What about forever?

di melhopes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Got stuck there. ***
Capitolo 3: *** London. ***
Capitolo 4: *** << I've been missing you >>. ***
Capitolo 5: *** << I don't want you to go >>. ***
Capitolo 6: *** Red. ***
Capitolo 7: *** Cold coffee. ***
Capitolo 8: *** Beside you. ***
Capitolo 9: *** Back to school. ***
Capitolo 10: *** The call. ***
Capitolo 11: *** << What are you doing? >>. ***
Capitolo 12: *** << Here >>. ***
Capitolo 13: *** Twitcam time. ***
Capitolo 14: *** << ...I've never loved anyone else like this... >>. ***
Capitolo 15: *** T-Shirt. ***
Capitolo 16: *** << I'm not ready for them >>. ***
Capitolo 17: *** Tour. ***
Capitolo 18: *** The moon. ***
Capitolo 19: *** Text. ***
Capitolo 20: *** << ... We're just friends >>. ***
Capitolo 21: *** << It ain't easy to let him go ... >>. ***
Capitolo 22: *** << He did what?! >> ***
Capitolo 23: *** << I love you >> ***
Capitolo 24: *** Snowflake. ***
Capitolo 25: *** Be my forever. ***
Capitolo 26: *** Plans. ***
Capitolo 27: *** Daily routine. ***
Capitolo 28: *** Dublin. ***
Capitolo 29: *** Everything. ***
Capitolo 30: *** Lunch date. ***
Capitolo 31: *** Missing. ***
Capitolo 32: *** Football game. ***
Capitolo 33: *** << It's happening again >> ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


(Agosto 2017)

Si inginocchiò.

<< Melania… >> iniziò, in tono solenne. Lei lo guardò, confusa.

<< Vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo e sposarmi? >> all’udire queste parole sobbalzò e abbassò lo sguardo su di lui.

Aprì il cofanetto sotto i suoi occhi ma, invece di guardare l’anello, scoppiò a piangere emozionata. Si coprì la bocca con le mani.

<< Sì, sì, amore! >> esclamò, iniziando a tremare dalla gioia.

Le persone ai tavoli scoppiarono in un lungo applauso. Le fece segno di allungare il dito e obbedì. Le mise dolcemente e lentamente l’anello al dito per poi alzarsi e stringerla a sé. Anche lui aveva gli occhi lucidi.

<< E’ il giorno più bello della mia vita. Ti amo >> le sussurrò.

<< Anche io >> e, non capì perché, quando chiuse gli occhi, vide un altro volto.
 
.
 
SPAZIO AUTRICE: Buonasera a tutti, sono tornata! Vi avevo detto che tra Melania e Harry non fosse finita. (In realtà avevo accennato ad un “magari” ma so che siete più svegli di quanto volete farmi credere lol)
 
Ci ho messo due giorni per pubblicare perché...perché...in realtà questa ff non è completa. La sto ancora scrivendo e sono ad un punto decente. Ho abbastanza timore di non riuscire a tenere il ritmo ma volevo comunque tornare per far felice una mia lettrice (?).
(E’ stata l’unica a chiedermi di tornare a pubblicare lol).
 
Ci sono così tante cose che dovrei dirvi adesso, damn.
 
1. Spero il prologo vi abbia incuriosito o, quantomeno, dato una buona impressione. Lo stile è cambiato un po’. Credo si veda la differenza dalla precedente fan fiction ma spero vi troverete a vostro agio. (Se così non fosse, fatemi sapere).
2. Penso di stabilire un giorno settimanale per pubblicare in modo da non rimanere con nulla da postare. Non so ancora come gestirò la cosa ma credo opterò sempre per il fine settimana. Qualcosa come Venerdì, Sabato o Domenica. (Eccezion fatta per questa settimana. Ormai ho pubblicato oggi, quindi questa settimana è andata. E poi, anche se avessi voluto, ho davvero delle interrogazioni serie da preparare questo fine settimana).
3. Vi assicuro che farò del mio meglio per colmare le mie lacune in fatto di tecnologia. Cercherò di migliorare la mia capacità di inserire immagini. (Anche in questa ff serviranno, ogni tanto)
4. Saranno ancora presenti testi di canzoni. (Vi avviso nel caso in cui vi foste affezionati lool)
5. Mi rendo conto solo ora che il mio “spazio autrice” sia più lungo del prologo stesso lool
 
 
Mhm, concludo qui. Confido nella vostra comprensione per quanto riguarda tutto (?).
Nel caso in cui aveste delle domande da porre o qualsiasi altra cosa, sapete dove trovarmi. Sarò ben felice di rispondere a tutti.
(I miei lettori lo sanno, immagino)
 
Buon proseguimento di giornata :) x
 
 
Ps. Sono felice che sia iniziata un’altra avventura in vostra compagnia, aww.

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Capitolo 2
*** Got stuck there. ***


(Aprile 2014)
Chiuse il libro, trovando le sue parole più stupide della volta precedente. Sentendosi più stupida della volta precedente. Avrebbe dovuto smetterla di aprire la sua biografia a caso e leggere cose che la ferivano. Soprattutto quando, aprendo, si trovava ad avere a che fare con l’argomento “tour con i One Direction”. Purtroppo, però, avendolo scritto un anno prima, quell’esperienza era stata una delle più importanti avesse vissuto. In realtà, anche a distanza di un anno, quel viaggio rimaneva una delle cose più importanti. Aveva lasciato il segno. Soprattutto Harry. L’incontro con quegli occhi, quel sorriso, quelle fossette, quel fascino. L’incontro con sentimenti che aveva creduto impossibile provare, che aveva creduto inesistenti, almeno finché non l’aveva avuto al suo fianco. Lui aveva cambiato tutto, lui aveva cambiato lei, due volte. Quante cose erano cambiate da quell’Agosto. Quante cose erano cambiate in venti mesi.
 
Adagiò il libro sulla scrivania e si sentì pronta per rivivere tutto, di nuovo. Chiuse gli occhi e la scena dell’abbraccio la invase. Era stato tutto così magico, desiderato ma inaspettato. Le mancava. Sì, lui le mancava ancora. Quell’abbraccio le mancava. Le mancava la delusione che aveva provato quando lui, dapprima, aveva evitato di posare lo sguardo su di lei. Le mancava il tuffo al cuore di qualche istante dopo, quando lui l’aveva afferrata per un braccio. Era quello che sperava. Le mancava la lucentezza degli smeraldi che si era trovata a fissare. Il sorriso imbarazzato che era nato dalla rigidità del suo volto. Le mancava quel silenzio che era valso più di mille parole. Quel silenzio era stato comprensibile in tutte le lingue del mondo. Era stato universale. Ci sarebbero stati. Loro sarebbero rimasti uniti, legati, forse per sempre. Erano stati una cosa sola, per un po’. Lei, però, non l’avrebbe dimenticato. Lei non l’aveva dimenticato. La scena nella sua testa mutò. Arrivò al momento della sua fuga. Si era trattato di poche ore dopo, eppure sembrava una realtà lontana anni luce da quella precedente. La collana di Harry sulla maniglia della porta della sua stanza. Un secondo messaggio tacito. Un secondo segnale. Allungò una mano al collo e sfiorò la catenina, arrivando al ciondolo. Non si era mai più separata da quell’aeroplanino. Nemmeno quando il ragazzo che aveva preso il posto di Harry mesi dopo, le aveva chiesto di farlo. Quello, ormai, era il suo portafortuna: un piccolo angelo custode che lui le aveva posto. Come se lui avesse voluto proteggerla da lontano, perché non aveva potuto farlo da vicino.
                                                                                                               
Si sentì in colpa, ora come allora, di non avergli lasciato quella lettera. Di averla portata con sé. Lui avrebbe dovuto sapere che quel gesto era, in un certo senso, ricambiato. Per questo, appena tre mesi dopo, aveva fatto in modo che quella lettera diventasse una canzone. L’ennesima canzone per lui o su di lui. Quella canzone finita in un album, scritto in fretta e furia, pubblicato ad un anno dalla loro rottura. L’album che lei aveva, volutamente, intitolato “Got stuck there” in suo onore. Perché lei, come tutti dovevano aver capito, era rimasta bloccata, paralizzata, ferma a quell’estate. Tutte le canzoni in quell’album parlavano di lui. Quasi tutte. Prese la copia del cd che aveva nel cassetto della sua scrivania. La copertina: un mare al tramonto. Una scia d’aereo in lontananza, il nome dell’album scritto sulla sabbia. Nulla di più semplice, nulla di più simbolico. Nulla che fosse passato inosservato. Si era esposta, di nuovo. Girò l’album e lesse le tracce.
“Fallen in love” parlava di Harry. La canzone risaliva al periodo in cui lei cercava di capire perché avesse dovuto innamorarsi proprio di lui, proprio in quel modo. Il periodo in cui era alla ricerca delle ragioni, delle tristi ragioni.
“Just know” l’aveva scritta per Conor. Era stata così dispiaciuta nel respingerlo che aveva voluto scrivergli qualcosa. La sua intenzione era quella di spiegargli quanto lo trovasse adorabile e fantastico ma che non avessero futuro. Lei gli aveva mandato un messaggio dicendogli di ascoltarla su Itunes. Lui l’aveva fatto e l’aveva menzionata su twitter, ringraziandola. Non aveva aggiunto altro ma entrambi avevano capito e lei si era sentita sollevata.
“Chained” era la seconda canzone avesse mai scritto per Harry e, come la prima, “My man”, era una canzone d’amore. Ne amava ogni singola frase. Non avrebbe saputo scegliere la sua preferita. Se gliel’avessero chiesto avrebbe optato per il ritornello. “We’re chained to each other. I know I’ll never want another but you ‘cause you give me the smile I’ve been searching for so long. You make me believe there’s a forever and for true love I don’t have to wait for Heaven. You remind me something I don’t wanna lose and I’m in love with everything you are. You came into my life by accident but you stayed on purpose” beh, alla fine non era del tutto rimasto ma lei, quando l’aveva scritta, non aveva potuto prevederlo.
A questo, però, aveva rimediato con “Got stuck there”. Scritta in un momento di grande debolezza, di profonda mancanza. “But I got stuck there. There when you called me yours. There when you held my hand in front of your friends. There when you made me feel special telling the world you were ready to fight to have me by your side. And that’s why I turn down to lend you to someone else ‘cause you meant the world to me and ‘til you breathe, I’ll never be free”. Lo sapeva. L’aveva sempre saputo e ne aveva preso ancora di più coscienza mentre gli scriveva un’altra canzone. Un estate. Un mese e mezzo. Erano bastati 45 giorni ad incatenarla. 45 giorni non riuscivano più a farla vivere, da ben venti mesi.
 “Angel” era stata scritta per Marco. Un’altra piccola eccezione. Era la bozza che aveva iniziato sull’aereo al ritorno dal funerale. La bozza che era riuscita a terminare solo una volta tornata. Solo una volta immersa nel dolore. L’aveva cantata alla celebrazione dell’anniversario, davanti ad una chiesa gremita di persone che l’avevano vista crescere, che l’avevano vista crescere con Marco.
“Something you love” era una canzone d’amore che aveva scritto per lui, dopo la rottura. L’aveva fatto immaginando una storia un po’ diversa, immaginando di poter tornare indietro. Indietro, quando ancora si trovavano nella cosiddetta “friend zone”. Nessuno, probabilmente, avrebbe mai pensato potesse essere per Harry come avrebbero pensato, invece, per “My hundredth song”.
Quella canzone, ormai, non aveva più segreti da quando lei, appena creata, aveva deciso di cantargliela. Quella era la canzone dell’ultima sera. Riportava lì. Tutto l’album riportava lì. I riferimenti avrebbero potuto sembrare, ad occhio inesperto, davvero lievi. Ma, chi l’avesse conosciuta appena un po’ in più, avrebbe capito. Capito quanto stesse soffrendo. La sofferenza traspariva in ogni canzone ma, maggiormente, in “Under the rain”. Come a volersi torturare, prese il cellulare, entrò nell’archivio musicale e scivolò nella chilometrica lista fino a scovarla. La fece partire. Chiuse gli occhi e lasciò che la testa ricadesse all’indietro.
 
It’s raining outside my window
So I think of you.
I smile, missing you
And the things we used to do
Before the storm crashed on us
And we were filled with dust
I miss waking up in the middle of the night
Looking around and finding you by my side
Now I wake up, my bed’s empty and I’m alone
You’re gone.
I can’t handle this loneliness
And tonight I’m gonna lay in my restlessness
 
Under the rain
That’s where everything began
And where I’d like to come back again.
I remember it so well
And if I close my eyes I still feel its smell
We kissed there
Dancing in the middle of nowhere
I felt like the world was starting just then
With you holding my hand
You said “Forever and always”
 
How I wish you were here right now
How I wish I could go back in time
How I wish I could have another of that rainy day
How I wish you kept the promises you said
“Forever and always”, “Forever and always”
I’m haunted
I’m haunted by flashbacks
By regrets
Want you back
But now I’m haunted by your “forever and always”
 
Under the rain
That’s where everything began
And where I’d like to come back again.
I remember it so well
And if I close my eyes I still feel its smell
We kissed there
Dancing in the middle of nowhere
I felt like the world was starting just then
With you holding my hand
You said “Forever and always”
 
The world still starts every day
But without you it’s not the same,
No it could never be.
Now I’m out in the pouring rain
With closed eyes and water and tears
Streaming down my face
I feel your breath on my neck
I feel your lips searching mine for a last kiss
I feel you
 
Under the rain
That’s where everything began
And where I’d like to come back again.
I remember it so well
And if I close my eyes I still feel its smell
We kissed there
Dancing in the middle of nowhere
I felt like the world was starting just then
With you holding my hand
You said “Forever and always”
 
I’m haunted by your “forever and always”
Under the rain
 
 
Riaprì gli occhi. Bloccò il lettore multimediale prima che potesse partire qualsiasi altra canzone e riprese il cd tra le mani. “Under the rain” era la canzone che, maggiormente, descriveva la sua relazione col riccio. C’erano molti dettagli sparsi in modo da non sembrare tali, ma ogni parola giocava un ruolo chiave. Era la canzone di cui era più orgogliosa e, per settimane, si era tormentata chiedendosi se fosse giusto chiamare l’album “Got stuck there” invece di, appunto, “Under the rain”. La decisione, alla fine, era giunta da sola e lei l’aveva accettata. Per un istante, inoltre, le era balenata l’idea di chiamarlo e chiedergli se volesse duettarci su. Poi, spaventata dalla sua reazione, aveva lasciato perdere. Non avrebbe dovuto temere una sua risposta perché lui, nonostante tutto, non era sparito dalla sua vita. Continuava a mandarle messaggi in varie occasioni e scriveva su twitter cose che, molto spesso, la riguardavano. Come quando aveva scritto un apprezzamento sulla canzone dicendo di trovarla “Inspiring”. L’aveva preso come un segno ma non aveva fatto nulla. Si nascondeva dietro le sue canzoni dicendosi che, in fondo, anche lei si stava esponendo.
Lui le aveva augurato un felice diciassettesimo compleanno con un messaggio che lei conservava ancora. Con il cellulare ancora alla mano, cercò nei messaggi, il suo. “Hey, sweetie. I know you don’t wanna hear from me but I just wanna wish you a really huge happy birthday. Hope you have a nice day ‘cause you deserve it. It’s something I learned from you and I give you back ha! By the way, I’m sorry for everything. I love you”. Non gli aveva mai risposto. Le sembrava così falso quel “ti voglio bene” o “ti amo” (tutto dipendeva da come l’avesse inteso quando gliel’aveva inviato). Finto dopo quello che era successo, dopo l’averla lasciata per Rita.
 
L’anno successivo, poi, non era stato da meno. Lei, per festeggiare il compimento della maggiore età, aveva invitato un po’ di amici e prenotato un locale. Tra gli invitati Mike, Tore, Paul, Manu, Emis Killa, Fedez, Niall Horan, Demi Lovato, Zayn Malik, Perrie Edwards, Liam Payne, Sophia Smith, Danielle Peazer, Louis Tomlinson, Eleanor Calder, Ashton Irwin, Michael Clifford, Calum Hood, Luke Hemmings, Justin Bieber, Ed Sheeran, Jesy Nelson, Jade Thirlwall, Leigh-Anne Pinnock, Conor Maynard, Nick Jonas, Cher Lloyd, Josh Devine, Lou Teasdale e Tom Atkin con la piccola Lux, Taylor Swift (nonostante avesse avuto una breve storia con Harry), Gemma Styles e Anne con Robin. Nemmeno l’ombra del riccio. Lui, nonostante non fosse stato invitato e non avesse ricevuto gli auguri per il suo diciannovesimo compleanno a tempo debito, le aveva inviato un bellissimo bouquet di rose bianche, causando la gelosia del ragazzo. Ripensava a quel momento con un’incredibile dolcezza e si sentì tremendamente in colpa quando si rese conto di non aver ricambiato, per la seconda volta. Non gli aveva augurato buon compleanno nemmeno per i venti e sapeva quanto lui ci tenesse.
Lasciò andare il messaggio e tornò al cd, decisa a ripercorrerlo tutto.
“I’d rather be with you” ancora per Harry. Un’altra canzone scritta in un periodo di debolezza, come “Got stuck there”. “Am I gonna be used to missing you someday? ‘Cause you know, now your lack takes my breath away. I still clearly remember when we shared love and you whispered you cared. And now I whisper in every song, in every room, I wanna relive it. The way you used to look at me and smile, speak and then kiss me in a while. If I could come back in time, I’d tell myself to appreciate what you have ‘cause it’s gonna end, it’s gonna end soon. No matter who I meet in life, the ghost of you will always be around reminding me where I’d rather be. I’d rather be with you” questo spiegava tutto. Non c’era davvero bisogno d’aggiungere altro.
 
Nonostante non c’entrasse nulla con la canzone, si chiese perché avesse invitato Taylor alla sua festa e non Harry. Poi ricordò. Taylor le aveva chiesto scusa. Anche se non avrebbe dovuto. La chiamò una mattina di Gennaio, prima che ricominciasse la scuola, e le disse qualcosa che non avrebbe dimenticato. Qualcosa che le aveva unite. “Stare con Harry è complicato. Lui è così pazzo e strano. Non so come tu abbia fatto ma è assurdo. Sai, non fa altro che parlare di te, paragonarmi a te eppure…eppure so che è stato lui a lasciarti. In quel momento ho capito fosse stato un grandissimo stronzo e ci ho scritto su. Non l’ho fatto solo per me, anche per te. Infatti ci sei anche tu” “Di quale canzone parli?” le aveva chiesto lei, preoccupata, conoscendo la reputazione della biondina. “I knew you were trouble. La conosci?” “La adoro!” le aveva risposto entusiasta, essendo già a conoscenza del fatto fosse per il riccio. “Quando dice “When your saddest fear comes creeping in that you never loved me or her or anyone or anything” beh, quel “her” sei tu”.
Sorrise, di un sorriso amaro, e tornò sul cd.
“Without you is a party” una delle canzoni più false avesse mai scritto. Fingeva di stare bene senza di lui, di non averne bisogno, di essere arrivata alla conclusione che lui fosse l’unico a perderci, quando ancora piangeva ogni notte per la sua assenza. Voleva solo che lui ne fosse convinto perché lui continuava a stare bene. Lui continuava a vivere la sua vita, al fianco di Rita. E lei, questo, non riusciva ad accettarlo. Così, quando si era fidanzata, aveva subito scritto una canzone per “farglielo pesare”. Più che altro per farlo tacere visto che circolava la voce lui pensasse che sarebbe durata poco.
Si trattava di “Interrupting you” ed era molto arrogante. Non aveva mai scritto canzoni del genere, ma aveva adorato l’effetto che aveva avuto su di lui e sui fans. Si era sentita dannatamente potente nell’inserirla perché sapeva che lui l’avrebbe ascoltata e ci sarebbe rimasto male, proprio come quando il video di “My man” con Conor era uscito.
Nonostante lo amasse, non riusciva a smettere di farlo soffrire, di vendicarsi un po’. Voleva dimostrargli di averlo superato comportandosi, in realtà, come se non l’avesse fatto. Perché lei lo sapeva. Sapeva di amarlo e di non poterlo dimenticare. Come sapeva che tutto ciò facesse o potesse fare aveva una relazione con lui.
Dopo aver lanciato un’occhiata alquanto rapida all’ultima traccia, “For a little while”, (ovvero la lettera), posò il cd dove l’aveva preso.
Con sua sorpresa si imbatté in un foglio stropicciato. Non avendo la minima idea di cosa potesse essere, lo aprì. “Otto mesi, sono già passati otto mesi ma le cose non cambiano. Mi manchi ancora, Harry. Mi manchi con ogni fibra del mio essere, mi manca tutto di te: i tuoi baci improvvisi, la tua gelosia, i tuoi sorrisi luminosi, le tue premure, il tuo viso a prima mattina, il tuo stringermi contro il tuo petto e coprirmi, vestirmi del tuo amore. Mi manca il rumore della tua risata, il tuo battere le mani quando scoppiavi a ridere senza freno, il tuo profumo che impregnava i miei vestiti; quelli che non ho più usato da quando mi hai lasciata. Mi manca persino il tuo masticare il chewingum a bocca aperta che tanto odiavo. Mi mancano anche i tuoi difetti, Harry. Ma mi manca, più di ogni altra cosa, avere il tuo cuore. Come fai a farmi ancora quest’effetto dopo tutto questo tempo? Perché hai dovuto farmi finire nella lista delle persone che ti hanno perso e non riescono a superarlo? Perché Harry, perché?” le venne quasi da piangere. Non poteva crederci. Continuava a sentirsi in quel modo. Ma i mesi, stavolta, erano più del doppio.
Con quel foglio, “con Harry”, aveva conosciuto Axel, il suo ex ragazzo. Tornò con la mente anche a quel giorno. Era passato un anno esatto. Lei era a Firenze per restare qualche tempo con la cugina, in procinto di traslocare, e finire il libro. Stava scrivendo quelle righe, al tavolino di un bar, quando aveva ricevuto la chiamata di Niall. Intorno alle tre e mezza del pomeriggio. Le aveva detto che Harry aveva intenzione di andare a convivere con Rita. Il dolore l’aveva portata a fuggire, rifugiandosi sotto un albero. Forse aveva sperato che il rumore dei suoi singhiozzi, avrebbe potuto coprire il frantumarsi del suo cuore. Dopo poco, come ogni film che si rispetti, si era ritrovata ad essere consolata da uno sconosciuto arrivato lì per restituirle il suo foglio: Axel. (Axel Gulin, giocatore della Fiorentina). Ecco come si erano conosciuti. La loro storia, tutto ciò li avesse riguardati, era nato dal dolore, dal dolore che lei provava per aver perso l’unica persona avesse realmente amato. E, probabilmente per qualche rimasuglio di sentimenti nei confronti del riccio, nove mesi dopo, era finita. Lei l’aveva lasciato. Lei l’aveva tradito. Non aveva mai fatto una cosa del genere e continuava a sentirsi in colpa per quella sera. Quasi nove mesi insieme, era alla festa di fine stagione e, mentre lo attendeva, senza un motivo, aveva baciato “Rosa”, uno dei migliori amici di lui, nonché compagno di squadra. Quando lei se n’era resa conto, si era allontanata, tra lo stupore del povero malcapitato. Axel era lì, paralizzato. Lei era andata via, lasciando la festa. Da quella sera non avevano più parlato, era chiaro. Tra loro era tutto finito e non c’era stato bisogno di verbalizzarlo. Il suo pensiero volò, senza che lo volesse, ad Harry. Si chiese cosa stesse facendo. Probabilmente si stava godendo qualche giorno di vacanza con la sua dolce metà. Strinse gli occhi per mandare via l’immagine sdolcinata dei due che si era creata nella sua mente e prese un respiro profondo. “Va tutto bene, Melania” si disse. “Tutto fin troppo bene” continuò. Si ripeteva quelle frasi da mesi ma non andava mai bene, nulla. Era ancora legata a lui, incatenata a quello che erano stati e che lui aveva dimenticato. Rassegnata, fece per posare il cellulare quando ricevette una chiamata. Senza nemmeno far caso a chi fosse, rispose: << Pronto >>
 
<< Ehm…penso di aver sbagliato >> fece una voce maschile, in un inglese perfetto.
 
Le ci volle un instante per comprendere poi, prima che potesse attaccare, lo fermò. << Hey, sono io! >> esclamò, tornando nei panni di un’inglesina.
 
<< Credevo di aver sbagliato numero! Dimentico sempre che sei italiana! >> esclamò e lei ne sorrise.
 
<< Come stai? >> cambiò discorso. Le faceva sempre piacere sentirlo.
 
<< Un po’ annoiato ma bene. Tu? >>
 
<< Tutto bene da questa parte di mondo >> scherzò.
 
<< Non avevo nulla da fare e ne ho approfittato per vedere che fine avevi fatto visto che è un bel po’ che non ci sentiamo >>
 
<< Sì, è vero. Non calcolo il telefono da un po’ >> ammise.
 
<< Troppi impegni? >>
 
<< No, in realtà volevo stare un po’ da sola >>
 
<< Quindi disturbo? >>
 
<< No, figurati. Mi fa sempre piacere sentirti >>
 
<< E’ successo qualcosa? >> e notò un po’ di preoccupazione nel tono della sua voce.
 
<< No, no, nulla >>
 
<< Sembri triste >>
 
<< Ma cosa blateri?! Sono felicissima, soprattutto di sentirti! >>
 
<< Non so perché, ma non mi sembra >>
 
<< Ti dico di sì >>
 
<< Ti dico di no >>
 
<< Sì >>
 
<< No >> 
 
<< Sì >>
 
<< Cosa stai facendo? >> chiese, poi.
 
<< Parlo con te, idiota >>
 
<< Dicevo a parte quello, scema! >>
 
<< Quanto amore nell’aria >> commentò qualcuno, dall’altra parte.
 
Entrambi scoppiarono a ridere. << Allora, non mi hai detto cosa stai facendo >> continuò lui.
 
<< Beh, in tutta onestà, rileggevo >>
 
<< Cosa? >>
 
<< Il mio libro >>
 
<< Oh, la parte con Harry? >>
 
<< Potrei mai leggere altro? >> e le scappò un sorrisino, amaro.
 
<< Sai che è stato un vero demente a lasciarti andare? >>
 
 << Come se io fossi unica e speciale. Ma andiamo! >>
 
<< E’ vero. Ci ha perso e se ne renderà conto presto >>
 
<< Non credo che uno che ha deciso di convivere con la sua ragazza possa mai sentire la mia mancanza >>
 
<< Dai tempo al tempo >> le disse, col tono di chi la sapeva lunga.
 
<< Bah >>
 
 << Ti fidi di me? >>
 
<< Sei tipo la settordicesima persona che mi dice questa cosa su Harry >>
 
<< La che?! >>
 
<< L’ennesima >>
 
<< Scommetto anche Axel >>
 
<< Poteva mai mancare? >>
 
 << E ora non manco nemmeno io >>
 
<< Ripensandoci, è così che è iniziato tutto, ma ormai… >>
 
<< Ormai cosa? Non mi dire che non state più insieme? >>
 
<< No, ci siamo lasciati. Cioè, io…non lo so >> balbettò.
 
<< No, aspetta. Spiegami questa storia >>
 
<< Lascia stare >>
 
<< Dai, dimmi >>
 
<< Tre mesi fa ho baciato uno dei suoi amici sotto i suoi occhi >> disse tutto d’un fiato, tornando a sentire il senso di colpa.
 
<< Tu cosa?! >> urlò sorpreso.
 
<< Hai capito >>
 
 << E…perché? >>
 
<< E’ da allora che me lo chiedo >> fu la sua semplice risposta.
 
<< E… >> ammutolì.
 
<< E? >> chiese. Voleva capire se l’avesse presa per una stronza, qual era stata, o meno.
 
<< E stai bene senza di lui? >>
 
<< Non mi pare di aver ancora tentato il suicidio >> sdrammatizzò.
 
<< Hai ragione, tu sei una ragazza forte >> la prese in giro.
 
Gli fece il verso e lui rise. << Mi ha fatto davvero piacere la tua telefonata, sai? >> ammise dopo un po’ e non le costò affatto fatica.
 
<< Mi stai mandando via? >> scherzò.
 
<< Ma no, idiota! >> e rise.
 
<< A me, invece, fa molto piacere che tu ricordi ancora il mio nome >> la punzecchiò, forse offeso dal fatto lo chiamasse di continuo “idiota”.
 
<< Sì, perché hai proprio un bel nome >> lo prese in giro.
 
<< Già che ci sono vorrei chiederti una cosa >>
 
<< Dimmi >>
 
<< Ti andrebbe di accompagnarmi a scegliere l’auto? >>
 
<< Devi comprare una macchina nuova? >>
 
<< Fin ora usavo quella di mio fratello, ne vorrei una tutta mia ma… >>
 
 << Ma? >>
 
<< Non voglio scegliere da solo >>
 
<< Non puoi portare Jaymi? Ha un gusto incredibile >>
 
<< No. Allora…ti andrebbe? >>
 
<< Sì, è solo che mi sembra strano che tu lo chieda a me >> ammise.
 
<< Perché? >> cercò una spiegazione da dargli ma, nulla avesse nella sua testa, aveva senso una volta uscito da lì.
 
<< Non lo so >> si trovò ad ammettere.
 
<< Solo perché ci siamo visti una sola volta e siamo amici tramite tecnologie? >> chiese e, in quel momento, si accorse avesse colto nel segno.
 
Lei e George si erano conosciuti l’anno prima, quando lei era stata ospite alla nona edizione di XFactor UK dove lui si trovava come concorrente, facendo parte della band “Union J” con JJ, Josh e Jaymi.           
Da allora, era nata una certa simpatia e avevano iniziato a seguirsi a vicenda su twitter. Era capitato molto spesso che lei avesse risposto ad un suo tweet e lui avesse fatto lo stesso. Avevano cominciato a parlare e la simpatia era divenuta un’amicizia. In seguito erano arrivate le chiamate su Skype e lo scambio dei numeri di cellulare. Inutile negare che in un anno lei e George, ma ovviamente anche gli altri tre della band, si fossero legati molto anche se, da quell’unica occasione, non s’erano più visti di persona. La loro era, a tutti gli effetti, un’amicizia. Come quelle che lei si era ritrovata ad avere al suo ritorno da Parigi o a stringere sui social network prima che la fama cambiasse tutto. E, come ogni amicizia a distanza, erano vicini ma sempre troppo lontani. Come ogni amicizia a distanza l’avesse riguardata, non credeva di poter essere così importante per l’altra persona.
 
<< Sì, forse per questo suona strano che tu mi voglia lì >> dovette ammettere.
 
<< Sai cosa penso al riguardo, no? >> le chiese.
 
<< Beh, so quello che dici di solito >>
 
<< Ovvero? >>
 
<< Vuoi che ripeta? >>
 
<< Saresti così gentile…? >> scherzò.
 
<< Che non importa quanto una persona sia distante perché i vostri cuori, se vorranno, saranno sempre vicini >>
 
<< E…? >>
 
<< E che tu ci sarai sempre per le persone che lo meritano, non importa quanto lontano siano o quali segreti nascondano >>
 
<< Ti ho istruita bene >> la prese in giro.
 
Gli fece il verso accompagnato da una bella linguaccia, dimenticandosi del fatto che lui non potesse vederla. << Era un versaccio quello? >> fece il finto offeso.
 
 << Forse… >>
 
<< Aspetta che ti acchiappo e vedi che ti succede >>
 
 << Sto tremando dalla paura, guarda >>
 
<< Tzé >>
 
<< Quando pensi di andare? >>
 
<< Pensavo di fare una corsa al salone durante il torneo organizzato dal Comic Relief, così non devi tornare di nuovo >>
 
<< E poi è questione di un paio di giorni >> convenne lei.  
 
<< Appunto >> lo sentì sorridere dall’altro capo.
 
<< Allora ci vediamo lì… >> e ricambiò il sorriso.
 
 << Ho capito, devi andare >>
 
<< Sì >>
 
 << Grazie >>
 
 << Oh, figurati >>








SPAZIO AUTRICE: Buonasera! So che avevo detto avrei caricato direttamente la prossima settimana ma ci ho ripensato. Non dovete prendermi troppo sul serio, lo sapete lol 


So che il capitolo è un po' lunghetto ma è necessario come "ponte" tra "For a little while" e i capitoli successivi di questa fan fiction. 


Sentitevi liberi di farmi sapere le vostre opinioni. Ve ne sarei grata :) x 

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Capitolo 3
*** London. ***


(Aprile 2014)
Arrivò a Londra un giorno prima. Portò con sé un paio di amiche. Voleva godersi più tempo possibile in quella città. Fece, inoltre, una sorpresa a George e agli altri. Si divertirono tutti insieme organizzando una serata all’insegna del cazzeggio. Ovviamente non poterono mancare Caterina, la ragazza di JJ, Princeton, il loro bambino e Olly, il ragazzo di Jaymi.
Il giorno seguente dovette prendere parte al torneo di ping pong organizzato dall’associazione Comic Relief. Si alzò di buon ora e, lasciando alle sue amiche addormentate un biglietto, andò a fare colazione. Da sola, in tutta calma. A farle compagnia solo un paio di cuffie e le sue canzoni preferite: quelle di Ed. Non gliel’avrebbe confessato così apertamente ma amava tutto ciò che componeva. Le sue melodie l’accompagnavano tutti i giorni. Probabilmente quasi come l’amore per Harry, quasi. Le squillò il cellulare mentre lasciava la caffetteria con il suo cappuccino da portare via alla mano. Lo afferrò goffamente dalla tasca in cui l’aveva infilato e controllò: George.
<< Pronto >>
 
<< Hey >> esclamò e il suo entusiasmo quasi le perforò un timpano.
 
<< Buongiorno Shelley. Non vorrei dire ma…il tuo entusiasmo è dannoso >> proferì con un sorrisino.
 
<< Oh, l’entusiasmo non danneggia nessuno >> si lamentò.
 
<< I miei timpani non sono dello stesso avviso >>
 
 << Bla bla bla >> la prese in giro e si ritrovarono a sorridere, nello stesso momento.
 
<< Perché chiami, Shelley? >>
 
<< Questa fissa di chiamarmi per cognome? >>
 
<< La prima domanda è la mia >> ribatté e bevve un sorso.
 
<< Volevo sapere come ti sentivi all’idea di conoscere tutta questa gente >>
 
<< Mah…non so nemmeno chi ci sarà >> commentò scrollando le spalle, nonostante lui non potesse vederla.
 
<< Molta gente da XFactor ma quello che mi elettrizza di più è la probabile presenza di Rita Ora >> sbuffò al solo sentire quel nome.
 
<< Cosa c’è? >> chiese lui.
 
<< Non sapevo ti piacesse >>
 
<< Beh, sì. E’ una bella ragazza e ha talento >>
 
<< Se lo dici tu >> rispose con sufficienza e tornò all’hotel.
 
<< Peccato sia fidanzata >>
 
<< Ah, già >>
 
<< Con quel Richard o come cavolo si chiama… >>
 
 << Chi? >> esclamò ad occhi sgranati.
 
<< Richard >> ripeté con naturalezza.
 
<< E da…da quando? >> chiese quasi balbettando.
 
<< Mah, un annetto, perché? Credevo non fossi entusiasta di Rita >>
 
 << Sì, ma… >> non continuò la frase.
 
<< Io devo andare a svegliare i ragazzi, ci vediamo tra un’ora? >> si informò il ragazzo.
Lei lanciò un’occhiata all’orologio al polso e, rendendosi conto fosse già tardi, sussultò. << Sì, sì, tra un’ora >> confermò e affrettò il passo.
 
<< Ciao >>
 
<< Ciao Shelley >> rispose distrattamente lei.
 
Aspettò che, dopo la chiamata, le canzoni continuassero ad essere riprodotte e posò il cellulare nella tasca. A passo sostenuto, bevve il suo cappuccino e raggiunse l’hotel. Si cambiò in fretta, cercando di non infastidire le sue amiche. Si passò anche un filo di trucco per l’occasione e, cambiando bigliettino, uscì con giacca alla mano e borsa all’altezza del gomito. Sarebbe andata a piedi. L’edificio non era affatto distante. Quando entrò, in perfetto orario, notò fosse una delle prime. Non conosceva nessuno dei presenti, così andò a registrarsi.
 
<< Benvenuta >> esclamò l’uomo addetto a tale compito e lei fu ben felice.
 
<< La ringrazio >> rispose con un sorriso imbarazzato mentre finiva di scrivere il suo nome sul foglio.
 
<< Siamo felici che abbia accettato l’invito e preso parte a questa causa >> continuò.
 
<< E’ un onore per me >>
 
<< Se vuole posare le sue cose in attesa dell’arrivo degli altri, la ragazza le indicherà la stanza >> concluse indicando la giovane, al suo fianco.
 
<< Oh, grazie. Sarebbe l’ideale >> rispose con un sorriso e seguì la ragazza lungo il corridoio.
 
<< Piacere Melyem >> fece lei, ricordandosi le buone maniere.
 
La giovane parve presa un po’ alla sprovvista, poi rispose: << Io sono Sasha >>
 
 << Hai un nome bellissimo >> affermò, lanciandole un sorriso radioso.
 
<< Grazie. Questa è la sala. Puoi poggiare le tue cose nell’armadietto col tuo nome >> disse indicando l’interno, lei lanciò un’occhiata.
 
<< Non sono un po’ pochi? >> chiese notando fossero appena una dozzina.
 
<< E’ solo per le ragazze >>
 
<< E i ragazzi? >> chiese curiosa, per scoprire quanto distante fosse dagli Union J.
 
<< Proprio qui di fronte >> e indicò la porta alle loro spalle.
 
Annuì. << Ti ringrazio. Posso chiederti una cosa? >>
 
<< Certo! Sono qui per ogni chiarimento >>
 
<< Chi sono le persone invitate? >>
 
 
<< Oltre te, molte. Non è detto che tutti accetteranno l’invito e, finché non lo faranno, non posso rivelare i nomi. Mi dispiace >>
 
<< Oh, no, lo capisco >>
 
 << Però puoi scoprirlo nel giro di un paio d’ore, al massimo >>
 
<< E per quanto riguarda le squadre? >>
 
<< Lo stesso. Verranno affisse in bacheca >>
 
<< Grazie mille, sei stata gentilissima. Mi dispiace di averti fatto perdere del tempo >>
 
<< No, ma figurati >> si affrettò a dire.
 
Era stata ben felice di aiutare la cantante con le sue domande.
 
<< Sasha! >> la richiamò l’uomo dal bancone e lei dovette tornare indietro salutando Melyem, la quale, ricambiò con un bel sorriso.
Entrò, poi, nella sala e posò la giacca e la borsa nel suo armadietto, estraendone preventivamente il cellulare, e tornò all’entrata. Compose il numero di George per chiedergli quando sarebbe arrivato ma, mentre poneva il telefono all’orecchio, vide qualcuno di familiare sorpassarla. Si voltò per capire chi fosse e ne rimase paralizzata. Avrebbe riconosciuto quella silhouette ovunque.
 
<< Pronto >> la voce di George era ovattata.
Non esisteva altro suono, altra immagine. Vedeva solo quella figura dirigersi verso la fine del corridoio, nella sala maschile. Quando lui sparì all’interno, si rese conto fosse al telefono con l’amico.
<< Volevo sapere dove fossi >> fece lei con naturalezza, come se non lo avesse ignorato per i primi trenta secondi.
 
<< Siamo nel parcheggio. Tu sei già dentro? >> annuì rumorosamente.
 
<< Ti aspetto >> aggiunse e attaccò senza dargli il tempo di replicare.
 
D’istinto si fiondò alla fine del corridoio.
 
<< Rita è fidanzata >> disse, arrivandogli alle spalle, sfruttando il fatto fosse da solo. Agì d’istinto. A mente lucida non si sarebbe mai permessa. Lui sobbalzò e, dopo qualche istante, si voltò con lentezza. Non proferì parola ma era chiaramente a disagio.
 
<< Perché hai detto di stare con lei tutto questo tempo, allora? >> continuò.
 
<< Scusami >> rispose in un sussurro guardando il pavimento.
 
<< Scommetto che nemmeno ti piace >>
 
<< Infatti >> commentò flebile e alzò di poco il capo, senza però rivolgerle lo sguardo.
 
<< Hai lasciato che ti odiassi per tutto questo tempo >> bisbigliò.
 
<< Sì >> la udì comunque.
 
<< Perché? >> tacque. << Dimmi perché hai lasciato che ti odiassi >>
 
<< Era la cosa migliore >>
 
<< Migliore? Migliore per chi? >>
 
<< Per entrambi >>
 
<< Tu credi? Non sono dello stesso avviso >> tacque di nuovo. << Sei davvero convinto? >> vedendo non rispondesse, si girò e andò via.
 
Lui non si oppose quindi continuò a camminare lasciandolo da solo. Perché si comportava in quel modo? Perché l’aveva lasciata dicendole di amare un’altra, di amare Rita quando nemmeno gli piaceva? Perché aveva lasciato che lo odiasse? Ormai era palese l’avesse fatto. Lo vedeva nei suoi occhi: stava nascondendo qualcosa. Tornò all’ingresso, per la terza volta, e Sasha le andò in contro.
 
<< Gli altri sono tutti nella sala comune, siccome eri curiosa… >>
 
<< Dov’è? >>
 
<< Al piano di sopra. Vuoi che ti accompagni? >>
 
<< Magari, grazie >> e la giovane le fece strada, congedandosi una volta arrivate.
 
Lanciò uno sguardo all’interno: tutte le poltrone ed i divanetti erano occupati dagli altri “giocatori” il che le faceva presumere non mancasse nessuno, a parte Harry. Erano tutti stravaccati e parlavano in gruppi di quattro o cinque. Di Rita nemmeno l’ombra. Non doveva aver accettato l’invito. Questo la sollevò. Non avrebbe sopportato l’idea di dover condividere le giornate, non solo con Harry, ma anche con lei. Il suo sguardo, distratto, cadde poi sul sorriso dolce che George stava rivolgendo ad un suo amico, mentre questi parlava. Come se sentisse gli occhi di lei su di sé, alzò il capo dalla sua parte e la guardò. Quando lo fece, il suo sorriso si allargò. Ricambiò. Si alzò, lasciando in sospeso la conversazione che stava tenendo, e la raggiunse. Cominciò a sentirsi un po’ nervosa. La sensazione durò il tempo di un battito di ciglia perché, quando fu davanti a lei, passò tutto.
 
<< Ciao >> fece lui piazzandosi davanti con un bel sorriso.
 
<< Rita non c’è >> rispose lei, immediatamente.
 
<< Non trovi sia un peccato? >> disse, nascondendo a stento il fatto che la stesse prendendo in giro.
 
<< Oh, dipende dai punti di vista >> commentò, per tutta risposta.
 
<< Sei proprio crudele >> e la guardò da colpevole.
 
<< Cos’ho fatto? >>
 
<< Oh, nulla >> e sorrise appena.
 
<< Come stai? >> cambiò discorso, lei.
 
<< Tutto bene, tu? >>
 
<< Bene >>
 
<< Ho sentito ci sia anche Harry >>
 
<< Hai sentito bene >>
 
<< L’hai già visto? >>
 
<< Nella stanza maschile >>
 
 << E come sta? Bello come al solito? >>
 
 << Non fare il geloso >>
 
 << No, perché dovrei esserlo? >> stava chiaramente facendo del sarcasmo.
 
<< Con chi stavi parlando? >> cambiò discorso per la seconda volta, lanciando un’occhiata alle sue spalle al gruppo in cui si trovava in precedenza, cercando di riconoscere qualcuno.
 
<< James e altri amici di XFactor >> guardando meglio si rese conto che la maggior parte venisse da quell’ambiente, proprio come le aveva riferito quella mattina.
Sembrava quasi una rimpatriata, come un vecchio gruppo di amici del liceo.
 
<< Gente simpatica? >>
 
<< Mah, sono amici >>
 
<< Permesso >> disse flebile una voce femminile alle spalle di lei.
Si spostò immediatamente dallo stipite, uscendo dalla stanza e George fece lo stesso, però, entrando.
 
<< Scusa >> disse come riflesso involontario, poi si accorse si trattasse di Cher Lloyd.
 
<< Hey >> la richiamò, facendola sobbalzare.
 
Si voltò e, dopo qualche istante, parve mettere a fuoco e la salutò. << Ciao bella! >> si avvicinò per baciarle le guance e lei l’abbracciò mentre le chiedeva come stesse.
 
<< E’ una vita che non ci si vede! >> esclamò staccandosi.
Annuì per confermare, cercando di ricordare quale fosse stata effettivamente l’ultima volta. << L’ultima volta è stata al tuo concerto…dov’era? >>
 
 << Mhm…se non sbaglio era Cardiff >>
 
<< Non era Glasgow? >>
 
<< No, no Cardiff >>
 
 << Sicura? >> chiese aggrottando la fronte.
 
Annuì e, in quel momento, si accorse di George che osservava tutta la scena in silenzio.
 
<< Cher, conosci George? >> le chiese indicandoglielo e lei fu costretta a voltarsi.
 
<< Di fama >> ammise.
 
Si strinsero la mano. Lui sembrava un po’ in imbarazzo mentre rispondeva ai suoi commenti.
 
<< Dovremmo vederci una di queste sere >> annunciò poi, tornando a rivolgerle le sue attenzioni.
 
<< Mi piacerebbe molto… >> venne interrotta mentre le proponeva qualcosa.
 
<< Perché non vi unite a noi stasera? Io, Harry e altri amici andiamo in un pub >>
 
 << Oh, Harry… >> si lasciò sfuggire in un sussurro.
 
<< Cosa c’è? Non ti va? >> non rispose. << Se è per Harry, sbagli. Devi evitare di pensare a lui facendoti frenare >> continuò e capì avesse pienamente ragione.
 
<< Okay, ci sto. George, ti va? >> lui sembrò titubante poi, come se gli fosse balenata in testa un’idea, annuì.
 
<< Fantastico >> esclamò lei, apparendo molto felice.
 
<< Allora a dopo >> tagliò corto, notando volesse entrare nella stanza.
 
<< Ciao bella >> le stampò un bacio sulla guancia.
 
<< Ciao George >> disse passando ad abbracciarlo appena, per congedarsi.
 
<< Ciao >> rispose lui quando lei lo lasciò.
 
La guardò allontanarsi e inserirsi, senza alcuna difficoltà, in un gruppetto per scambiare quattro chiacchiere. Posò la sua attenzione su chi avesse intorno e riconobbe Aiden Grimshaw. Era un altro concorrente di XFactor, dell’edizione 2010. Lo stesso anno in cui avevano partecipato i One Direction, Rebecca Ferguson e la stessa Cher. Capì immediatamente perché non avesse avuto problemi.
 
<< Cosa c’è, ti piace anche Aiden ora? >> sobbalzò appena, rendendosi conto di averlo lasciato a fissarla.
L’unica opzione possibile dal momento in cui si era messa ad osservare gli altri e a riflettere.
 
<< Chi altro dovrebbe piacermi? >>
 
<< Harry >> disse con espressione ovvia.
Sbuffò roteando gli occhi al cielo e andò via.
 
<< Vuoi dirmi di no? >> le urlò dietro.
Non rispose. Lo sentì affrettarsi dalla sua parte e sperò non avesse intenzione di saltarle addosso o fare qualche altra stupida cosa per attirare la sua attenzione.
 
<< Ti sei arrabbiata? >> chiese, invece.
 
<< No, è… >> non finì la frase.
 
La affiancò e cominciò a camminare con lei. << Dai >>
 
 << Non sono arrabbiata >>
 
<< Sei andata via >>
 
<< Volevo solo vedere le squadre >> mentì, scendendo le scale, diretta alla hall.
 
<< Oh, certo >> e inclinò la testa per lanciarle un’occhiatina come se non le credesse.
E faceva bene, pensò. La verità era che un po’ ci aveva preso. Harry non le era indifferente. Il fatto era che sapeva ci fosse qualcosa di irrisolto tra loro e sapeva fosse giunto il momento di affrontarlo. Peccato che sentire il suo nome o vederlo non le facesse lo stesso effetto che sperava. Nel frattempo, però, fece finta di non far caso alla sua espressione eloquente e si guardò intorno per cercare il foglio.
 
<< Credo sia quello >> e indicò con l’indice alle sue spalle.
 
<< Sono davvero cieca! >> commentò quando, girandosi, notò fosse visibile anche da lontano a causa dell’enorme striscione che lo incorniciava.
“Squadre torneo” riportava. La prese in giro dandole della vecchietta e ne sorrise, avvicinandosi. Prese a leggere i nomi sulla lista in maniera distratta. “George e Cher”.
 
<< Hey, sei con Cher >>
 
 << Figo, tu? >>
 
<< Non lo so, aspetta >> continuò a scorrere i nomi della lista.
 
Si paralizzò. << Fanculo >> imprecò a bassa voce e si morse il labbro.
 
<< Cosa c’è? >> chiese e si sporse a leggere mentre ancora fissava incredula il suo nome posto accanto a quello del riccio.
Voleva che le cose si risolvessero ma, forse, non era realmente pronta. O forse aveva solo bisogno di una spinta. Era quella la sua spinta?
 
<< Oh, Harry >> commentò con un tono alquanto deluso.
 Si torturò chiedendosi il perché l’avessero messa in coppia con lui. Non comprendeva il criterio che avevano utilizzato. Si sentì un po’ vittima, un po’ stupida. Prese un bel respiro e cercò di rilassarsi, rimandando a più tardi il reale da farsi. Avrebbe improvvisato.
 
<< Quando iniziano le partite? >> chiese, ancora fissa sul foglio.
 
<< La mia dopo pranzo. La tua alle tre >>
 
 << Benissimo >> e il suo tono assunse una vena sarcastica.
 
Avrebbe avuto poco tempo per metabolizzare e prepararsi psicologicamente.
 
<< Verrai a fare il tifo per me? >> lo guardò.
 
Sorrideva ma smise di colpo quando notò il viso inespressivo di lei.
 
<< Ho capito >> e andò via, come arrabbiato.
 
<< Cosa? >> si girò di scatto. << George! >> urlò ma questo non lo convinse a fermarsi.
 
“Che palle!” penso prima di iniziare a seguirlo. Non voleva lasciarlo andare in quel modo.
 
<< Sarò in prima fila >> urlò ad un metro da lui.
 
Si bloccò e si voltò. Un enorme sorriso si aprì sulle sue labbra. Gli andò in contro e l’abbracciò.
 
<< Mi dispiace di non averti risposto… >>
 
<< Non fa niente >>
 
<< E’ che questa storia…avere Harry intorno…è strano >> concluse.

Prima che potesse replicare vennero interrotti dall’altoparlante che comunicava fosse pronto il pranzo nella sala grande, al primo piano dell’edificio. Si recarono lì, senza scambiare un’altra parola, e si resero conto non fossero i primi. Mangiarono di gusto, tutti intorno ad un lungo tavolo a ferro di cavallo. George era seduto alla destra di Melyem. Dall’altro lato aveva James Arthur, vincitore dell’edizione di XFactor a cui aveva partecipato George con gli Union J. E, accanto a lui, proprio quest’ultimi. Di fronte Cher, tra Matt Cardle e Aiden. A qualche posto da quest’ultimo, si trovava Harry. Era seduto e conversava amabilmente con persone che lei non aveva mai visto, eccezione per Rebecca Ferguson, anche lei presente all’evento. Durante il pranzo, il suo sguardo cadde spesso sul riccio senza che potesse trattenersi. La maggior parte delle volte lo trovava già a fissarla, paralizzandosi e costringendosi a spostare il viso per il disagio. Per tutto il tempo non fece altro che pensare a quello che le aveva detto, a cosa le stesse nascondendo e perché. Dopo pranzo iniziarono le prime partite nel cortile esterno. Ci sarebbero stati tre turni in ognuno dei quali avrebbero giocato otto squadre, quattro partite, in contemporanea. Al termine ci sarebbero stati una quindicina di minuti di pausa prima del turno successivo. George e Cher erano nel primo. Melyem ed Harry nell’ultimo. Si mise sugli spalti più vicini al tavolino da ping pong dei suoi amici, i quali avrebbero giocato contro Aiden e Matt. La partita fu rapida, nonostante i tre set, e vide la vittoria della sua “coppia” preferita. Appena conclusa, tornò in camerino con George in attesa del suo turno. All’interno, i “giocatori” potevano assistere alle partite dagli schermi appesi alle pareti della stanza adiacente alla sala comune evitando quindi di stare all’esterno. Decise di attendere lì. Più il tempo passava e più sentiva l’ansia crescere. Le farfalle presero a svolazzare nel suo stomaco e non ne capiva il motivo.
 
<< Cos’hai? >> quando udì quella domanda si rese conto non dovesse avere una bell’espressione.
 
<< Niente, mi sento un po’…in ansia >>
 
 << Perché devi giocare? >> si stupì.
 
<< Mhm… >>
 
<< O perché sei in squadra con Harry? >>
 
<< Sì, forse è questo. Decisamente >>
 
<< Continua a farti questo effetto >>
 
<< Sempre >> le parole uscirono dalla sua bocca per conto proprio.
 
<< Sono passati due anni >>
 
<< Oh, lo so >> continuò fissando il vuoto.

Lui parve rimanerci male ma non disse nulla. Erano entrambi fissi sui loro pensieri e non parlarono per un bel po’. Lei fissa su Harry, lui su di lei. Lei si chiedeva cos’avesse in mente il riccio, lui se mai lei avrebbe smesso di amare uno dei suoi ex. Lei si chiedeva come sarebbe andata, lui anche. Il cellulare di lei vibrò riempiendo, in parte, il silenzio. Lui trasalì, preso alla sprovvista. Doveva essere un messaggio perché non era partita la suoneria. Sbloccò. Veniva da twitter. Harry aveva pubblicato qualcosa. Strano a dirsi, ma non aveva mai rimosso le notifiche. Andò a leggere mentre sentiva lo sguardo di George addosso. “…and now?” si paralizzò. Era lo stesso tweet che lei aveva pubblicato quando si erano lasciati. Perché l’aveva scritto? Era un altro segno? Ma, forse, era solo un semplice caso. Harry era il tipo che scriveva tweet strani e alquanto casuali. Dubitava, inoltre, avesse buona memoria o che avesse prestato particolarmente attenzione a quel tweet due anni prima e che, quindi, volesse lanciarle dei segnali. Sentì George vicinissimo, dal suo respiro caldo che le sfiorava il collo. Quando staccò appena lo sguardo dal display ancora illuminato, notò stesse sbirciando. Il suo modo di fare la lasciò un istante perplessa, poi lasciò perdere. Tornò a rivolgere le sue attenzioni al tweet e, senza neanche rendersene conto, retweettò.
 
<< Perché? >> la fece sussultare.
Si rese conto, dopo una frazione di secondo, a cosa si riferisse e annullò il retweet più in fretta che poté.
 
<< Non lo so >> rispose, lasciando andare il telefono, che finì tra le sue gambe aperte.
 
<< E’ iniziata la pausa >> le comunicò dopo aver lanciato un’occhiata allo schermo.
Di lì a breve, ne era certa, qualcuno sarebbe andato a chiamarla per dirle di prepararsi.
 
<< Tra poco tocca a te >> continuò.
 
Annuì rumorosamente, consapevole fosse arrivato ormai il momento.
 
<< Melyem! >> esclamò un uomo con una cartelletta, entrando.
 
<< Arrivo >> e si alzò, recuperando il cellulare.
 
<< Harry? >>
 
Si strinse nelle spalle. << Non ne ho la più pallida idea >> aggiunse.
 
<< Andiamo a cercarlo >> rispose, quasi seccato.
 
Lo trovarono nella sala maschile, intento a smanettare con il suo cellulare. Probabilmente era ancora su twitter. Sussultò al richiamo e seguì, imbarazzato, l’uomo e Melyem. Non riusciva proprio a stare al suo fianco senza essere teso. Non gli capitava una cosa del genere dalla prima volta che si erano conosciuti. Il disagio doveva essere aumentato dopo che lei aveva saputo avesse mentito, dopo la piccola “scenata” che gli aveva fatto solo qualche ora prima. Arrivarono nel cortile e attesero la fine della pausa per iniziare. Non si parlarono per tutta la durata della partita e, nonostante non facessero gioco di squadra, riuscirono a vincere contando ognuno sulla propria bravura. A match finito, si guardarono imbarazzati. Lui parve volerle dire qualcosa e lei attese. Lui, però, non disse nulla e lei, rassegnata, andò via.
 
<< Siete stati tutti bravissimi! Solo con i biglietti d’ingresso di oggi abbiamo raggiunto 3.000 sterline >> esclamò l’uomo che li aveva ricevuti all’ingresso, nonché il vicepresidente del Comic Relief.
Tutti applaudirono entusiasti.
 
<< Per oggi abbiamo finito e vi ringraziamo di star partecipando a questa giusta causa. Ci vediamo domani mattina, allo stesso orario, per il secondo round del torneo. Ci terrei tantissimo che le squadre perdenti di oggi restassero ad assistere nei prossimi giorni e che partecipassero all’incontro con i fans >>
 
<< Ci sarà un incontro con i fans? >> chiese Melyem, sussurrando a George.
 
<< Sì, da domani pomeriggio in poi >> rispose lui, più informato di lei.
 
 << Aww, non vedo l’ora >>
 
<< Arrivederci, a domani >> concluse l’uomo, nel frattempo.
 
Tutti applaudirono nuovamente e, dopo pochi secondi, cominciarono a dileguarsi.
 
<< Vado a prendere le mie cose >> esordì lei.
 
<< Vedi di non fare brutti incontri >> le urlò dietro George.
 
<< Ah-ha, spiritoso >> e lo lasciò sapendo a chi si stesse riferendo.
 
Nella sala, affollata, rivide Cher. << Allora ci vediamo stasera? >> si assicurò.
 
 << Sì, ti dispiacerebbe mandarmi un messaggio con l’ora e l’indirizzo? >>
 
<< Va bene. Devo mandarlo anche a George o ci pensi tu? >>
 
<< Penso che passeremo un po’ di tempo insieme quindi no, sarà sufficiente che tu lo mandi a me >>
 
<< D’accordo, a più tardi >> concluse e l’abbracciò.
 
Lei ricambiò la stretta prima di guardarla andare via. Afferrò la borsa e la giacca dal suo armadietto, lanciò un saluto generale e, dopo essere stata ricambiata, uscì. Di sottecchi vide Harry nella stanza di fronte, di spalle. Sorrise, di un sorriso amaro, senza nemmeno accorgersene. Quando si rese conto che Jaymi la stesse osservando dall’interno, distolse lo sguardo e gli sorrise appena. Lui ricambiò ma la sua espressione era quasi triste, come se fosse dispiaciuto per lei, come se sapesse cosa stesse passando nella sua mente. Lanciò uno sguardo alla fine del corridoio e trovò George, in attesa. Lo raggiunse con calma.
 
<< Allora, brutti incontri? >> le chiese.
 
<< Inevitabile >> rispose quasi intristendosi.
 
<< Ma…? >>
 
<< Ho visto Cher >>
 
 << Anch’io >>
 
 << Le ho chiesto di mandarmi l’indirizzo del pub >>
 
 << Me l’ha detto >>
 
<< Che ti parlo a fare, allora? >> e scoppiò a ridere, dimenticandosi dell’incontro di poco prima.
 
<< E’ più bello se me lo dici tu >> scherzò lui.
 
Gli fece la linguaccia e iniziò a precederlo quando lui le ricordò dovessero aspettare gli altri, così rimase ferma sulla soglia e attese.
 
<< Perché non torni dentro? >>
 
<< Non sono fuori >>
 
 << Non sei nemmeno dentro >>
 
 << Una via di mezzo >> le scattò una foto senza che lei potesse prevederlo.
 
<< Hey! >> esclamò, indignata.
 
Lui sorrise senza smettere di scattare. Iniziò a coprirsi con la giacca, inutilmente.
 
<< Andiamo? >> sentì la voce di JJ.
 
Abbassò appena l’indumento per sbirciare e vide fossero arrivati i restanti membri della band.
 
<< Andiamo! >> urlò, rispondendo per gli altri. Sorrisero della sua energia.
 
<< Hai la macchina? >> le chiese George, affiancandola.
 
<< No, sono a piedi >>
 
 << A piedi? >> chiese stupito Josh, alle loro spalle.
 
<< L’hotel non è distante. E’ solo ad un paio di isolati >>
 
 << Ora vieni in macchina con noi >> disse Jaymi, quasi ordinandoglielo, come se non fosse sicuro che tornasse da sola.
 
<< Sì, non fare il bullo >> scherzò lei.
 
Si sorrisero e raggiunsero il parcheggio.
 
<< Devo andare ad accompagnare le mie amiche in aeroporto. Domani hanno l’università >>
 
<< Tranquilla, ti porto io >> la rassicurò George.
 
Una volta accompagnati i ragazzi nella loro casa di Londra, Melyem e George uscirono di nuovo diretti all’hotel di lei. Jaymi e Olly sarebbero usciti per un po’ di shopping mentre JJ e Josh sarebbero rimasti in casa con Caterina, il bambino e un paio di amici. Salirono in camera e, Melyem, con la sua carta elettronica, aprì.
 
<< Ti direi di entrare ma devo accertarmi prima che siano vestite >> scherzò lei, mettendo piede dentro e lasciandolo indietro.
 
<< Ci siete? >> chiese.
 
<< Sei tornata! >> esclamò Miriam, entusiasta.
 
<< Vi siete divertite? >>
 
 << A fare shopping in giro per Londra mentre tu eri circondata da star? Ma certo! >> commentò divertita l’altra.
 
 << Non vi va mai bene nulla, oh >> fece la finta offesa e, dopo essersi accertata di quanto doveva, diede l’okay a George per entrare.
Le amiche furono felici di essere scortate all’aeroporto anche da quest’ultimo. Mentre si salutavano, Melyem ricevette il messaggio tanto atteso da parte di Cher. L’indirizzo non le era familiare ma l’appuntamento era fissato alle nove.
 
*Harry’s POV*
Non smetteva di fissarla. La fissava mentre parlava con George, seduta a debita distanza da lui, come se volesse evitarlo. La fissava e desiderava che lei si voltasse e ricambiasse. Desiderava poterla stringere, come l’ultima sera. Quell’indimenticabile 29 Agosto di due anni prima. Desiderava poterle dire la verità, quella che nascondeva da allora. Desiderava buttar via tutte le maschere, ma non avrebbe sopportato l’idea di metterla di nuovo in pericolo. L’amava troppo. Si girò. I loro sguardi si incrociarono e lui ebbe un tuffo al cuore. Fu tentato di sorriderle ma, quando la vide distogliere gli occhi nervosa, rinunciò all’idea.
 
<< Su, fa qualcosa di concreto >> gli sussurrò Cher nell’orecchio.
 
<< Oh, non ti ci mettere anche tu >> quasi sbuffò.
 
<< Vedo come la guardi >> continuò, ignorando la risposta che le aveva appena dato.
 
<< Come la starei guardando? >>
 
<< Come se ne andasse della tua vita >>
 
<< Oh, andiamo >> e alzò gli occhi al cielo.
 
Quando tornò a guardarla, la sua sedia era vuota. << Dov’è andata? >> chiese, guardandosi frettolosamente intorno.
 
<< A ballare >> rispose Cher indicandola in pista con George.
 
La vide muoversi in modo alquanto sensuale e ridere, ridere come l’aveva vista fare solo con lui. La gelosia lo assalì. Strinse i pugni e digrignò i denti.
 
<< Te la sta portando via. Ammetti che la rivuoi con te >> continuò a sussurrargli come il grillo parlante di Pinocchio.
Si alzò afferrando la sua giacca e il suo Iphone.
 
<< Dove vai? >> posò una paio di banconote sul tavolino.
 
<< Questa è la mia quota. Io torno a casa >> e si allontanò.
 
<< Ma dai, torna qui! >> gli urlò inutilmente dietro.
 
Lui aveva già preso la sua decisione. Lanciò un’ultima occhiata a quel sorriso in pista, rivolto ad un altro e, con gli occhi lucidi, uscì.
 
*Melania’s POV*
Si voltò e vide Harry lasciare il pub. Smise di ballare.
<< Cosa c’è? >> le chiese George, con il labiale.
 
<< Harry è andato via >> urlò, per superare il volume della musica.
 
<< Sarà andato solo a prendere una boccata d’aria >> disse lui con sufficienza, lei guardò al loro tavolo e incrociò lo sguardo di Cher.
 
 Questa si strinse nelle spalle, alzando le mani, come se avesse capito la domanda che Melyem si stava ponendo e a cui sperava lei potesse rispondere. Si allontanò, lasciandolo sulla pista per chiederle, quindi, delle informazioni.
 
 
*George’s POV*
Lei teneva ancora a lui. Si preoccupava se lui andava via. Si informava. Provava ancora qualcosa. Nonostante lei dicesse di averlo dimenticato, di averlo superato, tutti quei piccoli gesti che compiva, quelle piccole premure, quelle piccole preoccupazioni che si dava e le ansie che le venivano…erano tutti segni. Come poteva aver sperato che lei fosse davvero oltre quella storia? Come poteva aver sperato che lei potesse accorgersi di lui se era ancora bloccata alla relazione con Harry o, almeno, alla sua persona? Forse aveva sperato che fosse stata un’estate senza importanza per lei. Ma, un’estate senza importanza, può aver effetto dopo venti mesi? Un’estate senza importanza è solo un’estate. L’estate in cui ti sei innamorato, invece, resta. Lui era stato uno stupido per non averlo capito.      
 






SPAZIO AUTRICE: Buonasera a tutti! Sto andando contro le mie stesse regole ma non importa. Ho pubblicato anche il secondo capitolo e chissene se poi dovrò scrivere tutto insieme (?). 
Sono stanchissima quindi non mi dilungherò molto. Spero possa piacervi. Se avete dubbi, chiedete. Vi voglio bene, buonanotte :) x

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Capitolo 4
*** << I've been missing you >>. ***


(Aprile 2014)
Tornò all’evento di beneficienza dopo aver fatto una leggera colazione alla caffetteria della mattina precedente. Sul posto rincontrò gli Union J e passò del tempo con loro, in attesa uscissero gli accoppiamenti della mattina. Quando vide fosse nel secondo turno, quello destinato a giocare dopo pranzo, si decise a fare qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile: parlare con Harry.
 
<< Possiamo parlare? >> nonostante apparisse sorpreso, annuì immediatamente.
 
La seguì in un luogo più appartato e attese parlasse.
 
<< Vorrei dirti solo che mi dispiace per come mi sono comportata in questo periodo. Sono stata cattiva nei tuoi confronti e ne sono dispiaciuta >>
 
Lui sorrise flebile. << Non…non ti preoccupare, anche io ho la mia parte di colpa >> rispose.
 
<< So che non è facile ed è alquanto assurdo ma…possiamo mettere tutto da parte? >>
 
Voleva solo un po’ di pace, un po’ di tregua. Solo per due giorni. Sarebbe bastato. Non riusciva a convivere con l’ansia che le causava averlo affianco.
 
<< Intendi essere amici? >>
Non capì, dalla sua espressione, se ne fosse felice o sorpreso.  << Anche solo una piccola tregua >> si affrettò a precisare.
 
Non pretendeva molto. Il suo viso si oscurò appena.
 
Tacque. << Oh, sì, va bene >> esclamò poi, rendendosi conto lei fosse ancora in attesa.
 
 Gli sorrise, riconoscente. Non aveva capito cosa avesse “accettato” ma ne era contenta ugualmente.
 
<< Grazie >> balbettò timidamente, abbassando lo sguardo.
 
Riusciva sempre a farle lo stesso effetto.
 
<< Oh, figurati >> e dal suo tono le parve fosse allegro.
 
<< Non è detto che dobbiamo essere…beh, amici e parlare ogni volta, ma… >>
 
<< Va tutto bene >>
 
Sorrise di nuovo, stavolta guardandolo.
 
<< Che ne dici di un abbraccio per siglare il tutto? >> propose, allargando le braccia e aspettando una sua reazione.
 
Nonostante il leggero disagio per essere mancata tra quelle braccia da troppo tempo, il suo sorriso la incoraggiò ad avvicinarsi e a stringerlo. Era un po’ tesa e si sentì molto goffa. Lui la strinse a sé, come se non ci fosse un domani. Si sentirono subito come se nulla fosse cambiato. Come se quei venti mesi non li avessero mai divisi. E lei si sentì come se non fosse mai stata stretta da altre braccia.
 
<< Mi sei mancato >> le parole uscirono fuori dalla sua bocca senza alcun controllo.
 
Strinse gli occhi, pentendosi di cosa avesse detto e sperando, inutilmente, non l’avesse sentita.
 
<< Oh, anche tu >> rispose, però, lui mentre affondava la testa nell’incavo della spalla di lei.
 
Trasalì, rilassando le palpebre. Sapeva fosse sincero. L’aveva sentito nella dolce inflessione della sua voce. Non poté trattenersi dal sorridere godendosi a pieno quell’abbraccio desiderando potesse non finire mai.
 
<< Prometti che non mi farai più sentire un mostro? >> scherzò.
 
<< Ti ho già detto che mi dispiace >> commentò, triste.
 
<< Stavo scherzando >> si affrettò a dire, spostandosi in modo tale da guardarla negli occhi.
 
Sapeva ci fosse un pizzico di verità: l’aveva fatto soffrire.
 
<< Sul serio, Mel >> aggiunse con un sorriso radioso, per rafforzare quanto detto in precedenza.
 
 Sussultò. Non solo per la sua bellezza, che riusciva ancora a toglierle il fiato, ma anche per come l’aveva chiamata. Mel. Non la chiamava in quel modo da…non lo ricordava nemmeno.
 
<< Cosa c’è? >> si doveva essere accorto della sua reazione.
 
E come aveva potuto non farlo? L’aveva fatto tra le sue braccia.
 
<< Pensavo all’ultima volta che mi hai chiamata così >>
 
 << Mel? >> si accertò.
 
Annuì rumorosamente.
 
Lui sembrò rifletterci. << E’ passato davvero tanto >> constatò. 
 
<< Sì, lo so >> si staccò del tutto.
 
<< Ti va di fare due passi? Magari mi racconti qualcosa >>
 
<< Dovremmo giocare >>
 
<< C’è tempo >>
 
<< E il pranzo? >>
 
<< Possiamo sempre prendere qualcosa da Nando’s o da qualsiasi altra parte >>
 
<< Come sapremo quando tocca a noi? >>
 
 << Chiederò a Cher di mandarmi un messaggio >> aveva la risposta pronta per tutto. << Altre domande? >> chiese poi sorridendole.
 
La disarmò. Scosse la testa.
 
<< Allora andiamo? >>
 
Esitò.
 
Prima di pranzo avrebbe dovuto sgattaiolare fuori con George per andare al salone e scegliere l’auto. Lui ci teneva tantissimo e lei ne era consapevole. Non voleva lasciarlo da solo quando sapeva la volesse al suo fianco.
 
<< Oh, ma se non vuoi… >> si affrettò.
 
Non riuscì a resistere. Non riuscì a pensare al dover rifiutare Harry.
 
<< No, no. Prendo le mie cose >> e gli lanciò un sorriso a trentadue denti nonostante sapesse a cosa stesse andando in contro.
 
<< Ti aspetto fuori o vuoi che venga con te? >>
 
 << Come preferisci. Devo solo avvertire George >> ammise a denti stretti, sentendosi già in colpa.
 
Avrebbe dovuto correre da lui, vederlo entusiasta e poi riferirgli di avere un impegno più importante; uno che anteponeva a lui e alla promessa fatta.
 
<< Dai, mandagli un messaggio ­>> fece con tono quasi lamentoso, come se non volesse perdere altro tempo.
 
Non riuscì a farsi valere. Sentiva di non poter rifiutare, qualsiasi cosa lui dicesse. Scrollò le spalle decisa a seguire il suo “consiglio”. Entrò nell’altra stanza, recuperò borsa e cappottino e, mentre lasciavano l’edificio, mandò un messaggio a George mentre lui faceva lo stesso con Cher. Sperò che potesse capire. In men che non si dica si ritrovarono nei pressi dell’Hyde Park e decisero di entrare ed attraversarlo per un breve tratto.
 
<< Cos’hai fatto in questi due anni? >>
 
<< Non hai sentito nulla? >> scherzò lei.
 
<< Solo cose che non avrei voluto sentire >> rispose con un sorriso talmente ampio da mostrare le sue fossette.
 
<< Oh, tipo? >> gli resse il gioco.
 
<< Tipo Axel >>
 
<< Era così brutto? >>
 
<< Oh, abbastanza >>
 
<< Come Taylor, Kendall e Rita, no? >>
 
<< Torniamo sempre sullo stesso punto, eh? >> pronunciò con un risolino amaro, guardando terra.
 
<< Hai iniziato tu >> rispose con naturalezza, prendendola alla leggera.
 
Alzò lo sguardo e, vedendo il suo sorriso, si lasciò contagiare. << Hai ragione >> e si strinse nelle spalle, infilando le mani nelle tasche del cappotto.
 
<< Allora? >>
 
<< Ti va un frullato? Ricordo vagamente un certo amore per Starbucks >> scherzò.
 
Si illuminò.
 
<< Da quanto non ne bevi uno? >> si informò.
 
<< Un mese >>
 
<< Una patita come te?! >> si stupì.
 
<< E’ la prima volta che rimetto piede fuori dall’Italia >>
 
<< Quale onore >> la prese in giro portandosi una mano sul cuore.
 
<< Oh, ti prego >> sorrise, dandogli una lieve spinta.
 
<< Racconta, dai >> la incitò.
 
<< Cosa? >> e uscirono dall’altra parte del parco.
 
<< Cos’hai fatto? >>
 
<< Non so che dirti >>
 
<< La prima cosa che ti viene in mente >>
 
<< Mi era mancata l’aria di Londra >> e respirò a pieni polmoni.
 
<< Ed io che pensavo potessi aver sentito la mia mancanza >> scherzò, lanciandole un’occhiata divertita.
 
<< Quante volte vuoi sentirtelo dire? >> e gli lanciò un’occhiatina maliziosa alquanto involontaria.
 
<< Okay, la smetto >> si arrese con un altro sorrisino.
 
 Camminarono in silenzio per un po’ finché lui non si decise a prendere la parola.
 
<< Sai, sono contento di aver preso parte a quest’evento >>
 
<< E’ una buona causa >>
 
<< Non solo >>
 
<< E cos’altro? >>
 
 << Tu sei qui >>
 
<< Beh, sì >> rispose guardandolo un po’ stranita.
 
<< No, dicevo…ho avuto la possibilità di parlare con te anche se hai voluto fosse solo una tregua >> sussultò.
 
<< Ti dispiace? >>
 
Annuì.
 
<< Ma io ho chiesto una breve tregua perché ero convinta non volessi darmi nemmeno quella! >> esclamò.
 
<< Io l’ho accettata senza proporre altro perché credevo non volessi avere molto a che fare con me >> rispose, bloccandosi nel bel mezzo della strada e guardandola con un’espressione stupita.
 
 << Ma, allora… >> iniziò, stupita quanto lui nel capire volessero entrambi tornare amici.
 
Si erano fatti frenare da quello che credevano pensasse o provasse l’altro. Scoppiarono a ridere e lei si fiondò ad abbracciarlo quando lui allargò le braccia per invitarla con la sua espressione dolce.
 
<< La prossima volta, parla >> la rimproverò.
 
<< Ah, io? Ma se sono stata l’unica con il coraggio di chiedere almeno una tregua! >> gli rinfacciò, per scherzo.
 
<< Se non l’ho fatto è perché non volevo sentirmi dire un altro “Va a farti fottere, Styles” >> e il suo tono perse quella vena divertita.
 
Lei si staccò per accertarsi di non essersi sbagliata. Lui aveva gli occhi lucidi.
 
<< Dai, non te l’avrei mai detto! Non uso le stesse battute due volte >> sdrammatizzò, cercando di contagiarlo col suo sorriso.
 
Lui la guardò un solo istante negli occhi, poi ricambiò.
 
<< Non hai detto che volevi andare da Starbucks? >> cambiò discorso lei, più che altro per evitare che lui potesse intristirsi una seconda volta.
 
Sorrise, mostrando le fossette e annuì. << Andiamo, non ti lascerei mai in astinenza >>
 
<< Non vuoi raccontarmi nulla? >> cercò di incitarlo lei, a sua volta.
 
<< Cosa? >>
 
<< Dimmi un po’…cos’è cambiato dall’ultima volta che ci siamo visti? >>
 
 << A parte che ora sono più tatuato, non molto >>
 
 << Hai ancora i…? >> la frase le morì in gola.
 
<< Sì >> rispose lui, serio, guardando davanti a sé.
 
Lei sorrise e gli lanciò un’occhiata mentre lui passava a fissarla di sottecchi. Non erano servite molte parole affinché si comprendessero. Questo la rese felice. Questo non lo sorprese.
 
<< Tu? >> chiese lui, poi.
 
<< Anche >> la guardò e si sorrisero, consapevoli.
 
Una volta davanti al più vicino Starbucks, lui le aprì la porta, come sempre. Lei entrò, ringraziandolo e si fermò a qualche passo di distanza, attendendo che la raggiungesse per poter decidere insieme cosa ordinare.
 
<< Ordino io? >> chiese lui.
 
<< Credi di sapere cosa voglia? >> lo stuzzicò lei.
 
Era semplicemente curiosa di sapere se lui si ricordasse i suoi gusti.
 
<< Mettimi alla prova >> rispose facendole l’occhiolino e avvicinandosi al bancone, lasciandola a debita distanza.
 
Quando ritornò reggeva esattamente la sua bevanda preferita. << Grazie >> esclamò lei, entusiasta si fosse ricordato.
 
Lui lanciò un sorriso a trentadue denti.
 
<< Quanto ti devo? >> chiese poi, mentre ammirava, quasi a bocca aperta, quel ragazzo brillare di luce propria.
 
<< Ma sei scema? Non ti farei mai pagare >> quasi la rimproverò.
 
<< Ma dai! Quanto? >> protestò e, vedendo non volesse parlare, si allungò per leggere il prezzo sul listino.
 
Lui, comprendendolo, si spostò in modo da impedirglielo. Lei si sporse e lui si spostò ancora e ancora. Scoppiarono a ridere.
 
<< La prossima volta offro io >> concluse lei, rassegnata.
 
<< Non potrei esserne più felice >> e sorrise.
 
 Lo guardò con aria interrogativa.
 
<< Vuol dire che ci sarà una prossima volta >> spiegò.
 
Lei si sciolse e non poté far altro che sorridergli, arrossendo. Per l’imbarazzo si affrettò verso la porta ed uscì. Non ne era certa ma gli parve di sentirlo sorridere alle sue spalle. Usciti, lui l’affiancò e decisero di ritornare nel parco, per restarci.
 
<< Sono felice di notare che parecchie cose non siano cambiate >> iniziò lui.
 
<< A cosa ti riferisci? >>
 
<< Continui ad arrossire >>
 
Abbassò lo sguardo, nuovamente in imbarazzo.
 
<< Per l’appunto >> continuò lui e lo sentì sorridere.
 
<< Tra le tante cose, vorrei dirti che non riesco a togliermi la tua canzone dalla testa >>
 
<< Quale? >> si sorprese lei, scattando a guardarlo.
 
<< “Under the rain” >>
 
 << Oh >>
 
<< Cosa? >>
 
<< Nulla, solo che, se devo essere onesta…prima di inciderla mi era venuto in mente di chiederti di cantarla con me >> ammise, abbassando lo sguardo.
 
Lui si bloccò. << Cavolo! Perché non l’hai più fatto? >>
 
<< Non so se ti ricordi in che rapporti fossimo fino all’altro giorno. Pensavo avresti rifiutato >> sussurrò per tutta risposta.
 
<< Rifiutato? Io amo quella canzone! Ti avrei detto immediatamente di sì >>
 
<< Non potevo saperlo >>
 
<< Uff…perché non hai chiesto? >> cominciò a lamentarsi.
 
<< Te l’ho detto! >> replicò lei, iniziando a scherzarci su. << Ci sei rimasto male? >> chiese poi, notando la sua espressione.
 
<< Beh…cosa dici? >>
 
<< Possiamo sempre rimediare >>
 
<< Come? >>
 
<< Mi chiedevo…ti andrebbe di scrivere una canzone insieme? >>
 
<< Insieme, io e te? >>
 
<< No, tu e un fenicottero rosa >> rispose, in vena di sarcasmo.
 
<< Sono carini i fenicotteri rosa >> replicò, trattenendo una risatina.
 
<< Ora non puoi dirmi di no >>
 
 << Perché? >> chiese, ritrovando il suo sorrisino malizioso.
 
<< Perché te l’ho chiesto invece di dare per scontato la tua risposta >>
 
<< No >>
 
 << No? >>
 
<< No >> ripeté.
 
<< Okay >> e lo sorpassò appena.
 
<< Stavo scherzando. Mi piacerebbe tantissimo! >> esclamò, piazzandosi davanti a lei, all’improvviso, facendola sobbalzare.
 
<< Sei sicuro? >>
 
<< Sicuro, sicuro >> le assicurò e allungò il mignolino.
 
Lei capì e glielo strinse. << Ora che so che sei sincero, possiamo iniziare >> scherzò.
 
Lui annuì e tornò al suo fianco. << Anche oggi >>
 
<< Anche oggi >> fece eco lei, come a metabolizzare quanto avesse sentito e ripresero a camminare per un breve tratto, prima che lui si accomodasse sull’erbetta.
 
<< Dove le hai trovate quelle parole? >> chiese lui, quasi assorto, sdraiandosi e poggiando il bicchiere accanto alla sua testa.
 
<< Quali? >> chiese, portandosi le ginocchia al petto.
 
<< Quelle della canzone >>
 
<< Dalla tua mancanza. Niente più, niente meno >> ammise.
 
<< Ti sono mancato? >>
 
 << Hey, ti ricordo di averti amato >> e cercò di sorriderne, nonostante lui non stesse facendo caso alla sua espressione bensì al suo tono.
 
<< E ora? >>
 
 << Cosa vuoi che ti dica? >>
 
 << Sai cosa provi per me? >> la loro chiacchierata era sincera ma molto rilassata.
 
Erano stati capaci di dirsi in meno di un’ora tutto quello che si erano taciuti per mesi, per venti lunghi mesi. Ed era questo quello che li rendeva così speciali.
 
<< Non proprio >>
 
 << Mhm… >>
 
Lo guardò dall’alto e rimase a fissarlo, magari in attesa dicesse qualcosa, ma non lo fece. Per un po’.
 
<< Ci tengo a te, lo sai? >> e ruotò il capo, come se lei fosse alla sua altezza.
 
Annuì, appena. << Non mi aspettavo di trovarti qui >> aggiunse.
 
Erano in vena di confessioni e decise di essere onesta, in tutto e per tutto.
 
<< Io lo sapevo >>
 
<< Come? >>
 
<< Sasha. E’ una mia amica >>
 
<< Oh, avrei dovuto scommetterci >> e si sentì quasi assalire dalla gelosia, proprio come la prima volta che aveva visto Kate.
 
<< Cosa? >> chiese lui, come se l’avesse intuito.
 
<< Conosci tutte o tutte conoscono te >> tornò a fissare il cielo, intrecciando le mani dietro la nuca.
 
Sorrise, appena. << Sono piacente >>
 
 << Sei un idiota >> e gli diede una lieve spinta.
 
<< Gelosa? >>
 
Scosse la testa mentre lui le lanciava sguardi di sottecchi.
 
<< Non ti credo >>
 
 << Fatto sta che tu sapevi di trovarmi ed io no >>
 
<< Te l’ho detto. Io ho le mie conoscenze >> continuò a scherzare.
 
<< Perché sei andato via ieri sera? Cher non ha voluto dirmelo >>
 
La domanda lo spiazzò e lei se ne accorse.
 
<< Ero stanco >> mentì.
 
Lei non era certa stesse dicendo la verità ma si accontentò di ciò che aveva detto. Sperava che la sua “fuga” la riguardasse, ma lui non ne aveva fatto parola quindi non era così importante. Non quanto avrebbe voluto essere.
 
<< Tu e George siete diventati molto amici >> e il suo tono suonò diverso, come triste.
 
<< Non è carino? >> si entusiasmò.
 
 << Lui ti piace? >> questa volta fu lei a rimanere spiazzata.
 
<< N-no >> balbettò.
 
<< A lui piaci >>
 
<< No >>
 
<< Non era una domanda >>
 
<< Cos’hai? >> cambiò discorso.
 
<< A cosa ti riferisci? >>
 
 << Mi sembri strano >>
 
<< Sarà ancora la stanchezza >>
 
 << Sei stanco ogni volta si tratti di George >> lo punzecchiò lei, non curante della sfacciataggine che aveva usato.
 
La guardò, sorrise flebile e si strinse nelle spalle. Lui sapeva avesse ragione ma non voleva dirglielo. Lui era geloso. Geloso del fatto che George potesse passare del tempo con lei, che lui fosse suo amico, che lei non avesse risentimenti. Immaginò quante giornate avevano passato insieme, quante chiamate fino a notte fonda e lui…lui non aveva più potuto stringerla; non come aveva fatto sotto la pioggia.
 
Passarono un’oretta in quel modo, conversando con leggerezza, in sussurri. Si dissero tutto, tranne quello che entrambi volevano sentire ma avevano timore di pronunciare per primi. Quel “ti sto ancora aspettando” non uscì mai dalle loro bocche. Andarono a pranzo e non smisero di parlare degli anni precedenti, lanciandosi frecciatine evidenti. Poi, la chiamata di Cher, impedì loro di continuare. Tornarono in fretta e furia all’edificio per giocare. Appena entrati, lei intravide George.
 
<< Ti va di conoscerlo? >> gli chiese.
 
<< Lo conosco già >> e il ragazzo, in lontananza, si voltò, quasi per evitarli.
 
<< Siete amici? >> scosse la testa.
 
<< Dai, vieni >> lo invitò.
 
<< Devo fare una chiamata. Ti raggiungo tra cinque minuti >>
 
Lo guardò un po’ male, come se facesse fatica a credergli.
 
<< Promesso. Cinque minuti >> sorrise e lei non poté far a meno di lasciarlo andare.
 
Lo vide allontanarsi, poi si avvicinò a George. << Scusa per non essere venuta, andremo domani >> disse trovandosi ancora alle sue spalle.
 
Lui non rispose e non sembrava di buon umore. “Ho combinato un guaio” pensò, consapevole ce l’avesse a morte con lei.
 
<< George… >> pronunciò lieve, sperando di poter evitare qualcosa di tragico, sperando in una risposta.
 
Si voltò. << No, non esiste. Ti sembra carino quello che hai fatto? >> le urlò contro.
 
<< Scusa, mi dispiace >>
 
 << E’ una settimana che pianifico di sfruttare questo giorno per andare al salone con te. Ci tenevo tanto a scegliere la mia futura auto in tua compagnia ma tu mi hai abbandonato! >>
 
 << Mi dispiace! >>
 
 << E non hai nemmeno avuto il coraggio, se così si può dire, di venirmelo a dire. Mi hai mandato uno stupido messaggio e sei sparita! >>
 
 << Scusa, George >> non riusciva a pensare o parlare in modo razionale con lui che gli urlava contro.
 
<< E questo per stare con Harry?! >> buttò all’aria i fogli che aveva tra le mani, di cui lei non si era accorta prima, e uscì fuori.
 
Lei lo guardò, incredula. Raccolse i fogli e sbirciò. Erano foto di auto. Probabilmente quelle che gli sarebbe piaciuto maggiormente acquistare. Le sistemò e, cercando di non stropicciarle, le infilò sotto il braccio. Decise di andare a parlargli. Nonostante avesse paura lui potesse strepitare ancora, volle correre il rischio. Stava per mettere piede fuori quando venne bloccata dall’uomo che, il giorno prima, l’aveva prelevata per la partita. Fu costretta, a malincuore, a rimandare.
 
<< Ci rincontriamo >> scherzò Harry, affiancandola.
 
<< Quale evento inaspettato >> gli resse il gioco.
 
<< Si è arrabbiato? >>
 
Lei annuì rumorosamente mentre, tra le urla degli spettatori, raggiungevano i tavolini da ping pong in cortile insieme alle altre tre squadre.
 
<< Perché? >>
 
<< Saremmo dovuti andare a scegliere la sua auto insieme, gliel’avevo promesso >>
 
<< Non ricordavo fossi la tipa da infrangere le promesse >> rispose, serio.
 
<< Infatti non lo sono. Sei arrivato tu, di nuovo >> commentò lei in un sussurro, come in un flusso di coscienza.
 
Lui non udì altro che la prima parte della frase, che lei aveva pronunciato a voce più alta. Lasciarono perdere, per concentrarsi sulla partita. Lei si voltò verso gli spalti, tra un set e un altro. Non trovò George. Si sentì un po’ triste al riguardo ma sapeva avrebbe dovuto aspettarselo.   
 
<< Non sei venuto >> disse lei, poggiandosi allo stipite della porta, alle sue spalle.
 
<< No >> rispose, nient’affatto sorpreso della sua presenza.
 
<< Mi sarebbe piaciuto vederti tra la folla >>
 
<< C’erano i fans, no? >> il suo tono monocorde la irritò così tanto che fu tentata di mandarlo a quel paese e tornarsene in qualche sala da sola o con Harry.
 
Stranamente le cose con lui erano diventate più semplici della situazione in cui si trovava con George.
 
<< Sai cosa? Non mi importa >> e andò via, seguendo l’impulso.
 
<< Aspetta >> le urlò dietro, afferrandola.
 
<< Ah, ora ti va di parlare? >>
 
Lui sbuffò. << Non fare così >> le disse.
 
<< Così come? >>
 
<< Come se fossi la vittima. Non lo sei >>
 
<< Nemmeno tu, George. Non è morto nessuno >> la lasciò e temette lei volesse andare via, ma non lo fece.
 
<< E’ solo che…tu sapevi quanto ci tenessi >>
 
 << Ti ho detto che mi dispiace. Non ho saputo dirgli di no >>
 
 << Non sapresti farlo. Non gli diresti mai di no! >>
 
 << Sì che lo farei >>
 
 << No, non lo faresti. Quella di oggi ne è una prova. Siamo amici da un anno e so che lui sia stato importante ma mi sarei aspettato altro >> ammise, senza alterarsi.
 
<< Mi dispiace di non averti messo in cima alle mie priorità ma per me è importante poter chiarire con Harry >>
 
 << Harry, è sempre importante Harry >> urlò.
 
 La calma non era durata molto. Questa volta fu lei a sbuffare. << Perché non posso nominarlo senza che tu vada su tutte le furie? >> chiese lei, poi.
 
<< Secondo te, perché? >>
 
<< Ma cosa ne so! >>
 
Lui fece un mezzo giro su sé stesso e, dopo averle dato le spalle per una ventina di secondi cercando di sfogare la sua rabbia, si voltò nuovamente dalla sua parte.
 
<< Andiamo domani? >> chiese lei, vedendo la sua espressione tornare rilassata.
 
Lui sorrise. << Prometti che non esisteranno altri problemi? >>
 
 << Harry non è un problema >> ribatté, accennando un sorriso.
 
Lui le lanciò un’occhiata alquanto torva e lei scoppiò a ridere. << Scusa >> sussurrò con sguardo colpevole mentre tratteneva un risolino.
 
Lui non seppe tenerle il muso un istante di più e le sorrise. << Domani >> concluse.
 
<< Ora devo scappare >>
 
Lui sbuffò appena nel vederla indietreggiare.
 
<< Cosa? >> chiese lei, notandolo.
 
<< Nulla, nulla >> disse con un tono affatto adeguato a ciò che aveva appena riferito.
 
<< Non ti credo >>
 
Lui non rispose, fingendo di non averla sentita.
 
<< Geoorge >> lo esortò, cercando di stabilire un contatto visivo.
 
Quasi seccato, la guardò. << Vai con Harry? >>
 
 << No, c’è il meet and great >> rispose, con naturalezza, quasi disarmandolo.
 
<< Anch’io ho il meet and great. Perché tu devi scappare? >>
 
 << Devo andare in bagno e a recuperare una bottiglina d’acqua >>
 
 << Aaah! >> esclamò.
 
Lei sorrise. << Credevi andassi con Harry anche adesso? >> chiese.
 
Lui annuì, sincero.
 
<< Ah, quanto sei stupido! >> lo prese in giro, scompigliandogli i capelli. << Io scappo, dai. Ci vediamo tra poco >> aggiunse e, prima di andare, gli scoccò un bacio sulla guancia del quale lui fu felice.
 
*George’s POV*
Non sapeva se essere felice o triste per quanto accaduto. L’aveva abbandonato per Harry. Aveva messo quel ragazzo davanti ad una promessa; davanti ad un impegno preso in precedenza. Non doveva significare molto per lei, in confronto. Però, poi, si era scusata. Aveva rinunciato all’inizio, ma poi era rimasta. Avevano chiarito. Gli aveva fatto un’altra promessa. Questo lo consolò, lei doveva tenerci. Sperò solo che avrebbe mantenuto la seconda promessa.                   
 

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Capitolo 5
*** << I don't want you to go >>. ***


(Aprile 2014)
<< Io ci metterei un “Na na na” o un “1, 2, 3, 4” >> scherzò lui.
 
 Lei gli fece il verso prima di rispondergli: << So che è una tradizione nella tua band, ma qui non va >>
 
<< Dai, è carino >> insistette.
 
Lei scosse la testa e tornò a fissare il suo block notes, seduta sull’unica poltroncina della stanza. Harry, il solo a farle compagnia, era seduto a terra ad un metro da lei, con un block notes simile tra le mani. Stavano scrivendo, come avevano pensato il giorno prima, una canzone sulla loro relazione. Erano sgattaiolati via durante la pausa antecedente al pranzo e si erano rinchiusi in una stanza isolata. Volevano essere certi che nessuno li avrebbe disturbati durante il loro processo creativo.
 
<< Fai il serio >> disse poi, ricordandosi di doverlo ammonire per quanto detto.
 
<< Mi sto sforzando ma qui sei tu quella brava a scrivere >> spostò appena la testa sulla sinistra, per sporgersi da dietro al block notes che aveva lasciato coprirle il volto fino a quel momento, e lo guardò, lanciandogli uno sguardo alquanto allibito.
 
 << A cosa ti stai riferendo ora? >>
 
 << Lo sai, no? “Under the rain” chi l’ha scritta? –non attese risposta e proseguì- Tu, tu e nessun altro. Io cos’ho scritto? >>
 
 << Ti senti inferiore? >> lo prese un po’ in giro, lei.
 
 << Oh, per una volta che volevo essere serio! >> si finse offeso e, lasciando cadere il block notes e la penna, incrociò le braccia al petto.
 
<< No, no, non fare così >> gli disse, col tono di chi parla con un bambino e vuole dargli ragione sfruttando il fatto sia troppo stupido per capire non ne abbia.
 
 Lui, per tutta risposta, le fece il verso. << Non scrivo più >> continuò, girando il viso alla sua sinistra.
 
Lei scoppiò a ridere. << Non sei cambiato affatto >> commentò, ancora divertita.
 
<< Dovrebbe essere un complimento? >> chiese, guardandola e dimenticando la parte che stava recitando poco abilmente.
 
Scrollò le spalle e con un sorriso gli disse: << Se vuoi >>.
 
Lui si alzò e le andò in contro con un’espressione alquanto strana. << Cosa c’è? >> chiese, facendosi indietro e portando le mani leggermente in avanti per proteggersi nel caso in cui facesse qualcosa di pericoloso o stupido all’improvviso.
 
<< Hai paura? >> chiese fermandosi a fissarla con un sorrisino.
 
<< Beh, sei imprevedibile, come sempre >> e non abbassò la guardia.
 
 Lui riprese ad avvicinarsi lentamente con la stessa espressione sul viso. Si coprì, pensando al peggio. Lui, semplicemente, le tolse il block notes e la penna dalle gambe e la tirò per le mani, facendola alzare di scatto. Non aspettandoselo, le sue gambe quasi non ressero il peso del suo corpo. Lui, però, la sorresse finché non poté farlo da sola qualche secondo dopo. Quando si rese conto non avesse intenzioni strane o dannose, aprì gli occhi. Si trovò faccia a faccia con i suoi smeraldi e il suo sorriso radioso. Diamanti. Doveva trattarsi per forza di diamanti, pensò.
 
<< Ora sei più tranquilla? >> chiese lui lieve, con una dolcezza incredibile nella voce.
 
<< Sì >> sussurrò, vergognandosi appena di aver pensato lui potesse farle del male e di essersi, quindi, riparata.
 
<< Ti va di ballare? >> le chiese come se fosse la cosa più naturale del mondo.
 
Credette di non aver sentito bene e rimase immobile, cercando di catturare la scia delle sue parole che rimbalzavano sulle pareti della stanza, come ogni onda sonora.
 
<< Cosa? >> chiese poi, non riuscendo a capire.
 
<< Ti va di ballare? >> chiese una seconda volta, scandendo le parole.
 
Rimase sorpresa, ma non rifiutò. Annuì, timida. Lui le lasciò una mano per scivolare delicatamente sul suo fianco. Sentì un brivido percorrerle la schiena e sperò fosse il freddo. “A Londra fa molto freddo in Aprile, vero?”. Poggiò la mano libera sulla sua spalla e, dopo aver intrecciato appropriatamente l’altra, aspettò che lui iniziasse a condurre. All’inizio fece un po’ fatica a stare al passo. Era passato troppo tempo dall’ultima volta in cui i loro cuori avevano battuto seguendo lo stesso ritmo. Ne erano consapevoli, ma bastò poco affinché ritrovassero la coordinazione.
 
<< Sei diventato più bravo o e una mia impressione? >> chiese lei, sinceramente stupita.
 
<< Non ho ballato molti lenti dall’ultima volta >> ammise, senza sapere quanto quella frase potesse essere significativa.
 
Il solo udirla le fece fare una capriola, mentale. Lui non aveva più ballato lenti. Dall’ultima volta. Lui ricordava l’ultima volta avessero ballato. Sulla spiaggia, il giorno prima che tutto finisse. Lui ne parlava ancora, come fosse l’unica cosa, l’unico punto di riferimento. Il suo sguardo cadde sulle ciocche di capelli che le contornavano il viso. Non riuscì a fare a meno di lasciare la presa dalla sua mano per sistemargliele dietro l’orecchio. Lei sussultò, sorpresa. Non era più abituata a quelle premure, a quelle grandi mani calde così vicine al suo volto. Aveva sentito di nuovo un brivido. Ne era certa. Lo stava amando. Lo amava come, inconsapevolmente, aveva fatto da quella sera in cui, in compagnia di Federica e degli altri ragazzi, l’aveva conosciuto. Lui, per tutta risposta, le sorrise. Era felice. Si sentiva felice come non lo era mai stato. Lei era così bella, lei era così unica. Lei era qualcosa che, nemmeno sforzandosi, era riuscito a dimenticare. Pensò a quante lacrime dovevano aver versato quegli occhi verdi oliva che tanto amava, per colpa sua. Quante volte doveva averlo odiato. Quanto volte si era maledetto per non averle potuto dire la verità. Squillò il cellulare del riccio e l’atmosfera magica, creatasi intorno ai due così spontaneamente, si interruppe.
 
<< Devo rispondere >> abbozzò lui, in tono neutro.
 
In realtà ne era abbastanza seccato, ma cercò di non darlo a vedere. Lei annuì rumorosamente e lo vide allontanarsi di qualche passo per rispondere. Si sfregò le braccia lungo il bacino, per accertarsi che quel punto fosse sensibile al tocco di chiunque. Non sentì i brividi. Se l’aspettava. Ma sperava di non essere ancora così innamorata, così dipendente, così legata. Molto goffamente andò a sedersi sulla poltrona, assumendo una posizione alquanto insolita per lei, abituata ad accomodarsi composta o, al massimo, rannicchiata. Fece scivolare i piedi, scalzi, sotto il suo sedere e si poggiò  con la pancia ad uno dei due braccioli. Controllò che, da quella posizione, non si vedesse nulla dal suo vestitino, poi riprese il block notes. Provò a scrivere qualcosa ma i suoi occhi si rifiutarono di fissare quella pagina bianca e si spostarono sulla schiena del riccio. Le sue spalle larghe e possenti, leggermente irrigidite, la fecero sorridere. Le ricordarono un porto sicuro, casa. Le ricordarono tutto ciò che aveva sempre desiderato. Soprattutto le ricordarono cosa fosse l’amore. I suoi occhi salirono alla sua nuca. Il suo collo parzialmente coperto dai ricci. Si sentì richiamare. Sentì l’impulso di far scorrere le sue dita tra quella morbida chioma indomata. Sentì l’impulso di stringerlo, come prima della fine. Ma nulla, nulla poteva essere come prima della fine. Nulla poteva tornare all’istante in cui il loro amore era stato integro, senza incrinature. Per quanto negli ultimi due giorni si stessero sforzando, non avrebbero mai potuto nascondere il fatto che fossero ormai un vetro danneggiato; non abbastanza da essersi rotto, ma troppo per essere definito intatto. Il loro amore aveva conosciuto la rabbia, la delusione, il tradimento, l’inaspettato, lo sconforto, l’abbandono. Tutte forme che non erano amore.
 
<< Scusa, era Louis >> disse, ancora prima di voltarsi.
 
Quando non la vide nell’esatta posizione in cui l’aveva lasciata, sobbalzò appena. Gli ci volle qualche secondo per trovarla nella stanza.
 
<< Tranquillo >> rispose lei, con un sorriso.
 
<< Ti sei già arresa? >> scherzò, andandole in contro, volendo continuare ciò che aveva lasciato in sospeso.
 
<< Se parli dei lenti, sì >> e tornò col capo chino sul block notes.
 
Avrebbe passato la vita a fissarlo ma non voleva che le sue guance cambiassero colore sotto i suoi occhi; per questo, ogni tanto, era costretta a distogliere lo sguardo e fingere non le importasse.
 
<< Dai, avevo voglia di fare un po’ di pratica, farti vedere dei nuovi passi >> continuò con fare lamentoso.
 
Vide le gambe a pochi centimetri dalle sue, sentì la sua presenza incombente al di sopra del suo capo e, per un istante, le parve anche di essere sfiorata dal suo respiro caldo. Decise di guardarlo.
 
<< Ora? >> lui annuì e le porse la mano.
 
<< Oh, stavolta sei più delicato >> lo punzecchiò.
 
 Accettò “l’invito”, lasciando scivolare il block notes delicatamente sulla poltrona. Si scatenò un turbinio di emozioni dentro di lei quando lui, per la seconda volta, le poggiò la mano sul bacino. Sperò non riuscisse a leggerle l’anima. Non voleva sapesse. Lo amava, ma non voleva lo vedesse. Perché per lui, lei era andata avanti.
 
<< Vacci piano con i nuovi passi. Ti ricordo quanto io sia negata >> commentò lei, notando lui si stesse velocizzando.
 
Le sue labbra si aprirono in un sorriso spontaneo, uno dei più belli lui le avesse mai regalato, inconsapevole. Per dispetto aumentò la velocità e iniziò a buttare i piedi a caso tra i suoi per infastidirla e cercare, scherzosamente, di farla cadere. Lei scoppiò a ridere, aggrappandosi alla sua t-shirt per trascinarlo con sé nel caso in cui lui fosse riuscito nel suo intento. Alla fine, in un modo che non compresero, caddero entrambi, con un gran tonfo. Scoppiarono a ridere e ne approfittarono per sdraiarsi sulla moquette, incapaci di sollevarsi. L’uno accanto all’altra.
 
<< Dovremmo scrivere, sai? >> gli ricordò lei, con gli ultimi residui di risata in gola.
 
 << Sei sempre così…guastafeste? >> chiese, allo stesso modo.
 
 Gli diede una lieve spinta all’altezza dell’avambraccio senza nemmeno guardarlo. Lui ricambiò, più dolcemente. Andarono avanti a spinte per una decina di volte e, a mano a mano, le risate aumentavano.
 
<< Harry… >> iniziò lei, in un sussurro.
 
<< Cosa? >> e girò il viso per guardarla.
 
Di sottecchi lo vide. << Questo soffitto non è romantico >> sussurrò, fingendo di rivelargli qualcosa di estremamente importante, prima di voltarsi a guardarlo, a sua volta.
 
Scosse la testa, alquanto divertito e sorrise, ancora. << La nostra canzone potrebbe esserlo, ma tu non vuoi scriverla >> rispose.
 
 << Ma sentitelo! >> esclamò fingendosi offesa, mettendosi a sedere di scatto per poterlo osservare da una prospettiva migliore.
 
Lui rise, guardando di sottecchi la sua espressione. Non replicò. << Allora me ne vado >> continuò lei e si alzò.
 
La afferrò per la caviglia e le impedì il movimento, facendola quasi cadere per la seconda volta.
 
 << Sei scorretto >> si lamentò, lanciando uno sguardo alla sua “trappola” con i capelli che le coprivano la visuale per l’inclinazione del viso.
 
Il riccio, quindi, lasciò la presa e assunse una finta espressione innocente.
 
 << Non vuoi che vada? >> si accertò.
 
 << Resta con me >>
 
 << Perché? >> chiese, senza rendersi conto di quanto il suo tono fosse diventato serio ma leggero.
 
 << Non voglio che tu vada via >>
 
 << Questo l’avevo capito, ma perché? >> insistette.
 
 << Mi piace passare il mio tempo con te, di nuovo >> proferì in un sussurro, ma non gli costò fatica.
 
 Lo disse con naturalezza e sincerità. Lo disse perché voleva farlo, perché nascondere la verità e rivelare solo metà della realtà, non era necessario con lei. Lo era stato in una sola occasione e, di quella, ancora si pentiva. Non poteva tornar indietro e, l’unica cosa che lo consolava, era sapere l’avesse fatto per proteggerla. Proteggere lei e nessun’altra. Non c’era altra ragione. Avrebbe voluto dirglielo ma doveva tacere. Sorrise dolce e si decise a restare. Quelle frasi, quei gesti, quei sorrisi, valevano più di tutti i silenzi precedenti. Erano più forti di qualsiasi cosa li avesse separati.
 
<< Ad una condizione >>
 
<< Sentiamo >> e si mise a sedere.
 
 << Voglio scrivere questa canzone con te, oggi >>
 
 << Oggi? V-vuoi finirla? >>
 
 << Nemmeno iniziarla sarebbe male >> scherzò.
 
 << Accetto, a patto che… >> non lo lasciò finire.
 
<< Ma non ero io quella nella posizione di dare condizioni? >>
 
<< No, assolutamente >>
 
<< Dai, sentiamo >> e incrociò le braccia al petto, in attesa proseguisse.
 
<< Devi scrivere la prima frase >>
 
 << Ah, certo! La parte più difficile >>
 
 << Anche la seconda frase è difficile, non credere >>
 
 << E la terza e la quarta e così via. Devo scrivere tutto io? >>
 
 << Se ti va… >> le fece l’occhiolino.
 
 << Sei inquietante >> commentò, rilassando le braccia e mutando la sua espressione alla vista di quella mossa goffa da parte del riccio.
 
<< Sai, la dolcezza non fa proprio parte di te, oggi >>
 
 << Carino che tu abbia specificato aggiungendo quell’ “oggi” >>
 
 << Okay, smettiamola. Non sono discorsi tipicamente da noi >> concluse, per entrambi.
 
 Non poté fare a meno di concordare. Quel tipo di battute era solita scambiarle con Fedez, non certo con lui. Squillò il suo cellulare.
 
<< Stavolta è il mio >> e andò alla borsa, lasciata sul mobiletto poco distante.
 
Frugò fino a trovare il telefono ma, quando riuscì a prenderlo, la chiamata era appena terminata. Sbloccò per rendersi conto di chi fosse: George. Con sua grande sorpresa trovò anche cinque messaggi, sempre da parte sua. Controllò l’orario e urlò, quasi. Era tardissimo. Avrebbe già dovuto essere al salone con l’amico. Non voleva pensasse gli avrebbe dato buca di nuovo perché non l’avrebbe fatto, aveva imparato la lezione. “Two minutes. I’m coming in the hall. Sorry for being late x” gli scrisse in fretta e inviò. Posò il cellulare in borsa e si voltò a cercare con lo sguardo dove avesse lasciato le scarpe.
 
<< Cosa ti serve? >> chiese Harry.
 
<< Le mie scarpe >> gli rispose, sperando in un po’ d’aiuto.
 
<< Ah, non lo so. Devi andare via? >> lei annuì rumorosamente mentre camminava frenetica per tutta la camera, esaminandone ogni angolo.
 
<< Dove? >> chiese lui, seguendola con lo sguardo tutto il tempo, come un girasole fa con il sole.
 
 << Con George. Sai di ieri, no? Ti avevo detto avrei recuperato oggi, mi pare >> rispose distratta mentre si chinava sotto il mobile per afferrare la prima scarpa.
 
 La infilò saltellando e continuò la ricerca della seconda.
 
<< Ah, sì >> e il suo tono parve intristirsi, il suo entusiasmo spegnersi.
 
<< Ti va di venire? >> gli chiese, per cortesia.
 
Sapeva non avrebbe mai accettato ma volle provare. << No, no, figurati >> rispose lui, in maniera prevedibile.
 
<< Prima o poi dovrai parlargli >> e gli lanciò un’occhiata veloce mentre localizzava la seconda scarpa.
 
 << Perché? Non è detto >> si affrettò a precisare.
 
 << Ma come? E’ un mio amico >>
 
 << E vuoi che conosca i tuoi amici? >>
 
 << Sì, perché lo sei anche tu >> e gli sorrise non sapendo quanto quelle parole gli avessero fatto del male.
 
Lui non voleva essere un semplice amico. Lui non voleva essere posto sullo stesso livello di qualcun altro; voleva significare di più. Dopo quello che le aveva fatto, probabilmente, era già tanto che avesse ricominciato ad usare l’appellativo “amico” ma a lui non bastava. Ricambiò flebile, giusto per non farla insospettire, giusto perché lei non avrebbe potuto capire.
 
<< Di nuovo stanco? >> gli chiese con un sorrisino, mentre recuperava la borsa e si preparava ad uscire.
 
 Gli parve che quella volta fosse più consapevole, meno convinta. Scosse la testa, evitando di parlare.
 
<< Sicuro tu non voglia qualcosa? Mi sto preoccupando >> e si bloccò a fissarlo, col fiato sospeso.
 
<< No, sto bene >> rispose, ancora serio.
 
 Non fu sicuro avesse sbattuto le palpebre da come lo fissava, preoccupata.
 
<< Davvero >> aggiunse sorridendo della dolcezza di quel gesto.
 
Lei si rilassò e ricambiò. << Allora vado >> proferì quasi a chiedere se fosse d’accordo.
 
<< Vai >> e le lanciò un altro sorriso.
 
Annuì con un brillio negli occhi e andò alla porta. << Se hai bisogno di qualcosa, chiama >> concluse.
 
Appoggiò la mano sulla maniglia e Harry la raggiunse, di corsa, per stamparle, a sorpresa, un bacio sulla guancia. Sussultò prima di sorriderne, con le guance in fiamme.
 
<< Non metterci troppo >> pronunciò lui.
 
<< Mhm >> rispose guardandolo di sottecchi e aprendo la porta lentamente, per evitare di sbattergliela in faccia per sbaglio.
 
 
*George’s POV*
La cercò ovunque, davvero inconsapevole di dove si fosse cacciata. Aveva davvero intenzione di rompere un’altra promessa? L’aveva chiamata, le aveva mandato messaggi, gli aveva risposto dicendo sarebbe arrivata ma di lei nemmeno l’ombra. Tornò nella hall e la vide venirgli in contro dal fondo del corridoio. Provò un tuffo al cuore. Più si avvicinava e più gli sorrideva.
 
<< Ho fatto tardi? >> chiese, quando fu abbastanza vicina da essere udita.
 
<< Avevo solo il sospetto volessi lasciarmi solo di nuovo >> ammise, scherzandoci su.
 
<< No, stavolta no. L’ho promesso >> aveva il più bel sorriso avesse mai visto.
 
Credeva impossibile derivasse da tutto il dolore avesse provato. Si incamminarono verso il parcheggio.
 
<< Harry? >> si informò.
 
<< Non ti fa innervosire il suo nome? >> chiese, lanciandogli una sottile frecciatina.
 
 << Ma no…cioè non sempre >> si corresse, balbettando appena.
 
<< E’ assurdo, lo sai? >>
 
 << Cosa? >> chiese mentre saliva nell’auto personale della band.
 
Lei lo imitò prima di continuare il discorso. << Tu diventi nervoso quando senti il suo nome, lui diventa improvvisamente stanco quando sente il tuo >>
 
 << Gli hai chiesto perché è andato via ieri? >>
 
 << Mhm… >>
 
 << Allora? >>
 
 << Era stanco, appunto >> e alzò le spalle, sapendo di star dicendo qualcosa non avesse né capo né coda.
 
 << Non era perché stavi ballando con me? >>
 
 << Cher non ha voluto dirmelo >>
 
 << Non puoi chiedere a nessun altro? >>
 
 << Vorrei me lo dicesse lui >>
 
 << Credi lo farebbe? >>
 
 << Non ora >>
 
 << E se lui ti dicesse che è scappato per gelosia, cosa faresti? >> e mise in moto.
 
Lei si ammutolì al suo fianco. La guardò di sottecchi, era assorta, paralizzata.
 
<< Ci sei? >> e svoltò a destra.
 
 Non ricevette nessuna risposta. << Sei viva? >> continuò, con un tono scherzoso.
 
<< Non lo so >> rispose flebile.
 
 << Non sai se sei viva? >> le chiese facendosi scappare un risolino.
 
<< Non so cosa gli direi >> continuò, ancora seria.
 
 Si sentì morire. Lei non avrebbe saputo cosa dirgli. Si evinceva, quindi, che lei sarebbe ritornata da lui se questi gliel’avesse chiesto. Lei non si sarebbe mai accorta di quanto fosse cotto perché troppo legata ad Harry. La cosa triste era che, lo vedeva, anche Harry sembrava volerle ancora bene. Sarebbero tornati insieme. Era questione di poco. Solo questione di orgoglio. Anche se non avrebbe dovuto, perché teneva alla felicità di Melyem, sperò che quel sentimento non venisse mai ingoiato e messo da parte. Voleva un’occasione.
 
<< Dovresti pensarci >> rispose, rallentando prima di un’altra curva.
 
La sua intenzione era quella di apparire disinteressato, di far risultare le sue parole come un semplice consiglio in quanto avrebbe dovuto sapere cosa fare nel caso in cui si fosse trovata davanti ad una situazione simile; la realtà era che voleva sapere la risposta. Voleva che lei scegliesse lì, in quella macchina con lui.
 
<< Credi sia importante? >> di sottecchi la vide voltarsi dalla sua parte.
 
<< Sì >> e le lanciò un’occhiata veloce, prima di tornare con gli occhi sulla strada.
 
<< Non lo dirà mai >> concluse lei con un gesto della mano, preparandosi a lasciare la conversazione e quella stupida possibilità alle spalle.
 
Lui, però, non voleva. Sentiva il bisogno di sapere. << Cosa gli diresti? >>
 
 << Non gli direi nulla perché lui non direbbe nulla del genere >>
 
 << Io credo di sì >> insistette.
 
 << Smettila >> e il suo tono suonò leggermente irritato.
 
Non l’aveva mai vista così. Rinunciò. << Scusa >> sussurrò.
 
 Sapeva di essere andato oltre, di non aver saputo gestire bene la conversazione ma non poteva farci niente se, avere quella risposta, gli aveva fatto perdere la ragione.
 
 
*Harry’s POV*
Quanto le mancava. Bloccato nel traffico, prese il block notes e, ignorando i tentativi di Paul di tenere una conversazione, scrisse. Scrisse per lei, di lei. Non erano riusciti ad iniziare la canzone, non avevano fatto altro che cazzeggiare, e il giorno seguente sarebbe stato l’ultimo giorno del torneo, quello della finale. Non si sentiva poi così tanto pronto a vederla tornare a casa, a lasciarla andare di nuovo e sperare che non avrebbe dimenticato i giorni trascorsi insieme. Non voleva correre il rischio di essere trattato da estraneo, ancora.
I still care about you, after all we’ve been through. You make me love you, I don’t know how you do. I just wish you loved me too. You loved me and I made you hate me. It hurt and you don’t know how it’s costing me to keep you far away from my reality. I just wish you could see, you should still believe in everything I said. I never lied, I was just bad” scrisse di getto, poi si fermò per rileggere.
 
<< Harry, mi stai sentendo? >> chiese Paul, guardandolo dallo specchietto retrovisore.
 
<< Scusa, Paul. Mi sto impegnando su una cosa >> e, senza accorgersene, la sua presa su quei fogli aumentò.
 
<< Non ti ho mai visto così serio. Che roba è? >>
 
 << Cerco di buttare giù una canzone >>
 
 << Una canzone? Tu? >> e quasi ne rise.
 
 << Non mettertici anche tu! So di non essere un granché ma così non aiuti >>
 
Sorrise nell’udirlo, quasi intenerito. << E’ che mi sembra assurdo >> rafforzò la sua idea, Paul.
 
 << Sì, hai reso l’idea >>
 
<< Okay, seriamente. A cosa si deve? >>
 
 << Mel >> e un sorriso spontaneo fece capolino sulle sue labbra, segnando nelle sue guance le sue meravigliose fossette.
 
<< Ti piace ancora, eh? >>
 
 << I-io, beh…sì >> ammise. << Non credo abbia mai smesso di piacermi, per quanto ci abbia provato >> aggiunse e si passò una mano sul collo, sfregandolo appena.
 
 << Lei lo sa? >>
 
 << No >>
 
<< Perché? >>
 
 << Non è facile >>
 
<< Sì, che lo è. Vai lì da lei e le dici “Sai, tu mi piaci ancora” >>
 
Ruotò gli occhi al cielo, non sopportava la prendesse così alla leggera. << Non posso farlo >>
 
 << Perché? >>
 
 << E’ complicato >>
 
 << Nulla è complicato se lo vuoi davvero >>
 
 << Ci tengo a lei. Per questo non posso dirglielo >>
 
 << Harry, stai facendo un gravissimo errore >> e il suo tono suonò come un rimprovero.
 
<< Finché fa soffrire solo me, che male c’è? >> e lasciò che il braccio cadesse come un sacco di patate sul sedile.
 
 << Tu credi di riuscire a farcela? >>
 
Tacque.
 
<< Preferisci soffrire? >> continuò e mille pensieri affollarono la sua mente.
 
Non avrebbe saputo cosa fare, non lo sapeva. << Aaaaah! >> soffocò un urlo, preso dalla disperazione e si coprì il viso con le mani.
 
 << Non puoi farlo >>
 
 << Io non posso farle questo >> rispose, infine, ancora riparato.
 
La sua voce fece fatica ad attraversare quella barriera, che lui stesso aveva voluto creare, e ad arrivare a Paul con la stessa tonalità.
 
 << Non puoi nemmeno fare questo a te e mentirle >>
 
Si rese conto avesse ragione. Si arrese, lasciando cadere le mani, scoprendosi. << Sei perfido >>
 
 << Oh, Harry sto solo cercando di aiutarti >>
 
 << No, invece. Andava tutto bene finché non hai sollevato l’argomento >>
 
Il traffico si sbloccò e Paul mise il piede sull’acceleratore mentre sentiva il riccio sfogarsi e quasi incolparlo.
 
<< E come pensavi sarebbe andata? >> replicò.
 
 Questo lo fece tacere. Si ritrovò senza sapere cosa dire.
 
 << Credi che tu possa andare avanti in questo modo? Se non parli, lei troverà un altro. Credi di poter sopportare la vista di lei, con un altro? Non ti lascio nemmeno rispondere, perché so che non è così. Quando si è messa con Axel, eri intrattabile >>
 
 << Hai ragione, Paul ma… >>
 
Non gli diede modo di continuare. << Non sai cosa potrebbe succedere se solo tu parlassi. Le cose non sono destinate ad andare come credi e, quello che credi, del resto, non è detto che sia reale >>
 
 << In conclusione? >>
 
<< In conclusione muovi quel culo, Harry >> disse severo, poi sorrise, tenero.
 
Harry era come un figlio per lui. Non avrebbe mai voluto facesse delle scelte sbagliate.
 
<< Okay, ci penserò >> e si sdraiò alla meglio sul sedile.
 
Squillò il cellulare e scattò a sedere per lo spavento.
 
<< Pronto >> rispose senza controllare chi fosse.
 
<< Hazza >> dissero dall’altro capo.
 
Una voce femminile, squillante, dolce, familiare, bellissima: lei.
 
 << Hey! >> esclamò, incredibilmente felice lei l’avesse chiamato nonostante non ne conoscesse ancora la ragione.
 
 << Disturbo la sua vita mondana, Styles? >> scherzò.
 
 << Al momento sono libero, signorina Melyem >> le resse il gioco.
 
<< Ha impegni per questa sera? >>
 
 << Così mi prende alla sprovvista. Dovrei controllare la mia agenda >>
 
 << E lo farebbe adesso? >>
 
 << Potrei provare ma le pagine da sfogliare sono tante >>
 
 << Beh, sappia che sarebbe lei a perderci >> e il suo tono divenne malizioso.
 
Lui non poté fare a meno di mordersi il labbro. << Lei è fortunata. Stasera ho disdetto tutti gli impegni >> continuò, senza uscire dal personaggio.
 
<< Bene, le andrebbe di raggiungermi in hotel per scrivere? >>
 
 << Mi perdoni, ma questo è lavoro! Io non lavoro di sera >> e si finse indignato.
 
Lei, dall’altro capo, rise. << Servizio in camera, schifezze varie, film e relax. Va meglio? >>
 
 << Non c’è male >>
 
 << Passi alle otto? >>
 
 << E se arrivassi prima? >> il suo tono si mutò immediatamente in malizioso.
 
<< Probabilmente mi troveresti sotto la doccia >> il tono di lei non fu da meno.
 
<< Ora che me lo dici, quasi quasi… >>
 
 << Adesso lo so! >>
 
 << E non ti faresti trovare sotto la doccia di proposito? >>
 
 << Okay, smettiamola >> concluse lei, con una risatina.
 
<< Sei la solita guastafeste. E’ già la seconda volta oggi >> rispose, facendosi contagiare.
 
<< Ti aspetto >>
 
 << Al cibo spazzatura e al film ci penso io, okay? >>
 
 << Okay, sorprendimi >>
 
 << Farò del mio meglio >>
 
 << Ciao >>
 
 << Hey… >> la richiamò, sentendo fosse sul punto di mettere giù.
 
<< Cosa? >>
 
 << Ci tengo a te >> affermò, con una dolcezza unica.
 
Lei, accortasene, sorrise. << Anch’io >> rispose e attaccò, a malincuore.
 
Fissò il display imbambolato, con un sorriso da ebete.
 
 << Allora, novità? >> gli chiese Paul, distraendolo da quell’assurda pratica.
 
<< La vedo, stasera >>
 
 << Ne sei felice? >> fu la sua domanda retorica, accompagnata da un sorriso.
 
<< Sì >>
 
 << Vuoi che faccia qualcosa per te? >>
 
 << No, nulla. Sta tranquillo, prendo la mia auto >>
 
 
 
*Melania’s POV*
Controllò l’orologio un paio di volte, convinta che, fissandolo, questo sarebbe andato più veloce. Non vedeva l’ora di rivederlo, nonostante fosse tesa all’idea. Voleva passare del tempo con lui. Aveva passato mezz’ora a scegliere cosa mettere. Qualcosa di carino che non sembrasse troppo preparato e finto. Alla fine decise di lasciar perdere e indossò una tuta. Per completare l’opera fece una coda di cavallo e si struccò. I quintali di trucco che avevano usato quella mattina cominciavano a pizzicarle. Voleva stare comoda e rilassarsi. Non c’era altro modo in cui avrebbe potuto farlo. Controllò il cellulare. Nessun messaggio o chiamata persa. Aveva sentito sua madre un’oretta prima quindi non c’era pericolo la contattassero ulteriormente da casa. Lo lasciò cadere sul letto e si sdraiò a sua volta, al quanto esausta. Non era stata una giornata particolarmente stancante, non aveva fatto molto, ma i pensieri le avevano logorato il cervello. L’avevano appesantita. Aveva provato a capire Harry, quel ragazzo che, nonostante tutto, non riusciva a smettere di amare. Avrebbe tanto voluto comprendere come facesse ad avere un così forte ascendente su di lei. Più di tutto, però, avrebbe voluto sapere cosa le stava nascondendo da venti mesi. Tastando accanto a sé, recuperò il cellulare per leggere due messaggi che non avrebbe mai dovuto sottovalutare come, invece, e purtroppo, aveva fatto. “It’s not what you think! I can’t keep it anymore. Love you x” “No, I haven’t. You think something that’s not real ‘cause he wanted you to think like that but it’s all a lie”. Lui sapeva. Tutti sapevano, tranne lei. Niall era stato dolcissimo nel metterle una pulce nell’orecchio, lei non aveva capito. Mentre fissava quello schermo perdere la luminosità, ricevette una chiamata da Harry. Era come se avesse sentito il richiamo.
 
<< Pronto >> rispose, in tono squillante.
 
<< Hey! Non mi hai detto a che piano sei >>
 
 << Dettagli che davo per scontato >> e sorrise, con la lingua tra i denti. Si mise a sedere. << Sono al terzo piano, stanza 304 >> aggiunse.
 
 << Okay, perfetto >>
 
 << Sei giù? >>
 
Annuì rumorosamente e attaccò.
 
 Lei si ripromise gliel’avrebbe fatto notare. Qualche istante dopo bussarono alla porta e, felice, andò ad aprire.
 
<< Sei in ritardo e mi hai attaccato il telefono in faccia! >> esclamò subito lei, trovandoselo davanti.
 
 << Sei così sexy >> commentò con un risolino, sulla soglia.
 
<< Tutti questi complimenti in un solo giorno, Styles? >> chiese, imitandolo.
 
 << Prendilo come il giorno di Natale >>
 
 << A Pasqua >>
 
Lui si strinse nelle spalle e le lanciò uno sguardo innocente.
 
Il sorriso che ne derivò, mostrò le sue fossette. Lei si sentì avvampare, dimenticandosi di averlo lasciato sull’uscio.
 
<< Posso entrare? >> e sollevò all’altezza del suo viso una busta di un take away della zona.
 
 << S-sì, scusa >> balbettò, tornando in sé e spostandosi per lasciarlo passare.
 
Quando fu all’interno, lei richiuse la porta alle sue spalle, lasciando tutto il mondo all’esterno, lontano.
 
<< Fai come se fossi a casa tua >> gli disse, notando si stesse guardando intorno.
 
<< Dove l’appoggio? >> domandò, riferendosi al cibo.
 
<< Metti pure sul tavolino >>
 
 << Va bene >> e, facendo un passo indietro, lo adagiò in quel punto preciso.
 
<< Il cappotto, invece, appendilo >> gli suggerì.
 
 << E se poi lo dimentico? >>
 
 << Come fai a dimenticarlo? >>
 
 << Sono distratto >> si giustificò, guardandola in diagonale.
 
<< Sentiresti freddo >>
 
 << E credi tornerei indietro? >>
 
 << Se non ti piace il freddo, sì >>
 
 << E mi apriresti? >>
 
 << Sempre >> e sorrise flebile, dolce.
 
Le domande che si trovarono a scambiare erano più di quanto sembrassero. Non si trattava di un cappotto, del freddo, di una porta; era l’amore, era il suo amore. Il fatto che lei sarebbe rimasta se mai lui gliel’avesse chiesto. Era una metafora, una di quelle nascoste, una di quelle che comprendi ma taci; era la loro metafora. Lui ricambiò il sorriso dopo averla fissata il tempo necessario per rendersi conto del fatto che si fosse innamorato, di nuovo. Per rendersi conto che in realtà non avesse mai smesso e che, quindi, quei sentimenti non l’avessero mai abbandonato. In seguito si sfilò il cappotto con un movimento di spalle alquanto sensuale e lo appese. Lei lo sorpassò, tornando in camera, sul suo letto.
 
<< Cosa stavi facendo? >>
 
 << Ti aspettavo >> ammise, incerta che il volume della sua voce avesse superato le pareti della stanza per raggiungere le sue orecchie.
 
<< E prima? >> chiese, seguendola in camera.
 
<< Mi preparavo ad aspettarti >> l’affermazione le uscì spontanea, più naturale del bere un bicchier d’acqua.
 
 Non si rese conto di cosa potesse significare. Lui sorrise, per tutta risposta, prima di accomodarsi accanto a lei. La sua vicinanza le causò le farfalle allo stomaco. Volavano, rapide, contro le pareti interne e le sentiva, una ad una. Avrebbe potuto addirittura contarle se il suo cervello non fosse impazzito poco prima.
 
<< La tv è spenta, il cellulare non si illumina, non hai un block notes o la chitarra a portata di mano…devo crederti! >> esclamò, entusiasta fosse così.
 
<< Non avrei ragione di mentire >> e abbassò lo sguardo per qualche istante.
 
Di sottecchi lo vide sorridere. Lui sorrideva sempre quand’era in sua compagnia.
 
<< Mi diresti sempre la verità? >> domandò, tornando serio.
 
Alzò lo sguardo e si fissò nei suoi occhi. << Sì >>
 
 << Perché? >>
 
 << Non lo so, non posso fare altro >> ammise, scrollando le spalle con una tenerezza incredibile.
 
 << Non sei curiosa di sapere che film ho preso? >> cambiò discorso abilmente come solo lui sapeva fare.
 
 Tornò a sorridere e fece delle smorfie con il viso: le più assurde potessero venirle in mente. << Cosa fai? >> chiese, stranito.
 
<< Preparo i miei muscoli facciali allo stupore. Non voglio si blocchino perché impreparati >> concluse, causando una risata spontanea da parte del riccio.
 
<< Scema >> le diede una lieve spinta prima di alzarsi per recuperare la busta là dove l’aveva lasciata.
 
 Lei, nel frattempo, si alzò e accese la tv, preparando il lettore DVD. Recuperò il telecomando e tornò sul letto, in attesa. Si sporse per lanciare un’occhiata, impaziente. Lo vide di ritorno. Dalla busta del take away estrasse, con lentezza, “The last song”. Gli occhi di lei brillarono. Lui aveva già previsto una simile reazione.
 
<< Lo amo! >> urlò, strappandoglielo dalle mani con un pericoloso balzo in avanti.
 
<< Ricordavo una mezza cosa >> e, mentre la osservava esaltata per la scelta che aveva fatto, tornò sul letto.
 
 Lei, nel frattempo, si alzò e mise il dvd nell’apposito lettore. Aspettò che partisse e tornò al posto che aveva lasciato in precedenza, evitando il contatto troppo ravvicinato con quel ragazzo meraviglioso.
 
 << Posso togliere le scarpe? >> chiese lui, notando si trovasse scomodo con i piedi penzolanti al lato del letto per non sporcare la coperta.
 
<< E me lo chiedi? >>
 
Lo prese come un sì e si sfilò le scarpe con una rapidità unica. Incrociò le gambe.
 
 << Cos’hai preso di buono? >> chiese lei, dopo aver selezionato la lingua.
 
<< Spero ti piacerà, non è niente di che >> e prese a tirar fuori le varie pietanze, posizionandole davanti a loro.
 
 << Al massimo digiuno >>
 
E, come se avesse detto una parolaccia, lui alzò la testa di scatto e le lanciò uno sguardo severo.
 
<< Cosa? >> chiese lei, senza capirne la motivazione.
 
<< A costo di girare per tutta la città, non ti permetterei mai di digiunare >>
 
<< Davvero? >>
 
 << Non esiste >> aggiunse, come indignato al solo pensiero.
 
Lei sorrise della sua dolcezza e delle sue infinite quanto velate premure. Mentalmente ringraziò sua madre, Anne, per averlo cresciuto in quel modo. Lui era un dono del cielo. Uno di quelli per cui ancora credi nei miracoli.
 
<< Cos’hai? >> chiese lui, notando lei fosse rimasta in silenzio, assorta.
 
<< Pensavo >>
 
 << A cosa? >> e il suo tuono suonò curioso.
 
<< Oh, nulla >> e spostò lo sguardo sulla tv.
 
Il dvd era bloccato al menu principale, in attesa che qualcuno premesse play.
 
<< A cosa? >> insistette.
 
 << Faccio partire? >> chiese, fingendo di non aver sentito.
 
<< Dai, a cosa? >>
 
Lo prese come un sì e lo fece partire poi, voltandosi verso di lui, decise di dirgli la verità. << Al fatto che sei molto dolce e premuroso e, probabilmente, il merito è tutto di tua madre >>
 
 << Aww >> fu il suo semplice commento e si fiondò ad abbracciarla, prendendola alla sprovvista.
 
Alla fine le schioccò un bacio sulla guancia, poco prima di lasciarla andare. Gli lanciò uno sguardo riconoscente.
 
<< Sta per iniziare >> gli fece notare, esaltata, sentendo la musica di sottofondo e vedendo i titoli di testa apparire in sequenza sullo schermo.
 
<< Sì, fammi preparare da mangiare >> e il suo tono apparve stressato, come se sentisse di non riuscire a fare in tempo e perdere, così, la prima scena.
 
<< Apri tutto e rilassati. Ti aiuto >> lo tranquillizzò e prese ad aprire le confezioni più vicine a lei, lanciando occhiate furtive al monitor.
 
Riuscirono ad aprire e iniziare a mangiare prima che iniziasse la scena iniziale effettiva, per la gioia di entrambi. Lei, in seguito, si allungò per spegnere la luce, rendendo l’atmosfera più adatta alla visione di un film.
 
 
 
 
<< Harry… >> pronunciò lei, quando ebbero finito di mettere a posto, sdraiandosi sul letto, fissando il bianco soffitto.
 
<< Cosa? >> chiese lui all’in piedi, avvicinandosi.
 
<< Ti andrebbe di restare stanotte? >>






SPAZIO AUTRICE: Ecco il quarto capitolo, everybody. Spero sinceramente sia di vostro gradimento. Fatemi sapere, per favore. Qui non parla ancora nessuno :c

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Capitolo 6
*** Red. ***


(Aprile 2014)
Si svegliò più volte per colpa dell’ansia, quella che non l’aveva mai abbandonata per tutta la notte. L’ansia che lui potesse sparire e lasciarla lì, da sola. Ma lui non era andato via. Dormiva beatamente al suo fianco, come ai vecchi tempi. Aprì gli occhi, per l’ennesima volta, e, nervosa, controllò l’ora sul cellulare lasciato sul comodino. Erano le 7 passate da qualche minuto. Uscì dalle coperte con cautela decisa a concedersi una doccia. Non sarebbe riuscita a prendere sonno e mancava poco meno di mezz’ora al suono effettivo della sveglia. Quando lanciò un’occhiata al riccio, per controllare se si fosse accorto del suo spostamento, lui gemette e si mosse, allungandosi verso il suo lato. Il lato che stava lasciando vuoto. Era come se avesse sentito la nascita della sua assenza. Sorrise, alla vista di quella tenera figura. Era passato così tanto tempo dall’ultima volta avessero dormito insieme.
Infilò le pantofole e, in punta di piedi, raggiunse il bagno. Aprì l’acqua e iniziò a spogliarsi. Lasciò scorrere finché non vide il fumo aleggiare tutt’intorno. In quel momento entrò, tenendosi a debita distanza. Il solo vapore era abbastanza per scottarla, non osò immaginare a che temperatura fosse arrivata l’acqua. Per sicurezza, girò la valvola e si insaponò mentre il calore lasciava posto alla freschezza. Dopo aver trovato le condizioni ideali, rimase lì un quarto d’ora con i suoi pensieri. Harry era parte di ognuno di essi. Lui c’era, che si trattasse dei piani per il giorno successivo o dell’album o dell’esame di stato che avrebbe dovuto affrontare a distanza di un paio di mesi. Lui c’era e lei sperava ci sarebbe sempre stato e non solo come parte integrante delle sue fantasie. Sorrise flebile di come ogni cosa lo riguardasse, di come ogni cosa non riuscisse a non riguardarlo. Uscì e si infilò l’accappatoio con fare tranquillo. Si asciugò, si mise l’intimo e lasciò il bagno, cercando di sistemare il più possibile il disordine che aveva creato. Si intrufolò nella stanza, osservando un doveroso silenzio anche nei movimenti, e prese dei vestiti. Li infilò rapida dando le spalle al bell’addormentato. Quando fu sul punto di infilarsi le scarpe, suonò la sua sveglia. Harry gemette, infastidito. Lei ne sorrise e spense il cellulare per lui. Tornò ad occuparsi delle sue scarpe e, quando alzò lo sguardo, trovò il riccio a sbirciarla con una dolcezza incredibile. Non riuscendo a resistergli, gli fece una foto.*
 
 
<< Hey >> disse con la voce impastata che lei aveva memorizzato come il suono più bello avesse mai udito.
 
<< Hey >> rispose lei, con un sorriso. << Buongiorno >> continuò.
 
 << Buongiorno >> rispose.
 
 << Sono le sette e mezza >> lo informò, sicura volesse saperlo.
 
<< Mhm...andiamo a fare colazione? >>
 
 << Hai fame? >> chiese, un po’ stupita.
 
 Scosse lievemente la testa, poi le sorrise.
 
 << Se ti alzi, magari andiamo >> gli fece notare.
 
 << Ehm… >> alzò lieve la testa dal cuscino e la sua voce cominciò ad assumere un tono più squillante.
 
<< Cosa? >>
 
 << Dovresti…beh, dovresti girarti >>
 
 << Sei nudo? >>
 
Annuì, quasi colpevole.
 
<< Hai dormito nudo al mio fianco?! >>
 
Gli spuntò un risolino poco innocente sul viso. << Scusa, sai che mi sento più libero così >> si giustificò, poi.
 
 Alzò gli occhi al cielo. << Vado a suonare la chitarra nell’ingresso >> concluse, prima di voltarsi e lasciare la stanza proprio come lui le aveva chiesto di fare.
 
 Prima di prendere il suo inseparabile strumento, decise di postare la foto su twitter, giusto per divertirsi un po’. Quando fu sul social network, però, constatò non fosse l’idea migliore. Correva il rischio di essere presa di mira una seconda volta. Correva il rischio che fans, media o chiunque altro pensassero cose infondate. Avrebbero interferito e, in quel momento delicato, non sarebbe stato il caso. Si limitò, quindi, a scrivere qualcosa. “Best morning ever in London! Sad it’s gonna be the last one :[”. Sentì il telefono di Harry suonare. Non era la suoneria del giorno precedente quindi, probabilmente, non si trattava di una chiamata ma di un messaggio, anche perché il suono era stato breve.
 
<< Perché sei triste? >> le urlò, facendola sobbalzare.
 
<< Eh? >> chiese lei, con lo stesso tono.
 
<< Hai scritto che sei triste perché sarà l’ultima mattina >> e la sua voce, quella volta, suonò un po’ ovattata.
 
<< Perché sei su twitter invece di vestirti? >> gli urlò, per tutta risposta.
 
<< Mi è arrivata la notizia, non ho potuto fare a meno di controllare >>
 
Un sorriso invase le sue labbra. Lui, come anche lei, non aveva tolto le notifiche. Questo fu un segnale. Lui non l’aveva del tutto lasciata andare, lui aveva cambiato poco e niente da quando aveva voluto dirle addio.
 
<< Sei uno spione >> lo prese in giro, senza lasciare che lui sapesse quanto felice l’avesse inconsapevolmente resa.
 
<< Mi interesso >> fu la sua risposta e la sua voce risuonò così vicina.
 
Si sporse a controllare e lo trovò proprio dietro l’angolo, vestito per metà. Indossava i jeans della sera prima e stringeva la maglietta.
 
<< Ti stavi nascondendo? >> gli chiese poi.
 
 << Volevo fare lo spione >> commentò divertito, infilandosi la t-shirt.
 
<< Non ti è riuscito poi così tanto >> rispose appoggiandosi alla parete, a pochi centimetri dal suo viso.
 
 Quando la sua testa uscì dallo scollo della maglia e i suoi occhi si riaprirono, incontrando quelli di lei, sussultò. Lei, notandolo, fu sul punto di chiedergli cosa avesse poi i suoi smeraldi la paralizzarono e comprese cosa stesse provando. Rimasero a fissarsi immobili finché Harry non si allungò. Appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle rosse e carnose di lei. Chiusero gli occhi. Lei una frazione di secondo prima di lui. Lui inserì la lingua e lei non si oppose. La sua mano cercò quella di Harry. Una volta trovata, gliela strinse lentamente. Il riccio, poi, usò l’altra per sfiorarle il viso, seguendone per un po’ i contorni prima di fissarsi su un punto. I brividi l’invasero. Il suo tocco era qualcosa di inspiegabile, la mandava in paradiso. Le sue labbra, i suoi baci. Le era mancato quel sapore. Stava succedendo tutto così in fretta che lei ebbe il timore fosse ancora tra le coperte. Lui si staccò, lento. Aprirono gli occhi in contemporanea. Lui le sorrise. Lei, ricambiò.
 
<< Sono pronto >> disse poi, riferendosi alla colazione.
 
<< E’ inutile che prenda la chitarra, allora >>
 
 << Per la canzone >>
 
 << Non possiamo mica scriverla ora >>
 
 << Prima o poi dovremmo iniziare >>
 
 << Oggi pomeriggio? >> propose.
 
Annuì. << Anche perché stasera c’è la festa di fine torneo >> spiegò.
 
<< E tu berrai fino ad ubriacarti >> quasi lo ammonì.
 
 << No, se tu mi chiedi di non farlo >>
 
La frase la fece sorridere, di un sorriso a trentadue denti. Abbassò lo sguardo, prima di arrossire sotto i suoi occhi. Allungò una mano sotto il suo mento e le alzò il viso affinché lo guardasse. Sorridendole le stampò un bacio sulla guancia, facendola sussultare.
 
<< A-andiamo? >> balbettò, indicando col pollice la porta alla sua destra.
 
Lui comprese il suo imbarazzo e annuì, intenerito. Le diede le spalle per recuperare il cappotto mentre lei si avvicinava alla porta, trattenendosi dal lanciare urletti di felicità per ciò che era appena successo. Si voltò per controllare avesse fatto e, quando lo vide raggiungerla, aprì la porta facendo bene attenzione avesse con sé la chiave elettronica. Entrarono in ascensore e non fecero altro che lanciarsi frecciatine innocue. Quando ne uscirono si recarono spediti ad uno Starbucks lì vicino. Incredibile come quella catena fosse ovunque, tranne che in Italia. Chiacchierarono amabilmente seduti al tavolino poi, dopo aver consumato i muffin, decisero di ultimare le bevande passeggiando. Arrivarono così, all’evento. Appena misero piede dentro lui ricevette una chiamata.
 
<< Ti raggiungo tra poco >> le disse, bloccandosi fuori.
 
<< Va bene >> ed entrò, dopo avergli sorriso.
 
 
 
*George’s POV*
La vide entrare sorridente. Aveva qualcosa di unico. Era sempre bellissima ma, quel mattino, c’era qualcosa di speciale; qualcosa che faceva in modo brillasse di luce propria. Le andò in contro curioso di scoprire di cosa si trattasse.
 
<< Buongiorno! >> esclamò.
 
Sussultò. << Mi hai spaventata >> gli disse, portandosi una mano al petto.
 
<< Scusami >> e le si avvicinò per baciarle la guancia.
 
Si ritrasse. Nel comprenderlo, si bloccò.
 
<< Cosa c’è? >>
 
Il telefono le squillò e lei fu costretta ad allontanarsi, impedendogli di sapere cosa le fosse preso.
 
 
 
*Melania’s POV*
 
<< Pronto >>
 
 << Hey! Sei sveglia? >> una voce squillante e un forte accento canadese fecero capolino nel suo orecchio.
 
 << Sono le otto del mattino in questa parte di mondo >> rispose con entusiasmo.
 
<< Qui è notta fonda, ecco perché te l’ho chiesto. Ma non dovrebbero essere le nove da te? >>
 
 << Sono a Londra >>
 
 << Aaah! >>
 
 << Come stai? >> cambiò discorso, felice di sentirlo.
 
<< Sto bene, tu? >>
 
 << Tutto alla grande >>
 
 << Devi dirmi qualcosa? >> le chiese con un finto tono sospettoso.
 
<< Di persona sarebbe meglio >>
 
 << Ora sono curioso! >> e il suo tuono risuonò lamentoso, simile a quello di un bambino intento a fare i capricci.
 
<< Stavo pensando che se mi chiami nel cuore della notte dev’esserci qualcosa che non va >>
 
 << Quindi passiamo subito a me? >> le sembrò di sentirlo sorridere di un sorriso amaro.
 
 Non gli rispose perché sapeva non avesse finito.
 
<< Sono nel mio letto, non riesco a dormire. Fisso il soffitto e penso. Il mio cervello non riesce a smettere di pensare a lei >>
 
 << Selena? >>
 
 << No, Avalanna >>
 
 << Ti manca? >>
 
 << Tantissimo. Mi sei venuta in mente e ti ho chiamata >>
 
 << Aww, come mai? >>
 
 << Tu hai scritto quella canzone bellissima per lei >>
 
 << L’ho fatto per te. Perché la sua…-evitò di usare la parola “morte”- ti ha reso triste >>
 
 << Tutt’ora >>
 
 << Era una bambina meravigliosa e ti sta guardando dall’alto. Ti sta proteggendo come nessuno mai e ti sta amando. Ti ammira ed è orgogliosa di te e dei traguardi che stai raggiungendo >>
 
 Sospirò. << Sai sempre cosa dire per sollevarmi >>
 
 << Dico solo la verità. Credo fortemente nella sua presenza >>
 
 << Sì? >>
 
 << Io la vedo al tuo fianco, Justin. La vedo ogni volta tu sia in strada o stia cantando. Non sei mai solo >>
 
 << Vorrei cantare quella canzone con te >>
 
 << Un duetto, Jus? >>
 
 << Sì >>
 
 << Mi farebbe molto piacere >>
 
 << Davvero? >> era incredulo all’idea lei avesse accettato di dividere la canzone con lui.
 
<< Certo! Mi sembri stanco, perché non provi a riposare? Arriverai stanco alle interviste o al concerto >>
 
 << Ho la giornata libera >>
 
 << Ti conviene riposare comunque, no? >>
 
Annuì rumorosamente dall’altro capo. << Forse riuscirò a prendere sonno ora che mi hai dato questa bella notizia >>
 
 << Buonanotte e sogni d’oro >>
 
<< Ci mettiamo d’accordo per registrare, vero? >>
 
 << Ne parliamo al tuo risveglio >> lo rassicurò.
 
 << Ciao, grazie >>
 
 << Aww, non ringraziare. Ti voglio bene >>
 
 << Anch’io, tanto! E…hey, buongiorno >>
 
 Sorrise prima che lui attaccasse. Ripose il cellulare nella tasca e tornò indietro, sperando di non rincontrare George.
 
<< Sono tornato >> pronunciò Harry affiancandola senza che lei l’avesse visto arrivare.
 
 << Sei un uomo impegnato >> lo prese in giro, guardandolo di sottecchi con un sorriso.
 
 << Meno di quanto sembri >>
 
 << Da quando siamo qui mi avrai abbandonata dieci volte per rispondere a delle chiamate >> gli fece notare.
 
 << Solo due e la seconda volta era mia madre >>
 
 << Perché non me l’hai detto? Mi sarebbe piaciuto salutarla >>
 
 Si strinse nelle spalle. << Non ci ho pensato >>
 
 << La prossima volta… >>
 
 << …me ne ricorderò >> continuò lui.
 
 Si scambiarono un sorriso.
 
<< Anche tu eri al telefono, però >> aggiunse lui.
 
 << Era Justin >>
 
 << Bieber? >>
 
 Annuì rumorosamente, poi aggiunse: << Era un po’ triste per Avalanna >>
 
 << Mi dispiace >>
 
 << Mi ha chiesto di duettare insieme >>
 
 << Ne ha approfittato per imitarmi >>
 
 << Oh, tu non me l’hai chiesto e comunque no. Ho scritto una canzone tempo fa per lui e la morte di Avalanna. A lui è piaciuta e mi ha chiamata per chiedermi di cantarla insieme >>
 
 << Non riusciva a chiudere occhio per questo? >>
 
 << No…almeno non credo >>
 
 << Mi sono perso altro? >> chiese con un sorrisino. << Parlavi tanto di me come uomo impegnato eppure sei tu quella con un nuovo duetto… >> la punzecchiò, immediatamente.
 
<< E’ successa una cosa strana mentre non c’eri >> si trovò a confessargli.
 
<< Ti hanno rapita gli alieni? >> ironizzò.
 
Gli lanciò un’occhiataccia e lui tornò serio. << Con qualcuno? >> chiese poi.
 
<< Con George >> pronunciò dopo essersi guardata furtivamente intorno per accertarsi non ci fossero orecchie “scomode” in ascolto.
 
Le fece segno di raggiungere la sala degli armadietti alla fine del corridoio. Lei comprese e lo seguì.
 
<< Cosa? >> domandò.
 
<< Credo volesse darmi il buongiorno con un abbraccio o un bacio sulla guancia e…mi sono ritratta >>
 
 << Ti sei ritratta >> ripeté in tono monocorde, soppesando quanto avesse udito.
 
Lei annuì rumorosamente in attesa di un suo parere.
 
Le lanciò uno sguardo. << E’ colpa mia >>
 
 << Colpa tua? >>
 
 << Il mio bacio è un marchio. Ti ha segnata in modo che nessuno ti si possa avvicinare >> scherzò.
 
 Capita la poca serietà della sua spiegazione mista alla dolcezza del suo tono, si lasciò andare ad un sorriso. << Mi hai costruito una barriera intorno? >> la sua voce risultò divertita alle orecchie di lui.
 
 << Ci provo >>
 
 << Paura della concorrenza? >>
 
 << Potrebbero farti del male >>
 
 << Nessuno potrebbe mai farmi più male di quanto me ne abbia fatto tu >> rispose e l’amarezza prese il sopravvento.
 
Non proferì parola, si limitò a stringerla da dietro, poggiando il mento sulla sua spalla destra. Il suo calore l’avvolse. Essere stretta fu come essere inondati dalla pioggia dopo un lungo periodo di siccità. Non avrebbe potuto desiderare altro. Lui era con lei nel ricordo del dolore.
 
<< Mi dispiace >> le sussurrò nell’orecchio. << Sei l’ultima persona che avrei voluto distruggere >> ammise.
 
 Lei, inconsciamente, portò la mano alla catenina finendo per sollevare il ciondolo caduto nello scollo del suo top. << Era quello che volevi dirmi? >> gli chiese, facendo riferimento all’aeroplanino.
 
 Lo vide e sussultò. << Volevo lasciarti qualcosa che ti proteggesse e ti riportasse da me >>
 
 << Non ha fatto altro >>
 
<< Eppure non te ne sei separata >>
 
 << Non ho detto che non mi piaceva il fatto che lo facesse >> lasciò cadere il ciondolo delicatamente sulla sua pelle, sentendo il sorriso di lui farsi largo sul suo viso e risuonando nel suo orecchio.
 
 << Sono contento di… >> lo interruppe.
 
 << Anch’io, Harry >>
 
 Lui non proseguì, consapevole non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro. Si staccò da lei e il freddo la invase mentre l’altoparlante riempiva il breve silenzio che si era appena creato con un: << Cher Lloyd, George Shelley, Harry Styles e Melyem sono attesi nel cortile >>
 
 Si scambiarono uno sguardo d’intesa e, dopo che lui ebbe posato velocemente il cappotto nel suo armadietto, raggiunsero l’esterno.
 
 
 
*George’s POV*
Arrivò con Harry e il suo cuore si incrinò per il dolore. I loro sorrisi così divertiti, i loro sguardi così complici. Tutto era così bello e perfetto. Lui avrebbe voluto essere quel riccio che le stava accanto. Voleva essere quel ragazzo con cui stava parlando perché lui, quella mattina, non c’era ancora riuscito. Dopo il tentativo di salutarla si era ritratta e la telefonata che l’aveva allontanata, non l’aveva più riportata indietro. Doveva essere rimasta in compagnia dell’ex con cui tanto desiderava chiarire. Lo stesso che, appena due giorni prima, le causava ansia. Com’era stato possibile risolvere le cose in così poco tempo? Com’era possibile si parlassero come se non fosse accaduto nulla? Lei lo stava evitando, lo stava ignorando quando, prima che iniziasse tutta quest’avventura, era Harry quello da evitare come la peste bubbonica. Poteva cambiare tutto così in fretta? Potevano le persone cambiare idea da un giorno all’altro? Lei lo stava facendo e il solo vederla compiere quei gesti lo lacerò. La cosa più triste era che lei non si accorgeva minimamente degli effetti del suo comportamento e come avrebbe potuto?
 
<< Vi ho chiamati perché siete le ultime due squadre >> esordì il vicepresidente, Ben.
 
<< Sono contento che abbiate partecipato e siate arrivati in finale. Sono contento dei traguardi che questa giusta causa sta raggiungendo. Vorrei ricordarvi della conferenza di oggi pomeriggio e della festa di stasera. Mi raccomando, confido in voi >> concluse, come un padre amorevole.
 
 Lanciò un’occhiata a Melania. Stava sussurrando qualcosa nell’orecchio di Harry e lui appariva serio mentre annuiva. Concordavano su qualcosa e, questa piccola cosa, lo fece andare fuori di testa. Annuì con un finto sorriso al responsabile, poi si concentrò sul riccio, deciso a fare del suo meglio per vincere il match. Voleva dimostrarle fosse migliore del suo ex pieno di stupidi tatuaggi.
 
 
 
*Melania’s POV*
<< “Harry Styles, bad boy della band One Direction, è stato avvistato in tarda serata nei dintorni dell’hotel in cui soggiorna la cantante ed ex fiamma, Melyem. Arrivato in auto scura con una busta di una nota catena di take away, avrebbe trascorso la serata in sua compagnia. Non avrebbe lasciato l’hotel prima della mattina successiva. Foto testimoniano, infatti, sia uscito indossando gli stessi vestiti della sera precedente. Cosa nascondono i due ex piccioncini? Che ci sia un ritorno di fiamma?” non è divertente? >> gli chiese, seduta a piedi scalzi sulla poltrona del giorno precedente, passando lo sguardo dal display del cellulare al suo dolce viso.
 
Lui sorrise flebile. << Ci hanno scoperti >> pronunciò col tono di chi volesse sussurrare una magia.
 
 Lei sorrise. << Non ti turba? >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Che parlino di te così? >>
 
 Scosse la testa. << Cosa ne penserà Michael? >> chiese di rimando.
 
 << Ben presto non sarà più affar suo ciò che faccio >>
 
La guardò interrogativo.
 
<< Il mio contratto con loro scadrà a breve e non ho intenzione di rinnovarlo. Sto già segretamente contrattando per firmare con un’altra casa discografica >>
 
<< Italiana? >>
 
 << Anche se speravo in qualcosa di inglese >>
 
 << Per starmi vicino? >> e le lanciò un sorrisino malizioso.
 
<< Se non scappi >> rispose, allo stesso modo.
 
<< Mi troveresti sempre >>
 
 << Uhm, probabile >> e alzò una spalla, inclinando la testa.
 
<< Lo faresti >> e il suo tono risuonò così sicuro.
 
Lei gli sorrise, dolce. << Vuoi scrivere? >>
 
 << Hai qualcosa in mente? >>
 
Lei annuì rumorosamente. La guardò un istante poi recuperò il block notes e la penna dal pavimento.
 
<< Dai >> la incitò.
 
<< “Missing the roof that had the start of us, recalling how on a stage it came back to be just you and me” >> pronunciò in un sussurro imbarazzato.
 
<< Cosa? >> chiese.
 
 Lei sapeva avesse capito ma che voleva obbligarla ad ammetterlo a voce alta.
 
<< Hai capito >>
 
 << No, non è vero >> continuò evitando di ridere ma si tradì.
 
<< Non lo ripeto >> sorrise della sua ostinazione.
 
Lasciò andare il block notes e si sdraiò sul pavimento.
 
<< Cosa fai? >> gli chiese, guardandolo dall’alto.
 
<< Spegni la luce >>
 
 << La luce? >>
 
 Annuì rumorosamente e lei obbedì, nonostante non capisse cosa volesse ottenere.
 
<< Vieni qui >>
 
 << Lì? >>
 
 << Sdraiati con me >> le chiese con un tono talmente dolce che non riuscì a resistergli.
 
 Tornò indietro e si adagiò al suo fianco. << E’ molto romantico >> commentò sarcastica lei, fissando il soffitto bianco.
 
 << Fingi sia un cielo stellato >> le suggerì, con voce bassa. << Fallo per me, chiudi gli occhi >> continuò.
 
 Lei si fidò ciecamente e lasciò che le sue palpebre si incontrassero e dessero vita alle tenebre. Solo la sua voce le faceva compagnia.
 
<< Lo stesso cielo stellato della sera in cui abbiamo festeggiato il nostro anniversario in anticipo >>
 
lei fece un lieve verso d’assenso, mentre si immergeva nei ricordi meravigliosi che possedeva, che le restavano.
 
<< Mi manca un po’ quella sera >> ammise lui.
 
<< Anche a me >>
 
 << Mi manca il film che abbiamo visto, per metà –partì una risatina- i pop corn misti a patatine. Mi manchi tu. Di quella sera, mi manchi tu >>
 
 Non fiatò. Amava sentirlo parlare, caduta in una sorta di trance per il suono ipnotico e dolce della sua voce roca.
 
<< Questo momento mi ricorda tanto il film “Le pagine della nostra vita” >>
 
<< Quello che abbiamo visto quando hai voluto seguirmi per i funerali >>
 
<< Non ti avrei mai lasciata sola in un momento del genere >>
 
<< Ed è per questo che sei la dolcezza >>
 
<< Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? >>
 
Lei annuì rumorosamente.
 
<< Credo che la nostra canzone dovrebbe parlare di questo >> continuò.
 
<< Del fatto che mi sono presa una cotta terribile vedendoti in foto e quando ti ho conosciuto è stato anche peggio? >> chiese con un sorrisino.
 
 << La fai sembrare una cosa brutta >>
 
 << No, amarti non lo è stato. Perderti sì. Hai presente la canzone della tua dolcissima ex fiamma, Taylor? >>
 
 << Quale? >>
 
 << “Red” >>
 
 << No, cosa dice? >>
 
 << “Losing him was blue like I’d never known, missing him was dark grey all alone. Forgetting him was like trying to know somebody you never met ‘cause loving him was red, burning red”. Ecco com’è andata >>
 
 << La ascolterò >> si ripropose.
 
 << Sono convinta dovremmo parlare di tutto questo prima di iniziare >> affermò decisa.
 
 << Parlare di cosa? >>
 
 << Di tutto questo tempo passato…separati, ecco >>
 
 << Credi aiuterebbe per l’ispirazione? >>
 
 Lei annuì rumorosamente mentre alcune scene riprendevano vita, colpendola nel suo punto debole, il cuore.
 
<< Allora credo ci sia qualcosa che dovrei dirti… >> iniziò con tono serio.
 
<< Cosa? >> sgranò gli occhi nonostante gli avesse “promesso”  li avrebbe tenuti chiusi per poter immaginare qualcosa di romantico come quel cielo stellato.         








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SPAZIO AUTRICE: Buon pomeriggio a tutti! Spero di essere riuscita a caricare bene l'immagine, stavolta. 
Spero che il capitolo vi piaccia, in tutta onestà è uno dei miei preferiti per via di alcuni scambi di battute tra Melania/Melyem e Harry. 
Mi piacerebbe molto avere i vostri pareri. Sono curiosa, davvero. 


Spero di postare presto. Dipende dalla velocità che impiegherò per scrivere il capitolo. (Non quello successivo. Sto già scrivendo il 22°, solo per essere chiari lol)


Detto questo, vorrei ringraziare le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite (a parte me, che non so come ho fatto dal cellulare lool), tra le seguite e tra le ricordate. Siete tutte dolcissime, aww. 
Buon proseguimento di giornata :) x

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Capitolo 7
*** Cold coffee. ***


(Aprile 2014)
<< Io…-si lasciò andare ad un sospiro alquanto frustrato- è difficile >>
 
 << A parole tue >>
 
 << Non ci riesco >>
 
 << Allora inizio io? >>
 
 << Aprimi la strada >> e accennò un sorrisino.
 
 << Ho pianto tutte le notti fino ad addormentarmi, per mesi >>
 
 << Per me? >>
 
 << Mi mancavi da morire >>
 
 << Hai mai pensato di dirmelo? >>
 
 << E a cosa sarebbe servito? Tu mi avevi lasciata andare come un giocattolo vecchio perché te ne piaceva uno nuovo >>
 
 << Avrei voluto saperlo >>
 
 << E cosa avresti fatto? >>
 
 << …non lo so >>
 
 << Non avresti potuto fare nulla, Harry. Tu eri la malattia e la sola cura >>
 
 << E’ così poetico >>
 
 << Oh, andiamo >> rispose dandogli una lieve spinta sentendosi presa in giro da quell’affermazione.
 
 << Dicevo sul serio! >>
 
 << Ora tocca a te >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Devi parlare del post-rottura >> e cercò di sorriderne mentre lo incitava.
 
<< Mi sono sentito un verme tutto il tempo >>
 
 << Perché? >>
 
 << Per il modo in cui ti avevo lasciata andare quando nemmeno… >> si bloccò, come se si fosse pentito di aver parlato troppo.
 
 << Nemmeno? >>
 
 << Nulla >>
 
 << Harry >>
 
 << Nulla >> ripeté, cercando di convincerla, inutilmente.
 
<< Va bene >> si rassegnò, facendolo trasparire nel suo tono. << Pensavo non te ne fregasse niente. Pensavo mi avessi usata ed ero arrabbiata. Volevo odiarti, Harry. Volevo che stessi male perché tu facevi stare male me. Non ho mai provato una cosa del genere. E’ stato tremendo. Piangevo, fingevo, provavo a lasciarti andare ma tu…tu eri lì >> aggiunse.
 
<< E Axel? >>
 
 << Axel è stato, inconsapevolmente, un comodo diversivo. Credevo fosse amore e invece…stavo sbagliando >>
 
Lui annuì rumorosamente. Aveva capito cosa stesse intendendo.
 
<< Immagino di non poterti chiedere altrettanto per Taylor e Rita o chiunque tu abbia avuto intorno in questo lasso di tempo >> constatò lei.
 
 << Taylor…mi piaceva. Era così dolce, aggraziata, poetica, intelligente. Davvero tante belle qualità ma con me…non sono durate >>
 
 << Cosa vuoi dire? >>
 
 << Dopo un po’ ho cominciato a non sopportare il suono della sua voce. Non sopportavo il fatto che scrivesse di qualsiasi cosa io facessi o la circondasse. Tra noi è finita e, com’era prevedibile, ci ha scritto su >>
 
 Lei sorrise, divertita. << Me l’ha detto >>
 
 << Ah, sì? >>
 
 << Mi ha chiamata l’anno scorso >>
 
 << Immagino sia per questo motivo che vi parliate >>
 
 << Probabile >> e si strinse nelle spalle nonostante, il trovarsi sul pavimento, non donasse la piena libertà di movimento.
 
Calò il silenzio. Lei lo riempì. << Anch’io scrivo di te, non ti infastidisce? >>
 
<< No >>
 
 << Sai che lo faccio? >>
 
 << Desidero che tu lo faccia >>
 
 Rimase sorpresa. << Perché? >>
 
 << Perché vuol dire che…beh, che non lascio la tua mente. Mi ha reso felice sapere mi pensassi >>
 
 << Te l’ho detto, mi sei mancato da morire >> rafforzò il concetto.
 
<< Forse un vero cielo stellato sarebbe più romantico >> ammise Harry, cambiando discorso.
 
<< Dobbiamo trovare un posto decente >> gli rispose trattenendo una risatina.
 
<< Ti andrebbe di venire da me, stasera? >> le propose.
 
 << Da te? >>
 
 << Casa nostra, intendo. I ragazzi non ci sono e potremmo passare un po’ di tempo da soli facendo in modo che la canzone esca fuori. Tra l’altro potremmo evitare i commenti dei tabloid >>
 
 << Allora ti infastidiscono! >> esclamò, voltandosi a guardarlo.
 
Lui fece lo stesso, di scatto. << No! Voglio solo tenerteli lontani >>
 
 << Non credi che io sappia badare a me stessa? >>
 
Lui annuì, lentamente. << Proteggerti è più forte di me >> aggiunse.
 
 << E continuo a chiedermi perché tu non l’abbia fatto quando mi hai distrutta >> commentò in un sussurro, tornando a fissare il soffitto.
 
 << Il 10 Luglio è stato il giorno più bello della mia vita e il 17 Agosto il più brutto. Non credere di essere stata l’unica a soffrire >>
 
 << Perché il dolore era solo nei miei occhi e i tuoi continuavano a brillare come smeraldi? >>
 
 << I miei occhi? Credi che brillino? >> la guardò e, di sottecchi, le sembrò volesse che lei ricambiasse, così lo fece.
 
 Vide le adorabili fossette comparire su quel viso angelico ed ebbe paura di sciogliersi. Non aveva fatto i conti, però, con lo scintillio dei suoi occhi quando si fissarono nei suoi, nonostante ne stessero parlando. Si paralizzò, cercando di ricordarsi come respirare.
 
<< C’è l’oceano >> rispose assorta.
 
<< Eppure a me piacciono i tuoi >> replicò.
 
<< Ce li scambiamo? >> provò a scherzare lei, sentendosi un po’ goffa.
 
<< Oppure potresti promettermi che ci guarderemo a vicenda, per… >>
 
<< …molto tempo? >> chiese lei.
 
Scosse la testa e lei capì cosa stesse intendendo.
 
<< Stai cercando di dirmi qualcosa, Styles? >> e un sorriso malizioso fece capolino sulle labbra rosse, mentre si metteva a sedere per guardarlo da una prospettiva migliore.
 
La guardò, spostando appena il viso, e le sorrise. Tese un braccio e, con delicatezza, la spinse giù. Scoppiò in una dolce risatina, ubbidendogli. Si stava lentamente abituando al suo tocco, alla tempesta che scatenava ogni volta. Si ritrovò al suo fianco, di nuovo.
 
<< Stai con me >> sussurrò, poi.
 
 << Per sempre o potresti restare per ora >> e si lasciò andare ad un risolino.
 
<< E’ la canzone di Weasley? >>
 
 Annuì. << “Cold coffee” >> precisò.
 
 << Mi sembrava familiare >>
 
 << Ma io domani mattina devo partire >>
 
 << Eh? >> chiese, non capendo a cosa si stesse riferendo.
 
<< Stavo pensando alla tua proposta per stasera. Credo dovrò declinare, non posso fare tardi >>
 
 << Resti a dormire e ti accompagno io in aeroporto >>
 
 << Dovrei prendere tutti i bagagli? >>
 
 << Sì, dai. Lasci l’hotel una notte prima, qual è il problema? >>
 
 << Sicuro di essere…ti va davvero di portarmi in aeroporto? >>
 
 << E’ stata una mia idea >> le ricordò.
 
 << E per quanto riguarda la festa? >>
 
 << Non siamo obbligati ad andare >>
 
 Lei tacque.
 
<< A meno che a te vada. In quel caso potremmo fare un salto e andare via prima >> aggiunse.
 
Lei scosse la testa. << No, preferisco passare la mia ultima giornata in un posto più tranquillo >> ammise, poi. << Ma se tu vuoi andare… >> iniziò a balbettare.
 
 Lui sorrise. << No, non va nemmeno a me >>
 
<< Allora… >> si fermò e lui prese la parola.
 
<< Dopo andiamo, tanto la mia macchina è ancora da te >>
 
<< Giusto >>
 
 << Sai cosa mi piaceva? >>
 
 << No, cosa? >>
 
 << Quando indossavi i miei vestiti. Ti stavano benissimo >>
 
 << Ho ancora la tua maglietta degli Iron Maiden >>
 
 << La mia maglia preferita con la mia persona preferita. Non è un’accoppiata vincente? >> scherzò e lei gli diede una lieve spinta.
 
 << Mi piace il fatto che i nostri discorsi non abbiano un filo logico >> commentò divertita poi girò il viso per poterlo ammirare.
 
 Non sarebbe riuscita a resistere senza osservare i suoi lineamenti perfetti, così dolci.
 
<< La tua risata mi è mancata >>
 
 << Ti rendi conto? >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Abbiamo tenuto questi segreti per due anni! >>
 
 << Sì, nessuno avrebbe dovuto sapere >>
 
 << Ora lo so, però >>
 
 << Perché ora sei qui >>
 
 << Non c’è altro posto in cui vorrei essere, Harry >> e lui, per la seconda volta nell’arco di mezza giornata, si allungò a baciarla.
 
 
 
 
*George’s POV*
La chiamò. Non la vedeva dalla conferenza. Era sparita nel nulla e le mancava. Qualcosa gli disse fosse stata distratta da Harry, ancora.
 
<< Pronto >> gli rispose, in tono squillante.
 
<< Hey, che fine hai fatto? >>
 
 << Sono in hotel >>
 
 << Ti riposi? >>
 
 << Magari! Preparo le valige >>
 
 << In ansia per domani? >> la prese in giro.
 
 << No, anzi. Sono piuttosto triste >> gli sembrò parecchio indaffarata.
 
<< Lascerai la tua città preferita >>
 
 << E le mie persone preferite >> aggiunse.
 
 Sorrise. << Oh, grazie >> rispose, intuendo stesse parlando di lui.
 
<< Sì anche tu >> e sentì dei rumori indistinti.
 
 << Cosa stai combinando? Stai facendo un casino! >> ridacchiò.
 
 << Niente, vado avanti e indietro prendendo la mia roba dal bagno >> rispose con sufficienza.
 
 Gli parve di disturbare ma era deciso a non buttar giù. Aveva bisogno di sentirla, di sentire la sua voce. << Ah bene >> commentò.
 
 Sentì bussare.
 
<< Scusa un attimo >> gli disse con respiro affannato.
 
 << Va bene >> e rimase in ascolto.
 
 Udì dei passi, rumori indistinti e poi gli parve di distinguere il cigolio della porta.
 
<< Sei tornato! >> esclamò entusiasta e si chiese a chi si stesse riferendo.
 
<< Sì, scusa. Mi hanno fermato delle fans e… >> si paralizzò.
 
 Sentì il cuore smettere di battere. Ebbe paura di essere sul punto di esalare l’ultimo respiro. Harry era lì con lei.
 
<< Sei a telefono? >> le chiese poi.
 
 << Sì, con George. Ti dispiace…? >>
 
 << Vado sul letto >> sentì rispondere prima di udire altri passi.
 
 << Vengo tra un istante >> gli urlò dietro. << George, eccomi! Scusa, dicevamo? >> chiese, tornando a dargli retta.
 
 << Eh? >> prese tempo.
 
 Aveva bisogno di darsi un contengo ma non era facile sapendo che la ragazza di cui era cotto era in compagnia dell’ex fidanzato per il quale provava ancora qualcosa.
 
<< Non te lo ricordi? >>
 
 << No, purtroppo no >> in effetti era davvero così.
 
 La presenza di Harry gli aveva fatto dimenticare qualsiasi cosa. Niente aveva più importanza del fatto che lui fosse lì, dove George avrebbe voluto essere.
 
<< Domani mattina ti accompagno, no? >> disse poi.
 
 << Ehm >> iniziò, col tono colpevole.
 
 Lui aspettò che proseguisse.
 
 << Mi sono già organizzata con Harry >>
 
 << Ah >> il tono neutro prese il sopravvento.
 
 << Sì, non voglio che ti disturbi per me. Harry si è offerto molto gentilmente >>
 
<< No, no capisco >> rispose, sperando di non risultarne triste. Lui aveva vinto, di nuovo.
 
 << Ti direi di vederci stasera ma mi sto trasferendo e non ci sarò… >>
 
Si stupì di tale affermazione. << Dove vai? >>
 
 << Da Harry >> rispose con una naturalezza tale da trafiggerlo.
 
<< Non vieni alla festa? >>
 
 << No, non ci va >>.
 
 Sentì un urlo indistinto dall’altra parte. Doveva essere in procinto di chiamarla.
 
<< Un attimo >> urlò lei. << George, possiamo sentirci in un altro momento? >> gli chiese e lui non poté fare altro che dirle “sì”.
 
 Nonostante lo facesse soffrire, nonostante non fosse giusto, lui non le avrebbe mai detto di no. Appena la chiamata con lei terminò, decise di uscire con Josh e distrarsi un po’.
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Oh, finalmente >> pronunciò Harry vedendola entrare in camera libera dal cellulare.
 
 << Cosa c'è? >>
 
 << Nulla >>
 
 << Dicevo per avermi chiamata >>
 
 << Nulla >> ripeté lui, alzando le spalle.
 
 << Ma io credevo che… >> e la sua bocca si spalancò.
 
 << Volevo solo che smettessi di parlargli >> ammise, senza troppi giri di parole.
 
<< Perché? >>
 
 << Non mi piace >>
 
 << Cosa esattamente? >> e incrociò le braccia al petto, inclinando appena la testa.
 
<< Che non passi del tempo con me >>
 
 << O che parli con George? >>
 
 << Anche >> e si lasciò andare ad un sorrisino.
 
 Bastò quello perché Melania lasciasse cadere le braccia e andasse a piazzarsi sul letto, al suo fianco.
 
<< Sono geloso >> aggiunse poi, cingendole la vita con un braccio e tirandola a sé.
 
Il respiro sul collo la mandò in iperventilazione, quasi quanto incontrare i suoi smeraldi.
 
<< Voglio essere sincero con te >>
 
 << Ti ascolto >> rispose a due centimetri dal suo viso.
 
 << Ho ancora un debole per te >>
 
 << Dopo il primo bacio, mi era venuto un dubbio >> scherzò, lasciando che le parole venissero accompagnate da un risolino.
 
 Lui ricambiò, in maniera spontanea e la baciò di nuovo, con delicatezza. Quando lei si staccò, gli si rivolse: << Non mi hai chiesto se fosse lo stesso >> trattenendosi dal sorridergli per apparire seria.
 
 << E’ lo stesso? >> e il suo tono dolce riempì la stanza.
 
 Le sue labbra si dischiusero in un sorriso brillante, poi annuì lentamente.
 
 << E George? >> chiese.
 
 << George? >> ripeté lei, confusa.
 
 << Ti piace? >>
 
 Scosse la testa. << Perché me lo chiedi? >> aggiunse poi.
 
 << Sono convinta che a lui tu piaccia >>
 
 << Naah >> e sorrise con molta leggerezza.
 
 << L’importante è che tu non provi lo stesso >> concluse, quasi soddisfatto.
 
<< Cos’avresti fatto? >> e la domanda risultò quasi una sfida con un tono alquanto malizioso.
 
 << Sarei rimasto a guardare >> ammise, abbassando lo sguardo.
 
 Il suo tono era divenuto serio, non c’era più un accenno di malizia sul suo viso o nella sua intonazione.
 
<< Non avresti fatto nulla? >> e cercò di apparire offesa quando, in realtà, era solo curiosa di sapere come avrebbe reagito.
 
<< Cosa avrei potuto fare? >> alzò gli occhi, divenuti lucidi al solo pensiero di perderla, su di lei.
 
Sobbalzò alla sola vista e rimase qualche istante immobile, fissandosi sui lineamenti, come se avesse voluto memorizzare quell’espressione e conservarla, per tutta la vita. La dolcezza con cui, il ragazzo che continuava ad amare, era sul punto di piangere alla sola idea di doverla lasciare andare, le provocò un tuffo al cuore. Diverso, però, da qualsiasi altro avesse mai provato in sua compagnia. Lo strinse, senza attendere un istante di più.
 
<< Non lasciarmi >> sussurrò e la sua voce risuonò più roca del solito, come se fosse rimasta a lungo bloccata nella gola prima di trovare la forza di uscire.
 
<< Ti stringo più forte >> rispose, gentile e fece per aumentare la presa quando lui replicò: << Non parlavo dell’abbraccio >> si bloccò e sorrise, felice.
 
 Non avrebbe voluto sentire altro.
 
 
 
*Harry’s POV*
Lui udì il dolce suono provocato dal dischiudersi di quelle labbra che amava baciare e si sentì sollevato. La sua mente volò, in maniera alquanto tragica, al giorno seguente: lei sarebbe tornata a casa. Non c’era modo in cui sarebbe potuta rimanere ancora un po’. Quella “vacanza” era stata troppo breve.
 
Come se gli leggesse nella mente, lei pronunciò: << Non vado davvero via >>.
 
 Lui ricambiò la stretta cercando di trasmettere il moto di gioia che l’aveva invaso una volta udite quelle quattro parole. Singolarmente il loro valore non era neppure paragonabile alla felicità che donavano una volta messe in fila, l’uno dietro l’altra, e pronunciate dalla persona giusta. L’unica persona.
 
<< Però ora dovrei finire di preparare le valige >> aggiunse, per sdrammatizzare.
 
 Adorava il suo modo di gestire queste situazioni. Lei era così vera, spontanea e dolce. Era tutte quelle cose e non lo sapeva. Non sapeva nemmeno di essere stata importante per tutto quel tempo. Non sapeva di non aver mai smesso di essere al centro dei suoi pensieri. Il fatto che non lo sapesse rendeva tutto così misterioso e prezioso, ai suoi occhi. La lasciò andare lentamente e la ammirò mentre, con un sorriso, finiva gli ultimi preparativi.
 
<< Mi dai una mano? >> gli si rivolse, gentilmente.
 
 Lui annuì e iniziò a passarle degli oggetti sparsi sul letto tutt’intorno. Quando ebbero terminato e lei ebbe chiuso l’ultima cerniera lampo, lui si alzò e andò ad aprire la porta pronto a guidare fino a casa.
 
 
 
*Melania’ POV*
Il suo fiato leggero sul collo le fece capire fosse ancora sveglio.
 
<< Ho preso una decisione >> esordì, quindi, lei sdraiata nel letto su un fianco.
 
Lui l’abbracciava da dietro come i vecchi tempi.
 
 << Cosa c’è? >>
 
 << Non voglio scrivere più >> capì si stesse riferendo alla canzone, ma non riuscì a cogliere il motivo che poteva celarsi dietro una tale presa di posizione.
 
<< C’è qualcosa che non va? >> chiese, preoccupato all’idea che lei ci avesse ripensato.
 
 Iniziò a giocherellare con le dita della sua grande mano, in un modo dolce quanto infantile prendendosi il suo tempo per rispondergli.
 
<< Potrà sembrarti sciocco, ma… >> si interruppe e, lentamente, si girò a pancia in su, cercando di non far del male al povero riccio.
 
 Lui non le mise fretta e attese senza, però, toglierle la mano dal bacino.
 
<< Pensavo che se non finissimo questa canzone ed io tornassi a casa, avrei un motivo per tornare >>
 
 << Tornare da me? >>
 
 Lei annuì rumorosamente, poi spostò il suo sguardo sulla sua persona, per coglierne le più piccole sfumature.
 
<< Non avresti motivo, altrimenti? >> si informò lui, ricambiando con un tenero sguardo.
 
 << In realtà, io ho sempre un motivo. Dovrei sforzarmi per reprimerlo, ma…non so se capisci cosa intendo >>
 
 La perplessità si fece largo sul suo viso, mutandone l’espressione.
 
<< Immagino di no >> continuò, lasciandosi andare ad una risatina che fece rilassare la sua fronte aggrottata.
 
 Lei prese a fissare il soffitto sentendo lo sguardo di Harry fisso su di sé.
 
<< Proverò a spiegarmi meglio…-iniziò- Scrivere questa canzone vuol dire parlare di noi, no? >> cercò una conferma da parte sua che non tardò ad arrivare quando lui annuì, prontamente.
 
 << Il fatto che lo faccia vuol dire, inevitabilmente, chiudere il discorso. Chiudere me e te, quello che siamo stati e tutto quanto. E’ molto simbolico, dal mio punto di vista. Se noi finissimo questa canzone, non saremmo finiti anche noi? >>
 
 << Io e te non finiremmo mai >> sussurrò, deciso a far penetrare quelle parole nel suo orecchio affinché rimbalzassero all’interno, per rimanervi.
 
Lei non poté fare a meno di sussultare per l’intensità con cui quella frase si era spinta in profondità.
 
<< Ma…? >> fece per chiedere ma qualsiasi probabile domanda le morì in gola.
 
<< Non lo permetterei >> aggiunse lui, allo stesso modo.
 
 Lei sorrise spontaneamente e lui le baciò lo zigomo, premendo con una dolcezza tale da farla sentire protetta.
 
 << Quindi vuoi finire la canzone? >>
 
 << Sai, da una parte hai ragione… >>
 
 << Cioè? >> e si voltò affinché potesse trovarglisi di fronte, muovendosi ancora una volta dalla sua pozione originaria.
 
<< Se noi lasciassimo questa canzone incompleta, avremmo un motivo in più per vederci >>
 
 << Uno che ci spingerebbe a trovare un buco libero nei nostri impegni per fiondarci dall’altro >>
 
 << Ci sarebbe qualcosa di irrisolto da risolvere >> sorrise di quel dolcissimo gioco di parole.
 
 Lui ricambiò, più che altro trasportato da lei. << Ci sto >> concluse con decisione, dopo averlo ammirato sorridere.
 
Le era bastato così poco per comprendere non avrebbe voluto stare un giorno di più da sola, senza di lui.
 
 << Però la canzone la tengo io >> esclamò quest’ultimo.
 
 << Perché? >>
 
 << Se finisse nelle tue mani saresti tentata di ultimarla senza di me, ti conosco >>
 
Parve rifletterci su e concordò con un’espressione abbastanza eloquente. Poi sbadigliò.
 
<< Sei stanca? >> le chiese lieve, scrutandole gli occhi affaticati.
 
<< Un po’ >> ammise controvoglia.
 
 << Andiamo a dormire, dai >> e le baciò la fronte per augurarle una buona notte.
 
Lei scosse la testa sotto la leggera pressione delle sue labbra. Le lanciò, quindi, un’occhiata interrogativa.
 
<< Non voglio dormire >>
 
 << Sei stanca >>
 
 << Un po’ ed è vero, ma voglio stare ancora con te >>
 
 << Non vado mica via >> e rise appena. << Fai dolci sogni >> aggiunse, baciandola di nuovo nello stesso punto.
 
 << Niente è più dolce di te >> le parole uscirono fuori dalla sua bocca in un sussurro involontario.
 
 La guardò tenero e la strinse un po’ di più a sé.
 
 << Non lasciarmi andare >> supplicò lei, presa dal sonno.
 
<< No >>
 
 << Mai >>
 
 << Mai >>
 
 << Me lo prometti? >>
 
 << Te lo prometto >>
 
 << Davvero? >>
 
 
*Harry’s POV*
<< Non ti mentirei mai >> e, prima che potesse sentire una qualsiasi replica, si accorse di come si fosse addormentata tra le sue braccia.
 
 
La tenerezza di quel viso gli scaldò il cuore. Il respiro caldo e lento gli accarezzava la pelle, seguendo quasi i contorni del torace tatuato. Fece scivolare una mano sulla sua nuca e le spostò una ciocca di capelli, per impedire che questa, a lungo andare, la infastidisse, pizzicandole il naso. Poggiò delicatamente le sue labbra su quelle carnose di lei, per rubarle un lieve bacio prima di cingerla a dovere e addormentarsi al suo fianco. Nessuno avrebbe mai capito la felicità che comportava quel momento magico. Nessuno avrebbe mai potuto capire quanto la stesse amando. Nemmeno lui ne era del tutto cosciente. 
 

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Capitolo 8
*** Beside you. ***


(Aprile 2014)
 
<< E’ davvero necessario che tu vada via? >> le chiese piagnucolante, cingendole il bacino con entrambe le braccia.
 
 Lei lo fissava dal basso, essendo in svantaggio sull’altezza. Teneva le mani intorno al suo collo e sorrideva del tono che aveva appena usato.
 
 << Ti ho detto che tornerò presto, no? >> lo rassicurò piegando leggermente la testa.
 
 Intorno tutto taceva ed era più che normale visto che Harry aveva attivato tutta la sua parte di security per far in modo che nessuno interferisse.
 
 << Sicuramente dopo la maturità >>
 
 << Cosa vuoi che sia? >>
 
 << Quasi tre mesi >> e il suo tono sembrava voler sottolineare il lato tragico di quel lasso di tempo.
 
 << Ti ho aspettato per venti. Sarà difficile ma tre mesi non saranno niente sapendo che sarai qui ad attendermi >>
 
 << Sei la persona più dolce di questa parte di mondo >> commentò chinandosi per rubarle un leggero bacio del quale non fu affatto dispiaciuta.
 
 << Questa parte di mondo, che cosa carina >> e gli lanciò una lieve frecciatina per aver incluso quella frase.
 
 << Sai cosa intendo >>
 
 << No >> e scosse la testa, costringendolo a spiegarsi meglio.
 
<< Anch’io abito in questa parte di mondo >>
 
 << Ma vuoi dire che se cambiassi parte, ci sarebbe qualcuno migliore di me >>
 
<< L’hai interpretata male >>
 
 << Quando dici qualcosa devi sapere ci sono tante interpretazioni diverse >>
 
<< Io intendevo solo quello che ho detto >> precisò con un sorrisino.
 
 << Uhm, va bene >> e ricambiò, felice.
 
 << Va bene? >>
 
 << Sì >>
 
 << Verrò a vederti per gli esami >> cambiò discorso lui, abilmente.
 
 << Oh, no mi emozionerei >> scherzò.
 
 << Verrò solo per vederti emozionare, allora >> continuò, chinandosi per sfiorarle il naso con il suo, preso da un moto di profonda dolcezza.
 
 << Vieni e non andare più via >> sussurrò, respirando a pieno quella tenerezza condivisa.
 
 Lui sorrise a due centimetri dalle sue labbra, tentandola. << Devo controllare gli impegni ma non è detto che non lo faccia >>
 
Allungò il viso appena per baciarlo. Non avrebbe voluto lasciarlo andare. Non dopo tutta l’attesa e il dolore.
 
 << Se mi baci così, mi tenti >> commentò con un sorrisetto malizioso.
 
 << Ti tento? >> chiese allo stesso modo, lasciando di proposito che la distanza tra le loro bocche fosse minima.
 
 << Hai uno strano potere su di me >> ammise abbassando lo sguardo su quelle labbra.
 
 Lei ne seguì la traiettoria per qualche istante sentendo il suo respiro aumentare, poi rispose: << Sono contenta di sapere quanto io lo stia esercitando bene >> le prese una mano con dolcezza e gliela condusse al petto, premendola appena.
 
 << Lo senti? >> le sussurrò.
 
 Il cuore batteva all’impazzata, ribelle. A contatto con la sua morbida mano parve quasi determinato a voler saltare fuori.
 
 << H-Harry… >> balbettò, sorpresa.
 
 << Mi succede solo quando sono con te >> continuò in un sussurro più roco del precedente.
 
 << Oh, vorrei farti sentire quanto erano forti le farfalle nel mio stomaco il giorno che hai ripreso ad accarezzarmi >> lui sorrise soddisfatto e lasciò la presa per permetterle di poter riporre la mano dov’era precedentemente collocata.
 
Lei, però, non la mosse. Adorava sentire quel battito sotto il suo palmo. Adorava sentire quel muscolo ribellarsi. Adorava sapere di essere la ragione di tanta vita. Lui rimase ad ammirarla cercando di capire a cosa stesse pensando mentre lo tastava con delicatezza. Realizzando non l’avrebbe mai capito da solo, glielo chiese indirettamente.
 
<< Puoi anche spostarla, eh >>
 
 Lei scosse la testa. << Ancora un secondo >> aggiunse ricordando tanto il tono lamentevole di un bambino che viene trascinato di peso da un luogo che non vuole lasciare e chiede una proroga.
 
 Lui sorrise e la lasciò fare. Ebbe la stupida convinzione che avrebbe potuto resistere ma più quella mano giaceva sul suo cuore più il suo respiro accelerava e non riusciva a trattenersi. Si chinò e prese a lasciarle baci sul collo, scendendo lentamente. I capelli la solleticavano mentre le labbra le inumidivano appena la pelle causandole dei brividi di piacere. Chiuse gli occhi e buttò la testa lievemente all’indietro per permettergli di continuare.
 
 << Non smette di accelerare >> le sussurrò tra un bacio e l’altro, nonostante lei lo sentisse personalmente. << Non andare via >> continuò, prima di tornare sulle sue labbra.
 
 << Sono nel tuo cuore, no? >> gli chiese con un sorrisino una volta che lui si fu staccato per ammirarla. << Devo andare! >> esclamò rendendosi conto si stesse facendo tardi e dovesse imbarcarsi.
 
Aveva ormai dovuto abbandonare quel muscolo prezioso.
 
 << E io? >> domandò immediatamente, trattenendola ancora un po’.
 
<< Non l’hai ancora capito? >>
 
 Lui scosse la testa.
 
Si alzò sulle punte e avvicinò le labbra al suo orecchio destro per sussurrargli: << Ti amo ancora >>.
 
 Si abbassò, tornando alla sua normale statura e, senza guardare la sua reazione, afferrò il bagaglio a mano e si diresse al gate. Se avesse visto la persona che stava lasciando, lo sapeva, difficilmente sarebbe riuscita a salire su quell’aereo e a tornare a casa.      
 
 
 
 
*George’s POV*
Non riusciva ancora a credere al fatto che non potesse essere lì. Lei aveva preferito Harry, facendosi accompagnare da lui, chissà per quale assurdo motivo. Era così spaventato all’idea che potessero tornare insieme. Non avrebbe retto. Rimase a fissare il cellulare per un quarto d’ora, prima di comprendere non avrebbe mai ricevuto un messaggio da parte sua. Il suo aereo era già decollato. Lei era già lontana.
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Nemmeno il tempo di atterrare e venne assalita da una folla di fans urlanti. Felicissima di un tale “bentornata” si rese disponibile a foto e autografi prima di salutare tutti e tornare a casa. In macchina si collegò a twitter solo per scrivere “I miei fans sono la cosa più bella del mondo! E’ stato il miglior bentornata di sempre. Vi amo x”. Si scollegò e, infilandosi le sue affidabili cuffie nelle orecchie, si isolò dal resto del mondo. Poggiò la testa sul sedile e guardò fuori dal finestrino. Il paesaggio familiare e il profumo di casa le riempirono il cuore. Il cuore svuotato dalla partenza forzata. Se avesse potuto, avrebbe portato via con sé la ragione di ogni suo battito. Sulla sua pelle c’era ancora il sapore dei baci ricevuti appena tre ore prima. Sulle sue labbra la consistenza di quelle di lui. E nei suoi occhi, nei suoi occhi c’era incisa l’immagine della persona che avrebbe amato per il resto della sua vita. Dopo quella breve esperienza, non aveva più dubbi. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere una volta messo piede in quell’edificio. Era accaduto tutto così in fretta e non vedeva l’ora di rivelarlo alle sue amiche. Soprattutto a quelle che l’avevano lasciata lì dopo il primo giorno per impegni universitari. Non riuscendo a trattenersi, staccò la musica, comportamento alquanto insolito da parte sua, e chiamò Miriam. Come un fiume in piena le raccontò tutte le giornate trascorse nella sua città preferita con la sua persona preferita, fino a casa. Una volta arrivata, salutò l’autista che Tommy le aveva mandato non avendo potuto precipitarsi personalmente, e andò a salutare la sua amorevole famiglia.
 
Dopo un bel pranzo abbondante, decise di chiamare George prima di darsi allo studio. Lui non parve molto entusiasta dell’argomento “Harry” quanto risuonò nel sentirla. Lei, quindi, cominciò a convincersi del fatto che il riccio potesse avere ragione. Molto probabilmente George aveva una cotta. Sperò che Harry si sbagliasse al riguardo, voleva troppo bene a quel ragazzo per rovinare un’amicizia. Non fece altro che farsi distrarre da questi pensieri per tutta la telefonata tanto che, quando lui decise di salutarla, lei non se ne accorse nemmeno. Gli mandò quindi un messaggio: “Have a nice day! See you soon! x”. Ricevette subito una risposta della quale fu ben felice ma non poté far altro che guardarla con sospetto. “Hope to see you really soon. Love you babe x”. Decidendo avesse altro a cui pensare, lasciò perdere e scese al piano di sotto.   
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Tornò a casa, sentendosi vuoto, dopo un’intera giornata passata in giro a fare shopping, per non pensare. Le mancava ma era stato così felice di averla rivista. Era assurdo pensare come l’avesse lasciata sola per tutti quei mesi, ritrovandola in meno di una settimana per un torneo di beneficenza. In quel breve lasso di tempo, tutto sembrava essere tornato indietro e realizzò quanto la quantità non fosse importante. La prima volta erano stati insieme solo 45 giorni e il mondo era stato dell’avviso che non fosse abbastanza per due ragazzi, ma lui sapeva non potessero capire. Lui sapeva cosa ci fosse stato e ci fosse realmente tra loro. Quattro giorni, poi, erano stati più che sufficienti per chiarire, svelare, ricostruire. Loro avevano qualcosa che non tutti potevano vantare: la qualità. Quando si trovavano insieme sapevano sfruttare ogni istante, sapevano vivere, vivere insieme.
Appena rimise piede in casa, il silenzio lo assalì causandogli malinconia. Si lanciò sul divano e fece partire la prima canzone dal suo Iphone. “Beside you” dei 5 Seconds of Summer. La band australiana che li aveva supportati nel precedente tour, e che li avrebbe supportati anche in quello attuale, la band che ormai non considerava più solo tale dal momento in cui erano divenuti grandissimi amici.
 
Within a minute I was all packed up
I’ve got a ticket to another world
I don’t wanna go, I don’t wanna go
Some words are hard to speak
When your thoughts are all I see
“Don’t ever leave” she said to me
 
When we both fall asleep underneath the same sky
To the beat of our hearts at the same time
So close but so far away
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was beside you
She lies awake trying to find the words to say
I wish I was, I wish I was beside you
 
Another day and I’m somewhere new
I made a promise that I’ll come home soon
Bring me back, bring me back to you
 
When we both wake up underneath the same sun
Time stops, I wish that I could rewind
So close but so far away
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was beside you
She lies awake trying to find the words to say
I wish I was, I wish I was beside you
 
The pieces of us both under every city light
And the shining as we fade into the night
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was beside you
She lies awake trying to find the words to say
I wish I was, I wish I was beside you
 
She lies awake beside you
I wish I was, I wish I was
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was
 
Non riuscì a trattenersi dall’entrare sul suo social network preferito e pubblicare una frase. “I wish I was, I wish I was beside you!” poi uscì senza nemmeno controllare le possibili menzioni che sarebbero derivate dalla sua breve “visita”, diretto al bagno al piano di sopra.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Lei ricevette una notifica e corse a leggere il tweet corrispondente. Sorrise, sperando che le stesse dedicando quella frase. Sapeva perfettamente da dove provenisse, da quale canzone, perché l’amava a sua volta. Non riuscì a resistere e scrisse “I’m in your heart” sperando che lui capisse. Un paio di minuti dopo, ricevette un messaggio: era lui. “I know where you are :) Good night sweetie, I still love you too x”. Se lo figurò in giro con gli amici o mentre vagava da solo per casa. Le spuntò un sorrisino mentre si affrettava a rispondergli: “Good night Hazza :) I’m already missing you x”.
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Le aveva letto nel pensiero con quella piccola e dolce rivelazione. “I’m thinking…can you turn Skype on?” le inviò, rinviando la doccia. “You shouldn’t be wishing me goodnight, then ahah Give me ten minutes x” “Okay, I have all the time to take a shower. See you soon x”. Entusiasta salì al piano di sopra diretto in camera. Prese dei vestiti puliti in fretta ed entrò in bagno. Lasciò il cellulare all’ingresso, sul mobiletto del lavandino e aprì il rubinetto della doccia, preparando la temperatura. Iniziò a spogliarsi e, dopo essersi lanciato un’occhiata veloce allo specchio, entrò sotto il getto dell’acqua tiepida. La frenesia della chiacchierata che lo attendeva lo portò a sbrigarsi in men che non si dica. Non vedeva l’ora di perdersi in quel sorriso naturale, senza trucco, senza maschere. Sperò, onestamente, che fosse già in pigiama.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Tu sei assurdo, davvero >> gli disse, ridendo.
 
 << Cos’hai fatto? >> chiese, seriamente interessato.
 
 << Intendi oggi? >>
 
 Lui annuì rumorosamente.
 
<< Mah, nulla. Ho scritto qualcosina e studiato, niente di che >> scrollò le spalle. << Tu? >> aggiunse.
 
 << Shopping, tanto shopping >>
 
 << Comprato qualcosa di bello? >>
 
 << Vuoi vedere? >>
 
 Lei annuì.
 
<< Okay, dammi due minuti >>
 
 << Va bene >> e lo vide alzarsi e sparire dalla sua visuale.
 
 Mentre lo attendeva, frugò nella tasca dei suoi jeans recuperando il foglio che, quella mattina, aveva ricevuto proprio da lui. Era la metà delle poche righe che avevano buttato giù nei giorni precedenti. Lui, alla fine, aveva deciso di dividere il tutto. “Perché due metà sono destinate a rincontrarsi per combaciare, per completarsi”. Quelle parole le risuonavano nella testa causandole un sorriso spontaneo. Si distrasse a tal punto che non si accorse del ritorno del riccio davanti alla telecamera, pieno di buste di carta.
 
 << Ci sei? >> la richiamò.
 
 Sussultò, spaventata. << Oddio >> commentò portandosi la mano libera al cuore.
 
Lui rise. << Cosa ti succede? >> la prese in giro.
 
 << Mi hai fatto spaventare! >>
 
 << Non avresti dovuto distrarti >>
 
 Gli lanciò un’occhiataccia rapida poi si soffermò su cosa stesse reggendo. << Ah, però! Ti sei dato da fare >> constatò.
 
 Lo sguardo di lui cadde sulle buste e, una volta compreso, sorrise. << Avevo bisogno di spendere  di più e pensare di meno >>
 
 << Pensare a me? >> scherzò lei, dandosi delle arie.
 
 << Esattamente, genia >>
 
 Lei rimase alquanto sbalordita. Non si sarebbe mai aspettata di aver ragione.
 
<< Davvero pensavi potesse essere altro? >> chiese ancora.
 
 << Beh, sì >> ammise.
 
 << Oh, quanto sei ingenua >> e scosse la testa schioccando la lingua.
 
Lei sorrise. << Dai fai vedere >> lo esortò.
 
 Lui annuì e infilò le mani nella busta più vicina. Estrasse una t-shirt bianca con il nome di una band che amava, l’ennesima.
 
<< Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da te. Non è proprio nel tuo stile >> commentò lei sarcastica.
 
 << Ma è bellissima! >>
 
 << Non dico il contrario, ma ne hai tantissime. Solo degli Iron Maiden ne hai quattro >>
 
 << Avevo >> sottolineò.
 
 << Giusto >> e arrossì appena pensando di avergliene portata via una.
 
<< Oh, ma non è una problema >>
 
 << Puoi sempre comprarne un’altra, no? >> scherzò lei, lanciandogli un sorriso.
 
Lui ricambiò, concordando. << Andiamo avanti >> disse poi poggiando la t-shirt sulla gamba e proseguendo nella mostra.
 
 Lei osservò i vari indumenti commentando ed esprimendo, a momenti, il suo interesse. Quando il tutto terminò cominciarono a parlare delle solite cose, al solito modo. Nel loro modo speciale. Andarono avanti per ore, facendo le ore piccole. Nessuno dei due voleva staccarsi, nemmeno lei che, il giorno dopo, sarebbe dovuta tornare a scuola. Ma in fondo quanto poteva essere importante quando il suo cuore era a chilometri di distanza?           

















SPAZIO AUTRICE: Buona Domenica a tutti! Ecco a voi il capitolo. Spero di sapere le vostre opinioni. Per favore, recensite :)
Per qualsiasi cosa, sono qui. Buon proseguimento di giornata :) x 

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Capitolo 9
*** Back to school. ***


(Aprile 2014)
La sveglia alle 06:30 del mattino fu come una secchiata d’acqua gelata in pieno inverno. Aveva chiuso gli occhi da appena due ore. Aveva così tanto sonno sulle spalle che non aveva potuto recuperare e non vi aveva pensato minimamente mentre parlava con Harry. Non le era affatto balenata l’idea se ne sarebbe pentita. Ma, in effetti, ne era valsa la pena. Parlare con quel ragazzo era stato più importante di qualsiasi altra cosa e lo sarebbe stato in qualsiasi circostanza. Riflettendovi, si trascinò fuori dal letto.
 
Si preparò la colazione e, per evitare che il silenzio potesse aiutarla ad addormentarsi, fece partire la musica dal suo cellulare. Andò in bagno a lavarsi e una delle canzoni dei ragazzi si diffuse nell’aria. Quando la voce di Louis lasciò il posto a quella di Harry, una strana sensazione la invase. Si paralizzò e sentì le farfalle nello stomaco, poi le venne la pelle d’oca. Tutto insieme, inaspettatamente. Era incredibile come potesse farle un simile effetto il suono della sua voce registrata. Lui la faceva crollare come nessuno prima. Lui la rendeva debole in una maniera in cui non si era mai sentita. Lui, però, aveva anche il potere di riportarla in vita, unire tutti i pezzettini del suo cuore infranto, baciarla e fare in modo che nulla fosse intervenuto a distruggere un tale equilibrio. Lui era tutto, per lei. Ed era la ragione per cui non avrebbe mai voluto iniziare quella giornata senza prima perdersi in quegli smeraldi sentendo la sua voce roca ed impastata augurarle il buongiorno. Sfortunatamente era lontano e la sua vita seguiva un altro fuso orario.
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Aprì un occhio a fatica e lanciò un’occhiata all’orologio. Fu il suo primo pensiero. Le 05:38. “E’ presto” commentò tra sé e sé, poi pensò a lei. Dalla sua parte di mondo, lei viveva un’ora più avanti. E se ricordava bene, doveva essere in procinto di prepararsi per andare a scuola. Decise di inviarle un messaggio. “Good morning babe :) have a nice day back in school. I love you x”. Crollò sul cuscino reggendo ancora il cellulare nella mano sinistra.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Le vibrò il cellulare. Se ne accorse perché, a contatto con la superficie su cui era appoggiato, fece un gran casino. Andò a recuperarlo, preoccupata potesse cadere nel lavandino, curiosa di sapere di chi potesse trattarsi ad un orario tanto assurdo. La gioia invase il suo viso quando lesse “Harry”. Fu sul punto di fare i saltelli di gioia quando i suoi occhi si posarono su quel dolcissimo “I love you x”. Gli rispose, senza attendere un istante. “Good morning to you too Hazz! It’s such a great day now. Thank you so much, have fun working hard! I love you mooore x”.
Un sorriso inebetito rimase stampato sulla sua faccia per qualche secondo, poi posò il cellulare e tornò a prepararsi, in tutta fretta. Indossò un pantalone fucsia, la t-shirt dei ragazzi, per averli sempre con sé, il giubbino e, con lo zaino sulle spalle, uscì di casa salutando sua madre. Il tragitto in pullman fu tranquillo come al solito. Il solito paesaggio fuori dal finestrino. Le solite persone ad ogni fermata. La musica nelle orecchie. Come sempre, a Vitulazio, salì il ragazzo straniero che aveva avuto una cotta per lei e le chiese di sedersi al suo fianco. Ogni giorno, nonostante la fama, le vacanze, andava tutto al solito. Stessi ritmi, stessa vita. Le infondevano sicurezza. Come ricevere messaggi dalla sua migliore amica di primo mattino. Sapere sempre come stesse e dove fosse prima di poterla raggiungere fuori il cancello. Quella mattina non fu da meno nonostante Anna fosse sorpresa di trovarla lì. In effetti non aveva riferito quando sarebbe tornata da Londra. Ma, con le pressioni di sua madre, non avrebbe mai potuto mancare il primo giorno di scuola dopo le brevi vacanze pasquali.
 
<< Allora, cos’è ‘sta storia di te e Harry? >> si interessò l’amica con tono allusivo.
 
<< Eh? Cosa? >> arrossì appena, imbarazzandosi.
 
 << Dai, ho letto in giro >>
 
 Abbozzò un sorriso. << Te ne avrei parlato >>
 
 << Quando? >>
 
 Si guardò intorno con fare circospetto. << Ho sempre un po’ di panico a farlo all’aperto >> ammise in un sussurro.
 
 << Okay, in classe? >>
 
 << Già meglio >> sorrise.
 
 << Tu, invece, cos’hai fatto? >> aggiunse per spostare il discorso sull’amica.
 
<< Mah, solite cose >> pronunciò stringendosi nelle spalle.
 
 << Dai, racconta >> insistette.
 
  Prese a raccontare prendendosi i suoi tempi e Melania, come sempre, le diede il suo parere, che lei lo volesse o meno.
 
<< Comunque…non so nemmeno io cosa stia succedendo >> pronunciò, improvvisamente, mentre camminavano nel corridoio l’una accanto all’altra.
 
 Anna si voltò a guardarla un istante poi le chiese alquanto sorpresa: << Come puoi non saperlo? >>
 
 Si strinse nelle spalle. << Semplicemente perché…non c’è nulla di definito tra noi due >> si ritrovò ad ammettere.
 
 << In che senso? >>
 
 << Abbiamo chiarito, più o meno. Mi ha detto di non provare nulla per Rita e mi ha parlato del rapporto con Tay per sommi capi e...io ero lì. Nella sua mente. E’ stato tenero. Ci siamo ritrovati a voler scrivere una canzone insieme >>
 
 << No, no aspetta. Partiamo dall’inizio che mi sono persa >>
 
Entrarono in classe mentre Melania cercava di mettere insieme le idee per dar vita ad un discorso sensato. Anna posò la tracolla sul suo banco prima di affiancarla e precederla fuori dall’aula, come al solito. Lei fece lo stesso, raggiungendola solo dopo aver appeso il giubbino al più vicino attaccapanni.
 
<< Cos’è ‘sto fatto di Rita? Non stavano insieme? >> le chiese appena la vide varcare la soglia.
 
 << E’ quello che credevo anch’io! >> esclamò mentre andava ad appoggiarsi al termosifone, proprio accanto all’amica. << Poi però George mi ha chiamata e, per caso, ho scoperto che in realtà lei fosse fidanzata con un altro tizio >>
 
 << E chi sarebbe? >>
 
 << Ah, non ne ho la minima idea. George mi ha anche detto il nome ma l’ho rimosso. Mi sono fermata al fatto che non fosse Harry >> sorrise dopo averlo ammesso.
 
 << Quindi? Procedi… >> la invitò con un lieve cenno del capo.
 
<< Non so con quale coraggio, non ne ho la minima idea, ma sono andata a parlargli. Sono partita tutta sparata e gli ho detto qualcosa tipo “Non è vero che sei fidanzato!” e lui ci è rimasto. Non credo si aspettasse una simile scenata. Sì è scusato ed ha ammesso che nemmeno gli piace >>
 
 << Ma è assurdo! >> commentò.
 
 << Gli ho chiesto il perché di quella finzione e lui mi ha solo detto “E’ la cosa migliore” >>
 
 << La cosa migliore?! Ma è demente? >>
 
 Sorrise di una tale affermazione prima di annuire e proseguire nella sua spiegazione. << Non ha più parlato e me ne sono andata. La cosa era finita lì per me, poi, però, ho incontrato Cher… >>
 
 << Cher? >>
 
 << Lloyd >>
 
 << Aaah! E cos’ha fatto? >>
 
 << Niente, ci ha invitati ad andare con lei e un paio di amici in un club a bere una cosa >>
 
 << Invitati? >>
 
 << Me e George >>
 
 Le lanciò un’occhiata eloquente.
 
<< Ero con lui in quel momento >> si giustificò.
 
 << Ah, vabbè >> e parve lasciare andare la questione.
 
 << E quella sera, indovina chi mi ritrovo nel gruppo? >>
 
 << Harry >>
 
 << Esattamente. Mi fissava di continuo ed io non riuscivo a smettere di fissare lui. E’ stato strano, davvero. Poi sono andata a ballare con George e dopo un po’ l’ho visto andare via. Cher non ha voluto dirmi il motivo >>
 
 << Geloso? >>
 
 << Ci abbiamo pensato tutti ma lui se n’è uscito con altro >> e roteò gli occhi al cielo.
 
 << Cosa? >>
 
 << Era stanco >> e alzò il sopracciglio in un’espressione alquanto diffidente.
 
<< Mah…e poi? >>
 
 << Sono andata di nuovo a parlargli >>
 
 << Ma perché tu? Non poteva farlo lui? >>
 
 << Sai, siccome eravamo in squadra insieme, era anche premura mia risolvere >>
 
<< In squadra insieme? >>
 
 << Sì, la mia solita fortuna. Però credo che se non fosse capitata una cosa del genere, difficilmente gli avrei parlato. Non saremmo tornati “amici” >>
 
 << E cosa gli hai detto quella volta? >>
 
 << Gli ho chiesto una tregua, sai no? Bandiera bianca. Mi dava l’ansia quella situazione >> e si toccò lo stomaco, al ricordo.
 
 << Capisco perfettamente >>
 
 << Ad ogni modo mi ha chiesto di fare due passi e parlare un po’ ed è quello che abbiamo fatto. Da lì in poi, ci siamo detti di tutto. Lui mi ha detto di amare “Under the rain” e di essere felice fossi lì. Tutte cose del genere, insomma >>
 
 << Aww, quanto è stato carino >> commentò con il tono più smielato possibile.
 
<< Ma ovviamente sai che la cosa non si ferma qui, no? >> sorrise.
 
 << Ovviamente…prosegui e arriva al dunque >>
 
 << Parola tira parola e ci siamo messi d’accordo per scrivere una canzone insieme. Ci siamo rintanati un paio di volte per iniziare ma facevamo sempre altro >>
 
 La guardò con un’espressione abbastanza eloquente che lei, ovviamente, interpretò finendo col riderne. << Non è quello che credi! >> protestò.
 
 << Cosa credo? >> la prese in giro senza mutare espressione.
 
 << Non ci siamo certo baciati o altro >>
 
 << Oh, se lo dici tu… >> e spostò il viso qualche istante trattenendo una risatina.
 
<< E’ stato davvero molto dolce, tutto il tempo. Abbiamo ballato lenti, fissato soffitti. E’ stato tutto molto intimo, come una volta >>
 
 << Tornate insieme, vi prego >>
 
 Scoppiò in una fragorosa risata per la rapidità di quell’affermazione. << Credo potremmo pensarci >> aggiunse.
 
 << Vi siete baciati almeno? >>
 
 Lei annuì.
 
 << Oh, almeno questo! >>
 
 << Ha dormito in hotel da me e al risveglio ci siamo baciati…poi io ho dormito da lui e mi ha accompagnata in aeroporto. Il fatto che non siamo esplicitamente fidanzati non gli ha impedito di trattarmi come se fossi la sua ragazza >> constatò.
 
 << Quindi è fatta! >> e batté le mani, presa dalla foga.
 
 << Non voleva andassi via e ieri sera mi ha mandato un messaggio. Ci siamo sentiti su Skype e abbiamo fatto tardissimo >> si ritrovò a sbadigliare.
 
 << Noto >>
 
 << Ad ogni modo…stamattina mi ha mandato il buongiorno >> continuò.
 
 << Fa vedere! >>
 
 << Ora? >>
 
 << No, dopo >> commentò sarcastica.
 
 Lei sorrise per tutta risposta e tornò in classe a recuperare il cellulare lasciato distrattamente sul banco. Aprì l’archivio dei messaggi mentre tornava fuori tutta concentrata sull’operazione di ritrovo che stava svolgendo. Trovò il messaggio e, dopo averci cliccato sopra per far in modo che si aprisse, passò il cellulare all’amica. Lei lesse e andò indietro per leggere la breve conversazione. Quando ebbe fatto alzò il viso e, ridandole il telefono, sorrise.
 
<< No, tornate insieme. Adesso >> aggiunse, rafforzando l’idea.
 
 << Vedrò cosa possiamo fare >> scherzò con un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
 
 Dopo tanto tempo si sentiva nuovamente felice. Non forzata a fingere di esserlo. Lo era e questo era davvero differente. Lui faceva la differenza.
 
 << Ciao! >> pronunciò una voce maschile alle sue spalle.
 
 << Ciao >> rispose Anna e lei si voltò.
 
 Di sottecchi vide Lucio con tanto di occhiali da sole, che l’aveva quasi del tutto sorpassata.
 
<< Ciao Lucio >> rispose a sua volta e lo guardò scomparire all’interno. << Mi ha quasi fatta spaventare >> commentò abbassando il tono della voce.
 
 << Se sei di spalle, mi sembra ovvio >>
 
 Lanciò un’occhiata al fondo del corridoio per non avere nuovamente sorprese.
 
<< Ora non arriva nessuno >> commentò lei, capendo le intenzioni di Melania.
 
Sorrise per essere stata “colta in flagrante” e tornò a guardarla. << Non si sa mai >> rispose stringendosi nelle spalle.
 
 << Tornando a noi…cos’hai in mente di fare? >>
 
 << Cos’ho in mente di fare? >> chiese, non capendo a cosa si stesse riferendo.
 
<< Con Harry! >>
 
 << Aaah! Scusa –si fermò un istante per fare mente locale- Appena potrò, scapperò da lui e chi lo sa. Mi piacerebbe tornassimo insieme, onestamente >> ammise, tendendo ad abbassare lo sguardo.
 
 << Fate in modo che avvenga o gli parlo io >> rise.
 
 << Glielo dirò >> aggiunse.
 
 << Non dovete scrivere la canzone insieme? >> si informò poi.
 
 << Un’altra ragione per vederci, l’abbiamo fatto di proposito >>
 
 << Ma siete dei geni del male >> la prese in giro.
 
 << Chi è che un genio del male? >> chiese una voce femminile alle sue spalle.
 
<< Di chi credi stia parlando? >> chiese Anna e la indicò.
 
 Lei si voltò e trovò la secolare compagna di banco intenta ad abbassare il volume della musica nelle cuffie per udire meglio la situazione.
 
 << Buongiorno! >> esclamò Melania, non curante.
 
 << Voglio capire ‘sto fatto >> disse evitando di ricambiare il saluto.
 
 L’amica roteò gli occhi al cielo mentre sentì Anna sorriderne. << Vai a posare lo zaino e te lo spiego >> la invitò.
 
 L’altra, per tutta risposta, annuì e si affrettò a compiere quelle azioni in modo rapido così da poter soddisfare le sue curiosità al riguardo.
 
 << Dovete per forza parlarne così? >> chiese Melania rivolta ad entrambe nonostante non fosse sicura che Beatrice potesse sentirla.
 
 << E’ una bella cosa! >> esclamò Anna.
 
 Di sottecchi vide la compagna di banco affiancarla. << Vi lascio alle vostre faccende allora >> concluse Melania, facendo qualche passo verso l’ingresso.
 
<< Ma se riguarda te! >> protestò Anna.
 
 << Vado a salutare Simona e torno >> si giustificò, desiderosa di fare due passi.
 
<< Muoviti! >> le urlò dietro Beatrice.
 
 << Sì! >> la imitò senza, però, voltarsi.








SPAZIO AUTRICE: Buonasera :) Non so che giorno sia ma ho deciso di pubblicare. Non so stare senza. 
Onde evitare di rimanere senza capitoli e, siccome alcuni sono davvero lunghi con il nuovo layout, ho deciso di dividerne alcuni. Questo che avete appena letto, infatti, è stato diviso. Pubblicherò la seconda parte appena questa arriverà a 50 visite o giù di lì. 
(Non che pretenda un numero standard di visite o altro, è solo per prendere tempo, scusate lol)


Per qualsiasi cosa, sono qui. Mi farebbe piacere conoscervi tutti e conoscere le vostre opinioni. Siete adorabili :) 
Buon proseguimento di serata :) x

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Capitolo 10
*** The call. ***


(Aprile 2014)
<< Ho bisogno di una flebo, vi prego >> si lamentò Melania, stendendosi sul banco esausta.
 
Era ormai arrivata alla quinta ora, mancavano solo pochi minuti all’uscita ma le parevano un’eternità. Aveva ascoltato le chiacchiere inutili di cinque professori diversi, i quali avevano ripetuto sempre le stesse stressanti e ansiose cose: l’esame di stato e i percorsi. Aveva la testa piena di tutte quelle chiacchiere, non ne poteva più. Non riusciva a reggere certi argomenti non avendo dormito abbastanza. Voleva solo tornare a casa, mangiare e stendersi un po’ per recuperare.
 
<< Sshh! >> la rimproverò a denti stretti l’amica.
 
 << Scusa, ma non ce la faccio >> rispose, alzando appena la testa per guardarla.
 
<< Appena arrivi a casa mettiti a dormire >> le suggerì.
 
 << Ci stavo proprio pensando anche perché poi devo studiare storia e così combinata non riesco a far nulla >>
 
 << Non te la sei fatta durante le vacanze? >>
 
 Le lanciò un’occhiata torva. << Come credi che abbia fatto a Londra? >>
 
<< Ah…vero >>
 
 Si lasciò andare di nuovo con la testa sul braccio.
 
<< Preparati >> la rimproverò.
 
 << Uff >> e, dopo essersi lamentata, trovò la forza di sollevarsi, sistemarsi i capelli con un rapido gesto della mano e mettere le proprie cose al loro posto nello zaino.
 
 Quando ebbe fatto, lo chiuse, si alzò e se lo infilò, nel caos generale.
 
<< Cavolo! >> esclamò all’improvviso passando poi a tapparsi la bocca quando si rese conto di essere stata l’unica a parlare, attirando l’attenzione. << Scusate >> sussurrò in un mezzo labiale alla professoressa quando quest’ultima la guardò.
 
 Beatrice le si mise davanti coprendola e trattenendo le risate. << Scema >> pronunciò infine, dandole una lieve pacca sul braccio.
 
 Melania rise a sua volta.
 
 << Che ti sei ricordata? >> le chiese poi, curiosa.
 
 << Stasera ho l’esame di guida e nel pomeriggio un’intervista. Non so come devo fare >>
 
 << Cavolo >>
 
 << Esattamente >> e alzò gli occhi al cielo, seccata della situazione che le si era venuta a creare.
 
 << Dai in qualche modo farai >> la confortò.
 
 << Non potrò riposare chissà quanto >> constatò.
 
 << Un po’ di sacrificio, dai >>
 
 Annuì rumorosamente e si girò a controllare le altre e cosa stessero facendo, visto non si fossero ancora avvicinate alla porta. Una frazione di secondo dopo cominciò a vibrarle la tasca e fu distratta notando quanto la vibrazione fosse persistente. Controllò rapida e notò che Justin la stesse chiamando.
 
<< Coprimi >> sussurrò all’amica.
 
 La guardò con un’espressione interrogativa.
 
 << E fate un po’ di casino, per favore >> aggiunse, avvicinando il cellulare all’orecchio.
 
 Quando Beatrice le vide compiere quel gesto capì e l’aiutò, senza problemi.
 
<< Hey, Bieber! >> esclamò cercando di non alzare troppo il tono.
 
<< Non ci siamo più messi d’accordo >> le fece pesare immediatamente.
 
<< Hai ragione, sono pessima >> ammise portandosi la mano libera sul collo.
 
<< Vogliamo rimediare? >>
 
 << Sì, ma non saprei quando. Non ho molto tempo di recente e… >>
 
 << Vengo io da te! >> esclamò sovrastandola.
 
 Sembrava disposto a tutto pur di incidere quella canzone.
 
 << Sarei ben felice ma al momento sono alle prese con un cambio di casa discografica. Come pensi che…? >> si fermò di scatto quando le si accese una lampadina.
 
 Avrebbe sempre potuto chiedere un favore a Fedez. In fondo, era ancora nella sua stessa, ancora per poco, sede.
 
<< Cosa? >> chiese, dall’altro capo.
 
 << Ti faccio sapere quanto prima >>
 
 << Oh, va bene >> rispose col tono stranito di chi non aveva capito nulla ma non osava chiedere spiegazioni.
 
 << Ora sono in classe, ti posso richiamare appena esco? >> e mentre gliene parlava, suonò la campanella.
 
 Beatrice aprì la porta e uscì per prima, aprendo a tutti la strada. Lei la seguì a passo veloce cercando di evitare l’accrescere della calca.
 
 << Che? >>
 
 << Nulla, nulla. Ormai sono fuori >>
 
 << Era una campanella, quella? >>
 
 << Ebbene sì >>
 
 << Sei a scuola? >>
 
 << Hai sbagliato orario di poco >>
 
 << Scusa, non ho controllato il fuso, in realtà >>
 
 << Tranquillo >>
 
 << Allora mi fai sapere? >>
 
 << Ti richiamo io, sì >> e, dopo un tenerissimo “ti voglio bene”, si salutarono.
 
Quando ebbe terminato, Beatrice le lanciò uno sguardo per assicurarsi la stesse ancora affiancando, poi le chiese: << Harry? >>
 
 Scosse la testa. << Justin >>
 
 Assunse un’espressione interrogativa prima di aggiungere: << Cosa voleva? >>
 
<< Incidere una canzone, ma non ho tempo >>
 
 << Nemmeno un po’? Dai, è la dolcezza >>
 
 << Figurati che è disposto a venire qui >>
 
 << Dai, trova un giorno >>
 
 << Non che ci voglia una giornata per registrare e il resto. Non è così facile >> constatò percorrendo al suo fianco il marciapiede che conduceva alla sua fermata e, più avanti, al chiosco.
 
 << Oi, hai capito? >> la voce di Sarah, alle sue spalle la fece voltare, sicura lei c’entrasse qualcosa.
 
 << Anna ha deciso di non uscirci >> le disse appena ebbe attirato la sua attenzione.
 
 L’amica, al suo fianco, si imbarazzò. << Non ho intenzione di farlo >>
 
 << Di chi stiamo parlando? >> chiese Beatrice camminando, come Melania, con la testa rivolta all’indietro.
 
 << Te l’ho detto stamattina >> rispose Anna.
 
<< Per me dovresti uscirci, lo sai >> rispose schietta, Melania.
 
 << Che mi sono persa? >> chiese Sara, arrivando dal fondo del marciapiede, lasciata indietro, e aggregandosi al gruppo.
 
 Sapendo che dovesse ripetere le stesse cose all’altra amica, decise di concentrarsi sulla strada per evitare, tra le altre cose, di calpestare bisogni o sbattere contro pali e cassonetti. Beatrice, fece lo stesso decidendo di portare avanti il discorso di Justin.
 
<< Fai uno sforzo >>
 
 << So quanto ci tenga a questa cosa. Oggi chiamo Fedez e vedo cosa posso organizzare >>
 
 << Così mi piaci! >>
 
 Sorrise dell’esclamazione dell’amica.
 
 << Che succede? >> chiese Sarah, passando avanti e mettendosi tra le due, curiosa.
 
 << Justin vuole a tutti costi incidere la canzone che ho scritto per Avalanna >> sintetizzò il tutto in una sola frase.
 
 << Oh >> le uscì dapprima, un po’ triste.
 
 << Vuole venire qui per farlo ma lei si ostina a dirgli di non avere tempo >> si intromise Beatrice quasi a voler ricevere l’appoggio della nuova arrivata.
 
 << Dai, fallo venire >> rispose con tono quasi lamentoso.
 
 << Ma lui vuole venire! >> esclamò Melania.
 
 << Perfetto, così me lo fai anche conoscere visto che dici sempre che è tanto un bravo ragazzo >> sorrise del tono che aveva appena usato per riportare al meglio le sue parole.
 
 << Ma se te l’ho presentato al mio compleanno! >> esclamò poi ricordandosene.
 
<< Non ho avuto modo di vedere le sue qualità >> rispose per le rime.
 
 << Va bene >> concluse rassegnata e sorridente poi lanciò un’occhiata distratta alla sua destra, verso l’altro lato della strada percorso, quasi allo stesso modo, da altri studenti della sua stessa scuola che avevano, però, una meta diversa.
 
Si sentì come se le mancasse qualcosa quando si imbatté con lo sguardo in una coppietta che si riabbracciava felice dopo una mezza giornata trascorsa lontani l’uno dall’altra. Lui poteva essere al quinto proprio come lei, ragionò. Lei appariva così felice e ne venne quasi contagiata prima di desiderare di poter essere al suo posto. Non che volesse trovarsi tra le braccia di quello sconosciuto, per carità! Voleva, però, poter abbracciare la persona che amava fuori scuola, come ogni persona normale, come quei due avevano appena fatto sotto i suoi occhi. Voleva vedere la ragione dei suoi sorrisi sinceri ritrovati almeno una volta al giorno. Ma non poteva. Non poteva perché lui non era un ragazzo qualunque. Lui era un inglese. Un cantante inglese. Lui era Harry e, nonostante ai suoi occhi apparisse una persona normale per la quale provare un sentimento normale, per il mondo circostante non lo era. Il suo posto era lontano.
Sentendone terribilmente la mancanza afferrò il cellulare e decise di scrivergli qualcosa. “I’m finally out! I yawned all morning long because of you, you know? Haha btw I miss you and I hope you can turn on Skype tonight too. Let me know. I love you x” . Quando alzò il capo dal display su cui era china si rese conto che Beatrice avesse già attraversato per raggiungere il suo pullman, così come anche Sarah. Dietro di lei erano rimaste solo Sara e Anna che parlottavano della giornata scolastica appena volta al termine commentando i vari atteggiamenti di prof e compagni. Lei udì ma non si intromise nonostante fosse interessata.                     
 
 
 
 
 
 
<< Come stai? >>
 
 << Bene, grazie. Tu? >> chiese accomodandosi.
 
 L’intervista era pre-registrata per un programma televisivo italiano. Sarebbe andata in onda solo quattro giorni dopo.
 
 << Tutto bene. Sei nervosa? >>
 
 << Ma no, anzi. Mi sento molto a mio agio e sono felicissima di essere qui >> e lanciò un sorriso alla telecamera.
 
 << Sei da poco tornata da un evento di beneficenza molto importante tenutosi a Londra… >> iniziò.
 
 << Sì, è stata una bella esperienza e mi è davvero dispiaciuto andare via >>
 
 << Tu e Harry Styles, dei One Direction, eravate in squadra insieme ed avete vinto. Com’è stato? >>
 
 << Vincere? >> chiese con un risolino.
 
 << Beh, anche >>
 
 << E’ stato divertente. Eravamo lì per partecipare ed aiutare persone bisognose ma, in fondo, era anche un torneo con tanti coetanei. E’ stata un po’ come una vacanza >>
 
 << Stare in squadra con Harry? >>
 
 << Sicuramente vantaggioso. Non conoscevo tutti personalmente ed è stato confortante ritrovarsi con un qualcuno di familiare. Ci ha permesso di avere una migliore sintonia >>
 
 << Come sono le cose tra voi al momento? >>
 
 << In che senso? >>
 
 << Siete stati insieme nel 2012, vero? –non attese conferme- Non vi abbiamo più visto insieme fino ad ora e la domanda sorge spontanea… >>
 
 << Oh >> e sorrise. << Non ci siamo sentiti per lungo tempo dopo la rottura, nonostante fossimo rimasti in buoni rapporti, questo è vero. Abbiamo avuto entrambi molto da fare, tra lavoro e vita privata. Sono stati mesi molto pieni ma siamo molto amici. Continuiamo ad avere una bell’amicizia ed è stato bello passare del tempo con lui di recente >>
 
 << Non c’è possibilità che voi due torniate insieme? >>
 
 Scosse prontamente la testa, nonostante stesse mentendo. Voleva che le cose rimanessero il più private possibili.
 
 << Lui è un ragazzo sorprendente e avrà sempre un posto speciale nel mio cuore ma siamo già stati insieme una volta e abbiamo deciso di concludere. Credo sia stato abbastanza >> e si rilassò sentendosi un po’ verme nel dire quelle cose che i suoi fans avrebbero reputato sincere.
 
 “Capiranno, un giorno” pensò e si concentrò sulle domande successive.
 
 << Qui ci sono delle domande da parte di alcuni tuoi fans che noi abbiamo personalmente selezionato per te >>
 
 << Oh, non vedo l’ora di rispondere >> commentò mentre la donna afferrava dei cartoncini alle sue spalle.
 
 Le sorrise un istante poi chinò il capo su quei fogli colorati.
 
 << La prima domanda viene da Giulia e chiede: “La cosa più pazza che tu abbia mai fatto?” >>
 
 << Iniziamo con una domanda difficile. Sono una persona abbastanza tranquilla e noiosa. E’ raro che io faccia cose pazze quindi devo sforzarmi per trovarne qualcuna… >>
 
 << Credi di riuscirci? >> la prese un po’ in giro.
 
 Lei, nel frattempo, era intenta a pensare assumendo le espressioni più buffe.
 
<< No >> concluse infine, rilassando i muscoli facciali. << Beh, a parte quella volta in cui ho preso un aereo solo per dare gli auguri ad un mio amico e passare un paio d’ore in sua compagnia. Ma, più che una follia, l’ho sempre definita una cosa carina >> aggiunse.
 
 << L’hai fatto davvero? >>
 
 Annuì prontamente. << Per i venti anni di Niall >>
 
 << Niall Horan dei One Direction? >>
 
 << Sì, è assolutamente uno dei miei migliori amici e tengo tantissimo a lui. In quei giorni ero a casa per l’inizio della scuola e lui era impegnato con l’incisione del terzo cd insieme agli altri ragazzi. Stava per compiere venti anni e non sarei mancata per niente al mondo. Per questo ho preso un aereo e sono volata da lui >>
 
 << E com’è andata? >>
 
 << Beh, molto bene. Ho comprato una torta, un regalo e sono partita. Paul, una delle guardie del corpo dei ragazzi, è venuto a prendermi. L’ho raggiunto ed è stato felicissimo di vedermi. Abbiamo passato cinque o sei ore insieme. Poi sono ripartita >>
 
 << Tutto questo per fargli gli auguri? >>
 
 << Sì >>
 
 << E con gli altri, l’hai mai fatto? >>
 
 << Con Liam e Louis ma è stato un po’ diverso >>
 
 << In che senso? >>
 
 << Ad Agosto scorso ho seguito varie tappe del tour. Sono stata in giro con loro più o meno dalla metà del mese. Abbiamo festeggiato sul palco come l’anno in cui facevo loro da supporter e il giorno dopo sono tornata a casa. Louis, invece, mi aveva chiesto di raggiungerlo ed ho approfittato delle vacanze natalizie per farlo. Ho festeggiato un po’ in ritardo in sua compagnia, ma l’ho fatto >>
 
 << Perché per Zayn e Harry no? Non li hai nominati… >>
 
 << Non ho preso un volo di punto in bianco per raggiungerli perché, indipendentemente da loro, sono nati in due mesi in cui io sono obbligata a stare a casa ed andare a scuola. Non posso spostarmi liberamente come con gli altri ragazzi. Loro hanno dalla loro parte le vacanze estive e natalizie, Zayn e Harry no. Se dipendesse esclusivamente da me, però, lo farei e l’avrei già fatto >>
 
 << Credo che possiamo classificare la tua azione come una cosa pazza >> concluse l’intervistatrice.
 
 << Beh, allora ne ho fatta una >> esclamò sorridendo.
 
 << Passiamo alla prossima domanda. Marisa chiede: “Qual è stato il tuo primo pensiero riguardo ai 5 Seconds of Summer e chi è il tuo componente preferito?” >>
 
 << E’ una bella domanda, davvero. Li ho conosciuti l’anno scorso, più o meno, ed è stato divertente. Sono talentuosi e pazzi. Tra l’altro sono anche molto giovani. Non ricordo esattamente cos’ho pensato sul loro conto ma so che attualmente siamo molto amici. Michael è praticamente la mia metà, ma se dovessi scegliere, come in questo caso, direi Luke >>
 
 << Come mai? >> le chiese maliziosa.
 
<< Abbiamo varie cose in comune e poi è carino >> fu la sua motivazione.
 
 << Sai che è più piccolo? >> chiese, facendola imbarazzare.
 
 << Però è carino >> ribatté, sorridendo con la lingua tra i denti.
 
 << Quali sono queste cose in comune? >> si informò in seguito.
 
 << Stavo scherzando. Non ho un preferito, voglio bene a tutti loro e, com’è ovvio che sia, è difficile scegliere >> chiarì.
 
 << Posso aggiungere una domanda fuori elenco? >> chiese con un sorrisino.
 
<< Certo! >>
 
 << E’ vero che la prima cosa che Michael ti ha detto quando vi siete conosciuti è stata “Ho una cotta per te”? >>
 
 Scoppiò a ridere. << Beh, sì. E’ andata più o meno così >>
 
 << Vuoi raccontarcelo? >>
 
 << Non c’è molto da dire, hai riassunto perfettamente la situazione. Praticamente ero andata a vedere un concerto dei ragazzi, sarà stato il compleanno di Liam o giù di lì, e non vedevo l’ora di conoscere questa band. Mi piacciono molto le loro canzoni quindi ero motivata. Sono arrivata, ho bussato al loro camerino e, quando ho aperto, erano lì in fila come soldatini ad aspettarmi. E’ stato strano e lusinghiero. Li ho abbracciati tutti, come faccio di solito, partendo da Ashton che era il primo da sinistra. Loro sapevano chi fossi ed io conoscevo loro quindi è stato tutto molto tranquillo. Quando sono arrivata a Michael…non mi ha dato nemmeno il tempo di stringerlo che subito mi ha detto “Sai, ho una cotta per te di recente. Sei forte” >> e cercò di imitarne il tono di voce e la gestualità.
 
<< E tu come hai reagito? >>
 
 << Ovviamente la cosa mi ha un po’ spiazzata. Non sapevo che tipo fosse e come prenderla. Poi ha sorriso e si è sistemato tutto >>
 
 << Siete amici? >>
 
 << Come ho detto prima, lui è la mia metà. Gli altri, invece, beh…anche >> sorrise.
 
 << Lui è un caro amico di Harry, vero? >>
 
 << Sì, Harry ha stretto amicizia in particolar modo con Mikey quand’erano in tour >> confermò senza aggiungere nulla di nuovo.
 
<< Ora l’ultima domanda da parte di un fan. Pronta? >>
 
 Annuì. << Certo >> aggiunse per rafforzare il concetto.
 
 << Antonio ci chiede: “Pensi mai di ricominciare un nuovo show?” >> e, dopo aver letto, posò i cartoncini laddove li aveva trovati e concentrò la sua attenzione sulla giovane cantante.
 
 << Onestamente no. Questo non è un argomento molto allegro per me e vorrei che voi lo capiste. Per quanto registrare quelle puntate mi divertisse, non lo rifarei con nessun altro. Marco era davvero l’unico >> e la sua voce iniziò a tremare al pensiero di quell’amico perso quasi due anni prima.
 
 << Oh, mi dispiace >> le sussurrò dolcemente la donna, come a volerla consolare.
 
<< E’ tutto okay >> rispose dopo aver compiuto la sua respirazione abituale: quella che fermava le lacrime e, in casi più generici, impediva l’accrescere di ansia e paura.
 
 << Sicura? >> si accertò, scrutando i suoi occhi.
 
 Annuì con un sorriso. << Certo >> aggiunse.
 
 << Allora posso proseguire? >>
 
 << Ovviamente >>
 
 << Tutti sono curiosi di sapere quando rilascerai il prossimo album >>
 
 << Beh, non ho nemmeno iniziato a lavorarci >>
 
 << No? Eppure si vocifera il contrario >>
 
 << Si vocifera male >> e si lasciò andare ad una risatina. << Io non ho le idee ben chiare e, per quanto fare musica sia tutta la mia vita, ora non posso dedicarmici a pieno. Alla fine degli esami inizierò a valutare la situazione >> continuò.
 
 << Dovremo aspettare ancora molto? >>
 
 << Il tempo necessario. Mentirei se affermassi il contrario >>
 
 << Quindi non puoi darci anticipazioni? >>
 
 << Anticipazioni del niente? E’ un po’ difficile >> e sorrise.
 
 << Faresti un tour, no? >>
 
 << Beh, ovviamente cercherei di portare la mia musica in giro per il mondo. E’ una delle cose che amo di più del fare questa vita >>
 
 << Passiamo un po’ al gossip. Sai che Cody Simpson ha affermato di avere una cotta per te? >>
 
 << Chi? >> esclamò.
 
 << Cody Simpson >>
 
 << Fa parte del cartone animato? >>
 
 << No, è un cantante australiano. Non lo conosci? >>
 
 << Devo ammettere la mia ignoranza al riguardo >>
 
 << Vuoi che te lo mostri? >>
 
 Annuì, curiosa.
 
 << Un attimo >> pronunciò e afferrò un tablet nelle vicinanze.
 
 Smanettò per qualche istante, poi si fermò come soddisfatta e girò il display affinché Melyem potesse vedere. << E’ lui? Sembra un ragazzino >> fu il suo commento immediato.
 
 << Ha qualche anno meno di te, in effetti >> rispose sbirciando la foto a sua volta evitando, però, di modificarne l’angolatura.
 
 << Non credo di poter affermare altro >> concluse lei, allontanandosi dal display.
 
<< Quindi cercherai di conoscerlo? >>
 
 << Mi piacerebbe, sì >> affermò infine.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Lesse il messaggio, stupendosi di non averlo trovato durante il precedente controllo del cellulare. Un sorriso da un orecchio all’altro spuntò sul suo viso. Non vedeva l’ora di parlarle, come la sera prima. Amava il fatto che lei gliel’avesse proposto. Amava il fatto che lei fosse tornata nella sua vita. Amava il fatto che stessero cercando di ricostruire qualcosa. Ma, più di qualsiasi altra cosa, amava lei. Lanciò uno sguardo veloce all’orologio. Si rese conto fosse tardi e si precipitò a comprare qualcosa per cena prima che i negozi chiudessero. Mentre saliva in auto le rispose proponendole un orario e sperando che lei potesse essere d’accordo.     






SPAZIO AUTRICE: E' ufficialmente venerdì e ho deciso di pubblicare la seconda parte del capitolo!
Il precedente non ha raggiunto le 50 visite come avevo "richiesto" ma non importa. Quando mai rispetto ciò che dico? lol
Questa volta ero piuttosto determinata, in realtà, ma ho lasciato perdere perché mi sono ricordata che Domenica parto per Milano (Andrò al concerto di Miley, ahhhhh **) e tornerò solo Lunedì in tarda serata. 
In seguito, dovrò studiare seriamente per l'esame e...in poche parole non so quando pubblicherò di nuovo. Spero sappiate cercherò sempre di ritagliarmi un po' di tempo per questo sito e per voi. Ci tengo. 


Buon proseguimento di giornata :) x  

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Capitolo 11
*** << What are you doing? >>. ***


(Aprile 2014)
<< Com’è andato il viaggio? >>
 
<< Bene, ho dormito tutto il tempo >>
 
 << Fatto bei sogni? >>
 
 << Non ricordo, onestamente >>
 
 << Come ti senti? >>
 
 << Bene, sto bene. Perché mi sembra che tu sia preoccupata? >>
 
 << No, non lo sono >> negò immediatamente, quasi come un riflesso involontario.
 
 << Sì, che lo sei >>
 
 << Non muoverti da lì, vengo a prenderti tra un quarto d’ora al massimo. Ho trovato traffico, mi dispiace. Mettiti in un posto tranquillo e cerca di dare poco nell’occhio >> gli intimò.
 
 << Sì, me l’hai ripetuto quattrocento volte prima di partire >> brontolò e se lo figurò mentre alzava gli occhi al cielo.
 
 Ne sorrise. << Scusa, sono preoccupata che ti accada qualcosa. Sei venuto da solo e… >> provò a spiegare ma si bloccò.
 
 << Tu pensa a guidare, a me ci penso io >>
 
 << Non fare il bad boy, babe >> lo prese un po’ in giro.
 
 Lo sentì sorridere dall’altro capo del telefono. << Ti aspetto qui >>
 
 << Ti chiamo appena arrivo per sapere dove sei >>
 
 << Vuoi venire a prendermi fino dentro dandomi la manina? >>
 
 << Ma no, scemo! >>
 
 << Volevo esserne certo >> e sorrisero entrambi.
 
 Attaccò e lasciò cadere il telefono sul sedile del passeggero. Scrutò la strada cercando di capire a cosa fosse dovuta quella situazione statica. Allungò il collo dal finestrino ma non vide nulla da poter incolpare. Sbuffò e tornò con la testa dentro lanciando un’occhiata allo specchietto retrovisore. Dapprima lo utilizzò per guardare la fila di auto che la seguiva, poi si ammirò. Aveva i capelli in disordine e il trucco sbavato sotto gli occhi. Il calore e l’ultima ora di educazione fisica non erano stati proprio favorevoli. Con due dita si pulì alla meglio finché non fu soddisfatta del risultato. Frugò nella borsa alla ricerca delle salviettine facendo ben attenzione a non macchiare alcuna superficie con la matita e il mascara che le erano rimasti sulle mani. Si ripulì e ne utilizzò un’altra per rinfrescarsi il viso. Approfittò di quella sosta forzata per legarsi i capelli in uno chignon. Per essere la fine di Aprile, faceva decisamente troppo caldo, pensò, prima di ritornare con le mani sul volante e con gli occhi sulla strada.
 
Sentì il cellulare vibrare e allungò una mano per controllare di cosa si trattasse. Era Harry. Sorrise felice, come solo lui sapeva renderla inviandole un semplice messaggio. “I have three free days starting from now. What about seeing each other? I need it ‘cause I miss you so much x”. Ne fu entusiasta e, al tempo stesso, combattuta. Aveva chiesto a Justin di raggiungerla per lavorare alla canzone perché, con la scuola, aveva un ponte di tre giorni e doveva assolutamente sfruttarlo. Non sapeva se avrebbe avuto altro tempo, in seguito. Quella era l’unica pausa che riusciva ad avere, l’unica che fosse così lunga, apparentemente. Tre giorni, però, non sarebbero stati sufficienti per le registrazioni, avrebbero dovuto affrettarsi ed evitare distrazioni e, quindi, l’arrivo di Harry non sarebbe stato l’ideale sebbene desiderasse vederlo con tutta sé stessa. Sapeva che poi lui sarebbe partito per il nuovo tour negli stadi, che l’avrebbe lasciata sola per chissà quanto tempo. Sapeva fin troppe cose e non aveva la più pallida idea di cosa fosse più giusto fare. Avrebbe pagato per un consiglio in quel momento.
 
Un clacson la fece sobbalzare. La macchina dietro di lei le stava facendo notare che la situazione si fosse sbloccata e che avrebbe, pertanto, dovuto muoversi. Alzò una mano in segno di scuse e premette sull’acceleratore. Tirò dritto e svoltò a destra seguendo la strada. Cinque minuti dopo si ritrovò nei pressi dell’aeroporto. In fondo era rimasta bloccata a pochi chilometri. Accostò al bordo della strada, assicurandosi di non infastidire altri automobilisti, e riprese il cellulare. Ricompose il numero di Justin mentre si toglieva la cintura.
 
 << Ci sei? >> esclamò lui.
 
 << Sshh! >> lo ammonì.
 
 << Cosa? >>
 
 << Non devi urlare >>
 
 << Ti ho…buttato giù un timpano? >> chiese cauto assottigliando appena la voce.
 
<< No, darai nell’occhio >>
 
 << Oh, ma andiamo! >>
 
 << Sono seria, Jus >> e sfilò la chiave dal quadrante.
 
 << Va bene, va bene, se serve a farti stare buona, abbasserò il tono >>
 
<< Grazie >> e sorrise riconoscente nonostante lui non potesse saperlo. << Ad ogni modo avvicinati all’uscita, sto per entrare >>
 
 << “Sto per entrare” significa cosa, esattamente? >> chiese con un risolino.
 
 << Sto chiudendo la macchina >> prese la borsa e la pose, con una sola mano, all’altezza del polso.
 
 << Okay, vengo >> e attaccò.
 
 Infilò provvisoriamente il cellulare in tasca e uscì dalla macchina chiudendola. Camminò verso l’ingresso degli arrivi. Da lontano vide le porte a vetri aprirsi e un ragazzo con occhiali da sole, berretto rosso portato al contrario, vestiti larghi e comodi fare capolino trainando una valigia nera di medie dimensioni e una chitarra. Le ci volle meno di un istante per riconoscerlo e sorridergli da lontano. Lui, però, si accorse di lei solo qualche secondo più tardi e, dalla breve distanza che li separava, alzò una mano per salutarla. Lei ricambiò ondeggiando la sua mano e allungando il passo per aiutarlo con i bagagli. Appena lo raggiunse, però, lui lasciò tutto e l’abbracciò talmente forte da impedirle ogni sorta di movimento.
 
<< Sembra quasi che tu voglia uccidermi. Non sembravi così desideroso di vedermi a telefono >> gli disse, senza fiato.
 
 Lui sorrise. << Scusami >> e allentò la stretta permettendole di ricambiare.
 
<< Mi sei mancato però, sai? >> dovette ammettere.
 
 << Ho così tante cose da raccontarti! E credo che anche tu non sia da meno >> e il tono divenne un po’ malizioso sulla seconda frase alche lei si sorprese.
 
 << Di cosa parli? >> chiese allontanandosi per guardarlo in volto.
 
 << Non ti ricordi più? Quando eri a Londra e preferivi parlarmi di persona… >>
 
<< Oh, giusto! >>
 
 << Ahhh! Non ricordi più nulla ormai >> la prese in giro con un enorme sorriso.
 
<< Dai, lasciami stare >> si lamentò con la voce da bambina.
 
 << Mi dai un altro abbraccio? >> e allargò le braccia.
 
 Si fiondò a capofitto. << Dormire per tutto il tempo ti ha reso estremamente dolce >> commentò.
 
 << Vuoi dire che normalmente non lo sono? >> e risuonò quasi offeso.
 
 << Io volevo dire ciò che ho detto. Se tu capisci altro non è affar mio >>
 
 Lui le baciò la testa. La trattava da sempre come avrebbe fatto con i suoi fratelli minori e a lei non dispiaceva affatto.
 
 << Andiamo dai, non voglio rimanere bloccata di nuovo nel traffico >> e allungò una mano per afferrare la maniglia della valigia.
 
 Justin, però, la inclinò per impedirglielo.
 
 << Non vuoi che…? >> non finì la frase mentre si staccava da lui.
 
 Scosse la testa. << Ce la faccio >>
 
 << Voglio darti una mano. Sarai stanco >>
 
 << Non mi stanco a trascinarla fino alla tua auto >>
 
 << Va bene >> e sbuffò, seccata dal fatto che lui volesse fare l’uomo forzuto.
 
<< Oh, non fare così >> e la tirò a sé con un braccio per coccolarla.
 
 Non poté fare a meno di sorriderne. << La macchina è di qua >> e gli indicò la direzione dalla quale stava arrivando prima di incontrarlo.
 
 << Vedi? E’ anche in discesa >> scherzò, iniziando a camminare continuando a tenerla stretta.
 
 << Come vanno le cose? >> cambiò argomento.
 
 << Bene >> e accennò un sorriso che le parve un po’ forzato.
 
 << Sicuro? >> si accertò, quindi.
 
 << Onestamente? >>
 
 << La domanda l’ho fatta per questo >>
 
 << Sono un po’ triste. Il mio umore non è cambiato di molto da quando ti ho chiamata nel cuore della notte, in realtà >>
 
Gli accarezzò la schiena seriamente dispiaciuta. << Cosa c’è che non va? >>
 
 << Non lo so. Speravo che venire qui mi avrebbe aiutato >>
 
<< Potrebbe farlo, no? >>
 
 << Sì, in fondo sono appena arrivato >> e le sorrise guardandola di sottecchi.
 
 Lo strinse un po’ più forte in vita per fargli capire che lei ci sarebbe sempre stata. Per gli amici veri l’avrebbe sempre fatto.
 
 << Eccoci qua >> esclamò poi fermandosi di scatto a un passo dalla portiera dell’auto.
 
 << Beh, per essere la tua auto, non è male >> commentò con un sorrisino divertito.
 
 << Non sarà la tua Ferrari o la tua Range Rover o chissà cosa ma ci porterà dove vogliamo andare >>
 
 << Che sarebbe da te, tra l’altro >>
 
 << Se preferisci, ti lascio qui >> lo minacciò scherzosamente.
 
 << Saresti senza cuore >>
 
 Lei rise del suo tono e aprì l’auto affinché potesse posare i bagagli. Come immaginava, non volle farsi aiutare.
 
 << Perché c’è uno zaino qui? >> le chiese, dopo aver chiuso il cofano.
 
 << Uscita da scuola sono venuta a prenderti >> gli spiegò salendo.
 
 << Non sei proprio tornata a casa? >> e apparve un po’ dispiaciuto per averla costretta ad una simile azione.
 
 Scosse la testa mentre si infilava la cintura con lui che l’affiancava.
 
 << Posso metterla dietro? >> chiese bloccandosi alla vista della borsa che lei aveva, precedentemente e distrattamente, poggiato al suo posto.
 
 << Sì, scusa >>
 
Lui le sorrise e lo fece. Si mise a sedere, chiuse la portiera e lei mise in moto. Infilò a sua volta la cintura mentre la musica della radio riempiva l’auto. Non parlò per un bel tratto, avvolta nei suoi pensieri.
 
<< Cos’hai? >> le chiese dopo un po’ di tempo passato ad osservarla, avendola trovata eccessivamente pensierosa.
 
 << Eh? No, nulla >> gli rispose, lanciandogli un’occhiata furtiva.
 
 << Sembri turbata >>
 
 << No, no, è tutto okay >>
 
Il suo tono neutro non lo convinse. << Dai, parla >>
 
 Lei parve un po’ riluttante all’idea. Non voleva metterlo al corrente della proposta del riccio perché sapeva non fosse giusta.
 
 << Stavo pensando ad Harry >> disse, infine.
 
 << Cosa succede? >>
 
 << Mi ha mandato un messaggio mentre ero nel traffico e mi ha chiesto di vederci >>
 
 << Quando? >>
 
 << In questi giorni >>
 
 << Nei giorni in cui sarò qui? >> si accertò.
 
 Lei annuì rumorosamente e svoltò a sinistra.
 
 << E qual è il problema? >> il tono allegro che usò la fece sussultare.
 
 Non si aspettava una simile reazione. << Dobbiamo lavorare alla canzone >>
 
<< Non può venire? >>
 
 << Sì, credo possa scendere >>
 
 << Allora fallo venire! >>
 
 << E la canzone? >>
 
 << Ho già lavorato a delle basi mentre ero a casa. Ci sono già idee da cui partire quindi metà del lavoro è fatto, non ci metteremo molto >>
 
 << Sei sicuro? >>
 
 << Sì, assolutamente! Voi due dovete vedervi >>
 
 << Perché? >> gli chiese con un sorriso.
 
 << Oh, dai, ti conosco. So quanto ci tieni a lui e qualcosa mi dice che a Londra è successo qualcosa >> e utilizzò un tono malizioso mentre alzava ed abbassava le sopracciglia.
 
 Lei rise. << Mi ha baciata >> affermò.
 
 Lui urlò un “Booya!” inaspettato.
 
 << C-cosa ti prende? >> balbettò.
 
 << Sono felicissimo per voi! Voglio rivedervi insieme da quando vi siete lasciati >>
 
 La sua risposta le causò un sorrisino spontaneo. << Sei davvero carino, Jus >>
 
<< Chiamalo, dai. Digli che può venire, anzi che deve venire >>
 
 << Sto guidando >> gli ricordò.
 
 << Allora lo chiamo io, dammi il numero >> la esortò mentre afferrava il cellulare dalla tasca e si preparava al dettato.
 
 << Usa il mio >>
 
 << Dov’è? >>
 
 << Ehm… >> fece mente locale. << Credo sia nella mia tasca >> aggiunse.
 
 Non se lo fece ripetere due volte e allungò la mano per prenderlo. Cercò il numero nella rubrica senza alcun risultato.
 
 << Come l’hai salvato? >> si informò.
 
 << “Haz” >>
 
 << Non l’ho visto >> e tornò a smanettare.
 
<< Ma ti assicuro che…-si bloccò rendendosi conto di averlo recentemente modificato- scusa, è vero. Ho cambiato nome l’altro giorno >>
 
  << E ti dispiacerebbe dirmi qual è? >>
 
 << “Curly” >> e trattenne un sorrisino.
 
 << Ecco, nella “C” non c’ero andato >> rispose e continuò.
 
Di sottecchi lo vide smanettare e far partire la fatidica chiamata.
 
 << Hey, amico! Sono Justin, come stai? >> esclamò qualche secondo dopo.
 
<< Sì, sono con lei. Spero tu non sia arrabbiato…sono arrivato poco fa, sì…te la passerei, ma sta guidando ecco perché ti parlo io. Ho un messaggio per te >> scherzò e la guardò per rivolgerle un sorriso.
 
 << No, okay, ci ho ripensato. Aspetta >> e allontanò il cellulare dall’orecchio.
 
<< Cosa fai? >> gli chiese lei.
 
 << Metto il vivavoce >> disse semplicemente e, dopo averlo fatto, appoggiò il telefono sul cruscotto.
 
 << Sono in vivavoce? >> chiese Harry, dall’altro capo.
 
La sua voce la fece sorridere, dopo aver dato il via allo svolazzamento di farfalle nel suo stomaco.
 
 << Sì, ora sì >> gli rispose lei.
 
 << Ciao bellissima >> pronunciò con una dolcezza tale da far sentire il suo amore fin lì.
 
 << Mi farai arrossire >>
 
 << Come stai? >>
 
 << Ora molto meglio, tu? >> ammise.
 
 << Bene, un po’ stanco però bene. Hai letto il messaggio? >>
 
 << Sì, ti chiamiamo per questo >>
 
 << Come mai? >>
 
 << Jus ha insistito perché lo facessi subito >>
 
 << Devi dirmi di no? No, perché non voglio sentirlo >> e lo sentì accennare un sorrisino amaro.
 
 << No, assolutamente >> e sorrise per infondergli l’allegria che gli stava mancando.
 
 << Allora cosa? >>
 
 << Prendi un aereo e vola qui. Io non posso muovermi ma non vedo l’ora di vederti >>
 
 << D-davvero? >>
 
 << Certo amico! >> rispose Justin per lei.
 
 Harry lanciò un urlo del quale risero entrambi. << Non vedo l’ora di vederti >> aggiunse calmandosi.
 
 << Quando pensi di arrivare? >> si informò.
 
<< Proverò a farcela per stasera >>
 
 << Sarebbe fantastico! >>
 
 Intanto Justin la osservava brillare al solo pensiero di rivederlo e sorrideva, felice.
 
<< Vado a preparare le valige e ti richiamo >> era entusiasta, lo si sentiva a chilometri di distanza.
 
 << Non dimenticare nulla >> gli raccomandò.
 
 << Ciao, ti amo >> e attaccò senza nemmeno poterle dare il tempo di rispondere “anch’io”.
 
 Justin si affrettò per chiudere la chiamata anche dal cellulare della ragazza e ridarglielo.
 
 << Metti in borsa >> gli disse, non potendo distrarsi per rimetterlo in tasca. 
 
<< Manca molto? >>
 
 << No, siamo quasi arrivati >>
 
 << Allora lo mantengo io >>
 
 << Oh, come vuoi >>
 
 << Sei felice all’idea di rivederlo? >>
 
 << Non si vede? >> e lo guardò di sottecchi.
 
<< Siete così carini >>
 
 << Ora smettila, sei inquietante >> e rise contagiandolo.
 
<< Sto solo dicendo la verità >> aggiunse in sua difesa.
 
<< Sei sicuro, davvero sicuro che non ti dispiaccia averlo intorno? >>
 
 << Ti dico di no! Sono felice che possiate vedervi >>
 
 << Non voglio che pensi che io non voglia lavorare alla canzone con te >>
 
 << So che vuoi, non ti preoccupare >>
 
 << Sicuro? >>
 
 << Chiedimi un’altra volta se sono sicuro e mi lancio dall’auto in corsa >> e scoppiò in un sorriso bellissimo.
 
 << Sicuro? >> chiese con un risolino, provocandolo.
 
Lui poggiò le mani sulla maniglia fingendo di essere in procinto di agire, poi si fermò tra le risate di entrambi.
 
<< Tu sei pazzo! >> esclamò mentre, finalmente, entrava in paese.
 
<< Ti avevo avvisata >>
 
 << Siamo quasi arrivati >> lo rassicurò.
 
 << L’hai detto anche cinque minuti fa. Perché ora sarebbe diverso? >>
 
 << Vedi quell’insegna bianca? >> e indicò con l’indice senza staccare le mani dal volante.
 
 Annuì rumorosamente.
 
<< Di fronte c’è la mia stradina >> spiegò proseguendo dritta.
 
<< Profumo di casa! >> esclamò entusiasta.
 
 << Profumo di cibo! Ho fame >>
 
 << Giusto, non hai nemmeno mangiato per venire a prendermi >> constatò.
 
<< Non voglio fartelo pesare >>
 
 << No, lo so >>
 
 << Ecco, che sia chiaro >> rise.
 
 << Non penserei mai una cosa del genere, ti conosco >>
 
 << Oh, grazie a Dio >>
 
 << Sei una delle mie migliori amiche >>
 
 << Mi stai davvero facendo emozionare >> lo prese in giro.
 
 << Lo faccio per il cibo. Sto sperando in una bolognese >> scherzò.
 
 << Ho ricordato a mamma il tuo amore per questo tipo di piatti ma non so come ha deciso di utilizzare quest’informazione >> e rise appena.
 
<< Spero bene >>
 
Svoltò per l’ultima volta. << Devo solo dirle che potrebbe raggiungerci anche Harry >>
 
 << Glielo posso dire io? >>
 
 << Lo sai che non ti capisce! >>
 
 << Oh, giusto >> parve rimanerci male. << Insegnami le parole in italiano >> esclamò qualche secondo dopo.
 
 Lei ne sorrise. << Per quanto io apprezzi lo sforzo e ammiri la tua dolcezza, il tuo accento la farebbe ridere >> commentò parcheggiando fuori casa.
 
<< Mi stai rovinando la giornata, sappilo >> la prese in giro mentre si sfilava la cintura.
 
 << Felice di sapere che stia facendo del mio meglio >> gli rispose per le rime uscendo dall’auto.
 
 << Sai sempre cosa dire, eh? >> le passò il cellulare che afferrò mentre allungava una mano per recuperare la borsa sul sedile posteriore.
 
<< Avanti, scendi >> gli intimò con un sorriso.
 
Chiuse la portiera e andò al cofano. Iniziò a tirar fuori la valigia e la chitarra di Justin mentre quest’ultimo la raggiungeva.
 
 << Dammi >> le disse sfilandole il tutto dalle mani.
 
<< Hey, come sei prepotente >>
 
 << Lo zaino? >>
 
 << Non guardarlo nemmeno >>
 
 << Perché? >>
 
 << Sta bene lì >> e richiuse mentre Justin ancora lo fissava.
 
<< Sicura? >>
 
 << Sì, dai, vieni >> e quasi gli strappò di dosso la chitarra per aiutarlo.
 
<< Hey, mi butti giù >> si lamentò con un enorme sorriso.
 
<< Sapresti rialzarti >> e spinse il cancello grande per aprirlo.
 
<< Bel lavoro manuale >> commentò.
 
 Gli lanciò una finta occhiataccia e lo fece passare per primo, seguendolo e richiudendo il cancello alle loro spalle.
 
 << Devo fare tutte queste scale? >> chiese, fermo davanti ai primi tre scalini riferendosi, però, alle due rampe successive per giungere al primo piano.
 
<< No, sei pazzo? Lasciamo tutto giù >>
 
 << Vivete tutti giù ora? >>
 
 << No, solo io, come al solito. Per il tuo pranzo devi salire >>
 
 << Oh beh, vorrà dire che avremo un luogo tranquillo dove parlare stasera >>
 
<< Non vedo l’ora >> e gli lanciò un bel sorriso radioso precedendolo sul pianerottolo.
 
 Justin sollevò la valigia e la trasportò per i tre scalini fino a raggiungere l’amica che gli fece spazio per poterla adagiare a terra. Prese le chiavi dalla borsa, aprì il portoncino ed entrò seguita dal canadese.
 
 << Puoi poggiare dove vuoi per adesso. Sistemi dopo >>
 
 << Questo posto è sempre accogliente >> commentò guardandosi intorno per verificare possibili cambiamenti nell’arredamento.
 
 << Sei gentile >> e, dopo aver appannato la porta, andò ad adagiare la chitarra sul letto dell’altra stanza.
 
 Quando si voltò, notò che Justin l’avesse seguita all’interno per fare altrettanto con la valigia.
 
 << Possiamo andare ora >> gli disse e uscì.
 
 << Devo chiudere a chiave? >> chiese alle sue spalle.
 
 << No, tranquillo. Lascia tutto così >> e prese a salire le scale, facendogli strada, nonostante lui fosse già stato lì e sapesse dove andare.
 
 << Melania? >> la chiamò sua madre.
 
 Si sporse e se la ritrovò sul balcone esattamente sopra di lei. << Sì, che c’è? >> le chiese.
 
 << Volevo controllare fossi tu. Avevo sentito il cancello aprirsi ma non è salito nessuno >>
 
 << Stavamo posando le valige >>
 
 << Giusto. Dov’è Justin? >>
 
 << Qui >> e lo indicò alle sue spalle con il pollice.
 
Justin capì stessero parlando di lui e si sporse per salutare con la mano e un sorriso radioso.
 
 << Ciao >> esclamò in un italiano incerto.
 
 Sua madre sorrise. << Ciao Justin! E’ un piacere rivederti >>
 
Lui la guardò con aria interrogativa e lei, per tutta risposta, gli sussurrò in inglese: << Ti avevo detto che non vi sareste capiti >>
 
 Le lanciò un’occhiataccia, riluttante all’idea di darle ragione. Lei sorrise.
 
<< Salite? >> chiese la donna.
 
 << Sì, stiamo venendo >> rispose per entrambi e ripresero a salire le scale. << Che hai cucinato? >> chiese poi, svoltando verso la seconda rampa.
 
<< La bolognese. Hai detto che a Justin piace, così…o non va bene? >>
 
 << No, è okay >> e di sottecchi vide Justin illuminarsi a quelle parole. << Justin è già felice >> aggiunse ridendo.
 
<< Oh, mi fa piacere >> e si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
 
Abbracciò il ragazzo una volta che questi fu davanti a lei. << Ti trovo bene >> gli disse sorridente ma lui non capì.
 
 Ricambiò il sorriso ma non evitò di guardarla stranito. Melania tradusse e fu costretta a continuare anche una volta dentro in quanto i due sembravano tenerci molto a chiacchierare l’uno con l’altra.    
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< Cosa fai? >> Niall spuntò in camera facendolo spaventare.
 
<< Un ingresso più…meno spaventoso? >> gli chiese alzandosi dalla sua posizione accucciata e guardandolo.
 
 Ne sorrise mentre reggeva la sua bottiglina d’acqua. << Non pensavo di farti tutto questo effetto >>
 
 << Sto facendo le valige >>
 
 << Uhm…questo lo vedo >>
 
 << Allora perché me l’hai chiesto? >> quasi si stupì.
 
 << Amico, ci conosciamo da quasi quattro anni. Dovresti saperlo >>
 
 << Ho intenzione di raggiungere Melania in serata >>
 
 << Lei lo sa? >> e il suo tono rasentò la neutralità.
 
Annuì rumorosamente mentre lanciava uno sguardo a cosa aveva già messo in valigia, pensando a cos’altro mancasse.
 
 << Harry… >> lo richiamò, facendogli alzare la testa.
 
<< Cosa? >>
 
 << Cosa stai facendo? >>
 
 << Preparo la valigia, te l’ho detto… >> e apparve quasi preoccupato all’idea che il suo amico potesse soffrire di Alzheimer giovanile.
 
 Niall scosse la testa. << Non mi riferivo a questo >> pronunciò serio.
 
Harry assunse un’espressione interrogativa e sperò avesse intenzione di continuare perché non stava capendo molto.
 
<< Cosa stai facendo con lei >> aggiunse quasi severo.
 
<< Io… >> si bloccò, sentendosi quasi minacciato.
 
<< Non so quanto tu voglia bene a quella ragazza ma so quanto lei ne ha voluto a te. L’hai fatta soffrire e non se lo meritava >>
 
 Si paralizzò. << Non ho intenzione di farla soffrire >> sussurrò, pensando alle cose andate storte, alla rabbia nei suoi occhi i giorni successivi alla rottura, alle lacrime che avevano percorso il suo viso da quel momento per colpa sua. Gli salì un groppo alla gola.
 
 << Conosco le tue ragioni, Harry. Le conosciamo tutti. Ti abbiamo sostenuto perché ti vogliamo bene ma, credimi, se non fossi stato mio amico, se non avessi saputo…ti avrei spaccato la faccia >> il suo tono divenne duro proprio come i suoi profondi occhi azzurri.
 
 << Io la amo, Niall >> sussurrò trattenendo le lacrime che gli pizzicavano gli occhi. Non volendo essere visto in quel modo abbassò lo sguardo.
 
<< Non voglio che tu la illuda. Se non puoi amarla, se non puoi starle accanto, lasciala stare adesso. Più avanti sarà peggio >>
 
 << Le dirò la verità, stavolta. Le cose andranno meglio >> e serrò i pugni, alzando di scatto la testa, per provargli stesse dicendo la verità e fosse determinato.
 
<< Rendila felice >> concluse e sorrise.
 
 Harry, sentendosi sollevato, ricambiò.
 
 << Mi dispiace di esser stato così duro ma voglio troppo bene a quella piccolina >> aggiunse con tenerezza.
 
 << Sì, sa farsi voler bene >> e accennò un sorrisino.
 
<< Dai, sbrigati o non arriverai mai per tempo >> lo incoraggiò con una pacca sulla spalla e, dopo aver lanciato un sorriso, lasciò la stanza.
 
 << Hey >> lo richiamò in un sussurro, il riccio.
 
Si bloccò sulla soglia e girò solo il viso, in attesa.
 
 << Avvisa tu gli altri >>
 
 << Certo >> e, annuendo, proseguì per la sua strada.
 
Harry tornò a preparare le valige più consapevole di quanto fosse stato solo pochi minuti prima. Aveva nelle mani il suo cuore, non avrebbe dovuto lasciarlo andare. Non avrebbe dovuto distruggerla un’altra volta, perché lei non lo meritava. Lui l’amava e le cose sarebbero andate meglio perché era cresciuto. Entrambi erano cresciuti e questo poteva essere solo positivo. Preso da un moto di amore nei suoi confronti afferrò l’inseparabile Iphone e le inviò un messaggio. “I love you so much I could die. Never forget that x”. Adagiò poi il cellulare sul letto e tornò alla sua attività con un sorriso enorme ad attraversargli il viso.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Hey, ti è arrivato un messaggio >> le fece notare Justin, seduto sul letto accanto al cellulare che lei aveva lasciato lì nonostante avesse deciso di posizionarsi sul pavimento fresco.
 
 << Leggi >> senza esitare sbloccò e lesse con un enorme sorrisino il nome del mittente.
 
 << E’ il tuo “Curly” >> le lanciò un’occhiata per vedere la sua reazione.
 
<< Aww >> e le spuntò un sorrisone.
 
 << Dice…oh, ma che dolce! >> constatò, quasi soddisfatto.
 
 << Rimandiamo i commenti a dopo >> lo esortò, curiosa.
 
<< “I love you so much I could die. Never forget that x” >>
 
 Lei arrossì.
 
<< Cosa rispondo? >> le chiese immediatamente lui.
 
<< Digli che lo stesso vale per me ed è per questo non vedo l’ora di vederlo >>
 
<< Detta parola per parola >>
 
 Sbuffò e lui rise al solo udirla. Ogni tanto si divertiva ad irritarla.
 
<< “You’re my blessing, babe. I love you more, that’s why I can’t wait to see you. Let me know soon x” >>
 
<< Piano >> esclamò.
 
 << Devo ripetere? >>
 
 << Sarebbe il caso. Cos’hai detto dopo “babe”? >>
 
 Fu costretta a ripetere quattro volte quelle parole, imparandole quasi a memoria, ma alla fine riuscì ad inviare il messaggio.
 
 << Ora che vi siete scambiati le vostre smancerie, credo dovremmo tornare a noi >> scherzò Justin riportandola con i piedi per terra.
 
 A malincuore, obbedì.
 
 << Pensavo a qualcosa di molto più simile ad una ballata >> affermò Justin, tornando al discorso precedentemente interrotto dalla vibrazione del cellulare di lei.
 
 << Penso che sia un’idea fantastica. Perché non mi fai sentire quello che hai preparato? >>
 
 << Mhm…sì >> e si allungò ad afferrare la sua chitarra. << Come ti ho già detto –spiegò mentre preparava il tutto- ho lavorato a varie versioni. Vorrei sapere cosa ne pensi, cosa cambieresti… >> non terminò.
 
 << Immagino non ce ne sarà bisogno >>
 
 La guardò con aria interrogativa.
 
<< Sei un bravissimo compositore. So quanto tu sia stato ispirato per queste basi e mi fido di te >> gli rispose con una dolcezza da lei stessa inaspettata.
 
Lui le sorrise, senza sapere esattamente cosa dirle. << Grazie >> sussurrò, poco dopo, mentre iniziava a strimpellare per assicurarsi che la chitarra fosse ben accordata.
 
 << Oh, non dirlo nemmeno >> rispose prontamente con un sorriso.
 
<< Ti va di cantarci su? >> le propose riferendosi alla base che stava per farle sentire.
 
 Lei annuì.
 
 Quando sentì fosse il momento giusto, iniziò. In men che non si dica si creò una forte connessione. Sembrava che quelle parole e quella melodia fossero state create insieme. Combaciavano alla perfezione più di due metà di un cuore spezzato. Dopo aver intonato l’ultima nota, Melania si fermò e notò che Justin continuava a suonare nonostante fosse in lacrime.
 
 << E’ la base migliore che io abbia mai sentito. E’ perfetta per questa canzone >> gli sussurrò.
 
<< Credi? >> la sua voce era tremante.
 
<< Ne sono convinta >> affermò, decisa.
 
Lui smise di suonare e adagiò la chitarra al suo fianco, evitando di alzare lo sguardo dalla sua parte. Lei, per tanto, si alzò in piedi e andò ad abbracciarlo.
 
 << Avalanna ti ama >>
 
 Lui si limitò a ricambiare, lasciandosi andare contro il suo corpo, cercando il conforto che gli era mancato fino a quel momento. Lo strinse finché ne sentì la necessità.
 
<< Stare qui è davvero positivo per me >> le disse, guardandola negli occhi.
 
<< Sono contenta che tu possa stare meglio >> e gli sorrise, sperando lui potesse ricambiare e lasciare andare tutte quelle lacrime che non si addicevano affatto a quel viso così dolce.
 
 << Grazie >>
 
 << Oh, non devi mica ringraziare. Quante volte devo dirtelo? >> lo rimproverò scherzosamente.
 
 << Quando possiamo andare in studio? >>
 
 << Che ore sono? >>
 
 Tastò sul letto in cerca del cellulare dell’amica e controllò l’orario sul display. << Quasi le quattro >> affermò in seguito.
 
 << Beh, possiamo fare un salto adesso. Faccio una chiamata e possiamo andare >>
 
<< Sicura non sia un problema? Per l’arrivo di Harry, intendo… >>
 
 Scosse la testa. << Possiamo andare a prenderlo quando arriva senza problemi. Gli studi e l’aeroporto non sono poi così distanti. Non è nemmeno detto che riesca a farcela per stasera >>
 
 << Allora…mi piacerebbe andare >> e sorrise flebile.
 
Lei ricambiò. << Vuoi fare una doccia prima? >> gli propose, constatando fosse arrivato da poche ore e non avesse ancora avuto il tempo di rinfrescarsi ma solo di mangiare e parlare un po’ con lei.
 
 << Sì, magari, credo sarebbe proprio il caso >>
 
 << Ricordi il mio bagno o serve un’altra visita turistica? >> scherzò lei facendolo sorridere.
 
 << No, è tutto ancora ben chiaro nella mia mente >> rispose tra una risatina e l’altra.
 
 << Vado a prenderti qualche asciugamano pulito >> e si alzò dal letto e si precipitò nell’altra stanza.
 
 << Grazie >> le urlò dietro.
 
 << Sai che… >>
 
 << …non devi dirlo nemmeno? >> continuò al suo posto, causandole una risatina.
 
<< Esatto >> concordò, in seguito mentre si accovacciava per infilare la testa nel mobiletto e recuperare ciò di cui aveva bisogno.
 
Lasciò il necessario sul lavandino e tornò indietro ad avvisarlo. << E’ tutto pronto >> annunciò.
 
 Lui annuì e si alzò a sua volta. << Vado >>
 
 << Intanto io chiamo >> gli rispose mentre la sorpassava.
 
<< Mi raccomando, non spiarmi >> la prese in giro facendole l’occhiolino e schioccando le dita posizionandole poi come se fossero pistole.
 
<< Mi hai dato un’idea per un video porno da mostrare alle tue beliebers >> e finse un’aria maliziosa che parve preoccuparlo per un istante, poi scoppiarono a ridere all’unisono.
 
 Lui entrò in bagno e lei tornò sul letto per chiamare Fedez. Non lo vedeva dalla sua festa di compleanno e, nonostante si fossero sentiti spesso successivamente, ebbe quasi il timore che lui le avrebbe fatto pesare quelle assenze.
 
<< Melania? Oddio, Melania mi sta chiamando? Non ci credo >> fu la sua risposta con un tono sarcastico che lei afferrò al volo.
 
 Gli fece il verso. << Non capisco perché tu stia facendo così >> e recitò la parte dell’ignara.
 
 << Da quanto non ti fai sentire? >> la attaccò.
 
 << Potrei dire lo stesso di te, sai? Non esiste una persona a dover sempre chiamare e una a dover solo ricevere >> gli fece notare.
 
 << E’ bello sentirti >> le rivolse e le parve di udire un sorrisino aprirsi sulle sue labbra.
 
 << Guarda, non si direbbe >> continuò, diffidente.
 
<< So che è lo stesso per te >>
 
 << Dopo tutto questo tempo sfrutti ancora la carta del presuntuoso? >>
 
 << Non mi avresti chiamato altrimenti >>
 
 << Sono davvero senza parole >>
 
 << Se vuoi il dialogo me lo gestisco io >> la prese in giro.
 
<< Sei in studio? >> cambiò argomento.
 
<< Vuoi passare a salutarmi? >>
 
 << Per la disperazione ho cambiato etichetta, pensa un po’ tu >> lo punzecchiò, nonostante lui non facesse affatto parte della reale motivazione.
 
 << Quindi è vero quello che si dice >>
 
 << Dipende da cosa si dice >>
 
 << Che stai per firmare con un’altra casa discografica >>
 
 << Mi sembra un po’ assurdo visto che non l’ho ancora trovata >>
 
 << Sono futuristici qui >> e accennò una risatina.
 
 << Pettegoli è il termine più adatto >>
 
 << Emis mi ha chiesto di te l’altro giorno >>
 
 << Come mai? >> si sorprese.
 
 << Non lo so. Non so nemmeno perché fosse convinto ci fossimo visti >>
 
<< Strano da parte sua >> constatò.
 
 << L’ho pensato anch’io. Non vi siete più sentiti? >>
 
 << Ora che ci penso, no. L’ultima volta che vi ho visti è stata alla mia festa >>
 
<< Però io e te ci siamo sentiti… >>
 
 << Sì >>
 
 << Comunque sì >> disse dopo qualche istante di silenzio.
 
 << Cosa sì? >>
 
 << Sono in studio >>
 
 << Perfetto >>
 
 << Hai intenzione di passare? >>
 
 Annuì rumorosamente. << Porto un amico >>
 
 << Quello con il nome strano? >>
 
 << Quando imparerai a dire Niall? >> quasi lo rimproverò.
 
<< Non è che non so dirlo, è che lo dimentico >>
 
 << Certo, come no >> e alzò gli occhi al cielo, trovando la sua risposta altamente stupida.
 
 << Porti lui? >>
 
 << No >>
 
 << E chi? >>
 
 << Sorpresa >>
 
 << Mi devo preoccupare? >>
 
 << Chissà >> lo tenne sulle spine di proposito.
 
 << Dai >> si lamentò ma gli attaccò il telefono in faccia dopo un sonoro “No”.         
 
 
 


SPAZIO AUTRICE: E' ufficialmente martedì! Mi si stanno chiudendo gli occhi ma ho deciso, come sempre, di pubblicare comunque. 
Sono tornata da un paio d'ore da Milano e sono felice ed esausta allo stesso tempo. (Per chi volesse parlare del concerto, anche se non c'entra con i ragazzi, sono qui lol)


Come sempre, vorrei sottolineare e ricordare la mia impossibilità di essere puntuale per quanto riguarda l'aggiornamento della storia. (Devo seriamente riprendere a studiare per questo fastidioso esame). 
Spero in vostre recensioni e/o domande. Fatevi sentire, pls. 
Vi voglio bene, buonanotte :) x

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Capitolo 12
*** << Here >>. ***


(Maggio 2014)
<< Sono contenta che tu sia qui >> gli disse baciandolo per l’ennesima volta sulle labbra.
 
<< Sono più contento io >> le rispose con un bel sorriso quando lei si fu staccata per ammirarlo.
 
 << Ho i miei dubbi >> lo prese in giro.
 
 << Posso farli andare via in qualche modo? >> le resse il gioco.
 
 << Non so, hai qualche idea? >> e il suo tono sfiorò appena la malizia.
 
Lui si morse il labbro e si allungò per sfiorare il suo naso con quello di lei. Si sorrisero poi lui l’afferrò per la vita e l’attirò un po’ di più a sé prendendo a baciarla sul collo e sulla mascella.
 
 Lei gemette appena. << Smettila >> gli sussurrò.
 
 Lui continuò.
 
<< No, dai, smettila >>
 
 << Perché? >> le chiese facendo una piccola pausa dallo stamparle quei baci umidi sulla pelle.
 
 << C’è Justin di là >>
 
 << Non stiamo facendo nulla che non sappia già >> rispose con un sorrisino.
 
Gli diede una lieve pacca sui pettorali e si liberò dalla sua stretta. << Hai fame? >> gli chiese mettendosi a sedere.
 
 << No >> trascinò quella “o” finale dando vita ad un lamento.
 
<< Cosa? >>
 
 << Non alzarti. Non andare via >>
 
 << Rimandiamo a dopo >> lo rassicurò.
 
 << Passeremo del tempo insieme? >>
 
 << Sai come, però… >> rispose a malincuore all’idea che, nonostante volesse, non avrebbe potuto dargli le attenzioni che meritava per via della canzone.
 
<< Ho bisogno di un po’ di tempo da solo con te >>
 
 << Per continuare questo discorso? >> lo punzecchiò riferendosi a quanto accaduto poco prima.
 
 << No, sono serio. Devo parlarti >> si mise a sedere a sua volta.
 
<< Non puoi dirmi una cosa del genere, Harry >> e divenne nervosa al pensiero di cosa potesse trattarsi.
 
 << Sta tranquilla, non è nulla di grave, anzi >> le sfiorò una guancia con la mano.
 
<< Sei sicuro? >>
 
 Lui annuì continuando ad accarezzarla.
 
 Chiuse qualche istante gli occhi, lasciandosi andare al suo tocco.
 
 << Io ti amo. Lo sai, vero? >> le sussurrò nell’orecchio poi le lasciò un delicato bacio sulle labbra.
 
 << Anch’io >> rispose allo stesso modo riaprendo gli occhi.
 
<< Ora vorrei proprio dei pancakes, sai? >> gli sorrise.
 
<< Se li prepari per tutti… >>
 
 << Come sei pigra, oh >>
 
 << Non sapevi lo fossi? >>
 
 << Ora so di avere una ragazza pigra >>
 
 Si sorprese. << Sono la tua ragazza? >>
 
 << Se vuoi esserlo, ovviamente >>
 
 Lei annuì, al settimo cielo.
 
<< Non era già ovvio? >>
 
 Scosse la testa.
 
 << Avrebbe dovuto esserlo >> continuò.
 
 << Scusa se non ti leggo nella mente >>
 
 << Non è lì che avresti dovuto leggere >>
 
 << E dove? >> domandò confusa.
 
 Le prese la mano e se la portò sul cuore. << Qui >> affermò con decisione.
 
Un sorriso inebetito si fece largo sul suo viso. << Sai cosa, Harry? >>
 
 Rimase in ascolto, senza fare un fiato mentre lei ritraeva lentamente la mano.
 
<< Sai essere il ragazzo più dolce e romantico del mondo anche di prima mattina >> proseguì.
 
 << Non è difficile essere me stesso con te >>
 
La sua sicurezza la disarmò. << Sono contenta che tu abbia preso quell’aereo >> affermò lieve, sorridendogli.
 
 << E non volevi nemmeno >> la punzecchiò.
 
 << Non è vero! >> esclamò sconvolta.
 
 << Sì, tu e questa questione della canzone. Tenevi più a questo che a me >> si fece serio.
 
 << Non c’è nient’altro per me. Non metterei mai nulla davanti a te, nemmeno fare musica e tu sai quanto io ami fare musica >>
 
 << Nemmeno fare musica? >>
 
 << Nemmeno fare musica >> ripeté e gli accarezzò il braccio.
 
<< Voglio venire in studio con voi >>
 
 << Non ti lascerei mai da solo con i miei, tesoro >>
 
 << Non so se esserne rassicurato o preoccupato >>
 
 << Cinquanta e cinquanta? >>
 
 << Fa cento >>
 
 << Sai essere anche molto squallido di prima mattina >> lo prese in giro.
 
<< Faccio del mio meglio >> e scrollò le spalle con un altro dei suoi sorrisi radiosi.
 
<< Andiamo dai >> e, con un cenno del capo, gli indicò l’altra stanza.
 
<< A far che? >>
 
 << Preparare la colazione. Cosa, sennò? >>
 
 << Non si può mai sapere cosa ti passa per la testa >>
 
 << Ah, certo >> e scostò le lenzuola per uscire dal letto.
 
 Lui fece per imitarla, poi si bloccò.
 
<< Sei di nuovo nudo? >>
 
 << Mhm…no >>
 
 << Cosa, allora? >>
 
 Apparve visibilmente imbarazzato. << Vai avanti tu >>
 
 << Perché? >>
 
 << Ho un amichetto qui che… >> cercò di dire ma non riuscì a proseguire dalla vergogna che quel momento gli causava.
 
 Lei scoppiò a ridere. << Non c’è bisogno che tu aggiunga altro >> e gli baciò la guancia prima di lasciare la stanza.
 
 Passando davanti alla porta della camera di Justin, bussò, intenzionata a svegliarlo.
 
<< Justin! >> urlò mettendo la testa all’interno e lanciandogli un’occhiata veloce.
 
Lui, per tutta risposta, si girò dall’altro lato.
 
<< Non fare il pigrone >> lo canzonò, poi si diresse in cucina lasciando di proposito la porta aperta.
 
 Di sottecchi le parve di vedere Harry correre in bagno e ne sorrise. Prese il latte dal frigo e, in seguito, tutto l’occorrente per preparare la colazione che Harry le aveva detto di desiderare. Mentre si accingeva a mescolare gli ingredienti, il riccio fece il suo ingresso. Indossando solo un paio di boxer neri aderenti.
 
 << Non puoi metterti qualcosa? >> gli chiese evitando di guardarlo ulteriormente.
 
<< Indosso qualcosa >> e di sottecchi lo vide indicarsi l’intimo.
 
<< Qualche altra cosa >> sottolineò.
 
 Lui l’affiancò, ignorando la richiesta che gli aveva appena fatto. << Dai ti do una mano >> la sua voce rauca ma dolce la calmò appena e decise di lasciar perdere la faccenda.
 
 Avrebbe solo dovuto ricordarsi di non abbassare troppo lo sguardo. Gli passò la scodella in cui aveva separato gli albumi per far sì che li montasse a neve. Lui l’afferrò dopo aver acceso il fornello e messo a riscaldare una padella.
 
 << Ho invitato un po’ di amiche per festeggiare oggi, ve l’ho detto? >> iniziò lei.
 
<< No, a me non di sicuro. Cosa si festeggia? >>
 
 << Oggi è la festa dei lavoratori in Italia e...niente. Siamo soliti organizzare pic-nic o cose simili >>
 
 << Quindi una cosa tranquilla? >>
 
 << Mi conosci >> lo guardò.
 
 Sentendosi osservato, si voltò dalla sua parte e ricambiò lo sguardo, annuendo.
 
<< Buongiorno >> pronunciò Justin assonnato, mettendo piede in cucina.
 
<< Buongiorno dormiglione >>
 
 << Buongiorno amico >> risposero in contemporanea.
 
 Si strofinò gli occhi e sbadigliò un paio di volte prima di parlare una seconda volta e chiedere informazioni su quanto aveva, in parte, sentito poco prima.
 
<< Verranno alcune amiche. Harry ne conosce un paio e tu ne conosci un altro paio quindi non dovrebbe essere un problema >> spiegò mescolando gli albumi all’impasto che aveva preparato.
 
 << Oh, per me è okay >>
 
 << Ci speravo. Nel pomeriggio andremo in studio, anche se è un giorno festivo >> continuò.
 
 << E verrò con voi >> si intromise Harry mentre passava alla pentola, in attesa che la sua ragazza gli passasse la pastella da cucinare. << Se non ti dispiace >> aggiunse rivolgendosi a Justin.
 
 << Per me va bene. E’ tutto okay. L’importante è riuscire a fare questa cosa >>
 
<< Sono davvero curioso di sentirla >>
 
 << E’ una cosa speciale e sarei felice fossi il primo ad ascoltarla >> gli rispose mettendosi a sedere a capotavola mentre i due facevano gioco di squadra per la colazione.
 
 << A proposito…pensavo di aggiungere qualcosa col piano. Cosa ne dici? >> gli propose voltandosi a guardarlo.
 
 << Come mai quest’idea? >>
 
 << Non ti piace? >>
 
 << No, assolutamente. Solo che ieri non hai fatto riferimenti quindi mi sembra un po’ strano… >>
 
 << Stanotte ho sognato questa cosa e…ti sembrerà assurdo ma stavamo cantando la canzone. Io suonavo il piano e tu la chitarra. Le persone urlavano e le luci erano così forti e…è stato bellissimo >> raccontò concitata.
 
 Sentì Harry sorriderne.
 
 << Sembra una previsione, mi piace >> commentò lasciandosi andare ad un sorriso.
 
 << Fantastico! >> esclamò.
 
 << Ancora >> le disse Harry e si voltò di scatto per passargli altra pastella.
 
<< Posso avere il primo pancake? >>
 
 << Sei affamato? >>
 
Lui le fece il musino e, sorridendogli, gli passò il piatto.
 
Addentò all’istante per poi bloccarsi di colpo ed urlare: << Scotta! >>
 
 << Cosa ti aspettavi? Harry l’aveva appena tolto >>
 
 << Acqua >> pregò facendosi aria con la mano, come se potesse servire ad abbassare la temperatura all’interno della sua bocca.
 
<< Un attimo >> e prese bottiglia e bicchiere dai rispettivi posti per correre in suo aiuto.
 
 << Grazie >> disse dopo aver mandato giù un bicchiere pieno fino all’orlo.
 
<< Sapete una cosa? >> entrambi tesero le orecchie per prestarle maggiore attenzione.
 
 << Penso che mi divertirei a convivere con voi >>
 
 << Oh, è solo un giorno. Non puoi saperlo >> le disse il riccio.
 
<< Ho già convissuto con te e con i ragazzi. So come sei e so com’è la vita con cinque ragazzi intorno quindi in parte sono preparata. E’ Justin che potrebbe sorprendermi >> e lo indicò.
 
 << Io? Ma se sono un bravo ragazzo >>
 
 << Devi ammettere di non essere del tutto sano di mente, però >> lo prese in giro.
 
 << Beh, qualche volta non sono proprio normale ma…hey, a chi piace l’ordinario? >> si difese.
 
 << Forse a persone normali come me >>
 
 << Ti ricordo che hai convissuto con i One Direction. Se anche fossi stata normale, dopo quell’esperienza non lo sei più >>
 
 << Grazie, amico >> rispose Harry sarcastico adagiando un altro pancake nel piatto.
 
 << Senza offesa, sia chiaro >> si affrettò Justin e Melania sorrise.
 
<< No, figurati >> rispose continuando a fare il sostenuto e il finto offeso.
 
Gli altri due scoppiarono a ridere.
 
 << Mi sto già pentendo di essere venuto >> commentò alzando gli occhi al cielo.
 
Entrambi sapevano stesse scherzando e continuarono a riderne. Quando ebbe finito di preparare i pancakes, si sedettero tutti a tavola e mangiarono di gusto conversando com’erano soliti fare. Melania scattò anche parecchie foto che si ripromise di pubblicare appena l’avessero lasciata sola.
 
 << Posso andare a lavarmi prima io? >> chiese Justin, alzandosi.
 
<< Per me… >> iniziò, senza concludere, lei, lasciando intuire non ci fossero problemi.
 
 Il canadese rivolse uno sguardo all’amico in attesa che anche lui si pronunciasse.
 
<< Sì, vai >>
 
 << Grazie >> e si fiondò in camera a prendere i vestiti. << Non trovo più l’accappatoio >> le urlò poi, dal bagno.
 
<< E’ nel secondo cassetto >> sentì rumori indistinti e sperò non le stesse buttando giù il lavandino.
 
 << Facciamo una foto? >> le propose nel frattempo, Harry.
 
 Lei annuì felice e, al tempo stesso, sorpresa avesse avuto quest’idea. Prese il cellulare.
 
 << Non lo trovo! >> urlò nuovamente Justin.
 
 << Okay, arrivo >> e fece segno al riccio di rimandare di qualche istante.
 
Recuperò l’indumento perduto e tornò dal proprio ragazzo, pronta per la foto. Ne scattarono tantissime con le espressioni e pose più assurde, divertendosi con poco come non facevano da tempo.
 
 << Posso caricarne una su twitter? >> le chiese dopo che le ebbero controllate tutte e constatato fossero davvero divertenti.
 
 Lei storse il naso, poco convinta.
 
 << Cosa? >>
 
 << Non voglio che la gente sappia che siamo insieme >> ammise.
 
 << Perché? >>
 
 Non gli rispose immediatamente e lui interpretò a modo suo quella reazione.
 
<< Ah, ora capisco tutto. La canzone, il non volermi lasciare da solo con i tuoi, non voler pubblicare le foto. Tu non mi vuoi qui >> sbottò.
 
 << No, assolutamente >> pronunciò con calma.
 
 << Ah, no? E allora perché tutto questo? >> e allargò le braccia gesticolando più del solito.
 
 << Questo cosa? >>
 
 << Non fare la finta tonta, te l’ho appena detto >>
 
 << La canzone? Le foto? Stai davvero parlando di questo, Harry? >>
 
 << E il fatto che tu non voglia lasciarmi da solo con i tuoi >> sottolineò lui.
 
<< Non ti lascerei in balia di due che non riescono nemmeno a comunicare con te. Non ti lascerei da solo con loro perché sono io a voler stare con te >>
 
Lui parve quasi addolcirsi ma aspettò che lei continuasse.
 
 << Sai della canzone dall’ultima volta che ci siamo visti. Justin voleva fare questa cosa e a me andava bene. E’ rimasto in attesa di qualche mio giorno libero come nessun altro avrebbe mai fatto. Non mi dispiace che Justin sia qui, anzi. Non lo trovo nemmeno un ostacolo. No, nemmeno lontanamente. Volevo vederti ma non potevo venire come avrei voluto però tu hai preso un volo e sei arrivato rendendomi la ragazza più felice di questo mondo. Non va bene così per te? Non significa niente? >>
 
 << Significa il mondo per me, Melania >> rispose abbassando il tono della voce.
 
<< Allora puoi semplicemente evitare di farti filmini mentali? Sono stupidi e non hanno niente a che fare con noi. La verità è che ho un po’ paura di quello che la gente potrebbe dire sapendo siamo insieme >> si ritrovò ad ammettere, abbassando lo sguardo.
 
 << Cosa potrebbe dire? Ne hanno dette già così tante… >>
 
 << E’ questo il punto >>
 
 << Va bene. Non pubblicherò niente >> si rassegnò.
 
 Vedendolo così, si sentì male. Lui era così sicuro, così deciso ad uscire allo scoperto. Lei era spaventata, incerta, ma per lui avrebbe fatto di tutto.
 
 << E se…se stasera facessimo una twitcam tutti insieme? >> gli propose.
 
Lui si illuminò. << Vuoi davvero…? >> non continuò, entusiasta qual era.
 
Lei annuì.
 
<< Aww >> e l’abbracciò.
 
 Lei stretta al suo petto, sentendo il battito del suo cuore, capì che non sarebbe mai stata così felice da nessun’altra parte se non tra le sue braccia.
 
 << Lo scrivo su twitter >> sussurrò.
 
 << Sarà divertente >> commentò e lasciò la presa delicatamente.
 
Si sorrisero.
 
 << Voglio quelle foto. Adesso >> affermò lei, ricordandosene e fingendo una lieve prepotenza.
 
 << Cosa mi dai in cambio? >> e avvicinò il suo viso a quello di lei, per provocarla.
 
Per tutta risposta, si morse il labbro e roteò gli occhi mentre pensava a cosa dirgli.
 
<< Un bacio? >>
 
 << Solo? >>
 
 << Due baci? >>
 
 << Puoi fare di meglio >>
 
 << Okay, ti frego il cellulare mentre sei in bagno a farti la doccia >> concluse facendosi un po’ indietro con la testa, decisa a spezzare il contatto visivo che lui aveva creato.
 
 Lui sorrise e, in un istante, le afferrò con dolcezza e decisione il viso e fece in modo che ritornasse alla precedente distanza dal suo per poterla baciare. Fu travolta dal turbinio delle farfalle nel suo stomaco. Ogni suo bacio le risultava il primo, ogni tocco la faceva sciogliere e rabbrividire allo stesso tempo, ogni sguardo la faceva innamorare come se lo vedesse per la prima volta. Trovava incredibile le stesse accadendo di nuovo. Trovava ancor più incredibile che lui fosse reale, ogni singola volta.
 
 << Il bagno è libero >> dichiarò Justin uscendo in accappatoio e i due si staccarono di scatto. << Oh, non volevo interrompere nulla >> aggiunse, quasi dispiaciuto.
 
 I due lo guardarono e gli sorrisero.
 
 << Non hai interrotto nulla >> lo rassicurò lei.
 
<< Oddio, proprio nulla no >> affermò Harry.
 
 << So cos’ho fatto >> e guardò i due piccioncini con uno sguardo eloquente.
 
<< Il bagno è libero! >> esclamò Melania voltandosi a guardare Harry per cambiare discorso.
 
 Justin, intuendo fosse finita lì, li superò e andò nella sua camera a vestirsi.
 
<< Vado prima io? >>
 
 << Come farei a rubarti le foto, altrimenti? >> scherzò e si allungò a baciargli la guancia.
 
 << Va bene ma se volessi unirti a me…non farti problemi ad entrare >> e sorrise di gusto.
 
 << Ti farò sapere >> gli rispose allo stesso modo e lo spinse dentro.
 
<< Non ho i vestiti >> si ribellò, impuntando i piedi.
 
 << Ti porto qualcosa io >>
 
 << Come sei premurosa >> e le scoccò un bacio sulla guancia più vicina per poi entrare.
 
 Gli chiuse la porta alle spalle e si recò in camera facendo ciò che gli aveva appena detto. Quando gli portò dell’intimo pulito, lo sentì lamentarsi.
 
 << Avresti dovuto aspettare >>
 
 << Perché? >>
 
 << Sono ancora vestito >>
 
 << Se si può definire così il tuo essere in boxer >> e sorridendo lasciò il bagno.
 
Si abbandonò sul letto, prese il cellulare ed entrò su twitter. “Waiting for my friends to be here. It’s gonna be a great 1st May! Yay :]” scrisse dapprima. Non fece passare nemmeno un minuto che aprì un altro tweet. “Two amazing pals are here with me. You know them so well but I’m not gonna tell you who they are. Just know that we’re working on a song together” sapeva che sarebbe bastato anche meno per incuriosire i suoi fans ma non le piaceva del tutto dire le cose a metà. Prima di lasciare il social network pubblicò il tweet per il quale si era inizialmente connessa: “Last thing for the morning. My two friends and I will be doing a twitcam tonight. Make sure to be tuned if you wanna know who they are! Have fun today :]”.
 
Quando fu disconnessa, accese il bluetooth e inviò tutte le foto che avevano fatto insieme da un telefono all’altro.
 
 << Mi aiuti a scegliere cosa mettere? >> l’urlo di Justin la fece sobbalzare.
 
<< Non sei mica ospite di un programma importante >> lo prese in giro con una risatina, senza scollarsi dalla sua comoda posizione.
 
 << Lo so, ma…voglio essere carino >>
 
 In quell’affermazione le parve di vederlo a 15/16 anni; di vedere lo stesso Justin che, all’inizio della carriera, era convinto di doversi esibire col vestito della Domenica.
 
 << Sei sempre carino, tesoro >>
 
 << Perché parli come mia madre? >>
 
 << Pattie è una donna intelligente >>  e controllò come stesse procedendo l’invio delle immagini.
 
 << Riferirò, ma adesso…verresti qui? >>
 
 << Va bene, va bene >> si alzò e, in men che non si dica, si ritrovò alle spalle dell’amico intento ad ammirare i vestiti sparsi precedentemente sul letto.
 
Sentendo la sua presenza sull’uscio, Justin si voltò a guardarla e le sorrise.
 
Ricambiò e lo affiancò per poter godere di una panoramica migliore. << A me piace questa >> e afferrò una t-shirt nera a tinta unita con uno scollo a “U”.
 
La osservò penzolare dalle mani della ragazza per poi chiederle: << E sotto? >>
 
<< Una cosa alla volta, Jus. Una cosa alla volta >>
 
 Dal tono intuì lo stesse prendendo in giro.
 
 << Mi ispira questo >> e, dal mucchio, tirò fuori un paio di pantaloni bianchi abbastanza morbidi.
 
 << Okay >> dichiarò infine e le sfilò i capi per indossarli.
 
<< Torno di là >> sentenziò notando che il suo compito fosse finito.
 
Lui annuì rumorosamente infilando la prima gamba nel pantalone, cercando di non incastrarsi e cadere.
 
 << Ah, mi sono appena ricordata! >> esclamò lei tornando indietro.
 
<< Cosa? >> e alzò la testa dalla sua parte.
 
 << Ho deciso di fare una twitcam stasera. Ti va? >>
 
 << Mhm…Harry cosa ne pensa? >>
 
 << E’ d’accordo. Perché? >> chiese stranita dalla domanda postale.
 
Scrollò le spalle. << Curiosità >> aggiunse.
 
 << Allora…che ne dici? >>
 
 << Sì, dai è una buona idea >> e sollevò i pantaloni tornando, così, alla sua stessa altezza.
 
 Lei, per tutta risposta, si limitò ad annuire e si diresse in camera. 








SPAZIO AUTRICE: Buon pomeriggio! Ho deciso di pubblicare oggi perché domani ho il pranzo con i miei professori e non so a che ora tornerò. (Non credo troppo tardi ma prevenire è meglio che curare)
Mi piacerebbe questo capitolo arrivasse a 50 visite. Pubblicherò il successivo solo a quel punto. (Lo sapete, mi serve per prendere tempo. Non sono una che pretende)


Non dimenticatevi di recensire, pls. Ci tengo ma nessuno parla mai. 
Grazie a tutti :)
Buon proseguimento di giornata! :) 

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Capitolo 13
*** Twitcam time. ***


(Maggio 2014)
Just got back home w my pals. Now dinner and then twitcam time! Yay :]” rilesse il tweet che aveva pubblicato una ventina di minuti prima e, avendo finito di mangiare, essendo ansiosa di iniziare, si alzò da tavola nonostante Harry e Justin stessero ancora cenando.
 
 << Vado a preparare la twitcam >> dichiarò.
 
 << Non puoi aspettare? >> le chiese l’amico.
 
<< No, dai, si sta facendo tardi. Non vedo l’ora >> rispose in tono lamentevole allontanandosi.
 
 << Lasciala andare. E’ fatta così >> gli si rivolse Harry a voce bassa dopo aver ingoiato un altro boccone.
                                                                                         
 Lei lo sentì e ne sorrise.
 
 << Va bene. Inizia pure senza di noi >> pronunciò rassegnato Justin.
 
<< Non voglio iniziare senza di voi. Voglio solo iniziare i preparativi >> li rassicurò scovando il pc dal suo nascondiglio.
 
 << Puoi anche iniziare >> la esortarono in coro mentre accendeva quel carinissimo aggeggio.
 
 Entrò su twitter dal cellulare mentre il suo computer caricava per poter avvisare fosse in procinto di iniziare. Si connesse al sito, preparò la webcam e fece partire il tutto.
 
 << Salve a tutti! >> esclamò dopo qualche istante passato ad assicurarsi stesse trasmettendo. << Come state? >> chiese poi.
 
 << So che non potete rispondermi di persona. Ad ogni modo sono felicissima di essere in twitcam con voi e di potervi far sapere tutto quello che mi sta succedendo >> aggiunse.
 
 << Oggi è stata una giornata meravigliosa! Mi sento così fortunata. Non avete idea di quanto stia succedendo e…spero vogliate ascoltarlo >>
 
 Sorrise appena, poi proseguì: << Ho organizzato un pic-nic con le mie amiche ed è stato molto rilassante. Non mi divertivo così da tempo. Credo che tra qualche giorno posterò delle foto. Lo farei adesso ma non dovete scoprire l’identità dei miei due ospiti speciali o, almeno, non ancora… -stuzzicò i suoi fans- Verso le quattro siamo corsi in studio e abbiamo lavorato alla canzone per ore. Fedez può testimoniarvelo. Saremmo rimasti ancora ma mamma voleva tornassimo per mangiare a casa ed è quello che abbiamo fatto. Io ho già finito mentre quei due sono talmente lenti… >> li prese in giro nonostante non fossero lì.
 
<< Ora, mentre li attendiamo, potete farmi tutte le domande che volete. Sarò felice di rispondere >> concluse e lanciò uno sguardo ai commenti accanto.
 
Non ce n’erano di interessanti. Tutti chiedevano di essere seguiti ma lei non poteva farlo perché in limit.
 
 << Sto leggendo le vostre richieste di follow e mi dispiace non potervi accontentare. Non me ne vogliate ma sono in limit. Farò un follow spree più in là, appena la situazione si sarà sbloccata >> spiegò e tornò a tener d’occhio le richieste.
 
 In fretta e furia mutarono in domande. Iniziò a leggerne qualcuna ad alta voce.
 
<< “Hai iniziato a lavorare al nuovo album?” No, non ancora. Ho scritto molte canzoni nel corso di questi mesi ma non è nulla di valido >>
 
 << “Hai intenzione di fare più duetti?” Mi piacerebbe molto ma devo trovare persone disposte a lavorare con me >> continuò.
 
 << “Possiamo sapere chi sono i tuoi amici?” Certo! Ma dovete indovinare >> scherzò ma poi constatò fosse un’idea niente male.
 
 << Facciamo questo gioco, vi va? Vi do degli indizi e voi dovrete indovinare le loto identità. Ci state? >>
 
 Leggendo i vari “Sì” concitati, pensò a quali particolari potesse dar loro affinché indovinassero. << Okay. Il primo indizio è…sono di due nazionalità diverse! >> e notò che le domande per lei non stavano diminuendo.
 
 << “Farai un tour mondiale?” Beh, una volta finita la scuola avrò il tempo per fare molte più cose >> ammise.
 
 << “E’ vero che hai un nuovo tatuaggio?” Assolutamente no. Non mi tatuo da mesi >> e mostrò le mani e le braccia dalle varie angolazioni per poter dare loro prova di ciò che stesse affermando.
 
 << “Cosa ti innervosisce di più?”  Mhm…credo non poter ascoltare musica di primo mattino, soprattutto quando sono in pullman >> e lanciò un’occhiata alla cucina dove le chiacchiere dei suoi amici si facevano più sonore.
 
 Prima che potessero, involontariamente, farsi scoprire li zittì badando bene a non far nomi.
 
 << “Se avessi un figlio, come lo chiameresti?” Da un po’ sono in fissa col nome Shane quindi direi quello >> e si strinse nelle spalle assumendo un’espressione classificabile come l’equivalente di “Uhm, mi sembra giusto”.
 
<< “Puoi salutare Martina da Torino, per favore?” Ciao Martina da Torino >> allargò le labbra in un enorme sorriso per inviarle un saluto più vero possibile.
 
 Le domande che le venivano poste non le sembrarono interessanti perciò si decise a dare un secondo indizio. << Vi darò un secondo indizio perché vedo che il primo non è stato sufficiente…bene. Tra i due c’è un mese di differenza >> e si mise in comoda attesa di qualche risposta soddisfacente.
 
 Sottecchi lesse “Liam e Niall” e si accinse a commentare riportando ad alta voce quanto visto.
 
 << “Liam e Niall”, beh non è male. Voglio dire…corrispondono ad entrambi gli indizi. Sono di due nazionalità diverse: uno inglese e l’altro irlandese; tra i due c’è un mese di differenza: Liam è di Agosto mentre Niall di Settembre. Purtroppo, però, non sono loro >> e schioccò la lingua.
 
 << Il terzo indizio è…sono pieni di tatuaggi >> esclamò aiutata da un ampio movimento delle mani.
 
 << Non so se questo possa realmente aiutare >> constatò facendo una smorfia con le labbra, poi scrollò le spalle e aggiunse: << Ve ne darò di migliori dopo –sorrise- Ad ogni modo, continuerò a leggere le vostre domande >> fece l’occhiolino e si fissò sui commenti.
 
 << “Com’è una tua serata tipica?” Mhm…le mie serate tipiche variano da dove sono e cosa sto facendo. Se sono a casa ho un tipo di serata tipica, se sono in tour ne ho un’altra. A casa non faccio altro che guardare la tv, leggere qualcosa e prepararmi per la giornata di scuola successiva. Molto noiosa, insomma. Quando sono in tour, beh, mi esibisco e, a fine performance, guardo un film o ascolto musica finché non mi addormento. Se ho compagnia, però, tendo a fare cose più strane >> e si guardò intorno con aria buffa, quasi preoccupata all’idea che orecchie indiscrete l’avessero sentita.
 
 In quel preciso istante vide i ragazzi avvicinarsi e, leggermente nel panico, fece loro segno di fermarsi e tacere.
 
La guardarono con aria interrogativa e lei spiegò: << Non parlate. Non venite qui. Sto facendo un gioco con loro. Devono prima indovinare chi siete >>
 
I due annuirono, uno più stranito dell’altro dalla situazione.
 
 << Fate qualcosa, vi chiamo tra poco >> continuò facendo loro segno di andar via con le mani.
 
 Harry le sorrise poi guardò Justin e, dopo una breve occhiata, decisero di tornare in cucina per proseguire la loro conversazione.
 
 << Okay, sappiate che loro erano pronti e sono dovuti andare via perché non avete indovinato >> quasi li rimproverò poi la sua bocca si allargò in un sorriso.
 
<< “Uno è Justin?” Sì! Uno di loro è Justin, hai indovinato! Ora manca solo l’altro >> ricordò loro.
 
<< Ora credo che trovare l’altro non sarà complicato. Non ci sono molte persone dello stesso anno di Justin, con un solo mese di differenza e piene di tatuaggi che conosco >> notò.
 
 << Justin, ti hanno scoperto! >> urlò, con il viso rivolto alla porta aperta, poi tornò a leggere i commenti.
 
 << Dovete sbrigarvi >> li incitò.
 
 << Aspetto che scoprano anche lui >> urlò Justin per tutta risposta.
 
Melania ne sorrise. << Si vogliono bene >> osservò in un sussurro alla telecamera.
 
Vedendo ci fossero solo commenti su quanto fossero felici di vedere, di lì a poco, Justin decise di aiutarli eccessivamente.
 
 << Okay, vi aiuto, ma che sia l’ultima volta >> scherzò e fece una breve pausa.
 
<< Ho solo quattro amici del ’94. Justin è uno di questi. Ne rimangono solo tre. Sapendo che i due che sto ospitando sono entrambi maschi potete escludere Nina dalla lista. Tra i due rimasti uno solo ha una differenza così minima con Justin. Detto questo mi aspetto di leggere la risposta da più persone! >> da lì arrivarono tutti i commenti entusiasti sull’eventuale presenza di Harry.
 
 Non poteva essere nessun altro e lei fu felice di constatare l’avessero capito.
 
<< Harry, sei dei nostri! >> gli urlò.
 
 In men che non si dica si fiondò sul letto al suo fianco, travolgendola quasi.
 
<< Entrata di classe >> commentò con un risolino guardandolo sistemarsi.
 
<< Uh, grazie. E’ stata un’improvvisata >> scherzò fingendosi serio e sistemando con cura la t-shirt.
 
 Lo guardò nella sua semplicità e si rese conto fosse semplicemente perfetto, senza bisogno di trucchi. Sorrise senza accorgersene minimamente.
 
 << Qualcosa di più tranquillo? >> punzecchiò Justin entrando con la sua tipica andatura scialla.
 
 I due lo guardarono quasi in contemporanea.
 
 << Ora siamo al completo >> esclamò lei, allargando le braccia rivolta alla telecamera.
 
 << Quanto entusiasmo >> commentò Harry con uno di quei sorrisini fatti su misura per farla sciogliere.
 
 << Sono contenta >> rispose semplicemente mentre Justin si sedeva al suo fianco.
 
<< Haz, Jus, salutate i miei amori. Amori, salutate questi idioti >> disse, rivolgendosi prima ai due e, in seguito, alla telecamera.
 
 << Hey! >> esclamò infastidito Justin.
 
 << In realtà tu sei stato messo in mezzo. L’unico idiota qui è Harry >> e lo indicò senza nemmeno guardarlo.
 
 << Grazie, eh >>
 
 << Figurati >>
 
 << Mi dispiace, fratello >> gli si rivolse Justin con un risolino.
 
<< Okay, torniamo seri >> li incitò e i due si sistemarono meglio al suo fianco, fingendo di obbedirle.
 
 << Sono spiacente di dirvi che io e i miei due ospiti non abbiamo pensato a nulla, quindi questa twitcam non avrà grande rilievo nelle vostre vite. Siete ancora in tempo per disconnettervi >> aggiunse ironizzando.
 
 << Secondo me saresti carina con i baffi >> commentò Justin prendendo una ciocca dei capelli di lei e portandogliela sul labbro.
 
 Lei fece delle smorfie buffe e i due risero. << Come si fanno gli screen? >> chiese.
 
<< E’ il tuo computer, dovresti saperlo >> rispose Harry.
 
 << E tu dovresti sapere che sono negata >> gli ricordò, piegando appena la testa dalla sua parte.
 
 << Dimentico sempre il tuo quoziente intellettivo >> la prese in giro.
 
 << Come sei dolce, oggi >> poi tornò a focalizzarsi sul pc, cercando di trovare un modo per poter fare una foto mentre Justin ancora le reggeva la ciocca.
 
<< Dai, provo io >> e girò il pc dalla sua parte.
 
 << Ora potete solo sentirci >> commentò Justin.
 
 << Non è poi così negativo avere un primo piano delle narici di Harry >> aggiunse lei con un risolino.
 
 << Almeno sono pulite, così non faccio brutta figura >> ironizzò lui.
 
Strisciò giù dal letto passando dietro al riccio, diretta al mobile sulla sinistra.
 
<< Ma cosa…? >> chiese Justin scoppiando a ridere.
 
<< Sshh! >> lo ammonì trattenendo una risata. << Non vorrai mica disturbare il dottore delle narici >> aggiunse, rivolgendogli un’occhiata veloce prima di tornare a cercare cosa le serviva.
 
 << Ce l’hanno un nome? >> domandò trattenendo le risate.
 
 << Non so…Harry? >> lo interpellò ma lui la ignorò, impegnato com’era.
 
Riprese le sue ricerche tra i numerosi prodotti cosmetici.
 
 << Trovato >> esclamò Harry, riposizionando il pc nuovamente al centro.
 
Realizzò lei non fosse più al suo fianco e si voltò a cercarla. << Cosa fai? >> le chiese.
 
 Trovò la matita e tornò sul letto in modo alquanto comico, facendo ben attenzione a non mostrare ciò che aveva tra le mani. Voleva fosse un segreto fino ad opera finita.
 
 << Sshh >> zittì anche lui che aspettava ancora una risposta, poi si girò di spalle. << Scusatemi >> si rivolse ai suoi fans da quella posizione.
 
I due la guardavano con aria stranita chiedendosi cosa mai potesse avere in mente. Lei guardò Justin e gli fece intravedere l’oggetto.
 
 Incuriosito si allungò per cercare di capire e lei ne approfittò per sussurrargli la sua idea nell’orecchio, mentre Harry commentava in web: << Davvero, non ne ho idea >> e lanciò loro uno sguardo.
 
 << “State lavorando ad una nuova canzone?” Io sono qui solo per supervisionare >> continuò, rispondendo alla domanda posta da una fan.
 
 Justin, nel frattempo, si stava dilettando tracciando delle linee casuali sul viso dell’amica.
 
 << Non esagerare >> gli disse ridendo per via del lieve solletico che le causava la punta sottile.
 
 << Fidati di me >> le rispose con un’espressione poco affidabile.
 
<< Credo di aver chiesto alla persona sbagliata >> realizzò, troppo tardi.
 
<< “Siete tornati insieme?” Io e Justin non ci siamo mai lasciati, in realtà. Spero non vi dispiaccia >> scherzò.
 
 << Si amano >> aggiunse lei prima di sussurrare a Justin un “hai finito?” al quale rispose scuotendo il capo.
 
 << Qualcosa alla Charlie Chaplin o…? >> si informò.
 
 << Non hai ancora iniziato?! >> chiese sconvolta.
 
 << No >> e rise.
 
 Alzò gli occhi al cielo poi rispose: << Qualcosa di…li voglio francesi >>
 
<< Che? >> si intromise Harry ridendo.
 
 << Dai, ci siamo capiti >>
 
 << Veramente no >> fu costretto ad ammettere Justin.
 
<< Dammi qua, faccio da sola >> e gli tolse la matita dalle mani.
 
La richiuse, per evitare di sporcarsi, e si rialzò.
 
<< Come sei permalosa >> la prese in giro Justin.
 
 << Sai come sono fatte le stars. Tante piccole dive >> affermò Harry, guardando di sottecchi la sua reazione.
 
 Lei, per tutta risposta, afferrò un cuscino e glielo lanciò. D’istinto, lui, si abbassò ma venne colpito ugualmente. Justin rise di gusto e Melania andò allo specchio di fronte per disegnarsi sul viso quel paio di baffi da sé. Li fece sottili e arricciati, come li definiva lei, “alla francese”.
 
 << Ci scusiamo per la mancata professionalità ma capirete che ho bisogno di vendetta >> sentì Harry dire e, mentre si voltava per mettere il cosmetico al suo posto, venne colpita in pieno viso dal cuscino.
 
I due scoppiarono a ridere.
 
<< E’ un peccato che non possiate vedere la sua faccia >> esclamò, lacrimando per il troppo ridere, Harry.
 
 Lei, quindi, lanciò la matita sul mobile prestando poca attenzione all’effettiva riuscita di quel lancio e saltò addosso al riccio con un balzo.
 
<< Ma potranno vedere questo >> rispose mentre cercava di punirlo in qualche modo, uno che non fosse troppo doloroso e violento.
 
 Finirono per dare vita ad una strana lotta bloccandosi le mani a vicenda per cercare di avere il controllo della situazione. Quando lui l’ebbe bloccata in modo che non potesse reagire, la spinse appena. Questo le fece perdere l’equilibrio, portandola a sdraiarsi, ritrovandosi lui al di sopra. Per tentare di sfuggirgli, preoccupata potesse farle del male, iniziò a scalciare senza rendersi conto di star colpendo le gambe di Justin.
 
 << Ci sono io qui, eh >> le fece notare.
 
<< Oh, scusa >>
 
 Harry ne rise lasciandola senza fiato. Era convinta di trovarsi in presenza di una visione celestiale. Lui, improvvisamente incantato dal suo viso, si abbassò ulteriormente diminuendo la distanza.
 
Lei avrebbe voluto baciarlo, la tentazione era così forte ma si ricordò cosa stessero facendo e, notando lui non riuscisse a staccarle quello sguardo inebetito di dosso, gli sussurrò: << Harry, siamo in twitcam >> parve svegliarsi in quel momento da una sorta di trance e allentò la presa per poi alzare il viso.
 
 << Un po’ di dignità, e che diamine! Se vuoi tradirmi con la tua ex, almeno non davanti a me >>
 
 Risero entrambi del commento di Justin.
 
 Lo sguardo di Harry cadde sui baffi finti. << Carini >> e sorrise malizioso, involontariamente.
 
 << Grazie, li ho fatti io >> rispose cercando di darsi un contegno.
 
Lui si alzò del tutto e l’aiutò a rimettersi seduta, nonostante non ce ne fosse bisogno. Si lisciò i vestiti e cercò di mettersi ulteriormente al centro, per non essere più vicina ad uno e più distante dall’altro.
 
 << Vi aveva detto che non sarebbe stato un granché >> ironizzò Justin.
 
 << E avevo ragione >> alzò lo sguardo alla telecamera dando modo ai fans di poter ammirare i suoi baffi.
 
 Cominciò ad esibirli con vanto facendo strane smorfie.
 
 << Fai vedere come ti stanno >> e le girò il viso.
 
 Continuò con le sue strane mossette facendolo sorridere.
 
 << Sta ferma >>
 
 Lei non obbedì.
 
 << Io avrei fatto meglio >> aggiunse lasciandola.
 
 << Se avessi iniziato >> gli fece notare.
 
 << Almeno abbiamo provato che ho ragione. I baffi ti donano >> concluse mentre lei fingeva di arricciarseli.
 
 << Hai occhio, dovresti diventare il mio stilista. Ne ho bisogno >>
 
 << Ma se ho chiesto consiglio a te, stamattina! >>
 
 << Oh, giusto. Harry, vuoi proporti tu? >> chiese rivolgendoglisi.
 
Schioccò la lingua. << Posso passare il turno? >>
 
 Si strinse nelle spalle. << Cercherò altro >> aggiunse, poi il suo occhio cadde su un commento, al quale decise di rispondere: << “Harry è il tuo preferito nei One Direction, vero?” Assolutamente no. Il mio preferito è Kevin >> finse di accarezzare un animale per rafforzare la sua affermazione.
 
 << Me ne ricorderò >> si finse offeso, Harry.
 
 << Se può consolarti, vieni subito dopo… >>
 
 Il riccio sorrise.
 
 << …Niall, Zayn, Liam e Louis >> aggiunse facendo spegnere quel sorriso dalle labbra di lui.
 
 << Scusa Louis se ti ho messo per ultimo, non volevo >> continuò rivolgendosi alla telecamera come se lui potesse essere dall’altra parte intento a guardarla.
 
Lui la spinse appena. << Non ti dirò come fare le foto >>
 
 << Le tue minacce sono infantili >>
 
 << Io non so come abbiate fatto a stare insieme >> intervenne Justin.
 
<< Ero giovane >> rispose Harry.
 
 << Ed ingenuo >> continuò al suo posto.
 
 << Esattamente >> approvò.
 
 << Ma io gli completo le frasi ora come allora >> osservò e, guardandosi, si lasciarono andare ad un sorrisino.
 
 << Non posso negarlo >> e alzò le spalle.
 
 << Sarebbe inutile >>
 
 << Ci sono parecchie domande >> si inserì Justin, cambiando discorso.
 
<< Okay, leggiamone qualcuna visto che il riccio si rifiuta di collaborare >> e gli lanciò un’occhiataccia della quale entrambi risero.
 
 << “Di cosa parla la canzone?” >> lesse lei dapprima poi si rivolse a Justin.
 
<< E’ qualcosa di molto profondo e importante per me. La canzone…posso dirlo? >> chiese all’amica.
 
 << Non ho problemi >>
 
 << Parla di Avalanna >> e la sua voce ebbe un leggero tremito, quasi impercettibile.
 
 Lei gli accarezzò la schiena e gli sussurrò: << E’ tutto okay, ti ama >>
 
 Lui annuì e sorrise flebile. << Credo sappiate cosa lei significhi per me e non sono riuscito a scriverle niente. Il dolore era davvero molto forte così l’ho chiamata –indicò Melania al suo fianco- e ne abbiamo parlato per ore. Qualche giorno dopo mi ha chiamato e mi ha riferito di aver scritto una canzone per lei. Me l’ha cantata al telefono e me ne sono innamorato. Ci è voluto un po’ ma alla fine siamo riusciti a metterci d’accordo per lavorarci su, insieme >> spiegò.
 
 << Certe distrazioni come il tempo non sono sufficienti a fermarci >> disse lei, sfoggiando un sorriso.
 
 << “Qual è il miglior modo per superare una rottura?” >> lesse Harry.
 
<< Mhm…domanda interessante. Justin? >> chiese Melania.
 
 << Oh, beh…credo che il modo migliore sia distrarsi e passare del tempo con gli amici >>
 
 << Personalmente, credo si sia capito, trovo che la musica sia molto terapeutica. Scrivere canzoni mi aiuta molto >>
 
 << Io credo concorderò con Justin ma aggiungerei anche focalizzarsi sul lavoro >>
 
<< E’ una distrazione! >> gli fece notare Justin.
 
 << No >>
 
 << Era sott’inteso >> replicò.
 
 << Ragazzi, non discutete >> intervenne lei.
 
 << Avvocato di pace >> commentò Justin con un sorriso.
 
<< Che ora si è fatta? >> domandò Harry.
 
 << Le undici meno un quarto >>
 
 << Cavolo è tardi! >> esclamò Justin.
 
 I due si voltarono di scatto dalla sua parte stupiti di tale affermazione.
 
<< Domani dobbiamo andare in studio, ci conviene andare a dormire >> spiegò.
 
 << Vai a fare la doccia e noi continuiamo un altro po’? >> chiese lei.
 
 << Facciamo prima qualche foto? >>
 
 << Devi chiedere al riccio di svelarti il segreto >> e lo indicò col pollice senza distogliere il suo sguardo da Justin.
 
 << Tu sei irritante ma non voglio rifiutare una foto a questo momento. Quando ci ricapiterà? >> rispose Harry.
 
 << Dal momento che parli così di me, mai >> incrociò le braccia recitando la parte dell’offesa che lui ormai conosceva a memoria.
 
 L’attirò a sé e le baciò la fronte. << Scusa >>
 
Non riuscì a rimanere nella parte un secondo di più dopo quel semplice ma dolcissimo gesto, così sorrise. << Okay, facciamo queste foto così Justin può andare a farsi una doccia >> e si staccò a malincuore.
 
 << Allora devi premere questo e questo contemporaneamente >> le indicò.
 
<< Non puoi farlo tu? >>
 
 << Le foto verrebbero male. Tu sei al centro >>
 
 << Che tasti hai detto? >>
 
 Sorrisero entrambi a quella domanda.
 
 << Questi >> e glieli mostrò una seconda volta.
 
 << Oh, okay. Proviamo >> e premette quei pulsanti.
 
 La foto partì cogliendoli impreparati e immortalandoli, con certezza, in qualche espressione strana.
 
 << Potevi aspettare >> la rimproverò, quasi, Justin.
 
<< Era solo per provare. Non si trattava di una foto ufficiale >> lo prese in giro.
 
 << Ora si fa sul serio >> aggiunse Harry con una risatina sulle labbra.
 
<< Stringetevi! >> esclamò lei.
 
 I due le ubbidirono, mettendosi in posa e lei scattò, una foto dopo l’altra, divertendosi. Una volta finito, tra le risate, Justin si alzò e andò a fare la doccia, salutando velocemente gli spettatori.
 
 << Okay, restiamo un altro po’ a rispondere alle domande, poi andiamo a letto >> mentre Melania ne parlava, Harry sbadigliò. << Il ragazzo è stanco, no >> fece una vocetta da bambina.
 
 Sorrise. << Un po’ >>
 
 << Vuoi andare adesso? >>
 
 Scosse la testa. << Continuiamo >> aggiunse.
 
 << Sicuro? >> si accertò.
 
 Annuì. << Sta tranquilla, sono un uomo forte >> e mostrò il muscolo, alzando le sopracciglia alla telecamera.
 
 << Uomo? >> e scoppiò a ridere, piegandosi in due.
 
 Lui le diede una lieve spinta, sufficiente a farle perdere l’equilibrio e farla finire sdraiata su un lato. Nemmeno in quell’istante smise di ridere. Lui, man mano che l’udiva, iniziò a sorridere, finendo col ridere insieme a lei.
 
 << Dai, dobbiamo rispondere alle domande >> la esortò.
 
 Cercò di smorzare la risata e si tirò su. I capelli le coprivano gran parte del viso.
 
<< Leggi tu. I miei baffi sono cresciuti troppo in fretta >> e si mosse comicamente causando le risate del riccio.
 
 << Dovresti chiamare un giardiniere e farti potare il cespuglio >> le suggerì.
 
<< Ne conosci uno bravo? >>
 
 << Harry Styles! >> esclamò, assumendo un’espressione un po’ idiota per la telecamera, poi le si piazzò davanti e iniziò a spostarle le ciocche con delicatezza.
 
Più la scopriva, più si avvicinava a lei e alle sue labbra. Quando ebbe fatto le rubò un bacio veloce.
 
 << Harry >> lo rimproverò sottovoce tra i denti.
 
 << Non hanno visto niente >> la rassicurò lieve.
 
 Si sorrisero e lui si spostò.
 
 << Sono libera! >> urlò lei, tornando a fare la stupida.
 
<< Ora puoi leggere >>
 
 << Questo è sfruttamento >>
 
 << Okay, leggo io >> e si allungò sullo schermo.
 
 << Mi togli la visuale >> si lamentò.
 
 << Un secondo >> e buttò il suo peso sulle gambe di lei, per infastidirla.
 
<< Spostati >> e cercò di toglierselo di dosso, ridendo.
 
 << “E’ comoda?” Sì, meglio di un cuscino >> commentò.
 
 << Non posso credere sia una domanda >>
 
 << Oh, ma lo è >>
 
 << L’hai inventata >>
 
 << No, guarda >> e gliela indicò con l’indice nonostante lei non potesse vedere per via dell’imponente figura del ragazzo.
 
<< Alzati adesso >>
 
 << Okay, okay >> e tornò a sedersi.
 
 << Ora leggo io >>
 
 << Si accomodi >> e fece un ampio gesto della mano.
 
<< “Melyem, è vero che stai cercando casa a Londra?” Ne ho intenzione, sì, ma non ho ancora iniziato le ricerche. Una volta finita la scuola, vedremo >>
 
 << Non me l’avevi detto >> la guardò.
 
 Di sottecchi ricambiò lo sguardo. << L’avrei fatto al momento giusto >>
 
<< Quindi saremo vicini? >>
 
 Gli lanciò un’occhiata e annuì. Si sorrisero in contemporanea, dolcemente.
 
 << E’ fantastico >> commentò lui.
 
 << Anche se tu sarai in tour quindi all’inizio non potrai giovarne >> notò lei.
 
<< Puoi seguirmi >>
 
 << Ci penserò >>
 
 << “I gruppi con cui siete in fissa in questo momento?” Uhm. Direi i The 1975 e i Kodaline >>
 
 << I The Neighborhood e gli You me at six >>
 
 << Notevole >> la prese in giro.
 
 << Ti piacciono? >> si sorprese.
 
 << No, mai sentiti >> sorrise.
 
 Gli diede una lieve spinta.
 
 << “Cos’avete imparato ad amare grazie all’altro?” uh, questa è una domanda carina. Vuoi iniziare tu? >>
 
 << Non ci ho mai pensato. Direi…i miei piedi >> esclamò indicandoli, ridendo.
 
<< Perché? >> chiese lui stranito.
 
 << Abbiamo quasi lo stesso numero quindi posso fregarti le scarpe >>
 
 << Uhm, mi sembra giusto >>
 
 << Ah, e John Mayer! >>
 
 << Sì, John Mayer >> e sorrise compiaciuto.
 
 << C’era questo periodo…credo l’anno scorso, in cui ero in completa fissa con alcune sue canzoni. E’ stato assurdo >> spiegò.
 
 << Ma ti piace, no? >>
 
 << Grazie a te, appunto >>
 
 << Le mettevo sempre quando stavamo insieme >>
 
 << Mi sono rimaste nel cervello >> e si afferrò la fronte con le mani per rendere più vivido quanto detto.
 
 << Per quanto mi riguarda… >> la guardò, lei ricambiò e si ritrovarono a fissarsi mentre lei gli lanciava un sorrisino da “Dai, cosa? Fammi sentire”. << Credo il caldo eccessivo e…le mie mani >>
 
 << Le tue mani? >> chiese in un sussurro.
 
 << Ti sono sempre piaciute >>
 
 << Tanto >>
 
 << A me no, prima >> conversarono a bassa voce, come se non ci dovesse essere nessun altro.
 
 << Ah, e la mia risata >>
 
 << Hai la risata più bella di questo mondo >> affermò, persa nei suoi occhi.
 
Lui non ci pensò un istante e si allungò ad abbracciarla. Rimasero stretti l’uno all’altra per un minuto buono.
 
 << Un’ultima domanda >> le disse lieve e questo la fece staccare.
 
<< “Cosa non sopportate dell’altro?” Ah, questa è crudele >>
 
 << Dai sentiti libera >> la incoraggiò.
 
 << In realtà c’è una sola cosa che non mi piace di Harry, una che mi irrita davvero tanto… >>
 
 << …il modo in cui mastico il chewingum >>
 
 << Esatto! >> esclamò.
 
<< Ci sto lavorando >>
 
 << No, non devi >>
 
 << Ma non ti piace >>
 
 << Ma sei tu, fa parte di te. Mi irrita ma non sarebbe lo stesso se tu non lo facessi >>
 
 << Che carina >>
 
 << Ora tocca a te. Sferra il tuo colpo >>
 
 << Non sopporto…cosa non sopporto? >> la guardò.
 
 << Lo chiedi a me? >>
 
 << Dovresti saperlo >> scherzò.
 
 << Okay, non sopporti che mi copra la bocca quando rido e che ti parli in lingue che non conosci perché hai paura che ti stia insultando >>
 
 << Vedi che lo sai? >>
 
 << Ci conosciamo >>
 
 Si scambiarono la loro stretta di mano segreta, finendo col ridere.
 
<< Stacchiamo? >> chiese poi, lui.
 
 Lei annuì. << Prego >> lo invitò.
 
 << E’ stata una bella giornata e mi sono divertito facendo questa twitcam. E’ stato davvero forte. Le vostre domande sono state interessanti come sempre. Grazie per averci guardato. Grazie per l’amore e il supporto. Vi amiamo >>
 
 << Non puoi parlare anche per me, altrimenti io che dico? >> lo rimproverò bonariamente.
 
 << Ti verrà qualcosa >>
 
 << Okay. Ragazzi, cercherò di essere breve anche se, conoscendomi, sapete quanto sia difficile per me. Sto avendo delle giornate pazzesche a scuola ed è bellissimo poter sfruttare questo ponte per vedere i miei amici e lavorare a della musica. Fare la twitcam è stato divertentissimo grazie a voi. Spero di farne molte di più una volta superato quest’ultimo scoglio… >>
 
 << Cioè? >> chiese Harry, confuso.
 
 << La maturità. Cos’altro? >>
 
 << Scusa, genia >>
 
 << Mi hai interrotto e ora non ricordo più cosa stavo per dire. Oh, grazie >> se la prese per finta con lui.
 
 << Andiamo bene! >>
 
 << Sshh! Sto cercando di ricordare >>
 
Sorrise semplicemente e la lasciò fare, ammirandola.
 
 << Allora…non vedo l’ora di finire la scuola e avere tanto tempo da trascorrere con voi e con la mia amata musica >>
 
 << E con me >> esclamò lui.
 
 Lei lo guardò. << E con te >> ripeté addolcendosi alla sua vista.
 
<< Bene, prima di andare…ti va un’ultima foto? >> propose.
 
 << Ci sto >>
 
 Si misero in posa e lei scattò.
 
 << Un’altra >> reclamò il riccio, immediatamente.
 
<< Okay >> mentre si rimetteva in posa lui le baciò la guancia, decidendo di farsi immortalare in quel modo.
 
 Lei chiuse gli occhi sorridendo e scattò, sperando venisse bene. Dopo il “click” lui rimase con le sue labbra sulla guancia di lei ancora qualche istante, poi si allontanò con uno schiocco.
 
 << Se sono venute bene finiranno sul mio cellulare insieme alle altre >> pronunciò lei tornando a guardarlo.
 
 << Hai già preso quelle di stamattina dal mio telefono? >>
 
 Annuì. << Allora, è stato un piacere ma dobbiamo davvero andare a nanna. Buonanotte a tutti o buona giornata, dipende da dove ci state guardando >> disse rivolgendosi alla telecamera.
 
 << Ciao >> esclamò il riccio accompagnandosi con un gesto della mano.
 
<< Ciao! >> fece eco lei e staccò.
 
 << Ti sei divertito? >> gli chiese.
 
 << Ti amo >> sussurrò e, prendendole il viso tra le mani, la baciò.                                       
      








SPAZIO AUTRICE: Buongiorno! Credo sia sabato oggi, vero? Idk. Btw, ieri sono stata al pranzo con i prof ed è stato divertentissimo (non vi interessa ma c'entra lol) quindi non avevo internet per controllare ma, quando l'ho fatto stamattina (il pranzo è finito alle 19:00, tipico lol quindi ero troppo stanca per venire a dare un'occhiata) ho notato di aver ricevuto la bellezza di 52 visite. Quindi sono "costretta" a regalarvi un altro capitolo in così breve tempo. 
Non credo vi dispiaccia ma devo informarvi di un paio di cose. A parte l'esame con cui ormai vi avrò fatto una testa così, ho problemi col pc. La linea internet va via per ore e, tra l'altro, tra una settimana mi scade Word. Il che vuol dire, in parole povere, che non sarò in grado di modificare il layout dei capitoli per postarli e che, per risolvere la situazione, dovrò portare il pc a "riparare". Starà via qualche giorno e non so...perdonate l'attesa futura già da ora.
In secondo luogo, credo di dover cambiare le mie richieste. Siete stati troppo veloci stavolta. Penso di alzare le visite a 60. Capitemi, non è perché io richieda chissà cosa (non credo di potermelo permettere) ma è tutta questione di tempi. (Non sto scrivendo molto ultimamente).


Detto questo, vorrei ringraziare chiunque abbia recensito la storia finora e l'abbia inserita tra le preferite, ricordate e seguite. Siete davvero molto care e, anche se non sembra, lo apprezza moltissimo. Ho sempre un sorrisone stampato sul viso quando vedo i numeri crescere. 
Per ultimo, ma non meno importante, vorrei ringraziare quelle persone che stanno leggendo anche la prima storia. ("For a little while", per intenderci). Anche lì i numeri delle visite stanno crescendo ed è molto dolce. 
Grazie a tutti. Spero di caricare prima del crash di Word lol
Buon proseguimento di giornata :) x  

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Capitolo 14
*** << ...I've never loved anyone else like this... >>. ***


(Maggio 2014)
<< Sono così triste che tu debba già andare via >> gli disse con un tono piagnucolante.
 
 << Non fare così, per favore >> la pregò.
 
 << Ma mi dispiace salutarti >>
 
 << Anche a me, cosa credi? Però mi sono divertito molto quindi grazie >> si sorrisero.
 
 << E’ stato bellissimo riaverti qui >>
 
 << Spero tu possa fare un salto da me presto >>
 
 << In quale delle tante case? >> lo prese in giro.
 
 << Non a L.A., sicuramente >>
 
Lo guardò con espressione interrogativa.
 
 << Voglio farti assaggiare un pezzo di Canada >> rispose alquanto fiero.
 
 << Non vedo l’ora >> e gli sorrise, felice di sentirlo parlare a quel modo.
 
 << Di far cosa? >> intervenne Harry, tornando in quel momento dal bagno.
 
<< L’ho invitata da me. Sempre che la cosa non ti dispiaccia >>
 
Scosse la testa. << Mi fido di entrambi >> aggiunse.
 
<< Puoi sempre venire anche tu. Sei sempre il benvenuto del resto >>
 
 << Grazie >>
 
 << Se aspettassi lui, verrei l’anno prossimo >> scherzò lei.
 
 << Per il tour, vero… >> constatò il diretto interessato.
 
 << Fatemi sapere. Quando sono a casa, sono disponibile >>
 
 << Questi tour sono difficili da combinare, oh >> commentò, con un sorrisino, lei.
 
 << Dovevo proprio avere un’amica cantante e, per giunta, anche di un altro Stato! >> le resse il gioco il canadese.
 
 << Questa è la vita che abbiamo scelto >> rispose Harry, precedendola.
 
 << Ed è bellissima >> si sentì di aggiungere, lei.
 
 Lui la strinse in vita da dietro e le baciò la tempia.
 
<< Beh, amico, sei arrivato dopo di me e andrai via dopo di me. A che ora è il volo, a proposito? >> gli domandò Justin, dopo aver ammirato l’amica rabbrividire, tra le braccia del ragazzo che amava, per un tenero e semplice bacio.
 
<< Ehm…parto domani >>
 
 << Domani?! >> esclamarono i due all’unisono.
 
 << Spero non ti dispiaccia essere costretta a rifare la strada >> proferì rivolto a lei.
 
 << M-ma il volo è stasera >> balbettò, voltandosi a guardarlo.
 
 << Non sono solo andato in bagno. Ho anche cambiato il biglietto >> spiegò ad entrambi.
 
 << Hai…? >> tra lo stupore, misto alla gioia, le venne difficile formulare una vera e propria domanda.
 
 Lui si limitò a annuire sfoggiando il suo sorrisino mozzafiato, avendo già compreso tutto. << Ho ancora dei giorni liberi e speravo di poter prolungare la mia permanenza di un giorno. Non di più perché non voglio disturbarti dall’andare a scuola >> confessò.
 
 << Poi dicono che il romanticismo sia morto >> commentò Justin, divertito.
 
 << Grazie >> gli sussurrò e, facendo scivolare le braccia intorno al collo, si allungò per baciarlo.
 
 << Non dirlo nemmeno >> rispose allo stesso modo, una volta staccatosi.
 
<< Scusa >> si rivolse in un secondo momento lei a Justin, rendendosi conto di averlo lasciato ad assistere alla scena.
 
 << Tranquilla. Sai che mi piace vedervi insieme >> la rassicurò.
 
<< Non come Niall >>
 
 << Niall, Liam, Louis e Zayn >> precisò Harry.
 
 << Liam ne aveva tutto il diritto, però >> ribatté lei.
 
 << Fino ad un certo punto, poi iniziava ad essere pesante >>
 
 Justin ne rise e chiese: << Come mai? >>
 
 << Diciamo che sono stati molto protettivi nei suoi confronti >> spiegò Harry scegliendo con cura le parole da usare.
 
 << Cose tipo “Con lui non esci vestita così!”? >>
 
 << No, più tipo “Tu non esci con lui da sola!” “Ma è il mio ragazzo” “Non importa, è un maniaco” “Ma è tuo amico!” “Ed è esattamente per questo motivo che non puoi andare da sola” >>
 
 Justin rise appena finita la simulazione di un tipico dialogo con uno dei ragazzi da parte dell’amica. << Beh, hai avuto pane per i tuoi denti >> commentò poi, rivolgendosi al povero Harry.
 
 << Continua a valerne la pena >>
 
 << Aww >> e gli baciò la guancia.
 
 << Dai, mi giro. Potete baciarvi >> scherzò Justin coprendosi gli occhi e voltandosi come aveva promesso.
 
 Melania approfittò di quel momento per allungarsi e stampargli un veloce bacio a stampo sulle labbra, intuendo che Justin non sarebbe rimasto in quella posizione a lungo.
Quando lei fece per allontanarsi, lui le trattenne il viso con le due mani e la baciò inserendo la lingua.
 
 << Vi state prendendo più tempo del necessario >> tuonò Justin, finendo col riderne.
 
 I due si staccarono e gli dedicarono tutte le attenzioni necessarie affinché non si sentisse di troppo.
 
 << Beh, ora devo proprio andare. Non posso trattenermi oltre >> aggiunse apparendo dispiaciuto.
 
 << Va bene >> rispose Melania e gli si avvicinò per stringerlo a sé. << Ti voglio bene. Fai buon viaggio >> pronunciò prima di lasciarlo andare affinché Harry potesse avere la sua parte in quel congedo.
 
 Si abbracciarono. << Ciao amico >> esclamò Harry allontanandosi per guardarlo.
 
<< Ciao amico >> ripeté Justin.
 
<< Spero di vederti presto >> aggiunse.
 
 << Anche a te. Fate i bravi >> continuò rivolgendosi, quindi, ad entrambi con un sorrisino.
 
 << Chiamami quando arrivi. Non farmi stare in pensiero >> rispose lei, cambiando discorso.
 
 Lui si limitò ad annuire e, con un ultimo cenno della mano accompagnato da un sorriso, salì per imbarcarsi. Harry e Melania lo seguirono con lo sguardo finché fu loro possibile poi andarono via mano nella mano.
 
<< Sei contenta? >> gli chiese dopo qualche istante passato a fissarla di sottecchi.
 
<< Hai fatto una cosa dolcissima. Non me lo sarei mai aspettato >>
 
 << Cerco di non essere troppo prevedibile >> scherzò.
 
 << Probabilmente dovrei comportarmi di conseguenza >>
 
 << No, tu resta così come sei >> e il suo tono divenne estremamente dolce.
 
 Gli sorrise, intenerita. << Che ne dici se avviso mia madre e ce ne andiamo da qualche parte? >> gli propose mentre raggiungevano l’auto.
 
 << Tipo? >>
 
 << Non ti piace l’idea di stare un po’ in giro? >>
 
 << No, sono solo curioso >>
 
 << A te cos’andrebbe di fare? >>
 
 << Va bene qualsiasi cosa. L’importante è stare con te >>
 
 << Allora potremmo andare in studio e… >> lo prese in giro, interrompendosi di proposito per lasciargli la possibilità di replicare.
 
 Lui si fermò di colpo e le lanciò un’occhiata leggermente minacciosa.
 
 La sua reazione la fece ridere. << Stavo scherzando >> gli disse tra le risate.
 
 << Giura >>
 
 << Giuro >> affermò tornando seria.
 
 Convinto, le sorrise e riprese a camminarle accanto.
 
 << Stavo pensando ad un pomeriggio rilassante. Cosa ne dici? >> continuò.
 
 << E’ una splendida idea >>
 
 << Okay, alla mente ho tre opzioni >>
 
 << Sentiamo >>
 
 Arrivarono all’auto. Lei scattò.
 
 << Guidi tu? >> le chiese prima che potesse passare a spiegare.
 
 << Ti ricordo che la tua patente non è valida qui e, ad essere del tutto onesti, non te la cavi bene con la guida a destra >> lo prese in giro, piazzandosi davanti al portellone del guidatore.
 
 Le fece il verso. << Due anni fa non la pensavi così >> e passò dal lato del passeggero.
 
 << Due anni fa non avevo la patente. Dovevo dipendere per forza da te ma fidati che, adesso, me la cavo meglio io >>
 
 << Voglio vederti guidare da me, allora >>
 
 << Cos’è, una sfida? >> gli chiese con tono malizioso.
 
 << No, un invito >> rispose serio.
 
 << Un…? >> si stupì.
 
 << Vieni da me >>
 
 << Quando? >>
 
 << Quando finisci >>
 
 << Cosa vuoi dire? >>
 
 Salì in auto senza risponderle. Lo imitò, sperando che le avrebbe spiegato una volta dentro.
 
 << So che è assurdo ma mi piacerebbe molto che tu…beh, che tu ti trasferissi da me >> le disse dopo aver agganciato la cintura.
 
 << Intendi convivere? >>
 
Annuì.
 
 << Ma vivi con i ragazzi >>
 
 << Potremmo cercare casa insieme, una solo per noi. So che è affrettato visto che siamo ritornati insieme da così poco, ma visto che vuoi prendere casa in zona, pensavo che… >> si bloccò.
 
 << E’ una proposta inaspettata >> gli confessò.
 
 << Mi dispiace, non era mia intenzione… >>
 
Lo zittì, baciandolo. << Salti sempre alla conclusione sbagliata >> gli sussurrò, staccandosi.
 
 << Sicura che la cosa non ti abbia scioccata? >> si accertò.
 
 Lei annuì con un sorriso luminoso. << Vediamo come vanno le cose e a Luglio prendiamo una decisione. Che dici? >>
 
 << Sono d’accordo. Abbiamo ancora tante cose da fare >> concordò lui.
 
 Lei mise in moto. << Oh, devo chiamare mamma >> si ricordò e spense l’auto di scatto iniziando a frugare nelle tasche.
 
 << Mi spaventi così >> commentò lui con un risolino.
 
 Gli lanciò un sorriso e fece partire la chiamata una volta trovato il cellulare.
Harry rimase ad ascoltarla parlare la sua lingua incantato. Ogni volta si dimenticava non fosse inglese. Ogni volta si dimenticava studiasse lingue. Ma era così bello essere al suo fianco per lasciare che lei glielo ricordasse ogni singola volta.
 
 << Ti sei incantato? >> la sua voce lo risvegliò dai suoi pensieri.
 
 Sorrise per essere stato beccato. << Cos’ha detto? >>
 
 << Per lei è okay >>
 
 << Allora…dove mi porti? >> scherzò.
 
 << Giusto, le opzioni… >> commentò quasi tra sé e sé poi ci ripensò. << Voglio farti una sorpresa >> gli si rivolse e mise in moto per la seconda volta.
 
Contrariamente alla volta precedente partì sul serio, diretta alla Reggia.
 
 << Mi affido a te >>
 
 << Onestamente, non so quanto tu possa far bene >> lo prese un po’ in giro.
 
 << Mi stai facendo preoccupare >> rispose, alquanto serio.
 
 Lei rise del suo tono. << Se può tranquillizzarti, impedirò che tu muoia >> continuò lei, divertita.
 
 << Non mi porti ad uno spettacolo pirotecnico, vero? >>
 
 << Non voglio perdere le orecchie >> sorrise e lo guardò di sottecchi.
 
 << Okay, allora va bene tutto…-si rilassò, pensò un istante e si agitò di nuovo- Non è bungee jumping, vero? >> le chiese terrorizzato.
 
 << Credi davvero che ti farei arrivare il cuore in gola? >>
 
 << In realtà quello sai farlo benissimo da te >> e nel suo tono le parve di udire una dolcezza inaspettata.
 
 Le scappò un sorrisino imbarazzato ma, al tempo stesso, compiaciuto. << Ti prometto che sarà una cosa molto molto calma >> si decise a confessargli, nonostante il tenerlo sulle spine la divertisse.
 
 << E interessante? >> chiese con la sua immancabile inflessione maliziosa.
 
<< Tutto è interessante con me >> rispose cercando di stuzzicarlo e sembrare sensuale.
 
 << Proprio perché ci sei tu, ti ho fatto quella domanda >> la prese in giro.
 
 Gli lanciò un’occhiataccia e, rapidamente, uno schiaffetto colpendolo a caso sul ginocchio.
 
 Lui scoppiò a ridere per la sua reazione.
 
 << Ma quanto sei cretino >> gli disse cercando di restare seria e non farsi contagiare dalla sua risata fragorosa.
 
 << Non puoi negarlo >>
 
 << Ma cosa? >> gli chiese, avendo perso il filo del discorso.
 
 << Ma che ne so! Ho detto una cosa a caso >> e scoppiò a ridere.
 
 << Credevo che questo spettasse a me >> e sorrise.
 
 << Dai, dove mi porti? Sono troppo curioso >> iniziò a fare l’idiota.
 
 << Vuoi davvero saperlo e rovinarti la sorpresa? >> gli chiese fingendosi stupita della sua decisione.
 
 << Decisamente >> affermò, chinando il capo con forza.
 
 << Ma se te lo dico, diventa una cosa noiosa >> pronunciò, mutando il suo tono in qualcosa di piagnucolante.
 
 << Ti prometto che saprò reggere la noia >>
 
 << Mhm, okay. Volevo farti scoprire le bellezze del territorio perché… >>
 
 Sbadigliò rumorosamente.
 
 << Fanculo >> gli disse ridendo e, allo stop, ne approfittò per tirargli un altro schiaffetto.
 
 << Questo è tutto quello che sai fare? >> quasi la sfidò.
 
 << Sei fortunato che devo guidare >> gli si rivolse, controllando la strada per l’ultima volta, prima di ripartire.
 
 << Qualcuno lassù mi vuole bene >> scherzò.
 
 << Comunque se non vuoi sapere dove andremo, non ti ci porto >> si finse offesa.
 
 << Dai, dimmelo >>
 
 << Ti sei annoiato, non vuoi andarci >> continuò, cercando di rimanere nella parte.
 
 << Ti prometto che non dirò nulla >> le assicurò.
 
 << E non farai nulla? >>
 
 << Niente sbadigli o altro >>
 
 << Okay, c’è questo posto fantastico a Caserta. Molte persone vengono a visitarlo ed è sempre pieno di turisti. E’ uno dei luoghi più belli che io abbia mai visto >>
 
 << Arriva al dunque. Cos’è? >>
 
 << La reggia >>
 
 << Una reggia? >>
 
 << Sì, sai no? Abitazioni di re in tempi antichi… >> lo prese un po’ in giro.
 
 << Dimmi perché dovrebbe essere interessante >>
 
 << So che ti piacciono queste cose. A te piace il mondo, Harry >> e si rese conto avessero modificato la segnaletica nei dintorni della reggia, costringendola a fare un giro diverso per giungervi.
 
 << Okay, è vero. Ma perché ne sei così entusiasta? >>
 
 << I giardini sono meravigliosi. Sono enormi e sembra di essere…non so, tipo nel Paese delle meraviglie o giù di lì >> si esaltò.
 
 << Ora capisco tutto >> constatò.
 
 << Cosa? >>
 
 << Sarà anche che a me piace il mondo, ma a te piace perderti nella natura >>
 
 << Hey, sono una ragazza di campagna >> gli fece notare.
 
 << Ed è una cosa bellissima >> e si allungò a baciarle la guancia, facendola sorridere.
 
 << Dai, mi distrai >> gli disse ridendo senza alcuna intenzione di rimproverarlo o di farlo allontanare.
 
 << Sono una distrazione adorabile >> commentò, lasciandole lo spazio necessario.
 
 << Non vedo l’ora di poterti distrarre come tu stai distraendo me >> gli rivolse, fingendosi malefica.
 
 << Quanto manca? >> si informò.
 
 << Sto cercando un parcheggio >>
 
 << Ce n’è uno lì >> indicò.
 
 Lei lanciò uno sguardo da quella parte e si rese conto avesse ragione. Fece manovra e parcheggiò più in fretta che poté, desiderosa di poter finalmente mettere i piedi a terra e toccare il suolo.
 
 << E’ qui? >> chiese lui, scendendo dall’auto.
 
 Lei annuì rumorosamente mentre sfilava le chiavi dal quadro e recuperava la borsa.
 
<< Non ci trovo nulla di…non mi sembra una reggia >> concluse guardandosi intorno.
 
 Lei rise, chiudendo la macchina. << E’ da quella parte >> e gli indicò il luogo.
 
<< Oh…mi sembrava strano >> commentò, aspettando che lo affiancasse.
 
 << Sei pronto a rimanere a bocca aperta? >> gli chiese con un risolino.
 
 << Pronto a passare una bella domenica con te >> rispose circondandole la vita.
 
 Si incamminarono e, svoltato l’angolo, si ritrovarono la reggia sulla destra.
 
<< Eccola qui >> esclamò con una punta di orgoglio.
 
 << Davvero carina >> commentò e, si rese conto, lo stesse facendo di proposito per non darle soddisfazioni.
 
 << Dimmi se hai l’onore di vivere nei dintorni di una cosa del genere >> lo punzecchiò avvicinando dispettosamente il viso a quello di lui.
 
 Le sorrise, poi le stampò un leggero bacio sulle labbra. << Non ho ancora visto l’interno >> rispose dopo un po’.
 
 << Capitan ovvio alla riscossa >> lo prese in giro e lui le fece il verso, senza smettere di stringerla.
 
 << Non capisco perché tu debba essere così crudele con me >> aggiunse guardandola di sottecchi.
 
 << Forse perché tu mi hai torturato per tutta la strada >>
 
 << Oh, non essere così tragica so che ti è piaciuto >>
 
 << Come potrebbe piacermi un chiodo conficcato nella mano >> commentò sarcastica.
 
 La guardò un istante di traverso poi, con un sorrisino appena accennato, le chiese: << Mai provato? >>.
 
 Lei scoppiò a ridere per via dell’espressione che il riccio assunse subito dopo.
 
<< Sarai la mia morte >> rispose una volta calmata.
 
 << But I know, I’ll die happily >> canticchiò improvvisando una vocetta stridula.
 
<< Questa tua versione di “Come and get it” mi mancava >>
 
 << Cerco sempre di darti il meglio >> scherzò mentre mettevano piede all’interno.
 
 << E’ parecchio buio qui >> constatò immediatamente mentre alzava la testa per osservare il soffitto dell’edificio.
 
 << Sì, qui non è il massimo ma poco più avanti ci sono delle aperture laterali >> gli rispose mentre si staccava da lui.
 
 << Dove vai? >>
 
 << Va a dare un’occhiata >> lo incitò.
 
 Non se lo fece ripetere due volte e, curioso com’era, fece qualche passo in avanti.
 
<< Ah, e attento ai venditori ambulanti >> aggiunse alle sue spalle.
 
 Le parve di vedere le sue labbra aprirsi in un sorriso. Approfittando del suo allontanamento, sgattaiolò nella biglietteria sperando di fare in fretta. Sapeva che se Harry l’avesse saputo, avrebbe insistito per pagare e lei non voleva.
 
 << Dove sei? >> sentì la sua voce avvicinarsi.
 
 Infilò velocemente gli spiccioli nel portafogli e, salutando garbatamente, si precipitò fuori. Harry era di spalle a pochi metri da lei.
 
 << Hey, sono qui >> rispose lieve e si voltò immediatamente.
 
 << Dov’eri finita? >> e inclinò leggermente la testa.
 
 << Mhm…volevo vedere se avevano cambiato qualcosa nella biglietteria >> scherzò, sollevando quanto acquistato all’altezza del viso.
 
 << Hai preso i biglietti per l’ingresso? >> si stupì.
 
 Lei annuì, avvicinandosi.
 
 << Perché non me l’hai…? >>
 
 << …detto? Oh, Harry ti conosco >>
 
Sorrise sentendoglielo dire. << Non esiste che questa cosa vada avanti >> ridacchiò.
 
 << Che ti conosca o che non ti faccia pagare? >> lo prese in giro e, sottobraccio, mosse i primi passi verso il vero e proprio ingresso.
 
 << La prima mi piace >> le rispose con un enorme sorriso.
 
 << Oh, ne sono commossa >> commentò imitandolo.
 
 << La seconda va eliminata >>
 
 << Tutti hanno dei difetti, no? >>
 
Lui annuì, senza capire cosa c’entrasse quella domanda.
 
 << Beh, questo è il mio >> continuò, alzando le spalle.
 
 << Allora facciamo che amo tutti i tuoi difetti tranne questo >>
 
 << No, non va. O prendi il pacchetto completo o sparisci >> lo prese in giro.
 
 Senza esitazioni le rubò un leggero bacio sulle labbra.
 
 << Non mi hai risposto >> gli si rivolse, in seguito.
 
 << Credo di aver scelto anni fa >> e, dopo averle rivolto un tenero sorriso, puntò lo sguardo di fronte a sé.
 
 Lei sorrise soddisfatta ed imbarazzata allo stesso tempo, arrossendo senza rendersene conto.
 
 << Stai arrossendo? >> le chiese sottovoce senza spostare il suo sguardo.
 
Sobbalzò quando si rese conto ci avesse preso. << Io? No >> si affrettò a negare.
 
Lui rise del suo tono e le schioccò un baciò sulla tempia. Entrarono ritrovandosi all’inizio del vialone principale dei giardini.
 
 << E’ enorme! >> esclamò lui.
 
 << Questa è solo una parte, fidati >>
 
 << Ora capisco perché ami questo posto >>
 
 << Vuoi vedere anche gli interni della reggia? No, perché per quelli dobbiamo tornare indietro… >>
 
Scosse la testa. << Qui è perfetto >> aggiunse.
 
 << Non vedo l’ora tu veda le meraviglie del… >>
 
La bloccò. << No, non anticiparmi nulla >>
 
Acconsentì senza problemi alla sua semplice richiesta. << Andiamo allora, così vedrai da te >> lo strattonò appena e ripresero a camminare seguendo il vialone parlando delle solite cose.
 
 Dopo averlo percorso per un centinaio di metri si ritrovarono ad un bivio. Scelsero di continuare prendendo la strada sulla destra, più all’ombra. Dopo qualche metro, Harry si staccò da lei e andò in contro ad un albero.
 
 << Non ti senti Dora l’esploratrice? >> scherzò, aggrappandocisi in modo buffo.
 
<< Mi ricordi maggiormente una scimmia, ad essere onesti >>
 
 << Mi fai una foto? >>
 
 << Per una volta che ho deciso di non fare foto e godermi un normale pomeriggio domenicale, mi rovini i piani. Sei tu che mi tenti a stare incollata alla fotocamera >> lo rimproverò sorridendo.
 
 << Ne vale la pena, dai >>
 
Scosse lievemente la testa, divertita. << Ti accontento >> aggiunse, afferrando il cellulare nella tasca.
 
 Velocemente lo impostò sulla fotocamera e, una volta scelta la giusta angolazione e la giusta distanza, scattò.
 
 << Ora ne voglio una con te >>
 
 << Sei esigente, riccio >> lo prese in giro avvicinandoglisi.
 
 << Vieni e basta >> sussurrò prendendola per le mani e avvicinandola a sé con dolcezza.
 
 << Sono qui >> rispose alzando la testa per guardarlo e trovandosi ad un centimetro dal suo viso.
 
 Si scrutarono per qualche istante poi lui posò lo sguardo sulle labbra carnose di lei, causandole le farfalle nello stomaco.
 
 << Non farlo più >> gli sussurrò senza prevedere che, un secondo dopo, l’avrebbe baciata.
 
 << Cosa? >> chiese quando si fu staccato.
 
 << Farmi quest’effetto >>
 
 << Perché? >> si stupì appena.
 
 << Cosa farò quando tornerai a casa? >>
 
 Poggiò la sua fronte a quella di lei. << Se potessi non ti lascerei mai da sola. Lo sai, vero? >>
 
Sorrise spontaneamente all’udirlo. << E se potessi ti seguirei ovunque. So che lo sai >> replicò.
 
 Lui annuì e le lanciò un sorriso come a volerla incoraggiare. << Questa volta sarà diverso >> le assicurò.
 
 << Questa volta deve essere diverso >>
 
 << Te lo prometto >> e allontanò il viso per osservarla da una prospettiva diversa, nel suo insieme. << Mi credi? >> aggiunse.
 
 << Ti credo >> lei si liberò della sua dolce stretta ad una mano per poter maneggiare meglio il cellulare e scattare la foto che lui aveva precedentemente richiesto.
 
 << Devo mettermi in posa? >> scherzò lui, fingendo di lisciarsi la t-shirt ad altezza collo.
 
 << Non ne hai bisogno >> impostò la fotocamera interna e allontanò il cellulare in modo da inquadrare entrambi in maniera non troppo ravvicinata.
 
 << Oh, lo so >> rispose dandosi delle finte arie.
 
 Sorrisero entrambi, a seguito di quella piccola ed innocua affermazione, e lei approfittò di quel momento per scattare.
 
 << Ma non ero pronto! >> protestò, quando udì lo scatto e si rese conto fosse stato distratto dal guardarla.
 
 Gli schioccò un bacio sulla guancia, quasi a volersi far perdonare in quel modo.
 
<< Ora voglio controllare >> le tolse il cellulare dalle mani e smanettò fino a trovarla, allontanandosi.
 
 << Non cancellarla >> gli andò dietro, per accertarsene.
 
 << Dammi un buon motivo per lasciarla >> rispose alzando il telefono in aria affinché lei non potesse prenderlo con qualche sotterfugio.
 
 << Perché sarebbe l’unica foto nostra di questa giornata >>
 
 << Dritta al sodo, eh >> notò.
 
 Si strinse nelle spalle: << Faccio quello che posso >>
 
 << Quindi non ne faresti un’altra? >>
 
Scosse la testa.
 
 << Non mi piace questo ricordo >> protestò.
 
 << Se mi prometti di non cancellarla e darmi il telefono, ne facciamo un’altra >>
 
 << E mi darai il tempo di mettermi in posa? >>
 
Si fissarono per qualche istante poi lei cedette ed annuì. Lui abbassò il braccio e le restituì l’oggetto.
 
 << Faremo altre foto una volta in cima >> proferì.
 
 << In cima? >>
 
 << Lì >> e gli indicò la fontana in alto, per quanto visibile all’orizzonte.
 
 << Non ho la forza per arrivare fin lì e tornare indietro >> si lamentò immediatamente.
 
 << Prendiamo il pullman, genio >> lo prese in giro.
 
              
       
 
 
 
 
 
 
Con un’abile quanto delicata mossa, si posizionò su di lei poggiando il peso sulle mani poste ai lati della testa. Lei gli sorrise maliziosa trovandolo più audace del solito. La fissò incantato e, accennando un sorrisino, le rubò un bacio.
 
 << Non hai idea di quanto tu sia bella adesso >> commentò serio.
 
 << Oh, posso immaginare >> rispose alzando gli occhi al cielo.
 
 << Perché non mi credi? >>
 
 << Non sono bella, Harry >> rispose secca, lasciando intravedere quanto i giudizi ricevuti in passato l’avessero segnata.
 
 << Hai ragione >> concordò e lei non poté fare a meno di assumere un’espressione da “l’hai capito!”.
 
<< Sei perfetta >> aggiunse e le sorrise sapendo ci sarebbero state ancora meno possibilità che lei potesse credergli.
 
 << Smettila di esagerare >> lo ammonì.
 
 Il movimento delle labbra rosee durante quella frase lo tentò portandolo a chinarsi per un secondo bacio. << Credimi >> sussurrò iniziando a baciarle la mascella.
 
 I ricci le sfioravano la guancia, solleticandola. Ne sorrise. << Non posso >>
 
 Lui scese pian piano al collo, come suo solito, e i brividi la inondarono mentre lui lasciava umidi baci sulla sua pelle morbida. << Non smetterò finché non mi crederai >> sussurrò smettendo qualche istante.
 
 << A questo punto credo che la mia miscredenza ti convenga >> rispose divertita ma, quando lui ricominciò, chiuse gli occhi e, rapita, lo lasciò fare.

 La sua mente tornò indietro ai giorni post rottura (quelli che poi erano terminati solo il mese prima a Londra): al dolore che aveva provato. Avrebbe tanto voluto tornare indietro e dire alla sé rannicchiata in quella camera d’albergo al buio che un giorno sarebbero tornati insieme. Ripensando a quanto aveva sofferto e all’ansia che aveva provato fino al mese prima ad averlo di nuovo vicino, capì quanto fosse fortunata. Lui era tutto ciò che aveva sempre voluto. Ciò di cui aveva sempre avuto bisogno. L’aveva amato ancor prima di conoscerlo e continuava a farlo. Sapeva tutte queste cose. Sapeva che con lui amare assumeva sfumature sempre diverse ogni volta. Non avrebbe voluto perderlo. Non avrebbe voluto sprecare momenti preziosi come era successo in passato. Voleva averlo nella sua vita, per sempre. Perché, con lui, al “per sempre” ci credeva. Lo desiderava più ardentemente di quanto avesse mai fatto. Non le importava quanto veloci le cose fossero andate nell’ultimo mese.
 
 << Harry… >> sussurrò, sicura del fatto che il suo orecchio fosse vicino.
 
 Lui non si fermò.
 
 << …voglio fare l’amore con te >> aggiunse.
 
 Si paralizzò.
 
 Lei lo sentì e aprì gli occhi.
 
 Si scambiarono un’occhiata.
 
 << Sei sicura? >> chiese, visibilmente incredulo e felice allo stesso tempo.
 
 << Ti amo Harry. Non ho sicurezza più grande di questa >> proferì.
 
 Tornò alla sua posizione iniziale e fissò i suoi occhi in quelli di lei. << Non voglio che ti senta costretta solo perché siamo… >> cercò di rassicurarla ma lei lo zittì poggiando un dito sulle sue labbra.
 
 << Voglio farlo perché ti amo e non ho mai amato nessun altro in questo modo in vita mia >> all’udire di quella dolcissima frase, la sua bocca si aprì in un enorme sorriso spontaneo.    
              
 






SPAZIO AUTRICE: Buonasera a tutti! Ho caricato il precedente capitolo...quando, ieri? Fatto sta che le visite sono arrivate a 60 in un lasso di tempo davvero breve. Mi sento fregata lol


Cambiamo le cose, su. Giusta per farla un po' più difficile :') Pubblico dopo 60 visite e una recensione. (Capitemi, pls.)


Ad ogni modo, grazie a tutti per tutto. Se avete domande, dubbi, richieste, critiche, non esitate a farlo sapere.
Vi voglio bene, buon proseguimento di serata :) x

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Capitolo 15
*** T-Shirt. ***


(Maggio 2014)

La telefonata alle cinque e trentadue, per Melania, fu anche peggiore della detestabile sveglia prevista un’ora più tardi.
 
<< Pronto >> pronunciò con voce impastata, incerta avesse realmente premuto il tasto verde.
 
 << Che voce! Che cavolo hai fatto? >> una voce maschile le sfondò un timpano.
 
Si lasciò andare ad un lamento. << Hai idea di che ore siano? >> gli si rivolse trascinando le parole.
 
 << Mhm…dal momento che mi stai ponendo questa domanda immagino sia presto >>
 
 << Fuochino >>
 
 << Molto presto? >>
 
 << Fuoco >>
 
 << Ti richiamo? >>
 
 << Ti voglio bene >> e attaccò.
 
Alla meglio cercò di riadagiare il cellulare sul comodino e, voltandosi, tornò a dormire accoccolandosi a Harry.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< Mel, ti sta suonando la sveglia >> si lamentò, aprendo a fatica un occhio.

<< Scusa amore. Vengo a spegnerla >> rispose con voce squillante.
 
In quel momento si rese conto fosse già sveglia da un po’ e non più al suo fianco come aveva creduto. Sentì i suoi passi avvicinarsi e, immediatamente, la sveglia cessare il suo strombazzare. Si stropicciò gli occhi.
 
 << Pensavo fossi ancora a letto >> le disse.
 
 << La mia sveglia ha suonato già da un po’. Questa era per te >> e salì sul letto per allungarsi a baciargli la fronte mentre lui si metteva a sedere.
 
 << Oh, grazie >>
 
 << Scusa. Una parte di me ha pensato ti sarebbe piaciuto far colazione insieme prima che andassi a scuola >> si giustificò.
 
 << Ti accompagno io >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Voglio accompagnarti >>
 
 << Sei sicuro? >>
 
 Gli sembrò incerta del fatto fosse una buona idea. << Qualcosa non va? >>
 
 << No, sono solo un po’ preoccupata >> ammise.
 
 << Per me? >>
 
 Lei annuì e gli parve la visione più tenera della giornata, probabilmente perché era appena iniziata.
 
 << Sta tranquilla, non mi farò vedere >> e, per scherzare, si coprì il viso con le mani per poi aprirle di scatto.
 
 Gli sorrise prima di rispondere con un: << Devi sbrigarti allora >> e baciargli la guancia.
 
 << Ora non mettermi fretta >> finse di lamentarsi.
 
 << Non sono io, è la scuola a farlo >> scherzò.
 
 << Devi andare per forza? >>
 
 << Ci stai ripensando? >>
 
 << No, era una domanda. Non puoi rimanere con me? >>
 
 << Non avrei dovuto svegliarti >>
 
 << Perché? >>
 
 << Mi tenti >>
 
 << E’ mio dovere >> scherzò a sua volta.
 
 << Smettila, sbrigati >> lo rimproverò bonariamente.
 
 << Mi alzo, mi alzo >> rispose seccato, infilandosi i boxer.
 
 << Così ti voglio >> lo prese in giro.
 
 << A che ora devi essere lì? >>
 
 << Si entra alle 08:15 >>
 
 << Che orario indecente! >> e se ne finse scandalizzato.
 
 << Concordo in pieno >> e lasciò la stanza per tornare in bagno a truccarsi.
 
<< No, davvero. E’ improponibile >> continuò.
 
 << A day in the life! >> esclamò lei con ironia, rifacendosi ad un vecchio video diary dei 5 Seconds of Summer.
 
 << Mi ero dimenticato di quanto fossi simpatica >> rispose rasentando il sarcasmo.
 
 Rise. << Vai a mangiare prima che si raffreddi del tutto >> lo intimò, coprendosi il viso con un sottile strato di fondotinta.
 
 << Cosa mi hai preparato? >> si informò.
 
 << Latte >>
 
 << E cereali? >>
 
 << Mi sembra più che ovvio >>
 
 << Vado! >> e si precipitò in cucina.
 
 Lei sorrise ad udirne il chiasso, immaginandosi la scena a cui non poteva assistere. Per qualche minuto non aggiunsero altro.
 
 << Ti stai truccando? >> il suono della sua voce squillante sull’uscio la fece sobbalzare.
 
 << Mi hai fatto spaventare >>
 
 << Non hai bisogno di tutta quella robaccia >> continuò, ignorando la precedente esclamazione.
 
<< E i tuoi cereali? Hai già finito? >> si incuriosì.
 
 Scosse la testa.
 
 << Muoviti >>
 
 << Sì! >> e scomparve per fare ritorno, poco dopo, con la tazza tra le mani intento a mangiare.
 
 Lei, guardandolo di sottecchi, sorrise.
 
 << Sai, per passare più tempo possibile con te >> si giustificò lui scherzando.
 
<< Aiutami a scegliere il rossetto >> cambiò discorso.
 
 << Cos’altro devi mettere? >> quasi la canzonò mentre masticava.
 
 << Non si parla con la bocca piena >>
 
 << Me lo rendi impossibile >> ingoiò e lasciò ricadere il cucchiaio nel latte.
 
<< Quale metto? >> gli chiese mostrandogli due rossetti.
 
 << Nessuno dei due >> rispose rapido.
 
 << Non è un’opzione >>
 
 << Mi piace andare oltre >>
 
 << E dai >>
 
 << Non esiste >>
 
 << Allora scelgo da sola >>
 
 << No >>
 
 << Sì >>
 
 << No >>
 
 << Allora scegli tu >>
 
 << Mi stai costringendo? >>
 
 << Era nei miei piani >> e sorrise alquanto maliziosa.
 
 << Allora uno molto chiaro. Il più chiaro che hai >> si arrese, infine e lei ne sorrise perché, in un modo o nell’altro, aveva trovato il modo per vincere e farle sembrare il contrario.
 
 << Astuto, Styles. Davvero >> gli rispose e obbedì mentre l’altro rideva sotto i baffi dopo l’ultima cucchiaiata di cereali.
 
 << L’ho sognato o qualcuno ti ha chiamato stamattina? >> le si rivolse poi.
 
 << Sai che stavo pensando lo stesso? >> e lo guardò mentre strofinava le labbra per fissare il rossetto color nudo. << Però se hai avuto la stessa impressione dev’essere successo davvero >> continuò, posando il rossetto nel beauty e afferrando il cellulare.
 
 Controllò nel registro chiamate e constatò che quella telefonata, di cui entrambi ricordavano confusamente l’esistenza, era davvero avvenuta.
 
 << Indovina un po’? >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Era Mikey >> e bloccò nuovamente il telefono per rimetterlo al suo posto.
 
<< Michael? >> chiese stranito.
 
 << Sì, lui >>
 
 << Cosa voleva? >>
 
 << Non lo so. Ricordo solo che l’ho mandato via in fretta >> ammise.
 
 << Se vuoi lo richiamo io >> si propose.
 
 << Come vuoi >> e si strinse nelle spalle.
 
 << Magari dopo >>
 
 << Hai finito? >> gli chiese vedendolo sorseggiare.
 
 << Quasi >> rispose abbassando la tazza che gli copriva metà viso.
 
 Gli si erano formati due adorabili baffi di latte sul labbro superiore.
 
Lei sorrise.
 
<< Cosa? >> chiese lui, senza capire.
 
 Gli si avvicinò e, tentata, lo baciò in quel punto.
 
 << Mi hai riempito di rossetto >> si lamentò quando lei si fu staccata, pulendosi il labbro con la mano.
 
 << Ne valeva la pena >> commentò con un sorrisino.
 
 << Perché? >>
 
 << Avevi dei baffi carinissimi >>
 
 Lui sorrise e la baciò a sua volta, fregandosene del rossetto. << A che ora esci? >> le chiese una volta staccatosi dalle labbra carnose di lei.
 
 Sorrise. << La cosa divertente è che non sono nemmeno entrata >>
 
 Lui continuò a fissarla, attendendo che rispondesse.
 
<< Alle 13:15 >> continuò lei, intuendolo.
 
 << Saranno cinque ore lunghissime >>
 
 << Non te la cavi male in matematica >> lo prese in giro, vista la rapidità da lui impiegata per eseguire il calcolo.
 
 Per tutta risposta l’afferrò in vita e prese a solleticarla.
 
 << No, lasciami >> pronunciò tra i risolini, dimenandosi appena.
 
 << Non ti lascerei mai >> sussurrò nel suo orecchio.
 
 Lei si fermò, toccata dalla dolcezza di quelle parole. << Mi ami? >> chiese lei, allo stesso modo, allontanando leggermente la testa per poterlo ammirare.
 
 << Puoi giurarci >> affermò deciso.
 
 Tale atteggiamento la disarmò. << Ripetimi ancora perché devo andare a scuola >> e la sua bocca si aprì in un sorriso.
 
Lui lasciò la presa. << Lo fai per la tua cultura… >>
 
 << …e perché quest’anno ho un esame >> aggiunse.
 
 << Vedi? Lo sai già, non c’era bisogno te lo dicessi >> e allargò le mani.
 
 << E’ tutto più bello detto da te >>
 
 << Okay, fermiamoci qua >> esclamò.
 
 << Perché? >>
 
 << Più andiamo avanti e più mi passa la voglia di portarti a scuola >>
 
 << Okay, allora fermiamoci >> concordò con un risolino.
 
 << Sarà meglio che vada ad infilarmi qualcosa >> convenne lui.
 
 << Vuoi farti una doccia prima? >>
 
 << Non voglio rischiare di farti far tardi >>
 
 << Ma che carino >> e si allungò per un lieve bacio.
 
 Lui le sorrise, una volta staccatosi, e tornò in camera. Si fermò a pochi passi dal letto, si guardò intorno e si passò una mano tra i capelli castani. Con lo sguardo, recuperò mentalmente i suoi vestiti. La notte precedente li aveva sfilati alla bell’e meglio, senza curarsi più di tanto della disposizione. Lei aveva voluto fare l’amore con lui. Non sapeva come mai le fosse venuto in mente proprio in quel momento, né perché avesse voluto farlo ma ne era stato felice. Sorrise e si voltò, con ancora addosso quell’espressione, verso la cucina. Inaspettatamente la trovò immobile sull’uscio dell’altra stanza a sorridergli allo stesso modo.
 
 << Cosa c’è? >> chiese lei.
 
 << Nulla, sei bellissima >>
 
Un risolino imbarazzato attraversò le sue labbra prima che distogliesse lo sguardo, per lo stesso motivo.
 
 << Non stare lì a fissarmi, mi farai emozionare >> continuò, facendo un po’ lo stupido.
 
 << Vuoi che vada via? >> gli domandò, indicando la porta alle sue spalle.
 
 << Sì, magari >> la vide, quindi, dirigersi in cucina e si voltò di conseguenza.
 
<< Niente di troppo sexy! >> la sentì urlare.
 
 Sorrise mentre sistemava i vestiti della sera prima in un unico punto. << Sarà difficile >> le rispose allo stesso modo, scherzando.
 
 << Lo so, cavolo! >>
 
Rise. << Vedrò di non farti sfigurare >> le si rivolse senza perdere il sorrisino che lei, distante, poteva solo udire nel suo tono.
 
 << Oh, ma grazie >> rispose con il suo solito sarcasmo.
 
 Scelse un jeans pulito dalla valigia e lo infilò di tutta fretta.
 
<< Mamma >> le sentì dire.
 
 Stranito si chiese di cosa stesse parlando e si allungò sull’uscio per poterla udire meglio.
 
 << No, vado. Mi accompagna Harry, si sta vestendo >> capì solo il suo nome posto nel bel mezzo di una frase in italiano e convenne stesse conversando con sua madre.
 
 Pensando che, a breve l’avrebbe scoperto, tornò alla valigia aperta per prendere una maglia. Appena l’ebbe scelta, i suoi occhi caddero sull’armadio semi-aperto. Gli parve di scorgere qualcosa di familiare al suo interno, così si avvicinò restando ancora a torso nudo. Aprì del tutto l’anta e notò quella che una volta era stata la sua maglietta grigia degli Iron Maiden. Sorrise a vederla lì, tra tutte quelle altre maglie come se quello fosse sempre stato il suo posto, come se quella t-shirt non fosse mai appartenuta a nessun altro ma fatta su misura per lei. Si ritrovò bloccato in un breve ma intenso flashback. Ricordò l’ultimo giorno in cui l’aveva vista sorridere, l’ultimo giorno in cui l’aveva stretta come meritava. Il giorno sulla spiaggia quando quella maglia aveva ufficialmente cambiato proprietario. Ricordò e gli fece male. Quel ricordo, sommato alla promessa fatta a Paul, un mese prima, e a Niall, poco prima della partenza, gli diedero la giusta motivazione. Avrebbe dovuto dirle la verità. Lei aveva tutto il diritto di sapere.
 
 << Mia madre si è preoccupata… >>
 
La sua voce, vicina, lo fece rinsavire portandolo a voltarsi dalla sua parte.
 
 << …cosa ci fai davanti al mio armadio? Se ti serve una maglia, basta chiedere >> continuò con un risolino.
 
 Le sorrise e scosse la testa. << No, ho visto la maglia e… >> non proseguì.
 
 << Quale? >> si avvicinò per sbirciare. << Ti avevo già detto di averla tenuta >>
 
 << Fa tutto un altro effetto vederla >>
 
 << Se vuoi, la metto per accompagnarti >> pronunciò.
 
 La trovò una cosa dolce e le circondò il bacino con le braccia da dietro, allungandosi a baciarle la guancia.
 
 << E’ un “Mi farebbe piacere”? >>
 
 << Decisamente >> sussurrò con voce leggermente roca.
 
 << Affare fatto >> rispose ponendo le sue mani su quelle di lui per stringerlo a sua volta.
 
 << Che stavi dicendo quando sei entrata? >> le chiese lasciandole un tenero bacio sulla mandibola.
 
 << Ah, sì. Mi ha chiamata mamma per accertarsi che andassi a scuola. Sembrava preoccupata potessi rimanere a casa per te >>
 
 << Mi considera una distrazione? >> e la baciò di nuovo, scendendo appena.
 
<< Non puoi negare che, così facendo, tu lo sia >> ammise mozzafiato.
 
 Sorrise mentre continuava a baciarla delicatamente.
 
 << Harry… >> pronunciò lieve.
 
  << Mi ami? >> e, chiedendoglielo, sollevò il capo.
 
 << Certo >>
 
 << Dillo >> le richiese con un sussurro nell’orecchio.
 
 << Ti amo, Harry >>
 
 La baciò un’ultima volta, sulla mandibola, poi lasciò la presa. Aspettò che si voltasse e, quando gli occhi di lei si fissarono nei suoi, le disse: << Ti amo anch’io >> la vide sorridergli quasi imbarazzata. << Cosa c’è? >>
 
 << Ancora non ci credo >> ammise.
 
 << Ma ti amo sul serio >> ribatté.
 
 << No, non parlavo di questo. Ancora non riesco a credere che tu sia qui con me, per me >>
 
 << Sei stupida a sorprenderti >> e le baciò la guancia.
 
La sentì sorridere per il solletico causatole dalle ciglia di lui a contatto con la sua pelle. Si allontanò dal suo viso per infilare la t-shirt consapevole del fatto che, se avesse continuato a starle così vicino, stringendola a sé o baciando quelle labbra rosee, non l’avrebbe più portata a scuola.
 
 << Abituati a tutto questo >> le si rivolse.
 
 Lei non rispose, aspettando proseguisse.
 
 << Io non vado via, non interamente >>
 
 << Lasci qui la testa? Sarebbe carino avere il tuo bel visino con me ma anche altrettanto inquietante >> scherzò.
 
 << Il cuore, amore. Parlavo del cuore >> e si lisciò la t-shirt.
 
 << Dimmi come faccio a non riempirti di baci >> gli rispose con un sorrisino apparendo visibilmente combattuta.
 
 << Uno >> e mimò il numero con la mano, nascondendo a stento un risolino compiaciuto.
 
 Lei si allungò e posò lievemente le sue labbra su quelle di lui, intenzionata a staccarsi in un secondo. Lui, però, le rovinò i piani inserendo la lingua.
 
<< Harry! >> lo rimproverò.
 
 La fissò con aria interrogativa.
 
 << Non vale >> continuò.
 
 << Era uno >>
 
 << Sì, ma non uno…semplice >> ribatté, faticando per trovare un termine appropriato.
 
 << Semplice? >>
 
 << Beh, non uno da cui ti staccheresti facilmente >> chiarì.
 
 << Non si era mai detto dovesse esserlo >> e sorrise. << Devo dirti una co… >> continuò, ma si bloccò di colpo.
 
 << Cosa c’è? >>
 
 << Ne parliamo dopo, stiamo facendo tardi >>
 
 << Tu stai facendo tardi >> precisò.
 
 << Devi sempre incolparmi, eh? >> le chiese con un risolino recuperando le scarpe sotto il letto.
 
 Sorrise a sua volta. << Ti aspetto fuori >>
 
 << Ci metto due secondi >> la rassicurò, infilandosi la prima saltellando.
 
 La guardò lasciare la stanza  e non poté fare a meno di sentirsi felice. In quel momento, non avrebbe saputo desiderare di meglio. Non avrebbe nemmeno potuto pensare esistesse qualcosa di meglio. Era deciso a dirle tutto. E l’avrebbe fatto nel modo migliore, una volta lei fosse tornata da scuola. Infilò anche la seconda scarpa, immerso nei suoi pensieri. Afferrò una camicia al volo e andò dritto in cucina. Non trovò le chiavi della macchina.
 
 << Hai preso tu le chiavi? >> urlò, sperando lo sentisse.
 
 << Stai parlando con me? >> e si avvicinò al portoncino semi aperto, infilando appena la testa all’interno.
 
 << Hai preso tu le chiavi? >> ripeté.
 
 Per tutta risposta lei le fece tintinnare all’altezza del suo seno. << Guido io >> chiarì in seguito.
 
 Provò a convincerla con uno sguardo.
 
 Lei scosse la testa schioccando la lingua. << Non esiste >> aggiunse.
 
 Si rassegnò, pensando fosse la testarda più bella avesse mai incontrato.
 








SPAZIO AUTRICE: Buon pomeriggio a tutti! Oggi ho fatto la seconda prova e, essendomi liberata, sono venuta a controllare sul sito. Il capitolo ha raggiunto le visite che avevo richiesto (?), quindi mi affretto a pubblicare. 
Spero non me ne vogliate ma ho diviso il capitolo in due parti e, questa, è la più corta. Vi assicuro che pubblicherò presto anche la seconda. 


Rimaniamo per le 60 visite e 1 recensione? Almeno prendo tempo. (La seconda parte è pronta ma devo prepararmi per la terza prova di lunedì ed è un po' ardua visto che ho quattro programmi pesanti da fare. Pregate per me se avete tempo lol)


Buon proseguimento di giornata. Per qualsiasi cosa, sono qui. Vi voglio bene <3 

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Capitolo 16
*** << I'm not ready for them >>. ***


(Maggio 2014)
*Harry’s POV*
Arrivò fuori scuola trenta minuti prima del suono della campanella. Era consapevole del fatto avesse un po’ esagerato ad avviarsi da casa così presto ma, senza di lei, la sua mattinata non aveva avuto molto senso. Era stata tutta incentrata sull’arrivo delle 13:15. Si era dedicato a diverse attività per aiutare lo scorrere del tempo: aveva fatto un po’ di yoga, ascoltato musica, sistemato la valigia e giocato con i gattini, ma nulla l’aveva rilassato al punto da non pensare al countdown. Non si era mai sentito in quel modo, ansioso all’idea di rivedere una persona tanto da avere le farfalle nello stomaco e un sorriso inebetito sul viso al solo pensiero. Ma lei non era una persona normale e lo sapeva ormai da due anni. Aveva cercato di rinnegarlo in ogni modo, con ogni altra ragazza, inutilmente. Parcheggiò di fronte al cancello, trovandosi il solo nei paraggi. Abbassò il finestrino e si guardò intorno, più per abitudine che per altro. Prese un profondo respiro per mandare via il nervosismo ingiustificato e afferrò il cellulare. Controllò le chiamate perse. Nulla di nuovo. Passò ai messaggi. Il nome di Niall era in cima alla lista. Aprì la conversazione e rilesse gli ultimi scambi di informazioni di cui non ricordava i contenuti. Risalivano a qualche notte prima dell’evento di beneficenza. Tornò indietro e visualizzò la conversazione successiva, quella con sua sorella. Il display si bloccò per un istante e lui rimase sconcertato prima di rendersi conto stesse ricevendo una chiamata da sua madre.
 
 << Mamma >> rispose, deciso.
 
 << Hey, tesoro! Come stai? >>
 
 << Sto bene, sono solo un po’ nervoso. Tu? >>
 
 << Mi manchi un po’. Cosa succede, perché sei nervoso? >>
 
 << Melania… >> sussurrò con un lieve imbarazzo.
 
 Sua madre sorrise dall’altro capo.
 
 << Sto aspettando che esca da scuola >> aggiunse, senza che sua madre gliel’avesse chiesto.
 
 << Manca molto? >>
 
 << Sono arrivato con mezz’ora d’anticipo >> e imbarazzato, sorrise.
 
 << Adoro l’effetto che ha su di te >>
 
 << Cosa? >>
 
 << Lei >>
 
 << Credi sia grave? >> si informò, trovandosi a pensare a quanto fosse bello il suo sorriso.
 
 << Credo sia bellissimo, Harry >> affermò suonando entusiasta e, al tempo stesso, toccata nel profondo.
 
 << Mamma… >> iniziò.
 
 << Cosa c’è amore mio? >>
 
 << Sono innamorato? >>
 
 << Hai ancora qualche dubbio? >> gli chiese di rimando con un sorrisino amorevole.
 
 << Tu ne saresti felice? >>
 
 << Sai perfettamente cosa penso >>
 
Sorrise entusiasta di avere, ancora una volta ed incondizionatamente, l’approvazione di sua madre. << Torno stasera >> affermò.
 
 << Mi dispiace tu non possa restare ancora >>
 
 << Anche a me >>
 
 << Riesci a passare qui prima di ripartire? >> si informò.
 
 Lui annuì rumorosamente. << Le ho chiesto di trasferirsi da me >> aggiunse, per tenerla aggiornata.
 
 << E lei? >>
 
 << Beh, ha convenuto sarebbe meglio pensarci a Luglio >>
 
 << Luglio? >>
 
 << Lei avrà finito gli esami ed io sarò a Torino >>
 
 << Trovo sia fantastico. Non affrettare le cose è un’ottima decisione. Non voglio che le cose vadano… >> si bloccò.
 
 << Vadano come? >>
 
 << Male. Non voglio che vadano male. Tu sei il mio bambino e non vorrei mai che soffrissi di nuovo >>
 
 << Ti voglio bene, mamma >>
 
 << Anche io amore >>
 
 << Ti chiamo quando arrivo, va bene? >>
 
 << Cerca di passare una bella giornata. A stasera >> lo congedò.
 
 Tornò a fissare lo schermo del suo cellulare ancora bloccato sulla lista delle conversazioni. Le controllò tutte per placare i nervi. Una volta terminato si trovò ad una situazione di stallo. Aveva bisogno di trovare qualche altro modo per impiegare il tempo rimanente. Iniziò a vagare nell’archivio e a controllare le foto. Senza rendersene conto si trovò a gironzolare sul web.
 
<< Hey! >>
 
Sobbalzò.
 
La risata fragorosa che ne conseguì da parte di lei, riempì il silenzio presente fino a quel momento nel veicolo.
 
 Si voltò di scatto, trovandola dall’altra parte del finestrino. Non si era reso minimamente conto dell’affluire di gente tutt’intorno né, tantomeno, del crescente vociare e si chiese come fosse possibile.
 
<< Mi hai fatto spaventare >> rispose, lasciando andare il cellulare e portandosi una mano al petto per simulare un lieve attacco cardiaco.
 
 << Non volevo. Eri impegnato? >> e si allungò a sfiorargli le labbra con le sue.
 
<< Stavo perdendo tempo e mi sono così accanito che ho perso il senso del tempo e dello spazio >> ammise.
 
 Gli sorrise tenera.
 
 << Vuoi darmi lo zaino? >> chiese poi, vedendo rimanesse immobile.
 
 Lei annuì e se lo sfilò, passandoglielo con molta attenzione attraverso quella porzione di spazio così limitata. Lo poggiò sul sedile posteriore e tornò a guardarla, non capendo perché non si accingesse a salire accanto a lui.
 
<< Ci sono le mie amiche. Ti va di salutarle? >>
 
 << Oh! >> gli uscì semplicemente.
 
 Lei le richiamò e si avvicinarono all’auto. Lui, per educazione, scese. Le abbracciò volentieri e si accertò stessero bene prima di essere congedato dalla loro fretta.
 
<< Sai, i pullman non aspettano >> le giustificò Melania, baciando sulla guancia ognuna di loro velocemente.
 
 Lui salutò ancora con la mano mentre le guardava andar via. << Mi piacciono le tue amiche >> affermò quando i loro sguardi si incrociarono.
 
 << Sono adorabili >>
 
 << Non so perché mi ricordano un po’ noi >>
 
 << Voi? >>
 
 << Sì, le vedo molto simili >>
 
 << In effetti potremmo essere la vostra versione femminile >> convenne con un risolino.
 
 << Sono contento che tu le abbia nella tua vita >>
 
 Lo guardò stranita. << Perché quest’osservazione così smielata? >>
 
Si strinse nelle spalle. << Stavo solo esternando un mio pensiero >>
 
Gli sorrise. << Mi tengono con i piedi per terra, Harry. E’ bello averle intorno. Loro conoscono la vera me… >>
 
 << …quella persona che non tutti si preoccupano di conoscere davvero >> continuò per lei.
 
 Lei annuì. << Ci capiamo >> aggiunse, sapendo vivessero le stesse situazioni all’interno di quel mondo affascinante ma, al contempo, spietato.
 
 La strinse appena sfregandole un braccio, quasi a volerla confortare, poi lasciò la presa e salì in auto.
 
 << Beh, io ho te >> disse una volta che lei l’ebbe affiancato, certo potesse udirlo.
 
<< Tu avrai sempre me >>
 
 << E’ bello sapere che in fondo tu… >> fece una pausa.
 
 Lei attese senza mettergli alcuna fretta.
 
 << …tu vuoi il vero me >>
 
Sorrise al suono di quella frase così tenera. << Potrai sempre contare su questo >> e si fiondò a stringerlo.
 
 Le baciò la fronte mentre ricambiava come poteva l’abbraccio.
 
 << Com’è andata la giornata? >> si chiesero in contemporanea.
 
 Si guardarono e scoppiarono a ridere.
 
 << Prima tu >> pronunciò lui.
 
 << Beh, è stato piacevole. Mi è dispiaciuto non ci fosse tedesco però è stata una bella giornata, dai >>
 
<< E inglese? Com’è andata? >>
 
 << E’ stata la mia ora preferita. Abbiamo fatto un dibattito per esercitarci un po’ e l’ora è volata come al solito >>
 
 << Vorrei conoscerle >>
 
 << Avresti potuto entrare con me stamattina >>
 
 << Pensavo non potessi… >> gli lanciò un’occhiata abbastanza eloquente.
 
 << Hai capito di che scuola stai parlando? Qui è tutto permesso >>
 
 << Questo lascia intendere molte cose >>
 
 << Beh, a te com’è andata? Cos’hai fatto di interessante? >>
 
 << Molte cose. E’ così bello avere del tempo da dedicare a sé stessi senza rompiscatole nei paraggi >> recitò, curioso della sua reazione.
 
Mantenne lo sguardo fisso di fronte a lui evitando il contatto visivo con lei. Cercò di trattenere un risolino mentre, di sottecchi, la vedeva assumere un’espressione sorpresa e offesa al tempo stesso. Ricevette un pugno sulla spalla.
 
 << Ahia! >> esclamò scattando a strofinarsi il punto dolorante.
 
 << Cos’ho fatto? >> chiese poi, guardandola.
 
 << La prossima volta eviti di venire da me se non vuoi rompiscatole intorno >> gli sembrò abbastanza seria.
 
 << Hey, stavo scherzando >> sussurrò.
 
 << Cosa vieni a fare se poi ti lamenti di avermi intorno? >> continuò lei come se non avesse udito una singola parola della frase da poco pronunciata.
 
 << Amo averti intorno >> proferì mantenendo la calma.
 
 << Smettila >>
 
 << Io amo averti vicino, davvero. Stamattina è stata una delle mattinate più tristi, pensierose e nervose che io abbia mai vissuto. Non vedevo l’ora di venire a prenderti e passare le ultime ore a mia disposizione con te >>
 
Lei tacque.
 
<< Cosa c’è? Adesso non parli più? >> la stuzzicò con il suo sorrisino insolente.
 
<< Stavo pensando… >> iniziò con tono pacato.
 
 Si stupì di come avesse cambiato velocemente e, così facilmente, umore e, di conseguenza, tono.
 
 << …io non voglio vederti andare via >>
 
 << Per questo ti sei data ad una mini scenata? >>
 
Si strinse nelle spalle, fissando il vuoto. << Mi dispiace che le cose non siano facili, tutto qui >>
 
 << Non c’è cosa più facile di noi >> le prese il mento tra le mani e, con delicatezza, le girò il volto dalla sua parte. << Tu vuoi stare con me. Io voglio stare con te. Noi vogliamo stare insieme. Non è la cosa più facile di questo mondo? >> le sue labbra si aprirono in un enorme sorriso che sperò potesse contagiare anche lei.
 
 << Ma non ci siamo solo noi, Harry >>
 
 << Sì, invece. Siamo solo noi, piccola >>
 
 << Io non sono pronta per loro >> un velo di tristezza si depositò nei suoi occhi oliva e, a vederlo, gli si incrinò il cuore.
 
 << Cosa ne dici se adesso andiamo a casa, mangiamo qualcosa e ne parliamo con calma? >> propose.
 
 Lei annuì.
 
 Lasciò lentamente la presa come a volersi accertare che il calore del suo tocco non sparisse dal viso di lei tutto in una volta. Adagiò quella stessa mano sulla chiave e mise in moto. Fece manovra prestando attenzione alle altre macchine presenti nel piccolo spiazzale in cui aveva parcheggiato e si immise in strada. Lei non fiatò. Lui tossì, sperando servisse a qualcosa. Non riusciva a vederla così. Non capiva cosa le fosse preso così all’improvviso. Tantomeno riusciva a comprendere il senso delle sue frasi. Sentiva che qualcosa stava prendendo la piega sbagliata e non avrebbe voluto. Non poteva permettere accadesse altro, che accadesse ancora. Esasperato da quel silenzio che sembrava non avere fine, si decise a prendere la parola.
 
 << So che ti ho detto avremmo aspettato, ma…c’è una cosa che dovrei dirti >> gli parve di vederla sobbalzare, come se fosse stata spaventata. << Spero di non averti… >> si fermò, lasciando perdere. Tornò al discorso principale.
 
<< Non so cosa ti sia preso, non ne ho la minima idea. Non credevo potessi arrabbiarti così tanto per una frase detta tanto per scherzare. Non credevo nemmeno ti saresti ammutolita in questo modo. Andiamo, tu parli di continuo! E’ così strano non avere la tua voce nelle orecchie quando mi sei così vicino. Non sto dicendo sia irritante, anzi. Io adoro sentire la tua voce. Adoro così tante piccole cose di te e vorrei non le dessi per scontato >> fece una pausa per riordinare le idee. << Sono venuto per stare con te usando i pochi giorni liberi a mia disposizione. Non sto cercando di fartelo pesare, sia chiaro. Voglio solo che tu capisca che l’ho fatto perché è una cosa che desidero. A me piace stare con te, sono serio. Sai che non mi succede spesso. Non in questo modo, almeno. Non è facile per me partire. Non è facile andare via sapendo tu sia qui. Non è una passeggiata, non vado via col sorriso sulle labbra >>
 
Lei annuì rumorosamente.
 
 << Sorrido quando sono con te, non quando vado via. Lo sai, vero? >> le lanciò un’occhiata.
 
 << Rimetti gli occhi sulla strada, per favore >> lo rimproverò ma senza alcuna durezza nel tono.
 
 Obbedì. << Vedi? Amo anche questo di te >>
 
 << Non volevo costringerti a fare un monologo >>
 
 << No, adesso mi ascolti >> si finse severo.
 
 Deciso a portare a termine quello che aveva iniziato. Doveva dirle tutto, non poteva più aspettare. La verità doveva venire a galla. “Io non sono pronta per loro” quella frase partì nella sua testa. La vide piangere. La vide buttargli il fumo addosso, lanciargli il bracciale. La vide disperata, ferita. La vide come non era pronto a vederla. Come non avrebbe mai voluto vederla. Non riuscì a farlo, per la seconda volta. Si maledì ma era consapevole del fatto che avesse delle motivazioni valide.
 
 << Ho scritto “Happily” e “Something great” pensando a te >> pronunciò, cambiando discorso.
 
 << Cosa? >>
 
 << Ricordi quando parlavamo delle canzoni che hai scritto per me, dei momenti passati a pensarmi, a rivedere tutto prendere vita nella tua mente? >> non attese una risposta e proseguì. << Ho fatto lo stesso ma avevo un leggero timore che tu venissi a saperlo >> continuò, fingendo di esserne davvero imbarazzato.
 
 << E’ così dolce! Io adoro quelle canzoni >>
 
Nonostante non potesse guardarla appropriatamente, gli parve di vederla più serena, più calma. Ebbe la sensazione di aver sistemato le cose con una mezza verità.
 
 << Spero che adesso tu possa apprezzarle di più >>
 
 << Sono senza parole >> e suonò abbastanza entusiasta.
 
 << Avrei voluto lo sapessi prima ma non è stato facile. Non trovavo mai il momento giusto. Ogni volta che provavo a dire qualcosa, venivi distratta da George >>
 
 << L’importante è averlo saputo e…lascia stare George >>
 
 << Cosa c’è? Non ho detto nulla di male. Ho detto solo che venivi distratta >>
 
 << Lo intendi come se fosse un ostacolo >>
 
 << Non lo è mai stato, vero? >> di sottecchi la vide voltarsi dalla sua parte.
 
<< Perché ti preoccupi? >>
 
 << Lui non ha speranze con te, vero? >> chiese, noncurante della domanda appena postagli.
 
 << Rispondi alla mia domanda con un’altra domanda, geniale >> gli sembrò abbastanza seccata ma non avrebbe rinunciato ad ottenere un chiarimento.
 
 << Io…volevo solo saperlo >> si giustificò, sembrando più fragile di quanto fosse in realtà.
 
 << Sono qui con te, Harry >> proferì semplicemente.
 
 Ebbe un tuffo al cuore.
 
 << Non mi sembra di aver chiesto a nessun altro di essere qui. Non so perché tu abbia così tanta diffidenza nei suoi confronti >> continuò, decisa.
 
<< Non ne ho... >> mentì, rapidamente.
 
 << Oh, andiamo! >>
 
 << Non voglio nessun altro intorno a te >> ammise sentendosi un po’ stupido.
 
 << Non hai detto nulla con Justin in questi giorni né tantomeno ti sei mai lamentato degli altri ragazzi. Perché George? >>
 
Fuori dalla sua bocca quella domanda sembrava fin troppo logica al punto che anche lui si chiese perché solo George lo infastidisse così tanto.
 
 << George è… >> si bloccò. Cercò di mettere insieme le idee per potersi esprimere al meglio, poi proseguì. << Il punto non è che sia George. Non mi piace il fatto che qualcuno che non conosco possa starti intorno. So di non dover conoscere per forza tutte le persone che incontri e so di non dover pretendere di controllare le tue amicizie e cose di questo genere. Semplicemente non lo conosco. Io conosco gli altri ragazzi. Conosco Justin come conosco anche Liam, Niall, Zayn, Louis, i ragazzi della band e i 5 Seconds of Summer al completo. So come si comporterebbero con te, che tipo di relazione c’è tra voi. Ma con George…con George non posso saperlo e questa cosa mi infastidisce >> concluse, frenando.
 
 << Perché? >> il suo tono così innocente e benevolo riempì l’auto bloccata nel traffico.
 
 << Perché non voglio che qualcun altro si innamori di te, Mel. Ci sono migliaia di ragazzi che potrebbero farlo lì fuori e l’idea non mi va giù. Non voglio che ci siano altre persone lasciate a sognare i tuoi occhi o a sentire la tua risata far capolino nei loro ricordi quando non ci sei. Quello è il posto che vorrei avere io. Quello che vorrei avere il diritto di provare solo io. So di non averti trattato sempre come meritavi e so di averti fatto soffrire ma, per tutte le buone ragioni di questo mondo, non esiste che io mi comporti come un cretino di nuovo e ti lasci andare tra le braccia del primo idiota >> capendo fosse in una situazione di stallo con la circolazione, si concesse una distrazione dalla strada e le si rivolse.
 
 Lei gli stava sorridendo con gli occhi che le brillavano. La osservò attentamente sperando che quell’immagine si fissasse nella sua mente per poterla ammirare una volta lei non fosse stata al suo fianco per cause di forza maggiore.
 
<< Se non avessi intuito tutto questo, Harry, non ti avrei mai permesso di rimettere piede nella mia vita in questo modo >>
 
 << Cosa intendi? >>
 
 << Non mi sarei comportata come ho fatto fin ora. Non sarei stata così vulnerabile. Avrei tenuto alte le difese e il più lontano possibile te >>
 
 << Apprezzo che tu non l’abbia fatto >>
 
 << Mi fido di te >>
 
Non poté trattenere un risolino nell’udirla. Aveva la sua fiducia, di nuovo. Aveva il suo cuore, di nuovo. Aveva anche l’onore di essere stato la sua “prima volta”. Si sentì immediatamente in colpa per averle mentito. Per aver sviato la conversazione all’ultimo secondo sulle canzoni che le aveva scritto. Era stato un vigliacco. Pensò non fosse ancora detta l’ultima parola. Avrebbe avuto tempo fino alla sua partenza per confessarsi e, una volta a casa, avrebbe valutato mentalmente i pro e i contro.
 
<< Beh, non dici nulla? >> gli chiese con un sorrisino, richiamandolo dai suoi pensieri.
 
 << Immagino tu non dia una seconda possibilità a chiunque >>
 
Lei scosse la testa.
 
 << Sono un uomo fortunato, allora >> le sorrise. << Beh, in realtà ne ero già consapevole >> aggiunse.
 
 Lei ricambiò il sorriso. << Nonostante tutto credo che dovremmo ancora parlare >> disse poi, tornando seria.
 
 Un clacson alle sue spalle richiamò la sua attenzione sulla guida. Spinse sull’acceleratore e proseguì fino al punto di stallo successivo.
 
 << Parlare di cosa? >> si informò.
 
 << Ero seria quando ho detto di non essere pronta per gli altri >> chiarì.
 
 << Non ci saranno altri >>
 
 << Non c’è modo di tenerli lontani. Gli altri ci sono sempre stati. Non possiamo controllarli >>
 
 << Possiamo fare qualsiasi cosa se restiamo uniti >> la rassicurò.
 
 << Harry… >> iniziò in un sussurro.
 
 Il tono che aveva usato lo fece preoccupare.
 
 << …sai perfettamente in che realtà viviamo. Anche volendo non potremmo mai avere la privacy di una persona normale >>
 
 << Ti prometto che mi impegnerò, okay? >> era intenzionato più che mai a calmarla e a farla sentire al sicuro.
 
 Non sapeva ancora come ma, in un modo o nell’altro, avrebbe evitato tutta la faccenda e le sconvenienti intrusioni. L’avrebbe fatto per lei. Per vederla felice. Lei annuì rumorosamente ma non gli sembrò rilassata. C’era ancora dell’agitazione in lei. Non l’aveva mai vista così riluttante all’idea di calmarsi. In passato gli era bastato molto meno per farla tornare tranquilla. Non capiva cose fosse cambiato da allora. L’unica risposta che riuscì a darsi in quel momento fu che, probabilmente, quello che era successo nel corso degli anni l’aveva resa diffidente.
 
 << Chiariremo meglio una volta arrivati >> continuò a pochi chilometri da casa, dandole esattamente ciò che sapeva lei desiderasse.
 
 << Puoi accendere la radio? >> gli chiese gentilmente e lui obbedì.
 
 Per la restante parte del viaggio non fecero altro che ascoltare le canzoni mandate in onda senza proferire una parola. Una volta a destinazione, Harry parcheggiò nel cortile e si occupò dello zaino mentre lei lo precedeva in casa, al piano di sopra. Mangiarono con la famiglia di lei al completo scambiando qualche parola con gli altri. A pasto terminato, senza troppi convenevoli, tornarono al piano di sotto. Come fossero stati di comune accordo, si recarono entrambi in camera. Lui gironzolò per qualche istante mentre, di sottecchi, vide lei accomodarsi sul bordo del letto e tacere.
 
<< Cosa dirò se mi chiederanno di te? >> chiese nervosa, guardandolo dal basso.
 
Lui, all’in piedi di fronte a lei, ricambiò lo sguardo prima di prendere la parola. << Dirai esattamente ciò che vuoi dire >>
 
 << E cioè, che stiamo insieme? >>
 
Si strinse nelle spalle. << Se credi che la cosa possa andare bene, fallo >>
 
 << Cosa vuoi dire? >>
 
 << Se sei pronta a tutti i loro commenti, le loro domande e il resto, allora sì.Fallo >> 
 << Non sono sicura di essere pronta ma non voglio nemmeno nascondermi. Non so cosa fare, Harry >> ammise abbassando la testa e giocherellando nervosamente con le mani.
 
 Lui si inginocchiò e le alzò il mento di qualche centimetro per poter ripristinare il contatto visivo. << Io non voglio che tu faccia qualcosa contro la tua volontà >> le disse dolcemente.
 
 << Non si tratta di questo. Si tratta delle conseguenze >>
 
 << Non voglio che tu vada in contro a delle conseguenze per le quali non sei pronta. Non ti porterei mai alla forca >>
 
 << Lo so >> riuscì solo a dire.
 
 << Io sono pronto a dire di avere una relazione stabile al momento e, se tu acconsenti, sono pronto a fare il tuo nome >> affermò con decisione, sperando di non spaventarla.
 
 << Forse dovremmo semplicemente essere diplomatici ed evitare la domanda >>
 
<< Io posso farlo, ma tu? >>
 
Lei lo guardò interrogativa.
 
 << Posso chiedere ai ragazzi di aiutarmi. Farebbero i cretini come al solito e l’attenzione passerebbe da me a loro. Tu come faresti? Non hai nessuno. In pubblico sei da sola e non credo riusciresti a trattenere le tue solite espressioni >> chiarì prima che potesse interpretare male. << Questo è uno dei motivi per cui dovresti essere in una band >> continuò cercando di sdrammatizzare.
 
 Lei gli lanciò un sorriso abbozzato. << Ascolta… >> cominciò, fermandosi per essere certa di avere la sua completa attenzione. << …voglio sapere una sola cosa da te, adesso >> continuò, decisa.
 
 << Ti dirò tutto, piccola >> proferì.
 
 << Le cose cambieranno una volta che sarai partito? >> udì una certa tristezza nel suo tono.
 
 << Come puoi solo pensare una cosa del genere? >>
 
 << Non lo so. Non voglio che le cose cambino, che una volta lontano da me tu sia un’altra persona. Volevo esserne certa >>
 
 << Volevi te lo dicessi? >>
 
Lei annuì.
 
 << Beh, allora sappi che le cose non cambieranno. Lo dice anche il mio tatuaggio, ricordi? >>
 
Un sorrisino si aprì sulla bocca di entrambi.
 
 << Ti amo >> sussurrò lei, dandogli una delle occhiate più intense lui avesse mai ricevuto.
 
 << Ti amo anch’io >> sorrise, felice.
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*                                            
 << Mikey! >> esclamò una volta udito l’alzarsi della cornetta.
 
 << Sai che ore sono? >> le chiese con la voce assonnata.
 
 Rise. << I ruoli si sono invertiti. Com’è strana la vita >>
 
 << Posso richiamarti? >>
 
 << Credo che di questo passo non ci beccheremo mai >>
 
 << Non essere così pessimista >> la rimproverò nonostante il sonno.
 
 << Volevo solo dirti che mi manchi tanto >>
 
 << Anche tu mi manchi, Mella. Ti avevo chiamato anche per questo >>
 
 << Non mi sono dimenticata di te ma ho avuto un gran da fare >>
 
 << E così anch’io >>
 
 << Non voglio trattenerti oltre, Mikey. Buonanotte >> concluse dolce.
 
 << Ma chi è? >> sentì una voce impastata in sottofondo ma non riuscì a capire a chi appartenesse.
 
 << Buonanotte Mella. Ti richiamo >>
 
 << Oh, Melania >> continuò la voce e, in quell’istante, comprese si trattasse di Luke.
 
 << Non volevo svegliare anche Luke >>
 
 << Non preoccuparti, si è già riaddormentato >>
 
 << Meglio >> non rispose immediatamente. Lei ebbe il presentimento fosse crollato mentre reggeva il cellulare. << Hey >> osò pronunciare.
 
 << Hey >> ripeté lui con voce flebile. << Se non riesco più a dormire per colpa tua, posso richiamarti? >> aggiunse.
 
 La sua domanda la fece sorridere. << Buonanotte Mikey >> ripeté lei, certa che quella possibilità non si sarebbe mai presentata.
 
 Attaccò e fissò il display per qualche istante prima di decidere di cambiare lo sfondo, impostando una sua foto con Harry. Le mancava già terribilmente. “Non dimenticarti di me” le aveva detto prima di darle un bacio d’addio. Come avrebbe solo potuto pensare che dimenticarsi di lui fosse possibile?        
               
 
 
 
SPAZIO AUTRICE: Buonasera! Sono tornata abbastanza in fretta? Il capitolo precedente ha raggiunto l'obiettivo molto presto quindi ecco voi la seconda parte! Questa cosa è spaventosa e piacevole allo stesso tempo. Ovviamente apprezzo tantissimo che ci siano persone intente a leggere (o a visualizzare almeno) e non vorrei fosse diversamente.
Credo sia doveroso da parte mia informarvi che non sono sicura di poter pubblicare nei prossimi giorni. (Devo preparare la terza prova e, subito dopo, l'orale perché devo volare a Milano per il concerto e non avrò molto tempo).
Spero siate comprensivi.
Per prendere tempo, cambiamo le cose (?). Facciamo 60 visite e 2 recensioni, che dite? Credo possa andare lol


Siccome sto morendo di sonno e non connetto molto, non ricordo cosa dovrei dire quindi mi conviene andare lol
Buonanotte a tutti, vi voglio bene! :) x
Ps. Buona fortuna a chi, come me, è sotto esame. (Sia esso di maturità, che di terza media, che la sessione estiva all'università). E, non meno importante, buon divertimento a chiunque si stia godendo l'estate! (Ovviamente, beati voi lol) 
 

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Capitolo 17
*** Tour. ***


(Maggio 2014)
<< Stellina! >>
 
C’era una sola persona al mondo che era solita chiamarla a quel modo. Si voltò.
 
<< Tommy >> esclamò una volta l’ebbe trovato tra la folla.
 
Gli si avvicinò mentre lui le andava in contro a sua volta. << Cosa ci fai qui? >> gli chiese un tantino sorpresa di trovarselo fuori scuola senza un normale preavviso.
 
<< Pensavo di portarti a pranzo >>
 
Lo fissò stranita, inclinando appena la testa. Smise di camminare. Quando lui se ne accorse, fece lo stesso e si voltò dalla sua parte. << Stai venendo? >>
 
 << Cosa c’è? >>
 
 << Ti ho chiesto se stai venendo >> le sorrise.
 
 << No, intendo…tu non fai cose di questo tipo. Dev’esserci qualcosa che non va >>
 
 << Perché per una volta che decido di venire a prenderti per portarti a pranzo fuori, tu devi vederci qualcosa che non va? >>
 
 << Perché è ovviamente così, Tommy >>
 
 << Quanto non sopporto questa cosa >> si lamentò tra i denti, lanciando uno sguardo in alto.
 
 << Dai, cosa c’è? Non farmi preoccupare >> e si avvicinò di qualche passo.
 
<< Okay, ho cattive notizie per te. Volevo parlartene a quattr’occhi in una situazione diversa, ma mi scopri sempre >> ammise.
 
 << Non mi piacciono le cattive notizie >>
 
 << Ho cercato di aspettare fino all’ultimo ma non sono riuscito a fare nulla >>  
 
 
 
 
 
 
 
 
<< Cosa vuol dire che sono costretta a partire per un ultimo tour sotto la loro etichetta?! Nulla di questo era nel contratto >> sbottò.
 
 << Sshh…cerca di abbassare il tono >> le disse tra i denti, lanciando una rapida occhiata intorno per accertarsi che nessuno stesse fissando la scena.
 
 << Spiegami come posso calmarmi se non riesco a fare ciò che desidero? Più cerco di liberarmi di loro e più non ci riesco… >>
 
 << Lo capisco, ma… >>
 
 << Pensavo di essere arrivata alla fine del tunnel, di aver concluso, di poter ricominciare firmando con una nuova casa discografica e adesso scopro che, chissà come, sono ancora legata a loro >> spiegò la sua rabbia trattenendosi dall’alzare la voce.
 
 << Lo so, lo so. So tutto quello che ti passa per la testa in questo momento e so che non è facile per te accettarlo. Non lo è per nessuno di noi, okay? Devi solo cercare di restare calma e concentrata. Andare fuori di testa non aiuterà le cose >>
 
 << Sto cercando di rimanere calma, Tommy. Sto decisamente facendo del mio meglio >> ammise, lasciandosi andare ad un lungo sospiro frustrato.
 
 << Posso spiegarti le cose senza che tu ti innervosisca? >>
 
  Lei annuì.
 
 << Pare ci fosse una clausola nel contratto. Una di cui non ci eravamo mai accorti. Nemmeno i nostri avvocati hanno trovato un modo per raggirarla. Ma, siccome non si tratta di molto… >>
 
 << Si tratta di un tour! >> sbottò.
 
 << Sshh >> le chiese di nuovo. << So che sei arrabbiata. Lo so perfettamente e ti capisco. Capisco tutta la faccenda, stellina. Questa rovina i tuoi piani, lo sappiamo. Non credere che mi renda felice dirti queste cose ma pensavo che nessun altro potesse farlo >>
 
 << Probabilmente… >> sussurrò, calmandosi.
 
 << Cosa? >>
 
 << Probabilmente lo sei. L’unica persona che avrebbe potuto dirmelo, intendo >> chiarì. << Cosa dice la clausola? >> chiese quasi immediatamente.
 
<< Qualcosa del tipo “Se l’ultimo album raggiunge le 100.000 copie vendute nel primo mese, abbiamo diritto ad un tour”. Non ricordo le parole precise, per quelle ci sono gli avvocati, ma il succo è questo >>
 
 Lei annuì rumorosamente, volgendo il suo sguardo oltre le spalle di Tommy. La sua mente volò ad Harry. Nonostante si fossero lasciati da meno di ventiquattr’ore sentiva profondamente la sua mancanza. Si chiese cosa stesse facendo. Probabilmente si trovava da sua madre, come le aveva detto avrebbe fatto all’aeroporto. O, cosa ancora più probabile, era già in partenza per Londra. Il fatto che avrebbe dovuto iniziare il tour a breve avrebbe cambiato molte cose, soprattutto con lui.
 
<< A cosa stai pensando? >> la voce di Tommy penetrò, stranamente, nei suoi pensieri.
 
 << Pensavo ad Harry >> affermò in tono monocorde.
 
 << Cos’è successo tra voi? >> si informò, certo avesse perso più del dovuto.
 
<< Intendi da quando è venuto qui? >> afferrò la forchetta lasciata nel piatto vuoto e iniziò a giocherellarci.
 
 << Sì, non mi avevi nemmeno detto sarebbe passato >>
 
 << Il suo arrivo è stato improvviso, in realtà >>
 
 Le lanciò un’occhiata interrogativa.
 
 << Mi ha telefonato quel giorno stesso chiedendomi se ci fossero possibilità di passare un po’ di tempo insieme >>
 
 << Non è uno che pianifica le cose >> sorrise.
 
 Lei si strinse nelle spalle. << A me piace >>
 
 << Sicuramente >>
 
 << Comunque non è successo davvero nulla di speciale >> si ritrovò a mentire, pensando alla notte in cui avevano fatto l’amore. Si sentì avvampare e sperò che il suo viso non la tradisse. << Siamo stati con Justin quasi tutto il tempo. L’unico giorno che abbiamo passato realmente da soli è stato ieri e nemmeno interamente se consideriamo che ho trascorso cinque ore a scuola >> continuò, cercando di sembrare naturale.
 
 << Vi siete divertiti? >>
 
 << Sì >> e un sorriso a trentadue denti si fece strada sulle sue labbra. << Sai che non è il tipo di persona con cui io mi annoi >> continuò entusiasta.
 
 << Quando pensate di rivedervi? >> si informò.
 
 La domanda le causò un certo disagio. Non ne avevano parlato. Se ne rese conto solo in quel momento. << Non lo so >> ammise. << Non ne abbiamo parlato >> continuò, senza nascondere la sua delusione.
 
 << Beh, sono sicuro lo farete >> cercò di aggiustare la situazione.
 
 << Mhm…sì probabilmente >> e abbassò lo sguardo chiedendosi il perché, effettivamente, non ne avessero parlato. << Pensavo di andare ad uno dei suoi concerti >> affermò, poi.
 
 << Quando? >>
 
 << Beh, riprende tra poco. Pensavo il prima possibile >>
 
 << Gli farebbe piacere >>
 
 << Vedrò cosa posso fare con la scuola ed il resto >>
 
 << Sicura di stare bene? Sei…spenta >>
 
 << Non so cosa mi prenda, onestamente. Sono solo diventata…triste >> scelse con cura quella parola tra le tante che le passarono per la mente. << Posso fare qualcosa per cambiare le cose? >> si premurò.
 
 Scosse la testa. << Passerà >> e alzò lo sguardo dal piatto, riposizionandovi la forchetta.
 
 << Vuoi andare? In fondo abbiamo finito >>
 
 << Sì, ho molto da studiare >> recuperò il cellulare dal tavolo e si alzò in contemporanea con lui.
 
 Quest’ultimo pagò il pranzo rifiutando la proposta di lei di dividere e la riportò a casa.
 
<< Penso che la cosa ti verrà annunciata in maniera ufficiale tra qualche giorno >> le disse prima di salutarla.
 
 << Tienimi aggiornata >> prelevò lo zaino dal cofano.
 
 << Salutami tutti >>
 
 << Lo farò. E grazie ancora per il pranzo >> salutò con la mano mentre lo vedeva sparire.
 
 Infilò lo zaino in spalla e, mentre apriva il cancello, sentì la tasca dei jeans vibrare. Afferrò il telefono e, distratta dal richiudere il cancello, aprì il messaggio senza controllarne il mittente. “I miss you so much x” sorrise quando lesse si trattasse di “My only one”. Harry aveva personalmente cambiato il suo nome nella rubrica prima di partire. “I miss you too. I need to talk to ya” gli inviò più in fretta che poté.
 Salì le scale e, invece di entrare nel suo piano, proseguì fino al successivo per salutare gli altri. “Something wrong?” le arrivò quasi immediatamente, ma attese qualche istante prima di rispondere.
 
 << Buongiorno! >> esclamò entrando.
 
 << Buongiorno >> le rispose sua madre dalla cucina.
 
 Chiuse la porta alle sue spalle e andò ad adagiare lo zaino sulla prima sedia che si ritrovò davanti.
 
 << Hai già mangiato? >> le chiese successivamente.
 
 << Sì, Tommy mi ha portato a pranzo >>
 
 << E’ stato carino da parte sua >>
 
 Si accomodò sul divano in cucina al suo solito. << Aveva da comunicarmi una brutta notizia, ecco perché >> le spiegò.
 
 << Oh. Qualcosa di grave? >>
 
Scosse la testa. << Devo solo aspettare ancora un po’ per lasciare questa casa discografica >> cercò di apparire più calma di quanto fosse in realtà all’idea.
 
<< Come mai? >>
 
 << Pare ci sia una clausola impossibile da raggirare >> la buttò lì come se fosse una cosa tranquilla.
 
 << Quindi? >>
 
 << Hanno diritto ad avere un altro tour >>
 
 << Partire adesso?! E’ fuori questione >>
 
 << No, sta tranquilla. Lo stesso contratto prevede che io finisca la scuola >> la rassicurò. << Ma gli altri? >> chiese poi, notando che nessuno venisse fuori e che la casa fosse stranamente silenziosa.
 
 << Tuo padre ha portato i tuoi fratelli dal barbiere >>
 
 << Ah, pensavo di salutarli >>
 
 << Sono usciti già da un po’, dovrebbero tornare tra poco >>
 
 << Anche perché non posso restare molto, sono piena di compiti >>
 
 << Allora vai, li saluti dopo >>
 
Annuì anche se distratta dalla risposta che stava scrivendo ad Harry. “Yeah, I’d love to talk about it…with you”.
 
 << Sali per cena, no? >>
 
 Inviò il messaggio e guardò sua madre. << Cosa? >>
 
 << Ti ho chiesto se sali per cena >>
 
 << Sì, certo >> il telefono iniziò a vibrarle tra le mani, distraendola. Lanciò uno sguardo e si rese conto fosse Harry. << Oh, Harry >> disse tra sé e sé.
 
  << Ti sta chiamando? >>
 
 Lei annuì rumorosamente. << Scusa un attimo >> e, rispondendo, uscì sul balcone usando la finestra della cucina aperta.
 
 << Hey >> disse lui appena si rese conto lei avesse alzato la cornetta.
 
 << Hey, non pensavo mi chiamassi >> ammise.
 
 << Ti ho presa in un brutto momento? Vuoi che stacchi? >> si affrettò a chiedere.
 
 << No, va bene. Sono a casa con mamma. Sono solo sorpresa tu abbia chiamato >>
 
 << Sembrava una cosa importante per essere discussa con dei messaggi >>
 
 << Beh, in effetti non potresti capire la mia frustrazione >> cercò quasi di scherzarci su.
 
 << Su, dimmi cos’è successo >>
 
 << Sembra che io non abbia ancora il via libera dalla mia etichetta. Una clausola nel contratto me lo impedisce >> le sembrò di sentirlo rimanere senza fiato.
 
<< Per quanto tempo? >>
 
 << Beh, fortuna vuole, chiamiamola così, si tratti di un ultimo tour >>
 
 << Devi solo fare un ultimo tour? >> si accertò di aver udito bene.
 
<< Esattamente >>
 
 << Okay >>
 
 << Okay? >>
 
 << Sì, okay… >> sembrava ci fosse altro non stesse dicendo.
 
 << Cosa? >>
 
 << Nulla, non so esattamente cosa dirti >> ammise.
 
 << Oh >> le uscì, visibilmente delusa.
 
 Aveva sperato lui avrebbe detto qualcosa per consolarla, assicurandole che sarebbe stata una cosa di poco conto.
 
 << Voglio dire…sono sorpreso quanto te. E’ una situazione pazzesca. So quanto volessi essere fuori di lì prima di subito. Ora capisco la frustrazione ma vediamo il lato positivo, ti va? >>
 
Si sentì rianimata. << Sì, ti prego. Illuminami! >> lo supplicò.
 
 << Si tratta di un tour, non di un album seguito un tour. Il che vuol dire sicuramente che ci metterai la metà del tempo, no? Poi il fatto che sia un tour vorrà dire che passerai solo il primo o i primi due mesi con loro, poi sarai in giro e da lì il tempo passerà davvero molto in fretta. Se si fosse trattato anche di un album avresti dovuto passare parecchie giornate seduta in studio sotto il loro stesso tetto a scrivere e comporre >>
 
 << Sai sempre cosa dire >> e le sue labbra si aprirono in un sorrisino.
 
 << Va meglio? >> si accertò.
 
 Lei annuì rumorosamente. << Grazie >>
 
 << Sapevo sarebbe stato meglio chiamarti >> affermò con un sorrisino, quasi soddisfatto.
 
 << E’ stato piacevole leggere “My only one” illuminarsi sul display, comunque >>
 
<< Beh, lo sono >> finse di darsi delle arie. << Comunque anche ricevere risposte da “My love” è piacevole >> aggiunse, tornando serio.
 
Si stupì. << Come mi hai rinominata? >> chiese, incerta avesse capito bene.
 
 Le rispose dapprima con un risolino poi aggiunse: << “My love” >>
 
 << Aww… >>
 
La interruppe. << Non provare a commentare. Non avrei dovuto dirtelo >> riuscì a sentire l’imbarazzo nella sua voce.
 
 << Hey, non stavo per dire niente >> mentì.
 
 << Non ci credo >>
 
 << Okay, mi conosci decisamente bene >>
 
 << Com’è andata la tua giornata? >> cambiò discorso, tornando l’Harry affascinante di sempre, quello calmo che sembrava avere sempre il controllo sulla situazione.
 
 << E’ andato tutto bene, come al solito. Sono solo carica di compiti >>
 
 << Vuoi che ti lasci studiare? In effetti mi sto dilungando un po’ troppo… >>
 
 << No, per favore >> si ritrovò a supplicarlo e, quando si rese conto di come quelle parole fossero uscite dalla sua bocca, si sentì un po’ stupida.
 
 Lui sorrise dall’altro capo. << Dai, devi studiare >>
 
 << Per favore, resta ancora un po’ >>
 
 << Non voglio essere la tua distrazione >> la punzecchiò.
 
 << Non mi hai detto com’è stata la tua giornata finora >> gli rispose, cercando di riuscire ad intrattenerlo in una conversazione ancora per un po’.
 
 << Devi studiare >> continuò, imperterrito.
 
 Se ne sorprese. << Dimmi solo com’è stata la tua giornata >>
 
 << Ho capito quello che stai cercando di fare, sai? –ridacchiò- Vai a studiare e ti prometto che te lo dirò >>
 
 << Quando? >>
 
 << Ti va di stare un po’ su Skype stasera? >> le propose.
 
 << Per la buonanotte? >> si ritrovò a chiedergli come una bambina.
 
 << Staremo fino alla buonanotte >> le promise.
 
 << In questo caso puoi andare >> sorrise.
 
 << Sono felice di vedere che adesso tu voglia liberarti di me >> scherzò.
 
 << Avrei dovuto pensarci prima? >>
 
 << Assolutamente no >> rispose serio.
 
 Lei sorrise. << Ci sentiamo più tardi. Ti amo >>
 
<< Ti amo >> e la sua voce suonò morbida come seta mentre staccava.
 
 
 
 
Passò l’intero pomeriggio china sui libri, come mai aveva fatto prima. Si impegnò per finire in fretta senza, ovviamente, rinunciare alla qualità dello studio. Quando ebbe fatto, riordinò tutto e andò in cucina a prepararsi qualcosa nonostante mancasse poco alla cena.
Controllò il cellulare che aveva ignorato fino a quel momento e trovò un paio di messaggi. Uno era di George, l’altro di Perrie. Li lesse distrattamente. “How’s been your day so far? x” chiedeva lui. Passò a rispondergli. “Sorry for replying just now, I was studying and I forgot to check my phone. I had a messy day and wbu?” poi ritornò su quello di Perrie. “Cupcake, I miss ya! xoxo” la dolcezza di quella ragazza non cessava mai di sorprenderla. Sorrise, rendendosi conto non si vedessero da un pezzo. “I miss ya too, Pez. We need to have another sleepover!” le inviò, realmente intenzionata a far in modo potessero vedersi presto.
Adagiò il cellulare là dove l’aveva preso e si servì con una barretta di cioccolato chissà come ancora in frigo. Mentre masticava il primo boccone decise di accendere la tv e lasciare che la musica trasmessa su Mtv le facesse compagnia. Con suo dispiacere constatò non fosse in programmazione a quell’ora e, quando vide l’inizio di “Calciatori: giovani speranze”, spense. Rivedere sullo schermo il suo ex, anche se non ci fosse possibilità che venisse menzionata, non sarebbe stato il massimo.
 Si appoggiò al lavandino e guardò fuori dalla finestra, dando piccoli morsi e masticando ad un ritmo insolitamente regolare. Si ritrovò a canticchiare una nuova melodia.
 
 << Forse dovrei scrivere qualcosa >> disse ad alta voce rivolgendosi a sé stessa. << Harry mi ha dato così tanta ispirazione >> constatò e si affrettò a ritornare in camera per recuperare un qualunque pezzo di carta e la sua chitarra.
 
 Buttò giù una canzone nel giro di mezz’ora, poi si rese conto di una strana vibrazione proveniente dalla cucina. Accorse, sicura fosse il suo cellulare. Come aveva sospettato stava ricevendo una chiamata. Stranamente si trattava di Perrie.
 
<< Hey, Pez >> rispose entusiasta.
 
 << Cupcake, perché non rispondi ai miei messaggi? >> le chiese, per niente rimproverandola.
 
 << Avevo lasciato il cellulare in cucina per correre in camera a scrivere qualcosa. Sai, non volevo che l’ispirazione mi abbandonasse >>
 
 << Sei creativa come al solito >> entrambe sorrisero.
 
 << Come mai chiami? Qualcosa di urgente? >>
 
 << No, volevo solo chiederti se intendessi avere un pigiama party presto >> la buttò lì, riferendosi al suo messaggio.
 
 << Mi piacerebbe tantissimo passare del tempo con te ma non voglio certo affrettare le cose >>
 
 << Sai che non possiamo permetterci di affrettare >> scherzò.
 
 << Sì, lo so bene. E’ problematico >>
 
 << Ho del tempo libero il mese prossimo, ti va di vederci in quel lasso di tempo? >>
 
 << Quale parte? Sai com’è, ho gli esami e ho davvero una piccola finestra di libertà >>
 
 << Più o meno dal 15, se non sbaglio >>
 
 << Mhm…sarebbe un po’ un rischio ma posso farcela >>
 
 << Quando iniziano gli esami? >>
 
 << Il 18 >>
 
 << Puoi anche venire con qualche giorno d’anticipo e stare un po’ in giro con me, no? >>
 
 << Se la cosa ti va bene, posso farlo >>
 
 << Oh, non vedo l’ora! >> esclamò entusiasta.
 
 << Sarà davvero divertente! >>
 
 << Hai piani per stasera? >>
 
 << No, nulla di particolare. Starò un po’ su Skype con Harry, tu? >>
 
 << Pensavo di andare a cena fuori con le ragazze ma c’è un bel po’ di folla qui intorno e credo dovrò rinunciare >>
 
 << Potresti richiedere il servizio in camera e stare su Skype con noi >>
 
 << No, non vorrei disturbare. Magari chiedo a Zayn di farmi compagnia >>
 
 << A me farebbe piacere ma forse a Zayn ne farebbe di più >> le sorrise un tantino maliziosa.
 
 << Sei sempre la solita, eh >> constatò.
 
 << Almeno puoi vantarti di avere una presenza costante nella tua vita oltre a Zayn e le ragazze >> scherzò.
 
 << Vedrò cosa posso organizzare per non annoiarmi. Grazie per esserti offerta >>
 
 << Se dovessi avere bisogno di qualcosa, chiama >>
 
 << Ci sentiamo >>
 
 << Ci puoi contare, non ti libererai di me >> e sorrise.
 
 << Ti voglio bene >>
 
 << Ti voglio bene anch’io. Salutami le altre >>
 
 << Sarà fatto. Salutami Harry >>
 
 << Certo, ciao >>
 
 << Ciao >> urlò entusiasta.






SPAZIO AUTRICE: Buongiorno a tutti! Sono tornata da un'oretta dalla terza prova. (E' stata devastante, per intenderci) Ovviamente adesso inizia la parte peggiore e non sono affatto pronta. Pregate, ancora una volta, per me. Forse ve l'ho chiesto troppe volte di recente lool 


Btw, parlando di cose serie...il capitolo precedente non ha risposto alle mie richieste (?). Non ho raggiunto le due recensioni come avevo "stabilito" e mi è dispiaciuto perché vorrei sentire le vostre opinioni; in compenso, però, le visite sono schizzate alle stelle e, essendo quasi 100, ho deciso di ritagliarmi un'oretta per voi. <3
Questa è solo la prima parte, la seconda la pubblicherò appena possibile. Non so se ce la farò prima del 1 Luglio. (Giorno dei miei orali). Ad ogni modo, spero. 
Fate in modo che questo capitolo raggiunga le 60 visite e abbia una recensione, pls. Ci tengo e sarebbe un bel modo per darmi la carica per gli esami (?). 


Detto questo, vi saluto. Dovrei dire ancora molto altro ma non mi dilungo lol 
Buon proseguimento di giornata a tutti :) x 
Vi voglio bene <3


 

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Capitolo 18
*** The moon. ***


(Maggio 2014)
<< Hey >> la voce soffice di lui raggiunse l’altra parte dello schermo.
 
 Si sciolse e ricompose nel giro di due secondi alla sua vista. Avrebbe dovuto lavorare di più sul suo self-control. << Hey >> ripeté con lo stesso tono.
 
 << E’ sempre un piacere vederti >> commentò lui.
 
 << Anche per me. Mi sei mancato >>
 
 << Stavo per dirlo io >>
 
 << Anche se è strano, sai? >>
 
 << Perché? >>
 
 << Solo ieri eri qui. Ti svegliavi con me, passavamo tanto tempo insieme, sembravamo una coppia normalissima e adesso… >> la bloccò.
 
 << Siamo sempre una coppia normalissima >>
 
 << Più o meno >> commentò alzando le spalle, poco convinta.
 
 << Beh, sto facendo del mio meglio per essere presente fisicamente nonostante gli impegni >>
 
 << Lo so e lo apprezzo >>
 
  << Ma? >>
 
 << Ma? >> chiese lei di rimando, sorpresa.
 
 << C’è sempre un “ma” dopo una frase del genere >> le lanciò un sorrisino che la contagiò.
 
 << Probabilmente non sono abituata ad averti lontano >>
 
 << Non voglio che ti abitui ma sai che non posso fare più di quello che sto facendo adesso >>
 
 << Lo so, non voglio che tu creda di non fare abbastanza. I tuoi impegni sono da capogiro e sono contenta che tu faccia di tutto per offrirmi un po’ del tuo tempo. Il punto è che davvero non siamo mai stati insieme ma separati >>
 
 << Dimentichi il breve periodo in cui ci obbligarono a soggiornare in hotel separati >> le ricordò.
 
 Lei non poté fare a meno di annuire. << Credo fosse un po’ diverso allora >>
 
 << Perché? >>
 
 << Io avevo sedici anni e tu diciotto, Harry >>
 
 << Adesso ne hai quasi diciannove ed io venti e allora? >>
 
 << Non lo so, credo fosse diverso allora >>
 
 << Più facile? >>
 
Scosse la testa. << Era semplicemente diverso. Era tutto così genuino e fresco >> spiegò, col capo chino.
 
 << Sembra tu stia descrivendo un profumo >> la prese in giro rovinando la sua riflessione seria.
 
 Avrebbe dovuto esserne seccata ma ne sorrise. Adorava tutto di lui. Alzò la testa per guardare nello schermo e se lo trovò davanti mentre indossava uno dei suoi sorrisi migliori, incorniciato dalle sue adorabili fossette e un luccichio negli occhi. Lo fissò, senza fiato.
 
 << Cosa c’è? >> le rivolse, lei non rispose. << Credo sia andata la connessione, cavolo. Proprio adesso? Ma che diamine, era bellissima >> si lamentò tra sé e sé sicuro fosse colpa della linea.
 
 Le sue labbra, ad udirlo, si aprirono in un sorriso imbarazzato. << No, funziona. Sono solo io l’idiota >> gli rispose.
 
 << Mi hai sentito allora…perché saresti un’idiota? >>
 
 << Non riesco a fare a meno di fissarti >> ammise, non senza un certo imbarazzo. << E grazie per aver detto fossi bellissima >> aggiunse e il sorrisino fece capolino sulle sue labbra per la seconda volta in pochi minuti.
 
 << Spero di non avere nulla di strano sul viso >> scherzò, fingendo di pulirselo con entrambi le mani.
 
 Lei sorrise e scosse la testa pensando a quanto fosse dolcemente stupido. << Beh, a parte quel fantastico sorriso e… >> cominciò in un sussurro ma si fermò quando lui affermò con decisione: << Sei davvero bellissima >>
 
Abbassò lo sguardo e sorrise imbarazzata e compiaciuta allo stesso tempo.
 
<< Volevo dirtelo subito ma non ci sono riuscito >> continuò, causandole maggiore imbarazzo.
 
 << Sai, ho scritto una canzone oggi >> affermò lei, cercando di spostare la conversazione su un argomento che la facesse sentire maggiormente a suo agio.
 
<< Non dovevi studiare? >> e la guardò con un’espressione di rimprovero.
 
<< Ho studiato infatti! L’ho scritta dopo. Poco prima di parlare con Perrie >>
 
 << Perrie? >>
 
 << Sì, mi ha chiamata oggi >>
 
 << Come mai? >> si informò.
 
 << Le mancavo. E’ stato piacevole risentirla. Non mi ero accorta mi fosse mancata così tanto finché non mi ha chiamata >>
 
 << Oh >> fu il suo unico commento.
 
 << Ha detto di salutarti >>
 
 << Oh, dirò a Zayn di ricambiare. Credo si stiano sentendo adesso o, comunque, lo faranno presto >>
 
 << Beh, meglio così >> commentò.
 
 << Perché? >>
 
 << No, nulla. Lei non aveva piani per stasera e aveva un sesto senso si sarebbe annoiata da morire >> gli spiegò.
 
 << Ecco a cosa servono i fidanzati >> scherzò, aprendo la sua bocca in un sorrisino.
 
 Adorava il modo in cui le sue labbra si incurvavano. Le avrebbe fissate tutta la vita se avesse potuto. << Mi ha mandato un messaggio anche George >> decise di dirgli.
 
 Sapeva come Harry si sentisse riguardo all’intera faccenda di George e non avrebbe voluto tenergli nascosto nulla, sperando che questo avrebbe aiutato ad ottenere una reazione meno esagerata. Non avrebbe mai voluto che si ripetesse qualcosa di simile all’esperienza con Conor. Le era bastata quella sera in quel club. La sua “confessione” causò la scomparsa di quel sorriso e si pentì quasi immediatamente di averlo fatto.
 
 << Cosa voleva? >> il suo tono risuonò stizzito, forse più del dovuto.
 
 << Nulla, voleva solo sapere come fosse andata la mia giornata >> rispose, cercando di minimizzare la cosa.
 
 << Devono smetterla di girarti intorno, tu stai con me adesso >>
 
 << George non ha fatto nulla di male >> lo difese istintivamente.
 
 << Vorresti anche dirmi che va bene che ti stia intorno? >>
 
 << Non sto dicendo questo, Harry. Non cercare sempre di cambiare le parole facendo in modo che risulti che io abbia detto altro. Ho semplicemente detto non ha fatto nulla di male perché è così. Lo credo davvero. Non ha fatto altro che chiedermi come fosse la mia giornata >>
 
 << E cosa pensi che sia questo? >>
 
 << Un modo carino per parlare con un’amica >>
 
 << Tu non sai davvero come funziona la mente dei ragazzi >> urlò.
 
 << Non urlarmi contro! >> protestò facendo lo stesso.
 
 << Se non vuoi che urli, dammi un motivo per non farlo >> sbottò.
 
 << Se hai intenzione di continuare così, stacco la chiamata >> il suo viso si contrasse, cercando di trattenere un’espressione, facciale o verbale, di rabbia.
 
Chiuse gli occhi e i suoi lineamenti si rilassarono. << Scusa >> le si rivolse dopo, abbassando il tono.
 
 << Voglio parlarne con te, non voglio urlare >> ammise lei.
 
 Lui riaprì gli occhi. << Hai ragione. Non siamo dei bambini, dobbiamo comportarci civilmente >>
 
 << Ti ringrazio >> e abbozzò un sorriso.
 
 << Non voglio che nessun altro si innamori di te >> affermò, infine.
 
 << Cosa ti importa? >> gli chiese con un tono calmo.
 
 Lui parve sobbalzare a quella domanda.
 
 << Cosa ti importa che qualcun altro si innamori di me se io non voglio nessun altro che te? >> continuò lei, seria.
 
 Gli occhi di lui brillarono, il cuore gli saltò un battito. Incredulo, sorrise. << Cosa? >> chiese per accertarsi di aver inteso bene la sua frase.
 
 La sua reazione la fece sorridere. Lui era rimasto senza parole, incredulo. Trovava dolcissimo e stupido allo stesso tempo che avesse ancora dubbi al riguardo. Come poteva averne? Lei non vedeva davvero altro. Non vedeva davvero altri se non lui.
 
<< Aspetta >> gli rivolse con un sorrisino e si allungò per afferrare la chitarra ai piedi del letto.
 
 Senza lasciargli il tempo di dire qualcosa, iniziò a strimpellare il primo arrangiamento della sua canzone. Non la reputava finita. Avrebbe dovuto ancora perfezionare la melodia ma desiderava che lui l’ascoltasse. Non avrebbe trovato altre parole per rispondere alla sua domanda incredula se non quelle presenti nella canzone.
 
<< “Three days flew by so fast, I wish they’d have lasted ‘cause I can’t be without you now. Everything looks so empty and somehow I can’t go on ‘cause darlin’, you make me strong. Distance is hard to face but I feel myself in your embrace. I’d call you up to hear your voice, you’d stop all of the noise. You’ve got a power over me, you turn the world out right so I can see.
You always whisper in my ears, you tell me what you’d do if you were here. You promise to bring me the moon but I just want you to be back home soon. You swear that with me you’re writing your fairytale, you’re sure you’ve found a “happily ever after” on your way and I’m so happy to know that you’d never let me go.
Three days flew so fast, there was no way they could last and I can’t be without you now. Everything is just a half and somehow I can’t survive ‘cause darlin’, you make me feel alive. Distance is so hard to overcome but in your eyes I see real love. I’d call you up to have your goodnight, I could listen to you all my life. You’ve got a power over me, you erase the waves so I can see.
You always whisper in my ears, you tell me what you’d do if you were here. You promise to bring me the moon but I just want you to be back home soon. You swear that with me you’re writing your fairytale, you’re sure you’ve found a “happily ever after” on your way and I’m so happy to know that you’d never let me go.
We haven’t always seen the light but through dark times we’re still so bright and I can’t lose you ‘cause losing you would be like losing myself, I don’t want anyone else.
You always whisper in my ears, you tell me what you’d do if you were here. You promise to bring me the moon but I just want you to be back home soon. You swear that with me you’re writing your fairytale, you’re sure you’ve found a “happily ever after” on your way and I’m so happy to know that you’d never let me go.
You promise to bring me the moon but I just want you to be here soon” >>
 
 
<< Sono davvero innamorato… >> balbettò tra sé e sé ma lei lo udì.
 
<< Cosa? >> alzò la testa di scatto.
 
 << Cosa? >> chiese lui sorpreso, cercando di dissimulare.
 
 << Hai detto qualcosa sull’essere innamorato >>
 
Tacque per qualche istante. << Beh, non credo potrei nasconderlo in alcun modo quindi tanto vale che te lo dica, no? >> e le fece l’occhiolino.
 
 Lei non rispose e lui ne approfittò per fare chiarezza. << Sono davvero convinto di essere innamorato di te, ma… >>
 
 << Ma? >> gli chiese, spaventata dal possibile continuo di quella frase.
 
 << …ma credo sia diverso stavolta >>
 
 << In che senso? >>
 
 << Credo sia qualcosa di…non so spiegarlo. So solo che non riesco a starti lontano. Qualsiasi cosa io faccia durante la giornata, la mia mente corre a te. Non faccio altro che immaginarmi di essere al tuo fianco, è così strano. Non mi era mai successo prima >> ammise e le sembrò quasi che le sue guance avessero preso colore nel farlo.
 
 << Forse perché non siamo mai stati lontani prima o forse perché… >> si bloccò, pentendosi di ciò che stava per uscire dalla sua bocca.
 
 << Forse perché…? >>
 
 << Nulla, lascia stare >>
 
 << No, dai dimmelo >>
 
Acconsentì alla sua richiesta ma evitò di guardarlo negli occhi: << Forse perché non mi amavi >>
 
 << Come puoi pensare una cosa del genere?! >>
 
 << Beh, si è visto come sono andate le cose, Harry >> sussurrò.
 
 << Questo non vuol dire che io non ti abbia amata! >> urlò.
 
 << Non c’è bisogno di urlare! >> gli fece notare alzando il tono a sua volta.
 
<< Mi fai uscire pazzo >> pronunciò sforzandosi di abbassare il volume della sua voce. << Come puoi solo pensare che io non ti abbia amata? >> continuò.
 
 << Ti ho già detto perché >>
 
 << Sì, ci siamo lasciati. Sì, ti ho detto di amare un’altra… >>
 
 << Appunto >> lo coprì con un po’ di amarezza nel tono.
 
 << Ma non ho mai detto di non avere amato te! Dimmelo, dimmi se te l’ho mai detto! >> urlò.
 
 << Smetti di urlare! >>
 
 << Non ti ho mai detto di non amarti! Non l’ho mai fatto, Melania, mai >>
 
 Lei annuì lievemente evitando di guardarlo.
 
<< Cavolo, come puoi solo pensare che stessi fingendo? Non ti ho dimostrato abbastanza quanto fossi importante per me? >> la sua voce le risuonò rotta.
 
 Si voltò verso lo schermo e lo vide in lacrime. Si paralizzò.
 
 << Non ho mai fatto nulla di quello che ho fatto per te, né prima di conoscerti, né dopo. Non ho mai organizzato nulla del genere per nessun’altra, non ho mai provato un sentimento così forte per qualcun’altra. Perché non lo capisci? Perché non capisci di non essere l’unica vittima? >> continuò come un fiume in piena.
 
 Non capì perché le ponesse una simile domanda quando la risposta fosse ovvia. Le salì un moto di stizza, nonostante stesse piangendo per lei. Come pensava di essere solo lontanamente una vittima nella fine della loro storia quando era stato lui a troncare tutto?
 
<< Ah non lo sono? Non lo sono, Harry? A me non risulta che tu sia stato lasciato da me perché serbavo dei sentimenti per chissà chi altro. A me non risulta che tu abbia impedito alle lacrime di solcare le tue guance davanti al tuo compagno di stanza per farlo una volta si fosse addormentato. A me risulta che questo sia successo a me. Questo perché tu mi hai lasciata! Non provare nemmeno a dire di averlo fatto senza volerlo perché qui hai deciso tutto sempre e solo tu >> gli rispose per le rime, più aggressiva di quanto avrebbe dovuto.
 
 << I-io… >> balbettò poi si fermò.
 
 Avrebbe voluto dirle la verità approfittando dell’occasione che gli si era appena presentata. Avrebbe dovuto. Ricordò i motivi che l’avevano spinto ad evitare l’argomento il giorno precedente. Cambiò idea.
 
 << Hai ragione >> ammise, infine, cercando di impedire la fuoriuscita di altre lacrime. Si asciugò le poche presenti ancora sulle sue guance e continuò: << Hai ragione, probabilmente in passato non ti ho amata come avrei dovuto >> mentì.
 
<< Mi dispiace di averti fatto del male >> proseguì, lei non seppe cosa rispondergli. << Ma posso assicurarti che… >> si bloccò.
 
 Cosa stava per assicurarle? Quale altra promessa stava per farle? Dirle che non l’avrebbe mai lasciata andare? Cosa sarebbe successo se, invece, sarebbe stato costretto? Non avrebbe voluto passare per il bugiardo della situazione. L’amava e non poteva prometterle niente. Si sentì così frustrato.
 
 << …sai, forse dovresti davvero lasciare che George ti corteggi >> concluse.
 
 La bocca di lei si aprì in un’espressione di stupore.         
          
 


SPAZIO AUTRICE: E' uno splendido e afoso Mercoledì pomeriggio da passare sui libri, non trovate? 
Anywaaay, I'm back. Siccome il capitolo era pronto e sto facendo pausa, ho deciso di postare. Grazie per le visite. (74, per essere precisi). Mi dispiace solo per la recensione. Spero sempre in pareri che non arrivano mai e mi sembra di parlare da sola. Potreste farmi felici e dirmi cosa ne pensate? Anche in maniera anonima se vi vergognate di metterci la "faccia". Vi lascio il mio ask, apposta. Spero davvero (ed inutilmente, lo so) in considerazioni e critiche. http://ask.fm/melhopes




Detto questo, ovviamente grazie a tutti! Siete adorabili. Spero stiate trascorrendo delle belle giornate :)


Per quanto riguarda il prossimo capitolo...lo posterò sicuramente il 1 Luglio (prima o dopo la twitcam dei 5SOS lol) o poco dopo. Portate pazienza. Grazie in anticipo della comprensione. Vi voglio bene :) x 

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Capitolo 19
*** Text. ***


(Maggio 2014)
<< Come vanno le cose adesso? >> le chiese, interessato.
 
 << Non credo vadano. Te l’ho detto. E’ stato assurdo >>
 
 << Non avete più parlato? Nulla? >>
 
 << Credi te lo nasconderei se così fosse? >>
 
 << No, hai ragione >> e si lasciò andare ad un sospiro.
 
 Sembrava seriamente scioccato dalla faccenda. Lei ripensò a quella chiamata di Skype terminata in maniera drastica la settimana prima e sentì le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
 
 << Gli parlerò io >> le assicurò.
 
 << No, lascia stare, io… >> iniziò, ma si bloccò quando si rese conto che la voce rotta tradisse la sua volontà di apparire calma.
 
 << Stai piangendo? >>
 
 Tacque, riluttante all’idea di ammetterlo.
 
 << Sapevo fosse un idiota ma adesso ha esagerato! >> sbottò, quasi rompendole un timpano.
 
 << Hey, sta calmo >> cercò di rassicurarlo quando, ovviamente, i ruoli avrebbero dovuti essere invertiti.
 
 << No, io… >> urlò, poi si bloccò.
 
 Si chiese perché avessero tutti questa strana abitudine di urlare di recente.
 
<< Okay, mi calmo >> le assicurò.
 
 << Non fargliene parola, okay? Non voglio che sappia che…beh, qualsiasi cosa sembri questa chiamata >> lo supplicò, prendendo un respiro profondo per calmarsi.
 
 << Sta tranquilla >>
 
 << Allora, com’è andata con Camila? >> gli chiese, cambiando argomento.
 
Non voleva essere al centro della conversazione oltre. Non voleva che tutto ruotasse intorno a lei. Voleva dare spazio anche a lui per confidarsi. Non solo perché glielo doveva ma anche perché, molto più naturalmente, era davvero interessata a lui e qualsiasi cosa lo riguardasse.
 
 << Mi piacerebbe dirti bene ma non è proprio così. Abbiamo parlato…in realtà lei ha voluto parlare con me e mi ha messo al corrente delle sue intenzioni. Non mi vede come suo possibile ragazzo >> sospirò.
 
 Le dispiacque così tanto per il suo migliore amico. Non meritava di essere respinto a quel modo. Nello stesso istante pensò a quanto non avesse mai sopportato quella ragazzina. Fin dalla prima volta che l’aveva vista flirtare con Harry.
 
 << Non mi è mai piaciuta >> commentò.
 
 << Credo tu me l’abbia già detto varie volte >> e sorrise.
 
 << Io ho un sesto senso per queste cose >>
 
 << Con Harry, però, non ha funzionato, mi pare >>
 
 Le sue parole la colpirono e si lasciò andare ad un respiro mozzato.
 
 << No, scusa non volevo, io… >> iniziò a balbettare.
 
 Scosse la testa, consapevole che l’amico fosse sconvolto dalla situazione sentimentale in cui si trovava tanto quanto lei, e lasciò perdere. << Sta tranquillo >>
 
 << No, mi dispiace sul serio. Sono davvero un cretino. Dico sempre la cosa sbagliata >>
 
 << So come ti senti adesso, più o meno. Quindi ti capisco. Ti ricordo che siamo amici, io non potrei mai prendermela con te >> lo rassicurò.
 
 << Cosa dici se ci vedessimo qualche volta? Mi manca così tanto averti intorno >>
 
<< Oh, non ne parliamo. L’ultima persona che ho visto di recente è stata Harry. Mi mancate tutti così tanto. Con questa scuola mi sento esclusa dal resto del mondo >>
 
 << Giusto, la scuola. Quando riesci a liberarti? >>
 
 << Non ho più festività per adesso. Posso provare a venire dopo gli esami >>
 
 << In parole povere? >>
 
 << Un mese e mezzo, più o meno >>
 
 << Cavolo! >> si lamentò.
 
 << Puoi dirmi dove sarai? >>
 
 << Mhm…avremo gli ultimi show in Australia >>
 
 << Credo sia uno scenario perfetto >> e si concesse un sorrisino.
 
<< Quanto pensi di restare? >>
 
 << Non sono ancora arrivata e già mi mandi via? >> lo canzonò bonariamente.
 
<< Voglio solo accertarmi che tu non faccia visite da toccata e fuga >>
 
<< Cercherò di stare più tempo possibile >>
 
 << Grazie. Hai piani per questo weekend? >> cambiò argomento.
 
<< No, nulla di particolarmente entusiasmante >>
 
 << Cerca di uscire un po’ >> le suggerì.
 
 << Proverò a fare uno sforzo >> gli disse, sapendo sarebbe stato poco probabile.
 
<< Non mentirmi >> la canzonò.
 
 << E’ frustrante il fatto che tu mi conosca così bene >> affermò con un risolino.
 
<< Ha i suoi lati positivi, altrimenti non mi staresti parlando, no? >>
 
 << Credo di sì >> non poté fare a meno di concordare. << Ti ringrazio per la chiacchierata, Michael >> aggiunse, in seguito.
 
<< Ti ringrazio >> disse a sua volta.
 
 Lanciò un’occhiata all’orologio e, rendendosi conto fosse tardi, si decise a congedarsi. << Ora devo andare, purtroppo >>
 
 << Non esitare a chiamare nel caso in cui ti servisse qualcosa >>
 
 << Lo stesso vale per te >>
 
 << Lo terrò a mente >> le sorrise, nonostante non potesse vederlo.
 
Dopo un veloce quanto significativo “ti voglio bene”, attaccarono quasi in contemporanea.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Andò nella cucina spinto dalla fame. Quando si ritrovò di fronte al tavolo imbandito, il suo appetito aumentò. Afferrò qualche pezzo di kiwi e una banana. Si guardò intorno e, notando non sentisse nessuno nei paraggi, iniziò a sbucciare il frutto mentre andava alla ricerca di qualcuno. In quel momento il suo cellulare, posizionato nella tasca posteriore dei suoi jeans, squillò. Cercò di liberare una delle mani per afferrare il telefono più in fretta potesse. I jeans stretti, però, non glielo resero possibile. Ci riuscì solo quando il cellulare smise di richiedergli attenzioni. Sbloccò e il nome di Michael apparve sul display. “Cosa può volere?” pensò addentando il frutto e passando a richiamare l’amico. Trovò occupato. Riprovò senza riscontrare cambiamenti. Attaccò, infilò il telefono di nuovo nei jeans e continuò con i suoi piani, intenzionato a riprovare in un secondo momento.
 Uscì dalla stanza e svoltò l’angolo, pensando che, con molta probabilità, Zayn fosse nei paraggi intento a progettare graffiti. Come aveva previsto, se lo ritrovò davanti sdraiato a pancia in giù sulla moquette azzurra chino su qualcosa che, data la sua posizione, non poteva vedere. Si aspettò che l’amico si girasse al suo arrivo ma, questi, non si mosse minimamente. Era così concentrato da non essersi reso conto dei suoi passi e della sua presenza incombente alle sue spalle. Decise di richiamare la sua attenzione dopo aver ingoiato un altro boccone di banana.
 
<< Hey >>
 
 << Hey >> ripeté distrattamente.
 
 << Hai idea di dove siano gli altri? >> chiese, nonostante fosse poco convinto ne sapesse qualcosa.
 
 << Uhm, non lo so. Credo che Louis e Liam stiano giocando a Fifa >>
 
 << Oh, okay. Niall? >>
 
 << Probabilmente con Josh >>
 
 << Mhm, cosa fai? >>
 
 << C’è qualcosa che vorresti dirmi? >> gli chiese guardandolo per la prima volta dall’inizio della loro conversazione.
 
 Rimase stranito da quella domanda e, per un attimo, non si mosse. Infine scosse la testa e gli lanciò un sorrisino forzato.
 
L’amico lo scrutò qualche istante poi posò il pennarello. << Hai intenzione di rimanere all’in piedi? >>
 
 Comprese immediatamente l’offerta di Zayn e non poté fare a meno di arrendersi e sedersi al suo fianco. Si lasciò andare un sospiro frustrato. << Non so cosa fare con lei, Zayn >> ammise, non senza sforzo.
 
 << Sapevo c’entrasse qualcosa >> esclamò quasi soddisfatto della sua intuizione poi, notando l’espressione dell’amico, si ricompose. << Mi dispiace. Ti ascolto >> continuò mettendosi a sedere.
 
 << Non la sento da una settimana e mi manca così tanto >>
 
 << Mandale un messaggio >>
 
 << Non è così semplice, ho fatto il cretino e credo che non sia il caso farmi sentire >>
 
 << Cos’altro hai combinato? >> gli chiese con tono accusatore.
 
<< Non mettertici anche tu, pensavo ti fossi offerto di ascoltarmi >>
 
 << Sì, ma sei stato anche tu a dire di aver fatto il cretino quindi non puoi chiedermi di risparmiarti >>
 
Sospirò e si arrese. << Stavamo parlando su Skype e mi ha detto che George le aveva inviato un messaggio per chiederle come fosse andata la sua giornata e mi ha infastidito >>
 
 << Beh, avrebbe fatto andare fuori di testa anche me >>
 
 << Un secondo prima parlavamo tranquillamente e un secondo dopo le stavo urlando addosso >>
 
 Si sorprese. << Perché? >>
 
 << Lo stava difendendo. E’ così innocente da credere che lui sia solo intenzionato ad esserle amico >>
 
 << Lei cosa ne pensa? Del fatto che tu sia geloso, intendo >>
 
 << Mi ha chiesto cosa mi importi se lei non vuole nessun altro che me. Ovviamente mi ha fatto piacere ma non mi fido di lui. Non voglio che le si avvicini >>
 
 << Se lei vuole davvero te, come credo che sia, anche se lui le sarà vicino, non accadrà nulla. Andiamo, la conosciamo perfettamente. Non farebbe una cosa del genere >>
 
 << Ma io mi fido di lei >>
 
 << Lei lo sa? >>
 
 << No >> e chinò il capo sentendosi in colpa.
 
 << E immagino non sia finita qui, vero? >>
 
Annuì lentamente, imbarazzato. << Mi ha cantato una canzone. Dopo avermi detto che la faccenda non avrebbe dovuto preoccuparmi, mi ha fatto sentire una canzone che ha scritto appositamente per me. Ed è stato lì che… >> fece una pausa. << …che è successo >>
 
 << Dai spiega >> lo incitò Zayn, notando la tristezza crescere nel suo tono.
 
<< Non hai idea di quanto fosse bella, di quanto quella canzone fosse dolce. Più la guardavo, più l’ascoltavo e più mi rendevo conto di essere innamorato. Voglio dire…che l’amassi ancora lo sapevo già ma, in quel momento, mi ha assalito una sensazione così forte che ho realizzato. Non so se puoi capire… >>
 
 L’amico annuì rumorosamente attendendo proseguisse.
 
 << Beh, le ho detto fossi davvero innamorato e non so come siamo arrivati…lei, in realtà, mi ha detto che probabilmente io non l’ho mai amata prima. Mi ha spiazzato. Non credevo pensasse una cosa del genere >>
 
 << Puoi darle torto? Il modo in cui l’hai lasciata non lasciava pensare a molto altro >>
 
 << Ma cos’ha di male il modo in cui l’ho lasciata? >> esclamò quasi infastidito dalla continua frecciatina.
 
 << Le hai o non le hai detto di esserti accorto di amare un’altra all’improvviso? >>
 
<< Sì, okay, io… >> iniziò, bloccandosi all’istante, incapace di controbattere.
 
<< Non hai idea di cosa abbia passato dopo quel momento, dei pensieri che l’hanno infestata. Tu non c’eri >>
 
 << E tu sì? >> sbottò.
 
 Lo fissò un solo istante, severo, quel tanto che bastò affinché Harry tornasse in sé.
 
<< Scusa >> sussurrò, seriamente dispiaciuto.
 
 << Non sto dicendo di esserci stato per lei più di te. Sto solo dicendo che non sai cos’ha provato realmente dopo la rottura >>
 
 << Nessuno lo sa >> affermò.
 
 << E qui ti sbagli >>
 
 Gli occhi di Harry si spalancarono. << Eh? >>
 
 << Niall. Niall lo sa >>
 
 << Pensi dovrei chiedergli qualcosa? >>
 
 << Dipende da quanto tu voglia sapere >> rispose con una voce tanto leggera quanto piena di saggezza.
 
 << Credo sia questo il problema >>
 
 Zayn lo guardò con un’espressione interrogativa aspettandosi un chiarimento.
 
<< Io so di averla fatta soffrire. Mi anche detto qualcosa il mese scorso. Credo sia stato questo a farmi reagire in quel modo dopo la canzone >>
 
 << C’è dell’altro? >> si sorprese.
 
 Harry chinò il capo ed annuì colpevole. << Le ho detto di lasciare che George la corteggi >> ammise in un sussurro.
 
 << Tu cosa?! >>
 
 << Lo so, lo so, sono stato un cretino. Non ho bisogno che tu stia qui a ricordarmelo. Ho bisogno di un consiglio, Zayn >> si difese.
 
 L’amico non l’aveva mai visto così disperato e triste. Una tale visione lo smosse a compassione portandolo alla conclusione sarebbe stato meglio evitare di rimproverarlo. << Perché non me ne hai parlato prima? >> gli chiese semplicemente, pensando a quanto quella situazione doveva averlo lacerato all’interno in quei sette giorni di silenzio e finzione.
 
 << Io…non sapevo come fare >> ammise.
 
 << Sai che sono sempre qui se hai bisogno! >> lo rimproverò. Notando l’espressione da cane bastonato di Harry decise di non andare oltre. << Dimmi solo una cosa…vuoi davvero che lei venga corteggiata da George? >> continuò.
 
 Scosse la testa. << Ovviamente no. Non lo intendo sul serio, non riuscirei a sopportarlo. Non mi va giù nemmeno che le scriva, figuriamoci che la porti fuori a cena o respiri la sua stessa aria >>
 
 << Perché gliel’hai detto allora? >>
 
<< Io…non lo so. Non lo capisco nemmeno io. Odio solo sentirlo nominare, figuriamoci come potrei volere una cosa del genere. La realtà è che…dopo la canzone mi sono reso conto di troppe cose >>
 
 << Ovvero? >>
 
 << Lei ha scritto di nuovo per me, di me e non potrei trovare una dimostrazione d’amore più dolce di questa. Cinque minuti dopo mi ha detto quella cosa sul fatto che io non l’avessi amata abbastanza o del tutto in passato e mi ha fatto male. Mi ha fatto…riflettere. Ho pensato a tutto quello che è successo, a tutto quello che le ho fatto. Possiamo davvero affermare fosse felice con me? >>
 
 Zayn aprì bocca per replicare quando Harry, con un gesto della mano, gli chiese di fermarsi.
 
<< Non affrettarti a rispondere. Ricordiamo tutti l’odio che ha ricevuto, le dicerie che giravano sul suo conto. Sappiamo tutti che abbiamo dovuto passare del tempo separati e che lei ha tentato il suicidio. Io la amo. Sono lì a ripetermi che questa volta le cose saranno diverse, che andrà tutto bene, che le eviterò altro dolore e sofferenze, ma…cos’è davvero cambiato? Nessuno lì fuori è cambiato per permettercelo e ha ragione a dire di aver paura di ognuno di loro. Me ne rendo conto >>
 
 << Qual è il punto? >>
 
 << Il punto è che se un secondo prima sono pronto a tutto questo, quello dopo mi rendo conto di non essere abbastanza >>
 
 << Abbastanza? >>
 
 << Hai controllato twitter negli ultimi giorni? E’ pieno di robaccia sul suo conto solo perché è stata vista di nuovo con me >>
 
 Dei passi veloci e pesanti iniziarono ad echeggiare dal fondo del corridoio.
 
<< Sto lontano da quel social per questo, Harry e, allo stesso modo, dovresti fare tu >>
 
 << Cos’hai combinato? >> tuonò Niall.
 
 I due sobbalzarono in contemporanea. Harry, oltre la spalla di Zayn, lo vide arrivare dalla sua parte più furioso che mai. Una parte di sé era consapevole ce l’avesse con lui ma non riusciva a capire a cosa si riferisse.
 
 << Di cosa…? >> iniziò lieve, appena udibile.
 
 << Mi ha appena chiamato Michael >> continuò senza variare tono, espressione o andatura.
 
 I pezzi del puzzle si collegarono a fatica nella sua mente. Istintivamente si alzò all’in piedi di scatto, pronto a fronteggiare l’amico. << Calmati >> gli chiese.
 
 << Ti avevo avvertito, Harry. Ti avevo detto di lasciarla stare nel caso in cui non fossi stato in grado di trattarla come meritava >> gli si parò davanti a pochi centimetri dal suo viso.
 
 << So cosa ci siamo detti >> rispose, calmo.
 
 << Mi hai spudoratamente mentito >> lo spintonò.
 
 Harry, impreparato, perse l’equilibrio e cadde. << Non è assolutamente vero >> protestò ancora frastornato.
 
 Niall, senza perder tempo, gli si mise sopra evitandogli qualsiasi movimento. << Non continuare questa cosa! >> e alzò il pugno, deciso a colpirlo.
 
 << Basta! >> urlò Zayn alle loro spalle, fermando la mano di Niall giusto in tempo.
 
 << Non puoi stare dalla sua parte! >> sbottò Niall rivolto al suo “ostacolo”.
 
<< Non sono dalla sua parte >> pronunciò.
 
 Harry sgranò gli occhi, sentendosi tradito.
 
Zayn incrociò il suo sguardo in quel momento. << Non sono dalla parte di nessuno >> precisò.
 
 << Allora lasciami e fammi sistemare le cose. Ne ha combinate troppe >> e cercò di liberarsi.
 
 Harry, temendo ce l’avrebbe fatta, lo sollevò e, approfittando della sua sorpresa, strisciò all’indietro e si rimise in piedi.
 
 << Non è questo il modo di risolvere le cose >> lo ammonì Zayn.
 
 << Non mi hai lasciato spiegare >> urlò Harry, ferito dalla situazione, rivolto a quello che era stato il suo aggressore.
 
 << Cosa dovresti spiegare che non so già? Mi ha chiamato Michael e mi ha detto tutto. Mi ha detto anche che ha provato a chiamarti per primo per chiarire la faccenda con te ma non ti sei degnato di alzare la cornetta così si è visto costretto a chiamare me >>
 
 “Ecco cosa voleva!” pensò. “Avrei dovuto rispondere, cavolo!” aggiunse. << Non ho preso il telefono in tempo, tutto qua. Non lo sto evitando. So quello che ho fatto e… >>
 
 << Ne stava parlando con me, Niall. Lo stavo aiutando io a fare la cosa giusta >> continuò Zayn, coprendo la giustificazione di Harry alla quale, il moro sapeva, Niall non avrebbe mai creduto.
 
 Il biondo provò ad assalirlo di nuovo. Zayn si mise tra i due.
 
 << Io non posso crederci. L’hai fatto ancora! Nonostante io ti abbia avvisato poco tempo fa. Non hai cuore >> gli urlò contro.
 
 << Non credi che sia difficile per me? Non credi che io l’abbia fatto per una ragione? Tu non sai niente! >>
 
 << Oh, hai un motivo per trattarla così? >> chiese sarcastico ruotando gli occhi.
 
<< Niall per favore, calmati >> lo pregò Zayn.
 
 << Mi lasci spiegare? >>
 
 << A me non interessano le tue spiegazioni! Hai fatto fin troppo. Tu non la meriti! Sta lontano da lei! >>
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
A mezzanotte il suo cellulare vibrò, svegliandola. Sbloccò. “I’m so sorry, babe. The truth is that I love you to pieces and sometimes it’s very hard to compete. Can you forgive me? Please call me back x” un misto di emozioni l’assalirono alla lettura di quel messaggio inaspettato.
 
          
 


SPAZIO AUTRICE: Salve bella gente! Sono tornata, yay. So quello che vi avevo detto ma, invece di studiare, lavarmi o preparare la valigia, ho pensato bene di preparare un capitolo e pubblicarlo. 


Credo sia davvero l'ultimo per questo mese, però. 
Spero di sapere cosa ne pensiate :) 


Avete qualche ff carina sottomano che non sia After o Dark? (Possibilmente in lingua)


Love you lots! x

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Capitolo 20
*** << ... We're just friends >>. ***


(Maggio 2014)
Aprì gli occhi a fatica. Si sentiva come se non avesse riposato affatto e provò il profondo desiderio di lasciar perdere tutto e tornare sotto le coperte. Mentre progettava la scusa da rifilare a sua madre, si rese conto fosse già in piedi davanti allo specchio del bagno. Si sciacquò il viso e si convinse non potesse assentarsi inutilmente. Si preparò in fretta senza nemmeno preoccuparsi di mettere del trucco e, accompagnata in via eccezionale da suo padre, si recò a scuola. L’esterno dell’edificio incorniciato dal solito movimento mattutino stranamente la irritò. Affrettò il passo compiendo slalom incredibili tra tutti i ragazzi per entrare. Non che fosse entusiasta all’idea di farlo ma sapeva che vedere dei volti amici avrebbe cancellato il sentimento cupo che stava provando.
Mentre raggiungeva la sua classe, afferrò il cellulare. Istintivamente controllò i messaggi ricevuti e si sorprese leggendo il nome di Harry in cima alla lista. Aprì e lesse. “I’m so sorry, babe. The truth is that I love you to pieces and sometimes it’s very hard to compete. Can you forgive me? Please call me back x” si bloccò nel bel mezzo del corridoio, realizzando non avesse sognato la notte precedente. Un sorriso enorme le attraversò il viso. Non capiva a cosa si riferisse con quel “sometimes it’s very hard to compete” ma non le interessava. Era talmente felice che lui le avesse scritto e che le avesse chiesto di essere perdonato. Sentì il bisogno di sentire la sua voce e, senza pensarci troppo, lo chiamò proprio come lui le aveva chiesto di fare. Mentre gli squilli torturavano il suo orecchio teso, qualcuno le diede una spintonata che la spostò di almeno dieci centimetri. Portò la mano libera alla spalla dolorante e se la lisciò.
 
<< Ahia >> sussurrò.
 
 << Queste persone sempre in mezzo! >> si lamentò una voce femminile ma, quando si voltò, non vide nessuno.
 
 Prestò nuovamente attenzione alla telefonata ma, dopo un’infinità di squilli, nessuno alzò la cornetta. A malincuore agganciò e si ripropose di provare all’uscita. Riprese a camminare verso la sua classe.
 
<< Quella ce l’aveva con te? >> le chiese irritata l’amica quando la raggiunse.
 
<< Mhm…forse sì >> commentò, scrollando le spalle.
 
 << Ma che gente, io non lo so! >> sbottò.
 
 << Hey, calmati. Non è successo niente! E poi, a dirla tutta, aveva ragione. Ero in mezzo al corridoio >>
 
 << Sì, ma non si fa così! >> continuò con ampi gesti delle mani senza placare la sua stizza.
 
 Per tutta risposta, Melania rise e la superò, entrando in classe, per posare lo zaino sul banco. Pronunciò un flebile “buongiorno” alle compagne presenti nella stanza che nessuno si degnò di ricambiare e uscì per ritornare al termosifone dall’amica.
 
<< Ma chi stavi chiamando? Non dirmi che hai dimenticato il progetto di religione >>
 
 << No! Per chi mi hai presa? >> si finse scandalizzata. << Stavo cercando di chiamare Harry >> aggiunse poi.
 
 Si accigliò. << Che mi sono persa? >>
 
 << Mi ha mandato un messaggio stanotte e volevo parlargli >>
 
 
 
 
 
 
 
Al terzo squillo alzarono la cornetta.
 
<< Pronto >> pronunciò una voce femminile a lei sconosciuta.
 
La cosa la spiazzò. << Harry? >> chiese dopo qualche secondo di esitazione. 
 
<< Sta facendo la doccia >>
 
 << Oh >>
 
 << Sì, ha lasciato il telefono in camera. Con chi parlo? >>
 
 I pensieri iniziarono a circolare vorticosamente nella sua testa, urlando. Presa dal panico, staccò la telefonata. Perché una ragazza avrebbe dovuto essere in camera con lui mentre era intento a farsi una doccia? Perché si era arrogata il diritto di rispondere al suo cellulare? Perché gli era vicino? Ma, soprattutto, chi era? Possibile che Harry l’avesse sostituita in così poco tempo? Senza avere il tempo di pensare lucidamente, richiamò.
 
 << Pronto >> rispose la stessa voce.
 
 Ne rimase delusa. Quasi come se una parte di lei fosse convinta di essersi immaginata tutto, di avere la possibilità di cambiare la situazione in pochi secondi e far in modo che a rispondere fosse Harry. Proprio come avrebbe dovuto essere.
 
<< Sei la stessa ragazza di prima, vero? >> chiese la sconosciuta in attesa.
 
Le risultò irritante, senza un vero e proprio motivo.
 
 << Chi sei? >>
 
 Ignorò la domanda. << Perché dovrei rispondere quando sei tu a chiamare? >> le fece notare con una certa arroganza nel tono.
 
 << Si dal caso che io abbia chiamato Harry, non te >>
 
 << Come ti ho detto poco fa Harry è sotto la doccia e non… >>
 
 << Puoi farmi richiamare? >> le chiese sovrastando la sua voce e rendendosi conto, solo in quel momento, di risultare un tantino disperata.
 
 << Come stavo per dire prima che mi interrompessi – pronunciò acida – non credo che lui voglia sentirti, chiunque tu sia. Ha la sua ragazza proprio qui >> esclamò, enfatizzando la parola “ragazza”.
 
 Sgranò gli occhi. << Cosa? >> le uscì, mozzato.
 
 << Mi hai capita perfettamente. Chiunque tu sia, sta lontana da lui. E’ mio >> ribadì.
 
 Non fu in grado di replicare.
 
<< Il gatto ti ha mangiato la lingua? >> continuò di proposito.
 
 << Assolutamente no >> sbottò, non capendo quale parte del suo cervello avesse preso il sopravvento in un momento del genere.
 
<< Oh, bene, sei ancora viva! Volevo essere sicura che recepissi il messaggio >>
 
<< Sei una tale stronza >> e attaccò.
 
 La conversazione l’aveva sconvolta. Quella ragazza, chiunque fosse, le risultava troppo incompatibile con Harry per essere davvero la sua ragazza. Possibile che, in una sola settimana di silenzio, lui avesse cambiato idea? Che avesse deciso di uscire con altre persone? Perché avrebbe dovuto comportarsi così? Cosa voleva significare quel messaggio inviatole nel cuore della notte allora? Senza rendersene conto, una lacrima le solcò la guancia. L’aveva fatta sentire speciale, di nuovo. L’aveva annientata, di nuovo. Era bastato così poco. Si era fidata. Aveva dimenticato quanto lui potesse essere distruttivo. Aveva dimenticato quanto una sola goccia la rendesse dipendente. Tutti quei nuovi sorrisi che gli aveva regalato, tutte quelle nuove promesse a cui aveva creduto, tutto inutile. Lui non voleva davvero restare. Lui non voleva davvero amare. Lui, semplicemente, non voleva. Non l’avrebbe mai desiderata con la stessa intensità con cui lei l’aveva sempre desiderato. Un moto di stizza la invase. Afferrò un foglio e una penna ed iniziò a scrivere.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Uscì dal bagno con solo un asciugamano in vita ed i capelli ancora bagnati. Si passò una mano sul retro del collo e si lasciò andare ai pensieri, chiedendosi perché Niall avesse reagito in quel modo il giorno prima e perché lei non gli avesse ancora risposto. Probabilmente avrebbe dovuto fare meglio di così. Un semplice messaggio nel cuore della notte non era stato abbastanza. Probabilmente avrebbe anche dovuto smetterla di rimandare e raccontarle tutta la verità fino a quel momento taciuta. In quel caso, magari, Niall avrebbe smesso di essergli ostile e sarebbe tornato dalla sua parte, come all’inizio. Si voltò e si sorprese nel trovare Cara seduta sul suo letto col suo IPhone tra le mani.
 
<< Cosa ci fai qui? >>
 
 << Ehm…ero venuta a cercarti e… >> prese a balbettare.
 
 << Ti avevo detto di aspettarmi nella hall >>
 
 << Lo so, ma… >>
 
 << E cosa fai col mio telefono? >>
 
 Tacque.
 
<< Per caso ha chiamato Melania? >> chiese speranzoso.
 
 << No, assolutamente. Stavo controllando un po’ Twitter. Il mio telefono si è scaricato e… >> rispose frettolosamente.
 
 << Oh, okay. Ti dispiacerebbe andare adesso? Dovrei vestirmi >> le indicò la direzione con lo sguardo.
 
 Annuì e, goffamente, lasciò la stanza.
 
 Lanciò un’occhiata per assicurarsi non fosse più nei paraggi e, una volta tranquillo, si denudò. Prese a vestirsi con calma e si perse nuovamente nel suo mondo. Avrebbe dovuto smetterla di essere così lunatico. Non poteva cambiare idea ogni cinque minuti e litigare con lei per nulla. Lei avrebbe dovuto sapere. Lei avrebbe dovuto essere felice. Loro avrebbero dovuto esserlo, insieme. Doveva dirglielo. Doveva chiamarla e dirle quanto fosse stato stupido a comportarsi a quel modo; dirle che aveva solo paura di non farcela. Afferrò il cellulare lasciato sul letto dall’amica e, prima che potesse comporre il numero, venne distratto dall’orario. Aveva solo cinque minuti per raggiungere i ragazzi nella hall. Non era un tempo sufficiente per la “chiacchierata” che desiderava tenere. Scosse la testa rimandando alle ore successive. Finì di vestirsi più in fretta che poté e scese, fissando le foto che avevano scattato l’ultima volta che erano stati insieme. Sentì tremendamente la sua mancanza. Baciò il suo viso bloccato in un display.  
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Il cellulare le vibrò. Controllò, sperando di leggere “My only one” ma così non fu. “Cosa mi aspetto?” pensò schiarendosi la gola e preparando un finto tono entusiasta.
 
<< Pronto >>
 
 << Hey, come stai? >>
 
 << Un po’ sconvolta ma bene, dai. Tu, invece? >> ammise.
 
 In fondo mentire a George sarebbe stato stupido. Lui era uno dei pochi che le era rimasto costantemente accanto spronandola a superare la faccenda. Harry credeva lo facesse per un proprio tornaconto personale ma lei dubitava.
 
 << Hai avuto una brutta giornata a scuola? Io sto bene. Qui il clima è assurdo! >> esclamò.
 
 La frase la insospettì. << No, non si tratta di scuola, stavolta >>
 
 << Oh, posso solo immaginare quale sia l’altro argomento costante >> rispose con un tono pieno di preoccupazione mista a delusione.
 
 << Lasciamo stare – sospirò- Posso sapere dove sei finito? >>
 
 << Se mi apri, magari… >>
 
 << Di cosa…parli? >>
 
 << Vuoi che entri come un ladro? No, perché sto per farlo >>
 
 << Sei fuori casa mia? >>
 
 << Cosa c’è che non capisci? >> rise.
 
 Attaccò il telefono e andò ad aprirgli ben contenta.
 
 
 
 
*George’s POV*
Il cancello si aprì poco dopo rivelando la dolce figura di cui era ormai innamorato.
 
<< Hey >> pronunciò vedendolo.
 
 Era ancora più bella di quanto ricordasse. << Spero non ti sia di disturbo questa mia improvvisata >> ammise, riflettendoci solo in quel momento.
 
In effetti, era stato molto affrettato nel preparare una valigia, dirigersi in aeroporto e acquistare un biglietto di sola andata per Napoli senza dire nulla a nessuno solo dopo aver visto una sua foto su twitter.
 
 << Assolutamente no >> lo abbracciò.
 
 << Avevo bisogno di vederti >> ammise, pentendosene immediatamente.
 
Non riusciva più a controllarsi quando le era accanto. Le parole gli uscivano dalla bocca senza il consenso del suo cervello.
 
 << E’ stata una bella idea >> gli rispose staccandosi e si sentì sollevato.
 
Non aveva dato molto peso alla sua frase e sembrava sinceramente entusiasta. Tutto giocava a suo favore.
 
 << Su, entra >> aggiunse aprendo ulteriormente il cancello e scostandosi per farlo entrare.
 
 Annuì e obbedì. La vide lanciare un’occhiata alle sue spalle ma non ne capì il motivo.
 
<< I tuoi bagagli? >> udì la sorpresa nel suo tono e collegò il perché della sua precedente azione.
 
 << Sono in hotel >>
 
 << Perché? >> chiuse.
 
 << Cosa? >>
 
 << Perché hai scelto di soggiornare in hotel? >>
 
 << Non mi sembrava il caso di allargarmi più di tanto >> ammise sfregando le mani.
 
 << Io non so come ti vengano certi pensieri! Sono sempre felicissima di ospitare gli amici e con te non sarebbe stato diverso >> e lo precedette verso le scale.
 
Il modo in cui camminava era elegante e sexy. Migliore di quello di una modella. L’ansia iniziò ad invaderlo. Non sapeva come le avrebbe finalmente parlato. Non sapeva come l’avrebbe presa e non aveva la minima idea del perché avesse deciso di volare per tre ore solo per poterla vedere.
 
 << Ti ho disturbata? >> cambiò discorso, ansioso.
 
 << Dovevo iniziare a studiare ma non fa niente >> e si girò un istante per rivolgergli un sorriso.
 
 Spiazzato dalla dolcezza di quel gesto, misto alla sua preoccupazione, ci mise qualche istante prima di ricambiare.
 
<< Posso anche aspettare >> si offrì, valutando quel lasso di tempo come un’ottima possibilità per organizzare il discorso e, magari, immaginare tutte le probabili reazioni e prepararsi a dovere.
 
 << Non ti dispiace? >>
 
 << No, assolutamente. Sono stato un po’ frettoloso, avrei dovuto avvisare >>
 
  Si voltò a guardarlo mentre apriva la porta di casa. << Penso che una pausa si possa fare >> e gli sorrise.
 
 Gli venne in mente la questione “Harry” e si premurò di risolverla. << A questo punto…dobbiamo finire la conversazione iniziata a telefono >> e ricambiò, affiancandola mentre chiudeva la porta alle loro spalle.
 
 << Avrei proprio bisogno di parlarne con qualcuno ma non credo tu sia venuto qui per accollarti le mie stupidaggini >> intravide un velo di tristezza posarsi nei suoi occhi.
 
 Come potevano permettere che quella ragazza meravigliosa fosse triste? Quale persona sana di mente le avrebbe mai fatto del male? Lui non ne sarebbe mai stato in grado ma sapeva chi incolpare. Un riccio a caso. Di nuovo.
 
 << Farò finta di non averti sentito >> pronunciò lanciandole un’occhiata torva alla quale lei rispose con un sorrisino colpevole estremamente adorabile.
 
<< Per ringraziarti della cosa, lascia che ti offra la merenda >> scherzò poi, precedendolo in cucina.
 
 Sorrise del suo modo di fare. Sorrise di quanto fosse inconsapevolmente straordinaria. Riusciva ad essere onesta ed aperta, così vulnerabile, per poi finire con lo sdrammatizzare e ridere sulla faccenda, come se nulla fosse. La seguì. Non per la merenda in sé ma per il semplice bisogno di esserle costantemente accanto.
 
<< Allora, cos’hai da offrirmi? >> pronunciò con un risolino alle sue spalle.
 
<< Un secondo. Li sto preparando >> finse di rimproverarlo.
 
Sorrise e, mentre attendeva appoggiato al frigo, cominciò a fantasticare sulla vita che avrebbero potuto avere se solo lei si fosse accorta di lui. Immaginò le passeggiate mano nella mano, i piccoli litigi terminati con un bacio, le cene con le rispettive famiglie, l’enorme casa che avrebbero acquistato una volta reso ufficiale il fidanzamento e perfino dei bambini saltellanti.
 
 << Terra chiama George! >>
 
 Rinvenne a quell’esclamazione.
 
<< Cosa ti prende? >>
 
La guardò interrogativo.
 
 << Hai un sorriso inebetito. Ti va da un orecchio all’altro! >> spiegò.
 
 Non seppe come giustificarsi e, dapprima, sorrise semplicemente. << Pensavo ad una barzelletta >> la buttò lì, sperando potesse funzionare.
 
 << A me non sembrava il tipo di sorriso che ti lascia una barzelletta >> replicò.
 
Avrebbe dovuto pensare ad una scusa migliore ma non era del tutto lucido in sua presenza. Svuotato da ogni inventiva, sperò di poter evitare la questione. I suoi occhi si posarono sul piatto pieno di muffins che Melania reggeva. Ne afferrò uno.
 
<< Uh, grazie! >> esclamò addentandolo.
 
 << Beh, almeno te ne sei accorto >> commentò.
 
 << Eh? >> chiese interrompendo per qualche istante la masticazione.
 
<< Li stavo mantenendo da un po’ >> e sorrise adagiando il piatto sul tavolo.
 
<< Oh, scusa >> sussurrò, ingoiando.
 
 << Se ne vuoi altri, non fare complimenti. Vuoi da bere? >>
 
 Scosse la testa.
 
<< Sicuro? >>
 
 Annuì.
 
 << Beh, se dovessi cambiare idea… >>
 
 << …te lo dirò, non preoccuparti >>
 
Improvvisamente una canzone si fece largo nella tranquillità dell’abitazione e intuì si trattasse del suo cellulare quando lei si precipitò in camera. La seguì, curioso, fermandosi a spiarla dalla soglia. La vide fissare il display con un’espressione neutra. Era come paralizzata, bloccata in una realtà silenziosa e distante. Per qualche istante gli parve di vederla crollare sotto i suoi occhi. Ebbe il forte impulso di correre da lei ed abbracciarla ma non lo fece perché, ovviamente, si sbagliava. Staccò la chiamata con decisione e, con una smorfia di rabbia mista a dolore, lasciò cadere il telefono sul letto.
 
 << Chi era? >> pensò ad alta voce.
 
 Sobbalzò. Si pentì immediatamente di non essere riuscito a tenere la bocca chiusa sotto il suo sguardo vuoto.
 
<< Harry >> pronunciò.
 
 << Oh. Perché non…? Immagino non siano affari miei >> tagliò corto ancor prima di porre la domanda.
 
 Gli sorrise gentile e scosse la testa per rassicurarlo. << Abbiamo avuto dei problemi ultimamente e non me la sento di parlargli. In realtà è assurdo perché ho sperato mi chiamasse proprio poco fa… >> affermò, più a sé stessa che a chiunque altro.
 
 Una parte di lui sprofondò. Non si sarebbe mai completamente arreso all’idea che lei non vedesse nessun altro. Quella parte, pertanto, non avrebbe voluto ascoltare una singola parola in più.  L’altra parte, però, quella che stranamente aveva costantemente il primato, era riluttante all’idea di vederla soffrire e non avrebbe mai lasciato perdere.
 
 << Parliamone. Ti va? >>
 
 << Sei sicuro ti vada? Non voglio seccarti, davvero >>
 
 << Che persona sarei se ti lasciassi in questo stato? >> le fece l’occhiolino andando a sedersi sul letto e sperando che lei facesse lo stesso.
 
 << Te la farò breve, però >> e si accomodò lasciando, a suo malincuore, qualche centimetro di distanza di troppo.
 
 << La settimana scorsa abbiamo passato del tempo insieme ed è stato davvero bellissimo. Ci comportavamo propriamente come fidanzati e tutte quelle cose lì, insomma. Dopo la sua partenza ci siamo sentiti su Skype con regolarità finché, una sera, non si è comportato in maniera parecchio…non saprei dirti >>
 
 << Racconta tutto >> la spronò.
 
 << Ha iniziato a fare dei discorsi assurdi, ad urlarmi addosso. Non lo riconoscevo più! Ha iniziato a negare tutto quello che avevamo condiviso fino a quel momento e… >>
 << Discorsi su cosa? >>
 
 << In realtà…ti riguardano >> abbassò lo sguardo e riconobbe l’imbarazzo sul suo viso.
 
 Era praticamente l’unica ragazza conoscesse ad avere ancora la capacità di imbarazzarsi ed arrossire. Non ne esistevano più così e l’adorava per questo. Un istante dopo collegò ciò che aveva appena udito. Lei ed Harry avevano avuto una discussione su di lui. Cosa voleva dire? Possibile avesse sentito male?
 
<< Me? >> si accertò.
 
 Lei annuì. << E’ convinto che tu, beh…che tu abbia una cotta per me >> alzò la testa evitando di incrociare i suoi occhi.
 
 Le parole lo colpirono. Almeno qualcuno era stato in grado di rendersene conto. Non riuscì a decifrare se il fatto che Harry gliel’avesse fatto “notare” fosse un bene o un male.
 
 << E tu? >> gli uscì prontamente con la voce più tremolante di quanto avesse voluto.
 
 << Io gli ho detto si sbagliasse. Siamo solo amici >>
 
 Non riuscì più a trattenersi. In fondo si era recato lì proprio per questo. Prima che lei potesse battere le ciglia una seconda volta, la baciò.
 












SPAZIO AUTRICE: Buonasera bella gente! Come state? Spero bene, ad ogni modo.
Mi dispiace se vi ho fatto attendere troppo ma, come avevo detto, avevo l'esame orale oggi. Adesso che è passato pubblicherò con più regolarità e senza intoppi, promesso.


So che è inutile ma volevo chiedere comunque: siete andati al concerto dei ragazzi il 28/29 o andrete il 6? Se sì, volete condividere la vostra esperienza con me?


 

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Capitolo 21
*** << It ain't easy to let him go ... >>. ***


(Maggio 2014)
Il baciò la colse alla sprovvista. Realizzò Harry avesse ragione su tutta la faccenda. Si sentì una stupida per non avergli creduto dal primo momento. Come aveva potuto essere così cieca?
 
Lo respinse. << George… >> sussurrò.
 
 << Mi dispiace, io…è solo che… >>
 
 Chiuse gli occhi un istante e rivide lui. La persona che avrebbe voluto la baciasse in quel momento. << Non è successo nulla, okay? >> provò a risolvere la questione.
 
<< No! >> esclamò.
 
 Spalancò gli occhi di scatto. Lo fissò, desiderosa di replicare ma non riuscì nel suo intento.
 
 << Scusa – sussurrò- non volevo urlarti contro. Semplicemente non voglio archiviare la faccenda. Sono venuto qui per parlarti e so di essere partito male baciandoti ma…ne ho bisogno >>
 
 Sospirò, rassegnata. << Ti ascolto >>
 
 << Non riesco a vederti così. Ti ha distrutta e stai male, a quale scopo? Non fa altro che farti soffrire, ogni singola volta. Mi sono innamorato di te e non ho fatto altro che starti accanto competendo con una persona che non era nemmeno presente fisicamente nella tua vita. Ho aspettato riuscissi a superarlo e volevo aiutarti a farlo. Ho aspettato ti accorgessi di me ma quel momento non è mai arrivato >>
 
 Tutti i pezzi del puzzle finirono per incastrarsi alla perfezione mentre ripercorreva tutti i momenti passati insieme. I continui riferimenti ad Harry, le occhiate torve, la gelosia che lei aveva sempre scambiato per una sorta di dispiacere. Tutto aveva senso.
 
 << Mi dispiace >> rispose semplicemente.
 
 << Per cosa? >>
 
 << Di averti fatto sentire in questo modo >> e tenne lo sguardo basso.
 
<< Sapevo fosse per quello. Sei troppo buona >> commentò con un sorrisino amaro.
 
<< Cos’altro vuoi che ti dica? >>
 
 << Vorrei solo che la smettessi di pensare a lui. Non merita tutta la pena che ti dai e tu non meriti di essere trattata così. Andiamo! Ti ha lasciata per un’altra, abbandonata a te stessa per due anni e adesso che ha finalmente avuto la possibilità di tornare con te, la spreca così? Io non lo farei mai. Meriti di meglio >>
 
<< Io… >> cercò di replicare ma nulla uscì dalla sua bocca.
 
Non aveva la minima idea di come controbattere; di come difenderlo agli occhi di George. Perché, nonostante tutto, avrebbe sempre cercato di difenderlo. Non sapeva cosa la portasse a farlo, era più forte di lei. Nonostante tutto quello che l’aveva costretta ad affrontare, l’avrebbe sempre difeso dalle critiche degli altri.
 
<< Hai mai pensato a questo? Ci hai mai pensato? >>
 
 Lo guardò per la prima volta negli occhi dall’inizio della discussione. << A cosa? >>
 
 << A come sarebbe la tua vita con me >> dichiarò tutto d’un fiato.
 
<< Come sarebbe… >> ripeté lieve.
 
 << Io sì. Ho passato praticamente gli ultimi sei mesi della mia vita ad immaginare tutto questo. Immaginando di trascorrere ore al telefono durante gli spostamenti tra le varie tappe del tour; di pianificare incontri anche di poche ore solo per poterti stringere forte a me; di camminare mano nella mano; di incontrare le rispettive famiglie e quanto altro esista sulla faccia della terra. E mi sento uno stupido solo per aver pensato che tu potessi condividere tutto questo >>
 
 << Non sei stupido. So che tu mi tratteresti meglio >> ammise, senza sapere dove fosse stata sempre nascosta quella consapevolezza.
 
 << E allora? >>
 
 << Non è facile per me lasciarlo andare, George >> sussurrò sentendosi colpevole oltre misura.
 
 Non voleva trattare così un ragazzo dolce come George, una persona premurosa come lui era stato fino a quel momento nei suoi confronti; ma, per una ragione chiamata “Harry”, non riusciva ad evitarlo.
 
 << Credi non sappia cosa vuol dire stare con lui? Non è stato facile nemmeno la prima volta ma non mi è mai importato granché…probabilmente se ti avessi conosciuto prima, non mi sarei nemmeno lontanamente innamorata di lui >> continuò, sorprendendosi della sua stessa affermazione.
 
 << Se lui non ci fosse, mi daresti una possibilità? >>
 
 Lo fissò, incredula. << Ma lui c’è >>
 
 << Se lui non ci fosse >> sottolineò.
 
 << Se lui non ci fosse, sì >>
 
 << Accetteresti un appuntamento con me? >>
 
 << Non è il caso >>
 
 << Se tra voi due non dovesse funzionare, intendo >>
 
 << Vuoi davvero essere la ruota di scorta? >>
 
 << Non si tratta di questo. Ti dimostrerei semplicemente la differenza tra cosa hai perso e cosa potresti avere >> le sorrise deciso.
 
 Ricambiò, impressionata dalla sua tenacia.
 
 << Ad ogni modo…vuoi che vada via? >>
 
 Lo guardò stranita.
 
 Probabilmente le persone normali avrebbero richiesto un po’ di tempo per metabolizzare una simile dichiarazione sentendo la necessità di essere lasciate da sole, per questo lui doveva averle posto quella domanda, ma lei non sentiva di averne bisogno. Ragionò se fosse il caso di rispettare una probabile prassi, poi constatò non fosse da lei.
 
 Scosse la testa. << Se vuoi restare, ovviamente >> aggiunse.
 
<< Non vorrei ci fosse dell’imbarazzo tra noi. Sarebbe strano >> rispose e, per la prima volta, le sembrò molto deciso e cosciente delle azioni che stava compiendo.
 
 << No, mi sembra apposto >> affermò. << Non cercherai di farmi ubriacare per portarmi a letto, vero? >> chiese poi ridendo, per sdrammatizzare.
 
<< Mi conosci, sono un gentleman >> le diede corda.
 
 << Bene, allora è deciso >>
 
 << Ah, per quanto riguarda il tour, avete già deciso qualcosa? >>
 
 << Non proprio. Ho un incontro nei prossimi giorni per definire le tappe. Quello che più mi preme, però, è, come ti ho già detto per telefono l’altro giorno, trovare qualcuno disposto ad aprire i miei concerti. Avevo pensato a Jai Waetford ma non sono ancora riuscita a contattarlo >>
 
 << Chi è? >>
 
 << Un concorrente di X Factor Australia dello scorso anno. Mi sono imbattuta per caso in un video di una delle sue performance mentre girovagavo su youtube e sono rimasta piacevolmente colpita >>
 
 << Quindi hai scelto lui? >>
 
 << Voglio contattarlo ma non sono sicura sia disponibile e, ad ogni modo, anche se lo fosse, non posso avere solo un opening act >>
 
 << E’ per questo che chiedevo. Ho quello che fa per te, allora! >> esclamò, convinto.
 
 << Sono aperta ad ogni proposta >>
 
 << Al telefono non mi è venuto in mente conoscessi un’ottima band ma è così. Uno dei componenti è uno dei miei più cari amici >>
 
 << Perché io non ho la minima idea di chi sia, allora? >>
 
 << Non te l’ho mai presentato perché non c’è mai stata occasione >>
 
 << Non importa. Dimmi tutto quello che c’è da sapere >> lo spronò, curiosa.
 
<< La band ha quattro componenti. Il mio amico è James, chitarrista e seconda voce. Ci sono Bradley o Brad, devo ancora capire come voglia essere chiamato, prima voce. All’occorrenza credo suoni qualche strumento… >>
 
 Lo interruppe. << E’ così che li conosci? Non sai nemmeno darmi informazioni certe >> lo prese in giro.
 
 << Hey, mi sto sforzando! >> replicò, fingendosi offeso. << Comunque, in conclusione, ci sono Tristan, batterista e voce corista e Connor, bassista e voce corista >>
 
 << Sulla carta sembra una bella squadra >>
 
 << Ti faccio vedere qualcosa >> e recuperò il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
 
<< Non mi hai nemmeno detto come si chiamino >>
 
Smise per un secondo di smanettare per risponderle: << Oh, sì, scusa. Sono i “The Vamps” >>
 
 << E’ un nome carino. Hanno esperienza? >>
 
 << Hanno suonato un po’ ovunque durante i festival e, recentemente, hanno aperto i concerti di Taylor in Inghilterra >>
 
 << Questa è una cosa positiva >>
 
 << Sapevo la cosa ti avrebbe convinta >>
 
 << Non è ancora detto. Sono solo convinta sia positivo che Taylor li abbia scelti >> chiarì.
 
 << Va bene, va bene >> finse di assecondarla e concluse la sua attività avviando il video scelto.
 
 << Fatto? >> chiese impaziente sporgendosi a curiosare sul display.
 
<< Un attimo, sta caricando! >> e le mostrò la situazione.
 
Il video partì sotto i suoi occhi in quell’istante.
 
 << Fa vedere >> gli disse girando il cellulare in modo che entrambi potessero vedere.
 
 La canzone si diffuse per tutta la casa. Immediatamente comprese fosse molto allegra e rientrasse esattamente in ciò che stava cercando.
 
 << Come si chiama? >>
 
 << Brad >>
 
 Sorrise dell’incomprensione. << No, intendevo la canzone >>
 
 << Oh, questa è “Wild heart” >>
 
 << Ce ne sono altre? >>
 
 Annuì. << Certo >> aggiunse e procedette.
 
 Ascoltarono anche la seconda senza troppe distrazioni se non qualche botta e risposta riguardo la canzone stessa.
 
<< Mi piacciono. Credi saranno disposti sul serio? >> gli comunicò, infine.
 
<< Ti avevo detto avrebbero fatto al caso tuo! >>
 
Gli lanciò un’occhiata torva per averle fatto pesare la sua mancanza di fiducia iniziale.
 
 << Comunque credo non ci siano problemi. Posso chiamare James e chiederglielo >> si offrì, staccando youtube.
 
 << Credo non sia appropriato. Non sarebbe carino da parte mia se lo facessi chiedere a te. Che figura ci farei? >>
 
 << Non dirò mica che parlo al tuo posto. Gli chiederò semplicemente se hanno voglia di aprire i tuoi concerti perché ho saputo che ti serve qualcuno >>
 
 << Oh, beh se prometti di dirlo così, allora… >>
 
 << Sì, prometto di non farti fare brutta figura. So quanto tieni alle formalità >>
 
<< Ma no! E’ solo che non mi sembra carino. Non mi piacerebbe ricevere una proposta del genere da terzi >>
 
 << Posso chiamarlo anche adesso se vuoi >>
 
 << Sì, magari! >>
 
 << Okay >> e compose il numero in fretta e furia.
 
 Impostò il vivavoce e attese, ad ogni squillo, che rispondesse. << Hey, qui è Connor. James non è disponibile al momento >>
 
 << Hey, amico sono George. Dove si è cacciato? >> chiese trattenendo una risatina.
 
 << Hey, George non avevo visto fossi tu! Al momento sta guidando ma se aspetti un istante metto il vivavoce e ti ci lascio parlare >> si offrì.
 
 << Sì, grazie. Siete tutti insieme? >>
 
 << Come scusa? >>
 
 << Ho chiesto se siete tutti insieme adesso >>
 
 << Intendi tutta la band? >>
 
 << Sì >> e sentì l’eco della sua voce, segno fosse ufficialmente in vivavoce.
 
<< No, ci siamo solo io e James >>
 
 << Come mai questa domanda? >> chiese James.
 
 << Devo dirvi una cosa e mi sarebbe piaciuto foste tutti presenti ma immagino non sia un problema >>
 
 << Dai spara >> lo incitò James risultando impaziente.
 
 << C’è questa mia amica che sta organizzando il suo prossimo tour e avrebbe bisogno di qualcuno che le aprisse i concerti. Voi sareste interessati? Posso farle il vostro nome? >>
 
 << Sarebbe fantastico! >>
 
 << Di chi si tratta? >> si intromise Connor.
 
 << Melyem >> rispose semplicemente.
 
 << Oddio >> si lasciò scappare James, risuonando sempre più entusiasta.
 
<< Quindi? >>
 
 << Dobbiamo parlarne tutti insieme… >> iniziò pacato Connor.
 
<< Sì, di’ che ci siamo noi se ha bisogno di qualcuno >> lo coprì James.
 
<< Jam! >> lo rimproverò, quasi a denti stretti, l’amico.
 
<< Tranquillo. Non credo diranno di no e poi…è una grande occasione, non trovi? >> gli fece notare e, per qualche istante, entrambi si dimenticarono di George all’altro capo del telefono.
 
 << Certo che lo è ma non mi sembra giusto parlare anche per loro >> sussurrò in risposta.
 
 << Su, tranquilli potete anche parlarne insieme e farmi sapere. Se non potete, non farò il vostro nome >> li tranquillizzò George ritornando nel vivo della discussione. << Solo che sarebbe un peccato perché credo vi adori >> continuò lanciandole un’occhiata divertita.
 
 Lei lo fulminò con lo sguardo per aver insinuato una cosa del genere, poi sorrise.
 
<< Sul serio? >> si accertò James.
 
 << Sì, sul serio >> confermò.
 
 << Ascolta, stiamo giusto andando da Brad per vederci quindi possiamo farti sapere nel giro di un’ora >> lo informò Connor.
 
 << Perfetto. Fatemi sapere >> e conclusero la chiamata con quella sorta di promessa.
 
 << Perché hai detto una cosa del genere? Non avresti dovuto parlare di me! >> lo rimproverò bonariamente.
 
 << Non l’hai detto >>
 
 << Pensavo fosse sott’inteso! >>
 
 << No, non lo era. Hai detto solo di stare attento a non far intuire che la chiamata fosse da parte tua >>
 
 << Okay, ora sai di non doverlo fare più >> si sorrisero.
 
 << Cosa si fa nel frattempo? >> chiese lui.
 
 << Beh, io avevo in mente di studiare >> gli ricordò.
 
 << Oh, giusto. Fai pure >>
 
 << Non avevo intenzione di fare altrimenti >> ridacchiò e afferrò i libri dall’altro lato del letto.
 
 << Cosa devi studiare? >>
 
 << Filosofia. Vuoi unirti a me? >> scherzò.
 
 << Passo >> e si portò le mani avanti.
 
 Sorrisero. << Non avevo dubbi >> pronunciò sfogliando il libro per controllare quanto ancora le rimanesse da fare.
 
 Lui si adagiò sul letto lasciando penzolare le gambe.
 
 << Oh, mi mancano dieci pagine e ho finito >> si disse.
 
 << Buon per te >>
 
 << Non mi hai ancora detto per quanto tempo rimarrai >>
 
 << Vuoi che vada via? >>
 
 << No, non intendevo per quanto rimarrai oggi a casa mia >>
 
 << Ah, in generale? >>
 
 Annuì.
 
 << In realtà non ci ho pensato >>
 
 << Ma come non ci hai pensato? >> si stupì.
 
 << No, davvero. Vuoi sapere com’è andata? >>
 
 Annuì. << Ho quasi due settimane libere prima di tornare in studio. Ieri ero su twitter, ho beccato una tua foto e ho sentito l’impulso di correre da te. Credo sia una fase dell’innamoramento dalla quale non si sfugge >> ci rise su. << Così mi sono diretto in aeroporto e ho comprato i biglietti per il primo volo diretto qui. Il resto lo sai >> continuò.
 
 << E’ una delle storie più avvincenti che abbia mai sentito >> lo prese in giro spettinandogli il ciuffo con un enorme sorriso.
 
 Qualche secondo dopo si sentì stupida per averlo fatto e cercò di nascondere il suo disagio fingendo di leggere gli appunti.
 
 << E’ carino che tu riesca ancora a scherzare con me nonostante tu sia a conoscenza dei miei sentimenti >> constatò lui.
 << In effetti potrebbe essere imbarazzante ma se mi dici che non fa nulla…- si fermò, consapevole di aver scelto le parole sbagliate – intendevo dire che…se tu sei disposto ad aspettare e, in un certo senso, ad accettare che tra noi non possa esserci nulla adesso, io non ho problemi >>
 
 << Tranquilla >> le assicurò con un sorriso.
 
 << Mi piacerebbe solo che mi facessi sapere qualsiasi cosa >>
 
 << Cosa intendi? >>
 
 << Vorrei esserne al corrente, se cambiassi idea >>
 
 << Riguardo cosa? >>
 
 << Riguardo all’essere solo amici. Se non dovesse più andarti bene, se stessi male per colpa mia… >>
 
 << D’accordo >>
 
 << Promesso? >>
 
 << Sì >>
 
 Gli lanciò un sorriso.
 
Lui indugiò per una frazione di secondo poi ricambiò. << Forse ora dovrei andare >> farfugliò.
 
 << Di già? >> si sorprese riluttante all’idea andasse via.
 
<< Sì >> pronunciò con maggiore decisione.
 
<< Oh >> le uscì, semplicemente.
 
Era un po’ dispiaciuta. Anche un po’ ferita, probabilmente. Non riusciva bene a decifrare come quella situazione la facesse sentire. Come la facesse sentire sapere lui non andasse via per impegni ma per propria volontà. Cos’avrebbe potuto fare lì dove non conosceva nessuno eccezion fatta per lei stessa? Visitare le città vicine? Sapeva perfettamente non fosse arrivato per quello e, anche se avesse voluto visitare i dintorni, quale sarebbe stato il motivo che l’avrebbe spinto a farlo da solo?
 
<< Posso passare in serata? >>
 
 A quella domanda, si illuminò. << Se vuoi. Mi piacerebbe avere compagnia >> rispose diplomaticamente.
 
 << Okay, allora ci vediamo più tardi >> e si alzò dal letto.
 
 << Perché non vieni a cena? >>
 
 << A cena? >> estrasse le chiavi dell’auto dalla tasca.
 
<< Sì, a cena. Mangiare in albergo non sarebbe divertente quanto avere a che fare con la mia famiglia >> e le scappò un risolino.
 
 << Sicura non sia un problema? >> e giocherellò con le chiavi.
 
<< Ti sto invitando >> affermò, rendendosi conto in quel momento di non essersi precedentemente accorta lui fosse arrivato in auto.
 
 << Allora accetto. Verso che ora? >>
 
 Si alzò a sua volta per accompagnarlo al cancello. << Ceniamo verso le 20:00. Sarebbe carino arrivassi un po’ prima >> e lo prese in giro pronunciando quell’ultima frase.
 
 La guardò e scosse il capo con un risolino come se si trovasse davanti ad un caso perso. << Scherzi a parte, ti prometto di essere puntuale >>
 
 << Non ho dubbi sulla tua puntualità >>
 
Si avviarono.
 
<< Fammi sapere il responso dei The Vamps >> gli ricordò.
 
 << Non preoccuparti. Non credo diranno di no comunque >> e le fece l’occhiolino mentre si preparava, standole di fronte, a salutarla.
 
 << A dopo George >> si allungò ad abbracciarlo.
 
 Lui la strinse forte e le baciò lo zigomo. Si sentì in profondo imbarazzo ma, allo stesso tempo, le sue braccia erano stranamente confortevoli.
 
 << A dopo, Mela >> quel nomignolo la fece sorridere.
 
 C’erano davvero pochissime persone che l’avrebbero chiamata in quel modo. Suo fratello minore e il migliore amico di quest’ultimo, in pratica. Sciolsero l’abbraccio e si sorrisero. Lui si recò all’auto, l’aprì e salì. Lei rimase ad osservare il tutto. Aveva preso questa abitudine da sua madre. Era sempre solita accompagnare gli ospiti fino al cancello, attendendo salissero in auto e fossero ormai allo stop alla fine del vicolo prima di tornare in casa. Era una cosa che lei aveva sempre trovato dolce e premurosa. Era un po’ come volersi accertare che l’altro stesse bene fino all’ultimo secondo. Era un po’ come non lasciarlo andare. Era certa lo facessero tutti ma l’avrebbe sempre associato ad una sfumatura del carattere di sua madre. Salutò con la mano quando lui si immise in strada ricevendo un cenno col capo in risposta. Quando l’auto ripartì dopo lo stop svoltando a sinistra, tornò in casa.     








SPAZIO AUTRICE: Buongiorno! Vorrei scusarmi per averci messo così tanto a pubblicare ma sono stata un po' impegnata. Cercherò di pubblicare quanto prima (starò via per una settimana).

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Capitolo 22
*** << He did what?! >> ***


(Maggio 2014)
 
La porta si aprì. Dai passi intuì fosse suo fratello minore. << Mela >>
 
 << Cosa c’è? >> chiese sporgendosi nella sua direzione.
 
 << Posso stare con te? >> e lo vide avvicinarsi all’uscio della sua camera.
 
<< Sì, ma sto studiando >> lo avvisò.
 
<< Non do fastidio >>
 
 << Puoi guardare la tv di là, se vuoi >>
 
 << No, voglio stare con te >>
 
 << Va bene, vieni >> e gli indicò la parte di letto libera al suo fianco.
 
Si accomodò senza farselo ripetere due volte. << Cosa studi? >> chiese incuriosito, lanciando un’occhiata al libro che aveva davanti.
 
 << Filosofia. Tu hai fatto i compiti? >> si informò.
 
 << Mi serve solo una mano per inglese, ma se non puoi… >>
 
 << Perché non hai portato il libro? >>
 
 << Non volevo disturbare >>
 
 Conoscendo la sua attitudine nei confronti dello studio stentò a credere alle sue parole e gli lanciò un’occhiata torva. << Dopo scendilo >> gli suggerì semplicemente.
 
 Lui annuì rumorosamente. << Posso giocare col tuo telefono? >>
 
 << Sì, prendi >> lo invitò e tornò a leggere. << Togli il volume, però >> lo ammonì in anticipo.
 
 << Sì >> e continuò senza staccare gli occhi dal display.
 
Lei, intanto, leggeva Freud ma la sua mente era completamente assente, presente in un’altra dimensione: quella del cuore. Non riusciva a smettere di pensare ad Harry, a quel comportamento assurdo. Nonostante si fosse comportato da stupido durante l’ultima chiamata Skype, si era scusato con un messaggio mostrandosi per quello che era realmente. Per quello che lei conosceva e aveva sempre conosciuto. Quella chiamata avuta con quella sconosciuta, però, era stata completamente diversa. Non aveva nulla a che fare con Harry, con il suo stile. Non dell’Harry che conosceva, almeno.  Nonostante quella ragazza l’avesse spiazzata dicendole di essere la sua nuova fiamma, nonostante l’avesse aggredita dicendole di non avvicinarglisi più, una parte di lei sapeva non fosse plausibile, nemmeno lontanamente. Incapace di concentrarsi in maniera appropriata sul libro, si alzò decisa ad andare a sciacquare il viso.
 
 << Sto andando di là, ti serve qualcosa? >> si rivolse a suo fratello.
 
<< No >> rispose.
 
 << Okay >> sussurrò e riprese a camminare.
 
<< No, aspetta. Un po’ d’acqua! >> le urlò dietro, ripensandoci.
 
Si bloccò. << Ho anche del succo, non lo vuoi? >>
 
 << Ace? >>
 
 << Non te l’avrei chiesto altrimenti >> gli fece notare.
 
 << Allora sì >> esclamò e se lo figurò piegato sul cellulare.
 
Si recò in cucina per occuparsi prima dei suoi bisogni. Gli portò il succo e andò dritta in bagno, ricordandogli di non sporcare. Si fissò nello specchio qualche istante trovandosi orribile. Era l’effetto di Harry? La confessione di George? O tutta colpa della filosofia? Non riusciva a decifrarlo. Non si era presa qualche momento per rifletterci. Tutto ciò che sapeva era che nulla era in ordine. Tutto ciò che sentiva era un enorme senso di frustrazione. Voleva solo liberarsene.
 
I suoi occhi caddero sulla lametta lasciata sul bordo del lavandino. Una strana idea le percorse la mente. La cacciò via. Tagliarsi non sarebbe servito a nulla. Aveva abbandonato quella strada tempo prima. Non avrebbe dovuto cedere. Posò delicatamente l’oggetto nel mobiletto e scosse la testa istintivamente, come a volersi scrollare di dosso gli ultimi residui di quella insana tentazione. Si sciacquò il viso, più volte. L’acqua fresca le apportava sollievo. Considerò l’idea di concedersi un bel bagno quella sera. 
 
<< Melaaaa >> urlò suo fratello.
 
 << Cosa c’è? >> si fermò con il viso ancora bagnato.
 
<< Ti stanno chiamando >>
 
 Chiuse il rubinetto per sentire meglio. << Chi è? >>
 
 << Non lo so >> ammise.
 
 << Rispondi, adesso arrivo! >> si asciugò velocemente il viso e, con ancora l’asciugamano tra le mani, corse da suo fratello.
 
 << Cosa? Non capisco >> stava dicendo alla persona all’altro capo del telefono.
 
Lo guardò interrogativo.
 
 << Non è italiano >> le sussurrò e le passò il telefono.
 
Lo afferrò e, senza nemmeno controllare, rispose. << Pronto >>
 
 << Mel >>
 
 Quel sussurro, ebbe un tuffo al cuore. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille ma, nonostante lo volesse, non si sentiva ancora pronta per quella conversazione. 
 
<< Haz >> ricambiò, allo stesso modo.
 
<< Ti ho mandato un messaggio >> la buttò lì.
 
<< Lo so >>
 
 << Ti avevo chiesto di chiamarmi >>
 
 << L’ho fatto >>
 
 << No >>
 
 << Sì >>
 
 << Non mi hai chiamato >>
 
 << Oh, non te ne ricordi perché eri sotto la doccia. Credevo la tua ragazza ti avesse passato il messaggio una volta uscito >> pronunciò, amara.
 
<< La mia ragazza? >>
 
 << Sì, la tua ragazza. E’ così brava a minacciare le persone ma, a quanto pare, non abbastanza da riferire una chiamata >>
 
 << A cosa ti riferisci? >>
 
 << Alla tua ragazza. A chi sennò? >>
 
 << Alla mia…? A te? >>
 
 << E’ carino che tu voglia salvare le apparenze ma non ce n’è bisogno >>
 
 << Di cosa stai parlando? Cos’è questa storia? >>
 
 << Non fare il finto tonto, non serve. Le ho parlato. Mi ha detto di lasciarti stare. Le ho dato retta >>
 
 << Con chi hai parlato? >>
 
 << Questo non dovresti saperlo? In fondo state insieme >>
 
 << Io non sto con nessun’altra! Non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo, te lo posso assicurare >>
 
 << Quale animo nobile! >> lo derise.
 
 << Aspettavo la tua telefonata, non ho lasciato il telefono nemmeno un…Cara! >> esclamò.
 
 << Oh, vedo che stai cominciando a ricordare >>
 
 << Non so cosa ti abbia detto ma non è successo nulla >>
 
 << Oh, certo >>
 
 << Dammi modo di spiegare! >>
 
 << Non sprecare il fiato, Harry >> e attaccò il telefono.
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Guardò il display, allibito. Ancora stordito provò a richiamarla ma squillò a vuoto. Era evidente non volesse parlargli e, probabilmente, se suo fratello minore non avesse risposto al suo posto, lei non l’avrebbe mai fatto. Come si erano ridotti a questo? Come poteva averla persa così? Un’incomprensione dopo l’altra. Era stato un cretino. Non avrebbe dovuto lasciarla in silenzio per un’intera settimana. Non avrebbe dovuto trattarla in quel modo, per cominciare. George? Sul serio? A cosa stava pensando? Nessuno avrebbe dovuto stringerla al suo posto. Nemmeno avendo rovinato tutto. Ma, stavolta, intuiva di non aver fatto tutto da solo. Cara. Doveva assolutamente parlarle. Doveva assolutamente capire cosa avesse combinato e perché. Uscì dalla sua camera e, più scendeva, più la sua rabbia aumentava. Arrivò al piano terra e incontrò Liam. 
 
<< Hai visto Cara? >> gli chiese a denti stretti, cercando di darsi un contegno. 
 
<< Hey, tutto bene? >> chiese preoccupato.
 
 Doveva aver intuito qualcosa non andasse ma non aveva molta voglia di spiegare. Spiegare cosa, poi? Nemmeno lui sapeva cosa fosse successo con esattezza. Scosse la testa come a voler lasciar cadere quella domanda. 
 
<< Devo parlarle urgentemente >> continuò.
 
 << Credo sia da qualche parte con Niall, non so altro >> affermò dispiaciuto dell’inutilità della sua risposta.
 
<< Mhm…grazie >> rispose flebile e lo sorpassò, proseguendo nella sua ricerca. 
 
Niall? Da quando in qua Cara passava del tempo con Niall? Da che ne aveva memoria i due non avevano mai legato. Ignorò chiunque incrociasse mentre perlustrava ogni angolo della hall, senza risultati. Proseguì nel corridoio, svoltando l’angolo. La intravide seduta sulla moquette verde intenta a scrivere qualcosa al cellulare. Nessuna traccia di Niall. Liam doveva essersi sbagliato o i due si erano separati da poco. Fatto sta che l’assenza di Niall non gli dispiacque, visti i precedenti attriti. 
 
<< Cara! >> la richiamò.
 
 Sobbalzò. << Hey, mi hai fatto spaventare! La prossima volta avvisa >> e gli rivolse un sorrisino.
 
 Non aveva mai desiderato così tanto strapparle quel sorriso dalla faccia. << Anche a me sarebbe piaciuto m’avvisassi della tua chiamata con Melania! >> tuonò.
 
 << Non era importante, no? Non ho fatto nulla >> e sorrise gentile.
 
 << Cosa cazzo dici? >> e si avvicinò.
 
 Si affrettò a mettersi in piedi per poterlo osservare dalla giusta altezza. << Avevi bisogno di una mano, te l’ho data >> si strinse nelle spalle.
 
 << Una mano? Io non avevo bisogno di una mano! Quando ti ho chiesto di interferire tra me e la mia ragazza? >>
 
 << La tua…ragazza? >> chiese disorientata.
 
 Prima che potesse risponderle bruscamente, lei continuò tra sé e sé: << Niall non mi aveva detto così >>
 
 << Ripeti un attimo >>
 
 << Niall non mi aveva detto fosse la tua ragazza >> confessò.
 
 << Niall? Cosa c’entra Niall? >>
 
 << E’ stato lui a chiedermi di farlo >>
 
 << Di fare cosa? >>
 
 << Di parlare con quella ragazza e dirle di lasciarti stare perché tu eri già impegnato >>
 
 << E perché l’avrebbe…? >> si bloccò, capendo tutto.
 
 Come aveva potuto essere così ingenuo da credere che, dopo quanto accaduto, lui non avrebbe interferito? Lui gli aveva espressamente detto di starle lontano. Era ovvio che, se le cose non fossero accadute da sole, avrebbe fatto in modo che accadessero. 
 
<< Ho sbagliato >> sussurrò.
 
 << Certo che hai sbagliato! Perché cavolo gli hai dato retta? >> alzò il tono della voce.
 
 << E’ stato così convincente. Gli ho creduto! >> si giustificò.
 
 << Cosa ti ha detto? >>
 
 << E’ venuto da me qualche giorno fa e mi ha raccontato questa storia: tu eri uscito con una ragazza, ti eri divertito portandotela a letto ma non riuscivi a togliertela di torno perché non volevi essere troppo brusco nei suoi confronti. Mi ha chiesto se avessi potuto sbrigarmela e l’ho fatto >> spiegò.
 
 << Andiamo Cara! Come puoi pensare che io tratti in questo modo le ragazze? Ti sembrava davvero plausibile? >>
 
 << Mi dispiace >>
 
 << Io amo quella ragazza. Sono già un casino di mio, non potete mettervici anche voi! >> esclamò frustrato, passandosi le mani nei capelli trattenendosi dall’urlare.
 
<< Non sapevo avessi una ragazza, non me l’hai detto! >>
 
 << Cercavo di non complicare le cose e, invece, guarda come siamo finiti! >> constatò.
 
 << Se potessi rimediare, io… >>
 
 La interruppe bruscamente: << Non puoi tornare indietro ed evitare di risponderle, quindi… >> e se ne andò, lasciandola in quel modo.
 
 In fondo, non c’era altro che lei potesse fare. Non c’era altro che potessero dirsi. E, in tutta onestà, lei non gli interessava. Nemmeno lontanamente. Tutto ciò che desiderava era poter tornare indietro. Solo di una settimana. Per cambiare l’esito di quella chiamata Skype. Per farla sorridere invece di causarle altro dolore. Dolore che aveva confessato a Michael, il quale, a sua volta, aveva cercato di chiarire ma, impossibilitato dalla sua mancata risposta, si era visto costretto ad informare Niall. La scelta peggiore che avesse potuto fare. Non aveva bisogno di un altro nemico. Di qualcuno che gli remasse contro. Sorrise, stranamente. Niall si era solo preoccupato per quella ragazza così come Michael all’inizio. Entrambi le volevano bene. Avrebbero fatto di tutto per proteggerla. Anche da uno come lui. Non poteva incolparli per essere così iperprotettivi nei suoi confronti. Non poteva, ma desiderava fortemente cacciarli entrambi. Nessuno di loro avrebbe mai dovuto intromettersi. Quello che accadeva non li riguardava. Avrebbe preferito gli avessero parlato da amici, entrambi, piuttosto che decidere di tramare alle sue spalle. Non si sarebbe mai aspettato di perdere un alleato. Non per quelle ragioni, poi. Niall non aveva nessun diritto di prendersela con lui per quella chiamata. Litigate del genere sono frequenti nelle coppie, avrebbe dovuto capirlo. Avrebbe dovuto rimanergli accanto. Avrebbe dovuto comportarsi diversamente. Lui, invece, aveva tutto il diritto di trovarlo e picchiarlo fino ad avere le nocche sanguinanti. Che fosse stato il proprio sangue o quello di Niall. Rincrociò Liam.
 
<< Hey, amico >> gli si rivolse.
 
 << Scusa Liam, non adesso >> lo liquidò.
 
 << Cosa ti succede? >>
 
 << Non è un buon momento >>
 
 Lo scrutò per qualche istante, poi gli lanciò un sorriso flebile accompagnato da: << Va bene >> e smise di prestargli attenzioni.
 
 Lo sorpassò per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
 
 << Niall! Dove ti sei cacciato? >> urlò furioso, vagando per il piano terra.
 
<< Cosa urli? >> lo rimproverò Zayn, affacciandosi.
 
<< Trovami quello stronzo! >>
 
 << Cos’altro è successo? >>
 
 << Trovamelo >> evitò di rispondere alla domanda.
 
 Sarebbe stato troppo lungo da spiegare.
 
<< Non ti trovo nessuno se non ti dai una calmata >>
 
 << Lascia perdere >> sbuffò e tornò indietro, deciso a farsi riferire l’informazione da Cara.
 
 Se Liam aveva detto il vero, lei doveva essere stata l’ultima ad averlo visto. Doveva sapere dove si fosse cacciato. Dietro di sé sentì dei passi e immaginò appartenessero a Zayn ma se ne infischiò. La ritrovò lì dove l’aveva lasciata poco prima. L’unica cosa mutata era l’espressione sul suo viso. Poteva leggervi chiaramente il dispiacere.
 
<< Dov’è Niall? >>
 
 << Niall? Lui è…è in camera >> balbettò presa alla sprovvista.
 
Il tempo di voltarsi, diretto al piano di sopra, e si imbatté in Zayn il quale, prontamente, lo bloccò all’altezza dei gomiti.
 
<< Posso capire cosa ti succede? >>
 
 << Cosa mi succede? Cosa succede a me? Forse dovresti chiedere cosa succede a Niall! >> sbottò.
 
 << Pensavo che la questione fosse archiviata >> rispose in tono pacato.
 
<< Oh, anch’io ma evidentemente non abbiamo la stessa concezione di “archiviare” >> commentò sarcastico e cercò di liberarsi della presa dell’amico.
 
<< Non vai da nessuna parte >>
 
 << Lasciami! >> urlò dimenandosi.
 
 Zayn non si scompose più di tanto. Aumentò semplicemente la presa.
 
<< Niall ha chiesto a Cara di spacciarsi per la mia ragazza! Come pretendi che io stia qui invece di spaccargli la faccia? >> urlò.
 
 << Lui cosa?! >> pronunciò incredulo.
 
 << Hai capito perfettamente. Faceva tanto il fratello maggiore, l’iperprotettivo e poi non si è fatto scrupoli a intromettersi e a farla stare peggio >> rispose, senza smettere di dimenarsi.
 
 << Non ti lascio andare in queste condizioni, sappilo. Chissà cosa potresti combinare >>
 
 << Te l’ho appena detto, niente di che. Voglio solo spaccargli la faccia >> fece del sarcasmo.
 
 Sentiva la presa di Zayn allentarsi. Sapeva che, di lì a poco, non avrebbe più resistito.
 
 << Calmati >> lo scosse.
 
 Harry, impreparato ad una tale azione, rimase spiazzato e smise di opporre resistenza.
 
 << Andiamo a prendere un po’ d’aria, su >> gli disse lentamente, scandendo le parole.
 
 Lo vide lanciare un’occhiata al suo fianco come fosse in cerca di qualcuno. Successivamente sembrò esser riuscito nel suo intento quando quell’occhiata si trasformò in uno sguardo d’intesa con una persona che, per via del muro portante, non poteva vedere. In quei pochi secondi, tornando in sé, decise di seguirlo fuori.





SPAZIO AUTRICE: Heey! Sono tornata oggi a casa e non ho perso tempo per pubblicare. Spero che questo capitolo valga l'attesa. Se così non fosse, mi dispiace. Pubblico il prossimo (sempre per motivi di tempo) a 65 visite (visita più, visita meno) e una recensione :)

Spero abbiate avuto delle belle giornate finora :) godetevi quest'estate!
Buon proseguimento di giornata :)     

Ps. Scusate per l'update notturno. 

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Capitolo 23
*** << I love you >> ***


(Maggio 2014)


Il nome di Harry si illuminò una seconda volta sul display. Senza rendersene conto strinse il cellulare come a volerlo polverizzare. Non voleva parlargli. Inizialmente, per quanto assurdo fosse stato, aveva voluto credere che Harry non avesse nulla a che fare con quella ragazza; che non l’avesse rimpiazzata ma, dopo quella breve chiacchierata, era solo molto arrabbiata. Sapeva fosse stata un’ingenua per lungo tempo. Harry non si stava dimostrando la persona che credeva. Probabilmente, quella persona, non lo era mai stato.
 
 << Mela >> la richiamò suo fratello.
 
Alzò lo sguardo in quel momento, rendendosi conto fosse rimasto a fissarla tutto il tempo. Gli lanciò un flebile sorriso e gli allungò il telefono.
 
 << Puoi tornare a giocare, se vuoi >>
 
 << Chi era? >> si informò, curioso com’era.
 
<< Harry >> rispose cercando di non far trasparire alcuna emozione. << Sai che ti dico? Vado a farmi un bagno >> pronunciò, insicura su chi fosse realmente il destinatario di quel messaggio.
 
 << Okay >> rispose afferrando solo in quel momento il cellulare.
 
<< Per inglese, ti aiuto dopo aver finito >> gli ricordò.
 
 << Non possiamo fare dopo cena? >> chiese in tono lamentevole.
 
Scosse la testa.
 
 << Dai >> trascinò la “a”, comportandosi da bambino capriccioso.
 
<< No, non esiste >> affermò, irremovibile.
 
<< Perché? >>
 
 << Abbiamo ospiti >>
 
 << Abbiamo? >>
 
 << Okay, ho ospiti. Fa lo stesso >>
 
 << A me non sem… >>
 
 << Giuseppe! >> lo rimproverò per il suo tentativo di trovare una scusa.
 
<< Va bene, va bene. Appena hai finito, corro a prendere il libro >> si arrese.
 
 Gli sorrise, soddisfatta. << Quando sali, puoi dire a mamma di George? >>
 
 << E’ lui l’ospite? >> chiese con un evidente luccichio negli occhi.
 
Annuì, stranita da una simile reazione.
 
 << Adoro quel ragazzo! >> spiegò.
 
 << Ma se nemmeno lo capisci! >> gli fece notare.
 
<< Lo adoro comunque >>
 
Alzò gli occhi al cielo e decise di lasciar perdere la conversazione. << Non fare danni >> gli si rivolse, scegliendo dei vestiti puliti da indossare una volta asciutta.
 
<< Per chi mi hai preso? >> risultò quasi offeso mentre, riaprendo il gioco, si sdraiava sul letto.
 
 << Hai anche il coraggio di farmi questa domanda? Tu? Devo ricordarti le tue memorabili gesta? >> ridacchiò, lanciandogli una finta occhiata torva.
 
Sul suo viso comparve un sorriso furbetto.
 
 << Sei la stessa persona che a…quanto, tre anni?, è riuscita a farmela sotto il naso uscendo di casa completamente nudo finendo nel bar fuori strada >>
 
 Scoppiò a ridere, contagiandola.
 
<< E preferirei non continuare >> aggiunse.
 
 Si scambiarono un’occhiata divertita.
 
 << Non ti prometto niente >> concluse con il solito sorriso furbetto prima di tornare a concentrarsi sul display.
 
 << Immagino non possa ottenere più di questo >> disse tra sé e sé. << Ah, se chiama qualcuno…non rispondere >> gli ordinò.
 
 Non rispose.
 
 << Hai capito? >>
 
 Annuì rumorosamente e, solo in quel momento, lo lasciò a sé stesso. Chiuse la porta del bagno alle sue spalle con la stessa intensità con la quale avrebbe chiuso i problemi fuori dalla sua persona, se solo avesse potuto. Aprì l’acqua e, mentre attendeva che la vasca si riempisse, si rese conto di non avere il suo cellulare con sé per sentire la musica come faceva di solito. Riluttante all’idea, tornò da suo fratello, speranzosa lui avrebbe capito le sue necessità cedendogli il telefono in cambio del pc o qualcosa di simile. Come si aspettava fece non poche storie ma non le ci volle molto per raggiungere il suo scopo. Ritornò indietro soddisfatta e decise quale canzone ascoltare per prima. Optò per “Afraid” dei The Neighbourhood. Era abbastanza angosciante ma non aveva voglia di ascoltare qualcosa di molto diverso da quel genere.
 
Lanciò un’occhiata al livello dell’acqua e aggiunse del bagno schiuma. Il suo sguardo incrociò lo specchio e, come imbarazzata, lo abbassò immediatamente. Adagiò l’asciugamano sul pavimento e passò a spogliarsi, cercando di conservare i pensieri per il momento dell’immersione. Legò i capelli in uno chignon abbastanza improvvisato e chiuse il rubinetto con un colpo secco. Entrò adagio. Un brivido le percorse il corpo al contatto con quel calore eccessivo. Si fece coraggio e si sdraiò senza aspettare che la sua pelle potesse abituarsi gradualmente.
 
Chiuse gli occhi e rivide Harry. Non ricordava da dove venisse quell’immagine ma lui era così bello che le fece male. Sprofondò un po’ di più e cercò di trattenere le lacrime. Una parte di lei voleva credergli. Desiderava fortemente tornare con lui, (anche se non si erano ufficialmente lasciati), come all’inizio. Voleva credere che lui non avesse trovato un’altra ma come poteva rinnegare l’esistenza della conversazione con quella sottospecie di strega?
 
 
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
 << Cosa ci fa Liam qui? >> chiese irritato, vedendolo avvicinarsi.
 
<< Nulla, si preoccupa per te >> rispose pacato Zayn rivolgendo un cenno a Liam affinché non si avvicinasse subito.
 
 Quest’ultimo comprese il segnale e si fermò.
 
Harry camminava nervosamente farfugliando tra sé e sé.
 
 << Potresti fermarti? Mi stai facendo venire il mal di testa >> gli chiese cortesemente Zayn.
 
 Lanciò un urlo frustrato.
 
 << Tutto okay? >> chiese Liam.
 
 Zayn lo rassicurò con un secondo cenno e tornò a preoccuparsi di Harry.
 
 << Non riesco a smettere di pensarci >> urlò di nuovo.
 
 << Non c’è bisogno di…parliamone >>
 
 << Quello stronzo si è intromesso. Con quale cazzo di diritto? >> proseguì senza abbassare il volume.
 
 << So come ti senti >> provò a confortarlo.
 
 << No, non lo sai, cazzo. Fanculo! >> afferrò una sedia e la spinse a terra.
 
<< Fermo, così rompi tutto! >>
 
 << Sai cosa me ne può fregare adesso? Lo pago questo stupido hotel >> rispose indignato scaraventando la seconda sedia a terra.
 
 Zayn gli andò in contro e lo bloccò.
 
 << Cazzo, lasciami! >> protestò. << Voglio spaccargli la faccia! >> aggiunse.
 
 Non si accorse di Liam intento a digitare.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Solo quando si sentì abbastanza rilassata, uscì con lentezza. Si infilò l’accappatoio e lasciò che la vasca si svuotasse. Accese il display per controllare che ora fosse e quanto tempo avesse effettivamente trascorso a mollo con i suoi pensieri e le sue speranze.
 
Trovò un messaggio. Sbloccò. Liam. Cosa poteva volere? Non usava quel mezzo di comunicazione da un po’. La cosa era insolita. Lo aprì. “Call Harry. NOW. He needs you so much. Please, please, please”. Il testo la preoccupò. Nonostante ce l’avesse con lui per aver mentito al telefono, per aver trovato una presunta ragazza, non poté fare a meno di considerare che Liam non le avrebbe mai richiesto una cosa simile, tra l’altro con una tale urgenza, se, alle spalle, non vi fosse stato un motivo valido.
 
Decise di acconsentire e compose il numero. Lasciò squillare fino al limite. Non rispose. Fissò il telefono. Che senso aveva chiamarlo se non rispondeva? Se avesse avuto davvero bisogno di lei, avrebbe controllato il telefono; avrebbe risposto, magari non immediatamente, ma non avrebbe permesso che il settimo squillo arrivasse a torturarla. Decise di chiamare Liam per vederci chiaro.
 
<< Pronto >> rispose, suonando leggermente sorpreso.
 
<< Harry è con te? >> tagliò corto sperando di non risultare troppo acida.
 
<< Ehm…Harry? Sì >> balbettò.
 
 Qualcosa in lei scattò. Sentì il bisogno irrefrenabile di perdersi nel suono della sua voce.
 
<< Puoi passarmelo? >>
 
 << Vuoi parlargli? Non so se… >>
 
 << Dammi qua >> sentì il riccio sbottare.
 
Suonava stranamente arrabbiato.
 
 << Te lo passo >> e la sua voce andò allontanandosi.
 
<< Grazie >> rispose, sperando riuscisse a sentirla.
 
<< Glielo dirò >> pronunciò Harry.
 
<< Tranquillo. Come stai? >>
 
 << Vuoi davvero saperlo? >> chiese.
 
 Si sarebbe aspettata un tono sarcastico e, invece, risultava solo molto sorpreso.
 
<< Ti ho chiamato per questo >> e, mentre lo diceva, dimenticò tutto.
 
Nulla aveva importanza. Quella ragazza non aveva importanza. Sentiva dentro di sé la consapevolezza che Harry non le avrebbe mai mentito, che non avrebbe mai trovato un’altra, non in quel momento, almeno.
 
<< Pensavo non dovessi sprecare fiato >>
 
 << Cosa ti aspettavi? Provo a chiamarti e mi risponde una tipa che mi dice tu sia il suo ragazzo. Cosa vuoi che ti dica a quel punto? >>
 
 << Voglio che tu mi creda! Non ho fatto nulla >>
 
 << Lo so >>
 
 << Ti assicuro che…lo sai? >> si stupì.
 
 << Me lo sento, più che altro. Mi dispiace di non averti dato modo di spiegare. Il punto è che non è poi così facile stare con te, così >>
 
 << Vuoi lasciarmi? >> la voce tremante.
 
 Si stupì potesse aver pensato una cosa del genere e, al tempo stesso, la sua reazione le fece una tenerezza incredibile. << No, come ti viene in mente? >> lo rimproverò bonariamente con un risolino.
 
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Quel suono. La sua risatina. Quella domanda. Non poteva esserci nulla di più perfetto. Non sapeva come avesse fatto ma, sentendola, si era calmato immediatamente. Non sentiva più il bisogno di spaccare la faccia di Niall. Non sentiva il bisogno di fare nulla che non la riguardasse.
 
<< Ti amo >> le rispose, nascondendo a malapena la sua gioia.
 
<< Ti amo anch’io >> la sentì sorridere.
 
<< E’ la cosa più bella che potessi dirmi, oggi >>
 
 << Ho bisogno di vederti >> ammise rasentando la disperazione.
 
Intuì ci fosse qualcosa che non andava. Non gli avrebbe mai confessato il suo bisogno in quel modo, se non ci fosse stato qualcosa dietro. Non gli dispiaceva ma ne era preoccupato.
 
<< C’è qualcosa che dovresti dirmi? >>
 
 << Ho il timore di come potresti prenderla >>
 
 Chiuse gli occhi, inspirando ed espirando varie volte prima di riprendere la parola. << Ti prometto che non accadrà nulla. Qualsiasi cosa sia, io…tu mi hai creduto >> cercò di spiegarle.
 
 << Avevi ragione su George. Avevi ragione su tutto >>
 
 Sobbalzò. Cosa l’aveva portata a quella conclusione? Non poteva esserci arrivata da sola, doveva essere successo qualcosa. Lui doveva aver fatto qualcosa.
 
<< Cosa è successo? >> trattenne il fiato. Non era davvero certo di volerlo sapere.
 
<< E’ venuto qui… >>
 
 La interruppe. << A casa tua? >>
 
 << Sì, all’improvviso, oggi pomeriggio >>
 
 << E…? >> la incitò a proseguire.
 
 << Stavamo parlando di te e mi ha baciata >>
 
 Sgranò gli occhi all’udire quel verbo. << Lui cosa? Che? No, no ripeti >> le chiese, ancora paralizzato.
 
 << Mi ha baciata, Harry >> la sua voce, un lieve sussurro.
 
Spalancò la bocca, incapace di pronunciarsi.
 
 << Per favore, non arrabbiarti >> la sentì supplicare.
 
Nonostante la sua richiesta fosse così soave e lui non sarebbe mai riuscito a rifiutarle nulla, non poteva restare tranquillo all’idea che lui l’avesse sfiorata. L’aveva contaminata. Aveva assaggiato il sapore delle sue labbra. E chissà cos’altro aveva desiderato farle.
 
<< Harry, ci sei? >> lo distrasse dai suoi pensieri.
 
<< Sono qui >> sussurrò, ritrovando la sua voce.
 
<< Mi dispiace di non averti creduto prima >>
 
 << Sei troppo buona per rendertene conto >> constatò, cercando di trattenersi.
 
<< Non c’entra. Avrei dovuto crederti >>
 
 << Per favore! >> tagliò corto, severo. << Non continuare a ricordarmelo. Preferirei aver avuto torto >> aggiunse in una supplica.
 
 << Non so cosa dire in questo caso >> sussurrò lei.
 
 << Mi ami? >>
 
 << Ovviamente >>
 
 << Dimmelo >>
 
 << Ti amo. Te e nessun altro >>
 
 Sorrise al suono della sua voce rassicurante. << Rinuncio a spaccargli la faccia >> proferì con un risolino.
 
 << Per favore, stai tranquillo >> il suo tono risultò nuovamente supplichevole.
 
<< Sappi che è nella mia lista nera >> rispose, cercando di gestire bene la cosa.
 
In fondo, lei non aveva ceduto a quel bacio. Non nel modo in cui gli interessava, almeno. Lei l’aveva chiamato per assicurarsi stesse bene, chissà per quale assurdo motivo. Nonostante lui si fosse spinto troppo oltre per i suoi gusti, e l’avrebbe pagata per questo, non aveva danneggiato nulla. Non c’era bisogno se la prendesse con lei per quanto accaduto anche perché lei gli aveva creduto sulla faccenda di Cara pur non avendo prove concrete. Ora toccava a lui fare altrettanto. Doveva fidarsi del fatto che quel bacio fosse stato un qualcosa destinato a non ripetersi.
 
<< Verrà a cena qui stasera >> continuò in tono colpevole.
 
Se la immaginò con gli occhi chiusi e il fiato sospeso, in attesa che lui scoppiasse. Non le diede modo di attendere molto. << Cosa?! Lui ti bacia e tu lo inviti a cena? >> sbottò.
 
 << Siamo solo amici, Harry >>
 
 << Ti ha baciata! Hai detto tu stessa che avresti preferito avermi creduto dall’inizio! E poi? Poi lo inviti a cena? Gli lanci dei segnali! Pensi non ti salterà addosso? >>
 
 << Non accadrà! Se tu mi lasciassi spiegare… >> pronunciò frustrata.
 
<< Spiega allora, dai! Dimmi cosa ti spinge a credere di essere un genio comportandoti così >>
 
 << No, basta >>
 
Controllò il display, aveva attaccato. Cavolo! Doveva aver proprio esagerato. Richiamò immediatamente ma lei, com’era ovvio che fosse, non rispose. Lanciò l’ennesimo urlò frustrato della giornata.
 
<< Non ti posso lasciare un secondo >> lo rimproverò Zayn.

 << Non ti ci mettere anche tu! >> gli urlò e spinse un’altra sedia a terra.
 
Liam, preoccupato potesse fare lo stesso col cellulare, glielo sfilò rapidamente dalle mani. Girò in tondo qualche istante per schiarirsi le idee.
 
<< Non ti ha creduto? >> sentì l’amico chiedere.
 
 << A quanto pare non è più questo il punto >>
 
 << Eh? >> intervenne Liam.
 
<< George si è precipitato a casa sua e l’ha baciata. Fottuto stronzo. Approfitta del fatto che io sia distante >> rispose, stranamente moderando il proprio volume.
 
<< E lei? >> chiesero, quasi all’unisono.
 
<< L’ha invitato a cena >>
 
 << Magari non è come credi >> affermò Zayn, comprendendo al volo la reazione di Harry e i pensieri che dovevano essersi formati nella sua testa all’udire quella notizia.
 
 << Beh, non sembro averle dato modo di spiegare >> sussurrò, colpevole.
 
<< Prova a darle un po’ di tempo >>
 
 << Tempo? Vuoi che la lasci tra le braccia di quel vile? >> sbottò.
 
 << Hai detto di fidarti di lei >> gli ricordò.
 
 << Lei non è mai il problema >>
 
 << Mandale un messaggio e aspetta che abbia voglia di parlarti >> gli consigliò.
 
 Valutò le possibilità. Quella offertagli da Zayn sembrava l’unica ragionevole. Annuì rumorosamente e afferrò il cellulare dalla tasca. Aprì i messaggi e cliccò sul suo nome. Fissò il display per qualche istante, incerto su cosa scriverle.
 
<< Nulla di troppo opprimente >> aggiunse Liam.
 
Digitò un veloce “I’m sorry. Please x” e lo inviò prima di poter cambiare idea e mutarne il contenuto. Alzò lo sguardo e lo posò sui suoi due consiglieri.
 
<< Fatto? >> chiese Zayn.
 
 << Sì >>.
 
 Liam gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla.
 
<< Mhm, mi dispiace >> proferì in quell’istante.
 
Inarcarono le sopracciglia. << Per cosa? >>
 
 << Di aver creato tutto questo casino >>
 
 << Sta tranquillo >> e, dopo una seconda pacca sulla spalla da Liam e un sorriso rassicurante da Zayn, si lasciò andare ad un profondo respiro.
 
<< Pensa solo a rimettere le cose in ordine, lucidamente >> aggiunse Zayn, sottolineando di proposito l’ultima parola.
 
 Si lasciò scappare un sorrisino. Zayn era in assoluto una delle persone più di supporto che avesse mai conosciuto. Liam, d’altro canto, non risultava essere da meno.
 
 Il telefonò vibrò. I suoi occhi corsero rapidi, entusiasti. Sbloccò e lesse. “Just trust me”. Contemplò quelle tre parole per quella che gli parve un’eternità. Mostrò la risposta ai due amici, come a ricompensarli del fatto che fossero ancora lì fuori con lui.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Adagiò il cellulare sul mobiletto giusto il tempo necessario per vestirsi. Sfilò l’accappatoio e si coprì con lentezza, rimuginando sul da farsi. Harry l’aveva incolpata di aver agito senza riflettere invitando George a cena. Quello che lui non sapeva, però, era che tra lei e George ci fosse un accordo. Se le avesse dato modo di parlare, gliel’avrebbe spiegato. Harry, però, non sarebbe cambiato di una virgola. Sarebbe stato il ragazzo impulsivo e geloso di sempre. Lei avrebbe gestito la situazione alla perfezione. Gli avrebbe dimostrato si sbagliasse. Quella sera, sarebbe salita dai suoi dopo l’arrivo di George e avrebbero gustato insieme il pasto. Eventualmente, dopo cena, sarebbero tornati di sotto per giocare a qualche gioco da tavolo, vedere un film o, semplicemente, parlare. Nulla sarebbe andato storto. Avrebbe tenuto una distanza appropriata dal suo viso e non sarebbe incappata nel rischio lui la baciasse di nuovo. Perché non voleva la baciasse di nuovo, o no?
 
Uscì dal bagno dopo aver messo in ordine le asciugamani e intimò a suo fratello di andare al piano di sopra per agire come si erano promessi. Lui, non senza sbuffare e protestare, obbedì. Si stese sul letto, rimanendo da sola con i suoi pensieri. Fluttuavano, correvano troppo affinché lei potesse seguirli. Lanciò un mezzo urletto e si coprì il viso con le mani. Perché non aveva provato ribrezzo quando George l’aveva baciata? Perché si era sentita tradita e delusa dal fatto che avesse inizialmente preferito andare via invece di restare? Decise di scacciare tutte quelle domande e mandò un veloce messaggio a Perrie con un semplice “I love ya x”, poi lasciò cadere il cellulare accanto a sé.
 
La porta sì aprì e si mise in ascolto. I passi che udì non le sembrarono quelli di suo fratello.
 
Ne ebbe la conferma quando la voce della madre riempì il silenzio: << Melà! >>
 
 Si mise a sedere. << Cosa? >> si sporse appena.
 
 Entrò nella stanza e, fermandosi qualche passo dopo l’uscio, chiese: << Cosa devo cucinare per il tuo amico? >> si preoccupava sempre così tanto di compiacere tutti.
 
 << Va bene qualsiasi cosa >>
 
 Le lanciò uno sguardo incerto.
 
<< Davvero >> continuò per rassicurarla.
 
<< E se non gli piace qualcosa? >>
 
 << Non è allergico a nulla e mangerà qualsiasi cosa, te lo assicuro >>
 
 << Faccio la pizza? >> propose.
 
 Annuì. << Penso sia perfetto >> aggiunse.
 
 << Ripiena o…? >>
 
 << Va bene, qualsiasi cosa >> ripeté per tranquillizzarla.
 
Sua madre annuì poi rimase immobile, persa tra i suoi pensieri. Attese li esplicitasse.
 
 << A che ora arriva? >> chiese, infine.
 
 << Gli ho detto di arrivare per le otto. E’ un problema? >>
 
 << No, meglio. Avrò tutto il tempo di preparare >> e fece per andare via.
 
<< Non esagerare >> le urlò dietro.
 
 << No >> rispose e sentì la porta d’ingresso chiudersi.
 
Si alzò di scatto, ricordandosi di non aver passato del tempo con i suoi gattini e si fiondò all’esterno per rimediare, nonostante suo fratello fosse prossimo a far ritorno.       








SPAZIO AUTRICE: Heeey! Come stabilito, rieccomi. Avrei dovuto pubblicare verso le 15:00 ma mio fratello mi ha fregato il pc. Ultimamente ha questa strana fissa di vedere film in streaming e, ovviamente, quando se ne impossessa, non lo lascia se non dopo ore. Quindi, nel caso in cui foste state in attesa, sappiate che non è colpa mia. Se, invece, non ci avete fate minimamente caso, tanto meglio: almeno non mi sento in colpa. 
Ora devo andare a prepararmi, stasera ho la pizza di classe. (Con la mia ex classe, in realtà lol). Non so cosa mettere e non ho nemmeno voglia ma ho promesso di esserci ed io mantengo sempre le promesse :')
Dopo questo breve trattato sulla mia giornata, vorrei chiedervi un secondo di silenzio per i quattro anni dei ragazzi. Riuscite a crederci? Ahhhh. Craaazeh.


Dovrei scrivere molto altro ma, andando di fretta, posticipo alla fine del prossimo capitolo. Perdonatemi se potete (?). 
(Il prossimo a 65 visite e una recensione). 
Buon proseguimento di giornata :) x 

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Capitolo 24
*** Snowflake. ***


(Maggio 2014)
 
*George’s POV*
Uscì dalla doccia canticchiando. Rischiò di scivolare un paio di volte per via della combinazione pavimento di per sé scivoloso-acqua ovunque. Controllò il cellulare velocemente, più per abitudine che per altro. Non si aspettava di ricevere messaggi e, l’unica persona che avrebbe voluto sentire in quel momento, era la stessa che lo aspettava nel giro di mezz’ora. Ripensò alle ore precedenti. Quando aveva preso un volo d’impulso. Quando non sapeva cosa sarebbe accaduto. Prima del bacio. Prima che lei gli confessasse ciò che aveva sempre voluto sentire. Quante cose non poteva sapere in quelle ore. Quante cose lo avevano tormentato. E, in quel momento, vestendosi, si sentì felice. Sentì di aver fatto la cosa giusta. Seguire il suo istinto non l’aveva indotto in errore. Lo avrebbe ringraziato fino al giorno della sua morte, probabilmente. Per quel bacio, per quelle parole? Probabilmente per l’intensità di quel breve incontro.
 
“So che tu mi tratteresti meglio”. Quella frase continuava a riecheggiargli nelle orecchie, causandogli un sorriso spontaneo. Quello sprizzo di entusiasmo spariva, però, quando ricordava il seguito di quella conversazione.
 
 “Non è facile per me lasciarlo andare, George”. L’avrebbe mai lasciato andare? Gli avrebbe mai permesso di mostrarle quanto valesse? Quel cantante da strapazzo non meritava nulla di ciò che aveva. Non meritava lei. E avrebbe potuto tenersi comunque tutto, ma non sopportava l’idea che “tenesse” lei.
 
 Come faceva a non rendersi conto, nonostante gliel’avesse detto, che Harry non fosse in grado di starle accanto? Che lui non fosse in grado di essere un buon fidanzato, amante, consigliere, amico? Non poteva essere così stupida, così cieca, così ingenua. “Probabilmente se ti avessi conosciuto prima, non mi sarei nemmeno lontanamente innamorata di lui”. L’aveva dimostrato pronunciando quella frase. Quella a cui lui sentiva di potersi aggrappare saldamente. Harry non ci avrebbe messo molto a fare un ultimo passo falso. Quello che l’avrebbe finalmente portata a realizzare a chi appartenesse realmente, quale fosse il suo posto nel mondo. Avrebbe solo dovuto aspettare. Certo, era triste dovesse basarsi sugli errori degli altri ma, conosceva abbastanza il riccio dai discorsi di lei, per capire che sarebbe stata solo questione di settimane. Nemmeno la loro prima vera storia era durata più di quel lasso di tempo.
 
Si sentì un tantino colpevole per esserne felice ma non c’era altro modo in cui si sentisse nei confronti della faccenda. Era talmente attratto da lei, in una maniera stravolgente, da desiderare di averla tutta per sé. Ed era lo stesso motivo per cui era dovuto andare via pur trovandosi esattamente dove desiderava. Aveva provato l’irresistibile desiderio di baciarla, di nuovo. Di passarle una mano lungo la schiena e fare l’amore con lei. E, ovviamente, non poteva permettersi che il suo desiderio avesse la meglio, non in quel frangente, almeno. Non poteva rovinare quanto appena detto. Tutte le belle parole che era riuscito a mettere in fila, senza bloccarsi, sul fatto che fosse pronto ad attendere, paziente; sul fatto che sarebbe stato okay essere solo amici come prima, come sempre.
 
 
 
Il cellulare prese a squillare. Inarcò le sopracciglia, considerando mentalmente tutti i possibili mittenti ma non gli venne in mente nulla. Si avvicinò e vide il nome di James illuminarsi e, finalmente, collegò. Come aveva fatto a dimenticarsene? Diede velocemente la colpa al pensiero fisso di Melania e rispose.
 
<< Hey, amico! >>
 
 << George? >> chiesero dall’altro capo, in tono incerto.
 
Dalla voce comprese non si trattasse di James. << E tu sei…? >> pronunciò, accigliato.
 
 << Brad. Sono Brad >> gli sembrò seccato per aver dovuto donare quella spiegazione.
 
 << Scusami, non avevo riconosciuto la tua voce e, in tutta onestà, mi aspettavo James >>
 
 << Sì, immagino. Ha costretto me a parlarti >> il suo tono ancora seccato.
 
<< Qualcosa non va? >>
 
 << No. Voleva solo fossi io a dirti che ci piacerebbe molto facessi il nostro nome a Melyem >>
 
 << Sarò felice di procedere, allora >> commentò, chiedendosi perché il suo amico avesse fatto una cosa del genere.
 
 In fondo, lui e Brad non avevano mai scambiato più di cinque parole insieme. Non aveva pensato sarebbe stato imbarazzante per entrambi cercare di intrattenere una conversazione?
 
<< Ah, puoi dirle che andremo in Italia tra qualche giorno. Sai, nel caso in cui volesse ascoltarci personalmente o...cose del genere >>
 
 << Contaci >> rispose, premurandosi di fare un appunto mentale per non dimenticarsene.
 
 << Allora ciao >> e attaccò, senza lasciargli nemmeno il tempo di replicare.
 
Fissò il display, stupito del suo comportamento. Nonostante non lo conoscesse, non si sarebbe mai aspettato fosse il tipo da simili congedi.
 
 
Deciso a comunicare a Melania la notizia di persona, tornò a vestirsi. Non voleva arrivare in ritardo. Sapeva che a lei non sarebbe importato, non gli avrebbe fatto una scenata o cose simili ma, per qualche strano motivo, ci teneva ad essere impeccabile. Forse per i genitori. Per dar loro una bella idea, fare buona impressione. Ma, pensandoci, sarebbe stato tardi preoccuparsene solo adesso. Avrebbe dovuto iniziare sei mesi prima o nell’esatto momento in cui si erano conosciuti. Anche se, in quell’istante, non avrebbe mai potuto sapere avrebbe finito col provare qualcosa per lei e considerato vitale essere accettato anche dalla sua famiglia. Effettivamente, però, non aveva fatto nulla di male per impedire ai suoi genitori di trovarlo un caro ragazzo. Forse lo stava facendo solo per passare più tempo possibile con lei. Sorrise. Era ancora lì, l’effetto che solo lei riusciva a fargli.
 
Fece scivolare la cintura nell’ultimo passante e, dopo averla chiusa, si controllò allo specchio. Usò qualche goccia di profumo, afferrò i suoi oggetti personali e scese al piano di sotto. Salutò con un cenno tutto il personale che incrociava e superò le porte scorrevoli. Aprì lo sportello dell’auto presa a noleggio e salì. Mise in moto, uscì dal parcheggio dell’hotel e si immise in strada. Accese la radio per avere un po’ di compagnia. Una canzone familiare risuonò tutt’intorno. Gli ci volle qualche secondo per comprendere. Giusto il tempo di sentire una voce roca maschile intonare “Oh, you and I”. Un moto di stizza lo invase e spense rapido. Harry era già una presenza scomoda tra lui e la ragazza che amava, l’ultimo posto in cui l’avrebbe voluto era nella sua auto. Avrebbe trovato di meglio da cantare in quei dieci minuti.
 
 Iniziò a chiedersi cosa avesse provato lei durante il bacio. Baciava meglio di Harry? O lei aveva preferito il bacio di un ratto piuttosto che le sue labbra? Non gli era sembrata disgustata. Contrariata, quello sì, ma per niente disgustata. I suoi pensieri volarono a cosa avrebbe indossato. Sarebbe rimasta con gli stessi abiti? Ma, in fondo, perché avrebbe dovuto cambiarsi? Si trattava solo di una cena a casa sua. Non di un party, un appuntamento o una cerimonia importante. E, inoltre, stava benissimo con qualsiasi cosa. Anche in pigiama. Il pantalone grigio e la t-shirt che le aveva visto indossare come tale, quando era arrivato a casa sua la primissima volta.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*       
<< Prendine ancora! >> esclamò la madre, incitando George a servirsi una seconda porzione.
 
 Lesse negli occhi dell’amico la sofferenza che solo uno stomaco sul punto di esplodere poteva dare e accorse in suo aiuto.
 
 << Lascialo stare. Non ce la fa più >>
 
 << Non ha assaggiato nemmeno quella ripiena >> brontolò.
 
<< Vorrà dire che gliene darai un po’ quando andrà via >> cercò di accontentarla, sperando George la perdonasse quando avrebbe capito.
 
 << Quando parti? >> si rivolse direttamente a George nonostante sapesse questi non riuscisse a capirla.
 
 << Mamma >> la richiamò con una sorta di rimprovero nel tono.
 
<< Mi dimentico sempre che sei piena di amici stranieri >> si lamentò sua madre.
 
Tutti risero, tranne George. Le dispiacque non potesse capire ma non aveva alcuna voglia di tradurre anche quella sciocchezza.
 
 
 
 
<< Mi dispiace per mia madre >> commentò, trattenendo una risatina, vedendolo scendere come fosse una donna incinta.
 
 Lo precedette e aprì la porta mentre lui si lasciava andare ad un respiro. Continuò a ridacchiare sotto i baffi. La sua gatta si fiondò all’interno facendola sobbalzare.
 
<< Chi era? >> chiese George, alle sue spalle.
 
<< Tigrotta. Credo abbia fame >> commentò, accendendo la luce.
 
<< Sai che non conosco ancora i nomi dei tuoi gatti? >>
 
 << Ah, no? >> chiese distrattamente, perlustrando le stanze con lo sguardo per capire dove si fosse cacciata.
 
Cercava un pezzo di coda, una macchia di colore grigia tigrata.
 
 << No, magari puoi presentarmeli dopo >> lo sentì ridacchiare ma non stava prestando ascolto.
 
 Corse al mobiletto ed estrasse una lattina di cibo. Afferrò una forchetta e, con movimenti rapidi ed esperti, aprì e uscì fuori. Approfittò del fatto che Tigrotta o gli altri gatti non fossero nei paraggi per recuperare il contenitore del cibo. Iniziò a svuotare la lattina al suo interno e, quando ebbe fatto, richiamò la gatta. Non vedendola uscire, fece rumore con la forchetta sul bordo della lattina. La vide schizzare fuori passando sotto le gambe di George. La seguirono i tre figlioletti. Presero a mangiare con foga. Li osservò per qualche istante soddisfatta poi, di sottecchi, vide i piedi dell’amico e si ricordò di lui.
 
 << Uhm, dicevi? >> gli chiese, guardandolo appena.
 
<< Parlavo dei tuoi gatti. Volevo sapere i loro nomi >>
 
 << Oh, questa è facile – ridacchiò – lei è… >> la interruppe.
 
 << Ormai la conosco. Tigrotta, giusto? >>
 
 Lei annuì rumorosamente. << Quello arancione è Akito. Il gatto screziato è Marilyn e l’altra, quella uguale alla mamma, si chiama Chérie >> aggiunse, indicandoli uno per volta.
 
 << Pensavo fossero più piccoli. Avevo letto fossero nati il mese scorso >>
 
 << Oh, ma ti riferisci ai cuccioli? >> pronunciò quella frase con una strana vocetta.
 
 << Sì, non sono loro? >>
 
 Scosse la testa. << Sono in soffitta, tutti e tre >>
 
 << Un allevamento >> ironizzò.
 
 << Vuoi vederli? >> si informò.
 
<< Mi farebbe piacere >>
 
 Annuì rumorosamente, chiuse la porta di casa, lasciata aperta per la fretta di nutrire i suoi animaletti, e tornò al piano di sopra con George al seguito. Fecero un paio di rampe in più della volta precedente e si fermarono all’ingresso della soffitta.
 
<< Non sono nemmeno sicura che la luce…oh, eccone uno! >> esclamò vedendo uno dei gattini aggirarsi tranquillamente ad un metro da lei.
 
 << Come si chiama? >> chiese immediatamente George, al suo fianco.
 
<< Mhm, credo sia Yuki. Non ne sono completamente sicura, in realtà >> e si allungò a premere l’interruttore della luce.
 
 La visibilità non aumentò in maniera rilevante come aveva sperato. Entrò facendo attenzione a dove mettesse i piedi e incitò l’amico a fare lo stesso.
 
 << Gli altri dovrebbero essere qui >> spiegò, piegandosi per passare sotto un paio di corde di vestiti stesi e giungere ad una delle porte laterali dell’ambiente.
 
Indicò una cesta gialla. Si avvicinò per controllare e ne trovò solo uno.
 
 << Chissà dove si è cacciato Soul >> disse tra sé e sé.
 
<< Chi? >> chiese George oltrepassando, in quel momento, entrambe le corde e tornando in posizione eretta.
 
<< Il fratellino di Yuki. Non c’è qui. C’è solo Katniss >>
 
 << Hai davvero chiamato la tua gattina come…? >>
 
 << Sì, come la protagonista di un libro. Cosa c’è di male? >>
 
 << E’ solo insolito. Non avevi altro? >>
 
 Roteò gli occhi. << Una lista piena di nomi di protagoniste di libri >> gli rispose e si accovacciò per accarezzarle entrambe, a turno.
 
 Lo sentì ridacchiare alle sue spalle e, di sottecchi, lo vide imitarla.
 
 << Scusami, non volevo offendere le tue doti creative >> pronunciò.
 
Si voltò per lanciargli un’occhiata torva per via della sua evidente presa in giro e si bloccò. La distanza tra i loro visi era minima. Lo vide fissarle la bocca e mordersi l’interno del labbro. Il suo respiro accelerò. Si avvicinò appena e lei intuì cosa volesse fare.
 
 << George, io…oh, ecco Soul! >> esclamò, usandone il ritrovamento come scusa per voltarsi ed evitare un avvenimento spiacevole.
 
<< E’ molto carino >> commentò.
 
Nella sua voce non udì alcun trasporto. Le sembrava, invece, piuttosto smorto e deluso per il bacio mancato.
 
 << E’ pestifero >> e, con un risolino, lo afferrò per rimetterlo nella cesta nonostante sapesse fosse inutile.
 
Nel giro di due minuti al massimo, si sarebbe arrampicato per tornare a gironzolare indisturbato.
 
 << Forse dovremmo lasciarli dormire >> aggiunse.
 
George annuì rumorosamente e si preoccupò non avrebbe più detto una parola da quel momento in avanti.
 
 << Buonanotte Yuki. Soul. Katniss >> sentenziò, accarezzandoli uno per uno.
 
Si alzò, con un sorrisino orgoglioso e superò George, diretta alla porta. Sperò l’avrebbe seguita. E che ritrovasse la voglia di chiacchierare.
 
 << Prima che mi dimentichi, mi ha chiamato Brad prima di venire qui >> esclamò, seguendola.
 
 Sembrava avesse sbagliato a crucciarsi. << Oh, pensavo…non importa. Cosa ti ha detto? >>
 
 << Posso farti il loro nome >>
 
 << Allora fammelo >> scherzò.
 
 << The Vamps >> pronunciò con uno strano accento.
 
Ne sorrise. << Ti dispiace darmi il loro numero? >>
 
 << Appena scendiamo giù? >>
 
 << D’accordo >>.
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Si costringeva a chiudere occhio, tranquillizzarsi e non pensare a quella cena. Avrebbe avuto solo uno stralcio di un paio d’ore prima che toccasse a lui andare in studio e non avrebbe dovuto sprecare quel lasso di tempo prezioso. Si sarebbe sentito uno straccio, in seguito. Si sentiva uno straccio anche così. Ad averla lontana. A combattere contro la distanza e le interferenze da parte di terzi. La voleva con sé. L’amava. Si fidava di lei. Nonostante fosse pienamente sicuro di lei, l’idea di George al suo fianco lo mandava fuori di testa. Ed era il motivo per cui il suo cervello non riusciva a dargli tregua.
 
Prese il cellulare e controllò il fuso orario in Italia. Non aveva altro da controllare. Lei non si era fatta sentire. Decise di fare la prima mossa, sperando di non sbagliare. Digitò: “I trusted you”. Lo inviò sperando in una risposta e passò a perdersi tra le foto di loro due.
 
Come sempre da quando non poteva stringerla a sé. Ogni foto scaturiva dei ricordi. Gli vennero in mente le cose più disparate sul suo conto. Come quella volta in cui gli disse non avesse mai visto la neve. Mai visto un fiocco di neve scendere per rimanere ancorato al terreno. “E’ raro che nevichi, da me. E’ un evento talmente speciale che, quando accade, ci richiamiamo tutti per assistere allo spettacolo da dietro le finestre. Purtroppo, però, non dura mai a lungo. I fiocchi si sciolgono appena toccano terra così sembra solo abbia piovuto in modo strano” risentì quella frase nella sua testa e si sorprese di trovarla così nitida e precisa.
 
Sorrise. Non le aveva più chiesto se avesse rimediato a quella “mancanza” nei due anni in cui non erano stati insieme. Si ritrovò a sperare non l’avesse fatto. Per lui si trattava di una semplice sfumatura meteorologica ma per lei era sempre stato qualcosa di “diverso”, curioso. Gli sarebbe tanto piaciuto vedere il suo viso la prima volta avesse toccato la neve. Avrebbe adorato essere lì, per un’altra delle sue prime volte. Dei fiocchi. Moriva dalla voglia di vederne, quando l’aveva conosciuta. Solo fiocchi. “Non ci sono mai due fiocchi perfettamente identici. Ognuno è diverso, unico” non capì da dove venisse quella considerazione, dove l’avesse sentita, chi mai poteva avergliela riferita ma gli sembrò una cosa talmente dolce. Non c’era possibilità che la natura creasse due fiocchi di neve gemelli. Vendendola in questo modo, ci sarebbe stata una sola possibilità di trovare il fiocco di neve “giusto”.
 
Il cellulare vibrò, distraendolo dai suoi pensieri. Aprì il messaggio con una rapidità disarmante. “And I love you for that x”. Solo sei parole. Rileggendole, comprese. Lei era un fiocco di neve. Unica nel suo genere. Impossibile da ritrovare nemmeno avendo a disposizione un migliaio di vite. 
 




SPAZIO AUTRICE: Buon pomeriggio gente! Non pubblicavo da un po'. Aspettavo la recensione che non è arrivata :c 
Spero che questo capitolo vi piaccia o, almeno, vi dia motivo di proseguire nella lettura. 
Il prossimo sempre a 65 visite e una recensione :)


Adesso vorrei fare ciò che non ho mai fatto nella precedente ff: ringraziare i lettori ad personam. Sono andata a controllare per poterlo fare in maniera accurata. 
("For a little while"). 
Grazie a:
chiaradiambri00
Chiara_Nialler19
cicci25
holly _ _
ihaveWWATticket
Mary_Scrive
melania95 (potrei essere io ma no lol)
MiniCarol25
PervincaGranger7
stefypanda
_wantyou
Frafry94
Giuliabellaefp
july2319
nuanda_96
Saragamerro
teenage_dirtbag
Who_I_Am
_sofy1D_
alessia001
ale_styles
frascati98
frenckly 
giada cattaneo
GIOBIMONTI
MiaBonelli
noe99s
_gio18_
_killer_angel_
 
("What about forever?")
Grazie a: 
Chiara_Nialler19
Helen_Len
holly _ _
PervincaGranger7
MorizaRojas71
nuanda96
Saragamerro
_kikka1D_
ale_styles
noe99s
Who_I_Am
_sofy1D_




Sono oltremodo lusingata :) 
Probabilmente non dovrei dirlo qui ma sto scrivendo un'altra storia. "Her". Appena iniziata. Magari vi va di passare e farmi sapere :)
A presto. Buona giornata a tutti :) x

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Capitolo 25
*** Be my forever. ***


(Maggio 2014)
 
*Harry’s POV*
Si riscoprì nervoso e agitato all’idea che la sua ragazza volasse a Milano per conoscere una band inglese. La sua gelosia non l’avrebbe mai abbandonato trattandosi di lei. Perché l’aveva sperato, allora? Lanciò uno sguardo al blocca schermo. Il tempo necessario per vedere un momento perfetto imprigionato per sempre in uno scatto. Quanto le mancava. Quanto aveva adorato i pochi giorni trascorsi a casa sua. Non c’erano molte possibilità nella sua vita frenetica che potesse vivere così tranquillamente. Le cose sarebbero cambiate comprando casa insieme? Non avrebbero avuto molto tempo da passarci per via dei tour adesso che anche lei era obbligata a partire ma, vedendo il lato positivo, avrebbero avuto un posto in cui tornare che appartenesse solo a loro. Un posto in cui nessuno avrebbe più interferito. Un posto in cui avrebbero potuto restare senza doversi preoccupare di occhi o orecchie indiscrete. Avrebbero potuto trascorrere le intere giornate sdraiati a far nulla, come veri e propri pantofolai. Avrebbero potuto vivere uno stralcio di felicità. Era pronto per un simile passo? Lo desiderava da quando l’aveva riabbracciata. Desiderava non lasciarsela scappare. Mai più. Lei era davvero il suo fiocco di neve. Sorrise all’idea.
 
<< Hey >> la voce di Niall lo interruppe.
 
Provò un profondo senso di fastidio e si chiese con quale coraggio venisse a “bussare” alla sua porta. Trascorrevano inevitabilmente tutto il tempo insieme ma si erano evitati egregiamente da quando lui gli aveva remato contro. Perché smettere adesso?
 
Si voltò, trovandolo sulla soglia. Gli diede immediatamente l’idea di un cane bastonato. Che si fosse reso conto dei suoi errori?
 
<< Lo capisco se non vuoi parlarmi >> aggiunse.
 
Si accorse, con quelle parole, si fosse perso nelle sue supposizioni dimenticandosi di fiatare.
 
 << Hey >> rispose, ignorando l’osservazione di Niall.
 
<< Pensavo non volessi rivolgermi la parola >>
 
 << Ne avrei tutte le ragioni, non trovi? >> suonò più acido di quanto volesse.
 
<< Ho parlato con Zayn >>
 
 << Sei venuto qui per dirmi come io non meriti di stare con lei? >>
 
 Scosse la testa, immediatamente. Evitava il contatto visivo. << Non le hai detto fosse colpa mia >>
 
 << Volevo avesse ancora un amico >> si limitò a dirgli.
 
<< Perché? >>
 
 << Nonostante tu abbia provato a dividerci con stupidi giochetti ed io ne sia ancora tremendamente spiazzato e offeso, tu c’eri per lei quando io non potevo. Lei si è affidata così tante volte a te. Non volevo scoprisse non fossi sincero >>
 
<< Siete davvero fatti l’uno per l’altra >>
 
 << Sarebbe la mia più grande aspirazione >> commentò con un sorriso, pensando a lei. All’idea di essere quello giusto.
 
 << Mi dispiace di essermi comportato in quel modo, comunque >>
 
 Gli fece segno di accomodarsi all’interno.
 
 << Grazie. –e si mise a sedere di fronte all’amico – Ho agito senza riflettere. Mi sembrava una buona idea convincere Cara a rispondere al telefono e dire quelle cose a Melania. Pensavo che nel giro di qualche giorno, un paio di settimane al massimo, sarebbe andata avanti con la sua vita. Mi ero dimenticato di quanto avesse sofferto due anni fa. Non volevo farla stare così male, intenzionalmente. Ero troppo arrabbiato con te per ricordarmi, per vedere le cose dal giusto punto di vista >>
 
 << Mhm >> fu tutto ciò che gli uscì dalla bocca.
 
<< So perfettamente che siete fatti per stare insieme >>
 
 I ricordi lo buttarono giù come una grossa onda nel mare mosso. Una morsa al cuore.
 
 << Sto facendo del mio meglio, capisci? >> pronunciò, frustato.
 
Niall gli rivolse uno sguardo interrogativo.
 
Dopo aver colto quella domanda indiretta sul viso dell’amico, abbassò il capo. << Sto facendo del mio meglio affinché tutto vada bene, stavolta. Sto cercando di essere il più cauto possibile e…l’ultima cosa che avrei voluto era saperti mio nemico >> spiegò.
 
 << Mi dispiace, amico. Te lo assicuro. D’ora in avanti saremo dalla stessa parte >>
 
Un breve silenzio.
 
<< Sempre che tu lo voglia, ovviamente >> aggiunse.
 
Alzò la testa e gli sorrise. << Pensavo di comprarle qualcosa. Ti va di venire con me? >>
 
Si sorrisero complici.
 
<< Cosa vuoi che controlli? >>
 
 << Una gioielleria >>
 
 L’amico sbiancò. << Tu vuoi…stai per…? >>
 
 Lo fissò qualche istante per capirne il motivo. << No, assolutamente! >> esclamò.
 
 Ricevette un’occhiata torva.
 
 << Non fraintendere. E’ troppo presto per chiederle di sposarmi >> si giustificò.
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Ciao >> esclamò raggiante, trovandosi di fronte alla band al completo.
 
Due di loro, James e Tristan, le incutevano soggezione per via della loro altezza.
 
<< Ciao >> risposero in coro, chi prima chi dopo.
 
Si allungò ad abbracciarli frettolosamente. << Grazie per avermi invitata >> pronunciò.
 
 << Grazie a te per aver pensato a noi >> rispose James.
 
Sembrava sempre il più entusiasta del gruppo.
 
 << Sono abbastanza nervoso, adesso >> proferì Connor, sfregandosi le mani.
 
<< Oh, come mai? >> si informò, lei.
 
<< Beh, mi sembra piuttosto ovvio. Tu sei qui per vederci. Dobbiamo dimostrarti quanto valiamo e… >> spiegò, bloccandosi.
 
<< Non dovete dimostrarmi assolutamente niente, anzi >> e lanciò loro un sorriso. << Sono io quella emozionata. Siete davvero talentuosi >> aggiunse.
 
<< Ci lusinghi >> prese la parola Tristan.
 
<< Un minuto! >> urlarono alle loro spalle.
 
<< Vado a posizionarmi >> scherzò lei, riferendosi al posto assegnatole in tribuna.
 
<< Ci vediamo dopo >> le urlò dietro Brad.
 
Si girò un istante per ricambiare cortesemente con un sorriso.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< E’ possibile far andare via tutti? >> chiese, in un sussurro, vicino all’orecchio di Paul, entrando nella gioielleria.
 
 << Tranquillo >> lo rassicurò lanciando un’occhiata alle sue spalle, agli altri collaboratori. << Entra >> aggiunse spingendolo lievemente, al seguito di Niall.
 
Si voltò. Paul, Mark e Paddy erano all’esterno. Scrutavano i due amici da lì, sfruttando le porte a vetri.
 
 << Allora, cosa cerchi? >> gli chiese Niall, buttando uno sguardo in tutte le direzioni.
 
 Harry lo imitò.
 
 << Hai un’idea precisa? >> continuò, prima di allontanarsi per ammirare una vetrina.
 
 Harry annuì, certo che Niall non gli stesse più prestando attenzione. Scrollò le spalle con un sorrisino e decise di dare un’occhiata approfondita. Dopo un paio di vetrine, giunse alla conclusione fossero piene di gioielli troppo elaborati e dai motivi astratti. Nulla di adatto.
 
 << Cosa ci fa un bel ragazzo come te, qui? >> una voce bassa e suadente si inserì nelle sue costatazioni solitarie.
 
 Alzò il capo. La ragazza, sui venticinque anni, vestita in maniera succinta si stava riferendo a lui. Si accigliò. << Mi perdoni? >>
 
 << Oh, non darmi del lei >> accorciò le distanze, guardandolo maliziosa. << Non sono così vecchia >> aggiunse, allungando una mano lungo il suo braccio.
 
Si ritrasse. << Non ho dubbi riguardo la sua giovane età >> rispose continuando, imperterrito, a darle del lei.
 
 << E se te lo dimostrassi? >> si morse il labbro, curvandosi per mostrare meglio la scollatura.
 
 << Signorina, sono fidanzato >> tagliò corto, infastidito da quella spavalderia nauseante.
 
 << E sei fedele? >> continuò senza demordere.
 
Harry impallidì per la sua mancanza di valori.
 
 << Jane, lascia stare i clienti >> tuonò un’altra donna.
 
La vide in quel momento, ergersi alle spalle della presunta Jane.
 
Questa si voltò di scatto. << Non sto facendo nulla di male. Conversavo >> si difese.
 
 << Se non ti allontani, sarò costretta a chiamare le forze dell’ordine, di nuovo >> minacciò.
 
 Jane sbuffò. Si voltò, lanciò un’ultima occhiata ad Harry. << Nonostante tutto, è stato un piacere. Magari potremmo continuare il nostro discorso >> sussurrò. Lo sorpassò.
 
 << Non credo proprio >> pronunciò lui, tra sé e sé.
 
<< Mi dispiace ti abbia infastidito. E’ sempre un problema >> gli riferì la donna, alzando il volume.
 
 << La conosce? >> si informò.
 
 << Da qualche tempo. Ho sentito abbia perso i genitori da piccola e si sia data alla prostituzione >> rispose e si avvicinò.
 
 << Oh >>
 
 << E’ quello che viene a fare qui >> chiarì.
 
 << E’ stata già costretta a chiamare qualcuno per mandarla via? >>
 
 << Una volta. Ha provocato una rissa >>
 
 << Una rissa? >> si stupì.
 
La donna assentì. << E’ buffo. Una coppia era venuta per comprare le fedi nuziali. La ragazza è andata un attimo in bagno e lei ne ha approfittato per avvicinarsi a lui. Flirtavano spudoratamente. Quando lei è tornata, le due hanno litigato. Se fossi stata nei panni della ragazza, non me la sarei presa così tanto. Per uno del genere, non ne valeva la pena >> raccontò.
 
 << E i due? >> si interessò.
 
<< Alla fine si sono sposati. O, almeno, hanno comprato comunque le fedi >>
 
<< Mhm, capisco >>
 
 << Io sono Kylie, comunque >> e allungò la mano.
 
Gliela strinse. << Harry >>
 
 << Cerchi qualcosa in particolare? >>
 
 << Sì, sto cercando un regalo per la mia ragazza. Pensavo ad una catenina. Con un fiocco di neve. Ne avete? >>
 
 La donna annuì e gli fece segno di seguirla dietro il bancone in fondo alla sala.
 
<< Non ne ho visti in vetrina finora >> aggiunse lui.
 
<< Non sono in quelle vetrine. Sai, alcuni clienti vanno pazzi per il tipo di articoli che hai visto così li esponiamo nella maggior parte del negozio >> si andò a sistemare, lasciando Harry sul davanti.
 
 << Questo scoraggia persone come me >> scherzò.
 
 << Se non ti ha scoraggiato Jane, non so cos’altro potrebbe >> lo prese in giro. 
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Dopo il concerto, venne scortata da un paio di uomini della sicurezza nuovamente nel backstage. Si trovò a far fronte alla frenesia tipica del post concerto. Incrociò Tristan visibilmente sudato.
 
<< Hey >> gli rivolse.
 
 << Hey >> ripeté con lo stesso tono, afferrando un asciugamano da una sedia lì vicino per asciugarsi il viso. << Ti sei divertita? >> chiese, in aggiunta.
 
Presero a camminare l’uno accanto all’altra.
 
 << Moltissimo. Siete esplosivi e sarei ben felice se accettaste di seguirmi in tour >>
 
 Si fermò di botto e la fissò.
 
 << Cosa? >> chiese lei, bloccandosi a sua volta.
 
<< Tu ce lo stai…chiedendo? >> si informò, incredulo.
 
<< Mhm, sì >> rispose con naturalezza, incapace di comprendere la stranezza del suo gesto.
 
 << Tutto dipende da noi? >>
 
 Annuì.
 
 << Quindi non… >> non aggiunse altro ma immaginò di aver capito.
 
Scrollò le spalle e sorrise. << Sono venuta a vedervi perché ero molto curiosa. In seguito vi avrei chiesto se aveste intenzione di unirvi a me. Non sono una sorta di reclutatore del college o roba del genere >> cercò di spiegargli alla meglio.
 
<< Non vediamo l’ora >> esclamò, a quel punto.
 
<< Sei sicuro siate d’accordo? >>
 
 << In realtà davamo tutti per scontato sarebbe dipeso da te >> tornò sulla precedente convinzione.
 
 << E’ una strana posizione in cui trovarsi >> pronunciò lei cercando di rendere, espressivamente, il disagio che quella condizione di superiorità le avrebbe causato.
 
Lui sorrise. << Cercheremo di non metterti in strani posizioni, allora >> e diede un’ultima sfregatina al collo prima di lasciare l’asciugamano in un punto casuale del corridoio.
 
 << Mi basterebbe iniziassi promettendomi di non essere così disordinato >> scherzò, indicandogli l’azione appena compiuta.
 
 << Non sono un granché con le promesse >> rispose con un mezzo sorriso.
 
Arrivarono nei pressi della sala assegnata alla band. Le sovvenne dovesse chiamare Harry, come si erano promessi.
 
 << Scusami, devo fare una chiamata. Torno subito >> pronunciò in un sussurro.
 
<< Ti aspettiamo dentro >>
 
 Lei annuì rumorosamente e, allontanandosi, compose il numero del riccio. Alzò la cornetta quasi immediatamente e si sorprese: impegnato com’era non se lo sarebbe aspettato.
 
 << Amore >> pronunciò lui.
 
<< Sono contenta sia tu a rispondere >> proferì sollevata.
 
<< Chi altro avrebbe dovu…? Oh, Cara. Lascia perdere >>
 
 << Come stai? >>
 
 << Bene, è andato tutto bene. Tu? Com’è andato l’incontro con i The Vamps? >>
 
<< Sono entusiasta all’idea di averli in tour con me >> pronunciò riscoprendosi seriamente esaltata. << Sono stati davvero tutti molto gentili con me >> continuò.
 
<< Quindi è fatta? Verranno loro? >>
 
Lei annuì rumorosamente.
 
 << Beh, i 5SOS ce li siamo presi noi >> la punzecchiò.
 
<< Ladri >> lo prese in giro, includendo anche Liam, Louis, Niall e Zayn.
 
Lui rise.
 
 << C’è una canzone che continuo a cantare pensando a te >> ammise lei, dopo.
 
<< Quale? >>
 
 << “Be my forever” di Christina Perri e… >>
 
 La interruppe. << …fammi indovinare, Weasley? >> chiese con un sorrisino.
 
<< Ottimo intuito, amore >>
 
 << Credo di averla già sentita ma la ascolterò per esserne sicuro >>
 
 << Lo farai? >>
 
 << Mhm >>
 
 << Ora devo andare. Credo sia da maleducati starmene qui ed evitare di conversare con loro >>
 
 << Oh, troppo >> la prese in giro.
 
Finse di non badarci. << Ci sentiamo in serata? >>
 
 << Non so, forse sarebbe da maleducati starmene su Skype con te evitando di conversare con i ragazzi e tutto lo staff >> rispose, ironizzando con la sua stessa frase.
 
 << Sono seria >>
 
 << Non so comunque. –ammise – Dipende dalla fine dello show >>
 
 << Attendo un tuo messaggio, allora >> si arrese alle divisioni continue causate dal suo tour.
 
 Con un sorrisino amaro constatò sarebbe andata anche peggio con l’arrivo dei primi di Settembre. Un tour era già arduo da gestire. Figurarsi due da far coincidere.
 
 << Cercherò di non far troppo tardi >> sorrise, fingendo la cosa potesse dipendere da lui.
 
 << Ti amo >> sussurrò.
 
<< Ti amo anch’io >>.
 
Attaccò e ripose il cellulare. Tornò al camerino dei The Vamps pronta a bussare quando, una frase, la bloccò.
 
<< Quella ragazza non mi piace >>
 
 Si ritrasse e, spostandosi dove non potesse essere scorta dall’interno, rimase ad origliare. Non riconobbe quella voce ma, per qualche assurdo motivo, sentì fosse meglio non entrare.
 
 << Per quale motivo? >> gli chiese Connor.
 
<< C’è anche bisogno di chiedere? >>
 
 << Beh, sì. Io non ci vedo nulla di male in lei, anzi. Sembra molto carina >> rispose James.
 
 Riusciva a distinguere solo le voci di James e Connor, probabilmente anche quella di Tristan, con un po’ di fortuna, ma non quella.
 
 << Scommetto sia solo una farsa. Andiamo, guardala. E’ nel mondo dello show business da troppo tempo per essere ancora innocente >> ribatté quella voce.
 
Comprese. Brad.
 
 << Penso tu sia frettoloso e inappropriato. Non la conosciamo e non mi sembra il caso di giudicare. A me è sembrata una cara ragazza. E’ stata gentile quando ci siamo visti qui fuori >> rispose Tristan.
 
 << Che ti piaccia o meno o che tu la conosca o meno, non puoi negare sia un’ottima possibilità >> gli ricordò Connor, più pratico degli altri due nei suoi confronti.
 
 << Sarà, ma non vi sorprendete quando eviterò di fare amicizia con lei >>
 
<< Cerca almeno di essere educato >> gli rivolse James.
 
<< Sì, mamma >> pronunciò seccato, all’amico.
 
<< Ora cambiamo argomento. E’ andata a fare una telefonata e non durerà certo per sempre >> avvertì Tristan.
 
 << Di cosa vuoi parlare, allora? >> chiese Brad.
 
<< Mhm, hai visto quel cartellone figo là fuori? >> si entusiasmò James, riferendosi alla folla che avevano da poco salutato.
 
 Decise di attendere ancora qualche istante prima di riavvicinarsi e provare a bussare.
 
 << Quello con le lucine o l’altro gigante? >> si informò Tristan.
 
<< Lucine >> rispose James.
 
Cosa avrebbe dovuto fare? Entrare fingendo di non essere stata oggetto di discussione? O lasciarsi andare e far sapere loro di aver sentito ogni singola parola udibile?
 
<< Hey, sei qui >>
 
 Sobbalzò. Non si era accorta di Tristan sulla soglia.
 
 << Hey >> ripeté.
 
Le sorrise gentile.
 
 Ricambiò, pensando non fosse lui il problema, anzi. Lui era stato uno dei due che l’avevano difesa da giudizi affrettati.
 
 << Vieni dentro, dai >> la invitò, notando non aggiungesse altro.
 
Fu tentata dal rifiutare, invece, annuì. Brad non era un ostacolo, no? Pensava solo cose non veritiere sul suo conto, basandosi su fattori stupidi quali la sua permanenza nel mondo dello show business. In fondo lei non gli aveva fatto nulla di male, aveva la coscienza pulita. Gli avrebbe dimostrato si sbagliasse ma, per farlo, avrebbe dovuto fingere di non essere a conoscenza di quella conversazione.
 
<< Salve >> pronunciò entrando al seguito di uno dei due giganti biondi.
 
<< Ciao >> rispose entusiasta James.
 
Lui le piaceva. Era sincero e sempre genuinamente felice.
 
 << Come state? >> chiese per mandare avanti la conversazione, sperando avrebbe riacquistato presto la sua precedente naturalezza.
 
<< Bene. Ti è piaciuto lo show? >> rispose Connor.
 
<< Oh, moltissimo. Siete stati fantastici >> e lanciò un sorriso.
 
<< Sei fin troppo gentile >> commentò lo stesso ragazzo, senza nascondere l’effetto di quel complimento.
 
 << Allora, siete dei miei? >> scherzò, alludendo alla loro adesione ufficiale al suo imminente tour.
 
 << Certo. Non era ovvio? >> si intromise Brad sfoggiando un sorriso.
 
Lo esaminò. Sembrava così vero. Se non avesse origliato, probabilmente avrebbe creduto lui fosse sinceramente coinvolto. Si fece un piccolo appunto mentale, ricordandosi di non fidarsi delle sue espressioni facciali.
 
 << Ti adoriamo e, per noi, sarebbe fantastico >> aggiunse.
 
 O delle sue parole. Dov’era finito il suo proposito di non fare amicizia con lei? I suoi amici dovettero pensare lo stesso perché gli lanciarono degli sguardi piuttosto sospetti.
 
 << Non vedo l’ora di annunciarlo, davvero >> esclamò lei, stando al tacito gioco iniziato una volta messo piede all’interno.
 
 << Potremmo fare una foto tutti insieme >> propose lo stesso Brad.
 
<< Non è un’idea carinissima? >> aggiunse James, appoggiandosi all’amico.
 
<< Lasciate almeno che mi sistemi i capelli >> scherzò Connor, ravvivandoseli con le mani.
 
 << Beh, adesso conosci uno dei lati oscuri di Connor >> le si rivolse Tristan con un sorriso.
 
 << Credo di aver sentito di peggio >> rispose, ricambiando.
 
Scattarono un paio di foto utilizzando diversi effetti. Lei ne postò una sul suo profilo personale di twitter aggiungendo una dicitura sobria. “I’ve just met these lovely fellas”. Loro pubblicarono l’altro sul profilo ufficiale della band commentandola con qualcosa di simile.
 
 << Ti va di unirti a noi per cena? >> le chiese James, spiazzandola. << Pensavamo di andare ad ingozzarci di pizza da qualche parte >> aggiunse prima che lei potesse replicare.
 
 Non le sembrò una buona idea. Nonostante volesse dimostrare a Brad si sbagliasse, non era il tipo di persona in grado di restare per uno svariato numero di ore in compagnia di individui con i quali sapeva di avere “problemi”. James le sorrise. Lui e George erano buoni amici. Non doveva essere malaccio. Non notando obiezioni da parte degli altri membri e, constatando un’eccessiva titubanza da parte sua, acconsentì.
 
 << Conosco un buon posto da queste parti >> spiegò.
 
<< Due in uno >> commentò Tristan.
 
Lui e James sembravano essere i più simpatici.     
   
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< E’ davvero un bel gioiellino >> commentò Niall, alle sue spalle, entrando in una delle sale.
 
 << Trovi? >> chiese con un sorrisino soddisfatto.
 
<< Mi dispiace solo non poter essere presente quando glielo darai >>
 
 << Abbiamo bisogno di privacy >> rispose con un sorrisino.
 
<< Per un attimo, prima, ho davvero creduto volessi comprarle un anello e farle una proposta >>
 
 << No, assolutamente. Sai che la amo, ma è davvero presto >> e ripose con cura il gioiello sul tavolo.
 
 << Che piani hai? Per adesso, intendo >> si informò, recuperando una bottiglina d’acqua dal frigo.
 
 << Con lei? >>
 
 Gli lanciò un’occhiata eloquente.
 
 << Domanda sciocca. Lo so >> rispose in quel momento, lasciandosi andare ad un sorriso. << Vorremmo cercare casa insieme >> aggiunse mentre l’amico beveva una lunga sorsata.
 
 Sputò l’acqua, immediatamente.
 
 Harry rise di gusto. << Dovresti vedere la tua faccia adesso! >> sottolineò ancora tra le risate.
 
 << E’ un bel passo >> rispose semplicemente cercando di darsi un contegno.
 
<< Sì, lo so. Credo sia una cosa che sappiamo entrambi >>
 
 << E come…quando ne avete parlato? >>
 
 << Quando sono andato da lei. In realtà, sono stato io. Ho buttato nel mezzo la cosa quando ho saputo lei avesse intenzione di comprare casa a Londra >>
 
<< Affrettato >> commentò, richiudendo la bottiglina.
 
<< Ti assicuro non suonasse così male quando gliel’ho proposto >> scherzò.
 
 << E lei? >> si informò.
 
<< Mhm. Vuole aspettare la fine degli esami per decidere con più lucidità e credo non abbia tutti i torti. Siamo entrambi molto impegnati >>
 
 Un piccolo frammento di loro due insieme intenti a preparare la colazione si insinuò nel suo cervello. Sorrise.
 
 << Cosa voleva al telefono? >>
 
 << Sbaglio o sei più curioso del solito? >> lo prese in giro.
 
Scrollò le spalle. << Voglio solo evitare di combinare guai sapendo le cose a metà >>
 
 << Tieni le mani sempre ben in vista e andrà tutto alla grande >> scherzò.
 
 Si rese conto fosse decisamente di buon umore e sapeva a chi attribuirne il merito.
 
<< Voleva solo tenermi aggiornato sull’incontro con i The Vamps e chiedermi di sentirci stasera >> aggiunse, rispondendo alla domanda precedente dell’amico.
 
<< Quindi rinuncerai all’after party? >>
 
Gli lanciò un’occhiata eloquente.
 
<< Domanda sciocca. Lo so >> aggiunse, copiando esattamente l’espressione utilizzata da Harry.
 
 Si sorrisero. << Non saprei cosa farmene di un after party. Alcolici e gente che di me conosce solo il nome. Abbastanza triste quando hai una persona come lei ad attenderti dall’altra parte di uno schermo >>
 
 << Spero tu non ti stia riferendo anche a noi >> scherzò Niall.
 
<< Soprattutto a te >> gli resse il gioco.
 
<< Niall! Vuoi venire? >> urlò Lou.
 
Qualche istante dopo comparve sulla soglia.
 
 << Hey, Lou >> si rivolsero a lei, in coro.
 
<< Ti ho cercato ovunque. Ti sei dimenticato del ritocco? >> lo rimproverò prestando attenzione unicamente a lui.
 
 << Sei davvero pesante >> scherzò, avanzando dalla sua parte.
 
<< A dopo, Harry >> aggiunse, senza voltarsi a guardarlo.
 
<< Ciao, Niall >> rispose e si voltò di spalle.
 
<< Quindi avete chiarito? >> Lou era ancora dietro di lui.
 
Probabilmente doveva aver lasciato che Niall la precedesse per scambiare due parole con lui.
 
 << E’ tutto apposto >> rispose rigirandosi la confezione regalo proveniente dalla gioielleria tra le mani.
 
 << Beh, sono contenta. Ricorda che dopo tocca a te >> e udì un certo entusiasmo.
 
 << No, non ne ho voglia >> protestò.
 
 Lei non replicò e, dai passi, intuì fosse andata via. Fissò ancora lo scatolo con un sorriso inebetito. Avrebbe creato il momento perfetto. Sperò di poterla rivedere presto. Si ricordò della canzone che le aveva promesso di ascoltare. Afferrò il cellulare ed entrò su Youtube. Digitò il nome più velocemente di quanto si aspettasse dalle sue dita e si mise in ascolto.
 
We're on top of the world
We're on top of the world
Now darling so don't let go
Can I call you mine?
So can I call you mine now darling
For a whole lot of time?
My heart finally trust my mind
And I know somehow it's right
 
And oh we got time
Yeah
So darling just say you'll stay right by my side
And oh we got love
Yeah
So darling just swear you'll stand right by my side
 
We're on top of the world
We're on top of the world
Now darling so don't let go
I've got something to say
You're perfect in every way
I'm gonna shout it out
I'm gonna tell you now
'Cause I know somehow it's right
 
And oh we got time
Yeah
So darling just say you'll stay right by my side
And oh we got love
Yeah
Darling just swear you'll stand right by my side
 
Be my forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever
 
You're my bright blue sky
You're the sun in my eyes
Oh baby you're my life
You're the reason why
 
We're on top of the world
We're on top of the world
Now darling so don't let go
And oh we got time
Yeah
So darling just say you'll stay right by my side
Oh and we got love
Yeah
So darling just swear you'll stand right by my side
 
Be my forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever
 
Will you love me forever?
I'll love you forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever
Be my forever



Un punto in particolare della canzone lo colpì. Lo portò a pensare a lei. Le inviò un messaggio prima di salire sul palco.
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Hai degli animali domestici? >> le chiese James.
 
<< Sì, sette gatti. Tu? >>
 
 << Sette?! >> intervenne Brad.
 
<< Sai, se non dovesse andare bene con la musica so di avere un futuro assicurato come gattara >> scherzò.
 
 Lui fu il primo a sorriderne.
 
<< Ho un cane. Hai delle loro foto? >> si interessò James.
 
Lei annuì. << Un attimo >> aggiunse e afferrò il cellulare.
 
Lo sbloccò e notò il messaggio. << Scusa un attimo. Ho un messaggio. Rispondo e ti faccio vedere >> gli riferì.
 
 << Oh, tranquilla. Attendo >> le sorrise.
 
Will you love me forever?” sorrise, riconoscendo immediatamente le parole della canzone che gli aveva suggerito. Trovò buffo avesse mandato la parte femminile. “I’ll love you forever” scrisse velocemente, fingendosi per qualche attimo Ed Sheeran, e inviò.  
 
 






SPAZIO AUTRICE: Buon pomeriggio a tutti! Ci ho messo un po' a pubblicare perché ultimamente mi sono fissata con una serie televisiva e non faccio altro che guardarla. 
Spero mi perdonerete. Questo capitolo dovrebbe essere abbastanza lungo (?).
Non so cos'altro dire quindi se avete domande non esitate a farle, sono qui. Per il resto pubblico come al solito :)
A presto! Buon proseguimento di giornata :) x

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Capitolo 26
*** Plans. ***


(Maggio 2014)
 
<< Riesci a liberarti per l’inizio di Giugno? >> le chiese Perrie.
 
<< Mhm. Ho saputo che smetteranno di contare le assenze abbastanza presto e poi ho un ponte >>
 
 << Vieni a trovarmi, quindi? >>
 
 << Volevo anche andare ad un concerto dei ragazzi. Tu ci sei? >>
 
 << Ho promesso a Zayn sarei andata per l’ultimo concerto di Dublino >>
 
 << Il 25? >>
 
 << Dopodomani, esatto >>
 
 << Quasi, quasi potrei farci un pensierino >> considerò con un sorrisino.
 
<< Fammi sapere se riesci ad organizzarti >>
 
 << Certamente. Mi manca molto Harry >> spiegò.
 
 << Ah, ti capisco. Io e Zayn riusciamo a stento a sentirci, ultimamente >>
 
 << Per via del tour? >>
 
 << Lui ha ripreso da poco ed io ho appena iniziato la pausa. I concerti non coincidono mai >> risuonò triste.
 
 << E’ la parte difficile >> commentò. << Per fortuna io ed Harry riusciamo a sentirci su Skype o per messaggi abbastanza spesso >> aggiunse.
 
 << Tieniti stretti questi momenti. Se non sbaglio, nel giro di poco i loro impegni si intensificheranno >>
 
 << Oh, non ricordarmelo. Agli inizi di Settembre o poco più tardi devo riprendere anch’io >> si lamentò.
 
 << Ci sarai per i concerti a Milano? >> cambiò discorso.
 
<< Non ne sono del tutto sicura. Potrei avere il mio esame orale ma potrei farcela per quello del 6 Luglio, a Torino >> spiegò.
 
 << Giusto, l’esame. Manca sempre meno >> le ricordò.
 
<< Ho abbastanza ansia addosso per quello >> rispose con un risolino. << A proposito, pensavo di organizzare una festa per quel momento. Verresti? >> aggiunse.
 
<< Farò del mio meglio per esserci, lo sai >>
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< Gemma, puoi venire qui? >> urlò alla sorella, finita chissà dove con Ashton.
 
<< Dammi un minuto >> rispose questa, allo stesso modo.
 
Sbuffò, consapevole non si sarebbe trattato di così poco. Fece un giro, cercando qualcun altro. Si rese conto, in quel momento, non volesse realmente altri pareri. Tornò indietro. Trovò Gemma.
 
<< Vengo e non ci sei più? >> gli chiese.
 
<< Oh, scusa. Non pensavo saresti stata così veloce >> ammise.
 
 La sorella alzò gli occhi al cielo. << Allora? >> chiese seccata.
 
 << Mi dispiace aver interrotto il tuo momento con Ashton >> rispose lui, con lo stesso tono.
 
 << E’ qualcosa di serio, o no? >>
 
 << Volevo farti vedere una cosa che ho preso >> pronunciò, ritrovando il suo entusiasmo iniziale.
 
<< Ti prego, non dirmi un altro casco per la tua stupida moto >> affermò.
 
 Scosse la testa e le diede le spalle. Recuperò l’oggetto acquistato due giorni prima. Si voltò.
 
<< Si tratta di qualcosa di più…femminile >> scelse con cura l’ultima parola prima di concedersi un sorriso.
 
 << E’ per chi credo che sia? >>
 
Lui annuì.
 
Estrasse la scatolina dalla busta e la mostrò. Impallidì. << E’ cosa credo che sia? >> chiese qualche istante dopo.
 
Lui la guardò interrogativo. Collegò.
 
<< Oh, no! Assolutamente no >> si affrettò a dirle, senza perdere il sorriso. << Perché siete tutti convinti che io voglia chiederle di sposarmi? >> aggiunse.
 
 << Probabilmente perché è una cosa da te >> gli fece notare.
 
Si accigliò. << Cosa intendi? >>
 
 << Tutto quello che hai fatto in passato per lei, ti dice niente? >>
 
Continuò a fissarla senza comprendere dove volesse andare a parare.
 
<< Le hai preparato un pic-nic su un tetto. Ti sei tatuato per lei, due volte. L’hai portata a casa per farcela conoscere e, come se non bastasse, le hai preparato una cena in cortile per il vostro mese insieme. Tra l’altro l’hai lasciata per… >> la interruppe.
 
 << Ho capito, ho capito >>
 
 << E ancora ti chiedi perché siamo tutti convinti che faresti un passo del genere? >> gli lanciò un’occhiata eloquente.
 
 << Okay, forse potrei essere quel tipo di ragazzo con lei >> ammise, infine.
 
 Gli sorrise. << Allora? Vuoi mostrarmi cosa c’è lì dentro, o no? >> lo intimò.
 
Aprì lo scatolino. Il delicato fiocco di neve d’oro bianco scintillò sotto i suoi occhi. Rimase ad ammirarlo senza dire una parola. Harry attese.
 
<< Trovo sia adorabile >> pronunciò lei.
 
<< Adorabile? Solo? >> l’insicurezza lo invase.
 
Aveva scelto il pegno d’amore sbagliato?
 
<< No, dimmelo. Non voglio che sia solo “adorabile”. Dev’essere perfetto >> cominciò a farfugliare, preso dalle sue mille paranoie.
 
Gemma scoppiò in una sonora risata.
 
 << Non fare così. Rispondimi! >> esclamò, esasperato dalla mancata comunicazione.
 
Lei si calmò, udendo la richiesta del fratello minore.
 
 << Mi ero dimenticata che effetto ti facesse. Mi erano mancate le tue stupide paranoie. Sei davvero adorabile >> e gli lanciò uno sguardo fiero.
 
<< Anche io? A questo punto credo tu sia in fissa con questo aggettivo >> commentò, tornando in sé e riponendo il gioiello al suo posto.
 
 << Ascolta, il regalo è perfetto. Tu sei il suo ragazzo giusto e…cos’altro? >> chiese, riflettendo su cosa avesse mancato.
 
 << Mi ama? >>
 
Lei annuì con un sorrisino.
 
<< Mi abbracci? >> le richiese, ancora.
 
Lei si fiondò ad accontentarlo. << Ti voglio bene >> gli disse in un impeto d’affetto.
 
<< Anch’io. Grazie, Gem >>
 
 
 
 
 
*George’s POV*
Attaccò il telefono e, soddisfatto delle notizie ricevute da James riguardo il loro incontro con Melania, tornò in studio. Registrò per ore, rallegrato dalla sua immagine nella sua mente; spinto dal desiderio di rivederla.
 
Afferrò il cellulare e le inviò un messaggio. “How ya doin’?”. Avrebbe voluto chiederle dei suoi giorni liberi, della scuola, di quando avrebbe potuto dedicargli una giornata ma si trattenne. Sapeva di doversi muovere con i piedi di piombo. Sapeva di dover evitare di soffocarla. Se avesse esagerato, lei si sarebbe allontanata, rifugiandosi ancora di più tra le braccia di Harry. E, tra le altre cose, avrebbe rischiato grosso anche con lui. In realtà, non riusciva a spiegarsi nemmeno perché non avesse ancora un occhio nero visti i precedenti con Conor dei quali Melania gli aveva parlato tempo addietro. Qualsiasi cosa stesse trattenendo Harry dal dargli la caccia e venire alle mani, non sarebbe durato a lungo e non poteva rischiare di velocizzare le cose.
 
Attese e attese. Non ricevette risposta.
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Aprì la porta d’ingresso per fare entrare liberamente i suoi gatti e andò ad accomodarsi sul letto. I libri erano già sparsi lungo tutta la superficie. Ne afferrò uno, a caso. Si accorse fosse inglese. Lo lasciò andare di nuovo senza far troppo caso a dove andasse a finire.
 
<< Mi serve storia >> disse tra sé e sé.
 
Le capitava spesso di parlare e ragionare a voce alta non avendo nessuno intorno. Sentì un miagolio provenire dall’ingresso. Tese le orecchie. Tigrotta. La richiamò a gran voce e, qualche istante dopo, la vide raggiungerla sul letto con il suo tipico slancio. L’accarezzò dietro le orecchie.
 
<< Ciao amore. Come stai? >> le chiese con una vocetta.
 
Le grattò sotto il muso. Tigrotta iniziò a fare le fusa. Sorrise.
 
<< Devo studiare storia ma, se fai la brava, puoi restare >> smise di accarezzarla.
 
 
Il cellulare vibrò. Diede un’occhiata veloce sperando fosse Harry. Rimase delusa vedendo il nome “George”. Lasciò ricadere il telefono lì dove l’aveva preso e tornò a ripetere le ultime pagine di storia ad alta voce.       
 
 
Tigrotta drizzò le orecchie e lanciò uno sguardo fuori dalla stanza. Emise uno dei suoi miagolii di allerta e scattò in piedi. La osservò tutto il tempo, curiosa di capire cosa avesse individuato.
 
<< Melania >> richiamò sua madre, entrando in casa senza preoccuparsi di bussare.
 
Sobbalzò. << Mamma! >> pronunciò, senza nascondere lo spavento.
 
Lanciò uno sguardo alla gatta. Doveva senz’altro aver avvertito l’ingresso della donna. L’accarezzò.
 
<< Secondo te vado bene così? >> chiese e apparve sulla soglia vestita elegante.
 
Fece un giro su sé stessa poi spostò il peso da un piede all’altro per lasciare che la figlia l’ammirasse.
 
<< Dove devi andare? >> le chiese immediatamente, dubbiosa.
 
<< Al matrimonio di Andrea! >> esclamò con un leggero rimprovero.
 
Ricordò solo in quel momento ne avessero già parlato fino allo stremo. L’evento era stato pianificato dalla loro famiglia con un anno di anticipo. E, probabilmente per questo stesso motivo, l’aveva rimosso dai progetti familiari.
 
<< Mi ricordi quand’è? >> le richiese.
 
<< Dopodomani, lì. Tra una settimana qui >>
 
Impiegò qualche istante per comprenderne il significato. La futura sposa era sarda quindi avrebbero tenuto la cerimonia nella sua terra natia. La settimana successiva, invece, avrebbero organizzato un buffet anche nel paese dello sposo. Si illuminò, scorgendo la possibilità di fuggire da Harry e i ragazzi senza che sua madre ne sapesse qualcosa.
 
<< Andrete ad entrambi? >>
 
<< Probabilmente solo a quello di dopodomani. Dipende da tuo padre >> affermò.
 
<< Ah >> e cercò di trattenere la gioia che quella notizia le provocava.
 
<< Dopo l’interrogatorio, mi dici come sto? >>
 
 << Bene. Vai bene. Hai una borsa da abbinare? >>
 
<< Nera >>
 
Storse il naso. << No. Tutta nera, no. Perché non ne prendi una mia in prestito? Ne ho un paio argentate o altre pesca che potresti usare >>
 
<< Pesca? >> chiese, sconvolta.
 
Sua madre era quel tipo di persona che non sapeva come funzionasse l’accostamento di colori nel mondo della moda. A suo avviso, il nero era da abbinare solo con altro nero o, al massimo, bianco.
 
<< Non fare la troglodita –la prese in giro- Tutto nero è da funerale >>
 
<< Vedo quale va meglio >> affermò decisa e iniziò a spulciare nell’armadio della figlia, dandole le spalle.
 
<< Serviti pure, eh >> la prese in giro.
 
Riprese ad accarezzare Tigrotta la quale si dimostrò incline alle coccole, quel giorno.
 
<< Dove hai lasciato i bambini? >> le sussurrò.
 
Miagolò, come a risponderle.
 
<< Parlavi di questa? >> chiese, estraendo una borsa color pesca dal mucchio poco ordinato sul fondo dell’armadio ed esibendola.
 
<< Mhm. Secondo me ci sta bene >> constatò.
 
La donna se la rigirò tra le mani, provandone la praticità. Si accostò allo specchio e cercò di ottenere un’immagine d’insieme. Qualche secondo dopo, visibilmente soddisfatta, le rivolse di nuovo lo sguardo.
 
<< Avevi ragione >> ammise.
 
<< E beh >> rispose, roteando scherzosamente gli occhi.
 
Posò lo sguardo sulla gatta seduta sul letto. << Perché non la fai uscire? >>
 
<< Mi fa compagnia >> la difese.
 
Non protestò ulteriormente. << Vado sopra, mi spoglio e preparo la cena. Ti unisci a noi o hai altri piani? >>
 
<< No, salgo >>
 
<< Quando hai detto andrai a Londra? >>
 
<< Tra due settimane >>
 
<< Vuoi ancora cercare casa lì? >>
 
Annuì.
 
In realtà, dopo aver parlato con Harry, aveva altri piani. Non che non volesse più comprare una casa a Londra, anzi, ma non si sarebbe trattato più della sua casa ma della loro casa. Sapeva non fosse il caso di fare quella precisazione in quel momento. Sua madre difficilmente avrebbe capito. Non era molto aperta alla convivenza in generale, figurarsi nel suo caso. 
 
<< Pensavo di portare papà >> aggiunse.
 
<< La vedo difficile >>
 
<< Altrimenti ci penserò io >> risolse immediatamente.
 
<< Ah, e Harry? >>
 
<< Sei scesa per chiedermi del vestito o per farmi un interrogatorio? >> scherzò.
 
<< Non ho sue notizie da quando è andato via. Sta bene? >> evase la domanda.
 
Sorrise, rassegnata. << Sta bene. Ci siamo sentiti ieri >>
 
<< E sua madre, sua sorella? >>
 
<< Tutti bene, credo >>
 
   << Salutami tutti appena lo senti >>
 
Si stupì di tale richiesta. << Oh, come mai? Nemmeno li conosci >>
 
<< Beh, voglio ringraziarli indirettamente >>
 
La guardò confusa. << Per cosa? >>
 
<< Per aver messo al mondo o tenuto in vita, se pensiamo alla sorella, qualcuno che ti sopporti >> ironizzò.
 
<< Ah-ha >> le fece il verso, fingendosene offesa.
 
<< Davvero, non so come faccia >> insistette prima di scoppiare in una fragorosa risata e tornare al piano di sopra.
 
<< Nemmeno io >> sussurrò lei, una volta rimasta sola. 
 
Rimase qualche istante immobile poi ricordò il dettaglio più importante della conversazione: i suoi avrebbero partecipato al matrimonio. Avrebbe potuto prendersi tutta la libertà di volare fino a Dublino, assistere al concerto e tornare a casa. Un sorriso a trentadue denti le solcò il viso all’idea avrebbe rivisto Harry nel giro di pochi giorni. Avrebbe dovuto organizzare il viaggio, in fretta. Il bagaglio, il jet, i dettagli per far in modo che nessuno lo capisse preventivamente.
 
Afferrò il telefono e, ignorando nuovamente il messaggio di George, chiamò Tommy per chiedergli aiuto. Nel giro di poco, non senza proteste, risolse la questione assicurandole avrebbe mobilitato il suo jet privato e un discreto numero di guardie del corpo. Melania, inoltre, chiarì non volesse essere paparazzata quindi pregò il suo manager di depistare qualsiasi possibile fotografo/giornalista con informazioni false.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Ritrovandosi nel backstage con le solite persone, decise di scaricare un po’ di musica. Gli venne in mente la twitcam che aveva tenuto con Melania e Justin nella quale lei aveva confessato di essere in fissa con due gruppi: gli You me at six e i The Neighbourhood. Aveva sentito nominare solo il primo gruppo ma non ne  conosceva nemmeno una canzone. Decise fosse l’occasione giusta per rimediare, volendo comprendere meglio la sua ragazza. Scaricò l’album “Hold me down” del primo gruppo e “I love you” del secondo. Prima che potesse iniziare ad ascoltare qualcosa, però, venne costretto a tornare al lavoro.
 
 
 
 
 
 
*George’s POV*
Quell’attesa lo mandava letteralmente in bestia. Perché non gli rispondeva? Sapeva perfettamente fosse a casa. Stava studiando? Se anche così fosse stato, avrebbe sempre potuto trovare due minuti per digitare una risposta veloce. Cosa le impediva di farlo? Dubitava fosse seriamente impegnata fino a quel punto.
 
Entrò su twitter per scrivere qualcosa sperando, così, di sbucare nella sua timeline e di provocarle un qualche sentimento sufficiente a portarla a rispondergli. “Heeey, guys!! x” e inviò. Le sue interazioni si intasarono immediatamente per via dei fans. Si pentì quasi subito di averlo fatto, ritendendo fosse un’azione troppo stupida per poter funzionare.
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Dopo aver aiutato sua madre a lavare i piatti, scese al piano di sotto. Si concesse un bagno nonostante la temperatura, negli ultimi giorni, si stesse gradualmente alzando. Ascoltò una decina di canzoni e rischiò di addormentarsi mentre ancora era a mollo, per l’eccessiva stanchezza accumulata. Uscì dall’acqua appena comprese non ci avrebbe messo molto a replicare la scena. Si vestì, rapida e si trascinò in camera. Si accomodò sul letto e accese la tv per avere un po’ di compagnia. Il silenzio non era sempre un ottimo amico. Fece un po’ di zapping distratto e, infine, lasciò sul canale meno peggio. Recuperò la sua chitarra dall’angolo e strimpellò qualcosa.
 
Senza rendersene conto, intonò “You & I” dei One Direction. Pensò ad Harry. Le mancava così tanto. Si intristì. Non si erano sentiti per tutto il giorno, il che era eccessivamente strano per loro. Ipotizzò avesse avuto da fare e prese l’iniziativa di mandargli un messaggio sperando avrebbe risposto appena possibile.
 
“I miss you so damn much. What are you up to, love?” digitò ed inviò rapida. Tornò a suonare. Strimpellò qualcosa distrattamente. Una canzone risuonava nella sua testa e cercava di decifrare di quale si trattasse.
 
<< “Turn up the radio, those late night TV shows, hung up the telephone and just be here with me” >> cantò a voce alta sperando potesse servire.
 
Squillò il cellulare. Lanciò un’occhiata: Harry. Mollò la chitarra in un istante e rispose.
 
<< Hey >> esclamò, recuperando il suo entusiasmo.
 
<< Mel >> pronunciò lui, alquanto spento.
 
<< Cosa c’è? >> chiese, preoccupata.
 
<< Sono solo esausto. Questi concerti mi stanno spolpando vivo >>
 
Lo udì concedersi un sorrisino. Fece altrettanto. << Guarda il lato positivo >> gli ricordò.
 
<< Sai che faccio del mio meglio >> le ricordò.
 
<< Mhm. Spero arriverai vivo all’anno prossimo >> scherzò, riferendosi alle date fissate per il 2015 in Asia.
 
<< Ah, quello lo speriamo un po’ tutti >> commentò, senza nessuna vena divertita nella voce.
 
Immaginò fosse esausto. Più di quanto avesse affermato. Immaginò fosse stanco di quella vita senza orari e regole. Ne avrebbe capito le ragioni in quel caso. Da quando lo conosceva, non aveva avuto un attimo di riposo. E, come lui, anche gli altri.
 
<< Se vuoi andare a riposare, non trattenerti >>
 
<< Voglio parlare con te >>
 
<< Sei stanco >> pronunciò, come una sorta di rimprovero.
 
<< Meno di quanto sembri, te l’assicuro >>
 
Comprese le sue intenzioni. Non voleva che lei lo mandasse a dormire.
 
<< Va almeno a letto >>
 
<< Sono già a letto >> rispose, immediatamente.
 
<< Come faccio a sapere tu non mi stia mentendo? >> chiese con un risolino.
 
Sentì dei rumori indistinti.
 
<< Sentito? Queste erano le lenzuola >> rispose allo stesso modo.
 
<< Non mi sembravano lenzuola >> scherzò.
 
Altri rumori indistinti in sottofondo.
 
<< Beh, questo sono io che abbraccio il peluche >>
 
Lei scoppiò a ridere. << Spero tu non l’abbia fregato a Lux >>
 
<< No. Credo sia di Michael >>
 
Cercò di trattenere una risata per poter replicare.
 
<< Mi manchi tanto >> proferì Harry, spiazzandola per la dolcezza del tono.
 
<< Manchi di più a me >>
 
<< Dubito fortemente >>
 
<< La cosa non mi sorprende >>
 
<< Mi consigli qualche canzone degli “You me at six”? >>
 
Rimase un attimo in dubbio. << Come mai? >>
 
<< Sono curioso >>
 
<< Ultimamente mi piace molto “Cold night”. Mi fa pensare a te >> ammise.
 
<< A me? >> si stupì.
 
<< Il ritornello e la parte finale >> precisò.
 
<< E’ positivo, vero? >> si accertò.
 
Lei alzò gli occhi al cielo, intenerita. Come poteva solo pensare che l’avesse associato ad una canzone in maniera negativa?










SPAZIO AUTRICE: Buonasera a tutti! Sono due giorni che cerco di entrare su efp per pubblicare questa cacchetta senza risultati. Finalmente adesso ci sono riuscita! Yaay!


Mio fratello ha combinato un macello e ha riempito il pc di robaccia quindi va parecchio lento e sembra pieno di virus. Ho quasi voglia di picchiarlo eheh 
Perdonate la mia isteria lol
Chiusa questa parentesi spero che il capitolo vi possa piacere almeno un minimo e che qualcuno di buona volontà mi faccia sapere. 


Ringrazio chiunque stia seguendo sia attivamente che passivamente la storia. Siete taaanto cari.
Anche se va contro le mie regole (?), sto per farmi un po' di pubblicità. Già, avete letto bene. FarMI. Mi faccio pubblicità da sola. Sono un po' patetica :')
Sto scrivendo una nuova storia, (come credo di aver già scritto), si chiama "Her" ed è appena agli inizi. Se vi va, passate a dare un'occhiata. 
Non l'ho mai scritto qui ma sono ben felice di fare scambi di recensioni :)
Detto questo, buon proseguimento di serata. Vi lovvo! :) x







 
 
 
      

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Capitolo 27
*** Daily routine. ***


(Maggio 2014)
 
<< Che giorno è oggi? >> chiese rivolgendosi alle sue amiche.
 
La guardarono stupite e stranite allo stesso tempo.
 
 << Sei seria? >> pronunciò la sua compagna di banco.
 
Lei annuì e posò il suo sguardo su Anna e, in seguito, su Sarah. Quest’ultima sorrise.
 
 << Non mi guardare. Non lo so nemmeno io >> ammise.
 
<< Andiamo bene >> commentò Anna, sarcastica.
 
<< E’ Sabato 24 >> decise di intervenire Beatrice.
 
<< Ah, giusto. Ragà, mi aiutate a scegliere? >>
 
<< Cosa? >> chiese ancora Beatrice.
 
Sarah venne chiamata da Giusy e Sara alle sue spalle e non le diede retta. Non attese si voltasse per spiegare.
 
<< Vorrei fare una sorpresa ad Harry e andare da lui. Dovrei farlo domani? >>
 
<< E torneresti in serata? >> le domandò Anna.
 
<< Mhm >> pronunciò, poco convinta.
 
<< A ‘sto punto resti a casa! Ne vale la pena per una giornata? >> le rivolse di nuovo la compagna di banco.
 
<< Perché non parti stasera, non puoi? >> chiese Anna.
 
Lei parve rifletterci un attimo. << Se partissi oggi pomeriggio, potrei arrivare per il concerto di stasera. Rimarrei tutta la giornata di domani in sua compagnia e potrei andar via prima del concerto o subito dopo >> esplicò le sue riflessioni.
 
<< Mi sembra più soddisfacente. Non trovi? >>
 
<< Allora andrò stasera >> concluse.
 
<< E i tuoi? >> si informò l’amica.
 
<< Domani sono ad un matrimonio. Credo partiranno stasera >>
 
<< Stasera? >> si accigliò Beatrice.
 
<< E’ in Sardegna >>
 
<< Aah! >> esclamarono le due all’unisono.
 
<< Anche se non dovessero partire stasera, racconterò loro qualcosa. Non credo si faranno problemi a sapermi a Dublino >> commentò.
 
 << Che cosa, dove, come, quando?! >> chiese, con una rapidità unica, Sarah tornando a voltarsi in avanti, avendo perso tutta la conversazione.
 
<< Eh? >> dapprima non comprese. << Ah. Oggi pomeriggio. Vado a Dublino da Harry >> aggiunse, a scoppio ritardato.
 
<< Hanno il concerto, vero? >>
 
Lei annuì. << Vuoi venire? >> le domandò con un sorrisino colpevole per non averci pensato prima.
 
<< E me lo chiedi? >> esclamò, entusiasta.
 
<< Voi? >> e lanciò occhiate ad Anna e Beatrice le quali, fino a quel momento in silenzio, avevano assistito alla scena.
 
<< Lo sai che non sono una fan >> pronunciò la compagna di banco, liquidandola immediatamente.
 
<< Tu, Anna? >>
 
Storse le labbra in una mezza smorfia. << Non lo so. Quando torni? Lunedì c’è scuola >>
 
<< Giusto! Come facciamo? >> intervenne Sarah, perdendo la metà dell’entusiasmo iniziale.
 
<< Vi fidate di me? >>
 
<< No >> pronunciarono all’unisono, per puro divertimento.
 
Lanciò loro un’occhiata eloquente e tacque per qualche istante mentre le tre ridevano aspettando che si calmassero quel tanto sufficiente a darle retta. Contò mentalmente fino a cinque.
 
<< Ho chiesto a Tommy di preparare il jet. Non permetterò si faccia tardi, comunque >> affermò.
 
<< In questo caso, ci sto! >> esclamò Sarah dopo aver mentalmente considerato l’opportunità.
 
<< Bene >> le lanciò un sorriso.
 
<< Io devo chiedere, lo sai >> le ricordò Anna.
 
<< Di’ a tua madre che non avrai altre occasioni del genere >> scherzò, sperando che riportandole quella frase sarebbe stata libera da complicazioni.
 
<< Proverò >> rispose, incerta. << Il punto è che ho solo un paio d’ore, giusto? >>
 
Lei annuì.
 
<< A che ora, poi? >> domandò Sarah.
 
<< Non lo so. Vi mando un messaggio una mezz’ora prima di partire da casa >> assicurò ad entrambe.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*  
Si stiracchiò, sentendosi più ammaccato del solito. Ultimamente gli sembrava di combattere nel sonno piuttosto che riposarsi. Si svegliava ancora esausto e sempre più dolorante. Si preoccupò potesse trattarsi dello stress eccessivo. In effetti, trascorreva così tanto tempo in movimento.
 
Cercò di mettersi in piedi in maniera decente. Prese a stiracchiarsi e a massaggiarsi i muscoli. La situazione, però, non migliorò. Si lasciò andare ad un sospiro frustrato. Si avvicinò alle tendine e le spostò per lanciare un’occhiata all’esterno del tour bus. Il sole era già alto ma non sembrava una giornata eccessivamente calda. Scorse Paul intento a conversare con Paddy sul ciglio della strada. Stranamente non c’erano fans urlanti appostate nelle vicinanze. Nonostante le adorasse, fu grato della loro assenza. Non era sempre facile riposare o riflettere o, semplicemente, vivere in maniera normale con urla indecifrabili nelle orecchie.
 
Passò rapidamente ad inquadrare il programma della giornata. Avrebbe dovuto recarsi in palestra poco prima di pranzo, trascorrere le ore successive a scrivere o registrare e, nel tardo pomeriggio, si sarebbe recato con i ragazzi allo stadio per il sound check e tutti i dovuti preparativi. Nulla di impegnativo.
 
Prima ancora di controllare il cellulare, si assicurò che il gioiello fosse al suo posto. Ne aprì lo scatolino con cautela e lo fissò per qualche minuto prima di rendersi conto stesse rasentando il ridicolo. L’avrebbe consumato a furia di ammirarlo. Sorrise e lo rimise con cura al suo posto. Non vedeva l’ora di darglielo. Immaginava già l’espressione sul suo volto. Avrebbe creato il momento perfetto. Lei ne sarebbe stata felice come non mai. Probabilmente avrebbero finito col fare l’amore. Non che l’avesse come pensiero fisso. Avrebbe adorato possederla di nuovo in quel modo così intimo ma si sarebbe “accontentato” anche solo di stringerla tra le sue braccia e rivederla perché gli mancava troppo.
 
Sentirla al telefono, inviarle dei messaggi e vederla su Skype non era abbastanza. Voleva esserle accanto costantemente. Desiderava lei potesse seguirlo. Avrebbe potuto, se avesse fatto parte dello staff ma lei era diversa. Lei era una cantante, proprio come lui. Condividevano quel mondo. Condividevano le distanze e la solitudine. Probabilmente era per questo che, mai nella sua vita, aveva trovato qualcun’altra in grado di capirlo come era in grado di fare lei. Nonostante al mondo ci fossero così tante altre cantanti o persone generalmente sole, lei era l’unica. Lei era decisamente un fiocco di neve. Sorrise, constatando fosse ormai una costante associata alla sua persona.
 
Avrebbe preso il primo aereo per andare da lei, se non avesse avuto dei concerti. Se non avesse avuto degli impegni. Se lei non avesse avuto la scuola. Non capiva molto delle procedure della scuola italiana, né cosa fosse con precisione questo “Esame di stato” o “Esame di maturità” che lei stava per affrontare. Sapeva solo che, per via di quest’ultimo, lei era sempre stressata e sotto pressione. Sapeva solo che, per via di quest’ultimo, le cose sarebbero state complicate. Non avrebbe voluto disturbarla, ulteriormente. Essere “una distrazione”.
 
Prese una decisione. Sarebbe andato ad assistere al suo esame e le avrebbe regalato la collana in quel frangente. Avrebbe fatto i salti mortali per esserci. Sapeva significasse molto per lei essere fuori da quel posto. Cambiare vita, dare un taglio alle azioni compiute controvoglia. Lo sapeva ed era una sensazione così bella essere in grado di sapere, conoscere di nuovo tutto ciò la riguardasse. 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Partite stasera? >> chiese, seguendo sua madre intenta a riempire ordinatamente una valigia.
 
<< Sì. Non te l’abbiamo detto? >>
 
<< Se l’hai fatto, non lo ricordo >> ammise e, comprendendo sua madre sarebbe tornata sempre nello stesso punto, si accomodò sul letto per osservarne l’andirivieni.
 
<< Cucini tu per i tuoi fratelli? >> domandò, dandole le spalle per recuperare dei vestiti da un’anta dell’armadio. 
 
<< Ehm… >> pronunciò, presa alquanto in contropiede.
 
<< Cosa? >> e si voltò di scatto a guardarla, reggendo una camicia a mezz’aria.
 
<< Sono da Sarah, stasera >> mentì senza comprenderne il motivo.
 
Sua madre e suo padre, come anche i suoi fratelli e tutta la famiglia del resto, si erano abituati in fretta ai viaggi e alle continue assenze anche nel bel mezzo della settimana ma, nonostante questo, ne conosceva l’opinione quando si trattava di impegni scolastici. Non le avrebbero mai permesso di partire se solo avessero potuto leggerle nella mente.
 
<< Sarah? Non me l’avevi detto >>
 
<< Sì. Vedremo dei film e ordineremo della pizza. Non ci muoveremo da casa sua >> rispose, cercando di aggiungere dettagli per rendere la sua bugia ancora più verosimile.
 
<< Ah, va bene. Allora dirò a tuo fratello di fare lo stesso >> chiuse la cerniera interna della valigia.
 
<< Mi ha chiesto di dormire da lei. Pensavo di restare >> affermò, mantenendo il tono serio e distaccato.
 
<< Va bene, va bene. Tanto non cambia niente >> rispose e, mentalmente, analizzò tutti gli indumenti scelti.
 
<< Vedrò di non fare tardi, domani >> le rassicurò, nonostante sua madre non si fosse posta il problema.
 
Doveva trattarsi del senso di colpa.
 
<< Mi andresti a prendere la tua borsa? L’ho dimenticata >> cambiò discorso la madre.
 
<< Mhm >> e, con il cellulare alla mano, scese al piano di sotto.
 
 
Scendendo le scale, controllò se Tommy le avesse risposto. Mandò un messaggio a Sarah per dirle fosse tutto in ordine. Ne ricevette un altro da Anna. Lesse. “Non posso venire, al solito.” Le dispiacque molto e le rispose che, un giorno, l’avrebbe rapita per portarla da qualche parte senza che sua madre avesse il tempo di impedirglielo o protestare. “Magari!” le scrisse e ne sorrise. 
 
Entrò in casa e si diresse direttamente all’armadio. Afferrò la borsa e, distrattamente, si accinse a richiudere. L’occhio le cadde sulla t-shirt degli Iron Maiden. Provò una strana sensazione. Non l’aveva più messa dopo averlo accompagnato all’aeroporto. La prese. Decise l’avrebbe portata con sé a Dublino. La lanciò sul letto e corse di sopra per non far attendere eccessivamente sua madre.
 
 
<< Tieni >> le disse entrando e porgendogliela immediatamente.
 
<< Hai fretta? >> chiese sua madre con un risolino.
 
<< Non volevo farti aspettare >> ammise. Udì un miagolio provenire dall’esterno. << I gatti hanno mangiato? >> chiese.
 
La madre scosse la testa. << Volevo farlo dopo >>
 
<< Non importa, vado io >> si offrì, lasciando sua madre e recandosi in cucina.
 
Afferrò la lattina di cibo dal retro del divano e, dopo averla aperta, la versò nei vari contenitori senza dimenticarsi di portarne una minima parte ai tre gattini in soffitta che avevano da poco iniziato a nutrirsi in maniera autonoma.
 
Passò una decina di minuti in loro compagnia. Fece loro qualche foto. Quando smise, notò avesse ricevuto un messaggio di Tommy. Le assicurava avrebbe potuto partire nel giro di un paio d’ore. Il pilota si sarebbe sacrificato per loro.
 
Chiamò Perrie per informarla che, con molta probabilità, nonostante mentalmente fosse già a Dublino, non si sarebbero incontrate come avevano pensato di fare. Lei si rivelò piuttosto dispiaciuta ma comprese, assicurandole avrebbero potuto passare la Domenica mattina insieme o, almeno, un paio d’ore.
 
 
 
 
Tornò nel suo appartamento lasciando la porta appannata nel caso in cui uno dei gatti avesse voluto entrare e trascorrere del tempo in casa con lei. Lanciò un’occhiata fugace intorno e si lanciò sul letto, pensando fosse sempre più vicina alla fine della scuola; più vicina a lui. Strinse la t-shirt e la portò al viso. L’annusò. Le sembrò quasi di poter distinguere, tra l’odore di detersivo, una leggera scia del profumo di Harry. Sorrise. L’avrebbe decisamente portata con sé a Dublino. Le venne in mente dovesse preparare i suoi effetti personali e si alzò di scatto.
 
Afferrò il trolley. Lo aprì sul letto e rimase a fissarne la capienza un po’ spaesata. Decise di fare una lista, come suo solito. Mentre afferrava carta e penna, si rese conto non avesse più un’alleata per la sua sorpresa. Non avrebbe potuto contare su Perrie. Lei non ci sarebbe stata. Non voleva correre il rischio di non riuscire ad entrare nello stadio per via della sicurezza o il rischio di entrare rinunciando alla segretezza di trovarsi lì per via di qualche guardia poco informata.
 
Avrebbe dovuto individuare un complice. Pensò rapidamente ad una lista di persone. Niall? Liam? Louis? Zayn? Avrebbe potuto, certo, ma era decisa a fare del suo arrivo una sorpresa per tutti, non solo per Harry. Ragion per cui, i quattro e i 5 Seconds of Summer, erano fuori discussione.
 
Paul? Mark? Paddy? Non aveva il numero degli ultimi due e, nonostante potesse avvisare Paul, dubitò che questi avrebbe mantenuto il segreto. Generalmente era un’ottima spalla ma non avrebbe avuto la certezza matematica lui sarebbe stato lontano dai ragazzi quando avesse ricevuto il messaggio. Avrebbe potuto leggere il messaggio a voce alta o richiamare l’attenzione dei ragazzi e soprattutto di Harry ancor prima di leggerne il contenuto e capire si trattasse di un’informazione “segreta”.
 
Liz? Scosse la testa. Non era certa stesse seguendo ancora il figlio e la band in tour. E, a dirla tutta, quella donna non aveva segreti per Luke. Si sarebbe tradita solo con lo sguardo.
 
Mandò un messaggio ad una delle poche persone certa sarebbe stata lì: Gemma. Non la sentiva da qualche tempo ma era convinta sarebbe stata nei paraggi. Sapeva fosse l’unica affidabile rispetto allo staff, nonostante fosse la sorella del diretto interessato.
 
Si aggiornarono dei propri trascorsi. E, prima di completare la valigia, le chiese: “Can you keep a secret?”.
 
“You know me, babe” rispose, immediatamente.
 
“I’m coming to the show tonight. Is there any chance you will help me?”
 
“OMG, are you serious?!” e immaginò il suo tono. Sorrise.
 
“Yep. Please don’t tell anyone. I want it to be a surprise :]” la pregò.
 
“Count on me” e aggiunse un’emoji con la bocca sigillata.
 
“Amazing! I’ll hit you when I’m there, okay?”
 
“Okay. Back door?”
 
“Obviously” rispose.
 
Lasciò cadere il cellulare sul letto e terminò le ultime cose. Una volta chiusa la valigia la portò, con attenzione, in macchina. Non voleva essere vista da sua madre. Sicuramente non avrebbe creduto si trattasse di una serata da Sarah se avesse visto il trolley.
 
Tornò in casa e concluse la conversazione con Gemma rincuorata dal fatto avrebbe avuto una mano.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Si asciugò il sudore della fronte con il braccio e prese un lungo respiro con la bocca. Strinse gli occhi, sentendo una fitta ai polmoni. Si portò poi le mani nei fianchi e si piegò leggermente in avanti.
 
<< Tutto bene? >> gli chiese Mark.
 
Lui annuì, ancora impossibilitato a tenere una conversazione.
 
<< Sicuro? >>
 
Ripeté la stessa azione col capo. Fece qualche passetto sempre in quella posizione.
 
<< Facciamo pausa, okay? >>
 
<< Okay >> rispose con voce incrinata dallo sforzo.
 
<< Almeno adesso parli >> scherzò Mark.
 
Si mise in posizione eretta e riaprì gli occhi. Cercò di regolare il respiro. Mark gli si avvicinò e gli diede una vigorosa pacca sulla spalla.
 
<< Va’ a farti una doccia, campione >> lo intimò, con un sorriso soddisfatto.
 
Capì non sarebbe stata solo una pausa. Avevano finito per quel giorno. Tirò su col naso, storcendolo come suo solito. Si asciugò altro sudore con le braccia e si voltò verso gli spogliatoi: Mark era sparito.
 
Scese dal ring, recuperò un asciugamano dalla sua borsa e, mettendosela a tracolla, si avviò verso le docce. Strada facendo, controllò il cellulare. L’ora di pranzo era passata da un po’ e non aveva ricevuto messaggi. Lei doveva essere uscita da scuola da un’ora al massimo.
 
Si decise fosse in buon orario per farsi vivo. “Hey, babe x” inviò semplicemente.
 
 
 
 
Uscito dalla doccia, ritrovò la sua risposta. “Hii my love. How are ya? x”. Sorrise. Iniziarono a conversare e lui si offrì di chiamarla. Aveva un enorme bisogno di sentire la sua voce. La separazione diventava ogni ora più difficile da sopportare. Stranamente lei declinò, dicendogli fosse in procinto di studiare a casa di una sua amica. Ci rimase male ma comprese quando lei gli propose di sentirsi in serata.
 
Andò in cucina, sperando di trovare ancora qualcuno o, almeno, qualcosa vista la fame. Lungo il tragitto, si imbatté in Louis e Liam intenti a giocare a ping pong.
 
<< Hey >> rivolse loro.
 
<< Hey >> rispose Louis, mandando la pallina nel campo avversario.
 
<< Ciao amico. Dove vai? >> chiese Liam, distraendosi e mancando il colpo.
 
<< Cerco qualcosa da mangiare. Sarà avanzato qualcosa? >> si informò, bloccandosi.
 
<< Hai mancato la pallina. Riprendila, adesso >> si lamentò Louis.
 
Liam si adoperò per fare in modo che il gioco potesse riprendere. << Sarah lascia sempre da parte qualcosa, lo sai >> affermò, rivolgendosi ad Harry.
 
Quest’ultimo annuì rumorosamente. << Vado e torno, allora >> aggiunse.
 
<< Nemmeno Zayn o Niall hanno mangiato, comunque >> gli urlò dietro Louis.
 
<< Okay >> fu la sua risposta, allo stesso modo.
 
Entrò in cucina e trovò, oltre a Paddy e la cuoca, Gemma.
 
<< Salve a tutti! >> esclamò.
 
<< Hey, amico >> pronunciò Paddy tra un boccone e l’altro.
 
<< Sei venuto per mangiare? >> gli chiese Sarah.
 
Lui annuì rumorosamente e iniziò a sbirciare nelle ciotole coperte da carta stagnola disposte su uno dei tavoli.
 
<< Ci sono dei peperoni e della carne, lì >> annunciò.
 
<< Niente pesce? >> richiese.
 
<< Niente pesce oggi, Harry – quasi lo ammonì – Non fai altro che mangiare sushi e altra roba >>
 
<< Finalmente qualcuno gliel’ha detto >> intervenne Gemma.
 
Sbuffò, infantilmente. << Okay. Dove hai detto che è quella roba? >> chiese, ignorando il commento della sorella. 
 
<< Lì >> e indicò con le dita una delle prime ciotole dalla sinistra.
 
Scoperchiò e si servì una porzione mettendosi a sedere di fronte a Paddy.
 
<< Ottima scelta >> lo prese in giro quest’ultimo, lanciando un’occhiata al piatto.
 
<< Grazie per avermi difeso, eh >> lo fulminò con lo sguardo.
 
Risero tutti. Si portò un boccone alle labbra, ignorandoli.
 
<< Niall e Zayn? >> si informò, notando il silenzio circostante.
 
<< Stanno registrando >> rispose Gemma.
 
<< Tu non dovresti essere con Ashton? >>
 
<< E tu non dovresti essere con Melania? >> lo punzecchiò.
 
<< Stronza. –rise- Ci sentiremo stasera. Adesso sta studiando >>
 
<< O ti sta tradendo con un altro >> intervenne Paddy.
 
Harry lo fissò, fulminandolo per la seconda volta.
 
<< Paddy! >> lo canzonò Sarah. << Perché non vieni qui? >> aggiunse, riferendosi al suo piano cottura qualche metro indietro.
 
Questi alzò gli occhi al cielo e, prendendo il piatto, la raggiunse. Gemma andò a prenderne immediatamente il posto.
 
<< Lascialo perdere, scherzava >> sussurrò la sorella.
 
<< Sarà… >> commentò e tornò a mangiare.
 
<< Ti manca? >>
 
Lui annuì. << Ovviamente >> aggiunse.
 
<< Ovviamente >> ripeté lei, quasi insoddisfatta di quella parola.
 
<< Non siamo tutti fortunati come te >>
 
Si accigliò. << Cosa vuoi dire? >>
 
<< Lo sai >>
 
<< No >>
 
 << Riesci a seguire il tuo ragazzo nonostante sia in tour >>
 
<< Non dimentichiamoci che l’hai fatto anche tu. Beh, l’ha fatto lei due anni fa >>
 
La sua mente volò a quei momenti e sorrise. L’amava da allora. E sì, c’era stato un momento nelle loro vite in cui avevano trascorso tutto il loro tempo insieme. Eccezion fatta per quel breve periodo nel quale lei aveva tentato, involontariamente, il suicidio. Solo perché non era lì, a stringerla. Un dubbio lo paralizzò. L’avrebbe rifatto? L’aveva rifatto? Era ancora la stessa persona? Stava ancora così male dentro? Da quando avevano riallacciato i rapporti non aveva ancora avuto modo di chiederle se ci avesse riprovato. In realtà, c’erano state molte occasioni ma lui aveva rimosso quella parte della storia. L’aveva sostituita con i sorrisi ed i baci. L’aveva sostituita addirittura con le urla e le parolacce degli ultimi giorni.
 
Afferrò il cellulare al volo e, nonostante sapesse stesse studiando, le mandò un messaggio per accertarsi non fosse successo di nuovo.
 
 << Cosa c’è? >> chiese Gemma, turbata da quella mossa improvvisa e dalla mancata risposta.
 
<< Eh? >> pronunciò, alzando lo sguardo dal display.
 
<< Tutto apposto? >> si accertò.
 
<< Sì, sì. Mi sono solo ricordato di una cosa >> la rassicurò.
 
<< Hai un brutto modo di ricordarti. Mi hai fatto spaventare >> ammise.
 
<< Gem, tu sei il tipo di persona che si spaventa di continuo >> le fece notare.
 
Ne risultò offesa. << Ora non esagerare >>
 
<< Hai sentito mamma oggi? >> cambiò discorso.
 
Annuì. << Mi ha mandato una foto poco fa. Ha cucinato i biscotti >>
 
<< E’ stata una cattiveria da parte sua >> commentò con una risatina, ripulendo il piatto.
 
<< Non trovi? >> e alzò le mani.
 
<< Harry! Oh, sei qui >>
 
Si voltò verso la porta: Lou.
 
<< Mi cercavi? >>
 
Quest’ultima alzò gli occhi al cielo, seccata da una domanda così ovvia. << Per favore, ti fai sistemare quell’orribile cespuglio? Non riesco a guardarti così >>
 
<< A me piacciono. Metterò una fascia e andranno in ordine >>
 
<< Non so come devo fare con te >> si lamentò e si voltò a guardare Gemma.
 
<< Inutile che mi guardi. E’ testardo >> affermò.
 
<< C’è solo una persona che potrebbe farmi cambiare idea, lo sapete >> ricordò alle due.
 
<< Melania >> pronunciarono all’unisono.
 
<< Imparate in fretta >> prese in giro entrambe con un sorrisino. Si alzò e andò a gettare il piatto di plastica che aveva utilizzato.
 
<< E finché lei non apre bocca, dovrò vederti così? >> chiese Lou.
 
Lui annuì, senza rinunciare al suo risolino.
 
<< Non starlo a sentire. Probabilmente eviterebbe di farlo anche in quel caso >> esclamò Gemma.
 
Harry rise. << Probabilmente >> ripeté.
 
<< Le parlerò io >> proferì la sorella, con convinzione.
 
<< Visto che non vuoi farti aggiustare quell’obbrobrio e Lux vuole qualcuno con cui giocare, ti dispiacerebbe? >>
 
Sorrise. << Sarò ben felice di stare con lei >> e lasciò la stanza. << Almeno lei non si lamenta dei miei capelli >> urlò mentre si allontanava. 
 








SPAZIO AUTRICE: Buon pomeriggio bella gente! Yo! (Troppo gangstah per i miei gusti lol)
Ecco a voi un altro capitolo di questa cacchetta colossale. So che è orribile, me ne rendo conto ma da un lato è estremamente necessario. Vi assicuro che i prossimi saranno migliori. 
Volevo chiedervi una cosa (e spero qualcuno mi risponderà). Sarebbe un problema se la storia superasse i 50 capitoli? Arrivando magari intorno ai 58 come la precedente? 
Perché, onestamente parlando, non credo di farcela entro 40, figuriamoci entro 30. 
Spero in vostri pareri come sempre. 


Vorrei ricordarvi della mia seconda ff in corso, "Her", che è, più o meno, agli inizi. Ci tengo molto e mi farebbe piacere poteste passare a dare un'occhiata nel caso in cui non l'abbiate già fatto.
Detto questo, vi lascio alle vostre attività. Buon proseguimento di giornata. Vi voglio bene :) x

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Capitolo 28
*** Dublin. ***


(Maggio 2014)
 
<< Mettiamo un po’ di musica? >> propose Sarah.
 
<< Con il mio telefono? >> si accertò, lei.
 
<< Direi >> constatò.
 
Sorrise della domanda stupida che aveva posto. Prese il cellulare e aprì il lettore multimediale.
 
<< Scelgo io? >>
 
<< Niente di angosciante >>
 
<< Dai! Non ho canzoni angoscianti sul cellulare >> protestò.
 
<< E quella che fa “Wha-a-a-a-a-at do you want from me?” ? Come osi solo dire non lo sia? >>
 
Scoppiò a ridere. L’amica aveva colto nel segno.
 
<< Okay, ultimamente sto esplorando vari generi >> si giustificò con un risolino.
 
<< Lasciali fuori da questo jet, per favore >>
 
<< E’ la prima volta che sali sul mio jet? >> le chiese, facendo mente locale mentre apriva la playlist che aveva creato qualche mese prima appositamente per lei.
 
<< Non mi hai mai portata da nessuna parte >> pronunciò per causarle un forte senso di colpa.
 
Ne sorrise. << Sto rimediando, no? >>
 
<< Hai scelto? Altrimenti suggerisco io >>
 
<< Fatto, fatto >> si affrettò a dirle.
 
Fece partire “Don’t stop” dei 5 Seconds of Summer che sapeva avrebbe adorato.
 
<< Ottima scelta >> pronunciò lei, appena ebbe riconosciuto il ritmo.
 
<< Ti preparo per quando li sentiremo >> scherzò.
 
<< Ashton >> sussurrò, con aria trasognante.
 
Ridacchiò. << Credo stia ancora frequentando Gemma >> si sentì in dovere di riferirle.
 
Il suo entusiasmo si spense. << Ci sarà anche lei? >>
 
<< E’ lei che ci aiuterà a sgattaiolare all’interno senza che nessun altro lo sappia >>
 
<< Oh, bene >> commentò sarcastica.
 
<< Pensiamo a cantare, dai >> cercò di distrarla.
 
Annuì e seguì la voce di Luke.
 
Melania la seguì a ruota, lanciandosi in buffe espressioni.
 
<< Harry ti ha detto qualcosa? >>
 
<< Gli ho detto che non potevo parlare perché stavo studiando ma non ho più controllato >>
 
<< Dicevo dopo quello >>
 
<< Ah, no. Non credo, però >>
 
<< Guarda. Non vorrai farlo insospettire >>
 
<< Okay, okay >> rispose, sentendosi costretta.
 
Contrariamente alle sue aspettative, trovò un messaggio. Lui le chiedeva se avesse usato nuovamente una lametta. Quella domanda la sorprese ma, nonostante questo, sorrise bonaria. Le parve quasi di riuscire a vederlo. Preoccupato. Con la fronte aggrottata. Pieno di pensieri dannosi. Harry era la persona migliore avesse mai conosciuto.
 
Lo rassicurò del contrario e, senza farne parola con Sarah, continuò a cantare. 
 
    
 
 
 
Tre ore dopo, le due guardie del corpo svegliarono entrambe annunciando fossero arrivate.
 
Melania si accinse a ringraziare il pilota e, seguita da Sarah e scortata da Mauro e Diego, lasciò il jet. Non riusciva a spiegarsi come fosse successo, quando fossero crollate.
 
<< Non mi sono nemmeno accorta di avere sonno >> esternò, rivolgendosi all’amica.
 
<< Ah, figurati io. L’ultima cosa che ricordo è “She look so perfect” diffondersi nell’aria >> pronunciò trascinando il suo trolley.
 
<< Tu almeno l’hai sentita. Io nemmeno quella! >>
 
Scoppiarono a ridere.
 
<< E adesso? >> si informò Sarah, una volta varcata una delle porte secondarie dell’aeroporto affidata loro per l’occasione.
 
<< Dobbiamo chiamare un taxi >> intervenne Diego, pratico. 
 
<< Non hai chiesto a Gemma di mandarti un auto o qualcosa del genere? >>
 
<< Non ho voluto rischiare >> ammise.
 
<< Hai l’indirizzo, vero? >>
 
<< Credo che tutti conoscano il Croke Park >>
 
L’amica le lanciò un’occhiata eloquente.
 
<< Okay, la chiamo! >> esclamò frustrata e divertita allo stesso tempo.
 
Digitò velocemente il numero e fece partire la chiamata. Mise il vivavoce e attese che gli squilli lasciassero il proprio posto ad una voce umana.
 
<< Hey! >> esclamò Gemma, entusiasta.
 
<< Hey, Gem. Come va? >>
 
<< Tutto bene, tu? >>
 
<< Alla grande. Volevo solo dirti che siamo appena arrivate. Chiamiamo un taxi e siamo lì >>
 
<< Ci vorrà un po’, allora >> constatò.
 
<< Sì, lo immaginavo –Si morse il labbro- A che punto siete lì? >>
 
<< Manca mezz’ora >>
 
Le sembrò non potesse parlare più di tanto.
 
<< Puoi parlare? >> le chiese, per accertarsene.
 
<< Non direi >>
 
<< Okay, ho capito. Ti richiamo appena siamo arrivate >>
 
<< Siamo? >>
 
<< C’è anche Sarah >> udì un vociare indistinto in sottofondo.
 
<< Oh, okay. Fammi sapere >> tagliò corto.
 
<< Agli ordini >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
 << Ci vediamo bellezza >> sentì Gemma esclamare e si voltò dalla sua parte.
 
<< Con chi parlavi? >> le chiese, vedendola mettere apposto il cellulare.
 
Tacque. << Allison >>
 
Si accigliò. Non aveva mai sentito quel nome. << Allison? Chi è? >>
 
<< Non la conosci. Abbiamo studiato insieme per qualche tempo >>
 
Lasciò perdere la questione nonostante non le sembrasse filare. << Oh, okay >> e le diede le spalle.
 
Andò a recuperare una bottiglina d’acqua. Bevve delle lunghe sorsate. Origliò la conversazione tra Zayn e Niall, intenti a giocare a calciobalilla.
 
<< Quindi viene domani? >> domandò Niall.
 
<< Sì. Mi ha promesso sarà qui domani mattina. Al massimo per l’ora di pranzo >> rispose dando un colpo deciso alla pallina.
 
<< Perrie? >> si intromise.
 
L’amico annuì.
 
<< Sono contento che riesca a farcela, per te >> pronunciò e li lasciò alle loro imprese.
 
Pensò fosse molto fortunato. Avrebbe potuto rivedere la ragazza, contrariamente alle sue possibilità. Ogni secondo desiderava sempre di più poterla avere lì.
 
<< Vieni a giocare con noi? >> gli chiese Louis, affiancandolo.
 
Scosse la testa. << Volevo andare a sentire un po’ i ragazzi lì fuori >> attappò la bottiglina.
 
<< Credo stiano per cantare “Beside you” >> lo informò, conoscendone i gusti.
 
<< Grazie amico >> pronunciò precipitandosi fuori con discrezione.
 
 
Another day and I’m somewhere new
I made a promise that I’ll come home soon
Bring me back, bring me back to you
 
 
Erano alla seconda strofa. Il suo pensierò volò irrimediabilmente a lei. Come sempre. Era la canzone che aveva ascoltato quando lei era andata via dopo la prima volta che si erano rivisti. Una delle tante che gliela ricordava incessantemente.
 
 
When we both wake up underneath the same sun
Time stops, I wish that I could rewind
So close but so far away
 
 
Canticchiò qualche parola, assorto. Si avvicinò a Paul. Quest’ultimo, dopo essersi accorto della sua presenza, gli sorrise.
 
<< Cosa ci fai qui? >> gli chiese urlando, per sovrastare la musica.
 
<< Adoro questa canzone >> rispose, allo stesso modo.
 
Ricevette un sorriso paterno. << Non puoi stare molto, però >> aggiunse.
 
Lui annuì, consapevole della situazione e riprese a cantare. 
 
 
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was beside you
She lies awake trying to find the words to say
I wish I was, I wish I was beside you
 
 
The pieces of us both under every city light
And the shining as we fade into the night
 
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was
 
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was beside you
She lies awake trying to find the words to say
I wish I was, I wish I was beside you
 
 
She lies awake beside you
I wish I was, I wish I was
 
 
She sleeps alone, my heart wants to come home
I wish I was, I wish I was
 
  
 
 
<< Beside her >> sussurrò senza rendersene conto, in aggiunta alla canzone.
 
Paul gli diede una pacca sulla spalla. << Torna dentro, dai >> gli intimò.
 
<< Non ti libererai così facilmente di me. Venti minuti nemmeno e sarò di nuovo fuori >> scherzò.
 
<< Se non puoi farne a meno >> lo prese in giro e gli diede una lieve spinta.
 
Harry rise e, lanciando un veloce saluto ai quattro sul palco, tornò nel backstage. Incontrò Lou. Al solito si aggirava dietro le quinte con la sua bomboletta di lacca alla mano. Si scambiarono un’occhiata.
 
 Lei gli fece una smorfia. << Sei inguardabile >> aggiunse arricciando il naso.
 
Scoppiò a ridere. << Non mi convincerai così >>
 
<< Non cambierò approccio in nessun caso >> proferì con un mezzo sorriso.
 
<< Credo che a Michael serva un po’ di lacca, lì fuori >> la prese in giro.
 
Gli fece il verso e se ne andò. Lui, divertito, prese la direzione opposta. Si unì a Niall e Zayn chiedendo loro di poter giocare. Dan entrò in squadra al fianco del biondino e iniziarono una vera e propria competizione.
 
<< Siete nervosi per stasera? >> chiese Dan, con gli occhi puntati sulla pallina, in attesa entrasse nella sua area d’azione.
 
<< Abbastanza >> ammise Niall.
 
<< Stiamo parlando del Croke Park. Niall ci è praticamente legato col cordone ombelicale >> scherzò Harry.
 
<< Ne parlavamo giusto prima, vero? >> prese la parola Zayn, rivolgendosi a Niall.
 
<< Che sto per farmela sotto? Ovvio, ne parliamo sempre >> scherzò.
 
<< Penso sarei ancora più nervoso se ci fosse la mia famiglia ad assistere >> intervenne Dan, riferendosi alla presenza del padre di Niall, prevista per il giorno successivo.
 
<< E’ ovvio. E’ già spaventoso cercare di fare colpo su un numero esorbitante di persone, figurati se tra quelle c’è la tua famiglia >> commentò Zayn.
 
<< E’ strano, in effetti. Ti senti un po’ come se dovessi renderli orgogliosi di te. Dimostrare quanto vali. Poi ti giri a guardare e trovi tutti in lacrime >> sorrise Niall, pronunciando quella frase alquanto contorta.
 
<< Come farai per domani, allora? >> chiese Harry, mancando la pallina e “consegnandola” involontariamente “tra le mani” di Dan. << Cavolo! >> esclamò.
 
I due avversari avvantaggiati ne risero, soprattutto quando, quella piccola distrazione, permise loro di segnare un punto.
 
<< Cosa dicevi? >> chiese Zayn, spronandolo a tornare al discorso.
 
<< Mhm, mi chiedevo come farà Niall, domani. In realtà, anche tu ora che ci penso >> rispose lanciando uno sguardo veloce ad entrambi.
 
<< Perrie non… >> iniziò prima di bloccarsi. Sembrò riflettere su quanto fosse in procinto di dire. << No. Anche avere lei tra il pubblico mi rende nervoso >> ammise.
 
Sorrise. << Non immagino avere Melania >> disse tra sé e sé Harry.
 
<< Se ci fosse, potresti capirci >> scherzò Niall.
 
<< Già >> si intristì, pensando non l’avrebbe scoperto quel mese né il successivo.
 
Di sottecchi intravide sua sorella camminare nervosamente avanti e indietro nella stanza adiacente. La vide afferrare il cellulare e bisbigliare qualcosa. Non udì granché, solo qualche stralcio di conversazione nella quale affermava di star aspettando l’arrivo della stessa persona con cui era impegnata a discutere. Inarcò le sopracciglia, stranito. Non gli aveva detto nulla circa un incontro previsto per quella sera tra lei e qualche amica o amico. Che si trattasse della ragazza con cui aveva parlato in precedenza? La stessa Allison spuntata fuori dal nulla?
 
<< Amico, presta attenzione! >> la voce di Zayn quasi gli perforò il timpano.
 
<< S-scusa >> balbettò, in tutta risposta.
 
Si rese conto qualche istante dopo, guardando i punteggi, si fosse perso due goal. Aveva lasciato segnare due goal.
 
<< Perché ti sei distratto? Non che mi dispiaccia, eh… >> pronunciò Niall accompagnando la seconda parte della frase ad un risolino.
 
<< Niente, Gemma. Mi sembra un po’ strana >> ammise in un sussurro per evitare di essere udito.
 
<< Strana come? >> si intromise Dan.
 
Le lanciò un’occhiata furtiva per assicurarsi non si fosse immaginato tutto.
 
<< Non lo so. E’ parecchio agitata. Nasconde qualcosa >>
 
<< Avrà solo il ciclo >> si intromise Niall.
 
<< Amico! >> lo rimproverò Zayn con un’espressione disgustata.
 
<< Potrebbe essere >> si difese, ignorando la pessima immagine che aveva fatto scaturire nelle menti degli amici.
 
<< No, non si tratta di quello. E’ agitata, non nervosa. Non risponde male, risponde in maniera ambigua >> continuò, Harry.
 
<< Come si risponde in maniera ambigua? >> lo guardò stranito Niall.
 
<< Stava parlando a telefono e quando le ho chiesto chi fosse, mi ha risposto “Allison” >>
 
<< E quindi? >> chiese Dan, segnando un altro punto per la propria squadra.
 
<< Quindi…le avete mai sentito parlare di questa Allison? >>
 
Tutti tacquero, come intenti in una lunga riflessione di cui lui, però, conosceva già l’esito.
 
<< La conosco da vent’anni e vi posso giurare che non le ho mai sentito parlare di nessuna Allison >> continuò, deciso.
 
<< Ti starai impressionando >> rispose Zayn, distrattamente.
 
<< Anche se non dovrei, per il bene di Zayn ti chiedo di pensare a giocare e lasciar perdere le tue paranoie >> intervenne Niall, muovendo la stecca con un colpo secco.
 
Constatò potessero avere ragione. In fondo non era detto che Gemma avesse sempre parlato di tutti o che lui avesse ascoltato qualsiasi nome o informazione lei avesse condiviso in casa, in passato. Il fatto che fosse agitata non implicava niente. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Siamo bloccati nel traffico. Ci vorranno ancora venti minuti, minimo >> le riferì, alquanto frustrata.
 
<< Questa non ci voleva proprio >> sussurrò Gemma, per tutta risposta.
 
<< Hanno già iniziato? >> chiese, a malincuore.
 
<< No, stanno giocando a calciobalilla. Mancano ancora dieci-quindici minuti >>
 
<< Potremmo farcela >> disse, più a sé stessa che a chiunque altro.
 
<< Per favore, fammi sapere quanto prima >> la pregò senza aumentare il volume della voce.
 
<< Certo, tranquilla >> e attaccarono con la promessa di aggiornarsi a breve.
 
Posò il cellulare in tasca e guardò Sarah.
 
<< Allora? >>
 
<< Credo ci perderemo i 5SOS >> pronunciò, storcendo le labbra per il dispiacere.
 
<< Cavolo >> protestò.
 
<< Tranquilla. Li costringeremo a cantare per noi nel backstage >> la rassicurò.
 
<< Tu trattieni Luke e Michael, io gli altri due >> propose, con decisione.
 
Trattenne una risatina. << Non avevo dubbi avresti preferito loro >>
 
Continuarono in quel modo per un po’, cercando di dissimulare ed eliminare il nervosismo causato da quella situazione fastidiosa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< I giochi sono finiti! >> esclamò Paul, entrando.
 
Al solito, si aspettava gli altri avrebbero protestato ma, stranamente, quella sera nessuno lo fece. In men che non si dica si ritrovarono tutti dietro al palco, in fila.
Attendevano i ritocchi precisi e necessari di Lou con alla mano la sua fedele lacca. Il nervosismo era palpabile e riempiva l’aria. Nonostante fosse la seconda sera di fila, si trattava pur sempre del Croke Park.
 
Vennero lasciati qualche minuto da soli. Si riunirono in cerchio, stringendosi come per discutere di una strategia.
 
<< Cerchiamo di fare del nostro meglio >> pronunciò Liam.
 
<< Rendiamo tutti fieri >> aggiunse Zayn.
 
<< Divertiamoci >> intervenne Louis.
 
<< E, nel tuo caso Niall, trattieni le lacrime >> proferì Harry con un sorrisino.
 
Scoppiarono tutti a ridere. In seguito si lanciarono uno sguardo e, come a leggersi nel pensiero, buttarono le mani al centro, una sull’altra.
 
<< One, two, three… >> iniziò Niall.
 
<< We push! >> urlarono all’unisono e lanciarono le mani in aria.
 
Si scambiarono sguardi, pacche sulle spalle e sorrisi divertiti prima che il segnale partisse e li avvertisse fosse giunto il loro momento.
 
 
 
 
 
 
<< Vi state divertendo? >> urlò Liam.
 
La folla rispose allo stesso modo, travolgendoli.
 
<< A nome di tutti, vorrei ringraziarvi per essere qui. Siete fantastici e questo è lo spettacolo migliore di sempre >> proseguì Harry, intervenendo come prestabilito.
 
La folla prese ad urlare in tempi alterni ogni tre o quattro parole. Sorrise, incredulo. Lanciò occhiate agli altri ragazzi. Avevano tutti la stessa espressione. Si sorrisero.
 
<< La canzone che stiamo per cantare adesso è il nostro nuovo singolo. Se conoscete le parole, per favore…cantate con noi >> incitò.
 
<< Ecco “You & I” >> sussurrò nel microfono Zayn.
 
Gli altri andarono ad appoggiare i propri microfoni sulle aste mentre Harry si voltava all’indietro per giocherellare con i musicisti. Dan gli alzò il dito medio per scherzo e il riccio scoppiò a ridere.
 
Niall iniziò la sua strofa. Harry comprese dovesse smetterla di dare le spalle alla folla e alle telecamere e mettersi in posizione. Quando lo fece, notò uno strano movimento nella prima fila: quella destinata allo staff e alla famiglia.
 
Liam iniziò la sua parte. Harry cercava di aguzzare la vista. Paul gli stava sorridendo compiaciuto e non ne capiva il motivo. In quell’istante, però, la guardia della sicurezza distolse lo sguardo e lo orientò alle proprie spalle. Vide sua sorella.
 
Tutta questa agitazione per la presenza di Gemma? Scuotendo appena la testa, intuì toccasse a lui. Iniziò ad intonare il ritornello e puntò lo sguardo al cielo. Le stelle, per quanto oscurate dalle luci dello stadio, erano visibili sopra le loro teste. Sorrise pensando alla notte in cui avevano festeggiato il loro anniversario in anticipo, due anni prima. Sorrise pensando a quanto, ormai, ogni cosa fosse collegata a lei. Anche quella canzone.
 
Zayn proseguì. Abbassò lo sguardo e, assorto nella dolcezza della canzone, guardò distrattamente i vari anelli, uno dopo l’altro.
 
Louis prese a cantare la sua strofa. Abbassò lo sguardo sulla prima fila. La vide. Accanto a Gemma. Melania. Era lì. La fissò, convinto di star avendo un’allucinazione. Si strofinò gli occhi. La sua immagine non sparì. Lei sorrise e lo salutò con la mano. Il suo cuore mancò un battito. Ricambiò il saluto con un inconsapevole sorrisino inebetito stampato sul viso.
 
Niall gli diede un colpetto con il gomito. Aveva perso l’attacco per il ritornello. Cercando di dissimulare, riprese direttamente dalla frase successiva e, cercando di non guardarla per non essere distratto dalla sua bellezza, finì.
 
<< Cosa ti è preso? >> gli sussurrò a quel punto Niall.
 
La base musicale esplose. Zayn segnava il ritmo col piede, in attesa toccasse alla sua nota alta.
 
<< E’ qui >> rispose allo stesso modo.
 
<< Chi? >> chiese, non capendo.
 
<< Melania. E’ qui >> ripeté e, nominandola, non poté fare a meno di sorridere.
 
Niall ricambiò. << Ora puoi capire il nostro nervosismo >> scherzò e tornò dietro alla propria asta.
 
Consapevole avrebbe dovuto cantare una trentina di secondi dopo, decise di posare di nuovo il suo sguardo su di lei e lasciare che la sua visione lo pietrificasse.
   
 






SPAZIO AUTRICE: Buonasera a tutti! Mi scuso ENORMEMENTE per la mia assenza. Non pubblico da un bel po'. (Ho dimenticato di controllare da quanto prima di decidere di postare ma so che è tanto per meritare di essere presa a parole ahah).
Il punto è che ho iniziato a scrivere una nuova storia (di cui probabilmente vi ho già parlato), "Her" (qui il link, se vi va di dare un'occhiata: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2730714&i=1 ), e mi ha preso talmente tanto che scrivo solo quella. Credo sia l'euforia del momento, all'inizio c'è sempre questa cascata di idee e voglia di scrivere a palate. 
Ad ogni modo, spero che questo capitolo, per quanto stupido, possa servire a far perdonare la mia assenza. 
Non so quando pubblicherò di nuovo perché, per quanto detto sopra, ho tralasciato la scrittura di questa ff e sono un po' indietro con i capitoli. Il che è un problema con due storie all'attivo. (Sì, so che è solo colpa mia perché mi sono cacciata da sola in questa situazione).
Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni. Mi fareste davvero taaanto felice. (Non è necessario diciate cose positive. Potete anche recensire per criticare, fin tanto che si tratti di commenti costruttivi e non semplici insulti).
 Ho finito, credo. Buon proseguimento di serata. Vi voglio bene! :) x



 
 
  
 

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Capitolo 29
*** Everything. ***


(Maggio 2014)
 
Gemma, al suo fianco, rise. << E’ adorabile >> commentò.
 
<< E’ bellissimo >> rispose lei, assorta.
 
<< Oh, beh. Vedo che siete in due, almeno >> continuò la cognata, divertita.
 
<< Lasciami stare >> si lamentò, imbarazzata e si strinse a Sarah, alla sua sinistra.
 
L’amica ricambiò la stretta mentre, ondeggiando, cantava a squarciagola.
 
<< Hanno quasi finito >> informò entrambe.
 
<< Credi ci convenga andare dentro? >> le chiese Melania.
 
<< Potete anche restare, se volete. Volevo iniziare ad andare, almeno io >> ammise.
 
<< Oh, va bene >> le si rivolse Sarah, distratta.
 
<< Paul è dalla mia parte, vero? >> chiese Melania con un sorrisino dovuto, più che altro, alla visione di Harry.
 
<< Certo. Non ti permetterà di essere sopraffatta dalla folla >> le assicurò e, lasciandole un bacio veloce sulla fronte, si fece scortare nel backstage da Mark.
 
 
 
 
 
Al termine di “Best song ever”, ultima canzone in scaletta, approfittarono dei saluti ed inchini finali per sgattaiolare nel backstage accompagnate da Paul. Abbracciarono gli ignari membri dei 5 Seconds of Summer e, Melania, salutò tutto lo staff in memoria del primo tour che avevano trascorso insieme.
 
La persona che fu più contenta di rivedere, oltre a Gemma, fu Lou con la piccola Lux. Vedere quanto quest’ultima fosse cresciuta le causò qualche secondo di commozione.
 
<< Lux! Ti ricordi di me? >> chiese, piegandosi in avanti per essere all’altezza della bambina.
 
Questa la scrutò qualche istante intimidita poi le sorrise e lei comprese avesse capito.
 
Si abbracciarono intensamente.
 
<< Mi sei mancata >> pronunciò Lux con la sua vocetta sottile.
 
<< Anche tu, piccola >> rispose baciandole la testa.
 
<< Sei tornata con zio Harry, vero? >> si informò con un’innocenza disarmante.
 
Ne sorrise mentre si staccava. In un secondo momento annuì.
 
<< Sei venuta a trovarlo? >> chiese ancora, curiosa.
 
<< Mhm. Sono venuta a trovare tutti, in realtà >> ammise e tornò in posizione eretta.
 
La bambina le si attaccò alle gambe. << Resti fino alla fine? >> domandò speranzosa.
 
Dedusse si riferisse alla fine del tour e fu costretta a spezzare le sue convinzioni. << No, resto fino a domani >>
 
Soppresse un lamento. << Non è giusto. Non rimani più con noi come prima >>
 
<< Lo so, piccola. Anche a me dispiace non essere più con voi >> le accarezzò i capelli. << Vuoi venire in braccio? >>
 
La bambina annuì e tese le braccia verso l’alto. Melania la sollevò e lasciò che questa le si avvinghiasse con le gambe intorno al bacino.
 
<< Ti ricordi di Sarah? >> le disse avvicinandosi all’amica intenta a discutere con Michael.
 
<< No >> pronunciò la bambina timida e si nascose appena dietro Melania.
 
I tre ne sorrisero.
 
<< Non ti nascondere. Non si offende mica se non ti ricordi di lei >> la rassicurò.
 
<< Sono un’amica di Melania >> si presentò Sarah con una vocetta adorabile, scelta appositamente per Lux.
 
<< Amore >> pronunciò Harry, oltre le spalle di Michael.
 
<< Hey >> sussurrò lei, trattenendo a stento un sorriso inebetito.
 
<< Lux vuoi venire con me? >> sentì l’amico chiederle.
 
Questa scosse la testa mentre Harry si avvicinava.
 
<< Dai, lasciamo un po’ zio Harry e Melania insieme >> continuò Michael e, prima che Lux potesse dichiararsi favorevole o meno, la prese di peso dalle braccia dell’amica.
 
<< Vado anch’io >> bisbigliò Sarah seguendo Michael e Lux, consapevole Melania l’avrebbe a malapena udita.
 
<< Okay, cerca di non allontanarti dai ragazzi o dai membri dello staff >> pronunciò guardandola. << Grazie >> aggiunse rivolgendosi all’amico.
 
<< Cosa ci fai qui? >> chiese Harry piazzandosi esattamente di fronte a lei.
 
Era sudato e apparentemente stanco. Nonostante questo, il suo sorriso era la cosa più dolce e brillante avesse mai visto.
 
<< Beh, volevi ci sentissimo. Ho pensato fosse meglio di persona >> scherzò.
 
Senza aggiungere altro, la baciò cogliendola alla sprovvista. Posò una mano sul collo di lei, tenendo un pollice sulla parte bassa del viso, e con l’altra le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
<< Mi mancavi così tanto >> pronunciò lui in un sussurro quando si fu staccato dalle sue labbra.
 
<< Anche tu >> gli lanciò uno sguardo adorante.
 
<< Quanto pensi di rimanere? >>
 
<< Fino a domani. Non so ancora se andare via prima o subito dopo il concerto >>
 
<< Mai più >> e si chinò per rubarle un bacio leggero.
 
<< Smettila di tentarmi >> lo rimproverò bonaria lei.
 
Si fissarono, fronte contro fronte.
 
<< Sono contento tu sia qui >> aggiunse, rompendo il silenzio e dando vita ai suoi pensieri.
 
<< E’ stata un’impresa >> commentò con un risolino pensando a tutte le peripezie che avevano affrontato per arrivare lì.
 
<< Devi raccontarmi tutto >>
 
Lei annuì e, facendolo, sfiorò il suo naso col proprio.
 
<< Aspetta, non dirmi nulla. Gemma lo sapeva, vero? >> si staccò, preso dall’enfasi.
 
<< Sì. Solo lei >> precisò.
 
<< Ora si spiegano le stranezze di oggi >> proferì tra sé e sé.
 
Lo guardò, preoccupata. << E’ tutto okay? >>
 
Ricevette, come risposta, uno sguardo amorevole che sperò non avrebbe mai dimenticato in futuro.
 
<< Sei la migliore >> aggiunse e la attirò lentamente a sé per baciarla di nuovo.
 
Gli circondò il collo con le braccia e sperò che quell’istante potesse non finire mai. Le ero mancato il sapore dei suoi baci, la dolcezza della sua stretta, la sicurezza del suo tocco. Le era mancato lui. 
 
<< Ho chiesto a Diego e Mauro di prenotare un paio di stanze in albergo >> lo informò, sicura fosse importante.
 
<< Speravo lo facessi >> sussurrò nel suo orecchio, malizioso.
 
<< Non mi piace dormire in caravan >> pronunciò lei allo stesso modo, allusiva.
 
<< Sarah potrebbe, se vuole >>
 
Si sorprese. << L’hai vista? >>
 
<< Certo che l’ho vista. Non sono cieco >> sorrise.
 
<< Dovremmo chiederglielo, allora >>
 
<< Non con Ashton, comunque >> precisò.
 
Dubitò sapesse della cotta dell’amica per il ragazzo in questione. Probabilmente lo stava specificando solo per la sorella.
 
<< Certo che no >> rispose con naturalezza. << Non ho ancora avuto modo di salutare gli altri >> rifletté.
 
<< Saranno andati nei camerini a cambiarsi. Non penso andranno via senza prima averti stritolata un po’ >> commentò.
 
Si allungò a rubargli un altro bacio prima di staccarsi e dirigersi verso gli altri ambienti. Lui le prese la mano e la intrecciò alla sua mentre le faceva strada. Salutarono chiunque incontrassero. La frenesia del post concerto era ben visibile. C’era così tanto da riordinare per il giorno successivo.
 
Arrivarono fuori i camerini dei 5 Seconds of Summer e, da quella posizione, udirono all’interno le voci di Sarah, Lux e tutti componenti della band.
 
<< Vado a salutare >> sussurrò lei e, a malincuore, lasciò la presa.
 
La porta semi aperta le evitò di bussare.
 
<< Hey >> esclamò richiamando l’attenzione.
 
<< Hey >> rispose Michael alzando lo sguardo dalla sua parte.
 
<< Come state? >> chiese.
 
<< Tu ed Harry avete già finito? >> si informò Sarah con uno sguardo allusivo.
 
<< Sarah! >> la rimproverò per scherzo.
 
<< E’ evidente che ha problemi a confidarsi con noi >> si intromise Ashton, cercando di spostare la conversazione su altro.
 
<< Stiamo bene >> rispose Michael.
 
<< Sarah ci ha detto che non siete riuscite a vederci >> la buttò lì Calum.
 
<< No, purtroppo siamo rimaste imbottigliate nel traffico. Ci è dispiaciuto molto >> ammise.
 
<< Le abbiamo proposto di dormire in caravan con noi >> affermò Michael.
 
<< Oh, volevo giusto chiederle lo stesso >> rispose con un sorrisino. << Allora, che pensi di fare? >> chiese poi, rivolgendosi all’amica.
 
<< Tu non rimani? >> le domandò, mentre giocava a batti mani con Lux. 
 
Scosse la testa. << Sarebbe carino ma non quando siete in due in un posto letto. Lo sai che sono claustrofobica >>
 
Tutti le lanciarono occhiate maliziose e trattennero sorrisi altrettanto poco innocenti.
 
<< Che c’è di male a dormire col proprio ragazzo? >> chiese con un risolino involontario.
 
<< A dormire… >> la presero in giro, all’unisono, quasi si fossero messi d’accordo.
 
Roteò gli occhi, visibilmente divertita. << Questo gioco di “Tutti contro Melania” non mi piace. Insieme siete micidiali >>
 
Harry, alle sue spalle, scoppiò a ridere. << Lascia che credano ciò che vogliono. Posso anche scoparti davanti a loro >>
 
Si voltò di scatto, sbalordita dall’utilizzo di quell’espressione. << Harry! >>
 
Tutti risero.
 
<< Credo passerei ma grazie per il porno gratuito >> scherzò Michael.
 
<< E in 3D >> aggiunse Calum.
 
<< Vorrei ricordarvi di Lux >> pronunciò Melania con un chiaro rimprovero nel tono.
 
Harry si sporse a guardarla seduta sul pavimento con Sarah. << Scusa Lux >>
 
<< Sta bene >> affermò con convinzione, Ashton.
 
Lanciò un’occhiata rapida nella stanza e si rese conto Luke non avesse ancora parlato. << Lukey? >>
 
Questi alzò la testa dal suo cellulare e le sorrise. << Ti assicuro che stavo per dirti “Ciao” >>
 
Alzò gli occhi al cielo incrociando le braccia al petto. << Ah, certo >>
 
<< Vogliamo andare? >> le intimò Harry, risultando alquanto seccato.
 
<< Sì, un attimo >> rispose lanciandogli uno sguardo veloce e tornando a fissare gli amici.
 
<< Vai tranquilla, ci vediamo domani >> le rassicurò Michael.
 
<< Al massimo troveremo solo Harry >> scherzò Calum, alludendo ad una notte di fuoco altamente distruttiva per lei.
 
<< Siete davvero simpatici >> fece loro il verso. << Fatevi salutare, su >>
 
A turno l’abbracciarono. Per penultima, strinse la piccola Lux augurandole la buonanotte.
 
<< La portate voi a nanna? >> si accertò.
 
Annuirono.
 
<< Posso lasciarti da sola? Te la caverai, vero? >> chiese poi a Sarah, lasciata volutamente per ultima.
 
<< Calum si è offerto di cedermi il suo letto >>
 
<< Mi sembra un po’ strano da parte sua >> e lanciò un’occhiataccia all’amico in questione, dubitando delle sue azioni.
 
<< Vieni, dai >> si lamentò Harry e, prendendola per mano, la trascinò fuori senza darle nemmeno il tempo di salutare definitivamente con un cenno del capo o della mano, gli altri.
 
<< Cos’hai? >> gli chiese e, prima che potesse ottenere risposta, venne indirizzata contro la parete.
 
Lui la immobilizzò e la baciò teneramente. Sorpresa, ci mise qualche istante a circondargli il collo con le braccia come suo solito.
 
Lui le passò una mano sul corpo, scivolando sul fianco. La strinse senza farle del male e la baciò con più ardore.
 
<< Non riesco a starti lontano più di qualche minuto >> affermò col respiro affannato.
 
Prese a baciarla lungo tutta la mandibola e, in seguito, sul collo con foga.
 
I brividi di piacere la invasero e lasciò cadere la testa all’indietro per permettergli di continuare. Comprese stesse bruciando dal desiderio tanto quanto lei.
 
<< H-Harry >> balbettò.
 
<< Dillo di nuovo >> le richiese, in un rauco sussurro.
 
<< Harry >> obbedì.
 
<< Amo il modo in cui lo dici >> e riprese a baciarla, mordicchiandola in qualche punto sparso.
 
<< Stiamo dando spettacolo >> pronunciò lei, cercando di ritrovare il senno e farlo fermare. 
 
Lui si fermò e rise di gusto sul suo collo.
 
<< Cosa c’è? >>
 
Alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi oliva di lei. << Sei così innocente >>
 
Lo osservò, stranita.
 
<< Ti amo >> pronunciò lui, come a volerla rassicurare non ci fosse nulla di sbagliato nell’essere “innocente”.
 
Sorrise, imbarazzata e abbassò lo sguardo qualche istante. << Sei così idiota e ti amo per questo >> affermò in un sussurro, fissandolo.
 
<< Fissi i muri, adesso? >> Niall ruppe il silenzio, prendendo in giro l’amico.
 
Probabilmente dalla sua posizione non era riuscito a rendersi conto della presenza di Melania di fronte ad Harry, coperta com’era dalla sua figura.
 
Ruotò appena il viso. << Mi credi così idiota? >>
 
<< Da quando non fai più sesso, sì >> rise, divertito.
 
<< Com’è che siete tutti così espliciti, oggi? >> intervenne lei.
 
Niall parve accorgersi solo in quel momento di lei.
 
<< Ops, scusa. Non volevo insinuare nulla >> pronunciò, lievemente in imbarazzo.
 
Scosse la testa, divertita. Scostò Harry e si avvicinò all’amico per stringerlo.
 
<< Tranquillo. Come stai? >> gli chiese, inspirando a pieni polmoni la sensazione di benessere che le causava abbracciarlo.
 
<< Tutto bene, tu? Ti sei divertita stasera? >> si informò staccandosi per conversare meglio.
 
Lei annuì. << Ho fatto un bel casino per esserci e mi è dispiaciuto aver perso metà della vostra esibizione e tutti i 5SOS prima di voi ma è stato bello >>
 
Scrollò le spalle, noncurante. << Puoi sempre recuperare un’altra volta >>
 
<< Immagino di sì >> constatò.
 
<< Non c’era anche la tua amica con te? >>
 
<< E’ nel camerino con i ragazzi e Lux, se vuoi salutarla >> rispose, indicando la porta poco distante.
 
<< Stavo giusto andando lì >> e aprì la bocca, fingendo un’espressione di entusiasmo mista a stupore.
 
Ne sorrise. << Gli altri? >>
 
<< Sono di là. Non so se hanno capito tu sia qui >>
 
<< Ah, no? >>
 
Scosse la testa. << Non l’avrei capito nemmeno io se Harry non si fosse comportato in quel modo sul palco e poi gliene avessi chiesto il motivo >> sorrise.
 
<< Allora ci conviene andare >>
 
<< Perché? Non venite con noi? >>
 
Aggrottò la fronte. << Dove? >> e lanciò un’occhiata di sottecchi ad Harry, certa ne sapesse qualcosa.
 
Questi si strinse nelle spalle.
 
<< Pensavamo di andare in un locale a fare un po’ di casino >>
 
<< Oh >>
 
<< Ne stavamo parlando prima. Non ricordi? >> chiese rivolgendosi al riccio con un lieve stupore nel tono.
 
<< Ho rimosso tutto quello che è successo prima che arrivasse lei >> pronunciò con disarmante semplicità, indicandola con l’indice.
 
Niall sorrise, ammirato. << Dormirete insieme, quindi? >> si accertò.
 
I due annuirono.
 
<< Non avevo dubbi >> continuò.
 
La coppia sorrise in contemporanea.
 
<< Mhm, ci vediamo domani? >>
 
<< Se ci arrivi >> lo prese in giro lei.
 
Si scambiarono un abbraccio veloce prima di separarsi, scegliendo due strade opposte.
 
 
 
 
    
 
 
*Harry’s POV*
 Era consapevole di starla fissando da ore ma non gli importava. Non gli importava di dormire o di quello che l’avrebbe atteso il giorno successivo perché tutta la sua vita sembrava essere in quell’istante, con lei.
 
Era da togliere il fiato mentre dormiva al suo fianco. Coperta solo da un lenzuolo che lasciava intravedere in più punti il suo corpo nudo.
 
Gli era mancato stringerla, fare l’amore con lei, avere la parte più fragile del suo animo da proteggere.
 
Le spostò con delicatezza i capelli che stavano per scivolarle sul naso. Voleva credere lo facesse per lei, per evitare che la infastidissero o le facessero il solletico ma, in realtà, sapeva fosse in tutto e per tutto un atto egoistico: non voleva rinunciare nemmeno ad un millimetro del suo volto.
 
Sorrise, incredulo fosse lì. Incredulo avesse organizzato tutto per fargli una sorpresa.
 
Sorrise ancora, stavolta consapevole. L’avrebbe sempre amata e, se avesse dovuto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
     
 








SPAZIO AUTRICE: Buonasera! Mi dispiace se vi ho fatto attendere così tanto. Non era mia intenzione ripetere gli stessi "errori", ma l'altra storia mi prende così tanto che dimentico tutto. 
Spero possiate perdonarmi e mi facciate sapere. Ci tengo tanto :)
Credo pubblicherò una volta a settimana (sul serio) perché sono indietro con i capitoli. 
[Potrei anticipare, però, se il capitolo raggiungesse un paio di recensioni :)]


A presto, vi voglio bene! :) x

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Capitolo 30
*** Lunch date. ***


(Maggio 2014)
 
Si svegliò, immersa nel più assoluto silenzio. Le ci volle qualche istante per realizzare fosse rimasta da sola in camera. Harry doveva essere uscito per prendere la colazione o, inevitabilmente, per lavorare. Si lanciò un’occhiata e ricordò fosse nuda.
 
Si avvolse nel lenzuolo e, ancora assonnata, si diresse in bagno per una doccia. Rimase sotto il getto per minuti, immobile. Assorta in pensieri senza un filo logico. Harry. Dublino. Decisamente una strana combinazione.
 
Tirò su col naso e, solo in quell’istante, si rese conto stesse piangendo. Sobbalzò. Alzò il viso e lasciò che il getto lavasse via le lacrime.
 
 
 
 
Una volta vestita, dirigendosi al letto, si accorse di un bigliettino lasciato sul comodino di cui in precedenza non aveva notato l’esistenza. Lo prese, consapevole fosse stato scritto da Harry.
 
“I’ve been called up to work. I’ll do my best to be fast. Have lunch together? Love you x”
 
Sorrise. Nonostante le tecnologie, lui continuava a lasciarle bigliettini qua e là. Lei continuava a conservarli gelosamente. Adorava poterli rileggere e adorava potersi soffermare su ogni tratto da lui tracciato con la penna, su ogni singola lettera.
 
Lo infilò nella tasca posteriore dei jeans e decise di assicurarsi Sarah stesse bene.
 
<< Stavo giusto per passare da te >> affermò l’amica rispondendo al cellulare.
 
<< Oh, per cosa? >>
 
<< Stiamo andando a fare colazione. Pensavo volessi venire >>
 
Si accigliò. << Credevo non facessi colazione >> pronunciò, ricordandosi delle sue abitudini.
 
<< Non di solito ma, siccome siamo qui ed i ragazzi mi hanno invitata, pensavo fosse un’idea carina >> affermò.
 
 << Noto con piacere ti sia adeguata presto a questo stile di vita >> scherzò.
 
<< Sei pronta? >> tagliò corto l’amica.
 
<< Mi passate a prendere? >>
 
<< Siamo già per strada. Credo non ci vorrà molto >>
 
<< Okay, avete qualcuno con voi? >> chiese, riferendosi alla sicurezza.
 
<< No. E’ un problema? >>
 
<< Avviso Diego e Mauro >>
 
Si salutarono e lei si precipitò fuori per bussare alla porta dei suoi body guard, in fondo al corridoio. Dopo averli avvisati, l’accompagnarono al piano di sotto e attesero con lei l’arrivo degli altri.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV* 
<< Ricordami perché sono qui sopra con te >> bofonchiò Niall, stretto nella sua felpa grigia, col cappuccio tirato fino a metà occhi.
 
<< Sei mio amico, ecco perché >> affermò, mentre gli dava le spalle e scrutava ogni angolo del tetto.
 
<< Hai anche altri amici, perché io? >> fece i capricci.
 
Intuì stesse morendo di sonno. << Avrei chiesto a Zayn ma lui dovrà concentrarsi sulla sua ragazza >>
 
<< Liam e Louis? Ultimamente li dimentichi sempre >>
 
<< Scusa, la prossima volta ti escluderò. Okay? >> sbottò seccato, voltandosi.
 
<< Non arrabbiarti. E’ solo che sono le sette del mattino. Generalmente non mi dispiace svegliarmi a quest’ora ma oggi è un giorno libero. Il mio giorno libero che, a dirla tutta, avevo deciso di destinare alla cura di me stesso >>
 
Lo guardò stranito per l’uso di paroloni. << A che? >>
 
<< Volevo dormire! >> urlò.
 
Rise. << Mi dispiace, amico >> aggiunse, sentendosi un po’ in colpa, lanciandogli uno sguardo da cane bastonato.
 
<< Okay, facciamo questa cosa in fretta >> tagliò corto il biondino, arrendendosi.
 
Gli sorrise riconoscente.
 
<< Come hai fatto con lei? >> chiese poi.
 
<< Le ho lasciato un bigliettino dicendole fossi stato chiamato per lavorare >>
 
<< Non è così >>
 
<< Qualcuno reggerà il mio alibi, magari >> pronunciò stringendosi nelle spalle, noncurante. << Non se ne accorgerà. Michael e gli altri la terranno impegnata fino all’ora di pranzo >>
 
<< Dipende a che ora hai intenzione di pranzare >> gli fece notare, con una lieve nota sarcastica nel tono.
 
Lasciò correre. << Voglio solo che sia una cosa carina, okay? >>
 
<< Okay >> rispose in tono neutro, guardando distrattamente di sotto. << Possiamo stare qui? >> domandò infilando le mani nelle tasche della felpa.
 
<< Ovviamente no >> rispose con leggerezza, sporgendosi a sua volta.
 
<< Ovviamente no >> ripeté Niall, come se se l’aspettasse.
 
<< Non c’è nulla di male. Siamo già stati su un tetto senza permesso >> e alzò le spalle tornando a scrutare l’aerea a loro disposizione.
 
<< La sera in cui vi siete baciati, sì. Ricordiamo tutti >> pronunciò cinico, roteando gli occhi.
 
<< Vuoi aiutarmi o no? >>
 
<< Non credo di avere altra scelta adesso >>
 
<< Pensavo di portare un tavolino, qualche candela, un po’ di cibo e… >>
 
Lo interruppe. << Dove diamine lo prendi un tavolino? >>
 
Harry provò a rispondere poi l’entusiasmo sul suo viso si spense e, di conseguenza, le parole gli morirono in gola.
 
<< Non hai considerato questo particolare, vero? >> continuò Niall.
 
<< Vero >> ammise, passandosi una mano sulla nuca.
 
<< Sei troppo esaltato per ragionare, quindi ascolta me. Candele, petali di rose e tutte queste stronzate sono okay ma dimentica il tavolino. Al massimo puoi usare un materasso da campeggio e una coperta >>
 
<< Un telo da pic-nic! >> esclamò, di botto.
 
Niall gli lanciò un’occhiata preoccupata piegando appena la testa da un lato.
 
Harry ne sorrise. << Non puoi capire >> lo congedò semplicemente, scuotendo appena il capo.
 
<< L’importante è che tu faccia questa cosa >> dichiarò.
 
<< Dovrei prenderle dei fiori, giusto? >> chiese all’amico, andando nel panico.
 
<< Prendile dei fiori, delle carote, delle uova di struzzo…qualsiasi cosa, basta che finisca in fretta >> tornò a lamentarsi.
 
La sua sopportazione era arrivata allo stremo.
 
<< Ti riaccompagno al bus, okay? >> gli chiese, consapevole di aver abusato fin troppo della sua persona.
 
<< La frase migliore della giornata, non c’è che dire! >>
 
Rise e, afferrando le chiavi della macchina presa in prestito da Paul, iniziò a scendere al piano di sotto per salire nell’ascensore, seguito da Niall.
 
 
 
 
 
<< Magari riesci a rapire qualcun altro >> lo punzecchiò Niall, uscendo dall’auto.
 
<< Lascia perdere. Fa’ solo attenzione a non farti scappare nulla >> gli raccomandò.
 
Niall si abbassò per guardare l’amico utilizzando la porzione di visibilità concessa dal finestrino. << Non credo vedrò molta gente dal mio letto >>
 
Lo salutò con la mano e un sorriso. L’amico ricambiò con un improvvisato saluto militare. Rimase ad assicurarsi entrasse senza problemi. Lo vide tornare indietro e si accigliò, cercando di capirne il motivo.
 
<< Hey, cosa c’è? >> gli chiese piegandosi, quando fu abbastanza vicino.
 
<< Falla sentire una principessa, okay? >>
 
Le sue labbra si incurvarono in un mezzo sorriso. Annuì. << Okay >> aggiunse.
 
<< Volevo esserne sicuro. Posso dormire in pace >> affermò, in conclusione.
 
<< Buona dormita, Niall >> gli augurò e, ingranando la retromarcia, andò via.
  
 
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Sapete qualcosa del lavoro di Harry? >> chiese, all’improvviso.
 
Luke e Michael la fissarono interdetti.
 
<< Quale lavoro? >> pronunciò Ashton.
 
<< Mi ha scritto fosse stato chiamato per lavorare >> affermò, tentennando appena per via delle reazioni dei ragazzi alla sua precedente domanda.
 
<< Hanno la mattinata libera, a parte gli allenamenti >> disse Calum, cercando lo sguardo di approvazione di uno degli altri.
 
<< Anch’io ricordo così >> intervenne Michael.
 
<< L’ha detto Niall ieri, vero? >> chiese Luke, cercando a sua volta conferma.
 
Annuirono, tornando ai loro piatti.
 
<< Forse si riferiva agli allenamenti >> pronunciò con un mesto sorriso, sperando fosse realmente così.
 
Che senso avrebbe avuto mentirle e lasciarla a dormire da sola?
 
<< Sarà sicuramente così >> la rassicurò, Michael sfoggiando un bel sorriso.
 
<< Mhm, pensate di rimanere per il concerto di stasera? >> chiese Calum, giocherellando con la forchetta.
 
<< Non ne abbiamo ancora parlato >> ammise lei, guardando Sarah.
 
<< Per me va bene qualsiasi cosa >> le disse ma nei suoi occhi lesse il desiderio di restare quanto più possibile.
 
Sorrise, amorevole. << Ad ogni modo, siete emozionati? >> si rivolse ai quattro amici.
 
<< Moltissimo. E’ pazzesco essere dove siamo >> pronunciò Michael, facendo trasparire tutto il suo entusiasmo.
 
<< Ci siamo divertiti tantissimo finora >> aggiunse Luke.
 
<< E non siamo ancora caduti, a differenza di Harry e Liam >> scherzò Calum.
 
Tutti sorrisero.
 
<< Stasera sarà ancora più impegnativo, però >> considerò Ashton.
 
<< Perché? >> chiesero all’unisono le due amiche.
 
<< Ci saranno anche il padre di Niall e la ragazza di Zayn >> rispose per lui Michael.
 
<< Cosa c’entrano con te? >> chiese Sarah, rivolgendosi ad Ashton.
 
<< Anche Bobby? >> domandò, nello stesso istante, Melania con un sorriso.
 
<< In realtà, Gemma aveva detto che probabilmente ci sarebbero stati anche i suoi cugini e i suoi >>
 
Luke, nel frattempo, rispose a Melania con un cenno d’assenso.
 
<< Amico, andiamo! Ti stava prendendo in giro. Harry ha detto verranno solo a Manchester o forse Edinburgh >> esclamò Calum.
 
<< E’ comunque qualcosa per cui essere nervosi >> pronunciò Ashton col capo chino, quasi imbarazzato.
 
<< Sono sicura che piacerai alla sua famiglia. Loro adorano praticamente tutti >> affermò.
 
Ashton le lanciò uno sguardo.
 
<< Hanno adorato anche me >> aggiunse lei con un risolino.
 
<< Chi non ti adora? >> intervenne Michael con una vocetta acuta.
 
<< Calum >> rispose immediatamente lei, riferendosi ai loro trascorsi.
 
Quest’ultimo, sentendosi chiamato in causa, sorrise imbarazzato abbassando il capo.
 
<< Perché? >> chiese Sarah, ignara.
 
<< Non è colpa mia >> riuscì a prendere la parola il ragazzo.
 
<< Ah, no? >> lo punzecchiò Luke, aggiungendo un’occhiatina divertita.
 
<< Avevo una mia politica l’anno scorso >> continuò in sua difesa.
 
Melania si rese conto di aver ignorato la domanda di Sarah. << L’anno scorso, quando li ho conosciuti, Calum era contrario all’amicizia tra maschio e femmina. Era convinto non potesse mai accadere. Era totalmente restio nei miei confronti e non so per quanto tempo l’hanno preso in giro >> spiegò.
 
<< Anche adesso resta la nostra barzelletta >> continuò Ashton, pizzicandogli il collo.
 
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< Vorrei delle rose bianche >>
 
<< Quante? >>
 
<< Mhm, non ci ho pensato. Cinque dozzine? >> chiese, dubbioso della disponibilità del negoziante.
 
<< Okay. Posso chiederle cosa deve farci? >> domandò, genuinamente interessato.
 
<< Una sorpresa alla mia ragazza >> rimase sul vago. << Dovreste consegnare a domicilio. E’ possibile? >>
 
L’uomo annuì. << Mi dia l’indirizzo >> aggiunse, aprendo l’agendina sul bancone.
 
Harry dettò l’indirizzo dell’hotel e richiese fossero consegnati con la massima discrezione. Il proprietario lo interrogò affinché potesse preparare i fiori al meglio.
 
 
 
 
 
Aveva ordinato le rose bianche, il fiore preferito di Melania, e acquistato un telo da pic-nic ed un cestino per riporvi il cibo. Quest’ultimo, l’avrebbe recuperato dal servizio in camera dell’hotel. Cos’altro mancava? Non riusciva a pensare. “Falla sentire come una principessa”, le parole di Niall si fecero largo nella sua mente e considerò l’idea di renderle il più reali possibili. Le avrebbe dato la collana, in anticipo. Sorrise, soddisfatto, immaginandosi la scena. Per qualche strano motivo, però, sembrava non bastare.
 
Passò davanti ad un negozio di accessori e decise di fermarsi. Acquistò il diadema meno simile ad un giocattolo che riuscì a trovare e, appagato, si mise sulla strada del ritorno.
 
Una volta a destinazione, spense l’auto e chiamò Liam.
 
<< Hey >> rispose l’amico, entusiasta.
 
<< Hey, Liam. Ho bisogno di una mano >>
 
<< Niall mi aveva avvisato >> commentò con un risolino.
 
<< Pensavo volesse dormire >>
 
<< Spara >> cambiò discorso.
 
<< Devi aiutarmi a preparare il pranzo per Melania sul tetto senza che lei se ne accorga >>
 
<< Dimmi cosa devo fare >>
 
<< Perrie è già arrivata? >>
 
<< Zayn è andato a prenderla in aeroporto proprio adesso >>
 
<< Bene. Sai Melania dov’è? >>
 
<< Se non lo sai tu che sei il suo ragazzo… >>
 
<< Liam >> lo rimproverò a denti stretti.
 
<< Non è in albergo, comunque. E’ andata a fare colazione con la sua amica e i 5 Seconds of Summer >>
 
<< Okay. Penso di mandarle un messaggio e passare a prenderla. Veniamo tutti lì >>
 
<< Oh, che piano brillante >>
 
Sbuffò. << Siete davvero antipatici oggi >>
 
Liam rise. << Sto solo sperando che migliori perché per adesso non è un granché >>
 
<< Passiamo del tempo insieme e, nel frattempo, tu e non so chi, andate in albergo a controllare che tutto venga disposto a dovere. Una volta fatto, mi chiami e la porto lì >>
 
<< Mi hai deluso, Styles >> lo prese in giro, scoccando la lingua.
 
<< Oh, fanculo Liam >> e rise, divertito.
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Possiamo andare? >> chiese Ashton, lanciando un’occhiata a tutti. << Vorrei passare del tempo con Gemma >>
 
<< Perché non è venuta con noi? >> domandò Melania, rendendosi conto dell’assurdità della cosa solo in quel momento.
 
<< A quanto pare, a nessuno Styles piace l’idea di fare colazione col proprio partner >> fu la sua risposta, facendo riferimento anche all’assenza ingiustificata del cognato.
 
La frase le rimbombò nel cervello per qualche istante. Si intristì all’idea fosse effettivamente così. Non sapeva cosa avesse spinto Gemma a non essere presente ma, per quello che la riguardava, Harry era del tutto sparito e, se in precedenza avrebbe perdonato gli impegni lavorativi, in quel momento, sapendo non avesse altro che gli allenamenti, si sentì tradita all’idea di non essere stata scelta; all’idea di essere stata abbandonata a letto con un bigliettino, come fosse la ragazza da una botta e via da lasciare prima dell’alba per evitare qualche complicazione sentimentale o qualche spiacevole e imbarazzante spiegazione.
 
Avrebbe voluto dare voce ai suoi pensieri. << Ce l’hanno nel DNA >> si limitò a commentare aggiungendo un finto sorrisino.
 
Le vibrò la tasca. Afferrò rapida il cellulare mentre gli altri prendevano a parlottare tra loro, lasciando lentamente il locale. Un messaggio di Harry. Lo aprì, meravigliata dal suo tempismo, mentre seguiva distrattamente gli altri. “What about seeing each other now? I’m in the backstage. Can you be back?”
 
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di trascorrere del tempo con lui e il fatto si trovasse a Dublino ne era la prova evidente. Alzò la testa per esternare la sua richiesta quando sentì Calum pronunciare: << Allora torniamo indietro? >>
 
Michael, a poca distanza, annuì.
 
<< Credo sia il caso >> aggiunse Luke.
 
Vedendo avessero il suo stesso intento, si limitò a seguirli e fare il possibile per rientrare nella conversazione dopo aver risposto velocemente ad Harry con un “Wait for me. It won’t take too long x”.
 
 
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< Piccolina >> pronunciò vedendo Lux entrare nella stanza reggendo un enorme peluche.
 
Quest’ultima si voltò e, vedendolo seduto a terra, sorrise all’istante fiondandosi ad abbracciarlo.
 
<< Dove sei stato? >> gli chiese, staccandosi per guardarlo.
 
<< Ti sono mancato? >> cambiò discorso, condividendo il suo stesso sorriso.
 
Lei annuì vigorosamente.
 
La strinse forte. << E’ nuovo? >> chiese, riferendosi al peluche.
 
<< Me l’ha regalato mamma >> affermò con la sua vocina.
 
<< Sai tenere un segreto? >> domandò in un sussurro.
 
<< Sì >>
 
 << Non devi dirlo a nessuno, okay? >> ripeté, per esserne certo.
 
La bambina annuì e si mise in ascolto.
 
<< Sono andato a comprare dei fiori per Melania e tante altre cose per farle una piccola sorpresa >>
 
<< Anche io voglio i fiori >>
 
Sorrise. << Quali fiori vuoi? >>
 
<< I fiori profumati >>
 
<< Tutti i fiori sono profumati >>
 
<< Allora tutti i fiori del mondo >> e allargò le braccia per simulare una quantità.
 
Sorrise della sua dolcezza. << Ti comprerò tutti i fiori del mondo >> aggiunse.
 
Udì delle voci indistinte provenire dal fondo del corridoio e intuì potesse trattarsi dei ragazzi e di Melania.
 
<< Credi sia arrivata? >> chiese alla bambina, per includerla nella situazione.
 
<< Melania? >>
 
Lui annuì. << Andresti a controllare? >> aggiunse.
 
Lux, piena di energie, afferrò il peluche e corse fuori, andando in contro alle voci.
 
Harry, nel frattempo, si alzò in piedi. Si pulì i jeans e si lisciò la maglia, preso improvvisamente dall’insicurezza di non essere abbastanza in ordine o bello per lei.
 










SPAZIO AUTRICE: Heey :) Non lo credevo possibile, ma sono tornata! Mi dispiace tantissimo se sto deludendo qualcuno ma, come ho detto più volte, mi sono accanita fin troppo alla nuova ff ("Her") e non riesco a pensare ad altro. Pubblico praticamente quasi ogni giorno lì. Stavolta, però, mi sono ricordata di quest'altra cacchetta e ho deciso di aggiornare. 
Ultimamente diventa difficile occuparmi di entrambe quindi stavo pensando di metterne in pausa/rallentarne una. Siccome questa è meno letta/recensita dell'altra, pensavo di sacrificarla. Non vuol dire che non la finirò, anzi. Solo che continuerò a postare come adesso (una volta a settimana, circa). 
Se la cosa non dovesse andarvi bene perché siete eccessivamente curiosi, fatemelo sapere e farò di tutto per gestire le due cose. (In fondo, è un "guaio" in cui mi sono cacciata da sola). 


Ancora una volta, vorrei ricordarvi di passare a dare un'occhiata all'altra ff in corso. Pare piaccia molto lol
Inoltre, ho creato una pagina facebook per rimanere in contatto con i lettori. L'idea mi è venuta vista la partecipazione (almeno in fatto di recensioni) riscontrata in "Her". 
Ovviamente, comunicherò anche info inerenti a QUESTA fanfiction se qualcuno di voi dovesse passare (e informarmi, magari).  [link: https://www.facebook.com/herefpwtp?ref=hl ]


Cos'altro? Ah, sì. Sono sempre disponibile per qualsiasi cosa. (Che sia una chiacchierata, un consiglio, uno scambio di recensioni, voti, like o follow)
Trascorro molto (forse troppo) tempo a casa lol 
Grazie a tutti per aver letto! 
A presto :) x


 

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Capitolo 31
*** Missing. ***


(Maggio 2014)
 
 
*Harry’s POV*
<< Vi dispiace se mettiamo un po’ di musica? >> chiese Michael, di fronte a loro.
 
<< No >> pronunciarono lui e Melania, in coro.
 
L’amico annuì e fece partire qualcosa dal suo cellulare.
 
<< Dove sono gli altri? >> gli chiese lei, riferendosi all’assenza di Niall, Liam e Louis.
 
Le cinse le spalle con un braccio e l’attirò a sé. << Credevo ne avessimo parlato. Stiamo bene così >> scherzò, in un sussurro.
 
Per i suoi gusti si trovavano già in mezzo a troppe persone. In secondo luogo, poi, non avrebbe potuto rivelarle che Liam fosse in procinto di prepararle una sorpresa.
 
<< Sono spariti. Mi sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo con loro >>
 
Decise di cambiare discorso prima che la cosa diventasse compromettente. << Hai deciso quando ripartirete? >> e lanciò un’occhiata anche all’amica, Sarah, intenta a parlare con Luke e Lux di fronte a loro.
 
<< Ne abbiamo parlato venendo qui. I miei non si accorgerebbero di nulla se restassi ma la madre di Sarah è in casa e non vuole che faccia troppo tardi. Credo dovremo partire nel primo pomeriggio >>
 
Ci rimase male. Avrebbe voluto trascorrere più tempo con lei. Magari tutta la vita.
 
<< Resti almeno fino al sound check? >> si assicurò.
 
<< Tu non fare troppo tardi >> sussurrò con un pizzico di malizia e lo baciò.
 
<< Hey, Niall vorrebbe andassi a fare due esercizi con lui tra una mezz’oretta >> esclamò Calum, arrivando alle loro spalle, riferendosi ad Harry.
 
Buttò la testa all’indietro per guardare l’amico. << Non può aspettare? >> chiese in una sorta di supplica.
 
<< Dice che se non vai, domani non ti farà scendere in campo >>
 
Sbuffò. << Okay >> pronunciò rassegnato.
 
Calum andò spedito da Luke e gli altri.
 
<< Domani? >> gli chiese Melania, guardandolo stranita.
 
<< Abbiamo una partita di beneficenza. Tranne Zayn. Lui resta con Perrie >>
 
<< Non me l’avevi detto >>
 
<< Pensavo non fosse importante. Tra l’altro, stai studiando e non mi sembrava il caso >> rispose, incerto.
 
<< Dove giochi? >>
 
<< A Londra. In realtà non è detto io debba giocare ma sono in squadra. Niall sceglierà la formazione e il resto solo domani >>
 
<< Mi piacerebbe vederti giocare >> affermò con un’aria trasognante.
 
Sorrise. << Hai scuola >>
 
<< A che ora? >>
 
<< Se non sai tu a che ora inizia la scuola >> la prese in giro.
 
<< Intendevo la partita >>
 
<< E’ alle 14:30. Minuto più, minuto meno >>
 
<< Vedrò cosa posso fare >>
 
Nonostante quella frase fosse esattamente tutto ciò volesse sentire, non avrebbe retto il peso di essere una distrazione dalla scuola e dallo studio. Non se lo sarebbe mai perdonato se per colpa sua lei avesse preso qualche brutto voto o fosse stata presa di mira da qualche professore.
 
<< Non fare casini. Non è detto che giochi. Non venire inutilmente >>
 
<< Non vuoi che venga? >>
 
Gli sembrò sorpresa, contrariata e, allo stesso tempo, sul punto di arrabbiarsi.
 
<< Non fraintendermi. Sai che ti amo e ti vorrei sempre con me. Apprezzo moltissimo il fatto tu sia venuta qui per stare con me ma domani hai scuola e non voglio essere una distrazione. Devi fare il tuo dovere >>
 
Nei suoi occhi, vide un’intensa luce espandersi. Un sorriso fece capolino sulle labbra carnose.
 
<< Ti preoccupi troppo >> pronunciò, suadente, avvicinandosi spaventosamente alle sue labbra.
 
Trattenne un sorriso e la baciò, con foga.   
 
Partì una canzone estremamente familiare. Lei si staccò di colpo. Si accigliò, guardandola con aria interrogativa, preoccupato del suo gesto.
 
Anche gli altri, spaventati, le lanciarono un’occhiata e rimasero in ascolto per capire cosa le fosse preso.
 
<< La riconosci? >> gli chiese, non accorgendosi degli altri sguardi su di sé.
 
<< E’ familiare >> pronunciò, stranito potesse interessarle.
 
Le prime parole si sommarono alla melodia, iniziando a riempire l’aria.
 
<< “Be my forever” >> chiarì lei, lanciandogli un’occhiata eloquente.
 
Si sorprese di come non avesse collegato prima.
 
<< La tua canzone >>
 
<< La nostra canzone >> lo corresse.
 
<< La nostra canzone >> ripeté con un sorrisino.
 
Lei si alzò di scatto, afferrò una bottiglina sul tavolino e, fingendo fosse un microfono, prese a cantare con foga andando avanti e indietro.
 
Scoppiò a ridere. Era così bella. Attirava su di sé tutta l’attenzione. Era carismatica. Sapeva farsi notare. 
 
La fissò incantato e divertito tutto il tempo.
 
Arrivò all’ultima parte e sembrò scaldarsi ancora di più.
 
<< “Will you love me forever?” >> cantò, fissandolo intensamente.
 
Rimase spiazzato da quello sguardo capace di farlo innamorare ogni volta.
 
<< “I’ll love you forever” >> cantò a sua volta, quando lei piazzò la bottiglina davanti alla bocca, fingendo di passargli il microfono.
 
Insieme intonarono gli ultimi quattro “Be my forever” che segnavano la fine della canzone.
 
Si allungò a baciarla. Rimase inebriato dal sapore delle sue labbra, ancora.
 
<< Ti amo >> sussurrò.
 
<< Ti amo anch’io >>
 
<< Avete una bella canzone >> commentò Michael, rovinando il momento.
 
Harry gli lanciò un’occhiata torva oltre le spalle di Melania e questi rise.
 
<< Niall ti vuole >> aggiunse poi.
 
<< Fatemi capire…vi manda uno alla volta da me ogni tot tempo? >> chiese, seccato dell’inevitabile interruzione.
 
Alzò le mani in segno di difesa. << Non è colpa mia. Gli sto solo facendo un favore >>
 
<< Su, vai >> gli sussurrò Melania, prima di lasciargli un altro bacio veloce.
 
<< Preferirei di gran lunga restare con te >> si lamentò, alzandosi.
 
<< Non fare i capricci. Ci vediamo a pranzo, giusto? >> gli fece l’occhiolino. Ebbe l’impressione si stesse riferendo al biglietto che le aveva lasciato quella mattina.
 
Annuì. << Non puoi liberarti di me >>
 
<< Non ho mai detto di volerlo >>
 
Le stampò un bacio veloce sullo zigomo e, a malincuore, la sorpassò.
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Si voltò ad osservare Luke, Michael, Sarah e Lux. Ben presto, senza rendersene conto, si incantò.
 
<< Hai intenzione di restare così per sempre? >> la voce squillante di Calum la fece spaventare.
 
Gli lanciò un’occhiataccia. << Grazie per il mio infarto quotidiano. Il mio cuore te ne è grato >> pronunciò, sarcastica.
 
Rise. << Lo faccio per te. Potresti perdere la vista >> scherzò.
 
Gli fece il verso e lo seguì con lo sguardo mentre lui, con la testa, le chiedeva di potersi sedere al suo fianco.
 
<< Non è certo mia proprietà >> affermò lei.
 
<< Volevo solo essere educato >> e sorrise, stravaccandosi.
 
<< Una delle priorità di Mr. Hood >> lo prese in giro.
 
Le diede una lieve spinta.
 
Sorrise. << Mi mancava passare del tempo con voi >> ammise in un sussurro.
 
<< Hai fatto bene a venirci a trovare, allora >>
 
<< Dovrei concedermi pause del genere più spesso >> considerò.
 
<< Non farci l’abitudine, però. Non voglio vederti sempre in giro >> scherzò.
 
Sorrise di nuovo mentre il suo sguardo si fissava sulla piccola Lux e, distrattamente, su ciò che stava raccontando con tanto candore. << Non la vedevo da poco meno di un anno e, guardandola, sembra passata una vita >>
 
<< Eh? >> chiese lui, non afferrando il soggetto del discorso.
 
Di sottecchi, lo vide seguire la direzione del suo sguardo.
 
<< Ti riferisci a Lux? >> si accertò.
 
 Lei annuì rumorosamente. << Cresce molto in fretta >>
 
<< Non credi di stare esagerando? Sembri mia madre. Non sei così vecchia per dire una cosa del genere. E’ bizzarro >>
 
Si lasciò andare ad un risolino, concordando su ciò che l’amico aveva appena detto.
 
<< Non fraintendere. Non sto parlando da veterana del dopoguerra o come tua madre. Quello che sto cercando di dire è che…vederla mi fa rendere conto di quanto tempo sia effettivamente passato >>
 
Lui annuì, incitandola ad andare avanti.
 
<< La cosa potrebbe diventare un po’ troppo smielata per te – lo avvisò ma, noncurante della sua possibile reazione, proseguì – La prima volta che io ed Harry siamo stati insieme, lui aveva 18 anni ed io quasi 17. Lux era davvero piccola. Sembrava una patata –rise – So perfettamente siano passati venti mesi dalla nostra rottura prima che io e lui tornassimo insieme. Adesso lui ha 20 anni ed io vado per i 19. I numeri sono cambiati ma non ho realizzato finché non ho visto lei. Harry, ai miei occhi, è sempre lo stesso. Vedere lei, però, mi ha fatto capire lui non sia la stessa persona. Tantomeno io. Capisci? >> solo in quel momento si voltò a guardarlo.
 
<< Non è smielata, solo profonda >> sdrammatizzò.
 
 Gli diede una leggera spinta.
 
Sorrise. << Andiamo. Non vorrai metterti a lacrimare davanti a me? >>
 
<< Non ci penso nemmeno >> e scosse la testa per rafforzare il concetto.
 
<< Tanto meglio >>
 
Si guardarono.
 
<< Hai piani per oggi? Non ho ben capito quando vai via >> continuò, vedendo lei non parlasse.
 
<< Se non ci metteranno troppo, aspetteremo il sound check dei ragazzi. Non ho molto altro da fare. Harry ed io siamo rimasti d’accordo per pranzo e, in tutta onestà, volevo stare un po’ con Perrie >>
 
<< Non dovrebbe mancarle molto, no? >>
 
<< Non credo >> ammise. << Tu? >> aggiunse, rendendosi conto non avesse ricambiato la domanda.
 
<< Al solito. Perderemo tempo alla meglio fino al sound check poi perderemo tempo fino allo show. E’ tutto un “perdere tempo fino a” >> ammise.
 
<< Trovati un hobby. Datti alla musica, magari >> lo prese in giro.
 
<< Ah-ha! Sforni ottimi consigli a stomaco vuoto >>
 
<< Hai già fame? >> si meravigliò, lanciandogli un’occhiata.
 
<< Un po’ >> si accarezzò lo stomaco.
 
<< Va’ a mangiare qualcosa, no? >>
 
Scosse la testa. << Aspetto i ragazzi >>
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
<< Hai davvero mandato Liam sul tetto dell’hotel? >> gli chiese con un risolino Niall, passandogli la palla con un leggero colpetto.
 
<< Sì >> rispose con un sorrisino bloccando la palla e passandola immediatamente a Louis.
 
<< Poverino >> commentò l’amico, calciando più forte che poté in direzione di una finta porta.
 
<< Non ha fatto molte storie >> constatò Harry, stringendosi nelle spalle.
 
Niall corse a recuperare la palla.
 
<< Non potrebbe in alcun caso. E’ troppo buono per rifiutare >> rispose Louis.
 
Entrambi ammirarono il biondino intento a palleggiare a una decina di metri da loro invece di riportare la palla nelle loro vicinanze.
 
<< Immagino lo sia >> concordò Harry.
 
<< Muoviti, su! >> urlò Louis, rivolgendosi all’irritante azione dell’amico in possesso della palla.
 
<< Ti ricordo che ho un impegno! >> aggiunse Harry, allo stesso modo, facendo un lieve riferimento al pranzo sul tetto dell’hotel.
 
<< Sì, due minuti e puoi andare >> lo rassicurò dal fondo concedendosi l’ultimo palleggio prima di calciare la palla dalla loro parte.
 
Harry la parò.
 
<< Abbiamo trovato il suo ruolo >> pronunciò Louis, rivolgendosi a Niall ed indicando Harry.
 
Niall, avvicinandosi, scoppiò a ridere.
 
Passarono altri venti minuti ad allenarsi, provando qualsiasi tecnica o combinazione possibile.
 
 
 
<< Posso andare adesso? >> chiese scocciato Harry.
 
Niall annuì, dandogli il via libera.
 
Il suo cellulare iniziò a squillare.
 
<< Credo che qualcuno non sia dello stesso avviso >> scherzò Louis, riferendovisi.
 
<< Sarà Liam >> rispose e, lanciando uno sguardo al display, si rese conto si stesse sbagliando. << No, è Matty >> pronunciò sottovoce e si allontanò lasciando che gli altri due continuassero.
 
<< Hey, Matty >> proferì, in tono neutro.
 
Non che non fosse felice di sentire il suo amico ma, in quel momento, la sorpresa e le ultime ore disponibili da trascorrere con Melania avevano la priorità e qualsiasi cosa si mettesse nel mezzo era solo un’orribile seccatura di cui liberarsi.
 
<< Amico, ho bisogno di una mano >> suonò abbastanza disperato.
 
<< Cos’hai combinato? >>
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Vuoi venire a pranzo con noi? >> le propose Perrie, lanciando un’occhiata al proprio ragazzo intento a recuperare i suoi effetti personali.
 
<< Avevo promesso ad Harry di andare insieme >> rispose, seppure a malincuore all’idea di rifiutare la possibilità di passare del tempo con l’amica.
 
Niall e Louis entrarono in sala, accaldati.
 
Si illuminò e attese l’ingresso di Harry al loro seguito.
 
I due amici, sentendosi osservati, le lanciarono occhiate interrogative.
 
<< Harry? >> si decise a chiedere lei.
 
<< Ehm, non so. E’ sparito >> dichiarò Niall.
 
<< Ha ricevuto una chiamata e si è allontanato. Non abbiamo la minima idea di dove sia andato >> continuò Louis scrollando le spalle.
 
<< Credo non sarà qui per adesso. Ha preso la macchina >> riprese la parola Niall.
 
Si sentì tradita. << Oh >> le uscì semplicemente.
 
Era il secondo pasto che saltava. Il primo al quale aveva promesso sarebbe andato in sua compagnia. Non aveva nemmeno avuto il ritegno di chiamarla o mandarle un messaggio per informarla. Contava così poco per lui?
 
<< Adesso non c’è motivo per cui tu non possa venire con noi >> intervenne Perrie sfoggiando un enorme sorriso.
 
Vedendolo, riuscì a trovare un po’ di amor proprio per lasciar perdere la situazione e decidere di godersi la giornata indipendentemente dalle scelte di Harry.
 
<< Ci sto! >> esclamò, alzandosi di scatto.
 
<< Fantastico! >> reagì l’amica, stringendola appena.
 
<< Venite? >> chiese poi lei, rivolgendosi a Sarah e Michael ancora presenti.
 
<< Non voglio andare senza gli altri >> ammise l’amico, storcendo la bocca.
 
<< Invitali, allora >> disse semplicemente. << Non posso non passare del tempo col mio migliore amico, oggi >> aggiunse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Stava per infilarsi a letto quando il suo cellulare si illuminò, mostrando il nome di Harry. Contrariata, decise di rispondere comunque, sorpresa si fosse ricordato di lei.
 
<< Hey >>
 
<< Mel, mi dispiace tantissimo >> dichiarò tutto d’un fiato, colpevole.
 
Quelle parole non apportarono alcun miglioramento alla sua condizione. << Mhm >>
 
<< Sei andata via senza salutare >> notò.
 
<< Anche tu >>
 
<< Lo so. Mi dispiace tantissimo. Ho ricevuto una chiamata e… >>
 
Lo bloccò. << Più importante di me, ovviamente >>
 
<< No, non è questo >> si affrettò. << Era Matty. Era in grossi guai e ti assicuro che se non fosse stato così, non sarei mai andato via. Pensavo sarei riuscito a sbrigarmela più in fretta ma quando sono tornato indietro era tardi ed eri già andata via >> spiegò.
 
<< Quando sei tornato? >>
 
<< Tre ore fa >>
 
<< E mi hai chiamato solo ora >>
 
<< Ho avuto lo show, ho saltato anche il sound check >>
 
<< Lo so. Io c’ero >> gli fece notare.
 
<< Mi dispiace sul serio. Non volevo >>
 
Si lasciò andare ad un respiro frustrato. Lui sembrava davvero dispiaciuto e, in fondo, era qualcosa su cui avrebbe potuto sorvolare. Non valeva la pena arrabbiarsi e lasciare che l’orgoglio prendesse il sopravvento. I momenti da trascorrere insieme erano già minimi. Non era necessario stare lì a ridurli ulteriormente.
 
<< Matty era nei guai? >>
 
<< In grossi guai >> confermò.
 
<< Okay >>
 
<< Okay? >>
 
<< E’ okay. Lo capisco. Non è successo nulla >> lo rassicurò.
 
Sorrise dall’altro capo del telefono. << Grazie >>
 
 










SPAZIO AUTRICE: Buona Domenica! Questa settimana ho fatto un po' tardi, scusatemi tanto. Prometto che rimedierò la prossima. Spero che il capitolo possa piacervi e qualcuno si prenderà la briga di farmelo sapere. 
A presto :) x

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Capitolo 32
*** Football game. ***


(Maggio 2014)
 
<< Quindi non si è presentato e tu non gli hai detto nulla? >> la rimproverò Anna, standole di fronte.
 
<< Cos’avrei dovuto dirgli? >> prima che l’amica potesse darle un’idea di come sarebbero dovute andare le cose, aggiunse: << Era seriamente dispiaciuto e, nonostante tutto, va bene così >>
 
<< Hai proprio la faccia di una che è contenta, non c’è che dire >> commentò Beatrice.
 
Alzò gli occhi al cielo, seccata. Non aveva ancora superato la cosa di per sé e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era qualcuno che le ricordasse di essere stata trattata come l’ultima ruota del carro.
 
<< Possiamo passare ad altro, magari? >> richiese, in quel momento.
 
<< E’ inutile che te la prenda con noi. Non siamo noi ad averti mancato di rispetto >> le fece notare Anna.
 
<< Scusate. Stiamo cercando di far funzionare le cose e mettermi ad urlare per qualsiasi cosa non aiuterebbe >>
 
<< Nemmeno lasciare che ti tratti così. Vuoi che ti dia per scontata? >> rincarò la dose, Beatrice.
 
<< No >> rispose, secca. << Farò in modo che non accada, okay? >>
 
Dal fondo del corridoio videro la professoressa recarsi dalla loro parte ed entrarono in classe.
 
<< Sta arrivando? >> chiese Sarah, seduta al suo posto, alzando per qualche istante gli occhi dal libro che stava leggendo.
 
<< Mhm >> pronunciò lei, accomodandosi in contemporanea con Beatrice ed Anna.
 
Sarah, dopo aver ottenuto risposta, tornò ad immergersi nella lettura.
 
L’insegnante fece capolino sulla soglia e, lanciando uno sguardo all’interno con il suo tipico sorrisino enigmatico, si decise ad entrare chiudendo alle proprie spalle la porta.
 
<< Buongiorno! >> esclamò e, dal suo tono, intuì fosse di buon umore o, quanto meno, non avesse avuto ancora scontri col preside o altri docenti nel primo mattino.
 
<< Buongiorno >> rispose la classe in un coro più o meno compatto.
 
<< Aprite un po’ le finestre, non si respira >> e, affermandolo, si sventolò appena con la mano per fortificare il concetto.
 
Le due compagne di classe più vicine alle finestre aprirono, ubbidendo alla sua richiesta.
 
Si mise a sedere. << Ci sono novità? >> chiese poggiando la borsa sul fondo della cattedra.
 
“Il mio ragazzo è un idiota. Adorabile ma pur sempre idiota” pensò, decidendo di tenerlo per sé.
 
<< No, no >> risposero un paio di voci, distrattamente.
 
<< No? >> ripeté lei per accertarsene e scrutò tutti alla meglio.
 
<< No >> affermò Zelinda.
 
Continuò la sua ricognizione dell’aula finché i suoi occhi non si posarono su Sarah ancora intenta a leggere.
 
<< Coppola! >> urlò, facendo sobbalzare tutti.
 
L’amica abbassò di scatto il libro e fissò l’insegnate con un’espressione imbarazzata.
 
<< Io sarei entrata, eh >> le fece notare con tono accusatorio.
 
Divenne paonazza. << Buongiorno prof >> pronunciò con una vocina sottile.
 
<< Cosa stai leggendo? >> continuò a torturarla.
 
Melania, non riuscendo ad assistere alla scena, si abbassò per estrarre dal proprio zaino il necessario per la delega.
 
<< Te ne devi andare? >> sussurrò Beatrice guardandola di sottecchi.
 
Lei annuì.
 
L’amica le lanciò un’occhiata interrogativa.
 
Ne capì il motivo: non le aveva accennato nulla. << Vado a vedere i ragazzi giocare >>
 
Si accigliò. << I ragazzi? >>
 
Lanciò uno sguardo alla professoressa per accertarsi non l’avrebbe rimproverata e, con sollievo, si accorse non solo che fosse libera di parlare quanto volesse ma anche che questa avesse smesso di prendersela con Sarah per passare a conversare con Nicoletta e il suo gruppo, di smalti.
 
<< Una partita di beneficienza. Niall sarà il coach e ha formato una sua squadra >>
 
<< Fammi indovinare…Harry gioca? >>
 
Annuì. << In realtà non è detto ma potrebbe accadere >> precisò.
 
<< Quindi tu esci prima per volare non so dove per vedere il tuo ragazzo che forse e dico forse gioca in una partita di beneficienza quando lui solo ieri ti ha mollata come una cretina nonostante ti avesse promesso di andare a pranzo insieme e tu fossi volata lì solo per lui? >>
 
Seguì tutto il rimprovero dell’amica con attenzione notando non avesse saltato alcun punto della questione. Si strinse nelle spalle. Dal suo punto di vista appariva dieci volte peggio. << Esattamente >>
 
<< Sei fin troppo buona >> commentò.
 
Non era la prima volta che le veniva rivolta una simile frase con quel tono di disapprovazione misto a compatimento. Ci stava facendo l’abitudine.
 
<< Ci lavorerò su >> scherzò e, reggendo i vari fogli, si alzò per chiedere alla professoressa di uscire.
 
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
  << Non riesco ancora a credere che tu abbia preparato tutto, inviato Liam a controllare e poi abbia mandato tutto all’aria come un cretino >> gli rivolse Niall.
 
<< Già >> commentò, trattenendosi.
 
Non era certo felice di aver rovinato tutto e, tantomeno, era felice del fatto che ci fosse qualcuno a ricordarglielo. I fiori, il pic-nic, le candele, il cibo, il diadema e la collana. Tutto inutile. Quando Matty l’aveva chiamato, aveva pensato avrebbe risolto in fretta ma i casini in cui il suo amico si era cacciato erano troppo grandi per una mezz’oretta del suo tempo. In momenti come quelli si malediceva per la sua natura socievole e, per di più, per la natura poco tranquilla e corretta delle sue amicizie.
 
Lei era lì, solo per lui. Esattamente come aveva desiderato accadesse e aveva sprecato l’occasione di stringerla e regalarle e regalarsi una bella giornata. Le aveva mostrato fosse irresponsabile ed inaffidabile. Sapeva di averla ferita e profondamente delusa. Sapeva che la chiamata che aveva effettuato la sera prima non era stata abbastanza per rimediare. Non gli restava che confidare nella sua comprensione e nel suo buon cuore.
 
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Avrebbe dovuto saperlo. Niente più amici. Niente più casini. Niente più amici incasinati. Per quanto ci tenesse, niente più Matty Healy. Almeno non quando lei era nei paraggi.
 
<< Scommetto ci saranno altre occasioni >> intervenne Louis, cercando di alleggerire l’atmosfera.
 
Gli lanciò un’occhiata e un sorriso abbozzato. Ne apprezzò il tentativo. Stranamente sentì la mancanza di Zayn e delle sue parole di conforto. Purtroppo, però, era andato non ricordava dove con Perrie e non sarebbe stato lì quel giorno.
 
<< Andiamo a salutare la squadra! >> esclamò Niall cercando di tenere un tono solenne.
 
Louis ed Harry, a qualche passo di distanza, annuirono, consapevoli fosse un’azione doverosa.
 
<< Questo posto è enorme! >> urlò alle loro spalle Liam.
 
Harry si voltò immediatamente e sorrise, vedendo quanto entusiasmo attraversava il volto dell’amico.
 
<< Ti piace? >> gli chiese, nonostante fosse una domanda abbastanza stupida da rivolgere ad un qualsiasi adulto.
 
<< Immagina fartelo di corsa avanti e indietro per 90 minuti filati >> commentò Louis, in vena di sarcasmo, senza nemmeno voltarsi a guardarli.
 
Entrambi sorrisero appena.
 
<< Mi farò dare il cambio >> rispose Liam con sufficienza.
 
Louis gli fece il verso e, qualche secondo dopo, mise in piedi una parodia veloce di Liam intento a chiedere di essere sostituito causando le risa generali dei due amici.
   
 
 
 
 
*Melania’s POV*
<< Grazie per il pass, Paul >> pronunciò, mettendosi a sedere.
 
<< Trovo assurdo non ti abbia avvisata prima >> commentò.
 
<< Gli piace sfidarmi evidentemente >> scherzò, decidendo non avrebbe lasciato che qualsiasi cosa entrasse nel suo cervello per tormentarla e toglierle il sorriso.
 
<< Vuoi che gli dica sei qui? >>
 
Scosse la testa, guardandolo dal basso. << Non sarebbe divertente, altrimenti >> aggiunse, saltando la parte nella quale ammetteva che vederlo al naturale senza che lui sapesse di essere osservato, le riempiva il cuore.
 
<< Non deve saperlo? >> si accertò.
 
<< Non finché non riterrò sia il caso >>
 
<< Fai tu? >>
 
<< Faccio io >> ripeté.
 
<< Ti serve altro? >>
 
<< Paul, lavori troppo >> lo rimproverò bonaria.
 
<< Sei arrivata senza sicurezza. Ho solo un po’ di timore >> ammise.
 
<< Nel caso in cui…verresti a darmi una mano? >>
 
Annuì.
 
<< Allora non c’è altro >> e gli lanciò un sorriso rassicurante.
 
Si chinò ad abbracciarla e andò via.
 
Rimase ad osservare il campo. Si trovava solo qualche fila più in alto delle panchine della squadra di Niall. Non c’era nessuno che conoscesse. Si guardò in giro. Solo un paio di persone sparse sugli altri spalti.
 
Prese il cellulare in attesa che Harry sbucasse da un luogo qualsiasi. Per crearsi un alibi e, allo stesso tempo, avere delle informazioni su dove si trovasse, gli inviò un messaggio. “Hey, love. What are you up to? x”
 
Con sua grande sorpresa, rispose pochi istanti dopo. “Hey, my love. I’m just havin’ a boring conversation about the team and the scheme to use. What about you?”
 
Sorrise, senza saperne con precisione il motivo. Decise di fingere fosse a scuola e avesse ascoltato il consiglio che lui stesso le aveva dato il giorno precedente, prima di sparire. “Philosophy as every single Monday. Can you text?”
 
“Yep. No one notices it. Boring shit?”
 
“Could it be otherwise? I wish I was there instead”
 
“You should be. I miss you so much”
 
“It’s your fault if I’m stuck here” si lamentò, cercando di esagerare come suo solito per apparire verosimile.
 
“Since when you listen to me?”
 
Sorrise. Aveva ragione. Nemmeno in quel momento l’aveva davvero ascoltato. Doveva far in modo che lui lo credesse, però.
 
“I thought you were wiser” lo prese un po’ in giro.
 
“I thought I wouldn’t miss you this bad. Of course, I was wrong. Wanna keep blaming me, love?”
 
Come sempre, aveva trovato il modo di scagliarle il colpo di grazia utilizzando la sua disarmante dolcezza.
 
“I just wanna hold you so bad” ammise.
 
“And make love to you”
 
Le sue labbra si aprirono in un sorriso sconfinato. “Anything else?” chiese, immaginando potesse davvero trovarsi tra le sue braccia in procinto di fare l’amore con lui.
 
“I’d stare at you ‘til you fall asleep and then I’d count all the freckles on your cheeks”
 
“I don’t have freckles” gli fece notare, stupita lui non l’avesse notato.
 
“Wouldn’t it be a nice excuse to stare at you?”  
 
“Congrats. You keep on surprising me” aggiunse un’emoji sorridente.
 
“Aren’t I the sweetest boyfriend alive?”
 
“Always so modest”
 
“You confused me with my label, love” scherzò, utilizzando uno stupido gioco di parole per discolparsi dall’accusa di mancare di modestia.
 
“Silly”
 
“Sexy”
 
“Stop it, you”
 
“You’re quite lucky. I gotta go. See you later?”
 
Le dispiacque poi rifletté e si rese conto che la sua necessità di andare potesse voler dire sola una cosa: stava per uscire fuori, alla luce del sole. Lei  avrebbe potuto vederlo, senza essere vista. Non all’inizio, almeno.
 
“See you later. Have fun!” rispose e posò il cellulare nella tasca, certa non le sarebbe più servito per un po’.
 
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
Posò il cellulare nella tasca della felpa con un sorriso inebetito.
 
<< Melania? >> gli chiese Liam, passandogli accanto.
 
Lui annuì.
 
 << Cosa dice? >> si informò, fermandosi davanti ad uno specchio appeso alla parete alla meglio per controllarsi.
 
<< E’ in classe a fare filosofia. Vorrebbe essere qui e mi incolpa per averle detto di non venire >> riassunse, tralasciando volutamente la parte più intima nella quale le diceva cosa avrebbe voluto farle.
 
<< Si sarebbe divertita di più qui? >>
 
Si strinse nelle spalle. Non era certo che una partita di calcio le sarebbe piaciuta ma, riflettendo sulle varie opzioni, constatò potesse essere il male minore. << Non so. Probabilmente sarebbe solo stato meglio che fare filosofia >>
 
<< Però ci sei tu >> notò, dopo essersi sistemato la t-shirt.
 
<< Ci sono io >> ripeté, concordando.
 
<< Sei pronto? >> cambiò discorso, distogliendo lo sguardo dalla propria immagine riflessa per fissarsi sull’amico.
 
Guardò da capo a piedi il suo abbigliamento. << Cosa ti fa pensare che non lo sia? >> chiese poi, riferendosi alla sua tuta.
 
<< Pantaloncini, t-shirt? >>
 
<< Li ho sotto. Forse entro nel secondo tempo >> spiegò.
 
<< Oh, non entriamo insieme? >> parve rimanerci male.
 
Scosse la testa. << Stancali per me >> aggiunse con un mezzo sorriso, dandogli una lieve pacca sulla spalla.
 Si allontanò per scambiare due parole con Niall e recuperare una bottiglina d’acqua prima di raggiungere le panchine.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
Lo stadio si andava riempiendo sempre di più. La maggior parte del pubblico era lì per i ragazzi. Si capiva dagli striscioni che reggevano, le t-shirts che indossavano e, come se non bastasse, dai discorsi che facevano. Sorrise appena, sperando di non essere riconosciuta. Controllò l’orologio. Le 15:15. Il che voleva dire fossero le 14:15 lì. Mancava un quarto d’ora all’inizio e solo qualche giocatore era uscito per fare quattro palleggi. Nessuno che, a suo avviso, appartenesse al team di Niall. Non che conoscesse tutti, in realtà.
 
 
Lanciò sguardi casuali in giro, incantandosi a leggere i vari striscioni. Ne trovò alcuni irriverenti, altri geniali, altri ancora molto dolci. All’improvviso, la folla composta da ragazzine urlò a squarciagola, facendola spaventare. Diresse il suo sguardo in campo e si rese conto a cosa fosse dovuta quella reazione: Niall e Louis erano appena entrati chiacchierando tra loro. Aguzzò la vista sperando che di lì a poco avrebbe visto Harry.
 
 
Uscì conversando con Liam. Sentì le farfalle volare nello stomaco. Reggeva una bottiglina d’acqua e sorrideva mostrando le sue adorabili fossette. Il suo cuore fece una capriola. Non si sarebbe mai abituata a vederlo. Notò in quel momento avesse addosso una tuta abbastanza larga e affatto sexy e avesse legato parte dei capelli in un codino. Sorrise, trovandolo un disastro. Non capiva come potesse aver vinto il premio come “Best look” quando era evidentemente negato. Nonostante tutto, però, era il suo disastro e non avrebbe cambiato nulla della sua persona. Lo seguì con lo sguardo mentre si accomodava sulle panchine, al fianco di altre persone che non conosceva e, neanche volendo, avrebbe potuto identificare.
 
Dalla sua posizione poteva vedere la sua nuca a metà. Per intero, nel caso in cui si fosse sporta. Le sembrò reggesse il telefono. Decise di prendere il proprio per mandargli un messaggio scherzoso. Non le importava fosse relativamente presto, sentiva di non avere più motivo di nascondergli la sua presenza. Aveva osservato abbastanza da rimanere paralizzata.
 
“You look like Pebbles. Get a proper haircut, maybe?”
 
Invece del solito messaggio di risposta, il display si illuminò per mostrare una chiamata in arrivo da parte sua. Rispose immediatamente.
 
<< Hey >>
 
<< Cosa ne sai? >> chiese subito, confuso.
 
<< Beh… >> iniziò.
 
La bloccò. << Aspetta…non dirmi che sei qui? >>
 
<< Quando mai ti ascolto? >> chiese di rimando, divertita.
 
Lo sentì ricambiare il sorriso. << Dove? >> domandò, semplicemente.
 
<< Sopra di te >> pronunciò, senza togliergli gli occhi di dosso.
 
Si voltò di scatto e guardò esattamente dalla sua parte.
 
<< Mi vedi? >>
 
 << Sei bellissima >> sussurrò, senza fiato. 
 
Scosse la testa con un sorrisino imbarazzato. << Smettila >>
 
<< Vengo a prenderti >> e attaccò.
 
Fissò stranita il telefono e, notando avesse già preso una decisione per entrambi, lo rimise al suo posto. Le venne in contro, ignorando le urla delle ragazzine nei paraggi. Allungò una mano dalla sua parte, rimanendo qualche gradino più in basso. Si alzò e posò la propria su quella di lui. Harry gliela strinse e attese scendesse quei pochi scalini che li separavano.
 
<< La parte della nostra relazione in cui tu non mi ascolti, è la mia preferita >> le sussurrò nell’orecchio.
 
I brividi le percorsero la schiena. Aveva dimenticato quanto potente un suo solo respiro così ravvicinato, potesse essere.
 
Gli sorrise. Prima che potesse replicare, si rese conto avessero tutti gli occhi puntati addosso e, come se non bastasse, tutte le ragazzine si stavano accapigliando per affiancarlo.
 
<< Dovresti andare da loro >>
 
Scosse la testa. << Dopo, magari >> le passò una mano sul fianco, come a volerla proteggere mentre, intorno a loro, si scatenava il caos e Paul si affrettava ad aiutarli.
 
<< Non siamo stati molto discreti >> commentò lei, a denti stretti, scendendo gli scalini con Harry.
 
<< Dici ci abbiano visto? >> scherzò lui col suo risolino presuntuoso ma dolce allo stesso tempo.
 
Il modo in cui reagiva alle situazioni, la faceva sempre sorridere. Rendeva tutto così semplice.
 
<< Avranno sicuramente notato la tua nuova acconciatura, Ciottolina >> lo prese in giro, restando in sintonia con la sua visione delle cose.
 
<< Non credi di essere un po’ offensiva? >> la guardò con la coda dell’occhio, trattenendo una risatina.
 
<< Credo che il tuo cervello mi darebbe ragione >>
 
<< Eh? >> si fermò per guardarla, interrogativo.
 
<< Sotto quella massa informe non respira >> spiegò, finendo col riderne.
 
Le sue labbra si aprirono in un sorriso. << A dirla tutta, se il mio cervello non respira e va in tilt, è solo colpa tua >>
 
Abbassò lo sguardo, incredula si riferisse a lei. Incredula qualcuno potesse rivolgerle tali parole. Ignara di cosa avesse fatto per meritare quella fiaba. Lo guardò e, avendo i suoi occhi così vicini, si rese conto di come il sole li facesse risultare ancora più chiari e brillanti. Rimase folgorata.
 
<< Cosa? >> le chiese.
 
Scosse la testa per chiedergli di lasciar perdere la questione.
 
<< Dai, cosa? >> insistette.
 
<< I tuoi occhi sono tremendi >> ammise, imbarazzata.
 
Le baciò la guancia. << Hai i modi più adorabili per farmi i complimenti >>
 
Continuarono a scendere indisturbati, grazie alla prontezza di riflessi di Paul e all’aiuto di qualche altra personalità della sicurezza.
 
Giunsero alle panchine della squadra.
 
<< Può restare qui? >> chiese a Niall, Liam e Louis intenti a parlottare tra di loro.
 
I tre si mostrarono estremamente entusiasti della sua presenza e le rivolsero dei saluti calorosi.
 
<< Ti presento agli altri >> le sussurrò, tenendola ancora per mano.
 
Lei annuì e si lasciò condurre.
 
<< Ben, lei è Melania, la mia ragazza >>
 
Questi l’adocchiò e le sorrise porgendole immediatamente la mano. << E’ un piacere conoscerti di persona >>
 
Gliela strinse.
 
<< Lavoro da un anno con questi ragazzi e il signorino qui presente non ha smesso un secondo di farmi una testa così con te. Almeno adesso posso vederti >> continuò.
 
Arrossì, interrompendo il contatto fisico col regista dei ragazzi. << Il piacere è tutto mio. Mi dispiace tantissimo tu abbia dovuto sopportarlo. Non è facile >> scherzò, lanciandogli un’occhiatina divertita.
 
<< Lei dice così ma, sotto sotto, non può stare senza di me >> la sabotò.
 
Roteò gli occhi, scherzosamente.
 
<< Devo ammetterlo: sembrate molto innamorati >> proferì in tono paterno.
 
<< Grazie >> risposero i due in coro.
 
Le presentò altri cinque o sei giocatori improvvisati prima di sedersi sull’ultima sedia rimasta.
 
<< Vieni >> le rivolse, indicandole le sue gambe.
 
Si mise a sedere sul suo grembo e passarono in quel modo buona parte del primo tempo, commentando divertiti le azioni e le espressioni dei giocatori in campo. Prestando particolare attenzione a Louis e Liam.
 
 
 
 
 
A pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, Niall lanciò ad Harry il segnale.
 
<< Devo entrare >> le sussurrò.
 
Si alzò per far in modo che lui potesse fare lo stesso.
 
Lo vide muoversi a fatica sulle gambe.
 
<< Cosa c’è? >> chiese Niall.
 
<< Sono un po’ intorpidite per essere stato seduto così tanto >> commentò con una smorfia mentre cercava di farle riprendere con movimenti circolari.
 
<< Scusa >> mormorò lei, sentendosi responsabile.
 
Scosse la testa con un sorriso. << Non c’entri niente >> le assicurò.
 
Si accomodò sulla sedia lasciata da Harry e lo osservò riscaldarsi, incantata.
 
<< Potresti tenermi il cellulare? >> le chiese, avvicinandosi per porgerglielo.
 
Lei annuì e lo afferrò infilandoselo, senza nemmeno guardarlo, nella tasca libera dei jeans.
 
Aprì la felpa e se la sfilò rapido lanciandola alle spalle di Melania.
 
<< Volevi uccidermi? >> domandò lei, divertita.
 
<< Nah, magari tramortirti >> le resse il gioco passando a liberarsi anche del pantalone.
 
<< Mi stai offrendo uno strip gratuito? >> lo guardò improvvisando un’occhiata maliziosa.
 
Si chinò su di lei ponendo una distanza minima tra le loro bocche.
 
<< Non provocarmi. Non vuoi sapere cosa ti farei >> le sussurrò, fingendosi minaccioso prima di morderle lievemente il labbro inferiore.
 
Gli circondò il collo con le braccia, divertita. Baciò il suo zigomo. << Me l’hai già detto >> aggiunse.
 
Alle loro spalle, Niall urlò il nome di Harry.
 
<< Mi dai un bacio portafortuna? >> le richiese in un sussurro roco.
 
Fece combaciare le proprie labbra con le sue. Lui inserì la lingua ma, nonostante le premesse, quel momento durò pochissimo.
 
<< Tornerò per il bis >> commentò staccandosi.
 
Gli sorrise. << Ci conto >>
 
Fece qualche passo all’indietro e affiancò Niall. Si scambiarono qualche frase e il biondino sembrò riempirlo di consigli sulla tattica da usare. Harry annuiva, concentrato. Era così bello.
 
Il secondo tempo iniziò ed Harry fece il suo ingresso, dando il cambio ad Olly che la raggiunse sulle panchine.
 
Osservò con attenzione, senza distogliere lo sguardo dal proprio amato nemmeno per un secondo.
 
Quando, in un momento di stallo, ebbe qualche istante, decise di giocare un po’ col cellulare di lui. Vi scaricò tutti gli album degli You me at six. Era sicura non avrebbe notato la differenza tanto presto.
 
 
 
 
 
 
Ai calci di rigore, Harry venne scelto per tirarne uno. Contrariamente alle sue credenze, segnò. Niall, a bordo campo, corse ad abbracciarlo assalendolo insieme agli altri compagni di squadra. Quando lo lasciarono andare e lui fu in grado di respirare, si voltò dalla sua parte. La indicò con l’indice e le mimò “Questo era per te”. Gli sorrise e gli lanciò un bacio aggiungendo, col labiale, “Ti amo”.
 
Lo vide sorridere e affermare fosse lo stesso. 
 
 
 
 
 
 
   

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Capitolo 33
*** << It's happening again >> ***


(Maggio 2014)
 
<< Hai smesso di andare in giro come se non ci fosse un domani? >> la canzonò bonario, Tommy.
 
Sorrise. << Puoi stare tranquillo. Per un po’ sarò tutta tua >>
 
<< Ah, lo spero. Avremmo dovuto avere questo incontro molto tempo fa >> si fece avanti col busto, diminuendo la distanza tra loro.
 
<< Non esagerare. Sono stata via appena un paio di giorni >> si lamentò per la visione tragica del manager, roteando gli occhi e appoggiandosi allo schienale della sedia.
 
<< Devi sempre avere ragione, eh? >>
 
<< Sei sempre intrattabile quando si tratta di lavoro. Dopo che hai risolto le tue cose, torni a parlarmi di nuovo >> constatò, esternando quella che, ormai, per lei era una pratica abituale.
 
Si accigliò. << Cosa intendi? Ti sto parlando anche adesso >>
 
<< Adesso è più un rimprovero, un infondere ansia e farmi pesare il fatto che abbia passato un weekend col mio ragazzo e degli amici piuttosto che pensare, come al solito, al lavoro o alla scuola >>
  
Scoppiò in un risolino. << E’ quello che faccio? >> si informò, coprendosi la bocca con la mano per qualche istante.
 
Lei annuì semplicemente e si guardò intorno. << Tra l’altro – aggiunse dopo istanti silenziosi – cos’è questa nuova fissa di portarmi a pranzo ogni volta che hai brutte notizie o rimproveri da farmi? >> posò il suo sguardo indagatore sul suo interlocutore.
 
Sorrise. << Non trovi sia carino? >>
 
<< Sarà >> si strinse nelle spalle.
 
<< Non sei particolarmente in vena, eh? >>
 
<< Mi fai sentire in colpa per aver visto Harry. Cosa credi? >>
 
<< Hai passato abbastanza tempo con lui di recente, no? >>
 
<< Ma dove? Ma cosa? Non ci vedevamo da settimane e sai perfettamente abbiamo addirittura litigato >>
 
<< Vogliamo parlare di lavoro, o no? >>
 
<< Non finché non la finirai di farmi pesare il fatto di essere innamorata. Sono una persona normale e, come tale, anche io vorrei avere dei giorni di relax lontano da tutto avendo accanto solo il mio ragazzo e altri amici. L’unica differenza sostanziale è che non sono fortunata ad averli dietro l’angolo >>
 
<< Stellina, non è necessario. Abbiamo iniziato col piede sbagliato. Che ne dici di ordinare? >>
 
Annuì. << Non voglio che ci siano attriti tra noi. Non si lavora bene in quel caso e abbiamo un tour da iniziare >> aggiunse.
 
<< A proposito di questo…com’è andato l’incontro con i The Vamps? >> chiese, chiamando distrattamente un cameriere.
 
<< Oh, bene. Mi piacciono molto, hanno talento >> rispose senza troppo entusiasmo.
 
Il suo tono insospettì Tommy. << E cos’altro? >> chiese, scrutandola.
 
<< Mhm…è successo qualcosa di strano, in realtà. Mi piacciono come band ed hanno la loro quantità di talento, non lo metto in dubbio. Come persone, però, beh…Brad non mi sembrava molto entusiasta di me, alle mie spalle >>
 
Il cameriere li affiancò, chiedendo loro di cosa avessero bisogno. Tommy richiese dei menu. Il giovane annuì e si allontanò per recuperarne un paio da una mensola vicina. Glieli porse e, accertandosi non avessero bisogno di altro, li lasciò decidere per conto proprio diretto ad altri tavoli.
 
<< Spiegati meglio >> richiese Tommy, ignorando del tutto quel libro rilegato che reggeva tra le mani.
 
Si rese conto potesse essersi espressa in maniera vaga e, come se non bastasse, confusa. Cercò di mettere insieme le idee per raccontargli al meglio di quella serata.
 
<< In parole povere, dopo lo show sono tornata nel backstage. Ho incontrato uno di loro, Tristan, e abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Mi sono congedata quasi subito per andare a chiamare Harry. Quando sono tornata indietro li ho sentiti parlare di me, alle mie spalle. James e Tristan sono stati carini nei miei confronti. Brad un po’ meno >>
 
<< E li vuoi ancora come tuoi opening acts? >> si stupì.
 
<< Hanno talento! >> esclamò, lasciando emergere la sua frustrazione.
 
<< Cos’ha detto di preciso? >> si ricordò di chiedere.
 
<< Non gli piaccio. E’ convinto che la mia sia solo una facciata per via degli anni che ho trascorso nel mondo dello show business. L’ho sentito chiaramente dire che non avrebbe voluto fare amicizia con me e, qualche minuto dopo, mi ha sorriso e detto cose differenti dall’essere diffidente >>
 
<< Mhm. Possiamo sempre trovare qualcun altro >> convenne.
 
<< Mi piacciono e non ho intenzione di lasciarli andare perché Brad ha un’idea di me totalmente errata, anzi. Sono abbastanza decisa a mostrargli si sbagli >>
 
<< E’ una tua scelta >> portò le mani in avanti.
 
<< Mangiamo, va’ >> decise di concludere il discorso e afferrò il suo menu per dargli un’occhiata.
 
<< Per gli altri, hai già deciso? >> chiese.
 
Lo fulminò con lo sguardo. << Sto ancora aspettando che tu riesca a fissare un appuntamento con Jai >>
 
<< Oh, giusto >> assunse un’espressione colpevole.
 
Aveva intuito immediatamente se ne fosse dimenticato.
 
<< Puoi scriverti un promemoria o qualcosa del genere? >> gli chiese, arrivando alla quarta pagina del menu nonostante avesse già scelto, per pura noia.
 
Annuì. << Ti prometto che me ne ricorderò, adesso >> aggiunse.
 
 
 
 
 
*Harry’s POV*
 
Stava accadendo di nuovo. Twitter era pieno di insulti. Minacce di morte ovunque. Discorsi concitati su quanto la odiassero e la volessero lontana da lui. Ancora una volta non riuscivano a capirlo. Non riuscivano a restare indifferenti davanti alle sue scelte.
 
I suoi occhi caddero su un tweet molto forte. Le lacrime gli pizzicarono gli occhi, immediatamente. Li chiuse per mandarle via. Prese un bel respiro e scosse il capo. Non riuscì a leggere altro. Lasciò il cellulare sul comodino e scese per andare a prendere una boccata d’aria in giardino.
 
Passeggiò per un breve tratto, sovrappensiero. Inciampò in un sasso e perse l’equilibrio, cadendo in avanti. Rimase a faccia in giù nell’erbetta per qualche istante poi si girò, ricadendo sulla schiena. Fissò il cielo senza batter ciglio.
 
Non era cambiato nulla. Loro continuavano a non capire. Lei continuava ad essere l’amore della sua vita. Lui, quello nel mezzo. Sperò lei non avesse letto nulla. Pregò affinché la scuola l’avesse tenuta troppo impegnata per quel giorno per rendersene conto. Non meritava di trovarsi in quella posizione. Non l’aveva mai meritato. Nemmeno due anni prima. Era così gentile, dolce, educata, paziente. Nemmeno volendo sarebbe stato possibile prendersela con una ragazza del genere. Ma, ovviamente, tutte quelle persone che sputavano veleno non la conoscevano né, tantomeno, si erano presi la briga di provare a farlo.
 
Tutto perché lei era venuta alla partita. Tutto solo perché lei l’aveva reso felice. Forse non avrebbe dovuto alzarsi, andare a prenderla di persona e causare tutto quel panico generale. Avrebbe potuto mandare Paul o Ben o, comunque, chiunque altro. Loro le avrebbero detto di raggiungerlo, l’avrebbero scortata e la cosa non sarebbe sembrata sospetta. Tutti sapevano fosse amica di Niall, Liam e Louis. Il problema era stata la sua presenza: il fatto che l’avesse tenuta per mano scendendo i gradini. Avrebbe dovuto pensare più lucidamente, valutando i pro e i contro ma, vederla lì, l’aveva reso completamente e irrimediabilmente pazzo. Non aveva avuto occhi per altro. Non aveva avuto altri pensieri che non riguardassero la bellezza che la caratterizzava insita nella sua semplicità.
 
In quel momento, sdraiato per puro caso nel giardino fuori casa sua, realizzò. Lui era l’unica minaccia. L’unica persona che continuava ad arrecare dolore e odio alla ragazza che amava. Nonostante non fosse intenzionale, lui risultava essere il problema. Non George. Non i membri dei The Vamps. Non qualsiasi altro ragazzo sul pianeta. Solo lui. E, l’ultima cosa che avrebbe voluto, era metterla in una spiacevole posizione.
 
Si maledisse per non aver mantenuto un profilo basso il giorno prima. Aveva alzato un tremendo polverone. Lei poteva anche non esserne cosciente ma lui sapeva e il fatto che sapesse, lo lacerava. Se solo non l’avesse fatto, sarebbero rimasti nell’ombra ancora per un po’. Avrebbero avuto tutto il tempo di sistemare le cose tra loro prima di affrontare il mondo esterno. Sarebbe stato diverso. Era consapevole del fatto che, invece, fosse troppo presto. Era arrivato tutto così in fretta.
 
Si erano ritrovati da poco più di trenta giorni e, nonostante si fossero impegnati e continuassero a farlo, non era facile recuperare venti mesi e ricostruire due cuori infranti affinché battessero nuovamente seguendo lo stesso ritmo.
 
Cosa sarebbe successo se un’altra fan o una persona qualsiasi, le avesse fatto del male? Non pensava di poter reggere, ancora. Non poteva farle una cosa simile. Lei meritava il meglio. Avrebbe voluto essere il suo “meglio” ma era perfettamente a conoscenza del fatto che la realtà fosse ben diversa. Lui poteva amarla, poteva desiderarla, poteva renderla felice ma non poteva proteggerla, non poteva assicurarle serenità.
 
Lanciò un urlo frustrato. Avrebbe dovuto decidere il da farsi. Immediatamente. Non voleva. 
 
 
 
 
 
*Melania’s POV*
 
<< Dimmi chi altro vorresti >> la incitò, Tommy.
 
<< I 5SOS >> esclamò con un risolino.
 
<< Tralasciando tutta la tua lunga lista di amici >> pronunciò con un tono di finto rimprovero.
 
<< Non conosco molti artisti. O, almeno, non molti artisti disposti ad aprire i miei concerti >>
 
<< Beh, ci penseremo con i management allora >> concluse, richiamando il cameriere per poter ordinare.
 
<< Oggi pomeriggio, vero? >> chiese, lanciando un’occhiata alle proprie spalle per accertarsi del fatto che qualcuno stesse realmente arrivando dalla loro parte.
 
<< Ci sono le date da stabilire e rilasciare >> precisò.
 
 
 
 
 
<< Credo dovrei chiamare i The Vamps per avvisarli, no? >> domandò lasciando, dopo ore intense ed estenuanti di pianificazione e tattica, la riunione con la sua etichetta.
 
<< In teoria dovrebbe sbrigarsela l’etichetta ed intercedere ma se tu volessi farlo, non credo ci sarebbero problemi, anzi >>
 
Annuì, intenzionata ad occuparsene personalmente. Prese il cellulare e, camminando al fianco di Tommy verso l’uscita, gli chiese: << Mi riaccompagni? >>
 
<< Vai di fretta? >>
 
Compose il numero di James che George le aveva dato e, portando il telefono all’orecchio, annuì rivolgendosi al proprio manager. << Devo studiare per domani, purtroppo >> spiegò.
 
<< Capisco >> si cimentò in qualche espressione buffa, facendola sorridere.
 
Arrivarono all’auto quando la cornetta, dall’altro capo, si alzò.
 
<< Qui è James! >> esclamò quest’ultimo.
 
<< Hey, James! Sono Melania, come stai? Ti ho disturbato? >> salì in auto.
 
<< Tutto bene, tu? Hai un ottimo tempismo, abbiamo appena finito le prove >> sorrise.
 
<< Tutto bene, ti ringrazio. Sono contenta di averti trovato, allora >> commentò e, prima che potesse spiegarne il motivo, lui prese la parola.
 
<< Devi dirmi qualcosa? >>
 
<< Proprio così. Ho appena finito la prima di una lunga serie di riunioni per il tour e ho qualche data sottomano. Pensavo voleste saperle >>
 
<< Magari solo l’inizio. Non ho buona memoria >> ammise con un risolino.
 
<< Fine Settembre >> rispose alla sua richiesta.
 
<< E’ fantastico. Abbiamo tutto il tempo di fare varie rimpatriate >> esclamò.
 
Il suo entusiasmo era contagioso. Apprezzava moltissimo quell’aspetto della sua persona.
 
<< Non vorrete certo lasciarmi fare le prove da sola? >> scherzò.
 
<< Non voglio perdermi lo spettacolo >>
 
Conversarono ancora per una decina di minuti e lei si sorprese della facilità con cui, nonostante non si conoscessero, riuscissero ad andare d’accordo.
 
 
Prima di tornare a studiare, decise di mandare qualche messaggio alle persone che, per cause di forza maggiore, non aveva sentito da un po’. Cercò di non tralasciare nessuno. Partendo da Ed Sheeran e i 5SOS, passando per Nina Nesbitt e Cher Lloyd e concludendo con George Shelley.
 
 
 
 
*Harry’s POV*
 
<< Non vuoi venire con noi? >> gli chiese.
 
Tacque, sovrappensiero qual era.
 
<< Harry? >> lo richiamò.
 
Silenzio.
 
<< Harry! >>
 
Sussultò, girando il capo di scatto. << Eh? >>
 
<< Ti ho chiesto se vuoi venire con noi >>
 
<< Voi? Dove? >>
 
<< Me e la mamma. Pensavo di far passare anche Ashton >>
 
<< Dove? >> insistette.
 
<< Al centro commerciale. Mi servono delle cose per la stanza >>
 
<< Non ne ho molta voglia. Ti dispiace se passo? >>
 
Lo scrutò qualche istante e, corrugando la fronte, gli chiese: << Cos’hai? >>
 
La fissò, indeciso se parlargliene o meno.
 
<< Intendi rispondermi? >>
 
<< Stanno succedendo un po’ di cose >> disse semplicemente.
 
<< C’entra Melania, per caso? >> si preoccupò, facendo qualche passo in avanti involontario.
 
Si sorprese di una simile reazione ma si limitò ad annuire senza far trasparire nulla.
 
<< Cosa? >>
 
<< Gemma, stai venendo? >> urlò la madre dall’altra stanza.
 
<< Possiamo parlarne anche dopo >> la liquidò.
 
<< Tu, con quella faccia, non rimani da solo a casa >>
 
La guardò stranito. << Perché? >>
 
<< Forza, vieni con noi >> ignorò la domanda e, afferrandolo per un braccio, lo strattonò affinché si alzasse.
 
Si lasciò manipolare come lei meglio preferiva. << Okay, vengo ma non metterti a fare come tuo solito >>
 
 << Cosa stai insinuando? >> finse di offendersi, precedendolo all’ingresso.
 
<< Passi sempre ore davanti ad un solo oggetto. Sei di una lentezza unica ed è irritante >> rispose, finendo col sorriderne sotto i baffi.
 
Gli diede una lieve spinta quando quest’ultimo la raggiunse.
 
 
 
 
 
<< Harry! >> lo richiamò.
 
Sbirciando tra gli spazi vuoti dello scaffale, si rese conto si trovasse esattamente di fronte a lui. << Sono qui >> le disse, cercando di farsi notare.
 
I loro sguardi si incrociarono. << Puoi raggiungermi? >>
 
Tacque, indeciso.
 
<< Mi serve una mano >> aggiunse immediatamente.
 
Senza risponderle, rassegnato, lasciò la propria corsia per affiancarla. << Eccomi >>
 
<< Ho scelto questa lampada. Ti piace? >>
 
Lanciò un’occhiata piuttosto distratta, non essendo particolarmente interessato ad un oggetto del genere. << Sì >> rispose, sapendo contasse poco il suo parere.
 
<< Immagino >> notò sarcastica, conoscendolo fin troppo bene.
 
Sorrise, colto in flagrante. << Ti serviva una mano ma avevi già scelto. Non sei normale >> le rivolse in un secondo momento, riflettendoci.
 
Gli lanciò un’occhiata eloquente. << Era una scusa >>
 
Si sorprese. << Per cosa? >>
 
<< Dobbiamo parlare, ricordi? >>
 
<< Oh >> si ammutolì, valutando mentalmente la situazione.
 
<< Non credere me ne fossi dimenticata >>
     
<< Quando mai ti sfugge qualcosa? >> si lasciò andare ad un sorrisino giungendo alla conclusione che quello non fosse il posto più adatto ma, sicuramente, aveva a che fare con la persona più adatta e con il momento migliore per confidarsi.
 
<< Ti conviene sbrigarti. Se l’hai combinata grossa, ci metteremmo troppo a risolvere >> lo prese in giro.
 
Si concesse un sorrisino. << Non sono io >>
 
Gli lanciò uno sguardo indagatore per accertarsi non stesse mentendo.
 
<< Almeno non direttamente >> aggiunse come una sorta di correzione.
 
Lo guardò confusa. << Cosa diamine vuol dire “non direttamente”? Hai fatto guai o no? >>
 
<< Ehm >> iniziò, incerto su come proseguire.
 
Alzò un sopracciglio, aspettando desse un senso a tutta la faccenda.
 
<< Sta accadendo di nuovo >> tagliò corto.






SPAZIO AUTRICE: Saaalve a tutti! Sono tornata dopo un'assenza indicibile. Mi dispiace tantissimo. Sono stata molto impegnata con l'Università e l'altra fan fiction e non ho pensato minimamente ad aggiornare questa. Spero che questo capitolo cacchetta sia sufficiente per quelle poche persone che ancora attendono una fine di questo sequel. (Non credo arriverà in fretta comunque cwc)  
Fatemi conoscere i vostri pareri. Mi auguro di aggiornare a breve.
A presto :) x

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