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di elysslovesrain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


CAPITOLO UNO



L'uomo sbatté bruscamente alcune riviste sul tavolo, facendoci sobbalzare da quel violento e improvviso gesto.
«Mi spiegate che cazzo vi sta saltando in mente?» la sua irritante voce superò il livello di decibel che le mie orecchie erano in grado di sopportare.
Francamente mi aspettavo questa sfuriata, non per questo avevo passato gli ultimi giorni con la costante paura di aver messo fine alla carriera del gruppo. Mi morsi nervosamente il labbro inferiore, e il mio sguardo scattò subito alla mia sinistra, catturando quello del ragazzo che in quel momento mi teneva la mano da sotto il tavolo di legno. Scorsi nei suoi occhi quella tranquillità che io tanto gli invidiavo, anche se sapevo che dentro di lui i peggiori pensieri lo stavano divorando vivo. Gli strinsi maggiormente la mano e gli rivolsi un dolce sorriso come per dirgli: “Ehi, amore, non ti preoccupare. Ci sono io qui con te e non intendo abbandonarti.”
Lui ricambiò il mio sorriso e sentii lo stomaco pizzicare alla vista delle fossette sul suo angelico volto, il colorito della sua pelle lo rendeva ancora più bello, ero contento che avesse deciso di prendere un po' di sole, gli occhi verdi splendevano e colsi quella scintilla tipica di quando ci guardavamo negli occhi e per pochi attimi dimenticavamo tutto ciò che ci circondava.
«Shopping insieme con tanto di gelatino sul lungomare? Siete fuori di testa, per caso?» il tono dell'uomo si fece ancora più duro e tagliente, e fui costretto a distogliere lo sguardo da quello del mio amato per non mostrargli il mio nervosismo, sapevo quanto a lui facesse male vedermi in quello stato.
E a me fece male sentire le unghie della sua mano libera conficcarsi nella mia coscia, ma non era un male fisico. Il pensiero che lui fosse preoccupato o agitato mi tormentava terribilmente, tanto che fui sul punto di prenderlo sotto braccio e scappare lui per andare lontani, lontani, lontani...
«Lo volete capire che per il bene della band dovete stare lontani, o ve lo devo dire in aramaico?»
Strinsi un pugno fino a far diventare bianche le nocche, io e lui non volevamo stare lontani, nascondere la nostra relazione, il nostro amore.
«È stata una cosa innocua, un semplice pomeriggio tra amici» ribattei, interrompendo il suo fiotto di parole.
Tutti si girarono verso di me, pronti ad assistere ad una mia sfuriata, ma io rimasi fermo sulla seggiola tenendo la mano del mio ragazzo tra le mie.
“Un semplice pomeriggio tra amici”, sapevamo tutti che era molto, molto di più.
«Allora spiegami perché i giornali e le riviste più celebri hanno tirato fuori l'argomento “Larry Stylinson”! Spiegami perché su Twitter le vostre fan non fanno altro che parlare di voi due!» questa volta urlò, e non mi servì girarmi verso il ragazzo al mio fianco per vedere che teneva gli occhi rigorosamente serrati per trattenersi dal piangere.
«Basterà inviare qualche tweet e vedrai che nessuno penserà più a noi» feci spallucce e mi girai verso il ragazzo, gli feci appoggiare la testa sul mio petto e iniziai a giocare con i suoi ricci, arricciando piccole ciocche intorno al mio dito sapendo quanto quel gesto lo facesse rilassare.
Anche se era più alto di me era pur sempre di tre anni più piccolo, e io sentivo costantemente il bisogno di proteggerlo e di tenerlo sotto la mia confortante ala, se gli fosse successo qualcosa io avrei vissuto per sempre con il rimorso di non essere riuscito a tenerlo al sicuro.
«Non basterà inviare “qualche tweet”!» esclamò l'uomo mimando le virgolette alle ultime due parole, imitando la mia voce acuta. «Noi abbiamo pensato ad una soluzione, l'unica che potrebbe riportare calma e tranquillità all'interno della band» unì i polpastrelli di una mano con quelli dell'altra e si appoggiò con il gomiti al tavolo, guardando negli occhi sia me che il ragazzo al mio fianco.
«Voi chi?» chiese il mio ragazzo, riuscendo ad acquistare un po' di autocontrollo, anche se la sua voce uscì rauca e tremolante, come se fosse sul punto di scoppiare in un pianto.
«Io e i vostri compagni di band. Anche se l'idea è stata concepita da Liam, noi altri siamo d'accordo, però»
Il mio sguardo scattò alla mia destra, facendo appena in tempo a guardare il ragazzo nominato negli occhi, prima che abbassasse il capo con fare colpevole, strinsi i denti e poi tornai con lo sguardo sul nostro manager.
«Louis, tu ritornerai con Eleanor» mi ordinò, e prima che potessi dire qualcosa proseguì, «E tu, Harry, sarai in una finta relazione con Barbara Palvin. La conosci? È molto carina e sicuramente le ragazzine si convinceranno del fatto che tu sia normale»
La rabbia iniziò a prendere il sopravvento, mi alzai di scatto e battei i pugni sul tavolo, sentendo Harry sobbalzare al mio fianco.
«Non siamo delle marionette, chiaro? Non ho intenzione di seguire ciò che lui ha detto!» urlò indicando Liam con un dito e guardandolo di sfuggita con disgusto.
Harry si alzò subito dopo di me e cinse il mio bacino con le braccia, bloccandomi le mani lungo i fianchi, mi accarezzò dolcemente fino a farmi sedere e poi mi baciò con delicatezza l'angolo della bocca, sussurrandomi qualcosa all'orecchio.
«Calmo, Lou. Dobbiamo mostrarci calmi, noi... Noi riusciremo ad affrontare e a superare tutto, è solo questione di tempo» mi morsi nervosamente il labbro inferiore alle sue parole e annuì debolmente.
Avremmo affrontato tutto.
Insieme.

 

 

 

Nello studio i ragazzi stavano provando alcune canzoni inedite, giusto per divertimento, mentre io me ne stavo seduto al tavolo, la testa appoggiata sulla mano e la mano libera sul mouse. Stavo scorrendo la mia timeline di twitter quando il mio sguardo catturò un'immagine particolare: le differenze tra il mio rapporto con Harry nel corso degli anni. Osservai le foto e sentii i miei occhi diventare lucidi, il nostro era un rapporto così spontaneo, genuino, naturale... Io stavo bene con lui e lui stava bene con me, era tutto perfetto fino a quando ci fu la prima separazione.
“Il giorno prima vanno in giro insieme e il giorno dopo sono magicamente fidanzati entrambi con due ragazze. Mh... Coincidenze?” diceva la didascalia della foto, e fui sul punto di rispondere a quel tweet, quando la porta dello studio si aprì e ne uscì Harry, che da almeno un mese mi ignorava, più o meno da quando io stavo con la mia presunta fidanzata e lui stava con la sua.
Lo guardai negli occhi per un paio di secondi, le mie mani iniziarono a tremare e mi alzai, pronto a correre tra le sue braccia. Mi attaccai letteralmente a lui e sospirai contento di avere finalmente un contatto fisico con il ragazzo che amavo dopo un mese di distanza. Feci per dire “ti amo”, ma lui mi staccò bruscamente facendomi finire contro il muro, facendomi sentire dolore non solo alla schiena, ma anche al petto, al cuore, e in tutto il corpo. Perché si comportava in quel modo? Perché mi stava trattando come se avessi fatto qualcosa di sbagliato?
«Cosa significa questo?»
«Non possiamo stare insieme, lo sai»
«Ma qua non ci sono paparazzi, non ci sono telecamere!» esclamai riavvicinandomi a lui con le lacrime agli occhi.
«Louis... Il fatto è che... Barbara sta iniziando a piacermi davvero...» e il mondo mi crollò addosso, sentii le gambe diventarmi come di gelatina e i miei occhi si ricoprirono di una velo di lacrime.
«S-sai cosa? Vorrei tanto non essere mai andato ad x-Factor, vorrei tanto che questa cazzo band non si fosse nemmeno formata!» detto questo lo scansai e corsi fuori dallo studio ignorando le sue urla e i suoi passi dietro di me.
Le lacrime iniziarono a scorrere sul mio viso, portandosi dietro tutto il mio mondo, tutto il mio cuore, tutta la mia anima. Sentivo un dolore al petto, un dolore che non riuscivo più a sopportare. Io sapevo che Harry non provava veramente qualcosa per quella ragazza, lo sapevo perché ero in grado di capire quando il mio amore mentiva. Ciò che mi feriva di più era il fatto che lui volesse starmi lontano e si ostinasse a trattarmi come se tra di noi non ci fossero stati tutti quei baci, tutte quelle coccole, tutte quelle notti passate a fare l'amore sotto le coperte. Come se tutto il nostro combattere fosse solo stato una perdita di tempo, ma non era così. Avevamo lottato per poter amarci senza ostacoli, per poterci amare anche fuori dall'armadio in cui eravamo costretti a rinchiuderci.
«Lou, aspetta! Non dicevo sul serio!» urlò per farsi sentire, e quando mi raggiunse mi prese per il polso e mi fece appoggiare al muro, guardandomi negli occhi con il penetrante verde dei suoi bulbi.
«Lasciami stare, mi fai solo schifo» sibilai a denti stretti girando il viso di lato per non perdermi nel suo sguardo.
«Senti, amore...» sospirò girandomi il viso con entrambe le mani per potermi guardare meglio negli occhi, al cui gesto sentii le mie ginocchia cedere, dovetti quindi aggrapparmi alle sue spalle possenti. «Mi dispiace da morire per quello che sto per dirti. Io ti amo e tu lo sai, però sappiamo entrambi che il destino non prevede per noi un futuro insieme...» sussurrò quelle parole facendomi contorcere lo stomaco, sentii qualcosa premermi contro la gola, segno che un singhiozzo trattenuto stava cercando di spezzare quel silenzio.
«Non è vero, Har... Noi siamo fatti per stare insieme, ricordi? Your hand fits in mine like it's made just for me» cantai l'ultima frase con la voce tremante, nella speranza che anche lui si convincesse del fatto che lui era il mio passato, presente, e futuro.
«No, Lou...» scuoté la testa e portò le braccia intorno al mio bacino, stringendomi tra le sue braccia e facendomi affondare il viso nel suo petto.
Inspirai il suo profumo a pieni polmoni, sentendo un brivido corrermi lungo la schiena e scaricarsi ai miei piedi.
«Ti amo, Boo» sussurrò alzandomi il viso e appoggiando le labbra sulle mie, e per l'ennesima volta mi sorpresi nel capire che anche dopo tre anni sentivo le stesse farfalle nello stomaco, lo stesso rossore sulle guance e lo stesso sentimento che mi riempiva il cuore: l'amore.
«Ma non possiamo stare più insieme» sussurrò sulle mie labbra prima di andare via, lasciandomi il suo irresistibile profumo addosso.

 

Quando arrivai a casa avevo gli occhi gonfi e arrossati dal pianto, tanto che dovetti sciacquarmi il viso e mettere il collirio per non far sì che il giorno dopo mi svegliassi con una congiuntivite o con una pessima vista. Mi buttai sul letto con un sospiro, quando il mio petto riprese ad avere le scosse, facendomi scoppiare in un pianto ancora più disperato mentre stringevo il cuscino al mio petto.
Non poteva essere veramente finita, non poteva.
Harry era... Era tutto per me. Era ciò che in tanti anni avevo cercato, lui mi faceva sorridere, sognare, mi completava. Era la mia ancora di sicurezza, tutto ciò di cui avevo bisogno.
E ora... Ora l'avevo perso.
Per sempre.
Provai a dormire per tranquillizzarmi un po', ma dopo tre ore ero ancora sveglio, nonostante fossi immerso nel completo buio. Il cuscino accanto al mio aveva ancora il suo profumo, lo presi e lo scagliai contro la finestra con tutta la forza possibile, dopodiché mi alzai andando a prendere un calmante, che nel giro di un paio di minuti mi aiutò a prendere sonno.
«Vorrei tanto non averlo mai conosciuto» sussurrai debolmente prima di accasciarmi addormentato sul letto.

 

 

 

Mi svegliai di colpo sentendo il rumore di un trapano, spalancai gli occhi e mi guardai intorno con fare vago, ma all'improvviso mi accorsi che c'era qualcosa di diverso nella mia camera. Mi alzai con il busto e notai i poster dei The Fray attaccati al muro, osservai tutta la stanza e con estremo orrore capii di essere nella stanza che avevo quando ancora vivevo a Doncaster con mia mamma, le mie sorelle, e il mio patrigno.
“Come ci sono finito qui?” pensai mentre scostavo le coperte e scendevo dal letto per dirigermi verso la cucina, e improvvisamente ricordai tutta la mia adolescenza, passata così poco in casa mia che a stento ricordavo dove si trovasse la stanza da cui proveniva il profumo di torta al limone appena sfornata.
Passai in rassegna tutte le foto attaccate alle pareti, ritraevano me da giovane insieme ai miei amici e alle mie sorelle, e sorrisi istintivamente. Ero contento di essere finalmente tornato a casa, però -francamente- non ricordavo un singolo minuto del viaggio fatto per arrivare a Doncaster. Sfiorai una cornice in cui c'era una foto che mi rappresentava con tutta la famiglia, e non riuscii a contenere un sospiro prolungato.
«Boo, amore, sei tu?» la voce di mia mamma mi traforò i timpani più di quanto quel santissimo trapano stesse facendo.
Feci roteare gli occhi e mi girai verso la donna, che mi diede un dolce bacio sulla fronte.
«Come stai oggi?» mi chiese prendendomi per un fianco e portandomi con sé in cucina, e io mi lasciai semplicemente trasportare, troppo stanco a causa della nottata passata a piangere per l'uomo della mia vita.
«Sto» mormorai con un sospiro, sentendo la mia voce più acuta del solito, come spesso mi succedeva quando singhiozzavo troppo.
«Amore, non ti preoccupare, si sistemerà tutto. Dopotutto siete amici da tanti anni!» esclamò nel tentativo di consolarmi, ma sinceramente aveva sempre fatto piuttosto pena a dare consigli.
«Amici? Stai scherzando?» la guardai infuriato e scossi la testa sconsolato, andando a sedermi al tavolo. «Ciao rag-» spalancai gli occhi non appena vidi che le mie sorelle erano tutte più piccole, come qualche anno prima.
«Ma che vi è successo?» chiesi alzando la voce passandomi una mano nei capelli, ma con estremo orrore notai che erano lunghi.
«M-mi potreste dire che giorno è oggi?» chiesi in un mormorio, sentendo la mia voce vacillare.
«L'undici luglio, amore. Perché?» chiese mia madre.
“Siamo andati avanti di quasi due mesi?” mi ritrovai a pensare, però poi un pensiero inquietante mi affollò la mente.
«In che anno siamo?» la mia domanda provocò gli sguardi perplessi e confusi dei miei familiari.
«2010. 11 luglio 2010»
Il mio cuore smise improvvisamente di battere, e una gocciolina di sudore mi scese sulla guancia, arrivò fino al mento e poi cadde venendo assorbita dai pantaloni del pigiama che indossavo.
«Ieri sono andato al provino di x-Factor?» chiesi sull'orlo del pianto.
«No, Boo, all'improvviso hai detto che non avevi più voglia di entrare a far parte dell'industria musicale. Ma che ti succede?»
«Sc-scusate, ma penso di non sentirmi un gran bene...» mi alzai dalla seggiola e barcollai verso la porta con gli occhi gonfi e lucidi.
Harry Styles, non l'avrei mai più visto.

 



Questa idea è partita tutta da un sogno che ho fatto, non penso di averla sviluppata bene ma spero che a qualcuno piaccia HAHAH
Continuerò solo se vedrò che a qualcuno è piaciuta!
Baci,
Elyss.

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


CAPITOLO DUE


La testa mi girava talmente tanto che fui costretto ad appoggiarmi al muro freddo della mia camera, sforzandomi per non scoppiare in un pianto isterico. Ero tornato indietro di quasi quattro anni, e la cosa non mi sarebbe dispiaciuta così tanto se ciò non significasse perdere il ragazzo che amavo con tutto me stesso.
Il problema era -e me lo chiesi più volte in una cantilena di disperazione-: “Riuscirò mai a tornare indietro dal mio Harry e dai miei migliori amici? Se sì, come?”
Intanto qualcuno suonò il campanello, ma non mi curai più di tanto di chi potesse essere, fino a che una voce non troppo profonda urlò il mio nome con un tono che mi fece accapponare la pelle.
«Louis Tomlinson, quale parte di “incontriamoci fuori da scuola alle dieci” non hai capito?» preseguì quella persona dalla voce familiare, per poi entrare in camera mia senza bussare.
Il mio cuore ebbe un tuffo non appena vidi un ragazzo alto con la pelle ambrata e i capelli neri che si innalzavano verso l'alto in un ciuffo morbido. Subito dopo, nel notare il suo viso bambinesco privo di barba e baffi, i suoi occhi che sembravano quasi fuori dalle orbite e il suo abbigliamento da ragazzino sfigato nell'anno 2000, scoppiai in una risata fragorosa che mi fece guadagnare un'occhiata torva da parte del ragazzo di fronte.
«Zay!» esclamai ridendo ancora e correndogli incontro per stringerlo in un forte abbraccio, al che lui si allontanò di poco e «Non fare queste cose da checca!» disse con un mezzo sorrisetto divertito per poi ricambiare calorosamente il mio abbraccio.
Subito dopo mi sedetti sul letto e mi presi la testa tra le mani, non ero stato catapultato nel passato, ero piuttosto in una sorta di... Vita parallela, perché io e Zayn non ci conoscevamo prima di andare a x-Factor, e lui non abitava neanche a Doncaster.
«Tutto bene, Lou? Se stai male possiamo rimandare il picnic con i ragazzi» disse premuroso sedendosi al mio fianco e dandomi due leggere pacche sulla spalla.
Uno spiraglio di speranza illuminò il mio viso e mi fece sorridere istintivamente. Se Zayn era qui con me, c'era una possibilità che anche gli altri fossero a Doncaster. Forse anche Harry. Era il mio migliore amico? Lui sapeva della mia esistenza? Ci amavamo in questa vita? Eravamo forzati a nascondere il nostro amore o potevamo amarci in libertà?
«Che ragazzi?» chiesi alzandomi velocemente dal letto per poter scegliere i vestiti da indossare.
Dovevo mettere qualcosa per fare colpo su Harry in caso ancora non mi amasse, ma il mio armadio conteneva solo vestiti che non avrei messo nemmeno sotto tortura, fino a che trovai un paio di jeans scuri attillati e una maglietta nera con delle righe bianche sottili sulla zona del petto.
«Come “che ragazzi”?» mi chiese da dietro la porta del bagno in cui mi ero infilato per spogliarmi e rivestirmi.
«Con chi saremo al picnic?» sapevo che poteva sembrare un po' strano, ma io dovevo sapere di più su questa mia vita parallela, così lontana e incatenata alla mia vera vita.
«Mi dici che ti prende? Sei strano oggi!» esclamò battendo ripetutamente i pugni sulla porta del bagno mentre io mi infilavo i jeans stretti, certo che a Harry sarebbero piaciuti da morire, dato che continuava a ripetermi quanto il mio sedere lo facesse impazzire.
Improvvisamente mi deprimetti e mi appoggiai al muro chiudendo gli occhi per trattenere il pianto che ora mi stava facendo pizzicare la gola e il naso. Avevo una maledetta paura di averlo perso per sempre, come avrei fatto senza di lui? Io dovevo sposarlo. Un giorno gliel'avrei sicuramente chiesto, anche perché la nostra boyband non era destinata a durare. Ma il nostro amore, il nostro amore era destinato a durare per sempre.
Uscii dal bagno dopo essermi calmato e sistemato la maglietta sul busto così magro rispetto a quello che avevo nell'altra vita. Zayn mi squadrò da capo a piedi e venne interrotto dalle mie parole aspre non appena cercò di dire qualcosa.
«Dimmi chi cazzo ci sarà oggi, ti chiedo solo chiesto!» cercai di non innervosisrmi quando al posto di rispondermi il ragazzo osservò il mio abbigliamento stringendo le labbra per tentare di non ridere.
«Ci saranno i soliti: Niall, Liam, e Josh, ma perché?» mi rispose dopo essersi calmato, e non mi lasciò il tempo di metabolizzare la notizia che proseguì, «Non pensi che quei jeans siano troppo stretti?»
«No, ora andiamo» mormorai, lasciando trasparire la delusione dalla mia voce acuta e cristallina.

 

 

 

«Zay, conosci un certo Harry Styles?» chiesi al ragazzo mentre camminavo al suo fianco.
Lui mi diece un'occhiata perplessa, calò le mani in tasca e tornò subito dopo a guardare l'asfalto che i suoi piedi stavano calpestando. Se c'era una caratteristica comune tra i due Zayn dei mondi diversi, era proprio quella di essere maledettamente, fottutamente, irrimediabilmente fastidioso e irritante. Riusciva a farti uscire dai gangheri in pochi secondi pur rimanendo zitto e facendo meno movimenti possibili. Dopo qualche secondo si decise a degnarmi di una risposta.
«Conosco un certo Harry, ma non ricordo se sia Styles oppure Parks»
La sua risposta mi soddisfò soltanto parzialmente, c'era una possibilità che quel Harry di sua conoscenza fosse proprio il mio Harry Styles. Sentii un brivido di emozione scuotermi le membra e il mio viso assunse un'espressione gioiosa, carica di speranza.
«Com'è fatto quell'Harry?» chiesi avvistando da lontano la mia vecchia scuola, la cui enorme insegna arancione recava la scritta “Doncaster Secondary College”, i mattoncini color grigio e rosa sbiadito erano impilati in modo impeccabile, e tutto il complesso dava l'aria di essere una scuola importante. Ed effettivamente era proprio così: il 75% degli studenti usciva da quella scuola con il massimo dei voti, ed era un istituto i cui studenti provenivano anche da altre città.
Una sola macchina era parcheggiata sull'asfalto: un SUV nero con i finestrini posteriori oscurati. Il motore era acceso e le portiere tutte aperte, ma non riuscii bene a vedere chi ci potesse essere in quella macchina.
«Mh...» iniziò Zayn, e dai suoi gesti capii che non stava dando molta importanza a quel ragazzo, o semplicemente non lo conosceva abbastanza bene, «Alto, magro, con i capelli biondi a caschetto e gli occhi azzurri. Non molto popolare o socievole, dato che lo vedo sempre da solo a mensa, o forse ha degli amici che non vengono a scuola con noi. Ha la “s” sifula e non è nemmeno un grande studioso...»
Ascoltai le sue parole con pochissimo interesse dal momento in cui capii che non si stava trattando del mio Harry, però mi chiesi come facesse a sapere così tanto su un ragazzo del quale sembrasse ignorare l'esistenza.
«No, non è la persona che intendo io...» sospirai rumorosamente e sentii l'afflizione prendere il sopravvento sul mio umore. «Quindi non sai se esiste un Harry Styles qui a Doncaster?» chiesi subito dopo, nonostante la delusione fosse ben stampata sul mio viso.
«Io conosco tutte le persone di Doncaster, e so per certo che non esiste alcun Harry Styles» annunciò con un'alzata di spalle, «Ma perché lo chiedi?»
Mi morsi nervosamente il labbro inferiore e mi girai a guardarlo, i suoi occhi penetranti che scrutavano la mia esile figura, la sua mano che si avvicinò a me per poi appoggiarsi sulla mia spalla.
«È semplicemente un tipo che conoscevo, e pensavo che vivesse a Doncaster. Tutto qui» mormorai guardando di fronte a me, non riuscendo a sostenere il suo sguardo.
Quindi Harry Styles non c'era in questa vita, nella mia vita. Che senso aveva rimanere lì se non c'era nemmeno l'amore della mia vita con me? Che senso aveva continuare a vivere?
Sentii un forte dolore espandersi dal mio cuore in tutto il corpo, appesantendo le mie membra fino alla punta delle dita. Purtroppo, non era lo stesso dolore piacevole che sentivo quando io e Harry ci scambiavamo sguardi segreti, o quando si faceva trovare in casa mia e mi saltava addosso riempiendo di baci il mio viso, o quando mi sorprendeva con i suoi abbracci da dietro, mettendo le braccia intorno al mio bacino e incastrando perfettamente il suo viso nell'incavo del mio collo.
«Non me ne hai mai parlato...» mormorò con una punta di gelosia nella voce, forse dovuto al fatto che avesse paura di essere rimpiazzato.
Risposi con un'alzata di spalle e non feci in tempo a riconoscere le persone di fronte a noi, che una testa bionda affondò nel mio petto, facendomi perdere di poco l'equilibrio.
Niall.
Sorrisi istintivamente e portai le mie braccia intorno al suo bacino, pensando a quanto fossero morbidi gli abbracci di Niall anche in quel mondo. Gli scompigliai i capelli con un gesto del polso e sentii la sua risatina vibrare contro il mio petto.
«Scusa, Lou... Non volevo litigare con te...» sussurrò facendo in modo che solo io sentissi le sue parole, e immediatamente capii le parole di mia madre.
Amore, non ti preoccupare, si sistemerà tutto. Dopotutto siete amici da tanti anni!” ecco a cosa si riferiva, io e Niall avevamo litigato per dei motivi che non potevo sapere.
Poi sentii qualcosa di umido toccarmi, alzai il viso del mio amico e lo stomaco mi si chiuse nel vedere le sue lacrime.
«Ehi, non piangere, piccolo. Ora è tutto okay» gli dissi con tenerezza, asciugandogli le lacrime con i pollici.
Poi fece una cosa che mi fece rimanere di stucco, appoggiò le labbra sulle mie con una dolcezza che mi serrò lo stomaco, ma che allo stesso tempo mi fece sentire in colpa per Harry. Ed io non seppi cosa fare, non sapevo se il Louis di quel mondo avrebbe dovuto ricambiare quel bacio o meno. Rimasi fermo per un paio di secondi, fino a quando sentii:
«Finalmente i piccioncini hanno chiarito!»
Quindi io e Niall eravamo... fidanzati?
Non sapevo come mai, ma il mio istinto mi disse che alterare l'equilibrio di quel mondo parallelo avrebbe causato tante spiacevoli cose, quindi attirai maggiormente a me il ragazzo e, a malavoglia, continuai a baciarlo percependo la sua fame per i miei baci.
Dire che la cosa mi spaventò è proprio un eufemismo, ero terrorizzato a morte e non ne capivo nemmeno il motivo. Ero costretto a stare con un ragazzo che non amavo, in un mondo in cui il ragazzo che amavo non esisteva. E se esisteva, era troppo, troppo lontano da me.
Mi staccai lentamente da Niall, che fece scivolare la sua mano nella mia, incastrando le sue dita alle mie, ma sembrava tutto così scomodo, strano, sbagliato. Non era come la mano di Harry, grande e morbida. Era piccola e fastidiosamente ruvida. Finsi un sorriso e ricambiai la stretta accarezzandogli il dorso del pollice, poi il ragazzo notò il mio abbigliamento.
«Hai cambiato look, amore?» non riuscii a capire se il suo tono fosse compiaciuto o di disapprovo, però quel nomignolo suonò così imbarazzante che fui costretto a togliere la mano dalla sua.
Era tutto fottutamente sbagliato, non poteva essere che io e Niall stessimo insieme! Non stava né in cielo né in terra. Io non amavo lui, e lui era innamorato di Harry, non di me. Ma questo nel mondo reale. Lì era... era possibile che Harry fosse innamorato di un altro, o di un'altra.
«Scusatemi tanto ma non mi sento bene...» mi girai di scatto notando di sfuggita gli sguardi preoccupati di Zayn e Liam, lo sguardo confuso di Josh e quello deluso e ferito di Niall.
Ma non mi importava, ed era ciò che mi faceva stare peggio. Non mi importava di ignorare Zayn, Liam, e Josh. Non mi importava di non ricambiare l'amore di Niall e di farlo stare male. A me importava soltanto tornare dal mio Harry, dall'amore che mi ero lasciato scappare e che volevo invece riconquistare.
Quell'amore che mi aveva ridotto a un ammasso di ossa e carne indefinibile, quell'amore che mi aveva consumato lentamente nel corso del tempo, quell'amore di cui avevo bisogno per vivere, quell'amore di cui mi nutrivo quotidianamente, anche solo sentendo la voce del mio amato al telefono quando ci trovavamo in continenti diversi per smentire le voci sulla nostra relazione. Quell'amore in cui tante persone credevano. Sembrava un paradosso, ma alcune delle nostre fan credevano nel nostro amore più di quanto facesse Harry, e questa cosa alimentò il mio dolore, facendomi quasi sentire il cuore esplodermi dentro al petto.
“Harry, voglio solo tornare da te! Qualcuno mi dica come fare!” la mia voce interiore urlò nella mia mente, echeggiando senza sosta in una sofferente nenia.
Entrai in casa sbattendomi la porta alle spalle e corsi in camera mia, mi buttai sul letto sperando di fare una sorta di incantesimo inverso.
«Vorrei tornare alla mia vecchia vita, affrontare tutti gli ostacoli con Harry e dimostrargli che noi siamo veramente destinati a stare insieme» dissi sentendo la mia voce tremolare dal pianto.
Strinsi con forza il cuscino che non presentava alcuna traccia del suo profumo, e, sopraffatto dal dolore, mi addormentai e caddi in un sonno tormentato.

 

Mi svegliai di colpo e mi guardai intorno, una lama tagliente mi trafisse il petto quando capii di non essere tornato affatto alla mia vecchia vita.
Quando sarebbe finito quell'incubo?

 



Okay, non biasimatemi se sono così sentimentale...
Sono tornata con un nuovo capitoloooo! (che non mi convince affatto però va bene...)
Spero che piaccia a voi, per lo meno...
Vi prego di farmelo sapere con una piccola recensione, così decido sempre se continuare o no!
Ringrazio le due splendide ragazze che hanno recensito il primo capitolo e ringrazio anche chiunque abbia perso tempo a leggere le mie puttanate <3
Baci, al prossimo capitolo,

Elyss.

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