You're the reason.

di IMCLIFFOCONDA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Don't talk ***
Capitolo 2: *** 2. You don't know me ***
Capitolo 3: *** 3. Shiver ***
Capitolo 4: *** 4. Surprise ***



Capitolo 1
*** 1. Don't talk ***


DON'T TALK
L'aria le arrivò addosso e si strinse di più nella giacca. Un'altra giornata in quella scuola che lei reputava stupida.

Guardò l'edificio da lontano. Fece un lungo respiro e a passo deciso entrò com un uragano. Diede una spallata a un ragazzo con non curanza e continuò a guardare avanti a lei mentre i suoi passi avanzavano verso l'armadietto. Il solito gruppetto di ragazze dall'altra parte del corridoio la guardavano come intimorite. Lei prese i libri dall'armadietto e lo chiuse violentemente. La campanella suonò e lei si diresse verso l'aula di scienze. Si infilò le cuffie nelle orecchie entrando nell'aula , si sedette in fondo vicino alla finestra e butto lo zaino sulla sedia accanto a lei. Voleva tenerlo occupato in qualche modo, non voleva nessuno accanto a lei. Prese il suo quaderno azzurro e iniziò a disegnare. I suoi disegni erano qualcosa di fantastico, ogni volta che metteva la matita su quel foglio era come se disegnasse un pezzo di lei, della sua storia, dei suoi ricordi belli o brutti, della sua anima. La lezione iniziò poco dopo che l'aula fu piena. Alzò il volume della musica e iniziò a disegnare concentrandosi su quella pagina bianca che pian piano diventava nera. Sentì una volata di aria e vide qualcuno muoversi vicino a lei. Si spaventò chiudendo velocemente il quaderno e un paio di occhi azzurri la scrutarono. Si levò una cuffia infulminandolo con lo sguardo.

'Disegni molto bene.' sorrise sfacciatamente il biondo  sfiorando il suo quaderno. Lei iniziò a farsi mille domande nella testa.

'Non sono affari tuoi.' rispose più freddamente possibile spostando il quaderno dal suo sguardo e lo guardò negli occhi, azzurri come i suoi.

'Luke. Sono Luke Hemmings, sono nuovo.' le allungò la mano per farsela stringere.

'No. Sei proprio un'idiota.' sbuffò guardandogli la mano per qualche secondo per poi aprire il quaderno nuovamente su quella pagina.

'Come scusa? Manco mi conosci.' aggrottò la fronte facendo guardare lo sguardo sugli anfibi della ragazza.

'Sei un completo idiota. Ho messo lo zaino per non far sedere nessuno accanto a me e tu arrivi a rompermi i coglioni. Inoltre sei un'idiota anche per aver scelto questa scuola.' sbottò rinfilandosi la cuffie che poco prima si era tolta e non lo degnò neanche di uno sguardo. Il ragazzo sorrise guardandola. Gli ricordava tanto lui quando aveva le sue giornate no. Anche Luke era molto spesso acido, freddo e distaccato. Iniziò a giocare con il piercing  che gli aveva perforato qualche anno prima il labbro e la osservò ancora a lungo. Era fatto così. Amava osservare e aveva una buona memoria. Guardò il nome inciso sul banco e sorrise come un'idiota. Era un'idiota. L'aveva capito che era una ragazza complicata ma lui amava le sfide. Era quel genere di ragazzo che non si tirava mai indietro e se pensa di fare una cosa la faceva, che gli altri lo volessero o no.

'Che ascolti,Elisabeth?' le tolse una cuffia velocemente e se la infilò in un'orecchio. Queste fece sobbalzare Elisabeth e la fece voltare verso di lui.

'Green Day. Forti.' sorrise ancora con quel sorriso provocatorio che ad Elisabeth iniziava a dargli sui nervi. Lo guardò ancora per qualche secondo osservandone ogni particolare mentre lui era intento a guardarsi le scarpe. Vans nere, lei le amava. Era a pochi centimetri dal suo viso visto che le cuffie erano abbastanza corte.

'Fai qualcosa dopo la scuola, El?' chiese mordendosi un labbro e il suo piercing nero fece un movimento che l'ammaliò. Lei tornò con i piedi a terra. Chi era lui? Che voleva?

'Di sicuro non ci vedremo.' sbottò mentre una canzone dei Nirvana risuonava nelle loro orecchie. Lui scoppiò a ridere e fece scontrare i loro sguardi.

'Sei un bel tipetto El.' marcò bene il suo nome con un tono che le fece venire i brividi. Lei sbuffò come se non gli importasse di quel biondo che si era precipitato a interromperla con i suoi pensieri.

'Chi sei tu per dirlo?' sbottò acida mentre tutti si stavano alzando, compreso Luke.

'Luke Hemmings. Ci si vede Elisabeth.' rise divertito quando lei lo infulminò con lo sguardo. Il biondo si voltò mettendoi lo zaino su una spalla e se ne andò sotto lo sguardo di tutte le ragazze rimaste in classe per guardarlo.





-SPAZIO AUTRICE-

Hey hey (: Questa è una nuova ff che dedico a una persona importante che mi ha cambiata e mi ha fatto capire molte cose.

Elisabeth sarei un po' io..mi sono ispirata a me stessa e Luke sarebbe una persona che sto ancora aspettando che mi salvi.

Spero che vi piaccia e se recensite al massimo in 5 continuo! x

Elisabeth: (Kaya Scodelario)

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Capitolo 2
*** 2. You don't know me ***


YOU DON'T KNOW ME

Il ragazzo biondo si appoggiò al muro imbrattato tutto di scritte stupide e insensate, s'accese una sigaretta guardando un punto fisso davanti a lui. Il suo sguardo si perse nei pensieri. Si mise sulla testa il cappuccio della felpa nera che lo ricopriva e buttò fuori il fumo che tratteneva nella sua bocca ormai da qualche secondo. Il suo sguardo si alzò quando vide una ragazza dai capelli neri e lisci che  arrivò al quel muretto all'ombra di tutto e di tutti. La sua attenzione fu catturata da lei. Elisabeth.
Il suo sguardo azzurro era arrossato dalle lacrime che gli cadevano sul viso facendogli colare tutto il trucco scuro che portava. Lo guardò per qualche istante accorgendosi della  sua  presenza, si voltò dall'altra parte dandogli le spalle pronta ad andarsene. Buttò velocemente la sigaretta a terra.
'Aspetta El.' corse verso di lei prendendola per un polso. Lei ritrasse subito in braccio gemendo dal dolore.
'Che vuoi Hemmings?' sbottò acida voltandosi verso di lui asciugandosi le lacrime con il dorso della mano ricoperta dall'enorme felpa. Sembrava più piccola ed esile. Luke amava osservare le persone e solo con uno sguardo capiva tutto.
'So che tipo sei. Sei orgogliosa, testarda e non vuoi farti aiutare da nessuno. Credi di farcela da sola e così hai iniziato a difenderti facendo la stronza con tutti. So come sei fatta, so che genere di ragazza sei e..' fu bloccato quando lei lo spintono forte verso il muro in preda alle lacrime.
' Tu non mi conosci! Non puoi dirmi questo, non sai un cazzo di me.' alzo la voce tremante, era arrabbiata e allo stesso tempo disperata e persa. Si stava per sfogare e Luke si sarebbe preparato ad ascoltarla.
'Raccontami di te allora. Dimmi che ho torto.' disse lui con un tono da sfida avvicinandosi a quella figura esile. Lei sospirò alzando lo sguardo al cielo, come per bloccare le lacrime.
'Non sono fatti tuoi. Non hai neanche la minima idea del casino che ho qua dentro, come odi tutto e tutti.' si indicò la testa sbottando arrabbiata. Era quel genere di persona che non si abbatteva e non si chiudeva in se stessa, si arrabbiava e reagiva. Da quel lato era ammirevole. Solo guardandola negli occhi Luke capiva che non era la solita ragazza che si faceva mille paranoie e si creava i problemi. Lei cercava di scappare da tutto ma non c'è la faceva. Così reagiva.
'Spiegami meglio.' disse con voce calma come per tranquillizzarla.
'Non credo che ti interessi veramente. E' complicato.' abbassò lo sguardo sui suoi anfibi. Quando sentì due dita alzarsi il mento sussultò spaventata e la punse con il suo sguardo azzurro, come se fosse di ghiaccio. Lei trovava quegli occhi qualcosa di strano e di pericoloso. Lei adorava il pericolo. Erano come un mare, belli quanto pericolosi.
'Amo il complicato El.' disse lentamente e lei giurò di aver sentito il suo respiro sul suo viso. Sentì dei brividi percorrerla la schiena. Quel strano contatto la fece allontanare da lui  e lo guardò gelidamente.
Il suo viso si alzò quando delle gocce caddero su di loro. Iniziò a piovere e Luke la prese per un braccio trascinandola via.
'Che stai facendo?' chiese spaventata mentre lui infilava le chiavi nella portiera di una macchina scura.
Luke le aprì la portiera facendogli il gesto di entrare e lei obbedì. Chiuse la portiera e fece il giro dall'altra parte mettendosi alla guida. 
'Dove abiti?' chiese mettendo in moto la macchina  tenendo gli occhi fissi su di lei.
'Non voglio andare a casa, non adesso.' sospirò stancamente riportandosi le ginocchia al mento. Aveva smesso di piangere e questo fece rassicurare il biondo che iniziò a guidare.
'Dovrei andare da un mio amico.. verresti? Staremo poco.' disse guardandomi per qualche secondo per poi ritornare alla strada. Lei con le dita accarezzava il vetro osservando stancamente le goccie che scendevano veloci. Quel silenzio era rilassante, sentire la pioggia sui vetri la calmava. Anche lei era così..come vuota e ogni tanto crollava anche lei piovendo.
Pioveva, di lacrime e dolore.
'Certo.' disse piano ed esitante.

La macchina si fermò a pochi metri da un parco giochi abbandonato. 
'Luke dove siamo?' sbuffò annoiata Elisabeth mentre guardava attentamente un'altalena che si muoveva per via del vento. Aprì la portiera e un cigolio le attraversò l'udito accompagnato dal freddo della pioggia. I suoi anfibi toccarono il cemento bagnato e lei restò lì, impassibile, a fissare la piccola pozzanghera che si stava formando accanto ai suoi piedi.
Luke era già sceso da un pezzo e la guardava confuso. Pensò. Pensò se era giusto portarla in giro o se se fosse stato meglio portarla a casa. La pioggia iniziò a bagnargli eccessivamente il viso e questo lo fece svegliare dai suoi pensieri. Gli si piazzò davanti e gli porse la mano.
'Siamo arrivati.' parlò finalmente il biondo mentre i suoi occhi le scrutarono le calze bucate sulle ginocchia che davano spazio a delle ferite fresche. Lei gli afferrò la mano sospirando e scesero dal veicolo chiudendone le porte. In qualche passo rumoroso si ritrovarono su un prato scivoloso. El iniziava a sentire i vestiti appiccarsi addosso e quello fece aumentare il suo nervoso.
'Hemmings, come mai da queste parti?' chiese una voce maschile che assunse un tono scherzoso. I due si avvicinarono a quella voce sullo scivolo che era al riparo da un ridicolo tetto della giostra. 
'Clifford.' disse come sorta di saluto sorridendo a trentadue denti mentre il piercing nero seguiva il labbro inferiore che si allargava. Lei restò a guardare i suoi occhi verdi, gli stessi si erano scontrati coi suoi in quel giorno di inverno qualche anno prima, gli stessi che la guardavano pieni di imbarazzo al loro primo appuntamento, gli stessi che le guardavano le mani giunte con le sue incrociate con addosso gli anelli che si erano regalati, gli stessi che la cercavano disperatamente nella folla, gli stessi che piangevano appena la videro farsi del male, gli stessi che guardavano i suoi occhi ormai vuoti, gli stessi che la videro piangere disperatamente, gli stessi che la guardarono sconvolti appena lo sorprese con un'altra ragazza, gli stessi che ora guardavano quella ragazza ormai vuota, spenta.. Lui, Michael, avrebbe passato tutto il suo dannato tempo per guardarla senza mai stufarsi. In quel momento una serie di ricordi gli fecero spazio nella mente.
'Elisabeth hai intenzione ancora di fissarmi o ti aggiungi a noi?' sbottò con acidità Michael mostrandosi freddo mentre Luke era intento a rullarsi una sigaretta, facendo attenzione a non far cadere il tabacco dalla cartina. Un tale disprezzo si aprì in lei che si sedette uccidendolo con lo sguardo. Lui era più forte a quel gioco, sapeva sostenere i suoi occhi ghiacciati capaci di farti venire la pelle d'oca.
'Allora la conosci.' il biondo interruppe  quel piccolo silenzio leccando i lati della cartina per sigillare la sigaretta con mani esperte. Michael smise quel gioco che stava diventando imbarazzante quando il ragazzo accanto a lui gli porse la sigaretta.
'E' la mia ex.' quelle parole uscirono dalla sua bocca con un tono soffocato per via della sigaretta incastrata fra le labbra mentre le mani cercavano nelle sue tasche un accendino. Luke spalancò gli occhi sorpreso. Quelle dannate parole. Maledette. Elisabeth le odiava e non perchè lo amava ancora, ma perchè col tempo quel dolore che gli aveva causato si trasformò in odio. Odiava ricordare di essere la sua ex e gli infastidiva perchè non poteva essere SUA. Odiava quell'essere dagli occhi verdi capace di fare così tanto male ad una ragazza, trasformandola in qualcosa che non si piaceva. Le sue parole continuarono a rimbombarle in testa, la stessa voce che gli ha urlato contro qualche anno prima. I ricordi saltarono fuori e fece un lungo respiro tremante e stanco. Le sentiva, erano sui suoi occhi pronte a uscire, quelle fottute lacrime. Alzò lo sguardo per non farle scendere. Troppa pressione, troppo nervoso, troppi problemi. Avrebbe urlato da un momento all'altro, se lo sentiva. Gli occhi continuarono a pizzicargli fortemente e lei continuava a guardare il soffitto della giostra come per bloccarle.
'Come vi siete lasciati?' aggrottò la fronte il biondo curioso facendo passare lo sguardo da Michael ad Elisabeth, da Elisabeth a Michael. Lei si alzò guardandoli con gli occhi appannati dalle lacrime e si mordeva un labbro per non farle uscire del tutto. Voleva sparire così iniziò a correre via lontano da quei due con lo sguardo confuso. La pioggia iniziò a bagnarle il viso violentemente mescolandosi con quelle lacrime piene di odio.











-SPAZIO AUTRICE-


Hey spero che questo capitolo vi sia piaciuto..a me piace più di tanto perchè mi sembra un po' noioso. Vi prometto che il prossimo sarà molto meglio (:
Ringrazie tutte quelle che hanno recensito e se ricevo altre 5 recensioni continuo! Se ci sono degli errori nel testo scusatemi ma l'ho scritto di fretta e l'ho controllato male.
Nel PROSSIMO CAPITOLO ci saranno delle descrizioni più dettagliate dei personaggi, alcuni ricordi di Elisabeth, una discussione con Cifford (eheh, non ve lo aspettavate eh?) e...tanto altro? 
Piano piano allungo la lunghezza dei capitoli e con questo vi lascio recensire..siate buoni con le recensioni ci prego :'( x

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Capitolo 3
*** 3. Shiver ***


Shiver
“Tu sei bravissima a sorridere facendo finta che vada tutto bene.”

Entrò in casa bagnata fradicia e con un movimento veloce si tolse gli anfibi pesanti. Le luci erano spente e ciò significava che sua madre non c'era. Accese la luce delle scale e ogni passo era stanco. Si appoggiò al muro e arrivò a camera sua. Aprì la porta lentamente rivelando una bambina sul suo letto. Anne. Aveva quattordici anni e dormiva nel letto di sua sorella con i capelli rossi tinti sul suo cuscino che teneva stretto. El sorrise dolcemente nel vedere propria sorella e si svestì lasciando il tutto sul pavimento. Si mise sotto le lenzuola assieme alla sorella e iniziò ad accarezzarle il viso lentamente. Assomigliava a lei e a sua madre ma il viso e alcuni lineamenti era identici a quelli del padre. Le faceva male a volte guardarla perchè gli ricordava lui. Anne sentiva tanto la mancanza del padre, era il suo punto di riferimento e da quando se n'è andato si è aggrappata a sua sorella. 'Elis, dove sei stata?' sussurrò la piccola svegliandosi aprendo di poco gli occhi stanchi ancora truccati. La più grande sorrise debolmente accarezzandogli i capelli e pensò su cosa dirle. Era piccola ma non troppo, capiva ma non capiva. Era tutto così confuso spiegarle. 'Ho fatto un giro per comprarti qualcosa per il tuo compleanno' rispose finalmente El e la sorella esplose di gioia. Le labbra si tirarono in un grosso sorriso e i suoi occhi castani la guardarono pieni di curiosità. 'Posso chiederti una cosa, Elis?' chiese la piccola giocando con le collane che la maggiore teneva al collo per poi chiedere 'Verrà anche Michael? Come l'anno scorso, ricordi?'. La ragazza sospirò: Micheal era ritornato nella sua testa dopo aver passato tanto tempo a cacciarlo via dalla sua mente. Tentativi che si erano rivelati inutili. 'Non ne ho idea, non credo..' si morse un labbro e pensando a quanto piaceva Michael ad Anne. La faceva ridere e la rallegrava sempre con battute idiote, la proteggeva dai bulli a scuola e la portava sempre in giro con lui. Era come un fratello mai avuto per lei. 'Mi manca.' sussurrò appoggiandosi al petto della sorella stringendosi a lei. El la circondò con le braccia stancamente. Amava sua sorella ed era l'unica amica che aveva. Era piccola ma aveva una mentalità adulta. Cresciuta troppo in fretta. 'Mamma lavora sta notte, quindi ci siamo solo noi..come sempre.' continuò stropicciandosi gli occhi mettendosi seduta sul letto. Sapeva bene che sua madre era sempre occupata al lavoro facendo la infermiera ma non è bello per una figlia vederla poco e sentirla quasi sempre assente. 'Mi ha promesso che per il mio compleanno mi port..' 'Non lo farà.' la interruppe duramente anche se infondo non voleva farlo. Sapeva che sua madre prometteva prometteva e prometteva senza mai combinare nulla. Il lavoro per lei veniva prima dei figli. Elisabeth non voleva che sua sorella si illudesse un'altra volta. 'Smettila cazzo.' sbottò la piccola alzandosi velocemente dal letto e con furia si mise una maglia che trovò per terra. 'Cazzo tu non lo dici!' alzò la voce facendo sobbalzare Anne. 'Tu lo dici sempre perchè non posso io? A te non te ne frega nulla di me, stai sempre in giro e torni a casa tardi dimenticandoti che hai una cazzo di sorella. Papà a quest'ora ti avrebbe picchiata come si deve ma almeno ti avrebbe dato una svegliata.' urlò la piccola sputandole in faccia tutta la verità. Velenosa, come la sorella. La sorella la guardò impassibile e vuota con la freddezza che fece tremare la sorella. 'Quindi ''cazzo'' lo dico quando voglio.' sbuffò la sorella articolando bene la parolaccia facendo tendere la mascella alla sorella maggiore. La minore sbattè violentemente la porta della stanza. 'Elisabeth è sempre stata così..fredda?' chiese Luke affiancato dal ragazzo dai capelli viola nel salotto di casa sua. Michael alzò lo sguardo dalla sua chitarra aggrottando la fronte per poi scuotere la testa. 'Che le è successo?' chiese confuso il biondo puntando gli occhi in quelli verdi. Micheal sospirò e una serie di ricordi uscirono allo scoperto.
'Quando l'ho incontrata per la prima volta eravamo in punizione assieme…’

Si sedette sulla sedia a malavoglia e guardò il prof seduto alla cattedra occupato a correggere una pila di fogli altissima e fittissima. 
‘Clifford?’ una voce adulta si alzò nell’aula. L’uomo abbastanza giovane dietro la cattedra alzò per qualche secondo lo sguardo su quel ragazzo castano dai capelli strani e buffi. 
‘Beh’ le regole le sai.’ continuò ancora per poi ritornare alle sue verifiche da correggere. 
Era un ragazzo abbastanza misterioso, forse è per questo che nessuno osava avvicinarsi o tanto meno provocarlo, i suoi capelli castano scuro erano come sparati in aria, le sue labbra rosse e carnose erano abbastanza invidiabili a tutti, che facevano da contrasto insieme a un po' di barbetta con la sua pelli bianca come il latte, era alto e si vestiva bene e solitamente con colori scuri, cosa che lo rendeva ancora più misterioso, lui era bello, ma tutti lo temevano forse perché non lo conoscevano, estraneo alla società come dire; sapeva benissimo proteggersi da solo o far finta di nulla, come se la gente non gli stesse altamente sul cazzo. 
Michael annuì flebile prendendo lo zaino e lo aprì per cercare le cuffie e il suo telefono. Una volta trovato il tutto si mise le cuffie nelle orecchie e delle parole iniziarono a risuonargli nelle orecchie e per un’ attimo chiuse gli occhi trascinandolo quelle parole alla sua mente, godendosi ogni singola nota, ogni parola.. 


She's so out of reach, and I'm finding it hard cause (Lei è così fuori dal comune, e la vedo dura perché)
She makes me feel, makes me feel,(Lei mi fa sentire, mi fa sentire)
Like I try, like I try, like I'm trying too hard,(Come se ci stessi provando, provando, provando così tanto ancora)
Cause I'm not being me, and it's getting me down(Perché non sto essendo me stesso, e ciò mi sta buttando giù)
She makes me think, makes me think,(Perché lei mi fa pensare, lei mi fa pensare)
That I try, that I try, that I'm trying too hard again(Che ci sto provando, provando, ci sto provando così tanto ancora)
Cause I'm trying too hard again(Perché ce la sto mettendo tutta una volta ancora)


Una ragazza piombò dalla porta schiantandosi contro la porta dell’aula. Il prof alzò la testa confuso mentre il ragazzo si tolse le cuffie scoppiando a ridere. Lei si sistemò i capelli con un fiatone che fece ancora più divertire Clifford, poi si avvicinò al prof.
‘Mi scusi per il ritardo. Ci hanno trattenuto in classe.’ Sorrise timidamente andando a sedersi accanto a Michael. Chiunque in quel momento avrebbe scelto un posto qualsiasi, possibilmente distante da quel pazzo, ma lei non era chiunque. Sapeva bene chi era, lo sapeva. Voleva rischiare, almeno una volta.
‘Una ragazza accanto a me..o sei nuova o sei un’idiota!’ ridacchiò facendo scorrere i suoi occhi verdi sul suo corpo tremolante che respirava ancora a fatica. Continuava a tenersi le maniche nelle mani come se avesse freddo, come se volesse nascondere qualcosa.
‘Non me ne frega un cazzo delle voci che corrono su di te.’’, la sua voce tremante echeggiò nell’aria mentre i suoi occhi continuarono a scrutarla, dall’alto al basso.
‘Si vede. Tu sei?’
‘Elisabeth Maddox.’ 
Lei aveva un viso magro ma non scarno, con una pelle poco pallida, che faceva da contrasto con i suoi occhi celesti, anche se spenti li nascondeva, copriva le palpebre di eye-liner e ricopriva le ciglia di mascara, aveva il naso a punta e con le sue guance erano rosee erano ricoperte di lentiggini, le sue labbra erano una cosa spettacolare, rosee al centro e andavano a schiarirsi, stanchi di essere torturati a morsi ma i suoi rari veri sorrisi e la sua risata potevano illuminare il buio totale insieme alle sue iridi. El non era bassa ma nemmeno troppo alta, magra con le braccia e le gambe esili, polsi ricoperti di bracciali, gambe ricoperte da jeans strappati o calze nere leggere che facevano intravedere la sua pelle biancastra,  anche d'inverno, il suo petto e i suoi fianchi erano nascosti da maglie  troppo larghe, sempre accompagnati dalla sua giacca nera di pelle e ovviamente non mancavano mai i suoi anfibi neri.
‘So chi sei. Quella El che è vittima di..’ le sue parole gli morirono in gola appena collegò tutto. Osservò i suoi occhi rossi e leggermente gonfi, labbra secche e screpolate per via dei morsi che dava per non far uscire le lacrime..
‘Dovresti fregartene Elis. Devi. Se il problema sono quelli stronzi del cazzo che ti perseguitano allora mandali a fanculo.’ Sbottò nervoso Michael mentre spostando lo sguardo sul banco. Prese un coltellino dalla tasca e incise ‘Elisabeth’.
Lei seguì ogni suoi movimento con la fronte aggrottata dalla confusione che si stava facendo largo nella sua testa.
‘Sei bella, sul serio e non lo dico solo per darti un po’ di autostima.’ Schioccò la lingua contro il palato, intento a rovinare quel banco sfortunato. Si strinse di più nella larga felpa quando la campanella suonò. Lei si alzò e corse fuori come se avesse voluto scappare, ma una mano l’afferrò.
‘Dove credi di andare Maddox?’ disse una voce al suo orecchio, un attimo dopo quella voce rise facendo percorrere una serie di brividi lungo la sua schiena. Iniziò a tremare e le sue lacrime iniziarono a rigarle il viso. Si decise di voltarsi appena si sentì trascinare via, così piantò i piedi a terra cercando di placcare quella forza troppo per lei. Si lasciò andare dopo qualche tentativo che si rivelò inutile.
‘Lasciale andare, Parker.’ Uscì dalla classe Michael tendendo la mascella. Il ragazzo che teneva Elisabeth scoppiò in una sonora risata.
‘C’è quel bastardo di Clifford!’ disse mollando la presa fra le risate e si avvicinò a lui. Michael strinse i denti e lo attirò a se prendendolo per il colletto dalle maglia.
‘Come mi hai chiamato figlio di puttana?’ e fece ancora ridere Parker, quella risata iniziò a urtare i nervi del ragazzo con lo sguardo minaccioso e spaventoso.
‘Hai capito bene bastardo. Tu non hai i genitori no? Allora sei un fottuto bastardo.’
Quella frase fece scattare il lato aggressivo di Michael Clifford che tutti temevano. Lo buttò a terra e gli si fiondò addosso iniziando a dargli una serie di pugni. Elisabeth non era molto distante da loro e del sangue le bagnò i jeans, facendola indietreggiare mentre si giungeva delle mani alla bocca aperta dalla sorpresa. Le lacrime correvano più veloci sul viso e non sapeva perché. 
‘Bastardo lo sarai tu stronzo.’ Rispose affannosamente Micheal alzandosi con le mani sporche di sangue e gli sganciò un calcio nello stomaco, facendo rannicchiare Parker per terra fai i gemiti e le urla di dolore. Si asciugò le mani sporche di sangue sulla maglia nera e si avvicinò alla figura esile di Elisabeth, prendendole la mano.
Lei era smarrita e spaventata al suo tocco. Il ragazzo subito dopo sussurrò al suo orecchio ‘Ti aiuterò Elis.’ 











-SPAZIO AUTRICE-


Hey! Mi sono impegnata un po' di più. Allora inizio col dire che sono felicissima di aver scritto un pezzo sul passato di Elis (come la chiamano Anne e Mikey) e di aver coinvolto di più Clifford. Diciamo che il protagonista di questo capitolo è lui. Alcune cose sono riemerse a causa della curiosità di Hemmings..come andrà a finire? Ehehe (?) RINGRAZIO tutte le lettrici (o lettori, ma credo ci siano solo ragazze) e un grazie enorme a tutti i recensori. Siccome voglio migliorare il mio modo di scrivere sto leggendo di nuovo un sacco..quindi mi piacerebbe leggere qualche vostra FF o OS. Chi recensisce sotto questo bellissimo capitolo passo da voi per fare lo stesso! Dai sono curiosa e voglio leggere uno dei vostri capolavori :') Magari nel prossimo capitolo scriverò quale mi sarà piaciuta di più delle vostre storie. Grazie ancora! Continuo dopo 5 recensioni belli (: Mi sono dimenticata..oops..UN GRAZIE ENORME ENORME ENORME (non pensate male pervertite su) A SCIVY e potrete trovare le sue fantastiche FF qua.

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Capitolo 4
*** 4. Surprise ***


Questo capitolo contiene qualche leggera descrizione di atti sessuali.
SURPRISE
“Le persone che ti fanno del male senza rendersene conto sono sicuramente peggio di quelle che lo sanno e nonostante tutto continuano.”

'Ti posso offrire da bere?' sentì una mano appoggiarsi sulla sua gamba e una voce roca al suo orecchio. Elisabeth si morse un labbro piena dall'eccitazione causata da quei precedenti drink.
'Solo qualcosa poi magari potremo andare da me.' La sua bocca assunse un sorriso malizioso osservando quegli occhi mori così da vicino, la sua mano scivolò verso l'interno il suo interno coscia.
'Perchè non andiamo direttamente da te? Non credo di reggermi ancora in piedi.' schioccò la lingua contro il palato mantenendo quel ghigno malizioso. Il ragazzo ridacchiò prendendola per mano per portarla verso l'uscita di quel locale così affollato, dove la gente tutta impregnata di sudore ballava accaldata in pista.
'Come hai detto che ti chiami?' chiese il ragazzo per ingannare il tempo mentre prendeva le chiavi di casa sua da una tasca. 'Elisabeth.' rispose dopo che la porta si aprì e, seguendo il ragazzo moro dai lineamenti simili a quelli asiatici, entrò. El era troppo ubriaca per guardarsi attorno e lui non era da meno. Entrambi brilli e pieni di eccitazione fecero combaciare le loro labbra sconosciute sbattendo contro una parete, un'altra parete e per l'ennesima volta un mobile. Quel bacio si era approfondito, le loro labbra erano schiuse e le gambe di El si allacciarono alla vita di lui, diminuendo quella distanza fra i loro bacini. A tentoni il ragazzo cercò disperatamente la porta di camera sua e la buttò sul letto mettendosi a cavalcioni su di lei. Le levò la giacca sentendo sotto i polpastrelli delle dita delle strane cicatrici sulle braccia.
'N-non sono nulla..' sussurrò agitata Elisabeth sulle sue labbra per poi riprendere a baciarle con foga. Lui pare non importarsene più di tanto di quelle ferite allineate e quasi tutte uguali sulle sue braccia e gli abbassò con fretta la zip del vestito.
'Io sono Calum.' le ansimò all'orecchio facendo scendere il vestito giù per il suo corpo. Mise di nuovo le gambe attorno alla sua vita quando si spogliò dei suoi jeans e boxer. Lei potè sentire bene la sua eccitazione che spingeva verso le sue gambe e si morse un labbro ansimando mentre Calum si sporgeva per prendere qualcosa dal comodino vicino al letto. Quell'attesa fu quasi massacrante per El così prese a mordergli il lobo dell'orecchio.
'Ti voglio così tanto Calum.' gemmette forte quando la sua erezione si faceva sempre più dura. Si infilò velocemente il profilattico sfilandosi la maglia che l'eccitazione gli aveva fatto dimenticare. In una spinta entrò in lei allargandole la gambe e la penetrò soffoccando dei forti gemiti sulle sue labbra..
Toc Toc
Il ragazzo continuò ansimante ma Elisabeth rivolse attenzione alla porta mentre il suo respiro iniziava ad essere così irregolare..
Toc Toc
Il bussare divenne più insistente e lei mugulò maledicendo chiunque fosse. La situazione si stava facendo sempre più eccitante ma non riusciva a lasciarsi andare con quel continuo bussare.
'C-Cal..la p-porta.' disse a fatica aggrappandosi alle spalle del ragazzo dagli occhi castani a mandorla da farlo sembrare asiatico, anche se in realtà aveva origini neozelandesi. Aveva i capelli un po' arruffati e corvini acconciati in un ciuffo. Aveva le pelle abbronzata e qualche tatuaggio sul petto e sul braccio, aveva un naso leggermente schiacciato e le labbra carnose.
'N-non importa.' gemmette sul suo collo aumentando le spinte. Si alzarono nell'aria qualche forte gemito e mugolii che sfuggivano dalle loro bocche. La loro pelle iniziò a impellarsi di sudore e una sensazione di estremo calore li pervase.
TOC TOC TOC
Quel bussare era violento ed erano sul più bello quando la porta s'aprì.
'Cal cazzo! Quante volte ti ho detto che la stanz...' calò il silenzio totale quando quella voce familiare varcò la soglia della porta. Elisabeth incrociò il suo sguardo ansimando e Calum si sfilò da lei avvolgendosi nelle lenzuola.
'Ma sei scemo o cosa?!' sbottò ancora con il fiatone. I suoi occhi verdi sguizzarono sulla figura di Elisabeth. Calum percepì qualcosa di imbarazzante nell'aria e non fece altro che stare zitto.
'Elis. E' bello rivederti.' disse Michael con voce rauca e piena di dolore, ma sorrise per nascorderlo. Dopo quelle parole chiusa la porta con gli occhi lucidi. Stava per scoppiare dalla rabbia e dal dolore..ancora dolore. Tese la mascella scendendo le scale in fretta e furia ma, quando stava per aprire la porta d'ingresso, sentì la sua voce.
'Clif..parliamo?' chiese quasi con tono supplichevole. Lui si voltò vedendola vestita con la maglia del suo migliore amico.. 'Di cosa? Di come ti stavi sbattendo il mio migliore amico? Di quanto mi ha devastato tutto questo? Di quando passavo le notti a bere per colpa tua? Di come..'
'Oh nono!' ringhiò dalla rabbia incrociando le braccia al petto, 'Oh dio, mi dispiace di averti rovinato la vita Mikey!' continuò in tono teatrale.
'A te l'ho solo migliorata!' sbottò l'altro più incazzato della ragazza che di fronte, con i pugni ben chiuse giunti ai fianchi. 'Oh il mio eroe! Mi hai salvata scopandoti la tua amica mentre stavamo insieme! Mi hai salvata quando mi facevi sfasciare di alcol mandandomi a un passo dal coma! Mi hai salvata quando non facevo altro che farmi del male dopo la nostra rottura..le tue cazzate..le tue gelosie..il tuo egoismo..Il mio eroe.' la voce gli si spezzò a ricordare e le lacrime gli irrigarono il viso dalla rabbia. Nella sua testa venne subito l'immagine di Michael Clifford nel letto assieme a una biondina urlante.. 'Ho ancora la tua immagine di come godevi. La tua fottuta faccia..la stessa che ogni giorno diceva di amarmi. Sei stato la mia rovina, Michael.'
'Io sono ancora innamorato di te, porca puttana! Ma mi sta bene. Sono stato uno stronzo, coglione, acido, freddo, idiota, bastardo, orgoglioso del cazzo. Abbiamo fatto i nostri errori e ora stai solo vivendo la tua vita. Divertiti con Calum.' disse con un filo di voce, la guardò ancora per qualche istante esitante per poi decidersi ad uscire con gli occhi lucidi.











-SPAZIO AUTRICE-


Hey! Scusate per questa cacca di capitolo..Vi starete chiedendo 'Allora perchè l'ha pubblicato?'. A dire il vero non lo so manco io ma ho intenzione di fare un capitolo BOMBA e mi serve tempo ma sopratutto idee. Sto leggendo le vostre FF e devo dire che ne ho lette di belle ma mi è difficile dirvi quale mi sia piaciuta di più :') Ritornando a questa FF vi dico che Luke Hemmings sbucherà nel prossimo capitolo assieme a Calum Hood! Spero che questo piccolo capitolo vi sia piaciuto, ho pure fatto un nuovo banner e ho cambiato il nome in 'AshCupcakeIrwin'. Continuo dopo 5 recensioni belli (: Ringrazio tantissimo chi è passato qua, anche i lettori timidoni che non recensiscono, e un grazie per la descrizione di Cal a SCIVY e potrete trovare le sue fantastiche FF qua.

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