Psycho Circus

di Hermione Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Parte Quarta ***



Capitolo 1
*** Parte Prima ***


Psycho Circus.

Parte 1/4
- 00.14-00.25 -


La verità è che Sylar non sa giocare a carte.
Certo, conosce un paio di giochi base, giusto i fondamenti di tal nobile passatempo, ma niente più: sua madre amava trascorrere così la domenica mattina, non appena di ritorno dalla messa (a cui, ovviamente, si trascinava dietro anche il piccolo Gabriel).

"Hai sbagliato di nuovo," annuncia Adam con voce solenne.
"Non puoi calare una regina di cuori, ti stai sputtanando la mano."
La sua voce è bassa e annoiata.
Non è stato Sylar ad insistere perché il tempo venisse speso in quel modo.
"Possiamo anche smetterla," ribatte l'altro, senza nemmeno alzare gli occhi sul quadricentenario che gli siede davanti.
Sta solo fingendo di giocare a carte, la sua mente è altrove, non di certo intenta a seguire mosse e tattiche incomprensibili su quel sudicio tavolo.

"Se non avessi così tanta esperienza alle spalle," riprende poco dopo il biondo, fissando attentamente lo sguardo sulle proprie carte (una mano a dir poco penosa!), "direi che stai pensando ad una donna."
Richiude il mazzo con un gesto secco, decidendosi - finalmente - a guardarlo. Non è sorpreso di notare che Sylar sta guardando da tutt'altra parte.
Nella più rosea delle ipotesi, tenendo un ritmo del genere, imparerà il poker dopo circa settant'anni di pratica. O almeno è la stima che ad Adam sembra più congeniale in quel preciso momento.

"Avevi detto che se giocavamo potevamo stare zitti," fa notare Sylar con acido sarcasmo. Stanno ammazzando il tempo e la sua supportazione: per quanto lo riguarda potrebbero anche stare in silenzio in fissa del niente in attesa che gli altri arrivino.
Non possono portare a termine la missione da soli.

"E dai, andiamo, Psycho!" Sbotta di colpo, mettendosi a ridere.

Sylar lo fissa e avrebbe voglia di schiacciarlo così come si fa con un insetto molesto. Ma ha bisogno di lui per quella precisa operazione, e non intende mandare all'aria il lavoro di mesi per scarsa pazienza.

"Nessuna donna," si decide a dire infine.
"Nessuna?" L'espressione sul volto di Adam è indecifrabile.
"Non sarai mica gay? Omosessuale? Ai miei tempi quelli come te venivano bruciati sul rogo," il tono è vagamente sarcastico, eppure non sta mentendo.
"Nessun donna o uomo, così va bene?"
La voce gli esce più stizzita e seccata del dovuto, ma non se ne pente.
L'atteggiamento paternalistico che gli rivolge riesce a dargli il voltastomaco. In cuor suo è estremamente convinto del fatto che Adam sia l'esempio lampante di tempo mal utilizzato.
Si può vivere quattrocento anni e avere il cervello di un ragazzino di tredici in preda a svariate tempeste ormonali?

Evidentemente sì.

"Sei frigido, dunque," l'immediata conclusione è quella.
"Perché non eunuco?" Gli propina a sua volta, fulminandolo con una sola occhiata.
"Sei un eunuco?"
Il volto di Adam is contrae in una smorfia sofferente, prima che scoppi a ridere di punto in bianco.
"Cristo santo," esclama incredulo, "deve fare un male del diavolo!"
"Taci Monroe," è la serafica risposta dell'altro.
"Non mi piace esser chiamato per cognome. E' Adam."
"Taci Adam."
"Esattamente, visto? Facile, no?"

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Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Grazie mille Teiresias! Per aver commentato questa ed altre fanfic *__* Grazie mille!


Psycho Circus.

Parte 2/4
- 00.26-00.31 -


"Lo sai che quell'asso di fiori vale doppio?"
"Non m'importa!"

Sylar getta tutte le carte sul tavolo, infischiandosene dell'ordinatissimo schema messo a punto da Adam qualche attimo prima.

"Tu guarda se -," borbotta il biondo a mezza voce, allargando le braccia di fronte al lavoro di dieci preziosissimi minuti ormai andato definitivamente perduto.

"Mi spieghi qual'è il tuo problema?" Insiste, tornando a guardarlo.
Aspetta un paio di secondi prima di ricominciare a sistemare le carte, una ad una.
E' buffo guardare qualcuno che non sente il peso del tempo addosso - è come vederlo sospeso nell'eternità. Di certo non si deve preoccupare del ticchettare delle lancette.

Il paradosso è estremamente evidente quando, davanti a lui, si trova proprio un orologiaio.

"Nessuno," si ostina. Il suo unico problema è malsopportare la collaborazione.
Sylar lavora ed agisce da solo, non ha bisogno di nessuna spalla, o - ancora peggio - di essere il valletto di qualcun altro.
Men che meno di un cerebroleso dei tempi dell'Inquisizione spagnola come Adam!

Smozzica un'imprecazione a mezza voce.

"Allora dimmi...," riprende il discorso e Sylar vorrebbe che la terra si aprisse sotto i suoi piedi, inghiottendolo per sempre, "hai fratelli? Sorelle?"
Meglio l'Inferno delle continue chiacchere di quello psicotico.

"No e no," è la telegrafica risposta che riceve.
Sylar ha preso a sventolarsi le carte di fronte al viso, continuando a fissare la porta del grande magazzino abbandonato quasi in apprensione.
Se ci fosse quel mostriciattolo giapponese lì davanti a lui, non esiterebbe a spaccargli la testa, assorbire la sua abilità, e mandare avanti il tempo fino al momento in cui gli altri saranno arrivati.

"Peccato," mormora a sua volta, allineando gli assi e poi le altre carte di seguito, "sono convinto che saresti stato molto più malleabile e simpatico."

Il commento non sembra sfiorarlo minimamente. Non gli ci vuole molto - un misero nanosecondo di silenzio - prima di ricominciare a parlare.

"Io avevo una sorella. O almeno credo," puntualizza subito dopo.
Sospira teatralmente, lanciandogli un'occhiata piuttosto esplicita.
"Mia madre non ci stava molto con la testa," specifica, portandosi un dito alla tempia, "i britannici sono tutti un po' schizzati."

E mentre lo dice, Sylar alza gli occhi al soffitto, perché - Dio santissimo -, se ne è decisamente reso conto.

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Capitolo 3
*** Parte Terza ***


Psycho Circus.

Parte 3/4
- 00.31-00.42 -


"Quanto guadagna un orologiaio?"
Riprende a parlare proprio mentre è sul punto di riordinare la fila delle carte di quadri.

"Non ti hanno insegnato che di questi argomenti non si parla?"
"Uhm, no."
"Dovresti metterti al passo coi tempi, allora."

Si maledice mentalmente. La voce gli è uscita in tono assolutamente odioso. L'attesa è snervante.
Sarà passata al massimo una mezz'ora, ma il tempo si è talmente dilatato da farle sembrare ore ed ore, più che trenta miseri minuti.

"Allora?"
Sta insistendo di nuovo. E' l'unica cosa che gli riesce fare egregiamente.
E' capace di farti venire la nausea nel giro di pochi minuti. Un campione.
"Ci credo che sei diventato un killer psicopatico," riprende, non avendo ricevuto alcuna risposta (nemmeno un misero monosillabo!), "insomma, quanti soldi potrai aver fatto riparando lancette?"

"Erano pezzi rari," specifica con aria pignola. "Non orologi, pezzi rari," sottolinea di nuovo, come se non fosse già abbastanza chiaro.

"Oh. Certo," sembra quasi un tono reverenziale quello che usa, il tutto condito da un mezzo inchino, "allora quanto diavolo si guadagna a spostare le lancette di pezzi rari?"

Sylar è costretto a chiudere gli occhi e fare un respiro molto, molto profondo.
"Non molto," si risolve a dire.
La possibilità sono due: o rispondendogli (anche se brevemente) riesce a farlo tacere saziando la sua curiosità; o l'effetto ottenuto sarà praticamente contrario, come buttare legna sul fuoco, no?
Non è del tutto sicuro di voler correre un rischio di tale portata.
"Non me n'è mai fregato niente dei soldi," aggiunge, giusto per darsi un tono.

Adam, per tutta risposta, si metta a ridere, quasi avesse detto un'enorme bestialità.
"Ma il denaro manda avanti questo turpe mondo, mio caro," sentenzia quasi solennemente, senza però riuscire a nascondere una nota di puro disgusto nel modo in cui pronuncia la frase. "Rubare è necessario se si vuol mandare avanti la baracca."

"Non per me," è la subitanea quanto sorprendente risposta di Sylar.
Ha utilizzato i risparmi accumulati sino a quel momento per mantenersi in uno stato semi decente. Non è mai stato un uomo di grandi pretese o dai vizi costosi, tutt'altro. Raccoglie i frutti di ciò che ha seminato in precedenza, e ne va abbastanza fiero.

Alza di nuovo lo sguardo, insospettito dall'improvviso mutismo dell'altro.
Lo vede frugarsi nelle tasche del giubbotto scuro, prima di buttare sul tavolo svariate collane, anelli e gioielli, alcuni dall'aria piuttosto antica.

"Hai intenzione di metterli?" Chiede ironico, senza riuscire a nascondere uno stupidissimo mezzo sorriso di scherno che stenta ad aprirsi sulle sue labbra.
"No, sono un regalo per te, Psycho."
"Oh, non dovevi, sul serio."
"Oh mio Dio. Hai un senso dell'umorismo! Potrei quasi mettermi a piangere, lo sai?"

Sylar si stringe nelle spalle, tornando a prestare attenzione all'entrata perfettamente immobile del magazzino.

"Li ho presi stamattina prima di colazione," spiega Adam, raccogliendo poi tutti quei preziosi, rimettendoli al sicuro.
"Ho intenzione di fare una capatina a Las Vegas dopo che tutto questo sarà finito."

Deve probabilmente suonare come una battuta, ma Sylar non la capisce, ed Adam è il solo a scoppiare a ridere.

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Capitolo 4
*** Parte Quarta ***



Psycho Circus.

Parte 4/4
- Dalle 00.43 alle 00.58 -


"Due di picche, sai che significa?"
"Che d'ora in avanti starai zitto?"
"Ah-ah, molto divertente."

Sylar gli scocca la miliardesima occhiata di fuoco. Se potesse incenerirlo con lo sguardo, l'avrebbe già fatto. Sono passati quarantacinque, lunghissimi, ed estenuantissimi minuti che Adam si è premurato di riempire con le sue insulse chiacchere.
Davvero molto, molto divertente.

"Dai, insomma, sai che significa sì o no?"
"Vuol dire che una tipa ti ha detto di no!" L'esclamazione è piuttosto furibonda, e suona incredibilmente distorta, come se a pronunciarla non fosse stato realmente Sylar, serial killer dal modus agendi deliziosamente macabro, ma uno sprovveduto undicenne.

Adam si acciglia e lo osserva.
"Non devi avere una grande esperienza in fatto di donne."
Constata a mezza voce, come sovrappensiero, intrecciando le braccia al petto, senza mollare il due di picche che tiene ancora tra le dita.

"Non credevo che la mia vita privata ti avrebbe interessato così tanto," sentenzia velenosamente in risposta, buttando il mazzo di carte che ha ancora in mano direttamente sul tavolo.

"Oh, invece sì. I sociopatici sono estremamente divertenti," l'entusiasmo che ci mette nel dirlo risuona quasi infantile.

"Sociopatici...," mormora Sylar, smettendo di ascoltarlo per un misero attimo.
"Senza offesa, chiaramente," ci tiene a specificare Adam con una scrollatina di spalle.

Farsi fare lo scanning della personalità non è esattamente tra le priorità di Sylar.
Cade nuovamente il silenzio.
Un toccasana per i suoi timpani, messi a dura prova dal continuo chiaccherio dell'altro.

"Mai ricevuto un due di picche?"
"Più di una volta."

Un botta e risposta magari gli tornerà più congeniale?
Ha deciso che gli risponderà le prime cose che gli passano per la testa, senza starci nemmeno a pensare.
Non ne vale proprio la pena.

"Addirittura? A che età?"
"A scuola, adolescenza, quel periodo lì."

Un periodo schifoso, almeno per lui. Di tutta la sua vita, quello è il momento che più detesta, quello che non esiterebbe a cancellare con un colpo di spugna, senza troppi rimpianti o ripensamenti.

"Bè, è piuttosto normale."
"Sì."
"Scusa se te lo chiedo, Psycho, ma... sei vergine?"
"Adesso basta!"
"E dai! Non te la prendere!"
"Sta' zitto! Sta' zitto e basta!"
"Okay. Muto come un pesce," annuncia (finalmente), fingendo di cucirsi la bocca in un gesto infantile.

Finalmente. Il rumore del silenzio arriva ad invadere le orecchie di entrambi.
Un suono così dolce e -

"Allora?" Riprende Adam senza nemmeno dargli il tempo di godersi la tregua.
Ha raccolto tutte le carte, e gli mostra la pila perfetta che ha tra le mani con qualcosa di molto simile all'orgoglio negli occhi.

"Poker?"

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