Temptatio

di aileehnly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beata solitudo, sola beatitudo ***
Capitolo 2: *** Errare humanum est ***



Capitolo 1
*** Beata solitudo, sola beatitudo ***



DISCLAIMER: Questi personaggi non mi appartegono,ma sono di proprietà di Veronica Roth. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 
Volevo precisare una cosa,prima della vostra lettura. Ultimamente ho notato come molte fan di Divergent odiano
tremendamente la ship in questione,"Petris",insultando spesso le shippers.  Essendo io,una fangirl che shippa parecchio anche Miles e Shaleine, mi sono subito riconosciuta in questa OTP. E' ovvio che amo la Fourtris e che sia,una specie di "must" nel fandom, ma cosa c'è di male nell'avere delle OTP un pochino diverse? 
Apparte questo piccolo pensiero,vi avviso che nella fanfiction siamo in "Insurgent" e per chi non ha ancora iniziato la saga,potrebbero esserci spoilers.
Buona lettura.



CAPITOLO I


Prigioniera.

Prigioniera.
La morte ti aspetta,la morte sta arrivando.
Non puoi scappare più,oramai. Sei una stupida.
Cosa succederà a Tobias,adesso? L'hai abbandonato.
Adesso hai paura di morire,eh? Ci dovevi pensare prima.
Prima di bruciare l'amore di Tobias,la fedeltà dei tuoi amici,la tua vita.
Sei una stupida.
Prigioniera.
Vigliacca.

 

 

 

Era lì,rannicchiata nella stessa posizione da ore,giorni,forse settimane. Era lì,a fissare un punto imprecisato della parete opposta,fissava le pareti come se si aspettasse che crollassero,come se si aspettasse che qualcuno … qualcuno la salvasse.
Sapeva che non sarebbe stato così,lei si era offerta.
Lei si era sacrificata.
Lei era coraggiosa.
La cella degli Eruditi era buia,spoglia e vuota. Vuota.
Lei stessa si sentiva vuota,pensò. Vuota,sola,disperata,spoglia.
Spoglia di ogni sentimento felice,di ogni … stimolo.
Aveva fame,sonno e freddo,ma oramai non sentiva più niente,la tristezza e quel terribile senso di vuoto la sovrastava. Era tutto ciò che rimaneva in lei.
Non sentì nemmeno le porte che si aprivano,non sentì nemmeno i passi di un individuo ( forse è un ragazzo?) che si avvicinavano. Non sentì la sua voce. Osservava quel punto infinito su quella parete e immaginò che si rompesse. Rise da sola,pensando che probabilmente nemmeno i suoi “poteri da Divergente” potessero aiutarla adesso. (Stai forse impazzendo?) Si ricordò che molte delle persone là fuori,credono ancora che essere divergenti potesse portare chissà quale abilità magica.

«Rigida!» sentì delle urla,qualcuno che la strattonava,ma non percepiva la realtà. Sentiva dolore alla pelle,qualcuno le stava facendo male,qualcuno la stava schiaffeggiando. Non sentì nemmeno gli schiaffi. E cadde.
Cadde in un profondo sonno,nell'oscurità più oscura,fra le braccia di quel individuo. (Stai morendo? Stai morendo? Hai fame.)
Poi lo sentii. Un leggero calore al petto. E' come se il cuore ricominciasse a battere,dopo essere stato pietrificato da quel … vuoto.

Gli occhi si stavano schiudendo,la mente si stava svegliando da quello strano sogno o incubo,non ricordò.
Si sentiva i muscoli intorpiditi,faceva male,malissimo. Lo stomaco parlava per sé,quasi sembrava che abbaiasse:stava letteralmente morendo di fame.
«Sei una completa idiota.» disse una voce,familiare,ma non era ancora del tutto lucida per riconoscere dove si trovava e chi le stava parlando. «Idiota.»
La delusione calò su di lei,come un enorme masso: si trovava nella cella.
L'oscurità regnava ancora,ma lei era stesa sul lettino … con una coperta sopra. Quest'attenzione particolare la sorprese. La sorpresa fu ancora più grande quando si trovò davanti la faccia di Peter,che la guardava con un' aria di arroganza mista a stupore.
Era in piedi davanti a lei,con un piatto tra le mani. Il piatto non sembrava invitante,vi era una fetta di pane e del …(Cibo in scatola? Qua al quartier generale degli Eruditi?)
Non riuscì a trattenere una risata. Sapeva che non aveva senso,anzi probabilmente sembrava completamente matta,ma non le importava. Era più una risata di sfogo,di liberazione … o semplicemente un tentativo di allontanare il dolore.
«Certo che sei proprio andata fuori di testa.» disse osservandomi stranito «Dovresti ringraziarmi. Anzi,ti ordino di farlo. » I suoi occhi sembravano quasi divertiti,come se la situazione lo avesse messo in (buonumore? Peter,in buon umore, senza nessuno da far soffrire? )
«Ringraziarti … ma che cosa è successo,esattamente? » disse Tris,osservando il ragazzo che aveva di fronte. Sembrava diverso.
Lui tornò serio e disse,corrugando la fronte «Beh,stavi morendo. Di fame,credo. Ho l'impressione che tu abbia avuto delle allucinazioni,sai? Comunque sia ti ho portato del cibo e dovresti ringraziarmi. Anche per questa coperta.» indicò quella specie di telo fine che copriva il corpo della ragazza,poi aggiunse «Dillo,sarei un perfetto Rigido. »
La ragazza si allungò per prendere il piatto dalle sue mani e rise. Sentiva il dolore che si irradiava nel petto,ma ora stava calando ( o si sta nascondendo? Tornerà,più forte di prima.) e iniziò a mangiare la fetta di pane. Aveva un sapore orribile,ma non poteva che accontentarsi.
«Sì,un abnegante modello.» nello stesso momento in cui pronunciò quella … parola,si ricordò della sua famiglia. Di sua madre. Di suo padre. Di Caleb. Tutto ricominciò a girare,la fame che prima rischiava di ucciderla … scomparì.
L'espressione di Tris cambiò,divenne triste,quasi disgustata. Allontanò il piatto da sé,aveva un disperato bisogno di sfogarsi,un disperato bisogno che qualcuno mettesse fine a quell'incubo,a quel dolore.
Abnegazione.

Traditrice.
Vigliacca.
Prigioniera.

«Devi smetterla di farti del male.» disse lui e le prese il pezzo di pane dalle mani per poi portarlo alla bocca. Fece un espressione di disgusto.
«Tu hai deciso questo. Tu,tu,solo tu. Sei stata stupida,troppo stupida. Ti potrà sembrare un atto di coraggio,ma io sinceramente ne dubito. E' pura stupidità.» La freddezza della sua voce fece trasalire Tris,lui era comunque Peter,colui che l'aveva quasi uccisa.

Il dolore iniziò a sgorgare sotto forma di lacrime,senza sosta,ferocemente.
(Ha ragione lui,sei stata stupida. Ha ragione. Peter ha ragione.) Lei si portò le mani al viso,quasi per nasconderlo,poi si decise che non le importava più se piangeva davanti al suo nemico,tanto stava per morire.
«Tanto morirò presto. E tutto questo sarà finito.» balbettò fra le lacrime. Queste parole le fecero bruciare il petto,così tanto che si accasciò su sé stessa,esausta. Quel dolore non diminuiva,anzi aumentava. Un fuoco perpetuo che brucia ogni traccia di speranza.
Peter emise un suono,probabilmente un grugnito ed era visibilmente infastidito.
«Che fastidio.» si sedette sul letto,dove lei era stesa e appoggiò la schiena al muro. «Non dovresti torturarti,Rigida. Morirai. E morirai qua,tra gli Eruditi. » sorrise in modo così irritante,che guardandolo Tris ebbe uno scatto di rabbia. (Ecco il Peter che odi.)
Lo guardò ferocemente per poi tirargli un pugno alla spalla,con la poca forza che trovò. Fu soddisfatta a sentire che il ragazzo emise un mugugno di dolore. Però un secondo dopo,lui 
iniziò a ridere sonoramente. Non una risata normale,ma quasi diabolica. Era piuttosto buffo,pensò fra sé e sé.
«Non mi hai fatto male. Sei debole in questo momento,però hai almeno tirato fuori un po' di vitalità.» disse rilassò i muscoli,abbandonandosi completamente al muro adiacente al letto. Sembrava quasi un ragazzo normale.
«Cosa ci fai qui? Dove sono le guardie? Le telecam- » fui interrotta bruscamente.
«Ehi,ehi! Fermati un secondo. Ora ti spiego,data la tua scarsa capacità di deduzione logica. » si raddrizzò per poi continuare «Sei svenuta. Eri disidratata e non avevi mangiato per giorni. Sei una stupida. Mi hanno dato l'ordine di assicurarmi che tu … resti viva,insomma. Hanno ancora bisogno di te per il siero. Probabilmente ti sposteranno in una cella vicino al mio alloggio,sono preoccupati di perdere una cavia importante. E... » fa una piccola pausa,come se volesse sottolineare le parole che stava per pronunciare. «Sanno del nostro odio reciproco.»
(Odio reciproco. Lo odi ancora,tu?) Scosse la testa,certo che odiava Peter.
«Capisco. Odio reciproco. » annuì a sé stessa,senza un motivo apparente. Il ragazzo si alzò dal lettino e la scrutò con un' espressione seria.
«Che c'è,Rigida? » rise,come per schernirla,ma la sua espressione rimaneva seria. «Non mi odi più?» I suoi occhi sembravano leggere i pensieri della ragazza.
«Io … » si guardò le mani,intrecciando le dita fra loro «Certo che ti odio. » (Chi ha pulito il sangue di Edward? Tu. Lo odi.)
Il suo sguardo diventò gelido e uscì dalla cella.
Solitudine.

Sei sola.
hai bisogno di un amico?
Sei sola in questa cella.
Cerchi consolazione da Peter?
Credi che diventerà tuo amico?

No.
Non lo vuoi nemmeno tu.
Stupida.

 

Tris fu spostata due ore dopo,in una cella vicino all'alloggio di Peter. Entrò e fu sorpresa:vi era un lettino minuscolo ma visibilmente più comodo del precedente. C'era una finestra. Il vetro era spesso,molto spesso,per evitare che provasse a romperlo. La ragazza riusciva a vedere i cancelli del quartier generale degli Eruditi,vedeva i soldati Intrepidi sorvegliare il perimetro. Si voltò e fu paralizzata. Vide uno specchio appeso alla parete opposta,anch'esso di uno spessore elevato rispetto alla norma e capì. 
Lei capì che si stavano burlando di lei,delle sue origini.
Guardò il riflesso. Vide una ragazza pallida,da sembrare morta. Gli occhi sembravano enormi su quel viso troppo magro. Le occhiaie era ben visibili. I biondi capelli cadevano sul suo viso,quasi incollate al viso per il sudore. Era orrenda.
La luce entrava da quel portale riflesso di libertà,sentiva il calore del sole sulla pelle.
Le lacrime scorrevano sul suo viso,splendevano al sole.
Era prigioniera e l'unica persona con cui avrebbe passato le sue ultime settimane,era Peter.

 

Ho bisogno di te,Tobias. 

 

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Capitolo 2
*** Errare humanum est ***


 

CAPITOLO II

 

Tris,perché mi hai abbandonato?
Mi hai sussurrato parole d'amore e promesse inscindibili.
Tris,perché mi hai abbandonato?
Quella notte,mi avevi promesso saresti rimasta. Per me.
Insieme a me. Per sempre.
Tris,perché vuoi morire?
Ti amo. Ti amerò sempre.
Hai deciso di abbandonarmi al mio destino,per sempre solo.
I tuoi occhi mi perseguiteranno.

 

Si svegliò di soprassalto,gli occhi azzurri di Tobias ancora impressi nella mente.
Si stropicciò gli occhi e fissò il soffitto. Le pareti erano azzurre,come gli occhi del suo amato. (L'hai abbandonato.) Scacciò via i brutti pensieri e si concentrò sulle voci fuori della cella.
«Peter Hayes. » disse la guardia,fuori della cella.
Le guardie Intrepide rimanevano a controllare le porte ventiquattro ore su ventiquattro,forse per la paura che i suoi magici poteri di divergente potesse aiutarla a fuggire.
«Sono incaricato di farle fare una doccia. E di nutrirla. » disse,con voce autoritaria.
Tris sentì una specie di “Beep!” e le porte si aprirono.
«Rigida. Alzati. Muoviti. » ordinò e la guardò,gelido. Lei si alzò velocemente,evitando lo specchio e seguì Peter mentre andava alle docce.
Quando superò i bagni comuni,si domandò dove erano veramente diretti. Lui non osava proferir parola,era freddo. (Come sempre,no?)
«Dove stiamo andando? » disse Tris,confusa.
«Al mio alloggio. E' una stanza minuscola come la tua,solo che ha un bagno decente. Tutti gli “ospiti” hanno ricevuto una ex-cella ridipinta per farla sembrare accogliente.»
Osservò tutto ciò che la circondava,come se non uscisse da anni,da quella cella buia e grigia. La gente che correva da una parte all'altra,Intrepidi che sorvegliavano,con le pesanti armi in mano.
Peter si fermò davanti ad una porta,fece passare una specie di carta sotto uno scanner ma prima di entrare si girò verso di me.
«Prima di entrare devi farti un' iniezione. Perché hanno paura tu prova a scappare. Credono che avrà effetto su di te,perché è una droga,se non erro. O qualcosa del genere,comunque ti intorpidisce i muscoli. » prese dalla tasca una siringa.
«Voglio farmela i-» cercò di protestare ma Peter fu più veloce,la bloccò e spinse lo stantuffo. «Non scherzare.» le sussurrò all'orecchio.
Sentì tutti i muscoli irrigidirsi,mentre le porte della camerata si aprivano. Provò ad oltrepassarle ma cadde,non riusciva più a camminare. Quella droga funzionava davvero su di lei. Cercò di costringersi a muoversi ma la stanchezza non le permetteva di combattere la sostanza sconosciuta che vagava nel suo sangue.
«Devo prenderti in braccio,o ce la fai? » disse il ragazzo,divertito da quella scena pietosa.
Cercò di strisciare,per terra,finché riuscì ad alzare una gamba … poi l'altra. In un attimo dopo era in piedi,però stava soffrendo,era tutto così difficile. E' difficile cercare di liberarti da un ordine invisibile,che ti butta giù,al suolo,quando le forze non te lo permettono.
«Rigida,non dovresti stare in … » non finì la frase,perché Tris cadde a terra. La ragazza si guardò intorno,la stanza era molto piccola: il letto,sfatto, occupava metà dello spazio,vi erano molti libri per terra e una piccola porta che,intuì,permetteva di entrare nel minuscolo bagno.
Riprovò ad alzarsi,combattendo con tutta la sua forza,fino ad arrivare al letto,dove si distese esausta. (Che stai facendo? Peter,dorme là. Sei sola nel suo alloggio. Che stai facendo?)
«Ci sono telecamere,qua? » disse la ragazza,chiudendo gli occhi.
«Non ne ho idea. Presuppongo di no,ma non sono sicuro.» rispose e si appoggiò al muro opposto,osservandomi. «Non ricordo quando ti ho dato il permesso di stenderti sul mio letto. Vai a farti una doccia. E mi raccomando non provare a fare cazzate... » disse,cercando di sottolineare l'ultima parola. «... o vengo a prenderti,nuda o vestita. Sei fortunata che non ti sorveglio pure mentre ti pulisci,nonostante sarebbe interessante. Ho da fare. Muoviti.» le ordinò.
(Gli obbedisci? Sei stupida? Davvero? Peter? Sei stupida,prigioniera di te stessa.)
«E i vestiti?» chiese. Osservò l'espressione del ragazzo,che la studiava dal basso all'alto.
«Rimettiti quei vestiti. Non sono affari miei. » La sua voce era fredda e mentre si allontanava,Tris vide che prendeva un grosso volume e iniziava a leggere.
Si avviò alla doccia e si chiese se questo stava accadendo sul serio.

 

 

 

 

 

 

Fece una doccia bollente,voleva assaporare quel dolce dolore provocato dal calore. Non sentiva quella sensazione da troppo tempo,dopotutto. Quel calore,anche se le scottava la pelle la faceva sentire bene.
Annusò i vecchi vestiti e fu disgustata. Puzzavano di sudore. Si guardò intorno e vide che appoggiati sulla tazza del gabinetto c'era un maglione azzurro e dei pantaloni di un azzurro di tonalità leggermente più chiara dell'indumento precedente.
Dovette ripiegare i pantaloni diverse volte e il maglione le stava DECISAMENTE troppo largo ma non le importava. Quei vestiti profumavano di zucchero e aria pulita.

 

«Cos- Ti sei messa i miei vestiti?! » disse Peter,quasi urlando,vedendola uscire dal bagno. Cercò di camminare,ma la droga aveva ancora leggermente effetto. Era riuscita a farsi la doccia solo perché rimaneva appoggiata al vetro.
«Q-qual'è problema? » La sua voce smorzò,per lo sforzo che stava sopportando.
Lui sbuffò. «Ti ho preso da mangiare. Siediti sul letto e mangia,cerca di non sporcare troppo. O ti ammazzo. » disse porgendomi un piatto,dove vi erano un pezzo di pane integrale e della carne,forse. Non capì bene che tipo di carne fosse,ma non si interessò. Aveva fame.
Prese il piatto e sentendo che la droga faceva sempre meno effetto,riuscì a sedersi sul bordo del letto.
Peter era seduto su una sedia davanti,con un lo stesso volume di prima appoggiato sulle ginocchia. Lo sguardo puntato su di lei.
Tris si sentiva decisamente osservata. «Cosa c'è?! » borbottò infastidita.
«Quel maglione ti sta decisamente grande. Come per i pantaloni. Sei ridicola. » rise.
Sentì un leggero calore sulle guance,stava arrossendo? Per Peter?
(Questa droga deve farti proprio effetto.)
Prese un boccone di quel pane,dall'aspetto poco invitante ma si rivelò migliore del suo pasto precedente.
«Quando non ridi per le sofferenze degli altri,sembri quasi normale. » disse Tris.
«Cosa stai- » il suo sguardo cambiò,c'era qualcosa di diverso dietro i suoi occhi. «Non dire stronzate,Rigida.»
Lei rise,benché non ci fosse nulla di divertente. Almeno non sentiva quel vuoto che le perforava il petto,se era in compagnia di qualcuno. (E' di Peter che stai parlando.)
Finì il piatto e lo appoggiò per terra. Poi si stese e lasciò che quel odore di zucchero le rilassassero i sensi. Si strinse alle coperte,quel letto era cento volte migliore di quello in cella.
«Rigida,non puoi dormire per due motivi. Primo,fra qualche ora devi andare da Jeanine. Secondo,perché se non l'avessi notato lì ci dormo io.» fece una pausa e continuò «Oggi,ho saputo che testerà un nuovo siero su di te. Qualcosa di potente.»
«Non … Okay. » (Non hai scelta.) Peter la guardò,mentre si stringeva alle sue coperte e sentì qualcosa. Forse un senso di fastidio,o forse qualcos'altro non era ben sicuro.
«Se proprio vuoi … ti posso lasciar dormire per poi svegliarti fra massimo un'ora. Stai attenta,però,potrei farlo facendoti del male.» la minacciò.
«Ah,non ci credo.» si alzò a sedere e lo guardò. «Non sto andando a dormire. Non ci riuscirei. » (Gli occhi di Tobias ti perseguitano.)
«Allora torniamo alla tua cella. » Tris si sentì morire,non voleva ritornare là. Non sola,non di nuovo.
Lui si alzò e fece per andarsene,ma lei gli bloccò il braccio destro con una mano.
«No,non voglio. »
«Implorami,allora,Rigida.» la guardò con aria di sfida.
«Mai.» Gli tirò calcio al ginocchio,in modo da farlo cadere a terra. E nonostante la poca forza,ci riuscì.
«Ora mi fai incazzare!» si alzò velocemente,prese qualcosa dalla tasca. Tris non riuscì a fermarlo,era troppo debole.
Lui le piazzò un coltello vicino alla gola,il viso vicino al suo. La ragazza sentiva la gelida lama toccargli la pelle.
«Niente più scherzi. O ti ammazzo. E non mi interessa se mi faranno fuori per questo.»
«Questo è il ringraziamento per averti salvato la vita?» Sentiva il suo respiro sul viso.
Peter si irrigidì,fece un' espressione disgustata.«Sarebbe stato meglio morire.»
Tris rise,era divertente pensare che un' azione che di solito rallegra le persone,come per esempio aver salvato una vita,per lui è sgradito.
La ragazza cercò dentro di sé tutta la forza possibile e gli prese il coltello di mano,facendolo cadere a terra con un gesto serrato. La sua espressione era ineguagliabile.
Lei era sopra di lui e gli puntava il coltello al collo,divertita. 
«Sarò anche debole,ma non mi batti.» disse sprezzante.
«Come os-» la osservava con uno sguardo minaccioso. Tris gli bloccava le braccia con le gambe. «To-togliti di dosso! » cercò di muovere le braccia,ma la pressione dei piedi della ragazza non glielo permetteva. Faceva quasi male.
Dopotutto questo tempo,una ragazzina ex-abnegante è ancora più forte del crudele Peter.
«Sei tu il debole,Peter.» lanciò il coltello da una parte e camminò verso la porta,con un sorriso beffardo sulle labbra. Quando arrivò davanti alle due ante metalliche,si girò per guardare il ragazzo,che si trovava ancora a terra.
Aveva un'espressione sconfitta,persa e … si teneva il viso fra le mani.
(Gli hai fatto male. Crudele.)
«Peter,t-tutto … » provò a parlare,ma balbettò in preda alla confusione.
«Tutto bene? No. » si alzò di scatto e si avvicinò a lei. Tris non indietreggiò.
«Tu,una fottutissima rigida! Come osi beffarti di me,come osi … » il suo tono era salito di volume. Non era più il solito Peter di solito,era … frustrato. Sofferente.
«Tu sei quello che sei perché hai fatto scelte sbagliate. Se tu non ci avessi tradito... adesso,forse … » Tris non sapeva da dove erano uscite tali parole,ma era il suo pensiero.
«Forse cosa?! Tu non capisci.» scosse la testa come per mandare via un pensiero. «Io-» Fu interrotto da un suono forte,che rimbombava nell'aria. Qualcuno che bussava... ?
«Voi due,che state combinando? Peter Hayes,portala di nuovo alla sua cella,presto!» urlò la guardia fuori.
Il ragazzo prese una carta dalla tasca e la guardò. «Sono io. C'è qualcosa di sbagliato in me. » concluse la frase e fece passare la carta sotto lo scanner.
Mentre camminavano diretti verso la cella,Tris lo osservava. Osservava quel ragazzo davanti a sé,che camminava con aria autoritaria. Con aria crudele.
Forse,c'è qualcosa sotto quella corazza? (No. )
Intravide le porte della cella avvicinarsi,mentre il mondo girava e girava. La sua testa girava.
«Peter,io non-» provò a spiegare che non aveva capito,non riusciva a capire.
«Zitta. » fu la risposta del ragazzo che appena arrivati alla destinazione,la spinse con rabbia dentro la cella.

Le porte si chiusero.
La cella era buia.
Solitudine.
C'è qualcosa di sbagliato in me.

 

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