A Blue Darkness

di Seaweed_Sunshine2713
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Una strana chiacchierata ***
Capitolo 3: *** Campo Mezzosangue ***
Capitolo 4: *** Spada e pensieri ***
Capitolo 5: *** Attacco ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


Percy stava nuotando nella piscina del centro sportivo del quartiere quando vide due ragazze più piccole di lui che si avviavano verso i blocchi di partenza. Erano gli unici nuotatori, e il ragazzo rimase sorpreso quando vide una delle due tuffarsi e nuotare in un perfetto e veloce stile libero, mentre l'altra avanzava lenta e costante in un rilassato dorso.
Inconsciamente aumentò la sua velocità, pensando di chiedere alla ragazza più veloce come si fosse allenata per raggiungere quei risultati: era così distratto che non si accorse della Furia finché non sfondò la parete a vetri della piscina, avventandosi verso il lato opposto dell'edificio.
Si immerse e la mano corse alla tasca impermeabile del bermuda, afferrando Vortice, poi con una spinta di gambe riemerse appena in tempo per vedere la creatura lanciarsi verso le due ragazze.
"Ma che diamine..." Percy era confuso, essendo figlio di Poseidone era abituato a essere al primo posto nel menù dei mostri. Sicuramente le due ragazze erano entrambe mezzosangue non identificate, perciò si sentì in dovere di proteggerle; capite la sua incredulità quando la ragazza del dorso tirò fuori dalla tasca dell'accappatoio una lancia retrattile, e quella dello stile balzare a un'altezza di due metri atterrando sulle ali della Furia, per poi cercare di impedirle di continuare a volare e farla precipitare in acqua.
Quando ci riuscì, schizzò fuori dall'acqua e l'altra ragazza gli urlò "Esci subito, se non vuoi sperimentare l'elettroshock!"
Percy era così stupito da non riuscire a muoversi: la prima ragazza dovette entrare un acqua e trascinarlo fuori mentre l'amica teneva a bada la Furia dentro la piscina. Appena i due furono all'asciutto, la ragazza con la lancia la immerse e premette un pulsante: la Furia dopo pochi secondi era solo un mucchietto di sabbia sul fondo della piscina.
Solo quando le due alzarono lo sguardo si rese conto di avere ancora Vortice sguainata e di avere un'espressione idiota stampata sul volto:
"Beh, che c'è? " chiese impaziente la prima ragazza, togliendosi la cuffia e gli occhialini, rivelando una cascata di capelli neri lisci e degli occhi azzurrissimi.
"Dai Lena, sii un po' più educata! Il poverino si è trovato davanti due ragazze che si sono liberate di una cosa brutta e con le ali, è normale che sia confuso!"
la riprese l'altra ragazza, togliendo anche lei cuffia e occhialini: lei però aveva dei capelli color cioccolato che si arricciavano in boccoli e dei dolci occhi castani.
"Si Gaya, ma non è colpa mia se questo idiota non si spostava!" rivolse un'occhiata rabbiosa a Percy, spazientito sebbene incredulo "Si, sto parlando con te! Perché non sei uscito dall'acqua? Sei sordo forse???"
"N-no, è solo che... Come diavolo avete fatto?"  domandò il ragazzo.
"L'hai visto tu stesso, no? L'abbiamo elettrificata. Abbiamo trovato questa lancia rotta in un cassonetto stamattina." Secondo Percy, Gaya era decisamente più gentile rispetto a Lena, che subito lo prese per le spalle con una presa d'acciaio e gli chiese "Aspetta, ma se hai visto tutto, vuol dire che sei come noi!" Lo prese alla sprovvista e lo abbracciò con la delicatezza di un ciclope, per poi riprendere a tempestarlo di domande "Sai dirci perché questi cosi ci vengono dietro? E perché tu hai visto tutto mentre le altre volte le persone ci davano delle pazze e ci accusavano di aggredire una vecchietta" a quel punto prese a scrollarlo"Eddai, rispondi?!?"
"Lena, lasciagli tregua. Ne riparliamo dopo, adesso andiamocene prima che arrivino i rinforzi di Miss Mondo, qui. Tutti e tre. Ci vediamo al bar sulla quarantanovesima tra un'ora."
Così dicendo, senza nemmeno prendersi la briga di salutarlo, le due se ne andarono, facendo desiderare a Percy di poter accelerare per capire che accidenti stava succedendo.

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Capitolo 2
*** Una strana chiacchierata ***



Quando le vide arrivare, le differenze  tra le due amiche di fecero ancora più evidenti: Gaya portava una maglietta morbida a mezza coscia coloratissima, dei jeans e un paio di ballerine blu con il fiocco, mentre Lena sfoggiava una canottiera verde militare, dei leggins neri aderenti e degli anfibi neri.
"Ok, adesso ci presentiamo meglio" disse Gaya sedendosi, seguita a ruota da Lena "Io sono Gaya, e lei è Lena. Tu sei?"
"Perseus Jackson, ma preferisco Percy."
"Allora, Percy, come mai hai visto tutto??? E soprattutto, da dove hai tirato fuori la spada???  E perché quei maledettissimi mostri continuano a venire a farci visita???" Lena aveva ricominciato a sparare domande come una mitragliatrice, sperando in risposte veloci e dirette.
"Lena!!!" Gaya la rimproverò appena l'amica si fermò per riprendere fiato.
"Gaya!!!" Ribatté Lena con aria impertinentemente serena.
Percy annusò aria di litigata e intervenì "Adesso rispondo a tutte le domande, ma prima devo portarvi in un posto più sicuro: dovete avvisare qualcuno?"
"No, viviamo da sole da anni ormai... Forse solo i nostri insegnanti..." Rispose Gaya pensierosa.
"Non ve lo consiglio, io ho avuto una brutta esperienza con la mia insegnante di matematica quando ero nella vostra situazione. Adesso, però, andiamo al Campo, se per voi va bene." Rispose Percy, con un'alzata di spalle, come se non gliene importasse niente: in realtà fremeva dalla curiosità, e quando vide la gamba di Lena tremare e muoversi, capì che l'iperattività tipica dei mezzosangue cominciava a farsi sentire.
"Se è per evitarci altri scontri, a noi va bene, vero Lena?" Chiese Gaya.
"Secondo te?!? Certo che va bene! Non ci tengo a fare il cavalluccio con un'altra di quelle cose, grazie mille e arrivederci!!!" Rispose Lena, impaziente di risposte.
"Allora è deciso! Andiamo subito, lasciaci solo prendere le borse." Detto questo, le ragazze piantarono di nuovo in asso Percy, che cominciava a stufarsi di sembrare sempre l'idiota di turno mollato dalle ragazze. Comunque aspettò finché le due non tornarono con le borse, una enorme e gialla per Gaya e un marsupio verde per Lena, che disse "Ho dentro giusto portafoglio e cellulare, non mi porto molto in giro." Dopo aver finito di parlare, distolse lo sguardo, e per un attimo sembrò quasi imbarazzata, ma riacquistò subito il suo atteggiamento impertinente, fissando Percy con aria di sfida, sfida che sarebbe stata accolta se non ci fossero stati problemi più grossi.
"Cellulari?!? Buttateli subito via!" Esclamò il ragazzo, lanciandosi verso le due afferrando il Blackberry di Gaya, che aveva appena iniziato a squillare.
"Ehi!! Che ha il mio telefono che non va?" Chiese Gaya preoccupata e leggermente seccata dopo che il ragazzo le aveva strappato di mano il cellulare.
"I cellulari trasmettono la voce dei mezzosangue, e se vengono captate dai mostri, PUF, eccone una folla!!!"
Percy aveva quasi gridato dall'agitazione, e subito pregò che nessun mostro in incognito lo avesse sentito.
"Mezzosangue? Che cosa vuol dire? Lo siamo tutti e tre a quanto ho capito." Per una volta, Lena aveva parlato tranquillamente.
Intanto il gruppetto si stava avviano verso un taxi che Percy aveva chiamato con un gesto imperioso del capo mentre Lena parlava.
"Collina Mezzosangue, Long Island" disse Percy allungando una dracma all'autista, che annuì, alzò il vetro che separavo l'abitacolo e si infilò nel traffico newyorkese.
"Ora basta, esigo delle spiegazioni o non rispondo di quello che dico, ok?!" Lena era decisamente spazientita, e anche Gaya, per quanto fosse rimasta in silenzio da quando avevano lasciato il bar, aveva un'espressione molto innervosita.
"Prima di tutto, vi avverto che dopo quello che sentirete potrei sembrarvi pazzo. Ora, conoscete la mitologia greca?" Domandò Percy.
"Si, ma non vedo come possa essere utile in questo frangente. Sai Lena, comincio a credere che forse non saremmo dovute salire su un taxi diretto chissà dove con uno sconosciuto." Disse Gaya, sospettosa. Per tutta risposta, Lena annuì energicamente, scompigliandosi tutti i capelli.
"Ok, allora, visto che almeno sapete di cosa sto parlando, vi spiego cosa vuol dire mezzosangue, che è quello che siamo tutti e tre: vuol dire che siamo per metà umani, e per metà dei dell'Olimpo. "

 

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Capitolo 3
*** Campo Mezzosangue ***


ANGOLO AUTRICE: Ciao a tutti ragazzi! Comincio con lo scusarmi se ci ho messo un po' a capire come funziona il processo di pubblicazione e finisco con la disperata preghiera di recensioni (sto impazzendo a non sapere che ne pensate della ff)... Voglio vedere recensioni a non finire XD

"Fammi capire, noi saremmo per metà dei, giusto?" Chiese Lena.
"Esatto"
"Avevi ragione, sembri un pazzo." Convenne Gaya.
"Comunque, adesso scendiamo ed entriamo nel Campo, Chirone saprà spiegarvi meglio." Disse Percy.
Scesero dal taxi, passarono il pino del Vello d'Oro ed entrarono al Campo Mezzosangue; Percy condusse le due alla Casa Grande, dove come al solito Chirone e Dionisio stavano giocando a pinnacolo.
"Chirone, ho incontrato queste due in città, e quando ho visto che una Benevola le ha attaccate, ho immaginato che fossero mezzosangue. Ho spiegato quasi tutto, ma non so quanto mi credano; magari una piccola dimostrazione le può aiutare... " disse Percy, facendo l'occhiolino a Chirone, che capì e si alzò dalla sedia a rotelle, rivelando il suo corpo di stallone bianco.
Lena strillò, mentre Gaya perse l'equilibrio dalla sorpresa e si ritrovò seduta per terra:
"È-è-è... Un cavallo!!!!" Urlò Lena incredula.
"E io sono un dio, pensa un po'." Aggiunse Dionisio atono, facendo apparire della Cherry Coke nel suo calice.
"Quale dio, scusi??" Chiese Gaya, sgomenta.
"Afrodite, guarda! Sono Dionisio, stupida!" Disse Dionisio, con un tono pericolosamente calmo.
"Ehm, Percy... C-Cos'è quello??" Balbettò Lena, indicando un ologramma sopra di lei: un tridente verde roteava sopra di lei, illuminando il suo volto.
Percy la guardò incredulo: AVEVA UNA SORELLA!!
"Ragazza, ora siamo sicuri del tuo genitore immortale: tu sei Lena, giusto?" Domandò Chirone.
La ragazza annuì, tremando, cercando con la mano di scacciare l'ologramma.
"Benvenuta, Lena, figlia di Poseidone, Signore dei Mari, scuotitore delle terre, bla bla bla, conosciamo la tiritera." Disse Dionisio, con la sua solita simpatia.
"E allora questo cos'è? Di chi sono figlia io?" Chiese Gaya, indicando i altro ologramma sopra di lei, un fascio di spighe di grano.
"Gaya, giusto? Benvenuta Gaya, figlia di Demetra, Signora del raccolto, Dea dell'agricoltura, e bla bla bla..." Dionisio perse interesse per le ragazze e tornò a concentrarsi sulle sue carte da pinnacolo.
"Lena, casa tre, Gaya, casa quattro. Percy, ci pensi tu?" Domandò Chirone, per poi aggiungere indicando Lena "Direi che hai una sorella." Come se non fosse già abbastanza chiaro.
Percy sbuffò e si voltò per accompagnare Gaya alla casa di Demetra: ancora non ci credeva che Lena fosse sua sorella.
"Sorella? Tua? Io? No no, non credo proprio!"
"Beh, le somiglianze ci sono... E non solo fisicamente..." Disse Gaya, prima di strizzare l'occhio e sparire dentro la casa di Demetra.
Percy e Lena sbuffarono contemporaneamente, per poi guardarsi in cagnesco e voltarsi le spalle a vicenda.
"Ehi, Percy, come stai? Da quanto che non ti... Chi è lei?" In quel momento apparve Annabeth, che da perfetta figlia di Atena non si era lasciata sfuggire niente della riunione alla Casa Grande, ma per evitare problemi si era messa il suo berretto degli Yankees dell'invisibilità.
"Ah, ciao Annabeth, lei è Lena, mia, ecco, sorella..." Rispose Percy, imbarazzato.
Annabeth sorrise e gentilmente le tese la mano, che Lena strinse debolmente "Piacere, Annabeth Chase. Tu sei Lena..?"
La ragazza rispose, a disagio "Lena Haleings"
"Vabbe, vi lascio da soli, così fai vedere alla tua sorellina la casa di Poseidone e magari vi conoscete un po' meglio; a proposito, vi va di partecipare alla Caccia alla Bandiera, settimana prossima? Ares, Efesto e Afrodite contro Atena, Apollo e i due Poseidone." Disse Annabeth, sorridendo, prima di allontanarsi.
"Tu mi devo un sacco di spiegazioni, lo sai questo, vero?" Annunciò Lena, sconsolata.
"Si, lo so." Rispose Percy, assumendo inconsapevolmente lo stesso sguardo della sorella.

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Capitolo 4
*** Spada e pensieri ***


Nei giorni successivi Percy portò Lena nella casa di Poseidone e le insegnò i fondamenti del combattimento, ma la ragazza se la cavava così bene che presto passò a tecniche più complicate, e si stupì quando si vide disarmato e con la sua spada di bronzo celeste puntata alla gola.
"Scusa, FRATELLINO, ti ho fatto male?" Ridacchiò Lena, provocandolo.
Percy si lanciò sulla sorella, ma quest'ultima di spostò così rapidamente che  finì lungo disteso sulla sabbia dell'arena da allenamento.
A quel punto Lena rideva così tanto da buttarsi a terra, tenendosi lo stomaco: non si aspettava che Percy usasse i suoi poteri per mandarle contro un'onda d'acqua, così si ritrovò bagnata fradicia prima che se ne accorgesse.
"Scusa, SORELLINA, ma te lo sei meritato!"
"Vuoi la guerra allora? E guerra sia!"
Con uno scatto degno di una leonessa, si tuffò e in men che non si dica Percy la raggiunse: peccato che Lena se lo aspettasse, e il ragazzo si ritrovò bloccato da un tentacolo d'acqua che lo prese alla sprovvista.
Quando riuscì a riemergere, cominciò anche lui a ridere come un matto insieme alla sorella: non si accorse che Gaya era lì con loro finché non la notò dietro a un albero, mentre allenava i suoi poteri.
Lena la salutò con energia prima di alzarsi e tirare per un braccio Percy affinché la seguisse "Gaya!! Come va?" La ragazza li guardò, sorridente, e rispose "Benissimo, i miei fratelli e sorelle sono molto simpatici e disponibili, ma a quanto vedo anche voi vi state divertendo!"
Anche Lena sorrise "Si, in effetti si, ma Percy è così cretino che è caduto in una trappola così prevedibile! Mi fa dubitare che sia mio fratello!"
Percy la guardò, fingendo rabbia "Vuoi attaccare briga?"
Lena rispose alla sfida "Certo che si, Testa D'Alghe!"
"Mi sa che dovrò chiamare tutti e due Testa D'Alghe, a questo punto!" L'affiatamento di Lena e Percy era così evidente e forte che anche Gaya  si mise a ridere.
In quel momento li raggiunsero Annabeth e Grover, che praticamente corse incontro all'amico domandandogli concitatamente "È vero Lena è anche lei Figlia di Poseidone?"
"Direi proprio di si, capretta!" Rispose Percy, battendo il cinque a Grover.
Grover si coprì il viso con le mani per poi dire "Miei dei, i satiri del Consiglio mi uccideranno! Come ho fatto a non accorgermi di un'altra figlia di Poseidone? È un Pezzo Grosso!"
Gaya chiese, pensierosa "Pezzo Grosso? Che vuol dire?"
Annabeth rispose tranquillamente "Beh, i tre fratelli Zeus, Poseidone e Ade sono gli dei a cui sono stati affidati i regni della Terra, rispettivamente cielo, acque e inferi: in teoria avevano stretto un patto secondo il quale nessuno dei tre doveva avere figli con i mortali, ma nessuno dei tre lo ha rispettato. Talia Grace è figlia di Zeus, Lena e Percy sono figli di Poseidone e Nico di Angelo è figlio di Ade. Siete i mezzosangue più potenti al mondo."
Lena la guardò stranita "Io, potente? No, hai sbagliato persona. È sempre stata Gaya quella più pronta e saggia, io finirei solo per mandare New York sotto il livello del mare, come minimo."
Gaya scosse la testa "Io invece credo che andrai benissimo anche tu, non ti preoccupare.  Non partecipo alla Caccia alla Bandiera perché la casa di Demetra deve raccogliere le fragole, ma fai finto che ci sia anche io e andrà tutto bene. Continua ad allenarti se vuoi, ma smetti un paio d'ore prima se non vuoi essere affaticata. Adesso però devo andare, ci vediamo dopo!" La salutò con la mano e raggiunse i suoi fratelli e sorelle che si stavano avviando ai campi.
Percy e Lena la guardarono allontanarsi, per poi chiedere in sincronia "Piani?"
Si fissarono, con la fronte corrugata, per poi mettersi a ridere, seguito a ruota da Annabeth e Grover.
"Mi sa che mi dovrò abituare a due Teste D'Alghe!" Disse Annabeth tra le risa.
"E io penso che al mio fratellino non sia bastato il tempo sott'acqua! Dai, diamoci una lavata!" Aggiunse Lena, buttando Percy in acqua per poi tuffarsi.
Percy se l'aspettava, ma era così bello avere qualcuno uguale a lui che la lasciò fare: una volta sott'acqua entrambi, si guardarono in faccia e Lena indicò il punto dove Annabeth e Grover si trovavano. Percy le strizzò l'occhio e insieme li tirarono in acqua (entrambi si stavano concentrando per non farli bagnare).
Grover riemerse sputacchiando, mentre Annabeth si aggrappò alle gambe dei fratelli e gli fece perdere l'equilibrio, facendoli cadere a pancia in giù in acqua.
Da quel momento cominciò una vera e propria lotta acquatica, il cui esito potete facilmente immaginare.
Dopo essersi salutati, si diressero verso le case per prepararsi per la cena.
ΩΩΩ
Mentre Gaya e i suoi fratelli si incamminavano nel bosco per raccogliere le fragole da vendere e per la cena, molti pensieri si affollavano nella testolina della figlia di Demetra: si chiedeva se avrebbe mai potuto incontrare sua madre, se per lei fosse soltanto un numero, data la quantità dei suoi figli, ma, soprattutto, si domandava come avesse fatto a tenere a bada i suoi poteri, perché, anche se non ne aveva ancora parlato con nessuno per mantenere la sua reputazione di colonna portante che non riuscirà mai ad essere scalfita, a volte, quando le sue emozioni diventavano troppo intense, non controllava più le sue capacità, infatti, quella mattinata, aveva rischiato per una futile discussione con uno dei suoi fratelli di trasformarlo in un albero-umano, calmandosi solo quando vide la pelle del viso assumere un colorito marrone-verde. Iniziava a chiedersi il perché di tanto potere concentrato in una persona sola, tanto da farlo esplodere incontrollatamente di tanto in tanto. Proprio mentre stava giungendo alla conclusione di essersi fatta dei film mentali, quando invece aveva poteri “normalissimi” (per quanto potesse essere normale essere figli di divinità greche) e avrebbe solo dovuto imparare a controllarli come i suoi fratelli, una risata cupa e bassa fece eco nella foresta, subito seguita da un incendio che minacciava di distruggere tutta la vita circostante, compresa quella dei figli di Demetra.
Una ragazza mora e riccia corse verso le fiamme: il bianco dei suoi occhi divenne completamente dorato, come le iridi, quando incominciò ad agitare le mani in modo minaccioso e distante, come se non avesse più un’anima.
La stessa cosa capitò ad un ragazzo, e così via, fino a che anche Gaya sperimentò la brutta esperienza sulla sua pelle. Non rispondeva più delle sue azioni. Chiuse gli occhi, per non vedere più quell’orrore al quale stava contribuendo: la formazione di un gigante di fuoco, che stava incendiando tutta la foresta e che molto presto sarebbe arrivato al termine della sua formazione per dare fuoco anche al Campo Mezzosangue.
Nell’istante in cui le palpebre di Gaya si chiusero, pensò di stare per impazzire: era stata catapultata in una specie di dimensione parallela, dove delle ombre senza volto manipolavano i suoi fratelli come fossero burattini. Doveva intervenire. Non avrebbe mai potuto lasciare che il corso degli eventi portasse alla distruzione del Campo.
Riaprì gli occhi, ma non vide più le ombre. Scomparse. Lei e i suoi fratelli ora erano immobilizzati, con gli occhi sbarrati ad assistere alla terribile formazione del gigante di fuoco. Richiuse gli occhi, ed ecco riapparire le ombre. Nell’universo parallelo poteva muoversi, ma la natura non le rispondeva: era tutto secco, morto. Iniziò a piangere, sconsolata e distrutta. Non appena le lacrime toccarono il suolo, questo rinvigorì, lasciando spazio ad un campo di grano pronto per la raccolta.
Anche alcuni alberi tornarono in vita: era il suo momento. Non perse tempo, e con un rapido movimento della testa, ordinò ai rami degli alberi si strozzare l’ombra che la teneva prigioniera, che subito, con un urlo a dir poco assordante, sparì in una nube nera. Continuò così fino a che anche l’ultima ombra non fu eliminata e, con sua grande sorpresa, una volta che le ombre sparirono, scomparve anche il gigante. I figli di Demetra si ripresero e rimasero scioccati quando vennero messi al corrente di tutto. Una confusione di voci maschili e femminili riecheggiava nella foresta e Gaya, con un fischio, riuscì a mettere un po’ di ordine in tutta quella confusione.
Dolcemente, ma in tono autoritario annunciò: “E’ meglio se torniamo tutti al Campo, dobbiamo assolutamente avvisare Chirone. Gli Dei soli sanno cosa diavolo stia per succedere ora”. E così dicendo, tutti i fratelli fecero dietro-front, marciando verso la Casa Grande.

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Capitolo 5
*** Attacco ***


Lena e Percy si stavano infilando l'armatura da allenamento quando sentirono uno scalpiccio e uno strano odore.
Si precipitarono fuori giusto in tempo per vedere i figli e le figlie di Demetra correre verso la Casa Grande, con Gaya in testa: istintivamente guardarono nella direzione da dove provenivano e Lena si lasciò sfuggire un grido strozzato. La foresta stava andando a fuoco e le ninfe, i satiri e gli altri semidei stavano cercando di spegnere il fuoco per salvare gli alberi, fonte vitale delle ninfe. Percy si tuffò in mare, seguito a ruota da Lena, che aveva capito le intenzioni del fratello; si presero per mano per incanalare meglio i poteri e  si concentrarono.
Subito un'onda li sollevò, tenendoli in equilibrio sulla cresta, come se stessero facendo surf, ma senza tavola: con uno sforzo enorme i due diressero la colonna d'acqua verso la foresta in fiamme che fu subito sommersa.
Il fuoco si spense all'istante con uno sfrigolio e i fratelli riuscirono a fare tornare tutta l'acqua in eccesso nel letto della baia, prima a secco.
Quando tornarono con i piedi per terra, Lena e Percy erano esausti: lei si mise a quattro zampe, cercando di riprendere fiato (non era abituata a usare i suoi poteri in scala così estesa), mentre Percy si appoggiò al tronco di un albero carbonizzato, desiderando di poter dormire almeno un po'.
E invece Chirone galoppò verso di loro, seguito da tutti i mezzosangue del Campo, preoccupati all'inverosimile per la foresta, i due figli di Poseidone e i figli di Demetra.
Chirone esordì "Che è successo? Gli altri ragazzi hanno visto del fumo e la vostra onda, così mi hanno avvertito e sono corso subito da voi. Volete del nettare per riprendervi?"
Percy e Lena accettarono e quando accostò il calice alla bocca, Lena esclamò "Sa di milkshake alla vaniglia!"
Chirone rise, e le spiegò che il nettare aveva un sapore differente per ogni mezzosangue, e Percy aggiunse
"Il mio sa di biscotti al cioccolato".
Lena fece un sorriso tirato: era così esausta da potersi addormentare anche distesa sul padiglione della mensa.
 Percy esordì "Come mai c'era tutto quel fuoco? Le ninfe e le Naiadi sono sempre attente."
Chirone scosse la testa "Non ne ho idea, ma secondo me era più un'evocazione che un incendio casuale. "
"A me è sembrato di vedere una figura umanoide nelle fiamme" disse Lena timidamente. Percy confermò.
"Per il momento consiglio di andare a dormire. Avete usato tutte le vostre energie per creare quell'onda e i figli di Demetra devono riposarsi, dopo tutto il potere sprigionato. " Disse Chirone.
Lena e Percy annuirono e barcollarono fino alla capanna tre: non fecero in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che stavano già dormendo.
Il sogno che fecero fu molto strano: erano presenti entrambi, come se fossero svegli, e sentirono una voce maligna che diceva "Scegliete."
Si svegliarono insieme nel cuore della notte, sudati e terrorizzati.
"Come fai a riprendere sonno dopo questi sogni?" Chiese Lena tristemente.
"Non lo fai."
ΩΩΩ
Quando Gaya si svegliò, preoccupata dai suoi sogni, si diresse subito da Annabeth (che ultimamente aveva frequentato di più rispetto a Lena, che tendeva a stare con suo fratello o con Clarisse, con la quale si trovava in una strana sintonia), pensando di raccontarle tutti. Confidava nel suo intuito e nella sua intelligenza, e rimase di sasso quando la ragazza le disse, dopo averci pensato qualche minuto, che non aveva idea del significato delle parole pronunciate in sogno da Demetra.
"Però sicuramente è una madre più presente della maggior parte degli dei." Aggiunse scherzando, per alleggerire la tensione.
Gaya fece un sorriso tirato e si avviò verso la lezione di equitazione su pegasi.
Si fermò davanti alla porta delle scuderie. Aveva sentito uno strano rumore, come un sibilo o qualcosa del genere.
Si girò giusto in tempo per evitare che una delle code di una dracena la scaraventassero contro il muro: rotolò di lato e afferrò una striglia, in mancanza d'altro, per scagliarla violentemente sulla testa del mostro, che per qualche secondo fu disorientato. Gaya approfittò del momento per lanciarsi su una spada abbandonata da qualcuno (per sua fortuna). Si mise subito in posizione di difesa e parò attacchi su attacchi, cercando disperatamente di difendersi: aveva provato a diventare più abile nel combattimento, ma la sua indole gentile ancora le impediva di sferrare offensive.
"GAYA!!!!"
Lena, a cavallo di un pegaso nero, stava scendendo in picchiata sul mostro, che aveva lasciato un punto scoperto. Gaya tentò di affondare, ma la dracena si riscosse dalla sorpresa e, parato il debole attacco, sferrò un fendente che le avrebbe staccato il braccio, se la ragazza non si fosse spostata, cavandosela con un taglio piccolo ma profondo sull'avambraccio.
In quel momento Lena atterrò, le onde della baia dietro di lei minacciosamente ingrandite: aveva uno sguardo rabbioso che fece venire la pelle d'oca persino a Gaya, che la conosceva praticamente da sempre.
"TU, PICCOLA SCHIFOSA DRACENA, TOCCA ANCORA LA MIA AMICA E VORRAI NON ESSERE MAI ESISTITA!!!" Gridò, attirando l'attenzione di un satiro anche si era avvicinato: una volta vista la dracena, corse a chiamare aiuto.
"Ah, l'altra figlia di Possseidone... Ssssi, la padrona sssarà contenta..."
Sibilò il mostro, rivelando la sua lingua biforcuta.
Lena provò a tirarle un pugno: era una mossa pericolosa, perché la dracena era armata mentre la ragazza era a mani nude.
Ma una freccia di bronzo celeste si piantò nel collo della creatura, trasformandola in sabbia.
Annabeth e Percy arrivarono di corsa, seguiti da Grover e da Chirone.
"Che è successo? Per gli dei, se una dracena è riuscita a entrare nel Campo la situazione non è buona..." Disse Annabeth.
"Al diavolo la dracena! Qui Lena e Gaya stavano rischiando la pelle!!!" Percy si fece largo tra la folla di mezzosangue che stavano affollando l'entrata delle scuderie
"State bene? Accidenti, Gaya ha un brutto taglio... Qui serve un figlio di Apollo!"
"No, tranquilli, sto bene; piuttosto, come ha fatto una dracena a entrare? Il Campo non dovrebbe essere protetto?"
"Questo è il punto. Dovrebbe." Disse Chirone, enigmatico.
"Il Vello d'Oro è ancora al suo posto? Non è stato rubato?!?" Grover era preoccupatissimo.
"No, idiota, altrimenti ce ne saremmo accorti! Pensi che la Casa di Ares si faccia fregare così facilmente??"
Clarisse era arrivata, e non era contenta.
"Clarisse! Meno male che sei arrivata!" Esclamò Lena, correndole incontro.
"Bisogna organizzare turni di guardia, controllare la foresta, pattugliare il confine e..." Clarisse la interruppe bruscamente
"Ehi, Lena, calma! Magari era da sola, anche se mi sembra improbabile; comunque senza il permesso di qualcuno non possiamo fare niente di realistico, e lo sai."
"Il mio permesso basta?"
Tutti si girarono per capire di chi fosse quella voce maschile, e tutti furono scioccati quando videro Zeus, il re degli dei, insieme a sua moglie Era.
 

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