Life is...

di HappinessNow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Sconosciuto ***



Capitolo 1
*** 0.Prologo ***


Image and video hosting by TinyPic Scontato,
Tutto ciò intorno a me è scontato,
Io, sono scontata. La vita è fatta da piccoli gesti che si ripetono all’infinito, creando un vortice di monotonia squallida, noiosa e ripetitiva. Sì, posso sembrare una di quelle ragazze depresse che si tagliano nel dirlo, ma credetemi, nella mia vita non c’è mai una virgola nel posto sbagliato. Sempre la stessa routine : scuola, casa, compiti, amici, letto. Mai nulla di nuovo!
8 Maggio 2014 06.40 a.m. Dublino
-Helena, Svegliati!- Mia sorella mi sveglia dai miei pensieri depressi facendomi tornare alla normalità.
-Sì Eryn, sto scendendo!- Finisco di mettermi le converse blu e scendo in cucina, ovviamente saltando le ultime quattro scale con un salto.
-Quante volte ti devo dire di non saltare in casa! Sbrigati, sei in ritardo e devi accompagnare Ellie a scuola!- Eryn ha 27 anni ed è mia sorella maggiore, nonché mia tutrice da quando papà è morto, Ellie invece è la più piccola della famiglia ed ha 7 anni. Io invece sono “in mezzo” ho 17 anni e, posso considerarmi la “moglie” della casa. Sono quella che fa la spesa e sbriga le faccende domestiche, Eryn è il “marito” si occupa di guadagnare, anche se riusciamo a malapena ad arrivare a fine mese con il suo stipendio, ed Ellie? Bhe, Ellie non fa niente dalla mattina alla sera.
-Er, saresti il marito peggiore della terra!- Dico facendole la linguaccia.
-Tu invece la moglie peggiore dell’universo!- Okay 0-1 per lei.
Prendo la manina di Ellie e una mela dal frigo e mi incammino verso la porta, prima di aprirla vedo il mio libro preferito (ormai quasi finito) sul tavolino, lo prendo, vuol dire che lo leggerò durante l’ora di educazione fisica, non vedo l’ora di scoprire come finisce! Sono così emozionata!
-Smettila di saltellare e corri a prendere l’autobus o lo perderai!- Eryn è esasperata, la sua aura negativa si percepisce in tutta la casa.
 
Riusciamo a far fermare l’autobus che stava per partire e ci saliamo col fiatone.
-Sorellona, non voglio più andare a scuola con te.- Mi dice, ridacchio e le do un bacio sulla fronte.
-Ti voglio bene anch’io- Le dico facendole il solletico. Ellie si accoccola sul tra le mie braccia e si addormenta.
Mi sento fissata, non so perché ma ho questa brutta sensazione.
Scendo dall’autobus e accompagno Ellie a scuola.
-El, mi raccomando fai la brava-
-Sorellona, ti prego vieni a prendermi in orario questa volta. Ci sono dei bimbi che mi guardano sempre.- Mi dice con quella faccia cucciolosa da strapazzare, non resisto le strizzo un po’ le guance, sono la cosa più morbida che io abbia mai visto in vita mia.
Ohhh mia sorella già una rubacuori, proprio come me, certo.
Non mi ricordo di aver mai pomiciato con un ragazzo nella mia vita, se per questo neanche un singolo bacio a stampo! E non posso considerarmi un abominio, anzi, forse ho qualche capello fuori posto ma con il mio fisico e i miei occhi mi trovo tutt’altro che brutta, tranne le mie tette, eh già penso che sia per questo che i ragazzi non mi guardano neanche, a causa della mia seconda scarsa.
-Certo El, questa volta cercherò di arrivare prima- Le do un bacetto sulla guancia e la saluto
Nonostante sia uscita dall’autobus sento ancora quella brutta sensazione, mi giro per vedere se qualcuno mi sta seguendo, ma a quanto pare, è solo la mia immaginazione.
 
-Heleheleheleheleeee! Mi sei mancata tantissimo.- Quel tornado che è la mia migliore amica mi travolge risucchiandomi in uno dei suoi abbracci più “pucciosi”.
-Alessia! Ma che diamine, non ci vediamo da ieri pomeriggio.- Le dico, sfuggendo dall’abbraccio.
Alessia è l’unica persona che dà quel pizzico di sale alla mia vita, senza di lei sarei di certo perduta e anche se all’esterno può sembrare una di quelle ochette da strapazzo, non lo è affatto, anzi, è stata una delle poche persone che mi hanno sostenuto nel bene e nel male, soprattutto dopo la morte di mio padre.
-Hel, hanno attaccato i risultati del test di matematica. Io ho preso una B ma tu…- dice dispiaciuta.
No! TI PREGO DIO NO! Ho studiato per una settimana intera per prepararmi a questa verifica non può essere.
-Ale, quanto ho preso?- Ho la voce rotta e sto per ammazzare il prof di matematica.
-Non ti scoraggiare Hel, recupererai ne sono certa, e poi tu ha dei vot..-
-Quanto ho preso!?- Grido esasperata, non posso aver predo un voto brutto, a casa gli esercizi mi erano usciti tutti.
-F.- Sussurra con gli occhi fissi sul pavimento.
-COSA?!- Okay, adesso mi stanno guardando tutti, quindi le opzioni sono due:
O ho una macchia enorme di sangue sul sedere,
oppure ho gridato troppo.
Penso sia la seconda, dato che non ho il ciclo.
-No, non posso aver preso F, è andato peggio dell’ultimo test, non ci posso credere.- Lo so per certo, quest’anno mi bocciano.
Suona la campanella, è ora di entrare in classe.
 
 
E’ stata una giornata faticosa, e non ho potuto neanche finire il libro. Mi siedo sul gradino delle scale con la testa tra le mani. Ho voglia di strapparmi i capelli.
-Helena, se vuoi posso aiutarti io con la matematica, sono un genio in questa materia.- Entela sbuca dall’aula B, è una ragazza simpatica, se non fosse per le sue manie di grandezza.
“Farà strada questa ragazza” penso tra me e me compiaciuta.
-Grazie Enty, mi farebbe davvero comodo-
-Santi Helena, scusami se mi permetto, ma non dovresti andare a prendere tua sorella?-
O Gesù Cristo, Ellie!
Non la saluto nemmeno, e mi metto a correre come un fulmine. Prendo la cartella ed esco da scuola, Eryn mi ucciderà. Sto percorrendo la Henry street rischiando quasi di essere uccisa da un camion, quando finalmente arrivo a scuola.
-Signorina Evans, dato che non è venuto nessuno a ritirare Ellie, abbiamo deciso di chiamare a casa.- La guardai scioccata, questo vuol dire che mia sorella è venuta a prenderla, e che mi metterà in punizione, e che non potrò più uscire, e che non potrò sposarmi e..
-Signorina Evans.- Disse risvegliandomi dai miei pensieri.
-E, com’era la faccia di mia sorella?- La mia speranza era palpabile nella stanza.
-Molto, molto arrabbiata, pensi che ha risposto male anche ad una delle nostre maestre.- Oh no, è segnata la mia condanna a morte.
-Grazie mille, arrivederci.- La liquidai, dovevo tornare a casa prima di aggravare la mia situazione.
 
Sgattaiolai in casa silenziosamente per non incontrare la mia assassina, ma…
-Hai fatto di nuovo ritardo.- Giurai di aver sentito un lontano accento siciliano da mafiosa nella sua voce, oppure la paura faceva brutti scherzi.
-Non l’ho fatto apposta Eryn, non ho proprio guardato l’orario.-
-Non mi interessa! Sai che per me è difficile, una cosa ti ho chiesto, hai solo una cosa da fare, semplicemente prendere tua sorella da scuola, sei così nullafacente da non riuscire ad eseguire neanche un compito così banale?- Nullafacente… Adesso basta.
-Io, io nulla facente? Ho 17 anni, la gente alla mia età dovrebbe uscire e divertirsi, non stare a badare alla casa, alle bollette, a cercare di andare avanti a fine mese, e tu? Tu mi chiami nullafacente?! No, Eryn mi dispiace questo non te lo permetto!- Sentii le lacrime uscire per rigarmi le guancie.
-Mi stai dicendo che io invece non faccio niente per te? Per voi?- Urlò stringendo con forza il bicchiere colmo di liquido color ambra, whisky forse.
- No! Affatto. Sto dicendo che se mi dimentico di fare qualcosa, non puoi chiamarmi nullafacente, non nella nostra situazione, adesso basta mi hai stufato.- Uscì dalla porta sbattendola con forza.
 
 
Volevo pensare, e quale posto migliore dell’ O’Connel Bridge? Lì dove il fiume sporco porta via tutte le speranze della gente.
Appoggiandomi sul muretto aprii il libro e mi misi a leggere.
 
"Io gli ho dato il mio cuore, e lui lo ha preso e lo ha stretto crudelmente fino a ucciderlo."
 
-Quel libro è scontato.- Mi spaventai a morte e lanciai un urletto stridulo.
Lo sconosciuto si girò e… bellissimo, occhi verdi capelli scompigliati, cos’era? Un angelo venuto a salvarmi?
-Tu chi sei?- Ero sconcertata, e spaventata, e meravigliata e…
-Mi chiamo Andrew, sono del Trinity- Disse svegliandomi, sono certa che la mia bocca abbia raggiunto il pavimento.
-Del Trinity? E dici che “Cime Tempestose” è un libro scontato?- Ribadii
-Sì, ed è scontato anche il fatto che ogni volta che ti succede qualcosa di brutto, vieni qui su questo ponte, cos’è, hai dimenticato di nuovo tua sorella?-
Rimasi esterrefatta da questa sua dichiarazione.
-E tu come fai a saperlo?!- Okay mi stava spaventando sul serio questo tizio.
-Sono un genio, ma penso che con i tuoi gesti lo capirebbe chiunque.- Odio ammetterlo ma sta facendo un ghigno così sexy che due vecchie turiste stanno fotografando il momento, e io mi sto sciogliendo, letteralmente.
-E sei anche arrogante, a quanto pare.- La frase che avevo in mente era più del tipo “Ti prego sconosciuto dai bellissimi occhi azzurri, sposiamoci e facciamo tanti bambini insieme.” Ma avrebbe di sicuro chiamato la polizia, o il manicomio magari.
-Se per questo oltre a l’essere arrogante sono anche: schietto, crudele, indifferente e megalomane, anche se con le tette che ti ritrovi non so come io faccia ad essere attratto da te.- La mia bocca aveva raggiunto l’inferno, e le mie guance erano diventate viola.
-Cosa?-
-Ah sì, e sono anche uno stalker.- Di nuovo quel ghigno.
-COSA?-
Un altro pizzico di sale in più alla mia vita, anzi la definirei una manciata di sale.

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Capitolo 2
*** 1. Sconosciuto ***


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Capitolo 1. Sconosciuto.
 
Non so perché fossi scappata da quel ragazzo. Mi ricordo soltanto che la mia fuga doveva sembrare molto Beep-Beep di Wile E. Coyote.
Sono esausta, ma nonostante ciò riesco ad arrivare a casa. Dovrò affrontare mia sorella, e chiederle scusa. Ho sbagliato io, lo so, mi sono così lasciata prendere dalla disperazione per il test, che ho dimenticato totalmente mia sorella, e questo non va bene. Mi soffermo per qualche istante sullo zerbino e sulla parola incisa sopra, ormai logora e piena di povere.
“Happiness”
Già, la mia felicità è proprio così, consumata e resa appena visibile dal tempo. Non lo do a vedere, certo, ma mi sento una merda dentro, è come se fossi un fardello, un parassita che va eliminato. E’ da quando è morto papà che mi sento così. Sono passati cinque anni, cinque orribili anni, eppure mi sembra ieri.
 
-Papà ti prego, non lasciarmi. - Mi sentivo calpestata, avevo voglia di piangere, ma avevo finito ogni singola lacrima. La mia ancora di salvezza, l’unico uomo che io abbia mai amato mi stava abbandonando.
-Hela non esser triste. Lo sai che io sarò sempre con te, nel bene e nel male, non ti abbandonerò mai, anche se non sarò presente fisicamente, ti guarderò per sempre dall’alto- Un'altra pugnalata al cuore. “Hela”, così mi chiamava lui.
-Papà…-
-Piccola, mi devi fare una promessa grande grande. - Alzai gli occhi e notai che stava cercando di allungare la mano per prendere la mia. Scattai e gliela strinsi con forza.
-Prenditi cura di te stessa e delle tue sorelle, siate felici e andate a trovare vostra madre ogni tanto. - La rabbia affiorò nel mio corpo al sol pronunciarsi del suo nome, la donna che aveva preferito una bottiglia di vodka alla propria famiglia.
E fu così che si addormentò per sempre.
*Din-Don*
Era troppo tardi per scappare di nuovo.
La porta si aprì neanche cinque secondi dopo.
-Helena!- Eryn mi strinse forte, come se non volesse più lasciarmi andare.
-Mi hai fatto preoccupare un casino, non sparire più così ti prego!-
-Scusami Er, per tutto. - Abbassai la testa incapace di sopportare il suo sguardo triste.
-Oh piccola, scusami tu.- Mi strinse a sé ancora più forte. –Entra dentro, fa abbastanza freddo fuori. - Mi cinse la vita con un braccio, invitandomi a entrare.
-Sono stanchissima.-
-Ci credo, vieni ti accompagno a letto- Nel mio stato dovevo fare proprio pietà.
-Hai bisogno di qualcosa? Non so sei stata via tanto, hai fame? O preferisci un succo di frutta? O magari..- Basta tenermi tutto dentro.
-Non ce la faccio più Er, voglio avere una vita normale. Perché non possiamo?-
Sentii le lacrime scendere calde sulle guance. In certi momenti mi sento così debole, come se un soffio di vento bastasse per abbattermi.
-Se è per quello che ti ho detto oggi, scusami non intendev..- Non le lasciai finire la frase.
-No Er! Tu hai tutta la ragione del mondo. Io mi chiedo, perché non possiamo avere una famiglia normale? Con una madre e un padre, e svolgere in nostro dovere da figlie, e non fare noi da genitori?!- Mi sentivo una tale egoista, ma dovevo dirle quello che provavo, infondo era mia sorella.
-Hele, non siamo gli unici in questo mondo ad avere una situazione familiare disastrosa, e ci sono persone che stanno peggio di noi. E’ questo ciò che ho imparato col tempo, e vorrei che anche tu lo capissi. E poi, non ce la caviamo mica male.- Aveva ragione, aveva tutta la ragione di questo mondo.
-Ti voglio bene Er.-
-Oh piccola, anche io.-
E fu così che ci addormentammo.
 
 
 
-Professore, ho intenzione di recuperare il mio voto in matematica.-
-E cosa hai intenzione di fare?- Il prof. Nolan è uno dei professori più arroganti ed odiosi di questa scuola, e ci ha provato con almeno l’80% delle professoresse. Come si può trovare attraente un professore così? Insomma è brutto ed assomiglia ad una palla da bowling , ed è un professore di MATEMATICA, la materia più odiata da tutti.
-Mi interroghi! Andrò bene!- Stavo per mettermi in ginocchio e supplicarlo.
-Assolutamente no, se non vuoi peggiorare la tua situazione, e non voglio scendere ai numeri relativi con te, anche perché un voto al di sotto di “F” non esiste. -Perché non provi ad ingaggiare qualcuno per aiutarti a recuperare? Così nel prossimo compito prenderai un voto migliore?-
-Non posso permettermelo economicamente.- Non voglio essere bocciata! NOOO!
-Arrivederci professore.-
Mentre stavo per varcare la soglia della porta, sentii un sospiro provenire dalla sua bocca.
-Senti Evans, hai dei voti perfetti in tutte le altre materie, non voglio che la mia ti rovini, quindi sarò costretto a farti un favore.-
-La ascolto- Dissi incitandolo a parlare.
-Ho un figlio che frequenta il Trinity, ed è molto bravo nella mia materia. Ti farò avere delle lezioni di recupero. Fatti trovare domani sera alle 6 a casa mia, ti scrivo la via su un pezzo di carta.- Avevo le lacrime agli occhi, oh che uomo bellissimo e gentile mi viene voglia di rotolare per la gioia.
“Strike, palla di grasso! Conquisterò il mondo! Muahahaha.”
-Grazie professore! Ci vediamo domani!- Dico con un falso sorriso prendendo il pezzetto di carta.-
-Ad una condizione!- Mi girai di scatto confusa. Oddio non vorrà mica dei servizi sessuali per questo favore, bleah.
-Mi dica.-
-Non ci provare con mio figlio.- Oddio ma perché ultimamente i mafiosi mi perseguitano! Prima mia sorella, poi il professore.
-Non si preoccupi, non accadrà mai.- Già me lo immagino il figlio del prof, una mini palla di grasso con gli occhiali e con un quaderno di matematica che porta ovunque, e avrà sicuramente un alito di fogna! Che schifo, sto riconsiderando l’idea di darmi dare ripetizioni.
 
 
-ALEEEE!- Gridai in vista della mia migliore amica.
-Hele!- mi venne incontro abbracciandomi. –Perché sei così contenta?- Mai più abbracciarla, stavo morendo soffocata!
-Il prof. Nolan ha detto che mi farà dare delle ripetizioni da suo figlio!-
-Oh che bello! Finalmente recupererai!- Perché avevo l’impressione che spruzzasse cuoricini e fiorellini profumati ovunque? –Oddio te lo immagini? Come sarà brutto questo ragazzo? Chissà se assomiglia al padre!- Disse con la sua risata principesca. Ecco perché tutti i ragazzi le cadevano ai piedi; emanava gioia ovunque. Io sembravo un punto nero in confronto a lei.
-Speriamo non gli puzzi l’alito!- Guardai l’orologio. –Ale devo scappare, vado a prendere Ellie. Ci sentiamo per messaggi!-
 
Salii sull’autobus e mi misi le cuffiette nelle orecchie, toccai con un dito “Don’t look back in anger” degli Oasis. Gran bella canzone.
 
10 Maggio 2014 17:52
Oddio stavo per suonare alla porta del mio prof di matematica. Per un secondo lo immaginai in tutina da casa intento a fare le faccende domestiche, quel pensiero semplicemente disgustoso sparì quando il mio dito si posò sul campanello.
Dopo qualche secondo la porta di aprì rivelando…
Cosa?! Stessi capelli castano scuro scompigliati, ed uno sguardo da far sciogliere perfino il ghiaccio del Polo Nord. Che ci faceva un angelo nella casa del diavolo?
-Ohh, tu devi essere la mia nuova alunna. Vedrai che ci divertiremo un mondo assieme.-
Okay stavo per collassare.

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