il vampiro e il viaggio

di clif
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** vita eterna ***
Capitolo 2: *** La strada verso la nebbia ***
Capitolo 3: *** apparizioni nella nebbia ***
Capitolo 4: *** Sepulcher ***
Capitolo 5: *** Elle Holloway ***
Capitolo 6: *** la miniera ***
Capitolo 7: *** le creature della miniera ***
Capitolo 8: *** un segno divino ***
Capitolo 9: *** l'elmo e la mannaia ***
Capitolo 10: *** il centro cittadino ***
Capitolo 11: *** Alex Shepherd ***
Capitolo 12: *** superstiti ***
Capitolo 13: *** alla ricerca dell'imperatore ***
Capitolo 14: *** un'ombra sfuggente ***
Capitolo 15: *** la casa degli orrori ***
Capitolo 16: *** Fred vs Pyramid Head ***
Capitolo 17: *** l'agguato ***
Capitolo 18: *** l'imperatore ***
Capitolo 19: *** Fred vs Diego ***
Capitolo 20: *** al salvataggio di Elle ***
Capitolo 21: *** i 3 neonati ***
Capitolo 22: *** promessa infranta ***
Capitolo 23: *** corsa contro il tempo ***
Capitolo 24: *** Bree Tanner ***
Capitolo 25: *** il vero avversario ***
Capitolo 26: *** il dono affidato ***
Capitolo 27: *** il viaggio lungo una vita ***
Capitolo 28: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** vita eterna ***


La vita perde il suo significato quando diventa eterna. Io credevo, e continuo

tuttora a crederlo, che la durata di una vita sia già decisa dal momento in cui vieni

al mondo. Questo tempo ti consente di trovare il tuo scopo nella vita e soprattutto

a rimediare a tutti gli errori e ai rimpianti che uno ha accumulato nel frattempo.

Ma quando uno diventa immortale, tutto ciò perde significato. Gli errori commessi

non faranno altro che aumentare, senza che qualcuno possa metterci la parola

fine. Nel tentativo di porre rimedio alla mia vita dannata ho cercato di seguire una

via diversa: sono un vampiro, e un vampiro solitamente si nutre di sangue umano;

invece io, come anche altri della mia razza, mi nutro di sangue animale.

Escludendo il mio primo anno di vita, non ho mai ucciso degli umani e ho cercato

in tutti i modi di non farlo. in questo modo sto cercando di porre rimedio ai miei

sbagli passati; ma so che ci sarà sempre uno sbaglio, un fottuto sbaglio, che non

riuscirò a cancellare, uno sbaglio che porterò con me per il resto dell’eternità. In

questo momento sono diretto in una cittadina degli stati uniti, a causa di una

lettera arrivatami l’altro ieri. Quel giorno, finita la caccia, tornai al mio rifugio; in

questi miei 35 anni di “vita eterna dannata” ho cercato in tutti i modi di isolarmi

dagli umani e dagli altri vampiri; cambio rifugio una volta ogni tre mesi (prediligo

capannoni abbandonati in qualche bosco sperduto), appena dentro notai subito

qualcosa di strano: la sedia era stata spostata e li accanto era stata riposta la

lettera in questione. Non ho idea di chi me l’abbia spedita, per qualche strano

motivo questo tizio non aveva lasciato nessuna scia. La lettera mi chiedeva di

andare in questa citta chiamata Silent Hill, l’appuntamento era per domani. Già,

domani… domani è proprio quel giorno! Non so dire se questa sia una coincidenza;

io , come ho già detto, credo nel destino: forse questo è un segno, un segno che

può collegarsi al mio torto passato. Ormai non manca molto all’arrivo, per paura di

sbagliare strada, sono arrivato con un anticipo di un giorno, dato che non aveva

capito con esattezza l’ubicazione della città, non volevo rischiare di arrivare in

ritardo. Il mittente non aveva specificato dove volesse incontrarmi: mi aveva detto

che mi avrebbe raggiunto lui. Dopo aver superato gli ultimi alberi, raggiunsi

l’autostrada, questo sarebbe stato un piccolo e inutile frammento della mia

esistenza, come un minuscola goccia che cade nell’oceano: mi chiamo Freaky Fred,

e sono un vampiro che non sa più che farsene della sua vita dannata.

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Capitolo 2
*** La strada verso la nebbia ***


POV FRED

A passo spedito, ma sempre umano, cominciai a percorrere l’autostrada, sapevo

per certo che la città in questione si trovava da queste parti, ma per qualche

strana ragione sulle cartine non era segnato. Continuai ad avanzare, il sole era

ancora alto, ma intorno a me vi era una leggera foschia. Ad un certo punto scorgo

qualcosa dall’altra parte della strada, non molto distante; dopo aver appurato che

in giro non ci fosse nessuno mi fiondo alla massima velocità in quella direzione,

per chiedere indicazioni. Quando arrivai abbastanza vicino, notai che quella era

una stazione di benzina con accanto un bar. Dopo aver notato che vicino alle

pompe di benzina non vi era nessuno, decisi di provare dentro il bar. Appena

dentro sentii subito l’odore di due esseri umani; la prima era una ragazza sulla

ventina, dietro la cassa, il secondo invece credo che fosse sul retro del negozio. Mi

avvicino in modo seducente (Volevo chiedergli informazioni in fretta) e,

sfoderando uno dei miei migliori sorrisi, le chiesi -Mi scusi signorina, mi sono

perso, sa dirmi per caso la strada più breve per arrivare a Silent Hill- A quel punto

sentii il cuore della ragazza cominciare a galoppare e vidi le sue guance colorarsi

di un rosso intenso -Emh… veramente questo bar è di mia nonna, io sono venuta a

lavorare qua da poco, se vuoi emh… chiedo a lei- Rispose facendo segno di andarla 

a chiamare: Probabilmente era alla nonna che apparteneva il secondo odore che

avevo sentito prima. Dopo qualche secondo uscì dalla porta sul retro una donna

piuttosto anziana, aveva i capelli bianchi e diverse rughe in viso. Appena mi fu

davanti cominciò a strizzare gli occhi su cui aleggiava un velo di dubbio: sembrava

che mi stesse esaminando, come se le ricordassi qualcuno. -Salve, come avevo

detto a sua nipote, avrei bisogno di un indicazione per arrivare ad una città

chiamata Silent Hill: per caso lei può aiutarmi?- Le chiesi, passando da un tono

seducente ad uno gentile e pacato. Finito di parlare, alla donna le si illuminarono

gli occhi e dalla sua bocca sfuggì un esclamazione -AH! Ecco dove mi sembrava di

averla vista: circa trent’anni è passato un ragazzo molto simile a lei per chiedermi

la stessa identica cosa. Per caso era un suo parente? Aveva il suo stesso colorito

della pelle e gli stessi occhi, anche se era molto più grosso di lei*- Aveva incontrato

un vampiro vegetariano come me! Pensai per un millesimo di secondo a tutti i

vampiri che avevo incontrato nella mia esistenza, ma nessuno corrispondeva a

quella descrizione -Mi dispiace ma non ho nessun parente con queste

caratteristiche, forse si tratta solo di una coincidenza- La donna sembrò rimanerne

delusa, forse era  sicura della sua deduzione -Comunque, tornando alla sua

domanda, basta proseguire verso est per circa 3 chilometri e poi svoltare a destra:

la vedrà, in bella mostra, il cartello che da il benvenuto in città- Ringraziai la

signora e per educazione decisi di comprare qualcosa. Uscì da quel bar con un

pacchetto di sigarette in mano, se dovevo comprare qualcosa almeno avrei preso

qualcosa di utile, e mi diressi verso la mia meta. Mi incamminai a passo veloce e

decisi intanto di farmi un tiro; dopo qualche secondo espirai il fumo dalla bocca:

facendolo mischiare con una strana nebbia che cominciava ad apparire davanti a

me.


*Si sta riferendo ad Emmett Cullen. L’anziana signora è la donna che gli ha dato indicazioni nella fanfiction “il gigante e la bambina”

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Capitolo 3
*** apparizioni nella nebbia ***


POV FRED

Carissimo Freak Fred, è da parecchio che desidero incontrarti. Se non è troppo

disturbo ti vorrei parlare. Venga tra una settimana esatta a Silent Hill; non si

preoccupi, avrà indicazioni più specifiche al suo arrivo. L’imperatore

La lettera era breve ma piena di misteri. Chi era questo “imperatore”? come

faceva a sapere dove mi trovavo e il mio nome? E, soprattutto, cosa voleva da me?

E inoltre c’era un'altra cosa che continuava a tormentarmi: perché proprio quel

Giorno? Più ci pensavo e più mi convincevo che quella non poteva essere soltanto

una coincidenza. Camminai a lungo, continuando a pensare, ci si era messa anche

una fastidiosa nebbia a deconcentrarmi. Dopo qualche minuto davanti a me

comparve un cartello -Welcome to Silent Hill- riuscivo a vederlo a malapena,

nonostante la mia natura, a causa della nebbia. Sapevo che appena superato il

cartello avrei trasgredito le regole, infatti in seguito ad un evento avvenuto 5 anni

fa, un evento che aveva coinvolto i Volturi in persona*, avevano dichiarato la città

off-limits per i vampiri: ma tanto io era già un ricercato e un’altra trasgressione

non avrebbe cambiato niente. Proseguii insicuro lungo il sentiero; non riuscivo a

scorgere nulla attorno a me, la mia vista si fermava ai limiti della strada. -C’è

qualcuno?- Chiesi ad alta voce, ero sicuro di aver scorto una figura davanti a me;

tentai di avvicinarmi per esserne sicuro e intravidi nella nebbia la siluette di una

persona. Feci per avvicinarmi quando la figura scomparve, a quel punto tentai di

inseguirla alla mia massima velocità… ma fu tutto inutile: quella figura, incredibile

ma vero, era riuscita a seminarmi. Cercai di seguirne la scia, ma mi accorsi con

sorpresa che quella nebbia era in grado di oscurare anche il mio olfatto, oltre che

la vista. Continuai a correre dritto (o almeno così mi sembrava) finchè non sentii

uno strano verso a pochi passi da me. Sembrava il verso di qualche strano animale,

feci per avvicinarmi quando vidi l’origine di quel lamento: non era un animale, di

questo ne ero più che sicuro, era un essere umanoide di un colorito bluastro, la

sua pelle era piena di bitorzoli e dalla bocca usciva un intenso fumo nero. Da quel

giorno che mi trasformarono in vampiro mi ero ripromesso che non mi sarei

sorpreso più di niente… e invece. La creatura continuò a muoversi in modo strano,

dopodiché cercò di attaccarmi, ma fu un tentativo inutile: grazie al mio potere

riuscivo a tenerla lontana senza muovermi. Ad un certo punto fece un passo

indietro, io pensai che si fosse rassegnato ma non fu così, cominciò a gonfiare le

guance e sputò fuori un getto di lava. Se mi avesse preso sarebbero stati guai, con

uno scatto veloce evitai l’attacco e poi mi fiondai su di lui staccandogli la testa. Il

mostro senza avere il tempo di fare alcunché, si accasciò a terra  e scomparve

come neve al vento. Non avevo mai visto nulla del genere! cosa era quell’essere?

C’è n’erano degli altri in giro? Per caso era legato alla lettera che gli era arrivata? E

come mai per ora la città sembrava disabitata? Il mistero si stava infittendo

sempre di più, ma se volevo scoprire qualcosa di più, non mi rimaneva che entrare

in città. Prima di andare, mi girai a guardare il punto dove il mostro era appena

scomparso: ero riuscito ad intravederlo a malapena, ma non era la stessa figura

che avevo visto nella nebbia poco prima… chissà chi era.

*si riferisce agli eventi avvenuti nella storia “la strega e il mostro”

 

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Capitolo 4
*** Sepulcher ***


POV FRED

Dato che quella stranissima nebbia continuava a inibirmi sia la vista che i sensi

vampireschi, decisi di proseguire cauto e raggiungere il centro città seguendo

l’autostrada. Dopo aver fatto qualche centinaio di metri mi ritrovai davanti uno

spettacolo agghiacciante, a tal punto che se non ero già morto avrei rischiato

l’infarto. La strada davanti a me era interrotta, ma non interrotta in modo

normale, era completamente scomparsa, davanti a me vi era un baratro, il vuoto,

come se tutto fosse stato inghiottito. Credo che neanche saltando avrei potuto

fare qualcosa, decisi così di prendere un’altra direzione. Credo che quella fosse la

prima volta, da quando ero vampiro, che avevo perso il senso dell’orientamento:

ma da quando ero entrato in quella città le novità sembravano non finire. Mi

incamminai verso sinistra: il sentiero non era cementato, segno che quella non

fosse una vera e propria strada. Qualche metro più in la vi era un cartello -5 km

miniera di Silent Hill – 8 km central city Silent Hill- perfetto! Passando attraverso

la miniera mi sarei ritrovato in città. Passai attraverso una fitta boscaglia, non

riuscivo a distinguere niente, ma dovevo assolutamente trovare la strada giusta. In

mezzo al bosco e alla nebbia sentivo boati di versi sconosciuti, provenire da chissà

dove; vedevo anche di sfuggita qualche ombra aggirarsi nella zona: ma nessuna

corrispondeva alla sagoma che avevo visto prima, chissà cos’era! A distogliermi dai

miei pensieri fu un urlo di donna, proveniente dalla direzione che stavo seguendo.

Mi precipitai alla massima velocità ritrovandomi fuori dal bosco, in un’ampia

radura. Nonostante la visibilità fosse scarsa, riuscii a vedere benissimo la siluette

di un essere gigantesco. -AIUTO!!- Nuovamente quella voce, questa volta sentii

che proveniva dalla stessa direzione della creatura. Senza pensarci due volte mi ci

precipitai e potei mettere a fuoco la scena: una ragazza era a terra terrorizzata e

sporca di sangue, mentre un enorme mostro la stava per colpire. Non so perché,

ma senza pensarci, mi frapposi tra l’umana e quell’immonda creatura,

per difenderla. Il mio dono mi permetteva di tenere la bestia a distanza senza

problemi: era alto almeno dieci metri, i suoi arti erano piuttosto esili in

proporzione al suo enorme corpo, le mani sembravano due enormi macigni

mentre la testa era di acceso colore cremisi. Dopo l’ennesimo tentativo di attacco

andato male, la creatura fece alcuni passi all’indietro: non riuscivo a capire cosa

volesse fare, forse stava tentando di prendere la rincorsa e sfondare il mio muro.

Intanto dietro di me non sentivo più alcuna voce, volevo voltarmi per vedere come

stesse la donna, ma era troppo pericoloso deconcentrarmi in quel momento: e

comunque riuscivo a sentire ancora il battito del suo cuore. Dopo aver

indietreggiato, il mostro si fiondò sul terreno e in pochi secondi penetrò sotto

terra attraverso un tunnel. A quel punto capii: stava cercando di aggirare il mio

dono, attaccandomi da sotto.  Così lo annullai e rimasi concentrato per alcuni

secondi: volevo essere pronto e anticipare il suo attacco. Dopo infiniti attimi

di silenzio, la creatura sbucò da sotto  i miei piedi, tentando di afferrarmi, ma io mi

ero preparato. Con una prontezza incredibile lo evitai e poi mi fiondai con un

calcio sul suo collo, rompendoglielo. La bestia emise un ultimo inquietante verso

per poi accasciarsi pesantemente al suolo.

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Capitolo 5
*** Elle Holloway ***


POV FRED

Dopo aver distrutto definitivamente quella creatura, mi avvicinai alla donna e

cercai di svegliarla, neanche lei corrispondeva all’ombra che avevo visto prima.

Non era ferita, ma a causa dello shock aveva perso i sensi: guardandola da vicino

potei notare che era più giovane di quel che credevo, avrà avuto poco più di

vent’anni. Aveva i capelli di un biondo molto chiaro, gli occhi erano chiusi perciò

non potevo sapere come fossero, ma me li immaginai azzurri… Perché diavolo le

sto facendo una radiografia? Mi chiesi ad un certo punto cercando di svegliarla.

Dopo qualche richiamo, riuscì ad aprire gli occhi (erano azzurri, come avevo detto)

e mi guardò con un espressione curiosa e spaventata nello stesso momento -Non

devi avere paura, ho distrutto quel mostro che stava per attaccarti. Mi chiamo

Freak Fred, e tu?- Non avevo assolutamente nulla contro gli esseri umani, un

tempo anch’io ero uno di loro e poi non vi era motivo di odiarli. In teoria io mi

dovrei nutrire di loro, ma non riuscirei ad andare avanti sapendo di avere delle

persone sulla coscienza: ho fatto già abbastanza sbagli che mi basteranno per il

resto dell’eternità. -Elle… Elle Holloway, molto piacere!- Mi rispose stringendomi

la mano, in un primo momento temetti che si agitasse per la mia temperatura

corporea, invece non disse nulla. Aspettai qualche minuto prima di chiederle

qualcosa, dopo un po’ il tremolio che la attanagliava scomparve e il suo cuore

ritornò più regolare -Mi sai dire cosa sta succedendo qui?- Appena pronunciate

quelle parole Elle si irrigidì nuovamente, ma durò solo alcuni secondi -è tutta colpa

dell’imperatore- L’imperatore? Era la stessa persona che mi aveva spedito quella

lettera! -Cosa intendi dire, spiegati meglio- Aggiunsi -Circa un anno fa l’imperatore

giunse a Silent Hill. Con lui giunsero anche la nebbia e i mostri, da allora la città

con tutti i suoi abitanti sono intrappolati in questa dimensione demoniaca- La vidi

bloccarsi, come se mi chiedesse l’autorizzazione a continuare, le feci un cenno

affermativo con il capo -I mostri sono sotto il suo comando, rapiscono le persone e

le portano alla sua base segreta, situata da qualche parte a Silent Hill. Ormai ha

rapito metà degli abitanti della città e i rimanenti sono nascosti in rifuggi

sotterranei nel centro cittadino- A quel punto mi sorse una domanda -Allora

perché sei qui, al limite dei confini?- Se i superstiti si rifugiavano al centro città,

non riuscivo a spiegarmi lì la sua presenza -tre giorni fa è stato rapito il mio

migliore amico Alex, sono intenzionata a ritrovarlo!- Mi rispose seria.

Pronunciando quelle parole piantò i suoi occhi nei miei e potei vedere un alone di

sorpresa e dubbio invaderglieli -Cosa c’è?- Le chiesi -Tu e l’imperatore siete molto

simili, l’unica differenza sta nei vostri occhi: Tu li hai gialli mentre lui li ha rossi!-

Un vampiro, per forza! Ma cosa ci facesse la un vampiro (dato che questo per noi

era diventato un territorio proibito) e cosa volesse da me, rimaneva un mistero.

-Ascolta Elle, vi aiuterò io a fermare questo tizio e a salvare il tuo amico Alex, però

mi devi accompagnare al centro città- Il suo viso si illuminò -Certo, seguimi. A

causa delle frane dobbiamo tagliare per la miniera- Facciamo per dirigerci quando

mi sorge un ultima domanda -l’imperatore è un uomo o una donna?- Lei mi guardò

sorpresa -Ovviamente è un uomo- Logico… eppure…

 

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Capitolo 6
*** la miniera ***


POV FRED

Appena finito di parlare, ci incamminiamo verso la miniera. Dopo aver superato la

radura ci rinfiliamo nella selva oscura; ora capisco cosa ha dovuto passare Dante,

anchio come lui sto affrontando un viaggio nell’inferno. Dopo qualche minuto di

cammino (non so quanto sappia questa ragazza, quindi è meglio non mettersi

troppo in mostra) arriviamo davanti ad un altopiano, anch’esso ricoperto dalla

nebbia, al centro riuscii a scorgere una caverna -Ecco, quella è l’entrata per la

miniera- Mi disse indicandola. Facemmo per entrare quando

-Uuuuuueeeeeehhhhh- Cos’era? Una sirena? Sembrava un allarme anti

bombardamento! -Presto! dobbiamo muoverci!- Mi urlò spaventata, afferrandomi

il braccio e correndo verso l’entrata. L’ultima cosa che riuscii a vedere era la

nebbia lasciare il posto ad un innaturale oscurità. -La sirena è partita dai rifugi nel

centro cittadino: ci avvisano quando sta per arrivare l’oscurità- L’oscurità?

-L’oscurità? Come l’alternarsi del giorno e la notte?- Chiesi conferma -All’incirca,

soltanto che il tempo e la durata sono diverse e in questo caso cambia anche

l’ambiente e la potenza delle creature che girano per la città: quello che hai visto

prima lo abbiamo chiamato Fogworld, invece quello che è appena apparso

Otherworld- Mi guardai intorno e capii subito cosa intendesse con “in questo caso

cambia anche l’ambiente”. I muri erano completamente ricoperti di sangue e

croste avvolte da lingue di fuoco. Elle mi fece cenno di seguirla, anche quelle

tenebre mi inibivano l’olfatto e la vista ma sembrava che lei conoscesse quel posto

a memoria. -Fred…- Cosa?! Chi era stato a chiamarmi? Mi guardai intorno ma non

avvertii la presenza di nessuno; forse era stata solo un impressione -Fred…- No,

non era stata un illusione! Qualcuno mi stava chiamando -La senti anche tu questa

voce?- Chiesi -Quale voce?- Feci per rispondere quando un fastidioso rumore

metallico mi interruppe -Cos’è questo rumore?- Urlai infastidito -è l’ascensore

della miniera qualcuno deve averlo messo in funzio… aspetta!- Senza darle il

tempo di finire mi ero precipitato verso la fonte del rumore: nonostante, in teoria,

l’udito era fuori uso riuscivo a sentire quel fastidioso stridio, comunque; era come

se qualcuno volesse attirarmi lì. Svoltai per un paio di corridoi finchè non mi trovai

davanti la cabina dell’ascensore, neanche questa volta feci in tempo a scorgere la

figura, ma ero sicurissimo che fosse la stessa che avevo visto appena entrato in

città. Velocissimo feci un balzo per superare l’ascensore e salire al piano di sopra;

me lo ritrovai davanti, un attimo prima che porte si aprissero: avrei finalmente

visto quella misteriosa figura. Ma quando le porte furono aperte rimasi di sasso…

dentro non vi era nessuno -Fred!- Era la voce di Elle, mi stava chiamando dal piano

di sotto -Dove sei finito?- Sembrava preoccupata, forse aveva paura che fossi in

pericolo oppure temeva di rimanere sola -Sono al piano di sopra, ti mando

l’ascensore- Che mi fossi immaginato tutto? La voce che mi chiamava e la figura

nell’ascensore… no, non era possibile: l’ascensore era in funzione, perciò qualcuno

lo aveva fatto partire. -Perché sei scappato all’improvviso?- Mi chiese Elle

ansimando, probabilmente aveva corso per raggiungermi -Mi era sembrato di

sentire una voce… fa nulla, torniamo indietro- Feci per fare dietro front quando il

corridoio davanti a me venne come inghiottito dalle pareti -Me che…?!- Balbettai

sconvolto -Quando c’è l’Otherworld l’ambiente cambia, te l’avevo detto; non

possiamo più passare di là… Dovremmo prendere la strada più lunga- Mi disse lei

indicandomi un passaggio stretto e buio.

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Capitolo 7
*** le creature della miniera ***


POV FRED

Vi ricordate l’esempio che ho fatto sulla divina commedia? Questo sarebbe il

punto in cui Virgilio porta Dante attraverso i gironi infernali, dopotutto quel posto

assomigliava incredibilmente a un inferno sulla terra. -Hai sentito anche tu questo

rumore?- Ero talmente preso dai miei pensieri che non mi ero accorto di nulla,

strano che un umano fosse più sveglio di me. -Che tipo di rumore?- Le chiesi

guardandomi intorno: all’apparenza non vi era nessuno. -Non so però…- Ma venne

interrotta da un rumore molto vicino -Ora l’ho sentito anchio, stammi dietro- Le

dissi facendole da scudo. Rimanemmo per alcuni secondi immobili, guardando le

tenebre davanti a noi, aspettando che “l’ospite” si facesse avanti… silenzio. -Forse

mi sono sbagli…- -ATTENTA!- un’ombra era appena uscita dal buio e aveva cercato

di saltarle addosso, ma io prontamente avevo spinto via Elle e avevo afferrato la

strana creatura. A prima vista mi era sembrato un essere umano ma il ruggito che

appena emesso mi aveva fatto ricredere: era un essere umanoide, simile a un

uomo ma indossava una busta di stoffa, sporca di sangue, che gli copriva la testa e

la faccia; dei guanti di gomma e delle lunghe spade al posto delle mani*. Cominciò

a tirare forte nel tentativo di liberarsi dalla mia stretta, ma io azionai il mio potere

e lo feci accasciare a terra; il mostro tentò nuovamente di attaccarmi, cercando di

divincolarsi dal mio dono, ma glielo impedii aumentando l’intensità. Quando capii

che non aveva più la forza di rialzarsi decisi di dargli il colpo di grazia, ma… -Fred

attento! Sono in due!- Sentii le grida di Elle, ma ormai era tardi, feci solo in tempo

a voltarmi prima di perdere il braccio sinistro -ARGH!- il braccio volò a qualche

metro da me mentre io caddi a terra: quel bastardo aveva un “amico” che mi

aveva aggirato e colpito alle spalle. Tentai di rialzarmi ma venni bloccato dal

secondo, mentre il primo si rialzava: in questa situazione non riuscivo neanche da

usare il mio dono, dovevo tentare il tutto per tutto. -Elle passami il braccio!- Urlai

sperando che facesse in tempo, il mostro mi stava per puntare la lama alla gola.

Elle rimase un attimo interdetta (forse per via della paura o forse per la mia strana

richiesta) ma poi si precipitò sul mio arto e me lo lanciò, nello stesso istante in cui

il mostro mi stava per decapitare. Velocemente afferrai l’arto mancante con quello

sinistro e lo usai come arma, colpendo in pieno l’essere su di me. Riuscii così a

liberarmi e, senza dare il tempo al suo degno compare di afferrarmi, feci un balzo

per allontanarmi dai due e potermi riattaccare il braccio. I due (completamente

uguali) cercarono nuovamente di attaccarmi, ma questa volta ero io ad avere il

coltello dalla parte del manico: in un attimo i due caddero nuovamente a terra

senza forze (grazie al mio dono) e non gli lasciai più scampo. Dopo qualche minuto

dei due mostri non era rimasta neanche la polvere -Tutto bene?- Chiesi ad Elle,

notando che stava tremando -Che cosa…- Che stava dicendo? -Che cosa sei?-

Silenzio di tomba. Che coglione… avevo appena atterrato de mostri senza toccarli

e mi ero staccato  e riattaccato un braccio come se nulla fosse: ormai le era chiaro

che non fossi umano. Cosa le dovevo dire? Tirai un sospiro e parlai.


*è lo stesso tipo di mostro che ha ucciso Emmett Cullen

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Capitolo 8
*** un segno divino ***


POV FRED

Elle continua a guardarmi shoccata: le ho appena detto la mia vera natura e non

ha ancora aperto bocca. Dopotutto quale reazione mi potevo aspettare? Le ho

appena detto che sta venendo accompagnata da un vampiro in giro per “l’inferno”

una creatura demoniaca, un essere che non dovrebbe neanche esistere se non

nelle fantasie e nei libri, io in particolar modo, tra l’altro… io, Freak Fred, non

merito di vivere. In questi 35 anni mi sono chiesto come mai sono ancora vivo,

come mai Dio mi concede ancora di camminare su questa terra? Continuo a

chiedermelo ma non ho ancora trovato una risposta, così mi sono detto: forse

devo fare ancora qualcosa prima di andare all’inferno. Ed eccomi qua, all’inferno,

quindi è qui che finirà la mia vita? Morirò qui senza riuscire a fuggire da questa

landa desolata popolata da mostri di ogni genere?... no… sento che sono qui per

un motivo, non è ancora giunta l’ultima ora di Freak Fred. Non può essere giunta!

Non può essere un caso che proprio domani sia quel giorno, deve essere

sicuramente un segno: forse potrò porre rimedio ai miei sbagli. “Fred…” Ogni volta

che penso a quell’episodio mi ritorna alla mente quella voce “Fred…” “Fred…”

“Fred mi raccomando…” -Fred!- O cazzo! Mi ero di nuovo perso nei miei pensieri,

non mi ero accorto che Elle mi stava chiamando preoccupata: probabilmente era

spaventata perché aveva capito quello che ero. -Fred stai bene? Il tuo sguardo si

era fatto assente e temevo stessi male- Non riuscivo a crederci, la cosa stava

diventando paradossale: lei non solo non aveva paura di me, ma temeva per la

mia salute. -Che razza di domanda è? Ti ho appena detto che sono un vampiro e

l’unica cosa che mi dici è “Fred stai bene? Il tuo sguardo si era fatto assente e

temevo stessi male”? mi stai prendendo in giro?- So di essere stato molto sgarbato

a parlarle in quel modo, ma tutta quella situazione mi stava rendendo nervoso

-No che non sono spaventata, mi hai salvata già due volte! perchè dovrei avere

paura? E poi forse con la tua forza sarai in grado di sconfiggere l’imperatore e

liberare Silent Hill dal suo controllo- Già! Forse quello era il segno che aspettavo:

ero venuto li per sconfiggere questo vampiro e liberare la città… forse qualcosa

per poter riscattare gli errori fatti in passato c’era ancora. -Ok: usciamo da qui,

raggiungiamo il centro città, scopriamo dove si nasconde l’imperatore, salviamo il

tuo amico e liberiamo la città da questo inferno… andiamo!- Esclamai quasi

euforico prendendola per mano e incamminandomi verso uno stretto corridoio

-Andiamo Freddy!-

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Capitolo 9
*** l'elmo e la mannaia ***


POV FRED

-Non manca molto- Mi disse Elle percorrendo l’ennesimo corridoio stretto: dovevo

ammetterlo, temevo che non sarei più uscito di li. -Io ho 22 anni- Mi disse lei

all’improvviso -Tu Fred viaggi spesso?- Perché questa domanda? -Per via della mia

natura sono costretto a spostarmi di continuo: non puoi immaginare che vitaccia-

Alle mie parole il suo voltò si illuminò -Invece ti invidio, io non sono mai uscita da

Silent Hill. Ormai è passato un quarto della mia vita e non ho la minima idea di

cosa ci sia oltre il cartello -Welcome to Silent Hill-… Vorrei tanto viaggiare e

vedere le cose belle che ci sono nel mondo- Concluse con un sorriso triste. A quella

vista, non so perché, mi si strinse il cuore -Elle, ti prometto che appena questa

storia sarà finita ti porterò con me in giro per il mondo- Le dissi facendola

sorridere di gioia. Dopo qualche minuto guardò davanti a se ed esclamò contenta

-L’uscita è davanti a noi!- accelerammo il passo (io continuavo a mantenere

un’andatura umana) quando un ombra si frappose tra noi e l’uscita. -Oh No! Il

mostro “testa a piramide”!- Urlò Elle guardando la figura davanti a noi: capii

subito perché l’aveva chiamato così, teneva in testa una specie di elmo a forma

piramidale tutto ricoperto di sangue e ruggine, era alto molto più di due metri, il

suo fisico avrebbe fatto invidia a chiunque (anche se aveva il corpo ricoperto da

sangue e squarci), il suo unico indumento era una gonna cerimoniale  d’orata ma

sporca di sangue che gli arrivava fino alle caviglie, ai piedi portava degli stivali neri

e in mano teneva un enorme e affilata mannaia. Cos’era? Un uomo o un mostro?

-Stai attento, è il mostro più forte di tutto l’Otherworld!- Mi avvertì Elle,

nascondendosi dietro di me. Se volevamo uscire di li dovevamo per forza superare

quel colosso. La creatura emise un forte ruggito per fiondarsi verso si noi, spinsi

nuovamente Elle lontano da me e azionai il mio dono BOOOOM! Mi aveva appena

assestato un  pugno nello stomaco: il mio dono non gli faceva niente. -Elle scappa!-

Le urlai mentre il mio avversario mi afferrò per il collo e mi sollevò da terra, non

sentii nessuna risposta così tentai di guardarla con la coda dell’occhio: era a terra

tremante di paura e incapace di muoversi. Tentai di liberarmi dalla sua morsa ma

questo non fece altro che farlo infuriare di più e farlo stringere ancora più forte la

mano intorno al mio collo. Delle crepe cominciarono a comparire sul mio collo, se

avesse stretto un po’ più forte me lo avrebbe sbriciolato;  a quel punto con la

mano libera afferrò la mannaia che aveva lasciato, momentaneamente a terra, e la

puntò contro di me: era arrivata la fine per me? Chiusi gli occhi pronto a morire

ma l’unica cosa che sentii fu il rumore di una sirena anti-bombardamento non

molto distante da lì. Era la stessa sirena che avevo sentito all’entrata della miniera,

quella che avvertiva il cambiamento dell’ambiente dal Fogworld all’Otherworld.

Senza rendermene conto finii a terra, aprii nuovamente gli occhi e vidi il mostro

davanti a me scomparire insieme alle tenebre. Dopo qualche secondo la miniera

riassunse delle sembianze normali e il buio lasciò spazio ad una fitta nebbia.

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Capitolo 10
*** il centro cittadino ***


POV FRED

Ancora sconvolto, mi avvicinai ad Elle per vedere come stava: aveva una

sbucciatura sul gomito ma oltre quello, fisicamente, stava bene. Però per via dello

shock era svenuta, la presi in braccio e la portai fuori dalla miniera, sperando che

all’aria aperta si sarebbe ripresa. Dopo qualche minuto sentii il battito del suo

cuore tornare regolare e un tremolio nelle sue palpebre: si stava per risvegliare.

-Elle stai bene?- Sembrò non sentirmi, infatti cominciò a guardarsi intorno con

sguardo spento, tentai così di chiamarla nuovamente -Elle sono qui- Lei si girò

sorpresa -C… Cosa è successo?!- Ora era agitata, si guardava intorno:

probabilmente alla ricerca del mostro con l’elmo. -Il mostro è andato via. Poco fa è

suonata nuovamente la sirena e le tenebre se ne sono ansate insieme a lui- Le

spiegai mentre la aiutavo a rialzarsi. -quella sirena proveniva dal rifugio GF-8…

siamo vicini, ormai- Mi rispose sicura. Mi resi conto solo in quel momento che

eravamo finalmente usciti dalla miniera, a causa di tutti gli eventi accaduti non

avevo avuto il tempo di pensarci. -Da che parte dobbiamo andare?- Le chiesi, non

riuscivo ancora ad abituarmi al fatto di avere i sensi inibiti -Dobbiamo seguire il

sentiero per mezzo chilometro ed entreremo nella zona abitata: o quello che era

“la zona abitata” fino ad un anno fa- Concluse con uno sguardo un po’ triste e allo

stesso tempo carico d’odio. Fece pe rincamminarsi ma la bloccai per il polso -Che

stai facen… Ehi!- Senza darle il tempo di ribattere l’avevo stretta tra le braccia -Se

andiamo con la mia andatura ci metteremo solo pochi secondi… mi raccomando,

reggiti forte- Cerco nuovamente di ribattere ma il mio scatto felino le fece morire

le parole in bocca: stavamo andando alla velocità della luce in mezzo alla nebbia.

-Co… come fai ad and… andare cosi VELOCE?!- Mi sbellicai dalle risate vedendo la

sua faccia sconvolta: era così carina… COSA?! Ma cosa mi mettevo a pensare?! Un

vampiro non può innamorarsi, tanto meno di un essere umano!  -Questa velocità è

normale per un vampiro- Le risposi con un ghigno. Dopo qualche secondo, come

avevo infatti previsto, eravamo arrivati al centro abitato -Ora da che parte devo

andare?- Le chiesi cercando di scorgere un segnale in mezzo al nulla -Vai per quella

strada e poi svolta a destra: un paio di chilometri e saremo al centro cittadino- Mi

rispose senza allentare la presa dal mio corpo: aveva una fifa terribile di cadere

alla folle velocità a cui andavo, almeno credo che fosse quello il motivo. Mi fiondai

alla mia massima velocità, attento che Elle non cadesse, verso la meta prestabilita.

Ci ritrovammo in men che non si dica al centro cittadino: ad occhio e croce doveva

essere una piazza, non potevo però affermarlo con sicurezza a causa di quella

fottuta nebbia (scusate il termine ma stavo cominciando a perdere la pazienza).

-Che strano!- Mi girai alle parole di Elle e vidi che teneva in mano una radio -Ho

tentato di mettermi in contatto con il settore GF-8 ma non riesco a sentire niente,

neanche lo statico della radio- Affermò preoccupata. Purtroppo lei non riusciva a

sentire lo statico della radio ma io riuscivo a sentire un invitante odore di sangue…

sangue umano, e questo non era affatto un buon segno.

 

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Capitolo 11
*** Alex Shepherd ***


POV FRED

-Mio dio… no! No… non è… possibile…- Elle era a terra con le lacrime che le

rigavano il viso, non riusciva a credere ai proprio occhi. Dopo aver sentito la scia

del sangue, l’avevo seguita fino a giungere ad uno strano rilievo: non ci misi più di

qualche secondo per capire che era una montagna di cadaveri messi uno sopra

all’altro, ecco cosa rimaneva dei rifugiati del settore GF-8. Elle continuava a

piangere disperatamente accanto a quello spettacolo raccapricciante, mi venivano

i brividi se pensavo che nel mio primo anno di vita anchio facevo cose simili.

Volevo andarla a consolare, ma non esistevano parole per una situazione simile:

l’unica cosa che potevo fare era mantenere un dignitoso silenzio verso il suo

dolore. Mi misi a guardare i cadaveri e mi accorsi che c’era qualcosa di strano:

avevano tutti dei morsi sulle braccia o sui colli; non erano stati uccisi da dei mostri

ma da un vampiro! Non c’era altra spiegazione! Immerso com’ero nei miei

ragionamenti, non mi ero accorto che Elle aveva smesso di piangere; alzai gli occhi

e vidi che stava fissando un punto indefinito oltre la montagna di cadaveri. Stava

guardando un ragazzo voltato di spalle: dalla mia prospettiva non riuscivo a

vederlo bene ma doveva avere all’incirca la stessa età di Elle, aveva dei capelli

castani e mossi, portava una giacca beje e dei jeans consumati. -Alex, s… sei tu?-

Alex? L’amico che era stato rapito da l’imperatore? Come mai si trovava lì?

Quando Elle tentò di avvicinarglisi il ragazzo in questione finalmente si voltò… NO!

Dannazione! Ora che lo vedevo da davanti me n’ero reso finalmente conto: era

stato rapito tre giorni prima, la sua pelle era bianca e i suoi occhi erano neri come

la pece… era stato trasformato in un vampiro. Un vampiro di poche ore, un

neonato, e per di più affamato -Elle non ti avvicinare a lui!- Purtroppo però era già

a pochi passi ed Alex si era messo in posizione di attacco, pronto per il prossimo

spuntino: non potevo permetterlo. Ad una velocità pazzesca, persino per un

vampiro, mi fiondai su di lui e lo scaraventai via, proprio un attimo prima che

mettesse i suoi canini su Elle. Si sentii un forte boato, accompagnato dal crollo di

un palazzo -Ma cosa hai fatto?!- Mi urlò lei contro: non capiva che l’avevo appena

salvata?! -Lui non è più il tuo amico! È appena stato trasformato in un vampiro,

ora ti vede soltanto come il suo prossimo spuntino- -No, non… non è ver…

ATTENTO!- Mi gridò indicandomi un punto davanti a me: Il neonato si era rialzato

e mi stava per venire contro. Avevo molta più esperienza ma lui era più giovane,

veloce e forte di me: se volevo vincere dovevo puntare nuovamente sul mio dono.

Quando fu ormai ad un passo da me rimase bloccato; emise versi di rabbia

cercando di liberarsi ma fu tutto inutile. Presi la rincorsa e con un poderoso calcio

lo gettai nel baratro a pochi metri da noi. Mi affacciai e lo vidi scomparire nel buio

del cratere. Elle mi si avvicinò tremante e disperata -Lo hai ucciso?- Quelle parole

mi fecero morire un'altra volta. -… te l’affido…- tre singole parole mi avevano

riaperto nuovamente il buco nel mio cuore, facendomi tornare alla mente i ricordi

del mio passato, tentai di ricompormi e risposi -No, stai tranquilla, un vampiro

non muore per così poco- Alla parola vampiro il suo cuore perse un battito. Già, il

suo migliore amico era diventato come me, come l’imperatore, come le creature

che popolavano quei luoghi… un mostro.

 

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Capitolo 12
*** superstiti ***


POV FRED

La aiutai a sedersi, era ancora sconvolta per ciò che aveva visto. Il suo cuore

batteva così forte da farmi venire sete: in effetti era da un bel po’ di ore che non

mi nutrivo; presi una sacca di sangue dalla tasca dei pantaloni (ne conservo

sempre un paio per ogni evenienza) e la svuotai nel giro di qualche secondo. Dopo

essermi ricaricato tornai a guardare Elle, si stava riprendendo, si era messa di

nuovo in piedi e mi stava guardando negli occhi -I tuoi occhi sono di nuovo

topazio: poco fa avrei giurato che fossero neri- Era ritornata di nuovo in se, con le

sue domande assolutamente inappropriate -Il colore dei nostri occhi cambia a

seconda se siamo sazi o a digiuno- Le risposi con un sorriso, un sorriso che

scomparve nel giro di un attimo: avevo sentito qualcuno avvicinarsi. -Elle sei tu?-

Chiese, incerta, una delle figure nascoste nella nebbia. Sentendo quella voce il suo

volto si illuminò -Mamma?!- Le sagome si avvicinarono ancora di più, a quel punto

mi resi conto che non erano mostri ma esseri umani. Solo in un secondo momento

mi accorsi di quello che aveva detto -“mamma?!”- Mi misi a fissare la donna: in

effetti era incredibilmente simile a lei (se avessi avuto l’olfatto attivo l’avrei capito

subito) sembrava una sua fotocopia invecchiata, aveva gli stessi capelli, solo che

erano legati a cipolla, gli occhi azzurri erano circondati da qualche ruga e i suoi

vestiti erano simili a quelli della figlia. -Tesoro mio, non puoi immaginare quanto

ero preoccupata!- Le disse di slancio abbracciandola: si, era sua madre. Anche le

altre persone appena giunte le si avvicinarono allegre, ma smisero subito di ridere

appena mi vedettero: dovevano aver notato gli occhi e il colorito della pelle.

Anche Elle sembrò accorgersene, infatti iniziò a parlare cercando di smorzare

l’atmosfera -ragazzi questo è Fred, è grazie a lui se ora mi trovo qui. Fred questi

sono mia madre e gli abitanti del settore GF-5- A quelle parole gli individui davanti

a me cominciarono a rilassarsi e ad avvicinarsi a me “salve, piacere di conoscerti”

“Ti ringrazio per averci riportato Elle sana e salva” “scusaci, ma pensavamo fossi

uno scagnozzo dell’imperatore” all’incirca erano queste le frasi che riuscivo a

distinguere in mezzo a quella confusione di voci. -Andiamo al rifugio, lì potremo

parlare in pace- Disse la madre di Elle.

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ci spostammo di sue isolati; il rifugio era un vecchio scantinato, apparentemente

abbandonato, pieno di viveri e brande dove i rifugiati potevano dormire. appena

entrati Elle spiegò loro la situazione, la mia vera natura e il fatto che li volessi

aiutare: rimasi particolarmente sorpreso quando mi resi conto che non erano per

nulla intimoriti dal fatto che fossi un vampiro. Dopo un po’ Elle si mise a riposare

seguita dal resto dei superstiti, io rimasi da solo insieme a sua madre, al centro del

rifugio. -Ti sono veramente grato per aver salvato mia figlia- Disse lei, rompendo il

silenzio che si era creato -Non ho fatto nulla di che, dopotutto sono un vampiro, e

la mia natura mi permette di affrontare dei pericoli come questi senza problemi-

Già questo era l’unico elemento positivo dell’essere vampiro -Eppure mi sembra

che tu veda la tua natura più come una maledizione che una benedizione- Beccato!

Come aveva fatto quella donna a capirlo dopo che le avevo detto solo una frase?

-Per forza è una maledizione! La mia pelle è fredda come il marmo, il mio cuore ha

smesso di battere: io sono morto, dovrei essere morto eppure sono ancora in

questo mondo!- Non mi ero mai sfogato in tutta la mia esistenza e adesso lo stavo

facendo con un estranea. La signora Holloway rimase impassibile a guardarmi poi

tirò un sospiro e mi disse -Sappi questo, Fred. Una persona non muore quando il

suo cuore smette di battere… una persona smette di vivere quando perde di vista

se stesso-

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Capitolo 13
*** alla ricerca dell'imperatore ***


POV FRED

dopo la conversazione con la signora Holloway aspettai un paio d’ore che la figlia

si risvegliasse: era veramente distrutta. -Io vado alla ricerca di questo imperatore,

sapete per caso dove si nasconde?- Chiesi alla donna -A causa dei mostri non

possiamo andare troppo in giro e non abbiamo fatto delle ricerche accurate, ma è

probabile che sia nella zona sud della città: puoi arrivarci passando per il Lakeside

park- Perfetto, ma rimaneva ancora un dubbio nella questione -Cos’è e dove si

trova il Lakeside Park?- Fece per rispondere ma fu interrotta da un’altra voce

femminile -Ti ci accompagno io: Elle si era appena risvegliata. -No, scordatelo è

troppo pericoloso- Le dissi autoritario, non avevo nessuna intenzione di portarla

con me: in mezzo a mostri e vampiri, avrebbe rischiato troppo. Ma in suo aiuto

venne l’ultima persona che mi sarei aspettato -Perché no? Elle conosce la

geografia meglio di chiunque altro: se ti servissero informazioni o se ti perdessi, lei

potrebbe esserti molto utile- Ma perché una madre invece che pensare

all’incolumità della figlia la spingeva nella fossa dei leoni? Come se riuscisse a

leggermi nel pensiero continuò -Se hai paura per l’incolumità di Elle potresti farti

accompagnare da qualcun altro, ma ti assicuro che nessuno avrà il coraggio di

spingersi verso “il dominio dell’imperatore”. Quindi ti rimangono due opzioni: o

vai a cercarlo insieme a mia figlia oppure vai in mezzo alla nebbia da solo, con la

sicurezza di perderti… a te la scelta- A quel punto cosa mi rimaneva da fare?

Dovetti cedere… credo di essere il primo vampiro che si fa mettere sotto da un

umana.
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-Torcia, batterie, thermos, radio, due bottiglie d’acqua e due panini… scusa se non

ti ho preso niente, ho pensato a del sangue ma non sapevo dove trovarlo-

Concluse con ghigno divertito. -Invece di fare la spiritosa, perché non ci

incamminiamo subito? Vorrei sbrigarmi prima che torni l’Otherworld- Quando la

dimensione della nebbia lasciava posto a quella delle tenebre la forza e il numero

dei mostri aumentava: e io preferivo evitare altri pericoli. Mi dispiaceva

coinvolgere un innocente in questo inferno, ma era l’unico modo per trovare la

strada giusta. Dopo aver finito i preparativi per il viaggio salutammo la madre di

Elle e gli altri sopravvissuti e ci dirigemmo verso sud est: destinazione Lakeside

park. Presi in braccio il mio “Virgilio” e cominciai a correre verso il luogo

indicatomi -è molto lontano questo posto?- Le chiesi senza smettere di correre

-Dal mio punto di vista si, ma con la tua andatura dovremmo arrivare nel giro di

pochi minuti- Mi rispose tenendo le mani sulla faccia e gli occhi chiusi: aveva una

tremenda paura di guardarsi intorno alla velocità  a cui andavamo. Passai per la     

zona turistica di Silent Hill per poi finire in prossimità del porto. -Manca ancora

molto?- Le chiesi fermandomi davanti al molo -Vai verso destra: un centinaio di

metri e siamo arrivati a destinazione- Mi finì di spiegare lei. Con un ultimo scatto

mi fiondai verso la via del lungo mare ritrovandomi davanti ad un enorme cancello

arrugginito; a causa della nebbia non ero in grado di vedere cosa ci fosse oltre, ma

riuscii a leggere la scritta posta accanto -Benvenuti al parco giochi Lakeside-

 

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Capitolo 14
*** un'ombra sfuggente ***


POV FRED

nonostante la nebbia era impossibile non notare la magnificenza di quel posto:

anche se non vi veniva più nessuno da molto tempo le enormi attrazioni turistiche

sembravano ancora nuove, a destra si ergevano imponenti le montagne russe,

mentre di fronte a noi si poteva intravedere la ruota panoramica. -Peccato che tu

sia venuto qui adesso: dovevi vedere questo posto com’era un anno fa- Disse Elle

come se mi avesse appena letto nel pensiero -Era finanziato da un associazione

presente a Silent Hill*-. Cominciammo ad incamminarci a passo normale per

l’enorme parco giochi: per quanto fosse bello dovevo ammettere che l’aria era

piuttosto tetra, non vi era anima viva oltre a noi due, non vedevo neanche i

mostri. Non vi era neanche un… ASPETTA! Non mi potevo essere sbagliato! Avevo

appena intravisto qualcuno muoversi poco distante da dove mi trovavo. Era la

stessa figura che avevo visto appena entrato in città e all’interno della miniera:

non potevo perderla nuovamente, dovevo capire chi fosse. -Elle, per qualsiasi

motivo non ti muovere da qui! Io torno subito!- Senza darle il tempo di rispondere,

mi precipitai a velocità vampiresca verso il punto in cui avevo visto la strana

sagoma. Come riusciva ad allontanarsi così velocemente? Già due volte era riuscita

a seminarmi, ma questa volta non glielo avrei permesso, dovevo capire chi fosse e

cosa volesse da me! Perché ero sicuro che mi stesse seguendo, sembrava volesse

qualcosa da me, ma cosa? Ad un certo punto non riuscii più a distinguere niente:

l’avevo perso di nuovo? Per un attimo pensai di si, ma voltandomi riuscii a vedere

la misteriosa figura entrare dentro la “casa degli orrori”. per la prima volta non la

vidi avvolta nella nebbia; non riuscii comunque a vederla bene ma ora ero sicuro

che fosse un essere umano: cosa voleva questo essere umano da me? Chi era?

Dovevo assolutamente scoprirlo. Sapevo che chiamandolo non avrei risolto niente

mi fiondai così verso di lui e sfondai la porta della casa. <>

L’inconfondibile suono che avvertiva il cambio dimensionale si espanse per tutto il

parco. In un attimo la nebbia scomparve lasciando nuovamente spazio all’oscurità;

l’intonaco dei muri cominciò a decomporsi come se fosse carne putrefatta ed

enormi chiazze di sangue secco e sporco vi comparvero sopra. Solo in quel

momento ricordai -ELLE!- L’avevo lasciata al centro del parco proprio ora che

erano scese le tenebre. Mi voltai per tornare indietro e prenderla, ma con orrore

mi accorsi che la porta dietro di me era scomparsa. La colpii più forte che potevo

con l’unico risultato di farmi comparire delle crepe sulle nocche delle mani: quel

fottuto muro non era normale. -Benvenuti nella casa degli orrori del parco di

divertimenti Lakeside park. Se volete uscire da qui dovrete attraversare tute le sale

maledette davanti a voi. In bocca al lupo muahahahha- Quella voce faceva parte

dell’attrazione oppure anche quella era un qualche cosa di distorto creato da

questo posto infernale? Non sapevo darmi una risposta, ma di una cosa ero sicuro:

dovevo andarmene da lì, riprendere Elle, trovare quella persona e l’unico modo

che avevo per farlo era attraversare la casa degli orrori.

*la setta dell’Ordine


 

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Capitolo 15
*** la casa degli orrori ***


POV FRED

-Benvenuto nella prima stanza: la sala del suicida- Non saprei dire se la stanza

intorno dove mi trovavo fosse stata resa lugubre dalla dimensione demoniaca

oppure lo fosse già per fare scena; sta di fatto che quel luogo metteva i brividi: se

non fossi stato un vampiro sarei seriamente spaventato. Al centro della stanza vi

erano tre cadaveri impiccati e ridotti a pelle e ossa. -La chiave per proseguire

verso la stanza numero due si trova dentro la bocca di una di questi “signori”:

trovala, ma attenzione, hai solo una possibilità, se sbaglierai la stanza prenderà

fuoco uccidendo chiunque si trovi all’interno… buon divertimento muahahahha-

Diamoci da fare… mi avvicinai con cautela per tentare di scegliere quello giusto ma

vedendo i tre corpi da vicino, rimasi allibito: non erano dei pupazzi, erano dei

cadaveri veri. Nonostante la mia natura non ero più abituato a scene simili; scelsi a

caso uno dei cadaveri, gli infilai la mano nella bocca e… TROVATA! Avevo trovato

la chiave! Mi diressi più in fretta possibile, un po’ per la voglia di raggiungere la

prossima sala un po’ per allontanarmi da quegli esseri, verso la porta ma mi

bloccai sentendo un strano lamento. Appena mi voltai vidi i tre cadaveri liberarsi

dal cappio, che avevano intorno al collo, e venire verso di me, con movimenti lenti

e inquietanti. Cos’erano diventati degli zombie? Oppure erano dei mostri con

sembianze di uomo? In altre occasioni mi sarei fermato a pensarci, ma non in quel

momento: in quel momento dovevo uscire da lì. Senza lasciare il tempo a quegli

esseri di raggiungermi, mi diressi verso la porta e la aprii. -Benvenuto nella

seconda stanza: il corridoio infinito- la porta si richiuse dietro di me, i lamenti

fastidiosi delle tre creature scomparvero, come se invece che da un muro fossimo

stati divisi da una barriera spessissima, e la stanza cadde in un buio fittissimo.

Strinsi gli occhi tentando di mettere a fuoco l’ambiente circostante e mi accorsi,

come diceva la voce metallica, che mi trovavo per uno stretto e lungo, per non dire

infinito, corridoio. -Per raggiungere la terza e ultima sala dovrai soltanto

attraversare questo corridoio. Sarà semplice, a patto che tu sia abbastanza veloce

da non farti inghiottire dalle pareti- Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere su

quelle parole che il corridoio dietro di me cominciò a chiudersi su se stesso, come

un grosso animale che tentava di inghiottire la preda: non avrei mai creduto di

utilizzare su di me questo paragone, era la prima volta che ero io la preda. Da

quando ero entrato in quella città non era la prima stranezza che mi era successa:

non sapevo più se pentirmi o meno di essere venuto lì. Cominciai a correre a

velocità elevata per il corridoio, però dato che non riuscivo a sfondare le pareti

dovevo cercare di regolare la velocità per evitare gli ostacoli e le curve, e questo

mi costringeva  a rallentare. Mi guardai dietro per vedere se avevo seminato

quella “cosa” ma lei era sempre dietro di me: dovevo riuscire a mantenere una

distanza costante. Dopo un tempo che mi parve eterno vidi davanti a me una

porta in legno nera. Con un ultimo scatto mi ci fiondai e uscii dalla stanza prima

che la parete si schiacciasse su se stessa inghiottendomi. -Benvenuto nella terza

e ultima stanza: la sala del punitore- La stanza poteva sembrare all’apparenza

normale se non fosse che al posto del pavimento ci fosse uno strapiombo con in

fondo della lava bollente, l’unica parte “camminabile” era una specie di stretto

ponte di pietra; alzai lo  sguardo e vidi sul ponte, più precisamente davanti la porta

in fondo, qualcuno che mi aspettava immobile. Non mi ci volle molto per

riconoscerlo: era lo stesso mostro che avevo incontrato nella miniera, bene… mi

sarei ripreso una rivincita.

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Capitolo 16
*** Fred vs Pyramid Head ***


POV FRED

-Per superare l’ultima stanza e poter finalmente uscire dalla nostra modestissima

mansione, dovrà superare l’ultimo ostacolo: il demone testa a piramide. Sotto di

voi c’è un fiume di lava: chi riesce a gettarci dentro l’avversario ha vinto… che

l’incontro abbia inizio- Detto questo il mostro davanti a me afferrò la mannaia

che aveva alla sua sinistra e si fiondò verso di me. Partivo già in svantaggio:

fisicamente era più forte di me (sono poche le creature che si possono vantare di

essere più forti di un vampiro) e il mio dono non gli faceva nulla; l’altra volta ero

riuscito a cavarmela scansando i suoi attacchi, ma questa volta non avevo spazzi

per evitarlo. Ormai era davanti a me, dovevo trovare il modo di reagire; un attimo

prima che mi colpisse feci un balzo e gli atterrai alle spalle: se non potevo sfuggire

lateralmente potevo aggirarlo in linea retta. Senza dargli il tempo di voltarsi gli

assestai un poderoso calcio all’altezza del ginocchio: volevo fargli perdere

l’equilibrio e farlo cadere. Il mostro emise un flebile verso di dolore ma si

mantenne in equilibrio; tentai nuovamente di colpirlo ma questa volta fu lui il più

veloce; con un movimento rapido mi assestò un pugno nello stomaco e mi fece

volare contro il muro. MERDA! Sotto di me c’era il vuoto, se fossi caduto sarei

finito arrosto. Avvenne tutto in una frazione di secondo: usando la forza che aveva

utilizzato il mostro per scagliarmi contro il muro, mi appoggiai alla superficie e mi

ridiedi una spinta all’indietro. Con un balzo saltai addosso al mio avversario, con

l’intento di spingerlo di sotto, ma lui come se avesse previsto le mie intenzioni usò

la mannaia come scudo. Il rimbombo del colpo fu assordante come se un tuono mi

fosse appena caduto accanto: maledizione! Non riuscivo a superare la sua barriera.

Cominciai a credere che fosse invincibile quando la mia super vista mi fece

ricredere: la mannaia aveva una minuscola crepa, una crepa che prima del colpo

non aveva. Perché? I miei precedenti colpi non le avevano fatto niente! Perché

adesso l’avevo danneggiata?... vuoi vedere che… dopo aver appoggiato la

mannaia, il mostro mi si fiondò nuovamente contro cercando di afferrarmi.

Fortunatamente i miei riflessi erano migliori dei suoi; arretrai di alcuni passi e

quando fece per avvicinarsi nuovamente gli saltai alle spalle. Questa volta fu

abbastanza veloce da girarsi e tentò di darmi un pugno e gettarmi nella lava

BOOOOM! Le nocche delle sue mani fecero un sonoro crack: un attimo prima che

mi colpisse avevo raccolto la sua arma e l’avevo usata come scudo. Ci avevo visto

giusto, la crepa sulla mannaia non era stata causata dalla mia forza ma da quella

del mostro che io avevo utilizzato a mio vantaggio. Ora avevo finalmente capito: la

sua forza muscolare e la sua arma si controbilanciavano. La creatura cominciò a

tenersi la mano e a gridare per il dolore, finalmente ero riuscito a danneggiarla,

senza lasciarle il tempo di riprendersi usai la sua arma e la colpii in pieno sull’elmo.

Il rimbombo del metallo lo stordì a tal punto da farlo barcollare: era il momento.

Con un ultimo colpo lo spinsi giù , facendolo precipitare nella lava. -Game over!-

Gli urlai prima di vederlo scomparire nel magma.

 

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Capitolo 17
*** l'agguato ***


POV FRED

-Complimenti! Hai superato anche l’ultimo ostacolo, ora potrai uscire dalla casa

degli orrori. grazie per essere venuto, spero che tornerai a trovarci muahahahha-  

senza pensarci due volte mi fiondai verso la porta con su scritto “exit”: non vedevo

l’ora di andarmene da lì, dovevo rintracciare la figura che avevo visto entrare nella

casa degli orrori e soprattutto Elle. Una volta fuori mi accorsi che la dimensione

delle tenebre era scomparsa lasciando spazio nuovamente alla nebbia. Mi trovavo

sempre nel parco di divertimenti ma non sapevo dire dove con più precisione di

così, la signora Holloway aveva ragione a dire che mi sarei perso. Tentai di scrutare

in mezzo alla nebbia qualcosa che mi potesse aiutare ad orientarmi, ma riuscii a

scorgere soltanto qualche bancarella di zucchero filato e pop corn. -Elle mi senti?-

Urlai, pur sapendo che non mi potesse sentire; cosa le era successo? Stava bene?

Ormai la dimensione infernale era scomparsa, dovevo soltanto sperare che si fosse

nascosta dai mostri per quel lasso di tempo. Mi incamminai alla ceca tra le

bancarelle e le giostre nel tentativo di trovarla, quando intravidi in mezzo alla

nebbia una figura -Elle sei tu?- Ma appena tentai di avvicinarmi la figura scappò;

non era Elle, era la persona che avevo seguito per tutto il parco, non potevo

sbagliarmi. Senza pensarci due volte mi fiondai al suo inseguimento, non potevo

perderla un’altra volta: dovevo capire chi fosse e cosa volesse da me. La persona

davanti a me andava ad una velocità pazzesca, ma con un po’ di fatica riuscivo a

non perderla di vista. Dopo aver superato diverse giostre arrivammo all’uscita del

parco: che mi volesse portare da qualche parte? Percorremmo un autostrada fino

a che la figura davanti a me svoltò verso il bosco, continuai ad inseguirla, senza

riuscire a vederla bene, fino a che non si fermò davanti ad una grotta. In quel

momento, dato che la nebbia non era molto fitta, riuscii a vedere per la prima

volta quella persona -Non… non è… poss… possibile… tu… sei…- Non riuscivo a dire

neanche una frase sensata per colpa dello shock: non c’era ombra di dubbio,

quella persona era… ZUNK! Ma cosa cazzo…?! Qualcuno mi aveva sparato un

dardo contro; mi girai e vidi davanti a me una decina di vampiri. Dalla tonalità

degli occhi e dal loro modo di muoversi dedussi che fossero dei neonati, non

potevo vincere in un duello normale dovevo utilizzare il mio potere. Stavo già per

attivarlo quando sentii mancarmi le forze -Ch.. che succede?- Cosa c’era dentro

quel dardo? Del veleno? Come faceva ad avermi atterrato? Non ebbi il tempo di

chiedermi altro che introno a me si fece il buio. L’ultima frase che sentii fu

-Portatelo da me…-

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Dove mi trovavo? Non riuscivo a vedere niente e la sensibilità del mio corpo non

accennava a tornare, mi sembra di essere immobile da ore. Ad un certo punto

sentii qualcuno avvicinarsi -Dove mi trovo?- Ero in grado di parlare ma non

riuscivo a scorgere la persona accanto a me -benvenuto nella stanza segreta del

palazzo dell’imperatore. Ex stanza 208 dell’ospedale Brookhaven*- Quella voce mi

sembrava incredibilmente famigliare, ma non era la persona che avevo seguito

fino alla grotta, chi era allora l’imperatore? -Chi sei?- Gli chiesi senza trattenere un

ringhio di rabbia -Ma come non lo hai ancora capito?- Mi rispose avvicinandosi al

mio viso. Nonostante il buio riuscii a vederlo bene e ciò che vidi mi lasciò di sasso

-Non è possibile, tu sei…-


*la stanza dove si trova Leonard Wolf nella storia “la strega e il mostro”

 

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Capitolo 18
*** l'imperatore ***


POV FRED

In quel momento delle flebili luci al neon illuminarono parzialmente la stanza: era

piena di strani macchinari e di fiale con dentro dei composti chimici, il muro era

tutto di ferro e ruggine, cercai con gli occhi la porta nel caso sarei dovuto fuggire

velocemente, ma non la trovai in compenso mi accorsi che si trovava sul soffitto, a

diversi metri da terra. Ma in quel momento la mia priorità era la persona che mi

trovavo davanti: mi guardava con quei mostruosi e profondi occhi rossi, i capelli

neri erano rimasti uguali, non erano cambiati dall’ultima volta che l’avevo vista,

esattamente come il suo viso e come la sua pelle bianca e marmorea; quello che

mi lasciava scioccato era vederla qui, come faceva quella persona ad essere

davanti a me? Riuscendo, non so come, a ritrovare l’uso della parola gli parlai

-Come fai ad essere qui… Diego?- Lui fece un sorriso cattivo, un sorriso che non gli

avevo mai visto e rispose -Quel giorno Rayle mi strappò gli arti ma decise che fosse

meglio uccidermi dopo aver sterminato “gli occhi gialli”: come entrambi sappiamo,

lui non è più uscito vivo da quella battaglia. Dopo qualche ora riuscii a riattaccarmi

le braccia e ad andarmene- Quindi era ancora vivo? Ma allora non capivo una cosa

-Perché allora non mi sei venuto a cercare?- Il suo sorriso scomparve lasciando

spazio ad una espressione di odio e dolore -Dopo quello che avevi fatto sarei

dovuto venirti a cercare come niente fosse?- Quella risposta fu come una

pugnalata per me; sapevo benissimo a cosa si riferisse e aveva perfettamente

ragione. -Dopo quella faccenda ho viaggiato come un nomade per dei decenni, il

mio corpo era ancora lì ma la mia anima era rimasta in quei luoghi. Un anno fa,

quando il dolore divenne insopportabile, venni qui a Silent Hill sperando che i

Volturi mi punissero, sapevo che avevano reso questa zona off-limits per i vampiri,

ma quando arrivai mi ritrovai catapultato nella dimensione nebbiosa. I mostri qui

presenti sono stati creati dal mio dolore, in poco tempo li ho sottomessi ai miei

comandi e gli ho fatto rapire gli abitanti della città…- Ma a quale scopo? -Che fine

hanno fatto le persone che hai rapito?!- Volevo guadagnare tempo sperando che

intanto mi sarebbe tornata la sensibilità al corpo -Una piccola parte di loro l’ho

trasformata in vampiri, come fece la nostra creatrice anni fa, mentre la

maggioranza… i miei seguaci dovevano pure mangiare qualcosa, no?- Non riuscivo

più a riconoscerlo: del mio vecchio amico non vi era rimasto niente. -Ma a quale

scopo?! Cosa ti avevano fatto?!- Mi stavo incazzando -Non mi avevano fatto

assolutamente nulla, ma mi serviva un  esercito di mostri e vampiri e un covo dove

aspettare il tuo arrivo- Prima che potessi rispondere sentii uno strano rumore

come una sveglia. Voltai il capo nella direzione del suono, la sensibilità al collo era

tornata, e vidi un orologio a dondolo che prima non avevo notato. Le lancette

erano sulla mezzanotte o sul mezzogiorno, non saprei dirlo -è mezzanotte, se è

questo che ti stai chiedendo…- Quindi era arrivato quel giorno -Immagino che tu

abbia capito perché ti ho fatto venire qui proprio oggi, oppure ti sei già

dimenticato che giorno è oggi?- Come potevo dimenticarlo? È da trentacinque anni

che quel giorno mi tormentava -Certo che me lo ricordo: domani è l’anniversario

della sua morte… è l’anniversario della morte di Bree-

 

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Capitolo 19
*** Fred vs Diego ***


POV FRED

-Diego, Bree è viva!- Gli urlai contro -Non dire cazzate, mantieni un po’ di dignità-

Mi urlò sconvolto -Non ti sto mentendo, anche a me sembrava impossibile, ma è in

città, quando mi hai catturato era lei che stavo seguendo, l’ho vista prima che

entrasse in una grotta; so che è assurdo, ma era lei!- Non mi voleva credere, in

fondo non riuscivo a crederci neanch’io: come poteva essere viva? -Brutto

bastardo! Per salvarti il culo hai lasciato morire la mia unica ragione di vita, ma

questa volta non potrai cavartela di nuovo…- Mi disse con un ghigno -In questo

anno, oltre che accrescere l’esercito “dell’imperatore”, ho anche fatto degli

esperimenti: sono riuscito  creare un ordigno talmente potente che potrebbe

ridurre in polvere un vampiro- Continuò a sghignazzare -ho posizionato queste

cariche per tutta la città, quest’oggi la prima bomba salterà facendo scoppiare

quelle vicine, creando così una terribile reazione a catena che raderà al suolo la

città!- Ero a dir poco sconvolto: era impazzito?! -Ma a che scopo vuoi fare

questo?!- Gli gridai contro -Voglio metterti alla prova, voglio vedere se anche

questa volta penserai a mettere in salvo te stesso oppure tenterai di salvare la tua

amichetta e i suoi amici- In quel momento mi tornò alla mente Elle -Dov’è?! Cosa

le hai fatto?!- Gli chiesi agitandomi ancora di più -Stai tranquillo, l’ho lasciata

insieme al suo amico d’infanzia- Era impazzito?! Era un neonato! L’avrebbe uccisa!

-Dove si trova?!- Gridai alzandomi, l’effetto del paralizzante stava finendo -Si trova

nella stanza 109, ma a te non deve interessare: tanto tu morirai qui- Affermò

convinto prima di fiondarsi su di me. Tentai di respingerlo con il mio dono ma mi

accorsi che la droga lo aveva inibito del tutto, Diego mi fu subito addosso, mi

sbattè in terra e tentò di azzannarmi al collo. Lo afferrai per la maglietta e lo

lanciai contro il muro, creandoci un enorme crepa. -Dove si trova la bomba?!-

Aveva detto che lo scoppio della prima bomba avrebbe fatto partire la reazione a

catena, quindi se l’avessi disattivata avrei evitato il patatrac -Credi davvero che te

lo dirò?! Sei più ingenuo di quanto credessi- Sghignazzò saltandomi nuovamente

addosso e addentando i suoi denti nella mia spalla. Non riuscii ad evitare di ruggire

di dolore; tentai di scansarlo ma più premevo più lui affondava i suoi cani, allora

decisi di rispondere al fuoco con il fuoco. Cominciai ad azzannare la sua gola

mentre lui continuava ad infierire alla mia spalla, ma poi dovette cedere. Con un

balzo si rialzò e si allontanò da me: aveva capito che continuando così ci avrebbe

rimesso più lui. La mia spalla aveva degli orrendi segni mentre la sua gola era

piena di tagli -Coraggio Fred! Fatti avanti!- So che quello non era il momento più

appropriato per pensare a certe cose ma era la prima volta da quando lo avevo

rivisto che Diego mi aveva chiamato per nome. Ci attaccammo nuovamente

riempiendoci di colpi e morsi, non dovevo perdere tempo: intanto che io ero lì, Elle

si trovava insieme ad un neonato fuori controllo e la città era riempita di ordigni

esplosivi; no, non mi potevo permettere assolutamente di perdere tempo. Con

uno scatto veloce le presi per un fianco e lo scaraventai a terra  -ATTENTO!- Gridò,

mi girai e vidi uno scaffale con sopra degli strani composti chimici cadere giù: era

stata colpa del colpo che avevo dato. -Esploderà!- Gridò lui Un istante prima che

un bagliore accecante invadesse l’intero laboratorio, seguito poi da una gigantesca

esplosione.

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Capitolo 20
*** al salvataggio di Elle ***


POV FRED

Intorno a me vi erano solo macerie: ero riuscito all’ultimo momento a saltare sul

soffitto, ma l’esplosione aveva fatto crollare tutto. Mi guardai introno a vidi i pezzi

di Diego, a quanto pare lui non era stato abbastanza veloce da schivare il colpo

-Perdonami…- Gli dissi tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un accendino -…ma

devo farlo- Detto questo lo accesi e lo gettai sui resti di quello che era un mio

amico. Con un balzo raggiunsi l’uscita e mi avviai per il corridoio di quel luogo: non

ero riuscito a scoprire dove fosse l’ordigno ma sapevo dove trovare Elle, speravo

solo che non fosse troppo tardi. Mi fiondai all’entrata e trovai una cartina

dell’edificio -105… 106… 107… 108… 109! Trovata!- si trovava al primo piano nel

lato destro dell’ex ospedale.


POV ELLE

-Aiu… to…- Non riuscivo neanche a parlare, mi avevano legata su una specie di

sedia, intorno a me vedevo soltanto il buio. Ad un certo punto però sentii il

rumore di una porta che sbatteva: qualcuno doveva essere entrato. -Chi… chi sei?-

Chiesi in un sussurro, avevo troppa paura per parlare più forte di così. Subito dopo

le luci si accesero mostrandomi una piccola stanza bianca, priva di mobili e

alcunché, a quel punto tentai di alzarmi ma mi ricordai che mi avevano legato,

stavo su di una sedia come quelle degli ospedali. Solo in quel momento notai una

figura immobile davanti a me -Alex?- Fred aveva ragione, era ancora vivo, mi stava

guardando con un espressione che non gli avevo mai visto: un irrefrenabile e

incontrollata sete di sangue. In un baleno i suoi occhi, che fino a quel momento

erano rossi, assunsero una tonalità di un nero profondo -Mi… mi dispiace- Mi disse

con gli occhi fuori dalle orbite mentre tirava fuori i canini -Ti… ti prego, non lo

fare… AIUTO FRED!-

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POV FRED

-… AIUTO FRED!- Era la voce di Elle, non potevo sbagliarmi. Come una furia mi

precipitai verso la stanza da cui avevo sentito la sua voce. BOOOOM. Entrai

sfondando la porta e mi fiondai dopo aver analizzato la situazione. Quel bastardo

la voleva uccidere. Mi fiondai con lui contro il muro; la parete cedette facendoci

finire nella stanza accanto. Tentai di rialzarmi ma lui fu più veloce di me e mi

attaccò; mi morse nello stesso punto dove mi aveva ferito Diego, facendomi urlare

di dolore. Chiusi gli occhi pronto a sentire il dolore per il prossimo morso, ma

incredibilmente non sentii niente; sorpreso, aprii gli occhi e trovai Alex accasciato

a terra tremante: il mio potere era ritornato, finalmente! Gli afferrai le braccia e

con forza gliele strappai, dopodiché passai alle gambe e alla testa. Dopo aver finito

quella carneficina, mi fiondai cercare qualcosa per poterlo bruciare, dovevo

sbrigarmi prima che si ricomponesse; presi due sedie dal corridoio, le ruppi e con

una bottiglia d’alcol e un accendino gli diedi fuoco (non fu difficile trovare l’alcol in

un ospedale). Poco dopo di Alex non rimase che un cumulo di cenere -Elle, tutto

ok?!- Le chiesi mentre la slegavo -Si sto bene… cos’è successo ad Alex?- Non

risposi, non c’era bisogno di farlo, lei sapeva già la risposta -Hai trovato

l’imperatore?- Mi chiese, cercando di cambiare discorso -Si… l’ho sconfitto prima

di venire qui!- Entrambi avevamo perso dei vecchi amici, ma non avevo altra scelta

-Allora è finita finalmente!- Mi chiese con gli occhi che sprizzavano gioia da tutti i

Pori: mi si stringeva il cuore nel deluderla -No, ancora no… Elle ti devo dire una

cosa, ma tu giurami di mantenere l calma- Lei annuì incerta -La città è stata

cosparsa di esplosivi, ora tu andrai da tua madre e farai evacuare i superstiti, io

invece andrò a cercare l’ordigno che causerà la reazione a catena e cercherò di

disinnescarlo- Cos’altro potevo fare? Anche se non sapevo l’ubicazione della

bomba, non potevo lasciare in pericolo Elle e gli altri abitanti della città, non

potevo fuggire, non di nuovo. -Aspetta! Forse so dove si trova il detonatore!- Urlò

all’improvviso -Mentre mi portavano qui ho sentito, nel dormiveglia, qualcuno

dire che avevano appena piazzato la bomba principale nella grotta vicino al parco

giochi- La grotta vicino a parco giochi?! Era lo stesso luogo in cui era entrata

Br… lei. -Ok andiamo!- Le dissi cominciando ad incamminarmi per il corridoio, ma

la mi andatura si fermò subito, notai che Elle non si era ancora mossa. -Cosa c’è?-

Le chiesi, era ferita? -Posso chiederti una cosa?- Annuii con la testa -Chi è Bree?

Prima l’ho sentita nominare, credo che fosse una persona molto importante per

l’imperatore… e anche per te, dato la faccia che hai appena fatto- Senza

rendermene conto avevo assunto un’espressione sconvolta: era arrivato il tempo

di parlarne?

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Capitolo 21
*** i 3 neonati ***


POV FRED

Era arrivato il momento di parlarne? In quei trentacinque anni non ne avevo mai

fatto parola, in fondo non avevo parlato con nessuno in generale: la mia vita era

solo solitudine e caccia. Ormai non potevo più nascondere il mio passato, era

arrivato il momento di affrontare i miei sbagli -Sono nato e ho vissuto la mia vita

da umano a Settler, una cittadina degli stati uniti. Circa trentasei anni fa venni

trasformato da due vampiri di nome Rayle e Victoria, volevano creare un esercito

di neonati per poter distruggere un clan di vampiri vegetariani che abitava da

quelle parti. Nel giro di pochi mesi nell’esercito eravamo una trentina, ma in

quell’esercito legai soltanto con due di loro: Diego, colui che si è fatto chiamare

“l’imperatore”… e Bree. Noi eravamo convinti che quella guerra servisse per

prenderci il territorio degli “occhi gialli” ma scoprimmo la verità la notte prima

della grande battaglia…-

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35 anni prima: 30 novembre 2009

Stavo in silenzio a guardare il soffitto, come al solito. Ci tenevano dentro sudici

rifugi per tutto il girono e la notte ci mandavano a cacciare, era una cosa

mostruosa  e disgustosa, ma non potevo fare altro per sopravvivere. Intorno a me i

miei “compagni” stavano litigando per qualche sciocchezza, ci avevano detto che

eravamo diventati un evoluzione del genere umano ma non era vero: eravamo

diventati alla stregua di animali, mostruosi animali che per saziare la loro sete

incontrollata dovevano nutrirsi di persone innocenti. Ad un certo punto sentii

qualcuno bisbigliare il mio nome, nonostante fosse debolissimo non era un

problema sentirlo; mi voltai e vidi attraverso la finestra del rifugio Diego e Bree

che mi facevano segno di uscire. Azionai il mio dono, in modo che gli altri vampiri

non mi vedessero, e mi precipitai fuori da quella topaia. -Cosa succede ragazzi?-

Chiesi loro dopo che ci eravamo allontanai per poter parlare indisturbati -Sono

tutte menzogne!- Iniziò ad urlare Bree; menzogne? Ma di cosa stava parlando?

-Abbiamo seguito Rayle mentre andava dalla nostra creatrice, e abbiamo visto che

stavano parlando con altri quattro vampiri con un mantello- Continuò Diego

-Questa battaglia non è affatto una disputa per dei territori, la nostra creatrice

vuole vendicarsi del clan degli “occhi gialli” per un torto subito: appena la

battaglia sarà finita noi non gli serviremo più e ci farà uccidere da quei vampiri con

il mantello che sono, da quel che ho capito, una specie di polizia- Sapevo che non

potevamo fidarci di lei, non si faceva mai vedere e parlava sempre tramite Rayle

come se nascondesse qualcosa, ed infatti non mi sbagliavo. -Cosa facciamo?- Ci

chiese Bree, lei tra di noi era quella più piccola, io le volevo bene come fosse una

sorella ma sapevo che Diego provasse verso di lei un diverso tipo di affetto -Io

vado a Parlare con Rayle, voglio vederci chiaro riguardo quella storia!- Disse sicuro

Diego -NO! Non puoi farlo! è troppo pericoloso!- Gridò Bree fuori di se -Stai

tranquilla Bree; io e Rayle siamo amici, non mi farebbe mai del male; dopo aver

parlato con lui andrò via e vi aspetterò al confine con il Canada, voi invece

aspetterete domani mattina e quando gli altri andranno verso la battaglia,

approfitterete della confusione per raggiungermi- Bree sembrò rassicurarsi, si

fidava ciecamente di lui, forse fin troppo. -Bree ora tu torna al rifugio con gli altri,

Fred potresti venire con me? Vorrei parlarti un attimo- Salutammo Bree e

cominciammo ad incamminarci nel fitto del bosco -Per la cronaca, non ho creduto

ad una sola parola di ciò che hai detto sulla tua fuga- Gli dissi per mettere in chiaro

le cose -Non potevo dire altrimenti; Bree si sarebbe preoccupata e sarebbe stato

tutto più difficile- In fondo lo capivo -Cosa dovremmo fare?- Gli chiesi nuovamente,

speravo che almeno lui avesse un idea in merito -La parte del piano che riguarda

voi non cambia; ci aspettiamo a Vancouver, se dopo la mezzanotte io non sarò

ancora arrivato vuol dire che non arriverò più- Stavo per aprir bocca quando

incrociai i suoi occhi : quelli erano gli occhi di qualcuno che non avrebbe cambiato

idea, sarebbe stato inutile cercare di ribattere. -Allora arrivederci, Diego…- Gli dissi

mentre lui si stava incamminando dalla parte opposta a quella che stavo andando

io -Fred?- Mi richiamò lui per l’ultima volta -Si?- Risposi senza voltarmi -Fred, mi

raccomando…- Infilò una mano della tasca e ne prese un piccolo oggetto -…Te la

affido- E senza aver aggiunto altro, si inoltrò nel fitto della foresta.

 

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Capitolo 22
*** promessa infranta ***


POV FRED

Mentre parlavo, Elle non aveva aperto bocca, non vi aveva interrotto, come se

avesse capito che questa per me fosse una confessione, un mio momento di

intimità e dolore. Solo quando smisi di parlare decise di aprir bocca -Ma poi cos’è

successo a Bree?- Ero sicuro che me lo avrebbe chiesto: era arrivato il momento…

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35 anni prima: 1 dicembre 2009

Dopo che Diego si allontanò io ritornai al nostro rifugio: ero conscio del fatto che

quella poteva essere l’ultima volta che lo avrei visto. -Tutto bene?- Ero talmente

sovrappensiero che non mi ero accorto della presenza di Bree davanti l’entrata -Si,

tranquilla… è meglio che entrare- Le dissi evasivo varcando la soglia di “casa”.

Rimanemmo in silenzio per ore: ormai mancava poco alla guerra, ma tanto a noi

non doveva interessare, noi saremmo scappati e avremmo vissuto felici da qualche

parte in Canada. Infine giunse il momento, Rayle venne a chiamarci e ci fece cenno

di seguirlo verso la radura dove tra poco ci sarebbe stato lo scontro, sentii Bree

irrigidirsi accanto a me: era in pensiero per Diego. Uscimmo tutti e ventisette dal

rifugio e ci inoltrammo nella foresta, io e Bree eravamo rimasti in fondo alla fila,

pronti a svignarcela. -ORA!- Le sussurrai azionando il mio dono, avvolsi anche Bree

e senza farci scoprire, ci avviammo verso l’autostrada per Settler. A pochi metri

però, mi senti strattonare il braccio: Bree stava cercando di liberarsi dalla mia

presa -Dobbiamo andarcene… che stai facendo?!- Le gridai cercando di non

mollarle il braccio -ASPETTA!- Ma cosa stava dicendo, era per caso impazzita?!

-Non possiamo aspettare, dobbiamo allontanarci subito di qui- Ma lei non voleva

saperne, continuò ad urlare finchè le sue grida si trasformarono in singhiozzi

-Dimmi la verità: dov’è Diego?! Cosa gli è successo?!- E a quel punto non seppi cosa

dire: aveva capito tutto? In ogni caso era inutile continuare a mentire, se non gli

avessi dato spiegazioni non si sarebbe mossa da lì e ormai avrebbe capito se gli

avessi raccontato una bugia: l’unica possibilità era la verità. Decisi di raccontarle

tutto, ad ogni parola che usciva dalle mie labbra il volto di Bree si faceva sempre

più sconvolto -Devo andare al campo di battaglia!- Cosa aveva detto? Era per caso

impazzita? -Cosa stai dicendo?! Ormai quel che è stato è stato, se è morto non

potrai più fare niente!- Solo dopo mi accorsi della freddezza delle mie parole: lei mi

guardava sconvolta. -Ascolta, se vuoi andare a rischiare la vita vai pure, ma io non

ti seguirò, in ogni caso il luogo di incontro sarà a Vancouver- Ero fuori di me in quel

momento, senza darle il tempo di rispondere cominciai a correre verso il confine

con il Canada. Non sentii più la sua presenza accanto a me, segno che aveva deciso

di rischiare la vita per Diego: peggio per lei, pensai. In tutta la mia vita non avevo

mai avuto delle persone, degli amici su cui potevo contare, ma non potevo mettere

in pericolo la mia vita a causa delle loro scelte. Bree aveva scelto la strada della

morte e anche Diego lo aveva fatto… Diego -Fred, mi raccomando… proteggila-

Cosa stavo facendo?! Avevo gli avevo giurato che l’avrei protetta e invece al primo

problema ero andato via. Schifato da me stesso feci velocemente dietro front e mi

diressi al luogo dello scontro: dovevo chiederle scusa, spiegarle che quelle cose non

le pensavo veramente ma erano solo parole uscite dalla rabbia e dalla mia natura

da neonato. Immerso nei miei pensieri non mi ero reso conto che mi fossi

allontanato parecchi chilometri. Giunto a pochi metri dalla meta sentii nell’aria un

fastidioso odore di bruciato -No, non è possibile!- Non potevo credere di essere

arrivato tardi! Superato l’ultimo albero mi ritrovai in una vasta radura. Intorno a

me vi era l’inferno: ovunque vedevo falò di vampiri bruciati, non riuscivo a

crederci. Mi misi alla disperata ricerca di Bree, nonostante tutto però speravo di

non trovarla la in mezzo, perché se l’avessi trovata significava che… -Bree! Bree

dove s…- Le parole mi morirono in bocca appena vidi il falò davanti a me: il corpo

davanti a me indossava il suo stesso giacchetto. -NOOOOOOOO!- Cominciai ad

urlare in preda ai singhiozzi -Ti prego… perdonami- Bisbigliai infine, incapace di

alzare la voce.

----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

-Se quel giorno avessi mantenuto la parola data, invece che fuggire come un

codardo, Diego non sarebbe diventato un mostro e Bree non sarebbe morta; se

non mi fossi comportato in quel modo, adesso noi tre saremmo a vivere in giro per

il mondo e te saresti felice con tua madre e il tuo migliore amico… ma adesso devo

assumermi le mie responsabilità: Elle! Tu corri ad avvertire tua madre e gli altri, io

invece andrò a disinnescare la bomba!- Era arrivato il momento di sfruttare la mia

vita eterna per qualcosa di buono.


 

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Capitolo 23
*** corsa contro il tempo ***


POV FRED

Usciti dall’ospedale Brookhaven, io ed Elle prendemmo due strade diverse: lei si

fiondò verso il centro cittadino, il luogo dove erano rifugiati sua madre e gli altri

abitanti superstiti di Silent Hill, io invece mi diressi a folle velocità verso la grotta.

Non avevo tempo da perdere, Diego non mi aveva detto l’orario del detonatore,

ma dato che aveva scelto lo stesso girono della sua morte, probabilmente sarà lo

stesso anche l’orario. -2:06! Manca poco di un ora allo scadere del tempo: devo

sbrigarmi!- Questa volta non sarei fuggito come un vigliacco, sarei andato a

fermare l’esplosione anche a costo della vita. Ma quello non era il mio unico

pensiero, oltre l’ordigno c’era anche un'altra questione che non mi dava pace:

Bree. In quegli anni mi ero dato per certo che lei fosse morta, ma la ragazza che

avevo visto entrare li dentro, era identica a lei. Non mi potevo sbagliare, la mente

di un vampiro difficilmente sbaglia, ma allora in quel caso le possibilità potevano

essere soltanto tre: o Bree era ancora viva, in fondo non l’avevo vista morire con i

miei occhi, o era un fantasma, in fondo quella città si trovava in una specie di

limbo in bilico tra la realtà e l’aldilà, oppure è come uno dei mostri creati da Diego,

magari il suo rancore verso di me aveva creato un mostro con le sembianze di lei.

In ogni caso, era inutile starci a pensare, tra poco lo avrei scoperto, se fosse stata

un essere creata dalla psiche di Diego, a quest’ora sarebbe scomparsa con la sua

morte: in caso contrario, rimanevano le prime due opzioni. Mentre ero

concentrato nei miei ragionamenti mi accorsi che la nebbia intorno a me era

diventata meno fitta, riuscivo a scorgere la strada anche da molto distante, ma in

effetti non doveva essere una cosa positiva: uccidendo l’imperatore, cioè Diego,

avrei dovuto far sparire la nebbia, come mai era ancora qui? Dopo qualche minuto

scorsi il luogo dove i neonati mi avevano narcotizzato e catturato: bene, mancava

poco! Svoltai a sinistra e mi ritrovai davanti la grotta in questione

-uuuuuueeeeeehhhhh- Di nuovo la sirena? Ma come era possibile? Diego era

morto! La dimensione della nebbia, e soprattutto quella delle tenebre, sarebbe

dovuta scomparire con lui: che fosse ancora vivo? Oppure c’era un altro motivo?

Corroso dal dubbio mi precipitai dentro la caverna, mentre l’ambiente intorno a

me riassumeva quei tratti inquietanti che lo caratterizzavano. Plink… plink…

plink… intorno a me vi era il silenzio, interrotto ad intervalli regolari dalle gocce di

umidità che cadevano dal soffitto. Non riuscivo a vedere niente oltre il mio naso,

proseguivo all’interno del lungo tunnel, andando a tentoni ed orientandomi

usando solo il senso del tatto. Dopo diversi metri, davanti a me cominciai a

scorgere una flebile luce: non sembrava luce elettrica, ma assomigliava alla luce

solare: come fosse possibile, però, non lo sapevo. Dopo aver camminato per

qualche altro metro, mi ritrovai nel cuore della grotta. Intorno a me vi era un

grande spazio circolare, parzialmente illuminato, al centro del soffitto vi era un

passaggio di circe un metro e mezzo che filtrava la luce (era da li che avevo visto

l’illuminarsi). Posai il mio sguardo al  lato opposto dell’area e intravidi qualcosa di

nero poggiato sul muro: era la bomba, dovevo sbrigarmi e disinnescarla. Stavo per

precipitarmi verso di essa quando qualcos’altro attirò la mia attenzione: una

figura, che prima non avevo visto, stava immobile sotto la luce prodotta dal varco:

non vi erano dubbi, era lei. 

 

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Capitolo 24
*** Bree Tanner ***


POV FRED

Ora che la vedevo bene, non avevo più alcun dubbio: era lei, non mi potevo

sbagliare. Nonostante fosse girata di spalle, non era minimamente cambiata da

quando l’avevo vista l’ultima volta: indossava gli stessi jeans consumati e larghi,

per maglietta aveva una giacca, anch’essa larga, di un colore verde scuro e un

cappuccio abbinato, ai piedi portava delle semplici scarpe da ginnastica bianche,

era sempre stata una ragazza semplice. -Br… Bree sei tu?- Le chiesi, incerto: cosa

mi avrebbe risposto? E io come avrei dovuto reagire? Lei non rispose, come se non

avesse sentito la mia voce -Bree?- Tentai nuovamente. A quel punto, con una

lentezza snervante, voltò il capo facendo incrociare i suoi occhi con i miei: neanche

il suo volto era minimamente cambiato, la sua pelle era bianca come fosse fatta di

porcellana, i suoi capelli erano rimasti neri e mossi come li ricordavo e gli occhi

erano ancora i quel color del sangue, quel colore che mi dava dolore e gioia allo

stesso tempo. -Bree sei tu? Sei viva?- Chiesi nuovamente, questa volta più sicuro,

ma la mia sicurezza durò poco. Bree cominciò ad emettere strani versi, come di

dolore, dopodiché la sua pelle assunse una tonalità olivastra e il suo corpo

cominciò a crescere ad una velocità impressionante assumendo una forma

assurda; dai fianchi spuntarono, squarciando la maglietta, delle lunghe e secche

zampe e dalle mani fuoriuscirono delle lunghe lame affilate. -Ma che cazzo?!- Si

era trasformata in una specie di ragno gigante: era come temevo, era tornata

dall’altro mondo per uccidermi, era tornata per darmi la punizione che meritavo.

Bree con uno scatto rapidissimo del braccio tentò di tagliarmi la testa, ma io riuscii

per un soffio ad evitarlo: non potevo abbassare la guardia, un attimo di esitazione

ed ero spacciato. Con movimenti rapidissimi continuai ad evitare i colpi, mentre

gradualmente mi avvicinavo a lei: appena fossi stato abbastanza vicino l’avrei

colpita. Evitai l’ultimo colpo e feci un balzo verso di lei, ero pronto a colpirla

quando -Cosa stai facendo Fred? Non ti è bastato uccidermi una volta?- Quelle

parole mi immobilizzarono; approfittando di questo mio attimo di distrazione, il

mostro mi colpì in pieno con uno dei suoi artigli scaraventandomi dall’altro lato

della caverna, avevo un enorme squarcio sulla maglietta e avevo perso il braccio

sinistro, nonostante ciò rimasi a terra senza tentare di oppormi oltre: ero io il

mostro che aveva causato la sua morte, ero io che avevo scatenato il suo fantasma

vendicatore sull’intera città, forse se mi fossi fatto uccidere avrebbe risparmiato

gli altri abitanti della città. -Fred!- Chi mi stava chiamando? Non era la voce di

Bree! -Fred cosa stai facendo?! Presto rialzati!- Non poteva essere! Mi stavo

sicuramente sbagliando! -ELLE!- Cosa era venuta a fare qui?! Avrebbe dovuto

avvertire gli altri abitanti di Silent Hill e poi fuggire insieme a loro -Perché sei

venuta qui?!- Le gridai rialzandomi da terra -li ho avvertiti usando la radio che

tenevo in tasca! Tu però devi reagire, non puoi farti sconfiggere da quel mostro!-

Continuava a gridare rimanendo a debita distanza -Non posso oppormi, questa è la

punizione che il fantasma di Bree mi sta dando- Intanto il mostro mi fu di nuovo

addosso-Quello non è un fantasma! È una creatura dell’otherworld proprio come i

mostri che abbiamo incontrato- Stava mentendo, non poteva essere -Stai

mentendo! Diego è morto e con esso sono morti tutti i mostri creati da lui- L’unica

alternativa e che Diego fosse ancora vivo, ma io lo avevo visto morire con i miei

occhi. -Non è creato dall’imperatore questo mostro! Lui non era l’unico! C’è

un'altra persona che ti odia per ciò che hai fatto 35 anni fa!-

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Capitolo 25
*** il vero avversario ***


POV FRED

-Di cosa stati parlando?- Le chiesi senza capire, mentre ero intento ad allontanarmi

da Bree: nonostante fosse molto agile a colpirmi non lo era anche nel muoversi.

-Diego non è l’unica persona che non ti ha perdonato per ciò che hai fatto! Devi

riuscire a far pace con lei per poter mettere fine a tutto questo- Ma di cosa stava

parlando? Oltre a Diego c’era Bree lì con noi, perciò la mia ipotesi precedente era

quella giusta -Stai parlando di Bree, giusto?! in tal caso avevo ragione io, è colpa

mia se ora noi moriremo!- Continuai a gridarle mentre tentavo di schivare le lame

affilate che tentavano di decapitarmi. -Non mi sto riferendo a Bree! Questa

ragazza io non l’ho mai conosciuta, ma da ciò che mi hai raccontato ho capito che

non ti avrebbe mai portato rancore: lei ti aveva già perdonato prima di morire-  

Allora di chi stava parlando? Di Diego? Immerso nel mio ragionamento non mi

accorsi dell’ennesimo colpo -ARRGGGHHH!!!- Mi aveva quasi staccato una gamba

con l’ultimo colpo, avevo già perso il braccio sinistro: di quel passo, mi avrebbe

fatto a pezzi nel giro di pochi minuti. Tentò nuovamente di colpirmi, approfittando

di questa mia distrazione, ma io fui più veloce ed azionai il mio dono. Subito

Bree/mostro  si accasciò a terra colta da spasmi di dolore: mi dovevo sbrigare e

capire cosa Elle stava dicendo, prima che si riprendesse -Parli di Diego?!- Le urlai

-No, non mi riferisco neanche  a lui, mentre ero leggermente stordita

dall’anestetico ho incrociato i suoi occhi e ho capito. Quello non era uno sguardo

carico d’odio, ma uno sguardo carico di dolore: lui ti ha accusato per poter avere

un motivo che gli consentiva di vivere, ma credo che neanche lui ti odiasse

veramente- E lei cosa ne sapeva? Possibile che potesse capire il comportamento di

una persona con un solo sguardo, specialmente il comportamento di esseri

dannati come noi -Fred! Perché non capisci?! Diego ti ha perdonato, Bree ti aveva

già perdonato quel giorno di trentacinque anni fa, ma quello che non ti ha ancora

perdonato… sei tu!- Io?! Ma cosa stava dicendo?! Io non ero certo… cioè non… No!

Non poteva dire sul serio che ero io ad aver creato quel mostro -Quel mostro è la

rappresentazione dei sensi di colpa che tu provi verso di Bree. Tu nel tuo

subconscio, ti vuoi punire per ciò che le è successo, ma non c’è niente da punire,

niente da perdonare; Fred devi convincerti di questa cosa: Ciò che successe a Bree

non fu a causa tua!- Rimasi in silenzio ad ascoltare ogni sua parola… in silenzio…

cosa avrei potuto dire? Era tutto maledettamente vero, quindi quel mostro era la

rappresentazione dei miei incubi passati? Come lo avrei sconfitto se ne avevo

ancora il terrore? -FRED attento!- Non mi ero accorto di aver annullato il mio

potere, il mostro tentò nuovamente di colpirmi , ma io fui più agile e riuscii ad

evitarlo appena in tempo. Mi misi in posizione di difesa, pronto al prossimo colpo,

ma la creatura mi sorprese facendo un passo indietro: cosa voleva fare?

Inizialmente credetti che volesse prendere la rincorsa per superare la mia difesa,

ma quando capii le sue vere intenzioni, rimasi di sasso: voleva andare contro Elle.

-Elle scappa!- Le urlai frapponendomi tra lei e la creatura: poteva anche uccidermi

se voleva, ma non avrei permesso di far del male anche a lei.


 

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Capitolo 26
*** il dono affidato ***


POV FRED

Mi frapposi tra Elle e Bree pronto ad incassare il colpo -CORAGGIO! NON MI FAI

PAURA!- Gridai aprendo le braccia (quando avevo l’avevo piegata dotto il mio

dono ne avevo approfittato per riattaccarmi il braccio sinistro) e preparandomi al

colpo. Chiusi gli occhi e attesi qualche secondo, ma non sentii nessun dolore: che si

fosse fermata? Riapro gli occhi e mi accorgo che Bree si era fermata a pochi passi

da me, come se fosse esitante. -Presto, Fred! Approfittane!- Mi grida Elle alle

spalle; senza pensarci due volte, aziono il dono e faccio accasciare nuovamente a

terra il mostro. Mi fiondo sopra di esso per colpirlo, ma lui spalanca le fauci,

mostrando all’interno della bocca la proiezione di Bree -Perché vuoi uccidermi,

Fred?- Nuovamente mi pietrifico sul posto, ma una voce mi fa tornare in me -Non

ti fare ingannare! Lei non è la vera Bree!- Riprendo la carica e colpisco la figura di

Bree facendola cadere in fondo alla gola del mostro. -Fred, attento alla bocca!-

Alzo gli occhi e mi accorgo che la creatura stava per chiudere le fauci per

inghiottirmi CHOMP!!  Intorno a me scese il buio, alzai le braccia e tentai di

riaprirgli la bocca -ARRGHHH!!!- Sentii i versi di rabbia della creatura, ma di aprire

la bocca non ne voleva sapere -OK, brutto stronzo lo hai voluto tu!- Detto questo

mi fiondai contro una guancia, bucandola. La creatura urlò di nuovo, questa volta

per il dolore, mentre un fiume di sangue cominciò a fuoriuscirgli dalla bocca. Preso

da una rabbia cieca cominciò a sferrarmi una serie di artigliate, nel tentativo di

farmi a pezzi, ma io riuscii a schivarle tutte: ormai stava cominciando a perdere

lucidità. Tentò in un ultimo disperato tentativo di decapitarmi con un artiglio ma

io riuscii ad afferrargli il braccio e glielo strappai -GGUUUUARRRGGHHH!!!!- Con gli

arti rimanenti tentò di colpirmi ma io, usando l’arto strappato come arma, riuscii a

pararli tutti. Riutilizzai nuovamente il mio potere, aspettai che la creatura si

accasciasse a terra e… ZACK! Infilai gli infilai l’artiglio all’altezza del cuore. Non

ebbe nemmeno il tempo di fare un ultimo urlo, con un colpo di tosse sputò fuori

qualcosa e infine si accasciò a terra: morto. Mi girai e vidi che quello che aveva

rigettato era la proiezione con le sembianze di Bree: stava immobile e riversa a

terra. Finalmente era finita, stavo già per tirare un sospiro di sollievo quando

-FRED! La bomba!- Cazzo! Ero così preso da Bree che mi ero completamente

dimenticato dell’ordigno. Mi giro di scatto verso la bomba -0:09- Merda! Non

farei mai in tempo a disinnescarla, ne potrei portarla via. La strappo con forza dal

muro su cui e incollata e mi fiondo al centro dell’area. -0:06- alzo lo sguardo,

verso il varco che dava sull’esterno, caricai il braccio -0:03-  e lanciai l’ordigno

in aria, con tutta la forza che avevo. Schizzò fuori dalla grotta e librò nel cielo a

velocità impressionante -0:01- -Abbassati Elle! Ci sarà uno spostamento d’aria

pazzesco!- le gridai venendole incontro -0:00- un lampo di luce, proveniente,

dal varco sul soffitto, inondò l’intera caverna, seguito poi da un boato a dir poco

assordante BOOOOOOOMMM!!!! Una scossa si abbatté tutto intorno, facendo

vibrare tutti i muri adiacenti a noi -c-osa suc-ed-e?!- Gridò lei in preda al panico

-l’onda d’urto dell’esplosione è arrivata fino qui: la grotta sta crollando!- Le risposi

-Dirigiti verso l’uscita: io devo fare un ultima cosa- Continuai con un espressione

che non ammetteva repliche. Lei dopo un attimo di indecisione, si mise a correre

verso l’uscita, mentre io mi incamminai dalla parte opposta: sarei stato

abbastanza veloce per fare quello che dovevo fare e poi uscire da lì. Arrivai

all’angolo in fondo alla caverna e mi avvicinai al corpo immobile di Bree. Il suo

aspetto era identico all’ultima volta che l’avevo vista, teneva li occhi chiusi come

se stesse dormendo serenamente. Mi chinai accanto a lei e tirai fuori dalla tasca

un oggetto -Diego me l’ho ha affidato quella notte di tanti anni fa. So che è un po’

in ritardo, ma l’ho conservato per tutto questo tempo, sicuro che il giorno della

consegna sarebbe arrivato- Detto questo misi l’oggetto sulla sua mano destra,

fredda e rigida -Addio… amica mia- e mi incamminai verso l’uscita. Il piccolo anello

continuava a risplendere nella sua piccola mano di porcellana, mentre la luce

proveniente da sopra faceva brillare le parole che vi erano incise -Per Bree, la

mia unica ragione di vita. Tuo per sempre Diego-

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Capitolo 27
*** il viaggio lungo una vita ***


POV FRED

Mi incamminai a passo svelto verso l’uscita della caverna, feci appena in tempo

prima che mi franasse sopra: non che mi sarei fatto qualcosa, ovviamente. Appena

giunto fuori, incontrai lo sguardo preoccupato di Elle: era completamente

stravolta, gli occhi erano gonfi e rossi, mentre le lacrime le rigavano il viso. -A…

allora… com’è andata?- Cercò di sembrare rilassata, ma non riuscì a nascondere il

tremolio della voce: tutti quegli avvenimenti l’avevano sconvolta. -… è finita-  Dissi

queste due semplici parole, non serviva dire altro, il resto era superfluo. Vidi

l’espressione del suo viso cambiare all’istante, da stanca e terrorizzata divenne

sorpresa e contenta. Dopo qualche attimo di esitazione si precipitò su di me e mi

abbracciò; rimasi un po’ sorpreso da quel contatto, ma dopo qualche attimo di

smarrimento, la strinsi forte a me. Senza mollare la presa, alzai lo sguardo e mi

accorsi che la nebbia stava svanendo lasciando spazio al sole. Con l’arrivo della

luce sentii anche il ritorno dei miei sensi da vampiro -C’è qualcuno, intorno a noi si

stanno radunato un numero elevatissimo di odori- Sussurrai a d Elle, l’odore era da

essere umano, ma avevo imparato da quei luoghi che la prudenza non era mai

troppa. Mi voltai verso di Elle, ma mi accorsi che non mi stava ascoltando: era

intenta ad osservare il mio viso con uno sguardo stupefatto. Cosa stava

guardando? -Cosa c’è? Qualcosa non va?- Lei scosse la testa, come se si fosse

appena ripresa da un sogno -Il tuo corpo sta brillando come un diamante… sei

bellissimo- Mi ero scordato l’effetto del sole sulla mia pelle: ero rimasto troppo tra

la nebbia e l’oscurità. Le rivolsi un leggero sorriso, ma poi la spinsi dietro di me:

dovevo capire chi fossero quelle persone. I battiti dei loro cuori si fecero sempre

più vicini, finchè non vidi una folla di persone comparire davanti a noi e venirci

incontro. -Mamma!- In mezzo alla folla riuscimmo a scorgere la signora Holloway:

quindi quelle persone erano i sopravvissuti dell’Otherworld; ma cosa stavano

facendo lì? Non avevano ricevuto il messaggio? Avrebbero dovuto evacuare la

città, perché invece ci avevano raggiunto? -Non potevamo fuggire e lasciarvi qui,

così comunque sarebbe andata la faccenda saremmo rimasti sempre insieme!-

Rispose lei andando ad abbracciare la figlia. Ovunque cominciarono a risuonare

grida di gioia, mentre tutti quanti si misero intorno alle due donne: ormai io ero di

troppo, ero riuscito a sconfiggere Diego e avevo liberato la popolazione della città

da quel limbo infernale, non vi era più alcun motivo di rimanere lì. Senza che

nessuno se ne accorgesse, mi incamminai in una stradina laterale del bosco e mi

diressi fuori città. -State lasciando Silent Hill: buon viaggio- Davanti a me scorsi

il cartello, era lo stesso che avevo intravisto nella nebbia al mio arrivo, solo che

questa volta lo vedevo dal lato opposto. Ero arrivato lì con un andatura umana,

non avevo nessuna fretta in fondo, non avevo neanche un posto preciso dove

andare, in quei luoghi avevo trovato il modo per non guardare dietro ma non un

motivo per andare avanti -Dove posso andare adesso? Forse in Brasile?- Pensai ad

alta voce -Io andrei in Europa: non ci sono mai stata- Mi voltai di scatto, non mi

ero minimamente accorto della sua presenza -Cosa fai qui?- Le chiesi sorpreso

-Come sarebbe a dire “cosa fai qui”? sono qui per fare in modo che tu mantenga

una promessa- Ma di cosa stava parlando? Non riuscivo a seguirla -Ti sei già

dimenticato quello che mi hai detto nella miniera?- Mi chiese con aria scocciata; a

quel punto ricordai: le avevo promesso di portarla con me in giro per il mondo

-Ma tua madre?- Le chiesi, proprio ora che erano usciti da quell’inferno avrebbe

lasciato sua madre da sola? -è stata proprio lei a darmi il consenso di seguirti, sa

quanto mi piacerebbe viaggiare per il mondo e se con me ci fossi tu, lei si

sentirebbe più tranquilla- Lo avevo detto, aveva decisamente qualche rotella fuori

posto, pensare di essere al sicuro con vampiro non è una cosa molto saggia, e

questa cosa doveva essere anche ereditaria -Sei sicura di quello che dici? Venendo

con me saresti costantemente in pericolo, non solo gli altri ma io per primo potrei

farti del male- Doveva capire il pericolo che avrebbe corso nel seguirmi, ma ancora

una volta la sua risposta mi sorprese -Non ho paura, so che tu non mi faresti mai

del male, altrimenti lo avresti già fatto, le occasioni di perdere il controllo non ti

mancavano- Sospirai rassegnato, non l’avrei mai sconfitta in un dibattito -Come

vuoi… raggiungiamo l’aeroporto più vicino: ti porto in Europa- Con un sorriso

dipinto in volo si mise a correre oltre il cartello che dava il benvenuto in città,

mentre io mi misi inevitabilmente a pensare… dopotutto qualcosa che mi spingeva

ad andare avanti c’era ancora.


Eccoci giunti alla fine di questa storia... finalmente :3. Ringrazio tutti coloro che l'hanno seguita. In particolar modo, kelly95 che ha recensito quasi ogni capitolo. la quinta e ultima storia della serie "Twilight-Silent Hill" è in lavorazione. Spero possiate apprezzarla tutti. A presto. Bye-Bye

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Capitolo 28
*** AVVISO ***


La serie è momentaneamente in pausa. Mi sto dedicando al "restauro" dei capitoli precedenti. Grazie a tutti e arrivederci. Bye-Bye

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