Pieces of me

di kate98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inside of my head ***
Capitolo 2: *** Friends ***
Capitolo 3: *** I think I'm in love ***
Capitolo 4: *** School ***
Capitolo 5: *** His voice ***
Capitolo 6: *** Childhood memories ***
Capitolo 7: *** Quarrel ***
Capitolo 8: *** Missing you ***
Capitolo 9: *** Family ***
Capitolo 10: *** Relocating ***
Capitolo 11: *** Nightmare ***



Capitolo 1
*** Inside of my head ***


Inside of my head 



Alexis improvvisamente smise di cantare, aveva intravisto la sua immagine nello specchio che teneva in camera ed era rimasta letteralmente inorridita.

Spense la musica e si avvicinò allo specchio, si squadrò dalla testa ai piedi per poi riniziare ad analizzarsi partendo dal viso. Non si piaceva. Non si piaceva per niente. Aveva la faccia troppo gonfia tanto per cominciare, era tipo un palloncino, gli occhi erano piccoli e infossati tanto che la ragazza, che già non era molto abile in questo genere di cose, faceva un fatica tremenda a truccarli e la maggior parte delle volte si arrabbiava e lasciava perdere i tentativi di rendersi più presentabile.

Il naso era enorme, sembrava un vaso. Aveva tanti brufoletti sparsi in giro. L'unica parte del suo viso che trovava accettabile erano le labbra ma pensava fossero sprecate per un viso del genere.

Passò ad osservarsi le braccia girandosi di profilo, erano decisamente troppo grasse. Spostando lo sguardo più in basso si soffermò sulla sua pancia, odiava quella parte di lei. I fianchi erano troppo larghi e le cosce erano grassottelle. Odiava il suo corpo. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso e la ragazza cominciò ad imprecare, imprecava contro sé stessa.

Passarono vari minuti in cui Alexis sfogò tutta la sua rabbia e la tristezza piangendo e rivolgendosi parole di disprezzo.

Era ormai abituata a quei momenti, le capitavano piuttosto spesso.

Finita la crisi, Alexis decise di sciacquarsi il viso che tanto odiava e portare fuori la sua cagnolina, Bonnie.

Non aveva tanta voglia di passeggiare perciò restò fuori solo il tempo necessario per far fare a Bonnie i suoi bisogni dopo di che tornò in casa.

Avrebbe dovuto pulire un po' in giro ma non ne aveva voglia e quindi si mise al computer.

Eseguì l'accesso su Metin, un gioco di ruolo, e si mise a chattare con dei conoscenti.

Ad un certo punto le scrisse un ragazzo chiedendole come stava.

Alexis rispose e si misero a parlare, senza neanche rendersene conto si era fatto tardi, era l'una di notte e loro stavano ancora chattando. Il ragazzo, che si era presentato con il nome di Simon, le chiese il numero di cellulare per potersi sentire ancora.

Alexis era un po' titubante, non dava il suo numero a chiunque ma quel ragazzo le stava simpatico, sembrava sensibile ed era gentile con lei perciò glielo scrisse.

Dopo qualche secondo le arrivò un messaggio, era lui, le stava dando la buona notte; la ragazza rispose e si mise anche lei a dormire.

 

La sveglia suonò, erano le 10. Alexis la spense e decise di rimettersi a dormire, era sabato e la sera avrebbe lavorato in pizzeria perciò si sarebbe concessa un po' di sonno in più.

Si rimise sotto le coperte e provò a riaddormentarsi ma il cellulare iniziò a vibrare: Nuovo messaggio.

Strano, solitamente non le scriveva quasi mai nessuno, solamente la sua migliore amica Natalia si preoccupava per lei. La ragazza lesse il numero, non lo conosceva, aprì il messaggio.

Numero sconosciuto: Buongiorno, spero di non disturbare...tutto bene?

 

Oh, era Simon, la sera precedente non aveva salvato il numero. Rispose al messaggio e, dato che ormai non sarebbe più riuscita ad addormentarsi, decise di alzarsi per cercare qualcosa da mangiucchiare, la sera non aveva cenato ed aveva un fame da lupi.

Preparò la colazione anche per sua mamma ed andò a svegliarla accendendo la tv.

La donna fece una piccola smorfia e Alexis indovinò subito il motivo: aveva sonno e voleva ancora dormire ma la ragazza non avrebbe lasciato che il cibo si raffreddasse e quindi insistette affinchè si svegliasse almeno per mangiare. Dianne si tirò su di malavoglia e guardò per un po' la figlia dopo di che il suo viso si aprì in un sorriso, un sorriso dolcissimo. La mamma aveva un viso da elfo, era molto giovanile e la sua figura era piccola, Alexis le voleva un bene dell'anima e ogni volta che ci rifletteva su si rendeva sempre più conto di quanto fosse favolosa; le diede un piccolo bacio sulla guancia e le porse il piatto. Andò poi a sedersi al suo tavolino con le ruote e iniziò a trangugiare i pancakes appena fatti, non era molto brava a cucinare ma quella pietanza le usciva sempre squisita, addirittura il cuoco della pizzeria le aveva fatto i complimenti quando lei glieli aveva fatti assaggiare con timore per un giudizio negativo.

 

Passò la giornata a messaggiare con Simon, quel ragazzo le stava sempre più simpatico, era spontaneo e riusciva a farla ridere.

 

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Capitolo 2
*** Friends ***


Friends

 

Alexis corse verso la cella per prendere velocemente le pappardelle che erano finite, rischiò di andare a sbattere contro la porta a causa della velocità con cui stava procedendo.

Prese ciò che le serviva e tornò in pizzeria.

Il sabato dava una mano come lavapiatti nel locale in cui lavorava sua mamma, era iniziato tutto quando un giorno era andata ad aiutarla dopo che aveva avuto un incidente e da allora il titolare le aveva detto di venire ogni sabato per 20€ a servizio, Alexis era entusiasta di poter guadagnare dei soldi suoi, era una cosa che voleva poter fare da molto e finalmente ne aveva avuto l'opportunità perciò non se la fece scappare di mano anche se ciò significava che avrebbe avuto tutti i sabato sera occupati.

Fece il pieno della lavastoviglie e, mentre aspettava che l'aggeggio finisse di lavare i piatti, prese il cellulare per continuare la conversazione che aveva iniziato con Natalia.

3 messaggi.

Natalia: Ok, allora ne parliamo poi a scuola e decidiamo meglio. Come procede in pizzeria?

Simon: Ehy allora, come va?

Simon: Scusa il disturbo, non volevo infastidirti.

Alexis ci mise un attimo a capire, il ragazzo aveva visto che era online ma non gli aveva risposto e aveva pensato di averla infastidita, si affrettò a scrivergli che essendo a lavoro non aveva visto i messaggi e che non la infastidiva affatto anzi, le faceva piacere sentirlo.

Simon non sembrava tanto convinto ma continuò a scriverle tenendole compagnia fino a fine servizio.

Alexis e la mamma uscirono dalla pizzeria per ultime, come sempre. Era mezzanotte e mezza e le ragazze si affrettarono a prepararsi per uscire: sarebbero andate al karaoke.

Era un'abitudine che avevano preso da un paio di anni, andare a cantare; entrambe adoravano cantare e avevano trovato un posticino in cui avevano fatto amicizia perciò ci andavano ogni sabato dopo aver finito di lavorare in pizzeria e tornavano la mattina seguente.

 

 

Alexis si svegliò che erano le tre passate del pomeriggio, erano tornate a casa alle 7 quella mattina ed erano subito crollate.

La mamma stava ancora dormendo, Alexis le diede un'occhiata, era così tenera e dolce quando dormiva beata senza pensare alle preoccupazioni che doveva affrontare ogni giorno a causa del lavoro sottopagato e in nero e dei vari problemi economici che ne seguivano.

La ragazza prese il cellulare e notò con piacere che Simon le aveva scritto, parlò un po' con lui imbarazzata di essersi svegliata a quell'ora dopo di che andò a preparare qualcosa da mangiare per poter poi svegliare la mamma che ormai avrebbe dovuto prepararsi per andare a lavoro.

Dopo che la mamma scese in pizzeria Alexis si mise a pulire un po' in giro e fece i compiti e la doccia. Arrivata la sera, nonostante avesse dormito fino a tardi, la ragazza era stanca e decise quindi di mettersi a letto.

 

La sveglia suonò. Alexis imprecò.

Odiava il lunedì, era la giornata più pesante di tutte.

La ragazza si alzò con malavoglia dal letto e iniziò a preparasi per l'inferno, ossia la scuola.

Frequentava il primo anno di un istituto tecnico informatico e l'unica cosa che riusciva a rallegrarla un po' era il fatto che la sua migliore amica era nella sua stessa classe.

Durante i tre anni delle medie Alexis si era trasferita lontano e le due ragazze erano riuscite a vedersi solo una volta, dovevano recuperare il tempo perso.

 

Natalia la stava aspettando davanti al cancello della scuola, quando la vide le sorrise. Alexis salutò l'amica ed entrambe iniziarono a dirigersi verso la loro aula.

Aveva conosciuto Natalia quando si era trasferita nella nuova scuola a metà anno della terza elementare. All'inizio quella ragazza le stava davvero antipatica, c'era qualcosa in lei che non la convinceva e si era resa conto che nemmeno Natalia provava tanta simpatia nei suoi confronti; ad un certo punto però erano diventate amiche, praticamente inseparabili, non riusciva a ricordarsi come fosse avvenuto questo cambiamento ma ne era contenta.

Natalia era una ragazza un po' introversa, come Alexis d'altronde e non faceva amicizia molto facilmente. Poteva sembrare un po' antipatica a prima vista ma conoscendola si cambiava idea, ci si faceva certe risate insieme a quella ragazza che solo ripensandoci Alexis fece una risatina.

 

 

Alla prima ora ci sarebbe stata la verifica di inglese, Alexis ne era entusiasta, amava l'inglese. Natalia un po' meno.

Alla seconda ora le due ragazze si misero a chiacchierare un po' raccontandosi cosa avevano fatto nell'week end.

Alexis sentì il desiderio di parlare all'amica di Simon ma qualcosa la bloccò; intanto il ragazzo le aveva scritto, Alexis provò tenerezza perchè anche lui era a scuola ma si era comunque preoccupato di darle il buongiorno e chiederle come stava.

Natalia, vedendo che l'amica continuava a guardare il cellulare iniziò a sbirciare lo schermo e chiese all'amica chi fosse Simon.

Alexis, infastidita dal gesto di quest'ultima fece finta di non calcolarla ma dopo un po' le spiegò che era un amico che aveva conosciuto online e, incitata dall'amica, decise di farglielo conoscere.

Creò un gruppo e si misero a parlare tutti e tre.

Sembravano andare d'accordo, Alexis ne era entusiasta.

 

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Capitolo 3
*** I think I'm in love ***


I think I'm in love

 

Erano passate un paio di settimane da quando Alexis aveva iniziato a chattare con Simon e i due stavano diventando sempre più affiatati.

Natalia, da grande impicciona quale era, un giorno disse a Simon che i due sarebbero stati molto bene insieme e che avrebbe dovuto chiedere ad Alexis di diventare qualcosa più di semplici amici.

 

Era un venerdì del 19 Aprile, Alexis era a scuola, durante l'ora di rappresentazione grafica. Simon era strano, sembrava teso, lo si capiva dalle brevi frasi con cui rispondeva alla ragazza che gli chiese cosa avesse; il ragazzo si fece coraggio e le disse che stava diventando sempre più importante per lui e che avrebbe voluto provare a essere qualcosa di più. Alexis non ne era tanto sorpresa dato che, conoscendo l'amica aveva già intuito che c'era il suo zampino, nonostante ciò però rimasse abbastanza commossa e disse al ragazzo che provava lo stesso.

Quel giorno sarebbe venuta a prenderla la mamma in macchina, la ragazza era felice, la giornata le sembrava più luminosa, solare e la vita più bella. Era positiva, cosa alquanto rara da parte sua.

Il giorno seguente decise di raccontare alla mamma di Simon, le disse che era un ragazzo molto dolce, l'unica pecca era che viveva lontano da lei.

La mamma sembrò preoccupata per la figlia che non aveva mai avuto un ragazzo ma Alexis la rassicurò dicendo che era una storia di poco conto, non avrebbe dovuto preoccuparsi per così poco.

 

I giorni passavano e Alexis era sempre più felice quando parlava con Simon, il ragazzo sapeva sempre come prenderla ed era paziente e molto dolce nei suoi confronti.

La ragazza pensava sempre più spesso a lui e ciò che provava nei suoi confronti e un giorno le venì una strana voglia di scrivergli una cosa, una cosa che non avrebbe mai creduto di dire ad un ragazzo, gli scrisse che lo amava.

Simon sembrò molto commosso da ciò che gli aveva scritto Alexis e disse che ricambiava pienamente e la riempì di frasi dolci e complimenti per tutto il resto della serata.

 

Alexis si convinceva sempre più che il sentimento che provava fosse reale e non vedeva l'ora di vedere il ragazzo, voleva stare insieme a lui, voleva guardarlo negli occhi, voleva baciarlo, voleva dare il suo primo bacio a lui. C'era una sola cosa che la tormentava: il suo aspetto. Simon aveva visto molte sue foto ma la ragazza era diversa dalle foto, non che usasse photoshop o cazzatine varie ma le foto riuscivano comunque a nascondere molti suoi difetti. Era preoccupata che avrebbe deluso le aspettative di Simon. Ne parlò con lui e il ragazzo la confortò: lui si era innamorato del suo carattere, del suo modo di pensare e di essere, l'aspetto veniva in secondo piano, l'amava per quello ed era sicuro comunque che era una ragazza bellissima nonostante ciò che diceva lei.

 

Un giorno decisero di parlarsi in chiamata, volevano entrambi sentire la voce dell'altro.

Fecero una chiamata su skype ma non sapevano che dire, la maggior parte del tempo restarono in silenzio. Erano entrambi molto timidi. Alexis non riusciva a trovare qualcosa da dire, aveva paura di sfigurare, di dire qualcosa che non andava, di sembrare un'idiota. Questa paura la accompagnava sempre, ormai ci aveva fatto l'abitudine ma questa volta era amplificata, ci teneva veramente a quel ragazzo e non voleva deluderlo, più di tutti non voleva deludere lui.

Dopo mezz'oretta decisero di chiudere la chiamata dato che invece di parlare si scrivevano.

Alexis ne era dispiaciuta, avrebbe voluto dire qualcosa ma non c'era riuscita.

Il ragazzo si scusò per come era andata la faccenda ma riuscì comunque a rassicurare Alexis dicendole che sarebbe andata meglio la volta dopo e che, da quanto era riuscito a sentire, la ragazza aveva una voce stupenda.

Alexis ne restò colpita, a lei non piaceva la propria voce. Ne restava inorridita, proprio come quando si guardava allo specchio. Quando cantava al karaoke non cantava mai sola, cantava con Dianne lasciando che la sua voce venisse coperta dalla bellissima voce che aveva Dianne.

Alexis era molto dispiaciuta di questa cosa, adorava cantare, era la sua passione, quando cantava si sentiva bene ma non poteva farlo liberamente quando era al karaoke perchè non le piaceva il suono che ne veniva fuori. Cantava a casa ma sempre con la canzone originale di sottofondo.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** School ***


School

 

Era sabato e la 1°C era una delle poche classi sfigate che dovevano svegliarsi di mattina per quattro fottute ore di lezione.

Simon avrebbe potuto dormire tranquillo ma aveva deciso di svegliarsi insieme ad Alexis per tenerle compagnia.

Era un gesto così tenero da parte sua.

Alexis si preparò in dieci minuti, non era una di quelle ragazze che si svegliavano ore in anticipo per farsi belle e lei non sarebbe comunque riuscita a farsi carina nemmeno con un secolo di anticipo. Tanto valeva dormire qualche minuto in più.

Prese lo zaino, salutò la mamma, si mise le cuffie nelle orecchie e si diresse verso la scuola.

Camminava velocemente, era una persona molto ansiosa e preferiva arrivare in anticipo piuttosto che doversi ritrovare gli occhi di tutti puntati addosso mentre entrava in ritardo.

Il sabato era una giornata orribile: c'erano quattro ore di cui due di italiano in cui la professoressa, una tizia bassina, schizzofrenica, dagli occhi grigio topo che lei adorava considerare azzurri e che vestiva con abitini eccentrici che lasciavano presumere un possibile disturbo di personalità multipla. Parlava di cose estremamente noiose e si divertiva a far sgobbare i ragazzi con inutili riassuntini del cavolo. Ma tutto sommato Alexis la ammirava.

 

Le due ore sembravano non passare più ma non erano niente in confronto a ciò che la 1°C avrebbe dovuto sopportare dopo: due ore di fisica con il professoresse più schizzato dell'intera scuola che gridava come una scimmia in calore per tutta la durata delle lezioni.

 

Per fortuna c'era Simon a tenere compagnia ad Alexis facendola sorridere davanti al cellulare.

Natalia iniziò a prenderla in giro chiamando “sorrisino da ebete”. Alexis riferì il fatto a Simon che trovò la cosa molto dolce, era contento di riuscire a far sorridere la ragazza e le confidò che anche a lui capitava di sorridere o addirittura scoppiare a ridere quando parlava con lei.

Dopo un po' Simon si addormentò e Alexis, per ingannare la noia iniziò a guardarsi attorno nella classe.

 

L'aula era di dimensioni abbastanza grandi, i muri non erano in condizioni molto buone, c'era addirittura un buco nel muro dietro al baco di Alexis dal quale si riusciva quasi a intravedere la classe di fianco alla sua.

 

Iniziò a osservare i compagni, non ne sopportava quasi nessuno. Trovava i ragazzi della sua età particolarmente infantili e stupidi.

Frequentava un istituto informatico perciò il numero delle ragazze era piuttosto limitata. Nella sua classe, infatti, erano soltanto in quattro: Alexis, Natalia, Victoria e Sasha.

 

Natalia era una ragazza alta con i capelli castani, lunghi e lisci.

Aveva dei grandi occhioni color ambra che truccava in maniera... ehm... bè di sicuro meglio di come si truccava Alexis che non riusciva nemmeno a fare una linea di eyeliner senza mettersi a imprecare.

Nonostante la sua smisurata passione per la cioccolata riusciva a mantenersi in linea. Alexis invidiava l'amica per questo.

 

Victoria era la classica “SoTuttoIo”, odiata da gran parte della classe e soprannominata “spiona dei professori”. La ragazza, per riuscire ad ottenere un po' di popolarità, si faceva spesso vedere in giro con Sasha, nota come ragazza facile della scuola.

All'inizio ad Alexis era sembrata simpatica ma il sentimento fu a breve sostituito dal disgusto dovuto al fatto che la ragazza si vestiva come una spogliarellista e si faceva toccare da tutti i ragazzi della classe, e non solo. Le sue relazioni amorose generalmente non duravano più di due giorni e già dopo una settimana dalla sua ultima rottura la ragazza si lamentava dicendo che non sopportava più di essere single.

 

Un ragazzo attirò l'attenzione di Alexis e di tutto il resto della classe, era Darren che stava prendendo in giro il prof. scaturendo una valanga di risate e l'ira di quest'ultimo.

 

<< Ehy pss >> , la chiamò Natalia.

Alexis si girò verso l'amica che le disse facendo un cenno del capo verso il prof : << Sembra in trance >>.

<< No, sembra un trans >> esclamò Alexis soffocando una risatina.

 

La lezione proseguì normalmente finchè, un compagno, Michol, guardando fuori dalla finestra esclamò : << Ehy! Un nido di scoiattoli! >>.

Eric, il ragazzo seduto dietro a Michol, guardò nella sua stessa direzione e chiese ad Alexis e Natalia se ci fossero anche delle uova scatenando, ancora una volta, le risate della classe.

Il professore, accortosi che Michol era in piedi, chiese più a sé stesso che alla classe : << Ma perchè quello gravita in giro per la classe...? >> scatenando, per l'ennesima volta le risate della classe ed un << Che cavolo vuole? >> da parte di Michol.


ANGOLO AUTRICE:
Ciau a tutti quelli che leggono la mia storia, spero che fin'ora sia piaciuta e che continuerete a seguirmi.
Per scrivere questo capitolo sono stata aiutata dalla mia migliore amica, Elecktra35. Anche lei scrive delle storie su Efp ed è veramente brava, dovreste passare a dare un'occhiata. Ecco il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=650515
Detto ciò vi saluto, aggiornerò presto e mi piacerebbe sapere che ne pensate della storia, se vi va lasciate una recensione, mi farebbe veramente piacere.
Baci,
Kate.

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Capitolo 5
*** His voice ***


His voice

 

Era un giovedì del 22 Maggio, Natalia e Alexia erano andate a casa di Victoria insieme a Sasha per studiare storia, un'idea della professoressa per far recuperare le insufficienze delle tre ragazze. Victoria era l'unica ad avere un voto positivo e aveva ricevuto l'incarico di aiutare le tre, come ricompensa in pagella avrebbe avuto 9 di storia (voto che Alexis non poteva nemmeno permettersi di sognare, soprattutto in pagella).

Alexis aveva sempre odiato quella materia e aveva sempre avuto problemi a concentrarsi per riuscire a ricordare tutte quelle date e quegli avvenimenti di cui alla ragazza non poteva fregar di meno. Simon aveva il suo stesso problema, i due continuavano a lamentarsi sull'inutilità della materia tra un messaggio e l'altro.

Sasha, invece di dedicarsi allo studio, ascoltava musica e chiacchierava con Victoria di ragazzi mentre Alexis e Natalia stavano organizzando come avrebbero trascorso quel venerdì, cioè il giorno del compleanno di Alexis.

Natalia complottava con Simon tenendo all'oscuro Alexis che, curiosa come sempre, insisteva per sapere i piani dei due ragazzi.

Il giorno dopo Simon le disse che sarebbe andato a vedere gli orari dei treni: sarebbe venuto a trovare la ragazza il giorno del suo compleanno. Alexis era rimasta molto stupita dalla notizia, aveva dovuto rileggere la conversazione ben due volte per riuscire a collegare i significati con le parole.

Avrebbe visto il suo ragazzo il giorno seguente! Il suo ragazzo sarebbe venuto a trovarla e sarebbero stati insieme. Anche se solo per poche ore, sarebbero stati insieme. Lei e Simon.

Diamine. Cosa si sarebbe messa? Come si sarebbe truccata? Cosa avrebbe dovuto dire?

La ragazza stava entrando in panico, non aveva la minima idea di come avrebbe dovuto comportarsi con il ragazzo. Con il suo ragazzo. Aveva una tremenda paura di non piacergli.

Iniziò a parlare con Natalia del disastro che le si era creato in testa, la sua voce era presa dal panico.

L'amica la guardò mentre continuava a parlare sempre più istericamente. Aspettò che finisse di blaterare, scoppiò a ridere e iniziò a rassicurarla come solo una migliore amica sa fare.

Simon e Alexis parlarono per tutto il resto della giornata.

Alexis era così presa dalla conversazione che quando il ragazzo le scrisse: << Buon compleanno amore mio!! >> non capì subito cosa volesse dire Simon.

Dopo un paio di secondi si rese conto che era passata la mezzanotte. Era il 24 Maggio. Era il suo compleanno e, quel giorno, lei avrebbe visto Simon.

Continuarono a parlare ancora un po' ma ad un certo punto Simon, accortosi che la ragazza stava iniziando ad avere sonno, le suggerì di mettersi entrambi a dormire dato che l'indomani si sarebbero dovuti svegliare presto. Il suggerimento scaturì una valanga di proteste da parte di Alexis che voleva ancora parlare con il ragazzo.

Simon fece leva sul suo fascino per persuadere la ragazza a cedere e ci riuscì.

I due si scambiarono la buonanotte e si abbandonarono tra le braccia di Morfeo.

Alexis si era addormentata pensando a Simon, immaginando di averlo accanto a sé. Immaginandosi abbracciata a lui.

 

La ragazza lo guardò per un istante. Era così bello. Ad un certo punto si rese conto che il viso del ragazzo si stava facendo sempre più vicino a lei. Poteva sentire il suo respiro sulla pelle. La bocca del ragazzo raggiunse la sua sfiorandola. Un brivido le corse lungo la schiena. Si baciarono con dolcezza. Il bacio si fece sempre più appassionato. Erano entrambi felici. Si amavano. La ragazza non aveva mai pensato di riuscire a provare tanta felicità. Il bacio finì ma i due non si staccarono uno dall'altro. Si appartenevano. Lui apparteneva a lei. Lei apparteneva a lui. Rimasero abbracciati. Era un momento perfetto.

 

 

Suonò la sveglia. Alexis la spense e rimase ferma a fissare la parete bianca di fronte a sé. Aveva sonno, era andata a dormire veramente tardi la sera prima. Ne era valsa la pena, infondo aveva fatto tardi per parlare con Simon. Per sentirlo avrebbe fatto quello e altro.

Scrisse il buongiorno a Simon che si sarebbe svegliato qualche minuto dopo e iniziò a prepararsi per andare a scuola.

Arrivata in classe andò subito a sedersi al suo banco seguita da Natalia che ebbe la brillante idea di gridare all'intera classe che Alexis compiva gli anni quel giorno.

La ragazza si ritrovò tutti gli occhi puntati addosso, scoccò un'occhiata carica di odio all'amica e ringraziò tutti per la valanga di auguri con cui la stavano investendo. Un ragazzo, arrivando da dietro, senza farsi vedere dalla ragazza, baciò Alexis su una guancia.

La festeggiata arrossì e chiese a Natalia di non raccontarlo a Simon.

Conoscendo il ragazzo, sapeva che si sarebbe ingelosito e ci sarebbe rimasto male, avrebbe dovuto dirglielo lei.

Simon era insicuro e si ingelosiva molto facilmente perchè aveva paura che Alexis avrebbe trovato qualcuno migliore di lui. Aveva paura che la ragazza lo avrebbe lasciato per qualcun altro. Non voleva perderla.

Dopo un paio di minuti Alexis disse al ragazzo del bacio.

Simon imprecò. Alexis si scusò dicendo che non aveva visto il compagno, se l'avesse visto lo avrebbe evitato. Rassicurò Simon dicendogli che era solo un bacio sulla guancia, non significava niente. Ricordandosi del sogno raccontò a Simon del meraviglioso bacio che i due si erano dati nella fantasia di Alexis, bacio che si sarebbero potuti dare molto presto.

Il ragazzo, che ormai si era calmato, chiese scusa ad Alexis per come aveva reagito spiegandole che aveva semplicemente paura di perderla.

Alexis disse al ragazzo che avrebbe dovuto smetterla di preoccuparsi per una cosa che non sarebbe mai potuta accadere. Lei lo amava e voleva stare solo con lui. Non le interessavano minimamente gli altri ragazzi.

 

Alexis, appena arrivata a casa, ricevette gli auguri dalla mamma che le disse che, se voleva, per cena lei e Natalia sarebbero potute andare a mangiare in pizzeria.

Alexis pranzò velocemente e si mise a pulire casa. Aspettava notizie da Simon e il ragazzo le scrisse poco dopo. Le disse che purtroppo non sarebbe potuto venire a trovarla perchè gli orari dei treni non glielo permettevano.

Alexis ci rimase male ma decise di non reagire in modo infantile. I due si sarebbero visti un altro giorno.

 

Verso sera arrivò Natalia. Porse il suo regalo ad Alexis e, per l'ennesima volta, le fece gli auguri.

Le due amiche si divertirono un po' a casa dopo di che decisero di andare in pizzeria a cenare.

 

Dato che la pizzeria era la stessa in cui lavorava Alexis, tutti i camerieri, conoscendola, le fecero gli auguri. Alexis ringraziò imbarazzata.

Alexis e Natalia mangiarono abbondantemente, così tanto che, quando il cameriere si offrì di portare il dolce, le due ragazze dovettero rifiutare.

Le due amiche passarono ancora un po' di tempo assieme dopo di che Natalia dovette tornare a casa.

 

Alexis scrisse a Simon che ora era tutta per lui e, dato che i due non erano riusciti a vedersi, decisero di chiamarsi.

 

All'inizio entrambi erano timidi e imbarazzati, come la prima volta che si erano chiamati ma dopo un po' iniziarono a parlare più liberamente.

Alexis era così contenta di sentire Simon scherzare e parlare, aveva una voce bellissima.

Glielo disse. Il ragazzo fece una risatina imbarazzata e ringraziò ricambiando il complimento.

Alexis fece una battuta e Simon scoppiò a ridere. Il cuore della ragazza perse un battito. L'aveva fatto ridere e quel suono era così bello e dolce che non potè far altro che ridere anche lei sentendosi sempre meglio.

Parlarono per più di un'ora e, quando la conversazione stava per concludersi, Simon disse la cosa più bella che Alexis si fosse mai sentita dire: << Ti amo Alexis >>.

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime. Si sentiva veramente amata, credeva a quelle parole con tutta sé stessa.

<< Ti amo Simon >>.


ANGOLO AUTRICE:
Ciau a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Questa storia parla di ciò che ho vissuto io, alcune faccende sono un po' ingigantite, altre un po' cambiate e i nomi ovviamente sono stati sostituiti da altri finti ma...bè questa è la mia storia. Almeno fino ad un certo punto lo è perchè bè tra qualche capitolo inizierò ad andare giù di fantasia.
Ultimamente ho attraversato un periodo un po' difficile e mi sono resa conto che scrivendo mi sento meglio perciò ho intenzione di continuare a farlo.
Spero che continuerete a seguirmi e mi piacerebbe ricevere una vostra recensione così da farmi capire che ne pensate.
A presto,
Kate.

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Capitolo 6
*** Childhood memories ***


Childhood memories

 

La relazione con Simon procedeva sempre meglio, i due erano innamorati e passavano tutto il tempo possibile a parlare.

Una sera il ragazzo toccò un argomento un po' più sensibile. Iniziò a fantasticare su cosa avrebbero potuto fare quando sarebbero stati insieme e svelò alla ragazza questi pensieri con una certa nota di imbarazzo. Alexis però cercò di sviare l'argomento, non riusciva a parlarne, la cosa la imbarazzava davvero troppo, molto più di quanto non imbarazzasse il ragazzo.

Simon decise di lasciar perdere l'argomento non prima però di dire ad Alexis che erano cose normali, facevano parte della natura umana e che era una cosa bellissima lasciarsi andare a quelle pulsazioni con la persona che si amava. E lui amava lei.

 

La ragazza, per distrarsi un po' e lasciar cadere l'imbarazzo, decise di concedersi un momento di relax. Riempì la vasca di acqua calda, salutò Simon dicendogli che per un po' non avrebbe potuto parlare e si mise a fare il bagno.

 

La ragazzina non aveva molta voglia di andare con la nonna da quel signore che non le stava neanche tanto simpatico. Era vero, ogni volta che tornava da lì tornava con le manine piene di giocattoli nuovi ma ne avrebbe fatto volentieri a meno. Si lagnò per un po' finchè non capì che era inutile: quando la nonna si metteva in testa una cosa era impossibile farle cambiare idea.

Appena arrivarono furono accolte, sul cancello, dal signore: era un amico di vecchia data della nonna. La ragazzina non sapeva il suo nome, la nonna glielo aveva ripetuto un paio di volte ma lei non l'aveva ascoltata.

Mentre i due parlavano la ragazzina cominciò ad annoiarsi sempre più finchè non arrivo un ragazzo che abitava nello stesso paesino. Propose alla ragazzina di giocare a nascondino e, entusiasta, lei accettò.

 

Alexis non aveva più voglia di rilassarsi così. Nella vasca era nuda, ovviamente. Si sentì improvvisamente vulnerabile. Uscì svelta dalla vasca e si avvolse nell'accappatoio. Andò a rannicchiarsi sul divano portandosi dietro una coperta e il cellulare. Non aveva voglia di mettersi a cercare qualcosa con cui vestirsi perciò rimase con l'accappatoio nonostante il leggero senso di colpa per quella sua poca voglia di fare anche le cose più banali.

Scrisse a Simon che c'era e il ragazzo si sorprese della rapidità con cui aveva finito, di solito si prendeva molto tempo per fare il bagno perchè si rilassava a tal punto da dimenticarsi di uscire dalla vasca.

Il ragazzo sentì che c'era qualcosa che non andava. La conosceva così bene che gli bastarono pochi messaggi per capire che era turbata e le chiese di aprirsi con lui, avrebbe provato ad aiutarla a stare meglio se avesse saputo cosa c'era che non andava.

La ragazza non ne era sicura, aveva paura a confidare il segreto più grande della sua vita. Era un segreto che si era tenuta dentro per anni, non ne aveva mai parlato con nessuno. Era il suo segreto più grande. Si era costretta per molto tempo a non pensarci e quando ci pensava analizzava la cosa come se guardasse dall'esterno della faccenda.

Simon non voleva insistere, lasciò che lei decidesse secondo ciò che si sentiva di fare.

La ragazza decise di provare a fidarsi, voleva provare a dirglielo. Gli disse che glielo avrebbe scritto ma non era sicura che una volta finito sarebbe riuscita a inviare il messaqgio. Simon non le fece pressione e aspettò paziente che la ragazza si aprisse.

Lei iniziò dicendogli che non ricordava quasi nessun particolare, aveva solo alcune immagini nella testa, quanto bastava per sapere ciò che era successo.

 

Si ricordava che la nonna spesso la portava da un suo vecchio amico e che lì, in quel paesino, c'era un ragazzo. Era più grande di lei ma non era un adulto. Quel ragazzo era sembrato un tipo abbastanza simpatico e si era offerto di giocare con lei, che si annoiava a morte a stare ad ascoltare le chiacchiere della nonna con il vecchio. Quel ragazzo però aveva qualcosa di sbagliato. Non sapeva cosa, però. Aveva proposto alla ragazza di giocare a nascondino e si erano messi a rincorrersi dietro alla casa del vecchio. Dietro alla casa c'era un granaio. Il ragazzo la aveva attirata in quel granaio e le aveva abbassato i pantaloni e le mutandine. Dopo aver fatto ciò si era abbassato anche lui i pantaloni e gli slip. La ragazza non guardò in basso, non voleva vedere. Qualcosa nella sua testolina le diceva che ciò che stava succedendo era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non sarebbe dovuto succedere ma non disse nulla. Non capiva perchè non riusciva a dire nulla. Il ragazzo le fece qualcosa, lei non capiva cosa dopo di che le disse di rialzarsi le mutandine e i pantaloni e fece lo stesso. Le disse di non dire nulla alla nonna altrimenti non avrebbero più potuto giocare assieme. La ragazza obbedì. Ancora adesso non riusciva a spiegarsi perchè aveva obbedito, perchè non aveva proferito parola. Forse per timore, ma timore di cosa poi? Infondo lei non aveva colpa. Eppure nella sua testa la colpa ce l'aveva anche se non riusciva a capire in che modo aveva sbagliato.

 

Alexis scrisse tutto di getto. Inviò il messaggio senza rileggerlo, sapeva che se lo avesse fatto avrebbe perso il coraggio di inviarlo. Era rimasta fredda e distaccata mentre scriveva ma nel preciso momento in cui premette il tasto "invia" i suoi occhi si riempirono di lacrime. Iniziò a piangere disperatamente, era un pianto isterico. Un pianto pieno di rabbia e risentimento per quel mostro che aveva osato farle ciò. Pronunciò parole incomprensibili e insulti contro quel ragazzo. Non aveva mai pianto per quello che le era successo. Era sempre riuscita a mettere da parte i ricordi o almeno a non farci caso. Simon stava leggendo quello che lei aveva scritto, Simon ora sapeva. Un'improvvisa paura si impadronì della ragazza: e se lui non l'avesse più voluta? Cosa avrebbe fatto lei?

Il ragazzo era confuso, non capiva. Lei non aveva esplicitamente scritto ciò che era successo e lui non riusciva a capacitarsi che ciò era successo veramente.

<< Cosa ha fatto? >> le domandò il ragazzo.

<< Lui...lui...bè lui ha...mi ha...>> la ragazza non riusciva nemmeno a scriverlo.

<< Ha abusato di te? E' questo che ha fatto? Amore dimmelo. >>.

<< Si. >> scrivere quel "si" le era costato una fatica immensa e subito dopo averlo inviato si accasciò a terra.

Simon espresse tutta la sua rabbia contro quel ragazzo. Alexis gli riferì della sua paura, aveva paura che lui non l'avrebbe più voluta.

Simon la rassicurò che non sarebbe accaduto, le sarebbe stato sempre vicino e avrebbero passato insieme tutte le difficoltà. Si scusò per aver parlato di certi argomenti con lei riuscendo finalmente a capire l'eccessivo imbarazzo di lei. Imbarazzo che ora non sembrava più tanto eccessivo dopo la rivelazione appena fatta.

Dopo un po' la ragazza si tranquillizzò. Le lacrime si fecero sempre più rade e si sentì meglio. Ne aveva parlato con Simon e il ragazzo le era vicino e sarebbe rimasto con lei. Si sentiva quasi bene perchè finalmente era riuscita a parlarne con qualcuno.

Le sembrava di riuscire a respirare meglio, come se un grosso masso che prima le opprimeva il petto fosse stato rimosso.

Si sentì però anche stanca, tutte quelle emozioni e quelle lacrime l'avevano resa esausta.

Chiese a Simon se anche lui avesse sonno e, alla risposta positiva di lui, suggerì di mettersi entrambi a dormire.

Il ragazzo accettò e scrisse un lungo messaggio per augurarle la buonanotte. Alexis ne restò commossa, era così dolce. Rispose al messaggio e si addormentò con il sorriso sulle labbra, sperando di sognare quel ragazzo che ormai significava così tanto per lei. Quel ragazzo che lei era sicura di amare.


ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, spero che continuate a seguire la storia e che continui a interessarvi.
Ammetto che è stato un po' complicato scrivere questo capitolo dovendo trattare di un argomento alquanto sensibile ma ce l'ho fatta (spero di non aver appesantito troppo il racconto)
Detto ciò ringrazio tutti quelli che continuano a leggere la mia storia e un ringraziamento speciale va a binca che ha recensito tutti i capitoli della storia (grazie *---* ) e a Elecktra35, come farei senza la mia migliore amica che mi aiuta ad andare avanti con i capitoli spronandomi quando serve? Non potrei D:
Spero che anche i miei lettori silenziosi apprezzino la storia e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensano anche loro, lasciate pure una recensioncina, non mordo mica u.u
A presto,

Kate.

 

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Capitolo 7
*** Quarrel ***


Quarrel

 

Il tempo passava, le giornate diventavano sempre più calde e lunghe. Stava arrivando l'estate. Ormai mancava poco alla fine della scuola e Alexis ne era molto entusiasta.

Simon disse alla ragazza che lui in estate avrebbe lavorato. Da tre anni, ogni estate, il ragazzo aiutava lo zio a "costruire case", aggiustare tetti e roba del genere, tutto ciò durante i mesi di Giugno e Luglio. Alexis ne era rimasta piacevolmente sorpresa: non capitava tutti i giorni di incontrare un diciassettenne che, per la maggior parte dell'estate, passava il suo tempo lavorando, piuttosto che andando in giro a divertirsi. Lo ammirava molto per questo e anche lei in estate avrebbe iniziato a lavorare un po' di più, in pizzeria ci sarebbe stato il dehors fuori e c'era bisogno di lei. Notò però una nota di preoccupazione da parte del ragazzo che le rivelò la sua paura di perderla. I due non si sarebbero più potuti sentire tutti i giorni, come avevano fatto fin da quando si erano conosciuti. Aveva paura che lei si sarebbe allontanata. Aveva paura che il rapporto non sarebbe più stato lo stesso. Alexis non ebbe nemmeno bisogno di rifletterci su: questo non sarebbe successo, loro due si amavano e avrebbero continuato ad amarsi. Niente avrebbe potuto allontanarla da Simon. Mancava comunque ancora un po' prima dell'inizio delle vacanze estive e i due decisero di non pensarci più finchè non sarebbe arrivato il momento.


 

Un giorno, a scuola, Darren chiese in prestito il bianchetto ad Alexis. La ragazza, sapendo che il compagno non era esattamente uno che si prendeva cura delle cose altrui, non volle darglielo. Glie ne aveva già prestati tre e tutti quanti erano finiti rotti o persi. Il ragazzo insistette e provò a prenderlo con la forza. Alexis si immobilizzò. Un brivido le corse lungo la schiena. Lasciò cadere il bianchetto dalle mani e mandò via il compagno.

Si era ricordata di un episodio accaduto qualche anno prima alle medie. Un ragazzo della sua classe era arrivato a metterle le mani al collo perchè lei gli aveva semplicemente fatto cadere il portapenne a terra. Gli anni delle medie erano stati veramente complicati per Alexis. Il primo anno era riuscita a crearsi un gruppetto di amiche nella classe. Ne era entusiasta. Dopo un po' però le ragazze l'avevano esclusa senza darle la minima spiegazione. Da allora aveva iniziato a passare gli intervalli seduta a fare i compiti. Non capiva cosa aveva fatto di sbagliato.

Quel ragazzo era simpatico a praticamente tutta la classe. Lei lo odiava. Era molto viziato ed abituato a ricevere tutto quello che voleva. Quando aveva preso per il collo Alexis, la ragazza aveva visto qualcosa nei suoi occhi. Le era sembrato un pazzo e lui la stava strangolando. Lei non riusciva già più a respirare. Dopo un paio di secondi il ragazzo la lasciò e se ne tornò al suo posto come nulla fosse. Alexis era rimasta shoccata. Il suo odio per quel ragazzo era arrivato all'apice. Nonostante tutto, però, non reagì in alcun modo. Lasciò perdere la faccenda. Non aveva idea di cosa fare e così non fece niente. La stessa cosa le era appena capitata con Darren, il ragazzo le aveva messo le mani addosso e lei gliel'aveva fatta passare liscia. Come una vera idiota.

Quando aveva iniziato il primo anno di superiori nella nuova scuola, si era prefissata di far cambiare le cose: avrebbe fatto amicizia con i compagni e sarebbe andata d'accordo con loro. In più avrebbe frequentato la stessa scuola di Natalia e aveva esplicitamente chiesto di essere messa in classe insieme all'amica.

Il suo desiderio di diventare una ragazza più estroversa e benvoluta non fu però esaudito: non era capace di crearsi degli amici. In un gruppo non sapeva mai cosa dire e finiva per non aprir bocca facendo la figura dell'asociale. La gente non amava la sua compagnia. Se lei c'era, c'era. Altrimenti, meglio. Le persone non sentivano la sua mancanza se per un po' non si faceva vedere in giro e nessuno si avvicinava di spontanea volontà per parlarle o passare un po' di tempo insieme a lei durante l'intervallo. L'unica vera amica che non si stancava mai di sopportare Alexis era Natalia. La ragazza spesso si chiedeva come facesse l'amica a sopportarla. Come faceva a non stancarsi di lei? Non era molto simpatica, era alquanto noiosa e spesso era scorbutica. Non lo faceva apposta ad essere così e si sentiva in colpa quando si rendeva conto del suo comportamento. Aveva spesso chiesto all'amica se queste cose non le pesassero ma Natalia aveva sempre prontamente risposto che la ragazza si sbagliava e che non era per niente come si descriveva. Alexis non ne era convinta.

Le due migliori amiche passavano tutto il loro tempo scolastico assieme. I compagni iniziarono a chiamarle “le asociali”, perchè non interagivano quasi mai con il resto della classe.

Alexis ne era infastidita. Natalia non era asociale, era semplicemente un po' introversa, nonostante ciò però riusciva comunque ad avere degli amici oltre ad Alexis. Per quest'ultima le cose però non erano le stesse, aveva pochissimi amici la maggior parte dei quali non considerava nemmeno veri amici ma semplici conoscenze. Insomma, lei era una perdente. Era una persona di cui si poteva fare benissimo a meno.


 

Dato che Simon si era accorto dell'inquietudine della ragazza lei gli aveva raccontato tutto e lui si era messo a rassicurarla. Lui non sarebbe riuscito a farne a meno di lei e le fece anche una lunga lista di altre persone che era sicuro che la pensassero allo stesso modo. Quel ragazzo riusciva sempre a farla sentire meglio. Era davvero unico e Alexis ormai si sentiva libera di dirgli tutto quello che la preoccupava.

Anche Simon dal canto suo le raccontava i suoi problemi e le sue preoccupazioni. Il ragazzo parlò ad Alexis della sua famiglia. Spiegò alla ragazza il perchè non avesse detto alla mamma di loro due mentre lei lo aveva fatto.

Non aveva un buon rapporto con la madre che si dimostrava spesso fredda e assente. Un po' di tempo prima il ragazzo aveva avuto un'altra relazione a distanza ma la mamma non lo aveva per niente appoggiato e aveva continuato a dirgli che i rapporti a distanza non erano veri e che non avevano futuro. Non voleva che si mettesse a dire quelle cose del suo rapporto con Alexis. La situazione era diversa, sapeva di essere innamorato della ragazza e non si sarebbe lasciato scoraggiare da quei chilometri di distanza.

Simon aveva anche una sorella di 18 anni. Con lei, per fortuna, andava molto d'accordo ed erano abbastanza affiatati. Non si sentiva però di parlarle di Alexis perchè sapeva che la sorella avrebbe raccontato tutto alla madre.

Il papà era mancato per un incidente sul lavoro quando Simon aveva solo 4 anni. Il ragazzo ricordava poco di lui ma disse che tutti in città ne parlavano bene e che sapeva che era sempre stato un uomo che ci teneva alla sua famiglia e al proprio lavoro. Cercava sempre di non far mai mancare niente ai propri figli e alla propria moglie e il ragazzo ricordava che a Natale sotto l'albero i regali a malapena ci stavano.

Da qualche anno la mamma aveva conosciuto un uomo che aveva poi invitato ad abitare insieme a lei e ai figli. Simon lo odiava. Era arrogante e lavorava il minimo indispensabile. Trattava male il ragazzo e si prendeva la libertà di dirgli cosa fare e come comportarsi. Si credeva superiore e non cercava di nasconderlo. Simon evitava di trovarsi nella stessa stanza dell'uomo perchè i due finivano sempre per litigare.

Ad Alexis dispiaceva molto per la situazione in cui si trovava il ragazzo, non riusciva a immaginare come potesse sentirsi ad abitare con una persona che a malapena sopportava. Lei non ci sarebbe riuscita. La ragazza non poteva far altro che stare accanto a Simon e a calmarlo quando il fidanzato della madre lo faceva innervosire.


 

Un giorno Simon e Natalia litigarono. Il ragazzo, preso dai problemi famigliari e arrabbiato perchè non riusciva ad andare a trovare Alexis aveva risposto in modo scorbutico a Natalia. La ragazza se l'era presa molto e non ne vedeva ragione di lasciar perdere la faccenda. Non avrebbe perdonato il ragazzo tanto facilmente. Più che per la risposta Natalia aveva iniziato a non sopportare Simon a causa del fatto che aveva visto l'amica allontanarsi un po' da lei. La ragazza era sempre concentrata a parlare con Simon, a pensare a Simon e a raccontare di Simon e lei si era sentita messa in disparte. Disse all'amica che lui l'aveva cambiata e non in maniera positiva.

Alexis non ci fece caso, il ragazzo l'aveva si cambiata ma a lei non sembrava proprio di essere peggiorata. La vita le sembrava migliore da quando aveva conosciuto Simon e si sentiva più felice così decise di non dare retta all'amica.

Simon si era scusato per come aveva reagito con Natalia, era davvero dispiaciuto ma la ragazza non voleva proprio più sentirne parlare. Ad Alexis dispiacque molto anche perchè il ragazzo ci eraq rimasto veramente male e continuava a rivolgere insulti a sé stesso per essersi comportato così.

Alexis gli disse di smetterla, poteva capitare di non essere di buon umore e rispondere male a qualcuno, doveva smettere di punirsi così.

Il ragazzo, seppur difficilmente, accettò la situazione e dopo un po' smise di parlarne. Alexis però sapeva che spesso gli ricapitava di pensarci e star male per la situazione che si era creata.

Natalia faceva di tutto per far notare all'amica tutto il disprezzo che provava verso di Simon e Alexis ne era molto dispiaciuta. Si allontanò sempre più dall'amica, stava male quando sentiva che quest'ultima insultava il suo ragazzo. Lei non capiva. Non credeva al fatto che il ragazzo ci stesse male per lei e lo considerava un idiota. Continuava a dire all'amica che era sbagliato stare insieme a lui, l'avrebbe fatta soffrire. Una relazione a distanza non sarebbe potuta andare a finire bene e non credeva all'amica quando diceva di essere innamorata di Simon.

<< Alexis tu non hai mai nemmeno visto questo ragazzo e per di più hai solo 15 anni. Non puoi davvero esserne innamorata, vuoi capirlo? >> sbottò un giorno Natalia.

Alexis rispose con voce irritata: << No, sei tu che non capisci. Ed è ovvio che tu non riesca a farlo, non ci sei passata. Non puoi capire come mi sento non essendoci passata >> . L'amica non poteva saperne di ciò che provava lei per Simon.


 

ANGOLO AUTRICE:
Ciau a tutti (:
Non so se questo capitolo vi piacerà un granchè, a me sinceramente non piace. Ho avuto una giornata piuttosto complicata e mi sono dovuta accontentare di tirare fuori questo.
Spero comunque di non deludervi troppo.
Ringrazio di cuore Naiito, binca ed Elecktra35 che seguono e recensiscono la mia storia e un ringraziamento speciale anche a chi legge soltanto senza recensire, mi farebbe piacere ricevere anche vostri pareri e consigli sulla storia.
Baci,
Kate.

 

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Capitolo 8
*** Missing you ***


Missing you

 

Mancavano ormai un paio di giorni all'inizio dei lavori a cui Simon avrebbe dovuto prendere parte insieme allo zio. Il ragazzo sarebbe partito lunedì mattina alle ore 6 e sarebbe tornato mercoledì in tardo pomeriggio. Sarebbe poi ripartito la mattina seguente per poi tornare venerdì sera e passare il week end a casa. Aveva brevemente illustrato ad Alexis il programma giornaliero che seguiva sul posto di lavoro: si svegliava verso le 6:30 di mattina per cominciare i lavori alle 7. A mezzogiorno si fermava per mangiare e aveva un'oretta di riposo a disposizione. I lavori riniziavano verso le 2 e finivano la sera verso le 7. Ciò che lui doveva fare era spostare roba pesante, palare terra e un sacco di altri lavori manuali impegnativi.

 

La sera prima della partenza i due si persero in una marea di messaggini sdolcinati.

Alexis insistette affinchè il ragazzo andasse a dormire presto: non voleva che il giorno dopo fosse stanco a causa sua. Simon, dopo aver opposto un po' di resistenza dicendo che ce l'avrebbe fatta comunque a svegliarsi e che voleva passare ancora del tempo con la ragazza, si lasciò convincere da lei.

Si scambiarono i messaggi della buonanotte e il ragazzo si mise a dormire.

Alexis non aveva sonno. Si mise comoda sulla poltrona e guardò un paio di episodi della serie “Dexter”, non il cartone animato con il laboratorio e tante belle cose. Dexter il serial killer, per intenderci.

Erano ormai le 3 di notte ma la ragazza continuava a non avere sonno. Pensava a Simon, le sarebbe mancato. Era ormai così abituata a sentirlo tutti i giorni che le sembrava strano non poterlo più fare per un po'. Per fortuna in quel periodo la mamma aveva trovato una nuova casa più economica e le due si sarebbero presto trasferite, Alexis si sarebbe concentrata su quello. Impacchettare tutte le cianfrusaglie che aveva in casa le avrebbe occupato un po' di tempo e non si sarebbe potuta concentrare al massimo su quanto le mancasse il ragazzo.

 

Alexis continuava a non riuscire a prendere sonno. Cioè sonno un po' ne aveva ma i pensieri la tormentavano e non riusciva ad addormentarsi. Si erano fatte le 5, mezz'ora dopo Simon si sarebbe svegliato per prepararsi per andare a lavoro. Tanto valeva aspettare di salutarlo e poi costringersi a dormire. La ragazza sapeva che Simon non sarebbe stato esattamente entusiasta della cosa, non che non volesse salutarla ma ci teneva al fatto che lei riuscisse a seguire un programma regolare di sonno e quello sicuramente non lo era.

Alexis aveva problemi ad addormentarsi fin da quando era bambina. Si ricordava che la notte, mentre la nonna era già nel mondo dei sogni da un bel po', lei si girava e rigirava nel letto fino a quando, innervosita, non si alzava e andava a guardare le macchine fuori dalla finestra fino ad annoiarsi. Dopo parecchia fatica e noia la ragazzina finalmente riusciva a prendere sonno. La mattina però era un trauma e spesso implorava la nonna di non portarla all'asilo e lasciarla ancora dormire perchè era stanchissima. La nonna, che stravedeva per lei, spesso cedeva alle suppliche della ragazza. Altre volte, invece, la accompagnava fino all'asilo portandola in braccio, in modo che la ragazzina potesse dormire lungo il tragitto.

 

Alexis voleva un bene dell'anima alla nonna e, da quando aveva iniziato a vivere in Italia, passava ogni estate in vacanza in Romania da lei.

C'era però una cosa che Alexis non riusciva proprio a mandare giù: la nonna da un paio d'anni aveva iniziato a bere. Quando la nonna beveva era veramente snervante. Di solito capitava che arrivasse in camera della ragazza e si mettesse a raccontarle di tutte le cazzate che aveva fatto suo papà. Ormai Alexis le sapeva a memoria tutte quelle cose ma la nonna si ostinava a ripetergliele all'infinito. Voleva far capire ad Alexis che razza di uomo fosse suo padre ma la ragazza non trovava il motivo di tutte quelle ripetizioni: ormai lo aveva capito, le era chiaro. Le bastava guardare il viso di sua nonna per ricordarsi che suo padre era un cretino. La donna, infatti, aveva una grossa cicatrice lungo il mento, cicatrice che il papà di Alexis le aveva procurato una sera mentre era ubriaco. Stava litigando con Dianne e la nonna si era messa in mezzo per dirgli di non trattare così la figlia. Alexis era molto piccola quando era successo ma ricordava ancora tutta la scena. Lei era in braccio al papà quando l'uomo aveva sferrato il pugno alla nonna e l'aveva fatta cadere a terra. Alexis aveva gridato. Alcuni ragazzi erano accorsi per aiutare la nonna ad alzarsi. La bambina era stata portata via e non era riuscita più a vedere la donna. Pochi minuti dopo, arrivati al monolocale che la nonna aveva comprato per Dianne, aveva visto la nonna con la faccia piena di sangue e il viso terrorizzato alla vista dell'uomo che l'aveva appena picchiata. Il papà di Alexis andava fiero di quello che aveva fatto e raccontava agli amici che lui aveva messo a punto la suocera, le aveva dato una bella lezione.

 

Alla ragazza dava tremendamente fastidio sentirsi ripetere ogni volta tutte le cose che diceva la nonna e cioè che Dianne aveva fatto un grosso errore a stare con Carl, il papà di Alexis. Non che non fosse d'accordo ma cosa le cambiava sentirselo ripetere all'infinito? Perdeva le staffe sempre più facilmente e finiva per rispondere male e litigare con la nonna.

 

La nonna, Angela, anche quell'anno, aveva invitato la nipote a passare l'estate in Romania, esattamente come tutti gli anni ma Alexis, dopo un po' di esitazione, aveva deciso di rifiutare l'invito.

L'estate precedente non le aveva lasciato dei bei ricordi. La mamma aveva passato qualche settimana in Romania insieme alla ragazza per riuscire a divorziare dal marito.

Durante il periodo di permanenza della mamma, la nonna aveva continuamente litigato con suo marito (che non era il padre biologico di Dianne) tanto che la figlia era finita in ospedale a causa della pressione per tutti quei litigi.

Alexis si era spaventata moltissimo. Non aveva mai visto la mamma stare talmente male da andare in ospedale. Si era spaventata così tanto che da allora aveva iniziato ad avere problemi a respirare. Le capitava di sentire come se non avesse abbastanza aria, si sentiva soffocare e le ci voleva un po' prima di riuscire a riprendersi. Dato che gli esami dicevano che non era asma la ragazza aveva presupposto che fosse a causa di tutti gli spaventi che si era presa quell'estate, ma non ne era del tutto certa.

Adorava la nonna ma davvero non ce la faceva a sopportare un'altra estate passata a vederla ubriacarsi e sentirsi di nuovo tutto quello che la donna le ripeteva su suo papà.

Le era dispiaciuto molto dare la notizia alla nonna, le aveva detto che non voleva lasciare la mamma sola durante tutta l'estate e in più voleva anche lavorare. La cosa in parte era vera, ma il motivo principale non era quello. La ragazza si sentiva in colpa. Le mancava l'affetto che la donna le dava, si vedeva benissimo quanto bene le volesse ma non avrebbe proprio retto.

 

Durante tutta la giornata Alexis aveva impacchettato roba e l'aveva portata in macchina. La macchina della mamma era molto piccola perciò avrebbero dovuto fare parecchi giri per riuscire a portare tutto. Per fortuna il ragazzo della mamma le aiutò trovando un camion che portasse gli armadi più grandi ma per risparmiare sul prezzo tutto ciò che riuscivano l'avrebbero portato le due ragazze.

Verso sera le arrivò un messaggio. Alexis prese il cellulare senza troppo entusiasmo ed andò a vedere chi fosse. Era Simon, il ragazzo le aveva scritto. Alexis ne era molto sorpresa, pensava di non poterlo più sentire fino a due giorni dopo dato che i lavori si svolgevano in un posto in cui non c'era campo.

Il ragazzo spiegò ad Alexis che era salito su un tetto per riuscire a scriverle. I due parlarono un po' finchè non arrivò il tempo per Simon di scendere e andare a dormire, il giorno successivo lo avrebbe aspettato un'altra giornata faticosa.

Alexis rimase per un po' a rileggere i messaggi. Era una cosa che faceva molto spesso, le piaceva rivivere tutto quanto. Non cancellava mai i messaggi che si scambiava con Simon, quando la chat diventava troppo lunga se la spediva nell'email per poterla poi riavere. Forse qualcuno l'avrebbe trovato stupido come gesto ma a lei non importava, quei messaggi, per ora, erano tutto ciò che aveva condiviso con Simon e non li avrebbe mai cancellati. Ogni volta che li rileggeva si ritrovava a sorridere e a sentirsi sempre più innamorata. Amava quel ragazzo con tutta sé stessa.

 

 

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Capitolo 9
*** Family ***


Family


Natalia si era svegliata ancora prima che la sveglia suonasse. Odiava quando succedeva ciò.

Si svegliava che era ancora stanca, ma sapeva che, se tornava a dormire, la sveglia sembrava suonare ancor prima. Quindi stava nel letto, guardava il soffitto e sperava che la sveglia non suonasse mai.

Ma ogni volta “driiin”, dannazione.

Natalia si alzò sbuffando e prese il cellulare ed i vestiti, per poi chiudersi in bagno.

La ragazza aveva solo dieci minuti per prepararsi, dopodiché avrebbe dovuto portare giù il cane e preparare la cartella. Alexis la rimproverava sempre dicendole che la cartella avrebbe dovuto prepararla la sera, ma Natalia non le dava mai retta. La sera, era troppo stanca per mettersi a cercare i libri in giro per casa. La scuola era ormai finita, ma lei doveva andare ai corsi di recupero di chimica, dannata materia.

Mevis, la cagnolina di Natalia, era un incrocio tra un labrador ed un altro cane di piccola taglia. Era intelligente, astuta ma troppo, troppo vivace.

La ragazza la portò sotto e, tornata a casa, si fermò ad osservare la stanza.

L'ingresso era ampio e dava sul soggiorno, all'interno del quale c'era un grosso tavolo che la famiglia, solitamente, usava per mangiare. All'estremo della stanza c'era un divano che spesso era rivestito da un telo per proteggerlo dai peli del cane. Alexis lo trovava comodissimo e adorava dormicchiarci sopra quando andava a casa dell'amica.

Volgendo lo sguardo verso destra, si potevano vedere le due camere da letto.

Quella che Natalia, purtroppo doveva condividere con la sorellina, era di dimensioni abbastanza ragionevoli. I muri, molto disprezzati da Natalia, erano rosa, così come anche l'enorme armadio che occupava gran parte della stanza. C'erano due scrivanie: una, quella di Natalia, era grande e ordinata, era piena di libri posizionati in modo strategico e curato. Nell'altro angolo della stanza c'era quella della sorellina, molto più piccola e sempre piena di vari giocattoli e cartacce.

La camera della madre rimaneva spesso chiusa per impedire al cane (e alle figlie) di entrarci. Era una stanza un po' buia con un grande letto sul quale Alexis e Natalia, per dispetto, spesso si ritrovavano a saltare e invitare il cane a unirsi alla loro pazza gioia.

Il cucinotto era piuttosto piccolo. Alexis, che a volte si ritrovava a cucinare insieme all'amica, si lamentava sempre del poco spazio che aveva per muoversi. Natalia indispettita, la guardava sempre con un'occhiataccia e le intimava di tacere: lei cucinava tutti i giorni là dentro.

 

 

<< Io esco >> annunciò Natalia alla madre, Marianne ed alla sorella, Ellen. Non ottenne risposta. Odiava quando non le rispondevano, cioè praticamente sempre.

Marianne era molto diversa da Luke, il padre di Natalia, era una donna piuttosto dura anche se, in fondo, era d'animo buono.

Luke, invece, era una persona molto solare, unica pecca: si arrabbiava facilmente e se la prendeva con chi, spesso, non c'entrava nulla, la maggior parte delle volte era Natalia a doversi sorbire la rabbia del padre.

Ellen... beh Natalia la sopportava poco e niente. Era una bambina viziata, che voleva sempre essere al centro dell'attenzione. Insopportabile. Era solita combinare casini e poi far ricadere la colpa sulla sorella maggiore. Non veniva mai sgridata dalla mamma. Natalia, invece, veniva spesso trattata quasi con disprezzo.

 

Giusto un'oretta prima la sveglia di Simon suonò. Il ragazzo si svegliò di colpo e la spense. Era stanco, ma non poteva farci nulla, avrebbe dovuto ignorare la stanchezza e prepararsi per una lunga giornata di lavoro. Per fortuna che era mercoledì e quella sera sarebbe tornato a casa. Avrebbe dormito nel suo letto.

Si vestì velocemente e si diresse verso la cucina, trovò lo zio intento a preparare del caffè.

Lo zio era una persona meravigliosa, aveva un animo buono e aiutava sempre tutti.

L'unico “particolare” era che odiava essere preso in giro. Non che non scherzasse o ridezze, anzi, era una persona molto divertente ma se si sentiva preso in giro, seriamente, diventava vendicativo. In città era benvoluto e rispettato da tutti. Era molto diverso dalla sorella, la madre di Simon, e si poteva parlare facilmente con lui.

 

Simon bevve la tazzina di caffè che gli aveva porto lo zio e si stiracchiò cercando di levarsi di dosso il sonno che ancora lo perseguitava.

Tra pochi minuti avrebbero dovuto dirigersi sul posto di lavoro.

Il ragazzo si prese un attimo di tempo per pensare ad Alexis. Pensò che la ragazza, a quell'ora, stava sicuramente dormendo. La immaginò stesa nel suo letto sotto le coperte, gli occhi chiusi e il respiro regolare. Un'espressione beata sul viso. Avrebbe tanto voluto vederla, sicuramente si stava perdendo uno spettacolo. Ripensò a come tutto era iniziato. L'aveva notata per il suo Nickname che gli aveva fatto tenerezza e le aveva scritto d'impeto, preso da una sensazione strana. La ragazza si era mostrata gentile e lui l'aveva subito presa in simpatia.

Aveva poi iniziato a scriverle ogni giorno. Gli piaceva il suo modo di essere e quando parlava con lei, si sentiva bene. Sapeva, però, che era una ragazza molto fragile. Ne aveva passate molte e la sua vita non sempre era rose e fiori. Era molto timida e, nei primi tempi, le era risultato difficile aprirsi con lui. Il ragazzo le aveva lasciato il tempo necessario standole sempre vicino ed era riuscito a far sì che lei si fidasse di lui. Ne era contento e, anche lui, si fidava ciecamente della ragazza.

Capitava a volte che litigassero. Quando ciò accadeva ci stava malissimo. Sentiva un dolore provenire da dentro e cercava sempre di far pace al più presto possibile.

 

Appena aveva conosciuto la ragazza aveva voluto che fossero qualcosa di più di semplici amici, ma aveva avuto paura di farsi avanti: se lei l'avesse rifiutato i due, sicuramente, non avrebbero più parlato come prima. Quando Alexis gli aveva fatto conoscere Natalia, la ragazza lo aveva subito incoraggiato a farsi avanti e lui, con un po' di timore, aveva dato retta all'amica. Era contento di averlo fatto, Alexis era una persona davvero meravigliosa e lui ne era totalmente innamorato.

 

 

Lo zio lo intimò ad alzarsi dal tavolo e andare a faticare un po'. Il ragazzo, seppur di malavoglia, ascoltò lo zio e si diresse verso il luogo di lavoro.

 

Per Alexis quella era una di quelle giornate super pigre in cui la ragazza non aveva la benchè minima voglia di far nulla. In quelle giornate, passava il suo tempo a letto intenta a guardare serie tv o i video musicali delle canzoni. Fare ciò la faceva sentire estremamente pigra e in colpa ma non faceva nulla per migliorare quei sentimenti.

Non era proprio di buon umore, non che fosse arrabbiata o triste ma non era neanche felice. Era piuttosto annoiata. L'unica cosa buona di quella giornata era che la sera avrebbe risentito Simon.

 

Il ragazzo prese il cellulare e imprecò rendendosi conto che era spento. Era rimasto senza batteria. Quell'aggeggio non era praticamente quasi stato usato in quei tre giorni, se non per qualche messaggino la sera, eppure non aveva resistito. Per fortuna si stava dirigendo verso casa. Gli mancava Alexis, non vedeva l'ora di risentirla.

Non appena arrivò a casa, aprì la porta velocemente e si diresse subito in camera a mettere a caricare il cellulare. Aspettò spazientito qualche secondo per dare all'aggeggio il tempo di accendersi e, con foga, lo prese e andò nei messaggi.

Rimase commosso da ciò che vide. Durante la sua permanenza sul posto di lavoro non aveva utilizzato interne, aveva scritto alla ragazza tramite messaggi normali. In quel momento, accendendo whats app, si ritrovò almeno una decina di messaggi da parte della ragazza. Erano tutti dolcissimi. La ragazza gli aveva scritto durante quei giorni dicendogli che lo pensava e che gli mancava e ogni sera gli aveva raccontato in breve la giornata e gli aveva mandato un lunghissimo messaggio di buonanotte. Aveva inoltre mandato aneddoti e pezzi divertenti di conversazioni che aveva fatto con la mamma. Le scrisse che era stata tenerissima a mandare tutti quei messaggi: significava che lo aveva pensato durante quei giorni. La ragazza gli chiese se i troppi messaggi non lo infastidissero ma lui negò immediatamente: adorava leggere quei messaggi, adorava lei e i suoi messaggi non lo infastidivano mai, anzi lo facevano sentire meglio. Lo facevano sentire amato.

In più la trovava molto dolce quando parlava della mamma. La ragazza aveva proprio un bel rapporto con lei, erano due cucciole. Le voleva un bene dell'anima e si capiva ogni volta quando ne parlava, con emozione. Lui aveva avuto un paio di occasioni per parlare con la donna, che si era sempre mostrata gentile e disponibile nei suoi confronti.

 

Parlò con Alexis mentre si preparava, quella sera sarebbe uscito a bere qualcosa insieme alla cugina. Sua cugina aveva 20 anni, era una ragazza molto bella e solare. Lui la adorava, erano molto legati e con lei si sentiva sempre libero di parlare di tutto. Le aveva subito raccontato di Alexis e lei l'aveva sempre appoggiato. Ogni volta che si vedevano gli chiedeva come andassero le cose tra i due e lui rispondeva sempre pieno di entusiasmo che le cose andavano a meraviglia e che era innamorato di Alexis più che mai.

Disse ad Alexis che doveva uscire ma che le avrebbe comunque scritto. La ragazza gli chiese se alla cugina non avrebbe dato fastidio. Si preoccupava sempre di dare fastidio, lei. Simon le rispose di no però non avrebbe potuto essere presente come al solito, in fondo doveva passare un po' di tempo anche con la cugina.

 

Passare del tempo in compagnia della cugina lo metteva sempre di buon umore. Parlava tranquillamente con la ragazza e si sentiva libero di dirle ogni cosa.

Non si trattenne, però, troppo a lungo: il giorno dopo sarebbe dovuto poi ritornare sul posto di lavoro. La cugina lo lasciò davanti a casa verso le undici, i due si abbracciarono e il ragazzo entrò in casa. Parlò un po' con Alexis dopodiché la ragazza lo mando a dormire, come aveva fatto la volta precedente. Gli disse che avrebbe tanto voluto parlare ancora con lui ma non voleva che fosse stanco e gli disse che se fosse andato a dormire lei avrebbe fatto lo stesso, in modo da addormentarsi insieme. Si scambiarono i soliti, lunghissimi e affettuosissimi, messaggi della buonanotte ed entrambi si addormentarono pensando l'uno all'altra.


 

ANGOLO AUTRICE:
Ciau a tutti. Per scrivere questo capitolo sono stata aiutata da Elecktra35 che ha scritto la parte in cui si parla di Natalia.
Ho provato a parlare un po' più di Simon, come mi era stato suggerito.
Spero che la storia continui a piacervi e che continuiate a seguirmi. Ringrazio di cuore chi recensisce e anche i miei lettori silenziosi, ragazzi però fatevi avanti, dai, non siate timidi, scrivetemi i vostri pareri u.u
Un bacio, 
Kate.

 

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Capitolo 10
*** Relocating ***


Relocating

 

Alexis continuava a trasportare scatoloni pieni in macchina. Alcuni erano veramente pesanti ma, per fortuna, nel palazzo c'era l'ascensore che tornava molto utile. Nel nuovo appartamento però questo lusso mancava e, i tre piani di scale, se li doveva fare a piedi. Le giornate proseguivano sempre uguali. Ormai dormivano nella nuova casa, avendo già trasportato il letto lì. Alexis andava con la mamma in pizzeria per poi recarsi nella vecchia casa a impacchettare e portare roba in macchina. Tutto ciò fin quando non si faceva sera, la ragazza mangiucchiava qualcosa, messaggiava con Simon per qualche minuto e poi andava ad aiutare sua mamma in pizzeria, per far si che finisse presto. Dopo il servizio in pizzeria le due finivano di trasportare roba in macchina e andavano al nuovo appartamento dove dovevano scaricare gli scatoloni e portarseli per tre piani di scale. Alexis cercava di portare lei maggior peso per non far affaticare troppo la mamma.

Alla fine della giornata erano entrambe stanchissime. Alexis mandava sempre un lunghissimo messaggio di buona notte a Simon e si concedeva qualche minuto per pensare al ragazzo per poi addormentarsi.

I nuovi vicini erano delle persone molto simpatiche, si trattava del cuoco che lavorava in pizzeria e di sua moglie. Venivano a trovare le due ragazze ogni giorno e spesso portavano loro qualcosa da mangiare dato che nella nuova casa ancora non potevano cucinare niente, anche perchè non avevano niente da cucinare.

Alexis portava sempre Bonnie con sè nella vecchia casa, sia per non lasciarla da sola nel nuovo appartamento sia per averla vicino a sè nei momenti di noia. Quella palletta di pelo era una delle cose migliori che le potessero accadere, se capitava che Alexis si sentisse particolarmente triste e piangesse, Bonnie le stava sempre accanto cercando di consolarla a modo suo, era tenerissima. Alexis la coccolava e spazzolava per poi continuare a dedicarsi agli scatoloni. Ormai mancava poco, un paio di giri al massimo e avrebbero finito. Alexis si ricordò di quella volta in cui avevano dovuto traslocare in una notte. Era stata una notte tremenda, piena di fatica e stress. Avevano preso quella casa quando c'era ancora il papà di Alexis con loro, l'aveva scelta lui senza però pensare al fatto che l'affitto fosse alquanto eccessivo per loro che da sempre avevano avuto problemi economici. Il papà poi se ne era andato in Inghilterra, con i soldi della mamma in prestito e, oltre a mandare indietro i soldi presi in prestito non aveva più aiutato minimamente Alexis e Dianne. La mamma non ce l'aveva fatta a pagare tutto quanto con solo quello che guadagnava in pizzeria e si erano ritrovate a dover traslocare. La mamma in quel periodo era disperata perchè non riusciva a trovare una casa in cui andare. La casa l'avevano trovata proprio il giorno prima della scadenza del trasloco, per questo le due avevano dovuto portare via tutto in una notte, la mattina dopo sarebbe venuto un ragazzo per prendere le chiavi. La casa che avevano trovato, però, non era esattamente a norma e sarebbe presto diventata un ufficio, avrebbero potuto starci per pochi mesi. Ad Alexis dispiacque molto quando dovettero traslocare anche da lì: era un appartamento abbastanza ampio e la sua camera si trovava in cima a delle scale. C'era una cameretta con due bei lettini sotto alla camera di Alexis e una grande cucina con la sala da pranzo, non c'erano però pareti a separare tutto ciò. I muri erano di un bel grigio acceso e viola. Il colore preferito di Alexis era proprio il viola. Nonostante non fosse una ragazza che si dedicava ben volentieri alle pulizie, in quella casa per lei era un piacere mettere in ordine e lucidare le scale di legno. Una volta ci era pure scivolata su quelle scale, le aveva lucidate una ad una con lo spray per mobili e, scendendo di fretta stava quasi per rompersi la testa, aveva avuto fortuna a riuscire a reggersi alla sbarra e attutire il colpo, nonostante ciò aveva comunque continuato ad adorare quella casa. Aveva sempre voluto abitare in una casa con le scale ma purtroppo si era potuta concedere questo lusso per pochi mesi. Si erano poi trasferite nella casa sopra alla pizzeria ma anche da lì erano dovute andare via perchè la padrona di casa voleva vendere e aveva detto loro di trovarsi un'altra casa più economica. Era l'ottavo trasloco che facevano da quando Alexis era venuta in Italia, all'età di sei anni. Avevano trovato questo nuovo appartamento, che poi tanto nuovo non era, grazie al cuoco della pizzeria che, abitando lì, aveva subito sentito quando si era liberato e aveva consigliato a Dianne di trasferirsi lì. Ad Alexis l'appartamento non era piaciuto un granchè: era proprio mal messo. I muri erano in uno stato pessimo e il bagno era proprio inutilizzabile, era piccolissimo e aveva le piastrelle tutte rotte, il lavandino era enorme, sproporzionato in quel piccolo spazio, per lavarcisi i denti Alexis doveva stare per metà fuori dal bagno. Avrebbero dovuto spendere un sacco di soldi per ristrutturare tutto, per fortuna il papà della moglie del cuoco si era offerto di dare una mano. Dianne avrebbe solo dovuto comprare il necessario per le ristrutturazioni. I lavori continuarono per un bel po', Alexis cercava di aiutare come poteva. Alla fine di tutto l'appartamento era completamente cambiato. Avevano riverniciato tutto quanto e avevano cambiato il lavandino del bagno con uno più piccolo. Alexis e Dianne erano contente del risultato, nonostante i soldi spesi.

 

 

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Capitolo 11
*** Nightmare ***


Nightmare
 
Era Agosto, Simon aveva finito con i lavori estivi.
Lui e Alexis si chiamavano regolarmente e per la ragazza era sempre molto emozionante sentire la stupenda voce del ragazzo che amava. Quando si chiamavano parlavano sempre per ore, trovavano sempre qualcosa da dire. Ridevano molto e si dicevano un sacco di parole dolci.
Alexis si sentiva sempre straripante di gioia quando parlava con lui, lo sentiva più vicino, era come se fosse accanto a lei ed era un’emozione unica. Se solo parlare al telefono con lui era così meraviglioso chissà come sarebbe stato quando sarebbero stati assieme, quando lei avrebbe potuto guardare il ragazzo negli occhi, quando avrebbe potuto accarezzarlo e baciarlo.
 
Il rapporto con Natalia non era migliorato un granchè, le due amiche si sentivano decisamente meno e non andavano più tanto d’accordo. Alexis avrebbe voluto condividere le sue emozioni con lei ma sicuramente Natalia avrebbe reagito insultando Simon e la ragazza proprio non sopportava che qualcuno dicesse cose brutte sul ragazzo che amava, le dava ancora più fastidio se colei che diceva quelle cose era la sua migliore amica ma purtroppo non poteva farci nulla.
 
L’autostima di Alexis ultimamente era aumentata un po’, se ne era resa conto piano piano e ne era compiaciuta.
A volte, quando andava al karaoke, registrava delle canzoni che cantava insieme alla mamma e le inviava a Simon, il ragazzo diceva sempre che avevano entrambe una voce stupenda.
La ragazza ancora non riusciva ad accettare i complimenti ma cercava di non contestarli comunque troppo.
Simon si infastidiva quando la ragazza contestava i complimenti che lui le faceva. Non sopportava quando lei si sminuiva e ci stava male.
 
Una sera Simon mandò una canzone ad Alexis, le disse che non era sicuro che le piacesse ma era una canzone che piaceva molto a lui per le parole che diceva e voleva che la ragazza la ascoltasse.
Alexis, incuriosita, si mise all’ascolto. Era una canzone cantata da una voce femminile e aveva un testo davvero molto bello. Già anche solo il titolo emozionava la ragazza: “We are indestructible”.
Era un titolo molto bello e la ragazza lo attribuì al suo rapporto con Simon, sperava fosse indistruttibile, voleva renderlo indistruttibile.
Ascoltò parecchie volte la canzone continuando a ripetere a Simon che l’adorava e le suscitava sempre tante emozioni. Il ragazzo era contento di ciò.
 
Quella sera, dopo aver dato la buonanotte a Simon, Alexis si addormentò sulle note di “We are indestructible” e sognò il ragazzo.
Le capitava spesso di sognarlo e ogni volta che accadeva ne era felicissima.
Solitamente erano sogni molto belli e sembravano davvero reali, i due erano insieme. Alexis non voleva mai svegliarsi da quei sogni.
Quella sera però il sogno non fu bello, fu strano.
 
Lei correva, continuava a correre sapendo di dover raggiungere qualcosa, non riusciva a individuare cosa ma ne valeva della sua felicità.
Piano piano iniziò a intravedere una figura in lontananza, era Simon.
La guardava, i suoi occhi erano cupi e la sua espressione seria.
Alexis provò ad accelerare il passo, doveva raggiungerlo, voleva raggiungerlo. Voleva abbracciarlo, voleva sentirlo vicino a lei. Il ragazzo però, dopo averle lanciato uno sguardo pieno di indifferenza, quasi come se non la conoscesse nemmeno, si era voltato e aveva iniziato ad allontanarsi.
Alexis provò a gridare il suo nome ma dalla sua gola non uscì nessun suono.
Simon continuava ad allontanarsi. Apparvero altre figure in lontananza e il ragazzo si mischiava a loro, lasciando Alexis indietro. Abbandonandola a sé stessa.
La ragazza inciampò e cadde. Non riusciva più a trovare la forza per rialzarsi, continuava a guardare le figure in lontananza, riusciva ancora a distinguere quella di Simon, era preso a parlare e ridere con le altre figure. Si era completamente dimenticato di lei che era stesa a terra con il viso ormai colmo di lacrime che continuava a sussurrare il suo nome con voce straziata dal dolore.

 
Alexis si risvegliò di colpo, guardò fuori dalla finestra. Era ancora buio.
La ragazza prese il cellulare e aprì una delle foto che gli aveva mandato il ragazzo.
Per ricevere una foto da Simon la ragazza doveva sempre assumere l’atteggiamento più convincente che riuscisse.
A Simon non piaceva farsi foto perciò ne mandava davvero raramente.
Alexis osservò a lungo l’immagine, studiando ogni dettaglio del viso del ragazzo che amava, era così bello e aveva un’espressione dolcissima.
Aprì whatsapp e si mise a rileggere la conversazione con Simon.
Mentre leggeva si accorse che la quantità di messaggi era ridotta rispetto a quanto si scrivevano di solito.
Mentre leggeva si accorse che la scritta “ultimo accesso alle…” si era trasformata in “online” e subito dopo in “sta scrivendo…”.
<< Ehy amore, che fai?? Non dormi? >>
<< Ho avuto un incubo e mi sono svegliata…  Tu invece?>>
<< Io avevo sete e mi sono svegliato. Cosa hai sognato?>>
 
Alexis raccontò del sogno al ragazzo provando un senso di tristezza simile all’emozione che aveva provato nell’incubo.
Simon la rassicurò dicendo che era stato solo un sogno, che lui non si sarebbe mai allontanato da lei, non doveva più essere triste per ciò che aveva sognato.
Alexis però rimase con un senso di malinconia, avrebbe voluto che Simon fosse con lei.
Avrebbe voluto stare distesa vicino al ragazzo che amava, si immaginava quanto potesse essere tenero appena sveglio, con il viso assonnato e i capelli arruffati.
Si immaginava quanto dovesse essere bello stare abbracciata a lui, essere riscaldata dal suo corpo, sentire il cuore di lui battere e addormentarsi così, abbracciata a lui.
Iniziò a provare una tristezza immensa, voleva che ciò accadesse. Non ce la faceva più a essere accanto a lui solo con il pensiero, sentiva una mancanza assurda. Le mancava la presenza di Simon.
 
Disse al ragazzo ciò che provava e lui diventò cupo. Le disse che non doveva pensarci, anche lui ci stava male perché non era con lei ma cercava di non pensarci.
Alexis però non riusciva a reprimere quei pensieri, non riusciva più a farlo, ultimamente li aveva repressi fin troppe volte.
Simon le chiese se stesse bene e lei rispose di si ma non era vero, non stava per niente bene.
Il ragazzo non si lasciò ingannare e le chiese se stesse piangendo, voleva sapere la verità.
Alexis gli disse che si, stava piangendo. Non ce la faceva più.
 
 
Non ricordò quando si era addormentata, quando piangeva si sentiva stanca e spesso si addormentava con le lacrime agli occhi.
La mattina aprì gli occhi e vide che aveva ancora il cellulare in mano.
< E’ una situazione difficile ma dobbiamo farcela. Ci amiamo è questo che conta, no?
Fai un sorriso e smetti di star male, ti prego.>>
< Spero solo che non avessi ancora le lacrime agli occhi.
Devi essere così tenera quando dormi. Spero tu faccia solo più bei sogni.
Ci sentiamo domani.
Ti amo.>>
 
Alexis cercò di non pensare più a quanto le mancasse la presenza di Simon, gli scrisse il buongiorno e gli disse che era stato davvero dolce e che ora stava meglio, si scusò per averlo fatto star male e gli disse che lo amava con tutta sé stessa.


ANGOLO AUTRICE:
Hola a tutti. Lo so che mi ci è voluto un casino per caricare questo capitolo ma sono intervenuti un paio di fattori che non mi hanno permesso di caricarlo in un tempo un po' più decente.
Spero che mi perdoniate e torniate a leggere la storia >.<
Questo capitolo sinceramente non mi soddisfa un granchè però buh non saprei come scriverlo diversamente perciò mi sa che dovrete sorbirvelo così.
Fatemi sapere voi che ne pensate.
Un bacione, Kate.

 

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