L'amicizia si può trasformare in amore.

di scintilla23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Questo significa che saremo nemici ***
Capitolo 2: *** 2. Insieme o Niente ***
Capitolo 3: *** 3. Noi affronteremo l'arena insieme ***
Capitolo 4: *** 4. Sempre ***
Capitolo 5: *** 5. Un legame ***
Capitolo 6: *** 6. Spade e Coltelli ***
Capitolo 7: *** 7. Come un angelo ***
Capitolo 8: *** 8. Fiamme ***
Capitolo 9: *** 9. Con un'arma in mano e Cato affianco ***
Capitolo 10: *** 10. Una Notte ***
Capitolo 11: *** 11. La mietitura ***
Capitolo 12: *** 13. La parata dei tributi ***
Capitolo 13: *** 12. Verso Capitol City ***
Capitolo 14: *** 14. Gelosia e Litigi tra i favoriti ***
Capitolo 16: *** 16. Una serata ***
Capitolo 16: *** 15. Rabbia ***
Capitolo 17: *** 17. Felici Hunger Games ***
Capitolo 18: *** 18. Portaci da lei ***
Capitolo 19: *** 19. Non ci scappi ***
Capitolo 20: *** 20. Veleno e aghi inseguitori ***
Capitolo 21: *** 21. Mine ***
Capitolo 22: *** 23. I veri sfortunati amanti ***
Capitolo 23: *** 22. Perdonami ***
Capitolo 24: *** 24. Non mi lasciare, ti prego ***
Capitolo 25: *** 25. Gliel'ho promesso, Insieme o Niente ***
Capitolo 26: *** 26. Caro Cato ***
Capitolo 27: *** 27. Cara Clove ***
Capitolo 28: *** 28. Li faceva sentire vivi ***



Capitolo 1
*** 1. Questo significa che saremo nemici ***


Una mattina di primavera, è stato quello il momento in cui è iniziata una grande amicizia, l'amicizia tra due bambini, due combattenti.
Gloria Eterna

Quello era l'unico argomento che occupava la mente della bambina dai capelli corvini e gli occhi blu,seduta su un'altalena.

Gloria Eterna, quello sarebbe stato il suo destino, salvo inconvenienti.

Lei si divertiva così, fantasticando su come sarebbe stata perfetta la sua vita dopo aver vinto gli Hunger Games.

-Ricchezza, Onore al distretto e Gloria Eterna-

Quello era quello che continuava a dirle suo padre.

Lei ci sarebbe riuscita, Avrebbe vinto gli Hunger Games e portato onore al suo distretto.

Lei era destinata a quello.

Si allenava per i Giochi della Fame da quando aveva 5 anni, ed ormai ne aveva 8, ogni momento libero lo passava così, centrando bersagli fermi e mobili con i coltelli che le aveva regalato suo padre per natale.

-Allenati,Allenati e vincerai- le aveva detto e così lei aveva fatto.

Quando, la mattina di natale, aveva scartato il suo regalo ne era rimasta ammaliata.

Aveva subito preso in mano quei meravigliosi coltelli e si era diretta verso il giardino. Una volta avvistata una Ghiandaia Imitatrice di passaggio l'aveva abbattuta con un solo colpo. Suo padre ne era così fiero.

Si perse per un po' nei suoi ricordi, finché non si ricordò di avere i suoi coltelli ancora nella tasca dei pantaloni.

Li tirò fuori dalla tasca e passò le lame con lo sguardo, controllando che non fossero rovinate e che fossero ben taglienti.

Si alzò dall'altalena e li impugnò, si avvicinò ad un albero che era li vicino e cominciò a tirarli verso il tronco.

Uno...Due...Tre colpi a segno. Avrebbe potuto continuare per ore e così avrebbe fatto finché:

-Hey-

Si girò di scatto lanciando il coltello che aveva ancora in mano, che andò a conficcarsi in un albero, vicino al bambino che l'aveva appena interrotta.

Era un bambino più grande di lei, un po' più alto con gli occhi Blu e i capelli biondi.

Passarono pochi secondi, e lui era ancora li, fermo dove si trovava, con lo sguardo stupito.

-Stavi cercando di uccidermi?- chiese lui.

-Scusami, Mi dispiace-

Non era da lei scusarsi.

-Sei brava-

-Grazie- rispose fredda, andando verso l'albero, dove erano ancora conficcati i suoi coltelli.

-Ti alleni per i giochi della fame vero?- chiese il biondo.

Lei annuì con fermezza.

-Sai anche mio padre non fa che parlarmi d'altro.”Devi vincere gli Hunger Games”- disse mimando la voce di un adulto- Ed è quello che farò- disse infine sorridendo.

-Questo significa che saremo nemici- Disse lei.-Significa che ti ucciderò- Disse con un ghigno.

-Non ci riuscirai- disse il biondo avvicinandosi.

La bambina raccolse i suoi coltelli e si incamminò verso casa.

Dopo qualche minuto sentì una voce.

-Aspetta!-

Girandosi vide ancora quel bambino.

-Questo è tuo- disse camminando verso di lei e porgendole il suo coltello.

-Grazie- rispose.

Riprese a camminare verso casa, ma qualcosa le bloccò il polso, si girò e vide il bambino che ancora le teneva stretto il polso.

-Io sono Cato - Disse infine il biondo, squadrandola con un ghigno stampato in faccia.

-Clove- Rispose lei arrossendo.

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Capitolo 2
*** 2. Insieme o Niente ***


Passò qualche giorno, la piccola Clove era arrabbiata con se stessa, per come si era comportata con Cato.

Non devi mostrarti debole Clove, tu sei forte, non lasciarti sopraffare da uno stupido bambino che ha avuto il coraggio di Parlarti. E' solo un bambino, niente di più.
 

Non l'avrebbe mai ammesso ma quando Cato le aveva restituito il coltello e le loro mani si erano sfiorate, per un istante un fuoco caldo, era avvampato dentro di lei.
Cercò di scacciare quei pensieri ma inutilmente, ogni cosa, in quei giorni le ricordava Cato.
Il cielo azzurro limpido, lo stesso colore degli occhi di lui,il vento che le scompigliava i capelli sembrava sempre sussurrare il suo nome, perfino i capelli biondi di sua mamma assomigliavano terribilmente a quelli di Cato.

-Io sono Cato- 

Quelle parole continuavano a rimbombarle in testa, doveva dimenticarsi di lui.
Ma nel suo profondo sapeva che non ci sarebbe riuscita.

                                                                           ***

Erano passati 6 anni dal loro primo incontro, 6 anni che non incontrava Cato.
Se ne era andato, era andato nel distretto 1 con suo padre per motivi di lavoro.
Sei anni che Clove pensava a lui, non l'aveva dimenticato.
E come avrebbe potuto?
Quel ragazzo aveva lasciato un segno in lei, qualcosa che non aveva mai provato prima.
Lei si rifiutava di chiamarlo AMORE, lei era Clove, la perfetta combattente, la figlia perfetta, ribelle ed audace, lei non voleva innamorarsi, lo trovava un sentimento stupido, da bambini, lei credeva di sapersi controllare ma invece  l'Amore non si può controllare, è un sentimento libero.

Le giornate per Clove stavano diventando sempre tutte uguali.
Si alzava presto, si vestiva, mangiava, andava in accademia ad allenarsi fino al pomeriggio, quando usciva andava al parco a tirare coltelli al SUO albero, cercando di non pensare a Cato, ma inutilmente, tornava a casa, mangiava e andava a letto.
Era una routine ripetitiva, noiosa e monotona, finché:
-Clove, preparati, stasera abbiamo ospiti a cena- le disse sua mamma
-Cosa? Mamma! devo perforza partecipare?Io odio...-
-No, no, no! Clove, viene a cena un vecchio amico di tuo padre!Devi fare bella figura!-
Clove tornò in camera sua, sconfitta e cominciò a malavoglia a prepararsi.
Si fece subito una doccia calda e una volta asciugata si vestì.
Indossò un vestito azzurro con un nastro nero in vita, lasciò i capelli ancora umidi sciolti e si infilò delle ballerine nere.
Andò in salone ad aspettare i suoi ospiti.
-Clove! Sei bellissima- le disse sua mamma.
Clove fulminò la madre con lo sguardo e si sedette sul divano dove cominciò a giocare con i suoi coltelli, fino a quando non suonò al campanello.
Sbuffando si alzò e andò ad aprire.
-Benvenuti entrate!- disse distrattamente con un finto sorriso stampato sul volto.
Solamente dopo aver squadrato gli ospiti riconobbe il viso che aveva sognato molte volte.
Appoggiato allo stipite della porta c'era un ragazzo di 16 anni. Alto, muscoloso e biondo con due occhi azzurri come il cielo.
-Ca-Cato- disse allibita.
-Ciao Clove- rispose sorridendo.
Lei era impallidita, era rimasta letteralmente senza fiato, lo stomaco aveva cominciato a prendere fuoco e la testa a girarle.
Poco dopo si riprese e corse in camera sua.
Dai suoi occhi scesero lacrime amare.
Lacrime che si era ripromessa di non versare mai.
                                        
                                                           ****
-Voi vi conoscevate gia?- chiese la mamma di Clove rivolta verso Cato.
-Si signora, mi dispiace-Rispose.
-Che ne dici di parlarle?-
-Certo-
-Sarà in camera sua. Su per le scale,ultima porta a sinistra-
Cato seguì le indicazioni che gli erano state fornite dai geniori di Clove e bussò alla porta.
-Posso entrare?- chiese
Non si udì risposta così spinse leggermente la porta ed entrò.
Appena entrato vide Clove, distesa sul letto con la testa in mezzo al cuscino.
-Clove?-
-Cosa fai qui?- gli chiese arrabbiata
-Sei corsa via! Cosa ti succede?-
-Niente- rispose secca.
-Stai mentendo Clove!- disse
La prese per un braccio e la alzò dal cuscino.
-Dimmelo!- insistè.
-Tu..tu te ne sei andato Cato! Sei sparito-
-Clove, sono stato costretto!pensi che se avessi potuto non sarei rimasto qui? non ti sarei diventato amico? Tu...tu non puoi immaginare quanto difficile sia stato per me...-
-Io ho cercato inutilmente di dimenticarti Cato!- urlò - Cercavo di scordarmi di te ma, i ricordi del nostro primo incontro erano troppo forti per essere cancellati, erano indelebili-
-Non sai quante volte ho sognato di rivederti e ora sono qui, possiamo ricominciare come amici intanto e poi...- disse il biondo
-Basta così Cato, questo mi basta,sono contenta che tu sia tornato- gli disse asciugandosi le lacrime.
lui le sorrise.
-Non ho dimenticato niente, non ho dimenticato i tuoi splendidi occhi o i tuoi capelli corvini, non ho dimenticato che hai cercato di uccidermi con un coltello, non ho dimenticato la sensazione di vuoto nel lasciare il distretto, nel lasciare te- continuò
-Io invece non ho dimenticato la nostra ambizione di vincere gli Hunger Games, non ho dimenticato i tuoi occhi e non ho neppure dimenticato la tristezza di questi 6 anni- disse Clove
-Mi sei mancata Clove-disse avvicinandola a se e abbracciandola
-Anche tu Cato-
Rimasero abbracciati per qualche minuto, ascoltando l'uno il respiro dell'altra.
Infine, sopraffatti dalla fame raggiunsero i genitori per la cena ma, poco prima di scendere in salone Clove fermò Cato tenendolo per una mano e gli disse:
-Prometti che se potremo vinceremo gli Hunger Games iniseme?-
-Certo, insieme o niente- rispose il ragazzo spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Insieme o niente- confermò lei
Lui le si avvicinò e le diede un leggerissimo bacio sulla guancia, lei arrosì.
Insieme scesero dalle scale e raggiunsero i genitori per la cena.

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Capitolo 3
*** 3. Noi affronteremo l'arena insieme ***


Durante la cena con i genitori, Clove e Cato non fecero altro che guardarsi e scambiarsi sorrisi mentre ascoltavano disinteressati i discorsi degli adulti.
Nessuno dei due osava interromperli, entrambi sapevano quanto rigidi fossero.
Così Clove a voce bassa chiese a Cato:
-Allora com'era il distretto 1?-
-Ehm, non molto diverso dal nostro distretto, niente di speciale, hanno accademie per gli allenamenti come le nostre ma qui la compagnia è infinitamente migliore- Disse sorridendo a Clove.
-Ti è mancato il distretto?- chiese curiosa
-Molto, non vedevo l'ora di tornare-  disse sempre sorridendo
Dopo qualche minuto prese la parola il padre di Cato
-Bene, vi ringraziamo per tutto ma è ora di andare- disse alzandosi.
-Bene vi accompagniamo alla porta- disse il Padre di Clove
Tutti insieme si alzarono da tavola e si diressero verso l'entrata.
-E' stato un vero piacere- li salutò la madre di Cato sorridendo
-Anche per noi- rispose la madre di Clove
-Tesoro ci stavamo dimenticando di comunicare la novità! Ben presto traslocheremo nella casa in vendita affianco alla vostra- disse la madre di Cato
-Ma è meraviglioso!- rispose la madre di Clove
-Ci vedremo spesso allora Clove - disse Cato avvicinandosi all’entrata
-Sembra di si- rispose lei
-Domani alle 10 io sarò al parco ad allenarmi, non mi dispiacerebbe un po’ di compagnia-
-oh si certo!- rispose Clove entusiasta, però stando ben attenta a nasconderlo.
Infine si salutarono e Cato e la sua famiglia andarono via.
Clove diede la buonanotte ai suoi genitori e andò in camera sua,si preparò per andare a letto e cercò di dormire, ma invano.
Ma quella notte non riuscì a chiudere occhio. Il suo unico pensiero era Cato, si alzò dal letto e si affacciò alla finestra, esattamente in corrispondenza si trovava la futura camera di Cato, presto sarebbero stati più vicini. Infine cedette alla stanchezza e si addormentò.
La mattina dopo si svegliò di Buonora.
Si lavò, si mise un paio di pantaloni neri comodi e una maglia a maniche corte bianca, si legò i capelli in una coda, prese i suoi coltelli e uscì di casa, diretta verso il parco.
Attraversò le desolate vie del distretto 2 fino al palazzo di Giustizia, la, prese una scorciatoia verso un campo fino al parco.
Appena arrivò lo vide, Cato, in pantaloni di pelle e maglietta Nera, in mano brandiva una spada affilata e lucente.
-Ciao Clove - la salutò
-ciao Cato –
-Allora con cosa si comincia?- chiese
-Per me è uguale –
-Che ne dici del tiro al bersaglio? So che sei molto brava. Tu i coltelli, io la spada- disse
-Ti straccerò Cato – disse ridendo e camminando verso di lui.
-Non penso proprio, ragazzina- disse ridendo anche lui.
Clove fu presa da uno scatto improvviso, spinse con un calcio Cato a terra e gli si avvicinò. Prese uno dei suoi coltelli e glielo puntò al cuore.
-Non chiamarmi ragazzina Cato –
Dopo qualche secondo le loro posizioni si ribaltarono velocemente, lui la prese per un braccio e la butto a terra, facendo attenzione  non essere troppo brutale. Prese la sua spada e la puntò alla gola di Clove che stava stesa a terra con gli occhi spalancati.
-E ora come la mettiamo Clove?- chiese lui con un ghigno.
Lei non disse niente, rimase li a guardare gli occhi azzurri di lui.
-Ahaha, così non arriveremo mai vivi agli Hunger Games!- disse lui ritraendo la spada e aiutando Clove ad alzarsi.
-Tu no di sicuro- rispose lei in tono beffardo
-Stai attenta Clove! Non vorrai ritrovarti stesa a terra di nuovo - disse il biondo
-Meglio cominciare gli allenamenti -disse lei diventando rossa
Così cominciarono a tirare a i bersagli che avevano sistemato vicino a degli alberi.
Clove con i coltelli e Cato con la spada.
-Allora, quando pensate di trasferirvi nella vostra nuova casa?- chiese Clove
-A dire la verità stanno già scaricando i bagagli, significa che ora siamo vicini- rispose il biondo
-Domani ci sarà la mietitura- disse la ragazza
-Lo so, hai intenzione di offrirti come tributo volontario?- chiese lui
-Certo, anche se ho solo 14 anni, lo sogno da una vita- rispose
Cato le si avvicinò e lasciò cadere la spada
-Se vai tu vado io- rispose convinto
Lei annuì
-Insieme- disse infine
-Insieme- confermò lui.
Finirono gli allenamenti e, una volta pulite le armi e riaffilate si diressero insieme verso casa.
Proprio mentre stavano passando di fronte al palazzo di Giustizia cominciò a diluviare, così corsero a perdifiato fino a casa, una volta arrivati davanti a casa di Clove si salutarono.
-Vai ad asciugarti Clove, sei fradicia- disse Cato
-Tu non sei da meno!-  dicendo questo lei lo spinse dentro ad una pozzanghera, peccato che lui le afferrò la mano e la portò dentro con se.
Si ritrovarono di nuovo per terra, sotto un diluvio, completamente bagnati, ad un palmo l’uno dall’altra.
Lei infine decise di tirarsi su
-Forza Cato, domani è il gran giorno!-
-A domani Clove – la salutò
-A domani Cato –disse con un sorriso
Così dicendo andarono ognuno nelle rispettive case ad asciugarsi.
Appena entrata vide che a casa non c’era nessuno, entrambi i suoi genitori dovevano essere usciti a cena con dei colleghi, così approfittò della pace e della tranquillità della casa.
Salì le scale fino al bagno, si fece una lunga doccia calda e poi andò verso la sua camera.
La si mise in pigiama e andò a letto, quella sera non dormì bene anzi.
                                                                                       
 
-Cato!Cato corri!-
Erano dentro l’arena, una forsta.
-Clove scappa!-
-NO! Non ti lascio- stavano combattendo assieme, fianco a fianco,conto degli spaventosi ibridi.
-Cato di la!- gli urlò indicando una via d’uscita.
Cato la prese per mano e cominciarono a correre dentro la forsta, finchè un ibrido non saltò giù da un albero atterrando su Cato, cominciarono a lottare contro il mostro ma era troppo forte, Cato, preso alla sprovvista era stato morso e portato via.
-NO! CATO!-
 
 
Clove si svegliò di soprassalto tutta sudata, un incubo, era stato soltanto un incubo, un incubo così reale però. Fu in quel momento che qualcosa bussò alla finestra. Era lui.
-Cato? Cosa fai li?- chiese lei aprendo la finestra e facendolo entrare.
-Sono venuto a trovarti- disse sorridendo- ma se vuoi vado via- il ragazzo face per andarsene ma una mano lo bloccò
-No, no Cato, stai qui per favore- disse Clove
Cato rientrò dalla finestra.
-Ti ho svegliata?- chiese
-No,no non ti preoccupare, mi ero svegliata per colpa di un incubo- disse Clove rimettendosi a letto e portandosi una mano sulla fronte.
-Raccontami tutto- chiese Cato, sedendosi sul letto di Clove.
Clove alla fine si arrese e gli raccontò il suo incubo.
-Clove, tranquilla,io sono qui, con te- disse lui dopo aver ascoltato – Era solo un incubo-
-Lo so Cato, ma era così…così reale- disse lei.
-Affronteremo l’arena insieme Clove, torneremo a casa insieme vittoriosi e poi chi lo sa…-continuò lui
-Ne sono certa- rispose lei
-Buonanotte Clove- le disse dandole un leggero bacio sulla fronte.
-Buonanotte Cato-
Cato silenziosamente uscì dalla finestra, e tornò a casa, lasciando riposare la ragazza che temeva di perdere.

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Capitolo 4
*** 4. Sempre ***


La mattina dopo Clove si svegliò in un modo un po’ sorprendente.
Fu un rumore a svegliarla, qualche colpo, come dei sassolini su un vetro, si sveglio e si stropicciò gli occhi, il suo sguardo si diresse subito verso la finestra, da dove la sera prima era entrato Cato, e li lo vide.
- Cato!- disse esasperata.
Si alzò e aprì la finestra, dove era ancora affacciato Cato.
-Buongiorno!- disse lui entrando dalla finestra appena aperta da Clove.
-Non ci fare l’abitudine Cato!- disse lei.
-Va bene, va bene- disse rivolgendo lo sguardo verso il cielo.
-Allora che si fa oggi?- chiese il biondo
-Io ho un’idea- disse Clove avvicinandosi a lui
-E quale?- chiese Cato sorridendo e guardandola.
-Ora tu esci subito da dove sei entrato, torni a casa tua, io mi vesto e dopo verrai a bussare alla mia porta come una persona normale!- disse urlando.
Lo face girare e lo spinse verso la finestra.
-Ok, Ok, ma io non sono una persona normale Clove! Io sono Cato!- disse il biondo sorridendole.
-Ora vai! Ci vediamo dopo!-
Cato uscì dalla finestra della camera di Clove e la richiuse alle sue spalle, saltò giù, attraversò il giardino, saltò via la staccionata bianca che divideva le due case e saltò sul davanzale della sua camera con agilità impressionante.
Una volta salito sul davanzale e aperto la finestra si era girato verso Clove e le aveva sorriso.
 
Clove, imbarazzata cominciò a prepararsi, indossò un vestito bianco come la perla con un nastro blu legato in vita, lasciò i capelli neri ricaderle sulle spalle.
Dopo pochi minuti scese in salone, la trovò la madre e il padre.
-Sei pronta Clove?- chiese sua madre sorridendole
-Certo- disse convinta.
-Oggi è il tuo gran giorno Clove, rendici fieri di te!- le disse suo padre.
Lei si avvicinò a loro e li abbraccio.
Sentì bussare alla porta.
Lei lasciò sciogliere l’abbraccio e si diresse verso la porta per aprire.
-Eccomi qui, come una persona normale- disse il biondo
Clove rise di gusto per quello che le aveva appena detto lui.
Lui indossava una giacca nera,un paio di pantaloni neri e sotto una camicia bianca, leggermente sbottonata.
-Io vado- disse Clove girandosi verso i suoi genitori.
-Buona fortuna tesoro- le disse sua mamma
Insieme lei e Cato uscirono di casa.
-Ma come ti è saltato in mente di bussare alla mia finestra ieri sera?- chiese lei  urlandogli addosso.
Cato rise.
-Andiamo che facciamo tardi- disse Clove infine abbandonando le speranze.
Proseguirono la strada chiacchierando, degli ultimi 6 anni, passati senza vedersi.
Arrivati a pochi metri dal palazzo di giustizia, Cato fermò Clove.
-Ricordati- le disse, - se vai tu vado io-
-Grazie- disse abbracciandolo.
Un pacificatore li raggiunse.
-Avanti!- disse –i ragazzi a sinistra e le ragazza a destra-
Clove e Cato si divisero e in poco tempo una sensazione di vuoto, paura e mancanza si insinuò dentro di loro.
Si misero infila insieme agli altri ragazzi del loro distretto.
Sul palco salì il sindaco del distretto2, seguito da una donna, vestita con un vestito arancione molto appariscente, come tutti gli abitanti di Capitol City d'altronde.
 
Orrendo
Quello fu il pensiero di Clove in quel momento.
 
Ma quel pensiero venne subito cancellato da alcune parole:
-Come sempre, prima le signore- disse la donna Capitolina.
Il cuore di Clove cominciò a battere forte, era il suo momento, quello sarebbe stato il suo momento, a meno che…
-Clove Sevina- disse la donna dopo aver aperto il biglietto
Quello poteva significare solo una cosa:
-Mi offro come volontaria!-
Tra il pubblico risuonò un fragoroso applauso, Clove si girò, una ragazza alta dai capelli biondi e gli occhi verdi si stava dirigendo verso il palco.
-No!No non puoi! Questo è il MIO momento- urlò Clove in preda ad un attacco di rabbia.
-Mi dispiace Clove!- disse sorridendo la ragazza.
Il sogno di Clove si era appena infranto, ormai le era rimasto solo Cato.
Anche il tributo maschio fu estratto e quest’ultimo non era Cato. Lui non si era offerto e lei sapeva il perché. Lui voleva andare li con lei, voleva vincere insieme a lei.
 
Clove e Cato si diressero abbattuti insieme verso casa.
-Ti prometto che se quella tornerà a casa viva dagli Hunger games, sarò io ad ucciderla- disse il biondo.
-Grazie Cato- disse Clove.
-Mi dispiace Clove-
-Anche a me Cato-
-Il prossimo anno andremo la insieme, promesso-
Clove gli sorrise e lo abbracciò.
-Insieme- disse lui
-Sempre- confermò lei.

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Capitolo 5
*** 5. Un legame ***


Clove dopo aver salutato Cato si diresse a testa bassa verso casa.
Come era potuto succedere? Lei doveva andare agli Hunger Games, no, non Lei, loro, loro dovevano andare agli Hunger Games e vincere.
Tutto il tragitto dal palazzo di Giustizia a Casa lo fece creandosi involontariamente piccoli taglietti sulle dita con i suoi coltelli.
Dopo 10 minuti arrivò davanti alla porta di casa sua, si appoggiò allo stipite e chiuse gli occhi. Cosa avrebbe detto ai suoi genitori? Niente, loro sapevano già tutto, tutto il distretto 2 lo sapeva.
Delusione
Quello era il sentimento che provava in quel momento. Lei aveva deluso i suoi genitori ma soprattutto aveva deluso se stessa, certo, non era colpa sua, era colpa del Destino, di quel fottutissimo destino, ma si sentiva comunque delusa.
Aprì la porta di casa, entrò a testa alta, attraversò l’illuminato soggiorno ma la voce di sua madre la fermò.
-Clove…- le disse la madre.
-No mamma, lasciami stare, ti prego- rispose Clove.
Salì le scale e si diresse verso la sua camera, entrò, si tolse il vestito per la mietitura, si mise una canottiera nera, si raccolse i capelli corvini in una coda alta e infine si mise a sedere sul letto.
Buttò un’occhiata verso la casa di Cato, la camera del ragazzo era ben visibile dalla finestra, lui era la, in camera sua ad affilare la sua spada. I capelli biondi del ragazzo splendevano illuminati dai raggi del sole che entravano dalla sua finestra.
Clove spazientita si alzò dal letto e chiuse le tende della finestra.
-Scusa Cato - disse.
Lei non avrebbe mai voluto essere vista in quello stato da nessuno, soprattutto da lui.
Con Cato lei, in pochissimo tempo aveva stretto un legame, si conoscevano da pochissimo eppure sentiva come se lo avesse già conosciuto, in un’altra vita forse.
Quella mattina invece la loro speranza di vincere i 73th Hunger Games si era infranta. Come era potuto accadere? Era la loro occasione, l’occasione che aspettavano da una vita.
In preda ad un attacco di Ira tirò un forte calcio alla scrivania accanto alla finestra facendo cadere  il piccolo cassetto e tutti gli oggetti che erano contenuti in esso.
Sbuffando si piegò a terra ed incominciò a raccogliere gli oggetti caduti e sparsi sul pavimento, erano oggetti che non vedeva da tantissimo tempo; Due foto della sua famiglia, una scatolina con alcuni spilli, un coltello da cucina che aveva rubato a sua mamma per difendersi in caso di necessita, il primo disegno che aveva fatto il primo giorno di scuole elementari, raffigurava lei, vincitrice degli Hunger Games, sotto il disegno con sua grande sorpresa trovò una scatolina Blu.
Cautamente la aprì e vi trovò dentro uno splendido braccialetto, La catenella argentata era decorata con delle pietre bianche e blu, blu, blu come i suoi occhi.
-Oh…Ma che cosa…?Mamma?- urlò perplessa ma nessuno rispose.
Prese tra le mani il bracciale e lo guardò attentamente ammaliata, le piccole pietre risultavano fredde sotto le dita della ragazza.
Quel bracciale, lei lo sapeva, era sicura di averlo già visto da qualche parte, le ricordava qualcosa, si beh… qualcosa a parte gli occhi di Cato, le ricordava qualcosa di Lontano, come un ricordo passato.
 
                                                             ***
 
-Cato?- chiese sua madre.
-si?-
-vieni con me-
Cato annuì e seguì la madre fino alla sala da pranzo.
Si mise a sedere a tavola di fronte alla madre.
-Cato..oggi…- cominciò lei.
-No! No ti prego mamma…se è per la mietitura lascia perdere- disse Cato alzandosi bruscamente.
-No! No Cato..siediti-
Cato si rimise a sedere portandosi una mano alla testa e scompigliandosi i capelli dorati.
-Dimmi- disse lui.
-Tieni Cato- disse la madre porgendogli una scatoletta bianca.
-Cos’è?- chiese il biondo curioso.
-Aprilo-
Cato prese tra le mani la piccola scatoletta bianca e la aprì, all’interno c’era una bellissima collana d’argento con un pendente a forma di Coltello ed incastonata una piccola pietra blu, blu come i suoi occhi. Cato toccando il pendente sentì un brivido pervadergli la schiena, la collana gli ricordava Clove e la sua passione per i coltelli ma c’era anche qualcos’altro, qualcosa di remoto.
-Mamma? Cosa significa?-
-Io…Io ritengo che tu sia abbastanza grande per saperlo…-
-Sapere cosa?- chiese Cato preoccupato.
-Vedi, riguarda te..e Clove-
-Clove?-
-Si, io so che tra te e Clove si è formato un legame potente molto velocemente, non ti sei chiesto perché?-
-Io beh…si- rispose Cato.
-Beh..vedi.. tu e Clove vi conoscevate già prima del vostro incontro al parco..-
-cosa?- chiese Cato perplesso.
-Si, voi vi siete conosciuti ai tempi dell’asilo, siete subito diventati grandi amici e tra voi si è formato un legame molto forte ma un giorno…-
-Cosa? Io e Clove…-
-Si Cato, ma voi…un giorno avete avuto un incidente, vi eravate arrampicati su un albero e il ramo sotto il vostro peso si è rotto, siete caduti e avete preso una forte botta in testa,i…i vostri anni passati insieme sono scomparsi per sempre dalle vostre menti e così i ricordi della vostra amicizia...ma…- continuò –vedi, il giorno dell’incidente noi e i genitori di Clove decidemmo di farvi un regalo. I genitori di Clove ti regalarono quella collana li, che apparteneva a Clove e noi invece le regalammo un bracciale d’argento che apparteneva a te, sperando che un giorno vi saresta ricordati della vostra splendida e passata amicizia-
-Devo dirlo subito a Clove!-
Cato scioccato ma felice corse in camera e uscì dalla finestra, diretto verso la camera dell’amica perduta.
     
                                                            ***
-Cato!- disse Clove sorridendo e aprendo la finestra.
-Clove…io…ho scoperto una cosa importante ma..ma prima devo chiederti una cosa-
-Dimmi- disse Clove
Si misero a sedere sul pavimento
-Cosa hai provato vedendomi…la prima volta e quando sono tornato?- chiese il biondo
-Io beh..ecco.. ero contenta ma confusa, non so nemmeno perché fossi contenta, noi ci eravamo visti solo una volta eppure mi sentivo come se….come se ti conoscessi da tanto tempo….che stupida…- rispose la ragazza guadando il braccialetto che portava al polso, i suoi occhi stavano cominciando a diventare lucidi.
-No, no Clove!- disse il biondo guardando il bracciale della ragazza.
Cato infine si fece forza e raccontò tutta la storia a Clove.
-Ecco perché siamo così! Siamo legati da un filo invisibile che abbiamo costruito noi, negli anni passati insieme da bambini-
Clove d’impulso abbracciò Cato che ricambiò felice.

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Capitolo 6
*** 6. Spade e Coltelli ***









Grazie a Cato ora nella testa di Clove c’era più chiarezza, ora finalmente capiva perché aveva instaurato un rapporto tanto forte con il ragazzo, ora capiva perché ne era stata attratta fin da subito, loro avevano già legato e, da quello che gli aveva detto la madre, era un rapporto forte e sincero e Clove ne era convinta. Un legame, un legame speciale si era creato tra di loro, come se tra i loro due cuori ci fosse stato un filo invisibile che li tenesse legati, un filo che, per quanto inesistente ed invisibile ad occhi estranei risultava forte e potente agli occhi dei due ragazzi, era un filo che non sarebbe stato facile da spezzare per nessuno, ormai ognuno di loro era una parte importante della vita dell’altro, una parte integrante dell’anima di ciascuno di loro.
 
Clove non si era ancora ripresa dalla Delusione ricevuta durante la mietitura dei 73th Hunger Games ma lei sentiva, lei sapeva che avere Cato vicino le infondeva fiducia e la rassicurava, erano ormai passati tre mesi dalla mietitura e la loro amicizia era diventata sempre più forte, durevole e sincera.
Cato l’aveva aiutata a non mollare, l’aveva aiutata in tutto da quel giorno, non la trattava come una bambina indifesa, ma la trattava come una sorella minore, una grande amica e forse stava diventando anche qualcosa di più.
 
Dal giorno della mietitura i due ragazzi non facevano altro che allenarsi insieme in accademia, quando tornavano a casa si riposavano e poi, alla sera in segreto, Cato  usciva dalla finestra della sua stanza e andava in camera di Clove a parlare con lei delle giornate trascorse insieme e provando a recuperare i ricordi perduti ma…inutilmente.
 
                                                  ***
Clove si svegliò presto come tutte le mattine, il suo viso era illuminato dai flebili raggi del sole appena sorto che entravano dalla finestra socchiusa da Cato la sera prima. Pigramente si tolse di dosso le pesanti coperte che avvolgevano il suo corpo in un caldo abbraccio; spinse via le coperte in fondo al letto con un forte calcio, si alzò a sedere e con una mano si scompigliò i capelli mori.
Si alzò pigramente e si mise a guardare fuori dalla finestra, verso la camera di Cato, il suo letto era vuoto, anche lui si era già alzato e probabilmente si stava preparando per entrare dalla sua finestra come ogni mattina. Clove si risvegliò da quei pensieri e cominciò a prepararsi. Si infilo un paio di pantaloni grigi ed una canottiera nera, legò i lunghi capelli in un’alta coda di cavallo, si infilò i suoi amati scarponcini, estrasse dal cassetto il bracciale e lo indossò; infine si mise a sedere per terra, aspettando che Cato la venisse a chiamare per andare insieme in accademia.
Puntualmente il Biondo si presentò alla sua finestra 10 minuti dopo.
- Hey - disse lui entrando cautamente
- Buongiorno – rispose la mora girandosi verso di lui.
-Allora come sta la piccola assassina?-
Cato si mise a sedere sul letto di Clove che lo raggiunse subito.
-Come ieri sera Cato - disse lei ridendo
-Andiamo allora-
Il biondo si alzò dal letto, prese per una mano la ragazza, le sorrise ed aprì la finestra.
- Si, andiamo-
Clove salì sulla finestra e con un agile salto si piombò giù , seguita dal biondo.
Insieme attraversarono il giardino di Clove e si diressero verso l’accademia d’addestramento
-Allora cosa intendi fare oggi Clove?-
- Comincerò con i coltelli e dopo, tu mi aiuterai con la spada- gli disse la mora puntandogli un dito contro.
-Va bene, va bene- Disse ridendo Cato.
Il biondo con una mano si scompigliò i capelli lucenti.
Passarono di fronte al palazzo di giustizia e la, imboccarono una stradina che li portò fino ad un enorme ed imponente edificio. Sulla facciata portava la scritta “ Accademia per il combattimento. Distretto 2”
Come ogni mattina Cato e Clove varcarono la soglia dell’edificio a testa alta e con sicurezza. Velocemente percorsero il corridoio principale di marmo bianco che portava all’arena di combattimento, aprirono la porta a vetri, il passaggio tra il corridoio e l’arena.
-Buongiorno Sophie- disse Clove
-Ciao Clove- rispose la donna.
Sophie era la responsabile delle armi, lei custodiva il magazzino con le spade, i coltelli, i pesi, le lance, gli archi e le altre armi disponibili per gli allenamenti.
Cato e Clove si scambiarono un sorriso e si divisero.
Clove si avvicinò alla piattaforma dei coltelli, ancora deserta, prese 5 coltelli da tavolino li vicino e cominciò a tirare ai bersagli centrando tutti i colpi, un colpo alla testa, uno al cuore,uno allo stomaco, uno alla gola e infine uno in pieno viso.
Cato non era ancora andato nella piattaforma per l’addestramento con le spade ma era rimasto li, in disparte a guardare la piccola assassina tirare i coltelli, come faceva ogni volta dopotutto. A lui piaceva. Gli piaceva guardare l’espressione soddisfatta che regnava sul viso di Clove ogni volta che centrava un bersaglio.
Cato prese un Coltello dal tavolino e chiamò la mora.
-Hei -
Clove si girò velocemente, appena in tempo per evitare il coltello che il Biondo le aveva appena lanciato con forza.
Si girò, estrasse il coltello che, le aveva lanciato il biondo, dal muro, e si incamminò verso Cato, quando fu di fronte a lui glielo porse
- Migliorerai Cato - disse infine la ragazza sorridendo.
 Cato prese il coltello e lo rimise sul tavolino delle armi.
-E Brava Clove- disse il ragazzo andando verso la piattaforme delle spade e sorridendo.
La, cominciò a distruggere brutalmente tutti i manichini che aveva a disposizione; prima la testa, poi le braccia, le gambe ed infine un colpo dritto allo stomaco.
Anche Clove guardava spesso Cato allenarsi, come quel giorno.
-Bravo Cato- disse lei avvicinandosi al biondo – ma ora tocca a me- disse con un ghigno.
-vieni- le disse il biondo facendola avvicinare alla piattaforma.
Clove si avvicinò al ragazzo che le diede una spada maneggevole e perfettamente bilanciata.
-Ecco tieni- le disse porgendogliela.
-Grazie-
Clove prese la spada con una mano e rimase a guardarla.
Cato le si avvicinò e si mise dietro di lei.
Clove continuò a guardare la spada, ma non la spada in se, il riflesso che troneggiava sulla spada.
Vedeva riflesso il suo viso e dietro a lei, il viso di Cato. I suoi bellissimi occhi Blu; ora anche Cato stava guardando il riflesso sulla spada, anche lui vedeva i loro due volti, ma soprattutto lui vedeva  i bellissimi occhi della sua piccola assassina.
Il biondo piano le prese la mano con la quale continuava a tenere l’affilata spada e cominciò a guidarla con movimenti fluidi, veloci e precisi.
-Devi fare così- disse piano
-Grazie- disse Clove imbarazzata ma contenta.
Cato guidò la mora fino ad un manichino che era li vicino e lì la lasciò per constatare cosa sapesse fare.
Clove aspettò un attimo e poi con molta aggressività cominciò ad imitare i movimenti di Cato, facendo a pezzi lo sfortunato manichino che le stava davanti.
Cato le si avvicinò e la prese per un polso girandola
-Brava-  disse infine scompigliandole i capelli corvini.
-Grazie al mio maestro- le disse lei, dandogli un leggerissimo bacio sulla guancia.

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Capitolo 7
*** 7. Come un angelo ***







Erano passati otto mesi dalla mietitura. L’amicizia tra i due ragazzi andava crescando sempre di più ma qualcosa gli avrebbe divisi.
                                                        ***
-Cato?- lo chiamò il padre
-Si?-
-Ti devo parlare-
Cato seguì il padre fino al suo studio. Entrò e si sedette su una delle sedie che stavano davanti alla scrivania, riempita di carte e documenti di lavoro
-Dimmi papà! Veloce, devo andare al parco…-
-Con Clove?-
-Si…-
-Allora verrò subito al punto. Io penso che tu debba smetterei frequentare quella ragazzina-
-Che cosa?- urlò Cato arrabbiato alzandosi in piedi.
-Cato siediti subito!-
Il biondo si rimise a sedere a malavoglia.
-Tu devi smettere di frequentare quella ragazza! Ho visto come la guardi e ho visto anche come lei guarda te e ho deciso di mettere un freno a questa storia! Non dovete più vedervi!-
-E perché no?- urlò Cato
-Tu non conosci le donne Cato! Lei ti sta solo distraendo o devo ricordarti qual è il tuo scopo? Tu devi vincere i giochi della fame Cato! Devi vincere! E quella ragazzina ti sta solo facendo distrarre dai tuoi compiti!-
-Tu…tu non puoi chiedermi questo!-Gridò il Biondo
-Oh, si Cato invece! Chiudi tutto! Il vostro rapporto, i vostri incontri e anche la vostra amicizia!Oppure…-
-Oppure?-
-Oppure dovrò prendere seri provvedimenti! Sei mio figlio, non sei ancora maggiorenne e quindi dipendi da me! Potrei far diventare la tua vita un inferno e, forse anche quella della tua piccola Clove - disse suo padre con un ghigno.
-Tu…non oserai!- urlò Cato buttando a terra la sedia su cui poco prima era seduto –Non toccarla!Mai!-
-Oh…Cato… mi conosci!Sarei capace di tutto…- disse suo padre con un finto sorriso stampato in faccia ed aprendo le braccia.
-Non avvicinarti a lei!-
- obbedisci allora! Vai da lei e chiudi questo rapporto, senza alcuna spiegazione-
-Come faccio a sapere che non le farai niente?- Chiese il biondo alterato
Il padre non disse niente, si limitò a guardare il figlio divertito.
Cato uscì dalla porta dello studio sbattendola con forza dietro di se.
Uscì di casa e andò verso il parco dove Clove lo stava aspettando.
Era obbligato; obbligato a fare l’ultima cosa che avrebbe voluto; Chiudere per sempre con la sua piccola assassina, Pronunciare quelle parole così amare, parole d’addio. Cos’altro poteva fare, a parte sperare la morte improvvisa del padre? Niente, obbedire, per salvare Clove.
Quando arrivò al parchetto Clove era già li, con i coltelli tra le mani a giocare con le lame.
Quando lei lo vide lo sguardo le si rasserenò.
Lui le andò incontro e lei fece lo stesso.
-Ciao- disse la mora raggiante
- Clove, io…devo dirti una cosa…-
- Cato…mi fai preoccupare..-
-Noi abbiamo chiuso-
Quelle parole uscirono dalle labbra del ragazzo come un soffio.
Erano parole dure e amare, colpirono Clove come una palla di cannone improvvisa.
Per alcuni secondi non si udì nulla, anche se a Cato era parso di aver sentito il cuore della sua piccola assassina spezzarsi all’improvviso.
Tutto quello non poteva essere vero, era solo un sogno, un incubo, un terribile incubo ma era la realtà.
-Scusa Clove-
-No, Vattene Cato. Non voglio spiegazioni vattene- disse la ragazza mentre una perfida lacrima le rigava il viso.
-Clove…mi dispiace..-
-Vattene!- urlò la ragazza disperata
Ormai il danno era fatto. Cato si girò e tornò a casa. Suo padre in pochi minuti aveva rovinato la vita di entrambi. Forse era proprio quello il suo scopo.
Clove si accasciò a terra piangendo silenziosamente mentre Cato se ne tornava a casa distrutto.
I bellissimi mesi che avevano passato insieme ormai erano stati cancellati, ma questa volta non dalla perdita di memoria ma da una mancanza. Sentivano già la mancanza l’uno dell’altra. Il marchio che, però, l’uno aveva lasciato sulla vita dell’altra sarebbe stato sempre indelebile, non sarebbe mai stato cancellato del tutto.
                                                         
 
                                                                   ***
Clove quando ritrovò le forze tornò a casa.
Si fece subito una doccia calda, cercando di togliersi di dosso il profumo che Cato aveva lasciato su di lei ogni volta che l’aveva abbracciata ma, invano.
Quando uscì dalla doccia si avvolse con un asciugamano e si mise a sedere sul letto.
Senza accorgersene si addormentò subito, con l’asciugamano ancora avvolto intorno al suo corpo.
Lacrime fredde cominciarono a scenderle sul viso. Lei dormiva eppure continuava a manifestare il suo dolore.
Verso le 3 di notte la sua finestra si aprì e da li entrò Cato.
Richiuse piano la finestra dietro di se, cercò con lo sguardo Clove e la trovò sul letto, ancora avvolta nel suo asciugamano.
Le si avvicinò e rimase a guardarla.
Era così bella anche quando dormiva.
 La sua pelle bianca era illuminata dai raggi della pallida luna che entravano dalla finestra.
Presele coperte che erano infondo al letto di Clove e dolcemente la coprì.
Le accarezzò il viso, ancora umido dalle lacrime versate e infine le posò un dolce bacio sulla fronte.
-Perdonami- disse.
Uscì dalla finestra e tornò in camera sua.
Quello che Clove non sapeva e che Cato avrebbe vegliato su di lei, ogni notte, sempre, come un angelo custode l’avrebbe protetta con le sue candide ali.

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Capitolo 8
*** 8. Fiamme ***







La mattina dopo Clove si svegliò come sempre di buon’ora.
Si vestì, si legò i capelli in un’alta coda di cavallo e uscì di casa.
Non aveva dimenticato cos’era successo. E come avrebbe potuto?
Mentre camminava sentì un’improvvisa fitta, vicino al cuore; fu così forte ed inaspettata che dovette fermarsi e fare una leggera spinta con le mani dove le faceva male.
Dal giorno prima si sentiva come se una parte importante di lei se ne fosse andata via, con Cato.
Si sentiva vuota, debole ma non poteva dimostrarlo No; non poteva.
Doveva dimostrare a tutti ma soprattutto a se stessa di saper superare i problemi da sola, doveva dimostrare di essere forte e capace.
 
Arrivò al centro d’addestramento molto prima del solito; da sola.
Varcò la soglia e percorse il freddo corridoio fino all’arena.
Aprì la porta a vetri ed entrò.
-Ciao Sophie - salutò lei
-Ciao Clove - rispose la donna sorridendole.
Clove si diresse subito verso la piattaforma dei coltelli non degnando nemmeno di uno sguardo tutti i ragazzi che la stavano fissando.
 Oggi non si sarebbe allenata con la spada; ne oggi ne mai.
Cominciò a colpire i bersagli senza sosta, sfogando tutta la rabbia e la tristezza che aveva in se.
Colpiva…centrava..rompeva…senza sosta i bersagli e i manichini con i suoi coltelli.
In preda alla rabbia tirò un coltello così forte da trapassare il bersaglio.
Proprio in quel momento entrò Cato.
Andò subito verso la piattaforma delle spade, cercando di non guardare Clove ma…inutilmente.
Ogni volta i suoi occhi ricadevano sulla piccola assassina.
Un’istruttrice intanto si stava avvicinando a Clove.
-Cosa succede Clove?- le chiese la donna
-Oh…niente, signorina Enobaria - rispose Clove tenendo un affilatissimo coltello tra le mani.
-Noi adoriamo la tua forza Clove ma, cerca di non distruggere tutto- le disse Enobaria
-Mi scusi-
Clove andò ad estrarre i coltelli che aveva lanciato dai bersagli e ricominciò, stando attenta a non diventare troppo brutale.
Il biondo aveva osservato tutta la scena dalla piattaforma delle spade.
Era colpa sua se Clove si sentiva così, solamente colpa sua.
    
 
Clove rimase immobile, di fronte ad un manichino con ancora il coltello tra le mani e puntato nel vuoto.
Strinse l’arma fino a quando non sentì la sua pelle rompersi ed il sangue inondarle la mano.
Ora doveva smetterla di comportarsi come una bambina, doveva crescere.
Si fece forza, prese il coltello e lo tirò centrando in piena testa il bersaglio.
Era soddisfatta ora, un po’ della sua rabbia e della sua frustrazione se ne era andata.
Cato le aveva dato la possibilità di crescere.
 
                                                          ***
I giorni continuavano a ripetersi.
Loro si incontravano sempre in accademia ma la loro forza di volontà doveva essere forte.
Cato doveva trattenersi dall’andare vicino a Clove, dal rubarle un lieve bacio, dall’abbracciarla forte o anche solamente da dirle un semplicissimo “Ciao”. Ma non poteva.
Clove invece doveva trattenersi dal tirargli un coltello in faccia anche se in fondo lei sapeva di volerlo abbracciare e rimanere con lui. Ma non poteva.
 
Dopo una delle tipiche ma stancanti sessioni d’allenamento, Clove si diresse verso un boschetto che era nelle vicinanze.
Li riusciva a trovare la pace.
Ormai non si recava più nel suo parco. Quel luogo le ricordava troppe cose che avrebbe voluto dimenticare. I loro primo incontro e il loro addio.
Percorse il lungo e vasto prato fino ad un gruppetto d’alberi.
Lì si mise a sedere sotto una grande quercia con la schiena appoggiata alla corteccia. Estrasse i suoi coltelli e cominciò a giocarci.
Senza volerlo all’improvviso si addormentò.
Un Calore forte cominciò all’improvviso ad infastidirla. Sentiva la pelle bruciarle, faceva fatica a respirare.
Aprì gli occhi, come risvegliata da una trans.
Intorno a lei c’erano solo fiamme.
Si alzò in fretta confusa dal fumo.
Gli alberi erano completamente in fiamme, il fumo stava cominciando ad accecarla.
Provò a scappare ma un albero le piombò davanti, rosicato dal fuoco.
Continuava a tossire, l’ossigeno stava cominciando a scarseggiare.
La vista le si annebbiò e cadde a terra, svenuta.
 
                                                                        ***
Quando la ragazza aprì gli occhi vide solamente un soffitto bianco e sfuocato.
Gli occhi le bruciavano, Non riusciva a respirare, ogni singolo movimento le creava parecchio dolore.
-Dove…Dove sono?-
-In ospedale piccola-
Si girò e di fianco al suo letto vide una donna vestita tutta di bianco con un camicie e una garza in mano.
-Che..Che cosa è successo?-
-Non sforzarti…-
-No!io devo sapere- disse tossendo.
-Un’incendio nel bosco. Sei stata divorata dalle fiamme-
-Chi…Chi mi ha portato qui?-
-Un ragazzo….non ha detto come si chiamava ma..è stato lui a salvarti-
-Un ragazzo…-
Clove rimise la testa sul cuscino e guardò nuovamente il soffitto.
Era stato Cato a salvarla? Era probabile. Lei voleva che fosse così ed infatti era vero.
Lui l’aveva salvata dalle fiamme.
 
Una voce cominciò a parlare al citofono che collegava tutte le stanze dell’ospedale del distretto 2.
“Chi non desidera ascoltarci potrà semplicemente spingere il bottone rosso per spegnere la nostra radio E ora una canzone per voi!”
 
 
“Venivamo da esperienze sbagliate, 
ben lontani dal vederci mai più 
ma siamo qua fabbricanti di sogni, 
il mio inizio sei tu… 
Sconosciuti tu non eri nei piani, 
stiam vivendo nuove complicità 
ma era un po' che il cuore voleva 
Funzionerà… 
Con te che io voglio riempire i miei giorni 
Te che io voglio far veri i miei sogni “
 
Perché quella canzone le ricordava così tanto Cato? Forse perché quella assomigliava tantissimo alla loro storia.
Si avvicinò con la mano al bottone rosso accanto a lei.
 
“Ci sarò per la fine del mondo 
Ci sarò per amarti di più 
E così se chiami rispondo 
Il mio vero inizio sei tu… 
La nostra vita passata 
Cercando felicità 
Con te un futuro ce l'ho 
Lo aspettavo da un po' 
Niente ora ci cambierà…”
 
 
Gli occhi cominciarono ad appannarsi.
Lei stava piangendo.
Una…due..lacrime silenziose le stavano rigando il viso.
 
“Con te che io voglio riempire i miei giorni 
Te che io voglio far veri i miei sogni 
Questo viaggio ha porti sicuri 
Chiari contorni… 
Ci sarò per la fine del mondo 
Ci sarò per amarti di più 
E così se chiami rispondo 
Il mio vero inizio sei tu…"
 
Alla fine non riuscì più a trattenersi.
Scoppiò in lacrime; lacrime che solo un ragazzo avrebbe potuto far cessare
Cato
 
                                                                 ***
-Che cosa hai fatto?- Cato entrò in casa urlando a squarcia gola arrabbiato.
Suo padre si presentò sulle scale.
-Buongiorno Cato -
Cato salì le scale furiosamente.
Una volta davanti al padre gli disse:
-Sei stato tu! Tu!-
-Oh..Cato!- disse sorridendo il padre
-Hai dato tu fuoco al bosco! Me la paghi!-
-Cosa c’è? Sfortunatamente la Tua amichetta è viva-
-Tu..-
Cato preso da un attacco di rabbia si scagliò addosso al padre e lo immobilizzò al muro.
-Come hai potuto farlo?-
-Le mie risorse sono infinite Cato!- rispose ridendo
-Non ci dividerai-
-Eppure l’ho fatto-
Cato tirò un forte pugno sul viso del padre.
-Non ti avvicinare a lei-
Cato uscì di Casa, deciso a dire tutta la verità a Clove. Finalmente sarebbero potuti stare assieme.
Lui l’avrebbe protetta dalla malvagità dell’uomo che una volta chiamava “Padre”

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Capitolo 9
*** 9. Con un'arma in mano e Cato affianco ***








Clove rimase ricoverata nell’ospedale del distretto 2 per 10 giorni.
In seguito all’incendio aveva riportato ustioni e bruciature sulle braccia e sulle gambe.
Ogni giorno doveva affrontare nuovi esami e nuovi test.
Solamente alla fine; quando i medici decisero che ormai stava bene, la rilasciarono per tornare a casa con i suoi genitori.
I medici però la costrinsero a portare bende e garze ancora per almeno 2 settimane sugli arti.
I fumo che aveva respirato non era a quantità sufficiente per danneggiare gravemente i polmoni per cui i medici capitolini dovettero solamente depurarli con sostanze particolari mandate direttamente da Capitol City.
Capitol City forniva le medicine nei vari distretti solamente per le persone che reputava davvero importanti e Clove era una di quelle. Era sempre stata la ragazza preferita di Enobaria, passata vincitrice degli Hunger Games, l’influenza che la Donna esercitava sui Capitolini fece si che Clove potesse assumere le migliori medicine create dai migliori medici della Capitale.
Insieme alle medicine la Capitale inviò a Clove una lettera riguardante gli Hunger Games.
 
Signorina Clove Sevina,
                                         Siamo venuti al corrente del suo incidente avvenuto nel distretto 2.
Grazie all’influenza della signorina Enobaria abbiamo potuto spedirle direttamente da Capitol City le medicine necessarie alla sua guarigione.
Contiamo, comunque che, appena finita la terapia le possa ricominciare a combatere ed un giorno offrirsi volontaria per gli Hunger Games.
Speriamo di vederla presto a Capitol City, nella parata dei tributi o in altre circostanze.
 
Saluti 
          Seneca Crane,
                   Primo stratega

 
Clove quando vide la lettera sul suo lettino d’ospedale la lesse tutta d’un fiato.
Seneca Crane, il primo stratega delle ultime 3 edizioni degli Hunger Games, le aveva scritto una lettera e le aveva fatto mandare medicinali da Capitol City con la speranza che si offrisse volontaria, un giorno per i Giochi della Fame!
Ogni ragazzo o Ragazza del distretto 1 o 2 avrebbe voluto avere una lettera simile da qualche stratega! Ed era toccato proprio a lei.
 
 
                                                                        ***
-Finalmente a casa!-
Clove entrò in soggiorno e si buttò sul divano sbuffando.
Respirò il buon profumo di casa, meno pungente del disinfettante dell’ospedale, fortunatamente non pericoloso come il fumo degli alberi in fiamme ma mai buono come il profumo alla menta di Cato.
Cato.
Quanto le mancava quel nome.
-Clove, vuoi qualcosa da mangiare?-
-No, grazie mamma, ora vado a letto-
Clove si alzò dal divano e si diresse verso la sua camera.
Si tolse i vestiti, che ancora sapevano del disinfettante dell’ospedale e delicatamente si sfilò le garze che le ricoprivano le braccia e le gambe. Guardò la sua pelle rovinata che ancora bruciava e si infilò sotto la doccia. L’acqua della doccia era piacevole sulla pelle bruciata.  Uscì dalla doccia e si avvolse in un grande asciugamano bianco.
Si mise a sedere sul letto. Prese la crema capitolina dalla sua borsa e cominciò a spalmarsela sulle gambe e sulle braccia.
Era così piacevole sentire la crema fresca sulla pelle scottata.
Sentì un battito alla finestra.
Si alzò dal letto ancora avvolta nell’asciugamano ed aprì la finestra.
Cato entrò.
-Cosa fai qui?-chiese la mora gelida ma sorpresa.
-Sono venuto a vedere come stavi- disse il Biondo avvicinandosi a lei.
Clove si mise a sedere sul letto e cominciò ad arrotolare le bende attorno alle braccia e alle gambe che le dolevano.
-Lascia, faccio io-     
Cato le prese le bende e le garze dalle mani e cominciò a fasciarla.
Clove non poteva dirgli di no.  Le gambe e le braccia le facevano troppo male per fasciarsi da sola e poi, comunque a lei piaceva; le piaceva sentire le mani di Cato sulla sua pelle, le piaceva sentire il suo profumo alla menta ma soprattutto le piaceva lui.
- Clove…-
-No..non dire niente..ti prego-
- Io ti devo delle spiegazioni-
Clove si alzò in piedi e si mise davanti a Cato con le braccia incrociate attorno al corpo.
Ci furono alcuni lunghissimi attimi di silenzio, si sentiva solamente il verso di un cuculo fuori dalla finestra.
-Clove..io so..di averti fatto del male…ma..l’ho fatto per te!-
-Mi hai spezzato il cuore e ora osi dirmi che l’hai fatto per me?- chiese la mora arrabbiata.
-L’ho fatto per proteggerti!- rispose Cato alzandosi dal letto e mettendosi d’avanti a lei
-Proteggermi…- lo sguardo di Clove si abbassò verso il pavimento.
-Mio padre…ha minacciato le nostre vite…ma soprattutto la tua-
-Tuo padre?-
-Si..io lo so che è difficile da capire ma è così-
Clove non disse nulla.
Alzò lo sguardo e vide Cato fissarla intensamente.
Quante volte aveva sognato il suo sguardo, i suoi occhi azzurri, le sue iridi di ghiaccio; e ora finalmente erano di nuovo li, vicino a lei.
Clove fece un passo indietro; sapeva che se fosse rimasta li, a fissarlo, i suoi occhi sarebbero rimasti per sempre intrappolati in quelli del ragazzo.
-Sei stato tu a salvarmi?- Chiese lei, puntando nuovamente lo sguardo al pavimento.
-Sì, non avrei potuto fare altrimenti. Lo sai-
Sì. Era vero e lei lo sapeva, lo conosceva.
Cato si avvicinò nuovamente a lei e, come lanciato da una molla, la bloccò in un abbraccio protettivo.
Clove non fece nulla; non ricambiò l’abbraccio. Non le sembrava vero, era davvero tornato come prima? Il filo che legava i loro due cuori era stato ricomposto. Almeno per loro.
Alla fine Clove cedette, da troppo tempo sperava in un abbraccio di Cato, e ricambiò anche lei.
Rimasero abbracciati, a respirare il profumo l’uno dell’altra, il profumo alla menta di Cato e quello al mirtillo di Clove.
Sembrava che tutto si fosse fermato attorno a loro. Erano da soli, avvolti in una nebbia bianca, come dentro un incantesimo.
Dopo alcuni minuti fu Cato a sciogliere il caldo abbraccio che li legava.
Clove si sedette sul letto e Cato fece lo stesso.
-Ti proteggerò io Clove-
-Da tuo padre?-
Cato annuì.
Non era finita ed entrambi lo sapevano. Cato più di tutti sapeva quello che era capace di fare il padre.
-Io…non so come faremo ora- disse la mora.
-Io lo so. Dobbiamo solamente aspettare la mietitura e dopo,nessuno qui, potrà più farci del male-
-Tre settimane- disse con tono scoraggiato
-Non possiamo fare altro-
-Lo so-
Cato si alzò e si diresse verso la finestra ancora aperta.
-Verrò tutte le sere. Promesso-
Clove sorrise.
Loro era tornati amici e forse erano diventati anche qualcosa di più.
A Cato era mancato tantissimo il sorriso di Clove.
Da quando lui aveva chiuso la loro storia non l’aveva più vista sorridere, più lui la guardava e più si accorgeva di quanto fosse Bella con  i suoi grandi occhi color Acquamarina ed i capelli corvini ancora bagnati dall’acqua della doccia.
Come aveva fatto a resistere tutto quel tempo? Come c’era riuscito? Non lo sapeva nemmeno lui e più la guardava più si rendeva conto di come fosse cresciuta, era quasi diventata una donna, sicuramente sarebbe stata lei la donna che avrebbe occupato il suo cuore per tutta la vita. A lei avrebbe rivolto il suo ultimo pensiero prima di lasciarsi abbandonare tra le ali della morte.
 
                                                                     ***
Quella notte ne Clove ne Cato riuscirono a dormire.
Erano abbastanza stravolti dai fatti accaduti quella sera, ma troppo contenti per pensare di addormentarsi.
Com’era prevedibile la mattina dopo entrambi andarono in accademia ad addestrarsi.
Ora più che mai dovevano stare attenti,  a non dare troppo nell’occhio, dovevano stare lontani l’uno dall’altra, almeno in pubblico.
Ci volle tutta la loro forza di volontà per resistere.
Clove come tutti giorni si allenò con i coltelli. Anche se pochi giorni prima era avvenuto l’incidente le bruciature sul suo corpo erano quasi state curate dal tutto dai medicinali di Capitol City.
Clove continuò ad allenarsi tutta la mattina finché non arrivò Enobaria.
-Buongiorno- disse Clove ad Enobaria
-Buongiorno Clove- Enobaria le si avvicinò.
-Come vanno le bruciature?-chiese l’istruttrice
-Molto bene, grazie alle medicine che mi hanno dato-
-Sono contenta che ti siano servite, ora continua con gli allenamenti-
Clove annuì e prese i coltelli dal tavolino.
-Uhm..Clove?-
Clove si girò di scatto verso Enobaria
-Che ne diresti di allenarti con la spada?-
-Beh..io non so..-
Clove tirò uno sguardo indagatore verso Cato.
-Va bene-
 Enobaria accompagnò Clove fino alla piattaforma delle spade.
-Ti aiuterà Cato-
Enobaria se ne andò, lasciando Cato e Clove l’uno di fronte all’altra.
-Spada?- chiese Cato sorridendo
-Spada- rispose convinta Clove.
Circa 3 settimane prima si era ripromessa che non si sarebbe mai più allenata con la spada eppure ora lei era li, vicino a Cato, con un’ama in mano. Ormai niente l’avrebbe potuta più fermare. Con l’arma in mano e Cato affianco avrebbe potuto superare qualsiasi cosa.

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Capitolo 10
*** 10. Una Notte ***













Le tre settimane che separarono la riconciliazione tra i due ragazzi e la mietitura per i 74th Hunger Games, passarono lente per i due ragazzi.
Dovevano obbligatoriamente, durante il giorno stare lontani l’uno dall’altra, se non per gli allenamenti.
Cato sapeva che suo padre non avrebbe mollato, se fosse venuto a sapere che si erano riconciliati, avrebbe reso la vita di Cato e di Clove davvero impossibile. A Cato non interessava, non gli importava se suo padre gli avesse distrutto la vita, a lui interessava solamente che quell’uomo non si azzardasse mai più a fare del male a Clove.
Come promesso, Cato, tutte le sere per due settimane andò a trovare Clove in camera sua.
La maggior parte delle volte lei era sveglia ad aspettarlo ma, capitava, qualche volta che Clove fosse troppo esausta dagli allenamenti e si addormentasse sul letto o sulla scrivania prima ancora che il biondo arrivasse da lei; come quella sera.
 
Cato arrivò in camera di Clove verso le 22:00, entrò dalla finestra che Clove apriva tutte le sere per lui, silenziosamente cercò Clove con lo sguardo nella stanza buia, illuminata solamente dalla limpida Luna che brillava nel cielo quella notte.
Quando Cato la trovò sorrise, la ragazza era distesa sul pavimento di legno con in mano un Coltello sulla mano destra e un libro aperto appoggiato al petto, indossava una canottiera Rosa e pantaloncini corti grigi, gli occhi blu erano chiusi e i lunghi capelli corvini ricoprivano il pavimento attorno alla sua testa.
Cato piano le si avvicinò, le tolse l’affilatissimo coltello dalla mano e lo appoggiò sulla scrivania; prese il libro appoggiato sul petto della ragazza, lo chiuse e mise anche quello da parte poi infine prese in braccio la ragazza.
Clove mentre dormiva si sentì sollevare da terra, appoggiò le sue mani e la testa sul petto del ragazzo, Lui si avvicinò al letto e lì la adagiò delicatamente; le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la coprì con il lenzuolo che era sempre accartocciato infondo al letto.
Si sedette sul letto della ragazza e rimase accanto a lei, a guardarla.
Verso le 22:30 decise di tornare in camera sua, lasciando dormire la sua piccola assassina.
 
                                                                        ***
Finalmente arrivò l’ultima settimana di distanza. Non riuscivano più a stare lontani, dovevo vedersi, abbracciarsi, parlarsi.
Arrivò venerdì, il giorno prima della mietitura, Clove si svegliò presto, si lavò, si vestì e corse in accademia.
Finalmente era quasi arrivato il giorno della mietitura, sarebbero andati agli Hunger Games insieme e forse, avrebbero vinto insieme.
Arrivò al centro d’addestramento e cominciò subito, esaltata a lanciare coltelli e a colpire manichini con la spada, anche se non eccelleva in quello strumento.
- Buongiorno Clove - disse Enobaria.
- Buongiorno - disse Clove appoggiando la spada.
- Domani ci sarà la mietitura per i 74th Hunger Games e io sono convinta che nessuna ragazza, in questo momento, qui in accademia meriti più di te di poter partecipare-
-Mi offrirò volontaria domani- rispose la mora convinta.
-Ottimo!-
Enobaria si allontanò lasciando Clove, da sola, a fantasticare.
                       
                                                                                 ***
 
Quella sera puntualmente alle 21:00 arrivò Cato.
- Hei, Clove -
-Ciao Cato - disse la ragazza andando verso di lui
Clove si accorse subito che nel tono di voce di Cato c’era una punta di paura.
-Cosa succede?- chiese Clove preoccupata.
-Vedi, io ho paura- disse Cato prendendole le mani.
Clove rimase stupita.
-Mio padre è venuto a sapere tutto-
-Che...che cosa?-
Tutte le forze di Clove se ne andarono e la ragazza si accasciò a terra.
-Io…ho paura per te, ho paura a lasciarti sola stanotte, ho paura che ti colpisca qui, nel posto più ovvio-
Cato si mise a sedere sul pavimento affianco a Clove.
-Che ne diresti di dormire da me stanotte?La non verrà a cercarti mai, vedi…è a una cena stasera e penso che manderà qualche sua conoscenza se vorrà farti del male-
Lo sguardo della mora s’illuminò.
Era tutto vero?Cato le aveva chiesto di dormire da lui stanotte, era un sogno, un sogno all’interno di un incubo -
-I miei genitori non mi lasceranno mai-
-Inventati una scusa- le disse Cato alzandosi ed aiutandola ragazza ad alzarsi.
-Ci vediamo la -
Dicendo questo il biondo uscì dalla finestra, lasciando la piccola Clove allibita.
Clove,come risvegliata da una scossa cominciò a preparare una borsa, dentro vi mise il pigiama, le cose per lavarsi, il pettine ed il vestito che avrebbe indossato alla mietitura il giorno dopo.
Scese di corsa per le scale e raggiunse i suoi genitori in cucina.
-Mamma? Io vado a dormire a casa di Helen. Non ti preoccupare, domani andremo alla mietitura insieme, prima passerò a salutarvi -
La madre di Clove non rispose, si limitò ad osservare la figlia.
-Va bene vai, ma vai a letto presto!- disse infine
Clove annuì, scoccò un bacio sulla guancia a sua madre e uscì di corsa dalla porta.
Attraversò il giardino e salì fino in cima alla finestra di Cato.
Il biondo la fece entrare con un sorriso.
-Sapevo che saresti venuta-
Clove arrossì e si guardò in giro.
La camera di Cato era davvero spaziosa.
C’era una scrivania in Mogano, una grande libreria, un alto armadio e, attaccato alla parete il letto di Cato che, stranamente era un letto matrimoniale.
-Puoi mettere le tue cose la-
Disse Cato avvicinandosi a lei e indicandole la scrivania.
Clove prese la sua borsa e la appoggiò sul mobile.
-Bene…ora che si fa?-
Chiese lei, in imbarazzo appoggiandosi al muro.
-Beh, intanto mettiamoci in pigiama e poi vediamo- disse Cato con sguardo malizioso.
- Cato!- lo riproverò la mora ridendo.
Anche Cato rise.
-Bene, tu cambiati qui, io mi cambierò in bagno- disse lui.
La ragazza annuì.
Cato uscì dalla camera e lasciò Clove da sola.
Clove si sfilò i vestiti, li infilò con cura dentro la borsa e tirò fuori il suo pigiama.
Indossò una Canottiera Rosa e i suoi pantaloncini, troppo corti, grigi.
Si guardò allo specchio.
-No, No, no!- disse Clove cercando di allungare inutilmente i pantaloni del pigiama.
Proprio in quel momento entrò Cato, in Canottiera bianca e pantaloncini neri.
-Lascia stare Clove!- disse- Così li rovini-
Clove arrossì, per la seconda volta.
Cato si mise a sedere sul letto squadrandola mentre la mora rimase attaccata al muro.
-Vuoi rimanere lì tutta la notte? Vieni qua!- disse il biondo.
La ragazza un po’ titubante si mise a sedere sul letto, affianco a Cato.
Cato si stese a pancia in su e Clove, ormai più sicura fece lo stesso.
Cato le si avvicinò e la abbracciò.
Clove appoggiò la sua testa sul petto del ragazzo e chiuse gli occhi.
Dopo pochi secondi però Cato prese una decisione.
Piano le prese il mento tra le dita, questo gesto le fece aprire gli occhi; poi infine poggiò le sue labbra su quelle della ragazza.
Fu un bacio leggero, dolce.
Le labbra di Cato sapevano di menta, la menta che a Clove piaceva tanto.
-Dormi Clove -Disse Cato infine.
Clove sospirò e si addormentò tra le braccia del ragazzo.

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Capitolo 11
*** 11. La mietitura ***







La mattina dopo…
-Cato! Svegliati- urlò Clove
-Eccomi eccomi!- disse Cato ancora mezzo addormentato
-Preparati! Oggi c’è la mietitura-
A sentire la parola mietitura il cervello di Cato ricominciò a funzionare improvvisamente.
Cato e Clove si alzarono dal letto e presero i loro vestiti.
Cato uscì dalla camera e lasciò Clove a cambiarsi.
Clove prese la sua borsa e i vestiti per la mietitura.
Indossò un vestito nero attillato, lungo fino a sopra il ginocchio, senza spalline.
Si guardò allo specchio, prese un nastro di Raso bianco e se lo legò in vita.
Estrasse il bracciale di Cato dalla borsa e lo indossò.
Si infilò un paio di ballerine nere, lasciò i lunghi capelli ricaderle sulle spalle ed infine si mise a sedere sul letto, aspettando che il biondo entrasse.
Dopo circa 3 minuti Cato entrò in camera raggiante e fiero.
Indossava una camicia bianca un po’ sbottonata sul davanti ed eleganti pantaloni neri come la pece.
Clove si accorse che indossava la catenella con il pendente a forma di Coltello che una volta, molto tempo fa, era appartenuta a lei.
Il biondo si avvicinò a Clove e si scompigliò i capelli dorati con una mano.
-Non ho cambiato idea Clove- disse – Andremo insieme, se vuoi-
Clove annuì sorridendo
Stando attenti a non farsi vedere uscirono dalla finestra di Cato, attraversarono il giardino ed arrivarono di fronte alla porta di casa di Clove.
-Devo andarli a salutare– disse la ragazza.
-Ti aspetterò qui– le rispose il Biondo.
Clove aprì la porta ed entrò in casa, in cucina la stavano aspettando e entrambi i suoi genitori.
- Clove …- cominciò suo padre
-Ciao papà, Ciao mamma-
Si avvicinò a loro e li abbracciò.
-Rendici fieri di te, Tesoro – le disse sua madre.
-Certo – rispose lei
Appoggiò la borsa con i suoi vestiti nel divano e si diresse fuori casa, dove Cato l’aspettava.
Insieme, silenziosi si diressero verso il palazzo di giustizia.
-Grazie Cato, per ieri sera – disse sorridendo
Anche il biondo ricambiò.
Un pacificatore li raggiunse e li divise contro il loro volere.
Clove fu scortata a destra, insieme a tutte le ragazze del distretto e Cato invece a sinistra, insieme ai ragazzi.
Per un po’ cercarono l’uno lo sguardo dell’altra fino a che non si incrociarono.
 
Sono qui, insieme a te.
Quella frase dicevano gli occhi di Cato e gli occhi di Clove la stessa cosa.
 
Arrivò sul palco la stessa capitolina di tutti gli anni: Clare
-ehm ...ehm …- disse sorridendo.
Tutti i ragazzi si zittirono.
-Benvenuti alla mietitura dei 74th Hunger Games per il distretto 2– disse raggiante.
-Come sempre prima le signore – continuò
Con passi lenti si avvicinò alla boccia dove erano contenuti i bigliettini con il nome delle ragazze.
Il cuore di Clove cominciò a batterle forte.
Clare infilò la mano nella boccia ed estrasse un bigliettino.
-Johanne Rowl – disse Scandendo bene il nome.
Clove alzò la mano.
-Mi offro come volontaria – urlò
Un fragoroso applauso partì dalla folla.
-Bene! E anche quest’anno abbiamo una volontaria!-
Due pacificatori scortarono Clove fino in cima al palco.
-Qual è il tuo nome?- chiese Clare
-Clove Sevina– rispose la mora convinta.
-E ora gli uomini – disse
Si avvicinò alla boccia contenente i nomi dei ragazzi ed estrasse un biglietto ma, prima che riuscisse a
leggerlo una mano si alzò.
-Mi offro come volontario – disse il ragazzo
Un altro applauso si levò tra la folla
 Il cuore di Clove ricominciò a battere forte.
Due pacificatori portarono il ragazzo fino al palco.
-Benissimo! Un altro volontario! Il tuo nome?- chiese Clare Raggiante.
-Cato Hailey-
-Un bell’applauso per i nostri due tributi dal distretto 2, Clove Sevina e Cato Hailey-
Un grandissimo applauso si levò da tutto il distretto, da tutti quanti tranne che dal padre di Cato.
Clove e Cato si strinsero la mano e si guardarono intensamente con un sorriso stampato in faccia.
Clare portò i due ragazzi direttamente sul treno, erano già in ritardo e quindi non ci sarebbe stato il tempo per salutare i genitori.
Clove e Cato non dissero niente per tutto il tragitto tra il distretto e la stazione, ma, quando arrivarono    trovarono ad aspettarli Brutus ed Enobaria.
-Ecco i nostri due tributi – disse Brutus.
-Siamo fieri di voi – disse infine Enobaria
Cato,Clove, Enobaria, Brutus e Clare furono scortati dentro il treno da 2 pacificatori.
I due mentori fecero fare un breve giro ai due ragazzi ed infine li lasciarono liberi per un po’.
Insieme i due ragazzi si diressero fino ad un vagone abbastanza tranquillo, si sedettero su due poltroncine e cominciarono a parlare.
-Finalmente – disse Cato sedendosi.
-Cato...noi non potremmo mantenere la promessa e lo sai-Disse la mora seria.
Cato non disse niente.
Gli occhi di Clove cominciarono a diventare lucidi.
Cato si alzò e si mise a sedere vicino a lei.
-Te l’ho promesso Clove! Supereremo anche questa – disse prendendole il viso.
Clove si limitò ad abbracciarlo e Cato fece lo stesso.
-Io non ti lascerò, promesso – disse infine sciogliendo l’abbraccio
-Lo so – disse Clove sorridendo ed intanto asciugandosi la lacrima che le aveva rigato la guancia

 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** 13. La parata dei tributi ***












Subito scesi dal treno, Clare accompagnò i due ragazzi fino ad una stanza all’interno di un Grande edifico stile Capitol City, la stanza adibita ai preparatori.
-Clove, puoi sdraiarti sul lettino a sinistra, te invece a destra Cato- disse Clare indicando i lettini separati da un Separé nero.
Clare lasciò i ragazzi dentro la stanza mentre tre persone, piuttosto eccentriche, entrarono dalla porta sorridenti.
-Benvenuti ragazzi!- disse una donna con sguardo compiaciuto.
-Io sono Settia– disse presentandosi – loro sono invece:Arbis e Venish– disse infine indicando un uomo e una donna.
Clove e Cato non dissero niente.
-Bene cominciamo! Potete stendervi-disse Venish guardando i ragazzi.
La loro tortura durò un’ora.
-Bene ora dobbiamo portarvi dai vostri stilisti – disse Arbis aiutando Clove ad alzarsi.
Cato e Clove si scambiarono uno sguardo rassegnato e seguirono i loro preparatori fino ad altre due stanze.
-Cato, tu a destra, Clove a sinistra – Disse Settia indicando le due porte nere.
Clove e Cato, quasi in simbiosi aprirono le porte contemporaneamente ed entrarono.
Le stanze erano entrambe vuote, ma al centro c’era un lettino.
Clove si mise a sedere sul letto ed aspettò.
Dopo pochi minuti entrò un uomo,abbastanza giovane ma molto diverso dagli abitanti di Capitol City.
-Il mio nome è Magnus, e sono qui per farti essere la regina della parata – disse tendendogli una mano.
Clove sorrise.
Magnus tirò fuori da una borsa un capo d’abbigliamento dorato che a Clove, inizialmente era sembrata          un’armatura.
-Wow!- disse Clove allibita.
-Questo è per te, e il tuo amico Cato ne ha uno coordinato. Provalo-
Clove prese il vestito tra le mani e con l’aiuto di Magnus lo indossò.
Si guardò allo specchio sconcertata.
Non si era mai vista così bella.
Indossava un vestito ispirato a una divinità romana; Il corpetto era composto da tantissime scaglie lucenti    dorate, in testa portava un Copricapo con due Ali ai lati, ed infine una gonna fino a sopra il ginocchio sempre dorata.
-Sei splendida– le disse Magnus – Ora dobbiamo muoverci, siamo in tremendo ritardo – Disse guardando l’orologio digitale d’oro che portava al polso.
Clove uscì dalla porta ed insieme a Magnus scese fino ad un piano seminterrato.
Quando arrivò vide 12 carri, trainati da maestosi cavalli neri.
Vicino al secondo carro c’era già Cato, in raggiante armatura dorata che l’aspettava assieme alla sua stilista,           Pepper.
Clove sorpassò senza degnare di uno sguardo i tributi del distretto 1 e raggiunse Cato.
-Stai molto bene – le disse lui.
-Si, anche tu –  gli ripose Clove.
Subito dopo, arrivarono anche Brutus ed Enobaria.
-Wow!- disse Brutus vedendo i ragazzi.
-Vi siete superati!- disse Enobaria rivolta verso Magnus e Pepper.
Clove e Cato sorrisero.
-Bene ragazzi, questo momento è importantissimo. Dovete farvi notare, Sorridete, Tenete la testa alta e       salutateli. Vi ameranno!- disse Enobaria.
I due ragazzi salirono sul loro Carro.
-Pronta?- chiese Cato.
-Come non mai– rispose la ragazza Convinta.
I tributi del distretto 1, uscirono per primi. Indossavano dei vestiti assurdi che entrambi i tributi del distretto2 trovarono orribili.
Il carro di Cato e Clove, trainato da 4 cavalli, li seguì subito dopo.
Uscirono dall’enorme stanza e si ritrovarono in un immenso anfiteatro con gli occhi di centinaia Capitolini puntati addosso.
-Ed ecco, in uno sfavillante completo, i tributi del distretto 2!- Urlò l’inconfondibile voce di Ceasar.
Clove alzò la testa, fiera di rappresentare il suo distretto e cominciò a salutare il pubblico che gli acclamava.
Contemporaneamente, le mani dei due ragazzi si avvicinarono e si strinsero assieme.
Clove e Cato si scambiarono uno sguardo sorpreso e un po’ divertito ma non mollarono la presa.
I carri degli altri distretti li seguirono.
Il distretto 3, 4,5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 ed infine i tributi del distretto 12.
Quando il loro carro uscì la folla cominciò ad agitarsi ancora più di prima.
Clove si girò per vedere cosa creasse tutto quel trambusto e quando li vide non poté credere ai suoi occhi.
 
I ragazzi del distretto 12 stavano indossando delle fiamme.
Clove rimase stupita, scioccata ma anche arrabbiata.
Lei non poteva permettere che uno stupido costume, per uno stupidissimo distretto remoto e due stupidissimi ragazzi potessero eclissare la luce di vittoria che emanavano lei e Cato
-Spero che muoiano bruciati – disse ripuntando lo sguardo avanti, con un ghigno stampato in faccia.
-Non ti preoccupare. Se non li uccideranno le fiamme, li uccideremo noi– disse Cato con un sorriso Sadico e stringendole di più la mano.
Clove non potè fare a meno di sorridere per quel commento.
I dodici carri occuparono l’anello dell’anfiteatro cittadino.
Il presidente Snow, si affacciò dal balcone e fece lo stesso discorso di Ogni anno.
-Felici Hunger Games, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore – disse Infine il presidente.
I carri, in ordine tonarono verso il centro d’addestramento,accompagnati dal fragoroso applauso della folla, mischiato con l’inno nazionale di Panem.
Le porte si richiusero dietro le spalle dei tributi.
Cato e Clove scesero dal carro e furono raggiunti subito da Clare, Enobaria, Brutus, Settia, Vanish, Arbis, Magnus e Pepper.
I due ragazzi non prestarono attenzione ai complimenti che i loro mentori e i loro preparatori li rivolsero, si limitarono a Tirare occhiatacce verso i tributi del distretto 12.
 

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Capitolo 13
*** 12. Verso Capitol City ***









Il resto della mattinata passò veloce sul treno per Capitol City.
Entrambi i ragazzi non dissero granché fino a quando non tornarono Brutus ed Enobaria.
I due mentori si misero a sedere a tavola, insieme ai tributi.
-Bene ragazzi, penso che voi sappiate come funziona con gli sponsor- disse Brutus.
Entrambi i ragazzi annuirono, gli avevano già istruiti anche su quello.
-Dovete riuscire a farvi amare dagli abitanti di Capitol City, anche se non sarà affatto difficile per voi– disse Enobaria squadrandoli.
Clove sorrise invece Cato rimase indifferente a quel commento.
-Ora parliamo di combattimento – disse Cato.
-Come vi diranno, ovviamente non dovete sottovalutare le tecniche di sopravvivenza. Certamente avrete molti sponsor e quindi non vi sarà difficile sopravvivere ma comunque prestate attenzione anche a quello, è           fondamentale – disse Enobaria.
Cato annuì.
-Quando vi troverete nell’arena, di fronte alle vostre pedane, ci sarà una Cornucopia e all’interno, moltissime armi che potrete usare. Quando sarete a Capitol City, cercate di interagire subito con i ragazzi del distretto 1, la tattica di squadra è importante. Quando suonerà il Gong quasi tutti i tributi si fionderanno verso le armi, e quello sarà il momento migliore per fare un Bagno di sangue con i tributi più deboli. Sicuramente alcuni tributi più furbi correranno verso la foresta, dovrete lasciarli andare per il momento, non dovete perdervi le armi e gli altri tributi-disse Brutus fissando i due ragazzi.
I due ragazzi non dissero niente, si limitarono a lanciare uno sguardo divertito l’uno verso l’altro, con un      ghigno sadico stampato in faccia.
-Queste sono le cose fondamentali, il resto ve lo spiegheranno la – disse Brutus.
Clare arrivò raggiante, con indosso un nuovo abito viola.
-Forza ragazzi! Ora andate a rinfrescarvi, tra un’ora sarà pronta la cena-
I due ragazzi si alzarono e si diressero, insieme verso i loro alloggi, che stavano l’uno confinante con l’altro.
Clove e Cato si scambiarono un sorriso ed entrarono nei propri scompartimenti.
Clove prese i suoi coltelli dalla tasca e li buttò sul letto, ricoperto da un copriletto di Raso verde.
Attraversò la camera fino al bagno,entrò e si affacciò sulla doccia, prese la maniglia dell’acqua e l’aprì, ma non successe niente, l’acqua non scese dalla doccia.
Confusa si precipitò fuori dalla stanza e cercò Enobaria per i vagoni, corse fuori dal suo vagone e si scontrò con una persona, alzò gli occhi e vide Cato; fece un passo indietro.
-Hai visto Enobaria?- chiese
-No, non l’ho più vista. Cosa è successo?-
-Uhm...niente di che, non va l’acqua della doccia – disse lei guardandosi intorno.
-Oh, beh, da me funziona. Se vuoi usa la mia doccia e quando hai finito mi preparerò io-
Clove fece ancora un altro passo indietro, guardò Cato e le sue iridi di Ghiaccio.
-Grazie – disse infine convinta.
Cato accompagnò Clove fino al suo scompartimento e li la lasciò.
Clove attraversò la camera di Cato fino al bagno, identico al suo.
Aprì l’acqua della doccia e si infilò sotto l’acqua Calda.
Quando uscì si avvolse in un grande asciugamano bianco, tolse l’acqua dai capelli e uscì dalla camera.
Attraversò il corridoio, arrivò davanti alla porta della sua cabina.
In quell’istante passò Cato.
-Grazie ancora Cato – disse Clove sorridendogli.
-Tranquilla – disse ricambiando il sorriso.
Clove entrò di nuovo nel suo scompartimento e si buttò sul letto.
Guardò il soffitto fino a che non cadde in un sogno.
Un rumore la svegliò, aprì gli occhi confusa e si guardò intorno, qualcuno aveva bussato alla porta.
Si alzò dal letto ancora in asciugamano ed aprì la porta dello scompartimento.
Davanti a lei, trovò Cato in Camicia e Pantaloni eleganti.
-Clare mi ha mandato a chiamarti, è pronta la cena-
-Oh, si scusami, mi ero addormentata - Disse la Ragazza, rivolgendo uno sguardo eloquente a Cato e portandosi la mano sulla fronte.
-Arrivo subito – disse infine
-Va bene – rispose Cato.
Clove chiuse la porta ed aprì l’armadio.
Dopo aver tirato fuori almeno 10 paia di vestiti optò per un vestito bianco fino alle ginocchia con un fiore nero legato ad una spallina.
Si legò i capelli in una coda alta e uscì dalla stanza.
Attraversò i vagoni fino a quello adibito alla sala da pranzo.
Quando arrivò trovò già la tutti ad aspettarla.
Enobaria e Brutus erano seduti da un lato del tavolo, A capotavola c’era Clare e di fronte a Brutus Cato,            affianco a Cato c’era un posto libero, destinato a lei.
-Scusatemi, mi ero addormentata – disse Clove prendendo posto a tavola.
-Benissimo, e ora possiamo cominciare a mangiare – disse Clare.
Due ragazze “Senza Voce” portarono il cibo in tavola.
 Clove disse gran poco durante tutta la cena.
Finito anche il dolce si alzò e disse:
-Sono stanca, Buonanotte-
Clove si diresse senza dire più niente verso il suo scompartimento.
Si tolse il vestito e lo buttò a terra, riaprì l’armadio e si infilò una comoda canottiera bianca e pantaloncini     azzurri.
Richiuse a malo modo l’armadio e si stese sul letto.
Chiuse gli occhi ma non riuscì ad addormentarsi.
Qualcuno bussò alla porta.
-Vai via, chiunque tu sia!- Urlò la mora scocciata.
La porta si aprì e qualcuno entro.
Clove non riuscì a distinguere in alcun modo la sagoma della persona.
-Non penso proprio – disse la persona.
Ora finalmente Clove era riuscita a capire di chi si trattasse.
Troppe volte aveva sentito quella voce, anche nei suoi sogni.
-Cosa c’è Cato?-disse.
-C’è  qualcosa che non va?- chiese lui sedendosi sul letto della ragazza.
-Niente – disse Clove facendo spallucce – Voglio solo dormire – disse La mora. Girandosi dall’altra parte.
-Va bene, allora rimarrò qui -
-Che Cosa?- chiese la ragazza Infastidita.
-Rimarrò qui, con te!- disse Cato Scandendo le parole.
Clove non disse niente, Cato si infilò sotto le coperte del letto di Clove e rimase davvero li con lei tutta la notte.
 
                                                                           ***
-Buongiorno!- disse Clare entrando nella stanza di Clove.
Si avvicinò alle finestre e tirò su le tapparelle.
-Il sole splende e tra pochissimo saremo a Capitol City! Oh cielo!- Esclamò Clare nel vedere lo spettacolo che le si presentava Davanti.
Clove stava ancora dormendo con la testa appoggiata sul petto di Cato.
Clare ancora sorpresa corse fuori dallo scompartimento.
In quel momento sia Clove che Cato aprirono gli occhi.
-Sei rimasto qui davvero?- Chiese Clove turbata.
-Ne dubitavi Clove?- chiese Cato alzando un sopracciglio.
Clove si limitò ad alzarsi dal letto.
Cato pochi secondi dopo fece lo stesso.
-E’ stato un piacere Clove – disse sorridendole e uscendo dalla sua stanza.
Clove si mise dei pantaloni neri di pelle e una canottiera nera.
Uscì dallo scompartimento e andò verso il vagone dove avevano pranzato la sera prima.
Si mise a sedere su una delle sedie libere e cominciò a far colazione.
Pochi minuti dopo entrò Cato, vestito come la sera prima.
Clove non osò guardarlo, per paura di trovarsi due occhi ed un sorriso compiaciuto diretto a lei.
Qualche minuto dopo entrò anche Clare, nemmeno lei osò per qualche minuto rivolgere lo sguardo a nessuno dei due tributi del distretto 2.
Dopo circa 10 minuti :
-Tra 10 minuti saremo a Capitol City, radunate le vostre cose Ragazzi!- disse con un sorriso esortandoli a prepararsi.
Clove e Cato si alzarono da tavola e andarono a preparare le loro cose.
Quando tornarono nel vagone, trovarono Brutus ed Enobaria che li savano aspettando per condurli fino al centro di Capitol City.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** 14. Gelosia e Litigi tra i favoriti ***








La mattina dopo cominciarono gli allenamenti per gli Hunger Games.
I due ragazzi insieme presero l’ascensore fino alle stanze sotterranee per l’addestramento.
Le porte si aprirono su un enorme palestra, munita di qualsiasi Arma immaginabile.
Cato e Clove si guardarono intorno contenti.
Quello era il loro mondo e loro lo sapevano.
Raggiunsero i tributi del Distretto 1 fino al cerchio centrale della palestra.
-Io sono Clove – disse rivolta a Marvel e a Glimmer, i tributi del distretto1.
Glimmer era una ragazza bella e bionda, con due occhi verde intenso ed un corpo da modella.
Marvel era un ragazzo alto e Slanciato, aveva gli occhi marroni e i capelli dello stesso Colore.
-io sono Marvel – disse il ragazzo sorridendo a Clove. Chissà perché ma a Cato diede parecchio fastidio.
-Glimmer– disse la bionda rivolta a Cato.
Clove e Cato si scambiarono un’occhiata divertita.
Dopo pochi minuti arrivarono anche i tributi dagli altri distretti e per ultimi i tributi del 12.
Quando Katniss e Peeta entrarono i Favoriti, in modo particolare Clove non poterono fare a meno di incenerirli con lo sguardo.
Una donna alta e atletica di nome Atala raggiunse tutti i tributi.
Spiegò loro, molto velocemente come si sarebbe strutturato il loro addestramento.
Finita la noiosa spiegazioni di Atala i tributi favoriti cominciarono ad allenarsi in branco.
Glimmer, anche detta Lux, si diresse verso la piattaforma del tiro con l’arco, il che suscitò l’attenzione di     Katniss.
Cato, Clove e Marvel la seguirono per constatare cosa sapesse fare.
Prese l’arco e cominciò a tirare.
Non era brava ma sicuramente avrebbe attirato molti sponsor con il suo fisico.
Cato si diresse verso la piattaforma delle spade e li cominciò a distruggere, come era sua abitudine, tutti i      manichini possibili. Tagliò le teste, le braccia e le gambe, sotto lo sguardo divertito di Marvel, Clove e Lux.
-Bravo Cato!- Urlò la bionda.
Clove si infastidì improvvisamente.
Clove seguì Marvel verso la piattaforma delle lance.
Marvel, sotto lo sguardo ammirato di Clove cominciò a trafiggere tutti i bersagli.
Cato e Lux li raggiunsero subito.
Per ultima toccò alla mora.
Si avvicinò alla piattaforma dei coltelli. Prese 5 coltelli tra le mani e constatò il loro equilibrio e la loro lama.
Senza  sosta cominciò scaraventare tutti i coltelli che aveva verso i bersagli, centrandoli tutti.
Quando finì i coltelli si girò verso Cato e Marvel.
Loro la stavano fissando sorridendo e con gli occhi pieni d’ammirazione.
Si avvicinò a loro.
-Molto brava!- disse Marvel raggiungendola.
-Grazie – disse Clove ricambiando il sorriso.
Una fitta allo stomaco improvvisa colpì Cato.
Era una nuova  sensazione, mai provata prima. La Gelosia.
La prima sessione di Allenamenti passò in fretta per i favoriti.
-Bene, ora io vado – disse Clove stanca.
-Sì anche io – dissero Cato e Marvel assieme.
I quattro ragazzi percorsero i corridoi del centro fino ai loro appartamenti.
Per tutto il loro percorso Clove e Marvel chiacchierarono fianco a fianco mentre Lux si attaccò come una sanguisuga al braccio del povero Cato.
-Che ne dite di mangiare assieme stasera?- chiese Marvel sorridendo.
-Si, così potremmo valutare gli altri tributi e scegliere il modo migliore per distruggerli - Disse Clove guardando Marvel con un sorrido Sadico stampato in volto.
-Mi piace la tua grinta Clove – le sorrise Marvel.
Cato riuscì a staccarsi Lux dal braccio e si intromise bruscamente tra loro.
-Io ci sto – disse con sguardo di sfida verso Marvel.
-Bene – disse Lux intromettendosi.
I quattro ragazzi, dopo essere saliti con l’ascensore si divisero.
-Da noi alle 19:00—disse Marvel.
-Ci saremo – rispose la Mora.
Cato e Clove arrivarono fino al loro appartamento del secondo piano.
-Che cosa stai facendo?- disse Cato bloccandola al muro con il suo peso.
-Non so di cosa tu stia parlando – disse Clove girando la testa dall’altra parte.
-Tu e il ragazzo dell’uno..– disse Cato con un ghigno.
-Tu e la ragazza dell’uno..– ribatté lei sfidandolo.
-Uhm...qualcuno è geloso?- chiese Cato con un tono da presuntuoso.
-Niente affatto...forse sarai tu geloso di Marvel? Immagino di si. E ora se non ti dispiace mi vado a preparare – disse Clove scivolando sotto al braccio di Cato.
Cato non disse niente, era rimasto abbastanza allibito e confuso dal comportamento della mora.
Clove si diresse, senza mai guardarsi indietro verso la sua camera.
Si fece una doccia calda e indossò un bellissimo vestito Blu.
Uscì dalla Camera e andò a bussare da Cato.
-Cato! Sei pronto? Dobbiamo andare!- Disse scocciata.
-Mi sono preso tardi, tu vai – Rispose il ragazzo dall’altro lato della porta.
Clove, senza storie si diresse verso l’ascensore, schiacciò il  tasto 1, dopo pochi secondi le porte si aprirono.
Percorse Il corridoio fino alla porta dell’appartamento del distretto 1 e suonò il campanello.
La porta si aprì poco dopo e davanti a le apparve Glimmer, in vestito rosa.
-Ciao Clove – le disse con un finto sorriso
-Posso entrare?- chiese Clove
Glimmer la prese per un braccio, la portò fino al corridoio e le disse.
-Senti, non ti permetterò di portarmi via entrambi i ragazzi – le disse
Prima che Clove potesse dire qualsiasi cosa, Glimmer l’aveva già spinta dentro uno stanzino e chiuso a chiave la porta.
-Apri subito Lux! O giuro che sarai la prima a morire di noi!- Urlò arrabbiata.
Dall’altra parte della porta sentì solamente una risata da oca e dei passi allontanarsi.
                                                  ***
Cato arrivò poco dopo di fronte alla porta dell’appartamento del distretto1, suonò e Marvel gli aprì la porta.
-Ciao Cato!- lo salutò invitandolo ad entrare.
-Ciao– disse Cato.
I due ragazzi, seguiti da Glimmer si accomodarono a tavola, però un posto rimase vuoto.
-Dov’è Clove?- chiese Cato preoccupato dopo circa 10 minuti.
-Quella ragazzina? Sarà andata a farsi un giro – disse Lux
Cato e Marvel non credettero nemmeno per un istante a quello che aveva detto Lux.
-Vado  a cercarla – disse Marvel alzandosi.
-Non fare lo stupido! Arriverà – disse Glimmer alterata.
-No! Marvel ha ragione andiamo a cercarla – disse Cato.
Cato avrebbe tanto voluto andare a cercarla da solo ma quattro occhi erano meglio di due no?
I due ragazzi si alzarono da tavola, lasciando Lux arrabbiata e da sola.
-Io guardo nel nostro appartamento-disse Marvel
-Io guardo fuori – disse Cato
Cato uscì fuori dall’appartamento fino ai corridoi, cercò in ogni angolo, ma di Clove non c’era nemmeno l’ombra.
Cato ispezionò tutti i corridoi, ad un certo punto, però trovò una porta.
Cercò di aprirla, ma inutilmente, così decise di sfondarla.
Quando i suoi occhi si abituarono al buio di quello stanzino, riuscirono a distinguere un corpo a terra.
-Clove!- urlò
Prese in braccio la ragazza svenuta e la portò fino all’appartamento di Marvel e Lux.
-Marvel! – urlò Cato
-Eccomi! – disse il ragazzo correndo.
Cato adagiò Clove in un divanetto, sotto lo sguardo furibondo di Lux e quello preoccupato di Marvel.
-Cosa è successo?- chiese Marvel.
-L’ho trovata in uno stanzino. Serve dell’acqua-
Marvel si alzò subito e andò a prendere dell’acqua.
Dopo 30 minuti, Clove cominciò a riprendersi.
-Cosa è successo?- chiese Confusa.
-Ti ho trovato svenuta, dentro uno stanzino – disse Cato.
-Ti senti bene?- chiese Marvel.
-Penso di si – disse Clove
Glimmer tornò in quel momento dalla sua camera.
-Glimmer!- urlò Clove.
Si alzò barcollando dal divano e si avvicinò alla Bionda.
-Ciao Clove– le disse Lei.
In pochi istanti Clove le era già addosso.
Cato e Marvel dovettero intromettersi per evitare che una di loro si facesse male sul serio.
-Tranquilla– disse Cato aiutando Clove che era allo stremo delle forze.
-Scusateci, noi ora torniamo di sopra– Disse Cato cingendo Clove.
Marvel annuì preoccupato.
-Cato!- squittì la bionda.
Cato non si voltò a guardarla, il suo unico pensiero in quel momento era Clove.
 

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Capitolo 16
*** 16. Una serata ***







A Clove volle parecchio tempo per far passare la rabbia che aveva dentro.
Dopo 75 minuti di rabbia intensa qualcuno bussò alla porta.
Clove non rispose, fece semplicemente finta di non aver sentito.
-Posso?-
Magnus entrò e si sedette sul letto di Clove.
Chissà perché ma Clove sperava che fosse Cato, quando vide Magnus si alzò dal letto.
-Cosa c’è?- chiese incrociando le braccia.
-Devo prepararti, stasera ci sono le interviste-
-Lo so – disse Clove Fredda.
Ti ho portato un vestito da metterti, disse Magnus porgendole una borsa.
-Si, va bene. Lo indosso ed esco-
Magnus uscì dalla stanza e lasciò Clove cambiarsi.
La mora, con riluttanza estrasse il vestito dalla sacca e lo guardò.
Lei non amava i vestiti ma doveva ammettere che quello che molto bello.
Era senza spalline, color corallo, arrivava fino alle caviglie ed era ornato da qualche nastro e fiocco.
Si mise davanti allo specchio e si vestì.
Velocemente entrarono senza bussare il suo staff di preparatori.
-Clove cara! Sei stupenda, ora noi finiamo l’opera – disse Settia sorridente.
Il suo staff le truccò leggermente il viso e le legò i capelli sul davanti con delle forcine.
-Sei stupenda!- disse Vanish invitandola ad uscire.
Clove non potè fare a meno di sorridere.
Attraversò la camera seguita dai tre capitolini e uscì in corridoio.
Un raggiante ragazzo biondo la stava già aspettando.
Cato le si presentò davanti con uno smoking Blu acceso.
-Siamo pronti allora – disse Enobaria vedendoli.
-Ragazzi! Farete faville stasera!- disse Clare presentandosi con un vestito fuxia acceso.
-Forza andiamo, ci staranno aspettando – disse Brutus
I due ragazzi annuirono e seguirono Clare e i due mentori fino all’ascensore.
Quando le porte si aprirono i due tributi furono accompagnati dai loro mentori fino ad una stanzetta, dove erano già presenti sia Glimmer che Marvel.
-Ciao Cato!- disse Glimmer correndo verso il biondo.
Clove guardò scioccata Lux, indossava un abito da sera dorato semitrasparente.
-Ciao Clove– disse Marvel avvicinandosi alla ragazza.
-Ciao– disse Clove ricambiando il sorriso.
Clove non aveva mai visto Marvel vestito elegante ma doveva ammettere che stava molto bene.
Il ragazzo indossava una giacca azzurra e una camicia bianca, accompagnata da pantaloni eleganti anch’essi azzurri.
Clove e Marvel chiacchierando si misero a sedere insieme su una panca mentre il biondo cercava di raggiungerli interrotto ogni tre passi dall’oca che continuava a saltargli intorno.
Dopo pochi minuti la stanza cominciò a riempirsi.
Arrivarono tutti i tributi, compresi la ragazza di fuoco e il ragazzo biondo.
Clove appena vide Katniss cominciò a diventare piuttosto suscettibile.
Dopo qualche minuto si presentò alla porta un Capitolino vestito di nero.
-Tributi, mettetevi in fila e preparatevi – disse serio
Gimmer lasciò il braccio di Cato e si mise in fila per prima seguita da Marvel, Clove e Cato.
Il frastuono che proveniva dal teatro era assurdo.
Si sentivano grida di persone eccitate, applausi, risate e l’inconfondibile voce di Caesar.
La stanza dove erano riuniti tutti i tributi era munita di 3 televisori, che trasmettevano le interviste.
-E ora vediamo se si presenterà a noi splendente come il suo nome, un bel applauso per Glimmer!- disse Eccitato Caesar in piedi sul palco.
L’Uomo capitolino fece segno a Glimmer di uscire e in un secondo si ritrovò sul palco.
Glimmer sorridente e raggiante raggiunse Caesar e si accomodò su una delle due poltroncine sistematevi.
Un grande applauso si levò dagli spettatori.
Lux aveva fatto colpo, non c’era che dire.
-Allora Glimmer, come ti senti?- chiese Caesar gentilmente.
-Benissimo Caesar! Sono contentissima– disse lei esibendo un sorriso a 36 denti.
Clove non potè fare a meno di scostare lo sguardo annoiata.
Marvel rivolse gli occhi al cielo.
Come faceva a sopportarla?
Dopo 3 minuti di sorrisi e domande Glimmer venne sostituita da Marvel
 -Grazie Glimmer! E ora un bel applauso per Marvel!- urlò contento.
Marvel entrò subito dopo in tutto il suo splendore.
Un grande applauso si levò dal pubblico.
Marvel raggiunse sorridendo il presentatore.
-Marvel! Tu ti sei offerto volontario! Come ti senti?-
-Prontissimo e ben preparato – rispose il ragazzo prontamente
Clove sorrise mentre Cato guardò lo schermo riluttante.
Il capitolino raggiunse Clove e le fece il segno di uscire.
-Marvel!!- Urlò Caesar alzandogli una mano estasiato.
Marvel emise un urlo compiaciuto.
-Per il distretto 2. Ecco Clove!- disse Caesar invitandola ad entrare.
La ragazza fece un bel respiro, prese il vestito con una mano e sorridente raggiunse Caesar.
Il pubblico applaudì fragorosamente.
Caesar fece accomodare Clove sulla poltroncina e con un sorriso si rivolse a lei.
-E’ un piacere vederti a Capitol City– disse lui
-Per me è un onore essere qui– rispose Clove
-Mi hanno detto che sei brava con i coltelli!-
-Mi alleno da quando ho 5 anni– rispose lei sorridente
Il pubblico ne fu ammirato.
-Conoscevi già il tributo maschio del tuo distretto?-
Clove sorrise
-Si, rispose. Ci siamo conosciuti 6 anni fa-
Anche Cato, ancora nella stanzetta sorrise.
Quante volte aveva ricordato quel giorno.
-Vuoi parlarcene?- chiese Caesar curioso
La ragazza ci pensò un attimo e poi sorrise.
-Posso solamente dirvi che ho rischiato di ucciderlo quel giorno-
Cato si mise a ridere.
Lei e i suoi coltelli.
Il pubblico rise ed applaudì a Clove.
-Bene, Bene Clove ma, dimmi, Come ti senti? Domani cominceranno i giochi!-
-Caesar, io sono determinata a vincere ed è proprio quello che farò. Mi sono allenata per anni e ora ucciderò chiunque proverà a fermarmi. La mia testardaggine è la cosa che più mi appartiene-
Il pubblicò si scatenò in un applauso ammirato.
Cato sorrise, ancora.
Era vero quello che aveva detto Clove. Lei era una ragazza Testarda e Decisa e Cato lo sapeva fin troppo bene
-E io spero di poter vederti vincere!- disse Caesar.
Clove si alzò e sorrise.
-Signori e signore, un grande applauso per Clove!-
Il pubblico applaudì ancora più forte.
A Cato fu fatto il segno di salire sul palco.
I due ragazzi si incrociarono.
Cato prese il polso alla ragazza e le disse:
-Bella intervista. Hai fatto Colpo-
-Su di loro o su di te?- chiese Clove con sguardo di sfida.
Cato le mollò il polso e sorrise divertito.
-Il tributo maschio del distretto 2. Date un grande benvenuto a Cato!- Urlo Caesar.
Il pubblico applaudì fragorosamente mentre Cato saliva tutto fiero sul palco e salutava Caesar e il pubblico.
Il biondo si accomodò su una poltroncina e sorrise agli spettatori.
-Cato!Come ti senti?- chiese il presentatore
-Sono combattivo, preparato, pronto ad uccidere– disse Cato convinto.
-Bene, bene-disse Caesar.
Il pubblicò Applaudì estasiato.
-Dimmi Cato, cosa ti aspetti dall’arena di quest’anno?-
-Per me non fa alcuna differenza Caesar, me la caverò. Ce la caveremo.- si corresse
-Sei molto sicuro di te!- disse il presentatore ammaliato
Il pubblico applaudì
-Ma ora dimmi, tu cosa ricordi del giorno in cui hai conosciuto Clove?-
Il pubblico tese l’orecchio per ascoltare.
Cato si fermò e pensò
 -Beh, si è vero lei ha cercato di uccidermi con un coltello– disse il biondo ridendo –Ma, io, in particolare ricordo la determinazione che sovrastava il suo sguardo-
Caesar sorrise
-E’ un tributo che bisognerebbe temere?-
-Sicuramente, potrebbe ucciderti solamente con un ago. Quindi ora mi rivolgo agli altri tributi, non mettetevi sulla sua strada, sulla nostra strada!-
Caesar rise ed il pubblico applaudì
-Da quanto ti alleni Cato?- chiese
-Da 12 anni in accademia– rispose fiero
-E’ molto tempo. Sarai sicuramente un avversario temibile– disse Caesar.
Cato si alzò, Caesar gli prese una mano e la alzò.
-Cato!- Urlò
Il pubblico a quel punto applaudì ed esultò.
Tutti i tributi fecero le loro interviste con Caesar e molte risultarono abbastanza noiose.
Cato, Clove, Lux e Marvel si erano riuniti per assistere alle interviste di Katniss Everdeen e Peeta Mellark.
Dopo che Thresh, il tributo maschio del distretto 11 se ne fu andato dal palco, la Ragazza in fiamme prese il suo posto.
Caesar la fece accomodare e le fece alcune stupide domande sullo stufato d’agnello, sulla paura di essere bruciata viva durante la parata dei tributi ed infine su sua sorella.
Finite alcune semplici domande la ragazza in fiamme si mise a girare, facendo prendere fuoco ai bordi del suo vestito.
Clove era seduta sul divanetto tra Cato e Marvel nell’appartamento destinato al distretto 1.
-La ucciderò– borbottò.
Sia Cato che Marvel si girarono verso di lei.
Clove si portò le ginocchia al petto e nascose il volto.
Dopo 3 minuti esatti entrò Peeta Mellark, il tributo maschio.
Clove risollevò lo sguardo verso lo schermo.
Il pubblico applaudì.
Dopo qualche domanda sulle docce strane di Capitol City, Caesar riuscì a mettere in difficoltà il tributo.
-Dimmi Peeta, Un ragazzo bello come te! Ci deve essere una ragazza speciale. Su, come si chiama?-
Il ragazzo sospirò.
-Beh, un ragazza c’è. Ho una cotta per lei da che mi ricordo. Ma sono praticamente ceto che lei non sapesse che io esistessi prima della mietitura-
-Ecco cosa devi fare allora. Vai in quell’arena, vinci per lei e quando tornerai a casa lei dovrà per forza uscire con te!– disse Convinto il presentatore
-Penso che vincere non mi aiuterebbe affatto-
-E perché?-
-Perché..Perchè...lei è venuta qui insieme a me-
Clove si ricompose e si girò verso Cato e Marvel.
-Una coppia d’innamorati! Sarà divertente– disse con un sorriso sadico.
                                  
                                                                     ***
Clove entrò in camera e si mise in pigiama.
Stanca ma eccitata si stese sul letto.
Dopo qualche minuto qualcuno entrò  dalla porta.
-Cato?-
Il biondo si avvicinò alla ragazza e si mise a sedere sul il suo letto.
-Come ti senti?- Chiese
-Bene, bene direi– disse lei
-Ci  vediamo domani allora-
Cato diede un bacio sulla guancia a Clove e uscì dalla stanza
-Cato! Aspetta-
Il ragazzo si girò.
-Vorresti rimanere per stanotte?- chiese lei.
-Certo– disse sorridendo
La ragazza si spostò lasciando spazio a Cato.
Il ragazzo, già in pigiama alzò le lenzuola e si infilò nel letto vicino a Clove.
Lui le mise un braccio attorno alle spalle e lei appoggiò la sua testa sul petto del ragazzo addormentandosi.
-Buonanotte Clove– disse lui accarezzandole il viso.
 
 

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Capitolo 16
*** 15. Rabbia ***








I due ragazzi uscirono subito dall’appartamento di Marvel e Glimmer.
Aiutata da Cato, Clove attraversò piano i corridoi illuminati e deserti del primo piano.
Arrivarono all’ascensore e schiacciarono il pulsante numero 2 senza dire niente.
Le porte si aprirono dopo pochi secondi davanti al loro appartamento.
Cato prese le chiavi dalla tasca ed aprì la porta.
Accompagnò Clove fino alla sua camera.
-Stai meglio?- le chiese
-Si, tranquillo-
-Bene – disse lui.
-Cato, Grazie per avermi separata da Lux, sarei finita nei guai-
Cato le sorrise ed ognuno andò nella propria camera.
                                                          
                                                                                         ***
Clove la mattina dopo si alzò in grande forma.
Si ricordò della sera prima, di come Cato l’aveva bloccata al muro, di come Lux l’aveva chiusa in un piccolissimo stanzino, di come l’aria le avesse cominciato a mancare, di come Cato e Marvel l’avevano cercata e di come aveva aggredito Lux quella sera.
Si alzò dal letto, decisa a non dare alcun segno di debolezza oppure di soddisfazione a Lux.
Aprì l’armadio, indossò la divisa nera per gli allenamenti, si legò i capelli in una coda abbastanza bassa e uscì dalla sua camera.
Si diresse verso il soggiorno, ancora non c’era nessuno, prese una fetta di pane tostato dal tavolo imbandito e lo mangiò mentre prendeva l’ascensore per le stanze sotterranee.
Dopo pochi secondi le porte si aprirono su un corridoio di marmo.
Percorse il corridoio fino alla porta che dava sulla palestra.
Quando entrò vide solamente alcuni allenatori in un angolo e degli strateghi occupati a parlare tra di loro.
La ragazza entrò in palestra senza degnare di uno sguardo gli strateghi che si erano girati verso di lei.
Si avvicinò ad un tavolo, occupato da tantissime armi, posizionate ordinatamente in fila.
Cinque spade dall’aspetto micidiale, tre lance lunghe circa 1,50 m, tre archi muniti di faretra e dieci coltelli da lancio.
Clove passò in rassegna tutte le armi, constatò la loro precisione, il loro equilibrio ed il loro peso.
Quando arrivò il turno dei coltelli, per lunghissimi secondi non fece altro che specchiarsi sulle taglienti lame.
Prese un coltello tra le mani e involontariamente si procurò una ferita.
Con la mano libera prese altri due coltelli e si avvicinò alla piattaforma di lancio.
Cominciò a tirare i tre coltelli in modo molto preciso e spietato.
Ripensò alle parole dette da Lux la sera prima.
Non ti permetterò di portarmi via entrambi i ragazzi.
La rabbia cominciò a ribollirle dentro.
In quell’istante le porte della palestra si aprirono.
Cato entrò, seguito da Marvel e Lux.
Clove mise giù i coltelli e si diresse verso i favoriti.
-Ciao – disse Clove rivolta a Marvel.
-Come stai?- chiese Marvel
-Bene, grazie a voi- disse passando lo sguardo tra Marvel e Cato.
Glimmer si intromise bruscamente.
-Bene, Non vogliamo che la bambina stia male – disse con la voce da bambinetta.
Cato raggiunse in velocità Clove.
Clove, come spinta da una molla si buttò addosso a Glimmer.
Cato la dovette prendere per la vita per evitare che buttasse a terra Lux.
Clove continuò a tirare pugni e calci a vuoto nel tentativo di colpire Glimmer, ma inutilmente.
Il biondo, invece continuò a tenerla ad almeno 30 cm da terra, sotto lo sguardo Geloso e indagatore di Lux.
Quando la mora si calmò Cato la lasciò.
La bionda corse verso Cato e si appiccicò ad un suo braccio, mentre Clove si mise accanto a Marvel osservando la scena.
-Cato, per fortuna c’eri tu!- squittì
-Disgustosa – commentò Clove prima di tornare a lanciare coltelli seguita da Marvel.
Per il resto della giornata Clove e Cato non riuscirono mai a scambiarsi parola per colpa di Glimmer, che passava tutto il tempo a saltare attorno al biondo, come un’ape attirata dal miele.
Alla sera Clove e Marvel si diressero insieme verso gli appartamenti, seguiti dal biondo e dall’oca.
-A domani– disse Marvel
-A domani– rispose Clove
Cato e Clove senza proferire parola tornarono nel loro appartamento insieme.
Clare, seguita da Enobaria li accolse.
-Domani mattina ci saranno le sedute d’allenamento private con gli strateghi. Dimostrate il meglio di voi – disse euforica Enobaria
-Andate a lavarvi. E’ quasi pronta la cena – disse Clare prontamente.
I due ragazzi si avviarono verso le loro stanze, arrivati di fronte alla camera di Clove, Cato le prese un braccio e la fece voltare verso di lui.
-Riprendiamo il discorso di Ieri sera – disse Cato
Clove arretrò di qualche passo e subito si trovò con le spalle rivolte verso la sua porta chiusa.
-Cosa succede, tra te e Marvel?- chiese Cato con un ghigno.
Clove non disse niente. Piano avvicinò una mano verso la maniglia della porta e appoggiò l’altra sul petto muscoloso del biondo.
Cato non si accorse di niente, era troppo concentrato a fissare le labbra di Clove.
Piano cominciò ad avvicinarsi a lei, i loro respiri cominciarono a farsi pesanti, ormai i loro visi erano vicinissimi. Cato si avvicinò ancora di più alle labbra di Clove, Clove girò la maniglia velocemente, aprì la porta della sua camera e scivolò dentro, lasciando il Biondo imbambolato con i naso a pochi centimetri dalla porta chiusa della camera della mora.
Cato rimase li qualche istante a fissare allibito la porta ed il corridoio.
Si risvegliò da quella specie di trans e piano si diresse verso la sua stanza, li accanto.
Entrò e si butto a pancia in su nel letto.
Per ora avrebbe lasciato le cose com’erano, fino all’arena; la invece avrebbe attuato il suo piano. Se Clove voleva la guerra, la guerra avrebbe avuto.
La mattina dopo si alzarono entrambi molto presto, subito senza mangiare si diressero giù, fino alle stanze d’allenamento.
Due pacificatori condussero i due ragazzi fino ad una stanzetta, munita di 24 sedie.
Entrarono e si misero a sedere sui posti riservati per il distretto 2; dopo di loro arrivarono anche Glimmer e Marvel, seguiti da tutti gli altri tributi dai vari distretti e per ultimi la ragazza in fiamme e il ragazzo biondo.
Una voce fredda e metallica chiamo uno a uno tutti i tributi. Marvel, Lux, Cato e Clove.
Tutti uscirono dalla sessione d’allenamento raggianti.
Clove raggiunse Cato nel loro appartamento, quando entrò un’esaltata Clare condusse la ragazza fino all’ampio soggiorno, dove Cato, Brutus, Enobaria, Magnus e Pepper la stavano aspettando.
Si misero a sedere tutti sul divanetto e accesero la Tv.
Apparve Caesar, in completo blu e con i capelli dello stesso Colore.
-Bene, come sapete ai tributi viene dato un punteggio da 1 a 12 dopo essere stati osservati per tutti i giorni d’addestramento. Cominciamo. Dal distretto 1, Marvel con un punteggio di 9-
Clove sorrise e Cato se ne accorse.
-Glimmer con un punteggio di 8– continuò Caesar
Sul viso di Clove si dipinse un’espressione di disprezzo.
-Dal distretto 2, Cato con un punteggio di 10-
Cato sorrise soddisfatto
-Clove, con un punteggio di 10-
Tutti si alzarono in piedi e si congratularono con Cato e Clove brindando.
Gli altri tributi ottennero tutti risultati medio bassi tranne una…
-Dal distretto 12, Katniss Everdeen con un punteggio di 11-
Clove diventò improvvisamente rossa dalla rabbia.
L’avrebbe fatta pagare a quella smorfiosa.
Nessuna ragazza poteva prendere più di lei.
Clove arrabbiata si alzò e se ne andò in camera, sbattendo la porta.
Si alzò anche Cato per seguirla ma Enobaria lo fermò.
-Lasciala stare– disse.
 

 
 

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Capitolo 17
*** 17. Felici Hunger Games ***







La mattina dopo Clare entrò nella stanza di Clove non più felice come i primi giorni.
Quando vide Clove e Cato abbracciati mentre dormivano non disse niente, a quel punto a lei poteva sembrare la cosa più normale del mondo.
Senza fare rumore la donna attraversò la stanza e con voce calma svegliò i due ragazzi.
Cato si svegliò per primo e con un gesto dolce della mano svegliò poi anche Clove.
-Buongiorno ragazzi– disse Clare preoccupata.
-Buongiorno – disse Clove eccitata.
I due ragazzi si alzarono dal letto e Cato uscì dalla stanza per andarsi a preparare.
Dopo pochi secondi anche Clare uscì.
Clove si sentiva strana.
Era contenta?Sì.
Era preoccupata? Sì.
Era eccitata? Si.
Ma non spaventata.
Si legò i capelli in una coda alta e infine si infilò la divisa per gli Hunger Games che Magnus le aveva lasciato sul letto la sera prima.
Uscì dalla stanza e trovò Clare, Brutus, Enobaria e affianco a loro Cato.
Lei doveva ammettere che al biondo la tuta stava veramente bene, attillata com’era metteva in risalto i suoi pettorali.
Clove si avvicinò a Cato e si mise vicino a lui.
-E’ stato un piacere stare con voi ragazzi– disse Clare abbracciando prima Clove e poi Cato.
-Consiglio finale?- chiese Cato a Brutus.
-Restate uniti- rispose
Clove si avvicinò ai due mentori e li abbracciò dopo qualche secondo Cato fece lo stesso.
-Buona fortuna ragazzi– disse Enobaria
-Grazie– dissero i due sorridenti.
Cato e Clove, uno affianco all’altra si diressero insieme verso la porta dell’appartamento.
Poco prima di uscire si girarono verso Clare e i due mentori, li sorrisero ed insieme si diressero verso i loro stilisti che li stavano aspettando davanti all’ascensore.
Insieme si diressero all’esterno verso un overcraft.
Attraversarono la pista d’atterraggio fino ad un grande Overcraft che avrebbe trasportato i tributi e i loro stilisti.
Clove e Cato salirono su ordine di un pacificatore e presero porto a sedere mentre una donna con un camicie bianco iniettava dentro il loro braccio il rilevatore.
-Ricordi la promessa?- chiese Cato
-E come dimenticarla –  gli rispose Clove sorridendo.
Dopo 10 minuti l’Overcraft atterrò sul tetto di un edificio.
Magnus, Clove, Pepper e Cato seguiti da tutti gli altri tributi si divisero e si diressero verso delle stanzette sotterranee.
Magnus tirò fuori da una borsa una giacca, una cintura e egli scarponi ed aiutò la mora ad indossarli, infine si misero l’uno di fronte all’altra.
-Ho una cosa per te– disse Magnus tirando fuori una scatolina.
Clove la aprì piano.
-Il mio bracciale...Ma come?- chiese guardando il bracciale appartenuto a Cato.
-Io e Pepper siamo riusciti a illudere i controlli. Cato indosserà la collana con il pendente a forma di coltello– disse Magnus modesto.
A Clove si illuminarono gli occhi.
Il legame.
Il legame che avevano già condiviso li avrebbe legati e tenuti insieme perfino durante la morte.
-Grazie– disse Clove sorridendo
Magnus ricambiò.
Una voce metallica disse:
-30 secondi al lancio-
Clove sicura si diresse verso un ascensore cilindrico di vetro e rimase lì per esattamente 30 secondi a testa alta.
Scaduto il tempo l’ascensore cominciò a salire fino a trasportare Clove all’aria aperta.
La luce del sole era troppo abbagliante.
Dopo pochi secondi i suoi occhi si abituarono alla luce accecante.
Si guardò intorno.
C’era profumo di Pini ed abeti, infatti l’arena di quest’anno sarebbe stata un Bosco.
Davanti a lei si presentava in tutto il suo splendore la Cornucopia, che in quel momento aveva un aspetto molto invitante.
All’interno della magnifica costruzione Clove potè distinguere 24 zainetti, 5 scatole grandi e tantissime affilatissime e letali armi.
Si guardò in giron alla ricerca del suo compagno dopo poco lo trovò.
La voce ben conosciuta di Claudius Templesmith attirò l’attenzione di tutti i tributi.
-Signore e Signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!-
In quel momento cominciò il conto alla rovescia dei 60 secondi.
Tutti i tributi si misero in assetto di corsa.
Dopo 60 secondi suonò il Gong.
Finalmente era iniziato.
Clove cominciò a Correre verso la Cornucopia insieme a tutti gli altri tributi.
La prima arma che avvistò furono 10 coltelli, in velocità gli afferrò e con scatto felino spinse a terra con un calcio il ragazzo del distretto 4, che stava provando a prendere una spada, per poi infilargli un coltello nel costato macchiandosi di sangue il viso.
Cato corse verso Clove e con la spada trafisse il ragazzo del distretto 6.
Clove si guardò intorno.
Glimmer aveva appena ucciso il ragazzino svampito dell’8 e la bambinetta del 3.
Vide Marvel in lontananza tagliare la gola con un macete alla ragazza 10, sporcandosi il viso con qualche goccia di Sangue rosso e Caldo.
Velocemente raggiunse Cato e tirò un Coltello sulla schiena del ragazzo del distretto 7 mentre Cato, stava tagliando la gola al bambino del distretto 5 che stava provando a rubare uno zaino.
La mora avvistò Katniss che stava lottando con il ragazzo del distretto 9 per uno zaino.
Velocemente estrasse un coltello e lo tirò, prendendo in pieno la schiena del ragazzo del 9.
La ragazza di fuoco si guardò in giro impaurita.
Clove le corse incontro tirandogli un coltello che però Katniss riuscì a parare con lo zainetto mentre fuggiva verso il bosco.
Clove raggiunse di corsa la cornucopia, tirò con forza un coltello in testa alla ragazza del distretto 6 uccidendola mentre Lux, dopo aver tirato tante frecce a vuoto riuscì a colpire la ragazza del distretto 7.
I favoriti si riunirono e si guardarono intorno.
Non c’era più nessuno di vivo la, tranne loro.
Il prato era a chiazze rosse ed il sangue stava cominciando a coagularsi.
Cato aveva le braccia ricoperte di Sangue come un macellaio e sul volto aveva goccioline rosse, appartenenti ad altri tributi.
Marvel invece aveva il petto ed il viso sporchi di sangue.
Lux, voleva tenersi più lontana possibile dal macchiarsi col sangue degli altri quindi aveva solamente le frecce nella faretra insanguinate.
Clove si guardò.
Anche lei non era messa molto bene.
Squarciò un pezzo della giacca della ragazzina dell’7 e si pulì il viso.
Clove si mise a ridere.
Non era veramente una risata divertita ma più qualcosa di sadico.
Marvel e Cato sorrisero soddisfatti. Sangue ovunque.
-Stupidi ragazzini – disse Cato guardandosi in giro con un ghigno.
In quell'istante Clove vide la collana di Cato scintillare sotto il sole.
Il loro legame.
Glimmer si avvicinò a Cato e lo prese a braccetto.
Cato non disse ne fece niente, semplicemente sorrise a Lux.
Clove, per risposta indispettita si avvicinò a Marvel e si mise a chiacchierare con lui.
-Muoviamoci – disse Cato dopo pochi minuti scollandosi Lux di dosso.
Cato, affiancato da Glimmer cominciò a Camminare verso il bosco dopo aver raccolto provviste e armi.
Marvel con la sua lancia e Clove con decine e decine di Coltelli seguirono i due biondi attraverso gli alberi.
I favoriti camminarono alla ricerca di altri tributi da fare  pezzi per qualche ora ma con scarsi risultati.
Dopo poco tempo trovarono la ragazza del 9, assetata e impaurita.
Lei non ebbe scampo contro il gruppo di favoriti.
La trovarono seduta su una roccia a riposarsi.
-Questa è mia!- disse Glimmer andando verso la spaventata ragazza.
-No brutta oca! Questa la prendo io!- Disse Clove avvicinandosi
-Come ti permetti?!- Squittì Lux affianco a Cato.
Cato con un braccio senza voltarsi sbarrò la strada a Lux e con un cenno del capo rivolto verso Clove diede il proprio consenso come un maschio Alfa.
Clove si avvicinò alla supplicante ragazza e la bloccò a terra con il suo peso.
Estrasse un affilatissimo coltello dalla giacca e cominciò a tagliarle senza pietà il viso.
La piccola assassina era tornata.
 Dopo qualche minuto Marvel si avvicinò a Clove, la cinse per i fianchi e la tirò su dalla povera ragazza del 9.
-Ora Basta Clove! Per quanto mi piaccia vederti uccidere la gente con il tuo sorriso sadico ora dobbiamo andare e trovare gli innamorati – disse Marvel tenendola sollevata da terra.
-Hei! Ma io non avevo finito!- disse Clove ridendo e dimenandosi.
Marvel che ancora le teneva alzata da terra rise.
Cato cominciò ad innervosirsi.
Un colpo di cannone li risvegliò, la ragazza del 9 era morta.
 

 
 

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Capitolo 18
*** 18. Portaci da lei ***






I tributi, guidati da Cato continuarono a camminare per il bosco alla ricerca di acqua.
Dopo 3 ore riuscirono a trovare un laghetto.
-La c’è un lago. Riposiamoci un po’- disse Cato.
Nessun tributo osò obbiettare.
Continuarono a camminare in mezzo alle foglie secche e agli aghi di pino, stando attenti a qualsiasi rumore.
Dopo qualche minuto in lontananza si sentì un colpo di cannone.
Clove, per pochi secondi si allontanò dal gruppo seguita da Marvel.
-Venite a vedere qua!- disse infastidita vedendo che Cato teneva la mano di Lux, con un sorriso beffardo rivolto a lei.
I ragazzi la raggiunsero e li videro una ragazza a terra morta con le labbra violacee.
-La ragazza del quattro?- chiese Lux.
Marvel annuì, si era allenato anche insieme a lei un giorno.
-Morsi della notte– disse Clove guardando le bacche attorno al cadavere.
I suoi compagni la guardarono con aria interrogativa.
-Che c’è? Anche io ho studiato sopravvivenza!- Disse arrabbiata.
I Favoriti ripresero il cammino fino al lago.
Dopo 500 metri arrivarono.
Lux mise giù la faretra, Clove si tolse i coltelli dalla giacca e Marvel posò a terra la lancia mentre Cato continuava a tenere Saldamente la sua spada stretta in mano.
Marvel non potè resistere e subito si immerse in acqua, pulendosi dal sangue e assaporando l’acqua fresca.
Clove si avvicinò al laghetto giusto per bere ma una mano afferrò il suo braccio e poco dopo si ritrovò dentro l’acqua fredda del lago.
-Marvel!- urlò sputando acqua.
Marvel scoppiò in una grande risata mentre teneva ferme le mani di Clove che stavano cercando di strangolarlo.
Cato rimase seduto su una roccia li vicino insieme a Lux, che non la smetteva mai di parlare con la sua voce da oca.
Come avrebbe fatto a sopportarla?
Doveva sforzarsi, doveva far ingelosire la sua assassina.
Al vedere i due ragazzi scherzare in acqua un istinto omicida risalì il suo spirito.
Si alzò in piedi allontanandosi da Lux e si diresse vicino l’acqua.
-Dobbiamo muoverci!-disse arrabbiato.
I due ragazzi uscirono dall’acqua e si diressero verso Lux.
-Guardate la!- disse Marvel sottovoce indicando un punto vicino alla riva.
Clove raccolse i suoi coltelli, Marvel la sua lancia, Lux il suo arco.
Silenziosamente si inoltrarono nel bosco, facendo il giro per la riva arrivarono fino ad un grande albero.
Li, videro Peeta.
Lux estrasse una freccia dalla faretra e la posizionò sull’arco.
Cato arrivò dietro le spalle di Peeta e lo bloccò con la spada puntata alla gola.
-Ciao ragazzo innamorato – disse Sorpreso
Peeta sussultò e girandosi vide Marvel, Clove e Lux che lo squadravano mentre sentiva il possente braccio di Cato e l’affilatissima spada in prossimità della gola.
Il ragazzo non disse niente, spaventato.
-Come preferisci morire?- chiese Cato divertito.
-N..no!- disse Peeta –Non potete uccidermi!-
-E perché no?- sibilò Marvel
-Perché solo io posso portarvi da lei-
Dopo aver sentito quelle parole Cato mollò la presa su Peeta.
-Portaci da lei-
Peeta annuì.
-Ma ti avverto, un solo passo falso e ti ritroverai morto– disse Cato puntandogli una spada alla gola.
Peeta non disse nulla, la sua espressione diceva ormai già tutto.
I favoriti seguiti dal ragazzo del Pane tornarono a riva.
Ormai il sole cominciava a tramontare.
-Dobbiamo riposarci– disse Marvel rivolto a Cato.
Cato dovette dargli ragione.
-Cercheremo domani gli altri tributi, ora pensate al fuoco e ai turni di guardia – disse Allontanandosi verso il bosco.
I ragazzi si divisero e cercarono la legna per il falò.
Dopo 15 minuti si ritrovarono tutti sulla riva con un mucchietto di legna,si tutti tranne Lux, lei non aveva portato niente.
Cato accese il fuoco.
Ormai il buio si stava inoltrando.
Clove e Marvel si misero a sedere per terra e tirarono fuori dagli zaini Barrette energetiche e striscioline di Manzo essiccato.
Lux prese le borracce ed andò a riempirle al lago.
Dopo pochi minuti si ritrovarono a mangiare attorno al fuoco.
Clove e Marvel da una parte, Cato e Glimmer dall’altra ed infine Peeta.
Dopo pochi minuti il sigillo di Capitol City illuminò il cielo.
In contrasto con il nero del cielo apparvero tutte le foto dei tributi morti durante il giorno, accompagnate dall’inno nazionale.
La ragazza del 3, entrambi i tributi del 4, il tributo maschio del 5, tutti e due del 6 e del 7, il ragazzo dell’8, i tributi del 9 e la ragazzina del 10.
-Come sono i turni di guardia?- chiese Clove rivolta ai compagni.
-Per stasera tu Clove farai dalle 22:30 alle 24:30, io farò dalle 24:30 alle 2:30, Marvel farà dalle 2:30 alle 4:30 e Lux dalle 4:30 alle 6:30- Rispose Cato.
Glimmer sbuffò scocciata.
Il branco dei favoriti e Peeta passarono la serata a parlare e a mangiare e verso le undici andarono a dormire tutti tranne Clove che doveva montare la guardia.
Prese un coltello dalla giacca e cominciò a giocarci guardandosi intorno.
Il ragazzo innamorato dormiva accanto al fuoco, Marvel si era addormentato a pochi passi da lei mentre Lux dormiva abbracciata a Cato, indifferente accanto al fuoco.
All’improvviso Clove ebbe voglia di andare là e tagliare il collo a quell’oca e a Cato; ma si trattenne.
Lui voleva la guerra? E la guerra avrebbe avuto.
Passò il suo turno di guardia guardando la luna che si specchiava sulla superficie immobile del lago.
Alle 24:30 si alzò e si avvicinò a Cato.
Si mise affianco a lui e con un calcio lo svegliò.
-Clove! La solita gentilezza– disse Alzandosi e togliendosi di dosso a malo modo Lux.
Clove non fece caso a quel commento e, tenendo sempre il coltello stretto in mano andò a dormire vicinissima a Marvel.
Cato si alzò e si stiracchiò, volse lo sguardo a Clove stesa, quasi abbracciata a Marvel.
Quanto avrebbe voluto andare la e portarla via da quel ragazzo tenendola vicino a se,  ma non poteva, o il piano non avrebbe funzionato.
La mattina dopo Lux aveva la faccia stravolta e Clove se ne accorse più di tutti.
Dopo aver fatto colazione si alzò ed urlò al cielo:
-Hei Sponsor! La vostra Glimmer ha bisogno di un po’ di trucchi!-
Clove e Marvel risero e anche Cato soffocò a stento una risata.
-Vado a vedere cosa c’è qui intorno – disse Clove andando verso il bosco da sola.
Dopo qualche minuto senza farsi sentire Cato la seguì.
Clove inizialmente non si accorse di niente.
Solamente quando si ritrovò bloccata contro un albero capì che qualcosa non andava.
Davanti ai suoi occhi c’erano solamente due iridi color ghiaccio.
-Cato!- disse Clove cercando di afferrare un coltello.
Il ragazzo le sorrise minaccioso tenendola stretta con il suo peso addosso all’albero
-Lasciamiii!- disse Clove arrabbiandosi
-Dopo, forse -disse Cato.
Clove arrabbiata cercò di scivolare via ma senza risultati.
-Allora, Tu e Marvel?-
-Continui ad insistere?- Chiese Clove contenta ma senza darlo a vedere.
Sì, era contenta della situazione che si era creata tra loro due.
Clove riuscì a liberare una mano e velocemente tirò un pugno sul braccio di Cato, che fu costretto a mollare la presa.
-La tua bionda ti aspetta – disse Clove ritornando dai compagni.
-Gelosa?- disse Cato in tono beffardo.
Clove non disse niente, si limitò a camminare e a stringere il coltello che aveva in mano.
Cato tornò da Marvel e Lux massaggiandosi il braccio.
-Cosa è successo Cato?- chiese preoccupata Lux
-Una conversazione accesa con Clove– disse lui tirando uno sguardo divertito verso Clove.
Lux corse verso la mora.
-Tu sei matta! Potevi fargli male sul serio!- le Urlò
-Ma taci Gallina!-Le rispose Clove
La bionda arrabbiata seguì gli altri verso il bosco.
Camminarono per alcune ore insieme al ragazzo del Pane ma di Katniss non ne trovarono nemmeno una traccia.
Con movimenti rapidi riuscirono a scovare qualche coniglio per cena ed a colpire qualche bizzarro uccello di quell’arena.
Il sole illuminò il cielo tutto il giorno fino alle 18 quando diventò buio.
Più silenziosi che mai i ragazzi continuarono il loro cammino per il bosco finchè non videro una luce.
-Il miglior modo per morire!-  disse Peeta notando il fuoco.
I Favoriti e Peeta raggiunsero la luce li trovarono la ragazza del distretto 8 che cercava di scaldarsi.
Clove si offrì volontaria per farla fuori ma questa volta toccò a Lux.
Glimmer si fece imprestare un coltello da Clove e la pugnalò, i favoriti ripresero il loro cammino.
Dopo essersi allontanati un po’ si fermarono.
-Siete sicuri che sia morta? Non dovremmo sentire il colpo di Cannone?- chiese Marvel
-Direi di si – rispose Cato
-A meno che non sia davvero morta – continuò Clove
-Ma certo che è morta. L’ho pugnalata io!- disse Lux fiera.
-E allora dov’è il colpo di cannone?- chiese Clove
-Qualcuno dovrebbe tornare indietro. Accertarsi che il lavoro sia finito – disse Cato
-Non vogliamo dover andare a scovarla due volte – disse Clove
-Vi ho detto che è morta!- rispose Glimmer
Tra i favoriti scoppiò un litigio finchè uno non ammonì gli altri.
-Stiamo sprecando tempo! Vado io a finirla e poi ce ne andiamo!- disse Peeta attirando l’attenzione dei favoriti.
 
 

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Capitolo 19
*** 19. Non ci scappi ***




-Va’pure ragazzo innamorato. Guarda con i tuoi occhi– disse Cato dandogli una spada.
Peeta zoppicando si allontanò dal branco dei favoriti per andare a controllare che la ragazza vicino al fuoco fosse morta.
Quando non fu più a portata d’orecchio i favoriti si misero a parlare a bassa voce.
-Perché non lo uccidiamo adesso e la facciamo finita?- chiese Marvel
-Lascia che ci venga dietro. Che male c’è? E’ utile con quel coltello– rispose Cato
I ragazzi si guardarono senza saper cosa dire.
-E poi, con lui abbiamo molte più possibilità di trovare lei– disse Cato
-Perché, credi che si sia bevuta quelle fesserie sentimentali?- chiese Marvel
-Potrebbe. A me sembrava piuttosto scema. Ogni volta che la rivedo a fare piroette con quel vestito mi viene da vomitare– Continuò il Biondo.
-Mi piacerebbe sapere come ha fatto a prendere quell’undici– disse Clove avvicinandosi ai due ragazzi.
-Il ragazzo innamorato lo sa, puoi scommetterci– rispose Cato
Il rumore del ragazzo del pane che tornava li zittì.
-Era morta?- chiese Cato rivolto a Peeta.
-No. Ma adesso lo è– rispose il ragazzo.
In quel preciso istante il cannone sparò
-Sei sicuro che sia andata di la?- chiese Marvel indicando un punto nel bosco.
-Certo, era sua quella trappola per i conigli– rispose Peeta indicando una trappola.
I favoriti si girarono ad osservarla.
I primi uccelli cantarono mentre il sole cominciava a sorgere.
-Muoviamoci– disse Cato
Cato affiancato da Glimmer, seguito da Clove e Marvel ed infine da Peeta si inoltrarono nel bosco per continuare la loro caccia.
Cato di tanto in tanto si girava per tirare occhiatacce a Clove e a Marvel.
E Clove faceva lo stesso con Lux.
Quanto le sarebbe piaciuto andare la e tagliarle quelle stupide codine bionde.
Dopo quattro ora si fermarono a riposare.
-Quanti siamo rimasti?- chiese Lux mangiando una barretta.
-Siamo rimasti noi, il ragazzo del 3…- disse contando Clove.
-La ragazza del 5 e il ragazzo del 10– continuò Marvel
-La bambina e il ragazzo dell’11– disse Cato
-E la ragazza di fuoco – finì Lux.
Dopo 10 minuti si rimisero in marcia verso il lago.
Sentendo lontani rumori davanti a loro cominciarono a correre verso la riva.
Passarono i successivi 10 minuti a bere e a lavarsi.
Poi ripresero a camminare.
Poco lontano da loro, vicino alla riva finalmente videro la ragazza di fuoco che cercava di guarire una ferita con l’acqua.
Cominciarono a correre verso la sua direzione, subito dopo Katniss si accorse della loro presenza e cominciò anche lei a fatica a correre.
-Eccola la!-urlò Lux correndo
-Non ci scappi!- disse Cato
-E’ mia,è mia!- urlò Clove contenta mentre Peeta correva dietro a loro senza dire niente.
Katniss cominciò a correre per il bosco inciampando di tanto in tanto per colpa della ferita.
Una volta localizzato un albero abbastanza alto con le poche forze che le rimanevano cominciò a salire fino ad arrivare ad un ramo abbastanza robusto.
La si stese e si legò con la corda al tronco.
Un minuto dopo i favoriti l’avevano già vista e la stavano aspettando sotto il suo albero.
-Come va ragazzi?- chiese la ragazza di fuoco guardandoli dall’albero
-Abbastanza bene– rispose Cato furioso - E tu?-
-Ha fatto un po’ caldo per i miei gusti– rispose Katniss –L’aria è migliore quassù. Perché non mi raggiungete?- chiese divertita anche se stava morendo di paura.
-Penso che lo farò– rispose il biondo.
-Prendi questo Cato– disse Lux porgendogli l’arco e le frecce che Katniss tanto bramava.
-No– disse Cato respingendo l’arco– Farò meglio con la spada-
Cato estrasse dalla cintura una spada con una lama corta ma molto tagliente.
Cominciò pian piano ad arrampicarsi mentre Katniss iniziava a Inerpicarsi.
-Sto venendo da te ragazza in fiamme!- urlò Cato a 5 metri da terra.
 
-Vai Cato!- urlò Lux incitandolo.
-Uccidila Cato!- urlò Clove
Cato continuò ad arrampicarsi sull’albero fino quando un ramo non si ruppe sotto il suo peso facendolo precipitare a terra.
Cato si rialzò immediatamente ripulendosi dalle foglie secche.
Lux arrabbiata prese l’arco e le frecce e cominciò a tirarle cercando invano di colpire Katniss.
Una freccia andò a conficcarsi su un ramo dell’albero vicino e Katniss con agilità riuscì ad afferrarla per poi sventolarla sopra la testa prendendola in giro.
-Lasciamo là. Dove volete che vada? Ce la vedremo con lei domattina - disse aspro Peeta.
-Il ragazzo innamorato ha ragione, ora pensate al fuoco– disse Cato.
Tutti i favoriti si congedarono restando però li nelle vicinanze.
Katniss non sarebbe potuta scendere da quell’albero senza incontrare morte certa.
Dopo 10 minuti i favoriti e Peeta si ritrovarono sotto l’albero di Katniss ed accesero un fuoco.
Cucinarono il coniglio che avevano catturato precedentemente e se lo divisero sotto lo sguardo languido di Katniss.
-Ne vuoi un po’?- chiese Clove rivolta a Katniss.
 La ragazza non rispose.
Clove si mise a ridere e Marvel sorrise.
Cato si mise vicino a Lux e Clove invece vicino a Marvel.
La sera divenne fredda ma i favoriti non ci fecero caso.
Cato si divertiva a riscaldare la spada sul fuoco sotto lo sguardo divertito dell’oca che lo contemplava.
Clove invece cominciò a torturare una povera lucertola tirandole una decina di coltelli mentre chiacchierava seduta vicino a Marvel.
Il sigillo di Capitol City rischiarò il cielo.
Il primo turno toccò a lei.
Alle 24:30 si avvicinò a Cato e con il consueto Calcio lo svegliò.
-Questo era per oggi– disse Clove svegliandolo.
Clove lasciò che Cato montasse la guardia e si stese vicino a Marvel.
Cato si alzò lasciando cadere Lux e cominciò il suo turno di guardia.
I suoi occhi ricadevano sempre sulla stessa persona, Clove.
Era bellissima, Bellissima anche sporca di sangue, La luna le illuminava la pelle candida mentre il fuoco dava a suoi capelli una tonalità rossastra.
Lui non avrebbe permesso a Marvel di portargliela via.
Gran parte della nottata la passò a fissare Clove dormire o a tirare occhiate verso Katniss.
Alle 2:30 si alzò e con uno strattone svegliò Marvel.
-E’ il tuo turno – disse acido.
Marvel si alzò lasciando dormire Clove mentre Cato tornò a malincuore vicino all’oca.
 

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Capitolo 20
*** 20. Veleno e aghi inseguitori ***








Alle 4:30 Marvel si alzò e andò a svegliare Glimmer.
Glimmer stanca si alzò ed andò verso l’albero di Katniss per montare la guardia ma vinta dalla stanchezza si addormentò con la schiena appoggiata al tronco.
Un forte ronzio e un dolore lanciante in varie parti del corpo svegliò i tributi quella mattina, appena aprirono gli occhi si ritrovarono catapultati in un vero inferno.
Centinaia di aghi inseguitori li avevano presi di mira, pungendoli su tutto il corpo.
Clove si mise in piedi urlando e cercando di togliersi di torno gli aghi inseguitori.
Cato scattante si alzò in piedi e come prima cosa cercò Clove.
-Al lago! Al lago!- urlò Cato dopo averla localizzata
Marvel corse verso il lago seguito da Cato e Clove dietro di loro.
Le urla di Lux riecheggiarono per tutto il bosco mentre il suo corpo sfigurato dagli aghi inseguitori si contorceva sotto l’albero.
Clove urlò inciampando su una radice.
In quell’istante il tempo per Cato si fermò.
Solo una cosa aveva in testa, Clove.
Correndo tornò indietro per soccorrerla.
La aiutò ad alzarsi e usò il suo corpo come scudo contro gli aghi inseguitori, proteggendola fino al lago.
Clove, protetta da Cato arrivò al lago subito dopo di Marvel e si buttò in acqua, cercando sollievo per le punture.
La testa cominciò a girarle, l’acqua cominciò a vorticarle intorno.
La vista le si annebbiò e poi solamente il buio.
Cato in acqua corse verso di lei seguito da Marvel.
-Clove...- le sussurrò prendendola in braccio e portandola fuori dall’acqua.
Il biondo delicatamente adagiò Clove in riva al lago.
-Il veleno– disse Cato a Marvel
-Lei è stata quella colpita di più. Speriamo ci arrivi un aiuto- disse Marvel preoccupato volgendo gli occhi al cielo.
Dopo qualche secondo Cato si alzò e disse a Marvel:
-Vado a Cercare il ragazzo innamorato, è fuggito con la ragazzina del 12 probabilmente-
Marvel annuì.
-Ti prego, stai con lei– disse Cato guardando Clove
-Certo– rispose Marvel lasciando cadere la Lancia.
Cato si avviò dolorante e barcollando verso il bosco con la spada stretta in mano.
Marvel rimase stupito dal tono con cui Cato aveva alluso a Clove.
C’era qualcosa tra di loro e perfino Marvel se ne era accorto, a lui Clove piaceva ma sentiva che Clove e Cato sarebbero dovuti tornare a casa insieme.
Dopo pochi minuti Cato tornò barcollando ed andò incontro a Marvel e a Clove
-Ho ferito il ragazzo innamorato, così sarà più facile trovarli-
Cato si distese sulla riva affianco ai compagni e cominciò a staccarsi alcuni pungiglioni degli aghi inseguitori dal corpo, Marvel prendendo esempio fece lo stesso.
Dopo qualche minuto Cato tolse i pungiglioni anche dal corpo di Clove.
Sopraffatti dalla stanchezza si addormentarono.
Cato aprì gli occhi alla sera, svegliato da un leggerissimo suono.
Ancora stordito si alzò in piedi e a due metri dalla riva vide un piccolo paracadute bianco galleggiare.
Si tolse la giacca e andò a prendere il contenitore.
Quando arrivò a riva svegliò Marvel ed insieme aprirono il contenitore metallico.
All’interno trovarono un’altra scatolina ed un biglietto.
“Gli aghi inseguitori sono micidiali, applicatela sulle ferite e in poche ore guarirete
                                                                                                                           -Sponsor”
I ragazzi non se lo fecero ripetere,aprirono il piccolo contenitore di metallo e spalmarono la crema sulle ferite causate dagli aghi inseguitori.
Provarono un’immediato sollievo.
Cato piano si avvicinò a Clove che ancora dormiva per colpa del veleno.
Le sfilò piano la giacca e le mise la crema sulle ferite delle braccia, delle gambe e del viso.
Quando ebbe finito prese il contenitore, lo richiuse e lo infilò nello zaino.
-Ci potrebbe essere utile–  disse rivolto a Marvel.
Il buio arrivò in fretta.
Cato, disteso a pancia in su estrasse la collana dalla sua divisa e la guardò scintillare sotto la luna piena di quella notte.
Girò la testa verso Clove e vide che lei portava ancora il bracciale. Cato non potè fare a meno di sorridere.
 Quella notte nessuno di loro avrebbe montato la guardia, purtroppo avevano ragione gli Sponsor, il veleno degli aghi inseguitori portava ad avere allucinazioni,confusione e talvolta la Morte.
Gli ultimi tre favoriti rimasti si risvegliarono il pomeriggio dopo guariti dalle ferite.
Clove, ancora confusa si alzò in piedi svegliando gli altri.
Cato si alzò scattante e la prima cosa che fece fu controllare le ferite di Clove.
-Sono guarite tutte!- disse rivolto ai compagni.
Clove si stiracchiò e andò verso il lago per rinfrescarsi mentre aspettava che i due ragazzi si preparassero.
-Vado ad ispezionare in giro–  disse Clove confusa andando verso il bosco.
-La seguo, tu controlla le nostre cose– disse Cato a Marvel seguendo silenziosamente la mora all’interno del bosco.
Dopo qualche passo la raggiunse.
Clove si appoggiò con la schiena su un pino e si mise a sedere a terra, raggiunta da Cato.
-Cosa succede?- chiese lui alla mora
-Lux…- disse la ragazza guardando gli alberi
-E’ morta Clove. Non siamo potuti tornare indietro– le rispose Cato
-Ma per me sei tornato indietro, per me si…- disse Clove quasi sentendosi in colpa
-In quel momento dovevo scegliere. O Te o Lei. Non avevo dubbi su chi salvare– rispose Cato
Clove gli sorrise
-Quell’oca starnazzante a quest’ora ti sarebbe stata già addosso– disse lei alzandosi.
Cato si alzò e si mise vicino a lei.
-Qualcuna era gelosa vero?- chiese con un sorriso compiaciuto
Clove diventò tutta rossa.
-Clove, la regina dei coltelli, la piccola assassina , gelosa?- Chiese il biondo
La ragazza non disse niente nemmeno in quel momento.
Cato si avvicinò sempre di più alla mora
-Il tuo segreto è al sicuro con me– disse in un sussurro.
I due ragazzi raggiunsero Marvel fino alla riva del lago.
-Dobbiamo tornare alla cornucopia, controllare il cibo– disse Marvel
Clove annuì mentre si rinfilava i coltelli dentro le tasche della giacca e dentro gli stivaletti.
I tre ragazzi si incamminarono verso il bosco.
Dopo 30 minuti giunsero al prato della cornucopia.
Una voce alle loro spalle li fece voltare.
Clove tirò prontamente un coltello in direzione della voce.
Da dietro un’albero spuntò il ragazzo del distretto3
-Non uccidetelo, potrebbe esserci utile– disse Cato a bassa voce
-Che cosa??- chiese confusa Clove.
-Vorrei aiutarvi– disse il ragazzo del 3 andando verso i favoriti con una lancia in mano e un taglio sul volto causato da Clove.
Cato gli si avvicinò.
-E cosa ti fa credere che noi abbiamo bisogno del tuo aiuto?- chiese il biondo curioso
-Posso aiutarvi a sotterrare le mine…-rispose il ragazzo a disagio per colpa dello sguardo omicida di Clove.
I favoriti ed il ragazzo si avvicinarono alla cornucopia.
-Mine?- chiese Marvel dopo essersi seduto su una scatola di plastica.
-C-certo– disse il ragazzo spaventato.
- Forse ho un’idea– disse Cato dopo qualche minuto.
Il biondo si alzò, uscì dalla cornucopia seguito dai compagni curiosi.
-Cos’hai in mente?- chiese Clove con sguardo interrogativo.
-Ora vedrai. Ragazzi, aiutatemi ad impilare tutte le provviste che abbiamo ma tenetene alcune da parte-
I ragazzi senza fare domande cominciarono a prendere gli zaini ed il cibo ed ad impilarli fino a formare una grande piramide vicino alla bocca della cornucopia.
 

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Capitolo 21
*** 21. Mine ***





-Bene e ora- chiese Marvel scettico
-Tu…- disse Cato indicando il ragazzo del 3—Hai detto di saper sotterrare una mina-
Il ragazzo annuì titubante
-Bene,mettiti subito al lavoro … voglio delle mine intorno alle provviste, così se uno stupido tributo si avvicinerà senza sapere delle mine, salterà in aria-  Disse fiero della sua idea.
Clove si mise a ridere divertita.
I favoriti rimasero a fissare il ragazzo mentre posizionava intorno alle provviste con cautela le mine.
Dopo due ore Cato e Marvel andarono verso il bosco per vedere se riuscivano a trovare degli stupidi tributi imprudenti.
Clove rimase vicino alla cornucopia assieme al ragazzo del 3.
La mora si diresse  verso alcune armi dalla lama argentea e incominciò ad affilarle sotto lo sguardo impaurito del ragazzo.
-Allora...da quanto tempo ti alleni per questi giochi?- chiese titubante il ragazzino.
Clove alzò gli occhi arrabbiata.
Si mise in piedi e con un calcio buttò a terra il ragazzo.
-Non provare ad attaccare bottone con me ragazzino– disse puntandogli una spada alla gola.
Il ragazzo annuì e si rimise a sedere senza parlare più fino all’arrivo di Marvel e Cato.
-Allora?- chiese Clove ai compagni
- Niente– disse Cato buttando a terra la spada.
 
                                                                              ***
Il giorno lasciò il posto alla notte.
I favoriti ed il ragazzo del 3accesero un fuoco fuori dalla cornucopia e mangiarono la carne di manzo essiccata trovata dentro uno zaino.
-Allora cosa faremo domani?- chiese Clove guardando il fuoco incantata
-Noi andremo nel bosco a cercare gli altri tributi. Tu invece…- disse indicando il ragazzo del 3—rimarrai qui a fare la guardia-
Marvel si addormentò guardando le stelle accanto alla sua lancia mentre Cato, dopo tanto tempo si stese affianco a Clove.
La mattina dopo i tributi favoriti si incamminarono verso il bosco con uno zainetto, coltelli, spade e lance.
Videro in lontananza del fumo e lo seguirono.
Camminarono per il bosco un’ora cercando gli altri tributi ma non trovarono nessuno.
Dopo 3 ore di ispezioni un’esplosione lontana attirò la loro attenzione.
-Oh no!- disse Clove correndo verso la cornucopia.
Attraversarono il bosco correndo verso il prato.
Quando uscirono dalla boscaglia trovarono  tanto fumo e i le loro provviste andate in fiamme.
Clove e Marvel cercarono qualcosa da salvare tra le macerie.
Cato si avvicinò al ragazzo del 3 arrabbiato.
-Dovevi fare la guardia!- disse con la spada in mano.
Il ragazzo indietreggiò spaventato.
 
Il suo esile corpo sembrava un bastoncino in confronto ai muscoli di Cato.
Con un colpo veloce Cato ruppe il collo al ragazzo sotto lo sguardo divertito dei compagni.
-Dove hai imparato quella mossa?- chiese Clove ammirata, con un sorriso sadico che le solcava le labbra.
-Sono andato in accademia per qualcosa– rispose Cato.
Il resto della giornata i favoriti la passarono al lago, aspettando che qualche stupido si facesse vivo, quando però arrivò la notte cominciò la battuta di caccia notturna.
Clove e Cato presero gli occhiali a visione notturna dal loro zaino mentre Marvel dava fuoco ad un rametto per usarlo come torcia.
I tre ragazzi silenziosamente si inoltrarono nel bosco mentre in cielo brillava il volto del ragazzo del 3.
Erano rimasti solamente Marvel, Clove, Cato, Faccia di Volpe, Katniss, Peeta, Thresh e la piccola Rue.
Dopo un’ora di caccia i favoriti sopraffatti dalla stanchezza decisero di tornare alla cornucopia.
La mattina dopo Clove fu svegliata da una stupidissima ghiandaia imitatrice che continuava a ripetere un suono composto da quattro note.
Si mise a sedere e si guardò intorno.
Cato dormiva poco distante da lei con la spada li accanto e Marvel dormiva vicino alle braci ancora calde poco distante dalle sue lance.
Piano la ragazza si alzò in piedi e silenziosamente si incamminò verso uno zainetto.
Bevve dell’acqua dalla borraccia e mangiò una barretta energetica.
Quando il sole cominciò a sorgere con un calcio svegliò gli altri ragazzi.
-Clove!- Urlò Cato guardandosi la gamba
-Ma sei sempre così?- chiese Marvel divertito.
Clove tirò un’occhiata fulminante ad entrambi facendoli ammutolire.
-Forza, Mangiate– disse Clove tirando ai due ragazzi una barretta energetica a testa.
I due ragazzi dopo aver mangiato raggiunsero Clove all’interno della cornucopia.
-Dobbiamo fare un inventario veloce– disse la mora
-Un cosa?- chiese Cato confuso
-Controllare le cose che ci sono stupido!- gli urlò Clove.
Marvel rise.
Clove si mise seduta a terra e cominciò a controllare il contenuto degli ultimi cinque zaini ancora intatti.
15 Barrette energetiche, 10 confezioni di Manzo, abbastanza Acqua, 5 occhiali per la vista notturna.
Dopo circa 30 minuti di controlli i ragazzi si alzarono, raccolsero le armi e si diressero verso il bosco, in cerca di qualche preda.
Dopo circa un’ora trovarono il ragazzo del distretto 10 seduto su una pietra vicino ad un ruscello mentre cercava di riempirsi la borraccia.
 

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Capitolo 22
*** 23. I veri sfortunati amanti ***




La mora fu svegliata dall’inno di Panem.
Uscì piano dalla caverna e guardò il cielo.
Il volto di Marvel splendeva luminoso in contrasto con l’oscurità della notte, solamente lui e il ragazzo del distretto 10 erano morti quella mattina.
Finito l’inno la notte ritornò scura e silenziosa.
Lentamente tornò nella grotta.
-Addio Marvel– disse volgendo un ultimo sguardo al cielo prima di addormentarsi.
La mattina dopo si svegliò all’alba affamata.
Si alzò e uscì dalla grotta.
Aveva dimenticato lo zaino alla Cornucopia e ora malediceva se stessa.
In cerca di cibo o di vittime si inoltrò nel bosco.
Dopo qualche minuto riuscì a trovare un cespuglio di lamponi.
Ne raccolse un po’ e li mangiò.
Continuando a camminare trovò un fiumiciattolo,là bevve e si mise a sedere su una roccia con due coltelli tra le mani.
Chiuse gli occhi e volse il viso verso il cielo.
Il sola mattutino le riscaldava piacevolmente la pelle.
Abbassò lo sguardo e vide un albero davanti a lei.
Un albero che aveva qualcosa di familiare, qualcosa di conosciuto.
Era identico all’albero del parco del distretto 2.
Con la mente ritornò al giorno in cui aveva conosciuto Cato.
-Questo significa che saremo nemici– aveva detto lei.
E ora finalmente loro stavano partecipando agli Hunger Games ma erano tutt’altro che nemici.
Loro erano i veri sfortunati amanti, non i ragazzi del 12.
-Prometti che se potremo vinceremo insieme?- le aveva chiesto lei quando si erano rivisti dopo tanti anni.
-Certo, insieme o niente– le aveva risposto Lui.
Solamente illusioni, loro avrebbero dovuto capirlo subito.
Venire agli Hunger Games e vincere insieme.
Non sarebbe mai potuto succedere.
E nel loro cuore lo sapevano già.
E ora, eccoli li, a combattere in un’arena, con un solo vincitore.
Uno di loro due sarebbe sicuramente morto e Clove preferiva che fosse lei a morire e non Cato.
Per quanto bramava la gloria che Capitol City riversava sul vincitore avrebbe preferito morire che uccidere Cato.
Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.
Con una manica si asciugò il viso e si alzò dalla roccia, armata di coltelli.
Se doveva morire in quell’arena l’avrebbe fatto da guerriera.
Dopo aver assaporato ancora un po’ il sole sulla pelle si diresse verso l’ombra del bosco alla ricerca di qualche sfortunata vittima.
La voce conosciuta di Claudius Templesmith interruppe la sua  caccia ai tributi.
-Attenzione Tributi– cominciò– il regolamento ha subito una leggera variazione. La regola che permetteva solo un vincitore è stata sospesa. D’ora in poi saranno potuti incoronare ben due vincitori, purché provenienti dallo stesso distretto. Felici Hunger Games, e possa la fortuna sempre essere a vostro favore-
Clove si accasciò a terra mentre gli uccelli ricominciarono a Cantare.
Non era possibile, era un sogno, un bellissimo sogno.
Due vincitori...non era mai successo prima.
Forse...no, non poteva essere, era impossibile, era solamente la sua testa che la stava prendendo in giro.
Questo voleva dire che loro sarebbero potuti tornare insieme a casa, vittoriosi e innamorati.
Com’era possibile?
Non poteva crederci, ora non aveva il tempo di Crederci, doveva fare una cosa più importante.
Si alzò in piedi scattante e cominciò a correre attraverso gli alberi.
-Cato!- urlò con le lacrime agli occhi
-Cato!- ripetè.
La voce del biondo in lontananza le rispose.
-Clove!- disse correndo verso la mora.
Clove fu colpita sul volto da un ramo che le tagliò una guancia.
-Cato!- ripetè vedendolo
-Clove– urlò lui.
I due ragazzi si corsero incontro.
Quando furono abbastanza vicini la mora gettò le braccia attorno al collo del ragazzo mentre lui le cingeva i fianchi abbracciandola.
La Mora scivolò su delle foglie secche e finì per terra, facendo cadere anche il biondo.
Clove alzò lo sguardo e vide che Cato era sopra di lei.
Lei si avvicinò al viso del biondo e Cato fece lo stesso.
Piano le loro labbra si appoggiarono e rimasero attaccate per lunghissimi secondi, in un bacio dolce e sincero.
Cato piano liberò la mora dal duo peso e l’aiutò ad alzarsi.
-Te l’avevo promesso. Insieme- disse Cato
-Fino alla fine– disse Clove baciandolo di nuovo
I due ragazzi di nuovo insieme si diressero verso la cornucopia per fare scorta di cibo.
-Perché hanno cambiato questa regola secondo te?- chiese dopo un po’ Clove guardando Cato
Il biondo ci pensò un po’ e poi disse:
-Forse..hanno visto che non ci sono solamente gli sfortunati amanti del distretto 12-fece una pausa– Noi siamo i veri sfortunti amanti Clove, ma nessuno lo sa-
Clove guardò il cielo e gli sorrise.
Arrivati alla cornucopia mangiarono e poi  si diressero verso il lago.
Quando arrivarono fino alla riva Clove si tolse la giacca e si immerse nell’acqua limpida del lago.
Cato la raggiunse dopo poco.
-Com’è stata la notte senza di me?- chiese Cato con un ghigno.
-Fredda– disse Clove immergendosi in acqua.
La notte di entrambi era stata fredda, buia e solitaria.
-Allora tu e Glimmer?- chiese Clove volendo mettere le cose in chiaro.
-Non lo hai ancora capito? Era per farti ingelosire Stupida!- rispose il biondo.
Clove guardò l’acqua imbronciata e senza farsi vedere cercò di tirare fuori un coltello dalla giacca.
Cato se ne accorse così la prese per i fianchi e la tirò a se, facendole appoggiare la testa sul suo petto.
-Lei era solamente una stupida oca...e di te che mi importa veramente– disse
Clove lo abbracciò.
Quando il sole cominciò a tramontare i due ragazzi dopo essersi asciugati riattraversarono il bosco verso la Cornucopia.
Dopo aver cenato accesero il fuoco e si stesero a terra, guardando le stelle.
Cato si avvicinò a Clove e lei appoggiò la testa sul petto muscoloso del biondo.
Cato accarezzò con una mano il taglio sullo zigomo di Clove.
-Non mi hai mai detto com’era il distretto 1– disse Clove guardando le stelle.
-Molto simile al nostro direi. I sei anni che sono stato via gli ho passati allenandomi nelle loro accademie e, indovina chi ho conosciuto la?- chiese il biondo.
-Glimmer!?- chiese la mora alterata.
Il biondo annuì divertito.
-Ecco perché ti stava così addosso!–  riflettè la mora.
-Ma per favore Clove! Tutte le ragazze mi stanno addosso e tu ne sei un chiaro esempio– disse il biondo ridendo sfacciato.
La mora si alzò in ginocchio e puntò un coltello in prossimità del collo del ragazzo.
-Ah, ah, ah– disse per niente divertita.
Il biondo velocemente afferrò il polso con il quale la mora teneva il coltello e la costrinse a mollare la presa sull’arma.
Con il polso ancora bloccato nella morsa di Cato Clove si rimise stesa a terra.
-Non ci provare più– disse il biondo divertito.
La mora lo guardò in modo atroce.
-Ho ancora parecchi coltelli Cato– disse
Il biondo sorrise divertito tenendole ancora stretto il polso.
Adorava l’atteggiamento sicuro e aggressivo della sua piccola assassina.
Dopo dieci minuti una voce ben conosciuta interruppe le loro conversazioni.
-Attenzione tributi– disse – All'’alba di domani vicino alla cornucopia sarà allestito un festino. E’ un’occasione da non perdere perché, tutti voi avete bisogno disperatamente di qualcosa.
-E’ il nostro momento, la ci saranno tutti i tributi presumo– disse il biondo.
-L’hanno fatto apposta. Vogliono darci l’occasione di uccidere gli altri tributi ed contemporaneamente darci qualcosa di cui abbiamo bisogno– disse la mora.
-Prima dell’alba dobbiamo andarcene di qui– disse Cato.
La mora annuì e riprese a guardare il cielo.
Le stelle non erano mai state più luminose.
 

 
 

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Capitolo 23
*** 22. Perdonami ***








-Avete sentito come urlava?- chiese Clove ai compagni ridendo
Cato rise
-SI! Non mi uccidete, vi prego, vi prego!- Disse Marvel  imitando la voce del ragazzo del distretto 10
-Bel colpo – disse Clove complimentandosi con il moro.
-Si, niente male– si intromise Cato spazientito
Marvel si pulì la lancia intrisa di sangue sulla manica della giacca.
I favoriti continuarono a camminare in mezzo al bosco fino ad arrivare alla riva di un fiumiciattolo.
Cato si inginocchiò su una roccia e guardò le goccioline rosse che la sormontavano.
-Sangue– disse rialzandosi
-Il ragazzo innamorato?- chiese Marvel
-Possibile– rispose il ragazzo
I tre favoriti continuarono a camminare seguendo le gocce di sangue presenti sulla riva.
Dopo 10 minuti le tracce si interruppero.
-Non possono finire qua– disse Marvel ricontrollando attorno
-Non può essere morto, non abbiamo visto la sua foto proiettata in cielo la scorsa notte– disse Clove a bassa voce guardandosi in giro
-Dev’essersi nascosto– continuò Cato
-Che cosa facciamo?- chiese Marvel brandendo la lancia appuntita.
-Torniamo alla Cornucopia - disse Cato guardandosi intorno
-Perché? Perché non cercarlo?- chiese Clove al compagno.
-Non abbiamo tempo da perdere, morirà dissanguato o mangiato da qualche animale– le rispose il Biondo
Clove rimise in tasca un coltello ma ne tenne comunque un altro in mano.
I tre ragazzi riattraversarono il bosco fino alla cornucopia
Clove andò a prendere del Manzo dallo zaino più vicino, estrasse una borraccia e la aprì, era rimasto solamente un goccio d’acqua.
Si avvicinò ai compagni che stavano affilando le loro armi
-Non c’è quasi più acqua, dobbiamo andare al lago più tardi– disse
-Va bene– disse Cato
La  mora diede un po’ di manzo ai compagni e si stese sul prato.
Dopo aver mangiato la sua porzione si addormentò con un coltello tra le mani.
 
-Scappate!-urlò Cato
Clove e Marvel lo precedevano correndo attraverso il bosco.
Un ibrido si presentò davanti al loro.
Il grosso Cane con un movimento veloce si buttò addosso a Marvel, strappandogli la gola, dalla quale fuoriuscì un fiume di sangue.
Clove si girò verso Cato, ma il biondo non c’era più.
-Clove!- urlò la voce famigliare poco lontano da lei.
Con le lacrime agli occhi Clove corse verso la voce.
Poco distante da lei trovò una spada intrisa fino all’elsa di Sangue
-Cato!- urlò disperata guardandosi intorno
Ricominciò a correre.
Qualche secondo dopo si ritrovò stesa a terra, era inciampata, piano si alzò e davanti a lei vide il corpo inerme di Cato, sbranato da un ibrido, avvolto in una pozza di sangue.
Piangendo alzò lo sguardo e vide la bestia proprio sopra il corpo del suo compagno.
L’ibrido con un agile salto si piombò su di lei con le fauci spalancate e poi, solo buio.
 
 
Clove si alzò all’improvviso urlando.
Guardò la mano con cui ancora stringeva il coltello.
Il palmo era squarciato e sangue caldo fuoriuscì dalla ferita.
Cato le si avvicinò e prese la mano della ragazza tra le sue.
-Dobbiamo muoverci, Devi lavarti questo taglio, è profondo. Cosa è successo?- chiese il biondo
-Un incubo– disse Clove scrollando la testa
Marvel raggiunse i compagni ed insieme si incamminarono verso il lago, dopo 30 minuti arrivarono.
Clove che ancora si teneva stretta la mano insanguinata,  se la pulì con l’acqua dolce e fresca.
Dopo qualche minuto Marvel prese la parola
-Ho sentito dei rumori venendo qui, vado a controllare– disse
-Non da solo!- disse
-Probabilmente è stato solo uno scoiattolo, non preoccupatevi, vado solo ad ispezionare in giro– rispose il Moro sorridendo
Cato si arrese e Marvel brandendo la lancia si diresse verso il bosco.
Cato si mise a sedere affianco a Clove su una roccia.
Dopo 10 minuti, sentirono provenire dal bosco un colpo di cannone e poi, ancora un altro.
I due ragazzi si alzarono in piedi scattanti e si guardarono negli occhi.
-Marvel…- sussurrò Clove
Clove seguita da Cato corse dentro il bosco, attraverso gli alberi.
-Marvel!- urlò Clove correndo.
Nessuno rispose
-Dov’è finito?- chiese Cato preoccupato guardandosi in giro.
Dopo 10 minuti trovarono Marvel a terra, immerso in una pozza di sangue, con una freccia conficcata in gola.
-Dannazione! La ragazza di fuoco!- urlò Cato scaraventando la spada a terra ed estraendo la freccia dal collo del compagno.
Un lacrima silenziosa scese dagli occhi di Clove.
Marvel era un amico per lei. Lui non avrebbe mai preso il posto di Cato nel suo cuore ma era comunque un ragazzo con il quale aveva legato, con il quale aveva chiacchierato e scherzato e ora era morto anche lui. Lei sapeva che era inevitabile, ma vederlo morto per mano della ragazza di fuoco, della smorfiosa del 12, la faceva arrabbiare ancora di più.
Cato si avvicinò a lei e la abbracciò, mentre lei fissava il corpo di Marvel.
La Mora si portò le tre dita centrali della mano sinistra alla bocca e le alzò in segno di rispetto.
Cato la prese per mano e la condusse attraverso gli alberi concedendo il tempo agli hovercraft di portare via il corpo di Marvel e della bambina dell’ 11.
Clove dopo qualche minuto si fermò.
Cato i mise di fronte a lei con sguardo serio.
-Siamo rimasti noi Cato…- fece una pausa– e non voglio essere io a colpire per prima-
Il biondo non disse niente, si sentì solamente il vento tra le foglie degli alberi.
Il ragazzo subito sembrò non capire ma poi capì.
-Non vorrai mica…-
-Sì, solo uno può vincere e non voglio che alla fine l’ultimo combattimento si disputi tra noi..non riuscirei ad ucciderti-
Clove sorpassò Cato e cominciò a camminare verso il bosco.
-No! No! Non possiamo dividerci Clove!- le urlò Cato prendendole un polso.
-Perdonami– disse lei in un sussurro voltandosi verso di lui per qualche secondo per poi riprendere il cammino.
Cato vide per la rpima volta dopo tanto tempo Clove piangere.
Le asciugò una lacrima con la mano e le lasciò il polso.
-Ti ritroverò, te lo prometto– sussurrò lui guardando la ragazza allontanarsi correndo attraverso gli alberi.
Clove si sentiva malissimo, sia per Marvel ma soprattutto per Cato.
L’aveva abbandonato, per la seconda volta si erano allontanati l’uno dall’altra.
Senza fermarsi continuò a camminare dentro il bosco.
Dopo un’ora si fermò e si mise a sedere su un sasso, estrasse una barretta energetica dallo zaino e bevve un po’ di acqua.
Riprese il cammino dopo pochi minuti.
Quando il sole cominciò a Calare trovò una grotta in cui rifugiarsi, entrò, estrasse un paio di coltelli dalla giacca, gli occhiali per la vista notturna e si stese sul pavimento bagnato della caverna.
 
 

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Capitolo 24
*** 24. Non mi lasciare, ti prego ***



Prima dell’alba i due ragazzi lasciarono la Cornucopia e si rifugiarono nel bosco.
Si fermarono sotto una grande quercia e si misero a sedere mentre il cielo sopra di loro era ancora buio.
Clove appoggiò la testa contro il tronco dell’albero mentre Cato controllava la lama della sua spada.
-Non siamo rimasti in tanti– disse Cato lasciando la spada e avvicinandosi a Clove.
La ragazza scosse la testa
-Noi, gli innamorati del 12, la ragazza del5 e quello dell’11-disse.
-Quella del 5? E’ ancora viva? Quella dai capelli rossi e la faccia da volpe?- chiese il biondo realmente stupito
-Mi sorprendo anche io che sia arrivata fin qui– disse Clove.
La mora appoggiò la testa sulla spalla del compagno e lui le cinse le spalle.
Quando il cielo cominciò a rischiarire e il sole cominciò a sorgere i due ragazzi si alzarono e si misero l’uno di  fronte all’altra.
-Cosa facciamo?- chiese Clove.
-Dobbiamo dividerci le vittime– disse facendo un passo verso di lei.
-Ti prego, ti prego lasciami la ragazza di fuoco!- disse la mora in tono di supplica.
-Va bene, ma promettimi che farai divertire il pubblico-disse il biondo prendendole il viso tra le mani.
-Promesso– disse Clove sorridente.
I due ragazzi si incamminarono per nascondersi nei paraggi della cornucopia.
Improvvisamente Cato si fermò e afferrò il polso della mora che si girò sorpresa, esattamente come al loro primo incontro.
-Te l’ho promesso, vinceremo insieme, E io mantengo le promesse– disse lui.
Il ragazzo d’impulso baciò Clove, che ricambiò.
Le sue labbra erano calde, in contrasto con quelle della mora.
Quando si staccarono si guardarono negli occhi per lunghissimi secondi fino a quando non sentirono la ragazza del 5 correre via con il suo zainetto.
-Vado a vedere se riesco ad ucciderla– disse Cato stringendo la spada saldamente.
Clove li sorrise e lui le diede un altro leggero bacio prima di correre via attraverso il bosco, a caccia di tributi.
Clove afferrò due affilati coltelli dalla sua giacca e si appostò dietro un albero.
Dopo qualche minuto vide la ragazza del 12 correre verso il tavolo con gli zainetti.
La ragazza senza pensarci prese a correre verso Katniss.
La raggiunse velocemente senza farsi sentire e le tirò un coltello, tagliando il sopracciglio della ragazza di fuoco.
Clove si maledisse di non essere stata più veloce.
La ragazza di fuoco riuscì a tirare una freccia, colpendo il braccio sinistro di Clove.
La ragazza estrasse la freccia dalla spalla e si ributtò addosso a Katniss, riuscendo a inchiodarla a terra, bloccandole le braccia e le gambe.
-Dov’è il tuo ragazzo distretto 12? Ancora in giro?- chiese con fare curioso Clove.
-Adesso è la fuori e da la caccia a Cato– rispose rabbiosa e dolorante Katniss -Peeta!- urlò.
Clove per un istante alzò la testa in cerca del ragazzo innamorato ma quando constatò che non sarebbe venuto ripose di nuovo tutta la sua attenzione su Katniss.
-Bugiarda– disse con un ghigno. –E’ quasi morto. Cato l’ha ferito. Probabilmente lo hai legato su qualche albero mentre tenti di tenerlo in vita. Cosa c’è in quel grazioso zainetto? La medicina per il ragazzo innamorato? Peccato che non l’avrà mai– disse Clove con Rabbia e sarcasmo.
La mora si aprì la giacca foderata di coltelli e dalla quarta tasca ne estrasse uno affilato con una lama ricurva e l’impugnatura di pelle rossa.
-Ho promesso a Cato che se ti avesse lasciato a me avrei offerto al pubblico un bello spettacolo– disse Clove Divertita.
Katniss cercò di disarcionare Clove ma inutilmente.
-Lascia perdere distretto 12. Ti uccideremo. Come abbiamo fatto con quella tua patetica piccola alleata...come si chiamava? Rue? Be’ prima Rue poi te e poi lasceremo semplicemente che la natura si occupi dell’innamorato. Che te ne pare?- disse Clove piena di rabbia ma con un sorriso sadico stampato in volto.
-Allora da dove cominciamo?- chiese.
Clove con la manica della giacca ripulì il sangue sul viso di Katniss e cominciò ad esaminarlo, come per voler decidere quale motivo incidervi.
-Penso...che inizieremo dalla bocca– disse Divertita e arrabbiata.
Il sole cominciò a essere alto in cielo.
-Si non penso che le labbra ti serviranno più a molto. Vuoi mandare un bacio al Ragazzo Innamorato?- chiese.
La ragazza di fuoco sputò sangue e saliva in faccia a Clove.
La mora cominciò a ribollire di rabbia.
Come si era permessa quella smorfiosa di fare una cosa simile?
-Bene, allora. Iniziamo– disse Furiosa.
 Clove attentamente cominciò a intagliare la bocca di Katniss prima di ritrovarsi sospesa a Trenta centimetri da terra.
Thresh.
Il muscoloso ragazzo dell’11 aveva sollevato da terra Clove e l’aveva inchiodata alla cornucopia, tenendola per il collo.
-Cos’hai fatto a quella ragazzina? L’hai uccisa?- urlò rabbioso.
A Clove mancò il respiro, la mano di Thresh era troppo stretta.
-No! No, non sono stata io!- disse scioccata e impaurita.
-Hai detto il suo nome. Ti ho sentito. L’hai uccisa?- chiese –L’hai fatta a pezzi come stavi per fare con questa ragazza?-
-No! Non sono stata io!- urlò sfinita.
Quando vide il sasso che il ragazzo teneva in mano perse la ragione.
-Cato!- urlò disperata con il poco respiro che le rimaneva –Cato!- ripetè con l’ultimo rantolo.
-Clove!- urlò in risposta Cato in lontananza.
Thresh sollevò la mano con il sasso e colpì Clove, facendola cadere a terra, in fin di vita con una rientranza sulla tempia.
-Clove!- urlò il biondo addolorato vedendo la mora stesa a terra.
Il ragazzo corse a perdifiato fino quando non raggiunse la ragazza.
Lui si inginocchiò, lasciando cadere la spada a qualche metro di distanza.
-Clove! No, ti prego!- disse mentre accarezzava il viso della ragazza.
-Clove, io...Ti amo...ti prego!- disse mentre lacrime gli rigavano il viso.
-Non mi lasciare!- disse Accarezzandola ancora.
-Mi...mi dispice. Ti amo Cato, mi dispiace.– disse le mora con un ultimo flebile respiro.
-Anche io, anche io ti amo Clove..sono qui Clove! Ti prego! Guardami! Non mi lasciare!- urlò in lacrime disperato.
In quell’istante un colpo di Cannone risuonò nell’arena e gli occhi azzurri di Clove si chiusero, Per sempre.
Il biondo sentì il colpo di cannone come se avesse colpito il suo cuore.
Il suo cuore gli era stato portato via.
Se ne era andato via con lei.
Lei era il suo Cuore, lei era il suo tutto.
L’unica ragione per cui combatteva se ne era andata.
Cosa avrebbe fatto?
-Clove…- disse sussurrando -Dovevo stare qui con te...ti prego...perdonami– disse piangendo.
Dopo qualche minuto Cato si alzò e prese tra le braccia il corpo inerme della ragazza.
Si avviò verso il bosco e dopo aver trovato la radura dove erano morti sia Marvel che Rue adagiò il corpo sull’erba morbida.
Il biondo si portò il viso di Clove fino alle ginocchia, le accarezzò i capelli corvini e la rientranza insanguinata nella tempia.
-Te l’ho promesso– sussurrò –io mantengo le promesse– finì.
Le aprì la giacca ed estrasse 6 coltelli dalle tasche e le richiuse la cerniera.
Prese cinque coltelli e se li mise in tasca, l’ultimo coltello lo mise tra le mani di Clove.
Un coltello con la lama finissima decorata da sottili linee dorate e con L’elsa fatta di cuoio colorato d’oro.
Asciugò l’unica dolorosa lacrima che regnava sul viso di Clove, una lacrima versata non per il dolore ma per amore, un amore che loro avevano condiviso fino alla fine.
Le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la baciò, per l’ultima volta.
 

 

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Capitolo 25
*** 25. Gliel'ho promesso, Insieme o Niente ***







-Thresh!- urlò il biondo vedendo il ragazzo in mezzo al bosco.
Cato cominciò a correre verso il moro con un coltello lungo e affilato in mano.
Thresh si alzò e senza scappare guardò Cato correre verso di Lui.
-Ah, il ragazzo del 2. Vuoi uccidermi ora?- disse raccogliendo il Macete da terra.
-Tu….sei stato tu a uccidere Clove?- chiese Cato furioso con gli occhi lucidi ma deciso a non piangere di fronte al suo avversario.
-Clove? Ah la tua compagna! Può darsi– disse arrabbiato.
Cato tenne lo sguardo ben fisso su Thresh mentre continuava a rigirare il coltello affilato tra le mani.
Il biondo dopo qualche secondo riprese a correre verso Thresh con il coltello in pugno.
Si buttò addosso al moro facendolo cadere a terra con il macete stretto tra le mani.
Thresh riuscì a rimettersi in piedi mentre Cato cercava di colpirgli un punto mortale con uno dei coltelli di Clove.
Il moro riuscì a schivare il colpo al cuore di Cato e con l’arma cercò di tagliare la gola al biondo che però schivò velocemente.
Con uno scatto il biondo riuscì ad arrivare dietro a Thresh e con un coltello gli squarciò la parte posteriore del ginocchio.
Thresh accortosi del colpo si girò verso Cato e con il macete gli fece un profondo taglio alla parte superiore del braccio.
Cato tirò il coltello all’altro ginocchio di Thresh centrandolo.
Il moro si ritrovò in ginocchio con entrambe le ginocchia squarciate e con l’arma a terra.
Da davanti Cato fissò gli occhi completamente neri e vuoti di Thresh e con un movimento Fluido gli tagliò la gola.
Con il coltello di Clove completamente insanguinato ancora in mano guardò Thresh cadere immerso in una pozza di sangue, il suo sangue.
Rivolse gli occhi al cielo.
Il cielo azzurro come gli occhi di Clove.
Il sole splendente come lei quando gli sorrideva.
Con una mano afferrò la collana che li aveva legati.
Una nuvola nera passò e oscurò il sole.
Dopo aver preso lo zainetto del distretto 11 e quello suo e di Clove tornò alla Cornucopia.
Quando la notte seguì al giorno Cato accese un fuoco vicino alla bocca della Cornucopia ed aprì gli zainetti.
Prima aprì quello di Thresh e dentro vi trovò una crema per le ferite e una mole per affilare la macete.
Dopo essersi curato il taglio al braccio con la crema destinata a Thresh, Cato aprì il suo zainetto.
Dalla sacca estrasse una grande armatura fatta di maglia di catena dorata.
La appoggiò sull’erba e riguardò lo zaino.
Dentro c’era un’altra armatura, Più piccola ma uguale alla precedente.
L’armatura destinata a Clove.
Se Thresh non fosse arrivato loro avrebbero già vinto, avrebbero ucciso tutti, sarebbero ancora insieme, avrebbero vissuto insieme la loro vita, Insieme.
Una lacrima bagnò l’armatura della ragazza.
Cato si stese a terra ma tenne l’armatura tra le mani e dopo parecchi sforzi riuscì ad addormentarsi.
Non si preoccupava. E perché avrebbe dovuto? Nessuno avrebbe tentato un attacco proprio a lui quella notte, nessuno sarebbe stato tanto stupido. Se qualcuno lo avesse fatto sarebbe andato incontro a morte certa. La tristezza, la rabbia, il dolore, la disperazione e tutti i sentimenti scatenati in lui dalla morte di Clove non se ne sarebbero andati.
Il giorno successivo Cato lo passò nella Cornucopia, a controllare le Armi.
Qualche volta riprese in mano l’armatura di Clove e ripensò ai momenti che avevano vissuto insieme.
 
-Io sono Cato– aveva detto lui.
-Clove– aveva risposto la mora mentre il suo viso cominciava lievemente ad arrossire
 
Il primo loro incontro, il primo loro giorno insieme.
Avrebbero mai immaginato che sarebbe finita così?
 
-Non ho dimenticato niente, non ho dimenticato i tuoi splendidi occhi o i tuoi capelli corvini, non ho dimenticato che hai cercato di uccidermi con un coltello, non ho dimenticato la sensazione di vuoto nel lasciare il distretto, nel lasciare te- le aveva detto.
Il loro incontro dopo tanti anni.
 -Non chiamarmi ragazzina Cato –
Dopo qualche secondo le loro posizioni si ribaltarono velocemente, lui la prese per un braccio e la butto a terra, facendo attenzione  non essere troppo brutale. Prese la sua spada e la puntò alla gola di Clove che stava stesa a terra con gli occhi spalancati.
-E ora come la mettiamo Clove?-
 
Il loro primo allenamento insieme.
Tutti questi ricordi riaffiorarono in lui per tutto il giorno, e il giorno dopo e quello dopo ancora.
Aveva perso la voglia di combattere, la voglia di uccidere.
Tutto se ne era andato con lei. Tutto.
Tre giorni dopo, durante la notte decise finalmente di andare nel bosco a cercare gli sfortunati amanti.
Camminò per il bosco buio per qualche ora fino a quando non sentì un rumore.
Un rantolo, un ringhio.
Senza poter fermarsi continuò a camminare verso lo strano suono fino a quando non arrivò nella radura dove aveva lasciato Clove.
Un ibrido lo stava fissando.
Un lupo agli occhi degli spettatori,un arma per gli strateghi e una condanna a morte per i tributi.
Gli occhi verdi lo scrutavano attraverso l’oscurità.
Il pelo chiaro rifletteva i raggi della luna.
Attorno al collo una collana ornata di gioielli.
Cato cominciò a indietreggiare piano, portò una mano alla cintura e solo in quel momento capì che con lui non aveva nessuna arma.
Dopo aver capito qual’era l’unica cosa da fare cominciò a correre attraverso il bosco, diretto alla cornucopia.
Pochi secondi dopo sentì il rumore dei passi pesanti dell’ibrido correre dietro di lui.
Sentì i passi aumentare, come se ce ne fossero di più.
Spinto a correre ancora più veloce per non essere ucciso da quelle bestie continuò ad attraversare il bosco, ferendosi grazie ai rovi e alle innumerevoli piante taglienti di quell’arena.
Davanti a lui, poco distante da una grossa quercia vide sia Katniss che Peeta, con le facce spaventate.
La ragazza tirò una freccia che colpì il petto di Cato però rimbalzando via grazie all’armatura.
Il biondo passò tra di loro.
Non avrebbe potuto ucciderli in alcun modo, ora la priorità era salvarsi.
Continuando a correre finalmente in lontananza riuscì a intravedere la Cornucopia.
Arrivò e salì sul tetto della struttura per poi buttarsi su un fianco, sfinito dalla corsa, spaventato dagli ibridi ma anche contento.
Aveva capito che quella notte sarebbe tutto finito.
Sentì Katniss e Peeta salire sulla Cornucopia cercando di uccidere gli ibridi.
Ora non prestavano attenzione a lui, cercavano di non essere uccisi da uno dei 21 tributi.
Ancora steso su un fianco riuscì a girarsi verso gli  sfortunati amanti per vedere la scena.
Tutti gli ibridi erano molto simili a dei lupi.
Vide il più grande di loro saltare per cercare di riuscire a uccidere uno degli ultimi tre tributi ma, nel momento in cui saltò una delle frecce di Katniss lo colpì.
Un ibrido con familiari occhi azzurri e il pelo nero saltò, riuscendo a ferire gravemente le gamba del ragazzo innamorato.
-Clove– sussurrò Cato con un sorriso riconoscendola.
Il biondo dopo che il suo respiro ebbe rallentato si alzò in piedi e da dietro afferrò Peeta stringendogli la gola in una morsa fatale.
Indietreggiando si avvicinò al bordo della cornucopia mentre la Ragazza di fuoco puntava una freccia, dritta alla sua testa.
Cato sentì il sapore del sangue in gola e dopo un attimo di silenzio parlò.
-Avanti, Fallo!- disse –Uccidimi e lui viene giù con me!- continuò stringendo la morsa mentre il viso di Peeta diventava sempre più pallido.
-Io, io sono morto comunque. Lo ero fin all’inizio– disse mentre lacrime gli rigavano il viso macchiato di sangue.
-Fallo!- ripetè disperato.
Katniss esitò spostando un attimo l’arco dal viso.
-Io...gliel’avevo promesso– disse –Insieme o Niente– sussurrò chiudendo gli occhi mentre una freccia gli colpiva la mano e il ragazzo innamorato lo faceva precipitare giù dalla cornucopia.
In un istante si ritrovò steso sull’erba, accanto a lui era morta Clove.
Le bestie cominciarono a mangiarlo ma la corazza era troppo anche per loro.
Cato cominciò ad urlare ma non provò a scappare o a combattere.
Lo sapeva già. Lui era morto comunque.
Era morto insieme a lei.
Dopo qualche minuto gli ibridi avevano localizzato i punti non protetti e si erano fiondati sul collo e sulla testa.
Il dolore, la paura, le lacrime durarono un’eternità.
Gli ibridi non l’avevano ancora ucciso, era questo che voleva il pubblico.
Cato in fin di vita rivolse una muta preghiera a Katniss.
La pregò di mettere fine alla sua vita, mettere fine a quella sofferenza ma come cosa più importante la pregò di fargli rivedere Clove.
Katniss riuscì a percepire questa preghiera e la esaudì con una freccia, dritta alla testa di Cato.
Il ragazzo morì con un lieve sorriso sulle labbra.
Finalmente stava per ritrovare Clove.
 
 
 

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Capitolo 26
*** 26. Caro Cato ***











Caro Cato,
                Tu mi piacevi davvero ma evidentemente  io non meritavo le tue attenzioni tanto come Clove.
Solamente ora, vedendovi ho capito che quello che facevi era farla ingelosire con me.
Quella mattina, durante l’attacco degli aghi inseguitori avevi due possibilità: Salvare me o salvare lei.
Tu hai scelto di salvare lei.
Non ti preoccupare, ti ho già perdonato.
Io e Marvel stiamo bene.
                 Con Amore
                                   Glimmer
 
 
 
Cato,
        Ti ho odiato fin dal primo momento. Ti ho odiato perché gli unici tributi del mio distretto che dopo anni avevano qualche possibilità erano gli unici tributi che volevi uccidere veramente.
Ma, quando ti ho visto vicino alla Cornucopia, accanto al corpo della tua compagna morta mentre la supplicavi di rimanere li, con te ho capito una cosa.
A differenza di tutti gli altri anche voi avevate un cuore.
                               
                                   Haymitch
 
 
 
Cato,
          Ti prego di scusarmi per quello che è successo nell’arena. Ho realizzato solamente ora che noi eravamo solamente dei ragazzi. Solamente dei ragazzi costretti a combattere in uno spaventoso gioco.
Mi sono accorta troppo tardi, quando Clove gridava disperata il tuo nome, che voi eravate i veri sfortunati amanti e non noi.
Vi chiedo scusa ancora.
Vi abbiamo portato via l’unica possibilità che avevate di stare insieme, non riuscirò mai a perdonarmelo.
Non ti so dire esattamente che sentimenti provi in questo momento. Disperazione, Frustrazione, Felicità, Sollievo.
Ti prometto una cosa Cato, rovescerò Capitol City, Ucciderò il presidente Snow e finalmente gli Hunger Games saranno finiti per sempre.
 
                                        Katniss                             
 
 
 
 
Caro Cato,
                 Fin dal nostro primo incontro non ho fatto altro che pensarti. Ho passato notti insonne a pensare a quel bambino biondo che mi ha afferrato il polso e mi ha sussurrato il suo nome.
Quando mi sono offerta volontaria avevo paura ma quando ti ho sentito dire “mi offro volontario” i miei dubbi e le mie preoccupazioni se ne sono andate.
Ho odiato Glimmer da quando ti ha messo gli occhi addosso...non sai quante volte avrei voluto tagliarle la gola.
La mia morte non è stata colpa tua Cato. Doveva succedere, lo sapevamo entrambi.
Tu però sei arrivato in tempo. Sei arrivato in tempo per sentire i miei ultimi sussurri.
Mi hai portato nella radura e hai usato bene i coltelli che avevi estratto dalla mia giacca.
Quando ti ho visto uccidere Thresh ho pensato solamente una cosa: “Questo è il mio Cato”.
Mi hai fatto passare il periodo più bello della mia vita Cato e ti amerò per sempre.
Ci rivedremo Cato, promesso.
Con amore
                                           Clove
 

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Capitolo 27
*** 27. Cara Clove ***




Cara Clove,
                     Sono contento di averti conosciuta. Sei stata una grande amica per me durante questi giochi.
Amici, alleati ma niente di più. Avevo capito fin da subito che tra te e Cato c’era qualcosa  e non mi sarei mai voluto intromettere. Sei speciale Clove. Sei una guerriera formidabile, una grande amica e una ragazza favolosa.
Mi manchi
         
                         Con amore
                                             Marvel
 
 
Clove,
           Sono stato io a ucciderti, ti ho portato via la vita ma è questo che si fa durante gli Hunger Games.
Quando ti ho sentito pronunciare il nome di Rue la rabbia mi ha pervaso .
Non mi pento di quello che ho fatto ma vorrei comunque chiedervi scusa.
Quando Cato è venuto a cercarmi nel bosco e mi ha ucciso ho capito che tra di voi c’era qualcosa.
Aveva troppa rabbia negli occhi, troppo dolore, un dolore che si prova quando si perde una persona che si ama.
L’ho capito solamente ora, lui non mi ha ucciso perché voleva vincere ma l’ha fatto per vendicarti.
 
                                          Thresh
 
 
  
Clove,
          Perdonami per quello che è successo nell’arena.
Mi sono accorta quando Thresh ti ha afferrata e tu hai gridato il nome di Cato che voi volevate vincere insieme.
Cato come ultima cosa mi ha pregato in modo silenzioso. Mi ha pregato di ucciderlo e di farvi rincontrare.
Vi chiedo scusa.
Forse avrei dovuto farmi uccidere subito da te senza opporre resistenza ma io non volevo morire e nemmeno voi lo volevate.
Vi abbiamo portato via l’unica possibilità che avevate di stare insieme, non riuscirò mai a perdonarmelo.
Non ti so dire esattamente che sentimenti provi in questo momento. Disperazione, Frustrazione, Felicità, Sollievo.
Nei vostri distretti vincere gli Hunger Games è un segno d’onore e potenza, non riesco a capire che onore ci sia in questo.
Siete morti insieme e sento che è quello che volevate entrambi, volevate stare insieme nella vita e nella morte.
Ve lo prometto, rovescerò Capitol City, ucciderò il presidente Snow e finalmente gli Hunger Games avranno fine per sempre. 
                                        Katniss               
 
 
 
Cara Clove,
                   Non ti sei mai chiesta perché ti avessi salutata quel giorno al parco? Tutti ti guardavano con ammirazione nel nostro distretto. Eri una bambina nata per vincere, nata per combattere.
Ti avevo guardata di nascosto molte volte allenarti al parco da sola e volevo conoscerti. Non avrei mai immaginato che saremmo arrivati a questo punto. 
Nel distretto 1 non ho fatto altro che pensare a te. Rifiutavo ogni ragazza e continuavo a ripetermi “A casa c’è una ragazza più importante di tutte le altre”
Quella sera che sono venuto a mangiare a casa tua solamente dopo avevo capito che il vecchio amico di mio padre era tuo padre.
Da quella sera siamo diventati amici inseparabili e anche qualcosa di più. Era vero, l’amicizia si può trasformare in amore.
Penso tu sappia già perché mi sono offerto volontario, per proteggerti, per vincere insieme, per sacrificarmi per te se necessario.
 Mi dispiace molto per quello che è successo. Dovevo rimanere li con te, dovevo proteggerti e non l’ho fatto. Perdonami. Se fossi rimasto li noi ora saremmo insieme a casa, come vincitori.
Ti ho amato fin da subito Clove e non smetterò mai di amarti.
Ti troverò presto Clove.
                   Ti amo
                                         Cato
 

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Capitolo 28
*** 28. Li faceva sentire vivi ***





Passo dopo passo Cato continuò a camminare.
Si sentivano solamente i suoi passi riecheggiare per il percorso.
Si guardava in giro ma non vedeva niente, non vedeva niente al di fuori di un colore, il bianco. Il colore della purezza, della libertà, della sincerità ma anche del silenzio e della freddezza.
Ovunque guardasse vedeva solamente quel colore. Anche i suoi abiti erano bianchi, pantaloni lunghi e candidi e una camicia bianca completamente sbottonata sul davanti.
Continuò a camminare fino a quando in lontananza non sentì altri passi più leggeri aggiungersi ai suoi.
Il biondo affrettò il passo mentre gli altri passi diventavano sempre vicini e chiari.
Sempre guardando dritto davanti a se proseguì la strada fino a quando non vide qualcuno avanzare verso di lui.
Il viso pallido e decorato da tante piccole lentiggini, i grandi occhi azzurri come il cielo limpido, i lunghi capelli corvini lasciati sciolti, il vestito senza spalline bianco lungo fino a terra ed infine una cintura con due coltelli appesi.
Il ragazzo non poté credere ai suoi occhi.
-C...Clove– disse infine.
La ragazza fece un altro passo verso Cato.
-Ciao Cato– disse esibendo uno sfavillante sorriso.
Il biondo portò una mano verso il viso della ragazza e la accarezzò dolcemente, era tutto reale.
Clove appoggiò la sua mano su quella di Cato.
-Mi sei mancato tanto– disse con le lacrime agli occhi gettandosi verso di lui e abbracciandolo.
Cato le accarezzò la testa.
-Anche tu Clove, anche tu– disse.
La ragazza si staccò da lui e lo guardò negli occhi.
-Non lascerò che nulla ti porti più via da me, nulla– disse Cato
La ragazza gli sorrise dolcemente.
Le braccia del ragazzo si chiusero intorno a Clove sollevandola da terra e poi la baciò.
Le labbra di Clove sulle sue erano come Vita. Le mani della ragazza si aggrapparono alle braccia di Cato, stringendolo ancora più forte. Sentì il cuore del ragazzo battere attraverso la camicia aperta e a quel battito si aggiunse il suo.
Erano morti, il loro cuore non batteva più realmente ma stare vicini l’uno all’altra li faceva sentire vivi.
 
 
 
Heart beats fast
Colors and Promises
How to be brave
How can I love when I’m afraid to fall
But watching you stand alone
All of my doubt suddenly goes away somehow
One step closer

 
 
Il cuore batte veloce
Colori e promesse
Com’essere coraggiosi
Come posso amare quando ho paura di cadere
Ma mentre ti guardo li da solo
Tutti i miei dubbi improvvisamente si allontanano in qualche modo
Un passo in avanti
 
 
I have die everyday waiting for you
Darling don’t be afraid I have loved you
For a Thousand years
I love you for a thousand more

 
 
Sono morta ogni giorno aspettando te
Tesoro non aver paura ti ho amato
Per mille anni
Ti amerò per altri mille
 

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