We are grounders

di tins_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All in ***
Capitolo 2: *** come with us ***
Capitolo 3: *** butterly ***
Capitolo 4: *** war is over? ***



Capitolo 1
*** All in ***


Bellamy
Prima spariscono Clarke e Finn, poi anche Monty non risponde più alla radio.
Se i grounders hanno voglia di giocare, hanno scelto la persona e la serata sbagliata.
-Tornate al campo e portate con voi il ragazzo. Da qui proseguo da solo-
Nessuno protesta, sanno che è pericoloso essere in tanti in questi boschi soprattutto quando stai cercando di passare inosservato.
-Bellamy non puoi-. Quella che parla è mia sorella, Octavia. Mi guarda seria, gli occhi blu fissi su di me, consapevole di quello  che sta per dire. –Abbiamo già perso Clarke, non possiamo permetterci il lusso di perdere anche te. Chi resterà al comando?-.
So che ha ragione ma so anche di non poter lasciare gli altri, la mia famiglia, fuori a combattere da soli. Nemmeno Finn, anche se non mi va completamente a genio, perlomeno devo farlo per Raven. L’ha già perso una volta, malgrado tutto ciò che è successo fra loro questa cosa la spiazzerebbe ed è una risorsa troppo preziosa per perderla.
-Octavia finché non torno sarai tu a prendere il mio posto. Non contraddirmi, sono l’unico in grado di trovarli-.
Lei mi guarda preoccupata, le sorrido. Anche ora penso solo a proteggerla, a fare in modo che torni all’accampamento il prima possibile, prima che si faccia del male.
-Andrò io con lui- a parlare è Raven. Sapevo che si sarebbe proposta. Doveva trovare Finn.
Dopo un ultimo abbraccio Octavia si decise a tornare indietro e a seguirla Jasper, sempre sull’attenti.
Raven mi guarda preoccupata. Mi prendo due minuti per capire da che parte cominciare.
-Tieni sempre a portata di mano la radio, nel caso Monty riprenda il contatto. Continuiamo per questa strada, vedo delle impronte-.
Mi incammino e il viaggio prosegue silenzioso.
 
Clarke
Appesa quassù mi sento una cretina.
Clarke sei ufficialmente la persona più stupida su questo pianeta. Riesci a scappare dal covo dei grounders e ti ritrovi appesa ad una delle loro trappole. Un genio insomma.
-Pensa- mi dico sottovoce. Tutto che riesco a formulare sono immagini di Finn. Appeso, torturato, ucciso. Tutto per colpa mia. Non riesco a ricacciare indietro le lacrime. Quindi rimango lì, a dondolare sopra la foresta buia.
Ed è nel momento in cui non mi rimangono più lacrime che vedo una luce. In lontananza, ma c’è.
-Pensa Clarke… in fretta-.
Ma la luce che arriva non è quella di una torcia, è una luce artificiale, azzurrina e tenue. Sento anche il riverbero di una radio.
Cerco di farmi notare senza urlare, non voglio che persone indesiderate notino la mia presenza. Slaccio la borraccia dalla cintura e la riesco a lanciare a qualche passo di distanza dalla fonte luminosa.
Il ragazzo mi punta la torcia in faccia e con un sospiro di sollievo si rallegra del mio ritrovamento.
Quando finalmente sono di nuovo a terra, sana e salva ma con qualche ferita superficiale, ringrazio il cielo, ma soprattutto Monty, di essere viva.
Ovviamente la felicità non dura molto. Passano pochi minuti che subito sentiamo non molto lontano voci nemiche. Strattono Monty per un braccio e mi faccio aiutare per arrivare in fretta all’accampamento.
Ad un certo punto le voci si disperdono e notiamo che i grounders stanno prendendo la strada opposta.
-C’era qualcun altro fuori a cercarci?- chiedo ansimante.
Il ragazzo mi guarda pensoso e ad un certo punto, dopo aver sgranato gli occhi, inizia a tastarsi le tasche della giaccia e dei pantaloni.
-Cazzo, cazzo, cazzo!- è visibilmente preoccupato e questo mette in agitazione anche me.
Lo prendo per le spalle e cerco i suoi occhi con i miei.
Una volta raggiunto il contatto visivo gli ripongo la domanda. –C’era qualcun altro fuori a cercarci, Monty?-.
-Ho perso la radio. HO PERSO LA RADIO!-.
Mi giro di scatto e inizio a correre verso l’accampamento. Lui mi guarda e seguendomi mi chiede perché non stiamo andando nella direzione in cui sono andati i grounders.
-Abbiamo più possibilità di salvarli avvertendoli con la radio. Poi andremo con i rinforzi-.

Octavia
Osservo la foresta dal mio posto sicuro, da dentro le mura. Osservo il punto in cui Lincoln posava sempre i suoi fiori. Sono due giorni ormai che nessun colore rallegra la figura triste di quell’albero.
Vedo qualcosa muoversi nei cespugli. Indietreggio e poi finalmente lo vedo. Pistillo giallo ocra ornato da petali color avorio.
Faccio per sgattaiolare fuori. Lui è tornato.
-OCTAVIA!-. questa è la voce di Clarke. Ritorno alla realtà solo per constatare che quello che avevo visto non era altro che una stupida fantasia. Lincoln non sarebbe tornato. E con Clarke non c’era mio fratello.
Un momento…
-Dov’è Bellamy? Raven? Finn?- mi accorgo solo dopo aver posto tutte queste domande che la ragazza non ha un bell’aspetto.
-Aspetta ti porto nella tenda, dobbiamo curarti…- le dico offrendole la mia spalla per appoggiarsi. Lei fa cenno di no con la testa e mi obbliga a portarla dove teniamo le radio.
-Mentre io e Monty scappavamo dai grounders non ci siamo accorti di aver fatto cadere la radio. Potrebbero averla trovata e se così è stato potrebbero aver rintracciato Bellamy e Raven… dobbiamo avvertirli. Ora!-. nella sua voce coglievo malinconia e stanchezza.
Monty mi sfiora una spalla e mi fa capire che ci penserà lui.
Non voglio metterla sottopressione con le mie paure, anche se l’ansia mi sta uccidendo e vorrei davvero sapere dov’è mio fratello e se gli è successo qualcosa.
-Clarke…- le accarezzo un braccio  e lei capisce quello che sto per chiederle. Finn.
Scoppia in lacrime e in mezzo ai singhiozzi pronuncia un esasperato “non lo so”.
Il ragazzo asiatico entra nella tenda in cui ci siamo spostate e annuncia impotente che nessuno ha risposto sulla nostra frequenza.
Come se non bastasse inizia il trambusto all’esterno.
-E ora che diavolo…?!- esco e in mezzo alla folla riconosco la figura alta e slanciata di Bellamy.
 
Bellamy
Quei maledetti grounders sono tosti da seminare.
Mentre rientriamo nell’accampamento inizio ad accusare i segni della stanchezza per la corsa che abbiamo dovuto compiere per sfuggire all’inseguimento.
E insieme alla stanchezza sento anche tanto senso di colpa per non essere riuscito a trovarla… trovarli.
Mi faccio strada tra la folla.
Vedo Octavia che mi corre incontro e mi stringe forte. –Pensavo non saresti tornato… Monty non riusciva a contattarvi-. La guardo perplesso –È tornato alla base? Sta bene?- riaffiora un po’ di speranza.
-Si, è tornata anche Clarke con lui- mi dice sorridendo. Il suo volto si incupisce e capisco che comunque all’appello manca qualcuno.
Mi fa cenno di entrare nella mia tenda.
Appena varcata la soglia la vedo. Addossata ad un angolo, tra due teli di colore diverso, è seduta Clarke, cercando di nascondere le lacrime.
Mi avvicino a lei e mi siedo.
-Sono contenta che tu sia vivo- mi dice .
-È un gran complimento, princess. Dovrei far credere di essere morto più spesso- non ribatte.
Non so davvero cosa fare. D’istinto le accarezzo i capelli e il contatto la fa trasalire. Finalmente mi guarda negli occhi.
Forse è perché sente di non poter più sostenere tutto il peso che ha sulle spalle, forse è perché riesce finalmente a vedere in me una persona che può aiutarla. Fatto sta che si lascia andare fra le mie braccia e riapre i rubinetti che cercava in tutti i modi di tenere nascosti.
-Non puoi salvare tutti- le confesso un po’ titubante.
-L’ho deluso… io non ho potuto fare… niente- trema, trema come una foglia tra le mie braccia e mi sento impotente. È la stessa sensazione che provai quando Octavia venne rinchiusa e nostra madre lanciata. Questo posto doveva essere la mia rivincita, avere il potere doveva eliminare per sempre questa condizione di precarietà. Invece rimango ancora il solito. Impotente.
-Sei una guerriera, Clarke. Anche i migliori a volte non possono niente contro i propri nemici. Ormai non puoi fare nulla per Finn, ma puoi decidere di fare qualcosa per la nostra gente. Ora sta a te: punti tutto o lasci la partita?-.
Alza lo sguardo verso di me. I suoi occhi, chiari come la luna di questa notte, mi penetrano dritto nel profondo. Sento di non poter reggere ancora per molto quello sguardo.
Si asciuga le ultime lacrime, mi prende la mano tra le sue. Si prende un attimo per rimettersi in sesto. Ricaccia nel profondo la malinconia e la tristezza. Chiude gli occhi e quando finalmente li riapre tutto quello che prima era la sua debolezza si trasforma in forza. Lo vedo perché ora è rabbia. Fuoco puro.
-Non ti lascerò vincere la partita da solo. Per Finn- afferma solenne.
-Per Finn- le confermo.
Finalmente rivedo la mia principessa.


 
Angolo della vergogna: 
alcuni termini (tipo grounders) li ho tenuti uguali alla versione inglese
perché mi piacciono di più. Lo anticipo... si sono una Bellarke sfegatata
ma non volevo affrettare le cose. Ho già in mente degli sviluppi particolari
e aspetto con ansia la 1x12 e la 1x13 perché questo telefilm mi sta facendo impazzire.
Ciao belli!

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Capitolo 2
*** come with us ***


Finn
Per quanto tempo sono stato rinchiuso in questo buco?come starà Clarke? Cosa le staranno facendo?
Sono stato uno stupido. Avrei dovuto capirlo che ci stavano tenendo d’occhio. Anzi, avrei dovuto farla rimanere al campo. Dovevo proteggerla.
Mi alzo dall’angolo in cui mi ero seduto e smetto di piangermi addosso.  Se voglio uscire di qui devo inventarmi qualcosa e almeno in questo sono bravo.
Inizio a studiare la cella ma non trovo punti deboli e non ho niente con me di utile, mi è rimasta solo la borraccia. Prima di sbattermi qua dentro mi hanno tolto tutto ciò che poteva aiutarmi, comprese le armi. Non che avessi intenzione di usarle. Questa storia della guerra è andata avanti troppo a lungo.
Sento armeggiare con il chiavistello e torno al mio angolo buio.
Ad entrare è Anya. Ordina alle guardie di restare fuori e ci ritroviamo soli.
Accende una torcia e la luce giallognola del fuoco invade la stanza. Guardando la fiamma un solo pensiero mi viene in mente, un’immagine, un viso. –Clarke- mi ritrovo a sussurrare. Il mio sguardo si fa più arrogante ma la principessa dei grounders non si lascia intimidire e spegne il mio furore con uno sguardo gelato, quasi tagliente.
-La vostra guaritrice è scappata- afferma irritata. –Ha ucciso uno dei nostri. O ci aiuti o muori- termina la frase con la fronte aggrottata.
Clarke non ucciderebbe mai senza un motivo valido. –Non agirebbe in questo modo di proposito. Cosa le avete fatto?-. Nel profondo so di non esserne così sicuro. Più tempo passava con Bellamy, più diventava come lui. Portare delle armi al campo… la Clarke che conoscevo non l’avrebbe mai fatto.
-Non abbiamo fatto nulla. E ora ti farò esattamente la stessa proposta che lei ha rifiutato…- si avvicina abbastanza da farmi rabbrividire mentre espira. Il suo alito si posa sul collo e poi con gentilezza mi sposta i capelli di lato per scoprire l’orecchio.
-Vieni con noi-.
 
Clarke
Mi sveglio e capisco di non aver dormito nella mia tenta questa notte. Metto insieme gli utlimi ricordi e arrivo a capire dove sono e perché.
Non molto lontano da me Bellamy è ancora nel mondo dei sogni.
-Non fai il gradasso ora, eh?-.
Ha la bocca leggermente aperta da cui esce un filo di bava. Scoppio a ridere e mentre mi avvicino la mano alle labbra mi accorgo che vi è un impedimento.
Essa è intrecciata alle dita di Bellamy che, con presa ferma, non mi lasciano andare.
Lui si sveglia di soprassalto, spaventato dalla mia risata e imbarazzato spezza subito il contatto.
Mi guarda con il suo solito sorriso sghembo e mi lancia una frecciatina –Allora anche tu puoi essere divertita, in qualche modo-. Gli tiro una gomitata e torno seria.
-Dobbiamo lavorare- affermo rabbuiandomi.
-Clarke, rilassati. Ieri sera abbiamo già fatto tanto-.
Cerca di rassicurarmi. Lo apprezzo ma voglio la mia vendetta, si sono spinti troppo in là questi grounders.
-Dai vado a prendere qualcosa da mangiare e rifiniamo il piano. La tregua è finita- gli sorrido ed esco dalla tenta.
Il campo è deserto. Deve essere molto presto perché c’è anche più freddo del solito.
All’improvviso sento dei passi dietro di me.
Mi giro e mi ritrovo Raven.
Le forze mi abbandonano e cado in ginocchio. La voce inizia a tremare e le lacrime ricominciano a scendere a fiumi sulle guance rosse per il freddo.
-Mi dispiace-.
Non perde il contatto visivo. È arrabbiata, furiosa ma tutto quello che fa è allungarmi una mano ed aiutarmi a rimettermi in piedi.
-Non è colpa tua. Octavia mi ha raccontato quello che vi è successo-. Continua a mantenere i suoi occhi sui miei.
-Potrebbe essere ancora vivo- dico speranzosa. In realtà sappiamo entrambe che non è vero ma per gentilezza mi sorride per poi tornare seria.
-Raven avremo la nostra vendetta. Io e Bellamy abbiamo un piano, dobbiamo solo rifinire i dettagli…-
-Ero con lui quando siete stati rapiti… pensavo foste scappati da qualche parte da soli e io volevo solo dimenticarlo. Ma ora il senso di colpa mi sta uccidendo… sono io quella che deve chiederti scusa…- confessa tutto, non mi lascia nemmeno il tempo di assimilare.
Era andata a letto con Bellamy? La cosa mi sta lasciando terribilmente spiazzata. Non so il perché ma l’immagine di loro due insieme continua a essere l’unica cosa che vedo nella mia testa.
-Non avreste potuto fare molto in ogni caso- cerco di rasserenarla ma la mia mente continua a essere assente.
-Clarke dobbiamo muoverci… hei Raven! Entra, potresti esserci utile-. Bellamy si comporta come se non fosse successo niente.
Stronzo.
 
Bellamy
-Ed è per i nostri caduti che ora dobbiamo combattere! Ci siamo conquistati il nostro posto sulla Terra, non siamo più il popolo del cielo. NOI SIAMO I GROUNDERS!-
Questa è la prima parte del piano: motivazione. Non puoi obbligare la gente a combattere, quindi c’è bisogno di dargli un obiettivo. Qualcosa in cui credere, e qualcosa in cui credo anche io.
Clarke mi osserva da lontano e sorride, ma appena incrocia il mio sguardo torna ad incupirsi. Non le ho fatto niente di male… avrà il ciclo?
-A gruppi vi spiegherò qual è il vostro compito. Ora la nostra princess …- mi lancia un’occhiata di fuoco.
-… vi dirà a quale appartenete. Il primo deve raggiungermi fra 10  minuti nella tenda-. Eppure stamattina andava tutto bene tra di noi.
Raven mi si avvicina e le chiedo se sa qualcosa a riguardo.
-Tutti a preoccuparvi per lei. Cos’ha di tanto speciale?-. Ok,mossa sbagliata.
Torno nella tenda e mi ritrovo Octavia davanti, triste. L’abbraccio ma so bene di non poter fare nulla per il suo malessere. Sappiamo entrambi che Lincoln non tornerà, ma se per me non è altro che una buona notizia, per lei è come se le avessero tolto la libertà un’altra volta.
-Raggiungo il mio gruppo, ci vediamo fra poco. In più sta arrivando Clarke-. La trattengo un attimo.
-Tu sai per caso cosa le prende?- chiedo perplesso.
Scoppia a ridere e prima di andarsene mi rivolge un’ultima frase –Voi due siete così ciechi-.
La vedo salutare la bionda e rivolgermi un ultimo sguardo ironico prima di sparire dalla mia vista.
Nello stesso momento mi raggiunge Clarke e sbuffa nel vedere che sto sorridendo.
-Muoviamoci- afferma secca.
Giro gli occhi e non faccio in tempo a controbattere che continua il suo monologo.
-Forse preferiresti Raven, a pensarci bene-.
Con questa frase accende ufficialmente la mia ilarità. –E per quale motivo dovrei?- le chiedo divertito. Alza un sopracciglio e capisco dove vuole arrivare.
-Magari preferisci che vada fuori, nel bosco, a farmi rapire mentre tu vai a letto con tutto il campo!-.
La prendo per le spalle e torno serio.
-Clarke, non potevo saperlo.. e poi tra me e Raven non c’è assolutamente niente- perché mi sentivo in obbligo di giustificarmi?
-Non.. non mi interessa cos’è successo tra voi due. Il punto è..- inizia a balbettare.
-Qual è il punto?- domando.
-Niente Bellamy, lascia stare-abbassa lo sguardo.
-Beh anche tu, per quanto ne sapevo, potevi essere in giro nei boschi a divertirti col tuo fidanzato-. E questa da dove mi è uscita?
Lei si gira e mi guarda con le lacrime agli occhi.
-No, scusa è stato inappropriato. Non potevo sapere cosa stava succedendo. Ho sbagliato. Perdonami-.
E come la notte scorsa lei si tuffa tra le mie braccia e non posso fare altro che ricambiare la stretta. Le accarezzo i capelli e le tiro su il mento.
-Ti prometto che non succederà più-. I nostri volti sono a pochi centimetri di distanza e posso sentire il suo profumo risalire le mie narici. È così vicina che sento l’impulso di eliminare quello spazio d’aria e farla mia. Per sempre.
Ed è a quel punto che sento brusio fuori dalla tenda.
Ci allontaniamo ed entra il primo gruppo.
 
Angolo della vergogna:
5 MINUTI DI PARA per la sottoscritta.. mi sono ritrovata a shippare 3 coppie:
Bellamy e Clarke, Clarke e Finn, Finn e Raven.
Lo so, lo so... i Bellarke sono nel cuore di tutti ma 
non possiamo scordarci del Finn delle prime 5 puntate (si perché dopo
è diventato una nenia pazzesca) e quindi sono un po' perplessa.
In ogni caso ecco a voi il secondo capitolo,
lasciatemi tanti commenti, con suggerimenti, vostre impressioni etc...

Tanto love.

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Capitolo 3
*** butterly ***


Clarke
Niente più scherzi, questa è una vera battaglia e noi siamo pronti a rivendicare ciò che ci spetta. Abbiamo chiesto ad ogni gruppo di tenere segreta la loro missione, così saranno concentrati solo sul loro lavoro e non ci perderemo in un bicchiere d’acqua.
Io, Bellamy, Raven, Octavia, Jasper e Monty ci siamo messi ognuno a capo di una squadra diversa per tenere la situazione generale sotto controllo.
All’inizio non eravamo molto propensi a dividerci, ma è meglio avere qualcuno di fidato, su cui poter contare, per ogni parte del piano.
-Se qualcosa va storto- avevo detto ai miei compagni –continuate ad andare avanti col piano-.
Nessuno aveva proferito parola. Solo Bellamy era rimasto stupito dalle mie riflessioni.
Ed è al nostro saluto che sto pensando mentre mi dirigo nella postazione, stringendo forte la radio.
 
Appoggiato al tavolo, Bellamy Blake, rimuginava su quello che era successo negli ultimi giorni.
La malattia, il rapimento: qualcosa era cambiato in lui, anzi qualcosa era cambiato nel suo rapporto con i 100 (commento fuori luogo: forse ora sono più sugli ottanta) , con Clarke.
Ora si fidavano l’uno dell’altra e questo rendeva più forte e consolidato il gruppo.
-Siamo una famiglia- si ritrovò a sussurrare.
La sua co-cordinatrice entrò nella navicella, ormai adibita a dormitorio.
-La nostra principessa è pronta per sporcarsi le mani?- sorrise.
-L’ultimo che torna al campo paga da bere- rispose lei.
Ebbero l’impulso di abbracciarsi, stringersi forte, come era successo la notte prima e come nella tenda, quando Bellamy le aveva promesso di proteggerla.
Poi era stata lei ad assolverlo da quel compito, perché era meglio per la comunità, perché le distrazioni non sono ammesse quando si è in guerra.
Nessuno dei due però fece il primo passo.
Qualcosa si stava evolvendo dentro di loro e questo li spaventava, non gli sembrava ancora la cosa giusta da fare.
Clarke gli tese la mano e sorridendo gli augurò buona fortuna.
Bellamy ricambiò la stretta. Entrambi credevano di dissimulare bene le loro vere emozioni, ma gli occhi lasciavano trasparire la dura verità: avevano paura.
Non volevano ammettere che quella sarebbe potuta essere la loro ultima conversazione.
Lasciandole la mano le mise sul palmo una collana, la sua collana.
Era in legno, scura, e rappresentava una spada. Prima che svanisse definitivamente dal suo campo visivo, il ragazzo si lasciò sfuggire due ultime parole.
-Brave princess-.
 
Bellamy
Mi avvio velocemente verso il mio gruppo e vedo in lontananza Octavia incamminarsi verso il suo.
Ammetto che questo posto l’ha cambiata, quell’uomo l’ha cambiata.
È cresciuta e non ho potuto fare niente per dissuaderla dal far parte del piano.
Ora non posso più proteggerla, anche se la tentazione permane.
Ripasso a mente le varie parti del piano:
Monty e Raven metteranno fuori gioco la visibilità nel campo e appena fuori così potremo metterci ognuno nella propria posizione senza essere visti.
Jasper e la sua squadra di cecchini si fermeranno al ponte crollato, nascosti sugli alberi sfruttando gli stessi mezzi dei grounders che si aspettano invece un attacco da terra.
Octavia coprirà la zona appena oltre l’accampamento, alcuni si nasconderanno nella macchina in cui si erano rifugiati Clarke, Finn e Wells per proteggersi dalla nebbia e creeranno dei fori nella portiera per poter sparare, mentre gli altri faranno da diversivo ponendosi appena più indietro il nascondiglio.
Io e Clarke saremo dai due lati opposti del campo. Lei sarà davanti al portone principale: due principesse a fronteggiarsi.
Sento la mano vibrare e capisco che è la radio.
-Bellamy- è lei.
Le faccio sapere che sto ascoltando.
-Vedi di non morire- mi dice intimorita.
-Cercherò di non deluderti- sorrido.
E dentro di me spero di rivederla presto.
 
Octavia
È vero quello che si leggeva nei libri di storia: come inizia una guerra non puoi spiegarlo, puoi solo provarlo. Ed è così che mi sento in questo momento, perché non capisco da dove siano iniziati ad arrivare i primi colpi, i primi spari.
So solo che ora ci ritroviamo in mezzo al trambusto, al caos più totale.
Cerco di mantenere la calma e di capire cosa non sta funzionando. I ragazzi che dovrebbero sparare non lo stanno facendo e noi ci siamo ritrovati a dover fronteggiare un’orda di grounders senza poter contare su nessuno.
All’improvviso però lo sento. Il suono della speranza. I proiettili iniziano ad abbattere i nostri nemici uno ad uno e inizio a sentire più leggero il peso della battaglia.
Un dolore sordo alla nuca.
La testa è leggera e le immagini iniziano a diventare sfuocate.
 
Mi risveglio in una parte del bosco che non conosco.
Sento in lontananza i rumori della guerra, ma da qua non vedo nulla.
La testa pulsa e non capisco cosa sta succedendo. Ero stata presa da un grounder?
Guardo attorno per capire.
Due occhi chiari, gelidi come il mare d’inverno, mi stanno fissando. La bocca disegna un ghigno perfetto, spaventoso.
-Murphy- urlo il suo nome, confusa.
Il ragazzo mi si avvicina con disprezzo e si inginocchia. Mi prende il viso tra le mani e inizia a studiarmi. Cerco attaccata  ai pantaloni la radio ma, senza troppa sorpresa, mi accorgo di non averla più.
Il ragazzo la tira fuori e me la fa aderire completamente e con forza alla guancia.
-Volevi avvertire il tuo fratellino?- chiede malizioso. –Sarà completamente distrutto vedendo il tuo cadavere martoriato- ride.
Perché non potevamo essere 100 graziosi scout a scendere sulla Terra?
-Non sopravvivresti ad uno scontro con Bellamy. Se uccidi me sei un uomo morto- glielo sussurro, quasi sputandolo fuori dai denti stretti.
-Si, è probabile. Ma almeno lui rimarrebbe con il senso di colpa. Non riuscirebbe a sopportarlo… non aver saputo proteggere la propria sorellina- tra le mani impugna un coltello.
Me lo punta sulla tempia.
Compie una leggera pressione e traccia una linea fino ad arrivare alla clavicola.
Non urlo perché potrebbero trovarci i grounders e per me la sorte sarebbe la stessa, in più il patto era di non tornare indietro per fare gli eroi. Nessuno sarebbe venuto in mio soccorso.
Sento il sangue, caldo e denso, scendere lento sul mio corpo.
Torna nel punto in cui ha iniziato. –Dimmi, chi mi impedirà ora di andare più a fondo?-.
Il dolore è lancinante, non riesco a trattenermi e sprigiono tutta la voce che ho in corpo.
Prima di chiudere gli occhi sento le grida di terrore di Murphy e so per certo che chi mi ha sollevata da terra è una persona conosciuta.
 
Clarke
A quanto pare avevamo vinto la battaglia, ma la guerra non era ancora finita.
I soldati nemici si sono mossi in ritirata grazie alle bombe progettate da Raven e sto per tornare nel campo quando sento chiamare.
Mi giro e riconosco la figura massiccia di Lincoln.
-Clarke- questo invece è Bellamy che sta correndo dalla mia parte.
Cerco di urlargli di fermarsi, di aspettarmi nella navicella ma ormai è troppo tardi.
Si ferma di fianco a me, mi guarda e io cerco di fargli capire che non ne so niente, ma ormai non gli importa più.
Il selvaggio si avvicina lentamente e tra le braccia trasporta il corpo inerme di Octavia.
Cerco di vedere quali sono le ferite ma suo fratello mi spinge da parte e fa cenno a Lincoln di appoggiarla per terra. Lui non esegue l’ordine e Bellamy inizia ad infuriarsi.
Poi tutto accade di fretta: prima il suono e poi la vista.
La freccia scoccata arriva a segno e si immerge nel petto del ragazzo.
Chiamo a gran voce qualcuno che venga a darmi una mano. Lincoln si affretta nel portare nel rifugio la ragazza che ha salvato e io, prima di raggiungere i feriti fisso gli alberi per qualche secondo.
Una chioma folta e bruna. Un viso familiare. Ora niente.
 
-Passatemi del disinfettante! Lincoln aiutami, pensa ad Octavia, il suo è solo un taglio da non far infettare- lavoro di fretta, mi lavo le mani.
Guardo Bellamy preoccupata.
-NON osare morire, me l’hai promesso!- gli urlo.
Lui, ancora mezzo cosciente, mi prende una mano e tutto ciò che si limita a dire è –Mi fido di te, Clarke Griffin-.
 
Angolino dell'autrice:
non mi è piaciuta molto la 1x12, spero
davvero nel finale di stagione.
Più che altro finalmente vediamo quanto
siano diversi Finn e Clarke, perché non
potrebbero stare insieme e perché lei
deve andare avanti.
Beh avanti con le recensioni DeCentini :)
apprezzo molto quello che mi dite!

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Capitolo 4
*** war is over? ***


Clarke
Sono passati due mesi dall’ultimo attacco al campo e da allora molte cose sono cambiate.
Prima di tutto il luogo in cui ci troviamo: alla fine abbiamo deciso di spostarci e dopo vari giorni di esplorazione abbiamo trovato una ex base militare sotterranea. È situata vicino ad un lago ed è lontana dai grounders. Tutto intorno abbiamo disposto delle recinzioni (ovviamente in legno), abbastanza alte. Vi sono solo due entrate: il cancello e il molo.
Come siamo riusciti a fare tutto questo? Un trattato di pace.
Ci sembrava l’unica cosa da fare. Anya si è vista costretta ad accettare, le perdite erano elevate per entrambi i fronti.
Così ci ritroviamo qui, con un po’ di calma in più riusciamo anche a coltivare e la vita si è fatta meno pesante. In più è arrivata la primavera, la temperatura è mite e di giorno è piacevole prendere il sole in riva al molo.
L’unica cosa che mi rende inquieta è lo strano raffreddore che si è manifestato in alcuni dei ragazzi. Nei libri di mia madre c’era una patologia simile… allergia, mi pare di ricordare. Il problema è che non posso fare niente per loro. Bellamy ha trovato delle mascherine e ha pensato potessero alleviare i sintomi, magari funziona.
L’unica incognita rimane Finn.
Dopo la pace i grounders ce l’hanno riconsegnato illeso, ma non è più lo stesso. Esce dal campo la mattina presto e torna quando ormai solo le sentinelle sono rimaste sveglie. Non mi parla, anzi, non parla con nessuno. Continua a lanciare strani sguardi a Bellamy.
-Se sguazzi un altro po’ potresti somigliare a quella- un ragazzo alto dai capelli scuri indica col dito un punto vicino a me. Mi giro e vedo una rana.
La prendo in mano e la tiro verso di lui. –Prova a baciarla, magari si trasforma in una principessa- scherzo io.
Lui ammicca –Una basta e avanza-. Scoppiamo a ridere.
Bellamy non cambia mai.
Esco dall’acqua e mi passa i vestiti asciutti.
-Allora, cosa c’è di così importante da interrompere il mio momento di relax?- gli dico ironica.
-Finn…- prende fiato prima di riprendere –Non possiamo continuare a ignorare i suoi comportamenti, potrebbe metterci in pericolo-.
So che ha ragione, ma non vedo modo per convincerlo a parlarci. Gli dico quello che penso e lui concorda.
 
Finn
Vedo Clarke avvicinarsi al mio dormitorio, stranamente non è con Bellamy, forse potrei spiegarle tutto… ma non mi perdonerebbe mai. Meglio restare fedeli al piano A.
Continuo con nonchalance a preparare lo zaino. Lei bussa delicatamente e chiede se può entrare. Le dico di si ma non mi volto, non ancora, non riuscirei a mantenere il contatto con i suoi occhi, non riuscirei più a partire.
-Cosa fai?- mi chiede cercando di guardare oltre le mie spalle, non vuole avvicinarsi a me.
-Niente- rispondo. Mi rendo conto che il mio tono è spento, ma non posso fare altrimenti.
-Finn, vedo lo zaino… dove credi di andare?- la sento muoversi per la stanza, continuo a non voler sostenere il suo sguardo.
-Una ricognizione, magari trovo qualche erba medica- freddo come il ghiaccio.
Mi mette una mano sulla spalla e mi sposta, mi gira verso di lei. Nonostante tutto però non riesce a guardarmi negli occhi. E io sospiro. Anche se da una parte sono felice, vorrei che le cose tornassero come prima.
-Mi ami ancora, se no riusciresti a guardarmi- affermo senza pensarci.
-Finn, non hai detto a nessuno quello che ti è successo- tenta di virare il discorso altrove.
-Non ho voglia di parlarne, ti ho detto che ero al sicuro!- sbatto a terra lo zaino senza accorgermene. Clarke si allontana lentamente.
-E allora dov’eri mentre la nostra gente moriva?- si limita a sussurrare. È impaurita ma anche indignata dalle mie parole, forse dalle mie azioni.
-C’era Bellamy a proteggerti- dico sprezzante.
-Devi smetterla di ridurre le nostre discussioni a lui, non c’entra niente e oltretutto è l’unico su cui posso contare a quanto pare!- prende fiato, si calma –Fai quello che vuoi Finn, vai pure a schiarirti le idee. Quando torni parleremo seriamente e mi dirai cosa ti è successo-.
Esce, si blocca un secondo sulla porta, forse vuole darmi un ultimo sguardo infernale, di quelli che solo Clarke Griffin può fare. Invece se ne va.
L’ultima immagine che avrò di lei sarà questa, mentre mi volta le spalle.
 
Bellamy
La vedo arrivare con la fronte corrucciata e so che in questi casi è meglio svignarsela.
Come se mi avesse letto nella mente una mano mi prende e mi porta nell’oscurità. Mi sbatte contro al muro e finalmente riesco a vedere il mio salvatore.
-Raven?!- rimango basito di fronte alla ragazza. –Non mi aspettavo che fossi tu- le dico.
-Che c’è Bellamy? Non hai voglia di un’altra avventura?- ride, mi guarda come farebbe un bambino di fronte ad una barretta di cioccolato. Effettivamente ci siamo divertiti un paio di volte da quando siamo arrivati qua, ma mi sembra la cosa più sbagliata da fare in questo momento.
Cerco di ritrarmi dalla sua morsa. –Penso che dovremmo smetterla- le rispondo non troppo sicuro.
-Forse hai paura che qualcuno ci scopra? Cos’hai da perdere?- fa la maliziosa ma stavolta sono deciso a non cedere… eppure è così bella. Non il tipo di ragazza per cui farei i salti mortali, ma ha un corpo mozzafiato. La stringo, prendendola per i fianchi ma non posso fermare il pensiero che si sta facendo piede nella mia testa: come sarebbe stringere Clarke?
 
Esco di nascosto dallo studio di Raven, lei si è addormentata e non vorrei svegliarla. Mentre passeggio per la base noto che non c’è nessuno in giro. Che ore saranno? Decido di andare a dare un’occhiata all’aria aperta.
Fuori è notte e le stelle splendono in cielo, la luna è piena e illumina il campo semideserto. Rimangono in piedi le guardie per il loro turno. Decido di sedermi sul molo e con un gesto della mano saluto i miei compagni.
Il molo si trova leggermente isolato dal resto dell’accampamento e a tenerlo d’occhio ci sono due persone: Octavia e Clarke.
-Buonasera ragazze-
-Oh Bellamy sei tu… ti ho cercato per tutto il pomeriggio- afferma la bionda leggermente irritata.
-Già fratellone, dov’eri finito?- Octavia mi guarda con occhio furbo, so che lei sa, e so anche che non lo dirà a Clarke, ma perché poi mi preoccupa così tanto che lei lo venga a sapere?
-Ero a riposarmi perché stasera ti do il cambio O sei contenta?- malgrado sappia che sto mentendo accetta di buon grado la mia proposta, in questi casi so dove se ne andrà: da Lincoln. Prima che inizi ad avviarsi le do un bacio sulla fronte e lei mi promette di stare attenta. Non posso che fidarmi e sperare.
Mi siedo vicino a Clarke. –Di cosa volevi parlarmi?- le chiedo ad un certo punto.
-Oggi ho parlato con Finn, stava per andare nella foresta… quando torna dobbiamo farlo parlare- ammette lei. Il suo tono è glaciale ma so che prova ancora qualcosa per lui.
-Non puoi parlare così del tuo fidanzato- mi rendo conto del tono indisponente che ho usato. Non faccio in tempo a scusarmi che mi ritrovo nel lago. –Corretto princess- le dico scoppiando a ridere –Ma non hai pensato alla vendetta-. Agilmente le prendo le gambe e la trascino nell’oblio dell’acqua con me.
Quando torna su con il viso cerca un appoggio per riuscire a respirare e io sono la cosa più stabile e vicina a lei.
-Sei una persona orribile Bellamy Blake!- osserva Clarke.
-Attenta perché sono l’unica cosa che ti permette di stare a galla in questo momento- la avverto scherzosamente.
Apre gli occhi, i suoi meravigliosi occhi blu e sento una strana energia pervadere il mio corpo. Non è come quello che provo con Raven, è diverso, meravigliosamente diverso.
So che lei sta sentendo le stesse emozioni perché è un po’ che non proferiamo parola. Mi avvicino, sento il suo respiro che si fa sempre più veloce.
Si aggrappa a me con più forza…
 
Octavia
La mia serata doveva prospettarsi tranquilla, coccolata tra le braccia di Lincoln proprio come ora stanno facendo quei due, ma il destino ha voluto diversamente.
Mentre mi stavo dirigendo da lui infatti qualcosa di eclatante ha fermato il mio cammino e non posso fare altro che tornare indietro per chiamare i rinforzi.
Il problema è che mi dispiace interrompere i piccioncini proprio ora, nel momento in cui finalmente hanno capito quello che tutti sapevano ormai da tempo.
Troveranno un altro giorno per scambiarsi smancerie.
-BELLAMY! CLARKE! DOVETE ASSOLUTAMENTE VENIRE CON ME!-
La ragazza palesemente si colora di rosso in viso, fortuna per lei è notte e mio fratello si schiarisce la gola.
-Scusate ragazzi per aver rovinato la serata- sorrido mentre lo dico, Clarke cerca di negare. –Ma questa sorpresa vi renderà persone migliori, soprattutto a te mia cara-.
Mentre ci dirigiamo verso il luogo Clarke si avvicina a me e mi sussurra –Non è successo niente-. Rido.

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