Savers.

di GioRavenlcaw_
(/viewuser.php?uid=369528)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Mi domando spesso com'è essere una star internazionale.

Bellissimo, stupefacente, emozionante, pazzesco, ma anche stressante, asfissiante.

Non immagino pensare come sarebbe essere un adolescente conosciuto in tutto il mondo sottoposto ad ogni genere di stress emotivo e fisico, di mancanza di privacy, di tempo libero, di riposo. Tempo per essere se stessi.

Non potrei mai sopportare la pressione dei media se io fossi al posto dei miei idoli.

A diciotto anni è normale avere degli idoli.

Io li amo e amo la loro musica. Mi piace conoscere tutto della loro vita, ridere alle loro battute in tv, essere costantemente informata sulla loro vita di ogni giorno.

Mi piace sentirli cantare, sentire quelle voci perfetti percorrermi corpo ed anima. E' la sensazione che amo di più al mondo.

Sarà banale dirlo ma la musica mi salva ogni giorno. LORO mi salvano ogni giorno.

Chissà se anche io per loro sono importante. Chissà se anche loro hanno bisogno di me come io ho bisogno di loro.

A volte, mi metto a fantasticare all'idea di incontrarli, di scattare una foto insieme a loro, di farci quattro chiacchiere, di entrare a far parte anche solo di due minuti rubati della loro frenetica vita.

Mi piacerebbe che si accorgessero di quanto li ami. E beh si, mi piacerebbe vivere come in quei film in cui la popstar super famosa si innamora della semplice studentessa universitaria.

Ma quelli sono film e la realtà è ben diversa.

Diciamoci la verità, le probabilità che questo accada sono quasi inestitenti... o forse no?


Spazio Me:
Buonasera Gente! Allora siccome vi amo ho deciso di farvi una sorpresa. Oltre a terminare il capitolo 40 della fanfiction "EVERYBODY NEEDS SOMEBODY SOMETIMES" ho deciso di pubblicarvi in anteprima il prologo della mia nuova fan fiction: SAVERS.
Come avrete potuto notare, anche questa fan fiction è sui One Direction anche se la trama e il complesso della storia sono totalmente diversi dalla mia ff precedente.
Vi annuncio che la storia è ambientata a Londra, dove la band dei One Direction sta lavorando al suo quarto album, Midnight Memories, e sta perfezionando le tappe del prossimo tour mondiale, il Where We Are Tour.
In contrapposizionane alla vita frenetica della band, viene raccontata la storia della diciottenne Rebecca "Becca" Medici, studentessa universitaria residente a Londra. Per mantenersi gli studi lavora in un negozio di musica e nei week end si occupa della radio universitaria. Vive in appartamente condiviso con la sua amica Gladice e con Jessy, giovane fotografo ventiquattrenne che inizia una relazione con Becca.

La sua vita viaggia nel verso giusto finchè non viene sconvolta da avvenimenti che la allontaneranno dalle persone a lei care e la faranno avvicinare al suo idolo e ad un mondo a lei ancora sconosciuto.

Da questo brevissimo riassunto spero che la storia vi intrighi e che incominciate a leggerla con passione e dedizione. Pubblicherò appena posso il capitolo 40 e l'epilogo della ff EVERYBODY NEEDS SOMEBODY SOMETIMES e appena potrò il primo della nuova ff. Per qualsiasi domanda o richiesta, recensione o messaggio privato :)
A presto! 
Baci, Gio <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


BECCA'S POV:

 

Uscivo da Starbucks col mio caffè aromatizzato alla cannella alle 8.15 precise, come ogni giorno da quando la mia vita di studentessa universitaria aveva preso una piega perfetta.

Con passo tranquillo e leggero mi dirigevo alla stazione della metropolitana pronta per una nuova giornata di studio in quella perfetta e bellissima città che è Londra.

Io, semplice ragazza diciottenne, proveniente da una piccola cittadina di provincia del nord Italia, stavo vivendo il sogno di una vita: vivere in una delle più belle metropoli d'Europa.

La scuola era riuscita a realizzare tutto quello in cui credevo, chi l'avrebbe mai pensato?

Dopo essermi trasferita in Inghilterra mi sentivo un po' persa, ma mi abituai in fretta al nuovo stile di vita britannico.

Il mio inglese non è ancora perfetto ma dopo aver passato 5 mesi ad allenarmi e a migliorarlo, sono pronta a vivere la mia occasione.

Passai l'abbonamento della metro e aspettai di salire sulla linea che mi avrebbe portato dritta all'università.

La formazione scolastica per la mia famiglia e un fattore importantissimo, forse il più importante. E' stato il centro focale di tutta la mia adolescenza, e lo è ancora.

Arrivo da una delle più importanti famiglie del Piemonte occidentale anche se le mie origini toscane hanno la prevalenza.

Fin da quand'ero piccola mio padre ha sempre sognato che la sua unica figlia diventasse un perfetto avvocato e mia madre, che seguissi la sua strada, quella di medico.

Decisi di non deludere nessuno dei sue, così intrapresi la strada che mi portò a scegliere la facoltà di psicologia.

Erano così orgogliosi di me dopo la mia scelta che mi spedirono immediatamente qui in Inghilterra con la promessa di renderli orgogliosi di me.

Ed è esattamente quello che sto cercando di fare.

Sentii la tipica voce femminile che annunciava la mia fermata e mi diressi verso l'uscita, verso la luce del sole.

O meglio, verso la pioggia che incominciava a cadere a secchiate sulla capitale britannica.

Corsi verso l'entrata dell'università e mi catapultai all'interno dell'edificio E, la facoltà di psicologia.

Alzai gli occhi al cielo e mi autorimproverai per non aver preso con me l'ombrello e di essermi scordata, per l'ennesima volta, del tempo instabile tipico dell'Inghilterra.

Mi scrollai dai capelli bagnati un po' d'acqua e andai ad accomodarmi nella sala comune che si stava pian piano riempiendo di studenti.

Mi diressi al solito tavolo accanto alla finestra che dava sul cortile principale, mi svestii dal trench blu scuro che avevo addosso e aprii lo zaino cercando gli appunti che la sera precedente avevo ordinato con cura.

Mi buttai a capofitto nella lettura cercando di combattere il sonno e di ignorare le risate idiote di qualche scansafatiche che, molto probabilmente, si era iscritto all'università per fare un favore ai genitori e senza avere un particolare interesse in materia.

Arricciai il naso, ero solita farlo quando ero scocciata e ritornai alla mia lettura.

Arrivata al terzo capitolo sentii dei passi pesanti, alzai gli occhi e riconobbi un paio di jeans sgualciti e parecchio usati con qualche toppa qua e là che mi si paravano davanti.

Sorrisi quando lo vidi. Lì proprio davanti ai miei occhi c'era uno dei pochi segreti che avevo nascosto ai miei genitori: Jessy Matthew Parker, il mio ragazzo americano.

Jessy: << Hey bimba! Come stai? Stamattina sei uscita prestissimo >> disse trascinando una sedia e sedendosi accanto a me << non ti ho nemmeno sentita sgattaiolare fuori dal letto... >> finì avvicinandosi e baciandomi il collo.

Emisi un suono simile a un gemito ma molto meno percepibile agli studenti che si radunavano pian piano intorno a noi.

Posai gli appunti sul tavolo e mi girai verso Jessy, prendendo il suo viso e dando un leggero bacio sulle sue labbra morbide.

Io: << Scusami, mi farò perdonare. >> risposi lasciandogli intendere che non avrebbe dovuto trovarsi impegni, quella sera.

Lui rise e mi posò una mano sulla coscia iniziando a disegnare cerchi invisibili lungo i miei jeans, su fino all'inizio della mia cintura.

Sorrisi maliziosa perchè capii subito che cosa voleva, ma non poteva ottenerlo fino a sera.

Mi avvicinai a lui illudendolo del falso, la mia mano si intrecciò alla sua e la posai all'altezza della cerniera dei suoi jeans, esitando appena per vedere trasformare la sua espressione compiaciuta in una esasperata quando la mia mano ritorno al suo posto, ovvero ai miei appunti.

Jessy: << Ti odio quando fai così. >> disse lui facendomi ridere.

Io: << Non mi sembra che ti lamenti tanto quando ottieni quello che vuoi... >>

Jessy rise e iniziò a giocare coi miei capelli e a tempestarmi di domande sul perchè non potevo andare con lui al pub dopo le lezioni.

Anche se la mia ricca famiglia era la principale fonte del mio denaro, io non riuscivo proprio a starmene con le mani in mano tutto il giorno, e così da qualche mese iniziai a lavorare in un piccolo negozio di musica in uno dei quartieri più in voga della città. Questo a Jessy non andava molto giù, visto che lui odiava le persone che vivevano in quel quartiere a causa del suo lavoro.

Jessy, oltre ad essere un ragazzo bellissimo, coi capelli biondi, gli occhi miele e il fascino da bello e dannato, era anche talentuoso.

Il suo talento? La fotografia.

Era bravissimo con la macchina fotografica, un genio se vogliamo essere esagerati, ma a causa della sua posizione sociale e del suo minimo salario, si è ridotto a lavorare per una rivista di cucina.

Fotografa piatti, tutto qui.

Io non potrei comunque essere più fiera di lui, perchè ogni tanto, qualche fotografo importante lo chiama come aiuto su set fotografici e per feste importanti nelle case dell'alta borghesia londinese.

Non so cosa ci trovi che non vada in quelle persone, a parte il fatto che molti sfoggiano esageratamente il loro potere e i loro soldi. Un'altra cosa che Jessy odia è la musica, forse questa è l'unica divergenza che c'è tra di noi.

Io invece amo la musica, vivo per la musica. E' sempre stata la mia grande passione, fin da bambina.

Lavorare in quel negozio pieno di strumenti e dischi di ogni genere mi fa sentire a casa. E poi ho una passione legata alla musica, più che una passione. Un amore.

Jessy mi prende sempre in giro quando ne parlo, ma io non posso fare a meno dei miei idoli.

A sedici anni, mi sono innamorata di un gruppo anglo-irlandese che in poco più di tre anni, ha conquistato i vertici delle classifiche mondiali: I One Direction.

La loro musica e quei cinque ragazzi un po' pazzi mi hanno cambiato la vita.

Sinceramente non ricordo bene che cos'era la mia vita prima di diventare una directioner, ripensandoci non posso fare a meno di credere che la mia vita da semplice adolescente fosse vuota.

Da quel giorno tutto è migliorato. Mi sono fatta nuovi amici e ho rafforzato altre amicizie, come quella con Giulia.

Giulia Piano, stessa età, stesso liceo e stessi idoli. E' la mia amica del cuore se così si può dire. L'amore per “I Ragazzi”, così noi directioners definiamo i nostri idoli, non hanno fatto altro se non unirci ancora di più.

Quando sono partita per Londra lei è rimasta in Italia a continuare i suoi studi, ma ci sentiamo tutti i giorni. Le prometto ogni giorno che se nel caso dovessi incontrare un componente della band, in quanto tutti e cinque risiedono stabilmente qui a Londra, di fargli una foto o un autografo e di ringraziarlo per tutto quello che stanno facendo per noi.

Finora non ho ancora avuto la fortuna di incontrare uno di loro, ma un giorno, chissà...

La voce di Jessy mi riportò alla realtà.

Jessy: << Allora? Cazzo Becca, mi ascolti?! >> esclamò Jessy.

Io: << Scusa, mi sono distratta. Puoi ripetere? >> chiesi sorridendo tirata con aria colpevole.

Lui alzò le sopracciglia e si passò una mano fra i capelli.

Jessy: << Che ne dici di andare a cena con il cugino pazzo di Gladice domani sera? >>

Gladice è la mia coinquilina. La mia e quella di Jessy.

Ecco il secondo segreto che ho nascosto ai miei: vivo con altri due studenti in un minuscolo appartamento in periferia e non nel campus dell'università come credono mia madre e mio padre.

Quando sono arrivata a Londra, il campus era già pieno e per non far spendere altri soldi ai miei genitori e lasciare che mi comprassero un appartamento, ho deciso che condividerne uno con altri due ragazzi fosse la soluzione migliore.

Ed è stata la soluzione migliore, perchè è così che ho conosciuto Jessy.

Io: << Si, per me non c'è problema. Che viene a fare a Londra il cugino di Gladice? >> chiesi non troppo interessata e dando un'occhiata all'ora.

10 minuti all'inizio della lezione, meglio darsi una sbrigata.

Jessy: << Ah non ho capito bene, motivi di lavoro. Perchè metti via la tua roba? >> domandò Jessy confuso.

Mi alzai dalla sedia, mettendomi lo zaino in spalla e il trench sotto braccio.

Jessy si levò in piedi subito dopo.

Io: << Ho una lezione fra otto minuti esatti al secondo piano e se non sbaglio ne hai una anche tu. >>

Jessy sbuffò levandosi la giacca di pelle e liberando il suo fisico scolpito messo in risalto dalla t-shirt bianca aderente.

Jessy: << Si, ora vado. >>

Sorrisi e lo salutai, ma Jessy mi afferrò per un gomito e mi ritrovai fra le sue braccia.

Fissai esasperata i suoi occhi miele riflessi nei miei grigi.

Jessy: << Non mi dai neanche un bacio? >> sussurrò avvicinando le nostre labbra.

Sospirai e lasciai che mi baciasse. Un tocco leggero finchè io non mi staccai e mi catapultai verso le scale sghignazzando e sentendo imprecazioni uscire dalla sala comune.

 

 

LIAM'S POV:

 

Mi fermai alla macchinetta del caffè per la terza volta in quella mattinata quando anche Niall uscì sospirando dallo studio di registrazione della Modest.

Lavorare a un terzo album con il tour in via di organizzazione, le interviste e le apparizioni televisive e radiofoniche è tutt'altro che facile.

Siamo stanchi e la nostra stanchezza si fa presente ai discografici e ai managers in studio, quando cerchiamo di registrare e scrivere qualche pezzo decente.

Niall: << Quanti ne hai bevuti finora? >> chiede Niall indicando il caffè.

Io: << Questo è il terzo. Tu? >> gli domando sorridendo.

Niall: << Finora quattro. Sono uno straccio, non dovevo fare tardi ieri sera. >> dice Niall esasperato.

Soffoco una risata al ricordo della sera precedente.

I ragazzi ed io abbiamo deciso di passare la serata in un pub, per staccare un po' da tutta questa tensione che ci becchiamo al mattino quando veniamo a incidere, ma più che farci rilassare ci ha fatti stancare ancora di più.

Io: << Abbiamo tutti bisogno di staccare un po' la spina e riposarci. >> concludo e inizio a girovagare per l'ufficio del trentaquattresimo piano.

Il silenzio e la tranquillità sono interrotti dall'uscita dalla sala di registrazione di Louis, Zayn, Harry e Grindelwald, uno dei nostri manager presenti qui alla Modest.

Grindelwald: << Allora ragazzi, lo staff ed io ci siamo resi conto che siete a dir poco a pezzi, perciò, per evitare giornate inutili e improduttive come questa, abbiamo deciso di lasciarvi 2 settimane libere. >>

Harry: << Cazzo si! Abbiamo proprio bisogno di un po' di relax! >> esclamò Harry gettandosi teatralmente su un divanetto bianco.

Scoppiammo a ridere per la sua scioltezza e tornammo a concentrarci su Grindelwald.

Grindelwald: << Riposatevi, divertitevi, uscite con le vostre ragazze. Fate quel che volete ma tornate carichi e riposati per un duro lavoro, intesi? >>

Zayn: << Capito. >> rispose Zayn a nome di tutti.

Matthew Grindelwald ci salutò con un cenno del capo, congedandoci e lasciandoci liberi per il resto della giornata.

 

 

Dopo aver trascorso la mattinata e il pranzo con i ragazzi, verso le quattro e mezza del pomeriggio chiamai Albert, il mio autista, affinchè mi riportasse a casa.

Non passarono due minuti, che ritrovai la mia Audi nera nel parcheggio dell'edificio.

Mi avvicinai e mi gettai sui sedili posteriori.

Io: << 'Giorno Albert, come è andata la giornata? >> gli domandai.

Non ero solito chiamare Albert, di solito non avevo mai bisogno di un autista, ma è il suo lavoro e ogni tanto non mi dispiace essere accompagnato da qualcuno.

Albert, un uomo sulla sessantina inoltrata e con i capelli brizzolati, sorrise nello specchietto retrovisore.

Albert: << Molto bene, signor Payne, molto bene. Mia moglie ha cucinato lasagne a pranzo, il che è una novità il martedì. >> disse allegro.

Sorrisi. Ecco cosa mi piaceva di Albert, la sua gentilezza e genuinità.

Continuammo a chiacchierare, fino all'entrata del mio palazzo, quando notai l'insegna del negozio di musica all'angolo e mi ricordai di una cosa.

Io: << Albert, fermati pure qui. Mi sono ricordato di dover fare una cosa. >>

Albert: << Devo accompagnarla, signor Payne? >> domandò Albert cordiale.

Scossi la testa sorridendo.

Io: << No Albert, ti ringrazio. Sarà una cosa veloce. Porta pure la macchina in garage, se ho bisogno ti chiamo. >>

Albert: << Devo aspettarla all'ascensore, signore? >> chiese lentamente.

Io: << Non c'è n'è bisogno Albert, grazie. Ci vediamo domani. Buona serata. >>

dissi uscendo dall'auto.

Albert: << Buona serata a lei, signor Payne. >>

Chiusi la portiera e vidi Albert sparire nel garage del mio residence. Sospirai, girai i tacchi e camminai fino al negozio di articoli musicali.

 

 

BECCA'S POV:

 

Quel giorno in negozio ero di turno solo io e i clienti si vedevano appena.

Alle 17.30 decisi di rilassarmi un po' così attaccai a tutto volume il primo album dei One Direction in tutto il negozio mentre mettevo in ordine i cd negli scaffali.

Partì “What Makes You Beautiful”, il primo singolo che i Ragazzi hanno inciso e insieme alla canzone iniziai a scatenarmi anch'io.

Io: << Right now I'm looking at you and I can't believe... >> canticchiai ordinando l'ultimo album di Miley Cyrus sullo scaffale “NOVITA'”.

Continuai a cantare e a muovermi come se fossi a casa mia, tanto ero presa dalla musica, che non mi accorsi della porta che si apriva e del cliente che stava entrando.

Io: << Shut the door, turn the light off... >> iniziai canticchiando “Moments” quando mi venne un tuffo al cuore nel sentire la sua voce nitida e chiara dietro di me. Non era quella nel cd, era vera.

Lo sentii continuare l'assolo e respirando forte, o meglio ansimando, lo vidi. Lì proprio davanti a me, in tutta la sua perfezione, stava in piedi canticchiando e sorridendomi Liam Payne, componente dei One Direction, i miei Ragazzi, i miei idoli.


Spazio Me:
Buonsalve! Allora, finalmente sono in vacanza! Non immaginate la mia gioia! In questi giorni, ovvero ieri LOL, mi sono messa a scrivere il primo capitolo di Savers, in cui si inizia a conoscere la protagonista e i personaggi principali. Aggiornerò presto, intanto ditemi cosa ne pensate.
Un bacio, Gio :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


BECCA'S POV:

 

Non potevo crederci. Il mio idolo, Liam James Payne, era lì, a pochi passi da me.

Non so bene cosa mi prese in quel momento, forse tutto un miscuglio di emozioni ma ci fu una sola cosa che riuscii a fare: scoppiare a piangere.

Liam inarcò le sopracciglia e sorrise quando capì che davanti a lui aveva una directioner.

Liam: << No, ti prego non piangere. Non sai quante volte mi è capitato... >> disse sorridendo e all'improvviso mi ritrovai fra le sue braccia.

Io: << OH MIO DIO! NON CI CREDO! >> esclamai in italiano, facendolo ridere.

Inutile dire che ricambiai l'abbraccio e lui continuò a ridacchiare e a parlare di tutte le volte che era successa una cosa simile.

Io però non lo seguii molto, un po' perchè ha sempre avuto il vizio di parlare troppo in fretta e un po' perchè non riuscivo a credere di essere stretta in un suo abbraccio.

Non riuscii a smettere di piangere e quando iniziai a singhiozzare lui si allontanò leggermente da me e mi alzò il mento per incontrare il suo sguardo.

Tutte le notti in cui ho sognato di guardarlo e di incontralo, tutti i sogni ad occhi aperti che ho fatto su di lui, erano nulla in confronto alle sensazioni che provai in quel momento.

Sorrisi quando mi asciugò le lacrime che mi rigavano il viso e in sottofondo iniziò “Little Things”, traccia numero 3 di “Take me home”.

Io: << Scusa, non avevo intenzione di scoppiare in lacrime. E' solo che... >>

Liam: << Che non riesci a credere che io sia qui, lo so. Ma ci sono e mi hai bagnato la maglietta. >> disse imbronciato.

Io: << Oh mamma, scusami, io... >>

Liam rise e la sua risata mi fece esplodere il cuore e tutto quello che ci sta intorno.

Liam: << Tranquilla, scherzavo. Bene, dopo questo incontro insolito, mi diresti il tuo nome? >> chiese dolcemente.

Rapita dal suo sorriso feci quasi cadere l'intera pila di cd che avevo appena messo in ordine, facendogli soffocare una risata.

Io: << Ehm... Rebecca, mi chiamo Rebecca. >>

Liam: << Rebecca... Non sei di qui, giusto? >> mi domandò mentre iniziava a gironzolare per il negozio.

Lo seguii come un ombra e intanto risposi.

Io: << Italiana. Sono qui per studiare. >>

“Ma cosa vuoi che gliene importi che sei qui per studiare?” mi urla la mia vocina interiore.

Liam mi guardò ammirato e sorrise smagliante.

Liam: << Amo l'Italia. L'anno scorso abbiamo fatto dei bellissimi concerti lì. >>

Io: << Si, ricordo. >> risposi un po' triste.

Liam: << C'eri anche tu? >> chiese allegro mentre esaminava i cd dei Beatles in sconto.

Io: << Ehm... no, purtroppo. Non sono riuscita a procurarmi un biglietto. Sono rimasta a casa a consolarmi col gelato. >> risposi pentendomi dell'ultima frase che, come immaginavo, fece ridere Liam.

Liam: << Oh beh, spero che quest'anno tu possa esserci. >> disse facendomi l'occhiolino.

Sorrisi per la gioia e tornai al presente.

Se lui era lì, doveva pur servirgli qualcosa...

Io: << Hai bisogno di qualcosa in particolare? >> gli chiesi col mio tono da commessa diligente.

Liam alzò un sopracciglio per il mio cambiamento di discorso improvviso e poi sorrise dolce.

Liam: << Si, avrei bisogno di nuove corde per la mia chitarra e di plettri. Tanti plettri. >> rispose.

Lo guardai corrucciata.

Io: << Ok, seguimi. >>

E lo portai a scegliere le corde e i “tanti plettri” che desiderava.

Quando fummo alla cassa iniziai a bannare i codici dei prodotti finchè una sua domanda mi distrasse.

Liam: << Quanti anni hai Rebecca? >> mi domandò.

Lo guardai sgranando gli occhi.

Io: << 18. E puoi chiamarmi Becca. >> risposi sorridendo.

Mi aggiustai la coda bassa sulla spalla e continuai a trafficare col computer per terminare il conto.

Liam: << Sei giovane. >> disse, quasi tra sé.

Lo guardai non capendo bene la sua affermazione, ma lasciai perdere convincendomi che pensava al fatto che dall'Italia fossi venuta a vivere qui a soli 18 anni.

Io: << Si. Sono 14 sterline e 70 centesimi. >> risposi.

Lui mi passò una banconota da 20 e mi buttai a cercare il resto.

Liam: << So che me lo chiederai, quindi... >>

Gli restituii il resto e accesi la fotocamera del mio I-phone.

Liam sorrise e mi fece cenno di avvicinarmi.

Sorrisi mettendomi accanto a lui e restai senza fiato quando il suo braccio cinse la mia vita e il mio corpo si attaccò al suo.

Mi sorrise guardandomi negli occhi e non potei fare a meno di ricambiare, poi guardai l'obbiettivo e Liam scattò alcune foto.

Mi ridiede il cellulare sorridendomi e scoccandomi un tenero bacio sulla guancia.

Arrossi come un peperone in quel momento.

Io: << Grazie. E grazie per le foto. >>

Liam: << Oh ma figurati. >> disse guardandomi in viso.

Sembrerà strano ma rimanemmo così per una ventina di secondi prima che lui lasciasse la presa sul mio fianco e mi salutasse un'ultima volta prima di uscire.

Quando lo vidi allontanarsi scoppia a urlare per la gioia e a saltellare ovunque.

Presi il telefono e inviai a Giulia quella foto che tanto sognava mentre la mia mano, spinta da una forza invisibile, si fece strada sulla guancia che Liam aveva baciato.

 

 

 

LIAM'S POV:

 

Tornai a casa col sorriso sulle labbra. Incontrare le directioners mi mette sempre di buon umore.

Stavo ancora pensando al mio ultimo incontro quando aprii la porta e trovai ad attendermi Sophia, la mia fidanzata, o meglio, ex fidanzata seduta su una sedia nell'angolo cucina.

Vederla così, senza preavviso, mi prese alla sprovvista tanto che sgranai gli occhi.

Lei stava tranquillamente sorseggiando del vino rosso quando mi vide entrare e mi sorrise maliziosa.

Sophia: << Liam, tesoro. Sei tornato tardi oggi. >> mi disse con una strana inclinazione nella voce.

Mi levai la giacca di jeans e la posai sul bancone della cucina mentre mi avviavo al frigorifero per prendere una bottiglia d'acqua.

Io: << Si, sono andato a comprare delle corde di riserva per la chitarra. >> risposi.

Lei rise suadente, e scosse la testa in segno di disapprovazione.

Sophia: << Per quale motivo le hai comprate tu? Potevi chiedere benissimo a Matthew, sai che lui te le procurerebbe in un lampo e gratis. >> disse lei alzandosi e dirigendosi sull'enorme divano bianco che dominava l'area del soggiorno.

Fu allora che notai qualche nuovo accessorio indosso a lei.

Io: << Queste cose mi piace comprarle da me. Sophia, hai di nuovo fatto compere da Tiffany? >> le domandai.

La sua ossessione per i diamanti e ogni tipo di gioiello mi tartassava da quando ci eravamo messi insieme.

Lei scrollò le spalle non facendo molto caso alla mia espressione.

Sophia: << Solo qualche acquisto da qualche migliaio di sterline che vuoi che sia... >>

Io: << A che ti servono altri bracciali uguali a quelli che hai già? >> le domandai.

Lei mi fulminò con lo sguardo e alzò un sopracciglio.

Sophia: << Liam, sono una modella. Devo sempre essere al massimo, in ogni cosa. Non ti è chiaro? >> chiese lei con un tocco di acidità.

Alzai un sopracciglio cercando di ignorare la sua altezzosità che mi aveva indotto a rompere con lei, anche se, a quanto pare, a lei non era ancora chiaro che non stavamo più insieme.

Io: << Che ci fai qui, Sophia? >> le domandai infine, continuando a guardarla da dietro il bancone della cucina.

Lei mise su un finto broncio che personalmente ho sempre odiato.

Sophia: << Non sei contento di vedermi, Liam? Pensavo di farti una sorpresa gradita. >>

Io: << Beh, mi sembra di essere stato abbastanza chiaro sulla fine della nostra relazione, qualche settimana fa. >> dissi.

Lei scoppiò a ridere, dandomi l'impressione che si stesse prendendo gioco di me.

Sophia: << Oh Liam, Liam. Ma proprio non lo capisci? Io ti sto perdonando. >> disse lei alzandosi e avvicinandosi a me.

Corrugai la fronte senza capire bene le sue parole.

Io: << Perdonarmi? >>

Sophia annuì posando il bicchiere vuoto vicino alla mia bottiglia d'acqua.

Sophia: << Per avermi lasciata. Era soltanto una crisi passeggera, ma adesso possiamo tornare alla nostra felice vita di coppia. >> rispose lei convinta.

Scossi la testa in segno di rassegnazione e disapprovazione. Ecco il motivo per il quale la nostra storia non poteva continuare.

Era troppo viziata, materialista e incredibilmente stronza.

Io: << Sophia, io non attraverso nessuna crisi passeggera. Il fatto è che non ti amo più e trovo inutile continuare una storia se i miei sentimenti nei tuoi confronti non sono più gli stessi. >>

Lei mi lanciò un'occhiataccia che mi fece rabbrividire un po'.

Sophia: << Liam, non ti perdonerò un'altra volta, lo sai vero? >>

Io: << E io non voglio che lo fai. Perciò, adesso, ridammi le chiavi dell'appartamento e salutiamoci da buoni amici. >>

Sophia: << C'è un'altra vero? >> urlò in tono isterico.

Feci una smorfia confusa prima di accorgermi che faceva sul serio.

Io: << No, ma che ti salta in mente? Non ti amo più e basta. E se vuoi saperla tutta, non sopporto i tuoi modi da ragazzina viziata. >> risposi facendola rimanere a bocca aperta.

Sophia: << Bene Liam Payne! Questa è la tua decisione. Riprenditi le tue stupide chiavi >> disse spiaccicando le chiavi sul piano cucina << e pentiti della tua scelta. >>

Io: << Non succederà. >> sussurrai a bassa voce.

Lei urlò disperata e alzò i tacchi, uscendo e sbattendo forte la porta.

Una volta uscita, sospirai e mi buttai sul divano dove caddi in pochi minuti in un sonno profondo.

 

 

BECCA'S POV:

 

Giulia: << OH PORCA VACCA! E poi cos'hai fatto? Gli sei saltata addosso, hai urlato, hai... >> iniziò ad urlare a raffica Giulia dall'altro capo del telefono.

Scoppiai a ridere per la sua agitazione. Le stavo giusto raccontando del mio incontro con Liam avvenuto quel pomeriggio.

Io: << Giulia, respira. >>

E lei lo fece...prima di ricominciare a urlare.

Io: << Non gli sono saltata addosso, sono solo scoppiata in lacrime dalla gioia. >>

Giulia: << Oh mamma! E lui che ha fatto? >> domandò lei.

Io: << Beh, mi ha abbracciata e poi dopo essermi calmata, abbiamo chiacchierato, ho fatto il mio lavoro e ci siamo fatti una foto. Quella che ti ho inviato. >> risposi.

Sentii qualcosa di pesante cadere a terra dall'altro lato della cornetta.

Io: << Giu? Tutto bene? >>

Giulia: << Si, sono solo scivolata a furia di saltellare. Cazzo non ci credo! Hai incontrato Liam! E'.... Aaaaah! Non ho parole per descriverlo! >>

Io: << E' stato semplicemente perfetto. >> risposi sognando ad occhi aperti.

Continuammo a parlare del mio incontro speciale quando qualcuno bussò alla porta della mia camera e subito dopo fece capolino Jessy.

Io: << Giu, adesso devo andare. >> le dissi.

Giulia: << E' Jessy? >> chiese non troppo allegra. Jessy non le è mai andato giù.

Io: << Si. >>

Giulia: << Oh beh, picchialo da parte mia. Ci sentiamo domani, ti voglio bene. >>

Io: << Ahahaha, si a domani. Ti voglio bene anch'io. >> e chiusi la chiamata.

Sentii la mano di Jessy prendere il mio cellulare e posarlo sul comodino prima di schiacciarmi sul materasso sotto il suo imponente peso.

Risi quando si abbassò sul mio collo e i suoi capelli mi solleticarono la pelle.

Io: << Quanta fretta Jessy. >> dissi piano, sapendo benissimo che i muri sottili come fette di prosciutto, avrebbero permesso a Gladice, dall'altra parte del muro, di sentire tutto.

Jessy rise sulla mia pelle e potei benissimo sentire i suoi denti che mordicchiavano piano il mio collo nudo.

Jessy: << Qualcuno mi ha lasciato insoddisfatto oggi >> rispose lui ficcando le sue mani appena sotto la mia t-shirt.

Sorrisi e come segno di approvazione a ciò che stava facendo gli misi le mani fra i capelli.

Lo sentii sospirare forte quando glieli tirai.

Jessy: << Sembravi felice prima, al telefono. >> disse lui abbassando la zip dei miei shorts.

Io: << Si, ho incontrato un membro dei One Direction oggi pomeriggio. >>

Non avrei dovuto dirlo. Le mani di Jessy si bloccarono e si mise a sedere guardandomi serio.

Mi tirai su anch'io sbuffando per la sua reazione esagerata.

Io: << Jessy... >>

Jessy: << E cosa avete fatto tu e il tuo sogno? >> domandò sarcastico.

Io: << Jessy, abbiamo solo parlato e ci siamo fatti una foto. Non sono la prima fan che incontrano sai? >> dissi un po' scocciata dal suo comportamento bipolare.

Jessy: << Mi dà fastidio che tu desideri tanto un ragazzo che non puoi avere quando... >> bloccai le sue stupide lamentele, primo perchè non ne potevo più e secondo, perchè sapevo benissimo che se fosse andato avanti con insulti e frasi orribili mi avrebbe fatto stare peggio.

Mi buttai su di lui zittendolo con un bacio. Lo sentii rigido subito, ma poi le sue mani tornarono sulla mia maglia e me la sfilarono in fretta e furia.

Non so come feci, visto che di solito Jessy me lo impediva, ma lo buttai sul materasso sotto di me.

Potevo vedere benissimo il suo sguardo miele farsi più scuro e le sue pupille dilatarsi quando la mia mano iniziò a sbottonargli i bottoni dei jeans.

Io: << Sono qui, con te. Non ti basta? >> sussurrai abbassandomi su di lui per incontrare le sue labbra.

Capii che ce l'avevo in pugno quando la sua mano spinse la mia verso i suoi boxer.

Continuai a baciarlo mentre la mia mano si muoveva piano su di lui. Lo sentii ansimare quando infilai la mano dentro i suoi boxer, abbassandoli.

Jessy: << Becca... >>

Io: << Shh... >> e iniziai a baciargli il collo come lui aveva fatto prima con me.

Sorrisi sulla sua pelle quando una forte imprecazione uscì dalle sue labbra non appena inizia a muovere la mia mano su e giù su di lui.

Le sue mani si mossero piano verso il mio reggiseno slacciandolo mentre tremavano, e poi raggiunsero i miei capelli.

Il mio viso venne attirato dal suo e la sua lingua invase la mia bocca colpendomi un po' di sorpresa.

In un secondo mi ritrovai sotto di lui e capii che la parte divertente era finita.

I miei shorts vennero buttati a terra insieme agli slip e alla t-shirt di Jessy.

Si abbassò su di me baciandomi e sfiorandomi il corpo mentre la sua altra mano si faceva strada verso il cassetto del comodino alla sua destra.

Continuammo a baciarci fino a quando non mi mancò l'aria e mi scappò un ansimo quando Jessy ruotò i suoi fianchi e lo sentii dentro di me.

La sua fronte si appoggiò sulla mia mentre riprendevo fiato.

Jessy: << Tu. Sei. Mia. >> disse con una strana inclinazione nella voce che mi fece agitare.

Annuii per evitare altri sbalzi d'umore e non riuscii più a rilassarmi del tutto.

La sua grande mano raggiunse il mio mento tirandomelo su con forza affinché Jessy potesse aprirsi un varco tra la mascella e il mio collo.

Emisi un gemito quando iniziò a succhiare la pelle sensibile del mio corpo e brividi mi percorsero la schiena quando ricominciò a muoversi avanti e indietro dentro di me.

Non lo faceva dolcemente come al solito, Jessy era diverso. Cupo, ostile, arrabbiato e dal suo modo in cui lo stava facendo con me capii che era colpa mia.

Strinsi gli occhi quando aumentò il ritmo provocandomi una sensazione che con lui non mi era mai capitato di provare: dolore.

Io: << Jessy... >> feci per parlare ma lui mi zittì coprendo la mia bocca con la sua.

Riuscivo a sentire chiaramente i forti colpi che mi stava dando laggiù in basso. Erano veloci, forti e troppo ripetitivi per farmi stare bene.

Lo sentii imprecare parecchie volte finchè non si mosse ancora due o tre volte troppo duramente da farmi male e venire dentro di me.

Sentii il consueto calore che riempiva l'unica barriera fra il mio corpo nudo e il suo e il suo torace cadere sul mio mentre cercavo di rilassarmi e di non pensare al male che stavo provando.

Anche solo averlo dentro di me mi procurava un certo fastidio e mi coprii la bocca con la mano per non gemere di dolore quando Jessy uscì da me.

Jessy: << E' stato fantastico piccola. Vedi? Questo dal tuo idolo non lo potrai mai avere. >> disse lui maligno.

Si sfilò il preservativo e lo gettò nel cestino all'angolo, rimise i boxer e uscì da quella stanza.

Sapevo benissimo che non sarebbe tornato per passare la notte con me e anche se non l'avrei mai detto prima, ero sollevata. Sollevata di non passare un altro minuto di quella notte con lui. Con un Jessy nuovo e sconosciuto che a me non piaceva per niente.

 

 

 

La mattina seguente mi svegliai con le lacrime agli occhi.

Avevo pianto nel sonno a causa di quello che era successo la notte precedente. I ricordi della brutalità del mio ragazzo mi fecero venire il magone così entrai nel mio piccolo bagno privato e mi gettai sotto la doccia per evitare brutti pensieri.

Uscii poco dopo, mi asciugai i capelli e li legai in una treccia morbida.

Tornai in camera per vestirmi con una semplice felpa grigia e un paio di legggins blu scuro.

Fuori pioveva a dirotto, come sempre d'altronde. Finii in cucina, dove ad aspettarmi c'era Gladice ancora in pigiama e intenta a sorseggiarsi un caffè.

Galdice era la tipica nerd fissata col fantasy e coi videogiochi, avevo un marcato accento scozzese che faceva ben intendere le sue origini. A parte la sua strana abitudine di passare i sabato sera a giocare a strani videogames online, era una ragazza dolce e straordinariamente bella.

Aveva lunghi capelli biondi che le incorniciavano il viso pallido, occhi azzurri e profondi come il mare, un fisico capace di mozzare il fiato. In molti stravedevano per lei anche se Gladice preferiva non avere relazioni serie. Un ragazzo ogni tanto, così per divertirsi un po', ma mai niente di serio.

La salutai con la mano quando entrai e mi gettai sul fornello a gas della cucina per scaldare del latte che avevo appena tirato fuori dal frigorifero.

Sentii Gladice sfogliare il giornale del mattino e aprire un pacchetto di gallette.

Gladice: << Tu e mister simpatia vi siete dati da fare ieri notte >> disse ad un tratto facendomi sorridere per il nomignolo che aveva dato a Jessy.

A quanto pare anche Gladice ha notato il suo cattivo umore...

Io: << Diciamo che ha ottenuto ciò che voleva >> risposi senza aggiungere dettagli.

Ma ovviamente a Gladice tutto questo non bastava.

Spensi il gas e versai il latte caldo in una scodella, presi lo zucchero e mi sedetti accanto alla mia coinquilina che stava studiando il mio volto.

Gladice: << Ti ho sentita piangere stanotte. E' successo qualcosa? >> mi domandò lei con fare indifferente, anche se sapevo benissimo che non voleva farsi vedere preoccupata per me.

Mi stampai un falso sorriso in faccia e versai dei cereali al cioccolato nel mio latte.

Io: << Jessy ha grossi problemi di autocontrollo >> risposi.

Alzò un sopracciglio alla mia risposta.

Gladice: << Cosa intendi? Perchè se stai parlando del Jessy che stamattina mi ha mandato a stendere solo per averlo salutato, credo di conoscerlo >> disse lei facendomi sorridere e tirandomi un po' su il morale.

Io: << Non so, era diverso. Un attimo è dolce, carino, come sempre e un attimo dopo è crudele, aggressivo e... non mi piace vederlo sotto queste nuove vesti. >>

Gladice: << Magari gli hai detto qualcosa che l'ha fatto andare su tutte le furie >>

Io: << Beh, prima che lui entrasse in camera, stavo parlando al telefono con Giulia. Sai, quella mia amica che sta in Italia... >> le dissi finchè non la vidi annuire << beh, le stavo raccontando del mio incontro con Liam Payne, un cantante dei One Direction. Ed ero così felice di averlo visto e conosciuto che quando Jessy l'ha notato gliel'ho detto. >>

Gladice: << E lui si è arrabbiato >> finì Gladice sorridendo triste.

Io: << Si, esattamente. Non l'ho mai visto così. >> risposi finendo di bere il mio latte.

Gladice: << Dovresti parlargli. >> disse Gladice portando la sua tazza e la mia scodella vuota nel lavandino.

Io: << Per dirgli cosa? Di smetterla di fare lo stronzo? >> chiesi.

Gladice: << Jessy può sembrare dolce e tenero, ma io lo conosco da molto tempo.

Non è come sembra. A volte sa essere incredibilmente stronzo, ma spesso diventa cattivo, Becca. Mettilo in riga adesso, altrimenti potresti pentirtene. >>

Detto questo se ne andò in camera sua, lasciandomi sola a pensare sul da farsi.

Jessy cattivo? Non era possibile.

Lui uno stronzo? Forse, ma non mi avrebbe mai fatta soffrire.

Vero?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


BECCA'S POV:

 

Le settimane passarono, l'autunno si avvicinava, il brutto tempo tipico di qui si faceva sempre più presente. Jessy non migliorava.

Da quella sera, in cui lo trovai diverso, era rimasto sempre lo stesso scontroso, stronzo e maniaco del controllo.

Non funzionava più come un tempo ed io non sapevo come fare.

Decisi di parlarne con Giulia. Quando la chiamai tramite Skype per spiegarle cos'era successo non fece altro che consigliarmi di parlargli e nel caso non andasse come sarebbe dovuta andare di piantarla lì.

Ci stavo pensando in effetti, di finirla con Jessy, ma qualcosa mi bloccava.

Avevo paura di mollarlo, della sua reazione, di cosa mi sarebbe accaduto una volta sola e non più insieme a lui.

Il cellulare nella tasca posteriore dei miei jeans incominciò a vibrare.

Saltai giù dalla scaletta sulla quale ero appollaiata per sistemare i manuali di musica nello scaffale e risposi senza guardare chi fosse.

Io: << Pronto? >>

Jessy: << Ciao... >> rispose Jessy con voce colpevole.

Arricciai le sopracciglia. Non chiamava di solito quando ero al lavoro.

Io: << Jessy. Sto lavorando. >> dissi in tono un po' troppo brusco.

Jessy: << Lo so ma... ho bisogno di parlarti. >>

Mi portai una mano dietro il collo frustrata.

Cosa dovrei fare? Non preoccuparmi di quello che ha appena detto?

Di cosa ha bisogno di parlarmi? Sarà importante?

Io: << Non puoi aspettare stasera? >> gli domandai.

Jessy: << Questa sera non sarò a casa. >> rispose abbassando il tono di voce.

Io: << Dove vai? >>

Jessy: << Ho un impegno. Allora? Posso vederti quando vai in pausa o no? >>

Io: << Ok. Passa alle tre e mezza. >>

Jessy: << Ok >> e chiuse la chiamata.

 

 

LIAM'S POV:

 

Io: << Harry? Muovi quel tuo enorme culo e vieni qui! >> urlai dal salotto di casa di Harry.

Tre ore per vestirsi ogni volta.

Harry uscì con faccia scocciata dal bagno pronto per uscire e andare a fare un giro a Londra.

Pochi pomeriggi erano liberi come quelli. Avevamo tutti passato due settimane di puro relax e ora ci stavamo preoccupando della stesura di alcune canzoni.

Harry qualche giorno fa, aveva portato in studio un foglietto tutto sbrindellato e spiegazzato con qualche frase buttata lì, dalla quale iniziammo la composizione di “Happily”.

Io, invece, non avevo ancora trovato nulla di interesse da scrivere.

Ed è in casi come questo, che i ragazzi ed io andiamo a fare casino in centro.

Harry: << Sei noioso. Mi sono solo preparato e messo in tiro per la festa. >> disse guardandosi un'ultima volta allo specchio.

Io: << Sicuro di non avere preso la brutta abitudine di Zayn di specchiarsi ogni cinque minuti? >> domandai soffocando una risata.

Harry continuando a fissarsi e aggiustandosi i capelli troppo lunghi rispose: << No, ma che dici. Non mi sto atteggiando. Però devo ammetterlo, sono un gran figo. >>

Risi e mi alzai dal divano.

Io: << Tranquillo, vedrai che al Funky Buddha stasera ti noterà un gran numero di ragazze. >>

Zayn: << E questo sai che significa Harry? >> chiese Zayn scendendo le scale ed entrando in salotto.

Harry: << Beh, stasera il posto accanto al mio nel letto potrebbe essere occupato. >>

Risata collettiva.

Io: << Ci siamo? Andiamo a prendere Louis e Niall. >>

E uscimmo diretti a casa di Louis dove lui e Niall ci aspettavano per bere qualcosa e andare a divertirci.

 

 

BECCA'S POV:

 

Aspettai mezz'ora davanti al negozio di musica in attesa che Jessy venisse a prendermi. Arrivò dopo quaranta minuti ed io fui costretta a chiedere al capo di uscire prima.

Lui guardando la faccia incazzata di Jessy acconsentì e mi fece promettere di stare attenta.

Annuii dicendogli di non preoccuparsi.

Salii nella macchina di Jessy che partì come un razzo fino ad arrivare nel garage della nostra casa.

Jessy spense la macchina e si passò una mano fra i capelli biondo cenere.

Io: << Avevi detto di volermi parlare. >>

Jessy: << Voglio che tu smetta di seguire quello stupido gruppo di cantanti inglesi e ti licenzi dal negozio di musica. >>

Spalancai la bocca davanti alla sua richiesta.

Io: << Cosa?! >> esclamai incredula.

Come poteva pensare che accettato la sua folle richiesta?

Jessy: << Sei la mia ragazza e voglio che tu la smetta di vivere un sogno che non si realizzerà mai. >>

Io: << Tu non mi dici cosa fare Jessy. >> dissi seria.

Sul volto di Jessy comparve un ghigno e si voltò verso di me. Avvicinò la mano per sfiorarmi i capelli ma d'impulso io spostai la testa.

Non l'avessi mai fatto.

La sua mano bloccò la mia testa stringendomi forte i capelli fino a farmi male.

Nei suoi occhi un fuoco e una rabbia che prima non avevo mai notato.

Jessy: << Quanto ci metterai a capire che tu mi appartieni? Io ti comando, sei una mia proprietà. Fai come dico o giuro che me la paghi. >>

Mi morsi forte un labbro quando diede un forte strattone ai miei capelli e mi lasciò andare così forte da farmi sbattere la testa contro il finestrino.

Sentii le lacrime salirmi agli occhi ma cercai in tutti i modi di reprimerle.

Jessy sospirò forte come se si fosse liberato di un peso.

Jessy: << Ora và, adesso devo andare da dei miei amici. Andiamo a ballare questa sera, chissà, magari incontrerò qualche ragazza disposta a darmi ascolto. >>

Mi passai una mano sulla tempia dove avevo sbattuto. Faceva male.

Mi verrà sicuramente un bernoccolo enorme.

Cercai di interpretare quello che Jessy mi aveva appena detto.

Mi girai verso di lui.

Io: << Hai appena minacciato di tradirmi? >> sputai con una leggera inclinazione

della voce.

Jessy: << Se tu non fai come ti dico... >> rispose incatenando i suoi occhi ai miei.

Feci per dire qualcosa ma non mi venne nulla da dire.

Jessy sorrise maligno e mi passò il pollice sulle labbra. Quel gesto mi fece rabbrividire ma non feci nulla per fermarlo.

Jessy: << Lo vedi, sei perfetta quando stai zitta e non mi contraddici. >> disse ridendo e avvicinando la sua bocca alla mia.

Le sue labbra premettero forti contro le mie colme di desiderio e possessività, lasciai che la sua lingua incontrasse la mia prima di farlo arrabbiare di nuovo e continuai a baciarlo finchè le sue mani staccarono il mio viso dal suo.

Gli occhi dolci e gentili di Jessy erano stati sostituiti da uno sguardo bramoso, possessivo e geloso.

Un Jessy che non faceva per me.

Jessy: << Ci vediamo domattina. >>

Scesi dall'auto sbattendo forte la portiera e correndo verso l'ascensore.

Lo presi e quando entrai in casa mi gettai sul divano dove cominciai a piangere e a singhiozzare per un tempo infinito finchè non mi addormentai con le guance rigate di lacrime.

 

 

Il mio orribile incubo venne bruscamente interrotto dalla mano di Gladice che mi scuoteva la spalla.

Mi alzai di soprassalto portandomi una mano fra i capelli.

Gladice corrugò la fronte e si sedette accanto a me preoccupata per il mio aspetto stanco e distrutto.

Gladice: << Tu e Jessy avete di nuovo litigato? >> mi domandò sfiorandomi la schiena

Io: << Più che una litigata è stato un monologo tutto suo. Vuole che io lasci il lavoro al negozio e mi dimentichi dei One Direction. >> risposi sfilandomi la maglia sudata di dosso.

Gladice: << Lui non può decidere per te. >> rispose lei decisa.

In questo l'avevo sempre ammirata. Io non ero mai stata il tipo che aveva il coraggio di affrontare una discussione e dire le cose dritte in faccia.

Io: << Gliel'ho detto, ma lui non ha reagito granchè bene. >>

Gladice arricciò il naso e si guardò intorno.

Gladice: << E adesso dov'è? >> chiese alzandosi dal divano.

Io: << Con amici. Non tornerà stanotte. >> risposi alzandomi a mia volta.

Gladice: << Devi dimenticarlo. E io so come fare. >> disse lei sorridendo.

Io: << Come? >> le domandai.

Gladice rise felice e mi propose una serata al Funky Buddha, un club/discoteca molto in voga dove lavorava un ragazzo con il quale si sentiva da un po'.

Aveva promesso di andarci e siccome si presentava l'occasione giusta per non pensare al mio ragazzo, se così si poteva ancora definire, insistette per farmi andare con lei.

Mi ci volle circa mezz'ora per convincermi.

Gladice mi abbracciò e si catapultò dritta in camera mia a cercarmi un vestito adatto all'occasione mentre io mi facevo una doccia.

Mi lavai con calma e cura i lunghi capelli scuri che mi arrivavano a fin sotto le spalle. Uscii e me li asciugai subito, legandoli in una treccia arruffata per renderli più ondulati.

Tornai in camera mia dove, ad aspettarmi sul mio letto c'erano tre vestiti con giacca, scarpe e accessori abbinati.

Sul comodino invece trovai un post it di Gladice:

 

Scegline uno! Sono tutti stupendi e tu stasera dovrai essere al top!

Dimenticati di Jessy, fa come se non esistesse!

Divertiti! Io vado a comprare due pizze, ci vediamo dopo :)

 

Sorrisi.

Dimenticarmi di Jessy. Non sarebbe stato così semplice, ma fortunatamente esiste l'alcool.

Iniziai ad esaminare i vari completi mentre mi infilavo l'intimo.

Il primo abito scelto da Gladice era un vestito rosa acceso, stretto fin sotto il seno e poi morbido, con abbinate una giacca oro e scarpe dorate.

Il secondo era bianco, molto aderente con una profonda scollatura a V sul seno.

Ma io scelsi di indossare il terzo.

Uno stretto abito nero con una profonda scollatura sulla schiena che terminava appena sopra il sedere, scarpe nere con tacco rosso e una giacca borchiata in pelle rossa.

Mi sciolsi la treccia e tornai in bagno per dare ai miei capelli mossi qualche colpo di ferro per renderli più ricci.

Sentii Gladice tornare in casa, mi infilai una t-shirt lunga e corsi a mangiare con lei.

Ci truccammo e vestimmo in camera sua, alle 23.30 uscimmo di casa pronte per una serata alternativa.

 

 

LIAM'S PAYNE:

 

All'una e mezza il club era un caos.

Io me ne stavo seduto al mio divanetto a bere un drink e a parlottare con alcune ragazze mentre Zayn, l'unico del gruppo sotto la mia visuale, si strusciava contro una ragazza alta e bionda.

Vidi Louis parlare con un ragazzo, probabilmente un suo amico, Niall al bar a ordinare da bere e Harry parlare con una giovane ragazza, sulla ventina o forse anche meno, dall'aria alquanto familiare....

 

 

BECCA'S POV:

 

La musica mi martellava le orecchie e il quinto Martini non aiutava la mia mente a restare lucida.

Gladice era sparita insieme a Matthew, il tipo con cui trescava ed io avevo incominciato ad annegare il mio sconforto nel grande potere dell'alcool.

Buttai giù l'ultimo sorso di Martini e, con la testa pesante e le gambe che incominciavano a traballare mi diressi al bagno.

Mi portai una mano sulla tempia colta da un tremendo fastidio e gemetti di rabbia quando notai la coda per andare ai servizi.

Io: << Cazzo! Quanto ci vuole a fare pipì? >> urlai anche se la musica era troppo forte perchè quelle ragazze mi sentissero.

Decisi sbuffando di tornare al bar e ricominciare a bere.

Mi sedetti a fatica sullo sgabello e ordinai un vodka tonic.

Sentii qualcuno ridacchiare accanto a me e controvoglia girai la testa.

A guardarmi c'era un alto ragazzo, con i capelli castani e ricci, un sorriso smagliante, occhi verdi e un tatuaggio di due rondini che gli spuntavano dalla camicia sbottonata.

Sgranai gli occhi quando mi resi conto che davanti a me c'era Harry Styles.

Io: << Porca di quella grandissima... >>

Harry: << Vacca, si si la so la tiritera. Sono Harry, ma mi sembra che tu l'abbia capito. Il tuo nome? >> domandò sedendosi accanto a me.

Io: << Becca. >> risposi con la testa che incominciava a girarmi sempre di più.

Harry: << Becca. Hai uno strano accento e da come strascichi le parole sembri italiana. >>

Io annuii e incominciai a ridacchiare senza motivo. Tutta colpa dell'alcool.

Il barista mi passò il mio sesto drink che buttai giù senza troppe storie.

Harry corrugò la fronte cosa che mi fece di nuovo scoppiare a ridere.

Harry: << Beh, vedo che hai bevuto un po' troppo. >>

Io: << Non è vero... io l'ho fatto solo per non pensare. >> risposi con una strana voce.

Feci per alzarmi e andare via, ma Harry mi trattenne per un braccio sorridendo e cingendo la mia vita con un braccio.

Harry: << Sei bella lo sai? >> domandò lui avvicinando le sue labbra alle mie.

Si sfiorarono solamente, poi io mi spostai e corsi via ridendo e con la testa martellante.

Non ricordo bene come ci arrivai ma finii all'uscita del locale, seduta sul marciapiede e con la schiena appoggiata al muro, ubriaca e in cerca della mia coinquilina che, molto probabilmente non avrei trovato là fuori.

 

LIAM'S POV:

 

Erano le due e mezza quando salutai i ragazzi e uscii dal locale per tornare a casa.

Mentre cercavo di uscire dal locale super affollato, mi imbattei varia volte in fan che mi chiesero qualche foto e finalmente riuscii ad arrivare al guardaroba dove dovetti aspettare circa un quarto d'ora per riavere il mio giubbotto.

Mentre uscivo nel parcheggio, chiamai Albert per venirmi a prendere con l'auto.

Quando io e il resto della band uscivamo e tornavamo tardi, ci era imposto farci venire a prendere dall'autista, per prevenire guai ed eventuali incidenti causati dall'alcool.

Uscii e sentii le mie orecchie tappate ringraziarmi per essermi allontanato da quella musica assordante.

Mi spostai più in là sul marciapiede e mi appoggiai al muro in attesa di Albert.

Fu in quel momento che vidi la ragazza che qualche mezz'ora fa parlava con Harry accanto al piano bar.

Era una ragazza mora, di circa 18-19 anni, con un vestito nero corto e aderente che lasciava poco all'immaginazione.

Era seduta sul marciapiede in una posizione innaturale con la testa fra le mani e gli occhi chiusi.

La guardai meglio e mi ricordai dove l'avevo già vista.

Ma certo, era la ragazza che avevo incontrato quel pomeriggio al negozio di musica sotto casa mia.

Com'è che si chiamava...

Io: << Becca >> pensai ad alta voce attirando la sua attenzione.

Lei alzò la testa portandosi i capelli mossi dietro le orecchie e i suoi occhi grigi cercarono di studiarmi.

Becca: << Heyyyyy >> disse strascicando le parole e sorridendo come una pazza.

Risi quando mi resi conto che era ubriaca marcia.

Io: << Sei ubriaca? >> le domandai avvicinandomi a lei e abbassandomi all'altezza dei suoi occhi grigi.

Becca strinse gli occhi e facendo segno con l'indice e il pollice che aveva bevuto solo un pochino.

Becca: << Nah, non sono sbronza >> disse con un orribile accento inglese.

Io: << Si, certo. Come sei arrivata qui? Sei venuta con qualcuno? >> le chiesi sorridendo.

Becca fece spallucce e iniziò a guardarsi a destra e a sinistra.

Becca: << Lei è venuta con me, ora non c'è. Gladice! Gladice! >> iniziò ad urlare alla gente che passava sul marciapiede.

Le chiusi la bocca con la mano quando mi resi conto del casino che stava facendo.

Io: << Calma, calma. Gladice è una tua amica? >> le domandai.

Lei annuì e iniziò a fissarmi intensamente.

Arricciai le sopracciglia quando si avvicinò al mio viso.

I suoi gelidi occhi grigi catturarono la mia attenzione e feci una gran fatica a distoglierli.

Becca: << Ho sempre saputo che i tuoi occhi erano bellissimi Payne. >> disse sorridendo storta.

Risi per la sua affermazione e sentii il clacson della mia auto suonare.

Mi voltai per segnalare ad Albert di darmi solo un minuto.

Tornai a Becca che stava studiando una mattonella del marciapiede senza un vero motivo.

Bene. Ero insieme ad una ragazza con la quale avevo parlato due volte, non era inglese, era ubriaca persa e non trovava più l'amica con la quale era venuta.

Non potevo lasciarla su un marciapiede davanti ad un locale a delirare alle tre del mattino, giusto?

Mi alzai in piedi e la presi da sotto le ascelle.

Becca mi guardò confusa.

Becca: << Che stai facendo? >> chiese confusa.

Io: << Non puoi restare qui. >> dissi tirandola su di peso.

Becca: << Non ho bisogno di te, ce la faccio >> disse spingendomi via, ma quando fece un passo perse l'equilibrio e me la ritrovai tra le braccia mezza intontita.

Io: << Si certo. >> dissi ridacchiando.

Presi dalla sua mano la pochette rossa e la passai ad Albert che nel frattempo aveva capito la situazione ed era venuto in mio soccorso.

Portai le braccia di Becca intorno al mio collo e avvolgendo il braccio sotto le sue gambe la presi in braccio.

Mi diressi alla macchina con Albert al seguito, feci scivolare Becca sul sedile posteriore dove mi sedetti anche io.

La sua testa si appoggiò sulla mia spalla e la sentii sussurrare.

Becca: << Liam... non mi sento tanto bene... >>

Sorrisi scostandole i capelli dal viso.

Dovevo ammetterlo, era bellissima.

Io: << Tranquilla, ora sei con me. >> risposi.

In risposta ricevetti un sorriso tirata e poi più niente.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


BECCA'S POV:

 

Sognai occhi marroni e braccia forti che mi abbracciavano. Sognai per ore che mi sembrarono giorni finchè una leggera luce non cominciò a filtrare dalle tapparelle chiuse e mi fece sbattere gli occhi.

La prima cosa che provai appena ritornai dal mondo dei sogni, era il terribile mal di testa dovuto ai troppi drinks bevuti la sera prima.

Mi portai le mani sul viso e dalla mia gola uscì un verso orribile.

D'istinto mi tirai su le lenzuola fin sopra ai capelli e mi girai di lato.

Richiusi gli occhi e poi li spalancai di nuovo.

Fu in quel momento che mi accorsi di trovarmi avvolta in lenzuola scure mai viste, in un letto matrimoniale nel quale non avevo mai dormito e in una stanza che non sapevo a chi appartenesse.

Mi rigirai a pancia in su, tirai giù le lenzuola e mi guardai attorno.

Accanto a me nel letto non c'era nessuno, ma le lenzuola erano disfatte.

Qualcuno aveva dormito con me o mi ero semplicemente mossa troppo durante la notte?

Il soffitto della stanza era di un bianco essenziale, un lampadario a muro nero era appeso sopra la mia testa.

Mi tirai su appoggiandomi ai gomiti e vidi un armadio nero lucido, una poltrona poco distante dal letto, due comodini e un comò bianco e nero.

Decisi di sedermi e continuare a riflettere sul perchè mi trovavo in una stanza che non sapevo di chi fosse.

I miei ricordi erano fermi al terzo drink, da lì in poi o tutto era sfocato o non ricordavo nulla.

Mi spostai i capelli dietro le orecchie e in quel momento sentii sulla mia guancia un tessuto soffice.

Corrugai la fronte ed esaminai il mio corpo.

Il vestito sexy e aderente che avevo indosso la sera prima, era stato sostituito con dei pantaloncini della tuta corti fino al ginocchio, da una t-shirt grigia e da una felpa nera.

Tutto abbigliamento più grande di me e maschile.

Fu allora che ricordai di essere stata portata via da un ragazzo, che però non riuscivo a ricordare.

Mi misi la testa fra le mani.

Avevo combinato un casino, la più grande cazzata della mia vita.

Non riuscivo a credere di aver tradito Jessy, anche se lui ed io non eravamo più in buoni rapporti non gli avrei mai fatto una cosa del genere.

E invece eccomi qui, seduta in un letto sconosciuto, intontita dai postumi e con addosso vestiti da uomo che non erano di Jessy.

In quel momento, colta dai miei pensieri sentii dei rumori al di là della porta chiusa della camera.

Mi aggiustai i capelli e cercai di alzarmi senza sbandare.

Missione riuscita, anche se con un iniziale giramento di testa.

Aprii la porta e uscii in un lungo corridoio dove riuscivo a sentire l'odore di uova, pancetta affumicata e pancakes.

Seguii la scia profumata e mi ritrovai in un enorme salone che incorporava un a dir poco enorme angolo cucina.

Mi guardai intorno finchè il sorriso di Liam Payne catturò la mia attenzione.

Sgranai gli occhi e mi svegliai del tutto.

Come cazzo potevo io, Rebecca Medici, essere finita a casa di Liam Payne, star internazionale nonché mio idolo e non ricordarmi un accidente?

Liam: << Buongiorno, dormito bene? >> domandò lui, versando le uova strapazzate in due piatti insieme alla pancetta e a due pancakes.

Io: << Si, grazie. >> risposi ancora un po' confusa dalla situazione.

Liam mi sorrise e mi invitò a sedermi al piano della cucina di fronte a lui.

Lui mi indicò una quantità industriale di cibo sul bancone da poter sfamare un esercito e disse: << Non sapevo cosa ti piacesse o no, così ho preparato un po' di tutto. >> rispose ridendo.

Sorrisi.

Cavoli, era davvero gentile come sembrava nelle interviste.

Io: << Grazie, non dovevi disturbarti. >> risposi.

Liam: << Latte? Tè? Caffè? >> chiese.

Io: << Tè, grazie. >> e mi versò del buonissimo tè inglese in un enorme tazzone.

Lui si verso del latte in una ciotola e si sedette di fronte a me.

Io: << Liam, com'è che sono a casa tua? >> chiesi senza troppi freni.

Mentre inzuppavo nel tè caldo al limone un biscotto al cioccolato, vidi con la coda dell'occhio, l'ombra di un sorriso aleggiare sul volto del ragazzo seduto di fronte a me.

Liam: << Beh, ti ho incontrata davanti al parcheggio del Funky Buddha ieri sera. Ubriaca e delirante sul marciapiede. >> rispose divertito.

La mia mente cominciò a liberarsi e pian piano i ricordi tornarono.

Mi ricordai anche di Liam che mi prendeva in braccio e mi portava in macchina, le sue mani che mi scostavano i capelli dal viso.

Arrossi al ricordo e abbassai gli occhi.

Io: << Si, ho... esagerato. >> confessai.

Liam: << Non hai bisogno di giustificarti con me, appena ti conosco. Non avrebbe senso giudicare quello che hai fatto sulla base di pregiudizi infondati. >> rispose addentando una fetta di pancetta.

Prendendo il suo esempio, trangugiai due forchettate di uova.

Io: << E com'è che ho i tuoi vestiti addosso? >> gli chiesi col battito del cuore che accelerava.

Sul viso di Liam apparve un leggero sorrisetto divertito e mi guardò negli occhi.

Liam: << Non ricordi proprio nulla eh? >> domandò lui.

Io: << Ehm... non è che... tu ed io... >> non riuscivo nemmeno a terminare la frase talmente ero imbarazzata.

Eh che cavolo se fossi andata a letto con Liam Payne me lo sarei ricordato, no?

Liam corrugò la fronte non capendo cosa intendessi. Poi rise e sgranò gli occhi quando ci arrivò.

Liam: << No Becca, non abbiamo fatto sesso se è questo che mi volevi chiedere. >> disse lui bevendo del latte dalla sua tazza.

I miei muscoli si rilassarono e incominciai a ridacchiare nervosa.

Io: << Ahaha, si, una domanda stupida. Non sarebbe mai potuto accadere comunque. >> risposi senza pensare.

Lui mi guardò confuso e piegò la testa di lato studiando il mio viso.

Abbassai la testa concentrandomi sulle ultime uova che rimanevano nel mio piatto.

Dei capelli mi caddero sulla fronte ed io li riportai indietro con un gesto della mano.

Liam: << Beh, pensi che sarebbe stato così terribile? >> chiese di botto.

Lo guardai. Era serio, non stava scherzando.

Feci spallucce.

Io: << No, assolutamente. >> risposi facendolo sorridere e forse anche un po' arrossire.

Risi quando si girò dall'altra parte per portare la sua tazza e il suo piatto vuoto nel lavandino.

Io: << Non credo che alla tua fidanzata andrà giù il fatto che hai portato a casa tua una ragazza ubriaca e delirante. >> dissi alzandomi e spostandomi accanto a lui portandogli le posate e i piatti sporchi.

Posai il tutto nel lavandino che si stava riempiendo d'acqua.

Quel momento fece si che le nostre mani si sfiorarono appena.

Forse per lui non fu nulla di che, ma in quel momento sentii un brivido lungo la schiena e la ritirai immediatamente.

Liam: << Non lo saprà mai. Primo perchè non sono affari suoi e secondo, non stiamo più insieme. >> mi disse lui.

Alzai la testa per guardare il suo profilo. Non sembrava triste, arrabbiato o chissà che altro.

Era... sereno.

Io: << Ah. >> fu l'unica cosa che riuscii a dire.

Liam: << Tra noi non funzionava più, non volevo che continuasse. E tu, Becca? Come va la tua vita amorosa? >> domandò sorridendo.

Io: << Beh, se il mio ragazzo sapesse che sono qui mi ucciderebbe. E' molto possessivo e incredibilmente geloso. >> risposi per poi corrugare la fronte.

L'avevo detto davvero? Avevo definito Jessy un ragazzo possessivo e geloso di fronte a Liam?

Liam soffocò una risata e mi guardò mentre risciacquava un piatto.

Liam: << Devi amarlo molto da come ne parli. >> sussurrò divertito.

Io: << Non è che la nostra storia vada molto bene ultimamente. Lui non... non accetta molte cose che caratterizzano la mia vita. >>

Scossi la testa quando mi accorsi che stavo parlando troppo.

Io: << Scusa, probabilmente non te frega niente. >> dissi sorridendogli.

Lui fece di no con la testa e chiuse l'acqua asciugandosi le mani sui pantaloni della tuta.

Si girò verso di me e mi guardò.

Non ci riuscii, dovevo fissare i suoi occhi. Grigio nel marrone. Una strana combinazione, ma se fosse stato possibile, sarebbero stati una bellissima coppia.

Liam: << Parlamene. >> disse lui continuando a guardarmi dritto in viso.

Io: << Beh, non è un ragazzo semplice. Prima di tutto odia il fatto che io sia appassionata alla musica e lavori al negozio qua sotto, poi non sopporta che passi il mio tempo a videochattare con i miei e le mie amiche italiane e soprattutto, odia te e gli altri 4 ragazzi della band. >> risposi.

Liam sorrise divertito.

Liam: << Mi odia? >> chiese sorpreso.

Io: << Si, odia il fatto che io sia così presa da tutti voi. E non mi fa impazzire un ragazzo che tratta così persone che mi stanno a cuore. >>

Chiusi gli occhi picchiandomi mentalmente per quello che avevo appena detto.

Si Becca, rivela i tuoi sentimenti a Liam Payne, uno dei diretti interessati.

Liam rise e mi diede un buffetto sulla testa facendomi aprire gli occhi.

Liam: << Beh, non siamo amati da tutti. Lui dovrebbe amarti per quella che sei, idoli compresi. >> continuò facendomi sorridere.

Lui ricambiò e mi diede un abbraccio.

Circondai il suo corpo con le mie braccia e appoggiai la testa sul suo petto.

La mia era un'altezza perfetta, perchè potevo sentirlo forte e chiaro.

Il battito del suo cuore.

 

 

*****

 

Dopo aver chiamato Gladice per dirle che andava tutto bene, essermi fatta una doccia veloce nel bagno di Liam e essermi vestita con una tuta prestatami da lui, tornai in salotto dove lo trovai seduto sul divano a trafficare col telefono.

Lo guardai intensamente ammirandolo in tutta la sua bellezza. Poi mi ripresi e andai verso di lui.

Lui alzò gli occhi e si alzò sorridendo.

Io alzai una mano per indicare la manica della felpa più lunga e grande di me.

Io: << Grazie per i vestiti. >> dissi prendendo la mia borsa appoggiata sul divano.

Liam: << Figurati, non potevo lasciarti andare via con quel vestito di mattina. >> rise.

Liam si avvicinò all'entrata per prendere le chiavi della macchina mentre io mi infilavo le vans che mi portavo sempre dietro in borsa ogni volta che uscivo coi tacchi.

Un'abitudine che quel giorno si era rivelata utile.

Uscimmo insieme e prendemmo l'ascensore fino al garage, dove salii sul morbido sedile anteriore della sua audi.

Liam si unì a me poco dopo, si allacciò la cintura e mise in moto.

Per qualche minuto non ci fu altro che silenzio poi lui disse: << Allora, cosa studi a Londra? >>

Fare conversazione. Uhm, si posso farcela.

Io: << Psicologia. >> risposi.

Liam: << Wow, sembra interessante. >> disse con un pizzico di tono ironico.

Io: << Lo è, ma è anche stressante. Per fortuna la mia famiglia mi ha abituata fin da piccola. >> disse sorridendo.

Liam: << La tua famiglia è qui? >>

Scossi la testa.

Io: << No, sono giù in Italia. Mi hanno spedita qui non appena ho finito il liceo e ho passato l'esame d'ammissione all'università. Loro si preoccupano molto per il mio futuro. >> risposi.

Liam: << Tutti i genitori lo fanno. >>

Io: << Si ma tu non conosci i miei. Vengo da una famiglia che non ha mai avuto difficoltà economiche, sono sempre stata viziata e coccolata come nessun altro bambino. I miei quando vogliono qualcosa lo ottengono ma io non sono come loro. Mi piace affrontare la mia vita da sola, senza nessun aiuto. E a loro questo va giù a fatica. >> risposi.

Liam corrugò la fronte.

Liam: << Beh, fai bene. Ma ricorda che a volte un aiuto può sempre servire. Io ad esempio, ho aiutato una ragazza ubriaca e delirante ieri sera. >> disse facendomi ridere per l'imbarazzo.

Io: << Si immagino che dovrei ringraziarti per non avermi lasciata per strada. >> risposi voltandomi verso di lui per sorridergli.

Liam: << Posso chiederti perchè hai bevuto così tanto? >> domandò cauto.

Io: << Beh... una brutta litigata con Jessy. Ho pensato di annegare le mie delusioni nell'alcool. >> risposi guardando fuori dal finestrino.

Liam: << Deve averti ferita abbastanza per farti ubriacare. >>

Io: << Lo fa spesso. >> risposi senza pensare.

Liam aggrottò la fronte e fu in quel momento che sentii il mio stomaco attorcigliarsi.

La sua mano prese la mia e la strinse forte.

Sorrisi con le farfalle che svolazzavano nello stomaco e ricambiai la stretta.

Liam: << Sono contento di averti conosciuta. Se ti va di parlare, conoscere gli altri ragazzi o anche solo bere un caffè... >> disse portandosi la mano che mi aveva appena stretto nel taschino del giubbotto, da dove tirò fuori un cartoncino che mi porse << … questo è il mio numero. Domani parto per Tokyo ma la settimana prossima tornerò a Londra per registrare. Se hai del tempo libero, sappi che ci sono. >> finì sorridendo e parcheggiando di fronte a casa mia.

Io: << Grazie Liam. E' stata una fortuna conoscerti. >> gli dissi sorridendo.

Lui ricambiò e mi sfiorò i capelli con la mano.

Liam: << Si, lo è stato anche per me. >>

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


BECCA'S POV:

 

Salii le scale fino al terzo piano della palazzina grigia dove abitavo. Mi avvicinai alla porta e feci per inserire le chiavi nella serratura, quando qualcuno dall'interno mi precedette.

Subito la porta si spalancò rivelando una Gladice arrabbiata e sconvolta con i capelli arruffati e il trucco ancora colante sul viso.

Gladice: << SI PUO' SAPERE DOVE SEI STATA??? >> domandò urlando e trascinandomi in casa tirandomi per un braccio.

Io sgranai gli occhi e chiusi la porta delicatamente.

Io: << Scusa, ho bevuto troppo e.... >>

Gladice: << Hai la minima idea di quanto io sia stata in pensiero? >> disse interrompendomi e alzando le braccia in cielo.

Io: << Gladice te lo sto spiegando. Ero sconvolta dalla litigata con Jessy, ho bevuto troppo e mi sono ubriacata. Ora sono qui puoi stare tranquilla, non mi è successo nulla. >> le spiegai cercando di calmarla.

Gladice: << E si può sapere dove cazzo hai dormito questa notte? >> domandò portandosi le mani sui fianchi.

Io abbassai la testa e iniziai a giocherellare con le maniche troppo lunghe della felpa di Liam.

Io: << Se te lo dicessi non mi crederesti. >>

Gladice: << Beh direi che dopo una notte insonne e in preda all'ansia sono pronta a tutto. >> continuò in tono duro incrociando le braccia al petto.

La guardai mordendomi l'interno della guancia per la tensione e poi alzai gli occhi al cielo.

Io: << Sono stata da Liam Payne. >> dissi tutto d'un fiato.

Gladice spalancò la bocca, gli occhi. Insomma ci rimase di sasso.

Gladice: << Quel Liam Payne? >> mi domandò dopo essersi ripresa.

Annuii.

Gladice iniziò a fissare il pavimento e si buttò a sedere sul divano blu scuro del piccolo soggiorno.

Le mani pallide portarono dietro le orecchie i lisci capelli biondi.

Gladice: << Lo sai che ti sei cacciata in un gran casino? >> chiese calma. Fin troppo calma.

Io: << Gladice, Liam mi ha solo aiutata, non c'entra niente che lui sia un componente di una band conosciuta in tutto il mondo. >> dissi posando la borsa sul pavimento e sedendomi accanto a lei.

Gladice si voltò guardandomi dritta in volto.

Gladice: << C'entra eccome, Becca. Che succederebbe se i paparazzi vi avessero visto? Se qualcuno parlasse di una nuova ragazza nella vita di un ragazzo dalla fama internazionale? >>

Io: << Ma nessuno ne parlerà Gladice. Non devi preoccuparti dei giornalisti. >>

Gladice: << Mi preoccupo più di qualcun altro... >> disse lasciando in sospeso la frase.

Sapevo benissimo che alludeva a Jessy. Se avesse saputo quello che era successo la sera precedente, avrebbe dato di matto.

E sinceramente, Jessy non è un tipo molto paziente e calmo.

Il solo pensiero di quello che sarebbe potuto accadere se avesse scoperto che avevo passato la notte a casa di un altro ragazzo, mi fece accapponare la pelle.

Io: << Jessy non dovrà mai sapere quello che è successo ieri sera. >> conclusi.

Gladice: << Sono d'accordo con te. Non è il caso di farlo arrabbiare. >>

Io: << A proposito, lui dov'è? >> chiesi notando la sua assenza in casa.

Gladice scosse la testa legandosi i lunghi capelli in una coda con l'elastico intonro al suo polso.

Gladice: << Nemmeno lui è rientrato questa notte. Credo sia ancora da Jack, il suo collega. Doveva uscire con lui, a quanto ho capito da quello che mi hai detto ieri. >>

Annuii ricordando che anche Jessy avrebbe fatto festa la sera prima.

Mi alzai dal divano e tirai su le maniche della felpa.

Gladice aggrottò la fronte notando il mio gesto e iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi.

Gladice: << E quei vestiti da dove spuntano? >> domandò Gladice accigliandosi.

Io: << Ehm... me li ha prestati Liam. Non mi avrebbe lasciata tornare a casa con il vestito aderente che indossavo ieri sera. >> risposi prendendo la borsa e dirigendomi in camera mia.

Sentii Gladice alzarsi dal divano e seguirmi in camera mia.

Iniziai a disfare il letto, in modo tale che, nel caso Jessy fosse tornato da un momento all'altro, credesse che avevo dormito a casa fino a tardi.

Mi levai la felpa e i pantaloni della tuta datami da Liam, li piegai e li nascosi in fondo ad un cassetto che aprivo raramente. Poi mi vestii con una t-shirt larga e dei pantaloni strausati che non indossavo da parecchio tempo.

Gladice: << Un momento... quindi, tu e Liam... >>

Io: << No! >> esclamai scioccata.

In realtà non avrei dovuto esserlo, dato che anche io all'inizio, quando mi sono svegliata in un letto sconosciuto, con abiti maschili che anon appartenevano al mio ragazzo, avevo pensato di essere andata a letto con Liam.

Gladice: << Beh, non sarebbe stato poi così terribile. Ho sentito che ieri sera al Funky Buddha era presente tutta la band. >>

Io: << Ed io ero troppo sbronza per accorgermene. >> dissi soffocando una risata.

Ma cazzo, mi si presenta l'occasione di conoscere i ragazzi per cui potrei anche morire ed io mi ubriaco come una tossica e non mi ricordo quasi nulla.

Io: << Comunque no, io e Liam non abbiamo fatto nulla. Non so nemmeno dove abbia dormito visto che il suo letto era occupato da me. >>

Gladice: << Magari ti ha dormito accanto e non te ne sei accorta. >>

Ripensai alle coperte disfatte e arrotolate accanto a me sull'enorme letto a due piazze dell'appartamento di Liam.

Scossi la testa. Non poteva essere andata come diceva Gladice. Mi sarò sicuramente mossa molte volete nel sonno.

Io: << Avrà dormito sul divano. >> risposi ancora con la testa persa nei miei pensieri.

Gladice: << Allora, cosa dirai a Jessy? >> chiese.

Io: << Nulla, gli dirò solo che sono uscita con te per divertirmi un po' e che siamo tornata a casa tardi. Non deve sapere di Liam. Meglio tacere. >> dissi ripensando alla sua mano che mi bloccava la testa contro il finestrino della sua auto.

Gladice continuò a fissarmi intensamente cercando di leggermi, di capire che cosa mi turbasse.

Non glielo avrei lasciato fare, lei non doveva sapere. Non potevo lasciare che venisse coinvolta nella mia incasinata vita sentimentale.

Stare zitta. Ecco cos'era la cosa giusta da fare.

Gladice: << Si >> disse annuendo << meglio tacere. >>

 

LIAM'S POV:

 

In sala di registrazione incominciammo a lavorare al singolo Happily, scritto da Harry.

Ci lavorammo per ore ed ore, fino ad ottenere discreti risultati per quanto riguardava la musica.

Dopo una, fin troppo corta a mio parere, pausa pranzo ci riunimmo in studio per provare i pezzi che avremmo portato sul palco dello show in Giappone.

Iniziammo a lavorare duramente con alcuni brani, ma poi la nostra natura da coglioni ci portò a ridacchiare e a lavorare più tranquillamente.

Louis: << Ieri sera mi sono divertito un sacco. Voi che avete fatto? >> chiese Louis riferendosi alla serata appena passata.

Zayn: << Io sono tornato a casa stanco morto. >> rispose Zayn aggiustandosi il ciuffo di capelli troppo lungo che gli ricadeva sulla fronte.

Niall disse che si era divertito un sacco mentre Harry si lamentava di non aver concluso con nessuna ragazza.

Harry: << Ad un certo punto mi sono buttato su una ragazzetta che stava al bancone, ma poi lei è scappata senza dire nulla. >>

Niall: << Ah si, ti ho visto parlare con una morettina niente male ieri sera. >> disse Niall mentre addentava un panino che Paul gli aveva lanciato.

Harry: << Non ricordo nemmeno il suo nome ahahaha >> ridacchiò Harry.

I miei pensieri ritornarono a Becca, consapevole che era lei la ragazza che aveva dato buca a Mr.Styles.

Sorrisi al ricordo della faccia sconvolta di Harry quando la vide filarsela.

Louis: << Liam, perchè sorridi come un rammollito? >>

Io: << Niente, ripensavo ad una cosa. >> risposi restando sul vago.

Harry: << Ovvero? >>

Io: << Quella ragazza con cui non hai concluso, beh si dà il caso che me la sono ritrovata completamente sbronza sul marciapiede di fronte al locale. >>

Zayn: << E allora? >> fece alzando le spalle.

Io: << La conosco. Cioè, è una fan. L'ho conosciuta qualche settimana fa. Lavora nel negozio di musica sotto casa mia. >> dissi.

Niall alzò i sopraccigli.

Niall: << E poi che hai fatto, te la sei portata a casa? >> disse scherzando e facendo ridere gli altri.

Sorrisi tirato cercando di nascondere quello che Niall aveva capito.

Troppo tardi.

Harry mi fissò per poi sgranare gli occhi.

Harry: << Oh cazzo. Liam! L'hai fatto vero? >>

Annuii.

Io: << Non potevo lasciarla là. >>

Zayn: << E Sophia? >> chiese Zayn.

Io: << Sophia ed io non stiamo più insieme. >> risposi secco lasciando tutti a bocca aperta.

All'impovviso dal fondo della sala entrò Matthew.

Gli occhi sgranati, il viso rosso e arrabbiato.

Matthew: << Tu e Sophia cosa?! >> urlò lui venendoci incontro.

Io: << Ho lasciato Sophia, ok? >> dissi perdendo la pazienza e allargando le braccia.

Mattehew: << Liam, non puoi averlo fatto davvero. Era una ragazza perfetta. Voi due eravate perfetti. >> disse.

Io: << Secondo te eravamo perfetti anche a Danielle ed io e guarda che è successo! Sono stato male mesi per quella ragazza! >> esclamai facendo fare un passo indietro agli altri membri della band.

Matthew: << Danielle era superata ormai, ci andava qualcosa di nuovo per te, Liam. Non sei più il ragazzino di 16 anni che si innamora della ragazza perfetta acqua e sapone. Sophia Smith e la sua sensualità, lei è la ragazza che è degna di stare accanto ad una star come te. >> disse lui sorridendo beffardo.

Io: << Non mi lascerò più condizionare da te e dalle tue scelte. Con Sophia ho chiuso, chiaro? >>

Matthew: << Oh suvvia Liam, è solo una crisi passeggera. Ora chiamo Sophia e sistemo tutto. >> disse recuperando il cellulare dalla tasca e digitando qualcosa sopra il touch screen.

Glielo presi dalle mani con un gesto veloce e cancellai il numero di Sophia dalla rubrica.

Gli occhi di Harry, Louis, Zayn, Niall e Matthew erano puntati su di me.

Sguardi sconvolti, increduli, divertiti. Tranne quello di Matthew Grindelwald. Il suo non era per niente uno sguardo divertito.

Io: << E' finita. Non lo ripeterò un'altra volta. Prova anche solo a rimettermi in contatto con quella stronza e giuro che me la paghi, Grindelwald. >>

Lasciai cadere l'iphone a terra ed uscii dalla stanza sbattendo al porta.

 

 

BECCA'S POV:

 

Alle 19.30 di sera, fuori incominciava a piovere violentemente ed io e Gladice iniziammo a preparare la cena.

Jessy non si era visto per tutto il giorno e, anche se le cosa tra noi non andavano benissimo, iniziavo a preoccuparmi.

Gladice si accorse del mio turbamento e svuffò.

Gladice: << Becca, piantala di pensare a lui. Sono sicura che fra poco... >>

La serratura scattò e Jessy piombò in casa tranquillo, come se fosse uscito e rientrato in 5 minuti.

Lo guardai appoggiare le chiavi sulla mensola accanto all'ingresso, sbottonarsi il cappotto e scuotersi i capelli bagnati dalla pioggia.

Se non avesse fatto quello che aveva fatto, forse l'avrei trovato bellissimo in quel momento.

Jessy alzò gli occhi verso me e Gladice che ce ne stavamo in cucina.

Gladice cucinava, io apparecchiavo.

Gli occhi di Jessy incontrarono i miei ma io li distolsi subito. Guardarlo mi faceva male.

Jessy: << Ciao >> salutò sospirando.

Gladice: << Alla buon'ora. Dove sei stato tutta la notte? >> domandò lei scolando il riso e servendolo nei piatti insieme a delle verdure bollite.

Jessy si sedette a tavola senza aiutare minimamente.

Tipico.

Jessy: << Fuori con amici. Ho dormito da Jack. >>

Io: << Avete passato una bella serata? >> chiesi sorridendo nervosamente.

Jessy non rispose subito e mi guardò intensamente per alcuni secondi prima di annuire piano.

Jessy: << Si è stato divertente. Voi che avete fatto? >>

Gladice si avvicinò al tavolo mettendo nel centro una ciotola col riso, le verdure e qualche fetta di salmone avanzato dal pranzo.

Jessy mi fece segno di dargli il piatto e io lo ringraziai quando ci buttò dentro tutto quello che mi piaceva.

Gladice: << Siamo uscite anche noi. >>

Jessy si bloccò col cucchiaio pieno di riso a mezz'aria ma poi respirò forte e continuò a servirsi.

Jessy: << Bene, dove siete andate? >> mi domandò sorridendo falsamente.

Io: << Al Funky Buddha. C'erano degli amici di Gladice. Siamo tornate a casa verso le tre e ci siamo buttate subito a letto. >> risposi mentendo.

Iniziai a levare dalle verdure i piselli e i peperoni, che odiavo e tenni gli occhi fissi sul piatto per quasi tutta la cena.

Ogni tanto davo un'occhiata a Jessy. Sembrava calmo, ma sapevo benissimo che il fatto che Gladice ed io fossimo uscite non gli andava giù.

Gladice: << Ci siamo divertite molto. >> disse Gladice.

Jessy alzò un sopracciglio e annuì piano senza rispondere.

Nella mia testa continuavo a sperare che non perdesse il controllo e alla fine i muscoli delle sue spalle si rilassarono un po' facendomi riprendere a respirare regolarmente.

Continuammo a cenare in silenzio. Si sentivano solo i tintinnii dei bicchieri e delle posate.

Mi alzai per mettere su il caffè, una tradizione italiana che aveva contagiato anche i miei compagni d'appartamento.

Gladice corse in camera sua per rispondere al telefono lasciandomi sola con Jessy.

Mi misi a lavare i piatti immersa nei miei pensieri.

Sobbalzai e lasciai cadere una forchetta quando le braccia di Jessy si appoggiarono sui miei fianchi.

Percepii le sue labbra sfiorare i miei capelli e il mio orecchio.

Jessy: << Mi dispiace per ieri. Ero molto, molto arrabbiato con te. >> sussurrò baciandomi il collo.

Sentii il mio battito cardiaco accelerare. Tornai a lavare i piatti cercando di calmarmi.

Io: << Si, me ne sono accorta. >>

Jessy: << Sei ancora arrabbiata con me. Riesco a sentirlo da come sei rigida. >>

Chiusi l'acqua e mi voltai verso di lui.

Lo guardai negli occhi.

Io: << Si Jessy, sono arrabbiata con te. Con te e con il tuo carattere irascibile e bipolare. >> sbraitai scostandolo e andando dritta in camera mia.

Lo sentii seguirmi e afferrarmi per un braccio.

Jessy: << Rebecca. Rebecca ascoltami, per favore. >> esclamò lasciandomi andare.

Io incrociai le braccia al petto e lo fissai dritto negli occhi.

Io: << Ok, parla. >>

Jessy: << Volevo scusarmi per come ho reagito l'altro giorno. Non mi piace il fatto che tu ponga dei ragazzi che nemmeno conosci prima di me. Lo so, sono geloso e a volte possessivo, ma lo faccio perchè tu stai con me e hai promesso di non ferirmi mai. >> disse tutto d'un fiato.

Sentii che gli occhi incominciavano a bruciarmi e a pizzicarmi.

Io: << Tu mi hai ferita però. >> dissi con voce rotta.

Jessy aggrottò la fronte.

Mi aveva fatto piangere tante volte ma mai mi aveva visto.

Io: << Mi hai fatto male Jessy, non solo ieri sera, ma tante volte. Come faccio a stare con te se ogni volta che parliamo mi fai scoppiare in lacrime, eh? >> gli urlai contro.

Jessy: << Becca, io non... >> non gli venivano le parole.

Io: << Tu cosa, Jessy? >> dissi con le lacrime che incominciavano a rigarmi il viso.

Jessy: << Non avevo mai creduto che tu ci stessi così male. Pensavo che... che ti dimenticassi delle cose brutte che spesso ti urlo contro. >> esclmò lui allargando le braccia.

Io: << Pensavi male allora. >> risposi abbassando lo sguardo e asciungandomi le lacrime.

Jessy: << Rebecca, io... ti chiedo scusa. >> disse alzandomi il viso.

Sembrava sincero, ma a Jessy non era difficile mentire.

Jessy: << Per quello che ho detto, fatto e anche per questo. >> disse sfiorandomi il livido marrone alla base dell'attaccatura dei capelli.

Io: << Mi hai fatto male. >> dissi.

Jessy: << Lo so. Ma possiamo lasciarcelo alle spalle. Okay? >> chiese.

Io non risposi, ma lui lo prese come un si.

Chiuse la porta con un calcio e prese il mio viso tra le mani.

Mi attirò verso di lui e le sue labbra catturarono le mie.

Non parlai più e non dissi nulla, chiusi solo gli occhi e lasciai che mi baciasse.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


BECCA'S POV:

 

Sabato mattina me ne stavo sdraiata sul divano di casa mia, con un tè caldo sul tavolino e un bicchiere d'acqua con un'aspirina in mano.

Beccarsi l'influenza a metà Ottobre era il chiaro sintomo che non mi ero ancora abituato al clima inglese.

Mi raggomitolai nella coperta colta da orribili brividi e cambiai canale annoiata.

Presi la tazza di tè fumante tra le mani scaldandomele.

Su un canale trasmettevano l'intervista dei One Direction in Giappone.

Se i miei calcoli erano esatti, erano tornati ieri notte.

Ascoltai e risi alle facce di Niall quando l'intervistatore gli parlava in giapponese.

Parlavano del nuovo album, del futuro tour e delle loro vite sentimentali.

Da quel che si diceva Zayn era felicemente fidanzato con Perrie Edwards, cantante del gruppo al femminile “Little Mix”.

Musica odiosa a mio parere.

Niall aveva un'unica passione: la pizza. Harry non parlava molto, Lou era fidanzato con El e Liam... beh, di lui già sapevo tutto.

Sorrisi nel guardarlo. Aveva sempre quell'indimenticabile sorriso stampato sulle labbra. Quel sorriso che avevo incontrato varie volte nei miei sogni da quella notte.

Non mi resi conto di fissarlo finchè non vidi Zayn Malik in primo piano.

Mi passai una mano sugli occhi per dimenticarmi i miei pensieri.

Bevvi un po' di tè e riposai la tazza cercando di addormentarmi e pisolare un po'.

 

 

 

Mi svegliai dopo 3 ore più stanca e accaldata di prima.

Fantastico, mi era tornata la febbre.

Passai in queste pessime condizioni un'altra settimana, in cui non facevo nulla di interessante se non parlare con mia madre e con Giulia.

A quanto diceva, aveva intenzione di venirmi a trovare verso Natale ed io non potevo fare altro se non aspettare, cancellando le caselle sul calendario fino al 26 Dicembre, giorno in cui sarebbe arrivata a Londra.

 

 

Un pomeriggio, mentre ero a lavoro, fuori il tempo peggiorava e la pioggia diventava un diluvio.

Finii il mio turno senza aver servito molti clienti e andai nel retro bottega per cambiarmi e indossare i miei comodissimi jeans, gli stivali anti-pioggia e la felpa che mi aveva imprestato Liam.

Sorrisi quando me la infilai.

Anche dopo averla lavata riuscivo a sentire una punta del suo profumo.

Scossi la testa liberandomi la mente da quei pensieri e uscii salutando Grant, il mio collega.

Aprii l'ombrello e mi diressi verso la stazione della metro.

Tornai a casa in anticipo rispetto agli altri giorni, pensando di riuscire ad incontrare Jessy e fargli una sorpresa.

Le cose tra noi andavano un po' meglio, niente era tornato come prima ma almeno non aveva avuto crisi isteriche.

E non mi aveva più fatto male fisicamente, quindi tutto andava abbastanza bene.

Salii le scale fino al mio pianerottolo ed entrai in casa il più silenziosamente possibile.

Jessy quella mattina mi aveva detto che avrebbe lavorato quindi cercai di non fare rumore per non disturbarlo.

Appoggiai le chiavi sulla mensola nell'entrata e feci per dirigermi in camera mia quando dei rumori provenienti dalla camera di Jessy mi colsero di sorpresa.

Mi voltai con le sopracciglia aggrottate verso la sua camera e mi avvicinai silenziosamente alla porta appena aperta di due dita.

Il mio sguardo passò dalla moquette verde che ricopriva il pavimento della sua stanza, al letto con lenzuola e piumino bianco disfatti.

Quando lo vidi mi tappai la bocca con una mano per non urlare o anche solo esclamare una qualche brutta parola.

Lì, sul letto c'erano Jessy e una bellissima ragazza biondo platino con le braccia tatuate.

E si stavano baciando... e non solo.

Mi allontanai dalla stanza facendo fatica a non scoppiare a piangere.

Ripresi le chiavi e uscii chiudendo la porta, con le lacrime che ormai mi rigavano il viso e mi offuscavano la vista.

Scesi di corsa le scale, rischiando di cadere e di rompermi un osso, ma poco mi importava.

Ero sconvolta.

Non avrei mai creduto che Jessy potesse tradirmi davvero, non quando le cose tra noi stavano cominciando a funzionare di nuovo.

Mi riversai in strada, con la pioggia scrosciante e senza ombrello. Iniziai a camminare, senza una meta precisa, col cielo che incominciava a scurirsi, i tuoni che rimbombavano in lontananza.

Camminai e corsi, alternando i singhiozzi a momenti di lucidità.

Ricominciai a singhiozzare dopo un tempo interminabile e dopo aver percorso strade che nemmeno sapevo esistessero.

Ad un certo punto mi accorsi di essere tornata al negozio dove lavoravo e mi accovacciai al muro con la testa fra le mani, la pioggia umida che mi penetrava nelle ossa, le lacrime salate che scendevano veloci ed interminabili lungo il mio viso.

Mi feci scivolare lungo la parete, fino ad accovacciarmi a terra, con una mano sulla bocca per impedirmi di urlare dalla frustrazione e gli occhi chiusi.

Mi presi le ginocchia fra le braccia e vi ci appoggiai sopra la testa, rinchiudendomi in una bolla, lasciando il mondo fuori dal mio, la mia testa girava e girava, il mio corpo tremava per lo schock e per il freddo.

Tutto sembrava stesse per crollare quando dei passi veloci e pesanti si avvicinarono alla mia figura pallida e smunta.

Sentii la sua mano sfiorarmi la spalla, le guance, i capelli.

Avrei riconosciuto quel leggero tocco ovunque, anche se l'avevo avuto sul mio corpo solo un paio di volte.

Mi sforzai di alzare la testa e quando incontrai gli occhi di Liam che mi fissavano preoccupata non riuscii a trattenermi.

Scoppiai in lacrime e gli sfiorai la guancia.

Sentii la mia mano fredda e bagnata entrare in contatto con la sua pelle, ruvida per l'accenno di barba che stava iniziando a crescere sul suo viso, bagnata dalla pioggia che lo stava ricoprendo, ma comunque calda.

Io: << Liam... >> singhiozzai non controllandomi.

Liam aggrottò le sopracciglia con fare dolce e accarezzò il viso con i pollici delle sue mani.

Sentii le mie lacrime scivolare via dal volto e i suoi occhi scuri incontrare i miei.

Liam: << Sono qui. Andrà tutto bene. >> sussurrò cercando di tirarmi su di morale.

Funzionò a ben poco, perchè quando lo disse le mie labbra si piegarono all'ingiù e il mio respiro tornò a farsi irregolare.

Liam mi tirò su di scatto e mi avvicinò al suo corpo caldo e solido.

Scoppiai in lacrime mentre mi trascinava verso l'entrata del suo palazzo a pochi metri di distanza da dove io mi ero accampata.

La pioggia cessò di infradiciarci, segno che eravamo sotto la tettoia dell'entrata del suo palazzo.

Il suo braccio sinistro continuava a tenermi stretta al suo corpo mentre con l'altra mano apriva la serratura della porta.

Entrammo nella hall dell'elegante palazzo bianco e vetro dove abitava Liam, camminammo fino all'ascensore che si trovava proprio sul nostro piano.

Una volta dentro, Liam pigiò sull'ultimo piano del palazzo e le porte si chiusero.

Io intanto continuavo a piangere, anche se non facevo più tanto casino come in strada.

Liam sospirò esasperato e mi fece aderire perfettamente al suo petto.

Le sue braccia strette intorno alla mia vita, la sua voce calda e dolce che cercava di calmarmi, la mano che mi accarezzava la schiena.

Io, tra quelle braccia, in quel momento, col finimondo che stava scoppiando nel mio cuore e nella mia testa, mi sentivo a casa, al sicuro.

Singhiozzai involontariamente.

Liam: << Shh... non piangere, ti prego. >> sussurrò prendendomi il viso tra le mani.

Incrociai il suo sguardo e all'istante capii che sarebbe andato tutto bene.

Accennai un leggero si con la testa e in cambio ricevetti un sorriso.

L'ascensore rallentò fino a fermarsi ed aprirsi sul 27 piano.

Uscimmo e percorremmo un lungo corridoio grigio con eleganti quadri appesi alle pareti.

Ci fermammo davanti all'appartamento 1604, Liam aprì e mi ritrovai in un luogo caldo e confortevole.

In quel momento mi resi conto di quanto ero bagnata e infreddolita.

Liam non era messo meglio di me comunque.

Sentii la serratura scattare e la mano di Liam appoggiata sulla mia schiena spingermi delicatamente verso un altro corridoio che immetteva in camera sua.

Liam si levò il cappotto e lo gettò su una sedia all'angolo della stanza.

Da quando ero stata lì, la sua stanza era più disordinata, ma niente di che.

Sentii le sue mani posarsi sulle mie spalle per togliermi il giaccone verde ormai fradicio.

Lo vidi avvicinarsi all'armadio e prendere un paio di vestiti da uomo per entrambi.

Ormai ci avevo fatto l'abitudine ad indossare vestiti suoi...

Scossi la testa per scacciare il pensiero.

Liam: << Ok >> disse fra sé e con i vestiti sottobraccio e la mia mano nella sua mi portò in bagno, dove accese l'acqua calda della doccia.

Incrociai le braccia al petto cercando di controllare i brividi e lo guardai.

Lui si passò una mano fra i capelli e puntò gli occhi sul mio corpo.

Liam: << Ok, ti lascio da sola. Se hai bisogno chiama, okay? >> domandò con voce ferma e sicura.

Io annuii e lui mi lasciò sola.

 

 

Rimasi sotto l'acqua più del dovuto e uscii che stavo già un po' meglio.

Avvolsi il corpo in un asciugamano e lasciai che le goccioline d'acqua sulla mia pelle evaporassero prima di vestirmi.

Sorrisi quando vidi dei boxer ancora chiusi in un pacchetto di plastica.

Mi vestii e andai verso il salotto.

Fuori i tuoni si facevano più forti e la pioggia batteva sui vetri.

Vidi Liam, fresco di doccia con indosso una felpa rossa che gli avevo visto in alcune foto e dei pantaloni grigi.

Stava trafficando col telecomando della tv.

Mi avvicinai a lui che si accorse di me solo quando sentì il divano sprofondare al suo fianco.

Gli occhi scuri di Liam mi scrutarono il viso e sorrise nel vedere i miei capelli ancora umidi.

Ne prese una ciocca fra le dita sorridendo.

Liam: << Mi piacciono così. >> disse.

Sorrisi di rimando.

Io: << Scusami. >> sussurrai appena.

Liam aggrottò le sopracciglia non capendomi.

Io: << Mi hai incontrato in un brutto momento. E scusami per averti bagnato la maglietta e sporcata col mascara. >>

Lui soffocò una risata.

Liam: << Non devi scusarti. Il mascara non è importante, voglio solo sapere perchè piangevi così tanto. >>

Io: << Ho avuto una brutta giornata. Ho visto una cosa che mai avrei pensato di poter vedere. >>

Liam: << Cioè? >> chiese appoggiando un braccio sul cuscino del divano dietro di me.

Io: << Beh... Pensavo che le cose tra me e Jessy andassero meglio. Insomma, non era più tanto arrabbiato. Ma oggi sono tornata a casa prima e l'ho trovato a letto con un'altra ragazza. >> dissi abbassando la testa e iniziando a giocherellare con le mie mani per il nervosismo.

Liam: << Becca, lui non ti merita. Te l'aveva già dimostrato. >> rispose con un tocco di acidità nella voce.

Feci spallucce e sorrisi triste.

Io: << Io... >> sospirai << credevo che mi amasse. >> sussurrai semplicemente.

Liam non disse nulla e mi voltai per guardarlo.

Mi stava squadrando, letteralmente.

Sembrava catturato dalla mi immagine. Chissà forse gli facevo pena...

Liam: << E lui quando ti ha visto come ha reagito? >>

Io: << Sono scappata via prima che potesse accorgersi della mia presenza. >>

Liam: << Perchè? >>

Io: << Ero sotto shock. Non so, non sarei riuscita a non piangere se l'avesi affrontato. Ed io sono così stufa di piangere... >> dissi inclinando la voce.

Sentivo che un groppo stava incominciando a riformarsi in gola ma lo trattenni.

Liam si avvicinò di più a me e mi guardò dritto in faccia.

Liam: << Becca, anche io ci sono passato. Ed è orribile, ma le persone che ci amano davvero non sono queste. Dobbiamo imparare a fidarci di quelle giuste. >>

Io: << E come faccio se non so chi sono? >>

Liam: << Forse la persona giusta per te non la conosci ancora. O forse è solo questione di tempo. >> rispose a voce così bassa che feci perfino fatica io a sentirlo.

Io: << Si, forse hai ragione. Ma non mi va di parlare con Jessy adesso. >> dissi scuotendo la testa.

Liam annuì e ,con mia grande sorpresa, posò una mano sul mio fianco e mi trascinò sopra le sue ginocchia.

Sorrisi appoggiando la testa sul suo petto, la mano che giocherellava con il cordino della sua felpa.

Liam mi prese la mano e iniziò a trafficare con i ciondoli dei miei bracciali.

Soffocò una risata quando vide un braccialetto rosso con appeso il logo 1D.

Io: << Grazie. >> dissi.

Liam: << Per cosa? >>

Io: << Per salvarmi ogni volta. >> sussurrai.

Liam rise. La sua rista era il suono più bello che avessi mai sentito.

Liam: << Becca? >>

Io: << Mmm... >>

Liam mi alzò leggermente il viso per incontrare il suo.

Liam: << Io sarò qui per te tutte le volte che ne avrai bisogno. Okay? >>

Lo guardai negli occhi.

Non c'erano dubbi. Di lui potevo fidarmi.

Sorrisi e annuii.

Io: << Okay. >>

Tra la sua fronte e la mia c'erano pochi centimetri di distanza, ma non avrei mai avuto il coraggio di avvicinarmi di più.

Chiusi solo gli occhi e le sue labbra mi diedero un leggerissimo bacio sulla fronte.

Poi accese la tv e iniziò a guardare un film di cui non ricordo il titolo.

L'unica cosa che riuscivo a percepire era la sua mano che mi accarezzava la schiena e il battito del suo cuore che contro il mio orecchio.

Sarà stata una mia impressione ma il suo cuore batteva forte e stranamente, più veloce del dovuto.

 

 

Mi svegliai a causa di un tuono.

Mi tirai indietro i capelli sudati e cercai di rallentari i lunghi respiri agitati che mi uscivano dalla bocca.

Non ero più raggomitolata tra le forti braccia di Liam. Ero sola, avvolta nelle lenzuola stroppicciate del suo letto.

Lui non c'era.

Una fitta di delusione mi colpì al cuore.

Voltai lo sguardo sul comodino a destra dove c'era una sveglia.

Le 2.30 del mattino.

Sospirai ancora e cercai di riaddormentarmi.

Nulla da fare, così mi alzai per andare a prendere un bicchiere d'acqua in cucina.

Mentre percorrevo il corridoio a piedi nudi, notai una porta socchiusa, un computer acceso e Liam che lo guardava attento.

Non sembrava per niente stanco, anzi, era assolutamente perfetto.

Mi morsi un labbro indecisa sul da farsi e poi mi avvicinai alla porta aprendola.

Liam si voltò di scatto e mi guardò con aria preoccupata.

Liam: << Becca. Cosa c'è? Non ti senti bene? >> iniziò a bombardarmi di domande.

Io scossi la testa e sorrisi per rassicurarlo.

Io: << Tranquillo. Un tuono mi ha svegliata e non riesco più a prendere sonno. >> dissi continuando a stare sulla porta << Tu ancora in piedi? >>

Liam mi sorrise e vidi il suo corpo rilassarsi.

Mi fece segno di avvicinarmi.

Arrivai accanto a lui un po' imbarazzata perchè non sapevo bene che fare, lì in quella stanza buia con solo la luce del display a illuminare la camera.

Liam rise per il mio comportamento rigido e mi prese i fianchi delicatamente e mi fece sedere sulle sue gambe.

Risi di rimando.

Liam mi cinse la vita con un braccio, la mano aperta sul mio stomaco.

Involontariamente ci posai sopra la mia e mi mancò un battito quando intrecciò le mie dita con le sue.

Lo guardai.

Stava scrutando il desktop e cercando qualcosa in una cartella.

Non si era accorto che lo stavo letteralmente fissando.

Era bellissimo.

Sbattei le ciglia e spostai la mia attenzione su un documento che Liam aveva aperto.

Un testo di una canzone.

“Strong”.

Beh, carino il titolo.

Liam: << Stiamo scrivendo una canzone per il nuovo album. Fin'ora abbiamo solo un titolo e qualche frase strimpellata qua e là. >>

Io: << Di cosa tratta? >> domandai incuriosita.

Liam: << Beh, teoricamente è una canzone d'amore. Un amore di una fan e del suo idolo per esempio. O anche di due innamorati. >>

Io: << Posso leggere? >> chiesi sorridendo.

Liam annuì allegro.

 

 

My hands, your hands tight up like two ships

drifting Weightless, waves try to break it

I'd do anything to save it

Why is it so hard to save it?

 

 

Mmm...

Liam: << Allora? >>

Io: << E' difficile dare un giudizio su quattro righe Liam. >>

Liam: << Uff... non so cosa scrivere. Suggerimenti? >> domandò sospirando.

Sorrisi stringendo la presa nella sua mano.

Io: << Ok... fammi pensare... >>

 

Liam intanto iniziò un'altra frase:

 

My heart, your heart sit tight like book ends

Pages between us written with no end

 

Si fermò un attimo e continuò:

 

So many words we're not saying

Don't wanna wait till it's gone

You make me strong.

 

Io: << Si, mi piace. >>

Liam: << Ho anche in mente una sorta di melodia. >>

Io: << Sarebbe? >>

Liam mi guardò sorridendo e iniziò a canticchiare.

La mia mente iniziò ad elaborare, a pensare come sarebbe suonato un pezzo del genere cucito addosso a un ragazzo che urlava a colei che amava che lo rendeva forte, che non aveva paura di amare.

 

Avvicinai la tastiera e le parole vennero da sole.

 

I'm sorry if I say I need you

But I don't care, I'm not scared of love

'Cause when I'm not with you I'm weaker

Is that so wrong? Is it so wrong?

That you make me strong.

 

Guardai Liam mordendomi l'interno della guancia.

Era incollato allo schermo del pc, concentrato su quello che avevo scritto.

Io: << E' ciò che vorrei che mi dedicassero, fra le tante cose. >>

Liam sorrise.

Liam: << E'... perfetta. >>

Risi per la sua espressione.

Liam: << Giuro. E' davvero perfetta. Come hai fatto? >>

Io: << Te l'ho detto. Ho pensato a cosa vorrei che qualcuno mi dicesse ed ecco qui. >> feci indicando con la mano le mie poche righe strimpellate.

Liam rise e salvò il documento.

Spense il desktop e sentii che anche l'altro suo braccio mi avvolgeva il corpo.

Liam: << Mi hai dato una mano, grazie. >>

Io: << Tu mi hai aiutato più volte. E' stato un piacere ricambiare. >> risposi guardandolo.

Liam mi si avvicinò facendomi mancare il respiro.

I nostri sguardi l'uno incollato all'altro, le labbra a pochi centimetri di distanza.

Io: << Liam... >> dissi piano.

Lui mi sfiorò i capelli con la mano mantenendo il contatto visivo.

Io: << Liam, io... >> non sapevo cosa dire, non riuscivo a pensare.

Liam: << Forse dovremmo andare a letto. >>

Non ero quello che avrei voluto io.

Annuii nonostante tutto.

Ci alzammo dalla sedia girevole e ci fermammo in corridoio, l'uno di fronte all'altra, con ancora le mie dita intrecciate alle sue.

Liam: << Allora... buonanotte Becca. >> sussurrò.

Ci fu un lampo che mi fece sbarrare gli occhi.

Io: << Liam... posso chiederti un favore? >>

Lui rise. Aveva capito tutto.

La presa sulla mia mano si fece più salda e tornò con me a dormire nel suo letto.

Si distese e io mi accoccolai con la schiena sul suo petto.

Liam tirò su le coperte e mi scoccò un leggero bacio sulla guancia prima di appoggiare il mento sulla mia spalla e calarsi nel mondo dei sogni abbracciato a me.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 

BECCA'S POV:

 

La sveglia di Liam suonò alle 7.30 svegliandoci entrambi.

Lo sentii sussurrare qualcosa di incomprensibile all'oggetto appoggiato sul comodino e allungare la mano per spegnerlo.

Si accasciò di nuovo nel letto dove dopo poco ricominciò a dormire.

Risi e mi misi su a sedere.

A quanto pare qualcuno non aveva voglia di alzarsi.

Levai le coperte dal mio corpo e uscii silenziosamente andando in bagno dove mi feci una doccia veloce e indossai i miei abiti, ora lavati e asciutti.

Mi abbottonai i jeans e mi aggiustai le maniche della felpa di Liam che avevo dalla sera in cui mi aveva recuperata dalla strada ubriaca e fuori di me.

Uscii e mi diressi in cucina.

Dall'enorme parete vetrata vidi un cielo molto scuro e una pioggia leggera che iniziava a bagnare l'asfalto.

Sarei dovuta passare in università a prendere degli appunti ma non mi andava proprio di vedere i miei compagni di corso in quel momento.

Decisi di mandare un messaggio a James Lockhart, un mio compagno, per dirgli di spedirmeli per email.

Chiusi il telefono e accesi la macchinetta del caffè, facendo scaldare l'acqua.

Mi abituai in fretta al fornello super elettronico della cucina di Liam e mi misi a scaldare del latte e a friggere del bacon in una padella antiaderente.

Qualche uovo strapazzato e dei toast e la colazione era pronta.

Mi voltai verso il piano cucina che faceva da tavolo e preparai il tutto cercando in ogni cassetto e scomparto finchè non trovai i piatti e le tazze.

Spensi il bacon e le uova, li misi in un piatto che posai sul “tavolo” e li coprii con uno strofinaccio.

Mi lavai velocemente le mani e mentre tornavo in camera per svegliare Liam me le strofinai sui jeans per asciugarle.

Entrai piano ritrovandolo ancora perso nel mondo dei sogni.

Mi avvicinai piano a lui e mi sedetti delicatamente al bordo del letto.

Allungai una mano per scuoterlo ma esitai un momento, ponderando se era la decisione giusta.

Alla fine posai la mano sulla sua spalla e lo scossi dolcemente.

Io: << Liam? >> lo chiamai piano.

Niente.

Una scrollata un po' più decisa.

Io: << Liam? >> lo chiamai di nuovo.

Lui fece un verso strano ma non aprì gli occhi.

Sbuffai e posai anche l'altra mano sulla sua spalla, stavolta mandando a quel paese la delicatezza.

Io: << Liaaaaam?? >> dissi più forte.

Lui emise uno strano suono e si svegliò di botto.

Risi per la sua reazione.

Liam: << Che c'è? >> chiese sbadigliando assonnato.

Io: << Devi alzarti. >>

Liam: << Ancora 5 minuti. >> disse cercando di ributtarsi a letto ma io lo trattenni per le braccia.

Io: << No, hai già dormito fin troppo. Alzati... >> dissi cercando di tirarlo su.

Cavoli quanto era pesante.

Ci riprovai, stavolta da in piedi.

Niente.

Sospirai e lo tirai un'altra volta puntando i talloni a terra.

Io: << Dai Liam! Tirati su. >> esclamai con voce affaticata.

Lui rise e con uno strattone mi fece perdere l'equilibrio ed io finii dritta sul suo petto.

Sentii il suo corpo andare giù contro il materasso. Il mio viso a pochi centimetri dal suo.

Io: << E' già suonata la sveglia. >> dissi cercando di mantenere un certo autocontrollo e cercando di non sembrare troppo nervosa.

Ero letteralmente incollata a lui e non mi era del tutto indifferente il ragazzo sdraiato sotto di me...

Liam rise e le braccia mi cinsero la vita, facendomi venire i brividi.

Liam: << Oggi lavoro a casa. Non mi va di andare in studio con quello che è successo giorni fa. >>

Io: << Che è successo? >> domandai curiosa.

Liam: << Una discussione con un manager, sai, sulla rottura con Sophia e su quello che avrebbe comportato alla mia carriera. >>

Io: << Beh, i giornali non parlano d'altro... >> gli feci notare posando le mani sul suo petto.

Liam: << Si è vero, ma non mi importa. Lei non mi interessa più adesso. >>

Io: << E ti interessa qualcun altro adesso? >> domandai pentendomi immediatamente della domanda.

Liam chiuse gli occhi a fessura e mi guardò negli occhi mentre io scaricavo la tensione disegnando linee invisibili sul suo petto.

Liam sorrise e mi aggiustò i capelli scuri dietro l'orecchio.

Liam: << Forse. >> rispose semplicemente.

Io: << Non ne sei sicuro? >>

Liam: << Non sono sicuro di quello che pensa lei. >> disse piano.

Abbassai lo sguardo e fissai le mie mani finchè non trovai il coraggio.

Io: << Perchè non glielo chiedi, allora? >> domandai con voce sottile, quasi impercettibile.

Lui sospirò facendo alzare un po' il mio corpo sopra il suo petto.

Mi morsi l'interno della guancia e quello che era successo la sera precedente nello studio stava riaccadendo allora.

Ci fissavamo senza un motivo preciso, fronte contro fronte, labbra che quasi si sfioravano.

Lo sentii respirare forte, l'aria calda che mi faceva muovere i capelli caduti sul viso.

Aggrottai le sopracciglia non sapendo bene cosa fare.

Alla fine fu lui quello ad avvicinarsi per primo. Io chiusi gli occhi e sentii le sue labbra sfiorare appena le mie quando un continuo e forte “bip bip” arrivò dalla cucina.

Liam sospirò scocciato e io risi.

Io: << Dev'essere la macchinetta del caffè. >> dissi con voce colpevole.

Liam alzò un sopracciglio scocciato e annuì abbassando la testa.

Liam: << Tempismo perfetto. >> sussurrò facendomi sorridere.

Io: << Ho preparato la colazione. >>

Liam sorrise.

Aggrottai la fronte cercando di decifrare la sua espressione a metà tra il deluso e il frustrato.

Risi per il broncio che aveva improvvisamente fatto comparsa sul suo viso.

Mi avvicinai a lui e gli diedi un leggero bacio sulla guancia e un altro all'angolo della bocca.

Mi spostai i capelli dietro l'orecchio e lo guardai negli occhi.

Sorrideva e il broncio era sparito anche se la punta di delusione rimaneva.

Mi tirai su a sedere e lasciai che Liam si alzasse.

Mi precedette e filò in cucina mentre io sgranavo gli occhi ed emettevo un forte e lungo respiro che avevo trattenuto a lungo per la tensione.

 

 

Liam: << Sei sicura che non vuoi che salga? >> chiese Liam guardando incerto la porta della palazzina dove vivevo.

Era venuto il momento di tornare alla realtà e di lasciare da parte la bella notte passata insieme a Liam.

Io annuii.

Di certo Jessy mi avrebbe uccisa se mi avesse visto rincasare con lui, meglio evitare situazioni imbarazzanti.

Io: << Tranquillo. Non preoccuparti. >> gli dissi cercando di convincere più me stessa che lui.

Liam mi guardò un po' in ansia e poi riportò gli occhi su casa mia.

Liam: << Non mi piace l'idea di saperti lì dentro a discutere con un ragazzo come lui. >>

Sorrisi.

Io: << Mi fa piacere vedere che ti preoccupi di una 18enne che si è incasinata la vita mettendosi con un tipo come Jessy Parker. >> dissi ironica.

Lui però non stava ridendo.

Liam: << Becca, dico sul serio. Mi sto affezionando a te. >> sussurrò l'ultima frase come se dovesse condividere un segreto.

Lo guardai dolce col cuore che batteva a mille.

Io: << Mi conosci appena... >> dissi, ma lui iniziò a scuotere la testa.

Liam: << Lo so, ma non mi importa. Non sei una semplice ragazza con la quale ho stretto amicizia. Non sei sola una fan. >>

Io: << No, sono anche una ragazza che hai raccattato da un marciapiede mentre ero sotto l'effetto dell'alcool e in preda a una crisi di pianto. >> ripetei ironica.

Liam: << Credevo che l'avessi capito che ci tengo a te. >> disse lui triste, con la fronte corrugata.

Gli presi la mano cercando un contatto con lui.

I suoi occhi si posarono sui miei e io sospirai cercando di non crollare.

Io: << Lo so. >> dissi.

Liam: << E prima... quando eri in camera mia... io ho cercato... >> sorrisi nel vedere l'imbarazzo sul suo viso.

Io: << So anche quello. >>

Liam mi guardò negli occhi e mantenne per un po' il contatto, poi spostò lo sguardo sulla mia mano stretta intorno alla sua.

Liam: << Sai, forse dovrei controllare di più le mie emozioni. A volte sono un po' troppo impulsivo. >> disse cercando di scusarsi per il “quasi bacio” che però non c'era stato.

Io: << Non devi scusarti. >> dissi scuotendo la testa.

Liam sorrise.

Liam: << Io ti aspetto in macchina. Lì dentro non ci stai stanotte. >> disse tornando a fissare inquieto la porta di metallo di casa mia.

Risi e annuii.

Mi slacciai la cintura, misi una mano sulla maniglia ed esitai un secondo prima di uscire.

Mi voltai verso Liam e lo guardai sorridendo per prendere coraggio.

Poi uscii dritta verso la furia che si sarebbe scatenata in quell'appartamento.

 

 

Entrai in casa facendo scattare la serratura.

Appena fui dentro vidi le mani di Jessy spingere la porta e chiuderla sbattendola forte.

Le sue mani mi girarono di scatto incollandomi con forza al muro.

Sentii una fitta di dolore corrermi lungo la schiena quando mi sbattè una seconda volta contro il muro.

Lo guardai.

Gli occhi scuri ardevano di rabbia, le labbra strette in una smorfia di disprezzo, i muscoli delle braccia che pulsavano, le vene che spuntavano sul suo collo.

Jessy: << Dove cazzo sei stata?! >> urlò facendomi serrare gli occhi per il suo tono di voce.

Le sue mani si strinsero a pugno e avvolsero il colletto della mia felpa.

Un'altra sbattuta contro il muro, il dolore alla testa che si rifaceva sentire più intenso.

Jessy: << Rispondimi, stronza! Dove cazzo eri stanotte, eh? Dimmelo! >>

Io: << Ti ho visto. >> dissi in risposta.

Jessy aggrottò la fronte confuso e incazzato.

Io: << Ieri. Sono rincasata prima e ti ho trovato a letto con un'altra. Carina la puttana che ti sei scopato comunque, ottimi gusti quando si tratta di roba usata. >>

Uno schiaffo mi arrivò dritto e potente sulla guancia destra facendomi rimanere di sasso.

Jessy: << Stronza! Lei mi ha dato qualcosa che tu non mi dai più da tempo ormai. Sono stufo di aspettare che una schifosa come te si muova e venga con me! >> mi urlò contro.

Mi sfiorai la guancia dolorante e calda che pulsava sotto le mie dita.

Lo guardai disgustata.

E poi sputai ai suoi piedi.

Io: << Tu mi fai schifo! Dici di amarmi, di voler stare con me e poi cosa fai? Mi rovini i sogni, il lavoro, mi tradisci e peggio ancora, alzi le mani su di me! Non mi hai mai rispettato, lurido figlio di puttana! >> gli inveii contro.

Jessy: << Come osi?! Sei tu quella che ha passato due notti fuori casa! Non provare a giustificarti, lo so di quella sera che sei uscita con Gladice e non sei tornata. Vi ho sentito che ne parlavate. E poi ieri. Come hai osato mentirmi? Come osi solo pensare che tu ti possa prendere gioco di me così facilmente?! >>

Un'altra sberla sulla guancia opposta mi fece girare forte la testa e cadere a terra come un sacco di patate.

Il mio corpo venne girato violentemente a pancia in su, Jessy seduto sopra di me che mi guardava furioso.

La sua mano strinse forte il mio braccio, piegandolo in una posizione irregolare.

Serrai gli occhi per il dolore e sentii la sua risata quando un pugno mi arrivò dritto in un occhio.

Jessy: << Tu non puoi umiliarmi in questo modo. Così io umilio te. >> un'altra forte stretta sul braccio e poi uno strattone. Un dolore acuto mi percorse tutto il braccio destro, le lacrime che scendevano a fiumi sulle mie guance, la risata di quel mostro che mi rimbombava nel cervello.

Io: << Basta, Jessy. Basta. >>

Jessy rise più forte e un'altra sberla mi arrivò in viso.

Poi le sua mano si spostò dal mio volto. Aprii gli occhi a fatica, mi faceva malissimo lo zigomo sul quale mi aveva tirato un pugno.

Un pesante oggetto mi colpì violentemente più volte la spalla facendomi ansimare e piangere.

Jessy lo lasciò cadere a pochi centimetri dalla mia testa.

Un portacenere di ceramica che avevamo sul tavolino accanto.

La sua mano mi strinse forte la gola impedendomi di respirare.

Jessy: << Ora vado fuori a divertirmi un po'. Stasera ne riparleremo. Intanto dimenticati quello che è appena successo e ricomponiti. Puttana! >> sputò.

Poi mi lasciò libera e con passo deciso uscì di casa senza nemmeno chiudere la porta.

 

 

 

LIAM'S POV:

 

I minuti passavano. Le dita che picchiettavano ansiose il volante. Avevo il brutto presentimento che là dentro qualcosa non andasse.

Poi, con la coda dell'occhio, vidi un movimento alla mia destra. Un ragazzo alto, spesso, con i capelli biondo cenere e con un giubbotto in pelle si dirigeva a passo spedito verso la metropolitana.

Aggrottai la fronte e qualcosa mi disse che quello era Jessy.

Poco dopo un messaggio di Becca mi fece saltare giù dalla macchina e correre svelto al suo appartamento.

Salii di corsa le scale non sapendo quale fosse la porta giusta.

Al terzo piano vidi la scritta “Parker” sul campanello ed aprii la porta, sapendo d'istinto che era aperta.

Guardai l'interno del piccolo salotto che immetteva nell'appartamento.

Becca: << Liam? >> sentii la sua voce chiamarmi.

Chiusi un momento gli occhi quando mi accorsi della figura esile e spaventata di Becca a pochi passi da me.

Appoggiata al muro con le lacrime agli occhi, uno zigomo gonfio e una mano che accarezzava il braccio destro.

Scossi la testa incredulo e mi buttai in ginocchio di fronte a lei.

Io: << Mio Dio, Becca. Cosa ti ha fatto? >> domandai shoccato e con una rabbia incontrollabile che mi riempiva il petto.

Becca mi guardò con gli occhi pieni di lacrime e si coprì il volto con la mano sana.

Da come teneva il braccio destro si capiva che le faceva un male pazzesco.

Becca: << Non guardarmi, ti prego. >> disse in un pianto.

Aggrottai le sopracciglia.

Io: << Ehi, Becca. Becca... >> dissi sfiorandole la mano.

Lei si tirò indietro di scatto e mi guardò in lacrime, il respiro accelerato dalla paura.

Io: << Non ti farò del male, te lo prometto. >> dissi calmo cercando di tranquillizzarla.

Il suo respiro rallentò e mi strinse la mano.

Io: << Tranquilla, non ti lascio un altro minuto con lui. >>

Lei annuì e fece una smorfia di dolore.

Becca: << Mi ha picchiata perchè sono stata fuori tutta la notte. Gli ho detto che sapevo tutto, che sapevo della ragazza che era con lui e poi non ha fatto altro che insultarmi e tirarmi pugni. Mi ha fatto un male porco al braccio e alla spalla. >> disse indicando il braccio con lo sguardo.

Io aggrottai la fronte preoccupato e glielo sfiorai.

Io: << Riesci a muoverlo? >> le domandai.

Lei annuì.

Becca: << Si, ma mi fa male. Mi ha colpita con quell'affare. >> disse indicando col mento un portacenere di ceramica bianca spaccato in tre pezzi sul pavimento.

Becca: << Qualche sberla e un occhio nero. Sono orribile. >> disse sorridendo triste e asciugandosi le lacrime con la manica.

Io: << Meglio che andiamo al pronto soccorso. Dovresti farti vedere quel braccio. >>

Becca: << Non voglio che pensino che sia stato tu. >> rispose.

Io: << Calma, si sistemerà tutto. Dov'è la tua stanza? Ti prendo dei vestiti puliti. >> dissi alzandomi in piedi.

Lei fece segno di aiutarla ad alzarsi.

Io la presi dai fianchi e la tirai in piedi.

Camminando piano, ancora terrorizzata da quello successo poco prima, mi accompagnò nella sua stanza dove aprì un piccolo armadio di mogano e tirò fuori un borsone.

La aiutai a prendere i suoi vestiti e a infilarli nella borsa, poi lei aprì dei cassetti e io distolsi lo sguardo un po' imbarazzato quando vidi la sua biancheria intima.

Becca: << Vado a prendere le mie cose in bagno, tu potresti prendere il mio pc, per favore? >> chiese con voce stanca.

Annuii e staccai il carica batterie dalla presa.

Lo arrotolai e lo misi insieme al computer in una sacca apposita posta sulla scrivania.

Lei tornò dal bagno con un beauty rosa acceso e lo infilò nel borsone.

Prese poi uno zaino e ci mise dentro i libri e i quaderni universitari, le foto sul comodino e qualche altro oggetto.

Poi lo chiuse e se lo mise sulla spalla sana.

Becca: << Possiamo andarcene da qui. >> disse sicura. Mi misi il borsone e la sacca col computer a tracolla e uscimmo dall'appartamento.

 

 

Al pronto soccorso Becca rispose seria alle domande dei medici, dicendo esattamente com'era andata, senza tralasciare nessun dettaglio.

La portarono poi a fare dei raggi e io me ne stavo fuori con le mani fra i capelli e i pensieri che mi tormentavano la mente.

Un dottore mi si avvicinò con una cartella clinica in mano.

Dtt.Sparks: << Salve sono il Dottor Sparks, mi occupo della signora Rebecca Medici. Lei è il signor... >> scrutò la cartella << Liam Payne, esatto? >>

Io annuii alzandomi.

Io: << Si, sono io. >>

Dtt.Sparks: << La signorina Medici mi ha detto che è stato lei a trovarla e portarla qui. Le ha raccontato dell'accaduto? >> domandò guardandomi da sotto gli occhiali da vista.

Io: << Si, so com'è andata. >>

Dtt.Sparks: << La signorina ha deciso di denunciare il suo aggressore. Nel frattempo spero che lei si prenda cura della ragazza, è rimasta molto scossa dall'accaduto. >>

Io: << Posso vederla? >> domandai speranzoso.

Lui sorrise annuendo e mi accompagnò da lei.

 

BECCA'S POV:

 

Sbuffavo annoiata nel lettino del pronto soccorso mentre l'infermiera finiva di medicarmi lo zigomo e mi fasciava il braccio.

Niente ossa rotte, solo un leggero trauma alla spalla.

Un tutore sarebbe bastato a rimettermi a posto.

La dolce signora dai capelli grigi che si era occupata di me mi sorrise e se ne andò passando dietro la tenda bianca che separava il mio lettino da quello del paziente a fianco.

Iniziai a giocherellare con una ciocca di capelli quando lui arrivò e mi sorrise dolce.

Sorrisi a Liam di rimando e battei la mano sul lettino per fargli cenno di sedersi.

Lui si sedette dolcemente accanto a me sorridendo un po' triste e preoccupato.

Liam: << Come stai? >> chiese quasi in un sussurro.

Io: << Un po' dolorante ma... sto molto meglio rispetto a prima. >> risposi.

Liam: << Mi dispiace per quello che ti ha fatto. Avrei potuto fermarlo. >> disse in colpa.

Io scossi la testa.

Io: << No, Liam non è stata colpa tua. E no, non avresti potuto fare niente. Mi sarebbe potuto accadere in qualsiasi momento. Ma ora è finita. La polizia si occuperà di Jessy ed io potrò finalmente dimenticarlo e lasciarmelo alle spalle. >>

Liam: << L'hai denunciato. >> mi fece notare lui approvando la mia scelta.

Io: << Avrà quel che si merita. Liam... grazie per quello che stai facendo per me. >> sussurrai cercando la sua mano.

Le sue dita si intrecciarono alle mie e un sorriso sincero gli apparve in viso.

Liam: << Te l'ho detto che io ci sono per te. >>

Io: << Non vorrei causarti problemi. Con la band, i managers, i giornalisti, le altre fan e tutto quello che fa parte della tua vita. >> dissi sospirando.

Liam: << Tu non mi causi problemi. Anzi, sei una delle poche persone che me li fanno dimenticare. La stampa parlerà ancora per molto tempo della mia rottura con Sophia, tu non devi preoccuparti di cosa pensa la gente. Non sanno niente di te. >> rispose deciso fissando le nostri mani unite in un'unica stretta.

Sorrisi e mi tirai un po' su a sedere con una smorfia di dolore.

Io: << Comunque appena starò meglio troverò un appartamento. Non voglio accamparmi in casa tua per sempre. >> dissi ridacchiando.

Liam mi guardò gentile.

Liam: << Mi fa piacere che tu stia da me. Non preoccuparti. Pensa a stare bene piuttosto e a non finire insieme a ragazzi sbagliati. >> disse con tono scherzoso.

Io: << Non succederà più. >> risposi sorridendo.

Liam: << Ecco, così mi piaci. Quando sorridi sei bellissima. >> disse accarezzandomi la guancia.

Io: << Anche con un occhio nero? >> domandai indicando il livido violaceo sul mio zigomo.

Liam: << Non mi interessano i lividi. >> disse piano continuando ad accarezzarmi la guancia.

Io: << Perchè mi guardi in quel modo? >> domandai divertita.

Liam aggrottò la fronte.

Liam: << Quale modo? >> chiese.

Feci spallucce.

Io: << Come se stessi guardando qualcuno di importante. >> risposi.

Liam: << Lo sei. >>

Io: << Davvero? Anche se sai a malapena cosa faccio a Londra e da dove vengo? >> gli domandai guardandolo dritto negli occhi.

Lui annuì e si avvicinò per darmi un tenero bacio sulla fronte.

Quando la appoggiò alla mia i suoi occhi incontrarono i miei.

Elettricità. Ecco cosa c'era fra di noi. Pura elettricità.

Liam: << Davvero. >> rispose.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


OK, PRIMA DI FARVI LEGGERE IL CAPITOLO, CHE SCOMETTO NON VEDETE L'ORA DI LEGGERE, VI CHIEDO UMILMENTE PERDONO. LO SO, IL MIO RITARDO E' IMPERDONABILE. SONO PASSATI MESI DAL MIO ULTIMO AGGIORNAMENTO MA SONO RIMASTO PER PIU' DI UN MESE IN UN PAESINO SPERDUTO IN MONTAGNA DOVE INTERNET NON PRENDEVA UN CAVOLO! MI DISPIACE, TANTISSIMO! 
PERDONATE QUESTA POVERA INUTILE CORVONERO *ogni riferimento a Harry Potter è puramente casuale lol* 
STASERA VI CARICO DUE CAPITOLI SPERANDO DI COLMARE IL VUOTO DI QUESTO PERIODO!
VI ADORO <3
GRAZIE PER LA VOSTRA PAZIENZA E... BUONA LETTURA!


 

BECCA'S POV:

 

Una settimana e mezzo dopo quell'orribile giornata, me ne stavo seduta sul divano di casa di Liam, intenta a studiare una complessa lezione universitaria alla quale non avevo assistito.

Non avevo messo piede in facoltà, primo perchè non mi andava di spiegare a tutti il perchè dei miei lividi e secondo, per i medici era meglio riposare e rilassarsi un po'.

Peccato che, per una studentessa impegnata, in cerca di un appartamento a basso costo, in cerca di un coinquilino con cui dividere le spese e un'esame programmato per il mese successivo, la vita rilassata era tutta un'altra cosa.

Posai il libro di seconda mano che utilizzavo per studiare e presi il portatile acceso accanto a me per continuare a riempire gli appunti.

Stavo scrivendo quando sentii il tipico suono che annunciava la richiesta di una videochiamata skype.

Aggrottai le sopracciglia domandandomi chi potesse essere.

Sorrisi allegra quando vidi la foto sorridente di Giulia.

Accettai e aspettai.

Dopo poco lei spuntò dall'altra parte dello schermo sorridendomi.

Infilai gli auricolari e finalmente la sentii salutarmi.

<< Ciao! Becca, farti sentire via skype ogni tanto farebbe comodo, eh? >> disse subito rimproverandomi.

Alzai gli occhi al cielo e sorrisi, felice di sentire la mia migliore amica.

<< Scusami, ho avuto da fare. Dovevo studiare. >> le risposi facendo spallucce.

Lei arricciò il naso e si spostò un ciuffo di capelli scuri dalla fronte.

<< Allora, come sta andando da Liam? Ti trovi bene? >> mi domandò iniziando a giocherellare con una ciocca di capelli.

Giulia era stata la prima persona che avevo chiamato dopo che ero uscita dall'ospedale la stessa sera che ci ero arrivata.

Era impazzita di rabbia quando le avevo raccontato tutto di Jessy, del tradimento, delle manie possessive, delle sue violenze.

Sapeva che io ci stavo ancora male e che soffrivo perchè tutto quello che avevo costruito in quei pochi mesi era andato a catafascio.

Ma avevo lei che mi tirava su di morale, come sempre da anni.

E avevo Liam. Sorrisi nel pensarci.

<< Sto bene. Mi piace stare con lui. Non mi fa mancare nulla. Anzi, fa fin troppo. >> risposi alzando un sopracciglio.

Ed era vero che Liam mi aiutava troppo.

Era molto apprensivo, si preoccupava per cose spesso anche inutili, come comprare l'esatta marca di bagnoschiuma che preferivo.

Giulia sorrise, un sorriso che conoscevo fin troppo bene. Un sorriso troppo furbo.

Chiusi gli occhi a fessura cercando di capire la sua espressione.

<< Ed è successo qualcosa? Qualcosa... che vorresti dirmi? >>

Scossi la testa con un sorriso un po' amareggiato.

Le avevo raccontato di quella mattina, sul letto di Liam, quando noi ci eravamo quasi baciati. Ma dopo quel giorno non era successo più nulla.

Solo abbracci, baci sulle guance e carezze. Nulla che mi facesse intendere che lui volesse qualcosa di più di una semplice amicizia.

<< No, niente di niente. E' come se avesse rimosso dalla mente quello che è successo. Cioè, non che sia successo granchè, insomma, alla fine non c'è stato nulla, però avevo pensato che lui lo volesse. Invece adesso... non lo so, non lo capisco. >> le risposi grattandomi il capo con una mano.

Lei fece per parlare ma io le dissi di aspettare un attimo. Qualcuno stava aprendo la porta.

Dopo poco vidi la testa castano chiaro di Liam spuntare in casa, il volto stanco ma felice.

Mi salutò con la mano.

Risposi al gesto e indicai la webcam del computer.

<< Che c'è? Aspetta.... non dirmi che lui è appena tornato in casa?! >> disse euforica.

Io le sorrisi ed annuii guardando Liam che si levava la giacca e andava verso l'angolo cucina per bere un bicchiere d'acqua.

Si voltò verso di me con aria interrogativa.

<< Ma con chi stai parlando? >> chiese Liam indicando con un dito il pc sulle mie ginocchia.

<< Giulia. Sta sclerando perchè ha appena capito che sei in casa. >> dissi ridacchiando e ricevendo in cambio le urla di rimprovero di Giulia.

La guardai attraverso lo schermo. Quella scintilla euforica ed emozionata negli occhi.

<< Ci vuoi parlare? >> le chiesi ricevendo in cambio da Liam un'altra occhiata interrogativa.

Mi faceva sempre tanta tenerezza quando parlavo nella mia lingua e lui mi guardava strano perchè non capiva assolutamente nulla.

Ritornai con l'attenzione su Giulia che intanto acconsentiva a parlare con Liam.

Le feci segno di aspettare un secondo.

<< Liam? >> lo chiamai.

Lui si avvicinò a me sorridendo dolce.

<< Mi faresti un favore? C'è una ragazza molto, molto simpatica che vorrebbe scambiare quattro chiacchiere con te. >> gli disse indicando con lo sguardo il pc.

Lui rise divertito e si sedette vicino a me, entrando nell'inquadratura della web.

Di rimando ottenni una Giulia in lacrime e urlante.

<< Okay, non piangere così. Ti faccio parlare con lui >> la avvertii divertita.

Lei si asciugò le lacrime ed annuì decisa.

Mi tolsi gli auricolari e li passai a Liam.

<< Ciao bella! >> la salutò in uno strascicato italiano che mi fece sorridere.

Risi quando lei urlò e Liam si tolse un auricolare per non diventare sordo.

<< Come stai? >> le domandò in inglese.

Lei fece un cenno d'assenso con la testa. Poi rifece la domanda a Liam perchè lui rispose con un “bene, Grazie”.

Giulia gli fece un miliardo di domande. Ad esempio, come andava la lavorazione dell'album, come stava la band in generale, quando sarebbero venuti in Italia, se mi trovava carina...

Aspetta, cosa?!

Liam si grattò la testa imbarazzato e sorrise.

<< Lei è bellissima. Davvero. E' pazzesca, in tutto. >> rispose spostando lo sguardo su di me.

Sussurrai un grazie con le labbra e cercai di capire le domande successive.

<< Li conoscerà presto. E anche tu! Becca mi ha detto che verrai qui a Londra durante le vacanze di Natale! >> disse.

Silenzio. Lo sguardo corrucciato e attento di Liam che cercava di capire cosa stesse blaterando la mia amica.

Liam rise divertito e fece segno di cucirsi la bocca.

Lo guardai confusa.

Ma cosa stavano architettando quei due?

Di certo da Giulia non lo scoprii, visto che quando Liam mi ripassò il pc lei non ne fece parola e non mi rispose a nessuna domanda.

Liam era peggio di lei, quindi sarei dovuta rassegnarmi e lasciare perdere quel segreto che non volevano dirmi.

Salutai Giulia che doveva andare ad aiutare suo padre al bar, spensi il computer e mi avvicinai a Liam, che intanto si era spostato in cucina per cucinare del pollo.

Mi appoggiai al piano cucina e lo guardai ripensando ancora a cosa lui e Giulia non volevano dirmi.

Lui mi lanciò un'occhiata interrogativa.

<< Che c'è? >> mi domandò sorridendo divertito dal mio fissarlo.

<< Cosa mi state nascondendo tu e la mia amica pazza? >> gli chiesi.

Lui rise.

<< Non posso dirlo. E' un segreto. Un bel segreto. >> disse continuando a friggere le cosce di pollo.

<< Odio quando non mi dici le cose. >> risposi mettendo il broncio.

Lui spense il fornello e si morse un labbro guardandomi.

Voltai lo sguardo dall'altra parte, incrociando le braccia al petto e facendo l'offesa.

Lui rise e si mise di fronte a me.

<< Dai Becca... >> mi supplicò divertito.

Cercai di nascondere un sorriso che iniziava a farsi strada sul mio viso.

Liam rise più forte notando il mio sorriso, si avvicinò di più a me, le mani posate sui miei fianchi.

<< Vieni qui, scema. >> mi disse tirandomi nella sua presa e mi ritrovai fra le sue braccia.

Risi con la testa appoggiata al suo petto, le braccia che gli circondavano la vita.

Liam era una di quelle persone che sapevano risolvere tutto con un solo abbraccio.

Ed io ero drogata dei suoi abbracci.

Inspirai il suo profumo, dolce e intenso allo stesso tempo.

<< Non riesco a non ridere quando fai l'offesa. >> disse con con la testa appoggiata sulla mia spalla.

Gli accarezzai la schiena istintivamente e sorrisi.

<< Sai che non mi offendo davvero... >> dissi cercando il suo viso.

Incontrai i suoi occhi scuri che mi sorridevano.

<< Quello che ho detto prima a Giulia, sul fatto che per me sei bellissima, non era una bugia. Lo penso sul serio. >> disse serio guardandomi negli occhi intensamente.

Respirai forte, il cuore ricominciava a battere all'impazzata. Mi guardava di nuovo in quel modo. Uno sguardo che non vedevo da tempo.

<< Lo so. >> risposi posando una mano sul suo petto.

Lui ci posò sopra lo sguardo. Le sopracciglia aggrottate, il cuore che gli martellava nel petto, il respiro alterato.

Le mie dita gli accarezzarono la voglia caffè latte che aveva sulla gola.

Sorrisi.

<< Mi è sempre piaciuta. >> dissi giustificando il mio gesto.

Lui mi guardò mentre prendeva la mia mano e intrecciava le nostre dita.

Avevo lo stomaco in subbuglio, il forte bisogno di contatto umano, un contatto umano che comprendeva solo e solamente Liam.

<< Cosa non mi fai Rebecca... >> sussurrò appoggiando la fronte alla mia.

Chiusi gli occhi un secondo cercando di diminuire il rischio di attacco cardiaco che andava aumentando ogni volta che mi parlava.

Incrociai di nuovo il suo sguardo. Caldo, ardente, pieno di una luce a cui non saprei dare un nome.

<< Cosa non mi fai tu, Payne. >> pensai ad alta voce.

Lui soffocò una risata.

<< Sei incredibile. >> disse scuotendo la testa.

Risi insieme a lui e liberai la mia mano dalla sua per accarezzargli la guancia.

La sua mano si spostò fra i miei capelli. Una ciocca di capelli scuri era stretta fra le sue dita quando le sue labbra mi diedero un leggero bacio sulla guancia.

Poi si spostarono sfiorando le mie. Lo guardai un'ultima volta in viso e poi li chiusi quando la sua bocca si posò delicatamente sulla mia.

Non c'era più niente che poteva interromperci in quel momento. Niente imbarazzo, niente sveglie o persone indiscrete. Nulla poteva fermare il momento che avevo bramato dal giorno in cui l'avevo conosciuto.

Le mie braccia andarono direttamente ad allacciarsi dietro il suo collo, una mano di lui fra i miei capelli mossi, l'altra contro la mia schiena che mi premeva al suo corpo.

Lo sentii gemere quando presi l'iniziativa di approfondire il nostro bacio.

Le sue labbra si muovevano sinuose sulle mie, un bacio desiderato e aspettato così tanto che non riusciva a smettere.

Io non volevo che smettesse.

Le mani di Liam si posarono sulla mia vita, poi giù fino alle cosce. Mi alzò di scatto facendomi sedere sull'isola della cucina.

Lo avvicinai al mio corpo intrecciando le gambe intorno ai suoi fianchi, le sue mani che mi incollavano al petto muscoloso di lui.

Si staccò dopo un po' e riprese fiato insieme a me.

Fronte contro fronte, occhi negli occhi e due cuori che palpitavano forte, all'unisono.

Mi prese il viso fra le mani sorridendo appena, ancora incapace di realizzare ciò che era appena successo.

<< Non ci credo. >> sussurrò piano.

Risi con il poco fiato che mi era rimasto nei polmoni e gli posai le mani fra i capelli castani più lunghi del solito.

<< Il secondo tentativo è andato a buon fine. >> gli ricordai della volta in cui aveva cercato di baciarmi.

Lui rise e mi strinse più forte a sé.

<< Pensavo che dopo quello che è successo con Jessy, volessi stare tranquilla. Scusami, non riesco a starti lontano. >> disse ad occhi bassi.

La mia mano si posò sulla sua guancia, l'indice che sfiorava le sue labbra gonfie.

Ritrovò il contatto visivo con i miei occhi chiari.

<< Non voglio che tu mi stia lontano Liam. >> risposi con un pizzico di disperazione nella voce.

E disperazione un po' c'era. Avevo un disperato bisogno di quel ragazzo e di tutta la felicità che riusciva a darmi anche solo parlando.

<< Non ho nessuna intenzione di lasciarti andare via da me. >> rispose.

Sorrisi.

<< Meglio, perchè io da te non mi stacco più. >>

Liam rise e la sua risata mi riempì quel buco che mi si era formato nel cuore.

Lo baciai di nuovo e mi lasciai trasportare un'altra volta dal dolce sapere di lui.

 

 

LIAM'S POV:

 

Sedevo sul divano perso nei pensieri felici mentre aspettavo che Becca uscisse dal bagno.

Mi portai una mano sugli occhi ripensando alla mattinata passata con lei.

L'avevo baciata. L'avevo fatto davvero. Io che non volevo che quella ragazza mi rapisse l'anima. Io che non volevo relazioni per un po'.

L'avevo fatto. Ed ero felice.

Felice come quando un bambino riceveva i regali a Natale.

Io ero il bambino e lei era il mio regalo. Il regalo più bello e prezioso che potessi ricevere.

La sentii tornare in salone, con paio di pantaloncini usati e troppo corti, una canottiera troppo grande e un viso troppo bello per essere umano.

Si buttò a sedere accanto a me sorridente, i capelli scuri che uscivano dalla treccia sulla sua spalla.

<< Sono troppo corti quei pantaloncini. >> le dissi facendo uno sguardo di finta disapprovazione.

<< Oh. Vuoi dirmi che così non vado bene, allora. >> disse lei annuendo e cercando di non ridere.

Le posai una mano sulla gamba nuda facendole venire i brividi.

<< E' pieno di pazzi là fuori, chissà cosa potrebbero pensare guardandoti vestita così. >>

Lei rise.

<< Ma adesso sono con te. >> rispose piano avvicinandosi al mio viso.

La guardai e risi prima di buttarmi su di lei e scoccare sulle sue labbra un bacio inatteso che la fece ridere sulla mia bocca.

Qualcuno bussò alla porta.

Becca si staccò da me alzando un sopracciglio.

Sbuffai e la sentii ridere quando mandai a cagare chiunque ci fosse dietro la porta.

Aprii e rimasi sorpreso nel vedere i ragazzi.

Niall, Harry, Zayn e Louis. Tutti con un sorriso ebete stampato in faccia, che reggevano un sacchetto del Mcdonald in mano.

<< Come ti va la vita, Liam? >> mi chiese Harry divertito.

Feci per parlare quando la voce di Becca mi precedette.

<< Liam, chi è alla... >> iniziò avvicinandosi a me. Alzò lo sguardo e quando vide gli altri ragazzi della band sgranò gli occhi e si portò una mano sulla bocca per non urlare.

Le sorrisi e poi guardai i ragazzi.

Niall sorrideva confuso insieme a Louis. Zayn ed Harry non le staccavano gli occhi di dosso.

Feci un colpo di tosse per risvegliarli dallo stato di trance in cui erano caduti.

Loro distolsero lo sguardo e tornarono a guardarmi con sguardo interrogativo.

<< Ehm... Becca, forse dovresti cambiarti i pantaloni. >> le dissi.

Lei spostò lo sguardo su di me e se ne partì per tornare in camera mia a cambiarsi.

Gli altri entrarono e si sedettero tutti in fila sul divano del salotto.

<< Carina. >> disse Louis.

<< Bel fisico >> fece Harry.

<< 'Na figa. >> disse Niall facendo spallucce.

<< Lei chi è? >> domandò in fine Zayn.

Sospirai e mi sedetti su uno sgabello di fronte all'isola della cucina.

<< Si chiama Becca, ci conosciamo da un po'. >> risposi.

Zayn mi guardò ancora più incuriosito.

<< E da quanto precisamente? Sai, non ricordo che tu ce ne abbia parlato. >> domandò.

Feci spallucce.

<< Due mesi, più o meno. >> risposi un po' imbarazzato.

Io e i ragazzi ci dicevamo tutti. Ma Becca, lei era una delle poche cose di cui non avevo mai fatto parola, se non per una volta.

<< E non ce ne hai mai parlato? >> fece Niall aprendo il pacco del fast food e masticando una patatina fritta.

<< In realtà si, una volta. Ma credevo di non rivederla più. >>

<< Lei è la ragazza del club. Quella che hai portato a casa, vero? >> domandò serio Harry.

Ricordavo ancora lui e lei che parlavano al bancone del bar.

<< Si. >> dissi abbassando lo sguardo.

<< Avevi detto che non ne sapevi più niente di lei. >> disse Zayn un po' feroce.

<< L'ho rincontrata. Era sotto casa mia in lacrime, è rimasta con me. E' troppo lunga da spiegare. Siamo diventati amici. >> spiegai frustrato.

“Amici”.

Becca ritornò in salone col viso rosso, i capelli mossi ancori umidi sciolti sulle spalle, dei pantaloni scuri e una mia felpa che avevo lasciato sul letto.

Le sorrisi e le feci segno di sedersi accanto a me.

Lei fece una smorfia, quasi un sorriso timido e si sedette sulla sedia accanto alla mia.

<< Ragazzi, lei è Rebecca. >> dissi presentandogliela.

Tutti la salutarono con un sorriso e una mano che si agitava davanti al viso.

<< Soltanto Becca. >> precisò lei sorridendo e spostandosi i capelli dietro le orecchie.

<< Sei una directioner. >> disse Louis.

Lei annuì sorridendo.

<< Com'è che sei con Liam? O meglio, com'è che sei a casa di Liam? >> domandò Harry.

Lei aggrottò la fronte non sapendo bene come spiegare la sua presenza in casa mia.

<< Ehm... E' un po' un casino. Ci siamo conosciuti quasi due mesi fa più o meno. Pensavo di non rivederlo più ma, per circostanze diverse, ci siamo ritrovati e siamo diventati amici. >> rispose lei guardandomi con occhi dolci.

Sorrisi e sentii lo sguardo degli altri 4 su di me.

<< Ho avuto qualche problema con una persona con cui vivevo e Liam mi ha aiutato. Tutto qui. >> continuò lei facendo spallucce.

<< Non sei inglese, vero? Il tuo accento... >> fece Zayn.

<< Italiana. >> rispose Becca mordendosi l'interno della guancia.

<< Studia a Londra. Psicologia. >> risposi per lei passandomi le mani sui jeans.

Niall annuì sorpreso.

<< Dev'essere difficile, vivere in un paese straniero e studiare in una lingua che non è la tua. >> fece Louis.

<< A volte, ma me la cavo. >> rispose lei sorridendo.

<< E non hai una famiglia qui? Amici? >> chiese Zayn.

Lei lo guardò socchiudendo un po' gli occhi.

Forse era stata una domanda un po' scorbutica da come l'aveva posta Zayn.

<< I miei sono in Italia. Ho qualche amica e un ex che mi odia. Ti basta? >> rispose lei a tono.

Lui alzò le sopracciglia dalla risposta a tono di lei.

<< Cosa gli avrai mai fatto per... >> iniziò Harry quasi ridendo.

<< Mi ha picchiato e l'ho denunciato. Ecco perchè mi odia. >> rispose lei guardando Harry e fulminandolo con gli occhi.

Lui e i ragazzi non dissero nulla colti di sorpresa.

Lei scosse la testa e abbassò lo sguardo.

<< Vado un secondo in bagno. >> mi disse e sparì dal salotto.

Sentii la porta sbattere e alzai gli occhi al cielo prima di posarmi le mani sul viso.

Erano giorni che stava bene, giorni che sembrava non pensarci, giorni che non crollava o piangeva.

<< Forse non dovevo dire quello che ho detto. >> fece Zayn grattandosi la testa turbato.

Scossi la testa e sospirai.

<< No, ma non potevi sapere come avrebbe reagito. E' stata una settimana un po'... difficile. >> dissi guardandoli.

<< Com'è successo? >> chiese Harry.

<< Me la sono ritrovata un giorno sotto casa, stava piangendo. Stava diluviando fuori, l'ho fatta venire in casa. Mi disse che era tornata a casa e aveva visto il suo ragazzo con un'altra. E' rimasta la notte qui. La mattina dopo l'ho portata a casa. Lui l'aspettava, si arrabbiò perchè non era a casa e le chiese da chi era stata la notte. Lei gli disse di sapere tutto, del tradimento. Lui è impazzito e l'ha picchiata.

L'ho accompagnato io all'ospedale. Era distrutta. Sembrava stesse bene dopo. Fino ad ora almeno. >> dissi alzando un sopracciglio.

<< Lei ti piace. >> sussurrò Niall.

Lo guardai indeciso sul da farsi.

Non dissi niente e portai gli occhi sulle mie mani e iniziai a giocherellare con la manica della felpa.

<< Si, lei ti piace. >> esclamò Zayn ridendo << lo vedo da come fai l'indifferente. >>

<< Okay, mi piace. Un bel po' anche. >> risposi portandomi involontariamente le dita alle labbra ricordando del bacio.

Sorrisi e poi tornai ai ragazzi.

<< Non ci credo. >> fece Zayn ridendo.

<< Cosa? >> gli domandai non capendo.

<< L'hai baciata. Tu, Liam James Payne, l'hai baciata e non puoi negare l'evidenza. Te lo si legge in faccia. >> disse Harry incredulo.

Alzai gli occhi al cielo e i ragazzi risero.

Non potevo nascondergli niente.

<< Vai và. Va da lei. >> disse Louis.

Sorrisi e corsi verso il bagno.

 

BECCA'S POV:

 

Ero seduta sul pavimento freddo del bagno di Liam, le mani fra i capelli, gli occhi umidi, la gola in fiamme per il groppo di lacrime che veniva bloccato da quel poco di volontà che mi permetteva di non scoppiare ancora a piangere.

Sentii un leggero bussare alla porta e poi vidi Liam sporgersi dentro.

<< Posso entrare? >> mi chiese sorridendo.

Incrociai le braccia sulle ginocchia e annuii.

Lui chiuse la porta e si sedette sul pavimento accanto a me.

Appoggiò la testa al muro e la girò per guardarmi.

<< Come stai? >> mi domandò.

Feci spallucce inumidendomi le labbra.

<< Sto cercando di non piangere. >> rispose sincera.

<< Mi dispiace, per Zayn. A volte è un po' scontroso. >> disse scusandosi.

Scossi la testa << Non è colpa di Zayn. Sono io che sono troppo fragile e mi spezzo ogni volta che viene fuori l'argomento “Jessy”. >>

Liam si avvicinò a me e mi sfiorò il braccio, la mano, cercando un contatto con la mia.

Accettai la sua e intrecciai le mie dita intorno alle sue.

Qual gesto mi fece stare un po' meglio.

<< Tu sei fragile perchè ci tieni. >> disse lui.

<< Non amo più Jessy. >> risposi decisa.

Lui rise piano.

<< Ma lo amavi. E lui ti ha ferita. >> disse piano accarezzandomi la mano col pollice.

<< Ho solo paura. >> sospirai spostando lo sguardo sul suo viso << non voglio stare ancora male. >>

<< Non succederà. >> rispose lui.

Sorrisi triste.

<< E tu come fai ad esserne così sicuro? >> domandai.

Lui si voltò verso di me. Occhi marroni che studiavano dolci ogni tratto del mio viso.

<< Perchè non ho nessuna intenzione di farti soffrire. Non accadrà. Te lo prometto. >> disse.

Sentii il mio stomaco sobbalzare e il mio cuore frantumarsi da quanto amore mi trasmettevano le sue parole.

Gli sorrisi e una lacrima mi rigò il viso mentre mi avvicinavo a lui e le mie labbra si posavano delicatamente sulle sue.

Lui ricambiò e le sue mani raggiunsero i miei fianchi. Mi mise a cavalcioni su di lui.

Le mie mani si posarono sulle sue guance, le labbra che assaporavano tutto quello che lui poteva darmi in quel momento.

Mi sentivo bene, per una delle poche volte nella mia vita, ero felice ed ero insieme a qualcuno che mi dava ciò che mi serviva per sorridere.

Mi riempiva il cuore. Era la cura perfetta per il mio cuore spezzato.

Si staccò dal muro e mi avvicinò di più al suo corpo, i miei capelli scesero da dietro il mio orecchio e nascosero i nostri visi.

Sentii la sua lingua aprirsi un varco fra le mie labbra e intensificare il bacio.

Tutto intorno a me si fece più amplificato, riuscivo a sentire il battito incontrollato del mio cuore rimbombare nelle orecchie.

Le mani di Liam sfiorarono i miei capelli e si posarono dietro la mia nuca.

Spostai le mie sulle sue spalle per mantenere l'equilibrio e lasciai che mi portasse in un luogo sconosciuto nascosto nella mia mente, un posto dove non esisteva nessuno a parte lui ed io.

Mi staccai piano da lui respirando forte.

Liam mi strinse forte e posò la testa contro il mio collo mentre mi abbracciava.

<< Cosa faremo adesso? >> chiesi piano.

Tra me e Liam si era creato un legame, un forte legame. E nessuno dei due aveva voglia di chiuderlo. Non volevo lasciarlo andare.

Rinunciare alla persona che mi stava aiutando a vivere di nuovo. Non volevo che la sua frenetica vita da popstar me lo portasse via.

Lui mi strinse più forte facendomi mancare il respiro.

<< Non lo so, non so come andrà. Non so nulla su come cambierà la tua vita e la mia. Non so niente tranne una cosa. >> disse.

Spostai la testa per incontrare il suo viso.

<< Cosa? >> gli chiesi dritto negli occhi.

Lui mi accarezzò il viso.

<< Voglio viverti. >> rispose.

Sorrisi e le lacrime iniziarono a rigarmi il viso.

<< Allora vivimi. >> risposi e lui mi baciò, mandando in tilt il mio cuore e tutto quello che sarebbe accaduto dopo non mi importava più.

Lui era con me. M'importava solo quello.

 

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


BECCA'S POV:

 

Uscii dall'aula 26 con un grande sorriso stampato in faccia.

Esame superato.

Avevo studiato tanto e con impegno in quell'ultimo mese e finalmente i miei sforzi vennero ripagati.

Mi infilai il cappotto nero e il cappellino verde mela in testa e uscii.

Fuori l'aria era gelida, tagliente come coltelli.

Sospirai creando nuvolette di fiato caldo che si formavano davanti al mio viso.

Presi la solita strada verso la metropolitana per tornare a casa, al mio nuovo appartamento.

Liam ci era rimasto un po' male quando gli avevo dato la notizia, ma passava appena aveva del tempo libero.

Quel giorno ero più che sicura di non poterlo vedere.

Era andato insieme al resto del gruppo a Cardiff per parlare con un compositore e fargli dare un'occhiata ai testi scritti in questi pochi mesi.

L'album sarebbe dovuto uscire a breve, ma Liam non me ne faceva quasi mai parola.

Le cose tra me e lui andavano bene.

Anche se nessuno sapeva di noi. I giornalisti non ci avevano ancora beccati insieme ed io ne ero più che felice.

La mia vita era già stata rivoluzionata abbastanza.

25 minuti dopo mi ritrovai ad aprire la porta della mia modesta casetta.

Abitavo in una di quelle piccole e carine villette a schiera in periferia.

L'affitto non era molto alto ma da sola era comunque difficile cavarsela.

Stavo ancora cercando una coinquilina, ma molti studenti preferivano abitare in centro e possibilmente vicino all'università.

Entrai in casa e posai il cappotto e il cappello all'appendiabiti di legno in entrata.

Era tutto molto antico, tranne la cucina, quella era sicuramente nuova.

Avevo affittato la casa già ammobiliata ed ero stata costretta a dirlo ai miei.

Mia madre mi aveva chiamato troppe volte da quando a Giulia era scappata la storia del pronto soccorso.

Mi ero inventata di essere caduta e di aver cambiato casa perchè non andavo più d'accordo con i miei coinquilini.

Lei e papà avevano insistito a comprarmi un appartamento nel centro città ma io mi ero rifiutata.

Mi avevano aiutato abbastanza col pagarmi i primi 3 mesi di affitto.

Filai in camera mia e mi misi sul letto a leggere “Cime Tempestose”.

Passai così quasi l'intero pomeriggio.

Risultato? Avevo finito quasi tutto il libro.

Sentii qualcuno suonare al campanello.

Andai alla porta con ancora il libro sotto il naso.

Tirai la catenella ed aprii.

<< Stai sempre a leggere tu? >> mi domandò una voce familiare.

Alzai lo sguardo e gli buttai le braccia al collo.

Liam rise e barcollò un po' ma mantenne l'equilibrio.

<< Non credevo che saresti stato a Londra. Mi avevi detto... >>

<< Abbiamo fatto in fretta e sono scappato qui. >> si giustificò alzando le spalle.

Sorrisi e gli presi la mano conducendolo in casa.

Liam si levò il giubbotto verde scuro e si aggiustò il colletto della camicia che usciva dal golf crema che aveva indosso.

Posai il libro sul tavolino di vetro che avevo nel minuscolo salotto di casa.

Mi avvicinai a Liam e lo presi per mano.

Lui sorrise e intrecciò le mie dita nelle sue.

<< Abbiamo finito il disco. >> disse raggiante.

<< Davvero? Oh... >> esclamai euforica.

Lui rise e annuì.

<< Ti ho portato una cosa. >> disse cercando qualcosa nella tasca posteriore dei jeans.

Estrasse una chiavetta USB nera e me la porse.

La presi con un cipiglio tra le sopracciglia non capendo bene.

<< C'è la canzone che abbiamo scritto insieme. >> disse e a me si illuminarono gli occhi.

Lo guardai incredula e sorrisi.

<< Ma lo puoi fare? Intendo, far ascoltare canzoni prima dell'uscita dell'album >> domandai andando in camera per attaccare la chiavetta al pc.

<< Teoricamente no, ma non mi interessa. >> rispose appoggiando le mani sullo schienale della mia sedia girevole.

Aprii il file e premetti play.

La ascoltai e sentii le parole e il loro significato scorrermi dentro le ossa, causandomi brividi.

La ascoltai intensamente.

Il mio cuore scoppiò di gioia nel sentire il ritornello che avevo scritto ed era diventato un pezzo a dir poco perfetto.

Era perfetta. La canzone, le parole, la musica, la voce dei ragazzi.

La voce di Liam che mi scaldava l'anima.

E poi finì e a me venne da piangere.

Sospirai trattenendo a stento le lacrime.

Sentii le mani di Liam stringersi intorno alle mie spalle, le sue braccia che si stringevano intorno a me.

<< Ti piace? >> mi domandò all'orecchio.

<< Da morire. >> risposi girando il viso per incontrare i suoi occhi.

Lui rise nel vedere i miei occhi lucidi e mi fece alzare dalla sedia.

Mi ritrovai stretta in un suo abbraccio, le mani che mi accarezzavano la schiena.

Spostai la testa e mi alzai sulla punta dei piedi per baciarlo.

Lui rise e appoggiò la mia bocca sulla sua.

All'iniziò fu un semplice e dolce bacio poi la passione ci travolse entrambi.

Lo sentii spingermi verso il letto a pochi centimetri di distanza dalle mie gambe.

Risi quando mi gettò di peso sul materasso, il suo corpo pesante sopra al mio.

Lui ricambiò la risata e tornò a baciarmi.

Era appoggiato sui gomiti, le mani sulle mie guance.

Gemetti quando spostò le labbra sul mio collo e iniziò a baciarmi la pelle.

Spostai le mani sulle sue spalle e le mie gambe si agganciarono alla sua vita involontariamente.

Ansimai quando i suoi denti mordicchiarono il mio collo.

La pelle pulsava dove aveva appoggiato la bocca, il mio corpo veniva percorso da brividi di piacere.

Lo chiamai e lui mi guardò negli occhi prima di tornare a baciarmi sulle labbra.

La sua lingua si insinuò nella mia bocca. Sapeva di menta e sigaretta, una combinazione che mi faceva perdere la testa.

La sua mano catturò la mia e si strinse a pugno accanto alla mia testa.

Poco dopo, mi alzò di poco la maglietta e io mi irrigidii.

Lui lo percepì e mi guardò con le sopracciglia aggrottate.

<< Qualcosa non va? >> mi chiese.

Mi morsi l'interno della guancia un po' in colpa.

<< Io... non so se me la sento. Non ancora. >> dissi guardandolo negli occhi.

Lui mi sorrise e mi diede un bacio leggero.

<< Va bene. >> rispose tornando a baciarmi.

Risi sulle sue labbra e mi persi ancora dentro di lui.

 

 

La sera ero sdraiata con la testa sulle ginocchia di Liam mentre guardavamo un film.

Almeno, io guardavo il film, lui invece mi intrecciava i capelli mentre e mi fissava.

Mi faceva arrossire un po' ma non mi importava più di tanto.

<< Bello “Le pagine della nostra vita”, non trovi? >> gli chiesi.

Lui rise e continuò ad accarezzarmi i capelli scuri.

<< Non è che io lo stia guardando con molta attenzione. >> rispose sinceramente.

Sorrisi.

<< Fa niente. >> risposi.

<< Sai, ho parlato con Grindelwald. Gli ho detto che non volevo che si intromettesse nella mia vita privata. >> disse.

Spostai la testa per guardarlo dal basso.

<< Per quale motivo? >> domandai curiosa.

Lui fece spallucce.

<< Stava cercando di riaprire i contatti con Sophia. Vuole che io e lei torniamo insieme. >> disse spostando lo sguardo.

Sentii una fitta di gelosia e mi alzai di scatto per incontrare il suo sguardo.

<< Non pensarci nemmeno. >> risposi secca.

Lui rise e quando i suoi occhi dolci mi guardarono e la sua testa fece segno di no mi rilassai.

<< Adesso sto con te, ricordi? >> disse.

<< Quindi devo ritenermi impegnata? Senza mai avere avuto un vero appuntamento? >> domandai divertita.

Lui sospirò.

<< Non volevo che i fotografi ci assalissero. >> rispose lui giustificandosi.

<< Liam, non possiamo vivere la nostra relazione, se così vuoi chiamarla, sempre chiusi in una stanza. >> risposi scuotendo la testa.

Lui corrugò la fronte.

<< Se così voglio chiamarla? Becca, non ti è chiaro che io e te abbiamo una storia? Cos'è vuoi metterlo per iscritto? >> domandò lui.

Lo guardai incredula.

<< Cos'è, ti girano male oggi? >> domandai un po' arrabbiata.

Lui sospirò e sembrò afflitto.

<< Scusami, sono stressato. >> disse passandosi una mano sugli occhi stanchi.

Lo guardai un po' preoccupata. Erano giorni che lo vedevo stanco.

Mi tirai su, a cavalcioni su di lui e gli presi le mani per guardarlo negli occhi.

<< Lo capisco Liam. La tua non è una vita semplice, lo capisco. Voglio solo che la cosa tra noi funzioni. Mi piaci, voglio stare con te, in ogni modo umanamente possibile. >> gli dissi.

Lui mi guardò posandomi una mano sulla guancia.

Mi ci appoggiai sorridendo.

<< Anche tu mi piaci Becca. Tanto, forse anche troppo. E non voglio che la nostra relazione ti causi problemi. >>

<< Quando ti ho baciato, sapevo cosa stavo facendo. Ti ho accettato, te e tutto quello che la tua vita comprende. Paparazzi e managers inclusi. Liam, voglio provarci, per davvero. >> dissi con un disperato bisogno nella voce.

Lui mi sorrise.

<< Ho un forte desiderio di baciarti adesso. >> sussurrò.

Risi e mi avvicinai a lui appoggiando le mani aperte sul suo petto.

<< Allora baciami. >> dissi a fior di labbra.

Lui si avvicinò di scatto baciandomi con foga.

Lo baciai intensamente, come poche volte facevo e intrecciai le mie dita nei suoi capelli.

Lui si staccò all'improvviso da me e puntò lo sguardo su di me.

<< Posso restare con te stanotte? >> mi chiese.

Vedevo la stanchezza, l'amore e la felicità nei suoi occhi.

Sorrisi annuendo e lo attirai in un mio abbraccio.

Le sue labbra sul mio collo davano leggeri baci e mormoravano qualcosa di incomprensibile.

<< Canti? >> gli chiesi divertita.

<< Non saprei cosa cantare. >> rispose divertito.

<< Beh... vuoi sentire una canzone bellissima? >> gli sussurrai.

Lui annuì e spostò lo sguardo su di me.

Risi e mi morsi un labbro.

<< Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perchè di notte chi la guarda possa pensare a te... >> canticchiai.

<< Sai che non ho capito nulla vero? >> disse lui ridacchiando.

<< Vuol dire che donerei alla luna il tuo sorriso affinchè chi la guarda possa pensarti. >> risposi seria.

Mi guardò intensamente.

<< Per ricordarti che quello che provo per te è importante e che non importa ciò che gli altri pensano. E che tu mi faccia un regalo enorme donandomi tutto te stesso. E se ti nega tutto l'agonia, anche la vita, puoi respirare la mia. Tutto questo per dirti quanto io ci tenga a te. Perchè tra tutti i regali che mi abbiano fatto tu sei quello più grande. >> dissi tutto d'un fiato.

Liam mi sorrise colpito.

<< Lo pensi davvero? >> mi chiese.

Annuii e lui mi strinse forte a sé.

 

 

LIAM'S POV:

 

Il giorno successivo in sala registrazione eravamo tutti concentrati a riascoltare le canzoni del nuovo album.

L'avevamo intitolato “Midnight Memories”.

Un titolo nuovo, originale, una musica diversa rispetto a quelle dei due album precedenti.

Qualcosa che i fan avrebbero apprezzato o disprezzato.

Noi speravamo nella prima ipotesi, ovviamente.

Uscimmo tardi, era pomeriggio inoltrato, il sole stava calando all'orizzonte. Si poteva vedere bene l'arancione caldo dei suoi raggi in uno dei pochi giorni belli che Novembre ci aveva regalato.

Mi piaceva il sole. Il suo calore, la luce che emanava, i riflessi che si riversavano sui capelli castani di Becca.

Sorrisi al pensiero di lei. Tutto quello che mi succedeva dentro, lo stomaco in trambusto, il cuore palpitante, come se al suo posto ci fosse un treno ad alta velocità, lo dovevo a lei.

Era strano. Quello che provavo per quella ragazza.

Non mi ero mai sentito così. Non ero innamorato, non ancora almeno. Ma qualcosa in me mi impediva di lasciarla andare. Di dimenticarla. Non potevo. Non ci riuscivo. Non volevo, ecco.

La mano di Niall si posò sulla mia spalla e i suoi occhi azzurri mi sorrisero.

<< Hey >> lo salutai.

<< Sembri più allegro oggi. Allora, cos'è successo di così bello? >> domandò Niall sorridendo.

Lui mi capiva. Anche solo con uno sguardo riusciva a leggermi dentro. A sfogliare quel libro aperto che ero e che sarebbe stato meglio chiudere con un lucchetto, ma non ci riuscivo.

Ero sempre stato troppo aperto, troppo emotivo, troppo sentimentale, troppo facile da catturare.

Ma nonostante tutto ricambiai il sorriso e la vidi attraverso la mente.

La ragione del mio buon umore.

Becca.

<< Ti ricordi di Becca? >> gli domandai.

Lui rise appena e annuì.

<< Mi piace. Tanto, tantissimo. E sono felice. Felice come non mai. >> risposi sincero.

<< Sono felice per te, ma Liam... lei non è abituata a tutto questo >> disse indicando la sala di registrazione in cui eravamo appena stati e

riferendosi quindi al mio mondo. Un mondo surreale, dove tutti conoscono la tua vita, i tuoi segreti più nascosti, le tue paure, i motivi per cui sorridi, un mondo che devi condividere con milioni di persone anche se questo non ti va giù.

<< Potrebbe scappare, non riuscire a sopportare la pressione, potrebbe impazzire. Noi lo sopportiamo appena. Liam, devi essere sicuro di quello che stai facendo, di quello in cui la stai portando. Vuoi farla entrare in questo universo fatto di interviste, fan urlanti, paparazzi, flash e concerti? >>

<< Lei mi fa stare bene. Non sono mai stato così sereno. Mai, Niall. Per una volta voglio vivere la mia vita da ventenne. E voglio che Becca ne faccia parte. >>

<< E lei? Cosa vuole lei? >> mi domandò infilandosi il giubbotto in pelle marrone.

<< Lei sa in cosa si sta cacciando. Lo sa più di tutti. >> risposi deciso incontrando lo sguardo del mio amico.

<< Lo spero, Liam. Lo spero davvero. Per te. >>

 

 

La sera la passai a casa a rilassarmi e a messaggiare con Becca.

 

Che fai? L.

 

Rispose dopo poco.

 

Ho appena finito di blaterare con mia madre.

 

Cos'è successo?

 

E' intenzionata a venire qui durante le vacanze natalizie.

 

E allora?

 

Non voglio.

 

Perchè?

 

Lei mi rovinerebbe tutto. Non la sopporto. Non siamo mai andate d'accordo. Poi se scoprisse che mi vedo con un ragazzo che guadagna milioni di sterline facendo musica a livello internazionale darebbe di matto.

 

Becca è tua madre. Si preoccupa per te.

 

E' sempre troppo coinvolta nella mia vita. Come se non bastasse oggi mi ha chiamata Gladice...

 

Composi immediatamente il suo numero.

Rispose al secondo squillo.

<< Che vuole Jessy? >> domandai subito senza nemmeno lasciarla parlare.

<< Gladice mi ha detto che è sempre incazzato. Ha detto che non me la farà passare liscia la storia della denuncia. >>

Sentii il fuoco ribollirmi nelle vene. Lui le aveva fatto tanto di quel male che solo sentire parlare di lui mi faceva venire voglia di spaccare tutto.

Ed io ero uno che non perdeva le staffe troppo facilmente.

<< Lui non può torcerti un capello. C'è un ordine restrittivo su di lui. >>

<< Non penso gli interessi, Liam. Jessy non è uno che te la fa passare liscia se gli metti i bastoni tra le ruote. >> rispose sorpirando.

Riuscivo a percepirla anche dall'altro capo del telefono.

La tensione nervosa che la invadeva.

<< Lui non ti farà niente Becca. Okay? >> le dissi fermo.

Lei sospirò.

<< Ho paura, Liam. Mi ha fatto del male una volta. Chi mi dice che non lo farà di nuovo? >>

Era persa, stanca e non aveva più la forza di sopportare ancora una volta tutto il dolore che aveva subito settimane prima.

Io non l'avrei permesso.

<< Ci sarò io a proteggerti. >> risposi.

Lei rise e la sua risata mi sciolse il cuore.

<< Non sei superman Liam, non puoi salvare tutti. >> rispose piano.

<< Non lo sono, ma per te potrei anche diventarlo. >> dissi.

Silenzio.

<< Vorrei poterti abbracciare. >> sussurrò.

<< Potrei sempre venire lì da te. >> dissi sorridendo.

Lei rise.

<< Io domani ho lezione e tu un'intervista. >>

<< Nessuno mi impedisce di prendere la macchina e raggiungerti. Nemmeno un'intervista. >> risposi.

Lei rise.

<< Okay. >> e chiuse.

Sorrisi prendendo le chiavi dell'Audi e arrivando fino al parcheggio.

 

 

 

Parcheggiai di fronte a casa di Becca e scesi dall'auto.

La vidi aprire la porta e scendere le quattro scale che immettevano nel piccolo giardino della villetta.

Le sorrisi e mi avvicinai a lei per abbracciarla.

Le sue braccia si legarono strette intorno al mio collo e io la alzai da terra facendola ridere.

<< Non ci vediamo da un giorno e mi mancavi già. >> sussurrò.

La strinsi più forte a me e le diedi un leggero bacio sulla guancia.

La sua pelle fredda mi fece risvegliare e mi resi conto che ci trovavamo all'aperto, in mezzo alla strada, con 3° gradi.

<< Andiamo dentro dai. >> e la posai a terra senza mai lasciarle la mano.

 

 

 

Alle undici e un quarto Becca si era addormentata tra le mie braccia.

Sorrisi guardandola dormire.

Poi qualcuno bussò alla porta e io corrugai la fronte chiedendomi chi, a quell'ora della sera, potesse venire a bussare.

Guardai Becca e le adagiai la testa sul cuscino. Lei si lamentò un momento, ma non si svegliò.

Bussarono di nuovo.

Mi avvicinai alla porta e la aprii.

Alzai un sopracciglio.

Davanti a me, sull'uscio, c'era una ragazza di circa vent'anni, non molto alta, magra quanto basta e coi capelli scuri che le incorniciavano il viso sbalordito.

Due occhi marrone scuro mi fissavano increduli e sorpresi.

Mi appoggai allo stipite della porta.

<< Ti serve qualcosa? >> domandai.

Lei soffocò una risata.

<< Non ti ricordi di me, vero? >> chiese lei con un forte accento italiano.

Solo allora mi accorsi di averla già vista.

Ma certo, lei era...

<< Sono Giulia, la migliore amica di Rebecca. E tu devi spiegarmi che cosa fai a casa sua a quest'ora, tanto per cominciare. >> rispose mentalmente alla mia domanda stampandosi un sorriso divertito sulle labbra.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


BECCA'S POV:

 

Alle undici e mezza stava scaldando dell'acqua per del tè ancora sorpresa dall'arrivo inaspettato di Giulia.

Liam se n'era andato per lasciarci sole. Erano mesi che non la vedevo. Mi era mancata, ma non mi aspettavo che arrivasse qualche settimana prima del previsto.

Sbadigliai assonnata mentre versavo l'acqua bollente in una vecchia tazza sbeccata e mi sedevo accanto a Giu passandogliela.

Lei sorrise radiosa ringraziandomi.

Era sempre la stessa ragazza di appena vent'anni che conoscevo, ma allo stesso tempo era diversa.

La gente cambia nell'arco di pochi mesi. Lei ne era la conferma.

<< Hai cambiato colore di capelli. >> notai indicando i suoi capelli scuri che si andavano schiarendo verso le punte.

Lei sorrise annuendo.

<< Si, mi aveva stancato il mio colore naturale. >> rispose mettendo due zollette di zucchero di canna nel tè.

<< Come va la vita a casa? Qualche novità? >> domandai.

Lei fece spallucce.

<< Sai, Asti non è poi così divertente senza di te. Comunque no, non è successo niente di straordinario. E' sempre il solito cazzo di buco dove sono costretta a vivere. >> disse.

Soffocai una risata.

<< Ma ora sei qui, a Londra, la città che hai sempre voluto visitare. E, almeno per me, puoi restarci quanto vuoi. >> dissi sorridendo prendendole una mano.

Lei mi sorrise.

<< Mi sei mancata Becca. >> sussurrò.

<< Anche tu Giu. >>

L'abbracciai. Restammo in quella posizione per un tempo indeterminato, recuperando tutto il tempo che i kilometri di distanza ci avevano tolto.

Ma la distanza per noi non era un problema. In un modo o nell'altro, noi ci ritrovavamo sempre, in qualunque luogo i trovassimo.

Anche se a dividerci c'era l'universo, noi rimanevamo insieme. Eravamo migliori amiche ed è questo che fanno le migliori amiche. Restano e ti ritrovano. Sempre.

<< Allora... che ci faceva qui Liam Payne? >> domandò stuzzicandomi.

Risi per la sua domanda e mi alzai per portare la tazza vuota nel lavandino.

<< E' passato a trovarmi. Ero un po'... preoccupata. Ho sentito che Jessy non è per niente felice di quello che è successo. >>

<< Ci credo che non è felice. L'hai denunciato. Chi sarebbe felice dopo aver ricevuto un rapporto dalla polizia e un ordine di restrizione nei confronti della ex fidanzata? >> fece lei.

Alzai un sopracciglio.

Aveva ragione. Aveva assolutamente ragione.

<< Dici che dovevo starmene zitta? >> le domandai.

<< No, mai dopo quello che ti ha fatto. E comunque adesso hai Liam che ti protegge perciò... >>

Sorrisi e la guardai annuendo.

<< Sei cotta vero? >> domandò lei allegra.

<< Beh l'idolo che ho sempre amato adesso mi conosci e ricambia cosa provo per lui. E' il sogno di ogni fan, non trovi? >>

Lei rise e annuì.

Passammo la serata così, a parlarci e chiacchierando.

Andammo a dormire tardi e mi alzai di fretta e furia il mattino dopo per arrivare in orario all'Università.

 

 

A pomeriggio tardo tornai a casa insieme a Giulia, dopo una giornata di shopping in giro per Londra. L'unica cosa di cui non mi sarei aspettata era trovare Liam Payne e Zayn Malik sulla mia porta di casa.

Zayn si strinse nel cappotto, si girò e vedendomi alzò la mano in segno di saluto.

Io mi incamminai verso di loro con la fronte aggrottata. Che ci facevano lì?

<< Ciao! Come mai siete qui? >> domandai.

Liam salutò Giulia, che intanto era rimasta bloccata sulle scale di casa a fissare Zayn a bocca aperta. Di certo non si aspettava di incontrare uno dei suoi 5 idoli così all'improvviso. Beh, nemmeno io mi sarei aspettata di incontrare Liam nel negozio dove lavoravo. Quindi...

Scossi la testa lasciandola lì ad ammirare Zayn cercando di non scoppiare a ridere.

<< Allora? Che ci fate qui? Liam, non mi avevi detto che saresti passato. >> gli dissi.

Lui aggrottò la fronte un po' scosso dalla mia frase.

<< Scusa, ho provato a chiamarti ma il tuo cellulare era spento. >> disse piegando la testa di lato.

<< Oh davvero? >> domandai recuperando il cellulare dal cappotto verde. E aveva ragione. Il mio cellulare era spento.

<< Tutto ok Becca? Mi sembri nervosa. >> disse Liam.

Lo guardai e sorrisi scuotendo la testa. Dei miei problemi era meglio parlarne da soli. Senza Zayn che ci guardava attento e Giulia che non si riprendeva dal suo stato di shock.

<< Ehm, Zayn lei è Giulia, la mia migliore amica. >> dissi presentando a Zayn Giulia, che aveva ritrovato l'uso degli arti inferiori e si era affiancata a me.

<< Hey! >> la salutò lui.

Lei sorrise e gli diede un abbraccio. Che non finiva più. Liam ed io soffocammo una risata e solo allora mi accorsi della busta enorme che aveva in mano.

Sorrisi divertita e indicai la busta.

<< Che cos'è quello? >> chiesi.

Lui diede un'occhiata all'oggetto da me indicato e mi sorrise.

<< A te e Giulia va di venire ad una festa? >>

 

 

 

<< PORCA VACCA! >> esclamò Giulia aprendo uno dei due pacchi contenuti nella borsa che aveva Liam.

Io uscii dal bagno dove avevo appena finito di lavarmi i capelli.

<< Che c'è? >> domandai spaventata dalla sua esclamazione.

Lei sgranò gli occhi guardandomi e mi mostrò un abito lungo color blu notte stretto in vita e con una gonna in tulle molto morbida.

Alzai le sopracciglia elogiando nella mia testa i bei gusti di Liam.

<< Wow. In fatto di abiti se la cava Payne. >> dissi ammirata incrociando le braccia al petto e appoggiandomi alla parete.

Giulia spalancò la bocca e poi scoppiò a ridere eccitata.

<< Becca, è un Armani. >> disse.

<< Cosa?! >> domandai andando verso il letto. Guardai il fronte del pacco dove era bene visibile il logo della casa di alta moda italiana.

<< Beh, non so com'è il tuo, ma... wow. Becca sei fortunata ad avere Liam se ti regala così all'improvviso un abito firmato. >>

Continuavo a scuotere la testa mentre aprivo il pacco indirizzato a me.

Valentino.

Un abito di Valentino. Mi venne il mal di pancia per l'emozione. Aprii la scatola e sorrisi.

Un meraviglioso abito in seta verde petrolio. Poi notai la scollatura e capii uno dei motivi per cui Liam aveva scelto quel vestito.

 

Un'ora dopo eravamo pronte. Io uscii per prima in salone dove Zayn e Liam si erano cambiati.

Zayn era in cucina appoggiato alla finestra che fumava. Liam non c'era.

Aggrottai la fronte e mi avvicinai a Zayn. Lui ed io non eravamo mai andati molto d'accordo. Non so bene il motivo, ma legare con Zayn era difficile.

Lui si voltò al rumore dei miei tacchi e non potei non sorridere soddisfatta nel vederlo strabuzzare gli occhi vedendomi.

<< Cazzo. >> esclamò.

Risi e lo ringraziai piano divertita.

<< Sei... sei. >> disse facendomi ancora più ridere.

<< Grazie Zayn. Credo che sia il vestito a fare bene la sua parte. >> dissi aggiustando la gonna in seta del vestito.

Lui mi guardò e sorrise sghembo. Cavoli se era sexy quando sorrideva in quel modo.

<< Si beh, un bel vestito per una bella ragazza. >>

<< Puoi dirlo forte. >> fece Liam che intanto era rientrato in casa.

Mi voltai verso di lui e sorrisi.

Lo guardai e rimasi senza fiato. L'avrei riconosciuto anche in mezzo ad una folla solo per il suo modo di camminare, solo per il suo sorriso. Il sorriso che aveva quando guardava me. Soltanto me.

Mi avvicinai a lui sorridendogli ammiccante.

<< Anche tu non sei male, Payne. >> dissi prendendo le sue mani nelle mie.

Lui rise e mi passò una mano fra i capelli mossi.

<< Sei bellissima. >> sussurrò.

Sorrisi e gli diedi un bacio leggero sulle labbra per ringraziarlo.

<< In un vestito da 10.000 sterline. >> dissi un po' severa.

Lui rise e alzò gli occhi al cielo.

<< 12.000 sterline. >> disse facendomi scuotere la testa.

<< Oh Becca, andiamo. Posso permettermelo. >> disse stringendo di più le sue mani nelle mie.

<< Si, ma non posso accettarlo Liam. Mi regali un abito da migliaia di sterline e io cosa ti do in cambio? Liam, io non posso darti tutto questo. >> dissi indicando il mio vestito e poi il suo smoking firmato Cavalli.

Lui sorrise.

<< Becca, smettila di farti tutti questi complessi. Mi basta avere te. Tu mi dai tutto quello di cui ho bisogno. Anche solo respirando. >> disse.

Sorrisi e annuii.

<< Ok, allora respirerò tanto. >> risposi facendolo ridere.

<< Becca, sul serio, non farti giri mentali. Lo faccio volentieri. Devi essere bellissima, anche se tu lo sei sempre. >> fece lui alzando le spalle.

Io risi e scossi la testa.

<< Payne, Payne... sei un ruffiano. Ma ti voglio bene lo stesso. >> risposi ridendo.

Lui ricambiò il sorriso e mi posò una mano sulla schiena nuda.

<< Non ne sono sicuro, ma penso che potrebbero esserci alcuni giornalisti alla festa di promozione del nuovo album. >> fece lui guardandomi.

<< Liam, va bene. Quando ho deciso di stare con te ho accettato tutto della tua vita. Tranquillo, non mi farò mangiare viva. >> dissi sicura.

<< Non lo faranno, ti starò incollato tutto il tempo. >> disse stringendomi a lui.

Gli sorrisi e mi sentii stringere il cuore.

Rendere pubblica la nostra relazione era e non era un problema. Il fatto è che mi faceva paura quello che sarebbe accaduto dopo. Giornalisti fuori dal posto di lavoro, dall'Università. Sapevo che svelare ciò che c'era fra noi, avrebbe cambiato e sconvolto soprattutto la mia vita. Io che non ero abituata ai flash assillanti di paparazzi, a interviste, all'essere al centro dell'attenzione, sarei diventata una nuova preda per la stampa. Non avrei più riavuto indietro la mia vita. Molte fan mi avrebbero attaccato, insultato, altre no. Ma tutto questo sconvolgimento valeva la pena? Valeva sconvolgere la mia intera vita normale per stare con Liam?

La risposta fu immediata nella mia mente: Assolutamente si.

 

 

La casa di Grindewald, uno dei tanti manager della band, aveva una casa enorme. Stratosferica, assolutamente bellissima. E sicuramente un'impresa di pulizie per tenerla pulita. Dubitavo fortemente che un uomo del suo calibro sapesse accendere una lavatrice, figuriamoci pulire casa, giardino, terrazzo e piscina. Per non parlare delle due Maserati e della Ferrari in bella mostra nel cortile della villa.

Mi metteva soggezione tutto quello sfarzo, ma la mano di Liam stretta nella mia mi diceva che c'era lui lì con me e che tutto sarebbe andato per il meglio.

Giulia era accanto a me, immersa in chiacchiere con Zayn, che con lei si apriva a differenza mia. Mi venne un po' il nervoso in effetti. Il fatto che a Zayn non andassi a genio non mi andava giù. Primo perchè era un mio idolo e secondo, perchè stavo con uno dei suoi migliori amici.

Camminammo fino ad una scalinata dove un fotografo ci scattò delle foto. Non potei non notare la sua espressione sorpresa e incuriosita nel vedere me e Liam mano nella mano e Giulia insieme a Zayn.

Liam mi scosse la mano per richiamare la mia attenzione. Alzai la testa per guardarlo.

<< Tuttto ok? >> mi chiese.

Annuii e lui ricambiò sorridendo e cingendomi la vita con un braccio.

<< Tranquilla, andrà tutto bene. >> mi sussurrò all'orecchio.

Giulia mi venne vicino e mi sfiorò il braccio col suo.

La guardai e lei mi fece capire il suo entusiasmo con una serie di strane facce.

Soffocai una risata e tutti e quattro attraversammo un corridoio arredato da splendidi divani color panna e quadri moderni per poi entrare in un immenso salone dove una miriade di persone stavano socializzando e sorseggiando champagne.

Ok, ero molto agitata e mi sentivo estranea a tutto quel mondo. Guardai la mia amica e capii che anche lei era nella mia stessa situazione di disagio.

<< Mi sento un po' fuori luogo, Liam. >> sussurrai a Liam nervosa.

<< Andrà bene Becca. Tempo di parlare con un po' di persone e dire due parole sull'album e poi scappiamo. >> mi sussurrò facendomi ridere.

Un uomo alto e snello davanti a noi si girò per la mia risata e sorrise a Zayn e Liam allargando le braccia.

<< I miei ragazzi! Pensavo non arrivaste più. >> disse con enfasi l'uomo.

Zayn roteò gli occhi e fece un sorriso finto.

Poi il tipo puntò gli occhi su Giulia con un certo apprezzamento nello sguardo. E poi guardò me. E la mano di Liam stretta alla mia.

Ciao, ciao sguardo rapito, benvenute domande scassa palle.

<< Liam, non mi avevi detto che avresti portato delle ragazze. >> fece lui.

Liam sorrise soddisfatto mentre io lo guardavo stupita. E così non aveva detto che Giulia ed io saremmo venute. Perchè cavolo non l'avevo detto a... un momento, ma chi era il tipo invadente?

Lo guardai meglio studiandolo. Aveva circa quarant'anni, un fisico asciutto che nascondeva sotto la camicia bianca dei pettorali scolpiti, alcune piccole rughe intorno agli occhi verdi, capelli castano chiaro con riflessi biondo cenere.

“Un uomo bellissimo, non c'è che dire.”

<< Scusa Matthew, me ne sono completamente dimenticato. Ti presento Giulia >> disse Liam indicando Giulia che sorrise allegra a Matthew << e Rebecca. >>

Matthew puntò gli occhi nei miei e ci vidi, non vorrei essere drammatica, un tocco d'odio e gelosia in quelle iridi verde scuro.

<< Una tua amica immagino. >> fece Matthew Grindelwald.

<< La mia ragazza. >> lo corresse Liam facendolo rimanere a bocca aperta.

“Okay, ora so' cazzi...”

<< La tua ragazza? E' da quando tu avresti una ragazza? Se non sbaglio la tua ragazza l'hai mollata tempo fa, senza un valido motivo! >> disse Matthew enfatico.

Liam strinse gli occhi in due fessure mentre Zayn insieme a Giulia cercava di trattenere le risate per la faccia sconvolta del manager.

<< Il motivo c'è, Grindelwald. Solo che tu non vuoi capirlo. Ora sto con Becca e tu non puoi farci nulla. >> fece Liam alzando le spalle.

Matthew scosse la testa e mi fulminò con lo sguardo mettendomi addosso tanta di quella tensione che mi venne voglia di scappare e di nascondermi nell'armadio delle scope. Sempre che questa casa super accessoriata con stanze inutili, avesse un armadio per le scope...

<< Dimmi, lo fai per soldi e popolarità? Voi ragazzette vi conosco... >> iniziò.

<< Io non lo faccio per soldi. E di certo neanche per popolarità. Non mi conosci nemmeno, come osi giudicare? >> risposi acida.

Lui non rispose mentre Liam rise.

<< Non vorrai certo dirmi che ti piace Liam? Non vi conoscete nemmeno. >> fece lui sgranando gli occhi sconvolto.

<< Tu non sai nulla di Liam e me. E di certo non hai il diritto di dirgli cosa fare. E' adulto nel caso non te ne fossi accorto. >> risposi dura.

<< Liam non è lucido quando si prende una cotta. Se non fosse per te starebbe ancora con Sophia. >> mi fece lui cattivo.

<< Avrà avuto i suoi motivi per lasciarla. E di certo non è colpa mia se si sono mollati. >>

<< E quali sarebbero questi validi motivi? >> domandò lui divertito e innervosito.

Sbuffai su tutte le furie e feci fatica a trattenere un sorriso.

<< Non so, forse perchè lei è una grandissima stronza, materialista e poco poco troia? >> dissi facendo ridere Zayn.

Matthew scosse la testa.

<< Okay Liam, quando rimetterai la testa a posto fammi un fischio. >>

E se ne andò.

Liam mi scosse la mano e mi sorrise divertito.

<< Stronza, troia, materialista? Wow, mi piaci aggressiva. >> fece lui.

Gli tirai un pugno leggero sul braccio e scoppiammo a ridere.

<< Sei stata grande Becca. >> mi disse Zayn.

Mi voltai verso di lui e sorrisi.

<< Mi ha fatto incazzare. Ma è sempre così? >> gli domandai.

<< Anche peggio. Una volta ha fatto incazzare Liam talmente tanto da fargli spaccare il cellulare. >> disse Zayn ridendo al ricordo.

Guardai Liam incredula.

<< Scherza? >>

Liam scosse la testa.

<< Si era arrabbiato perchè avevo lasciato Sophia. Mi ero stancato dei suoi ordini. E sono scattato. >> rispose.

Ero a bocca aperta. Liam manteneva sempre un certo autocontrollo, era raro che scattasse. E invece con Matthew l'aveva perso. Quanto avrei voluto vedere la faccia di quello stronzo...

Guardai verso Zayn per cercare Giulia. Ma lei non c'era. Aggrottai la fronte e tirai il collo per cercarla tra la folla.

<< Zayn, dov'è Giulia? >> gli domandai.

Lui scrollò le spalle.

<< Ha detto che lo champagne non era abbastanza forte. Credo sia andata al bar. >>

Roteai gli occhi e risi insieme a lui.

 

 

GIULIA'S POV:

 

Okay... probabilmente bevvi un po' troppi drinks perchè dopo l'ennesimo Cosmopolitan ero un po' brilla. Cioè non lorda, ma ridacchiavo un po' troppo con ragazzi sconosciuti e non distinguevo molto la realtà dalle immagini che creava la mia mente.

Mi ricordo di un discorso sul nuovo album fatto da Niall, Liam e Louis. Zayn e Harry non si trovavano.

Mi alzai dalla sedia del piano bar cercando di non cadere sui tacchi che dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo erano diventanti fastidiosissimi. Era come camminare su un filo sottile di ferro sospesa a trenta metri di altezza.

Non so ancora come riuscii a scendere le scale che portavano al cortile di casa di Grindelwald.

Fatto sta che riuscii a uscirne e uscii dall'enorme cancello di ferro che segnava l'entrata della sua villa.

Fuori l'aria era fredda e io, con addosso solo un abito in tulle che non mi sarei mai potuta permettere se non me l'avesse regalato un cantante con uno stipendio da milioni di sterline, avevo un alta possibilità di ammalarmi.

Mi avvicinai al muro con i piedi doloranti e mi sedetti su una panchina li accanto, poi presi la borsa dove mi ero nascosta le mie adorate Vans.

Mentre mi slacciavo il cinturino della scarpa dei passi che rallentarono a poca distanza da me, mi fecero alzare gli occhi.

Rimasi senza fiato nel vedere Harry Styles davanti a me, col suo perfetto sorriso che mi faceva sentire amata anche se non mi conosceva nemmeno. Gli occhi di Harry erano di un verde acceso, più bello di quello che viene riportato nelle foto di copertina sulle riviste. Harry era di una bellezza stratosferica ed io da quella bellezza ero attratta come un'ape è attratta dal miele.

Impazzivo dalla voglia di saltargli addosso ma fu lui a sedersi accanto a me sulla panchina.

Mi sorrise mentre io mi infilavo le scarpe da ginnastica mantenendo gli occhi fissi su di lui.

<< Abito da sera e vans? >> domandò sorridente.

Se fossi stata sobria, alle sue parole sai scoppiata in lacrime e l'avrei abbrcciato pregando che lui non mi lasciasse andare via, ma l'alcool in circolo nel mio corpo mi rendeva assai audace rispetto al solito.

Sorrisi di rimando.

<< Odio i tacchi. >> risposi sincera.

Una vampata di calore mi percorse il corpo e così mi slacciai i capelli che avevo legato in una treccia arrotolata sulla nuca.

<< Non ti ho mai vista in giro. Sei nuova nel campo? >> chiese mettendosi le mani in tasca.

Mi aggiustai i capelli sulle spalle e lo guardai sorridendo in maniera un po' troppo maliziosa probabilmente.

<< Sono venuta con una mia amica. Styles, non ti credevo così sexy anche dal vivo! >> esclamai.

Se fossi stata consapevole delle mia azioni, non avrei mai espresso quel pensiero ad alta voce. Ma non ero per niente consapevole di ciò che stavo dicendo e facendo.

Lui rise e si passò la lingua sul labbro inferiore.

Cazzo, cosa non gli avrei fatto in quel momento...

<< Beh, anche tu non scherzi. Come mi conosci? >>

<< Nutro un certo interesse per gli inglesi. E tu non sei difficile da notare. >> sussurrai.

Lui sorrise e mi passò una mano sul braccio nudo facendomi venire i brividi.

<< Anche tu sei abbastanza facile da individuare. Non passi inosservata con la tua bellezza. >> rispose.

Risi divertita e mi alzai per fare cenno ad un taxi di fermarsi ma Harry si alzò e mi prese il polso prima che potessi farlo.

Mi voltai verso di lui e lo guardai in viso mordendomi il labbro.

Lui sorrise divertito dalla mia espressione e si avvicinò di più a me. Poi tutto divenne un po' confuso.

Ora come ora ricordo solo una grande macchina nera coi vetri oscurati e grandi occhi verdi che mi catturavano.

 

BECCA'S POV:

 

<< Che serata! Sono stanca ma non ho sonno. Come me lo spieghi Liam? E' sempre così assillante? >> domandai a Liam posando la borsa sul divano di casa sua.

La serata era conclusa tardi, Liam e gli altri componenti della band avranno parlato con non so quante persone che conoscevano solo di nome o di vista e altri con cui invece avevano rapporti da molto tempo. Poi Liam è rimasto con me ed anche io ho conosciuto tanta gente che non sapevo fosse davvero importante nella sua vita. Discografici, compositori, autori, musicisti di vario genere, celebrità inglesi e non, managers e tanti, forse anche troppi giornalisti. Ma ho anche avuto la fortuna di parlare di più con i Ragazzi. I miei idoli che, come ho sempre pensato, sono persone meravigliose. Niall è divertente e con Louis non si può mai smettere di ridere. Harry era un po' ubriaco ma è stupendo. Zayn non parla molto, ma sono sicura che col tempo impareremo a conoscerci e lui inizierà a digerire la mia storia con Liam.

Liam rise per le mie domande e si levò il soprabito buttandolo su una sedia della cucina. Poi mi prese per mano e senza dirmi niente mi portò in camera da letto.

<< Si, è sempre un casino durante queste feste, la mia vita è frenetica Rebecca. Te l'ho detto. >> rispose.

Sorrisi e mi sedetti sul letto per levarmi le scarpe mentre lui andava in bagno.

Lo guardai allontanarsi e continuai a pormi la domanda del perchè lui avesse scelto me.

Io non ero niente di speciale, solo una giovane ragazza che era arrivata in Inghilterra per continuare i suoi studi universitari. Lui era il ragazzo che tutte le donne avrebbero voluto avere. Dolce, bello, sexy, di fama internazionale. Perfetto. Io invece non ero perfetta ma nonostante tutto lui mi aveva scelta. E di queso gli ero grata.

Mi alzai e mi voltai verso il comodino dove appoggiai i braccialetti e la collana che ero riuscita a togliermi. Mi levai le forcine dai capelli e li slegai dallo chignon di trecce che avevo fatto in testa, lasciandoli cadere morbidi sulle spalle.

Sorrisi quando sentii Liam che mi stringeva la vita in un abbraccio. Venni scossa da un brivido quando le sue labbra si posarono sulla pelle del mio collo.

Risi quando mi morsicchio la pelle delicata.

<< Eri splendida stasera sai? >> mi sussurro scostando i capelli dietro al mio orecchio.

Mi voltai verso di lui e gli misi le mani sul petto sorridendogli.

<< Grazie. >> dissi prima di baciarlo sulle labbra. Mi colse un po' di sorpresa quando mi strinse forte e approfondì il bacio. Sapevo che Liam voleva stare con me, in ogni modo umanamente possibile. Anche io lo volevo, mi sentivo viva quando ero insieme a lui.

Ci baciammo per un tempo infinito, poi le mie mani iniziarono a destreggiarsi con la sua camicia e iniziai a sbottonarla.

Lui ruppe il bacio per guardarmi, quasi come se volesse farmi una domanda silenziosa.

Sapeva che da quando Jessy ed io avevamo rotto bruscamente la nostra storia, io avevo iniziato ad aver timore di stare con qualcuno in quel modo. Liam aveva rispettato la mia scelta ma io sapevo che di lui potevo fidarmi. Lui non mi avrebbe mai fatto del male.

Sorrisi in risposta e gli feci scivolare la camicia lungo le spalle muscolose.

Lui sorrise e tornò a baciarmi mentre, con una certa disinvoltura, tirava giù la zip del vestito che cadde morbido ai miei piedi.

Risi forte quando mi gettò di peso sul letto. Anche lui rise e tornò alle mie labbra.

Poi si levò i pantaloni rimanendo in boxer sopra di me. Mi baciò il collo e io chiusi gli occhi percorsa da brividi. Mi slacciai il reggiseno in pizzo scuro e poi avvicinai il viso di Liam al mio per baciarlo.

Poco dopo il suoi corpo ed il mio entrarono in un contatto umano che non saprei descrivere a parole. Non mi ero mai sentita così con nessuno. Non con il mio primo ragazzo, non con Jessy. Solo Liam riusciva a farmi sentire sicura, protetta e amata. Lo percepivo dai suoi sguardi, dai suoi sorrisi, dalle sue labbra su di me, dal modo in cui si muoveva piano insieme a me, lo percepivo dal tocco delle sue mani sul mio corpo. Sentivo che ormai era fatta, che la cotta di una fan per il suo idolo non era più una semplice cotta. Era molto di più.

Mi ero innamorata di Liam lentamente e in un attimo allo stesso tempo.

Lo amavo. Lo amavo come nessuno l'aveva mai amato ed ero sicura che anche lui amasse me.

Me lo confermò dopo che avevamo fatto il passo in più nella nostra relazione. Io avevo il braccio sul suo petto, le dita che disegnavano linee e cerchi invisibili sulla sua pelle, le sue dita che giocavano fra i miei capelli mossi, il cuore che batteva regolare nel suo petto. Sono sicura che se ci avessero scattato una foto in quel momento saremmo stati bellissimi, lui ed io insieme dopo aver fatto l'amore, nella nostra pace.

E fu in quel momento che le sue parole mi sconvolsero il cuore fino a farmelo scoppiare.

<< Ti amo. >> mi sussurrò.

Io sorrisi poi alzai la testa per guardarlo in viso dove gli vidi un sorriso perfetto, anche troppo. E lo dissi anche io.

<< Ti amo anch'io, Liam. >> risposi.

Lui mi strinse forte a se e mi baciò.

Ci addormentammo così, uno nelle braccia dell'altro. Innamorati. Innamorati da star male.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


SALVE A TUTTI E BUON 2015!
VI SCRIVO PER, INTANTO AUGURARE UN FELICE E PROSPERO 2015, E PER CHIEDERE SCUSA DELLA MIA LUNGA ASSENZA DI... QUANTI? 3 MESI?
IL FATTO E' CHE MI E' VENUTO  UN BLOCCO. NON SAPEVO COSA SCRIVERE. NON SENTIVO DI ESSERE PRONTA PER UN NUOVO CAPITOLO. TUTTO QUELLO CHE BUTTAVO GIU' MI FACEVA VERAMENTE SCHIFO. E COSI' SONO PASSATI TRE MESI. INOLTRE LA QUARTA SUPERIORE MI TIENE PERENNEMENTE OCCUPATA, PER NON PARLARE DEL CORSO DI TEATRO, LA PALESTRA E LA SCUOLA GUIDA. QUINDI, VI CHIEDO SCUSA ANCORA PER LA MIA ASSENZA. SPERO CHE IN QUESTO NUOVO ANNO POTRO' ESSERE PIU' PRESENTE. 
VI ANNUNCIO CHE L'ESTATE SCORSA HO INIZIATO A LAVORARE SU UNA NUOVA FF SUI 5 SECONDS OF SUMMER CHE IN QUESTI GIORNI DI FESTA HO GIA' INIZIANDO A COMPORRE.
SPERO DI FINIRE PRESTO LA FAN FICTION "SAVERS" E DI AGGIORNARE CON NUOVI CAPITOLI E LA NUOVA FF.
GRAZIE AI LETTORI, A CHI COMMENTA, A CHI MI SEGUE DAL 2013 E A CHI E' APPENA ARRIVATO.
PER CHI DI VOI NON L'AVESSE ANCORA LETTA, UNA LETTURA ALLA MIA PRIMA FF "EVERYBODY NEEDS SOMEBODY SOMETIMES" SAREBBE GRADITA.
SALUTI A TUTTI, DA GIO :) 


 

 

GIULIA'S POV:

 

Quando aprii gli occhi la luce accecante mi investì il viso facendomi venire un forte mal di testa dovuto ai postumi di una sbronza che non avrei ripetuto sicuramente molto presto.

Mi passai una mano sulle tempie massaggiandole e pregando ogni Dio che esistesse dall'altra parte di far smettere quel terribile e assordante picchio in testa.

Il dolore si calmò giusto quell'attimo per farmi risvegliare un poco e per farmi rendere conto di non trovarmi in camera mia a casa di Becca.

Ero infatti sdraiata in un letto disfatto, con lenzuola azzurre e bianche che non ricordavo di aver mai visto, in una camera che non conoscevo con vestiti sparsi ovunque.

Vestiti...

Strabuzzai gli occhi quando dei flashback mi passarono veloci nella mente.

Mi guardai il corpo avvolto solo dalle lenzuola morbide e da una maglia che non era la mia. Anzi era una maglietta troppo larga per essere quella di una ragazza.

Poi mi ricordai di qualcosa. Si, mi ricordai di un ragazzo e di un'auto nera con vetri oscurati che ci portava via dalla festa. Mi ricordavo del ragazzo dagli occhi verdi e del momento in cui in macchina mi aveva baciato.

Occhi verdi...

Strinsi gli occhi non credendoci e mi presi la testa fra le mani.

<< Non l'ho fatto davvero. >> dissi a me stessa.

No, non era possibile. Non era successo davvero. Mi tirai un pizzicotto pensando di svegliarmi da un sogno ma l'unico risultato che ottenni era un segno rosso sulla pelle dell'avambraccio.

Sospirai e mi alzai aggiustandomi i capelli meglio che potevo sulle spalle. Mi avvicinai alla porta del bagno dove mi lavai la faccia con del residuo di trucco sbavato sulle guance.

Orribile. Ero veramente orribile.

Mi aggiustai i capelli mossi sulle spalle e uscii dalla camera da letto.

Un odore di uova e pancetta mi salì al naso e seguii la scia cercando di non fare caso al brontolio della mia pancia.

Quando entrai in una immensa cucina super accessoriata e di colore rosso, lo vidi. Era più bello della sera prima e sicuramente meno su di giri.

Harry sentì i miei passi e si voltò dalla mia parte.

Sorrisi imbarazzata e lo salutai con un cenno della mano.

<< Ciao. >> dissi.

Lui sorrise e si aggiustò i capelli lunghi con la mano mentre spegneva il fornello.

<< Buongiorno. >> disse indicandomi una sedia.

Ringraziai e mi sedetti. Ok... Ero in imbarazzo. Soprattutto perchè non ricordavo assolutamente nulla di quello che avevo fatto la sera precedente con... Harry Styles in persona.

Lui mi passò un piatto con del cibo che se fossi stata in Italia non avrei mai mangiato a colazione, ma il mio stomaco aveva bisogno di reintrodurre del cibo e poi non volevo essere scortese.

Harry prese il suo piatto e si sedette accanto a me. Per poco non mi andava di traverso un pezzo di toast.

Fu lui a guardarmi per primo.

<< Ehm... credo che ieri io abbia bevuto un po' troppo. >> ammisi incrociando il suo sguardo.

Lui alzò un sopracciglio e sospirò.

<< Si, anche io. >> fece.

“Okay... glielo chiedo e basta.”

<< Questa è tua? >> domando prendendo tra le mani la maglietta bianca che mi sono ritrovata addosso quando mi sono svegliata.

Lui sorrise sghembo facendomi andare il battito cardiaco al limite.

<< Si, sai avevo paura che prendessi freddo. >> rispose.

<< Ah. >> non dissi nient'altro perchè onestamente non mi andava di chiedergli esplicitamente se avessimo fatto sesso. Eh che cavolo, se l'avessi fatto con Harry Styles me lo ricorderei!

Ma anche Becca quando quella mattina si era svegliata a casa di Liam non si ricordava cosa le era successo...

<< Ehm... cos'è successo di preciso ieri sera? >> gli chiesi mangiucchiando delle uova strapazzate.

<< Beh, ci siamo incontrati fuori da casa di Matthew e siamo venuti qui con la mia auto. >> rispose voltandosi verso di me.

<< E si, siamo andati a letto insieme. E' stato alquanto divertente. Anche se i miei ricordi sono un po' confusi al momento. >> disse quasi ridendo.

Ok, ci rimasi di sasso. Ero andata a letto con Harry Styles e nemmeno me lo ricordavo. Un sogno infranto.

<< Credo di non ricordami bene quello che è successo fra noi. >> dissi con aria quasi colpevole.

Lui rise e alzò le spalle.

<< Ti tornerà in mente. Se per questo io mi sono scordato il tuo nome. >> fece lui.

Sorrisi divertita.

<< In realtà non ti ho mai detto il mio nome. >>

<< Ah ecco. Ok, posso non definirmi uno stronzo che si dimentica i nomi delle ragazze con cui va a letto. >> rispose divertito.

<< Giulia. >> dissi sorridendogli.

Lui ricambiò il sorriso e sul suo volto comparvero due fossette che furono un attacco al mio corpo. Cercai davvero di non svenire, ma mi venne abbastanza difficile con il ragazzo perfetto seduto di fronte a me.

<< Harry. >> rispose sorridendomi.

<< Si, lo so. >> risposi secca facendolo ridere.

<< Sai, di solito le ragazze quando passano la notte qui con me scappano al mattino prendendo un taxi. Tu non devi. >> disse posando le posate nel piatto vuoto.

Si avvicinò alla lavastoviglie dove lo seguii con il mio piatto in mano.

<< Sono un'amica di Becca, la ragazza di Liam... >>

Lui alzò le sopracciglia sorpreso.

<< Oh, quindi tu sei la misteriosa amica italiana. Liam mi aveva accennato qualcosa... >> rispose lui chiudendo la lavastoviglie e appoggiandosi al piano cucina con le braccia incrociate al petto.

<< Piccolo il mondo eh? >> risi nervosa.

Mi appoggiai anche io al tavolo della cucina e rimanemmo per un po' in silenzio a fissarci. Lui era bellissimo e cercavo davvero di tenere a freno i miei ormoni nel guardarlo a pochi passi da me. Ma non era facile.

<< Hai un bel tatuaggio sulla schiena. >> disse poi all'improvviso.

Rimasi confusa dal cambio di discorso.

<< Ehm... grazie. >>

<< Vedi, io ricordo. E tu invece? >> mi domandò avvicinandosi a me.

Mi mancò il respiro quando fu a centimetri da me.

Sorrise malizioso e mi si gelò la pelle quando posò la mano sul mio fianco.

<< Il modo in cui mi hai guardato >> e lo guardai << come ti ho sfiorata in macchina, le mie mani su di te. >>

Posai le mani sul suo petto mentre le sue si facevano strada sotto la mia maglietta.

<< Come hai reagito quando ti ho baciato. Al modo in cui le tue labbra hanno risposto alle mie. >>

Alzai gli occhi e le nostre fronti si toccarono, poco spazio vuoto fra le nostre bocche. Puntai i miei occhi scuri nei suoi e la mia richiesta silenziosa fu accolta senza preamboli.

Lo sentii caldo e dolce il bacio che mi diede. Le sue labbra morbide, come me le ero sempre immaginate sulle mie. Ricambiai ed Harry si lasciò andare.

Sentii la sua lingua chiedermi l'accesso e io non ci pensai troppo ad accontentarlo, poi mi posò le mani sotto le cosce fino ad alzarmi da terra e farmi sedere sul tavolo.

Poco dopo eravamo di nuovo in camera sua, come la sera precedente, solo che questa volta la mia testa c'era. Eccome se c'era.

Gli levai la t-shirt lasciando che i miei occhi potessero ammirarlo in tutta la sua splendida figura.

Sentii i miei slip scivolare giù dalle gambe e poi la maglia lasciare il mio corpo. Poi accadde e fu incredibile. In un attimo i flashback della sera precedente mi tornarono alla mente e tutto si fece più nitido. Sentivo Harry come non l'avevo mai provato con nessun altro. Mi strinse le mani all'altezza della testa in due pugni e lo sentii tremare. I suoi occhi verdi incontrarono i miei e ci fissammo fermi, senza fare niente. Poi lasciai la presa della sua mano e posai la mia sulla sua guancia per poi baciarlo mentre lui ricominciava una danza lenta e seducente che mi rendeva un fuoco acceso. Quando finì, il suo corpo si accasciò sul mio, le sue labbra sul mio collo che baciavano la pelle calda e sussurravano il mio nome. Fu l'ultima cosa a cui pensai prima di baciarlo ancora.

 

 

BECCA'S POV:

 

Tornai a casa verso le nove del mattino, scortata da Liam e dal suo autista, Albert.

Mi sentivo felice e innamorata persa di quel perfetto ragazzo che mi sedeva accanto sul nero sedile posteriore dell'Audi. Liam era quel pezzo di puzzle che mancava per completare il complesso disegno della felicità. Ora che ero sicura di quello che provavamo l'uno per l'altro, tutti i pezzi erano fermi, saldi, incastratati a dovere. Nessun movimento incerto.

Quella mattina sotto casa di Liam notammo un paparazzo. La cosa mi colpì, anche se non avrebbe dovuto darmi fastidio. Avevo promesso che non avrei dato peso alla stampa, ma adesso che un sacco di gente sapeva di me e Liam, avevo... non so, ero nervosa. Sovrappensiero, non mi accorsi della mano di Liam tra i miei capelli.

Alzai la testa e incontrai i suoi occhi che mi scrutavano il volto, ancora stanco dalla serata precedente.

<< Cosa c'è che non va, Becca? >> mi chiese.

<< Ho timore di non piacergli >>

Lui mi guardò confuso e avvicinò il suo viso al mio per creare più intimità.

<< A chi? A chi pensi che non piacerai? >>

Arricciai le sopracciglia mentre senza nemmeno pensarci presi la sua mano e iniziai a giocherellare con le sue dita.

<< Alle directioners, ai media, alle persone che contano. Ho paura che ti attacchino e io mi sentirei uno schifo se questo accadesse >> dissi continuando a guardare le nostre dita che si sfioravano. Era un gioco di tocchi e sfioramenti che nemmeno gli angeli con la loro bellezza, sarebbero riusciti a superare.

Lui sorrise sospirando, strinse forte la mia mano nella sua e mi baciò la guancia.

<< Sei perfetta per me. Loro non mi daranno alcun fastidio e non lo daranno nemmeno a te. Capito? >> disse deciso e dolce allo stesso tempo.

Posai i miei occhi sul suo volto. Sorrisi e mi avvicinai posando delicatamente le mie labbra sulle sue.

Poi lui mi diede un bacio sulla fronte ed io appoggiai la testa sulla sua spalla, sentendomi rinchiusa in un posto sicuro.

 

 

Giulia era seduta sul divano di casa a guardare la tv quando rientrai. Sembrava essersi divertita la scorsa notte, pensai notando dei vestiti maschili che non potevano essere assolutamente suoi.

La salutai mentre mi svestivo. Lei ricambiò portandosi una mano sulla tempia.

Sbronza. Ecco cos'era successo. Si era ubriacata e tac! Al mattino sveglia in un letto che non hai mai visto con accanto qualcuno di cui non ricordi l'esistenza o anche solo il nome.

Mi sedetti accanto a lei.

Sembrava nervosa, un po' disperata.

<< Come... >> iniziai, ma non ebbi il tempo di finire che lei mi diede la notizia bomba.

<< Ho fatto sesso con Harry Styles >> buttò lì, serrando gli occhi in attesa della mia risposta.

Quando si rese conto del mio silenzio ammutolito, si voltò dalla mia parte con il labbro inferiore tra i denti mentre io la guardavo incredula a bocca aperta.

L'unica cosa che riuscii a dire fu: << Cosa?! >>

Lei assunse un'aria colpevole e si spostò sul divano, sedendosi a gambe incrociate e partendo a raffica con la storia di come era successo quel che era successo.

A fine discorso ero come all'inizio. Incredula, senza parole. Non era da lei. Oddio, da quando avevamo finito il liceo e da quando aveva lasciato la casa dei genitori per vivere in un appartamento con nostre ex compagne di scuola, Giulia si era lasciata andare. Aveva sempre condotto una vita seria, reclusa in una sottospecie di bunker con due genitori del sud vecchio stampo. Appena ha colto la possibilità di sfuggire da quella sorta di incubo se n'è andata. Io avrei fatto lo stesso.

<< Non so che dire. >> sussurrai solamente spostandomi il ciuffo di capelli scuri che mi ricadde sul viso.

<< Non devi dire niente. Solo rimproverarmi per l'enorme sciocchezza che ho fatto. >>

Giulia si sentiva in colpa. Era autocommiserazione quella che stava provando per se stessa? Non potevo certo darle torto. Due giorni a Londra e già nel letto di un ragazzo sconosciuto. In più se quel ragazzo è una celebrità internazionale... beh, l'hai fatta grossa. Ma io ero l'ultima persona al mondo che poteva farle la ramanzina. E lo sapevano tutti il perchè. Non ero forse stata anch'io così pazza e fuori luogo? Non era forse vero, che anche io avevo conosciuto il mio attuale fidanzato in una maniera simile e al quanto sconsiderata?

<< Giulia, io sono l'ultima persona che può farti la predica. E' solo che... non me l'aspettavo. Non da te. E non perchè lui sia Harry Styles, ci sarei rimasta anche se fosse stato un altro ragazzo. Ma... wow! Harry! Mi verrbebe da chiederti com'è stato... >>

<< Alquanto interessante, visto che è successo anche stamattina >> rispose lei.

<< Seria? >>

<< Si, diciamo che gli ormoni erano ancora in subbuglio per entrambi. Ma tranquilla, non accadrà ancora. Non lo rivedrò più. >>

La vidi alzarsi e andare in cucina, le dita che massaggiavano le tempie doloranti. Avrei voluto dirle che si sbagliava, che l'avrebbe sicuramente rivisto, vista la mia situazione con Liam, ma poi riflettei e mi resi conto che forse era una sua scelta. Quella di non vedere più Harry. Di non rischiare di innamorarsi. Non voleva che le si spezzasse il cuore. Forse avrei dovuto nutrire anche io quella paura...

 

 

 

 

Seduta nella sala comune della facoltà di psicologia a leggere “Carrie” di Stephen King, mi venne quasi la voglia di diventare la protagonista. Una ragazza incompresa e arrabbiata col mondo intero che fa una strage grazie al potere della telecinesi. Ecco, era così che volevo sentirmi mentre tutti gli altri studenti della sala mi fissavano e parlavano a bassa voce. Le mie foto, la mia vita e la mia storia con un componente della boy band più pagata del pianeta, si era diffusa in fretta su internet e su ogni giornale di gossip.

Perfino mia madre, che non legge giornali e magazine a meno che non siano sullo yoga o sul giardinaggio, aveva sentito delle voci.

Scossi la testa e tornai a Carrie che dava fuoco all'intera cittadina di Chamberlain. Mi ero profondamente calata nella storia quando qualcuno buttò di getto un grosso plico di tabloids sul tavolo.

Alzai la testa e le spalle colta di sorpresa. Quando lo vidi mi sentii un nodo alla bocca dello stomaco. Non sapevo se quella fosse paura o solo stupore. Poi mi resi conto che era puro terrore.

Jessie era in piedi davanti a me, i capelli biondo cenere scompigliati e umidi della pioggia che bagnava Londra, il giubbotto di pelle che gli ricadeva sulle spalle larghe, le braccia muscolose dure lungo i fianchi, le mani chiuse a pugno. Il viso contorto in un'espressione di sorpresa, disgusto e rabbia.

<< Lui? >> fu la sua domanda. Una domanda semplice, una sola sillaba detta con tanto sdegno che mi fece venire i brividi.

<< Jessie non puoi stare qui. >> gli risposi.

<< Non me ne frega un cazzo del tuo ordine restrittivo di merda! >> sbraitò. Un pugno secco cadde sul tavolo facendomi sobbalzare sulla sedia.

Gli altri ragazzi nella sala puntarono gli occhi nella nostra direzione. Alcuni erano curiosi, altri spaventati, sbigottiti. Una ragazza che seguiva un corso con me aveva un cellulare in mano e stava riprendendo la scena.

Spostai lo sguardo da lei a Jessie. L'avevo visto tante volte arrabbiato, avevo avuto paura di lui, ma mai aveva osato urlarmi in pubblico.

<< Jessie, vattene. Ti prego. Non voglio avere altre discussioni con te. >> cercai di mantenere un tono di voce calmo e piatto. Ma una punta di esitazione e paura fece prendere coraggio al mostro davanti a me.

<< No. No piccola, noi adesso parliamo. Parliamo di quanto tu sia stronza, puttana e manipolatrice. Inventarti quella storia sulle molestie per avvicinarti ad un coglione che non sa cosa fare per vivere e allora canta due canzoni con altri quattro frocetti... >>

<< Io mi sarei inventata la storia sulle molestie? >> non lo feci finire.

Lui sgranò un attimo gli occhi, preso alla sprovvista. Non lo avevo mai interrotto quando parlava, mai. Non ne avevo mai avuto coraggio. Ma darmi della bugiarda, dirmi che mi ero inventata tutto, mi aveva fatto perdere la calma.

<< Tu mi hai maltrattata, mi hai tradita e mi hai picchiata tanto da spedirmi in ospedale, brutto pezzo di stronzo! E poi vieni a dirmi che mi sarei inventata tutto solo per avvicinarmi a Liam?! Ma come puoi solo pensarlo! >>

<< Lo penso perchè è vero! Non dirmi che ti sei innamorata di lui Becca, non voglio credere che tu sia caduta così in basso. >>

Mi alzai dalla sedia, avvicinandomi a lui. Gli occhi fissi nei suoi.

<< Sei tu quello che sei caduto in basso. Io ti amavo e guarda cos'hai fatto. Hai rovinato tutto, hai messo la parola fine ad una relazione che poteva avere un futuro per colpa della tua gelosia, del tuo carattere di merda e per la tua incapacità di tenertelo nelle mutande! >>

Qualcuno rise, qualcun altro rimase a bocca aperta. Tra questi Jessie.

Scossi la testa.

<< Mi dispiace che sia finita così Jessie, non sai quanto mi dispiace. Ma ormai la cavolata l'hai fatta. Non posso dimenticarmela. >>

<< Non me lo sarei aspettato da te, Becca >> disse indignato.

<< Nemmeno io da te, Jessie. >> silenzio. Ci fu una pausa silenziosa, la mia testa girava nei ricordi, a quella mattina quando lui mi aveva alzato le mani addosso. Sentii qualcosa, come se le sue mani fossero ancora su di me. Come se mi stesse picchiando un'altra volta. Scacciai quella sensazione, spostai i capelli dal mio viso e lo guardai un'ultima volta prima di dirgli di andarsene e di non farsi più vedere.

<< Sai che mi vendicherò >> suonò come una minaccia. Anzi, era una minaccia.

<< Non ho più paura di te >> fu la mia risposta.

Jessie mi guardò, serrò i pugni, tirò un lungo sospiro e uscì dalla sala comune a grandi falcate. Lo seguii con gli occhi uscire dalla facoltà, farsi largo tra gli studenti che parlavano nel cortile, uscire dai cancelli e scomparire per le strade di una Londra scura e piovosa.

 

 

Tornare a casa quel pomeriggio dopo il lavoro fu difficile. Era la prima volta che venivo seguita da un paparazzo da sola. Di solito accadeva sempre quando ero in compagnia di Liam, ma quella volta un tizio giovane e sui trent'anni mi seguì dalla stazione della metro fino a casa. Lo lasciai stare, in fondo era il suo lavoro. Quando arrivai quasi davanti alla porta di casa mia mi urlò da qualche metro di distanza: << Perchè non mi hai urlato contro? >>

Mi voltai verso di lui con le chiavi di casa in mano e lo zaino coi libri sulle spalle.

<< Ti lascio fare il lavoro per cui sei pagato. Spero che tu abbia fatto della belle foto. >>

Il ragazzo mi sorrise divertito e avvicinò la fotocamera al viso mentre lo salutavo sorridente.

Poi se ne andò e io cominciai a pensare che forse non tutti i fotografi erano cattivi come li facevano sembrare.

 

 

 

GIULIA'S POV:

 

<< Un pacchetto di Lucky Strike, per favore >> dissi al tabaccaio basso e grassoccio della tabaccheria vicino all'università di Becca.

Dopo aver pagato uscii all'aperto umido e bagnato della città che avevo amato fin da bambina. Sorrisi nel constatare che il mio sogno era divenuto realtà e mi accesi una sigaretta mentre camminavo diretta al parco per farmi quattro passi.

Mentre camminavo sentii delle ragazze urlare e mi voltai spaventata verso quelle urla. Non capii il perchè di quelle grida finchè non vidi Niall Horan e Harry Styles uscire da un negozio di Calvin Klein insieme a 2 omoni grossi come 4 armadi.

Sorrisi quando vidi Harry.

Avevo cercato di dimenticarlo, di lasciarmi alle spalle quello che era successo 10 giorni prima. Ma mi veniva alquanto difficile dimenticare di essere stata con Mr.Styles.

Decisi di ignorarli per non dare nell'occhio e mi voltai continuando a camminare in direzione del parco.

Stavo assorta nei miei pensieri quando la voce di Niall Horan mi fece tornare alla realtà.

<< Hey Giulia! >>

Mi voltai e li vidi a pochi metri da me. Mi fermai imprecando a bassa voce e buttando fuori il fumo della sigaretta prima di gettarla a terra e spegnerla.

Sfoderai un sorriso quando li ebbi davanti.

<< Chi si vede! 2/5 dei One Direction! Come va ragazzi? >> domandai nascondendo le mani nelle tasche del cappotto beige per scaldarle.

Harry fece una smorfia divertita.

<< Bene. Le fan ci hanno rallegrato la giornata >> disse Niall felice.

<< E ora si staranno sicuramente domandando chi tu sia e perchè tu stia parlando con noi. >> rispose Harry passandosi una mano nei capelli lunghi.

Gli sorrisi con un velo di imbarazzo ricordando quando erano le mie di mani a scompigliargli i capelli. E non solo.

<< Un'amica. >> risposi sicura.

<< Beh, amica, che ne diresti di venire a mangiare con noi? E' ora di pranzo. >> propose Horan allegro.

Mi resi conto solo allora di quanto avevo camminato e quanto tempo era passato. La mia pancia richiedeva di essere riempita.

Guardai Harry e vidi che anche lui era come un po' imbarazzato. Styles in imbarazzo? Non avrei mai potuto perdermelo.

<< Si, ci sto. >> dissi.

I ragazzi sorrisero e insieme a Pinco Panco e Panco Pinco, ovvero i due bodyguards, ce ne andammo via verso il ristorante.

 

 

<< Non sarò mai capace di utilizzare queste cose! >> disse disperato Harry mentre cercava di prendere un pezzo di sushi con le bacchette.

Niall ed io ridemmo per la scena.

Mi avvicinai ad Harry, seduto accanto a me e gli presi la mano nella quale teneva le bacchette di legno.

Lui si voltò a guardarmi ma i miei occhi erano fissi sulle sue dita.

<< Sbagli tutto tenendole così >> spiegai aggiustando le sue dita nella posizione giusta.

Poi mi succhiai le labbra e lo guardai facendo spallucce.

<< E' solo la seconda bacchetta che si muove, la prima deve rimanere fissa >>

Lui sorrise e provò a mangiare. Ci riuscì e Niall rise divertito.

<< Grazie per averglielo insegnato. Quando andremo di nuovo in Giappone e in Cina gli sarà utile. >>

<< La prossima tappa in giro per il mondo dove vi porterà? >> domandai tirandomi su le maniche del maglione e iniziando a mangiar la mia zuppa.

Niall si aggiustò comodo sulla sedia e iniziò a pensare.

<< Se ricordò bene, dovremmo fare un salto a Milano per la finale di X Factor...>>

Lo guardai con occhi sgranati.

<< Wow! E vi esibirete con... >>

<< Story of my life >> rispose Harry avvicinandosi a me.

Sorrisi sotto i baffi e lo giuardai.

<< Mi piace quella canzone. E'... perfetta. >> risposi annuendo alla loro decisione.

Niall sorrise fiero di se stesso. E dei ragazzi.

<< Si, piace molto anche a noi. Hai già acquistato l'album? >> domandò Harry.

<< Si, su Itunes. >> risposi.

Lui sorrise annuendo e poi tornammo a mangiare e parlare di quanto fosse bello il loro lavoro.

 

 

All'uscita del ristorante, Niall venne chiamato da non so quale suo amico e ci lasciò. Eravamo solo Harry, lo scimmione della sua guardia del corpo e la sottoscritta.

Harry disse qualcosa allo scimmione e questo sparì lasciandoci soli.

Iniziai a ballare sui talloni non sapendo bene cosa fare o dire. Harry sorrise.

<< Allora, Giulia, cosa fai di bello adesso? >> domandò.

<< Ehm, non lo so. In realtà sono piena come un maiale, non mi dispiacerebbe fare quattro passi. >> risposi sincera.

Harry annuì e mi si avvicinò.

<< Li facciamo insieme questi quattro passi? >> chiese sorridente.

Sorrisi e in risposta annuii.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2620367