{maggio}

di DelilahAndTheUnderdogs
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prima tappa ***
Capitolo 2: *** seconda tappa ***
Capitolo 3: *** terza tappa ***
Capitolo 4: *** quarta tappa ***
Capitolo 5: *** quinta tappa ***
Capitolo 6: *** intervallo ***
Capitolo 7: *** sesta tappa ***
Capitolo 8: *** settima tappa ***
Capitolo 9: *** ottava tappa ***
Capitolo 10: *** nona tappa ***
Capitolo 11: *** decima tappa ***
Capitolo 12: *** undicesima tappa ***
Capitolo 13: *** dodicesima tappa. ***
Capitolo 14: *** tredicesima tappa. ***



Capitolo 1
*** prima tappa ***



Si erano incontrati a fine maggio in quel cafè un po' fuori mano.
Lui era il lupo, lei la fanciulla da salvare.
Era carina nulla di più, coi capelli ligati in una crocchia che accentuavano le guancie scavate e lo sguardo deciso e al contempo perso da qualche parte, altrove.
Portava dei leggins verdastri, una maglietta cascante con scollo a barchetta.
"Jack non sa che sono qui, quindi arriviamo al punto: le propongo un duetto"
Julian rise, di una risata strascicata.
"Che c'è?"
"Niente, accetto" 
Sarebbe stata una lunga lunghissima settimana.





























Note
che ne pensate? è la prima volta che scrivo in questa sezione, quindi ... a voi il verdetto :)
Con affetto,

Delilah.

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Capitolo 2
*** seconda tappa ***


Guardandoti allo specchio ti senti uno straccio.
Vorresti che quella ragazza non ti avesse fatto quella proposta,
di duettare.
Ne parli con la band,
c’è chi sorride c’è chi accetta senza troppe obiezioni.
Guardi il testo della canzone e ci pensi su:
in fondo, l’idea ti attira.
Non è male, a dirla tutta.
Si diceva che avesse una voce incredibile.
Così come un talento unico nel comporre canzoni.
Volevi sentire quella voce,
sentire fino a che punto arrivava con le note alte.
Sul tuo divano fumi una sigaretta per scacciare i pensieri:
di colpo Flyn’ impossessò le tue orecchie abituate a note distorte.
Stile molto jazz misto punk e hip-hop dandole una connotazione unica.
 
Avresti accettato con convinzione 'sta volta, questo era poco ma sicuro.

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Capitolo 3
*** terza tappa ***


Entrò dalla porta con eleganza ed un sorriso dolce e delicato come petali di fiori.
Indossava un vestito rosso bordato di pizzo bianco.
Disse: “Iniziamo?” guardandosi attorno salutò Nick agitando una mano.
E tu, Julian, ti sei sentito un idiota colossale.
La chitarra intanto fa il suo gioco, inizia brutale.
Poi la batteria pulsa nelle vene, dando un ritmo incalzante.
Incomincia lei per poi incontrarvi, unirvi e subito dopo prendere strade diverse.
Differenti.
Oh lei le note acute le ovatta, vero Julian?
Ha una voce che mette i brividi come la tua del resto.
Ma la tua è sesso allo stato puro, la sua è sensuale.
C’è un momento in cui ti rendi conto in cui si abbassa al tuo livello, per poi riprendere la scalata delle note.
La chitarra chiude col riff iniziale senza tralasciare nessun punto.

La guardi osservare oltre il vetro, e in un momento tutto è finito.

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Capitolo 4
*** quarta tappa ***


Quando parlava, il mondo si fermava.
Sì, perché Regina riusciva a mantenere il silenzio senza alzare la voce.
Notavi tutto di lei senza scomporti: il sorriso, i capelli boccolosi, il modo in cui sposta un ciuffo dietro l’orecchio.
Ma sai che lei è troppo, troppo per te.
Non segui neanche la conversazione, parla piano ma si fa capire.

È timida come te, Jules.

“Esci con qualcuno?” le chiedesti.
Rimase interdetta e rispose di no.
Mentiva e tu lo sapevi: l’avevi vista con un uomo nel solito locale che frequenti.
“A me non pare così” un sorriso cordiale è quello che le concedi.
“Cosa intendi?”
“Lo sai bene cosa intendo” ti maledici per la tua calma, ma non ci puoi fare niente.
“Oh” pausa, in cui fissa il pavimento per poi riprendere a sorridere “intendi Jack, vero? È solo il mio chitarrista”
“Da quando in qua i pianisti hanno dei chitarristi?” chiedesti beffardo.
“Da quando i Moldy Peaches si sono sciolti”
rispose fredda affrontando il tuo sguardo con fierezza “Beh, credo che sia tutto. Ragazzi” chinò il capo verso la band “Julian.”
Uscì dalla porta, sbattendola.
“Jules?”
“Che c’è Nick?” chiedesti irritato.
“Non dovevi dirlo”

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Capitolo 5
*** quinta tappa ***


Sei bella Regina e ne sei cosciente.
Ma pensi, come tutte, di non essere abbastanza.
E ti fa male vedere i tuoi fianchi allargarsi, sempre di più.
Ma alla fine ti accetti, come Kimya o come chiunque di sesso femminile.
I tuoi occhi saettano per lo specchio, cercando il più piccolo pregio.
Alla fine lo trovasti: i tuoi occhi, oh tuoi occhi così azzurri e la tua pelle soffice come il velluto.
E la tua bocca incredibilmente rossa che emette una varietà di variazioni tonali.
Ripensi a Jack e alla sua dolcezza quando ti ha proposto quella collaborazione nella tua equipe sperimentale.
Gli avevi detto di sì, ma avevi chiarito che per ora avresti utilizzato solo il pianoforte.
A coda per giunta, come se non bastasse.
Avevi fatto male a confidarti con Julian?
No, di certo.
Lui aveva espresso una domanda e tu avevi risposto sinceramente.
Era forse esagerata la tua reazione?
No, perché ti sei sentita invasa nel tuo territorio.

E ora come ora non sai dove andare a parare.

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Capitolo 6
*** intervallo ***


Era l’estate duemilaquattro e faceva caldo.
Micol, di anni sedici, nella sua camera ascoltava il nuovo singolo degli Strokes
Modern Girls and Old Fashioned Men’
cantandolo a squarciagola.
Amava quella band, quella canzone in particolare.
Lucrezia, la maggiore, entrò nella stanza della sorella urlando per sovrastare il baccano:
“Micol, abbassa il volume che già fa caldo e non ti ci mettere anche tu!”
“Non ti sento!” mentì Micol facendo segno di non aver sentito.
“Ah! Un giorno brucerò i tuoi CD!”
“Zitta o ti trancio le ovaie”
“Provaci e morirai di stenti”
“Non sei tu che mi sfami”
“Tranquilla, troverò un modo per sabotare mamma”
Detto questo Lucrezia lasciò Micol, lo stereo senza sapere che un giorno la piccola di casa, Giulia,
avrebbe ascoltato la donna che nel disco urlava più di Micol stessa. 

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Capitolo 7
*** sesta tappa ***


Regina, davanti al tuo pianoforte, componi.
L’ennesima non registrata.
Ti sembra giusto essere ancora a quel punto di non ritorno?
Decidi di aspettare, dopotutto il successo si conquista a piccoli passi.
Ormai è inutile tirarsi indietro: la vostra canzone è un successo inaspettato.
Due voci una canzone, così l’hanno definita.
È lei la ragazza post moderna e lui l’uomo all’antica?
No, Regina: tu sei la ragazza dai sani principi e lui il classico poeta maledetto.
Di poetico, oltre alla voce, in lui c’è una lirica che ritiene secondaria ma che dovrebbe sfruttare al massimo.
Il punto è che al concerto fai finta di non notare il fatto che lui è ubriaco marcio, mentre tu sorridi ignorando volutamente questo particolare.

Lo stimi come pochi a questo mondo.
Eccezion fatta per Slick Rick.

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Capitolo 8
*** settima tappa ***


Un bacio lieve sulla guancia è ciò che vi scambiate, nulla di più.
Il suo sorriso, Julian, è la cosa più unica che esista.
Fai di tutto per farla ridere, ma non sai che lei già lo fa di suo.
Spalanca le labbra, vero Jules?
Le stende fino a farle combaciare con le gengive, fino a scoprirle i denti perfetti e bianchi.
“Che c’è?” chiede spaesata, i suoi occhi vividi come il mare d’autunno.
“Pensavo” rispondesti tu criptico.
“Ah” pausa “a cosa di preciso?”
“Al mare”
Aggrottò la fronte leggermente in quel modo grazioso, confusa.
“Siamo a New York, giusto?”
“Giusto” rispose Regina non capendo dove volessi parare.

“Pensa al mare, che nessuno sa di avere dietro casa. Poi dimmi”

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Capitolo 9
*** ottava tappa ***


Fa male per te vederla sul palco, quel giorno, in quell'istante.
È complicato vero?
Vorresti che il momento fosse così fottutamente imperfetto e perché mai?
Perché tu la vuoi, la vuoi tutta ma non sai come.
Non sai come ottenerla.
Sul palcoscenico è come un balsamo, una letizia per gli occhi e per le orecchie.
Suona, canta e suona.
La sensualità della sua voce descrive ciò che provi: un incendio.
È vederla all’angolo della mente, senza ripari.
A fine concerto, dietro le quinte le dici: “Ehi?”
Lei ti risponde: “Sì?”


La baci.

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Capitolo 10
*** nona tappa ***


Era una delle decisioni della lista:
andare avanti oppure tirarsi indietro.
Ci sono molti modi per confondersi fra la folla, alle volte non ci riesci.
E tu Regina, ne eri l’espressione più viva.
Eri come un’alluvione di emozioni, un marinaio in una mareggiata.
Gli tiri uno schiaffo forte, potente.
Gli dicesti infervorata:
“Non hai alcun diritto di rompere ciò che non ti appartiene.”
Lui ti rispose con un ghigno, che ti fece incazzare più del dovuto:
“Buona, buona. Un giorno mi apparterrai.”
Replicasti:
“Mai e poi mai. Mai”

Ti lasciò la mano.

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Capitolo 11
*** decima tappa ***


Ti guardi intorno e vedi Jack sorriderti:
siete rimasti comunque amici, ha creato una nuova band e te ne parla entusiasta.
Tu ricambi il sorriso contenta.
È facile salvare le vite altrui, rimanere con la stessa facciata sempre.
Una maschera comoda finché qualcuno riesce a frantumarla.
Quel qualcuno è Julian e sai che lui può essere qualcosa di più ma tu non vuoi.
Scacci il pensiero che si è formato nel tuo cervello.
 
Julian guardava fuori dalla finestra:
si era abituato ad averla per casa sentire la sua voce flebile e cristallina, il suo profumo.
Sai che hai fatto una cazzata baciandola.
Non dovevi farlo, non tornerà da te.
Intanto, guardando fuori, aspetti che l’auto di Regina arrivi.
Sai che è tutto vano. 

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Capitolo 12
*** undicesima tappa ***


Sei divertente, Jules.
Sei la nuova canzone che vorrei comporre,
sei il luogo in cui vorrei rifugiarmi.
Proporrei un toast fra amici
e magari un altro giro di applausi.
Sei come una parata giù in strada,
vivi fra il disordine ma sei esilarante.
E mi ritrovo davanti al pianoforte e penso
Ti prego non lasciarmi’.
Il tuo ricordo si fa più appiccicoso
e sei Parigi sotto la pioggia.
Sei Parigi sotto la pioggia,
io amo la pioggia.
Io amo la pioggia.
Siamo come fuoco che cerca di bruciare,
non ci riesce.
Il mio pianoforte non è legna da ardere,
non ancora.
Non scioccarti se dico che il mio cuore ti spia,
se il mio cuore batte in tre tempi appena ti vede.
Con te mi sento in attesa e le mie dita tremano,
sospesa e aperta.
Sospesa e aperta.

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Capitolo 13
*** dodicesima tappa. ***


Ti ho rivista l’ultima volta al Central Park e avevi il pancione.
Ti sei innamorata di quello giusto,
non ero io.
Non ti avrei mai amata nel modo giusto,
mi guardi e sorridi e racconti che poi essere incinta non è gran cosa se non una fatica immensa.
Io ho Juliet e la amo,

ma lei non è te.

Eravamo una luce, una mente sola: sfrecciavamo nella notte ma a un certo punto durante il tragitto ci siamo separati.
Per sempre ci saremmo trovati ad oltrepassare la linea del lecito in modi totalmente differenti:
io spaccando tutto,

tu aggiustando qualsiasi cosa.

È un segno sentirsi a pezzi?
Guardarti un’ultima volta e mi sento spossato di fronte alla tua dolce bellezza disarmante.
È troppo per me vederti con qualcun altro.
Mi dici all'improvviso: “Julian e Juliet. Dio li fa poi li accoppia.” sorridi leggermente.
“Cosa intendi?” mormoro monocorde.
“Due nomi che significano la stessa cosa ma in modi diversi.”
“Ti voglio bene” ti concedo solo questo: voglio solo il tuo bene.
“Anch’io e non sai quanto te ne voglio” un bacio scocchi sulla mia guancia destra.

Te ne vai.

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Capitolo 14
*** tredicesima tappa. ***


Trent’anni dopo.

 

Non eravate rimasti quelli di una volta
e lo sguardo che vi rivolgete è rimpianto … forse.

Siete rimasti dove appartenete.

Due disastri ambulanti, vero?
È troppo tardi per salvarvi
e nel mentre salvate voi stessi dall’assalirvi.
Correte come stupidi in un circolo vizioso.
Siete stati modellati infinitamente in questi anni senza esiti negativi
ma nel profondo non avete trovato ancora la cura al vostro male.
Siete morti dentro
ma vivete ancora una volta l’uno nella testa dell’altra.
Avete aspettato
ma l’attesa ha peggiorato le cose e ora ne ridete apertamente.


“Ciao Jules”
“Come stai, Regina?”

Così voi siete questo: due umani in attesa.

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