Stranger, mere acquaintance, colleague, friend, LOVER.

di MM_White
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Room 620 ***
Capitolo 2: *** Room 607 ***
Capitolo 3: *** Room 1082 ***
Capitolo 4: *** Suite 14 ***



Capitolo 1
*** Room 620 ***


Ci sono due stanze, al sesto piano del Grand Hotel di Cannes.

Nella 607, una ragazza tanto affascinante quanto annoiata, spense il televisore e si dirise verso la stanza 620.


 

 




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1. Room 620






Era da poco passata la mezzanotte quando Josh sentì bussare alla porta. Quando l'aprì, accolse per niente sorpreso una Jennifer in pigiama e pantofole. Pensò incantato a quanto fosse meravigliosa anche senza trucco e con i capelli in disordine.

- Allora, - esordì la ragazza, - posso entrare o devi rimanere imbambolato lì fino a domani?

- Ah sì, sì, entra pure. - Farfugliò Josh mentre iniziava a sentire il rossore sul suo viso. Con lei risultava timido e impacciato come la prima volta che si incontrarono ai provini. Lo era ancora adesso nonostante ormai si conoscessero da anni. Non si sarebbe mai abituato a lei. Non si sarebbe mai abituato alla sua bellezza e ai suoi modi di fare.

Jennifer saltò sul letto e ci rimase seduta con le gambe incrociate.

- Bhè, che ci facevi ancora sveglio?

- Tu che ci facevi ancora sveglia?

- Niente, non riuscivo a prendere sonno. - Scrollò le spalle. - Posso accendere la tv?

- Ovvio, quando mai mi hai chiesto il permesso di fare qualcosa nella mia stanza?

- Così. Pensavo che magari il primo canale che avrei visto accendendola sarebbe stato uno a luci rosse.

Josh arrossì e prese al volo il telecomando. - Dammi qua! Io non vedo certe cose!

Jennifer rise e fece un balzo verso la tv, accendendola. Rimase immobile per qualche secondo, con il naso a un palmo dall'apparecchio, ad osservare affascinata la sua immagine apparire velocemente sullo schermo. Stava sfilando al Festival con un vestito bianco lungo e abbastanza morbido da delinearne i contorni formosi del corpo. I capelli biondi, che ormai le arrivavano all'altezza delle spalle, le erano stati raccolti da mani esperte in una serie di fitti e sofisticati intrecci. Gli occhi chiari, invece, apparivano ancora più luminosi grazie al trucco leggero e che richiamava i colori della terra e del mare. Mentre gli Swarovski applicati sulla stoffa del vestito e delle scarpe, contribuivano, con la parure di diamanti, a rendere sfolgorante quella figura in contrasto con il tappeto rosso.

- Eri bellissima ieri sera. - Disse Josh dopo essersi schiarito la voce, imbarazzato.

- Ero enorme, ieri sera! - Replicò Jennifer con una risatina, - Hanno inventato i computer, i telefoni...

Josh alzò le braccia urlando - gli Space Shuttle!

- Lo sbuccia-patate! - Strillò la ragazza saltando in piedi sul letto.

- Non dimentichiamoci dell'utilissimo ditofricio!

Jennifer si lasciò andare con un tonfo sul materasso. - Il ditofricio! - Disse ridendo di gusto, - che diamine è?

- Oh bhè, è una specie di appendice che si infila nel dito e diventa uno spazzolino da denti... - Spiegò Josh grattandosi la nuca, - L'ho visto su un sito, una volta.

- Comunque il punto è, - cominciò a spiegare Jennifer alzandosi sui gomiti, - che non hanno ancora inventato le patatine fritte con il zero per cento di grassi saturi!

Josh accennò un sorriso e si sedette accanto a lei.

- Non scervellarti tanto, è risaputo che la tv faccia sembrare più grassi.

- Scherzi? Ma guardami! Sembro un porcellino rosa con la ciccia che traborda dal vestito! - Rise indicando lo schermo, - con tanto di tacchi e borsetta.

- Jen, sei perfetta così. - La guardò, - credimi.

Attraverso le casse audio, nella camera si introdusse la voce squillante della giornalista. Allarmata, Jennifer tentò di prendere il telecomando ma Josh lo allontanò alzando il braccio.

 

 

«Allora Jen, come stai?»

«Divinamente come sempre!»

«Cosa ne pensi del countdown dei fans partito da quando tu e Nicholas avete annunciato delle vostre imminenti nozze?»

«Bhè da quello che so, loro fanno un countdown per tutto. Per l'uscita nelle sale del prossimo film, per l'inizio degli oscar, pensa che ce n'è uno che si chiama Prossima caduta di Jen».

- La giornalista ridacchia -

«Sì esiste, te lo posso giurare! Pensa che perfino tra i membri del cast hanno aperto un centro scommesse sulle mie cadute! Ci guadagnano parecchio sulle mie disgrazie, quei sudici sciacalli!»

- Jennifer esibisce una smorfia a voler imitare il muso di uno sciacallo -

«Ma ritorniamo all'argomento matrimonio».

«Okei, seriamente».

«So che c'è una mandria di fans imbestialiti che hanno creduto fino alla fine che esistesse una relazione tra te e il tuo collega Josh Hutcherson».

«Oh bhè...» - Jennifer abbassa la voce e distoglie lo sguardo dalla telecamera - «Anch'io ho creduto fino alla fine nella Joshifer».

- Tra il pubblico sale un'ovazione -

«Quindi...»

 

 

Il televisore si spense. Jennifer rimase in piedi, con il dito ancora sul pulsante, mentre la stanza era immersa in un imbarazzante silenzio.

-Jen... - Iniziò Josh con tono quasi petulante, - come si può dare torto ai fans se tu continui a insinuare pubblicamente che ci sia qualcosa tra noi due?

- Io... Io non insinuo niente! - Jennifer si voltò di scatto. - Dico solo la verità...

- Ma perchè sei così ingenua? La gente in quelle parole non ci vede un sentimento d'amicizia.

- E allora? Problemi loro.

- No, Jen. Problemi tuoi! Un giorno Nicholas potrebbe stancarsi di questa situazione.

- Sciocchezze, - Ribattè Jennifer scacciando il pensiero con una mano, - Nicholas non è geloso.

- Ti posso assicurare che è impossibile non esserlo quando si tratta di te. - Josh distolse lo sguardo. - Insomma, io lo sarei se fossi il tuo ragazzo.

- Josh...

- Torna in camera tua, Jen.

- No, Josh io volevo dormire qui con te.

- Non puoi.

- Perchè no? Lo faccio sempre. - Disse gettandosi di peso sul letto. Josh si alzò e iniziò a spingerla fuori dalla stanza.

- Jen, non puoi.

- Perchè? - La voce divenne stridula mentre Josh la conduceva fuori. - È perchè sto per sposarmi vero?

Il ragazzo si bloccò. - È perchè non voglio avere problemi con Nicholas.

- Ma Nicholas ti adora. Lo sa che ti vedo solo come un amico. - Disse mentre si voltava. Scrutò meravigliata il viso di Josh, mentre il suo sguardo si faceva sempre più intenso. Jennifer non riusciva a leggere i sentimenti che comparivano sul suo volto. Delusione? Dispiacere? Borbottò qualcosa che poteva sembrare un «cosa ho detto di male» e attese una sua reazione, ma Josh si limitò a scollare le spalle e ad aprire la porta.

Rimasero in piedi uno di fronte all'altro, scrutandosi. Poi la ragazza ruppe il silenzio.

- Non voglio che qualcosa cambi tra noi.

- Doveva succedere prima o poi. Tu stai per sposarti Jen, e io...

- Tu?

- Bhè, io sono tuo amico ma rimango pur sempre un uomo. Non puoi stringerti a me in quel modo, non puoi dormire nel mio letto, non puoi... Dio ma perchè non riesci a capire?

- Potrebbe succedere qualcosa di cui poi potremmo pentirci, è questo che vuoi dire giusto?

- No Jen, - Josh le sfiorò un braccio e abbassò il capo. - Potrebbe succedere qualcosa di cui tu potresti pentirti. Io non mi pentirò mai di...

- Di? Di cosa? - Lo spronò.

- Niente, lascia perdere. - Abbozzò un sorriso. - Buonanotte, Jen.

La ragazza corrucciò il viso. - Notte, Josh.

Quando richiuse la porta dietro di sè, Josh si lasciò cadere trascinandoci contro la schiena.

Gli aveva detto «Non voglio che qualcosa cambi tra noi.» Neanche lui avrebbe voluto. O meglio, avrebbe desiderato un cambiamento nel loro rapporto se questo avesse significato che Jen sarebbe diventata la sua ragazza. La sua ragazza. Ma non ci aveva mai provato, ecco la verità. Se solo glielo avesse detto, se solo avesse avuto il coraggio... E lui per lei cos'era? Prima estraneo, poi semplice conoscente, dopo ancora collega e per finire amico.

Amante.

Scacciò subito quel pensiero. Non voleva diventare il suo amante. No, non voleva davvero. Scosse il capo con forza per convincersene, ma la parola amante continuava a ronzargli in testa.

Pensa a cosa rappresenti per lei.

L'immagine gli apparve inaspettatamente, chiara e lucente. Era un dente di leone.

Glielo aveva detto lei. «Josh, per me sei il dente di leone che fiorisce a primavera». «Jen ti sei confusa», le rispose imbarazzato «dovevi dire Peeta».

Terminate le riprese lo prese da parte. «Non mi ero confusa, tu per me sei davvero il dente di leone.» Dopo aver scrutato l'espressione perplessa sul volto del ragazzo continuò. «Mi infondi sicurezza e speranza. È così. È sempre stato così anche quando non ti conoscevo. È stato così quando volevo diventare attrice, ti vidi su una rivista e la mostrai a mia madre. - Guarda – le dissi per convincerla che ce la potevo fare, - anche lui è del Kentucky e ci è riuscito. - È stato così quando avevo bisogno di sentirmi dire che Nicholas non era stato un errore, che potevamo amarci ancora. È così quando penso di non essere abbastanza brava, abbastanza carina, abbastanza, intelligente, abbastanza magra e tu mi rassicuri con una sola parola. È così quando intorno a me c'è una folla ma io sto cercando te e quando mi volto mi accorgo che cercavi di fare lo stesso anche tu. È così quando arriva l'inverno e fuori fa freddo, quando la porta rimane socchiusa e mi lasci entrare, quando le parole non riescono a spiegare. È così quando inconsciamente ti accarezzo i capelli, quando sono triste e ho bisogno di un tuo sorriso, così quando sento che mi manchi... È così... È così, Josh, è così e basta.»

Dopo quella volta Josh pensò che anche sulle labbre calde e morbide di Jen, dopotutto, ci fossero pensieri inespressi, parole non dette. Strano questo, visto che si sta parlando di Jennifer Lawrence, la ragazza priva di filtro tra la testa e la bocca e che dice tutto ciò che le frulla in mente senza pensarci sù.

Rimase seduto lì per un pò, con la schiena ancora appoggiata contro la porta. Qualche minuto pensò, ma poteva benissimo essere passata già un'ora. Non se ne rese conto perchè da quando aveva cacciato Jennifer, non faceva altro che ripetere e concludere una frase lasciata amaramente a metà.

«Io non mi pentirò mai di... amarti»

«Io non mi pentirò mai di amarti, Jen».

 

 

Estraneo, semplice conoscente, collega, amico, amante.

Qualcosa lo smosse all'improvviso. Si sollevò di scatto con gli occhi sbarrati e aprì la porta. Percorse il corridoio in fretta, rallentando solo per leggere i numeri segnati sulle porte. Mosse le labbra per sussurrarli appena: «611, 610, 609, 608...»

Alla stanza 607 si fermò e bussò due volte.

 

 


Bene, bene, bene, profaniamo anche questo fandom! Credo sarà la mia unica e sola Joshifer quindi non mi sopporterete ancora per molto. Sperando non sia davvero pessima - dato che per molto tempo sono stata indecisa se pubblicarla o no - e che voi non la sdegniate altamente,

alla prossima, MM.

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Capitolo 2
*** Room 607 ***


Okei, Jen. Ora o mai più!

 

 

 




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2. Room 607

 

 

 

 

Socchiuse gli occhi e si infilò le scarpe. Per la verità il termine giusto sarebbe stato salì sulle scarpe, in quanto alzò il ginocchio quasi fino al busto per far sì che la piante del piede poggiasse sulla suola. Creazioni, le chiamavano gli stilisti. - Sadismo puro, lo chiamo io! - Borbottò fra sè la ragazza. Dopo le sue stratosferiche entrate in scena, «saluta, sorridi, cammina e, per l'amor del cielo, ti prego non cadere!», il suo stilista aveva incominciato ad optare per scarpe dai tacchi che non fossero veri e propri trampolini di lancio. «Ma promettimi che ti allenerai a portare i tacchi alti, quando puoi. Inizia con qualcosa di semplice, un tacco 12 per esempio.» «Cosa? Ma sono altissime!» «Poi man mano aumenta, passa al 13, al 14...» «Ma mi stai sentendo?» «Al Festival ti voglio veder sfilare con un tacco 18, Jen!» «Tu sei impazzito!»

E adesso eccola qui, nella sua stanza di Hotel, la 607, a cercare di camminare con fare disinvolto su quei trampoli verde acqua. Fece qualche passo e iniziò ad imitare il brusio della folla. «Sei stupenda Jen! Oh, grazie, grazie!» Accennò un sorriso e salutò con la mano l'anta aperta dell'armadio. «Troppo facile!» Pensò con una punta di presunzione.

 

Josh mi ha cacciato dalla sua stanza.

 

«Aspetta, quando andrò a ritirare il premio dovrò salire degli scalini?» Sollevò le gambe, coordinandole come se stesse salendo sù per una scala. «Perchè tu vincerai un premio vero Jen? Vecchia mattacchiona!» Fece una smorfia allo specchio davanti a lei.

 

Mi ha cacciato dalla sua stanza e ha messo in mezzo Nicholas.

«Doveva succedere prima o poi. Tu stai per sposarti Jen...»

 

«Ma l'abito è aderente fin quasi le caviglie! Non riuscirò mai a salire degli scalini sollevando le gambe in questo modo.» - Accidenti! - Sussurrò mentre si guardava intorno. Intravide una cinta in uno dei tanti cassetti aperti e la tirò fuori. Si chinò e la chiuse intorno ai polpacci, appena sotto le ginocchia. Iniziò a camminare con passetti rapidi. Il vestito iniziava ad aprirsi solo in quel punto ed era veramente strettissimo, le pareva di ricordare. Un altro sguardo veloce allo specchio e tornò a camminare. Raggiunse il bagno e scorse sul davanzale un cestino in cui erano contenute una decina di mollette da bucato. Ridacchiando ne prese due e le applicò ai lobi delle orecchie.

Cercò di apparire più disinvolta possibile, ma il tentativo la fece sembrare ancora più goffa e comica. Arrivata allo specchio a muro, fece un breve inchino e simulò nuovamente il frastuono della folla.

- Eccola è lei! Jennifer Lawrence! - Sussurrò e si voltò appena per salutare con la mano. - E guardate un pò. No, non ci possso credere! I miei occhi ci vedono ancora bene o quello è proprio un tacco 16?

La ragazza alzò la caviglia e fece finta di guardare in camera, - È un 18, baby! - Disse con fare sensuale. - E dei miei orecchini che ve ne pare? - Alzò il capo e mosse lentamente il collo, prima da un lato e poi dall'altro. - È legno puro miei cari, anzi no, mogano!

Rise come una matta fin quasi a farsi uscire le lacrime. Poi si bloccò d'un tratto e guardò l'immagine buffa che appariva allo specchio. Il sorriso si spense lentamente.

 

«Potrebbe succedere qualcosa di cui poi potremmo pentirci, è questo che vuoi dire giusto?»

«No Jen, potrebbe succedere qualcosa di cui tu potresti pentirti. Io non mi pentirò mai di...»

«Di? Di cosa?»

«Niente, lascia perdere. Buonanotte, Jen».

 

Sussultò quando sentì bussare alla porta. La raggiunse e l'aprì senza neanche pensare in che condizioni si sarebbe presentata. In canottiera e pantaloncino corto, – sentiva caldo, quella sera – i capelli arruffati, il trucco sfatto, una cinta intorno ai polpacci, un paio di scarpe tacco 18 e per finire in gran bellezza un paio di mollette a mò di orecchini.

- Che stavi combinando? - Chiese Josh, sorpreso. Il viso accigliato.

- Ah, - Jennifer scoppiò a ridere e si chinò per togliersi la cinta. - Niente di che.

Nel dire questo perse l'equilibrio e stava quasi per cadere, se non fosse stato per Josh, che con un balzo le cinse i fianchi. Con i tacchi il viso di Josh le arrivava esattamente all'altezza del seno e lui rimase bloccato con lo sguardo dritto davanti a sè.

- Ehi, - lo richiamò la ragazza. - Io sono qua su!

- Scusa. - Sussurrò con il viso rosso e il capo chino. Si allontanò e si grattò la nuca. - Posso entrare?

- Certo. - Jennifer si scostò dalla porta.

- Begli orecchini! - Disse lui passandole davanti con un sorriso divertito.

 

Con un salto si sedette sul letto e si guardò intorno. - Che confusione che c'è qui!

- Non ci fare caso, - Chiuse l'anta dell'armadio e raccolse gli abiti per terra. Si tolse le mollette dai lobi. - Allora, cosa volevi dirmi?

Josh si sollevò e si avvicinò a Jennifer. - Togliti le scarpe, prima.

- Cosa? Perchè?

- Toglitele, Jen. - Le si avvicinò ancora di più.

Jennifer si chinò e tolse la prima scarpa, scendendo così alla stessa altezza del ragazzo. Tolse anche l'altra e quando rialzò lo sguardo Josh la sorprese con un bacio.

 

 

Le sue labbra era morbide e calde. Le assaporò ancora e ancora. Non seppe dire per quanto tempo si baciarono, ma quando riaprì gli occhi, si perse nei suoi e si ritrovò a nuotare in un bellissimo mare blu. Rimase con la fronte appoggiata su quella di Jennifer, le mani appoggiate sui suoi fianchi e il cuore che batteva all'impazzata.

- A cosa stai pensando? - Le chiese in un sussurro.

- Sto cercando di farmi venire in mente qualcosa di terribilmente stupido, ma non ci riesco. - Jen fece una delle sue solite boccacce buffe e lui sorrise. - Allora è vero che la mia analista mi sta guarendo. Dovrò darle un aumento, maledizione!

Scoppiarono a ridere, ancora con le fronti appoggiate una sull'altra. «Siamo della stessa altezza per incastrarci così» le venne in mente all'improvviso, e subito si pentì di averlo pensato. Gli accarezzò la nuca con una mano.

- E tu Josh? A cosa stai pensando?

- Che mi dispiace, ma che dovevo farlo. Almeno una volta.

- Non è carino da parte sua rubare le battute di Liam, signor Hutcherson!

Risero, e Jannifer sentì uno strano calore avvamparle nel ventre, per poi scendere più giù. Quando Josh cercò un altro contatto lei si ritrasse. Aveva biaciato il suo migliore amico. E stava per sposarsi. Ma cosa diavolo stava facendo?

- Io... Tu... Ecco... Buonanotte, Josh. - Disse con impeto. Un altro secondo in più e sarebbe esplosa. Lo avrebbe spinto sul letto e... E non doveva assolutamente accadere!

Lui sospirò e le dette un bacio sulla fronte.

- Notte, Jen.

 

 

Ci sono due stanze, al sesto piano del Grand Hotel di Cannes. Dalla 607 ne uscì un ragazzo. Percorse il corridoio e si precipitò nella 620. Doveva fare in fretta, doveva chiudere velocemente la porta dietro di sè prima che lei lo raggiungesse. Prima che lei lo raggiungesse e lo vedesse piangere. Si lasciò cadere per terra e la schiena iniziò a sussultare dai singhiozzi.

«Non lo farò più,» promise a se stesso. «Non mi intrometterò più fra Nicholas e Jen».

 

 

 

Ehmmm... Che ve ne pare?

Non so che altro dirvi... Io... Tu... Ecco...

* Scappa *

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Capitolo 3
*** Room 1082 ***


Questa vicenda è accaduta al St Martins Lane di Londra, nella Stanza 1082.

Era l'ultima sera che il cast di Hunger Games, o anche solo parte di esso,
avrebbe soggiornato nello stesso Hotel per la promozione del film che avrebbe messo la parola fine all'acclamata saga.

Venti giorni dopo, l'attrice premio Oscar Jennifer Lawrence, sposò Nicholas Hoult, anticipando le nozze di ben due mesi.

L'improvvisa variazione di programma fu vista da qualcuno come uno stratagemma per confondere i paparazzi. Altri l'attribuirono alla stravaganza dell'attrice.

Ma nessuno, in realtà, ne ha mai saputo il vero motivo.

Neanche lo stesso Nicholas.

 

 




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3. Room 1082

 

 

 


Si sentiva strana. Una sensazione di ansia le aveva attanagliato lo stomaco. Le turbinavano in testa mille pensieri e non riusciva a prendere sonno. La cena con tutti i membri del cast, l'ultima cena ufficiale, le aveva provocato un senso si tristezza e nostalgia. Perfino a lei era scappata qualche lacrima. E se piangeva Jennifer Lawrence, allora il cast aveva che da preoccuparsi. Avevano perso il loro giullare di corte. L'attrice giovane e spavalda che divertiva tutti con le sue buffonate. Ma quella sera, per quanto si sforzasse, Jennifer non riusciva proprio a ridere. Josh aveva incominciato ad evitarla sempre di più, ad alzare man mano una barriera fra di loro. Sul set, durante le scene in cui interpretava un sofferente Peeta depistato da Capitol City, lo avevano osannato tutti per le sue doti recitative. «Magnifico, Josh! Sembri essere stato depistato sul serio!», «Gary riguarda questa scena! Guarda la sua espressione mentre finge di odiare Jennifer con tutto se stesso! Caspita se recita divinamente, perchè noi sappiamo bennissimo quanto in realtà l'adori!»

Durante le riprese, Jennifer se lo chiedeva spesso. Recita oppure mi odia realmente? Avrebbe voluto chiederglielo: tu mi odi Josh. Vero o falso? Le avrebbe risposto? Ovviamente no. Ormai quando gli chiedeva qualcosa lui non le rispondeva più. Si limitava ad alzare le spalle e a voltarsi dall'altra parte. Nonostante in pubblico fingesse di parlarle e di sorriderle come aveva sempre fatto, se ne accorsero tutti. No, Josh non recitava divinamente. Sul set Josh esprime ciò che ha davvero nel cuore, ciò che prova realmente.

Sembra odiarmi perchè la verità è che mi odia davvero.

Ma allora, se le cose stanno così, quando durante i primi due film sembrava amarmi, mi amava sul serio?

Dopo quella notte, dopo quel bacio nella sua stanza al Grand Hotel di Cannes, Josh era cambiato. Se ne accorse quando iniziarono a recitare le ultime scene romantiche sul set di Hunger Games. «Più passione Josh, più sentimento!» Lo incitava Gary mentre si baciavano. «Sei innamorato di Katniss, santo cielo! Inammorato pazzo!»

Ma non era più così. Peeta non amava più Katniss perchè Josh non amava più Jennifer.

Allora mi amava, mi amava davvero.

Ed io l'ho rifiutato, cacciato, respinto...

Chissà quanto coraggio gli ci è voluto per venire da me quella notte.

Chissà da quanto tempo si tormentava e si struggeva al pensiero che non ero sua ma di...

Nicholas.

Quella sera non riusciva a prendere sonno. Pensava, pensava, pensava. Ma questi pensieri non avevano mai riguardato Nicholas. Questo cosa poteva significare? Non lo sapeva ma non era in grado di pensare ad altri se non a Josh. Era una donna terribile? Forse no, ma lei non riusciva a non sentirsi così.

- Sento che potrei impazzire! - Gridò rotolandosi sul materasso con le mani fra i capelli. - Basta, ora o mai più Jen!

Si alzò dal letto e uscì dalla sua camera.

 

 

Josh la guardava con aria seccata. La porta socchiusa per non farla entrare. Sul legno un numero dorato, 1082.

- Jen, senti non è il momento...

Jennifer ne aveva abbastanza di quella freddezza. Si era stufata dei sorrisi non ricambiati, degli abbracci non dati, delle parole non dette. Le mancava Josh, il suo Josh. Ecco, lo aveva ammesso finalmente. Non le importava più niente di Nicholas, del matrimonio, di ciò che avrebbe detto la gente. Voleva riavere Josh, scherzare, ridere, dormire con lui come facevano una volta. Era stata amata e non era riuscita a ricambiare. Ma adesso si sentiva finalmente pronta. Non sapeva se il sentimento che stesse provando fosse amore, ma era sicura che gli si avvicinava moltissimo. Lo spinse nella stanza.

- Devo parlarti Josh, è importante.

Ma mentre lo diceva si accorse della ragazza stesa nel letto che si copriva con le lenzuola. Aveva le spalle nude e Jennifer ci impiegò poco a intuire che le spalle non fossero le uniche parti scoperte del suo corpo. Balbettò incredula qualcosa e uscì di corsa.

- Jen! - Josh la seguì senza neanche richiudere la porta. - Aspetta!

Quando la raggiunse, Josh le strinse un polso, bloccandola. Il corridoio era deserto e silenzioso. Jennifer si voltò, mostrando gli occhi lucidi.

- Che schifo stai combinando, Josh... - Disse in un sussurro. Josh le rivolse un ghigno. Dove era finito il suo sorriso dolce e gentile?

- Sbaglio, o questa è una scenata di gelosia?

La ragazza voltò lo sguardo, senza rispondere.

- Una fan, Josh... - Sussurrò lei, con una punta di asprezza. - Ti sei portato a letto una fan. Non l'avevi mai fatto.

- Non sembra che a lei dispiaccia...

Josh le lasciò il polso, leggermente infastidito e colpito nel vivo. A quella reazione Jennifer accennò un sorriso sarcastico. - E devo dire che mi somiglia parecchio!

- Sei la solita egocentrica, - Disse Josh stizzito, - scendi dal piedistallo, dolcezza.

Dopodichè si voltò e si incamminò per il corridoio.

- E adesso dove vai?

- Che domande, torno da lei! Non posso lasciarla a metà.

- A metà per cos... - Jennifer si bloccò, pensierosa. Lo scacciò con una mano e si voltò anche lei per raggiungere la sua stanza. - Oh al diavolo, Josh! Al diavolo tu, quella ragazza e... Al diavolo tutto!

Josh si girò di nuovo in direzione di Jennifer.

- Che cosa pretendevi Jen, che ti avrei aspettato per tutta la vita?

Jennifer si fermò. - No, non lo pretendevo Josh. Ma per un attimo l'ho sperato. - Disse senza voltarsi per poi riprendere a camminare.

 

 

- Che spettacolo stanotte! - La ragazza, seduta sul letto con solo le lenzuola a coprirla, si portò le mani al viso per accendersi una sigaretta. - Anche se, ad un certo punto, ho avuto una crisi d'identità. Non ricordavo, infatti, di chiamarmi Jen.

Josh le dava le spalle. Era in piedi davanti allo specchio a muro, intento a sistemarsi le maniche della camicia bianca ancora sbottonata sul davanti. Oltre alla camicia, indossava solo un paio di boxer neri aderenti. - Non ti ho chiamato Jen.

- Oooh, si che l'hai fatto! Hai sospirato il suo nome una decina di volte... - Alzò il capo e tirò fuori una nuvoletta di fumo. - Jen, Jen, Jeeeen!

Sorrise e prese il posacenere dal comodino. - Devo dire che non hai tutti i torti. In tv è divina ma dal vivo è... wow! Non avrei mai sperato di vedere Jennifer Lawrence da così vicino. Avrei voluto stringerle la mano ma... Ecco... Forse non sarebbe stato opportuno, date le circostanze...

- Smettila di parlare di lei... - L'ammonì, infastidito dal suo atteggiamento euforico. Finì di abbottonarsi la camicia e si appoggiò al bordo del letto per infilarsi i pantaloni color kaki.

- Scommetto che non ricordi neanche il mio nome ma fa niente.

- Cosa vuoi che mi interessi come ti chiami?

La ragazza scoppiò in una risata. - Sai, nelle interviste sembri meno stronzo!

- Hai... - Josh lasciò perdere i pantaloni e la fissò, lasciandola interdetta. - Hai 26 anni. Sei francese ma vivi a Londra da otto mesi. Sei laureata in Lingue alla Sorbonne e attualmente cerchi un'occupazione che non sia commessa in un negozio d'abiti. Hai un fratello più grande, Félix, e una nipotina. La chiamate Emelie anche se in realtà il suo vero nome è Eméline. Pratichi tennis a livello agonistico e adori ascoltare Edith Piaf mentre cucini. Hai tre sogni. Il primo, aprire un maneggio e organizzare corsi di ippoterapia gratuita per bambini e ragazzi disabili, ti piace definirlo un sogno nel cassetto. Gli altri due sono invece più egoistici e li definisci i «sogni nel letto». Uno di questi, andare a letto con Josh Hutcherson, l'hai realizzato stanotte. Ti rimane l'altro, andare a letto con Robert Downey Jr. Se fai in tempo e prendi un aereo potresti realizzare anche questo, so che rimane nella sua residenza a Los Angel fino a fine mese. Se vuoi posso chiamarlo e raccomandarti.

La ragazza sospirò e spense la sigaretta. Sul volto aveva un'espressione divertita. - Lo ripeto, nelle interviste sembri meno stronzo! - Ricambiò lo sguardo. - Ma non te ne faccio una colpa, sai? Sei incazzato e lo capisco. Non avresti voluto che lei ti vedesse con me...

Josh ebbe un sussulto. Il suo sguardo cadde sui zigomi alti e rosei della ragazza, sui suoi occhi celesti e i capelli scuri che le cadevano morbidi sulle spalle. «È vero,» pensò con una certa malinconia, «le assomiglia. Le assomiglia terribilmente».

- Senti... - Iniziò a dire spazientito.

- Sì, okei, okei. Ho capito. - Spostò il lenzuolo lasciandosi guardare nuda e scese dal letto. - Me ne vado da sola non c'è bisogno che me lo dica tu.

Si chinò per raccogliere gli abiti sparsi per terra e si infilò gli slip bianchi. Josh rimase seduto a guardarla. Era bellissima e intelligente. Brutta accoppiata quando si tratta di donne. E poi aveva anche ragione. Era uno stronzo. Era andato a letto con una fan, aveva visto piangere Jen e non l'aveva consolata. Non si era mai comportato così con le ragazze. Non si era mai comportato così con Jennifer.

- Sono davvero uno stronzo? - Chiese dispiaciuto.

- Nel tuo caso non è grave. - La ragazza gli rivolse uno sguardo e si accese un'altra sigaretta. Oltre alla roba intima, adesso indossava solo una canotta bianca di pizzo. - Josh Hutcherson è un gentiluomo e il tuo essere stronzo credo sia un fatto momentaneo, o almeno lo spero.

Cacciò il fumo con disinvoltura, poi sorrise e si grattò la nuca. La pausa dette a Josh il tempo di riflettere. - Vorrei chiederti scusa.

- Sei innamorato, Josh - Replicò lei. - E quando si è innamorati si cambia, si diventa qualcun altro e a volte non riesci a riconoscerti neanche quando ti guardi allo specchio. Non vorresti fare del male a nessuno, ma la verità è che, quando ci si innamora, si ferisce soprattutto chi non vorresti.

Termnò di vestirsi e scrisse qualcosa sullo specchio con il rossetto rosso. Aprì la porta e si rivolse nuovamente a Josh. - È il mio numero. Nel caso ti trovassi nei pressi di Londra e Jen non te l'abbia ancora data. - Ridacchiò. - Au revoir, Josh. C'était la meilleure nuit de ma vie.

Gli rivolse un occhiolino e uscì. Ma prima di chiudere la porta dietro di sè riuscì a sentire Josh che le sussurrava: «Au revoir... Valérie» e sorrise compiaciuta.

 

 

Sulla guancia di Jennifer cadde una lacrima calda. Sdraiata sul copriletto, con lo sguardo perso nel vuoto, ripensava a Josh e alle sue parole sprezzanti. Non aveva dormito per tutta la notte e adesso le flebili luci del mattino rivelavano il suo aspetto sciupato.

Com'è stato possibile? In che modo, un sentimento d'amore talmente forte, si è trasformato in odio e disprezzo?

Si girò su un fianco. Avvertiva un forte mal di testa e lo stomaco chiuso. Aveva aspettato troppo, aveva dato fiducia ai sentimenti di Josh. Era stata fortemente convinta che lui non l'avrebbe mai abbandonata, che l'avrebbe amata per l'eternità.

Scendi dal piedistallo, dolcezza.

Si mise a sedere e afferrò l'iphone, componendo il numero di Stephie. Se lo portò all'orecchio, in attesa che rispondessero dall'altro capo del telefono. Il suo corpo era una figura nera in controluce e nella stanza si udiva solo l'eco della sua voce.

- Devo chiederti un favore. - Disse mestamente.

- Buongiorno, Jen.

Jennifer rimase in silenzio, cercando di trattenere le lacrime.

- Ehy, - disse la donna con apprensione. - Ehy, che succede cara?

- Niente, è solo che adesso avrei bisogno di tutta la tua bravura come wedding planner.

Stephie rimase in silenzio per qualche secondo. - Si tratta di una crisi pre-matrimoniale? È una cosa normalissima, Jen. Succede quasi sempre che le future spose abbiano paura di arrivare all'altare e rispondere di sì.

- Non si tratta di questo, Steph. - Adesso la voce di Jennifer era poco più che un sussurro. - Voglio anticipare il matrimonio.

- Cooosa? - Jennifer avvertì chiaramente l'agitazione nella voce della donna. - No, no, Jennifer. No! Ti prego! D-di quanti giorni vorresti anticiparla?

- Vorrei sposarmi il più presto possibile, oggi pomeriggio sarebbe l'ideale.

Stephanie scoppiò in una risata isterica. - Impossibile. Non potrei farlo neanche se me lo chiedesse Jennifer Lawrence in persona.

La ragazza abbozzò un sorriso. - Te lo sta chiedendo, Jennifer Lawrence in persona.

- I tavoli, la sala, la musica, l'abito, il trucco... gli invitati! No, no, no, tesoro mio! Sarebbe un'impresa impossibile!

- Fai un piccolo tentativo. Ti scongiuro Steph.

Dall'altro capo del telefono si udì un lungo e lento sospiro.

- E va bene cara. Vedrò cosa posso fare. Non ti prometto niente però eh?

- Grazie Steph, sei la migliore. - Jennifer sorrise mestamente. - Grazie, grazie, grazie!

- A proposito, - iniziò Stephanie. - Sbaglio o mi sembra proprio che dovrò avvisare anche Nicholas?

La ragazza ebbe un sussulto. Nicholas.

- No, sarà meglio che lo avvisi io.

- Jennifer te lo chiedo un'altra volta: è successo qualcosa?

- No Stephanie non preoccuparti. Grazie ancora.

- Sta bene, cara. Se hai bisogno di qualcos'altro che non sia sconvolgermi il lavoro, io sono qui. A presto.

- Buon lavoro. - Disse Jennifer ridacchiando.

- Miserabile! - Rispose la donna con finta aria di rimprovero.

 

 

Gettò l'iphon sul comodino e si lasciò cadere sul letto. Pianse ancora, sperando che sposando Nicholas avrebbe dimenticato Josh.

Ma non accadde nè il giorno del matrimonio, nè quello dopo e neanche quello dopo ancora. Fu così che in cuor suo Jennifer capii come stavano realmente le cose. Fu così che capii che per placare i sentimenti che provava per Josh non avrebbe dovuto soffoccarli con un matrimonio, ma assecondarli, sostenerli, accompagnarli. Avrebbe dovuto incoraggiarli senza vergogna così come aveva provato a fare Josh. Ma adesso era troppo tardi.

 

 

 


L'autrice informa: Il prossimo capitolo, sperando di poter aggiornare il più presto possibile (lavoro infame!!!), sarà l'ultimo. Per la gioia di molti e il dolore di pochi. Ah, mi sono invaghita così tanto di questi due tipi qui, che credo che non sarà l'ultima Joshifer. Contente? Se sì, battete un colpo! Grazie a chi sta seguendo, lasciando una recensione, fangirlando su questa fanfic!

♡ Emmemme ♡

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Capitolo 4
*** Suite 14 ***





ATTENZIONE!!!
Stranger, mere acquaintance, colleague, friend, LOVER.
NON FINISCE QUI!


Sì, perchè se vi è piaciuta questa questa breve fanfiction, potete gustarvi un rossissimo missing moments che si colloca più o meno a metà di questo capitolo.
Si tratta di
La sua pelle è fuoco e io voglio bruciare ,
ovvero la prima volta di Jen e Josh. Naturalmente nell'ennesima camera d'albergo.

NON PERDETEVELA!

 

«Prova, prova».

*Batte dei colpetti sul microfono*

Salve gente, tutto bene? Da voi fa bel tempo? Qui da me il caldo toglie letteralmente il respiro! Mi scuso per il ritardo... Non sono tipa da giustifiche sul diario con tanto di firma falsificata con la carta carbone, maaaa... Ho studiato, lavorato, sostenuto esami, lavorato, studiato, lavorato, studiato e infine, ormai in pieno luglio, SUDATO! A mia discolpa, tuttavia, pensavo continuamente ad aggiornare e terminare questa fanfiction! Devo dire però, che il «tempo d'attesa» ha reso il capitolo finale qualcosa di via via più solido e dattagliato, l'ha reso migliore insomma! Quindi... Penso sia stato meglio così!


Per i lettori più curiosi e perfezionisti:
Prima di lasciarvi alla lettura, in quanto anch'io come lettrice e scrittrice sono, per così dire, perfezionista, voglio darvi qualche «indicazione stradale» alla lettura:

 

1) La musica.

La colonna sonora del capitolo è Love is a Laserquest degli Arctic Monkeys.

- Per chi volesse ascoltarla durante la lettura ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=0BJAunaulxc

- Per la traduzione del testo: http://www.traduzionetesticanzoni.it/arctic-monkeys/love-is-a-laserquest

 

2) Il Menù.

Durante il capitolo Josh richiede il servizio in camera. Se siete curiosi di sapere come si presenta la tavola durante la cena, le ricette sono queste:

- Risotto verde ( http://it.montecarlosbm.com/ristoranti-monte-carlo/ricette-del-chef/verde-risotto-franck-cerutt/ )

- Braciole di Vitello al sale ( http://www.lospicchiodaglio.it/ricetta/braciole-vitello-sale )

- Insalata con formaggi all'agrodolce ( http://www.lospicchiodaglio.it/ricetta/insalata-formaggi-agrodolce )

- Pirottini ( http://www.lospicchiodaglio.it/ricetta/pirottini-cioccolata-crema-fragole )

 

3) Il vestito da sposa.

La ricerca del vestito da sposa di Jennifer non è stata semplicissima. Dovevo trovare qualcosa che ispirasse il suo carattere estroverso e deciso, inoltre ho immaginato che a Jennifer non piacessero i vestiti da «principessina» con fronzoli, fiocchi e gonna gonfia. Tuttavia, immaginando la scena avevo in mente un vestito abbastanza ampio, e così alla fine ho scelto questo: http://www.precos.lv/uploads/forum/4872601_3.jpg . Vi piace? ^.^

 

Ci si «sente» dopo per i ringraziamenti!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«E pensi ancora che l'amore sia una battaglia laser
oppure hai iniziato a prendere il tutto più seriamente?
Ho provato a chiedertelo in qualche sogno ad occhi aperti che ho fatto
ma eri sempre troppo impegnata ad essere solo una finzione...»

 

Love Is A Laserquest

Arctic Monkeys

 

 

 

 




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4. Suite 14

 

 

 

 

Nonostante nuvoloni neri minacciassero pioggia dalla sera prima, la prima goccia cadde nel tardo pomeriggio, costringendo turisti e londinesi ad una folle e colorata corsa sotto cartelle, riviste e ombrelli aperti in fretta e furia.
Josh lasciò cadere la tenda e si scostò dalla finestra. Attese che gli occhi si abituassero a guardare nel buio, concedendogli pazientemente tutto il tempo di cui avevano bisogno. Iniziò così a intravedere i contorni del pregiato mobilio, del letto enorme, delle lozioni e delle creme disposte sulla mensola accanto alla Jacuzzi. Quando scorse il telefono, vi si avvicinò e alzò la cornetta. Rispose il servizio in camera e dopo qualche suggerimento per la cena, ordinò Risotto verde con funghi gallinacci, Braciole di vitello al sale, Insalata con formaggi all'agrodolce, Pirottini di cioccolata crema e fragole e da bere un Pinot Nero del '71.

Calò nuovamente il silenzio, interrotto saltuariamente dal picchiettare della pioggia sui vetri. Quando accese l'impianto Bose, la camera venne sommersa dalle note degli Arctic Monkeys, nel brano in cui Alex Turner profila il suo cuore spezzato: «Mi convinco di aver bisogno di un'altra» canta, «E per un minuto diventa più semplice fingere che tu sia stata solo un'amante...» ma ovviamente sta mentendo a sé stesso...
Raggiunse il piano bar, si versò del whisky in un bicchiere di cristallo e si accostò nuovamente alla finestra.
- Quel giorno in cielo non vi era neanche una nuvola. - Pensò. - Quel giorno tra i capelli di Jennifer splendeva il sole più bello di sempre e sulle mie guancia lacrime così calde da fare quasi male.

 

Il giorno del matrimonio fra Nicholas Hoult e Jennifer Lawrence era stato anticipato. La decisione aveva provocato non pochi dissensi, ma furono davvero pochissimi gli invitati che non erano riusciti a liberarsi per quella data. La cerimonia e il ricevimento si tennero in un'incantevole tenuta dell'Hampshire e mentre gli sposi scambiavano promesse e fedi nuziali, Josh guardava i Robinson nella sua camera d'albergo. Suonò il cellulare. Sulla schermata il nome del suo manager, Philipp.
- Dove diavolo sei?

- 'Giorno...
- Josh... - Dall'altro capo del telefono si udì uno sbuffo. - Qui gli sposi fra un pò partono per la luna di miele e tu scommetto che non ti sei neanche vestito...
- Infatti. - Rispose con aria seccata.
- Cosa aspetti?
- Che termini la puntata dei Robinson. - Alzò il volume della tv. - Dopo forse mi alzo e faccio una doccia.
- Cosa? Oddio Josh ma che ti prende? - L'uomo tirò un lungo sospiro. - Aspettami lì, sto arrivando.
Dopo un paio d'ore il manager trovò già aperta la camera d'albergo del ragazzo e vi entrò. Trovò Josh davanti allo specchio, alle prese con la cravatta nera. Aveva sistemato i capelli all'indietro e la camicia grigio topo usciva in qualche punto dai pantaloni. Le scarpe lucidissime erano ancora nella loro scatola e il coperchio lanciato chissà dove sul pavimento moquettato.
- Non vuoi andarci?
Josh lo guardò di sfuggita dallo specchio. - No.
- Come mai? Io pensavo foste buoni amici.
Josh iniziò a strattonare nervosamente il nodo della cravatta. Quel giorno non riusciva proprio a farlo apparire quantomeno decente.
- Non ne vuoi parlare? - Chiese l'uomo avvicinandosi. Afferrò la morbida stoffa di seta e iniziò a muovere le mani per formare il nodo. Josh lo lasciò fare e si guardò attraverso lo specchio. Era dimagrito parecchio.
- Dal tuo silenzio devo dedurre che sia qualcosa di serio... - Continuò l'uomo. - Sai, ne ho parlato anche con Chris, l'agente della Lawrence...
- So chi è.
L'uomo lo fissò per un secondo, poi tornò a lavorare sul nodo. - Ovvio, che stupido. Comunque sia, io e Chris siamo del parere che questa storia debba finire. Insomma qui si parla di cifre con parecchi zeri! Tra i fans, la saga sta perdendo parecchi punti e i produttori sono infuriati. Sarebbero quasi capaci di attribuire tutta la colpa al vostro comportamento. Al comportamento tuo e della Lawrence, Josh.
- Ah sì? Non credevo di avere tanta influenza sui fans...
- Josh... - Cominciò in tono petulante. Dette gli ultimi ritocchi alla cravatta e indietreggiò di un passo, guardandolo meglio negli occhi. - Non sei più il bambino del Kentucky che a 9 anni già proclamava di voler diventare attore. Quando avevi quell'età eri adorabile e di tanto in tanto ti concedevo qualche capriccio, ma adessi sei un uomo...
Gli afferrò le spalle in maniera quasi paterna.
- Io non voglio sapere cosa ti frulla nel cervello in questo periodo. Non ti chiederò di concedermi confidenze sulla tua vita privata nè tantomeno su quella sentimentale. Ecco, forse ti sembrerà strano questo discorso fatto da me, che ti parlo sempre di lavoro, sempre e solo a titolo di manager. Ma ti conosco da quando eri alto poco più di un metro. Okei, è vero, forse da allora in altezza non sarai cresciuto chissà quanto... - Josh abbozzò un sorriso e gli sfiorò il braccio con un pugno leggero. L'uomo rise abbassando lo sguardo. - Vedi, oggi mi sento in dovere di darti un consiglio da uomo a uomo.
- Sentiamo, Phil.
- Non perdere tutto ciò che hai costruito per una donna. Solo questo. Nessuno meglio di me sa quanto hai faticato per arrivare a questo punto, per cui non voglio che tu distrugga tutto.
- Phil, non ho intenzion...
- No, stammi a sentire Josh, dico sul serio. Fattelo spiegare da un uomo che ha il suo carico di esperienze alle spalle. Non so se tu ne sia innamorato o se si tratta solo di un'infatuazione e scommetto che in entrambi i casi sia terribile vederla sposarsi con un altro, però ecco... - Si grattò la nuca con una mano. - Passerà, ecco tutto. E credo che pentirsi in futuro di qualcosa che si poteva anche evitare sia ancora più terribile. Vuoi davvero questo?
- No, Phil. Hai ragione tu... Com'è la storia dei produttori infuriati?
Phil lo guardò di sbieco. - Lo so che mi stai dando ragione solo per farmi smettere!
- No, no. - Josh rise. - Dico sul serio.
- Bene, parliamo di lavoro finalmente. Queste sono per oggi giusto? - Disse chinandosi sulle scarpe e porgendogliele. Josh le afferrò e si sedette sul letto per infilarle. - Allora vediamo un pò... I fans sono delusi questo lo capirai benissimo anche tu. Non si tratta del matrimonio ma più del fatto che tra voi due si sia creato una sorta di «muro». Sai quanto i fans amino fantasticare sugli attori e su ipotetiche storie d'amore. Ecco, tutto questo potrebbe essere patetico, ma fin quando queste fantasie vengono alimentate, seppur rimangano sempre e solo delle fantasie, ai fans sta bene così! E così si arriva a voi due, Josh, a te e alla Lawrence che a malapena vi parlate. In questa maniera i fans come potrebbero mai sognare che tra voi due ci sia una storia d'amore?
- Mi sembra quasi di risentire Donal Sutherland quando interpretava Snow. - Lo interruppe Josh con aria ironica.
- Lo so, lo so. Ma, mio caro, è proprio così che va lo show busisness! Lo so che detto così fa schifo... Vedi, non vorrei che tu fingessi o recitassi anche fuori dal set, ma almeno cerca di tenere buoni i fans. Dopotutto sono loro ad alimentare il nostro mondo. - Gli diede una pacca sulla spalla. - Adesso vai lì, sorridi, ti fai fare qualche foto e bevi! Bevi molto, vecchio mio!
- Phil? - Lo chiamò mentre si incamminava verso l'uscita.
- Sì?
- Lei... - Gli occhi si fecero lucidi. - lei ha chiesto di me?
- No, Josh. Non l'ha fatto.





Entrò nella hall e chiuse l'ombrello, porgendolo all'uomo al suo fianco. Si avvicinò così alla reception sollevando gli occhiali scuri e lasciando ad ogni passo una pozza d'acqua sul pavimento di lusso.
- Suite 14. - Disse in un sussurro.
- Immediatamente, signora Hoult.
- Lawrence. - Disse con aria truce. - Io sono solo Lawrence.
L'uomo alla reception iniziò a balbettare nervosamente. - M-mi scusi signora Houl... Signora Lawrence. Vuole che cambi la dicitura sulla prenotazione?
Jennifer afferrò le chiavi dalle mani dell'uomo e si rimise gli occhiali sul naso. - No, lasci stare. - Disse dirigendosi verso l'ascensore.
Spinse il bottone per l'attico e attese di essere portata su. E mentre le porte si richiudevano davanti ai suoi occhi, la sua mente cominciò a vagare nel tempo. L'ascensore passava in fretta i piani e i suoi ricordi tornavano indietro con la stessa velocità. Primo, secondo, terzo, decimo, ventesimo piano e quando finalmente le porte si riaprirono, ormai il suo pensiero vagabondava tra immagini e voci udite otto mesi prima, durante il giorno del suo matrimonio...


- E tu Jennifer Shrader Lawrence, vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Nicholas Caradoc Hoult, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?
La ragazza abbassò lo sguardo. In quel silenzio sentì lo sventolio dei ventagli farsi ancora più forte. Attendevano tutti la sua risposta e lei non tardò ad accontentarli.
- Lo voglio. - Disse con voce tremante e un leggero sorriso.
- Per il potere conferitomi dalla Chiesa. - Disse il sacerdote in tono solenne, - vi dichiaro marito e moglie! Adesso puoi baciare la sposa...
Tra i flash dei fotografi e le esultazioni della folla, Nicholas prese il viso di Jennifer tra le mani e le sfiorò le labbra in un tenero bacio.
- Ti amo, piccola. - Sussurrò.
- Anch'io Nick. Anch'io...
Il suo cuore era combattuto. Da un lato desiderava con tutta se stessa vedere il volto di Josh, dall'altro invece aveva una paura terribile di sollevare lo sguardo e ritrovarselo davanti. Tra i centinaia di invitati, lo vide per la prima volta solo in tarda serata, quando ormai il ricevimento stava quasi per terminare. Avrebbe voluto avvicinarsi a lui, ma la bloccò un pugno allo stomaco. Quando finalmente si decise a raggiungerlo, un braccio le cinse la vita.
- Amore, la nostra canzone! - Disse radioso Nicholas tirandola verso la pista da ballo.
«Mio marito», pensò all'improvviso mentre ballava il lento tra le braccia dell'uomo. «Allora è vero, è tutto vero. Ho sposato Nicholas.»

Calata ormai la sera, gli sposi invitarono tutti a trascorrere la notte nella tenuta di proprietà Hoult. Era così grande da poter accogliere e provvedere alle necessità di centinaia di persone e il giorno dopo avrebbero potuto continuare i festeggiamenti con una pomposa colazione in stile anglo-americano.
Mentre gli organizzatori prendevano nota di chi sarebbe rimasto, Jennifer lasciò Nicholas con il gruppo dei colleghi e si avvicinò a Stephie.
- Ti stai divertendo, cara? - Chiese la donna.
- Sì e no. Sono molto stanca.
- Avrai tempo per riposare dopodomani.
- Cooosa? - Jennifer fece una smorfia. - No, no, no, io domani ho intenzione di svegliarmi giusto in tempo per la cena!
Stephie le rivolse un finto sguardo truce. - La sposa non mancherà alla colazione di domani, provvederò io stessa perchè ciò non accada.
Jennifer incrociò le braccia con uno sbuffo.
- A proposito, Steph. - Disse sbirciando il taccuino sul quale la donna stava scrivendo.
- Sì? - Chiese senza alzare lo sguardo.
- Ecco... Avete già tutti i nomi di chi soggiornerà qui, stanotte?
Stephie la guardò di sottecchi per poi tornare a scrivere.
- No, cara.
- Intendi dire che non li avete?
- Intendo dire che il signor Hutcherson non ha confermato la sua permanenza qui.
Jennifer sentì il viso arrossarsi in una vampata incontrollabile.
- N-n-no! Non ti volevo chieder...
- Quando gli è stato chiesto il motivo... - Continuò la donna senza battere ciglio, - Ha spiegato che sarebbe ritornato in America con il primo volo disponibile.
- Ah. - Fu l'unico suono che riuscì ad emettere.


«Ultima chiamata.»
«Volo 283 American Airlines.»
«Ultima chiamata.»

- Joooosh!
Josh si voltò prima di cominciare l'imbarco. Si voltò giusto in tempo per vedere Jennifer corrergli incontro con l'abito a formare lunghe scie bianche, giusto in tempo per lasciare cadere i bagagli e per accoglierla tra le braccia, in tempo per stringerla e sprofondare il viso tra i suoi morbidi capelli.

- Jen, ehi Jen. - La scostò e vide che stava piangendo. - Che succede?
La ragazza spinse nuovamente la testa contro il suo petto.
- Non voglio Josh, non voglio.
- Cosa? Cosa non vuoi?
Sollevò lo sguardo. - Non voglio perderti.
Cominciò a sollevarsi un brusio. Josh si guardò intorno e notò la calca di curiosi che si stava formando intorno a loro. Qualcuno iniziò a portare avanti l'ipotesi che fossero Jennifer Lawrence e Josh Hutcherson, finchè una ragazzina strillò: - Sì è vero! Sono proprio loro! - E scoppiò il caos. Josh si coprì il viso con un braccio, prese per i fianchi Jennifer e la spinse verso la zona d'imbarco. Vennero in loro soccorso i bodyguard dell'attore e alcuni agenti della sicurezza. Quando finalmente raggiunsero una sala isolata, Josh chiese di poter rimanere da solo con la ragazza.
- Allora... - Le rivolgeva le spalle, incapace di sostenere il suo sguardo. - Come mai sei qui?
- Mi manchi, Josh. Tu... - Jennifer si sedette su una panca e si asciugò un'altra lacrima. - Non ti sei neanche avvicinato per farmi gli auguri...
Josh strinse i pugni. - Jen... - Tirò un sospiro.
- Non mi sono avvicinato perchè la sposa non aveva molto tempo da dedicarmi.
- O forse aveva solo paura.
- Paura? - Si voltò di scatto facendo sobbalzare la ragazza. - Paura di cosa?
- Aveva paura che se si fosse avvicinata a te, lei, ecco lei... Lei avrebbe dimenticato adirittura lo sposo...
Disse tutto d'un fiato, poi abbassò il capo, sentendosi colpevole. Il vestito le contornava dolcemente i lineamenti fino ai fianchi per poi allargarsi ampiamente con numerosi strati di veli e tulle. Josh provò per lei una tenerezza infinita. L'amava, non sarebbe mai riuscito a negarlo a sè stesso. L'amava anche se era smisuratamente testarda e cocciuta. L'amava anche quando risultava odiosa, superba e inappropriata. L'amava perfino adesso che indossava un abito da sposa e lo sposo non era lui. Le si avvicinò e si inginocchiò, prendendole le mani.
- È... - Disse Jennifer quasi in un sussurro, trattenendo le lacrime che ormai le avevano rovinato il trucco. - È troppo tardi se ti dico che ti amo?
- No, non lo è Jen. Ma... - Josh le accarezzò le dita e sfiorò la fede. - Ma se me lo avessi detto prima...
- Prima. - Lo interruppe. - Un anno, una settimana oppure... Oppure ieri?
- Se me lo avessi detto anche solo questa mattina, Jen. Se me lo avessi detto questa mattina io sarei corso da te e ti avrei portata via...
- Allora è troppo tardi. Che stupida sono stata. Ho fatto del male a entrambi...
Josh la strinse con tutto l'amore che poteva, mentre tra le sue braccia il corpo della ragazza sussultava tra i singhiozzi...




Bussò alla porta. Sul legno la targhetta dorata con il numero della suite. L'aprì un Josh radioso che la trascinò dentro e la sollevò per volteggiarla in tutta la camera. Caddero sul letto, tra risa soffocate e carezze.
- Mi sei mancata. - Sussurrò scostandole una ciocca di capelli dalla fronte.
Jennifer scrutò a fondo i lineamenti del ragazzo. Gli sembrava impossibile che dopo tutto il tempo che si conoscevano, lui riusciva ancora a guardarla come se fosse la prima volta. Gli dette un bacio rapido sulle labbra.
- Ehi, cos'era quello? - Si lamentò Josh con un sorriso.
Lei allora gli prese il viso fra le mani e lo baciò con più passione. Dio, se le era mancato anche lui. Erano costretti a non vedersi per giorni, settimane e a volte mesi interi. Ogni tanto riuscivano a scambiarsi qualche messaggio ma non era lo stesso. Lei voleva averlo accanto, voleva amarlo, viverlo ogni singolo istante. Toccarlo, baciarlo, sfiorarlo senza paura. Svegliarsi la mattina e sentirlo pronunciare «buongiorno» con quella voce dolce che riservava solo a lei. Dire il suo nome senza temere che qualcuno la fraintenda. Camminare per strada mano nella mano, baciarlo seduti ad una panchina come due scolaretti alle prese con la loro prima cotta. Voleva vivere l'amore tenero che Josh le aveva promesso ma che lei aveva voluto evitare per tanto, troppo tempo.
Suonò un campanello.
- Chi è? - Chiese allarmata Jennifer, scostandosi.
- Sarà il servizio in camera... - Si dirise verso la porta. - Sta tranquilla, amore mio.
Al termine della cena che Josh aveva fatto preparare, Jennifer non si sentiva ancora sazia.
- La solita! - Borbottò il ragazzo divertito.
- Che dici, chiamiamo qualcuno per fare sparecchiare la tavola?
- Io avrei in mente qualcos altro... - Bisbigliò in risposta, alzandosi e facendo il giro del tavolo. La trascinò per un braccio verso la Jacuzzi e iniziarono a spogliarsi. Fecero l'amore tra le bollicine e il profumo di lavanda.
- Sai cosa vorrei adesso, amore mio? - Si accucciò con la testa sul braccio di Josh.
- No, amore. Cosa vorresti?
- Una sigaretta...
- Non dovresti fumare... - Abbozzò un sorriso ironico. - Fa male al bambino.
Jennifer gli dette un colpetto sui pettorali.
- Smettila Josh! Non farmi venire dei dubbi.
Josh rise di gusto ma poi tornò improvvisamente serio.
- No, davvero Jen. Metti il caso che accada...
- Non voglio pensarci, Josh. - Sollevò il capo e lo baciò, per poi tornare ad appoggiare il viso sul suo petto. - Finchè posso rimanere così, tra le tue braccia, non voglio pensarci.
Josh poggiò un bacio tra i suoi capelli umidi. Finchè fossero rimasti così, non voleva pensarci neanche lui. Era consapevole che una storia come la loro, iniziata tra le camere di un albergo e l'altro, non poteva che continuare o finire così, e pensare al futuro, alle conseguenze delle loro azioni, a ciò che di loro e del loro amore sarebbe stato, faceva troppo male.

Erano stati prima estranei, poi semplici conoscenti, dopo colleghi e dopo ancora amici. E in fondo al cuore, anche se avrebbe voluto ignorarlo, Josh sapeva benissimo che dopo la parola amanti, non ci sarebbe stato nient'altro.

 

 

 

 

Ringrazio

 

 

Alex995, amolefossette, aqa, DeHoran98, dubhe93, Elisss394, Haruma, Ile1992, Marymansi, mesrandjlaw, needarosshug, piccolafrancy89, Reby_125H e Valehutch96

 

per aver inserito la storia tra le seguite,

 

Catnip30, cinzia98, jhoanna_94 e siralle97

 

per averla inserita tra le preferite,

 

ma soprattutto

 

Elisss394, needarosshug, mesrandjlaw, Alex995, e thisisme

 

che con le loro recensioni mi hanno trasmesso i loro pensieri e le loro emozioni.

 

In generale ringrazio tutti coloro che sono stati ababstanza «coraggiosi» da leggere ciò che scrivo... La sola presenza di tutti voi tra le righe di questa storia, ha certamente contribuito a renderla più gradevole!

 

 

Emmemme

 

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