An another world

di teresartist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Blaine lo sapeva, lo sapeva che non sarebbe stato facile, ma doveva farlo, quella era la legge, quello era lo stato e ormai mancava così poco ai suoi diciotto anni, a quell’età che tutti volevano raggiungere tranne lui, sarebbe stato incatenato e costreto ad un iniezione di un liquido potentissimo che gli avrebbe fatto dimenticare come ci si sentisse quando si vuole bene a qualcuno, quando la si ama. Tutto questo era finalizzato a una cosa sola “la specie”, la chiamavano tutti così, l’uomo doveva sopravvivere e Blaine lo sapeva, a scuola studiava tutti i giorni la storia della specie, anni addietro gli uomini erano stati attaccati da creature che i libri di scuola descrivevano come malvagie, come cannibali assetati di sangue umano, barbari, che non avevano pietà per nessuno, uccidevano chiunque incontrassero; ma non era così e Blaine sapeva anche quello, quelle creature non erano affatto crudeli e cannibali, anzi erano bellissime creature, simili a umani ma molto più alti e snelli e per quanto Blaine potesse immaginare erano anche molto più belli. Blaine non avrebbe mai dovuto sapere tutto questo eppure lui lo sapeva, e sapeva anche molto altro, sapeva probabilmente più di chiunque alto che lui avesse mai conosciuto. Ogni giorno si intrufolava nella biblioteca comunale e di nascosto andava in quella sezione da cui tutti giravano alla larga, era quella dove si nascondeva davvero il sapere non della specie ma del mondo, il mondo vero, quello fuori da quei stupidi fili spinati, quello non controllato dalle guardie in uniforme; ma Blaine sapeva di più, non smetteva mai di sapere, e più cose sapeva più aveva paura, paura di sapere troppo.
 
Quello del sapere era solo uno dei segreti che Blaine teneva nascosti dentro la sua giovane anima non ancora sporcata da quel liquido che lo avrebbe trasformato in un essere senza cuore, destinato solo a procreare e a far nascere altri esseri che a loro volta sarebbero diventati senza cuore. Ma questo era il punto, lui non voleva, non voleva svendere il suo corpo per esseri incapaci di amare e poi che senso avrebbe avuto? E’ vero per il sesso non serve l’amore, sarebbe stato come costringere se stessi in una prigione, tra bugie e sensazioni che non avrebbero avuto nessun senso perché lui non le voleva provare, non in quel modo, non perché era costretto. Aveva letto una cosa che lo aveva affascinato più delle altre
 
“Noi non siamo costretti ad amare, noi amiamo e basta”
 
Era scritto su un libro del popolo del di là, quelli dietro i fili spinati, quelli senza le guardie, senza le costrizioni, senza le siringhe piene di liquido viola che ti rendeva insensibile. Quel mondo sembrava così bello e inverosimile.
 
Blaine non se ne era mai accorto fino a che un giorno aveva assistito a un combattimento di uomini, appartenenti alla specie, i loro corpi muscolosi, ma non eccessivi, erano coperi di olio che faceva scorrere le mani più facilmente e risplendevano al sole di mezzogiorno. Blaine vide un piccolo ragazzo dietro di loro, avrà avuto più o meno la sua età ed era lì, in piedi, nudo con la pelle oliata che splendeva al sole, lo sguardo fiero di chi sa di essere bravo abbastanza per essere scelto. Perché funzionava così, gli apparteneti alla specie a dodici anni sceglievano se studiare o se allenarsi, chi studiava andava a scuola tutti i giorni e imparava la storia della specie e una serie di mestieri che avrebbe potuto fare nella vita, le scuole maschili e femmilini erano ovviamente separate. Chi sceglieva di allenarsi passava sette anni in un campo con altri atleti e si trasformava in una guardia, una terribile arma da guerra, le guardie si sposavano ma non vivevano la vita matrimoniale, erano semplicemente destinati a trasmettere il gene della forza alle generazioni future.
Il giovane sembrava tutto pieno di se in quel corpo atletico e quando il generale si avvicinò per scrutarlo da vicino e per toccare la sua pelle che brillava al sole Blaine si rese conto che nulla, mai lo aveva attratto così tanto. Quella pelle lucida, queli lineamenti quasi spigolosi, quei muscoli appena scolpiti nel suo petto e nel suo addome catturarono Blaine con una forza incredibile e capì che cosa l’iniezione avrebbe evitato: quella sensazione di desiderio, di bisogno, di passione che lo spinse ad alzarsi per raggiungere il bordo dell’arena per scrutare meglio il giovane. Non sapeva se quello fosse amore ma sapeva che era una cosa che non aveva mai provato prima e non voleva dimenticarlo, voleva ricordare quell’attimo per sempre.
Da quel giorno Blaine ebbe ancora più paura, perché capì che il suo corpo poteva amare chiunque ma la legge non lo permetteva, perché che un uomo amasse un uomo era stupido, non serviva a nulla, non sarebbero stati in grado di far progredire la specie.
Poi un giorno qualunque Blaine vide una cattura: una coppia di giovani uomini era accampata sotto un albero che faceva fiori rossi, si stringevano le mani e le loro labbra si fondevano insieme. Blaine non aveva mai visto nulla di così bello e poetico, ma non sapeva come quell’atto di abbandonarsi alle labbra l’uno dell’altro si chiamasse o a cosa portasse ma lo capì. Quando vide i cani correre e una serie di guardie sparare frecce avvelenate in direzione dei due giovani, caddero a terra senza lasciare andare le mani l’uno dell’altro, li presero e a quel punto il cuore di Blaine non sopportò più la visione di quello spettacolo straziante e scappò via in lacrime.
Quello era il suo destino, lui sentiva di dover amare un uomo e questo avrebbe comportato la morte sicura, perché quei ragazzi non li vide mai più. Ma in fondo – pensò quella notte mentre non riusciva a chiudere occhio – cos’è peggio? Morire abbracciati a colui che ti ama o morire nell’anima per coloro che non capiscono?
 
Blaine aveva amici, maschi ovviamente, ed ogni volta che qualcuno raccontava qualcosa che aveva a che fare con lo scoprire una donna non ancora maggiorenne tutti ridevano e facevano battute, Blaine rideva per non piangere, teneva il suo segreto stretto nella parte di anima che il liquido viola avrebbe cancellato e nulla e nessuno lo venne mai a sapere.
La sua mente si tormentava giorno e notte di domande, voleva scappare, voleva andarsene, già, ma come? Voleva correre al di là delle guardie e del filo spinato eppure quando arrivava in quel luogo non controllato dove era stato aperto un varco tra i rovi si fermava e guardava indietro, in fondo era stupido scappare, tra pochi mesi sarebbe finito tutto, la sua mente avrebbe smesso di chiedersi e il suo corpo di essere attratto quindi che senso aveva abbandonare quel tutto? E poi chi lo sa, magari le creature che vivevano di là erano davvero che aveva dovuto studiare a scuola e lui sarebbe morto comuque dopo poco, o ucciso o di fame e di stenti. Così tutte le volte tornava indietro, si sedeva sul suo letto e piangeva senza capirne neppure il perché.
 
 
Sembrava essere stato un giorno come un altro: Blaine era tornato da scuola e si era subito diretto in biblioteca, i suoi genitori sarebbero stati via per qualche giorno ma lui comunque tornò a casa puntuale, si fece la cena e dopo poco tornò a leggere sulla sua amaca.
 
D’un tratto uno sparo di fucile, sembrava vicino, molto vicino, vicino quanto il latrato dei cani, udì un uomo urlare
 
“Sparategli!”
 
Anfibi che si muovevano veloci sul terreno, poi un colpo secco e il silenzio, il colpo non era uno schioppo di fucile, sembrava il rumore di mille ossa che si spezzavano insieme.
Blaine sentì bussare alla porta velocemente e nervosamente, qualcuno gli stava chiedendo aiuto
 
“Ti prego!” sentì gridare dalla voce più cristallina che avesse mai udito “Ti prego aprimi!”
 
Blaine si alzò e raggiunse la porta
 
“Per favore” la voce era disperata, e apparteneva di sicuro a un uomo, un giovane uomo, Blaine ricordò l’ultima volta che aveva sentito dei cani latrare così, all’albero dei fiori rossi, mentre i due giovani si fondevano le labbra le une con le altre.
Non ci pensò due volte e aprì la porta.
Una figura alta, magra e snella gli apparse davanti, la luce della luna illuminava i contorni di quell’essere, Blaine non lo vide bene, fino a che, un attimo dopo, quella figura entrò in casa sua e si lanciò sul pavimento per fare il più in fretta possibile.
I suoi capelli corti e marroni, con riflessi più chiari e più scuri, le mani lunghe e sottili che gli coprivano gli occhi. Il giovane si alzò in piedi e guardò Blaine, una scossa percorse il corpo di entrambi. Blaine notò i suoi occhi e per un attimo vi si perse dentro, azzurri come il cielo e come il mare calmo, Blaine ne era folgorato e ci vide dentro qualcosa che non aveva visto in nessun altro, non era paura ma era libertà, il suo sguardo era fiero e libero e per un attimo Blaine si ricordò del giovane dell’arena ma no, lui era di più. Il giovane dagli occhi magici era vestito in un modo che faceva sentire Blaine proprio come in quel momento all’arena, indossava una camicia leggera di seta che lasciava intravedere i suoi muscoli appena definiti, dei pantaloni attillatissimi che gli lasciavano scoperte ginocchia e polpacci e facevano capire che anche le sue cosce erano muscolose. La camicia aveva dei tagli sulle braccia, sembravano dovuti a dei morsi o dei graffi, c’erano delle ferite sul corpo del ragazzo, tagli profondi sui bicipiti e sui polpacci fino alle caviglie, ma quelli sembravano provocati solo da spine e rovi. Dai lati delle tempie scorrevano piccoli rivoli di sudore che scendevano fino al collo.
 
Quando Blaine smise di fissarlo disse “C-Ciao”
 
Il ragazzo rispose con un cenno del capo
 
“Tutto bene?”
 
Il giovane guardò in basso “Sì, grazie” dopo un attimo guardò Blaine di nuovo, anche lui non poteva non ammirare quanto fosse bello, quei ricci neri e corti, quegli occhi color nocciola che in certi momenti parevano quasi diventare verdi “Non dire a nessuno che sono qui, ti prego”
 
Blaine sorrise “Non preoccuparti” spostò una sedia “Accomodati”
 
Il giovane lo guardò spaesato
 
“Mi sembra che tu sia stanco” disse Blaine cercando di suonare il più gentile e meno compassionevole possibile “Ti farebbe bene sederti e se vuoi posso offrirti qualcosa, per riposarti un po’”
 
Il giovane lo guardava sempre più spaesato, non capiva perché quel ragazzo di ciu non conosceva neppure il nome lo stesse trattando così, ma si sedette sulla sedia e lasciò che Blaine gli servisse una scodella piena di brodo.
 
Mentre Blaine appoggiò la scodella sul tavolo e il ragazzo la prese tra le mani
 
“Come ti chiami?” chiese Blaine
 
Il giovane non rispose, Blaine lo capiva, era appena stato rincorso dalle guardie e aveva dei profondissimi tagli su tutto il corpo che dovevano sicuramente bruciare molto.
 
“Io sono Blaine” disse dopo poco
 
Il ragazzo non rispose ancora e Blaine lo lasciò bere tranquillamente, si sedette di fronte a lui e cominciò nuovamente a scrutare ogni singolo particolare del suo corpo, sembrava così magnifico e perfetto,  non c’era una cosa fuori posto, la sua pelle chiara brillava quasi alla luce della luna che penetrava dalla finestra e alle piccole fiamme che le candele della casa emettevano, era interrotta soltanto da grandi righe rosse da cui sgorgava ancora sangue vivo che bagnava la sua camicia e il suo corpo
 
“Non ti fanno male?” chiese Blaine
 
Il giovane scosse la testa con la bocca piena di quel brodo caldo e buonissimo, però si vedeva che non stava bene, i muscoli rigidi e i denti che si affondavano nelle labbra per fermare i gemiti di dolore, Blaine fece finta di non vederli.
 
Quando il giovane finì la camomilla appoggiò la tazza sul tavolo e sussurrò “Grazie”
 
“Di nulla” Blaine sorrise, era quasi un riflesso incondizionato “Perché ti hanno rincorso?” chiese, in realtà non voleva davvero suonare così diretto ma era inevitabile
 
Il ragazzo fece un respiro profondo e volse lo sguardo a terra, perché era sicuro che Blaine sarebbe riuscito a leggere nei suoi occhi, dietro le parole
 
“Sono scappato dai laboratori” disse con la voce meno convinta che Blaine avesse mai udito, ma non ci fece troppo caso, la voce di quella creatura era così bella e melodiosa che Blaine voleva solo sentirlo parlare “Ho avuto paura”.
 
Che avesse avuto paura era chiaro ma Blaine poteva sentire che nella sua voce mancava qualcosa.
 
“Anche io sono terrorizzato” disse Blaine abbozzando un sorriso e improvvisamente sentì come se gli fosse possibile pensare ad alta voce, rivelando a quel ragazzo tutti i suoi segreti sul sapere e sull’amore “Quella cosa ti ruba l’anima” disse dopo qualche istante.
 
Il giovane lo guardò di nuovo con quegli occhi liberi e stanchi e gli sembrò come se potesse davvero guardare l’anima di Blaine, il modo in cui lo scrutava, la gentilezza quasi incomprensibile che aveva dimostrato verso di lui, si sentiva al sicuro, e così si sentiva Blaine
 
“Com’è la tua anima?” chiese il ragazzo con gli occhi color del mare calmo d’estate
 
Blaine lo guardò confuso “Non lo so, ma almeno so di averla per ora”
 
“A me la tua anima sembra molto sincera e bella, come i tuoi occhi” il giovane ora suonava vero, sincero, come se in quella frase ci fosse tutto. Ed era così, gli occhi di Blaine sembravano parlare, riflettevano tutto quello che pensava e il giovane li capiva, li sapeva leggere
 
Blaine guardò in basso e si sentì arrossire “Grazie” disse con un fil di voce
 
“I tuoi occhi sono davvero interssanti” disse il giovane che continuava a guardarlo, era strano sentirsi dire che gli occhi erano interessanti ma Blaine non disse nulla, lo lasciò parlare “Riesco a leggerci dentro, sono così puri, belli, gentili e molto molto spaventati. Come te”
 
Una scossa percorse nuovamente il corpo di Blaine, si era sentito dire che era bello, nessuno glielo aveva mai detto, nessuno come quel meraviglioso sconosciuto e lui non riusciva a smettere di guardarlo, di ammirarlo e di cercare di trovare un aggettivo che fosse migliore di perfetto per descriverlo.
 
“Sembri molto stanco” disse Blaine all’improvviso “Vieni con me” disse alzandosi, il giovane lo seguì su per una stretta rampa di scale, entrarono in una stanza con un bellissimo letto a baldacchino, era la stanza di Blaine.
 
“Puoi dormire qui” disse Blaine accendendo una piccola luce
 
Il ragazzo si guardò intorno, quella stanza era bellissima e non poteva certo rifiutare un’offerta fatta con così tanta gentilezza.
 
“Grazie” disse il giovane “Grazie di tutto”
 
Blaine sorrise pensando che solo con la sua presenza il giovane lo aveva ringraziato abbastanza.
 
Blaine uscì dalla stanza mentre il ragazzo all’interno si toglieva la camicia con cautela, la appoggiò ai piedi del letto e poi si sdraiò sopra il copriletto e le coperte per non rovinare nulla, non aveva mai dormito su nulla di così comodo. Dopo pochi secondi già dormiva.
 
Blaine rientrò nella stanza e si sedette su una poltrona ammirando quel corpo perfetto che si muoveva ritmicamente con suo respiro lento, la pelle nuda e chiara che brillava macchiata di sangue rosso rubino. Blaine avrebbe voluto alzarsi e sfiorare quelle membra perfette ma non lo fece, stette seduto tutta la notte cercando di memorizzare ogni singolo angolo e ogni singola curva dell’essere meraviglioso che dormiva vicino a lui. Si alzò solo quando il sole entrò nella stanza e si rese conto che il giovane si sarebbe potuto svegliare da un momento all’altro.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Non aveva dormito bene, il suo sonno era stato interrotto più volte dal ricordo del rumore degli spari e dell’abbaiare dei cani. Ma aveva aperto gli occhi e nell’oscurità della stanza aveva intravisto la figura di Blaine, riusciva a delineare i suoi folti riccioli neri e le sue membra stanche abbandonate sulla poltrona, sentiva il suo respiro, veloce ma regolare, era sveglio e lo stava guardando. Si sentì come se un angelo lo stesse proteggendo e così si riaddormentò più e più volte fino a quando una volta aperti gli occhi non vide più il suo corpo ma solo una poltrona vuota e udì il cinguettio degli uccelli fuori dal balcone che volavano attorno a un albero che faceva frutti rossi.
 
Scese le scale in fretta, dimenticandosi di indossare la sua camicia sporca di sangue. Blaine si era addormentato su un piccolo divanetto e il giovane si sedette sulla stessa sedia che gli era stata offerta la sera prima, guardava Blaine e cercava di studiare ogni piccolo particolare del suo volto e delle sue mani che aveva posate sul grembo, la sua bocca rosea e semiaperta lasciava intendere che stava dormendo beatamente e il giovane studiò anche quella, dopo averla fissata per un po’ chiuse gli occhi e ridisegnò i contorni delle labbra nella mente, era tutto così puro in Blaine. Poi un dubbio lo assalì, perché? Perché era lì con un bellissimo ragazzo che non sapeva neppure il suo nome ma che lo trattava come un principe nel suo castello?
I pensieri del giovane furono interrotti da un sonoro sbadiglio di Blaine che si stiracchiò sul divano e si sfregò gli occhi con una mano prima di accorgersi della presenza del meraviglioso ragazzo.
Prima che Blaine avesse la forza di aprire la bocca il giovane si alzò
 
“Kurt” disse con tono fermo
 
Blaine lo guardò confuso “Come?” la sua voce assonnata era il suono più dolce che il giovane avesse mai sentito
 
“Mi chiamo Kurt” disse di nuovo mostrando a Blaine il suo primo vero sorriso
 
Blaine si alzò e rispose con un altro sorriso “Kurt” sussurrò, gli piaceva come suonava quel nome, quella K così dura era in totale contrasto con la sua persona, così gentile e sensibile per quanto Blaine ne potesse sapere, ma d’altronde gli piaceva tutto di quel ragazzo, per questo era stato sveglio tutta la notte a guardarlo. Blaine aprì bene gli occhi e si accorse che Kurt non indossava la sua camicia, lo guardò sbigottito e poi notò i segni rossi sulle sue braccia, si erano formate delle grandi croste e il sangue che era scivolato era ormai secco sulle sue braccia. Blaine era preoccupato, i morsi e i graffi non facevano bene ma Kurt sembrava del tutto a suo agio.
 
Blaine si avvicinò alla cucina e Kurt non riusciva a smettere di guardarlo
 
“E’ stato molto romantico” disse Kurt all’improvviso mentre Blaine era girato di spalle, non eveva mai sentito quella parola “romantico” ripetè nella sua mente ma proprio non riusciva a darle una spiegazione, si voltò e abbassò la testa per non rimanere di nuovo incantato dal corpo di Kurt
 
“Che cosa significa romantico?” chiese cercando di replicare quel suono nel miglior modo possibile
 
Kurt emise un piccolo suono che sembrava quasi una risatina dolce e gentile “Davvero non lo sai?”
 
Blaine annuì imbarazzato e Kurt sorrise nuovamente facendo sentire Blaine come in paradiso, o forse come innamorato ma Blaine non voleva pensarci perché sarebbe stato un grandissimo problema per entrambi
 
“E’ legato all’amore” disse Kurt molto semplicemente e Blaine senti una fortissima scossa lungo la spina dorsale, deglutì emettendo un suono decisamente troppo alto “Intendo dire che è…è complicato da spiegare però di solito un atto romantico è compiuto da una persona che si sente bene nel farlo e così fa sentire bene anche un’altra persona” Kurt sorrise e Blaine arrossì “E con bene intendo, molto bene”
 
Blaine si guardò intorno cercando di capire che cosa avesse fatto di romantico ma proprio non riusciva a capirlo
 
“Cosa ho fatto di così romantico?” chiese timorosamente
 
Kurt lo guardò e senza volerlo Blaine lo guardò, si fissavano negli occhi sorridendo “Stare a guardarmi mentre dormivo” disse Kurt tirando ancora di più gli angoli della bocca e lasciando intravedere i denti. Blaine arrossì, di nuovo e non riuscì più a reggere il confronto con gli occhi color del mare del ragazzo. Si sentiva così stupido e gli veniva da ridere senza motivo
 
“Io…beh…” non sapeva proprio cosa dire “Mi hai visto?”
 
“Certo” esclamò Kurt
 
“Quindi non hai dormito bene”
 
“Mi hai fatto sentire bene anche se non dormivo” Kurt sorrise di nuovo e Blaine finalmente capì qual’era la funzione di quel liquido viola a cui si sarebbe sottoposto pochi mesi dopo, cancellava, cancellava i sorrisi, gli imbarazzi, gli sguardi, le scosse che continuavano a percorergli il corpo ogni volta che guardava Kurt o che Kurt guardava lui. Ma lui non voleva che smettessero, voleva continuare a sentirsi così.
 
“E io ero contento di guardarti…dormire” disse
 
“Quindi è stato romantico” disse Kurt
 
“Immagino di sì”.
 
 
Dopo che Kurt si fu rimesso la camicia che aveva lasciato ai piedi del letto Blaine preparò la colazione per entrambi
 
“Sei scappato dall’iniezione vero?” chiese Blaine, Kurt annuì poco convinto
 
“Scusa se te lo chiedo ma…perché hanno gridato sparategli?” chiese Blaine confuso
 
“Sono pazzi” disse Kurt
 
“Ma perché sei scappato?”
 
Kurt non voleva davvero rispondere ma doveva, non poteva lasciare Blaine senza risposte “Io non voglio essere costretto a diventare qualcuno che non sono”
 
Blaine non rispose, com’era possibile che Kurt si sentisse esattamente come lui? Non disse nulla
 
“E credo che non lo voglia neanche tu” disse Kurt dopo un po’
 
Blaine non sapeva davvero cosa dire “Come fai a dirlo?”
 
Kurt si mise in bocca un altro pezzo di pane “Te lo vedo negli occhi” Kurt sospirò “Gli occhi sono lo specchio dell’anima Blaine”
 
Blaine si sentì raggelare Kurt lo capiva, lo sapeva, lo sentiva.
 
“I miei occhi sono davvero così espressivi?”
 
“I più espressivi che io abbia mai avuto l’onore di osservare” disse Kurt con una voce che Blaine non sapeva come definire, ma la scossa che gli percorse il corpo non era solo forte, era calda, caldissima
 
“Wow” fu l’unica cosa che Blaine riuscì a dire, poi cominciò a fissare Kurt e si rese conto che aveva imparato a seguire il suo corpo con gli occhi.
 
“Perché mi guardi così?” chiese Kurt sorridendo, lo sapeva, voleva solo che Blaine lo dicesse
 
“E solo che Kurt” lo chiamò per la prima volta con il suo nome “Tu sei così – così affascinante”
 
Kurt non si aspettava quella parola, affascinante era una cosa abbastanza romantica da dire, rimase senza parole.
 
“Cosa intendi per affascinante?” chiese dopo poco
 
“Sei così…non lo so, tutto di te mi affascina” Blaine non sapeva cosa dire.
 
“Tutto cosa?” Kurt stava facendo la questione ancor più complicata di quanto non lo fosse già
 
“Tutto…qualsiasi cosa a cui tu possa mai pensare di te stesso io la trovo e la troverò affascinante”
 
Kurt si sentì arrossire anche se aveva già visto tante cose negli occhi di Blaine “Blaine, noi ci conosciamo da poco più di dodici ore” disse sommessamente
 
“Non mi importa” la voce di Blaine si fece più forte “Senti Kurt io tra due mesi sarò incatenato e mi sarà succhiata via l’anima, non mi importa da quanto tempo io e te ci conosciamo, non mi importa che diavolo significhi ro – romantico, non mi importa nulla in questo momento, ma voglio vivere con la mia anima fin che ne ho tempo!” Blaine era nervoso e vederlo così fece passare solo una cosa nella testa di Kurt “Dio, quanto è sexy” poi cercò di concentrarsi su quello che Blaine aveva detto, aveva ragione, aveva immensamente ragione
 
“Scusa” disse Kurt “Avrei dovuto capirlo, hai detto che sono affascinante e vedo negli tuoi occhi quanto io ti attraggo fisicamente, mi dispiace” guardò in basso mentre Blaine lo stava ancora fissando
 
“No!” Blaine sembrava arrabbiato di nuovo “E’ vero, tu sei bello Kurt, sei bellissimo e attraente ma non è questo che mi affascina di te, non solo”
 
Kurt era contento di sentirsi dire una cosa simie perché anche a lui piaceva Blaine come persona, era stato molto gentile con lui, lo aveva salvato dalle guardie e dai cani, gli aveva offerto il suo letto e aveva vegliato su di lui la notte e poi Blaine era sincero e puro, Kurt non aveva mai visto un Cadish così, era anche sincero e ribelle e poi era sexy, dio quanto era sexy.
 
“Io ti piaccio Blaine?” chiese improvvisamente
 
Blaine lo guardò confuso “Intendi dire come mi piace leggere?”
 
“Come ti piace leggere?”
 
Blaine si tranquillizzò “Passo tantissimo tempo a leggere, vorrei poter non smettere mai, ma funziona come con il caffè, mi piace il caffè e non smetterei mai di berlo”
 
Kurt sorrise e Blaine ebbe una vaga idea su cosa piacere potesse voler dire “E’ un po’ diverso, ti piacerebbe passare del tempo con me e solo con me?” Kurt stava cercando di capire quanto la mente di Blaine poteva aprirsi
 
“Sì, moltissimo”
 
“Okay e ti piacerebbe fare delle cose romantiche con me?”
 
“Sì, di sicuro e mi sentirei molto bene nel farle perché sarebbe romantico” Blaine cominciava un po’ a capire, e per quello che aveva compreso Kurt gli piaceva, e non poco “Questo vuol dire che tu mi piaci?”
 
Kurt non voleva girarci troppo intorno, sperava solo di non dover spiegare a Blaine tutto “Blaine sai cos’è l’amore?”
 
Blaine lo sapeva, era un tabù, era proebito ma lui lo sapeva e lo studiava sui libri Mish, quelli che nessuno avrebbe mai dovuto toccare. Secondo i Cadish era una malattia e a lui mancava poco per essere curato, ma più Kurt parlava più lui voleva allontanare quel momento.
 
“Sì” disse convinto
 
“Prima dell’essere innamorati cosa c’è?”
 
“Il voler bene” disse Blaine convinto della sua risposta
 
“No, c’è il piacere”
 
“Quindi io non ti voglio bene, sento qualcosa in più che è un po’ meno dell’amore?” Blaine si sforzava di comprendre
 
“Esattamente” Kurt sorrise, contento che Blaine avesse finalmente capito “Quindi io ti piaccio Blaine?” Kurt sospirò “Perché tu mi piaci, molto”
 
“Mi piaci anche tu” Blaine aveva capito e subito dopo aver capito realizzò che l’iniezione gli avrebbe portato via anche quello. Era tutto così strano e surreale, Blaine non l’avrebbe mai creduto possibile, piacere, era così strano. Era incredibile, quel ragazzo sapeva così tanto e così bene, aveva spiegato in dieci minuti delle cose molto difficili da spiegare, questa cosa lo affascinava, gli piaceva. E poi Kurt era bello, era molto bello, i suoi occhi erano di un colore incredibile, azzurri come il cielo e profondi come il mare e il suo corpo era perfetto, un perfetto rapporto tra spigoli e curve, pelle e muscoli.
 
Finirono la colazione in fretta e Blaine offrì a Kurt la possibilità di farsi una doccia per togliere la polvere e il sangue che erano ancora attaccati alla sua pelle. Quando Kurt finì di lavarsi Blaine gli prestò una delle sue magliette e lavò con cura la sua camicia di seta grezza.
 
“Sei sicuro di non volere nulla per quelle ferite?” chiese Blaine notando i tagli sulle braccia e sulle gambe di Kurt
 
“Ormai è inutile, il sangue è secco non si può fare più nulla” disse Kurt sospirando “Devo solo aspettare le cicatrici”
 
“Se vuoi ho qualcosa per farli cicatrizzare prima” Blaine aprì un cassetto “Sai a scuola studio la medicina e i suoi usi, sono abbastanza bravo direi”
 
Blaine diede a Kurt un piccolo barattolo di vetro che conteneva una pomata gialla, della stessa consistenza del miele.
 
“Da applicare con movimenti circolari sulle zone da cicatrizzare” recitò Blaine. Kurt si spalmò la crema sulle gambe e sui bicipiti e più si toccava la pelle più Blaine cercava di immaginare quanto quella sarebbe stata morbida al suo tocco e quanto gli sarebbe piaciuto poterla sfiorare e accarezzare.
 
“Non dovresti andare a scuola?” chiese Kurt improvvisamente.
 
“Non oggi, il fine settimana è una benedizione direi” Blaine sorrise e Kurt si lasciò rapire dal suo sguardo felice “Ti andrebbe di venire con me in biblioteca?”
 
Un brivido percorse la schiena di Kurt, no, non poteva uscire, non poteva rischiare di essere visto e rincorso e ucciso, soprattutto sotto gli occhi di Blaine.
 
“Non – non credo sia una buona idea” disse a bassa voce “Cioè, mi piacerebbe tantissimo venire con te ma dovremmo uscire e non voglio crearti problemi”.
 
Blaine si rese conto che aveva ragione, uscire sarebbe stato rischioso dopo che Kurt era scappato dai laboratori, sarebbero restati al sicuro.
 
“Hai ragione, scusa” Blaine guardò fuori dalla finestra, un giorno con Kurt valeva mille giorni in biblioteca “Cosa ti piacerebbe fare?”
 
Kurt sorrise a quella domanda, raggiunse Blaine e lo guardò negli occhi
 
“Non lo so, qualcosa di romantico forse?” probabilmente stava usando quella parola a sproposito ma non aveva mentito, era stato chiaro e diretto e voleva che Blaine facesse lo stesso “Intendo dire che mi piacerebbe molto passare del tempo con te e parlare, è romantico vero?”
 
“Sì, mi piace” rispose Blaine.
 
 
“Vivi da solo Blaine?” chiese Kurt mentre erano seduti nella stanza di Blaine.
 
“No, con me vivono i miei genitori ma staranno via questo weekend” Blaine non riusciva a smettere di sorridere, erano ore che parlava con Kurt, di cose futili ma lo adorava e non avrebbe mai voluto smettere.
 
“Oh, capisco” Kurt era preoccupato “E…poi cosa faremo?” chiese
 
“Faremo?” Blaine lo guardò incuriosito
 
“Non voglio dover smettere di vederti se i tuoi vivono qui” disse Kurt guardandolo negli occhi, era meraviglioso quanto quel ragazz lo potesse catturare, non voleva lasciarlo andare, non poteva. Dove sarebbe andato? Cosa avrebbe fatto? L’avrebbero preso. A Kurt Blaine piaceva davvero, nonostante si conoscessero da solo un giorno, ma al momento più che piacergli Kurt aveva bisogno di Blaine, lo faceva sentire al sicuro.
Kurt si appoggiò al muro, dietro al letto di Blaine.
 
Blaine sospirò, Kurt aveva ragione, aveva terribilmente ragione, i suoi genitori non avrebbero permesso ad un estraneo di vivere in casa loro, soprattutto visto che quell’estraneo era scappato dai laboratori.
 
“Kurt, non lo so. Neanche io voglio smettere di vederti ma i miei non permettrebbero mai a nessuno di vivere qui, soprattutto a qualcuno scappato dai laboratori” Blaine si lasciò cadere anche lui, con la testa appoggiata al muro, poi ebbe un’idea “Non potresti tornare a casa tua? Ci potremmo vedere comunque tutti i giorni”
 
Kurt rabbrividì, casa? Era troppo tempo che non sentiva quella parola, non poteva tornare, non sapeva neppure dove fosse casa sua al momento, e la sua famiglia? Non li vedeva da molto e non li voleva proprio vedere.
 
“No!” esclamò senza cercare di controllarsi
 
Blaine lo guardò stranito e si mise a sedere di fronte a lui a gambe incrociate sul suo bellissimo letto con il copriletto rosso di velluto “Perché no?” chiese incuriosito
 
Kurt rimase impietrito per un attimo e poi disse “Beh, Blaine lo sai…sono scappato” la sua voce non suonava per nulla convinta e Blaine inevitabilmente se ne accorse.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Stettero svegli fino a notte fonda, cercando un modo per far stare Kurt in casa senza essere scoperto, ad un certo punto, verso le 2 di mattino di domenica Blaine si addormentò con le braccia incrociate sul tavolo della cucina e con davanti l'ennesima tazza di caffè che a lui piaceva tanto.
 Kurt stette a guardarlo per un po' e poi il sonno colpì anche lui, si sedette sulla poltrona in salotto e lì si addormentò.

Blaine si svegliò presto sentendo una superficie troppo dura sotto la sua testa, non si ricordava assolutamente di essersi addormentato lì. Andò in salotto e trovò Kurt accovacciato sulla poltrona che dormiva beatamente, sorrideva nel sonno e il suo sorriso provocò anche quello di Blaine.
Andò di sopra, in camera sua e scelse dei nuovi vestiti, li portò in bagno, un enorme stanza luminosissima completamente piastrellata con piccoli tasselli azzurro chiarissimo tempestati di brillanti, accese l'acqua della doccia, anche quella immensa e si spogliò.

Dopo quindici minuti finì, uscì da quel bagno di vapore che lo inondava e si annodò un asciugamano candido intorno alla vita. Si asciugò i capelli con cura, facendo attenzione a diminuire il più possibile i ricci poi si vestì con una camicia blu scuro con delle righe verticali grigie e un paio di pantaloni rossi, il suo colore preferito 'beh il mio preferito dopo quello degli occhi di Kurt' pensò e poi cercò di scacciare quel pensiero il prima possibile, si ricordò di cosa aveva letto solo qualche giorno prima di incontrare Kurt

Ogni singola cosa porta alla mente la persona amata e questo offusca i pensieri e le capacità dell'individuo 

Non poteva permettersi di cominciare a pensare a Kurt solo indossando qualcosa del colore che lui stesso preferiva.

Si lasciò alle spalle il bagno e scese in fretta le scale, appena raggiunse il piano inferiore un buonissimo profumo lo circondò, raggiunse la cucina e trovò Kurt ai fornelli 

"Buon giorno" disse sorridendo, Kurt si voltò a guadarlo e senza volerlo sorrise anche lui, lo guardò ancora, non riusciva a staccare gli occhi da quella figura

"Cosa guardi?" Chiese Blaine abbassando lo sguardo

Kurt tornò improvvisamente alla realtà "Ehm...nulla" disse e si voltò nuovamente verso la padella sfrigolante

"Beh, io sono per caso niente?" Blaine lo provocò senza neanche saperlo

"No...affatto, tu sei...sei molto bello ecco" Kurt arrossì

Nel caso in cui una persona si trovi un uno stato di imbarazzo le sue guance tendono a diventare rosse

"Grazie" disse Blaine e anche lui arrossì senza volerlo "Perché ti si sono arrossate le guance?"

Kurt sorrise e arrossì di nuovo, spense il fornello e guardò Blaine negli occhi, il moro si sentì le ginocchia cedere e sentì una strana sensazione nello stomaco

Pensare o parlare alla la persona amata provoca mal di pancia

"Sei tu Blaine" disse Kurt e poi espirò profondamente come se si fosse tolto un grande peso dalle spalle "Mi fai questo effetto, mi piaci Blaine" Kurt non sapeva se Blaine avesse appreso appieno il significato che in quel caso la parola piacere assumeva ma doveva dirglielo e farglielo capire in ogni modo

Blaine sorrise "Grazie" rispose e Kurt rise, quella piccola risata spezzò la tensione che si era creata nella stanza

"Fa ridere un ringraziamento?" Chiese Blaine, che sembrava quasi offeso dalla risata 

"No, scusa" Kurt si ricompose e afferrò la padella "Ho fatto i pancakes, hai del miele?"

"Non dovevi Kurt, volevo comprare le brioches per la colazione, la domenica sono al cioccolato" disse Blaine "comunque il miele lo prendo subito"

"Non sei contento dei miei pancakes?" 

"Sono bellissimi e scommetto anche squisiti" Blaine si girò e scomparse dietro l'angolo della dispensa. 

Si sedettero un di fronte all'altro, Blaine bevve il suo caffè e Kurt un bicchiere di latte freddo, stava per fare un commento sul latte ma si fermò

"Devo andare in biblioteca oggi e studiare" disse Blaine improvvisamente 

"Ma...io cosa farò qui? Devo trovare un posto dove stare Blaine, i tuoi tornano stasera" disse Kurt sconsolato

"Beh ci sono un paio di cose che devo studiare, da quando sei arrivato tu mi sembra di non sapere nulla" Blaine non voleva che quel l'affermazione suonasse così offesa ma non poteva farne a meno "tutte quelle parole che usi, romantico, piacere, quando arrossisci. Non capisco Kurt, perché tu sai queste cose e io no?"

Kurt trattenne il fiato, aveva una risposta ma non poteva certo dirla a Blaine, non così presto "In biblioteca non troverai nulla, solo un milione di balle che raccontano per far accettare l'iniezione"

"Allora tu come le sai?" La voce di Blaine sembrava arrabbiata

"Le so e basta Blaine!" Kurt gridò, forse un po' troppo forte

Entrambi abbassarono lo sguardo

"Scusa" disse Kurt a bassa voce "Non avrei dovuto urlare"

"Non ti preoccupare, lo so di essere un po' pesante a volte" disse Blaine

"Scusami tanto, davvero, non volevo"

"Non c'è problema, facciamo finta che non sia mai successo okay?" Blaine era sincero, non voleva ricordare la voce arrabbiata di Kurt

Kurt annuì.

Andarono in salotto subito dopo colazione e si misero a pensare un modo per far stare Kurt in casa senza che i genitori di Blaine lo scoprissero 

"Lo so!" Esclamò Blaine dopo qualche ora "vieni con me"

Salirono le scale e arrivarono fino in camera di Blaine, lui spostò il letto e aprì una piccola botola nascosta tra le assi del pavimento 

"L'ho fatta io qualche anno fa per mettere via i libri vecchi che non volevo buttare, nessuno sa della sua esistenza e io me ne ero quasi dimenticato"

Kurt guardò il buco nel pavimento, era davvero piccolo "Non ci starò mai lì dentro"

"Eccome se ci starai" Blaine si alzò e prese una torcia dallo scaffale nero a destra del letto, si infilò nella buca del pavimento e accese la luce "in due non ci si entra ma per uno c'è posto a sufficienza"

Blaine uscì dal buco e porse la torcia a Kurt gentilmente "Vai"

Kurt la afferrò e mise un piede dentro il buco nero, c'era uno scalino e poi un altro e un altro ancora, da tutti i lati c'erano pile infinite di libri ma non si fermò a guardarli, si accorse che poteva stare benissimo in piedi in quel tunnel e si chiese come fosse possibile, poi si ricordò del soffitto del piano inferiore, era a cassettoni lui stava praticamente camminando in una trave, fece qualche passo in più e poi si voltò "Mi piace Blaine, devo solo farlo un po'...più bello direi"

"Dai vieni fuori di lì, dobbiamo renderlo almeno vivibile" Kurt pensò che Blaine stesse sorridendo mentre parlava e quindi sorrise a sua volta, lo sapeva che Blaine non era una cosa da nulla per lui ma doveva essere molto cauto. 

"Non ci puoi stare se ci sono tutti quei libri" disse Blaine appena Kurt fu di nuovo in piedi accanto a lui

"Va benissimo così, mi piacciono i tuoi libri e voglio leggerli un po', per conoscerti" Kurt sorrise a Blaine si sentì di nuovo quella sensazione strana nello stomaco 

"Non li ho letti tutti quelli che sono lì, alcuni mia madre mi aveva detto di buttarli ma non l'ho fatto" Blaine guardò il pavimento, gli dispiaceva disobbedire a sua madre ma i libri non li avrebbe mai buttati via "Però non li ho mai letti, ho obbedito a metà"

"Perché avresti dovuto buttarli?" Chiese Kurt incuriosito

"Beh...tanti parlano dell'amore e mia madre non vuole che io mi faccia strane idee sai" Blaine non staccò gli occhi dal pavimento e arrossì "Ma a me interessa tantissimo io...io ho bisogno di sapere tutto Kurt tanto tra due mesi non mi interesserà più nulla" Blaine voleva piangere, voleva urlare, voleva scappare via ma non sapeva come fare

"Tu sei sicuro di voler sapere tutto?"

Blaine annuì convinto "Insegnami Kurt io...io sento che c'è qualcosa che non so e lo so che tu mi puoi insegnare quello che sai anche se...non so ancora perché tu sappia tutto"

"Blaine se c'è una cosa che so per certo è che non si può insegnare ad amare ma si può imparare" Kurt avrebbe tanto voluto poter dire tutto a Blaine ma era ancora troppo presto

"Allora voglio imparare, sono bravo" Blaine sembrava più convinto che mai è Kurt non sapeva cosa fare

"Imparare ad amare non è come imparare una lezione o una poesia a memoria"

"Non mi interessa, Kurt ho poco tempo..." Blaine si fermò un attimo a pensare e il pensiero che gli passò per la testa in quel momento lo terrorizzò "Kurt ma...quando io avrò subito l'iniezione tu cosa farai?"

Kurt non voleva pensarci, sarebbe morto nel vero senso della parola "Tu non vuoi fare l'iniezione vero Blaine?"

"Assolutamente no!" Esclamò Blaine quasi offeso da quella domanda che sembrava retorica

"Beh allora non farla, verrai con me, troveremo un posto insieme e ce ne andremo da qui" quella in fondo era una mezza verità, Kurt voleva che Blaine non facesse l'iniezione e voleva scappare magari con lui ma il posto lo conosceva, lo conosceva eccome.

Blaine abbassò lo sguardo, scappare, andarsene, lasciarsi tutto alle spalle, vivere con la possibilità di amare sembrava tutto fantastico, un sogno, ma voleva dire lasciare anche la sua famiglia, la sua casa, i suoi studi, i suoi libri.

"Io...non lo so Kurt, è complicato" disse dopo qualche secondo

"Non preoccuparti troppo ora, hai ancora tempo" Kurt sorrise, il tempo non era tanto ma sarebbe bastato "Intanto ogni giorno ti insegnerò tutto quello che posso, sarà come una lezione"

"Una lezione d'amore?" Chiese Blaine e Kurt vide quella domanda come la più ingenua che gli fosse mai stata posta

"Una lezione di piccole cose che sono sicuro che tu non sappia" Kurt sorrise nuovamente e Blaine lo guardò sorridendo a sua volta.

Passarono il pomeriggio a portare coperte e altre cose utile in quello che sarebbe stato l'appartamento di Kurt, giusto sotto il letto di Blaine.


Quando ebbero finito scesero in cucina e bevvero un bicchiere di succo di sambuco, Kurt non lo aveva mai assaggiato ma gli era piaciuto molto

"Dobbiamo andare a comprarti dei vestiti" disse Blaine mentre erano seduti in salotto davanti al camino spento, in fondo era solo settembre, al freddo c'era ancora tempo

"Dici che posso uscire?" Kurt chiese preoccupato 

"Vuoi che vada io?" Chiese Blaine gentilmente "Oppure potremmo racimolare qualcosa dal vecchio armadio di mio fratello"

"Hai un fratello?" Kurt era curioso

"Già..." Rispose Blaine svogliatamente "Si chiama Cooper, ha quasi trent'anni credo"

"Lo vedi spesso?"

"Non molto, solo a Natale" Blaine sembrava triste "Ha fatto l'iniezione ed è sposato, ha già due figli anche se si è sposato solo quattro anni fa"

"Hai dei suoi vestiti?" Chiese Kurt cercando di cambiare argomento 

"Si, qualcosa" Blaine si alzò e scomparve per qualche minuto, tornò con una cesta in mano, era grande e piena di roba "A nessuno frega più nulla di queste cose, guarda se ti vanno"

Kurt prese una maglietta nera in mano e la guardò, non era il massimo ma doveva accontentarsi per forza, non vedeva l'ora di spiegare tutto a Blaine e tornare nei suoi vestiti di sempre.

"Vanno benissimo" disse con un sorriso enorme "Grazie mille Blaine"

"Di nulla" rispose Blaine sorridendo.  

Blaine guardò l'orologio "Merda!" 

"Che c'è?" Chiese Kurt 

"Sono le sette, è meglio se vai di sopra, i miei saranno qui a momenti"

"D'accordo" disse Kurt e cominciò a salire le scale "Portami la cena nel mio buco grazie!" Gridò dalle scale

"Sicuro!" Rispose Blaine che stava mettendo via i vestiti del fratello.

Kurt entrò nella stanza di Blaine e si accorse che il letto era di nuovo sopra la botola, prese la torcia la accese e scivolò sotto il letto, appena fu nella botola sentì Blaine aprire la porta, per un pelo, adesso però cominciava la parte difficile. Blaine gli aveva detto che i suoi sarebbero usciti presto tutte le mattine e sarebbero tornati per le sette tutte le sere, Blaine sarebbe tornato a casa per le due tutti i giorni e avrebbero potuto pranzare insieme e passare tutti i pomeriggi insieme ma comunque stare lì era dura.

Blaine aprì la porta sperando che Kurt avesse fatto in tempo a nascondersi.

"Ciao Blaine" lo salutò suo padre, un uomo alto e magro con i capelli scuri e gli occhi color nocciola, come quello di Blaine, lui sorrise come risposta

"Com'è andata questi due giorni da solo?" Chiese sua mamma, una donna piccola, con il viso dai tratti orientali

"Benissimo, grazie" non stava affatto mentendo, era stato il weekend migliore della sua vita "E la vostra gita?"

"È stata fantastica" rispose suo padre.


Mangiarono in silenzio, un insalata e del formaggio e Blaine fece bene attenzione ad avanzarne un po'

"Non preoccupatevi, metto a posto io qui" disse alla fine della cena, i suoi si alzarono 

"Noi andremo a dormire presto Blaine, giusto il tempo di una doccia, grazie per occuparti della cucina questa sera" disse suo padre

Blaine sorrise e lasciò che i suoi genitori salissero le scale, pensò a Kurt e a quanto avrebbe dovuto sentirsi scomodo dentro quel buco sotto il suo letto che sapeva di libri, mise via per lui un piatto di insalata a un formaggio intero.


Intanto Kurt, cercando di non fare il minimo rumore, si era messo a guardare i titoli dei libri di Blaine, era vero, tanti parlavano dell'amore, erano libri delle creature delle terre del di là, tradotti.
A Kurt scese una piccola lacrima, la sua terra, la sua lingua, la sua vita.
Improvvisamente sentì la porta aprirsi e trattenne il fiato asciugandosi quell'unica lacrima con il dorso della mano.
Sentì la botola aprirsi e una luce accendersi nella sua direzione 

"Ei" disse Blaine a bassa voce "Ti ho portato la cena"

Kurt scattò in piedi e per poco non battè la testa contro il soffitto della sua tana. Uscì lentamente e strisciò fuori dal letto, appena fu in piedi Blaine gli porse il piatto.

"Grazie mille" disse Kurt sorridendo, afferrò il piatto, si sedette per terra e cominciò a mangiare.

"Sono pronto per la mia prima lezione" disse Blaine mentre Kurt mangiava

Kurt ingoiò il boccone di formaggio "Beh sai già cosa vuol dire romantico e piacere"

"Ho un po' di dubbi sul piacere sai" disse Blaine

"Lasciami finire la cena" disse Kurt infilandosi in bocca un altro pezzo di formaggio. 


Quando Kurt ebbe finito Blaine andò a controllare che i suoi stessero dormendo e poi i due si sedettero sul pavimento ai piedi del letto di Blaine

"Quindi chiariscimi questa cosa del piacere" disse Blaine guardando Kurt negli occhi, quegli occhi che lo catturavano ogni giorno "Come si capisce che qualcuno ti piace?"

"Beh di solito quando ti piace qualcuno" Kurt sospirò "cerchi di stare vicino a questa persona e...la guardi" e lo guardò "e ci passi tanto tempo, provi a farti piacere" Kurt abbassò lo sguardo "ci pensi in continuazione e vorresti che fosse solo per te, cerchi il contatto, in ogni modo"

Blaine ci ragionò, caspita Kurt aveva appena elencato una serie di cose che lui cercava con Kurt "Allora beh...ho capito e..."

Kurt sorrise e Blaine pensò che quel sorriso fosse la cosa più bella e preziosa al mondo 

"Kurt tu...tu mi piaci davvero" disse alla fine Blaine ma subito voltò la testa dall'altra parte e chiuse gli occhi, non doveva, era rovinato, la sua vita era stata gettata in quei pochi secondi, stava per piangere quando all'improvviso sentì la mano leggera di Kurt accarezzargli il mento e spostargli il viso in modo che lui lo potesse guardare dritto negli occhi. Blaine realizzò che Kurt non lo aveva mai neppure sfiorato, non in quel modo così gentile e...amorevole.

"Perché piangi Blaine?" gli chiese Kurt sempre tenendo il suo mento "Sei più bello quando sorridi" Kurt lo guardò e poi spostò il pollice, dal suo mento alla guancia e sentì il suo dito bagnarsi della lacrima salata di Blaine, nessuno lo aveva mai trattato così, con così tanta attenzione e cura. Neppure sua madre si era mai chinata per asciugargli le lacrime perché sua madre era vuota, spenta, come tutto il resto del mondo che Blaine conosceva. Pensò agli spari che avevano preceduto Kurt, al sangue che copriva le braccia e le gambe di quel meraviglioso ragazzo che era ancora troppo nascosto e sconosciuto a Blaine ma che lui sapeva essere la creatura più speciale che Blaine avesse mai avuto l'occasione di incontrare.

"Perché piangi?" Kurt chiese di nuovo

Blaine alzò lo sguardo e rispose "È tutto sbagliato Kurt, perché mi piaci? Perché mi piace stare con te? Io non posso, non devo. Non voglio innamorarmi Kurt" guardò di nuovo in basso e Kurt lasciò il suo mento

Kurt non sorrideva più "Blaine non è sbagliato è naturale" naturale già...ma per Kurt "E poi Blaine, mi piaci anche tu, te l'ho detto"

Blaine ripensò ai due ragazzi sotto l'albero dei frutti rossi e sentì una fitta al cuore, pensò a quell'atto di fondere due corpi insieme e poi gli venne in mente una parola: romantico 
Quella scena era romantica. Poi però gli tornarono in mente gli spari, i cani e poi...Kurt, solo due giorni prima lo aveva salvato, aveva impedito a quei mostri di portarlo via.
Ci rifletté un attimo, i due ragazzi erano stati uccisi, forse, perché amare era vietato ma Kurt? Perché avrebbero dovuto ucciderlo? Non aveva senso. O forse si. Kurt era vietato.
Gli sollevò il mento e lo guardò negli occhi, azzurri come il cielo d'estate, liberi, magici.

"Kurt" riuscì solo a sussurrare, voleva dire qualcosa di più, chiedere ma non ci riuscì

"Dimmi" rispose Kurt a bassa voce e Blaine pensò a quanto quella voce lo facesse sentire al sicuro, protetto.

"Ho paura" il tono della voce era sempre bassissimo

"Anche io" 

"Voglio che passi" 

La stanza era ormai quasi buia, Kurt riusciva a vedere bene Blaine e i suoi occhi ma intorno non distingueva bene i colori.

Kurt non voleva esagerare, ma doveva, sentì che era il momento, forse era un po' presto ma il tempo era poco, era un'illusione.

Si avvicinò a Blaine fino a che le loro fronti si toccarono, Blaine aveva paura, forse ancora più di prima ma lo lasciò fare, se c'era una cosa che non lo spaventava quello era Kurt. 
Kurt piegò la testa in avanti e quando sentì le labbra calde e morbide di Blaine sfiorare le sue ci lasciò sopra un piccolo schiocco che risuonò nella stanza.
Forse aveva esagerato, forse era troppo davvero, non avrebbe dovuto spingersi così avanti. Allontanò la testa da quella di Blaine ma lui gli stava ancora tenendo il mento

Blaine sorrise "Cos'era quello?" chiese ingenuamente 

Kurt tenne gli occhi fissi sul pavimento "Un...un bacio" disse Kurt timidamente "Ho esagerato scusa" 

"È stata la cosa più bella della mia vita" disse Blaine senza neanche ascoltare le scuse di Kurt poi, forse per sbaglio, uscì dalla sua bocca un pensiero "Più bella dopo di te"

Kurt alzò lo sguardo, guardò Blaine senza sapere cosa dire, non trovava le parole.

"Posso provare io?" Chiese Blaine timidamente 

"Certo, sempre" disse Kurt a bassa voce 

Blaine si avvicinò e imitò la sensazione che Kurt gli aveva appena fatto provare, un bacio, si staccò da lui ma ne sentì subito la mancanza e lo baciò ancora e ancora, la terza volta non staccò le labbra da quelle di Kurt e sorrise, il ragazzo dagli occhi magici sentì le labbra del moro tirarsi e aprirsi in un sorriso sulle sue e così sorrise a sua volta. Le parti umide delle labbra dei due ragazzi si toccarono e così i due sentirono il sapore l'uno dell'altro. Forse per sbaglio Blaine lasciò che la sua lingua passasse tra i denti e sfiorasse le labbra umide di Kurt, appena se ne rese conto la ritrasse e stava per chiudere la bocca e voltarsi ma Kurt non voleva assolutamente smettere di assaporare le labbra di Blaine e così chiuse il labbro inferiore di Blaine tra le sue tirandolo un po' a se, Blaine chiuse la bocca e di conseguenza trovò il labbro superiore di Kurt a limitare il gesto. Tirò un po' Kurt a se e il giovane dagli occhi azzurri fece lo stesso, le loro bocche si prendevano e si lasciavano fino a che non si ritrovarono chiusi tra di loro, nessuno dei due voleva lasciar andare l'altro. 

Blaine immaginò la scena da fuori per un attimo e di nuovo gli spari gli tempestarono la testa, l'albero, i due ragazzi, le labbra intrecciate in...un bacio.

Si staccò da Kurt e girò lo sguardo "Non posso, non possiamo, se ci vedono ci uccideranno" esclamò con voce preoccupata

"Blaine, stai tranquillo, non ci può vedere nessuno" Kurt pose la mano su quella di Blaine ma lui la ritrasse "Non avere paura Blaine"

Blaine lo guardò e come al solito si sentì al sicuro "Quando si da un bacio Kurt?" chiese 

Kurt sorrise "Le persone che si piacciono si baciano e...gli innamorati"

"Quello che si amano giusto?" Blaine cominciava a capire 

"Esatto"

"Io e te possiamo essere innamorati?"

"Tu che ne dici?"

"Credo di si"

"Anche io"

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


La mattina dopo il loro bacio Kurt si svegliò di buon ora ricordandosi che Blaine sarebbe dovuto andare a studiare. Sentiva ancora il calore delle labbra di Blaine sulle sue e il sapore del ragazzo inondargli il corpo. Sgusciò fuori dalla sua tana e vide Blaine in piedi davanti alla finestra che fissava un punto lontano, fuori. A Kurt mancava il lontano, mancava il fuori, mancava tutto, ma era presto, ancora troppo presto.

"Buon giorno" disse Kurt raggiungendo Blaine vicino alla finestra

Per un po' il ragazzo non si mosse, era catturato da qualcosa là fuori, poi lo notò e si voltò "Ciao" sorrise e gli si illuminarono gli occhi
Kurt sorrise a sua volta "Dormito bene?"

"Si, grazie, tu?" chiese Blaine che si sentiva strano, stare in piedi, fermo, di fronte a Kurt senza fare nulla lo metteva a disagio

"Anche io" Kurt abbassò lo sguardo "Volevo salutarti" lo guardò di nuovo

"Esco tra dieci minuti" disse Blaine e si avviò verso il letto sfatto, prese una borsa di pelle che vi era adagiata sopra e si voltò di nuovo
Kurt non smise un attimo di fissarlo, paura, era la parola che gli veniva in mente in quel momento ma non poteva darlo a vedere "Voglio uscire" disse dopo poco

"Dove vuoi andare?"

Kurt avrebbe voluto rispondere la pura verità, voleva scappare con Blaine, voleva dirgli tutto, ma ci sarebbero state conseguenze ed era ancora troppo presto
"Al mare" rispose calmo

"Quando torno ci andiamo ok?" Blaine disse gentilmente

"Perfetto" Kurt sorrise sospirando

"Ora vado" Blaine fece per girarsi e andarsene ma sentì una mano calda e magra che lo tratteneva per il braccio

"Aspetta" disse Kurt guardandolo teneramente, lo tirò a se piano, fino a che fu abbastanza vicino e poi lasciò che le sue labbra facessero il resto, si appoggiarono gentili su quelle di Blaine, fresche, morbide e stupende, le chiuse tra le sue e Blaine sentì il calore di Kurt invaderlo partendo dal braccio e dalle labbra bagnate dalla saliva dolce del ragazzo dagli occhi azzurri come il cielo. Si separarono e Blaine sentì una mancanza, come se Kurt gli avesse portato via un pezzo di se.

Non dissero nulla, Blaine si voltò e Kurt lasciò andare il suo braccio guardandolo chiudere la porta dietro di se.


Blaine si avviò verso la scuola, si sentiva strano, si sentiva bene, si sentiva stranamente bene. In così poco tempo la sua vita era cambiata così tanto, senza pensarci svoltò a sinistra, uscendo dal grande viale alberato che doveva percorrere per raggiungere la scuola, si intrufolò in un vicolo con case alte con i tetti a punta e alla fine sbucò in un grande cortile con al centro una fontana decorata con pesci che sputavano acqua, il cortile era circondato da un innumerevole quantità di alberi che producevano frutti rossi, quanto avrebbe voluto portarci Kurt, sedersi con lui alla base di uno di quegli alberi e baciarlo, fino a quando le loro labbra non avessero preso i colori dei frutti e poi le avrebbero lasciate scolorire all'aria per poi baciarsi ancora e ancora.
All'improvviso i pensieri di Blaine furono interrotti da nove rintocchi di un'enorme campana che venivano da lontano, erano le nove, Blaine era in ritardo. Non era mai stato in ritardo.

L'amore distrae e fa perdere la coscienza del tempo e dello spazio

Si mise a correre verso la scuola e arrivo nella sua classe alle 9.13 appena entrò il professor Linsky lo squadrò da capo a piedi
"Anderson, tredici minuti di ritardo. Tre-di-ci" gli disse con voce ferma "Signor Anderson, lei ha scelto di studiare o sbaglio?"

"Ha ragione signore, ho scelto io" rispose Blaine fissando il pavimento di piastrelle beige, triste, come tutto il resto in quella classe, in quella città

"È ancora convinto di voler studiare signor Anderson?" chiese il professore senza smettere di fissarlo

"Si signore, voglio continuare a studiare" rispose Blaine sempre guardando le tristi piastrelle dell'aula

"E allora le converrebbe seguire le mie lezioni dall'inizio. I-NI-ZIO!" disse il professor Linsky sbattendo un piede a terra, nella classe non fiatava una mosca, tutti erano zitti, si sentivano solo i profondi respiri del professore e quelli rapidi e scomposti de Blaine "Si sieda Anderson"

Blaine si sedette in primo banco, nell'unico posto rimasto libero, di fronte al professore, in quel banco marrone e squallido, su quella sedia insensata mentre sapeva che c'era tutto un mondo che lui non conosceva, non ancora.

"Per concludere questa lezione mi permetterei di chiedere ad Anderson il motivo del suo ritardo" disse il professore sedendosi di nuovo alla sua cattedra triste e severa, lo guardava con uno sguardo terribile, truce, come se sapesse cosa stava succedendo a Blaine.

Blaine si alzò, lo sapeva che il professore stava solo cercando un modo per metterlo in imbarazzo, silenzioso si avvicinò alla cattedra, lo odiava, non poteva dire la verità

"Mi sono fermato a pensare quanto mi piacerebbe baciare il ragazzo che mi piace sotto un albero"

Non poteva Primo i suoi compagni non avevano idea di cosa volesse dire "baciare" o almeno la maggior parte. Secondo pronunciare la parola ragazzo in relazione a baciare o piacere voleva dire praticamente suicidarsi. Terzo il professor Linsky lo aveva sempre terrorizzato
Doveva inventarsi una bugia, in fretta o almeno un diversivo

Alzò la testa, tutti lo stavano fissando, era terribile, non poteva stare zitto, tanto quell'arpia del professore avrebbe trovato un modo per farlo sentire in colpa anche se lui avesse usato la scusa più innocente del mondo, la usò
"Avevo dimenticato la borsa a casa" disse piano, quasi sussurrando, mentre gli veniva in mente Kurt che gli prendeva il braccio e lo tirava a sé, abbastanza vicino per baciarlo, mentre tutti lo fissavano, gli salì il panico, potevano scoprirlo.
Kurt gli aveva detto il primo giorno in cui si erano incontrati, i suoi occhi erano espressivi, i più espressivi che Kurt avesse mai avuto l'onore di guardare. Li chiuse. Stette lì, in piedi, con la testa rivolta verso il basso e gli occhi serrati

"Lei sta perdendo interesse signor Anderson" disse il professor Arpia mettendogli una mano sulla spalla con forza "Qual'è stata la motivazione della sua dimenticanza?"

Blaine non lo sopportava, non ce la faceva più, voleva scappare, urlare al mondo intero la verità, per la prima volta si sentiva come Kurt, senza saperlo
"Sono preoccupato signore" disse con voce ferma, doveva per forza rispondere, non poteva sottrarsi alla sfida "La vita mi preoccupa" alzò la testa e aprì gli occhi fissando il muro come se lo potesse incenerire, non stava più mentendo

Il professore si spostò di fronte a lui, i suoi pantaloni neri e la camicia grigia non facevano più paura a Blaine, sentì la forza scorrergli nelle vene e per un attimo pensò fosse merito di Kurt, gli occhi neri dell'insegnante lo fissavano e i suoi capelli si muovevano quasi ad ogni respiro di Blaine, gli mise un dito aguzzo sotto il mento e lo sollevò per poterlo guardare dritto negli occhi

Sentì la mano leggera di Kurt accarezzargli il mento e spostargli il viso in modo che lui lo potesse guardare dritto negli occhi

"Di cosa hai paura?" Chiese il professore guardandolo cattivo mentre tirava sempre più su il suo mento, Blaine sentì l'unghia premere contro la morbida pelle del suo collo

"Di morire" disse Blaine con un fil di voce, quanto bastava perché l'Arpia lo sentisse

"Le manca tanto alla morte signor Anderson" disse il professore senza smettere di fissarlo con quello sguardo truce

"Meno di quanto lei creda signore" disse Blaine lentamente, sentendo la tenera carne del suo collo schiacciarsi contro l'unghia acuminata del professore

"Lei non sa nulla della vita Anderson"

"Lei non sa dove arrivano le mie conoscenze signore" Blaine lo stava provocando e ci stava riuscendo, il professore aveva gli occhi iniettati di sangue

"Lei è solo uno stupido moccioso presuntuoso signor Anderson" rispose l'Arpia che stava spingendo l'unghia sempre più in profondità nella pelle di Blaine

"Sarò presuntuoso ma non sono stupido signore, non lo sono affatto"

Il professore non rispose, restò immobile e poi, con uno scatto fulmineo tolse la mano dal collo di Blaine, l'unghia era sporca di sangue e il collo di Blaine gli bruciava e sanguinava. Il professore tornò a sedersi
"Andatevene" disse minacciosamente. Tutti se ne andarono.

Blaine lasciò l'aula in silenzio, nessuno si preoccupò di come si sentisse, andò un bagno e fissò la sua immagine nello specchio rettangolare e rovinato, circondato di piastrelle candide, si guardò, un rivolo di sangue gli percorreva il collo, gli occhi gli si riempirono di lacrime amare e silenziose, non sapeva perché stesse piangendo, in quel momento avrebbe solo correre a casa, da Kurt, la sua casa. Si risciacquò velocemente il volto e il collo e poi lasciò il bagno per recarsi in un'altra classe, non aveva per niente voglia di studiare quella mattina.


Alle due tornò a casa con il mento che gli bruciava ancora un po' e la rabbia che gli scorreva nelle vene. Aprì la porta e vide Kurt seduto sul divano con un mano un libro e una galletta di riso, lo vide e sorrise, non era stata una bella mattinata ma ora si sentiva un po' meglio. Gli sembrò che Kurt non lo avesse notato e così disse

"Che libro è?" con voce curiosa

Kurt si voltò e gli sorrise mostrandogli la copertina del libro 'Romeo e Giulietta' di 'Shakespeare' Blaine non aveva mai visto quel libro
"È bellissimo" disse Kurt senza staccare gli occhi dalla pagina "Non hai fame?"

Blaine annuì "Si, molta"

"Finisco la riga e mangiamo" disse Kurt sorridendo di nuovo.

Poco dopo erano entrambi in cucina davanti a un piatto di insalata e carne in scatola, Blaine non sembrava contento, fissava le foglie di insalata mangiando piano
"Cose c'è Blaine? Stai bene?" chiese Kurt preoccupato

Blaine sospirò e lo guardò con occhi tristi "A scuola poteva andare meglio"

Kurt smise di mangiare e posò la forchetta sul tavolo "Cos'è successo?"

Blaine non lo guardò "Il mio professore, mi odia e oggi ha superato il limite" Blaine appoggiò il mento sui pugni chiusi tenendo la testa alta e Kurt scorse la ferita

"E quella crosta sul collo Blaine?" Chiese preoccupato e Blaine si limitò a sospirare "Non dirmi che...è stato il tuo insegnante?" Kurt aveva gli occhi fuori dalle orbite

"Già" ammise Blaine

"Oh...cosa ti ha fatto?" Chiese Kurt

Blaine non avrebbe mai voluto far preoccupare Kurt ma aveva bisogno di sfogarsi e lasciare andare tutti i pensieri “Sono arrivato in ritardo di tredici minuti”
 
Kurt lo fermò prima che lui potesse dire altro “E’ colpa mia, scusa, non volevo trattenerti ma…”
 
“Non è colpa tua Kurt, sono uscito di casa in perfetto orario ma mi sono fermato durante il tragitto” disse Blaine un po’ stizzito ricordandosi del cortile, degli alberi, dei baci che aveva immaginato
 
Kurt avrebbe voluto chiedergli perché ma stette zitto e lo lasciò parlare
 
“All’inizio si è solo arrabbiato ma dopo la sfuriata abbiamo fatto lezione tranquillamente io pensavo di averla scampata” Blaine fece un ampio sospiro e Kurt sperava fosse di solievo ma non lo era affatto e entrambi lo sapevano “Quando è finita la lezione mi ha chiesto di alzarmi e spiegare a tutti il motivo del mio ritardo perché era una cosa inaccettabile”
 
Kurt continuava a fissarlo senza sapere cosa dire, infondo Blaine non gli aveva detto cosa si era fermato a fare
 
“Gli ho detto una bugia e credo che lui se ne sia reso conto perché, come hai detto tu…” si fermò un attimo a pensare al primo incontro con Kurt “I miei occhi sono molto espressivi e così non so cosa gli sia preso ma mi ha alzato la testa con un dito e mi ha ferito” Blaine abbassò lo sguardo, non voleva che Kurt lo guardasse, era debole, era vulnerabile
 
Kurt lo guardava, sapeva che Blaine si stava nascondendo dal suo sguardo ma non poteva farne a meno “Ti sei difeso vero?” gli chiese
 
“A parole sì e lui mi ha lasciato andare” continuava a fissare il piatto ormai vuoto ma non capiva perché si sentisse gli occhi gonfi e rosse, carichi di lacrime
 
Ci fu silenzio, per tanto tempo ed era imbarazzante perché non avevano motivo di stare zitti ma nessuno voleva più dire nulla
 
A un certo punto Blaine fu costretto a lasciar andare un singhiozzo, non era forte ma rieccheggiò in tutta la casa e nelle orecchie di Kurt che era immobile
 
“Blaine?” chiese piano “Stai bene?” allungò una mano sul tavolo fino a stringere il braccio di Blaine, come aveva fatto quella stessa mattina
 
Non stava bene, per nulla ma non sapeva perché “No” rispose con voce ferma
 
Kurt gli accarezzò piano il braccio “Ti va se andiamo al mare?” chiese
 
Blaine alzò la testa e Kurt vide i suoi occhi ancora pieni di lacrime e voleva solo farle smetterle, voleva asciugarle, Blaine lo guardò e annuì piano
 
Si alzarono in silenzio e misero via i piatti poi sempre in silenzio uscirono verso il cortile dove stava la macchina di Blaine, lui la aprì e Kurt fece per sedersi nel posto del passeggero del suo suv nero ma Blaine lo fermò
 
“Kurt” mormorò “Puoi guidare tu?”
 
Kurt si fermò un attimo: guidare?
 
“S-si certo” rispose “Ma perché?” chiese incredulo
 
Blaine guardò in basso, imbarazzato, non aveva mai detto nulla a Kurt “Io-io non ci sono mai andato al mare, non so dove sia” continuava a guardare per terra e non riusciva ad alzare lo sguardo
 
“Okay, ti piacerà” Kurt sorrise ma Blaine non lo stava guardando, allungò la mano e prese la sua, Blaine fu costretto a guardarlo, era strano, aveva la sua mano, gli piaceva ma era strano “Blaine vuoi venire davvero? Io-tu non stai bene, sei triste e odio vederti così”
 
A Blaine venne l’impulso di sorridere, a Kurt importava, a qualcuno importava, a lui importava, voleva che a Kurt importasse e finalmente gli importava davvero e poi si stava comportando in modo molto gentile con lui, lo faceva sentire bene, a posto, normale e soprattutto amato.
 
“Voglio venire, voglio stare con te, voglio che mi insegni ancora qualcosa, starò meglio” sorrise e anche Kurt sorrise, era felice anche lui, dopo tanto
 
“Andiamo dai” disse Kurt lasciando la mano di Blaine, lui avrebbe voluto tenerla per sempre
 
Si sedettero in macchina e Kurt partì, Blaine non sapeva dove fosssro diretti ma si fidava di Kurt, cecamente e così non guardava neppure la strada ma si voltò e appoggio la guancia al poggia testa del sedile e si mise a guardare Kurt fino a quando non scivolò nel sonno.
 
Kurt guardava la strada mentre il respiro finalmente calmo e regolare del bellissimo ragazzo con gli occhi che sembravano nocciole, i capelli fili di rame e le labbra lamponi maturi gli faceva da colonna sonora al viaggio. Non sapeva bene dove stesse andando ma il mare lo sentiva, lo sentiva vicino e lo faceva sentire libero.
 
Dopo qualche ora decise che era arrivato, fermò l’auto e guardò Blaine che dormiva ancora con la testa voltata verso di lui, era un sonno così beato e tranquillo, Kurt non voleva svegliarlo e così non lo fece, scese dal veicolo e si guardò intorno, era un posto strano, la strada era fatta di terra scura, e ai lati c’erano solo cespugli di rovi e erbe aromatiche, l’aria sapeva di sale e si sentiva il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia, era vicino, Kurt si sentiva bene, finalmente.
 
Decise chenon gli importava delle spine e dei rovi e si mise a correre in quella sterpaglia che gli graffiava i polpacci, gli sembrò di sentire ancora gli spari e i cani di pochi giorni prima ma sapeva che era solo la sua immaginazione e continuò a correre mentre l’aria fresca gli passava incurante sul viso, dopo cinque minuti di corsa i cespugli si fecero più radi dando spazio alla sabbia, Kurt guardò avanti e vide un’immensa spiaggia bianchissima completamente deserta, si fermò appena i rovi scomparirono del tutto e si levò le scarpe e poi la maglietta, i pantaloni e in fine i boxer, rimase nudo su quell’immensa distesa di sabbia, aspettò un minuto fino a che la salinità di quell’aria non tocco ogni parte della sua pelle esposta al sole e poi cominciò a correre verso l’acqua cristallinae quando l’acqua cominciò a opporre troppa resistenza si buttò e alzò una grande quantità di schiuma bianca scomparendo sotto la superficie.
 
 
 
Il caldo dentro quell’auto era insopportabile e Blaine se ne accorse presto, si svegliò tutto sudato e si guardò intorno smarrito, dov’era finito? E Kurt? Dov’era Kurt?
Non lo faceva apposta ma il suo pensiero era sempre rivolto al ragazzo e in quel momento era preoccupato, molto preoccupato.
Scese dall’auto e si guardò di nuovo intorno con quegli occhi enormi da cucciolo terrorizzato e sentì l’odore del sale inondargli le narici umide di sonno, non aveva mai sentito un odore simile, era buono, era forte.
Ma Kurt?
Improvvisamene vide un piccolo varco aperto tra i cespugli spinosi e per qualche strano motivo cominciò a correre seguendo quegli spazi, i jeans beige si strappavano un po’ di più ogni volta che una gamba avanzava davanti all’altra nella sua corsa senza meta, i polpacci non gli facevano troppo male e anche se fosse stato così in quel momento voleva solo sapere dove si trovasse Kurt e per qualche ragione era stato spinto in quel varco tra i rovi.
Arrivò alla fine di quel bosco i cespugli spinosi e alzò la testa

WOW
Cioè
WOW

Era il posto più magnifico che Blaine avesse mai visto, la sabbia bianca, la collina verde subito dietro e l’azzurro cristallino del mare come quello degli occhi di…KURT!
Non l’aveva ancora trovato, guardò per terra mentre quell’odore salino e quell’aria bagnata gli si imprimevano addosso, si girò e vide un paio di scarpe, una maglietta nera e un paio di jeans che sembravano stretti solo alla vista e…beh i boxer
“Kurt” mormorò Blaine parlando con se stesso, guardò tutta la spiaggia ma non lo vide
 
“Kurt!” disse un po’ piu forte, per farsi sentire questa volta
 
“KURT!” urlò e vide qualcosa muoversi in acqua “Kurt!” lo chiamò ancora e quel movimento sottomarino si fece più vicino alla riva fino a quando Blaine non fu in grado di scorgere i tratti marcati del viso adulto del ragazzo
 
“Ehi!” esclamò Kurt “Ti sei svegliato!” era ancora in acqua e sporgeva solo la testa bagnata dalla superficie
 
“Già” disse Blaine sedendosi sulla sabbia, non l’aveva mai toccata, era strana si attaccava tra le dita e sui pantaloni e si infilava nelle scarpe, si mise a guardarla e spostarla come un bambino
 
“Non provare a mangiarla” gli intimò Kurt ridendo, Blaine non lo aveva mai sentito ridere, alzò la testa
era bellissimo
davvero bellissimo, l’acqua bagnava Kurt fino all’ombelico e lui stava lì in piedi, fiero di se e contento, ridendo di gusto come non faceva da tanto ormai
Blaine lo guardò per un attimo, due, tre, quattro, cinque, non riusciva a staccare lo sguardo dal viso felice di Kurt e dai suoi muscoli scolpiti e caspita non si era mai sentito così prima, stava sudando e non era per il sole e poi i suoi jeans beige erano diventati improvvisamente molto, troppo stretti.
 
“Vieni dai” disse Kurt mentre Blaine lo stava ancora fissando con quegli occhi pieni di desiderio, di voglie.
 
Blaine indugiò abbassando lo sguardo
 
“Blaine dai” Kurt fece un altro passo verso la riva e Blaine sperò che non ne facesse più perché i jeans stavano diventando davvero impossibili da tenere allacciati e quello era solo uno dei due motivi per cui non voleva assolutamente andare in acqua con Kurt
 
A un certo punto si lasciò andare e mascherò uno strano gemito roco in un “Non so nuotare Kurt” e si sentì subito meglio, per qualche strana ragione anche i jeans facevano un po’ meno male di prima
 
“Oh…beh posso insegnarti se vuoi” disse Kurt e Blaine sentì che si era avvicinato, non voleva guardarlo
 
“Io non credo sia una buona idea Kurt…preferirei che noi andassimo avanti con ecco, le nostre-lezioni normali” Blaine non era sicuro di non volere che Kurt gli insegnasse a nuotare ma quello che era sucesso mentre lo guardava era stato abbastanza per capire che sarebbe stato imbarazzante
 
“Okay” disse Kurt e uscì tranquillamente dall’acqua, Blaine provò con tutte le sue forze a non guardarlo mentre il suo corpo nudo e bagnato gli passava accanto ma era difficile, dannatamente difficile, quando Kurt lo ebbe superato non riuscì più a trattenersi e si voltò

WOW

Se Blaine aveva appena pensato che il torace nudo di Kurt somigliasse a una statua greca era solo perché non aveva mai visto il retro.
Il sedere di Kurt sembrava davvero fatto di marmo puro, scolpito abilmente da un qualche scultore d’altri tempi

AHI

Ecco che il problema dei jeans si ripresentava, faceva male davvero.
 
Kurt si rivestì in fretta tralasciando la maglietta e poi si sedette accanto a Blaine che si sentiva terribilmente irrigidito
 
“Puoi calmarti per favore Blaine?” domandò Kurt sarcastico
 
“S-sono calmo” rispose Blaine che muoveva nervosamente le mani
 
Kurt lo guardò sorridendo con malizia “Blaine, per favore”
 
“okay” rispose il ragazzo con i capelli scuri e gli occhi color nocciola e dopo qualche minuto si calmò.
 
“Stai sudando, togliti la maglietta” gli ordinò Kurt tranquillamente e Blaine lo fece senza titubanze.
Rimasero senza maglietta entrambi, calmi e rilassati e per un po’ non dissero nulla
 
“Mi piace baciarti Kurt” disse Blaine all’improvviso voltandosi a guardarlo
 
Kurt sorrise timidamente, era strano, Kurt non era a disagio stando nudo davanti a Blaine ma quando si parlava di baci diventava romantico e timido
“Puoi farlo quando vuoi” gli disse sorridendo
 
“Ma se ci vedono?” Blaine si era improvvisamente preoccupato
 
“Non ci vedrà nessuno Blaine, stai tranquillo” Kurt sorrise di nuovo
 
Rassicurato dalle parole di Kurt, Blaine si spinse in avanti fino a che le sue labbra non sfiorarono quelle di Kurt e a quel punto cominciò a succhiarne il labbro inferiore, cadendo bocconi su Kurt che lasciò che Blaine si sdraiasse su di lui senza opporre nessuna resistenza.
Kurt sapeva di sale e di buono come sempre.
Blaine sapeva di lampone e di sonno.
Mentre lo baciava a Blaine venne in mente che erano sulla sabbia e che Kurt si sarebbe sporcato tutta la schiena e i capelli ancora umidi quindi gli mise le mani dietro la nuca per sorreggergli la testa.
Dopo un po’ i due si staccarono l’uno dall’altro e sorrisero
 
“Posso mostrarti una cosa?” chiese Kurt tornando a sedersi sulla sabbia
 
“Certo” annuì Blaine convinto
 
“Ma promettimi che mi lascerai fare, ti devo spiegare”
 
“S-si” rispose Blaine
 
Kurt si avvicinò a lui piano e lo baciò ancora, piano, sulle labbra rosse e appoggiò una mano sul suo collo caldo e pulsante, lasciò che le sue dita lo percorressero tutto fino a scendere alla spalla per poi continuare sul braccio fino alle dita che intrecciò con quelle di Blaine.
Quel tocco era magico, Blaine si sentiva così bene quando Kurt gli sfiorava la pelle o gli prendeva la mano
 
“Mi piace quando mi tieni la mano” disse Blaine sorridendo a Kurt, sincero e puro come doveva essere
 
“A me piaci tu”
 
“Allora quella cosa degli innamorati di ieri sera tu…cosa dici?”
 
“Io credo di essere pronto per dirmi il tuo innamorato ma…”
 
“Ma cosa?”
 
“Mi piacerebbe di più dire che sei il mio ehm…ragazzo”
 
“Il tuo ragazzo?”
 
“Sì, si dice così”
 
“Okay, i…ragazzi si baciano vero?”
 
“Certo”
 
“Allora va bene, posso essere il tuo ragazzo. Tu sei il mio?”
 
“Sì”
 
“Sono contento Kurt”
 
“Anche io Blaine”






ciao bellissimi <3
volevo ringraziarvi perchè seguite questa storia e per le bellissime recensioni che mi lasciate
mi dispiace tanto di non aggiornarla spesso ma vi prometto che proverò a fare del mio meglio a essere più svelta
se avete appunti o correzioni da farmi dite pure
mi piace finire i capitolo così solo con il dialogo senza spiegare bene la scena e non so neppure bene perchè
un abbraccio
T.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


 Era passato un po’ di tempo e Blaine si sentiva più sicuro e più a suo agio con Kurt, aveva imparato come comportarsi con la sua riservatezza e con la sua sincerità, aveva imparato a cogliere gli attimi giusti per baciarlo e per tenergli la mano oppure per sfiorare la sua pelle morbida, sulle braccia e sul petto come gli era stato insegnato con tanta precisione da Kurt il quale non sembrava stancarsi mai di ripetere le vecchie lezioni. Anche Kurt si era abituato alla timidezza di Blaine e ai suoi ritmi, tutti giorni si alzava presto e faceva colazione in fretta per poi andare in quella che Kurt aveva capito chiamarsi Scuola e tornava nel primo pomeriggio, Blaine poi si metteva a studiare e Kurt spesso si sedeva vicino a lui e provava a imparare qualcosa, trovava tutto noioso tranne forse le scienze, certe cose lo appassionavano, il corpo umano, la chimica e la materia. Facevano sembrare il mondo così vivo e reale. Dopo lo studio scolastico Kurt passava alle sue lezioni, quelle che Blaine adorava, spesso erano ripassi e solo alcune volte c’erano cose nuove.
L’ultima cosa che Blaine aveva imparato era il bacio del buon giorno e quello della buona notte, erano baci piccoli, le labbra si sfioravano appena ma erano abbastanza per migliorare i sogni notturni e gli avvenimenti del giorno.
 
Kurt aveva una brillante idea per la lezione del giorno: la sensualità
 
Era un argomento difficile da affrontare, soprattutto per Kurt che non aveva la minima intenzione di spingesi oltre, anzi, il pensiero non gli aveva neanche attraversato l’anticamera del cervello e non aveva assolutamente idea di cosa ne pensasse Blaine ma ormai l’idea era chiara e onestamente il ragazzo dagli occhi color del mare non vedeva l’ora di sentirsi decisamente eccitato da Blaine.
 
Così dopo che Blaine ebbe finito di studiare le sue lezioni scolastiche Kurt gli si avvicinò piano e silenziosamente gli fece passare una mano da dietro il collo sfiorandogli la pelle morbida con la punta delle dita, scese ancora un po’ con la mano verso la scollatura della maglietta bianca di Blaine e  cercò di far passare le dita tra il petto e il tessuto leggero tirando il collo di Blaine, quando non potè più tirare fece uscire le dita e continuò il suo percorso verso il basso con la mano aperta andando a toccare ogni muscolo del ragazzo dagli occhi color nocciola, appoggiò la testa sulla spalla di Blaine lasciando che il ragazzo seduto sentisse il suo respiro caldo sul collo.
Blaine non sapeva come comportarsi, era strano, era bello, era bellissimo e caspita se lo faceva stare bene.
 
WOW
 
Era meraviglioso, Blaine non si era mai sentito così, Kurt lo aveva già sfiorato con la punta delle dita ma stavolta era diverso, le mani di Kurt erano forti e volevano sentirlo, lo volevano.
Poi Kurt decise di aggiungere l’altra mano e stavolta la fece partire da sotto, raggiunse l’orlo della maglietta leggera di Blaine e viaggiò lentamente ma con forza verso l’alto.
Mentre le mani calde di Kurt accarezzavano quasi violentemente la pelle di Blaine il ragazzo dagli occhi color del mare decise che poteva andare un po avanti e attaccò le labbra al collo caldo e pulsante di Blaine che senza pensarci lasciò cadere la testa indietro fino ad appoggiarla sulla spalla di Kurt, non lo fece apposta ma sussurrò “Che stai facendo?”
 
Kurt staccò le labbra umide dal collo di Blaine “Non è ora della tua lezione?” chiese sempre tenendo un volume della voce incredibilmente basso
 
“Si” rispose Blaine che non sapeva dire altro
 
“Allora lasciami spiegare” lo zittì Kurt
 
Blaine annuì piano senza sapere cosa fare e lo lasciò spiegare
 
Kurt continuò a baciare il collo di Blaine con foga, fino a lasciargli dei grossi segni rossi sulla pelle.
Intanto pensava, si stava spingendo tanto, poteva essere un punto di non ritorno e se per caso qualcosa gli fosse sfuggito di mano tutto quello che aveva costruito con Blaine in quel lungo e sofferto mese avrebbe potuto distruggersi in pochi attimi ma era probabilmente arrivato il momento e non poteva più aspettare.
 
Si fermò per un attimo sfiorando il collo di Blaine con la punta del naso, Blaine si girò verso di lui per un attimo, le labbra di Kurt erano rosse e umide e sorrideva fissando il collo di Blaine
 
“Come ti senti Blaine?” gli chiese Kurt piano
 
Blaine non sapeva cosa dire, sentiva tantissime cose e nello stesso tempo assolutamente nulla da poter esprimere “Bene”
 
“Bene come?” chiese Kurt di nuovo
 
“Come se potessi andare avanti per sempre” disse Blaine sorridendo
 
Kurt sorrise a sua volta, ma il suo sorriso era più malizioso “Ti va di provare?” gli sussurrò nell’orecchio e Blaine si ricordò della sensazione che aveva provato quasi un mese prima sulla spiaggia, vedendo Kurt camminare nudo verso di lui, dio mio se era sexy, avrebbe provato molto volentieri. Si alzò in fretta afferrando i polsi di Kurt e spingendoli verso il basso per farlo stare fermo, si avvicinò piano al suo orecchio e gli sussurrò “Dio quanto sei sexy”
Poi si lasciò andare, cominciò a baciare la bocca di Kurt frettolosamente, poi passò a baciargli le guance bollenti e raggiunse il suo orecchio, era meraviglioso esplorare il suo ragazzo con la punta della sua lingua, lo spinse indietro mentre fuori la luce si abbassava.
Improvvisamente Kurt sentì il letto di Blaine scontrarsi contro il suo polpaccio e si lasciò cadere indietro sul morbido copriletto rosso, Blaine non aveva intenzione di lasciar andare neppure per un attimo il corpo caldo e attraente di Kurt e così si appoggiò su di lui e i due si ritrovarono sdraiati l’uno sull’altro mentre il ragazzo dagli occhi color nocciola continuava insistentemente a baciare ripetutamente la pelle morbida del giovane sdraiato sotto di lui.
 
Blaine era a suo agio baciando Kurt e si rese conto che non era solo un baciare casuale come altri, era di più, c’era una voglia che non aveva mai provato e ad un certo punto quella voglia diventò incontollabile. Mise le mani sui fianchi di Kurt e gli sfilò velocemente la maglietta, gli sembrò di sapere tutto quello che doveva fare per una volta, spostò i baci più in basso verso la pancia di Kurt ma prima di raggiungerla fece quello che gli era stato fatto dal ragazzo dagli occhi color del mare poco prima, passò le mani pesanti sulla pelle nuda di Kurt tastando i suoi muscoli.
Poi si avvicinò al suo orecchio e gli disse piano “Kurt”
 
“Mh” fu la risposta
 
“Io so cos’è il sesso”
 
Kurt si irrigidì, aveva perso il controllo, era tutto sbagliato, aveva sbagliato tutto, non poteva continuare. Blaine lo guardava incredulo mentre sulla sua faccia compariva un’espressione preoccupata e spaventata. Kurt si alzò in fretta lasciando Blaine sul letto a guardarlo stupito, nessuno diceva nulla.
 
Kurt si rivestì in fretta e si mise anche una felpa pesante nonostante non facesse freddo. Era agitato, nervoso e voleva scappare, non poteva assolutamente rimanere. Era tutto incredibilmente sbagiato.
Si avvicinò alla porta e mise una mano sulla maniglia fredda, stava scappando per sempre.
Abbassò la maniglia guardando a vuoto la porta di legno scuro, non si voltò a guardare Blaine, aveva la mente offuscata e anche gli occhi, forse perché vi si nascondevano delle lacrime silenziose, stava per andare.
Improvvisamente sentì una mano calda stringergli il braccio “Kurt dove vai?”
 
Non rispose
 
“Kurt” ripetè Blaine impazientemente stringendolo più forte “Scusami, cos’ho fatto?”
 
Kurt si voltò lasciando andare la maniglia, Blaine vide che stava per piangere “Blaine io non posso”
 
“Non puoi cosa?” Blaine continuava a non capire
 
“Devo andare” rispose e si voltò di nuovo
 
“KURT!” urlò Blaine, non voleva urlare, davvero, ma doveva fermarlo.
 
Non fece in tempo.
 
Kurt aprì la porta e corse fuori, scese le scale in fretta e aprì il portone.
 
Blaine non ci pensò un attimo, gli corse dietro.
 
Kurt correva più veloce e Blaine lo vedeva lontano per la strada, era buio, Blaine era stanco e confuso ma avrebbe fatto di tutto per correre dietro a Kurt che non rallentava.
Corsero per un tempo che a Blaine parve interminabile, Kurt non si voltò neanche un attimo ma sapeva che Blaine lo stava seguendo e in realtà voleva che lo facesse.
Uscirono correndo dalla città e Kurt prese una piccola strada e improvvisamente svoltò nel bosco, Blaine trattenne il fiato, non si vedeva quasi più nulla.
Appena fece un passo nel bosco un forte rumore gli perforò l’orecchio, uno sparo.
Si mise a correre più forte seguendo Kurt con gli occhi, aveva paura ma voleva raggiungerlo, non poteva farlo scappare.
Un altro sparo, più vicino.
Kurt trasalì, li avevano visti correre verso il bosco, doveva sbrigarsi, sperava che Blaine non fosse lontano.
Un guaito di un cane lontano.
 
Merda.
 
Kurt guardò avanti e scorse il filo spinato, era arrivato, poteva scappare.
Ma Blaine.
Quel ragazzo gli aveva salvato la vita, lo aveva curato e si era preso cura di lui, provava per lui qualcosa di indescrivibile, forse lo amava. Pensò a cos’era successo poco prima, non avrebbe mai permesso a nessuno di fare lo stesso. E nessuno lo avrebbe mai rincorso in quel modo, sì, lo amava.
 
Blaine vide Kurt correre più forte e provò a fare lo stesso ma le sue gambe non erano allenate.
Poi un latrato.
Uno sparo.
Vicini, troppo vicini.
Blaine non ce la faceva più, avrebbe voluto fermarsi a riprendersi fiato e forze ma non poteva.
 
Kurt era vicino, molto vicino, un paio di passi ancora e poi un salto e si sarebbe lasciato alle spalle tutto, gli spari, i cani, le ferite, il dolore, la fatica…Blaine, il ragazzo che davvero amava, non poteva lasciarlo solo, non poteva lasciare che lo uccidessero, non poteva saperlo morto, non poteva provare a innamorarsi ancora, non ne sarebbe mai stato capace.
Si fermò, un altro sparo pericolosamente vicino.
Si voltò.
 
Blaine correva e quando vide Kurt fermarsi davanti al filo spinato si mise a piangere, cosa stava facendo? Dove voleva andare?
 
Kurt si voltò e lo vide piangere, si sentì morire, sì lo aveva seguito fino a quel punto ma sarebbe andato oltre?
 
Cosa sarebbe stato meglio?
Morire tra le braccia di chi si ama per mano di dei senza cuore o morire soli lasciandosi dietro il passato e tutto ciò che ne faceva parte?
 
Kurt si voltò verso il filo, posto a circa ottanta centimetri da terra.
Fece un passo indietro e strizzò gli occhi.
Prese la rincorsa, tre passi.
Saltò.
 
Blaine vide Kurt saltare e per la prima volta non pensò a quanto bello fosse, si fermò e lo guardò e basta, cominciò a piangere più di prima.
Non poteva essere.
Lo stava abbandonando.
Se ne stava andando.
Si sentì il cuore stringere troppo forte ed esplose in un singhiozzo, un urlo.
Kurt lo sentì urlare ma era tardi, il filo era superato ed era appena atterrato dall’altra parte.
Cadde sul terreno umido e infilò le unghie nella terra.
Non voleva alzarsi, era stanco, distrutto e non poteva vedere Blaine piangere.
 
Blaine avanzò piano guardando per terra, sentì una goccia di pioggia cadergli sul collo, non riusciva a smettere di piangere.
Raggiunse il filo spinato e si mise in piedi lì, sdraiato davanti a lui c’era Kurt e gli parve di sentirlo piangere poi qualcuno sparò e un cane abbaiò.
 
“Mi dispiace tanto” disse Kurt singhiozzando
 
“NON E’ VERO!” urlò Blaine in lacrime “NON TI DISPIACE! SEI SOLO UN BASTARDO!”
 
“Blaine…” sussurrò Kurt tra i singhiozzi
 
“PERCHE’ L’HAI FATTO?” aveva bisogno di urlare “TU MI HAI MENTITO!”
 
“Io…Blaine io…” non riusciva a guardarlo in faccia
 
“SEI SALVO ADESSO, SEI CONTENTO?”
 
“NO!” anche Kurt urlò e si alzò voltandosi verso Blaine. Avevano tutti e due le faccie rosse e calde per la corsa, i corpi sudati e gli occhi carichi di lacrime
 
“Blaine io ora voglio solo morire” disse Kurt piano
 
“E ALLORA PERCHE’ SEI SCAPPATO? SARESTI POTUTO RESTARE QUI! Saremmo morti insime almeno” sembrava quasi pensare ad alta voce.
 
Ci fu qualche attimo di silenzio e un altro sparo molto più vicino degli altri
 
“Vieni con me” disse Kurt piano, allungando una mano sotto al filo, ma Blaine ritrasse la sua.
 
“Tu mi hai mentito” disse senza guardarlo mentre la pioggia aumentava
 
“Io ti amo Blaine”
 
Il cuore di Blaine si fermò, ti amo, lo amava davvero forse.
 
“A che gioco stai giocando?” gli chiese infido mentre la pioggia mischiata alle lacrime gli rigava il volto
 
“Blaine io ti amo” ripetè Kurt “Ti amo davvero e non ho mai amato nessuno così, in realtà non ho mai amato nessuno in generale ma lo so che ti amo” piangevano entrambi
 
“E allora perché mi hai mentito se mi ami?”
 
“Non capiresti Blaine”
 
“SPIEGAMI CAZZO!” Blaine sentì un altro cane abbaiare e non era lontano
 
“Non posso farlo ora!”
 
“Perché?” Blaine si sentiva impazzire, forse lo amava anche lui “Perché ci sono cose che vuoi assolutamente spiegarmi e invece quelle che voglio sapere non me le dici? Non posso fidarmi”
 
“Ti spiegherò tutto te lo prometto ma devi venire con me Blaine”  non singhiozzava più
 
Blaine alzò la testa e appena lo fece un proiettile passò sopra di loro, li avevano visti.  La mano di Kurt era ancora lì, non la prese.
 
“Ti prego” sussurrò Kurt
 
Spararono di nuovo.
 
Kurt vide un movimento lontano nell’ombra, un oggetto brillava, un fucile.
 
“Blaine dobbiamo andare” tremava di paura
 
“Devi andare” rispose Blaine impassibile
 
“Non ho intenzione di abbandonarti” Kurt aveva paura, Blaine non si fidava di lui
 
“L’hai già fatto”
 
Sentirono il ringhio di un cane
 
“Se decidi di non venire con me tornerò indietro”
 
“Vai via Kurt”
 
Kurt sospirò e non si mosse
 
“Ho detto vattene” ripetè Blaine
 
“Blaine…”
 
“Kurt vattene” non lo guardava in faccia “Vattene”
 
Kurt lo ascoltò, si voltò e se ne andò.
Pioveva.
Piangeva.
Un pianto silenzioso, vero.
 
Un altro sparo.
Un altro ringhio.
 
Kurt camminava piano, se ne stava andando come Blaine gli aveva detto di fare.
L’ho perso
Come ho potuto?
Morirà
Lo uccideranno
Kurt si sentiva morire.
 
Un passo indietro, due, tre.
Blaine sentiva quasi il fiato pesante e caldo del cane, era vicino.
Prese la rincorsa e saltò il filo spinato.
 
Ti amo.
 
Lo so.
 
Anche io.
 
Ti amo.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Blaine sentì un forte dolore alla gamba prima di ricadere dall’altra parte del filo con la faccia bagnata di lacrime e pioggia, si voltò indietro e guardò il polpaccio, cazzo se bruciava, un rivolo di sangue gli scendeva su tutta la gamba e i suoi pantaloni blu erano completamente stracciati, si erano impigliati nel filo e ora lui stava sanguinando e non poco.
Si fermò a guardare oltre la barriera che aveva appena superato, non sapeva bene perché lo avesse fatto ma doveva.
 
Ti amo
 
Si alzò in fretta e riprese a correre.
 
 
 
Sei solo un bastardo
 
Kurt si teneva la testa tra le mani senza riuscire a togliersi dalla testa le urla di Blaine.
Era davvero un bastardo, come aveva potuto? Lo aveva abbandonato e ora lui stava sicuramente scappando invano da quei pazzi.
Urla strazianti
Lacrime
Sangue
Era tutto quello che Kurt poteva immaginare e in tutto quell’orrore la vittima era Lui, Blaine, quel ragazzo indifeso che gli aveva salvato la vita, che lo aveva protetto senza conoscerlo, che si era lasciato insegnare tutto ciò che Kurt avrebbe voluto che lui sapesse già.
Carne morta.
Ecco cosa sarebbe diventato, ed era tutta colpa sua.
Kurt non ce la faceva più.
Si lasciò cadere per terra e guardò il cielo scuro.
Urlò.
Urlò forte, urlò perché si odiava.
Piangeva e il cielo piangeva con lui.
 
 
Blaine udì un urlo, prolungato, straziante e vero. Non era lontano.
 
 
Kurt si lasciò cadere sul terreno bagnato mentre tuoni e lampi si avvicinavano.
 
Un tuono,
un lampo.
Blaine correva ancora, nonostante la gamba gli facesse male e la ferita bruciasse, guardava davanti a se, senza sapere dove, non capiva nulla, era solo perso.
All’improvviso vide una figura sdraiata sul prato bagnato, con le unghie infilate nel terreno, era un ragazzo alto, magro, distrutto.
 
Ti amo
 
Bastardo
 
Ti amo
 
Vattene
 
Ti amo
 
Mi hai mentito
 
Ti amo
 
Ti amo
 
Blaine smise di correre e si fermò, immobile.
Aspettò.
Aspettò ancora.
Non sapeva cosa fare.
 
Passarono i minuti, forse le ore ed erano lì tutti e due.
Kurt piangeva ancora strngendo a se la terra come se potesse dargli forza.
Blaine aspettava ancora perché non sapeva cosa fare, non sapeva se fidarsi.
Poi Kurt si alzò piano mentre la pioggia aumentava, si voltò e lo vide.
 
“Blaine” disse piano con la voce soffocata, aspettò un attimo e poi corse verso di lui.
 
Era vivo.
Era lì.
 
Appena lo raggiunse fece per aggrapparsi a lui con tutte le sue forze ma Blaine lo respinse con una mano ferma, con lo sguardo impassibile.
 
“Blaine…io…sei vivo, sei qui” Kurt quasi sorrideva
 
“Ora spiegami” disse il ragazzo con i ricci bagnati con una voce che Kurt non aveva mai sentito, era serio, era ferito. Kurt lo guardò dalla testa ai piedi e notò la ferita sulla sua gamba, si inginocchiò per guardarla meglio ma Blaine fece un passo indietro.
 
“Blaine sei ferito, cos’è successo?”
 
“SPIEGAMI!” tuonò Blaine “Non mi fido di te Kurt, non posso fidarmi ma sono venuto fin qui e mi sono lasciato tutto alle spalle perché tu mi hai mentito” non ci aveva ancora pensato, si era lasciato tutto alle spalle, tutto.
 
Kurt tornò triste, ma era una tristezza diversa, si vergognava “Mi dispiace Blaine” pianse ancora
 
“Voglio che mi spieghi ORA”
 
Un lampo squarciò il cielo scuro e Blaine tremò, era molto vicino, il rumore che venne subito dopo fu assordante e la pioggià sembrò aumentare più del dicibile.
 
“Vieni con me” disse Kurt piano
 
“Sono già venuto con te e non so ancora perché quindi prima mi spieghi”
 
“Blaine se stiamo qui un fulmine ci colpirà di sicuro quindi, per favore, vieni” disse Kurt guardandolo in faccia preoccupato. Erano appena scappati da una morte certa quindi Blaine decise di seguirlo.
 
Camminarono per un po’ mentre il paesaggio cambiava lentamente, grandi pini innalzavano forti e l’erba sul terreno si faceva più rada. Si spinsero fino a una grande roccia che aveva spazio a sufficienza per riparare entrambi, Kurt la raggiunse e si sedette, Blaine dovette sedersi vicino a lui.
 
Per qualche minuto nessuno parlò, si sentiva solo il rumore della pioggia battente sopra le loro teste e ormai non si vedeva quasi nulla, la pioggia era fitta e stava calando la notte.
 
“Insomma, parlami” disse Blaine arrabbiato guardando il paesaggio che scompariva dietro barriere di acqua “Perché mi hai mentito?”
 
“Blaine io non ti ho mai mentito” disse Kurt guardando in basso, il centimetro di terra che lo divideva da Blaine
 
“Si che lo hai fatto”
 
“No”
 
“BASTA!” Blaine non sapeva controllarsi, era preoccupato, arrabbiato e in ansia, si voltò verso Kurt guardandolo minacciosamente “Ora tu mi dirai perché io sono qui e perché per un mese hai cercato di manipolarmi parlando di cose che io non potevo conoscere! E mi dirai anche perché tu le conosci così bene e per quale motivo mi hai fatto venire qui, questa parte del mondo è proibita, lo so che mi affascina ma non dobbiamo stare qui!” gli sembrava di non provare emozioni
 
“Mi dispiace” sussurò Kurt stingendosi le ginocchia al petto
 
“Smettila, non mi farai compassione”
 
“Ma è la verità Blaine” non aveva neppure il coraggio di guardarlo in faccia
 
“Io non mi fido di te” Blaine lo guardò con tristezza e malinconia, una volta si sarbbe fidato
 
“Okay ti dirò tutto Blaine, ma per favore, potrai ascoltarmi fino alla fine?”
 
“Ci proverò” rispose Blaine, e ci avrebbe provato davvero.
 
Kurt fece un respiro profondo e chiuse gli occhi, era arrivato il momento.
 
“Non è una storia semplice, comincerò dall’inizio. Io sono nato in una famiglia nobile, siamo i padroni del villaggio in cui ho vissuto per diciotto anni della mia vita”
 
Blaine lo guardò strano, Villaggio? Padroni? Nobili? Ma non fece domande
 
“Nella nostra cultura quando un giovane ha sedici anni lascia il villaggio dove è nato e va in cerca di chi diventerà poi la persona con cui condividerà la sua vita, ragazzi e ragazze si incontrano a metà strada e ognuno trova la propria anima gemella e torna al suo villaggio per passare la vitra con questa persona, uomo o donna che sia. Io volevo fare lo stesso.”
 
Kurt sospirò, non aveva mai raccontato la sua storia a nessuno.
 
“Ma io sono nobile, figlio di nobili e mio padre voleva scegliere per me così mandava i suoi uomini nelle terre di nessuno e li faceva tornare con dei ragazzi e mi chiedeva di sceglierne uno ma io continuavo a rifiutarli tutti, non volevo passare la vita con nessuno di loro, volevo trovare io la mia anima gemella e volevo che lei mi trovasse. Andai aventi così per due anni, mio padre cominciò a presentarmi anche ragazze ma io non ne volevo sapere.
Così a diciotto anni, il giorno del mio compleanno, decisi di andarmene. Scappai dal mio villaggio di nascosto, lo dissi solo a un mio amico, Sam – Kurt alzò lo sguardo, gli mancava il suo passato – e lui disse ai miei genitori che me ne ero andato. Vagai per mesi e incontrai tanti bellissimi uomini, alcuni erano appena partiti e altri erano in viaggio da anni ma non mi innamorai mai. Un giorno vagavo per i boschi e notai il filo spinato”
 
Blaine avrebbe voluto dire qualcosa ma le parole non gli si formulavano nella testa.
 
“Sapevo che sarebbe stato pericoloso ma lo saltai e mi avvicinai sempre di più a questi posti che non avevo mai visto, c’erano delle case strane e tutti sembravano tristi, c’erano queste strane cose che si muovevano guidate da uomini e donne al loro interno. Vissi per un po’ ai limiti del bosco fino a quando, un mese fa, mi scoprirono”
 
Kurt rabbrividì, era doloroso e la paura di quel momento sembrava ripetersi nella paura di perdere Blaine.
 
“Mi rincorsero sparando e aizzandomi dietro i cani urlando di uccidermi e…e poi arrivai a casa di questo bellissimo ragazzo che mi accolse e si prese cura di me con tanta premura e tanto amore, non ne avevo mai ricevuto così tanto e così incondizionatamente e da subito capii che lui era speciale e feci di tutto per tenermelo stretto e alla fine me ne innamorai, volevo portarlo con me nel mio villaggio perché finalmente avevo trovato la mia anima gemella, volevo sposarlo e passare il resto della mia vita con lui perché lo amavo e lo amo ancora adesso anche se forse lui mi odia.” Fece una lunga pausa “Blaine se mi odi ora lo capisco”
 
“Non ti odio” disse Blaine d’impulso, senza pensarci. Kurt sospirò. “Ma mi hai mentito”
Blaine stava parlando senza pensarci, cercava ancora di realizzare che Kurt veniva davvero da quel mondo proibito e affascinante di cui aveva tanto parlato, e che aveva scelto lui. Non sapeva cosa significasse ma passare la vita insieme era di sicuro un passo importante.
 
Blaine finalmente si voltò verso Kurt e lo guardò con gli occho pieni di serenità, gli aveva detto la verità, poi si fece cupo di nuovo
 
“Perché non mi hai detto tutto subito?”
 
“Non potevo rischiare così tanto, se mi avessi scoperto avresti potuto farmi uccidere tu”
 
“No, non l’avrei mai fatto Kurt” esclamò Blaine
 
“Non potevo fidarmi”
 
Blaine annuì, non era più arrabbiato, non era più offeso ma c’era solo una cosa che non sapeva spiegarsi “Ma allora perché hai reagito così stamattina?”
 
Kurt fece un respiro profondo “Non posso farlo Blaine, stamattina mi sono spinto un po’ troppo in là e tu hai seguito l’istinto ma io non posso” il ragazzo con gli occhi color del mare aveva smesso di piangere dopo tanto
 
“Scusa Kurt, non capisco” Blaine era confuso, Kurt gli aveva detto che lo aveva scelto e che era la sua anima gemella e che lo amava, il sesso non era nulla.
 
“Vedi Blaine, non so davvero perché ma so solo che non posso e in realtà non dovrei neppure parlarne fino a che non sarò sposato” abbassò lo sguardo e Blaine capì che non poteva più tirare fuori l’argomento.
 
“Cosa vuol dire sposato Kurt?” chiese Blaine innocentemente, tutto sembrava tornato normale.
Normale e semplice, come era semplice che a Blaine non importava da dove Kurt venisse e come fosse arrivato a lui, gli importava che ci fosse e che lo amasse davvero e lo amava un po’ anche lui.
 
“Vuol dire che avrò ufficialmente scelto di passare la mia vita con una persona e questa avrà fatto lo stesso, a quel punto saremo sposati” Kurt sorrise guardano Blaine che ricambiò il sorriso poi si fece serio e guardò dall’altra parte e per un po’ non dissero nulla.
 
“Ti amo” disse Blaine serio
 
“Ti amo” rispose Kurt voltandosi a guardarlo.
 
Ci fu silenzio ancora per un po’, solo la pioggia faceva rumore, anche i tuoni se ne erano andati.
 
“Blaine… vuoi sposarmi?”
 
“Cosa succederà se ti sposo?”
 
“Staremo per sempre insieme e vivremo insime e potremmo fare tutto insieme”
 
“Voglio sposarti”
 
“Verrai con me?”
 
“Certo”
 
“Sei sicuro?”
 
“Non ho scelta”
 
“Stupido”
 
“Ti amo”
 
“Piantala”
 
“Ti amo”
 
“Ti amo”







Ciao a tutti bellissimi
Per cominciare vi ringrazio perchè state leggendo questa ff e mi scuso perchè sono molto discontinua nel pubblicarla ma ho avuto un periodo di blocco, ora sto riprendendo.
Scusate se nello scorso capitolo vi ho fatto morire ma con questo credo di essermi fatta perdonare...spero.
Se avete qualcosa da dirmi, commenti sulla storia, appunti sul modo di scrivere o sulla trama sono qui per voi, mi piacerebbe tantissimo sapere cosa ne pensate, quindi commentate o mandatemi messaggi, come preferite.
Winnie loves you <3
T.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Era già passata una settimana abbondante da quando avevano saltato la recinzione, forse due ma ai due non importava più di tanto.
Kurt aveva insegnato a Blaine quali frutti e quali erbe si potevano mangiare e accendeva il fuoco tutte le sere e mangiavano quelle poche cose che avevano raccolto, a volte Kurt si addentrava nel bosco da solo e tornava dopo qualche ora con qualche coniglio o una volta addirittura un piccolo cervo da cuocere sul fuoco, odiava cacciare ma gli sembrava che Blaine non mangiasse abbastanza e quindi toccava a mala pena la carne degli animali che aveva ucciso. Quando Kurt si allontanava Blaine saliva sulla roccia e si sedeva in cima scrutando il cielo azzurro, seguiva il volo degli uccelli e immaginava le forme delle nuvole cercando di non pensare al fatto che era solo, lontano da quel che conosceva e da Kurt. Appena il giovane dagli occhi color del cielo tornava Blaine scendeva dalla roccia e andava ad abbracciarlo e a baciarlo contento che fosse tornato, gli passava una mano tra i capelli bagnati di sudore e i due si sorridevano a vicenda.
Le prime sere Blaine aveva paura di dormire lì, nel nulla e così Kurt si sdraiava dietro di lui e gli cingeva il corpo con le braccia, Blaine si accoccolava nella curva creata dal corpo di Kurt e si stringeva a lui ancora più forte, il ragazzo dei boschi gli baciava la testa augurandogli la buona notte e Blaine si addormentava, aveva spesso gli incubi e si svegliava nel cuore della notte con il fiatone, cercava le mani di Kurt sul suo petto e quelle mani gli trasmettevano coraggio, Kurt spesso si svegliava quando sentiva Blaine agitarsi, gli accarezzava la fronte e lo baciava piano per poi tornare a dormire.
La mattina Kurt si alzava presto e lasciava Blaine dormire, preparava la frutta da mangiare a colazione e poi i due si prendevano per mano e si recavano al vicino fiume a bere.
 
Un giorno arrivarono al corso d’acqua sempre tenendosi per mano ma poco prima di raggiungere il luogo da cui bevavevano di solito Kurt si staccò dalla presa di Blaine e corse un po’ più a nord, Blaine lo vide scomparire tra gli alberi e si mise a rincorrerlo, dopo cinque minuti di corsa incontrarono una grande collina e al di là di quella…
 
WOW
 
Blaine non aveva mai visto nulla di simile, il fiume si fermava quasi, dopo un’alta cascata luccicante e l’acqua era trasparente, quella specie di lago era circondato da muschio verde brillante e fiori dai colori sgargianti. Blaine era stupefatto, era tutto così mergaviglioso.
Per un  attimo aveva perso di vista Kurt e ora guardandosi intorno non lo vedeva da nessuna parte, fino a che non sentì due forti braccia bianche afferarlo da dietro circondandogli tutto il corpo
 
“Volevo mostrartelo” gli sussurrò Kurt
 
“Wow Kurt, è semplicemente stupendo” Blaine era senza parole
 
“Ora ti tocca imparare a nuotare” in un attimo Kurt era già sulla riva e si stava sfilando la maglietta “E poi dobbiamo lavare i vestiti” era già in mutande, si girò verso Blaine “Dai fifone togliti quei vestiti e muoviti, ti assicuro che non ti succede nulla”
 
Blaine lo guardò titubante “Guai a te se mi molli anche solo un attimo” disse sorridendo
 
“Dai vieni!” Kurt aveva addosso solo i boxer visto cos’era successo l’ultima volta e aveva già i piedi in acqua, non era molto calda ma nenache troppo fredda.
Blaine si avvicinò piano e cominciò a spogliarsi mentre Kurt sorrideva compiaciuto, impilò con cura i vestiti e respirò a fondo
 
“Fa freddo” constatò
 
“Blaine smettila dai, muoviti” Kurt saltellava come un bambino
 
“Non so nuotare!” esclamò Blaine
 
“Dai ti ho detto che ti tengo” Kurt tornò fuori dall’acqua e afferrò Blaine per un braccio “Mollami!” ribattè quello divincolandosi
 
“Tanto ci devi venire nell’acqua con me” Kurt lo afferrò e lo strinse a se, poi tenedolo stretto con un braccio attorno al torace gli mise una mano dietro alle cosce e lo sollevò
 
“KURT LASCIAMI!” strillò Blaine cercando di liberarsi muovendo mani e piedi
 
“Shh, stai buono” disse Kurt baciandogli il braccio che teneva ben stretto
 
“KURT BASTA! HO PAURA!” Kurt si stava avvicinando a piccoli passi all’acqua cristallina
 
“Blaine più ti agiti e peggio è, perché ti stringo più forte e non riesco a tenerti su” Kurt aveva i piedi già in acqua “Sei pronto?” chiese ridendo
 
“NO! AIUTO! KURT PER FAVORE!” Blaine stava morendo di paura e l’acqua aveva già raggiunto le ginocchia di Kurt, il ragazzo dagli occhi color del cielo provò a stampare un bacio sulla guancia di quello che teneva in braccio ma quest’ultimo si divincolava
 
“Tieniti forte” gli disse Kurt e cominciò subito a correre, gli schizzi bagnavano i due mentre Kurt rideva e Blaine si aggrappava al suo collo con tutta la forza del mondo.
Quando non ebbe più forza di correre si lasciò cadere nell’acqua.
 
Blaine trattene il fiato e sentì l’acqua scorrergli su tutto il corpo mentre si stringeva con tutta la forza che aveva al collo di Kurt, chiuse gli occhi e gli sembrò un’eternità ma poco dopo sentì di nuovo l’aria fredda sulla pelle nuda attaccata a quella del suo ragazzo. Kurt rideva vedendo Blaine ancora con gli occhi chiusi e perennemente aggrappato a lui, gli baciò la punta del naso e Blaine aprì i suoi occhi color nocciola
 
“Ti è piaciuto?” gli chiese sorridendogli a un millimetro dal viso
 
Blaine annuì piano e lo baciò forte “Ma tu mi piaci molto di più” e lo baciò di nuovo
 
“Metti giù i piedi” disse Kurt abbassando il corpo di Blaine verso l’acqua che gli arrivava alla vita
 
“No Kurt!” esclamò Blaine appena prima di toccare l’acqua, ma il ragazzo dei boschi e dell’acqua lo aveva già lasciato. Blaine non lasciò andare il suo collo neanche un secondo e lo strinse forte a se “Non so nuotare Kurt” il fondale era sabbioso, una sabbia pesante, diversa da quella della spiaggia dove erano stati qualche tempo prima.
 
“Devi solo stare in piedi, non è difficile” disse Kurt prendendogli le mani tra le sue.
Appena Blaine si fu tranquillizzato un attimo Kurt gli lasciò le mani
 
“Puoi stare in piedi anche da solo” rise e si allontanò qualche passo.
 
Blaine lo guardò indietreggiare sorridendo e chiuse gli occhi per assaporare tutta la bellezza di quell’istante. Aveva ancora gli occhi chiusi quando due mani forti gli afferrarono le caviglie sott’acqua.
Urlò per lo spavento e cercando di saltare via cadde nel laghetto. La vista gli si oscurò e non riuscì più a respirare, muoveva le mani a caso facendo mille spruzzi, quelle mani gli tenevano ancora ben strette le caviglie e non sapeva come liberarsene.
Poi all’improvviso tutto si calmò, le sue caviglie non erano più in trappola e sentì qualcuno sorreggergli la schiena per farlo alzare, puntò i piedi sul terreno fangoso e si tirò su a fatica, appena fu con la testa fuori dall’acqua si accorse che Kurt lo stava sorreggendo con una mano sulla sua schiena e una che stringeva il braccio. Blaine continuava a tossire, aveva bevuto di sicuro, Kurt cominciò a dargli piccoli colpetti sulla schiena
 
“Ei, Blaine, tutto bene?” chiedeva preoccupato “Blaine ci sei?”
 
Blaine annuì un paio di volte prima di tornare a respirare normalmente.
 
“Scusa non pensavo saresti caduto” disse Kurt con dolcezza
 
“Kurt non farlo mai più! Mi sono preso una paura terribile, pensavo di morire!” Blaine era serio, si era spavantato non poco
 
“Scusami amore” gli rispose Kurt, non si accorse neanche di averlo chiamato amore, se ne rese conto solo quando Blaine si mise a fissarlo con uno strano sorriso e completamente muto.
 
“Amore?” chiese quasi stranito, non diede neppure il tempo a Kurt di ribattere e si gettò tra le sue braccia e lo buttò in acqua baciandolo “Amore” disse ancora quando uscì dal laghetto.
 
I due si avvicinarono ai vestiti che avevano lasciato sulla riva e Blaine, che fu il primo a raggiungerli, cominciò a lanciarli a Kurt che aveva ancora i piedi in acqua.
 
“Cosa stai facendo?” esclamò Kurt ridendo
 
“Come punizione per avermi quasi affogato laverai i vestiti” Blaine cercò di prendere la mira e prese Kurt esattamente in testa con la sua maglietta.
Kurt fu costretto ad accettare, si sedette su una roccia che affiorava dall’acqua e si mise a strofinare gli abiti dei due, Blaine stava seduto sulla riva osservando ogni singolo muscolo di Kurt muoversi alla perfezione.
 
“Verrei ad aiutarti ma sei troppo bello da vedere e rovinerei il tutto” disse ridendo il ragazzo dagli occhi color nocciola
 
“Abbi il buon cuore di stare zitto” ribattè Kurt strofinando con forza i pantaloni di Blaine
 
“Oh su ti ho fatto un complimento”
 
“E io sto facendo fatica per te bello mio” Kurt si voltò di scatto “Se no questi te li lavi da solo” disse alzando con  un braccio i jeans fradici di Blaine
 
“La prossima volta non cerchi di affogarmi” disse Blaine alzandosi, raggiunse la roccia dove stava seduto Kurt e gli si appoggiò sulla schiena “Ti amo” gli disse stampandogli un bacio rumoroso sul collo
 
“Ti amo anche io” rispose Kurt voltandosi a guardarlo e catturando le sue labbra.
 
Quando Kurt ebbe finito di lavare i vestiti li appoggiarono sulle rocce circostanti al lago e si sdraiarono sulla riva l’uno affianco all’altro senza dirsi nulla, fino a che scese la sera e si rivestirono per tornare poi alla grande roccia che gli faceva da casa.
 
 
 
Passò ancora qualche settimana tra bagni al lago, passeggiate e raccolta di frutti e bacche.
Una mattina Blaine si alzò, si guardò intorno come tutti i giorni ma Kurt non stava preparando la colazione, il fuoco era quasi spento e faceva incredibilmente freddo.
Si alzò in piedi e vide Kurt in piedi sulla roccia sopra la sua testa, aveva le braccia incrociate al petto e gli occhi a fessura, scrutava il cielo con uno sguardo fermo e impassibile.
 
“Buon giorno” gli disse Blaine sorridendogli, ma lui non ricambiò lo sguardo, era concentrato su qualcosa e Blaine non aveva idea di che cosa fosse
 
“Ciao” fu la risposta svogliata del ragazzo dei boschi
 
Blaine si arrampicò sulla roccia, era diventato abbastanza agile da poter seguire Kurt quasi ovunque, lassù faceva ancora più freddo
 
“Tutto bene?” chiese Blaine vedendo Kurt inquieto
 
“Mh mh” rispose Kurt senza distogliere lo sguardo dal cielo, Blaine notò che era nuvoloso ma non tanto più del solito
 
“Non sembra” disse Blaine avvicinandosi al suo ragazzo. Ora erano in piedi uno affianco all’altro, fino a che d’improvviso Kurt fece un balzo giù dalla roccia e si mise a raccogliere qualche erba e qualche frutto da un albero vicino con molta foga.
 
“Kurt che stai facendo?”
 
“Sta venendo il freddo Blaine, dobbiamo andarcene da qui”
 
“E dove andremo?”
 
“Al riparo”
 
“Non abbandonarmi Kurt”
 
“Non lo farei mai, ti amo troppo e devo proteggerti”
 
“Ti amo anche io”
 
“Avanti andiamo”
 




Ciao a tutti!
Dopo un capitolo e mezzo di angst ho pensato che mi avreste odiata troppo quindi ho inserito la cosa più fluff che mi è venuta in mente, non sono professionista in materia ma è stato un bel tentativo spero.
Mi sembra di aver lasciato abbastanza in sospeso anche qui però: dove andranno? E poi c'è ancora un sacco da scoprire di questo nuovo mondo in cui si ritrovano ora Kurt e Blaine.
Vi prometto che non ci metterò molto ad aggiornare anche perchè ora sono malata e quindi a casa da scuola almeno per domani e avrò tutto il tempo di scrivere.
Per favore adoro sapere la vostra opinione su questa storia quindi recensite o mandatemi messaggi <3
Winnie loves you
T.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Camminavano già da qualche giorno, si fermavano solo la sera tardi dopo che Kurt aveva scrutato attentamente il cielo scuro e illuminato da milioni di stelle. A Blaine piacevano le stelle, gli trasmettevano calma e pace, gli sembrava che qualcuno stesse vegliando sul mondo e questo lo rassicurava parecchio. Anche a Kurt piacevano le stelle ma nelle sere di quasi-inverno lo preoccupavano, cielo senza stelle voleva dire freddo e freddo voleva dire sbrigarsi. Era frustrante.
 
“Kurt sono stanco” diceva spesso Blaine, così Kurt lo raggiungeva e gli regalava qualcosa da mangiare, gli baciava la fronte e le labbra, gli prendeva la mano e procedevano mano nella mano.
 
Una sera la luna era alta nel cielo e le stelle non si vedevano, era più tardi del solito e anche Kurt aveva bisogno di riposo; stavano per sedersi sotto un albero per dormire quando Kurt vide del fumo alzarsi dalla foresta
 
“Blaine!” esclamò, la sua voce era un misto di eccitazione e preoccupazione “Blaine vedo del fumo”
 
“Cosa? Che vuol dire?” chiese Blaine confuso
 
“C’è qualcuno! Avanti andiamo!”
 
“Non possiamo aspettare domani Kurt? Ho molto sonno” disse Blaine con lo sguardo stanco.
 
Kurt si voltò a raggiungerlo, gli prese il viso tra le mani e lo baciò lentamente, sotto la luna, Blaine sentì il calore delle labbra del ragazzo dei boschi sulle sue e si sentì a casa, sapeva che avrebbe seguito quelle labbra, quelle mani, quel corpo per sempre.
 
“Sarebbe meglio che andassimo ora, non dirmi che non hai voglia del calore del fuoco e della morbidezza di un letto comodo” Kurt sorrise e i suoi denti bianchi rispecchiarono la luce delle luna
 
“D’accordo” disse Blaine alla fine, prese la mano di Kurt e si avviarono lentamente.
 
Ad un tratto Kurt si voltò a guardare il volto stanco del ragazzo con nocciole per occhi
 
“Blaine ascoltami, in questo accampamento abitano dei ragazzi e forse anche delle ragazze, ci proveranno con te e anche con me perché questo è quello che fanno” Kurt fece un ampio respiro “Tu però non staccarti un attimo da me, capiranno”
 
Blaine era confuso, non capiva di cosa Kurt stesse parlando “Non capisco cosa intendi” e poi era dannatamente stanco
 
“Ti ricordi che ti ho raccontato dei ragazzi che a sedici anni vanno a cercare la loro anima gemella?”
 
“Si”
 
“Questi ragazzi a volte formano degli accampamenti per l’inverno e suppongo che questo sia uno di quelli” spiegò Kurt
 
“Ma non vogliono farmi del male” disse Blaine che non si era chiarito abbastanza le idee
 
“No, ma tu sei un bel ragazzo e non sai come funzionano le cose qui, potrebbero abusare del tuo carattere e…portarti via da me”
 
“Mai” disse fermamente Blaine “Non lo faranno” strinse forte la mano di Kurt nel buio
 
“Fai attenzione per favore” Kurt disse preoccupato “Cercheremo di andarcene il prima possibile”
 
Kurt era troppo nervoso, Blaine si fermò e si mise di fronte a lui con gli occhi assonnati ma pieni di amore “Ei, stai tranquillo d’accordo?”
 
Kurt annuì e Blaine lo baciò piano “Ti amo”
 
“Anche io ti amo”.
 
Camminarono mano nella mano per un po’, erano stanchi, le gambe gli facevano male, gli occhi si stavano per chiudere ma il calore del fuoco era sempre più vicino e li attirava.
Dopo circa mezz’ora di cammino gli occhi di Kurt, allenati al buio, cominciarono a scorgere delle figure nella notte, alti giovani stavano in piedi intorno al fuoco “Si staranno raccontanto belle storie” pensò Kurt.
 
Finalmente arrivarono, stremati dalla giornata di cammino, Kurt guardò il cielo, doveva essere mezzanotte.
 
“Lascia fare a me d’accordo?” disse Kurt voltandosi verso Blaine, quest’ultimo, troppo stanco per parlare si limitò ad annuire, si fidava cecamente di Kurt e continuò a farlo anche quando Kurt estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni una pietra scalfita che fino ad ora aveva usato come coltello.
 
Si avvicinarono lentamente, Blaine stava sempre un passo dietro a Kurt.
 
Quando furono abbastanza vicini Kurt si mise in posizione di difesa e urlò “HEY!”
 
Tutti i ragazzi che stavano intorno al fuoco si voltarono all’unisono e Kurt fece qualche passo avanti. Un ragazzo, forse il più grande, alto, forte e muscoloso gli si avvicinò mentre Blaine si fermò più lontano da Kurt. Ad un tratto il ragazzo sconosciuto disse qualcosa in una lingua che Blaine non comprese, ma Kurt si e gli rispose. Blaine era scioccato, non sapeva Kurt parlasse un’altra lingua.
 
“Non vi faremo nulla, vogliamo solo un riparo per un paio di giorni” disse poi Kurt in modo che Blaine capisse
 
Il ragazzo robusto gli rispose sempre in quella strana lingua, aveva una voce profonda e cresciuta, molto diversa da quella di Kurt.
 
Blaine vide Kurt togliersi dalla spalla l’arco che portava con se da settimane. Volevano qualcosa in cambio.
 
“Restate” disse il giovane.
 
A quel punto Blaine si avvicinò a Kurt, il ragazzo si voltò verso i compagni e gli intimò qualcosa che Kurt non tradusse a Blaine, cinque ragazzi si voltarono e si allontanarono.
Il ragazzo che aveva parlato con Kurt testò l’arco facendo passare una freccia a due centimetri dai due ragazzi. Poi fece loro segno di raggiungerlo. I tre si sedettero davanti al fuoco e videro che i cinque ragazzi che si erano allontanati poco prima stavano montando una tenda.
Blaine trovò sollievo in quel tepore, stava per appoggiare la testa sulla spalla di Kurt ma questo si spostò e lo guardò con uno sguardo rassicurante.
Il ragazzo dell’accampamento parlò, questa volta Blaine lo capì.
 
“Cosa fate qui?” chiese
 
“Stiamo tornando a casa” disse Kurt senza mostrare il minimo segno di gentilezza nella voce
 
“Dove abitate?”
 
“Io abito nelle Terre dei laghi” rispose Kurt prontamente senza distogliere gli occhi dal fuoco che scoppiettava davanti a loro
 
“E lui?” chiese il ragazzo guardando Blaine da dietro le spalle di Kurt
 
“Lui ora viene con me” rispose Kurt serio. Aveva messo subito le cose in chiaro, Blaine era suo e nessuno lo poteva toccare.
 
Per un po’ nessuno fiatò, poi i cinque ragazzi tornarono accanto al fuoco e dissero qualcosa.
 
Kurt si alzò e fece cenno a Blaine di seguirlo, i due si avviarono verso la tenda che era stata montata per loro, entrarono e trovarono dentro quattro coperte, ne misero due per terra, si tolsero le felpe e si sdraiarono vicini, Blaine stava morendo di sonno ma voleva parlare con Kurt. Si coprirono con le due coperte restanti, erano morbide e calde, ma non ne distinguevano il colore nel buio della notte.
 
“Non sapevo parlassi un’altra lingua” disse Blaine facendosi più vicino a Kurt
 
“Benvenuto nel mio mondo” Kurt sorrise “C’è anche un dialetto delle Terre dei Laghi”
 
“Me lo insegnerai?” chiese Blaine sognante
 
“Lo imparerai” Kurt cercò la mano di Blaine da sotto le coperte e gliela strinse, poi disse qualcosa che Blaine non capì, era una parola dolce, gentile, gli piaceva.
 
“Cosa?”
 
“Vuol dire buona notte nel dialetto della Terra dei Laghi”
 
“Allora buona notte anche a te” disse Blaine cercando il viso di Kurt con l’altra mano, lo trovò e lo baciò piano.
 
 
Si svegliarono la mattina dopo quando il sole era già alto nel cielo. Kurt si era già alzato quando Blaine uscì dalla comoda tenda dove avevano passato la notte. Kurt era in piedi di fianco alla tenda, aveva qualcosa in mano.
 
“Buon giorno” disse Blaine vendendolo serio
 
“Ciao” Kurt gli sorrise, Blaine si guardò intorno, c’era un grande accampamento, una decina di tende verdi e due falò ancora accesi, un gruppo di ragazze dai lunghi capelli biondi camminava verso la foresta e i ragazzi dell’accampamento stavano cucinando qualcosa su un fuoco da campo.
 
“C’è la colazione” disse Kurt offrendo a Blaine una pagnotta calda con dei frutti rossi, Blaine guardò quel cibo come fosse manna venuta dal cielo.
 
“Grazie” disse con la bocca già piena “Che ore sono?” chiese
 
“Circa le undici” disse Kurt scrutando il sole alto nel cielo, Kurt aveva la mente assente.
 
“Tutto bene?” gli chiese Blaine vedendolo strano
 
“Non mi fido a stare qui” Kurt diede un calcio a una pietra che stava sul terreno erboso
 
“Dai sono stati così gentili con noi” gli disse Blaine ancora intento a mangiare la sua pagnotta
 
“Appunto”.
 
Passò qualche ora e Kurt non fece allontanare Blaine nenache di un passo, lo accompagnava ovunque. Verso le quattro del pomeriggio Kurt si allontanò dell’accampamento e Blaine lo seguì
 
“Beh, che vuoi fare?” chiese Blaine scherzando mentre Kurt si sedeva su un ramo basso di un albero.
 
Kurt non rispose. Blaine si avvicinò e gli diede una piccola spinta.
 
“Smettila Blaine” disse Kurt, era strano, preoccupato.
 
“Mi dici che sta succedendo?”
 
“Voglio andare via da qui” disse Kurt alzando lo sguardo alle fronde folte dell’albero dove gli uccelli facevano il nido
 
“Ho capito ma non puoi calmarti un attimo?” Blaine si sedette per terra
 
“NO BLAINE!” Kurt gli urlò addosso.
 
Blaine non rispose nulla.
 
“Scusami”
 
“Fai come ti pare”
 
“Aspetta”
 
“So prendermi cura di me stesso”
 
“No Blaine…”
 
“A dopo”

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Blaine si era un po’ stufato del bipolarismo inspiegabile di Kurt, si avviò a grandi passi verso l’accampamento, superò un paio di tende, quella in cui aveva passato la notte e camminò dietro a un gruppo di giovani ragazze con piccoli fiori bianchi nei capelli. Andò a sedersi sul tronco vicino al bracere dove era stato la sera prima.
Fissava i carboni bruciati con gli occhi vuoti e per la prima volta gli venne in mente la sua vecchia vita e per la prima volta gli mancò. Gli mancava la scuola, gli mancavano i suoi libri, gli mancava quel senso di sbaglio e trasgressione quando leggeva i libri sull’amore, di nascosto dai suoi genitori. I suoi genitori, già, non li aveva mai amati, come loro non avevano mai amato lui, ma infondo solo perché non sapevano amare, non potevano.
Lui però amava Kurt, lo amava con tutto il suo cuore e con ogni singolo muscolo del suo corpo ma lo sentiva così lontano in quel momento, sembravano sconosciuti che la notte prima si erano trovati a condividere una tenda.
Strizzò gli occhi e pensò che gli mancava anche Kurt, il suo Kurt, quello che gli insegnava quelle strane parole, quello che non poteva fare l’amore perché no, quello che aveva paura ad uscire di casa, quello che dormiva nel buco sotto il suo letto, quello intraprendente ma timido, forte ma schivo.
Dio se gli mancava.
 
 
Kurt stava seduto su quel ramo basso, di un albero forte e fissava il cielo con i suoi occhi azzurri, forse rubati al cielo stesso.
Odiava litigare con Blaine, odiava vederlo andarsene senza dire nulla, odiava non riuscire a trattenerlo, odiava vedere gli altri ragazzi guardarlo. Come quella mattina, quando appena sveglio si era allontanato dalla tenda per prendere qualcosa da mangiare, era tornato e quello stronzo del ragazzo con cui aveva parlato la sera prima stava comodamente seduto di fianco al suo Blaine scrutandolo da vicino. L’aveva cacciato in silenzio, per non svegliare il suo ragazzo e per non far scorgere all’infiltrato gli occhi color nocciola di Blaine dei quali lui si era tanto innamorato. Per questo non voleva che Blaine andasse in giro da solo, per questo voleva andare via.
Voleva andarsene davvero, voleva sposare Blaine, voleva tornare a casa, voleva vedere la sua stanza, voleva farla vedere a Blaine, voleva portarlo sul letto dicendogli parole dolci e voleva fare l’amore con lui.
Gli mancavano un sacco di cose, gli mancavano un sacco di persone, gli mancava Blaine.
Come gli mancava.
 
 
 
Kurt aveva imparato che le cose non si conquistano stando fermi ad aspettare così si alzò e si avviò nel bosco.
 
Blaine era ancora immerso nei suoi pensieri quando sentì qualcuno sedersi accanto a lui, si voltò di scatto e un bel ragazzo alto, dalle spalle larghe e possenti gli stava accanto e lo guardava.
 
“Sembri pensieroso” disse il ragazzo
 
Appena sentì la voce si rese conto che era il ragazzo che li aveva accolti la sera prima.
 
“Mi capita di pensare qualche volta” disse Blaine senza davvero pensarci, appunto.
 
I due si misero a parlare di cose varie e senza importanza, del sole, della tenda, del pranzo…
Il ragazzo era molto gentile e lasciava che Blaine parlasse un po’ per poi interromperlo e cambiare argomento.
 
“Quanti anni hai?” gli chiese ad un certo punto
 
Blaine dovette rifletterci un attimo, tornò indietro con la mente, due mesi, già due mesi.
DUE MESI! Il suo compleanno era tra due giorni e sì, avrebbe compiuto diciotto anni, quei diciotto anni che di là avrebbero segnato la fine della sua vita
 
“Q..Diciotto” rispose
 
Il ragazzo sembrava confuso, si voltò verso Blaine e gli si fece pericolosamente vicino, molto vicino, Blaine non capiva e per questo non si mosse.
 
 
Kurt stava già seguendo la scena da lontano da qualche minuto. Era geloso ma lo sopportava.
Poi lo vide, il ragazzo, quel bastardo, avvicinarsi a Blaine, vicino, troppo vicino.
Prese una freccia e caricò l’arco che aveva appena costruito, tirò lo spago fino all’orecchio, puntò chiudendo un occhio, sentiva i muscoli del collo pulsare e le dita tagliarsi sotto la tensione dello spago.
Mollò.
La freccia passò, perfetta, tra la testa di Blaine e quella di quel bastardo che glielo stava portando via e si impiantò perfettamente in un albero poco più lontano.
 
Kurt si avvicinò ai due a grandi passi, Blaine era immobile, incapace di muovere un muscolo, se Kurt avesse sbagliato di un solo centimetrio gli avrebbe colpito una tempia e sarebbe morto di sicuro. Blaine non aveva mai pensato che si sarebbe dovuto scontrare con la morte così tante volte.
Kurt lo ignorò, guardava fisso quel ragazzo alto e massiccio che sembrava congelato accanto a Blaine, d’istinto aveva spostato il volto indietro ma non si era mosso. Kurt lo fissava con gli occhi pieni di odio e di ira. Si avvicinò a lui, vicino, molto vicino, il ragazzo si alzò e Kurt si avvicinò di più, non era più alto ma di sicuro era più pericoloso. Quando fu a qualche centimetro di distanza da lui estrasse un freccia dalla tasca che portava sulla schiena e appoggiò la punta al collo del ragazzo, era fredda.
 
“Non ti avvicinare mai più” gli disse a bassa voce e a denti stretti
 
Poi spostò con un movimento fulmineo la freccia lasciando un piccolo graffio sulla pelle di quel giovane sconosciuto. Si voltò. Blaine era ancora immobile con le pupille fisse nel vuoto. Si avvicinò al suo ragazzo e fece per mettergli una mano sulla spalla. Ma Blaine si girò con uno scatto e si alzò, evitando il tocco.
 
“Lo vedi” si udì la voce scura dello sconosciuto “Non ti ama”.
 
Kurt a quel punto andò su tutte le furie, non poteva permettere a nessuno di trattarlo così.
Si voltò e in un attimo mise la mano nella tasca dei pantaloni di tela marroni e ne estrasse il piccolo coltello che aveva usato per procurare il cibo per lui e per Blaine per giorni, si lanciò verso quell’intruso e glielo avvicinò alla gola tirandogli indietro la testa. Il ragazzo sentiva la lama sulla pelle, fredda e affilata.
 
“Giuro che se parli ancora ti uccido” disse a bassa voce Kurt. Non aveva paura di farlo davvero.
 
“Sto dicendo la verità” replicò quello con un fil di voce, voleva vedere se Kurt era abbastanza coraggioso.
 
E a quanto pare lo era.
 
“L’hai voluto tu”
 
“KURT!” urlò Blaine voltandosi e spezzando quell’istante fatale.
 
Kurt abbassò la mano e lasciò andare il ragazzo che fece un sospiro ma rimase immobile.
 
“Che fai lo difendi?” disse Kurt guardando Blaine con gli stessi occhi adirati.
 
“Che ne sa lui se ti amo?” Blaine riusciva incredibilmente a sostenere quello sguardo, lo vedeva ferito e per questo cercava di essere ragionevole ma a quanto pare Kurt aveva perso già da un po’.
 
“Ti stava per baciare e tu non ti sei mosso” Kurt parlava piano, con lo sguardo fisso negli occhi di Blaine, il coltello affilato in mano e tutti i muscoli tesi.
 
“Solo perché non sapevo cosa fare”
 
“Provami che mi ami davvero” disse Kurt ignorando completamente l’affermazione di Blaine.
 
“D’accordo” rispose Blaine e per un secondo soltanto abbassò lo sguardo. Si avvicinò velocemente all’albero in cui si era impiantata la freccia pochi minuti prima, estrasse la freccia sporca di linfa appiccicosa e la porse a Kurt. Poi si appoggiò al troco, appena poco più largo delle sue spalle, appoggiò la testa e chiuse gli occhi.
 
“Puoi tirare” gli disse piano
 
“Cosa?” Kurt era confuso, o forse semplicemente non credeva a quello che Blaine stava facendo.
 
“Tira una freccia” gli ripetè Blaine aprendo gli occhi.
 
“No…Blaine, per favore…se…se sbaglio”
 
“Fallo” tuonò Blaine “Fallo e basta”
 
Kurt esitò, era troppo sotto stress, avrebbe sbagliato mira di sicuro e sarebbe stato fatale.
 
“Kurt tira – una – freccia” gli ripetè Blaine di  nuovo.
 
Kurt non si mosse, era troppo pericoloso, era bravo a tirare con l’arco ma la distanza tra il collo molle di Blaine e il nulla era troppo piccola.
 
Allora Blaine si mosse, si avvicinò a Kurt e gli tolse dalla mano il coltello che rifletteva la luce del sole, tornò al suo posto e si appoggiò la punta accuminata al ventre caldo trattenendo il coltello con entrambe le mani.
 
“O tiri o mi trafiggo” gli disse arricciando le labbra. Era l’unico modo per farsi ascoltare.
 
Kurt deglutì sonoramente, che stava facendo Blaine?
 
“Sbrigati” gli intimò, Blaine doveva ammetterlo, aveva un po’ paura ma si fidava di Kurt e si era accorto di quanto fosse fantastico come tiratore ma c’era sempre quella piccola parte di lui che pensava “E se sbaglia?”
 
Finalmente Kurt si decise, non c’era altro da fare. Sudava freddo e le mani gli sembravano congelate dalla paura di sbagliare colpo. Afferrò l’arco e lo guardò per un attimo, mise a terra tutte le sue frecce e scelse la più bella, con le piume più colorate e la punta più affilata, non aveva nulla da perdere. La sollevò con due dita e la guardò splendere al sole. Poi guardò Blaine, i suoi occhi chiusi, la punta di quella lama crudele che stava a contatto già con la sua pelle morbida, lo guardò meglio come per imprimere quell’immagine nel suo cervello scomposto. Ogni secondo in più che passava a guardarlo pensava a quanto lo amasse e a quanto fosse amato da lui. Si avvicinò la freccia alla bocca e bagnò la punta con le labbra, se quello fosse stato l’ultimo tocco che passava da lui a Blaine voleva fosse un bacio.
Alzò l’arco e posizionò la freccia esattamente a metà dello spago, lo tirò a se con tutta la forza che aveva, sentendo ogni muscolo del suo corpo tendersi in una febbrile attesa, quando l’arco fu teso abbastanza chiuse un occhio, prese la mira e poi li chiuse entrambi.
 
Sentì i muscoli rilassarsi e l’arco cadere a terra mentre la freccia fendeva l’aria con una precisione incredibile.
Aprì gli occhi e rimase immobile, Blaine era lì, ancora, fermo con il coltello puntato al ventre, l’unica differenza era che a sinistra del suo collo teso, a solo un paio di centimetri di distanza c’era incastrata una freccia. Kurt non ebbe il coraggio di muoversi.
Blaine aprì gli occhi e fece roteare il coltello tra le dita, si voltò verso la freccia che stava a pochissima distanza da lui e senza sforzo la staccò dal legno, era sporca di resina.
Si avvicinò a Kurt tenendo le armi fra le dita e fissandolo negli occhi, quando fu abbastanza vicino allungò le braccia e le tese verso Kurt ridandogli indietro ciò che gli apparteneva.
Kurt gli guardò le mani, rosse, sudate e tremanti, allungò le sue e gettò a terra quegli attrezzi, alzò lo sguardo e incrociò quello di Blaine senza il coraggio di dire o fare nulla.
Rimasero a fissarsi per un minuto circa senza dire nulla, non ce n’era il bisogno.
Poi Blaine mosse una mano e girando intorno a Kurt lo fece indietreggiare fino a fargli appoggiare la schiena, le gambe e la testa a quel dannato tronco che poco prima aveva mirato.
Lo fissò a lungo anche lì e poi si lasciò andare.
Si avvicinò alle sue labbra molto lentamente e quando sentì che era abbastanza vicino sussurrò “Ti amo, davvero”
 
Kurt ebbe solo la forza di deglutire senza spostare lo sguardo.
 
Blaine finalmente sorrise e lasciò le sue labbra calde e pulsanti appoggiarsi su quelle gelate e immobili di Kurt che erano ancora troppo scioccate per muoversi.
 
Rimasero così, fermi, a fissarsi, senza toccarsi, per un paio di minuti.
I muscoli di Kurt rimanevano tesi, la tensione non si era sciolta ancora, Blaine era semplicemente immobile, la sua espressione non aveva un significato vero, era solo la sua.
Sfiorò la mano ancora fredda di Kurt e poi la strinse nella sua e la scaldò.
 
“Sei un ottimo tiratore” gli disse Blaine
 
Kurt esitò ancora un attimo e poi disse con un fil di voce “Non lo fare mai più”
 
Blaine sorrise e si appoggiò di nuovo alle labbra di Kurt che si erano un po’ scaldate e risposero dando indietro quel bacio con un altro un po’ più forte e impetuoso, e poi un altro, e un altro ancora.
Kurt si mise a ridere piano sulle labbra di Blaine che si mise a ridere a sua volta.
Poi tornarono seri un attimo, Kurt si voltò verso il ragazzo che aveva assistito a tutta la scena, provava quasi pena per lui.
 
“Come si va alla Terra dei Laghi?” gli chiese
 
Il ragazzo si mosse piano e indicò a ovest con  il dito “Di là, oltre i pascoli e dopo il villaggio di Abak” disse a mezza voce
 
“Grazie” rispose Kurt con arroganza e tenendo per mano Blaine fece per andarsene, poi si fermò, si voltò verso il ragazzo e gli chiese “Come ti chiami?”
 
“David” rispose lui schivo
 
“David” ripetè Kurt tra i denti “Dacci delle coperte, sta venendo freddo” gli ordinò senza aspettarsi alcuna risposta
 
“Potete prendere quelle della vostra tenda” rispose quello
 
“Voglio anche uno zaino” gli disse
 
“Ve lo farò arrivare”
 
“Grazie”
 
Kurt si avvicinò a David e lasciò la mano di Blaine porgendola all’altro
 
“Kurt”
 
“Piacere”
 
“Addio”
 






NOTA DELL'AUTRICE: buon giorno a tutti! intanto mi darò ai saluti e ringraziamenti di rito quindi grazie a tutti tutti che leggete e recensite e mi fate sentire tanto apprezzata <3 vi voglio un mondo di bene!
ARGOMENTO A CASO: ho rotto le scatole alla mia professoressa di italiano perchè volevo leggere La Solitudine Dei Numeri Primi e lo amo! Credo sia il libro più bello che io abbia mai letto ed è scritto meravigliosamente quindi ANDATE TUTTI A LEGGERLO.
LA FANFICTION: vi piace? Spero di si, a me piace molto scriverla, so di metterci un overdose di angst qualche volta, ma sono fatta così. Alla fine sassy Kurt faceva molta scena quindi ci stava.
IL PROSSIMO CAPITOLO: allora, io sono in seconda liceo e come molti di voi sanno Dicembre per gli studenti è un mese terribile e per me non è diverso. Vi prometto che scriverò in ogni secondo libero ma non so quando potrò pubblicare :( 
Allora PUNTO DELLA SITUAZIONE: mi sembra abbastanza ovvio che i nostri due tesori si amano alla follia (nel vero senso del termine) e vogliono sposarsi eccetera eccetera, ma ricordatevi che sto scrivendo io! Quindi state molto attenti perchè non si sa mai cosa elaborerà il mio cervello.

vi lascio con un bacione
T. <3

P.S. chi è super felice del fatto che stiano facendo il film di Città Di Carta? IO!
chi trova che Darren con le uova in testa sia assolutamente supermegafoxyhot? IO!
chi è sempre più orgogliosa del mio bimbo Chris? IO!
altra cosa: chi guarda The Flash e ne è ossessionata? IO!

 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Cominciarono a camminare quella sera stessa, dopo aver mangiato un’abbondante zuppa e dopo aver raccolto qualcosa per il viaggio. Camminare di notte sembrava meno faticoso ma era solo un’illusione, dopo due ore a Blaine si chiudevano già gli occhi ma Kurt non sembrava proprio dell’idea di fermarsi, sentiva che casa sua era vicina e non vedeva l’ora di riabbracciare i suoi amici e di sposare Blaine, soprattutto di sposare Blaine.
Dopo l’ennesima lamentela il ragazzo riccio si sedette su una pietra “Ho sonno, di qui non mi muovo!”
Kurt non replicò, tirò fuori dallo zaino una coperta e la porse a Blaine, si misero sotto un grande pino e Blaine si addormenò dopo poco. Kurt prese una coperta per se, si rannicchiò vicino al suo ragazzo ma per quanto ci provasse non riusciva a prendere sonno, si concentrò sull’aria fredda e pungente “Tra qualche giorno verrà la neve” pensò, si concentrò sugli aghi verdi del pino che li nascondeva e pensò a quanti potessero essere su quell’albero gigante, si concentrò sulle stelle e sullo spicchio di luna che stava nel cielo e pensò a quanto erano lontane da lui, si concentrò sul silenzio, interrotto solo dal respirare profondo e regolare di Blaine e pensò a quanto avrebbe voluto che lui respirasse così per sempre, si concentrò su Blaine, sulla sua pelle morbida, sul suo petto che si alzava e si abbassava lentamente, sulle sue mani che stringevano la coperta, sulle sue labbra dischiuse e calde e pensò a quanto tutto quello era suo e soltanto suo e non avrebbe mai permesso a nessuno di portarglielo via. Voleva catturare quel momento, l’aria, le stelle, la luna, il silenzio e Blaine, voleva ma non sapeva come fare. Scattò in piedi, inspirò con tutta la forza che aveva e buttò fuori l’aria chiudendo gli occhi. Ecco. L’istante era dentro di lui e lui era parte di quell’istante, perfetto, magico. Tenne gli occhi chiusi per un po’ e pensò a se stesso come parte di un tutto, era armonico, era magia, era musica. Il silenzio, la brezza leggera, le stelle, l’albero, Blaine, lui erano tutti lì perché così doveva essere e così era, avevano tutti un suono e una funzione e nell’armonia del mondo.
Non dormì. Rimase lì a catturare ogni istante.
Quando l’alba si alzò lentamente lui vide la melodia cambiare e tutto assumere una forma, un colore, un suono diverso. Avrebbe voluto mostrare a Blaine il momento ma si sentì egoista e pensò che non avrebbe capito quindi si tenne tutto per se, i colori che cambiavano, gli uccelli che cominciavano a cinguettare, i raggi del sole che illuminavano la rugiada della notte, il viso di Blaine che si stropicciava per la luce e poi tornava piatto e liscio per poi stropicciarsi di nuovo fino all’alba del suo giorno.
Kurt lo vide aprire gli occhi e pensò che la sua magia iniziava lì ma lui, lui stesso aveva potuto godere di tutta la magia del mondo.
Si avvicinò lentamente a Blaine e gli sfiorò la guancia con il palmo morbido della mano, si piegò verso di lui e lo baciò, sapeva di sonno, sapeva di notte mentre lui sapeva di freddo e di vita.
“Buon giorno” mormorò.
Dopo che Blaine ebbe mangiato un frutto maturo i due si incamminarono di nuovo.
Camminarono tutto il giorno parlando poco, Kurt era sempre due passi avanti a lui e ammirava la natura come se fosse la prima volta che la vedeva, a Blaine vennero i geloni ai piedi e alle mani ma non si lamentò perche dopo quasi dieci ore di cammino vide delle luci in lontananza e vide Kurt accellerare il passo, lo vedeva contento finalmente e avrebbe fatto di tutto per mantenere quella felicità nei suoi occhi color del cielo e in quel volto delicato e prezioso come la più costosa delle porcellane.
Il cielo si fece scuro, non somigliava più agli occhi di Kurt, e per la prima volta non spuntarono le stelle ma cominciarono a cadere morbidi e candidi milioni di fiocchi di neve.
Blaine si fermò e chiamò Kurt, non aveva mai visto quella cosa bianca e gelata cadere dal cielo.
“Neve” disse Kurt guardando gli occhi di Blaine, la guardava come un bimbo che vede un cucciolo per la prima volta.
“Ti piace?” gli chiese dolcemente prendendogli la mano gelata.
“Si” rispose blaine con un sorrisoà
“Domani vedrai come sarà tutto così bello, bianco e soffice”
“Cosa?” Blaine non capiva
“Vedrai”
Ripresero il cammino questa volta mano nella mano senza lasciarsi mai, Blaine tremava di freddo, Kurt di eccitazione; non era ancora la Terra dei Laghi, la sua, ma il villaggio di Abak indicava che erano vicini, molto vicini.
Lo raggiunsero dopo un po’ e appena arrivati Kurt si ricordò quel posto e si fermò ad ammirarlo, la neve aveva già coperto un poco i tetti delle case e il fumo dei camini si disperdeva nell’aria, andava spesso in quel villaggio da bambino, ci andava con sua mamma che lo teneva per mano, insieme camminavano lungo il fiume fino ai boschi e lì si fermavano a raccogliere le fragole.
Blaine guardava il villaggio e pensava a come sarebbe stato vivere in un posto simile a quello per tutta la vita, non c’era nessun rumore, si udiva impercettibile il vociare di qualche taverna e la neve faceva sembrare tutto molto surreale.
Kurt entrò nella prima locanda che incrociarono e gli sembrò che la locandiera la conoscesse per come lo guardava, chiese una camera per due e si fece dare una chiave di ferro pesante, entrarono e Blaine si buttò sul letto, le coperte erano morbide e calde.
“Ho sonno “ commentò trascinando le parole
“Non vuoi fare un bagno caldo?” chiese Kurt
Blaine scattò in piedi
“E mangiare qualcosa”
“Si! Certo!”
Kurt sorrise, si chinò verso il camino e accese il fuoco, poi andò in bagno, prese una tinozza, la riempì d’acqua e la mise davanti al fuoco a scaldare.
“Andiamo a mangiare”
Scesero e la locandiera gli servì una zuppa buonissima, Blaine non aveva idea di che cosa ci fosse dentro ma la mangiò in  fretta e ne chiese altra.
Tornarono in camera e entrambi fecero un bagno caldo e rilassante, poi andarono a domire dicendosi che si amavano.
 
Il mattino dopo Kurt si svegliò presto, Blaine dormiva ancora profondamente e lo lasciò così, scese dalla locandiera e bevve un tè caldo e le disse di dire a Blaine che lui era andato a fare un giro.
Uscì dalla locanda e si guardò intorno, con la luce distingueva ancora meglio il posto, vide il bosco e il fiume alla fine della collina, il sole era appena sorto e i suoi raggi si riflettevano con morbidezza sulla neve.
Cominciò a camminare verso il fiume e verso il bosco, le poche persone che erano sveglie a quell’ora lo guardavano con rispetto ma a lui non importava, voleva arrivare al fiume e al bosco, voleva sperare che non fosse cambiato nulla da quando andava lì a passeggiare con sua madre, voleva che ci fossero ancora le fragole che coglieva con lei, voleva sentirla ancora cantare, voleva vedere ancora i suoi occhi di ghiaccio sciogliersi in lacrime, voleva sentire i suoi passi sulle scale che portavano alla sua stanza, voleva il suo bacio della buona notte, voleva sentire il suo profumo, voleva stringerle la mano, voleva correre da lei quando aveva paura, voleva dirle di Blaine, voleva dirle che aveva trovato l’amore vero, quello di cui lei parlava sempre nelle sue storie che gli raccontava per farlo addormentare, voleva che lei ci fosse al suo matrimonio, voleva camminare con lei dopo la cerimonia sentendosi dire che sarebbe rimasto sempre il suo piccolo. Ma non era così. Non poteva esserlo. La madre di Kurt era morta quando lui aveva otto anni e lui aveva sempre fatto finta che lei fosse lì ad aspettarlo, a guardarlo e a consigliarlo in ogni cosa che faceva. Non sapeva cosa l’avesse portata via ma ormai non era più importante, sapeva solo che la voleva lì con lui e che tornare a fare quella passeggiata lungo il fiume sarebbe stato terribile, terribilmente bello e malinconico.
Raggiunse il ponte e lo attraversò, fino a lì era tutto uguale, girò a destra e vide il sentiero, era più stretto di quanto se lo ricordava, o forse era solo cresciuto lui, cominciò a camminare e si immaginò di avere una mano da stringere così strinse il pugno, si immaginò di avere qualcuno da ascoltare mentre cantava e così si mise a cantare lui, una canzone che non conosceva ma che aveva trovato nella memoria forse di quei giorni, forse del funerale di sua madre, quando tutto il popolo piangeva e lui non capiva perché “era solo la mia mamma” diceva sempre a se stesso “perché tutti piangono per lei?”.
Era tornato tante volte in quella stanza che sapeva di lei, del suo profumo dolce ma intenso, si era seduto nel centro e aveva chiuso gli occhi, l’aveva chiamata forte con la mente ma lei non aveva risposto, l’aveva chiamata più forte, pensandola più che poteva perché aveva paura di dimenticarla, la testa aveva cominciato a fargli male, gli occhi avevano cominciato a bruciargli perché tratteneva troppo le lacrime, ma doveva farlo, non poteva permettere che i ricordi se ne andassero.
Questa volta non piangeva, aveva uno sguardo vuoto, guardava oltre con il pugno destro chiuso intonando qualche nota. Davnti a se immaginava.
 
“Tesoro non correre” gli disse sua madre vestita con un abito di seta leggera e un fiore bianco tra i capelli castani lisci e morbidi che le scendevano sulle spalle e sulla schiena con grazia.
Il bimbo si fermò a guardarla sorridendo “Vieni mamma! C’è un fiore laggiù!” esclamò eccitato.
“Ma amore ne abbiamo già tanti di fiori” disse lei mostrandole un mazzolino che aveva in mano “Vieni qui tu piuttosto, c’è una cosa che devi vedere” disse abbassandosì verso il bordo del rentiero.
 Suo figlio la raggiunse e guardò quel punto, non vedeva nulla, solo un ammasso di fili verdi “Cosa c’è?” chiese spazientito
Sua mamma mise la mano nell’erba e staccò un gambo, se lo portò all’altezza degli occhi e sorrise “Guarda, un  quadrifoglio”
Il bambino sembrava confuso “E che cos’è un quadrifoglio mamma?”
“Un quadrifoglio è una piantina piccola” disse lei menttendolo davanti al volto del bambino “Che porta fortuna a chi lo coglie o a chi viene regalato” rispose lei con un sorriso gentile, lui la guardò con occhi pieni di speranza.
“Quando arriveremo a casa te lo darò e tu lo metterai in un libro così si seccherà e sarà tuo per sempre”
“Grazie mamma” disse il bimbo dagli occhi color del cielo dando un forte bacio sulla guancia rosea della madre.
 
Kurt aveva percorso quasi tutto il sentiero e i suoi occhi si erano caricati di lacrime amare, aspettava che la mano dolce di sua madre gliele asciugasse ma non ci fu, così dovette asciugarle da solo con il bordo di quella giacca poco pesante. Arrivò al bosco cantando, con il pugno chiuso, guardò sotto gli alberi dove non era caduta la neve, non c’erano fragole, guardò più lontano e vide un fiore bianco spuntare dalla neve
 
 “Sono i Bucaneve”
 
Gli aveva detto un giorno sua madre, si avvicinò e lo colse dal basso, il più possibile vicino al terreno, così gli aveva insegnato. Lo strinse tra le mani e poi lo tenne con due dita, si voltò e si mise a camminare di nuovo verso la locanda.
Entrò e Blaine gli fu subito davanti
“Ehi” gli disse con infinita dolcezza, si era riposato e tranquillizzato.
“Ehi” Kurt era ancora un po’ scosso dalla passeggiata che aveva appena fatto, guardava in basso e parlava piano
“Dove sei stato?” gli chiese Blaine sfiorandogli la mano
“Ho…ho fatto un giro” prese fiato “Sono andato dove andavo sempre con mia mamma da bambino” disse con calma, Blaine sentiva la tristezza nella sua voce “Lei è morta quando avevo otto anni” disse voltandosi a testa bassa e trattenendo il respiro, non ne aveva mai davvero parlato con nessuno ma Blaine era sicuramente la persona giusta con cui farlo.
Non disse nulla, Blaine si limitò ad abbracciarlo e a dargli un piccolo e morbido bacio sulla guancia bagnata da una singola lacrima salata
“Mi manca tanto” sussurrò Kurt nel suo orecchio con un nodo alla gola.
Si staccarono da quell’abbraccio caldo e amorevole.
Kurt aprì piano la mano e mostrò a Blaine il bucaneve che aveva colto
“Le piacevano tanto i fiori” disse
Poi prese il fiore tra le dita e lo appoggiò dietro l’orecchio di Blaine
“Li teneva sempre nei capelli”
Blaine gli sorrise, lo vedeva triste ma sapeva che lo stava usando per essere più felice e lui avrebbe fatti di tutto per vederlo felice.
“Aveva dei bei capelli lunghi, lisci e color castagna” passò una mano gentile sulla testa di Blaine “Me li faceva pettinare sempre” Kurt aveva smesso di piangere e ora sorrideva, guardava Blaine e lo vedeva felice di farlo felice, vedeva in lui l’amore che sua madre non aveva fatto in tempo a dargli, per un attimo si fermò e pensò
“Lo so che sei stata tu a mandarlo da me”
Gli sembrò di averla sentita rispondere, con la sua voce dolce come il miele.
“Sapeva cantare bene” disse semplicemente guardando Blaine negli occhi, poi cominciò a intonare qualche nota di una canzone di cui non si ricordava il titolo, ma non era nessuna di quelle che cantava sua mamma, era nuova.
Blaine lo ascoltò cantare per qualche secondo e poi si unì alle sue note con altre note precise come le prime.
Si presero per mano e uscirono, cantando a bassavoce come se nessuno tranne loro dovesse sentire.
Dopo aver girato un po’ per il villaggio smisero di cantare e Kurt disse “Camminavamo spesso qui insieme e raccoglievamo i fiori e le fragole”
“Ti voleva tanto bene davvero tua mamma” disse Blaine con un po’ di malinconia, infondo lui una mamma era come se non l’avesse mai avuta
“Mi amava come una mamma ama il suo bambino e io lo so che mi ama ancora perché io non ho mai smesso di farlo”
“Mia madre non mi ha mai amato, non ha mai amato e basta” disse Blaine tirando le labbra in un falso sorriso.
“Ti mancano?” chiese Kurt sempre stringendogli la mano
“No” rispose Blaine, stavolta sorrideva davvero “Mi basta questo” disse e si sporse verso Kurt lasciandogli il sapore di un piccolo bacio dato da labbra fredde.
Si staccarono l’uno dall’altro e si sorrisero, quello bastva davvero a entrambi.
“Aspetta!” esclamò Kurt improvvisamente “Ma oggi è il tuo compleanno!”
Blaine rise e annuì
“Oh scusa! Mi sento un idiota a non essermene ricordato subito!”
Blaine continuò a ridere “Non sei un idiota! Me n’ero quasi dimenticato io!”
“Almeno ora ce ne siamo ricordati” disse Kurt “E voglio che sia un giorno speciale”
“Lo è già” ribadì Blaine “Essere con te mi fa sentire speciale”
“Da chi hai preso tutta questa mielosità da carie?” rise Kurt “Io non te l’ho insegnato di certo!”
“Oh avanti piantala!” ridevano di continuo, era bello come insieme potevano essere felici e tristi a distanza di un attimo.
Kurt gli lasciò la mano e si indirizzò verso un prato vicino “Hai detto che non hai mai visto la neve eh!” esclamò “Ora ti faccio vedere cosa ci faccio io con la neve!”
Si chinò a terra e ne raccolse un po’, fece una palla abbastanza grande ma non la strinse troppo, poi prese la mira e la tirò. Era un ottimo tiratore. Prese Blaine sul collo e lui urlò
“Ma che fai!” era fredda e umida a contatto con la pelle.
Kurt ne tirò un’altra e dopo poco Blaine fece lo stesso. Ridevano e si tiravano la neve. Era proprio un bel compleanno.
Ad un  certo punto Blaine prese una manciata di neve e corse verso Kurt, gli saltò addosso e lui cadde a terra, gli sparse la neve su tutta la faccia e poi si sedette a cavalcioni sulla sua pancia tenendogli stretti i polsi “Ho vinto” disse con una faccia fiera
“Non per molto” rispose Kurt che con tutta la forza che aveva in corpo si rigirò e lo fece cadere dall’altra parte, gli si sdraiò sopra e gli sussurrò a un centimetro di distanza dalle labbra
“In casa mia, vinco solo io”
 
Tornarono alla locanda dopo aver giocato e passeggiato ancora un po’. Kurt disse alla locandiera che era il compleanno di Blaine e quindi che per lui voleva un pranzo speciale e così a tavola gli furono portati i piatti più succulenti e abbondanti, gli portarono anche una torta e Kurt cantò per lui una canzone che non aveva mai sentito in vita sua. Alla fine furono portati due bicchierini, piccoli piccoli e furono riempiti fino a metà di un liquido abbastanza trasparente, Blaine non aveva idea di che cosa fosse e chiese “Così poco?”
“Fidati, non ne vuoi di più” disse Kurt sorseggiando il suo
Blaine lo provò, sentì il liquido caldo scendergli in gola e toccare lo stomaco, era buono, era inebriante “Che cos’è?” chiese curioso
“Sidro” rispose Kurt
 
Non fecero molto altro quel giorno, quando finirono il pranzo erano già le quattro del pomeriggio come constatò Kurt osservando il cielo. Andarono in camera e si misero a chiacchierare, poi arrivò il momento delle coccole e dei baci e Blaine fu contento di passare un compleanno così.
Andarono a letto presto perché
“Domani andiamo a casa”
 
“Non vedo l’ora”
 
“Grazie per oggi”
 
“Grazie a te”
 
“Ti amo”
 
“Ti amo”
 
“Buona notte amore mio e buon compleanno”
 
“Buona notte”





Buona sera a tutti! Scusate se ci ho messo un secolo ad aggiornare la storia ma questo periodo di scuola mi sta uccidendo! Ma ce la si può fare: tra dieci giorni è NATALE!
Due parole sul capitolo: dopo quello scorso doveva essere un po' fluff per forza ma mi sono anche molto concentrata sul rapporto di Kurt con la madre perchè ho fatto un compito a scuola di poesia e la poesia finiva con la frase "Ma è possibile lo sai amare un'ombra, ombre anche noi" o qualcosa di simile e mi ha davvero affascinata.
Una parola sola sulle riprese di glee: KLEDDING *muore di felicità*
Okay lasciatemi commenti che mi fanno sempre molto piacere! 
Un bacio
T.

 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Quel giorno Blaine si svegliò prima di Kurt, non si fermò neanche nel letto a pensare alla giornata come faceva sempre, si alzò e andò alla finestra, vide il sole sorgere e lasciò che il suo corpo si immergesse in quell’istante.
Quando Kurt si alzò Blaine era ancora alla finestra, gli si avvicinò e gli circondò la vita con le braccia calde e gli diede un bacio assonnato sul collo
 
“Buon giorno”
 
Blaine si voltò a guardarlo e sorrise “Buon giorno”
 
Si lavarono e si vestirono in fretta. Blaine avrebbe voluto chiedere un milione di cose a Kurt riguardo dove si stavano dirigendo, Kurt si limitava a chiamare quel posto “casa” o “La Terra del Laghi”.
 
Scesero in fretta e mangiarono qualcosa di caldo e sostanzioso per colazione poi Kurt andò a parlare con la locandiera e Blaine non capì cosa gli stava dicendo ma vide che non pagò nulla.
 
Si misero in marcia, ancora, camminavano da giorni, la fuga, l’arrivo al campo, la strada per il villaggio di Abak e adesso, l’ultimo viaggio, verso casa.
 
Kurt non lasciò la mano di Blaine nenache un attimo e il ragazzo riccio poteva sentire l’eccitazione nella sua voce, vederla nei gesti e nella camminata, era contrento per lui ma aveva sempre mille domande.
Ad un certo punto la strada diventò una ripida salita, salivano su un piccolo monte e a un certo punto Blaine chiese “Perché saliamo?”
 
Kurt lo guardò e sorrise “Dietro, appena dietro, saremo arrivati” poi riprese a camminare a un ritmo che a Blaine parve molto più veloce.
Dopo qualche ora di salita i due raggiunsero la cima, appena Kurt poté vedere oltre strinse forte la mano di Blaine, si voltò verso di lui e lo baciò, con forza, con passione, circondandogli il volto con le mani, passandogli le mani tra i capelli e Blaine fece lo stesso. “Ti amo” si sussurravano.
Poi finalmente Blaine ammirò il paesaggio, mentre Kurt lo stringeva a se in un abbraccio.
Un’immensa distesa si stagliava davanti a loro, non si vedeva la fine, il cielo era azzurro come gli occhi del ragazzo che apparteneva a quelle terre e le montagne erano innevate sulla cima, più in basso tanti, tantissimi piccoli e grandi laghi interrompevano la distesa delle terre un po’ verdi e un po’ bianche, l’acqua di quei laghi scintillava al sole e rifletteva il cielo azzurro. Blaine guardò di nuovo e nel centro, ai lati, sulle rive dei laghi, sui versanti delle montagne, vide centinaia di case e di villaggi. Esattamente nel centro di tutto quel paesaggio meraviglioso si ergeva un castello bianco che avrebbe fatto invidia a qualunque delle principesse delle fiabe che Blaine leggeva di nascosto da bambino.
“Wow” riuscì solo a dire.
Kurt sorrise “Ti piace?”
“Kurt…è semplicemente…wow” non sapeva che altro dire, quel posto era davvero wow.
“Andiamo”
“Dove?” chiese Blaine che finalmente aveva trovato risposte alle sue mille domande
“Lo vedi quel castello?”
Blaine annuì
“Lì” rispose Kurt facendo un passo verso la discesa
“Scherzi?” chiese Blaine ridendo
“No” sul viso di Kurt apparve qualcosa che sembrava molto una risatina “Sono nobile ricordi?”
“Andiamo dai” disse Blaine dandogli una piccola spinta.
 
Continuarono a camminare ancora per qualche ora, Kurt era carico di energia e si vedeva dal suo sguardo l’eccitazione che provava nell’essere tornato, finalmente, a casa.
Ormai potevano vedere i dettagli del castello, si vedevano le finestre impreziosite da griglie decorative, si sentivano delle voci lontane.
“Blaine dobbiamo fare attenzione, non staccarti da me” disse Kurt voltandosi verso il suo ragazzo, stava per sposarlo, non vedeva l’ora.
Si presero per mano e si avviarono verso l’immenso cancello della reggia, quando lo raggiunsero una delle guardie, vestite di rosso fuoco dalla testa ai piedi, li fermò
“Chi siete voi?” chiese l’uomo in divisa
Kurt alzò lo sguardo “Vergognati, non riconosci il figlio del tuo re”
In quel momento la guardia strabuzzò gli occhi verdi “Oh Dio! Signore, è tornato!”
Kurt annuì “Sono tornato”
La guardia li lasciò passare e poi gli urlò “Non vuole una scorta Signore?”
“No” rispose Kurt.
Blaine era affascinato, all’interno delle mura si apriva uno spiazzo enorme, in quel momento era completamente vuoto, davanti a loro si apriva un immenso portone in legno scuro ma Kurt cambiò rotta e girò  a destra, Blaine notò una struttura più piccola, divisa da tante piccole porticine in legno, ogni porticina aveva un buco sulla cima, per far passare l’aria. Era un fila infinita di piccole porte e solo una delle ultime era aperta, Kurt si avviò verso quella, bussò anche se la porta era aperta, Blaine lo ammirava a un passo da lui.
“Arrivo Mike” rispose una voce mascolina dall’interno.
Kurt bussò di nuovo.
“Arrivo!” la voce suonava spazientita.
Dopo poco un ragazzo alto, magro, biondo con i capelli lunghi e delle labbra molto carnose uscì da quello stanzino
“Cosa c’è?” chiese senza neanche guardare a chi si stava rivolgendo, poi alzò lo sguardo e rimase pietrificato “OH MIO DIO” si portò le mani al volto “KURT! SEI TORNATO!” urlò
Kurt rise e annuì “Si, sono tornato Sam”
Il ragazzo, Sam, lo abbracciò e lo sollevò in aria più volte mentre Kurt rideva “SI! E’ TORNATO DAVVERO!” urlava.
Blaine li guardava e non sapeva se sentirsi geloso perché Sam stava abbracciando Kurt o perché lui non aveva mai avuto nessuno che lo trattasse così.
Quando i due si lasciarono da quell’abbraccio Kurt prese la mano di Blaine e gli disse
“Blaine, questo è Sam”
“Sam, Blaine” fece un sorriso “La mia anima gemella”
Blaine e Sam si sorrisero e mentre si stringevano la mano Sam disse “Che piacere, anima gemella”
“Piacere mio, Sam” Blaine non sapeva se quel ragazzo gli stesse davvero simpatico.
“Sai dov’è mio padre?” chiese Kurt al suo amico
“Immagino sia nella sala grande, vi accompagno” rispose Sam chiudendo la porticina da cui era uscito.
 
Fecero aprire le porte del palazzo e vi entrarono, Sam camminava davanti e dietro di lui Kurt teneva stretta la mano di Blaine che tremava come una foglia affascinato dalla bellezza e dalla sontuosità di quelle sale. L’ingresso era immenso e affrescato alle pareti con un motivo floreale, sul soffitto erano raffigurate tutte le Terre dei Laghi, delle iscrizioni dorate in una lingua a Blaine sconosciuta sormontavano le finestre ampie e finemente lavorate, il pavimento era coperto da qualcosa di molto morbido che a Blaine sembrava molto un tappeto rosso che si estendeva nel corridoio che imboccarono poco dopo.
Alla fine del breve corridoio decorato da intarsi dorati si apriva un immenso salone, il pavimento era di legno e al soffitto erano appese decine di candelabri preziosi, quel soffitto era anch’esso impreziosito da dipinti di animali e creature che l’occhio di Blaine non sapeva descrivere ma che appartenevano di sicuro alle acque calme dei laghi che circondavano quel luogo incantato e alle pareti enormi drappi rossi ricoprivano parzialmente le finestre per smorzare la luce di quel soleggiato pomeriggio invernale.
Alla fine del salone un’immensa scala di marmo saliva di qualche gradino e subito dopo dalla balaustra si accedeva a tantissime porticine e altrettante scalinate dalle più piccole e modeste alle più grandi e sontuose.
 
In rigoroso silenzio imboccarono la scalinata centrale, bellissima, bianca come la neve. In cima quattro valletti vestiti di blu, ciano e azzurro gli aprirono la porta, un portone enorme, mastodontico.
“Eccoci” sussurrò Kurt nell’orecchio di Blaine, il ragazzo, terrorizzato, gli strinse la mano con più forza, avvicinandosela alla gamba e sospirò.
La stanza era la cosa più bella che Blaine avesse mai visto in vita sua, dopo Kurt, era scontato.
Blaine non ebbe nemmeno il tempo di osservare le grandi finestre a volta che portavano quella luce chiara nella stanza, il suo sguardo fu subito portato verso l’immenso trono occupato da un uomo calvo, con gli occhi azzurri come quelli di Kurt, con una faccia buona. Non indossava abiti costosi ma era abbastanza coperto da non sentire il freddo che correva nelle ossa di tutti i presenti.
Alla sua destra stava un trono imponente, vuoto.
L’uomo stava parlando con delle guardie e non aveva sentito i tre entrare, solo quando il portone si chiuse con un rumore sordo alzò lo sguardo.
Kurt strinse le labbra e sentì gli occhi caricarsi di lacrime, lacrime felici. Lasciò la mano di Blaine e corse verso quel trono, si fermò a un passo da suo padre
“Kurt” mormorò lui “Kurt!” ripeté, si alzò e abbracciò il figlio, in lacrime.
“Papà” disse Kurt tra le lacrime “Sono tornato”
Lasciarono l’uno le braccia dell’altro con un sorriso
“Oh Kurt, sei tornato” disse il re guardando il figlio negli occhi, lo vedeva cresciuto.
“Si, ho portato a termine il mio viaggio” rispose lui sorridendo, si voltò e tornò verso Blaine che gli sorrideva, gli prese la mano con dolcezza e senza dire nulla lo accompagnò davanti a suo padre.
Blaine era pietrificato, riuscì solo ad abbassare la testa in segno di rispetto e il re lo apprezzò.
“Papà, lui è Blaine” disse Kurt con il sorriso più grande che suo padre gli avesse mai visto stampato sul volto
“Piacere Blaine” gli fece il sovrano porgendogli la mano, lui gliela strinse incrociando il suo sguardo per un attimo
“Blaine, mio padre”.
 
Sam uscì dalla sala dopo un breve inchino, al re non importava davvero, si faceva portare rispetto ma non gli piacevano tutte quelle scaramanzie.
I due giovani furono fatti accomodare su una panca in velluto rosso.
Burt, questo era il nome del padre di Kurt, chiese al figlio di parlargli di Blaine e lui si alzò in piedi.
“Voglio sposarlo” fu l’unica cosa che Kurt disse
“E tu, Blaine, vuoi sposare mio figlio?”
Blaine si alzò e disse a bassa voce “Si, certamente signore”
“Bene, siediti” gli intimò il re senza suonare severo.
Kurt rimase in piedi, suo padre lo fissava e poi passava il suo sguardo su Blaine, vedeva in lui qualcosa di strano e non capiva cosa fosse.
Chiese a Kurt qualcosa che Blaine non capì, era in quella lingua strana che Blaine aveva già sentito.
All’inizio Kurt sembrava calmo, poi Burt gli fece un’altra domanda e l’unica cosa che Blaine capì fu il suo nome.
Kurt abbassò la testa e fece un lungo sospiro per poi cominciare una lunga frase che conteneva sospiri stanchi e tristi qua e là.
Quando finì di parlare suo padre si alzò in piedi e gli urlò in faccia, Kurt cominciò a piangere tenendosi la faccia tra le mani, cercava di dire qualcosa ma i singhiozzi lo opprimevano, Blaine avrebbe voluto alzarsi e abbracciarlo, tenerlo fra le sue braccia fino a che non si fosse calmato ma qualcosa gli diceva che era esattamente la cosa da non fare in quel momento, si sentiva solo in quella stanza enorme con un uomo che urlava contro l’amore della sua vita, lui era lì, impotente.
Ad un certo punto, tra le lacrime Kurt urlò qualcosa, fortissimo, lo urlò come se dovesse farlo sapere al mondo, come se fosse così importante che ogni creatura che possedesse udito ne fosse a conoscenza.
Blaine non capiva, voleva piangere anche lui, voleva che Kurt smettesse di stare male, di piangere e di urlare.
A quel punto suo padre si sedette di nuovo, era tornato calmo.
“Non vi sposerete” disse freddo “Lui – disse guardando Blaine con disprezzo – Non ha nulla da darti Kurt, non posso permetterlo”
“Io lo amo” rispose Kurt chiudendo i pugni “Ha da darmi il suo amore e mi aiuterà, starà al mio fianco, per sempre, lo so che lo farà”
“Non ti darà il suo amore” rispose suo padre “Non sa amare”
Kurt si morse il labbro inferiore “Si” disse tra i denti “Tu non lo sai, non lo conosci ma io si, io lo so che mi ama”
“Kurt! Lo sai che non possono amare” disse suo padre con serietà “Ti sta mentendo”
“Non mi sta mentendo”
Blaine fissava Kurt, gli sembrava di fluttuare nell’aria incapace di dire una parola e di difendersi.
Ci fu un lungo momento di silenzio, poi Kurt alzò la testa e guardò suo padre.
“Tu sei geloso perché non hai più il tuo amore ma io ho trovato il mio” gli disse
“Kurt non dire queste cose”
“Ci sposeremo”
“Non lo farete”
“Si”
Si voltò di scatto e prese il piccolo coltello che teneva sempre in tasca, si avvicinò al trono che una volta apparteneva a sua madre e ci scagliò contro l’oggetto facendolo conficcare nello schienale.
“Giuro, sulla mia vita, che lo sposerò”
Suo padre si trovò impotente a sua volta.
 
“D’accordo, vi sposerete, a una condizione” disse alzandosi in piedi, Kurt si voltò a guardarlo
“Blaine dovrà lavorare per un anno sotto il mio diretto comando, alla fine di quest’anno potrete sposarvi”
Blaine alzò la testa e trovò lo sguardo di Kurt, sentì il calore del suo amore scaldargli il cuore, poteva farlo, poteva davvero farcela.
“Non potrete stare insieme, potrete vedervi solo quando lo dirò io e se vi scoprirò insieme da quel giorno ricomincerà il conto dell’anno”
Kurt fece un respiro profondo sapendo che non avrebbe potuto replicare, lo amava e lo avrebbe amato qualsiasi cosa fosse accaduta.
Il re indicò una delle guardie “Portatelo agli alloggi, grazie”
Blaine si alzò e Kurt gli corse incontro, gli prese la mano e lo guardò negli occhi, quel cielo era in tempesta, le lacrime rigavano i visi di entrambi.
 
“Ce la faremo”
 
“Certo”
 
Si sorrisero e si baciarono con passione e tristezza mentre alle loro labbra si mischiavano le loro lacrime salate.
 
“Ti amo”
 
“Ti amo”




Lo so, mi odiate, lo so. 
Io vi voglio bene però <3
T.

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