And then you can remember

di Frenchie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


~  And then you can remember ~


La calma della tiepida serata estiva era interrotta solamente dalle risate provenienti dal giardino sul retro di una villetta. Harry aveva approfittato delle vacanze estive per far trascorrere ai figli un po' di tempo con i cugini: oltre a Teddy, che era ormai di casa, quella sera c'erano a cena anche Ron e Bill, con le rispettive famiglie. L'arrivo del dolce riuscì a riportare la calma tra i bambini, troppo impegnati a mangiare la torta per pensare ad altro. Quando sentì un nuovo scroscio di risate, Ginny si girò, pronta a sgridare i figli perché erano troppo agitati, ma nessun rimprovero uscì dalla sua bocca. L'ilarità generale era scatenata dal più grande, un ragazzo con i capelli azzurri che si esibiva trasformando il proprio naso in un becco da papera o in un grugno da maiale. Sul viso della donna apparve un sorriso malinconico: sembrava non fosse passata una settimana da quando, a Grimmuald Place, lei ed Hermione si divertivano a cena guardando Tonks cambiare il proprio aspetto. Invece era passata un'eternità, era cambiato tutto: adesso la mamma era lei, e non c'era nessuna strega dai capelli rosa seduta lì, ma Teddy, che, notò con piacere Ginny, aveva preso il meglio da entrambi i genitori.
“Oh, è la notte di San Lorenzo oggi.” Una voce la riscosse dai propri pensieri.
Vedendo gli sguardi interrogativi che tutti le rivolgevano, Hermione spiegò. “Questo è il momento dell'anno in cui è più facile vedere stelle cadenti. I Babbani esprimono un desiderio quando ne vedono una. Io da piccola volevo sempre trascorrere questa notte a guardare il cielo, ma puntualmente mi addormentavo in giardino.”
“Possiamo alzarci da tavola mamma?” fece James con la sua espressione più persuasiva, approfittando della spensieratezza generata dal racconto della zia. Ginny non aveva neanche avuto il tempo di rispondere che i nove bambini erano già corsi in fondo al giardino e si erano sdraiati sul prato ad osservare il cielo stellato.
“Almeno adesso avremo un po' di tranquillità.”
“Non fare lo spiritoso Ron, pensa cosa ha dovuto sopportare la povera Molly quando eravate piccoli. Comunque, do una mano a Ginny e poi andiamo a casa perché Hugo inizia ad essere stanco.”
In cucina Ginny si girò quando sentì dei passi: Hermione stava entrando portando i piatti sporchi. Si scoprì felice di vederla lì, aveva proprio bisogno di parlare con qualcuno.
“Hai visto Teddy?”
“Un minuto fa era in giardino con gli altri bambini.”
“No, intendevo se hai notato cosa ha fatto prima, mentre stavamo mangiando.”
“Oh, a dire la verità no, perché?”
Ginny esitò un attimo, ma pensando che - se non si confidava con la propria migliore amica - non l'avrebbe di certo fatto con qualcun altro, raccontò cos'era successo pochi minuti prima. Il suo viso si velò di malinconia ed Hermione, accorgendosene, la abbracciò.
“È da tanto che non pensavo a loro, a Tonks, a Remus e a... a Fred.”
Sebbene i suoi occhi, di solito gioiosi, fossero lucidi, entrambe le streghe sapevano che quelle lacrime non sarebbero cadute, ma come sempre Ginny le avrebbe trattenute. Come sempre avrebbe trasformato la sofferenza in qualcosa di utile, in amore. Lo stesso amore materno che aveva dato a Teddy ancor prima che ai suoi figli.
Delle vocine tristi provenienti dal giardino indicavano che Bill e Fleur stavano andando via, con grande dispiacere dei figli. Quando le due amiche li raggiunsero, Victoire stava implorando la madre: “Maman, maman, s'il-te-plaît! Pour-quoi est-ce-que je ne peux pas rester ici avec Teddy?”
“Pas ce soir chérie, si tu veux tu peux le faire venir à la maison la semaine prochaine.” *
Nonostante non fosse pienamente convinta la bambina accettò la proposta e, dopo aver salutato tutti, la famiglia si smaterializzò, seguita poco dopo dagli altri Weasley.

 
*  *  *

Ginny era in casa, intenta a far addormentare i tre figli e in giardino era rimasto solo Teddy, che stava ancora guardando le stelle. Harry lo osservava appoggiato allo stipite della porta, senza poter fare a meno di rispecchiarsi in lui. Quali desideri aveva espresso quella sera? O forse, avendo perso da ormai troppo tempo l'innocenza dei bambini, aveva ritenuto quel gioco stupido e non aveva neanche provato a sperare?
Lo raggiunse e si stese sul prato accanto a lui. “Non vai a letto?” 
“No, non sono ancora stanco, e poi siamo in vacanza.”
Passarono qualche minuto in silenzio, godendosi la pace di quella sera, il venticello tiepido che muoveva piano i rami degli alberi, l'erba umida di rugiada sotto di loro, i frinii dei grilli che interrompevano il silenzio. Una stella cadente più lucente delle altre era appena passata sopra le loro teste quando Teddy parlò, ridestando il padrino dai propri pensieri.
“Harry —” L'uomo girò la testa e vide gli occhi del figlioccio brillare alla luce della luna. “— ti mancano?” Da sempre Harry aveva parlato al bambino dei genitori che entrambi avevano perso, ma il modo con cui aveva detto quelle due parole lo avevano colpito. La nota amara della voce non era l'innocenza di un bambino, era la maturità di un adulto.
“Tanto.” Harry si mise a sedere, osservando quel viso tanto familiare rigato da una lacrima.
“Non è stupido? Voglio dire, sentire la mancanza di qualcuno che non si è mai conosciuto?”
“Li conosci più di quanto tu creda.”
“Promettimi che non mi lascerai anche tu — anche se fosse per salvare il mondo.” E mentre diceva questo Teddy aveva abbracciato il padrino.
“Te lo prometto. Tu però sappi che Remus e Tonks non ti hanno mai lasciato per davvero, loro sono parte di te, e lo saranno sempre.” Siccome il ragazzo annuì poco convinto, l'uomo si alzò. “Aspettami qui, vado a prendere una cosa.”
Camminando verso il suo studio Harry ricordò i racconti di Sirius. Sirius, che aveva dato la vita per salvarlo. Avevano trascorso così poco tempo insieme, eppure tra loro si era creato un legame straordinario... e se possibile tra lui e Teddy c'era un legame ancora più forte.
Qualche momento prima, abbracciando il ragazzo, aveva cercato di trasmettergli lo stesso amore che Molly aveva trasmesso a lui quando era un ragazzo.
Arrivato nella stanza appellò il vecchio pensatoio che aveva trovato in un angolo della cantina di Grimmauld Place e con un incantesimo lo portò in giardino, mentre nella mano sinistra portava un vecchio cofanetto di legno intagliato.
Si sedette nuovamente vicino a Teddy, che lo guardava incuriosito. “È un pensatoio, serve per guardare i ricordi. È un po' come un cinema, solo che mostra cose realmente successe, e tu puoi muoverti nella scena.” Il ragazzo guardava affascinato quello che poteva sembrare un mobiletto di pietra dove erano incise rune antiche. “Ho pensato che magari ti avrebbe fatto piacere conoscere un po' meglio tuo papà, tua mamma e i Malandrini.” L'assenza di reazioni fece esitare un attimo Harry, che si decise comunque di continuare. “Potrei farti vedere i miei ricordi che li riguardano, oppure potresti guardare i tuoi propri ricordi di quando eri appena nato ed eravate tutti e tre insieme. Anche se tu non te ne rendi conto, quei giorni rimangono nella tua memoria...”
“Quello cos'è?” Teddy stava guardando l'altro oggetto che Harry aveva portato.
“È un — è una cosa che tuo papà avrebbe voluto mostrarti di persona quando tu saresti stato abbastanza grande. Ma mi chiese di farlo al suo posto se gli fosse successo qualcosa. Sapeva del pensatoio e sapeva che vedere James nei ricordi, seppur in azioni che non gli facevano onore, era stato per me stupendo.” Dopo una breve pausa terminò la spiegazione. “Solo alcuni dei suoi ricordi.”
“Su cosa sono?”
“Non lo so, non ho mai aperto il cofanetto, non è mai stato mio, avevo solamente il compito di fartelo avere.”
“Quindi potrò vedere mia mamma e mio papà quando vorrò?”
“Potrai vederli, ma non ti lascerò farlo troppo spesso. Sai, un uomo molto saggio, quando avevo undici anni, mi disse che non è un bene rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere. E con il tempo ho capito che aveva davvero ragione.”
“Sì, forse ha ragione.”
“Allora ti stai dimostrando più saggio di me. Pensavo di farti vedere prima un mio ricordo, così poi potrai guardare da solo gli altri.”
“Perché da solo?”
“Oh, pensavo preferissi un po' di privacy, per così dire.”
“Era tuo amico, hai diritto anche tu di vedere i suoi ricordi.”
Harry lo ringraziò con un sorriso, mentre puntandosi la bacchetta alla tempia estraeva un filamento argenteo per poi lasciarlo cadere nel pensatoio. “Quando sei pronto avvicina il viso alla superficie.”
“Insieme. Uno.. Due...”
“Tre.”
Quando sfiorarono quella strana sostanza, né liquida né gassosa, caddero nel pensatoio e una volta formatosi il ricordo si trovarono in un'aula di Hogwarts.



 

* “Mamma, mamma, per favore! Perché non posso rimanere qui con Teddy?”
“Non questa sera cara, se vuoi può venire da noi settimana prossima.”




Angolo dell'autrice

Fino a non molto tempo fa odiavo scrivere e questa è la prima volta che lo faccio per divertirmi. Spero di non aver iniziato troppo male.
Questo prologo non ha molto a che vedere con il resto della storia a dire la verità, ma mi serviva un espediente per raccontare vari momenti della vita di Remus (uno dei miei personaggi preferiti). I prossimi capitoli quindi saranno incentrati sui ricordi visti nel pensatoio, mentre Harry e Teddy faranno da cornice. 
Ultima cosa: mi impegno ad aggiornare in tempi decenti e, sperando di ricevere qualche recensione, per il momento vi saluto :)
Julie

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***



~ Capitolo 1 ~


Fuori era buio e l'aula era illuminata dalla luce di alcune candele sospese per aria. Seduto sugli scalini sotto la finestra c'era un ragazzo con gli occhiali ed i capelli neri spettinati, mentre accanto a lui stava un uomo sorridente nonostante il viso segnato da cicatrici. Teddy impiegò qualche secondo prima di realizzare cosa fosse successo, poi li riconobbe: erano la versione tredicenne del padrino, e — sì, quegli occhi ambrati li conosceva, erano uguali ai suoi. “Papà” Sussurrò Teddy. In quel momento Harry capì che il pensatoio era stato proprio una bella invenzione.
E aveva fatto la scelta giusta, nessun ricordo meglio di quello sarebbe potuto essere una presentazione degna di Remus.
All'inizio Harry aveva pensato anche ad altri episodi: il suo primo incontro con Lupin sull'Hogwarts Express, per esempio, ma l'attacco di un Dissennatore (nonostante si fosse concluso con il salvataggio di Harry da parte di Remus) avrebbe decisamente dato un tono macabro... Oppure la sera dell'annuncio della nascita di Teddy, ma sarebbe stato decisamente poco originale, nel cofanetto di legno c'era sicuramente un ricordo di quel giorno. Così, gli era venuto in mente il ricordo in cui si trovavano in quel momento.

Mentre mangiava il cioccolato che gli aveva porto Remus, Harry guardava verso un angolo dell'ufficio. Accanto alla vasca dell'avvincino che avevano studiato la lezione precedente, ora c'era anche una gabbia con una creatura strana, che ricordava un po' una scimmia.
“Cos'è quello?” Disse indicandola.
“È un kappa, alquanto curioso come animale... Vedi la cavità sulla testa?” Harry dopo essersi avvicinato per vedere meglio, annuì. “L'acqua che c'è dentro è la sua fonte di energia.”
“Come mai è una creatura oscura? Non mi sembra molto pericoloso.”
“Ecco, a volte l'apparenza inganna: si nutre di sangue umano, e quando è affamato non si fa troppi scrupoli. — Non ti preoccupare” Si affrettò ad aggiungere Remus in risposta allo sguardo non troppo rassicurato di Harry. “Basta fargli rovesciare l'acqua che ha sulla testa e diventa inoffensivo!”
“Allora preferisco i mollicci, sono più divertenti da sconfiggere.”
“Domani quando ve lo faccio combattere cambierai idea, è abbastanza comico vedere un kappa destreggiarsi per non far cadere l'acqua.”
Harry, immaginandosi la scena, si mise a ridere, ma il Professore non aveva ancora finito la 'lezione'. “Però c'è una cosa ancora più divertente da fare con un kappa... Quando ero ragazzo ho fatto diventare matti i miei amici con questo scherzo.” Remus, al ricordo dei vecchi tempi, sorrise sotto lo sguardo curioso di Harry. “Pochi maghi lo sanno, ma ci si può difendere da un kappa anche lanciandogli un cetriolo con inciso il nome di una persona, che in questo caso non sarà più attaccata. Io, da bravo ragazzino studioso, lo avevo letto su un libro e, da ragazzino un po' meno innocente, ho approfittato dell'occasione. Quando in classe abbiamo visto un kappa, gli ho lanciato di nascosto un cetriolo e ho passato la lezione a guardare i miei amici che tentavano in tutti i modi di fargli rovesciare l'acqua. E non riuscivano a capire per quale strano motivo loro dovessero stare sempre attenti a non farsi attaccare, mentre il kappa non mi degnava di uno sguardo.
“Quando spiegai cosa era successo, i miei amici ebbero quasi l'intenzione di iniziare a leggere libri, ma ovviamente non lo fecero mai, erano un caso disperato...” Continuò Lupin con un tono a metà tra in divertito e il rassegnato. “In compenso ricordo che James, tuo papà, per protesta non mi rivolse parola per più di un'ora, poi però fu costretto a chiedermi di passargli i compiti di Trasfigurazione.”
Harry, quello tredicenne, rimase a bocca aperta: Lupin era stato amico di suo papà, avrebbe potuto parlargli di lui come nessun altro, magari anche raccontargli altre cose che avevano fatto da ragazzi! Ma non ebbe il tempo di dire nulla, infatti Remus si era accorto che era tardi. “Harry, è ora che tu vada a letto. Devi essere stanco morto, questa sera ti sei sforzato molto per combattere tutti quei mollici. Sai, stai dimostrando di essere davvero molto portato per Difesa contro le Arti Oscure.” Dicendo questo accompagnò Harry alla porta e con un sorriso e una pacca sulla spalla gli augurò buona notte. Un attimo prima che chiudesse la porta dell'aula si senti chiamare: Harry, già incamminato verso il dormitorio, si era fermato lungo il corridoio. “Non è tutto merito mio, ho anche il miglior Professore di Difesa che si possa desiderare.”
Profondamente toccato da quelle parole, Remus rimase sulla porta ad osservare Harry che si allontanava. Quel ragazzo aveva davvero preso il meglio di James ed il meglio di Lily.


* * * * *

Teddy sentì i piedi sollevarsi da terra e un attimo dopo si trovava nuovamente nel giardino di casa. Harry non disse niente, aspettava che fosse il ragazzo a parlare per primo.
“È vero quello che abbiamo visto? È successo davvero?”
“Certo.” Rispose Harry sorridendo.
“E pensavi davvero quello che hai detto a — a mio papà? Che era il miglior insegnante che si potesse desiderare?”
“Sì, e non ho cambiato idea in questi anni... Lo ammiravo molto, anche quando era 'solo' un professore e non un amico.”
Teddy aveva ripreso la propria posizione seduto sull'erba e guardava il cofanetto di legno. “Posso aprirlo?”
“È tuo, Teddy.”
“Siediti anche tu, così scegliamo insieme. Oh — ” Adesso la voce del ragazzo suonava delusa.       “ — Non c'è la chiave!”
“Alohamora”
Il rumore di una serrature metallica e la scatola giaceva aperta nella mani di Teddy.
“Grazie.”
All'interno erano riposte con cura varie boccette contenenti una sostanza strana, né liquida né gassosa. Prendendone una particolarmente bella, Teddy vide che c'era appiccicata un'etichetta: l'inchiostro verde faceva risaltare le parole 'Grimmauld Place, Dora'. Ripose al suo posto la fiala e ne prese una seconda, dove la scritta 'Casa Tonks, Teddy' brillava in inchiostro rosso. Dopo aver esaminato i nomi di alcuni ricordi decise di cominciare dall'inizio, da dove tutto era cominciato. “Harry, scegline una su Hogwarts e i Malandrini.” Dopo un attimo di esitazione, spinto dallo sguardo incoraggiante di Teddy, Harry allungò la mano; quando ebbe scelto una boccetta, si alzò e raggiunse il ragazzo che lo aspettava fremente accanto al pensatoio. Versò il ricordo e affacciandosi sul bordo caddero nel passato, tornando a quarant'anni prima.


* * * * *

Hogwarts era sempre la stessa, in tutti quegli anni era rimasta immutata, neanche la Battaglia Finale era riuscita a cambiarla. Harry e Teddy si trovavano sulla porta dell'infermeria e davanti a loro un ragazzino del primo anno era girato di spalle, intento a raccogliere i libri sparsi su un letto. Quando ebbe sistemato tutte le sue cose nello zaino si mise a sedere: il viso dolce del bambino era segnato da una vecchia cicatrice e sotto la camicia si intravedeva una benda. Madama Chips armeggiò con qualche bottiglietta e finì di curare le ferite di Remus con un liquido che Harry identificò come essenza di dittamo.
Dopo aver ringraziato l'infermiera, prese le sue cose e si avviò lentamente per il corridoio. Giunto davanti al ritratto della Signora Grassa pronunciò la parola d'ordine, si fermò un attimo per scrutare la sala comune e, quando ebbe accertato che i suoi amici non erano lì, salì nei dormitori.
Quando sentì le voci familiari dei compagni di stanza, sul viso stanco di Remus apparve un sorriso, che si spense una volta aperta la porta. James, Sirius e Peter erano seduti sul tappeto al centro della camera e la loro animata conversazione era cessata nel momento stesso in cui la porta si era aperta. Dopo un momento di disagio in cui gli altri lo avevano fissato, Remus era andato verso il suo letto con l'intenzione di fingersi addormentato il prima possibile. James, intuendo le intenzioni dell'amico, si alzò per salutarlo.
“Ciao, Rem.”
“Dove sei stato? L'altro ieri sei sparito senza neanche salutarci!” Aggiunse Sirius visto che James non aveva ottenuto una risposta.
Remus, senza guardare gli altri, bofonchiò qualcosa a proposito di sua madre che si era sentita male improvvisamente.
“Ancora? Ma non è stata male anche il mese scorso?”
La risposta di Sirius gli fece gelare il sangue nelle vene: aveva completamente dimenticato di aver usato quella scusa anche il mese precedente. Non aveva ancora pensato a come rimediare al proprio errore quando una mano lo prese per le spalla e lo costrinse a girarsi.
“Rem, dobbiamo parlare.” Il tono di James era abbastanza rilassato, ma la sensazione di disagio che Remus aveva provato da quando era entrato in camera aumentò ulteriormente, fino a diventare una specie di panico.
“Sono stanco Jamie, non ho dormito molto bene. Parleremo domani.”
“No, non ci vorrà molto — ” Adesso anche Sirius si era avvicinato, solo Peter si teneva in disparte in silenzio.
“ — dicci solo la verità. Dove sei stato?”
Remus si sentì morire, non poteva perdere i suoi unici amici. Eppure, una parte di lui aveva saputo da sempre che le sue assenze non sarebbero rimaste inosservate a lungo. Decise di continuare a fingere, anche se quelle bugie lo facevano sentire in colpa.
“Perché sparisci una volta al mese? Cosa vai a fare?”
“Ve l'ho detto! È stata male mia mamma!”
“E allora come te la sei fatta quella ferita?”
“Sono caduto.”
Remus sperò che il suo tono fosse stato abbastanza sicuro da porre fine alla discussione, ma James non era il tipo che lasciava perdere.
“Come mai cadi solo quando vai da tua mamma? Anche il mese scorso sei tornato pieno di cicatrici.”
Remus non sapeva più cosa ribattere, era stanco, indebolito dalla recente luna piena, e furioso con sé stesso e con i suoi amici. Senza che lo volesse veramente, la rabbia prese il sopravvento.
“SONO UN LUPO MANNARO! UN LUPO MANNARO! Siete contenti adesso?? Contenti di potervi liberare di me??”
Le lacrime cariche di odio e tristezza gli offuscarono la vista impedendogli di vedere le reazioni dei compagni.
“Ehi amico, così svegli tutto il castello!” Peter aveva parlato per primo con tono scherzoso.
“Bene, allora è tutto apposto.” Ora era stato James ad intervenire, con una voce allegra e sollevata, che rese Remus ancora più confuso.
Si asciugò velocemente il viso con la manica e guardò gli amici in modo sconcertato: stavano tutti sorridendo felici, come se avesse appena annunciato la vittoria di Grifondoro in una partita di quidditch.
“Mi ha davvero ferito la tua poca fiducia nei nostri confronti.” Terminò Sirius facendo il finto offeso. Ci fu un momento di silenzio.
“Non avete capito; sono un lupo mannaro.” La rabbia di Remus era stata sostituita da sconcerto e fece ben attenzione a scandire bene le sillabe, preoccupato che le parole che aveva urlato il precedenza non fossero state chiare. “Sapete cos'è un lupo mannaro, vero?” Aggiunse poiché non vedeva nessun tipo di cambiamento negli sguardi degli amici.
“Non saremo intelligenti quanto te, ma non siamo stupidi!” Disse James.
“Certo che sappiamo cos'è!” Confermò Sirius
Remus era sempre più confuso e iniziava a pensare che durante la sua assenza James, Sirius e Peter avessero preso qualche strana pozione o fossero vittime di un incantesimo.
“Non vi rendete conto della gravità della cosa? Di cosa comporta?”
“Adesso, non montarti la testa, hai solo un piccolo problema peloso!”
Remus rise per l'assurdità della situazione, Sirius aveva la sconcertante capacità di sdrammatizzare qualunque cosa. Quando ebbe ripreso fiato le sue più grandi preoccupazioni gli tornarono in mente.
“Non avete paura di me? Non volete che me ne vada?”
“Certo che no, sei nostro amico! E poi, se non ci hai sbranati fino ad ora, perché dovremmo temere?”
Vedendo che anche Peter condivideva il parere degli altri due, Remus si sentì sollevato; la reazione spontanea del più timido lo aveva fatto sentire libero e felice come non mai.

Il ricordò sfumò e i due 'visitatori' si trovarono di nuovo nel dormitorio, nello stesso punto di prima, solo che ora le luci erano spente e i quattro amici erano andati a letto.
Remus, infilato sotto le coperte con le braccia incrociate dietro la testa, aveva lo sguardo fisso sopra di lui e un sorriso un po' ebete stampato sul volto.
“Ora che ci penso, Rem, dobbiamo trovare un modo per venire con te il mese prossimo.”
“Potremmo utilizzare il mio mantello dell'invisibilità.”
“Non posso permettervi di venire ragazzi, durante la luna piena sono pericoloso!”
“Sta un po' zitto Moony!”
E il ricordo svanì, riportando Harry e Teddy nel giardino di casa



Angolo dell'autrice
Mi sento enormemente in colpa per aver fatto passare quasi due mesi senza aggiornare, ma un po' per la mancanza di ispirazione e un po' perché lo studio mi distrugge, non riuscivo a scrivere.
Sul capitolo non c'è molto da dire, è così che mi immagino la scena. Adoro i malandrini, quindi anche il prossimo capitolo sarà dedicato a loro.
Spero che il capitolo sia valso la luuunga attesa.
Julie

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 ~

Erano di nuovo nel presente e Teddy, dopo aver guardato nel vuoto per qualche istante, si spettinò i capelli azzurri con aria pensosa.
“Aspetta un attimo, Harry” Anche se questa questa richiesta era alquanto inutile: l'uomo non si era mosso di un centimetro. “Credo di essermi perso qualcosa.”
“Chiedi pure.” rispose Harry con un sorriso disponibile.
“Perché mio papà aveva paura che i suoi amici lo abbandonassero? Perché avrebbero dovuto discriminarlo solo perché era un lupo mannaro?”
“Ok, è un domanda che necessita una spiegazione piuttosto lunga... Vedrò di fare una sintesi, se no facciamo notte — anzi, mattina. Vieni qua a sederti che ti racconto.” Così l'uomo e il ragazzo di sistemarono di nuovo sul prato, uno accanto all'altro. Harry si schiarì la gola e iniziò a parlare.
“Sai Teddy, dopo la battaglia di Hogwarts sono cambiate molte cose. Il mondo di oggi è molto diverso da quello che ha conosciuto tuo padre o anche da quello in cui sono cresciuto io.”
Era veramente cambiato tutto, pensò Harry con un sospiro: da quando Kingsley era diventato Ministro della Magia, per il mondo magico era iniziata una nuova epoca. Le discriminazioni, specialmente quelle legate allo stato di sangue, erano state abolite; i Mangiamorte ancora vivi erano tutti al sicuro ad Azkaban; la convivenza con i Babbani era diventata perlopiù pacifica e amichevole. Hermione aveva dato il meglio di sé. Lavorava al dipartimento di legge magica solo da pochi anni e già aveva varato più riforme di tutti i suoi predecessori negli ultimi 50 anni. Il suo contributo riguardava soprattutto la regolamentazione delle creature magiche: portando avanti il C.R.E.P.A. aveva fatto riconoscere dei diritti agli elfi domestici, poi si era dedicata ai lupi mannari ed ora si stava occupando dei centauri.
E questi erano solo alcuni dei molti cambiamenti avvenuti in seguito alla caduta di Voldemort... dopotutto Remus e Tonks non erano morti invano, avevano dato a loro figlio quel mondo felice che tanto avevano desiderato e per cui avevano lottato. Anche se, Harry ne rimaneva convinto, questo mondo felice non avrebbe mai compensato completamente quel vuoto che la mancanza dei genitori aveva creato nel cuore di Teddy.
Quando si accorse che stava vagando nei propri pensieri, si riscosse, lanciò un'occhiata a Teddy che lo guardava senza capire perché si fosse fermato, e riprese a parlare: “Uno di questi cambiamenti riguarda proprio i lupi mannari. Fino a 15 anni fa erano visti molto male dalla società, si pensava che fossero bestie assetate di sangue e per questo a coloro che erano stati morsi da bambini non è mai stata data la possibilità di frequentare Hogwarts.
“Silente, brillante e critico com'era, ovviamente aveva capito che la violenza e la crudeltà non erano nella natura dei lupi mannari, ma erano una protesta e una ribellione contro i maghi che li discriminavano. Per questo ha aperto a tuo padre le porte di Hogwarts. Facendo ciò gli ha offerto la possibilità di vivere una vita quanto più normale possibile, di avere degli amici e di mostrare quanto valesse. Ad Hogwarts era un bambino come tutti che temeva il lupo mannaro che c'era in lui almeno quanto coloro che lo circondavano. Sfortunatamente i licantropi non venivano visti così dalla comunità magica: a causa di alcuni che andavano in giro a mordere bambini per divertimento, ci si dimenticava di tutti quelli che avevano come più grande paura quella di trasmettere la propria condizione.
“I lupi mannari devono molto a tuo papà: lottando nella battaglia di Hogwarts per la libertà di quelle stesse persone che lo discriminavano ha dimostrato il coraggio di un grande Grifondoro e ha evidenziato l'ipocrisia di una società piena di luoghi comuni e pregiudizi.”
Quando ebbe concluso, Harry si aspettava che Teddy gli ponesse altre domande, che volesse saperne di più. Invece il ragazzo, fissandolo con quegli occhi vivaci e al tempo stesso troppo maturi per la sua età, diede una risposta totalmente diversa.
“Grazie.”
“Per cosa?”
“Per esserti sacrificato per dare agli altri un mondo migliore.”
Harry gli sorrise, ma era uno di quei sorrisi tristi e malinconici che spesso gli adulti gli rivolgevano quando diceva chi erano i suoi genitori. Gli parve strano vedere così il padrino: lui non lo aveva mai trattato come un povero bambino da compiangere, da sempre gli aveva insegnato che la vita va vissuta senza il peso dei fantasmi del passato.
Passandosi una mano tra i capelli neri, come faceva sempre quando era in imbarazzo, Harry rispose.
“Non devi ringraziare me. Devi ringraziare tutti quelli che hanno lottato sia apertamente, sia nel loro piccolo. Devi ringraziare chi ha deciso che fosse ora di prendere in mano questo paese e renderlo migliore.”
Anche dopo tutti quegli anni odiava ancora essere considerato il grande eroe, il salvatore del mondo. Lui non aveva mai voluto tutto quello, ne avrebbe fatto volentieri a meno; voleva solo essere una persona normale.
Adesso sì che lo riconosceva! Troppo modesto e riservato per accettare l'aura di fama che lo circondava, giustamente, da sempre. Però adesso voleva continuare a ripercorrere la vita di suo padre.
“Dai! Alzati che scegliamo un altro ricordo!”
“Uff! Hai proprio deciso di non farmi dormire questa notte, vero?”
“Esatto.”
“E non ti è passato per la mente che io inizi a essere troppo vecchio per fare queste nottate in bianco?”
“Tutte scuse. Non mi sembra che ti desse tanto fastidio mandarmi a letto presto per stare solo con Ginny.”
Teddy scoppiò a ridere: adorava prendere in giro Harry, perché stava sempre al gioco. E poi gli piaceva pensare che, se i loro padri li potessero vedere, sarebbero stati fieri dei loro piccoli Malandrini.
“Fatti un po' gli affari tuoi! Io non ti faccio tutte queste storie quando ci provi con Victoire. Sei perfino peggio di tua mamma. E questo è tutto dire.”
Intanto però, con una finta smorfia di stizza, si era alzato per raggiungere Teddy che lo aspettava già accanto al pensatoio con un ricordo in mano.

* * * * *

“Benissimo. Ora che siamo tutti di nuovo riuniti, come ai bei vecchi tempi —”
“James, non vorrei sembrare irrispettoso interrompendo il tuo filosofico discorso, ma esattamente quali sarebbero questi 'bei vecchi tempi'?”
“Uffa Lunastorta, cerca di comprendere la serietà del mio discorso! Comunque, stavo dicendo, ora che —”
“Eh no! Qua ci andava un bel colpetto di tosse per dare solennità alla cosa!”
“Avete finito o pensate di non lasciarmi parlare? Dunque, stavo dicendo - EHM EHM - ora che siamo tutti di nuovo riuniti, come ai bei vecchi tempi, sono lieto di annunciarvi che la nostra soluzione... Funziona alla perfezione!”
Mentre Sirius e Peter applaudivano l'oratore per l'elaborato discorso, Remus aveva per l'ennesima volta l'impressione di essersi perso qualcosa.
“Si può sapere di cosa parlate?”
“Allora” iniziò a raccontare Peter “i nostri brillanti cervelli hanno lavorato tutta l'estate ad un importante dilemma, che grazie alla loro incommensurabile capacità logico-deduttiva, è stato risolto: diventeremo Animagi.”
“Allo scopo di...?”
“Rem, a volte mi chiedo come tu possa essere più bravo di noi, avendo le capacità di comprensione di un troll di montagna. Va be', analizzeremo più tardi la questione. Lo facciamo perché è l'unico modo sicuro per accompagnarti durante le trasformazioni, ovviamente!”
“State scherzando, vero?”
“Certo che no! Saremo anche dei Malandrini, ma su queste cose siamo seri.”
“Avete presente che cosa implica il diventare Animagi? Prima cosa non vi sarebbe permesso trasformarvi entro la scuola, ancor meno se è per accompagnarmi nelle trasformazioni!”
“Ci ha mai preoccupato l'infrangere le regole?”
“È una magia difficilissima, non si è sicuri di riuscire neanche con anni di tentativi e —”
“Abbiamo tutta la vita davanti.”
“E come spieghereste al ministero il fatto che tre ragazzi siamo Animagi?”
“Pensi davvero che ci dichiareremmo?”
“Ora che ci penso, anche se diventaste Animagi vi attaccherei durante la luna piena, no?”
“È questo il punto! Non ci attaccheresti, perché quando sei un lupo attacchi gli umani, ma non gli animali né gli uomini sotto forma animale. Così potremmo tenerti compagnia e magari potremmo anche uscire da quella casa in rovina e andare in giro se fossimo animali abbastanza grossi da trattenerti.”
“Correreste tutti questi rischi per me?”
“Siamo i Malandrini, no? E l'abbiamo promesso, 'uno per tutti, tutti per uno'.”
“È davvero sicura come cosa?”
“Sì.”
Silenzio. Remus sapeva che non avrebbe dovuto accettare che i suoi amici lo facessero, ma era bello sentirsi parte di un gruppo, avere degli amici. E quelli non erano amici qualunque, erano Amici con la 'A' maiuscola. Alla fine cedette, era pur sempre un Malandrino e il rischio aveva il suo gusto.
“Allora ci sto.”
“Perfetto, domani ceniamo presto e poi andiamo alla Stamberga Strillante.”

Ora i quattro ragazzi, dopo aver cenato, stavano uscendo dalla Sala Grande.
“Jamie, hai preso il mantello?” Chiese Sirius.
“Oh no! L'ho dimenticato nel dormitorio! Aspettatemi qua, vado e torno.”
“Meglio se veniamo con te, così ci facciamo vedere in Sala Comune e non destiamo sospetti.” Si intromise Remus.
“Uff come dire che qualcuno noterebbe la nostra assenza!”
“James, fidati. Si noterebbe eccome: vediamo un po'... Ieri ti sei fatto affatturare dalla Evans, e Sirius dal ridere ha quasi dato fuoco alla Sala Comune. Siamo qua da 24 ore e già avete fatto più danni di tutti gli studenti dell'ultimo secolo messi insieme!”

Ben nascosti sotto il mantello stavano andando verso il parco, litigando sottovoce.
“Lunastorta! Si può sapere perché ti sei portato dietro la borsa? Sul serio, non penserai di fare i compiti là!” Disse la vocina di Peter.
“Ho portato dietro solo lo stretto indispensabile! E Sirius, vedi di smettere di darmi gomitate, controlla i tuoi movimenti, per Merlino!”
Sirius aveva già aperto la bocca per replicare, ma la brusca frenata di James lo fece inciampare e dovette preoccuparsi di non cadere. In effetti al momento avevano un problema un po' più urgente da risolvere: Gazza era sbucato dal fondo del corridoio e si dirigeva verso di loro. Attenti a non fare rumore si accostarono al muro e aspettarono trattenendo il respiro che passasse. L'uomo si guardò un po' in giro, convinto di aver sentito parlare qualcuno, ma alla fine continuò la sua strada, pensando che fosse stato un fantasma.
James si tolse un attimo il mantello: in quattro lì sotto faceva davvero caldo. Se ne pentì qualche secondo dopo, quando Pix sbucò dall'aula lì a fianco, lo vide e si mise a canticchiare come suo solito. Peccato che nell'ala del castello regnasse il silenzio e che Gazza fosse nelle vicinanze.
“Potty, Potty cosa complotti tutte le notti? Fuori dal letto con tutto il quartetto!”
Ormai il danno era fatto.
Sentendo arrivare il bidello i quattro ragazzi se la diedero a gambe, dimentichi in quel momento di avere un mantello dell'invisibilità. Ci pensò Remus a ricordarlo agli altri: vi scivolò sopra e finì dritto addosso ad una tappezzeria. Eppure non si sentì nessun colpo e il ragazzo non si schiantò contro il muro; era finito in quello che aveva tutta l'aria di essere un corridoio ben nascosto. Gli altri tre, appena intuirono cos'era successo, si lanciarono dietro a Remus giusto in tempo per non essere beccati da Gazza.
“Wow! Stupendo questo posto!” Fu la prima reazione di Peter.
“Insomma, hai proprio un ottimo fiuto Lunastorta.”
Remus lanciò un'occhiata truce a Sirius e poi tirò fuori dalla borsa un pezzo di pergamena, su cui disegnò uno schizzo di quell'ala del castello, “In modo da ricordarci dov'è questo corridoio. Dove pensate che porti?”
“Già che ci siamo direi di andare a vedere.” propose James.
Si incamminarono in silenzio, con le bacchette accese puntate in avanti per evitare di inciampare (di nuovo). Dopo aver sceso un bel po' di scale sbucarono dietro una statua, in un corridoio in cui non erano mai stati. Siccome c'erano delle voci che si avvicinavano rimasero nascosti; dopo poco passò davanti a loro Narcissa, accompagnata da una sua amica. Quando li ebbero superati, le due ragazze si fermarono davanti ad un muro, perché in effetti quello sembrava essere un corridoio cieco.
“Morsmordre.” disse la cugina di Sirius. Sulla parete apparì una porta e le due entrarono.
“Complimenti ragazzi, abbiamo appena trovato il dormitorio di Serpeverde.” Commentò James orgoglioso.
“Wow, a quando il primo scherzetto a Mocciosus?” Aggiunse Sirius con uno sguardo non troppo rassicurante.
“Non per distrarvi, ma in origine non stavamo andando alla Stamberga Strillante?” Intervenne Remus.
“È vero! Con tutto questo trambusto me ne ero dimenticato.”

“Uffa, è la centesima volta che leggiamo questi dannati libri, non servono a nulla!” Peter era esasperato: per l'ennesima volta avevano sfogliato tutti i manuali esistenti sugli Animagi alla ricerca di trucchi per riuscire a fare quel dannato incantesimo!
“Lasciate perdere, non vale la pena che perdiate tutto questo tempo.” Remus come al solito era disfattista.
“Adesso tu mi stai a sentire.” James si era alzato e sovrastava l'amico, seduto con un libro in grembo. Con le braccia incrociate sul petto e lo sguardo severo, James gli ricordava sua mamma. “Non è possibile che ogni volta sia sempre la stessa storia. Te lo abbiamo detto un migliaio di volte: noi non ci arrendiamo, anche a costo di farcela all'ultimo anno.”

Ma per fortuna non avevano dovuto aspettare così a lungo.
I quattro amici erano un po' cresciuti rispetto al ricordo precedente, dovevano essere all'incirca al loro quinto anno.
Peter era in piedi in mezzo alla stanza, con la bacchetta in mano e il viso contorto in una smorfia di concertazione. Lentamente aprì un occhio e guardò gli amici in modo supplicante.
“Dite che ha funzionato?”
“Dovresti dircelo tu. Dai, prova.” Lo incitò Sirius.
Un attimo dopo Peter era sparito e al suo posto c'era un topo. Remus, James e Sirius si misero ad urlare dalla gioia, finalmente ce l'avevano fatta tutti.

Quella sera nella loro camera parlarono a lungo, anche dopo essere andati a letto.
“E così abbiamo un cane, un cervo, un topo e un lupo mannaro... Che gruppetto simpatico!” Scherzò James.
“Dobbiamo trovarci anche noi dei nomi in codice ora.”
“Giusta osservazione, Pete.”
“Avete idee?”
“Potremmo chiamarti 'Black' dato che sei un cane nero, ma ovviamente sei il solito inopportuno e quello è già il tuo cognome...” Fece sarcastico James.
“Molto divertente. Cosa ne dite di un nome più fine e raffinato, degno di me insomma? Non so, 'Felpato' per esempio?”
“Non mi sembra vero! Per una volta Sirius ha detto una cosa sensata!”
“Sono felice di sapere che apprezzi il mio charme, Lunastorta.”
“Vada per 'Felpato'. Peter, visto che tu sei un bel topolino tenero io direi 'Codaliscia'.”
“Mmm... Mi piace!” Acconsentì Peter.
“James, per te l'ho trovato io il nome: 'Ramoso'!” Propose Remus.
“Semmai io direi 'Cornuto'.” Commentò Sirius mettendosi a ridere e ricevendo in cambio una cuscinata da parte del migliore amico.
Poco a poco si addormentarono, ancora eccitati per il risultato ottenuto. Per la prima volta da molto tempo, Remus era davvero felice: quel venerdì sera nella Stamberga Strillante non sarebbe stato solo.



Angolo dell'autrice
Mi rendo conto che sono passati mesi da quando ho pubblicato l'ultima volta e che sarei da sopprimere, ma chiedo venia. 
Scrivere mi piace, ma non è la cosa che preferisco in assoluto, quindi lo faccio solo quando mi sento ispirata (ammetto che questo succede raramente)...
In ogni caso sono decisa a portare a termine questa storia in tempi più o meno umani.

Spero che durante le vacanze avrò un po' più di tempo libero,
Julie

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