Hai cambiato il mio mondo

di Himeno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shade ***
Capitolo 2: *** Reid ***



Capitolo 1
*** Shade ***


Hai cambiato il mio mondo
 


A volte il destino faceva davvero degli strani scherzi. Io, Shade, sono nato in una famiglia di pomposi nobili. Io che detesto vestirmi con quegli odiosi merletti, io che detesto partecipare a noiosissime feste da ballo.
Odio tutto della mia vita. Sono rimasto solo. I miei genitori sono morti durante una tempesta in mare e così sono andato a vivere nella residenza di mio zio Roman, il fratello di mio padre, nonché il governatore di un isola dei Caraibi. Una persona orrenda che non sa nemmeno cosa sia la pietà. Mio padre non era così. Era un uomo giusto anche se severo. Metteva l’onore prima di ogni cosa, anche al di sopra della famiglia. Non che non volesse bene a me e a mia madre ma passava più tempo nello studio oppure viaggiava molto per controllare i suoi possedimenti all’estero piuttosto che stare con noi. Era stato un bell’uomo con capelli biondi e occhi viola. Non avevo preso quasi niente da lui. Avevo gli occhi e i capelli color cobalto proprio come mia madre. Prima di sposarsi, lei era stata tra le donne più corteggiate dell’Alta Società. E anche dopo il suo matrimonio con mio padre, molti uomini si giravano ancora per ammirare la sua bellezza. Io l’adoravo. Mi era sempre stata accanto e da piccolo mi leggeva ogni sera una storia, nonostante fosse compito della tata. La mia preferita era quella che parlava di un marinaio che aveva vissuto molte avventure e che poi si innamora di una sirena. Bè… in realtà quest’ultima parte non mi piaceva tanto. Non mi sono mai interessate le storie d’amore. Insomma le definivo cose da femmine. Io volevo l’avventura. Solcare i mari e vivere esperienze indimenticabili.
Ma purtroppo… non era il mio destino. All’età di 6 anni rimasi orfano e mio zio mi designò come suo erede. Da allora la mia vita diventò un inferno. Voleva che diventassi malvagio e senza cuore. Mi diede un istruzione molto dura e con il passare degli anni mi arresi a ciò che aveva in serbo per me il futuro come governatore.
-Vedrai Shade. Diventerai un governatore temuto e rispettato da tutti- disse mio zio Roman.
Rispettato? Lui non sapeva nemmeno cosa voleva dire il rispetto per gli altri. No, io non voglio essere ciò che lui vuole.
**************************
Poi ad una festa incontrai Reid. Un ragazzo della mia età con occhi e capelli castani. Piuttosto carino ma non poteva certo eguagliare me. Lui era orfano di padre, morto in guerra, e sua madre non si curava del figlio. Le importavano solo di se stessa. Avevamo molto in comune io e lui. Ci sentivamo entrambi soli e amavamo il mare. Già, nonostante i miei fossero morti a causa sua, non l’ho mai odiato. Il mare era tutta la mia vita.
Con il mio nuovo amico, la mia vita era decisamente migliorata. Alcune volte riuscivamo ad uscire di nascosto e a incontrarci in spiaggia. Giocavamo per ora senza preoccuparci di niente. Erano momenti felici quelli. Lontano da mio zio e da sua madre. Ma… tutto ha una fine.
-Ehy Shade- disse titubante Reid mentre giocavamo con la sabbia. Io mi girai a guardarlo. Aveva un espressione amareggiata.
-Dimmi Reid-
-Ecco io… devo andare via per un bel po’. Mia madre mi ha iscritto in una scuola in Inghilterra-
Come ho già detto, tutto ha una fine. Appena lui se ne andrà, io rimarrò di nuovo solo in quel mondo oscuro.
-Capisco- riuscii a dire solo questo.
Reid mi conosceva. Non sono mai stato un tipo molto espansivo. Piuttosto ero di poche parole e molto introverso. Ci avevo messo un bel po’ per aprirmi almeno un po’ con lui. Il muro che mi ero costruito intorno era crollato un po’ per far passare il mio unico vero amico. E questo muro si richiuderà per non far passare più nessuno.
-Ma ti prometto che tornerò. Quando saremo adulti entreremo nella Marina. Ricordi? Ne avevamo parlato- disse porgendomi la mano per stringerla.
-Già. Una volta adulti nessuno ci dirà cosa dobbiamo fare. Né mio zio né tua madre. Fuggiremo per arruolarci nella Marina- dissi stringendogli la mano, suggellando così la nostra promessa.
Compiuti 21 anni saremo liberi. Non diventerò mai governatore, preferirei morire. La mia vita non è su quest’isola.
-Per adesso addio, amico mio- disse Reid abbracciandomi.
-Addio, Reid-
********************************
La cosa positiva del mio inferno è che il tempo passava più in fretta di quanto mi aspettassi. Erano già passati 2 anni da quando Reid se n’è andato. Avevo da poco compiuto 10 anni.
Oggi c’era un'altra stupida festa e come al solito cercai di uscire in terrazza per prendere un po’ d’aria approfittando del momento che mio zio era distratto dalle chiacchiere o da uno spettacolo. Ma stranamente non sentii la solita confusione delle feste. Erano tutti attenti a guardare entrare un gruppo di artisti tra cui c’era una bambina. Una bella bambina dai capelli rossi. Ora che ci penso, lo zio me ne aveva parlato. Doveva essere la famosa “Voce di Sirena” di cui si parla molto. Anche se piccola ha già una voce meravigliosa e molti la richiedevano per sentire i suoi canti. E non potevo che dargli ragione quando la sentii cantare. Chiusi gli occhi e mi incantai ad ascoltarla. Era veramente magnifica. Il mio cuore prese a battere più veloce nel guardarla. Doveva essere più piccola di me e aveva gli occhi cremisi, della stessa tonalità dei capelli. Non li avevo mai visti di quel colore e devo dire che erano davvero dei begli occhi.
A farmi tornare alla realtà fu il tossire della ragazzina. Mio zio sta esagerando. Così le sta facendo del male. Ha cantato talmente tanto per soddisfare questi maledetti nobili viziati da farle sforzare troppo le corde vocali. C’era solo una cosa che potevo fare per lei.
Andai dritta verso di lei e mi parai in sua difesa verso lo zio Roman.
-Per favore, zio. Lasciatela riposare. Canterà per noi dopo aver ripreso le forze, va bene?-
Si sentii un brusio generale tra la gente invitata ma a me non importava niente. Mantenni lo sguardo fisso sull’uomo che mi ha rovinato la vita. Lui contraccambiò lo sguardo facendo una smorfia contrariato.
-D’accordo nipote. Mi hai convinto. E vi chiedo scusa a voi, signori, per aver insistito ancora. Solo che la voce della bambina è davvero straordinaria e incantevole come dicono. Ne sono rimasto ammaliato-
-Vi capisco, signor governatore. Ma ora se non le dispiace vorrei far riposare i miei compagni- gli disse il capo del circo.
-Andate pure. Le stanze sono già pronte per voi-
-Grazie. A dopo allora- e si congedarono al cospetto della corte.
A quel punto, la ragazza, Fine, si girò verso di me e mi osservò provocandomi un brivido lungo la spina dorsale. Per fortuna è sana e salva.
Appena la compagnia di artisti uscirono e gli invitati erano ripartiti con le danze, io e mio zio rimanemmo lì a sfidarci ancora con lo sguardo.
-Ringrazia di essere mio nipote, Shade. Se no a quest’ora eri già sulla forca. Quante volte ti ho detto che nessuno mi deve contraddire?-
-Perdonatemi zio. E solo che non volevo che quella ragazza perdesse la sua stupenda voce-
-Non volevo di certo questo. Ma l’hai sentita? È una voce che ti cattura nel profondo dell’anima-
-Me ne sono accorto. Tuttavia dovete stare tranquillo. Dopo la sentirete ancora cantare melodie. Tanto non scappa. Ce l’avremo per altri tre giorni-
-Già. Ma ricordati, Shade. Tu sei destinato a succedermi a ruolo di governatore. Perciò impara a essere più autoritario e non devi provare pietà per nessuno. Sei troppo buono e dal cuore tenero ma cambierai. Eccome se cambierai. Diventerai il governatore più rispettato e temuto di tutti-
Quante volte avevo sentito queste parole. Forse anche troppe.
-Lo so, zio. Conosco già il mio destino. Adesso, però, vi lascio. Mi sento un po’ stanco-
-Vai pure-
-Ci vediamo dopo- e così me ne andai anch’io lontano da quel branco di stupidi nobili.
***************************
Quella sera non riuscii a dormire perciò andai verso le stalle per preparare il mio cavallo. Avevo bisogno di andare alla spiaggia. Tuttavia cambiai idea quando vidi una testolina rossa spuntare dalle rose del giardino. Sorrisi e mi avvicinai di soppiatto a lei.
-Ti piacciono le rose?-
-Eh? Ah! Siete voi, signorino. Mi avete spaventata-
-Scusami se ti ho disturbato. Non sapevo fossi così concentrata a guardare i fiori-
-Mi fermo spesso a guardarli. Sono gli unici momenti che mi sento bene con me stessa. A parte quando canto. Entro in un mondo tutto mio-
E’ quasi lo stesso per me quando sono vicino al mare solo che non ho il mio mondo. In questi anni ho passato più tempo a cercare di sopravvivere in questa casa infernale che a fare altro. Non avevo proprio il tempo per inventarmi un mio mondo immaginario.
-Capisco. Un po’ ti invidio. Hai un tuo posto speciale-
-Voi, signorino, non ce lo avete?-
-No purtroppo- dissi rattristandomi.
-Allora farete parte anche voi del mio rifugio- annunciò sorridendomi.
-Ma ne sei sicura? Posso davvero?- chiesi incredulo.
Nessuno mi aveva mai detto queste cose. Nessuno ha mai voluto togliermi dalla mia gabbia dorata di solitudine. A parte Reid. Ma essendo dei bambini, non possiamo fare molto.
-Certo. Comunque qual è il vostro nome?-
-Mi chiamo Shade-
-Avete un bel nome. Il mio lo hanno scelto guardando appunto una rosa rossa e voi?-
Anche lei aveva un nome bellissimo che le calzava a pennello.
-A me hanno raccontato che hanno deciso di chiamarmi così dopo aver visto l’eclissi di dieci anni fa-
Già. Mia madre me l’aveva raccontato con orgoglio, come fosse una cosa di cui vantarsi con tutti. Non mi dispiaceva il mio nome ma non mi sembrava un granché.
-Wow! È davvero bello!-
-Quindi è per la scelta del tuo nome che ti piacciono tanto le rose-
-Sì.  Mia madre e mio padre, prima di morire, mi mettevano sempre delle rose nella mia culla. È da allora che le adoro-
-Sei orfana?-
-Da diversi anni ormai. Ma non mi sento sola. Ho tutta la compagnia che mi aiuta a vivere e che mi vuole bene-
La invidio. Nonostante sia orfana come me, lei aveva delle persone meravigliose su cui contare e che le davano affetto. Tutto il contrario che a me. Io mi sono ritrovato con il diavolo in persona.
-Anch’io non ho più i genitori. Sono stato affidato allo zio quando avevo 6 anni-
-Allora anche voi siete orfano come me-
-Proprio così-
-Mi dispiace- disse con sguardo triste.
-Non ti preoccupare. La vita continua e loro vegliano su di me anche in paradiso-
Ci credevo sul serio. Non ero un tipo molto religioso ma credevo in Dio e nel paradiso e inferno. E sicuramente i miei erano tra gli angeli e mi stavano guardando.
-Avete ragione-
-Dai! Smettila di darmi del voi. Mi fa sentire un vecchio. Dopotutto ho solo due anni in più di te. Dammi del tu da bravi amici, d’accordo?- gli dissi con un sorriso.
Era raro che sorridessi. Nella corte non avevo mai motivi per sorridere e gioire. Le uniche volte in cui ho sorriso sinceramente erano con i miei genitori e con Reid. Ma da due anni ormai non avevo né l’uno né l’altro.
-D’accordo, Shade-
-Bene. Parlando d’altro, la tua voce è davvero meravigliosa. Anche se scommetto che te lo hanno già detto in tanti. Solo che è stupefacente. Non pensavo esistesse una voce come quella  delle sirene tra gli esseri umani-
-Non so nemmeno io il perché di questo dono. Ci sono nata e basta. Secondo me è in memoria di mia madre. Anche lei aveva una bella voce e conobbe mio padre cantando proprio in riva al mare come una sirena. Mio padre era un marinaio, sai? E adoro il mare-
Davvero? E’ piacevole sapere che amiamo entrambi il mare.
-Perciò hai il mare nel sangue. Anch’io lo adoro. Il mio sogno sarebbe quello di solcare i mari di tutto il mondo in cerca di avventure ma purtroppo mio zio non me lo permetterà mai-
Ma al diavolo il volere di mio zio. Io fuggirò da questo posto non appena sarò adulto.
-Mai rinunciare ai sogni.  Me lo dicevano sempre. Se ci credi fermamente puoi riuscire in qualsiasi cosa-
-Grazie per le tue parole. E il tuo sogno quale sarebbe?-
-Ecco… io non ne ho uno in particolare ancora- disse imbarazzata.
-Nessuno? Strano. Di solito le femmine sognano subito di diventare delle buone mogli e delle brave madri-
E di femmine ne ho conosciute. Tutte frivole. Sembrano delle oche.
-Forse quando sarò adulta ma il mio sogno in assoluto adesso non lo so qual è-
-Vedremo. Comunque tu per me sarai sempre la mia principessa cantante. Ti chiamerò così, d’ora in poi. Va bene?-
-Sì. Però io non sono una principessa-
Quant’era bello vederla arrossire.
-Per me lo sei. Non serve una coroncina e un titolo per essere principesse. C’è anche la nobiltà d’animo-
-Che significa?-
-Lo capirai tra qualche anno, Fine. Lo capirai- dissi mettendole una rosa tra i suoi soffici capelli rossi.
-Se lo dici tu- rispose arrossita.
Sorrisi e restai a guardare la persona che cambiò il mio mondo.
Il mio primo grande amore.
 
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Et voilà! Eccomi ritornata con una storia prequel della Conchiglia della memoria. Questa raccolta sarà composta da 4 one-shot che approfondiranno i personaggi di Shade, Fine, Reid e Cecilia, e racconterà dei loro primi incontri. Shade è andato e il prossimo sarà Reid. Ho voluto fare prima i maschietti e poi le femminucce, lasciando perdere la cavalleria :P Mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto e più avanti ancora vedrò di scrivere anche la storia di Marina, la figlia di Fine e Shade. Un po’ alla volta farò tutto.
Bacioni e alla prossima! :*

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Capitolo 2
*** Reid ***


Reid

 

La mia vita era proprio uno schifo. Odiavo quella casa enorme e vuota dove abitavo, odiavo mia madre che era una sgualdrina egoista e… odiavo anche mio padre per avermi lasciato solo. Lui non potrà più tornare da me, se n’è andato per sempre. La guerra me l’aveva portato via.

Mio padre, George, era stata l’unica persona a volermi bene. A me dedicava il suo tempo quando era a casa. A differenza di mia madre, Lady Isobel, che passava più tempo a divertirsi fuori con i suoi amici che assolvere i suoi doveri di moglie e di madre.

Lei era bellissima con ricci capelli castani e occhi azzurro cielo. Già dal suo debutto in società aveva ricevuto tante proposte di matrimonio. Ma alla fine scelse mio padre. Non perché fosse un bell’uomo - con capelli neri e occhi castani – ma per il suo patrimonio. All’epoca mio padre non poteva minimamente sospettare che arpia era mia madre. Un arpia infedele che, appena lui si assentava per i suoi doveri di Generale, lo tradiva con tutti i bei damerini dei dintorni. Bel affare, vecchio mio.

Ed è proprio vedendo come erano i miei genitori che decisi di non lasciarmi ingannare dalle donne. Non volevo essere come mio padre. Per quanto lo stimassi, non volevo diventare succube di una donna. Un debole che si lasciava cornificare alle spalle.

Per natura le donne erano creature false e ingannevoli. Io non ci sarei cascato.

Purtroppo, però, un giorno arrivò un soldato a casa nostra per dare la notizia che mi spezzò il cuore. Il mio amato padre non c’era più. Era morto in guerra.

Sapevo che rischiava ogni giorno la vita sul campo di battaglia però mi aveva sempre promesso che sarebbe tornato da me. Non aveva mantenuto la promessa.

Al funerale, mia madre non versò nemmeno una lacrima e non si finse neanche dispiaciuta per la morte del marito. Per giunta, portò per massimo una settimana i vestiti per il lutto per poi ritornare a mettersi colori sgargianti e a fare la vedova allegra. Mi disgustava. Anche solo il pensiero di avere lo stesso sangue di una persona del genere mi dava il voltastomaco. Speravo di aver preso da lei solo i capelli castani, per il resto mi dicevano che ero la copia di mio padre. Stessi occhi castani, stessa fossetta sul mento, stessi lineamenti.

Era per questo che mia madre ogni volta che mi guardava, mi rivolgeva uno sguardo pieno di disprezzo nonostante fossi una sua creatura.

-Ringrazia tuo padre se sei in questo mondo. Io non volevo figli che rovinassero il mio fisico perfetto. Ma purtroppo un nobile ha bisogno di un erede e ciò mi hai rovinato il corpo-

Queste erano le parole più “carine” che avessi mai sentito dalla bocca della donna che mi aveva partorito. Mai un “ti voglio bene, figliolo”, “sono fiera di te”. Mai.

Ormai ci ero abituato a lei ma il fatto di aver perso mio padre mi rendeva tutto più difficile. Non avevo più nessuno che mi volesse bene. Ero solo.

************************

In un giorno di estate, però, la mia vita cambiò. Mia madre mi aveva portato ad una festa e lì incontrai Shade, il nipote del governatore Roman. Vidi nella sua espressione la mia stessa solitudine e tristezza e perciò provai ad avvicinarmi a lui. Feci subito amicizia e mi sentii in sintonia con lui.

Da quel giorno, io e il mio nuovo amico passammo molto tempo insieme. Sgattaiolavamo dalle nostre case e ci davamo appuntamento in spiaggia. Che giornate felici erano. Entrambi amavamo il mare e ci divertivamo un mondo a giocare con l’acqua, a costruire castelli di sabbia, a fingersi capitani di una nave. Grazie a Shade avevo ricominciato a vivere. Se fossi rimasto ancora da solo in quella casa enorme sarei impazzito.

Il cobalto era una persona molto introversa. All’inizio era difficile capirlo ma poi col tempo ci riuscii ad entrare nella sua mente. Più il tempo passava e più gli volevo bene e lo ammiravo. Eravamo simili ma allo stesso tempo diversi. Lui era un ragazzo molto attraente con i suoi capelli e occhi cobalto e già alla sua età aveva gli sguardi di molte femmine sia piccole che adulte. Anch’io potevo vantarmi di avere successo con il gentil sesso ma i nostri due caratteri erano diversi e di conseguenza anche i nostri modi di approcciarsi. Io ero gentile e accettavo tutti i complimenti che mi facevano mentre lui ignorava o faceva dei brevi cenni solo per educazione. Non era interessato a quel genere di cose e sapevo che odiava i nobili. Mi diceva spesso che avrebbe preferito nascere contadino piuttosto che un pomposo ed egoista gentiluomo. Io non ero così nonostante fossi anch’io un nobile. Non ero capriccioso, egoista e arrogante. Sarà stato per questo che è diventato mio amico, mi vedeva diverso da quella mandria di pecore.

Il tempo passò e purtroppo i momenti con Shade stavano per finire. Sono bastate poche parole da parte di mia madre per farmi crollare di nuovo a pezzi come quando è morto mio padre.

-Sei fortunato, Reid. Ti ho iscritto ad una buona scuola in Inghilterra. Andrai ad abitare con tuo zio Charles nella sua residenza a Londra. Ho già pensato ad avvisarlo che tra pochi giorni prenderei la nave- mi disse ad un tratto mentre stavamo cenando. Eravamo seduti ognuno alla parte opposta del tavola, lontani tra di noi.

Lo zio Charles era un uomo buono come lo era mio padre nonché suo fratello. Non si era sposato e non aveva figli. Con lui la vita non sarebbe stata male ma… qui c’era Shade.

-Cosa? Ma, madre, io sto bene qui. Non potete aver deciso al posto mio- mi ribellai.

-Oh sì che posso. Sono pur sempre tua madre e finché non avrai raggiunto la maggiore età, sono io che prendo le decisioni per te. Andrai in Inghilterra, fine della storia-

-Non voglio!-

-Non osare contraddirmi, Reid. A parte il fatto che ti farebbe bene cambiare aria e maniere, era desiderio di tuo padre che frequentassi quella scuola nella sua madre patria. Vuoi forse andare contro il suo volere?-

Mi irrigidì. Vipera. Era un colpo basso usare mio padre per farmi andare via. Tuttavia aveva ragione. Mio padre voleva che studiassì lì e che andassi a conoscere meglio le mie origini inglesi. Non potevo rifiutarmi. Col cuore pesante, mi arresi. Avrei fatto quello che voleva.

-No, madre. D’accordo, mi trasferirò dallo zio-

-Bravo bambino- mi porse un sorriso freddo per poi continuare a mangiare.

*************************

-Ehy Shade- cominciai titubante. Stavamo giocando con la sabbia e finalmente presi il coraggio necessario per dirgli del mio traferimento.

-Dimmi Reid-

-Ecco io… devo andare via per un bel po’. Mia madre mi ha iscritto in una scuola in Inghilterra-

Eo molto amareggiato e combattuto. Non volevo lasciare il mio migliore amico ma non potevo sottrarmi a questa decisione di andare via.

-Capisco- disse solamente. So di avergli fatto male. Sarebbe stato di nuovo solo una volta che me ne fossi andato e di conseguenza anch’io. Solo che io avrei avuto il buon Charles con me mentre Shade sarebbe stato ancora in compagnia di quel verme di Roman. Mi sentivo così inutile, non potevo aiutarlo in alcun modo a liberarsi di lui.

-Ma ti prometto che tornerò. Quando saremo adulti entreremo nella Marina. Ricordi? Ne avevamo parlato- dissi porgendomi la mano per stringerla. Sì, una volta adulti staremo insieme per sempre. Gli inseparabili Shade e Reid. Al diavolo mia madre e suo zio, decideremo noi del nostro destino una volta maggiorenni.

-Già. Una volta adulti nessuno ci dirà cosa dobbiamo fare. Né mio zio né tua madre. Fuggiremo per arruolarci nella Marina- disse e mi strinse la mano.

La nostra era una promessa.

-Per adesso addio, amico mio- dissi abbracciandolo.

-Addio, Reid-

**************************

Il tempo in Inghilterra era pessimo. Quasi sempre cupo al contrario dei Caraibi dove faceva un gran caldo.

Come immaginavo, vivere con lo zio Charles era piacevole. Era simpatico e tutti nei dintorni gli volevano bene.

Il primo giorno di scuola fu dura essendo l’ultimo arrivato ma col tempo riuscii ad adattarmi. Trovai dei nuovi amici ma nessuno poteva eguagliare Shade. Il legame che avevo con lui era speciale e più forte.

Ormai avevo quasi 10 anni. Erano passati due anni da quando mi sono trasferito e Shade mi mancava tantissimo.

In uno dei pochi pomeriggi soleggiati, decisi di andare al parco. Purtroppo ero lontano dal mare e anch’esso mi mancava terribilmente. Mi dovevo accontentare dell’acqua del Tamigi e dei laghetti al parco. Stavo passeggiando tranquillamente quando sentii delle voci femminili.

-Signorina, la prego! Non può andare là, si bagnerà il vestito- disse una donna piuttosto anziana che stava cercando di fermare una bambina che si stava sporgendo sul bordo del lago. Vidi ciò che voleva prendere. Era un cappellino bianco con dei fiori di campo. E quelle due persone dovevano essere una governante con la sua protetta.

-Ma signora Green, quel cappello è un ricordo della mamma. Non posso lasciarlo lì- protestò la bimba dai capelli corvini.

Senza stare a sentire oltre, andai verso di loro per poi entrare in acqua e recuperare il cappello sotto gli occhi stupefatti delle due femmine.

Presi il cappello e ritornai a riva. Lo porsi alla bambina. Ora che la guardavo in viso, dovevo ammettere che era molto carina. Sembrava una bambola di porcellana con i suoi boccoli neri a incorniciarle il viso e grandi e luminosi occhi viola. Doveva avere all’incirca la mia età.

-Salve. Dev’essere suo, immagino- dissi. Ovvio che era suo, che stavo dicendo?

-S-sì, grazie mille!- esclamò la bambina sorridendogli per poi riprendere il suo cappellino. –Oh ma è tutto bagnato! Mi dispiace, è colpa mia- disse guardando i miei vestiti zuppi.

-Non si preoccupi. Stia attenta la prossima volta però-

-Lo farò, grazie ancora-

-Di niente. Buona giornata- mi inchinai e poi me ne andai verso casa senza aggiungere altro. Non volevo stare troppo tempo con quei vestiti addosso.

Appena rincasai, andai a farmi un bagno. Mi pulii per bene dall’acqua melmosa e sporca del laghetto e misi dei vestiti puliti.

-Signorino, ci sono delle visite per lei- irruppe il maggiordomo nella mia stanza.

-Arrivo subito- “chi sarà mai?” pensai curioso.

Scesi al salotto e mi ritrovai la bambina di poco fa. Come aveva fatto a trovarmi? Deve avermi seguito. La guardai sorpreso.

-Salve, mi spiace per prima- disse.

-Come ho già detto, non si deve preoccupare. Sto bene- le sorrisi.

-Non ci siamo presentati. Mi chiamo Cecilia e sono la figlia del conte Craven- si presentò facendo una riverenza.

-Reid, piacere di conoscerla- mi inchinai anch’io.

-Per favore, possiamo darci del tu? Non mi piace molto usare un tono formale con i miei coetanei. Anche se mio padre mi sgriderebbe per questo- disse esitante.

-Certo, non c’è problema, Cecilia-

In effetti nemmeno a me piaceva dare del lei ai ragazzi della mia età però l’etichetta imponeva ciò. Ma visto che non c’era nessuno tranne loro due, potevano fare questo strappo alla regola.

Ci accomodammo sul divanetto e feci preparare il thè per due.

-Ancora grazie per prima. Sai, ci tengo tantissimo a quel cappellino. Era un regalo di mia madre che ora non c’è più. E’ morta nel dare alla luce mio fratello ed erede della famiglia- si confidò tenendo lo sguardo basso. Ma sapevo che era triste.

-Figurati, per così poco. Anch’io non ho più un genitore. Mio padre è morto in guerra e mia madre mi ha mandato qui dallo zio. Prima vivevo ai Caraibi- dissi per poi irrigidirmi. Perché mi stavo confidando con lei? Come mi è venuto in mente di dire ciò?

-Capisco- disse sospirando per poi girarsi a sorridermi. –Come ti trovi in Inghilterra? Dev’essere stato difficile passare dal clima caldo a quello freddo e grigio di qui-

-Diciamo di sì. Però non mi dispiace stare a Londra. Mi piace anche se mi manca il mare dei Caraibi e un caro amico-

-Anche a me piacerebbe andarci un giorno- disse sognante.

-Forse un giorno ti ci porterò io- proposi per poi pentirmene. Ci eravamo appena conosciuti. Non volevo essere così sfacciato. Che mi stava succedendo?

-Sarebbe fantastico!-

-Bene- le sorrisi. E chissà per quale motivo il suo entusiasmo mi rendeva felice. –Allora vuoi essere mia amica?-

Lei si sorprese per quella domanda per poi arrossire. Prese un bel respiro profondo per poi guardarmi seria e determinata.

-No-

-Come?- la guardai confuso e un po’ ci rimasi male.

-No. Non voglio essere solo tua amica. Un giorno voglio diventare tua moglie- ammise ancora più rossa. All’inizio pensai che stava scherzando ma poi capii che faceva sul serio. Diretta la bambina.

-Certo, come no- ridacchiai divertito dalla sua audacia. Ci siamo appena incontrati e già mi fa una proposta di matrimonio. La cosa era alquanto divertente. Credo che lei legga troppe favole dove al primo incontro il principe e la principessa si innamorano e si promettono subito amore eterno.

-Non sto scherzando. Sei carino e anche se ti ho appena conosciuto, mi piace stare con te. Quindi ho deciso. Da grande sarò la tua sposa-

Questa ragazza era davvero incredibile. Scossi la testa divertito ma smisi di ridere per non farla arrabbiare. Pensandoci, perché no? Non sarebbe stato male. Nei prossimi anni la conoscerò meglio e magari mi piacerà sempre di più. E poi sicuramente diventerà una bella donna.

-Vedremo, Cecilia. Vedremo- le risposi.

L’incontro con questa bambina mi ha stavolto davvero la giornata. E’ stato come un raggio di sole in una giornata grigia. Tuttavia, per quanto non mi dispiacesse, né lei e né nessun’altra prenderà mai il mio cuore. Non sarò mai schiavo di una donna.

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Che stupido che ero. All’epoca non potevo ancora sapere che quella bella bambina dai capelli corvini avrebbe cambiato il mio mondo.

 

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Scusate l’enorme ritardo! Purtroppo è stato piuttosto difficile creare la storia dal punto di vista di Reid. Spero di non avervi deluso. Il prossimo sarà quello di Fine che mi auguro di scrivere presto.

Alla prossima!

Himeno

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