you and me

di Reika_Stephan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Feelings ***
Capitolo 2: *** Promise. ***
Capitolo 3: *** Secrets ***
Capitolo 4: *** Truth ***
Capitolo 5: *** Confessions ***



Capitolo 1
*** Feelings ***


E' risaputo che la vita di una banale sedicenne, gira completamente intorno a scuola, amici e interessi vari. Per quanto riguarda me non ero un'eccezione. Ero invidiata a volte addirittura odiata per il semplice fatto di essere la migliore amica del ragazzo più corteggiato del mio liceo. A ogni ragazza che incontravo, condizionata da voci e pettegolezzi, riuscivo antipatica e a me non interessava farle cambiare idea, ogni ragazzo che incontravo era gentile e garbato nei miei confronti ma nessuno di loro suscitava particolarmente il mio interesse e questo mio essere distaccata non incoraggiava loro a interessarsi a me per più di qualche giorno. Solo lui, il mio migliore amico, mi conosceva in tutto e per tutto, solo lui riusciva a capirmi e a dire sempre la cosa giusta al momento giusto in qualunque circostanza.

Mi chiamo Marta, ho 16 anni. Tutti mi considerano una tipa piuttosto strana per il mio atteggiamento freddo. In realtà questa loro reazione mi diverte. Sono solo poco socievole e una buona osservatrice e questo atteggiamento probabilmente provoca questa sorta di distacco con persone che non mi conoscono. Ed è per questo che l'unica persona con cui mi sento a mio agio e con cui mi sento me stessa è lui, Marco. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, siamo cresciuti insieme. E lui è l'unico che mi conosce davvero. Come ho già detto è molto corteggiato ma l'ultima ragazza che ha avuto è stata in terza media ed è stato lui a lasciarla come al solito, quando gli chiesi perchè mi disse che non era riuscito a continuare a stare con lei perchè non si sentiva a suo agio, che conoscendola era anche un pò noiosa e che solo con me si sentiva a suo agio. Fui molto felice di sentirlo, perchè da poco mi ero resa conto che ero innamorata di lui. Ma questo non mi aiutò a prendere abbastanza coraggio per dirglielo, sentivo che c'era troppo a rischio così mi tappai la bocca.
Quel giorno ero già arrivata a scuola e me ne stavo seduta nel mio banco a guardare Francesca, una mia compagna di classe che si accingeva a dare davanti a tutti, il ben servito a Carlo, un mio compagno di classe, perchè a detta sua, era follemente innamorata di Marco - e non era l'unica, proprio no - ed era decisa a dichiararsi quel giorno stesso. Quando Marco entrò in classe lo sguardo di tutti era puntato su di lei, che provava non poco imbarazzo e ci avrei scommesso, stava sicuramente rimproverando se stessa per averlo detto a voce così alta. La cosa che mi preoccupava di più era Carlo che sembrava alquanto arrabbiato tanto con Marco quanto con Francesca. Guardai Marco per attirare la sua attenzione e lui, dopo aver osservato Carlo perplesso prese posto nel banco dietro al mio e mi chiese:

- Che succede?

Pensai a come spiegargli la situazione senza far emergere troppo l'antipatia che provavo per l'atteggiamento di Francesca:

- Carlo ha fatto una scenata a Francesca, non so quale sia il motivo, ma credo che stesse succedendo qualcosa fra di loro, e lei.. gli ha detto che è innamorata di te, cosa che ai miei occhi era ovvia fin dai tempi delle elementari, come lo sono ,d'altro canto, tutte le altre ragazze in questa stanza. Quindi fino ad ora, presumo che abbia preso in giro Carlo, o perlomeno, che gli abbia dato qualche speranza di troppo.

Marco mi studiò per un attimo e prima che lui potesse dire qualcosa aggiunsi:

-  Credo che in questo momento dovresti stare alla larga da Carlo. E' irritato dal fatto che tu abbia "stregato", anche Francesca.

Marco annuì:

- L'ho notato.

Non gli avevo detto dell'eventuale possibilità che ricevesse una dichiarazione di lì a poco, ma ormai la lezione stava per cominciare quindi mi raddrizzai nel mio banco e presi a scarabocchiare sul quaderno d'inglese.

Quando ormai mancavano dieci minuti alla ricreazione vidi Francesca agitarsi e mangiarsi le unghie. E al suono della campanella, notai subito, dalla sua espressione decisa rivolta a Marco, che il momento della sua dichiarazione era arrivato. Carlo la fissava truce, con l'evidente curiosità di vedere quale sarebbe stata la reazione di Marco. Con l'intenzione di evitare casini mi voltai verso Marco e gli dissi:

- Qui si respira una brutta aria perchè non usciamo cinque minuti?

Mi alzai e gli feci un cenno verso la porta ma Francesca mi afferrò per un braccio e mi chiese sorridendo:

- Ti dispiace se parlo un pò con Marco?

Quella sua aria da superiorità era la cosa più irritante del mondo e sorrisi fra me e me pensando che la sua sicurezza sarebbe presto vacillata, perchè ero certa che Marco non era minimamente interessato a lei. Se magari fosse stata un pò più gentile e garbata avrei anche potuto essere preoccupata. Così, scostai la sua mano senza prestarle il minimo interesse e scrollai le spalle in segno d'assenso. Prima di andarmene guardai Marco che, con tutta probabilità stava pensando alle parole giuste da usare, e per dargli il mio sostegno e infondergli sicurezza annuii. Sarebbe bastato a fargli capire che per quanto mi riguardava avrebbe fatto sempre la cosa giusta.

A quanto pare funzionò perchè si avvicinò a Francesca con un espressione decisa e le disse quello che pensava senza nemmeno lasciarla parlare. Non sentii molto dalla mia posizione ma quanto bastava per capire che con tutta probabilità Marco l'aveva rifuitata con tutta la delicatezza possibile, come al solito, e facendole risparmiare anche un'imbarazzante dichiarazione che non sarebbe servita a niente. Guardai Carlo e notai dalla sua espressione che aveva anche lui capito che Francesca era stata rifiutata. Marco era circondato da ragazzi che volevano essere suoi amici e tra tutti credo che Carlo fosse quello che preferiva, forse perchè aveva anche  il coraggio di arrabbiarsi con lui come in questa occasione invece di stargli fastidiosamente addosso a dire e fare tutto quello che voleva lui per farsi prendere in simpatia come facevano tutti gli altri.

Tornai da Marco mentre Francesca si allontava, sapevo che sarebbe stato indubbiamente di cattivo gusto riderle in faccia, per quanto fosse allentante l'idea, quindi passai oltre senza far trabboccare alcuna emozione.

- Carlo ha capito quello che è successo e mi è parso mortificato per averti evitato, mettendo in pericolo la simpatia che provi per lui. Credo che verrà a scusarsi.

Dissi a Marco ridendo.

Lui non mi rispose, si limitò a sorridermi con un'espressione strana. In quei momenti, quando mi guardava in quel modo, non riuscivo mai a capire a cosa stava pensando.

*** Marco***
Quel suo modo di spiegare le cose, cose che lei riusciva ad afferrare solo ossevando una persona, mi era sempre piaciuto. Il suo modo di fare era così bizzarro, sin da piccola. Era la persona più sincera e giusta che avessi mai conosciuto. Sapeva sempre cosa dire, al momento opportuno e sapeva quando rimanere in silenzio. Non l'avevo mai sentita mentire, se non gli andava di dire qualcosa, c'era sempre un motivo e in quel caso restava zitta o ti diceva le cose per metà lasciandoti fare le tue conclusioni. Stupenda.   
******

Era l'unico che riusciva a mandarmi nel pallone. Se dovrei descriverlo la prima cosa che direi è che la persona più buona e intelligente che io conosca. Dice sempre quello che pensa, forse è questo il motivo per cui è tanto rispettato dai ragazzi, quanto alle ragazze, Marco è di sicuro un bel ragazzo. Eppure c'è qualcosa di diverso in lui, non è il classico cafone, arrogante che si fa il figo. Non cerca mai di essere al centro dell'attenzione, ma a quanto pare lo è anche non volendo. Beh, il suo essere così sicuro e deciso delle cose in cui crede, ti incanta.

 

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Capitolo 2
*** Promise. ***


Ero seduta in un angolo della palestra a disegnare quando Francescami si parò davanti. Abbassai il mio quaderno e le rivolsi uno sguardo perplesso. Per quanto poco m'interessasse quanto aveva da dirmi, mi innervosiva il suo sguardo insistente.

- Tu mi innervosisci. -

Questo disse. Non riuscii a trattenermi dal ridere e quello scatto di ilarità parve infastidirla ancora di  più.

- Non posso certo negare che anche tu non mi sia parlicolarmente simpatica e tanto basta a placare ogni fastidio perchè mi sei del tutto indifferente. -

Dissi continuardo a sorridere. Mi si avvicinò ancora di più.

- Si è di questo che parlavo questo tuo atteggiamento da reginetta del cavolo! Ti senti migliore di tutti non è così? -

Quella sua affermazione non faceva altro che divertirmi di più, ma questa volta mi trattenni dal riderle in faccia.

- Se è questo quanto volevi dirmi, lo terrò a mente. Ora perfavore vorrei tornare al mio disegno. -

Marco fece canestro. Lui e i ragazzi giocavano a basket. Mi guardò mentre i compagni lo riempivano di complimenti e io gli rivolsi un sorriso fugace che lui ricambiò per poi tornare a giocare.

- Marta io non ho finito! -

Era rossa di gelosia.

- Sei così odiosa! Ti rietieni superiore a tutti solo perchè sei sua amica? Dì la verità passi il tuo tempo con lui per potertene vantare! Lo sanno tutti prova a chiederlo alle altre! Con me non la spunti! Bugiarda! -

Mi rabbuiai.

- Per quante persone possano pensarlo e chiunque loro siano a me non importa. Marco è mio amico, è l'unico che mi conosce e di cui io mi fidi ciecamente. E' questa la verità e farai bene ad accettarla e non darmi mai più della bugiarda. -

- Può anche essere vero che l'interesse per lui non ti manchi anzi credo che sia più forte di quanto vuoi far credere, perchè tu sei innamorata di lui ammettilo! Te lo si legge in faccia! Se veramente non sei una bugiarda allora perchè non glielo dici invece di fare la falsa amichetta?! Hai paura di un rifiuto eh? Certo come potrebbe essere altrimenti! Ma lui avrebbe tutto il diritto di saperlo! Ma spreco solo il fiato con una bugiarda come te vero? -

- Senti un pò razza di vipera, tu puoi pensare e dire quello che ti pare ma questo non cambierà mai il fatto che tu con la tua presunzione, la tua arroganza e la tua cattiveria non sarai mai niente di più che una persona insignificante per Marco, per me e per tutti quelli che ti conosceranno per quello che sei. Vai e fatti un bagno d'umiltà prima di azzardarti a giudicare! -

Misi più veleno possibile nelle mie parole e me ne andai a grandi passi.

Il resto della giornata passò in fretta e appena suonò la campanella mi allontanai dall'uscita sul retro.

Io e Marco di solito andavamo a casa insieme, dato che eravamo vicini di casa. Ma per quanto mi sforzassi non riuscivo più a guardarlo senza sentirmi in colpa. Io gli dicevo sempre tutto, senza eccezioni. E questo grande segreto che portavo dentro mi dava il voltastomaco. Francesca aveva colpito nel segno e mi odiai per essermi fatta condizionare così dalle sue parole.  Per di più si era diffusa la voce del nostro litigio e Marco sarebbe venuto a saperlo di sicuro. Che dovevo fare? Non voglio mentire, non mi piace. Mi sentii chiamare, era lui. Mi fermai e prima di voltarmi gli chiesi:

- Ti hanno detto cos'è successo in palestra? -

- Sì, so che ti sei arrabbiata con Francesca. Ma perchè, che ti ha detto? Perchè te ne sei andata così? -

Il fatto che non sapesse i dettagli del nostro litigio mi tranquillizzò non poco. Mi voltai a guardarlo. Era turbato, quasi triste o così sembrava.

- Scusa non sarei dovuta andare via così. Sai Francesca ha cominciato a insultarmi e.. a fare insinuazione su di me. Mi sono arrabbiata molto e mi sono lasciata prendere dalla foga del momento. Ora è tutto okay. -

Se avesse chiesto altro non avrei esitato a dirgli tutto, non potevo mentire. Meno che mai a lui. Mi sorrise e disse:

- Andiamo a casa? -

Gli sorrisi anch'io e annuii. Come al solito aveva deciso di non chiedermi niente. Preferiva che fossi io a dirgli le cose di mia spontanea volontà. Dopo un pò di tempo mi voltai a guardarlo.

- Francesca mi ha dato della bugiarda. Ha detto che stavo insieme a te solo per potermene vantare e che tutti pensano questo di me. Io gli ho detto che non ero una bugiarda e che tu sei davvero un mio amico. L'unico di cui mi fidi. E lei ha detto che in verità io sono innamorata di te e che cerco di non darlo a vedere perchè so che tu mi rifiuteresti. E che se fossi davvero tua amica ti direi tutto perchè tu avresti il diritto di saperlo. -

Aspettai sempre più in ansia la sua risposta. A quel punto poteva chiedermi di tutto.

- Non sei una bugiarda e non ti costringerei mai a dire niente che non senti di voler dire, qualsiasi cosa sia. Come tu fai con me. -

Gli afferrai la mano per fermarlo e senza persare alle possibili conseguenze dissi:

 - Prima o poi ti dirò tutto, te lo prometto. -

Sapevo che probabilmente non avrebbe capito a cosa mi riferivo e che sarebbe rimasto perplesso ma sentivo di doverlo dire. E visto che eravamo giunti davanti casa mia lo salutai ed entrai casa
 

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Capitolo 3
*** Secrets ***


Non fui affatto sorpresa dal fatto che Marco non mi chiese niente. Gli avevo promesso che gliene avrei parlato quando fossi stata pronta e lui non aveva dubbi. Il motivo era semplice: primo, se faccio una promessa cerco sempre di mantenerla. Secondo, a Marco io dico sempre tutto. Il posto che prediligevo, per lo scambio dei segreti, era la mia casetta sull'albero nel giardino. Quando ero piccola, volevo assolutamente un posto tutto nostro, dove io Marco potessimo giocare. Così implorai mio padre, che era bravo in queste cose, di costruirmi una bella casetta come quelle che vedevo nei film. Dopo un pò riuscii a convincerlo. Ed è  lì, che ci dicevamo tutto. E' lì che, quando Marco mi vedeva turbata, triste o arrabbiata, veniva a cercami per consolarmi.
*** Marco ***
Ripensavo a quella conversazione molte volte ma non ne parlavo mai con lei, qualunque cosa nascondesse dentro di se, sarebbe stata lei a decidere quando e se dirmelo. Quando eravamo piccoli, io e Marta passavamo pomeriggi interi nel nostro rifugio: salivamo su un albero nel suo giardino, dove lei aveva fatto costruire da suo padre - praticamente implorandolo - una specie di casetta. Come le vedeva nei film. Era lì che ci raccontavamo tutto e giocavamo. Lei capiva tutto di me, non c'era bisogno di dirle niente perché afferrava al volo. Ma ricordo ogni segreto che lei mi confessava. Come quando mi disse che aveva il terrore dei tuoni, o quando mi confessò di aver usato di nascosto il rossetto di sua madre o quando, mi disse che io ero l'unica persona con cui non si sentiva a disagio e che ero l'unico a cui avrebbe confessato i suoi segreti. Ricordo tutto di lei. Oggi quando siamo usciti da scuola ci ha sorpresi un temporale. Siamo entrambi tornati a casa ma ora sto andando nel nostro rifugio. Perché so che la troverò lì seduta, con il mento sulle ginocchia portate al petto, avvolta in una coperta. E' passato molto tempo, ma la paura dei tuoni, non le è mai passata.
******
Ero sulla casetta. E ripensavo, mangiando un biscotto, a quella volta in cui confessai a Marco di avere il terrore dei tuoni e a quanto mi fossi sentita meglio dopo, ogni volta che Marco correva da me per distrarmi e non farmi piangere. In quei momenti lui faceva di tutto per farmi ridere e per conto mio, non ricordo mai di aver riso tanto come in quei momenti. Nonostante la paura, anche il solo averlo vicino mi tranquillizza ormai in un modo impressionante.

Per questo desideravo ardentemente che lui arrivasse. Ogni momento che passava, avevo sempre più paura. A ogni fulmine e puoi tuoni, tremavo e  piangevo. Sarebbe arrivato lo sapevo, ma il tempo sembrava non passare mai.

Quando arrivò il tumulto dei miei pensieri si calmò. Lo guardai ancora in lacrime e una tranquillità surreale mi pervase. Gli porsi un'altra coperta che avevo con me oltre a quella in cui mi ero avvolta. Smisi di piangere e gli dissi:

- Mentre ti aspettavo, pensavo a quale segreto avrei dovuto confessarti oggi. E ce n'è più di uno. Il primo è che ho rubato di nascosto un paio di biscotti appena fatti da mia madre. Sai che lo odia. " Marta contieniti, un minuto e te ne porto alcuni. Sono appena usciti dal forno ti potresti scottare". -

Sorrisi.

- Appena capirà che sono qui me ne offrirà un vassoio intero, ma alla fine ,per non essere scortese, li dovrò sempre dividere con te se voglio mangiarli tutti. -
- Oh, non preoccuparti mi sacrificherò per te. - Ridemmo insieme. Mia madre era davvero insistente quando ci si metteva. E io andavo matta per i suoi biscotti.

- Il secondo segreto è che ho paura dei tuoni.
- Ma questo, lo sapevo già.
- Sì. Ho paura dei tuoni ma da quel giorno in cui te lo confessai, la mia paura ha un limite. -

Lo guardai.

- Quando sali qui su, la mia paura diminuisce anche perché parlare con te mi impedisce di pensarci. Mi concentro esclusivamente su di te. E mi sento più serena. -

Lui annuì e disse:

- Come quando io gioco a calcio. -

- A calcio? -

Mi guardò:

- Ecco un mio segreto: La mia prima partita, dovevo tirare un rigore. Mi tremavano le mani e non riuscivo a calmarmi. Allora pensai a te, alle nostre conversazioni e mi concentrai su quello e poi tirai. Mi succede così ogni volta e ogni volta, tu sei l'unico rimedio. -

Continuai a guardarlo incredula e, consapevole del fatto che le mie guance stavano cambiando colore, tuffai la testa nella coperta.

- Segnasti? -

Chiesi chiedendomi se potevo considerare quell'ipotetico goal, per me.

- Come? -

Riordinai le idee e tenni a bada le emozioni alzando la testa:

- Il tuo primo rigore. Entrò in porta? -

Guardò in alto. Non pioveva più.

- Sì. Anche se perdemmo la partita alla fine. Era bello sentirsi dire: anche se abbiamo perso, oggi sei andato alla grande. Il portiere era verde di rabbia quando gliel'hai messa dentro. -

All'istante ricordai di quale partita si trattava e sorrisi.

- Me la ricordo adesso. Quella partita la venni a vedere e il giorno dopo mi venne la febbre perché avevo deciso che era ora di mettere via le felpe e iniziare con le magliette.
- Quando tornasti a scuola avevi perfino la sciarpa. -

Scoppiamo a ridere. In quel momento, come avevamo previsto, uscì mia madre dicendo:

- Marco! Ho appena fatto dei biscotti perché non entri?

Marco rise di nuovo e si scusò dicendo che, doveva tornare a casa.
 

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Capitolo 4
*** Truth ***


***Marco***
- Marco, dove sei stato? -

- Da Marta. -

- Ah, certo. -

Mia cugina di quattro anni, Giulia, che era venuta a stare da noi per qualche giorno, mi studiava con attenzione.

- Zia, Marta è la fidanzata di Marco? Come quella che ho visto nel cartone prima? Anche lei vuole tanto bene a Marco? -

- Non lo so, tesoro. Ma un segreto te lo dico, Marco vuole tanto bene a Marta. -

Giulia si aprì in un ampio sorriso.

- Marco tu le vuoi tanto bene? -

- E.. si certo è.. mia amica. -

Parve confusa. Se non fossi stato io il soggetto delle sue domande, mi sarei divertito. Per ora era mia madre a divertirsi.

- E' tua amica come me e Paco? O come Paco e la Principessa? -

Chiese indicando i suoi peluches.

- Lo vuoi un gelato? -

Ci pensò un momento.

- Alla fragola? -

- Sì. -

Annuì e sorrise.

Corsi in cucina a prenderlo. Anche Marta andava matta per quello alla fragola. E anche quello al limone. Sorrisi.
- Giulia mi ha detto che devi dirmi qualcosa tipo, Paco e la Principessa o Paco e Giulia. -

Mi voltai, era Marta con un vassoio in mano.

Rise e continuò - Non ci ho capito molto. -

- Parlava dei suoi peluche. Indovino: tua madre ti ha costretto a portarmene un po' vero? -

- Esatto "Marta è il minimo che puoi fare per ringraziarlo della visita, dal momento che ne ha voluto nemmeno uno perché doveva tornare a casa" ha detto. -

- Non si possono proprio rifiutare quei biscotti eh? -

Risi e le presi il vassoio, mettendolo sul tavolo.

- Gelato? Che gusti ci sono? -
Risi e le porsi quello che avevo preso per me (fragola e limone) e me ne preparai un altro.

Zittii Giulia prima che potesse parlare porgendole il gelato.

 La risposta alla sua domanda era davanti ai miei occhi, sedutami di fronte mentre diceva a mia cugina "Sì anche a me piace quello alla fragola! E quello al limone anche!" : Amavo i suoi occhi, le sue labbra, le sue mani, il modo in cui parlava, il modo in cui sorrideva, il modo in cui arrossiva ad un minimo complimento, il modo in cui aggrottava le sopracciglia quando era confusa, il modo in cui mi sorrideva quando la consolavo e le facevo smettere di piangere, il modo in cui mangiava, che fosse un gelato o un panino, il modo in cui in questo preciso istante mi stava guardando: confuso, imbarazzato, sorpreso? Non saprei dire, ma di sicuro stupendo. Non so se l'amore che provavo per lei facesse concorrenza a quello tra Paco e la Principessa, ma d'amore si trattava. Non c'era alcun dubbio.
******
Giulia continuava a farmi mille domande tanto che persi il filo e, tutto a un tratto, aveva smesso di parlare con me ma si rivolgeva a sua zia. Mi voltai a guardare Marco ancora ridendo, lui mi stava già guardando, ma non sembrava pensare affatto alla strana conversazione che avevo avuto con Giulia, anzi mi sorprese trovarlo così assorto. Non avevo la più pallida idea di cosa stesse pensando e il suo sguardo mi confondeva non poco. Era in quei momenti, che mi veniva voglia di digli una volta per tutte, tutto quello che provavo per lui. Giorni fa, dopo il litigio con Francesca, scrissi perfino una lettera dove gli dicevo che ero innamorata di lui. In questo momento era nella tasca dei miei jeans. Per un momento presi in considerazione l'idea di dargliela e scappare via, ma la scartai subito. Sorrise all'improvviso e dopo avermi rivolto un dolce sguardo, che poi pensai di aver immaginato, si rivolse a Giulia:

- Giulia? Paco e la Principessa si vogliono tanto bene? -

- Sì, tanto tanto. Anche più di mamma e papà forse. -
- Allora la risposta è quella. -

Guardai i peluche di Giulia pensando che Marco, quando gli avevo chiesto cosa significasse la domanda che Giulia mi aveva rivolto appena entrata, non mi aveva dato una vera risposta. E confusa lo guardai mentre Giulia gli sussurrava qualcosa all'orecchio, e vidi il suo sguardo cambiare di nuovo e di nuovo pensai che lo amavo veramente e che non potevo più nasconderlo.
***Marco***
Giulia sorrise, mi venne vicino e mi disse all'orecchio: - Ma allora perchè non le dai un abbraccio grande e le dici che le vuoi tanto bene? -

Tornò a sedersi e si concentrò sul gelato.

- Marco? -

Mi voltai verso Marta.

- Mi accompagni? Devo tornare. -

Già, perché non le davo un abbraccio grande e le dicevo che le volevo tanto bene?

- Sì. -
******
La mano mi tremava mentre la infilavo nella tasca dei jeans per verificare che la lettera fosse proprio lì. C'era.
 

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Capitolo 5
*** Confessions ***


 Il tragitto tra casa sua e casa mia fu ,ovviamente, molto breve e nessuno dei due spicciccò parola io ero nervosa e il mio cuore stava impazzendo. Lui sembrava pensieroso e mi fissò per la maggior parte del tempo. Che avesse capito il mio stato d'animo? Sembrava quasi nervoso quanto me.
***Marco***
Più la guardavo, più mi rendevo conto, in ogni suo gesto, di quanto fossi preso da lei. E di quanto sentissi il bisogno di dirle tutto, tutto quello che sentivo. Non ci avevo mai pensato prima, non con una tale intensità. Mentre la fissavo rapito, si voltò cogliendomi di sorpresa. Sembrava imbarazzata.

- Devo parlarti, sali un attimo prima di andartene? -

Chiese indicando il rifugio.

- Sì. -

Non ero mai stato così nervoso. Ma dovevo parlarle, dovevo.

Appena ci fummo seduti mi fissò.
- Ecco... Ti ho.. ti ho scritto questa. -

Estrasse una lettera tutta spiegazzata dalla tasca dei suoi jeans.

- Non ho mai avuto segreti per te, questo è l'unico che per ora non ti ho ancora confessato. Ma non sapevo se sarei mai riuscita a dirtelo. Volevo dartela a casa tua, ma poi, quando mi hai guardata, ho capito che dovevo...dovevo dirtelo direttamente. Posso leggertela? -
Annuii.
- Sì.-

- Okay, allora.. -

Prese un grosso respiro.

Amavo il modo in cui mi faceva sentire starle accanto. E amavo quell'espressione che aveva in questo preciso istante stampata sul volto, che non le avevo mai visto. Un'espressione d'imbarazzo, emozione, timore ma allo stesso tempo di determinazione. Quell'espressione che, mi resi conto, avevo sempre desiderato vedere.

Aprì la lettera. Tremava.
******
Lui mi fissava e mi studiava pensando chissà a che cosa. Cominciai a leggere con il più vivo imbarazzo, tremando. Ma nonostante questo non mi tirai indietro volevo tanto dirglielo e volevo tanto sapere cosa avrebbe detto alla fine:

- " Caro Marco, sappi che non sarà facile esprimere a parole tutto quello che sento. Cercare di racchiudere in una lettera 16 anni della mia vita è un po' complicato ma farò del mio meglio.  Sei stato il mio primo vero amico e forse anche l'unico, con te ho combinato i pasticci da bambina, a te mi sono affidata nei momenti difficili, per te mi sono resa disponibile come amica, come confidente. Sei stato il primo che mi ha fatto ridere dopo un temporale, il primo che mi ha fatto sentire speciale nel mio essere unicamente me stessa. Sei il primo che mi ha fatto provare tante emozioni. Ho pianto quando in seconda elementare sei venuto a dirmi - Sai Marta, ho una nuova fidanzata! E' bella e mi ha detto che se volevo potevo essere il suo fidanzato! - perché pensavo, lo so che quella è più bella di me ma lui è mio amico perché vuole essere anche amico di quella? ..." -

Mi interruppe dicendo:

 - Sei più bella di quanto pensi.-

Lo guardai per mezzo secondo, poi abbassai lo sguardo arrossendo sorpresa. E prima che il coraggio scemasse continuai:

- " ... col passare degli anni i miei pensieri mutarono, non mi chiedevo : perché vuole anche essere amico di quella? ma : perché si è innamorato di qualcun'altra?  Poi però una volta mi hai detto: - Non so perché, ma anche se quella ragazza mi piaceva, non sono riuscito a continuare a stare con lei. Non mi sentivo a mio agio, e conoscendola era anche un po' noiosa. Solo con te mi sento a mio agio. - Ecco in quel momento mi sentii davvero felice, so che fu un po' egoistico da parte mia ma ero contenta che anche tu ti sentissi a tuo agio solo con me.  Negli anni successivi hai avuto molte corteggiatrici, ma non te n'è mai interessata neanche una. Quel giorno il palestra, quando Francesca mi disse quelle cose, sapevo che nelle sue parole si nascondeva una grande verità. Perché, sì è vero non sono una bugiarda e non ti sono amica solo per potermene vantare. Ma per quanto riguarda la faccenda dei miei sentimenti, non c'è verità più vera di quella. Io .." -

Quella parte della lettera la sapevo a memoria visto che l'avevo letta e riletta pensando che non sarei mai e poi mai riuscita a dirglielo, così alzai lo sguardo e presi a fissarlo continuando a parlare:

- " ..sono innamorata di te. Amo il modo in cui mi guardi, il modo in cui mi sfiori, il modo in cui mi fai ridere, il modo in cui parli del nostro legame, il modo in cui mi fai sentire solo e unicamente tu. Non so quanto di norma si può amare una persona, ma credo di aver oltrepassato il limite. Ti amo sì, e non sai quanto mi fa paura scriverlo, figuriamoci pronunciarlo. Ti avevo promesso che un giorno ti avrei detto tutto e non potevo più aspettare." -

Lui mi fissò per qualche secondo senza dire niente. Poi mi salì il cuore in gola nel vederlo avvicinare.
*** Marco ***
Non sono mai stato bravo con le parole nei momenti imbarazzanti e in quel momento se avessi tentato di dire qualcosa, mi sarei messo a balbettare come un cretino senza concludere niente. Così feci l'unica cosa che poteva esprimere a pieno quello che sentivo, e fui vagamente sorpreso nel constatare che sembrava la cosa più normale di questo mondo, come se fosse ovvio che prima o poi sarebbe dovuto accadere. La baciai.

Che ironia, era sempre stato quello il mio destino vero? Ce lo avevo sempre avuto davanti agli occhi e lo avevo sempre sentito. E ora finalmente, lo avevo afferrato.
*****
Fu in quel momento che capii che,  era così che doveva andare. Per quanto mi riguarda quel giorno fu indimenticabile. Sembrava tutto così semplice e normale che se ci penso, tutta quell'ansia fu inutile. Ma servì anche a rendere il momento più intenso.

- Ti amo anch'io. -
 

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