I'm not giving up on you

di Despicable Meggs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

La sveglia suonò e Tony la spense dandole un colpo così forte da romperla.
Si mise una mano sul volto e respirò a fondo. Sapeva che quello che stava vivendo non era un incubo e sperava che passasse tutto velocemente. Non erano ancora usciti e già voleva tornare a casa.

Si alzò velocemente e si buttò sotto la doccia lasciando che l'acqua calda gli scorresse addosso. Rimase dentro per un tempo indeterminato, le mani appoggiate al muro e la testa china sotto il getto d'acqua.
Dopo aver rifatto il letto ed essersi rimesso i vestiti con cui di solito stava in casa andò in camera di sua figlia, che stava ancora dormendo.

"Becky, patatina... È ora di alzarsi" le disse aspettando che aprisse gli occhi.

La bambina si rigirò nel letto, dandogli le spalle. Tony sapeva che si era già svegliata e stava solo fingendo di dormire.

"Amore... Forza. Lo so che non vuoi, ma dobbiamo andare" disse Tony accarezzandole la schiena.

La bambina tornò a voltarsi verso il padre e lo fissò.
Aveva gli occhi lucidi, aveva già iniziato a tirare su con il naso.

"Lo so, amore. Lo so" disse Tony prendendola in braccio.
"Facciamo tutto insieme, va bene? Papà sarà sempre con te. Stai tranquilla" aggiunse dandole un bacio sulla testa.

Si alzò e la portò in cucina con lui, intenzionato a preparare la colazione. Quando però cercò di far sedere la figlia a tavola l'unica cosa che ottenne fu sentirla piangere e stringerlo più forte.

"Hey, dai. Mi siedo accanto a te. Non vuoi fare colazione? Puoi mangiare i tuoi biscotti a forma di animali" le disse.

Becky non rispose ma Tony sentì che faceva cenno di no con la testa.

"Che c'è, non hai fame?" le chiese ottenendo una altra risposta negativa.
"Sai cosa, non ho fame nemmeno io" aggiunse mentre si sedeva con lei in braccio.

Rimase seduto con sua figlia per almeno un quarto d'ora. La bambina non disse una parola e lui si limitò a coccolarla e a darle baci sulla testa.
Guardò l'orologio e si rese conto che era arrivato il momento di vestirsi e uscire.

"Ok, principessa. Andiamo a metterci il vestitino, poi papà si veste e  raggiungiamo gli altri" le disse alzandosi.

La mise in piedi sul letto e la vestì con quello che aveva preparato la sera prima. Probabilmente dopo quella giornata lo avrebbe regalato o buttato via. Stessa cosa avrebbe fatto con il suo abito.
Dopo averla vestita la mise seduta e le infilò le scarpe. Poi la prese e la portò in camera con lui, non voleva lasciarla sola mentre si preparava.

Fece appena in tempo a sistemare la stanza che sentì suonare alla porta. Appoggiò la felpa che aveva in mano sul letto e si avvicinò alla figlia che continuava a fissarlo in silenzio qualsiasi cosa facesse.

"Questo deve essere Gibbs. Andiamo, Becky" le disse prendendola per mano. La bambina obbedì senza fare storie.

Aprirono la porta per scoprire che era esattamente lui.

"Buongiorno capo" disse Tony.
"Ciao. Siete pronti?" rispose lui senza aggiungere nient'altro. Usava il minimo indispensabile di parole, come al solito. Ma questa volta per una ragione diversa. Non sapeva cosa dire, non ci sarebbero mai state parole giuste per un momento del genere.

"Si certo" disse Tony prendendo un giubbino per la figlia e uscendo.

Mise Becky seduta sul sedile posteriore e le allacciò la cintura, ma quando fece per sedersi davanti insieme a Gibbs la bambina iniziò a piangere.
Aprì di nuovo lo sportello e si chinò per guardare la figlia.

"Becky, che succede?" le domandò.
"Perché stai piangendo?" chiese ancora asciugandole il volto con una mano.

Lei non rispose ma lo abbracciò, stringendolo forte.

"Vuoi che papà si sieda vicino a te?" le disse slacciandole la cintura. Aveva già capito che era quello che la figlia desiderava.
Becky annuì, calmandosi immediatamente. Voleva stare vicino a suo padre.

"Ok, amore. Papà si siede qui con te" iniziò Tony.
"Capo io..." aggiunse sedendosi e chiudendo lo sportello mentre continuava a tenere la figlia in braccio.
"Va bene così, DiNozzo. Stai con lei" rispose lui senza nemmeno lasciarlo finire.

Gibbs stava guidando da circa cinque minuti e nel frattempo continuava a tenere d'occhio Tony e Becky dallo specchietto.
Lei era in braccio a suo padre, la testa appoggiata sulla sua spalla e stava giocando con il colletto della camicia.
Nel frattempo Tony le accarezzava la schiena e giocava con i suoi capelli, con lo sguardo fisso nel vuoto. Era perso nei suoi pensieri e Gibbs lo capì.

"Come sta?" chiese all'improvviso ridestando Tony.
"Da quando si è svegliata non ha ancora detto nulla, sta male. Ho provato a spiegarle cosa succederà oggi, ma è piccola..." iniziò Tony senza concludere la frase.
"E tu come stai?" disse Gibbs.
"Io? Malissimo" rispose con una risatina isterica.
"Non so nemmeno come farò ad arrivare a fine giornata" aggiunse guardando fuori dal finestrino. Non voleva far vedere a Gibbs le lacrime che gli scendevano sul volto.
"Hey, noi siamo qui per te e per tua figlia, lo sai vero?" rispose Gibbs.

Tony stava per ringraziarlo o dire qualcosa che gli facesse capire che sapeva che avrebbe avuto il loro appoggio quando Becky parlò, per la prima volta in tutta la mattina.

"Papà, ora andiamo a salutare la mamma?" chiese senza staccarsi nemmeno di un centimetro.
"Si, amore. Ti ricordi cosa ti ho detto ieri?" le disse Tony sollevandole il volto.
"Si. Hai detto che andavamo in un posto a salutare la mamma che sta dormendo. Ma se la salutiamo lei si sveglierà, giusto? Quindi tornerà a casa con noi" rispose Becky convinta.

Tony sospirò. Il giorno prima ci aveva messo almeno tre ore per spiegarle che Ziva non sarebbe più tornata a casa. E ora sembrava che Becky, di nuovo, non avesse capito.
Sospirò sconsolato. Questo gli faceva capire quanto, anche la figlia, stesse soffrendo. Aveva da poco compiuto sei anni e le cose le capiva velocemente, era molto sveglia. Sapeva che Becky aveva capito benissimo che la madre era morta, semplicemente stava negando la realtà perché era troppo dolorosa da accettare.

"Becky, guardami. La mamma non tornerà a casa, lei è andata in cielo con il nonno" le spiegò di nuovo.
"Ma... Papà... L'altro giorno mi ha detto che mi avrebbe accompagnato per il mio primo giorno di scuola, a settembre. Se non torna a casa non può..." rispose lei confusa.
"Lo so tesoro... Noi ora stiamo andando a dirle ciao, per l'ultima volta" le disse Tony.
"No, non voglio. Voglio la mia mamma!" gridò piangendo.
"Oh, Becky..." disse Tony stringendola più forte.

Per la restante parte del viaggio in macchina rimasero in silenzio. Il solo rumore che si sentiva erano i singhiozzi di Becky e la voce di Tony che ogni tanto le sussurrava qualcosa all'orecchio per calmarla.

"Siamo arrivati" annunciò Gibbs fermando la macchina nel parcheggio del cimitero.
"Forza e coraggio" disse Tony aprendo lo sportello della macchina.

Non aveva per nulla voglia di vedere tutte quelle persone e sentirsi fare le condoglianze. Non voleva vedere gli sguardi di compassione dei colleghi e amici. Non voleva dover rispondere alle domande di circostanza che tutti avrebbero fatto.
Voleva soltanto seppellire sua moglie, l'amore della sua vita, in santa pace. E voleva occuparsi della figlia che in quel momento più che mai aveva bisogno di lui.

Era per quello che apprezzava veramente Gibbs. Forse perché aveva già vissuto un situazione quasi uguale o forse perché era così. Ma il fatto che non facesse domande inutili e che non parlasse solo perché doveva, lo aiutava molto.

"Io sono dietro di te. Se qualcuno ti da noia basta un cenno e lo allontano" gli disse Gibbs mentre si avviavano al luogo della cerimonia.

I primi che incontrò e sorpassò velocemente furono alcuni amici di famiglia. Con loro proprio non voleva parlare. Li ringraziò velocemente per la presenza e andò avanti.

Becky era letteralmente aggrappata alla giacca del suo completo. Tony pensava che ad andare a fine giornata ci sarebbero stati i buchi, da tanto forte stringeva la stoffa.

Dopodiché incontrò i colleghi. Si fermò con loro, si sentiva al sicuro lì. La prima a parlare, come tutti si aspettavano, fu Abby.

"Oh, Tony. Mi dispiace davvero tanto. Ieri volevo passare a casa tua ma... Lo sai che puoi chiedermi qualsiasi cosa. Qualsiasi" disse lei, con lacrime agli occhi mentre con una mano accarezzava la schiena di Becky.
"Lo so..." rispose Tony dandole un bacio sulla guancia, in segno di riconoscenza.

Poi si voltò verso McGee che si era messo di fianco a Gibbs.

"Pivello, per favore fai qualcosa di estremamente stupido. Così posso prenderti in giro e inventarmi un nuovo soprannome" gli disse.
"Ok. Prometto che mi impegnerò a rendermi ridicolo d'ora in poi" rispose Tim accennando un sorriso.
"Grazie, McComprensivo. Lo apprezzo molto" disse Tony accennando a sua volta un sorriso.

Tim gli mise una mano sulla spalla e gliela strinse, per fargli capire che anche lui sarebbe stato lì per qualsiasi cosa.
Solo allora Tony si accorse che alla cerimonia era presente anche suo padre. E solo in quel momento si rese conto che, nella confusione del momento, si era scordato di avvisarlo.
Gli avevano detto che Ziva era morta meno di due giorni prima e avevano organizzato il funerale subito dopo. Rimandare avrebbe solo peggiorato la situazione.

Si sentì male per quello. Sua padre era la sua famiglia e se ne era dimenticato.

"Papà, mi dispiace, scusa se non ti ho chiamato... Ma ero..." iniziò Tony.
"Junior. Tranquillo. So benissimo cosa stai passando. Mi ha chiamato Gibbs e mi ha spiegato la situazione... Ho preso il primo volo disponibile" spiegò Senior.

Guardò Tony negli occhi e vide la disperazione, lo smarrimento.

"Figliolo, mi dispiace tanto. L'ultima cosa che volevo era che tu e Becky viveste la stessa cosa che è successa a noi quando è morta tua madre" aggiunse.

Le lacrime iniziarono a scendere sul volto di Tony, voleva fermarle ma non ci riusciva.
Senior lo fece sedere su una delle sedie che erano state preparate per la cerimonia e gli mise una mano sulla schiena.

"Non so se ce la faccio" ammise Tony.
"Si che ce la fai. Ziva non avrebbe voluto vederti triste e depresso a vita. E poi hai Becky, i tuoi colleghi, gli amici. E hai anche me. Ora resto con te finché ne avrai bisogno. A New York se la cavano bene anche senza di me" cercò di tranquillizzarlo Senior.
"Grazie, papà" fu l'unica cosa che riuscì a dire Tony.

Apprezzava davvero il fatto che suo padre fosse lì. Finalmente si stava comportando come ci si aspetta da un padre ed era quello di cui Tony aveva bisogno ora.

"Hey, Tony" disse Gibbs avvicinandosi a lui, seguito da Tim.
"Hai bisogno di qualcosa?" aggiunse vedendolo in quello stato.

Non rispose, ma sia Gibbs che Senior capirono che aveva bisogno di stare un attimo senza la figlia in braccio, per lasciarsi andare.
Fu Senior a prendere l'iniziativa.

"Becky, vieni un po' in braccio al nonno? Forza" disse staccando a fatica la nipote da Tony e portandola un po' lontano dalla confusione.

A quel punto Tony poté prendersi un momento per lasciarsi andare. Per piangere senza paura di spaventare le figlia.
Sia Tim che Tony rimasero con lui, cercando di calmarlo.

Nel frattempo Senior cercava di mantenere calma la nipotina.

"Nonno, voglio tornare da papà" le disse dopo un po'. Lui guardò Tony, era ancora con Gibbs e non voleva disturbarlo.
"Resta ancora un po' con me... Ci andiamo tra poco da papà" le rispose lui dondolandola un po'.
"No, adesso. Voglio papà, voglio la mamma" disse Becky in lacrime.
"Nonno rivoglio la mia mamma" ripeté.

A quel punto Senior la riportò da Tony che nel frattempo si era calmato. Lui la riprese in braccio e immediatamente anche Becky si tranquillizzò.

"Per favore, cominciamo. Sta diventando una tortura, voglio che sia tutto finito al più presto" chiese Tony.

E infatti poco più di un'ora dopo la funzione era finita. Era stata una cosa terribile e straziante per tutti. Per Tony la cosa più brutta era stata vedere la figlia, che mentre lasciavano il cimitero, continuava a chiamare la madre pregandola di tornare a casa con loro.

Andarono ognuno a casa propria, tranne Tony e Senior che si fermarono da Gibbs.
Rimasero lì tutto il giorno. Pensarono tutti che fosse meglio così, invece che riportare Tony e Becky a casa loro dove non avrebbero fatto altro che pensare a Ziva.
Gibbs provò anche a consigliare a Tony di trasferirsi in un'altra casa per un po' di tempo, per evitare che tutto quello che vedeva gli ricordasse Ziva.
Ma lui disse che non poteva. Non se la sentiva e non voleva togliere i bei ricordi della madre alla figlia.

Arrivati a sera Becky dormiva sul divano di Gibbs. Non aveva fatto quasi nulla quel giorno. Se non stare in braccio al padre e disegnare. Ma lo stress l'aveva sfinita.
Così Tony e Senior decisero che era il momento di tornare a casa.

Mentre Tony sistemava la bambina sulla macchina del padre, Gibbs si avvicinò a Senior.

"Per qualsiasi cosa chiamatemi" gli disse.
"Certo. Grazie, Gibbs" disse lui prima di salire in auto e guidare verso casa di Tony.

Una volta arrivati, Tony mise il pigiama alla figlia e la lasciò a dormire nel suo lettino. Poi prese una birra e si sedette sul divano con il padre.

"Grazie davvero per essere qui. Non so proprio cosa fare in questo momento" disse Tony.
"Non dirlo nemmeno, lo sai che ti voglio bene e per te farei qualsiasi cosa. E anche per Becky e per Ziva. È sopratutto grazie a Ziva se il nostro rapporto è così buono ora. Penso di doverglielo" rispose Senior.
"Lei ti adorava" affermò Tony.
"Sul serio, era davvero affezionata a te" aggiunse.
"E io adoravo lei" ammise Senior.

Rimasero in silenzio per un po'. Senior guardava Tony preoccupato, capendo il dolore che stava provando.

"Perché non ti metti a dormire anche tu? È stata un giornata pesante. Se Becky ha bisogno ci penso io" gli disse.
"Forse hai ragione. Meglio che dorma e che non beva" rispose Tony.
"Però per favore, se Becky si sveglia e mi cerca non farti problemi a svegliarmi. Sempre che riesca a prendere sonno" aggiunse.
"D'accordo. Prendo la stanza degli ospiti" lo informò Senior.
"Se hai bisogno, sono lì" concluse.

Tony annuì alzandosi dal divano.

"Fai come fossi a casa tua, papà" gli disse andando verso la camera da letto.

Prima di dormire passò nella stanza della figlia, per assicurarsi che stesse bene.
Le accarezzò il volto e le diede un bacio sulla fronte. La guardò mentre dormiva sperando che facesse dei bei sogni, visto che per lei la realtà era un incubo ora.

"Papà te lo promette, Becky. Prenderò chi ti ha portato via la mamma" bisbigliò.
"Dormi bene, piccola. Io sarò sempre qui per te" aggiunse lasciando la stanza e andando nella sua.

Si svestì velocemente e si mise il pigiama. Poi si sdraiò annusando il cuscino di Ziva per sentire il suo odore.
Da quel momento in poi il suo scopo nella vita sarebbe stato occuparsi della figlia e vendicarsi per quello che avevano fatto a Ziva.
Li avrebbe trovati e li avrebbe uccisi.

















Note dell'autrice:

Odiatemi... Perché lo so che in questo momento verreste tutti venirmi a cercare e strangolarmi per il capitolo (tra l'altro il primo) che ho appena scritto...
Però io vi avevo avvertiti che ci sarebbe stato molto ANGST LOL XD

Diciamo che... È un po' diversa dalle altre storie che ho scritto, almeno questo inizio XD
Quindi si... Avete capito bene: Tony e Ziva sono sposati e hanno una bambina di sei anni che si chiama Becky (non so mi piaceva questo nome XD). E qualcuno, ancora non si sa chi, ha ucciso Ziva. In questo capitolo abbiamo visto il funerale [ma che dolcino Senior che starà con Tony per tutto il tempo di cui ha bisogno] e vediamo Tony che è abbastanza deciso a vendicare la morte di Ziva...

Bene dopo aver sterminato almeno la metà dei miei lettori, vi annuncio che i prossimi 3 (o forse 4) saranno capitoli flashback. Mi appresto a spiegare: partiamo da come vivevano Tony e Ziva con la loro bambina e capiamo cosa è successo e chi è che ha ucciso Ziva per poi sparire senza lasciare traccia.
Quindi si, nei prossimi capitoli avremmo del Fluff e del TIVA love [se scrivo che è una ff TIVA una ragione c'è XD]!!

Spero che non siate troppo sconvolti da questo inizio e che continuiate a leggere... Chi lo sa magari ci sono risvolti che apprezzerete XD
Aspetto con ansia i vari insulti per quello che ho scritto! LOL

*scappa a nascondersi per paura di quello che potrebbe succedere*

Detto ciò vi saluto. Spero che la mia idea vi piaccia! :D
A mercoledì prossimo con un nuovo capitolo!

Baci, Meggie.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

6 mesi prima del funerale:

"Ziva dove hai messo la mia cravatta preferita?" gridò Tony dalla camera da letto.
"La cravatta è la tua e io dovrei sapere dove si trova?" rispose anche lei gridando.

Era nella cameretta di Becky e la stava aiutando a vestirsi.

"Papà è disordinato e non ha memoria. Se un giorno io non ci sarò perché Gibbs mi manda in missione da qualche parte sarai tu a doverti prendere cura di lui, tateleh" disse Ziva a Becky.
"Lui perde sempre tutto, anche il suo anello" ridacchiò Becky.

Ziva si fermò a pensare e capì che la figlia si stava riferendo alla fede.

"Ah, e quando l'avrebbe perso l'anello?" chiese Ziva.
"La settimana scorsa" rispose Becky.
"Però, shhhhh! Non dirgli che te l'ho detto. Papà ha detto che era un segreto e siccome l'aveva ritrovata non doveva dirti nulla" aggiunse sottovoce.

La faccia che aveva fatto sua figlia la fece ridere. Aveva la stessa espressione di Tony, con quegli occhietti furbi e la battuta sempre pronta.

"Mammina, perché stasera andiamo da Gibbs?" chiese Becky mentre la madre le sistemava il vestitino.
"Perché oggi è l'ultimo giorno dell'anno e festeggiamo tutti assieme. Ci saranno anche la zia Abby e lo zio Tim" spiegò Ziva.
"E a mezzanotte vedrai i fuochi d'artificio, se non ti addormenti prima" aggiunse.
"Che bello! Voglio stare sveglia e vedere tutti i fuochi" rispose Becky entusiasta.

Ziva le mise le scarpe, la pettinò e raggiunsero Tony in camera da letto che era ancora intento a cercare la cravatta.

"Io non la trovo. Puoi dire ciò che vuoi ma è sparita, Zee" disse Tony che ancora cercava la cravatta.
"Certo ha messo le gambe ed è scappata. Non essere ridicolo, sarà nel posto sbagliato" rispose lei mettendosi a cercare con lui.
"Magari è sotto il letto, papà. Io a volte perdo le scarpe e le ritrovo sotto il mio lettino" intervenne Becky.
"Non credo sia lì, amore" rispose Ziva.
"Hai guardato che non sia finita per sbaglio tra le mie cose?" aggiunse.
"Si, non c'è..." rispose.
"Mettine un'altra, la troveremo domani" suggerì Ziva.
"Accidenti la mia cravatta a quadretti stava benissimo con questo completo" si lamentò lui mentre sceglieva che cravatta indossare tra quelle che aveva nell'armadio.
"Ahhh! La cravatta a quadrettini blu!" esclamò la figlia.
"Quella che avevi lasciato sul divano l'altra sera! L'ho usata per giocare" aggiunse.

Sia Tony che Ziva si voltarono a guardarla. Tony era piuttosto spaventato dalle parole della bambina.

"L'hai usata per giocare? Dove l'hai messa ora?" chiese preoccupato.
"L'ho messa al mio orsacchiotto Jake, ora te la porto" rispose Becky correndo in camera.

Quando rientrò nella stanza dei genitori Tony rimase pietrificato. Becky aveva in una mano l'orsacchiotto che indossava la cravatta e nell'altra un pezzo della cravatta stessa che evidentemente lei aveva tagliato.

"Che cosa hai fatto alla mia adorata cravatta, Becky?" chiese Tony sconvolto.
"L'ho messa all'orsacchiotto, ma a lui andava troppo lunga. Così l'ho accorciata e vedi, ora gli sta benissimo" spiegò la bambina.
"Si lo vedo, anche a papà stava benissimo quella cravatta" rispose lui sconsolato prendendo in mano il peluches.
"Oh, ma ho conservato il pezzo che ho tagliato, così lo puoi riattaccare" concluse Becky.

Ziva non riuscì a trattenersi e rise. Becky chiaramente non si era resa conto del dramma che aveva creato mentre Tony era entrato in uno stato di lutto per la sua cravatta.

"Tateleh, credo che papà te la regali questa cravatta. Il tuo orsacchiotto la può tenere. Ma prometti che non prenderai più le cose degli altri senza chiedere il permesso?" disse Ziva ridando alla figlia il peluches.
"Va bene... Grazie papà, Jake è molto felice del regalo" rispose Becky soddisfatta mostrando l'orsacchiotto al padre.

Superata la tragedia andarono tutti e tre a casa di Gibbs. Passarono l'intera serata in compagnia mangiando e ridendo.
Becky aveva lottato contro il sonno ed era riuscita a rimanere sveglia per vedere i fuochi d'artificio.

Dopo la cena erano andati in centro città, avevano fatto il conto alla rovescia e allo scattare della mezzanotte erano iniziati i fuochi.
Becky era seduta sulle spalle di Tony e con la testa rivolta verso il cielo guardavo lo spettacolo di luci colorate.

"Tony, tienila stretta. Attento che non cada" si raccomandò Ziva.
"Hey, non è la prima volta che tengo mia figlia sulle spalle! Tranquilla, non la faccio cadere" rispose lui avvicinandosi a Ziva e baciandola.
"Buon anno, amore mio" aggiunse.
"Buon anno, Tony" rispose Ziva.

A quel punto anche Becky partecipò.

"Buon anno!" gridò felice mentre continuava a guardare i fuochi d'artificio.

Il mattino successivo fu Tony a svegliare le sue ragazze portando la colazione a letto. Era andato a prendere Becky mentre ancora dormiva e l'aveva messa nel letto insieme a Ziva.

"Il sole splende nel cielo e la colazione è servita, vi conviene svegliarvi" disse Tony entrando in camera.

La prima a svegliarsi fu Ziva che solo dopo aver aperto gli occhi si accorse di avere Becky appiccicata a lei.

"E lei quando è arrivata?" chiese a Tony.
"L'ho portata io qui mezz'ora fa, perché vi ho preparato la colazione. Buon anno, bella Ninja" spiegò Tony dandole un bacio.
"Smettetela di darvi baci, voi due. C'è gente che vuole dormire!" esclamò Becky abbracciando ancora di più la madre.
"Davvero? E io che pensavo che la mia bambina volesse mangiare i suoi pancake a forma di elefante" rispose Tony.
"Nessun problema, li mangerò io" aggiunse.

Becky scattò seduta sul letto.

"Hai parlato di pancake a forma di elefante? Non toccarli sono miei" rispose sveglia come non mai.

Sia Tony che Ziva scoppiarono a ridere, quando si trattava di mangiare Becky era sempre la prima a precipitarsi sul cibo.

"Papà, avevi detto che il sole splendeva nel cielo. Invece sta piovendo" puntualizzò Becky continuando a mangiare.
"Volevo solo farvi svegliare, principessa" rispose Tony.
"E che cosa facciamo oggi?" chiese la bambina.

Tony e Ziva si guardarono. Avevano già pensato a cosa potevano fare durante quei giorni di festa. Sapevano che, in modo particolare il primo giorno dell'anno, i negozi sarebbero rimasti chiusi ed era troppo freddo per camminare tutto il pomeriggio all'aria aperta.
Così avevano pensato di portare la figlia al museo, in fondo a Washington ci sono i musei più grandi del mondo e pensavano che Becky si sarebbe divertita.

E così fu. Si divertì in modo particolare anche perché non molto tempo prima aveva visto insieme a Tony "Una notte al museo 2 - La fuga" e in ogni sala che passavano riconosceva qualcosa.

"Papà, possiamo restare anche noi chiusi qui stanotte? Magari vediamo le statue e i quadri muoversi" chiese a Tony mentre uscivano per andare a casa.
"Non credo proprio che sia possibile, Becky. Ma possiamo andare a casa e rivedere il film e magari immaginarci di essere ancora dentro il museo" le propose lui.
"No ti prego, Tony! Ancora quel film? Lo sappiamo a memoria ormai" si lamentò Ziva mentre metteva sciarpa e cuffia alla figlia.
"Ma quel film è molto divertente, mamma" rispose Becky.
"Lo so tateleh, ma non sei stanca di riguardare sempre la stessa cosa?" le chiese.
"No! E poi piace anche a papà! Siamo due contro uno" rispose lei.
"Avete vinto!" dichiarò Ziva alzando le mani.
"Andiamo a cena e vediamo questo film" aggiunse mentre tutti e tre uscivano dal museo e andavano alla macchina.

Era stata una bella giornata e adoravano le vacanze. Potevano stare tutti assieme e godersi un po' di tempo in famiglia.

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5 mesi prima del funerale:

Finite le vacanze era ricominciata la solita routine. Becky andava a scuola e Tony e Ziva andavano al lavoro.
Nonostante fosse cambiato anno i criminali rimanevano stupidi come al solito e a loro toccava il compito di arrestarli.

Anche se erano impegnati su un caso, Tony non perdeva occasione per organizzare il week end.

"Cosa ne pensi se venerdì sera partiamo e andiamo a trovare mio padre?" chiese.
"Mi sembra una buona idea, è da un po' che Becky chiede di vedere il nonno" rispose Ziva.
"Spero solo che Gibbs non ci tenga qui fino a tardi" aggiunse.

In quel momento Gibbs fece la sua comparsa e come al solito sapeva di cosa stavano parlando i suoi agenti.

"Se concludiamo il caso in fretta potrei anche concedervi di uscire prima, venerdì" disse.
"Quindi vi consiglio di muovervi e fare il vostro lavoro se non volete passare il week end seduti alle vostre scrivanie" aggiunse.

"Si capo" risposero in coro sia Tony che Ziva. Poi Ziva tirò una gomma in testa a Tony.
"Ahi, perché?" si lamentò lui.
"Perché ti sei fatto sentire e lui si è innervosito" rispose.

A quel punto Tony prese la gomma e la tirò di nuovo addosso a Ziva.

"Vuoi la guerra?" disse lei.

Ma Tony non fece in tempo a rispondere che Gibbs intervenì.

"Hey! Bambini, la ricreazione è finita! Tornate al lavoro, muovetevi" ordinò serio.

Fortunatamente il caso a cui lavoravano si rivelò più facile del previsto, grazie anche all'esperienza di McGee con i computer.
Un paio di giorni dopo infatti avevano arrestato il sospettato numero uno e mentre McGee e Gibbs lo interrogavano loro guardavano dall'osservatorio.
Vedevano Tim spiegare come avevano fatto a rintracciarlo mentre Gibbs usava le sue tecniche per intimorirlo in modo da farlo crollare più velocemente.

"Occhioni belli, a quanto pare avremmo il nostro week end libero" disse Tony mentre l'abbracciava da dietro.

Non era una cosa che poteva fare spesso mentre era al lavoro, ma quando si trovavano da soli sicuri di non essere sorpresi da Gibbs si lasciavano andare.

"Si... E pensa un po', Becky sarà molto occupata a divertirsi con tuo padre. Sai cosa vuol dire questo? Che avremmo un bel po' di tempo tutto per noi" rispose Ziva girandosi e baciandolo.
"Agente David, sta suggerendo che potremmo sfruttare quel tempo libero per dedicarci ad attività da adulti?" chiese Tony continuando a baciarla.
"Lei è molto perspicace agente DiNozzo" rispose Ziva.

Lui continuò a baciarla. La fece appoggiare con la schiena contro il vetro attraverso il quale osservavano l'interrogatorio e iniziò ad infilarle la mano sotto la maglietta. Non avevano intenzione di fare nulla di vietato ai minori, semplicemente volevano godersi un momento di intimità.

Intimità che però fu interrotta da Gibbs che entrava nella stanza. Erano stati così presi l'uno dall'altra che non si erano accorti che l'interrogatorio era finito.

"Ossignore, cos'è questa? La fiera dell'ormone impazzito?" esclamò entrando.
"Scusa capo" disse Tony staccandosi da Ziva mentre lei si risistemava la maglietta.
"Due adolescenti in calore saprebbero trattenersi di più rispetto a voi due" affermò Gibbs.
"Ah, e DiNozzo sul collo hai..." iniziò.
"Del rossetto di mia moglie. Lo so ora mi ricompongo capo" concluse la frase Tony.

Gibbs li guardò scuotendo la testa.

"Andate a casa, tutti e due. Il caso è praticamente concluso. Domani lo arrestiamo e finiamo i rapporti così vi lascio tutto il venerdì libero. O rischio che concepiate un altro figlio nei bagni" commentò Gibbs.

Ziva non sapeva cosa dire per l'imbarazzo. Si erano fatti scoprire come due quindicenni. Così Tony la prese per un braccio, ringraziò Gibbs e fece per uscire.
Poco prima che prendessero il corridoio per andare all'ascensore Gibbs colpì Tony in testa un paio di volte con un fascicolo.

"Regola 63, DiNozzo!" lo rimproverò.
"Hai ragione capo, niente scambi di fluidi corporei sul posto di lavoro. Non succederà più" si scusò ancora Tony prima di sparire con sua moglie.

Gibbs aveva introdotto la regola 63 dopo aver abolito la regola 12.

"E invece succederà ancora" borbottò Gibbs tra sé e sé.

Quella sera dopo aver cenato e aver detto alla figlia che nel week end sarebbero andati a trovare il nonno, misero la bambina a letto e si ritirarono in camera.
Ziva stava sistemando i vestiti che aveva appena finito di piegare quando il suo cellulare squillò.

"Pronto?" rispose senza sentire nulla.
"Pronto?!" disse di nuovo. Poi siccome nessuno parlava decise di riagganciare.
"Chi era?" chiese Tony.
"Non lo so. Diceva numero sconosciuto e nessuno ha parlato. Forse qualcuno che ha sbagliato numero" concluse Ziva.
"Sicuramente" rispose Tony avvicinandosi a lei e ricominciando a baciarla come poche ore prima al lavoro.

Almeno questa volta erano sicuri che Gibbs non li avrebbe sorpresi.

"Vorrei davvero finire quello che abbiamo iniziato al lavoro" aggiunse ridacchiando.
"Oh, anche io. Ma ricordati che c'è Becky due stanze di fianco alla nostra" puntualizzò Ziva.
"Mmm, potrei darle un po' di sciroppo per la tosse, di solito la fa dormire molto pesantemente" rispose Tony senza smettere di baciare Ziva.

Iniziò a toglierle la maglietta mentre Ziva faceva lo stesso con lui.

"Non oseresti Tony, non ti lascio drogare la nostra bambina. Però ho un'idea migliore" disse Ziva.
"Ah si? Quale?" chiese Tony.
"Andiamo sotto la doccia, con il rumore dell'acqua non sentirà nulla" propose Ziva.
"Mi piace questa idea, occhioni belli" rispose Tony mentre si sfilava i pantaloni e trascinava Ziva in bagno.

Restarono a divertirsi sotto la doccia per un bel po' di tempo e quando uscirono erano davvero felici.
Si misero a letto e Ziva notò che aveva ricevuto altre tre chiamate da quel numero sconosciuto.

"Deve essere lento a capire che sta sbagliando numero" commentò Tony ridendo.
"Se almeno avesse risposto alla prima chiamata avrei potuto dirgli che non sono chi cerca" rispose Ziva.
"Ma poco importa. Ora dormiamo, sederino peloso" aggiunse lei dandogli un ultimo bacio prima di addormentarsi.

Quando il mattino dopo si svegliarono di certo non si aspettavano di sentire quello che Becky aveva da dirgli.

"Mamma, papà... Perché ieri sera avete fatto la doccia assieme?" chiese lei innocentemente.

Ziva rimase pietrificata, mentre Tony quasi si strozzò con il caffè che stava bevendo. Avrebbero giurato di essere stati molto silenziosi.

"Perché pensi che abbiamo fatto la doccia assieme, tateleh?" chiese Ziva sperando che la figlia non avesse sentito nulla di compromettente.
"Mi sono svegliata e volevo che venissi a leggermi una storia. Ma quando sono arrivata in camera vostra la porta del bagno era chiusa e sentivo l'acqua della doccia scorrere" spiegò Becky.
"La mamma faceva la doccia, io ero in cantina amore" si inventò Tony.
"Oh... E perché eri in cantina di notte?" chiese Becky confusa.
"Cercavo una cosa importante per il lavoro" tagliò corto lui.
"Ma ora si sta facendo tardi... Di corsa a lavarti i denti e poi mamma arriva ad aiutarti a mettere i vestiti per la scuola" disse Ziva.

La figlia obbedì soddisfatta della spiegazione che aveva ricevuto, in fondo era piccola e non poteva sapere cosa stessero facendo i genitori.
Tony e Ziva risero all'idea di essere quasi stati scoperti.

"Secondo te è stata Gibbs ad addestrarla?" scherzò Ziva riferendosi al fatto che anche Gibbs li scopriva sempre.
"Non lo so" rispose Tony.
"Ma credimi, la prossima volta io un po' di sciroppo per la tosse glielo do. Giusto per essere sicuri che non piombi in camera nostra sul più bello" aggiunse Tony.

Ziva gli diede un pugno sulla spalla, ridendo.

"Idiota" concluse dandogli un bacio sul collo prima di andare a prepararsi.













Note dell'autrice:

Ta-daaaaaaa!
Vi avevo promesso un capitolo Fluff e molto TIVA?!? Eccolo quiiiiiii XD
Mi sono un po' riscattata dopo il capitolo di mercoledì scorso?!? Beh, direi di si LOL

Come potete vedere ho diviso il capitolo in due parti (6 e 5 mesi prima del funerale...) questo perché descrivo quello che succederà mano a mano che ci avviciniamo alla disgrazia... Quindi il prossimo capitolo sarà 4 e 3 mesi prima del funerale e quello dopo ancora 2 e 1 mese prima XD
Piano a piano scopriamo chi e cosa vuole/vogliono da Ziva e perché la uccidono. Ma non vi anticipo nulla! Per ora godetevi il TIVA XD

Alcuni appunti:
Anche io adoro una notte al museo LOL
La regola 63 non esiste ovviamente, l'ho inventata io in un momento di follia AHHAHAHA
Lo sciroppo per la tosse che da sonnolenza? È una cosa vera credo, o meglio a sentire quello che dice mia mamma (è infermiera) è così ahahah [tony e cattivello eh?!] XD

Detto ciò spero che il capitolo vi sia piaciuto, qui non c'era ANGST (solo un paio di chiamate misteriose a Ziva)... Però già nel prossimo avremo un po' più di tensione eh eh... In fondo questa è pur sempre la FF del mercoledì, no?! XD

A prestooooooo
Baci, Meggie.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

4 mesi prima del funerale:

"Mamma!" gridò Becky.

Ma Ziva stava già correndo da lei ancor prima che gridasse il suo nome. Quando la raggiunse, Becky era seduta per terra che piangeva mentre si fissava la mano da cui usciva il sangue.

"Amore, cosa è successo?" le chiese Ziva.
"Camminavo e mi sono inciampata. E il bicchiere che avevo in mano si è rotto" rispose la bambina singhiozzando.

Becky era nel giardino della loro casa e faceva merenda seduta al tavolino. Era marzo e al pomeriggio si iniziava a stare bene all'aria aperta.
Ma tornando in casa con il bicchiere nel quale aveva bevuto il succo di frutta si era inciampata sul vialetto.
Ziva si pentì di aver lasciato che Becky bevesse dal bicchiere in vetro anziché nel suo in plastica. Ma aveva cinque anni e aveva iniziato ad insistere per fare le cose da grandi.

"Oh, tateleh... Fai vedere alla mamma" le disse prendendole delicatamente la mano e guardando. Il taglio era coperto dal sangue e Ziva non riusciva a vedere, così prese in braccio la figlia e la portò in bagno.

Lavò la mano della bambina con l'acqua fresca solo per notare che dei pezzi di vetro erano nel piccolo taglio che aveva.
Becky la guardava spaventata. Le faceva male e in più vedere il sangue non migliorava la situazione.

"Toglili" disse Becky mentre piangeva, cercando di afferrare uno dei pezzettini di vetro e toglierselo.
Ziva la fermò appena in tempo, prima che facesse più danni.

"No! Ferma amore, ora andiamo dal dottore e ci pensa lui" le disse avvolgendole delicatamente la mano in un asciugamano e riprendendola in braccio.
"Andiamo da Ducky?" chiese Becky ingenuamente.
"No tesoro, andiamo da un dottore che lavora dentro l'ospedale" le rispose.
"Stai tranquilla, non è nulla. Solo un taglietto" aggiunse Ziva cercando di tranquillizzarla.

Fortunatamente durante il tragitto per l'ospedale Becky smise di piangere. Quando entrarono al pronto soccorso un medico la visitò subito. Era giovane e molto simpatico il che aiutò Becky a non spaventarsi più di tanto quando il medico disse che la mano aveva bisogno di un paio di punti.

"Ok... Può aspettare un paio di minuti? Devo chiamare mio marito e avvertirlo che siamo qui. Tra poco tornerà dal lavoro e se non ci vede in casa si spaventa" chiese lei.
"Certamente. Io e Becky restiamo qui mentre lei fa la telefonata. Le devo mostrare alcune cose divertenti" rispose il medico.

Ziva sorrise, quel medico sembrava davvero saperci fare con i bambini e Becky lo guardava curiosa.

"Tateleh, resta con il dottore la mamma torna subito" le disse dandole un bacio e uscendo dalla saletta in cui erano.

Compose il numero di Tony sperando che rispondesse subito.

"Occhioni belli, sto per uscire dall'ufficio. Ti avrei chiamato a momenti" disse Tony.
"Tony, grazie al cielo" disse lei felice che stesse uscendo dal lavoro.

Ma lui notò subito la preoccupazione nella voce di Ziva.

"Zee che succede?" chiese.
"Siamo al pronto soccorso" rispose lei immediatamente. Anche se Becky stava bene avrebbe voluto Tony lì con lei, in quel momento.
"Oddio. Tu stai bene? E Becky?" domandò terrorizzato che qualcosa di grave fosse accaduto.
"Nulla di grave. Becky è caduta e si è fatta un taglio sulla mano. Volevo solo dirti che non siamo a casa" rispose lei rassicurandolo.
"Grazie al cielo. Senti, arrivo subito lì da voi. Dammi cinque minuti" disse Tony pronto ad uscire.
"Non importa, ci possiamo vedere a casa. Stai tranquillo" rispose Ziva.
"No vengo lì, aspettatemi" insistette lui.
"Ok, ma vai piano. Ti amo" rispose Ziva.
"Ti amo anche io" disse Tony precipitandosi alla macchina.

Quando Ziva rientrò in stanza Becky rideva mentre guardava il medico che le mostrava improbabili radiografie di giocattoli per bambini.
Il medico tolse i vetri dalla mano di Becky e le diede qualche punto. Nel frattempo anche Tony le raggiunse e si sentì sollevato nel vedere che la figlia stava bene e non era nemmeno troppo spaventata.

"Papà, il dottore mi ha regalato questo" gli disse mostrandogli un libro da colorare.
"È stato molto gentile... Ti fa male, piccolina?" le chiese toccandole la manina fasciata.
"No. Però ho rotto un bicchiere" disse con aria un po' triste.
"Amore, non fa nulla. Ne compriamo un altro" le disse Ziva dandole un bacio.

Uscirono dal pronto soccorso dopo che il medico gli aveva fatto firmare i documenti di cui aveva bisogno.
Per tutto il resto della serata Tony notò che Ziva era assente, preoccupata. Pensò che fosse per colpa di quello che era successo a Becky.
Così dopo aver messo a dormire la figlia, Tony le si avvicinò e cercò di capire cosa avesse.

"Amore mio, lo sai che non è colpa tua quello che è successo" iniziò lui accarezzandole il braccio.
"Tony..." disse lei. Voleva spiegargli ma lui non la lasciò parlare.
"Lo sappiamo che le piace usare i bicchieri normali, è stato un incidente che poteva anche capitare a noi" aggiunse.
"Tony, non è per quello" rispose lei.
"E allora cos'è che ti turba, Zee. Si vede che hai qualcosa che non va" le disse guardandola preoccupato.

Ziva non rispose, si sentiva una stupida a preoccuparsi per una cosa del genere.

"Amore, forza parla" insistette lui prendendole la mano.
"È per quelle chiamate che continuo a ricevere. Mi stressano. Continuo a rispondere e nessuno parla, sento solo ridere e poi mettono giù. Oggi mentre eravamo in ospedale mi hanno chiamata sei volte. Sei volte in un'ora Tony!" spiegò lei.
"McGee dice che il numero è di un telefono usa e getta, non si può rintracciare. Però sai cosa facciamo domani? Ti faccio cambiare numero di telefono. Così nessuno ti chiama più... Magari è solo qualcuno che ha trovato un tuo biglietto da visita e ti ha preso come oggetto dei suoi scherzi" cercò di calmarla lui.

Lei lo guardò e sorrise. Poi si lasciò abbracciare, appoggiando la testa sulla spalla di Tony.

"Probabile, solo che sta diventando fastidioso. Anche Becky mi chiede sempre chi è a chiamarmi" disse lei.
"Adesso lo facciamo smettere, tu nel frattempo non rispondere più" rispose Tony. La sentì annuire e rilassarsi.

"Tony. Mi dispiace per quello che è successo oggi, avrei dovuto prestare più attenzione" disse all'improvviso.

Tony sapeva che il suo nervosismo era dovuto in parte anche a questo.

"No... È stato un incidente. Anche Becky se lo è già scordato e tu sei stata bravissima a tenerla tranquilla" le disse lui dandole un bacio.
"Come fai a sapere sempre cosa dirmi per farmi stare meglio?" chiese Ziva sorridendogli.
"Beh, è una dote dei DiNozzo. Sappiamo sempre cosa fare e quando farlo" scherzò Tony.
"Ora cosa ne dici di un po' di gelato? Al cioccolato e con la panna montata" aggiunse.
"Dico di si. Ho bisogno di risollevarmi il morale" rispose Ziva.
"Beh allora per quello ho una soluzione ancora migliore" disse Tony ammiccando.
"Eh no, sederino peloso. Niente sesso stasera, non è proprio il periodo del mese migliore" rispose lei andando in cucina a prendere gelato e cucchiaini.
"Oh, ok. Aspetteremo qualche giorno, ma adesso mangiamo" concluse Tony trascinandola sul divano.

Si sedettero e rimasero insieme per diverse ore. Tony imboccava Ziva e faceva apposta a farle andare il gelato sulla faccia, giusto per avere una scusa per pulirglielo baciandola.
Nonostante avessero ignorato per tutta la sera il telefono di Ziva, lei non poté fare a meno di notare che c'erano altre cinque chiamate senza risposta dallo stesso numero sconosciuto.
Non vedeva l'ora di cambiare numero e far smettere queste telefonate assillanti.

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3 mesi prima del funerale:

Da quando Ziva aveva cambiato numero di telefono le chiamate erano cessate e lei era tornata a rilassarsi.
Era aprile, la primavera era ufficialmente arrivata e la cosa che Becky preferiva fare era passare i pomeriggi al parco.

Quella domenica pomeriggio Tony e Ziva erano seduti sulla panchina del parco a guardare la figlia giocare con gli altri bambini.

"Cresce in fretta" commentò Tony vedendola andare sull'altalena.
"Fino all'anno scorso la dovevo spingere e adesso fa tutto da sola" aggiunse.
"Amore mio, non dirmi che hai già la nostalgia di quando era più piccola" disse Ziva prendendogli la mano mentre ridacchiava.
"Non prendermi in giro, vorrei che non crescesse mai. Voglio tenerla così per sempre, è così perfetta Zee. È come te" rispose lui.
"Tony, crescerà. Ma sarà per sempre la nostra bambina. Anche quando avrà trent'anni e sarà sposata. Noi saremo sempre lì per lei, come lo siamo oggi" gli disse.
"Lo so. La nostra bambina... Che il prossimo mese compie sei anni" rispose Tony sorridendo.
"Le mie ragazze. Come farei senza di voi?" aggiunse Tony baciando Ziva.
"Come farei io senza di voi, senza di te" rispose lei accarezzandogli la guancia.

Proprio in quel momento Becky corse verso di loro.

"Mamma, papà" disse saltando in braccio a Tony.
"Canguretta, dimmi" rispose lui.
"Quei bambini là si stanno facendo le foto" disse.
"Le voglio fare anche io" aggiunse.
"Beh, allora corri e chiedigli se puoi fare delle foto con loro" rispose semplicemente Ziva. Becky non era una bambina timida e non faticava a farsi nuovi amici.

"No, no. Io le voglio fare con voi. Ne voglio una con te" iniziò indicando Tony.
"E una con la mamma. Poi le mettiamo in una cornice e le appoggio sul comodino, così siete sempre con me anche di notte" aggiunse sorridendo.

A Ziva si sciolse il cuore e capì perché Tony non voleva che crescesse. Quell'innocenza la perdi diventando adulta, è una cosa che solo i bambini hanno.

"Va bene allora, facciamoci tante foto" rispose Ziva prendendo la macchina fotografica che teneva sempre nella borsa.

Da quando Becky era nata la portava sempre con sé, per non perdere i bei momenti che potevano capitare all'improvviso.
Scattarono diverse foto, poi tornarono a casa. Dovevano cenare, lavarsi e andare a dormire presto.
Il giorno dopo c'era la scuola per Becky e il lavoro per loro e nessuno poteva arrivare in ritardo.

La settimana iniziò bene, tutto filava liscio come l'olio.
Al lavoro non c'erano stati casi troppo impegnativi così quando la sera tornavano tutti a casa non erano troppo stanchi e potevano passare più tempo con la loro bambina.

Tuttavia la situazione cambiò verso metà della settimana. Ziva era andata a prendere Becky da scuola e come ogni giorno, dopo aver passato un po' di tempo all'aria aperta, erano tornate a casa ad aspettare che Tony uscisse dal lavoro.
Rincasando Ziva aveva preso la posta che gli era stata consegnata quel giorno. C'era la rivista sul cinema di Tony, un paio di bollette e una busta bianca indirizza a Ziva.

Quando Ziva l'aprì il suo cuore si fermò. C'erano scritte poche parole, ma erano sufficienti per terrorizzarla.

"Shalom, Ziva. Bella la tua famiglia" diceva il messaggio.

Questo le fece capire che le chiamate anonime non erano semplicemente uno scherzo di cattivo gusto, qualcuno la stava spiando e probabilmente era qualcuno che conosceva. Magari un criminale che aveva arrestato. Ma questo non cambiava le cose, ora era spaventata, più per Becky e Tony che per sé stessa.
Si ritrovò a fissare la frase sul foglio cercando di pensare chi potesse essere stato a spedire la busta.

"Mamma, stai bene?" chiese Becky guardandola.
"Ma certo amore. Dimmi, avevi bisogno di qualcosa?" le disse Ziva tornando a sorridere per non mostrare alla figlia la sua preoccupazione.
"Posso andare a giocare in giardino?" domandò Becky.

A quel punto Ziva era tentata di dirle di no, nel caso la persona che aveva spedito la lettera fosse da qualche parte a guardarli. Ma questo avrebbe solo preoccupato Becky e magari l'avrebbe anche resa triste visto che adorava stare in giardino.

"Ok, ma aspetta cinque minuti che sistemo la posta. La mamma viene a giocare con te oggi" disse. In quel modo avrebbe avuto la figlia sempre sotto controllo.
"Si! Che bello!" gridò Becky abbracciandola.

Mentre era in giardino e guardava la figlia saltare la corda, prese il telefono e chiamò Tony pregandolo di tornare a casa al più presto.
Non passò nemmeno un'ora che Tony era da lei, sentirla così preoccupata al telefono lo aveva spaventato.
Mandarono Becky a giocare in camera sua e Tony chiese subito a Ziva quale fosse il problema.
La prima cosa che fece fu abbracciarlo e lui sentendola così tesa non poté fare altro che stringerla più forte.

"Amore che succede, stai male?" le chiese preoccupato.

Ziva non rispose, inizialmente. Così Tony provò ad insistere.

"Ziva, parlami tesoro. Ti senti poco bene? È successo qualcosa con Becky? Non dirmi che hai preso un'altra multa?" disse cercando di metterla sul ridere.
"Ho ricevuto una lettera, guarda..." rispose lei con voce tremante.

Gli mostrò la lettera che aveva accuratamente messo in un sacchetto di plastica. Di sicuro avrebbero cercato impronte e cose varie e lei non voleva che si rovinasse.

"Non penso che le chiamate fossero uno scherzo, a questo punto" aggiunse.

Tony sospirò, anche lui era inquietato da quella lettera ma non voleva spaventare ulteriormente Ziva. Mantenne la calma e prese in mano la situazione.

"Stasera mangiamo la pizza, non importa che cucini. Ora chiamiamo Gibbs e gli spieghiamo tutto. Vedrai amore, andrà tutto bene" la calmò lui abbracciandola di nuovo.
"Grazie per essere tornato subito, mi sono un po' spaventata. Non voglio che succeda qualcosa a te o a Becky" disse Ziva rilassandosi.
"Nessuno si farà nulla, Zee. Risolviamo tutto" ripeté lui.

Dopo aver parlato con Gibbs e aver cenato Ziva si era tranquillizzata. Avevano deciso di passare la serata tutti assieme, lei Becky e Tony.
Era stata un'idea di Tony, sicuro che passare un po' di tempo con la loro bambina vedendo un film avrebbe fatto dimenticare a Ziva il brutto pomeriggio.
Becky quella sera aveva deciso di stare in braccio a Ziva. Di solito era il contrario, stava in braccio al padre e insieme commentavano i film. Ma Tony fu grato di quella scelta, Ziva sembrava gradire e rilassarsi sempre di più.
Si rilassarono entrambe, tanto che a tre quarti del film sia lei che Becky dormivano serene sul divano.

Tony spense la televisione e decise di portarle a dormire senza svegliarle. Prese prima Becky e la mise nel suo lettino. Dopo essersi assicurato che dormisse ancora, tornò in salotto per prendere Ziva.
La vide iniziare a risvegliarsi e cercare Becky che fino a pochi minuti prima era tra le sue braccia.

"Shhh, occhioni belli. L'ho appena portata nella sua stanza" spiegò Tony. A quelle parole Ziva smise di cercarla e si lasciò sollevare da Tony.
"E ora porto anche a te a fare la nanna, andiamo" aggiunse iniziando a camminare.
"Lascia, Tony. So arrivarci anche con i miei piedi" disse lei.
"Hey, per una sera puoi lasciare che pensi a tutto io?" le rispose iniziando a salire le scale.
"Ok, sederino peloso" acconsentì Ziva più addormentata che sveglia.

Una volta nel letto Ziva non diede nemmeno il tempo a Tony di sdraiarsi che tornò ad abbracciarlo.

"Tony, grazie per oggi. Ti amo tanto" disse lei appoggiando la sua testa sul suo petto.
"Non dirlo nemmeno, Ninja. Lo sai che sono sempre qui per te. Ti amo anche io" rispose lui.
"Tony, mi accarezzi la schiena come solo tu sai fare?" domandò ancora.

Lui sorrise.

"Ma certo, però dormi ora" le rispose dandole un bacio sulla fronte. Lei sorrise felice.
"Ah, Tony?" disse ancora.
"Che c'è?" chiese divertito, gli piaceva Ziva quando era mezza addormentata. A volte si comportava in modo davvero inusuale per lei.
"L'ho già detto che ti amo?" rispose.
"Si. E io ho già detto che amo te. Ora fai la nanna, guanciotte dolci" le disse.
"Io sono qui" aggiunse poco prima di chiudere gli occhi e addormentarsi abbracciato a sua moglie.









Note dell'autrice:

Ok, ok. Lo so. Anche se c'è il TIVA vi ho messo tristezza perché sapete che poi Ziva morirà -.-
Ora che sono al terzo capitolo di questa storia mi sento una persona orribile per quello che ho fatto, non pensavo di farvi soffrire così tanto ahahahah XD

Parlando di questo capitolo... Come vi avevo detto ci sarebbe stato un po' di ANGST... Infatti dalle telefonate assillanti siamo passati ad una lettera che ha un po' sconvolto Ziva...
Ma come vedete lei ha Tony che è sempre pronto ad aiutarla XD
Beh nel prossimo capitolo ci sarà più ANGST... Molto di più... Penso che abbiate capito cosa succederà nel prossimo... Io non vi dico nulla XD
Vi dico solo che sarà: 2 e 1 mese prima del funerale... Quindi presto ritorneremo alla situazione che si è creata nel capitolo 1: Tony e Becky che tornano a casa dopo il funerale di Ziva...
Ma c'è ancora tempo prima che succeda, non fasciamoci la testa prima del tempo (ve l'ho detto solo per prepararvi psicologicamente) XD

Per ora godiamoci Ziva :)

Detto ciò, spero che vi sia piaciuto...
A mercoledì prossimo!
Baci, Meggie.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4 

Due mesi prima del funerale

La lettera era stata solo l'inizio di una lunga serie di minacce. Una settimana dopo aver ricevuto la prima busta ne ricevette un'altra, poi un'altra ancora.
E ogni volta il messaggio era più inquietante, più personale.

Ovviamente si erano subito tutti messi all'opera per trovare il mittente, ma era un lavoro più difficile del previsto.
Avevano ristretto il campo a persone che Ziva aveva potuto conoscere o arrestare quando ancora era in Israele. Magari qualcuno a cui aveva fatto un torto. Questo perché ogni lettera aveva almeno una parola in ebraico.
Ma ora la faccenda si stava facendo inquietante.

Era una normale giornata di lavoro, Becky era a scuola e Tony e Ziva alle loro scrivanie.
Ziva stava trascrivendo uno dei rapporti arretrati che si erano accumulati la settimana precedente quando la linea elettrica aveva avuto dei problemi.

"Ziva, stasera ordiniamo al ristorante cinese o italiano" chiese Tony.
"E se cucinassi io qualcosa di sano, per esempio?" rispose lei.
"Ti ricordo che il cibo italiano è sano. Mai sentito parlare di dieta mediterranea?" ribatté Tony.
"Certo, peccato che tu ti limiti a mangiare le schifezze più assurde" rispose Ziva.
"Ho deciso, cucino io. Così evitiamo che ti venga un infarto" aggiunse.
"Ok. Ma sono sicuro che andrò a letto affamato. E poi quando ti metti a cucinare i tuoi bordini vegetali mi viene il mal di pancia, Ziva. Starò in bagno tutta la notte lo so già. E anche Becky. Che poi mi chiedo cosa ci metti dentro? Vuoi farci venire un'intossicazione alimentare..." iniziò a straparlare Tony.

Ma Ziva lo aveva perso alle prime tre parole, poi si era concentrata sulla mail che aveva appena ricevuto.
L'aveva aperta e le foto allegate le avevano fatto gelare il sangue.

"Ziva mi stai ascoltando o pensi già alla ricetta con cui uccidere il mio povero intestino? Non voglio nemmeno pensare a quanto starò male... Ziva?" le disse Tony.
"Terra a Ziva, mi ricevi? Huston, abbiamo un problema" insistette lui nel chiamarla.

Ma lei non si mosse. Era pietrificata davanti al computer.

"Occhioni belli, gioia della mia vita... Ti sei incantata?" disse ancora lui ridendo. Ma perse il sorriso non appena Ziva aprì bocca.
"Tony, lui ci segue" disse con voce spaventata.

Osservandola bene Tony notò che stava tremando. Ziva che trema, deve essere successo qualcosa di veramente grave.
Si alzò e corse da Ziva. Non appena vide lo schermo del computer capì a cosa fosse dovuto lo shock. Senza nemmeno pensarci la prese per un braccio facendola alzare e la strinse a sé mettendole una mano sulla schiena e una sulla testa.

"Come fa ad avere la mia email del lavoro? E come ha fatto a seguirci senza che ce ne accorgessimo?" chiese con la testa nascosta nel petto di Tony.
"Non lo so piccola, lo scopriremo..." le rispose davvero preoccupato.

Le due foto allegate risalivano a quello che avevano fatto il week end prima. In concomitanza con il sesto compleanno della figlia, erano andati a fare un picnic al parco.
In una delle foto c'era Becky che giocava con la palla. Nell'altra erano ritratti tutti e tre mentre pranzavano.
Chi le aveva scattate doveva essere stato molto vicino a loro.

"Tony, voglio la mia bambina" disse lei all'improvviso.
"Cosa, amore?" chiese lui confuso.
"Voglio andare a prenderla da scuola e portarla qui con noi" spiegò Ziva palesemente nel panico.

Proprio in quel momento Gibbs arrivò alle scrivanie e si fermò da loro, notando la scena.

"Che succede? Che ha Ziva?" chiese.
"Guarda il computer, capo" disse Tony facendo un cenno verso lo schermo.

Anche a Gibbs non servirono molte spiegazioni, gli bastò vedere le foto per un attimo per capire che cosa stesse succedendo.

"Io devo andare a prendere Becky" disse Ziva cercando di staccarsi da Tony. Ma lui la trattenne. Poteva sentire la sua tensione e sapeva che lasciarla andare in quel momento era l'equivalente di innescare una bomba.
"Zee, tesoro mio. Becky è al sicuro a scuola ok? Tranquilla" la calmò lui.
"Tony non capisci, ho bisogno di lei" lo implorò.

Tony stava per ribattere ma Gibbs lo bloccò e gli disse di andare a prendere la figlia, sapeva che Ziva la voleva perché averla con lei la faceva stare meglio.

"Va bene, vado subito. Però tu, Ziva, ti devi calmare o si spaventerà nel vederti così" le disse. La sentì annuire e subito dopo singhiozzare.

Se stava cercando di calmarsi non ci stava riuscendo. E lui non poteva biasimarla, tutto questo era davvero spaventoso.

"Hey, no... Non piangere" disse Tony stringendola forte.
"Succederà qualcosa di brutto, lo so" si disperò lei.
"No, amore. Ora tu smetti di piangere e resti qui con Gibbs. Io vado a prendere la nostra piccolina e te la porto e vedrai che andrà tutto bene" le disse con tono rassicurante.
"Ok" rispose rimettendosi a sedere.

Mentre Tony usciva, Gibbs la portò a prendere un tè caldo. Diede il compito a McGee di controllare la mail che Ziva aveva ricevuto e la portò via dallo schermo del suo computer con quelle foto.

Tre quarti d'ora dopo, Tony era tornato in ufficio con Becky. La bambina corse felice incontro alla madre.
Lui le aveva detto che era una sorpresa e che poteva passare il resto della giornata al lavoro con i genitori.

"Mammina! Grazie che mi fai stare con te!" gridò abbracciandola.
"Tateleh, la mamma è tanto felice che tu sia qui" disse Ziva.
"Ti va se andiamo in sala riunioni e facciamo qualcosa assieme?" le propose.
"Va bene! Poi possiamo andare a salutare la zia Abby? E anche Ducky?" chiese Becky.
"Ma certo, possiamo fare tutto" rispose Ziva.

Poco dopo che si erano allontanate Gibbs spiegò a Tony che aveva imposto a Ziva di non lavorare più, per quella giornata.
Tony vedendola con Becky si era reso conto come in pochi secondi la figlia l'avesse fatta rilassare e ritrovare il sorriso.

Quella sera durante la cena Ziva quasi non toccò cibo, persino Becky lo notò. Tony iniziò a preoccuparsi seriamente, questa faccenda andava risolta al più presto per il bene di tutti.
Si offrì di risistemare la cucina e lasciò che Ziva facesse il bagno a Becky.

"Mamma, come fai a fare sempre la schiuma così bene?" chiese Backy mentre giocava nella vasca.
"Uso lo shampoo di papà, ma non dirglielo... Shhhhh" rispose lei sorridendo.
"Infatti profuma di papà! Anche tu delle volte profumi di papà" disse la bambina.

Ziva si bloccò un attimo. Probabilmente succedeva quando facevano la doccia assieme e Tony la insaponava con il suo bagnoschiuma.
Ma questo non poteva dirlo a sua figlia, avrebbe fatto troppe domande e non erano argomenti da rendere noti ad una bambina.

"Delle volte uso il bagnoschiuma di papà, quando il mio è finito" disse.
"E non diciamo nemmeno questo a papà, shhhhhh" rispose Becky imitando quello che Ziva aveva fatto un attimo prima.

Quando finalmente andarono tutti a dormire, Tony notò la difficoltà di Ziva a prendere sonno.

"Ninja, che succede? Mi sembravi tanto stanca prima. Come mai non dormi?" le disse, conoscendo in realtà i motivi.
"Pensavo" rispose lei semplicemente.
"Condividi con me i tuoi pensieri?" chiese lui.
"Non è importante" tagliò corto Ziva.
"Si che lo è. Riguarda te, noi. Tutto ciò che ti fa star male e importante. Perché io voglio farti stare meglio" le disse avvicinandosi e cercando la sua mano.

Ziva non parlò, ma per Tony non c'era bisogno di spiegazioni.

"Che posso fare? A parte catturare chi ci perseguita?" chiese Tony.
"Un abbraccio... Voglio un abbraccio ora" disse Ziva.

Tony non ci pensò due volte, la prese quasi sollevandola e la strinse più forte che poteva lasciandola riposare appoggiata a lui.
La sentì riprendere a singhiozzare, come poche ore prima al lavoro e iniziò a pensare a come farla pagare a chi la stava turbando in quel modo.

"Scusa" bisbigliò lei cercando di smettere di piangere.
"Sfogati, Zee. Va bene così" le disse lui.

Quella notte nessuno dei due dormì molto, Ziva era troppo preoccupata e Tony restò svegliò per assicurarsi che lei stesse bene.
Voleva esserci e proteggerla in ogni momento.

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Un mese, anzi pochi giorni prima del funerale

Ancora non erano riusciti a prendere chi perseguitava Ziva. O meglio chi perseguitava tutta la famiglia, perché anche se le mail, le lettere e le chiamate erano indirizzate a Ziva riguardavano tutti e tre.

Ziva aveva iniziato a diventare paranoica, soprattutto quando si trattava della figlia. Ma cercava di controllarsi e non dare troppo a vedere il suo stress. Anche Tony non era da meno, cercava di esser forte per Ziva ma c'erano momenti in cui non riusciva a non farsi prendere dal panico.
Come quando una sera, usciti dal lavoro trovarono un biglietto appoggiato alla loro macchina.
Questa volta il messaggio era una minaccia diretta a Ziva. Diceva che sapeva dove trovarla e che l'avrebbe fatta pentire di tutto.

Ma questo non aiutava, perché ancora non sapevano chi fosse quella persona. Nella sua vita Ziva era stata costretta ad uccidere tanta gente e poteva essere chiunque ad avercela con lei.

"Figlio di puttana!" si lasciò sfuggire Tony. Fortunatamente Becky non era con loro.
"Scusa, amore" aggiunse riprendendo la calma e guardando Ziva.
"Tony, lo so che mi dici di stare tranquilla. Ma al momento sono davvero spaventata" confessò lei.
"Anche io, Zee. Sono terrorizzato da tutto questo" rispose lui dandole un bacio sulla fronte.

Quella sera, dopo aver portato ad Abby il biglietto per farlo analizzare, decisero di chiedere a Gibbs se potevano dormire da lui.
Non erano sicuri che quell'uomo sapesse dove abitavano. Ma considerando che aveva trovato la loro macchina non volevano correre rischi.

Nonostante stessero cercando di non far scoprire nulla alla figlia, Becky iniziava ad essere turbata dalla situazione. E il loro nervosismo non aiutava.

"Papà, voglio fare la nanna con voi" disse Becky una sera.
"Hey, lo so che questa non è casa nostra e quello non è il tuo lettino. Ma devi fare la bambina grande e dormire da sola" le spiegò Tony.

Erano andati in una casa sicura non utilizzata dicendo a Becky che la loro casa aveva bisogno di lavori e non potevano viverci per un po'.

"No, papà non mi piace stare da sola in quella camera" rispose lei.
"Becky, tesoro non discutere. È tardi e devi dormire" disse Tony.

Voleva tornare in camera da Ziva, che quella sera stava tutto tranne che bene.

"Ma papà io ho paura e..." iniziò la bambina ma Tony la interruppe urlando.
"Becky, ti ho detto di andare a dormire. È tardi, non è l'ora per discutere!" gridò.

Becky lo guardò terrorizzata, un'attimo prima di scoppiare a piangere. Tony si pentì immediatamente della sua reazione. Avrebbe dovuto capire che, come lui e Ziva erano preoccupati, questa situazione stava infastidendo anche la loro bambina.

"Piccolina, scusami... Papà non voleva farti piangere. Tesoro mi dispiace vieni qui" le disse Tony sperando di sistemare la situazione.
"Voglio la mamma" disse mentre abbracciava Tony.

Proprio in quel momento Ziva uscì dalla stanza e vide la scena.

"Tateleh, la mamma è qui. Cosa succede, perché piangi?" le chiese prendendola in braccio.
"Papà mi ha sgridata" disse tra i singhiozzi.
"Becky perdonami, sono stato cattivo. Non volevo" ripeté lui.

Ziva gli appoggiò una mano sul volto.

"Tony, tranquillo. Non è nulla, siamo solo tutti un po' troppo nervosi" lo rassicurò lei.
"Dimmi, amore. Perché non sei a letto?" aggiunse rivolta a Becky.
"Voglio fare la nanna con voi, ma papà mi ha detto di no" rispose la bambina che iniziava a calmarsi.

"Per stanotte puoi venire nel lettone con noi, va bene?" le rispose Ziva dopo aver cercato il consenso negli occhi di Tony.
"Non mi piace stare nell'altra stanza. Voglio tornare a casa" disse Becky mentre andavano tutti a letto.
"Ci andremo presto, ok? Ora dormi, tateleh. Siamo qui con te" rispose Ziva facendo addormentare la figlia.

"Dobbiamo fare qualcosa, Tony. Neanche lei ce la fa più" disse Ziva dopo essersi assicurata che Becky dormisse.
"Lo so, Zee. Il problema è che non so che fare" rispose Tony sentendosi inutile.
"Penserò a qualcosa... Ma tu stai meglio, ora? Mi sembri un po' pallida, dovresti mangiare di più" aggiunse preoccupato.
"Tranquillo, sto bene" disse lei sorridendo.

Gli prese la mano e si addormentarono tutti e tre così, quasi abbracciati. La vicinanza gli dava un senso di sicurezza.
Sicurezza che sarebbe venuta a mancare di lì a poco.

Quel giorno Tony aveva accompagnato Becky a scuola e Ziva era andata direttamente al lavoro.
Quando Tony arrivò al parcheggio dell'NCIS, la confusione regnava sovrana. C'erano i pompieri e metà dell'NCIS fuori.
Poi vide una cosa che gli fece gelare il sangue. La macchina di Ziva che sembrava essere esplosa e non riusciva a vedere sua moglie da nessuna parte.

"Capo, cosa è..." disse correndo verso Gibbs.

Quando vide i volti di tutti capì cosa fosse successo, ma non voleva anzi non poteva crederci.

"Gibbs, no" disse ancora.

Gibbs lo prese per un braccio e lo trascinò dentro l'edificio, Tim li seguì sapendo che ci sarebbe stato bisogno di lui.
Tony non si rese nemmeno conto che avevano preso l'ascensore. Si ritrovò seduto alla sua scrivania con Gibbs e Tim di fronte a lui.

"Tony, dobbiamo dirti una cosa" iniziò Gibbs.
"Lei non era nella macchina vero? Non era lì" lo interruppe lui.
"Tony..." disse Tim mettendogli una mano sulla spalla.
"No, no..." disse Tony scuotendo la testa. Aveva già capito, aveva le lacrime agli occhi pronte ad uscire non appena uno dei due gli avesse confermato i suoi timori.

"Tony, mi dispiace. Mi dispiace tanto, ma Ziva... Lei era nella macchina" rispose Gibbs nel modo più delicato possibile.
"Capo, dimmi che non è vero. Dimmi che Ziva non era lì dentro" lo implorò Tony.
"Vorrei potertelo dire" disse Gibbs.

Tony scoppiò a piangere. Non poteva essere vero, sua moglie era morta. Si erano salutati meno di un'ora prima e adesso lui non l'avrebbe più rivista.
Gibbs si accorse che la gente presente in ufficio lo stava fissando mentre piangeva e gridava dopo aver ricevuto la notizia.

"Vi togliete dai piedi e ci lasciate un po' di privacy o devo farvi licenziare tutti!?" gridò infastidito.
Sparirono tutti in un secondo, lasciandoli soli. Tony nel frattempo si era accasciato per terra, con la schiena appoggiata al muro. McGee continuava a tenergli una mano sulla spalla, consapevole che non c'era nulla che potesse fare per farlo star meglio in quel momento.

Gibbs si sedette di fianco al suo agente anziano e lo abbracciò. Non aveva mai visto Tony piangere, non sapeva che fare. Ma sapeva cosa si provava a perdere la moglie e un po' di conforto non gli avrebbe fatto male.
Tony si aggrappò alla giacca di Gibbs, non rifiutò quel contatto fisico. Non riusciva a respirare da tanto piangeva.

"Tony calmati un po', forza" gli disse.
"Capo, io mi sento male" rispose Tony.

Respirava in modo irregolare, sudava e aveva un mano appoggiata sullo stomaco. Fu chiaro a tutti che fosse sul punto di avere un attacco di panico.

"Per questo ti sto dicendo di calmarti, respira con calma coraggio" ripeté Gibbs.

Poi rivolto a McGee aggiunse "Vai a prendergli un bicchiere d'acqua. E trovami Ducky, abbiamo bisogno di lui".
"Va bene" rispose Tim alzandosi e andando a fare ciò che Gibbs gli aveva detto.

Restarono soli, Tony iniziava a calmarsi anche se non aveva smesso di piangere.

"Che cosa farò adesso, Gibbs" disse disperato.
"Come faccio senza mia moglie. È morta. Mia moglie, la mia Zee non c'è più. E che cosa dico a Becky?" aggiunse.

"Tony" disse Gibbs.
"Oddio, Becky. Lei non lo sa ancora. Devo andare a prenderla, devo dirglielo!" rispose lui agitandosi di nuovo.
"Tony! Una cosa per volta. Prima ti devi calmare, poi andiamo da tua figlia. Sei troppo sconvolto, finirai con il terrorizzarla" lo fece ragionare Gibbs.
"Devo dirgli che la mamma è morta, come farò?" pianse Tony disperato.
"Lo affronterete assieme. E anche noi saremo qui per voi, ma ora per prima cosa calmati" disse ancora Gibbs.

Rimasero sul pavimento aspettando Ducky.
Anche Tim che era tornato con l'acqua guardava la scena impotente e alcune lacrime scesero sulle sue guance.
Oltre ad aver perso una sua amica, doveva osservare il suo migliore amico soffrire le pene dell'inferno.
In più vedere il volto di Gibbs, triste e sofferente, gli fece ancora di più capire quanto brutta fosse la situazione.

Tony rimase abbracciato a Gibbs, pensando a quello che sarebbe successo e a come spiegare tutto alla sua bambina.
D'ora in avanti la sua vita non sarebbe più stata la stessa.
















Note dell'autrice:

Potrete mai perdonarmi per quello che ho fatto? Io non so se perdonare me stessa... Ahahahha
Al momento mi chiedo se ho commesso uno sbaglio a scrivere questa storia... Forse si, forse no?
Beh, ho una mia amica che mi dice che mi odia tanto... Ma ormai ho iniziato questa storia e voglio finirla nella speranza che non mi abbandoniate per il troppo dolore che vi sto provocando AHAHAHAHHA XD

Che poi magari avremo altri flashback TIVA durante la storia, quindi un po' sono perdonata giusto!? GIUSTO?! Solo un pochino, please...

Vi dico che ho deciso di aggiungere nel prossimo capitolo il momento in cui Tony parlerà con Becky... Non potevo metterlo qui perché se no diventava tutto troppo lungo.
Quindi torneremo al dopo funerale nel capitolo sei, non le cinque! :)

Che dire, si spezza il cuore anche a me a pensare a Tony che piange... Povero cucciolo... Ma non sempre nella vita le cosa vanno come ci si aspetta, no?

Spero che vi sia "piaciuto" questo capitolo!
Alla prossima settimana, con altre lacrime.

Baci, Meggie.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Quando Ducky arrivò, Tony e Gibbs erano ancora seduti per terra.

"Anthony, ragazzo mio. Cosa succede?" gli chiese.
"Ducky, è morta..." rispose lui.
"Lo so, lo so. Ma che ha ora?" chiese rivolto a Gibbs.
"Respirava faticosamente prima, ero preoccupato" rispose.
"Probabilmente si era agitato troppo. Tony dovresti fare respiri profondi, lo sai che da quando hai avuto la peste i tuoi polmoni non sono più come prima" disse Ducky.

Tony sembrava non ascoltare, fino a quando non si voltò a fissare il dottore.

"Ducky, Ziva è all'obitorio vero? Io la devo vedere" disse Tony cercando di alzarsi. Gibbs lo trattenne.
"Non è una buona idea" disse il medico.
"Lei è mia moglie, io devo vederla ancora" insistette Tony.

Gibbs lo costrinse a sedersi sulla sedia della sua scrivania e lo fece rimanere lì.

"Anthony, ricorda tua moglie per come era. Vederla ora non ti aiuterà. Ricorda il suo volto, la sua voce. Non quello che è ora" disse Ducky facendogli capire che vedere il corpo di Ziva ora sarebbe stato solo un incubo in più.

Tony si girò verso la scrivania e vi si appoggiò tenendo la testa tra le mani. Riprese a piangere e questa volta Gibbs lo lasciò sfogare senza far nulla. Si allontanò per parlare con Ducky lasciando McGee con lui.

Tim si sentiva davvero inutile, guardava la scrivania di Ziva sapendo che lei non si sarebbe mai più seduta lì. Che non avrebbe più preso in giro Tony e che non lo avrebbe più difeso quando Tony se ne usciva con i suoi strani scherzi.
Fece un sorriso ripensando a quante volte si erano coalizzati contro di lui, nonostante fosse suo marito.

"Tim, la mia bambina è ancora a scuola e non sa nulla" disse Tony ad un certo punto, dopo essersi calmato un po'.
"Lo so..." rispose sapendo che ora Tony doveva dirglielo.
"Vado a prenderla" disse alzandosi in piedi e cercando le chiavi della macchina.
"No. Ora ti devi calmare" rispose McGee cercando di farlo risedere.
"Ma lei deve sapere. Lei aspetta che la mamma la vada a prendere dopo pranzo" ribatté Tony agitato.
"Appunto. Sono le dieci della mattina, hai tempo di calmarti e poi parlerai con lei" lo fece ragionare McGee.

Gibbs stava guardando la scena da lontano con Ducky.

"Devi lasciargli dei giorni di congedo, Jethro. Lui e Becky ne avranno bisogno" disse il medico.
"Lo so, temo solo che stare a casa senza fare nulla lo faccia impazzire" rispose Gibbs.
"Ma non è solo. Fortunatamente ha Becky e anche tutti noi. Lo aiuteremo, ok?" disse Ducky cercando di tranquillizzare Gibbs che era davvero preoccupato per il suo agente.
"Ora devo tornare a fare... Beh, devo tornare da Ziva" aggiunse.

Quella sarebbe stata l'autopsia più difficile della sua vita, come lo fu per Kate.

Pochi minuti dopo anche Abby fece la sua apparizione in ufficio. Aveva chiaramente pianto ed ora era lì per accertarsi delle condizioni di Tony.
Appena lo vide corse ad abbracciarlo.

"Mi dispiace tanto, Tony" fu l'unica cosa che riuscì a dire. Non c'erano parole per descrivere il dolore che tutti provavano e non c'erano parole per aiutare Tony, in quel momento.

"Perché non scendi un po' nel mio laboratorio e ti sdrai nel mio sacco a pelo con Bert?" gli propose Abby.
"No, grazie... Ho molte cose da fare" disse lui.
"Ma ti farebbe bene, DiNozzo" intervenne Gibbs.
"Ho detto no. E poi ora vado a prendere mia figlia da scuola, glielo devo dire" rispose Tony.
"Tony, secondo me..." provò a parlare Abby.
"No. Basta dire che devo rilassarmi e aspettare. Voglio mia figlia, ora" disse convinto lui.

Capirono tutti che non c'era nulla da fare. Tony era chiaramente fuori di sé e se voleva Becky, dovevano dargli la possibilità di vederla.

Prese le chiavi della macchina e fece per uscire ma Gibbs lo fermò.

"Non sei nelle condizioni di guidare, Tony" disse con tono autoritario.
"Devo andare da lei" rispose lui serio.
"Cosa ne pensi se la vado a prendere io e te la porto? Lo sai che mi adora. Magari tu puoi aspettarci in sala riunioni" propose McGee.

Tony ci pensò un attimo e si rese conto che avevano ragione. Soprattutto dopo aver preso la bambina non sarebbe stato in grado di guidare senza distrazioni.
Lasciò le chiavi a McGee e insieme a Gibbs andarono in sala riunioni.

"Vuoi che resti con te mentre glielo dici?" chiese Gibbs sapendo la difficoltà del momento.
"No... No grazie, capo. Penso di farcela" rispose Tony mentre già pensava a cosa dire alla sua bambina.
"Se hai bisogno basta che chiami, saremo subito qui" gli disse.
"Grazie" ripeté di nuovo Tony praticamente assente con il cervello.
"Mi puoi spiegare cosa è successo?" aggiunse. Doveva sapere come era morta sua moglie.

Gibbs pensò bene se fosse il caso di dirglielo ora, ma sapeva che Tony non avrebbe ceduto quindi decise di raccontargli quel poco che aveva potuto constatare.

"Dobbiamo ancora fare i rilevamenti ma... Sembra che la macchina di Ziva sia esplosa nel momento in cui ha spento il motore" disse Gibbs.
"Oddio..." bisbigliò Tony passandosi una mano tra i capelli.
"Come è potuto succedere? Una macchina non esplode senza motivo" aggiunse disperato.
"Lo so... Per quello credo che fosse stata manomessa..." iniziò Gibbs.
"Come manomessa! Cosa hanno fatto" sbottò Tony.
"Calmati, non so nulla è solo un'ipotesi. Ma partendo dal presupposto che le macchine non esplodono da sole magari qualcuno potrebbe aver fatto in modo di farla esplodere" spiegò Gibbs.
"Tu pensi sia la persona o le persone che ci perseguitavano?" domandò. Ovviamente era la prima cosa a cui aveva pensato.
"Non lo so, davvero... Indagheremo ma adesso non è il momento di pensare a questo, per te" concluse Gibbs.
Rimase con lui finché Tim non tornò con Becky. Quando l'aveva presa da scuola la bambina aveva chiesto il perché, e McGee le aveva detto che sarebbe stato il padre a spiegarglielo. Fortunatamente Becky non aveva fatto altre domande.

Tony la vide entrare sorridente e spensierata come al solito, coma una qualsiasi bambina di sei anni che passa le giornate a giocare e disegnare, e odiò sé stesso sapendo che sarebbe stato lui a toglierle quel bel sorriso dalla faccia.

"Ciao papà" disse Becky correndo ad abbracciarlo. Tony la strinse a sé, aveva veramente bisogno di abbracciare la figlia.

"Noi siamo giù, se avete bisogno" disse ancora una volta Gibbs prima di lasciare la stanza.

"Piccolina di papà" le disse mentre le accarezzava i capelli.
"Oggi è un altro di quei giorni in cui posso stare al lavoro con voi?" chiese Becky innocentemente ripensando a un mese prima quando Ziva l'aveva fatta stare con lei tutta la giornata.

Tony deglutì e prese un bel respiro, il momento era arrivato e doveva essere forte per la sua bambina.

"Becky, papà deve dirti una cosa" le disse mettendola seduta sul tavolo di fronte a lui.
"So che sarai triste ma sappi che va bene piangere ed essere arrabbiati, ok?" aggiunse.

La bambina annuì confusa. Non capiva quello che Tony le stava dicendo e non capiva perché suo padre sembrasse così triste e preoccupato. Aveva sei anni e tutto si aspettava tranne quello che stava per sentire.

"Amore, ti ricordi quando hai chiesto dove fosse il nonno e ti abbiamo detto che era in paradiso con gli angeli?" iniziò Tony.
"Si... Nonno Eli è in paradiso e mi guarda da lì" rispose lei.

Lo aveva chiesto a Ziva quando aveva quattro anni, visto che vedeva sempre Senior ma non sapeva dove fosse Eli.
Così le avevano spiegato che i nonni non c'erano più ma che le volevano bene e vegliavano su di lei comunque.

"Esatto... Becky papà sta per dirti una cosa molto triste" la preparò Tony mentre una lacrima gli scendeva sulla guancia.
"Papà, perché sei triste? Perché piangi?" chiese Becky un po' spaventata.

Tony le afferrò le manine e la guardò negli occhi.

"Amore, non so come dirtelo... Ma anche la mamma è in paradiso con il nonno ora" disse Tony aspettando la reazione della figlia.
"Perché è andata in paradiso? Voleva salutare il nonno? Quando torna?" chiese Becky confusa.

Chiaramente non aveva capito quello che Tony voleva dirle.

"No, Becky. La mamma non è più con noi... Ora starà in paradiso con il nonno. Lei non tornerà" cercò di essere più specifico Tony.

Becky lo guardò terrorizzata, chiaramente aveva realizzato cosa stesse succedendo.

"Papà" disse lei. Gli occhi le si stavano già riempiendo di lacrime.
"Vuoi dire che la mia mamma è morta come il nonno?" aggiunse.
"Si amore... Mi dispiace tanto" rispose Tony.

E poi successe quello che Tony si aspettava. Becky non accettò quella risposta, anzi decise che era Tony a mentirle.

"Non è vero! Perché dici questo! Lei era in casa con noi questa mattina" gridò lasciandogli andare le mani.
"Lo so, Becky... So che sembra impossibile. Ma è successo, piccolina" le disse Tony cercando di stare il più calmo possibile.
"Tu menti! Lei non può essere morta!" urlò ancora Becky, iniziando a piangere.
"Mi dispiace amore, mi dispiace tanto" le disse cercando di prenderla in braccio.

Ma Becky lottò contro di lui, spingendogli via le braccia.

"Perché mi dici le bugie, la mamma non può essere morta! Non può perché... Perché... Perché lei è la mia mammina, lei ha detto che stava sempre con me" disse Becky, questa volta scoppiando a piangere.

Smise di lottare e lasciò che Tony la prendesse in braccio.
Ora gridava e piangeva mentre con le mani si aggrappava alla maglia di Tony. La sentiva piangere così forte e respirare a fatica, come lui un paio di ora prima.

"Lo so amore, shhhh" cercò di calmarla leggermente Tony, mentre la cullava camminando per la stanza.

Anche lui stava piangendo. Pensare a quello che era appena successo a Ziva e vedere la figlia così disperata era una doppia pugnalata al cuore.

"Papà, voglio la mia mamma" disse mentre si disperava.
"Oh, Becky. Non hai idea di cosa farei per ridarti la tua mamma" rispose lui non sapendo più cosa dire per calmarla.

"Ok, hey" disse cercando di far sedere di nuovo la figlia che ora era letteralmente attaccata a lui.
"Becky, ascolta. Va bene se piangi ma devi calmarti un pochino adesso... Tesoro, ti sentirai male se non respiri" aggiunse.
"Ma papà... La mamma, lei..." iniziò Becky senza finire la frase.
"Lo so che stai male ora, ma se continui così ti verrà male alla pancia. Respira con calma, insieme a me" ripeté Tony.

Ci volle quasi un'ora perché riuscisse a calmare Becky o meglio perché la figlia piangesse tutte le sue lacrime e si mettesse calma tra le sue braccia, stremata.
Tony aveva pianto con lei quando si era reso conto di non aver modo di consolarla, ma ora anche lui si era ricomposto.

"Becky, sei pronta per tornare di sotto?" le chiese mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse sudata sua figlia, si era agitata troppo.
La sentì annuire con la testa, così si alzò e uscì dalla sala riunioni che da quel giorno sarebbe stata la stanza che più avrebbe odiato.
Poteva sentire lo sguardo di tutti su di lui.

"Capo, credo che noi ora andremo a casa. Ho bisogno di far distendere Becky e farla riposare" disse Tony prendendo la sua roba.
"Ok, ma ti accompagno io" rispose Gibbs.

Questa volta Tony nn provò a ribattere, lasciò che Gibbs prendesse le chiavi e lo accompagnasse fino a casa.

"Stasera ti riporto la tua macchina, se hai bisogno non esitare a chiamarci" gli disse prima di lasciarlo scendere.
"Ok, grazie capo" rispose.

Il resto della giornata Becky lo passò in braccio a Tony, piangendo o rimanendo in completo silenzio.
Nessuno dei due toccò cibo. Tony aveva la nausea da quando gli avevano detto che Ziva era morta e poteva immaginare che la figlia stesse come lui, se non peggio. Quindi non provò nemmeno a darle del cibo quando Becky gli disse che non aveva fame.

La sera, poco dopo l'ora di cena Gibbs portò la macchina a Tony, come gli aveva detto. Si era fatto accompagnare da McGee in modo che qualcuno potesse riportarlo a prendere sua macchina all'NCIS.
Entrarono entrambi un attimo in casa per assicurarsi delle condizioni di Tony e Becky.

"Come stai?" gli chiese McGee.
"Hai una domanda di riserva, Tim?" disse lui con un sorrisetto isterico. Lo aveva chiamato Tim e non con un soprannome, doveva stare davvero male.
"Avete mangiato qualcosa?" domandò Gibbs preoccupato.
"No, per evitare di star male subito dopo" rispose Tony.

Gibbs annuì, conosceva la sensazione e poteva capirlo.

"Io ho male alla pancia" disse Becky intervenendo nella conversazione e indicandosi lo stomaco.
"Amore..." le sussurrò Tony all'orecchio mentre le accarezzava i capelli.
"Adesso andiamo a fare la nanna e vedrai che passa, ok?" aggiunse stringendola ancora di più a sé.

Vedendo che erano già entrambi in pigiama capirono che erano pronti per andare a dormire. Così si congedarono e li lasciarono soli.

Tony spense le luci e si diresse verso le camere. Mise Becky nel suo lettino e aspettò con lei fino a farla addormentare.
Lei gli aveva detto due parole in tutto il giorno ma prima di chiudere gli occhi gli aveva sussurrato un "Ti voglio bene, papà". Tutto quello che serviva a Tony in quel momento.

Diede un bacio sulla fronte alla sua bambina e andò in camera deciso a farsi una doccia, ma i suoi piani saltarono in meno di un minuto.
Non fece nemmeno in tempo a togliersi la maglia del pigiama che si ritrovò Becky nella stanza.

"Cucciolo, che succede? Pensavo facessi la nanna" le disse chinandosi alla sua altezza.
"Vorrei tanto dormire con te stanotte... Per favore" chiese Becky quasi implorandolo.
"Ma certo tesoro, adesso ci mettiamo tutti e due nel lettone e dormiamo" le disse sollevandola.
"Hey, vuoi che portiamo qui anche il tuo orsacchiotto?" le chiese prima di sdraiarsi.
"Si può?" chiese lei.
"Certo, andiamo a prenderlo o si sentirà solo" rispose Tony.

Si sdraiò nel letto con la figlia che continuava a stargli incollata come se fossero legati assieme.
In realtà nel giro di nemmeno mezz'ora, Becky si era completamente sdraiata su di lui. Solo allora aveva chiuso gli occhi, si era rilassata e si era finalmente addormentata.

Tony guardava sua figlia dormire mentre le accarezzava i capelli. Aveva gli stessi ricci di Ziva e si rese conto che non avrebbe più potuto accarezzare i capelli di sua moglie. Si rese conto che non avrebbe più potuto baciarla o abbracciarla.

Gli si formò un nodo alla gola, le lacrime ripresero a scendere sul suo volto. Fece di tutto per piangere in modo composto, la figlia era sdraiata su di lui e se avesse preso a singhiozzare si sarebbe svegliata e avrebbe sicuramente iniziato a piangere.
Provò a prendere sonno, ma dopo più di un'ora che stava sdraiato capì che per quella notte dormire sarebbe stato impossibile.

Delicatamente si alzò e senza svegliare Becky scese al piano di sotto e si mise sul divano. Accese la televisione sul canale dei classici. C'era un film di James Bond ma in quel momento poteva esserci qualsiasi cosa, tanto lui non avrebbe seguito.

Si perse ad accarezzare la schiena della figlia che fortunatamente, per il momento, dormiva tranquilla e a quel punto realizzò che la sua unica ragione di vita, da quel momento in poi sarebbe stata la sua bambina.
Doveva essere forte per lei e sarebbe stata proprio Becky a dargli la forza di cui aveva bisogno.
Sorrise e diede un bacio sulla fronte della figlia e senza nemmeno rendersene conto riuscì finalmente ad addormentarsi.













Note dell'autrice:

Ebbene si, vi vedo tutti sotto casa mia con il forcone... E so che me lo merito...
Sappiate che sono alcuni giorni che anche io ricevo telefonate anonime e nessuno mi risponde... Non é che la mia ff mi si sta ritorcendo contro? AHAHAHHAHA

Parlando di cose serie (il capitolo), da uno a Gary Glasberg quanto mi odiate? Ahahahah
Beh sicuramente dire una cosa così ad una bambina non è facile e mi sembra normale che ci sia della tristezza no? Eh eh

Btw dal prossimo capitolo ricominciamo da tipo una settimana o qualcosa di più dopo il funerale... Anche perché ora vedremo Tony e Becky dover vivere da soli ma anche Tony che farà di tutto per vendicare la povera Ziva... E chissà cosa succederà a lui e agli altri! LOL 
Oh, e sapremo anche i dettagli della morte di Ziva, intendo che Ducky parlerà con Tony... Per questo capitolo non volevo infierire e poi un'autopsia non si fa in un'ora XD 

Detto ciò vi saluto!
A prestoooooo (se non mi uccidete prima)!
Baci, Meggie.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Una settimana dopo il funerale:

Era già passata una settimana da quando Becky e Tony avevano detto addio a Ziva. Tony era a casa in congedo e anche Senior si era preso del tempo libero per stare con il figlio.

Erano rimasti in casa per quasi tutta la settimana. Tony aveva provato a convincere Becky ad uscire ma lei sembrava non averne proprio voglia.
Ma Tony aveva deciso che quel week end avrebbero fatto qualcosa, stare chiusi in casa non faceva bene a nessuno, quindi che le piacesse o meno anche Becky sarebbe uscita.

Quella mattina Tony e Senior facevano colazione assieme mentre aspettavano che Becky si svegliasse.

"Figliolo, il prossimo week end dovrò tornare a New York" disse Senior.
"Ma solo per un paio di giorni, lunedì sarò di nuovo qui" aggiunse.

Come aveva detto a Tony il giorno del funerale, aveva intenzione di stargli accanto finché ne avesse avuto bisogno. E sicuramente non aveva intenzione di tornare a New York in quel momento.

"Papà, non preoccuparti. Se hai da lavorare vai, noi ce la caviamo" lo tranquillizzò Tony.

Apprezzava molto quello che suo padre stava facendo. I giorni dopo il funerale erano stati difficili e lui era stato di grande aiuto. Ma Tony capiva che anche sua padre aveva la sua vita da vivere e non poteva costringerlo a stare lì.

"Non scherzare Junior. Ora avete bisogno di me e io starò con voi. Vado via il prossimo week end solo perché ho una conferenza programmata da mesi che purtroppo non sono riuscito a rimandare" rispose Senior.
"Ok, grazie..." disse Tony.
"Allora hai intenzione di portarla fuori, oggi?" chiese Senior per cambiare discorso.
"È ora. Io non ne posso più di stare in casa e anche Becky ha bisogno di stare in mezzo alla gente" rispose Tony.
"È giusto... Dove la vuoi portare?" disse Senior.
"Ancora non lo so, credo che farò scegliere a lei" rispose Tony.

Dopo aver finito la colazione sistemarono la cucina e si sedettero sul divano a leggere il giornale, ma Senior riuscì a vedere quanto fosse difficile per Tony restare concentrato e non fissare le foto che lo ritraevano con Ziva.

"Tu come stai, figliolo?" gli chiese.

La maggior parte delle volte l'attenzione era rivolta su Becky. Anche tutta l'attenzione di Tony era per lei e così si finiva per dimenticare che Tony soffriva almeno quanto la figlia.

"Male, papà. Ancora non mi sembra vero, spero sempre di sentirla rientrare in casa e urlarmi dietro perché invece che preparare la cena sto correndo per la casa con Becky" confessò Tony.
"E non so come farò, quando tornerò al lavoro. Pensare di vedere quella scrivania vuota davanti a me, o peggio vedere un'altra persona a quella scrivania mi uccide" aggiunse.

Senior gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

"È per questo che Gibbs ti ha dato più di un mese di congedo, hai bisogno di tempo Junior" gli disse.

Tony annuì, qualche lacrima gli rigò il volto.

"Papà... Io non so..." iniziò cercando di non piangere.
"Vieni qui Junior" disse Senior abbracciandolo.
"Lo so cosa si prova, lo so. Non lo supererai mai, ma starai meglio... Te lo prometto" aggiunse lasciandolo sfogare.

Tony fece appena in tempo a calmarsi e a riprendere il mano il giornale che Becky fece la sua comparsa in salotto.

"Amore, buongiorno" le disse Tony facendola avvicinare a lui.
"Ha dormito bene la mia nipotina?" chiese Senior mentre Becky saliva in braccio a Tony.
"Si... Ho dormito con papà" rispose lei.

Praticamente tutte le notti Becky finiva con lo stare nel letto di Tony, ma lui la lasciva fare. Non aveva il cuore per dirle che doveva dormire nel suo lettino e sinceramente non era nemmeno il caso di farla stare peggio di come già stesse.

"Ti preparo la colazione?" le chiese Tony.
"Vorrei i biscotti e il succo di frutta" rispose Becky.
"Ok, andiamo a prenderli e poi fai colazione qui mentre guardi i cartoni animati?" le propose Tony.
"Si" rispose lei facendo un mezzo sorriso.

Tony sapeva quali erano le cose che le piacevano di più e una di quelle era mangiare sul divano. Le stava provando tutte per farla stare un po' meglio.
La lasciò mangiare con calma prima di parlarle.

"Amore, dove vorresti andare oggi?" le chiese sapendo che Becky avrebbe risposto che voleva stare a casa.
"Non voglio uscire... Voglio che guardiamo i film di James Bond insieme" disse lei.

Senior sorrise, aveva gli stesso gusto di Tony in fatto di cinematografia.

"Magari stasera prima di dormire, oggi dobbiamo uscire" rispose.
"Voglio stare a casa" disse di nuovo lei.

Tony la prese in braccio, non gli piaceva che Becky stesse reagendo così. Doveva stare a contatto con la gente o la situazione sarebbe solo peggiorata.

"Tesoro, dobbiamo andare fuori. Ne abbiamo bisogno, non possiamo stare in casa per sempre" le spiegò lui.
"Allora andiamo in giardino..." provò a dire lei.
"No... Fuori fuori... Tipo al parco o dove vuoi tu... Puoi scegliere" disse ancora Tony.

Lei lo abbracciò forte senza dire nulla. Quella scena fece soffrire anche Senior che stava guardando in silenzio.

"Lo sai che se scegli tu, vi divertirete ancora di più" disse Senior alla nipote per incoraggiarla.
"Nonno..." bisbigliò lei prendendogli la mano.
"Hey, dai... Sono sicura che ti verrà in mente un posto in cui desideri andare" le disse lui accarezzandole la testa.

Becky rimase in silenzio un attimo, pensando a cosa rispondere. In realtà anche se non aveva voglia di uscire c'erano tanti posti in cui voleva andare.

"Mi porti a Disney World?" chiese guardando Tony.
"Disney World? Papà ti ci porta, amore... Ma non possiamo andarci oggi..." rispose lui e immediatamente vide la delusione sul volto della figlia.
"Ma possiamo andarci il prossimo week end che dici?" aggiunse immediatamente.

Becky ritornò al suo timido sorriso all'istante, doveva aspettare solo una settimana. Poteva farcela.

"Ora mi devi dire un altro luogo in cui vuoi andare oggi" le disse Tony.
"Vorrei andare al mare e fare il bagno" rispose lei.
"Oh, è una scelta fantastica! E oggi è una giornata bellissima. Direi che abbiamo una meta" disse Tony sorridendole.
"Non vi resta che andare a prepararvi e tu, metti il costume più bello che hai, piccolina" intervenne Senior.
"Non vieni con noi?" gli chiese Tony.
"No... Avete bisogno di un po' di tempo da soli" rispose Senior.
"Ma a me fa piacere se vieni" disse Tony.
"No andate voi. Io resto qui e sapete che faccio? Vi prenoto aereo e hotel per Disney World" rispose lui.

Becky lo guardò felice, facendo un sorriso che era da un po' che non vedevano.

"Papà, non è necessario che paghi tu" disse Tony.
"Lascia stare e non discutere, Tony. Faccio io" rispose.
"Grazie. Ringrazia anche tu il nonno, Becky" le disse lui.
"Grazie nonnino, ti voglio bene" disse la bambina.
"Anche io, tesoro" rispose Senior.

"Hey, cosa ne dici se stasera andiamo a mangiare la pizza assieme?" propose Tony che si sentiva in colpa a lasciare suo padre da solo tutto il giorno.
"Volentieri, se non siete troppo stanchi" rispose.

Un'ora e mezza dopo, Tony e Becky erano alla spiaggia.
Tony aveva scelto un luogo diverso da quello in cui andavano solitamente con Ziva, non era il caso di guardarsi intorno e ricordare solo quello che non avrebbero più potuto avere.

Aiutò Becky a svestirsi e la fece sedere su uno dei teli che aveva steso. Si spogliò e si sedette accanto a lei.

"Papà?" disse Becky alzandosi in piedi e mettendosi di fronte a lui.
"Dimmi Becky" rispose.
"Quando facciamo il bagno? Non saremo mica venuto qui solo per vedere il mare" disse lei seria.

Tony ridacchiò, sua figlia era sempre la stessa. Non voleva mai aspettare per entrare in acqua.

"Tu sei già pronta vero?" le chiese. La figlia annuì sorridendo.
"Ok... Lascia almeno che ti dia un po' di crema o ti scotterai" disse Tony.

Dopo averle dato la crema andarono in riva al mare e non appena l'acqua toccò i piedini di Becky lei fece un salto indietro.

"Papà prendimi in braccio! L'acqua è gelata" gridò.

Tony la sollevò e iniziò ad incamminarsi in acqua, sorridendo nel pensare a quello che stava per fare.
Non appena l'acqua gli arrivo al livello della vita guardò Becky e stanza dirle nulla la lanciò in mare.
Quando la figlia riemerse da sotto l'acqua lo guardò pietrificata.

"Papà!" gridò nuotando verso di lui.
"Allora era così fredda?" chiese Tony mentre riprendeva in braccio la figlia.
"Si! Perché lo hai fatto" rispose Becky ridendo.
"Mi sembrava divertente" disse lui.
"Beh, non lo era" rispose Becky fingendo di mettere il broncio.
"Ah no?" chiese Tony lanciandola di nuovo.

"Smettila! Io qua nemmeno tocco il fondo con i piedi" disse Becky nuotando di nuovo incontro al padre.
"Ma sai nuotare, vero pesciolino?" le disse buttandosi in acqua insieme a lei.
"Si, per fortuna. E adesso sono io che affogo te" rispose lei spingendo la testa di Tony sotto l'acqua.

Lui la lasciò fare. Da quando erano arrivata in spiaggia sembrava più rilassata, forse stava riuscendo a pensare a qualcosa di diverso per una volta.
Passarono tutta la giornata al mare e ripartirono solo nel pomeriggio per tornare a casa, in modo da fare in tempo ad uscire a cena con Senior.
Tony ci teneva ad andare a mangiare con il padre.

"Amore, perché non fai un riposino mentre torniamo a casa così poi andiamo a mangiare con il nonno?" le disse Tony mentre la sistemava sul suo seggiolino.
"Ok" rispose Becky.
"Sei stanca, piccolina?" le chiese Tony.
"Un po'" rispose lei sbadigliando.
"Un po' tanto, mi sembra. Chiudi gli occhi e fai la nanna, forza" disse lui chiudendo lo sportello.
"Papà" lo fermò Becky.
"Io voglio fare la nanna in braccio a te" aggiunse dopo che Tony aveva riaperto lo sportello.
"Papà deve guidare ora... Ora chiudi gli occhi, resto qui a fianco a te finché non ti addormenti" le rispose.

Di solito, al ritorno dai loro piccoli viaggi Ziva sedeva dietro con Becky e lasciava che dormisse in braccio a lei. Quindi capiva la richiesta della figlia ed era triste nel non poterla accontentare.
Tuttavia ci vollero meno di cinque minuti perché Becky prendesse sonno, era molto stanca.
Chiuse delicatamente lo sportello e guidò fino a casa.
Al suo arrivo Senior li stava aspettando già pronto per uscire a cena e con tutti i biglietti per Disney World pronti.

"Allora vi siete divertiti?" chiese Senior.
"Direi di si" rispose Tony guardando Becky che era in braccio a lui ancora mezza addormentata.
"Abbiamo fatto il bagno e papà mi ha lanciata in acqua" aggiunse lei.
"Davvero? Deve essere stato molto divertente" commentò Senior.

Lasciò che Tony e Becky si lavassero e poi uscirono a magiare la pizza. Passarono una bella serata, anche se Tony notò che dal momento in cui avevano lasciato la spiaggia Becky era tornata seria e meno sorridente. Il lato positivo fu che, probabilmente per la stanchezza, quella notte la figlia dormì senza svegliarsi.

Il giorno seguente Tony decise che sarebbero passati all'NCIS per salutare tutti. Erano tutti passati a casa loro ma Tony aveva voglia di vederli, di poter passare un po' di tempo con i colleghi.
Tuttavia la decisione non si rivelò saggia come aveva pensato.

Quando entrarono in ufficio stavano tutti discutendo un caso. Vedendo che c'era anche Becky spensero immediatamente lo schermo al plasma e smisero di parlare.

"Hey, che bella sorpresa! Che ci fate qui?" chiese McGee vedendoli.
"Siamo passati per un saluto" rispose Tony.

Avrebbe voluto aggiungere altro ma le parole gli vennero meno quando vide la scrivania di Ziva. Era ancora tutto come lo aveva lasciato, nessuno aveva toccato nulla.
Riprese contatto con la realtà quando sentì McGee parlare con la figlia.

"Sei abbronzata, Becky" le disse.
"Papà mi ha portata al mare, ieri" rispose Becky.

Quel giorno non era in vena di sorrisi o chiacchierate, sembrava triste e non molto felice di essere all'NCIS.
E di sicuro la tensione che manifestava Tony in quel momento non l'aiutava.

"È la bandierina di mamma..." disse Becky indicando la bandierina di Israele nel portapenne di Ziva.
"Si tesoro... La vuoi tu?" le chiese Tony.

Lei annuì e prese la bandierina che Tony le porse.
Gibbs e McGee vedendo la scena si chiesero chi sarebbe crollato prima dei due, così per evitare traumi ulteriori a Becky, McGee si offrì di portare la bambina a salutare Abby.

"Va bene, ma solo se posso restare in braccio a te" acconsentì Becky.
"Ma certo, lo sai che allo zio Tim piace tenerti in braccio" le disse prendendola da Tony che lo ringraziò con un cenno della testa.

Una volta rimasti soli Tony si sedette alla sua scrivania.

"Come mai siete venuti qui?" gli chiese Gibbs che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
"Forse non è stata una buona idea..." disse Tony.
"Pensavo che sarebbe stato bello vedervi e invece sto peggio di prima" aggiunse.
"Tony è presto, è passata solo una settimana. Non dovresti stare qui, questo luogo ti ricorda Ziva" gli disse Gibbs.
"Lo so..." bisbigliò lui.

Ma Gibbs aveva capito che incontrare i colleghi non era l'unico scopo della visita di Tony.

"DiNozzo di la verità. Tu sei qui perché vuoi chiedermi qualcosa" disse Gibbs.
"Capo, io..." iniziò lui.
"Lo sai che non dovresti nemmeno pensarci a queste cose, facciamo tutto noi" gli rispose.
"Lo so. Ma ti giuro non faccio che pensarci. E voglio sapere, ti prego. Io lo so che state indagando... Ditemi cosa è successo alla mia Zee, ditemi cosa avete scoperto" lo implorò.
"Tony..." disse Gibbs.

Voleva farlo ragionare, fargli capire che era meglio se non sapeva certe cose.

"Gibbs, ti prego. Tu hai saputo tutto su chi aveva ucciso tua moglie e tua figlia. Tu puoi capire cosa sto provando, aiutami" ripeté Tony.

Gibbs annuì e andò a prendere il fascicolo che aveva sulla sua scrivania. Si assicurò che non ci fossero foto dell'autopsia in mezzo e lo porse a Tony.

"Abby ha analizzato la macchina. C'era una bomba collegata al motore, che ha fatto esplodere la macchina quando Ziva l'ha spenta" iniziò a spiegare.

Si fermò per vedere come stava reagendo Tony, non voleva esagerare in fondo era successo solo da una settimana.

"Siete sicuri che era lei quella dentro la macchina?" domandò sperando in uno scambio di persona.
"Tony, la macchina era quella di Ziva ed era il suo parcheggio. In più abbiamo fatto il test del DNA" rispose Gibbs odiandosi nel dovergli dire certe cose.
"Ok..." rispose Tony sospirando.
"Non ha sofferto vero" aggiunse sollevando il volto e rivelando i suoi occhi lucidi.

Gibbs chiuse il fascicolo che Tony teneva in mano e lo guardò negli occhi.

"DiNozzo, Ducky ha fatto l'autopsia e ha detto che è stata questione di un attimo, probabilmente non si è nemmeno resa conto" gli rispose.
"Questo è tutto quello che devi sapere, ok? Al resto pensiamo noi" aggiunse serio.
"No io devo trovare chi l'ha uccisa" rispose Tony.
"Lascia fare a noi è stai con la tua bambina" cercò di farlo ragionare Gibbs.
"Capo, sai cosa vuol dire volere vendetta. Tu l'hai avuta e la voglio anche io" disse Tony.
"Pensi che io stia meglio solo perché ho uccido l'assassino della mia famiglia?" rispose lui.
"Non credo. E penso che nemmeno io starò meglio, ma voglio farlo lo stesso. Per Ziva e per Becky. E anche per me. Quindi il giorno che tornerò qui tu dovrai aggiornarmi e promettimi che mi coinvolgerai nelle indagini" disse Tony implorandolo di nuovo.

In ogni caso Tony avrebbe indagato con o senza l'aiuto di Gibbs. Anche se sapeva che era sbagliato lui voleva farlo.

"Ok, ma ora rilassati e cerca di stare meglio e di far star meglio Becky" gli promise Gibbs mettendogli una mano sulla spalla.
"Non avete svuotato la scrivania" disse Tony cambiando discorso.
"No. Nessuno era pronto e per ora quel posto resta vuoto, non lo do a nessuno" rispose Gibbs.

Questo sollevò leggermente Tony, non voleva e non era ancora pronto a passare oltre questa cosa.

Nel frattempo McGee e Becky erano arrivati da Abby. Tim sperava di poter far distrarre un po' la bambina e sapeva che Abby l'avrebbe fatta divertire.
Ma quel giorno Becky non era in vena di divertimento.

"Oh, ma la mia bambina preferita è venuta a trovarmi" gridò Abby andandole in contro.
"Vieni in braccio alla zia" aggiunse cercando di prenderla.
"No!" gridò stringendosi a Tim.

Abby abbassò la musica in modo che non desse fastidio a Becky e guardò il suo faccino triste.

"Tony ha detto che ieri sono stati al mare, perché non racconti ad Abby quello che mi hai detto in ascensore?" disse Tim cercando di iniziare un discorso.
"Abbiamo fatto il bagno e papà mi ha fatto fare i tuffi" rispose Becky sbrigativa mentre giocava con la bandierina di Ziva.
"Vi sarete divertiti molto" disse Abby.

Becky annuì in silenzio. Sia Tim che Abby si guardarono preoccupati per lei, gli faceva tenerezza.

"Hey, vuoi restare con me a giocare con Bert?" propose Abby pensando che magari McGee volesse parlare con Tony nel frattempo.
"No, voglio in braccio allo zio Tim. E ora voglio tornare dal mio papà" rispose.
"Ma come, tesoro. Non vogliamo anche andare a salutare Ducky?" le disse Tim. Stava cercando di dare a Tony in po' di tempo.
"Voglio andare da papà!" insistette lei iniziando a piangere.
"Oh, Timmy. Portala da Tony, non sta bene" gli suggerì Abby accarezzando la schiena di Becky.

Tim annuì e tornò immediatamente alle scrivanie.

"Amore, cosa succede?" chiese Tony prendendola in braccio.
"Voleva il suo papà" rispose Tim visto che Becky continuava a piangere.
"Sono qui, piccolina. Basta piangere" le disse lui consolandola.
"Andiamo a casa, papà?" chiese lei abbracciandolo.
"Si ora andiamo" rispose.
"Non sta per nulla bene, ancora. Non uscirebbe mai di casa, ma ha bisogno di stare a contatto con la gente" aggiunse guardando gli altri.
"Un po' alla volta, dalle tempo" disse Gibbs.
"Sono solo preoccupato..." rispose Tony.
"Questo fa di te un buon padre. Vedrai che starà bene" lo incoraggiò Gibbs.

Tony annuì sentendosi impotente.

"Forza, Becky ora andiamo a casa. Il nonno è andato a fare la spesa e sono sicuro che ti ha comprato un sacco di regali" disse alla figlia dandole un bacio.
"Come va con tuo padre?" si interessò McGee.
"Non pensavo che lo avrei mai detto, ma non so cosa farei senza di lui in questo momento" rispose Tony.

"Ci vediamo presto" disse Tony andando via.

Gibbs lo salutò con un cenno del capo e fece un sorriso a Becky la quale ricambiò.

"Passo presto a salutarvi" disse McGee.
"E ho una sorpresa per te" aggiunse sottovoce a Becky.
"Grazie zio Tim" disse lei mandandogli un bacio.

Tony salì in ascensore con la figlia in braccio, sperando che i regali che sicuramente Senior le aveva comprato potessero sollevarle in morale.
E nello stesso tempo pensò a come poter sollevare il morale a sé stesso, ma l'unica cosa che gli venne in mento fu cercare chi aveva ucciso sua moglie e farlo morire soffrendo.












Note dell'autrice:

Bella a tutti! XD
Allora ammettetelo che questa volta sono stata più buona! Forza! XD Ahahahha

Qualche appunto: ieri sono stata in piscina e mi sono bruciata, come al solito -.- per quello mi sono ricordata di scrivere che Tony mette la crema a Becky. AHAHHAHA
In più quello che Tony fa a Becky [lanciarla in acqua] è il metodo che mio padre usò per insegnarmi a nuotare. LOL
Mi portò al largo, dove nessuno toccava e prima ancora che me ne accorgessi mi aveva già lanciato in acqua. Avevo sei anni (credo) e superato il trauma di essermi trovata in acqua all'improvviso mi resi conto che sapevo nuotare XD la lezione di nuoto più rapida della storia XD

Detto ciò passiamo al capitolo.
Beh, che dire. Tony si impegna tanto per cercare di far sentire meglio la sua bambina... A volte ci riesce altre no, ma in fondo è passata solo una settimana dal funerale (come potete leggere ad inizio capitolo) quindi non c'è da meravigliarsi.

La prossima settimana la porta a Disney World awwwww [si nel prossimo capitolo vedremo la loro gita. E anche se pensate che sarà divertente... Beh diciamo che forse non troverete solo sorrise LOL]...

Poi qui già vediamo Tony che cerca vendetta, perché si. Lo vedremo nel corso della storia cercare di vendicare la morte di Ziva (con e/o senza l'aiuto degli altri)... Ne uscirà intero!?
Lo scopriremo solo leggendo. Diciamo che non si arrenderà davanti a nulla ecco...

Detto ciò vi lascio al probabile odio nei miei confronti. Non so come farei a vivere senza l'odio del mercoledì XD AHAHHAHAHA

A presto!
Baci, Meggie :3   

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Tony le aveva promesso Disney World e così fu.
Il padre di Tony era rientrato a New York il venerdì mattina e Tony e Becky avevano i biglietti aerei per il venerdì pomeriggio.
Senior glieli aveva prenotati in modo da farli arrivare là il venerdì sera e avere più tempo per godersi il parco.

Quando quella mattina si svegliarono Becky era elettrizzata. Dopo aver salutato Senior e aver fatto colazione andarono a preparare una valigia per il loro week end.
Tony aveva deciso che una valigia in due era più che sufficiente, sarebbero rimasti fuori casa solo due notti e i vestiti di Becky occupavano poco spazio.

"Papà, tra quanto partiamo?" chiese mentre guardava Tony riempire la valigia.
"Dopo pranzo andiamo all'aeroporto, amore. Il nostro aereo parte alle quattro" le rispose Tony.
"E quanto ci mettiamo ad arrivare a Disney World?" chiese ancora.
"Staremo sull'aereo circa due ore. Non ci vuole tanto, la Florida non è lontana" rispose lui.
"E mi farai le foto con le principesse, vero?" domandò Becky.
"Ma certo. Ho già messo la macchina fotografica nello zaino, perché voglio avere tante foto della mia principessa con tutte le altre principesse" rispose Tony.

Becky gli corse incontro e lo abbracciò.

"Grazie papino che mi porti a Disney World" disse stringendolo.
"Sei felice, Becky?" le chiese Tony accarezzandole i capelli.
"Si" rispose lei guardandolo negli occhi.
"Voglio vederti sorridere più spesso, piccolina. A papà piace vedere il tuo bel sorriso" le disse.

Lei lo guardò in silenzio e annuì.

"Ma ora, dobbiamo andare in camera tua e mettere le tue cose nella valigia. Poi prepariamo il pranzo e dopo aver sistemato tutto partiamo" aggiunse.
"Si!" gridò Becky saltellando e correndo in camera sua.

Alle quattro in punto erano seduti sull'aereo. Tony aveva lasciato che Becky si sedesse nel posto vicino al finestrino perché potesse vedere il cielo.
Non era la prima volta che viaggiavano in aereo, quando Becky aveva quattro anni erano andati in vacanza in Israele. Ziva voleva mostrarle il suo paese e nonostante tutto quello che era successo negli anni, a Tony piaceva quel luogo.

"Papà, siamo in cielo adesso" disse Becky guardando fuori dal finestrino.
"Esatto" rispose lui.
"Se siamo in cielo vuol dire che se guardo bene riuscirò a vedere la mamma" aggiunse Becky voltandosi verso il padre.

Quella frase sommati agli occhi pieni di speranza della figlia arrivarono a Tony come una pugnalata al cuore.
Ora non sapeva cosa dirle. Non voleva farla star male ma nemmeno mentirle.

"Amore, la mamma è in cielo. Ma non la possiamo vedere" le disse lui.
"Perché?" chiese confusa.
"Perché è invisibile. Però sono sicuro che in qualche modo è sempre vicino a noi" le rispose sperando che non facesse altre domande.

E così fu, fortunatamente. L'unico problema era che il sorriso era svanito dalla sua faccia ed era stato sostituita dalla tristezza che aveva da quando Ziva era morta.
Tony le slacciò la cintura.

"Vieni in braccio a me Becky, ora vediamo che cosa possiamo ordinare da mangiare. Vedo tanti begli snack al cioccolato che sono sicuro ti piacciano" le disse sperando di risollevarle un po' il morale.

Fortunatamente, arrivato il momento di atterrare Becky aveva ritrovato la felicità per il loro viaggio.
Siccome arrivarono in hotel verso sera ed erano abbastanza stanchi per quel giorno decisero solo di fare una rapida passeggiata e poi riposarsi.
Il vero divertimento arrivò il giorno dopo.

Alle dieci della mattina erano già in giro per il parco con Becky che indicava qualsiasi cosa vedesse e chiedeva al padre di scattare foto di tutto.
Prima di iniziare la loro visita Tony le aveva comprato un piccolo libretto con una biro sul quale poteva farsi fare gli autografi da tutte le principesse e i personaggi Disney che si aggiravano per il parco.

"Papà, guarda chi c'è laggiù" disse Becky eccitata indicando una delle sue principesse preferite.
"Oh, quella è Belle. Dovresti correre e farti fare l'autografo amore. Quando ti ricapita un'occasione del genere" la incoraggiò Tony.

Lei gli lasciò la mano immediatamente e corse incontro alla ragazza con il costume da Belle. Tony le aveva fatto vedere tutti i cartoni animati che esistevano e tra tutte le principesse quella era la sua preferita. Probabilmente perché assomigliava a Ziva.

Tony la guardò correre e, nonostante quello non fosse il luogo per le vacanze che preferiva, fu felice di essere lì. Vedere sua figlia così serena rese sereno anche lui.
Raggiunse Becky poco dopo, giusto in tempo per scattare un paio di foto.

Continuarono il loro giro all'interno del parco. Incontrarono altre principesse e visitarono uno dei tanti castelli delle favole.
Nel pomeriggio, dopo aver pranzato, si dedicarono ad un po' di shopping. C'erano talmente tanti negozi a tema che era impossibile non comprare qualcosa.
E a una bambina di sei anni a cui piaceva tutto quello che vedeva era difficile dire di no, sopratutto considerata la situazione di quel periodo.

"Becky, vieni qui" le disse Tony.
"Penso di aver trovato una maglietta che ti piace" aggiunse.
"Fai vedere?" chiese lei.
"O mio Dio! Papà me la puoi comprare?" chiese prendendola in mano.

Era una maglietta con Buzz LightYear, il personaggio preferito di Becky di Toy Story.

"Si amore, però prima la dobbiamo provare per vedere se questa misura ti va bene. Mamma sarebbe stata capace di prenderla anche senza provartela ma io..." disse Tony interrompendosi solo quando si rese conto di quello che aveva detto.

Becky lo stava guardando in silenzio, aveva smesso di sorridere quando aveva sentito la parola mamma.

"Ma va bene anche se la proviamo, anzi così siamo più sicuri che ti sia perfetta" cercò di rimediare Tony sorridendole.

Anche Becky sorrise e lasciò che il padre le provasse la maglia.
"Tragedia scampata" pensò Tony ringraziando il cielo di non aver creato una crisi.

Il fatto era che quello era sicuramente uno dei viaggi che avrebbero voluto fare lui e Ziva assieme alla loro bambina e questo rendeva le cose ancora più dolorose.

Visitarono altri negozi nei quali fecero altri acquisti ed entrarono anche in una di quelle macchinette che scatta le foto in stile fototessera.
Si fecero alcune foto ricordo assieme, quello sarebbe stato un giorno che Becky avrebbe ricordato per sempre e Tony voleva avere molte foto a testimonianza del week end.

Fu verso sera che le cose cambiarono.
Avevano girato per il parco in lungo e in largo, provando anche qualche attrazione che potesse essere adatta ad una bambina di sei anni.
Stavano tornando verso l'hotel per cenare e aspettare i fuochi d'artificio che ci sarebbero stati quella sera quando Becky chiese a Tony di entrare in un negozio in cui vendevano i vestiti delle principesse.

Lui non esitò un attimo pur sapendo che sarebbero uscito con un altro acquisto. Non avevano problemi economici e lui era più che felice di poter viziare un pochino la figlia.
Becky stava guardando con attenzione ogni vestito quando una bambina che aveva più o meno la sua età le si avvicinò.

"Dovevi portare la tua mamma in questo negozio, lo sanno tutti che gli uomini non sono bravi nello shopping" le disse la bambina semplicemente. Non voleva essere cattiva o fare un dispetto, stava solo comportandosi come una semplice bambina di sei anni.

Non lo fece apposta, non poteva saperlo. E ai suoi occhi lo shopping con la mamma era la cosa più bella del mondo. Ma per Becky non era la stessa cosa.
Tony non fece in tempo a fermare la bambina dal dire quelle parole e il danno fu fatto.
Becky si giro verso Tony con le lacrime agli occhi. Lui si chinò alla sua altezza e l'abbracciò.

"Lo so, Becky" le sussurrò all'orecchio.
"Abba" disse stringendolo. Di tanto in tanto lo chiamava così, glielo aveva insegnato Ziva e a lui piaceva quando lo faceva. Lo diceva con tanto affetto.
"Perché gli altri possono avere una mamma e io no?" chiese piangendo.
"Amore... Shhh, lo so che ti manca la mamma" le rispose.

Nel frattempo la madre della bambina gli aveva raggiunti e guardava Tony con aria interrogativa.

"Mia moglie è morta circa un mese fa..." disse mentre prendeva in braccio Becky. Poté vedere l'imbarazzo sul volto della donna.
"Mi dispiace, mia figlia non voleva" si scusò lei sentendosi in colpa.
"Non fa nulla, non poteva sapere" rispose lui più preoccupato di guardare la figlia e assicurarsi che stesse bene che guardare la donna in faccia.

"Papà, andiamo via. Voglio andare in hotel" disse Becky.
"Ora andiamo piccolina... Veniamo domani a comprare un bel vestitino, ok?" rispose Tony.
"Forza che ora sei anche stanca" aggiunse.

Tornarono in hotel e durante il tragitto Tony riuscì a calmare la figlia.
"Basta piangere, Becky" le disse mentre camminava.
"Mi manca la mamma" si lamentò lei.
"Lo so... Ti devi accontentare di papà, mi dispiace" le rispose Tony sconsolato.
"Ma a me piace stare con te. Ma voglio anche la mamma" disse lei asciugandosi le lacrime.
"Vorrei ridartela ma non posso. Fai un regalo a papà? Torni a sorridere come prima? Vedrai che ti sentì meglio" le chiese lui.
"Ok" rispose lei cercando di sorridere nonostante le venisse da piangere.

Quella sera uscirono anche per vedere i fuochi d'artificio.
Li guardarono entrambi rapiti dalla bellezza di tutti quei colori, erano quasi magici. Tony prese Becky sulle spalle come aveva fatto poco più di sei mesi prima per capodanno. L'unica differenza era che quella volta c'era Ziva con loro. Sia Tony che Becky si resero conto del vuoto, della parte mancante della loro famiglia, ma cercarono di cacciare via i brutti pensieri e godersi lo spettacolo che avevano davanti agli occhi.

Dopo essersi goduti un'altra giornata a Disney World, fatti altri acquisti e aver scattato altre foto arrivò il momento di tornare a casa.
Becky sarebbe voluta rimanere là per sempre, quindi per Tony riportarla a casa fu un dispiacere. Ma le promise che ci sarebbero tornati, avrebbe fatto di tutto per la sua bambina.

Il week end successivo Tony decise di organizzare un barbecue a casa sua, per pranzo. Anche Senior era tornato con loro e si offri di aiutare Tony a preparare tutto quello che poteva servire.

Tony aveva pensato che fosse il caso di invitare i suoi colleghi, gli erano stati molto vicino in quel periodo e in più aveva voglia di un po' di compagnia.
Così la domenica, verso mezzogiorno, si prepararono all'arrivo degli amici.

"Papà, viene anche lo zio Tim vero?" domandò Becky mentre aiutava il padre a preparare la tavola in giardino.
"Certo ranocchietta, e sono sicuro che avrà qualche sorpresa per te" le rispose Tony.
"Io voglio tanto bene allo zio Tim" disse lei.
"Lo so, è il tuo preferito vero?" rispose Tony mentre metteva le posate.

Becky annuì e proprio in quel momento arrivarono tutti in giardino. Senior aveva sentito suonare il campanello e aveva aperto.
Appena aveva visto McGee, Becky gli era corsa incontro e lo aveva abbracciato.

"Timmy" gli disse.
"Cucciola... Quanto mi sei mancata" le disse dandole un bacio sulla guancia e prendendola in braccio per raggiungere gli altri.

"Ti aspettava" gli disse Tony.
"Avevo voglia di vederti" commentò Becky suscitando sguardi di dolcezza da parte di tutti i presenti.

Nessuno aveva mai capito come mai avesse sviluppato un'adorazione simile per McGee ma Tony e Ziva erano sempre stati felici di questo. Passare del tempo con lui poteva solo essere istruttivo e si fidavano ciecamente di McGee.

"Ti ho portato una cosa" disse Tim mettendola a terra.
"Cos'è?" chiese Becky mentre apriva il sacchetto che lui le aveva dato in mano.
"Oh! È una macchinina da costruire con i Lego" esclamò vedendola.
"Esatto. Ed è rosa e anche telecomandata. Potrai farla girare per casa" spiegò McGee.
"Grazie! Dopo mi aiuti a costruirla?" domandò Becky dandogli un bacio.
"Ma certo, tesoro" le rispose.

"Non dovevi. Lo sai che non devi portarle ogni volta qualcosa, lei è già felice se passi a trovarci" gli disse Tony in segno di gratitudine.
"Mi fa piacere, tranquillo. Piuttosto, quando mangiamo?" rispose McGee.
"Beh, se mi aiuti a cucinare mangiamo presto McBarbecue" disse Tony dandogli in mano un forchettone.

"Oh, hai usato un soprannome. Devi sentirti meglio" commentò McGee avvicinandosi con Tony a Gibbs, che stava già cuocendo la carne.
"Sto da cani, davvero. Ma cerco di essere forte per lei" disse guardando Becky che in quel momento era con Ducky, Palmer e Abby e stava raccontando della sua avventura a Disney World.

Lo guardarono tutti preoccupati.

"Se hai bisogno di tempo da solo, magari per farti un giro e liberare la mente, possiamo stare noi con Becky" propose Gibbs.
"Grazie. C'è mio padre ora, non voglio disturbarvi. Ma se avrò bisogno non esiterò a chiamare" rispose lui.

Mezz'ora dopo si sedettero a pranzare, stare in mezzo agli amici fece passare in fretta la giornata sia a Tony che a Becky. Almeno non passarono il pomeriggio a pensare a cose tristi.
La domenica era sempre la peggiore, c'era poco da fare e inevitabilmente finivano con il rimanere a casa o andare al parco dove tutto gli ricordava Ziva.
Passarono il pomeriggio a chiacchierare e giocare con Becky e quando Tony li invitò a rimanere anche per cena non poterono che accettare.

Mangiarono una pizza, presa d'asporto. Tony non aveva programmato la cena in compagnia e non sapeva cosa cucinare.
Poco dopo aver mangiato, Becky si addormentò in braccio a Tony. La notte aveva ancora problemi a dormire e dopo aver passato una giornata intensa a giocare in giardino con Tim, Abby e tutti gli altri non poté che crollare, stanchissima.

"Sembra davvero stanca" commentò Ducky guardando Becky.
"Dorme male, difficilmente passa tutta la notte nel suo letto senza svegliarsi" rispose Tony.
"È comprensibile" commentò il medico.
"E tu dormi bene?" aggiunse.

Senior guardò il figlio e prima di dargli la possibilità di mentire rispose lui al posto suo.

"Per nulla. A parte svegliarsi per Becky quando ne ha bisogno, si alza sempre presto. Troppo presto per uno che non ha nulla da fare" disse.
"Papà..." commentò Tony guardandolo.
"Che c'è? Sono solo preoccupato, voglio aiutarti junior" rispose Senior.

"Forse dovresti trovarti qualcosa da fare che ti tenga impegnato qualche ora..." iniziò Gibbs ma Tony lo interruppe.
"La prossima settimana torno al lavoro" comunicò lui.

Tutti lo guardarono sorpresi, nessuno lo sapeva eccetto il padre con cui aveva parlato nei giorni precedenti.

"Tony sei sicuro? Hai ancora del congedo che puoi sfruttare" gli disse Vance.
"Si... Io non ce la faccio più a stare a casa. Voglio riprendere la vita di prima, anche se sarà difficile entrare in ufficio e non vedere Ziva" rispose.
"Perché non rientri a fine mese, prenditi altro tempo Tony" suggerì Abby.
"È quello che gli ho detto anche io, ma non vuole" commentò il padre.
"Ho bisogno di tornare al lavoro, per favore" disse quasi implorando.
"Va bene, ma riprenderai con calma. E se ce ne sarà bisogno ti prenderai altro congedo. Sono stato chiaro" disse Gibbs.
"Certo capo. Grazie capo" rispose Tony.

Proprio in quel momento Becky iniziò a muoversi tra le braccia di Tony. Lui trattenne il respiro sperando che non avesse sentito nulla della conversazione che avevano appena avuto.

"Abba... Papà" disse Becky nel sonno.
"Cosa, amore?" chiese Tony.
"Voglio la mamma" disse lei.

Rimasero tutti in silenzio mentre Tony sospirava, era sempre così. Si svegliava confusa, cercava la madre e Tony doveva calmarla prima che si rendesse conto che Ziva non era più lì.

"Ogni volta la stessa storia" borbottò sotto voce.
"Shh, dormi amore" le disse sistemandola bene sulle gambe sperando che si riaddormentasse subito.
"No... Ho male alla pancia... Ima... Mamma dove sei" si lamentò lei.

Abby stava già piangendo. Vide la scena e pensò a quante altre volte potesse essere successo e a quanto fosse straziante per Tony sentire Becky cercare Ziva e non poterla avere.
Gibbs e Tim si guardarono preoccupati, avevano visto l'ansia e la tristezza di Tony mentre la bambina chiamava la madre. Non stava bene e non erano sicuri che tornare al lavoro fosse una cosa buona.

"Se continui a dormire passerà, tieni gli occhietti chiusi Becky" la implorò quasi Tony. Si tolse anche la felpa e coprì la figlia, in modo che sentisse meno freddo e non finisse con lo stare poco bene.
Con una mano le massaggiò lo stomaco per un po', ormai era abituato a questa situazione. Con tutto lo stress che avevano avuto non era la prima volta che Becky si sentiva male dopo aver mangiato.

Fortunatamente Becky ascoltò Tony e si riaddormentò. Quando staccò lo sguardo dalla figlia si accorse che tutti lo stavano guardando.

"Non le hai ancora detto che vuoi tornare al lavoro, vero?" chiese Gibbs conoscendo la risposta.
"No. Ma ho una settimana ancora, nei prossimi gironi glielo dico" rispose Tony.
"Lo sai che se vuoi la puoi tenere al lavoro con te" gli disse Vance. Lui sapeva cosa stavano passando, anche Vance aveva perso la moglie e si era ritrovato da solo con i figli. E sapeva che Becky voleva stare con il padre il più possibile.

"Grazie direttore" disse Tony, grato.

Dopo essersi assicurato che Becky dormisse, Tony si congedò per un momento e portò la figlia a dormire. Le mise il pigiama e la lasciò nel suo lettino. Almeno non rischiavano che parlando si svegliasse.
Ritornò in giardino e passò altro tempo con i suoi amici, tenendo sempre un orecchio pronto per sentire se Becky lo chiamava.

Tuttavia dopo un po' decisero tutti che era il caso di andare a casa. Tony aveva ancora una settimana di congedo davanti a sé ma gli altri dovevano andare a lavorare il giorno seguente.
Salutarono tutti Senior e Tony. L'ultimo ad uscire fu Vance, doveva dire una cosa a Tony e non voleva farlo davanti a tutti.

"Agente DiNozzo... Tony. Io sono stato esattamente nella tua situazione tempo fa e tu lo sai. Quindi se hai bisogno, la mia porta è aperta. Mi ricordo che tu e Ziva mi avete aiutato con i miei figli in quel periodo e io sono pronto a fare lo stesso. In più magari a Becky fa piacere venire a giocare con i miei figli. So che sono più grandi ma sono certo che sapranno farla divertire" gli disse Vance.
"Grazie, direttore. Credo... Credo che Becky ne sarebbe felice. Io ne sarei felice. La chiamerò" rispose Tony più che grato dell'offerta.

Quando anche Vance lasciò la casa, Tony chiuse la porta e andò ad aiutare il padre a sistemare.
Decisero che avrebbero lasciato i piatti da lavare per il giorno dopo. Era tardi e non ne avevano voglia.
Dopo essersi presi mezz'ora di tempo per bere un'ultima birra assieme si salutarono e andarono a dormire.

Tony non riuscì nemmeno ad addormentarsi che Becky fece la comparsa nella sua stanza.

"Tesoro, che succede?" le chiese lui.
"Papà... Ho male alla pancia. Posso dormire con te?" disse Becky.

Tony sapeva benissimo che il male alla pancia non c'entrava, lei voleva solo stare con suo padre.

"Salta nel letto, Becky" le disse lui.
Aspettò che si distendesse e poi parlò di nuovo.

"Dove fa male?" le chiese.
"Qui" rispose lei indicandosi la pancia.
"Papà ora ti fa un massaggino. Tu chiudi gli occhi e fai la nanna" le disse iniziando a massaggiarle lo stomaco.

Guardò la figlia addormentarsi nel giro di pochi minuti, si distese comodamente senza togliere la mano dallo stomaco di Becky. Stava per addormentarsi quando sentì la figlia muoversi.
All'inizio pensò che si sentisse male ma poi si accorse di quello che aveva fatto. Aveva afferrato la mano di Tony e la stringeva come fosse un orsacchiotto.
Lui l'avvicinò a sé e le diede un bacio.

"Buona notte amore" le disse addormentandosi.














Note dell'autrice:

Ormai mi astengo dal chiedervi se mi odiate... Perché conosco già la risposta AHAHHAHA XD
Che poi io dico... Sarà anche morta Ziva però vi sto dando scene dolcine tra Becky e Tony no? XD [per questa affermazione so che Betta mi insulterà ma ok]...

Detto questo precisazioni: 1) sono stata a Disney Land a Parigi ed è vero che vendono i libretti per gli autografi delle principesse. Io ero grande e non l'ho preso ma le bambine si aggiravano ovunque in cerca di autografi LOL
2) se non fosse stato che Slurmina è più sveglia di me io mandavo Tony e Becky a Disney Land in California credendo che fosse Disney World... Shame on me e grazie a Slurmina che mi consiglia bene XD
3) avevo una foto di Cote paragonata a Belle... Per quello ho scelto lei come principessa... Se la trovo ve la metto qui subito dopo le note! XD

Per il resto dal prossimo capitolo vedremo Tony che riprende il lavoro e anche Senior che tornerà a New York... Ci saranno problemi in vista?
Boh?! AHAHHAHA

Spero che vi sia "piaciuto"! XD
A prestooooo
Baci, Meggie. 


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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

"Junior, sei sicuro di voler tornare al lavoro oggi? È presto" disse Senior al figlio mentre lo guardava raccogliere le sue cose pronto ad uscire.
"Devo riprendere prima o poi. Ed è passato più di un mese, papà" rispose lui cercando le chiavi della macchina.
"Fammi questo piacere. Se non ti senti bene torna a casa, non torturarti più del necessario" lo pregò il padre davvero preoccupato.
"Ok, ma andrà tutto bene. Vedrai" lo rassicurò Tony.
"Non so, Junior. Becky non sembrava troppo convinta" rispose lui.

Tony si fermò un attimo a pensare e rivide la scena di lui, qualche sera prima, mentre diceva a Becky che sarebbe tornato al lavoro.
Inutile dire che si era consumato il dramma, sopratutto perché lui le aveva detto che finché Senior era lì con loro lei sarebbe rimasta a casa. E da quando Ziva era morta lei non si era mai staccata dal padre.

Tuttavia, prima che Tony riuscisse a rispondere a suo padre, il dramma si consumò nuovamente.
Becky arrivò in salotto giusto in tempo per vedere il padre sulla porta pronto ad uscire.

"Papà, non andare. Resta con me" gli disse correndo ad abbracciarlo.
"Becky, tornerò a casa presto. Sto solo andando al lavoro" le disse lui.
"E poi tu dovresti ancora fare la nanna, è presto per te" aggiunse.
"No... Voglio stare con te" replicò lei già sull'orlo delle lacrime.

In tutta sincerità Tony sperava di riuscire ad andare via prima che Becky si svegliasse, un po' perché non voleva farla agitare e un po' perché non era sicuro che sarebbe stato in grado di andare al lavoro sentendola pregare che restasse a casa.

"Dai, tesoro. Stiamo io e te e ci divertiamo insieme mentre papà lavora" le disse Senior.
"No... Ti prego" implorò Tony piangendo.
"Piccola, vieni qui" disse abbracciandola e dandole un bacio sulla testa.
"Ci vediamo oggi pomeriggio, ok? E se hai bisogno puoi chiamarmi quando vuoi" le disse Tony lasciandola andare in modo che Senior potesse prenderla in braccio.

Fece appena in tempo a prenderla, prima che lei riuscisse ad attaccarsi ai vestiti di Tony.

"Vai, ci sentiamo dopo" gli disse Senior.
"Ok. Ciao, amore" rispose salutando Becky e uscendo.

Mentre percorreva il vialetto di casa poté sua sentire la sua bambina chiamarlo e pregarlo di tornare indietro. Sentì una stretta al petto e un nodo alla gola, come se stesse facendo qualcosa di male.
Ma sapeva che avrebbe dovuto farlo, presto o tardi e che le cose non sarebbero cambiate.

"Abba!" gridò Becky.
"Papà, torna qui ti prego" aggiunse mentre Senior la stringeva e la riportava in camera.
"Piccolina del nonno, calmati. Papà torna presto" cercò di tranquillizzarla lui mettendola seduta sul letto e asciugandole le lacrime.
"Tra quanto?" chiese singhiozzando.
"Nel pomeriggio. Dopo che hai guardato i tuoi cartoni animati alla televisione" le rispose.
"Ma quelli sono prima di cena. Nonno, lo voglio qui adesso il mio papà" disse Becky.
"Vedrai che passa veloce, ora troviamo qualcosa da fare" affermò Senior davvero dispiaciuto nel vedere la nipotina così triste.

Tony arrivò in ufficio mezz'ora dopo e aveva ancora il magone a ripensare a Becky. In più entrare e vedere tutti al lavoro con la scrivania di Ziva ancora intatta davanti a lui non lo aiutò.

"Tony, ciao" lo accolse McGee.
"Buongiorno" rispose lui sedendosi.

Quel gesto gli riportò alla mente molti ricordi, quello che faceva ogni giorno con Ziva. Arrivavano insieme e si sedevano alle loro scrivanie guardandosi e scambiando qualche battuta. Ora l'unica cosa che vedeva alzando gli occhi era il vuoto davanti a sé.

"DiNozzo, tutto bene?" gli chiese Gibbs.
"Più o meno" rispose cercando di concentrarsi sullo schermo del computer.
"Becky non è stata felice di vederti uscire, non è vero?" replicò Gibbs che aveva già intuito come erano andate le cose.
"È stato straziante, speravo non si svegliasse prima che uscissi" commentò Tony.

Rimasero un attimo tutti in silenzio. Tony era molto più che fuori fase e nessuno era sicuro che arrivasse a fine giornata in ufficio.

"Tony, se vuoi tornare a casa nessuno ti giudica" gli disse McGee dispiaciuto per lui.
"No... Io ho solo bisogno di fare qualcosa. Che devo fare capo?" chiese Tony sperando di poter tenere la sua mente occupata con un po' di lavoro.
"Ok, mi devi fare delle ricerche. È un caso di truffa, devi trovare queste persone e chiedergli se hanno avuto problemi con la carta di credito negli ultimi tre mesi" lo istruì Gibbs.

Lui guardò il foglio che Gibbs gli aveva appena dato poi alzò la testa.

"Tutto qui capo?" chiese.
"Che pensavi, di poter tornare su una scena del crimine già da oggi?" gli rispose.
"Certo che no... Mi metto subito al lavoro"

Passò tutta la mattina fa a fare telefonate, era un lavoro snervante e noioso ma come aveva previsto lo stava aiutando a tenere la mente occupata.
Fino a quando il telefono squillò e lui rispose.

"Papà" sentì dire dall'altro capo del telefono.
"Amore mio, ciao" la salutò lui.
"Voglio che torni a casa" riuscì a dire Becky prima di scoppiare a piangere.
"Tesoro, shhh... Calma" le disse Tony.
"Becky, parla con me andiamo. Non piangere" aggiunse senza successo.

McGee e Gibbs lo stavano guardando. Aveva lo sguardo terrorizzato, sentire la sua bambina piangere lo stava mandando in panico.

"Junior" sentì il padre parlare.
"Papà, che è successo?" chiese Tony.
"Nulla, stai tranquillo... Solo si sta rivelando più difficile del previsto tenerla calma" disse Senior.
"Avete già pranzato? Prova a farla dormire un po'... Il tempo le passerà più in fretta" consigliò Tony.
"Più o meno ha mangiato... Ma le avevo promesso che ti poteva chiamare prima del riposino" rispose Senior.
"Ok, passamela di nuovo" disse Tony.
"Abba, stai per tornare?" gli chiese Becky che nel frattempo si era un po' calmata.
"Si amore, tra poco papà torna" mentì lui.
"Però ora promettimi che fai la nanna" aggiunse.
"Ok... Ma torna presto, mi manchi" rispose Becky.
"Va bene, ci vediamo tra un po'..." concluse lui prima di salutare suo padre e rimettersi al lavoro evitando gli sguardi dei colleghi.

Solamente che ormai la sua mente era da un'altra parte, ripensava a Becky e a tutto quello che era successo.
Pensava a come sarebbe stato ora se Ziva fosse stata lì e gli venne in mente quella volta in cui Ziva era costretta a fare lavoro di scrivania e aveva minacciato la donna dall'altra parte del telefono di ucciderla se l'avesse messa di nuovo in attesa.
Ziva era così, impulsiva e determinata. E gli mancava, da morire.

Fu colto all'improvviso da una sensazione di nausea. A dire la verità aveva mal di stomaco dalla mattina, ma la cosa era peggiorata tutta in una volta.
Si alzò di scatto, pensava che avrebbe vomitato lì davanti a tutti. Si diresse immediatamente in bagno, arrivando a malapena al lavandino prima di rimettere quel poco che aveva mangiato.
Guardò la sua immagine riflessa nello specchio e si rese conto che non c'era nessuno dietro di lui. Quella, normalmente, sarebbe stata un'occasione in cui Ziva lo avrebbe seguito in bagno e sarebbe rimasta con lui finché non si sentiva meglio.
Ebbe un altro conato, questo stress lo stava uccidendo.

Rimase in bagno un attimo, per sciacquarsi la faccia e riprendere fiato. Il rientro al lavoro si stava rivelando più complicato del previsto.
Quando uscì, Gibbs lo aspettava di fianco alla porta.

"Ti senti meglio?" gli chiese.
"Si, grazie capo" rispose Tony.
"Ora ti prendi una pausa. Scendi da Abby e ti fai due chiacchiere con lei. Dopodiché prendi la tua roba e torni a casa" disse Gibbs.
"Ma capo..." provò a ribattere lui.
"Niente ma, DiNozzo. È un ordine" comandò Gibbs.
"Domani andrà meglio. Ora fai quello che ti ho detto" concluse.

E così fece. Passò più di un'ora con Abby, durante la quale si riprese a sufficienza per non sembrare un zombie una volta tornato a casa.
Lei gli preparò un tè e lo ascoltò mentre raccontava della scena straziante della mattina.
Poi lasciò l'NCIS e rientrò a casa un'ora prima del previsto.

Fu Becky ad accoglierlo per prima.

"Papino, sei qui finalmente" disse lei abbracciandolo ancora prima che riuscisse a chiudere la porta di casa.

La prese in braccio e anche lui fu felice di averla lì, nonostante avesse bisogno di andare al lavoro aveva sentito la mancanza della figlia.

"Giocavamo vicini alla finestra, perché voleva vedere se arrivavi" disse Senior.
"È andata male, vero?" chiese lui immaginando che fosse stata una giornata difficile.
"A tratti. A volte era calma poi un momento dopo esplodeva" rispose lui.
"Domani andrà meglio, piccolina" la rassicurò lui accarezzandole i capelli.

Aveva notato con che forza la figlia lo stava stringendo, voleva assicurarsi che non andasse da nessuna parte.

"Anche per papà andrà meglio al lavoro" aggiunse.
"È successo qualcosa?" chiese Senior preoccupato.
"Nulla di grave, solo un po' di stress e nausea" rispose lui sedendosi sul divano con la figlia.
"Tu e tua figlia siete uguali, mi sa" commentò Senior.
"È stata poco bene dopo il pranzo?" chiese Tony, considerando che non era la prima volta che succedeva.
"Un po', ma ora va tutto bene" rispose vedendo come Becky si era tranquillizzata solo potendo stare in braccio a Tony.

La settimana passò lentamente, ma Becky iniziava ad adeguarsi a non stare sempre attaccata a Tony. E Tony iniziava ad andare al lavoro senza sentire il bisogno di piangere e spaccare tutto per la rabbia.

Arrivò il week end, l'ultimo che Senior avrebbe passato con loro visto che doveva rientrare al lavoro. Aveva deciso di restare anche quella settimana perché sabato era il compleanno di Tony e non voleva che lo passasse da solo.
Durante la settimana Tony non aveva nemmeno accennato al fatto che fosse il suo compleanno. Ma era il primo senza Ziva, e purtroppo non era passato molto da quando lei era morta. Questo di sicuro non lo invogliava a festeggiare.

Tuttavia Senior ci teneva che passasse una giornata, se non bella, piacevole. Così il venerdì era andato insieme a Becky a comprare qualche regalo per Tony. In quello modo cercava di risollevare il morale al figlio e tenere occupata la nipotina.

"Becky, la colazione è pronta. La portiamo su a papà e gli facciamo una sorpresa?" disse Senior.

Si erano svegliati prima apposta, volevano sorprenderlo. Lui di sicuro non si aspettava dei festeggiamenti.

"Si! Posso svegliarlo io?" chiese la bambina.
"Certamente, vedrai come sarà felice" rispose lui.

Andarono in camera di Tony in silenzio. Poi Becky saltò sul letto e andò a dare un bacio a suo padre.

"Buon compleanno, papà" disse vedendo Tony che apriva gli occhi.
"Becky" disse lui realizzando cosa stava succedendo.
"Amore, grazie" aggiunse dandole un bacio sulla guancia.

"Ecco la tua colazione. Buon compleanno Junior" disse Senior.
"E ti abbiamo comprato anche dei regali, sai?" aggiunse Becky.

Lui guardò suo padre e con solo lo sguardo lo ringraziò. Anche se sicuramente sarebbe stato un giorno difficile, questo lo rendeva migliore.

"Sul serio? Papà non era necessario" rispose lui.
"Si che lo era! Becky, vai a prendere i regali dove li abbiamo nascosti ieri" disse Senior.

Ebbe così un attimo per restare solo con suo figlio, doveva dirgli una cosa.

"Junior, so che oggi sarà difficile. Non devi per forza essere forte" gli disse.
"Andrà bene, papà. Ci siete voi e... Sarà ok. Già non immaginavo questa sorpresa" rispose Tony.
"Becky ci teneva. E anche io. Ziva sarebbe molto orgoglioso di te" disse Senior poco prima che Becky rifacesse la sua comparsa in camera con i regali che avevano preso per Tony.

Lui la vide entrare con un enorme sorriso sul volto, così felice che per un attimo dimenticò tutto quello che era successo.
Dovette tornare alla realtà rendendosi conto che Ziva non avrebbe festeggiato con lui come gli altri anni.
Pensò per un attimo a cosa sarebbe successo il giorno del compleanno di Becky. Lui era adulto, poteva sopportare questa situazione. Ma Becky era così piccola, non sapeva davvero come avrebbe reagito. Fortunatamente il suo compleanno era ancora molto lontano, ad arrivare a quel giorno probabilmente le cose sarebbero andate leggermente meglio.

"Hey, sono tutti per me questi regali?" chiese facendo sedere di nuovo Becky sul letto insieme a lui.
"Si, perché sei il papà migliore del mondo" rispose la bambina.

Scartò tutti i regali che gli avevano comprato e non poté che constatare che suo padre aveva veramente gusto bello shopping. Sembrava aver azzeccato ogni regalo e Tony fu veramente grato di averlo con lui.

Quando scartò il regalo di Becky, che aveva tenuto per ultimo, non poté fare a meno di sorridere anche se la voglia di piangere era elevata.

"Amore, hai regalato a papà una cravatta?" gli disse prendendola in modo da farla sedere sulle sue gambe.
"Si. Come quella che ti ho rovinato perché l'ho tagliata. Così ora l'hai di nuovo. E te lo prometto che non la taglio più, la mamma me lo ha detto che non devo prendere le tue cose senza chiederlo" disse Becky.

La immagini di quella scena tornarono alla mente di Tony tutte in una volta. Lui che cercava la cravatta, Ziva che lo aiutava prendendolo in giro e Becky che compariva nella loro stanza con la cravatta tagliata addosso al suo orsacchiotto.

Dovette fare appello a tutta la sua forza per non scoppiare a piangere davanti alla figlia. Non l'avrebbe aiutata e in più voleva cercare di passare una giornata serena con la figlia e il padre.

"Grazie, piccolina. Ti voglio tanto bene" rispose lui cercando di rimanere composto.
"Anche io ti voglio bene, papà" disse Becky abbracciandolo forte.

Finirono la colazione e passarono la mattinata facendo un giro al grande parco della città. C'era un tempo bellissimo e la giornata si stava rivelando piacevole.
Senior decise che era il caso di rimanere a pranzo fuori, per festeggiare solo loro tre. Per la cena aveva già organizzato una piccola festa per Tony e voleva passare un po' di tempo con il figlio e la nipotina in privato.
Andarono a mangiare nel ristorante che piaceva a Tony, quello che Senior gli aveva fatto scoprire tanti anni prima durante una sua visita in città.

Quando il pomeriggio tornarono a casa, lui e Becky si sedettero sul divano a guardare la televisione. In realtà Tony guardava un film, la figlia era in braccio a lui addormentata.
Aveva notato come lo stringeva ogni volta che gli stava in braccio, e anche adesso aveva la testa appoggiata alla sua spalla e le braccia intorno al collo di Tony.
Lui aveva cercato di spostarla per farla stare in una posizione più comoda, ma Becky lo aveva solo stretto più forte come se avesse paura che Tony la abbandonasse mentre lei dormiva.

"Oh, Becky. Non avrei mai voluto che tu soffrissi come ho sofferto io per la morte di mia madre" le bisbigliò accarezzandole i capelli.

Si alzò dal divano e iniziò a camminare per la stanza, come quando la figlia era agitata e piangeva.
Solo che questa volta lei era tranquilla, era Tony che aveva bisogno di calmarsi e nonostante la figlia non stesse facendo nulla se non dormire poterla tenere in braccio e coccolarla lo aiutava molto.

Non appena vide quel gesto, Senior corse in salotto per vedere che succedeva.

"Sta male?" chiese preoccupato.
"No... Tutto bene" rispose Tony.
"Tu stai bene?" chiese ancora.
"Certo" rispose Tony.

"Senti, perché non salite in camera e ti riposi anche tu?" gli propose Senior.
"Non sono stanco, grazie" disse Tony.
"Ok, ma salite in stanza lo stesso. Voglio passare l'aspirapolvere e sistemare alcune cose. Non vorrei che il rumore svegliasse Becky" aggiunse Senior.
"Papà non importa, lo faccio io dopo averla messa a letto stasera" rispose Tony.
"No, oggi è il tuo compleanno. In più approfitta del mio aiuto finché sono qui" disse Senior.
"Va bene, grazie allora" rispose Tony salendo al piano di sopra.

In realtà lo scopo di Senior era farlo stare lontano dal salotto per un po', perché presto sarebbero arrivati i suoi colleghi per la piccola festa e lui voleva che fosse una sorpresa.

Infatti quando un'ora dopo Tony scese con Becky appena svegliata, rimase senza parola nel vedere tutti quanti nel suo giardino.
Ognuno aveva portato qualcosa da mangiare e la tavola era già pronta per quando avessero voluto cenare.
Abby gli corse incontro abbracciandolo e gridando buon compleanno. Erano presenti tutti, anche Vance con i figli.

Questo fece ancora più felice Tony, perché poté vedere la sua bambina, per la prima volta dopo la morte della madre, giocare con altri bambini senza aver bisogno che Tony la seguisse ovunque.

Passò un bel compleanno, certo non il più bello della sua vita ma per come erano andate le cose in quel periodo si aspettava di molto peggio.
Dopo aver messo a letto Becky si prese dieci minuti per parlare con il padre. Voleva ringraziarlo e passare un po' di tempo con lui visto che il giorno seguente sarebbe tornato a casa.

"Non so davvero come ringraziarti, per tutto papà" gli disse.
"Non farlo, ti aiuterò sempre. E anche se ora torno a casa puoi chiamarmi quando vuoi se avrai bisogno e io tornerò qui" lo tranquillizzò Senior.
"Ok..." rispose.
"Posso chiamarti se avrò bisogno di parlare?" aggiunse.

Non era da lui una richiesta del genere, Tony che vuole parlare e chiama suo padre non si era mai visto.
Ma era disperato in quel periodo e Senior era stato davvero di aiuto. E ora pensare di dover restare da solo con la figlia lo spaventava un po'.

"Tony, ci sentiremo tutti i giorni. Vieni qui, figliolo" rispose Senior abbracciandolo.
"Grazie papà" disse Tony.
"Vuoi che rimanga qui un'altra settimana? Posso avvertire al lavoro, non è un problema" chiese Senior preoccupato dalla reazione del figlio.

Anche se Tony cercava di stare composto, lo poteva sentire piangere in silenzio.

"No, vai. Noi ce la caviamo. E poi non sei così lontano, New York è vicina" disse Tony calmandosi.
"Va bene. Ora vai a dormire, hai bisogno di riposare" gli rispose Senior.
"Buona notte, papà. E grazie per aver reso questo giorno meno terribile di quello che doveva essere" lo ringraziò Tony salutandolo.

Se per Tony era stato difficile salutare il padre, per Becky lo fu di più. Quando quel pomeriggio Senior si preparò ad uscire Becky iniziò ad agitarsi.

"Nonno, però torni a trovarci vero?" gli chiese.
"Ma certo che torno, che domande. E ti porterò tanti regali" le rispose.
"Torni presto? Quando?" domandò.
"Becky, il nonno deve lavorare ora... Deve stare a New York ma noi potremmo parlargli al telefono" spiegò Tony.
"Ma a me piace che il nonno stia qui con noi" rispose.
"Anche a me piace. Ma hey, non starò via per sempre. E se volete potete venire a trovarmi" disse Senior facendo una carezza alla nipotina.
"Ma questa è un'idea fantastica! Presto andiamo dal nonno, che dici amore?" rispose Tony.
"Si... Però presto, perché io voglio il mio nonno" disse Becky abbracciando Senior.
"Prestissimo tesoro, mi mancherai piccolina" le disse Senior.

Il suo taxi era arrivato e doveva andare a prendere l'aereo ora.

"Anche tu mi mancherai nonnino" rispose Becky lasciandosi prendere in braccio da Tony.
"Ciao, papà. Fai buon viaggio" aggiunse Tony.

Lo salutarono mentre prendeva il taxi e rientrarono in casa, Tony si accorse dello stato d'animo della figlia. Anche lui era un po' fuori fase in quel momento, ma ora doveva occuparsi della sua bambina.

"Sei triste amore?" le chiese.
"Si, mi manca il nonno e la mamma, tanto" rispose.
"Piccolina... Cosa può fare papà per farti sorridere di nuovo?" le domandò.

Becky pensò un attimo.

"Un film di James Bond e il gelato al cioccolato" rispose.
"Ai suoi ordini, signorina" scherzò Tony.

Passarono il resto della giornata in quel modo, avrebbe fatto di tutto per poter vedere la figlia sorridere. E nonostante la brutta situazione Becky sembrava stare un po' meglio.













Note dell'autrice:

COTE IS BACK BITCHES.
Ok, non back in NCIS ma farà una nuova miniserie per la CBS nel 2015... E indovinate? Farà di nuovo un personaggio Ebreo che vive in Israele! XD
Io sono al settimo cielo! Rivedremo la nostra Cote! È da ieri sera che sorrido e saltello per casa! XD

Detto ciò... Come previsto ieri non sono riuscita ad aggiornare... -.-
Ho fatto l'ultimo esame all'università per questa sessione estiva, poi sono stata a fare shopping tutto il pomeriggio con la mia amica e la sera la news di Cote!
Giornata piena, quindi pubblico ora! :)

Come va l'odio in questo capitolo? Passabile oppure volete sterminarmi? LOL
Come vedete Tony è tornato al lavoro e Senior torna a casa... Presto le indagini di Tony iniziano eh eh XD
A volte mi dispiace per quello che scrivo, ma poi so di essere una sadica e quindi va tutto bene LOL

Spero vi sia piaciuto e che gioiate con me per Cote :)
A presto!
Baci, Meggie :3   

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

"Andiamo capo, me lo avevi promesso che mi avresti coinvolto" disse Tony.
"DiNozzo, sei tornato al lavoro da tre settimane. Vuoi darti tregua?" lo rimproverò Gibbs.
"Gibbs, ho bisogno di sapere" lo implorò.
"Lo so, Tony. Ma sei sicuro che questo non ti agiterà ancora di più... Che fretta hai?" gli chiese.

Tony lo guardò confuso.

"Che fretta ho? Lo stai davvero chiedendo? Voglio sapere chi ha ucciso mia moglie!" gridò arrabbiato.

Gibbs non sapeva più cosa fare per fargli capire che doveva prendere le cose con calma. C'erano già loro sul caso, non c'era bisogno che lui si buttasse a capofitto nella cosa.

"Va bene, come vuoi. Ma, come sai non è una cosa che mi piace. Perciò si fa come dico io" comandò Gibbs.
"Basta che non mi tagli fuori, ho bisogno di sapere" rispose Tony.

Gibbs annuì e gli diede un fascicolo da cui preventivamente aveva tolto ogni tipo di foto o immagine. Ci mancava solo che Tony vedesse il corpo bruciato e sfigurato della moglie.
Era difficile per lui, figuriamo come poteva essere per Tony.

"Per ora Abby ha analizzato di nuovo le lettere e le mail che Ziva ha ricevuto. Su una delle lettere c'erano tracce di esplosivo. Questo vuol dire che probabilmente chi ha scritto le lettere ha anche messo la bomba nella macchina di Ziva" iniziò Gibbs.

"Mi domando quando possa averlo messo considerando che noi le macchine le teniamo in garage se non le usiamo per uscire" disse Tony.
"Abbiamo fatto controllare i vostri garage e non c'è traccia di nulla, vuol dire che non sono entrati in casa vostra" spiegò McGee.
"Grazie, McOvvio. Abbiamo l'allarme a casa, sarebbe suonato" commentò Tony.
"Ci sono dei luoghi che avete frequentato di più? A parte il lavoro" chiese Gibbs.
"Il parco giochi con Becky, il supermercato e luoghi così. Ma prendevamo quasi sempre la mia macchina" rispose lui.

"Abby sta analizzando i nastri della sorveglianza del parcheggio dell'NCIS per vedere se per caso lui ha approfittato di un momento in cui eravate qui" iniziò Gibbs.
"Anche se ne dubito, l'edifico è sorvegliato bene. Ce ne saremmo accorti" aggiunse.

Tony sospirò.

"Questo non aiuta Gibbs! Potrebbe averlo fatto in qualsiasi momento. Magari mentre Ziva andava a prendere Becky da scuola. O mio Dio. Becky potrebbe essere stata in macchina seduta sulla bomba" iniziò a parlare Tony senza nemmeno ragionare.

"DiNozzo! È impossibile, la bomba è esplosa quando Ziva ha spento la macchina. Accendendo la macchina si è innescata, quindi se fosse stata lì da prima la macchina sarebbe esplosa in precedenza" lo calmò Gibbs.
"Oh..." fu la risposta di Tony che riprendeva contatto con la realtà.

"Nel frattempo" riprese McGee "Stiamo anche controllando i casi di cui si occupò Ziva mentre era al Mossad".
"Pensate che qualcuno del suo passato le abbia dato la caccia?" chiese lui.
"Beh, c'erano scritte in ebraico sulle lettere. È plausibile" rispose Gibbs.
"Conosci qualcuno che posso avercela con lei? Ti ha mai parlato di un caso che l'ha colpita in modo particolare?" aggiunse.

Tony si fermò un attimo a riflettere.

"Sinceramente non lo so. Sai com'è... Com'era Ziva. Non parlava molto del suo passato. E onestamente, con tutto il dolore che ha dovuto sopportare, non me la sono mai sentita di forzarla a raccontare" disse onestamente Tony.
"In più, dopo che abbiamo iniziato a ricevere lettere, lei ha provato a pensare a qualcuno... Ma non ha trovato risposta" aggiunse.

"Ok" disse Gibbs.
"Non ci arrendiamo. Abbiamo ristretto a venti il numero di persone che Ziva arrestò mentre era nel Mossad" si intromise McGee.
"E visto che il Mossad non è proprio d'accordo a collaborare ha deciso di fornirci solo i rapporti. Il resto delle indagini le dobbiamo fare noi" aggiunse.

"Questo è ridicolo!" gridò Tony sbattendo le mani sulla scrivania.
"Ziva era nel Mossad, era la figlia del direttore! Come è possibile che non ci vogliano aiutare!" aggiunse.

"Tony! Calmati e abbassa la voce" lo rimproverò Gibbs.
"Scusa capo, mi sono fatto prendere" ammise lui.
"Questo è il motivo per cui dicevo che era presto per te" disse Gibbs.
"Ora ti siedi e inizi a cercare informazioni su questo uomo" aggiunse dandogli un fascicolo.

Lui lo sfogliò velocemente e vide che si trattava di un caso piuttosto vecchio. Leggendo la data dell'arresto si rese conto che era di pochi mesi prima che Ziva arrivasse all'NCIS.
Le immagini del loro primo incontro gli tornarono alla mente.

Lei che entrava e lo trovava a fare fantasie sessuali si Kate e invece di scandalizzarsi iniziava a prenderlo in giro.
Nel momento in cui l'aveva vista aveva capito che era particolare, unica. E non gli ci volle molto per innamorarsi.

La voce di Gibbs lo riportò alla realtà.

"DiNozzo! Tony!" lo richiamò Gibbs.
"Hai capito che ho detto? Scopri tutto su di lui e se può avere avuto un motivo per uccidere Ziva" ripeté.
"Certo capo" disse Tony visibilmente sottosopra.

McGee lo guardò indeciso se dirgli qualcosa o lasciarlo ai suoi ricordi. Decise di lasciarlo in pace, sarebbe intervenuto solo se lo avesse visto al limite della sopportazione.

Nel frattempo Becky era nell'ufficio di Vance. Tony aveva deciso che non l'avrebbe mandata al campo estivo, l'avrebbe tenuta al lavoro e poi mandata a scuola a settembre. Ma mentre Tony lavorava ai casi, specialmente quello di Ziva, lei non poteva stare con lui. Così Vance si era offerta di tenerla con lui. Lei sarebbe stata al tavolo a disegnare o guardare film dal suo tablet che Tony le aveva regalato per tenerla occupata.

Quel giorno poi Vance aveva portato il figlio più piccolo al lavoro, per tenere compagnia a Becky. E i due sembravano divertirsi.
Giocarono prima a battaglia navale, poi Vance partecipò ad una partita a monopoli e infine si misero a disegnare.

Vance si occupava volentieri di Becky, sapeva che difficoltà stesse passando Tony e nel suo piccolo cercava di aiutarlo.

"Direttore Vance" chiese Becky all'improvviso.
"Posso portare il disegno al mio papà?" aggiunse.

Ora Becky iniziava ad essere leggermente più serena. Stava passando del tempo e anche il fatto di stare lontano da Tony per buona parte della giornata non la mandava più in panico come prima.
Questo non toglieva che di tanto in tanto volesse vederlo per un po'.

"Ora lo chiamo e gli chiedo se puoi scendere, ok?" le disse. Becky annuì e aspetto che Vance le desse il permesso.

"Ok puoi scendere, ma torna subito qui, mi raccomando" le disse.
"Grazie" rispose sorridente mentre correva da Tony.

"Papà!" gridò correndo da lui.
"Orsacchiotta, dimmi" la accolse Tony facendola sedere in braccio a lui.
"Ti ho fatto un disegno, ho scritto anche papà sopra" rispose soddisfatta del suo lavoro.
"È bellissimo, sarai la prima della classe a scuola visto che sai già scrivere così bene" le disse Tony.

Le sorrise felice per il complimento, poi abbracciò il padre.

"Abba, vorrei restare qui con te ma Vance ha detto che devo tornare su da lui" disse Becky.
"Ha ragione, papà deve lavorare" rispose Tony.
"Lo so..." disse sconsolata.
"Hey, che ne dici se ti riporto su io?" le propose.

Sperava di darle una piccola soddisfazione e inoltre anche se non lo avrebbe ammesso davanti a nessuno in quel momento anche lui avrebbe voluto stare con la figlia. Lavorare sul caso di Ziva lo stressava e tenere la sua bambina con lui sarebbe stata la cura migliore.
Ma non poteva, così la prese e la riportò nell'ufficio di Vance. Per poi tornare alla sua scrivania e riprendere il lavoro.

Passarono un paio di giorni in questo modo. Lui che lavorava al caso di Ziva con la squadra e Becky che stava con il direttore.
Poi un giorno ricevettero un altro caso.

"Ma capo, non siamo sul caso di Ziva?" chiese confuso.
"Si. Ma ufficialmente non potremmo occuparcene. Vance lo ha affidato all'FBI perché siamo troppo coinvolti. Stiamo partecipando alle indagini solo grazie alla nostra amicizia con Fornell. Perciò se ci chiamano per un altro caso dobbiamo dare la precedenza" gli spiegò Gibbs.
"Ma..." provò a ribattere Tony. Ma Gibbs lo fermò.
"Niente ma, sono le regole. Non è che stiamo trascurando Ziva, Tony" disse Gibbs comprendendo la sua confusione.
"Ma dobbiamo fare il nostro lavoro" aggiunse.

Tony comprese. Gibbs aveva ragione, in fondo l'FBI lavorava a tempo pieno al caso di Ziva e lui si fidava di Fornell.
Prese la sua roba e, con la squadra, si recò sulla scena del crimine.

A quel punto la giornata prese una piega inaspettata.
Il caso riguardava una donna, più o meno dell'età di Ziva uccisa da un manico. Ma la cosa che più lo colpi era che la donna era incinta.

Alcuni flash ripercorsero la sua mente e la cosa che lo disturbò di più era che, poco prima di morire, Ziva non era stata bene.
Poteva essere un virus certo, ma siccome loro negli ultimi tempi non avevano usato protezioni ora aveva il dubbio.
Non erano in cerca di un figlio, avrebbero lasciato tutto alla sorte. E ora Tony pensava e ripensava alla possibilità che Ziva aspettasse un bambino.

Questo pensiero gli fece venire la nausea e dovette fare appello a tutta la sua forza per non sentirsi male sulla scena del crimine.
La prima cosa che fece, dopo essere ritornato all'NCIS, fu correre da Ducky.

"Tony, dimmi mio caro" lo accolse Ducky.
"Devo chiederti una cosa su Ziva" disse.

Non era la prima volta che scendeva in cerca di informazioni e che Ducky lo rimandava indietro senza avergli detto troppo.

"Anthony..." iniziò.
"No, ascolta. Questo me lo devi dire o io impazzisco. Ziva era incinta?" disse tutto d'un fiato.

Ducky lo guardò sconvolto.

"La verità Ducky, devo saperlo" aggiunse.
"Come ti salta in mente una cosa così?" gli chiese.
"Ziva è stata male negli ultimi tempi e so cosa succede quando una donna rimane incinta. La nausea è uno dei primi sintomi e lei ha rimesso più di una volta. Lo so perché c'ero io in bagno con lei a tenerle la testa mentre vomitava anche l'anima" disse piuttosto alterato.

Era così nervoso, se Ducky gli avesse detto che Ziva era incinta quando la bomba è esplosa probabilmente sarebbe crollato in mille pezzi. Ma doveva saperlo, perché il dubbio era peggio della verità.

"Anthony, respira" iniziò Ducky.
"E comunque no, non era incinta" aggiunse.
"Ne sei certo?" chiese Tony per conferma.
"Si. Ho fatto io l'autopsia e posso assicurarti che non lo era" confermò il medico.
"Se lo fosse stata me lo diresti vero?" chiese ancora. Era sconvolto.
"Tony ti ho mai mentito? Te lo giuro, non era incinta" disse ancora.

A quel punto Tony era soddisfatto. Lasciò andare un lungo sospiro di sollievo, le gambe gli tremavano e dovette appoggiarsi ad uno dei tavoli di Ducky.
Lui gli mise una mano sulla schiena e lo guardò in faccia per notare la sua espressione terrorizzata.

"Signor Palmer, porta la sedia qui per favore" disse e Jimmy obbedì.
"Ecco, siedi. Vuoi sdraiarti un attimo?" gli chiese Ducky.
"No, va bene seduto" rispose Tony.
"Ti senti bene? Vuoi dell'acqua?" chiese il medico.
"No... E si" rispose Tony.

Rimase per un po' da Ducky, finché non si sentì in grado di camminare fino alla scrivania. Il medico lo osservò e non poté fare a meno di sentirsi male per lui. Vederlo così sofferente era straziante, non era più il Tony di prima.

Inoltre se quella giornata era iniziata male, non poteva che finire peggio.
Quel giorno Becky non era in vena, si era alzata male e il suo umore non era cambiato. Rimase dello stesso umore anche quando tornarono a casa dopo il lavoro. In aggiunta Tony ancora non si era ripreso dallo shock per la possibilità che Ziva fosse incinta quando era morta e questo non aiutava la sua pazienza.

Erano entrambi a tavola che mangiavano ma apparentemente Becky non aveva fame.

"Amore finisci la pappa, forza" le disse Tony.
"Non voglio" rispose.
"Non ti piace? Papà l'ha preparata male?" chiese lui.
"No" rispose.
"Allora che succede, non hai fame stasera?" domandò.
"Fa male la pancia" rispose.
"Becky..." disse lui immaginando che non fosse del tutto vero.

Lo stress le faceva venire mal di pancia ma a volte lo usava come scusa.

"È vero!" si lamentò lei.
"Ok... Ti viene da vomitare, amore?" le chiese per assicurarsi che non stesse male a tavola.
"No" rispose.
"Allora mangia un'altra forchettata" insistette cercando di imboccarla.
"No!" gridò spostando la mano di Tony.

Lui cercò di mantenere la calma.

"Va bene. Visto che non hai fame andiamo a mettere il pigiama e dormiamo" disse facendola alzare e accompagnandola in camera.

L'aiutò a prepararsi e la fece sdraiare a letto.

"Voglio che mi leggi una storia" chiese.
"Io devo sistemare tutta la cucina ora, tu chiudi gli occhi e se sarai ancora sveglia quando torno te la leggerò" le disse.
"No la voglio ora!" rispose Becky.
"Ho detto dopo" ripeté Tony.
"Ora!" gridò la bambina.
"Hey, non alzare la voce" la rimproverò Tony.
"Ora dormi, torno dopo" le disse lasciando la stanza.

Tony non ebbe il tempo di percorrere il corridoio che Becky si era alzata e lo seguiva.

"Sei cattivo!" gli disse.
"Torna a letto e non farmi arrabbiare, è stata una pessima giornata per entrambi Becky" rispose Tony.
"Voglio la mia favola! La voglio!" gridò sbattendo i piedi.

Doveva essere davvero un pessimo momento per lei se si comportava così.

"Sei in punizione. Ora vai a letto, muoviti" disse Tony controllandosi più che poteva.
"Sei cattivo!" gridò ancora.
"A letto, adesso!" urlò Tony, senza più nessuno controllo.
"Io ti odio! Tu fai tutto sbagliato, io voglio la mia mamma non te!" urlò Becky a sua volta prima di correre in camera, sbattere la porta e chiudersi dentro.

Tony guardò la reazione della figlia, la sentì piangere e scomparire. Capì che doveva stare davvero male e si rese conto di avere esagerato.
Ma anche lui a volte stava male e il non potersi mai sfogare lo portava ad esplodere, soprattutto in giorni come quelli.

Respirò e andò a bussare alla porta della figlia.

"Amore apri, non far preoccupare papà" le disse.
"Vattene via, non ti voglio" sentì dire.
"Senti, Becky non sono arrabbiato. Apri per piacere" chiese ancora.
"No" rispose lei piangendo disperata.

Era sul letto abbracciata al suo orsacchiotto e guardava la foto di lei e Ziva che aveva sul comodino.
Era la mancanza della madre a farla reagire così e a farle dire quelle cose.

Tony appoggiò la schiena al muro e si lasciò scivolare a terra. Ormai nemmeno lui era riuscito a non piangere.
Le lacrime scendevano sul suo volto e stava singhiozzando più o meno nello stesso modo della figlia.
Lo stress e il rimorso per come aveva parlato alla sua bambina lo avevano fatto crollare.
Iniziò a parlare sperando di calmare sé stesso e Becky.

"Piccola, lo so che papà ti ha spaventato urlando in quel modo. Ma a volte capita anche a me di stare male. Lo so che non dovrei reagire così, dovrei essere forte per te ma non ce la faccio" iniziò.

Parlava piangendo senza nemmeno provare a trattenersi.

"So quanto ti manca la mamma... Non hai idea di quanto manchi anche a me. E sono più che sicuro che lei è cento volte meglio di me. Dio, Becky preferirei essere morto io in modo che tu avessi ancora la tua mamma" continuò.

Ora Becky si era calmata e lo ascoltava parlare. Anche se aveva sei anni poteva capire le cose e in quel momento si stava rendendo conto che anche il suo papà soffriva tanto.

"So che sono un disastro in tutto quello che faccio, ma ce la sto mettendo tutta per farti stare bene..." disse Tony.

Poi improvvisamente Becky aprì la porta.

"Abba, stai piangendo?" chiese preoccupata asciugandosi le lacrime.
"Scusami Becky, ma ogni tanto anche papà ha bisogno di piangere" le disse passandosi una mani sul volto.

Ci stava provando a calmarsi, ma vedere la figlia che lo guardava in quello modo lo faceva solo piangere più forte.
Becky tornò un attimo in camera e uscì con il suo orsacchiotto.

"Dovresti abbracciare lui, mi fa stare bene quando sono triste" gli disse dandogli il peluches.

Tony sorrise al dolce gesto della figlia e prese il suo orsacchiotto. Aveva ancora addosso la cravatta e la memoria di quel giorno prese il sopravvento portando altre lacrime.
Vedendolo piangere ancora Becky si buttò tra le sue braccia e lo strinse forte.

"Scusami se ti ho fatto arrabbiare, non lo faccio più te lo prometto" gli disse.
"Amore, non è colpa tua" la calmò Tony.
"Io ti voglio bene e non è vero quello che hai detto. Io non vorrei che tu fossi morto al posto della mamma perché mi mancheresti tu. Vorrei solo che la mamma fosse viva" disse Becky.
"E papà io non ti odio e non è vero che fai tutto sbagliato. Tu sei il papà migliore del mondo" aggiunse.

Stava provando a consolarlo, ce la stava mettendo tutta ma Tony era davvero sconvolto quella sera. Stringeva la figlia come se fosse la sua unica ragione di vita e in realtà lo era. Ad essere sinceri se non ci fosse stata Becky non era sicuro che sarebbe sopravvissuto al dolore.

"Ti prego papà, non piangere. Va tutto bene, non piangere più" gli disse.

Poi fece il gesto più dolce che potesse fare, imitando quello che Tony faceva sempre per lei.
Con le manine gli asciugò il volto dalle lacrime e gli diede un bacio sulla fronte per poi tornare ad abbracciarlo.

"Non piangere, io ti voglio bene" gli disse ancora.

Grazie alle parole della figlia Tony riuscì a calmarsi quel tanto da smettere di singhiozzare. Probabilmente l'indomani avrebbe ringraziato la figlia per quello che, in parte inconsapevolmente, aveva fatto. Le avrebbe comprato un regalo e si sarebbe scusato di averle urlato contro.

Ma ora era distrutto, sia fisicamente che psicologicamente.
Così si alzò dal pavimento con la figlia ancora in braccio e si diresse verso la sua stanza da letto.

"Stanotte dormi con papà, Becky? Ti va, amore mio?" le chiese.
"Si... Abbracciata a te così non sei triste" rispose.
"Certo" le disse mettendola seduta sul letto giusto il tempo di infilarsi il pigiama e di scendere in cucina a spegnere le luci.

Una volta tornato si mise nel letto e Becky andò a sdraiarsi sopra di lui usandolo come materasso, e lo abbracciò forte.
Lui la strinse a sé lasciandole una mano sulla schiena e una sulla testa.

"Ti voglio bene papà e non essere triste" gli disse poco prima di chiudere gli occhi.

Lui le diede un bacio sulla testa e le accarezzò la schiena pensando a quanto fosse fortunato ad avere una bambina come Becky. Una piccola Ziva in tutto e per tutto, un angelo.

La sentì russare e capì che si era addormentata. Tutto il piangere e lo stress l'avevano demolita. E lo stesso stava succedendo a lui.
Sentiva gli occhi chiudersi, aveva bisogno di dormire e riprendersi da sulla pessima giornata.

"Grazie, piccolina. Tu non lo puoi capire ma mi stai salvando la vita" le disse prima di chiudere gli occhi.

Non che Tony avesse mai pensato al suicidio, per nulla. Ma per lui essere solo come era prima di incontrare Ziva sarebbe stato l'equivalente di morire.
Perciò era davvero grato di avere la sua bambina con lui, sapeva che bene o male avrebbe superato tutto.
Niente sarebbe più stato come prima ma almeno sapeva di non essere solo.









Note dell'autrice:

Heyyyyyyyy :D
Come va? Come procedono le vostre vacanze? [sto chiaramente evitando di parlare del capitolo] AHAHAHAHA

Va beh, togliamoci il dente e parliamo del capitolo. Io lo ammetto che a sto giro sono stata cattiva, però ci stava no? XD Ahahahha
Comunque Tony inizia ad indagare assieme agli altri... Eh eh Io sono certa che lui vendicherà Ziva! XD

Per la faccenda che lui credeva che Ziva fosse incinta... Lo so che è stata una cattiveria... Però vedete sono stata buona! Ziva non era incinta, è stato solo uno spavento temporaneo per Tony! LOL

Eh si, Tony si è un po' sclerato ahahahah povero anche lui ha diritto di star male no!? E non trovate che Becky sia dolce *---* awwww
Comunque vedete, tutto finito bene. Ora non litigano più ahahahah

Detto questo corro a nascondermi, a prestoooooo!
Baci, Meggie :)

P.s.: mi chiedevo... Quanti di voi sono in vacanza in questo periodo? Perché se siete tutti via io avevo pensato di interrompere a pubblicare per il mese di Agosto e riprendere a settembre... Così non perdete il filo delle storie XD fatemi sapere!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Quando la mattina successiva a quella terribile serata si svegliò, trovò la figlia che dormiva ancora sdraiata su di lui.
Russava e continuava a stringerlo, esattamente come quando si era addormentata la sera prima.
A Tony dispiaceva svegliarla, ma doveva alzarsi e preparare entrambi per andare al lavoro.

"Becky..." la chiamò scuotendola leggermente.
"Becky, è ora di svegliarsi" disse di nuovo visto che la figlia non accennava ad aprire gli occhi.
"Abba..." disse tenendo gli occhi chiusi.

Lui sorrise sentendo la sua voce addormentata.

"Eccoti qui" disse accarezzandole i capelli.
"Papà, possiamo stare a casa oggi?" chiese.

Tony si aspettava questa domanda, soprattutto dopo quello che era successo la notte prima.

"No... Devo lavorare, lo sai" le rispose.
"Ti prego papà, io sono stanca" insistette.

Tony ci pensò un attimo, voleva andare al lavoro in ogni caso ma obbligarla ad alzarsi in quel momento sarebbe stata una cattiveria.

"Ok... Cosa ne pensi se io chiamo Gibbs e gli dico che arriviamo più tardi così tu puoi dormire ancora?" propose alla figlia.
"Va bene" bisbigliò lei.

Lentamente fece distendere la bambina nel letto, prese il cellulare e si alzò.

"Papà dove vai? Voglio che resti con me" si lamentò Becky sentendo Tony uscire.
"Chiamo Gibbs e torno, tu fai la nanna" le spiegò.

Scese in salotto e si sedette sul divano, compose il numero di Gibbs e aspettò.

"Capo, sono Tony" disse non appena Gibbs rispose.
"Dimmi" gli disse.
"È un problema se oggi arriviamo più tardi, tipo dopo pranzo? Becky ha bisogno di dormire ancora un po'..." rispose.
"Tony, se vuoi restare a casa non fa nulla. Puoi saltare un giorno" gli disse Gibbs.
"Non è necessaria tutta la giornata, capo" rispose Tony.

Ma Gibbs poté sentire la sua esitazione.

"Che è successo?" chiese.
"Tony, cosa è successo?" insistette non sentendolo rispondere.
"Capo..." iniziò Tony.
"No. O me lo dici o tra dieci minuti sono in casa tua e me lo dovrai dire lo stesso" disse Gibbs serio.

Tony prese un bel respiro.

"Ieri sera... Diciamo che Becky era noiosa, capricciosa. E io, beh io non avevo molta pazienza e ho finito per urlarle contro. L'ho terrorizzata, Gibbs. È corsa in camera piangendo e si è chiusa dentro e a quel punto sono crollato anche io. Ci credi che è stata lei a consolare me? Perché in questo momento io non credo di meritarmi una figlia così, è come Ziva..." fece un breve riassunto Tony.
"Oh, Tony. Perché non parli con noi quando stai male" gli disse Gibbs preoccupato.
"È stata solo una brutta giornata e non c'è ragione per cui io debba sfogare le mie frustrazioni con voi ogni volta. Posso cavarmela" rispose.
"Lo so, ma gli amici servono a questo" disse Gibbs.
"Comunque, oggi stai a casa" aggiunse.
"No, vengo dopo pranzo. Giusto per far riposare un po' di più Becky" insistette lui.
"Non hai capito. Non puoi contrattare, questo è un ordine. Se ti presenti qui ti rimando a casa a calci nel sedere" disse Gibbs.

A quel punto Tony non ebbe altra scelta che obbedire. In fondo un giorno di ferie non gli avrebbe fatto male e soprattutto avrebbe aiutato la figlia.

Quando ritornò in stanza trovò Becky seduta sul letto che fissava la porta nella speranza di vederlo entrare.

"Amore, perché non dormi?" le chiese sedendosi accanto a lei.
"Perché tu non eri qui" rispose.

La prese e la mise seduta sulle sue ginocchia, lasciando che si appoggiasse a lui come preferiva.

"Ora sono qui, dormi se sei stanca" le disse.
"Solo se resti con me" rispose.

Aveva fatto dei passi indietro. Tony si pentì di aver reagito male la sera precedente, tutti i progressi che avevano fatto erano stato cancellati. Sperò che fosse solo una cosa passeggera e che il giorno successivo tutto sarebbe tornato alla normalità.

"Certo, resto con te. Poi quando ti svegli faremo qualcosa che vuoi tu. Papà oggi non va al lavoro" le disse.

Becky sorrise felice.

"Grazie papà" disse prima di riaddormentarsi.

Si risvegliò circa due ore dopo, Tony era sul divano che leggeva il giornale tenendo lei in braccio.

"Buon giorno, bella addormentata nel bosco" le disse facendola sorridere.
"Hai dormito bene, principessa?" le chiese.
"Si" rispose.
"Papino... Devo fare la pipì" aggiunse.
"Corri in bagno mentre ti preparo la colazione, forza" le disse lasciandola scendere dalle sue gambe.

Quando tornò, Tony le stava preparando i pancake. Ne mise due in un piatto, li ricoprì di cioccolata e li portò in tavola alla figlia.

"Scommetto che hai fame, ieri sera non hai mangiato nulla" disse mentre prendeva un sedia e si metteva vicino a lei.
"Un po'... Avevo male alla pancia" rispose.

Tony le fece una carezza sul volto.

"Lo so. È passato ora?" chiese. Becky annuì.

Così lui prese la forchetta e iniziò ad imboccarla. Becky era più che in grado di mangiare da sola, ma quando parlavano si distraeva e non mangiava. In più lui stava ancora cercando di farsi perdonare per la sera prima.

"Papà, mi dispiace che ti ho fatto arrabbiare" disse Becky all'improvviso.
"Non fa nulla, piccolina. Era solo una brutta serata" le rispose Tony sorridendole.

Becky aveva esagerato, ma lui era adulto e sapeva come si sentiva la figlia. Avrebbe dovuto capire che urlarle contro non serviva.

"Ma io ti ho fatto piangere, sono stata cattiva" disse.

A quel punto Tony appoggiò la forchetta, le pulì la bocca e la guardò negli occhi. Non voleva che la sua bambina si sentisse in colpa per qualcosa che non aveva fatto.

"Ascoltami, Becky. Papà ha pianto perché era triste, non per colpa tua. Non pensare nemmeno oche sei stata tu a farmi piangere, al contrario mi hai fatto stare meglio" le rispose.
"E anche io ti devo chiedere scusa, ho sbagliato ad urlare così" aggiunse.

Becky annuì.

"Però io non ti faccio arrabbiare più, te lo prometto" rispose non ancora del tutto convinta.
"E io non urlo più" disse Tony sorridendo.

Le fece finire la colazione e la vestì, poi tornarono in salotto.

"Allora, c'è qualcosa che vorresti fare oggi?" le chiese.
"Non lo so..." rispose.
"Ti proporrei di andare al mare, ma è nuvolo. Cosa ne pensi del centro commerciale dove ci sono anche i giochi gonfiabili su cui puoi saltare?" disse Tony.
"Si!" esclamò lei saltellando e abbracciando il padre.
"Ok, allora andiamo" rispose Tony sorridendo felice.

La prima cosa che fecero dopo essere arrivati fu andare sui giochi gonfiabili. Tony sedeva su una panca e guardava la figlia divertirsi.
Quando faceva cose di questo genere tornava ad essere allegra e spensierata come era prima della morte di Ziva.

Tuttavia Tony poté notare come ad un certo punto il sorriso di Becky sparì. Si era bloccata a guardare una bambina che era lì con la sua mamma e sicuramente ora stava pensando a Ziva.
La richiamò immediatamente e lei corse verso Tony.

"Cucciolo, ti stai divertendo?" le chiese.
"Tanto" rispose Becky.
"Vuoi restare ancora qui o ci facciamo un giro tra i negozi?" le domandò.
"Papà ti compra un regalo, oggi" aggiunse.

Becky sorrise.

"Facciamo un giro" rispose.
"Ok, allora corri a mettere le scarpe" le disse.

Pranzarono fuori e girarono tutto il centro commerciale. Non era certo uno di quei luoghi che Tony preferiva, ma pur di vedere la figlia felice avrebbe fatto questo ed altro.
Sentì anche alcune donne commentare quanto fosse bravo come padre a portare in giro la figlia per negozi.

Quel commento lo fece felice solo in parte. Gli ricordò tanto quello che diceva anche Ziva. Che lui era un bravo papà perché faceva sempre quello che piaceva alla figlia indipendentemente che a lui piacesse o meno.

Tornarono a casa a metà pomeriggio, con due sporte pieni di acquisti. Adesso capiva perché tutti dicevano che lo shopping è curativo. Ora si sentiva decisamente meglio di quando si era svegliato.

Dopo cena Becky colorava uno dei suoi nuovi album mentre Tony lavava i piatti.

"Tesoro, domani fai la brava e stai con Vance mentre papà lavora?" le chiese sperando di non scatenare un'altra tragedia.
"Si, però solo se possiamo pranzare assieme" rispose.
"Ma certo Becky, come tutti gli altri giorni" le disse sereno ora che aveva constatato che i progressi che avevano fatti non erano stati buttati all'aria.

La mattina dopo arrivarono in ufficio puntuali, Tony portò Becky da Vance e ritornò alla scrivania.
Gibbs era già lì e lo aspettava per parlargli.

"Vi sentite meglio oggi?" chiese.
"Si, grazie capo" rispose.
"Sicuro che riesci a lavorare?" domandò.

Tony iniziava ad irritarsi perché Gibbs ogni volta metteva in discussione la sua abilità al lavoro, però mantenne la calma.

"Certo" rispose.

Proprio in quel momento entrò McGee con un caffè e una ciambella anche per Tony.

"Grazie, McPasticciere. Ti sei ricordato che la mia ciambella preferita è quella con la granella al cioccolato" rispose.

Con grande difficoltà, ma Tony stava tornando il burlone di sempre. Quello che aveva una battuta per tutto e che riusciva a scherzare anche sulle cose meno divertenti.

"Al lavoro" disse Gibbs.

Tony riprese in mano i fascicoli che il Mossad gli aveva fornito. Erano una montagna, Ziva aveva lavorato sodo in tutti i suoi anni in servizio in Israele.
Erano giorni che spulciavano i fascicoli e adesso avevano ristretto il numero ai 30 più probabili.
Si erano divisi le cartelle dieci a testa e dovevano fare controlli incrociati per vedere dove si trovassero nel periodo in cui Ziva era morta. Sempre che non avessero assunto dei sicari per fare il loro lavoro.
Perciò dovevano anche controllare i loro contatti in America.

Passarono quasi una settimana in questo modo. Era faticoso e snervante ma era l'unica cosa che potessero fare.

"Capo, non puoi obbligare il Mossad ad aiutarci? Sul serio stiamo andando a rilento non arriveremo da nessuna parte. Se quell'uomo è stato qui per..." iniziò Tony.

So dovette interrompere prima di pronunciare quelle parole.

"... Per uccidere Ziva, ormai sarà già scappato chissà dove" concluse.
"Lo troveremo, ovunque si trovi. Non è un problema" rispose Gibbs.
"Certo che lo è!" gridò Tony.

Tim saltò sulla sedia, preso alla sprovvista dall'urlo del collega.

"Calmati, DiNozzo!" ribatté Gibbs.
"Smettila di dirmi che devo stare calmo! Tu hai ucciso l'assassino di tua moglie e tua figlia! Hai avuto la vendetta che desideravi. Perché ora sembra che non ti interessi più nulla? Ziva ha meno valore di tua moglie o della tua bambina? Beh per me no!" gridò ancora Tony infuriato.

"Nel mio ufficio, ora!" rispose Gibbs alzandosi e andando verso l'ascensore.

Tony si alzò respirando a fondo e Tim lo guardò.

"Hey, non esagerare. Si tratta pur sempre di Gibbs, ti può devastare di scappellotti" lo mise in guardi McGee cercando di alleggerire la tensione.
"Tranquillo pivello, so quello che faccio" rispose Tony andando da Gibbs.

Una volte che le porte dell'ascensore si chiusero, Gibbs lo bloccò e guardò Tony in faccia.

"Pensi di finirla?" gli disse.
"Finirla di fare cosa? Di cercare l'assassino dell'amore della mia vita. No non credo proprio" rispose.
"Intendo finirla di comportarti da stupido" ribatté Gibbs.
"Quindi per te lavorare sodo per ottenere ciò che voglio è comportarmi da stupido?" disse Tony alterato.
"DiNozzo non mi prendere in giro! Hai capito cosa intendo. La devi smettere di agitarti e urlare ogni volta che le mie risposte non ti vanno bene. Datti una calmata!" rispose Gibbs alzando la voce.
"Io non mi calmo! Tu non fai altro che mettere i bastoni tra le ruote a questa indagine fin dall'inizio! Perché non mi vuoi aiutare?" gridò Tony.
"Tu vuoi solo vendetta. Credi che starai meglio?" rispose Gibbs.
"Cosa te ne frega? Aiutami solo ad ottenere ciò che voglio o lo farò da solo" gli disse Tony ritrovando la calma per un attimo.
"Ti sto aiutando, e me ne frega. Sei un mio agente, un mio amico. Voglio che tu stia bene, non che ti faccia ammazzare perché vuoi vendicare tua moglie. Per la miseria, hai una bambina di sei anni Tony!" provò a farlo ragionare Gibbs.
"E accetta quando ti dico che non puoi avere tutto subito. Sono il tuo capo, devi stare a ciò che dico io!" aggiunse.

Non voleva dirgli questo perché nemmeno lui ci credeva, ma doveva farlo ragionare in qualche modo e visto il pessimo momento usare l'autorità era l'unica soluzione.

Tony non ci vide più dalla rabbia e riprese ad urlare.

"Aiutando? Se mi stessi aiutando veramente ora non saremmo qui a leggere rapporti che Ziva ha scritto secoli fa! Saresti al telefono, o perché no in Israele a convincere quella testa di cazzo di Orli ad aiutarci per davvero!" iniziò.

"Tony" provò ad interromperlo Gibbs ma lui non si fermò.

"Mi odi così tanto da non volermi dare soddisfazione? O forse mi odi perché ho sposato Ziva e ho infranto la tua maledetta regola 12? Quelle regole sono merda, Gibbs. Non puoi impedire alla gente di amare chi vuole!" continuò.

"DiNozzo!" lo interruppe questa volta con Tony più autoritario.

"E no! Io non accetto quello che mi dici perché sei il mio capo! Quante volte tu non segui quello che ti viene detto? Questa volta lo faccio io. E se non ti va bene puoi licenziarmi, puoi cacciarmi anche ora ma io non farò come dici tu e starò seduto ad aspettare che qualcosa succeda. Io troverò chi ha ucciso Ziva con o senza di te!" gridò ancora più forte.

"DiNozzo, chiudi la bocca!" urlò Gibbs spingendolo contro la parete dell'ascensore.

Mentre gridava Tony si era alterato e si era avvicinato minaccioso a Gibbs e anche se lui sapeva che non avrebbe fatto nulla aveva bisogno di bloccarlo e fargli capire cosa stava facendo.
Non gli fece male, gli diede solo una leggere spinta sufficiente a farlo appoggiare con la schiena all'ascensore.

Immediatamente Tony si rese conto di quello che era successo. Riprese fiato, gridando si era persino scordato di respirare.
Gibbs aveva ancora la mano appoggiata alla sua spalla, con la quale lo teneva fermo.

"Sei calmo ora?" gli chiese provando a guardarlo negli occhi.
"Si..." rispose.
"Senti, lo sai che stiamo facendo tutto il possibile. Devi avere pazienza Tony, più di così non possiamo fare" gli spiegò con calma.
"E perché a me pare che non stiamo facendo nulla?" chiese disperato.
"Perché tu vorresti quell'uomo tra le tue mani ora, per ucciderlo e chiudere questa storia" gli disse.
"Ma voglio che tu sia consapevole che non funziona così. Lo ucciderai, ma non starai bene come credi" aggiunse.
"Non mi interessa. Lo voglio morto" rispose.
"Ok..." rispose Gibbs sconsolato.
"Ora siediti un attimo" aggiunse aiutandolo a mettersi seduto per terra.

Lo lasciò in pace qualche minuto, poi parlò ancora.

"Dovresti parlare con qualcuno che ti possa aiutare. Non stai bene, Tony" gli suggerì sperando di non scatenare un'altra tragedia.
"Di tanto in tanto parlo Rachel... Voglio dire la dottoressa Cranston. L'avevo contattata per portarci Becky ma dopo un paio di volte ho scoperto che ne avevo più bisogno io di lei" confessò.
"Bene, lei ti può aiutare" concluse Gibbs.

Ritornarono alle scrivanie cinque minuti dopo e videro che Becky era scesa dall'ufficio di Vance e ora stava chiacchierando con Tim.

"La mia principessa deve essere affamata se è già qui" commentò Tony vedendola.
"Papà!" gridò lei correndogli incontro.
"Si ho fame e mentre ti aspettavo lo zio Tim mi ha fatto vedere il suo nuovo videogioco" aggiunse.
"Allora dobbiamo prendere il pranzo, se hai fame. Andiamo a prendere dal McDonald?" propose.
"Si! Io voglio quello con dentro la sorpresa" disse lei.
"Ma certo. McGee per te il solito?" chiese.
"Si grazie, ma porta anche a me la sorpresa" scherzò lui.
"McScemo sei sempre il solito. Gibbs vuoi qualcosa?" rispose.
"No, sono a posto" disse Gibbs.

Anche se Tony si stava comportando normalmente avevano notato tutti quanto fosse agitato.

"Papà stai male?" chiese Becky preoccupata. Da quella notte in cui lo aveva visto piangere glielo chiedeva sempre.
"No amore, perché?" finse Tony.
"Sembri arrabbiato..." rispose.
"Sto bene, Becky. Forse è che ho fame anche io. Un buon panino e delle patatine mi rimetteranno in forma" le disse per tranquillizzarla.
"E io ti regalo la mia sorpresina" aggiunse la figlia.
"Grazie amore. Noi torniamo tra dieci minuti con il pranzo" concluse Tony uscendo con la figlia.

McGee aspettò che Tony fosse andato via, poi si avvicinò a Gibbs e parlò.

"Lo so che Tony esagera, ma sta male. Dovresti provare ad aiutarlo di più" gli disse.
"Credi che non lo stia facendo, McGee? A volte lo lascio solo sfogare" rispose.
"Non dico che non lo stai aiutando. Dico che a volte sembra che non ti importi. Io so che non è vero e lo sa anche Tony. Ma prova ad essere più comprensivo" disse Tim.
"Io non sono una persona a cui piace compatire gli altri, lo sai" ribatté Gibbs.
"Lo so. E Tony non ha bisogno di compassione. Ha bisogno che tu, che sei come un padre per lui, lo sostenga. E se questo vuol dire provare ad essere più gentile e meno freddo dovresti farlo" disse Tim serio quanto Gibbs.
"A volte penso che abbia solo bisogno di sostegno e incoraggiamento" aggiunse tornandosi a sedere.

Gibbs non rispose ma rimase a riflettere sulle parole di Tim. Non aveva tutti i torti, forse anche lui nonostante cercasse di fare ciò che era meglio per Tony stava esagerando.

Un'altra settimana passò così. Gibbs cercava di essere più comprensivo e Tony di stare più tranquillo anche se accadeva che tutto tornasse come prima e Tony desse di matto.

Tuttavia le ricerche erano andate avanti ed erano arrivati ad avere due soli fascicoli. Si misero davanti allo schermo al plasma e analizzarono la situazione.
Era tarda serata ma prima di andare a casa dovevano almeno verificare che le loro informazioni fossero corrette.

Il primo ad iniziare fu McGee.

"Io ho Hassan Bouda. Assassino arabo catturato e non ucciso da Ziva un anno prima che arrivasse qui. Condannato a quindici anni di carcere è uscito dopo dieci per aver collaborato a catturare tutti i suoi complici. Dagli spostamenti che ho potuto tracciare è stato qui fino a giugno almeno, devo continuare a tracciarlo per vedere se è ancora nel paese o se ne è già andato" spiegò Tim.

Poi fu il turno di Tony.

"Il mio è Fadi Sabil, sempre arabo. Catturato da Malachi e Ziva assieme è condannato all'ergastolo per terrorismo. È scappato di prigione durante una rivolta e da allora non è stato più visto in Israele. Abbiamo scoperto che nel periodo in cui Ziva è... Insomma lui era qui" concluse in fretta Tony.

Pensare che uno di quegli uomini poteva essere l'assassino di Ziva lo stava facendo sentire male. Aveva bisogno di abbracciare sua figlia, l'unica capace di farlo rilassare.

"Entrambi sono esperti di esplosivi e anche di meccanica. Potrebbe essere stato uno di loro a mettere l'esplosivo sotto la macchina di Ziva" aggiunse McGee.

Gibbs avrebbe voluto continuare a cercare tutta la notte. Ora che avevano informazioni non voleva interrompersi. Ma capì che dovevano anche riposare, soprattutto Tony e Becky, così mandò a casa i suoi agenti e gli ricordò di essere puntuali la mattina successiva.

Tony salì nell'ufficio di Vance per riprendere Becky, ma quando entrò la vide addormentata sul divano.

"Agente DiNozzo, si è addormentata un'ora fa. Spero non sia un problema" disse Vance.
"No... Anzi grazie ancora per tutto quello che sta facendo" rispose.
"Si figuri, era stanca oggi. Abbiamo anche giocato a monopoli, mi ha stracciato" disse Vance sorridendo.
"Sul serio, non deve perdere tempo. Becky può disegnare o guardare i film dal suo tablet non voglio che sia un disturbo" rispose Tony un po' in imbarazzo. Stava usando il direttore dell'NCIS come baby sitter.
"Le devo confessare che mi diverto, Becky è molto dolce e obbediente. Non è un problema. Anzi, questo week end sarà il compleanno di mio figlio e mi ha chiesto se anche Becky può venire. Sembra che vadano d'accordo" disse Vance.
"La ringrazio, verremo più che volentieri" rispose Tony.
"Perfetto mio figlio sarà felice di sapere che Becky ci sarà. Ora la porti a casa e riposatevi" concluse Vance.

Tony si avvicinò alla figlia, la prese in braccio senza svegliarla e andò via.
Mentre erano in ascensore Becky si svegliò.

"Hey, sei tanto stanca oggi amore?" le chiese.
"Si... Ma ho fame adesso" rispose.
"Mangiamo la pappa e andiamo a letto, ok?" le disse Tony.
"Va bene. Ti voglio bene papà" rispose.
"Anche io, tesoro. Dammi un bacio" disse indicandosi la guancia.

Becky gli diede un bacio poi disse "Ora guida veloce papà, la mia pancia vuole la pappa che prepari tu, o non ti do più baci".

Tony sorrise.
"Hai suoi ordini, principessa" le disse.

E come d'improvviso la sua serata era migliorata.










Note dell'autrice:

Allora oggi non potete dirmi che sono stata troppo cattiva eh! XD AHAHHAHAHA
Anche perché procediamo nelle indagini quindi presto o tardi Tony avrà la sua vendetta e saremo tutti felice! Siiiiiii :)
Ho già il programma di tutti i capitoli pronto... E che dire... Forse mi odierete ancora per un po'... Opsiiiiii XD

Oggi ero in vena di scontro Tony-Gibbs ed eccolo AHHAHAHA XD
Chissà cosa succederà nel prossimo capitolo... Boh? Non vi resta che aspettare! :)

Prima di salutarvi: grazie a tutti per gli auguri di buon compleanno! :)

A prestoooooo!
Baci, Meggie.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

"Becky, questa nuova divisa ti sta che è una meraviglia" le disse Tony finendo di sistemarle i vestiti.

Erano andati a fare shopping per la scuola la settimana prima, avevano bisogno di tutto quello che, quella che sarebbe stata l'insegnate di Becky, gli aveva scritto sulla lista.
E ora erano pronti. Era lunedì mattina, Becky era vestita e stava per andare al suo primo giorno di scuola.

Certo a dirlo poteva sembrare eccitante, ma né Becky né Tony erano particolarmente felici. Mancava una persona importante, mancava Ziva in tutto questo.

"Forza, fammi un bel sorriso che ti scatto una foto. La mettiamo nell'album" aggiunse Tony.

Becky si sforzò e sorrise per il padre, anche se in quel momento l'unica cosa che voleva fare era piangere.

"E ora ho una cosa per te" disse Tony.

Aprì una scatolina da gioielleria e tirò fuori una collanina.

"È come quella che aveva mamma, Becky. L'avevamo comprate per dartela per il tuo primo giorno di scuola. La mamma sapeva quanto ti piacesse la sua e voleva che ne avessi una anche tu" spiegò Tony mettendogliela al collo.
"Ti piace?" le chiese.

Becky prese il ciondolo tra le mani e lo guardò. Era uguale a quello di Ziva e ne fu felice. Aveva una cosa uguale alla sua mamma.

"È quello di mamma questo?" chiese lei.
"No questa è tutta nuova, per te. Quello di mamma è ancora con la mamma" rispose Tony.

In realtà Tony non sapeva che fine avesse fatto il ciondolo, ma suppose che fosse rimasto attorno al collo di Ziva o che fosse andato distrutto nell'incendio della macchina.
In realtà non voleva nemmeno saperlo, né pensarci.

Becky guardò per un po' il ciondolo, poi alzò gli occhi e parlò di nuovo.

"Io non ci voglio andare, papà" disse subito dopo che lui le aveva messo la collana.
"Perché? Ci saranno tanti bambini e ti farai dei nuovi amici. E imparerai a leggere e scrivere" la incoraggiò Tony.
"Ma io voglio stare solo con te" rispose lei.
"Non si può... Come fai ad imparare tutte le cose?" le disse lui avvicinandosi e mettendosi alla sua altezza.
"Me le insegni tu" rispose Becky con le lacrime agli occhi.
"Papà non è capace amore" le disse prendendole la manina.
"Ma tu sai sempre tutto! Tu sai fare tutto" rispose la bambina.
"Non è vero e comunque devo lavorare, tesorino. Però papà ti viene a prendere al pomeriggio e poi vieni con me all'NCIS" cercò di tranquillizzarla lui.

Lei lo guardò, scuotendo la testa.

"No, ti prego non portarmi là" lo implorò.
"Tesoro, non è poi così male... Vedrai" insistette Tony.

Ma quelle parole non servirono, Becky fissò il padre per un attimo prima di scoppiare a piangere.

"Becky non fare così andiamo" le disse Tony prendendola in braccio.
"Perché non vuoi andare? A te piace stare con gli altri bambini! Sarà come all'asilo, solo con bambini diversi" aggiunse mentre la coccolava un po' per calmarla.

Becky al contrario continuò a piangere e a pregarlo di farla stare a casa. A Tony si spezzò il cuore, l'avrebbe tenuta con sé a vita se avesse potuto. Ma sapeva che non era la cosa giusta per Becky e soprattutto sapeva che lei non voleva andare a scuola non perché non le piacesse ma perché non c'era Ziva.

Fece tutto quello che doveva fare tenendo la figlia in braccio. Si stava lentamente calmando e non voleva farla agitare ancora.
Quando si rese conto che aveva smesso di piangere la rimise a terra e le risistemò il vestito.

"Papà, io non ci voglio andare" ripeté ancora una volta.
"Non posso perché mi fa male la pancia" aggiunse cercando di convincerlo.

Tony sapeva che quella era una scusa. O meglio, Becky probabilmente aveva male alla pancia ma non perché fosse malata, era semplicemente troppo agitata. E questa non era una scusa per stare a casa. Se non fosse andata ogni giorno avrebbe avuto male e così nulla sarebbe mai cambiato.

"Non è vero, amore. Sei solo agitata, se ti calmi passerà" le disse Tony.
"Invece si. Infatti mi sento male, mi viene il vomito" rispose lei.

A quel punto Tony la prese di nuovo in braccio, si sedette sul divano e iniziò a massaggiarle lo stomaco e parlarle.

"Respira a fondo, forza" le disse.

Sapeva che se avesse continuato ad essere così nervosa sarebbe stata male veramente e doveva assolutamente evitarlo se voleva riuscire a mandarla a scuola.
Meno male aveva avuto l'idea di alzarsi presto, almeno così avevano più tempo.

"Adesso io e te andiamo a scuola, papà ti accompagna in classe e ti trova un posto di fianco a qualche bambino simpatico. Tu ti divertirai tantissimo, talmente tanto che quando oggi ti verrò a prendere non vorrai tornare a casa" le spiegò lui cercando di farle capire che non era nulla di brutto.
"E se sto male?" chiese preoccupata.
"Non succederà. Ma nel caso non ti sentissi bene la maestra mi chiamerà e io verrò a prenderti" rispose.

Lei ci pensò un attimo, poi per nulla convinta abbracciò Tony e riprese a piangere.

"No, portami al lavoro con te" rispose.
"Non si può, Becky. E ora dobbiamo andare" le disse alzandosi e andando alla macchina.

Si era immaginato che sarebbe stato uno strazio, ma stava andando peggio di quello che aveva previsto.
La fece sedere in macchina nel posto davanti, invece che sul seggiolino. Le voleva stare vicino e tenerla d'occhio visto che stava ancora piangendo.
La sentiva singhiozzare di fianco e l'unica cosa che poté fare fu accarezzarle i capelli di tanto in tanto dicendole che sarebbe andato tutto bene.

Quando parcheggiò davanti alla scuola, Becky fece di tutto per non scendere dalla macchina. Si aggrappò al sedile e si rifiutò di muoversi.
Fu Tony a doverla trascinare giù dalla macchina e portarla verso l'edificio.

"Papà, non farmi questo" lo implorò.
"Piccolina, pensi che per me sia facile? Lo so che ti sto facendo piangere ma a scuola bisogno andarci per forza" le disse smettendo di farla camminare e guardandola.

"Abba... Tu non capisci. È che la mamma..." iniziò Becky.
"Lo so che la mamma ti aveva promesso che ti avrebbe accompagnato oggi. Lo so che ti manca, tesoro. Ma io non posso fare nulla se non fare quello che avrebbe fatto mamma" concluse la sua frase Tony.
"Io non ci vado a scuola senza la mamma. Guarda tutti hanno la mamma qui, e io no! Non è giusto" si disperò lei aggrappandosi alla giacca del completo di Tony.
"Amore mio, lo so che è difficile" le disse capendola.
"E allora portami via" rispose lei.

In quel momento l'avrebbe riportata volentieri a casa e avrebbe passato la giornata con lei. Avrebbe fatto di tutto pur di non vederla più piangere.
Ma non poteva. Lui era il padre e doveva comportarsi responsabilmente.
Inoltre una cosa che lo incoraggiò fu vedere che praticamente tutti gli altri genitori erano nella stessa situazione con i loro bambini.

Quando l'insegnate arrivò in giardino, Becky vedendola si strinse attorno alle gambe di Tony. Stava facendo di tutto per non andare, ma con scarsi risultati.
Tony, a malincuore, dovette staccarla. Le prese la mano e insieme camminarono verso la scuola fin dentro la classe di Becky.

"Siediti qui" le disse.
"Vicino alla porta, così quando la campanella suonerà sarai la prima ad uscire e mi vedrai che ti aspetto in giardino" aggiunse.
"No..." rispose lei.

Stava già per ricominciare a piangere, non che fosse l'unica. Praticamente tutta la classe era in lacrime. Ma Tony voleva evitarlo o sarebbe stato ancora più difficile per lui andare via.

"Non piangere, amore. Fallo per papà" le chiese dandole un bacio sulla fronte.
"Abba..." rispose lei abbracciandolo.

Fu poco dopo che l'insegnate annunciò che tutti i genitori dovevano uscire dall'aula e fu in quel momento che si scatenò il panico.
Anche Becky che da quando era entrata in classe si era trattenuta dal piangere, ora era disperata e chiamava Tony mentre lui usciva.

Si voltò a guardarla una volta sola, per farle un sorriso e mandarle un bacio. Poi uscì velocemente, un po' per evitare di far soffrire di più Becky, un po' perché non ce la faceva a vederla così senza poter fare nulla.

"È la sua prima volta?" chiese un altro padre vedendo Tony sconvolto.
"Si. Si e spero che da domani vada meglio, perché non posso vederla così" rispose.
"Là capisco, questo è il mio secondo figlio che lasciò in lacrime in classe. Ma non si preoccupi, da domani andrà meglio" gli disse.
"Dov'è sua moglie?" chiese Tony.
"In missione, in Iraq. Si è persa i primi giorni di scuola di entrambi i nostri figli" commentò lui.
"Ma va bene lo stesso, dovrebbe tornare presto. E sua moglie?" chiese l'uomo non sapendo. Ma in fondo era stato Tony ad iniziare la conversazione.
"Mia moglie è morta, non tornerà mai" commentò Tony.

Tutte le emozioni di quella mattinata gli stavano facendo venir voglia di piangere.

"Mi dispiace. Morta in missione?" chiese.
"No... Lavoriamo all'NCIS, lei è stata uccisa da un pazzo" rispose Tony.

Rimase sul vago, voleva andarsene il prima possibile.
L'uomo lo guardò, con un po' di compassione e capì che doveva essere successo da poco se Tony parlandone era ancora così sconvolto. Così smise di fare domande e lo salutò.

"Ci vediamo oggi pomeriggio all'uscita" gli disse dandogli una pacca sulla spalla.
"Certo... Lei è?" chiese.
"Mark" si presentò l'uomo allungando la mano.
"Tony" rispose lui.

Si congedarono e Tony corse alla sua macchina. Non appena salito mise in moto e partì verso l'NCIS. Durante il viaggio pianse. Pianse perché gli mancava Ziva, perché aveva dovuto lasciare Becky a scuola nonostante fosse disperata. Pianse perché quello era l'unico momento che aveva da solo in cui poteva lasciarsi andare.
Fece in modo di calmarsi prima di arrivare in ufficio. Non che i suoi colleghi non si sarebbero accorti comunque che era sconvolto.

"Non fate domande, per favore" disse Tony sedendosi alla scrivania.
"Deduco che sia andata peggio di quello che avevamo previsto" commentò Gibbs avvicinandosi a lui.
"Dire peggio e dire poco, capo" commentò.
"E dire che è una scuola apposta per i figli dei dipendenti, doveva sentirsi più a suo agio in un ambiente ristretto" disse Tim.
"Non è quello. Lei non voleva andarci perché non c'era Ziva, come avevo previsto" rispose.
"Non era l'unica a non avere la mamma lì" disse Gibbs.
"No infatti. Ma sa che quasi tutti quei bambini la mamma l'hanno ancora. E lo sa perché Ziva glielo spiegò e in quello stesso momento le promise che sarebbe stata lì il suo primo giorno di scuola. Quindi capisci che era più che sconvolta" rispose Tony.

Mise la testa tra le mani appoggiandosi alla scrivania.

"Tim" lo chiama Gibbs.
"Si capo. Un bicchiere d'acqua e un'aspirina prima che Tony si senta male" rispose sapendo già che fare.

Diedero un po' di tempo a Tony per riprendersi prima di iniziare il lavoro.
Poi quando si sentì pronto si misero di nuovo ad indagare.

Avevano fatto progressi in quei giorni, indagando sui due possibili sospettati. E ora sembrava che fossero arrivati ad una svolta.

"Capo credo proprio che ci siamo" dichiarò McGee alzandosi in piedi.
"Che hai scoperto?" chiese Gibbs.

Si riunirono davanti allo schermo al plasma e aspettarono le spiegazioni di McGee. Il cuore di Tony batteva forte. Forse erano arrivati al momento che Tony aspettava dal giorno in cui gli avevano detto che Ziva era morta.
Erano al punto di scoprire chi fosse stato ad ucciderla. Certo non era come averlo davanti e poterlo massacrare di botte, ma era un grande passo avanti che li avrebbe portati a prenderlo.
Beh, prenderlo. Per Tony era di più un ucciderlo, ma si sarebbe anche accontentato di vederlo morire per mano di Gibbs. L'importante è che sparisse dalla faccia della terra.

"Ok. L'uomo su cui ho indagato in questi giorni, Hassan Bouda. Io credo che sia il nostro uomo" disse McGee.
"Spiegaci McSoTuttoIo. Perché ancora non sappiamo leggere nella mente" rispose Tony alterato. Voleva sapere.
"Muoviti, McGee" lo incoraggiò Gibbs sapendo che Tony voleva sapere e non aveva intenzione di aspettare.

"Va bene. Ho comparato la lista degli spostamenti che tu mi hai dato, con i luoghi in cui Hassan è stato visto e immortalato dalle telecamere" iniziò McGee rivolgendosi a Tony.

Tony e Gibbs lo ascoltarono con molta attenzione, impazienti di sapere.

"Beh, è sorprendente. E non in modo positivo, direi più sorprendente raccapricciante. Hassan è stato in moltissimi dei luoghi dove eravate voi nel vostro stesso momento" aggiunse.
"Fai un esempio, McGee" chiese Tony.

Tim prese alcuni fogli sui quali aveva stampato le sue ricerche.

"Ecco... Per esempio tre mesi prima che Ziva morisse, siete stati al centro commerciale. Quello fuori città, dove presentavano il nuovo film per bambini" disse Tim.
"Si mi ricordo, io e Ziva ci portammo Becky perché anche tutti i suoi amici della scuola ci andavano" rispose Tony.
"Esatto. E lui era lì, nemmeno troppo distante da voi" disse McGee mostrando una foto della riprese delle telecamere di sorveglianza in cui si vedevano lui e Ziva e poco distante quell'uomo.

Tony guardò le immagini. Loro erano soli, Becky era in prima fila a vedere il video del nuovo film. Lui stava abbracciando Ziva di dietro mentre entrambi tenevano un occhio sul video e uno su Becky.
Gli venne in mente tutto quello che avevano fatto insieme quel giorno e pensare che l'assassino di sua moglie fosse con loro gli fece accapponare la pelle.

"Oppure" continuò McGee ridestando Tony dai suoi pensiri.
"Una mattina di poco tempo fa, Ziva era in banca e lui è stato riprese più volte nel parcheggio. Si vede anche mentre Ziva va via e lui la segue" concluse.

Tony lo guardò a metà tra il terrorizzato e il furioso. Come aveva fatto a non accorgersene, si supponeva che lui dovesse proteggere Ziva.

"E ne ho moltissime altre di corrispondenze" aggiunse.
"Ok, McGee. Sei stato chiaro. Abbiamo appena trovato il nostro uomo" lo bloccò Gibbs capendo che se avesse continuato con le sue scoperte avrebbe provocato un crollo nervoso a Tony.

"Pausa caffè" dichiarò Gibbs.
"No, continuiamo" rispose Tony.
"Ho detto pausa caffè, e se non lo vuoi bere tu almeno portalo ad Abby" comandò lui.

Tony ormai aveva capito che doveva ascoltare Gibbs e quel giorno non era in vena di discussioni, quindi andò a prendere un Caf Pow e lo portò ad Abby.
Gibbs lo aveva fatto apposta. Avrebbe fatto rilassare un attimo i suoi agenti e in questo modo Tony avrebbe parlato con Abby e si sarebbe un po' sfogato.
Sapevano tutti che con Abby non puoi non parlare e per una volta questo era un bene.

Abby chiese subito a Tony come andavano le indagini e lui l'aggiornò. Poté notare l'ansia sul volto dell'amico e fece quello che le riusciva meglio. Lo abbracciò stritolandolo.
Poi si ricordò che era stato il primo giorno di scuola di Becky, così chiese come fosse andato anche se poteva immaginarlo.

"Male, è andato male Abby" disse Tony arrabbiato.
"Povera piccola" commentò lei pensando a come potesse essere stato per Becky.
"Posso fare qualcosa?" aggiunse.
"Sai riportare in vita i morti? Perché questa sarebbe l'unica cosa per aiutare lei... E anche me" rispose Tony.
"Oh Tony. Hai bisogno di un altro abbraccio" disse lei.

Lo strinse, questa volta più dolcemente di prima lasciando che si rilassasse un po'.

"Volete venire a cena da me, questa sera?" propose lei. Cercava di distrarli un po'.
"No, grazie. Stasera sarà una lotta mangiare, lo so già. Diciamo che considero un miracolo se la scuola non chiama per dirmi che Becky è stata male" rispose.
"Era così agitata?" chiese Abby.
"Si, troppo" concluse Tony.

Rimase con Abby per un po', poi tornò in ufficio dove lo aspettavano per continuare le ricerche.

"Va bene. Allora adesso ci concentriamo solo su Hassan. McGee, tu entra nei computer del Mossad e trova tutto quello che puoi su di lui" comandò Gibbs.
"Ma capo è illegale" disse Tim sconvolto.
"E chissene frega McGee! Fallo" gridò Gibbs.

Tim rimase sconvolto e si mise subito al lavoro.

"Tony, voglio che guardi con attenzioni ogni video che Tim ha trovato e mi dici se noti qualcosa di strano" disse.
"Ok, capo" obbedì immediatamente Tony.

Non sapeva cosa volesse intendere con qualcosa di strano, ma lo avrebbe capito guardando il video.

Passarono il resto della giornata in questo modo, finché Tony non dovette uscire per andare a prendere Becky.
Avevano fatto passi avanti quel giorno e Tony si sentiva un minimo più rilassato. Ma sapeva che tutto sarebbe svanito mettendo piede nella scuola di Becky.
Sapeva che la giornata della figlia non era stata delle migliori, a meno che non ci fosse stato un cambiamento improvviso dopo che l'aveva lasciata lì.

Uscì un po' in anticipo per evitare di arrivare a scuola quando Becky era già uscita, le aveva promesso che l'avrebbe aspettata davanti per farsi vedere subito.

E così fu. Non appena aprirono le porte della scuola una delle prime bambine ad uscire fu proprio Becky.
Quando vide Tony la prima cosa che fece fu corrergli incontro e abbracciarlo come se non volesse più lasciarlo andare.

"Abba" gridò prima di saltargli in braccio.
"Ecco la mia bambina. Ciao, Becky" le disse stringendola.
"Allora come è andata?" le chiese.
"Non mi portare mai più qui" disse.

Tony sospirò, in fondo si aspettava anche questa reazione.

"Ma come? Non hai giocato e non ti sei divertita con gli altri bambini?" le chiese.
"Scommetto che hai già dei nuovi amici" aggiunse.
"Si. Ma non mi piace, non voglio" rispose.

Tony non disse nulla. Si limitò ad abbracciarla e ad accarezzarle i capelli. Sua figlia aveva solo bisogno di conforto in quel momento e lui glielo avrebbe dato.
Mentre erano lì fermi l'insegnate si avvicinò loro e Tony ne approfittò per chiedere se era andato tutto bene.

"Becky è stata brava. Le mancava un po' il suo papà ma si è comportata bene" rispose l'insegnante accarezzando la guancia della bambina.

A quelle parole Tony fu leggermente sollevato, in fondo non era stata proprio una disfatta.
Salutò la maestra e tornarono a casa.
Adesso che era di nuovo con Tony, Becky iniziava a tornare sé stessa. Ci mise un po' ma sorrise di nuovo e si rilassò.

Quella sera, dopo aver cenato con qualche difficoltà Tony decise che Becky avrebbe dormito con lui.
Era stata una giornata difficile e voleva farla riposare il più serenamente possibile.

"Papà... Perché non c'è una scuola dove io poso stare insieme a te?" chiese la bambina mentre Tony cercava di farla addormentare.
"Perché i bambini devono stare senza genitori a scuola, o non sarebbe divertente per voi" provò a convincerla.
"Ma io mi diverto di più quando sei con me" rispose Becky.
"Non è vero amore, ti diverti di più con i bambini della tua età ed è giusto così" le disse.
"Invece si. Perché tu sei il papà migliore del mondo. Nessun altro papà si siede sull'altalena e dondola con la figlia. Tu giochi sempre con me mentre gli altri papà si siedono sulla panchina a guardare. Io mi diverto di più se tu sei con me" rispose Becky.

Tony l'abbracciò forte, era emozionato per le parole della figlia.

"Ti voglio bene, Becky" le disse.
"Anche io, papà" rispose.

"Però oggi la mamma sarebbe stata arrabbiata con me. Non mi sono comportata bene" aggiunse riferendosi alla mattina.
"Sono sicuro di no, lei avrebbe capito che era una cosa difficile per te" le disse accarezzandole delicatamente la fronte.

Era un gesto che la rilassava e la faceva addormentare.

"Anche se ho pianto e ho fatto i capricci?" chiese.
"Si" rispose Tony sorridendo.
"Domani andrà meglio, vedrai" aggiunse incoraggiandola.
"Andrà meglio se mi fai stare con te" disse provando a convincerlo.
"No... Andrai a scuola e io sarò lì a prenderti al pomeriggio. Ti abituerai amore" spiegò Tony.
"Ora però fai la nanna cucciola, è tardi" bisbigliò vedendola già mezza addormentata.

Becky non ebbe nemmeno la forza di rispondere che si addormentò tra le braccia del padre. Era stanca e lui era piuttosto bravo a farla rilassare.

Si addormentò con lei poco dopo, pregando che il giorno seguente fosse migliore.









Note dell'autrice:

Io sento l'odio che mi rincorre XD
Scusate ma Becky doveva pur andare a scuola no? E senza Ziva era ovvio che sarebbe stato un trauma.

Diciamo che lo abbiamo fatto e ora anche questo trauma è passato Ahahahha
Povera cucciola e povero Tony...
Comunque anche le indagini procedono finalmente sappiamo che è stato quell'uomo! Ora Tony sarà molto carico... Lo vuole prendere e uccidere eh eh
Vai Tony fallo nero!

Vedremo già dal prossimo cap degli sviluppi! State pronti XD
A presto, baciiiiii!
Meggie.

P.s.: pregate per me, vado a tagliarmi i capelli oggi! Un trauma... XD 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Era passata più di una settimana da quando Becky aveva iniziato la scuola e dopo aver superato la difficoltà iniziale nel non aver Ziva accanto a lei si era abituata.
In realtà anche Tony aveva capito che alla figlia piaceva andare a scuola. Quando l'andava a prendere la vedeva giocare con i suoi compagni di classe e divertirsi. Le riusciva solo difficile non avere la mamma come quasi tutti gli altri bambini.

"Becky! Forza scendi che dobbiamo uscire" le disse Tony chiamandola dal salotto.
"Ma papà! Non trovo il mio pennarello blu!" rispose lei mentre cercava in camera.

Tony salì le scale e raggiunse la figlia.

"Abba, è sparito! Ieri l'ho usato e ora non c'è più" disse ancora.
"Ha messo le gambe ed è scappato?" le prese in giro lui.
"Non scherzare! Come faccio a fare i disegni se mi manca il blu" rispose Becky mettendo le braccia incrociate al petto.
"Ok, hai ragione" disse Tony ridendo nel vedere la faccia buffa della figlia.
"Dov'eri mentre lo usavo l'ultima volta?" aggiunse.
"Coloravo seduta sul pavimento" rispose.

Tony si guardò in giro, poi si chinò e trovò il pennarello sotto il letto.

"Abba, come hai fatto a trovarlo?" chiese lei sorpresa e felice.
"Mi ricordo che una volta, una bella bambina mi disse che quando perdeva le cose spesso le ritrovava sotto il letto" rispose lui riferendosi a quando cercava la sua cravatta e non la trovava.
"Te l'ho detto io, papà" disse Becky ridendo e mettendo il pennarello nell'astuccio.

Poi si giro verso il padre e lo abbracciò. Tony rimase sorpreso dal gesto, non che Becky non fosse una bambina affettuosa ma in quel momento non se lo aspettava.

"Ti voglio bene, papà" disse lei stringendolo.
"Anche io, principessa" le rispose accarezzandole i capelli.
"Mi prendi un po' in braccio?" chiese senza nemmeno dare segno di volersi staccare da lui.
"Certo" rispose sollevandola.
"Hai voglia di coccole, Becky?" aggiunse mentre le accarezzava il viso.
"Si, tanto" rispose lei.

Tony sorrise e la tenne un po' in braccio, coccolandola come piaceva a lei. Lo faceva spesso in realtà, soprattuto la sera quando faticava ad addormentarsi. Ma questo gli fece capire quanto ancora la mancanza di Ziva la turbasse. Aveva sempre bisogno di stare con qualcuno, di ricevere affetto. Ma per quanto Tony le desse tutto quello che poteva qualcosa le mancava sempre.

"Ti senti bene, cucciola?" le chiese dopo un po'.

Voleva assicurarsi che Becky non si sentisse male, a volte quando aveva l'influenza o qualcosa che non andava si comportava così. Cercava qualcuno che la tenesse in braccio e si lasciava coccolare in silenzio.

Tony le mise anche una mano sulla fronte per assicurarsi che non fosse calda.

"Si, sto bene" rispose con la voce un po' assonnata.
"Hey, però non riaddormentarti" disse Tony smettendo di accarezzarle la schiena.
"No... È che mi piace quando sto in braccio a te" rispose.
"Lo so che ti rilassi e ti viene voglia di fare un pisolino, ma dobbiamo andare a scuola ora. Pronta a partire?" le chiese lui.
"Si, pronta" disse Becky.

Uscirono di casa e Tony portò Becky a scuola, la salutò e fece per andare via.

"Papà, posso avere un altro bacio prima che te ne vai?" chiese.
"Ma certo, orsacchiotto di papà" rispose lui dandole un altro bacio sulla guancia.
"Ora vai, divertiti e fai la brava" aggiunse.

La lasciò a scuola e si diresse al lavoro. Ogni volta che lasciava Becky e arrivava in ufficio passava dalla modalità padre premuroso alla modalità uomo in cerca di vendetta.
E ora che iniziavano ad avvicinarsi allo scoprire informazioni importanti non vedeva l'ora di andare al lavoro ed indagare.

"Tony, tutto bene stamattina a scuola?" chiese McGee.

Sapendo come fosse stato difficile l'inizio per Becky ogni mattina si assicurava che tutto andasse bene.
Lo faceva più per Tony che per la bambina, voleva essere sicuro che l'amico stesse bene.

"Si... Ormai si sta rassegnando e ha accettato che non può cambiare la cosa. Il che in realtà è piuttosto triste..." commentò Tony.
"Ma almeno sta insieme a dei bambini per un po'... Non deve pensare tutto il giorno a cosa farebbe se Ziva fosse ancora qui" aggiunse.

A differenza di quello che invece succedeva a lui. In un modo o nell'altro ogni cosa che faceva gli riportava Ziva alla mente. In fondo stavano tutto il giorno assieme e quindi ogni luogo e ogni gesto quotidiano era condiviso.

"Battete la fiacca?" disse Gibbs arrivando dal laboratorio di Abby e interrompendo Tim che stava per rispondere.
"No capo, mai!" rispose Tony mettendosi al lavoro.

Quella era stata una settimana di grandi scoperte. Prima avevano finalmente trovato un nome e ora piano piano stavano tracciando i suoi spostamenti.
McGee lo aveva visto mentre li seguiva in alcuni luoghi ma ora avevano bisogno di tracciare anche gli spostamenti più piccoli per capire come aveva fatto ad arrivare a loro.

"Apparentemente era nel paese già da quasi un anno capo" disse Tim.
"Un anno?" chiese Tony interrogativo.
"Si... Guardatelo mentre passa la dogana in aeroporto... Eccolo qui" disse McGee facendo il fermo immagine sulla sua faccia.
"E ora guardate la data delle riprese..." aggiunse indicando dei numeri.

Tony e Gibbs guardarono attentamente.

"Eh si... È arrivato qui a metà luglio dell'anno scorso. Quasi un anno prima che..." commentò Tony lasciando la frase incompleta.
"È entrato con un nome falso? No perché di solito l'FBI viene avvertita quando un terrorista entra nel nostro paese" chiese Gibbs.

"Credo di si capo. Ho controllato i registri e del Suo vero nome non c'è traccia. Penso che dovremmo andare per esclusione e controllare tutti i passeggeri del volo" rispose lui.
"Bene, allora mettetevi al lavoro" comandò Gibbs.
"Vedi capo... Potrebbe essere una cosa lunga, sul volo c'erano più di trecento passeggeri" rispose McGee.

"Allora cominciate e datevi una mossa! Cosa aspettate?" disse autoritario.

Si misero al lavoro, anche se sembrava un'impresa infinita.
Controllarono passeggero per passeggero assicurandosi che il nome fosse quello attribuito ad una persona realmente esistente.
Per alcuni fu più facile, per altri più difficile. Dovevano controllare che esistessero conti bancari o abbonamenti a loro nome in modo da avere la certezza che non fossero identità false.

Dopo praticamente tutta la giornata di lavoro arrivarono a trovare un nome, Karl Evans. Di questa persona non trovarono notizie, sembrava che fosse venuta ad esistenza solo a partire da quel volo.
Andando per esclusione, siccome tutti gli altri passeggeri sembravano esistere, dedussero che fosse il loro uomo. D'ora in poi avrebbero dovuto cercare Karl e non Hassan.

"Emettete un mandato di cattura per Karl Evans. Se ha un passaporto con quel nome avrà anche altri documenti falsi da usare mentre è qui" disse Gibbs.
"Capo, io ora devo andare a prendere mia figlia da scuola" rispose Tony realizzando solo in quel momento che mancava meno di mezz'ora prima che Becky finisse.

"Vai. Qui continuiamo noi, ti aggiorneremo domani" gli disse.
"Saluta Becky da parte mia" aggiunse McGee.

Anche se non del tutto convinto, Tony uscì dall'ufficio per andare da sua figlia. Non che non avesse voglia di vederla, ma erano arrivati ad una svolta e a lui avrebbe fatto piacere continuare le ricerche.

Tuttavia doveva stare con la sua bambina, era giusto così. In più, di comune accordo con Gibbs, avevano deciso che almeno per il momento non sarebbe tornato al lavoro dopo aver preso Becky da scuola.
Era giusto che Becky passasse del tempo con suo padre senza che lui fosse impegnato a fare altro.

Quel pomeriggio lo passarono a giocare al parco, era settembre ma le giornate erano ancora calde e si stava bene fuori.

"Più in alto papà" gridò Becky mentre lui la spingeva sull'altalena.
"Se ti faccio andare più in alto, voli via" le rispose.
"Ma a me piace!" disse lei.
"Lo vedo. Vuoi continuare a stare qui o voi fare qualcos'altro?" le chiese Tony mentre continuava a spingerla.
"Ancora qui... Però vorrei anche il gelato" rispose Becky.
"Allora dobbiamo andare a prenderlo ora o verrà tardi e stasera non avrai fame" le disse mentre smetteva di spingerla in modo che rallentasse.

Andarono alla gelateria più vicina e si sedettero al tavolino a mangiare il gelato.

"Becky mangia con calma, è freddo" le disse Tony vedendola ingozzarsi.
"E dimmi, hai già imparato a scrivere gelato a scuola?" aggiunse.
"No, però mi hanno insegnato a scrivere il mio nome" rispose lei.
"Brava! E pizza lo sai scrivere?" chiese ancora.
"No" rispose lei.
"Ma allora te lo insegna papà. Devi impararlo perché la pizza è la cosa..." iniziò lui.
"... Più buona del mondo e non si può vivere senza" concluse Becky.
"Esatto, dammi un cinque principessa" disse lui alzando la mano e aspettando che la figlia gli desse il cinque.

"Lei è veramente un padre fantastico, vorrei che mio marito fosse così" disse una donna alle spalle di Tony.

Lui si girò a guardarla, confuso nel non sapere chi fosse.

"L'ho vista al parco e ora qui con sua figlia e mi creda, non ci sono molti uomini che fanno queste cose" si affrettò a spiegare.
"Oh, grazie. Ma a me piace passare il tempo con la mia principessa" rispose guardando Becky che sorrise.
"Sua moglie sarà fiera di lei" gli disse.
"Beh, lo spero. Io ce la metto tutta" rispose.

Sperava che se ne andasse. Perché la gente non poteva fare a meno di commentare quello che faceva. Erano gentili ma lui era infastidito, questi commenti gli facevano capire ancora di più quanto Ziva gli mancasse.

"Allora, tesoro" iniziò la donna rivolgendosi a Becky.
"Di alla tua mamma che il tuo papà è davvero molto bravo" aggiunse.

Becky la guardò e non seppe cosa rispondere, guardò Tony e poi di nuovo la donna.

"Io... Glielo dico quando andiamo a trovarla" rispose incerta.

Almeno una volta a settimana andavano a trovare Ziva al cimitero, le portavano dei fiori. Tony pensava che fosse importante per Becky e anche per lui lo era.

"Ok, lo faremo" concluse Tony velocemente congedando la donna.

Si concentrò sulla figlia, cercando di capire se stesse bene o fosse sul punto di scoppiare a piangere.
In fondo non era passato molto tempo dalla morte di Ziva e nonostante Becky stesse meglio queste cose la agitavano.

"Lo vuoi finire il gelato?" le chiese vedendo che aveva smesso di mangiare.
"No" rispose semplicemente.
"Vieni qui, piccolina. Vieni in braccio a papà" disse capendo che nonostante l'avesse presa bene, non era del tutto a posto.

"La gente deve imparare a farsi i fatti suoi, vero Becky? Anche se ci dicono cose belle..." le disse mentre le accarezzava la schiena come aveva fatto la mattina.

Sentì la figlia annuire, tuttavia si meravigliò nel non sentirla piangere. Piano piano stava accettando la cosa.
Tornarono a casa e dopo aver cenato guardarono la televisione assieme, finché Becky non si addormentò e anche Tony decise di andare a dormire.

Il mattino seguente Tony lasciò Becky a scuola e poi corse in ufficio. Voleva essere aggiornato e procedere nelle indagini.
Con grande delusione quando arrivò, scoprì che non erano stati fatti passi avanti dopo che era andato a casa il giorno prima.
Così insieme a Tim si rimboccarono le mani e ripresero il lavoro.

"Bingo!" gridò Tony.
"Che hai trovato?" gli chiese Tim.
"Una carta di credito è stata usata tre mesi fa a nome Karl Evans" rispose.
"Lo avevamo immaginato che avesse altri documenti" disse McGee eccitato quanto Tony per la scoperta.

In quel momento c'erano solo loro due alle scrivanie. Si occupavano del caso di Ziva insieme ad altri casi e Gibbs era da Ducky, per avere dei risultati di un'autopsia.

"Dove è stata usata?" chiese McGee.

Tony controllò la ricevuta.

"In una ferramenta per comprare alcuni attrezzi e del filo elettrico..." iniziò rendendosi conto solo dopo dello scopo di quegli acquisti.

Erano cose che sommate ad altre servivano per costruire una bomba. Smise di parlare mentre veniva preso da una sensazione di nausea.

"Ti senti bene?" gli chiese McGee.
"Si certo" disse lui riprendendosi e alzandosi in piedi con il telecomando per lo schermo al plasma.

Mise la foto della ricevuta sul televisore e aspettò che McGee gli si avvicinasse per riprendere la conversazione.

"Gli acquisti sono stati fatti tre mesi fa, ha pagato con la carta e quindi deve avere anche un documento di identità falso" disse.

McGee si limitò a fissarlo leggendo la tristezza nei suoi occhi.

"Che c'è McGuardone?" gli chiese infastidito.
"È che mi sembri un po' sconvolto" commentò.
"Non lo sono!" esplose Tony.

Si fissarono per un attimo.

"Oddio, Tim... Quest'uomo stava comprando l'occorrente per costruire la bomba che ha ucciso la mia Zee" rispose rivelando che era più che sconvolto.

McGee gli mise una mano sulla spalla, non c'era molto che potesse dire per aiutarlo. Sperò che la sua presenza potesse essere sufficiente.

"Perché proprio a lei?" chiese Tony passandosi una mano tra i capelli.
"Non lo so... Ma lo prendiamo Tony, te lo prometto" lo rassicurò McGee.
"E lo uccidiamo?" disse, forse più come affermazione che come domanda.
"Tony..." iniziò McGee.
"No, Tim. Dimmi che sarai al mio fianco, almeno tu" lo implorò Tony.
"Ci sono stato per la missione suicida in Somalia, ci sono anche questa volta. Stai tranquillo" gli disse.
"Grazie" rispose davvero grato di avere un amico così.

"Io ho trovato una cosa, aspetta" disse Tim ad un certo punto per cercare di alleggerire la situazione.
"Ecco la foto del passaporto" aggiunse mettendola sullo schermo.

Proprio in quel momento arrivò Gibbs.

"Vedo che state facendo passi avanti" constatò.
"Si" rispose McGee iniziando a spiegargli cosa avevano trovato.

Tony si era però isolato, riusciva solo a concentrarsi sullo schermo e sulla foto. C'era un dettaglio in quell'immagine che gli ricordava qualcosa solo che non sapeva cosa.

"Hey! Questo angolo... Dove c'è questo segno che sembra una macchiolina, non vi ricorda qualcosa?" chiese Tony avendo finalmente intuito cosa non quadrava nella foto.
"Si! È lo stesso dettaglio che abbiamo trovato su quei passaporti falsi l'anno scorso!" esclamò McGee.
"E noi sappiamo chi gli ha emessi. Non lo abbiamo arrestato per mancanza di prove, ma sappiamo chi è" disse Tony.

Si sentiva felice ed eccitato, finalmente qualcuno con cui cominciare a fare domande.

"E sappiamo anche dove si trova" aggiunse Tim.
"Propongo una gita a Baltimora per una conversazione amichevole" disse Tony.

McGee stava per accettare quando Gobbs intervenne.

"No, voi non vi muovete" ordinò.
"Capo, ma cosa dici!" esplose Tony.
"Dico che vi ordino di non andare da quell'uomo e il suo branco di assassini" rispose.
"Ora che abbiamo una pista, mi fermi?" disse arrabbiato.
"Hai una pista, ma hai anche un piano? Perché mi pare che tu non stia ragionando" rispose.
"Un piano? Vado là e gli punto una pistola alla testa finché non mi dice dove si trova Karl o Hassan, chiamalo come ti pare!" disse Tony alterato.
"Così vi ammazza a tutti e due" fu la risposta di Gibbs.
"E se per caso riuscire a non farvi uccidere, quello avverte Karl e lui scappa per sempre cambiando identità" aggiunse.
"Per te è meglio se restiamo qui a non fare nulla?" domandò Tony sempre più sconvolto.

Non capiva perché Gibbs lo stesse ostacolando di nuovo. Si chiese se stesse impazzendo e Gibbs cercasse solo di tenerlo a freno.

"No, restiamo qui e pensiamo a qualcosa che possa funzionare. Non ad una missione suicida, come tuo solito" lo rimproverò.
"Ma capo..." intervenne anche McGee.

Nemmeno lui capiva il modo di pensare di Gibbs di quel periodo.
Tony stava per partire alla carica e controbattere alla decisone di Gibbs quando il telefono alla sua scrivani squillò.
Prese un bel respiro e rispose,cercando di stare calmo. Ma quando capì quello che gli dissero abbandonò ogni idea di vendetta e prese le chiavi della macchina.

"Tony che succede?" chiese McGee preoccupato.
"Becky... Qualcosa non va a scuola" rispose.
"Sta male?" domandò Gibbs.
"Non lo so, la maestra dice che non riesce a calmarla. Torno appena posso" concluse congedandosi e uscendo.

Guidò più veloce possibile, voleva arrivare dalla sua bambina in fretta. Anche se avesse preso una multa se la sarebbe tolta, cercò solamente di non uccidere nessuno nella sua folle corsa.

Quando arrivò trovò Becky seduta in corridoio su una sedia e l'insegnante di fianco a lei che cercava di farla smettere di piangere.

"Tesoro mio, cosa succede?" chiese chinandosi di fronte alla figlia e prendendole le manine.
"Abba..." disse lei guardandolo.

Tony vide le lacrime scenderle dagli occhi e si preoccupò seriamente.

"Becky, stai male?" le chiese.
"Eravamo in classe e abbiamo iniziato a fare dei gioielli di carta per la mamma. Becky non voleva farli e quando le ho chiesto perché ha iniziato a piangere... Non riesco a farla smettere, così ho pensato che lei potesse aiutarla" spiegò l'insegnante vedendo che Becky non aveva intenzione di parlare.

"Oh, piccola" disse Tony guardandola con tenerezza e prendendola in braccio.
"Calma, papà è qui" le sussurrò cullandola un po'.

"Vede... La mamma di Becky, mia moglie è... È morta" iniziò Tony e a quelle parole poté sentire la figlia stringerlo di più. Reagì d'istinto e la strinse a sua volta.
"Oh mio Dio. Mi dispiace io me ne sono dimenticata, ora capisco il motivo" rispose la maestra.
"Stia tranquilla, ora le passa" la calmò Tony.
"Becky... Cosa ne pensi se tu invece che fare i gioielli di carta costruisci qualcosa per il tuo papà?" le propose l'insegnante quando si rese conto che la bambina stava smettendo di piangere.
"No, perché lo facciamo domani l'aereoplanino per papà... E io domani cosa faccio?" rispose.
"Allora perché non fai un disegno per mamma e io e te glielo portiamo oggi pomeriggio? Cosa ne pensi?" provò Tony.
"Si... Però se posso metterci i brillantini colorati sopra" rispose.
"Credo si possa fare" disse l'insegnante.

Becky rimase un altro po' con Tony, finché lui non fu sicuro che fosse completamente calma.

"Allora torni in classe con la maestra o vuoi venire via con me?" le chiese Tony.
"Torno in classe" rispose.
"Brava la mia bambina" disse Tony dandole un bacio sulla guancia.

La maestra la prese per mano dicendole "Ti va di sederti alla cattedra con me e io ti aiuto a fare il disegno?".
"Si, così viene bellissimo" rispose lei.
"Certo! Allora saluta il tuo papà e torniamo dentro" le disse.
"Grazie è scusi per il disturbo, signor DiNozzo" aggiunse.
"Per mia figlia non è mai un disturbo. Ciao, principessa ci vediamo oggi pomeriggio" concluse Tony dando un ultimo bacio a Becky e lasciando che tornasse in classe.

Rimase in corridoio un paio di minuti per sicurezza, nel caso Becky cambiasse idea e volesse andare via.
Poi, vedendo che tutto andava bene tornò verso il lavoro.
Ora, dopo aver visto quanto male era stata la figlia per una cosa così semplice ma importante, aveva ancora più voglia di uccidere Hassan.
Tornò al lavoro ancora più motivato a far cambiare idea a Gibbs.








Note dell'autrice:

Buona seraaaaaa :)

Sono un po' in ritardo ma ecco il capitolo della storia del mercoledì XD
Quanto odio da uno a dieci? Non molto vero? Ahahahha
Ci ho messo anche delle scene dolcine eh eh

E poi avete visto che hanno fatto dei passi avanti? Ci avviciniamo sempre di più a trovare l'assassino! Vai tonyyyyyyyyy XD

Speriamo che Gibbs non ostacoli Tony per troppo tempo LOL chissà se Tony lo convincerà?! XD

Detto questo, vi lascio e scappo fuori a cena! :)
Baci, Meggie.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Si alzò prima di Becky, come tutte le mattine.
Guardò il lato del letto dove dormiva Ziva, per abitudine. E ancora una volta lo trovò vuoto. Ormai avrebbe dovuto farci l'abitudine, ma invece faceva ancora male come la prima volta.
Con una mano sfiorò il suo cuscino immaginando di accarezzare il suo volto, come face ogni mattina per svegliarla.

Sentì le lacrime premere per uscire, così decise di alzarsi e iniziare la giornata prima di trovarsi depresso a piangere nel letto.

Si alzò e si fece la doccia, poi si vestì e sistemò la stanza poco prima di andare a svegliare la figlia.
Si meravigliò che Becky non si fosse svegliata quella notte, la sera precedente era stata difficile e avrebbe giurato di ritrovarsela nel letto la mattina.
Invece sorprendentemente aveva dormito da sola.

Si avviò verso la sua cameretta e aprì lentamente la porta per non rischiare di spaventarla facendo rumore.

"Becky, alzati e risplendi principessa. È mattina" disse andando ad accendere la piccola lampada che aveva sul comodino.

Ma si accorse che Becky non era lì. Il letto era sfatto ma lei non c'era.
Pensò che fosse in bagno, anche se era strano. Non era mai successo.

"Piccolina, sei in bagno? Ti senti male?" chiese preoccupato mentre apriva la porta.

Ma anche il bagno era vuoto. Iniziò seriamente a preoccuparsi, dov'era la sua bambina?
La cercò per tutta la stanza. Dentro l'armadio, sotto il letto, dietro alle tendine colorate della sua camera.
A Becky piaceva giocare a nascondino, quindi pensò che lo stesse solo prendendo il giro.

Ma dopo aver cercato per tutta la casa senza trovarla il panico lo assalì.

"No, no. La mia bambina... Becky vieni fuori forza, non è più divertente!" gridò sperando di sentire la vocina di Becky e vederla saltare fuori.

Ma nella casa regnava il silenzio. Nessuno si muoveva, c'era solo il respiro affannoso di Tony.

"Non è possibile... Chi ha preso la mia bambina senza che me ne accorgessi?" disse con sé stesso.

Preso dal panico chiamò l'unica persona che poteva aiutarlo in quel momento, Gibbs.

"Capo, Becky è sparita" disse nel panico più totale non appena rispose.
"Cosa?" chiese Gibbs confuso.
"Capo... Lei... Ti prego vieni qui, io non so che fare. Io... Oddio Becky, dove sei amore mio" rispose mentre continuava a cercare per casa.
"Tony calma. Sto già arrivando, sarò lì tra dieci minuti" gli disse Gibbs.

E così fu. Quando entrò, trovò Tony che correva da una stanza all'altra cercando sua figlia. Dovette urlare per farlo fermare e fargli spiegare cosa fosse successo.

"Ok. Hai sentito dei rumori stanotte o stamattina?" gli chiese.

Doveva capire come fosse possibile che una bambina di sei anni non si trovasse più all'improvviso.

"No. Dormivo ma avrei sentito" rispose.
"Girando per casa hai notato qualcosa fuori posto?" chiese ancora.
"No, nulla. Capo non posso perdere anche lei, non sopravviverei" disse disperato.

Proprio in quel momento anche McGee e Ducky arrivarono. Gibbs aveva avvertito entrambi andando verso casa di Tony.

"La ritroviamo, Tony" disse McGee entrando.
"Io non posso perderla, non posso. È la mia unica ragione di vita. Non posso" continuava a ripetere lui.

Gibbs spiegò brevemente cosa fosse successo agli altri, mentre Tony continuava ad essere perso nei suoi pensieri.
Si fermarono tutti quando lo videro mettersi una mano sul petto e respirare faticosamente.

"Tony, che hai!" disse Gibbs avvicinandosi.

Anche Ducky fu subito di fianco a lui per controllare cosa succedesse.

"Anthony, te l'ho già detto. Devo respirare con calma o ti verrà l'asma. I tuoi polmoni sono provati dalla peste" gli disse il medico mentre cercava di farlo calmare.

"Voglio mio padre, ho bisogno di lui" disse Tony all'improvviso.
"Ora lo chiamo" aggiunse prendendo il telefono.

Tim glielo strappò di mano, guardandolo preoccupato. Se voleva suo padre doveva stare davvero male.
Da quando Ziva era morta erano diventati molto più vicini, ma mai si sarebbe immaginato di sentire Tony che voleva suo padre.

"Lo chiamo io, gli spiego tutto. Tu sei troppo agitato rischi di terrorizzarlo" disse Tim.
"Grazie" rispose Tony.

Non ci volle molto, giusto il tempo di piegare a Senior cosa era successo e lui era già in direzione dell'aeroporto.

"Sta arrivando, prende il primo volo disponibile" lo rassicurò Tim. Tony si limitò ad annuire, con le lacrime agli occhi.

"Ora ho bisogno che vieni in camera di Becky con me e mi dici se c'è qualcosa fuori posto" disse Gibbs.
"Ok, ok..." rispose Tony, sembra assente.

Una volta in camera iniziò a guardarsi attorno, studiando ogni centimetro. Ma non riusciva a trovare nulla che indicasse che qualcuno l'aveva presa.

"Capo, qui è tutto ok. Nessuna finestra rotta, nessuna porta forzata. Non è nemmeno scattato l'allarme" spiegò Tony.

Si passò una mano sul volto e tra i cappelli. Cercò di asciugarsi le lacrime che gli scorrevano sul volto.
Gibbs gli si avvicinò e lo fece sedere sul letto di Becky, aveva paura che svenisse da un momento all'altro. Era davvero troppo da sopportare.

"Però capo, qui manca qualcosa" disse McGee all'improvviso.
"Cosa? Parla McGee" lo incitò Gibbs.
"Lo zainetto rosa di Becky. Non lo vedo" rispose.

A quel punto Tony guardò sulla sedia della scrivania di Becky e notò che anche la divisa della scuola non c'era, ma c'era il suo pigiamino con i coniglietti.
Quale rapitore si prende la premura di cambiare i vestiti alla vittima e prendere il suo zainetto?

Tony si alzò e corse a vedere la scrivania, aveva un'idea. L'ultimo disegno che Becky aveva fatto non era più lì.

"Capo, credo di sapere dove è Becky" disse lui.
"Dove credi sia andata?" gli chiese cercando di non agitarlo.
"Da sua madre" rispose.

Salirono tutti in macchina e corsero al cimitero, Tony voleva essere lì il più velocemente possibile.
Uscendo per andare alla macchina aveva notato che la bicicletta di Becky non era più lì. Sicuramente l'aveva usata per andare al cimitero, c'erano stati talmente tante volte che ormai sapeva la strada a memoria.

Una volta arrivati si accorsero però che il cancello era ancora chiuso. In effetti essendo mattina presto il cimitero non era ancora aperto.
E a quel punto Tony crollò di nuovo.

"Non può essere, ora non saprei dove altro cercare" disse lui guardandosi intorno.
"DiNozzo, calmati. Guarda, quella non è la sua bicicletta?" gli chiese Gibbs.

Lui corse a vedere e notò che vicino alla siepe dove la bicicletta era stata lasciata c'era un piccolo spazio per passare. Uno spazio abbastanza grande per una bambina di sei anni.

Corsero dal custode del cimitero che era già arrivato e lo obbligarono ad aprire il cancello.
Non appena lui aprì, Tony corse vero il luogo in cui era sepolta Ziva. Aveva il cuore in gola, sperava che Becky fosse lì e che stesse bene. Temeva che la bambina si fosse persa per il cimitero e che vagasse spaventata.
Ma quando arrivò e la vide seduta sull'erba di fronte alla tomba di Ziva finalmente tutta la sua paura sparì.

Si piegò in avanti appoggiando le mani sulle gambe come appoggio e riprese fiato. Voleva calmarsi prima di andare dalla figlia, se lei lo avesse visto in quelle condizioni si sarebbe spaventata.
In più a vederla da lontano sembrava seduta tranquilla e stava parlando.

Rimasero tutti un attimo a guardarla, poi mentre gli altri restavano un po' distanti Tony si avvicinò alla bambina.
La sentì parlare, stava raccontando a Ziva delle cose.

"Mamma, lo sai che ieri io e papà abbiamo fatto i biscotti? Quelli che piacciono a te. E lui mi ha fatto mettere le gocce di cioccolato sopra" stava dicendo.
"E mi ha detto che sono stata brava come lo eri tu quando li facevi" aggiunse.

Tony rimase un attimo ad ascoltarla, prima di andare da lei.

"Mi manchi Ima. Però non ti devi preoccupare, perché papà è bravissimo. Anche se delle volte lo faccio arrabbiare lui mi perdona sempre" disse la bambina.
"E io ti ho portato un altro disegno. Papà dice che tu qui sei la più felice perché io ti portò sempre tutti i regali. Sei felice mamma?" aggiunse.

"Lo è molto Becky" disse Tony intervenendo nella conversazione.

Sentire la figlia parlare così lo stava facendo piangere di nuovo, sembrava serena anche se lui sapeva quanto stesse soffrendo. Non sarebbe scappata da casa di nascosto per andare la cimitero se fosse stata bene.

"Abba?" rispose Becky sorpresa nel vedere il padre lì.

Nei suoi piani c'era quello di tornare a casa in bicicletta prima della scuola. Ma era piccola, non si era resa conto che il viaggio richiedeva tempo e una volta entrata nel cimitero non si era resa conto che il tempo era passato e si era fatto tardi.

"Piccolina, finalmente ti ho ritrovata" le disse dandole un bacio sulla fronte.

La figlia non parlò, non sapeva nemmeno cosa dire.

"Come mai sei venuta qui da sola, Becky?" aggiunse Tony.
"Voleva stare un po' con la mamma. Tu hai detto che questa settimana eri tanto impegnato e non sapevi se saremmo venuti venerdì. E io volevo tanto stare con la mamma" rispose.

Non si era resa conto che aveva quasi causato un infarto a Tony, non si era resa conto che aveva fatto una cosa pericolosa. Voleva solo vedere sua madre.

"Lo so amore. Ma mi hai spaventato tanto quando mi sono svegliato e non ti ho trovato. Avevo paura che ti fosse successo qualcosa" le spiegò.
"Credevo di tornare in tempo" rispose con aria colpevole.
"Piccola" disse Tony abbracciandola.
"Facciamo che la prossima volta vieni da me e me lo dici? Papà troverà il modo di portarti qui" aggiunse.
"Va bene. Scusa papà, non volevo spaventarti" rispose lei.
"Lo so che non volevi, Becky. Va tutto bene, tu stai bene e adesso sto bene anche io" le disse.

Becky sorrise, poi si voltò verso la tomba della madre e disse "Hai visto? Te lo avevo detto che papà mi predona sempre".

A Tony scappò un singhiozzo, tutta la situazione stava diventando troppo pesante.

"Papà, stai male?" chiese lei preoccupata.
"No, no tesoro è tutto ok" rispose.
"Piuttosto, ti sei vestita da sola stamattina? Hai ancora qualche problema con la cravatta" aggiunse sorridendole.
"Si... Mi puoi insegnare di nuovo? Mi sono scordata come si allaccia" gli chiese.
"Ma certo. Però ora andiamo a casa, sei congelata Becky... Ti verrà l'influenza" rispose Tony prendendola in braccio.

Iniziò ad incamminarsi verso gli altri che finalmente, vedendo che Becky stava bene, si erano rilassati.

"Ciao ciao mammina" disse lei agitando la mano.

Tony la strinse di più a sé accarezzandole la schiena.

Una volta arrivati alla macchina, Gibbs prese un panno che teneva nel baule della macchina e lo diede a Tony per avvolgere Becky. Fece sedere Tony davanti nonostante avesse in braccio la figlia e accese il riscaldamento.

"Sta tremando" disse Tony preoccupato.
"Appena arrivi a casa falle un bagno caldo e mettila a riposare un po'..." suggerì Ducky.
"Ma faremo tardi a scuola così" disse la bambina.
"Amore, oggi stai a casa da scuola e papà sta a casa dal lavoro. Ci riposiamo un pochino" le spiegò Tony.
"Ok... Abba ho freddo" rispose continuando a tremare.
"Lo so, ora ti riscaldi" le disse abbracciandola forte.
"Provale la temperatura dopo il bagno caldo, se è troppo bassa chiamami. È pericoloso" intervenne Ducky.

Tony obbedì, appena entrati in casa portò Becky a fare un lungo bagno caldo. Poi le mise il suo pigiama e la lasciò riposare nel suo letto.
Le misurò la temperatura e per fortuna andava tutto bene. Una volta che Becky si addormentò, Tony ne approfittò per mandare un messaggio al padre dicendo che Becky stava bene. Così almeno una volta sceso dall'aereo poteva stare più tranquillo.

Senior arrivò al pomeriggio.
Becky era di nuovo a letto che riposava. Tutto il freddo che aveva preso rimanendo seduta sull'erba al cimitero si stava facendo sentire.

"Papà" disse Tony aprendo la porta.
"Junior! Becky sta bene? E tu come stai?" chiese immediatamente.
"Lei sta bene, ora dorme. Io... Ora mi sento meglio ma ero terrorizzato di aver perso anche la mia bambina" ammise Tony.

Senior abbracciò il figlio a lungo, lo lasciò sfogare per tutto il tempo di cui aveva bisogno. Poteva solo immaginare cosa volesse dire non trovare più la figlia.

Dopo che si fu calmato presero un caffè assieme, poi Tony propose a Senior di andare a salutare la nipotina. Così l'avrebbe fatta stare un po' sveglia, almeno per farla cenare.

"Becky" disse svegliandola.
"Guarda chi è venuto a trovarti" aggiunse.

Becky aprì gli occhi e sorrise.

"Nonno" disse felice.
"Amore mio, come sono felice di rivederti" rispose lui.
"Forza principessa, ora ti alzi un po' e stai con il nonno mentre preparo la cena" aggiunse Tony facendola sedere sul letto.

Le mise un giubino sopra il pigiama, anche se si era riscaldata era ancora infreddolita. Fu Senior a prenderla in braccio e ad intrattenerla tutto il tempo, mentre Tony cucinava e sistemava per la cena.
Mentre era in cucina sentì la figlia tossire e starnutire, le stava sicuramente vendendo il raffreddore e in quel momento ringraziò di avere accettato la proposta che il padre gli aveva fatto poco prima.
Sarebbe rimasto per una settimana, per dare una mano a Tony con la figlia e così avrebbe potuto passare un po' di tempo con la nipotina.

Quando il giorno dopo Tony andò al lavoro era tranquillo. Il padre sarebbe andato a prendere Becky da scuola e l'avrebbe portata al centro commerciale, per farla divertire mentre Tony lavorava.

"Come sta Becky oggi?" chiese subito Gibbs.
"Bene, è un po' raffreddata ma sta bene. Poi è felice, il nonno è con lei" rispose lui.
"Tu stai bene?" chiese McGee.
"Si. E grazie ad entrambi per ieri, sul serio" rispose.
"Figurati" risposero entrambi.

Si misero a lavorare come ogni giorno. E come ogni mattina da quando avevano scoperto chi aveva fatto i documenti falsi ad Hassan Tony provò ad insistere per andare dal falsario.

"DiNozzo, la devi smettere. Ho detto che se non abbiamo prove determinanti da lui non andremo. Concentrati sugli spostamenti di Hassan, anzi del suo nome falso Karl" disse Gibbs per l'ennesima volta.

Per quella volta Tony decise di non rispondere, tanto ci provava tre o quattro volte al giorno convinto che Gibbs avrebbe ceduto prima o poi.

"Cosa ne pensi se mandiamo qualcuno sotto copertura a chiedere dei falsi documenti? Magari scopriamo dove si trova Hassan" propose Tony.
"E scommetto che ti offriresti tu" commentò Gibbs.

Ultimamente, per quanto Gibbs lo stesse aiutando, sul lavoro avevano dei problemi. Gibbs cercava sempre di tenere a freno Tony perché temeva per la sua incolumità, ma Tony non riusciva a capirlo. Lui voleva trovare l'assassino di Ziva subito, non voleva aspettare.

"Lo farei, ma so che non me lo permetteresti. Quindi mi accontento anche se lo fai fare ad un altro" rispose Tony.
"Vedo che inizi a ragionare di più, ma comunque la mia risposta è no. Non voglio usare il falsario come informatore perché so come potrebbe finire" insistette Gibbs.

"Al diavolo" mormorò Tony.
"DiNozzo! Non lo faccio per farti un dispetto, ti voglio vivo ancora per molto tempo" lo riprese Gibbs.
"A volte mi chiedo se tu voglia davvero catturare chi ha ucciso Ziva. Era come una figlia per te... Non capisco questo tuo disinteresse" gli chiese Tony.
"Non è disinteresse, ma non voglio che altri si facciamo male. E se questo implica metterci più tempo, dovremmo aspettare" iniziò Gibbs.
"McGee ha già trovato delle informazioni sui movimenti di Hassan. Abbiamo altre piste da controllare, dobbiamo iniziare da quelle" aggiunse.

Tony ripensò a quello che avevano.
Una prenotazione in un hotel che avevano controllato e che gli aveva fruttato poco e niente e alcuni acquisti in negozi del centro.
I negozianti in realtà avevano dato informazioni utili che li stavano facendo procedere. Ma a rilento, non come voleva Tony.

"Sai cosa ti dico? Mi sono stancato del tuo temporeggiare" esplose Tony.
"Io agisco che ti piaccia o no" aggiunse.
"Non farai nulla di tutto ciò! Non vorrai farti ammazzare vero?" gli rispose Gibbs.
"Non morirò per aver fatto delle domande" disse Tony.
"DiNozzo ragiona, hai una bambina di sei anni che è distrutta perché le é appena morta la madre. Vuoi che io le debba dire che anche suo padre è morto?" rispose Gibbs.

"Gibbs ha ragione, Anthony. Pensa alla tua bambina, lei preferisce avere te piuttosto che avere l'assassino di sua madre morto e tu con lui" intervenne Ducky che era appena salito dalla sala autopsie.
"Io amo mia figlia. Ma gira tutto intorno a lei. È comprensibile, ma nessuno qui si chiede di cosa ho bisogno io?" disse disperato.

Tim lo guardava e poteva sentire il suo dolore, riusciva a comprendere la sua disperazione.

"Lo capiamo tutti Tony, per questo ti dico di fermarti" ripeté Gibbs.
"Non mi fermerò!" dichiarò Tony.
"Ti voglio vivo e integro se possibile. Quindi farai come ti dico" concluse Gibbs deciso.
"Non esiste. Se tu non mi aiuti, farò da solo" lo sfidò Tony.
"Bene, sei sollevato dal caso. Non avrei dovuto coinvolgerti dall'inizio" rispose Gibbs.
"Non esiste" disse Tony.
"O così o ti faccio sospendere a tempo indeterminato. E so quanto tu abbia bisogno di lavorare ora, per distrarti. Decidi tu" rispose Gibbs.

Era calato il silenzio.
Tony lo fissò con disprezzo, non riusciva a capire. Ma Gibbs aveva ragione, non poteva farsi sospendere. Aveva bisogno di stare al lavoro e parlare con la gente o sarebbe impazzito.

"Vai al diavolo!" disse prendendo lo zaino e le chiavi della macchina e uscendo dall'ufficio.

McGee lo guardò confuso, poi una volta rimasto solo con Gibbs gli pose una domanda.

"Quindi accetta la sospensione?" chiese confuso.
"Certo che no, McGee. Deve sbollire, vedrai che domani lo trovi qui" spiegò Gibbs.

E aveva ragione, Tony sarebbe tornato. Ma per quel giorno aveva bisogno di aria, dò stare con Becky e concentrarsi sulle cose belle che gli erano rimaste o sarebbe scoppiato.

Becky fu estremamente felice di avere il padre per lei per tutto il pomeriggio. Anche se era raffreddata e ancora un po' sottosopra dal giorno precedente non rinunciò al giro al centro commerciale con il padre e il nonno.

"Mi sembra molto più serena dall'ultima volta che l'ho vista" disse Senior al figlio la sera prima di andare a dormire.
"Lo è. Lei è più brava di me, convive meglio con il dolore. Io sono un casino vivente" rispose Tony.
"Per lei era la mamma, per te era la donna della tua vita. Per quanto fosse importante per entrambi Becky ha ancora te ma tu non hai nessuno a cui appoggiarti come fa lei. È difficile figliolo, ci vorrà tempo" lo consolò Senior.
"Sono stanco di sentire questa frase. Ci vorrà tempo... Perché non posso avere ciò che voglio subito per una volta?" si lamentò.
"Hai ragione, fa schifo. Ma non possiamo farci molto" commentò il padre.
"Ora prova a dormire e domani vai al lavoro e fai ciò che Gibbs ti dice. Lascia che loro gestiscano tutto e vedrai che andrà bene" aggiunse.
"Ok... Buona notte papà" gli disse Tony mentre Senior si avviava in camera.

Aveva risposto che lo avrebbe fatto anche se non era sua intenzione, ormai era deciso ad arrivare in fondo a questa storia con o senza l'aiuto degli altri.
Stava per andare anche lui a dormire quando gli arrivò un messaggio.
Era McGee e rimase sorpreso da ciò che lesse.

"Dimmi se vuoi il mio aiuto. Anche se Gibbs non è d'accordo possiamo lavorarci io e te, senza coinvolgere lui" gli scrisse.
"Grazie, McCospiratore. Lunedì mio padre torna a New York, vieni qui la sera, dopo che ho messo Becky a dormire" rispose Tony.

Si sentì leggermente risollevato, almeno qualcuno dalla sua parte lo aveva.
Si diresse in camera dopo aver spento le luci e passando a fianco della camera di Becky la sentì agitarsi.
Entrò lentamente e la vide seduta sul letto, probabilmente si era appena svegliata.

"Abba" disse la bambina vedendolo.
"Hey, che succede? Perché non fai la nanna?" le chiese sedendosi sul lettino.
"Posso dormire con te?" gli chiese andandogli in braccio.

Tony non disse nulla, ma si alzò e andò verso la sua camera da letto.

"Brutto sogno piccolina?" le chiese accarezzandole i capelli.
"Si... Molto brutto" rispose.
"Forza, ora papà fa andare via tutti i brutti sogni" le disse.
"Pensa a tutto papà" aggiunse.





Note dell'autrice:

Eccomi con il capitolo porta odio XD
Quindi come sono andata? Troppo cattiva? Noooooooo LOL
Cioè un po' ma non troppo.

La parte che mi piace di più è Tony che litiga con Gibbs e alla fine Tim che decide di aiutarlo comunque! Sarà un bene o un male?
Che ne dite??
Poi Senior che corre da Tony è awwww

Informazione di servizio: io da martedì prossimo a venerdì prossimo vado in vacanza... Quindi aggiornerò la storia del lunedì, poi più nulla fino al lunedì dopo! Diciamo che le storie del mercoledì e del venerdì vanno in hiatus una settimana!

A prestooooo
Baci, Meggie.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Da quando Tony era stato sollevato dal caso, Gibbs lo aveva costretto al lavoro di scrivania.
E per fare in modo che non sapesse nulla di quello che stavano facendo lo spediva ogni volta a completare i suoi rapporti in sala autopsie con Ducky o in laboratorio da Abby.

Così ogni mattina, quando si alzava dal letto, aveva l'istinto di chiamare e dire che non sarebbe andato al lavoro. Non poter fare praticamente nulla lo mandava al manicomio.
Voleva restare a casa e continuare le sue "indagini private" che stava portando avanti da solo visto che apparentemente Gibbs non voleva essere d'aiuto.
L'unica cosa positiva era che McGee passava da casa sua alla sera e lo aggiornava sulle loro ricerche.
Ma alla fine andava sempre al lavoro. Becky aveva la scuola e rimanere tutto il giorno chiuso in casa non gli faceva per nulla bene.

Anche quella mattina si ritrovò in sala autopsie con Ducky e Palmer. Non che la loro compagni gli dispiacesse ma erano un tantino irritanti con le loro storie quasi irreali tutto il giorno.
Così Tony si isolò dal mondo e si mise a lavorare su quello che Gibbs gli aveva chiesto. Doveva trovare, in mezzo ad una quindicina di fascicoli, un numero di telefono con cui avvertire il padre di una vittima di alcuni sviluppi.
Peccato che chi aveva scritto quei rapporti non era stato per nulla ordinato e ora Tony doveva leggere tutto per filo e per segno per trovare uno stupido numero di telefono.

Ci passò quasi tutta la giornata ad esclusione della pausa pranzo che passò con Abby.

"Gibbs mi sta punendo, non sono stupido. Me ne sono accorto" commentò lui mentre prendeva un morso della pizza che stava condividendo con l'amica.
"Non ti sta punendo, vuole solo evitare di dover portare tua figlia a visitare due tombe invece che una" rispose Abby.
"Non intendo morire, sai? Voglio solo sapere chi ha ucciso mia moglie. Non mi pare chiedere troppo" disse lui lanciando quello che avanza dello spicchio di pizza che aveva in mano nel piatto.

Abby non gli disse nulla, non poteva dargli torto. Per quanto lo volesse in vita sapeva quanto fosse importante per lui chiudere questa storia. Anche se non sarebbe stato meglio per magia, sicuramente concludere il caso lo avrebbe aiutato a passare oltre.

Si misero a parlare di altro, di Becky e del padre di Tony. Del torneo di Bowling di Abby e del gruppo dei suoi amici che quella sera avrebbe fatto un concerto.
Stavano conversando sereni finché non comparve, sullo schermo del computer di Abby, una foto che bloccare Tony.

Aveva i computer in stand by e come screen saver aveva messo delle foto che aveva scattato all'NCIS, tra cui quella che Tony stava fissando in quel momento.
Erano lui, Ziva e Becky il Natale precedente durante il party dell'agenzia. Si ricordava bene quel momento, con Ziva che teneva in braccio la figlia che si era voluta vestire da renna a tutti i costi.

Si fermò a riflettere sul fatto che presto sarebbe stato di nuovo Natale e che avrebbero dovuto festeggiare da soli. Poteva solo immaginare quanto sarebbe stato triste per loro quell'anno e non aveva davvero idea di che cosa fare per rendere la cosa più facile per Becky.
Probabilmente avrebbe preso la figlia e sarebbero andati a passare le feste a New York a casa del padre. Almeno si sarebbero distratti un po'.

Ma il problema era che ora gli mancava l'aria.
Quella foto gli stava facendo davvero un brutto effetto e non riusciva nemmeno a parlare per dire ad Abby di toglierla.
Fortunatamente fu lei ad accorgersi dello sguardo perso di Tony e, non appena realizzò il motivo di quella reazione, a togliere la foto dallo schermo.

"Tony, Tony, Tony! Respira, va tutto bene" disse andandogli di fianco e mettendogli una mano sulla schiena.
"No invece, quella foto..." rispose cercando di controllarsi.
"Scusami, ora la tolgo dall'elenco così non la vedi più comparire" gli disse.
"No, lasciala. È che non l'avevo più vista da quando Ziva non c'è più e..." iniziò.
"E la cosa ti ha colto di sorpresa. E ora ti senti un po' scombussolato, è normale" lo tranquillizzò lei.
"Un po' scombussolato... Penso che sto per rimettere la pizza che abbiamo appena mangiato" ammise lui.

Ormai non si sentiva più nemmeno in imbarazzo a dire che non stava bene o ad ammettere che la situazione era troppo pesante per lui.

"Tony... Ti preparo un tè, aspettami qui" disse Abby sparendo per un momento.

Quando tornò Tony non era più lì e capì che forse era andato in bagno. Decise di aspettare per un po' e lasciargli il tempo di cui aveva bisogno.
Tornò dopo cinque minuti ed Abby poté notare che aveva ripreso colore in faccia.

"Ti senti meglio?" gli chiese.
"Si" rispose tornando a sedersi.
"Bevi questo, ti rimette a posto lo stomaco" disse Abby dandogli un bicchiere di tè caldo.

Quel pomeriggio decise che dopo aver preso da scuola Becky, non sarebbe tornato al lavoro. Era stata una brutta giornata e lui si sentiva inutile a leggere fascicoli tutto il giorno. Preferiva passare il tempo con la sua bambina, facendo qualsiasi cosa Becky volesse fare.

"Allora, cosa vuole fare la mia principessa?" le chiese mentre si incamminavano alla macchina.
"Vorrei andare al cinema" rispose Becky.
"Quello del centro commerciale è aperto anche al pomeriggio, possiamo andare lì" rispose Tony.
"E poi vuoi anche rimanere fuori a mangiare qualcosa?" aggiunse.
"Si! Andiamo alla casa del Pancake!" esclamò lei.

Tony sorrise, quando la vedeva felice e serena anche lui stava meglio.

"Affare fatto. Mi piace il nostro programma" le rispose mettendo in moto la macchina e partendo.

Fortunatamente Becky scelse una cosa da fare al chiuso, perché non fecero in tempo ad arrivare al cinema che iniziò a piovere.

"Dammi la mano Becky, non voglio che ti perdi. C'è tanta gente oggi" disse lui prendendo la mano della figlia.

Dovevano attraversare il centro commerciale per arrivare al cinema ed evidentemente, a causa del brutto tempo, tutti si erano riversati lì.

"Papà, se mi perdo tu mi ritrovi?" chiese Becky.
"Sempre amore, ma preferisco non perderti" rispose.
"Anche io, perché poi mi spavento" commentò la bambina.

Arrivati alle casse del cinema decisero di andare a vedere l'ultimo cartone animato che era uscito.
Tony si guardò intorno e poté notare tutte le madri con i figli che aspettavano di entrare. In mezzo a tutta quella gente ci saranno stati cinque padri, il resto erano mamme.
Sentì due bambine che parlavano tra loro dicendo quanto fossero felici che la mamma le portava al cinema.
Tony prese in braccio Becky, sperando che non avesse ascoltato i discorsi delle altre bambine.

"Hey, cosa ne dici di comprare pop corn e bibite prima di entrare?" propose lui per fare in modo di allontanarsi da lì per un po'.
"Si! La ciotola di pop corn gigante, che la mangiamo assieme" rispose lei.
"Perfetto, andiamo a prenderla" concluse lui andando verso il bar.

Una volta tornati dal bar era già venuto il momento di entrare in sala e Tony di questo fu grato, si sarebbero seduti e avrebbero guardato un film al buio lontano da gente fastidiosa.
Tony notò che Becky continuava a guardarlo senza dire nulla, come se volesse chiedere qualcosa.

"Qualcosa non va, piccolina?" le chiese accarezzandole i capelli.
"Mmm... No, nulla" rispose lei non volendo parlare.
"Hey... A papà puoi dire tutto lo sai" insistette lui.

Becky si guardò i piedi e iniziò a dondolarli, indecisa se dire quello che aveva in mente.

"Amore" disse ancora Tony sfiorandole la guancia con una mano.
"Lo so che sono una bambina grande... Ma posso vedere il film in braccio a te?" rispose Becky decidendosi a parlare.

Tony sorrise, pensava ad una cosa molto peggiore e invece era una sciocchezza. Appoggiò la ciotola dei pop corn su un sedile libero di fianco a lui e prese in braccio la sua bambina.

"Chi ti ha detto che sei troppo grande per stare in braccio a me?" le chiese sistemandola bene.
"Tu dici sempre che sono la tua bambina grande... Quando so scrive le lettere delle parole o contare i numeri..." rispose.
"Oh, Becky... Papà lo dice perché è tanto orgoglioso di te, perché sei tanto brava. Ma sei la mia cucciola e puoi stare in braccio a me quanto vuoi" le disse dandole un bacio sulla guancia.
"E ora, tu tieni i pop corn e io la bibita. Questo vuol dire che tu mi imboccherai e io ti darò da bere" aggiunse facendola ridere.

Becky prese un pugno di pop corn e li mise in bocca a Tony, il quale per poco non si strozzò.

"Brava Becky, vedo che hai capito che a papà piacciono le porzioni abbondanti" disse prendendo un sorso di coca cola.

Guardarono tutto il film in quel modo e Becky si divertì da morire. Anche Tony riuscì finalmente a rilassarsi, dopo un difficile inizio di giornata.
Quando uscirono dal cinema si fermarono alla casa del pancake come Tony aveva promesso a Becky.
Di sicuro aveva ereditato l'appetito da lui, a meno che non fosse nervosa o stesse poco bene mangiava per quattro.

"Papà, sai qual'è il mio gusto preferito. Porzione grande per favore" ordinò Becky sedendosi al tavolo.
"Ok, mia signora" rise Tony.
"Non ti muovere da questo tavolo per nulla al mondo mentre ordino, ok?" si raccomandò lui.
"Sono incollata alla sedia" rispose Becky.

Tony tornò cinque minuti dopo con i pancake per la figlia e anche per lui. Per tutto il tempo in cui era al banco per ordinare non fece altro che tenere d'occhio la bambina, capiva di esagerare a volte, ma nn poteva permettersi nessun errore.

Una volta mangiato tornarono a casa. Avrebbero anche potuto fare un giro al parco, visto che non era tardissimo, ma continuava a piovere e faceva freddo. Quindi preferirono andare all'asciutto.

"Non smette più di piovere" commentò Becky entrando in casa.
"È autunno, inizia la stagione dei temporali amore" rispose Tony togliendole la giacchetta.
"Io voglio la neve! Così facciamo un pupazzo, come l'anno scorso quando mamma..." iniziò Becky.

Si fermò prima di finire la frase e guardò Tony. Poi prese un bel respiro e finì.

"Come quando mamma ti ha messo la neve nella maglietta" concluse con un groppo in gola.
"Me lo ricordo, è stato divertente. Abbiamo riso tanto" commentò Tony abbassandosi all'altezza di Becky.
"Quest'anno lo posso fare io" disse lei cercando di non piangere.
"Certo. E io lo faccio a te" rispose Tony.
"No, la neve è fredda" ridacchiò lei tirando su con il naso.
"Oh, quindi papà si può riempire di neve ma la sua principessa no?" le chiese.
"Esatto" rispose.
"Ok... Vieni qui, Becky" disse prendendola in braccio.

Era orgoglioso che finalmente la figlia riuscisse a parlare di sua madre senza scoppiare a piangere. Almeno ci stava provando e questo dava coraggio a Tony.
Tuttavia questo non voleva dire che spesso non si disperasse o che non fosse fuori fase per intere giornate.
E lui sapeva che Becky aveva bisogno di tanto affetto in ogni caso. Anche in occasioni come quelle, in cui riusciva a mantenersi composta.

Così la coccolò un po' mentre andava in cucina a farsi un caffè.
La tenne in braccio e cercò di farla ridere e scherzare, nonostante sapesse che ora per la sua testa c'erano le immagini di loro che facevano un pupazzo di neve.

Si misero sul divano a leggere un libro assieme mentre aspettavano l'ora della nanna.
Ora che Becky stava imparando a leggere, Tony le aveva comprato dei nuovi libri e provavano a leggerli insieme.
Impiegavano il triplo del tempo ma almeno si divertivano e Becky imparava.

"Ok signorina. Laviamo i denti, mettiamo il pigiama e ti porto a letto" le disse.
"Abba, visto che hai detto che non sono troppo grande... Posto addormentarmi in braccio a te? Per favore!" chiese lei quasi implorandolo.

E quando lo guardava con gli occhi così imploranti lui non era capace di dire di no.

"Ok, per stasera direi che si può fare. Ora di corsa in bagno" rispose Tony rendendola felice.

Dopo averla preparata e aver sistemato il letto in modo da potercela mettere una volta addormentata, la prese in braccio e scesero di nuovo in salotto.
Camminò un po' per la stanza mentre con una mano le accarezzava delicatamente la schiena.
Non ci volle molto prima che iniziasse a sentirla russare leggermente. Lei era aggrappata al padre, come se fosse la sua ancora di salvezza.
Lo faceva ogni volta che si addormentava in braccio a lui. Con le manine si aggrappava alla maglia, come se avesse paura che Tony la lasciasse andare troppo presto.

La tenne in braccio più a lungo del necessario, se doveva essere sincero abbracciare la sua bambina lo calmava molto.
Era sul punto di portarla nella sua stanza quando sentì bussare alla porta.

"Ciao Tim" disse sottovoce.
"Entra, la porto a letto e arrivo" aggiunse.

Mentre Tony metteva Becky nel suo lettino, lui si accomodò in salotto e tirò fuori il suo portatile.
Tony la mise sotto le coperte assicurandosi che fosse al caldo, le diede un bacio e uscì lasciando la porta socchiusa.

"Vuoi qualcosa da bere?" chiese a McGee scendendo le scale.
"No grazie" rispose lui.
"Piove ancora?" domandò ancora Tony.
"Diluvia, è proprio arrivato l'autunno" constatò McGee.
"Ho portato il computer, così possiamo scaricare qui le cose che hai trovato" aggiunse.

Nei giorni precedenti Tony era stato a trovare un suo amico a Baltimora, il quale gli doveva più di un favore.
Così gli aveva spiegato la situazione e lui si era offerto di aiutarlo.

Aveva mandato uno dei suoi agenti infiltrati dal falsario di documenti che Tony aveva individuato, stavano facendo esattamente quello che Gibbs aveva vietato loro di fare.
Per adesso avevano ottenuto poco e niente ma l'amico di Tony gli aveva comunque fornito una chiavetta con alcune foto e documenti.

"Ecco, questa è la chiavetta. Non c'è molto, ma magari tu puoi fare qualche magia e ricavare qualcosa di più... Magari dalle foto" disse Tony.
"Farò il possibile. Fammi vedere" rispose McGee inserendo la chiavetta.
"Comunque domani devo tornare dal mio amico, magari ha qualcosa di nuovo" aggiunse Tony.
"Bene, più cose abbiamo meglio è" rispose Tim.
"Gibbs non sospetta nulla vero? Non voglio altre grane" chiese Tony.
"No tranquillo, stiamo seguendo le sue piste e non sa che faccio il doppio gioco. Nel momento in cui lo scoprirà sarò morto, ma ok" rispose.
"Lo sai che non devi farlo per forza, Tim" gli disse Tony.
"Ma voglio farlo" rispose.

Passarono una mezz'ora parlando di quello che Tony aveva trovato, ma poi McGee si accorse che quella sera era un po' assente.

"Scusa, è che è stata una giornata pesante..." ammise.
"Tranquillo, tanto più di così per stasera non possiamo fare" lo rassicurò Tim.
"Ti senti meglio?" gli chiese riferendosi a quello che Abby gli aveva raccontato.
"Si... Ma è così difficile andare avanti" rispose.

Tim stava per rispondere quando un fulmine illumino la stanza come se fosse giorno e subito dopo ci fu un tuono fortissimo.
Nessuno di loro si spaventò, era solo un temporale. Ma lo stesso non poté dirsi per Becky.

"Abba!" gridò terrorizzata mettendosi seduta nel letto.

I temporali le piacevano, ma solo se poteva stare nel letto o in braccio alla mamma. E ora era nel suo lettino da sola ed era piuttosto spaventata.
Ci fu un altro tuono abbastanza forte e Becky accese la piccola lampada che aveva sul comodino, per illuminare la stanza e assicurarsi che andasse tutto bene.

"Abba! Ho paura, vieni qui" gridò piangendo.

Tony la sentì gridare e si alzò immediatamente dal divano. Sperava che non si svegliasse, ma invece il rumore era stato troppo forte.
Non fece in tempo ad incamminarsi per le scale che la luce sparì. Era davvero un temporale forte ed erano normale che saltasse la luce.

"Tim, dietro al televisore c'è una torcia, accendila" disse Tony mentre correva nel ripostiglio a prendere la seconda torcia che avevano di scorta per andare da Becky.

"Abba! Che succede?" gridò ancora Becky.
"È solo il temporale amore, papà sta arrivando. Non alzarti dal letto" le disse Tony.

Ma ormai era tardi. Becky si era alzata in preda al panico e si era inciampata nel tappeto della sua camera.
Tony la sentì cadere e iniziare a piangere ancora più forte.

"Dannazione" bisbigliò.
"Sto arrivando, Becky" aggiunse.

Quando entrò Becky era ancora sdraiata sul pavimento che piangeva. Immaginava che fosse più lo spavento che il male ma voleva capire cosa si fosse fatta.
Appoggiò la torcia sul pavimento e fece alzare la bambina.

"Che hai fatto, tesoro?" le chiese osservandola.
"Mi sono inciampata" rispose lei.
"Questo lo vedo... Dove ti sei fatta male?" le domandò preoccupato.
"Qui" disse dando al padre la mano sinistra.

Lui la osservò e non notò nulla di strano.

"Ahi!" gridò lei mentre lui le toccava la mano.
"Tesorino, vieni con me che andiamo a mettere un po' di ghiaccio" le disse prendendola in braccio.

Scesero in salotto, dove Becky notò la presenza di McGee.

"C'è anche lo zio Tim" disse. Iniziava già a calmarsi.
"Si. Era venuto a farci un saluto, ma tu dormivi già" rispose Tony.
"Ti siedi qui con lui mentre ti vado a prendere un po' di ghiaccio per la tua mano?" aggiunse.
"Si" annuì Becky mentre Tony la faceva sedere sul divano a fianco a McGee.
"Ho controllato, a tutto il quartiere manca la luce... Ci vorrà un po' probabilmente prima che torni" comunicò McGee.
"Ok, grazie" rispose Tony andando in cucina a prendere del ghiaccio dal freezer.

Rimasero sul divano per un po', con quel pessimo tempo Tony non voleva che McGee tornasse a casa. Rischiava di fare un incidente.
Becky gli stava in braccio, ma lui non riusciva a farla riaddormentare. Tutto quel trambusto l'aveva svegliata ed era ancora agitata.

"Papà, fa male" si lamentò lei.
"Tanto?" gli chiese spostando il ghiaccio per osservare il polso.

Becky annuì, accoccolandosi ancora di più su di lui.
Non riusciva capire se fosse vero o se Becky stesse esagerando. Il braccio sembrava a posto, ma Becky non era una bambina che si lamentava per nulla.

"Domani mattina vieni al lavoro con papà e chiediamo a Ducky di guardarti il braccio?" le disse.
"Ok" rispose poco prima che un altro tuono spezzasse il silenzio della notte.
"Abba" aggiunse stringendosi a lui.
"Shh, siamo tutti insieme. Non succede nulla" la calmò.
"Voglio la mamma" disse Becky piangendo leggermente.
"Lo so..." rispose Tony.
"Era Ziva che la faceva stare tranquilla quando c'era il temporale" aggiunse guardando McGee.

Ci volle un'altra mezz'ora prima che il temporale si calmasse e Becky si riaddormentasse.
Tim tornò a casa sua per dormire almeno qualche ora e si incontrarono tutti al lavoro il giorno dopo.

La prima cosa che Tony fece fu portare la figlia da Ducky. Non si lamentava più come la notte precedente ma il braccio sembrava un po' gonfio e lui voleva essere sicuro che non fosse rotto.
Spiegò a Ducky cosa era successo e lui le fece una lastra. Non era un ortopedico ma sapeva leggere una semplice lastra di un polso.

"Non è nulla Becky, ti sei solo slogata il polso" comunicò Ducky.

Tony tirò un sospiro di sollievo, un braccio rotto era l'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento.

"Ora ti metto questa crema magica e te lo fascio per bene. Vedrai che passa tutto" aggiunse.
"Gliela tolgo fra una settimana, è una fasciatura un po' rigida così non si fa male. Quando la lavi cerca di non bagnarle il braccio" spiegò Ducky a Tony.
"Ok" rispose Tony.

Poi prese in braccio la figlia e ringraziò Ducky.

"E adesso io e la mia cucciolotta andiamo a comprare una buona colazione per iniziare bene la giornata" aggiunse.

Salirono in ascensore e Becky stava giocando con il colletto della camicia del padre.

"Ti senti meglio, patatina?" si assicurò Tony.
"Si" rispose sbadigliando.
"Però sei stanca..." commentò lui.
"Ora mangi qualcosa e poi fai la nanna? Stanotte hai dormito poco e male" aggiunse.
"Ma sto con te oppure devo andare da Vance?" chiese Becky.
"Cosa preferisci?" rispose Tony sapendo già la risposta.
"Con te" disse lei sorridendo.
"E allora oggi puoi stare con papà" le rispose dandole un bacio.

Lei sorrise e per lui quel sorriso valeva più di ogni altra cosa. Sapeva che anche se la giornata sarebbe stata noiosa o difficile aveva il sorriso della sua bambina a rallegrarlo.







Note dell'autrice:

Beh alla fine non sono poi stata così cattiva, perché mi sono resa conto che il capitolo che pensavo di dover pubblicare oggi in realtà è quello di mercoledì prossimo XD
Infatti qui vedete che ci sono poche indagini, e più Tony con Becky.
Perché mi sentivo in vena di questo...

Nel prossimo, beh preparatevi XD AHAHAHAHAH
Tuttavia sono convinta che troverete un modo per odiarmi anche in questo capitolo XD
[Betta, non ti senti chiamata in causa?]

Spero vi sia piaciuto anche se era un capitolo di passaggio XD
Non disperate se ho contato bene mancano 11 capitoli alla fine, avrete modo di soffrire ancora XD

A presto.
Baci, Meggie. 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

"Pronto" disse Tony rispondendo al telefono.
"Parlo con il padre di Rebecca DiNozzo?" disse una voce di donna.

"Becky, non Rebecca. Tutti mi chiamano Becky" disse la bambina.

Tony poté sentire la voce della figlia attraverso il telefono e al momento rimase confuso, non capiva cosa fosse successo.

"Si sono io, con chi sto parlando?" chiese.
"Sono Jane, l'infermiera della scuola di Rebec... Becky" iniziò la donna sorridendo alla bambina in modo da non farla agitare.
"Chiamo perché sua figlia non si sente bene. Ha un po' di febbre ed è stata male in classe. Dovrebbe venire a prenderla" spiegò.
"Oh, Becky" disse a bassa voce.
"Massì certo, ora arrivo. Le dica di stare tranquilla che sto venendo a prenderla" aggiunse.

Subito dopo aver riagganciato comunicò a Gibbs che doveva andare a prendere le figlia da scuola e che per un paio di giorni non sarebbe venuto al lavoro.
Se Becky aveva la febbre doveva stare a casa e lui non aveva intenzione di farla stare con una baby sitter.

"Prenditi il tempo di cui avete bisogno e stasera ti chiamo così mi dici se ti devo portare qualcosa. E se Becky sta male chiama subito Ducky" si raccomandò Gibbs.
"Grazie capo" rispose lui.
"E Tony, saluta Becky per me e dille che passo a trovarla" aggiunse Tim.

Sapeva che alla bambina avrebbe fatto piacere e così aveva anche una scusa in più per andare a casa di Tony e continuare le loro indagini.

Tony guidò velocemente fino alla scuola di Becky ed entrò in cerca dell'infermeria.
Fu la portinaia a portarcelo e non appena aprì la porta poté vedere Becky sdraiata sul lettino con l'infermiera che le teneva compagnia.

"Abba" disse con la voce stanca.
"Patatina, cosa è successo?" chiese lui avvicinandosi.
"Ho vomitato in classe" rispose triste.
"Amore... Hai male allo stomaco?" le chiese mettendole una mano sulla pancia.

Becky annuì e a quel punto intervenne l'infermiera.

"Penso sia solo un'influenza, è una settimana che ho bambini con gli stessi sintomi. Oggi ne ho già mandati a casa due con lo stesso problema" spiegò la donna.
"Ha la febbre molto alta?" chiese Tony preoccupato.
"Trentotto e mezzo prima" rispose.

Tony le mise una mano sulla fronte.

"È calda, tanto" commentò.
"Papà mi sono sporcata la maglietta" disse lei improvvisamente.

Tony sorrise per rassicurarla.

"Non è nulla, la laviamo tesoro" rispose.
"Le consiglio di portarla a casa e tenerla al caldo. Dovrebbe passare in un paio di giorni" consigliò l'infermiera.
"Certo. Io e te stiamo a casa assieme finché non guarisci, ok Becky?" disse Tony aiutandola a sedersi.

Le infilò la giacca, prese il suo zainetto e infine la prese in braccio.
Becky strinse subito suo padre appoggiandosi a lui e Tony poté sentire quanto calda fosse.

"Grazie" disse Tony all'infermiera.
"Si figuri. E guarisci presto Becky" rispose la donna.
"Ciao Jane" disse lei salutandola.

Andarono immediatamente a casa e la prima cosa che Tony fece dopo essere entrato fu mettere il pigiama alla figlia e provarle ancora la febbre.
Diede a Becky quello che Ziva le dava per abbassarle la febbre e poi chiamò Ducky per qualche consiglio.
Era perfettamente in grado di occuparsi della figlia, ma quella era la prima volta che Becky stava male e Ziva non era lì e lui aveva paura di sbagliare.

"Vuoi qualcosa da bere, piccolina?" le chiese Tony.

L'aveva fatta sdraiare sul divano e l'aveva coperta con un panno. Stava tremando ed era molto pallida.

"No voglio fare la nanna" rispose lei.
"Ok... Vuoi restare qui? Oppure nel tuo lettino?" domandò lui.
"Nel mio lettino, che è più caldo" disse.
"Hai tanto freddo, Becky?" le chiese mentre la prendeva in braccio.

Lei annuì e Tony poté constatare che diceva la verità, tremava come una foglia.
La portò nel letto, le diede il suo orsacchiotto preferito e la coprì per bene.

"Abba, resta qui finché non mi addormento" chiese Becky.
"Certo. Vuoi che papà ti legga una favola?" rispose lui.
"No... Voglio che mi fai le coccole. Come faceva mamma" disse.

Tony si sedette sul bordo del letto e iniziò ad accarezzarle il volto e la fronte. Rimase con lei per un po' e quando pensò che stesse dormendo fece per andare via.
Ma in quel momento Becky si mosse nel letto lamentandosi.

"Che succede, cucciolo?" chiese preoccupato.
"Papà" si lamentò lei mezza addormentata.
"Stai tanto male, vero?" rispose lui.

Becky non rispose ma per sicurezza Tony si sedette di nuovo sul letto e rimase con lei per un'altra ora.
Scese in salotto e andò a controllare cosa aveva nel frigorifero. Il responso fu praticamente nulla.
Aveva in progetto di andare a fare la spesa con Becky quel pomeriggio, ma ora non poteva.
Telefonò a Gibbs chiedendo se poteva portargli un po' di cose.

"Devo portare Ducky con me? Per dare un'occhiata a Becky?" chiese.
"No... L'ho chiamato prima e mi ha già dato consigli" rispose Tony.
"Ok. È c'è qualcosa che posso portare per far sentire meglio Becky? Qualcosa che le piace da mangiare, un giocattolo, un libro?" chiese ancora Gibbs.
"Non importa, davvero. Non ti preoccupare" rispose Tony.

Gibbs rimase in silenzio un attimo, aveva notato la voce preoccupata di Tony.

"Tu invece sei preoccupato, lo sento Tony. Stai tranquillo è solo un'influenza" lo rassicurò.
"Lo so... Ma odio vederla star male e so che in questo momento più che mai vorrebbe la sua mamma e io non posso dargliela" rispose Tony.
"Lo so DiNozzo, devi aiutarla tu ok? Preoccupati solo di lei ora" concluse.

Gibbs arrivò a casa di Tony un paio di ore dopo, con la spesa e anche un libro da leggere per Becky.

"Capo non era necessario" disse lui.
"Si invece, almeno avrà qualcosa da fare con te e non si annoierà" rispose.
"So cosa vuol dire avere un bambino malato e so che bisogna farli divertire. E lo sai anche tu" aggiunse.
"Grazie" disse semplicemente Tony.
"Come sta ora?" chiese Gibbs.
"Dorme di nuovo. Sono riuscito a farle bere un po' di succo e a farle prendere le medicine. Ma è stanca, quindi la lascio riposare" spiegò Tony.
"Bene. Ma cerca di farle mangiare qualcosa" consigliò Gibbs.
"Ci provo. Per questo ti ho fatto comprare la minestrina a forma di letterine, vediamo se la convinco a mangiare" disse Tony.

Dopo che Gibbs uscì, Tony sistemò la spesa poi si sedette sul divano.
Stava per accendere la televisione quando sentì un rumore dal piano di sopra. Salì le scale e andò in camera di Becky.
Sentì Becky tossire ma si accorse che non era nel suo lettino. Poi vide la luce accesa in bagno e capì.

"Amore mio, stai male?" chiese entrando.

La vide in piedi davanti al water, pallida e con le mani strette sulla pancia.
Si avvicinò e iniziò a massaggiarle lo stomaco.

"Perché non mi hai chiamato, patatina?" disse Tony.
"Perché avevo il vomito" rispose.
"Papà ti avrebbe portata in bagno, tesoro" le spiegò.
"Pensavi di non arrivare in bagno in tempo?" aggiunse capendo il problema.
"Non volevo sporcare il lettino" disse lei.
"Non mi sarei arrabbiato, lo sai vero?" le rispose spostandole i capelli dalla fronte sudata.

Rimase con le dieci minuti, continuando a massaggiarle lo stomaco e ad assicurarsi che ce la facesse a stare in piedi.

"Torniamo a letto, piccola?" le chiese lui.
"No... Papà..." disse Becky, si sentiva male e aveva bisogno del suo papà in quel momento.
"Tesorino, cosa posso fare per farti sentire meglio?" rispose Tony.
"Manda via il male alla pancia" disse la bambina iniziando a piangere.

Tony stava per prenderla in braccio quando Becky riprese a vomitare.
Le tirò indietro i capelli e le mise una mano sulla schiena.

"Becky, tesoro. Mettiti in ginocchio che stai più comoda" le disse aiutandola.
"Tranquilla, papà è qui. Va tutto bene amore" le bisbigliò cercando di tenerla calma.
"Abba, non voglio più stare male" si lamentò lei.
"Lo so, ma vedrai che dopo aver rimesso starai meglio. Ora cerca di stare tranquilla" le disse dandole un bacio sulla fronte.

Passò un po' prima che Becky si sentisse meglio.

"Papà, credo di aver finito" disse lei.
"Ti senti meglio?" chiese mente l'aiutava ad alzarsi.

Lei annuì e lasciò che il padre la mettesse seduta sul lavandino per sciacquarle il volto.

"Vieni che ora cambiamo il pigiamino, sei tutta sudata" le disse.
"Posso avere quello con le caramelle disegnate sopra?" domandò Becky.
"Ma certo" rispose Tony prendendolo dal cassetto.

La cambiò e mise il vecchio pigiama da lavare.

"Vuoi dormire ancora o scendi giù con me?" le domandò.
"Gibbs ti ha comprato un nuovo libro da leggere" aggiunse per invogliarla ad andare con lui.

Non che non volesse farla dormire, ma voleva che restasse un po' sveglia o la notte non avrebbe chiuso occhio.

"Vengo con te e tu leggi per me" rispose sorridendo.
"Certo principessa. Vieni che ti do un passaggio" disse prendendola in braccio e scendendo le scale.

Prima di sedersi andò in cucina a prendere un bicchiere d'acqua fresca e una ciotola.

"A che serve papà?" chiese lei.
"Se ti senti di nuovo male all'improvviso" spiegò Tony.
"Così posso vomitare lì?" chiese ancora.
"Esatto" rispose.

Becky lo abbracciò lasciando la testa appoggiata alla sua spalla.

"Ma io non voglio" si lamentò.
"Non succede mica per forza. È solo per essere sicuri" disse lui.
"Papà, voglio la mamma" scoppiò a piangere Becky.
"Lo so amore, shhh" le disse stringendola e cullandola.

Sapeva che sarebbe successo, aspettava che accadesse. Anzi si meravigliò che Becky non fosse crollata prima.
Stava male e la mancanza della mamma si faceva sentire eccome.

"Sei calma ora?" le chiese quando finalmente sentì che aveva smesso di piangere.
"Si" rispose.
"Allora leggiamo un pochino? Questo libro sembra bello, sono curioso" le chiese.
"Si... Però leggi tu e io ascolto. Non ho voglia di leggere le parole difficili" rispose.
"Certo principessa, oggi faccio tutto quello che vuoi tu" concluse Tony prima di iniziare la lettura.

Passarono il resto della giornata così, leggendo il libro o guardando la televisione. Becky non si mosse da in braccio a suo padre, stava veramente male e cercava conforto da lui visto che non poteva avere la madre.
Quella notte Tony la prese a dormire con lui.

"Patatina, se stai male sveglia papà ok?" si raccomandò.
"Per qualsiasi cosa, anche se devi solo fare la pipì" aggiunse.
"Ok... Ora faccio la nanna" rispose chiudendo gli occhi.

Era stanca e la febbre alta non l'aiutava a stare sveglia.
Non ci volle molto perché Tony se la ritrovasse addosso addormentata, ma lui non si mosse e lasciò che la figlia lo usasse come materasse.

La mattina seguente Becky stava ancora male, la febbre non le era passata. Così Tony la lasciò dormire e si alzò.
Sarebbe passato McGee prima del lavoro, con la scusa si salutare Becky e Tony. E si sarebbero messi a discutere di quello che avevano trovato.

Mentre aspettava l'amico accese il computer e sistemò sul tavolo due tazze per il caffè.
Solo a quel punto si accorse di aver ricevuto una mail.
Non conosceva il mittente, però l'aprì comunque per leggere il contenuto. C'era un allegato, lo cliccò e si aprì una foto.

Tony rimase pietrificato, stava succedendo di nuovo. Erano punto e a capo.
C'era una foto di lui e Becky che camminavano per il centro della città e facevano shopping.
Risaliva al massimo ad una settimana prima.
Il testo sotto la foto diceva "Tu cerchi me, io trovo te".

Ora aveva paura, per la sua bambina. Ma era anche più motivato ad uccidere quel bastardo.
La prima cosa che fece quando McGee entrò in casa fu mostrargli quella mail.
Anche Tim rimase sconvolto.

"Non solo è uno stalker con i fiocchi, ma è pure bravo con i computer. Ha trovato la tua mail e ti ha inviato questo senza lasciare alcuna traccia" disse McGee.
"Ma noi sappiamo dove si trova" commentò Tony.

Erano un paio di giorni che il suo amico di Baltimora gli aveva fornito l'informazione fondamentale. Ma lui non aveva ancora avuto l'occasione di comunicare tutto a McGee.
Al lavoro dovevano stare più che attenti e così ne parlavano solo se erano a casa di Tony.

"Lo hanno trovato. Gli agenti infiltrati hanno scoperto che vive a Baltimora, nel quartiere residenziale. Hai capito? Si è confuso tra la gente e nessuno lo ha mai notato. Questo è ad un livello superiore Tim" disse Tony mostrando all'amico il file che Damon, il collega di Baltimora, gli aveva passato.

C'era tutto quello che serviva, avevano fatto un ottimo lavoro nel rintracciarlo. Questo era quello di cui avevano bisogno ed ora erano pronti ad attaccare.

Si guardarono entrambi negli occhi, sapevano cosa volevano fare aspettavano solo che uno dei due lo dicesse a voce alta.
Andava un po' contro le regole e loro non si erano mai spinti così oltre.

"Dovremmo andare a cercarlo. E prenderlo" disse Tony.
"Esatto... Pensi che dovremmo dirlo a..." iniziò Tim.
"No, non c'è bisogno. Gli spiegheremo tutto a lavoro fatto" aggiunse.
"Concordo, facciamolo arrabbiare tutto in una volta o rischiamo che ci impedisca di andare" rispose Tony.

"Però dobbiamo aspettare che Becky stia meglio e che possa tornare a scuola. Ora voglio dedicarmi solo a lei" aggiunse.
"Certo e poi dobbiamo organizzare un buon piano. Con grande probabilità finiremo nei guai con l'NCIS e la polizia di Baltimora. Dobbiamo limitare al minimo i danni" rispose Tim.

Tony rifletté per un attimo.

"Questo non ci toglie dai guai con l'NCIS ma se chiediamo la collaborazione di Damon non avremmo problemi con la polizia di Baltimora" disse.
"E per l'NCIS posso inviare una richiesta di collaborazione con Baltimora al direttore. Metterò consulenza, come motivazione" aggiunse Tim.
"Ma questo è mentire, McBugiardo" ridacchiò Tony.
"Diciamo omettere la verità, quando la consulenza si trasformerà in omicidio di un assassino. Ma comunque non abbiamo fatto altro che mentire nell'ultimo periodo. Ormai cosa cambia?" rispose Tim ridendo a sua volta.

Tony annuì bevendo un sorso di caffè, poi prese il telefono e chiamo Damon per chiedergli se per lui la cosa era fattibile.

"Tony sei stato mio collega e ti devo la vita. Anzi un paio di vite. Ci sono dentro con te a questa storia. Dimmi che dobbiamo fare io e i miei ragazzi e noi saremo al tuo fianco" gli disse Damon.
"Grazie, ti aggiorno appena mettiamo a punto il piano" rispose Tony.
"Io sono qui" concluse Damon.

Lui era un amico di famiglia di Tony da tempo, conosceva Ziva e sapeva quanto Tony stesse soffrendo. Perché c'era passato anche lui. Non era la moglie, era la fidanzata ma il dolore era uguale.
Proprio per questo era pronto ad imbarcarsi in questa missione con Tony.

"Pensiamo ad un buon piano, McPianificatore. Sono tutti dalla nostra parte" disse Tony.

Si misero a parlare e ipotizzare, a pensare ad un modo per non morire tutti e un modo per non fare alterare troppo Gibbs. Non che l'ultima cosa fosse possibile.
Dovettero interrompersi e nascondere tutto quando sentirono Becky arrivare.

"Abba, dove sei?" chiese lei scendendo le scale.
"Vieni in cucina, amore" le gridò Tony.

"Zio Timmy, sei qui" disse entrando e sorridendo.

Andò subito a sedersi in braccio a McGee, era davvero felice di vederlo.
Lui la prese, l'abbracciò e poi la fece sedere comoda sulle sue gambe in modo che potesse guardare in faccia Tony.

"Becky... Se resti così calda quest'anno non avrete bisogno del riscaldamento" commentò McGee.
"Ho la febbre" rispose lei.

Anche Tony le mise la mano sulla fronte, per valutare la situazione.

"Se è possibile mi sembri più calda di quando mi sono alzato. Resti con lo zio Tim mentre vado a prendere il termometro e le medicine?" le disse.
"Si, ma torni subito vero?" chiese lei.
"Certo, ci metto un attimo" concluse Tony.

Nonostante le piacesse passare il tempo con McGee, ora stava male e voleva suo padre. Così Tony fece il più veloce possibile e tornò in cucina in due minuti.
Dopo aver misurato la febbre e dato le medicine a Becky, provò a convincerla a mangiare qualcosa.

"Amore, lo so che non hai fame. Ma è da ieri a colazione che non mangi e non va bene" insistette Tony.
"Ho male alla pancia, non voglio!" si lamentò Becky.
"Solo un biscotto e un po' di succo" le disse.
"Tu mi vuoi fare venire il vomito" rispose Becky arrabbiata.
"No... Papà vuole che tu stia meglio. Ma ci metterai di più a guarire se non mangi" le disse accarezzandole il volto e prendendola in braccio.

"Sapete cosa? Io lo mangerei volentieri un biscotto" intervenne Tim.

Tony capì cosa stava facendo. Sapeva che Becky vendo lo mangiare avrebbe fatto uguale, se lo faceva McGee allora lo voleva fare anche lei.
Prese dalla dispensa i biscotti a forma di animali di Becky e li diede a Tim, che iniziò a mangiare.
E non ci volle molto perché anche Becky ne chiedesse uno.

"Papà... Posso averne uno anche io?" chiese sottovoce come se si vergognasse.
"Certo... Che animale vuoi?" le rispose.
"Il gattino" disse Becky.

Lui cercò il biscotto che la figlia aveva chiesto e glielo diede, guardandola felice mentre iniziava a mangiare.
Le diede un bacio sulla guancia.

"Grazie" bisbigliò poi rivolto a Tim.
"Figurati... Sono anche buoni. Oggi me li vado a comprare" commentò McGee mentre rubava un altro biscotto.

Becky riuscì a mangiare quasi due biscotti e a bere un po' d'acqua prima di fermarsi.

"Abba, non ne voglio più" disse quasi sul punto di piangere mentre dava a Tony quello che rimaneva del biscottino.
"Ok, basta allora. Tranquilla" le rispose.
"Ti senti di nuovo male, amore?" aggiunse.
"No... Però fa male la pancia" disse lei stringendosi a Tony.

"È stata molto male?" chiese McGee vedendo la scena.
"Ieri si... E vorrei evitare di ripetere oggi" rispose Tony.

Proprio non voleva vederla stare così male, non se lo meritava dopo tutto quello che aveva passato.

"Magari dico a Ducky di passare da qui stasera" suggerì McGee.
"Si, grazie. Intanto io e la mia cucciola cosa facciamo? Torniamo a nanna?" chiese Tony alla figlia.
"No... Voglio vedere un film" rispose lei indicando la televisione.
"Ok. Allora prima salutiamo lo zio Tim e poi andiamo a sistemarci. Ok che sei malata ma devi essere sempre una principessa, non una zingara" le disse.
"Questo lo diceva sempre mamma" commentò Becky sorridendo.
"Lo so" rispose lui sorridendo a sua volta.

Lasciarono andare via McGee, poi Tony portò Becky in bagno la lavò velocemente cercando di non farle prendere freddo e le mise qualcosa di comodo per stare in casa.
Aveva sudato molto quella notte, tanto che anche Tony aveva dovuto cambiarsi la maglietta la mattina.
Le pettinò i capelli e le fece due treccine, in modo da farla stare comoda.

"Sei bravo, papà" gli disse guardandosi allo specchio.
"Grazie. Sono migliorato a fare le trecce, eh?" rispose soddisfatto del suo lavoro.
"Si, tanto" commentò Becky.
"Pronta per il film? Che vorresti vedere?" le chiese mentre la prendeva e tornava in salotto.
"The day after tomorrow" disse lei.
"Wow, pensavo ad un cartone animato io" rispose Tony.
"No. Me piace quello ed è tanto che non lo vediamo" spiegò Becky.
"E allora direi che abbiamo trovato il film perfetto. Batti cinque principessa" disse Tony alzando la mano.

Si sedettero sul divano e Tony continuò a tenere la figlia in braccio.
Aveva tutto pronto nel caso si sentisse male, come la sera prima. Fece partire il film e mentre guardavano non fece altro che coccolare la sua bambina nella speranza di farla sentire meglio.

Sperava davvero che guarisse in fretta, l'unica cosa che voleva per Becky erano giornate tranquille e piene di divertimento.










Note dell'autrice:

Buon mercoledì dell'odio! :)
Vi avevo detto che da oggi in poi dovevate essere pronti a un odio continuo.
Si parte con questo capitolo e poi non so quando finirà la mia cattiveria! XD Sappiate solo che, come avere visto, Tony e McGee si stanno organizzando quindi...

...
...

I guai sono in vista LOL
Tutto dipende da che genere di guai arriveranno AHAHAHAHHA XD

So che sono stata cattiva con Becky, ma mi serviva un pretesto per far stare a casa dal lavoro Tony. E direi che visto la cattiveria che sto usando in questa storia, il pretesto fosse adeguato.

A prestoooooo
Baci, Meggie. 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Becky era guarita e finalmente le loro vite erano tornate normali. Normali nel limite del possibile, per due persone che stanno ancora cercando di superare la morte di una persona amata.
E ora che Becky stava meglio Tony poteva concentrarsi sulla sua missione.

Ormai era deciso, quel giorno avrebbero fatto irruzione nella casa di Hassan. Avevano tutto quello di cui avevano bisogno, un indirizzo e una squadra che li avrebbe aiutati. Quella dell'amico di Tony a Baltimora.
Per fortuna Damon si era dimostrato disponibile, Tony si sentiva più tranquillo ad avere qualcuno che gli copriva le spalle.

"Pronta per la scuola, principessa?" gridò Tony dal pian di sotto.
"Si sto arrivando" disse lei scendendo le scale.

Si fermò sugli ultimi tre gradini e aspettò che Tony aprisse le braccia per lanciarsi. Le piaceva saltare e farsi prendere al volo dal padre, era come una routine della mattina.

"Allora ti ricordi cosa ti ho detto ieri sera?" le disse lui.
"Oggi papà è impegnato al pomeriggio e ti verrà a prendere Abby. Avrete un pomeriggio per ragazze" aggiunse.
"Si mi ricordo... Non può venire lo zio Timmy?" chiese lei.
"Lo so che è il tuo preferito amore... Ma ho bisogno che McGee mi aiuti" spiegò lui.
"Aiutarti a fare cosa?" domandò curiosa.

Ma Tony non poteva e non voleva dirglielo. Nemmeno Gibbs lo sapeva, figuriamoci se lo avrebbe detto alla sua bambina.

"Cose da grandi, in cui c'entrano avvocati e persone di questo tipo" mentì lui.
"Avvocati? Che hai combinato papà?" ridacchiò la figlia.
"Hey, non prendere in giro ranocchietta. Comunque nulla, lo sai che sono bravo" rispose lui stando al gioco.
"Bravo... Il più delle volte meriti scappellotti" commentò Becky.
"Tu passi troppo tempo con Gibbs..." borbottò Tony.

Uscirono assieme e Tony portò la sua bambina a scuola.
Gli venne il magone, sperava ed era convinto che sarebbe andato tutto bene ma non poteva escludere che qualcosa sarebbe potuto andare storto. Rischiava di non vedere mai più la sua bambina.
Ora che la cosa si faceva reale stava ripensando alle parole di Gibbs ed era vero, rischiava la vita. Ma era pronto a farlo per Ziva.

"Abbracciami, Becky. Lo sai che papà ti vuole tanto tanto bene?" disse lui lasciandola davanti a scuola.
"Anche io, tantissimo. Grande così" rispose lei sorridendo e aprendo le braccia più che poteva.
"Mi mancherai oggi pomeriggio, abba. Torna presto" aggiunse.
"Torno prima che posso, promesso" le disse lui dandole un ultimo bacio e lasciandola andare in classe.

Guidando per il lavoro pregò che andasse tutto bene, continuava a pensare al bel sorriso di Becky e non poteva immaginare qualcuno darle una brutta notizia e cancellarle quel sorriso per sempre.

Per tutta la mattinata fu assente con la testa, continuava a ripassare mentalmente il suo piano. Fortunatamente era rilegato alla scrivania ad archiviare rapporti, quindi nessuno a parte McGee si accorse del suo strano comportamento.

Fu subito dopo pranzo che lui e Tim uscirono dal lavoro, ognuno con una scusa diversa.
McGee aveva già detto, qualche giorno prima, che aveva un appuntamenti dal dentista mentre Tony chiese il permesso a Gibbs di uscire prima quella stessa mattina.
Disse che doveva andare a parlare con il suo avvocato in merito al testamento di Ziva. Gibbs non obiettò, anche perché solitamente quello era l'orario in cui andava a prendere Becky da scuola. Si assicurò solo che Tony non avesse bisogno per Becky.

Tuttavia quando i suoi due agenti andarono via sentì una strana sensazione, come se qualcosa non fosse a posto.
Sentiva che gli stavano mentendo, ma non capiva come e in che cosa.

Tony e McGee arrivarono a Baltimora un'ora dopo, erano partiti con due macchine dall'NCIS per non destare sospetti ma, poco dopo, avevano cambiato e Tony era salito in macchina con McGee.

"Damon, siamo pronti" disse Tony vedendo l'amico.
"Anche noi. Andiamo a prendere quel bastardo" rispose stringendo la mano di Tony.
"Grazie ancora, non so come sdebitarmi davvero" disse lui.
"Non devi, ora pensiamo solo a fare il nostro lavoro" concluse Damon.

Lui era un uomo di azione e anche un ottimo amico e di cui Tony si fidava ciecamente.
Si prepararono tutti e partirono verso la casa in cui avevano scoperto vivere Hassan.
Tony aveva l'adrenalina a mille, sentiva che il suo momento era arrivato e sapeva che gli altri gli avrebbero lasciato campo libero quando il momento di uccidere Hassan fosse arrivato.

Arrivarono non molto lontani dalla casa e si fermarono un attimo per fare il punto della situazione prima di entrare in azione.
Stavano ripassando il piano quando d'improvviso Gibbs sbucò fuori da dietro di loro.

McGee e Tony rimasero pietrificati, non sapevano che dire e non pensarono nemmeno di provare a giustificarsi.
Gibbs guardò McGee incenerendolo con lo sguardo e poi si concentrò su Tony. Non parlò nemmeno, a Tony bastò vedere la delusione negli occhi del suo capo per capire cosa stava pensando.
Ma se ne fregò, era una cosa che voleva e doveva fare per Ziva. Anche se questo poteva costargli la carriera.

"Pensavate di farla franca?" disse Gibbs.
"Ne riparliamo dopo, ora vediamo di concludere questa cosa" aggiunse guardando i suoi agenti e Damon e la sua squadra.

"Agente Gibbs, Damon. Amico ed ex collega di Tony" si presentò il ragazzo.
"Piacere. Il piano?" tagliò corto Gibbs.
"Quella è la casa in cui abbiamo scoperto che vive Hassan. Tre entrano dal retro il resto dalla porta principale. Lo circondiamo e... E sarà Tony a decidere cosa fare" spiegò lui.

Gibbs fissò Tony e notò il suo sguardo. Sapeva cosa voleva fare, quello che aveva fatto lui anni prima per sua moglie e sua figlia.
Non poteva biasimarlo ma avrebbe preferito potersi sostituire a Tony. Sapeva che, anche dopo averlo ucciso, Tony non sarebbe stato meglio. Anzi con grande probabilità sarebbe stato molto peggio.
Tony continuò a non dire nulla.

"Andiamo allora" concluse Gibbs.

Fu a quel punto che Tony parlò.

"Non ti opponi? Vieni con noi?" chiese.
"Visto che fai sempre di testa tua non ho scelta, DiNozzo" rispose Gibbs acido.

Tony annuì senza aggiungere altro, non sapeva nemmeno lui se era in imbarazzo o arrabbiato con Gibbs per essersi reso disponibile solo ora. Ma il punto era che in quel momento era arrabbiato con il mondo.

Seguirono il piano alla lettera e circondarono la casa. Entrano silenziosamente e cercarono Hassan in modo da metterlo con le spalle al muro.
Tutto andò bene fino a quel momento.

Finché non si accorsero che non c'era traccia di quell'uomo in casa. Anzi non c'era traccia di nulla.
Sembrava una casa disabitata.
O Hassan non era mai stato veramente lì o se n'era andato.

La seconda opzione divenne la più plausibile quando trovarono un foglio di una prenotazione aerea per le Filippine.

"Ha tagliato la corda. Se n'è andato, per sempre. E io non potrò fare più nulla" disse Tony.

Ora si sentiva disperato, non capiva nemmeno dove si trovasse. Sentiva solo un senso di vuoto dentro di sé.

"Lo cercheremo ancora e lo prenderemo al primo passo falso, non ti preoccupare" lo rassicurò McGee.
"Grazie Tim" bisbigliò Tony.

Al momento non poteva chiedere amico migliore, stava crollando. Era a pezzi e lui era lì a sostenerlo.
Anche Damon si offrì di aiutarlo, gli disse che avrebbe messo a disposizione i suoi uomini e le sue risorse.

"Qui nessuno farà più nulla!" gridò Gibbs all'improvviso.
"Avete disobbedito ai miei ordini! Tutti quanti!" aggiunse.

Si voltarono a guardarlo, solo Tony non era intimidito e preoccupato. Era nel suo mondo di delusione e non si curava di quello che gli accadeva attorno.
"McGee ma come ti è saltato in mente? Me lo spieghi? Lo hai assecondato... Volevate morire in due per caso!? Non sai ragionare?" iniziò Gibbs.
"Preparati delle spiegazioni da dare a Vance, non ci sarò io a pararti il culo!" aggiunse.

"Capo, volevo solo aiutare un amico che sta male. Non ho paura di quello che mi succederà, so che dovevo farlo. E in più Ziva era mia amica, era come una sorella per me. Era giusto che io lo facessi" rispose convinto McGee.

Nessuno lo aveva mai visto così deciso.

"Buon per te, spero che ti basti per non farti licenziare. E Tony, ti avevo detto di non fare tutto ciò. Non sai quanto sia deluso da te. Pensi davvero che non avrei fatto nulla? Mi ritieni così menefreghista?" disse Gibbs.
"In questo momento non so nulla, so solo che tu non ci sei stato. Loro si" rispose Tony indicando McGee e Damon.
"Abbiamo già avuto più di una discussione sul tuo coinvolgimento in questa storia. Sei sospeso, per almeno due settimane. O quanto Vance riterrà opportuno" disse Gibbs.
"Ora a casa. Tutti e due. Vai da tua figlia, sparisci dalla mia vista Tony" concluse.

Fu McGee a dover guidare Tony verso la macchina. Camminava senza dire nulla, come se fosse in un altro luogo.
Non replicò nemmeno a Gibbs quando gli disse che era sospeso.

Passarono dieci minuti in cui McGee guidò, prima che Tony aprisse bocca.

"Mi dispiace che ora tu sia nei guai a causa mia" disse.
"Sapevo a cosa andavo incontro, non preoccuparti" rispose McGee.
"Piuttosto, come stai?" chiese preoccupato.
"Talmente male che non so come spiegarlo" ammise.
"Vuoi che ci pensi io oggi a Becky?" propose Tim.

Se non fosse che Tony aveva promesso alla figlia di tornare a casa presto avrebbe accettato. Ma se lasciava che Tim si occupasse di Becky sicuramente la bambina si sarebbe spaventata e in più lui non aveva voglia di stare da solo. Avrebbe usato tutto il tempo per ubriacarsi e questo non andava bene.

"No, grazie. Le ho promesso che sarei tornato da lei il prima possibile" rispose.
"Ok, ma se hai bisogno chiamami" concluse Tim.

Appena tornati all'NCIS Tony sistemò le sue cose e andò a prendere la figlia che era in laboratorio da Abby.
Non appena lei lo vide gli saltò in braccio.

"La mia bambina" disse dandole un bacio.
"Ciao papà. Tu e lo zio Tim avete fatto le cose da grandi?" chiese.
"Certo amore" rispose lui.

Era spento, come senza forze.

"Stai bene, abba?" chiese Becky preoccupata.
"Certo principessa, sono solo un po' stanco" rispose per non spaventare la bambina.
"Anche io" disse lei appoggiandosi al padre.
"Oggi ci siamo divertire con lo spettrometro di massa" spiegò Abby,
"Sembra divertente" commentò lui.
"Sicuro che stai bene, Tony?" chiese anche Abby.

Anche lei aveva notato qualcosa di strano.

"Si... Si. Tim ti racconterà tutto, ora io e Becky andiamo a casa a fare tutto quello che vogliamo" concluse Tony salutando Abby e andando via.

Fu a quel punto che Abby capì che qualcosa non andava per davvero. Era qualcosa che evidentemente Becky non doveva sapere, quindi qualcosa di grave.
Chiamò immediatamente McGee, doveva sapere.

Tony e Becky tornarono a casa subito dopo, il viaggio fu silenzioso nonostante Tony cercò di comportarsi normalmente.
Voleva solo andare a dormire e svegliarsi il giorno dopo, ricominciando tutto da capo. Ma non era così semplice.

Fu all'ora di cena che i problemi iniziarono. E per una volta quella di cattivo umore e indisposta non era Becky.

"Amore, che pappa vuoi per cena?" le chiese Tony.
"Quella che vuoi tu, mi piace tutto quello che mi prepari" rispose lei.
"Scegli tu principessa, papà non mangia stasera" disse.
"Ma papà tu mi dici sempre che non si può andare a nanna con la pancia vuota. Devi mangiare" rispose la figlia.

E aveva ragione, glielo aveva insegnato lui. E ora non poteva controbattere o la figlia non lo avrebbe preso sul serio in futuro.

"Hai ragione, Becky... Facciamo che mangio i biscotti come fai tu quando non hai tanta fame?" disse lui.
"Ok... Non hai fame abba? Sei malato?" domandò.
"No... Solo tanto stanco, tranquilla" ripeté lui.

Preparò la cena per la figlia e si sforzò di mangiare con lei.
Fortunatamente quella sera Becky collaborò, fece tutto quello che Tony le diceva e seguì le indicazioni del padre.
Forse aveva capito che qualcosa non andava o forse era molto stanca anche lei. Qualsiasi cosa fosse Tony apprezzò.

La mise a dormire e andò in camera sua, aveva bisogno di stare da solo.
Iniziò a piangere nel momento in cui mise piede nella sua camera, tutto attorno a lui gli ricordava Ziva e stava trattenendo le lacrime dal pomeriggio. Era arrivato al punto di non sopportazione.
Non riuscì a calmarsi nemmeno dopo la doccia, si sedette sul letto con la testa tra le mani, disperato.
Prese in mano la foto di Ziva che teneva a fianco al letto e le accarezzò il volto.

"Mi dispiace amore, ti ho delusa. Una cosa dovevo fare, prendere chi ti ha portato via da me. E non ci sono riuscito. Catturo assassini ogni giorno e non riesco a prendere il tuo. Che razza di agente sono, che razza di uomo sono" iniziò a parlare alla foto.

Più parlava e più piangeva, si era dimenticato di avere la figlia nella stanza a fianco. Una bambina che dormiva ma che aveva anche orecchie per sentire.

"Spero almeno di star facendo un buon lavoro con Becky, perché da quando te ne sei andata non so più nemmeno chi sono Zee. Sto così male, ho paura che sto sbagliando tutto e sono sicuro che se mi potessi vedere ora penseresti che sono una delusione. Perché non sono capace a fare nulla. Anche Becky sarà delusa da me, vedendo che ho lasciato scappare quel bastardo che ti ha uccisa" disse ancora lanciando il bicchiere d'acqua che aveva sul comodino contro il muro.

Riappoggiò la foto di Ziva di fianco al letto e si sdraiò nascondendo la testa nel cuscino. Piangeva ancora più forte adesso e non riusciva a calmarsi.

Fu in quel momento che Becky entrò in camera. Aveva sentito praticamente tutto ed era preoccupata e spaventata.

"Abba, il tuo bicchiere si è rotto" disse.

Tony si voltò di scatto, non pensava che la figlia fosse sveglia.
Tuttavia non ebbe la forza di rispondere in quel momento, tornò al suo cuscino sperando che la bambina lo lasciasse solo.
Ma Becky era intenzionata a scoprire cosa avesse il suo papà, non lo aveva mai visto così.

"Papà? Cosa c'è che non va? Ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?" chiese per paura di essere la causa della disperazione di Tony.
"Cucciola, assolutamente no. Per favore Becky torna a dormire ora, va tutto bene" rispose Tony cercando di controllarsi.

Lei pensò un attimo e decise di restare.

"Non è vero che va tutto bene, tu stai piangendo" disse salendo sul letto.
"Sei tanto triste, papà?" chiese cercando di guadargli la faccia.

Lui sollevò per un attimo gli occhi per vedere la figlia. Pensò che fosse davvero un angelo, invece che andarsene era lì a cercare di capire cosa non andasse in lui e aveva solo sei anni.
Tony non riuscì a rispondere e si lasciò andare alle sue lacrime. A quel punto che piangesse più forte o più piano non faceva differenza, Becky sarebbe rimasta lì in ogni caso.
L'unica cosa che fece fu sdraiarsi su un fianco e dare le spalle alla figlia, cercava di spaventarla il meno possibile.

Ma Becky, quando lo vide disperarsi in quel modo non poté rimanere ferma a fissarlo.
Si sdraiò accanto a lui e lo abbracciò come meglio poteva.

"Non piangere papà, va tutto bene" gli disse.
"Lo so che sei triste perché la mamma non c'è più, lo sono anche io. Tanto... Ma ci siamo ancora noi" aggiunse.

Iniziò ad accarezzargli la testa come lui faceva con lei quando aveva bisogno di conforto. Gli diede anche un bacio sulla guancia.

"Io sono qui, abba. Non essere triste, non voglio che sei triste e nemmeno la mamma lo vorrebbe. Lo dici sempre quando piango che lei vorrebbe vederci solo sorridere" continuò la bambina.

Tony iniziava a calmarsi, non pensava fosse possibile ma le parole della figlia lo stavano aiutando.

"Calmati, ti prego... Non so più cosa dirti papà. Ti voglio bene, non piangere" disse Becky che ora iniziava ad agitarsi a vedere il padre in quelle condizioni.

Tony si voltò, la prese in braccio e la fece sdraiare su di lui.
L'abbracciò forte e le accarezzò la schiena.

"Ti voglio bene anche io amore, non sai quanto" le disse.
"Non so cosa farei se non ci fossi tu" ammise.

Anche se continuava a piangere ora era più calmo, più composto e questo fece rilassare anche Becky per fortuna. Ora lui non avrebbe avuto la forza di consolarla.

"Abba. La mamma non è delusa da te e nemmeno io. Io non sono arrabbiata perché non hai preso l'uomo che ha fatto male alla mamma" gli disse ad un certo punto.
"Hai sentito tutto, amore?" domandò Tony.

Becky aveva sentito ogni parola e sapeva cosa era successo. Non si era addormentata e nel silenzio della notte era stato impossibile non sentire.

"Lo prenderai papà, vedrai. E non è vero che stai sbagliando tutto, sei il papà migliore del mondo" aggiunse Becky sollevandosi da lui e dandogli un bacio.

Gli asciugò le lacrime con la manica del suo pigiama.

"Ora sei più bello" disse sorridendo.
"Scusa Becky, non dovevi né vedere né sentire tutto questo" rispose lui.
"Non fa nulla..." disse.
"Devi piangere ancora papà?" aggiunse.

Quella domanda lo fece sorridere, era quello che lui chiedeva a lei quando aveva bisogno di sfogarsi. Gli sembrava strano sentirlo uscire dalla sua bocca ma capì di star crescendo bene la sua bambina.

"Non lo so, piccola" disse lui sinceramente.
"Allora io ti posso tenere abbracciato, così se piangi ancora sei meno triste" propose lei.
"Va bene, è un'ottima idea" rispose Tony.

In quel momento non avrebbe lasciato la figlia per nulla al mondo. Un po' perché non voleva che stesse da sola dopo quello che era successo, un po' perché anche lui aveva bisogno di lei.

Senza nemmeno accorgersene, sentì le lacrime bagnargli di nuovo le guance. Ora sapeva la risposta alla domanda di Becky: si, doveva piangere ancora.
E Becky se ne rese immediatamente conto. Lo abbracciò ancora meglio e lasciò che lui la stringesse.

"Mi dispiace tanto che sei triste, abba" disse.

Si addormentarono così, abbracciati.
Tony era sfinito e anche Becky era piuttosto stanca. Era stata una pessima giornata seguita da un'altrettanto pessima serata e Tony voleva solo dimenticare ciò che era successo.

Fu a metà notte che si svegliò, sentendosi osservato.
Suo figlia era ancora sdraiata su di lui ma era sveglia e lo stava fissando. Con il buio non riusciva a capire cosa avesse, faticava a vederla in faccia.

"Che c'è, piccolina?" le chiese accendendo la luce che aveva sul comodino.
"Ti senti male? Non riesci a fare la nanna?" aggiunse preoccupato che quello che era appena successo l'avesse turbata troppo.
"Ho sognato la mamma" disse.

Questo era un problema, il più delle volte erano incubi quelli riguardati la madre.

"Un sogno bello o brutto, Becky?" chiese lui accarezzandole il volto.
"Bello. Andavamo a trovare il nonno, tutti e tre. E la mamma diceva sempre che ti amava" raccontò.
"Decisamente bello" commentò lui mentre la figlia tornava ad usarlo come materasso.
"Stai bene amore?" aggiunse.

Sapeva che il sogno era dovuto a quello che era successo e sapeva che Becky non stava per nulla bene.
La bambina alzò le spalle senza dire nulla, forse non voleva dire che era triste o preoccupata. Per non alterare Tony più di quanto già non lo fosse.

"Ora prova a fare la nanna, é ancora presto per alzarsi" le disse dandole un bacio e spegnendo la luce.

Passarono pochi secondi prima che Becky parlasse di nuovo.

"Posso stare a casa da scuola domani? Voglio stare con te, ti prego" implorò la bambina.
"Ok, per domani si può fare. Sarò a casa anche io per un po' di tempo" rispose Tony.

La sentì rilassarsi tra le sue braccia, doveva proprio desiderare molto di stare a casa.

"Come mai? Gibbs ti ha dato le vacanze?" chiese innocentemente.
"Diciamo di si" rispose.
"Ora dobbiamo proprio dormire e domani mattina potremmo alzarci quando vogliamo e fare tutto quello che ci va" aggiunse.
"Si! Laila Tov, abba" concluse Becky.
"Buona notte, principessa" disse Tony prima di chiudere gli occhi e riaddormentarsi.







Note dell'autrice:

Salve!
Torna anche la storia del mercoledì... Per vostra fortuna/sfortuna XD
So di una persona che ha già il forcone pronto per uccidermi ma vabbè AHHAHAHA

Io però vi avevo avvertiti che sarebbe stato un capitolo un po' così... Quindi almeno lo sapevate XD
Ciò non vi esonera dall'odiarmi ovvio HAHAHAHA

Btw... Eh si, Tony nn c'è riuscito e a sto punto la faccenda si complica... Dite che riuscirà a prenderlo comunque? XD
Non lo so.
Però ora è sospeso il che significa che farà il papà a tempo pieno <3
Becky è awwwwww *---*

Spero vi sia piaciuto nonostante la mia cattiveria XD
A prestoooooooo

Baci, Meggie.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Erano passati tre giorni da quando Tony aveva realizzato che l'uomo responsabile della morte della moglie era scappato.
In realtà ancora non si era ripreso, ma dopo lo spettacolo che aveva dato davanti alla figlia cercava di darsi un contegno.

Se aveva bisogno di sfogarsi lo faceva quando sua figlia era a scuola, Becky non aveva bisogno di vederlo stare male e agitarsi più di quanto non lo fosse normalmente.

Quella mattina mentre dopo aver accompagnato la figlia a scuola, passò al supermercato a fare la spesa e poi tornò a casa.
Gibbs lo aveva sospeso e Vance, dopo averlo convocato nel suo ufficio, aveva confermato quello che Gibbs gli aveva detto.
Tony notò che Vance lo fece a malincuore, sapeva quanto fosse profondo il desiderio di vendetta in lui e non poteva negare di aver provato la stessa cosa alla morte della moglie.

Era metà mattina, Tony era seduto sul divano a sfogliare il giornale quando il campanello suonò.
Aprendo la porta si accorse di avere davanti Gibbs. Un Gibbs piuttosto serio e anche un po' arrabbiato.

"Capo" disse lui.
"DiNozzo, sei solo in casa?" gli chiese.
"Si, entra" rispose.

Tony aveva già capito cosa stesse per succedere. Da quando Gibbs li aveva trovati a dare la caccia ad Hassan non si erano più parlati.

Gibbs rimase in piedi a fissarlo, senza dire nulla, mentre Tony chiudeva il giornale e lo appoggiava sul tavolo.

"Quindi? Sei venuto qui per vedermi riordinare la casa oppure pensi di parlare?" gli chiese Tony.
"Tu non hai nulla da dire, DiNozzo?" domandò Gibbs a sua volta.
"Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda" ribatté Tony.

Era già irritato, sapeva dove volesse andare a parare Gibbs e sapeva anche che non si sarebbero trovati d'accordo.
Gibbs non rispose alla provocazione, mantenne la calma e iniziò a parlare.

"Per quanto sei sospeso alla fine?" chiese.
"Due settimane. Poi per un mese solo lavoro di scrivania. Grazie, eh" rispose sapendo che in parte era una decisione di Gibbs.
"Cosa avrei dovuto fare? Darti un premio per il tuo comportamento?" disse Gibbs.
"Hai coinvolto anche McGee e la polizia di Baltimora! Ti rendi conto Tony? Quando io ti avevo espressamente vietato di fare qualsiasi cosa!" aggiunse.

Tony cercò di respirare, non voleva agitarsi. Ci stava provando a stare calmo.

"Perché lo hai fatto? Perché mi hai tagliato fuori?" chiese.

Ora più che arrabbiato era ferito, non gli era andata giù che il suo capo, su cui credeva di poter far affidamento, lo avesse tradito così.

"Perché non pensavi lucidamente, Tony. Non posso mandarti allo sbaraglio rischiando che tu tu faccia male" rispose Gibbs.
"E non hai notato quanto stia male comunque? Io pensavo mi potessi capire. Ziva è morta e tu non stai facendo assolutamente nulla per aiutarmi a catturare quel bastardo" disse Tony.
"Non te ne frega nulla vero? A te interessa solo che la gente esegua i tuoi ordini, non ti interessa più nulla di Ziva" aggiunse.

Gibbs non ci vide più dalla rabbia, questa era un'accusa grave e soprattuto falsa.

"Non ti devi nemmeno permettere, hai capito? Cosa hai in testa, DiNozzo! Lei era come una figlia per me e lo sai bene! Non credi che anche io stia soffrendo?" gridò lui.
"Se soffri non lo dimostri, non mi stai aiutando! Sai perché Tim era con me? Lui si è offerto di aiutarmi quando mi ha visto disperato perché non avevo nessuno. Così fanno gli amici" rispose lui gridando a sua volta.
"E tu da vero amico gli hai fatto rischiare la vita. E anche a Damon. Pensavo di averti insegnato meglio" ribatté Gibbs.
"Si sono offerti! Ok, offerti! Non hanno avuto bisogno di essere pregati per poi voltarmi le spalle! Perché non mi puoi lasciare in pace se non vuoi essere d'aiuto? Tanto Hassan è andato via, non posso più fare nulla. Sei contento ora?" gridò Tony su tutte le furie.

Ora non era più riuscito a trattenersi, era stato più forte di lui. Non sopportava la paternale, specialmente da Gibbs.

"Calmati! Se mi avessi ascoltato magari Hassan non sarebbe scappato" lo rimproverò Gibbs.
"Grazie, così sei molto di aiuto! E comunque magari sarebbe scappato lo stesso, visto il tuo infinito temporeggiare!" rispose Tony.
"Oh, girala come ti pare tanto vuoi avere sempre ragione tu. Quando crescerai? Tua figlia è più matura di te" gli disse.

Tony prese quest'ultimo commento sul personale. Non era la prima volta che qualcuno gli diceva che era infantile, ma non in un contesto così e sopratutto non in un momento come quello in cui era molto suscettibile.

"Esci da casa mia, ora" rispose dando le spalle a Gibbs.

Non era solo un gesto di maleducazione, non voleva mostrare a Gibbs che stava iniziando a piangere.

"Ne riparliamo quando sarai più calmo" concluse Gibbs uscendo.

Tony aspettò che la porta si chiudesse e poi si appoggiò al tavolo della cucina, non capiva nemmeno lui perché fosse così giù di morale ma non si era ancora ripreso da quello che era successo tre giorni prima.
Decise di farsi una doccia per calmarsi.
Poi pranzò e aspettò l'ora di andare a prendere Becky da scuola vedendo un film sul divano.

Stare da solo in casa lo stava uccidendo, vedeva Ziva da ogni parte.
Quando sparecchiava la tavola la poteva ancora sentire rimproverarlo perché aveva fatto cadere le briciole per terra.
Se guardava la televisione gli veniva da mettere il braccio dove una volta ci sarebbe stata la schiena di Ziva.

Era per quello che adorava avere la sua bambina per casa. Sentire i suoi passi o la sua vocina gli faceva passare la malinconia.
Fu felice di vedere che era arrivata l'ora di uscire di casa per andare a scuola di Becky.

"Papà!" gridò Becky vedendo il padre davanti alla scuola.

Gli corse incontro con talmente tanta gioia che Tony non poté fare a meno di sorridere.

"Papà, papà, papà!" gridò ancora mentre gli saltava in braccio.
"Oggi mi sei mancato tantissimo, non vedevo l'ora di rivederti" aggiunse dandogli un bacio sulla guancia.
"La stessa cosa vale per me, principessa" rispose lui mettendole a posto i capelli mezzi spettinati.

"Abba, guarda cosa ho io" disse lei indicando una coccarda blu attaccata alla maglietta.

Tony la rimise per terra e osservò con attenzione.

"Oh, ma qui abbiamo una principessa che ha vinto qualcosa" le disse.
"Si, ho scritto bene tutte le parole che la maestra ci ha detto" rispose orgogliosa.
"Tutte quante?" chiese lui fingendosi sorpreso.

Non che si volesse vantare, ma sua figlia era piuttosto sveglia e anche quando l'aiutava a fare i compiti poteva vedere come imparasse velocemente.

"Si tutte quante. Becky è stata la più brava e si è meritata questa bella coccarda" intervenne la maestra.
"Sei stata veramente molto brava, papà è tanto orgoglioso sai? Ti meriti un regalo" le disse Tony dandole un bacetto sulla fronte.

"Becky, puoi andare a giocare un attimo con i tuoi amici che vorrei parlare con il tuo papà?" chiese l'insegnate.
"Ok, ma solo poco. Voglio andare a casa con il mio papino" rispose Becky.
"Ti prometto che vi porto via pochissimo tempo" disse la maestra sorridendo.

Becky sorrise a sua volta e corse nel parco a giocare.

"Qualcosa non va con Becky?" chiese Tony preoccupato.
"Se la vede un po' strana, a volte, è perché stiamo davvero passando un brutto periodo" aggiunse.
"No, stia tranquillo. È tutto a posto. Voglio dire ogni tanto ha i suoi momenti no, fa tenerezza" iniziò la maestra.
"Ma le volevo mostrare una cosa che ha fatto Becky" aggiunse mostrando un foglio a Tony.

Tony prese in mano il foglio e guardò attentamente.

"Abbiamo aiutato tutti i bambini a preparare la letterina per Babbo Natale. Sappiamo che manca ancora più di un mese a Natale, ma di solito li aiutiamo a scriverla e poi alla riunione di classe di inizio novembre la diamo ai genitori così possono vedere cosa desiderano i figli. Hai bambini diciamo che l'abbiamo spedita a Babbo Natale" spiegò la maestra.
"Ho aiutato io Becky a scrivere la sua e sono rimasta molto sorpresa dal suo desiderio" aggiunse.

"Per Natale vorrei che la mamma tornasse così papà non è più triste"

Questo era l'unico desiderio di Becky, che fece quasi piangere Tony davanti all'insegnate.
Si massaggiò il petto con una mano, sentiva il cuore esplodere leggendo quelle parole.

"Si sente bene?" chiese l'insegnante confusa.
"Si... È solo che mia figlia mi sorprende ogni volta" ammise.
"Glielo ho detto ora perché alla riunione non avremmo avuto tempo di parlarne" spiegò la donna.
"La ringrazio" rispose lui dando indietro il foglio e guardando la bambina correre nel parco.

Il foglio glielo avrebbe restituito alla riunione di novembre e lui lo avrebbe conservato per sempre. Quella frase valeva più di mille parole.

Prese la figlia e si sedettero in macchina, ma prima di ripartire voleva sapere cosa volesse fare ora Becky.

"Ok, amore. Cosa vorresti fare oggi pomeriggio?" le chiese.
"Papà, mi piace tanto che non lavori. Ogni giorno facciamo tante cose insieme" rispose lei mentre Tony le accarezzava i capelli.
"Anche a me piace molto. Ma non durerà per sempre, tesorino. Però godiamoci questi giorni ok?" le disse.
"Si... Ok, mi puoi portare... Mmm... All'acquario?" chiese lei.
"Questa è un ottima idea! E papà ti compra un regalo al negozio dell'acquario, quello che vuoi tu come premio perché sei stata molto brava" rispose Tony mettendo in moto la macchina.
"Però vorrei anche la merenda, perché ho fame" disse.
"Per questo ho la soluzione" rispose prendendo un sacchetto dal sedile posteriore.
"Pizza!" esclamò lei felice.
"Si, c'è anche l'acqua. Cerca di non fare troppe briciole, amore" rispose lui.

Sapeva benissimo che la macchina sarebbe stata un disastro dopo la merenda, ma non gli interessava.

Passarono il pomeriggio all'acquario, Becky era entusiasta.
Vedere pesci di ogni tipo dentro a quelle enormi vasche le piaceva molto.

"Papà perché questa vasca è aperta?" chiese Becky.
"Perché qui ci sono le razze, amore. Puoi mettere la mano dentro se ti va" rispose lui.
"Vuoi dire che posso toccarle?" domandò sbalordita.
"Si. Vuoi provare?" rispose lui.

Becky annuì e lasciò che Tony la mettesse in piedi sul gradino in modo che arrivasse bene a mettere la mani nell'acqua.
Non dovette aspettare molto perché una razza passasse e lei riuscisse a sfiorarla. Si voltò verso Tony con un enorme sorriso sulle labbra.

"Sei riuscita a toccarla?" le chiese.
"Si. Possiamo rifarlo?" disse Becky.
"Certo" rispose Tony felice nel vedere che la figlia si stesse divertendo.

Passarono dal negozio, in cui Becky si fece comprare un libro con le illustrazioni di tutti i pesci, e tornarono a casa.
Durante il tragitto in macchina a Becky venne in mente che voleva mostrare la sua coccarda nuova a McGee.

"Possiamo andare dallo zio Tim e fargliela vedere?" chiese.
"Lo zio Tim è al lavoro" le rispose Tony.

Normalmente non sarebbe stato un problema, avrebbero fatto un salto veloce in ufficio e sarebbero usciti in dieci minuti.
Ma adesso Tony era stato sospeso e questo implicava che non potesse mettere piede all'NCIS per quindici giorni.

"Non lo disturbo molto, solo un attimo" insistette lei.
"Becky, papà è in ferie... Non vorrai mica farmi vedere l'ufficio anche mentre sono in vacanza?" provo a buttarla sullo scherzò lui.
"No..." rispose Becky rassegnata.

Lui la vide un po' delusa, sapeva quanto ci tenesse a mostrare a tutti il suo successo.

"Ok, cosa me pensi se lo chiamiamo con il computer quando arriviamo a casa?" propose lui.
"Si! Così mi vede!" esclamò soddisfatta.

Sembrava aver trovato una soluzione e aver risolto tutto alla perfezione.
Il loro viaggio di ritorno procedeva bene finché Becky non lo bloccò quando erano quasi arrivati a casa.

"Papà fermo, fermo! Ferma la macchina!" gridò.
"Che hai? Stai male?" chiese lui spaventato mentre frenava bruscamente.

Lo guardò e fece una pausa prima di parlare.
Con un dito indicò il luogo di fronte a loro, ora non era poi così sorridente.

"Lo voglio dire alla mamma" disse semplicemente.

Questa volta Tony non poté dirle di no.

"Ma certo amore, adesso andiamo. Solo non gridare più così, mi hai spaventato" rispose Tony.
"Ok, grazie abba" disse Becky.

Parcheggiarono al cimitero e scesero dalla macchina.
Come al solito comprarono un fiore da lasciare sulla tomba di Ziva, a Becky piaceva.

"Ima, guarda cosa mi ha dato oggi la maestra a scuola" disse indicando la coccarda.
"Ho scritto bene tutte le parole. Tutte, tutte. Sei felice?" aggiunse.
"Sono sicuro che lo è molto, Becky" rispose Tony.

Becky sorrise.

"Papà mi ha anche fatto un regalo perché sono stata brava. E mi ha portato all'acquario. A te piacciono i pesci, mamma?" disse ancora.

Ogni volta le faceva delle domande a cui ovviamente non avrebbe mai ottenuto risposta. E a Tony dispiaceva vederla rimanere in silenzio, come in attesa. Così rispondeva lui.

"A lei piacevano molto" commentò Tony.

Era rannicchiato di fianco alla figlia, per stare alla sua stessa altezza e tenerla vicina.

"Papà, tu parli con la mamma?" chiese Becky all'improvviso.
"Si, spesso" rispose Tony.
"E perché?" chiese ancora.
"Perché mi fa stare meglio, amore" le disse accarezzandole la schiena.
"E ti risponde?" domandò guardando il padre negli occhi.
"No" disse Tony sinceramente.
"Neanche a me risponde mai, papà" rispose Becky.

Tony la guardò, sapeva che in quel momento stava soffrendo anche se cercava di non mostrarlo.

"Becky, lo sai che lei non risponde perché non può. Vero?" le disse.
"Si" annuì la bambina.
"Ok... Sei pronta ad andare a casa, piccolina? Sta venendo freddo e dobbiamo chiamare anche lo zio Tim, prima di cena" le disse Tony.

Becky annuì di nuovo, sorridendo al padre.

"Ti prendo in braccio?" le chiese.
"Si, per favore" rispose lei.

Lui la sollevò e mentre si incamminava verso l'uscita Becky lanciò un bacio alla tomba della madre, sorridendole.
Era ciò che la faceva sentire il più vicino possibile a Ziva.

Una volta a casa, chiamarono Tim e poi Tony preparò la cena.
Era piacevolmente sorpreso da quanto fosse allegra la figlia quel giorno.

"Sei molto felice oggi, principessa" le disse mentre cenavano.
"È stata una bella giornata" rispose lei.
"E tu papà, hai avuto una bella giornata? Non sei triste vero?" aggiunse.

Si preoccupava per suo padre, dopo averlo visto crollare in quel modo voleva essere sicura che non stesse per succedere di nuovo.

"No, è stata una bella giornata anche per me" rispose.

E, a parte la discussione con Gibbs, era vero. La sua giornata era stata buona.

Il resto della settimana passò tranquillamente, stare a casa dal lavoro alla fine si stava rivelando utile, almeno per Becky.
Fu il lunedì seguente che accede una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Tony aveva appena ripreso Becky da scuola e quel giorno avevano deciso che sarebbero tornati a casa.
Becky non aveva voglia di fare nulla in particolare e Tony era certo che avrebbero trovato qualcosa di divertente da fare in casa.

"Becky, ho una proposta per te" le disse Tony.
"Ora finisci la merenda, poi andiamo a lavarci. E dopo ci mettiamo in cucina e prepariamo la pizza e i biscotti che ti piacciono tanto" aggiunse.
"Si!" rispose saltellando.
"E stasera possiamo mangiare sul divano?" aggiunse.
"Certo. Magari guardando il nuovo film che ti ho comprato oggi" rispose.
"Quale film?" chiese Becky curiosa.

Tony le aveva fatto una sorpresa, le aveva comprato il dvd che desiderava. Ma ora non voleva svelarle subito il segreto.

"Non lo so. Devi trovarlo tu o non potremmo vederlo" le disse indicando la libreria in cui avevano tutti i film.

Anche se le aveva detto dove non era un compito semplice. Avevano tantissimi dvd e Becky ancora non era così veloce a leggere.
Ma come Tony si aspettava non ci mise molto a trovare il dvd nuovo.

"Papà, mi hai comprato Frozen!" esclamò correndo ad abbracciarlo.
"Si... Era quello che volevi no?" le disse.
"Si! Che bello, davvero dopo lo guardiamo?" chiese felice.
"Certo. Ma prima dobbiamo rispettare il piano. Perciò rimetti a posto il dvd e andiamo a lavarci" rispose.

Becky obbedì immediatamente e andò in bagno con Tony.
Le fece fare la doccia per fare prima. Becky era già più che in grado di lavarsi da sola, lui rimaneva con lei solo per assicurarsi che non avesse bisogno.
E poi a Becky piaceva chiacchierare, sicuramente una caratteristica che aveva preso dal padre.

"Papà, mi è andato il sapone negli occhi" disse Becky lamentandosi.
"Fa vedere" rispose Tony prendendo un asciugamano.

Chiuse l'acqua della doccia e provo ad asciugare gli occhi della figlia. Si stava lavando i capelli e dell'acqua con sapone le era colata sulla faccia.

"Brucia" disse cercando di pulissi gli occhi con le mani. Tony la fermò in tempo.
"Ferma, hai tutto il sapone sulle manine, amore" le disse.
"Ora continua a tenere gli occhi chiusi e inclina la testa all'indietro che ci penso io a sciacquarti i capelli" aggiunse.

Voleva evitare altri danni e fare veloce.
Finita la doccia asciugò la figlia e le sistemò i capelli. La rivestì e sistemò il bagno.

"Andiamo a fare la pizza, chef?" le chiese Tony.
"Si. Ma abba... Io non arrivo al bancone della cucina, sono troppo bassa" si lamentò.
"Prendiamo la predella che hai in bagno per arrivare al lavandino, cucciola" rispose Tony risolvendo la situazione.

Si misero in cucina e Tony iniziò a preparare tutto il necessario per fare la pizza, quando guardando fuori dalla finestra si accorse di una cosa che lo fece rabbrividire.
Cercò di mantenere la calma e di non dare a vedere a Becky che qualcosa lo stava sconvolgendo.
Nel frattempo pensava a cosa fare. Aveva la sua bambina di fianco a lui, ignara di tutto e non voleva che fosse lì.
Quello era un incontro che doveva avere da solo, ma prima di tutto voleva capire che quello che stava vedendo era vero e non frutto della sua immaginazione e disperazione.

Così guardò ancora facendo più attenzione e a quel punto ebbe la certezza di quello che stava vedendo.
Il suo cuore prese a battere velocissimo, quella era una faccia che non avrebbe mai dimenticato. Una faccia che avrebbe riconosciuto ovunque.

"Papà, ci sei?" chiese Becky vedendolo distratto.
"Si, amore. Ma mi è venuta in mente una cosa che avevo scordato, la nostra pizza deve aspettare un paio d'ore" rispose.
"Oh, che ti sei scordato?" domandò curiosa.

A quel punto Tony dovette inventare qualcosa, in modo che la figlie gli credesse e che uscisse di casa.

"Oggi deve venire una persona per sistemare il tetto della nostra casa. Così quando viene la neve non ci piove in casa" le disse.

Becky rise al pensiero della neve che cadeva dal soffitto.

"E io ho bisogno che vai dallo zio Tim a chiamarlo. Papà ha bisogno di lui, qui. Io non sono esperto di queste cose mentre lui si è io non voglio che mi prendano in giro" aggiunse.
"Ti fai sempre prendere per il naso, papà" ridacchiò Becky.
"Hey, non mi prendere in giro principessa. E ora lo fai questo favore a papà? Vai a chiamare lo zio Tim?" chiese ancora.
"Certo. Ma perché non usiamo il telefono?" domandò lei.

Era una domanda lecita, ma il punto era che Tony voleva che lei uscisse di casa. In fretta anche.

"Il telefono di McGee è rotto purtroppo. Gli è caduto nell'acqua mentre lavava i piatti" inventò.
"Che sfortuna, povero zio Tim!" esclamò Becky.
"Lo so. Allora vai in garage e prendi la tua bici e corri da McGee" la istruì.
"Va bene, metto il casco e vado piano. Promesso" disse la bambina.

Tony le prese la giacchetta e gliela mise.

"Così non prendi freddo. E per questa volta ti do il permesso di andare velocissima. Pedala più forte che puoi, Becky" le disse allacciandole la giacca.
"Wow" rispose lei eccitata.

Era la prima volta che le lasciava fare una cosa così e lei, non sapendo il motivo, ne era felicissima.

"Quando arrivi dallo zio Tim digli questo: "Ti piace la pizza?". Lui capirà" le disse.
"Cosa c'entra la pizza? Non l'abbiamo ancora fatta papà... Non puoi invitarlo a cena se non hai la cena pronta" rispose lei.

Sua figlia era fin troppo intelligente in quel momento. Ma quella era la parola d'ordine che avevano per le emergenze. La usavano fin da quando erano stati in Somalia e ora lui non aveva né il tempo né la voglia di spiegarlo a Becky.

"Tu diglielo e basta ok?" disse ancora.
"Va bene. Allora prendo la bici dal garage, metto il casco, corro dallo zio Tim e gli dico tutto" ripeté lei.
"Esatto. E non fermarti a parlare con nessuno" si raccomandò.
"Certo. Abba, grazie che mi lasci fare le cose da grandi. Sarò brava" rispose Becky.
"Lo so, amore. Papà è tanto orgoglioso di te e ti vuole tanto bene, lo sai?" disse abbracciandola e dandole un bacio.
"Lo so, anche io ti voglio bene" rispose Becky dando un bacetto a Tony.
"Ok, ora corri. Che ti cronometro" concluse Tony sorridendo mentre la vedeva correre in garage.

Tony rimase sorridente finché Becky non fu uscita dalla stanza, poi si preparò ad accogliere quella persona in casa.
Sperò che Becky facesse ciò che lui le aveva chiesto, aveva bisogno di Tim.













Note dell'autrice:

Quanto mi odiate questa settimana? LOL
Di per se quasi tutto il capitolo sarebbe anche passabile, ma dopo aver letto la fine magari siete un po' arrabbiati XD

Guardiamo il lato positivo, Tony e Becky stanno passando delle belle giornate assieme.
Chissà se potranno farlo ancora dal prossimo capitolo in poi... AHAHHAHAHA
Più che altro... Chi sarà arrivato/arrivata a casa di Tony?
E perché manda via Becky?

Lo scopriamo la prossima settimanaaaaaa
Ciao, a venerdì XD

Baci, Meggie.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Becky uscì alla velocità della luce, facendo quello che il padre le aveva chiesto.
Doveva andare a casa di McGee senza fermarsi e portargli il messaggio di Tony. In realtà non era un compito difficile, Tim abitava non molto distante da loro e Becky aveva già fatto quella strada mille volte, insieme a suo padre.
Quando era bel tempo andavano in bicicletta fino a casa di McGee, quindi sapeva come comportarsi.

Tuttavia, nonostante la sua buona volontà nel fare come Tony le aveva detto, non si accorse che sulla pista ciclabile che stava percorrendo c'era un buco.
Andava abbastanza veloce, quel tanto che bastò per farle perdere il controllo della bicicletta e cadere.
Si fece male, al braccio e al ginocchio destro. Ma era determinata a fare quello che suo padre le aveva chiesto. Nonostante lui le avesse mentito, Becky non era stupida e aveva capito che fosse una cosa veramente importante.

Quando si rialzò dal pavimento le venne da piangere. Non tanto per il ginocchio che sanguinava, quello era solo un graffio.
Le faceva male il braccio, ci era caduta sopra. Inoltre si accorse che la bicicletta si era rotta. Decise di andare da Tim di corsa, non mancava molto a casa sua.

Ci mise più tempo che con la bicicletta, ma riuscì ad arrivare.
Suonò al campanello e aspettò che McGee aprisse. Tra l'altro iniziava a fare buio e freschino, quindi Becky sperava che McGee fosse in casa o avrebbe avuto paura a tornare indietro da sola.

"Becky?" disse confuso.
"Che ci fai qui? E dov'è papà?" aggiunse.

Becky aveva ancora il fiatone, così prese un bel respiro prima di parlare.

"Papà ha bisogno di te e mi ha detto di chiamarti, così visto che il tuo cellulare è rotto mi ha mandato fino a qui" iniziò.
"Che ha il mio cellulare?" domandò ancora più confuso.
"Lasciami finire, è importate!" lo fermò lei.
"Mi ha detto di correre qui e dirti "Ti piace la pizza?". Dice che tu avresti capito" concluse Becky.

A quelle parole lui capì, gli si gelò il sangue.
Tony aveva qualche problema e probabilmente aveva capito quale. Dovevano sbrigarsi e tornare subito indietro.
Prese Becky per un braccio e la trascinò dentro casa.

"Ahia!" si lamentò lei.
"Ti ho fatto male, amore?" si preoccupò McGee.
"Stavo venendo qui in bici e sono caduta. Ho sbattuto il ginocchio e il braccio" disse indicandosi il graffio che aveva sulla gamba.
"Piccolina... Dov'è la bici ora?" chiese.
"Si è rotta, ho continuato di corsa" rispose lei.

Lui le diede un bacio e la prese in braccio, prima di prendere le chiavi della macchina e il cellulare.
Le tolse il casco e lo lasciò sul suo divano.

"Ora torniamo a casa e sistemiamo tutto, ok?" le disse per tenerla tranquilla.

Ma una volta saliti in macchina Becky capì che qualcosa non andava.
McGee aveva appena preso in mano il suo cellulare, quello che il padre le aveva detto essere rotto.

"Zio Timmy, perché hai detto una bugia a papà?" gli chiese.
"Cosa, Becky?" rispose confuso.
"Hai detto a papà che il tuo telefono si è rotto perché ti è caduto nel lavandino ma non è vero" spiegò Becky.
"Amore, io non ho mai detto questo a tuo padre" le disse.

Ora Becky era molto confusa e lo fu ancora di più quando McGee chiamo Gibbs e poi avvertì la polizia di andare a casa di Tony.

"Zio Tim, cosa succede?" chiese preoccupata.
"Nulla piccolina, stai tranquilla" le disse.
"Zio Tim, mi fa male il braccio. Voglio il mio papà" si lamentò.

McGee capì che non era più tranquilla, aveva intuito che qualcosa non andava e si stava agitando.

"Si, ci stiamo andando. Tra poco siamo lì" rispose lui sorridendole.
"Agente speciale McGee, perché non mi vuoi dire che cosa sta succedendo" chiese ancora lei imitando Gibbs.
"Becky, non succede nulla. Papà ti ha chiesto di chiamarmi e stiamo andando da lui" insistette Tim.
"Ma tu hai appena chiamato la polizia e anche Gibbs, certo che succede qualcosa" rispose lei.

Non aveva tutti i torti, in più vedere Tim così nervoso là stava facendo agitare ancora di più.

"A cosa serve la polizia se devi solo consigliare papà con il signore che aggiusta i tetti?" aggiunse.
"Becky, tranquilla e basta domande. Dai che siamo quasi da papà" provò a dirle in modo che smettesse di chiedergli cose che non poteva dire.

Quando arrivarono a casa di Becky, Gibbs era appena arrivato e li stava aspettando.
McGee lasciò Becky in macchina mentre andava a parlare con Gibbs.

"Che é successo?" chiese il capo.
"Becky si è presentata a casa mia, Tony deve averla mandata quando si è accorto che qualcosa non andava" spiegò velocemente.
"Resta con lei finché la polizia non arriva, poi raggiungimi. Ho fatto in modo che venisse qui anche Ducky così starà con Becky" comandò Gibbs prima di andare verso la porta di ingresso.

Nel frattempo Becky continuava a bussare contro il finestrino, voleva scendere dalla macchina e andare da suo padre.

"Fammi uscire, voglio papà!" continuava a gridare.

McGee aprì la portiera e la prese in braccio, prima che riuscisse a scappargli via.

"Cosa succede al mio papà, perché non posso vederlo?" chiese piangendo.
"Amore, dobbiamo assicurarci che vada tutto bene in casa. Ora Gibbs controlla" le spiegò.
"C'è una persona cattiva nella nostra casa?" domandò Becky.
"È probabile" le rispose McGee.
"Zio Tim, é l'uomo che ha ucciso la mia mamma?" chiese.
"Non lo so" mentì lui.

Sapeva benissimo che era quell'uomo. Chi altro poteva andare fino a casa di Tony con quelle intenzioni.

"Non voglio che uccida anche il mio papà! Ti prego Timmy, salvalo" lo implorò lei abbracciandolo.
"No, Becky... Andrà tutto bene" la consolò lui.

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Mentre Becky correva da Tim, Tony si preparava ad accogliere in casa il suo ospite.
Corse al piano di sopra a prendere la sua pistola, che teneva sotto chiave dove Becky non potesse prenderla.
Poi tornò in salotto.

Il suo cuore batteva veloce, erano arrivati alla resa dei conti e finalmente poteva avere il suo momento di vendetta.
Sempre che quell'uomo non riuscisse a vendicarsi per primo. In ogni caso avrebbero posto fine a quella storia quel giorno.

"Hassan" disse Tony quando si accorse che l'uomo era entrato.
"Agente speciale DiNozzo, finalmente ci incontriamo" rispose.
"Sono felice che tu abbia deciso di suicidarti, venendo qui" commentò Tony spavaldo.

In realtà era spaventato, l'ultima cosa che voleva era lasciare Becky orfana anche se sapeva che ci sarebbero stare persone in grado di occuparsi di lei.

"Chi ti dice che sarò io a morire oggi?" chiese Hassan.
"Nessuno, ma è quello che sogno da tanto tempo. E leggendo le fiabe di mia figlia mi sono reso conto che i sogni diventano realtà" rispose sarcastico.

In realtà cercava di prendere tempo, sperando che qualcuno arrivasse in suo soccorso.

"Carino, ma questo accade solo nelle fiabe" disse lui.

Hassan camminava verso di lui e Tony notò che non aveva nessuna pistola in mano. Si chiese che intenzioni avesse.

"Ora tu metti giù la pistola o faccio saltare la casa" lo minacciò Hassan.
"Ho messo delle cariche esplosive nelle fondamenta, mentre tu eri al lavoro" aggiunse.

Tony non sapeva se credergli, ma nel dubbio obbedì. Ci teneva ad uscirne vivo o almeno voleva tentare.
Mise giù la pistola lentamente, facendo credere ad Hassan che avrebbe seguito tutto i suoi ordini. Ma dopo averla lasciata cadere per terra si buttò contro di lui, attaccandolo.

Partì uno scontro corpo a corpo, tutto quello che Tony avrebbe voluto evitare. Lui non era così bravo, era Ziva quella capace di uccidere un uomo grosso il doppio di lei solo con una carta di credito.
E infatti si videro subito i risultati.

Tony lo colpiva ma allo stesso tempo incassava molti colpi, molti più di quelli che avesse mai preso in vita sua.
L'unica cosa che gli dava la forza di continuare era pensare che a quel punto sua figlia era già da McGee e che forse gli stavano già andando in contro.
Pensò alla sua bambina e a quanto le volesse bene. Doveva resistere per lei, doveva uccidere quell'uomo per lei.

Hassan lo buttò a terra e iniziò a dargli calci finché Tony quasi non poté respirare dal dolore.
Dopodiché si buttò su di lui e gli strinse le mani al collo.

"Non ti darò un morta rapida e indolore come ho dato a tua moglie" gli disse guardandolo negli occhi.

Fortunatamente in quel preciso istante Gibbs entrò in casa.

"Giù le mani dal mio agente!" gridò entrando.
"Agente Gibbs, ci riuniamo tutti" disse continuando a tenere le mani sulla gola di Tony.
"Allontanati o ti sparo!" lo avvertì di nuovo.

Hassan obbedì, l'ultima cosa che voleva era morire. Lui voleva uccidere tutte quelle persone che gli stavano complicando la vita.
Non appena allentò la prese, Tony iniziò a tossire. Finalmente riusciva a respirare di nuovo.

"DiNozzo, stai bene?" gli chiese Gibbs.
"Sono stato meglio, capo" ammise continuando a rimanere a terra.
"Lei non crederà davvero che me ne andrò senza averlo ucciso" disse Hassan indicando Tony.
"Io credo che se tu lo vuoi uccidere prima devi uccidere me" commentò Gibbs.
"E anche me" disse Tim entrando.

Erano appena arrivati gli altri e lui aveva lasciato Becky con Ducky.

"Sembra che oggi morirai" commentò Tony dal pavimento.
"Lo credo anche io" rispose Tim.

"Siete molto solidali. Ma se mi uccidete ci penseranno i miei uomini ad uccidere voi, non sono solo" ridacchiò lui.

Lo fissarono tutti senza muoversi di un millimetro.
"Va bene, se la mettete così visto che siamo tutti riuniti qui, faccio saltare la casa. Io morirò ma almeno..." aggiunse.

Ma non potè completare la frase, perché partì un colpo di pistola.
Si bloccò per un attimo e poi cadde a terra, morto.

Tony aveva approfittato del momento di distrazione di Hassan e aveva afferrato la sua pistola. Poi, senza pensarci un attimo gli aveva sparato alla testa uccidendolo sul colpo.

Nel momento in cui Becky udì lo sparo perse quel poco di controllo che le era rimasto.
Tim l'aveva lasciata a Ducky, in lacrime e dolorante per la caduta. Se prima piangeva mentre era in braccio a Tim, ora si disperava.
Voleva suo padre e vedere anche Tim sparire dentro quella casa la fece impazzire.

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Ducky faceva del suo meglio per farla smettere di piangere e in più voleva vedere cosa si fosse fatta cadendo dalla bici.
Fortunatamente sul posto era arrivata anche un'ambulanza, così salì con la bambina e la fece sedere sulla barella.

"Forza Becky, fai vedere a questa simpatica signora il tuo braccio e il tuo ginocchio" la incoraggiò il medico.
"No, portami dal mio papà ti prego" disse lei.
"Papà arriva tra poco, ma ora è importante che tu lasci che questa signora guardi cosa ti sei fatta" insistette Ducky.
"Io voglio solo il mio papà. E anche il mio nonno... Ducky voglio la mia mamma" si disperò lei abbracciando il medico.

La ragazza dell'ambulanza la lasciò abbracciata a Ducky, mentre lui cercava di consolarla, e ne approfittò per guardarle il braccio.
Aveva già notato che il ginocchio aveva solo un graffio, ma il braccio sembrava gonfio e le faceva male a toccarlo.

Stava per dire che il braccio della bambina sembrava rotto quando si udì chiaramente uno sparo.

"Papà!" gridò lei.
"Abba! Papà, voglio andare da mio padre" continuò piangendo.

La potevano udire anche i poliziotti fuori dall'ambulanza e pregarono tutti che non fosse stato per Tony quel colpo di pistola.

"Becky, respira" le disse Ducky.
"No! Portami da papà adesso" rispose lei gridando ancora più forte.
"Non si può, tra poco uscirà lui" le disse sperando con tutto il cuore che uscisse sulle sue gambe e non in un sacco per cadaveri.
"Tu non mi vuoi portare da lui perché è morto, vero? Come la mia mamma" pianse lei.
"Tesoro, no. Vedrai che sta bene, vedrai che arriva da te ora" cercò di calmarla il medico.

Ma lei non si calmava, i suoi urli disperati si sentivano fin dentro casa.
Sia Gibbs che Tony che McGee riuscirono a sentirla.

Tony era ancora disteso a terra, non capiva nemmeno lui cosa fosse successo. Si rese conto che Gibbs aveva ragione.
Hassan era morto e lui non provava nulla, se non il dolore per i colpi ricevuti.
Ma in quel momento non pensò a sé stesso, gli interessava solo di correre dalla figlia e abbracciarla.

"Aiutatemi ad alzarmi, devo andare dalla mia bambina" disse.
"No. Devi restare seduto e facciamo entrare una barella" rispose Gibbs.
"Così pensa che sia morto e le prende un attacco di panico. Non la sentite urlare?" ribatté Tony.
"Forza, mi aiutate o devo fare da solo?" aggiunse.

Decisero di aiutarlo ad uscire e raggiungere la figlia.
Sarebbe salito sull'ambulanza in ogni caso e siccome era cosciente non credevano di causargli chissà quali danni facendolo camminare per pochi metri.

Una volto fuori dalla casa gli urli di Becky divennero ancora più chiari e il cuore di Tony si spezzò. Poteva sentirla chiedere se suo padre fosse morto.

"Becky, principessa. Non sono morto" disse andandole incontro.
"Abba! Sei vivo! Papà" rispose allungando le braccia per farsi prendere.

Gibbs sorresse Tony mentre prendeva in braccio la figlia, aveva faticato a camminare e pensava che non riuscisse a tenerla.
Nonostante tutto invece la prese con facilità e la strinse a sé mentre la bambina piangeva disperata.

"Faccia attenzione al braccio" le disse il paramedico.
"Che ha fatto?" chiese Tony.

In quel momento non gli interessava di assicurarsi che i colpi che Hassan gli aveva dato potessero avergli provocato un'emorragia interna. Voleva solo sapere che sua figlia stesse bene.

"È caduta mentre veniva in bici da me, Tony" disse Tim.
"E forse il braccio è rotto, nulla di grave" aggiunse Ducky.
"Papà scusa, ho rotto la bici" aggiunse lei.

Tony sorrise quasi piangendo per la gioia di avere la figlia in braccio.

"Non fa nulla amore, papà te ne compra una nuova" disse.
"Mi hai appena salvato la vita, Becky" aggiunse.

"Ora salite in ambulanza, forza" li incoraggiò Ducky.
"Becky tu ti siedi vicino a papà e lui lo facciamo distendere?" disse il paramedico.
"No voglio stare in braccio a lui" rispose la bambina.
"Tesoro, non si può. E poi devo visitare il tuo papà... Ma tu puoi tenergli la mano" spiegò il paramedico.
"Forza principessa, fai vedere quanto sei coraggiosa" le disse Tony sorridendo.
"Noi vi seguiamo in macchina, ci vediamo in ospedale" concluse Gibbs.

Durante il viaggio in ambulanza Becky non fece altro che stringere la mano a suo padre e tentare si sdraiarsi accanto a lui sulla barella.
Piangeva ancora e non riusciva a calmarsi. Tony era preoccupato, sapeva che avrebbe rischiato di sentirsi male e in più aveva paura che le prendesse il panico quando li avrebbero separati per visitarli.
Così la preparò.

"Piccolina, quando arriviamo in ospedale papà andrà in una stanza e tu in un'altra" iniziò.
"No, perché?" rispose agitandosi ancora di più.
"I dottori ci devono visitare. Ma non ti preoccupare lo zio Tim sarà con te tutto il tempo" le spiegò.
"No, abba. Voglio stare solo con te, non lasciarmi sola" disse tentando di abbracciarlo ancora una volta.

E di nuovo il paramedico la fece sedere, non voleva si facesse male se l'autista avesse frenato bruscamente.

"Becky, fai la brava. Appena hai fatto Tim ti riporterà da me e non succederà nulla. Ora basta piangere, papà vuole vedere un bel sorriso" le disse Tony.
"Abba... Sono spaventata" si lamentò lei appoggiando la testa sulla spalla di Tony.

Questa volta la lasciarono tutti fare, non potevano negarle anche questo.
Quando l'ambulanza arrivò Tim era già lì ad aspettare Becky e nonostante la resistenza iniziale alla fine Becky si lasciò prendere e portare dal medico.

Nel frattempo anche Tony fu portato in una sala dove lo visitarono attentamente. Gibbs seguiva i medici insieme a Ducky, assicurandosi che tutto fosse fatto nel migliore dei modi.
Decisero di fargli una Tac, per togliersi ogni dubbio anche se avevano già visto che erano solo lividi quelli che Tony aveva sul corpo, nulla di grave.

"Il vostro agente ha solo qualche costola incrinata e molti lividi. Lo tengo in osservazione stanotte solo perché ha qualche difficoltà a respirare e sapendo che ha avuto la peste voglio essere sicuro che stia bene" disse il medico a Gibbs e Ducky.
"Ora lo porteranno in stanza e voi potrete entrare da lui tranquillamente" aggiunse.
"Ok, grazie. E, un'altra cosa. Lui ha una figlia che sicuramente vorrà stare qui stanotte. La possiamo lasciare dormire in stanza con lui?" chiese Gibbs.
"Non ha nessuno con cui stare?" domandò il dottore.
"In realtà tutti noi. Ma ha perso la madre da poco e oggi è stata una brutta giornata, vorrei che potesse stare con il padre. Anche Tony ne ha bisogno in realtà" spiegò Gibbs.
"Faremo uno strappo alla regola per stanotte" acconsentì il medico.

Ringraziarono il medico e andarono ad aspettare Tony.
Nel frattempo Becky era insieme a McGee. Il medico le aveva fatto una lastra al braccio e ora aspettavano il risultato.
Lei era in braccio a Tim e iniziava solo ora a calmarsi, più per sfinimento che per altro.

"Becky, inizia a pensare ad un bel regalo che vorresti, che lo zio Tim te lo compra" le disse mentre la coccolava un po'.
"Perché?" chiese confusa.
"Perché sei stata tanto coraggiosa oggi" le rispose.
"Anche se ho pianto?" domandò.
"Si amore, anche se hai pianto" le disse dandole un bacio.

Quando il medico rientrò con la lastra, Tim fece sedere Becky sul lettino.

"Il tuo braccio è rotto piccolina. Perciò ora vorrei che mi dicessi il tuo colore preferito, così potrai avere un gesso bello colorato" le disse il medico.

Lei guardò Tim, un po' spaventata.

"Tranquilla, non fa male. E dopo io ti farò un autografo sopra" la incoraggiò.
"Ok... Allora lo vorrei rosa" rispose.
"Rosa è il colore più bello" commentò il medico.

Ci volle un po', ma alla fine Becky uscì dalla sala con il suo gesso rosa e un lecca lecca.

"E ora come promesso ti porto dal tuo papà" le disse Tim prendendole la mano.

Becky sorrise per la prima volta dopo ore di pianto, era felice di andare da suo padre. Era l'unica cosa che voleva.
Tony stava scambiando due parole con Ducky e Gibbs quando Becky arrivò. Nonostante non volesse darlo a vedere era molto scosso e Gibbs cercava di tenerlo rilassato.

"Abba" disse Becky entrando.

Era per mano a Tim e sembrava titubante, come se avesse paura che qualcosa in Tony non andasse.
Era spaventata nel vederlo in un letto di ospedale, non lo aveva mai visto stare male.

"Becky, eccoti finalmente. Vieni qui tesorino" le disse facendole cenno di salire sul letto.

McGee la fece sedere accanto a Tony e la prima cosa che lei fece fu sdraiarsi e abbracciarlo.
Videro tutto Tony stringere i denti per il male, Becky lo abbracciava e non poteva sapere che i lividi gli davano fastidio.

"Hey Becky, non stritolare il tuo papà o gli farai male" le disse Gibbs in tono leggero.
"Il braccio è rotto, principessa?" le chiese Tony accarezzandole i capelli.
"Si, sono caduta dalla bici" disse lei iniziando a piangere.
"Shh, non c'è bisogno di piangere. E poi guarda che bel colore, quasi quasi lo voglio anche io" le disse Tony per calmarla.
"Rosa papà? Il rosa è da femmine" chiese lei ridacchiando un po'.
"Forse papà è una femmina?" le disse.
"No" rispose divertita.

Vedendo che se la stavano cavando bene, decisero tutti di lasciare la stanza e farli stare da soli.
Salutarono e Gibbs disse che il mattino seguente sarebbe passato per riportarli a casa.

"Fa ancora male il braccio, Becky?" le chiese Tony una volta rimasti soli.
"Un pochino, ma il dottore ha detto che mi passa presto" rispose lei.
"Allora appoggialo sulla mia pancia, così stai comoda" le disse sistemandole il braccio.

"Hey, sei stata molto brava oggi" le disse lui.
"Grazie, ma non ho fatto nulla" rispose.
"Si invece, hai fatto tutto quello che ti ho detto. Mi dispiace che ti sei fatta male, però" le disse Tony.

Becky rimase in silenzio per un po'.

"Papà, avevo tanta paura che tu fossi morto. Tu non puoi morire, io con chi sto dopo?" gli disse.
"Ma sto bene, tesoro. Non vado da nessuna parte, non ti agitare" le rispose accarezzandole i capelli.
"Hai preso l'uomo che ha fatto male alla mamma vero?" chiese Becky.
"Si, ora non farà più male a nessuno tesoro" rispose lui quasi sollevato della cosa.

Becky sollevò leggermente il volto e diede un bacio al padre.

"Sei il mio eroe, abba. E sei anche l'eroe della mamma, sono sicura" gli disse.
"E tu sei il mio angelo, mi hai salvato oggi amore" rispose lui stringendole e ignorando il dolore che gli provocava.

Continuò a coccolarla, la sentiva così tesa e nervosa e non sapeva cosa fare.

"Abba, ora come faccio a scrivere? Mi si è rotto il braccio" chiese preoccupata.
"Papà scrive al posto tuo" le disse.
"Oppure puoi imparare a scrivere con la mano sinistra così poi se capace di usare entrambe" aggiunse.

"Abba sei sicuro che stai bene, vero?" chiese ancora.
"Si amore, sto bene. Tu invece stai bene?" rispose Tony.
"No... Sono spaventata e mi fa anche male lo stomaco" disse sinceramente Becky.

E questo commentò spaventò Tony, se lo ammetteva così facilmente doveva davvero stare male.

"Non mi meraviglio, hai pianto per quasi due ore piccolina" commentò lui massaggiandole lo stomaco.
"Vuoi bere un po' d'acqua?" aggiunse.
"Si, grazie" rispose Becky.

Le diede il bicchiere d'acqua che aveva sul tavolino accanto al letto e l'aiutò a bere.

"Piccoli sorsi, tesoro" le disse.
"E poi stai male anche perché stasera non hai mangiato nulla" aggiunse.
"Ma non ho fame" rispose lei.
"Lo so, ma hai nausea anche perché hai la pancia vuota" le spiegò.
"Sicura che non vuoi provare a mangiare qualcosa?" le chiese.
"No, non mi va. Non ce la faccio" rispose.

Tony lasciò perdere, voleva evitare di farla stare peggio.

"Allora cosa ne dici se proviamo a fare la nanna? Scommetto che sei tanto stanca" le propose.
"Si, molto papà" disse lei.
"Anche io lo sono. Ora togli le scarpine e torna ad abbracciare papà" le rispose.

Lei obbedì e tornò ad appoggiarsi a Tony.

"Papà, ti voglio tanto bene" gli disse.
"Anche io, principessa. Ora chiudi gli occhi e fai la nanna" rispose Tony dandole un bacio.
"E svegliami per qualsiasi cosa" aggiunse.
"Ok. Anche tu papà puoi svegliarmi se hai bisogno" rispose lei.
"Grazie Becky, buona notte" concluse Tony.
"Laila Tov, abba" rispose lei chiudendo gli occhi.

Tony rimase sveglio per un po' aspettando che la figlia si addormentasse.
Pensò a tutto quello che era successo quel giorno e ringraziò Dio di essere vivo. Tuttavia era troppo stanco e provato e senza nemmeno accorgersene si addormentò a sua volta.








Note dell'autrice:

Uhm, sinceramente non so se scappare e non farmi più vedere o correre il rischio e restare qui ad aspettare voi con il forcone LOL

Guardiamo il lato positivo, Tony ha ucciso il tipo! Anche se il tipo ha fatto la minaccia che ci sono i suoi uomini in giro... Sarà vero o no?
Diciamo che per ora Tony non sembra aver afferrato la cosa... Quindi mi sa che toccherà a Gibbs farglielo presente nel prossimo capitolo XD ahahahah Come anche il fatto che la casa potrebbe saltare in aria... Tony è sotto shock per ora nn ci ha ancora pensato XD

Vi avverto già da ora che nel prossimo capitolo avremo una parte che è il seguito di questa e poi un salto temporale XD eh eh

Comunque spero vi sia piaciuto, a venerdì! XD

Baci, Meggie. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 Capitolo 19

Il mattino seguente Tony si svegliò con la figlia ancora abbracciata a lui che dormiva. Aveva passato una nottata pessima, si era svegliato almeno tre volte terrorizzato dai sogni che aveva fatto.
In tutti quanti moriva cercando di uccidere Hassan e lasciava la figlia orfana.

Ma quando aprì gli occhi e vide sua figlia con lui si calmò all'istante.
A differenza sua Becky aveva dormito tutta la notte, probabilmente era troppo stanca anche per agitarsi.
Decise di non svegliarla subito, aveva bisogno di riflettere su quello che era successo il giorno prima.

Ripensò a lui che mandava via la figlia di casa per proteggerla e a lui che, senza curarsi di ciò che poteva accadere, uccideva Hassan.
Pensò anche a lui che, nonostante avesse ucciso l'assassino di sua moglie, non aveva avuto Ziva indietro.
Non poteva dirsi triste di averlo ucciso. Era felice di non averlo più fra i piedi. Ma allo stesso tempo non era cambiato nulla, si sentiva ancora vuoto. Sentiva che la parte di sé che aveva perso non era tornata.

Pensò a Ziva, a quanto sarebbe stata arrabbiata con lui nel vederlo in un letto di ospedale perché era stato così testardo da mettere in pericolo la sua vita.
Fu in quel momento che gli si formò un nodo alla gola, avrebbe avuto bisogno della sua Ziva in quel momento. Aveva bisogno di essere consolato e solo Ziva era in grado di farlo nel modo giusto.

Sentì le lacrime bagnarli le guance, ma si trattenne dal singhiozzare per non svegliare la figlia.
Si stava asciugando gli occhi quando Gibbs fece la sua comparsa in camera.

"DiNozzo, tutto bene?" gli chiese sottovoce per non svegliare la figlia.
"Si, certo" mentì lui.
"Sicuro?" chiese ancora Gibbs.
"Non lo so... Parliamo d'altro" disse.

"Prima di svegliare tua figlia, ti devo dire un paio di cose" iniziò Gibbs.
"Se devi farmi la paternale puoi andare via, non è proprio il momento" lo fermò subito Tony.
"Quella può aspettare quando starai meglio. Per prima cosa ho chiamato tuo padre, gli ho detto di venire qui senza fretta tanto non esci dall'ospedale prima di domani" disse Gibbs.
"Hai bisogno di aiuto. Becky ha un braccio rotto e tu non sei proprio in forma" si affrettò ad aggiungere.
"Lo avrei fatto io una volta ripreso possesso del mio telefono, ma grazie" rispose Tony.
"Era molto preoccupato?" aggiunse.
"Gli ho detto che non era nulla di grave, è tranquillo. Ma aspettati una lavata di testa" lo avvertì Gibbs.

Tony ridacchiò leggermente preoccupato da cosa poteva dirgli il padre. Poi lasciò che Gibbs continuasse.

"Ieri eri steso a terra, piuttosto provato ma penso tu abbia sentito che Hassan ha detto che ha dei complici" gli disse.
"Si. Ma a quelli dovrò pensarci tra qualche giorno, ora non credo di averne la forza" rispose lui.
"Non farai proprio nulla, DiNozzo! E poi non sappiamo ancora se è vero. Tuttavia tu e Becky avrete una scorta, almeno finché non sappiamo chi e dove sono" disse Gibbs.
"Oh capo... So proteggere mia figlia" si lamentò Tony.
"Si lo so, ho visto. Ma chi protegge te?" rispose lui.

Tony concordò con Gibbs, in fondo una mano non faceva male.

"E poi un altro problema... Hassan aveva messo delle bombe in casa tua..." iniziò Gibbs.

Tony si agitò subito, se quello che pensava era successo stava per avere un crollo non indifferente.

"Non dirmi che la mia casa è saltata in aria. Ti prego" iniziò.
"Gibbs parla, non è esplosa vero? Non posso aver perso tutto quello che mi rimaneva di Ziva. Non posso..." aggiunse.

Si stava agitando talmente tanto che anche Becky iniziò a svegliarsi. Iniziò a muoversi tra le braccia del padre e ad aprire gli occhi.

"Tony, calma! No, nulla di tutto questo. Volevo solo dirti che gli artificieri hanno trovato e tolto le bombe. Ma per qualche giorno non andrete a casa perché voglio che controllino tutto centimetro per centimetro" gli disse subito Gibbs.

Tony tirò un sospiro di sollievo, almeno quello che a lui e Becky rimaneva di Ziva non era svanito per sempre.
Fece appena in tempo a finire il discorso che Becky si svegliò definitivamente.

"Abba" disse.
"La mia principessa... Buongiorno" rispose Tony.
"Papà, cos'è successo ieri?" chiese stringendosi a lui.

Tutta la calma che aveva mantenuto di notte era solo apparente, come previsto era molto spaventata.

"Amore mio, non ricordi?" chiese preoccupato che il trauma le avesse causato più problemi di quanti non avesse già.
"Si che mi ricordo! Tu ti sei fatto male e anche io! E io avevo paura che tu fossi morto papà!" gridò iniziando a piangere.
"Shh, Becky... Nn c'è bisogno di piangere piccola. Stiamo bene" cerco di calmarla Tony con poco successo.

Così intervenne Gibbs.
Sapeva che Tony non poteva alzarsi dal letto per prenderla in braccio e decise di pensarci lui. Ma fu un errore.
Non appena la staccò dal padre Becky diede di matto.

"No! No! Voglio mio padre, lasciami! Voglio il mio papà!" gridò mentre cercava di divincolarsi.
"Becky, calma! Sono qui, amore guardami non vado via" la richiamò Tony.

Ma Becky non si calmava, anzi continuava ad agitarsi. Così Tony si mise seduto sul letto come meglio poteva e lasciò che Gibbs gli desse la figlia in braccio.
Lasciò che Becky si aggrappasse a lui, nonostante il dolore.

"Abba, non lasciarmi mai hai capito?" disse lei.
"Mai, Becky. Però ora devi calmarti" le rispose.
"Abbracciami papà" disse disperata.
"Lo sto già facendo, tesoro. E tu mi stai stritolando" rispose Tony accarezzandole la schiena.

"Becky allenta la presa, farai male a papà" le disse Gibbs cercando di staccarla leggermente dal padre.

Ma lei riprese ad urlare alla sola idea di essere portata via. Piangeva così forte che un'infermiera entrò in camera a chiedere se andava tutto bene.

"Se devo stare in ospedale un'altra notte, convinci i medici a farla dormire qui. Non la lascio da sola in questo stato" disse Tony a Gibbs.

Quando Becky fu di nuovo calma, Tony le cambiò i vestiti. Gibbs aveva portato un cambio sia per lui che per lei.
Rimase tutto il giorno seduta o sdraiata nel letto con il padre. Nemmeno McGee riuscì a convincerla ad uscire dalla stanza. Il massimo che riuscì a fare fu portarla in bagno e tenerla in braccio cinque minuti prima che ricominciasse a piangere e volesse tornare da Tony.

Fortunatamente Senior arrivò la mattina dopo e tutti e tre andarono nella stanza dell'hotel che aveva prenotato.
Ci rimasero un paio di giorni, giusto il tempo di controllare che fosse tutto a posto in casa loro.
Un altro trauma fu convincere Becky a tornare a scuola di nuovo. Sembrava che fosse tornata ai momenti subito successivi la morte di Ziva.
Non voleva più uscire né staccarsi dal padre e il sorriso le era di nuovo scomparso dalla faccia.

L'unica cosa positiva fu che, oltre a Tony e Senior, anche la dottoressa Cranston l'aiutava. Tony gliela portava una volta a settimana, aveva veramente bisogno di parlare con qualcuno che sapesse come farla stare meglio.

Lentamente tutto tornò alla normalità, se così si poteva definire.
Tony tornò a lavorare una settimana dopo l'incidente e Senior rimase con loro ancora per un po'.
Poco prima che Tony riprendesse il lavoro, che sarebbe stato solo di scrivania per momento, Gibbs tornò a fargli visita a casa.
Dovevamo chiarirsi per poter lavorare assieme.

"Agente Gibbs, cerca Tony?" chiese Senior aprendo la porta.
"Si, è in casa?" rispose.
"Certo, sta giocando con Becky. Venga" lo invitò ad entrare lui.

Quando Tony lo vide capì il motivo per cui era lì e ritenne fosse meglio che Becky non rimanesse ad ascoltare.

"Hey, principessa. Perché tu e il nonno non andate a comprare il gelato per stasera?" le disse sperando accettasse.
"Ma stiamo giocando assieme" rispose delusa.
"Io devo parlare con Gibbs ora e tu ti annoieresti" le spiegò.
"Forza così ti fai una bella passeggiata con il nonno" aggiunse.

Alla fine Becky diede retta al padre ed uscì con Senior.
Tony e Gibbs si sedettero al tavolo della cucina e presero un caffè assieme. Sorprendentemente fu Tony a parlare per primo.
Non si pentiva di ciò che aveva fatto ma sapeva che doveva delle scuse a Gibbs in ogni caso.

"Senti capo, lo so che non mi sono comportato proprio in modo corretto... Razionale. Ma sentivo che dovevo farlo, per Ziva e per mia figlia. E anche per me" disse.
"Credevi davvero che non ti capissi e che non stessi soffrendo anche io per Ziva?" domandò.
"No però... Con il tuo comportamento mi hai fatto innervosire. Perché hai temporeggiato così?" rispose.
"Perché non volevo che succedesse quello che è successo, tu che per poco ti fai uccidere" disse sinceramente.
"E perché non me lo hai mai spiegato. Io stavo impazzendo nel vedervi tutti con le mani in mano" commentò.
"DiNozzo! Credo di avertelo detto almeno cento volte, non mi hai ascoltato. Eri troppo preso dalla tua sete di vendetta" disse Gibbs.
"E McGee che ti ha assecondato! Ma io dico, siete stati due pazzi!" aggiunse.
"Ti prego non prendertela con lui. È stata colpa mia, non avrei dovuto accettare il suo aiuto, mi sarei dovuto arrangiare" rispose Tony.
"No. Per quello l'ho ringraziato, per non averti mandato da solo incontro a morte sicura. L'ho riempito di scappellotti per non avermi avvertito" spiegò Gibbs.

Tony rimase un attimo in silenzio, pensando a cosa dire.

"In ogni caso capo io mi devo scusare, anche se so che non accetti scuse. Non per aver vendicato mia moglie, ma per il modo in cui ti ho trattato" disse lui.

Era vero, avrebbe rifatto mille volte quello che aveva fatto per uccidere Hassan. Si pentiva solo di come aveva trattato Gibbs. Era pur sempre il suo capo, un amico e una persona che bene o male gli era sempre rimasta accanto.

"Queste volte le accetto. Per il semplice motivo che anche io devo scusarmi. Avrei dovuto essere più presente e coinvolgerti di più. Hai la testa dura Tony, non è facile discutere con te. Ma avrei lo stesso dovuto aiutarti di più, qui è colpa mia" rispose Gibbs lasciando Tony senza parole.

In realtà avevano entrambi riflettuto e avevano capito che gli errori venivano da tutte e due le parti.
E quindi anche Gibbs doveva ammettere che aveva sbagliato per il bene del suo agente.

"Perciò ora siamo a posto, Tony? Niente più rancori" concluse.
"A posto capo" rispose lui convinto.

Chiarita la situazione, Gibbs doveva capire in che condizioni fosse Tony. Era bravo a celare come stesse davvero.

"Prima che Becky torni, devi dirmi come stai. A che livello di autodistruzione sei" disse Gibbs.
"Sono al livello che non so nemmeno se provo dolore o rabbia. Credo di non sentire nulla ed è terribile" rispose.
"Pensavo che uccidere Hassan mi avrebbe dato un senso di soddisfazione. Sapere che anche se Ziva era morta lui aveva fatto la stessa fine. E invece l'unica cosa che provo è ancora più rabbia. Perché Ziva comunque non è qui con me" aggiunse.

Gibbs si risparmiò di dirgli te lo avevo detto. Non importava infierire, Tony stava già abbastanza male.

"Se non fosse per Becky io mi sarei..." iniziò Tony. Gibbs lo bloccò immediatamente.
"Hey! Se provi solo a dire quello che penso ti prendo a scappellotti finché non vai in pensione!" lo rimproverò.
"È che soffro così tanto..." disse mentre un singhiozzo gli sfuggiva.

Aveva pianto tanto in quei giorni. Con suo padre, da solo nella sua stanza.
E ora era di nuovo sull'orlo della crisi.

"Lo so, Tony" disse lui alzandosi e andandosi a sedere vicino al suo agente.
"Gli unici momenti in cui non mi sembra che qualcuno mi stia strappando il cuore dal petto sono quando sto con mia figlia" rispose.
"Voglio che finisca" aggiunse piangendo.

"Sfogarti ti farà bene" gli disse mentre gli metteva una mano sulla schiena per dargli conforto.

Gli lasciò il suo tempo per calmarsi, mentre aspettavano che Becky e Senior tornassero a casa.
Erano fuori a comprare una vaschetta di gelato e Becky era riuscita a stare calma per tutto il tempo. Adorava suo nonno e si sentiva al sicuro con lui.
Ma quando vide una famiglia con due bambini in giro assieme si agitò.

"Nonno, voglio papà" disse.
"Siamo quasi a casa, principessa del nonno. Tra poco lo vedi" la tranquillizzò lui.

Annuì non troppo convinta.

"Ma manca molto? Vorrei papà adesso io" rispose.
"Non molto. Che succede amore? Qualcosa non va?" domandò lui.

Becky alzò le spalle.

"Nonnino, mi prendi in braccio" chiese.
"Ma certo tesoro. Abbracciami forte, tra poco siamo a casa" le disse prendendola.

Sapeva che tutto quello che voleva era il padre anche se fingeva di non capire per evitare tragedie in mezzo alla strada.
Quando arrivarono a casa la prima cosa che Becky fece fu correre da suo padre e farsi prendere in braccio.

Tony notò la faccia triste di Becky così come Senior notò che Tony aveva pianto.
Gibbs, andando via, disse a Senior di stare con Tony qualche giorno in più. Ne avrebbe avuto bisogno.

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Due settimane dopo:

Tony continuava a lavorare vedendo la scrivania di Ziva davanti a sé. Era ancora piena della sua roba, nessuno aveva spostato nulla se non per spolverare.
Tony sentì un nodo alla gola, ma sapeva che era giunto il momento.

"Capo. Sai credo che sarebbe ora di mettere qualcuno a quella scrivania" disse respirando a fondo.

Gli tremavano le mani, non poteva crederci. Lo stava facendo davvero. Gli venne persino la nausea.

"Sei sicuro Tony? Non ho mai detto nulla perché devi essere tu a decidere quando" chiese Gibbs.
"Non vorrei, ma prima o poi deve succedere. Dai a qualcuno il suo posto ora che sono convinto" rispose.
"No. Sarei tu a decidere chi, sarai tu a decidere tutto. Io approverò qualsiasi persona" gli disse.

Doveva essere Tony a farlo, Gibbs non voleva obbligarlo ad avere una persona che non gradiva come partner.

"Davvero?" domandò confuso.
"Si. Ci dobbiamo lavorare tutti, ma la difficoltà maggiore è la tua. E sono sicuro che saprai scegliere bene" lo incoraggiò Gibbs.

Tony ci pensò un attimo. Avrebbe potuto sfogliare fascicoli, fare colloqui. Ma voleva qualcuno che non fosse un sostituto, voleva qualcuno che fosse già parte di loro.

"Dorneget. Voglio Dorneget" disse subito.

Nel suo piccolo Dorneget era uno di loro. Avevano già lavorato assieme un paio di volte e per quanto fosse più pivello di McGee, non era poi così male.

"Sei sicuro?" chiese Tim confuso.
"Si. Lo conosciamo già. Deve imparare molto ma sarà capace, in più non è una donna. Non posso pensare ad aver vicino un'altra donna che non sia Ziva. Spero capiate" spiegò.
"Va bene. Io approvo. Inizierà domani, lasciami solo avvertire Vance" concluse Gibbs andando dal direttore.

Tony rimase immobile davanti alla scrivania di Gibbs per un attimo, prima di sparire in bagno.
Si chiuse in una delle toilette e pianse. Si sentiva di star cancellando Ziva da tutto, ma non poteva fare altro. Lei non sarebbe tornata e lui doveva andare avanti, convivendo con il dolore.
Sapeva che non sarebbe mai passato, quindi l'unica soluzione era conviverci e vivere ogni giorno come meglio poteva.

Quella sera spiegò a Becky cosa sarebbe successo. Che la scrivania della mamma ora andava prestata ad un'altra persona, perché c'era bisogno di qualcuno che lo aiutasse a prendere i cattivi.

Rimase sorpreso quando Becky, nonostante la delusione iniziale e qualche lacrima gli disse "Penso però che la mamma sarebbe felice di sapere che un'altra persona ti protegge mentre sei al lavoro. Lei mi ha sempre detto che il suo lavoro più importante era proteggere te".

A quelle parole il cuore di Tony prese a battere fortissimo. Sapeva che Ziva lo amava, ma non sapeva che avesse detto tutte queste cose alla loro bambina.

"E io ti proteggo quando sei qui a casa. La mamma me lo aveva detto che se lei non poteva essere qui dovevo occuparmi io di te. Quindi non ti preoccupare ora nessuno ti può fare male" aggiunse.

Non disse nulla. Prese in braccio la figlia e non fece altro che coccolarla tutta la sera. La fece persino dormire con lui.
Quello che gli aveva appena detto era la cosa più dolce che potesse dire e in più gli aveva appena regalato una bella memoria di Ziva.
Questo gli risollevò il morale, forse non stava facendo tutto sbagliato in fondo.

Quando la mattina dopo arrivò in ufficio, Dorneget era già arrivato e aspettava in piedi davanti alla scrivania di Ziva.
Sul momento si chiese cosa stesse facendo, ma poi si rese conto che nessuno aveva ancora svuotato la scrivania.

"Agente DiNozzo, io non ho toccato nulla. Penso spetti a lei" gli disse.

Apprezzò il gesto, non avrebbe gradito che qualcuno mettesse le mani tra la roba di Ziva.

"Chiamami Tony. E grazie, ora tolgo tutto" rispose.
"Agente... Tony. Prenditi il tempo di cui hai bisogno. E grazie a te. Gibbs mi ha detto che sei stato tu a volermi, farò del mio meglio. E mi dispiace molto per Ziva" disse lui.
"Grazie" rispose mentre, facendosi coraggio, si metteva a sgomberare.

In quel momento anche McGee arrivò e vedendo Tony alla scrivania di Zova decise di aiutarlo.

"Vuoi che finisca io?" gli chiese. Vedeva quanto fosse nervoso.
"No. Solo puoi prendermi un altro scatolone?" rispose.
"Certo" disse.

Tony svuotò i cassetti e non fece nulla per nascondere il dolore che aveva negli occhi. Mettere le mani sulle cose di Ziva di nuovo era devastante, specialmente se lo scopo era portarle via.
Finì e appoggiò le scatole vicino alla sua scrivania, le avrebbe portate a casa la sera. Quando Gibbs arrivò e lo vide seduto con lo sguardo assente, gli disse di seguirlo e lo portò in ascensore.

Tony si appoggiò alla parete e chiuse gli occhi respirando a fondo.

"Sei sempre in tempo a dirmi che non vuoi nessuno a quella scrivania, dirò a Dorneget che dovrà aspettare" gli disse Gibbs.
"No. È solo che..." iniziò.
"Le cose di Ziva" finì la frase Gibbs.
"Esatto. Mi manca troppo" ammise lui.

"Tony, perché non vai a casa e ti rilassi? Ci pensiamo noi ad andare a prendere Becky da scuola e portartela" gli propose Gibbs.
"No... Però ti dispiace se mi prendo la giornata libera e vado a prendere Becky?" domandò.
"Per me va bene. Tony, rilassati" rispose.
"Forza, supererai anche questa" aggiunse mentre lo guardava respirare a fondo per calmarsi.

Periodo di Natale:

Il tempo era passato ed era arrivato il Natale.
Un periodo di gioia per tutti, un po' meno per Tony e Becky che si trovavano ad affrontare il loro primo Natale senza Ziva.

"Rebecca DiNozzo, smetti subito di correre in giro per la casa con le mie decorazioni di Natale se non vuoi che il mostro del solletico di prenda e non ti lasci più andare!" disse Tony mentre rincorreva la figlia.

Stavano decorando l'albero di Natale, una cosa che Becky aveva sempre adorato. Di solito anche Ziva partecipava, era quella con più gusto per queste cose. Ma ora dovevano arrangiarsi.
Tony fu felice nel vedere che la figlia era allegra comunque.

Finirono di decorare l'enorme albero che tenevano ogni anno in salotto e Becky accese l'interruttore delle lucine per guardare la loro opera completa.

"È venuto super bellissimo, abba" disse lei.
"È perfetto non trovi? Però manca la punta, la metti tu?" rispose.

Becky annuì così lui la prese sulle spalle e l'aiutò a sistemare la punta dell'albero.

"Anche alla mamma sarebbe piaciuto" disse lei improvvisamente.
"Cosa ne pensi se facciamo una foto e gliela portiamo?" propose lui.

Becky annuì soddisfatta, le piaceva raccontare alla mamma cosa facevano lei e Tony.
Ma il sorriso e l'eccitazione svanirono una volta arrivati al cimitero, per quanto si sforzasse di non piangere quel giorno non resistette.

"Papà, perché non possiamo riaverla anche solo per il giorno di Natale?" chiese mentre abbracciava Tony.
"Perché non funziona così, amore mio" rispose.
"Becky, principessa. Diciamo ciao alla mamma e andiamo a casa? Non voglio che tu ti senta male" aggiunse.

Quando si agitava così finiva con lo stare poco bene e Tony voleva evitare di farla stare male al cimitero.

Nonostante la tristezza della situazione, Becky e Tony affrontarono il periodo natalizio con il sorriso.
Senior li raggiunse una settimana prima di Natale per passare del tempo con loro e in questo modo Tony ebbe il tempo di comprare tutti i regali che voleva fare a Becky.
Anche lei e il nonno andarono a fare shopping natalizio e comprarono diverse cose per Tony.

La sera della vigilia di Natale tutti i colleghi andarono a cena da Tony. Sapendo quanto fosse difficile quel periodo per lui non volevano lasciarlo solo.
Fu Becky ad aprire la porta a tutti.
Indossava un bel vestitino rosso con i pon pon bianchi che il nonno le aveva portato da New York.

"Buon Natale!" esclamò vedendoli.
"Buon Natale a te. Sento già un ottimo odorino, papà sta cucinando?" disse Gibbs entrando.
"No il nonno, papà apparecchia" spiegò lei.
"Per fortuna o ci veniva un'intossicazione alimentare" commentò Tim prendendo in braccio la bambina.
"Ti ho sentito Pivello!" esclamò Tony.

Cenarono in compagnia e ognuno portò un regalo a Becky. Quell'anno probabilmente aveva ricevuto più cose di quelle che aveva chiesto. Ma stavano tutti cercando un modo per non farla essere troppo triste.
Una volta che tutti tornarono a casa, lei, Tony e Senior si sedettero davanti all'albero per aprire i regali che si erano fatti tra di loro.
Becky avrebbe aperto il resto il mattino seguente, credeva ancora a Babbo Natale e Tony l'assecondava alla grande.

Becky rimase tutto il tempo in braccio al padre, si vedeva quanto fosse triste e in difficoltà. Non mancò di gioire per i regali ricevuti ma era sempre sotto tono rispetto al solito, cosa che non sorprese nessuno. Anche Tony e Senior erano in difficoltà.
Tony tenne per ultimo un regalo che aveva preparato per Becky. Lei lo aprì e guardò il padre.

"È un braccialetto d'oro" disse sorridendo.
"Era della mamma, amore. L'ho fatto stringere così lo puoi usare tu" le spiegò mentre glielo metteva.
"Davvero era di mamma?" domandò mentre lo osservava.
"Si, lo abbiamo comprato mentre tu eri nella sua pancia. Il giorno in cui il dottore ci ha detto che tu eri lì e saresti stata la nostra bambina" raccontò.

A Senior venne da piangere.
Ricordava come fosse ieri il giorno in cui lo avevano chiamato per dirgli che Ziva era incinta. Piangevano tutti per la gioia.

"Io ero nella sua pancia e tu mi hai vista?" chiese curiosa.
"Si, il dottore ha fatto una foto dentro e io ti ho vista. Eri piccola così" rispose lui mostrando con le dita le dimensioni.

Cercò di essere forte e non piangere, ma raccontare quelle cose alla figlia era difficile.
Diventò ancora più difficile quando lei iniziò a piangere.

"Becky, vieni in braccio a papà forza" le disse cullandola.
"Perché piangi?" le chiese.

Becky non rispose ma continuò a stringere il padre piangendo.

"Amore, non ti senti bene?" le domandò Senior.
"Nonno" disse singhiozzando.

Tony guardò il padre preoccupato.

"Parla piccolina, cosa c'è che non va?" chiese ancora Tony.
"Abba, io ho espresso un desiderio per Natale ma so che non si avvererà. Sono triste perché tu non potrai avere il regalo che volevo farti" spiegò.

A Tony tornò in mente la letterina che aveva scritto a scuola e sentì le lacrime pungergli gli occhi.

"Non fa nulla Becky, sono felice lo stesso. Mi hai già fatto tanti regali" la consolò.
"Ma io volevo farti un altro regalo!" esclamò arrabbiata.

Aveva troppe emozioni in quel momento ed era anche molto tardi. La mattina seguente sarebbe stata meglio di sicuro.

"Sei tanto stanca ora. Papà le prendi il pigiamino per favore?" chiese mentre si sedeva sul divano con la bambina.

Senior andò subito in camera della nipote a prenderlo.

"Adesso andiamo a nanna e domani starai meglio, ok?" le disse Tony.
"Papà, posso dormire con te? Ti prego" lo implorò.
"Certo. Però ora basta piangere, non vorrai mica stare male stanotte? Babbo Natale si preoccuperebbe" le disse.
"Ok" rispose mettendosi tranquilla.

Andarono tutti a letto poco dopo.
Tony sospirò, bene o male anche il Natale stava passando. L'anno seguente sarebbe stato più facile.
Prima di addormentarsi si ritrovò ad accarezzare il volto della sua bambina e a chiedersi cosa poteva fare per renderle la giornata seguente più facile.
Voleva che almeno lei potesse vivere una vita quasi normale, nonostante il dolore.






Note dell'autrice:

Buon mercoledì! O forse no XD AHAHHAHA
A parte tutto qui efp mi da dei problemi quindi pubblico ora e spero che riusciate a leggere XD

Quanto odio oggi?
Ho fatto il salto temporale perché altrimenti questa storia non finisce più XD
Mi dispiace ma Ziva dovevo sostituirla, ma ho pensato fosse carino che fosse Tony a scegliere tutto. Che ne dite?

E per il Natale?
Magari dite che non era necessario AHAHHA ma io l'ho messo comunque ahahah XD

Spero vi sia piaciuto :)
A prestooo

Baci, Meggie.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

Da Natale in poi la loro vita era andata avanti tra alti e bassi. Era stato difficile superare le feste ma più il tempo passava più si adeguavano alla situazione.

Era un pomeriggio di primavera quando Becky corse in salotto dal padre tutta felice.

"Papà! Abba! Guarda" disse mostrando al padre una cosa che aveva in mano.
"Oh mio Dio, Becky! Hai perso il tuo primo dentino amore" esclamò Tony sorridendo.
"Si, guarda!" disse mostrando il buco che era rimasto al posto del dente.
"Stanotte devi metterlo sotto al cuscino così passa il topolino dei denti" rispose lui.
"Ormai sei una signorina. Hai perso il tuo primo dente, sai leggere scrivere..." aggiunse.
"Si! E sono anche bravissima a contare" disse Becky.

Tony rise.

"Bene, allora oggi è il 15. Sai dirmi quanti giorni mancano al 24?" chiese Tony.

La bambina si mise di impegno e iniziò a contare sulle dita, le ci volle un po' ma alla fine ebbe la risposta.

"Nove giorni!" esclamò.
"Esatto, e sai anche che giorno è il 24?" chiese ancora.
"Il mio compleanno!" disse.
"Si. La mia bambina compie sette anni. Devi dirmi cosa vorresti fare di bello per il tuo compleanno amore" rispose Tony.

Becky alzò le spalle senza dire nulla.

"Beh, non hai nessuna idea?" le chiese.
"Non lo so" rispose Becky.
"Una festa qui a casa con i tuoi amici di scuola?" domandò lui.
"No..." rispose scuotendo la testa.
"Una festa all'NCIS?" propose ancora.
"No" disse Becky di nuovo.

Tony la prese per mano e l'avvicinò a lui.

"Principessa, cosa c'è che non va?" le chiese serio.
"Papà, non possiamo stare io e te per il mio compleanno?" rispose.

Tony immaginò che il pensiero di dover passare il compleanno senza la madre le avesse fatto passare la voglia di festeggiare.
La prese in braccio facendola sedere sulle sue ginocchia.

"Ma certo, patatina" le disse dandole un bacio sulla fronte.
"E cosa ne pensi se andiamo a trovare il nonno?" aggiunse.

Becky ritrovò il sorriso.

"Si! Andremo noi a New York?" chiese entusiasta.
"Si, prendiamo l'aereo e andiamo da lui. Sarà molto felice e vedrai che ti porta fuori a cena per festeggiare" disse Tony.
"E mangiamo la torta" aggiunse Becky.
"Certo. Quella al cioccolato che ti piace tanto?" chiese.

Becky annuì soddisfatta. Avevano trovato un compromesso che la facesse soffrire meno e questo tranquillizzava Tony.

Partirono per New York il giorno prima del compleanno di Becky, lei era felicissima e non vedeva l'ora di raggiungere il nonno.
Avevano parlato al telefono con Senior e lui aveva già spiegato il programma che aveva in mente. Aveva pensato ad ogni cosa per poter far passare una bella giornata alla nipotina e farle sentire la mancanza della mamma il meno possibile.

"Papà sai che mi piace prendere l'aereo?" disse Becky.
"Davvero? È divertente, si vola e dall'alto vedi tutte le cose piccolissime" rispose lui.
"E poi voliamo nel cielo e siamo più vicini alla mamma. Anche se dici che non la possiamo vedere lei è qui. Vero papà?" disse Becky.

Era già la seconda volta che prendevano l'aereo ed era la seconda volta che la figlia diceva quella cosa.
Gli fece molta tenerezza, non voleva deluderla.

"Certo. La mamma è sempre vicino a noi, ora più che mai" le rispose.

Becky sorrise e guardò fuori dal finestrino come se cercasse la madre tra le nuvole.
Rimase tranquilla per tutto il volo, chiacchierando con suo padre e chiedendogli cosa avrebbero fatto una volta arrivati a casa del nonno.

Quando atterrarono Senior era già lì ad aspettarli.
Appena Becky lo vide gli corse incontro e si fece prendere in braccio.

"Nonnino!" gridò felice.
"La mia piccolina, ogni volta che ti vedo mi sembri più grande" rispose lui.
"Ho perso un dentino" gli disse mostrandogli la bocca.
"Oh, spero che il topolino dei denti ti abbia lasciato qualcosa" rispose Senior.
"Si, cinque dollari. Ci posso comprare le caramelle. Così si attaccano agli altri denti e mi cadono tutti e il topolino mi porta altri soldi" disse Becky facendo ridere sia Senior che Tony.

"Certo principessa. E poi però li dovrai spendere tutti per andare dal dentista, perché senza denti non si può mangiare" ridacchiò Tony.
"Avete avuto un buon volo?" chiese Senior.
"Si, tutto perfetto. A Becky piace tanto prendere l'aereo" rispose.
"Allora siamo pronti per andare a casa?" domandò ancora.
"Si, andiamo" concluse Tony.

Arrivarono in casa del padre in meno di un'ora.
Era sera ed erano stanchi per uscire a cena, in più sarebbero usciti il giorno seguente per festeggiare il compleanno di Becky quindi decisero di rimanere a casa.

Cenarono e prima che Tony potesse metterle il pigiama, Becky gli si addormentò in braccio.

"Come ha preso il fatto di dover passare il suo compleanno senza la madre?" chiese Senior.
"Non troppo bene. Non voleva fare nulla, sono solo riuscita a convincerla a venire qui" rispose.
"Domani sarà una giornata impegnativa immagino" commentò il padre.
"Si. Cerchiamo di tenerla occupata e passerà in fretta" rispose Tony.

Andarono a dormire dopo aver chiacchierato per un po', a Tony piaceva parlare con il padre.
Da quanto Ziva era morta aveva scoperto che suo padre sapeva davvero usare le parole per farlo stare meglio.

Quando il mattino dopo si svegliarono la prima cosa che Tony fece dopo essersi cambiato fu svegliare la figlia.
Anche se sarebbe stata una giornata difficile lui aveva intenzione di farla divertire e avrebbe fatto di tutto per riuscirci.

"Apri gli occhi, principessa. È mattina" le disse.
"No..." si lamentò.
"Come no? È mattino" rispose Tony.
"Questa principessa vuole fare ancora la nanna" disse lei.
"Oh. Vorrà dire che mi prenderò tutti i tuoi regali e anche la tua torta" rispose lui serio.

Becky spalancò subito gli occhi.

"Eh no. È il mio compleanno non il tuo" gli disse.
"Ah, ma allora sei sveglia. Saltami in braccio, amore" rispose lui aprendo le braccia.

Becky si mise in piedi sul letto e fece come il padre le aveva detto. Lo abbracciò stringendolo e lasciò che lui la portasse in cucina dove Senior li aspettava per la colazione.

"Ed ecco la festeggiata! Era ora, i tuoi pancake sono già pronti" le disse.
"Questo pancake è a forma di elefante, come hai fatto a farlo?" chiese sorpresa.
"Ho i miei segreti" rispose lui sorridendole.

Fecero colazione tutti assieme e poi si trasferirono in salotto dove avevano preparato tutti i regali per Becky.
Per Tony vederla sorridere ad ogni pacchetto che apriva fu davvero importante. Non tanto per il fatto che apprezzasse o meno il regalo, ma perché nonostante tutto si stava divertendo.

Le avevano comprato molti regali e in più Tony si era portato dietro anche quelli che i colleghi avevano comprato per Becky.
Siccome non sarebbero stati in città per il suo compleanno loro volevano che lei li aprisse comunque.

Tra tutte le cose che aveva comprato, Tony le aveva regalato un completino rosa che Becky apprezzò moltissimo. Tanto che volle indossarlo per uscire.
Dopo essersi preparati e aver sistemato in casa, Senior decise di portare il figlio e la nipote a fare shopping per il centro di NY e poi a pranzo a Central Park.
Becky era stata poche volte in città e quindi ogni cosa che vedeva la faceva rimanere a bocca aperta.
Era quello lo scopo della giornata e apparentemente le cose stavano andando per il verso giusto.

Ritornarono a casa nel pomeriggio, per riposarsi un po' e prepararsi per la cena. Questa volta Senior aveva esagerato e aveva prenotato un ristorante molto elegante e quindi dovevano vestirsi adeguatamente.
Fu poco prima di uscire che la situazione cambiò.

"Papà, non voglio andare a mangiare al ristorante" disse Becky.
"Come? E poi che fai, tieni la pancia vuota?" rispose lui.

Becky alzò le spalle, poco convinta.

"Pensavo che fossi felice, quando il nonno ti ha detto che ti portava fuori a cena non vedevi l'ora" disse ancora Tony.
"Ora non voglio più. Voglio stare a casa e sedermi sul divano in braccio a te" rispose lei convinta.
"E come mai?" chiese pur capendo il motivo.

"Perché si!" rispose Becky arrabbiata.
"Perché non c'è mamma" aggiunse con le lacrime agli occhi.

Tony la prese in braccio e la strinse lasciando che piangesse. Aveva messo in conto che sarebbe successo e non poteva biasimare la figlia.
Anche quando era stato il suo compleanno l'unica cosa che aveva avuto voglia di fare era piangere. Si meravigliò anzi che avesse resistito fino a quel momento.

"Lo so, amore. Ma anche se ci manca tanto la mamma ti devi divertire, oggi è il tuo compleanno" le disse.
"Ma così non è uguale, non è bello come prima" si lamentò.
"Hai ragione, ma sono sicuro che se andiamo fuori tutti insieme a mangiare qualcosa di buono ti sentirai meno triste" le spiegò.
"Ma la mamma non sarà con noi comunque" rispose.
"No, ma ci siamo io e il nonno. Non è uguale, lo so. Ma possiamo divertirci lo stesso" disse ancora.

Proprio in quel momento entrò in camera Senior che vedendo la scena si preoccupò.

"Becky, che succede?" le chiese.

Lei non rispose ma nascose la testa nella spalla di Tony.

"Ci manca un po' la mamma, nulla di grave" spiegò lui.
"Oh, amore. Lo so che ti manca, ma la mamma vorrebbe vederti sorridere oggi" le rispose Senior.
"E come lo sai?" chiese Becky asciugandosi gli occhi.
"Perché oggi è una giornata di festa per te e la tua mamma vorrebbe che tu ti divertissi non che fossi triste" le spiegò.
"Ok" rispose cercando di smettere di piangere.
"Allora ci mettiamo un bel vestito e andiamo a mangiare una torta buonissima?" domandò Tony cercando di far apparire la cosa ancora più eccitante.
"Va bene" disse un po' più convinta.

Mentre Tony la vestiva notò che ancora non si era ripresa del tutto.

"Hey, principessa. Se proprio non ce la fai a stare al ristorante me lo dici e torniamo a casa, va bene?" le disse.

Becky annuì, più serena.

"Però ora fammi un bel sorriso. Dopo devi spegnere le candeline e io voglio scattare delle foto in cui tu hai un sorriso così grande che ti si vede il dente che hai perso" aggiunse.
"Ma così verrò brutta nelle foto" commentò lei.
"Oh, no. La mia bambina non può essere brutta, sarai perfetta comunque" le disse.

Becky sorrise di nuovo, finalmente.
Nonostante la serata fosse iniziata male alla fine la cena si rivelò un successo. Mangiarono dell'ottimo cibo e Becky fu entusiasta della sua torta. Era quella al cioccolato con sopra sette candeline da spegnere. Proprio come voleva lei.

Tornarono a casa a pancia piena e soddisfatti.
Mettendo Becky a dormire, Tony volle assicurasi che avesse passato una bella giornata.

"Mi sono divertita tanto" ammise lei sorridendo.
"Bene. E i regali ti sono piaciuti?" le chiese rimboccandole le coperte.
"Molto. E anche andare a Central Park mi è piaciuto" commentò.
"Benissimo, papà è molto felice che tu abbia passato una bella giornata" le disse dandole un bacio.

"Abba" lo fermò prima che andasse via.
"Mi puoi leggere una storia prima della nanna anche se ho già sette anni?" aggiunse.
"Certo, amore. Anche due" rispose prendendo uno dei libri che le avevano regalato e iniziando a leggere.

Ci volle veramente poco per farla addormentare, era stata una giornata piena e Becky era stanca.
Ma Tony fu più che soddisfatto del risultato. Sapeva che l'anno seguente sarebbe stato più semplice, anche se era brutto pensarlo Becky si sarebbe abituata a non avere la mamma con lei.
Rimasero a casa di Senior per il weekend e tornarono a casa alla domenica sera.

Passò qualche settimana e la scuola finì.
Era inizio giugno e ora Tony doveva trovare qualcosa da fare per Becky. Non poteva lasciare che passasse l'estate dentro l'NCIS.
Fortunatamente Vance gli diede un suggerimento.

"Potresti mandare Becky al campo estivo in cui va anche mio figlio. Passano la giornata giocando e fanno anche un po' di compiti, così poi non li deve fare a casa" gli disse.
"È vicino all'NCIS? Perché ogni tanto Becky ha bisogno e non posso correre dall'altra parte della città" rispose Tony.
"Non è lontano e in più ci sarà anche mio figlio, penso che Becky si troverà bene" disse.

E nonostante l'iniziale preoccupazione di Tony, Becky si rivelò felice dell'idea. Forse perché lui le aveva detto che ci sarebbe stato anche il figlio di Vance o forse perché si stava abituando a stare in mezzo ai bambini della sua età.

Così quando il lunedì mattina Tony la portò al campo, Becky lo salutò con un sorriso e corse a giocare con gli altri bambini.
Tony andò al lavoro tranquillo, questa nuova situazione iniziava bene il che voleva dire che Becky stava lentamente migliorando.

Anche la situazione al lavoro stava andando meglio.
Le prima settimane in cui Tony aveva visto Dorneget alla scrivania di Ziva erano state difficili, ma ora si stava adeguando alla situazione.
Per quanto fosse doloroso alzare gli occhi e non vedere sua moglie capiva anche lui che quel posto doveva essere di qualcuno.

"Dorneget quante volte ti devo dire che non puoi stampare il rapporto senza prima averlo completato. Non può essere scritto per metà a mano e per metà a computer" ribadì Tony.
"Ha ragione Agente DiNozzo, io cercherò di ricordarlo" rispose lui intimorito.

Tony ruotò gli occhi.

"Per l'ennesima volta chiamami Tony. E se non te lo ricordi, scriviti un post it. Non ti posso ripetere mille volte la stessa cosa" disse lui.
"Si, Tony" rispose mettendosi a cercare dei post it.

"Eddai, Tony. Lascialo un po' in pace" ridacchiò McGee.
"Pivello, fatti gli affari tuoi. Lo sai che posso fare il saccente anche con te se voglio" commentò Tony.
"Si lo so, purtroppo" borbottò.
"Come scusa?" rispose Tony tirandogli una palla di carta in testa.

"DiNozzo, finiscila!" disse Gibbs entrando un ufficio e dandogli uno scappellotto.
"Li stavo solo addomesticando, capo" si giustificò lui.
"Li hai presi per cani?" chiese.
"No, capo" rispose Tony rimettendosi al lavoro.

"McGee, tu con me. Dobbiamo andare ad interrogare un esperto di computer e sai che io non ci capisco nulla" disse Gibbs.
"Ok, capo" rispose Tim alzandosi in piedi.
"Guido io, ci vediamo alla macchina" disse Gibbs.
"E con voi due ci vediamo domani mattina, andare a casa dopo aver finito i vostri rapporti" aggiunse rivolto a Dorneget e Tony.
"A domani capo" rispose Tony.

Non passò molto tempo che Dorneget si alzò in piedi e andò difronte alla scrivania di Tony.

"Che vuoi pivello ancora più pivello di McGee?" gli chiese lui.
"Mmm, io credo che questa la devi avere tu" disse Dorneget porgendogli qualcosa.

Tony alzò gli occhi e vide la collanina di Ziva.
La sua stella di David dorata che indossava sempre.
Gli venne un nodo alla gola e le mani iniziarono a sudargli.

"Dove l'hai trovata?" chiese serio.
"Cercavo i post it come mi avevi suggerito ed era sotto il porta matite dentro il primo cassetto. Devi averla dimenticata quando hai svuotato la scrivania" rispose.
"Grazie" rispose Tony prendendo la collana confuso.

Mille cose gli stavano passando per la testa, tra cui l'immagine della sua Ziva con quella collana al collo.
Gli vennero molti dubbi, ma aspetto che Dorneget uscisse prima di fare qualsiasi cosa.

Una volta rimasto solo sistemò tutte le cose del lavoro e fece quello che aveva in mente.
Sapeva che qualcosa non tornava, non aveva senso.

Si ricordava perfettamente che Ziva, la mattina in cui era morta era uscita di casa con quella collana addosso. Non se ne separava mail la toglieva solo per fare la doccia e la rimetteva subito dopo.
In più sapeva che la macchina era esplosa subito dopo che lei si era parcheggiata. Come faceva ad essere alla sua scrivania quella collana?

Aprì lo schedario e tirò fuori il fascicolo riguardante l'omicidio di Ziva.
Rileggendo quello che era stato scritto da Ducky, dall'autopsia risultava che la collana le fosse rimasta addosso e si fosse fusa con il corpo tra le fiamme.
E allora perché adesso lui stava stringendo tra le mano il ciondolo della moglie?

Sfortunatamente non c'erano foto. Gibbs aveva deciso di non metterle lì per evitare che Tony vedesse il corpo della moglie ridotto in quelle condizioni.
Ma c'era tutto il resto. Test del DNA, lastre dentali.

Così decise di usare il computer di McGee per risalire al fascicolo elettronico in cui avrebbe trovato anche le foto.
Quando le trovò fu assalito da un momento di panico, vedere Ziva in quelle condizioni gli fece rivoltare lo stomaco.
Cercò di essere forte e guardò tutte le foto leggendo ogni cosa che non era scritta nel rapporto in formato cartaceo.

Smise di respirare.
Chiuse tutto e prese le sue cose dirigendosi a prendere Becky. Dopo averle dato la cena la portò da Vance chiedendogli se poteva stare per un po' con loro perché Tony doveva passare un attimo da Gibbs.
Ovviamente Vance accettò e Becky non fece storie, le piaceva molto passare il tempo con i figli del direttore.

Ciò che fece subito dopo fu andare da Gibbs.
Aveva bisogno di parlargli immediatamente, non poteva più aspettare. Ora era davvero arrabbiato e voleva capire alcune cose riguardo l'omicidio della moglie.
Tutto quello che aveva chiesto era che gli dicessero la verità e ora voleva essere al corrente di tutto non solo della parte che gli altri avevano deciso di condividere.

Parcheggiò davanti a casa sua ed entrò senza bussare.
Non che ce ne fosse bisogno, Gibbs teneva sempre la porta di casa aperta e tutto potevano entrare ed uscire senza nemmeno chiedere il permesso.
Corse giù per le scale della cantina senza preoccuparsi di annunciarsi.

"DiNozzo, che ci fai qui?" chiese Gibbs vedendolo.

Pensava che fosse passato per un consiglio o parlare di lavoro, non era la prima volta che lo faceva. La cantina di Gibbs era aperta a tutti anche per quello.

"E dove hai messo Becky?" aggiunse non vedendo la bambina.

Ma Tony non gli diede nessuna risposta, l'unica cosa che fece fu andargli incontro e sbatterlo con le spalle al muro.
Gibbs rimase talmente sorpreso che non ebbe il tempo per reagire.

"DiNozzo! Che ti prende!" esclamò.
"Perché non me lo spieghi tu, Gibbs!" gridò lui arrabbiato.








Note dell'autrice:

Ok, ho invertito le storie questa settimana XD
Ma dalla prossima torna tutto normale, al mercoledì questa e al venerdì quella del liceo.
Ci vuole qualcosa di rilassante al venerdì, non cose ANGST come questa FF.

A proposito di ANGST... Scusate per il finale che vi lascia in sospeso Ahahahha
Non sapete da quanto tempo lo avevo in mente e finalmente sono arrivata a scriverlo! XD odiatemi pure XD

Detto ciò, vi lascio. Buon weekend e ci vediamo lunedì con la storia di Anja :)

A presto XD
Baci, Meggie.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

"Ti consiglio di staccarti da me immediatamente, DiNozzo!" gridò Gibbs.

Tony lo stava praticamente aggredendo, era così infuriato che non si accorse di quello che faceva.
Sentendo quelle parole tornò in sé per un attimo e lasciò andare Gibbs, rimanendogli comunque molto vicino.

"Hai bevuto? Sei impazzito? Che ti prende Tony?" chiese Gibbs ritrovando un po' di calma.
"Io voglio la verità ora" rispose.
"Senti, non capisco a cosa ti riferisci. La verità? Riguardo a che?" domandò confuso.
"Mi prendi in giro?" gridò Tony.

Gibbs lo guardò in silenzio aspettando una spiegazione.

"È passato quasi un anno dalla morte di Ziva e ancora non mi hai detto tutta le verità. Non sono stupido e le cose vengono a galla" aggiunse.
"Ti ho detto tutto quello che sapevo riguardo a Ziva" rispose Gibbs sbrigativo.
"Ne sei proprio sicuro?" gli chiese per metterlo alla prova.

Aspettava di vedere la sua risposta, sapeva che gli stava nascondendo dei dettagli ma non capiva il perché.

"Si" disse mentendo.

Odiava mentire a Tony. Odiava mentire in generale, ma non poteva fare altrimenti in quel momento.

"Va bene, allora ti dico una cosa. Tu mi hai detto che la collana di Ziva non si poteva recuperare perché si era fusa con il suo corpo" iniziò Tony.
"Esatto. Lo ha scritto anche Ducky nel referto" lo interruppe Gibbs.
"Ok. Allora spiegami perché io in questo momento sto stringendo tra le mani la collana di mia moglie" disse mostrando il ciondolo.

Gibbs fissò l'oro della collana luccicare sotto la debole luce della cantina.

"Dove l'hai trovata?" chiese.
"Nel cassetto della scrivani di Ziva. Rispondi alla mia domanda" insistette.

Gibbs l'aveva presa il giorno della morte di Ziva ed era convinto di averla messa al sicuro, ma evidentemente era stata spostata in un luogo in cui proprio non doveva andare.

"Quando è morta Ducky gliela ha tolta, ma non volevo che l'avessi tu. Vederla ogni giorno ti avrebbe fatto stare ancora peggio" spiegò.
"Questa non era una cosa che dovevi decidere tu. E comunque non ti credo" rispose.
"Cosa c'è da credere o non credere, Tony?" chiese Gibbs che iniziava ad alterarsi.

A quel punto Tony aprì il fascicolo che si era portato dietro dal lavoro. Ormai non ce la faceva più, pretendeva di sapere.

"Queste sono le foto del corpo di Ziva, vero?" chiese.
"Tony perché hai guardato quelle foto? Ti avevo detto di ricordarti di Ziva per come era" disse Gibbs.
"Rispondi!" gridò.
"Si, sono le foto del suo corpo" disse.

Tony chiuse il fascicolo e lo appoggiò sul tavolo, poi si girò di nuovo verso Gibbs.

"Io credevo che tu odisassi mentire, Gibbs" gli disse.
"Infatti" rispose lui mettendosi a sistemare i suoi attrezzi per costruire la barca.
"E allora perché stai mentendo ora?" chiese Tony.
"In cosa starei mentendo?" disse Gibbs che sperava che Tony si arrendesse.

Lui lo guardò alterato.

"Questo non è il corpo di Ziva, non è il corpo di mia moglie" disse.
"Lo dici perché sei un esperto di riconoscimento di cadaveri, giusto?" gli rispose.
"Perché in effetti i resti che ci sono in quella foto sono identificabili facilmente" aggiunse sarcasticamente.

Tony ridacchiò.

"No. Non sono un esperto e no questi resto probabilmente sono identificabili solo con un prova del DNA" commentò.
"Esattamente ciò che abbiamo fatto e il risultato è stato Ziva" lo interruppe Gibbs.
"È una bugia. E sai perché lo so? Perché ho riconosciuto queste foto" iniziò Tony.

Gibbs si ammutolì, non sapeva più che dire.

"Non so chi abbia architettato tutto questo ma so che questo non è il corpo di mia moglie. Mi ricordo di queste foto. Sono di un caso irrisolto di quasi otto anni fa. Hai scelto queste perché pensavi che essendo passato tanto tempo non mi ricordassi, vero? Beh sbagliavi, me lo ricordo eccome perché quel giorno arrivai al lavoro tardi dopo aver accompagnato Ziva a fare la sua prima ecografia. E in questa foto c'è un particolare che non scorderò mai: si vede parte del cambio della macchina in cui è stato ritrovato il corpo. Oltre a non essere il cambio della macchina di Ziva, è uguale a quello della mia prima auto che mio padre mi regalò appena presi la patente. Una bella auto d'epoca con il cambio manuale" spiegò.
"Quindi ora vuoi ancora dirmi che questa è Ziva o magari provi a dirmi la verità?" aggiunse.

Gibbs lo guardò indeciso su cosa rispondere, voleva dire qualcosa ma Tony lo anticipò.

"Chi ha creato questa messa in scena non era molto esperto vero? Ripescare uno dei nostri casi irrisolti è stato un'azzardo. Certo tu non potevi immaginare che sarei andato a controllare, chi vuole vedere la propria moglie bruciata viva?" gli disse.
"Tony, io non so..." iniziò Gibbs.
"Non vendermi altre scuse assurde" lo bloccò Tony.
"Questo non è il corpo di Ziva. Dimmi, è ancora viva vero? Non è morta nella sua macchina" aggiunse.

A quel punto Gibbs non poté più mentire, non aveva senso e creava solo problemi.

"Non era lei" disse.

Calò il silenzio, entrambi si limitarono a fissarsi.

"Dov'è Ziva?" chiese Tony.
"DiNozzo dobbiamo parlare ora" disse Gibbs.
"Ha ora dobbiamo parlare? No adesso mi dici ciò che voglio sapere" rispose.
"Dimmi dove si trova mia moglie" chiese ancora.
"Non posso dirtelo" rispose.
"Smettila con questi giochetti e dimmi ciò che ti chiedo" insistette.
"Non posso dirtelo perché non lo so!" disse Gibbs.

Tony prese un respiro profondo.

"E come fai a non saperlo? Sembra che tu sia dietro tutto questo, lo devi sapere" gli rispose.
"Non è tutto facile come pensi sai? C'è un motivo se tu non sai nulla" iniziò Gibbs.
"Bene, ora mi spiegherai per filo e per segno come sono andate le cose" disse Tony.

Gibbs si sedette sullo sgabello scuotendo la testa.

"Ziva era perseguitata Tony, era terrorizzata. Quando abbiamo organizzato tutto aveva appena ricevuto minacce dirette e te e Becky. Non poteva andare avanti così" iniziò.
"Abbiamo parlato con Fornell e abbiamo concordato che la protezione era la soluzione migliore. Ma Ziva non voleva rovinare la vita a te e Becky e in più non era sicuro farvi stare con lei. Sai anche tu che tre persone da proteggere sono molto più impegnative che una sola" continuò.

"Oh, e la vostra brillante idea è stata simulare la sua morte? Ma che razza di idea è?" esplose Tony.

Gibbs lo ignorò e continuò a parlare.

"Sapendo dell'esperienza con gli esplosivi di Hassan abbiamo simulato l'esplosione della macchina di Ziva. Abbiamo usato un manichino al suo posto e lei sarebbe dovuta sparire per sempre. Ha cambiato identità e residenza, non mi è stato detto nulla. Per quello avevo la sua collana, non doveva avere nulla che potesse ricondurre a lei" aggiunse.
"Per questo non hai voluto che vedessi il corpo. Non c'era nulla da vedere. Anche Ducky era coinvolto quindi?! Chi altro? Palmer, Abby? Escludo McGee perché se avesse creato lui il falso rapporto sarebbe stato talmente realistico che io ci avrei creduto" chiese Tony sconvolto.

Gibbs respirò, doveva dirgli tutta la verità.

"Solo Ducky, nessun altro. Abby ha fatto un test del DNA ma le abbiamo fornito veri campioni, lei non sa nulla. Palmer nemmeno" spiegò Gibbs.
"E tu vuoi farmi credere che non sai dove si trovi ora" rispose Tony.
"No. Non sono io che ho organizzato la protezione, non mi è dato sapere i dettagli. Volevo solo che Ziva fosse al sicuro" disse.
"E perché hai mentito a me? Perché Gibbs?" chiese Tony disperato.
"Se te lo avessi detto, non ti saresti dato pace e avremmo rischiato che la trovassero" rispose semplicemente.
"Ma Hassan è morto, la minaccia è sparita. È passato quasi un anno, Gibbs! Un anno in cui ho sofferto come mai nella mia vita, in cui ho dovuto guardare la mia bambina piangere e stare male e non ho potuto fare nulla. E tu non hai mai pensato di aiutarmi dicendomi la verità?" si lamentò Tony.

Era sul punto di piangere, più per la rabbia che per altro.

"La cosa principale è proteggere Ziva. Cosa credi che non sia stato male anche io a vederti così? Sai quante volte avrei voluto rassicurarti dicendoti che era viva? Ma non potevo! E ora che lo sai è un bel problema" rispose.
"No, ora che lo so tu la fai tornare" disse deciso.
"Non se ne parla, i complici di Hassan sono ancora in giro. Non la metto in pericolo ancora" rispose.
"Non ti è chiaro che se non mi aiuti tu io farò tutto da solo. Come ho scoperto che è viva scoprirò anche dove si trova" gli disse.
"E non fingere di non poter scoprire dove sia, ti basta chiedere a Fornell. È l'FBI che organizza queste cose" aggiunse.
"DiNozzo, non si può. Quando la situazione sarà risolta lei tornerà, ora devi fingere di non sapere nulla" ripeté Gibbs.

Tony pensò un attimo.

"Ti portò mia figlia, occupati tu di lei mentre io cercò Ziva" disse convinto.

Sapeva che a quelle parole Gibbs avrebbe reagito, non avrebbe mai abbandonato la sua bambina ma aveva bisogno di far reagire Gibbs.

"Di nuovo? Non hai imparato dai tuoi errori Tony?" chiese lui alterato.
"Se mi aiuti, non farò nulla di tutto ciò. Devi solo ridarmi Ziva e poi la proteggeremo noi" disse Tony più calmo.
"Pensa a Becky. Ha bisogno di sua madre" aggiunse.

Alla fine Gibbs si convinse, aveva già visto che Tony era più che determinato e non voleva rischiare la sua vita.

"Se facciamo questa cosa ci devono essere delle regole, almeno finché non scopriamo se i complici di Hassan esistono e sono davvero a caccia di Ziva.
"Pensavo che avessi già detto che non c'era nessun complice" commentò Tony.

Questo era quello che Gibbs gli aveva detto per farlo smettere di fare ricerche riguardo a questo caso. Ma lui stava ancora indagando da solo con l'FBI. Dovevano scoprire se la minaccia era reale. Per ora nulla era risultato ma non avevano ancora finito.

"Non abbiamo la certezza. Domani mattina faremo tutto. Però ora tu vai a casa, stai con la tua bambina e agisci come se nulla fosse. Siamo intesi?" comandò Gibbs.
"Ok" concluse Tony.

Poco prima di uscire dalla cantina si voltò per dire una cosa a Gibbs.

"Mentimi così un'altra volta e mi licenzio" disse uscendo.

Come promesso, il mattino seguente, Gibbs contattò Fornell il quale fu tutto tranne che felice di sapere che Tony era al corrente della storia e che ora voleva Ziva indietro.
Dovettero litigare in sala conferenze per più di un'ora prima che Gibbs convincesse Tobias a riportare Ziva all'NCIS.

"DiNozzo, tu e il tuo ficcanasare avete fatto un bel casino. Prega che vada tutto bene o a rotolare sarà anche la tua testa" gli disse Fornell.
"Quando mi ridate Ziva" chiese come se tutto quello che gli aveva detto non gli interessasse.
"Domani mattina, qui. Ma ci saranno delle regole che non potrete infrangere, chiaro?" disse.
"Si. E grazie" concluse lui.

Gli unici a sapere del ritorno di Ziva furono loro e il resto della squadra. Erano le uniche persone di cui ci si potesse fidare ed era giusto che sapessero.
Quella sera Tony non disse nulla a Becky, se qualcosa fosse andato storto non voleva che rimanesse delusa. Aveva già sofferto abbastanza nell'ultimo anno.

Tuttavia Becky notò che Tony era strano e distante quella sera.

"Papino, sei strano oggi. Gibbs ti ha fatto arrabbiare?" chiese innocentemente.
"Amore, no. Sono solo stanco. Sai cosa mi farebbe stare meglio? Avere la mia bambina in braccio e guardare un film mangiando il gelato" le disse.

Becky non ci pensò due volte ad accettare.
Era estate e Becky andava al campo estivo, se anche faceva più tardi la sera non era un problema.
Inoltre Tony aveva davvero bisogno di stare con lei, per calmare i nervi.
La prese a dormire nel lettone con lui e non riuscendo a prendere sonno la guardò praticamente per tuta la notte.
Se il giorno seguente fosse andato tutto bene probabilmente anche Becky avrebbe potuto riabbracciare la mamma, non vedeva l'ora di dirglielo. Sperava che le cose andassero per il verso giusto ne aveva bisogno dopo un anno devastante come quello.

Il mattino seguente Tony portò Becky al campo estivo.

"Allora, amore mio, divertiti anche per me come ogni giorno. Ci vediamo oggi pomeriggio" le disse.
"Ciao Abba, ti voglio bene. Sei il papà migliore del mondo" gli disse.

Ogni tanto aveva questi momenti di affetto che Tony gradiva sempre.
Erano spontanei e gli riempivano il cuore ogni volta che si sentiva giù di morale.

"Anche io ti voglio bene principessa" concluse dandole un bacio.

Il tragitto fino al lavoro fu il più lungo della sua vita. Voleva arrivare ma era totalmente nel panico, aveva paura che fosse un sogno o che gli dicessero che non avevano potuto portare Ziva lì.
Appena entrato si preoccupò di chiedere quando Ziva sarebbe arrivata.

"Vieni con me DiNozzo" fu la risposta di Gibbs.

Questo spavento Tony, pensava che lo portasse in un luogo discreto per dirgli che c'era stato qualche problema.

"Che succede capo?" chiese impaurito.

Ma Gibbs non rispose, lo trascinò in sala conferenze e aprì la porta.
Tony stava per chiedere altri chiarimenti, ma rimase senza parole e senza fiato nel vedere chi c'era dentro la sala.

Girata a guardare fuori dalla finestra c'era Ziva, più bella che mai.
Non appena sentì la porta aprirsi si girò e incrociò lo sguardo di Tony il quale si sentiva sul punto di svenire.
Aveva la bocca asciutta e il cuore gli batteva forte come non mai. Entrò nella stanza e Gibbs chiuse la porta lasciandoli soli.

Rimasero a fissarsi in silenzio per almeno cinque minuti, ognuno in un lato opposto della stanza.
Probabilmente Ziva era più bloccata di Tony, in fondo era stata in parte anche sua l'idea di sparire.
Fu lui a fare la prima mossa andandole incontro.

Le prese la mano con delicatezza, accarezzandole il dorso con il pollice poi lentamente la tirò a sé, abbracciandola.
Non appena si appoggiò a lui, Ziva scoppiò a piangere. Tratteneva le lacrime da quando le avevano detto che la riportavano da lui.

Nonostante fosse stata una sua scelta, quell'anno era stato un inferno anche per lei. Oltre a non poter vedere suo marito e la sua bambina, doveva vivere con la consapevolezza che dietro quella messa in scena c'era lei. Si era colpevolizzata ogni giorno per il dolore che stava sicuramente causando a tutti.

Lui la strinse forte e le accarezzò la schiena, dandole dei baci sulla testa.

"Tony" disse improvvisamente con la voce rotta dai singhiozzi.

Era la prima volta in quasi un anno che lui sentiva la sua voce, non riuscì più a trattenersi e iniziò a piangere insieme a lei.

"Ziva, amore mio" le disse mentre si abbracciavano sempre più stretti.

Quando si accorse che Ziva si stava letteralmente appoggiando a lui per stare in piedi, decise di sedersi e farla stare sulle sue gambe.
Probabilmente lo stress e l'emozione la stavano provando molto e avrebbe mentito se avesse detto che non stava succedendo anche a lui.

Si sfogarono entrambi, lasciandosi andare alle emozioni. Nessuno dei due disse una parola, si limitarono ad abbracciarsi mentre Tony le dava dei piccoli baci sul volto.
Quando finalmente si calmarono la prima a parlare fu Ziva.

"Scusami" fu quello che disse.
"Zee, non è il momento delle scuse ora. Ti ho appena ritrovata" rispose.
"Ti amo" aggiunse baciandola come non aveva mai fatto.

Una anno senza poterlo fare e con la consapevolezza che non lo avrebbe mai più potuto fare era stato troppo.
Anche Ziva non si risparmiò dal baciarlo con passione.

"È stato un vero inferno senza di te" confessò Tony.
"E per me senza di voi" rispose lei.
"Ogni mattina mi alzavo sperando che fosse un incubo. Passare un anno completamente sola è stato peggio che i quattro mesi in Somalia" aggiunse.

Queste parole fecero male. Sapeva quanto avesse sofferto in quel campo e non poteva immaginare un dolore peggiore.
Non voleva nemmeno pensare che sua moglie, l'amore della sua vita, avesse sofferto di nuovo così tanto.

"Mi dispiace tesoro, non meritavi di soffrire così" le disse facendole una carezza.
"Mi svegliavo e volevo chiamarvi. Non sai quante volte ho pensato di violare la protezione e correre da voi. Il Natale è stata la cosa peggiore, sono stata così male" confessò.
"Lo immagino, credimi capisco cosa tu abbia passato" le disse ben consapevole di cosa di prova.

Tony le vide le lacrime scenderle sulle guance.

"E poi pensavo a quanto tu e Becky steste soffrendo. Immaginavo quello che dovevate affrontare da soli e mi prendeva il panico" disse iniziando ad agitarsi.
"Come ora" le disse facendola sedere meglio sulle sue gambe.
"Respira adesso, è tutto finito" la rassicurò.

Ziva chiuse gli occhi un attimo e respirò a fondo.

"Anche a me è preso il panico più volte, lo sai. E indovina chi ma ha consolato. La nostra bambina. Devi essere molto orgogliosa di lei, è stata la più forte di tutti" le disse.
"La nostra bambina... Tony dimmi che sta bene" chiese preoccupata.
"Lei... Sta meglio e da oggi starà benissimo credo" rispose sorridendo.
"Va a scuola, ha perso il suo primo dentino. Ora è al campo estivo" aggiunse.

Ziva sorrise annuendo, anche se continuava ad avere un groppo alla gola. Aveva perso un anno della vita della sua bambina, un anno della sua vita con la famiglia. Si sentiva male, aveva bisogno di tornare a vivere come prima.

"Dove ti avevano portata, Zee?" chiese lui.
"Sulla costa ovest, non posso dirti il luogo. Ma sono comunque rimasta in America" rispose lei.

Il luogo era segreto, era una casa sicura e non poteva essere rivelata la locazione. Ma a Tony non interessava perché Ziva era lì ed era tutto ciò che voleva.

"Ora sei a casa e non ti lascerò mai più andare via, hai capito?" le disse.
"Tienimi stretta e non lasciarmi mai" rispose.
"Mai più" ripeté lui.

Restarono in silenzio per un po' finché Tony non parlò di nuovo.

"L'ho ucciso sai? Hassan. È morto" disse.
"Ho quasi fatto venire un infarto a Becky per lo spavento ma l'ho ucciso" aggiunse.
"Tu non cambi mai, sempre pronto a vendicarti per me" ridacchiò Ziva.
"Non poteva vivere dopo quello che aveva fatto" rispose.
"Becky si è spaventata molto?" domandò Ziva preoccupata.

"Non era presente, ma si. Si è anche rotta un braccio" rispose.
"Come si è rotta un braccio?" chiese preoccupata.
"È una lunga storia" disse lui.
"Raccontamela" rispose Ziva.

E Tony le disse tutto, tutto sul caso e su quello che era successo.
Su come Becky si era fatta male e come lui aveva ucciso Hassan. Le disse anche di quanto Tim lo avesse aiutato e di tutte le volte che aveva litigato con Gibbs.
Ora il comportamento del capo aveva più senso di prima, forse riusciva a capire perché fosse così restio a dargli informazioni.

Ziva ascoltò in silenzio, soffrendo per la situazione che aveva creato fingendosi morta.

"Tony tu lo sai che ti amo molto vero? E che me ne sono andata solo per proteggervi, perché sapevo che tu saresti stato capace di crescere la nostra bambina" gli disse.
"Ziva, shh. Ne parleremo poi. Ora voglio solo godermi il fatto di riaverti qui con me" le rispose.

Lei era troppo agitata in quel momento e lui non aveva voglia di parlare del caso o dei pessimi eventi di quell'ultimo anno.
Si baciarono, si abbracciarono e rimasero lì per ore. Da soli e parlando di tanto in tanto.

"Hai voglia di salutare gli altri, ora?" le chiese lui dopo almeno tre ore che erano seduti.
"Sinceramente? Adesso no, più tardi magari" rispose.
"Ok... Invece cosa ne pensi se faccio andare a prendere Becky? Così la puoi rivedere" propose ancora.
"Ti prego, si. Riportami qui la mia bambina" rispose com la voce rotta dall'emozione.

Prese il telefono e chiamò Gibbs, chiedendogli se qualcuno poteva portare Becky all'NCIS.
Delicatamente, dopo circa dieci minuti, mise Ziva seduta sulla sedia.

"Amore, scendo per prendere Becky e portarla da te. L'ultima volta che l'ho fatta andare a prendere da qualcuno e portarla qui è stato per dirle che tu... Voglio che sia calma, ok?" le spiegò.
"Certo. Vi aspetto qui" rispose.

Tony le diede un bacio e le accarezzò il volto.

"Torniamo fra poco, vedrai che arriverà qui a momenti" le disse prima di uscire.

Tony scese alla scrivania per aspettare Becky, non vedeva l'ora che arrivasse. Voleva farle riabbracciare Ziva, voleva vederla di nuovo sorridere.

Ziva, in sala conferenze, si era di nuovo alzata ed era andata alla finestra. Guardare fuori la calmava, aveva paura che Becky non reagisse bene.
In quell'ultimo periodo la sua vita era stata solo un paura dietro l'altra. Doveva reimparare a stare calma e godersi la sua vita.



Note dell'autrice:

Mmmm cioè oggi non mi potete proprio odiare eh. AHHAHAHAHA
Dai che forse vi ho fatto felici! XD

Quindi ditemi i vostri pensieri XD
Cosa succederà nel prossimo capitolo? Becky incontra Ziva ovviamente :) e poi si vedrà XD

Beh spero vi sia piaciuto :)
A prestooooo

Baci, Meggie. 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

Quando vide Becky entrare per mano a Tim poté notare la confusione sul volto della figlia.

"Papà" disse correndogli incontro.
"Perché sono qui?" chiese.
"Perché devo dirti una cosa. Vieni con me piccola" rispose prendendola per mano e congedandosi con tutti.

Si incamminarono verso la sala conferenze e Becky si irrigidì.

"Abba, è successo qualcosa di brutto? L'ultima volta che mi hanno portata qui mi hai detto che mamma era morta" chiese impaurita.
"Tesoro... Va tutto bene questa volta. Quando aprirò quella porta vedrai una cosa che ti farà tanto felice. E non dovrai essere spaventata, anche se immagino sarai confusa. Papà è qui con te, ok?" le disse.
"Ok" rispose ancora un po' in ansia.

Tony temeva la reazione della figlia.
Sicuramente sarebbe stata felice di avere di nuovo la mamma con lei, ma sapeva che sarebbe stata anche molto confusa e spaventata.
Per una anno aveva creduto e dovuto accettare che la madre fosse morta e ora se la trovava davanti.

Tony aprì la porta ed entrò nella stanza tenendo la bambina per mano.
Non appena sentì la porta aprirsi, Ziva si voltò e poté vedere sua figlia davanti a lei. Era passato un anno e la figlia era cresciuta tantissimo.
Riprese a piangere ripensando a tutto quello che si era persa e a quanto la figlia le fosse mancata.

Becky invece rimase pietrificata. Lasciò andare la mano di suo padre e fissò Ziva senza dire nulla.

"Tateleh" disse Ziva emozionata.

A sentire la voce della madre Becky sobbalzò. Nella sua testa non capiva se quello che vedeva era vero o se stava sognando.

"Abba. Io credo di stare male" iniziò.
"Papà, è come nel film il sesto senso... Vedo le persone morte" aggiunse iniziando a piangere spaventata.
"Becky, tesoro" disse lui abbassandosi all'altezza della figlia.
"Si, io vedo la mamma davanti a me. Ma lei è morta, papà. Come può essere?" chiese.

Tony le riprese la mano.

"Principessa, tu stai vedendo la mamma è vero. Ma lei non è morta è viva" le spiegò.
"Ma come può essere. Io... Noi le portiamo i disegni e i fiorellini al cimitero. Papà vuoi dire che la mamma è uno zombie?" chiese ancora più spaventata.

Ziva, che non aveva smesso di piangere, sorrise nel sentire quelle parole.
Si immaginò Tony che le faceva vedere tutti quei film. Tuttavia riuscì a comprendere la confusione della bambina. Riuscì solo ad immaginare cosa avesse dovuto passare per accettare che lei era morta.

E in quel momento le paure di Tony si fecero reali. Becky faticava a comprendere la situazione ed era molto spaventata.

"No, Becky. Quello che voglio dirti è che la mamma non è mai morta. E ora è tornata per stare con noi" le spiegò.
"Non è mai morta? Non è mai andata in cielo con il nonno? Perché tu mi hai portata qui lo scorso anno e mi hai detto che la mamma era in cielo" chiese.
"Lo so. Anche io pensavo che fosse in cielo, ma fortunatamente non lo è. È dovuta andare via perché delle persone cattive le volevano fare male, doveva nascondersi" cercò di dirle Tony.
"E perché non ci siamo nascosti con lei?" chiese giustamente Becky.
"Non si poteva, doveva essere un segreto" le rispose.

Becky annuì, per nulla convinta e molto confusa.
In tutto questo Ziva aveva osservato come Tony si prendeva cura della figlia e non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stata fortunata ad avere lui.
Nonostante il dolore di quel periodo era stato un padre perfetto.

Tony vide lo sguardo di Ziva che continuava a guardarli. Poteva solo immaginare quanto desiderasse abbracciare la figlia, ma non volesse interrompere il momento visto che Becky non era per nulla tranquilla.

"E adesso principessa, non vuoi abbracciare la mamma?" le disse.
"Si" rispose lei.

Si allontanò dal padre e titubante si avvicinò a Ziva.

"Ima... Sei proprio tu?" le disse.
"Si amore, sono io" rispose asciugandosi gli occhi.

La prese in braccio e la strinse a sé come se non volesse più lasciarla andare.
Becky affondò il volto nei capelli della madre e poté sentire il suo profumo.

"Oh, Becky quanto mi sei mancata" le disse.
"Anche tu" rispose.

Tony fece appena in tempo ad avvicinarsi a loro quando Becky alzò la testa da Ziva e allungò le braccia verso di lui.

"Abba, fa male la pancia" disse facendosi prendere in braccio.
"Calma, piccolina. È tutto ok" rispose Tony accarezzandole i capelli.
"È malata?" gli chiese Ziva.
"No... È che quando si agita le viene mal di pancia" disse Tony intento a calmare la bambina.
"Oh, Becky" rispose lei accarezzando la schiena della figlia.
"Se fai dei respiri profondi vedrai che non ti senti male" le disse Tony.
"Specialmente all'inizio è capitato che stesse poco bene quando si agitava molto" spiegò subito Tony.
"Papà" si lamentò lei.
"Shhh, papà ti fa un massaggino e va tutto a posto" la calmò lui.

Si sedette con la figlia in braccio e le massaggiò lo stomaco per qualche minuto. Anche Ziva si sedette a fianco a loro accarezzando la gamba di Becky.

"Mamma" disse lei allungando la mano verso Ziva.

Ora iniziava a sembrare tutto più vero, nonostante fosse ancora molto confusa dalla situazione.
Ziva le strinse la mano e le sorrise. Intanto pensava che ricominciare la vita normale di prima sarebbe stato difficile per tutti.
E a giudicare dalla reazione di Becky, Ziva sapeva che doveva riconquistare la fiducia della figlia. Aveva notato come stesse aggrappata a Tony e come lo guardava in cerca di approvazione.

"Cosa ne pensate di andare tutti a casa, ora?" propose lui.
"Tutti insieme?" chiese Becky.
"Certo. Tu io e la mamma, come ai vecchi tempi" spiegò.

Becky annuì e anche Ziva approvò, tuttavia non aveva voglia di farsi vedere da tutti. Era già stata una giornata abbastanza impegnativa e voleva stare tranquilla.

"Però possiamo evitare gli altri uscendo? Ora proprio non ce la faccio" chiese Ziva.
"Certo. Noi usciamo normali, tu passa dal retro. Ci vediamo al parcheggio dove ci aspetta Fornell" le disse lui.

Così mentre Ziva prendeva l'uscita secondaria, Tony e Becky scesero in ufficio. Lei era ancora in braccio al padre.

"Capo, noi andiamo a casa ora" comunicò Tony.

Gibbs annuì senza chiedere altro, immaginava la situazione e sapeva che Tim non era al corrente di nulla per il momento.

"Che succede a Becky? Prima era tutta allegra" chiese Tim.
"Non si sente bene, le è venuto male alla pancia all'improvviso" rispose subito Tony.

Aveva paura che Becky dicesse qualcosa di Ziva, ma a giudicare dall'espressione sconvolta che aveva in volto capì che non avrebbe detto una parola.
McGee li guardò e non chiese altro, aveva visto che Becky non stava bene e credette alle parole di Tony.

Salirono in ascensore e Tony premette il pulsante del parcheggio.

"Principessa, non sei felice che la mamma è qui?" le chiese dandole un bacio sulla fronte.
"Ma è davvero la mia mamma?" rispose incerta.
"Si tesoro. Vedrai che ora andrà tutto bene" la tranquillizzò lui.

Becky lo strinse forte mentre raggiungevano la macchina.
Ad aspettarli c'era Fornell, che li seguì fino a casa per spiegargli le regole. Sia Tony che Zova sapevano che avrebbero dovuto seguire un protocollo e avevano intenzione di rispettarlo.

Entrarono in casa e si sedettero sul divano, Becky non si staccò un attimo dal padre. Se non era in braccio gli sedeva accanto stringendogli la mano.

"Le regole sono semplici. Siccome ancora non sappiamo se ci sono dei complici in giro dovete stare attenti. Questo non vuol dire restare chiusi in casa a vita. Ma Ziva non deve andare da sola in luoghi isolati" iniziò Fornell.
"Se vuoi andare a fare la spesa, scegli un centro commerciale frequentato. Se vuoi portare Becky al parco andateci nelle ore di punta. L'importante è che ci sia molta gente con voi" aggiunse.

"E se notate qualcosa di sospetto chiamate subito me o Gibbs" concluse.
"Ok, grazie" disse Tony.
"Prego. Per il resto vivete la vostra vita normalmente, ve lo meritate dopo un anno così" rispose.

Mentre Gibbs aveva visto per lo più Becky e Tony soffrire, Tobias aveva visto Ziva. Sapeva quello che aveva passato e credeva che il ricominciare a vivere la sua vita normalmente sarebbe stato tutto tranne che semplice.

Quando finalmente rimasero soli calò un silenzio imbarazzante che Tony decise di rompere subito.

"Vado a preparare un tè per tutti. Becky resta qui con la mamma, torno subito" disse.

Becky annuì guardando Tony allontanarsi, per poi spostare lo sguardo su Ziva.

"Quindi non sei morta" chiese ancora.
"No... Lo so che è difficile da capire per te, ma non sono mai morta. Ero solo nascosta dove nessuno poteva trovarmi" le disse avvicinandosi.
"Come quando si gioca a nascondino?" chiese.
"Esatto" rispose.
"Ma non si gioca per un anno di seguito, mamma. Bisogna uscire fuori" disse.
"Lo so, ma non potevo Tateleh" rispose.
"E adesso? Ti nasconderai ancora?" domandò preoccupata.
"No amore..." le rispose facendole una carezza.
"Ma dimmi, ti piace la scuola?" aggiunse lei cercando di portare la conversazione su un piano più leggero.
"Adesso si... Ma volevo te il mio primo giorno" rispose con le lacrime agli occhi.

Ziva la guardò, le veniva da piangere a ripensare che aveva promesso alla figlia che l'avrebbe accompagnata il suo primo giorno di scuola e invece non c'era.
Stava per dirle qualcosa ma Becky si alzò e corse in cucina.

"Abba" disse abbracciandogli le gambe.
"Becky, che succede?" domandò preoccupato guardando Ziva che l'aveva seguita e ora osservava la scena.
"Ho male alla pancia" si lamentò.

La fece sedere sul bancone della cucina e le asciugò il volto.

"Tesoro, perché sei così nervosa?" disse.
"È colpa mia, si agita con me" rispose subito Ziva.
"No, non sei tu. È la situazione in generale" commentò lui.
"Forza, ora bevi il tè caldo e passa subito" aggiunse.

Passarono il pomeriggio sul divano, parlando e cercando di far calmare la figlia.
Nonostante rimase tutto il tempo in braccio al padre si stava lentamente lasciando andare e aveva iniziato a parlare con Ziva molto più tranquillamente.

"Lo sai che ho perso un dente?" le disse mostrandole la bocca.
"Fa un po' vedere? Oh, ma vedo già il dentino nuovo che cresce" rispose Ziva.
"Si... E il topolino mi ha lasciato i soldi. Voglio perdere tutti i denti" disse Becky facendo sorridere sia Tony che Ziva.

"Mi sono anche rotta un braccio mente non c'eri. Mi hanno messo il gesso tutto rosa" disse ancora.
"Ha fatto molto male, amore?" chiese Ziva preoccupata.
"Solo un pochino" rispose lei.
"E come è successo?" domandò.
"Andavo in bici dallo zio Tim e sono caduta" rispose.
"Ma è una storia lunga e ora dobbiamo preparare la cena. La raccontiamo un'altra volta alla mamma" si intromise Tony.

Quello non era proprio il momento, era una cosa che dovevano discutere lui e Ziva in privato.
Quella sera a cena Becky mangiò davvero poco, era ancora molto sconvolta e non aveva fame. In più tutti quegli avvenimenti l'avevano stancata e dava segni di voler dormire.

La portarono a letto insieme.
Tony non voleva escludere Ziva, ma allo stesso tempo sapeva che Becky avrebbe richiesto la sua presenza.
Fu Ziva a rimboccare le coperte della figlia e rimase con loro mentre Tony le leggeva una favola per farla addormentare. Ci volle poco, Becky chiuse gli occhi e in pochi minuti dormiva beata.

"Sei davvero bravo. Non che prima non lo fossi ma ora vedo che hai fatto sia da madre che da padre a Becky" gli disse.
"Era il mio dovere. Ma ora sei di nuovo qui e finalmente Becky potrà riavere una mamma" rispose lui.
"Sempre che mi voglia ancora. Non sembrava troppo convinta di riavermi qui" commentò triste.

Tony vide la delusione e lo smarrimento sul volto di Ziva e per quanto avesse bisogno di chiarire quello che era successo non poté fare a meno di abbracciarla e consolarla.

"Hey, no... Becky deve solo elaborare quello che è appena successo. Credimi quando ti dico che ti rivoleva qui" le disse.
"Vieni ti devo mostrare una cosa" aggiunse portandola in camera.

Le mostrò la lettera che Becky aveva scritto a Babbo Natale chiedendo lei come regalo.

"Mi rivoleva perché tu eri troppo triste" commentò con le lacrime agli occhi.
"Rivoleva la famiglia come era prima, Ziva. Dal giorno in cui mi hanno detto che eri morta e l'ho dovuto dire a lei, in ogni cosa che abbiamo fatto o detto c'era un pensiero rivolto a te" spiegò.
"La stessa cosa vale per me, non è passato un giorno in cui non pensassi a voi. Fissavo le poche foto che avevo con me e provavo ad immaginare cosa stavate facendo" rispose.

Tony le si avvicinò e la baciò delicatamente. Aveva voglia di farlo e voleva far capire a Ziva quanto gli fosse mancata e quanto fosse felice di riaverla lì.
Poi, senza dire una parola, aprì il cassetto del suo comodino e prese la collana di Ziva.

"È grazie a questa che ho capito che eri viva e so quanto sia stato difficile per te separartene. È tempo che tu la riabbia" le disse mettendosi dietro di lei e allacciandogliela.

Appena la ebbe al collo, Ziva portò la mano sul ciondolo e lo strinse tra le dita.

"Non sai quanto avrei voluto averla avuta con me. Me l'hai regalata tu e significa tutto per me" gli disse.
"Lo so, amore" le rispose baciandola ancora.

Si misero a dormire, per la prima volta in un anno assieme.
Ognuno era nel suo lato del letto, ad occhi aperti, indeciso se avvicinarsi all'altro. Fu Ziva a prendere l'iniziativa.

"Tony, credi che io... Puoi abbracciarmi mentre dormiamo?" chiese quasi spaventata di essere rifiutata.
"Vieni qui, Ziva" rispose aprendo le braccia.

Lei aveva davvero bisogno di quell'abbraccio, lo aspettava da tanto e sapeva che anche Tony lo voleva.
Si addormentarono subito, senza più dover parlare. Godendosi la reciproca presenza.

Fu nel bel mezzo della notte che furono svegliati dalla figlia che gridava.

"Abba! Papà vieni qui!" gridò.
"Becky" disse lui svegliandosi.

Anche Ziva si era svegliata sentendo sua figlia urlare, ma Tony fu più svelto ad alzarsi e correre da lei.
Era quello che aveva fatto da un anno a quella parte quando Becky aveva gli incubi.

"Amore, che è successo?" le chiese entrando.

Becky era scesa dal letto, era in piedi in mezzo alla stanza, disorientata e spaventata.
Tony le andò in contro e si abbassò alla sua altezza guardandola negli occhi.

"Principessa qualsiasi cosa fosse era solo un brutto sogno. Sei a casa e stai bene, non è successo nulla" le disse per calmarla.
"No. Papà ho sognato la mamma, lei era qui e mangiava con noi. Ma quando mi sono svegliata non c'era più" rispose disperata.
"Hey, amore non era un sogno. La mamma è qui, solo non è nella tua stanza ma nella mia" le disse.

"Sono qui, Becky" aggiunse Ziva entrando.

Quando Tony era corso in camera della bambina lei non lo aveva seguito subito. Si era avvicinata con calma per sapere cosa non andasse.

"Mamma" disse correndole incontro e facendosi prendere in braccio.

Era la prima volta dalla mattina che Becky andava spontaneamente da lei e questo fu molto importante per Ziva.

"Non era un sogno, ok? Sono qui davvero e non vado via" le rispose.
"Ho paura che io è papà rimaniamo di nuovo da soli" disse lei.

Tony guardò Ziva e in quel momento sentì la rabbia dentro di sé.
Anche se era più che felice di avere di nuovo la moglie sapeva che dovevano discutere di quello che era successo. E vedere la figlia che ancora stava male anche se sua madre era con lei lo fece arrabbiare di più.

"Non succederà, Becky. Perché la mamma non andrà più via così" si intromise Tony avvicinandosi e incrociando lo sguardo di Ziva.
"Ma ora è tardi e devi dormire" aggiunse.

Lasciò che Ziva la rimettesse a letto e rimase con loro per far riaddormentare Becky.

"Le succede spesso?" chiese Ziva tornando in camera.
"Si. L'ho fatta dormire con me molte volte" rispose lui.

Ziva notò il cambio del suo tono di voce e capì che qualcosa non andava.
Voleva evitare ogni genere di litigio ma non poté fare a meno di chiede cosa non andasse.

"Ne parliamo domani mattina, ora è tardi" disse lui.
"Ma, se vuoi puoi dirmi..." iniziò lei, subito bloccata da Tony.
"Ziva, è tardi e dobbiamo dormire. Rimandiamo a domani" ripeté facendole gesto di sdraiarsi.

Si riaddormentarono, questa volta ognuno dal proprio lato. Qualcosa non andava ed entrambi lo avevano notato ma le tre di notte non era l'orario giusto per discuterne.
Quando il mattino seguente si alzarono scesero a fare colazione senza svegliare Becky. La notte era stata difficile e, in ogni caso, volevano un po' di tempo da soli per parlare.

Tuttavia Ziva cercò di ignorare la cosa, sentiva che la discussione era nell'aria.

"Pensi che la prossima notte dormirà meglio?" chiese a Tony riferendosi a Becky.
"Non lo so è stato un anno pieno di traumi per lei, sta ancora andando dalla dottoressa Cranston" rispose.
"Ha avuto bisogno della psicologa" bisbigliò rendendosi conto che la situazione era ancora peggiore di quello che aveva immaginato.

"Che cosa pensavi Ziva? Che stesse bene? Per noi eri morta, andata per sempre. Non è stato facile" disse leggermente alterato.

Ziva appoggiò la tazza di te che aveva tra le mani e guardò il marito in faccia.

"Lo so, Tony. È stato difficile anche per me" rispose.
"Ma tu eri consapevole di tutto, tu hai deciso. Sapevi che noi eravamo vivi, sapevi ciò che succedeva" le disse.
"Non credere che per questo sia stato più semplice. Essere consapevoli se è possibile è ancora peggio" commentò.

Stavano già alzando la voce, come immaginavano stava per iniziare un litigio. Probabilmente sarebbe finito in nulla ma era necessario, dovevano chiarirsi per poter tornare come prima.

"Io immagino che non sia stato facile nemmeno per te, ma Ziva io ti ho sepolta!" esclamò Tony.
"Ho visto la tua auto in fiamme e Gibbs mi ha detto che eri morta, capisci? Ho dovuto spezzare il cuore a Becky e dirle che la sua mamma era morta" aggiunse.
"Mi dispiace per questo, io volevo proteggervi" disse lei.

Ma Tony non l'ascoltava, doveva dirle ciò che aveva dentro dal momento in cui aveva saputo come erano andate davvero le cose.

"Lo sai che Becky è scappata di casa una mattina per andare la cimitero? Mi è venuto un attacco di panico quando non l'ho più vista pensavo di aver perso anche lei. Invece era sulla tua tomba a raccontarti cosa avevamo fatto il giorno prima, perché io le avevo detto che non sapevo se quella settimana saremmo riusciti a passare" rispose Tony.

Questo arrivò dritto al cuore di Ziva come una pugnalata. Capì la disperazione della sua bambina e si sentì ancora più in colpa.

"Abbiamo preso l'aereo un paio di volte e lei mi ha sempre chiesto se potevamo vederti visto che eravamo in cielo e io le avevo detto che tu eri lì con gli angeli" aggiunse.
"Oddio, che cosa ho fatto..." bisbigliò lei piangendo.

"Esatto Ziva, ti prego spiegami che hai fatto. Perché mi chiedo come tu abbia potuto prendere questa decisione senza parlarne con me" le disse.
"Io volevo proteggervi, la situazione ci stava sfuggendo di mano Tony. E non potevo lasciare che facessero del male a voi per colpa mia" rispose.
"Ma perché non me ne hai parlato? Avremmo potuto fare tutto assieme!" esclamò lui.
"Non potevate sacrificare la vostra vita per me, non potevo permetterlo!" gridò Ziva.

"E quindi cosa hai fatto? Hai pensato che fingerti morta ci avrebbe fatto stare meno male? Ci hai ragionato sopra prima?" le chiese arrabbiato.
"Che tu ci creda o no ci ho pensato tanto! Credi che sia una decisione che ho preso alla leggera? Credi che sapere quanto avreste sofferto mi abbia fatto piacere? Beh la risposta è no!" gridò Ziva.
"Potevi parlarne con me, Ziva. Potevamo trovare una soluzione" le disse.
"Se te ne avessi parlato voi sareste venuti con me e sareste stati in pericolo comunque" rispose più tranquilla.
"Quindi si ho deciso da sola e si vi ho fatto soffrire. Ma almeno voi eravate assieme" aggiunse.

Tony la guardò confuso e arrabbiato.

"Cosa vuol dire almeno voi eravate assieme? Pensi che sia stato facile per questo?" chiese alterato.
"Beh più facile che per me si! Avevi Becky, avevi Gibbs e tutti gli altri. Io ero sola Tony. Sola chiusa in casa in un luogo in cui non conoscevo nessuno e non potevo parlare a nessuno" rispose.

Iniziò a piangere nel ricordare quello che aveva passato.

"Ero sola come sempre nella mia vita prima di te e Becky, ed è stata la sensazione peggiore di tutte. Andavo a letto la sera piangendo e mi svegliavo piangendo. Ogni volta che chiudevo gli occhi vedevo voi e non potevo dormire. Non hai idea del panico che avevo ogni giorno e che ho tutt'ora" si sfogò lei.
"Quindi non parlarmi di come è stato difficile per voi pensando che non lo sia stato per me. Perché lo è stato e tanto anche" aggiunse.

Rimasero in silenzio entrambi per un attimo e Tony capì che alterarsi così non era stata poi una grande idea. Anche se non condivideva la sua scelta non poteva incolparla troppo, non lo aveva fatto per egoismo ma per proteggere loro.
E poi l'amava con tutto il suo cuore e nonostante tutto non l'avrebbe mai odiata.

Ziva chiuse gli occhi cercando di fermare le lacrime ma non ci riuscì, si appoggiò al muro e si lasciò scivolare a terra.
Tony si allarmò a quel gesto, la vide davvero distrutta e si avvicinò per vedere come stava.

"No!" disse lei.
"Lasciami stare, è tutta colpa mia non merito la compassione di nessuno" aggiunse alzandosi in piedi e correndo in camera.

Tony rimase bloccato per un attimo a ripensare a quello che era appena successo. Stava per salire in camera a cercarla quando sentì Becky scendere le scale.

"Papà, qualcuno urlava prima?" chiese mezza assonnata.
"No amore, forse sentivi rumori che venivano da fuori" rispose lui.
"Oh. Mamma dov'è?" domandò ancora.
"È in camera a lavarsi" mentì lui di nuovo.

Becky annuì.
Tony le fece fare colazione sperando che Ziva scendesse. Ma quando non la vide ricomparire iniziò a preoccuparsi.
Mise Becky a vedere i cartoni animati e salì per cercarla.

Quando entrò la vide sistemare le sue cose dentro un borsone mentre ancora piangeva.
Sul momento non capì cosa stesse succedendo, ma poi realizzò cosa voleva fare Ziva.

"Hey, dove vuoi andare?" chiese sconvolto.
"Vado in Hotel o a casa di Gibbs. Dopo quello che vi ho fatto non merito di stare con voi" rispose.

Tony voleva arrabbiarsi perché Ziva intendeva lasciarli di nuovo, ma capì che non era in sé e che urlarle contro non era la soluzione migliore.

"Ziva, calmati. Abbiamo solo discusso nessuno vuole che tu vada via" le disse.

Ma Ziva non si fermava.

"Tesoro, mi stai ascoltando? Va tutto bene, dobbiamo solo chiarirci. Non voglio che tu sparisca ancora. Ti voglio, ti vogliamo qui" le ripeté.
"Ma non é giusto, guarda cosa ho combinato. È colpa mia sono una persona orribile, non dovrei poter crescere una bambina" commentò.
"E se mi odi hai tutte le ragioni" aggiunse.

Tony la guardò sconvolto, non capiva cosa le stesse succedendo.
Anche lei lo fissò per un attimo, il volto terrorizzato il respiro affannoso. Si voltò ed entrò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Tony la seguì immediatamente questa volta, ma lei aveva già chiuso la porta a chiave.

"Zee, andiamo amore apri" le disse.
"No, non ti merito. Non merito nessuno" rispose.

Tony si spaventò temeva che facesse qualcosa di stupido.

"Ziva, smettila di parlare così e aprimi la porta. È solo panico amore, ora passa" insistette.
"Forza apri la porta. Non farmi gridare che Becky è al piano di sotto che guarda la televisione, non voglio spaventarla" ripeté.

Ma Ziva non rispose, al contrario si sentì scorrere l'acqua della doccia.

"Ziva se non apri subito buttò giù la porta!" gridò Tony sempre più in ansia.

Lei non rispose e Tony si trovò costretto ad entrare con la forza.
La trovò seduta dentro la doccia con l'acqua che le scorreva addosso. Ora non piangeva quasi più, non era agitata come prima.
Stava solo tremando perché l'acqua che le cadeva addosso era freddina.

"Amore, cosa succede?" le chiese chiudendo l'acqua e prendendo un asciugamano.
"Mi stava venendo un attacco di panico e l'acqua fredda mi fa riprendere" rispose continuando a fissare il vuoto.

Tony l'avvolse nell'asciugamano cercando di riscaldarla.

"Ziva guardami, è tutto a posto. Stiamo tutti male ma adesso andrà meglio" le disse facendola alzare.

La prese fuori dalla doccia e la guidò fino al letto, standole attaccato per paura che cadesse. Non era ancora in sé ma era in grado di camminare.
La fece sedere e le cambiò i vestiti.

"Sei di nuovo con me ora?" le chiese per capire se l'avrebbe ascoltato mentre parlava.
"Si, scusami per prima" gli disse.
"Va bene. Ascoltami, non volevo farti agitare così. Io... Ero solo alterato per quello che è successo ma ho esagerato" rispose Tony.
"Ma tu hai ragione ad essere alterato e io voglio chiederti scusa per quello che ho fatto. Anche se ho agito per proteggervi so che in parte ho sbagliato. Farvi soffrire non era il mio intento, lo capisci vero?" gli disse.
"Lo so, occhioni belli. Ma non incolparti, se non fosse stato per quello che ti voleva morta tutto questo non sarebbe successo. Dai la colpa a lui" rispose Tony sedendosi accanto a lei e abbracciandola.

"Vorrei tornare indietro e cambiare le cose" disse.
"Non si può. Ma sai cosa possiamo fare? Ricominciare a stare tranquilli e a recuperare il tempo perso" rispose Tony.

Ziva annuì, convinta dalle parole di Tony.

"Scusami ancora, puoi perdonarmi?" chiese lei sollevando lo sguardo dal suo petto.
"Si amore. E scusa se ti ho urlato contro. Non credevo che stessi così male" rispose.

Ziva sorrise.

"Sai credo che anche io avrò bisogno della dottoressa Cranston per un po'..." disse.
"Beh, vorrà dire che andremo tutti e tre" rispose lui.
"Anche tu vai da lei?" domandò.
"Si. Mi sa che ne ho avuto più bisogno io di Becky" ridacchiò Tony.

Anche Ziva rise.

"È stato devastante. Mi sei mancata così tanto, Zee" confessò lui.
"Anche tu, sapevo dove eri ma non potevo averti. La cosa più difficile della mia vita" rispose Ziva.
"Volevo sapere tutto di Becky, di te. Avrei voluto chiamare ma non volevo rovinare tutto" aggiunse.
"Devi essere orgogliosa di nostra figlia, è stata molto coraggiosa" commentò Tony.
"Io sono tanto orgogliosa di te, per come ti sei comportato. Vedo come ti guarda con ammirazione" le disse.
"Ho fatto del mio meglio. Per lei e per te" rispose Tony.

"Hey, perché non ti rilassi un po' e poi scendi con noi? Abbiamo tanto tempo da recuperare" le propose.
"Trovo che sia un'ottima idea" disse Ziva.
"Allora sdraiati dieci minuti e scendi quando sei pronta" rispose aiutandola a distendersi.

"Tony, ti amo" gli disse.
"Ti amo anche io" rispose.

Ziva lo baciò, con passione e amore.

"Bentornata, Ziva" gli disse Tony dandole un ultimo bacio prima di scendere dalla figlia.








Note dell'autrice:

Eccomi con la storia del mercoledì
OMG che emozione settimana scorsa non sentire i commentò di odio AHHAHAHA vi ho fatto felici eh? XD

Beh dopo tutta quella cattiveria non potevo concludere lasciandovi con l'amaro in bocca :)
E da adesso in poi le cose andranno bene! Finalmente ahahaha

Ok come da voi previsto un po' di problemi ci sono come è normale che sia, in fondo Becky è traumatizzata e Tony e Ziva devono chiarire...
Ma teniamo conto che anche la povera Ziva è stata male in questo periodo XD

Comunque dal prossimo capitolo vedremo cose dolcine e felici :)
Spero vi sia piaciuto! A prestooooo

Baci, Meggie.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

Dopo essere riuscito a calmare Ziva ritornò in salotto dove la figlia lo stava aspettando.

"La mamma è ancora a fare la doccia? Quando viene qui?" chiese Becky.
"Si riposa un'attimo sul letto, non si sentiva molto bene" le disse Tony sinceramente.

Era in bagno da un bel po' e Becky poteva capire che non stesse facendo la doccia.

"È ammalata? Che cos'ha la mia mamma? Muore di nuovo?" chiese preoccupata facendo una grande tenerezza a Tony.
"No, amore. Non ti preoccupare. È solo che so deve abituare ad essere di nuovo qui" le spiegò.

Becky annuì, ancora leggermente preoccupata.

"Tesoro, la mamma non andrà più via ok? Abbracciami, va tutto bene" aggiunse prendendola sulle ginocchia.
"Abba e se questo fosse solo un sogno?" domandò lei.
"Non lo è, so che lo sembra. Ma non lo è" la riassicurò accarezzandole i capelli.
"Come fai ad esserne sicuro?" disse Becky.
"Amore, ti fidi di papà?" rispose lui.
"Certo" disse convinta.
"Allora credimi è la realtà" concluse Tony dandole un bacio.

Non passo molto prima che Becky parlasse di nuovo.

"Abba, credi che posso andare dalla mamma?" gli chiese.

Voleva lasciare che Ziva si riposasse ma allo stesso tempo non voleva negare questo a sua figlia.

"Ok, ma se sta dormendo le dai un bacio e torniamo qui" le rispose.
"Va bene, non la disturbo te lo prometto" disse Becky.

Andarono in camera assieme e Tony si assicurò che Ziva non stesse dormendo prima di fare entrare Becky.
Non appena vide la madre, le andò incontro.

"Ima, papà ha detto che non ti sentivi bene. Sei malata?" le chiese.
"No, Tateleh. Sono solo stanca. Vuoi sdraiarti accanto a me?" rispose Ziva.
"Si" disse Becky salendo sul letto.

Tony le lasciò sole, sapeva quanto entrambe avessero bisogno della compagnia reciproca.
Becky andò a sdraiarsi accanto alla madre, abbracciandola.

"Mamma, quando ti sei riposata e non stai più male ti va se ti faccio vedere come sono brava a leggere e scrivere?" chiese Becky.
"Ma certo. Mi racconti anche tutto quello che hai imparato a scuola?" rispose Ziva.
"Si, ti faccio vedere anche i miei quaderni. Sono brava anche a contare lo sai?" disse Becky.
"Non avevo dubbi, amore" rispose lei.
"Papà mi ha aiutato ad imparare tante cose. E lui mi ha sempre portato e venuto a prendere a scuola e poi stavamo assieme delle volte al pomeriggio" raccontò Becky.

Tony era diventato il suo punto di riferimento e qualsiasi cosa facesse lei lo osservava e voleva imitare. Ziva fu così felice nel vedere il bel rapporto che si era creato tra i due era quello in cui aveva sperato.

Ziva iniziò subito a sentirsi meglio dopo che Becky si sdraiò accanto a lei, tanto che dopo dieci minuti scesero entrambe in salotto dove Tony le aspettava.

Dopo aver passato la mattinata in casa assieme pensarono che fosse il momento per Ziva di andare a salutare i colleghi.
A parte Gibbs nessuno sapeva del suo ritorno ma non potevano tenere nascosta la cosa a lungo, specialmente con Becky entusiasta pronta a raccontare a tutti che la sua mamma era di nuovo a casa.

"Ho paura per come reagiranno tutti, non sono sicura che mi accetteranno di nuovo" disse Ziva tesa.
"Penso che saranno felici. Scioccati ma felici. Eravamo tutti distrutti, sentivamo molto la tua mancanza. Più che altro Dorneget sarà dispiaciuto, perderà il posto quando tu riprenderai il lavoro" commentò Tony.

Ziva interruppe quello che stava facendo e fissò Tony. Lui non riuscì a decifrare il suo volo, non sapeva se era paura, ansia o rabbia.
Pensò immediatamente che fosse arrabbiata perché l'avevano sostituita.

"Tesoro, in realtà abbiamo aspettato molto prima di riempire la tua scrivania. Non volevamo sostituirti. E comunque ho scelto io Dorny, mi pareva che anche a te lui piacesse" le disse subito cercando di sistemare la cosa.
"Non è quello, Tony" rispose lei.

Lui pensò ancora.

"Hai paura che non riavrai il tuo posto? Sono sicuro che non ci saranno problemi" le disse.
"No..." rispose ancora.
"E allora cosa c'è che non va?" le domandò preoccupato avvicinandosi e mettendole un a mano sul fianco.

Ziva prese un bel respiro e guardò suo marito dritto negli occhi.

"Tony, io non sono sicura di voler tornare al lavoro. Non ora almeno" disse agitata.
"Perché amore?" chiese confuso.
"È stato un anno molto impegnativo e tanto difficile. Io ho bisogno di riposarmi un po', di stare con la nostra bambina e con te. Ho bisogno di stabilità" ammise con le lacrime agli occhi.
"Ok, prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno. Becky sarà molto felice di sapere che sarai una mamma a tempo pieno per lei" le disse Tony abbracciandola.
"E non ti preoccupare, nessuno ti giudicherà per questa scelta" aggiunse dandole un bacio sulla testa.

Mentre andavano verso l'ufficio in macchina l'agitazione di Ziva aumentò. Temeva la reazione dei colleghi e non voleva essere fissata da tutti come se stessero vedendo un fantasma.
Quando aveva architettato il piano non aveva tenuto conto che al ritorno sarebbe stata sommersa da domande.

"Sei pronta?" le chiese Tony parcheggiando.
"No" ridacchiò lei.
"Ma togliamoci il dente" aggiunse scendendo dalla macchina.
"Ecco la mia Ninja" commentò Tony.

Non appena fuori la prima cosa che Becky fece fu correre a prendere per mano Ziva. Anche se inizialmente aveva avuto difficoltà nel capire cosa stesse succedendo ora non riusciva più a staccarsi da lei.

Per evitare stress esagerati Tony aveva avvertito Gibbs che stavano arrivando e gli aveva chiesto di riunire tutti in modo da non dover fare più incontri.

"Mammina, vedrai come saranno tutti felici di rivederti. Lo sai anche lo zio Tim era tanto triste" disse Becky.

Lei non poteva capire il disagio di Ziva, capiva a malapena quello che era successo. Era solo felice di riavere la mamma con lei.
Tony al contrario sapeva lo sforzo che stava facendo Ziva e non esitò a sostenerla.

"Io e Becky restiamo con te e se vuoi andare via, andremo via" la rassicurò.
"Grazie" rispose lei.

Tornarono di nuovo nella sala riunioni. Ormai era diventato il luogo per gli incontri privati, ma era il più riservato e tranquillo.

Si fermarono per un secondo davanti alla porta, dentro c'erano tutti ad aspettarli e Ziva voleva prendersi un attimo prima di iniziare.

"Pronta, amore mio?" le chiese Tony mentendo la mano sulla maniglia.
"Pronta" rispose lei.

Tony aprì e si ritrovarono davanti tutta la squadra, compreso Dorneget.
Erano tutti sconvolti, in senso positivo.

Ci fu un momento di silenzio generale, tutti fissavano Ziva increduli senza sapere cosa dire.
Ci pensò Becky ad interrompere la situazione imbarazzante.

"Avete visto? La mia mamma è tornata, non state sognando è proprio lei" esclamò felice tirando Ziva per un braccio.
"Diglielo che non sei morta, mamma!" aggiunse.

"Becky, amore. Non tirare la mamma e vieni in braccio a me" le disse Tony per cercare di calmarla.
"No! Voglio andare in braccio alla mamma" rispose guardando Ziva e allungando le braccia.
"Vieni, Tateleh" le disse prendendola.

Il primo a reagire a quella situazione fu Dorneget. In fondo era il meno coinvolto e nonostante tutto era molto sorpreso.

"Agente David, lei è ancora viva" disse sconvolto.
"Si. Si lo sono, grazie a Dio" affermò Ziva.

Becky giocava con i capelli della madre e Ziva ne approfittò per gustarsi questo momento in cui poteva abbracciare la sua bambina. Le dava coraggio in quella situazione scomoda in cui si trovava.

Tuttavia Tony sapeva che di lì a poco ci sarebbero stato degli abbracci e decise di prendere Becky.

"Principessa, vieni da papà ora. Lascia che la mamma parli con gli altri" le disse avvicinandosi.
"Ok, ma noi restiamo qui vero?" chiese mentre abbracciava il padre.
"Certo, restiamo con la mamma" rispose dandole un bacio.

"Oddio, Ziva! Come sono felice che sei qui" disse McGee andandole incontro ed abbracciandola.
"È già la seconda volta che ti crediamo morta e sei viva, smettila di farci questi scherzi, uccidono anche noi" aggiunse ridendo e facendo sorridere anche lei.
"Lo so Tim, scusa" rispose.
"Non fa nulla, sono troppo felice di vederti" concluse lui.

Subito dopo di lui fu Palmer a parlare e poi Vance.

"Agente David, bentornata" le disse stringendole la mano.
"Grazie direttore" rispose.
"L'agente McGee ha ragione, basta con questi scherzi. L'agente DiNozzo non potrebbe più sopportarli e nemmeno noi" aggiunse.

Loro scherzavano per allentare la tensione, ma involontariamente stavano facendo sentire Ziva ancora più in colpa.
Perché in quel momento lei si stava immaginando Tony da solo, completamente distrutto e tutti gli altri che cercavano di aiutarli nonostante stessero male pure loro.

L'unica che ancora non le aveva detto nulla era Abby.
Anche Gibbs e Ducky erano rimasti in silenzio ma loro sapevano già. Erano stati gli unico due a sapere del piano di Ziva ed aiutarla ad attuarlo.

"Quindi sei viva" disse in modo freddo.

Ziva la fissò senza sapere che dire. Conosceva Abby e il suo carattere e sapeva che avrebbe reagito in un modo tutto suo.
La lasciò parlare senza interromperla.

"Come hai potuto fare una cosa del genere senza avvertirci, Ziva! Quando ci hanno detto che eri morte nell'esplosione della tua macchina è stato devastante!" aggiunse cercando di tenere un tono decoroso per non spaventare Becky.
"Abby io l'ho fatto perché..." iniziò Ziva cercando di spiegarsi.
"Certo, lo hai fatto per proteggerci... In effetti ha senso, hai evitato che prendesse di mira tutti noi" disse Abby ragionando.
"Ma perché non ci hai lasciato degli indizi che eri viva?" aggiunse.
"Sarebbe stato troppo pericoloso e voi sareste venuti a cercarmi" rispose.
"Ah già. Ma Ziva è stato crudele" disse lei.
"Lo so. E spero possiate perdonarmi per questo" rispose Ziva abbassando lo sguardo.
"Solo se ci prometti che non lo farai mai più" disse Abby.

Non le diede nemmeno il tempo di rispondere.

"Oh, ma certo che ce lo prometti" disse buttandosi ad abbracciarla.

Dopo che finalmente Abby si staccò da lei, anche Gibbs e Ducky andarono a salutarla.
Non ci vollero molte parole da parte di Gibbs, solo un "Felice di riaverti qui Ziver" e un bacio sulla guancia.

Ma fu a quel punto che anche Tony parlò. Aveva avuto modo di discutere con Gibbs ma non ancora con Ducky.

"Anche tu lo sapevi" gli disse.
"Mi dispiace Anthony... Avrei voluto dirtelo" rispose il medico.
"Avresti dovuto... Almeno darmi qualche indizio. Specialmente quando sono venuto da te, totalmente nel panico a chiederti quella cosa" disse arrabbiato.
"Ma quella volta io ti rassicurai che le tue paure erano infondate, Tony. E mi riferivo al fatto che lei non lo era, sia che fosse morta che viva" rispose Ducky.

"Fermi tutti, di cosa stiamo parlando?" chiese Ziva confusa.
"Tony pensava che tu... Che aspettassi, Ziva" disse il medico cercando di non pronunciare la parola incinta.

C'era anche Becky nella stanza e anche se era piccola poteva capire, volevano risparmiarle qualche trauma.
Ziva rimase sconvolta. Tony pensava che lei fosse incinta e che morendo anche il bambino che aveva in grembo fosse morto. Questo sarebbe stato devastante.

"Tony, amore... Tu pensavi che io... No, non ti preoccupare non lo ero. Ok?" gli disse avvicinandosi e guardandolo negli occhi.

Lui le sorrise, rassicurato. Ma era comunque ancora arrabbiato con Gibbs e Ducky.

"Resta il fatto che pensavo di meritare di non essere lasciato all'oscuro di tutto. Capisco il non potermi dire che era viva o dove fosse, ma almeno darmi qualche indizio, qualcosa" disse alzando la voce.

"Abba, perché sei arrabbiato? Non ti arrabbiare non voglio che piangi" si intromise Becky che aveva già visto altre volte cosa poteva succedere a Tony.
"Papà non piange tesoro" la rassicurò lui.
"E ora si calma. Perché sa che non è colpa di nessuno, qui. È solo che si deve ancora abituare a questa nuova situazione. Vero Tony?" disse Ziva cercando di farlo calmare.
"Hai ragione. Non ha più importanza perché ora sei qui" disse lui ritrovando la tranquillità.

A quel punto rimasero tutti un po' lì. A chiacchierare con Ziva e a raccontarle delle cose che erano successe.
Quando andarono di nuovo a casa lei stava ancora pensando a Tony e al momento in cui gli era passato per la testa che lei fosse incinta.
Voleva chiedergli delle cose e capire, ma quel giorno non era il giorno giusto. Non voleva farlo agitare troppo.

Passarono il week end assieme e poi arrivò l'inizio della settimana.

"Papà, domani vai al lavoro?" chiese Becky.
"Si amore è lunedì. Domani io al lavoro e tu al campo estivo a giocare" le rispose.

Becky si fece triste tutto in una volta.

"E la mamma che fa?" chiese.
"La mamma sta a casa, si riposa e la rivediamo nel pomeriggio" rispose.
"Tutto bene, amore?" aggiunse lui vedendola strana.
"Si" rispose andando via.

Quella sera a cena Becky era stranamente silenziosa e pensierosa.

"Tateleh, tutto bene?" chiese Ziva facendole una carezza.
"Non stai bene, Becky?" aggiunse Tony.

Becky guardò entrambi i genitori e iniziò a piangere.
Rimasero entrambi male, non sapevano cosa stesse succedendo e perché la figlia piangesse.

"Principessa" disse Tony preoccupato spostando la sedia per prenderla in braccio.
"Non voglio andare al campo estivo domani, io voglio stare con la mia mamma" disse piangendo.

"Amore, è questo il problema? Bastava che lo dicessi, certo che puoi stare con me" la rassicurò Ziva prendendola in braccio al posto di Tony.

Becky si aggrappò alla madre e la strinse forte, come se non volesse più lasciarla andare.

"Noi pensavamo che tu volessi andare a giocare, ma se preferisci stare con la mamma va bene" le disse Tony avvicinandosi a loro.
"Voglio stare sempre con la mamma finché non ricomincia la scuola" rispose.
"Domani la vado a cancellare dal campo. Le sei mancata troppo" disse Tony rivolto a Ziva.

Le sorrise e poi spostò l'attenzione su sua figlia.

"Ora basta piangere, Tateleh. Da domani io e te avremo tanto tempo assieme" le disse dandole un bacetto.

La mattina successiva, prima di andare al lavoro, Tony portò Becky nel lettone con Ziva. Voleva che si svegliassero assieme per iniziare bene la giornata.

Fu Ziva la prima a svegliarsi, ma invece che alzarsi e preparare la colazione decise di rimanere nel letto con la figlia.
La osservò dormire, una cosa che non aveva avuto modo di fare da tantissimo tempo.
Non passò molto che anche Becky aprì gli occhi. Li spalancò e si lanciò ad abbracciare la madre non appena la vide davanti a se.

"Ima!" gridò felice.
"Buongiorno, amore" le disse lei.
"Cosa vogliamo fare oggi?" le chiese.
"Non mi interessa, basta che lo facciamo assieme" rispose Becky.

"Ok... Cosa ne pensi di iniziare facendo colazione? Poi magari andiamo a fare la spesa e vediamo cosa ci viene in mente di fare" propose.

Becky accettò felice e dopo nemmeno un'ora erano in macchina verso il super mercato.

"Quella è la mia scuola!" gridò Becky passando davanti all'edificio.
"Oh, wow. Papà ti ha trovato proprio una bella scuola" rispose sorpresa.

Prima che tutto succedesse avevano parlato di mandarla in un'altra. Ma Ziva capì che Tony, trovandosi da solo, dovette scegliere quella poi comoda e vicina.

"È molto bella e la maestra è molto simpatica. E ho tanti nuovi amici ora" disse Becky.
"Sono felice che ti piaccia, amore" rispose Ziva.
"Mi hanno dato i compiti per le vacanze. Magari tu puoi aiutarmi a farli se papà non ha tempo" chiese lei.
"Certo che ti aiuto, così anche papà potrà riposarsi un pochino" rispose Ziva.
"Però io voglio fare matematica solo con papà" disse lei sorridente.

Ziva capì immediatamente che Tony doveva essersi inventato qualcosa che la faceva divertire molto se aveva avanzato questa richiesta.

"D'accordo... E perché?" chiese.
"Perché noi impariamo le operazioni con i cereali. E se dico il risultato giusto poi li posso mangiare" rispose ridendo.

Anche Ziva rise e pensò a quante cose si doveva essere inventato Tony per tenere la figlia occupata e non farle mancare nulla.

Fecero la spesa assieme e passarono la mattinata in giro per la città.
Tornarono a casa per pranzare e decisero che avrebbero cucinato insieme una deliziosa cena per Tony.
Con tanto di dolce per concludere.

"Ima, io penso che papà avrebbe tanta voglia del dolce che fai tu. Quello con il cioccolato e il cocco. Da quando sei andata via non lo abbiamo più mangiato" disse Becky.
"E io credo che sia un'ottima idea preparargli quello. Quindi ora facciamo le lasagne, come piacciono a lui. Le polpette, come piacciono a te. E infine il dolce che piace a tutti" rispose Ziva.
"Si! E io ti aiuto a fare tutto. Sono brava a cucinare, papà mi ha insegnato a fare la pizza" disse lei felice.

Si misero d'impegno e passarono tutto il pomeriggio in cucina.
Non si poteva dire chi delle due fosse più felice. Se Becky di riavere sua madre o Ziva di essere tornata alla sua vita.
Mentre cucinavano Becky non fece altro che parlare e raccontare tutto quello che le passava per la testa. E Ziva, a differenza di prima che la stoppa a quando parlava troppo, la lasciò chiacchierare tutto il tempo.
Dio solo sapeva quanto le era mancato sentire la voce della figlia.

"E quando tu sei morta io ero tanto triste e il nonno è venuto qui. E ha regalato a me e papà i biglietti per andare a Disney World così anche io uscivo di nuovo di casa" le disse.

Ziva realizzò lo shock della figlia. Doveva stare davvero male per non voler nemmeno uscire di casa.

"Scommetto che vi siete divertiti molto" rispose lei.
"È stato bello, però mancavi tu" disse.
"Ci torneremo tutti assieme" le promise.

Becky parlò finché Tony non tornò a casa.
A quel punto la sua attenzione si spostò sul padre. Era molto abituata a stare con lui e a farsi coccolare, tanto che non esitò un attimo a saltargli in braccio e raccontargli della sua giornata.

Tony fu entusiasta della cena che lei e Ziva gli avevano preparato. Scaldava il cuore poter tornare a casa e avere non soltanto una figlia meravigliosa, ma anche una moglie perfetta ad aspettarlo.

Quella sera, prima di dormire, decisero che il sabato successivo si sarebbero presi un'intera giornata solo per loro. Meritavano del tempo soli, non che la presenza della figlia li disturbasse, ma era passato più di una anno ormai dall'ultima volta che erano stati soli per una giornata.

E così il sabato successivo portarono Becky da McGee.
Lei non fece storie. Sapeva che non poteva sempre stare attaccata a Ziva e in più l'idea di passare un giorno e una notte a casa dello zio Tim le piaceva molto.

"Allora Tateleh, ti passiamo a prendere domani mattina. Divertiti e non fare impazzire lo zio Tim" si raccomandò Ziva.
"Certo mamma" rispose dandole un bacio.
"Fai la brava, principessa" le disse Tony.
"Ciao papà" rispose lei.

"Divertitevi voi due da soli. È cercate di non farmi diventare di nuovo zio troppo presto" scherzò Tim facendo allusioni.
"McGee, la tua è tutta invidia" lo prese in giro Tony.

Dopo aver lasciato Becky a casa di Tim, i due iniziarono con una rilassante passeggiata lungo il fiume.
Camminavano mano nella mano, grati di poter stare insieme.

Ziva aveva tante domande, che voleva porre adesso prima che arrivasse la sera. Sapeva che Tony aveva organizzato una cena romantica e non voleva rovinarla chiedendogli di raccontare ricordi tristi.

"Perché pensavi che fossi incinta?" chiese diretta.
"Poco prima che fingessi la tua morte eri stata tanto male, Zee. Mi ricordo di quella notte che abbiamo passato in bagno. Così ho ripensato a quando eri incinta di Becky, a come stavi male e ho temuto di aver perso anche il nostro secondo figlio oltre che te" rispose sincero.

Ziva smise di camminare e lo abbracciò.

"Oddio, Tony. Mi dispiace tanto, posso solo immaginare come sia stato aver quel pensiero in testa. Ma comunque non ero incinta. Penso che quando stetti male quella notte fosse a causa dello stress. Era un brutto periodo" lo rassicurò.
"Per fortuna, perché non avrei potuto sopportare anche questo" disse.
"Già il saperti dentro una bara mi uccideva" aggiunse.

E qui nacque la seconda domanda di Ziva.

"Tony, la mia tomba è ancora lì?" chiese.
"Si. Ma ho già chiamato, la rimuoveranno entro la fine della prossima settimana" disse Tony pensando che Ziva volesse che fosse tolta al più presto.
"Prima che la tolgano la voglio vedere" rispose lasciando Tony di stucco.

"Ziva, tesoro. Non credo sia il caso" le disse.
"L'avete vista tutti, ho bisogno di vederla anche io. E voglio che tu sia con me" rispose decisa.
"Andremo ora, perché io non ho più intenzione di andare in quel luogo a vedere la tua tomba" disse.

E così fecero.
Dopo mezz'ora erano dentro il cimitero e Tony portò Ziva di fronte alla sua tomba.
Fu inquietante per lei, ma aveva bisogno di vedere quello che era successo. Non sapeva nemmeno lei il perché ma ne aveva bisogno.

La cosa che la colpì di più fu la grande quantità di fiori e disegni che avevano appoggiato.
Sapeva che per la maggior parte erano opera di Tony e Becky e la cosa le fece piacere, le fece sentire quanto fosse amata.

"Ti senti bene, amore?" le chiese Tony mettendole una mano sulla schiena.
"Si. È strano. Ma grazie" rispose.
"Per cosa?" chiese confuso.
"Tu e Becky siete sempre venuti qui, lo posso vedere dai fiori freschi e i disegni ancora perfetti. Vi siete assicurati che non fossi sola anche se ero morta" rispose facendosi sfuggire una lacrima.
"E l'incisione" aggiunse indicando la scritta in ebraico.

Tony aveva fatto incidere "At lo levad" per lei. Perché non sarebbe mai stata sola, in nessun caso.
L'abbracciò e la strinse mentre la portava fuori da quel luogo.
Le ci volle un attimo per riprendersi dalla vista della sua tomba ma ci pensò Tony a farla sorridere di nuovo.

Pic nick al parco e pomeriggio rilassante sdraiati sull'erba a coccolarsi e baciarsi come due ragazzini alla loro prima uscita come coppia.

La parte migliore arrivò alla sera.
Dopo essere passati da casa e essersi lavati e preparati, Tony portò Ziva a cena nel suo ristorante preferito.
Quello in cui erano andati a festeggiare dopo che Ziva aveva scoperto di essere incinta di Becky.
Ordinarono i loro piatti preferiti e una buona bottiglia di vino e si gustarono la loro serata.
Fu poco prima del dolce che Tony diede a Ziv un regalo. Lo aveva comprato pochi giorni prima, per l'occasione.

"Un anello? Tony, sono diamanti questi?" chiese lei sconvolta mente lo guardava.
"Si" disse lui togliendolo dalla scatola e mettendoglielo al dito.
"Amore, non era necessario davvero" rispose emozionata mentre si guardava il dito.
"Lo era. Tu hai idea di quanto ho desiderato poterti fare un regalo mentre non c'eri? Ora che ne ho la possibilità lo farò ogni volta che ne avrò voglia. E oggi è un giorno da festeggiare. Ho fatto incidere la data del giorno in cui ti ho ritrovata" le spiegò.
"Io ti amo, lo sai vero?" gli disse.
"Lo so, perché ti amo anche io allo stesso modo" rispose Tony sporgendosi verso di lei e baciandola.

Arrivati a casa, non poterono fare altro che continuare a baciarsi.
Chiusero la porta e tutto quello che riuscirono a fare fu baciarsi mentre camminavano e salivano le scale fino alla camera da letto.
Era più che ovvio quello che stava per succedere.

"Ziva, io ora ho intenzione di fare l'amore con te. Perché è passato più di un anno dall'ultima volta che ho potuto farlo e mi sei mancata troppo. Abbiamo avuto una seconda possibilità e io non ho intenzione di sprecarla perdendo tempo" le disse mentre lentamente la spogliava.

Ziva non fece al una resistenza al gesto del marito, in fondo la pensava come lui.

"Tony, io non ho intenzione di fermarti. Perché non voglio sprecare tempo ma soprattutto perché ti amo" rispose aiutandolo a finire di spogliarla.

Poi passò ai suoi pantaloni e alla sua camicia, prima di buttarsi sul letto insieme a lui.
Era passato un anno e avevano entrambi bisogno di stare assieme, in ogni senso possibile della parola.
E quella notte fu il loro nuovo inizio. L'inizio della loro vita di nuovo assieme.






Note dell'autrice:

Ed eccoci qui con questo capitolo con tanta Ziva e anche del TIVA XD
Devo recuperare da tutti i capitoli di sofferenza che vi ho fatto passare ahahahah

Ci stava la giornata tutta per loro dopo tanto tempo che non potevano stare assieme <3
E ci stava anche che Becky volesse passare l'estate con Ziva XD

Comunque volevo avvertirvi che mancano due capitoli alla fine :)
Ma tranquilli, vi ho torturato tanto e ora vi darò molto family e love <3

Spero vi sia piaciuto!
A prestooooooo

Baci, Meggie.    

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

Era passata una settimana da quando Ziva era tornata e adesso la cosa si stava facendo più reale per tutti.
Al lavoro di nuovo era tornata un'atmosfera più rilassata, Dorneget aveva conservato la sua nuova posizione perché Ziva, come aveva detto a Tony, per il momento non aveva intenzione di riprendere il lavoro.
Dopo il terribile anno che aveva passato voleva riposarsi e godersi la sua famiglia.

Ogni mattina rimaneva a casa con Becky mentre Tony andava al lavoro.
Avevano trovato così tante attività da svolgere assieme e Ziva l'aveva persino iscritta ad un corso di ginnastica artistica che sarebbe iniziato a settembre.
Nel week end avevano visto delle bambine far il saggio estivo e Becky era rimasta molto colpita, tanto che Ziva l'aveva portata alla palestra e dopo un'ora di prova aveva deciso di iscriverla.
Quel giorno quando Tony tornò a casa fu assalito da Becky che non faceva altro che raccontargli di quanto si era divertita e che Ziva l'aveva iscritta.

"Papà guarda, questa è la divisa che devo mettere e la mamma mi porterà alle lezioni" disse Becky.
"Wow e poi un giorno io ti porterò alle olimpiadi" rispose Tony.
"Che cosa sono le olimpiadi?" chiese lei.
"Una gara molto importante che si svolge ogni quattro anni" le spiegò Ziva.
"Ma sei ancora piccola, hai tempo" aggiunse.
"Io la voglio fare!" esclamò sorridendo.

Tony prese in braccio Becky e si mise comodo sul divano.

"Papà ti accompagnerà e tu sarai bravissima... E magari vincerai la medaglia d'ora e la mostrerai a tutti quanti all'NCIS" le disse.
"La vincerò per te, papà" rispose Becky.
"Tony non ha ancora iniziato il corso e tu già pensi alle medaglie che vincerà?" lo rimproverò Ziva.
"Scusa, ma io lo so già che la mia principessa sarà una campionessa" disse lui dando un bacio alla figlia.

Quella sera dopo aver messo Becky a dormire si ritrovarono in salotto a chiacchierare.

"Lo sai è bello riaverti qui con me... Poterti abbracciare prima di dormire, poter fare questo" disse Tony baciandola con passione.
"L'ho sognato tante volte, mentre ero sola" ammise lei.
"Ora non lo devi più sognare" le sussurrò stringendola a sé.

"Domani arriverà mio padre" disse lui dopo un po'.
"Lo so..." bisbigliò lei.
"Sarà un bella sorpresa per lui rivederti" commentò Tony.
"Non vorrei si arrabbiasse..." rispose.
"Oh, Ziva. Non credo proprio... Ha sofferto molto anche lui quando pensavamo che tu fossi morta" la tranquillizzò lui.

Qualche giorno dopo che Ziva era tornata, Tony aveva chiamato suo padre e gli aveva chiesto di venire a Washington per un saluto.
Ovviamente lui non aveva rifiutato, solo che non poteva subito quindi dovettero aspettare.
Tony non lo aveva avvertito di Ziva, voleva che fosse una sorpresa e tra l'altro non pensava che fosse bello dare una notizia del genere per telefono.

"Tuo padre è sempre stato così buono con me... Spero che il nostro rapporto non cambierà, gli voglio davvero bene" rispose lei.
"Vedrai che non cambierà. Non essere così preoccupata per tutto amore, andrà bene" disse Tony.

Rimasero sul divano a coccolarsi e chiacchierare per un bel po', finché Tony si accorse che Ziva stava cedendo.

"Occhioni belli, ti stai addormentando?" le chiese.
"Si" disse lei con voce assonnata.
"Allora andiamo nel letto dove potrò continuare a coccolarti e tu potrai addormentarti tranquilla" suggerì.

E infatti dopo pochi minuti che erano a letto Ziva si addormentò tra le braccia del marito.
Il mattino seguente rimasero tutti e tre a casa per aspettare Senior, erano tutti felici che arrivasse finalmente anche lui poteva sapere di Ziva.

"Abba, tra quanto arriva il nonno?" chiese Becky mentre facevano colazione.
"Dopo pranzo. Perciò dovrei essere molto brava e aiutarci a sistemare la cucina" rispose Tony.
"Va bene. Secondo te il nonno mi ha portato dei regali?" domandò ancora.

Ziva sorrise nel sentirla chiedere questo, anche prima della sua assenza Senior le portava sempre qualcosa ogni volta che andava a trovarli.

"Credo proprio di si, principessa. Il nonno ti vizia sempre" commentò Tony.
"Perché mi vuole bene" constatò lei.
"Si, te ne vuole molto" confermò lui facendole una carezza.

Il pomeriggio arrivò velocemente e Becky non stava più nella pelle, voleva che il nonno arrivasse e vedesse che Ziva era lì.
Anche Tony era entusiasta, l'unica preoccupata come al solito era Ziva.

Tony non le disse nulla, sapeva che la sua preoccupazione sarebbe svanita nel momento in cui Senior le avesse dimostrato quanto era felice che fosse di nuovo lì con loro.
Quando il campanello suonò, Ziva ebbe un sussulto mentre Becky gridò felice.

"È arrivato il nonno! Vado io!" disse scattando in piedi e correndo alla porta.

Ziva fece un respiro profondo, cosa che Tony notò.
Le prese la mano e le diede un bacio.

"Ricorda, andrà bene" le ripeté di nuovo.

Dal salotto potevano sentire Becky che accoglieva Senior.

"Nonno!" gridò saltandogli in braccio e facendogli cadere il borsone che aveva in mano.
"La mia nipotina preferita. Che bello vederti così felice, Becky" le disse.
"Nonno vieni, ho una sorpresa per te" rispose Becky.

Scese da un braccio a Senior e lo prese per mano guidandolo fino in salotto.
Si bloccò appena vide chi c'era.

"La mamma è tornata! Hai visto è tornata!" gli disse saltellando.

Ora non sapeva cosa dire.
Pensò di essere ancora sull'aereo e di stare sognando perché quello che vedeva non poteva essere reale.
Ziva davanti a lui, viva e vegeta di fianco a Tony. Quella era una scena che avrebbe visto un anno prima, ma per lui Ziva era morta.

Tony stava ancora stringendo la mano di Ziva e decise di prendere l'iniziativa e parlare perché all'apparenza a parte Becky erano tutti senza parole.

"Non stai sognando, se è quello che ti chiedi" gli disse.
"Tu sei viva?" chiese a Ziva.
"È quello che mi chiedono tutti... Si, sono più che viva in questo momento" rispose lei.
"Ma come è possibile? Tu eri... Morta" disse.

Ziva non rispose, si sentiva a disagio.
Si sentiva come se mentendo a tutti ora non avesse più la fiducia di nessuno e questo la stava facendo sentire male.

Senza dire nulla, Senior si avvicinò e l'abbraccio.
Fu un abbraccio pieno di amore, Ziva poteva capire che Senior era davvero felice di vedere che era viva.

"Ziva, tesoro. Quanto mi sei mancata, non hai idea" le disse.
"Anche tu" ammise lei emozionata.

Tony aveva ragione, Senior sembrava felice di vederla almeno per il momento. Ma era ancora troppo sotto shock per parlare.

"Questa è proprio una sorpresa" commentò riferendosi a quello che gli a aveva detto Becky.
"Te lo avevo detto" disse la bambina andando verso la madre.

Si sedettero tutti sul divano e Becky andò a mettersi sulle gambe della madre, per farsi coccolare un po'.

"Che cosa era successo, Ziva?" domandò Senior che voleva capire.
"Dovevo sparire, per evitare che qualcosa di brutto succedesse" rispose senza scendere nei dettagli.

Non erano discorsi da fare in presenza di una bambina, avrebbero spiegato tutto con calma quella sera dopo aver messo a letto Becky.

"È un sollievo rivederti qui, un miracolo. Quasi non ci credo" disse lui.
"Nemmeno io ci credevo, nonno. Ma papà ha detto che non sono pazza e la mamma è qui davvero" rispose Becky facendo sorridere tutti.

"Da quanto sei tornata?" domandò ancora.
"Una settimana" rispose lei.
"Ti abbiamo chiamato un paio di giorni dopo, ma non volevamo dirtelo per telefono" aggiunse Tony preoccupato che il padre si sentisse escluso.
"Oh, avete fatto bene. Non vi avrei creduto e poi mi sarebbe preso un infarto. A dirla tutta un infarto lo avuto anche ora vedendoti" commentò lui.

"Mi dispiace di aver creato problemi anche a te, non volevo. Cercavo solo di proteggere tutti" iniziò lei.

Il senso di colpa non l'abbandonava.

"Zee" le disse Tony toccandole il braccio.
"Ziva, non dispiacerti di nulla. Guarda, non mi interessa come sei tornata mi basta sapere che tu sei di nuovo qui per l'essere felice" la tranquillizzò Senior.

Ziva sorrise tirando un lungo sospiro di sollievo.

"Anzi sapete cosa? Credo sia il caso di festeggiare andando fuori a cena. Questa sera offro io" aggiunse lui.

Cenarono assieme come una famiglia, di nuovo dopo tanto tempo.
Era rilassante e bello poter tornare a fare quello che non avevano fatto da più di un anno.
Senior pensò che finalmente, quell'anno, Tony avrebbe potuto festeggiare di nuovo il suo compleanno con la moglie. Si ricordava bene come l'anno precedente fosse stato difficile.

Quando ritornarono a casa fu compito di Senior mettere a dormire Becky.
Le piaceva che il nonno la coccolasse sopratutto perché non lo vedeva spesso.

"Allora principessa, cosa leggiamo stasera?" le chiese mentre Becky si metteva sotto le coperte.
"Il libro nuovo che mi hai portato. E io leggo le parole difficili anche" disse lei.

Ma non fecero in tempo ad iniziare che Becky prese a parlare.

"Sei felice che la mamma è di nuovo qui, nonno?" disse.
"Molto amore e sono anche tanto felice di vederti di nuovo sorridere così" rispose Senior.
"Anche papà è felice. Lui non piange più ora" aggiunse Becky.
"Lo sai, tesoro... Sei stata molto brava con il tuo papà quando lui aveva bisogno" le disse.
"Io non ho fatto nulla. Papà invece mi faceva sempre sorridere anche quando volevo solo piangere" rispose lei sinceramente.
"E invece, anche se non lo sai, hai fatto tanto per papà" disse Senior dandole un bacio.

Lessero la storia. Becky si addormentò prima ancora di finirla così Senior scese in salotto dove lo stavano aspettando.

Gli spiegarono a grandi linee quello che era successo, per fare capire anche a lui che Ziva non era andata via per capriccio ma che aveva avuto una valida motivazione.

"Tony mi ha detto tutto quello che hai fatto per lui e nostra figlia e te ne sono davvero grata" disse Ziva sinceramente.
"Sapete che io ci sono sempre per voi, non vi avrei mai lasciati soli. Avrei fatto la stessa cosa se ad andare via fosse stato Tony" rispose.

Ed era vero, nonostante sembrasse pensare solo a sé, in realtà Senior era molto legato a loro. Erano la sua unica famiglia e sperava di redimersi per come si era comportato con Tony quando era piccolo.
In realtà a Tony ormai non interessava più, ma era molto felice di averlo nella sua vita.

Quando Tony si alzò per andare in cucina a prendere qualcosa da bere per tutti, Senior ne approfittò per parlare un attimo da solo con Ziva.
Aveva già visto che ancora non era perfettamente a suo agio.

"Ziva, stai bene ora?" le chiese.
"Meglio. Ma starò bene" ammise lei.
"Immagino sia stato straziante per te come lo è stato per noi" rispose Senior.
"Lo è stato e continua ad esserlo ora. Per il senso di colpa e per la paura che in fondo tutti voi mi odiate per ciò che ho fatto" disse sinceramente.

Lui si alzò e le si sedette accanto.

"Hey, io in questa casa vedo tutto tranne che dell'odio. E non penso Tony sia capace di odiarti. Tantomeno la tua bambina che non fa altro che parlare di quanto è felice che tu sia qui" spiegò lui.

Tony li sentì parlare e aspettò prima di rientrare in salotto.
Ascoltò quello che si dicevano e anche lui condivise quello che Senior le stava dicendo. Ma sapeva che a Ziva sarebbe servito molto tempo e non aveva fretta. Le sarebbe stato accanto per sempre.

Quella sera, nel loro letto, Tony prese Ziva tra le braccia e strinse.

"Hai visto, mio padre era più che felice di averti di nuovo" le sussurrò.
"Avevi ragione. È che sono così insicura in questo periodo" rispose.
"Non dovresti esserlo, sai? Prova a rilassarti, Zee" le disse.
"Non ci riesco, ho sempre tanta paura di trovarmi da sola. Ancora" rispose lei.
"Zee" le sussurrò.

Poi la sentì piangere.

"Hey, perché piangi?" le chiese subito abbracciandola più forte.
"Non lo so" rispose lei.

Si sentiva patetica, ma le veniva da piangere.

"È perché sei stressata e hai bisogno di coccole. E io sono qui per questo" le disse lui lasciandola sfogare.

In fondo ne aveva bisogno, Tony sapeva di come Ziva si chiudeva in sé stessa e immaginò cosa dovesse essere stato l'ultimo anno per lei senza nessuno che la facesse sfogare.
Lasciò che piangesse fino ad addormentarsi e sperò che il giorno seguente fosse migliore.

Senior passò quasi una settimana in casa loro, era così felice di avere la famiglia riunita che non poté non voler passare del tempo con loro.
Furono tutti tristi quando dovette tornare a casa, ma aveva del lavoro da svolgere e sarebbero andati presto a trovarlo.


Fine agosto:

Era ormai passata tutta l'estate.
Ziva si stava riambientando molto bene nonostante la fatica iniziale. Becky aveva passato tutta l'estate con la madre e Tony era anche riuscito a prendere qualche giorno di ferie per andare in vacanza assieme.

Avevano deciso di andare via prima che la scuola ricominciasse e Gibbs gli aveva concesso quattro giorni a fine agosto.
Non che Tony non avesse bisogno di vacanze ma nell'anno passato aveva dovuto prendere molti giorni di ferie e ora non poteva stare lontano dal lavoro più di tanto.

"Sveglia! Dobbiamo andare in vacanza!" gridò Becky la mattina alzandosi.

Era molto eccitata, come tutte le volte che dovevano andare via.

"Tateleh, sono le sei e un quarto" si lamentò Ziva guardando la sveglia.
"Oh, Becky è prestissimo. Tesoro torna a dormire" la implorò Tony.
"Ma no! Dobbiamo andare in vacanza! Non è mai troppo presto per partire" rispose lei.
"Principessa, stiamo andando solo al mare. Sono al massimo quattro ore di macchina per raggiungere la nostra meta. Non importa partire ora" le spiegò Tony.
"Ma io sono già sveglia" rispose lei sconsolata.

Aveva davvero voglia di prendere la sua piccola valigia e partire.
Da quando Ziva era con loro aveva ritrovato molta energia e ora si faticava a tenerla ferma.
Ziva, vedendola così felice non volle deluderla rimandandola a letto così decise di alzarsi con lei e lasciar dormire Tony ancora un po' visto che dopo doveva guidare.

"Becky, scendi di sotto. Ora vado in bagno e scendo a fare colazione con te" le disse.
"Si!" esclamò felice obbedendo alla madre.

"Un bel cambiamento dalla Becky senza voglia di fare nulla di quando tu non c'eri più" commentò Tony.
"Adesso ti da il tormento di nuovo" scherzò Ziva baciandolo prima di alzarsi.

Tony le aveva raccontato tutto quello che era successo con il passare del tempo. Di come Becky era diventata silenziosa e chiusa a quello che avevano fatto insieme.
E di come era felice che ora la figlia fosse di nuovo allegra e solare come prima.

Quando Ziva raggiunse la cucina, Becky era già seduta a tavola.

"Che mangiamo per colazione?" chiese vedendo la madre.
"Puoi scegliere tra yogurt e latte e cereali" le rispose.
"Latte e cerali" disse Becky.
"Ok, allora io mi mangio lo yogurt" commentò Ziva prendendo quello che serviva e sedendosi con la figlia.

"Mamma, quando non eri con noi hai fatto il bagno al mare?" le chiese.
"Un paio di volte amore, ma non è stato molto divertente da soli" rispose Ziva.
"Anche io e papà siamo stati al mare. E papà mi ha lanciato in acqua ed era freddissima" ridacchiò lei.
"Adesso facciamo il bagno tutti assieme?" aggiunse.
"Certo e questa volta ti lancio io" rispose.
"E io ti annego" disse Becky facendole la linguaccia.
"Ah si? Beh vedremo se sarò più veloce a scappare via" la sfidò Ziva.
"Sono sicura che vinco io, Ima. Papà dice sempre che sono un pesciolino veloce" disse Becky sicura di se.
"Oh, allora più che un pesciolino sei uno squaletto" rispose.
"Si! Però non ti mordo, non ti faccio male" ci tenne a precisare lei.

Un paio di ore dopo anche Tony aveva fatto colazione ed erano tutti pronti per partire.
Caricarono le valigie e sistemarono Becky sul suo seggiolino prima di iniziare il viaggio.

"E adesso, pensiamo ad un gioco divertente da fare mentre io guido" disse Tony.
"Io ne so uno!" esclamò Becky.
"Uno dice una lettera e bisogna dire tante parole con quella lettera senza mai ripeterle. Il primo che ne ripete una perde" aggiunse.
"Allora inizio io. Lettera B" disse Ziva.
"Becky!" esclamò la figlia.

Passarono almeno la metà del viaggio facendo quel gioco.
Durante l'altra metà Becky guardò un film dal suo Tablet mentre Tony e Ziva parlavano tra loro.
Stavano già progettando qualche cosa divertente da fare la sera. Visitare qualche paesino vicino e portare Becky al Luna Park sulla spiaggia. Volevano godersi quei giorni che avevano, era la loro prima vacanza da tanto.

Non appena arrivati lasciarono le valige in hotel e andarono in spiaggia. Becky non stava più nella pelle e loro volevano accontentarla.

"Abba, costruiamo un castello di sabbia?" chiese lei.
"Certo, uno grande e io sarò il re. Tu fai la principessa?" disse Tony.
"Esatto. Ora muoviti, alle principesse non piace stare senza il castello" rispose.

Costruirono il castello velocemente e Tony chiese a Becky di cercare delle conchiglie per decorarlo.
Andò sulla riva, ne raccolse alcune e torno dal padre.

"Papà ho trovato questo. Lui sarà il re del castello" gli disse.
"Un granchio?" chiese Tony.

Becky aveva trovato un piccolo granchietto e lo stava mostrando al padre felice.

"Si vedi, se lo mettiamo qui lui è felice e questa diventa la sua casa" spiegò lei posando il granchio.
"Mi sembra che questa casa gli piaccia. Gli facciamo una piccola porta così può anche uscire?" suggerì Tony.
"Si, così può anche lui andare a fare il bagno" approvò Becky.

Poco dopo Ziva arrivò silenziosa alle spalle di Becky e la sollevò all'improvviso.

"Ima! Che fai?" chiese Becky divertita.
"Ho pensato che è l'ora del bagno e voglio essere io a lanciarti" rispose andando verso l'acqua.

Becky non fece in tempo a lamentarsi, perché Ziva fu velocissima a lanciarla facendole fare un grande schizzo di acqua.
Tony le aveva appena raggiunte e guardava divertito la scena.

Passarono il resto del giorno in spiaggia e poi cenarono in Hotel.
Quella sera decisero per il Luna Park, il viaggio era stato lungo e non avevano voglia di fare passeggiate.
Non appena misero piede lì Becky si illuminò.

"Io voglio fare un giro su tutto, posso vero?" chiese felice.
"Potrai fare un giro su tutti i giochi per bambini, ma non quelli da grandi" le spiegò Ziva.
"Niente giro sulle montagne russe?" domandò un po' delusa.
"Sei ancora troppo piccola, non voglio che la mia principessa stia male mentre siamo al Luna Park" le disse Tony.
"Ma io non starò male. Non sto mai male quando mamma guida e lei guida peggio delle montagne russe" commentò lei.

Tony rise di gusto, mentre Ziva sul momento ci rimase male. Ma poi rise, sapeva anche lei che il suo stile di guida era alquanto alternativo.

Tuttavia Becky insistette molto e alla fine cedettero entrambi concedendole la possibilità di far un giro sulle montagne russe più piccole.
Si divertì come una pazza facendo il suo giro insieme a Tony, tanto che chiese di essere riportata lì un'altra sera prima di tornare a casa.

"Abba, mi prendi in braccio? Io sono un po' stanca" disse Becky mentre tornavano verso l'albergo.
"Vieni qui, principessa stanca" rispose prendendola in braccio.

Non arrivarono a metà strada che Becky dormiva in braccio al padre. Ziva le mise un golfino leggero sulle spalle per non farle prendere freddo.
Non appena in camera la misero nel lettino a fianco al loro e decisero di passare qualche momento assieme sul terrazzo, prima di andare a dormire.

C'era la luna fuori e il cielo era sereno, era una serata perfetta.

"Lo sai che sei molto sexy in bikini?" le disse abbracciandola da dietro.
"Lo sai che non avrai quello che vuoi stasera perché Becky dorme nella nostra stessa stanza?" rispose lei.
"Sei crudele" le disse.
"Sono realista" commentò.
"Ma questo non vuol dire che non ti bacerò fino a toglierti il fiato, sederino peloso ma sexy" rispose iniziando a baciarlo.
"Baciamo come se non ci fosse un domani, David" le disse.
"Non ti preoccupare, un domani ci sarà. E anche un dopo domani. Per sempre" concluse lei prima di riprenderlo a baciarlo.

La loro vacanza si svolse meravigliosamente, tutto fu perfetto.
Si divertirono da pazzi e furono davvero tristi di dover tornare a casa, ma ripartirono con la speranza di poter fare un'altra vacanza presto.
In fondo ora erano insieme e nulla li avrebbe divisi.





Note dell'autrice:

OMG questo è il penultimo capitolo. Tristezza :(
Mi mancherà questa storia, lo so già.

Però per lasciarvi con felicità ho deciso che questi ultimi capitoli sarebbero stati solo family e come potete vedere lo sto facendo.
La visita di Senior e obbligatoria e anche una loro piccola vacanza. Se la meritavano, no? Io dico di si XD

Ci vediamo venerdì, con il penultimo capitolo della storia del venerdì (tristezza anche qui)
A prestoooo

Baci, Meggie.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

Era il primo giorno del secondo anno di scuola di Becky e lei, a differenza dell'anno precedente, era molto allegra e felice.
Quell'anno anche Ziva l'avrebbe accompagnata e in più sapeva che a scuola si sarebbe divertita con i suoi compagni.

Nei giorni precedenti all'inizio della scuola, Tony era andato a parlare con l'insegnante di Becky per avvertirla della situazione.
Erano cambiate tante cose e voleva che le maestre fossero preparate quando gli altri bambini, vedendo che la mamma di Becky non era morta, avrebbero fatto domande.

Durante la notte, tuttavia, Becky aveva avuto difficoltà a dormire. Se ne era accorto Tony passando davanti alla sua camera mentre scendeva per prendere da bere.

"Hey, principessa? Il mostro del letto non ti lascia dormire?" le chiese entrando.
"Non esistono i mostri, papà. Dovresti saperlo" rispose.
"Ah no? Che papà distratto che hai. E allora come mai non dormi?" disse lui.

"Tu sei sicuro che domani mattina mamma sarà qui per portarmi a scuola, vero?" chiese timorosa.
"Certo, te lo ha promesso" rispose.
"Anche l'altra volta lo aveva promesso. Ma poi non c'era" disse Becky.
"Hai ragione... Ma questa volta non mancherà, sono sicuro che è felice quanto te di portarti a scuola" la rassicurò Tony.
"Ora però fai la nanna" aggiunse facendo per uscire dalla camera.

"Abba" lo fermò lei.
"Resta con me un pochino" aggiunse.

Era uno di quei momenti in cui la figlia aveva bisogno di rassicurazione, ancora non aveva superato del tutto il trauma dell'anno precedente.
E Tony non le negò la compagnia. Si distese accanto a lei per qualche minuto, giusto il tempo di farle qualche coccola per addormentarla.

La mattina seguente fu Ziva a svegliarla.
Andò nella sua stanza e la guardò dormire per un attimo, prima di sedersi sul letto e chiamarla.

"Becky, tateleh. È ora di alzarsi" le bisbigliò.

Becky aprì un occhietto solo per studiare la situazione, ma non appena vide la madre li spalancò entrambi e le saltò in braccio.

"La mia mamma oggi mi porta a scuola!" esclamò felice.
"Si, così mi farai conoscere la tua maestra e i tuoi amici" rispose Ziva.
"Adesso andiamo a fare colazione? Sono sicura che papà ti stia preparando i pancake" aggiunse.
"Evvai!" rispose.

Scesero a fare colazione tutti assieme prima che Ziva risalisse in camera con Becky per vestirla.

"È la prima volta che ti vedo dal vivo con la tua divisa addosso" le disse Ziva.
"Ti piace? Sono carina?" chiese Becky guardando la madre.
"Bellissima, come sempre. Una studentessa modello" rispose lei.
"Lo sai che papà, l'anno scorso per il mio primo giorno di scuola, mi ha dato questa?" disse mostrandole la collanina.

Ziva prese il ciondolo tra le dita e lo guardò sorridendo.

"È uguale alla tua" aggiunse la bambina.
"Lo so. L'avevamo comprata insieme, per te" rispose Ziva.
"A me piace tanto perché è come la tua. Non la tolgo mai, solo per lavarmi" spiegò Becky.

Quando Tony gliela aveva data lei l'aveva subito adorata. Perché le ricordava la madre e in questo modo la sentiva più vicina.

"Sono felice che ti piaccia, tateleh" rispose Ziva mentre le sistemava la camicetta.

Uscirono di casa tutti assieme e andarono a scuola.
Scesero dalla macchina e accompagnarono Becky nel giardino, dove tutti i genitori erano con i figli.
Becky era raggiante e sorrideva stringendo la mano di Ziva. Salutò i suoi compagni di classe che stavano fissando confusi la scena.

"Ima, lei è la mia maestra!" esclamò vedendo l'insegnante.

Tirò Ziva per un braccio fino a raggiungere la maestra per presentargliela. Tony le seguiva, non voleva interferire. Sapeva quanto fosse importante per Becky avere Ziva in quel momento.

"Rebecca DiNozzo" disse la maestra vedendola.
"Ciao Becky, passata una buona estate?" aggiunse chinandosi e dandole un bacio.
"Lei è la mia mamma. Lo sai, non è morta" disse la bambina.

L'insegnate sorrise e si alzò per salutare Ziva.

"Papà me lo ha raccontato, sei felice?" disse a Becky.
"Tanto tanto" rispose lei.

"Piacere di conoscerla" disse la donna presentandosi a Ziva.
"Piacere mio" rispose.
"È una gioia vedere Becky così rilassata e sorridente quest'anno" commentò la maestra.

Ziva annuì sorridendo. Tony le aveva raccontato della tragedia dell'anno precedente e ora non le sembrava vero che sua figlia fosse così tranquilla.
Poco dopo la maestra annunciò che stavano per entrare tutti dentro la scuola.

"Ok, noi adesso andiamo Becky" disse Tony chinandosi per salutare la figlia.
"Di già?" chiese.
"Si, tu devi andare a scuola e io al lavoro. E scommetto che anche la mamma ha tante cose da fare" le disse.

Temeva che Becky iniziasse ad agitarsi, era felice di avere Ziva. Così felice che forse non aveva messo in conto che sarebbe dovuta rimanere là da sola.

"Ma almeno restate finché non entro in classe?" chiese speranzosa.
"Certo amore" la rassicurò lui.
"Ima, mi piacerebbe stare ancora un po' con te" disse lei sconsolata.
"Lo so, amore. Ma ti verrò a prendere oggi pomeriggio e staremo assieme" le rispose.
"Ok. Vieni anche tu papà, vero?" disse sorridente.
"Io sarò al lavoro, tesoro" rispose lui.

Becky perse il sorriso.

"Ma come, abba? Tu sei sempre venuto, tutti i giorni... Perché non vuoi più venire?" chiese.
"Becky non importa che ci sia io, perché ci sarà la mamma" le spiegò.

Tuttavia era immensamente felice che Becky chiedesse anche la sua presenza. Come normale, da quando Ziva era tornata, lei le era stata attaccata. E ora sentire che voleva lui come voleva la madre lo fece emozionare.
Vedere il suo faccino triste lo fece star male.

"Facciamo così, faccio tutto il possibile per venire qui oggi pomeriggio. Ma se non ci riesco non sarai arrabbiata con me vero?" le disse.
"No... Però provaci tanto, per favore" lo implorò.
"Farò del mio meglio" rispose.

Becky tornò a sorridere, si fidava del padre e sapeva che non l'avrebbe delusa.
Entrò in classe tranquilla, salutando con la mano i genitori.

"Tutto bene amore?" le chiese Tony mentre tornavano alla macchina, vedendola silenziosa.
"Si... Mi ha fatto uno strano effetto lasciarla qui" rispose.
"È normale. Almeno ti sei risparmiata la crisi di pianto" commentò lui.
"Quella non l'avrei sopportata. L'avrei presa e riportata a casa" ridacchiò Ziva.
"Non sai come fui tentato io di farlo lo scorso anno" disse Tony.

"È cresciuta tanto. È stato emozionante portarla a scuola, anche se non era il suo vero primo giorno" commentò Ziva.
"Penso che per lei lo fosse. Credo che voglia dimenticare tutti i momenti tristi che ha passato e ora ha un bel primo giorno di scuola da ricordare" le disse Tony.

Ziva sorrise, prima di baciare il marito e andare verso casa lasciando che lui andasse al lavoro.


Natale:

Le festività natalizie arrivarono velocemente.
Ziva gradiva molto il fatto di stare a casa invece che lavorare. Lei non era una che stava con le mani in mano, ma questo periodo di stop la stava facendo rinascere.

La mattina mentre Becky era a scuola si dedicava alla casa e a sé stessa. Faceva jogging, andava in palestra per tenersi in allenamento. Era pur sempre un agente dentro di sé.
Spesso e volentieri andava in ufficio a salutare i colleghi e portare qualcosa che aveva cucinato lei.

Passava molto tempo da Ducky, chiacchierava mentre gli altri erano sul campo o impegnati con le indagini.

"Mi farebbe piacere che il giorno di Natale veniste tutti a pranzo a casa mia" le disse Ducky.
"Mi sembra un'ottima idea, Becky sarà felicissima di passare le feste in compagnia" rispose.

Tuttavia il medico notò che quel giorno Ziva era più spenta del solito, come se non fosse concentrata.
Si preoccupò, sapeva che stava andando dallo psicologo ma voleva capire se avesse solo bisogno di parlare con un amico o ci fosse altro.

"Stai bene, Ziva? Oggi ti vedo strana" chiese Ducky.
"Tutto bene" rispose.
"Sicura?" insistette.
"È solo che... Credo che Becky mi abbia attaccato qualcosa. Ha il raffreddore in questo giorni e credo stia venendo anche a me" rispose.

Si sentiva stanca e non stava troppo bene.
Ma era inverno, Becky aveva il raffreddore e lei non diede peso alla cosa.

"State in casa al caldo e riposatevi, non vorrete mica essere ammalate per Natale?" le disse.
"Certo che no, seguirò il tuo consiglio" rispose Ziva.
"Bene, allora adesso cosa ne dici di un tè caldo. Ti farà stare subito meglio" commentò lui.

Passò in paio d'ore con il medico, quel giorno c'era poco lavoro in obitorio e lei ne approfittò per stare in compagnia.
Anche se a casa stava bene le mancavano i colleghi e le giornate all'NCIS.

Mancava una settimana a Natale e Becky era a casa ammalata. Come Ziva aveva previsto il suo raffreddore si trasformò in influenza. Fortunatamente Ziva aveva tutto il tempo del mondo da dedicare alla figlia e non si preoccupò di nulla.
La cosa che la preoccupava di più era che anche lei continuava a non stare bene e aveva sempre più paura di aver preso l'influenza della figlia.

Nonostante tutto Becky era felice, poteva stare a casa con la mamma e questa era la sola cosa che le interessava.
Quando quella mattina Ziva andò a svegliarla, Becky bruciava ancora per la febbre.

"Oh, Becky. Puoi impegnarti a stare bene prima di Natale?" le chiese Ziva facendole una carezza.
"Ma io sto bene, ima" rispose.
"No, tateleh. Non stai bene per nulla" disse Ziva mentre la figlia tossiva.
"Se mi prendi in braccio starò meglio" rispose mettendosi seduta sul letto.

Ziva la prese e poi andò a cercare qualcosa di pulito da metterle.

"Ora io e te andiamo a lavarci, che sei tutta sudata" disse Ziva.
"Non ho voglia. Voglio andare sul divano a vedere i cartoni animati" rispose.
"Hai male alla pancia?" le chiese.
"No" rispose.
"Allora facciamo una doccia veloce e poi potrai vedere tutti i cartoni animati che vorrai" concluse Ziva.

Siccome anche Ziva non stava molto bene decise di rimanere sul divano con la figlia quella mattina.
Pranzarono e si riposarono finché non arrivò a casa Tony.
Gibbs lo lasciava andare via un po' prima cosicché potesse stare con la figlia che non si sentiva bene.

"Abba" gli corse incontro Becky abbracciandolo.
"Come sta la mia principessa ammalata?" chiese lui mettendole una mano sulla fronte.
"Bene!" esclamò Becky.
"Insomma... Mi sembri calda amore" le disse dandole un bacio.
"Dov'è la mamma?" aggiunse.
"È andata al bagno perché ha detto che aveva male alla pancia. E mi ha detto di stare sul divano a guardare la televisione finché non tornava" rispose.

Tony si preoccupò.
Ziva non stava mai male, ma anche lui in quei giorni aveva notato che era strana.

"Oh, oh. Anche la mamma è ammalata?" commentò.
"Forse le ho attaccato l'influenza" rispose Becky.
"Può capitare. Adesso torna sul divano e copriti con il panno. Io vado a vedere come sta la mamma e poi... Montiamo l'albero di Natale!" disse lui.
"Si!" gridò felice Becky obbedendo al padre.

Tony si tolse la giacca e salì velocemente le scale per andare a cercare Ziva.
Quando entrò in camera la trovò seduta sul letto, con la testa tra le mani.

"Zee, che succede? Becky mi ha detto che hai mal di pancia? Hai l'influenza anche tu?" le chiese sedendosi di fianco a lei.
"Non lo so, probabile" rispose tenendo gli occhi chiusi.

Tony le accarezzò la schiena e i capelli lasciandole un attimo di tempo.

"Tesoro, vieni. Sdraiati un attimo" le disse aiutandola a distendersi nel letto.
"Hai mangiato qualcosa che ti ha dato fastidio, per pranzo?" aggiunse.
"Non ho mangiato. Ho la nausea da stamattina e anche Becky non ha mangiato molto" rispose.
"Quante volte hai vomitato?" si preoccupò lui.
"Solo ora" rispose Ziva.

Tony andò a prendere il termometro dalla camera di Becky per provare la febbre a Ziva.

"Però amore, non hai la febbre" le disse.
"Allora passerà" commentò lei.
"Certo che passa. Ora resta qui e riposati. Io e Becky facciamo l'albero e ti prometto che la casa sarà tutta pulita alla fine" rispose Tony.
"No, aspetta. Voglio fare l'albero con voi" disse lei fermandolo.
"È meglio se ti riposi, non hai una bella cera" rispose.
"Datemi dieci minuti e scendo, voglio esserci. Ti prego" insistette.

Tony tornò da lei e si risedette sul letto.

"Ok, prenditi il tempo di cui hai bisogno. Vuoi che ti porti qualcosa da bere, acqua o tè?" le chiese.

Tony annuì facendo per uscire dalla stanza ma nemmeno questa volta ci riuscì.
Sentì Ziva alzarsi e correre in bagno e d'istinto la seguì.

"Hey, ninja. Calma" le disse tirandole indietro i capelli.

La fece distendere di nuovo e la obbligò a dormire un po'. Le promise che l'avrebbero aspettata e nel caso non se la sentisse avrebbero fatto l'albero il giorno seguente.

Quando tornò in salotto Becky era rannicchiata sotto il panno e lo stava aspettando.

"Principessa, fai spazio a papà" le disse.

Lei si spostò e Tony la prese in braccio coprendola di nuovo.

"Hai trovato la mamma?" gli chiese
"Si, si fa riposando" rispose.
"Ha male al pancino?" chiese ancora.
"Si, ma ora le passa. E poi faremo l'albero assieme" spiegò Tony.
"Forse papà, qualcosa è andato dentro il pancino della mamma e ora le fa male. Come è successo a me l'altra volta, ti ricordi?" disse Becky.

Tony si bloccò a fissare la figlia per qualche secondo.

"Terra chiama abba, perché mi fissi?" chiese la bambina.
"Puoi... Puoi ripetere?" disse lui.
"Ho detto che era successo anche a me, lo scorso anno. Avevo il vomito ti ricordi?" rispose.
"No, l'altra parte" disse.
"Oh. Ho detto che forse la mamma ha qualcosa nella pancia che la fa stare male" rispose innocentemente.

Non si era resa conto che aveva appena dato una spiegazione logica al malessere di Ziva.
Tony sorrise.

"Patatina, proviamo la febbre un attimo?" le disse mentre le metteva il termometro.
"Perché?" chiese.
"Se non è troppo alta dobbiamo uscire a comprare una cosa per la mamma" spiegò lui.

Aveva 38 ma decise di portarla fuori comunque. La vestì bene e le mise sciarpa e cappello.
Salì in camera a controllare la moglie ma siccome dormiva decise di non svegliarla, ci avrebbero messo poco.

"Dove andiamo, papà?" chiese lei mentre erano in macchina.
"Al centro commerciale, in farmacia" rispose.
"Compri una cosa per far passare il male alla pancia alla mamma?" domandò.
"E anche una cosa per vedere cosa le ha fatto venire male" spiegò.

Mentre erano in fila per pagare, Becky si accoccolò sul padre che la stava tenendo in braccio.

"Principessa, tutto bene?" le domandò preoccupato.
"Ho male alla testa" disse.
"E la febbre, ora andiamo a casa a prendere le medicine" rispose.
"Poi diamo le medicine anche alla mamma? Gliele posso portare io?" chiese Becky.
"Gliele portiamo assieme, amore" disse sorridendo.

"Abba, sei tutto sorridente. Sei felice che siamo venuti in farmacia?" chiese lei senza sapere il vero motivo.
"Si, sono felice" rispose.

Pagò quello aveva comprato e la cassiera gli fece le congratulazioni.

"Papà, perché ti ha detto così?" chiese Becky confusa mentre lui la riportava in macchina.
"Perché credo che la mamma ci abbia appena fatto un bel regalo di Natale, anche se ancora non lo sa" rispose.
"Non ho capito" disse la bambina.

Tony rise e guidò velocemente fino a casa.
Non appena rientrò la prima cosa che fece fu provare di nuovo la febbre alla figlia e darle le medicine.
Quell'uscita le aveva fatto venire mal di testa e non voleva che stesse peggio.
Poi insieme andarono da Ziva, che ancora era sul letto a riposare.

"Ima" disse lei vedendo la madre sveglia.
"Tateleh, adesso la mamma scende e facciamo l'albero" rispose sapendo che la figlia aspettava lei.
"Io e papà siamo andati in farmacia a prendere le medicine per farti passare male alla pancia" le disse ignorando quello che aveva detto.

Ziva guardò Tony.

"L'hai fatta uscire? Ha la febbre Tony" lo rimproverò Ziva.
"L'ho coperta bene, non ti preoccupare" rispose lui.
"Ti ho preso questo per la nausea" disse dandogli una scatola di medicine.
"E questo per scoprire perché hai male al pancino. Io l'ho detto a papà, secondo me hai qualcosa dentro la pancia che ti fa male. Ma non ti preoccupare mamma, ora ti passa" aggiunse Becky dandole un'altra scatola e distendendosi su di lei per abbracciarla.

Ziva sorrise a Tony, capendo che forse quello che aveva detto alla figlia era vero.

"Ora vado in bagno un attimo e vediamo se la mia piccola dottoressa ha ragione" le disse Ziva.

Prese il test di gravidanza dalle mani della figlia e sparì in bagno.

"Che fa la mamma?" chiese Becky.
"Tra poco lo vediamo, amore" rispose Tony.

Cinque minuti dopo Ziva uscì dal bagno e dalla sua espressione Tony capì che aveva fatto bene a comprarle un test.
Le andò incontro abbracciandola e poi la baciò.

"Tony..." disse lei sorridendo mentre le lacrime le scendevano sul volto.
"Ti amo" rispose lui.

"Allora mamma? Hai scoperto perché ti fa male la pancia? E cosa hai in mano, posso vedere?" chiese Becky che non capiva.

Prese il test dalle mani della madre e lo osservò.

"È un pennarello? Mamma...?" disse ancora.
"Becky prima ti ho detto che forse la mamma ci aveva fatto un regalo di Natale" le disse Tony.
"Si. Questo pennarello?" chiese.

Sia Tony che Ziva risero.

"Tateleh, non è un pennarello. È un test di gravidanza. Lo sai cos'è?" le disse Ziva prendendola in braccio e sedendosi sul letto.
"No" rispose lei.
"È quello che dice che avevi ragione, ho qualcosa dentro la pancia che mi ha fatto stare male" spiegò Ziva.
"Oh. È una cosa grave mamma? Stai molto male?" si preoccupò Becky.

"Non ha capito" commentò Tony guardando Ziva.

Ziva sorrise e annuì, pronta a spiegare tutto alla figlia.

"Tesoro, no. Lo sai anche tu eri dentro la mia pancia prima di nascere" le disse.
"E avevi male alla pancia anche quella volta?" chiese.
"Esatto. Ora dentro la mia pancia c'è un altro bambino, per quello avevo male" spiegò.

Becky la guardò all'inizio confusa. Poi scattò in piedi e la fissò.

"Hai un bambino dentro la tua pancia? Ima... Sei incinta? Vuol dire che il regalo di Natale é un fratellino?" chiese Becky iniziando a capire.
"Esatto" risposero all'unisono sia Tony che Ziva.

Becky si mise le mani sulla pancia e poi toccò quella di Ziva.
Guardò la madre e si buttò al collo per abbracciarla.

"Congratulazioni" disse ripetendo quello che aveva detto la farmacista.
"Toda, tateleh" rispose ridendo.

Finché non si accorse che stava piangendo.

"Becky, qualcosa non va?" si preoccupò.
"No, sono felice e anche il nonno lo sarà. Quando tu non c'eri io gli avevo detto che mi sarebbe piaciuto avere un fratellino" spiegò.

Tony annuì, Senior gliene aveva parlato. E vedere che la cosa si stava realizzando ora sembrava un sogno.
Ziva strinse forte la figlia e le diede un bacio, iniziando a piangere pure lei.

"Principessa, hey. Basta piangere, che ora piange anche la mamma" disse Tony asciugando il volto della figlia.
"Ora voglio un bel sorriso, ci facciamo una foto da mostrare a tutti" aggiunse.

Si misero tutti seduti sul letto, Becky in braccio a Ziva con in mano il test e Tony abbracciava la moglie e scattava la foto.

"Cosa ne dici se la stampiamo e la spediamo a casa di tutti con una lettera? Sarà una bella sorpresa" propose Ziva.
"Ottima idea, la miglior cartolina di Natale di sempre" rispose Tony baciandola.


All'incirca nove mesi dopo:

Ziva era giunta al termine della gravidanza, la sua pancia era enorme e sia Becky che Tony non vedevano l'ora che partorisse.
In realtà anche lei non vedeva l'ora di partorire, stava diventando faticoso fare qualsiasi cosa.

La scuola di Becky era appena ricominciata ma Ziva ormai non era più nelle condizioni di guidare, quindi era Tony a portarla a scuola e ad andarla a prendere.
Tuttavia, ogni mattina, Ziva si alzava per dare il buon giorno alla figlia prima che uscisse.

"Mamma, se il mio fratellino nasce venitemi subito a prendere da scuola" disse.

Lo ripeteva ogni mattina, voleva esserci.
Sapeva che se Ziva stava per partorire sarebbe andata Tim a prenderla. Non vedeva l'ora di trovarselo a scuola un giorno.

"Certo, tateleh. Passa una buona giornata" le disse dandole un bacio.

Becky diede un bacio alla madre e uno sulla sua pancia, prima di prendere per mano Tony e andare a scuola.

Come ogni giorno, in tarda mattinata, Ziva prendeva un taxi e andava all'NCIS.
Erano tutti eccitati e aspettavano che il nuovo membro della famiglia DiNozzo nascesse. Sapevano già che era un maschietto, lo avevano visto dall'ecografia e lo avevano detto a tutti.

"Ziver" disse Gibbs dandole un bacio sulla fronte e accarezzandole la pancia.

Ormai era un rito, lo faceva ogni mattina.
Dopo aver salutato tutti e aver passato del tempo con Ducky, andò nell'ufficio di Vance e fece chiamare Gibbs.
Doveva parlargli.

"C'è qualche problema?" chiese il direttore.
"No, nessuno. Ma avrei una richiesta, se è possibile" rispose.

Ne aveva già parlato con Tony e lui era d'accordo, pensava che fosse giusto così.

"Vorrei sapere se dopo aver partorito e aver passato la maternità a casa, potrò tornare a lavorare qui" chiese.
"Sei sicura, Ziva? Hai due figli" disse Gibbs.
"Sono sicura. Ma la mia richiesta è un'altra. Proprio perché ho dei figli e ho bisogno di tranquillità e orari stabili vorrei un lavoro d'ufficio. Solo vorrei restare qui, con i miei colleghi. Con voi" aggiunse.

Gibbs e Vance la fissarono e poi si guardarono annuendo.

"C'è sempre posto per te, Ziva. Potrai continuare a lavorare nella squadra di Gibbs, aiuterai nei casi dall'ufficio" disse Vance.
"Grazie direttore" rispose.
"Bentornata Ziva" aggiunse Gibbs.

Sorrise tutti uscendo dall'ufficio e tornando da Tony.
Una volta fuori Vance e Gibbs si guardarono e sorrisero, sapevano che sarebbe tornata e sapevano che avrebbe chiesto un lavoro di quel tipo. Erano già preparati.

Passò un'altra settimana e tutto scorreva normale.
Erano tutti in attesa di vedere il nuovo arrivato, specialmente Tony e Ziva.

Una mattina Tony portò a scuola Becky e poi ripassò da casa, si era dimenticato il cellulare e non poteva farne a meno nel caso Ziva chiamasse.
Quando rientrò Ziva non era più in salotto, il che era strano considerando che la mattina guardava la sua trasmissione di cucina sul divano bevendo una tisana.

"Amore, non spaventarti sono io. Ho solo scordato il telefono" disse salendo in camera.

Entrando nella stanza vide Ziva uscire, con i vestiti addosso.

"Bella Ninja, già pronta ad uscire?" le chiese.
"Più o meno. Meno male che sei tornato, avevo proprio bisogno di te" rispose.
"Agente DiNozzo sempre al suo servizio. Dimmi che devo fare" le disse.

Ziva sorrise.

"Allora dovresti prendermi il borsone che abbiamo preparato l'altro giorno e portarlo in macchina. Poi aiutarmi a scendere le scale e portarmi al pronto soccorso" rispose calma.
"Ziva" disse Tony bloccandosi.

Lei scoppiò a ridere, era successo uguale con Becky. Tony si era pietrificato e si era impanicato per un momento.

"Sederino peloso, dei bei respiri. Sto solo per partorire" gli disse.
"Lo abbiamo già fatto" aggiunse.
"O mio Dio, ci siamo. O mio Dio, sto per diventare padre di nuovo" rispose.
"Esatto" annuì Ziva.
"O mio Dio" ripeté andandola a baciare.

Le accarezzò la pancia mentre la baciava, il momento era arrivato e lui era felicissimo. Così felice che quasi non sapeva cosa fare se non baciare la moglie.
Continuò ad abbracciarla e baciarla finché Ziva non si lamentò per una piccola contrazione.

"Tony, amore. Chiama Tim, digli di andare a prendere Becky e portami all'ospedale prima che partorisca nostro figlio in casa" gli disse.
"Ok, chiamo Tim, prendo la borsa e ti porto all'ospedale" ricapitolò iniziando a girare a vuoto in camera.

Ziva lo guardava divertita.

"Che cerchi amore?" gli chiese.
"Il telefono, devo chiamare Tim" rispose.
"Lo hai in mano" commentò lei.
"Giusto" rispose.

Chiamò McGee e portò il borsone di Ziva in macchina. Poi tornò a prenderla, era seduta sul letto che fissava la foto che aveva sul comodino, quella scattata il giorno in cui aveva scoperto di essere incinta.

"Occhioni belli" la chiamò.
"Sono pronta" rispose.
"Vieni" disse sorreggendola mentre si alzava.
"Ce la fai ora a scendere le scale o dobbiamo aspettare un attimo?" chiese.
"Ce la faccio" rispose.
"Andiamo a far nascere il nostro bambino" aggiunse.
"Andiamo" rispose Tony con le lacrime agli occhi, baciandola.

Quel giorno il loro bambino nacque e la loro famiglia divenne ancora più completa e felice.






Note dell'autrice:

OMG la storia si è conclusa.
Non ci credo, ora sono triste :(
Penso che lo sia anche qualcuno di voi, visto che all'inizio mi odiavate ma poi quando Ziva è tornata siete stati tutti felici XD

Questo capitolo è praticamente solo family, con Tony, Ziv e Becky.
Pensavo che sarebbe stato carino, visto la mancanza di Ziva per grande parte della storia. E perché no, ci stava che avesse un altro bambino, per ricominciare definitivamente la loro vita.
E, si. Ziva lavorerà ma non come prima. Non vogliamo farle rischiare di nuovo la vita no? ahhaahha

Prima di salutare e ringraziare tutti, spero che la storia vi sia piaciuta e che anche la conclusione vi abbia soddisfatto.
Siamo partiti tristi e finiti felici, come avevo programmato.
Bene ora ringrazio tutti, chi ha letto, recensito, chi ha messo tra le seguite e preferite. Vi adoro tutti davvero, non sapete come mi avete fatta felice.

Ora, un grazie a tutti:

BellaAlice22
Cateyes92
Cm209
Cote deFanfiction
Crowen
D898
Darkness_my_world
Erica_e_Laura97
Frencia92
MaggieRaisre
Manuela_NCIS
Pandy12
S_Oh
Scrittrice in Canna
Slurmina
Tiva01
TinaTiva99
Ziva4ever

Buon Natale a tutti e grazie ancora.
Ci vediamo venerdì con la conclusione dell'altra storia e poi rimane solo la storia del lunedì da concludere.

Baci, Meggie.  

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