Alberi di pesco.

di ancheimostriamano
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il pesco. ***
Capitolo 2: *** Un nuovo inizio. ***
Capitolo 3: *** Cambiamenti ***
Capitolo 4: *** Dove fuggi? ***
Capitolo 5: *** Ora non mi interessa più. ***



Capitolo 1
*** Il pesco. ***


Era seduta sotto un pesco, quel pesco che non sapeva sarebbe diventato, in un qualche modo, casa sua, sede delle sue confessioni, quelle più private, più intime, quelle confessioni che gli altri non avrebbero mai saputo.
Passava di lì ogni giorno, stessa ora, stesso passo, ma quel giorno qualcosa cambiò, non nel posto, non nell'ora, ma in lei e quel qualcosa le avrebbe cambiato la vita.
Quel giorno lo rivide.
Riccardo, Ricky per gli amici, occhi color mare, capelli color cioccolato, quell'accoppiata così impossibile, così astratta era tornata, gli era passata davanti e si erano osservati, senza scoprirsi troppo, senza leggersi dentro, ma con quella dolcezza e quella passione che da una ragazza come Alice, una col cuore freddo, amaro, con la paura di essere ferita e l'acidità come arma di difesa non ce le si sarebbe immaginate.
Lo aveva incontrato per la prima volta 4 mesi fa, ultimo giorno d'estate, ultimo giorno di vacanza, era andata da una sua amica per completare gli ultimi compiti estivi e tornando a casa si era concessa un giretto un po' più lungo, per riflettere, per rilassarsi per gli ultimi attimi di libertà che avrebbe avuto, quando vide dei riccioli color cioccolato svoltare dall'angolo subito prima che lei lo svoltasse nel senso opposto, esitò a continuare a camminare, come se per un attimo avesse perso il pensiero e le gambe si fossero fermate, il suo cuore ebbe un sussulto ma lei continuò a camminare e appena girato l'angolo guardò l'orologio: "16:32".
Da quel giorno, ogni giorno, lei era passata in quella stradina, circondata da alberi spogli e scialbi in cui risaltava un un'unico albero di pesche.
Sperava di rivederlo ma con l'andare dei giorni scemava la speranza, finchè, l'ultimo giorno di vacanze di Natale, lui ripassò, stessa ora della prima volta, ora che Alice si era segnata sulla sua agendina, piena di pensieri e scarabocchi.
Quel giorno tutto era cambiato, Alice aveva trovato, in un ragazzo, un paio di ossa con un'anima, un motivo per ritrovare il sorriso.
Quel giorno, quando occhi azzurri e capelli cioccolato tornò e Alice decise che lo avrebbe aspettato ancora, finchè non avrebbe trovato il coraggio di parlargli, e lo avrebbe aspettato sotto quel pesco, quel pesco che rendeva speciale quella stradina, come lui rendeva speciale la giornata di Alice quando lo vedeva.
8 Gennaio 2011, 16:32, Alice si innamora.

Questa è la mia prima FF con base completamente originale, so che è corto ma non volevo dire troppo solo nel primo capitolo, spero vi piaccia, davvero e grazie mille per la lettura. Se avete qualcosa da dirmi accetto benissimo sia recensioni positive che negative. Appena ne riceverò una, per capire cosa ne pensate, pubblicherò il secondo capitolo.

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Capitolo 2
*** Un nuovo inizio. ***


6:35, 9 Gennaio 2011, primo giorno di secondo quadrimestre scolastico.

Alice si alza dal letto malvolentieri, infreddolita, coi capelli arruffati e la matita sbavata, si lava la faccia e si trucca, pensa a quando il pomeriggio andrà al pesco ad aspettare Ricky passare e decide di osare un po’ di più, un filo in più di matita e un rossetto un po’ più acceso del solito.

Si mette una maglietta coi colori accesi e vivaci, per farsi notare e si mette lo zaino in spalla, chiude la porta e  va verso casa di Matilde, la sua amica, per andare verso scuola assieme.

Mentre camminano parlano, del più e del meno, di Ricky e del ragazzo di Matilde, Andrea.

Proprio mentre Matilde schiarisce le idee ad Alice, riportandola alla realtà e dicendole che è solo una coincidenza aver visto Ricky una seconda volta, Alice si zittisce, spalanca gli occhi e con un filo di voce, quasi un lamento, dice: “Ricky..” .

“Si, Ricky, stiamo parlando di lui Ali!”

“Ssshhh, Ricky, Ricky è qua, è affianco a Francesco, lo vedi?”

“Si, ma cosa ci fa qui?”

“Non ne ho idea Mati, sapevo facesse la prima scientifico..”

“Anche io, ma che ci fa al linguistico?”

“Non lo so, ora andiamo, prima che mi riconosca, dai.”

Alice e Matilde entrarono nell’istituto, un vecchio palazzo rosa antico, dei tempi della guerra che, da ormai 4 mesi era diventato il liceo di Alice e Matilde.

Alice andò a prendersi un caffè alle macchinette ma, mentre era in fila, persa tra i suoi pensieri mentre giochicchiava con le monetine, lo vide, sorriso splendente, occhi profondi, come le altre due volte che lo aveva visto, nella stradina del magico pesco.

Lui si avvicinò a lei e le si mise dietro, anche lui aspettava di prendersi un caffè.

Nella testa di Alice mille pensieri iniziarono a girare veloci e sparsi e lei, in un attimo di follia, magari dettato dall’adrenalina che l’averlo affianco le portava si girò verso occhi di mare e, con le parole appiccicate, confuse e quasi incapibili gli chiese: “Ma tu mica facevi lo scientifico? Cosa ci fai nella mia scuola?”

Lui la fissò, quasi a dire “guarda che sfigata che mi parla e manco si fa capire” e sorrise.

“Tesoro, da oggi questa sarà anche la mia scuola, mi sono trasferito in questo istituto e da oggi ti toccherà sopportare il mio caratteraccio per almeno 4 anni e mezzo e ti avverto, non sarà facile.”

Fu così che Alice capì che quel ragazzo aveva un carattere difficile e che difficile sarebbe diventata anche la sua vita, anzi, lo era diventata quel giorno di fine estate alle 16:32, quando Alice aprì per la prima volta il suo cuore e si innamorò, sfortunatamente, proprio del ragazzo dal carattere difficile.



Spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo, queste poche righe, spero vivamente di ricevere delle recensioni che mi aiutino a migliorarmi, grazie mille a chiunque leggerà e/o recensirà questa FF.

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Capitolo 3
*** Cambiamenti ***


Era passata una settimana, una settimana da quando Alice aveva incrociato il suo colpo di fulmine nel corridoio della sua scuola. 

Nulla era apparentemente cambiato, agli occhi degli altri e nelle leggi che regolano il mondo, ma il mondo di Alice era sconvolto.

La scuola andava come sempre, gli amici anche e la famiglia pure, ma Alice no, Alice passava i pomeriggi al pesco a pensare, a Ricky, ai cambiamenti, alla sua vita.

Il ragazzo che le aveva innescato il colpo di fulmine si era trasferito nella sua scuola, aveva preso possesso del suo istituto e come se non bastasse, era anche un bel pezzo di bastardo.

Alice aveva sempre pensato, dal momento in cui vide Ricky per la prima volta, che la sua vita sarebbe ruotata intorno a lui, che ogni suo momento futuro avrebbe avuto nelle fila della sua trama gli occhi profondi e trascinanti di quel ragazzo, ma adesso che aveva scoperto cosa realmente la aspettava era spaventata, realmente spaventata.

Che tipo di ragazzo era? Che tipo di fidanzato era? Era simpatico? Era sempre così duro? O usava la sua durezza come corazza? Mille domande le ribollivano nel cervello, ma neanche una sembrava avere una risposta certa o plausibile. 

Si abbandonò sul letto, quel lunedì dopo scuola, con le cuffiette nelle orecchie che le inondavano la mente con le parole di ‘That’s youth’ degli Anti-Flag che le sembrava fin troppo una coincidenza in quel momento, era solo adolescenza, dopotutto, o forse no? Forse, tutto quello, non era solo una parte piccola e limitata di un’adolescenza destinata a finire, forse era una parte di adolescenza, una grande parte di adolescenza che Alice si sarebbe portata appresso per tutta la vita.

Alice si tolse le cuffie, spense il suo Ipod e si mise seduta, gambe incrociate e testa appoggiata alla testata del letto, doveva studiare diritto, ma pensava solo a quel maledetto scherzo del destino, trovarsi Ricky a scuola, rovinare quell’amore platonico fino ad ora così perfetto, e si chiese “E se il destino me lo avesse fatto conoscere per un motivo? Chi sono io per andare contro il destino?”

Alice pensò e ripensò a quei giorni, a quelle coincidenze che le facevano attorcigliare lo stomaco, agli occhi di Ricky, Riccardo, le suonava più dolce, più elegante. Fissò a lungo il soffitto, in silenzio, a quello che sarebbe potuto succedere. Lui l'avrebbe notata? se ne sarebbe innamorato? Si sarebbero messi assieme?

Si rimise le cuffiette nelle orecchie, passò a un genere di musica più allegro, più frizzante e iniziò a fare ordine in camera, come sempre faceva nei momenti in cui la sua mente partiva e iniziava a farsi lunghi viaggi in mondi alternativi in cui tutto può succedere.

Finito di sistemare si fece una bella doccia calda, si infilò il pigiama e si mise nel letto, addormentandosi senza nemmeno ricordarsi di non aver studiato diritto, con un mezzo sorriso abbozzato sulle labbra e il costante pensiero di occhi di mare in testa. 

 

Ho faticato tanto nel decidere se continuare o no questa FF, non aveva grandi risultati, ma a me piace, quindi continuerà, spero che prima o poi qualcuno me la recensisca, per sapere cosa ne pensate voi, buona serata bellezze.

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Capitolo 4
*** Dove fuggi? ***


Il giorno seguente Alice si svegliò normalmente, si preparò con meno voglia del solito e scese di sotto a fare colazione.
Lascio il pasto mattutino quasi integro, la sola idea di rivedere Riccardo a scuola le faceva intrecciare lo stomaco e la faceva sbiancare.
Prese lo zaino, le cuffiette e uscì, nel freddo buio delle mattine invernali, la bocca coperta da una pesante sciarpa di lana e la treccia che le univa i capelli parzialmente coperta da un cappellino scuro con una scritta.

Alle 8 meno 10 Alice si ritrovò, leggermente in anticipo, davanti al portone dell'istituto, ancora chiuso come di consueto.
"Meglio, così evito di incontrarlo stamattina", pensò. Ma nemmeno il tempo di terminare il rassicurante pensiero che inrociò con lo sguardo un profondo azzurro intenso, attraente e vomitevole allo stesso tempo, quello di uno sguardo ammiccante e allo stesso tempo provocatorio.
Si girò dall'altra parte, cercando una qualsiasi persona di sua conoscenza con cui intrattenere conversazione evitando di farsi fermare da lui, ma non servì a molto, Alice era nuova in quella scuola, era una primina, si, vero, una bellissima primina apprezzata da molti, ma le persone con cui realmente poteva parlare senza sentirsi intrusa erano i suoi compagni e di loro, nemmeno la traccia.

"Dove fuggi?" Alice si sentì una mano pesante e grossa sull'esile spalla appesantita dallo zaino, era lui, occhi di mare, il suo peggior incubo da volta stomaco.
"Ehm... sto cercando un'amica, dovrebbe essere qua da qualche parte.." Balbettò cercando di non incrociare mai il suo sguardo.
"Ti ho spaventata? Perchè non mi guardi? Non sono mica uno sconosciuto."
"Si ma ora dovrei andare, scusa." Alice cercò di sviarsela, cercò di liberarsi, ma prima di potersene finalmente andare arrivò la risposta di lui.
"Bhe, per ora ti lascio andare, ma all'uscita da scuola ti troverò e verrai con me, devo parlarti!"
Alice si sentì l'agitazione salire dallo stomaco, cosa doveva dirle? Sapeva qualcosa sui suoi sentimenti contrastanti? Lo aveva capito?

Entrò nell'istituto, si sedette al suo banco e ci rimase seduta fino alla fine delle lezioni, che seguì solo fisicamente, la testa era occupata a riesaminare quella frase "devo parlarti" in ogni sua sfumatura, in ogni suo accento e in ogni sua virgola.

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Capitolo 5
*** Ora non mi interessa più. ***


Una volta entrata, o meglio, scappata in classe, Alice si sedette al suo posto e staccò il banco della sua compagna dal suo, lo allontanò dal suo. Quel giorno Alice non avrebbe sopportato una sola parola in più del dovuto, Ricky le aveva messo ansia e nervoso addosso e sentire qualcuno parlare l'avrebbe fatta solo innervosire ulteriormente. Sarebbe stato meglio passare quelle 6 ore di scuola più tranquillamente possibile, anche perché alla fine di esse avrebbe visto lui e questo sarebbe stata già una buona fonte di preoccupazioni.
Quella mattina Alice affrontò anche un compito, una banalità se ci si pensa, qualche frasetta da tradurre dal latino che in prima superiore è più che banale, ma con quei pensieri in testa, con l'idea di dover vedere occhi di mare all'uscita da scuola e il pensiero di doverci parlare quelle banali frasette sembravano arabo.
Spense per qualche secondo il cervello e velocemente tradusse quelle frasi alla bene e meglio, pensando di aver fatto un lavoro almeno sufficiente Alice consegnò il foglio alla prof che le disse di accomodarsi pure fuori dalla classe per evitare di infastidire i compagni ancora impegnati nel compito.
Seduta in corridoio, con la gente che passava, che andava e veniva, Alice si concentrò sul trovare un modo di scapare l'incontro con Ricky quel pomeriggio fuori da scuola. 
La sua mente lavorò per un tempo che nemmeno lei riuscì a quantificare e quando la campana dell'intervallo suonò Alice tornò in classe, aveva paura di incontrarlo e sentirsi dire dettagli scomodi sul perché la volesse vedere fuori da scuola.
Seduta al suo posto da sola, con lo sguardo perso nel vuoto si sentì toccare una spalla, la sua mente la riportò a quella mattina, quando quella sensazione su quella spalla gliela provocò occhi di mare. 
Questa volta però le era andata meglio, era Fabio, il suo compagno di classe, l'unico maschio con cui Alice avesse davvero legato.
"Tutto ok Ali?"
"Si Fafa, sto solo pensando... Ricky, occhi di mare, stamattina mi ha fermata dicendomi che oggi pomeriggio all'uscita mi vorrebbe parlare e io... bho ho paura"
"Paura di cosa?"
"Di lui, mi provoca sensazioni contrastanti e scomode..."
"Facciamo così, esco con te oggi pomeriggio ok? Così non ti sentirai sola."
"Grazie mille Fafa, sei un grande!"
Alice ringraziò Fabio con un grande abbraccio e si preparò per le ultime due impegnanti ore di scuola.
Al suono dell'ultima campanella lo stomaco di Alice fece un rumore strano e lei sentì uno strano bruciore, era l'ansia che saliva.
Fabio notò lo sguardo e la faccia di Alice, si avvicinò a lei e la prese sotto braccio, si mise lo zaino in spalla e iniziarono a uscire dall'istituto.
Appena usciti dal portone principale Alice e Fabio iniziarono a scrutare lo spazio circostante per cercare Ricky, ma quando Alice vide i suoi inconfondibili capelli notò qualcosa di strano.
Ricky era appoggiato a un albero, dietro all'albero c'era una ragazza, una bella ragazza, e le mani di qulla ragazza erano strette un quelle del bel ragazzo.
Alice si girò verso Fabio.
"Puoi andare Fafa, mi sento più sicura ora."
"Ma..."
"Niente ma, devo imparare ad essere indipendente no?"
Alice sfoggiò un sorriso evidentemente sforzato e salutò Fafa, dirigendosi prepotentemente verso occhi di mare.
Quel coraggio inaudito non era da lei, era proprio l'adrenalina a farla agire così o sotto sotto Alice era un po' gelosa?
"Ehi Ricky"
Occhi di mare non se l'aspettava, lasciò le mani della bella ragazza e prendendo Alice per un braccio la trascinò abbastanza lontano da uscire dal campo audio della tipa a cui 10 secondi prima stava teneramente massaggiando le mani.
"Alice!" sorrise.
"Ricky." disse secca e fredda.
"Volevo dirti ecco.."
"No, quello che volevi dirmi ora non mi interessa più, davvero, lascia stare."
Alice svuotò la bocca dalle parole in modo secco, deciso e apatico, non era in lei, girò i tacchi e si allontanò a testa alta da occhi di mare, un bel bagno caldo e rilassanta la aspettava a casa.


Eccomi qua col quinto (?) capitolo di "Alberi di pesco".
Non pensavo che avrei continuato, in quanto i precedenti capitoli non hanno riscosso poi tanto successo, ma rileggendoli mi sono fatta tante idee su come continuare e questa volta, con più voglia e più impegno ho tirato fuori un bel capitolo corposo e intenso che spero che qualcuno apprezzi! Spero di trovare qualche recensione che mi aiuti con le idee o con la motivazione per andare avanti con questa FF a cui tengo moltissimo! Un bacio a tutti!

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