Illusion.

di directioner_james_horan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter One ***
Capitolo 3: *** Chapter Two ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sono Courtney Wilson ho 17 anni, occhi verdi, capelli rossi e lentiggini in viso; sono abbastanza alta, magra quasi anoressica. Mia madre si chiama Jamie Wilson ha 20 anni, ceh volevo dire mia sorella in fondo è lei che si è presa cura di me per tutto questo tempo, mia mamma si chiama Clare non c’è mai in casa e se pure ci fosse non credo le importerebbe di me. Sono al quarto anno della Paul’s Accademy, sono molto presa di mira in quella scuola soprattutto da Chris e Josy; sanno molto sul mio conto soprattutto Josy, noi un tempo eravamo migliori amiche e ci raccontavamo tutto ogni minimo particolare. Chris lo conobbi poco dopo, ma li persi entrambi il 27 maggio dell’anno precedente, quando loro due insieme avevano creato una specie di comitiva contro di me, e chissà per quale motivo ce l’avevano con me. In classe ero la tipica ‘sfigata’ soprannominata così dai miei “compagni” di classe, solo perché a scuola andavo piuttosto bene. Venivo usata, maltrattata, sempre presa in giro per via della mia corporatura ma, la cosa che più mi feriva erano i miei genitori sempre distanti, che non si sono mai preoccupati di me, non ci sono mai stati e continueranno a non esserci questo è certo. Un giorno tornai a casa distrutta, stanca di vivere ed essere presa in giro, di soffrire, avevo lividi dappertutto mia sorella non c’era in casa, così mi diressi in bagno per sciacquarmi il volto nell’afferrare l’asciugamano si aprì un cassetto e da quest’ultimo si intravedeva un piccolo aggeggio di colore blu incuriosita aprii il cassetto e presi quell’affarino in mano, lo fissai attentamente era una lametta. Di giorno in giorno, correvo in bagno mi ci chiudevo dentro e fissavo sempre quell’oggetto, avevo sempre avuto il timore di farlo, ma stanca di tutto e di tutti la presi e iniziai a graffiarmi continuai finché i tagli non divennero profondi così da metterci su una miriade di cerotti per bloccare quel sangue, quel dolce sapore che d’un tratto divenne amaro per tutta la sofferenza. Posso affermare di essere diventata AUTOLESIONISTA. Conobbi Zayn Javaad Malik, un ragazzo dall’apparenza acido e meschino avevo paura di lui, tralasciai. Seguendolo, scoprii di giorno in giorno che aiutava coloro che non erano in gran forma, aveva un cuore d’oro, un giorno scausalmente mi scontrai con lui, dolcemente mi prese i libri e nel porgermeli mi sorrise dicendomi –“Credo che questi siano tuoi.” Presi quest’ultimi da mano al ragazzo e li riposi nell’armadietto, tutto questo continuando a fissare quelle iridi castane dannatamente perfette, capigliatura scura, sorriso da mozzare letteralmente il fiato, abbastanza alto sicuramente più di me, ne ero più che convinta. Passavano i giorni e lui conquistava sempre più la mia fiducia, arrivato al culmine di ciò lui mi domandò il perché del non riuscirmi a fidare in fretta delle persone, quando risposi a quest’ultima pensai a quei due farabutti che si approfittarono della mia ingenuità, risposi semplicemente dicendo la verità. Quel 22 maggio ci salutammo ed entrammo ognuno nell’opportuna classe, ma i miei pensieri erano al di fuori della lezione tale che venni ripresa un paio di volte. Era il 30 maggio conobbi Elianor Andrews alta, capelli castani e occhi altrettanto, aveva una corporatura alquanto snella. Giorno dopo giorno anch’ella acquistò la mia fiducia e diventammo migliori amiche, sapevo che di lei potevo fidarmi che non era come Josy, era l’esatto contrario dolce, gentile e sempre disponibile per tutti. Zayn ed Elianor si conobbero anch’essi, un giorno a pranzo, quando si sedettero al ‘mio’ tavolo iniziarono col presentarsi e ogni giorno lo passavamo con serenità insieme raccontandoci tutto e rafforzando così il nostro bel rapporto, diventammo inseparabili come fratelli; l’unico difetto era la classe eravamo in diverse sezioni ma ciò non ci permetteva di vederci a pranzo.

 

Ciao ragazze è da poco che sono su efp quindi non so esattamente come si usa, devo un secondo adattarmi; comunque spero che la storia che sto scrivendo vi piaccia molto non è la solita storia di due ragazzi che prima sono amici e poi si fidanzano, assolutamente no. Spero vi piaccia il mio modo di scrivere..ci metti molto impegno nel trovare vocaboli così. Mi chiamo Martina e spero mi aiuterete con le visite e le recensioni grazie.. buona Pasqua. *--*

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Capitolo 2
*** Chapter One ***


29 MARZO ORE 7.35 a.m

 

La sveglia suonava, assonnata la presi scaraventandola a terra. Andai di sotto, in cucina e vidi mia sorella che già mi aveva preparato la colazione, ahw quanto l’amavo; mangiai il tutto e salii su. Infilai un jeans alquanto stretto, la mia felpa preferita e le blazer nere, andai in bagno mi lavai i denti e il viso poi misi un filo di matita, sbarcai di sotto salutando Jamie. Mi chiusi la porta alle spalle, presi il cellulare e a quest’ultimo collegai le cuffie ascoltando quella musica che per un tratto di strada mi cambiava quella fottuta vita che stavo vivendo, appena partì "Let Her Go” molti ricordi riaffiorarono i miei pensieri, facendomi ritornare in mente quelle foto brutte ma in tal parte importanti, era lei Josy, in fondo faceva parte della mia precedente vita e di certo non potevo del tutto scacciare via quelle immagini. Si la odio ma in fondo molto in fondo ero cosciente di volerla ancora bene ma tutti quegli anni di amicizia sono gettati nella merda, troppo affetto non ricambiato mi ha solo ingannata e sinceramente era l’ultima persona dalla quale me lo sarei aspettata.. non so neanche il perché di questo suo atteggiamento, ma ormai quel che fatto è fatto e non si può tornare indietro per cancellare il passato cercando di avere un futuro migliore bisogna andare avanti anche se è difficile non avendo qualcuno che ti ascolta , prestandoti attenzione al cento per cento. Arrivai fuori scuola, mi diressi nel corridoio arrivando al mio armadietto, solitamente cosparso di mie foto, generalmente modificate, ma inconsuetamente oggi non c’erano, presunsi fosse uno scherzo infatti aspettai un paio di minuti nel vedere qualche telecamera sbucare da uno dei tanti armadietti, ma nulla accadde. Attesi per qualche altro minuto, non successe nulla così presi chimica e biologia per prima e seconda ora. La campanella riecheggiò per la seconda volta, segno che dovevamo andare in classe, mi incamminai verso la mia aula come tutti gli altri cercando di scampare Chris e Josy, e così fu. Non ci fu la minima ombra di loro ‘Che strano.’pensai tra me e me, arrivata in aula mi sedetti vicino a Maddie che potevo ritenere ‘mia amica’ era poco più alta di me, occhi azzurri e capelli biondi che le scendevano morbidi sulle spalle, indossava un jeans stretto, la felpa della “DUFF” blu e le blazer altrettanto. La ragazza faceva scendere quel poco di autostima che avevo, però in fondo sono poche le ragazze dai capelli rossi, ed io adoravo la mia capigliatura ma tralasciando ciò seguii accuratamente la lezione sempre con qualche richiamo. 

Ore 12.00 p.m

 

Era ora di pranzo e io e Maddie ci dirigemmo in mensa prendendo il solito menù ovvero: sandwich, succo e gelato su alcune cose io e lei andiamo d’accordo come ad esempio il cibo, su quello nessuno ci fa MAI cambiare idea. Finito il pranzo tornai in classe, attendemmo pazientemente il docente , dopo un quarto d’ora di attesa entra in classe saluta quest'ultima e ci porta immediatamente in palestra. Ad un tratto inciampai nei lacci delle mie blazer, si sentirono dei risolini ma niente di così preoccupante mi rialzai in fretta prima che qualcuno potesse vedermi in quelle condizioni. Eravamo in palestra e le squadre già erano state formate e come al solito fui l’ultima scelta nonché la meno importante, la ‘mia squadra’ venne posizionata nella parte ‘superiore’ del campo mentre quella avversaria nella parte ‘inferiore’, giocammo a dodgeball. Dopo che tutti i miei ‘amici’ vennero eliminati fui l’unica a rimanere in campo quindi se venivo colpita il gioco sarebbe finito e la mia squadra avrebbe perso, e io dovevo impedire ciò, cercai di lanciare la palla al giocatore eliminato della mia squadra che si trovava dall’altra parte del campo, ebbi un’ottima mira e riuscii nel mio intento. Costui bersagliò l’avversario eliminandolo e così rientrò Nick in campo. La partita finì dieci a cinque per noi, tornai a casa felice e soddisfatta del mio lavoro, ma non avevo alcuna voglia di mangiare.

Ore 15.30 p.m

 

Andai in camera, per poter studiare in tranquillità biologia e scienze perché sapevo che domani sarei stata interrogata. Il mio telefono squillò, deglutii rumorosamente pensando che fosse Josy, per farmi le sue solite minacce, presi quest’ultimo dal letto e fortunatamente era solo Maddie risposi; parlammo del più e del meno, le promisi che domani l’avrei abbracciata perché stava male.. almeno io lo percepivo. Era ormai tardi e andai a dormire senza nemmeno cenare.

30 MARZO 2.30 a.m

 

FLASHBACK

Josy: ‘Hey piccolina vieni qui fatti abbracciare’- mi disse con tono parecchio triste, mi diressi da lei e l’abbracciai sentendo il calore delle sue braccia cingermi e mi sentivo come protetta. Arrivò Chris anch’egli mi abbracciò, stingendomi forte a se sentendo il calore delle sue braccia che mi avvolgevano calorosamente. Eravamo nel parco e ci rincorravamo l’un l’altro, stavo in armonia con loro, sorridevo sempre, erano i fratelli che non avevo mai avuto ma solo quando quel fottuto 27 maggio arrivò, così di punto in bianco, arrivai a scuola piombando addosso a Chris per avvinghiarlo ma lui mi respinse gettandomi a terra, come se fossi un sacco di roba vecchia che non serve più a nulla. Non capii il perché del suo perverso comportamento, andai da Josy cercando delle motivazioni alquanto accettabili e giustificabili, ma nulla anche lei mi scaraventò a terra, lasciandomi lì senza che nessuno si accorgesse di me, mi alzai e corsi nei bagni della scuola gemendo di dolore.. e cercando di comprendere tutto questo improvviso odio contro di me.

FINE FLASHBACK

 

A quei ricordi rimasi di stucco, quasi immobile mi alzai di scatto dal dolce e morbido letto, andai in bagno mi sciabordai il volto e tornai in camera sotto le lenzuola ormai in disordine, cercando di riaddormentarmi e dopo svariati tentativi ci riuscii.

 

 

Ciao ragazze ecco a voi il primo capitolo spero vi piaccia. Spero lo leggerete in molte scusate il ritardo il fatto è che ci sono stati degli imprevisti comunque spero di avervi colpito con il mio primo capitolo. Non ho molto talento sapete è la prima FF che scrivo quindi. ♥ Grazie se la seguite ♥

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Capitolo 3
*** Chapter Two ***


CHAPTER TWO

2 APRILE ORE 7.45 a.m

 

La sveglia suonava come ormai tutte le mattine, insonnolita la presi e la spensi. Sentii mia mamma inveire dalla cucina, senza volerci questionare scesi di sotto con il pigiama indosso. La vidi preparare la colazione, mi adagiai sulla lunga sedia bianca in pelle; la tazza con dentro il latte era posizionata sul tavolo, la presi e la portai alla bocca per poter assaporare il latte. Sbarcai in bagno e osservai la mia orrenda figura trasmessa nello specchio di fronte a me, a quella visione mi sciacquai il volto, i denti e misi un filo di matita per tornare in camera e vestirmi. Decisi di indossare un jeans nero con una camicia a quadrettoni rossi e le mie converse rosse, preparai la cartella, presi il telefono e le cuffiette scendendo per dirigermi verso scuola. Durante il percorso mi ero ricordata che la colazione questa mattina me l’aveva preparata Clare, mia mamma, “Vorrà farsi perdonare.”-dice il mio subconscio. L’idea mi appare comunque strana.

Arrivai fuori scuola alle 8.10 mi affrettai ad entrare per non incontrarli, ma fallii al solo pensiero. Erano davanti a me, più imponenti che mai, cercai di scansarli ma non riuscii nell’intento suggerito; mi trascinarono dietro scuola sbattendomi contro il muro.. volevano picchiarmi. -“Lasciatemi in pace.”-sputai, ma loro fecero finta di nulla. -“Cosa vuoi fare, liberarti da noi?”-disse uno di loro. -“Impossibile.”-battibeccò Josy. -“Lasciatemi in pace.”-ripetei. Vidi arrivare un ragazzo, alto, magro, occhi castani e capelli mori. -“Lasciatela in pace, e andate tutti a fanculo.”-rimasi sconvolta per il suo linguaggio ma comunque colpita perché se ne andarono. Mi alzai da terra, presi ciò che era caduto e ringraziai il moro dirigendomi verso la classe, quest’ultimo si accodò a me presentandosi. Si chiama Zayn Javaad Malik. Entrai nell’appariscente istituto, l’edificio era molto antico ma pitturato con colori moderni. Tralasciai entrai e mi diressi al mio armadietto e nell’aprirlo mi caddero alcuni libri, un ragazzo me li prese e nel porgermeli mi sorrise dicendo -“Questi sono tuoi.”presi questi ultimi da mano al ragazzo porgendoli nell’armadietto, tutto ciò mentre guardavo le iridi familiari di quel ragazzo..già il tipo che mi aveva ‘salvata’ da Josy e compagnia. Accennai con la mano un saluto e andai in classe ma arrivai in ritardo mi scusai di ciò e mi sedetti vicino a Maddie, come al solito. Mentre il professore spiegava biologia i miei pensieri erano altrove e pensavo al ragazzo di stamattina indossava jeans neri strappati al ginocchio destro, maglia nera, giubbotto altrettanto e Vans nere e solo al pensiero di ciò che indossava provai ribrezzo e fu proprio il professore a distogliermi dai miei orridi e bellissimi pensieri su ZAYN. La campanella riecheggiò segno che era ora di pranzo presi il solito menù e mi sedetti accanto a Maddie, la mia unica amica. Parlammo come al solito del più e del meno riducendoci all’ultimo per finire ciò che avevamo preso.

Avanzai al mio armadietto porgendo lì tutti i libri, domani ne io ne Maddie saremo andate a scuola, mi aveva ospitato a casa sua. Ci dirigemmo entrambe verso casa mia per prendere il necessario, avvisai mia sorella e andammo via. Arrivammo da Maddie, sfinite della lunga strada appena percorsa. Ci dirigemmo immediatamente in camera per raccontarci ciò che avevamo fatto. Iniziai dicendo delle balle, ormai come sempre mentre lei si era scontrata con un ragazzo che se non sbaglio si chiama Louis, Louis Tomlinson. -“E dimmi, ti piace vero?” le domandai. Si capiva che ne era completamente cotta, quando parlava di lui i suoi occhi brillavano e le sue guance erano di un rosso fuoco. Zayn. Quando il suo nome si ripeteva nella mia mente, sentivo le guance avvamparsi; non smettevo di pensarlo da questa mattina. Merda se mi piaceva. -“Heyy Terra chiama Courtney.” Disse per poi perdersi in una fragorosa risata contagiando anche me. –“Comunque non credo, non mi piacerà mai un tipo come lui.” Ne ero più che certa. Il pomeriggio passò abbastanza in fretta, tanto da sentire la signora Smith che ci invitava di sotto per il pranzo. Entrammo nella piccola ma ben arredata cucina, mi sedetti accanto a Maddie e di fronte a sua mamma, il tavolo era bianco con le sedie rosse intonate perfettamente al colore della cucina e al colore bordeaux del salone, anch’esso ben arredato. Mangiammo del pollo molto buono, finito questo salimmo sopra per continuare la nostra ‘intrigante’ conversazione ma finimmo per addormentarci. Mi svegliai di botto, per l’incubo appena fatto, e ci misi un po’ a ricordare che non era la mia stanza. Li avevo sognati di nuovo, merda quando finirà tutto ciò. Ripresi a dormire e dopo un po’ ci riuscii.

 

13 APRILE ORE 10.30 a.m.

 

Passarono giorni, dall’ultima volta che li sognai. Mi vestii e andai in bagno mi sciabordai il volto truccandomi nuovamente, presi il cellulare misi le scarpe e pantofolai di sotto, salutano Jamie e chiudendomi la porta alle spalle.

Camminai senza avere una meta ben precisa ed ero letteralmente incollata al cellulare, per rispondere ai messaggi di Maddie nel farlo mi scontrai con qualcuno piombando in terra. Alzai gli occhi verso la grande figura che si trovava di fronte a me, indossava Vans nere pantaloni e maglia altrettanto con capelli spettinati, lo osservai facendo mente locale. Zayn. -“Hey, scusa. Dovresti stare più attenta.” Mi riprese sarcasticamente il moro, ma contemporaneamente mi aiutò a rialzarmi. –“Hey, beh scusa tu.” dissi balbettando. Ero a disagio. -“Ti va di fare un giro con me?” Chiese il moro davanti a me, beh volevo rifiutare ma dannatamente accettare. –“Uhm.. beh devo tornare a casa, uhm.. sarà per la prossima volta.” Farfugliai nuovamente. –“Oh, okay alla prossima.” Disse per andarsene. Percorsi attentamente il ritorno verso casa, aprii la porta e mi diressi immediatamente in camera. Lasciando un sospiro che non sapevo di star trattenendo, mi gettai sul letto con la testa nel cuscino. Volevo avere amici, una migliore amica alla quale raccontare tutto per sentirmi meglio.

Continuai a camminare e arrivai a casa dirigendomi direttamente di sopra senza nemmeno salutare. Arrivai in camera e mi buttai a peso morto sul letto, nell’alzarmi per andare i bagno notai un foglio lo aprii. Una lettera.

“Cara Courtney,

mi dispiace se in tutti questi anni non mi sono fatto sentire, sono spesso stato fuori per lavoro e mi sono perso la crescita della mia adorabile figliola. Hai compiuto ormai 17 anni ma rimarrai sempre la mia piccola; Jamie ti sta proteggendo da tutti e gliene sono davvero molto grato. So di far ‘schifo’ perché dopo svariati anni non mi sono né fatto sentire né fatto vedere, mi dispiace di non averti protetta io e mi dispiace anche di non essere il padre che hai sempre voluto, ma tutti noi siamo perfetti nelle nostre imperfezioni e ricorda solo perché non ti sono stato vicino fisicamente non vuol dire che ho sempre vegliato su di te e continuerò a farlo. Spero che presto ci rivedremo perché mi manchi molto.                                                                                                                                                          -TUO PAPA’. “

Nel leggere quelle parole mi scende una lacrima, vado in camera di mia sorella e porgendogliela la legge alla fine di ciò piange anche lei e mi abbraccia.

-“Amore, ti ho sempre detto che papà ti vuole bene e anche la mamma non è come dici tu.”- disse mia sorella sciogliendo l’abbraccio. -“Jamie io continuo a pensarla così sulla mamma, almeno. Stamattina era fottutamente strana.”- le dico senza nemmeno pensare alle parole sporche uscite dalla mia bocca, non sono il tipo che dice questo genere di cose. -“Ehi, intanto modera il tuo linguaggio e poi che cosa ha fatto la mamma questa mattina?”- dice incuriosita e richiamandomi per il mio brutto linguaggio.

-“Scusa per il mio linguaggio è che sono ancora in trans per la lettera di papà; comunque la mamma stamattina mi ha trattata come non mai preparandomi la colazione e parlandomi dolcemente cose che non sono da lei nei miei confronti.”- dico tutto d’un fiato abbracciandola.

 

Mi diressi verso il bagno aprii l’acqua calda e la lasciai scorrere mentre mi privavo dei miei vestiti gettandoli a terra. Entrai nella vasca con l’acqua calda che mi ricopriva e iniziai a fare strane riflessioni su come sarebbe la Terra se io non fossi nata, finii ciò presi un asciugamano avvolgendola intorno al mio soffice ed esile corpo, ne presi un’altra per asciugare i capelli bagnati che li lasciai così da poter assumere una forma piuttosto ondulata. Andai in camera per potermi vestire feci ritorno in bagno con l’asciugamano e nel posarla notai un piccolo aggeggio di colore blu, incuriosita da questo lo presi e lo fissai attentamente era una lametta avevo un fisso pensiero da quella notte ma mi passò perché sapevo non l’avrei fatto.

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