so il perchè… sono diventato famoso e visto che…-
-Allora sei veramente tu Rese, perfetto…Cadrok Drucon- Orhen fece un incantesimo che stordì tutti i presenti nella locanda e ne fece svenire qualche d’uno dandogli una bella botta in testa, grazie anche all’aiuto di Ember, mentre Steel stringeva delle corde intorno i polsi dell’uomo. Corsero subito fuori e andarono il più velocemente possibile al gendarmi più vicino. Dopo un’ora ora se ne andarono felici a dormire con 1000 monete d’oro in tasca.
 
note: i protagonisti continuano con la loro nuova vita di cacciatori di taglie, ma dal prossimo capitolo cambierà qualcosa

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


-Pronti per un’altra missione?- la mattina seguente Steel mostrò un’altra taglia ai suoi compagni

-Si chiama Yeslis, ha una taglia di 3000 monete d’oro. L’ultimo cacciatore che ha cercato di metterlo in gattabuia, è morto: sarà divertente catturarlo a differenza di Rese, mi aspettavo una lotta all’ultimo sangue- Ember guardò sorpreso il foglio

-Per catturarlo dobbiamo andare ad Erevantor-

-Ma è una cosa fantastica!- si capiva chiaramente dal tono di Orhen che in realtà non ci voleva andare

-Che c’è? Non ditemi che avete paura? Cosa avete da perdere?- domandò Steel

-La vita, forse?-

-Come sei tragico Ember-

-Dai proviamoci- stranamente Orhen ci voleva andare veramente

-Ma non pensate che sia meglio catturare qualche altro bandito e farci un’esperienza, prima di andare da un pezzo grosso?- il ranger aveva un brutto presentimento

-Sei il solito, esageri come sempre!- Orhen si era rivolta ad Ember arrossito per l’esclamazione

-Come avevi detto tu, ormai siamo qui, è inutile ritirarsi proprio adesso-

-Voglio solo aspettare…-

-I soldi non si fanno aspettare, qualcuno ci potrà rubare la taglia mentre continuiamo a stare qui e poi non abbiamo denaro a sufficienza per restare a Endor qualche giorno e per organizzarci bene per andare a catturare altri banditi che varranno massimo 200 monete d’oro. Non ne vale la pena, non trovi? Se ci vogliamo allenare bene, non possiamo puntare prede così basse e facili da catturare. La soluzione migliore è partire oggi pomeriggio diretti ad Erevantor- il discorso di Steel era logico ed Ember dovette accettare

-Bene, prepariamo i bagagli (non dimenticate niente mi raccomando), ci mangiamo qualcosa prima del viaggio e poi andiamo alla capitale. Ci vediamo dopo- Orhen e il ranger andarono nelle loro stanze, mentre Steel uscì dalla locanda e andò verso il comune con l’intenzione di salutare Dalic prima di partire. Un palazzo molto largo si intravedeva all’orizzonte, retto da varie colonne in fila, l’entrata era enorme caratterizzata da un massiccio portone di legno dove vi erano delle antiche incisioni sopra; al centro si stagliava una torre con una piccola campana in cima e le bandiere della Repubblica di Madani e della città erano rette da due guardie ai lati dell’entrata: quello era il comune e man mano che Steel si avvicinava diventava sempre più nitido. Le due guardie, le quali il giorno precedente non c’erano, gli chiesero se aveva un permesso di entrata, ma fece il nome di Dalic

-Spiacenti, ma la persona che chiedete di vedere è morta- disse una delle guardie

-Non è possibile, sono venuto qua proprio ieri e lui era ancora vivo-

-Hanno trovato il suo corpo in una delle stanze del palazzo proprio ieri notte-

-Ma…come è morto?- Steel non credeva a quello che sentiva, era veramente sorpreso

-Un medico specializzato è venuto qua da Erevantor e ha detto che la causa del decesso è stata avvelenamento- gli rispose l’altra guardia

-Non è possibile, no…, hanno dei sospetti sul colpevole?-

-Spiacenti signore, questo è tutto quello che possiamo dirvi- ad un tratto il portone si aprì e ne uscirono due guardie che tenevano legato il vecchio Krukos

-L’avete ucciso voi, perché continuate a negare?... Solo perchè Dalic era un Mirilith non avevate il diritto di avvelenarlo… assassino senza pietà. Lui si era fidato di voi, della vostra lealtà e l’avete tradito- Krukos urlava così tanto che tutte le persone a passeggio e dentro le case si radunarono nella piazza davanti il comune dove al centro vi era una carrozza, dentro ci spinsero il signor Krukos che non voleva entrarvi e che continuava ad urlare. Poi dal comune ne uscì un uomo

-Portatelo in prigione, quel ciarlatano. Sono il sindaco e mi accusa di aver ucciso uno dei miei miglior dipendenti solo perché non era della specie umana! Anzi mettetelo in manicomio- sbuffò l’uomo con una faccia schifata

Steel, con il cuore infranto e confuso, tornò nell’osteria a prepararsi per la partenza e per vedere i suoi amici che gli avrebbero fatto pensare e ad altro. Non si era mai accorto che Dalic era della sua stessa specie: non gli aveva mai notato gli occhi con le pupille allungate, non gli aveva notato le mani così sottili e con le unghie che si possono ritirare… tutte caratteristiche dei Mirilith che assomigliano così tanto ai gatti. Non ci doveva più pensare

-Come và ragazzi? Posso offrirvi da mangiare?- chiese il cacciatore agli amici quando li rincontrò dopo aver sistemato la sua roba, cercando di nascondere la tristezza che provava

-Hai una brutta cera, che ti è successo?- domandò Orhen preoccupata per il compagno

-Niente, sono scontento di andar via senza aver salutato il mio amico Dalic, tutto qui!- Steel non faceva che pensare all’accaduto

-Potremmo non mangiare e andare da lui?- propose Ember

-Oh no… non possiamo, il viaggio sarà lungo e dobbiamo metterci in forze quindi…pago io su andiamo- Steel non sembrava proprio lo stesso. Strano: quando deve recitare è infallibile a fingere ma in quel momento si vedeva che soffriva

-A che ora partiremo e arriveremo ad Erevantor?- Orhen era sempre curiosa e voleva sapere informazioni sul tragitto

-Allora…- cominciò il mirilith

-Partiremo fra un’ora e, per arrivare alla capitale ci vogliono quattro ore a piedi, tre ore e mezzo in portantina, tre in carrozza e due a cavallo, e noi andremo proprio a cavallo-

-E dove li possiamo trovare?- domandò Ember

-Conosco un posto qui vicino…che prendete?- Finito di mangiare, la compagnia andò in una grande casa, accogliente e con un curato giardino. Steel busso sulla piccola porta rossa dall’abitazione e ne uscì un uomo robusto che appena vide il Mirilith sorrise e li fece entrare senza discussioni. Dopo aver parlato un po’, il signor Tani, così si chiamava, li portò in una grande stalla piena di cavalli bellissimi

-Non ti aspettare che solo perché ti conosco chiudo un occhio, gli affari non vanno bene da quando te ne sei andato. A poco prezzo vi posso dare solo questi due cavalli, tranquilli potete fidarvi- disse

-Vanno benissimo- sorrise il cacciatore

-Ma come facciamo, siamo in tre?- domandò Ember

-Orhen potrebbe andare dietro uno di noi, non c’è nessun problema- rispose Steel

-Bene, monto la sella e datemi i vostri bagagli, li sistemerò io sul cavallo-

-Grazie,… quanto le dobbiamo?- Ember prese alcuni soldi che aveva in tasca

-Mmmh…10 monete d’oro e una di argento, potete aspettare fuori, i cavalli ve li porto io- disse l’uomo prendendo il denaro datogli dal Mezzelfo

-Allora, Orhen con chi vuoi stare sul cavallo?- cominciò, dopo un po’, il ranger in tono di sfida per il Mirilith

-Penso che andrò con te Steel, hai meno bagagli, mentre con Ember si avrebbero problemi di peso-

-Come vuoi tu- disse il cacciatore prendendo i cavalli che l’uomo gli porgeva

-Grazie di tutto ci vediamo- urlò il padrone degli animali, ai tre che se ne andavano via. Endor in fondo era una bella città, misteriosa secondo Ember (non chiedeteci il perché). Era piena di viottoli stretti e diventavano fangosi nei giorni di pioggia, poche volte riuscivano ad asciugarsi del tutto, popolata da persone che parlano urlando da una finestra all’altra (cosa che Orhen ed Ember non avevano mai visto), solo nel centro abitava gente di un rango sociale più elevato. Davanti il comune c’erano a volte delle fiere ed Orhen fu fortunata a trovarla proprio in uno dei due giorni che si trovava ad Endor e quando era li di passaggio, così ne approfittò e comprò qualcosa che poteva esserle utile per il tragitto come delle provviste di cibo (Steel non ne porta mai abbastanza), una padella, qualche maglione pesante per quando fa freddo, erbe medicamentose, una piccola borsetta di cuoio, e trovò addirittura un libricino che aiutava gli stregoni principianti. C’erano scritti vari incantesimi, i più semplici, come non sbagliare nel farli, dava una mano nel diventare più sicuri di se stesso,…Orhen non disse niente a Steel ed Ember per paura che si arrabbiassero: il primo perché voleva che i soldi si mettessero da parte ed il secondo perché avrebbe detto che erano compere inutili; invece lei era contenta, non comprava qualche cosa da quando Tordek le disse di andare a prendere delle candele, per il resto mandava sempre Ember, si fidava più di lui. Erano ormai usciti dalla città e la stregona non se ne era accorta, abbracciava assonnata il suo amico e notò che sapeva andare benissimo a cavallo, lei lo aveva imparato quando era piccola e stava ancora con la sua famiglia. Si guardò intorno asciugando la lacrima che le era scivolata sulla guancia: il sole illuminava la campagna intorno a loro, c’erano colline verdeggianti a volte gialle per il grano in cui si intravedevano persone che lo raccoglievano, si vedevano raramente casette isolate dimora dei contadini; pascoli di pecore erano domati da due cani e  uomini su dei cavalli. Loro continuavano ad andare veloci verso Erevantor. Poi lo sguardo di Orhen finì su Ember che cavalcava affianco a lei: era cambiato da quando erano partiti, era più deciso, meno pauroso. Orhen notò che aveva un bel volto, i suoi occhi blu brillavano con il sole che batteva sulla sua fronte, non aveva delle labbra sottili, ma neanche troppo carnose, aveva legato i capelli biondi ma il vento li muoveva ancora. L’elfa sorrise al pensiero di averlo ancora al suo fianco. Entrarono in un paesino dove fecero riposare i cavalli e dopo un ora ripresero il viaggio. Dopo due ore arrivarono finalmente nella periferia di Erevantor. Steel stava davanti Ember e lo portò in una capanna di sua proprietà, vicino ad un parco

-Sono riuscito a comprarla poco prima di andarmene via da questa città, anni fa. Anche qui dovremmo sistemare un po’ tutto- spiegò lui. Non ci misero molto tempo a riordinare e pulire, poi il mirilith uscì senza dire dove andasse e Orhen era molto preoccupata perché era uscito qualche ora prima e pioveva a dirotto da molto ormai

-Spero che sarà facile catturare questo Yeslis. Ma come faremo senza informazioni su di lui?-

-Fidati di Steel, Ember, vedrai che saprà quello che dovremmo fare…- disse Orhen

-Lo spero- borbottò qualcosa e se ne andò nella sua stanza (se si può definire tale)

 

Un’ombra furtiva, illuminata solo dalla luce della luna e delle stelle appena uscite, aprì la porta di un grosso edificio e, su un’insegna, c’era lo stemma di una lancia in mezzo a uno scudo: era il simbolo delle guardie.

La figura si trovò in una spaziosa stanza con due divani ai lati e davanti a sé una grande scrivania dove erano poggiati i piedi di un uomo dallo sguardo tetro che stava tranquillamente fumando e leggendo un giornale. Aveva uno stemma sul vestito, doveva essere una guardia.

-Non ti fai vedere da parecchio tempo- disse l’uomo seduto sulla sedia alzando lo sguardo. Il nuovo arrivato si tolse il cappuccio dalla testa: era completamente zuppo e con quel gesto fece gocciolare il mantello bagnando il pavimento di legno

-Sono venuto qui proprio per vederti. Dimmi quello che sai, Anurok- Steel poggiò la taglia di Yeslis sul tavolo

-Ancora a caccia?- sorrise la guardia

-Siete rimasti in pochissimi, e anche tipi come questi non si trovano facilmente-

-Non farò altri mestieri se non questo- ribatte il cacciatore

-A meno che mi costringano. Sono padrone delle mie scelte, esse formano il mio destino-

-Come vuoi, ma non andare sul tragico. Vieni qua dentro, ti dirò tutto- disse Anurok accompagnando Steel in una stanza

 

 

Orhen non dormì molto per la preoccupazione. La mattina andò a controllare la stanza del cacciatore: vuota. Non era ancora ritornato. La stregona era tremendamente in pensiero e, non riuscendo a prendere sonno, cominciò a preparare la colazione anche se era l’alba. Ember stava in dormi-veglia e sentendo un buon odore che entrava nella stanza, si alzò e si diresse in cucina.

-Ma è presto, che ci fai alzata?- domandò il Mezzelfo

-Potrei farti la stessa domanda-

-Vado a svegliare Steel-

-Non è ancora tornato…quello fa star in pensiero le persone-

-Perché ti preoccupi tanto? È pur sempre un cacciatore di taglie, come dissi tu, se la sa cavare anche da solo. Ti ricordo che prima di conoscerci viveva girando il mondo da solo-

-Se continua così, starà di nuovo solo!- disse arrabbiata l’elfa

-Esageri troppo per me-

Orhen gli mise davanti una tazza di tè e un piatto di biscotti appena sfornati

-Non mangi?- domandò Ember

-No!- fu la risposta telegrafica dell’amica che lo lasciò solo nella stanza a mangiare

-Andiamo- di colpo entrò nella stanza Steel

-Su sbrigatevi- 

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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo ***


Una sera, nei dintorni del centro della città, una piccola Halfing era diretta verso una casa circondata e controllata da persone armate, due delle quali, vedendola arrivare, aprirono il portone facendola tranquillamente entrare. Busti, quadri che rappresentavano natura morta, città ritratte a mosaici, degli arazzi, grandi lampadari, un orologio a pendolo, mobili di alta fattura, tutti questi oggetti si trovavano nelle stanze e nei corridoi della villa arricchita anche da pregiati manufatti d’oro e d’argento. L’Halfing andò oltre ed entrò in un enorme studio che definirei più una libreria per la quantità di libri sugli scaffali. In fondo alla camera vi era un uomo su un’alta poltrona, egli guardava, come affascinato, il fuoco che bruciava in un camino vicino a lui

-Cosa mi hai portato questa volta, cara Beany?- disse alzandosi e girandosi verso la piccola che si tolse il mantello e lo tirò sulla poltrona, poi da una delle tasche prese un oggetto porgendolo al suo padrone

-Questo è il più prezioso, non c’era altro da rubare- disse Beany

-Sinceramente mi aspettavo di meglio. È stato veramente un gioco da ragazzi, sono fiera di me! Quel palazzo era sorvegliato da chissà quante guardie e soldati, ma sono riuscita a non farmi vedere, sono entrata con scatti furtivi e...- l’Halfing parlava in modo orgoglioso, ma l’uomo la interruppe

-Si, si…sei stata brava, di darò una lieta ricompensa, ma ora devi uccidere quest’uomo- in mano teneva la preziosa collana, con incastrati diamanti e pietre di vario genere, rare, che gli aveva dato Beany. Lo guardava con occhi sgranati: era suo, ora era ancora più ricco, ma voleva esserlo ancora di più.

-Ti prego, Yeslis, non farmi uccidere… di nuovo- chiese la ladra tristemente. Era piccola e vedere quei volti senza vita di persone che non le avevano fatto niente, le facevano un po’ impressione

-Non voglio uccidere- continuò lei

-Non sei qui per fare i capricci, devi obbedire solo ai miei ordini, capito?- ora il suo padrone era infuriato

-Dopo quello che ho fatto per te, ti lamenti anche? Tu sei mia!- l’uomo faceva veramente paura in tutta la sua altezza, e con i suoi occhi che uscivano dalle orbite per la rabbia

-Ti supplico, posso fare qualsiasi cosa, ma non…non voglio farlo, ma la ringrazio per quello che hai fatto per me-

-Hai ucciso chissà quante persone e ora non ti và più? Dove è finita la tua voglia di sterminio? Tu mi ubbidirai, sempre, non me ne faccio niente dei tuoi ringraziamenti, voglio qualcosa in cambio- 

-Va bene, ubbidirò, ma pensavo solo se mi concederà la libertà!- ribatte Beany

-Da quando in qua ora pensi? Ma soprattutto, da quanto tempo pensi… alla libertà?- Yeslis colpì la ladra con un pugno facendola svenire, poi arrivarono due uomini che la portarono in una stanza.

 

 

-Dove ci stai portando Steel? Spero che non sarà uno scherzo!- disse Ember

-Te ne rendi conto che mi hai fatto preoccupare? Devi dire dove vai e a che ora ritorni, siamo una squadra dobbiamo agire insieme!- lo sgridò Orhen

-Allora ti preoccupi per me, ma che carina-

-Si mamma! Come esageri. Sono andato a cercare informazioni, quindi…cercate di ringraziarmi invece- ribatte il Mirilith

-E chi ti ringrazia? Io no di certo, con la nottata che mi hai fatto passare- il cacciatore stava portando i suoi compagni in una taverna, “La birra del Nano”, famosa ad Erevantor per i suoi ottimi e pregiati vini, oltre che le birre ovviamente. 

Orhen saltellava per evitare le pozzanghere, mentre Steel diceva il piano

-Fra poco ci presenteremo ad un uomo, dobbiamo essere i più convincenti che possiamo per essere degni di far parte del suo gruppo, il cui capo è proprio Yeslis, state all’erta. Orhen nascondi le armi con un incantesimo e ricordate che noi siamo umani-

-Ma dove le prendi tutte queste informazioni?- disse la stregona dopo aver fatto l’incantesimo

-Ho un informatore, un mio vecchio amico, in questa città- spiegò lui

Entrati nella taverna, notarono un uomo in fondo alla sala, era solo seduto in un tavolo. Steel camminò verso di lui e i suoi amici lo seguirono

-Athlon?- domandò il cacciatore

-Cosa volete?- disse l’uomo riluttante

-Vogliamo solo parlare- Ember gli mostrò che non avevano armi, poi si sedettero

-Conosce Yeslis vero? È inutile mentire- l’uomo rimase sempre nella stessa posizione e aveva sempre la stessa espressione

-Se siete venuti per catturarlo, quella è la porta-

-Lei ci ha fraintesi, signore- sorrise Steel  

-Dove avete trovato le informazioni?-

-I nostri affari ci appartengono. Sono Hila, questo è Damaruca e lui è Spesi- disse Orhen indicando prima Steel, poi Ember   

-Se non le dispiace, vorremmo entrare nella banda- continuò l’Elfa. L’uomo li guardò per qualche istante, indeciso sul da fare, poi parlò

-Venite- Si alzò e uscirono dalla taverna attraverso la porta del retro 

-Rimanete qui per qualche istante. Torno subito- l’uomo li lasciò soli

 

 

Beany si svegliò dolorante. Aveva le mani legate ed era chiusa in una cella

-Ti sei svegliata finalmente- qualcuno parlò fuori dalla stanza. La ladra cercava di mettere a fuoco la sua vista, ma le arrivò qualcosa in faccia

-Mangia- le ordinò la voce rauca  

-Sei proprio uno stupido: mi spieghi come faccio a mangiare il pane senza usare le mani?-

-Questo è il bello!- l’uomo si mise a ridere e andò a sedersi su una sedia mettendosi a giocare a carte, intanto Beany vide che poco distante dalla guardia, ma anche dalla cella c’era la sua preziosa borsa : senza di quella non sarebbe mai riuscita a fuggire, poi, pensando che aveva fame, cercò di portarsi alla bocca il cibo. Ma tanto lei aveva un asso nella manica, anzi nella caviglia.

 

 

Dopo mezzora, in lontananza videro Athlon che andava verso di loro, poi ad una certa distanza, fece segno di seguirlo e così fecero. Passarono numerosi cunicoli e scorciatoie (almeno Athlon le definiva così) portandoli in una grande dimora dove dentro era quasi del tutto buio, solo l’argento e l’oro brillavano per quanto erano puliti; infine l’uomo li fece entrare in una stanza, uno studio per la precisione, anche questo buio ma si riuscivano a distinguere gli oggetti grazie a sottili fasci di luce che entravano dentro la camera e poi loro si erano ormai abituati all’oscurità. Nel momento in cui erano entrati una voce in fondo alla stanza parlò                                                                                                  

-Benvenuti- l’uomo si girò verso di loro

-Complimenti Yeslis, bella casa- Steel era riuscito subito a riconoscere il bandito

-Salve. Allora voi volete univi a me…bene dovrete affrontare alcune prove per far si che io vi accetta del tutto-

-Ma certo, tanto noi abbiamo tempo a sufficienza… prima di catturarti- mentre Ember disse questo, Orhen fece (a bassa voce) un incantesimo per far materializzare le loro armi. Le presero immediatamente puntandole contro il loro bersaglio

-Hai proprio un amico stupido, Anurok- Yeslis si mise a ridere mentre dall’entrata apparve l’uomo con cui Steel aveva avuto un appuntamento il giorno precedente. Il Mirilith non credeva ai suoi occhi, era proprio il suo amico.  

-Steel, ti avevo detto che era una stupida idea quella di fare il cacciatore e poi avevo bisogno di soldi senza fare tanta fatica. Questo è il lavoro adatto a me- Anurok si rivolse, con sguardo triste, a Steel che ribatté

-Fantastico, che bel lavoro che hai trovato!- era stato tradito da un amico fidato, cominciava ad aver paura

-Bene allora non c’è bisogno delle presentazioni. Uccideteli!- ordinò Yeslis 

 

Beany avvicinò la caviglia alla bocca, si tirò su i pantaloni e con i denti prese un piccola cerbottana infilata tra la scarpa e il piede; la puntò contro l’uomo fuori dalla cella e con precisione riuscì a colpirlo proprio sul collo stando a quindici metri di distanza, ma gli Halfing hanno una vista acuta come gli Elfi e i Mirilith, e poi quella era una delle specialità di Beany. Riuscì a liberarsi dalla corda con cui era stata legata, si alzò e prese, nell’altra scarpa, una sottile, ma lunga funicella che lanciò verso la sua sacca centrandola perfettamente e la tirò verso di se. Da dentro prese gli attrezzi necessari a scassinare le serrature, e riuscì ad aprire la cella, salì delle scale che portavano in una delle tante sale della villa e, superate varie stanze, andò nello studio del suo padrone. Non voleva ancora andarsene via dalla casa: era decisa a sfidare Yeslis, il suo maestro. Le veniva la pelle d’oca solo a pensare a lui per la rabbia che lei covava nel cuore. A qualche metro dalla porta della stanza si sentivano dei rumori di un combattimento. Beany fece capolino nella camera. Delle ombre stavano lottando, tra di loro notò subito il suo capo che si godeva divertito lo spettacolo. Il cuore le si riempì di rabbia. Entrò in silenzio nello studio e, sfruttando l’oscurità e la disattenzione delle persone che c’erano dentro, si avvicinò a Yeslis, ma la poltrona nella quale era seduto non le permetteva di ucciderlo alle spalle, visto che lo schienale era molto alto, quindi con agilità piantò la lama da gomito nella schiena di uno dei due scagnozzi del suo padrone al suo fianco. L’altro si accorse del pericolo, ma Beany era più veloce di lui e lo trafisse nel petto. Yeslis si guardo spaventato attorno e alla sua destra e sinistra vide solo due sagome a terra, coperte di sangue. Si sentì un lamento, anche Anurok cadde a terra, dietro di lui Beany sorrideva. L’Halfing con velocità andò contro il suo maestro pronta a ucciderlo, ma lui, più veloce, prese una lama poggiata vicino la sua poltrona e si parò facendo indietreggiare la sua allieva. Ember e Steel uccidevano più nemici possibili, Orhen faceva vari incantesimi per difendere se stessa e i suoi amici e per respingere una massa di uomini che continuavano ad attaccarli. Più ne uccidevano più ne arrivavano degli altri. Alla fine è sempre così!. La stanza era grande abbastanza per contenere tutte quelle persone. Stavano da parte solo Beany e Yeslis, che con l’agilità e potenza cercavano di uccidersi. Continuavano a combattere, colpi dopo colpi. I tre erano sfiniti, i tirapiedi che venivano rimpiazzati invece erano freschi, la ladra, pur sempre piccola, non aveva molta resistenza, mentre il padrone di casa pensava solo ad uccidere, voleva uccidere era al colmo della collera nei confronti dell’Halfing, non gli importava che era stanco, voleva vedere il corpo della sua traditrice senza vita. La situazione si faceva critica via via che continuava la lotta. La compagnia  cercava di creare un varco per poter scappare, ma gli uomini erano veramente troppi e bloccavano l’uscita.       

 note: i protagonisti sono nei guai quindi, come ne usciranno fuori? a Lunedì!

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


-Vi uccideremo, non avete scampo- urlavano gli scagnozzi di Yeslis per farsi coraggio, già molti di loro erano morti e invece i loro nemici erano stanchi ma ancora in vita e si chiesero se fosse meglio ritirarsi da quel combattimento prima di non combattere mai più. Sei  andavano all’attacco, ma due  venivano uccise dalla forza del Mirilith, un altro paio dalla magia esercitata dall’Elfa, e altri due morti cercando di vincere contro il Mezzelfo, ma la sua spada era molto più forte e affilata in confronto alle loro lame. Nella mente dei seguaci di Yeslis  stava per dominare il terrore e il rumore della battaglia si sentiva fin fuori la dimora. Beany riuscì a schivare un altro colpo del suo maestro che allungò il braccio e la spada cercando di colpirla, ma lei si teneva a distanza di sicurezza, conosceva le mosse dell’avversario, ma non le sapeva prevedere, sapeva che Yeslis era padrone di una grande forza e di questo ne aveva paura e cercava il modo migliore per attaccarlo
-Ti si legge negli occhi quello che stai per fare, sei prevedibile e questo è un punto a sfavore per te- rise il ricercato. Beany provò allora di colpirlo nuovamente ma il bandito la prese per il collo, per qualche secondo la tenne in aria soffocandola poi la sbatte a terra. l’Halfing si rialzò e di scatto gli sferrò un calcio nello stomaco facendolo barcollare, poi provò a dargli un colpo mortale, ma lui si paro in tempo con la lama. Yeslis sorrideva, si stava divertendo a guardare il suo burattino vivente che si era infuriato con lui ed ora si voleva vendicare, non voleva ancora uccidere Beany. La ladra allora si abbassò e il suo maestro, pensando che lo voleva colpire ai piedi saltò ma era una finta e lui ci era cascato facilmente; l’Halfing lo colpì al petto, ma non era una ferita mortale. Yeslis cercava di resistere al dolore, e gemendo si preparò a reagire, ma la ragazzina lo attaccò ancora, lui però era pronto e la bloccò in tempo per evitare un colpo mortale. Ormai il ricercato stava combattendo senza una mano e con una ferita nel petto. Con rabbia la scaraventò contro il muro in modo non molto violento, facendole perdere i sensi per qualche secondo, quando si riprese il suo avversario la stava strangolando con l’unica mano che gli rimaneva, i suoi occhi erano pieni di collera ed era pronto ad ucciderla. Beany aveva lasciato cadere le armi e se voleva tirargli un calcio non poteva arrivarci. Stava diventando viola, non aveva più aria nei polmoni, stava morendo. La piccola compagnia era sempre più in difficoltà, poi Steel gli venne un’idea lasciò i suoi compagni a combattere contro gli scagnozzi, mentre lui andò a combattere contro Yeslis, il suo vero avversario. Colpì al collo il ricercato facendolo svenire, mentre Beany non era ancora morta, l’aveva salvata in tempo
-I morti non ce li pagano!- disse il cacciatore sorridendo andando verso i suoi amici. Ormai non c’erano più molti scagnozzi ed i rimasti vedendo il loro padrone sulle spalle del Mirilith che aveva perso i sensi, scapparono via.
-State bene?- chiese Steel agli amici
-L’importante è che non sono morto- disse Ember con il fiatone e posando la sua spada a terra che ora gli sembrava molto pesante
-Siamo feriti, anche gravemente- ribatte la stregona
-Orhen sapresti curarci?- domando il cacciatore  
-Non ne sono capace-
-Tranquilli io lo so fare- disse Ember prontamente
-Ember sei sordo o stai mentendo?-
-Non sono sordo caro il mio Steel, lo sapete e poi perché dovrei mentire…-
-Curaci prima che muoio dissanguata- lo interruppe Orhen. Così Ember si avvicinò prima alla sua amica, posò le mani sulle ferite che dopo qualche secondo erano quasi scomparse, poi andò dal Mirilith e ripeté la stessa operazione
-Come sai usare questa magia per guarire?- mentre il Mezzelfo curava il cacciatore lui gli fece questa domanda
-Ai ranger insegnano a curarsi con la magia in caso di necessità, non guarisce completamente, è meglio di niente- rispose lui, infine si curò
-Mi hai nascosto per tutto questo tempo che tu eri un ranger e che avevi tutte queste qualità, per quale motivo?- Orhen si sentiva offesa, considerava Ember come suo migliore amico e lei gli aveva rivelato tutto sul suo passato anche che era una stregona mentre lui invece no. Si divertivano molto quando il signor Tordek usciva dalla locanda molto presto e ritornava tardi, Orhen giocava con i suoi incantesimi e faceva divertire anche Ember, ma questo solo quando non c’erano clienti da servire e dentro l’osteria
-Non volevo rivelare tutto della mia vita, mi dispiace. Mi fido ciecamente di te- il Mezzelfo guardò l’amica e capì che lei lo aveva già perdonato. Si riposarono un po’, stanchi per la dura lotta e poi non avevano fretta di riconsegnare il bandito che era ancora  svenuto, ma il silenzio fu interrotto da passi che si muovevano velocemente verso di loro, i tre si prepararono a combattere di nuovo pensando che fossero ancora i seguaci di Yeslis, invece nello studio entrarono delle guardie armate di spada che si fermarono stupiti di vedere i giovani davanti a loro. Una di loro parlò
-Siete Steel il cacciatore di taglie?- il Mirilith annuì e l’uomo continuò a parlare
-Vedo che avete fatto un  buon lavoro. Vi ringraziamo- le guardie riposarono le armi e lo stesso fecero i tre amici. 
-Venite con noi signor Steel avrete la vostra ricompensa- Le guardie cominciarono a perlustrare la zona, mentre quella che si era rivolta a Steel li stava portando al gendarmi, li seguivano altre due guardie che tenevano legati Yeslis e Beany
-Chi è quell’Halfing?- sussurrò Orhen mentre camminavano
-Era  la scagnozza più forte di Yeslis, molto ricercata per furti e assassinii- rispose Steel
-Non dirmi che la uccideranno-  
-Probabilmente sarà condannata a morte, quando hanno commesso molti reati, difficilmente ai ricercati viene concessa la grazia di vivere- spiegò il cacciatore
-Ma possiamo fare qualche cosa per salvarla?-
-Potremmo portarla con noi- intervenne Ember sempre parlando sottovoce
-No! Ma siete matti, è una bambina ci darebbe solo fastidio, scommetto che se la fa ancora addosso quando dorme- disse Steel
-Esagerato. Hai visto che è brava a combattere…- insisteva l’Elfa
-Dovremmo rinunciare ad una parte del bottino, e poi proprio perché è giovane e non sa prendere una decisione non voglio che venga, potrebbe voler di nuovo uccidere!-
-Se voleva uccidere altre persone innocenti, sarebbe stata ancora al servizio di Yeslis-
-Improbabile, visto che può uccidere anche da sola. Mi dispiace Orhen la faccenda è chiusa-
-Allora me ne occuperò io, starà sotto la mia vigilanza, se combinerà qualche cosa sarà solo colpa mia-
-Non ti lascio tenere un’assassina-
-Vuoi far morire una bambina oppure hai qualche cosa contro gli Halfing?-
-Non ho problemi con nessuna razza è solo che sarebbe rischioso tenerla. Vuoi che ci uccida tutti?-
-Lo so che è pericoloso, ma vi prego fidatemi di me e abbiate fiducia anche in quella piccola. La salveremo da morte certa ci sarà sicuramente riconoscente. Vi prego- Orhen era molto bella e vederla con quello sguardo triste era una pena per Ember, sapeva che lei lo faceva perché aveva sempre desiderato una sorellina, l’Elfa gli aveva confessato anche questo
-Dai Steel anche io sono d’accordo con Orhen-
-Due contro uno. E sia, ma la terrai sempre tu, la dovrai sempre tenere d’occhio-
-Grazie, ti devo un favore- finalmente un sorriso spuntò sul viso della stregona, con quei capelli biondi lunghi che le cadevano sulle spalle e con quei occhi verdi, che brillavano sempre. Steel era stato “soggiogato” dal carisma dell’amica e sbuffava al pensiero di quello che poteva accadere con un’assassina, ladra nella compagnia. Intanto continuarono a camminare e arrivarono in caserma dove misero subito in due celle lontane i criminali, mentre i tre ricevevano la taglia
 
Da quando la ladra era stata messa in prigione, Orhen aveva cercato di convincere le guardie di affidarle Beany e alla fine sono state costrette ma le avevano detto di aspettare la mattina seguente e così loro si ripresentarono
 
 Beany si risvegliò con tutto il corpo che le doleva, non riusciva a muoversi, non poteva scappare: aveva i polsi uniti da catene attaccate al muro e lo stesso anche le caviglie. Si guardò intorno e cominciò a piangere, sapeva che l’avrebbero uccisa, ma i suoi singhiozzi furono interrotti dal rumore di alcune chiavi che entrarono nella serratura
-Ritieniti fortunata, ci sarà una morte in meno- Un uomo la prese di peso e la trascinò fuori da quella cella. Non si reggeva in piedi per le ferite, ma capiva che qualcuno le stava salvando la vita. Secondo una tradizione Halfing lei doveva ormai avere un debito d’onore nei confronti del suo salvatore e non immaginava chi fosse, poi arrivò in una stanza dove c’era la piccola compagnia più altre guardie che la guardavano malignamente.
 
-Siete sicuri di volerla? Ma rinuncerete alla sua taglia. Chi ve lo fa fare?- disse una guardia ai tre
-Non lo dica a me- disse a bassa voce Steel arrabbiato. Orhen felicemente annuì e prese la piccola che la guardava sbalordita. A Beany le stava già simpatica quella sconosciuta che le ha preso delicatamente la mano 
-Allora è vostra, buona fortuna- disse il commissario mentre diede la ladra all’Elfa. Beany era esterrefatta, non credeva a quello che le stava accadendo, era eccitatissima
-Condoglianze Orhen!- cominciò Steel usciti dal commissariato
-Quanto sei antipatico-
-Ora piccola, patti chiari, amicizia lunga. Ti dovrai comportare…-
-Basta Steel! Ciao piccola io sono Orhen, lui è Ember e quell’antipatico laggiù è Steel!-
-Perché mi avete salvata?- Beany guardò il Mirilith avendo l’aspetto del capo gruppo
-Non devi chiederlo a me- rispose il cacciatore indicando l’Elfa
-Come puoi morire? Sei ancora piccola. Ti saresti rovinata la vita-
-La sta rovinando a noi!- sussurrò Steel all’orecchio di Ember. Orhen aveva sentito ciò che aveva detto e guardando la ladra capì che anche lei aveva sentito
-Mi spieghi cosa ha fatto? Cerca di fare amicizia!-
-Sembri una madre-
-Voi siete cacciatori di taglie? Volete che lo diventi anch’io?-
-Steel è un vero cacciatore, noi siamo solo i suoi aiutanti e lo sei anche tu ora- disse Ember dolcemente accarezzando la piccola
-Non ho voglia di stare al vostro servizio-
-Non lavori per noi, lavorerai con noi, intesi? Tu puoi fare quello che vuoi, ma con la nostra approvazione, sei pur sempre una bambina, e soprattutto non dovrai più uccidere o ci ritroveremo a non fare più niente- le spiegò Ember
-Ho un debito con voi quindi farò quello che mi dite. Grazie-
-Visto Steel?- Orhen guardò il cacciatore infastidito dalla presenza della ladra. Stavano tranquillamente passeggiando in un parco splendido pieno di colori. Beany non ne aveva mai visto uno, almeno non di giorno, sempre di notte quando Yeslis le dava gli ordini
-Andiamo in una locanda a mangiare…abbiamo un sacco di soldi grazie a Yeslis…e ne avremmo avuti anche di più se…- Steel fece uno sforzo per sorridere all’Halfing e anche lei ricambiò un falso sorriso. Uscirono dal parco ed entrarono in una piccola osteria dove fecero un bel pranzo ricco   
-Il mio nome è Beany, vi posso essere utile quando non ci sono più soldi, sono una ladra professionista, non mi sottovalutate-
-Sono un cacciatore di taglie, quindi non fare scherzi- si presentò Steel sempre con quel sorrisino
-Io invece un ranger, provengo dalla terra del sud-  
-Ed io sono una stregona, vengo dalla regione Horian-  
-Sei dell’Horian? Ho sentito dire che è uno dei più bei posti dell’ovest- disse Beany. Orhen ritornò ai suoi ricordi di cinquanta anni prima, quando stava ancora a casa. Steel raccontò le loro avventure, di come lui si era incontrato con Orhen ed Ember e come sono arrivati in quel posto, metteva sempre di buon umore e Beany si fece molte risate, poi la piccola raccontò la vita passata agli ordini di  Yeslis, i suoi allenamenti, le sue missioni compiute e il suo tradimento
-Era un buon maestro non lo metto in dubbio, e gli volevo bene, ma capii che mi stava sfruttando per via della mia abilità di ladra, ero la sua macchina, certo anche lui uccideva, ma non molto spesso , lasciava fare tutto a me e quando non potevo c’erano i suoi milioni di scagnozzi-
-Ora sei al sicuro, noi non ti useremo mai, ci guadagnerai anche tu, l’unica cosa che ti chiediamo è di non fare sciocchezze- disse Orhen
-Dovete solo fidarvi di me, non vi deluderò!- Beany era molto contenta, aveva una nuova vita, una nuova padrona (secondo la sua mentalità) e per lei era fantastico. Ecco che la compagnia si stava ingrandendo, erano in quattro e sarebbe stato pi facile catturare i criminali. Più tardi uscirono dalla locanda e mostrarono a Beany la casa di Steel. Fecero una lunga dormita. Non c’era una stanza per la ladra così le venne dato un divano e una coperta, anche lei dormi bene, finalmente non doveva essere costretta ad obbedire. Steel si alzò e andò a cercare una nuova taglia e delle informazioni su quella. Passò davanti la poltrona dove l’Halfing stava russando: era così dolce mentre dormiva che intenerì il cacciatore facendogli capire che forse sarebbe stato bello avere un altro membro nel gruppo. Poi cambiò idea e si rimise a dormire: quello era uno dei pochi giorni in cui si poteva riposare, avrebbero pensato alle informazioni il giorno dopo. Sul tardo pomeriggio Orhen si alzò e andò a comprare qualche cosa per la cena, svegliò anche la ladra che fu felice di seguirla. Adorava già quell’Elfa così premurosa e gentile nei suoi confronti. Quando tornarono Ember e Steel stavano ancora dormendo ma si svegliarono appena Beany saltò sul letto colpendo in pieno lo stomaco degli assonnati. Mentre Ember preparava una cena squisita in onore della nuova arrivata, Orhen studiava il libro che aveva comprato e Steel dette le armi di Beany alla sua legittima proprietaria che le abbracciò calorosamente
-Sono molto importanti per te vero?-
-Me le dette mia madre. In principio erano di mio padre, una spia degli Halfing, ma morì e le donò a mia madre dicendole di regalarmele quando sarò stata pronta ad usarle. Ero molto piccola quando c’era ancora lui e lo stimavo molto, se ne andò in una battaglia per difendere la nostra città…avevamo bisogno di soldi ed ecco che io e mia madre cominciammo a lavorare per Yeslis, poi, qualche mese fa lei è morta durante una missione…ma in realtà non fu così…un mese fa ho scoperto che Yeslis la teneva prigioniera nei sotterranei, facendole patire la fame e la sete finché non ce la fatta più…sapeva troppe cose su di lui e si è vendicato…- Beany ora piangeva, Steel la prese in braccio, senza dirle una parola e la abbracciò, entrambi chiusero gli occhi bagnando le guance di lacrime che continuavano a scendere. Non era la prima volta che il cacciatore si commuoveva, ma in quel momento c’era qualcosa di più, i ricordi riaffiorarono nella sua mente, ad Orhen non aveva detto tutto del suo passato. Dopo qualche minuto Ember li chiamò per la cena, loro ritornarono alla realtà, si sistemarono, promisero tutti e due di non parlare di quello che era successo e andarono, come se niente fosse successo, a mangiare. La mattina seguente si alzarono tutti mattinieri per parlare di lavoro
-Questa Beany sarà la tua prima esperienza da cacciatrice, sappiamo che sei già molto brava quindi possiamo non allenarci. Bene amici questo sarà il nostro nuovo compagno di giochi Sirvages con una simpatica taglia di 2000 monete d’oro, arrestato per furti, poi evaso. Ci divideremo per cercare informazioni: Orhen e Beany andranno a chiedere per strada a qualche passante se sanno qualche cosa sul ricercato, vi porterete la sua taglia, Ember andrà nei negozi ed io nelle locande. Qualche domanda? Tutto chiaro?- Steel aveva pensato tutta la notte a questo furfante, aveva paura della ladra, era pur sempre una bambina
-Trasparente!- rispose lei
-Bene allora facciamo colazione e poi andiamo- il Mirilith era sempre abituato a lavorare da solo, e per lui ora era comodo avere dei compagni che lo potessero aiutare, si risparmia tempo ma non denaro, d’altro canto era più sicuro stare con molte persone e poi loro sono amici e perderli sarebbe come morire (e lui sapeva il significato di perdere degli amici cari). Beany era eccitatissima: avrebbe catturato banditi come Yeslis, non voleva che persone innocenti soffrissero a causa di quei banditi così fu la prima a finire il suo pasto e andò subito a prepararsi, la seguirono con calma gli altri e poi dopo un’ora uscirono e si divisero. La gente quando vedeva la taglia cambiava strada, solo un vecchio signore si degnò a fermarsi e rispondere alle domande di Orhen
-Sa dirci qualche cosa su quest’uomo?-
-Ma si certo cara…ha rubato moltissimi oggetti strani e di poco valore, nessuno sa a cosa gli potevano servire, comunque colpiva solo nei negozi affollati, quelli in centro. Non ti so dire altro- l’anziano signore se ne andò accarezzando la testa di Beany felice del lavoro che stava facendo (in verità lei reggeva solo il foglio con la taglia e l’immagine del bandito ma…è una bambina). Più tardi si rincontrarono e Steel ed Ember raccontarono che avevano trovarono molte informazioni e mentre stavano tornando a casa separatamente per organizzare un piano, furono fermati da tre guardie   
-Scusate signori, sapete dove possiamo trovare Orhen di Regath?- disse uno di loro mostrando lo stesso foglio che aveva Steel con disegnata un’Elfa uguale alla stregona. Aveva il cuore in gola, ma con coraggio disse che era lei   
-Ci deve seguire in caserma, risponderà ad alcune domande. Se è innocente non le torceremo un capello. Abbiamo qualche sospetto che lei potrebbe essere una dei Neri- la guardia venne sgridata da un suo compagno per aver parlato troppo, poi un’altra di loro continuò
-Venga con noi signorina- l’uomo si avvicinò all’Elfa ma Steel apparve improvvisamente e gli tirò un pugno facendolo cadere a terra
-Non azzardarti a toccarla- disse allora. Le altre due guardie tirarono fuori le armi, pronti a combattere, chissà cosa gli sarebbe successo se sarebbero tornati in caserma senza l’obiettivo
-Come ha osato, lei è in arresto- anche Ember era arrivato perché stava a pochi metri da loro, e capì che le guardie si erano organizzati il meglio possibile per non fallire. Orhen con velocità, lanciò un incantesimo contro una delle due guardie che balzò in aria e cadde a terra intontito e dolorante, il Mezzelfo approfittò della distrazione dell’ultima guardia per darle un pugno, questa allora scappò e anche i suoi compagni fecero lo stesso
-Andiamo via- disse Steel prontamente e subito corsero in cerca di un rifugio, non potevano più tornare a casa, dovevano uscire dalla città. Già tutta Erevantor sapeva cosa era successo tra loro e le guardie, se qualche popolano li vedeva lo avrebbe riferito alla giustizia (in cambio di soldi) e questa li avrebbe inseguiti. Scapparono il più veloce possibile ed entrarono in un boschetto nella grande città. Nessuno li inseguiva, per il momento erano al sicuro.
-Inoltriamoci ancora di più, vi dirò io dove andare- finalmente Ember si mise davanti al gruppo e fu lui a guidarlo (senza una cartina!)
-Ranger- sussurrò Steel 
 
note: scusate il ritardo ho avuto un pò da fare, ma ecco finalmente il sesto capitolo, siete pochi, ma mi auguro lo stesso che la storia vi piaccia

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo ***


Ember continuava ad andare avanti cercando un buon rifugio, nessuno conosceva quel posto ma il Mezzelfo si muoveva bene tra il fogliame. Camminarono per molto tempo, non perché non sapevano dove andare al contrario, è solo che il bosco era molto grande. D’un tratto entrarono in un cerchio dove non c’erano alberi, davano le spalle al punto in cui erano entrati e davanti a loro si trovava un alto obelisco con delle iscrizioni silvane, non si leggeva  molto bene, era molto rovinato

-Buonasera- una verde figura era apparsa davanti all’obelisco, facendo sobbalzare il gruppo che tirò fuori le armi

-Non abbiate paura, non vi farò del male- disse l’uomo, avrà avuto quaranta anni, aveva dei corti capelli neri come anche gli occhi, in più era molto alto e robusto

-Il mio nome è Arnon, sono un  druido- continuò lo sconosciuto

-Cos’è un druido?- domandò Beany

-Un sacerdote della natura, un maestro del sapere- disse Ember senza staccare gli occhi dal druido

-Esatto…tu dovresti essere Orhen, dico bene?- Arnon aveva un sorriso amichevole, e quando indicò la stregona scomparve. Steel ed Ember coprirono l’Elfa per proteggerla ma lei stranamente scansò i due  

-Ti stavo cercando- disse Arnon che si avvicinò lentamente per poi fermarsi di qualche metro di distanza

-Non solo io, ma tanti oltre a me, da ben cento anni- continuò lui

-Uccidiamolo, è da molto che ci insegue- urlò spaventata Beany

-Allora te ne sei accorta piccola, che brava. Come ho già detto non vi farò del male- il druido era stranamente tranquillo e anche Orhen era calma, nel suo volto non c’erano segni di paura o preoccupazione, come se conoscesse lo sconosciuto. Steel non se ne era accorto che qualcuno li stava seguendo, possibile che la ladra fosse più brava di lui in quel campo? Forse si era distratto mentre camminavano  

-Posso osare nel chiedervi perché ci seguivi?- disse Ember educatamente

-Cara Orhen, tu sei in pericolo, e sono venuto per aiutarti da questa faccenda- l’Elfa lo guardò confusa  

-Spero tu sappia cosa sta accadendo nel mondo e chi ne è l’artefice- lei annuì

-Daemortius, un Drow riuscì ad unire eserciti dell’est e scatenò una guerra che tuttora porta distruzione e morte ovunque- cominciò a raccontare l’uomo pensando che gli altri non sapevano la storia

-Il problema Orhen, e credo che tu lo sappia, è che Daemortius è tuo fratello- Orhen sgranò gli occhi e restò in silenzio: sapeva di avere un fratello ma non avrebbe mai immaginato che fosse egli, un Drow

-Tu menti- la stregona accusò con rabbia l’uomo davanti a lei

-Bene- disse Arnon che si sedette su una roccia per parlare-  Daemortius bramava lo Scettro degli Dei, per usare i vari poteri in esso contenuti. Questo oggetto è un’arma che gli stregoni di tutte le razze si tramandano da secoli nell’ordine dei Bianchi, fino a che tuo fratello non fu degno di averlo. Ilsim anni orsono costruì lo Scettro e creò il consiglio dei Bianchi, formato esclusivamente da stregoni di tutte le razze che compongono il globo- Tutti, nessuno escluso, conoscevano il famoso Elfo stregone Ilsim e la sua storia, moltissimi sono grati alle opere da lui compiute, addirittura Beany lo conosceva

-Questo consiglio si riuniva quattro volte all’anno, ogni fine stagione e si decidevano i provvedimenti da fare per portare pace e unione nel mondo. Tutte le riunioni si tennero nella torre Kazam. Per molto tempo regnò tranquillità sulla terra, quando il capo del consiglio moriva, veniva votato un altro membro dei Bianchi che lo doveva sostituire, se invece era un altro ad andarsene, a due stregoni veniva incaricato il compito di andare nelle pianure di Brada dove si riesce a sapere il nome del nuovo membro del consiglio. Tuo fratello divenne uno dei bianchi come anche gli altri tuoi due fratelli maggiori, e poi, sfortunatamente, riuscì a essere eletto come capo e invece di usare lo Scettro saggiamente, eliminò ogni stregone appartenente al consiglio ingannandoli,tranne due: Ilutan, ovvero tuo fratello, e un uomo, che erano partiti per le pianure Brada. Con la magia dello scettro creò i non-morti che portarono distruzione ovunque. I non-morti li resuscitò, ed egli li trasformò in quello che sono adesso per renderli più forti, tuo fratello risvegliò anche i Demoni e i Mostri intrappolati da un incantesimo che li teneva nascosti e invisibili nei vari angoli del mondo dovuto proprio dallo Scettro, utilizzato dai capi stregoni per preservare la pace. I Bianchi rimasti avvertirono Elfi, Nani e Uomini che erano e sono ancora le razze più forti del pericolo ed essi combatterono contro lui e i suoi sudditi a Kazam anche grazie ai druidi, che avendo la possibilità di comunicare con gli animali, capirono le intenzioni del nemico. Non lo sconfissero ma Ilutan, l’uomo che stava con lui e un mio antenato riuscirono a intrappolare con un incantesimo potentissimo a costo della loro stessa vita lo Scettro ora inutilizzabile, solo una potente forza magica potrebbe distruggere lo scudo che lo circonda e raggiungere l’arma, tuttavia prima che ciò fosse accaduto Daemortius incitò alla guerra tutte le creature che fossero nemici degli Uomini in particolare, ed degli Elfi e Nani. Oggi il mondo è devastato completamente dalla guerra e dall’odio-

-Mio fratello non si chiamava Daemortius, quindi non può essere lui, e poi per la precisione avevo un solo fratello- replicò Orhen

-Sbagli cara. Tu in realtà hai tre fratelli e quando tu sei nata vi divisero: Halmshtad e Ilutan andarono con i tuoi nonni paterni, Elbrus e te siete stati affidati ai nonni materni…-

-Due di loro non potevano rimanere con i genitori?- il discorso di Arnon fu interrotto dalla voce squillante di Beany

-Tuo padre Orhen perse il lavoro, questo quando tu eri proprio piccola, e si iscrisse in una setta segreta dove imparò la magia nera e con quest’ultima uccise tua madre. Fu catturato in tempo, prima che uccidesse te e i tuoi fratelli…sono stato fortunato a trovarti prima del nemico-

-Ma cosa centro io con questo?- Orhen era esterrefatta, quella storia aveva un nesso logico, ma per lei non lo era

-Come ho detto prima, Ilutan e un altro uomo andarono nelle pianure Brada per sapere il successore di uno dei membri del consiglio ed era il tuo nome quello che hanno scoperto. Tuo fratello riuscì a far sapere in tempo la notizia, ecco perché da anni ti sto cercando. Per proteggerti-

-Ma per far parte dei Bianchi bisogna essere stregoni di altissimo livello- disse Ember che, come tutti gli altri, era affascinato dalla storia

-Evidentemente Orhen è degna di esserlo- Arnon sorrise un’ennesima volta, poi l’Elfa parlò

-Quindi anche i miei fratelli erano degli stregoni-

-Esisteva una scuola prestigiosa per chi vuole diventare un potente stregone proprio a Kazam e i tuoi tre fratelli riuscirono ad entrarvi ed uscirne con ottimi risultati, più avanti fecero parte del consiglio dei Bianchi. Ora che sapete tutto, vi prego di seguirmi per la vostra incolumità. Andremo nel castello di Oiyald, sarete al sicuro lì-

-Tu vivi li?- domandò Beany

-Precisamente- Ember disse a bassa voce all’Halfing di dare del “lei” ad una persona sconosciuta, poi Arnon, mentre li guidava nel bosco riprese a parlare

-Se ve lo state chiedendo, un mio antenato conosceva Ilutan e proprio questo mio parente tramandò il tuo nome fino a che non è arrivato a me, tranquilla andrà tutto bene. La cosa che mi ha sconvolto è che i tuoi nonni non ti hanno detto la verità, cosa che avrebbero dovuto fare anni fa-

-Sono stati uccisi ed io sono venuta in questa regione. Che fine ha fatto Elbrus, e come è morto Ilutan?

-Ilutan è caduto in battaglia, Elbrus è morto per l’inganno subito come tutti gli stregoni, mentre Halmshtad ha usurpato il nome Daemortius, il nostro nemico. Forse avrai la sfortuna di vedere l’unico tuo fratello rimasto. Hai dei ricordi sui tempi passati con Elbrus?-

-Gli volevo molto bene, giocavamo sempre insieme, poi lui è partito, questi sono i miei ricordi-Infine arrivarono in un posto identico a quello di prima, tanto che Beany chiese se si erano persi e stavano girando in tondo, ma il druido la tranquillizzò dicendo che era un altro

-Questi posti erano sacri, un tempo, qui si tenevano le grandi riunioni dei druidi, ma l’uomo ha costruito un parco e ora questi importanti obelischi, secondo una tradizione, devono essere lasciati dove sono stati impiantati altrimenti sarebbe un sacrilegio spostarli e purtroppo l’uomo si è insediato anche in questi luoghi; noi dobbiamo stare al sicuro, in questi tempi dobbiamo stare attenti noi druidi e soprattutto te cara Orhen-

-Sembra che sai veramente tutto, sapresti dirmi perché c’è una taglia sulla mia testa?-

-So rispondere anche a questa domanda: tuo fratello maggiore ora è uno dei Neri ed essendo te l’unica sua parente stretta rimasta, tutti pensano che anche tu abbia un lato oscuro e potresti diventare una sua forte seguace. Per questo la giustizia ti cercava anni fa, ma non trovandoti chiuse il caso. Questa è la tua storia, se non vuoi credere alle mie parole e vuoi andartene, nessuno ti impedisce di farlo ma metterai in serio pericolo la tua vita, quella dei tuoi amici e di tutto il mondo- Orhen continuò senza altre domande a seguire l’uomo, non gli credeva molto ma probabilmente avrebbe scoperto come stavano veramente le cose. Da lontano videro un altro obelisco, Arnon si avvicino, ci poggiò la mano sopra e dopo aver pronunciato delle parole in una lingua a loro sconosciuta, da dietro il monumento si aprì una botola dove, uno alla volta, entrarono in una lunga galleria sotterranea

note. bene cominciamo ad entrare nella parte importante della storia, sono emozionato

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo ***


La galleria era molto stretta e oscura e il druido fece un gesto con la mano accendendo una torcia; era incredibilmente pulito e silenziosamente svoltavano angoli, continuavano ad andare avanti, a volte si vedevano lumi blu che fluttuavano nell’aria tremavano e poi si spegnevano, Beany chiese cosa erano ma nessuno le degnò di una risposta. Quel posto faceva molta paura, anche se si respirava c’era l’eco

-Queste furono costruite anni fa per far stare al sicuro noi druidi, molte gallerie non sono state mai  utilizzate, se sentite delle voci, qualcuno affianco a voi, dei rumori, sono altri druidi che si fanno un incantesimo di invisibilità, sempre per precauzione. Adesso più di prima utilizziamo questi passaggi, solo chi è un druido può entrarvi. Questi tunnel sono molto utili per andare in qualsiasi parte della città e dintorni, c’è molto da camminare ma ne vale la pena, l’unico problema che quando si ritorna alla luce fanno male gli occhi- Quel posto era veramente buio tanto che si tenevano per mano, tutti toccavano le pareti per vedere se andavano dritti, e si notava che dei segni c’erano iscritti sopra, Ember e gli altri si stavano chiedendo cos’erano ma senza che facesse la domanda l’uomo gli disse

-Queste sono scritte sacre, è la lingua dei druidi silvana e quello che c’è scritto sulle pareti è la storia della nascita del mondo, del male, come è stato costruito questo posto, fino ad arrivare ai giorni nostri, è molto lunga tanto che riempie tutte le strade della galleria, c’è voluta pazienza e volontà per inciderle-

-E tanto tempo libero- disse Steel 

-I servi di Daemortius distrussero il nostro punto dove ci riunivamo noi druidi, uccidendo alcuni dei miei più cari amici ma poi costruimmo un’altra residenza, un castello per la precisione ed io vi sto portando proprio li, ma non fatemi altre domande- continuarono ancora a camminare fino a che videro una porta di legno alla loro destra, Arnon fece un gesto con la mano e questa si aprì cigolando. Non era sicuramente il castello, così polveroso. C’erano due camere: la cucina e più in fondo una stanza da letto

-Chiediamo troppo oppure qualcuno non ci vuole far dormire in un letto come si deve e in una stanza decente?- si lamentò Ember. In effetti nella camera c’erano quattro letti, uno singolo e tre matrimoniali, entrambe le stanze erano poco spaziose. Finalmente della luce, non naturale ma almeno il posto era illuminato

-Stanotte ci dobbiamo accontentare di questo posto, per arrivare al castello ci vuole ancora, quindi riposiamoci almeno fino a domani pomeriggio, non c'è fretta. Io andrò un po’ in giro voi state qui e sistemate la vostra roba. Sapete cucinare? Ci saranno molte provviste da qualche parte nella cucina-  

-A quello ci penso io- disse Ember. Arnon se ne andò mentre gli altri ringraziavano Steel per averli costretti a portarsi molti dei loro oggetti, quando sono andati a chiedere informazioni su Sirvages

-Ho molta esperienza, dovete sempre fidarvi di più di me- disse il Mirilith

-Sei stato bravo, ora però finiscila di vantarti- lo sgridò Beany

-Una bambina non dovrebbe dire certe cose ad uno come me, hai del fegato- Steel si avvicinò alla piccola che non aveva affatto paura di lui

-Scommetto che hai ancora bisogno dei genitori quando ci sono dei guai- disse la ragazzina

 -Cosa hai detto? Non centrano i miei genitori- Ora lui era veramente arrabbiato, Beany gli aveva toccato il suo secondo punto debole, ma Orhen si mise davanti all’Halfing per proteggerla

-Non ti vergogni? Stai litigando con una bambina! Va ad aiutare Ember piuttosto, avrà bisogno di aiuto- il cacciatore sbuffò e fece ciò che gli aveva detto Orhen, poi lei si rivolse alla ladra

-Non devi fare così, si sarebbe arrabbiato sul serio, non far ricordare il passato potrebbe fargli male- Beany si ricordò quella sera con Steel, quando l’aveva abbracciata dopo che si era confidata e si erano messi a piangere quindi promise all’amica che non lo avrebbe più fatto. Un piccolo problema erano i posti letto, per forza due dei maschi avrebbero dovuto dormire nel letto matrimoniale, ma come dei bambini Ember e Steel non volevano farlo. Quando Arnon tornò si prese subito il letto singolo affermando che lui si muoveva molto durante la notte, Orhen e Beany avrebbero riposato in uno dei due letti rimanenti e per forza i due amici dovevano stare insieme. Ember cucinò una buonissima cena, c’era una dispensa piena di ogni genere di cibarie e Arnon spiegò che grazie ad un incantesimo il cibo si manteneva fresco e buono. Avevano tutti molta fame non avendo pranzato, e quella cena riempì proprio lo stomaco, Steel dopo i pasti era solito andare a fare una passeggiata, per digerire meglio, ma non era una buona idea andare in giro in una galleria buia dove si possono incontrare lumi blu e druidi invisibili. In realtà c’erano molti altri rifugi in quel posto, ma questo era uno dei pochi con quattro posti letto ed è il più spazioso. Arnon fece dei giochi fantastici con delle luci e fece divertire molto tutti quanti soprattutto Beany, poi andarono finalmente a letto. Cominciava a piacere quel druido, Steel lo riteneva anche molto strano, sapeva che non voleva solo proteggerli, ma qualcos’altro da loro. Il giorno seguente si svegliarono all’ora di pranzo ed Ember non ebbe neanche il tempo di cucinare un pasto ricco (lui faceva sempre così), mangiarono comunque bene, poi si prepararono e uscirono da quel rifugio. Continuarono ad andare dritti nel buio che li circondava sentendo strane lingue e vedendo ancora quei lumi spaventosi. Erano molto riposati e in forma pronti per un’altra missione anche se Ember, Orhen e Steel dubitavano che avessero mai continuato a fare i cacciatori di taglie. Poi la stregona ebbe un lampo: si ricordò dei tempi in cui era piccola e i suoi nonni e gli zii le raccomandavano sempre di non usare mai il suo vero nome quando andava in giro, lei non capì mai il perché fino ad adesso. Il suo cognome non l’hanno mai rivelato

-Hai qualche parente al castello?- la voce di Beany occupò tutta la galleria di echi         

-ne avevo solo qualcuno fino a poco tempo fa, ma ora non ci sono più- disse Arnon, Orhen sgridò a bassa voce la bambina per la scortese domanda, poi Steel ruppe il silenzio che si era creato dopo la risposta del druido     

-Avevano delle cariche importanti?-

-Ve lo dirò quando sarà più opportuno- camminarono per molto, come li aveva avvertiti Arnon e finalmente videro la luce di due piccole lanterne che a malapena illuminavano una maestosa porta di pietra, dove sempre erano incisi segni della lingua silvana. Steel conosceva alcune parole ma era veramente difficile tradurre tutto il portone. Arnon si mise a leggere ad alta voce, d’improvviso del vento spense le lanterne e i simboli si illuminavano sempre di più finché il druido non finì di leggere tutta la porta, quindi questa, senza nessun rumore, si aprì lentamente mostrando alla compagnia un vero castello

-Siamo in una delle tante sale di questo posto- Avevano tutti gli occhi spalancati: il soffitto decorato in oro con affreschi delicati, e non solo il soffitto, tutte le pareti erano arredate con dipinti, comodini di legno pregiato e divani comodissimi di broccato, candelabri d’argento…persino Beany non aveva mai visto niente del genere. Davanti a loro c’era un’altra porta di legno da cui ne uscì un ragazzo dall’aspetto garbato che si presentò subito

-Salve e benvenuti nuovi arrivati, vi stavamo aspettando con grande fervore, prego seguitemi, il mio nome è Jix e sono qui per servirvi ad ogni vostra richiesta, seguitemi senza esitazioni, vi mostrerò….-

-Lui è Jix, è abituato a parlare molto velocemente- Arnon guardò seccato il ragazzo che subito si inchino prima al druido, poi ai quattro

-Vi mostrerà le vostre nuove stanze- Jix era veramente buffo con una voce squillante, e quella parlantina veloce, come anche il suo modo di camminare. Steel prima di seguirlo chiese ad Arnon se poteva avere notizie della sua proprietà ad Erevantor

-Farò il necessario per informarti al più presto possibile. Ora vai- percorsero per dieci minuti corridoi arredati alla stessa maniera, sembrava che si erano persi, poi Steel si presentò e fecero lo stesso anche i suoi amici. Jix continuò perennemente a parlare di cose di poca importanza come l’aggiunta di un nuovo rifugio nella galleria, annoiò molto gli ospiti, ma alla fine arrivarono nel corridoio dove c’erano le loro stanze affiancate, una era per Beany ed Orhen l’altra per Ember e Steel

-Speriamo almeno che non ci sia il letto matrimoniale!- disse il Mirilith, ma aveva torto. Le camere erano spaziosissime, come la stanza di un vero re, sui letti a baldacchino c’erano dei vestiti molto eleganti che avrebbero dovuto indossare per la cena. Dopo aver fatto una bel bagno non si riconoscevano, erano molto rilassati e quei vestiti erano eleganti e calzavano (quasi) a pennello. Jix li venne a chiamare per il pasto che si sarebbe tenuto nella sala d’onore insieme ad altri druidi

-Come hanno fatto a sapere le nostre misure?- chiese Ember stupito

-Arnon vi ha lasciato per qualche ora quando stavate al rifugio e ci ha detto come eravate fatti in grandi linee, sono molto lusingato che abbiamo fatto un buon lavoro, ma riguardo la strega Orhen sapevamo già tutto- gli rispose Jix

-Prima di entrare al castello abbiamo incontrato una grande porta….- Steel venne interrotto dal ragazzo

-Intuisco ciò che desiderate chiedermi: il vento, le scritte che si illuminano, il portone che non fa il minimo rumore aprendosi…è tutta magia-

-E che ci puoi dire di alcune luci che vediamo e poi spariscono?- continuò il Mirilith

-Quelli si chiamano Ain, sono incantesimi che vanno in cerca di male, i druidi li hanno messi contro persone che non sono benvenute-

-Ma per entrare nella galleria bisogna parlare silvano, pochi lo sanno- intervenne Ember

-Meglio prevenire che curare-

-Tu sei un druido?- domandò Beany

-Sto studiano per diventarlo, per ora sono solo un apprendista,…ecco, siete arrivati, con il vostro permesso vado nelle cucine- davanti ai loro occhi si stagliava un’incantevole e grande sala da ballo, nel lato destro in fondo c’era un lungo tavolo con cinque druidi, tra i quali anche Arnon, che si alzarono nel vederli, poi un uomo a capotavola si presentò per primo    

-Benvenuti a Oiyald, sono Oinom, ormai padrone di questo castello, e questi sono Araratin e Hesien- disse l’uomo presentando prima dei druidi anziani, uno Gnomo e uno Mezzelfo sul suo lato destro

-E loro sono Pelor e Arnon, avete avuto già l’onore di conoscerlo quest’ultimo-  disse indicando a sinistra un druido Elfo che sembra essere molto giovane, e il suo compagno di fianco, in seguito si presentarono anche Steel e gli altri e si accomodarono; purtroppo Beany, essendo un Halfing, non arrivava al tavolo quindi le dettero una sedia più alta, con molti cuscini. Oinom fece un segno ad un Elfo in piedi davanti le porte delle cucine, entrò dentro e dopo pochi secondi uscirono sei camerieri di varie specie con in mano vassoi ricchi di pietanze costose e rare di ogni genere. Naturalmente la cena fu molto gradita come anche le avventure dei viaggi di Steel, di cui ne andava tanto fiero, fecero passare una buona serata ai druidi

-Sono stato informato della situazione in cui si trova la vostra casa, signor Steel, la prego di perdonare Madani per avergliela confiscata momentaneamente. Prenderò subito dei provvedimenti al riguardo. Deve sapere che noi druidi abbiamo conoscenze nella giustizia e faremo il possibile per far invalidare le taglie che proprio oggi hanno deciso di mettere- disse Oinom al Mirilith messo in disparte

-La ringrazio vivamente dei servigi che ci state offrendo, naturalmente anche i miei compagni sono lieti della vostra onorata gentilezza, ora se mi permette, raggiungo i miei compagni e ….- il druido lo prese per il braccio, e strinse la mano

-Vi prego di non andarvene, mi inginocchierei davanti a voi se necessario, chiedete e vi sarà dato ma vi prego, vi scongiuro, non andate via, non mettete a rischio la vita di Ea- l’uomo era in una condizione quasi pietosa, e stava facendo male a Steel stringendogli così forte il braccio

-Non preoccupatevi, non vogliamo niente in cambio… solo se è possibile sapere il motivo di questa ordinata permanenza nel vostro castello, non che me ne voglia andare…-

-Capisco mio caro, avete la vostra vita, ma solo pochi giorni a Oiyald e deciderete cosa è meglio fare- ora il druido aveva lasciato la presa e accompagnò Steel nella sala da ballo: erano stati organizzati delle danze, tutti erano invitati. In realtà non c’erano solo cinque druidi nel castello, ma molti altri che avevano svariati compiti, la maggior parte stava combattendo insieme ai soldati degli uomini e di altre razze, i personaggi più importanti stavano in quel tavolo per conoscere meglio i loro tanto aspettati ospiti. Le musiche provenivano da ogni parte del mondo ed erano Elfici, Gnomeschi e di molte altre razze. Ember chiese di ballare ad Orhen e lei accettò quindi Steel ballò con Beany poi fecero a cambio

-Cosa ti ha detto Oinom?- disse l’Elfa

-Parleremo più tardi di questo…ora divertiamoci!- il cacciatore era più che felice, gli piaceva ballare ed era anche bravo; per “ballare” con Beany bisognava tenerla in braccio talmente è bassa di statura, uno gnomo è più alto di un Halfing. Orhen non aveva notato l’elegante vestito del suo cavaliere: era molto elegante e molto…bello, affascinante; anche Ember stava molto bene, non l’aveva mai visto così diverso, sembrava un altro Mezzelfo curato in quel modo. Beany aveva qualche difficoltà a camminare visto che il vestito era lungo mentre ad Orhen le stava benissimo, era veramente bella e finalmente spensierata,  Anche Arnon chiese di ballare insieme all’Elfa  

-Mi dispiace per non aver detto qualcosa- cominciò l’uomo

-Non devi scusarti per cose del genere-

-Vorrei scambiare due parole con te prima di andare a riposare o in futuro- Orhen era molto curiosa di quello che il druido le avrebbe detto. Per l’ultimo ballo Steel si prenotò con Orhen per parlarle

-Potrei sapere cosa avete detto voi e il nostro nuovo amico?-

-Ed io potrei sapere dove proviene questa innata voglia di saperlo, comunque parleremo più tardi di questo…ora divertiamoci!-

 

note: si ok forse è un pò lenta, ma è comunque utile alla storia i cambiamenti non mancheranno di certo

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Capitolo 9
*** Nono Capitolo ***


Arnon salì le suntuose e spaziose scale che portavano nelle stanze privilegiate dell’Alto Consiglio dei Druidi, appena si trovò davanti una grande porta di legno bussò ed entrò muovendo lentamente la maniglia. La stanza era molto grande, sembrava una sala di ricevimento invece era più che una  spaziosa stanza, il centro era occupato da un tavolino con due sedie e sopra dei fiori bianchi in un elegante vaso, tutto intorno c’erano delle poltrone con sopra comodi cuscini. Davanti al druido c’era una grande finestra aperta che illuminava tutta la camera e portava in un ampio balcone. Arnon vide Oinom da lontano che stava fuori guardava il cielo pensieroso, si stava godendo un caffé che Jix gli aveva portato poco prima, allora andò nel balcone e di colpo l’uomo si girò spaventato

-Ah…siete voi, bussate prima di entrare, ve lo devo sempre ripetere- Arnon non si difese, non valeva la pena    

-Signore, vorrei parlarvi, se è possibile-

-A che proposito?-

-Riguardo il gruppo di cacciatori di taglie. Credo che sia veramente la stregona, L’Elfa che stiamo cercando da tanto tempo-  

-Sapete, ci stavo pensando proprio poco fa, stando al suo racconto e alla taglia che le era stata messa è veramente lei e poi le nostre ricerche ci avevano più volte portato a  Reghat, per quanto riguarda i suoi amici credo che siano in grado di affrontare difficili prove, sono in gamba, astuti, purtroppo troppo legati. Vi confido, mio leale amico, che Pelor ritiene la stregona incapace del ruolo assegnatole, o meglio, pensa che non sia lei la Prescelta e una Bianca, e in più e rimasto scioccato che Orhen avesse una compagnia del genere: un disertore(Ember è scappato dalla guerra), un’assassina bambina e un Mirilith. Credo proprio che non li sopporti, ritiene i cacciatori di taglie come dei barbari…-

-Ma lei cosa pensa, se non oso troppo nel chiederlo-

-Se vuoi sapere il mio parere, credo che abbia dei buoni compagni, avendole già insegnato a affrontare il pericolo e a proteggersi. Purtroppo, Arnon, sono ancora ricercati e la giustizia sta scoprendo che stanno qui ma hanno il mio appoggio finche rimarranno a Oyald. I nostri eserciti stanno diminuendo, le nostre difese stanno cedendo, dobbiamo assolutamente iniziare le ricerche di Brada-

-dovremo andare a Regath, dove Oizal può riferire dove si trova - disse Arnon al druido che stava diventando sempre più preoccupato

-Dobbiamo proteggere la nostra Orhen, non andrai da solo, partirai insieme ad una compagnia che riterrai degna del compito, dovrai stare attento alle innumerevoli spie di Daemortius, sono insidiate soprattutto e purtroppo a Regath, ti accompagneranno gli amici dell’Elfa, vorranno senza dubbio seguirla-

-Il problema è la piccola Halfing: questa missione è troppo pericolosa per lei-

-Io credo che sia giusto che scelga lei cosa è meglio e Orhen saprà cosa dirle- Oinom aveva una massima fiducia nei confronti della Prescelta- dopotutto saprà difendersi da sola-

-Ma voglio che vadano da Rafers per sapere se sono degni della spada- sentirono bussare alla porta (almeno solo Arnon) e quando l’uomo aprì c’era un Nantuko che gli porgeva una lettera

-Per il signor Oinom, se è in camera- disse. Arnon la prese e chiuse la porta dopo aver ringraziato il druido, poi dette la busta al suo padrone che l’aprì e la lesse

 

 

-“ Egregio signor Oinom

 attuale padrone dei castello di Oyald, le vostre parole sono state accolte ed è con grande devozione verso la vostra figura che le accordiamo il permesso di lasciar libero il gruppo del cacciatore Steel dalla legge e vi promettiamo di non seguirli e far loro del male, anzi correremo in loro aiuto nel momento del bisogno: ho ascoltato il vostro problema e dopo aver pensatoci sopra, ho deciso che le vostre suppliche potranno, dovranno essere accolte. Spero che con grande gioia questa notizia sia stata accolta per voi. Sono a vostra completa disposizione

 

 

Il Sindaco di Erevantor

  

 Mentre leggeva la lettera, nel viso del padrone del castello spuntò un lieve sorriso che si trasformò in felicità, anche Arnon era contento: gli stava simpatica quella combriccola. Dopo aver salutato il suo capo, il druido uscì dalla sua stanza e si diresse in quella di Orhen sperando che fosse ancora sveglia e in effetti lo era: stava giocando a cuscinate con Beany e ridevano talmente forte che anche da una grande distanza si sentivano le loro grida. Bussò e il chiasso di colpo non ci fu più, poi Beany chiese chi fosse e Arnon le rispose quindi lo fecero entrare, dopo averlo fatto aspettare sull’uscio per un minuto, il tempo di mettere apposto tutta la stanza

-Scusa piccola ma io e la tua amica dobbiamo parlare di cose importanti- disse Arnon accarezzando la testa dell’Halfing

-Sono abbastanza grande per sapere di cosa volete parlare,comunque andrò da Steel a disturbarlo, a dopo.  io ho sonno perciò sbrigatevi a fare una piccola conversazione-

-Strano che delle cuscinate ti mettano sonno!- Arnon sorrise e Beany ricambiò lo sguardo uscendo dalla camera

-Ditemi, vi prego- disse L’Elfa

-Ho parlato con Oinom proprio prima: non avete più le taglie sulla vostra testa e fra due mesi lasceremo il castello- Orhen lo guardò perplesso così lui si spiegò meglio

-Tra due mesi Oinom organizzerà una compagnia che partirà insieme a te e ai tuoi compagni. Andremo a sconfiggere Daemortius, solo tu puoi e solo così la pace potrà tornare, è l’unica soluzione, capisco che è rischioso ma saresti in pericolo continuando a fare la cacciatrice, la guerra si espande, colpirà Watnit addirittura-

-E pensi veramente che io possa fermare una guerra e sconfiggere il nemico più forte del mondo?-

-Dobbiamo rischiare è la nostra unica possibilità- Arnon aveva uno sguardo triste e con delicatezza prese le mani di Orhen guardandola affettuosamente negli occhi

-Sarebbe inutile- la stregona arrabbiata girò la testa guardando da un’altra parte

-Molti hanno provato a fermarlo e tutti sono morti, tu sei la nostra unica speranza. So che non vuoi, ma presto i nostri soldati non potranno difendere le nostre mura e potrebbero attaccarci. Io ho fiducia in te-  

-Potremmo provarci?- disse allora la stregona che si era convinta

-Dovrò consultare l’Alto Consiglio dei Druidi e decidere quale sarà la strada più sicura e veloce per questa missione- Arnon si alzò e se ne stava per andare quando Orhen lo fermò dicendo

-Ho delle strane allucinazioni, dei ricordi che affiorano. C’è mia nonna che mi dice che qualcuno è venuto a cercarmi e a portarmi via, e mi spingeva in un nascondiglio-  

-Mio nonno e mio padre per lunghi anni ti cercarono ma senza risultati positivi, non riuscivano a trovarti-

-Ma non capisco… perché proprio io? Ora che Daemortius non ha più lo scettro si potrebbe battere senza difficoltà, perché non è stato fermato prima? Scommetto che ci è stata tanta gente che avrebbe potuto farlo-

-Daemortius è potente anche senza lo scettro, lui è molto potente, non sottovalutarlo. Purtroppo tutti quelli che provarono ad annientarlo morirono: potenti stregoni, chierici, druidi e guerrieri con magiche armi lo hanno sfidato, ma nessuno tornò vivo. Ti lascerò comunque pensare sulla mia richiesta, ogni tua scelta è importante per tutti e per te stessa, riflettici bene- detto questo Arnon salutò l’amica, si alzò e uscì dalla stanza chiudendo la porta

 

-Perchè sei qui?- domandò Steel

-Arnon doveva parlare in privato con Orhen ed io non dovevo sentire la conversazione-

-Ma perchè sei venuta proprio qui?-

-Non sei divertente cacciatore, d’altra parte Beany è del gruppo ormai- Ember difese la ladra

-Sai di cosa dovevano parlare?-

-No, ma quando ritorno mi farò dire tutta la verità-

-Durante il ballo hanno scambiato qualche parola e Orhen non ha voluto dirmi cosa le ha detto. Per me già si conoscevano-

-Non avere conclusioni affrettate, anche se anche a me è venuto questo dubbio- disse il Mezzelfo

-Ma non lo capite? Sono segretamente fidanzati- Beany voleva far ingelosire i due amici

-Sciocchezze, sei una bambina non le puoi capire certe cose- disse il cacciatore di taglie, l’Halfing fece una smorfia al Mirilith

-Orhen ci dirà tutto quando avrà finito la conversazione, dobbiamo aspettare- disse il ranger 

-Le ho detto che avremmo parlato, deve venire per forza- concluse Steel. Ember aveva preparato una tisana elfica squisita e leggera per passare il tempo e quando ebbero finito, sentirono bussare, aprirono ed era Orhen che voleva parlare. Lei raccontò ciò che Arnon le aveva detto e Steel disse quello che Oinom gli aveva detto

-Ora la mia licenza di cacciatore non servirà ad un bel niente!- si lamentò Steel 

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo ***


Il giorno seguente Steel e gli altri continuavano la loro vacanza in quell’immenso castello. A Beany piaceva andarci in giro, senza il permesso di Orhen, ma a volte veniva anche lei, curiosa di sapere i misteriosi segreti che si celavano in ogni porta. Molto spesso facevano brutte figure entrando in stanze con druidi che lavorano o che tranquillamente dormivano nelle loro stanze e venivano svegliati dal rumore della porta che si apriva e poi chiudeva. Altre volte scoprivano camere vuote, inutilizzate e sporche e moltissime altre camere da letto inutilizzate: dovevano essere per i druidi partiti in guerra. Cercavano nascondigli, passaggi segreti dietro arazzi o dietro librerie o premendo una mattonella o spostando un candelabro, ma non trovarono niente, neanche stanze con dentro scheletri (come credeva Beany). Di cose mai viste c’erano sale per gli allenamenti dei druidi con strumenti straordinari per concentrarsi, aumentare, potenziare usare al meglio i propri poteri magici. Orhen sperava che un giorno potesse allenarsi con quei strumenti, ma ne dubitava. Di camere normali c’erano per esempio le lavanderie, le cucine, librerie, infermeria, un luogo di culto…c’erano anche delle aule dove si faceva lezione per diventare druidi ai più giovani. Solo una porta era diversa dalle altre, sopra di essa c’era incisa nella pietra una iscrizione inquietante nella lingua silvana, la porta era composta da assi di ferro e di legno unite tra loro grazie a chiodi di metallo, al centro c’era uno spazio con delle sbarre dove si poteva “vedere” quello che ci poteva essere al di là: era tutto buio, non si riusciva a distinguere niente, si sentivano solo squittii di topi e qualche cigolio metallico

-Buon pomeriggio!- disse un druido alle loro spalle che spaventò le due amiche intente a capire cosa si celava dietro quella porta

-Salve- salutò Orhen vergognata

-Voi siete gli ospiti di Oinom, immagino…ma non eravate di più?-

-In effetti il nostro gruppo è composto da quattro membri, io sono Orhen e lei Beany- la stregona cominciava a tranquillizzarsi pensando che in fin dei conti non stava facendo niente di male

-Allora per me è un grande onore conoscervi, mi presento sono Grubb, lavoro qui da anni come organizzatore delle truppe per la sicurezza del castello- il druido fece un inchino e si tolse il cappuccio che copriva il suo viso. Era un giovane nano dalla voce potente, dai capelli e barba neri, vestito come una guardia. Aveva dei modi gentili e aggraziati, caratteristiche che in un nano non si erano mai viste, era più alto del  normale  e meno peloso e sporco come credeva, non dai modi grossolani, doveva essere un Mezzonano

-Bene ora devo andare, ci incontreremo certamente in altri posti e luoghi, arrivederci-

-Aspetti, la prego- intervenne Beany

-Ci può spiegare cosa c’è oltre quella porta?-

-Non dovreste impicciarvi di cose non vostre, potreste pentirvi di averlo fatto…- la ladra lo supplicò con lo sguardo

-Sono le prigioni…io non vi ho detto niente e voi badate a non dirmi segreti, non saranno più segreti- Grubb sorrise e se ne andò lasciando Orhen e Beany davanti alla misteriosa porta, poi anche loro se ne andarono dai loro amici e rimandarono la ricerca di passaggi segreti al giorno dopo o quando avranno tempo, ma mentre andarono verso la camera di Steel ed Ember, stranamente incontrarono Jix che cominciò a parlare e a trascinandole dalla parte opposta al posto in cui si trovavano i loro amici

-Dovete assolutamente vedere quel posto, è straordinariamente… - e continuava e continuava ininterrottamente

 

 Qualcuno bussò con potenza sulla  porta ma nessuno si degnò di aprire o di chiedere chi fosse stato a bussare, allora lo sconosciuto cercò di aprire la porta, sembrava che la volesse sfondare. Ancora nessuna risposta.

-Volete aprimi! So che state li dentro-

-Si si, ora vengo- urlò Steel da dentro che, intontito e assonnato, andò ad aprire la porta

-Chi siete, scusate?- il cacciatore stava dormendo e con la luce che gli veniva contro, non riusciva a capire chi fosse la persona che aveva davanti

-Sono io, stupido Mirilith!- disse seccamente il druido

-Non usare quel tono con me!- ora Steel era infuriato: nessuno lo doveva chiamare il Mirilith, era contro la sua filosofia

-Dove sta Ember?-

-Dentro a dormire, cosa che volevo continuare a fare anche io. Non si può neanche stare in bagno?-

-Forza, sveglia il tuo amico- ordinò Arnon

-Hai dei cannoni?-

-Non scherzare, è una cosa seria, dovete vedere una cosa, sono sicuro che vi piacerà. Portate anche le vostre armi- ora Arnon sorrideva gentilmente e il cacciatore capì che era un falso sorriso, ma cercò di svegliare Ember il più velocemente possibile (neanche le cannonate ci riuscivano!) e si vestirono e raggiunsero il druido che li aspettava fuori dalla stanza. Cominciarono a camminare per i lunghi corridoi senza dire una parola, poi si fermarono davanti una grande porta di legno e ferro e sopra di questa c’erano incise sulla pietra delle iscrizioni silvane: capirono subito, da quello che gli avevano detto Orhen e Beany, che erano i sotterranei. L’uomo con un gesto della mano tolse una lastra di legno per vedere dall’altra parte ed Ember scorse, in una fessura, una sfera che fluttuava nel buio ed illuminava il corridoio e non solo quello: c’erano delle celle e dentro…dei mostri orribili, non si capiva a quale specie appartenessero, alcuni stavano a terra, senza vita, altri guardavano il vuoto e pochi seguivano con lo sguardo quell’inquietante sfera gialla e rossa che andava avanti e indietro. Ember allora si girò verso l’amico dietro di lui e lo guardò con occhi sgranati per fargli capire che c’era qualcosa che le loro amiche non gli avevano detto e neanche accennato. il Mirilith capì e cominciò a spaventarsi, e Arnon, che non si era accorto che Ember aveva visto, tranquillamente disse

-Bene, è tutto sicuro, possiamo entrare- Arnon rimise al suo posto la lastra e con un altro gesto aprì tutta la porta e in un istante la sfera sparì facendo tornare le tenebre assolute, non c’era alcun rumore, quelle creature non si muovevano e non facevano alcun verso. Camminarono per quel corto corridoio, ma ad Ember e Steel sembrava interminabile, avevano moltissima paura. Dove li stava portando Arnon? Lui e Oinom avevano sempre detto che sarebbero stati al sicuro li e di fidarsi di loro e ora cosa potevano fare ora? Li stava portando verso morte certa? Era una trappola? Ember e Steel continuavano e ripetersi queste domande a cui non trovavano risposta. Infine arrivarono davanti ad una porta, Arnon l’aprì, stavolta con delle chiavi che tirò fuori dalla tasca. La sala era illuminata dalla luce del sole che filtrava nell’acqua di cui il soffitto era composto, sarà stato sicuramente l’illusione di un incantesimo come anche le pareti con dei diamanti incastonati dentro la roccia. Era uno spettacolo fantastico, il cacciatore e il Mezzelfo lo guardavano sbalorditi e affascinati finché non sentirono il tonfo della porta che si chiuse alle poro spalle, loro si girarono e Arnon non c’era più, erano stati incastrati

-Grandioso, siamo chiusi qui dentro- si rassegnò subito Ember

-Arnon non mi è piaciuto fin dall’inizio, solo perché Orhen lo voleva seguire sono venuto fin qui. Lo sapevo che dovevo continuare per conto mio!- disse il Mirilith arrabbiato

-Non dare la colpa a lei, sei tu che hai continuato a seguirla, potevi ritornartene a fare il cacciatore di taglie da solo, nessuno ti ha obbligato-

-Ma noi eravamo una squadra ormai, non potevo lasciarvi-

-Ma se prima hai detto che te ne volevi andare!-

-Lasciamo stare e cerchiamo di uscire da qui- I due rimasero in silenzio pensando a qualche idea e cercando di capire cosa aveva in mente il druido lasciandoli in un posto del genere. Steel notò una piccola finestra ma non si poteva aprire a causa dell’illusione dell’acqua, non si fidava neanche a toccarla. Un forte rumore li fece sobbalzare, si guardarono intorno: i diamanti si staccarono dalle pareti e si unirono formando una massa gelatinosa e viscida gialla trasformandosi in un gigante di tre metri, non aveva le orbite negli occhi e il naso era sostituito da solo due piccoli buchi; la creatura emetteva versi di dolore e disperazione, i due si dovevano coprire le orecchie talmente gridava, ma la creatura appena vide i due intrusi si calmò e cominciò ad avvicinarsi a loro, Ember tirò fuori le armi facendo indietreggiare la belva che si mise di nuovo ad urlare e poi corse verso il ranger. Si sentì un guaito. Steel aveva attaccato da dietro il mostro che ora voleva attaccarlo, si girò e cercò di prendere il Mirilith ma non ci riuscì. Il Mezzelfo, ora alle spalle del mostro, notò che l’amico non gli aveva fatto neanche un graffio, eppure la creatura aveva sofferto. Possibile che avesse la stessa forza e costituzione di un Golem? Ora la sala era piena di crateri creati dai pugni che tirava il mostro per cercare di colpire i suoi avversari non riuscendoci. Il Mirilith evitava, con grande agilità, i veloci pugni del mostro, e cercava di studiare il nemico per notare se aveva un eventuale punto debole, quindi colpiva nei punti più probabili, ma il mostro non mostrava stanchezza, gridava e soffriva quando lo si colpiva ma, non riuscivano a ferirlo, la sua pelle era più dura e spessa di quella di un cinghiale. Ember, che era caduto, si alzò e attaccò le zampe della creatura orripilante, questa, come faceva ogni volta che la si colpiva, emise un verso acuto simile ai precedenti. Essa cominciò a muovere le zampe anteriori in modo rotatorio molto velocemente, Ember prese dalla sua tasca una pietra e la lanciò contro il gigante puntando la sua testa e, con una mira infallibile colpì il naso, la creatura fermò la braccia e si copri l’organo dolente con le zampe; Steel, il più velocemente possibile, prese dal suo zaino una fune, ne lanciò una parte ad Ember che si trovava davanti a lui e corsero contro il mostro riuscendo, con molta forza, a farlo cadere a terra, quindi si sentirono dei fortissimi urli che uscivano dalla bocca del mostro. Mentre i due amici cercavano di resistere alle grida, gli legarono le zampe, quando ebbero finito il mostro cercava di alzarsi ma non ci riusciva e intanto Steel ritornò dal suo zaino prendendo due Shuriken con cui accecò il suo nemico ed Ember, per paura di essere perso dalle zampe della creatura, si allontanò e andò verso la sua borsa prendendo un piccolo arco e un freccia che scagliò contro il capo del mostro. Non vedeva più, non riusciva ad alzarsi, era stato colpito al cervello: il Mirilith e il ranger si sentivano in netto vantaggio ma non sapevano che anche una fune resistente si può spezzare grazie alla forza di un mostro del genere che anche se non può vedere, può sempre sentire ma che è talmente stupido da avere un cervello abbastanza piccolo per non essere colpito da una freccia. Si trovavano al punto di partenza, non riuscivano neanche a parlare perché nella stanza c’era l’eco delle urla del mostro che coprivano le loro parole, così Ember cercava inutilmente di dire il piano che aveva al suo compagno, e mentre si distraevano la bestia si era già alzata e aveva lanciato il Mezzelfo contro una parete così forte che lo fece svenire, la creatura voleva schiacciare il suo avversario e cominciò a cercare a terra il suo corpo ma di colpo sentì un forte vento: Steel era cambiato, non aveva le pupille, gli occhi erano rossi color sangue, le sue unghie si erano allungate di molto come i suoi canini, anche baffi si trasformarono diventando simili a quelli che avevano i gatti ed era poco più basso di come lo era normalmente e aveva un singolare sorriso, ma la creatura non lo poteva vedere, pensò invece che i suoi nemici erano riusciti a aprire la porta così corse verso la direzione in cui pensava ci fosse l’uscita ma andò a sbattere contro una parete, si girò e dal muso si capiva che era veramente arrabbiato e cominciò a lanciare incantesimi differenti, ognuno andava a finire in una parte della camera. Colpì Ember,che nel frattempo si stava rimettendo, mentre il cacciatore era agilissimo, li evitò tutti senza farsi un graffio, ora assomigliava molto di più ad un gatto di come non lo era normalmente, non lo si riusciva a vedere. Il mostro smise di fare magia e cominciò a muovere freneticamente le braccia intorno a se per capire cosa stesse accadendo e Steel si scagliava più volte contro di lui, lo graffiava, tornava in un angolo sicuro, scattava verso l’avversario, lo feriva, e andava indietro, sempre così, finché non prese un’altra Shuriken la lanciò contro il mostro, poi, esausto, cadde a terra e dopo due secondi la creatura morì: l’arma lo aveva colpito nel suo punto debole, il gomito. Più tardi la porta fu aperta da Oinom e Arnon, guardarono dentro la stanza con un po’ di timore e sentirono il Mirilith gridare

-Vi ammazzo, maledetti traditori!- il cacciatore si scagliò contro di loro ma svenne prima di raggiungerli…e ci stava quasi a farli a pezzi.

 

 Orhen e Beany si erano finalmente liberate di Jix e stavano per andare dai loro amici, ma vollero andare e rivedere quella strana porta delle prigioni quando videro il padrone del castello e Arnon che correvano verso di loro

-Spostatevi presto!- urlavano i druidi. Mentre si avvicinavano la stregona e l’Halfing capirono che gli uomini avevano in braccio i corpi dei loro amici coperti di un liquido nero e andavano verso l’ospedale del castello così superarono l’Elfa e la ladra che li seguirono

-Questo è odore di sangue, ne sono certa- annusò Beany

-Deve essere quella sostanza di cui sono ricoperti…chissà cosa sarà successo!- continuò preoccupata. Orhen non riusciva a dire niente (come sempre), sperava solo che fossero ancora vivi e che potevano sopravvivere

 

 

-Volevate ucciderli? Era tutta una trappola per farli fuori?- gridò a squarcia gola Orhen più che arrabbiata nell’ufficio di Oinom

-Mia diletta sedetevi, ve ne prego e lasciatemi spiegare quello che è accaduto- La stregona acconsentì ma era comunque molto adirata

-Ember e Steel hanno superato una dura e molto importante prova nel valutare la loro forza e agilità nel combattimento. Seguimi prego- Ember e Steel non si erano ancora rinvenuti ed erano giorni che stavano in quella condizione, non si davano ancora per morti, Orhen invece era molto preoccupata, non riusciva a dormire, pregava il suo Dio, al contrario Beany non credeva in nessuna divinità nemmeno Yondalla, e stava sempre con la sua nuova famiglia. Arnon portò la stregona davanti la strana porta dei sotterranei

-“State lontani da questa porta, se tenete alla vostra vita, il male temuto e sconfitto vi dimora, state lontani o verrete divorati da esso, state lontani o lo risveglierete, lasciatelo riposare se tenete a riposare anche voi” questa è la traduzione di quello che è inciso sopra di essa e ora scoprirai il perchè- L’uomo apri la porta e con un gesto fece apparire quella sfera che Ember aveva visto e che illuminava i mostri nelle celle

-Queste sono belve di Daemortius, suoi seguaci, sue spie. I miei uomini sono riusciti a catturarli e a rinchiuderli qui dentro; questa sfera risucchia la loro energia maligna, è molto doloroso ma queste creature in precedenza erano Uomini, Elfi, Halfing, Gnomi, Nani…furono costretti a seguire il nostro nemico e lui li trasformò in quello che ora vedi, ora stiamo cercando di farli ritornare come erano prima-

-Ma stanno soffrendo, non sono morti?-

-Stanno riposando, arriverà il momento in cui torneranno ad avere buon senso ma non riavranno mai lo stesso aspetto che avevano in precedenza. Continua a seguirmi- La stanza odorava di corpi morti, in putrefazione, per terra c’era la scia di quel liquido nero e in quelle celle orribili, le creature la scrutavano, borbottavano qualcosa, la indicavano con quello che gli rimaneva delle braccia, se così si potevano definire, era uno spettacolo orrendo, Orhen voleva coprirsi gli occhi ma Arnon la teneva la mano e la costringeva ad andare avanti

-Questa è la stanza dove i tuoi amici hanno combattuto: quel diamante che vedi è il mostro che hanno sconfitto, lentamente si dividerà in altri diamanti che si rimetteranno nel loro posto nella parete, il suo sangue farà lo stesso. Devi sapere che quella creatura è di nostra invenzione, ci siamo basati però sui mostri di Daemortius ma abbiamo reso questa bestia dieci volte più potente dei suoi-

-Continuo a non capire. Perchè Steel ed Ember dovevano combatterci a tutti i costi?-

-A questa domanda troverai una risposta quando i tuoi amici si saranno rimessi, ora torniamo indietro ma vi prego di non pensare che vi sto dicendo delle dicerie, non vi tradiremo mai- detto questo tornarono indietro.

 

 Passarono altre giornate tristi per l’Elfa e Beany che stavano sempre con Ember e Steel, mentre gli altri druidi non facevano e dicevano niente, per loro era come se loro stessero già bene. Orhen passava le notti insonne e piangere, l’Halfing invece lavava i corpi e così erano tutte le giornate. Ember finalmente si riprese. Raccontò tutto quello che gli era successo fino a che non era svenuto e stranamente si ricordava tutto, anche i particolari, e Orhen gli doveva raccontare le cose che le aveva detto Arnon ma voleva aspettare che si risvegliasse anche Steel. Dovette aspettare altri giorni perché anche il Mirilith si riprese. Era stata una sorpresa enorme e tutti erano più che felici e fecero una festa in onore dei vincitori

-Siamo Orgogliosi di avervi come amici e aiutanti, Orhen deve essere fiera di stare al vostro fianco, ora sappiamo che vi batterete fino alla morte e dovrete sempre proteggerla da qualsiasi pericolo- cominciò Oinom alla fine del banchetto

-Ma non è solo questo il motivo per cui avete combattuto contro quel mostro…Steel sei tu il vero vincitore del duello, sarai tu ad essere premiato, purtroppo la regola prevedeva che il primo dei due che sarebbe svenuto o morto non avrebbe potuto usufruire del premio e lo stesso vale per chi sarebbe morto prima di uccidere il mostro, invece Steel tu sei solo svenuto quasi nello stesso istante in cui hai ucciso la belva e noi sappiamo anche il motivo- Oinom strizzò l’occhio al Mirilith poi continuò a parlare

-Cominceranno le danze solo dopo che il cacciatore avrà ricevuto la sua ricompensa, vi prego di seguirmi signor Steel- uscirono solo loro due dalla sala e dopo mezzora ritornarono, la porta dell’entrata si spalancò e c’era il Mirilith che fiero teneva tra le mani una bellissima spada bianca lunga cinque piedi, assomigliava molto ad una Katana, era composta da un metallo sconosciuto sulla Terra, il manico era di un delicato color blu e vi erano incisi dei fiori di ogni specie e componevano un fine disegno     

-Tienila con estrema cura, questa spada fu fabbricata dai più esperti fabbri di questa terra riuniti per creare la lama che ora ti è stata data, venne benedetta dalla magia dal capo spirituale Nanico famoso ancora oggi e che noi ringraziamo vivamente, Eberk. Ora mettila su questo piedistallo, verrà nuovamente benedetta della tua opera- quando Steel la poggiò sul cuscino del piedistallo questa per un attimo illuminò la stanza di una luce dorata

-D'ora in poi userai questa spada sacra, ti accompagnerà nelle grandi sfide che dovrai affrontare fuori di questo posto- disse Arnon

-Ma dovrai andare alla ricerca di tre diamanti per potenziarla, di colori diversi, sono gli elementi della vita ognuno con dei poteri e caratteristiche diverse- Steel accettò volentieri di usare l’arma e si mise subito a ballare con i suoi amici che non si aspettavano che sarebbe successa una cosa del genere – per prima cosa mettiamo questo diamante il diamante della Terra chiamato così per il suo colore marrone e lo incastoniamo, farai così anche con gli altri diamanti che troverai- 

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Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo ***


Steel si allenò giorno e notte per imparare a maneggiare la sua nuova arma, e riuscì anche a fare delle acrobazie come faceva di solito con le sue precedenti armi
- come va allora? -domandò Arnon
- ormai sono pronto, se devo seguire Orhen lo farò ho promesso di proteggerla e di aiutarla in qualunque situazione- disse Steel
- bene allora, perché stavo per annunciarti che ci sarà una riunione tra due giorni, molto importante e riguarderà te e Orhen – disse il druido
- me? Sono diventato famoso per aver impugnato una vostra spada sacra dopo che nessuno lo impugnava da anni ?- domandò Steel
- tranquillo lo saprai a tempo debito, ma ti ricordo che quello che hai in mano non è una arma comune, e hai scelto una pagina importante per gli anni che verranno- disse Arnon      
 
 Era notte,Orhen e Beany dormivano tranquille nei loro letti, finché l’Elfa venne svegliata da dei passi che si avvicinavano nel letto, apri gli occhi e vide una figura umana di vecchia che si avvicinava a lei, si sedette sul pavimento e si appoggiò al letto, l’Elfa  cercò di muoversi, ma era immobilizzata. La figura si trasformò in una palla che andò a volteggiare sopra a Beany. Orhen chiuse e riaprì gli occhi, ma la figura era ancora la, poi sentì un peso sulla pancia e vide che sopra di lei c’era una gatto dagli occhi rossi che la fissavano, la stregona si sentì mancare il respiro,e sentiva che non era per la visione che stava vedendo, il gatto gli stava succhiando l’aria, quella tortura continuò così fino a che le figure sparirono, e poté muoversi 
-Beany, Beany- cercò di svegliare disperatamente la bambina
L’halfing si sveglio tutta sudata
- ho sognato dei mostri Orhen, ho avuto paura- disse la ladra impaurita- una palla che fluttuava e un gatto malefico con occhi rossi come il fuoco-
- non lo hai sognato Beany, quel sogno era vero- disse Orhen
- lo hai sognato  pure tu?- domandò Beany
 Orhen si mise una vestaglia per andare a svegliare Arnon, ma sentirono una porta bussare, l’Elfa aprì sperando che fosse il druido o qualcun altro che conosceva, ma era un strano mostro di colore verde occhi rossi e statura di  due metri il mostro la guardava con curiosità, non sembrava avesse intenzioni cattive, ma questo non tolse alla stregona un urlo di paura, il mostro scappo spaventato dall’urlo e Orhen intanto chiuse la porta a chiave
 - cosa sta succedendo? Siamo invasi da mostri?- disse Beany
Orhen decise di mettere una vestaglia anche alla bambina e decise di aprire la porta e affrontare i mostri che stavano fuori
 Trovarono mostri stesi a terra, ma Orhen anche se non molto esperta capì che quei mostri non erano stati uccisi dalla magia, e neanche con le armi,
andando in giro trovarono altri mostri stesi a terra e arrivati alla sala di ingresso sentirono delle voci urlare, seguendo le urla  raggiunsero un’ altra sala, che doveva essere di ricevimento  dove c’erano druidi che andavano avanti e indietro, e a terra dei mostri questa volta colpiti con la magia, e alcuni anche con le armi, da una parte c’era Arnon che dettava ordini e notando le ospiti si avvicinò per parlare
- non doveste stare qui, non siete al sicuro-
- ma cosa sono questi mostri, da dove provengono?- domando Orhen
-questi mostri sono spie del nemico, sono quelli che li abbiamo catturati e che li mettiamo nelle nostre celle, ma qualcosa è andato storto, la sfera deve essersi rotta  e sono fuggiti, molti sono morti perché non c’è la facevano ad scappare, altri siamo riusciti ad ucciderli, ma alcuni sono scappati- disse il druido
- ho visto alcuni di questi mostri, ma sembrava come se li avessi sognati,sono spariti così come mi erano apparsi, poi qualcuno ha bussato ed era un mostro, non sembrava avere cattive intenzione, ma ho urlato comunque- disse l’Elfa
- quelle creature che hai visto, non sono mostri, ma demoni, o meglio Incubi un tipo di demone che appare solo di notte, non ti fa muovere, ti tiene paralizzato, e ha poteri e forme strane e diverse,ma non uccide, per quanto riguarda quel mostro che ha bussato, forse era impazzito, sicuramente cercava una via di uscita, sei stata fortunata che non ti ha aggredita- spiegò il druido
- perché li tenevate qui? Non potevate darli alle guardie di Erevantor?- domandò Beany
- i mostri di questo genere non possono tenersi in gabbie per umani, scapperebbero subito, li tenevamo grazie ha una sfera magica che li teneva buoni, ma questo è un guaio, gli Incubi non li abbiamo trovati, e se raggiungono Kazam sarà un problema, sapranno che tu sei qui e ti verranno a cercare per ucciderti,sei fortunata che non sono stati dei veri demoni, altrimenti saresti già morta-  disse il druido alla stregona
- e che cosa faremo nel frattempo, se la situazione dovesse precipitare?- domandò Orhen      
- qualunque cosa farà il nemico noi saremo lontani da qui, ci dovrà  cercare dappertutto per trovarci- disse Arnon tranquillizzandola                                 
 
Dopo quell’evento il castello venne risistemato per bene,Steel aveva armonizzato completamente con la sua nuova arma, ed anche Orhen era migliorate con la stregoneria, Arnon era riuscito convocare tutte le persone capaci per la missione che conosceva, e poteva chiamare.
Era l’alba quando le guardie druidiche dell’ultimo turno notturno, videro molti cavalli e carrozze che andavano nella direzione del castello
- chiamate Arnon, dite che sono arrivate le persone che voleva- disse un comandante a una guardia, il druido andò a svegliare l’uomo che dormiva nella sua stanza, ed egli si preparò ad accogliere i nuovi arrivati, e a svegliare Oinom
Era ormai mezzogiorno e Arnon andò a svegliare i ragazzi seguito da Jix con la colazione in camera e un altro servo con una bacinella d’acqua per lavarsi       
- venite ci sono ospiti che volevo che conosciate, saranno qui per un po’ di giorni, se ve la sentirete di partire ditemelo e io li avvertirò- disse Arnon dando la notizia dell’arrivo della guardia personale dell’Elfa – sono arrivati stamattina all’alba-
I ragazzi dopo aver fatto colazione e dopo essersi lavati, uscirono velocemente dalle loro stanze lasciandole a Jix e ai suoi aiutanti per raggiungere la sala  di ricevimento con la compagnia del druido che li guidava
I giovani appena entrarono videro i nuovi arrivati tutti puliti e sistemati, erano un Githzerai, due Gnomi,uno vestito di porpora e l’altro di rosso, un Aviano e un Nano, un Mezzorco e un Uomo, e insieme a loro tutti i druidi più importanti,insieme a Gruub. In mezzo alla sala vi era la spada Celeste sopra un tavolino di pietra. I nuovi ospiti li scrutavano mentre il druido li indicò i  posti a sedere. Quando tutti furono seduti  Oinom si alzò per prestare attenzione a tutti i presenti   
- benvenuti e grazie per essere venuti qui, sappiamo che questo viaggio sarà  molto rischioso, e che siete stati a cavallo per  molti giorni, sapete tutti il motivo perché siete qui, questi ragazzi possono essere l’ultima speranza che abbiamo per porre fine a questa  guerra che sta distruggendo le nostre case e le nostre vite- disse rivolgendosi ai viandanti presentando gli ospiti- quest’Elfa ha di nome Orhen, è una stregona ed è l’unica sorella rimasta a Daemortius, ed è l’ultima degli stregoni Bianchi-
- una Bianca non diciamo fesserie, i Bianchi sono tutti morti, ha quanto vorrei che fossero ancora vivi   per sconfiggere il nemico- disse il Nano sospirando
- una c'è l'hai davanti mastro Barg, l’unica dell’antico ordine che può prendere lo scettro e sconfiggere l’Elfo Oscuro – disse Arnon   
- questo Mirilith invece, di nome Steel- continuò Oinom- ha superato una prova segreta e ha ricevuto la spada Celeste, di cui tutti pensavano fosse perduta, ma la spada che era stata qui per tutto il tempo,  ha scelto come padrone questo cacciatore di taglie, amico di Orhen- tutti guardavano fissi Steel e l’arma sul piccolo tavolo, ovviamente pensò il ragazzo tutti persino i bambini sanno la storia della leggendaria spada 
- questi due giovani invece- disse il capo dei druidi indicando Ember e Beany- sono amici dell’Elfa e del  Mirilith, uno un Ranger di nome Ember e la bambina Beany una ladra famosa che ha deciso di seguire la stregona, per via di un debito d’onore con quest’ultima-
Fece una pausa poi continuò- vi ho chiamato per rispondere al nostro richiamo di aiuto, vi chiediamo di seguire questi giovani fino a Reghat, per porre fine alla guerra, voi solo-
- è una follia maestro Oinom- disse Pelor alzandosi dalla sedia- dobbiamo cercare di seguire un altro piano migliore, e troppo rischioso, potrebbe finire miseramente la missione, cerchiamo di seguire meglio le prossime mosse del nemico, e eventualmente, se proprio devono partire, bisogna cercare di abbreviare il viaggio-
- no Pelor e più rischioso aspettare, e non è possibile abbreviare il viaggio, la tua idea sarebbe stata valida molto tempo prima, ma il nemico sa che sono qui e non possono più restare, inoltre non possiamo contare su nessun esercito che ci possa proteggere, sono tutti impegnati a difendere il loro paese, e lo sai che ogni anno i soldati e i civili diminuiscono- disse Oinom
Sentito questo Pelor si  mise a sedere irritato
- vi ho chiamato mastro Barg, e voi Uran per guidare questi giovani nelle vie che possiate ritenere più sicure per raggiungere il luogo stabilito, voi altri invece, come guardie personale- disse Arnon
 Ci fu silenzio in sala tranne per qualche bisbiglio tra il Mezzorco e il suo compagno     
- cosa vi fa pensare che quest’Elfa possa portarci alla pace?-  domando lo Gnomo vestito di rosso
- solo i Bianchi possono fermare gli stregoni Neri, molti druidi e chierici potenti, come ben sapete padre Keld, sono morti combattendo contro di essi – disse Araratin
- confermo anch’io questo- disse il Githzerai- so la potenza dei Bianchi, e sono rimasto sbalordito dalla loro forza, anche se presumo derivasse dallo scettro degli Dei, e che questo potere sia stato trasmesso anche dai Neri da Daemortius-
- e come dice Swikel, gli stregoni Neri possono esseri fermati solo dai Bianchi, ma c’è bisogno di un allenamento,che si fa in un determinato luogo, e li che  dovremmo portare Orhen- disse Gruub 
- per quanto riguarda Steel, lo aiuteremo a cercare i luoghi dove si trovano i diamanti che rendano alla massima potenza la spada- disse Oinom     
- e dove potremo cercarli? Il mondo è grande potremo metterci secoli- disse l’Aviano  
- e per questo che dovremo andare nelle terre degli Elfi per scoprirlo, li c'è una persona che sarà capace di aiutarci in questa ricerca e di indicare il luogo dove Orhen possa diventare una Bianca, bisogna fare un determinato allenamento per diventarci, basta se sei uno stregone, lo stesso anche per la ricerca di Steel bisogna andare a ovest, dove sapremo dove si trovano i diamanti-disse Oinom
- questo si poteva evitare però, inviando una lettera- disse il Mezzorco
- no, e lo sai il perché, druidi, monaci, maghi e chierici sono continuamente sotto osservazione delle spie di Daemortius, in più la distanza è lontana, se si dovesse sapere della nostra missione, tutti gli eserciti si concentrerebbero a nord e a ovest, e meglio che il nemico resti a non attaccare le nostre terre  - disse questa volta Heisien 
-quali sono però i poteri di questo scettro? Come mai è così pericoloso?- domandò Beany
- lo scettro può annientare il mondo in pochi anni, e capace di fare qualsiasi cosa richieda la volontà del suo possessore, se Daemortius riesce a spezzare l’incantesimo che imprigiona lo scettro, per noi sarà la fine, saremo annientati dal quel potere, o dalla forza del suo esercito, non ci sarà scampo, e non potremo neanche reagire a questa forza, saremo tutti suoi schiavi- disse Arnon       
-bene allora, cosa volete decidere? Vorreste aiutarci in questa impresa?- domandò Oinom
Il Nano e l’Aviano si alzarono in piedi
- noi accettiamo , vi guideremo in  questa missione –
- e io vi aiuterò per quanto sarà possibile- disse Arnon  rivolgendosi a Steel e Orhen
- allora io ti seguirò, siamo amici da molto tempo e spero di esserti utile in qualche modo – disse Swikel ad Arnon
- Gersh vi aiuterà con il suo stile di combattimento- disse il compagno del mezzorco, e quest’ultimo annui  
- io vi aiuterò come vostro curatore grazie alla mia magia- disse infine Keld   
-Verro anch’io ad aiutarti, ho giurato a me stesso di proteggerti, come amico questo ed altro- disse Ember a Orhen
 - la bambina però non può venire, e troppo piccola per queste cose sarà meglio che resti qui, potrà essere al sicuro- disse Gruub
-  io invece verrò con Orhen, ho un debito d’onore con lei, e se morisse senza che io avessi fatto niente per impedire la sua morte, ne soffrirei per tutta la vita, non mi sentirei mai in pace, vi prego di farmi  partecipare a questa missione – disse Beany
- conosco gli Halfing- disse Araratin- quando si mettono in testa queste cose, farebbero qualsiasi cosa pur di sentirsi liberi da questo peso, anche se può portare alla morte, sono schiavi di questo onore, e il destino del loro “signore” e legato al loro-
- come vuoi piccola, so che sei molto forte, mi dispiacerebbe che la tua giovane vita possa essere spezzata, ma se è questa la vostra usanza non posso certo biasimarti a non farla, tieni questa spinetta, ti aiuterà nei momenti più disperati, ma solo a te- disse Oinom porgendo un oggetto di colore rosso
- siete in dieci dunque, se questa e la vostra scelta, che la fortuna sia con voi , e possiate portare con successo la missione- disse Oinom- preparatevi entro due giorni, non c’è molto tempo, le spie si stanno muovendo velocemente, presto Daemortius lo verrà a sapere, e se saprà dove siete diretti sarà un problema, raggiungete le terre degli Elfi il prima possibile
 
note: bene ora inizia l'avventura vera e propria, nel corso della storia conoscerete gli altri personaggi e spero che li possiate apprezzare. Ancora buona lettura e per favore recensite 

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Capitolo 12
*** Dodicesimo Capitolo ***


Orhen era seduta su una sedia a rimirare, aveva uno sguardo triste e guardava al vuoto. Vedendola così Oinom si avvicinò per parlarle
-Cosa c’è Orhen a cosa pensi?-
-Ho paura signore, nonostante molti allenamenti non sono una grande stregona, ho paura di non concludere gli obiettivi da noi prefissi e non voglio che i miei amici mi aiutano sempre al momento del bisogno, o che muoiano per me, sembro una fallita-
- Mia devota- disse il druido sedendosi vicino a lei- tu hai nelle vene il sangue delle famiglie Elfiche più forti, lo erano i tuoi genitori, lo erano i tuoi fratelli e nonni. E ti assicuro che quando un consiglio dei bianchi sceglie un nuovo componente del proprio ordine, lo sceglie bene, non farti perciò questo tipo di problema- la rassicurò l’uomo
-Ma non so neanche se i miei poteri saranno utili a qualcosa, un conto sono criminali e un conto sono dei guerrieri, vorrei essere sicuro come lei- si lamentò la ragazza
- in realtà io ero proprio come te, mi ci sono voluto molti anni di esperienza per acquisire sempre più sicurezza nei miei poteri, ma prima usavo un oggetto che mi aiutava per questo, vieni- il druido portò Orhen nella sua stanza, la fece accomodare su una sedia, aprì un cassetto vicino al letto dove prese un oggetto.
-tu sai che per avere poteri magici, maghi e stregoni la traggono da tutto quello che li circonda, o dalla loro energia, questo oggetto non solo ti darà padronanza negli incantesimi, ma li potenzierà addirittura- disse Oinom mostrando un braccialetto alla stregona.
La ragazza prese un braccialetto e dopo averla osservata se lo mise pensando quanto l’avrebbe aiutata, era di colore arancione con disegnati alcune parole silvane
-con questo oggetto potrai trarre le magie senza prenderle in grande quantità da nessuna parte, visto che l’oggetto ha tutto quello che ti serve per aiutarti, però non usarlo troppo, la sua forza magica potrebbe finire, e non potrà più caricarsi per lanciare altri incantesimi, prova ora a fare qualche incantesimo- disse Oinom 
L’elfa fece un incantesimo di luce, che illuminò la stanza da sembrarle come ricoperta di oro, poi la luce svanì velocemente. Orhen notò nonostante la forte luce che le scritte cambiavano posizione e forma                 
- il braccialetto prende il nome dell’incantesimo usato, cambiando e spostando le parole in lingua silvana. Usando l’incantesimo l’oggetto ha preso il nome di “ luce accecante” mentre quando non è in uso prende il nome di “bracciale di Gea” –
L’elfa tolse il braccialetto ma lo tenne in mano per leggere la scritta, aveva imparato un po’ della lingua dei druidi mentre si esercitava nella magia nella scuola dei druidi
- te lo regalo, ormai a me non serve più, usalo nei migliori modi che sei capace di fare, e non ti sentire abbattuta per quello che sei – disse Oinom
L’elfa ringraziò il padrone del castello e andarono insieme nella sala  grande per unirsi agli altri per il pranzo. 
 
note: è un pò corto questo capitolo lo ammetto, gli altri saranno comunque nella norma

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Capitolo 13
*** Tredicesimo Capitolo ***


La mattina dopo i druidi cominciavano i preparativi della  partenza del giorno dopo, per la spedizione che sarà guidata da Arnon. Venivano affilate le armi preparati gli zaini con le provviste e altri oggetti utili, mentre gli avventurieri si stavano esercitando chi con la magia, chi con le armi, e chi per provare le misure delle armature.  Orhen osservando i suoi compagni esercitarsi nelle varie stanze del castello, notò stili di combattimento diverse e arte magiche completamente sconosciute a lei, continuando a passeggiare si trovò fuori in uno dei piccoli chioschi del castello dove trovò Swikel che si esercitava in alcune magie che sembravano arcane, ma erano di un’altra forma, vide cerchi magici che circondavano il githzerai, che lo proteggevano da frecce sparate da alcune macchine,costruite apposta per questo tipo di esercizio, usato spesso dai giovani druidi. Da questi cerchi uscirono dei fulmini globulari che colpirono le macchine neutralizzandole 

-“ ti piace? E uno dei miei attacchi  più efficaci contro gli arcieri”- parlò qualcuno dentro la testa di Orhen  

L’elfa cominciò a spaventarsi non capendo dove derivava la voce

-“ non preoccuparti non voglio farti alcun male”- disse la voce –“ sono qui davanti a te”-

La ragazza guardò verso il Githzerai che a sua volta lo guardava con i suoi occhi  intensi 

-  sono Eiclan, chiamato da tutti Swikel, certamente saprai il mio nome e che ho giurato di proteggerti- disse Swikel comunicando con la voce    

- come hai fatto….-

- sono uno psionico, riesco a fare “magie” con la forza della mente e posso comunicare con il pensiero e nello stesso tempo capire le tue emozione o se stai mentendo o dicendo la verità- spiegò- e anche tu puoi rispondermi quando parliamo attraverso la mente perché ne sono collegato-

- non ho mai sentito niente di simile, nessuno mi ha mai parlato degli  psionici – disse Orhen

- e perché siamo rari, e il nostro stile è molto difficile da praticare. Voi stregoni create le  magie che sono molto simili ai nostri poteri grazie all’energia che avete in corpo,tramandato forse dai poteri dei draghi, così anche i maghi che utilizzano le magie arcane attraverso energie mistiche,  solo che loro prima devono studiare la magia e poi la applicano. Saprai certo che è difficile che un mago possa battere uno stregone, proprio perché quest’ultimo basta l’esperienza e un po’ di esercizio per avere magie sempre più potenti, anche se questa teoria è infondata, tutte e due le classi hanno dei pregi e difetti, e possono scontrarsi alla pari- 

 - mi sembra impossibile però che qualcuno possa creare dei poteri attraverso il pensiero- disse la stregona

- c’è anche chi può creare poteri con l’Io interiore o aura come fanno i monaci e i ninja- disse Swikel – ma questo lo dovrai dire a loro come fanno, purtroppo non posso spiegartelo con certezza-

 Il githzerai accompagnò Orhen a vedere gli altri stili di combattimento del resto del gruppo, stanza per stanza. L’elfa vide gli incantesimi di Keld, che a sua volta faceva vedere a suo padre, e anche qui la stregona notò una magia simile  alla sua

-“ i chierici prendono l’energia per fare le loro magie dagli dei, o almeno così dicono, e più la fede e forte più possono usare incantesimi potenti”-disse Swikel a Orhen attraverso la mente. Prima di passare in un’altra stanza la ragazza vide Keld che guariva una ferita grave al padre che si era procurato con l’aiuto di una spada

- bravo figliolo- disse il padre al chierico- saresti il migliore Guaritore del mondo se non fosse per il tuo giuramento alla Chiesa-

Swikel mostrò poi a Orhen gli incantesimi di Arnon, e l’Elfa vide che il druido poteva trasformare un piccolissimo tagliacarte in pietra e crescere una piccola piantina fino a farlo diventare un alberello alto due metri con velocità sorprendente.  

-“ Anche questa magia si differenzia a quella arcana perché i druidi usano i poteri della natura senza trasformarla in energie come fate voi maghi e stregoni,anche se loro dicono che sono un tutt'uno con essa, la loro magia la chiamano comunque magia divina, come quella dei chierici, come i paladini,ranger e samurai. ”- disse sempre lo psionico alla stregona attraverso la mente -“ed è l’unica cosa che unisce i maghi a chierici e druidi utilizzando la magia su fonti esterne, la cosa strana sono i bardi, traggono magie arcane come i maghi, ma si dice che la ricevono dalla musica o ballando, in realtà non so proprio come fanno, gli alchimisti invece trasmutano gli oggetti che hanno in possesso con altri oggetti che li possono aiutare in un determinato momento, creando magia di livello molto alto”-

Poi passarono in una palestra dove Gersh, che indossava un kimono nero, si esercitava in alcuni esercizi di arti marziali. Certe volte il Mezzorco compiva alcune acrobazie riuscendo a rimanere sospeso in aria per alcuni secondi, distrusse anche una sfera di vetro muovendo soltanto una mano in direzione del bersaglio,  tutto in una distanza di due metri, poi prese un asciugamano per togliersi il sudore .

-“come ha fatto a spaccare quella sfera da lontano senza usare nessun oggetto?”- domandò Orhen utilizzando anche lei la mente, grazie al suo collegamento con Swikel

- “utilizzano l’aura, per creare questi attacchi a distanza, e sempre con l’aura i loro attacchi fisici causano gravi danni, e non hanno bisogno di  indossare armature, l’aura, se utilizzata per bene può far resistere il corpo dalle ferite e ferire come una spada. A quanto pare il Mezzorco è un monaco, e farà parte sicuramente di un monastero tra i migliori del mondo per poter fare questi attacchi, i  monaci come i ninja hanno uno stile di combattimento che spesso non usano armi, ma semplicemente le loro mani”- spiegò  lo Githzerai- il mio potere psionico si avvicina molto al suo-.

I due passarono in un'altra stanza dove trovarono Barg e Uran  che si affrontavano. Il Nano combatteva con una grande ascia e uno scudo, portava la sua armatura da guerra e teneva in testa un elmo con disegnato un lupo, nonostante tutto quel peso addosso, si trovava a suo agio nel combattimento. L’Aviano combatteva padroneggiano velocemente uno zambatou, una lancia da combattimento, e a differenza del Nano non portava un’armatura pesante o elmo e grazie a questo poteva muoversi con più libertà, riuscendo a parare i colpi d’ascia schivandoli e parandosi con la sua arma. Swikel accompagnò Orhen nella sala grande dove si sedettero per parlare ancora

- ognuno ha il suo stile di combattimento e quei due che combattevano non avendo magie, ne utilizzando i poteri dell’aura combattono con le armi. Loro sono guerrieri, che a loro volta si differenziano tra di loro, soldati di guerra, gendarmi, nomadi, pirati  ecc- disse il githzerai- anche ladri e assassini usano armi, ma non hanno armature e agiscono silenziosamente, e non avranno mai il coraggio di combattere a viso aperto, per questo usano trucchi a volte infami. Quando ne hanno occasione colpiscono sempre alle spalle, i cacciatori di taglie si muovono come i ladri, ma loro ovviamente hanno il compito di catturarli. Poi ci sono i Maestri di spade che possono usare tutti i tipi di armi-    

-però Barg e Uran utilizzano armi e indossano armature che a me vietano, perché loro possono indossarle e io no?- domandò la stregona

- gli stregoni, ma anche druidi, monaci  hanno questo svantaggio, perché questi oggetti gli  impediscono di utilizzare a pieno le magia, i monaci perché impedisce i movimenti, i druidi perché la natura non accetta benevolmente di aiutare chi indossa oggetti di metallo, perché non conforme ad esso, così anche gli stregoni che utilizzano le forze interne per creare energia da usare. La natura non accetta niente di artificiale. I maghi possono invece utilizzare le armature, perché non hanno un legame così forte a questo tipo di magia, per quanto riguarda gli stregoni, non so spiegartelo, ma potete esercitarvi di più con le armi bianche- spiegò lo psionico

- e lo stesso vale anche per…- Orhen resto a pensare un po’ per ricordare la parola, poi rispose- i ninja, anche i ninja non hanno armature? Oppure hanno una differenza con i monaci?-

- dici parecchie domande, eppure qualcosa avrai pur sentito, va bene ti spiegherò quello che so- restò in silenzio per alcuni attimi poi rispose- anche i ninja non portano armature, perché anche loro non combatterebbero bene, ma in compenso possono utilizzare magie e illusioni che i monaci non riuscirebbero a fare, magie pericolose, e in più sono imprevedibili, invece per quanto riguarda gli stili di combattimento, sono quasi uguali, le loro magie lo traggono da una propria aura, simile a quella dei monaci-  

- durante le lezioni- fu Orhen questa volta a parlare-  mi hanno detto che gli stregoni e maghi, sono gli unici che possono variare le magie creandone sempre di nuove con più facilità rispetto agli altri. Mi hanno detto che possiamo perfino uccidere una persone con una parola- appena finito di dire questa parola vide che il githzerai lo guardava con occhi completamente neri come la pece con cerchi celesti intorno alla pupilla, l’iride invece non c’era più . L’elfa si guardò intorno e scopri che non si trovava più nel castello ma su una valle verde dove vicino c’erano una foresta di abeti e un ruscello, e il cielo era azzurro, nessuna nuvola si trovava a oscurarlo, guardò avanti e lo psionico non c’era più. Poi tutto divenne nero come se il giorno fosse calato, l’erba della valle come la foresta e l’acqua nel ruscello sparirono, al loro posto camminavano creature orribili, creature pelose senza  testa che avevano sul petto una bocca piena di denti storti. Altre creature deformi si muovevano, alcuni erano scheletrici da fare impressione altri erano grassi, ma al posto di braccia e gambe, avevano ali simili a pipistrelli e zampe di aquila, tutte in putrefazione e mentre camminavano, sangue gli usciva dal corpo in alcuni pori sul torace . Orhen si trovò improvvisamente dentro il castello, sentiva il cuore che gli batteva forte e il corpo gli tremava, poi guardò Swikel e vide che gli occhi erano tornati come prima.

- questo- spiegò il githzerai- non è altro che uno dei miei poteri, sono soltanto illusioni, ma sembrano così veri. Con questo potere posso anche torturare mentalmente o uccidere se voglio, basta immaginare come potrebbe essere la tua morte più atroce e fartela vedere. Molti hanno sofferto per questo potere, e ci sono modi ben più terribili nell’uccidere una persona, ma riconosco dopotutto che quello che ti hanno detto è vero, ma anche noi possiamo uccidere istantaneamente, ricorda però che i miei poteri sono l’esatto contrario del tuo, per questo non vedo di buon occhio le magie arcane.-  il githzerai sospirò poi congedò Orhen e ritornò ad allenarsi. L’elfa decise di raggiungere  Beany per parlare un po’ con lei, quando incontro Arnon

- ciao Orhen, come ti senti oggi? Hai una faccia strana, che ti è successo? – l’uomo ricevette soltanto altre domande riguardanti quello che gli aveva fatto vedere Swikel e il suo gruppo per conoscerli meglio.

- Swikel è un mio carissimo amico, e porta anche lui le mie stesse conoscenze di magie e territori esistenti nel mondo. Viene da un povero villaggio, così come la sua famiglia, ma è stato un valoroso combattente e ci ha aiutato molto per difendere i villaggi e città dagli alleati di Daemortius. Noi alti druidi gli diamo massima stima, ed è veramente formidabile nei sui attacchi psichici, riesce a cambiare i suoi occhi soltanto quando fa attacchi illusionistici - disse il druido- per quanto riguarda Barg e Uran aiutano a difendere i viaggiatori  da attacchi nemici, e certe volte lavorano come messaggeri. Stanno sempre insieme, e come si sono conosciuti questo mi sfugge. Gersh invece è stato assunto come guardia del corpo di Keld, da quando era un ragazzino,e a sempre servito la famiglia Sig Bern. Mentre Keld e stato istruito  dal parroco migliore della sua città  natia. Anche se non sembra non sono poi tanto stupidi, a volte sanno quello che fanno. Per quanto riguarda il resto che ti ha detto Swikel e la verità, non ti ha detto però che Uran e cresciuto come nomade sebbene e impossibile che un Aviano lo diventi, è stato probabilmente adottato come avrai capito, invece Barg è uno dei migliori guerrieri nanici per me esistenti -

Orhen domandò perché Keld si chiamava anche Bern ,  e il druido gli rispose che gli gnomi finché non hanno una famiglia propria si portano i cognomi delle rispettive famiglie dei genitori.

Arnon volle parlare ancora per quanto riguarda il gruppo, ma venne interrotto da Jix che  lo avvertiva dell’appuntamento con Oinom riguardante il viaggio che devono affrontare.  Venne con lui anche Orhen, perché potesse essere informata della strada da percorrere

Nella stanza di Oinom, oltre al capo dei druidi trovarono anche Barg e Uran ripresi dal loro allenamento

- vieni a vedere Arnon- disse il vecchio porgendo al druido una mappa del continente- questa è la strada che hanno proposto i nostri ospiti qui presenti per questa spedizione-

Prese la parola Barg, che orgogliosamente mise il dito nel punto della mappa dove si trovava il castello- siamo fortunati perché gran parte degli eserciti nemici sono stati cacciati, quindi i luoghi che attraverseremo saranno più sicuri. Inizieremo ad attraversare le pianure della Repubblica di Madani, finché non ci imbatteremo nei territori Mirilith, nelle montagne di Gornan ormai diventate zone selvagge,dovremo trovare una fortificazione di soldati Uominigatto, dove li ci fermeremo e potremo avere delle provviste se non è andato distrutto e saccheggiato. Dopodiché raggiungeremo un villaggio abitato da Mirilith, la saremo al sicuro, perché non e mai stato saccheggiato da forze nemiche, proprio perché si trova ormai isolato dalle grandi città e fuori da ogni mappa. Superato il confine Mirilith dovremo attraversare un confine tra la foresta di Imanok,e i territori Reck. Nella foresta ci sono molti clan di folletti, che nella parte dove passeremo sarà abitata da soldati che combattono dalla nostra parte, ma alcuni non fanno differenza per chi avrà davanti. Non troveremo città o villaggi lungo il tragitto, e possiamo solo sperare di ricevere aiuti dagli eserciti alleati che passano- poi fu il turno Uran che parlò indicando il punto in cui si era fermato il Nano- dopo aver attraversato i due confini, ci troveremo in una regione del regno gnomico dell’Ovest, ci fermeremo in un villaggio dove potremmo riposarci un po’. Superata questa regione troveremo dinanzi a noi il lago Dan-Gruen. Lo attraverseremo con delle barche e potremmo raggiungere i territori elfici in un baleno, attraversando i boschi di Anasian dovremo trovare qualche indicazione o almeno qualcuno che ci indichi la via per Reghat. Poi cercheremo la casa di Oizal…..-

-Che vi sta aspettando-lo interruppe Oinom- mi è arrivata la risposta che acconsente di ospitarvi appena arriverete nella sua dimora. La partenza è di domani mattina presto, dovrete essere pronti per quell’ora- finì di parlare il padrone del castello.  

- così sarà – disse Arnon. Poi si rivolse verso Orhen e le due guide- andate ad avvertire gli altri del tragitto, sarà meglio farlo sapere, e preparate le valigie- poi sussurrò all’orecchio dell’elfa- ringrazia Steel,s e non fosse stato per lui saresti morta, poi ti spiegherò-.  tutti e quattro congedarono il capo dei druidi e raggiunte le stanze degli ospiti, ognuno andò ad avvertire gli altri del tragitto, tranne Arnon che intanto si preparava per l’ultima notte nel castello.

Orhen nel frattempo andò nella stanza di Steel dove non solo trovò il cacciatore di taglie, ma anche Ember e Beany. Raccontò gli avvenimenti della giornata e della strada da percorrere per arrivare a Reghat, a ognuno, andando addirittura ai dettagli. Steel sembrava non curarsene, visto che era abituato a spostarsi, Ember era un po’ a disagio del percorso da fare, mentre Beany era eccitatissima, perché non vedeva l’ora di vedere luoghi nuovi e gente nuova.

- be almeno sembra la strada più breve da seguire- disse Ember  strofinandosi il mento- speriamo solo di non incontrare troppi guai-

-sarà un occasione per provare la mia nuova arma contro i nemici, se mai li incontreremo, e tanto che non combatto sul serio- disse Steel

- e tu Beany potrai vedere gli Elfi e luoghi che prima ti erano lontani, e forse non immaginavi- disse Orhen

- non ho mai saputo cosa c’era oltre Erevantor, e immaginavo sempre che ci fossero luoghi mitici oltre al luogo dove sono cresciuta, e come promesso cercherò di fare del mio meglio per esserti utile Orhen-

-vedrai spaccheremo quella brutta faccia di Daemortius e tutti i suoi seguaci, niente e nessuno potrà fermarci- disse Steel

- e io ti starò sempre al tuo fianco per proteggerti, qualunque cosa accada- disse Ember dando un occhiata a Steel. Il Mirilith lo ricambiò con il suo sguardo felino.

 Dopo poco tempo entrò nella stanza Jix per portare gli zaini ai viaggiatori nell’eventualità che portassero alcuni oggetti personali. Dopo cena ognuno ritornava nelle proprie stanze per prepararsi a dormire.  

 

note: forse questo capitolo può essere abbastanza noiosetto, ma volevo spiegare il rapporto tra la magia e questo mondo

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Capitolo 14
*** Quattordicesimo Capitolo ***


Il sole era ormai alto sulla pianura, su un cielo azzurro e senza nuvole,  e i suoi raggi colpivano il castello riscaldando le solide rocce, e dalle sue porte Arnon con Barg e Uran conducevano fuori dalla fortezza il resto del gruppo, lungo il sentiero che li avrebbe portati verso la pianura, e indicando loro il punto dove dovevano proseguire.  Anche se non c’era bisogno Barg consigliò di mettere il gruppo  in fila indiana. Stava per primo Uran, poi Barg, Arnon, Gersh, Keld, Orhen, Beany, Steel,Swikel e Ember, e dopo aver dato addio a quelle accoglienti mura cominciarono a camminare verso sud.  Quando ormai il castello era diventato un puntino minuscolo, Arnon si avvicinò a Orhen.

-   Watnit e stata attaccata e distrutta dai Ralcloss, e la popolazione e stata quasi annientata letteralmente, si contano i sopravissuti con le dita di una mano. Se non fosse per Steel, avremmo perso anche l’ultima speranza per fermare Daemortius- disse il druido

- Watnit distrutta? Ma quella città non era nemmeno pericolosa per il nemico- disse l’elfa

- questo esercito come tutti i soldati degli alleati di Daemortius distruggono tutto per portare terrore ai nemici convincendoli ad arrendersi, queste terre verranno attaccate da eserciti provenienti dal mare e dalla terra insieme prima o poi, e temo che anche il nostro castello verrà distrutto.- disse Arnon

Continuarono ad attraversare le coltivabili pianure, dove ogni volta vedevano fattorie e gente che lavorava i campi utilizzando dei nuovi sistemi tecnologici che i Madaniani utilizzavano per l’agricoltura

“ almeno”- pensò Orhen-“ una cosa buona degli umani è che riescono a migliorare la vita con la tecnologia”

 Si fermarono per la notte in una piccola  locanda lungo la strada, dove poterono riposarsi e mangiare piatti tipici di quella regione, mentre parlarono Barg, Steel e Uran  si raccontarono le loro avventure, Swikel, Keld e Gersh della loro carriera, mentre Arnon spiegava come vivevano gli uomini in questa regione, e della regione in particolare. La mattina dopo ripresero il cammino, continuando a camminare per le tranquille grandi strade, che, a parere di Barg e Arnon, non c'era pericolo di incontrare nemici, infatti la strada era percorsa soltanto da alcuni contadini, altri viaggiatori verso la capitale e da soldati che andavano verso le coste. Il tempo era sereno anche quel giorno, e un vento settembrino soffiava accarezzando la loro pelle, e fu così anche per i giorni a venire, e Ember e Orhen non abituati a un grande camminare incominciarono a stancarsi, cosa che non fu per Barg e Uran, abituati a percorrere ogni volta tutto il continente. Nonostante ciò non trovarono altre difficoltà e sempre più si avvicinavano al confine del paese, le strade cominciavano a essere più piccole e alcune abbandonate da tempo, Uran spiegò al gruppo di Steel che alcune di queste strade abbandonate portavano in villaggi ormai isolati e quasi difficili da raggiungere o abbandonati anche essi. Lungo il sentiero che avevano deciso di percorrere attraversarono soltanto un grosso fiume chiamato Bilsca  con l’aiuto di un grande ponte semi diroccato  e qualche piccolo ruscello dove Keld inciampò in un sasso e si buttò in acqua. Si incomincio ad attraversare piccoli paludi e boschi, ma nello stesso tempo nuovi campi si intravedevano, e alcuni riguardavano alberi da frutto e ulivi e da lontano si intravedevano le prime colline.

- arrivati  su quelle colline saremo ormai fuori da Madani e entreremo nei territori Mirilith ormai selvaggi- disse Arnon- molti chilometri abbiamo percorso e la prima tappa del viaggio sta per concludersi. Da qui in avanti e meglio iniziare a montare la guardia, questi territori ormai non sono più tanto controllati dai soldati, potremo trovare banditi o pattuglie nemiche.-  Camminarono ancora un po’ , ma non passò poco tempo che si dovettero fermarsi, un Canyon si trovava davanti a loro. Ormai la sera si avvicinava e decisero quindi di fermarsi li per riposarsi mentre Uran volò sopra il Canyon  per vedere un punto dove potevano attraversarlo, e Ember e Gersh a caccia. I due però non contavano sull’aiuto dell’altro sospettandosi a vicenda, purtroppo come si odiano tra di loro Elfi e Orchi, anche  Mezzelfi e Mezzorchi non vanno molto d’accordo. Nonostante ciò alla fine i due portarono la selvaggina tanta abbastanza da sfamare tutti, e la cucinarono senza tanti problemi. Quando ormai il sole era calato e il fuoco acceso per la cena, Uran tornò all’accampamento, e informò di aver trovato un sentiero sicuro che portava  giù nel canyon, e che poi risaliva permettendo di attraversare l’ostacolo naturale. Finirono di  mangiare  e si misero d’accordo per i turni di guardia, il primo turno toccò a Arnon, poi a Steel , Keld , Uran  e Barg . Orhen li tenne un po’ in compagnia,addormentandosi all’ultimo turno, poiché essendo un elfo poteva dormire per solo quattro ore, con Arnon scrutò le stelle, e parlarono della terra degli Elfi, come era prima di scappare dalla guerra per andare a Watnit, con Steel parlò delle sue avventure e della sua vita prima di lavorare come cacciatore di taglie, Steel gli raccontò della sua famiglia, piuttosto benestante, finché non morì quasi tutta per via della guerra, riuscirono a sopravvivere al massacro soltanto lui e sua sorella Naby, trovarono una casa da un poliziotto di Erevantor, che li assunse come cacciatori di taglie, lui e sua sorella andarono insieme a catturare banditi, finche Naby non morì in un combattimento. Continuò a lavorare da solo, finché non decise che era meglio avere dei nuovi compagni. lei era stupita di questa rivelazione visto che aveva raccontato un'altra versione, così Steel si promise di rivelarlo anche agli altri. Uran invece gli raccontò delle sue avventure e di Barg per aiutare gli altri viaggiatori come loro ad attraversare il continente, o lavorare come messaggeri. Orhen scopri che l’Aviano fu adottato da una famiglia di nomadi Umani, lo trattarono come se fosse figlio loro, e gli insegnarono il loro stile di combattimento, la conoscenza delle terre, e altro ancora, finché non toccò a Barg che consigliò all’Elfa di andare a dormire. La mattina dopo Uran li condusse verso il sentiero che aveva scoperto, era uno stretto sentiero, ma grande abbastanza da poter passare almeno in fila indiana, soltanto arrivati in fondo al canyon che Keld parlò

- questo tragitto non era previsto, siamo sicuri che è questa la strada giusta?-

- non si trovava sulla mappa- disse Barg- ma siamo comunque stati avvertiti che dovevamo attraversarlo questo canyon,  perché questa zona e sconosciuta a molti, tranne a Madani, è stato Oinom a suggerirci di andare qui- mentre camminavano Beany notò alcune caverne nella roccia, e a giudicare dalla forma sembravano artificiali

- cosa sono queste caverne?- domandò l’Halfing

- queste piccoletta, sono caverne fatte dagli uomini, dove noi stiamo camminando una volta erano degli accampamenti militari di Madani dove si addestravano a combattere, ma ora sono in disuso, ma non è passato molto tempo dall’ultima visita- disse il nano

Barg entro in una delle caverne con Uran e Arnon e poco dopo uscirono con pelli, provviste, vestiti e altre cianfrusaglie

- avevi ragione Arnon- disse Uran- voi druidi avete la possibilità di  organizzare molto meglio  un viaggio, che noi nomadi-

Dopo aver messo tutto nei rispettivi zaini, cominciarono a risalire il canyon in un sentiero questa volta più largo dove potevano centrare anche tre per volta, dopodiché, cominciarono a risalire l’ultimo tratto di pianura per incontrare le montagne di Gornan l’inizio del territorio mirilith.

Al confine lungo la strada principale incontrarono facce di pietra raffiguranti  i cinque presidenti più importanti nella storia di Madani( almeno così disse Arnon) nella montagna a fianco, continuarono a salire, finché non arrivarono nella parte più alta della collina, in quel momento un nuovo paesaggio si presentò loro davanti. Si trovarono davanti un territorio costernato da colline e campi, Beany sentì l’aria che la attraversava e alzando le braccia felice sorrise guardando il cielo,

si sentì finalmente libera da ogni pensiero, nonostante era stanca per il viaggio.

- queste sono le colline di Gornan, e appartengono ai Mirilith, entro quattro giorni saremo al villaggio abitato dagli Uominigatto- disse Arnon

Il viaggio questa volta fu rallentato, per cercare la strada giusta, per trovare i Mirilith, e spesso trovavano tracce sbagliate, e la regione sembrava immensa, trovarono campi e case abbandonate da tempo, alcuni anche semi diroccate o bruciate, ogni tanto Steel, Uran e Barg entrarono dentro un’abitazione

- trovato niente?- disse Gersh

- niente, dentro non c’è neanche un tavolo, forse e stato tutto saccheggiato- rispose Uran

- cosa e successo in queste zone? Dove sono gli abitanti di questo posto e le città?- domandò Keld 

- le città innanzitutto sono ancora lontane da qui, dovremo trovare i villaggi tra non molto suppongo, i Mirilith non costruiscono grandi città- rispose Swikel- per quello che è successo qui suppongo che le case siano state saccheggiate, e gli abitanti uccisi o portati via, ormai questa specie come molte altre sta rischiando l’estinzione per colpa di questo sciagura, continuiamo ad andare avanti, vedremo dopo il da farsi-

Andando avanti incontrarono i resti di vecchi accampamenti e campi di battaglia, con i corpi di alcuni soldati diventati ormai ossa, Beany cercò di chiudere gli occhi facendosi guidare da Orhen, che la condusse via da quei luoghi. La compagnia si accampò piuttosto lontano dal campo di battaglia abbastanza da poter vedere solamente ciò che restava del vecchio accampamento militare.

- quelli erano senz'altro Mirilith- disse Steel- soldati morti mentre combattevano i Non Morti, i nostri nemici peggiori-

- ho notato ciò che resta di quelle infide creature- disse Keld- quei mostri sono difficile da battere, ma credo che siano veramente morti visto che sono stati colpiti nei loro punti deboli, ovvero il cervello e il cuore-

- monteremo qui stanotte, stiamo attenti però, questo luogo è malvagio- disse Gersh

Il turno per la guardia toccò questa volta a Gersh, Keld, Ember e Swikel. Il primo che iniziò fu proprio Gersh. Dopo aver cenato e coricati, Gersh si allontano di pochi metri e si sedete per terra, con il volto rivolto a ovest. A Orhen era stato consigliato che questa volta dormisse tutta la notte, ma non poté  fare a meno  di notare che Gersh teneva gli occhi chiusi, gli lancio delicatamente un sasso, che il monaco parò con il bastone, e apri gli occhi

- forse tu non sai che non ho bisogno degli occhi per vedere se si avvicina qualcuno, lo percepisco dall’aura di chiunque la emana che va contro la mia, perché l’ho espanso per tutto il nostro accampamento,non ti preoccupare dormi e non disturbarmi- disse il monaco

L’elfa si rimise sotto il sacco a pelo, e si addormentò subito. Il suo sonno fu inquieto, e qualcosa la fece uscire da quel sonno

- Orhen svegliati presto- gli gridò qualcuno vicino, era Ember

L’elfa si alzò e prese la sua spada per difendersi, notò che anche gli altri si erano svegliati e avevano le armi in pugno. Orhen usò lo scurovisione per vedere meglio, davanti a loro c’era un gruppo di Non  Morti. Ormai erano talmente vicini, che si potevano vedere anche con la luce del fuoco che illuminava l’accampamento, erano scheletri viventi, avevano ancora spade e scudo in mano, che sembrava trascinavano  con fatica, Ember e Uran contrattaccavano con delle frecce fatte apposta per fermare gli scheletri, presi nel castello dei druidi ,  Barg e Gersh si lanciarono all’attacco emettendo uno spaventoso grido di guerra. Steel, Beany  e Swikel si preparavano a ricevere i nemici, Orhen notò che il Githzerai aveva fatto apparire dal nulla una spada e uno scudo nelle sue mani. Keld aveva tirato fuori il suo medaglione che rappresentava il suo dio degli Gnomi per scacciarli. Arnon lanciò contro i suoi incantesimi, e anche l’elfa  fece lo stesso. Molti nemici caddero sotto i colpi della prima offensiva, le frecce dell’aviano e del mezzelfo colpirono in testa, uccidendo all’istante la creatura colpita, e anche le magie del druido e della stregona ne uccisero molti. Nonostante ciò altri venivano per sostituire i caduti, e le orripilante creature continuavano la loro marcia contro la compagnia, Gersh e Barg si trovavano in difficoltà a contenere tutti quei nemici, che ormai li stavano circondano, e ormai anche Swikel e Beany stavano combattendo contro gli scheletri, e Orhen notò gli occhi dell’Halfing pieni di terrore e orrore. La ragazza lanciò allora degli incantesimi che uccise tutte le creature impegnate contro la ladra, improvvisamente però senti uno spostamento d’aria, e vide che Steel era cambiato, sembrava un mostro, poco più basso, i canini allungati, gli occhi rossi, aveva più muscoli. Con una velocità sorprendente il Mirilith si lanciò contro gli scheletri per aiutare il Nano e il Mezzorco, salvandoli dalla trappola mortale che stavano creando i Non  Morti ,e la sua spada brillava alla luna . La compagnia sembrava aver ripreso il coraggio che stava perdendo alla vista dei loro nemici, mentre i Non morti incominciavano a indietreggiare. Arnon si affiancò ad Orhen per aiutarla con la sua magia che traeva direttamente dalla terra e Swikel continuava ad aiutare Beany con i suoi poteri psionici, mentre Keld aumentava il potere del suo amuleto facendo scacciare via molti nemici o uccidendoli con la sua magia. La compagnia continuò a resistere ancora per un po’, continuando a ucciderne parecchi, l’urlo di guerra di Steel rimbombò per tutto l’accampamento, e la spada scintillante vide i pezzi dei Non Morti volare via,  Keld improvvisamente si mise davanti al cacciatore, e pronunciando parole incomprensibili alzò nuovamente il suo amuleto sacro, una luce splendente colpì i nemici, alcuni morirono, altri fuggirono terrorizzati. Per il resto della notte non furono più attaccati, ma nessuno osò dormire. All’alba la compagnia poteva vedere meglio se avevano subito pesanti danni e scapparono velocemente da quel posto portandosi tutte le loro robe. Le ferite riportate durante il combattimento, erano già state guarite da Keld, e Steel era tornato normale. Arnon e le due guide spronavano i compagni a correre per allontanarsi più in fretta da quel luogo, per paura di essere nuovamente attaccati. Quando erano ormai lontani abbastanza da essere al sicuro si fermarono per riposare.

- siamo al sicuro adesso- disse Barg- non penso che ci inseguiranno-

- come hanno fatto quelle creature ad avvicinarsi così tanto senza che Gersh non se ne fosse accorto?- domandò la piccola Halfing che tremava ancora dalla paura

- scusatemi, ma io non posso sentire chi non è vivo con il mio potere- disse Gersh- non avrei mai immaginato che ci fossero Non Morti qui, pensavo che fossero stati sconfitti tutti, e che al loro posto ci fosse un esercito vivo. E grazie ad Ember che siamo salvi, stava sul dormiveglia e sentiva dei rumori che si avvicinavano…-

- balzai subito in piedi, e incominciai a svegliare tutti- il mezzelfo zittì il monaco, ora voleva prendersi il suo momento di gloria- e poi il resto lo sapete-

- ti dobbiamo la vita Mezzelfo, se non fosse stato per te, non avrei avuto la benché minima speranza di vedere il maestoso santuario dove sono cresciuto e che io amo- disse Keld

- e a te che dobbiamo la vita, se non fosse per il tuo potere, non saremmo mai potuti  scappare da quel luogo maledetto- disse Ember, il suo sguardo si posò anche sul Mirilith-e ringrazio anche te Steel, anche se non so di preciso perché avevi un aspetto così diverso, che cosa ti è successo?-

- noi Mirilith ci trasformiamo quando siamo arrabbiati- disse Steel- oltre a cambiare nell’aspetto, diventiamo più agili nei movimenti, più resistenti e soprattutto più forti, certamente qualcuno di voi lo sa già- il suo sguardo si posò su Arnon

- allontaniamoci ancora di più da quel campo di battaglia in direzione sud-est, non mi sento sicuro qui, nonostante siamo già molto lontani- disse Swikel         

Si accamparono in una piccola caverna  dopo essersi assicurati che non ci fosse nessuno dentro e fuori, e controllando se ci sono tracce di Non Morto o altre creature. Dopo aver posato tutto Ember e Uran andarono a caccia

- ormai non dovrebbe distare lontano l’accampamento degli Uominigatto- disse Barg- dovrebbe essere a mezza giornata da qui circa-

- ci sarà qualcuno lì, che potrà darci una mano per il viaggio?- disse Beany mentre metteva la legna a terra

- anche se non ci fosse nessuno, non penso che avremmo problemi, troveremo comunque rifugio, spero soltanto che ci saranno dei viveri commestibili- disse Swikel alzandosi- vado a farmi un giretto qui intorno- nel momento che il Githzerai uscì, il fuoco si divampò maggiormente bruciando la legna

- come fai a sapere che siamo vicini senza mappa, fidandosi forse solo del tuo istinto?- domandò Orhen

- Elfa, e quando sono nato che non faccio altro che andare sempre in giro per tutto il continente, comunque anche quando non sono sicuro, ho sempre una mappa a portata di mano, e quando succede, non mi sbaglio di molto, testimone il mio compagno Aviano- rispose Barg

 -allora vedi di non sbagliare a fare la guardia stanotte- disse Arnon- oggi tocca anche a voi Orhen e Beany- 

- i cacciatori sono arrivati, e pare che abbiano portato buone provviste- disse Swikel entrando nella caverna- Beany metti ancora legna sul fuoco-

Entrarono Uran e Ember con una piccola selvaggina, abbastanza però da sfamare tutti, dopo averla cotta e mangiata iniziarono i primi turni di guardia, iniziò prima Beany. Questa volta fu una notte serena, e la compagnia poté dormire per quella notte sogni tranquilli. La mattina dopo partirono presto, il sole era alto all’incirca per due ore, e anche il viaggio fu tranquillo, valli, solo valli videro gli occhi della compagnia. Al primo pomeriggio raggiunsero l’accampamento Mirilith. L’accampamento sembrava ben fortificato, mura di pietra, un’alta torre di pietra. Gli avventurieri  si avvicinavano di più a quello che sembrava più a un forte, che a un semplice campo militare. La porta fatta di un legno massiccio, era sfondata, come se avesse subito dei danni da parte di un pesante ariete, Barg fece notare che non c'era nessuno di guardia. Entrando le tende dei soldati erano vuoti, non c’era nessuno in tutto il campo.

- dove sono tutti i soldati? Che cosa sarà successo qui?- disse il nano

-  forse sono fuggiti, non noto nessun segno di combattimento, neanche le tende sono state danneggiate, e niente è stato rubato- disse Uran

- forse sono i Non  Morti- disse Beany

- a me sembra invece che è stato abbandonato- disse Steel

Continuarono a girare per l’accampamento, non trovando niente di nuovo,nemmeno Ember, esperto nel trovare tracce non trovò segni di combattimento, sembrava che fossero scappati veramente. Keld e Gersh trovarono però una botola aperta, con delle scale che portavano sotto terra.

- queste scale porteranno sicuramente alle dispense e alle armerie, proviamo ad andare giù, può darsi che troveremo qualcosa- disse Barg

Dopo aver acceso una torcia incominciarono a scendere per le scale, Barg scese per primo con in mano la torcia, seguito da Keld, Gersh, Arnon, Orhen, Swikel,Beany,Ember,Steel e Uran. Scoprirono di essere in una stanza piuttosto grande, piena di bauli incrostati di ragnatele, con un corridoio largo che secondo il Nano, porterebbe in altre stanze. Barg, Keld e Beany si avvicinarono per aprirli, ma vennero fermati subito da Arnon e Swikel

- potrebbero essere delle creature non amichevoli- disse il druido- meglio controllare prima se sono esseri viventi-

Swikel, Keld e Barg utilizzarono le loro abilità di esperti nel trovare trappole e inganni, ma non trovarono nulla di pericoloso, anche Gersh si mise all’opera, ma venne bloccato da Uran dicendogli di lasciar perdere, però non c’era niente, erano semplicemente vuoti. Decisero allora di continuare verso il corridoio, dove portò in quello che sembrava doveva essere un salone, la sala era a forma rettangolare, spoglia tranne che per delle colonne. Continuarono ad esplorare le varie  stanze,  usate per le armi e provviste, il gruppo allora si divise ,  trovando solo armi arrugginite, e delle provviste che sembravano ancora commestibili. Beany notò invece un’altra porta chiusa a chiave, dopo un altro controllo la compagnia decise di varcare la porta che venne sfondata da Gersh e Barg, ma una folata di vento spense le torce del gruppo, ma Keld usò un incantesimo illuminando la stanza dove erano appena entrati. Nella stanza trovarono su un piccolo tavolo una mappa che permetteva loro di continuare nell’esplorazione  del sotterraneo, che mostrò un altro corridoio che porta in un'altra stanza ancora più grande. Nell’esplorazione del grande salone vuoto Beany notò una stretta porta, grande abbastanza da far entrare un uomo adulto a stento.

- ragazzi c’è un’altra porta qui….- l’Halfing non riuscì a completare la frase, quando qualcosa di misterioso la paralizzò e la portò via. 

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Capitolo 15
*** Quindicesimo Capitolo ***


 - Beany- urlò Orhen che d’istinto andò verso la porta, ma venne bloccata con una mano da Gersh

- ci potrebbe essere una trappola dobbiamo stare all’erta- disse il Mezzorco, la giovane Elfa era troppo preoccupata per la sorte dell’amica.

- padre Keld entra per primo, io entrerò subito dopo di voi- disse Swikel

- io e perché? Perché non tu?- disse lo Gnomo preoccupato

- perché ho bisogno della tua magia difensiva per poter sconfiggere i nemici che ci stanno aspettando, utilizzando anche la luce- disse lo psionico 

Anche Arnon e Barg erano d’accordo per questo piano, costringendo così il chierico ad ubbidire

- ci sono già due Gnoll pronti ad infilzarci con le loro frecce, preparati  a difenderti, proverò a stanarli con la mia magia, purtroppo sono protetti bene dalle rocce- disse Swikel  

Lo gnomo attraversò  velocemente la porta attivando subito un incantesimo di protezione, subito dopo entrò lo psionico. Come aveva previsto due gnoll sbucarono da un nascondiglio di roccia lanciando delle frecce che incominciarono  a colpire lo scudo protettivo del chierico, e lo Githzerai ne approfittò per ucciderli con il potere della sua mente, a poco a poco entrarono tutti gli altri, e naturalmente Gersh fu l’ultimo ad entrare per colpa della sua mole. Il gruppo si trovò in un corridoio molto largo che portava all’interno di una caverna, molto probabilmente il rifugio degli Gnoll.

 

Beany si sveglio legata e dolorante, si era già trovata in quelle situazione, e come l’ultima volta non aveva mezzi per poter scappare. Davanti a lei due Gnoll appostati li vicino per controllarla, i carcerieri parlavano nella loro lingua gutturale, dando ogni tanto delle occhiate verso la prigioniera, ed emettendo quello che per loro dovevano essere delle risate. L’Halfing cercò di calmarsi, ed incominciò a pensare a un piano di fuga prima che sia troppo tardi.

 

La compagnia entrò nella caverna con occhi beni attenti e le orecchie tese, aspettando il prossimo agguato dei nemici, che non si fecero aspettare molto, davanti a loro nuove frecce venivano scagliate contro di loro , ma Keld prontamente attivo di nuovo lo scudo protettivo che permise loro di salvarsi dall’attacco. Gli Gnoll capendo di non poter far nulla con gli attacchi a distanza, decisero di uscire dalle loro postazioni  per combattere i nemici a corpo a corpo, e dalle rocce ne uscirono almeno una ventina di quelle creature, correndo contro gli intrusi. Uran e Ember riuscirono a colpirne tre con le loro frecce, ma dovettero passare subito con le armi bianche per contrastare le veloci  creature, ma con l’intervento di Gersh e di Barg con le loro armi e dei poteri di Swikel, Orhen,Keld  e Arnon riuscirono a respingere l’attacco nemico ed a avanzare nel nascondiglio degli Gnoll, composto da stanzette dove era possibile trovare armi, cibi, vestiti ecc.    

                    

 Beany senti che i carcerieri erano in agitazione, o meglio tutti gli Gnoll che vedeva erano agitati, dando un’occhiata dovevano essere all’incirca dieci da quello che vedeva e sentiva nei paraggi, ma capì che erano di più per via di un grande trambusto che sentiva da lontano, vide che una guardia si allontanò per vedere probabilmente la situazione. La ladra sapeva fin troppo bene, lo sapeva per esperienza e insegnamento che se sarebbe rimasta li lo Gnoll non ci avrebbe pensato due volte ad ucciderla, visto che i suoi amici non avrebbero in alcun modo trattato con loro. Pensando a come uscire si sentì tra le mani un oggetto che tastandolo accuratamente capì che era la spinetta  donatagli da Oinom, disperatamente cercò subito di usarla per tagliare le corde, e miracolosamente ci riuscì senza far notare al suo carceriere che ora era libera. Diede un’ occhiata alle sue armi che venivano tastate accuratamente dallo Gnoll, decise allora di alzarsi prendendo velocemente un sassolino che stava alle sue vicinanze lanciandolo contro il nemico colpendolo all’occhio del suo carceriere, che guaì dal dolore e per tutta risposta agguantò la sua spada per uccidere la prigioniera, che con sorprendente agilità riuscì ad evitare il colpo e con una mossa acrobatica riuscì a riprendersi le armi. Lo Gnoll reagì attaccando ancora con la spada emettendo versi che riecheggiavano nelle pareti, ma l’Halfing fu più veloce e uccise il nemico. Sentendo che i nemici si stavano avvicinando nella stanza decise di scappare per cercare l’uscita e salvarsi da quella situazione portandosi il suo zaino da viaggio.          

                         

I nemici erano molti, ma i loro attacchi erano prevedibili grazie al potere di Swikel permettendo di individuarne molti, solo Keld e Orhen avevano difficoltà a contrastarli, ma vennero prontamente protetti da Barg e Gersh, che li spinsero con i loro micidiali attacchi

- dobbiamo sbrigarci, gli  Gnoll hanno scoperto che Beany è riuscita a fuggire, ora sta cercando sicuramente una via d’uscita-disse Swikel

- cosa dobbiamo fare allora?- disse Orhen

- seguire i nemici e ucciderne il più che possiamo, eviteremo alla ragazzina scontri pericolosi- rispose lo psionico

Infatti molti Gnoll ripiegavano andando verso altre stanze, dove, disse lo Githzerai stavano preparando un agguato per la compagnia. Ma fu Keld che con la sua magia divina, e i poteri illusionisti di Swikel permisero di evitare grossi problemi al gruppo.

-“ hai scelto proprio un bel gruppetto Arnon” pensò lo psionico

 

Beany incominciò a vedere una luce lontana molto intensa, e intuì che fosse l’uscita da quella caverna, lasciandosi dietro i cadaveri dei nemici uccisi, che gli si erano parati davanti per ucciderla, evidentemente la sottovalutavano, se la affrontavano attaccandola frontalmente e uno alla volta. Uscita dal nascondiglio degli Gnoll vide davanti a sé una terra brulla, composta da collinette, e da qualche alberello sparso qua e la . Decise però di seguire un sentiero che si trovava proprio nelle vicinanze, sperando  di trovare qualcuno o qualcosa, incominciò così a correre, anche perché vide che si stava formando un forte temporale dove si trovava lei, notando il cielo che si stava coprendo di nuvole nere e dai rumori dei tuoni.   

 

Gli Gnoll stavano ripiegando in altre stanze della caverna pensando ad un prossimo attacco, mentre la compagnia seguiva la fila di cadaveri di Gnoll che notando dalle ferite erano state fatte dalle armi dell’Halfing, almeno così disse Barg.

- vedo l’uscita laggiù- disse Orhen utilizzando i suoi occhi che gli permisero di vedere da lontano

- forza allora sbrighiamoci ad uscire- rispose Arnon

Tutto inutile l’ultimo attacco dei nemici, che attaccarono contro la compagnia, poiché attaccarono  singolarmente, o con le frecce. Usciti fuori però continuavano ad essere rincorsi, ma con un po di frecce e attacchi magici gli Gnoll ritornarono nelle caverne.  Il gruppo decise di trovare un riparo, poiché sentirono le prime gocce di pioggia  scendere sulla terra, non trovarono niente, ma riuscirono in tempo a ripararsi dalla forte pioggia appena incominciata trovando rifugio in una casa mezza diroccata semi nascosta tra delle rocce. Sperarono che anche Beany avesse scelto quel posto come rifugio, ma  sperarono, soprattutto Orhen, che avesse raggiunto il paese.     

 

La pioggia  batteva forte nel piccolo villaggio isolato dal mondo, Beany correva come poteva cercando un rifugio in città, ma non c’era locanda nei paraggi, vide una chiesa e tentò di bussare per vedere se qualcuno la apriva, ma la porta era già aperta, tirò un sospiro di sollievo ed entro nel sacro luogo.

Colonne e calici di alabastro, un enorme statua in legno del Dio del sole, uno dei  più importanti nel luogo, era appesa  al soffitto di una trave di legno sotto un altare ricoperto da un sottile velo antico. Antiche panche dove gli scribi si mettevano all’opera o il coro cantava le lodi a Dio, o dove i più agiati potevano vedere meglio la cerimonia, è strano, notò la ladra, solo una colonna è dipinta, solo quella il resto è pietra nuda. Forse avranno messo i colorati affreschi al sicuro con la magia in questa abbazia. Caratteristici sono i capitelli delle colonne; tutti raffigurano un qualcosa di diverso, angeli, fiori,foglie. L’altare e le panche sono circondati da un corridoio cinto da colonne, e in questo corridoio vie erano più cappelle ornati da piccoli altari con raffigurato il segno religioso di quella chiesa. Dall’altare si trovava un’altra porta che conduceva in un chiostro e forse non molto importante ma curioso un cerchio di metallo scritto in lingua celestiale(almeno così pensava Beany) che circondavano una croce  con dentro scritte. Forse è la pietra che compone l’abbazia che occupa spazio, ma all’interno non era così grande, invece fuori è da rimanerci senza fiato(ma forse per la pioggia aveva visto male, pensò l’Halfing), anche al solo pensiero che era stata costruita molto probabilmente in epoca antica da un re di quel luogo molto importante per tutto il popolo Mirilith dell’epoca.  Beany continuò la sua passeggiata ancora affascinata per quel luogo, quando qualcuno la interruppe nei suoi pensieri.

- chiedi asilo per caso, figliola?- disse lo sconosciuto. La ladra si voltò per vedere chi fosse, e vide un prete Mirilith, forse molto vecchio

- si signore, sto cercando un rifugio per la notte- rispose

- seguimi allora, abbiamo molte stanze libere per i viaggiatori. Ma prima vorresti mangiare qualcosa piccola?- domandò il prete

- volentieri signore grazie- disse Beany. La ragazzina venne scortata dal Mirilith in una sala dove i preti solevano mangiare insieme. Dopo aver fatto accomodare l’ospite, il prete si presentò dicendosi di chiamarsi padre Kuatul, e Beany fece lo stesso. Il vecchio lasciò per alcuni istanti da sola l’Halfing, per poter poi tornare a parlare da lei

- i miei fratelli non vengono a mangiare qui, perché loro cenano presto, starò io a mangiare con te, sono da poco rientrato dalla campagna da una messa- disse padre Kuatul.

Gli arrivarono due piatti di minestroni caldi, un po’ di carne arrostito, pane, acqua e vino. Beany mangiò velocemente, senza dire una parola per la troppa fame che aveva, anche il prete mangiò silenziosamente, ma perché lo imponevano le regole. Dopo mangiato il Mirilith accompagnò la ladra in una stanza per gli ospiti, il silenzio fu bruscamente turbato da una domanda del prete

- credi in una qualche dio figliola?-

 - no signore, sono atea, non credo in nessun dio da quando sono nata, e nessuno mi ha fatto scoprire qualche divinità, ho solo ubbidito agli ordini che mi davano- rispose l’Halfing.

-Capisco, la tua situazione, mi stupisce che una bambina sia in viaggio da sola in un periodo come questo- disse il prete

- sono in viaggio si ma non da sola, ho solo perso i miei compagni che dovrebbero raggiungermi tra poco- disse Beany- ma perché quella domanda signore? –

- niente, curiosità personale, non che ti voglia giudicare per quello che sei, molti ultimamente non credono più a niente, neppure per la pace- disse il vecchio

- invece io, penso di credere a questa speranza dopotutto, - disse l’Halfing

- sei ancora giovane, ecco la tua cella, ovvero la tua stanza, molti rimangono in imbarazzo con il termine di prima- i due si congedarono e si augurarono la buona notte

 

La mattina dopo Beany si svegliò con il sole che illuminava ampiamente la stanza dove si trovava. E in quell’istante padre Kuatul aprì la stanza per avvertire l’ospite che la colazione era pronta. Dopo essersi lavata e vestita la ragazzina andò nella sala dove aveva cenato la sera prima, e questa volta c’erano anche gli altri preti. La ladra ne contò 12, ma sapeva che erano poco più di quel numero, si sedette è incominciò a mangiare.

 

La compagnia era appena entrata nel piccolo villaggio Mirilith, chiesero nelle varie locande se avevano visto una piccola Halfing, ma tutti dissero di non aver mai visto un Halfing nel villaggio da molti anni, e li consigliarono di provare nella chiesa che stava fuori il villaggio, circa un chilometro di distanza dissero gli alberghieri. Seguirono le indicazioni degli alberghieri, e camminarono sul sentiero che conduce in chiesa, notarono che il villaggio era sopra una piccola collina rispetto alla chiesa, per questo la strada era più lunga di quanto doveva essere. Raggiunta la chiesa chiesero ai frati che si trovavano lì se avevano visto una bambina Halfing, e i frati dissero appunto che effettivamente c’era una persona che corrisponde alle descrizione del gruppo, e li portavano da lei. La bambina fu molto felice di rivedere finalmente i suoi amici, soprattutto Orhen. I frati della chiesa portarono gli ospiti in una stanza dove potevano parlare liberamente, raccontando quello che avevano fatto quando si erano separati. Finito di raccontare Beany prese le sue cose e salutò i Mirilith che li avevano ospitati, quest’ultimi gli diedero delle provviste per il viaggio, e intorno al pomeriggio la compagnia aveva appena lasciato il villaggio dopo aver fatto un pranzo in una locanda. 

 

note: spero che la storia fino adesso vi stia piacendo, per favore recensite 

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Capitolo 16
*** Sedicesimo Capitolo ***


Superato i territori Mirilith, la compagnia si trovò tra una grande pianura alla loro sinistra e una grande foresta a destra. Avevano raggiunto la terza tappa del loro viaggio per il regno elfico
- ci aspettano tre giorni di cammino -disse Barg- per superare i due confini tra il regno Reck  e i territori dei Folletti-
Continuarono la loro camminata, e questa volta per loro fu un tragitto tranquillo. Calata la notte si accamparono vicino a un albero isolato dalla foresta, e selezionarono chi doveva fare la guardia la notte. Il mattino seguente ripresero il cammino dopo aver passato una notte completamente tranquilla e serena, a parte Gersh che russava ovviamente. Questa volta si avvicinarono di più nei boschi, visto che la foresta stava avanzando verso est, il gruppo notò che la foresta non era così folta come si immaginava,ma era possibile attraversarla facilmente.
- guardate c’è una casa laggiù -disse Ember puntando il dito in quello che sembrava vagamente un tetto
Si avvicinarono di più per vedere cosa fosse, ed effettivamente era proprio come aveva visto il mezzelfo, era una casa molto piccola di un solo piano, costruita in pietra  e la porta, l’unica che c’era in tutto l’edificio, era verde come le persiane delle finestre.
- dovrebbe essere un rifugio per i soldati di frontiera- disse Uran cercando di vedere se la casa fosse abitata- e comunque anche se non si vede bene per via di un albero c’è un’altra finestra lì sopra, quindi ci dovrebbe essere un’altra stanza- infatti il primo piano era a forma rettangolare, invece sopra era a forma quadratica.
- fermiamoci qui per vedere se c’è ancora qualcosa dentro- disse il Githzerai.
La compagnia approvò e lo psionico con i suoi poteri apri la porta senza sfondarla come invece voleva fare Gersh. Entrarono dentro quasi tutti tranne Keld, Gersh e Orhen. L’elfa era affascinata da quella foresta è pensò di fare una passeggiata lì vicino
- non ti allontanare troppo, potrebbe essere pericoloso- disse Keld – perché non segui quel sentiero, dovrebbe portare da un abbeveratoio-
La stregona decise di seguire il consiglio dello Gnomo, ed effettivamente c’era davvero un abbeveratoio, ma il sentiero continuava ancora all’interno del bosco, e la curiosità spingeva verso l’ignoto Orhen.   Continuando a camminare, Orhen sentì dei passi che si avvicinarono dietro di lei, si voltò per vedere chi fosse, e vide delle ombre che si avvicinarono sempre più, fino a circondarla. Guardando meglio le ombre, vide che erano figure umanoidi di colore tra il verde scuro e il grigio. L’elfa preoccupata diede un’ altra occhiata intorno per vedere una via di fuga, e notò che il posto dove si trovava era molto strano, le rocce e gli alberi hanno una forma circolare, ma soprattutto le rocce erano fatte in modo che qualcuno ci poteva sedere, come un piccolo Consiglio. Vedendosi circondata la stregona decise di affrontare il pericolo, ma un suono di un campanellino la indusse a scappare da quel luogo nell’unico punto dove non c’erano le figure che si avvicinavano, mentre correva verso la casa dove aveva lasciato i suoi amici sentì un rumore come una botola che si chiudeva, e poi un sibilo. La ragazza vide che in realtà quel sibilo era una freccia che si era piantata da terra a pochi centimetri da lei, Orhen stava per gridare quando vide Ember che anche lui aveva sentito quei rumori mentre cercava l’Elfa.
- sbrigati Orhen- disse il mezzelfo- devi stare davanti a me, vedrai andrà bene- la ragazza restò in silenzio, ora aveva troppa paura per parlare, e non poté far altro che ubbidire, mentre il ranger riuscì a parare e schivare i colpi delle frecce che gli venivano contro e a rispondere a sua volta con le sue. Le creature continuarono a seguire i ragazzi, finché non si trovarono a pochi metri dalla casa, il primo del gruppo che videro fu Arnon che li incitò ad nascondersi nel piccolo edificio, i ragazzi ubbidirono, mentre il druido rimase dove era. Passarono i minuti, e tutto il gruppo che stava dentro la casa aveva le spade sguainate e le frecce incoccate, fatta eccezione per Orhen che si stava riprendendo dalla paura e Beany che la abbracciava forte perché ebbe paura di averla persa. Il silenzio di quei momenti furono interrotti da qualcuno che bussava la porta, era Arnon.
-Che cosa erano quei cosi Arnon?- domandò Ember,
- erano folletti, un clan di folletti, combattono anche loro per la nostra causa, tuttavia non accettano nessuna razza al di fuori della loro che possa entrare nel loro territorio, che sia Orco o Elfo. Fortunatamente i druidi li stimano, e sono riuscito grazie alla mia autorità a convincerli di lasciarci andare poiché siamo solo di passaggio- spiegò – dove invece ci troviamo, era un luogo sacro a questa razza, la chiamano la Casa delle Fate. Vengono qui a pregare gli spiriti della natura, ma ormai è più utilizzato come rifugio per soldati che come luogo di preghiera-
- e adesso cosa dobbiamo fare? – domandò lo Gnomo
- ho chiesto loro se possiamo dormire almeno questa notte qui dentro, e loro hanno acconsentito, purché faccia un rituale sacro nella stanza di sopra per beneficiare la razza dei folletti- rispose il druido     
Nella sera stessa poco prima di andare a dormire il druido assistito da padre Keld  fece il rituale per garantire la pace con i folletti, e come prova fece uscire dal camino un fumo di colore tra il rosso e il giallo lucente .
 
 
Il giorno dopo la compagnia lasciò la casa e dopo un altro giorno di cammino lasciarono la foresta di   Imanok per entrare in una provincia del territorio gnomico.         
- tra non molto vedremo la città di Gruen li ci riposeremo per un giorno, quanto basta per recuperare le forze- disse Barg, e infatti non passò molto che si trovavano alle porte della città. Appena entrarono nel centro abitato, videro finalmente la civiltà, c’era un sacco di gente che veniva da tutte le parti. Il gruppo entrò nella prima locanda che trovarono, e li posarono i bagagli e restarono nelle loro stanze a dormire fino all’ora di cena, per poi tornare a dormire, soltanto Uran e Barg andarono in giro per la città in cerca di qualche informazione durante la giornata. Il giorno dopo la compagnia andò a fare compere per affrontare l’ultima tappa del loro viaggio. Beany fu meravigliata di vedere una città diversa da Madani, mentre Keld sembrava al settimo cielo, non gli pareva vero che aveva dormito finalmente in un letto comodo  e di esser tornato in una città della sua terra e che conosceva bene, e l’umore del gruppo cresceva sempre più, ormai il viaggio stava per finire. Verso sera tornarono nella locanda continuando a ridere e a scherzare. Il giorno dopo partirono di mattina tardi, e verso il  pomeriggio raggiunsero il lago di Dan-Gruen.  
 
Davanti a loro un grande lago si stagliò davanti, una grande distesa d’acqua che difficilmente si vedeva l’altra sponda e in mezzo una piccola isoletta con sopra una torre di controllo ormai in rovina.
- da qualche parte ci dovrebbe essere delle barche per attraversare il lago usato dai pescatori, ma ora sono molti anni che nessuno viene a pescare, tranne qualche volta in questo periodo- disse Uran- se siamo fortunati troveremo una barca che ci porterà dall’altra parte-
Il gruppo si mise subito alla ricerca, trovarono qualche barca, ma o era mezza affondata o troppo piccola o lasciata a largo. Solo Ember vide due barche sufficientemente grandi da portare il gruppo – ragazzi le ho trovati…..- il ranger non riuscì a terminare la frase che un forte dolore al braccio lo fece gridare dal dolore. Subito accorsero tutti vicino a lui, dato che si trovavano vicino l’uno dall’altro, e Keld vide il punto dove si trovava la ferita
- è una puntura di swicduz, un’ape piuttosto velenosa- disse Uran
- Gersh- disse lo Gnomo al Mezzorco- passami la borsa proverò a guarirlo con qualche pozione-
Gersh ubbidì porgendo la borsa a Keld, il quale prese una pozione contro il veleno dandone un po’ al Mezzelfo e un po’ sulla ferita, dopodiché la fasciò.
- con questo dovrebbe essere a posto, ma dovrai dormire un po’, la pozione ti aiuterà a farlo- disse il chierico, e Ember annuì
- forza allora prendiamoci le barche e sbrighiamo a partire- disse Steel
- ma questo non vuol dire rubare?- disse Beany
- non se lo facciamo per una giusta causa- rispose Arnon
Il gruppo sparita la paura incominciò i preparativi della partenza in fretta mentre Swikel con il suo potere permise una protezione alla compagnia per evitare eventuali incidenti. Finiti i preparativi lasciarono la sponda, nella prima barca ci furono Arnon,Orhen,Beany,Uran ed Ember che nel frattempo si era addormentato, il compito di guidare la Barca era affidato ad Uran, nella seconda barca Gersh, Keld ,Barg, Steel e Swikel e chi guidava era Gersh. Durante la navigazione si avvicinarono alla torre di controllo.
- quella era la torre di vedette costruita dagli Elfi per controllare il confine, non so perché è stato abbandonato pero- disse Barg. La risposta non tardò ad arrivare
- ci sono delle cose che fluttuano, e sono appena uscite dal castello- dichiarò Beany
-“ Santo cielo”- pensò Arnon
Degli Wrath, fantasmi che di solito infestano le rovine attaccarono i viandanti costringendoli a combattere sulle barche. Arnon utilizzo la magia per contrastare l’offensiva dei nemici, e anche Keld si diede il suo bel da fare con la magia divina, mentre gli altri erano in difficoltà. Uran e Barg non avendo magie per potersi difendere furono colpiti in pieno dai poteri dei Wrath, e Swikel dovette utilizzare il massimo dei suoi poteri per contrastarli, impiegando grandi energie, Orhen invece sfruttando i consigli e gli insegnamenti nel castello dei druidi sfruttò una nuova magia. Essendo una stregona per nascita aveva il potere di utilizzare al meglio un determinato potere elementare, in questo caso l’acqua. Turbini d’acqua protesse la compagnia dai nemici impedendo nuovi attacchi, mentre Beany si mise dietro l’Elfa per proteggersi, Solo Steel che pur non avendo magie si difese con la spada magica, i Wrath invece evitarono di colpire Gersh visto che si trovava vicino a Keld  che  lo proteggeva con la sua magia.
- dobbiamo andarcene subito, prima che Orhen non possa più usare la magia, andiamo a riva -disse il druido che si occupò di portare i compagni in salvo. Lo scontro continuò, ma Orhen e Keld erano sempre pronti a neutralizzare l’offensiva,  finche i Wrath smisero di attaccare permettendo alla compagnia di salvarsi ed di raggiungere la riva opposta. Dopo essere sbarcati e aver portato i compagni svenuti al sicuro, tra cui Orhen che appena capì che lo scontro era finito svenne, si prepararono per la notte. Anche Keld dopo aver guarito Uran e Barg dalle ferite e rimosse le maledizioni inflitte si addormentò esausto, visto che anche lui aveva consumato parecchia energia.
- non possiamo andare avanti  così, dobbiamo avere come minimo un giorno di riposo- propose Swikel
- per forza non volete che li trasporti io vero?- disse Gersh    
-sarà concesso amico mio non ti preoccupare, siamo tutti stanchi, compresa Orhen, anche lei ha usato parecchia energia nel combattimento- disse Arnon
Swikel e Beany si occuparono dei feriti mentre Gersh,Steel e Arnon preparavano l’accampamento, e come al solito venne deciso che inizia il turno di guardia. La notte passò  tranquilla  e chi aveva incominciato per prima il turno( ovvero Beany e Swikel ) si svegliarono tardi insieme a Keld e Orhen che nel frattempo avevano recuperato molte forze. Anche Ember si svegliò, ma venne invitato a rimanere sdraiato dallo Gnomo per farlo riposare ancora un po’, così fu lo stesso per Uran e Barg che si erano svegliati dopo pranzo.
- entrati in questo bosco saremo ufficialmente dentro il grande regno degli Elfi, in genere questi confini sono sorvegliati, non dovremo aspettare molto che ci trovino- disse Uran che parlava ancora a fatica
- ma perché se sono sorvegliati non ci sono subito venuti incontro?- disse Orhen
- penso che sia dovuto grazie ai nostri amici di ieri, a quanto pare nessuno dei nostri alleati si avvicina più qui e i nostri nemici non riescono a superare indenni questo lago- disse Arnon
- ma ci dovrebbe essere comunque qualcuno- disse Beany     
- gli Elfi avranno subito delle gran perdite durante l’ultimo attacco e si dovranno ancora riorganizzare suppongo- disse Swikel
- come diceva un vecchio profeta degli uomini “se la montagna non va da me sarò io ad andare dalla montagna”- commentò Keld  

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Capitolo 17
*** Diciasettesimo Capitolo ***


Grandi alberi di quercia popolavano la foresta mentre il sole riscaldava le foglie scacciando la foschia del mattino, riprese le forze, la compagnia attraversava questo mare verde con andamento lento, cercando di percepire anche il minimo rumore, ma non risentì alcunché, avevano lasciato solo stamattina le sponde del lago, ed era già meriggio, e di Elfi nessuna traccia.

- questo è strano- disse il druido- dovrebbero già averci avvistati e mandato qui una scorta-

- sicuro che non siano stati sterminati? – domandò Steel sbuffando- sono ore che camminiamo e non si vede neanche mezzo di quei orecchie a punta-

Si proseguì con un silenzio così pesante che anche il più flebile respiro sembrava paragonato a un forte rumore

- non cantano più neppure gli uccelli, e l’aria sembra così pesante- disse Uran

- non percepisco niente di nessuna creatura che non sia un uccello o un piccolo animale di terra – disse Swikel

Continuarono a camminare inoltrandosi sempre più nella foresta e fermandosi di tanto in tanto per riposarsi ed orientarsi aiutandosi con il muschio degli alberi finché sostarono per la notte  in una piccola caverna dove era possibile riposarsi

- il primo turno lo farò io -disse Arnon mentre veniva aiutato da Ember per arrostire un cinghiale da poco catturato dal Mezzelfo – proseguiranno poi Uran, Barg e Ember- dopo aver appiccato il fuoco si rivolse al Nano e al suo compagno sulle indicazioni da proseguire

- continuando così dovremo arrivare fra quattro giorni a piedi - disse il guerriero- nella speranza che ci sia ancora qualcuno-

Orhen era tesa, era appena tornata in patria ma questo non bastava per tenere alto il morale, la sua vera avventura stava iniziando a breve

- mangia un po’ di queste erbe – disse gentilmente Ember- ti faranno sentire un po’ meglio- .

A Orhen sembrava   di tornare nella realtà, non si era accorta che i due da quando era iniziato il viaggio avevano parlato poco

i due rimasero in silenzio per qualche istante mentre mangiavano quelle che sembravano foglie di basilico

- presto potremo finalmente riposarci come si deve per un po’, chissà come sarà questa Oizal? – disse Ember . A Orhen si sentii il cuore battere forte, cosa gli potrà mai dire questa Fata che come aveva detto Arnon appartiene all’ordine dei Druidi e insieme a quest’ultimi aveva cercato di proteggere la sua famiglia da quando Daemortius prese il potere.

- penso che sia un personaggio molto autorevole, da come mi ha detto Uran pare che gestisca ormai la tua città natale e possiede pure un esercito personale- Orhen rimase zitta a guardare il terreno sotto i suoi piedi e a pensare, ormai vedeva l’amico che chiacchierava spesso con l’Aviano, andavano a caccia insieme, quando c’era da esplorare una zona ci andavano loro, mentre lei si sentiva così distante da lui come da Steel, che sembrava innervosito da questo viaggio, e le sue battute diminuivano con il passare del tempo, e anche con Beany i colloqui non erano cosi frequenti come lo sono stati dentro il castello dei druidi dove erano ospitati – che cosa hai Orhen?- disse il Mezzelfo

- anche io sono molto curiosa di questa persona, e mi chiedo come abbia potuto conoscere i segreti degli Stregoni Bianchi e della Spada Celeste di Steel-

- io penso che vivendo molto a lungo abbia potuto trovare ciò che cercava, dopotutto stiamo parlano di una creatura che può vivere anche per cinquecento anni- disse Ember

- ma le Fate non sono anche minuscole?- interruppe Beany unendosi alla conversazione dei ragazzi

- non questa sciocchina, e poi le Fate possono anche diventare più grandi a loro piacimento, diventando alti come normali esseri umani o come noi – disse questa volta il Mirilith sedendosi vicino alla stregona, Orhen prese la ragazzina facendola sedere sopra le sue gambe

- mi siete mancati tutti e tre, anche se abbiamo viaggiato insieme mi sentivo lontana da voi, e vorrei che la nostra amicizia non finisca mai- disse l’Elfa

- ha Orhen, sembra veramente che hai paura di perderci sul serio, ma vedrai appena riuniti i diamanti potremo finalmente ritornare con la vita che facevamo prima di incontrare quel vecchio druido- disse Steel con un sorriso cercando di portare  buon umore alla ragazza

- ma non è vecchio ha solo meno di venti anni più di te e gli dai dell’anziano? – domandò Beany

- si, perché  solo un vecchio si può comportare così- disse il cacciatore di taglie

- hei ragazzino, visto che ti senti così giovane allora inizia tu il mio turno mentre il vecchietto si riposa- disse Arnon

Era ormai notte fonda e Ember aveva iniziato da poco la sua veglia, solo tra quattro ore sarebbe finito il suo turno per incominciare il cammino verso Reghat, al Mezzelfo gli era quasi scappato da ridere mentre sentiva nel turno di Steel i suoi  borbottii di disprezzo verso il druido, la notte sembrava tranquilla quando sentì una voce giungergli da lontano. Il ranger si mise in guardia tenendo pronta la freccia per scoccarla, ma neppure con lo scurovisione vide qualcosa, ad un certo punto sentì dei versi di animali notturni, che Ember capì come segnali di comunicazione  usate dai Ranger. Allarmato andò nella caverna per dare l’allarme ma qualcosa di violento lo colpi tramortendolo, e solo pochi istanti prima aveva sentito il sibilo di un boomerang che si avvicinava.

 

 

A Steel faceva a fatica aprire gli occhi, quando ad un certo punto si sentiva le mani e i piedi legati, il Mirilith si agito scuotendo la testa per capire che cosa stava succedendo. Quello che vide furono i suoi compagni anch’egli svegli e legati tutti insieme, e vicino a loro soldati elfici con le frecce incoccate, a Steel non sfuggi che Ember ancora dormiva e che aveva una fascia che gli copriva la fronte, a quanto pare pensò il cacciatore di taglie era stato colto di sorpresa.

- chi siete, e quali sono i vostri motivi che vi giungono qui? – domandò uno degli Elfi con tono autorevole

- siamo qui per incontrarci con la nobile Oizal, è stata lei ad invitaci nella sua casa- disse Swikel

- avete una prova che conferma questo, altrimenti saremo costretti ad uccidervi- disse sempre l’Elfo

 - nella tasca centrale della  mia borsa da viaggio c’è un documento che conferma tali parole mio signore- disse Arnon

L’Elfo andò a controllare personalmente nella tasca dello zaino che l’uomo aveva indicato e trovando il documento, lo mise subito via appena vide il sigillo della fata

- voi potere passare ma non il Mezzorco, anche se solo per metà fa parte comunque della stirpe dei nostri nemici peggiori, non possiamo lasciarlo entrare in città- disse il comandante

- se guardate bene il foglio troverete i nomi degli invitati, tra cui il mio compagno di viaggio Gersh, e noterete che tra i nomi vi è il mio, ovvero Arnon del Consiglio Superiore dei Druidi e Swikel il diplomatico che ci ha aiutati in mille occasione per convincere i comandanti ad attuare nuovi schemi di attacco e difesa contro il nemico- disse il druido

Il guerriero elfico diede un’altra occhiata al foglio, poi la socchiuse – liberateli- ordinò

Gli altri guerrieri ubbidirono al comando togliendo i legacci dalle mani dei loro prigionieri fu allora che il capo dei soldati elfici si prostrò davanti al druido

- le chiedo umilmente perdono per aver dubitato di lei mio signore e saremo lieti per ottenere in parte il vostro perdono nell’accompagnarvi fino alla residenza della Signora a Reghat - disse l’Elfo- può passare anche l’Orco, visto che è stato invitato anch’egli-   il gruppo fu portato in un accampamento elfico, dove i numerosi soldati andavano avanti e indietro da una tenda all’altra, a due di loro gli fu dato l’ordine di costruire due tende per i viaggiatori, Barg domandò perché non c’erano Elfi al confine, e il comandante rispose che avevano da poco superato un attacco violentissimo da parte dei nemici e si stavano organizzando, i primi Elfi che aveva incontrato il gruppo sono coloro che avevano il compito di controllare il confine nord del Grande Regno Unito degli Elfi. Il giorno seguente dopo una bella dormita e consumato un pasto più decente rispetto alle proprie riserve che avevano( non si potevano comunque aspettare una buona cucina dai cuochi dell’esercito) continuarono ad attraversare quel mare di verde, questa volta scortati dalle guardie elfiche  a cavallo. Ci impiegarono due giorni e mezza per raggiungere la città  che si trovava a sud  del regno e la compagnia notò le sua mura solo dopo che c’erano davanti a pochi metri. La città era caotica, c’era molta gente, e molte bancarelle lungo le strade, un soldato disse alla compagnia che era periodo di mercato, questo spiegava tutta quella gente che proveniva in villaggi vicini, guardandosi intorno Orhen vide che c’erano pochi bambini, la razza elfica è così, la media massima di bambini in famiglia è di due, normale quindi che ci sia un bambino ogni nucleo familiare, ecco perché la guerra sta diventando un grossissimo problema demografico tra gli Elfi. Il gruppo si trovò davanti le mura della villa, e il comandante elfico dopo aver parlato qualche parole nella sua lingua con i soldati di guardia, le porte si spalancarono permettendogli loro di passare, i visitatori dovettero attraversare un immenso giardino prima di poter entrare nella hall della villa , dove potevano notare tante piante, fiori di colori differenti, alberi di qualsiasi genere, e soprattutto strane creature simili a scoiattoli che davano a loro il benvenuto, e ovviamente altre guardie elfiche. Non erano neppure entrati che si presentò quella che doveva essere la padrone di quel lussureggiante posto.

- benvenuti, benvenuti nella mia casa viaggiatori, come ben saprete il mio nome è Oizal, e vi aiuterò nel vostro viaggio- poi la fata mise gli occhi prima su Orhen e Steel, e poi sul druido- Arnon, sembri tanto al tuo defunto nonno, ancora piango per la sua scomparsa, come d’altronde quella di tuo padre che poco hai conosciuto-

- e tu sei sempre la solita persona che accoglie con certe parole- disse l’uomo

- sarete stanchi e affamati, chiederò subito ai miei servitori di portarvi dalle vostre camere, mentre sarà preparata l’acqua per il bagno e la cena di stasera, venite- disse Oizal facendo strada verso l’interno.

 

note: il prossimo è l'ultimo capitolo di questa prima parte, dalla prossima settimana metterò i capitoli del secondo libro :) 

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Capitolo 18
*** Diciottesimo Capitolo ***


  - Orhen, non ci posso credere sei proprio tu- l’Elfa sentiva una voce che gli pareva familiare, ma non seppe riconoscerla, si voltò di scatto nel giardino della Dama dove passeggiava serenamente e vide due Elfi molto giovani. Prima li vide in modo strano poi la sua espressione mutava in sorpresa 
- Nathirith, Ornweld, siete proprio voi- disse la ragazza andando a incontrare i suoi cugini- è incredibile ma voi come fate a essere qui?-
- mio fratello mi ha raccontato di aver visto una ragazza che ti assomigliava che entrava nella villa, io non ci volevo credere subito, ma vinta dalla curiosità volevo vedere di persona, e sei veramente tu, ancora viva- disse Nathirith
- io lavoro qui come guardia personale della Signora, ecco come ho fatto ha vederti, nostro padre sarà così felice di sapere che sei viva – disse Ornweld
A Orhen quasi gli veniva da piangere, dopo tanto tempo poteva finalmente vedere i suoi parenti, ed era contenta che anche suo zio era vivo. il padre dei due ragazzi era zio acquisito della stregona la sorella di sua madre era stata uccisa da suo padre diventando così vedovo con i suoi figli.
- mio padre è comandante delle guardie qui, ma non sarà di ritorno dalla capitale appena gli eserciti non saranno organizzati, purtroppo si dice che se la guerra dovesse durare per altri due anni, il nostro regno non avrà più un esercito per difendersi- disse Ornweld – ma dimmi che fine ai fatto? Dove sei stata per tutto questo tempo, dopo aver sepolto i tuoi nonni tu sparisti-
A Orhen non piaceva affatto ricordare quella storia, era appena tornata dalla città dopo aver fatto compere che  trovò la sua casa sotto sopra e i suoi vecchi nonni feriti in modo grave. Gli dissero di scappare, nel luogo dove la guerra era ancora lontana, ovvero Watnit, i nonni gli dissero di non fare altre domande e di scappare subito perché il nemico era vicino
- è stata davvero una brutta esperienza cugina, ma chi ti avrebbe voluta morta, insomma perché proprio tu?- si domandò Nathirith dopo aver sentito la versione della stregona
- perché sono l’unica capace di fermare Daemortius, perché sono una Stregona Bianca, l’ultima rimasta a possedere lo Scettro degli Dei- disse Orhen
- Daemortius?, Stregona Bianca, Scettro degli Dei?- dissero in coro i cugini, e Orhen si mise a raccontare tutto ciò che Arnon gli aveva raccontato il primo giorno in cui si sono incontrati
- so che sembra strano ma è così, anche io sono rimasta incredula appena mi è stato detto questo e non ci ho voluto credere, ma questi sono i fatti- disse la ragazza, e ai cugini non rimase altro che abbracciarla per consolarla del suo destino funesto
- a quanto pare la maledizione che parlava papà era vera- disse Ornweld
- di quale maledizione  parli?- disse Orhen
- tuo padre maledisse tutti i parenti suoi, dicendo queste parole prima di essere giustiziato “ uno dei miei figli mi vendicherà” furono proprio queste le sue ultime parole, e a quanto pare così sta accadendo, ma tua madre ci apparve in sogno dicendo che c’è ancora speranza, che questo odio finirà- disse Nathirith quasi piangendo
Orhen rimase a fissare i volti dei cugini che si abbassavano, fu allora che di istinto mise tutte e due le mani sulle spalle dei ragazzi- domani verrò a trovarvi a casa vostra, così potrò vedere lo zio se non domani qualche altro giorno spero, non è il caso di pensare a queste cose in un momento così allegro, ora che ci siamo congiunti è il momento di festeggiare il mio ritorno a casa- disse la stregona con un sorriso
- si hai ragione- disse Nathirith prendendola tra le mani    
- domani andrò a far visita a casa vostra e dello zio, ma non so dove abitate- disse Orhen
- noi viviamo proprio dietro la villa della Signora, come ti ho detto nostro padre è il capo delle guardie qui, là abitiamo anche noi- disse Ornweld
- d’accordo allora a domani- detto questo li abbracciò sorridendo e rientrò nella casa della Fata
    
  - una tazza di tè Arnon- disse Oizal tenendo in mano una teiera
- preferisco di più il caffè grazie, allora di cosa vuoi che parliamo, visto che mi hai voluto così presto in disparte- il druido si sedette sulla poltrona vicino a dove era seduta la padrona di casa, il resto della sala era davvero signorile, con mobili antichi e molto spaziosa, l’ideale per una conversazione tra vecchie amiche
- voi umani siete sempre di fretta, forse questo è dovuto alla vostra breve vita, già da quando vi siete civilizzati siete sempre stati così- disse la Fata
- ma suppongo che anche la tua razza ha quello che noi diciamo un difetto, e non penso che siete sempre stati così da quando la tua razza è apparsa sulla terra, così penso anche per tutte le razze- disse Arnon
- è vero che anche noi abbiamo avuto la nostra preistoria, ma noi ci siamo adeguati subito a come dovevamo vivere su questa terra, senza alterare niente, a differenza di voi umani che andate a conquistare terre che non vi appartengono, sottomettete popoli riducendoli schiavi, e distruggendo tutto dove passate, se non vi avessimo sconfitto durante la guerra della Coalizione delle Razze a quest’ora al posto dei compagni che ti trovi compresa me ti troveresti dei servi- disse Oizal
- ma anche noi se non vi avessimo salvato durante il periodo della Grande Invasione da parte di Orchi e Goblin sarete morti tutti, e poi non è vero che dove andiamo c’è morte e distruzione come sembra vorresti intendere tu, anche noi costruiamo cose che le altre razze rimangono a bocca aperta, e tra non molto svilupperemo una tecnologia tale che  ci consentirà di vivere meglio, e ci renderà invincibili anche in guerra- disse il druido
-e proprio questo che mi preoccupa, per voi potrebbe essere un bene quello di inventare e inventare e inventare, fate questa attività da quando siete su questa terra, ed è grazie alla vostra intelligenza che siete sopravvissuti ai mali della natura che colpiscono una razza con un fisico debole come il vostro, ma le vostre invenzioni saranno dannose per noi come per questa terra cosi per voi-
- in che senso scusa? – domandò il druido
- quei gradi edifici  dove sta uscendo fumo nero vicino ad Erevantor costruiti da pochi mesi , il vostro continuo combattervi tra di voi, le armi altamente distruttive che vi state inventando, e nonostante la guerra sembrate destinati a sommergere il pianeta fin sopra il cielo e fin sotto la terra, questo comporta la vostra superbia di avvicinarvi agli dei, ma finirete per distruggervi il mondo in cui vivete così come sarà anche il nostro-
- hai ragione- disse l’uomo- siamo molti  e la nostra tecnologia  potrebbe distruggere ciò che più amiamo io e te, ovvero la natura, già da tempo a Madani ho visto come procedono le cose, e non tocca altro da fare che trovare un qualcosa che ci permette di vivere senza danneggiare la natura, ma nessuno ascolterà mai le nostre suppliche, specialmente ora che l’uomo può raggiungere il culmine del suo benessere, anche se la maggior parte è ancora tagliata fuori, l’uomo ha sempre cercato di utilizzare le sue risorse a disposizione, scambiando, vendendo, comprando, non siamo forse noi stessi che abbiamo inventato la moneta che ora anche la più barbarica dei popoli usa? Così come qualsiasi mezzo artificiale che tutti usano?-
- noi viviamo grazie a l’uso della magia, e grazie a quello che noi Fate, Elfi e altre creature mistiche traiamo la nostra forza, questa forza voi avete sempre cercato di utilizzarla, ma solo in pochi ci riescono, e anche vero però che grazie a voi umani che abbiamo imparato un ordinamento di convivenza,anche se possiamo farne a meno, vedi il nostro sistema sociale è stato sempre quello di una magocrazia, un re-mago che governa, ma in realtà e solo un nostro rappresentante, voi umani siete talmente corrotti di natura che avete bisogno di essere comandati da un entità superiore che vi permetta di vivere in pace, altrimenti nasce l’anarchia, che vi avrebbe condotto alla peggiore barbaria che mai un popolo di questo mondo o dell’universo  possa conoscere- disse la Fata
- noi umani ci siamo uniti per necessità, per sopravvivere alla crudeltà della natura, ci siamo uniti ci siamo evoluti, ed è così che è nato uno Stato, così come penso tutte le razze dell’universo anche la tua, solo che la nostra storia ci ha permesso di creare tanti ordinamenti con tanti tipi di governo che altre razze non hanno, proprio perché siamo tanti popoli, e lo stesso dicasi per le religioni . Il clan e le tribù furono le prime forme di governo, per poi passare alla monarchia e la teocrazia e per finire le più recenti l’oligarchia, la tirannide e la democrazia, ma già le ultime tre, così come la teocrazia si dividono tutte in monarchia o repubblica. La mia preferita in assoluto è la democrazia, che sia monarchica o repubblicana, tutte le altre non sono altro che nemiche e soddisfano gli interessi di una sola  classe del popolo, la teocrazia il clero, l’oligarchia i nobili, la monarchia assoluta e la tirannide solo le peggiori perché in questo modo si permette a uno solo di avere il potere, e quest’ultimo penserà solo ai suoi piaceri, e non permetterà a nessuno di usurpare il suo posto da governante-
- quale è allora il modo migliore per preservare il tuo stato?  solo voi avete questi problemi, per noi anche un monarca assoluto ci va bene- disse Oizal
- ma perché voi per natura avete come interesse, come ordinamento  sociale la preservazione della libertà individuale, a voi non viene posto il problema della corruzione, grande nemico degli uomini, noi principalmente puntiamo a tre cose e nessun uomo penso non abbia mai pensato a  queste ovvero ricchezza, fama e potere, questi principi è vero che portano a un miglioramento della società stessa, ma è anche vero che bisogna moderarla, o sarebbe solo un male, il modo migliore per autolimitarci i piaceri è l’educazione, una severa educazione ai figli, non c’è cosa più importante delle famiglie e per questo devono essere tutelate e rispettate perché solo dalle famiglie possiamo aspettarci una speranza per un futuro da parte di nuove generazioni, importante è anche pensare alla libertà come un bene primario per noi che stiamo combattendo, ma soprattutto dobbiamo combattere per il nostro diritto ad esistere-
- già è per questo che noi abbiamo deciso questo viaggio dico bene Arnon? Spero che il vostro sacrificio servi a qualcosa anche se brutto e mi dispiace dirlo ma è meglio la morte di uno solo che la morte di centinaia di persone- disse Oizal
 - no Oizal dobbiamo cercare di salvare quanti ne possiamo, se possibile tutti, anche se in guerra non accadrà mai- disse Arnon- dobbiamo sempre cercare di evitare guerre inutili che porterebbero solo a male, e fermarne i motivi, come quelli economici, politici, religiosi,…-
- voi avete molti più problemi delle altre razze, voi avete tantissimi dei uno differente all’altro-
- sbagliato anche questo mia cara- disse Arnon- è vero che di fatto c’è una divisione religiosa, ma nel contesto non lo sono, o meglio, non lo devono essere, esiste un solo dio, gli altri dei non sono altro che spiriti superiori, così come lo sono gli dei pagani, ma ancora più superiori gli spiriti che reincarnano gli elementi della natura, e anche se il clero è ricco quando non dovrebbe esserlo, io dico che non bisogna criticarlo per questo poiché anche la funzione religiosa è importante per l’uomo-
 - siamo finiti per parlare d’altro quando invece volevo comunicarti una cosa, anche se era tanto che non facevo una chiacchierata così noiosa con te- disse Oizal
- e che mi volevi dire allora?- domandò il druido
- niente, volevo dirti che stasera dopo cena dovrò ritirare  in questa stanza anche Orhen e Steel, ti prego di avvertirli-    disse mentre gli Squirellman portavano via le bevande con l’aiuto di Beany


note: ancora un altro capitolo e la prima storia è finita

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Capitolo 19
*** Diciannovesimo Capitolo ***


Il gruppo aveva appena finito di cenare, la cena fu molto  rumorosa causata dalle incessanti battute di Keld, della spiritosaggine di Steel e dei commenti satirici di Uran, anche gli altri parlavano animosamente di ciò che avevano fatto durante la giornata, solo Swikel restò in silenzio per tutta la cena mentre Oizal e Arnon si parlavano ogni tanto sui piatti a loro serviti. Dopo che anche l’ultimo boccone del desser era stato ingoiato la Fata si alzò in piedi e chiese a tutto il gruppo di uscire tranne alle due guide Uran e Barg e poi anche Arnon, Orhen, Steel, Swikel, e chiese ai servitori di allontanare tutti dal salotto e di non disturbare, dopo di che portò i restanti in un piccolo studio accanto alla sala da pranzo e chiuse la porta e sigillò la finestra e dopo aver pronunciato qualcosa nella lingua druidica  fece sedere gli ospiti e parlò
- bene in questo modo nessuna magia, o tecniche psichiche o altro potrà essere utilizzata per sentire su ciò che  ho da dire- disse la Fata sedendosi su una poltrona al centro della stanza, anche gli altri erano seduti su poltroncine come lei, in mezzo c’era un tavolo a forma ovale, su cui sopra c’erano dei fogli scritti.    
 - leggi le firme di quei fogli Arnon non ti dicono niente?- disse Oizal
Il druido prese i fogli e leggendo assunse una faccia stupita – ma queste sono scritte da mio padre e da mio nonno- disse
- esatto come vedi i tuoi parenti non hanno passato solo la loro esistenza a cercare Orhen e a proteggerla, ma si sono messi alla ricerca di dove possono essere i diamanti che danno forza alla Spada Celeste e la Pianura di Brada, e se li leggerai noterai che la loro ricerca si è conclusa a buon fine , dopotutto non eravate venuti qui per sapere queste notizie?- disse la fata
- quindi era vero che i miei parenti erano riusciti a scoprire queste cose da soli- disse Arnon
- non da soli, ma grazie anche a me e ai risultati di molte testimonianze che andai a cercare durante tutta la guerra- disse Oizal- leggeteli anche voi- il resto del gruppo si mise alle spalle dell’Umano per consultare i fogli
- prima di morire hanno lasciato questi fogli qui da me per tenerli al sicuro, e fu un bene, tuo padre Arnon, volle portarli con se al castello della nostra confraternita, ma proprio in quel viaggio  venne assalito dagli Orchi e ucciso, fortuna volle che lo convinsi a lasciare i fogli qui  e trasmettere la notizia oralmente. Il primo foglio parla della Pianura di Brada, questa terra si trova a nord-est nelle ormai terre selvagge della zona ovest del Regno della Coalizione, quel regno dove convivono tanti popoli umani di cultura  diverse, noterai Arnon ma anche tu Orhen, con l’aiuto di una mappa il punto preciso in cui si trova la pianura, sapreste portare la stregona Bianca in quel posto, guide? – disse la druida
- certamente- risposero Uran e Barg, poi continuò il nano- molte volte siamo stati li ad aiutare la gente a scappare dalla guerra che incombe-
- sul secondo foglio invece troviamo una descrizione di una mappa che indica dove si trovano i diamanti della spada, noterete che la mappa mostra le isole del sud e là vi dirigerete con una nave che ho da poco preparato che vi aspetta al confine sud del regno degli Elfi nella città di Howall, e ho un’altra cosa per te Steel, - la Fata aprì un cassetto dove prese un diamante di colore rosso.  
- questo è il diamante del Fuoco, con questo insieme al diamante della Terra siamo a due giusto?- disse la Druida, il Mirilith non nascose il suo stupore per la donna
- dove lo hai trovato Oizal, perché non ce lo hai riferito? – disse Arnon
- proprio perché sarebbe pericoloso riferirlo non l’ho detto a nessuno- rispose la Fata, - per quanto riguarda dove l’ ho trovato, stava esattamente nel mio giardino, un mio servitore lo ha trovato, e appena lo vidi gli ordinai di darmelo, ora mi odia per questo-
- comunque torniamo ad occupaci del viaggio, come procederemo?- domandò Swikel
- penso che sarà necessario dividere il gruppo, Steel sarà a sud, mentre Orhen dovrà andare a nord- ovest,  dovremo dividere il gruppo in modo giusto ed equilibrato-
-io ho pensato adesso che Barg, Ember e il sottoscritto andranno con Orhen insieme a Keld,- disse Arnon- invece con Steel andranno Uran, Gersh, Swikel. Invece Beany adesso dovrà rimanere qui, la faccenda si sta facendo troppo complicata per una bambina-
- no Arnon- disse Oizal- un motivo per cui ho portato anche Swikel qui , non che non mi fidassi, è che lui è in grado di organizzare le difese contro il nemico, è grazie a lui che i nostri eserciti resistono contro il nemico, così come molte città-
- e dove dovrei servire allora?- domandò lo psionico
- gli eserciti nemici stanno marciando verso Emor, se cade le orde di Daemortius saranno incontrollabili, poiché gli altri eserciti sono arrivati al limite, lo avrete notato anche voi mentre siete arrivati al regno degli Elfi- Oizal aveva ragione, nei confini elfici non c’erano degli eserciti per contrastare il nemico sul territorio, ma solo per difendere le città
- quindi ci stai dicendo di dividere in tre la compagnia?- domandò Barg
- e come decideremo allora?- domando questa volta Uran
- suppongo che sarà meglio far decidere gli altri come dividerci- disse Steel- non mi pare giusto che siamo noi a decidere- anche per Orhen andò bene
- acconsento chiamerò gli altri per questa decisione- disse Arnon, Oizal annui, e ordinò a un servitore di chiamare gli altri, passato un po di tempo il resto del gruppo entrò
- amici miei, siete stai chiamati anche voi adesso per una decisione importante che vogliamo affidare a voi- disse Arnon- vi annuncio che il nostro gruppo  dovrà dividersi  e sarete voi a decidere con chi andrete, dovete accompagnare Orhen a nord-est per farla diventare una Bianca, dovete seguire Steel che deve andare a sud per cercare i diamanti della spada, oppure andrete con Swikel per seguirlo fino a Emor per difenderla, cosa scegliete?-
Passarono alcun i minuti prima che qualcuno apri bocca dopo che ci sono stati bisbigli collettivi, il primo a parlare fu Keld
- io potrei seguire Steel a sud, su quelle terre ci sono andato spesso, ma preferirei seguire Orhen-
- anche io sono andato spesso a sud con Keld- disse Gersh- ma per me è indifferente dove vada, ma vorrei stare al fianco di Keld-
- io posso andare con chiunque, ma vorrei stare a fianco di Orhen- disse Ember
- anche io voglio stare con Orhen- disse Beany
Arnon e Oizal si misero a bisbigliare tra loro, poi fu Oizal a dire a iniziare
- per la decisione di Keld va bene, potrebbe essere d’aiuto, in più in una di quelle isole si riuniscono gli eserciti delle Chiese, vero?-
- esattamente, finita questa missione ne vorrei far parte- rispose il chierico
- per te va bene Gersh se segui Keld vero?- domandò Arnon
- per me va benissimo- rispose il monaco   
- Steel li accetti come tuoi compagni?- domandò Oizal
Steel si mise a guardare Orhen, poi  annui
- invece per chi deve andare con Orhen… - disse Arnon – devo andare io perché ho le mappe che portano su quel luogo, penso che mi dovrà seguire anche Barg che conosce quei luoghi, per te va bene Barg?-
- si accetto, sarà un onore seguire l’Elfa- disse il Nano, anche Orhen accettò
- e io?- disse Uran – con chi andrò?-
- tu seguirai Swikel, lo porterai a Emor e ti seguirà Ember- disse Oizal
-  io vorrei stare con Orhen- dissero in coro Ember e Beany
- no, saremo troppi, e poi e meglio che tu Ranger , proteggi Swikel, e forte non c’è dubbio ma con una persona in più insieme ad Uran mi sentirei più sicura- disse Oizal, anche Arnon era d’accordo
- per quanto riguarda te Beany – disse ancora la Fata – sarà meglio che tu resti qui con me, la faccenda si sta facendo troppo complicata-
- no, non ci sto, il mio debito non è stato ancora concluso, e poi vorrei comunque partecipare a questa missione, anche io sono forte, da sola sono riuscita a sfuggire dagli Gnoll e ho sconfitto molti combattenti in gamba- l’Halfing guardò con odio la druida e andò ad avvicinarsi all’Elfa
- non voglio lasciare Orhen per nessun motivo-
-  per me va bene che Beany vada con il mio gruppo- disse Orhen
- ma è una bambina- disse Oizal – adesso è troppo pericoloso-
- anche i druidi che stavano  al castello dicevano la stessa cosa ma alla fine è venuta comunque con noi- disse la stregona – e vi assicuro che è molto forte nei combattimenti e ha molto coraggio-
I due druidi si scambiarono degli sguardi poi cominciarono a bisbigliarsi all’orecchio per pochi secondi, poi presero la parola
- va bene come vuoi, scegli con chi vuoi andare non opporremo più resistenza – disse Arnon- anche se  preferirei a questo punto che te bambina segua Swikel-
- se è così allora seguirò Orhen – rispose Beany senza ascoltare le ultime parole dell’uomo  
 
 
FINE PRIMA STORIA


note: il primo libro finisce qua, a Settembre massimo pubblico il secondo libro per poi arrivare al terzo, spero che la storia vi sia piaciuta al momento

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Capitolo 20
*** sequel ***


inizio il sequel del "il Piano dei Druidi", si chiamerà  " le tre Compagnie" potete trovarlo  tra le mie opere

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