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di _Garnet915_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Debolezze (Prologo) ***
Capitolo 2: *** Chi odia ama?! ***
Capitolo 3: *** Dubbi e domande ***
Capitolo 4: *** Scoperte ***
Capitolo 5: *** Autodistruzione ***



Capitolo 1
*** Debolezze (Prologo) ***


PROLOGO: DEBOLEZZE

“Vattene al diavolo!” quante volte si era detta questa frase, quando si trovava di fronte allo specchio della sua stanza! Tante, forse troppe... Già aveva poca autostima, già si voleva poco bene, se poi si copriva di insulti a quel modo:

“ma sì, che me ne frega! Tanto, più in basso di così non posso cadere!” pensò.

Si lasciò cadere sul puff di fronte al comò, con uno specchio su di esso, che rifletteva il suo viso stanco. Appoggiò un gomito sulla superficie in legno liscio, marrone chiaro, e una sua guancia sul palmo della mano, per reggere la testa, pesante a causa della stanchezza. Fece cadere lo sguardo sulla piccola sveglia rossa posta a pochi centimetri da lei: l’una di notte passata.

“porca miseria…” si disse “è tardissimo! E domani devo pure dare lezioni ai primini e pure a quelli dell’ultimo anno. Uff…” sbuffò “non ne ho voglia.” Se era per quello, in quel periodo non aveva proprio voglia di far nulla, dato il suo stato d’animo che lei stessa definiva “al di sotto dello schifo immaginabile”… e tutto per colpa di quella rivelazione… le parole di lui ancora riecheggiavano nella sua testa, come bombe che esplodevano inesorabili una dopo l’altra, senza fermarsi… lei cercava un modo per disinnescare quel ciclo continuo di esplosioni nella sua testa, convinta di avere sempre avuto la forza di farlo, ma non lo trovava…

“io e Rinoa… abbiamo deciso di sposarci!”

quelle furono le parole estasiate che Squall pronunciò, con Rinoa al suo fianco, che teneva per mano, a lei e ai suoi amici. Quistis era sempre stata più che sicura di aver superato la sua sbandata per Squall, o per lo meno, di avere la forza per reagire e andare avanti.

Ma quella forza era andata in frantumi con quell’unica frase pronunciata con tanta felicità e schiettezza da far ancora più male del semplice significato di quelle parole.

Era completamente a pezzi: Quistis aveva voglia di piangere, spaccare tutto quello che le capitava sotto mano, prendere a calci nel didietro tutti quelli che vedeva… ma soprattutto, aveva voglia di pigliare a schiaffi sé stessa! Ma come poteva essere così debole per una cosa che considerava più che superata?

“Sono una scema!” disse a voce alta. Si alzò, percorse la stanza da letto e, una volta giunta in prossimità del letto, vi si buttò a pancia in giù sulle coperte, rimbalzando un poco, dato che il materasso tanto duro non era; affondò nel cuscino soffice il viso, disperdendo assieme ad esso, in quel pezzo di stoffa bianca, tutta la sua tristezza, i suoi pensieri, il suo dolore.

Ma davvero era una donna senza le palle quadrate?! Davvero non aveva il coraggio di affermare che i suoi sentimenti per Squall erano “acqua passata”? si era sempre considerata tale, si era sempre illusa di esserlo… ma, a quanto pare, si sbagliava… e di grosso anche!

“no non ci riesco!” disse sempre ad alta voce “perché sono una cretina!” continuò. Tentò in ogni modo di darsi forza: “ma col cazzo che riuscirai a rovinarmi, me con la mia vita, Squall! Sognatelo, idiota!” respirò profondamente:

“Io e Rinoa… abbiamo deciso di sposarci!” lo scimmiottò.

Di scatto, si mise a sedere sul letto, sconvolta: “l’ho scimmiottato… l’ho definito idiota… ma posso essere così crudele?!” sentì che alcune lacrime iniziavano a pungerle gli occhi:

“oh, merda!” si disse “questo non è certo il momento di piangere come una bimbetta!” prese il cuscino e lo strinse forte a sé, nascondendo il viso, per impedire alle lacrime di scendere.

“sono una debole… e, oltretutto, un’egoista! Come posso pretendere di comportarmi così crudelmente, di pensare queste cose su di lui e Rinoa… Rinoa… una mia amica!! Ma posso essere così… così… odiosa… schifosa!? A quanto pare sì… cazzo… cazzo!!”

e con tutto quell’odio verso sé stessa, la malavoglia di affrontare tutti i suoi impegni del giorno dopo, si addormentò… con la mente vuota, cupa… così come era il suo animo in quel momento…

Nota dell'autrice: mmh, ci vorrà un bel pò prima che concluda questa fic. Finora ho scritto due capitoli più questo prologo, però devo rivederli e fare diverse correzioni. Magari in questo frangente Quistis è apparsa un pò diversa dal solito, ma non temete! ^^ Questo suo atteggiamento verrà spiegato successivamente! Per favore, fatemi sapere che ve ne pare per ora, lasciatemi pure un commentino! :3
Nota del 15/06/06: grazie alla mia beta reader Edea ho corretto alcuni errori!! Grazie infinite!!! :*

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Capitolo 2
*** Chi odia ama?! ***


CHI ODIA AMA?!

“trr… trr… trr…” la sveglia rossa, puntata per le sette, iniziò a vibrare e suonare, per svegliare la sua padrona che, però, non accennava ad aprire gli occhi nonostante il trillo continuo ed insistente. Quistis era immersa nel suo mondo dei sogni… un mondo nero, vuoto… c’era lei ad occhi chiusi, sospesa a mezz’aria: non pensava a nulla, non provava nulla… non sentiva nulla… dopo cinque minuti, la sveglia, che tentò invano di destarla, smise di far rumore.

Stava bene lì, nel vuoto, che galleggiava in solitudine. Nessuno Squall, nessuna Rinoa; niente dolore, depressione, illusioni… lontana dalla realtà che fa male…

Perché uscirne, da questo mondo ideale?

Avrebbe detto.

Avrebbe. Perché lì non pensava, non parlava… perché pensieri e parole erano per lei come armi a doppio taglio: la legavano al mondo esterno ma, di conseguenza, anche a Squall e a Rinoa. Per carità, Quistis voleva loro un gran bene, erano tra i suoi amici più preziosi. O almeno, per quanto riguardava Squall, lei era costretta a vederlo solo come un semplice amico… lui non si era mai accorto di lei e questo la faceva star male ancora di più…

Quistis non si svegliò: doveva essere già in piedi, alle otto aveva lezione con i ragazzi più piccoli, anche se non aveva voglia di lavorare. A bloccarla era il suo attuale stato d’animo – del tutto giustificabile -, che proprio non si addiceva all’immagine che gli studenti le avevano creato di insegnante e ragazza perfetta, che ha dovuto accettare in silenzio ed applicare. Tutti gli studenti la vedevano bella e radiosa nella sua serietà e compostezza: i capelli biondi raccolti in vari modi ogni giorno, la sua innata eleganza… elementi soffocanti che lei non vedeva come parte di sé, ma soltanto di una debole maschera che ha dovuto indossare per non deludere gli studenti in primis, ma anche tutto il corpo insegnanti, che cominciava a pensare seriamente a ciò… e questo lo rendeva, ai suoi occhi, ancora più frustrante… non era affatto quel tipo di persona!!

E la malavoglia, la tristezza, la debolezza non erano cose contemplate nella sua soffocante maschera. A volte voleva gettarsi tutto alle spalle, lasciare il Garden e vivere finalmente come voleva… ma non poteva… lì c’era tutta la sua vita, la sua migliore amica Shu e i suoi grandi amici e compagni di battaglia… forse gli unici che capivano cosa ci fosse oltre la maschera, accettando ciò che lei era costretta a nascondere agli occhi della comunità del Garden…



una nuvoletta grigiastra di fumo, soffice, si librò in aria, mettendosi quasi in mostra sul cielo azzurro, spavalda quasi come colui che stava fumando una sigaretta in quel momento. Sdraiato tra l’erba del giardino del Garden, mani dietro la nuca, con una sigaretta in bocca, ormai già parecchio consumata.

“che palle… dovrei andare alla lezione ma non ho voglia!” si disse “ma sì, che me ne fotte!” Seifer Almasy aveva deciso, per l’ennesima volta, di marinare le lezioni “tanto quello stupido esame non lo passerò mai, quindi me ne sbatto! Almeno per adesso, me ne sbatto!”

concluse, senza voglia di continuare quel ragionamento che cominciava ad irritarlo. Erano passati sette mesi da quando aveva smesso di essere il cavaliere di Artemisia ed era tornato al Garden: certo, un po’ aveva messo la testa a posto, in seguito a quell’avvenimento, ma continuava ad essere comunque un tipo ribelle. Dopotutto era fatto così, non riusciva a cambiare quel lato distorto del carattere ma al quale era tanto abituato, forse troppo. Guardò di sfuggita il suo orologio da polso, così, per sapere che ore fossero: “otto meno cinque… mancano cinque minuti alle lezioni… ci vado?...” e pensò alcuni secondi “deciso: non ci vado, voglia meno di zero!”. Spense la sigaretta, ormai ridotta ad un piccolissimo mozzicone, prese un pacchetto dalla tasca del giubbotto grigio per fumarne un’altra.



Quistis si decise, finalmente, ad aprire gli occhi. Si sentiva ancora molto stanca, del resto era andata a dormire che era l’una passata! Si mise a sedere sul letto, quando i suoi occhi videro la sveglia. Aveva ancora la vista appannata dalla stanchezza: si strizzò gli occhi con una mano, mentre allungò l’altra per prendere la sveglietta: le otto meno cinque!

“Porca miseria!!!” si ritrovò a urlare.

In meno che non si dica, si fiondò in bagno, per lavarsi faccia, mani e denti. Poi, si diresse verso l’armadio e tirò fuori la sua divisa, si raccolse i capelli allo stesso modo di sempre. Prese la chiave della stanza, registro e libri, buttò sul letto, freneticamente, pigiama e spazzola e uscì veloce, sbattendo la porta. Corse rapidamente: tra soli cinque minuti sarebbero iniziate le lezioni e lei aveva prima ora: “ma porca miseria, perché vado a dormire tardi proprio quando il giorno dopo ho prima ora? Diavolo, diavolo!” si disse. Correva più veloce che poteva, anche se era vietato. Passò oltre la mensa; quando arrivò all’entrata del giardino e stava per superarla, vide sbucare all’improvviso la figura di un ragazzo che, però, non riusciva ad identificare.

“Aaaah!” urlò. Rallentò per cercare di evitare uno scontro, invano. Infatti, lei e l’altra persona si scontrarono: Quistis cadde a terra, i libri e i registri si sparpagliarono ovunque, vicino a lei. L’altro non si fece nulla, riuscì tenere l’equilibrio e a non cadere. E proprio lui disse:

“ma razza di deficiente! Guarda dove vai, cretino!” sbraitò. Quistis era intenta a raccogliere i libri e i registri e, senza guardare in faccia quel ragazzo, si limitò a sussurrare un “scusami, è colpa mia…”

distrattamente… dopo che ebbe raccolto tutto quanto, si bloccò: “ma… quella voce…” si disse. Alzò la testa di scatto per vedere ed avere conferma di ciò che pensava…

“Seifer!!” si ritrovò ad urlare “che cosa ci fai qui?!” urlò, alzandosi in piedi “non dovresti essere a lezione? Vergognati, sei all’ultimo anno! Hai l’esame scritto e pratico! Anche se l’anno accademico è appena iniziato non significa certo che puoi marinare!!” Seifer sbottò: “uffa, che palle! Sempre perfettina te, a guardare cosa fanno gli altri, a guidarli… la solita brava studentessa e prof!” e avvicinò il viso a quello di lei “sappi che le persone come te mi disgustano”.

Quistis rispose con un semplice, secco: “Vaffanculo Seifer. E sappi che questa tua antipatia è ricambiata!” poi si scostò rapidamente e lo superò per andare in classe; ma prima di proseguire, si voltò: “bada che alla prossima ora, con la mia lezione, ti voglio in classe! A costo di trascinarti di peso!”

Si voltò e camminò svelta: “per colpa di quel deficiente ho perso tempo!” ma nella foga le sembrò di sentire un sussurro di una voce maschile dire: “ti odio…” le era parsa la voce di Seifer

“corrispondo in pieno!” disse tra sé e sé



“come mai sei arrivata tardi alle lezioni della prima ora?” le chiese innocentemente Selphie mentre erano in fila alla mensa per la pausa pranzo. Adesso, anche Selphie era diventata un’insegnante, contro ogni aspettativa sua e di tutto il Garden, e andava molto fiera del suo lavoro, di sé stessa e delle sue classi.

“perché ho sempre la brillante idea di andare a dormire all’una quando il giorno dopo ho prima ora!” le disse. Poi s’interruppe, perché venne il loro turno di ordinare da mangiare. Quistis ordinò due panini della mensa che, negli ultimi tempi, si trovavano più facilmente, una lattina d’aranciata e una ciotola d’insalata. Selphie, invece, da brava esagerata, ordinò tre panini, sempre della mensa, una porzione gigante di patatine con ketchup e maionese e anche dei salatini.

Presi i vassoietti con il cibo, cercarono un tavolino in mezzo a quel caos: Quistis, nel tentare di trovare un posto, sentì una voce chiamare lei e Selphie: “ehi! Ragazze!!! Da questa parte!” urlò una voce maschile. Anche Selphie la sentì: “oh, è quel farfallone di Irvine! Magari ha trovato un posto!” esclamò “la cosa migliore da fare per vedere se è vero è andare da lui, no?” aggiunse Quistis

E, in effetti, c’erano giusto due posti liberi in un tavolo… da sei! Infatti, erano già seduti, su un lato, Irvine e sull’altro Zell, Rinoa e Squall… vedendo gli ultimi due, Quistis imprecò: “uff… senza offesa, le ultime due persone che avrei voluto vedere oggi!” si disse ricordandosi del pianto della sera prima “forza Quistis! Sii forte e affrontali!” si diede coraggio da sola.

“Ciao farfallone!” esclamò Selphie che prese posto vicino ad Irvine; Quistis si accomodò accanto a lei

“perfetto!” si disse, guardando di fronte a sé

“pure di fronte a lui sono! Se non è sfiga questa!” pensò. L’agitazione la colse all’improvviso, come una persona che ti sorprende alle spalle e una lieve tensione irrigidì il suo corpo.

Memore della serata precedente, per tutto il tempo in cui rimasero seduti assieme in mensa, Quistis cercò di evitare continuamente il suo sguardo: o guardava gli altri suoi amici oppure scrutava con aria assente il vassoio. Se si sentiva osservata, alzava un po’ la testa e, vedendo Squall con gli occhi posati su di lei, accortosi della sua preoccupazione celata e incuriosito da quel suo strano comportamento, lo abbassava di nuovo di scatto. Dopo diversi minuti, Squall stava per dirle qualcosa riguardo al suo comportamento velato di agitazione, ma fu interrotto da Irvine ancor prima di iniziare, che attirò l’attenzione di Quistis: “Carissima! Un uccellino mi ha detto che oggi sei entrata tardi in classe alla prima ora!” squittì.

Quistis sorrise:

“quell’uccellino ti ha raccontato esatto! E ti ha anche detto il motivo, forse?” domandò divertita

“mah, mi ha detto soltanto che ti ha visto battibeccare con quel deficiente di Seifer!”

Soltanto a sentir nominarlo, lo sguardo di Quistis si fece serio, cupo. Posò la lattina di aranciata che stava sorseggiando e parlò: “Guarda, non me lo ricordare, quell’idiota! Gli ho pure detto di presentarsi almeno alle mie lezioni, siccome aveva in mente la brillante idea di marinare la prima ora… e, come volevasi dimostrare, non è venuto! Quello è una zucca vuota, ha dei criceti al posto del cervello!” disse con un tono quasi acido ma molto arrabbiato.

“beh, si sa!” disse Squall con voce calma “quello è un testardo nato! Bisogna avere pazienza con lui. Anche se, dopo la faccenda di Artemisia, ha messo la testa a posto in un qualche modo, resta comunque uno sfaccendato e un pigrone! Bisogna saperlo prendere per il giusto verso…” continuò, cercando un aggancio con la biondina per arrivare poi, a chiederle se stesse bene, che cosa le stava prendendo, perché era agitata.

“questo lo so…” gli rispose secca, avendo colto il tentativo sottile di Squall e facendogli quindi intendere di non avere intenzione di parlare a lungo con lui “il problema è che sembra non abbia una debolezza da sfruttare… e comunque, non è che mi importi granché di uno che odio… corrisposta oltretutto!” disse quasi arrendendosi, rivolta a tutti

“eeh, mia cara Quistis!” disse Selphie “ricorda che chi odia ama!”



era sdraiata sul suo letto, lo sguardo perso nel vuoto. Ancora ripensava alle parole della sua amica a mensa:

“chi odia ama!”

e le venne in mente quando, per un momento, il suo viso e quello di Seifer erano solo a pochi millimetri di distanza: “chi odia ama…” sussurrò. Aveva già sentito diverse volte di quel proverbio, ma non lo aveva mai preso in considerazione per più di cinque minuti. Nella sua mente si alternavano quelle parole e l’immagine del viso di Seifer così vicino al suo… come cullata da quel lento sovrapporsi continuo di pensieri, rivide nella sua mente il viso del ragazzo…

“certo che ha fascino l’odioso!”

a quel pensiero, arrossì in maniera evidente e si mise a sedere. Si alzò e si diresse al comò, vedendo, riflesso nello specchio, il suo volto rosso come quello di un peperone. Si diede un paio di schiaffi come punizione: “ Te lo meriti Quistis” si disse a voce alta “è la punizione per aver pensato che Seifer sia carino!” si ne diede altri due, poi si calmò sedendosi sul morbido puff. “però… senza scherzi… non è tanto male…” continuò. Ma, ben presto, al volto di Seifer si sostituì quello di Squall “però io… io…” arrossì nuovamente in volto… nei suoi pensieri, dopo che l’immagine del volto di Squall si stagliò nitida ai suoi occhi, di nuovo il volto di Seifer, prepotentemente, cercava di prendere il posto di quello di Squall.

“ma che mi metto a pensare!!” disse a voce alta “sono una cretina!” e si diede altri schiaffi. Poi guardò la piccola sveglia rossa: “le otto… uffa oggi non ho nessun impegno e mi annoio… dovrò andare in mensa stasera, vabbè…” si alzò, richiamata dallo stomaco che iniziava a brontolare lievemente.

Fece per uscire quando qualcuno bussò alla porta: “Toc toc” Quistis rimase sorpresa.

“uh… avanti!” disse. Il pomello si girò e la porta si aprì. Sulla soglia apparve la figura di shu, la sua migliore amica!

“Ciao!” squittì allegra “disturbo?” Quistis, alla vista dell’amica, si sentì molto meglio: lei era l’unica alla quale confidava tutto, e che consolava quando era opportuno. Solo a lei aveva confidato della sua sbandata per Squall, nessun altro lo sapeva. Shu, oltretutto, era una ragazza di parola: Quistis le aveva chiesto di non dire niente a nessuno dei suoi sentimenti per il ragazzo e così aveva fatto.

“no, figurati! Stavo andando in mensa a mangiare! Ti va di venire?” domandò la biondina. Shu sorrise: “e io ho una proposta migliore! Sei vai in mensa significa che non hai nulla da fare! Ti va di andare a Deling city? Al ristorante sotto l’hotel! È un bel posto, anche un po’ tranquillo! E poi…” si bloccò un attimo “ho proprio bisogno di sfogarmi per colpa di quel cretino…” Quistis non riuscì a capire e fece una faccia interrogativa. Shu lo notò”oh, ti spiegherò tutto con calma, abbiamo tutta la serata fino al coprifuoco!” e sorrise.



“avete litigato per l’ennesima volta?” urlò sorpresa Quistis.

“Ssh! Non urlare!” disse Shu “beh, sì! Sarà l’ennesima volta, ormai ho perso il conto! Ma stavolta la colpa è sua, non mia come l’ultima volta! Nida è un grande idiota!” disse Shu seccata

“però…” mormorò Quistis “perché avete litigato?” quella domanda la spiazzò. Shu si era già dimenticata! Cercò disperatamente e in cinque secondi una valida ragione, ma senza risultato. Quistis fece un sorriso soddisfatto, come se avesse vinto qualcosa o azzeccato un qualche concetto:

“come immaginavo…” disse divertita “non ti ricordi nemmeno il perché! Questo significa che il vostro non è stato altro che uno stupido battibecco senza senso. Scommetto che, se parli a Nida, saprete fare pace e tutto tornerà come prima!” la consolò.

“Dici?” domandò insicura Shu

“Dico!” confermò Quistis, sfoggiando un sorriso radioso. “ora che ci penso, Quistis…” disse l’amica “corre voce da stamattina che tu abbia avuto un amichevole scontro con quello scemo di Seifer… dimmi, è tutto vero?” Quistis stava bevendo un sorso d’acqua mentre l’amica le porgeva la domanda. Solo a sentire il nome Seifer si irrigidì, rischiando addirittura di ingozzarsi con l’acqua!! “C-chi ti ha detto una cosa simile??” domandò shockata “ma soprattutto, se tu lo sai vuol dire che l’intero garden lo sa!!!” Shu non le rispose ma si limitò a sorridere ironicamente.



“ecco come è andata stamani” disse Quistis, una volta finito di raccontare “quell’idiota! Non si è nemmeno presentato alla lezione, ormai è all’ultimo anno! Credevo che la faccenda della strega l’avesse migliorato sotto tutti i punti ma mi ero illusa! Cavolo, con quell’aria da stronzetto!” farfugliò arrabbiata

“Mia cara Quistis” commentò l’amica “ricorda bene: chi odia ama!”



Nota dell'autrice: questo capitolo l'avevo scritto parecchi mesi fa. Mi sono limitata a riprenderlo e a fare le dovute correzioni! Come questo, anche il successivo sarà una riveduta di uno scritto di parecchio tempo fa. Dal terzo in poi sarà tutto da scrivere per la prima volta!Vi prego, lasciatemi qualche commento! ^_^ Grazie!!
Nota del 15/06/06: iniziata la correzione grammaticale, grazie alla mia beta reader Edea!! :*
Nota del 23/6/06: guarita dalla febbre e tonsillite :) Sempre grazie alla mia reader Edea ho terminato la correzione di questo capitolo! Grazie Edea :*

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Capitolo 3
*** Dubbi e domande ***


DUBBI E DOMANDE

“eeh, mia cara Quistis! Ricorda che chi odia ama!”

“Mia cara Quistis ricorda bene: chi odia ama!”

“Chi odia ama… chi odia ama… chi odia ama…”

Le parole di Selphie e di Shu rimbombavano nella testa di Quistis durante il sonno, un sonno piuttosto tormentato a causa di questo pensiero, che lei reputava strano, balenatosi in mente all’improvviso. A quelle parole si alternava il volto di Seifer a quello di Squall ogni volta. Dopo un po’, rimase fisso soltanto quello del biondino e quella frase che aveva sentito per ben due volte durante la giornata.

Quando Quistis aprì gli occhi, si rese conto che la sveglietta rossa non suonava: “sarò mica in ritardo pure oggi?” si mise a sedere sul letto e, con un braccio, si protrasse verso il comò, dannatamente lontano, ma forse non troppo visto che non aveva voglia di alzarsi in piedi, per il momento.

“Sei e mezzo…” lesse.

“oh, bene” pensò soddisfatta ma, allo stesso tempo, nervosa “l’altroieri vado a letto all’una e non mi sveglio, ieri alle due e mezza e sono già in piedi? Bah, darei un premio a chi mi capirebbe, visto che mi considero un enigma irrisolvibile della natura!” era sempre piena d’amore per se stessa.

“oggi… oggi…” pensò “ah sì, oggi ho lezione dalla seconda ora! Ho tempo per prepararmi al meglio!” guardò la porta che conduceva al piccolo bagno “ne approfitto per rilassarmi un po’ in vasca!”



Quistis immerse il corpo fino alle spalle, comprese, nell’acqua calda. I capelli biondi, sciolti, galleggiavano un poco sull’acqua, mentre la sua testa era appoggiata sulla superficie bianca e fredda della vasca. La ragazza si sentiva molto bene, isolata dal mondo, dai suoi recenti pensieri e preoccupazioni… si sentiva bene con se stessa, circondata da quell’etereo silenzio. Rimase immersa nell’acqua per un’oretta, lavandosi anche i capelli. quando uscì, si avvolse nell’accappatoio rosa di spugna soffice avvolgendo i piedi umidi in calde pantofole bianche. Lasciò i capelli bagnati lungo le spalle; prese l’asciugacapelli dal piccolo mobile vicino al lavabo e una spazzola, ritornò nella stanza da letto iniziando ad asciugarsi per bene i lunghi capelli biondi a testa in giù. Quando ebbe finito, li lasciò momentaneamente sciolti: asciugò il suo corpo e si vestì, indossando la divisa SeeD. Fatto questo, ripose ordinatamente pigiama, accappatoio, spazzola e il resto al proprio posto, raccogliendo i capelli, diventati soffici grazie allo shampoo, in un delizioso chignon.

Quando finì, guardò la sveglietta rossa: “nove meno venti” lesse “bene, vado a mangiare qualcosa in mensa, ho giusto venti minuti, prima che termini la prima ora” disse soddisfatta “ne approfitterò anche per correggere alcuni compiti in classe svolti ieri”. Prese registro, libri, un pacco di sudati compiti su GF e Junction, le chiavi della camera e uscì a passo lento. Si diresse in mensa a passo lento, godendosi il silenzio del corridoio, in quanto gli alunni erano al secondo piano o al centro di addestramento. Sentiva solo il rumore prodotto dai suoi passi disperdersi lentamente in un delicato eco prodotto dal vuoto del corridoio. Svoltò verso la mensa ed ordinò un cappuccino; ritirata la bevanda, si sedette ad un tavolino.

Mentre sorseggiava il cappuccino caldo, leggeva rapidamente alcune righe di un compito, facendo attenzione a non sporcare il foglio. Leggeva le risposte date: sembravano tutte corrette fino a quel momento. Terminate le prime due e terminato anche la bevanda, l’attenzione di Quistis venne attratta da alcune voci familiari: “Non può continuare così, credo lo sappia anche lui!” disse una voce maschile

“RISCHIA BOCCIATURA!” una voce femminile

“Non esagerate… dopotutto l’anno accademico è appena iniziato” un’altra donna aveva parlato. Dovevano essere in tre. Quistis non li vedeva, perché aveva il volto chino sul foglio, ma riconobbe i padroni delle voci: erano Raijin, Fujin e Rinoa. Capiva la presenza in mensa dei primi due (ancora membri del comitato organizzativo) ma non quella di Rinoa: anche lei doveva studiare, anche lei era all’ultimo anno e lo aveva iniziato nel migliore dei modi. Si alzò, dirigendosi verso i tre:

“Che cosa state facendo?” domandò la biondina.

“ah” esclamarono all’unisono i tre, sorpresi dalla presenza di lei. Rinoa si diresse verso l’amica: “Quistis…” iniziò lei “si tratta di Seifer” la biondina rimase scossa solo a sentirlo nominare, le venivano in mente tutti i pensieri del giorno precedente

“cosa ha fatto?” domandò

“Ecco…” Raijin si introdusse nella discussione “temiamo che Seifer rischi la bocciatura! Sai, l’anno è appena iniziato, lo so, però…” non sapeva continuare “SALTA LEZIONI!” tuonò Fujin

“Quistis… lui salta sempre le lezioni di recente. Anche se è migliorato parecchio dopo la vicenda di Artemisia, è rimasto sempre la solita testa calda. Sappiamo che è avventato dire cose del genere ora, dopotutto siamo solo ad ottobre, però ci preoccupa… non siamo nemmeno al corrente dei suoi voti… non li dice mai…” disse Rinoa “o meglio… Fujin e Raijin non li sanno. Io non ci parlo tanto spesso, ma loro sì! Si rifiuta di dire qualcosa ai suoi amici e loro, ovviamente, si preoccupano… Quistis, tu sei la sua insegnante oltre che la mia, sai qual è il suo rendimento… bisogna preoccuparsi?”

la ragazza sorrise per tranquillizzarli: “no non dovete preoccuparvi” disse “è vero, ultimamente salta parecchie lezioni, però i suoi risultati sono eccezionali visto la sua scarsa presenza. Dovete fidarvi di me… Rinoa, ricordi il test di settimana scorsa? Incredibile ma vero, Seifer l’ha sostenuto, ho corretto il suo e ha quasi raggiunto il massimo”

Rinoa, Fujin e Raijin rimasero sorpresi

“non so dirvi come mai abbia ottenuto questi risultati. Di sicuro non ha copiato, visto che ognuno era ben lontano dall’altro, quindi… è tutto frutto della sua mente…” “COSA POSSIAMO FARE NOI?” domandò Fujin

“Aspettare” quella fu la risposa di Quistis “se oggi si presenta alla seconda ora per ritirare il test proverò a parlargli… ma non assicuro niente” e guardò il suo orologio da polso “nove meno cinque”; alzò lo sguardo verso Rinoa

“a proposito, Rinouccia…” disse con ironia “tu perché non sei in classe?” domandò

“Colpita e affondata!!” pensò la streghetta “ah… ecco, sì… eheheh… beh, vedi il fatto è…” balbettò alla ricerca di una scusa. Quistis sorrise divertita: “non importa, tra cinque minuti inizia la seconda ora e ti voglio in classe con me!” e la prese per un braccio

“Waah! Aiuto!” disse “almeno lasciami andare a prendere i libri!!”

“Va bene, vorrà dire che ti accompagno personalmente in camera tua! Non hai scusanti Rinoa!” e si avviarono. Quistis, però, venne fermata da Fujin:

“QUISTIS!” tuonò lei come suo solito

“GRAZIE!” pronunciò con un timido sorriso in volto; la ragazza sorrise a sua volta



“Hai saltato la prima ora??” Squall urlò; era seduto ad un tavolo della mensa, assieme a Rinoa, Quistis e gli altri, tutti agli stessi posti del giorno prima.

“Eh? Sì, beh, però…” tentò di difendersi Rinoa, con un sorriso innocente stampato in faccia. Quistis, Zell, Selphie e Irvine assistevano divertiti a quella scenetta “Non cercare scuse!” continuò il SeeD con un tono che era tutto tranne che arrabbiato o severo “non ce ne sono!! Quello che hai fatto è gravissimo! Ringrazia Quistis che è stata così magnanima da difenderti e darti un alibi!

Cavolo Rinoa!! Spero solo non si ripeta mai più!”

Rinoa abbozzò uno sguardo triste, velando di lacrime gli occhi e disse: “ma sei tanto arrabbiato con me?” mugugnò falsamente. Squall, vedendola fare quello sguardo da cucciolo indifeso, non seppe che pesci pigliare, un’altra volta Rinoa l’avrebbe vinta in quei loro falsi litigi che facevano divertire fino allo sfinimento i loro amici: Quistis e gli altri, infatti, trattenevano a fatica le risate, anche con le lacrime agli occhi: c’era chi si mordeva la lingua e chi si tappava la bocca

“N-no!” balbettò Squall “ma in cambio dovrai offrire una cena a tutti noi cinque questa sera al ristorante di Esthar! Specie a Quistis, che si è presa il disturbo di aiutarti!” Rinoa rimase di stucco

“Cosa!? Una cena!! Io per tutti e sei?” Squall non replicò ma fece una faccia che lasciava ad intendere : “Proprio così!”. Rivolse quello sguardo a Rinoa, poi si rivolse agli altri:

“voi sareste liberi questa sera?” chiese loro. "Rinoa che paga una cena per tutti!! A questo evento non posso mancare!" scherzò Irvine

Tutti erano liberi, anche Quistis. la biondina avrebbe preferito trascorrere quella sera da sola, in pace nella sua stanza; pensò, però che quel cambio di programma avrebbe potuto farle bene.



nel mezzo delle loro chiacchiere in mensa, Rinoa ne uscì, ad un certo punto, con una domanda che lasciò Quistis spiazzata: “Quistis, ho visto che oggi Seifer si è presentato alle lezioni! Gli hai parlato? Cos’ha detto?” “Beh, ecco…” balbettò Quistis “per il compito non ha problemi… ha preso un voto altissimo … il problema non è quello…” e si mise a pensare a ciò che le aveva detto quella mattina…



“Seifer Almasy!” la voce di Quistis si fece spazio tra il chiacchiericcio degli studenti. L’ora di Quistis, la seconda, con quelli dell’ultimo anno era appena finita e i ragazzi aspettavano il professore Yamazaki per l’ora di lezione sulle magie; discutevano su cosa avevano studiato, su cosa avevano preso nel compito di Quistis. La biondina chiamò Seifer che si alzò di malavoglia dal posto: “vieni con me per favore!” e uscì dall’aula. Il ragazzo lo seguì con le mani affondate nelle tasche del giubbotto grigio e la faccia metà annoiata e metà perplessa:

“Che palle! Ma che vuole ora?” sembrava stesse per dire. La seguì strascicando i piedi. Quando furono fuori, Seifer si appoggiò al muro e Quistis si mise, eretta, di fronte a lui.

“cosa ti succede, Seifer?” domandò lei

“eh? A me? Non sono cazzi tuoi!” borbottò

“faccio finta di non aver sentito! Ti ho chiesto cosa ti succede! D’accordo, prendi voti alti, ma la tua condotta lascia a desiderare, fai molte assenze! I tuoi voti non ti salveranno se accumulerai troppe ore di assenze e se continui a comportarti come una testa calda!” gli disse Seifer aggrottò la fronte, la prese per un braccio e la condusse con sé al primo piano, fino a giungere ai dormitori; Seifer le stringeva il braccio con una presa fortissima, sembrava quasi le volesse staccare il braccio.

Prese frettolosamente un mazzetto di chiavi da una tasca dei pantaloni neri; giunti di fronte alla porta della camera di lui, la aprì. Scaraventò violentemente Quistis dentro, entrò e richiuse la porta dietro di lui. Prese la ragazza per le spalle, sbattendola contro un muro:

“Si può sapere che cazzo vuoi da me?!” sbraitò “non me ne fotte niente delle tue preoccupazioni da insegnante, da miss perfettina-faccio-tutto-io!! Le persone come te mi fanno vomitare!” mentre urlava, aveva avvicinato il suo viso a quello della ragazza, lasciando una distanza sottile come un filo. “siete tutti così al Garden! Siccome sono migliorato dopo la faccenda di Artemisia ora tutti si aspettano da me che io mi comporti bene, che faccia il bravo ragazzo, prenda bei voti, non faccia assenze, che mi comporti bene… tutti mi vogliono inculcare una immagine di perfezione che io non voglio! Ma nessun coglione qui dentro lo capisce!” prese fiato alcuni secondi “e poi… ci sono le persone come te, che accettano di essere perfetti perché lo vogliono gli altri, diventano bamboline nelle mani degli altri solo per farsi lodare! Mi fai cagare, Quistis!!” la ragazza non sapeva cosa dire. Aveva detto quelle cose in maniera brutale, certo, ma anche lei sapeva che corrispondevano a verità. Preferì non soffermarsi su di lei, ma concentrarsi sul problema del ragazzo.

“Non è come credi Seifer…” disse “io non sono preoccupata per te nel tuo ruolo di insegnante… vedi… un’ora fa, Raijin, Fujin e Rinoa mi hanno messo al corrente di ciò che ti succede. Che salti le lezioni, che non parli più tanto spesso con loro… e lì mi sono preoccupata… però… non in veste di insegnante, ma come semplice persona… io non ho mai pensato di rimproverarti, ma solo di capire assieme a te cosa ti stia succedendo, Seifer…” il ragazzo, diffidente, sbottò:

“Tutte stronzate le tue!” aprì la porta e sbatté fuori Quistis dalla sua stanza. L’unica cosa che Quistis riuscì a fare fu quella di restare per lunghi secondi ferma, immobile a fissare quella porta chiusa…



“Quistis? Quistis?” la chiamò Rinoa, vedendola immersa nei suoi pensieri, senza ricevere risposta alcuna alla sua domanda. “Terra chiama Quistis!!” aggiunse ironicamente Selphie.

La biondina si decise, finalmente, ad alzare lo sguardo e a parlare: “eh? No, no niente! Nulla di grave…” si stava agitando “ma perché dico così? Non è vero… ma allora perché?” le mani iniziarono a tremarle, sentiva il peso degli sguardi curiosi dei suoi amici. “così non va, devo calmarmi” si alzò in piedi, senza ritirare il vassoio e, con un falso sorriso stampato in faccia si ritrovò ad esclamare:

“Scusate, ora ho un po’ di lavori da correggere! Vado in biblioteca! Allora, per stasera, alle otto e mezza nella hall, giusto?” non aspettò una risposta. Saltò tutti con un “ciao, a dopo” frettoloso e si incamminò a passo svelto fuori dalla chiassosa mensa.



In biblioteca, come da regola, c’era un silenzio che aleggiava nell’ampia sala, tra i tavoli e tra gli alti scaffali. Quistis vi entrò a passo svelto, dopo esser stata in camera sua a recuperare libri, registro ed alcuni compiti scritti. Si avviò verso un tavolo e si buttò sull’ampia sedia che stava di fronte al lucido “pezzo” in legno e buttò sopra di essi tutto quello che aveva portato con sé. Voleva distrarsi in qualunque modo da quei pensieri che, improvvisamente, iniziarono ad affollarle la testa:

“come mai, tutt’un tratto, comincio ad interessarmi dei problemi di Seifer? Perché sono una sua insegnante?” rifletté un secondo

“no… non è per questo…” e pensò ancora “però… perché non ho detto a rinoa e agli altri tutta la verità su stamattina, perché voglio tenerla nascosta? Forse… perché vorrei occuparmene io da sola? Non lo so…”

voleva fuggire da tutti quei pensieri nauseanti, preoccupanti fino allo sfinimento. Aprì il registro e iniziò a compilare meticolosamente qualcosa; poi estrasse alcuni fogli e iniziò a correggerli; giudice di quei compiti erano lei e la sua immancabile biro dall’inchiostro rosso come il fuoco.



Il Garden di Balamb era definitivamente posteggiato a Fisherman Horizon dove, da poco, avevano costruito una rete di strade che conducevano ad Esthar e a Galbadia, anche a Travia. Inoltre, per raggiungere Centra e Balamb fu messo a disposizione un servizio di traghetti che partivano da F.H. il tradizionale ponte ferroviario era stato riaperto e migliorato: in questo modo, una rete ferroviaria si snodava tra i continenti di Esthar e Galbadia. Il garage del Garden di Balamb dava direttamente sulla rete stradale; e in un’auto azzurra i sei si stavano dirigendo ad Esthar.

Al volante c’era Squall, Rinoa al suo fianco. Dietro, Irvine e Zell che tenevano in braccio Selphie e Quistis: non potevano fare altrimenti, per evitare di rimanere tutti schiacciati tra loro come sardine. Erano ormai le nove quando Squall riuscì a trovare un parcheggio in mezzo alla caotica Esthar.

“Non per criticare, Squall” squittì Selphie “ma la tua guida fa davvero schifo!”

“Perché, la tua è la migliore del mondo, porta ordini?” ribatté sarcastico il ragazzo.

“Di sicuro è meglio della tua!”

“Ma se tu sei un pericolo al volante!”

“Che cosa hai detto?”

“La verità! E poi, si sa: donna al volante, pericolo costante!”

“Brutto bastardo!!”

“E va bene, basta!” intervenne Quistis “siete degli impediti tutti e due, punto! E poi, ragazzi state a dir poco dando spettacolo, sembrate due idioti usciti da un manicomio!”

Irvine rise di gusto, avvicinando a Quistis:

“Io sono completamente d’accordo con la signorina qui presente!” e, detto questo, fece scivolare velocemente la sua mano destra sul fondoschiena di Quistis.

“Irvine, brutto maiale!” disse la biondina furiosa, stampandogli cinque dita sulla guancia “che ti serva da lezione! E non provarci mai più!” Zell e Rinoa osservarono la scena in uno stato d’animo che oscillava tra la preoccupazione e il divertimento.

E, mentre entravano nel ristorante, il rombo prepotente di una moto echeggiò nel parcheggio di quel ristorante. Quistis sentì quel forte rombo e, poco prima che le porte scorrevoli in vetro dell’entrata si chiudessero alle sue spalle, si voltò e vide il motociclista che si stava sfilando con fare rude il casco… e riconobbe Seifer…

“No!” si disse “non è possibile!” non riuscì a vedere con chiarezza altro perché il vetro sfocò l’ambiente esterno e Selphie la stava chiamando a gran voce.



era sicuro di aver visto bene: quella biondina che lo stava fissando da lontano era Quistis. “ma tu guarda, me la ritroverò nelle tasche un giorno, quella rompi coglioni… “ Seifer si bloccò

“Rompi coglioni…” pensò “davvero la penso così?” dopo quella domanda, nella sua mente si fece sempre più nitido il volto sorridente di Quistis; per la prima volta nella sua vita, Seifer non era più tanto sicuro di sé, di ciò che provava. Quistis, non sapeva come, stava sconvolgendo il suo mondo: “è la prima che si preoccupa per me” si ritrovò a pensare. Ma come? Fujin e Raijin chi erano, allora? Certo, erano suoi grandi amici, ma in fondo sentiva che i due si preoccupavano per lui solo per un “senso del dovere”… e credeva che anche Quistis seguisse quel senso; eppure, la frase da lei pronunciata con tanta sincerità e dolcezza allo stesso tempo quella mattina lo aveva lasciato spiazzato:

“io non sono preoccupata per te nel tuo ruolo di insegnante”

significava, forse, che per la prima volta qualcuno si stava preoccupando davvero per lui. Ma perché impensierirsi tanto? Seifer non era il tipo; decise che avrebbe dovuto smettere di coltivare pensieri così confusi, che lo avrebbero di sicuro fatto innervosire. Stando vicino alla sua moto, prese una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca, l’accese e iniziò a fumarla… “che vita del menga… sempre più difficile” sbottò a voce alta



Quistis era seduta accanto a Selphie, dal lato opposto del tavolo Squall e Rinoa, ai due capitavola Zell e Irvine; Quistis aveva Squall di fronte, ma la cosa, diversamente dalle altre volte, non la impensieriva, in quel momento era troppo preoccupata per Seifer da rendersi conto di avere Squall davanti a sé. Era sicura, sicurissima, di aver visto Seifer nel parcheggio del ristorante.

“Ma cosa ci fa qui? Cos’è venuto a fare? Non ho visto Fujin e Raijin! Che sia di nuovo da solo?” si ritrovò a chiedersi, dopo essersi involontariamente tuffata nei suoi pensieri, creando una sorta di sottile barriera che la isolava dal mondo intero, grazie alla quale le voci squillanti dei suoi amici arrivavano alle sue orecchie come fossero soffuse, frenate da quella barriera involontaria. Barriera infranta senza troppi problemi da Selphie e dalla sua squillante voce. O forse più che dalla sua voce dal soggetto a cui la ragazza si riferiva:

“Sentite, ma quello lì al bancone vicino all’entrata non vi sembra Seifer?” domandò innocentemente.

Solo a sentirlo nominare, Quistis si agitò: il suo fragile cuore iniziò a battere come impazzito, il suo corpo iniziò a tremare delicatamente e senza posa, come un foglio leggero mosso da una brezza. Le sue guance rosee si tinsero lentamente di un rosso timido, non esagerato.

Quistis si osservava in giro, per focalizzare bene l’ambiente dove lei si trovava e, soprattutto, dove fosse Seifer: l’agitazione dovuta ad uno strano sentimento ancora senza nome le rese la vista quasi sfocata, come fosse accecata dalla preoccupazione. Sforzandosi di mantenere la calma, strizzò gli occhi per mettere bene a fuoco le immagini che aveva di fronte… fu così che lo vide. Era lì, intento a discutere, forse troppo animatamente con una cameriera: aveva lo sguardo crucciato e spazientito. Non seppe perché, ma Quistis sentì puzza di guai.

“Che cosa starà combinando quel cretino?” domandò Zell, in attesa di abbuffarsi con una cena offerta da Rinoa “E chi lo sa?...” riuscì appena a mormorare Quistis, con un tono che non lasciava trasparire la sua ansia e la sua preoccupazione. Senza capire cosa stesse facendo, senza sapere come stava accadendo, Quistis si alzò in piedi, dirigendosi proprio verso Seifer. Le sue gambe si muovevano senza che lei lo volesse, o almeno questo era ciò che credeva.

“C-che cosa sto facendo?” si chiese preoccupatissima.

“E io le ripeto che DEVE ESSERCI UN ERRORE!” era la voce di Seifer, sembrava spazientito. Quistis, sentendo quell’esclamazione urlata improvvisamente, si spaventò. Non cercò di nascondersi, non le importava di essere visto da un Seifer furente per una ragione a lei sconosciuta, voleva solo sapere cosa stesse succedendo.

“M-mi dispiace moltissimo, signore” disse la cameriera intimorita, con un filo sottile di voce

“ma abbiamo dovuto cancellare la sua prenotazione per un contrattempo improvviso…” continuò. E indicò con un dito un tavolo della sala: era un tavolo per uno solo, ma vi si erano seduti due bulli, vestiti con camicie e giacche nere in pelle, con polsini e cinture nere borchiate. Borchiate erano anche le loro cinture nere che stringevano dei jeans rattoppati blu scuro. Uno di loro era completamente pelato, con un tatuaggio grigio vicino alla tempia; l’altro, aveva una cresta bionda.

“E chi sarebbero quegli stronzi?” disse Seifer, trattenendo i pugni per la rabbia

“V-vede, signore, sono arrivati solo dieci minuti fa. Volevano a tutti i costi un tavolo e ho dovuto dargliene loro uno. Purtroppo di posti vuoti non ce n’erano, questa sera siamo al completo…”

Seifer capì al volo la situazione e anche Quistis, che aveva sentito tutto. Seifer, come divorato dalla rabbia, si voltò in direzione di quei due usurpatori, pronto a pestarli pur di avere il suo posto. Quistis, che colse le sue intenzioni, cercò di fermarlo, prendendolo per un braccio. Il ragazzo si stupì parecchio vedendola lì, con lo sguardo serio, pronta a fermarlo:

“che vuoi? Non siamo in orario scolastico mi pare!” ironizzò acidamente

“non fare sciocchezze Seifer, non scatenare risse… hai idea di cosa succederebbe se la direzione del Garden lo venisse a sapere? E, per tua informazione, lo verrà a sapere senz’altro, qui c’è Squall. E se c’è lui, allora stai ceto che se combini casini domani verrai senza dubbio richiamato” tentò di calmarlo.

Ma Seifer non voleva saperne e, con uno strattone, si liberò dalla leggera presa di Quistis:

“Non me ne frega un emerito cazzo di quello che mi può succedere! Io rivoglio solo il mio posto!!” e si diresse verso quei due. Quistis, sentendosi molto agitata per quello che sarebbe potuto succedere, lo seguì in silenzio, come per vigilare su di lui. Il ragazzo la notò, era infastidito dalla sua presenza, ma non aveva la forza o il coraggio di scacciarla. Giunto di fronte ai due, iniziò subito con tono aggressivo:

“Ehi, voi, piccoli stronzi!” disse acidamente. I due, sentendo quella provocazione, alzarono la testa, notevolmente irritati. Il pelato si alzò in piedi:

“mocciosetto, ehi, si può sapere che diamine vuoi da noi? Non vedi che io e il mio amico stiamo cercando di trovare un modo per spassarcela in questo ristorante palloso?” disse, con una voce secca.

“cercate rogne o divertimento da un'altra parte, topi di fogna! Questo tavolo l’ ho prenotato io per stasera, quindi alzate le vostre chiappe o ve le faccio alzare a suon di botte.”

Anche l’altro si alzò in piedi:

“ma senti un po’ questo qui! Noi stiamo qui quanto ci pare e piace, giusto amico?” scoppiò a ridere, volgendosi verso il suo compare, che rise fragorosamente assieme all’amico, dandosi pacche sulle spalle. Se c’era una cosa che Seifer aveva sempre detestato era farsi mettere i piedi in testa, non lo sopportava; sentiva la rabbia crescere dentro di lui come un fuoco incontenibile; strinse a pugno le mani, che iniziarono a tremare vistosamente. Quistis prese una delle due, cercando di fermarlo:

“ti prego, Seifer, non fare pazzie!” disse supplichevole. Ma il ragazzo, reso come sordo dall’ira, liberò la sua mano da quelle di lei, dando un pugno sulla guancia destra al ragazzo pelato, che cadde rovinosamente a terra, trascinando con sé la sedia dietro a lui. Seifer si era scatenato e ormai non era più possibile fermarlo. Ingaggiò una rissa con i due, mentre Quistis, il personale e tutti gli altri commensali rimanevano inorriditi a fissarli.

Rinoa, che assisteva stupefatta alla scena, vide un cameriere avvicinarsi al telefono per chiamare la polizia:

“Oh, no!! Seifer finirà nei guai!!” si disse. E richiamò l’attenzione di Squall

“Squall! Il proprietario sta chiamando la polizia! Credi che porteranno via Seifer?! Non ci voleva, anche il Garden lo saprà e quello scemo integrale finirà nei pasticci!” il suo ragazzo non sapeva proprio cosa fare.

Era giusto chiamare la polizia, ma se Seifer fosse stato preso, avrebbe passato seri guai non solo con la legge ma anche con la scuola, con la direzione. E lui avrebbe avuto il dovere di informare il preside dell’accaduto.

“Ehi, Quistis!!” urlò Squall; la biondina si girò

“il proprietario ha chiamato la polizia!!”

quelle parole rimbombarono nella testa e nell’animo stupito e sconvolto della ragazza, che capì, proprio come i suoi amici, in che guaio si sarebbe cacciato Seifer. Nel tentativo di fermarlo, o almeno fare qualcosa, tentò di mettersi in mezzo per portarlo via, ma senza successo.

Intanto, all’interno della rissa, Seifer riusciva a cavarsela, nonostante fossero due contro uno. Ma quando il ragazzo si distrasse sentendo la voce di Quistis chiamarlo uno dei due gli diede un pugno nello stomaco, facendolo barcollare. L’altro, che si piazzò davanti a lui, stava per sferrargli un pugno in pieno viso. Quistis, però, vedendo Seifer in difficoltà, si mise in mezzo, prendendo il pugno al posto suo.

Seifer, che aveva chiuso gli occhi, pronto per ricevere il pugno, quando li riaprì, vide Quistis voltata verso un lato, che si teneva la guancia destra dolorante. Vide anche un rivolo di sangue scendere dalla bocca.

“DANNATA SGUALDRINA, TOGLITI!!” urlò il ragazzo pelato, dandole un pugno sullo stomaco, che la fece crollare a terra.

E, in pochi secondi, la riempì di calci e botte assieme al suo amico. Seifer, vedendola distesa a terra con gli occhi chiusi, indifesa, mentre due burberi la maltrattavano, non seppe trattenere l’ira dentro di sé… un secondo prima di esplodere, nella sua mente si creò l’immagine di Quistis preoccupata dirle:

“io non sono preoccupata per te nel tuo ruolo di insegnante”

“BRUTTI BASTARDI!!” e sferrò due calci ad entrambi, facendoli cadere a terra; dopo averli sistemati momentaneamente, si inchinò, facendo sedere Quistis per terra. Mentre il ragazzo la chiamava, Squall e gli altri furono intorno ai due, per vedere come stava. La ragazza, sentendosi chiamata, aprì gli occhi: vedendosi tra le braccia di Seifer, colse l’occasione per informarlo dell’arrivo ormai prossimo della polizia:

“Seifer… va via… la polizia sarà qui… a momenti… non farti prendere…”

il ragazzo, che non voleva andarsene senza lasciarla lì in quello stato, la sollevò con le sue forti braccia, uscendo dal locale. Fuori, nel parcheggio, con un braccio la teneva, con l’altro, accese il motore della sua due ruote, si sedette, facendola salire dietro di lui, il suo viso appoggiato sulla sua forte schiena.

“Quistis” la chiamò “ehi, non dormire!”

la ragazza rispose senza aprire gli occhi: “t-ti sento…”

“Adesso si corre, cerca di rimanere aggrappata a me” e, fattale questa raccomandazione, partì diretto al Garden, con la moto che sfrecciava impazzita sull’asfalto.



Nota dell'autrice: ed eccolo qui l'ultimo (al momento) capitolo riveduto e corretto! ^_^ Da ora in poi dovrò mettermi a scriverli per la prima volta, quindi può darsi che ci metta un pò più del solito! Vi prego, non abbandonatemi! Ad ogni modo, vorrei ringraziare Loryrocker, che ha commentato il prologo e il precedente capitolo! Grazie!! m(_ _)m Beh, alla prossima allora! Mi raccomando, recensite anche voi! :3 Grazie! ^_^

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Capitolo 4
*** Scoperte ***


SCOPERTE

Non sentiva nulla, soltanto il vento soffiare sulle sue guance; sentiva il suo viso affondare nella grande e muscolosa schiena di Seifer, sentiva le sue braccia esili stringere un corpo robusto… solo quello. I colpi che aveva subito l’avevano intontita parecchio, riusciva a stare a malapena sveglia. Doveva rimanerlo, altrimenti avrebbe lasciato la presa di Seifer e sarebbe caduta.

Eppure, in quel momento in cui la lucidità era rasente, Quistis non pensava al casino in cui si stava cacciando, ma alle sensazioni di calma, dolcezza che stava provando.

La sua mente, come circondata da una coltre di nebbia, cercava di ricordare cosa era successo, ma era troppo stanca. Ricordava solo di essersi messa in mezzo ad una rissa perché Seifer se la stava vedendo brutta. Solo quello… a tratti ricordava il dolore lancinante che gli causarono quei pugni e quei calci, ma non le importava di tutto quello.

In quel momento, appoggiata alla forte schiena di Seifer, nonostante confusione e dolore fisico, si sentiva stranamente tranquilla. Solo di quello si preoccupava…

Perché devo sentirmi bene emotivamente quando, in realtà, mi trovo in una situazione schifosa?

Mentre il vento soffiava stranamente gentile sulle sue guance, Seifer sentiva la debole stretta di Quistis stringergli la schiena. La sua presa era talmente flebile che temeva potesse cadere da un momento all’altro:

“Ehi!” disse per richiamarla

“So che sei stanca, ma cerca di stare un po’ sveglia! E aggrappati meglio a me!”

Quelle parole suonavano a Quistis quasi come un ordine, ma non ci fece troppo caso: non aveva voglia di discutere in quella situazione. Cercò di stringersi di più al ragazzo per non cadere ma, non appena mosse un poco il braccio destro, la ragazza emise un forte lamento.

“Il braccio…” mugugnò

“Eh?” Seifer non aveva sentito

“Mi… fa male… da morire… ugh…” non riuscì a dire altro



Era immersa ancora una volta nel vuoto, circondata dal buio. Come sempre. Come tutte le volte in cui stava male e cercava un rifugio psicologico nel quale cullarsi un po’ e lavare via almeno parzialmente le sue ferite o dove nascondersi dalle preoccupazioni. Eppure il nascondersi non era la via risolutiva di tutti i problemi.

E lo sapeva. Lo sapeva bene.

Ma se sono debole, cosa posso farci se non vedo altra soluzione se non questa, cavolo?

Si diceva quando poi tornava in sé, quando il sottile legame tra realtà e mondo idilliaco si spezzava. Ogni volta che sognava, ogni volta che voleva fuggire da quel mondo che le offriva solo dolori, frustrazioni ed oppressioni, ecco cosa succedeva… si ritirava in sé stessa. Eppure, un secondo dopo si rendeva conto di quanto sbagliato fosse quel modo di pensare… e allora iniziava a cercare, a cercare quale era la causa di tutto quel percorso sbagliato. Anche se cercava, sapeva già la risposta… semplicemente non voleva ammetterla, perché l’avrebbe fatta soffrire di più. Era lei la causa di tutto quello…



Quando aprì gli occhi, fu investita da una forte luce bianca; era talmente abituata a quel buio taumaturgico, che istintivamente li richiuse. Solo per alcuni istanti. Poco dopo, esitante, li aprì definitivamente: si scoprì sdraiata chissà dove, vedeva solo una luce bianca molto forte sovrastarla. Provò a muoversi, alzando la testa: fu in quel momento che, inorridita, vide qualcosa di bianco e rigido fasciarle stretto il braccio destro.

“Cosa…?” riuscì appena a mugugnare vagamente sorpresa.

“Ah, ti sei svegliata finalmente!” squillò una voce femminile.

Quistis ci mise un po’ a riconoscerla, era ancora stanca e intontita.

“Hai dormito per ben diciotto ore! Ti hanno conciato proprio per le feste!”

Quistis, che aveva lo sguardo rivolto al soffitto, lo spostò nella direzione dalla quale sentiva la voce che le parlava:

“Rinoa…”

sussurrò vedendo la figura esile della ragazza a pochi metri da lei, con il volto a metà strada tra il sollevato e il contento.

Non disse nient’altro, ma la osservò con uno sguardo interrogativo. Era ancora troppo stanca per farle domande su domande, chiederle dov’era, cos’era successo…

Ricordava, infatti, solo lei e Seifer correre veloci sul ponte di FH sulla moto di lui. Poi, quel forte dolore al braccio destro, come una gomma, aveva cancellato dal foglio della sua memoria tutto ciò che era accaduto dopo quella folle corsa notturna.

Voleva sapere cosa era successo a lei… ma soprattutto a Seifer. A quel Seifer, che non era il Seifer di sempre. Nessuno l’aveva visto, solo lei. Quel Seifer arrogante aveva sempre nascosto una parte di lui che era sconosciuta al mondo intero, anche a lei. Ma quella sera, per un istante solo, un istante veloce, lo aveva scoperto. Un Seifer ancora indecifrabile ma completamente diverso da quello che tutti vedevano. L’aveva intravisto mentre la sollevava da terra e la conduceva fuori da quel maledetto ristorante. Fu un istante fugace, ma Quistis fu abile quanto bastò per coglierlo.

Da quando aveva riaperto gli occhi, l’immagine di quel Seifer le era rimasta stampata in faccia, nemmeno quella gomma del dolore era riuscita a cancellarla;

Sono sicura che quel Seifer esista… Ma solo io l’ho notato?

Rinoa vide l’espressione interrogativa dipinta sul volto della sua amica e, sospirando leggermente, prese una sedia che era lì nei dintorni e si sedette vicina a lei. Si schiarì la voce prima di iniziare:

“Siamo all’ospedale di Deling City” iniziò.

La sola parola ospedale fece trasalire Quistis, ma riuscì a soffocare quel sentimento prima che si manifestasse sul suo viso, permettendo all’amica di continuare.

“Seifer ti ha portato al Garden con la sua moto: ha chiamato la dottoressa Kadowaki, che ti visitò immediatamente. Le ferite sul corpo non sono gravi: solo lividi e contusioni. Però, le hai prese di brutto, ti hanno a dir poco tartassata, per questo ti senti molto fiacca e stanca. L’unica cosa che Kadowaki non è riuscita a curarti è il tuo braccio destro. Non appena la dottoressa lo sfiorò, tu iniziasti ad urlare. Capì solo allora che era rotto. Lei non aveva, al momento, mezzi adatti per curarti, quindi ti hanno portata qui.”

Come fa a sapere tutto questo? C’era anche lei?


“Io non ero presente al momento” ancora una volta Quistis si sorprese. Rinoa era capace di leggere fin sino al cuore delle persone con una facilità impressionante. Non perché era una strega ed aveva poteri che tutto il pianeta temeva in silenzio. Ma perché i suoi occhi… gli occhi dell’anima… quelli sì che erano magici. E ci vedevano molto bene, ancor di più se si trattava di osservare persone a lei care, come la stessa Quistis.

“Quando io e gli altri arrivammo al Garden, tu eri già partita per l’ospedale. Ti accompagnò qui la dottoressa Kadowaki. A noi raccontò tutto il preside Cid” Continuò con aria serena

E Seifer?

“Seifer, invece, non lo abbiamo visto. Sappiamo solo che il preside non gli ha permesso di portarti qui. Probabilmente ora è sotto torchio di lui e di Squall”

“Però…” balbettò Quistis “non lo incolperanno per quanto successo a me?” chiese

“Questo non lo so” Rinoa fece spallucce, non aveva la benché minima idea a riguardo

“Non credo, probabilmente. Forse Squall intercederà in qualche modo per lui, sapendo che tu ti sei messa in mezzo di tua spontanea volontà. Non sarà comunque facile, visto che in qualche modo ti ha tirato dentro in questa storia. Possiamo solo aspettare Squall, che verrà a dirci tutto”

Quistis, che fino a quel momento aveva tenuto la testa reclinata sulla destra, tornò a fissare il soffitto.

“Se ho solo un braccio rotto, perché mi hanno messa qui?” domandò

“Beh, non era solo per il braccio. Necessitavi di un controllo; siccome pestandoti forte il braccio con un piede sono riusciti a romperlo, bisognava controllare che non ti avessero colpita gravemente anche in punti vitali. Comunque, a breve verrai dimessa, non appena ti sarai riposata un po’” e le sorrise ancora

“Ah, a proposito! Tra poco arriveranno qui anche Selphie e gli altri a farti visita, anche loro erano molto preoccupati per te, sai?”



Seduta, con la schiena eretta, su una panchina del giardino del Garden, fissava alcuni alberi di fronte a lei.

Alla fine, proprio come aveva detto Rinoa, l’avevano dimessa dall’ospedale poco dopo. L’avevano tenuta lì per niente, visto che oltre al braccio rotto non aveva nient’altro.

Quando tornò al Garden seppe anche di Seifer, grazie a Squall.

Il ragazzo era sospeso per due mesi. Non avrebbe potuto partecipare in alcun modo alle lezioni, né a quelle teoriche né a quelle pratiche; inoltre, non gli era permesso nemmeno risiedere nella sua stanza del dormitorio al Garden. Cid gli aveva trovato una sistemazione temporanea giù a FH, in modo tale che non si fosse allontanato tantissimo dal Garden.

“Che punizione stupida!” pensò

“Non serve proprio a nulla! Tanto quello scemo non frequentava le lezioni già di suo!” si era innervosita leggermente e aveva iniziato a tartassare con il piede destro alcuni ciottoli lì vicino.

“anche io non sono messa tanto bene!” continuò a pensare Il preside le aveva proibito tassativamente di lavorare fino a quando non si fosse rimessa completamente. Beh, la sua assenza dalle lezioni pratiche di junction e magia in battaglia era ovvia, ma un bel po’ di meno quella dalle lezioni di teoria. Eppure, il preside Cid ritenne giusto lasciare Quistis a riposo, lontana dal troppo lavoro e dallo stress affinché potesse guarire perfettamente nel migliore dei modi e il più velocemente possibile.

“Uff…” sbottò.

“Ma ora che faccio in questi mesi di guarigione??” si domandò ad alta voce.

Rimase lì alcuni minuti, con lo sguardo rivolto per aria, ad arrovellarsi in quel pensiero. Poi, non seppe come, arrivò a collegare questa sua noia futura a Seifer. Chissà lui cosa farà invece!

Quistis si bloccò, improvvisamente, come se nella sua mente si fosse sbloccato qualcosa.

“Ma certo!!” disse “So cosa devo fare!!” e si alzò



Driiin…

Uff, che palle! Chi è che suona ‘sto cazzo di campanello?

Erano ormai due giorni che Seifer era stato allontanato dal Garden. Era iniziato per lui un periodo davvero lungo e noioso. Non sapeva che fare in quel buco di FH, non aveva visto niente che lo interessasse. L’unica cosa che era riuscito a pensare era quella di stare due mesi stravaccato come un maiale (parole sue) su di un misero letto, a fissare il soffitto. Tutto il giorno… per due lunghi, maledettissimi mesi…

Non gli scocciava per le lezioni in sé, quanto per l’essere stato allontanato dal Garden. Dopotutto, quella era la sua casa, lì qualcosa da fare lo trovava sempre… sfottere la sua maledetta insegnante, stuzzicare i ragazzi più piccoli… ma anche gli allenamenti solitari nel centro d’addestramento di notte, le chiacchierate con Fujin e Raijin anche dopo l’orario del coprifuoco in una stanza dei tre…

Girò ozioso il pomello dorato; quando vide che allo soglia della porta c’era niente meno che Quistis, trasalì, spiacevolmente sopreso.

“Beh, che fai qui? Sei venuta a deridermi come una stronza?” la istigò

Quistis ignorò il suo commento, facendolo scivolare via come se non lo avesse nemmeno pensato.

“No, Seifer! Sono venuta qui ad avvisarti che, da domani, sarò la tua insegnante privata!”



Nota dell'autrice: eheh, ci ho messo un pò, ma eccolo qui il nuovo capitolo ^_^ Mi scuso se è così corto, ma il prossimo dovrebbe essere più lungo! Non appena la mia reader, Edea, lo avrà corretto, sistemerò anche questo! Intanto continuate a recensire! E ringrazio chi intanto lo ha già fatto!^^

Nota del 23/07/06: come potete vedere ho alzato il rating, non per quello che la storia già presenta ma per quello che presenterà. Mi è sembrato corretto e ringrazio Tsubaki e Luchia-san che mi hanno dato un consiglio a riguardo! ^^"

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Capitolo 5
*** Autodistruzione ***


AUTODISTRUZIONE

“Non sopporto più la tua presenza”

Si diresse lentamente verso il comò della sua stanza.

“Sei il più grosso errore della nostra vita”

Aprì il primo cassetto e frugò tra le cianfrusaglie al suo interno. Per trovarla.

“Sei patetica”

Ci mise un po’ ma la trovò

“Mi fai cagare, Quistis!!”

Era così luccicante e pulita che poteva vedere i suoi occhi azzurri riflessi su di essa.

“io e Rinoa… abbiamo deciso di sposarci!”

Era semplicemente la sua ancora di salvezza.



Di brutti colpi, nella sua vita, ne aveva ricevuti parecchi. I litigi con i suoi genitori adottivi, che arrivarono a definirla come una fallita in grado soltanto di alzare la cresta contro di loro; il suo amore per Squall mai corrisposto; definire quel suo sentimento verso di lui soltanto come amore fraterno soltanto per fornire a sé stessa una giustificazione visto che non ha mai fatto nulla per farglielo capire; gli scontri sempre più frequenti con Seifer, che non mancava mai di additarla come una maestrina incapace di svolgere anche il più semplice dei compiti che le venivano affidati.

Ha sempre cercato di distrarre la sua mente da tutti questi pensieri che le provocavano un nodo allo stomaco: “Devo entrare nella SeeD”
“Devo essere la migliore”
“Devo diventare insegnante”
“Devo mostrare a tutti quanto valgo”
Devo… Devo… Devo…

Odiava la SeeD, odiava essere al centro dell’attenzione soltanto perché la più giovane delle insegnanti. Ma per dimenticare e fuggire dal momento in cui avrebbe dovuto guardare dentro di sé e constatare quanto vuota e patetica fosse in realtà… avrebbe fatto di tutto.

Odiare sé stessi, quello che si fa, essere odiati dagli altri.

Questa era la sua essenza.

Questa era la sua vita.

Ma, ad un certo punto, perse la pazienza.

Arrivò ad un punto di non ritorno.

Un punto in cui nemmeno il dolore fisico ormai la sconvolgeva.

Anzi, la confortava.

Le ricordava quanto umana fosse.

Perché il dolore è un sentimento umano.

E quella era la scusa perfetta.

Se sono umana, allora tutta la mia ha un senso. Non so quale, ma ce l’ha.

Era l’ennesima scusa, quella, per continuare la sua misera vita.

Senza cambiarla.

Perché lei non la trovava.

La forza di cambiare.

Accidenti. Con questo braccio fasciato, però, non ci riesco. Ho bisogno di entrambe le mani, porca miseria…

Ecco, ora era impossibilitata anche alla fuga.

Perfetto.

La gettò con rabbia nel cassetto lasciando per terra quella maledetta valigetta bianca che l’avrebbe tenuta in vita.

Ancora una volta.



Nota dell'autrice: wow, erano due anni che non la aggiornavo ._. E' un ritardo assurdo, lo so. Eppure ho un buon motivo (eh, sì, quello c'è sempre!) ma che non sto qui a spiegare. Bene, si riprende finalmente! Volevo scrivere immediatamente il capitolo sul primo giorno di lezione di Seifer ma... per gli sviluppi successivi questo mini-capitolo era a dir poco indispensabile. Avrei voluto scrivere un pò di più a riguardo ma... non ce l'ho fatta. E' stato difficile trattare questo argomento visto che mi tocca in prima persona. Spero vi piaccia così com'è. Ancora perdono per il ritardo ._.

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