"Sai Hermione,
a volte mi chiedo se un giorno ci spiegherai mai il perchè.
Harry"
Harry era piuttosto malinconico quel giorno.
La pioggia inoltre non accennava a smettere di precipitare rumorosamente tutt' intorno là fuori, nel cortile di Hogwarts e nel Lago Nero, rendendo il tutto ancora più cupo e triste.
Le lettere che scriveva alla Grifondoro non avevano destinatario, ma solo mittente.
Le consegnava semplicemente ad uno strano gufo, di piumaggio estremamente colorato che si era appollaiato sul letto della ragazza, da quando lei non c'era più.
Nessuno, nemmeno il Preside, sapeva da dove venisse l'animale.
Tutto ciò che era risaputo è che il giorno dopo che ricevettero il messaggio d'addio di Hermione il gufo entrò dalla finestra e ogni qualvolta qualcuno scriveva una lettera alla bella studentessa e la poggiasse sul suo letto questi con la zampina afferrava la piccola pergamena arrotolata e usciva volando dalla finestra.
Ma nessuno purtroppo era mai riuscito a capire da dove provenisse.
Né un localizzatore magico posto sull'altra zampa, né il grande cercatore quando lo seguì accompagnato da Ron a cavallo delle loro scope.
Semplicemente ad un certo tratto del percorso il Gufo si volatilizzava.
Scomparso, PUF.
"Non ha risposto, vero?" - il rosso fece capolino vicino a lui, accanto alla finestra enorme della loro stanza.
"A te?"
"No"
Il moro sospirò - "Nemmeno"
Non un'altra parola, la si sarebbe spesa sempre per lo stesso motivo, per la centesima volta.
'Starà bene?', 'Dove sarà?' 'Perché non ci ha detto nulla di nulla?'
"Forza amico, andiamo a Volo" – le parole del suo migliore amico avevano l'intento di distrarre entrambi dal pensiero di lei.
"D' accordo"
Ormai erano passati almeno tre mesi da quando Hermione aveva lasciato un biglietto indirizzato ai due, consegnato grazie ad un Gufo. A quel Gufo.
E i due non potevano essere più preoccupati.
Avevano provato a cercarla, ma sembrava come scomparsa sia dal mondo babbano sia dal loro, non era in nessun posto che ricollegavano a lei o ad uno dei due amici.
Casa dei suoi genitori babbani, casa di Ron, casa della sua migliore amica babbana, dei suoi nonni, dei suoi zii, degli amici più intimi dei tempi dell'asilo con cui ancora si teneva in contatto ..
Dove si era nascosta?
All'inizio pensarono ad un rapimento ben fatto, ma il contenuto del biglietto non lasciava alcuna male interpretazione:
'Mi dispiace, ma non posso più frequentare né voi né Hogwarts. Non cercatemi, ho i miei ottimi motivi. H. G.'
Erano anche andati da Silente, certi che li avrebbe aiutati ma oltre ogni previsione il vecchio Mago era di opinione differente.
"Purtroppo non posso aiutarvi, ed inoltre ritengo molto saggio non indagare ulteriormente. La ragazza sta bene, il biglietto ne è la prova."
Furono proprio quelle parole che permisero ad Harry di intuire che il Preside ne sapeva più di quanto voleva fargli credere.
Ma cosa avrebbe potuto fare? Usare la Legilimanzia? Contro il Mago più potente del mondo magico! Non avrebbe funzionato.
Harry non era ancora così lontanamente potente, probabilmente non lo sarebbe mai stato.
Ma, si ripromise che prima o poi l'avrebbe rivista, se non altro per alleviare quel senso di vuoto che affliggeva lui e Ron (per non parlare della sua migliore amica, Ginny) da quando se n'era andata come un soffio di vento, senza farsi notare e senza dare altre spiegazioni.
Un anno prima
Era così entusiasta dell' Eccezionale che aveva preso nell'ultimo Compito in classe di Storia della Magia che ancora nella sua testa riecheggiavano i complimenti del Professor Ruf che si dichiarava 'veramente ammaliato da una così giovane strega promettente'.
Oltre i ricordi piacevoli però c'erano anche quelli meno piacevoli, causati dalle lamentele dei suoi due più grandi amici che a differenza sua sparlavano dietro al Professore 'più noioso della scuola' e dei loro rispettivi giudizi, Desolante e Scadente.
Era così persa nei suoi pensieri che non si accorse minimamente di essersi inoltrata nei sotterranei, quelli dei Serpeverde che portavano alla loro Sala Comune, prima di sentire un' inusuale freddo dovuto all'umidità pazzesca dei sotterranei.
Con fare scocciato si diede della stupida e fece retromarcia per tornarsene da dove era venuta.
"NO!"
Era appena arrivata alle scale, ma poco prima di salire il primo gradino sentì una voce urlare.
Senza pensarci due volte e con bacchetta alla mano, si diresse verso l'origine di quel grido e con sua somma sorprese vide un corpo steso a terra.
La strega non riuscì a vederne il volto perchè era coperto da un'altra figura, piccola e minuta chinata su di lui.
"STUPEFICIUM!"
Hermione non aveva riflettuto, solo agito.
La sorpresa si duplicò quando fu una bambina a schiantarsi contro la parete.
La ragazzina ad occhio e croce aveva si e no dieci o undici anni, lunghi capelli biondissimi e liscissimi. Gli occhi, grandi e profondi, riflettevano un colore molto simile al viola in un occhio e verde oliva nell'altro.
"Chi sei?" - le chiese la mora, senza però ottenere una risposta vera e propria.
"Io.. Io.."
"AHI!"
Si era quasi dimenticata della preda della bambina che aveva davanti a se, ma quando girandosi ricollegò il viso ad un nome lo sgomento faceva da padrone sul suo tono di voce.
"Malfoy?"
Il biondo non le rispose, continuava a tenere gli occhi chiusi in una morsa di dolore, mentre con il braccio destro si stringeva l'addome.
Cosa diavolo ci faceva Malfoy lì? Perchè era ferito dalla testa ai piedi? Chi era quella ragazzina? Era quasi convinta che non fosse lei la responsabile, negli occhi aveva solo paura.
"Dannazione!" - il ragazzo urlò di nuovo, con la voce spezzata.
Il dolore doveva essere lancinante.
"Devo controllare" – Hermione si avvicinò di qualche passo al ragazzo ma poi come un fulmine a ciel sereno lì'immagine di una bambina le tornò vivida nella mente non appena sentii uno strano fruscio sopra la sua testa.
Si girò di nuovo, e ciò che vide la sorprese, se possibile ancora di più.
Un bellissimo gufo, dal piumaggio degno di un quadro di un babbano molto noto di nome Van Gogh, aveva fatto capolino a fianco alla bambina.
Non riusciva a comprendere ciò che stava accadendo, ma escluse che lei fosse realmente pericolosa, era certa a quel punto che qualcun' altro aveva ridotto Draco Malfoy in quello stato. All'ennesima imprecazione decise di ignorare sia la bambina sia l'animale.
Almeno per il momento.
"Wingardium Leviosa"
Il biondino si sentiii fluttuare suo malgrado ad un metro da terra.
"G-Granger lasciami in-"
"Questa cosa non fa piacere a te tanto quanto non fa piacere a me" - lo zittì.
Si guardò in torno alla ricerca di un appoggio per il ragazzo e notò a poca distanza una porta.
Quando la aprì si rese conto di essere in una delle stanze che i Serpeverde utilizzavano come sgabuzzino. Infatti all'interno erano presenti tutti mobili pressochè datatati ma ancora in ottimissime condizioni.
'Del resto sono tutti viziati, lui il più viziato di tutti' – pensò con una nota di sarcasmo misto a disprezzo, indirizzando il suo sguardo verso il biondo.
Lo fece appoggiare, non troppo delicatamente, su un divano di pelle lucida nerissima che padroneggiava all'interno dello sgabuzzino.
Sgabuzzino non era il termine giusto.
Era una stanza molto grande, con ampie vetrate, molto ariata, arredata di quadri e vasi di fiori.
Lo guardò e si chiese per l'ennesima volta chi mai gli aveva inferto delle ferite così profonde.
Il braccio sinistro aveva profondi tagli dai quali il sangue continuava a sgorgare a flotti, la gamba destra sembrava essere rotta a causa della posizione innaturale che aveva assunto, aveva lividi in ogni centimetro del corpo, il viso era coperto di sangue, i capelli lisci e biondi madidi di sangue e sudore.
Il suo era decisamente un bel viso, non come quello di Harry o Ron.
Nessuna ragazza avrebbe mai potuto negare che Draco Malfoy era tanto orribile dentro quanto bello fuori.
Un astio sopraggiunse a quei pensieri quando realizzò di star aiutando proprio lui, Malfoy.
Se la situazione fosse stata diversa e fosse stata lei a ritrovarsi in quelle condizioni era assolutamente certa che non si sarebbe scomodato ad andare in suo soccorso.
Ma a lei questo non interessava.
Hermione Jane Granger era una Grifondoro, e come tale doveva comportarsi.
Altrimenti chissà quante volte si sarebbe rigirato nella tomba il fondatore della sua casata, Godric Grifondoro.
Nessun ragazzo oro-rosso era indifferente alla sofferenza di una creatura o di un individuo, nemmeno se era il più insopportabile e insofferente dell'intera Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Fu solo dopo quella manciata di pensieri che Hermione si accorse che il biondo stava ancora stringendo la mano al suo addome.
"Malfoy!" - urlò allibita.
"Granger!" - fu la risposta sarcastica data con un mezzo sorrisetto di scherno.
"Ti hanno pugnalato?"
"Te che ne pensi?"
La ragazza fece appello agli anni passati sui libri, tra i quali c'era anche quello di Cura della Creature Magiche.
Malfoy in fondo non poteva essere tanto diverso da un ippogriffo, no? Le ossa le avevano tutti e due.
Per prima cosa era necessario bendare le ferite, affinchè cessasse di sgorgare sangue da ogni taglio.
"Ferula" – la bacchetta puntata su una taglio piuttosto lungo e da lì a momenti una benda avrebbe avvolto il braccio del biondo.
Ma non accadde, nessuna benda.
Riprovò almeno altre due volte, ma niente. L'incantesimo non funzionava.
Eppure lo aveva fatto già altre volte anni prima e aveva sempre funzionato benissimo.
C'era qualcosa che non andava.
"Vado a chiamare Silente, non muoverti!"
"Pensavo di farmi un giro nei sotterranei! Stupida Mezzosangue"
Il ragazzo non perdeva mai occasione di rifilare qualche batuttina cattiva al suo indirizzo per qualsiasi cosa che lei faceva o diceva. Anche con Ron ed Harry non si risparmiava.
Ma con lei dava decisamente il meglio.
Il motivo era proprio quello.
Lei era una Mezzosangue, indegna di studiare la magia e di vivere tanto vicino al purissimo sangue dei Malfoy e questo la rendeva una perfetta candidata come oggetto di scherno.
Hermione però non era di certo una ragazzina incapace e indifesa e gliene cantava delle belle, a sua volta.
Decise però di ignorare la provocazione e si alzò diretta allo studio di Silente, lui avrebbe saputo cosa fare.
Non appena arrivò alla soglia dello sgabuzzino si ritrovò davanti a se lo splendido gufo variopinto di poco prima con le ali tese, che volava dritto dritto verso la tromba delle scale.
Fu un attimo. Sparì.
Decisa a raggiungere il Preside si diresse con passo deciso laddove il gufo era volato poco prima, ma si fermò di botto non appena una figura si materializzò di fronte a lei, a tre gradini alla fine della scala.
"Signorina Granger! Presto mi dica dove si trova il Signor Malfoy" – il tono era allarmato.
"Professore..Ma come l'ha sa-?"
"Cortesemente, mi porti dal ragazzo."
Il vecchio aveva un modo di parlare, di muoversi e di guardarti che non ammetteva repliche.
Se Silente ti diceva di parlare, tu parlavi.
Se ti chiedeva di rischiare la vita per trovare gli Horcrux, tu la rischiavi.
Se ti diceva di accompagnarlo da Draco Malfoy, tu lo accompagnavi.
"Professore ho provato a bendarlo ma l'incantesimo non ha funzionato" – gli spiegò mentre varcavano la soglia.
L'uomo osservò molto attentamente la pelle provata di Malfoy e posò una mano su di lui, pronunciando un incantesimo a labbra socchiuse più e più volte. Ma anche questo non funzionò.
"E' magia molto oscura, molto potente" - fu quasi un sussurro, la prova che il vecchio era preoccupato.
Questo significava forse che anche il vecchio era impotente di fronte a tale magia?
Avanti, era impossibile. Lui era l'unico mago al mondo che Voldemort stesso temeva.
"Io posso aiutarlo"
Una vocina fece capolino nella stanza, quella voce apparteneva alla bambina che aveva visto fino qualche attimo prima.
Era a pochi passi da Hermione, timorosa di entrare.
"Vieni, Jean, vieni ragazza"
Confortata dalla voce rassicurante del vecchio Preside la bambina mosse dei passi sino a coprire la distanza che la separava dal biondo.
"Professore, non so se è il caso di.." - la ragazza voleva evitare alla piccola una scena così cruenta ma lei si chinò affianco al divano dove era Malfoy e porse una mano sul suo addome, sopra al taglio.
Ciò che Hermione vide in seguito aveva del miracoloso.
Il sangue che fino a qualche attimo prima non cessava di scorrere lo fece e le ferite si rimarginarono chiudendosi.
Pensò di essere diventata pazza, e che probabilmente era colpa di Ron e Harry che la rincretinivano facendole correggere tutti i loro compiti senza sosta.
Ma quando Draco Malfoy si sedette, visibilmente stanco e provato, ma senza più tagli o lividi dovette ricredersi.
Malfoy era guarito. Ed ora la guardava con il suo solito ghigno di superiorità, probabilmente divertito dall' espressione da ebete che aveva in viso.
"Come è possibile?" - chiese sbigottita non riuscendo a distogliere lo sguardo dal corpo in perfetta salute del biondo.
"Le verrà spiegherà tutto una volta che sarete al sicuro da Aberforth"
"Aberforth?" - Draco si chiese se intendesse suo fratello, il fratello più giovane di Albus Silente.
"Suo fratello, signore?" - la Granger diede voce ai suoi dubbi.
"Esattamente"
Il vecchio fischiò al vento, con le dita in mezzo alla bocca.
"Che significa?"
"Lì sarete al sicuro, almeno per il momento"
La curiosità della Grifondoro prese il sopravvento e finalmente chiese ciò che stava tentanto di capire da un bel pò di tempo.
"Chi è.. Jean?"
"Le spiegherà tutto mio fratello. Non c'è tempo."
"Che devo fare per tenerla al sicuro?" - Malfoy parlò con tono cupo e serio, indice che lui era a conoscenza di qualcosa che a Hermione sfuggiva.
Qualcosa chiamato Jean.
Chi era quella ragazzina? Come diavolo aveva fatto a curare Malfoy in quel modo?
"Andate nella Stanza delle Necessità e seguite Ariana"
"Ariana?" - questa volta era la bimba a intervenire.
"Mia sorella. Vi condurrà a casa di mio fratello, e lui vi spiegherà ogni cosa."
Solo in quel momento Hermione fece mente locale sulle parole di Silente.
"NOI?" - domandò guardano Draco Malfoy.
"Io e la Granger?"
"Esattamente. Nella mia non modesta opinione ritengo che un seguace di Voldemort abbia scoperto dove si trova la piccola Jean, è mio preciso dovere proteggerla"
"Allora ci pensi lei!" - sbottò un biondo piuttosto infastidito che si stra-fregava di chi aveva davanti.
"I Mangiamorte penseranno proprio questo. Che sono io ad avere in custodia la ragazza. Ma non sospetterebbero mai di lei, signor Malfoy, che è un nobile Serpeverde e figlio di Lucius Malfoy"
Figlio di un Mangiamorte, si ritrovò inevitabilmente a pensare Hermione con un ghigno di disprezzo celato sul viso.
"Né di lei, Signorina Granger"
"I-io? "
"Sei una Mezzosangue. E per i Mangiamorte voi altri non rappresentate nulla, siete solo fastidiose figure che camminano sotto il loro stesso cielo"
"Malfoy, sei la compagnia più noiosa che potesse capitarmi" – quelle parole dal biondo le aveva sentite almeno cento volte.
Draco non badò affatto allo sguardo di rimproverò che gli lanciò il Preside, da dietro le sue mezzelune.
"Ora andate. Devo proteggere tutti gli studenti e i Professori. Quando i Mangiamorte capiranno che la bambina non è quì se ne andranno, ne sono assolutamente sicuro. Non è ancora tempo di guerra."
"Ma Signore, non posso. Harry, Ron e Ginny si chiederanno.." - un fruscio pervase la stanza e zittì la mora.
Una stupenda fenice, Fanny, entrò nello stanzino.
La stessa fenice che salvò Harry e Ginny anni prima nella Camera dei Segreti.
"Non si preoccupi di questo. Penserò a tutto io" – detto questo, quando Fanny volò sopra la sua testa, sbattè le mani sino a toccare la magnifica creatura e scomparì.
Draco ancora non si capacitava della stupidità che aveva dimostrato Silente ad affidare la ragazzina anche alla Granger.
Quella era una bambina molto speciale, molto potente.
Ne esistevano pochi di mocciosi come lei, precisamente solo uno ogni secolo.
Ma fino a quel momento erano rimasti nell'ombra, sconosciuti a qualsiasi mago.
Ed era importante per la salvaguardia del mondo magico lasciare le cose come stavano, nell'invisibilità.
"Malfoy, hai sentito Silente. Muoviamoci".
Una sporca Mezzosangue, il vecchio aveva commesso un errore immane.
Lei non era in grado ne di salvaguardare ne di proteggere la ragazzina.
"Granger, tornatene da Potty. Qui ci penso io"
"Non se ne parla nemmeno. Silente ha voluto anche me in questa cosa. Non mi tirerò indietro."
L'orgoglio della so-tutto-io di Hogwarts era ormai famoso, ma sperimentarlo di persona era seccante.
"Mezzosangue.." - un avvertimento, una minaccia.
"Andiamo, siamo in ritardo. I Mangiamorte saranno qui a minuti!"
Se non altro era intelligente.
"Sono venuti a rapire la bambina, vero? Se è davvero così potente.. Ho visto quello che ha fatto."
E anche furba e astuta.
Con Jean a cavalcioni sulla schiena del ragazzo, Draco e Hermione entrarono nella Stanza della Necessità.
Come promesso c'era un quadro e Ariana Silente ad aspettarli.
"Venite" – li invitò la donna ritratta.
I due senza pensarci un attimo in più entrarono e percorsero il lungo tunnel, guidati dalla sorella del vecchio Preside.
La sua figura era esile e gracile, il viso adornato da lunghi capelli biondi tenuti al loro posto da due trecce che partivano da appena sopra le orecchie e si univano dietro la nuca. Indossava un vestito lungo sino alle caviglie di colore azzurro e fra le mani stringeva un libro.
La sua era una storia triste, una morte prematura.
Quella morte che rappresentava a tutt'oggi il molliccio di suo fratello, Albus.
Ma quella era un'altra storia.
"Eccoci"
Ariana indicò un varco, che sembrava un enorme porta, al di là della quale c'era un vecchio uomo che li stava fissando.
Solo allora si rese conto che 'la porta' altro non era che il quadro che collegava il tunnel ad un'altra uscita e l'uomo era Aberforth, il fratello minore del loro Preside.
"Chi è?" - Jean si era avvicinata ad Hermione e stringeva con la sua manina un lembo della maglietta di Hermione. Nello sguardo, di nuovo la paura.
"Stai tranquilla, è un' amico" – la Grafondoro era colpita, la ragazzina si fidava di lei. Questo non potè che fargli sorgere un sorriso sulle labbra.
Tenendo la bambina accanto a sè, afferrò la mano che l'uomo le offrì per aiutarla a scendere dal muro.
Era assurdo dire di 'scendere dal muro'. Ma un quadro, d'altronde, è appoggiato ad un
muro.
I due ragazzi osservarono l'uomo che assomigliava molto a Silente, ad Albus.
Una fitta barba biancastra con capelli lunghi e crespi dello stesso colore.
A differenza del Mago che possedeva la bacchetta di Sambuco non portava occhiali o strani e appariscenti vestiti. Solo una tonaca, per così dire, di colore marrone scuro.
Finalmente erano arrivati.
Ora avrebbe saputo la verità.
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