La profezia di Ariana

di Mary90ka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rispondi, Mezzosangue. ***
Capitolo 2: *** Jean ***
Capitolo 3: *** Phönix ***
Capitolo 4: *** Casata ***
Capitolo 5: *** Sensazioni ***



Capitolo 1
*** Rispondi, Mezzosangue. ***


“… fammi sapere sei viva, solo questo.
Rispondi Mezzosangue!
Dannazione, rispondi alla lettera.”

Draco arrotolò il foglio di pergamena assicurandone la chiusura con un cordoncino verde e grigio. L’ aveva appena scritto in elegante grafia con la sua pregiatissima piuma, quindi lo posizionò tra le zampe di un bellissimo gufo, completamente nero.

Quale altro animale avrebbe potuto avere, lui, un Malfoy?

La rana nemmeno a pensarci, l’avrebbe sicuramente bollita in qualche pentolone con tutti quegli stupidi saltelli di qua e di là. Ancora si chiedeva cosa ci trovavano di tanto divertente in quelle ciocco rane tutti quanti.

Anche il gatto era fuori questione, bello si, ma non utile per portare messaggi o essere indiscreto agli occhi degli altri.

Chiuse la finestra della sua stanza, 'sua' grazie al suo titolo di Prefetto della casa Serpeverde che Silente gli aveva attribuito, poi si mise la divisa della sua casata pronto ad andare alle lezioni di quel giorno, iniziando con quella stupidaggine di Erbologia.

“Draco!” – Blaise gli si avvicinò con passo svelto non appena lo vide scendere le scale e approdare nella sala comune.

Non appena tutti i suoi compagni lo videro, calò il silenzio, nessuno lo guardava dritto in faccia con la paura di essere spazzato via da chissà quale maledizione senza perdono.

Il ragazzo fece un bel ghigno, degno del suo nome.

Gli piaceva essere così temuto e rispettato, ma comunque non sarebbe potuto essere diversamente.

Lui era Draco Malfoy.

Lo studente più nobile, ricco e facoltoso che Hogwarts avesse mai avuto il privilegio di ospitare dai tempi di suo padre, Lucius. E si parlava di parecchi anni fa.

“Nemmeno oggi hai mangiato con noi” – Blaise invece non aveva timore di lui, ma anzi sembrava molto a suo agio di fronte al biondo, lo trattava come un amico e a Draco non più di tanto tanto perché Zabini era intelligente, sveglio e odiava Potty e la Donnola almeno quanto lui.

“Non ho appetito” – detto questo si diresse verso l’uscita .

“Dove vai?” – Il Prefetto non rispose, ignorandolo.

“Dove vai?” – il biondo si indispettì – “Non sono affari tuoi” – sbottò irritato senza girarsi a guardarlo e continuando a camminare.

“Quella sudicia Mezzosangue è sparita, credi che tua zia sia riuscita finalmente ad ucciderla? Secchiona com’è era un osso duro per noi altri, ma con Bellatrix avrà ben poco da vantarsi dei suoi voti”

Zabini voleva probabilmente allentare la tensione che si era creata fra di loro, ma era l’argomento sbagliato con cui provarci.

Era il tasto dolente.

Malfoy era famoso oltre che per il cognome e la sua incredibile bellezza anche per un tratto ben specifico della sua personalità: l'autocontrollo.

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Capitolo 2
*** Jean ***


"Sai Hermione,
a volte mi chiedo se un giorno ci spiegherai mai il perchè.
Harry"

Harry era piuttosto malinconico quel giorno.

La pioggia inoltre non accennava a smettere di precipitare rumorosamente tutt' intorno là fuori, nel cortile di Hogwarts e nel Lago Nero, rendendo il tutto ancora più cupo e triste.

Le lettere che scriveva alla Grifondoro non avevano destinatario, ma solo mittente.

Le consegnava semplicemente ad uno strano gufo, di piumaggio estremamente colorato che si era appollaiato sul letto della ragazza, da quando lei non c'era più.

Nessuno, nemmeno il Preside, sapeva da dove venisse l'animale.

Tutto ciò che era risaputo è che il giorno dopo che ricevettero il messaggio d'addio di Hermione il gufo entrò dalla finestra e ogni qualvolta qualcuno scriveva una lettera alla bella studentessa e la poggiasse sul suo letto questi con la zampina afferrava la piccola pergamena arrotolata e usciva volando dalla finestra.

Ma nessuno purtroppo era mai riuscito a capire da dove provenisse.

Né un localizzatore magico posto sull'altra zampa, né il grande cercatore quando lo seguì accompagnato da Ron a cavallo delle loro scope.

Semplicemente ad un certo tratto del percorso il Gufo si volatilizzava.

Scomparso, PUF.

"Non ha risposto, vero?" - il rosso fece capolino vicino a lui, accanto alla finestra enorme della loro stanza.

"A te?"

"No"

Il moro sospirò - "Nemmeno"

Non un'altra parola, la si sarebbe spesa sempre per lo stesso motivo, per la centesima volta.

'Starà bene?', 'Dove sarà?' 'Perché non ci ha detto nulla di nulla?'

"Forza amico, andiamo a Volo" – le parole del suo migliore amico avevano l'intento di distrarre entrambi dal pensiero di lei.

"D' accordo"

Ormai erano passati almeno tre mesi da quando Hermione aveva lasciato un biglietto indirizzato ai due, consegnato grazie ad un Gufo. A quel Gufo.

E i due non potevano essere più preoccupati.

Avevano provato a cercarla, ma sembrava come scomparsa sia dal mondo babbano sia dal loro, non era in nessun posto che ricollegavano a lei o ad uno dei due amici.

Casa dei suoi genitori babbani, casa di Ron, casa della sua migliore amica babbana, dei suoi nonni, dei suoi zii, degli amici più intimi dei tempi dell'asilo con cui ancora si teneva in contatto ..

Dove si era nascosta?

All'inizio pensarono ad un rapimento ben fatto, ma il contenuto del biglietto non lasciava alcuna male interpretazione:

'Mi dispiace, ma non posso più frequentare né voi né Hogwarts. Non cercatemi, ho i miei ottimi motivi. H. G.'

Erano anche andati da Silente, certi che li avrebbe aiutati ma oltre ogni previsione il vecchio Mago era di opinione differente.

"Purtroppo non posso aiutarvi, ed inoltre ritengo molto saggio non indagare ulteriormente. La ragazza sta bene, il biglietto ne è la prova."

Furono proprio quelle parole che permisero ad Harry di intuire che il Preside ne sapeva più di quanto voleva fargli credere.

Ma cosa avrebbe potuto fare? Usare la Legilimanzia? Contro il Mago più potente del mondo magico! Non avrebbe funzionato.

Harry non era ancora così lontanamente potente, probabilmente non lo sarebbe mai stato.

Ma, si ripromise che prima o poi l'avrebbe rivista, se non altro per alleviare quel senso di vuoto che affliggeva lui e Ron (per non parlare della sua migliore amica, Ginny) da quando se n'era andata come un soffio di vento, senza farsi notare e senza dare altre spiegazioni.

Un anno prima

Era così entusiasta dell' Eccezionale che aveva preso nell'ultimo Compito in classe di Storia della Magia che ancora nella sua testa riecheggiavano i complimenti del Professor Ruf che si dichiarava 'veramente ammaliato da una così giovane strega promettente'.

Oltre i ricordi piacevoli però c'erano anche quelli meno piacevoli, causati dalle lamentele dei suoi due più grandi amici che a differenza sua sparlavano dietro al Professore 'più noioso della scuola' e dei loro rispettivi giudizi, Desolante e Scadente.

Era così persa nei suoi pensieri che non si accorse minimamente di essersi inoltrata nei sotterranei, quelli dei Serpeverde che portavano alla loro Sala Comune, prima di sentire un' inusuale freddo dovuto all'umidità pazzesca dei sotterranei.

Con fare scocciato si diede della stupida e fece retromarcia per tornarsene da dove era venuta.

"NO!"

Era appena arrivata alle scale, ma poco prima di salire il primo gradino sentì una voce urlare.

Senza pensarci due volte e con bacchetta alla mano, si diresse verso l'origine di quel grido e con sua somma sorprese vide un corpo steso a terra.

La strega non riuscì a vederne il volto perchè era coperto da un'altra figura, piccola e minuta chinata su di lui.

"STUPEFICIUM!"

Hermione non aveva riflettuto, solo agito.

La sorpresa si duplicò quando fu una bambina a schiantarsi contro la parete.

La ragazzina ad occhio e croce aveva si e no dieci o undici anni, lunghi capelli biondissimi e liscissimi. Gli occhi, grandi e profondi, riflettevano un colore molto simile al viola in un occhio e verde oliva nell'altro.

"Chi sei?" - le chiese la mora, senza però ottenere una risposta vera e propria.

"Io.. Io.."

"AHI!"

Si era quasi dimenticata della preda della bambina che aveva davanti a se, ma quando girandosi ricollegò il viso ad un nome lo sgomento faceva da padrone sul suo tono di voce.

"Malfoy?"

Il biondo non le rispose, continuava a tenere gli occhi chiusi in una morsa di dolore, mentre con il braccio destro si stringeva l'addome.

Cosa diavolo ci faceva Malfoy lì? Perchè era ferito dalla testa ai piedi? Chi era quella ragazzina? Era quasi convinta che non fosse lei la responsabile, negli occhi aveva solo paura.

"Dannazione!" - il ragazzo urlò di nuovo, con la voce spezzata.

Il dolore doveva essere lancinante.

"Devo controllare" – Hermione si avvicinò di qualche passo al ragazzo ma poi come un fulmine a ciel sereno lì'immagine di una bambina le tornò vivida nella mente non appena sentii uno strano fruscio sopra la sua testa.

Si girò di nuovo, e ciò che vide la sorprese, se possibile ancora di più.

Un bellissimo gufo, dal piumaggio degno di un quadro di un babbano molto noto di nome Van Gogh, aveva fatto capolino a fianco alla bambina.

Non riusciva a comprendere ciò che stava accadendo, ma escluse che lei fosse realmente pericolosa, era certa a quel punto che qualcun' altro aveva ridotto Draco Malfoy in quello stato. All'ennesima imprecazione decise di ignorare sia la bambina sia l'animale.

Almeno per il momento.

"Wingardium Leviosa"

Il biondino si sentiii fluttuare suo malgrado ad un metro da terra.

"G-Granger lasciami in-"

"Questa cosa non fa piacere a te tanto quanto non fa piacere a me" - lo zittì.

Si guardò in torno alla ricerca di un appoggio per il ragazzo e notò a poca distanza una porta.

Quando la aprì si rese conto di essere in una delle stanze che i Serpeverde utilizzavano come sgabuzzino. Infatti all'interno erano presenti tutti mobili pressochè datatati ma ancora in ottimissime condizioni.

'Del resto sono tutti viziati, lui il più viziato di tutti' – pensò con una nota di sarcasmo misto a disprezzo, indirizzando il suo sguardo verso il biondo.

Lo fece appoggiare, non troppo delicatamente, su un divano di pelle lucida nerissima che padroneggiava all'interno dello sgabuzzino.

Sgabuzzino non era il termine giusto.

Era una stanza molto grande, con ampie vetrate, molto ariata, arredata di quadri e vasi di fiori.

Lo guardò e si chiese per l'ennesima volta chi mai gli aveva inferto delle ferite così profonde.

Il braccio sinistro aveva profondi tagli dai quali il sangue continuava a sgorgare a flotti, la gamba destra sembrava essere rotta a causa della posizione innaturale che aveva assunto, aveva lividi in ogni centimetro del corpo, il viso era coperto di sangue, i capelli lisci e biondi madidi di sangue e sudore.

Il suo era decisamente un bel viso, non come quello di Harry o Ron.

Nessuna ragazza avrebbe mai potuto negare che Draco Malfoy era tanto orribile dentro quanto bello fuori.

Un astio sopraggiunse a quei pensieri quando realizzò di star aiutando proprio lui, Malfoy.

Se la situazione fosse stata diversa e fosse stata lei a ritrovarsi in quelle condizioni era assolutamente certa che non si sarebbe scomodato ad andare in suo soccorso.

Ma a lei questo non interessava.

Hermione Jane Granger era una Grifondoro, e come tale doveva comportarsi.

Altrimenti chissà quante volte si sarebbe rigirato nella tomba il fondatore della sua casata, Godric Grifondoro.

Nessun ragazzo oro-rosso era indifferente alla sofferenza di una creatura o di un individuo, nemmeno se era il più insopportabile e insofferente dell'intera Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Fu solo dopo quella manciata di pensieri che Hermione si accorse che il biondo stava ancora stringendo la mano al suo addome.

"Malfoy!" - urlò allibita.

"Granger!" - fu la risposta sarcastica data con un mezzo sorrisetto di scherno.

"Ti hanno pugnalato?"

"Te che ne pensi?"

La ragazza fece appello agli anni passati sui libri, tra i quali c'era anche quello di Cura della Creature Magiche.

Malfoy in fondo non poteva essere tanto diverso da un ippogriffo, no? Le ossa le avevano tutti e due.

Per prima cosa era necessario bendare le ferite, affinchè cessasse di sgorgare sangue da ogni taglio.

"Ferula" – la bacchetta puntata su una taglio piuttosto lungo e da lì a momenti una benda avrebbe avvolto il braccio del biondo.

Ma non accadde, nessuna benda.

Riprovò almeno altre due volte, ma niente. L'incantesimo non funzionava.

Eppure lo aveva fatto già altre volte anni prima e aveva sempre funzionato benissimo.

C'era qualcosa che non andava.

"Vado a chiamare Silente, non muoverti!"

"Pensavo di farmi un giro nei sotterranei! Stupida Mezzosangue"

Il ragazzo non perdeva mai occasione di rifilare qualche batuttina cattiva al suo indirizzo per qualsiasi cosa che lei faceva o diceva. Anche con Ron ed Harry non si risparmiava.

Ma con lei dava decisamente il meglio.

Il motivo era proprio quello.

Lei era una Mezzosangue, indegna di studiare la magia e di vivere tanto vicino al purissimo sangue dei Malfoy e questo la rendeva una perfetta candidata come oggetto di scherno.

Hermione però non era di certo una ragazzina incapace e indifesa e gliene cantava delle belle, a sua volta.

Decise però di ignorare la provocazione e si alzò diretta allo studio di Silente, lui avrebbe saputo cosa fare.

Non appena arrivò alla soglia dello sgabuzzino si ritrovò davanti a se lo splendido gufo variopinto di poco prima con le ali tese, che volava dritto dritto verso la tromba delle scale.

Fu un attimo. Sparì.

Decisa a raggiungere il Preside si diresse con passo deciso laddove il gufo era volato poco prima, ma si fermò di botto non appena una figura si materializzò di fronte a lei, a tre gradini alla fine della scala.

"Signorina Granger! Presto mi dica dove si trova il Signor Malfoy" – il tono era allarmato.

"Professore..Ma come l'ha sa-?"

"Cortesemente, mi porti dal ragazzo."

Il vecchio aveva un modo di parlare, di muoversi e di guardarti che non ammetteva repliche.

Se Silente ti diceva di parlare, tu parlavi.

Se ti chiedeva di rischiare la vita per trovare gli Horcrux, tu la rischiavi.

Se ti diceva di accompagnarlo da Draco Malfoy, tu lo accompagnavi.

"Professore ho provato a bendarlo ma l'incantesimo non ha funzionato" – gli spiegò mentre varcavano la soglia.

L'uomo osservò molto attentamente la pelle provata di Malfoy e posò una mano su di lui, pronunciando un incantesimo a labbra socchiuse più e più volte. Ma anche questo non funzionò.

"E' magia molto oscura, molto potente" - fu quasi un sussurro, la prova che il vecchio era preoccupato.

Questo significava forse che anche il vecchio era impotente di fronte a tale magia?

Avanti, era impossibile. Lui era l'unico mago al mondo che Voldemort stesso temeva.

"Io posso aiutarlo"

Una vocina fece capolino nella stanza, quella voce apparteneva alla bambina che aveva visto fino qualche attimo prima.

Era a pochi passi da Hermione, timorosa di entrare.

"Vieni, Jean, vieni ragazza"

Confortata dalla voce rassicurante del vecchio Preside la bambina mosse dei passi sino a coprire la distanza che la separava dal biondo.

"Professore, non so se è il caso di.." - la ragazza voleva evitare alla piccola una scena così cruenta ma lei si chinò affianco al divano dove era Malfoy e porse una mano sul suo addome, sopra al taglio.

Ciò che Hermione vide in seguito aveva del miracoloso.

Il sangue che fino a qualche attimo prima non cessava di scorrere lo fece e le ferite si rimarginarono chiudendosi.

Pensò di essere diventata pazza, e che probabilmente era colpa di Ron e Harry che la rincretinivano facendole correggere tutti i loro compiti senza sosta.

Ma quando Draco Malfoy si sedette, visibilmente stanco e provato, ma senza più tagli o lividi dovette ricredersi.

Malfoy era guarito. Ed ora la guardava con il suo solito ghigno di superiorità, probabilmente divertito dall' espressione da ebete che aveva in viso.

"Come è possibile?" - chiese sbigottita non riuscendo a distogliere lo sguardo dal corpo in perfetta salute del biondo.

"Le verrà spiegherà tutto una volta che sarete al sicuro da Aberforth"

"Aberforth?" - Draco si chiese se intendesse suo fratello, il fratello più giovane di Albus Silente.

"Suo fratello, signore?" - la Granger diede voce ai suoi dubbi.

"Esattamente"

Il vecchio fischiò al vento, con le dita in mezzo alla bocca.

"Che significa?"

"Lì sarete al sicuro, almeno per il momento"

La curiosità della Grifondoro prese il sopravvento e finalmente chiese ciò che stava tentanto di capire da un bel pò di tempo.

"Chi è.. Jean?"

"Le spiegherà tutto mio fratello. Non c'è tempo."

"Che devo fare per tenerla al sicuro?" - Malfoy parlò con tono cupo e serio, indice che lui era a conoscenza di qualcosa che a Hermione sfuggiva.

Qualcosa chiamato Jean.

Chi era quella ragazzina? Come diavolo aveva fatto a curare Malfoy in quel modo?

"Andate nella Stanza delle Necessità e seguite Ariana"

"Ariana?" - questa volta era la bimba a intervenire.

"Mia sorella. Vi condurrà a casa di mio fratello, e lui vi spiegherà ogni cosa."

Solo in quel momento Hermione fece mente locale sulle parole di Silente.

"NOI?" - domandò guardano Draco Malfoy.

"Io e la Granger?"

"Esattamente. Nella mia non modesta opinione ritengo che un seguace di Voldemort abbia scoperto dove si trova la piccola Jean, è mio preciso dovere proteggerla"

"Allora ci pensi lei!" - sbottò un biondo piuttosto infastidito che si stra-fregava di chi aveva davanti.

"I Mangiamorte penseranno proprio questo. Che sono io ad avere in custodia la ragazza. Ma non sospetterebbero mai di lei, signor Malfoy, che è un nobile Serpeverde e figlio di Lucius Malfoy"

Figlio di un Mangiamorte, si ritrovò inevitabilmente a pensare Hermione con un ghigno di disprezzo celato sul viso.

"Né di lei, Signorina Granger"

"I-io? "

"Sei una Mezzosangue. E per i Mangiamorte voi altri non rappresentate nulla, siete solo fastidiose figure che camminano sotto il loro stesso cielo"

"Malfoy, sei la compagnia più noiosa che potesse capitarmi" – quelle parole dal biondo le aveva sentite almeno cento volte.

Draco non badò affatto allo sguardo di rimproverò che gli lanciò il Preside, da dietro le sue mezzelune.

"Ora andate. Devo proteggere tutti gli studenti e i Professori. Quando i Mangiamorte capiranno che la bambina non è quì se ne andranno, ne sono assolutamente sicuro. Non è ancora tempo di guerra."

"Ma Signore, non posso. Harry, Ron e Ginny si chiederanno.." - un fruscio pervase la stanza e zittì la mora.

Una stupenda fenice, Fanny, entrò nello stanzino.

La stessa fenice che salvò Harry e Ginny anni prima nella Camera dei Segreti.

"Non si preoccupi di questo. Penserò a tutto io" – detto questo, quando Fanny volò sopra la sua testa, sbattè le mani sino a toccare la magnifica creatura e scomparì.

Draco ancora non si capacitava della stupidità che aveva dimostrato Silente ad affidare la ragazzina anche alla Granger.

Quella era una bambina molto speciale, molto potente.

Ne esistevano pochi di mocciosi come lei, precisamente solo uno ogni secolo.

Ma fino a quel momento erano rimasti nell'ombra, sconosciuti a qualsiasi mago.

Ed era importante per la salvaguardia del mondo magico lasciare le cose come stavano, nell'invisibilità.

"Malfoy, hai sentito Silente. Muoviamoci".

Una sporca Mezzosangue, il vecchio aveva commesso un errore immane.

Lei non era in grado ne di salvaguardare ne di proteggere la ragazzina.

"Granger, tornatene da Potty. Qui ci penso io"

"Non se ne parla nemmeno. Silente ha voluto anche me in questa cosa. Non mi tirerò indietro."

L'orgoglio della so-tutto-io di Hogwarts era ormai famoso, ma sperimentarlo di persona era seccante.

"Mezzosangue.." - un avvertimento, una minaccia.

"Andiamo, siamo in ritardo. I Mangiamorte saranno qui a minuti!"

Se non altro era intelligente.

"Sono venuti a rapire la bambina, vero? Se è davvero così potente.. Ho visto quello che ha fatto."

E anche furba e astuta.

Con Jean a cavalcioni sulla schiena del ragazzo, Draco e Hermione entrarono nella Stanza della Necessità.

Come promesso c'era un quadro e Ariana Silente ad aspettarli.

"Venite" – li invitò la donna ritratta.

I due senza pensarci un attimo in più entrarono e percorsero il lungo tunnel, guidati dalla sorella del vecchio Preside.

La sua figura era esile e gracile, il viso adornato da lunghi capelli biondi tenuti al loro posto da due trecce che partivano da appena sopra le orecchie e si univano dietro la nuca. Indossava un vestito lungo sino alle caviglie di colore azzurro e fra le mani stringeva un libro.

La sua era una storia triste, una morte prematura.

Quella morte che rappresentava a tutt'oggi il molliccio di suo fratello, Albus.

Ma quella era un'altra storia.

"Eccoci"

Ariana indicò un varco, che sembrava un enorme porta, al di là della quale c'era un vecchio uomo che li stava fissando.

Solo allora si rese conto che 'la porta' altro non era che il quadro che collegava il tunnel ad un'altra uscita e l'uomo era Aberforth, il fratello minore del loro Preside.

"Chi è?" - Jean si era avvicinata ad Hermione e stringeva con la sua manina un lembo della maglietta di Hermione. Nello sguardo, di nuovo la paura.

"Stai tranquilla, è un' amico" – la Grafondoro era colpita, la ragazzina si fidava di lei. Questo non potè che fargli sorgere un sorriso sulle labbra.

Tenendo la bambina accanto a sè, afferrò la mano che l'uomo le offrì per aiutarla a scendere dal muro.

Era assurdo dire di 'scendere dal muro'. Ma un quadro, d'altronde, è appoggiato ad un

muro.

I due ragazzi osservarono l'uomo che assomigliava molto a Silente, ad Albus.

Una fitta barba biancastra con capelli lunghi e crespi dello stesso colore.

A differenza del Mago che possedeva la bacchetta di Sambuco non portava occhiali o strani e appariscenti vestiti. Solo una tonaca, per così dire, di colore marrone scuro.

Finalmente erano arrivati.

Ora avrebbe saputo la verità.

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Capitolo 3
*** Phönix ***


"...Vorrei sentirti dire che lei mi sta distraendo dagli studi

ed è per questo che ho preso due Desolante negli ultimi compiti in classe.

Lei è una Tassorosso, bella e intelligente, ma non quanto te.

Nessuno è intelligente quanto te!

Miseriaccia Hermione, quando ti degnerai di tornare a Hogwarts?

Ron"

Il rosso non potè fare altro che osservare il bel gufo colorato alzarsi in volo e uscire con gran velocità dalla finestra stringendo il biglietto appena scritto all'interno della zampa .
Forse avrebbe recapitato il messaggio, ma chissà dove e chissà a chi.

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Un anno Prima: A casa di Abeforth

"Buongiorno, Signor Silente" – salutò educatamente Hermione, sedendosi sulla poltrona indicata dal vecchio stesso.

Malfoy non badò alle carinerie: niente stretta di mano, niente saluto e tanto meno niente ringraziamenti per l'ospitalità.
Cafone, cafone e ancora cafone.

"Come devo.. Dobbiamo muoverci?" - lanciò un'occhiata infastidita alla volta della Mezzosangue.

'Che seccatura'

Avercela alle calcagna era ciò che di peggiore potesse capitargli.

"Bentrovati, desiderate una Burrobirra?"

Il vecchio non era dello stesso avviso di Draco, era proprio come suo fratello maggiore.

Così eternamente educati e composti da far venire voglia di schiantarli contro un qualsiasi muro pur di rompere quel 'sigillo' di buone inutili maniere.

"Grazie Signore"

"Molto bene, attendete un attimo"

Il Serpeverde si spostò lontano dal camino acceso incurante del fatto che era Gennaio e il clima era a dir poco gelido.

Ma lui era abituato al freddo e si sentiva perfettamente a suo agio con esso.

I sotterranei in cui gli studenti della casata dei Serpeverde alloggiavano erano perennemente umidi e poco riscaldati, qualsiasi Grifondoro sarebbe morto assiderato abituati com'erano a quelle temperature da Inferno dei loro alloggi.

Qualche minuto dopo il vecchio tornò con le due Burrobirre promesse, qualche prodotto da pasticceria e un bicchiere colmo di liquido.

"Questi invece sono per te, insieme a questo" – porse un piattino di pasticcini insieme ad un bicchiere di un qualche succo, probabilmente succo di zucca, alla piccola Jean.

"Grazie" – rispose timidamente la bimba bionda, mangiandone subito dopo un boccone intero.

"Così ti affoghi, Phönix!"

La Grifondoro sollevò il viso, con 'i baffi' ancora sporchi della morbida schiuma della sua amata Burrobirra.

Quel termine.

Lo aveva già sentito? Forse no.

Anzi ne era sicura, non sapeva a cosa si riferisse l'uomo barbuto.

Per la pronuncia che aveva utilizzato intuì che doveva essere un termine Tedesco, ma era poco su cui basarsi in effetti.

"Phönix?"

"Perdi colpi Granger?" - la stuzzichò il biondo con un ghigno divertito sul viso.

Doveva essere molto soddisfatto di sapere qualcosa che alla mora sfuggiva.

"Stai zitto Malfarret, nessuno ti ha interpellato."

L' espressione del biondo si fece carica di una rabbia che gli storse il viso, il quale da pallido divenne leggermente più colorito.

"Come osi tu dire a me, un Malfoy, di stare zitto. Tu sudicia Mezzos-"

"SIGNOR MALFOY!" - Abeforth si era alzato dalla sedia che occupava guardando severamente il Serpeverde.

"Si?" - rispose di rimando il ragazzo, per nulla intimorito.

Nessuno lo intimoriva né gli infondeva paura.

Lui non aveva paura di niente, era impenetrabile.

"Non le permetto di parlare in questo modo" – lo ammonì, perdendo il suo controllo.

"Non si preoccupi Signore, non ci badi" - si intromise Hermione.

Non era quello ciò che le premeva in quel momento.

"Piuttosto mi dica perchè l' ha chiamata Phönix, perfavore".

"La ragazzina qui presente, ha dei poteri che sono strabilianti. Ne nasce solo uno ogni cento anni con le sue facoltà." - spiegò guardandola, controllato.

"L'ho vista guarire Malfoy. Era ricoperto da ferite che suo fratello ha dichiarato provenire da magia oscura, nemmeno lui è riuscito ad essere d'aiuto. Gli incantesimi non funzionavano."

"Lei invece c'è riuscita, non è forse così?" - continuò l'uomo intuendo i pensieri della ragazza.

"Infatti"

"E' una delle sue capacità"

Malfoy, che si era estraniato dalla conversazione dei due parlò, guardando dritto nei suoi occhi.

Il colore azzurro gelido di lui si miscelò perfettamente con il color cioccolata di lei.

Quello sguardo, profondo e senza interruzioni fece uno strano effetto ad Hermione.

Non era abituata a riceverne di quel genere, non da Malfoy comunque, perchè a lei erano riservati quelli di disprezzo, astio, rabbia e schifo, mentre quello era.. Normale.

Di quelli che due persone civili si scambiano quotidianamente.

Ma Draco Malfoy di civile aveva ben poco.

A dirla tutta era cattivo ed ignorante.

Come si poteva pensare con tutta quella convinzione che la provenienza di nascita facesse davvero la differenza sulla qualità di un mago?

Era puro razzismo, come ai tempi della schiavitù.

Il nero era inferiore al bianco come il Mezzosangue lo era al Purosangue.

Schiavo e padrone, spazzatura e oro.

"Piccola Jean, perchè non spieghi a Hermione quali sono i tuoi poteri? Li conosci sicuramente meglio di me o di Draco" – disse il vecchio, ponendo sulle spalle della biondina una coperta di lana grigia.

Hermione rinvenne dai suoi pensieri e osservò con aria gentile la bambina che senza farsi notare si era seduta su una sedia vicino al camino.

Draco invece dal canto suo era leggermente infastidito da come aveva sentito pronunciare il suo nome in quel modo. Chi gli aveva dato il permesso di prendersi tanta confidenza?

Lui era un Malfoy, un nobile e ricchissimo ereditiere, Santo Dio!

"Bè, io so parlare con gli animali" – disse Jean, arrotolandosi una ciocca liscia di capelli fra le dita.

"Creature magiche" – la corresse il bel biondo.

"In che senso parlare?" - era sbigottita ma assolutamente curiosa.

"Io parlo con loro e loro mi danno ascolto"

La piccola allentò la presa sulla coperta, il freddo finalmente iniziava ad attenuarsi di fianco alle fiamme vive del camino.

"Che tipi di.. animali?"

Sentii chiaramente quando Malfoy la corresse chiamandole creature magiche.

Ma percepiva che era impaurita e spaesata, le faceva una gran tenerezza per cui avrebbe fatto quanto in suo potere per farla sentire a proprio agio.

Quindi si avvicinò a lei e si inginocchiò prendendole la mano, imitando il gesto che la bambina aveva compiuto nel passaggio dalla Stanza delle Necessità alla Casa di Abeforth.

Sperava in questo modo di indurla a fidarsi di lei, e funzionò.

"Tutti"

"Gufi?"

"Si"

"Gatti e anche rospi?"

Il Serpeverde sbottò, guardando spazientito la Grifondoro -"Se è per questo anche con, le Acromantule, gli Avvincini, i Thestral, le Chimere, i Maridi.."

"Le.. Sirene?"

La stavano prendo chiaramente in giro.

Nessuno poteva davvero comunicare con quelle creature schive e diffidenti che erano i Maridi.

Solo Albus Silente, che conosceva la loro lingua.

"Sei sorda, Mezzosangue?"

"Taci, Furetto"

Abeforth roteò gli occhi al cielo, rassegnato.

Suo fratello d'altronde lo aveva avvisato per tempo che i due non erano grandi amici.

"Si, anche con loro"

"Ma come è possibile?"

"In che senso?" - la bambina non capiva.

Che c'era di così strano? Lei parlava con le Sirene da sempre.

Hermione si voltò alla ricerca dello sguardo del vecchio, che si era zittito facendo da spettatore.

"Come può una bambina conoscere il Mermish?" - era quasi un sussurro.

Abeforth scoppiò in una sincera risata.

La Grifondoro non sapeva se essere più irritata per quest'ultima o per l' 'idiota' che gli aveva appena rifilato la Serpe.

"Il Memi?" - lo sguardo interrogativo di Jean era completamente rivolto ad Hermione.

"Come fai a parlare con le Sirene?"

"Come parlo con te parlo anche con loro"

La bimba, che inavvertitamente aveva portato le braccia conserte al petto e aveva l' espressione del viso arrabbiata si chiese che cosa aveva la mora contro le sirene.

D'accordo non erano particolarmente belle o affettuose, ma con lei Koral era sempre stata affabile e permissiva. Perchè mai non avrebbe dovuto parlarci?

Ancora sorrideva quando un anno prima le chiese come faceva a cantare così bene.

"E' uno dei suoi poteri, le viene naturale. Come respirare" – rispose Aberforth.

Intervenne saggiamente quando notò che la ragazzina si era imbronciata un poco, probabilmente fraintendendo la curiosità della ragazza.

Donne, piccole o grandi che siano nessun uomo, nemmeno un potente mago come lui, ne avrebbe mai compreso appieno il mistero.

"E che mi dici dei Draghi?"

"Mi piace molto volare"

"Volare?"

"Si, quando glielo chiedo volo sempre sulla loro schiena"

"MA QUESTO E' IMPOSSIBILE!"

Jean si spaventò investita dal suo tono troppo alto e la situazione peggiorò quando la ragazza si alzò di scatto, avvicinandosi a gran velocità verso il saggio mago.

"Un Drago? Lei ha cavalcato un Drago?" - domandò indicando la bambina.

Poi come un fulmine a ciel sereno le tornò in mente la frase che aveva pronunciato poco prima la biondina:

"Io parlo con loro e loro mi danno ascolto"

Sbigottita ma senza proferire parola, Hermione tornò vicino a Jean e le accarezzò i capelli pentita della reazione che aveva avuto.

Non la stavano prendendo in giro, non su un argomento delicato come quello.

Non Abeforth Silente.

Era assolutamente impossibile.

"Loro ti danno ascolto?"

"Può controllare qualsiasi maledetta creatura magica, Granger" - sbottò uno stufoso Draco Malfoy, saturo di quella conversazione.

"Anche creature come Fenici, Centauri, Lupi mannari, Fate, Ippogriffi?"

"Unicorni"

"Non è vero.."

Si lasciò cadere di peso sulla poltrona che inizialmente le aveva offerto Abeforth portando le mani congiunte davanti alla bocca a mò di preghiera e puntando gli occhi fissi su un punto indefinito del pavimento piastrellato di un colore strano, un viola misto al rosso.

Poi per la seconda volta nel giro di venti minuti, un altro fulmine a ciel non più così tanto sereno, la travolse.

"D'accordo che parla con gli animali – se qualcuno l'avesse sentita senza sapere la storia intera l'avrebbe data per pazza, ma ora l'argomento era più spinoso e rivolse lo sguardo verso Malfoy – ma come ha fatto a guarirti?"

"E' tra le più potenti e utili delle sue capacità. Con il semplice tocco può guarirti da qualsiasi tipo di ferita, taglio o incantesimo"

"Non c'è Magia Oscura che tenga" – continuò il vecchio indirizzando un sorrisetto complice alla piccolina, che gliene rimandò un'altro.

Quel vecchietto le piaceva proprio, era simpatico!

E poi quei dolcetti erano fantastici! Non ne aveva lasciato nemmeno uno.

"In che senso Incantesimo?" - la curiosità era irrefrenabile.

"Una volta sono andata a passeggiare con Fiorenzo e abbiamo visto che Cassandro era a terra e si rotolava nel fango - gli occhi bicolore della bambina si gonfiarono di lacrime – urlava e chiedeva al mantello nero di ucciderlo, ma lui rideva"

Ad Hermione si strinse il cuore perchè chiaramente la bimba non aveva idea che aveva visto un Mangiamorte usare la maledizione Cruciatus sulla creatura.
Nessun mantello nero purtroppo ma solo gli essere umani più visicidi dell'intero universo.

La creatura.

Ah certo! Fiorenzo!

Si ricordava bene del Centauro che una specie di capo per quelli della sua specie.

Quindi a rigor di logica, della quale la Grifondoro straboccava, questo Cassandro doveva essere un'altro Centauro.

"Fiorenzo mi disse di farmi da parte e che sarebbe andato a salvare l'amico. Ma l'ho seguito" - continuò con la voce rotta dal pianto – e appena il mantello nero si accorse di noi scomparve. Dopo sono subito corsa da Cassandro e l'ho guarito"

"Piccola.." Hermione le accarezzò la testa.

Non era giusto.

Una bambina così tenere e così indifesa già costretta a vedere di persona certe atrocità.

"Ma finalmente la settimana dopo Cassandro si è fatto cavalcare! Non me lo aveva mai fatto fare!" - il tono ora più sereno e divertito dal ricordo vivido nella sua mente.

Probabilmente la bambina non usava i suoi poteri di 'controllo' sulle creature perchè le riteneva sue amiche.

"Hai altri poteri?"

"Cristo Granger! Non sono sufficienti questi?"

Draco si alzò e raggiunse la piccola, scoprendole un braccio e facendo intravedere una lunga riga colpa di sangue raffermo che partiva dal polso.

Un taglio piuttosto profondo, inferto da un' incantesimo ben riuscito.

Quindi la ragazzina era in grado di curare gli altri ma non se stessa.

Quel segno ancora fresco le fece comprendere con sincera preoccupazione quanto poteva rischiare una creaturina indifesa di così giovane età.
Era infatti sicura, che a farle del male era stato un Mangiamorte, entrato ad Hogwarts.
Tutto prendeva finalmente forma nella sua mente, tutti i tasselli del Puzzle tornava al loro posto.
Era quindi anche chiaro che Draco Malfoy era ridotto così male nei sotterranei perchè aveva protetto con il suo corpo Jean, non riuscendo ad evitarle la profonda ferita tenuta ora in bella vista.


Bella fregatura, pensò veemente Hermione, abbassando la manica e dandole un buffetto sulla guancia.

Ma da dove veniva? Perchè non ne era a conoscenza?

Jean era una Phönix.

Ma lei quell'appellativo non l'aveva mai sentito, ne letto nei libri.

E se c'era una cosa certa in tutto il Mondo Magico è che se qualcosa non era conosciuto da Hermione Jane Granger si poteva stare sicuro che nessun altro, tranne ovvie eccezioni, la conosceva.

Una di queste eccezioni era rappresentata da Draco Lucius Malfoy.

"Come fai a sapere tutto?" - chiese direttamente all'interessato.

"Perchè sono più intelligente di te, Mezzosangue" – il solito ghigno divertito.

Prima o poi gli avrebbe rifilato un pugno se non avesse smesso di infastidirla ogni due per tre.

Stava per rispondergli a tono quando un leggero fruscio pervase la stanza e un uomo si materializzò a pochi passi dai quattro.

"Temo che sia colpa mia, Signorina Granger"

Una voce familiare, ma diversa da quelle dei presenti fece capolino.

"Professore!"

Albus Silente si era smaterializzato proprio dietro di lei e sembrava molto tranquillo.

Nessun Mangiamorte si era ripresentato ad Hogwarts dimostrando così che Silente aveva ragione quando aveva detto che non era ancora tempo di guerra.

La scuola era al sicuro, fu la conclusione che trasse immediatamente.

Tirò un sospiro di sollievo pensando ai suoi amici.

Non tanto ad Harry, no, lui se la cavava benone da solo poiché il suo livello di preparazione (almeno quanto concerne l'uso della bacchetta magica) era il più alto di tutta la scuola.

Anche del suo.

Pensava invece a Ron e Ginny, i suoi unici amici insieme al bambino sopravvissuto.

Non era mai stata una persona particolarmente socievole ed il motto babbano 'Pochi ma buoni' le si addiceva di più di quello che recitava "Più amici hai meglio stai"

"Abeforth, fratello. Come stai?"

Un saluto un pò freddino per due fratelli che non si vedevano da un pò, almeno da quanto detto da Silente qualche settimana prima alla McGranitt e che l'Orecchio Oblungo dei gemelli Weasley avevano captato.

"Non mi lamento" – fu la risposta non troppo coinvolta del fratello minore.

C'era dell'astio, del rancore.

La questione della morte di loro sorella Ariana era evidentemente in sospeso.

Il Preside parlò alla studentessa – "Tre settimane fa Fanny giunse nel mio ufficio visibilmente agitata e con delle ferite sporche di terriccio. Intuì che qualcosa era accaduto nella Foresta Nera, quel terreno lo riconoscerei ovunque, ha un odore ed un sapore molto particolare. - notò la smorfia schifata del Serpeverde al 'sapore' e rispose con un sorrisetto divertito – Fu così che scoprì la Signorina - indicò la bambina con l'indice lungo e magro – e Draco Malfoy appena dietro di me"

"Hai seguito il Professor Silente? - chiese sconvolta la mora.

Tipico atteggiamento da stupido Purosangue arrogante.

"Ho di meglio da fare che seguire Silente nel bel mezzo della notte, Granger. E' stato solo un presentimento, dovevo andare lì"

La voce del biondo da inizialmente irritata si traformò in profonda e riflessiva.

La cosa non sfuggì alla Mezzosangue che ricambiò il suo sguardo.

Uno sguardo niente male, dovette ammettere Draco, suo malgrado.

Il colore degli occhi era caldo, di un colore simile alla corteccia del Platano Picchiatore nel cortile di Hogwarts mentre i capelli incorniciavano perfettamente un viso che era ben costruito e armonioso.

Il corpo snello ma con forme gradevoli, non esageratamente prosperose.


La giusta proporzione di misure e taglie, tra seno e vita/gambe, era una qualità che aveva sempre apprezzato in una donna.

Se non fosse stata una sporca Mezzosangue un pensierino ce l'avrebbe fatto e lei avrebbe capitolato.

Nessuna, ma proprio nessuna resisteva al suo fascino e alla sua disarmante bellezza.

Oh si, lo sapeva.

Sapeva di essere considerato dannatamente bello da tutto il popolo femminile.

"Anche lei, signorina Granger"

"No Signore, non ho avuto nessun presentimento"

"No, ma fra tutti gli studenti che vivono ad Hogwarts, non trova curioso che proprio lei abbia accidentalmente sbagliato strada?"

"Si" – riflettè la ragazza.

"Le era mai capitato?"

"No, mai" – asserì.

Il vecchio non rispose, semplicemente sorrise da dietro quei buffi occhialetti, conscio di aver colpito nel segno.

"Quindi noi dobbiamo proteggere la bambina" – era un'affermazione, non una domanda.

Aveva capito perfettamente.

Era la loro missione, il motivo per il quale Silente li aveva tanto esortati ad uscire dal castello.

Dovevano tenerla al sicuro e nasconderla dai Mangiamorte.

"Si, Hermione - rispose Abeforth sorseggiando la Burrobirra che nel frattempo era andato a a prendersi – ora abbiamo l' assoluta certezza che i Mangiamorte sanno della sua esistenza"

"Nella Foresta Nera l'avevano già vista quando io e il Signor Malfoy l'abbiamo incontrata, ma non ne erano certi. Ora invece lo sono e la cercheranno e consegnarla anche involontariamente nelle mani di Voldemort non è opzione accettabile" – ragionò Albus, sfregandosi la treccina che spuntava dalla sua lunga e foltissima barba.

Hermione non potè che asserire alle parole del mago e nemmeno poteva contraddirle.

Avere uno strumento come una Phönix ai loro comandi significava poter distruggere tutto ciò che c'era di buono nel mondo magico.

Non osava nemmeno immaginare alle conseguenze che poteva portare un Drago a cui era stato ordinato di distruggere Hogwarts, semplicemente spalancando le enormi fauci e sputando fuoco, magari nel cuore della notte.

Di creature magiche estremamente potenti ce ne erano a bizzeffe e averle tutte contro sarebbe stata una vera e propria catastrofe.

Ovviamente a Voldemort tutto ciò doveva fare una certa gola.

Poter disseminare morte ovunque e in qualsiasi momento senza rischiare di essere catturato.

Qualcun'altro faceva il lavoro sporco per lui.

I Mangiamorte per esempio.

Ma un Draco, un' Acramantula, un Grifone al proprio servizio lo avrebbero reso del tutto inattaccabile.

Ora le era chiaro anche il perchè della necessità di mantenere l'esistenza di Jean segreta.

"Potrò tornare da Fiorenzo?" - la voce della bionda interruppe il fiume in piena dei suoi pensieri.

"Quando saremo sicuri senza ombra di dubbio che tu sei al sicuro sì, Signorina" – la rincuorò mentre le consegnava un lecca-lecca gusto mirtillo dalla tasca della sua tunica.

"Tu dove hai vissuto fino ad ora?" - le chiese incuriosita la studentessa oro-rossa.

"Con i Centauri"

"E vuoi tornare a vivere in una foresta?"

"Si! E' casa mia"

Hermione non nascose lo sguardo di stupore a sentire una risposta così assurda.

Chi mai poteva davvero voler vivere senza energia elettrica, senza acqua calda, senza mura, senza.. contatto umano.

"Vedi, signorina Granger, tutti i Phönix hanno sempre vissuto nella foresta nera con i Centauri. Per loro natura si trovano perfettamente a loro agio e vengono trattati come dei veri principi da ogni creatura. Li proteggono e li curano. Per cui hanno creato per loro una sorta di abitazione molto discreta, per tenerli nascosti, ma piuttosto comoda"

"Capisco"

Si chiese se per 'discreto' intendesse reso invisibile dalla magia.

Ma i Centauri non potevano effettuare magie, ragionò.

Che la bambina potesse?

"Cosa dobbiamo fare per metterla al sicuro?" - domandò per l'ennesima volta il Serpeverde, cambiando repentinamente argomento.

"La ringrazio, signor Malfoy" – rispose il Mago – "La piccola mi ha accennato che nelle sue visioni compare sempre un libro. Ritengo che sarebbe saggio partire da quello"

Il libro passò in secondo piano quando il vecchio citò le 'visioni'.

Jean era senz'altro una ragazzina preziosissima: se non era abbastanza sconvolgente il fatto che una bambina potesse curare e parlare con ogni essere vivente, quella della visioni la resi oltre ogni modo incredibile.

"Quale libro signore?" - chiese, tornando alla realtà.

"Vorrei potervi aiutare, ma ne so quanto voi. Secondo il mio parere voi insieme sarete perfettamente in grado di scoprirlo"

Draco imprecò, restio del dover dividere altro del suo prezioso tempo con quella insignificante Grifondoro.

Hermione dal canto suo sentiva ardere in sè il fuoco della curiosità.

Silente era sempre così immancabilmente gentile che non ordinava mai a qualcuno di fare qualcosa, ma glielo faceva capire.

Il vecchio Preside voleva che loro due rintracciassero il libro con l'aiuto di Jean, e nessuno dei due i sarebbe tirato indietro.

"Se Silente ti chiede di fare qualcosa, tu la fai."

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Capitolo 4
*** Casata ***


Ciao!!!
Innanzitutto ci tengo tantissimo a ringraziare chiunque legga la mia storia e in particolar modo chi la commenta!
Il commento per me è davvero importantissimo, perché mi fa venire ancora più voglia di scrivere!
In questo capitolo non ci saranno risvolti significativi su Draco ed Hermione ma dal prossimo ne vedrete delle belle!
Spero vi piaccia, vi lascio alla lettura e.. mi raccomando commentate se vi va 
Un bacio, Mary

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“…mi vuoi proprio fare incazzare, vero Mezzosangue?
Mio padre e mia madre hanno già fissato la data in accordo con loro.
Draco”


Casata

Erano da poco passate le 23.00 e nella stanza, rustica ma accogliente, i primi stropicci di occhi e i rumorosi sbadigli si fecero sentire.
"Non tireremo mai fuori un ragno da un buco se non avremo altri indizi sul libro" - constatò Hermione razionalmente, alzandosi per sgranchire le gambe.
"Indizi di che genere?"- le chiese Jean.
"Non so, qualsiasi cosa" - le rispose sinceramente.
Draco non aveva ancora parlato ma lì dentro era quello che rifletteva di più.
Un libro doveva avere una copertina, e un titolo.
"Ragazzina, di che colore era il libro nella visione?"
La bambina ci pensò su, cercando di focalizzare meglio che poteva la visione.
"Era marrone scuro e c'era un rettangolo giallo"
" Qualche scritta?"
"No no. Però è molto particolare e sembrava molto vecchio"
"Lo riconosceresti se lo vedessi?" - continuò Draco.
Hermione non capiva dove voleva andare a parare il biondo.
"Malfoy, pensi di farle vedere tutte le librerie e le biblioteche dell’ Inghilterra?" - lo beffeggiò Hermione con un sopracciglio alzato.

Siccome erano già sull’orlo per bisticciare come due infanti nessuno si accorse della piccola bionda, che indicò il quadro di Ariana e gli si avvicinò.
"Non posso crederci.. No, impossibile!" - urlò con tono entusiasta la bambina.
Quando finalmente ebbe l’attenzione dei tre andò da Draco e tirandolo per una mano lo condusse vicino alla raffigurazione della donna.
"E' quello!" - indicò la sorella del Preside, la quale nelle mani stringeva un volume. Un libro marrone con un riquadro giallognolo, più internamente.
Hermione si avvicinò al quadrò ed osservò il libro - "Ne sei certa?" - chiese un pò incredula.
Non poteva esistere una fortuna così grande, perciò sarebbe stato più saggio tenere i piedi saldamente ancorati a terra.
"Insomma, mi sembra strano.. E poi questo libro deve essere molto vecchio se ce l'aveva in possesso lei da viva"
"Si, il libro della mia visione era vecchissimo" - affermò compiaciuta, afferrando la mano di Hermione.
"Dai Hermione, dobbiamo cercare quello!"
"Ma Jean, non abbiamo indizi."
Fu solo allora che Abeforth si scomodò dal divano che impegnava e parlò direttamente alla sorella ritratta.
"Ariana,v mia cara, dacci qualche informazione in più"
La donna si mosse e chinò il viso.
Occhi negli occhi con il fratello maggiore.
"Non so di chi sia, ne chi l'abbia scritto. Deve essere stata una nostra antenata." - spiegò.
"E come mai è ancora conservata dalla sua famiglia?" - le domandò Hermione.
" So solamente che è stato tramandato di generazione in generazione alle donne della mia famiglia. Ed io sono stata l'ultima donna, l'ultima Silente"
I quattro la ascoltarono attentamente.
Se il Preside fosse stato presente avrebbe sicuramente dato una mano a risolvere il rompicapo, ma si dileguò poco prima delle ventuno per tornare a vegliare su Hogwarts. Si sarebbe rivelato utile, era un genio quell’uomo, infatti qualsiasi cosa facesse gli veniva perfetta senza troppi sforzi.
"E' poco su cui basarsi" - ammise Abeforth, senza però demoralizzarsi. Nello sguardo un luccichio prese vita non appena si avvicinò anche lui ad osservare da vicino l'oggetto misterioso per un minuto buono.

Vedendolo immobile a fissare un punto vuoto Draco si chiese se finalmente il vecchio non fosse impazzito, come lo era suo fratello che aveva affidato la Phönix ad una Mezzosangue Grifondoro.
"Cos'è quello?" – ma l’uomo indicò un punto che sembrava marrone e senza differenza dal resto della copertina, ma non lo era affatto.
Al biondino ci volle una manciata di secondi prima di capire che cosa aveva davanti, lo guardò e lo studiò più e più volte, ma non c’erano dubbi. Del resto la sua vista e il suo intelletto erano sopraffini.
Ne aveva visti tanti, quello mai però.
C'era quello dei Serpeverde, con un serpente con la coda annodata e la lingua fuori dal muso.
C'era anche quello dei Malfoy, nel quale dal centro spiccava una 'M' gotica e ai lati c'erano due grossi draghi stilizzati.
Stemma.
Quello raffigurato in due centimetri, di solo due toni più chiaro del colore originale della copertina raffigurava un occhio circondato da tre cerchi.
"Lo vedo, è minuscolo. Guardate,è proprio quì" - disse Jean.
"Che casata rappresenta?" - una domanda lecita proveniente dalla bocca di chi di stemmi nobiliari ne sapeva pari a zero che tuttavia sembrò far perdere le staffe al Serpeverde.
"Chi mai potrebbe conoscere a memoria uno stemma, escludendo quello di Hogwarts e dei Malfoy?" - la domanda era più retorica che un quesito vero e proprio ma giunta alle orecchie orgogliose della ragazza somigliava più ad una sfacciata arroganza.
"Starai scherzando! Nessuno e ti dico NESSUNO conosce lo stemma della tua famiglia, Malfoy"
Per nulla infastidito Draco sapeva benissimo come replicare a quella mezza offesa che gli aveva mosso - “E il tuo di stemma, Mezzosangue?"
Era una sfida. Serpente contro leone.
"Non ho bisogno di uno stemma per sapere che la mia famiglia è nobile. – sorrise malignamente - Tu invece si" - Hermione voleva colpire nel segno, smuovere quello sguardo di ghiaccio, ma l'effetto fu il contrario.
Draco infatti si stava divertendo molto dentro di sé, perché sapeva bene di averla messa alle strette e poco importava ciò che lei continuava a propinargli come nobiltà di cuore o stronzate simile.
"I Grifondoro sono tutti così simpatici?" - sbottò avvicinandosi pericolosamente a lei. "Non quanto i Serpeverde!" - rimase ferma, lì dov'era. Non si sarebbe mossa neanche per tutta l'oro del mondo.
Significava perdere quella piccola diatriba.
Ma qualcun'altro percependo l'aria pesante e carica di astio da una parte e divertimento dall'altra parlò con tono solenne.
"DACCORDO!" – una goccia di tè al mango fuoriuscì dalla tazzina che stava riempiendosi - "Ecco cosa faremo: domani Draco ed Hermione andranno a Londra, nella biblioteca comunale. C'è un vastissimo reparto dedicato alla nobiltà londinese. Sono certo che li troverete il cognome" - guardò la piccola che aveva stretto i pugni all'altezza delle spalle e li muoveva, felice del fatto che avrebbe visto una città babbana - "Io e te invece ce ne staremo qui, ad attendere il loro ritorno"
I pugni della piccola si abbassarono e lo sguardo divenne triste. Non era giusto! Anche lei voleva andare!
"No! Anche io, anche io. Ti prego Abef-"
"E' ora di andare a letto!" - esordì l'uomo, interrompendo le lamentele infinite della bambina - "Ti ho preparato la camera degli ospiti. Troverai anche un pigiama bello caldo".
La bimba incrociò le braccia al petto in segno di protesta, così Hermione decise di intervenire. "Ti porterò un ricordino, non temere!" - le disse schioccando l'occhio. La biondina sembro contenta di ciò che aveva appena sentito e quindi sgattaiolò in camera ‘sua’, senza farsi più vedere per quella notte.
Ma prima desse un bacio sulla guancia ad Hermione, ringraziandola. Con Malfoy non osò tanto, osò di più.
Raggiunse Draco e gli fece segno con il piccolo dito di avvicinare il viso a lei – “Che vuoi?” – la bimba non rispose ma ripetè il gesto.
Roteando gli occhi al cielo e sbuffando portò le due teste allo stesso livello e senza aspettarselo si ritrovò un bacio stampato sulla guancia.
Soddisfatta Jean ridendo se ne andò nella sua nuova stanza correndo.
Non era abituato alle manifestazioni di affetto, non ne aveva mai ricevute ne date.

Quando vide la Granger sorridere sinceramente per la tenerezza che quella biondina le faceva provare, bofonchiò un qualcosa che la ragazza non capì appieno ma della quale captò ‘ridicolo’ e ‘riportare tra i cavalli parlanti’.

I due però non avevano ancora finito di parlare.

"Dobbiamo andare insieme là?" - chiese lei.
"Si, da soli sarebbe un compito impossibile. E poi entrambi siete molto colti."
"Non basterà un giorno, ce ne vorranno almeno tre. Sarà molto dura trovarlo" - il bel biondo era cosciente che sbruffare sul fatto di passare del tempo da solo con la mora non avrebbe fruttato la risposta desiderata.
"potreste soggiornare in una di quelle case babbane"
"Un Hotel? Si ce ne sono li nei paraggi" - si ricordava bene dei magnifici Hotel che erano a Londra, troppo costosi per la sua famiglia, quindi rimasti un sogno principesco. Ecco, tasto dolente. Il costo?
"Il viaggio sarà pagato da mio fratello. I soldi non gli mancano di certo ed è stato lui a volervi qui. Sarà lieto di pagare per voi" - disse Aberforth intuendo i pensieri della ragazza.
"Alle 8.00 si parte" – concluse Draco.
Non un 'buonanotte' ne altro.
Malfoy girò sui suoi costosissimi tacchi e rientrò nel tunnel che portava alla Stanza delle Necessità, diretto verso il dormitorio.
"Grazie, Signore. E' stato gentile" - lo ringraziò Hermione con un sorriso timido, poi seguì la Serpe nel tunnel, nel quale nessuno dei due proferì parola.
Avrebbero passato insieme tre giorni.
Tre giorni d’ inferno puro e massacrante.

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Draco sistemò nella sua valigia i vestiti che gli sarebbero serviti per passare tre giorni in un sudicio Hotel babbano.
Chissà quale rara malattia avrebbe contratto.
I babbani, che razza inutile.
Quasi quanto i Mezzosangue.
Quasi quanto Hermione Jane Granger.
Qualche ora dopo, in treno, l'opinione del Serpeverde non era di certo cambiata. Anche se la ragazza che era seduta di fronte a lui era senza dubbio un gran bel vedere.
Non indossava più la divisa, ma un paio di jeans a vita bassa neri e una maglietta rossa. Attillata abbastanza da far intravedere le curve invitanti.
"La biblioteca non dista molto" - disse Hermione, leggendo la mappa che aveva in mano.
"Prima dobbiamo andare in Hotel, ad assicurarci la notte in un letto anziché in una panchina di questi sudici parchi babbani. Io perlomeno non ne ho intenzione" - rispose con lo sguardo oltre il finestrino del treno, schifato da i giardini pubblici e privati che gli scorrevano davanti agli occhi.
"Va bene" - asserì.
Non aveva tutti i torti.
Intanto le fermate delle stazioni su susseguivano molto rapidamente.
"Eccoci, scendiamo al volo!" - lo intimò velocemente afferrando la valigia che si era portata appresso.
Santo cielo, pensò, a momenti perdevamo la fermata. “E’ quella vero?”
Hermione alzò lo sguardo nella direzione puntata da quello di Draco.
Incredibile! Non pensava che la biblioteca fosse così vicino alla stazione! Che fortuna, non si sarebbero persi per Londra.
E si sarebbero persi.
Sicuro come la morte.
Lui certo non era in grado di spostarsi una metropoli babbana, senza contare che avrebbe minacciato di Cruciatus qualsiasi babbano che lo avrebbe accidentalmente sfiorato. Mentre lei non aveva un gran senso dell’orientamento, purtroppo.
Meglio così, un problema in meno da risolvere.
“Si, è immensa” – si rincuorò sorridendo mentre ancora guardava l’immensa struttura senza accorgersi che qualcun altro la osservava di sua volta nuovamente irritato – “E’ così divertente scoprire di dover sfogliare milioni di libri in un luogo così?”v In quel momento come non mai il Principe dimostrava di non conosceva i babbani. Li disprezzava, ma non sapeva quanto potessero essere organizzati. A quella constatazione lo schernì, ridendo di gusto.
“Malfoy, i babbani organizzano tutto, ogni minimo particolare. Anno, Iniziale del titolo, Autore, come nel mondo della magia.”
“Peccato che noi non abbiamo né anno, né titolo, né autore” – le rispose di rimando spazientito.
Un brontolio fece la sua comparsa, ma solo lui lo avvertì perché c’era troppo rumore causato dai troppi babbani che facevano un chiacchiericcio insopportabile.
Cominciava ad avere fame, era quasi ora di pranzo e non desiderava altro che una bella doccia rilassante.
Rilassante poi, sempre di docce babbane si trattava.

“Molto bene, andiamo in cerca di un maledetto Hotel a cinque stelle” “cinque stelle? Malfoy hai idea di quanto costerebbe a Silente? Non se ne parla! Non approfitteremo della sua disponibilità”
Il biondo, che ormai aveva esaurito anche le ultime scorte di pazienza rimaste, fece due lunghi passi raggiungendo la mora, e le afferrò il polso.
Un contatto diverso dagli altri a cui era abituato, come le strette al collo o i pugni in faccia ai suoi compagni di casata.
Sentii come una piccolissima scossa elettrica nel punto in cui aveva appoggiato la mano calda sul braccio freddo di lei.
Il suo corpo era impazzito? Non si diede risposta, ma cercò di scacciare quei pensieri. “ Granger con quello che mi farai passare Silente deve ringraziarmi che non ho affittato una villa con piscina – tirandola per il polso la trascinò facendole mantenere un passo sostenuto –Muoviti ora”
Hermione provò una strana sensazione.
Malfoy non l’aveva mai toccata, non di sua volontà. Il contatto con la mano calda di lui la fece rabbrividire.
Non si sentiva a suo agio, perciò con un forte strattone ritrasse il polso.
Lui non la guardò nemmeno ma sentì bofonchiare un “Mezzosangue” e un “lavarmi le mani”, ma non ci badò nemmeno in quell’occasione.
Chissà perché Malfoy da qualche giorno le faceva uno strano effetto.
Non sapeva dire che tipo di effetto, ma lo avvertiva distintamente.
Poco prima era stato un contatto ma a volte era uno sguardo, un’espressione, il modo di parlare.
C’era qualcosa in quel ragazzo che le scatenava un ‘qualcosa’.
Draco cercò invece di concentrarsi sugli Hotel che circondavano la biblioteca, evitando quindi di darsi dell’idiota per averla toccata.
No, per averla afferrata.
Ma l’idiota era più per la sensazione strana che aveva provato, nuova.
Lui non toccava ne afferrava nessuna ragazza, se non per farci del buon caro vecchio sesso. Era il principe dei Serpeverde, era un Malfoy.
Nessuno lo metteva a disagio, se non era lui stesso a permetterlo.
Nel giro di qualche minuto la dura e fredda maschera malfoyniana ricomparse sul bel volto perfetto.
“Quello andrà bene” – esordì, puntando dritto verso la Hall.
La studentessa alzò il viso per leggere il nome dell’Hotel, appeso sul fronte dell’edificio. Un edificio maestoso, senza dubbio. Con grandi vetrate, colonne portanti regali e con cinque piani dove c’erano le stanze, tutte complete di terrazzino piuttosto lungo.
Fuori, padroneggiava un giardino imperiale, con gazebi, laghetto e giochi per bambini. Quell’Hotel non era niente male, era fantastico a dirla tutta.
Non ne avrebbe dimenticato facilmente l’esterno, chissà cosa l’ aspettava all’interno. Devo ricordarmi di ringraziare Silente, pensò compiaciuta.

L’ Hotel “J.K.” la stava aspettando.

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Capitolo 5
*** Sensazioni ***


“Ciao Hermione, chi ti scrive è la tua amica Luna.
Volevo solo sapere se stai bene, se sei al sicuro.
Sospettavo che fossero stati i Nargilli a nasconderti.
Ma ho capito che è improbabile…”


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Sensazioni

Dopo quattro ore passate sui libri a cercare una qualsiasi traccia dello stemma misterioso Hermione si era già lasciata alle spalle la sensazione meravigliosa che l’ aveva pervasa entrando in quella fantastica libreria.
Era gigantesca, enorme, surreale.

Tra gli scaffali presenziavano una quantità di libri indefiniti e tomi vecchissimi.

L’odore la faceva impazzire, amava il profumo della carta antica. E li di carta antica ce n’era a bizzeffe!
Logico, lei e Malfoy si trovavano seduti, completamente soli, in un tavolo di legno molto grande nel reparto dei testi antichi.

Se esisteva qualcosa di antico erano certamente gli stemmi nobiliari.

Sfogliò per l’ennesima volta uno dei tanti libri grossi anche mille pagine, senza trovare realmente ciò che cercava. Nessun occhio di gatto, nessun maledetto cerchio.
Non avevano sufficienti informazioni, purtroppo. Né il luogo, né l’anno né uno straccio di indicazione.
Chiuse con aria sconfitta il libro che stava perlustrando – “Prendo qualche libro dall’ultima fila” - annunciò.

Nessuno dei due l’aveva fatto, l’ultima fila era davvero molto alta.
Cadere da lì sarebbe equivalso a gettarsi dal terzo piano di una palazzo, qualche osso rotto non glielo negava nessuno.
Era certa che il Serpeverde si sarebbe offerto di andare lui, si vantava pur sempre della sua raffinatezza, o no?
Non era raffinato, tantomeno educato far fare una cosa così pericolosa a chi soffre di vertigini.
Soprattutto quando tutti, ma proprio tutti conoscevano quel suo punto debole.
“Se ti aspetti che io salga per te puoi anche scordartelo” – la ammonì lui, senza nemmeno guardandola continuando a sfogliare il volume che aveva preso.
“Sei veramente un essere disgustoso, Malfoy” – gli disse sprezzante.
Hermione si diresse verso la scala a disposizione dei clienti e iniziò a salire, ma le vertigini purtroppo erano sempre lì, presenti.

Uno scalino per volta, avanti.
Tentò di non guardare giù e di pensare che la scala non aveva la ringhiera così bassa e che era sicura.

“Sai Mezzosangue, quasi mi dispiace che mi trovi disgustoso. Vista da qui tu non lo sei così tanto” – ghignò a tono alto Malfoy, mentre guardava le mutandine della ragazza dal basso.
“MALEDETTO PERVERTITO! “ – urlò , mentre con le mani si chiudeva alla bell’e meglio l’ apertura della gonna.

Ma doveva proprio metter sale quel giorno?
D’accordo che era il suo capo preferito, che riteneva più comodo più di qualsiasi altro e che lasciava libertà di movimento, ma non aveva certo pensato che quel ragazzo l’avrebbe spiata. Comportamento tipico dei maniaci.
Velocemente prese tre libri non troppo grossi, a caso. Uno con la copertina verde, uno rossa ed uno arancione.

Quando fu al riparo con i piedi ben incollati a terra, vide che Draco Malfoy si avvicinava a lei con gli occhi fissi sui libri che teneva ancora in mano.
“Mezzosangue, sei veramente un’idiota” – le disse roteando gli occhi all’ insù.
Solo allora Hermione capì.
Verde, arancione e rosso non erano i colori che stavano cercando.
Era marrone quello che cercavano con tanta urgenza.
Spazientita glieli passò con poca grazia e si affrettò a tornare sulle scale, con la gonna rigorosamente chiusa.
“Non vuoi più dare spettacolo?” – le domandò con malizia il biondo – “Malfoy, vedi di tacere.”
“Lo farò quando vorrò. Non trattarmi da tuo pari, Mezzosangue. Sei nettamente inferiore a me”
“Ti piacerebbe” – replicò senza guardarlo, sporgendosi in avanti per afferrare il terzo libro con la copertina marrone che era a portata di scala.

Ma fece un tremendo errore di calcolo.
Quel libro era troppo lontano per afferrarlo senza farsi male, però quando se ne accorse era a un passo dal volare giù. Inoltre non aveva più modo di rimettersi in equilibrio in quanto il baricentro era troppo spostato per permetterglielo.
Non riuscì subito a capire che fosse successo, né come fosse caduta sul ‘morbido’.
Quando aprì gli occhi e alzò il viso si ritrovò faccia a faccia con il biondino. L’aveva protetta, aveva fatto scudo con il suo corpo.
“Granger vedi di levarti di dosso, maledizione!” - la intimò guardandola fissa, occhi azzurri in occhi dorati.
Labbra fredde a pochissima distanza da labbra calde.
Capelli corti e lisci mischiati a capelli morbidi e lunghi.
Lei non rispose subito, non riusciva a connettere, né a pensare lucidamente. Tutto ciò che percepiva era un corpo muscoloso sotto di lei, un respiro profumato e un odore di pelle molto sensuale.
Spostò gli occhi sulle sue labbra, rosse, carnose, socchiuse. Sarebbe bastato così poco, un movimento.

Avvicinò senza quasi accorgersene la bocca a quella di Malfoy, e quando erano ad un millimetro di distanza il Serpeverde parlò. Fu quasi con un sussurro ma aveva voce ferma.
“Ti ammazzo se ci provi”
Un tono freddo, distaccato, senza emozione.
Un tono che fu in grado di svegliare la ragazza dal suo torpore e le fece crescere vergogna e rabbia verso quel bastardo senza tatto.

Si alzò velocemente, fronteggiandolo senza distogliere lo sguardo mentre si alzava a sua volta.
Mai, mai e ancora mai avrebbe abbassato lo sguardo nei confronti di Draco Malfoy.
Era solo una debolezza, nulla di cui avrebbe dovuto vergognarsi davvero.
Eppure le guance le si tinsero di rosa.

Draco Malfoy intanto le lanciava lampi ironici dagli occhi, mentre ala guardava con uno strano sorrisetto.
“Stavi per baciarmi, Mezzosangue?”
“Piuttosto bacerei Voldemort in persona che te” – fu la risposta ferma, ma non convinta.
“Non sai mentire minimamente” – replicò avvicinandosi a piccoli passi verso di lei.
Hermione non indrieteggiò come invece il suo corpo le ordinava di fare, ma rimase ferma.

Orgoglio, prima di tutto.

“Nessun Purosangue si farà toccare da te.” – la insultò fermandosi di fronte a lei – “Sei solo feccia”

A quelle parole Hermione sentì il cuore perdere un battito mentre l’ira straboccava. Come si permetteva. Chi diavolo si credeva di essere. Ragazzino viziato. Esserino ignobile.

Malfoy ancora non poteva credere a ciò che aveva subito.
Uno schiaffo, una manata violenta.
Dalla mezzosangue.
Nessuno, nessuno in vita sua l’aveva mai toccato neppure con un dito, nemmeno suo padre e sua madre.
Aveva così dimenticato in fretta le sensazioni di poco prima: stupore, voglia, desiderio, incredulità, orgoglio, Lucius, rabbia, derisione.
Quando le labbra della ragazza si erano trovate così vicino alle sue avrebbe solo voluto, per qualche secondo, afferrarla per la nuca e insinuarsi nella sua bocca, in un bacio passionale capace di reprimere i suoi desideri e togliergli il dubbio che quella lurida Mezzosangue, che lo attraeva senza logica, era una ragazzina senza esperienza che non poteva trasmettere alcuna emozione all’altra persona.
A lui.
Non era fattibile, era impossibile.
Ma questi pensieri vennero spazzati in pochi secondi, quando l’immagine di Lucius comparve davanti ai suoi occhi.

Non era propriamente suo padre a far tornare il ragazzo cinico, stronzo e meschino che era.

Era il fatto che aveva il desiderio di fare un qualcosa che andava contro i suoi principi e gli insegnamenti che i suoi genitori gli avevano impartito sin da quando era alto poco più di un metro.
‘Devi stare sempre lontano dai Mezzosangue non sono fatti per noi’ , gli aveva detto Narcissa, mentre cenavano nella loro lussuosa sala da pranzo. ‘Sono inadatti al nostro mondo.’ – gli spiegò il padre. ‘Tu sei un Malfoy, e non succederà mai che la spazzatura si insinui nella nostra famiglia” “Io vado in Hotel, tu fai un po’ come ti pare” – disse Hermione, notando il ragazzo assorto in chissà quale disgustoso pensiero.
“Anche io” – le rispose, lasciandosi indietro i ricordi di suo padre e sua madre.

Senza parlare uscirono dalla biblioteca.
Lei troppo scossa, per poter continuare nelle ricerca e comunque stanca.
Lui.. Uguale.
Erano lì dentro, chiusi come due topi in gabbia da oltre quattro ore, aveva bisogno di stendersi nel letto e prendersi una meritata pausa.

Quando arrivarono di fronte alle loro camere inserirono la tessera magnetica nell’apposita fessura ed entrarono.
Erano riusciti ad ottenere due stanze vicine ma separate perché avevano la benché minima intenzione di dormire l’uno con l’altra.

Hermione stancamente si sgranchì allungandosi, per poi aprire l’armadio a sei ante e riporre gonna e maglia di lana per mettersi più comoda.
Non aveva intenzione di uscire da lì fino all’ora di cena.

Era ancora troppo incavolata, troppo umiliata.
Come aveva potuto commettere un errore del genere?
Per di più non avevano trovato il libro che cercavano, anche se gli ultimi tre che aveva preso non li guardò neppure, aveva troppa bramosia di uscire. Dia allontanarsi da qual posto, da lui.

Aveva provato distintamente una grossissima voglia di baciarlo, dire che non era stato così era mentire.
E lei non mentiva, mai. L’aveva sempre trovata un’azione contro producente.
Si stese in diagonale nel letto matrimoniale a baldacchino, che al suo arrivo aveva trovato bellissimo.
Ma del resto tutta la stanza era meravigliosa, niente di più lussuoso. Sperava solo che Silente non se la prendesse troppo a male.

C’era il letto, adornato da lunghe tende bianche velate che cadevano ai lati e coperto di cuscini che avevano un’aria molto soffice, mentre di fianco spuntava un comodino di legno pregiato con il telefono appoggiato sopra e una lampada raffinata rosa.
color crema, Poi faceva capolino un divano color crema, proprio sotto la grande finestra, talmente grande da poter ospitare tutta la sua famiglia.
E niente popò di meno dall’altra parte c’era una scrivania elegantissima sempre di legno laccato, sulla notò opuscoli informativi su Londra, penne, fogli bianchi..
Poco distante un bel frigo-bar dal quale afferrò un Tè alla pesca, scolandoselo poco dopo.


Si stava facendo delle grasse risate perché pensò al suo compagno di scuola nell’altra stanza.
Non sapeva né cosa fosse un telefono né un televisore!
Sicuramente stava mandando malefici ai babbani.

La Grifondoro si girò di scatto, arrabbiata con se stessa.
Perché diamine stava pensando a Draco Malfoy?

Senza darsi il tempo di rispondere si denudò, appoggiando i vestiti sul morbido piumone color crema e andò in bagno, pronta a farsi una rilassante vasca.
Il bagno era spettacolare, nulla da invidiare alla camera padronale.
A sinistra c’era la vasca, la quale era adornata da tendine color verde chiaro ed era in marmo bianco con venature grigiastre, un bell’effetto sulla vista senza ombra di dubbio.
Al centro spiccava un lavandino con marmo dello stesso colore e rubinetti placcati in oro al di sopra del quale era appeso un’ enorme specchio con cornice ondulata, decorata con piccoli pezzetti di vetro che componevano un mosaico.
Al centro della sala era presente un tavolino basso con un vaso di fiori e qualche sasso decorativo, probabilmente tropicale.
Non mancava, ovviamente, una poltrona molto sofisticata dello stesso colore delle tende della vasca e la tazza igienica poco distante sempre verdognola.
Tendine verdi. WC verde.
Fra tutti i colori che esistevano proprio quello dovevano scegliere?
Infastidita, dall’aver pensato a Malfoy per due volte nel giro di cinque minuti fece scorrere l’acqua della vasca e quando fu sufficientemente calda si immerse.
Il paradiso.
Un paradiso in cui sarebbe rimasta per ore.

Tre -precisò a se stessa quando fuorìuscì dall’acqua per poi avvolgersi nell’accappatoio morbido e profumato.
Si era lasciata totalmente andare, totale relax.
Buona parte del merito lo attribuì allo stereo che era sopra la vasca stessa e che lei aveva sfruttato appieno.

Tornò in camera dove si sedette di fronte allo specchio sulla sedia, di fronte alla scrivania ed iniziò ad asciugarsi i capelli con il phon.
Poi un piccolo attacco di cuore.

Stava sfogliando gli opuscoli informativi, quando su uno di essi notò una piccola immagine raffigurata: un occhio di gatto e tre cerchi che lo contenevano.

Scattò in piedi e senza pensarci due volte, indossò velocemente i panni che erano stesi sul letto e uscì, bussando violentemente la porta con il pugno destro, mentre con l’altra teneva ben saldo l’opuscoletto azzurro.

“MALFOY! MALFOY!” – nessuna risposta dall’interno numero 101.
“ MALFOY, HAI SENTITO? APRIMI SUBITO!” – Cercò di moderare il tono di voce ma la scoperta appena fatta era incredibile.
Quello che seguì l’apertura della porta smorzò l’entusiasmo e fece nascere qualcosa di diverso in lei. Per la seconda volta, di nuovo.

Davanti aveva uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto.
Era ancora assonnato, con i capelli biondi scompigliati che gli donavano un’ aria selvaggia e con i pantaloni della tuta di raso nera e… basta.
Niente camicia.
Addominali scolpiti su una pelle chiara e senza imperfezioni, completati da braccia muscolose e abbastanza grosse da farla deglutire.
Lui non si accorse del suo sguardo, per fortuna.
Era troppo impegnato a stropicciarsi gli occhi e focalizzare la figura davanti a lui, abituandosi alla luce.

“Spero che tu abbia un buon motivo per avermi svegliato” la ragazzà conitnuò a fissarlo senza dare voce alla bocca.
“Parla, Mezzosangue!” – urlò spazientito come suo solito, alzando il braccio sinistro per appoggiarlo sullo stipite della porta.

Ecco, così era ancora più sensuale.

Hermione dovette far ricorso a tutta la sua forza di volontà per non guardarlo più con quello sguardo.
Sapeva perfettamente di averne uno di cui si sarebbe vergognata fino alla morte se lui glielo avesse rinfacciato.
“Prima vestiti, quando sei a posto bussa alla 100” – replicò indicando la sua porta per poi girarsi.

Ma non raggiunse mai la sua stanza.
Qualcuno l’aveva afferrata per un braccio e fatta voltare, senza troppe buone maniere.
“Mi hai svegliato! Quindi ora parla!” – gli urlò lui di rimando.
Hermione non ci vide più.
Che cosa cavolo aveva quel ragazzo che si comportava come se lo avesse svegliato dopo tre giorni di dritto? Non meritava di essere trattata così.
Poi, inavvertitamente Malfoy sorrise con il suo classico ghigno.
“Sei in imbarazzo” – tratte come spiegazione lui a quel suo comportamento.

Niente di più vero.

“Affatto” – negò.
“Sei proprio una verginella” – rise malignamente lui, senza però sapere cosa scatenò quel suono in lui.

Non era vergine.
Aveva avuto molte esperienze con un’altra persona.
Ma l’altra persona in questione non era un biondo mozzafiato con gli addominali scolpiti.
“Weasley è una checca. L’ho sempre saputo” – asserì , lasciandola andare.
Poteva sopportare tutto, qualsiasi cosa rivolta verso di lei.
Ma gli amici, quegli amici, nessuno doveva toccarglieli.
Harry, Ron, Ginny e Luna.

Così, per la seconda volta livida di rabbia lo schiaffeggiò di nuovo, con ancora più forza.

E se ne pentì subito dopo. Rimase immobile per qualche secondo, con la testa girata a causa dell’urto poi la girò lentamente e finalmente la guardò.
Quando vide l’ira negli occhi di Malfoy ebbe paura che le avrebbe riservarle lo stesso trattamento.
Ma non fu così.
L’afferrò per entrambi le mani e la sbattè nel muro, inchiodandola tra il suo corpo e il freddo cemento.
Di nuovo le sensazioni precedenti si fecero largo.
Desiderio di baciarlo, avere le sue labbra perfette sopra le proprie. Un desiderio forte e incontenibile.
A pochi centimetri dalle sue labbra sibilò – “ Vuoi morire, Mezzosangue?”
“Che problema hai?”
“Non ho nessun problema, IO” – il tono furente, pieno di rancore.
“LASCIAMI MALFOY!” – gridò cercando di divincolarsi, spingendolo.

Lui avrebbe di certo pensato che lo odiava, che voleva liberarsi dalla sua presa.

Ma la vera, sconfortante verità era che averlo così vicino da sentire il profumo della sua pelle e il suo respiro soffiarle addosso la faceva bruciare di desiderio.
“Stai calma! Idiota! ”- le disse lui con tono più alterato quando lei cercò di graffiarlo.
“Lasciami !” – urlò guardando le labbra vicine del Serpeverde. Le sue grida non furono ascoltate, comparve invece un ghigno Made-in-Malfoy sul volto.
“Vuoi baciarmi, mezzosangue?” – la schernì, avvicinandosi maggiormente.
Hermione tentò di resistere, di non badare a quello che provava ma alla fine.. capitolò.
Avrebbe dovuto dire di no, che lo odiava e che doveva lasciarla stare.
Che lo disprezzava.
Ma dalla sua bocca non uscirono queste parole e non aveva più controllo di esse.
“SI! TI VOGLIO BACIARE! E ALLORA?”
Erano uscite talmente in freta che solo dopo averle esternate si rese conto di ciò che aveva appena detto.

Il biondo cambiò espressione, che da maliziosa divenne confusa.
Poi afferrò la ragazza dietro la nuca e la portò vicino a se baciandola con una tale violenza ed urgenza che la sconvolse .
Ciò che ne seguì non fu descrivibile per entrambi. Le loro lingue erano fatte per incontrarsi e muoversi, mentre i loro corpi si toccavano, cercandosi inconsciamente, e gemevano.

Era capitato.

Infine, il ragazzo spezzò il bacio.
Senza allontanarsi troppo la guardò con uno sguardo carico di desiderio, rendensosi conto che la ragazza era ancora totalmente sconvolta e sopraffatta dalle emozioni appena provate.

“T-tieni” – balbettò rissa in viso per poi, con piedi tramanti, entrare nella sua stanza e chiudersi a chiave.

Il biondo dal canto suo non si capacitava di quello che era successo.
Non era riuscito a controllarsi. Lui, un Malfoy.
Era stata colpa della Mezzosangue! La rivelazione sua rivelazione gli aveva fatto perdere ogni padronanza del corpo e lo aveva fato fremere di bisogno impellente.
Solo qualche attimo dopo si accorse che la Grifondoro le aveva appena passato, con mano leggermente sudata, un foglio azzurro.
Poi lo vide.

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