You + I = We

di hinayuki
(/viewuser.php?uid=46863)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ti rincontrerò ***
Capitolo 2: *** Scusa, ma ti chiamo amore ***
Capitolo 3: *** Tu sei, tu sai ***



Capitolo 1
*** Ti rincontrerò ***


 

 

Ti rincontrerò

 

In ogni ora passata a macinare la vita,
come fosse una strada di volti e sensazioni
questa fame che è dentro di noi
non si è ancora placata,

 

Ricordi com’è stata la prima volta che ci siamo incontrati, Silvia?

Io e Baron avevamo appena commesso un furto per procuraci del cibo, per noi e per i bambini di cui ci prendevamo cura, orfani come noi.

 

Tu ci consideravi dei miseri senza tetto ed in un qualche modo ci disprezzavi.

In realtà eravamo persone che cercavano di sopravvivere in una città che non ci degnava di uno sguardo o di un aiuto, troppo preoccupata a pensare a non essere distrutta dagli Angeli delle Tenebre.

 

Hai cambiato idea, adesso... vero, Silvia?

 

Perché credimi: alla sensazione di essere detestato dal mondo ti ci abitui... alla sensazione di essere odiato dalle persone che ami no! Perciò tiravamo avanti così, pur sapendo che agli occhi del mondo non era giusto. Non volevamo essere disprezzati dai nostri compagni e tanto meno perdere la loro fiducia. È così incredibilmente bello quando qualcuno crede in te!

 

Ma tu lo sai bene.

 

Perché tu sei stata l’unica a credere in me fino alla fine nella lotta contro gli Angeli delle Tenebre. I miei vecchi compagni.

 

“Mangia quando hai fame!” Può sembrare stupida come frase, ma ci dava forza.

Solo che adesso la “fame” che sento non la posso placare. Non solo perché ora sono uno spirito immerso in un mare oscuro dal quale non so come uscire, ma perché non è una fame di cibo... è fame di te!

 

Anche tu provi lo stesso, Silvia?


Abbiamo perso le ali,
siamo troppo lontani per ritrovare un contatto
senza pelle e mani,
ma se i tuoi occhi sono specchio dei miei
allora prova a pensare
,

Ci sono state strappate le ali. A me accadde già una volta, 12.000 anni fa.

Ed ora che sono lontano da te è successo di nuovo. Mi sono state sottratte le ali che avevo trovato per sognare, per volare in alto: quelle che possedevi tu.

 

Ma non sto parlando di quelle che sono il marchio della tua discendenza dagli Angeli delle Tenebre. No! Parlo di quelle del tuo cuore. Quelle che ci avevano fatto incontrare di nuovo e che speravo ci avrebbero unito per sempre.

 

E invece no! Perché adesso io sono qui solo, nelle tenebre e mi sento fragile, come se potessi frantumarmi da un momento all’altro. Troppo lontano da te. Nonostante il mio desiderio di sfiorarti e di toccarti. Di vedere il mio riflesso in quei due laghi che sono i tuoi occhi.

Sai qual è l’unica cosa che mi fa resistere ancora in questo non modo dove vedo solo nero?

Un solo pensiero:

 

Sai che un giorno io
ti rincontrerò
in un altro me in un'altra te
ti rincontrerò
in un tempo che senza tempo è

So che prima o poi ti ritroverò e quella volta sarà per sempre.

Te l’ho giurato quel giorno, ricordi?

 

Se ci andrà bene tra altri 12.000 anni! Ma per me sono troppi, davvero.

 

Io voglio vederti di nuovo, adesso! Voglio stringerti e portarti via con me in un luogo dove potremo stare assieme per l’eternità.

 

Se te lo dicessi mi seguiresti, Silvia?

Anche se mi rispondessi di  no non importerebbe, perché ti rapirei e ti porterei comunque via con me. Perché stare da soli è straziante. Lo sai anche tu.

 

Ed ecco che uno spiraglio di luce si apre davanti a me, fendendo le tenebre di cui ero schiavo.

Che sia l’uscita?

Che le mie preghiere siano state ascoltate e mi si sia presentata una strada per raggiungerti?

 

Mi sembra di volare mentre la raggiungo ed esco all’aperto, ma le mie illusioni si spengono come il fuoco di una candela.

 

Quando viene la notte,
io volo in alto sui tetti
per sentirmi più vero

alla luce della luna

 

E’ notte, in città. Salto sui tetti, ma non ne sento la consistenza sotto le suole delle scarpe.

Dannazione! Allora sono solo un misero fantasma che si muove per una città altrettanto spettrale.

 

C’è la luna piena, proprio da racconto dell’orrore, quelli che non ti facevano dormire la notte e che mi divertivo a raccontarti cosicché tu mi rincorressi per picchiarmi.

La osservo e mi sembra che sia l’unica cosa che possa riflettere la mia essenza. Perché è come me, malinconica e triste, in tutto il suo splendore.

 

Sono modesto, vero, Silvia?

 

E mi sembra quasi che quell’astro stia compiendo una magia, perché per un istante mi pare di aver ripreso consistenza: di avere di nuovo un corpo.


Che bella è questa vita,
e come sembra infinito
questo spazio che scopro fuori e dentro me,
volevo prendermi cura di te,

Sai cos’ho pensato la prima volta che sono entrato alla DEVA?

 

Che non mi sarei mai adattato a quella vita. Questo era anche il pensiero di tutti.

Nessuno avrebbe mai pensato che Apollo sarebbe diventato un bravo element.

Nessuno avrebbe mai pensato che io e Sirius saremmo potuti andare d’accordo o per lo meno unirci per una causa comune.

Nessuno avrebbe mai pensato che io fossi veramente Apollonius.

 

...nessuno avrebbe mai pensato che ti avrei amata, Silvia!

 

Eppure tutte queste cose sono successe e ho scoperto la bellezza della vita da un altro punto di vista. Per un attimo ho pensato che fosse bellissimo vivere tutti assieme.

Che i momenti passati a divertirci, a ridere, ad allenarci o semplicemente a non fare nulla, solamente stando assieme, fossero un qualcosa di prezioso da proteggere.

 

Ho scoperto che non c’ero solo io, ma che c’erano altre persone accanto e attorno a me e sono diventato un po’ meno egoista. E ho  imparato a conoscermi e a capire dove sbagliavo. A capire che una parola o un semplice gesto possono procurare gioie immense e dolori altrettanto grandi.

 

Avrei dovuto proteggere Baron, che invece è morto davanti ai miei occhi... per colpa mia!

Non me lo perdonerò mai.

 

Avrei dovuto proteggere i bambini che il mio migliore amico, il mio fratello adottivo, la persona a me più cara, mi aveva affidato. Eppure, andandomene ho abbandonato anche loro, affidandoli a te.

 

Ma soprattutto eri tu quella da proteggere.

Avrei dovuto farlo, eppure più volte ti ho ferita.

Avrei voluto farlo, ma temevo di ferirti ancora e non volevo vederti piangere. Non volevo rischiare di perderti.

 

Ed, invece, eccoci qua. Più lontani di prima, divisi da qualcosa a cui non si può far cambiare idea: la Morte. Ti ho persa, non so per quanto, ma ti ho persa.

 

Sarebbe bello toccarci sì,
ma con le parole se vuoi
lo senti anche tu
che siamo qualcosa di più


Sono arrivato ai dormitori della DEVA seguendo il vento che portava un profumo a me ben noto: il tuo.

 

Non c’è più nessuno. Dove siete andati tutti?

Giro un po’ per la stanza che dividevi con le altre ragazze e vedo sul tuo letto un groviglio di coperte che si muove. Mi avvicino piano e scosto il lenzuolo. Scopro il tuo viso solcato da lacrime.

 

Per chi piangi, Silvia?

Per me?

Non sai quanto ho pianto io per te. Ogni volta che pensavo ai tuoi sorrisi, alle tue smorfie, ai tuoi bronci. Un sorriso incurvava le mie labbra e poi le lacrime cominciavano a venire giù.

Proprio così, come ora che sento una lacrima rigare la mia guancia. E io l’asciugo subito, con l’assurda paura che qualcuno possa vedermi. E vorrei fare lo stesso con le tue.

 

L’unica cosa che posso fare, invece, è sussurrarti ciò che mi preme.

 

Non piangere più, Silvia!

 

Sai che un giorno io ti rincontrerò,
in un altro me in un'altra te,
ti rincontrerò,
 

Te l’ho già detto che un giorno ci ritroveremo e che allora sarà per sempre.

Non so chi saremo o come saremo, ma saremo sempre noi.

 

Sai che un giorno io
ti rincontrerò...

una danza che non finisce...

L’importante sarà rincontrarsi.

Adesso che ti ho rivista posso crederci veramente. Perché se è successo una volta, succederà ancora e ancora e ancora.

 

Ci rincorreremo all’infinito fina a che non riusciremo a prenderci.

 

Ti rincontrerò
e in un tempo che senza tempo è...
ti rincontrerò...

 

_Ti rincontrerò e allora sarà per sempre!_ Ti sussurro piano, per paura di svegliarti. E le tue lacrime smettono di scendere. Come per magia i tuoi occhi si schiudono come i “non ti scordar di me” di cui era pieno il bosco in primavera. Azzurri e limpidi come il cielo d'estate.

 

Ma non riflettono la mia immagine.

Perché io sono ritornato alla mia oscurità, in attesa che arrivi la nostra eternità.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Scusa, ma ti chiamo amore ***


 

 

Scusa, ma ti chiamo amore

 

Scusa, ma ti chiamo amore
non so dire nulla più

 

Amore.

Scusami, Apollo, se ti chiamo così.

Il fatto è che più penso al te e meno mi vengono in mente parole da dire.

 

Lo so, lo so... riderai adesso, pensando che io sia solo una “Principessa Fessa”! Ma posso credere di essere ancora solo la tua di “Principessa Fessa”?


Scusa se ti ho dato un nome
dico solo che sei tu

 

Amore.

Ti chiedo scusa se ti ho dato questo nome.

Ma ogni volta che penso a questa parola ripenso a te.

 

Ogni volta che vedo due fidanzatini per la strada penso che sia bellissimo il loro Amore, e mi chiedo se anche noi avremmo potuto essere così. E ogni volta sovrappongo i nostri volti ai loro.

 

So che è stupido, perché il nostro rapporto sarebbe stato unico ed inimitabile.

Qualche volta quando parlo con le ragazze o con Chibiko paragonano quella che avrebbe potuto essere la nostra storia come quella della “Bella e la Bestia”. E io rido. Rido perché un po’ gli do ragione.

Rido per mascherare la sofferenza che mi attanaglia il cuore.

Ridisegni il mio destino
e colori il desiderio dentro gli occhi miei

Da quando sei entrato nella mia vita l’hai stravolta.

All’inizio pensavo che l’avessi rovinata, non stando mai al tuo posto e combinando sempre guai. E in vece quando combattevamo assieme capivo che eri tu a darmi la forza.

 

Se non fossi entrato in maniera così irruenta nella mia quotidianità forse avrei continuato a corre dietro una speranza assurda.

 

Mi hai profondamente cambiata.

 

Hai cambiato il mio destino e mi hai fatto vedere il mondo sotto un’altra luce.

Con altre sfumature.

Con altri colori.

Colori che non erano più il giallo, il rosso e il blu.

Colori che si mescolavano e alla fine lasciavano spazio solo all’arancio e all’oro.

Colori che tuttora permangono nei miei occhi.

E quando li chiudo... beh... un certo desiderio mi stuzzica: un desiderio di noi, Apollo.

 

Io non ho più freddo
adesso che ho imparato a piangere
e non ho paura quando sento di rinascere

 

Quando te ne sei andato mi sono sentita svuotata dentro.

Non riuscivo a crederci.

Speravo che saresti tornato da me, subito...

Perché 12.000 anni sono troppi per te... per noi!

Lo pensi anche tu, vero?

 

Non sono più riuscita a piangere per molto tempo.

Io che una volta piangevo per un non nulla.

Io che non avevo paura di farlo per dimostrare la mia tristezza, ma anche la mia gioia.

Non ci riuscivo più.

Credevo di aver versato tutte le mie lacrime durante la lotta.

Credevo che se avessi pianto e tu mi avessi visto da dove sei...

mi avresti preso in giro e derisa.

 

Mi sbagliavo, vero, Apollo?

 

Mi sentivo un verme, perché la persona che ho amato, che amo e che amerò se n’era andata e io miei occhi non riuscivano a versare nemmeno una misera lacrima.

 

Poi piano, piano qualcosa dentro di me ha capito. L’ho capito guardando gli occhi di quei bambini che mi hai affidato.

Loro hanno pianto tanto.

Piangono tutt’ora.

Gli manchi.

Mi manchi.

 

Ho realizzato che se ci vedremo sarà solo tra molto tempo.

E non sono riuscita ad accettarlo.

Allora non sono più serviti gli sforzi.

Il pianto è iniziato da solo ed è durato per Dio solo sa quanto tempo.

 

Mi rimetto in gioco adesso
lascio correre il mio cuore verso di te

 

Per giorni non ho lasciato la mia camera, perché qualsiasi cosa vedessi qua alla Deva mi parlava di te. E stringevo forte quella statuetta con l’ala.

Ho rivisto tutti i momenti passati assieme.

 

Una notte, mentre piangevo, ti ho sognato sai, Apollo?

 

Ho sognato che eri lì con me, nella mia stanza e che mi asciugavi le lacrime.

Mi hai giurato che ci saremmo sicuramente rincontrati, per stare assieme per sempre!

 

Sai che quel sogno è stata la mia forza, Apollo?

 

Mi sono ripresa a poco a poco.

Ora noi Element diamo una mano a ricostruire la città dove tu sei cresciuto.

Dove ti ho incontrato.

Dove tutto è cominciato.

Dov’è rimasta una parte di te, perché lì ci vivono ancora gli orfani per i quali eri come un fratello maggiore.

Un paio di volte gli ho chiesto di venire alla DEVA, ma hanno sempre rifiutato.

Non se la sentono di vivere nel posto che ti ha costretto a scomparire.

E io li capisco.

 

Mi sono rimessa in gioco per proteggere loro, adesso.

Ma il mio cuore non smette di rincorrere il tuo ricordo.

E io lo sai che faccio?

Lo lascio andare coccolandomi nei miei momenti più preziosi.

Nei momenti dove c’eravamo solo tu e io.

Non è troppo tardi
in tasca ora ho la libertà

puoi tirarla fuori quando vuoi

 

Sai che c’è adesso?

C’è che sono stufa di questo posto, dove tutti venerano te e mio fratello come degli eroi!

Serviva che scompariste perché foste reputati degli eroi?

Voi, ai miei occhi, lo eravate già.

 

Se ti dicessi che mi manca anche lui ti arrabbieresti, Apollo?

 

Neanche da chiedere... so che vi scarnereste.

Al pensiero mi viene da ridere, e allora lascio che le mie labbra si incurvino in un sorriso.

Non ho mai smesso di sorridere, nonostante stia soffrendo ancora.

Perché so che se smettessi di farlo ti sentiresti in colpa.

Ti starebbe bene, ma so che stai soffrendo anche tu come me.

 

Mi sono liberata di quel posto che ci ha costretto a lottare.

Ho lasciato la DEVA.

Gli altri non erano per nulla contenti.

Ma io ho deciso che mi prenderò cura dei bambini orfani della città.

Quei bambini a cui, come ti ho già detto, manchi tanto.

 

Una vita da riscrivere
nel tuo cuore
che ha mille pagine

sfoglierò poesie che parlano di noi
Un amore che non ha età

 

La mia vita è ricominciata da quando ho smesso di fare l’Element.

Avrei voluto scriverla con te, in modo indelebile nei nostri cuori.

Ma intanto mi accontento del mio, che ha ancora tante pagine bianche...

E che ti appartiene.

 

Quando ci ritroveremo lascerò che tu lo legga e sarà come se tu fossi stato con me per tutto il tempo.

Come se fosse un libro di fiabe o di poesie, come quelli che leggeva il tuo miglior rivale.

Solo che queste poesie parlano di noi e di come sarebbe stato stare assieme.

 

Ma forse sei già con me, Apollo?

A volte mi sembra di sentire la tua presenza attorno che mi abbraccia.

Mi dai forza.

 

Scusa, ma ti chiamo amore

e non posso dir di più
Scusa se non posso avere

gli anni che hai ora tu

 

Amore... ancora con questo appellativo.

Eppure non mi vengono altri modi per chiamarti.

Ma sappi che non userò questo nome con nessun altro.

 

Perché, Apollo, io sono solo tua e sarà così sempre.

 

Anche adesso che sono una vecchietta.

In città mi chiamano “Zitella”.

I figli dei bambini che ho preso con me, “Nonna”.

E ogni volta che lo fanno mi immagino come sarebbe stato sentirsi chiamare “Nonni” dai nostri nipotini.

 

E sorrido e i bambini mi chiedono perché.

E mi chiedono se sto pensando a te.

 

Ti conoscono bene, Apollo!


Ma conservo quell'istinto

per volare come un aquilone in libertà

 

E poi mi fanno qualche battutina maliziosa.

Io ogni volta arrossisco e mi arrabbio.

 

Mi temono e mi amano, Apollo, proprio come te.

 

E quando gli corro dietro, nonostante gli acciacchi della vecchiaia...

Mi sembra di essere tornata a quando eravamo tutti assieme alla DEVA.

E allora mi fermo e fermo anche le lacrime che pian piano cercano di venire di nuovo a galla.

 

E i bambini capiscono.

Eccome se capiscono.

E mi chiedono di raccontare qualche nostra avventura.

Gliele ho raccontate tutte, centinaia di migliaia di volte.

Talmente tante che una volta hanno allestito uno spettacolino per me.

Me le hanno fatte rivivere e hanno trovato un finale alternativo.

 

Mi hanno ridato delle ali per volare da te.

L'amore non è convenzione,
non si delimita,
scorre nei nostri cuori ormai

 

Apollo, forse ti arrabbierai a sentire dire questo...

Ma li amo!

 

No, sicuramente non ti arrabbierai!

Perché tu amavi i loro genitori.

Avresti certamente amato anche loro.

Lo so!

 

Tutto l’amore che non ho potuto donare a te l’ho riversato su di loro.

Non ho potuto delimitarlo o trattenerlo...

Semplicemente gliel’ho affidato in attesa di essere stretta nuovamente tra le tue braccia.

Come quella volta... prima che tutto finisse.

 

Perché per quel sentimento il mio cuore era troppo piccolo, ormai.

E rischiava di straripare, come un fiume in piena.

Non me la sentivo di sprecarlo così.

Una vita da riscrivere
nel tuo cuore
che ha mille pagine
parlerò di un amore che
Oltrepassa le distanze non si ferma mai
Non si ferma mai

 

Prima pensavo che la mia vita sarebbe stata tutta da riscrivere.

Ero preda della tristezza.

Ma adesso non lo farei per nulla al mondo.

 

Le pagine del mio cuore stanno per finire, lo sento.

Sento il pianto dei bambini che ormai non lo sono più.

Vedo i loro volti tristi.

 

Eppure io sono così felice.

Grazie a loro sono felice.

 

Grazie a te sono felice.

Lo sai, Apollo?

 

Adesso potrò raggiungerti e superare le distanze che ci dividono.

E spero per te che tu mantenga la tua promessa di restare assieme per sempre, questa volta.

 

Una vita da riscrivere
nel tuo cuore
che ha mille pagine
sfoglierò poesie che parlano di noi
Un amore che non ha età

 

Non riscriverei la mia vita per nulla al mondo, ormai.

Perché mi è andata bene così.

Perché il mio amore non ha tenuto conto dell’età.

Perché ora che ho lasciato il mio corpo sono di nuovo con te.

 

E tu leggi complice il mio cuore che ha battuto solo e sempre per te.

Il mio cuore ti racconta di me, di te, del noi che c’era stato e che avrebbe potuto esserci.

Eppure qualcosa mi dice che questo non è ancora il “per sempre” che ci siamo promessi.

Qualcosa mi dice che il nostro “per sempre” Comincerà più avanti nel tempo.

E una luce calda mi avvolge risvegliandomi dal mio sogno.

Scusa, ma ti chiamo amore
non so dire nulla più
scusa se ti ho dato un nome
ora puoi chiamarmi anche tu

 

Sono stordita. Dalla luce del sole e per un attimo non capisco.

 

“Amore...” Mi esce spontaneo dalle labbra.

Non so più che altro dire.

Quella luce abbacinante mi ricorda te e qualsiasi pensiero, qualsiasi parola muore ancor prima di nascere.

L’unica cosa che riesco a fare immaginare di sentire la tua voce che mi chiama allo stesso modo.

 

“Si Amore?

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tu sei, tu sai ***


 

 

Tu sei, tu sai.

 

Già le 3 tu ti scopri un po'
stai dormendo attaccata a me
e sorridi
però non so
ora dove sei...

 

Per l’ennesima volta cambio posizione, questa notte.

È dura stare in due in un letto per una persona sola, con le ferite che ancora bruciano ad ogni spostamento. Ed è ancora più difficile muoversi senza rischiare di svegliare chi sta con te.

 

Non riesco proprio a prendere sonno.

Così, tanto per fare, butto un’occhiata fugace all’orologio che è davanti a me. Segna le tre del mattino. Accidenti! Se va avanti di questo passo e non chiudo occhio, domani mi ammazzeranno durante gli allenamenti.

 

Sospiro depresso e ti guardo nella quasi completa oscurità della stanza.

Eppure non ho difficoltà a vedere il tuo viso accoccolato nell’incavo tra la mia spalla e il collo.

 

Sorridi e sembri quasi brillare di una luce che tu stessa emani.

Però i dubbi mi assalgono.

Per chi stai sorridendo?

Dove sei ora?

 

Tu vicina e così distante
il cuore ti batte ma
per chi batte
non ne so niente
chissà, chissà...

 

Sei così vicina che il profumo del tuo shampoo mi inebria, nonostante non sia più tanto intenso. Però mi appari così distante perché nei tuoi sogni non posso seguirti e vegliarti.

 

Se ti dicessi che sono così ansioso, rideresti di me?

Se ti dicessi che sono geloso dei tuoi sogni, mi prenderesti in giro?

No, non lo faresti.

Specie se sapessi il sogno che mi ha tormentato anche prima che mi svegliassi e cominciassi con le mie paranoie.

 

Ho sognato la fine di tutto.

Ho sognato di non rivederti più.

Ho sognato di volare, ma senza ti te, in contro alla luna.

Ho sognato di te che dormivi con gli occhi che lacrimavano.

È stato l’incubo più brutto che abbia mai fatto.

 

Eppure posso sentire distintamente il battito del tuo cuore.

Non sai quanto mi rassicura!

 

Ma per chi batte, Silvia?

Fantasie che l'insonnia da
magari adesso un altro sta con te
se potessi li ucciderei

tutti i sogni tuoi

 

Oddio... sto diventando patetico! L’insonnia gioca brutti scherzi!

Una lunga lista di nomi mi viene in mente e sembra non essere intenzionata a finire.

Ovviamente sono tutti nomi maschili. Alcuni dei quali non so nemmeno da dove vengano fuori. Fatto sta che li farei fuori solo per il fatto che sono uomini.

I primi sfilare sono quelli dei nostri compagni Element.

Altri non so nemmeno dove li ho sentiti.

Anche il comandante Fudo e nella lista.

Il vecchiaccio lo ucciderei volentieri anche senza una ragione!

In cima?

Sirius! E chi altri se no?

 

So che è tuo fratello e che lo ami in quanto tale, ma non riesco proprio a reggerlo e ti giuro che se venissi a scoprire che hai sognato lui entrerei nei tuoi sogni e lo torturerei!

So bene anche che se morisse una parte di te andrebbe in frantumi con lui e non me lo posso permettere.

 

Ora che ci penso... non so nemmeno cosa sia successo in questi sette lunghi mesi di convalescenza. So solo che ci avete tirato fuori dall’Acuarion in un modo o nell’altro.

Ricordo il buio più nero. Tenebre ed una tristezza profonda come gli abissi.

 

E poi il letto dell’ospedale e le tue lacrime.

 

Scusami se ti ho fatto piangere.

Spero almeno che i tuoi sogni siano splendenti come te e come quel sorriso che sempre ti chiederò di regalarmi.

 

Anche se resta il fatto che se scopro che c’è qualcuno che ti ha fatto sorridere nei tuoi sogni... perendo la prima “Vector Machine” che mi capita sotto mano e lo riduco in briciole!

Piano, piano vorrei svegliarti
per rassicurarmi e per parlare un po'
e invece no,
forse ho paura di capire con chi stai!

Avvicino piano il tuo volto al mio e vorrei svegliarti come si fa come le vere principesse. Nelle fiabe, ha presente?

Con un dolce bacio.

Anche se forse la nostra potrebbe essere paragonata alla storia della “Bella e la Bestia”... l’unica dove ad essere nei guai è il principe e non la sua damigella.

Pensandoci ci somiglia davvero tanto...

Prima tu dicevi che ero un animale per come mi comportavo...

Forse anche adesso che sono il tuo amante me lo dirai, ma per un altro motivo!

Sei stata tu a cambiarmi e a salvarmi.

 

Un sorriso increspa piano le mie labbra per poi spegnersi mesto.

Mi avvicino piano.

Ormai sono deciso a svegliarti.

E tu mugugni qualcosa che non capisco e ritorni a sorridere.

 

Vorrei parlare.

Chiederti come sei stata in questi mesi.

Cos’hai pensato?

Cos’hai provato?

Qualsiasi cosa, pur di allontanarti da quel mondo dove mi è proibito l’accesso.

Se hai avuto paura di non rivedermi più, nonostante la mia promessa che voglio mantenere.

Da adesso sarà per sempre!

 

Vorrei che tu mi dicessi cosa stavi sognando.

Che ne so... magari un bel gelato o un vestito carino da indossare per me!

Ok, ora mi dirai che ragiono con lo stomaco, ma è perché non voglio che tu mi dica che c’era qualcun altro che non sono io al tuo fianco.

 

Desisto dal dolcissimo desiderio delle tue labbra morbide.

Ho troppa paura di scoprire chi c’è con te, nel tuo sogno.


Tu sei tu sai
nel sogno da chi vai
tu sei con me ma la mente dov'è?
Seguo il ritmo del respiro
movimenti leggeri della fronte tua
quando sogni non sei mia...

Silvia, tu sei tu e io non voglio fare nulla che ti possa cambiare, che possa allontanare dall’essere che sei. E solo tu puoi decidere da chi andare in sogno. Ma sappi che così mi fai soffrire terribilmente.

 

Ti abbraccio forte, come se anche il tuo corpo potesse seguire la tua mente nel modo onirico dove si trova. Non voglio assolutamente separarmi di nuovo da te.

Affondo piano il mio viso tra i tuoi capelli.

Dov’è la tua anima, adesso, Silvia?

 

Sento il tuo respiro caldo sul mio torace nudo e sentendolo calmo, mi tranquillizzo anche io per un attimo. Lasciando le mie paturnie mentali, con un biglietto di sola andata per andare al Diavolo.

 

La tua testa si muove un po’, delicata, leggera, per trovare una posizione adatta e sollevi la fronte, piano. Quel tanto che basta per farmi vedere che il tuo sorriso si è allargato.

 

E allora io ritorno dalle mie paranoie e gli strappo il biglietto di mano.

Quando dormi e sogni non ho proprio il potere di tenerti legata a me.

 

Già le 6 ed è l'alba ormai
e il tuo cuscino è scivolato giù
muovi i piedi cercando i miei

e ritorni tu

 

Guardo di nuovo l’orologio. Segna le sei.

Accidenti se sono andato avanti con le mie elucubrazioni.

Il tuo cuscino è scivolato sul letto di sotto e tu hai cominciato a muoverti: a cercare me.

Non sai quanto mi risollevi il morale così, Silvia.

Questo vuol dire che hai lasciato il mondo dei sogni e che stai tornando da me.

Stai tornando la te stessa che mi appartiene.

 

Quella che amo.

Quella che mi picchia quando faccio qualcosa di male.

Quella che mi ama.

 

Quella che io

potrei perdere un giorno o l'altro
debbo ammetterlo sai,
non c'ho pensato mai
convinto che
se le altre storie finiscono
quella nostra no
 

Sai Silvia?

In una sola notte mi sono reso conto di quanto io abbia realmente paura di perderti.

Ho rischiato molte volte di farlo, ma siamo sempre riusciti ad incontrarci.

 

Solo adesso mi rendo conto di quanto ho paura, perché nei tuoi sogni non posso raggiungerti.

E se un sogno mi spaventa così tanto la vita, ora, mi terrorizza.

La nostra storia è attaccata ad un filo sottilissimo, pronto a spezzarsi.

 

Ero convinto, ma lo sono tutt’ora che la nostra storia non potrà mai finire.

Cavolo!

Ci siamo aspettati per 12.000 anni prima di ritrovarci!

E non sono pochi.

Non ho la minima intenzione di aspettare di nuovo così tanto tempo.

E ancora altre stupide paranoie.

 

Possibile che uno stupido sogno possa turbarmi così tanto?

Eppure adesso siamo qui, stretti una nelle braccia dell’altro.

Ti sento sotto le mie dita: sei reale, non sei un sogno.

 

No!

La nostra storia non finirà!

 

Tu sei tu sai
nel sogno da chi vai
tu sei tu sai
stai svegliandoti ormai
mi sorprendo i tuoi occhi

 

La sensazione di fastidio che mi ha provocato il pensiero che in sogno tu possa aver incontrato qualcun altro non mi abbandona e mi chiude ancora lo stomaco.

 

Torno per l’ennesima volta ad osservare il tuo viso, i tuoi lineamenti, le tue labbra e in fine i tuoi occhi.

Uno spiraglio di luce filtra dalla e ti colpisce in pieno viso. Non me ne ero accorto, altrimenti ti avrei coperta... o forse no!

Alla fine svegliarti era proprio quello che desideravo.

Quei pozzi azzurri nei quali posso riflettermi quando mi guardi sono ancora chiusi, ma so che tra poco saranno aperti, pronti a sorridermi.

 

Ti vedo arrossire piano, devi essere ancora un po’ stordita.

 

“Amore...” Mormori piano, ma non aggiungi nulla.

Sembri persa in altri pensieri mentre osservi la poca luce che supera le imposte.

 

“Si, Amore?” Ti chiedo io e tu scatti, risvegliandoti completamente, mettendoti seduta sul materasso e fissandomi.

 

Quasi chiusi poi accesi,
spalancati in me
dici sorridendo: "sognavo di te!"

 

Spalanchi gli occhi e lo spettacolo di te, nuda, appena sveglia mi rimane tatuato indelebilmente negli occhi. Ti rimetti distesa e nascondi il viso sul cuscino.

Il tuo volto dev’essere color pomodoro, perché anche le orecchie non sono da meno.

 

Devi aver ricordato quello che abbiamo fatto ieri dopo la mia dimissione dall’ospedale, perché cominci ad emettere alcuni gridolini buffissimi e dolcissimi. Segno che sei in imbarazzo.

 

Volti piano il viso, sorridente, raggiante.

Sembra quasi che tu possa leggermi dentro.

“Stavo sognando te!” Dici piano stampandomi un leggero bacio a fior di labbra.

 

Fino alla gola
tiri le lenzuola
con un calcio mi spingi via

 

Ti tiri il lenzuolo fino a coprirti completamente e io mi avvicino piano a te cercando di abbracciarti, ma mi allontani in malo modo con un calcio stando attenta a dove colpisci.

Ma ci tengo a ricordarti, mio dolce angelo, che un calcio tirato dalla Principessa Silvia De Alicia non è proprio il massimo della delicatezza e della leggerezza.

 

Ti sento ridere sommessamente, come se avessi nuovamente intercettato i miei pensieri.

 

Se ti tocco gridi
poi ti giri e ridi
e alla fine ci cadi
in un “si”!

 

Ma avvicino di nuovo piano e ti tocco, con l’ovvia intenzione di farti il solletico.

Emetti un grido acuto con la preghiera di smetterla. Poi ti giri finalmente verso di me e mi passi le braccia attorno il collo.

 

“Davvero hai sognato me?” Ti chiedo con un po’ di riluttanza al pensiero di avere una risposta negativa.

Tu sorridi dolcemente baciandomi di nuovo.

“Sì!” Affermi sicura. E il sangue che mi si era gelato nelle vene riprende a scorrere.

 

Tu sei tu sai
sorpresi insieme dal mattino
tu sei tu sai
tu sei tu sai
e adesso il sogno è già lontano

 

Tu sei tutto per me, Silvia!

Lo penso, ma non te lo dico.

Tanto sono sicuro che tu lo sai.

Senza bisogno di parole.

 

E il mattino ci sorprende a fare l’amore.

Stretti in un abbraccio che dissipa le ombre.

Che spazza le paure e incertezze.

Che allontana i sogni e gli incubi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

word to html converter html help workshop This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder  chm editor perl editor ide

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=261456