Frost Sentinels, l'inizio.

di Juliet_Sileh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I°: NEW YORK ***
Capitolo 2: *** II°: ASGARD, 2 GIORNI PRIMA ***
Capitolo 3: *** III°: LOKI ***
Capitolo 4: *** IV°: IL FLUSSO TEMPORALE ***
Capitolo 5: *** V°: NUOVE ALLEANZE ***
Capitolo 6: *** VI°: IL SOLDATO D'INVERNO ***
Capitolo 7: *** VII°: 1974 ***



Capitolo 1
*** I°: NEW YORK ***


WARNINGS: La fan-fiction è ambientata dopo gli avvenimenti di THOR-THE DARK WORLD, CAPTAIN AMERICA- THE WINTER SOLDIER e X-MEN-DAYS OF FUTURE PAST. Se volete evitare spoilerZ guardateli e poi leggete :D

Gli Osservatori non sono quelli Englehart e Milgrom: sono simili, ma per giustificare lo spostamento temporale ho dovuto modificarli un po'.

Enjoy!

~
 

CAPITOLO 1- NEW YORK

Da alcuni giorni, una pioggia fitta cadeva senza sosta su New York.

Il cielo pesante e plumbeo sembrava una fosca rimembranza degli avvenimenti di poche settimane prima. La caduta delle basi S.H.I.E.L.D controllate dalla rinata Hydra aveva mutilato gran parte della città. Rovine e macerie costellavano il panorama.

La vita stava ricominciando a scorrere pian piano, in una normalità pretenziosa e surreale.

Steve Rogers guardava fuori dalla finestra del suo appartamento, situato in una via secondaria vicino Park Slope. Le gocce battevano violentemente sul vetro.

In strada, i passanti sfrecciavano veloci con i loro ombrelli.

Le stanze della casa profumavano di nuovo: si era trasferito lì assieme a Samuel Wilson, detto Falcon, pochi giorni prima.

Erano in stand-by operativo, visto che le acque erano ancora troppo agitate e avevano comunque bisogno di riprendere fiato.

Steve si chiedeva dove fosse Natasha, la Vedova Nera, ma soprattutto che fine avesse fatto Bucky Barnes, il suo caro amico che aveva dovuto combattere quasi fino alla morte. Era sicuro che fosse vivo, ma dove avrebbe potuto rifugiarsi?

“Io esco!”

La voce di Samuel lo scosse dal flusso dei suoi pensieri.

“Ah si... Si... Dove vai?” Chiese mentre si sedeva su una delle sedie della cucina.

“A fare spesa, a meno che voi superuomini non vi nutriate d'aria!”

La battuta strappò un lieve sorriso al Capitano.

“Va bene. Ma fa attenzione, non è ancora il caso di abbassare la guardia.”

“Non preoccuparti.” Gli diede una pacca sulla spalla, uscì sul pianerottolo e si chiuse la porta alle spalle.

Un lampo invase la stanza, echeggiando con un rombo lontano.

Il telefono iniziò a squillare.

Nessuno aveva il numero di quell'appartamento. Steve esitò, ma si decise a rispondere.

“Pronto?”

“Ragazzone? Sono Natasha. E' urgente. Raggiungimi alla vecchia fabbrica giù al West End.”

“Cosa?! Natasha? Aspetta...”

Ma lei aveva già riagganciato.

 

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Capitolo 2
*** II°: ASGARD, 2 GIORNI PRIMA ***


CAPITOLO 2- ASGARD, DUE GIORNI PRIMA.

Una luce lieve e dorata illuminava gli immensi saloni dorati del trono del regno di Asgard.

L'era della pace sembrava finalmente giunta: gli Elfi Oscuri erano stati sconfitti, Loki era morto e un nuovo re era in procinto di guidare il regno.

Ma Thor Odinson si aggirava per quelle stanze come una bestia languente in gabbia: non era portato per guidare un popolo, preferiva il confronto diretto, la battaglia.

In più, suo padre Odino era scomparso da qualche tempo senza dargli ulteriori spiegazioni.
Si diresse verso il Bifrost: sapeva che nell'ultimo periodo la Terra era stata scossa da lotte fra terrestri, e voleva assicurarsi che Jane stesse bene. Al resto avrebbe pensato dopo.

 

Erano stati gli Osservatori ad informarlo: creature eteree, esistenti dall'alba dei tempi e radicate fino alla fine di questo, agglomerati stellari e dimensionali che vegliavano sul continuum spazio-temporale dell'universo.

Non potendo agire direttamente, si occupavano di tenere aperti i flussi da un mondo all'altro, in modo che i custodi potessero intervenire per ristabilire l'equilibrio prestabilito.

I collegamenti tra Asgard e gli altri mondi si erano così riaperti, e il guardiano del portale era tornato al suo posto.

 

Thor raggiunse il portale, e si rivolse al guardiano: “Non voglio certo mancare ai miei doveri, ma devo assicurarmi che dopo i recenti avvenimenti terrestri l'ordine sia stato ristabilito.”

Il guardiano lo fissò per assicurarsi che fosse davvero sicuro della sua richiesta, e il figlio di Odino sostenne lo sguardo.

 

“Va bene.” Consentì. “Non mi oppongo alla tua richiesta. Ma gli Osservatori sono inquieti. Mi dicono di riferirti di uno strappo in una delle continuità temporali terrestri.”

“Cosa?” Thor si scurì in volto.

“Qualcuno ha modificato un punto fisso. Saprai che i flussi temporali si snodano lungo nodi precisi che determinano un determinato futuro piuttosto che un altro.”

Thor assunse un'espressione confusa.

“Scelte, avvenimenti. E un punto fisso terrestre del 1973, un flusso parallelo a quello dove si trova l'umana tua compagna, è stato cambiato.”

“E con ciò?”

“Le pareti temporali sono crollate. I flussi sono uniti adesso.”

Thor non comprendeva fino in fondo il peso di quelle parole, pronunciate senza tono dal guardiano.

“Non comprendo appieno.”

“I due flussi temporali si sono uniti. Si è creato uno strappo dimensionale, e gli Osservatori stanno cercando di far riprendere la normale continuità. Dobbiamo sorvegliare lo strappo affinché nessuno lo sfrutti per mutare ulteriormente passato o futuro.”

“Questo significa... Che il presente terrestre che io conoscevo potrebbe essere cambiato?!”

“Esatto.

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Capitolo 3
*** III°: LOKI ***


Loki Laufeyson era adagiato sul trono dorato. Il trono che tanto aveva bramato e desiderato, adesso poteva essere suo.

Aveva ingannato Thor assumendo le fattezze del padre Odino, ucciso a insaputa di tutti. Doveva solo togliere di mezzo il fratello e poi avrebbe avuto campo libero.

Aveva però percepito l'agitazione degli Osservatori nella Sala Universale. Si alzò, afferrò lo scettro e vi si diresse, assumendo le fattezze di una guardia.

La sua entrata non suscitò attenzione alcuna in loro.

La Stanza Universale era uno dei pochi prodotti materici degli Osservatori: uno spazio nero, in cui le loro ombre si confondevano, immenso ma contemporaneamente soffocante, le cui pareti sembravano ricoperte di pece scura e lucida.

Le pareti servivano loro per proiettare i flussi temporali che volevano osservare: su di esse si confondevano presenti, passati, futuri, in un collage confuso di immagini.
Una delle ombre fluttuò verso di lui, gli occhi blu in corrispondenza di quella che doveva essere la faccia.

“Loki Laufeyson, gigante di ghiaccio, signore degli Inganni. Ti presenti al nostro cospetto come re ma non sei niente più che un rinnegato. Siamo impegnati con altro.”

Sulle pareti della stanza apparve un futuro che incuriosì Loki. Un futuro fatto di dolore, morte, distruzione, dominato da esseri invincibili assetati di sofferenza.

“Cos'è questo?” chiese rivolgendosi agli Osservatori. “So che dovete parlare se interpellati, perciò rispondetemi.”

“E' la distruzione di un futuro possibile. Qualcuno ha cambiato il punto fisso e questo futuro si sta sgretolando. E' un evento frequente nell'Universo, ma non per questo meno delicato.”
Loki era sempre più interessato, un'avida cupidigia gli scintillava negli occhi.

“Cosa sono questi essere così simili a Dei nel loro potere”

Un'altra ombra si fece avanti.

“Sono Sentinelle. Macchine, create dagli umani per distruggere i mutanti.”

I mutanti non esistevano nella realtà terrestre con cui Loki era venuto in contatto. Ma uomini e donne con poteri simili potevano solo aumentare la sua curiosità.

“Gli umani dimostrano sempre la loro vigliaccheria di fronte a chi può sottometterli. Se non vogliono piegarsi a lui, lo piegheranno a loro volta. Sono solo poveri esseri pervasi dalla paura, mai nell'universo si sono viste creature più meschine.”

Sulle pareti continuavano a consumarsi scene crude e insostenibili.

Le Sentinelle spezzavano, tagliavano, bruciavano.

La mente di Loki iniziò a generare quella che i più avrebbero definito un'idea malsana.

“Sono state create da menti umane, scienziati, politici. Fatte per individuare il gene mutante e distruggerlo.”

“Quindi, se comprendo... Questo futuro non esiste più ma il tessuto temporale è ancora debole.”

Loki sapeva meglio del fratello come funzionassero i flussi temporali.

“Esatto.” dissero gli Osservatori all'unisono.

“Perciò, se tale punto, quello che voi dite sia il 1973° anno terrestre è debole, qualcuno potrebbe sfruttarlo per uno spostamento temporale, e ricreare quel futuro...”

“Si, ma è rischioso. Molto. Un salto nel vuoto. Le pareti dimensionali potrebbero cedere per il paradosso, e per sfruttare un flusso così instabile serve un'energia enorme. Un artefatto, o un'incredibile magia.”

“Oh, credo di averli entrambi” sogghignò Loki.

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Capitolo 4
*** IV°: IL FLUSSO TEMPORALE ***


CAPITOLO IV°-IL FLUSSO TEMPORALE

Thor iniziava a comprendere la gravità di quello che il Guardiano gli aveva appena comunicato.

Uno strappo temporale aperto era pericoloso anche in tempo di pace. Avrebbe dovuto sorvegliarlo sin da subito.

Il vortice interferiva con quello terrestre, in procinto di fondersi.

 

Loki si era incamminato verso il Ponte. Quanto gli avevano detto gli Osservatori gli bastava. Sarebbe tornato indietro, in un mondo dove nessuno avrebbe potuto riconoscerlo, e avrebbe fatto riavviare il progetto delle Sentinelle. Bandito dal presente, nel passato avrebbe potuto ricreare un suo esercito. Sarebbe stato fin troppo semplice carpire i segreti di quegli esseri e piegare gli umani al suo volere.

A lui non interessavano i mutanti. Lui avrebbe usato le Sentinelle per dominare sui 9 regni. La fretta gli era stata cattiva consigliera fino a quel momento: stavolta avrebbe fatto le cose con la dovuta pazienza.

Gli Osservatori avevano parlato di un luogo, Washington, e di un umano, un certo Trask. Bolivar. Tutto partiva da lui.

La spavalderia si era impadronita di lui al punto che si dimenticò di camuffarsi.

Giunto al portale, si trovò di fronte suo fratello.

Il guardiano levò la lancia.

L'aria si elettrizzò.

Thor fu attraversato da una scarica di stupore e da un tremendo impeto di rabbia.

“Tu?!” gridò rabbioso.

“Non mi sei forse morto tra le braccia sul campo di battaglia?!”

“E' troppo facile ingannarti, fratellino caro. La tua mente è troppo semplice.”

 

Erano in una posizione di stallo.

Thor e il Guardiano bloccavano l'accesso al portale. Loki alzò il bastone per mantenere la guardia, studiando la situazione.
“Sai anche tu che non hai modo di fermarmi. Faresti prima a scostarti.”

“Mai.” replicò Thor pieno di rabbia. Ma la furia gli annebbiò la concentrazione.

Si lanciò incontro al suo contendente senza accorgersi del colpo di energia che già stava partendo dallo scettro.

Faticosamente, riuscì a deviarlo grazie al martello.

Ma quello era proprio il diversivo che stava aspettando Loki. Balzò oltre il fratello, scostando il guardiano con un colpo del suo bastone, e si lanciò nel vortice temporale.

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Capitolo 5
*** V°: NUOVE ALLEANZE ***


V°-NUOVE ALLEANZE

Steve raggiunse il luogo prefissato per l'appuntamento in moto. La pioggia continuava a cadere leggera, ma incessante.
L'incontro avrebbe potuto essere una trappola, e prese alcune vie secondarie.
Spense il motore e scese, guardandosi attorno con circospezione.
Il posto era una vecchia fabbrica abbandonata, resa ancor più decadente dagli ultimi avvenimenti: erano rimasti in piedi una parte del tetto, alcune pareti e delle colonne. Un gatto si aggirava silenzioso tra i resti.
 
Natasha Romanoff fece capolino da dietro una colonna.
“Eccoti qua.”
Era molto bella. Protetta da un ombrello, i suoi capelli fiammeggianti ondeggiavano ad ogni suo passo, e indossava una camicetta bianca e dei jeans aderenti.
Il Capitano non era indifferente a quella visione.
“Ti hanno seguito?”
“No, sono stato attento.”
“Bene.”
Entrarono nella parte della fabbrica coperta dal tetto.
“Qui saremo più tranquilli, e soprattutto all'asciutto.”
“Non è passato così tanto tempo come ci aspettavamo dal nostro ultimo incontro” notò Steve ironicamente.
“Purtroppo no. Sembra che non possiamo stare lontani troppo a lungo.” confermò Natasha, con un sorriso scherzoso.
“A quanto pare abbiamo di nuovo grossi problemi. Anche peggiori di quanto è successo poche settimane fa. Ma loro possono spiegarti meglio la questione.”
 
Thor e Nick Fury emersero dall'ombra.
“Tu?! Cioè... Voi?! I cattivi non si prendono nemmeno un giorno di riposo vedo...”
“Ciao Steve. Natasha.” Nick li salutò con un cenno del capo. Indossava i suoi vestiti dei tempi a capo dello S.H.I.E.L.D, con il suo lungo cappotto nero di pelle.
Il figlio di Odino era visibilmente preoccupato.
“Va bene. Avevo detto che sarebbe passato molto tempo prima che ci rivedessimo, ma questa è un'emergenza. Molto grave. Thor, prego.”
Thor spiegò, nel modo più semplice possibile, cosa fosse accaduto ad Asgard.
Steve e Natasha facevano un po' di fatica a raccapezzarsi.
“Dunque, fammi vedere se ho afferrato il concetto” disse Natasha “Loki è tornato nel 1973 perché i flussi temporali si sono sovrapposti a causa di un altro viaggio nel tempo, per evitare un futuro di morte e distruzione, e adesso lui vuole far riprendere il corso normale degli eventi per ricreare e dominare queste “sentinelle” e distruggere i nove regni?
“Non avrei saputo dirlo meglio.” Thor sorrise compiaciuto. “Voi umani avete un concetto di spazio, e tempo… Così lineare, e limitato.”
Steve invece era ancora frastornato.
“Non appena scongelato, non bastava affrontare dei ed alieni… Adesso ci si mettono anche queste sentinelle e i viaggi nel tempo! Sembra tutto così assurdo!”
“Lo so” disse Fury “Ma se Thor si è rivolto a noi significa che la situazione è drammatica”
“Perché gli Osservatori non intervengono?” chiese Natasha.
“Non rientra nei loro compiti” rispose Thor. “Loro osservano, studiano, non hanno una concezione umana di bene o male. A loro interessa l’equilibrio, e vogliono solo evitare che si creino paradossi o fratture temporali. Tutti i presenti, i futuri, i passati, si dischiudono sotto i loro occhi, incessantemente. Per loro, questa non è che una modifica a cui apportare rimedio più avanti”
La situazione era più chiara.
“Bene, quindi dobbiamo inseguirlo in questo strappo e riportarlo indietro. Giusto? Detta così sembra molto semplice…”
“Si” confermò Thor “Sfruttando il Tesseract posso generare abbastanza energia da riportarci indietro seguendo quel flusso finchè è aperto. Sono abbastanza sicuro che però i flussi si uniranno, e a quel punto cambierà anche il futuro, in modi che non possiamo immaginarci. Adesso i flussi sono paralleli e stanno iniziando a combaciare, il passato che conoscete sta già cambiando. Se però gli Osservatori non chiudono lo stream, l’intervento di Loki potrebbe far crollare le pareti temporali e degenerare”
Si prostrò in ginocchio.
“Chiedo il vostro aiuto per riparare ancora una volta agli errori di mio fratello. Mi carico della colpa perché non ho saputo affrontare la situazione.”
Steve e Natasha si scambiarono un’occhiata fugace.
“Non è colpa tua. E’ un manipolatore. Ti aiuteremo comunque. Ma non possiamo andare da soli. Ci servono Stark, Banner, Hawkeye. Gli Avengers devono riunirsi”
Fury scosse la testa.
“Stark e Banner stanno seguendo un progetto top secret in Thailandia, e non possono raggiungerci”
“E Hawkeye è in missione in Francia” aggiunse Natasha.
“Non possiamo aspettare, dobbiamo agire subito” sentenziò grave Thor.
“Ma in 3 non possiamo farcela!”
Una voce emerse dall’ombra.
“Io potrei bastare.”

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Capitolo 6
*** VI°: IL SOLDATO D'INVERNO ***


CAPITOLO 6 – IL SOLDATO D’INVERNO
 
La figura di James Barnes, conosciuto ai più come “Bucky”, si delineò di fronte ai loro occhi. Indossava una giacca nera e dei pantaloni militari. Steve rimase di stucco e istintivamente indietreggiò di alcuni passi, Natasha assunse subito una posizione di difesa. Il dio era confuso: chi era quel giovane uomo con il braccio di metallo? Perché Natasha era subito passata sulla difensiva? Cercava chiarimenti nello sguardo di Fury, intento a studiare la situazione. L’aria si caricò di tensione. La pioggia continuava a cadere fitta, e il vento era l’unico rumore che sibilasse tra le pareti di quel rudere.
“L’ho chiamato io” la voce di Fury spezzò il silenzio.
Ma gli occhi del Soldato d’Inverno erano molto diversi rispetto a quelli di alcuni giorni prima.
Più limpidi, luminosi.
I capelli di Bucky gli sfioravano ormai le spalle. Abbozzò un sorriso.
“Non ricordo chi tu sia, Capitano. E nemmeno chi sia io stesso. Sono andato al Museo, per cercare di raccogliere quei pochi frammenti di memoria rimastimi, perché so che forse non la recupererò mai del tutto. So che siamo stati amici. Grandi amici. Voglio riparare a quello che ho fatto.”
Steve era diffidente, ma istintivamente sentiva che c’era una pura sincerità in quelle parole, e, innegabilmente, una mano in più gli serviva. Soprattutto se una era d’acciaio.
Natasha gli si avvicinò, sussurrandogli all’orecchio.
“E’ vero che quello che ha fatto era colpa dell’Hydra, e non ti biasimo per volergli dare un’altra possibilità. Ma teniamo gli occhi aperti, ok? Sappi che se fa un passo falso e ti vedo esitare, ci penserò io, a modo mio a risolvere la situazione.”
“Va bene.” Steve si sentiva la gola secca.
Si voltò verso Bucky.
“Puoi venire con noi. D’accordo, voglio darti una possibilità. Ma non deludermi.”
Si voltò verso Fury.
“Bene, adesso siamo in quattro. Avremo bisogno di equipaggiamento, armi, e il braccio di Bucky ha bisogno di una sistemata. Hai qualche scienziato che se ne occupi?”
“Posso chiedere a Stark se possiamo usufruire del sistema JARVIS.”
“D’accordo.” Si volse a Thor.
“Cosa sai di questo altro passato? Cosa dobbiamo aspettarci?” chiese Bucky.
“Ho interrogato gli Osservatori: pare si tratti di un passato dove vivono umani più simili a noi asgardiani che a voi. Capaci di dominare il fuoco, il ghiaccio, la mente. Si chiamano mutanti. E’ stata la codardia degli umani a creare le Sentinelle: esseri simili andrebbero venerati come si confà ad una divinità!”
Steve riflettè un attimo, dando tempo a Natasha di intervenire.
“Quindi… Se i flussi si combinano… Avremo mutanti anche nel nostro presente… E nel nostro passato?”
“In effetti ci sono già…” Commentò Fury senza pensare.
Natasha e Steve lo guardarono stupiti.
“Mio fratello non si rende conto della gravità di ciò che ha fatto. Questo significa che i flussi stanno già combaciando: dobbiamo sbrigarci. Gli Osservatori mi hanno parlato di certi X-Men, in particolare di un certo… Logan, sì. Colui che ha aperto la frattura temporale.”
“Bene, ho un gran mal di testa ma almeno abbiamo un punto di riferimento” commentò sarcastica Natasha.

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Capitolo 7
*** VII°: 1974 ***


CAPITOLO VII – 1974
 
Gennaio 1974, casa di Charles Xavier, alcuni mesi dopo i fatti di Washington DC. Il presidente Nixon aveva deciso di annullare il progetto Sentinelle e processare Trask per aver sottratto illegalmente risorse al governo. William Stryker, sua fedele spalla, era scomparso.
Gli X-Men erano divisi, ma uniti da una nuova speranza. Lentamente, le persone iniziavano a uscire, a mostrarsi in pubblico per come erano veramente, da entrambe le parti. Tuttavia, la guerra in Vietnam era finita e il morale generale era comunque molto negativo.
La neve cadeva incessantemente da giorni e le strade erano ricoperte da una candida coltre bianca, e il fumo dei camini decorava il cielo di sbuffi grigi.
Charles Xavier stava sistemando la biblioteca: era intenzionato a riaprire l’istituto entro la fine dell’anno. Vista la noncuranza dei precedenti dieci anni, c’era molto lavoro da fare.
Aiutato dall’amico Hank McCoy, stavano riordinando la sezione dei libri di geografia. Hank, che gli era sempre rimasto accanto, silenziosamente, senza mai chiedergli nulla. Charles gli rivolse un sorriso spontaneo che Hank, sepolto sotto la polvere della sezione Africa, non notò.
La ferita alla tempia di Charles era ormai del tutto guarita, ma si notava ancora. Gli eventi dei mesi prima sembravano già sbiaditi, sepolti.
Chissà dov’erano Raven, sua sorella adottiva, Wolverine, ma, soprattutto, Erik. Aveva imparato a prendere la cosa con filosofia: ognuno aveva preso la sua strada, e lui non poteva farci niente. Non poteva salvare il mondo da solo. Era già riuscito a salvare sé stesso, e per il momento gli bastava. Al resto avrebbe pensato dopo.
La neve faceva sembrare il tempo dilatato.
Si muoveva nuovamente con la sedia a rotelle, visto che aveva rinunciato ad usare il siero. Questo gli aveva permesso di recuperare i poteri: percepì così i pensieri di Hank, simili ai suoi.
“Bisognerà pazientare, amico mio” disse a voce alta “Ogni cosa a suo tempo.”
Hank riemerse dai libri, stupito, ma con un gran sorriso.
“Non si legge la mente senza permesso, Professore.”
 
Fuori una luce bluastra attirò la loro attenzione. Non era naturale, né poteva essere un dispositivo, in quanto troppo intensa.
Le pareti iniziarono a tremare e la luce divenne bianca, abbacinante.
“Cosa diavolo…?” Hank cercò di mantenere la calma, coprendosi gli occhi e avvicinandosi istintivamente a Charles per proteggerlo.
I vetri tremavano sempre più forte.
La luce bianca iniziò a ritirarsi, convergendo verso un punto in lontananza, ma comunque distinguibile dai loro occhi: era vicino alla periferia della città.
Iniziò ad assumere la forma di una figura umana. I colori iniziarono a differenziarsi e la figura si fece sempre più nitida. Dopo pochi secondi, si resero conto che stavano fissando un essere umano, o qualcosa che ci somigliava molto. Aveva lunghi capelli neri e la pelle bianca come il latte. Ma i suoi vestiti erano assurdi, persino per un mutante: sembravano usciti da un’altra epoca, verdi, neri e dorati. In braccio, recava un grande elmo d’oro con corna. Si guardava intorno incuriosito e un po’ beffardo.
Hank aveva iniziato a trasformarsi in Bestia, la sua forma mutante che preferiva non mostrare al mondo.
“Aspetta Hank!” Charles lo trattenne “Non sappiamo chi o che cosa sia. Potrebbe essere spaventato o aver bisogno d’aiuto. Proverò a contattarlo telepaticamente, non credo voglia farci del male.”
Hank era dubbioso ma non poteva impedire al Professore di farlo.
Charles appoggiò l’indice e il medio sulla tempia destra.
“Chiunque tu sia… Riesci a sentirmi?”
“Oh, ti sento benissimo, mio giovane sprovveduto.” La voce gli rimbombò chiara e forte nella stessa come l’esplosione di migliaia di cristalli.
A Charles vennero le vertigini: non aveva mai sperimentato un potere simile.
“Ed è bene che fin da subito sappiate con chi avete a che fare.” La figura in lontananza accennò un gesto della mano, e gli bastò per scaraventare via Charles contro la parete opposta, per poi dileguarsi in una nube nerastra.
Hank istintivamente avrebbe voluto gettarsi al suo inseguimento, ma il Professore sembrava ferito, anche se cosciente.
Lo prese in braccio e si diresse verso l’infermeria più in fretta che poté.
Charles intanto riacquistava lucidità.
“Non ci voleva, Hank. Non ci voleva davvero.” Mormorò.


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Ed eccoci qua alla fine della parte introduttiva! Inizialmente avevo pensato a questa come una fan fiction unica, ma più andavo avanti e più mi rendevo conto che stava diventando lunghissima, molto più dei 20 capitoli che mi sarei aspettata. Perciò, ho deciso di suddividerla in più sezioni, una introduttiva, una centrale e una conclusiva, così da poter approfondire di più anche i personaggi e le relazioni tra di loro. A breve inizierò a pubblicare la seconda parte, intanto vi ringrazio tantissimo per essere arrivati fino qui!!! Spero vi sia piaciuta!

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