Reise, reise

di pucciosaherm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Roma, 9 Luglio 2013.

Sei uomini in gamba erano appena scesi dall'aereo, diretti all'albergo che li avrebbe ospitati per le seguenti tre notti.
Sei uomini in gamba si guardavano attorno con un briciolo di meraviglia mista a nostalgia; che bella l'Italia, si sente il profumo di mediterraneo sin dagli spazi più bui dell'entroterra.
"Ricapitoliamo, tra mezz'ora dovremmo essere in albergo, poi auto fino all'Ippodromo delle Capannelle, trucco, costumi e stage. Trucco, costumi...e stage!"
"Flake, per l'amor di Dio, avrai ripetuto questa scaletta almeno 5 volte nell'ultima ora! Pensa a ricordarti di regolare bene la tua pianola in modalità wireless, l'ultima volta ha causato un flop pazzesco sul finale!"
Richard Kruspe si stava spazientendo. Quel buon uomo di Flake non faceva altro che mettere ansia: persona molto precisa, non c'è che dire; ma quando si esagera si esagera.
"Io sto già pensando all'after party, gente! Dite che ci saranno belle gnocche con cui potersi intrattenere?"
"Ovvio che sì Till, come sempre!" Esclamò Paul Landers, chitarrista ritmico della band. Non amava distruggersi di alcool e adescare groupies ai concerti, certo, ma era incuriosito dall'effetto che lui e i suoi colleghi riuscivano ad avere sulle fan. Ormai attiravano ragazze sempre più giovani e sempre più disattente all'etica morale: non era forse questa una cosa fighissima?
"Paulie, non fare la fine dell'ultima volta: quella biondona era di dieci centimetri più alta di te!" Esclamò Doom, il batterista, con un gran sorriso. Il resto della band scoppiò a ridere.
"Schneider, almeno io non sono rimasto senza ragazza!" rispose Landers, ridendo di gusto. Conosceva bene il suo collega e amico Christoph: era una persona piuttosto seria e si lasciava andare poche volte con le fan: foto e autografi, con abbracci occasionali in omaggio. Doom rise, allungando lo sguardo verso la zona check-out: tre Audi nere coi finestrini oscurati erano venuti a prenderli, per portarli al Rome Luxury Hotel a disfare i bagagli e rivedere per l'ultima volta la scaletta da seguire durante il concerto di quella sera.
"Finalmente ci siamo!" Esclamò Oliver, impaziente.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


I musicisti salirono sulle Audi parcheggiate nei pressi dell’uscita: Till e Flake nella prima, Oliver e Paul nella seconda, Richard e Doom nella terza.
Non vedevano l’ora di iniziare, anche se la stanchezza post-viaggio si faceva sentire.

Dopo circa mezz’ora arrivarono in albergo, situato più o meno al centro di Roma: era assolutamente splendido e tutti e sei lo pensavano, lo si capiva guardandoli in faccia. Due grandi colonne di marmo sovrastate da capitelli in stile corinzio torreggiavano sul portone d’ingresso, il quale era invece placcato in oro ed aveva uno stile pressoché moderno. La hall era immensa e composta da tanti piccoli salottini, e alla sua fine vi era un’immensa scalinata biforcuta, al cui centro era posto un grande arazzo a muro evidentemente molto costoso.
“Fantastico!” Esclamò Oliver, il più entusiasta dei musicisti.
Adorava l’Italia in tutti i suoi dettagli, ne era profondamente innamorato.
“Herr Lindemann, ecco le sue chiavi. Sei suite al primo piano, i bagagli sono stati già portati lì.”
Fece l’uomo alla reception, nel miglior tedesco possibile.
‘’Danke. Ragazzi, sbrighiamoci! Abbiamo poco tempo prima di partire per l’Ippodromo.”
“Sta’ calmo Till, abbiamo ancora un pomeriggio…”
“Richard, ti ricordo che dobbiamo ancora provare la scena pirotecnica per Mein Teil… O hai forse voglia di vedere il nostro tastierista abbrustolito?”
“Oooooh abbrustolito cosa?” si intromise Flake. “Vediamo di sbrigarci!”
Richard fece spallucce e si diresse in camera sua, seguito subito dagli altri cinque.

Finalmente si fece sera, e i nostri ragazzi (che tanto ragazzi non erano più, ma non volevano ammetterlo) arrivarono sul luogo del gran concerto di quella sera.
Furono velocemente macchiati di caffè per sembrare sudici, vecchio trucchetto della band, vestiti e truccati pesantemente con eyeliner neri.
“Questo rossetto mi fa proprio figo!” Esclamò Kruspe, guardandosi allo specchio.
In lontananza si sentì una pernacchia da parte di Paul: tutti scoppiarono a ridere, un po’ per il divertimento e la tensione e un po’ per l’impazienza di entrare in scena.
L’entrata di Till fu spettacolare, e il pubblico delirò alla grande alla vista di quel fantastico pellicciotto rosa confetto; lo show andava veramente alla grande!
Da Ich tu dir weh a Feuer frei, da Mein Teil a Du Riechst so Gut, il pubblico era felicissimo ed anche loro. Vedere la gioia negli occhi dei giovani era sempre fantastico. Durante Ich Will tutti urlarono il coro di risposta come se fosse stato il fine della loro vita, durante Sonne c’era chi si commuoveva per la troppa bellezza di quella canzone.
Quei sei musicisti si stavano divertendo eccome nel vedere quanto i fan fossero partecipi: Paul e Richard amavano scrutare tra il pubblico, analizzare viso per viso i ragazzi in prima fila: che gran soddisfazione vederli contenti, e poi chissà, magari sarebbero riusciti ad individuare qualche ragazzina niente male da invitare all’after party…
Il concerto, purtroppo, giunse al termine ben presto. I ragazzi del pubblico, ormai senza voce, aprivano il loro cuore a quegli ultimi istanti.
Paul, Richard, Doom, Till, Oliver e Flake, madidi di sudore, si inginocchiarono sul palco: le teste chine, i pugni stretti per sfogare lo stress accumulato. Era stato un grande show, dovevano ammetterlo: nulla era andato storto!
Doom fu uno dei primi ad inginocchiarsi. Chinando la testa, vide il sudore gocciolante dalla sua cresta bagnare il palco a piccoli tocchi. Ad un certo punto alzò lo sguardo davanti a sé... e la vide.
Indossava una canotta azzurra con su scritto Reise reise, aveva i capelli castani e lisci fluenti, lunghi fino alle spalle. Uno sguardo magnetico, che casualmente ritrovò incatenato al suo. Carnagione chiarissima, fisico invidiabile. Nonostante fosse lontana ben cinque metri da lui, notò il colore dei suoi occhi illuminati dai potentissimi fari rivolti verso il pubblico. Verdi, verdi, verdissimi.
Labbra carnose al punto giusto truccate di rosso. Doom ci si perse come se fosse un ragazzino.
‘’Christoph, ehi, Christoph! Doom, ma insomma!” Sussurrò tra i denti Paul, in piedi dietro di lui. Era arrivato il momento di lasciare la scena, ma era l’unico a non essersene accorto.
Si alzò in silenzio sorridendo lievemente alla ragazza che lo stava ancora fissando, e sparì nel backstage, e Oliver gli andò vicino.
“Che figura, ma che ti è preso?”
“Engel”
“Come, scusa?”
“Ho visto un angelo lì fuori”
“Capisco, il solito fascino delle groupie... sei ancora in tempo per farla invitare all’after party, fratello”
A quelle parole, Doom si precipitò dall’addetto al backstage. Oliver aveva ragione!
“Ehi, tu! C’è una ragazza lì fuori, capelli castani ed occhi verdi. Ha un rossetto rosso e la canotta di Reise reise, quella del nostro store, quella col pesce arpionato! Devi assolutamente trovarla e consegnarle il pass per l’after party. Non puoi sbagliarti!”
“Ma io non sono di quel settor-…”
“Poche ciance! Sbrigati, potrebbe essere andata via!”
“Sì signor Schneider…”
Il ragazzo corse via, passando l’informazione agli agenti della security per fare più in fretta. Ciò che ne risultò fu una vera e propria caccia alla donna, quasi come se fosse una ricercata.
La trovarono in meno di trentacinque minuti!
“Oooh, anf…anf… fraulein, fraulein! Cioè, signorina!” un agente della sicurezza la prese per un braccio, facendola voltare. Però, bella ragazza! “Signorina, è desiderata all’after party di questa sera. Ci sarà?”
“After party? Oh, la ringrazio, ma proprio non posso…”
“Avanti signorina, quando le ricapita? La sua presenza è stata esplicitamente richiesta dal signor... nessuno, nessuno.”
Fece l’uomo, vedendo un collega in lontananza che gesticolava come per dire ‘non rivelarle il nome’.
“Mi dispiace, mi dispiace davvero, non posso restare”
“Come vuole, signorina”
Schneider, intanto, si stava facendo finalmente struccare… Mentre si chiedeva se avessero mai trovato quella ragazza. La notizia del ritrovamento e del rifiuto conseguente gli arrivò repentinamente, lasciandolo spiazzato; quasi nessuna ragazza rifiutava gli inviti agli after parties, che diamine!
“Bene, allora stasera mi dedicherò ad un giretto notturno della città… del resto, gli after mi piacciono poco. Divulga la notizia e sei un uomo licenziato e morto!”
Fece, sbuffando.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“Laura, da quanto tempo!”
“Fede, che piacere rivederti! Da quanto non ci vediamo? Qualcosa tipo… tre anni?”

Dall’altra parte di Roma due ragazze si abbracciarono, due amiche che non si rivedevano da troppo tempo si ritrovarono.

“Aspettavo con ansia che salissi a Roma a trovarmi, cara… Anche se so benissimo che sei venuta apposta per i Rammstein e non per me!”
“Oh avanti, non potevo perdermela questa, Lau! Due piccioni con una fava, come si suol dire…”
“Tsk, dovrei ritenermi offesa… ma per questa volta ti perdono. Mi sei mancata troppo!”
“Se la cosa può risollevarti, ho rifiutato l’invito all’after party per poterti rivedere…”
“COSA? Davvero? Ma sei totalmente pazza Fé!”
“Ma è per questo che mi vuoi bene, vero?”
“Assolutamente! Che dici, andiamo a farci un giro?”
“Ma sì, come ai vecchi tempi”

****

“Ollie, che bella camicia! L’hai presa in prestito da mio nonno anni or sono?”
Kruspe se la rideva come un bambino, indicando la camicia azzurra a fiorellini del collega.
“Qualcosa mi dice che devo cambiarmi e mettere qualcos’altro”
“No, figurati, è solo impressione!”
Oliver sbuffò rassegnato, tornando in camera sua per cambiare outfit.
 Di lì a poche decine di minuti sarebbe iniziato l’after party in un localino vicino, era un’ottima occasione per divertirsi ed approcciare in modo più completo con i fan: del resto, sapeva benissimo quanti ragazzi desiderassero chiacchierare coi diretti interessati della loro canzone preferita, del video musicale più gettonato, del testo più profondo.
Una festa del genere, al contrario di quanto si potesse immaginare, non era solamente alcool a fiumi e belle donne: era anche una buona opportunità per stare più a contatto col pubblico amante… e pagante.
I componenti della band erano ormai pronti per lasciare l’albergo a bordo delle consuete Audi nere… Tranne Schneider. Durante la notte aveva la città ai suoi piedi, sapeva – e sperava – che nessuno lo avrebbe riconosciuto, bastava tenersi ben lontano dai posti affollati. Avrebbe probabilmente attirato l’attenzione di quattro o cinque fan, ma non sarebbe stato nulla di grave.
Dunque, aveva deciso di dedicarsi ad un giretto turistico: Piazza del Popolo, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi… e così via. Le tappe sarebbero state decise durante il cammino.
“Herr Schneider, vuole un uomo di scorta al suo fianco?”
“Nein, Danke. Preferisco andare da solo”
L’uomo andò via, lasciando Doom alle prese con l’uscita sul retro dell’albergo. Quella principale era praticamente invasa da fangirls alla ricerca dei loro idoli, che sfortunatamente per loro avevano già lasciato il posto.
Uscito fuori prese una boccata d’aria pregna di umidità, come se fosse stato l’ultimo respiro d’aria sana. Si incamminò con fare elegante ma sobrio, le mani in tasca e il naso all’insù, per ammirare gli splendori architettonici che Roma offriva.

****

“Cara, è stata una bellissima passeggiata, ma ora devo andare… Mia madre chiama a rapporto. Quando capirà che ho ormai vent’anni?”
“Mi dispiace che tu debba già ritirarti, è solo l’una di notte… Ma non importa, è stata una serata splendida!”
“Non tutte sono fortunate come te, mia bella coetanea! Tua madre ti considera responsabile e ti lascia fare qualsiasi cosa, io invece sono una scapestrata! …Comunque, ti andrebbe di venire a dormire a casa mia?”
“Oh Laura ti ringrazio ma ho un appartamento qui vicino di proprietà di mio zio, che è fuori per un mese!”
“Capisco, capisco. Magari possiamo rivederci domani, ti va?”
“Davvero? Sarebbe fantastico! Buonanotte, Lau”
“Buonanotte, Fé!”

Le due ragazze si scambiarono un ultimo abbraccio e divisero le loro strade.
Federica si incamminò verso Piazza di Trevi, dov’era ubicata la nota fontana. Era meravigliosa con l’illuminazione notturna, lo sapeva  bene: perciò, decise di andare ad ammirarla per un po’.
Non aveva per nulla sonno, ed un trionfo di emozioni si prendeva gioco di lei: giusto qualche ora prima era andata al concerto della sua band preferita, aveva scambiato uno sguardo di fuoco con Christoph Schneider, il batterista dei  Rammstein, e aveva rifiutato un invito all’after da parte di un misterioso ammiratore. Si sentiva un po’ stupida, ma aveva davvero bisogno di rivedere Laura, sua cara amica, oltre che ad averle promesso un’uscita insieme.
La piazza era praticamente deserta; la ragazza sospirò silenziosamente, sedendosi sulle gradinate antistanti la fontana e godendosi quella meravigliosa vista: che bella, la Roma notturna.
Si strinse nel cappottino nero  in pelle che aveva tenuto piegato in borsa per tutta la durata del concerto, affinché non fosse ingombrante. Aprì la suddetta ed estrasse lo specchietto: il trucco waterproof e il rossetto rosso bifasico non avevano fatto una piega: prova superata!
Sorrise tra sé e ripose la borsa, dopodiché ricominciò ad ammirare la fontana nel più assoluto silenzio.

Schneider, intanto, continuava a camminare in silenzio per le strade dell’Urbe, affascinato da ogni minimo dettaglio. Si fece spazio tra i suoi pensieri distorti lo sguardo di quella ragazza intravista qualche ora prima, e la speranza di poterla vedere alla festa. Non riusciva ancora a capacitarsi del suo rifiuto: miriadi di ragazze avrebbero voluto quell’invito ufficiale.
Quanto era bella.
Quanto – era – bella.
Scosse lievemente la testa, scorgendo un cartello con su scritto ‘Fontana di Trevi’, e decise di imboccare quella traversa. Non l’aveva ancora mai vista quella fontana monumentale, e ne era particolarmente incuriosito: Till gli aveva parlato del suo viaggio a Roma con la ex moglie, descrivendola come un capolavoro barocco.
Percorse tranquillamente la stradina, e si ritrovò nella piccola piazza: era deserta, eccezion fatta per una persona seduta sulle gradinate.
Fissò innamorato ogni singolo particolare di quell’opera, era davvero fantastica come gli aveva detto Till; si sedette su un muretto laterale e perse lo sguardo tra quelle forme armoniche ed incredibilmente equilibrate tra loro. Doom era un uomo introspettivo e riflessivo, attento ai dettagli e amante dell’arte: Roma era il suo paradiso terrestre.
Quando volse lo sguardo verso la donna seduta molto distante da lui, ebbe un tuffo al cuore: era la ragazza di qualche ora prima.
Che ci faceva a quell’ora da sola?
Non sapeva quanto fosse pericoloso che una ragazza di tale bellezza girasse di notte senza compagnia?
Si alzò in fretta, fissandola. Lei era troppo impegnata a leggere dei messaggi sullo smartphone per accorgersi dell’uomo che ormai le era accanto.
“Halo, fraulein” Schneider le parlò, indeciso sulla lingua da usare.
Federica si voltò verso di lui, sbarrando gli occhi come se fosse davanti ad un miracolo: Doom era un uomo bellissimo, e le luci soffuse della piazza mettevano in risalto i suoi occhi azzurrissimi e i lineamenti del suo viso.
“Halo” Rispose timidamente, abbozzando un sorriso. Fortunatamente aveva studiato tedesco, e sapeva parlare abbastanza bene. Ma… cosa ci faceva lui qui?
“Molto piacere, io sono Christoph” Le prese la mano e gliela baciò galantemente. Ah, se l'avessero visto i ragazzi...
“Io… Io so chi sei. Comunque piacere, sono Federica.” Rispose lei, arrossendo violentemente.
“Cosa ci fai qui a quest’ora della notte, e soprattutto da sola?” Doom le sorrise amabilmente, scrutandole il volto.
“Potrei chiederti la stessa cosa, sapevo che ci fosse un after party”
“Preferivo ammirare la Roma notturna. Non mi hai risposto, comunque…”
“Volevo restare ad ammirare Roma anche io!”
La ragazza sorrise serena per la prima volta, e Christoph si sentì morire dentro.
“Dai vieni, ti accompagno a casa… E’ pericoloso che una donzella come te se ne stia qui sola soletta.”
Disse, riluttante. Avrebbe voluto portarla in giro e parlare ancora un po’ con lei, ma era così giovane e bella da non riuscire a formulare altri pensieri.
“Danke, ma il mio appartamento è proprio qui dietro.” Fece lei, mettendosi a cercare le chiavi. “Le chiavi… dove sono? Oddio, le chiavi…”
“Qualcosa non va?” Doom era incuriosito, non capiva cosa stesse succedendo e perché la ragazza blaterasse in italiano.
“Scusami un attimo…”
Era rimasta chiusa fuori casa.
Prese velocemente lo smartphone e compose il numero di Laura, almeno le avrebbe dato ospitalità.
Telefono spento. Non sapeva dove abitasse. Perfetto.
“Cazzo…” Mormorò in italiano. Doom la fissò, capendo cosa stesse succedendo.
“Se ti va puoi passare la notte nel mio albergo, garantisco io.” Fece, sorridendole.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



La ventenne e il batterista si ritrovarono dopo mezz’ora di cammino davanti al Luxury Hotel. La ragazza iniziò a fissare quello splendore, un’unione armonica di diversi stili: non si era nemmeno accorta di avere un’espressione da pesce lesso.

“Avanti, che aspetti?” Fece Doom, con una mano sul pomello del portone dorato. Probabilmente quella ragazza non era mai stata in un albergo così lussuoso.
“Oh, io… Niente, niente” Mormorò destandosi dall’incanto; seguì l’uomo all’interno, iniziandosi a preoccupare per mille e mille cose.
Non aveva vestiti, non aveva un pigiama, non aveva uno spazzolino per i denti; non aveva il caricabatterie con sé, non aveva nemmeno un paio di ciabatte. Iniziò a guardarsi intorno spaesata, cercando mentalmente una soluzione a tutti quei problemi. Che disastro!

“Halo, è possibile avere una suite per la signorina? La metta sul mio conto”
“Certamente, signor Schneider. Ecco a lei le chiavi, suite 8.”
Il batterista si voltò verso la ragazza, agitandole le chiavi argentate sotto il naso.
“U-Una suite…? Mi accontento di una cameretta… E la pago io. Danke, danke Christoph.”
Fece dunque lei, prendendo le chiavi dalle mani dell’uomo e posandole sul banco della reception.
“Mi scusi…? E’ possibile avere una camera più… normale?”
“Ma cert-… Oh no mi dispiace, qui abbiamo solo camere di lusso.”
Rispose l’uomo, sotto suggerimento di Doom che, alle spalle della ragazza, agitava l’indice a destra e sinistra.
“Ma com’è possibile!?”
“Poche domande, fraulein” La rimproverò per gioco Schneider, picchiettandole una spalla. “E’ ora di andare a nanna, bimba”
“Bimba io?”
“Non avrai più di vent’anni”
“Ne ho quasi ventuno, li compirò tra soli tre giorni”
“Questo sì che cambia le cose!”
Entrambi risero, e salirono assieme le scale che portavano al primo piano.
“Eccoci arrivati, signorina! Ti consento di andarti a cambiare, prima di darci la buonanotte”
“Credevo avessi già intenzione di dormire…”
“Voglio aspettare i ragazzi, tra un po’ torneranno dall’after party”
Federica sorrise in risposta, aprì la porta in mogano e la richiuse dietro di sé.
 Lo spettacolo che le si parò davanti era formidabile: un letto a baldacchino con lenzuola e veli bianchissimi era al centro della grande stanza, accompagnato da due grandi comodini in mogano sui quali erano posizionate due lampade azzurre; alla sua sinistra vi era l’ingresso all’immenso bagno, con lavandino in marmo di Carrara, doccia e vasca idromassaggio. In fondo alla stanza, alla destra del letto, vi era un piccolo salottino con divanetto, due poltrone ed un tavolino centrale, affiancato ad una piccola libreria recante i più famosi titoli letterari in duplice copia: inglese ed italiano. Una moderna Tv al plasma cinquanta pollici, in contrasto con lo stile classico della suite, era di fronte al letto.
La ragazza restò a bocca aperta di fronte a quello spettacolo, e ci mise un bel po’ prima di realizzare quante ragazze avrebbero voluto essere al suo posto. Come si dice, fortunata nella sfortuna…
Si diresse verso il bagno, dove trovò adagiate sul tappetino delle ciabatte bianche.
“Oh, un problema in meno!” esclamò, spogliandosi e facendosi una doccia veloce.
Mentre il trucco le colava sul viso, la mente correva per prati sconfinati: che bell’uomo, quel Christoph. Aveva gli occhi azzurrissimi ed un sorriso tremendamente dolce, che avrebbe fatto sciogliere chiunque. Come mai le si era avvicinato? La riteneva interessante, o forse addirittura carina?
Scosse la testa. Era una rockstar, non perdeva tempo in smancerie.
Uscì dalla doccia e si asciugò completamente, insistendo per dieci minuti sui capelli e quelle maledette punte.  Con ancora addosso l’accappatoio si diresse verso il letto, chiedendosi come facesse ad uscire senza avere un ricambio.

Toc toc.
Toc toc toc.


Corse alla porta, stringendosi nell’accappatoio. Schneider non poteva vederla così!
“Chi è?” Chiese, restando dentro.
“Ho qualcosa per lei da parte del signor Schneider”
“Lasci tutto lì davanti, grazie!”
“Bene, buonanotte!”
Federica aspettò che l’uomo andasse via, poi aprì la porta. Adagiato a terra vide un fagottino: senza porsi troppe domande lo portò dentro, e lo aprì sul letto.
“Oh!” Esclamò, quando vide il pensiero che aveva avuto l’uomo nei suoi confronti.
All’interno del fagottino vi erano, accuratamente piegati, indumenti di vario tipo: un completo intimo bianco, un abito da notte in raso azzurrino, dei calzini, un paio di pantaloncini ed una t-shirt femminile. Ad essi allegati v’era un biglietto, che la ragazza decifrò a fatica vista la calligrafia un po’ disordinata.

‘Pensavo che questi indumenti ti facessero comodo, visto che non hai i bagagli con te, quindi ho chiesto all’addetto alla reception di procurarti qualcosa di carino. I pantaloncini e la t-shirt sono per domani, dato che i vestiti usati oggi saranno sicuramente sporchi. Ah, guarda in uno dei cassetti dei mobili in stanza, dovrebbero esserci degli adattatori per cellulare. Ne ho trovati anche io fortunatamente, ho rotto il caricabatterie appena arrivato qui. Passa da me quando vuoi,
Doom’


Le si illuminarono gli occhi, che dolcezza! Si sedette sul letto con sguardo sognante, passando l’indice sul nome dell’uomo scritto alla fine. Aveva sempre immaginato che fosse duro e disinteressato, chiuso in sé stesso e un po’ egoista: ma evidentemente l’immagine che i Rammstein devono dare al pubblico è diversa da quella effettiva.
Indossò velocemente la biancheria e l’abitino in raso, infilò le ciabatte e pettinò alla buona i lunghi capelli castani. Uscì in corridoio e bussò alla porta di Doom.

Toc toc.
Toc toc toc.


Un Doom in accappatoio le aprì la porta.
“Oddio sei bellissimo.”
Mormorò lei, fortunatamente in italiano.
“Come, scusa?”
Fece il batterista, scrutandola dalla testa ai piedi.
“No, dicevo… eccomi qui. Mi hanno dato un fagottino da parte tua, e volevo ringraziarti. Sei stato molto gentile!”
“Dovere, fraulein. Comunque, questo abitino da notte ti sta una meraviglia.”
Rispose dunque, facendole l’occhiolino. Lei si sentì avvampare, e mormorò un timidissimo grazie.
“Quindi, io andrei a dormire…” Continuò.
“Dormire? Oh avanti, voglio farti conoscere gli altri. So che lo desideri ardentemente, sei pur sempre una fan! Che ne dici di aspettarli con me?”
Per un momento Federica si era scordata dell’esistenza degli altri; c’erano solo Doom, Schneider e Christoph. Tutti e tre in accappatoio.
“Va bene, grazie!”
Rispose, sorridendo.
Il batterista le fece spazio per entrare, dandole la precedenza per galanteria e furbizia. Quel vestitino era davvero corto e per di più semitrasparente, e lui se n’era accorto. L’orlo merlettato le ondeggiava armoniosamente su quel culetto perfetto…
‘Basta pensieri sconci, Doom!’
“Accomodati pure dove vuoi, io mi metto qualcosa addosso intanto” Fece, dirigendosi in bagno. Uscì poco dopo coi pantaloni del pigiama ed una canottiera scura, e trovò la ragazza seduta sul divanetto a gambe accavallate.
Che donna, sapeva essere sensuale senza neanche farlo apposta.
Si diresse al minibar e prese della vodka, che versò in due bicchieri; ne porse uno a Federica, poi si sedette accanto a lei.
“A cosa brindiamo?”
“Alla tua presenza qui, Federicka.”
La ragazza arrossì, sentendogli pronunciare il suo nome con un  forte accento tedesco.
“Non è una cosa da tutti i giorni, Cristoforo”
“Come mi hai chiamato?”
“E’ il tuo nome in italiano!”
Entrambi risero, facendo toccare i bicchieri e bevendo un sorso.
“Allora fraulein, qual è il tuo membro preferito della band?”
“Non ne ho uno”
“Oh avanti, tutti ne hanno uno!”
“Non me!”
“Non è possibile”
“Vuoi sentirti dire che sei tu? Non ti darò questa soddisfazione”
L’uomo sorrise.
“Non sei come le altre fan, le altre mi avrebbero corteggiato tutta la serata”
“Danke!”
Si sorrisero a vicenda, divertiti da quella conversazione.
Dopo circa dieci minuti, qualcuno bussò con forza alla porta.

TOC-TOC-TOC

“Schneideeeeer apri! Dobbiamo raccontarti della serata!”
“Dai Doom sbrigati!”
“Oh, sono arrivati i ragazzi!” Esclamò Doom alzandosi di scatto. Andò ad aprire la porta, e cinque uomini entrarono senza troppi complimenti, sedendosi un po’ ovunque.
Nessuno notò inizialmente la ragazza, che se ne stava sul divanetto in disparte. Solo Kruspe la notò pochi attimi dopo aver salutato il collega.
“Ehilà, che bellezza!” Esclamò, attirando l’attenzione di tutti su di lei.
Tutti restarono a bocca aperta, era una ragazza di una semplicità e bellezza disarmante.
Doom fu lievemente ingelosito da quella vista, e prontamente le andò vicino. “E’ una mia amica” disse. “Si chiama Federicka.”
Tutti la salutarono, e lei rispose sorridente.
Oliver capì subito di chi si trattasse.
“L’hai trovata, che botta di fortuna!”
“Trovata?” Fece lei, prendendo la parola.
“Se sei la ragazza che pensiamo che tu sia” continuò Paul Landers “allora sì, ti ha ritrovata”
Lei guardava i sei uomini interrogativa.
“Per caso sei stata invitata all’after party ma hai rifiutato?” Le chiese gentilmente Flake.
“Sì, avevo un appuntamento con un amica”
“Oh bene, era stato Doom a invitarti” Disse Till, ridendo sonoramente per la faccia imbarazzata fatta dal batterista.
“Ti aveva notata tra il pubblico, a quanto ho capito. Però, bell’occhio Schneider. Complimenti!” Concluse Richard, battendo le mani per un paio di volte.
“Già, noi all’after non abbiamo acchiappato ragazze così carine” Paul scrollò le spalle.

Un altro paio d’ore passarono tra un bicchiere e l’altro in quella camera, tra un paio di chiacchiere e qualche scherzo per far arrabbiare Till. Le regalarono autografi, foto e dei ricordi che nessun altro avrebbe avuto: i loro sorrisi.
Quando Paul, Flake, Till, Richard e Oliver si ritirarono nelle loro camere, Federica ebbe il coraggio di toccare un argomento particolare.
“Mi hai portata qui solo per portarmi a letto?” Mormorò dal nulla, guardando in basso. Dagli atteggiamenti e dalle battutine degli altri cinque aveva ben capito cosa volesse una rockstar dopo un concerto.
“Sei troppo bella per essere violata”
Lei non rispose, e si diresse verso la porta sorridendo timidamente.
“Buonanotte, Schneider”
Lui la tirò a sé, e le sussurrò all’orecchio “Però mi provochi parecchio”, e la lasciò andare.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Che occhi.
Che labbra.
Che braccia possenti.
Che sorriso delicato.
Quella voce, quel sussurro… Ho ancora i brividi.
E poi ho conosciuto i Rammstein. La – mia – band – preferita.
Sono tutti così simpatici…
Sta succedendo davvero a me?


Federica, già da un bel po’ sotto le lenzuola, non riusciva a dormire per la tensione e l’euforia di quanto successo.
Si girava e rigirava, e rigirava ancora.
“Ho bisogno di una boccata d’aria fresca, devo schiarirmi le idee”
Staccò il cellulare dal caricabatterie, prese le cuffiette dalla borsa e si diresse verso il grande balcone.
Aprì il suddetto ed uscì fuori: questo dava su un parco interno che collegava le camere del primo piano e quelle del piano terra, attraverso una serie di scale.
La parte inferiore del parco recava un’immensa fontana centrale, attorno al quale si diramavano piccoli sentieri adornati da luci soffuse bianche e panchine di marmo un po’ ovunque. Nella parte superiore del suddetto, dove si trovava la ragazza, vi era una terrazza comune collegata al parco inferiore grazie a delle scale in ferro battuto, finemente decorate. Insomma, uno spettacolo da sogno; il paradiso terrestre al centro di Roma.
Iniziò lentamente a camminare, prendendo grandi boccate d’aria fresca: quella notte sembrava non finire mai.
Si sedette su una fredda panchina di marmo in un angolo poco illuminato, collegando le cuffiette ed impostando la riproduzione casuale sul suo cellulare, poi chiuse gli occhi ed iniziò a dondolare i piedi.

Auch auf den Wellen wird gefochten
Wo fisch un fleisch zur see geflochten
Der eine sticht die Lanz im Heer
Der andere wirft sie in das meer


 Ahoi

La sua canzone preferita, che casualità. Chinò la testa all’indietro ed iniziò a cantare per sfogarsi, flebilmente per paura che qualcuno potesse sentirla.
“Reise, reise seemann reise…”

***

Ho quarantasette anni, per l’amor di Dio.
Quella ragazza ne ha quasi ventuno e mi sta facendo impazzire.
Potrei essere suo padre, porca miseria.
Sapevo della rinomata bellezza delle italiane, ma degli occhi così non li ho mai visti.
E’ così delicata e sensuale, non so chi o cosa mi abbia trattenuto dal saltarle addosso. O forse lo so: non merita un trattamento analogo alla maggior parte delle groupies, che tentano di farsi adescare per tutto il concerto. Non merita di essere ‘quella di una notte’, preferisco lasciarla andar via piuttosto che farmela e dimenticarla; è diversa, incredibilmente diversa. Non ha implorato un abbraccio da parte mia e dei ragazzi, non ci ha chiesto foto e autografi per vantarsene in giro, tant’è che glieli abbiamo concessi di nostra spontanea volontà; appena arrivata in albergo voleva già congedarsi dalla timidezza. Eppure lo sa quanto me chi siamo: siamo i Rammstein, il gruppo metal più figo della Germania!
Quelle labbra, mio dio, quelle labbra… gliele avrei staccate a morsi.
A morsi, dico!
Ho quarantasette anni e quella donna mi sta facendo sentire un bambino alle prime armi. Sono un ridicolo…Non esiste l’amore a prima vista.


Schneider si alzò dal grande letto: neanche lui riusciva a dormire. Aveva avuto tante donne fino ad allora, ma nessuna era mai riuscita a prenderlo come aveva fatto Federica.
Era rimasto folgorato dal primo istante, l’aveva reso davvero un ragazzino… Ma lì la ragazzina era lei.
“Devo prendere una boccata d’aria”
Fece tra sé e sé, infilando le ciabatte.
Poco dopo si ritrovò a passeggiare per quel parco solitario e paradisiaco, cercando di sgombrare la mente. Avrebbe voluto bussare al balcone accanto, giusto per tenerle compagnia ancora un po’.
“Si sarà sicuramente addormentata.” Mormorò, scuotendo la testa e continuando a passeggiare.

"Reise reise, seemann reise..."

Si voltò di scatto: era una voce quella che aveva sentito? Iniziò a muoversi circospetto, temendo che fosse uno scherzo dei colleghi.

"...Und die wellen Weinen leise..."
 
Non c’era dubbio, era una voce femminile molto molto flebile. Iniziò a seguirla, cercando di fare il minor rumore possibile camminando.

"...In ihrem blute steckt ein speer
Bluten leise in das meer"


“Federicka”
Sussurrò, sbagliando come al solito la pronuncia. La vide, era distesa sulla panchina di marmo: aveva gli occhi chiusi, ondeggiava la mano destra nel vuoto e con la sinistra reggeva il cellulare, al quale erano collegate delle cuffiette.
Fortunatamente lei non si era accorta del batterista che la osservava a debita distanza nascosto dietro uno spesso tronco d’albero, così continuò a cantare in base a ciò che il cellulare proponeva.

"Die liebe ist ein wildes Tier, sie atmet dich sie sucht nach dir…"

Doom si avvicinò di qualche passo.

"Amour, amour"

Nel modo più silenzioso possibile, le si sedette accanto.

"Bitte, bitte… gib mir gift"

Le prese la mano che ondeggiava nel vuoto, e lentamente la portò alle labbra.
“AH!”
Urlò lei, spaventatissima. Si alzò subito in piedi ed esclamò “Christoph, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Perdonami, non so cosa mi sia preso… Scusami, scusami”
Doom chinò la testa e si diresse verso la sua camera. Come gli era saltato in mente?
“Aspetta”
Lei lo afferrò per la canottiera scura, facendolo voltare.
“No, davvero, basta”
Rispose lui, andando definitivamente via e lasciandola leggermente sconvolta.

Si diresse dunque alla terrazza superiore, decisa ad andare finalmente a dormire. Che seratina dinamica…
“Ah, proprio te cercavo!”
Federica si voltò verso destra: un Paul Landers sorridente stava fumando una sigaretta.
“Halo Paul, dimmi pure”
“Ho saputo che è prevista per domani sera una festa in maschera qui in albergo. Ci sarai, vero? Ho sentito dire che hanno allestito due enormi sale per l’occasione, sembra essere bello.”
“Vorrei tanto, il fatto è che…”
“…Non sai cosa indossare? Tranquilla, vieni qui”
“C-Come?”
“Avvicinati, non mordo mica!”
Federica si avvicinò a Paul, che tirò una tessera fuori dalla tasca sinistra dei suoi jeans.
“Questa è per te”
“Cos’è?”
“Una carta prepagata. Domani ti farò conoscere Lydia, la nostra truccatrice: ti accompagnerà in giro per Roma a fare compere.”
“Danke Paul, ma non posso accettare… Non ne vedo il motivo, perché mi fai questo regalo?”
“Voglio che tu ci sia domani sera”
Lo sguardo intenso di Paul la stava fulminando.
“No, davvero, non è il caso. Ho già accettato la suite per stanotte e…”
“Non farti troppi problemi.”
Le posò la tessera tra le mani ed andò via, in camera sua.

Ora sì che Federica era davvero sconvolta.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Toc toc.
Toc toc toc.


“Signorina, si svegli! E’ desiderata nella hall!”
“Maledizione, sono le nove!”
Federica imprecò alzandosi dal letto, si infilò le ciabatte ed andò a farsi una doccia. Indossò nel modo più rapido possibile gli indumenti che Doom le aveva fatto trovare la sera prima, e si truccò leggermente.
Uscì dalla suite e si diresse in modo spedito verso la hall, dove i sei musicisti erano seduti a chiacchierare, già sfamati dalla colazione appena terminata. Tutti si voltarono verso di lei e le sorrisero, e lei fece altrettanto.
“Guten tag, fraulein” fece Richard con un gran sorriso.
“Guten tag, Richard. Dormito bene?”
“Non ho mai dormito meglio!”
La ragazza si sedette su una poltrona, chiedendosi per quale motivo l’avessero mandata a chiamare.
“Ti abbiamo svegliata così presto” fece Oliver, ironico “perché volevamo chiederti una cosa.”
“Esatto” continuò Till.
“Non ci capita spesso di entrare in contatto così stretto con dei fan, quindi volevamo farti sentire ancora più fortunata di quanto tu non fossi già” esclamò Flake “Insomma, hai l’occasione di parlare con un figo del genere...” E si indicò con l’indice.
Federica storse il naso, e gli altri iniziarono a ridere.
“Tagliando corto, ti andrebbe di venire a Udine con noi domani? Abbiamo un altro concerto.” Concluse Paul, sorridendo.
A Federica mancò un battito. Che gran figata, invitata dai Rammstein ad un loro concerto!
“Assolutamente sì!”
Tutti sorrisero compiaciuti tranne Doom, che tentava di non guardarla.
“Ora Federica ha un appuntamento con la mamma, non è vero?” Continuò Paul, fissandola dritto negli occhi.
“Con mia mamma?”
“Certo, permettimi di accompagnarti all’uscita.”
I due si avviarono verso il gran portone dorato.
“Perché hai detto quella palla, Paul?”
“Non dire a nessuno di stasera. Lydia ti aspetta fuori… e se qualcuno dovesse chiedertelo, tu non ci sarai alla festa. Capirai più tardi, adesso vai!”
“Devo fidarmi?”
“Oh avanti, sono Paul Landers! Un’altra ragazza al tuo posto avrebbe acconsentito e basta! Ha ragione Doom, sei diversa…”
Federica arrossì ed uscì all’esterno, e trovò lì davanti una ragazza bionda e alta, leggermente grassottella: aveva un viso simpatico e paffuto.
“Ciao, sono Lydia. Paul mi ha detto tutto ieri sera!” Fece lei, in un italiano perfetto.
“Piacere, Federica. Pensavo fossi tedesca!”
“Lo sono per metà, mia madre è di Sorrento e papà di Berlino… Ho sempre parlato due lingue a casa”
“Fantastico!”
“Dove hai intenzione di andare a cercare un vestito per stasera?”
Chiese Lydia, sorridendo cordialmente.
“Non ne ho idea, non sono di Roma… Andiamo allo sbaraglio?”
“Che sbaraglio sia!”


Intanto, nella hall d’albergo, Schneider si era reso conto benissimo dello scambio di sguardi e battute tra il collega Paul e Federica: dire che guardava l’uomo in cagnesco era poco!
“Tutto bene, tutto bene.” Fece Paul tornando dai colleghi, sfoggiando uno dei suoi simpatici sorrisi.
“Quindi oggi giornata libera, poi si ritorna al lavoro!” Esclamò Till, in uno dei suoi scatti di entusiasmo.
“Io avevo intenzione di andare a cercare delle maschere per stasera in realtà”
“Ah, Oliver! Meno male che me l’hai ricordato… Stasera c’è la gran festa!”
I sei si guardarono compiaciuti, e Doom già immaginava quell’angelo di donna vestita in abito da sera. Si diresse poi in camera, a darsi una sciacquata prima di andare in giro per Roma. Arrivò nel corridoio di appartenenza, ed appoggiò la mano sul pomello argenteo: c’era un bigliettino attaccato con un filo di raso azzurro.
“Che sarà mai?” Mormorò ironicamente, pensando ad un’ennesima lettera d’amore da parte di una fan che aveva scoperto il loro albergo.

Cosa ti è successo ieri sera? Perché hai reagito così male? Vorrei parlarne, non riesco a dormirci su.
Sul retro troverai il mio numero, casomai non ne potessimo parlare face-to-face.
Federica


“Mein gott.” Mormorò, quasi senza fiato. Aveva il suo numero di cellulare!
Prese velocemente il suo Iphone e lo salvò, dopodiché le scrisse un messaggio.
‘Halo, sono Doom. Stasera sarai alla festa in maschera?’

****
La giornata giunse velocemente al termine, e per la prima volta in tutto il dì Federica prese dalla borsa il cellulare, dopo aver comprato maschera ed abito con Lydia. Si erano divertite un mondo!
 
“Due chiamate perse ed un nuovo messaggio. Ah, sono ricercata!”
Fece, ridendo.
“Hanno saputo che sei in contatto coi Rammstein, sicuro!”
“Oh cavolo. Mi sono totalmente dimenticata della mia amica Laura, mi aveva chiesto di vederci oggi!”
Esclamò Federica, leggendo il mittente della chiamata.
“Oh, oh. Chiamala e spiegale tutto, dai…”
“Pronto, Laura? Oh ti prego scusami, è successo un casino enorme… Sì, poi ti spiego, è che ho incontrato il batterista dei Rammstein per strada e… Non urlare! Sì proprio lui, sì, il figo… Ecco poi ho perso le chiavi di casa, tu non rispondevi, mi ha chiesto di andare in albergo con lui… NO NON MI HA PORTATA A LETTO! Smettila di fare la fangirl!  Ascolta Laura, devo scappare, ti racconto più tardi… Bacio, ciao”
Federica sospirò: almeno Laura l’aveva presa bene. Era felicissima per lei e non aveva badato a quella piccola mancanza.
“Resta da leggere il messaggio, sperando che non sia qualche altra cosa problematica” Fece dunque, aprendo la cartella degli SMS.
“Oh cavolo.”
“Un altro guaio? Hai dimenticato qualche altra amica?”
“Doom mi ha scritto!”
“Oh oh, qui facciamo conquiste. Che ti ha detto?”
“Mi ha chiesto della festa di stasera, ma Paul mi ha detto di tacere…”
“Fidati di Paul, avrà sicuramente qualcosa in serbo per stasera.”
Federica quindi rispose.
‘No, mi dispiace. Comunque sono contenta che tu mi abbia contattata...pensavo che qualcuno avesse rimosso il biglietto.’
Il messaggio di risposta da parte di Doom arrivò dopo pochi attimi.
‘No? E perché?’
‘Ho un impegno urgente con mia zia.’
‘Peccato. A domani allora’
‘A domani!’


“Voleva chiederti di andarci con lui?” Chiese Lydia, ridacchiando sonoramente.
“Non ne ho idea, ha tagliato la conversazione”
“Ci sarà rimasto male… Dai, andiamo in albergo. Stasera ti trucco io!”
“Non mi concerai mica come i Rammstein ai concerti?”
“Pft, per chi mi hai presa! Ti renderò irriconoscibile, si divertiranno un mondo a capire chi tu sia.”
Scoppiarono entrambe a ridere, e salirono nella Smart.


****

“Doom, perché così giù di morale?”
“Non ne parliamo, Oliver. Non verrà alla festa di stasera.”
“Gran bel guaio, eh? Non sopporta proprio le feste, a quanto pare... Dai non pensarci e divertiti lo stesso”
“Penso proprio che lo farò… Ora andiamo a vestirci”

Tutti e sei i musicisti si vestirono allo stesso modo: smoking nero con maschera coordinata. Ognuno aveva uno swarovsky diverso sull’angolo destro della maschera; Doom azzurro, Paul blu, Till rosso, Oliver bianco, Flake verde e Richard giallo. Un piccolo tocco di diversità non andava affatto male!
La grande festa stava per iniziare: una gran folla stava aspettando di iniziare a ballare – quella festa doveva essere davvero rinomata.
Era una lunga sfilata di vestiti lunghi e scuri,  borsette piene di pailettes e scarpe altissime. Tutte le invitate sapevano della presenza dei Rammstein a quella festa, ragion per cui nessuna evitava di pavoneggiarsi o sculettare in loro presenza.
I sei musicisti, dal canto loro, risultavano essere piuttosto annoiati dalla solita farsa: fare le gallinelle per essere portate a letto. Che noia!
La grande festa iniziò, e le due sale erano piene zeppe di persone: cocktail di qua, drink di là, musica a più non posso. C’era davvero da divertirsi, e tutti e sei lo capirono benissimo.
Persino Schneider riuscì a distrarsi, parlando con una ragazza dai capelli rossi mentre si faceva abbracciare da una biondina molto più bassa di lui. Flake e Paul erano impegnati a ballare in modo assolutamente scoordinato, mentre Till e Richard chiacchieravano con quattro donne sulla quarantina; Oliver, in disparte, si gustava un cocktail muovendosi a ritmo di musica.
Dall’altra parte della sala, lontana da occhi indiscreti, faceva il suo ingresso timido e nascosto Federica. Il vestito acquistato quel pomeriggio le stava d’incanto, le percorreva le curve in maniera assolutamente sublime. Era un abito lungo e bianco di Armani, senza spalline, che lasciava la schiena scoperta fino a poco più in alto del bacino. La maschera bianca era in stile veneziano, e le copriva gran parte del taglio occhi. Era finemente decorata con swarovsky bianchi e azzurri, che rendevano ancora più magnetici i suoi occhi truccati di nero. L’acconciatura era sublime, e formata da qualche ricciolo in stile vittoriano.
Molte persone iniziarono a fissarla, era senza dubbio la Cenerentola della serata. Anche i musicisti, a turno, si accorsero di lei: Richard, Oliver, Flake e Till non la riconobbero, anche perché sapevano che non sarebbe venuta alla festa; velocemente si passarono la voce tra di loro, mentre Paul sorrideva divertito alla scenetta organizzata appositamente. Più che altro, voleva che Doom avesse una sorpresa: un secondo finto rifiuto ad una festa era ciò che ci voleva.
“Hai visto quella ragazza?”
“Wunderbar!”
“Ma chi è?”
“Non ne ho idea”
“Schneider, vieni a vedere”
“Oh, Gott”
Federica ballava graziosamente, con tutti gli occhi puntati addosso. In particolare due gemme di ghiaccio, gli occhi di Doom, la stavano guardando intensamente, ma lei non se n’era accorta.
Senza badare a nulla, decise di andare via da quella sala e spostarsi nell’altra, alla ricerca del batterista: non riusciva a riconoscerlo tra tutte quelle maschere simili! Si asciugò il collo dalle goccioline di sudore con un fazzoletto in stoffa ricamato e andò via velocemente, quasi correndo; sfortunatamente, le cadde in terra per sbaglio non appena si mosse.
Schneider sorrise accattivante, prima di raccoglierlo e annusarlo. Era rimasto impregnato del suo profumo.

Du riechst so gut

Iniziò a cercarla senza sosta in entrambe le sale, senza conoscere il suo itinerario preciso, tenendo stretto a sé quel fazzoletto: i ragazzi scossero la testa, credendo che stesse dando di matto.
Solo Paul capì, e sorrise: sapeva che il collega avrebbe riconosciuto la ragazza per via del suo sguardo, e che per lui sarebbe stata una gran sorpresa vederla lì; era quello il motivo di tutta la segretezza. Aveva visto il collega e amico molto preso da quella donna, e per questo motivo aveva deciso di prenderlo alla sprovvista.
"Dovrei dirigere un film” Mormorò ridendo, per poi tornare a divertirsi con le fan che lo attorniavano.
Christoph ad un certo punto la vide con la coda dell’occhio: si dirigeva nel parco. Non aveva più via di scampo!

Ich geh dir hinterher, du riechst so gut

La seguì rapidamente, cercandola ancora e ancora e ancora in quel parco che la sera prima pareva così piccolo, dall’alto. Dove si era cacciata? Era sparita nel giro di un attimo!
Poi la vide, di nuovo. Era tremendamente vicina, e con pochi rapidissimi passi la raggiunse.
Lei era bloccata al muro, e le mani di Schneider erano puntellate ai lati della sua testa, fissate al muro. Era in trappola.
Entrambi avevano il fiatone, ed uno sentiva il respiro dell’altro sul viso, tant’erano vicini.

Ich finde dich!

“Hai perso il fazzoletto.”
Mormorò, fissandole le labbra.
“Danke, Herr Schneider”
Rispose lei in un sussurro, ad un palmo dalla sua bocca; poi lo spinse via, e sorridendo riprese il fazzoletto; lo guardò intensamente, poi fuggì nuovamente all’interno.
“Quella ragazza mi farà impazzire” Fece lui, passandosi una mano tra i capelli.

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