Discipline Malfunction

di Agnese_san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** 21 ***
Capitolo 23: *** 22 ***
Capitolo 24: *** 23 ***
Capitolo 25: *** 24 ***
Capitolo 26: *** 25 ***
Capitolo 27: *** 26 ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 28 ***
Capitolo 30: *** 29 ***
Capitolo 31: *** 30 ***
Capitolo 32: *** 31 ***
Capitolo 33: *** 32 ***
Capitolo 34: *** 33 ***
Capitolo 35: *** 34 ***
Capitolo 36: *** 35 ***
Capitolo 37: *** 36 ***
Capitolo 38: *** 37 ***
Capitolo 39: *** 38 ***
Capitolo 40: *** 39 ***
Capitolo 41: *** 40 ***
Capitolo 42: *** 41 ***
Capitolo 43: *** 42 ***
Capitolo 44: *** 43 ***
Capitolo 45: *** 44 ***
Capitolo 46: *** 45 ***
Capitolo 47: *** 46 ***
Capitolo 48: *** 47 ***
Capitolo 49: *** 48 ***
Capitolo 50: *** 49 ***
Capitolo 51: *** 50 ***
Capitolo 52: *** 51 ***
Capitolo 53: *** 52 ***
Capitolo 54: *** 53 ***
Capitolo 55: *** 54 ***
Capitolo 56: *** 55 ***
Capitolo 57: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ufficio dello Sceriffo – Sala Rapporto – Roswell, New Mexico.

I quattro genitori stavano aspettando ansiosamente l’aggiornamento settimanale dello Sceriffo e del suo staff. Erano tutti tetri e Jeff Parker stava scuotendo la testa.

"Ancora oggi … dopo quattro settimane … non capisco cosa sia andato storto."

"Nemmeno io, Jeff." disse Diane Evans. "Ma, guardando indietro, so esattamente quando è cominciato ad andare storto."

Gli altri tre la guardarono, esortandola a continuare con la loro espressione.

"L’intero scopo … l’intero piano di quella mattina, era di separarli, perché credevamo tutti che fossero troppo legati, troppo in fretta, e che nessuno dei due avesse fatto abbastanza esperienza per impegnarsi uno con l’altra."

"Si, Diane …?" disse Nancy Parker.

"Be’, quando sono entrati da quella porta, dopo essere stati fuori tutta la notte … vi ricordate che volevano presentarci come un gruppo unito, per intimidirli? … Per far loro comprendere che avevamo unito gli sforzi per farli smettere, prima che le cose diventassero troppo serie?"

"Era questo il piano … e penso ancora che fosse un buon piano, Diane." disse Jeff Parker.

"L’ho pensato anche io, fino a che non ho visto … sono entrati insieme dalla porta, ed erano separati … ma, quando ci hanno visti seduti lì, che li fissavamo … si sono avvicinati e si sono presi per mano … Io credo che siamo stati noi a SPINGERLI insieme."

Quattro settimane prima.

BRINNGGG!!

BRINNGGG!!

Non si deve essere un avvocato per rendersi conto che se un telefono squilla alle 5 di mattina, generalmente non sono buone notizie.

"Pronto?" chiese Philip Evans, ancora addormentato.

"Philip? Sono Jeff Parker. Sto aspettando che Liz rientri … E’ uscita con Max. Mi sono addormentato verso l’una e mi sono appena svegliato. Ho controllato la sua stanza e non c’è traccia di lei. Max è in casa? Se fosse così, vorrei parlare con lui."

"Lasciami vedere, Jeff. Ci vorrà solo un minuto."

"Cosa c’è, Philip?"

"E’ Jeff Parker, cara. Liz è uscita con Max e non è ancora rientrata a casa. Vuole che veda se Max è qui."

Philip Evans entrò nella stanza di Max, esitando un attimo sulla soglia, timoroso di quello che avrebbe potuto trovare all’interno. Ma quando guardò, la stanza era vuota. Non fu certo se sentirsi sollevato, nello scoprire che Liz non era lì con suo figlio, o meno. Quello lasciava ancora aperto il problema di dove fossero e di cosa stessero facendo insieme alle 5 di mattina. Si affrettò a tornare in camera da letto.

"Nemmeno Max è qui."

"Dove potrebbero essere andati quei due?"

"Bella domanda, cara. Quello che potrebbero fare alle 5 di mattina è tutta un’altra questione …"

Philip prese il telefono.

"Jeff, nemmeno Max è qui. Chiamerò l’Ufficio dello Sceriffo, per accertarmi che non ci stato un incidente o qualcosa del genere. Ma se non ce ne sono stati … be’, io e Diane ci siamo preoccupati di come sembra sia cresciuta la relazione tra Max e Liz … penso che, insieme, noi quattro dovremmo decidere cosa fare in proposito."

"Philip, invitiamo te e Diane a fare colazione qui, tra mezz’ora. Parliamone e facciamo un piano … una specie di fronte comune. Max mi piace, penso che sia un bravo ragazzo, ma lui e Liz ci stanno scappando completamente di mano."

"Sono d’accordo, Jeff. Io e Diane saremo lì tra mezz’ora."


N.d.T: Non ho tradotto io questa storia. L'ho trovata già tradotta su un sito che purtroppo è stato cancellato. L'ho salvata in tempo ed è molto bella quindi a voi la lettura :D 

Storia tradotta da SirioJB

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


05:30 – Crashdown.

Jeff Parker vide la macchina fermarsi davanti al ristorante chiuso e riconobbe la coppia che ne scendeva. Non conosceva bene gli Evans, ma Roswell era una piccola città. Lui e Philip facevano entrambi parte del Rotary Club e, naturalmente, nel corso degli anni, si erano visti agli incontri a scuola e ad attività simili. Forse avrebbero dovuto incontrarsi quando Max e Liz avevano cominciato ad uscire insieme, per conoscersi meglio ma, in qualche modo, la loro relazione sembrava essere cresciuta così velocemente, dopo il loro primo appuntamento di un paio di mesi prima. E adesso … stare fuori tutta la notte? Ma che avevano in mente i ragazzi d’oggi? Come potevano pensare che i loro genitori non avessero da ridire per una cosa del genere? ‘Tempesta ormonale, credo.’ si rispose da solo. Girò la chiave nella serratura ed aprì la porta, tendendo la mano a Diane Evans, quando fu entrata.

"Salve! Diane, non è così? Io sono Jeff Parker, il padre di Liz. Nancy sarà qui tra un minuto."

"Buon giorno, Jeff. Sono … sono dispiaciuta per le circostanze di questo incontro. Philip ed io vogliamo che sappiate che siamo preoccupati di tutto questo quanto voi."

"Salve, Jeff. Ho chiamato l’Ufficio dello Sceriffo e non hanno notizie di incidenti o altri problemi. Oh, e ho parlato con nostra figlia, Isabel. Sapeva che Max e Liz sarebbero usciti insieme, ma non ha saputo dirmi dove o cosa avessero avuto in programma di fare, né sa dove possano essere."

Nancy Parker arrivò dal retro, portando un vassoio con quattro piatti, che posò su un tavolo già apparecchiato per la colazione. Si asciugò le mani col grembiule e ne tese una a Philip Evans.

"Ciao, io sono Nancy … la mamma di Liz. Philip, vero?"

"Sì … e questa è mia moglie Diane, Siamo così preoccupati per questo, Nancy."

"Io e Diane ci siamo già incontrate … quando siamo state chiamate nell’ufficio del Preside, dopo che Max e Liz erano stati puniti per essersi scambiati effusioni un po’ troppo rumorose, a scuola. Be’, Diane, speriamo di smetterla con incontri come questo."

"La cosa importante è che riprendiamo il controllo." disse Jeff Parker. "Non ho niente contro Max, sembra essere veramente un bravo ragazzo … ma sembra anche che abbia fatto perdere la testa a Liz. Forse ha un po’ troppa esperienza, per lei. Lei non è uscita con molti ragazzi."

Quando terminò la frase, fu ovvio che Diane e Philip si stavano scambiando uno sguardo incredulo.

"Cosa c’è? Qualcosa non va?" chiese Jeff, all’improvviso.

Philip guardò Jeff e Nancy, poi disse "Be’, è solo che … Max non ha esperienza. Nessuna. Liz è la prima ragazza con la quale sia uscito."

La conversazione continuò tra patate arrosto, uova strapazzate, pancetta e toast.

"Anche contando quando è uscita con Alex per andare alle feste da ballo delle Medie, non penso che Liz sia uscita con più di quattro ragazzi. Kyle Valenti è il primo con il quale sia uscita più di una volta e, anche allora, si è lamentata che avevano parlato solo di football e … be’, ha detto, che una volta ha cercato di arrivare in seconda base." disse Nancy." Lei non ha fatto mai lontanamente sul serio con nessuno di loro. Poi è arrivato Max e … be’, è come se avesse passato ogni minuto libero con lui. Anche dopo che siamo state chiamate dal Preside, perché stavano pomiciando nella stanza dei cancellini, una notte l’ho scoperta che stava rientrando di nascosto, dalla scala antincendio, dopo averlo incontrato. Abbiamo avuto una conversazione madre-figlia e lei è stata … molto evasiva. E ora questo … "

"Io non capisco. Liz è stata sempre una ragazza affidabile e sincera. Non è da lei uscire di nascosto … mentirci. Senza contare, essere messa in punizione a scuola per essersi lasciata andare ad effusioni in pubblico. Non è da lei." disse Jeff.

"Be’, ovviamente non è tutta sua la colpa, Jeff." disse Diane. "Come dicono, ci vogliono due persone per ballare il tango."

"Sì, ma solo una delle due resta incinta."

"Nancy, non puoi parlare sul serio. Sono insieme solo da otto settimane." disse Jeff.

"Jeff, l’ultimo film è terminato all’una. Il bowling chiude alle 11 e 30. L’unico divertimento che possono avere gli adolescenti a quest’ora è … be’, l’un l’altra. Se non è ancora successo, succederà presto. A meno che non facciamo qualcosa."

"Sembra tutto così … bizzarro. Voglio dire … né Liz, né Max si sono mai comportati così. Se erano così … timidi, cosa li ha fatti cambiare?" disse Diane.

"Liz è stata diversa fin da Settembre … Mi chiedo se non sia una sorta di reazione post traumatica a quello che è accaduto a Settembre … allo sparo qui." chiese Jeff.

Diane sembrò agitarsi. "Lo Sceriffo Valenti mi ha detto che anche Max era presente. Mi chiedo se, in qualche modo, anche se nessuno è rimasto ferito, non si siano spaventati entrambi … se non abbiano preso coscienza della loro mortalità, decidendo di vivere alla giornata, invece di preoccuparsi per il futuro. Max … be’, da allora anche Max è cambiato. Da quel momento è diventato più chiuso, anche più del suo solito. Almeno fino a quando, due mesi fa, lui e Liz hanno cominciato ad uscire insieme. Da allora, sembra che viva e respiri solo per Liz Parker.

Onestamente, non ho potuto credere a quello che mi ha detto il Preside quando ha chiamato, l’altro giorno. Max non era mai uscito con nessuna. E passato dall’essere troppo schivo all’ossessione più completa nel giro di otto settimane. Non so più prevedere cosa possa fare."

"Be’, è quello che dovremo decidere questa mattina, prima che loro siano qui." disse Philip Evans, mentre Jeff Parker annuiva il suo accordo. "Come possiamo assicurarci di controllare la situazione. Come possiamo tenerli divisi fino a che non si calmino un po’. Fino a che non riacquistino una prospettiva."

"Anche io la penso così, Philip." disse Jeff Parker. "Fino a poche settimane fa, abbiamo cercato di insegnare dei valori ai nostri figli. Credevo di aver fatto un lavoro piuttosto buono, con Liz. Ma, parlando realisticamente … se i ragazzi fossero insieme da un anno o due, potrei anche capire che si fossero lasciati un po’ andare. Se fossero usciti insieme fin dalle Medie, be’, probabilmente io e Nancy avremmo una conversazione cuore a cuore con Liz e, se lei fosse adamantina, credo che le consiglieremmo di prendere la pillola. Ma così … stare fuori tutta la notte con un ragazzo, dopo averlo frequentato solo per poche settimane … uscire di nascosto … mentirci … Non è normale. Non è la nostra Liz. Noi dobbiamo proteggere nostra figlia, proteggerla da se stessa. Se non riuscissimo a farle sentire ragione, dovremo mandarla in collegio, dove non avrà la possibilità di mettersi nei guai."

"Speriamo che non si debba arrivare a questo, Jeff. Ma, se fosse così … io e Diane pagheremo metà della retta. Come ha detto lei, bisogna essere in due per ballare il tango. Ma prima di fare questo passo, dobbiamo decidere una strategia su cosa fare quando torneranno. Dobbiamo stabilire delle regole. E, mentre aspettiamo, decidere cosa fare, prima se i ragazzi saranno ragionevoli … poi se non lo saranno. Siete tutti d’accordo?"

Le teste attorno al tavolo annuirono lentamente.

* * * * *

"Okay. Allora, quale saranno le restrizioni e le punizioni minime, presumendo che siano pentiti e totalmente d’accordo con le nostre decisioni?"

"Be’," disse Nancy "prima di tutto penso che dobbiamo farli calmare, fare in modo che, in futuro, non continuino così. Voglio dire, le uscite di nascosto, lo stare fuori tutta la notte, anche le effusioni … tutto questo deve finire. Dobbiamo separarli … almeno per un po’ di tempo."

"E, soprattutto," aggiunse Philip "non dobbiamo fargliela passare liscia per stanotte, specie dopo quello che è successo a scuola e dopo la promessa che avevano fatto. Devono capire che, se infrangono le regole, ci sono delle conseguenze. Questa volta non se la devono cavare con un rimprovero. Devono essere puniti … devono comprendere che se non possono disciplinarsi da soli, allora devono farlo i loro genitori."

"E non credo che nessuno di loro … specialmente non Max … abbia abbastanza esperienza in una relazione per prendere delle decisioni a lungo termine … certamente non alla loro età. Lui può pensare che Liz sia la sola e l’unica, semplicemente perché lei è la sola e l’unica che abbia baciato." disse Diane "Non è giusto nei suoi confronti, né in quelli di Liz, lasciar loro credere che questo amore da cuccioli possa durare per sempre … che questo sia possibile. Credo che, per un po’, debbano frequentare altra gente … una volta che la loro punizione sarà finita. Forse quello che hanno è davvero speciale; forse, dopo che si saranno guardati intorno, potranno prendere una decisione; forse in un anno o due, scopriremo che sono veramente fatti uno per l’altra.

Liz è una ragazza adorabile e sarebbe veramente bello se un giorno … ma ora sono entrambi troppo giovani, troppo inesperti per avere una relazione seria. Devono maturare tutti e due."

"Così, se ho capito bene," disse Jeff "è che prima devono essere puniti per aver infranto le regole e per averci mentito, ma che poi avranno comunque il permesso di uscire … ma non insieme … per un certo periodo di tempo. Dopo di che, se sono ancora interessati uno all’atra, li lasceremo tornare insieme, sotto stretta sorveglianza, con un sacco di regole restrittive. Insomma, quei due devono riguadagnarsi la nostra fiducia, facendo la cosa giusta, una volta scontata la punizione. Siamo tutti d’accordo?"

"E, prima ancora, Jeff," disse Philip "farà una grande differenza il modo in cui accetteranno la loro punizione. Credo che se mostreranno del rimorso, se riconosceranno di aver sbagliato, se accetteranno il nostro giudizio e si adegueranno, be’ … se mostreranno una maturità che ci permetterà di affrettare un po’ il processo, potremmo anche ridurre la punizione. Chiaramente, una volta che abbiano imparato la lezione."

"Sono d’accordo, Phil. Non voglio che nostra figlia ci porti rancore per sempre o che giri per casa depressa. Dovrebbe essere più facile dar loro una punizione pesante e poi alleggerirla una volta che siamo sicuri che abbiano compreso quello che hanno sbagliato. Non è un problema di punizione, si tratta di correggere il comportamento. Di correggere il comportamento e di prevenire che accada qualcosa di tragico, qualcosa che potrebbe ferire entrambi. Come ho già detto, a me e a Nancy Max piace. E non è colpa sua, come non lo è di Lizzie. Hanno solo lasciato che la loro relazione finisse fuori controllo e così, sfortunatamente, hanno lasciato a noi adulti il compito di riprenderne le redini e di combattere con tutte le angosce adolescenziali che finirebbe per causare."

Ancora una volta, tutte le teste annuirono lentamente. Diane guardò gli altri volti attorno al tavolo. Nessuno era contento di quello, ma sembravano essere d’accordo su quello che andava fatto. Dovette ammettere con se stessa che aveva avuto veramente piacere nel vedere suo figlio uscire dal suo guscio … che la giovane ragazza Parker aveva portato quella scintilla di vita che Max non aveva mai avuto prima. Liz avrebbe sempre avuto un posto speciale nel cuore di Diane. Ma era troppo presto e troppo … troppo ed avevano bisogno di tirare il freno e di rallentare.

"Bene." disse Diane. "Per quanto tempo debbono essere tenuti in casa? Un paio di mesi?"

"Penso che dovremmo almeno attirare l’attenzione di Liz." disse Nancy "Sono andata a prenderla a scuola, dopo che il Preside mi aveva chiamato, ed era in piena fase di diniego, dicendo che non aveva fatto nulla di male. Ho parlato con lei di sesso e non ha nemmeno voluto ascoltarmi, dicendomi che era imbarazzata. Ora, dopo due avvertimenti, sono quasi le 6 di mattina e non è ancora rientrata? Il suo coprifuoco è all’una e avremmo potuto anche estenderlo, se solo ci avesse telefonato. Ma non ha nemmeno chiamato. Penso che servano tre mesi."

"Be’, Max è altrettanto responsabile di Liz. Se sono tre mesi per lei, devono essere tre mesi anche per lui. O, forse, sei mesi, per cominciare … poi, se mostreranno un po’ di rimorso, se si comporteranno da persone mature, potremmo parlare di ridurre la punizione a tre mesi. Che ne pensate?" chiese Philip.

"In effetti, mi sembra ragionevole. Forse se non protesteranno, se se renderanno conto fin dall’inizio che hanno sbagliato, non sarà necessario cominciare da così lontano. Ma se non lo facessero? E se non accettassero che … se cercassero di ribellarsi?"

"Be’, Jeff, allora non penso che avremmo altra scelta se non quella di applicare l’intera punizione e se dovessero imbrogliare … devono capire che se ci imbrogliano anche una sola volta, sarà peggio."

"Quanto sarà peggio?" chiese Nancy.

"Non possiamo certo permettere che si sottraggano alla loro punizione, sia che la accettino o, peggio, se ci mentano e si incontrino alle nostre spalle. Se dovesse accadere, sarà forse necessario separarli fisicamente. Voglio dire, potremmo mandare Max in collegio, non deve essere per forza Liz."

"No, Philip. Se dovesse essere necessario, ho già pronta l’iscrizione ad una scuola nel Vermont. E’ molto buona, da un punto di vista didattico. E’ per ragazze … con qualche problema. E’ molto severa, ma forse è quello che ci vuole. Forse solo per un semestre o due, solo per sistemare le cose."

"E c’è un’altra cosa." disse Nancy "Tutti sono riluttanti a criticare i figli degli altri ma … qui siamo tutti uniti. Liz ha già sentito da me e da suo padre che il suo comportamento è inaccettabile. Noi SIAMO i suoi genitori ma, qualche volta, la familiarità crea un disobbedienza. Credo sia importante che voi due le facciate sapere che non sono solo i suoi genitori a considerare inaccettabili le sue azioni. Forse darebbe più ascolto a qualcuno meno direttamente interessato. Che non siano solo i suoi genitori a rimproverarla."

"Questa è un’idea eccellente, Nancy." disse Philip "E lo stesso vale per Max. Se fossi in voi, direi a Max che non volete che vostra figlia abbia a che fare con lui, a meno che non mostri un appropriato rispetto per Liz e per i valori che le avete insegnato. Sua madre ed io gli abbiamo insegnato da sempre a rispettare le ragazze - non che ne abbia avuta qualcuna prima di Liz … ma deve entrargli in testa che avere veramente a cuore qualcuno, significa anche fare in modo che la sua reputazione non venga messa a rischio, tanto meno … di immoralità."

"Allora? Siamo tutti d’accordo che, "chiese Jeff "quando sarà il momento di affrontarli … non importa di chi sia il figlio … non ci tratterremo? Nessuno si offenderà perché il proprio figlio sarà rimproverato aspramente? Che stiamo solo cercando di tenerli fuori dai guai e che dobbiamo avere la loro attenzione? D’accordo?"

"D’accordo."

"D’accordo."

"D’accordo."
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"C’è qualcos’altro cui non abbiamo pensato?" chiese Philip.

"Sì. I cellulari. Mi piacerebbe fare in modo che quei due non avessero la possibilità di tramare alle nostre spalle." disse Jeff Parker. "Mi rendo conto che, a scuola, la metà dei ragazzi li ha e che, probabilmente, potrebbero prenderli in prestito dai loro amici, ma sarebbe troppo facile per Liz salire in camera sua, chiamare Max e fare dei piani insieme, senza che noi avessimo la possibilità di intervenire. Preferisco che le chiamate avvengano da un normale telefono, che registra le chiamate, così potremmo vedere se infrangono le restrizioni e si contattano. Io penso … almeno per le prime tre o quattro settimane, dovremmo confiscare i loro cellulari."

"Mi sembra giusto, Jeff. E, già che ci siamo, toglierò a Max le chiavi della jeep. Gliele darò solo per andare a scuola e tornare a casa, e potrà farlo con Isabel. Deve imparare che se non ti si crede capace di seguire le regole, non sei nemmeno in grado di fare le cose che fanno gli adulti. E questo include guidare un veicolo sulle strade pubbliche. Se si comporterà bene per tre o quattro settimane, potrà riavere indietro i suoi privilegi di guida, ma deve rendersi conto che sono proprio questo: privilegi, non diritti, e questi privilegi sono condizionati da un comportamento responsabile."

"Bene, forse è quello che ci vuole." disse Diane "Chiaramente, la chiacchierata che abbiamo avuto dopo che sono stata chiamata dal Preside non ha avuto effetto su di lui. Dopo nemmeno una settimana, ha passato tutta la notte fuori con Liz."

"Il che ci porta ad un altro argomento, Jeff." disse Nancy Parker "Cosa ESATTAMENTE hanno fatto stanotte. Dovremmo prendere in considerazione una visita medica per la ‘pillola del giorno dopo’? Odio doverlo pensare, ma odio anche l’idea di non pensarci e di dover prendere decisioni ben più difficili tra otto-dieci settimane!"

"Onestamente, non vedo altra scelta che chiederlo a Liz, Nancy. Anche se non è successo niente … è certamente una cosa che può succedere e succede, quando i ragazzi si comportano in questo modo. Potrebbe darle un altro motivo per riflettere, prima di fare una cosa del genere … anche se, questa volta, non fosse accaduto nulla."

"Sono d’accordo con te, Jeff." disse Philip. "So che è raramente perseguito, a meno che solo una delle due parti sia minorenne, ma, nel New Mexico, l’età del consenso è 17 anni. Se avessero fatto del sesso, ENTRAMBI potrebbero essere accusati. Devono saperlo. Non siamo solo noi genitori a disapprovare … è una legge dello Stato.

Ma, se avessero effettivamente FATTO qualcosa … be’, prima decidiamo cosa fare, più opzioni abbiamo. Certamente, la cosa riguarda soprattutto voi due, perché non sarà Max a restare ‘incinto’ e non so come la pensiate sulla ‘pillola del giorno dopo’, sull’aborto o qualsiasi altra cosa. Ma col poco giudizio che hanno mostrato ultimamente, è molto probabile che abbiano fatto del sesso e, per lo stesso motivo, non dovremmo stupirci se non avessero usato nessuna protezione."

"Oh, mio Dio, Philip!" disse Diane "Spero che tu ti stia sbagliando. Speravo che Max si dimostrasse più responsabile e inorridisco all’idea che Liz debba fare queste scelte, se restasse incinta."

"Be’, non sarebbe Liz a scegliere." disse Jeff "Se dovesse aver rovinato la sua vita fino a QUESTO punto, non avrebbe diritto di voto. Saremmo io e sua madre a decidere se dovrà ricorrere alla ‘pillola del giorno dopo’ o a qualcos’altro. La cosa importante è … che se lei non volesse … be’, allora saremmo costretti a portarla in una clinica, a farla parlare con un medico, forse anche a sottoporla ad una visita, se fosse necessario, per scoprire cosa è successo veramente."

"Speriamo solo di non dover andare così lontano."

"Nancy, io non ho nulla contro la speranza, ma lei è la nostra unica bambina. Dobbiamo esserne certi. Se ci fosse anche il minimo dubbio, penso che dovremmo portarcela."

"Jeff … qualunque siano le spese … la responsabilità è anche di Max. Faccelo sapere e noi provvederemo. Poi penserò ad un modo per far ripagare a Max quello che avremo speso. Deve prendersi la responsabilità di quello che fa e noi ci accerteremo che lo faccia."

"Mi sembra più che giusto, Phil."

A quel punto, Diane vide la Jeep scura voltare l’angolo e venire verso il Crashdown. "Grazie a Dio, almeno sono vivi e non morti in un fosso da qualche parte!"

"Così sia, Diane." disse Jeff Parker "Ma ora viene la parte difficile."

"Così sia." disse Nancy Parker."

* * * * *

06:25 - la strada davanti al Crashdown.

"Nessuna visione?"

"No, e tu?"

"No, credo di no."

"Max … tutto quello che abbiamo fatto, tutto quello che abbiamo sentito … è stato solo per arrivare a questo …oggetto … che non sappiamo neanche cosa sia?"

"Non ancora."

"Max? Tu pensi che tra noi due … ci sia un rapporto vero? Perché, in una situazione strana come la nostra, una ragazza potrebbe anche … sentirsi usata?"

"E’ questo che pensi? Guarda che anch’io potrei sentirmi usato da te. Chissà quante ragazze sarebbero pronte a tutto all’idea di volare nello Spazio. E, comunque, qualunque esperienza è più piacevole che … vedere Kyle vomitare dopo essersi ubriacato."

"Non posso credere che tu l’abbia detto!"

"Perché?"

"Perché è successo davvero!"

"Mi prendi in giro?"

"No. La scorsa estate, faceva molto caldo e … "

"No, no! Lascia stare, non m’interessa!"

"Quindi tu, praticamente, sostieni di avermi salvata da una tristissima vita con quell’ubriacone di Kyle?"

"Liz Parker, secondo me, stare con Kyle non era il tuo destino."

"Ah, no?"

"No."

"E allora, visto che tu sai tante cose, dimmi Max: qual è il mio destino?"

"Posso dirti quale spero che sia … "

"Bene, pensi che riusciremo ad entrare senza essere scoperti?"

"Lo spero. Ultimamente, abbiamo già avuto tutti e due abbastanza problemi con i nostri genitori. Dovremmo, probabilmente, dar loro un po’ di tempo per abituarsi all’idea che noi due siamo una coppia."

"Allora stiamo per diventare una coppia … per davvero? Non stiamo solo cercando di trovare informazioni sul tuo pianeta dalla nostra psiche collettiva?"

Lui sorrise ed abbassò lo sguardo su di lei. "Be’, ERA questa la parte che speravo."

Lei gli sorrise e passarono insieme la porta, tenendogli la mano, prima di lasciarla andare per allontanarsi da lui. Poi, lo vide spalancare gli occhi, guardando il tavolo di fronte a loro. Seguì lo sguardo di lui … verso i quattro genitori che li guardavano con disapprovazione.

Istintivamente, la mano di Liz trovò quella di Max. Entrambi trassero coraggio da quel tocco, mentre diminuivano la distanza tra loro, fino a toccarsi le spalle.

Quando i due adolescenti entrarono, Diane Evans fece del suo meglio per mantenere uno sguardo duro. Fu Max a sollevare per primo lo sguardo, gli occhi spalancati per la preoccupazione. Lo stesso fece Liz, forse un secondo più tardi. Li aveva visti darsi un bacio di saluto nella Jeep e, ovviamente, stavano per separarsi. Ma quando li vide prendersi per mano e stringersi uno all’altra, Diane ne rimase sconcertata. Da qualche parte, nel profondo del suo cervello, gli sembrò di sentir suonare un allarme.

Ma non aveva il tempo di farvi caso, decise. Ora doveva prestare la massima attenzione … serviva la massima attenzione di tutti i genitori, per assicurarsi che quei due ragazzi fossero riportati sotto controllo …

"Potete anche sedervi. Dovremo parlare per un po’." disse Jeff Parker.

Era sembrata loro una buona idea farli sedere uno accanto all’altro, per farli sentire circondati da un semicerchio di genitori, per aggiungere intimidazione. Ma quando li vide stringersi assieme di fronte a quegli sguardi minacciosi, Diane non fu più tanto sicura che QUELLA fosse stata una buona idea. Ma quel che era fatto, era fatto. Era arrivato il momento di parlare con loro.

"Bene, Max." gli chiese sua madre. "Ti dispiacerebbe spiegarci cosa avevate in mente voi due, stando fuori tutta la notte?"

Isabel avrebbe voluto da anni dire ai loro genitori la verità da dove provenivano. Max non aveva mai pensato che fosse una buona idea ma, anche se non fosse stato così, dirlo qui, davanti ai genitori decisamente ostili … per non parlare dei genitori di Liz … be, QUELLO non era certamente il momento di farlo. E questo non gli lasciava altra alternativa che mentire … come ormai faceva da una decade.

"Mamma … Papà … eravamo solo andati a fare un giro. Ci siamo fermati a guardare le stelle, ad osservare le diverse costellazioni e … ci siamo addormentati. Questo è tutto."

"Max, è la fine di febbraio. La scorsa notte ha fatto un freddo dannato. Come avete fatto ad addormentarvi in una Jeep gelata e a non svegliarvi fino a stamattina?" chiese Philip Evans.

Max sembrò struggersi per trovare le parole adatte. Liz cercò di tirarlo fuori dalla sofferenza. Riuscì solo a condividerla.

"Avevamo una coperta. L’abbiamo distesa nel deserto e ci siamo straiati a guardare il cielo. Solo che siamo addormentati. Ecco tutto. Ci dispiace se vi siete preoccupati."

"Così tu credi che vada bene passare tutta la notte nel deserto su una coperta, con il tuo ragazzo. Credi che questa sia una condotta appropriata, Liz? Meno di una settimana da che sono venuta a prenderti nell’Ufficio del Preside … meno di una settimana da quando ti ho sorpreso ad entrare di nascosto dalla finestra della tua stanza? Liz, quella volta ti ho chiesto … ti ho chiesto se facevi sesso con Max … "

"Mamma … ti ho già detto no … " disse Liz, arrossendo imbarazzata e spostando lo sguardo tra Max e i genitori di lui.

"Mi avevi detto anche che non saresti uscita di nascosto … che non saresti rimasta fuori dopo il coprifuoco … mi hai detto un sacco di cose, Liz. Ma quello che non mi hai detto, Liz, è perché dovrei crederti quando non mantieni la parola data."

"Liz ha detto la verità. Non abbiamo fatto niente … ci siamo solo addormentati."

"Be’, figliolo, sarebbe molto più facile crederti se non avessi già subito una punizione per aver tenuto un comportamento inappropriato con questa signorina. Dobbiamo credere che non sei stato capace di trattenerti a scuola, circondato da dozzine di insegnanti e di compagni, ma che, quando eravate solo voi due, dopo esservi distesi su una coperta, uno accanto all’altra … vi siete ANNOIATI e vi siete addormentati? Che genere di stupidi pensi che siamo, Max?"

"Senti, papà … non è successo niente. Voglio dire, qualche bacio, ma non è successo NIENTE."

"Max, stendersi su una coperta abbracciato a mia figlia e passare la notte con lei, può essere niente per te ma, per me, è TANTO. Mi sembra di capire che non hai molto rispetto per Liz, visto che ti sei comportato con totale assenza di standard. Ma, quando voi due avete cominciato a vedervi, ti avevo spiegato quali fossero le regole … il coprifuoco … quello che mi aspettavo da te. Non ricordo di aver detto una sola volta che potevi dividere le lenzuola con mia figlia."

"Ma noi non …"

"Ascoltate bene, voi due. E’ tempo di capire che non siete voi a fare le regole. Max, i tuoi genitori, Nancy e io stesso, facciamo le regole. E poiché voi le avete trasgredite, ci saranno dei grossi cambiamenti in quello che tu e Liz potrete fare nel futuro. E tu, figliolo, devi capire … è a causa TUA. Lei non si è mai comportata così prima d’ora … non una volta. Non posso farci niente se non sei mai uscito con nessuna … se non hai autocontrollo. Ma dovrai imparare ad averne, per mia figlia o per chiunque altra."

Liz stava cominciando a riscaldarsi.

Lei era stata la ‘Perfetta Liz Parker’ per la maggior parte della sua vita. Aveva fatto tutto quello che le avevano chiesto … e anche di più. Aveva lavorato sodo, a scuola e al Crashdown, ed era stata eccellente in entrambi i campi. Alle medie aveva avuto i voti migliori della sua classe e ora, alle superiori, aveva ancora i voti migliori della sua classe. E c’erano buone possibilità che sarebbero stati i migliori della scuola.

E non è che non si rendesse conto che per conservare il segreto di Max e per aiutarlo a scoprire qualcosa sul suo pianeta, non avesse fatto cose che potevano sconvolgerli ma, aveva pensato che tutti quegli anni di cose giuste le avrebbero dato abbastanza credibilità da farli parlare con lei … non darle ordini. Ma loro erano i suoi genitori e lei avrebbe anche sopportato … se solo i suoi genitori l’avessero trattata da adulta.

Ma ecco suo padre, nello stesso punto in cui lei era stata cinque mesi prima … il punto in cui un proiettile le era entrato nell’addome, la cui forza d’impatto l’aveva fatta indietreggiare di un metro. Guardò il soffitto sopra suo padre, ricordando quel giorno.

Il proiettile. L’impatto le aveva fatto male, ma solo per pochi secondi … nausea … debolezza … sapeva cos’era successo. Aveva fissato il soffitto … sapeva che sarebbe morta … prima ancora dell’arrivo dell’ambulanza. Era come se la stanza fosse diventata più buia, il suo campo visivo ristretto all’area del soffitto sopra di lei. Stava andando velocemente in stato di shock, la perdita di sangue era troppo forte, Maria non riusciva a fermarla, non l’emorragia interna. La perfetta Miss Liz Parker, di anni sedici. Non avrebbe visto il suo prossimo compleanno.

E ricordò, più di ogni altra cosa, il rimpianto. Tutte le cose che non aveva fatto, tutte le cose che aveva pensato di aver avuto il tempo di fare. Ora non più. E ricordò di aver pensato a Max. Era stato il suo compagno di laboratorio e, sebbene avesse sempre sperato che lui fosse interessato a lei … Perché non aveva mai preso lei l’iniziativa? Perché non gli aveva mai detto che le piaceva? Certo, forse lui era timido, ma perché era stata così dannatamente timida anche lei? Così riluttante a dire quello che provava veramente?

E, in quel momento, all’improvviso, Max era lì. Anche se lei era sotto shock, cosa che le aveva fatto provare un rimpianto anche maggiore. Quando aveva visto il dolore nei suo grandi occhi d’ambra … lui teneva a lei … dopo tutto.

Era stata così contenta che lui fosse lì, che non sarebbe rimasta sola nell’ultimo istante della sua vita, così avrebbe saputo, dovunque stava per andare, che non sarebbe stata l’unica ad avere rimpianti sulle cose che avrebbero potuto fare, su quello che avrebbero potuto dividere.

E poi quelle parole … "Liz, LIZ! devi guardarmi. Devi guardarmi!" E, con quelle parole … be’ lui non aveva solo salvato la sua vita, le aveva dato molto di più. Da quel momento, lei aveva cominciato a vivere.

‘E adesso …’ pensò Liz, il calore che lentamente stava diventando un fuoco ‘ … ADESSO mio padre è proprio lì, nello stesso punto in cui io sono quasi morta e sta dicendo cose orribili alla persona che mi ha salvato … alla persona che amo.’

"Papà, mamma. Non trattate Max in questo modo!"

 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Parte 3

"E come dovremmo trattarlo, Liz? Da quando voi due avete cominciato ad uscire insieme, non ci sono stati altro che problemi. Voi avete mentito, siete usciti di nascosto, nessuno dei due merita più fiducia. E sai una cosa, Liz? Noi faremo proprio quello che si fa con i bimbi piccoli che non sanno resistere alle tentazioni. Terremo le tentazioni lontane da voi."

Tu non vedrai Max per i prossimi tre mesi, hai capito? Non uscirai con lui, non gli telefonerai, né parlerai con lui in pubblico o in privato, a meno che non sia durante le ore di scuola che avete in comune. Sei in punizione per i prossimi tre mesi. La tua vita sarà scuola, lavoro e casa.

E, anche dopo di allora, non sono sicuro che vi permetteremo di uscire insieme. Perché questo succeda, dovrai riguadagnarti la nostra fiducia, e per quello che riguarda Max … anche lui dovrà riguadagnarsela." disse Jeff Parker.

"In questo momento, Max non è il benvenuto né a casa nostra, né al Crashdown. Vedi quel cartello che dice ‘Ci riserviamo il diritto di non servire chiunque’? Bene, Max … tu sei quel chiunque."

Nancy Parker aggiunse "Mi dispiace cara, ma fino a che tu … fino a che tutti e due non imparerete un po’ di autocontrollo, noi non possiamo più fidarci di voi."

Con le lacrime agli occhi, Liz guardò tutti e quattro i genitori. Poi guardò sua madre. "Abbiamo fatto questo discorso un paio di giorni fa, mamma. Per sedici anni ho fatto le cose a modo tuo, senza darti un problema. Ma se questa volta, questa unica volta in più di seimila giorni, io la pensassi differentemente da te? E se io … avessi ragione e tu ti sbagliassi?

E se quello che provo per Max fosse giusto e quello che tu pensi di lui fosse … semplicemente errato? E se io avessi capito il genere di persona che è, il carattere che ha, e tu ti fossi sbagliata? Perché dovrei lasciare Max? Solo perché tu e papà vi siete sbagliati su di lui?"

Max guardò Liz, sentendosi profondamente in colpa. Erta stato lui a portarli a quel punto; lui, Isabel e Michael, con la loro dannata ossessione di scoprire qualcosa sul loro pianeta.

Aveva usato Liz e le sue azioni li avevano condotti lì. Amava Liz? Certo, l’aveva amata fin dalla terza elementare. Ma la scorsa notte … Quella passione era stata reale? O solo una memoria aliena per ritrovare quella stupida sfera? Cosa era veramente importante per lui? Scoprire le sue radici o Liz Parker?

E quando vide due delle persone che amava di più al mondo guardarlo con disapprovazione e due delle persone che Liz amava di più al mondo guardare lei con disapprovazione, la risposta venne da sola.

Un giorno lei gli aveva chiesto perché le avesse salvato la vita e lui le aveva semplicemente risposto perché era lei. Oggi la risposta era sempre la stessa. Per lui, Liz era più importante della sua stessa vita, più importante che sapere da dove veniva, e certamente più importante di quella stupida sfera nella Jeep.

"Liz, tu lo farai perché noi ti diciamo di farlo. Hai dimostrato di non saper gestire la libertà che ti abbiamo dato. Così, fino a che non ci dimostrerai che puoi farlo, ti togliamo quella libertà."

Max aprì la bocca ma, prima che riuscisse a parlare, intervenne Philip.

"E questo vale anche per te, figliolo. Sei in punizione per i prossimi tre mesi. Niente uscite, nessuna attività fuori di casa. E non devi contattare Liz. Voglio il tuo cellulare e voglio che riporti immediatamente la jeep a casa. Quando torno, mi aspetto di trovare le chiavi sulla mia scrivania. Non la prenderai per tre mesi. Voi due avete una cattiva influenza uno sull’altra e noi non possiamo permettere che questo continui."

"Temo che sia necessario, figliolo." disse Diane Evans. "Non sei più stato normale, da quando è cominciato tutto questo … "

Un pensiero la colpì: normale? Max non era mai stato … normale, non fin da quando loro lo avevano portato a casa. Ormai da quasi undici anni e lui non aveva mai sentito di appartenere a qualcuno … fino a quelle ultime settimane … fino a Liz. Era come se lui non fosse stato un essere umano, ma una sorta di imitazione … Come se fosse stato qualcos’altro ... che faceva solo finta di essere un essere umano … fino a che non aveva cominciato a stare con Liz.

Era stato come se tutti e due i ragazzi avessero sempre fatto quello che ci si aspettava da loro, per tutta la loro vita, come se non avessero abbastanza passione da affrontare i loro genitori, fino a che non si erano trovati.

Guardò la ragazza. Non solo il suo aspetto, ma il fuoco nel suo sguardo, la passione quando parlava di Max. Che potere aveva su Max? Guardò Max. Guardò suo figlio, guardò l’intensità con la quale guardava lei, guardò la rabbia che vedeva negli occhi di Max - Max che non era mai arrabbiato – quando qualcuno criticava Liz.

‘Lui l' ha lasciata entrare. Qualunque sia stato il problema in tutti quegli anni … il segreto che lui non aveva mai voluto dividere … lui l’ha diviso con Liz.’

A suo modo, la cosa spaventò Diane ancora di più della tempesta di ormoni impazziti. Questa, almeno, i genitori potevano comprenderla, avendone sperimentata una versione nella loro gioventù. Ma quello, in qualche modo, faceva ancora più paura. Max aveva diviso una parte della sua anima con questa ragazza, una parte che non era mai riuscito a dividere, nemmeno con i suoi stessi genitori.

In qualche modo, Diane seppe. Seppe che quello che c’era in ballo era infinitamente di più di quello che avevano creduto i genitori. Il legame tra quei due era infinitamente più forte di quello che loro avevano già ritenuto … pericolosamente forte.

‘Possiamo spezzare questo legame? O, quando cercheremo di spezzarlo, dovremo prima spezzare qualche altra cosa?’

"Signor Parker, signora Parker … mamma, papà … vi prego di ripensarci. Vi supplico di ripensarci."

Mentre continuava, Max prese la mano di Liz. "So che siete sconvolti ed avete tutto il diritto di esserlo. Io e Liz siamo nuovi a tutto questo e non abbiamo saputo gestirlo al meglio. Ma noi ci vogliamo bene … un bene profondo. E questo non andrà via. Non in tre mesi, né in tre anni e … " si voltò a guardarla, le sorrise " … non in tre vite. Vostra figlia, signori Parker, non è una bambina fuori controllo; lei è la persona più amabile, dolce ed intelligente che abbia mai incontrato. Non so se posso vivere tre mesi senza di lei."

"E nemmeno io posso vivere senza di te, Max." disse Liz, le lacrime che le scendevano sul viso, quando lo affondò contro il petto di lui.

Campanelli d’allarme risuonarono nelle teste dei quattro genitori, come doveva essere. Sfortunatamente, i campanelli furono decisamente male interpretati. Philip Evans guardò Jeff Parker e vide riflessa nel suo viso la sua stessa espressione di semi panico. ‘I ragazzi stavano veramente minacciando un patto di suicidio? Questo cambiava molte cose.’

I quattro adulti si parlarono in sussurri, Max e Liz si guardarono l’un l’altra. Certamente con quelle parole i loro genitori avrebbero capito quanto significassero uno per l’altra … quanto si volevano bene. Certo, avevano sbagliato e certamente meritavano una punizione ma, di sicuro, dopo quelle parole avrebbero capito che non si trattava di sesso, si trattava di amore e speranza. Come poteva chiunque essere contro quei sentimenti? Tutto quello di cui avevano bisogno era un’altra possibilità. Avevano reso i loro genitori orgogliosi per tutte le loro vite, li avrebbero resi orgogliosi anche per questo, orgogliosi di come i loro ragazzi avrebbero affrontato il cambiamento dell’età.

Persi ognuno nello sguardo dell’altro, furono certi di poter sistemare tutto, in qualche modo. Ed entrambi cominciarono a sorridere, quando Jeff Parker disse "Okay, abbiamo un cambio di programma."

Ma i sorrisi svanirono immediatamente quando proseguì. "Lizzy, ti toglieremo dalla scuola e, domani mattina, tua madre ti accompagnerà in volo in un collegio. Non devi contattare Max, né dirgli dove ti trovi. Questo significa niente lettere, telefonate, email … Niente."

"E tu, figliolo, ora vai a portare la Jeep a casa. Io e tua madre ne avremo per qualche altro minuto e poi saremo lì per discutere in dettaglio le tue restrizioni."

Liz si strinse a Max, incredula. "No … no … Papà … non puoi. Mamma, non chiedermi di farlo."

"Liz, lascia andare Max. Subito. Sarà così fino alla fine dell’anno. Se ti comporterai bene … se ti dimostrerai degna della nostra fiducia, vedremo cosa succederà. Forse potrai tornare al Liceo di Roswell per il prossimo anno scolastico. Ma voi due avete bisogno di un periodo di riflessione e faremo in modo che lo abbiate."

Alla fine, i suoi genitori avevano dovuto quasi strappar via Liz da Max. Mentre lei saliva nella sua camera, in lacrime, quattro paia di occhi guardarono lui con disapprovazione. Max ricambiò lo sguardo. Qualunque errore avesse fatto Max Evans, decise lui, non era nemmeno lontanamente grave come quello che i quattro genitori avevano appena fatto.

Cinque minuti più tardi, Liz era distesa sul suo letto, il cuscino già bagnato di lacrime. Era ferita, arrabbiata, in attesa che uno dei genitori si affacciasse alla porta. Si sarebbe sfogata, avrebbe detto che non avrebbe fatto quello che volevano, che non sarebbe successo. Ma non sentì nessuno salire le scale. Sentì invece un leggero bussare alla finestra.

Sollevò gli occhi dal cuscino e … "Max?"

* * * * *

In difesa di Diane e Philip Evans, loro non avevano veramente compreso l’espressione sul viso del loro figlio quando aveva visto Liz salire nella sua stanza. Non lo avevano mai visto arrabbiato, prima di allora. Ma quando lui si voltò per parlare ai genitori, nella stanza non ci furono dubbi che Max Evans era una persona veramente infelice.

"Non posso credere a voi due." disse ai Parker "Avete una figlia che è un tesoro, dolce e pura e … generosa. Posso capire se siete arrabbiati con me, ma il modo in cui avete ferito Liz … Come avete potuto farlo?"

"Max!" cominciò a dire Philip, ma fu tutto quello che riuscì a dire, perché Max si rivolse ai suoi genitori con lo stesso fuoco negli occhi.

"So che devo molto a tutti e due, per avermi preso con voi, per esservi presi cura di me per dieci anni, ma voi conoscete Liz a malapena. Eppure avete preso parte in tutto questo. Ed è una cosa … imperdonabile." Si diresse verso la porta de Crashdown, scuotendo la testa.

"Max, figliolo, torna qui. Non è finita."

Si fermò a mezza strada e voltò la testa, solo per una breve esitazione. "Sì che lo è, papà. Sì che lo è … "

Quando la porta si chiuse dietro di lui, i quattro genitori si guardarono l’uno con l’altro.

"Be’ le cose non sono andate particolarmente bene." disse Nancy Parker.

"Non credo di aver mai visto Max arrabbiato, prima d’ora. E’ sempre così intimidente quando è turbato?"

"Non lo so." rispose Diane "Non credo di averlo mai visto arrabbiato."

"MAI?" chiese incredulo Jeff.

"No, mai." confermò Philip, guardando la porta da dove Max era appena uscito. "E Liz? Voglio dire, quante volte vi si è ribellata così?"

I Parker si guardarono l’un l’latra. "Be’ … questa è la prima volta, per lei. La prima volta che ci ha contraddetto su qualcosa."

"Non possono essere così legati, vero? Voglio dire, sono solo otto settimane." commentò Nancy.

"Non posso parlare per Liz, non la conosco così bene ma, penso che per Max … credo che lei significhi molto, per lui." disse Diane.

"Tutto questo deve finire o, quanto meno, rallentare per qualche anno. Non credete?" chiese Philip.

"Non lo so, caro. Noi ci siamo giustificati dicendo che loro non hanno abbastanza esperienza per capire veramente il significato di quello che stanno facendo ma … abbiamo fatto loro qualcosa … qualcosa che non avevamo mai fatto prima … loro non ce ne avevano mai dato motivo … Questo non spaventa nessuno, oltre me?"

"Così tu pensi che abbiamo ecceduto? Che ci siamo spinti troppo oltre?" chiese Nancy.

"Non sono sicura di quello che abbiamo fatto. Per noi è un territorio nuovo, un figlio arrabbiato che rimprovera i suoi genitori. Lui ci vuole bene e, alla fine, ci passerà sopra, suppongo … ma non ne sono sicura."

"Forse dovremmo richiamare Max, far scendere Liz, spiegare loro esattamente cosa ci preoccupa e chiedere loro quale pensano sia una punizione appropriata e come possono assicurarci che terranno le loro azioni abbastanza sotto controllo da far sì che torni la nostra fiducia nei loro confronti, quando sono insieme. Voglio dire, mi sembra che per tutti questi anni siano stati dei bravi ragazzi … Forse dovremmo dare loro l’ultima possibilità di comportarsi ragionevolmente." disse Jeff Parker.

Tre paia di occhi lo guardarono sorpresi.

"Lo so," continuò "sono stato io a volerli punire, a tirare di mezzo il collegio. Tutto questo mi spaventa moltissimo, ma non riesco a togliermi dalla mente quello che Max ha detto prima di uscire … che capiva come io potessi essere arrabbiato con lui … ma 'ferire Liz’ … e dopo che l’ha detto … mi sono accorto che è proprio quello che ho fatto. Io me ne sono reso conto solo dopo che lui l’ha detto … lui se ne è reso conto quando è successo …

Ero preoccupato di Max … preoccupato che lui le facesse del male. Ma Max ha ragione: non è stato lui a ferirla, questa sera, sono stato io."

"Siamo tutti coinvolti, Jeff." disse Philip "Tutti abbiamo pensato che fosse la cosa giusta da fare. Non biasimare te stesso. Ma, forse, hai ragione, forse c’è bisogno di un cambiamento. Io non ho mai visto Max così sconvolto. Per quanto sia stato deluso dal suo recente comportamento … be’ forse ha ragione anche lui ad essere deluso dal nostro. Non sono cattivi ragazzi. Nessuno dei due lo è. Parliamo con loro."

"Vado a chiamare Liz." disse Nancy "Chiamate Max e ditegli di tornare qui. Proviamo a ricominciare da capo."

Philip prese il suo cellulare.

"Spero solo che torni indietro. Sono preoccupato da quello che ha detto uscendo … che questa conversazione nera finita."

"Caro, sono certa che quando si sarà calmato …" Qualsiasi cosa Diane stava per dire, fu interrotta dal suono del cellulare sulla sedia dove era stato seduto Max. Guardò suo marito con un’espressione spaventata.

"Tutto a posto, ricordi? Gli ho detto che volevamo il suo cellulare. Ora chiamo a casa."

Compose il numero e gli risposero al terzo squillo. "Izzy, tuo fratello è lì? Bene, dovrebbe arrivare a minuti. Per favore, digli di chiamarmi, di chiamarmi immediatamente, okay? Grazie cara."

Attorno al tavolo, la preoccupazione era evidente, ma Diane cercò di essere positiva. "Sono certa che chiamerà da un momento all’altro." Ma che questo tentativo di speranza risultò esitante. Eppure, i tre stavano riuscendo a crederci, quando Nancy tornò indietro e disse "Liz se ne è andata."

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Parte 4

"Max?" Liz andò alla finestra e la aprì. "Che ci fai qui, Max?"

"Liz, dobbiamo parlare."

Era palesemente sconvolto … triste … rassegnato. Lei lo aveva già visto una volta così, prima, e temeva quello che stava per succedere. Era stato dopo il Crash Festival, quando le aveva detto che non potevano avere nessun genere di relazione perché erano … differenti.

Lei era certa di quello che avrebbe detto. Che quello che era successo era tutta colpa sua, che il suo essere ‘differente’ aveva causato tutti quei problemi, e forse era così. Ma era qualcosa che sarebbe potuto accadere a qualsiasi coppia di adolescenti, che non avesse avuto la necessità di trovare quella sfera. Ma quando guardò nei grandi occhi d’ambra di lui, seppe cosa stava veramente pensando. I suoi genitori avevano messo bene in chiaro che lui non era gradito al Crashdown e questo senza nemmeno sapere che era … un alieno.

Liz era sicura che lui avrebbe voluto rompere con lei e tornare nel suo guscio, diventare ancora una volta solo un osservatore del mondo reale e vivere con la sola speranza di poter tornare, un giorno, al suo mondo natale. Liz aveva temuto che questo potesse accadere, fin dal momento in cui aveva visto i loro sguardi accusatori, quando avevano passato insieme quella porta.

Liz era certa di tutto questo, quando lui scavalcò la finestra, traversò il terrazzo e scese la scala antincendio per raggiungere la Jeep, di sotto.

Naturalmente, non avrebbe potuto sbagliarsi di più.

* * * * *

"Che vuoi dire con Liz se ne è andata?"

"Liz se ne è andata, Jeff. La stanza vuota, la finestra aperta … andata."

"Be’, non può essere andata molto lontano. Non ha le chiavi della macchina." disse Jeff.

"A meno che non sia in una Jeep nera." disse Diane.

Questo fece crescere notevolmente il silenzio nella stanza … ma solo per pochi secondi.

* * * * *

La Jeep era nell’area di parcheggio a sud del Cimitero, proprio accanto alla strada principale verso Sud-Est, la parte metropolitana della Statale 285.

"Non è colpa tua, Max."

"Certo che è colpa mia, Liz."

"Max, è naturale che tu voglia scoprire qualcosa del tuo mondo. Io mi sono offerta di aiutarti, non mi hai costretto. E’ solo che tutto è cresciuto fuori misura."

"No, Liz. Sono stato uno stupido. Facevo la parte del martire, il povero, piccolo ragazzo alieno che non troverà mai il suo posto, per tutta la sua vita. Poi tu mi hai lasciato entrare, ma io non sono riuscito a lasciarmi alle spalle quel ruolo … non ho voluto farlo. Questo globo, il mio pianeta, non significano nulla per me. TU sei il mio mondo."

"Max …?"

"L’ho scoperto quando li ho sentiti dire che volevano separarci, Liz. Ed ho subito saputo che stavo per perdere la cosa più importante al … di TUTTI i mondi, per me.

Non bastavano tutti gli anni in cui mi sono privato di quello che avrei potuto avere, perché non ho mai creduto … che tu avresti potuto amarmi. Sei quasi dovuta morire, perché io riuscissi a lasciarti entrare ma, alla fine, ti HO lasciata entrare e tutto quello che ho sognato è diventato vero e … io l’ho gettato via per uno stupido pallone alieno.

E, in quel momento, sapendo che ti stavano portando via da me, ho deciso … ho deciso che il mio pianeta non era importante, che aver fatto arrabbiare i miei genitori, non era importante … C’era solo una cosa che era importante … eri tu."

"Max … Cosa faremo? Penso veramente che morirei di solitudine se non potessi vederti. Come possiamo far cambiare loro idea?"

"Non lo so, Liz. Sembrano piuttosto … decisi. E non penso che farti sgattaiolare dalla finestra e portarti qui possa contribuire a convincerli a non separarci. Ma dovevo farlo. Non potevo lasciarti andare, non senza fartelo sapere. Qualunque cosa succeda, per qualunque tempo ci separino … tu sei il mio mondo."

Liz sapeva che sarebbero dovuti tornare indietro, ma quello … quello era stato veramente il suo sogno. Fin dal momento in cui si era connesso con lei, sul pavimento del Crashdown, lei aveva saputo che lui l’amava. E dopo che lei aveva sperato e pregato, dopo che lui era finalmente riuscito a vincere la sua paura di avere una relazione, l’abisso alieno si era messo in mezzo.

Liz era quasi certa che la riluttante approvazione di Michael ed Isabel era dovuta alle visioni, alla speranza di riuscire a trovare una strada verso casa. E questo l’aveva spaventata, molto di più di quanto avesse fatto lo Sceriffo. Aveva paura che, come Mosé, arrivata alle soglie della Terra promessa, non l’avrebbe mai vista.

L’ironia estrema sarebbe stata quella di sapere che Liz Parker era stata lo strumento con il quale Max Evans - e company - sarebbe riuscito … a lasciare Liz Parker per sempre.

E anche in quel momento, pur sapendo che sarebbero dovuti tornare indietro, gettarsi ai piedi dei loro genitori e chiedere pietà, implorando il loro perdono ed un’altra possibilità … non riusciva a farlo. Perché Max si era finalmente aperto, COMPLETAMENTE aperto a lei e non perché cercasse un modo per tornare a casa, ma perché stava cercando l’amore di lei.

Non poteva correre il rischio che, dopo una vita di negazione, quando lui aveva finalmente visto la luce, i loro genitori gliela portassero via di nuovo.

Appoggiò la testa sulla spalla di lui, le lacrime che le scendevano lentamente sul viso … lacrime di tristezza, mescolate a quelle di grande gioia.

Forse era tutto molto semplice. In quel momento, non poteva sopportare di stare lontano da lui e lui non poteva sopportare di stare lontano da lei.

Non aveva idea di come avrebbero potuto risolvere il problema con i loro genitori ma quello non era la sua priorità. In quel momento avevano bisogno di stare un po’ insieme e NON sarebbe di certo successo, se fossero tornati al Crashdown.

"Metti in moto, Max." gli disse "Penseremo a qualcosa. Non so cosa. Ma per adesso, continua a guidare."

Max non aveva la più pallida idea di come sistemare le cose con i loro genitori, ma non gli importava. Era seduto accanto alla persona che amava e se la signorina voleva che lui guidasse … lui avrebbe guidato.

La Jeep imboccò la strada principale verso Sud-Est e continuò a Sud, per la 285.

* * * **

"Abbiamo diramato un avviso, così saranno ricercati in tutta la Contea." disse lo Sceriffo Valenti.

"Non potete mettere dei blocchi stradali o qualcosa del genere?" chiese Nancy Parker. "Controllare tutte le macchine?"

Lo sceriffo scosse tristemente la testa. "Mi dispiace, gente, ma non avete idea di quanto spesso accada. Sto veramente sorpassando le procedure standard, facendo questo prima che siano passate 24 ore dalla scomparsa."

Lo Sceriffo guardò i quattro visi preoccupati. ‘Diavolo, non è facile crescere un adolescente. Kyle è un bravo ragazzo ma, qualche volta, l’ho sorpreso a bere con gli amici. Succede e se succedesse con Kyle, seguirei le procedure? Probabilmente no.’

"Sentite, vedrò quello che posso fare. L’ultima volta sono stati visti sulla strada principale diretti a Sud-Est. Questa li porterebbe a Sud, o con l’Autostrada 2 o con la statale 285. Tutte e due le strade finiscono poco a Nord di Artesia. Ho qualche amico al Dipartimento di Polizia di Artesia. Non possono mettere un blocco stradale, ma possono certamente controllare le strade. Cercare una Jeep nera con due adolescenti a bordo. Questo posso farlo."

"Grazie, Sceriffo." dissero contemporaneamente Jeff Parker e Philip Evans.

Un’ora dopo, i quatto genitori stavano interrogando Isabel nella cucina degli Evans.

"Sinceramente, papà. So che ieri sera dovevano uscire insieme, ma non avevo idea che sarebbero stati fuori tutta la notte. E non ho idea di dove possano essere adesso."

in effetti, Isabel si stava sentendo un po’ in colpa per la notte scorsa. Lei e Michael avevano incoraggiato … l’uso di Liz per scoprire qualcosa del loro mondo, ma non avevano immaginato … tutto quello. E ora non era certo il momento più adatto per dire a quattro genitori, che erano già spaventati, che la sorella di Max e il suo migliore amico lo avevano istigato a farlo.

"Non riesco ancora a credere." disse Philip Evans "che Max possa aver fatto una cosa del genere … con una ragazza che conosce solo da otto settimane."

Diane si accorse degli occhi spalancati e dell’espressione furtiva sul viso di Isabel.

"Isabel, cos’è che non ci stai dicendo?"

"Uhm … Niente, mamma."

"Isabel!"

"Be’, mamma … è solo che … be’, Max è innamorato di Liz fin dalla terza elementare … dal primo giorno di scuola. E Liz … Maria dice che Liz ha una cotta per Max fin dalla seconda media. Voglio dire, sono stati compagni di laboratorio nell’ora di scienze, per gli ultimi tre anni. E’ difficile dire che sono degli estranei tra loro … "

‘Oh, dannazione! ...’ pensarono contemporaneamente tutti e quattro i genitori ‘Dov’era QUESTA informazione stamattina?’

 

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Parte 5

Dopo 29 minuti di direzione Sud, erano a mezza strada da Artesia Max lasciò la 285 a Sagebrush Valley per fare benzina. Liz andò a cercare qualcosa da mangiare. Entrambi avevano un po’ di nausea, dovuta probabilmente solo al nervosismo, ma non avevano mangiato nulla dalla sera precedente. Forse mangiare qualcosa avrebbe aiutato.

Max vide una macchina della Polizia dello Stato del New Mexico imboccare la rampa di uscita dalla statale e traversare la strada per parcheggiare accanto a quella di entrata. Era solo un controllo della velocità, per procurare qualche entrata per la ‘Terra di Magia’, come il New Mexico si autodefiniva. Lo stato di allerta non sarebbe scattato per altri 10 minuti.

Ma il fatto di dover passare davanti alla pattuglia per rientrare sulla 285 preoccupò Max. Poi, scosse semplicemente la testa.

‘Tanto per cominciare, quando non sai dove stai andando, Max,’ disse a se stesso ‘non è un gran problema cambiare i tuoi piani.’

Quando Liz tornò alla Jeep, lui voltò e si diresse ad ovest, sulla Statale 13. Un segnale indicava che mancavano 150 chilometri per Cloudcroft, New Mexico.

Al 30° chilometro della 285, proprio a nord di Artesia, la macchina della Polizia avrebbe cercato per tutto il giorno una jeep nera con a bordo due adolescenti. Speriamo che avessero una bella quantità di ciambelle …

E’ duro parlare con qualcuno in una Jeep scoperta che va a quasi 90 chilometri all’ora. Il rumore del motore è forte, ma quello del vento è anche peggio. E, a febbraio, nel deserto fa freddo: va dal gelo della mattina ai 15 gradi del primo pomeriggio.

I due sedevano fianco a fianco, divisi solo dallo strapuntino e dai vestiti pesanti ed entrambi erano persi nei propri pensieri.

‘Bene,’ disse Liz a se stessa ‘è una scelta facile da fare. Non puoi tornare indietro. Non è che tu non voglia o, almeno, non subito, ma l’alternativa è molto peggio. Non c’è una ‘normalità’ cui tornare. Non avevi mai programmato di fuggire con Max.’

Certo, tu lo ami, ma fino a stamattina trovare il suo pianeta natale aveva certamente una priorità maggiore di te. E mentre è stupendo che lui si sia impegnato con te – e impegnato ad abbracciare il suo lato umano – avrebbero dovuto esserci appuntamenti, e balli scolastici, e andare a vedere insieme le partite, e mesi, e anche anni, prima che tu lasciassi la tua casa.

Ma ora, ragazza, tu hai passato il Rubicone. Perché tutte quelle cose sono sparite, quando mamma e papà hanno parlato di collegio


Liz sospirò. ‘E’ buffo quanto siano importanti i genitori … anche se non sono qui. Perché, tutto quello che sei non sei solo tu e le tue esperienze, ma anche quello che loro ti hanno insegnato.’

Liz aveva letto un libro sulla crescita dei bambini e sapeva che era chiamato ‘Interiorizzazione dei valori parentali’. E, in effetti, non c’era molto su cui lei non era d’accordo con loro … tranne Max.

‘E credo perfino che sarebbero stati d’accordo con me, se avessero saputo la verità su di lui. Ma non potevo dirglielo, non ora e, probabilmente, mai. Perfino quando Max lo ha detto a me, anche dopo che mi aveva salvato la vita, dopo che c’eravamo connessi e che avevo visto quello che provava per me … All’inizio, perfino io ne ero stata spaventata. Così, ora loro già lo odiavano … lo temevano … se avesse detto loro la verità, avrebbero dato i numeri, chiamato lo Sceriffo o l’FBI. Non vedo come posso tornare indietro.’

Liz guardò il deserto. Le venne in mente una vecchia canzone, di cui aveva dimenticato il titolo ma il cui ritornello le era rimasto impresso.

Ma ora è va tutto bene
Ho imparato la mia lezione
Vedi, non puoi accontentare tutti
Così cerca di accontentare te stesso.


Tranne che, naturalmente, non andava tutto bene. E non sarebbe mai andato di nuovo bene con i suoi genitori. Non avrebbe dovuto essere costretta a scegliere tra loro e Max. Max e tutta la sua vita a Roswell con i suoi amici e con tutto quello che aveva sempre conosciuto. Non era giusto.

Poi, i suoi occhi si spalancarono all’improvviso. ‘Ma questa è la scelta che ha fatto Max. Lui ha dovuto scegliere tra la sua vita a me, quando ero distesa sul pavimento del Crashdown, sanguinando a morte. E lui non ha esitato … Lui ha scelto me.’

Guardò il giovane uomo sul sedile accanto al suo e si chiese ‘Ora posso essere da meno? E’ chiaro che non posso accontentarli … forse dovrei accontentare me stessa … me stessa e Max."

* * * * *

Dalla parte del guidatore era in corso un pesante esame di coscienza.

‘E’ colpa mia, mia e della mia pazzia furiosa del devo-cercare-le-mie-radici-aliene. Perché era così importante? Ho PERMESSO che mi dividesse dai miei genitori, da Liz.

Avrei potuto essere … normale. Avrei potuto invitarla a quel ballo in seconda media. Non è che, allora, lei non gli avesse lanciato abbastanza segnali … O in terza media. O in prima liceo. E, a poco a poco, lei si è arresa. Non posso biasimarla, sono stato un tale idiota. E ieri … maledizione, non posso crederci.

Quello che aveva detto Michael … ‘Ascolta, Max. Tu sei un ragazzo sensibile, ma devi renderti conto che forse tu hai il mezzo per riuscire finalmente a capire chi siamo e da dove veniamo. Non puoi rifiutarti di usarlo. Nessuno è tanto sensibile. Usalo!’

Quanto era stato incredibilmente stupido. Sarebbe stato MEGLIO se avessi cercato di sedurla. Almeno si sarebbe trattato di … Liz. Quello che ho fatto è stato solo usarla, usarla per qualcosa che lei non voleva, di cui non aveva bisogno e che ha fatto solo perché le sto a cuore. Probabilmente più di quanto lei stia a cuore a me.

E per cosa? Perché dovrebbe importarmi qualcosa di un pianeta che non ho visto da oltre 50 anni, ammesso che l’abbia mai visto?

Forse era importante quando credevi che a Liz non importasse niente di te, che non ti avrebbe mai accettato.

Ma dovevi sapere che non era così, Maxwell, e non hai saputo lasciarti alle spalle la tua dannata ossessione, la tua paura di essere rifiutato dal mondo. Non è stato lui a rifiutarti, Maxwell, sei stato tu a rifiutare lui, a rifiutare Liz. E ieri, pur sapendolo … pur sapendo che lei stava facendo qualcosa che non voleva fare e che ha fatto solo per farti felice … hai messo la tua ossessione prima di lei.

Lei si merita di meglio, Maxwell. Tu le hai tolto tutto quello che aveva, solo con l’essere stato sconsiderato.

Ma tutto questo finisce qui, Maxwell.’
disse a se stesso ‘Finisce adesso. Ora lei è la tua priorità numero uno … ora e sempre.

Probabilmente lei merita qualcuno meglio di te, ma questo è tutto quello che puoi fare … il minimo che tu possa fare.’


* * * * *

Due ore e 45 minuti più tardi, due ragazzi infreddoliti entrarono nell’Olive Branch Coffee ad Alamogordo, New Mexico. Si sedettero ad un tavolo in fondo ed ordinarono del caffé, forte e nero. Non erano ancora le 10 di mattina.

Liz stava tremando visibilmente. "Aaaandaaavvaaa ppiuttosto bbbeeenneee fffiiinooo a quuuuel pppaaassooo aaaa ppiùùù ddddi 2.000 mmmmetriii."

"Sono stato uno stupido a passare per Cloudcroft con una Jeep aperta, Liz. Sembra che ultimamente io stia facendo un sacco di cose stupide."

Liz era a disagio con Max che si stava colpevolizzando eccessivamente. Si era fermato quattro volte, scaldando delle grosse pietre con la manipolazione molecolare, mettendole accanto ai suoi piedi e sotto la coperta che le aveva avvolto attorno. La stessa coperta che avevano usato alla torre radio.

Nessuno dei due ci aveva veramente pensato. Lei aveva abiti pesanti, nel suo armadio, perfino un completo da sci. Erano stati entrambi così sconvolti, che se ne erano andati solo con i vestiti che avevano indosso. Se Max non si fosse fermato ad un bancomat e non avesse prelevato i 600 dollari che costituivano il suo limite massimo giornaliero (e una parte notevole dei suoi risparmi), tra tutti e due avrebbero avuto circa 100 dollari.

E non era giusto che lui si prendesse tutte le colpe. Diavolo, se non se ne fossero andati, sarebbero stati i suoi genitori a comprare i biglietti aerei per il collegio, in quel momento. Aveva intenzione di fare una chiacchierata a quattr’occhi con lui, per fargli capire che era stata colpa dei suoi genitori … una volta che i suoi denti avessero smesso di battere.

Max notò la mancanza di reazione di Liz, quando lui si era autodefinito stupido. Ovviamente lei era d’accordo. Nessuna sorpresa, Liz era una ragazza intelligente. Ora stava fissando la sua tazza di caffé … non riusciva nemmeno a guardarlo. Max non ne fu sorpreso. L’enormità di quello che aveva fatto stava appena cominciando a scalfire la sua coscienza. Quello che Jeff Parker aveva detto al Crashdown, gli aveva vorticato nella mente nelle ultime due ore.

Non poteva credere a come si era comportato Jeff verso Liz. Era stato sbagliato, crudele. Ma quello che aveva detto su Max Evans … lo aveva colto sul vivo. Max le aveva mancato di rispetto, prima usandola per trovare quella dannata sfera, poi rimanendo lì seduto a lasciare che i genitori la ferissero. Perché diavolo non era intervenuto? Avrebbe potuto dire che l’aveva costretta. O che non l’aveva riportata indietro, anche se lei lo aveva supplicato di farlo. Certo, lui avrebbe potuto finire in prigione, ma Liz sarebbe stata a casa, sana e salva.

Santa Cruccola, non era nemmeno riuscito a farle traversare lo Stato senza farla congelare! Lei meritava di meglio. Qualcuno meglio di lui.

Liz aveva entrambe le mani strette attorno alla tazza. La stava fissando, cercando in qualche modo di far passare il calore lungo sue dita intirizzite, lungo le braccia, per far salire la sua temperatura e per smettere di battere i denti. Fino ad allora, non sarebbe riuscita a parlare con Max. Se ci avesse provato in quel momento, gli sarebbe sembrato di parlare con Woody Woodpecker….

* * * * *

0:00 AM – Crashdown Café

Maria entrò dalla porta anteriore, con la sua uniforme, e vide Jessica servire un tavolo sul davanti … un tavolo di Liz. Aggrottò le sopracciglia e andò a controllare la tabella sul retro. No, era come si ricordava … ed era sabato. Andò verso Jose, che stava accanto alla griglia.

"Ciao."

"Ciao, Maria."

"Come mai c’è Jessica? Liz è malata?"

Jose si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno a sentirlo. "A quanto pare, lei e il suo nuovo ragazzo hanno passato la notte insieme. I genitori di lei e quelli di lui erano qui ancora prima che io aprissi. Ci deve essere stato un grande litigio e tutti e due sono fuggiti. Sono già stati dallo Sceriffo a fare la denuncia."

"Chi è fuggito?"

"Liz e il ragazzo."

"Liz è scappata con Max?"

"No. E’ stata rapita dagli alieni! Sì, è scappata con Max. E’ quello che ho appena detto!"

"OhmioDio!" esclamò Maria, realizzando che il sarcasmo di Jose era più vicino alla verità di quanto lui immaginasse. "E perché lo avrebbero fatto?"

"Be’, sembra che tutti si siano riscaldati e che le cose si siano intensificate da entrambe le parti. In Messico è più facile. Dai un bel po’ di botte al ragazzo, porti lui e tua figlia in chiesa col fucile puntato, poi tutti fanno festa …"

"Dove sono i Parker?"

"Il capo è nell’Ufficio dello Sceriffo … di nuovo. Credo che sia andato a controllare ogni 20 minuti. La signora Parker è di sopra. Lei scende ogni 20 minuti e guarda fuori e sul retro … nella speranza che Liz sia tornata."

"Nessuno ha avuto notizie da Liz o da Max?"

"Non che io sappia ma, naturalmente, nessuno mi dice niente. Credi che si siano … compromessi?"

"No. E penso che Liz non mi avrebbe tenuta nascosta una cosa simile."

"Be’, forse quel ragazzo … forse l’ha costretta." disse Jose. Poi si fece piccolo sotto l’occhiataccia che gli lanciò Maria. "O forse … forse è tutto un malinteso. Meglio che vada a prendere i miei ordini."

Maria sentì un rumore dietro di lei e si voltò per vedere Nancy Parker guardare nervosamente dalla porta sul retro e le si avvicinò.

"Salve, signora P. Jose mi ha detto di Liz. Cos’è successo?"

"E’ stato quel ragazzo … quel Max. Vorrei che Liz non avesse mai avuto niente a che fare con lui."

‘Sì, certo. Questo sarebbe stato di grande aiuto. Allora lei sarebbe … morta.’ "Può dirmi cosa è successo, signora P.?"

"Ieri sera sono usciti … e sono stati fuori tutta la notte. Quando questa mattina lui l’ha riaccompagnata a casa, li abbiamo sorpresi … i genitori di Max e noi. Non posso credere a quello che sta accadendo, Maria. Dio solo sa cosa le ha fatto la scorsa notte … cosa le sta facendo in questo momento."

"Signora Parker … Max … onestamente … Max non farebbe mai niente di proposito per fare del male a Liz. Qualsiasi cosa sia accaduta … be’, non so … Cosa hanno detto che è successo?"

"Oh, loro hanno negato tutto, ma … Oh, Dio, Maria. Io rivoglio solo indietro la mia bambina. Non m’importa di quello che hanno fatto, io la rivoglio solo indietro.

* * * * *

Olive Branch Coffee - Alamogordo, New Mexico

"Max … tutto questo non è colpa tua. Non mi hai puntato una pistola alla tempia. Io sono una ragazza grande, so quello che faccio. Non potevamo immaginare che ci saremmo addormentati."

"Liz, questo non è vero. Quella … passione, non era reale. Non eravamo veramente noi, Liz. In qualche modo, era tutto programmato dentro di me, un soccorso extra-terrestre. Voglio dire … Io ti amo e so che tu mi ami. L’ho visto nella connessione. Ma noi non … voglio dire, nessuno dei sue è così superficiale … così incauto. Liz, se tu non avessi sentito la sfera … io credo … io credo che entrambi l’avremmo fatto. Senza nemmeno rifletterci … senza pensare se l’altro era pronto … senza protezione. E questo non è dalla ‘Signorina-ho-sempre-un-piano’ e dal ‘Signor-pensa-attentamente-a-quello-che-fai’.

Liz, io ho quasi lasciato che quella compulsione … aliena … mi facesse abusare di te come se tu non contassi niente."

"Ma non lo hai fatto, Max. E io non l’ho fatto. Ed è finita. Ora dobbiamo parlare di adesso e di noi e di cosa fare da qui."

"Dopo tutto quello che è successo, sono sorpreso che tu voglia andare in qualsiasi posto con me, Liz."

"Non possiamo tornare indietro, Max. E anche fuggire forse è stato stupido, ma non avrei potuto sopportare di essere divisa da te, anche solo fino al prossimo anno scolastico. E, sicuramente, non sarebbe finita lì.

I miei genitori non volevano solo mandarmi in un collegio per un semestre o due, dicendo poi ‘Okay, tutto finito. Ora divertitevi, voi due!' Sai che non sarebbe andata così, Max, che questo sarebbe stato solo l’inizio.

E anche se fossi sopravvissuta un semestre senza riuscire a vederti … anche se l’avessi fatto, pensi che sarei potuta tornare a Roswell e obbedire quando avrebbero detto che non potevamo vederci o uscire insieme? Non avrei potuto farlo e non avresti potuto nemmeno tu.

Forse non abbiamo riflettuto molto prima di fuggire insieme, forse avremmo potuto farlo in una maniera più intelligente, fare un piano. Max, forse, non è stata una cattiva idea, perché non avrebbe funzionato in nessun altro modo ... "

"Allora cosa facciamo, adesso?"

Liz scosse tristemente la testa, mentre le lacrime cominciavano a scenderle sulle guance. Guardarle fece spezzare il cuore di Max. Lui era ancora fermamente convinto che fosse tutta colpa sua.

"Non lo so, Max. Questa volta dobbiamo rifletterei un po’, non solo reagire alle circostanze. Continuare a muoverci perché non ci prendano, non ci separino. Forse riusciremo a pensare a qualcosa. Non è un problema che abbia già affrontato prima d’ora."

Lui la strinse a sé, sentendola tremare. Si chiese se fosse per il freddo o per la paura.

"Per ora, credo che ci convenga continuare ad andare ad ovest. Ma dobbiamo fare qualche spesa, comprare abiti più pesanti. Vedere se riesco a trovare una copertura per la Jeep, un modo per tenerti al caldo. Farà buio tra otto ore e qui fa più freddo che a Roswell." ‘E devo prendermi più cura di te. Molta di più.’ pensò.

 

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Capitolo 7
*** 6 ***


Parte 6

11:30 AM – Crashdown Café – Roswell, New Mexico.

Il piano era di pranzare insieme nella saletta riservata ai compleanni, un area separata dove qualche volta si tenevano delle piccole feste, ma nessuno aveva veramente fame. Il cibo era lì, era ora di pranzo, a colazione non avevano mangiato quasi niente, ma sembrava che, per pranzo, erano destinati a mangiare anche meno.

"Cosa vi hanno detto all’Ufficio dello Sceriffo?" chiese Diane ai Parker.

Jeff rispose "Oltre a ‘Fuori di qui. Non abbiamo saputo nulla da quando ce lo avete chiesto 15 minuti fa. Andate a casa e vi chiameremo noi.’? Oltre a questo, niente. Hanno dato l’allarme, qualcuno li sta cercando ad Artesia, a Carlsbad, perfino a Hobbs. Ma ancora niente."

Diane guardò Nancy che sembrava distratta. Leggeva un libro e le lacrime le scendevano dagli occhi. "Nancy? Ti senti bene?"

"No, Diane. Sono preoccupata, spaventata. Mi sento in colpa. Credo di stare in tanti modi, ora, ma bene non è uno di quelli."

"Lo so. E’ duro. Lo stiamo provando tutti." disse Jeff.

Nancy sollevò lo sguardo sugli altri tre genitori. "No. E’ peggio. Peggio di quello che pensavo. Ho veramente sbagliato tutto."

"Che vuoi dire?" chiese Jeff.

"Ho parlato con Maria. Ero sconvolta, ero arrabbiata. Ho detto qualcosa su Max. Maria conosce Liz fin dalla seconda elementare. Lei ha reagito come … come se fosse turbata quando ho accusato Max … come lo sarebbe stata Liz. Lo ha difeso. Non capisco. Due mesi fa pensavo che Liz lo conoscesse a malapena. Non riuscivo a capire perché Maria avesse preso le sue difese, senza nemmeno sapere cosa fosse successo. Poi l' ho scoperto."

"Cosa hai fatto?" chiese Philip.

"Da quando … da quando qui c’è stato quello sparo … quando lei era così spaventata … quando è caduta ed ha rotto la bottiglia di ketchup … da allora ha cominciato a tenere un diario."

"Hai letto il suo diario?" chiese Jeff.

"No. L' ho cercato ma non sono riuscita a trovarlo. Non so se l' ha portato con lei o se è a scuola, o dove sia. Ma ho trovato i suoi vecchi diari e l’ultimo … finisce il giorno dello sparo. In qualche modo quell’episodio l' ha toccata, le ha fatto avere un nuovo inizio. Forse è stato come dicevamo noi, che ha sentito di aver sfiorato la morte e questo ha cambiato tutto. Non lo so. Ma so cosa c’è nei suoi diari …"

"Cosa hai scoperto?" chiese Diane, sentendo un’apprensione improvvisa.

"Faceva la quinta elementare, quando ha cominciato a tenere un diario. Lei lo nomina, almeno cinque volte al mese. Solo per semplici episodi di scuola ma … è l’unico ragazzo che nomina, oltre Alex. Ed ha un senso che abbia menzionato Alex. Liz, Maria e Alex sono stati inseparabili per anni e lei nomina Alex perché giocavano sempre insieme, ma nomina Max solo perché qualche volta le aveva rivolto la parola … niente di particolare.

Ed è continuato così fino alla prima media ma, in seconda, sono stati abbinati come compagni per un progetto di scienze per la prima volta. Lei scrive di come desiderava che lui la invitasse al ballo della scuola, degli altri inviti che aveva rifiutato solo perché … sperava. Lo stesso in terza media e in prima liceo. Credevo che lei fosse solo timida, ma non era così. Qualche volta lei aveva perso quella speranza, poi Maria le diceva che Max la stava guardando e lei, per un po’, tornava a sperare.

Alla fine si era arresa ed era uscita con qualche ragazzo. Scriveva che non le importava veramente di loro, ma che usciva con loro perché noi la incitavamo a farlo, perché la credevamo troppo timida. Ma loro due erano sempre compagni di laboratorio. Si direbbe che non si sia mai arresa completamente. Be’, alla fine, dopo tutti questi anni, lei lo ha avuto e forse, se le avessi parlato di quello che mi preoccupava, se avessi chiesto invece di fare pressioni per quello che provava … Ma no, le ho detto solo di non crescere, di non smettere di essere la mia bambina … di non fare sesso. Lei lo voleva da così tanto tempo e io ho rovinato tutto, ho agito come se il suo amore per lui non fosse importante."

Diane stava annuendo. "Io sono entrata nella stanza di Max. Qualche volta, quando era depresso, ascoltava un orribile CD dei ‘Counting Crows’ e rimaneva sdraiato sul letto a guardare l’annuario scolastico. Mi manca così tanto. Sono andata nella sua stanza ed ho messo quel tremendo CD solo perché mi manca così tanto. Ho anche preso l’annuario dalla sua scrivania e non ho veramente capito fino a che non l' ho aperto … "

"Cosa?" chiese Jeff.

Diane prese l’annuario della seconda media e lo appoggiò al tavolo sul dorso. Si aprì ad una pagina e lei indicò la foto di Liz Parker. Lo fece di nuovo con lo stesso risultato.

"Terza media, prima e seconda liceo. Ha quasi consumato gli album, guardando le sue foto e leggendo quello che lei aveva scritto. No, le frasi non erano nemmeno romantiche, solo auguri perché si godesse le vacanze estive, la speranza di vederlo ancora l’anno successivo, di essere ancora sua compagna di laboratorio. Ma è piuttosto chiaro … tutti quegli anni in cui è sembrato schivo, disinteressato … era solo che non riusciva a chiederle di uscire."

"Così mia figlia è innamorata di lui da almeno tre anni e mezzo? Quasi un quarto della sua vita. E noi non lo abbiamo mai saputo. E per lui è stato lo stesso?"

"No." disse Philip "Per Max è stato anche peggio. Né lui né Isabel ricordano quello che è loro successo prima dei loro sei o sette anni, credo. Nessuno ne è sicuro. Se Izzy ha ragione, Max è innamorato di lei fin dalla terza elementare. Mio Dio! E’ quasi metà della sua vita o, almeno, metà della parte della vita che ricorda."

"Così, dopo essersi desiderati a vicenda per così tanto tempo, c’è stato uno sparo. Lei si è resa conto che poteva essere morta e lui ha realizzato la stessa cosa. E, all’improvviso, hanno saputo che non avevano l’eternità a disposizione ed hanno superato la loro timidezza per stare insieme. Forse troppo, forse troppo in fretta." disse Jeff Parker.

"E noi abbiamo detto loro che dovevano separarsi." finì Diane.

"Non doveva andare così. Noi non lo sapevamo. Possiamo cambiare tutto." disse Philip.

"Certo." sospirò Nancy Parker "Se riusciremo a trovarli, a parlare con loro, a farli credere."

"Forse." disse Philip "Ma io non avevo mai visto Max arrabbiato prima e quando gli ho detto che non era finita e lui ha risposto ‘Sì che lo è, papà. Sì che lo è …’, be’, quella frase ha perseguitato i miei sogni, ieri notte. Non sono sicuro, non sono affatto sicuro che si riferisse alla discussione."

Con quella dichiarazione, scomparve anche quel poco di appetito che i quattro avevano.

* * * * *

12:15 – Demolizioni auto Mel’s – Las Cruces, New Mexico.

"Te l' ho detto, ragazzo. E’ un rottame. Stavo appunto per metterla nel compattatore."

Max guardò la carcassa bruciata della Jeep. "Cosa le è successo?"

"Uno di quei ragazzi californiani di città si è comprato un giocattolo, tutta eleganza e cromature, con un sacco di accessori. Si è lanciato, se puoi credermi, come se una Jeep a quattro ruote motrici, usata fuori strada, non fosse soggetta alla gravità. L' ha portata nel deserto ed è finito nel letto asciutto di un fiume. Quel dannato pazzo non si è preoccupato di mettere una placca di rinforzo sotto il suo serbatoio sovradimensionato. Ha sbattuto contro una roccia e il gasolio è uscito. Quell’idiota è stato fortunato a non bruciare con la jeep."

"Be’, il paraurti è bruciacchiato, le cromature scolorite, ma i miei paraurti sono piuttosto malridotti. Se potessi raddrizzarli un po’ e dipingerli, sarebbe un bel miglioramento. E anche la capotte è bruciata. Be’ quanto vuole per la copertura e i paraurti?"

Mel guardò i due ragazzi. La ragazza era avvolta il un paio di giacconi fuori misura, ma poteva ancora vederla tremare. Mel aveva la reputazione di essere un vecchio bastardo senza cuore, ma anche lui, una volta, era stato giovane. E, in fondo, era un romantico.

"Ah, diamine, figliolo …" disse strascicando le parole "Li avrei messi in ogni caso tra i rottami da compattare. Te li darò tutti e tre al prezzo di rottami di metallo. Cinque dollari in tutto."

‘Buona fortuna, ragazzi.’pensò, guardandoli allontanare. Avevano montato la cappotta e i paraurti erano sul retro. Aveva dato loro un thermos di caffé che, probabilmente, gli era costato ben più di cinque dollari. ‘Sembrate veramente due bravi ragazzi.’

Era chiamata la strada del gasdotto e, chiaramente, era un nome funzionale. Uscirono dalla I-10 tra Las Cruces e Deming, prendendo la strada per le colline, fino a che non furono fuori di vista. La Jeep bruciata era blu, sebbene si riuscisse a malapena a capirlo. Ma, grazie alla manipolazione molecolare, la cappotta tornò come nuova. E la Jeep nera si intonò alla nuova cappotta.

"I paraurti non andranno bene, senza un po’ di lavoro, Max, a meno che tu non possa manipolarli. Inoltre, quelli vecchi non sono tanto male."

Max sorrise e tese la mano per dissolvere i bulloni che fermavano le targhe della California sui paraurti, tenendo poi solo le targhe e gettando il resto nel deserto. Due minuti di lavoro con un cacciavite e la Jeep ebbe delle targhe nuove.

"Presto o tardi qualcuno cercherà una Jeep nera con una targa del New Mexico. Questa non dovrebbe cercarla nessuno. Probabilmente è già considerata un rottame."

Con la nuova cappotta l’interno diventò decisamente più silenzioso e, in qualche modo, più confortevole. Mentre andavano, Max poggiò la mano sul riscaldamento e, all’improvviso, il calore aumentò notevolmente. Dopo 20 minuti, Liz sentì caldo, per la prima volta dopo quasi quattro ore.

* * * * *

02:00 PM – Annabelle Internet Café – Lordsburg, New Mexico.

La zuppa del giorno era una zuppa di molluschi ed era servita con grosse fette di pane. Era il primo cibo che mangiavano dopo il caffè e le paste che avevano preso ad Alamogordo ed entrambi lo divorarono con gusto.

Avevano parlato di come poter rassicurare i loro genitori che stavano bene. Né Max né Liz erano arrivati allo stato di ‘perdona e dimentica’, entrambi erano ancora feriti ed arrabbiati per modo in cui erano stati trattati, sebbene la rabbia era soprattutto dovuta a come era stato trattato l’altro, piuttosto a come era stato trattato se stesso.

Ma, non dimeno, volevano bene ai loro genitori e, nonostante le loro differenze di idee, volevano far sapere loro che stavano bene, anche se non erano pronti ad accettare la punizione che avevano programmato per loro. Il problema era come farlo senza rivelare dove fossero.

Liz fu sorpresa nello scoprire quanto poco Max sapesse di email, nonostante che, a scuola, se la cavasse bene con computer. Aveva un senso, decise. Fino a poco prima, le uniche persone cui era stato vicino erano i suoi genitori, Isabel e Michael. Dato che viveva nella stessa casa con i suoi e con Isabel nella stanza a fianco alla sua, non è che avesse bisogno di spedire messaggi via internet. E, naturalmente, Michael … il vecchio Hank Guerin era più probabile che avrebbe preferito portare nel trailer un distributore di birra che un computer. Nonostante questo, ci vollero solo poche spiegazioni perché Max capisse.

"Se tu ed Alex vi mandate email fin dalla quinta elementare, com’è che non conosci il suo indirizzo?"

"Perché Alex ha un indirizzo strano … Alex e una serie di numeri e lettere @hotmail.com."

"Non riesci a ricordartelo?"

"L' ho messo nella mia rubrica così da non essere costretta a ricordarlo, Max."

"A quanto pare ha funzionato."

"Molto divertente. Ma non importa, perché Alex ha una pagina web per i Whits e lui è il webmaster. La controlla saltuariamente ogni paio di giorni, così potrebbe non ricevere il messaggio fino ad allora. Probabilmente, non prima di domani."

"Be’, se telefoniamo i miei hanno l’identificatore di chiamata."

"Anche i miei."

"Allora o è così o potranno rintracciarci a Lordsburg."

"Temo di sì."

"Credo che dovremmo usare il tuo piano, Liz."

 

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Capitolo 8
*** 7 ***


Parte 7

Alle 2 e 30 del pomeriggio, la Jeep blu era diretta a nord-ovest, verso Safford, Arizona.

Il piano era di prendere strade secondarie per non essere notati. C’erano sempre meno pattuglie che sulle strade principali. E se non sapevi dove stavi andando e cosa avresti fatto una volta arrivato … be’, non è che avessi necessità di andare di fretta. Tagliando a nord per Safford, riuscirono ad evitare il popoloso centro di Tucson e, continuando a nord-ovest verso Globe, evitarono anche Phoenix.

Furono ulteriormente rallentati quando una tempesta di tardo Febbraio portò una spolverata di neve fresca sulle strade ancora non completamente liberate dalle nevicate precedenti. Faceva freddo, ma la cappotte riparata della Jeep aiutò. Aiutarono anche le manipolazioni che Max fece allo sbrinatore. C’erano punti pericolosi sulla strada, dovuti all’accumulo di neve e di ghiaccio, ma la trazione integrale della Jeep era più che adatta al compito e, alla fine, approdarono a Globe, Arizona, popolazione 7.000 anime.

La loro preparazione per quel viaggio era stata … be’, praticamente inesistente. Erano stati ancora frastornati quando, quella mattina, avevano fatto spese ad Alamogordo, ma ora avevano cominciato a fare programmi … non in senso cosmico, ma almeno in senso immediato. Avevano comprato spazzolini da denti ed accessori da toeletta, biancheria e qualche indumento basilare. Non volevano esagerare. Mentre la cittadina sembrava abbastanza carina, i prezzi di tutto, carburante compreso, era un po’ altro.

Controllarono la possibilità di alloggio … non c’era molto. Due ‘Bed&Breackfast’ erano chiusi per l’inverno e l’unico piccolo motel era pieno. Controllarono la mappa e videro che Payson era distante solo poco più di 120 chilometri.

Cenarono di corsa. Era già buio e volevano arrivare a Payson prima che fosse troppo tardi. Ma il percorso fu più difficile di quello che avevano immaginato, con nevicate improvvise e strade ghiacciate a rallentare il loro viaggio. Passarono tre ore, prima dell’arrivo a Payson.

Payson, Arizona, era il doppio di Globe ma, con i suoi 14.000 abitanti, non poteva essere definita certo una metropoli. I ragazzi, però, furono ugualmente felici di vederla. Avevano avuto intenzione di stare lontano dalle strade principali, ma ci erano riusciti troppo bene. Durante quel viaggio, anche la piccola, solida Jeep era stata messa alla prova dal fondo stradale e dalla mancanza di spazzaneve.

Ma quando videro le luci di Payson, volevano solo riposarsi. Era stato una giornata lunga e piena di angustia. Avevano disperatamente bisogno di riposo, della possibilità di farsi una doccia e cambiarsi gli abiti e di una buona notte di sonno.

Mentre Max faceva il pieno alla Jeep, Liz cercò un posto in cui stare. Sull’elenco telefonico della città c’erano solo 5 motel. Controllò prima quello di una grande catena nazionale, ma non avevano posto. Lo stesso accadde per due di una catena minore. Il portiere del Bob’s Motel, un indipendente, la informò che c’era una piccola manifestazione locale e che anche loro erano al completo. Ma lo spirito della ragazza si risollevò quando, telefonando all’ultimo, le risposero al quarto squillo e, con una aspra musica in sottofondo, qualcuno la informò che "Sì, abbiamo dei posti liberi."

La differenza tra la saggezza e l’intelligenza è costituita spesso solo dalla conoscenza e dall’esperienza. Se Liz si fosse fermata a riflettere sul nome dell’ultimo motel, avrebbe pensato che fosse un’abbreviazione del nome del proprietario.

Accademicamente, Liz era una delle studentesse più dotare del Liceo di Roswell … ma accademicamente! Pamela Troy, che arrivava a fatica a prendere un C+ a scuola, le avrebbe potuto facilmente dire che l’ultimo motel non era certo quello che Liz aveva in mente. Naturalmente, Pamela Troy aveva passato un bel po’ del suo tempo in posti come il No-Tell Motel, un albergo a ore.

C’era una misera insegna fluorescente, in parte bruciata. Ma la parte che era ancora leggibile diceva ‘-Tell Motel Posti liberi’.

Né Liz né Max furono stupiti dal fatto che quello fosse l’ultimo motel in città, ad essere riempito. Chiaramente, non era un gran che. Sembrava che un tempo, gli edifici fossero stati baracche o forse alloggi prefabbricati per operai di qualche impresa agricola. Erano raggruppati attorno a tre lati di una piccola area di parcheggio e uno era usato come ufficio. A giudicare dalle auto parcheggiate, due o tre erano occupati, la maggior parte era libera. Max ebbe la sensazione che il posto aveva un aspetto migliore del solito a causa della coltre di neve che lo ricopriva ma, ancora, non sembrava particolarmente bello. Forse, per una notte, sarebbe andato bene, pensò. Avevano veramente bisogno di riposare.

Parcheggiarono la Jeep davanti all’ufficio, accanto all’arrugginito furgoncino con la siluette di una donna nuda sul parafango e le corna di longhorn sul cofano, ed entrarono per prendere una stanza.

Una volta entrata, Liz pensò che l’ufficio puzzava di fumo stantio ma, quando si avvicinarono al bancone, fu ancora peggio. Il portiere, dall’aspetto sgradevole, stava fumando e, a giudicare dal portacenere strapieno davanti a lui, quello doveva essere il suo passatempo preferito. Quello e guardare la TV. Anche se loro erano distanti solo un paio di metri dal bancone - l’atrio occupava quasi la metà della cabina – i suoi occhi erano incollati allo schermo. Lo sguardo di Liz seguì la loro direzione.

Il video mostrava due donne, e fin qui nulla di strano. Il loro co-protagonista sembrava essere … una zucchina. Liz distolse immediatamente lo sguardo, le guance rosse, ma anche non guardare non sembrò aiutarla molto. Dal dialogo, era intuibile quello che stava accadendo sul piccolo schermo. Voltarsi non era stato utile come aveva pensato. Guardò lo scaffale dei DVD da affittare. Senza dubbio il portiere stava esaminando la merce disponibile.

Alla fine l’uomo si accorse della loro presenza, ma non spense il DVD, si limitò ad abbassare l’audio. Liz cercò di distogliere la mente dai gemiti e dagli osceni incoraggiamenti che passavano tra le due donne nel film. Tra l’odore rancido di fumo e la sua repulsione, pensò che avrebbe vomitato.

Max guardò l’essere dietro il bancone, vide ed udì il video e desiderò di portare via Liz il più velocemente possibile. Ma dovevano fermarsi da qualche parte. Quel giorno avevano già passato 12 ore nella Jeep e, avevano dormito per terra, nel deserto, la notte scorsa, sebbene sembrasse una vita fa. Tutto quello di cui avevano bisogno era passare sei ore distesi e riposare. Sperò di sbrigarsi e di togliersi davanti quel tipo.

"Ah … vorremmo una stanza." disse, chiedendosi se avrebbero chiesto loro i documenti o, magari, un certificato di matrimonio.

"25 verdoni." disse il portiere, tirando sul bancone una chiave con scritto ‘Cabina 7’.

Max gli tese velocemente un biglietto da 20 e uno da 5, sorpreso che un motel, anche se così malridotto, costasse così poco.

"Ora, se volete dei preservativi … non sono compresi. Ne abbiamo una vasta scelta."

Il viso di Max diventò rosso, e cominciò a balbettare.

"Non dirmi che non conosci la tua misura, ragazzo." rise il portiere. "Abbiamo un misuratore nella stanza sul retro. E’ solo una tavola con dei buchi di misura diversa. Naturalmente, qualcuno ama così tanto quella tavola da dimenticare la sua signora. Tu non vorrai lasciarla troppo tempo da sola. Sembra eccitante."

Max afferrò la chiave e mise il suo braccio attorno a Liz, spingendola verso la porta.

"Sei sicuro, ragazzo? Sono solo 3 dollari. E le tasse. E non preoccuparti … le tasse sono solo soldi per il governo … non una valutazione sulle tue prestazioni." L’uomo rise alla porta chiusa. Era un lavoro da schifo, ma prendere in giro i novellini era troppo divertente.

Liz e Max non si aspettavano molto ma, quando arrivarono alla cabina, anche le loro peggiori aspettative furono disattese. Quando accesero la luce, un piccolo esercito di scarafaggi andò ad infilarsi sotto al letto e al porta TV … gli unici mobili della stanza. Quando entrarono furono nuovamente colpiti dalla puzza di sigarette e dall’odore di quello che sembrava vomito stantio.

Liz pensò che la stanza non venisse pulita da una vita. Il bagno aveva della muffa che cresceva sulle mattonelle rotte che formavano la doccia, che era arrugginita. Ma quando trovarono una siringa usata sotto il letto … con gli scarafaggi arrampicati sopra … fu ovvio che era troppo.

Liz non voleva tornare nell’ufficio con Max, ma voleva ancora meno restare da sola nella Jeep. Tutto quello che volevano era riavere i loro soldi e andarsene.

"Dannazione, ragazzo … " disse il portiere "Ho sentito parlare di sveltine, ma questo è un record. Diavolo, perfino in un rodeo devi cavalcare dieci secondi per fare dei punti." E rise alla sua stessa battuta.

"Non rimaniamo per la notte. Vogliamo solo indietro i nostri soldi."

"Be’, certo che non rimanete, idiota. L' ho hai affittato per un’ora. Ti rimangono 54 minuti, se li vuoi. Ma non avrai nessuna restituzione." Il portiere tornò a guardare il video delle donne nude. Questa volta il co-protagonista era un cane.

* * * * *

Quando sentì Liz piangere, Max accostò a lato della piccola strada della Foresta Nazionale, a nord-ovest della città, e parcheggiò la Jeep.

"Liz, mi dispiace. Non avevo idea che fosse una cosa del genere." Ad essere precisi, era stata lei a sceglierlo, ma quando si trattava di rabbia e senso di colpa, non faceva nessuna differenza. Inoltre, entrambi i ragazzi erano stanchi ed emozionalmente esausti. Per tutto il giorno, Liz aveva avuto dannatamente bisogno di farsi un buon pianto. Probabilmente, questo valeva per tutti e due.

"Non ho mai visto niente di più … volgare. Oh, Max, sono così stanca, sono due giorni che non mi faccio una doccia, che non mi cambio i vestiti. Siamo stati così tanto tempo seduti in questa dannata jeep che mi fa male il sedere, la schiena … mi fanno male perfino i capelli. E adesso ho anche i crampi premestruali che mi stanno uccidendo. Che ne sarà di noi? Che faremo?"

Max sapeva cosa intendesse dire. Cosa avrebbero fatto veramente. Come avrebbero potuto rimettere assieme le loro vite? Non aveva una risposta a quella domanda, così finse che lei stesse parlando della loro situazione immediata. Quella era un po’ più maneggevole.

"Be’, possiamo fermarci qui per la notte. Possiamo dormire nella Jeep. Forse saremo più comodi sul sedile posteriore. Credo di poterci tenere al caldo, per la notte, con i miei poteri. Non sarà molto confortevole, ma domani potremmo andare in una città più grande … trovare una stanza … farci una doccia … riposarci … comprare qualche altro vestito e, magari, lavare questi.

Anche Liz sapeva che Max aveva evitato la sua domanda … che non era quella la risposta che si era aspettata. Ma era buio e lei era sconvolta e quello era probabilmente, la cosa migliore che avrebbero potuto fare per la notte. In silenzio, salì sul sedile posteriore della Jeep. Lo fece anche Max e Liz si accoccolò contro di lui per riscaldarsi, posando poi la coperta sopra entrambi. Le sue lacrime, nel buio, rimasero invisibili.

Max non riuscì a dormire, ma fece finta di farlo, per non turbarla ulteriormente. Sentì i singhiozzi di lei e gli spezzarono il cuore … ognuno di loro. Era tutta colpa sua. Ora, lei sarebbe avrebbe potuto essere a casa, addormentata nel suo letto, circondata da gente che l’amava, se non fosse stato per lui, per la stupida ossessione di trovare le sue radici. La Jeep era al buio, ma lui sapeva dove stava la sfera. Aveva ancora la vanga. Domani avrebbe trovato un posto dove seppellire la sfera. Non sapeva cosa potesse fare, quale potere potesse avere. Forse era stato sepolta proprio perché non potesse far del male alla gente. Lui l'avrebbe sepolta di nuovo, molto profondamente, augurandosi di non vederla mai più.

Poteva capire perché i genitori di Liz lo odiavano. Quei video … molti di esse erano stati fatti da ragazze che erano fuggite di casa perché pensavano che i loro ragazzi le amassero, ma non era stato così. I loro ragazzi non le avevano rispettare, le avevano soltanto usate e poi le avevano abbandonate. Ed erano finite così, a fare film porno. Rabbrividì involontariamente.

Al primo appuntamento con Liz, Jeff Parker gli aveva parlato. Gli aveva parlato di regole e di valori, e lui era stato d’accordo. Non solo per accontentare l’uomo, ma perché lo pensava veramente. Oh, lui aveva avuto la sua dose di spogliatoio con gli altri ragazzi, aveva sentito delle storie. Ma lui amava Liz e non si sarebbe servito di lei. Ma lo aveva fatto. E per quel maledetto globo alieno.

Era difficile credere, dopo che l’aveva amata dalla terza elementare, ora che l'aveva accoccolata contro di lui, finalmente addormentata, che quello sarebbe stato il peggior momento nella vita di Max Evans. Ma era così.

Per due ore, fissò il buio, continuando a tenerla al caldo, a rimproverare se stesso. Lei dormì irregolarmente, scomodamente. La neve aveva smesso di scendere, il cielo era chiaro. Un raggio di luna entrò dal vetro e le illuminò il viso. Sembrava un angelo, pensò Max mestamente. Poi, come se un interruttore gli avesse acceso la mente, la guardò e sorrise. Lui avrebbe potuto mettere tutto a posto. Avrebbe passato tutta la sua vita a farlo.

Sentì Liz gemere nel buio, e la vide allungare una mano per massaggiarsi l’addome. Senza un attimo di esitazione, Max abbassò la sua mano.

* * * * *

Lei aveva abbastanza caldo, ma la sua posizione era scomoda. Meglio che sedere sul sedile davanti, forse, ma le sue gambe non riuscivano a stendersi. Ed aveva dei brutti crampi alla pancia.

Ma la cosa peggiore furono i sogni, quel viscido portiere e quelle donne … poco più che bambine, che facevano quelle cose … cose degradanti e disgustose. La vita non doveva essere così … il sesso non doveva essere così … non che lei fosse esperta …

Ma l’aveva sempre immaginata come una cosa personale, intima, solo loro due, sempre e per sempre. Qualcosa che era …. sacro. Non si fanno quei film su qualcosa di sacro.

Forse i suoi genitori non avevano del tutto torto. Che ne sapeva lei di ragazzi? Specialmente di ragazzi che non erano completamente umani?

Max aveva avuto ragione quando aveva detto che, la notte scorsa, non era stata veramente lei. I commenti, lanciarsi tra le braccia di lui, averlo quasi invitato a …

Era questo che pensavano tutti i ragazzi? Sicuramente sembrava di sì. Qualcuno di loro credeva nell’amore e non solo nel desiderio? Perfino Max, la notte scorsa … Quale sarebbe stato il risultato se lei non avesse sentito la sfera? Lui lo avrebbe …. fatto? Mentre lei era sotto il controllo di qualsiasi cosa aliena stesse influenzando il suo comportamento? Sarebbe stato diverso da uno stupro?

Liz si sentì infelice, spaventata e piena di dubbi, e aveva anche i crampi delle mestruazioni. Soffriva spesso di crampi, ma questa volta era peggio di quanto ricordasse. E quello di cui NON aveva bisogno, in quel momento, a quanto pareva, era proprio quello che stava accadendo.

‘Dannazione a lui! Ma i ragazzi non impareranno mai a tenere le mani a posto?’ chiese a se stessa, quando sentì la mano di Max scivolare sulla sua pancia. Ma il pensiero svanì quando sentì il calore, vide il pallido bagliore che fece sparire le contrazioni. Le ritornò alla mente la prima volta che aveva visto lì quella mano … quella luce. Mentre era sdraiata al Crashdown, pronta a morire.

‘Dio, Liz!’ pensò ‘Come puoi essere così stupida? Come puoi essere una strega così egoista? Tu conosci Max … Lo conosci fin dalla terza elementare. Lui non è così, non lo è mai stato. Lui era gentile e premuroso, anche quando non pensava che avrebbe mai potuto starti vicino. Anche quando era certo, nella sua anima, che tu avresti pensato a lui come ad un essere spregevole, che non avremmo mai potuto essere una coppia … anche allora lui è stato tuo amico. Nemmeno quella volta, al Crashdown, ti ha chiesto se poteva toccarti. Lui si è solo compromesso, ha compromesso il suo segreto, ha compromesso la sua vita … ha compromesso il suo destino per te, anche se credeva che tu avresti pensato che era un mostro.

Che diavolo non va in te, Liz? Perché non puoi comprometterti per lui? Lui è molto più umano di te, molto più umano di quanto tu sarai mai, piccola Signorina Perfettina. Max ha messo in discussione tutto, per te, ti ha offerto la sua vita senza nessuna esitazione.

Tu stai in una Jeep calda con qualcuno che tiene a te. Sì, è stato un giorno da schifo, e allora? In questo momento, in Africa, ci sono milioni di ragazzi che stanno morendo di fame, Liz. I giorni da schifo accadono …

Tu sei stata piuttosto bene per tutta la tua vita …’
La sua mano si posò su quella di lui, poggiata sul suo basso addome, proprio sopra l’osso pubico. Il calore era così piacevole e i crampi erano spariti.

"Mmmm." mormorò lei, abbastanza forte perché lui sentisse. "Se potessero imbottigliarti, metterebbero il Midol fuori commercio." Guardò oltre la sua spalla e gli sorrise.

"Ma io ho l’esclusiva di Max Evans. Gli altri dovranno accontentarsi del Midol." Si accoccolò contro la spalla di Max e continuò a tenere la sua mano ferma sulla pancia.

‘Smettila di frignare, Liz.’ si disse ‘Ti va ancora abbastanza bene."

Liz chiuse gli occhi e si godette il calore. Sì, aveva bisogno di un bagno, i suoi capelli avevano bisogno di uno shampoo, aveva bisogno di lavarsi i denti e di cambiarsi i vestiti. Ma aveva Max e, per adesso, avere Max era abbastanza.

Dopo un minuto, Liz e Max erano pacificamente addormentati.

 

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Capitolo 9
*** 8 ***


Parte 8

04:00 AM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

Nella camera da letto principale, nessuno dei genitori stava dormendo. Avevano controllato la stanza di Isabel per la settima volta, solo per assicurarsi che lei stesse bene. Almeno un po’, la cosa li confortava. Almeno uno dei loro ragazzi era al sicuro. Se solo avessero potuto cancellare le cose che avevano detto e fatto quel giorno, se solo anche lui fosse stato nella sua stanza …

Nella sua stanza, Isabel era sdraiata sul letto e stava pensando ‘Credo che sia la settima volta che vengono a controllare. Sono così preoccupati, così sconvolti … e io non posso dormire, non più di quanto possano loro.’

L’annuario scolastico era lì, con le orecchiette nelle pagine dove c’erano le loro foto. Ma il sonno non voleva arrivare, i sogni non sarebbero venuti e la passeggiatrice dei sogni era lì, a guardare le foto. Suo fratello le mancava così tanto. E anche la ragazza che lei gli aveva tenuto lontano per così tanto tempo. Desiderò di poter tornare indietro ed agire differentemente. Si augurò di poter avere una seconda possibilità.

Dall’altra parte della città, Jeff e Nancy Parker erano sul terrazzo di Liz e stavano guardando la città, la notte, il buio.

Era davvero buffo, pensò Jeff. Non era più scuro di quanto non lo fosse stato il mattino precedente, ma certamente lo sembrava. Allora era stato arrabbiato. Arrabbiato col ragazzo, arrabbiato con lei. Aveva chiamato i genitori di Max, determinato a mettere una fine alla disobbedienza della figlia e al disprezzo di Max per la reputazione e la sicurezza di lei. Solo 24 ore prima, era stato così sicuro di se stesso. Ora, non era più sicuro di niente. E, soprattutto non era sicuro di dove fosse Liz, se fosse al sicuro o perfino se fosse viva. In quel momento, avrebbe dato tutto per rivivere quelle 24 ore. Naturalmente, erano almeno 12 ore che se lo stava ripetendo. Non lo aveva aiutato molto.

Nancy guardò il cielo di febbraio. Faceva freddo e piccoli fiocchi di neve cominciavano a scendere, portati dal vento. Si chiese se Liz avesse freddo, lì fuori, nel buio. Sperava di no, ma il pensiero le tormentava la mente.

Liz era così magra, si raffreddava così facilmente. Qualche volta, quando faceva così freddo, anche adesso, adesso che era cresciuta, si infilava nel letto dei genitori. O, almeno, lo aveva fatto fino alla notte precedente.

Le lacrime cominciarono a scenderle dalle guance. E’ per il vento, si disse, e per il freddo. Chiuse gli occhi diverse volte, cacciando via le lacrime.

Un pensiero si affacciò alla sua mente ‘Tienila al caldo, Max. Abbracciala forte e non lasciarle pensare che nessuno la ama. Ti prego, Max. Ti prego, non far sentir freddo alla mia bambina … Non lasciarla da sola."

* * * * *

07:52 – Sala Rapporto – Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chaves – Roswell, New Mexico.

"Ho bisogno di un avvocato?" chiese Alex Whitman.

"Non sei nei guai, figliolo. Abbiamo solo bisogno che tu ci dica dove sono Max e Liz."

"Non posso dirvelo." Lo aveva già spiegato loro quattro volte … e ai genitori prima di loro. Quando aveva controllato l’email di TheWhit.com, l’aveva vista. Liz gli aveva chiesto di consegnare i messaggi ai suoi genitori e agli Evans. Lui aveva immaginato che fossero personali, così non aveva nemmeno aperto gli allegati. Li aveva solo scaricati su una chiave USB ed era andato al Crashdown.

Non si era aspettato che gli Evans fossero lì, seduti ad un tavolo con i genitori di Liz. Aveva fatto appena in tempo a dire ‘Ho dei messaggi per voi da parte di Max e Liz.’ quando i quattro lo avevano circondato, insistendo per sapere dove fossero. Aveva spiegato ai genitori, ma loro non avevano capito. Se lo sceriffo Valenti non si fosse fermato per prendere un caffè, non era sicuro di cosa sarebbe accaduto. Ma ora, anche lui lo stava interrogando e nemmeno lui capiva.

‘Dannazione!’ pensò ‘Questo si chiama sparare al messaggero!’

L’unica cosa positiva era che era arrivata anche Isabel. Sebbene anche lei sembrasse terribilmente preoccupata.

"Sceriffo, credo che noi parliamo due lingue differenti. E’ possibile avere qualcuno del vostro Reparto tecnologico a questo incontro?"

"Sì, sono arrivato anche io alla stessa conclusione, Alex."

L’Agente Guerro entrò in Sala Rapporto.

"Roberto, grazie per essere venuto."

"Nessun problema, Sceriffo. Come posso essere d’aiuto?"

"Questo è Alex Whitman. Lui è in contatto per email con una coppia di ragazzi che sono scappati, ma non vuole darci il loro indirizzo."

"Non mi sembra un grosso problema, Sceriffo."

"Ecco perché NON è un problema." disse Alex "Io NON sono in contatto con loro, sono stati loro a contattare me!"

"Be’, dovrebbe essere facile risalire al loro indirizzo IP, Alex. Forse anche solo dal frontespizio dell’email."

L’Agente Guerro cominciò a preoccuparsi quando vide Alex dargli un’occhiataccia. Lo stesso sguardo che sua moglie gli rivolgeva quando aveva fatto qualcosa di ovviamente stupido.

"L'ho già detto a loro." Alex indicò con la testa il gruppo dei genitori "L'ho detto anche a lui." e indicò lo Sceriffo "Ed ora lo dico anche a lei. Mi è arrivata attraverso un mittente anonimo che usa una strategia MIxMaster. L’IP era a Barcellona. Ci sono entrato abbastanza facilmente ed ho scoperto che proveniva da un altro sito in Portogallo. Sono entrato anche il quello, ma per quando sono arrivato ad uno in Bolivia, le registrazioni erano state cancellate e sono finito in un vicolo cieco."

Sette persone stavano fissando l’Agente Guerro, che si limitò a dire "Oh, mer*da! Facciamo finta che non hai detto niente, visto che non ti hanno letto i tuoi diritti."

"Okay." disse lo Sceriffo "Alex non ha detto una parola. Ora, supponendo che l’abbia detta, che diavolo significa?"

"Bene, Sceriffo. Ci sono delle compagnie, chiamate ‘Mittenti anonimi’ che gestiscono i messaggi – qualche volta gratis, qualche volta per piccole somme. Tu mandi loro un messaggio, dicendo dove vuoi che vada. Loro non lo spediscono direttamente, ma tramite uno dei loro indirizzi IP, di solito intestati ad una società che fa la stessa cosa in paesi differenti. Il messaggio può passare da una mezza dozzina di siti. L’idea è quella di impedire che il messaggio venga tracciato.

Se tu risali al sito che ha spedito il messaggio, possono portarti in Tribunale, per cercare di mantenere il loro anonimato. Puoi ottenere un permesso per consultare le registrazioni e non lasciargliele cancellare dopo 24 ore, come fanno normalmente. Ma devi rivolgerti al Tribunale e questo richiede settimane, qualche volta anche mesi. E allora pensi di vincere? Allora ottieni l’indirizzo IP del provider. Puoi trascinarlo in Tribunale a tua volta, ma ormai le registrazioni sono state cancellate. Ma se sei fortunato puoi arrivare in fondo alla catena, in circa quattro mesi.

Quello che Alex ha fatto … be’, quello che NON ha detto di aver fatto, perché è illegale, è il massimo che qualcuno sia riuscito a fare in così poco tempo. Sembra che Alex abbia un futuro nell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale." disse l’Agente Guerro. "Se riesce a rimanere fuori di prigione."

"Oh!" esclamò lo Sceriffo Valenti "Così penso che abbia detto la verità. NON può darci l’indirizzo. Penso di doverti delle scuse, Alex. Dopo tutto, credo che tu possa andare."

Le teste nella stanza annuirono. Alex non poteva a crederci. E poi chiamavano lui un secchione distratto?

"Be’," disse tendendo la chiave USB "A nessuno interessa LEGGERE i messaggi?"

* * * * *

Il computer nella piccola Sala Rapporto era usato soprattutto per guardare le presentazioni in PowerPoint dal registratore LCD, ma fu portata subito una stampante e inserita la chiave, mentre l’Agente Guerro spiegava ai genitori che ci sarebbe voluto qualche minuto per installare i driver.

Prima che lui avesse finito di dirlo, Alex, con un’aria vagamente annoiata, prese il mouse e trascinò le icone di entrambi i file su un terzo file della chiave e l'agente Guerro fu bruscamente interrotto dalla stampante che prendeva vita. Tutto considerato, prese la cosa con filosofia.

Alex tese la prima pagina che era emersa, ai Parker, senza nemmeno guardarla. Diede la seconda agli Evans.

Jeff e Nancy Parker lessero velocemente la pagina e i loro occhi cominciarono subito a lacrimare.


Cari mamma e papà,

so che in questo momento abbiamo delle divergenze, che voi siete turbati dalle mie recenti azioni, compreso il lasciare Roswell, e io sono certamente sconvolta dal vostro tentativo di separare me e Max. Ma siamo ancora una famiglia, io vi amo ancora entrambi e questo non cambierà mai, anche se abbiamo degli scontri. Così voglio farvi sapere che sto bene.

Sono con Max. Mi rendo conto che voi non approvate, sebbene prego perché un giorno possiate cambiare idea. Noi non avevamo intenzione di fuggire. Forse, se l’avessimo fatto, l’avremmo programmato meglio. Credo che stiamo aprendo nuovi orizzonti, qui, l’Istintiva Signorina Parker. Ma sono sicura che, ora che ho avuto il tempo per pensarci, questa sia stata la cosa migliore.

Papa, ti voglio bene. Per tutta la mia infanzia, sei stato il mio eroe, ti sei preso cura di mamma e di me, essendo un padre anche per Maria. So che per tutti questi anni, lei mi ha invidiato il padre che avevo e puoi solo immaginare come sarebbe stata incompleta la mia vita se non ci fossi stato. C’è poco, infatti, in cui noi non siamo d’accordo. Tranne Max. E questo mi sembra veramente ironico.

Perché tu e Max … credo che voi siate simili in molti modi. Siete più forti di quello che sembrate, più premurosi. Entrambi nascondete i vostri sentimenti, ma io so quanto siano profondi e puri, perché sono stata abbastanza fortunata da essere amata da tutti e due. Così è veramente strano che voi non andiate d’accordo. Forse un giorno lo farete. Io lo spero.

Mamma, voglio bene anche a te. So che tu hai paura per me, sei preoccupata per tutti i cambiamenti che sto attraversando e certamente preoccupata per la mia fuga. Non posso rimanere per sempre la tua bambina, mamma, ma tu non smetterai mai di essere mia madre, non smetterai mai di essere importante per me. So che hai paura di Max. Non devi. Se sapessi veramente, se potessi veramente capire quanto gli sto a cuore, sapresti che non lascerebbe mai che mi accadesse qualcosa di brutto.

In questo momento non so quale sarà il mio futuro. La ragazza con sempre un piano pronto, in questo momento non ne ha nessuno. Ma questo futuro deve comprendere Max o non sarà un futuro.

Mi rendo conto che tu non puoi accettarlo, ma spero che un giorno lo farai. Ma per ora dobbiamo separarci. Mi auguro che un giorno, ci metteremo tutto questo alle spalle e che saremo ancora una famiglia, ma per far questo tu devi accettare Max e temo che tu non sia pronta per farlo.

Vi prego, prendetevi cura uno dell’altra. Mi mancate entrambi.

Con amore, vostra figlia

Elizabeth.



Gli Evans non fecero di meglio, quando lessero il loro messaggio:


Cari mamma e papà,

è duro stare lontano dalle persone che ami e ancora più duro essere in discordia con loro. Avrei voluto che non fosse così.

Naturalmente sono con Liz. Stiamo bene e al sicuro e non voglio che vi preoccupiate. Mi dispiace che non siamo riusciti a risolvere le nostre divergenze in un modo diverso. Voglio che sappiate che non sono più arrabbiato. Capisco che voi avete cercato di fare quello che pensavate fosse meglio, ma lasciare Liz, che lo comprendiate o no, lasciare Liz non potrà mai essere il meglio, per me. Vorrei che poteste capire, vorrei che poteste sapere che persona meravigliosa sia.

Mamma, so di averti sempre deluso, di non esserti mai stato vicino come ha fatto Isabel. per molto tempo ho creduto di non essere capace di avere quel genere di vicinanza ma, stare con Liz, mi ha provato che avevo torto. In un certo senso, è una cosa dolce-amara. Imparando da lei che sarei potuto veramente appartenere a qualcuno, ho imparato anche che avrei potuto essere più vicino a te e a papà, per tutti questi anni. Rimpiango sinceramente che la paura mi abbia tenuto lontano da voi, mi abbia impedito di essere il figlio che volevate che fossi. Vi meritate di meglio che uno come me.

Papà, è stato duro per me rendermi conto che non approvavi le mie azioni. Io ti ho sempre rispettato, ho stimato la tua saggezza. Non sono mai stato più felice quando ho pensato di averti reso orgoglioso di me. Mi rendo conto che in questo momento non lo sei, che non approvi quello che sto facendo, che non approvi il fatto che stia con Liz. Spero che, un giorno, cambierai idea su di noi, perché il mio amore per lei è qualcosa che non cambierà mai. Fa parte di quello che sono.

Vi prego, non preoccupatevi per noi. Noi staremo bene. In qualche modo, stare con Liz … be’, credo che siamo molto più forti stando insieme che stando divisi, proprio come voi due.

Portate il mio affetto a Izzy e ditele che non deve essere una ‘Principessa di ghiaccio’. Ditele che è bello essere umani. Meglio ancora, è meraviglioso.

Mi auguro che un giorno, ci metteremo tutto questo alle spalle e che saremo ancora una famiglia. Spero che un giorno saremo pronti per farlo. Non posso essere arrabbiato con le persone che amo, non più. Una volta è anche troppo.

Con tutto il mio amore,

Max.



Jim Valenti guardò le espressioni di entrambe le coppie di genitori, mentre leggevano le lettere. Diane Evans stava piangendo sommessamente e tutti e quattro sembravano turbati da quello che stavano leggendo.

"Signori Parker, signori Evans, apprezzerei se potessi leggere … o meglio, avere una copia di quelle email."

Tutti i genitori annuirono il loro accordo e Alex premette un paio di volte il tasto del mouse, stampando altre due copie. Entrambi i padri stavano cercando di consolare le loro spose, sebbene essi stessi stessero piangendo, mentre lo Sceriffo leggeva e rileggeva i messaggi. Poi si alzò ed andò in un angolo vuoto della stanza, rimanendo a fissare l’intersezione delle pareti, senza in realtà mettere a fuoco niente, come se fosse perso nei suoi pensieri. Alla fine, ritornò al tavolo.

"Roberto, grazie per il tuo aiuto. Vorresti dire alla signorina Robertson che vorrei vederla qui tra dieci minuti?"

"Certo, Sceriffo."

L’Agente si scusò e lasciò la stanza. Jim Valenti si avvicinò ad Isabel, che era seduta accanto ad Alex Whitman.

"Signorina Evans, vorrei che lei andasse ad aspettare nel mio ufficio. Ho qualcosa da dire ai suoi genitori. Signor Whitman, prego, vada lì anche lei."

I due si alzarono ed uscirono dalla porta laterale, mentre lo Sceriffo si rivolgeva ai genitori.

"Signori Parker, credete che questo messaggio provenga da vostra figlia? Che siano parole sue … che non sia stata costretta a scriverle?"

I Parker si guardarono l’un l’altra, ebbero una piccola conversazione tra di loro. Alla fine, Jeff Parker disse "Sì, Sceriffo. Siamo certi che è stata Lizzy … certi che sia quello che sente."

"Bene. Signori Evans … credete che questo messaggio provenga da vostra figlio? Che siano parole sue … che non sia stato costretto a scriverle?"

Entrambi annuirono. "Sì." disse Philip "Sembra proprio da Max."

"Bene anche questo. Suppongo che la Jeep sia intestata a voi, visto che Max non è grande abbastanza. Volete denunciare vostro figlio per furto d’auto?"

Mentre Philip stava già scuotendo la testa, una Diane in lacrime disse "Sceriffo, certo che no. Non vogliamo che Max passi dei guai … volgiamo solo che ritorni a casa."

Lo Sceriffo si sedette in fondo al tavolo e guardò i genitori con un’espressione severa.

"Lasciate che vi racconti una storia. L’anno scorso mio figlio è stato l’unico liceale chiamato a far parte della squadra di football dell’Università. Era così felice. Aveva tutti quei nuovi amici, tutti più grandi di lui. Alla fine della stagione hanno organizzato una festa, perché avevano vinto il campionato. C’era dell’alcol a quella festa e Kyle tornò a casa ubriaco.

Ora, Kyle è un bravo ragazzo, ma anche i bravi ragazzi fanno degli errori. Aveva appena avuto una macchina nuova, una vecchia Mustang, che lui aveva aggiustato. Per i quattro mesi successivi, ha preso la macchina solo il venerdì sera, per andare al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Roswell, dove lavorava come volontario. Ha visto i risultati dell’alcol dato ai minorenni, della guida in stato di ebbrezza, degli abusi domestici causati dal bere.

Io sono un realista, non sono così stupido da credere che ho fatto smettere di bere tutta la squadra di football del Liceo di Roswell, o che Kyle abbandoni i suoi amici perché bevono. Quest’anno è rientrato tardi tre volte, dopo aver partecipato ad una festa. Tre volte in cui era stato l’autista designato per i ragazzi che avevano bevuto. Tre volte in cui ha riportato a casa tre ragazzi che avrebbero potuto uccidersi. E tutte e tre le volte hanno vomitato nella sua adorata Mustang.

Mi chiedo se voi vi rendete conto di quanto siate stati fortunati. I vostri ragazzi sono i migliori studenti e non si sono mai cacciati nei guai. Ora voi mi dite che questi messaggi sono autentici. Che significa questo? Non c’è stato nessun rapimento, qui. Certo, sono minorenni. Suppongo che ci sia stata una violazione del coprifuoco, assenze ingiustificate da scuola, se non li riportiamo a casa prima di lunedì ma, nel grande schema delle cose, paragonato ai crimini con i quali abbiamo a che fare ogni giorno, non vale la pena di sprecare ulteriormente le risorse della Polizia."

"Ma, Sceriffo …" cominciarono a dire i quattro genitori tutti insieme, fermandosi quando lo Sceriffo sollevò una mano, come un poliziotto che ferma il traffico, e continuò "Ma anche così, continuerò a tenere aperto il caso, sotto condizioni. E voi dovete accettare queste condizioni o accettare il fatto che questo Dipartimento ha fatto tutto quello che doveva fare."

"E sarebbe, Sceriffo?" chiese Jeff Parker.

"L’accordo è che SE riporteremo indietro quei due, se riusciremo a trovarli, non si parlerà più di collegio, almeno fino a che voi sei non abbiate fatto almeno dieci sessioni presso un consultorio familiare. Non mi aspetto che Max e Liz non siano puniti, certamente hanno fatto un grosso sbaglio, ma non porterà nulla di buono se voi insistete in qualcosa che li farà fuggire di nuovo.

Sono bravi ragazzi e credo che siano molto più in gamba di quanto voi pensiate. Credo che scoprirete anche che sono molto più legati. Tutte queste sono buone qualità, dobbiamo solo incanalarle in qualcosa molto meno dirompente di quello che hanno fatto negli ultimi giorni.

Questi sono i termini, prendere o lasciare. Ho dei criminali da inseguire e … " e questa volta che non erano più tanto sconvolti, i genitori poterono vedere l’ombra di un sorriso sul viso di Jim Valenti "Max può essere tante cose, ma non penso che sia un criminale. E nemmeno Liz, se è per questo."

Non è che lo Sceriffo avesse lasciato loro molta scelta, ma i genitori dettero la loro parola. Una ragazza, di poco più di vent’anni, bussò alla porta ed entrò.

"Oh, giusto di lei avevamo bisogno." disse lo Sceriffo "Lei è la signorina Robertson. Angela, vorrei presentarti Jeff e Nancy Parker, e Philip e Diane Evans. La signorina Robertson è una studentessa alla UNM, e sta preparando la tesi in Psicologia Forense, per diventare una criminologa. Farà qui il suo tirocinio, per i prossimi due mesi. Angela, i loro figli sono fuggiti. Vorrei che tu lavorassi con loro. Dobbiamo trovare quei due ragazzi, cosa che potrebbe non essere facile. Poi dovremo riportarli qui e convincerli a restare. E potrebbe essere la cosa più difficile, se non la gestiamo bene. Ora, se volete scusarmi, devo andare nel mio ufficio."

* * * * *

Quando erano stati mandati nell’Ufficio, Isabel aveva le lacrime agli occhi, ma riuscì a trattenerle, fino a che Alex non le rivolse la parola.

"Isabel, andrà tutto bene."

"No, Alex. Ed è tutta colpa mia."

"Isabel, sono stati Max e Liz a fare delle scelte."

"No, Alex. Sono stata io. Io e Michael li abbiamo spinti … spinti a fare un esperimento, l’altra notte. Ed è così che è cominciato tutto."

"Non potevi sapere che sarebbe successo, Isabel. E, in qualche modo, li riporteremo indietro, te lo prometto."

Lei seppellì il viso nella spalla di lui, le lacrime che ormai scendevano libere, accompagnate da quieti singhiozzi. E fu così che li trovò lo Sceriffo.

* * * * *

Jim, con in mano le copie dei messaggi, si sedette alla sua scrivania e guardò i due adolescenti.

"Signor Whitman, c’è qualcos’altro che può dirmi su Max e Liz? Qualsiasi cosa."

Guardò entrambi i ragazzi irrigidirsi leggermente, scambiandosi un veloce sguardo, prima che Alex rispondesse "N-no, Sceriffo. Niente di niente."

"Bene, Alex. Io sono lo Sceriffo della Contea di Chavez e si suppone che debba assicurarmi che nessuno possa violare la sicurezza dei computer in posti come Barcellona, il Portogallo o la Bolivia ma, a dire la verità, sono posti al di fuori della mia giurisdizione. Ma se tu DOVESSI sapere qualcosa a proposito di quei due, credo che la prenderei come un’offesa personale se tu decidessi di non dividere quelle informazioni con me. Ci siamo capiti?"

"Uhm … Sì, Sceriffo, ho capito."

"Sceriffo, cosa ha detto ai miei genitori?"

"Ho detto loro che non abbiamo le risorse per correre dietro ad ogni ragazzo che scappa di casa. Che abbiamo VERI criminali da perseguire."

"Ma Sceriffo … "

"Criminali veri, signorina Evans. Come … Ho un caso ancora aperto da cinque mesi. Due uomini hanno perso il controllo in un ristorante. C’è stato uno sparo che avrebbe potuto uccidere qualcuno, signorina Evans. Questo è certamente più importante di due adolescenti in fuga."

Improvvisamente entrambi i ragazzi si azzittirono, fissando lo Sceriffo. Lui abbassò lo sguardo sui fogli che aveva in mano e sorrise. Lesse ad alta voce "Ditele che non deve essere una ‘Principessa di ghiaccio’. Ditele che è bello essere umani. Meglio ancora, è meraviglioso."

Guardò i sue adolescenti e sorrise. "E’ un buon consiglio, provenendo da un ragazzo in fuga. Sa, signorina Evans? Non è da dove veniamo che ci rende umani, o anche quello che siamo. Qualche volta, sono le decisioni che prendiamo. Sembra che suo fratello abbia deciso di abbracciare il suo lato umano e, nonostante i problemi che questo gli ha procurato, sarebbe difficile dire che abbracciare il vostro lato umano sia una cattiva idea."

"Così lei non continuerà le ricerche di mio fratello?"

"In effetti, lo stiamo cercando. Ho detto ai suoi genitori che continuerò a tenere aperto il caso, a condizione che, quando li avremo trovati, Max e Liz e tutti i genitori, si affidino ad un consultorio familiare. Max e Liz hanno agito piuttosto maldestramente, ma altrettanto hanno fatto tutti gli altri. Certo che hanno fatto qualche errore ma, sono entrambi umani, non è vero?

Voi due potete andare, ora."

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Capitolo 10
*** 9 ***


Parte 9

09:40 – Crashdown Cafè – Roswell, New Mexico.

Michael vide Isabel ed Alex avvicinarsi alla porta del Crashdown ed entrò con loro. Non c’erano molti clienti – l’affollamento della colazione era terminato e quello del pranzo doveva ancora cominciare. I tre si sedettero al tavolo più lontano dall’entrata, lontano dagli altri pochi clienti. Maria si avvicinò e prese subito i loro ordini, passandoli a Jose, poi tornò per sedersi accanto ad Alex.

"Input." disse Maria ad Alex. "Ho bisogno di input."

"Bene, sono sicuro che lo hai già saputo da Jose. Ho ricevuto dei messaggi da Liz e Max, da passare ai loro genitori."

"Be’, dove sono?" chiesero Maria e Michael, quasi insieme, da sembrare che parlassero in stereo.

"Non c’è modo di dirlo. Sono stati inviati attraverso mittenti anonimi, perché non potessero essere rintracciati facilmente."

"Avete letto i messaggi? Cosa dicono?" chiese Maria.

"Non molto." rispose Alex. "Certamente niente che rivelasse dove fossero. Volevano solo far sapere che era tutto a posto."

"A posto? A posto? Essere scappati non è essere a posto. Stare con la tua famiglia lo è. Non stare per la strada, con i tuoi genitori fortemente arrabbiati con te!"

"Be’, non stanno male, Maria. Così va meglio?" chiese Alex.

"E’ tutta colpa nostra." affermò Isabel, guardando Michael. "Li abbiamo costretti noi a farlo, ed è finito tutto a rotoli. E’ tutta colpa nostra."

"Costretti a fare cosa?" chiese Maria, guardando da Isabel a Michael.

"Be’ quando stavano insieme, hanno avuto … " cominciò a dire Michael.

"Succhiotti argentati, lo so. Ho aiutato Liz a coprirli col fondotinta."

"Non quello. Hanno avuto … delle visioni. Liz ha avuto delle visioni."

"Visioni?"

"Sì. In qualche modo, ha avuto delle visioni del nostro pianeta."

Maria, cui non piaceva la direzione che avevano preso le cose, cominciò a lanciare occhiatacce, alternandosi tra Michael e Isabel.

"E voi cosa avete fatto?"

"Be’, noi volevamo altre informazioni e … " disse Michael.

"E … " chiese Maria in tono inquisitorio.

Isabel scosse tristemente la testa. "Abbiamo incoraggiato Max a spingersi … oltre."

"OLTRE?"

"Be’, più diventavano appassionati, più sembravano ricevere informazioni." disse Isabel.

"Per questo sono rimasti fuori tutta la notte? Perché voi avete detto a Max di USARE Liz per aiutarvi a trovare il vostro pianeta? E adesso, adesso che i loro genitori li hanno umiliati, la mia migliore amica è lì fuori, da qualche parte … fuggita, forse per sempre? COME AVETE POTUTO?"

"Rilassati, Maria." le disse Michael "Lei sapeva cosa stava facendo. Lei si è … come dire? Si è offerta volontaria."

"Certo che si è offerta. Lei farebbe qualsiasi cosa per Max e tutti e due lo sapete. Tutto quello che dovevate fare era chiedere. Cosa hai detto a Max, Michael? Qualcosa come ‘Dille, andiamo piccola. Aiutami a trovare il mio pianeta’?"

L’imbarazzato sguardo di Michael, quello di un cervo catturato dai fari di un auto, fu tutto quello che le servì per cominciare a spingerlo via, schiaffeggiandogli le mani.

Lui si alzò dalla panca e si allontanò prudentemente da lei, dandole spazio. "Sei incredibile, Michael. Come hai potuto farlo? Chi diavolo pensi di essere? Non puoi usare le persone come se fossero sacrificabili, come un dannato fazzoletto di carta."

Nonostante i suoi migliori sforzi per scappare, Maria spinse Michael in un angolo del ripostiglio, chiudendo la porta dietro di loro e continuando a gridare contro di lui. A poco a poco si calmò, soprattutto per aver finito l’aria, mentre Alex ed Isabel fissavano la porta del ripostiglio ad occhi spalancati.

"Ordinazione pronta." disse Jose due minuti più tardi, suonando il campanello.

Quando Maria non uscì, Alex andò alla finestra e prese i tre piatti, portandoli al tavolo. Poi andò al ripostiglio, bussò leggermente e disse "Michael, il tuo Will Smith è pronto." Non sentendo alcun suono, aprì la porta ed infilò dentro la testa, ritraendosi immediatamente e tornando a sedersi al tavolo, di fronte ad Isabel, con un’espressione scioccata sul viso.

"Michael ha cambiato idea?" chiese lei.

"Credo che ora sia occupato."

"Credi che gli dispiaccia se prendo un po’ delle sue patatine?"

"Non saprei. Penso che avrà bisogno di tutta la sua energia … "

Cinque minuti più tardi, Isabel aveva quasi finito. Alex non aveva toccato cibo. Improvvisamente le chiese "I cecoslovacchi hanno la lingua più lunga delle persone normali?"

"Perché lo chiedi?"

Lui non disse niente, si limitò a guardare il ripostiglio.

Isabel guardò Alex, ricordando le parole dello Sceriffo. ‘Sarebbe difficile dire che abbracciare il vostro lato umano sia una cattiva idea.’

Prima di parlare, gli sorrise. "Non lo so, Alex. Forse dovresti dirmelo tu …"

* * * * *

12:40 – Sala dei Compleanni – Crashdown Café – Roswell, New Mexico.

Liz e Max erano stati compagni di classe per sette anni e, probabilmente, i Parker e gli Evans non avevano scambiato più di 200 parole, prima che i ragazzi cominciassero ad uscire insieme. Anche allora, prima della chiamata alle 5 di mattina, non avevano parlato tra di loro per più di una mezz’ora. Ma, come dicono, l’infelicità cerca compagnia e per le ultime 32 ore tutti e quattro i genitori erano stati piuttosto infelici ed erano stati molto spesso insieme.

E questo avrebbe potuto causare attrito e animosità tra i due gruppi, se avessero puntato il dito uno contro l’altro, o sul figlio dell’altra coppia. Ma tutti avevano fatto delle scoperte strabilianti, riguardanti soprattutto la durata e l’intensità dell’amicizia dei loro ragazzi e si vergognavano un po’ tutti di non conoscere il proprio figlio meglio di quanto li conoscevano in apparenza a giudicare dai diari, dagli annuari e dalle sconcertanti rivelazioni di Isabel.

Ad ogni modo, come può un ragazzino di terza elementare innamorarsi? E, oltre a questo, tutti e quattro sapevano di essere stati rimproverati dallo Sceriffo per quello che ovviamente pensava avesse passato il limite nel loro rimo piano di disciplina … Primo ed ultimo, a conti fatti, perché quelli da punire erano fuggiti di prigione.

Così erano lì, insieme per il pranzo della domenica e per avere l’occasione di discutere le cose come in un mutuale gruppo di supporto. Sì, erano infelici, ma almeno lo erano in compagnia.

"Bene." disse Jeff "Almeno sono contento che i ragazzi si siano messi in contatto con noi. Qualsiasi altra cosa abbiano fatto, almeno ci tengono in considerazione."

"Sì. Ed è bello sapere che sono ancora vivi e non hanno avuto un incidente d’auto o cose del genere. Ma questo è tutto quello che abbiamo saputo. Niente di dove sono o di quali siano i loro piani." disse Philip.

"Questo non è del tutto vero, Philip." disse sua moglie, ricordando le scuse di Max per essere stato distante. Quello aveva scaldato il suo cuore di madre. "Ci sono un sacco di cose che hanno detto, su cui penso dovremmo riflettere."

"Non so, Diane. Non credo di capire come abbiano potuto farlo. Credo di appartenere ad un’altra generazione, ma credevo di aver cresciuto Max in maniera differente. Non credevo che avrebbe potuto fare una cosa come questa."

"Per essere giusti," disse Nancy "pensavamo che si volessero bene solo da due mesi, non da sette anni."

"Non penso che dovremmo credere a quello che ha detto Isabel sulla terza elementare, Nancy. Non ho mai sentito di un bambino di otto anni che si è innamorato. Anche un amore da cuccioli … a meno che non si tratti di un cucciolo vero." rispose Philip.

"Be’, Philip," disse Diane "supponiamo che fosse anche solo da tre anni … Noi sappiamo che sono innamorati almeno da tanto, dai diari di lei e dall’annuario di lui. Se avessimo saputo che stavano insieme da tre anni, ci saremmo comportati come abbiamo fatto ieri mattina … sapendo che si amavano così tanto?"

"Forse no. Tre anni sono tanti per fare coppia fissa. Naturalmente, non li avremmo mai lasciati essere una coppia."

"E come avremmo fatto a fermarli? Li avremmo costretti a frequentare qualcun altro? Non è che Max non abbia avuto altre possibilità, è solo che non era interessato. Fino a che non ha cominciato a frequentare Liz, stavo cominciando a chiedermi se gli piacessero le ragazze."

"Nella sua lettera non lascia molti dubbi su quello che prova per Liz." replicò Philip "Ma anche se fossimo stati un po’ più tolleranti su ieri sera … come possiamo scusare quello che stanno facendo adesso?"

"Sono d’accordo." disse Jeff. "Immaginiamo che abbiano cominciato a piacersi otto settimane fa, ma che si siano frequentati per tre anni. A questo punto devo ammettere che abbiano passato la fase degli occhi dolci e della mano nella mano. E ora sono da soli, in una Jeep, diretti da qualche parte. Sapete quello che, inevitabilmente, succederà, se non è già successo. Devo ammettere che Max mi ha preso in giro. In genere, quando faccio la mia chiacchierata su regole e valori con i ragazzi che escono la prima volta con Liz, sono certo che entra loro da un orecchio e esce dall’altro. Ma Max … Max mi aveva convinto di seguire quelle stesse regole."

"Pensavo veramente che lo avrebbe fatto, Jeff." disse Philip "Non avrei mai creduto che avrebbe fatto una cosa come questa. Temo che tu abbia ragione, con gli ormoni adolescenziali che sono quello che sono, se non hanno già fatto sesso prematrimoniale, ormai è solo questione di tempo. Non sono questi i valori che ho insegnato a mio figlio … Non so da dove li abbia presi. MTV, probabilmente."

"Sì. Liz dice che io e Max siamo molto simili. Io non lo vedo. Io non avrei mai, mai, alla loro età o a qualsiasi altra, fatto sesso senza essere sposato. Non sono mai stati questi i miei valori."

"Be’, Jeff, speriamo di essere fortunati e che l’Ufficio dello Sceriffo o qualcun altro li trovi, prima che arrivino a fare sesso." disse Philip Evans.

Intorno alla tavola, tre teste annuirono lentamente.
 

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Capitolo 11
*** 10 ***


Parte 10

11:00 PM – Circus-Circus Casino – On The Strip – Las Vegas.

Era stato un giorno lungo ed interessante. I crampi di Liz l’avevano infastidita in continuazione, nonostante il Midol. Ma ora era di nuovo a suo agio, sdraiata sul lato sinistro del letto, accoccolata contro Max, mentre la mano destra di lui irradiava calore nella sua pancia.

‘Buffo.’ pensò lei ‘Questo è quasi come il giorno in cui è cominciato tutto. Ma sono accadute così tante cose da allora …’

Lei aveva comprato un nuovo diario, il vecchio ormai presumibilmente al sicuro in una nicchia nella parete dietro al letto. Era sdraiata sul fianco, sentendosi più bene di quanto non lo fosse stata per tutto il giorno, e cominciò a scrivere …


E’ il 25 febbraio ed è stato un giorno impegnativo e pieno di eventi. Io e Max ci siamo svegliati alle 6. Credo che entrambi fossimo rigidi e indolenziti ma, tutto sommato, non è stata una brutta notte. Durante il viaggio a nord, verso Flagstaff, abbiamo parlato molto, prima di fermarci per fare colazione. Io sono una alla quale piace avere sempre un programma ma, in questa occasione, credo che il piano di Max sia stato di gran lunga migliore di qualsiasi piano che avrei potuto fare io.

Abbiamo fatto un’ottima colazione a Flagstaff, ma ci siamo fermati il minimo indispensabile, prima di far rifornimento e ripartire. Abbiamo preso la I-90 verso Bullhead City, prima di voltare verso nord e, arrivati a Kingman, Arizona, ci siamo lasciati alle spalle il brutto tempo. Lì abbiamo pranzato, in un grande ristorante messicano lungo la vecchia Pista 66. Spero di poter tornare, un giorno, e di visitare meglio la città, perché, visto che volevamo arrivare qui e prendere una stanza prima possibile, non ci siamo trattenuti a lungo. Siamo arrivati alle 13. E’ difficile credere quante cose siano successe da allora.

La stanza costa solo 45 dollari a notte, perché si rifanno con tutti i soldi che la gente perde giocando. Ci siamo registrati alle 13. Nell’atrio c’è una sala giochi per intrattenere i bambini, mentre i loro genitori giocano. Abbiamo usato la macchina per le foto prima ancora di entrare in camera. Quando siamo arrivati qui, Max è uscito di nuovo per andare da Kinko a fare acquisti. Ero nella doccia appena lui è uscito dalla porta. E’ stato stupendo essere di nuovo pulita. Max è tornato proprio mentre stavo per asciugarmi i capelli. Ha sorriso, ha mosso la sua mano e … i miei capelli erano asciutti e pettinati. Dov’è stato per tutta la mia vita?

Abbiamo passato mezz’ora a preparare dei documenti falsi, diverse copie con nomi diversi. Max ha falsificato anche dei documenti secondari. I nuovi ID hanno anche l’ologramma, visto che chiunque, con una stampante a colori e Photoshop, può fare quello che vuole, quando si tratta di falsificare qualcosa. E, come ha dimostrato Max, l’ologramma non è stato un grande problema, potendo usare la manipolazione molecolare. La spesa più grande è stato farli plastificare, circa 40 dollari.

Poi siamo scesi nel centro commerciale ed abbiamo fatto incetta di vestiti. Tutti e due avevamo bisogno di qualcosa di elegante. Io mi sono preoccupata, perché ci sono costati la metà dei soldi che avevamo. Sapevo che avrei dovuto fidarmi di Max. Lui è sempre presente, quando ho bisogno di lui.

Quindi, siamo tornati in camera e ci siamo vestiti. Lui è sempre bello, anche in jeans e maglietta, ma … accidenti se sa portare bene un abito elegante. Poi, di nuovo giù, al casino.

Max ha pensato che poteva essere rischioso per noi, vincere un sacco di soldi. Se vinci troppo tutto insieme, verificano i tuoi documenti e fanno delle ricerche all’Ufficio delle Finanze. E, soprattutto, verificano più accuratamente la tua età. Certo, avevamo documenti falsi che dicevano che avevamo 21 anni ed eravamo vestiti in modo da renderlo QUASI credibile, ma era più sicuro rimanere in sottofondo, piuttosto che essere i protagonisti della storia.

Siamo andati nell’area dove si scommettono belle somme. Il gioco che Max ha scelto è stata la Roulette. In realtà è un gioco stupido. Statisticamente è sempre il banco a vincere, come in ogni altro gioco fatto a Las Vegas, ma noi avevamo un sistema. Nella Roulette puoi scommettere sul colore. Abbiamo fatto finta di non conoscerci, ci siamo sistemati in parti diverse del tavolo ed abbiamo cominciato a scommettere. La scommessa minima era 50 dollari. Lui scommetteva sul rosso, io sul nero. Uno avrebbe vinto, l’altro perso. In questo modo eravamo in pareggio, a meno che non uscisse lo zero. Se così fosse stato, avremmo perso tutti e due. Non un gran sistema, vero?

Ma ogni tre o quattro scommesse, uno di noi avrebbe puntato il doppio. Se io scommettevo 100 dollari sul rosso, lui scommetteva ancora 50 dollari sul nero. Ma se la palla stava per finire sul nero, lui le avrebbe dato una leggera spinta con i suoi poteri, quanto bastava per farla finire da qualche altra parte. Qualche volta finiva ancora sul nero … con il 50 % delle possibilità. Ma questo cambiava la probabilità, portandola dal 94 al 107%. Uno di noi avrebbe comunque perso, ma di solito, vinceva quello che aveva fatto la scommessa maggiore.

Nessuno ci ha prestato attenzione, perché a quel tavolo si facevano scommesse ben più grandi. Non si può credere alle somme che si sono perse e vinte lì, probabilmente più di 100.000 dollari in un’ora. I 200 dollari l’ora che abbiamo vinto, sono passati inosservati.

Abbiamo continuato per 6 ore e siamo usciti con quasi 2.500 dollari, prima di dover andare all’Ufficio della Contea di Clerk, con i nostri nuovi documenti, e poi al nostro appuntamento. Dopo di che, siamo tornati qui. Abbiamo chiesto il servizio in camera per celebrare e …


"Max, smettila. Stai rovinando la mia concentrazione!"


… scusate l’interruzione. Max mi sta facendo il solletico. Ad ogni modo, abbiamo fatto una cena meravigliosa e …


"Max, devo pensare che tu non vuoi che documenti le attività del giorno?"

"Liz, a volte tu eccedi con quello che scrivi sul tuo diario."

"Solo un minuto, lasciami finire ancora due o tre paragrafi, Max."

‘Mi sta stuzzicando il capezzolo destro con l’indice della mano sinistra, più o meno per gli ultimi 45 minuti, godendosi l’infantile piacere di vederlo irrigidirsi. Se continua così, scoprirà che si può essere in due a fare questo gioco.’ pensò Liz, prima di tornare a scrivere.

No, la Cappella di Elvis non è esattamente il posto dove immaginavo di sposarmi. Sarebbe stato bello avere Maria come damigella d’onore e Michael come testimone, invece di un imitatore di Elvis. E mi sono appena arrivate le mestruazioni, e una piccola stanza al Circus-Circus … be’, non è esattamente così che ho immaginato la mia luna di miele, quando ero una bambina.

Ho detto a Max che potevamo … sapete? consumare ugualmente, se lui l’avesse voluto, ma credo che si sia sentito a disagio, come lo sarei stata anche io. La nostra prima notte doveva essere molto più bella. Ho quasi pianto, quando ha detto ‘Posso aspettare qualche giorno … o tutta una vita. Io voglio solo stare con te.’

E ora sono qui, a letto con lui, sentendolo contro di me, sapendo che questo è l’inizio di un sempre.

Probabilmente ci tratterremo qui qualche giorno, mettendo da parte un piccolo gruzzolo alla Roulette e poi ce ne andremo. No, non è esattamente quello che ho sognato quando ero piccola ma, anche così, questo è stato il più bel giorno di tutta la mia vita.

Io sono Elizabeth Evans e sono molto felice.


"Okay, Max, ho finito. Sei sicuro di non volere … perché, se no, io potrei … "

All’inizio lui non disse niente, limitandosi a stringerla tra le braccia, con la schiena di lei contro il suo petto. Poi le baciò il collo, scivolando verso la sua bocca. "No, ti terrò solo al caldo, a tuo agio. Noi abbiamo l’un l’altra e tutto il tempo del mondo."

Rimasero così, la mano destra di lui che emanava un caldo bagliore sopra le mutandine di lei, anche quando si furono addormentati, mentre la mano sinistra era posata delicatamente sopra il seno di lei. I loro cuori sembravano battere all’unisono …

* * * * *


E’ il 25 febbraio e io sono Elizabeth Evans. Ho ancora la pelle d’oca al pensiero …

Perché nessuno me lo ha mai detto? Io e mamma abbiamo avuto ‘la chiacchierata’ quando avevo nove anni. Mi sembrava che parlasse di … ‘idraulica’. Educazione sessuale in quinta elementare … altra ‘idraulica’. Educazione sessuale in prima media … ‘idraulica’, più ricoprire una banana con un preservativo. E quando tutte noi abbiamo cominciato ad avere qualche appuntamento si parlava di ‘prima base’, ‘seconda base’, di come tenere il nostro lui interessato senza spingersi troppo oltre. E perfino 36 ore fa, quando Max ha allungato una mano per alleviare i miei crampi, ero pronta ad arrabbiarmi con lui, convinta che stesse cercando di guadagnare una base.

Fin dalla prima media, ogni volta che, anche accidentalmente, mi sono scontrata con un ragazzo o che un ragazzo si è scontrato con me, mi è stato detto di preoccuparmi … che fosse una avance sessuale. Sembra che tu abbia passato tutti gli anni dell’adolescenza a preoccuparti su cosa il tuo compagno stesse facendo, cosa stesse pensando, se volesse portarti in un posto dove non eri pronta ad andare …

Perché non ti dicono questo? La notte scorsa mi sono addormentata con la mano di Max sul mio petto. Oggi mi sono svegliata … ed era ancora lì. Non devo preoccuparmi che lui voglia cominciare la giornata … in seconda base. Oggi, facciamo parte della stessa squadra.

Ci siamo svegliati abbracciati. Non come due giorni fa, quando sapevamo di essere fuori posto. Questa mattina, mi sono svegliata tra le sue braccia … ed ero a casa.

In questo momento Max è sotto la doccia, così ne approfitto per scrivere qualcosa sul mio diario, fino a che non arriva il mio turno.

Pensavo di fare la doccia con lui, ma lui mi ha scoraggiata. "Liz," mi ha detto "Non credo che tu voglia fare una doccia così fredda." Povero caro. Ma io lo avevo avvertito che se continuava a giocare con il mio … be’, non importa. Dove eravamo?

Sapevo che Max è brillante ma, quando ieri mi ha parlato del suo piano … all’inizio ero troppo sopraffatta da quello che mi aveva chiesto di fare per apprezzarlo veramente. Sua moglie … Per sempre. Wow!

Poi la cosa lo ha tentato e, alla fine, l’ho persuaso con le lusinghe. Lui era preoccupato che forse la nostra chimica non era compatibile, che non saremmo stati capaci a … sapete? ad avere dei bambini. Era così imbarazzato a parlarne, così dolce …

Gli ho detto che il 10 % delle coppie non è fertile - come i suoi genitori. Gli ho detto che, se ce ne fosse stato bisogno, potevamo ricorrere all’adozione – loro lo avevano fatto ed avevano avuto una bella coppia di bambini. Credo che fosse imbarazzato a toccare quell’argomento, così gli ho detto che se sarà necessario, tra quattro o cinque anni, studieremo, in modo scientifico, il problema e Max e Liz Evans saranno capaci di avere dei bambini. Non l’ho mai visto arrossire così tanto.

Ad ogni modo, per tornare alla storia, ieri mattina Max si è collegato ad Internet ed ha fatto qualche ricerca. A Las Vegas, il matrimonio è una grossa industria. In effetti, avendo solo 16 anni, ci hanno dato una licenza con allegato un modulo di approvazione dei nostri genitori, da far convalidare da un notaio. Ma avrebbero trattenuto quel documento. In questo momento, la nostra gente non è molto compiaciuta con noi e lasciare quel genere di traccia, li avrebbe irritati ancora di più. Peggio, sarebbe stato più facile per loro ottenere un annullamento, perché avrebbero avuto la prova di un falso.

Invece, aggiungendo un paio d’anni all’età sulla nostra patente di guida, abbiamo ottenuto la licenza matrimoniale e riavuto indietro le dichiarazioni falsificate. E’ chiaro che Max, essendo figlio di un avvocato, ha trovato piuttosto in fretta una via d’uscita.

A Las Vegas, nessuno vuole essere perseguito legalmente, così hanno fatto delle leggi in cui lo Stato non è mai in torto. Migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, si sposano qui. Non c’è periodo di attesa e le cappelle nei casino sono aperte 24 ore al giorno. Anche gli uffici della Contea sono aperti 18 ore al giorno, solo per rilasciare licenze matrimoniali. Hanno a che fare con patenti di guida di 50 Stati, passaporti di tutto il mondo, tessere militari, tutto. Naturalmente, fanno degli errori. Ma, ai fini legali, non contano. A meno che non si sia già sposati, se rilasciano una licenza è valida. Se andate da qualcuno che è autorizzato a celebrare matrimoni e vi sposate, è valido. Anche usando documenti contraffatti – come abbiamo fatto noi – io sono legalmente la signora Max Evans.

Ora viene il problema. Il matrimonio può essere annullato. E’ legale fino a che lo è, ma può essere annullato. Ma prima devono prenderci. Essendo già sposati legalmente, abbiamo creato una cosa che si chiama ‘dichiarazione confutabile’ che il matrimonio sia valido. Oh, i nostri genitori possono farlo annullare, dimostrando che quando ci hanno dato la licenza eravamo minorenni, che l’ufficio della Contea ha, in qualche modo, frainteso la nostra età, ma devono farlo tramite Tribunale e il giudice deve approvare. La cosa essenziale è che noi dobbiamo essere lì. Non possono farlo ‘in absentia’, perché si presume che noi siamo legalmente sposati e, finché la corte non ha sentito la nostra versione … non può decidere. E, se non può decidere … noi restiamo sposati.

Così il trucco, ovviamente, è evitare che ci prendano fino a che non saremo maggiorenni … tra circa 18 mesi. E se dovesse succedere … più tardi è meglio è. Io non credo veramente, forse mi sbaglio, ma non credo che i miei genitori vorrebbero ottenere l’annullamento se ci prendessero, diciamo, tra un anno.

Penso veramente che potrei guardarli negli occhi e dir loro ‘Io lo amo. Ho diviso il suo nome e il suo letto e voi non potete portarmi via. In ogni caso, lo risposerò tra sei mesi.' Non posso credere che lo farebbero, anche se fossero veramente tanto arrabbiati con noi. E nemmeno i suoi genitori.

Allora è così che riavremo indietro le nostre vite. Tra 18 mesi io avrò 18 anni e Max … buon Dio, chissà quanti anni avrà Max ma, legalmente anche lui avrà già compiuto i 18 anni, potremo tornare a Roswell e stare con i nostri amici e le nostre famiglie. Certo, forse saranno arrabbiati per un po’, ma anche noi eravamo arrabbiati con loro, l’altro ieri. Gli passerà. L’unico problema è che dovremo restare in Nevada, perché se ci prendessero in un altro Stato … be’, le leggi non sarebbero necessariamente le stesse. Noi NON dovremmo essere ascoltati per l’annullamento, se siamo minorenni. Ma questo è uno Stato grande ed entrambi siamo abituati al deserto. Whoops, la doccia è libera. Credo sia arrivato il mio turno, così devo andare.

Io sono Liz Evans … e il mondo è meraviglioso.


Era stata una giornata piena, per Max e Liz Evans. Avevano allargato gli affari per la Strip di Las Vegas. Tre ore allo Stardust Casino, poi due al New Frontier. Pranzo al Treasure Island, poi un’ora di lavoro alla Roulette lì.

Fu più interessante nel pomeriggio, quando andarono al Mirage. La sicurezza li studiò a lungo, passando al setaccio i loro documenti e permettendo loro con molta riluttanza di entrare nella zona delle scommesse più alte. Una volta arrivati al tavolo, ne compresero il perché. Quelle erano scommesse VERAMENTE alte, con un minimo di 250 dollari a puntata. Rimasero solo due ore, ma furono sufficienti. Quando tornarono alla loro modesta stanza al Circus-Circus si fermarono nell’atrio e depositarono 8.000 dollari nella cassaforte, trattenendone altri 400. Max disse che, per quel giorno, avevano lavorato abbastanza ed era tempo di passare la notte in città.

Comprarono qualche altro vestito per il loro ultimo giorno ai tavoli. Si cambiarono e presero un taxi per il Cesar Palace, per andare al Colosseum, con cena e spettacolo.

Finirono col ballare due ore al Beach. Liz non riuscì a ricordare da quanto non si era divertita così.

"Liz, cosa ti è piaciuto di più?" le chiese Max, aiutandola ad uscire dal taxi davanti al Circus-Circus.

"Facile." rispose lei. "Tornare a casa … con te."
 

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Capitolo 12
*** 11 ***


Parte 11

11:00 PM Mountain Time (10:00 PM Pacific Time) – Evans Residence – Roswell, New Mexico.

Aveva provato con entrambi. Potevano essere così lontani? O forse erano solo svegli. Triste, lei ripose l’annuario e prese la sveglia dal comodino, puntandola alle 2:00 del mattino. Forse, allora sarebbe stata più fortunata.

11:50 PM – Stanza 328 – Circus-Circus Casino – On The Strip - Las Vegas, Nevada

Era stata una giornata lunga, trascorsa per la maggior parte ai tavoli dei casinò. Il ricambio dell’aria condizionata nei casinò era scadente, ma accanto ai tavoli ad alte scommesse era inesistente. Il problema, in realtà, erano i capelli di Liz. Lei non era abituata a lavarli a quell’ora ma, recentemente, asciugarli e pettinarli era diventato molto più facile. Così, mentre Max era andato a ritirare i vestiti in lavanderia, Liz fece una doccia, lavandosi i capelli con cura.

Era una cosa alquanto ironica, pensò Liz. Durante il suo periodo non si era mai sentita molto … femminile, sebbene proprio di femminilità si trattasse, della vera essenza dell’essere donna. Anche così, non aveva mai visto l’ora che finisse, come quella volta. Ma il flusso era diminuito e un tampone sarebbe stato più che sufficiente.

Quando emerse dalla doccia, Max notò divertito che indossava uno dei suoi boxer e una sua maglietta. Ridacchiò, prima di asciugarle i capelli.

"Mi dispiace. Se, quando hai bussato alla mia finestra, avessi saputo che ci saremmo sposati, mi sarei portata il corredo da sposa."

"A dir la verità, mi piace il completo che porti stasera." rispose Max, spegnendo la luce ed infilandosi nel letto. La vide sorridere, illuminata dalle luci della Strip di Las Vegas che filtravano dalle serrande della finestra al terzo piano. Lei aveva quel sorrisetto che usava quando stava per prenderlo in giro.

"Be’, è stato facile da mettete insieme." rispose Liz, sfilandosi la maglietta dalla testa e tirandogliela scherzosamente.

Le due ore successive passarono tra baci e carezze, con braccia e labbra in gran movimento. Max sapeva che la domanda stava arrivando, prima ancora che lei la ponesse. La risposta fu la stessa, sebbene leggermente meno convinta.

‘Povero caro.’ pensò lei ‘Il tempismo è stato terribile … probabilmente dopodomani …’

Mentre la stava accarezzando, la mano di Max si fermò bruscamente, avendo avvertito una piccola imperfezione sul fianco di lei, sotto i boxer.

"Un cerotto? Liz, posso guarirti." le disse, la mano che, avvicinandosi, cominciava già a brillare.

Lei l’allontanò bruscamente. "E’ un cerotto anticoncezionale, Max. C’era una piccola clinica al Cesar Palace. Dopo tutto, tu hai un programma …"

Max pensò che ne aveva diversi, ma probabilmente avrebbero dovuto aspettare altre 48 ore.

Infine, si ritrovarono nella solita posizione. Ormai stanchi, lui le posò la mano sulla pancia e il suo gentile bagliore la riscaldò. "Va meglio?"

"Molto."

"E’ il punto giusto?"

"Un po’ più in basso sarebbe meglio."

"Così?"

"Ancora un po’. Mmmmmmm … Bene così."

"Dolci sogni."

"Dolci sogni anche a te, Max."

Mentre scivolavano nel sonno, Liz realizzò di non essere mai stata più contenta. Era stato un altro giorno incantevole. Sarebbe stato perfetto, ne era sicura, se non fosse stato il suo periodo. Ma anche quello stava passando. Non aveva avuto più crampi fin da mezzogiorno …

* * * * *

02:08 AM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

Mentre Isabel si sedeva di scatto sul letto, i suoi occhi si spalancarono e l’annuario cadde a terra.

* * * * *

05:00 – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

"Grazie per essere venuto, Alex." gli disse aprendo la finestra. "Avevo bisogno di parlare con qualcuno. Sono rimasta sdraiata a fissare il soffitto per le ultime tre ore."

"Va tutto bene, Isabel. Puoi chiamarmi ogni volta che hai bisogno di parlare con qualcuno. E’ a questo che servono gli amici." disse Alex, in qualche modo distratto alla vista del suo pigiama rosso.

"Mio Dio, Alex. Sei gelato!"

"Be’, ho parcheggiato a qualche isolato. Non volevo svegliare i tuoi."

"Sdraiati che ti stendo sopra la coperta, almeno fin quando non smetterai di tremare."

Cinque minuti dopo, stava piangendo sulla spalla di lui.

"Isabel, come puoi sapere che non sia stato solo un sogno? La gente fa spesso sogni erotici." le disse Alex, pensando senza dubbio che la sera successiva ne avrebbe avuto uno anche lui … e che, molto probabilmente avrebbe avuto a che fare con un pigiama rosso.

"Alex, i ragazzi fanno sogni erotici, lo so, ma Max e Liz … stavano facendo lo stesso sogno. Era praticamente identico, tranne per il fatto che ognuno aveva la propria prospettiva. Sono già stata nei sogni di Liz, in passato, quando lei aveva saputo di noi. ‘Miss Perbenino’, non ha fatto mai QUEL genere di sogni e nemmeno mio fratello ‘Dritto come una freccia’!"

"Ma se era solo un sogno … "

"Non credo che lo fosse, Alex. Credo che qualsiasi sia stata la forza che si è liberata quando io e Michael li abbiamo spinti ad andare … oltre, per avere informazioni sul nostro pianeta … credo che possa essersi impadronita di loro."

"Non potrebbe essere solo una coincidenza, Isabel? Non è possibile?"

"Non vedo come. In entrambi i sogni, Liz aveva indosso un paio di boxer che ho regalato a Max lo scorso Natale. O, almeno, li aveva all’inizio …"

"Troppe informazioni, Isabel. Per me, Liz è sempre stata come una sorella."

"Hai ragione. Non entrerò mai più nei sogni di quei due!"

Continuò a piangere in silenzio contro la spalla di lui e alla fine, si lasciò andare ad un sonno agitato. Lui la seguì poco dopo.

* * * * *

07:15 – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

"Ciao, cara. Vado in ufficio."

"Ciao. Forse, oggi, avremo qualche notizia."

"Lo spero. Sarà meglio che tu vada a svegliare Isabel. Ha già saltato la colazione e, se non si sbriga, farà tardi a scuola."

"Lo farò. Non credo che abbia riposato meglio di noi. La stavo solo facendo dormire un po’ più del solito."

Si salutarono con un bacio e lui si allontanò.

Diane tornò dentro e si diresse verso la camera della figlia. Bussò gentilmente alla porta ed infilò dentro la testa. "Svegliati, dormiglio … "

Tre secondi dopo era tornata in cucina con gli occhi spalancati. ‘Non credo di riuscire a gestire più di una crisi familiare alla volta. NON HO APPENA VISTO CHE …'

* * * * *

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Capitolo 13
*** 12 ***


Parte 12

10:00 AM – Bolling AFB – Washington, DC

"Xeno-tecnologia?" chiese l‘Ufficiale, tenendo a lontana malapena l’ironia dal suo tono di voce.

"Proprio così, Colonnello Randolph, Xeno-tecnologia." rispose il Generale di Divisione Edwards.

Era una situazione strana, pensò. Era la Sala per conferenze più sicura di Washington e c’erano solo quattro persone. Lui aveva preso parte a diversi rapporti in quella sala ma, questa volta, era un semplice spettatore. Chi teneva il rapporto era un Colonnello appena promosso, un uomo che aveva messo le sue aquile meno di due settimane prima. E, con lui, c’erano il suo Vice, un Generale di Brigata e il Comandante della Divisione Materiali, Generale pieno anche lui. Un altro Generale a quattro stelle, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, aveva già parlato ai partecipanti, assicurando loro che non sarebbe stato facile.

Il Capo di Stato Maggiore scosse la testa. Non arrivavi a quel posto se non avevi imparato a leggere le persone e il Colonnello Steve ‘Slammer’ Randolph non avrebbe abboccato e lui capiva perché.

Oh, il Colonnello Randolph sapeva cosa c’era in ballo. Se non avesse accettato il suo prossimo incarico, lo avrebbero collocato in pensione. E, visto che non aveva due anni di anzianità nel grado, sarebbe andato via col grado di Colonnello e con una notevole riduzione di assegni. Ma non sarebbe stato un motivo sufficiente per fargli accettare l’incarico. Questo perché ‘Slammer’ Randolph era un pilota da combattimento.

Anche il Capo di Stato Maggiore era un pilota e lo sarebbe stato per sempre, anche se non volava più come Capo Squadriglia da almeno quattro anni. Così sapeva cosa stava passando nella testa del Colonnello Randolph, perché aveva provato la stessa cosa la prima volta che gli era stato assegnato un incarico diverso da quello di pilota. Certo, era per ‘il bene dell’Aeronautica’ ma quante volte, nella sua carriera, un Ufficiale si sentiva dire quelle parole? In quel momento ‘Slammer’ Randolph stava pensando che il mondo era un posto dannatamente ingiusto.

L’uomo aveva certamente servito l’Aeronautica in modo tale da essersi guadagnato il Comando di una Brigata aerea. Era stato un Comandante di squadra intraprendente ed energico e i suoi superiori lo avevano fortemente raccomandato per il comando di una brigata. Così le ultime due settimane, quando erano state fatte le nomine, doveva essere stato estremamente frustrante vedere che tutti i suoi pari grado erano stati nominati … vedere tutte le Brigate assegnate ad altra gente, qualcuno decisamente meno qualificato di Slammer.

Sentendo il suo soprannome, (NdT: da Slam - sbattere, colpire con violenza, stroncare) molti avrebbero potuto pensare che Slammer fosse un tipo pretenzioso e sicuro di sé … e lo era. Ma il Capo di Stato Maggiore sapeva che non era per quello che si era guadagnato quel soprannome. I nomi in codice venivano attribuiti dai commilitoni, qualche volta come scherzo per qualcosa di pazzo che si era fatto, qualche volta per qualcosa di eccezionale. I piloti da combattimento facevano spesso entrambe le cose.

Slammer aveva ottenuto il suo soprannome quando era appena stato promosso Tenente, quando la sua unità era stata impiegata nell’Operazione Desert Storm. Lui aveva pilotato un Viper, un F-16, ed era l’uomo più giovane della sua squadra. Era la prima notte di guerra e la sua missione era stata quella di lanciare bombe su siti di artiglieria anti-aerea. Aveva fatto coppia col suo Comandante di Squadra che era stato colpito e si era paracadutato. Lui aveva rilevato la posizione dell’uomo e, a quel punto, sarebbe dovuto rientrare alla base. Ma non aveva potuto farlo, perché qualcun altro aveva sbagliato alla grande.

Era stato un altro pilota, un generale appena promosso, al suo primo incarico fuori della cabina di pilotaggio, e anche lui ne era rimasto amareggiato. Come Comandante di una missione su un aereo AWACS, Airborne Warning and Control System, avrebbe dovuto dirigere il combattimento da 200 miglia di distanza. Ma l’uomo non aveva esperienza, era arrogante e più alto in grado … non buone qualità da avere in una guerra. Aveva ordinato di portare l’AWACS, privo di armamento, troppo vicino al campo di battaglia ed aveva ordinato alla pattuglia aerea di proteggerlo da vicino.

Gli era sembrato di partecipare ad una caccia al tacchino ed era risentito di dover rimanere a guardare invece di parteciparvi attivamente.

Clausewitz aveva definito ‘foschia di guerra’ la non prevedibilità che accompagna ogni grande operazione. La base aerea non avrebbe dovuto avere nessun aereo da combattimento ma, in apparenza, un MIG-25 Foxbat nemico era stato posizionato lì dopo l’ultimo passaggio del satellite da ricognizione e si era alzato in volo, finendo tra l’AWACS e la sua scorta.

Oh, certo l’aereo della pattuglia aveva virato, ma era molto lontano e un Foxbat andava a Mach 2.2. Anche l’AWACS aveva virato, ma la sua velocità massima era di Mach 0.95. Non avrebbe avuto modo di sfuggire al fuoco. Ci sarebbe voluto un miracolo. Ma il miracolo era accaduto.

Il giovane Tenente era venuto via dal suo ultimo bersaglio quando aveva udito il segnale di richiesta di aiuto. Non avrebbe dovuto avere a bordo il missile aria-aria AIM-120 ma, a causa di un tardivo cambio di missione, l’aveva. Così, anche se fuori posizione e pur non avendolo come compito, aveva sganciato il serbatoio di carburante esterno, per poter andare oltre la velocità del suono e sparare il missile.

Il missile AIM-120, soprannominato Slammer dai combattenti, era un missile radar-comandato e il grande AWACS aveva un segnale radar 20 volte più forte del Foxbat. Il Tenente Randolph aveva fatto fuoco da una posizione difficile e contro un bersaglio a velocità supersonica e il Capo di Stato Maggiore sapeva che poche persone l’avrebbero fatto. Perché c’erano molte probabilità che il missile si sarebbe diretto verso il grande AWACS. E mentre nessuno avrebbe accusato il ragazzo per non aver raggiunto un bersaglio impossibile, lo avrebbero tutti messo in croce se il missile avesse colpito l’apparecchio amico. E questa era la probabilità maggiore.

Ma non era stato così. Il giovane Tenente aveva fatto l’unica cosa che avrebbe potuto dare una possibilità di sopravvivenza al personale dell’AWACS, mettendo in gioco la sua stessa carriera per salvare quegli uomini da uno sbaglio con cui lui non aveva nulla a che fare. Forse era stata fortuna, forse destino, ma aveva colpito il MIG.

Ed ecco perché il Capo di Stato Maggiore voleva quel Colonnello fresco di promozione per quel lavoro, perché aveva fatto la scelta giusta. Non necessariamente la più intelligente, se avesse tenuto in conto la sua carriera. Era stata richiesta per lui una Stella d’Argento al valore, e se l’era guadagnata, ma qualcuno aveva deciso che gli ufficiali inferiori avrebbero potuto averla solo ‘alla memoria’. Così, quello che aveva sopra il petto era solo il nastrino di una Stella di Bronzo.

E, dal solo linguaggio del suo corpo, il Capo di Stato Maggiore aveva compreso che Slammer avrebbe rifiutato l’incarico.

"Ha qualche altra domanda, Colonnello Randolph?" chiese il generale Edwards.

"No, signore."

Edwards guardò il Capo di Stato Maggiore. Nemmeno lui era nato ieri e sapeva che il Colonnello non avrebbe accettato.

"Signori," disse il generale "apprezzerei se voi andaste a prendervi una tazza di caffé. Mi piacerebbe scambiare due parole col Colonnello Randolph."

* * * * *

‘Slammer’ Randolph guardò il Capo di Stato Maggiore. ‘Ecco che viene fuori la campagna acquisti.’ pensò.

"Slammer mi piacerebbe fare una chiacchierata con te, non da Generale a Colonnello, ma da pilota a pilota."

"Sì, signore."

"So che sei seccato. Io lo sono stato quando ho avuto il mio primo incarico fuori dalla cabina di pilotaggio. Tu hai fatto il tuo dovere, e l’hai fatto bene, e dovresti avere una Brigata Aerea. Sono stato io ad impedire che accadesse e tu hai diritto di sapere perché.

Abbiamo un problema ed è un problema che è andato peggiorando da un po’. Ma, recentemente, abbiamo raggiunto dei limiti rischiosi e non possiamo permettere che le cose vadano avanti così.

Il Presidente ha incaricato il Ministro della Difesa di risolverlo e il Ministro ha incaricato il Consiglio dei Capi di Stato Maggiore; il Consiglio ha dato l’incarico a me e, ora, io lo sto dando a te.

Questo è un compito importante, anche se non penso che tu lo creda tale. Qualcuna delle nostre tecnologie più affinate proviene dai nostri laboratori di ricerca: la mimetica, la capacità dei motori a velocità supersonica, il laser aviotrasportato, solo per nominarne alcune. E questo Laboratorio ha un’importanza particolare."

"Signore, io non so niente di laboratori o di ricerche. Io sono un pilota."

"Ho scelto te perché sai usare il buon senso e sai prendere delle buone decisioni. Mai lavorato con gli scienziati, figliolo? La maggior parte delle volte non sanno fare nessuna delle due cose.

Possono essere brillanti quanto si vuole, ma mancano di buon senso e, qualche volta, prendono delle decisioni assurde. Comandare un Laboratorio? Be’, è un po’ come capeggiare dei gatti. Ma deve essere fatto e da tanto, tanto tempo non è stato fatto bene.

Forse conosci il Laboratorio del Dipartimento dell’Energia a Sandia, dove fabbricano le atomiche, sei al corrente dei problemi che hanno avuto perché il personale ha ignorato le norme di sicurezza, perdendo computer pieni di segreti nucleari. Lo abbiamo letti su tutti i giornali.

L’Aeronautica ha i suoi problemi e il peggiore è al Groom Lake. E’ il nostro più grande laboratorio ‘nero’. Ufficialmente non ne abbiamo nemmeno mai ammessa l’esistenza e lì abbiamo dei grossi guai.

Gli scienziati non sono male, o almeno non lo è la maggior parte, ma sono indisciplinati e di qualcuno di loro si può francamente mettere in dubbio il giudizio. Sono stati tollerati, qualcuno anche da decenni, perché sono insostituibili. O pensano di esserlo. Abbiamo avuto serie violazioni delle norme di sicurezza - per poco non ci sono stati dei morti – e tutto questo deve finire. ma peggio ancora, ce n’è qualcuno che, a mio parere, è … malvagio.

I resti dell’astronave precipitata nel 1947 sono stati portati lì, assieme con i corpi degli alieni recuperati. Anche l’alieno che è sopravvissuto per qualche tempo. Sai chi faceva il nostro lavoro per lo spazio, nel 1947, figliolo?"

Era un bel po’ che nessuno chiamava Slammer ‘figliolo’ ma, se sei un militare, hai solo due modi di rispondere quando parli con un generale. In quella occasione la risposta fu "No, signore."

"Voglio che tu studi bene il resoconto dell' Operazione_Paperclip, figliolo. Stavamo cercando di battere i Russi, era quella la priorità. In un mondo più giusto, alcuni di quegli scienziati sarebbero stati sottoposti a processo come criminali di guerra. E, per quello che riguarda l’alieno, non so se poteva essere una minaccia o no, ma quello che loro gli hanno fatto … In Germania, molti di loro erano abituati ad usare gli esseri umani come cavie e se potevano fare una cosa del genere con la loro stessa specie, che importanza potevano dare ad un alieno?

La gran parte di quella gente se ne è andata da tempo, ma qualcuno degli scienziati più anziani rimasti è … cresciuto alla loro scuola. Sono spietati, amareggiati che l’alieno se ne sia andato portandosi i suoi segreti nella tomba. O, almeno, nel contenitore di formaldeide in cui è conservato. E stanno facendo delle cose stupide, corrono rischi stupidi cercando di far funzionare quella tecnologia.

Lo so che potresti presentare oggi stesso la tua domanda di congedo ed andare in pensione da Colonnello, guadagnando il doppio di quello che ti paga l’Aeronautica Militare facendo il pilota di linea, ma ti dico una cosa, figliolo. Accetta questo incarico e svolgilo bene, solo per un anno e io ti farò scegliere la tua Brigata Aerea. Fallo bene per tre anni e io farò del mio meglio perché tu abbia una Stella e il Comando di una Divisione.

Prova per un anno e va’ avanti … e io farò in modo di farti avere il congedo a grado pieno. Questa è la mia offerta. Pensaci su e dammi una risposta per domani mattina.

Puoi andare, figliolo."

"Sì, signore."

Guardò Slammer uscire. La comunità dei piloti non era molto vasta, ma era sparsa per il mondo. Lui aveva incrociato la strada di Slammer solo una volta, prima di allora, ed aveva solo sentito la sua voce alla radio.

Avrebbe ricordato per sempre quella notte, sapendo che aveva fatto uno sbaglio, guardando sullo schermo il Foxbat che si avvicinava, guardando gli operatori radar e i controllori nella cabina di pilotaggio dell’AWACS fare il loro lavoro, sapendo che la sua stupidità li avrebbe fatti uccidere tutti. Quella notte Slammer era stato Viper-23 e la comunicazione era stata ‘Viper-23, Slammer sul MIG direzione Sud a 22.000 piedi … abbattuto un Foxbat."

Sperò che Slammer accettasse l’incarico. Lui era proprio quello di cui l’Area 51 aveva bisogno.

* * * * *

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Capitolo 14
*** 13 ***


Parte 13

12:10 AM – Tribune dietro il Liceo di Roswell, Roswell, New Mexico.

L’area era deserta, tranne che per quattro adolescenti seduti sulle gradinate.

"Credi che stessero facendo COSA?"

"Credo che Max e Liz stessero facendo sesso."

"Non posso crederci. Voi due avete combinato un casino con quella storia del ‘ritroviamo il nostro pianeta’ è lei è stata violentata?"

"Non ho detto questo, Maria. Ho detto solo che credo che lei e Max abbiano subito una specie di influenza da parte di qualunque cosa fosse quella che ha procurato loro quelle visioni. E che potrebbero aver fatto … sesso." disse Isabel.

"E questo è molto diverso da uno stupro? O almeno da uno stupro-consenziente? Solo che invece di usare una droga è stata usata la vostra magia aliena."

"Maria, non sappiamo se è andata così. Per quello che ne sappiamo potrebbe non aver avuto niente a che fare con i nostri poteri. Lei potrebbe solo aver deciso … be’, che era arrivato il loro momento."

"Falla finita, Michael. Conosco Liz dalla seconda elementare. Se si fosse trattato di me, poteva anche essere. Ma lei ha sempre pensato all’abito bianco, ad una grande cerimonia, circondata da parenti ed amici. Non è possibile che sia scappata e si sia infilata nel letto con il suo ragazzo. Anche se quel ragazzo è Max. Non senza un po’ di magia aliena di mezzo."

"Maria … "

"Non dire ‘Maria’, Michael. Non ti azzardare nemmeno a dire ‘Maria’! Quello che tu e Isabel avete fatto è spregevole. Non immaginavo che avreste avuto il coraggio di presentarvi davanti a me e ad Alex, i migliori amici di Liz. Dovrei prenderti a schiaffi da qui alla settimana prossima … "

"Bionda … "

"Lascia stare il colore dei miei capelli, specialmente coi capelli che hai tu. Che diavolo ti è venuto in mente di conciarti così? Hai infilato la lingua in una presa di corrente ed hai acceso l’interruttore?"

"Non c’è niente che non vada nei miei capelli, Bionda."

"Niente, a meno che tu non debba nascondere le antenne o qualcosa del genere, credo."

"Ora smettila con le frecciate aliene e calmati." disse Michael, poggiandole dolcemente una mano sul braccio nel tentativo di placarla, ma senza ottenere l’effetto desiderato. Maria cominciò a spingerlo e a schiaffeggiarlo e lui cercò un relativo rifugio nella cabina dello speaker, in cima alla tribuna coperta. Lei gli stava ancora gridando dietro, quando lo seguì e chiuse la porta per intrappolarlo all’interno. I suoni della lite crebbero, per poi affievolirsi.

"Credo che sia meglio andarli a dividere." disse Isabel.

"Io non lo farò." disse Alex.

"Se non vuoi farlo tu, lo farò io."

"Non te lo consiglio."

"Non posso lasciare che picchi Michael. Sai che lui non risponderebbe, visto che lei è una ragazza." disse Isabel.

Alex non si lasciò convincere. Alla fine, frustrata, lei andò alla porta, l’aprì ed entrò.

Cinque secondi più tardi, Isabel era seduta accanto ad Alex, gli occhi spalancati che fissavano lontano.

"Non credo di essere abbastanza grande per uno spettacolo simile." disse.

"Sembra che abbiano una strana relazione." disse Alex "Anche tu fai così con i ragazzi con cui esci?"

"Certo che no. I ragazzi con cui esco non mi PIACCIONO nemmeno!"

"E allora perché ci esci?"

"Oh, in parte per coprire il segreto, credo. E perché è quello che fai quando sei una ‘Principessa di Ghiaccio’. Non sono nemmeno il mio tipo."

"E quale sarebbe il tuo tipo?"

"Be’ … " rispose lei, ripensando a quella mattina, quando si era svegliata con la testa appoggiata alla spalla di lui. " … molto simile a te, credo. Alex, vorresti venire a cena da me, questa sera? Abbiamo il polpettone."

"Certo, Isabel. Ma sei sicura che ai tuoi genitori non importerà?"

"In effetti, è stata mia madre a suggerirlo. Ha detto che le piacerebbe conoscerti meglio."

"Perché?"

"Non ne sono sicura. Forse le hai fatto una buona impressione con le email, o qualcosa del genere."

"Certo. Mi piacerebbe."

"Oh, è un appuntamento. Ma ora sarà meglio rientrare in classe." Gli dette un veloce bacio sulla guancia e corse via.

* * * * *

01:05 PM – Quarta ora – Inglese – Liceo di Roswell – Roswell, New Mexico.

‘Mi chiedo se non avrei dovuto chiedergli il permesso, prima di baciarlo. La politica della scuola dice che se non lo fai è considerato molestia sessuale. Spero che a lui non importi.’

* * * * *

01:05 PM – Quarta ora – Musica – Liceo di Roswell – Roswell, New Mexico.

"Taylor?"

"Sono qui."

"Travis?"

"Presente."

"Vincent?"

"Eccomi."

"Whitman?"

"Whitman … ??"

"Whitman …….. ???"

* * * * *

01:55 PM – Cabina dello Speaker – Liceo di Roswell – Roswell, New Mexico.

"Te l’ho già detto, Michael. Devo tornare in classe. Abbiamo già saltato la quarta ora."

"Oh, ma la lite non è ancora finita."

"Va bene. Allora ti aspetto … dietro la rete del campo di baseball, dopo la scuola."

"Accetto."

"Secondo te, Michael, che ci fa Alex seduto lì a fissare il vuoto?"

"Niente, si sta solo toccando una guancia."

"Ci deve essere qualche altra cosa sotto."

"No."

"Sì."

"No!"

"Sei molto bravo a dirlo qui, Michael. Scommetto che nella cabina non ne avresti avuto il coraggio."

"Sì."

"No."

* * * * *

06:30 PM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

"Gradisci un altro po’ di polpettone, Alex?" chiese Philip Evans.

"Grazie, signor Evans. Signora Evans è delizioso. E’ veramente il miglior polpettone che abbia mai mangiato."

Philip guardò la donna che era sua moglie da tanti anni e si chiese cosa avesse ma, automaticamente, coprì la sua apparente mancanza di ospitalità che le stava facendo fissare il ragazzo in silenzio.

"Siamo contenti che ti piaccia, Alex. Ho sempre pensato che il polpettone di Diane fosse eccellente. A differenza dei nostri figli che lo affogano ogni volta nel Tabasco."

E, all’improvviso, comprese. Era QUELLO il problema. L’assenza di Max. Era come se loro quattro fossero lì, come sempre, ma non proprio, perché Alex non era Max. Sapeva che sua moglie si addormentava ancora piangendo. In quel momento, era come se la presenza di Alex rendesse ancora più evidente l’assenza di Max.

Guardò sua figlia. Quella sera stava arrossendo molto. Senza dubbio era stata imbarazzata dall’interrogatorio che Diane aveva fatto al suo amico. Tutta la faccenda con Max e con quella ragazza – Liz – aveva colpito Diane molto duramente e sembrava che ora fosse preoccupata da quell’innocuo ragazzo seduto alla loro tavola.

Philip era stato molto preoccupato da Isabel e dai ragazzi con i quali usciva. Sembrava uscire con una lunga fila di bei ragazzi del Liceo di Roswell, molti di loro evidentemente atleti carichi di testosterone ce on una quantità di ragazze, e lui era terrorizzato dal fatto che la sua bambina indifesa uscisse con loro.

Ma lei era sembrata in grado di tenerli a bada e, fortunatamente, non aveva mai fatto sul serio con nessuno di loro. In effetti, questo gentile ragazzo sembrava essere il meno pericoloso e il più … genuino con cui Isabel si fosse mai intrattenuta. Ad eccezione di Michael, che lei considerava come un fratello.

"Allora, Isabel, voi due uscite insieme?"

"Papà!" esclamò Isabel, arrossendo. "Non puoi uscire con un ragazzo se lui non ti invita."

All’improvviso, fu Alex ad arrossire. "Dopo cena, vorresti venire con me al Crashdown a prendere un gelato?"

"Alex, sarebbe grande!"

Diane Evans spalancò gli occhi e scosse la testa, stupita.

Philip aveva già dato i numeri per Max e Liz, e lei non voleva aggiungere altre preoccupazioni. Doveva essere lei a controllare … così che la cosa non le sfuggisse di mano … come era accaduto con Max e Liz.

‘Ma che cos’ha questa generazione?’ si chiese ‘Non escono insieme … ma … vanno a letto insieme?’

* * * * *

10:30 PM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

Lasciando la stanza di Isabel, Diane Evans cominciò a sentirsi molto meglio sull’intera faccenda Isabel-Alex. Ci aveva lavorato su per quattro ore.

Il passo iniziale era stato seguire i due al Crashdown, giusto per essere sicura che andassero veramente lì. Lei e Nancy Parker si erano avvicinate molto, negli ultimi due giorni, così andò sul retro e bussò alla porta. Una chiacchierata con Nancy le aveva rivelato che Alex era amico di Liz e Maria da almeno dieci anni, che era chiaramente un ragazzo in contatto con il suo lato femminile e che si era sempre comportato seriamente nei confronti delle due ragazze. Nancy si spinse anche a dire che si sarebbe fidato di lasciare Liz con Alex in qualsiasi occasione, senza arrivare ad essere scortese fino a dire … a differenza di quel cucciolo eccitato di Max.

Dal retro, Diane aveva osservato furtivamente i due ragazzi. Era stato come guardare due impacciati ragazzini di prima media che arrossivano quando si toccavano inavvertitamente e che limitavano le loro attività a tenersi per mano. Anche quando l’aveva riaccompagnata a casa, lui le aveva dato solo un casto bacio sulla guancia, cosa che li aveva fatti arrossire entrambi.

Tutto questo aveva dato a Diane il coraggio di affrontare i suoi demoni e chiedere a sua figlia ‘Uhm, come mai stamattina tu e Alex stavate dormendo insieme nel tuo letto?’

E la spiegazione di Isabel – che aveva avuto un orribile incubo su Max e Liz, che aveva chiamato Alex per parlarne e che lui era andato come amico – le era sembrata credibile. E Isabel non era nemmeno arrossita. Era finita con una lunga chiacchierata madre-figlia sulle apparenze, sul fatto che, generalmente, sarebbe meglio non far entrare un ragazzo nella propria stanza dalla finestra, sui valori e cose del genere.

E, dentro di sé, Diane aveva deciso che Alex le piaceva, soprattutto se paragonato alla fila di ragazzi di plastica che di solito Isabel frequentava. Ed era stato tanto gentile da complimentarsi per il suoi polpettone, che lei sapeva non essere affatto eccezionale. Diamine, qualche volta anche Philip ci metteva sopra il Tabasco!

E tutto questo aveva riportato un raggio di speranza in Diane. Forse, proprio come aveva giudicato male sua figlia, poteva aver giudicato male anche Max.

Max era un po’ più difficile da leggere di Isabel, lo era sempre stato. Per anni, era stata certa che Max le nascondesse un segreto e fino a che non aveva cominciato ad uscire con Liz, lei aveva creduto che il suo segreto fosse che era gay.

E mentre ora non lo pensava più, il malinteso sulla scena in camera da letto su Isabel e Alex, le aveva dato la speranza che, forse, quello che aveva spinto Max e Liz alla fuga fosse stata la minaccia di perdere la vecchia amicizia tra di loro.

Giusto forse, pensò Diane, non avrebbero fatto nulla di dichiaratamente sessuale …


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Capitolo 15
*** 14 ***


Parte 14

01:30 AM – Stanza 328 – Circus-Circus Casino – On The Strip – Las Vegas.

Liz era una persona timida, lo era sempre stata. E allora che ci faceva in un letto di Las Vegas, in attesa di Max, con indosso solo un piccolo gioiello? Era semplice. Il gioiello era un anello sulla sua mano sinistra. Anche lui ne aveva uno. Loro erano sposati e il matrimonio cambia tutto.

Al principio il Creatore li fece maschio e femmina e disse ‘Per questa ragione l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà con sua moglie e i due saranno una sola carne. Così non saranno più due, ma uno. Perciò quello che Dio ha unito, l’uomo non separi.’

Le parole dette durante la cerimonia le vorticavano nella mente. La Cappella di Elvis era un posto orribile, ma vi si tenevano molti matrimoni. Avevano offerto loro le opzioni per ogni tipo di voti matrimoniali e lei aveva scelto un rito tradizionale, con la vecchia formula.

Tradizionale. Proprio come l’anello al suo dito. Liz lo guardò e il cuore le si sciolse di nuovo. Las Vegas era una buffa città, i negozi di pegni erano aperti tutta la notte. Ricordò come Max fosse corso lì, dopo aver lasciato gli uffici della Contea, per comprare un orologio che era in vetrina. Non funzionava, ma era d’oro bianco e l’aveva avuto quasi solo per il costo del metallo stesso.

Usando i suoi poteri, ne aveva fatto due anelli, uno per ciascuno di loro. In onore alle origini di lui, Liz aveva suggerito il simbolo che era sulla sfera. La sfera non c’era più da tempo – sepolta profondamente in una foresta a 15 miglia da Payson, Arizona.

Lui aveva scosso la testa. ‘Sto abbracciando il mio lato umano.’ le aveva detto. Gli anelli avevano un disegno celtico, dato che il clan degli Evans aveva origini Gaeliche. Liz guardò l’intreccio dei fili d’oro bianco, una versione più piccola di quello di lui, e sorrise

‘Una sola carne …’ pensò.

Erano quello … o, almeno, lo sarebbero stati molto presto – lei aveva in programma di avere molte unioni con Max, prima che il giorno fosse finito. Già la mattinata era stata piuttosto interessante.

Era stata una buona cosa che non dovesse andare a scuola quella mattina. A Roswell, le ragazze si prendevano in giro tra loro se qualcuna si presentava con un succhiotto e la localizzazione dei suoi avrebbe rivelato che la passione era stata piuttosto intensa. Ci sarebbero stati dei bei commenti, nelle docce della palestra, dopo l’ora di Educazione Fisica. E ci sarebbe stato anche il problema dell’iridescenza argentea.

Forse Max aveva abbandonato il suo lato alieno ma, apparentemente, il suo lato alieno non aveva abbandonato lui. E, forse, una settimana prima, quello l’avrebbe infastidita, forse l’avrebbe spaventata, ma ora non più. Niente del suo amato l’avrebbe più spaventata o imbarazzata … perché loro erano una sola carne.

Avevano scoperto, nei massimi momenti di passione, che bastava che lui la sfiorasse nel buio e, dove lui la toccava, la pelle di lei si sarebbe illuminata dell’iridescenza argentata. E se lui permetteva alle sue labbra di indugiare troppo o troppo fermamente, ci sarebbe voluto un po’ perché l’impronta scomparisse. Sembrava che Max avesse una predilezione per il suo seno e l’evidenza ancora brillava della stanza debolmente illuminata. Quella sera la passione era aumentata ancora e lei stava aspettando la loro consumazione finale con crescente impazienza.

Aveva comprato un completino intimo in uno dei negozi, ma era ancora nella sua confezione; probabilmente lo avrebbe riportato indietro. Lui le aveva detto che gli piaceva nei suoi boxer. Era cominciato come la notte precedente, con lui accoccolato contro di lei. Come la sera prima lei gli aveva preso la mano e ne aveva sentito il calore contro il suo addome.

Lui era stato così caro, chiedendole come erano andati i crampi quel giorno. Quando gli aveva risposto che non ne aveva più avuti da un giorno e mezzo e che le piaceva solo sentire il calore della sua mano … lui era diventato malizioso … be’, lo erano diventati tutti e due. Lui le aveva sfilato i boxer e l’aveva esplorata … intimamente, con le mani e le labbra. Il suo tocco e le sue carezze erano stati benvenuti e lo sarebbero stati sempre … perché loro erano una sola carne.

Quando avevano cominciato ad uscire insieme, erano stati ad una festa per la Vigilia di Capodanno, dove c’erano dei piccoli cotillons. Si tirava un filo e venivano sparati dei coriandoli in aria. Be’, lui aveva scoperto il suo filo … e l’aveva paragonato all’altro. Su quelle cose potevano anche scherzare … perché loro erano una sola carne.

Lei gli aveva detto che, probabilmente, sarebbe stato meglio se lo lasciava stare, ma che lui avrebbe avuto i suoi fuochi d’artificio in meno di 24 ore. Lui aveva riso e l’aveva baciata, la mano ancora premuta contro di lei, il bagliore dorato che le mandava calore e piacere, scaldando, eccitando la sua carne … la loro carne.

Lei, naturalmente, aveva dovuto ripagarlo con la stessa moneta, infilandogli la mano nei boxer … carezzando … strofinando … sfrontata, anche quando arrivò l’esplosione, lasciandoli entrambi sorpresi, ma non imbarazzati. Tre giorni prima lo sarebbero stati, specialmente Liz, ma non in quel momento. Ora non si vergognavano … perché loro erano una sola carne.

Liz guardò il liquido iridescente sulle lenzuola e lo toccò con la punta delle dita, avvertendone la sericità. Lo sparse all’interno delle sue gambe, rimanendo a guardare il luccichio svanire nella sua pelle. Prima della fine di quel giorno, aveva in programma di avere quella iridescenza dentro di lei.

Pur non avendo esperienza di quelle cose, era sicura che il bagliore argentato non fosse esattamente normale, almeno non per un ragazzo della Terra, e solo pochi giorni prima la scienziata che era in lei le avrebbe suggerito di essere prudente … ma quel giorno non ci sarebbero stati avvertimenti simili.

Loro erano una sola carne e lei non avrebbe mai temuto niente di Max.

Liz prese il telefono e chiamò la portineria …

"Pronto? Sono la signora Evans, stanza 328. Abbiamo chiesto di essere svegliati alle 8. Le dispiacerebbe cambiare l’orario e svegliarci alle 10?"

"Nessun problema, signora Evans."

"Grazie."

Immaginò che Max avrebbe avuto bisogno di riposare, la mattina dopo, perché quella notte, lei contava di tenerlo molto occupato.

Scese dal letto e si diresse verso la porta del bagno, per sentire ancora scorrere la doccia. Per un attimo, aveva avuto l’idea di fare la doccia con lui, ma aveva pensato che tutti i suoi piani ne sarebbero stati sconvolti.

"Max, smettila di crogiolarti sotto la doccia. C’è qualcun’altra qui fuori che ne ha bisogno QUANTO te. E sarà meglio per te se non avrai consumato tutta l’acqua calda, mister … "

‘Io sono del mio amato e il suo desiderio è su di me.’ Canto di Salomone

* * * * *

03:00 PM – Statale 95 – Attraversamento di Goldfield, Nevada.

Max e Liz avevano fatto tardi a Las Vegas. Per quando si erano alzati, vestiti, fatto colazione e Liz aveva riportato indietro il suo completino si erano fatte quasi le 11. Avevano fatto abbastanza acquisti da aver riempito una piccola valigia, che fu velocemente caricata sulla Jeep, prima di partire per Reno. Perfino per gli standard di ragazzi cresciuti a Roswell, stavano attraversando delle terre desolate.

Le città erano poche e piccole, ma erano divise da un sacco di strada. Una volta avevano dovuto rallentare a causa di una mandria di cavalli selvaggi che aveva traversato la strada e, una volta che si erano fermati a fare rifornimento, si erano avvicinati degli asini selvatici in cerca di cibo. Ma, per la maggior parte, c’era stato solo deserto, con sabbia arida o basse rocce alcaline e, raramente, grandi letti di laghi in secca. Quei pochi segni di vita umana presenti, sembravano vecchie miniere abbandonate da tempo e altrettanto desolate erano apparse le poche fattorie, e anch’esse sembravano disabitate da decadi.

Il piano originale era stato quello di andare dritti a Reno ma, quando il sole era scomparso ad ovest, dietro la Sierra Nevada, la cosa era diventata inverosimile. Quando scorsero il cartello ‘Tonopah, Nevada – 22 chilometri’ Max decise che era un posto buono come un altro – visto che non avevano una grande scelta di posti – per mangiare, fare rifornimento e rivedere le loro opzioni. Inoltre, Liz aveva bisogno di andare in bagno.

Alla fine, arrivarono ad un cartello che diceva ‘Tonopah, Nevada – Abitanti 2721 – Contea di Nye. Dall’aspetto della città, anche quel numero di abitanti sembrava esagerato.

C’erano quelle che sembravano numerose miniere, tre delle quali mostravano tracce minime di attività. C’era un piccolo Centro Congressi e un certo numero di hotel. Ma tutto quello di cui i ragazzi avevano bisogno era un bagno pulito e qualcosa da mangiare. Si fermarono al ristorante di un motel, proprio davanti al Centro Sociale, ed entrarono.

Max aspettò all’entrata del locale che Liz facesse una veloce capatina in bagno. Mentre lo faceva, notò che nella sala da pranzo regnava il caos più assoluto. A servire ai tavoli, c’era una ragazza, non più vecchia di Liz. Il locale era pieno di clienti affamati e la ragazza, evidentemente agitata, stava sollecitando le ordinazioni di qualche cliente nervoso.

Max aveva già cominciato a pensare che quello NON era un posto adatto a loro; dopotutto avevano mangiato solo quattro ore prima, decise.

Ma un’occhiata alla mappa gli disse che la città più vicina a Tonopah era Fallon e non era sulla strada per Reno. Forse avrebbe dovuto ripensarci.

Quando Liz tornò, cominciò a esporle le loro opzioni ma lei gli sembrò distratta, intenta a fissare la giovane cameriera. La simpatia nei suoi occhi era evidente e Max capì cosa stava arrivando.

Uscita dal bagno, Liz si sentiva di ottimo umore convinta che quella notte sarebbe stata LA notte. Ma mancavano almeno altre cinque ore per arrivare a Reno, era buio, con una strada in cui asini e cavalli selvaggi correvano liberamente. Non che Tonopah le sembrasse una grande città, ma lei non era interessata al turismo. Tutto quello che voleva quella notte, era una stanza decente, con Max dentro.

Non avevano fretta di arrivare a Reno, volevano solo allontanarsi da Las Vegas per andare in un posto un po’ meno sotto i riflettori, per non correre il rischio di incontrare qualcuno di Roswell. E, peggio ancora, non avevano avuto modo di prenotare una stanza a Reno. Sì, avevano un bel po’ di contanti, ma nessuna carta di credito che avesse permesso loro di prenotare la stanza, senza fornire tracce ai loro genitori.

Forse, per una notte, Tonopah sarebbe andata bene.

Ma quando vide il caos nel ristorante, capì immediatamente quello che stava succedendo e la piccola cameriera ebbe tutta la sua simpatia.

Liz aveva lavorato come cameriera fin da quando aveva dodici anni e quello le era accaduto esattamente un paio di volte: la prima per uno sbaglio nei turni, la seconda per un incidente automobilistico ma, entrambe le occasioni era stata l’unica cameriera in un ristorante affollato e, in quei casi, lo scenario era universale.

Se non hai abbastanza gente per fare quel lavoro in modo tempestivo, la gente si innervosisce. E se si innervosisce, diventa irascibile e se diventa irascibile crea difficoltà. E ogni cliente arrabbiato con cui si deve trattare porta via tempo e la coda di attesa si allunga. Era una spirale malefica, che proseguiva fino al caos totale.

All’occhio esperto di Liz non sembrò che la ragazza avesse molta pratica. Stava cercando di servire una folla che avrebbe richiesto almeno due cameriere ed era prossima alle lacrime. Oh, il lavapiatti stava cercando di darle una mano, pulendo i tavoli e portando i menu, ma sembrava che non conoscesse abbastanza l’inglese per poter prendere le ordinazioni o servire i piatti pronti.

Pur rendendosi conto del problema e provando simpatia per la ragazza, Liz dovette lasciar stare. Dopo tutto non era un problema SUO e lei aveva altri programmi che voleva preparare per la notte. Ma un cliente fece un commento particolarmente rude sulla velocità del servizio, facendo scoppiare la ragazzi in singhiozzi. Questo, per Liz, fu troppo.

Max non fu sicuro di come sarebbe stata accolta la decisione di Liz di aiutare la ragazza ma, conoscendo Liz, quello che accadde non lo sorprese veramente. Afferrò un blocchetto per le ordinazioni ed un menù e si avvicinò ad un tavolo, prendendo velocemente l’ordine e portandolo al cuoco, che apparve solo leggermente sorpreso ma che prese il foglio e si mise al lavoro. Tornò ancora ed ancora, dopo aver preso le ordinazioni da una mezza dozzina di tavoli e prima che la ragazza la notasse. Anche lei sembrò sorpresa, ma anche molto riconoscente. Piano piano l’ordine sembrò tornare.

Max andò al banco di registrazione e prese una stanza a nome del signor e della signora Mark Everett. Non avevano una suite nuziale, così ebbe una stanza ‘Pepita d’argento’, la migliore disponibile. Vi portò la valigia e la disfece, sistemando le loro cose, nascondendo i soldi nell’armadio ed usando i suoi poteri per sigillarne momentaneamente le ante.

Tornato nel ristorante, rimase ad osservare Liz muoversi tra i clienti con un sorriso ed una grazia spontanea. Mentre guardava, la sua mente vagò e capendo che, se avesse continuato a vagare in quella direzione, avrebbe presto avuto l’urgente necessità di una doccia fredda, pensò di lasciarla al suo lavoro. Vivendo in New Mexico, parlava abbastanza spagnolo da comprendere il lavapiatti quando gli disse che il turno successivo per le cameriere sarebbe iniziato alle 5 e 30. Sembrava che avesse un’ora e mezza da ammazzare.

Decise di esplorare Tonopah, sperando che ci fosse abbastanza Tonopah da durare tanto a lungo.

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Capitolo 16
*** 15 ***


Parte 15

Fu un lento giro di Tonopah quello che fece Max, negli ultimi attimi della luce del giorno. La scuola superiore era piccola, a paragone del liceo di West Roswell, probabilmente con meno di trecento studenti. Molte parti del sud-ovest sono scarsamente abitate, ma non molte hanno ampi spazi e poca gente come le aree rurali del New Mexico e del Nevada. Max guardò la piccola tribuna dietro il campo, chiedendosi se giocassero a football a otto.

Ma perfino lì, c’era una possibilità alternativa di frequentare le superiori, senza dubbio per qualche randagio o qualche spirito libero, che non poteva frequentare le classi regolari. Max notò che consentivano di fare l’esame per il GED, l’equivalente di un Diploma di Scuola Superiore, ed anche di frequentare corsi preparatori per l’Università del Nevada, a Reno. Max approvò il programma. Avrebbe consentito anche ai ragazzi di quella piccola città di avere una possibilità per frequentare il College.

La terra poteva sembrare incolta, sebbene lui avesse sempre pensato che il deserto aveva una sua quieta bellezza, ma almeno non era una terra desolata, per quello che riguardava l’educazione.

Continuò a camminare, diretto al vecchio museo minerario. E lì incontrò Frank.

Roswell aveva i suoi vecchi ‘Topi del deserto’, come venivano chiamati e Max non rimase sorpreso che anche Tonopah ne avesse uno. Sembrava avere tra i 65 e i 95 anni di età, ogni ulteriore valutazione resa impossibile dalla sua pelle simile al cuoio, quasi di color mogano, che gli ricordò un vecchio e consunto guanto da baseball. C’era una caraffa di caffè sulla panciuta stufa nell’angolo e, quando entrò, gli occhi dell’uomo si sollevarono, tra una fitta ragnatela di rughe, e lo guardarono per un attimo, prima di posarsi sulla caffettiera. Prese una fiaschetta dalla tasca posteriore e versò qualcosa nella sua tazza, mentre Max versava il suo caffè, poi l’offrì a lui.

"No, grazie." rispose Max. Il suo programma per la serata non includeva rimanere intossicato o, almeno, non dall’alcol.

Max conosceva il tipo, vecchi uccelli tenaci che avevano fatta propria la vita del deserto, uomini dalla forte volontà che, di solito, avevano forti opinioni e che amavano le bevande forti. Non aveva dubbi che Frank conoscesse tutti in città, così, quando Max arrivò al museo, lui cominciò a dirgli tutto quello che un forestiero doveva sapere.

La città, gli disse Frank, era cominciata come centro minerario, soprattutto per l’argento e per un po’ d’oro. C’erano ancora quattro miniere e se i prezzi dei metalli preziosi si mantenevano abbastanza alti, almeno tre entravano in funzione. All’inizio, era stata la città più grande della Contea di Nye, una vasta distesa di terra che, ad ovest, arrivava quasi alla Death Valley ma, nel corso degli anni, la maggior parte delle miniere si era esaurita e anche quelle tuttora in funzione non lavoravano molto ed erano pronte a chiudere se il prezzo dei minerali si fosse abbassato.

Per un po’ le fattorie avevano prosperato, ma lì non c’era molta acqua. Frank viveva fuori dalla città, in una vecchia casa che aveva fatto parte di una fattoria che prendeva l’acqua da un pozzo artificiale. Gli aveva detto che era così alcalina che non tutti riuscivano a sopportarla, ma lui ci si era abituato.

Sì, Frank era decisamente un Topo del deserto, proprio così. Gli aveva detto che una volta era stato un cowboy e la città aveva prosperato quando c’erano i raduni. Max aveva ascoltato Frank raccontare le vecchie storie degli anni gloriosi, quando domavano i cavalli selvaggi. Ma ‘queidannativenutidall’est’, che sembrava essere una parola sola per Frank, avevano messo i raduni fuori legge, visto che la maggior parte dei cavalli veniva venduta come carne per cani.

"Perché diavolo avrebbero dovuto farlo?" chiese Frank retoricamente, continuando a parlare senza dare a Max il tempo di rispondere.

Disse che non erano una specie nativa, che non avevano predatori naturali, tranne le automobili, che avrebbero devastato i pochi pascoli, costituito grosse mandrie e sarebbero morti di denutrizione e di malattie. Disse che l’Agenzia per il territorio aveva cercato di darli via, ma che di solito riuscivano a prendere solo i vecchi mustang che nessuno voleva. Sarebbero finiti chiusi in un recinto.

Guidando, Max aveva visto i grandi recinti per il bestiame, forse il vecchio aveva ragione.

Frank proclamò che gli unici cavalli erano stati adottati dai dipendenti dell’Agenzia del Territorio che li avevano tenuti l’anno prescritto, poi li avevano spediti in Francia per essere mangiati da ‘queidannatimangiatoridiformaggio’.

Max ritenne che nella sua casupola Frank avesse una TV, che riceveva il segnale da un piccolo ripetitore posto sulla vicina montagna, perché aveva una filosofia di vita molto simile a quella di Homer Simpson.

Frank parlò della II Guerra Mondiale, quando l’aeroporto locale era stato di supporto ai militari e degli anni ’80 e dei primi anni ’90 quando l’Aeronautica ‘faceva esperimenti segreti sugli aerei’. Ma, da allora, la città aveva condotto una magra esistenza con le miniere e una esistenza migliore col turismo.

Frank disse che, negli anni ’60, gli speculatori terrieri avevano imbrogliato la gente vendendo loro vaste aree di deserto, giù a Pahrump, a sud della Contea di Nye. Ma, dopo trent’anni, ora stavano finalmente cominciando a costruire e lui sospettava che, alla fine, il fulcro della città si sarebbe spostato lì … più vicino alle luci di Las Vegas.

Max si sorprese di come fossero volati quei 90 minuti trascorsi a parlare col vecchio Frank. Ma, sperò, Liz doveva aver finito e voleva tornare da lei. Ringraziò l’uomo per il caffè e la piacevole conversazione ed uscì nel freddo buio del deserto, tornando al Centro Congressi e al calore di Liz.

* * * * *

Betty Ann si stava affrettando a tornare al ristorante, certa di essere accolta dal caos. Betty Ann aveva lavorato lì per oltre quindici anni e vissuto a Tonopah per tutta la vita. Si era sposata due volte ed era sopravvissuta ad entrambi i suoi mariti. Il primo era stato il suo amore di gioventù. Aveva due anni più di lei e lei aveva appena cominciato il terzo superiore, quando lui si era arruolato nei Marines, sapendo che sarebbe stato richiamato in ogni caso. Era tornato a Tonopah per una licenza, prima di essere assegnato in Corea. Era rimasto due settimane, prima di dover raggiungere la Costa Ovest per imbarcarsi. Erano fuggiti, erano andati a Reno e si erano sposati, godendosi dieci giorni di assoluta beatitudine. Era tornato dalla Corea quattro mesi più tardi, in una bara di pino. Il giorno del loro anniversario, lei portava ancora fiori sulla sua tomba, nel cimitero a nord della città.

Lei era andata avanti, sebbene dovessero trascorrere più di cinque anni, prima che si risposasse. Anche lui era nello stesso cimitero, sebbene prima avessero passato insieme quaranta begli anni. Lei era stata una cameriera, la proprietaria di ristorante e ora era la proprietaria di un ristorante e di un motel. Aveva il rimpianto di non avere figli ma, tranne questo, aveva avuto una vita alquanto bella.

Naturalmente avrebbe potuto ritirarsi, vendere l’azienda ma … poi? Guardare le telenovelas per tutto il giorno? Non faceva per lei. Inoltre, a lei piaceva la gente.

In un tempo in cui si diceva che il cliente aveva la priorità e che il cliente aveva sempre ragione, Betty Ann era un anacronismo. A lei i clienti piacevano, le erano sempre piaciuti, ma i suoi impiegati erano la famiglia che non aveva mai avuto e, in quel momento era preoccupata per tre di loro.

Jenny aveva lavorato tutta la mattina ma, a mezzogiorno, c’era in lei qualcosa che non andava. Alla fine, Betty Ann l’aveva costretta a confessare che aveva dei crampi. Erano anni che lei e il marito stavano tentando di avere un bambino, così aveva insistito perché la ragazza andasse a farsi controllare ed era stata una buona idea, Ora era ricoverata in un ospedale di Reno, sotto cura per fermare le contrazioni. Il bambino non avrebbe dovuto nascere per altre undici settimane.

Normalmente l’avrebbe sostituita Lucinda ma aveva il bambino malato, così Betty Ann aveva chiesto a Rachel se poteva lavorare nel suo giorno di riposo. Il marito di Rachel era militare, in servizio oltreoceano da un anno. Mentre andava dalla babysitter, la sua piccola auto era stata investita da un cavallo sbucato da un canalone. Il bambino era stato al sicuro sul suo seggiolino ma Rachel aveva battuto la testa contro il finestrino laterale, quando l’auto si era rovesciata.

Nelle ultime tre ore Betty Ann era stata prima all’ospedale, per assicurarsi che Rachel stesse bene, poi sulla vecchia strada per Golafield, dove il bambino sarebbe stato con la zia, fino a che Rachel fosse stata dimessa, dopo una notte di osservazione.

Economicamente, Rachel non avrebbe avuto problemi, e nemmeno Jenny. I suoi dipendenti erano la sua famiglia e quando stavano male Betty Ann non riduceva loro la paga. E sembrava che tutto dovesse andare a posto, sia per Rachel che per Jenny e anche col piccolo di Lucinda. Ma, guidando a 130 chilometri l’ora, quella per la quale era preoccupata era Anna.

Anna era un’altra ragazza di Tonopah, aveva solo sedici anni. Sua madre … be’, a Betty Ann non piaceva parlar male della gente, ma non aveva una buona opinione della madre di Anna. Il padre di Anna se ne era andato quando lei aveva due anni ed era duro biasimarlo. La madre di Anna era alcolizzata, infedele e qualche volta anche violenta. In effetti, il padre di Anna poteva benissimo non essere suo padre. Nonostante tutto, Betty Ann pensava che Anna meritasse qualcosa di meglio che essere abbandonata dall’uomo.

Sua madre non si era risposata, visto che godeva di un buon assegno alimentare, buono abbastanza per una piccola casa e … per un sacco di alcol. Aveva avuto un certo numero di uomini che avevano vissuto con loro durante gli anni, anni passati a bere e a far uso di droga. Alla fine, uno degli uomini, ubriaco, aveva deciso che Anna era meglio di sua madre … Dopo quell’episodio, Anna era fuggita, ma non aveva avuto un posto dove andare.

Aveva abbandonato la scuola poi, anche lei, aveva cominciato a drogarsi … ed aveva solo quindici anni. Aveva finito di disintossicarsi due settimane prima e Betty Ann le aveva dato un lavoro ed un posto dove stare, per aiutarla a rimettere insieme la sua vita.

E Betty Ann poteva solo immaginare il caos che Anna aveva dovuto sopportare nelle ultime tre ore, cercando di portare avanti, da sola, un ristorante pieno di delegati di un convegno. E mentre Betty Ann provava simpatia per quei delegati, quindici anni di quel lavoro le avevano dato l’esperienza per sapere quanto sarebbe stato difficile per Anna ed era quasi terrificata dagli effetti psicologici che la rabbia della gente avrebbe procurato a quella ragazza fragile. Mentre correva verso il ristorante, si aspettò il peggio, ma non fu quello che vide.

La sala ristorante era piuttosto affollata, ma le cose stavano andando sorprendentemente lisce. Anna sollevò lo sguardo dalla tazza di caffé che stava riempiendo e vide Betty Ann. Aveva una buffa espressione sul viso. Scrollò le spalle ed indicò con la testa in direzione di una ragazza dai capelli corvini che stava prendendo le ordinazioni. Il linguaggio del corpo di Anna fu piuttosto facile da interpretare. Una specie di ‘non chiedermelo … ma non me ne lamento.’

Betty Ann si sedette su una sedia vuota ad osservarla. Nemmeno sessanta secondi dopo la ragazza le si avvicinò con un menu ed un bicchiere di acqua. Lei prese il bicchiere e la ringraziò. "Non credo di aver bisogno del menu." disse Betty Ann "Lo conosco abbastanza bene. Questo è il mio ristorante. Vorresti sederti e parlare con me per un momento?"

* * * * *

Ore 18:00 – Centro Comunicazioni – Base Aerea Bolling, Washington DC


Classificazione: Top Secret – Accesso speciale programma POINT ABLE

A: Det24
Da: ASAV/CV
Oggetto: Assegnazione personale.

Si avvisa che il Colonnello Steve M. Randolph è stato assegnato con l’incarico di Comandante, al Det24, valido dal ricevimento.

Per il Comandante
Richard Edwards, Generale, USAF

cc:
Dreamland/CC
USAF Air Warfare Center/CC, Nellis AFB NV


* * * * *

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Capitolo 17
*** 16 ***


Parte 16

Betty Ann l’aveva analizzata fin dal momento in cui Anna gliela aveva indicata. Si muoveva con una grazia lenta ed un’efficienza che parlavano di considerevole esperienza in quel genere di lavoro, nonostante fosse giovane … decisamente troppo giovane, pensò Betty Ann, per quella fede nuziale. Era ovvio che fosse nuovo – lei ancora ci giocherellava nervosamente e non c’erano segni di una lunga permanenza sul dito o dell'assenza di abbronzatura che ci si sarebbe aspettati dopo pochi giorni di permanenza nel deserto.

Allora cos’era? Una sposina minorenne che era fuggita e, poi, aveva interrotto la sua Luna di miele per fare la buona Samaritana? Qualunque cosa fosse stata, lei era in debito con quella ragazza. Anna non era pronta per quello che aveva dovuto affrontare e, se avesse dovuto cavarsela da sola, c’erano pochi dubbi che l’avrebbe ritrovata il lacrime. Anna ne aveva passate troppe, anche senza doversi sentire una totale incompetente a causa di circostanze che non dipendevano da lei.

"Io sono Betty Ann." disse alla ragazza, tendendole la mano

"Uhm … Beth … Beth Everett." rispose Liz, prendendola.

Betty Ann notò l’esitazione nel dire il suo cognome. Visto il nuovo anello, poteva essere normale. L’esitazione sul nome, invece, l’aveva lasciata perplessa. Ma sembrava una brava ragazza. Certamente non era Bonnie, sebbene avrebbe dovuto dare un’occhiata al suo Clyde, per esserne completamente sicura. Molto probabilmente erano una coppia di minorenni che erano scappati e che forse viaggiavano sotto falso nome. Oh, certo, era successo cinquant’anni prima, ma una volta lo aveva fatto anche lei.

"Bene, Beth, mi piacerebbe ringraziarti per l’aiuto che hai dato ad Anna. Lei lavora qui solo da due settimane e un paio delle altre cameriere hanno avuto dei problemi. Larei stata qui io, se non avessi dovuto portare uno dei loro bambini da sua zia. La madre è stata ricoverata in ospedale."

"E’ terribile. Starà bene?"

"Sì, quasi certamente. Ma ha un grosso bernoccolo in testa e dovrà passare la notte in osservazione, poi riposarsi per qualche giorno. Ma tornerà prima dell’altra cameriera, anche lei in ospedale per bloccare il parto. Anche se la lasciassero uscire, dovrà stare a letto per le prossime undici settimane. Suppongo che tu non sia in cerca di un lavoro?"

"In effetti, stavamo andando a Reno quando il buio ci ha sorpresi. Poi ho visto dei clienti che cercavano di … mangiare Anna – ha detto che si chiama così? Be’ è successo anche a me, un paio di volte e non ho potuto fare a meno di aiutarla, sebbene la cosa abbia confuso un po’ il suo cuoco e il suo lavapiatti. Oh, ecco Ma-a … mio marito, Uhm … Mark."

Betty Ann guardò il giovane uomo avvicinarsi al tavolo. Non era molto più grande di Beth. Il suo anello era identico a quello di lei e altrettanto nuovo.

"Mark … questa è Betty Ann, la proprietaria del ristorante."

"Piacere di fare la sua conoscenza, signora …?"

"Betty Ann va bene, Mark." Guardò Liz "Beth mi ha detto che siete di passaggio. Mi dispiace. In questo momento mi farebbe comodo una brava cameriera."

"Io … uhm, io avrei un programma … per stasera." disse Max, sobbalzando quando fu colpito dal piede di Liz.

Betty Ann guardò la ragazza arrossire. Non le era sfuggito il calcetto e a nessuno sarebbe potuto sfuggire il rossore sulle sue guance. Betty Ann trattenne una risata, per non far trovare il ragazzo in guai peggiori.

"Be’, pensateci su. Se doveste decidere di trattenervi un po’, ho lavoro per entrambi. Abbiamo bisogno anche di un ragazzo per un turno di portiere al motel, Mark. Nessuno dei lavori ha una paga alta, ma avrete l’assicurazione medica e, tra tutti e due … potreste anche mettere via qualcosa. Possiedo alcune vecchie casette nei pressi dell’aeroporto, usate negli anni ’60 per ospitare il personale militare, quando era di supporto alla Base Aerea di Nellis. Con un po’ di olio di gomito e una latta di propano, andranno benissimo. Ora sono vuote, tranne per una che ho dato ad Anna."

Max e Liz si guardarono, pensando la stessa cosa. Se stai cercando di nasconderti, un’area rurale è la tua migliore possibilità. E non c’era niente di più rurale di Tonopah, Nevada.

"Le propongo una cosa." disse Liz. "Mi dia un turno di giorno con Anna. Io e Mark ne parleremo, stasera e … le daremo una risposta domattina."

"Mi sembra giusto, Beth. E se decidete di andare, ti pagherò le tre ore che hai lavorato oggi, più il turno di domani. E visto che vedo arrivare il personale di turno stasera, riposati. Anzi, ordina qualsiasi cosa tu voglia mangiare … tutti e due. Offre la casa."

‘Inoltre,’ pensò ‘a giudicare dallo sguardo di questo ragazzo, avrai bisogno di tutte le tue forze per arrivare a domattina.’

Per cena, scelsero fajitas per due, e furono eccellenti. Fu la stessa Betty Ann a servirli.

Sembrava che alla gente di Tonopah piacessero i sapori intensi. La cosa buona, pensò Liz, fu che la salsa era stata servita a parte. Il primo assaggio minacciò di lasciarle le vesciche sulle labbra e lei aveva dei piani per quelle labbra, in un immediato futuro.

La cosa buona per Max fu … oltre all’anticipazione … che quella era la migliore salsa che avesse mai assaggiato e la versò con generosità sulle sue tortillas, mentre preparava la sua fajita prendendo il ripieno dal grande tegame sfrigolante che era stato messo davanti a loro.

Lo sformato sembrava avere milioni di calorie in ogni cucchiaiata e loro lo gustarono, mangiandolo lentamente, mentre Liz scuoteva la testa stupita, quando Max vi aggiunse la salsa che era avanzata. ‘Forse, dopo tutto, apparteniamo veramente a due specie diverse.’ pensò divertita. Almeno fu divertente all’inizio. Ma quando si soffermò su quel pensiero, Liz cominciò ad avvertire una vaga inquietudine.

Lei lo aveva rassicurato che non avrebbe fatto nessuna differenza, per lei … anche se le loro chimiche fossero state incompatibili. Ma non era completamente vero. Lei voleva tutto e questo includeva portare i bambini di Max. Certo, non subito … aveva ancora diversi problemi da risolvere … ma un giorno.

Max, Isabel e Michael sembravano così … umani, tranne che per i loro poteri, chiaramente una grande eccezione, e il loro amore per le cose dolci e piccanti insieme. Come futura biologa, non le sembrava ragionevole che l’evoluzione lavorasse in quel modo. Le sembrava che loro erano in parte umani e che per la loro parte aliena, la chimica non avrebbe dovuto essere poi così differente. Come aveva funzionato sul pianeta dal quale provenivano? Come si erano evoluti i loro poteri?

Liz sapeva che la sua energia proveniva da mitocondri e che quei mitocondri si erano, in origine, evoluti separatamente, probabilmente come una sorta di batteri e che avevano un proprio DNA.

C’era qualcosa di diverso nei mitocondri di Max? Doveva essere così. E come avrebbe influito sui bambini che avrebbero potuto avere? Negli umani i mitocondri si ereditano dalla madre. Sono già negli ovuli prima che vengano fertilizzati e, di solito, non ricevono mitocondri dai padri. Così se le loro cellule erano simili, forse avrebbero avuto dei bambini. Forse qualunque differenza ci fosse stata tra loro poteva essere SOLO in quei mitocondri. Forse avrebbero avuto dei bambini, bambini senza poteri.

Oh, delle volte qualche parte del DNA del mitocondrio paterno poteva trovarsi negli ovuli, derivanti dalla coda degli spermatozoi, dai piccoli organelli che permettevano alla coda di muoversi, per consentire agli spermatozoi di nuotare, ma di solito non succedeva. Solo in un caso su cento. Così, forse, avrebbe funzionato. Forse avrebbero potuto avere dei bambini.

Liz ricordò le notti passate dopo il loro matrimonio. Max era stato così paziente, così dolce. Probabilmente lei avrebbe dovuto soffrire di ansia della prima notte, ma non era così. La ragazza che aveva avuto sempre un programma per tutto, era fuggita da casa quasi per capriccio … e si era sposata a sedici anni perché lo amava, certo, ma l’amore sarebbe durato … avrebbero potuto aspettare. Lo aveva fatto, decise, perché le altre opzioni erano peggiori.

I loro genitori si erano sbagliati su di loro … avrebbero potuto aspettare, se avessero potuto aspettare insieme. Ma ora non più. Ora non poteva tornare indietro, non voleva tornare indietro. Non poteva nemmeno pensarci.

Le notti che aveva trascorso tra le braccia di Max, avevano completato i suoi sentimenti per lui. L’amore era ora troppo forte per essere negato, troppo intenso per essere differito. Oh, sì, quella sera Liz Evans avrebbe fatto sesso con suo marito … nessun dubbio su questo. Ma non sarebbe stato perché erano due adolescenti spinti dagli ormoni, ma perché lei sapeva che era una cosa giusta … Niente nella sua vita era stato mai così giusto.

"Max." gli sussurrò "E’ stato un viaggio lungo … tutta quella strada da Roswell. Non credi che sia ora di andare a letto?"

* * * * *

09:00 PM – Stanza ‘Pepita d’Argento – Tonopah, Nevada

Se non fosse stato per l’argentea iridescenza nei punti in cui loro si toccavano, la stanza sarebbe stata completamente al buio. L’iridescenza era cominciata con i baci e lei lo aveva messo immediatamente in guardia.

"Max, caro … domani devo lavorare. Non posso avere succhiotti luminosi dove si possono vedere."

"Non importa, Liz. In ogni caso, non era lì che volevo farteli."

"Max, sei incorreggibiiiiiiii … "

"Hmmm?"

"Hmmm, cosa?"

"Hai cominciato a dire qualcosa."

"L' ho fatto? Non me lo ricordo. Mmmmm … Lì."

"Cosa?"

"Ho detto lì. Mi piace quando mi baci lì."

"E’ questo che volevi dire un secondo fa?"

E non è che non ci fosse molta comunicazione tra loro, perché ci fu. Solo che non fu verbale. Passarono venti minuti prima che la comunicazione verbale ricominciasse.

Per gran parte della sua vita, Max Evans aveva creduto che lei non avrebbe mai potuto accettarlo. Per gran parte degli ultimi cinque mesi aveva creduto che non avrebbero mai potuto essere una coppia. Anche nei due mesi che erano usciti insieme … non aveva potuto credere che essere una coppia sarebbe durato. Solo negli ultimi tre giorni aveva cominciato a credere che POTEVA veramente succedere, che il suo sogno più audace poteva avverarsi e che loro sarebbero stai uno dell’altra. Ma arriva un momento in cui non si può fare a meno di credere, anche se si è un grande pessimista come Max Evans. E Max era quasi arrivato a quel momento. Quasi …

"Liz? Sei sicura? Voglio dire … hai ancora una possibilità di tornare indietro … "

Lei cercò di non scoppiare a ridere.

"Certo, Max … se posso tornare indietro su questo materasso. Se lo stai facendo per prendermi in giro, finirai con l’avere qualche unghiata sulla schiena."

Liz sentì aprirsi il suo corpo quando lui la penetrò lentamente … lo sentì esitare all’ostacolo, timoroso di usare troppa forza … timoroso di procurarle dolore. Sentì la spinta di lui cominciare lentamente e sollevò i fianchi per incontrarlo, mordendosi le labbra per la concentrazione, cercando di controllare gli spasmi della vagina, mentre i suoi tessuti protestavano per adattarsi all’insolita tensione.

Quando la connessione si formò, visioni arrivarono nella sua mente e lei provò quello che lui stava provando e lui sentì quello che sentiva lei, mentre i loro corpi si muovevano assieme, come se avessero una mente per conto loro.

Lei non aveva avuto intenzione di farlo e lui non si accorse quando successe … ma Max aveva UGUALMENTE rimediato delle unghiate sulla schiena, anche se non l’aveva presa in giro.

Liz avvertì il suo bacino bruciare di un fuoco liquido che si propagò poi per tutto il suo corpo … non doloroso ma che la fece sentire … viva, viva come non si era mai sentita in vita sua. L’orgasmo arrivò contemporaneamente e il fuoco consumò i loro corpi uniti. I cuori che battevano, i muscoli di lei che si contraevano attorno a lui, come per trattenerlo per sempre dentro di lei.


Max e Liz volarono su una nuvola argentata … insieme. Nelle loro menti videro volare … l’altra coppia. Non erano veramente umani, questo era chiaro. I loro occhi erano troppo grandi, la punta della loro testa troppo ampia, le loro dita troppo lunghe e la pelle era di un pallido argento. Ma, a modo loro, erano una coppia bellissima.

Era evidente che uno era maschio e l’altra era femmina. Stavano volando senza avere addosso niente di più di quello che avevano indosso Max e Liz. E, dove si toccavano … era anche lì. L’iridescenza sulla pelle di lei, ovunque lui la toccava, era ormai familiare. Ed era evidente cosa stessero per fare.

Fecero l’amore con grazia e tenerezza e il corpo dell’uomo emanò una luce madreperlacea. La passione fu tenera, all’inizio, poi si scaldò, mentre cercavano di essere più vicini possibile. L’atto finale fu evidente, quando entrambi furono percorsi da brividi e l’iridescenza cominciò ad essere assorbita dai due esseri. Quando svanì, svanì anche il ricordo razziale … e le menti di Max e Liz tornarono nei loro corpi, a Tonopah, Nevada.


(NdT: Racial memory è un concetto della psicologia di Jung. Sono ricordi, sentimenti e idee ereditati dai nostri antenati come parte di una coscienza collettiva.)


L’iridescenza era svanita ma loro si videro nella pallida luce proveniente dalla finestra. Non che avessero bisogno degli occhi. Anche loro erano vicini quanto era possibile per un uomo e una donna. E rimasero sdraiati … almeno per un altra mezz’ora … contenti … e felici.

Non erano completamente sicuri di quello che avevano visto, ma il sesso era stato … STUPENDO e la possibilità di stare abbracciati, dopo, era meravigliosa. Era stata una notte lunga ed interessante, per quei due, e si chiesero … ma solo dopo … perché non vedevano più la luce argentea. La risposta fu che non guardavano nel posto giusto.

Trecento milioni di spermatozoi iridescenti stavano combattendo per entrare nella cervice di Liz. Molti non ce l’avrebbero fatta, pochi milioni sì. Sarebbero risaliti allegramente per il suo utero, cercando le tube di Falloppio. Solo qualche centinaio di migliaia le avrebbero trovate. E anche questi sarebbero rimasti delusi dalla ricerca di un ovulo che il cerotto anticoncezionale aveva loro negato.

Qualche decina di migliaia sarebbe risalita per la tuba, fino all’addome di lei. In tre giorni sarebbero morti e, mentre i linfociti del corpo di lei avrebbero inglobato i loro resti, i lisosomi avrebbero spezzato il DNA nei mitocondri che avevano dato energia ai loro flagelli e, così facendo, avrebbero separato quel DNA dal virus che aveva infettato il primo Antariano oltre 50.000 anni prima, il virus che quell’essere aveva passato alla sua compagna … ai loro figli … il virus che aveva infettato tutti i compagni dei loro figli … il virus simbiotico che aveva dato ai discendenti di quel primo essere un tale vantaggio nell’evoluzione.

Dentro l’addome di Liz non era buio. C’era una morbida iridescenza che sarebbe durata fino a che i suoi linfociti non avessero finito di fagocitare gli spermatozoi morti e i mitocondri che avevano potenziato le loro code.

I linfociti avrebbero portato quei frammenti con loro, quando sarebbero tornati nel sistema linfatico per seguire i canali fino al dotto toracico, dove si sarebbero immessi nel circolo sanguigno e distribuiti nel suo intero corpo.

I virus erano tenaci, sarebbero sopravvissuti. Forse avrebbero trovato perfino dei nuovi mitocondri da infettare. Dopo tutto, non c’era nessuna differenza tra umani e Antariani … tranne che un’infezione virale e il potere che essa dava ai mitocondri.

Ma ci sarebbe voluto un po’. E, visto che lui non poteva raggiungerli, Max Evans avrebbe dovuto convivere con i graffi sulla sua schiena ...

* * * * *

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Capitolo 18
*** 17 ***


Parte 17

01:00 PM – Joe's Bar&Grill – Rachel, Nevada.

Il Capitano Jim Hawthorne tornò alla macchina dei Servizi Generali, che non aveva segni di riconoscimento, per rientrare al Distaccamento 24. Sì, aveva bevuto qualcosa alla Taverna Country Western, ma non era andato lì per bere e nemmeno per mangiare, sebbene la bistecca fosse stata una cena migliore di quella che avrebbe trovato alla mensa. Lui era stato lì soprattutto per la gente.

Il giovane Capitano aveva un disperato bisogno di trovarsi tra gente VERA. Anche un cowboy ubriaco era meglio di uno di quei ricercatori con cui lavorava. E non è che non gli piacesse la ricerca … diavolo, lui aveva una Laurea in Astrofisica presa all’Università di Berkley, come anche la specializzazione in Ingegneria Aeronautica presa all’Accademia Militare. E forse la ragione per la quale era frustrato era proprio quella … anche se lui non lo pensava. Probabilmente lui era l’ultimo Cadetto militare che avrebbe messo piede lì.

Aveva completato i suoi quattro anni all’Accademia e, poiché la sua vista gli aveva impedito di prendere il brevetto da pilota, aveva scelto di fare l’Ufficiale di supporto, mentre l’Istituto di tecnologia dell’Aeronautica alla base Aerea Wright-Patterson aveva accettato la sua richiesta per il corso di laurea. E, a paragone di Berzerkeley, come la chiamavano i locali, nemmeno quello era un posto molto militare.

Ma il Distaccamento 24? Dannazione. Quella era una città di scienziati pazzi, con il minimo rispetto, se rispetto c’era, per le regole con le quali vivevano tutti gli altri. Né sulla sicurezza, né sulla tecnologia, nemmeno sulla sperimentazione umana. C’era un disastro in agguato e, quando sarebbe successo, lui temeva che ne sarebbe stato coinvolto, se già non lo era.

Nel bollettino giornaliero era arrivato quello che era sembrato un messaggio di routine e c’erano buone probabilità che, tranne Jim Hawthorne, nessuno lo avesse nemmeno notato. Lui aveva solo un anno di vera esperienza nell’Aeronautica, e lo aveva trascorso come Comandante di Squadriglia per uno Squadrone da combattimento … un nome altisonante per chi trattava le pratiche amministrative e le questioni disciplinari per il VERO Comandante.

Ma in quell’anno aveva imparato come si supponeva dovessero svolgersi le operazioni militari e come si supponeva dovesse agire un Comandante, a differenza di come si erano comportati i Comandanti degli ultimi dieci anni al Distaccamento 24. I Comandanti erano stati intimoriti dagli scienziati anziani della base, civili appartenenti ai ranghi dell’STS, il cui grado era equiparato a quello di Generale. Aveva visto come l’attuale Comandante era stato ignorato, contraddetto, umiliato e sfidato da loro e, come i suoi predecessori, alla fine si era arreso.

Ma il messaggio gli aveva portato una nuova speranza ed un po’ di trepidazione, perché lui aveva trascorso quell’anno come Secondo Luogotenente sotto Slammer Randolph ed era piuttosto sicuro che, quando Slammer avrebbe preso il comando, le cose avrebbero subito un cambiamento monumentale.

Jim sapeva cosa sarebbe successo e sospettava che non ci sarebbe voluto molto.

Certo, i super-scienziati avrebbero fatto del loro meglio per aggredire passivamente l’uomo, umiliarlo perché non era laureato, per poterlo neutralizzare e continuare a fare … be’, praticamente tutto quello che volevano e con i soldi dei contribuenti. Ma Jim era sicuro che non avevano mai incontrato uno come Slammer e non aveva idea di come avrebbero potuto contrastarlo.

Mentre guidava lentamente per la strada polverosa verso il Groom Lake, ridacchiò tra sé e sé. Quei STS di 2° e 3° livello non avevano idea di cosa li aspettava, nonostante i loro alti gradi. Sperava solo di non trovarsi sulla linea di fuoco, quando Slammer si sarebbe occupato di loro.

Sarebbe arrivato lì tra sette ore.

* * * * *

07:00 AM – Aeroporto Internazionale McCarran – Las Vegas, Nevada

Il Terminal privato dell’Aeroporto Internazionale McCarran aveva un certo numero di 737 bianchi con la striscia rossa e, quando arrivavano, lo facevano in segreto. Segreto come il fatto che le spogliarelliste locali avevano l’ombelico. Il Colonnello Steve ‘Slammer’ Randolph prese le sue valigie, passò la sicurezza e salì sull’aereo senza fanfare. Né se ne era spettata nessuna. Per il viaggio al distaccamento, erano tutti in abiti civili e, da quello che gli aveva detto il Vice, anche lì erano piuttosto casuali sull’abbigliamento, una delle prime cose che aveva in programma di cambiare.

Il terminal e l’aereo l’avevano impressionato … ma non favorevolmente. La ditta appaltatrice civile del sito – in realtà, l’UNICA, visto che lui aveva controllato e scoperto che i subappaltatori erano ditte controllate dalla prima – faceva pagare una somma spropositata per i suoi servizi, più che a sufficienza per mantenere dieci aerobrigate da combattimento.

E la maggior parte delle spese erano ridondanti, visto che il contraente caricava non solo i suoi costi, ma anche quelli dei subappaltatori, che dovevano essere sorvegliati. E questo era solo l’inizio del problema. Visto che tutto era un contratto a tariffa, questo disincentivava le economie. Più i costi, più i profitti.

E quello che più infastidiva Slammer era che lui era un semplice pilota, non un Ufficiale di Amministrazione. Se aveva potuto vederlo lui, come poteva essere sfuggito agli altri? Ma lui aveva già una risposta. Il contraente assumeva gente del posto, civili e militari, ex dipendenti della base. La cosa aveva un senso, o quasi, perché avevano già il Nulla Osta di Sicurezza, ormai difficile da ottenere. Ma questo creava anche, in coloro che lavoravano lì e che avrebbero dovuto fare gli interessi dell’Aeronautica, un conflitto di interessi. Essi sapevano – la maggior parte di loro – che, quando avessero lasciato il proprio lavoro – sarebbero andati a lavorare per l’appaltatore. E, visto il caso, nessuno voleva inimicarsi qualcuno da cui sarebbero presto potuti andare a chiedere un lavoro.

Slammer stava cominciando a preoccuparsi del guaio in cui si era cacciato e a pensare che quell’anno non sarebbe mai passato troppo presto, quando il 737 decollò al McCarran e si diresse a nord-est, verso la Base Nellis e verso l’area che i piloti della base chiamavano ‘la scatola’.

* * * * *

07:00 AM – Stanza ‘Pepita d’Argento’ – Tonopah, Nevada.

Era stata una notte lunga … cosa che era piaciuta ad entrambi, ma il turno di Liz sarebbe iniziato alle 8 e 30.

"Max … devo fare la doccia."

"Liz, manca ancora un’ora e mezza."

"Ma mi ci vogliono 45 minuti solo per farmi lo shampoo ed asciugarmi i capelli, Max."

"Con i miei poteri, posso farlo per te in due minuti. E’ quanto ci vuole a Izzy."

"Be’ … in questo caso … signor Evans, sembra che io abbia 43 minuti a disposizione. Hai qualche suggerimento su come passarli?"

"Lasciami pensare, signora Evans." disse Max, avvicinandosi a lei ancora di più. "Sono certo che troveremo qualcosa."

Alle 08:59 e 59 secondi, Liz si affrettò verso il ristorante. Betty Ann si limitò a sorridere. Stava già aiutando Anna e, onestamente, non si era spettata di vedere ‘Beth’ per almeno un’altra mezz’ora. Quando Liz le passò accanto per rendere il blocchetto degli ordini, Betty sorrise.

"Lui ha usato il vecchio trucco ‘Questo è il deserto, cara. Dovremmo fare la doccia insieme per risparmiare acqua’?" disse ridendo. "Non funziona mai."

Quando Betty Ann vide l’improvviso rossore sul viso di Liz e la sua espressione, ridacchiò e aggiunse "Be’, QUASI mai."

* * * * *

Statale 6 - Est di Tonopah, Nevada.

Mentre Betty Ann guidava la vecchia Lincoln a sei miglia dall’aeroporto, Max stava meditando in silenzio.

"L’aeroporto militare di Tonopah fu costruito nel 1940, quando le nubi di guerra si raccoglievano sull’Europa e venne usato per addestrare i piloti dei P-39 e dei P-40 durante la II Guerra Mondiale." disse Betty Ann "L’aeronautica lo dismise nel 1946 e lo cedette alla Contea. Per un certo numero di anni hanno cercato di convertirlo in un’area di industria leggera, che potesse dare lavoro meno dipendente delle miniere dal prezzo dell’argento, ma senza molto successo.

Mio marito ne acquistò una parte dalla Contea circa cinque anni fa, per investire sulla terra. E’ la parte dei vecchi alloggi militari. Non è molto grande, molti soldati dormivano nelle tende, e come potete vedere, non ha avuto molta manutenzione e il sole del deserto non è stato molto tenero con gli esterni. Sono bifamiliari. La prima è dove vive Anna. Le avevo offerto di stare con me, ma credo che lei volesse un suo nido. L’altra metà ha già acqua, elettricità e propano. Non è un gran che e, come quella di Anna, ha bisogno di una buona pulita. Ma, se la volete, la casa vi costerà solo i consumi e 50 dollari al mese.

La bifamiliare sembrava identica ad una dozzina di altre della fila, immagine speculare di quelle dalla parte opposta della strada. L’intera area era chiaramente rimasta vuota fin dai ‘40. Ma, mentre il vento ed il sole del deserto avevano rovinato gli esterni, dentro non erano male, se non si contavano 50 anni di polvere e qualche occasionale scorpione. La parte sud della bifamiliare era poco più di 65 metri quadrati ma Max capì che, dopo una bella pulita, una mano di vernice … o di manipolazione molecolare, non sarebbe stata tanto male.

"Perché lo fa?" chiese Max.

La domanda colse Betty Ann di sorpresa. Perché lo FACEVA? Lei lo sapeva, naturalmente, ma non voleva dividerlo con Mark, se era quello il suo nome. Lo guardò, studiandolo, e ricordando il modo in cui quei due si erano guardati. In qualche modo, era stato allora che aveva preso la sua decisione … si era basata su come quei due si erano guardati l’un l’altra quando avevano lasciato il ristorante. Tra quei due era amore vero.

"Suppongo, Mark … se è questo il tuo nome, che sia perché sono stata giovane, una volta, ed anche una vecchia signora può ricordare com’è stato. Quello e … be’, io non ho mai avuto bambini miei, così faccio un po’ da madre ai figli degli altri. Come faccio con Gracie, il Pomerano che è sul sedile posteriore. I miei dipendenti sono un po’ come la mia famiglia. Immagino che tu e Beth abbiate mentito sulla vostra età, quando vi siete sposati. Ora siete da soli ed ho pensato che vi avrebbe fatto comodo un po’ di aiuto."

"Se lo avessimo fatto – e non sto dicendo che lo abbiamo fatto – aiutarci la renderebbe una complice."

Betty Ann rise. "Diavolo, ragazzo, ho un’età pericolosa. Ho abbastanza soldi da pagarmi la cauzione e un buon avvocato per tirare la causa abbastanza a lungo da morire di vecchiaia. E’ difficile mettermi paura. Inoltre, sono una inguaribile romantica e l’avrei fatto anche se avessi ancora trent’anni. Così, immagino che i vostri genitori non approvino?"

"Non esattamente."

"Da quanto tempo vi conoscete?"

"Dalla terza elementare."

"E quando ti sei innamorato di lei?"

I grandi occhi ambrati di Max brillarono e lui scosse leggermente la testa, ridacchiando. "In terza elementare … "

"Accidenti!" commentò Betty Ann, ridendo. "E io pensavo di essere disperatamente romantica. Così, credo che il programma sia restare nascosti fino a che entrambi non siate maggiorenni e il matrimonio non possa essere annullato?"

"Sì, qualcosa del genere."

"E quanto manca?"

Max la guardò, incerto su cosa rispondere, su quanto veramente fosse romantica. "Un po’ più di sei mesi."

Lei gli sorrise. Non era un bravo bugiardo ed era chiaro che non aveva molta pratica. "E quanto sarebbe questo po’, ragazzo?" Lo vide arrossire, sapendo che lei non gli aveva creduto. Lui la guardò per qualche istante, poi sorrise. "Quasi un anno e mezzo, in effetti."

"Sai, questo probabilmente dovrebbe infastidirmi, Mark, ma tu e Beth … siete le più gradevoli persone della vostra età che ho mai conosciuto. E’ come se foste stati insieme per tutta la vostra vita, a giudicare dall’amore che irradiate uno per l’altra. Buffo, questo di solito non accade a gente che proviene da una cattiva famiglia."

"Non c’è niente che non vada nei nostri genitori. Né i suoi, né i miei. E’ solo successo. Siamo rientrati troppo tardi una volta … in effetti ci siamo addormentati, non è successo nulla di serio, ma loro volevano separarci, mandarla in un collegio … Non potevamo permetterlo. Poi, una volta che siamo fuggiti, quando siamo rimasti da soli … be’, alla fine qualcosa sarebbe successo. Noi ci amiamo veramente. Così, piuttosto che lasciare che accadesse … be’, mi è sembrato più rispettoso verso di lei e verso i nostri genitori, andare avanti e sposarci, prima … Ora dobbiamo solo restare sposati."

"I vostri genitori lo sanno? Saranno spaventati a morte."

"Abbiamo fatto sapere loro che stavamo bene, ma ancora non abbiamo detto che ci siamo sposati. Non approverebbero."

"Forse sì, forse no, Mark. Ma non credo che molti padri si sconvolgerebbero sapendo che il ragazzo con il quale la figlia è scappata le vuole tanto bene da sposarla, prima. Questa è una possibilità di cui deve aver tenuto conto fin da quando è nata. L’idea di lei con un ragazzo è un’idea scioccante … fino a che non succede, molti non vogliono nemmeno pensarci. E, anche quando succede, non ne sono molto compiaciuti."

"Glielo diremo quando ci saremo sistemati da qualche parte. Un posto dove saremo sicuri che non ci troveranno fino a quando il matrimonio non potrà essere annullato."

"Potrebbe essere questo." disse lei "Tonopah è stato ignorato dal resto del mondo fin dagli anni quaranta, ma un anno e mezzo …. che farete per la vostra educazione? Voglio dire, non c’è niente di male a fare la cameriera o a lavorare alla reception di un hotel, ma voi dovreste prendere il diploma … e nemmeno andare al college sarebbe una brutta idea."

"Betty Ann, noi vogliamo veramente tornare indietro, riprendere le nostre vite, una volta certi che non potranno separarci. Beth … il suo vero nome è Liz, vuole bene ai suoi genitori e io amo i miei. E mia sorella. Speriamo di tornare a casa, quando avremo entrambi 18 anni e cercare di far capire loro perché abbiamo fatto tutto questo. Non si tratta di ribellione o cose del genere, si tratta di stare insieme per il resto delle nostre vite."

"Di questi tempi, un sacco di gente studia a casa, specie da queste parti. I College hanno esami di ingresso che puoi fare per ottenere crediti alla scuola superiore. E ci sono classi serali, nella scuola alternativa, e corsi che si possono frequentare all’Università del Nevada, a Las Vegas, se sei qualificato per farlo. Che scuola avete fatto e con quali voti?"

"Liz era, probabilmente, la più brava della sua classe e io credo di essere stato tra i primi cinque. Probabilmente dovremmo solo frequentare i corsi e trovare poi il modo di farli registrare con i nostri veri nomi, dopo."

"Sai, Mark …?"

"E’ Max, in effetti."

"Sai, Max … i genitori hanno uno strano modo di smettere di essere arrabbiati con i propri figli. Può darsi che, nel frattempo, loro siano disposti a parlare con voi, a sistemare le cose. Forse potrei aiutarvi, in questo."

"Non credo. Erano arrabbiati perché ci eravamo addormentati ed avevamo passato fuori la notte. Essere sposati … li farebbe veramente sconvolgere. Non credo che lo permetterebbero. Potrebbe essere stato diverso, anche solo il primo giorno della nostra fuga. Se solo ci avessero permesso di vederci, noi ne saremmo stati felici ed avremmo potuto aspettare. Ormai quel punto è passato."

Betty Ann guardò gli occhi ambrati posarsi su di lei. "Sono suo marito, ora, e non potrei mai più essere altro … nemmeno per diciotto mesi."

"Be’, non voglio spingervi, ma l’offerta è sempre valida. Se volete un intermediario, fatemelo sapere. Ai miei tempi ho fatto qualche trattativa. E se la vostra gente è buona come pensate, vi verranno incontro, alla fine."

"Lo spero. Noi siamo contenti solo di stare insieme, questa è la cosa più importante. Ma sarebbe bello riavere le nostre famiglie."

"Be, qualcuno non ce l' ha affatto. C’è qualcosa in cui potresti aiutarmi, Max. Tu e Liz. O forse sarà meglio continuare con Mark e Beth, finché dovrete nascondervi."

"Di che si tratta?"

"Anna. Sua nonna, che la sua anima riposi in pace, era la mia migliore amica, alle superiori. La madre di Anna … diciamo che è sempre stata difficile, fin da bambina. Debbie ha cercato di avere un aiuto per lei, ma già dall’adolescenza è stata incontrollabile. Non è mai uscita dall’alcol e dalla droga. Il padre di Anna, se è lui il padre, l' ha lasciata quando aveva due anni. Lei lo ricorda a malapena.

Anna ha avuto una vita difficile in una piccola città come questa, dove tutti conoscono tua madre … e che razza di donna è. Già era abbastanza difficile ma, per qualche anno, sua madre ha avuto una lunga sfilza di uomini che hanno vissuto con lei e l’ultimo ha provato interesse per Anna. Alla fine le è sembrato di avere un padre e lei lo considerava tale. Il padre che non aveva mai avuto. Fino all’anno scorso."

"Cosa è successo?"

"Non ne sono certa. Lei non ne vuole parlare. So che sua madre era ubriaca e l’uomo anche. Sono quasi certa che lui l’abbia aggredita, probabilmente violentata. Prima di allora lei non aveva molta stima di sé, dopo non ne ha avuta affatto. Ha fatto quello che faceva sua madre … si è persa nella droga e nell’alcol. Gli ultimi sei mesi ha cercato di uscirne e due settimane fa ha cominciato a lavorare per me. E’ ancora molto scossa. Ieri ho temuto che la giornata difficile la potesse sconvolgere, fino a che non sono tornata ed ho visto che ‘Beth’ l’aveva aiutata.

"Cosa possiamo fare? Come possiamo aiutarla?"

"Voi l’avete già aiutata. ‘Beth’ comportandosi da sorella maggiore, con lei, anche se credo che abbiano quasi la stessa età. Tu facendo quello che fai. Ami tua moglie, la tratti con rispetto e voi due sembrate essere i migliori amici uno dell’altra. Anna non ha mai visto una cosa del genere.

Per tutta la sua vita, sua madre è passata da una relazione violenta all’altra e quando sembrava che avesse trovato una brava persona, lui stava solo fingendo, solo aspettando di infilarsi nelle mutande della sua figlia quindicenne. Lei deve imparare che non tutti gli uomini sono degli animali. Ha bisogno di sapere che ci sono esseri umani come sei tu.

Se non lo scopre, non starà mai bene. Credo che sia di aiuto che anche voi viviate qui, tu e tua moglie. E’ troppo isolato perché lei possa viverci da sola. Una coppia della sua età che ha trovato qualcosa di speciale, le darà speranza, le fornirà un esempio di come si suppone debbano andare le cose."

Max guardò la piccola bifamiliare, immaginandola con una mano di vernice. Una vera … almeno all’esterno. Certo, sarebbe sembrata ancora una vecchia caserma secolare, ma con Liz che vi avrebbe vissuto con lui … sì, poteva essere veramente bella.

"Betty Ann, credo che Liz ed io vorremmo provare … almeno per un po’. E scriveremo ai nostri genitori del matrimonio, appena potremo farlo."

Entrambi gli occupanti della macchina stavano sorridendo quando voltarono per imboccare la Statale 6. Una stava sognando il passato, l’altro il futuro …

* * * * *




NDA: una recensioncina piccina? T___T

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Capitolo 19
*** 18 ***


Parte 18

08:00 – Distaccamento 24 – Ufficio del Comandante – Area 51 – Groom Lake, Nevada.

Il Capo di Stato Maggiore gli aveva detto di non lasciarsi impressionare dal Comandante uscente del Distaccamento 24. Slammer aveva pensato che il Generale era stato straordinariamente diplomatico, per essere un pilota da combattimento. Slammer era rimasto impressionato dal Colonnello Jamieson, molto impressionato. Ma non favorevolmente impressionato.

Guardò la documentazione di Jamieson. Come giovane Tenente delle Telecomunicazioni aveva fatto parte del Programma di Guerra Biologica Offensiva al laboratorio sperimentale di Dugway. Nel 1972, quando la ratificazione di parte del Trattato di Ginevra aveva precluso un Programma offensivo, aveva rinunciato a far parte del Programma difensivo ed era riuscito, in qualche modo, a passare nell’Aeronautica. E, a quanto pareva, da allora aveva prestato servizio nell’Area 51.

Jamieson si era apertamente vantato di avere un futuro lavoro alle dipendenze della ditta che aveva preso in appalto i servizi della base ed aveva anche detto che si aspettava di rientrare come Capo del programma, con uno stipendio bel più alto di quello della Forza Aerea, più altri benefici. L’uomo sembrava avere un sovrappeso di 30 / 35 chili rispetto a quanto stabilito dall’Aeronautica ed aveva il fiatone quando saliva una rampa di scale, sebbene questo non lo fermasse dal fumare. Se mai fosse ancora in possesso di un’uniforme militare … non ce n’erano prove. Slammer non era certo che ne facessero di così grandi.

"Una cerimonia formale per il cambio del Comandante?" ripeté dubbioso Jamieson. "Suppongo … be’, sì. Potremmo farla domattina, prima che io parta per Las Vegas. E’ che in quasi trent’anni … non sono certo che sia mai stata fatta prima. Ho un’uniforme, naturalmente. L’ho trovata quando ho preparato i bagagli, ma non sono sicuro che il resto del personale ce l’abbia. E vuole anche che sia presente il personale civile? Onestamente non so quanti si presenteranno … anche tra i militari … ma possiamo sempre avvertirli e stare a vedere … "

‘Avvertirli e stare a vedere’ non era certo l’atteggiamento militare cui Slammer era abituato, ma Jamieson sarebbe stato il Comandante di quel gruppo per altre 24 ore e Slammer avrebbe rispettato la sua posizione, se non la persona. "Forse potrei dettarle una lettera, che lei firmerà, Colonnello Jamieson? Tanto per spargere la notizia …"

"Perché no? Sarebbe molto gentile, da parte sua." disse Jamieson, prendendo dei post-it e una penna di proprietà del Governo dal cassetto della sua scrivania e mettendoli nella scatola delle cose da portare via.

* * * * *

10:00 AM – Area 51 – Bacheca dei comunicati in Sala Rapporto.



A: Tutto il personale Civile e Militare – Distaccamento 24

Oggetto: Cerimonia del cambio di Comandante.

Una cerimonia per il cambio di Comando sarà tenuta domani mattina alle ore 08:00. E’ obbligatoria la presenza di tutto il personale Militare, con l’eccezione del Personale di servizio e di quello medico. Il personale Civile è richiesto e invitato a partecipare.

Uniforme ordinaria per tutto il personale militare. Uniforme da combattimento o di servizio per gli addetti alla sicurezza.

Dopo la cerimonia, ci sarà un rinfresco informale nella sala ‘B’. Tutto il personale non in servizio è invitato a partecipare per conoscere il nuovo Comandante, il Colonnello Steve M. Randolph.

Il personale civile può avvertire (solo per comunicare l’assenza) la Segreteria del Comandante al numero x12210.

Colonnello William Jamieson, BSC.



"Mi stai prendendo in giro?" commentò il Tenente Colonnello Fred Barker quando lesse il bollettino. "Dovrei avere un’uniforme ordinaria, ma ha ancora i gradi di Capitano. Non credo che valga la pena di cambiate tutte le insegne solo per partecipare ad un evento sociale. Credo che non ci andrò. O, forse, mi presenterò col camice di laboratorio. Sono almeno undici anni che non metto un’uniforme."

Il Capitano Jim Hawthorne guardò il suo diretto superiore. Non toccava a lui dargli consigli. Quella mattina, aveva trascorso venti minuti a lucidare le scarpe e a stirare la sua uniforme, temendo di non avere nemmeno le 23 ore di preavviso che era stato dato loro. Come Comandante di Squadriglia, in base all’articolo 15s, aveva punito il personale che non si era attenuto alle disposizioni, sebbene non l’avesse fatto frequentemente. La gente dello Squadrone di Slammer sembrava imparare piuttosto in fretta … o finiva alla corte marziale.

"Bene, signore." disse "Faccia pure. Ma io credo che stiamo per assistere a veri cambiamenti, da queste parti."

"Lo pensi davvero, Jimmie Boy? Quando avrai passato undici anni qui, capirai che non cambia niente. Ci potrebbe volere un po’ di tempo, perché il nuovo capisca come vanno le cose ma, tra sei settimane, sembrerà che non sia cambiato niente. Aspetta e vedrai. Ci scommetto cinque verdoni."

‘Jimmie Boy’ non disse più niente. Per lui la situazione era diventata quella di uno spettatore che assiste ad un incidente ferroviario al rallentatore, incapace di intervenire. Negli ultimi venti minuti, il Tenente Colonnello Barker era stato la quarta persona cui aveva dato lo stesso consiglio.

E nessuno di loro gli aveva prestato un dannato briciolo di attenzione.

* * * * *

04:00 PM – Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chavez – Sara rapporto, Roswell, New Mexico.

Negli ultimi giorni, Angela Robertson era stata molto occupata. Aveva letto i diari, interrogato i professori e i compagni e rivisto le registrazioni della scuola, risalendo fino a quelle della terza elementare, per entrambi i fuggitivi. Quello che ne era venuto fuori era alquanto sconcertante.

Fare un profilo era, per sua stessa natura, usare degli stereotipi, cercare di prevedere un comportamento basandosi su quello che persone simili avevano fatto in precedenza. All’inizio di quel caso, lei era caduta in una trappola e le ci erano volute 36 ore per rendersene conto.

Lei aveva creduto vero il contrario, solo partendo dal presupposto che i due ragazzi potessero essere simili a tutti gli altri ragazzi fuggiti da casa che lei aveva studiato. Proprio quello che avevano creduto anche i loro genitori.

Era stata stupita di quanto si fossero sbagliati. Li aveva creduti studenti ordinari, sia accademicamente, che per l’aderenza ai valori tradizionali. Chiaramente non lo erano.

Forse era stato quell’incidente di cinque mesi prima, la sparatoria, che aveva sconvolto i due ragazzi. Ma le due email la confondevano, perché non sembravano scritte da due ragazzi disorientati. Mostravano troppo discernimento, troppa comprensione. E, a loro modo, molta più maturità di quella che Angela era solita vedere negli adolescenti in fuga.

Quella sarebbe stata la prima di una serie di riunioni e rapporti regolari che avrebbe tenuto con i genitori, prima della fine del suo tirocinio … o fino a che i ragazzi non fossero stati ritrovati. Si chiese cosa sarebbe arrivato prima. Con i genitori, era presente anche Jim Valenti.

Durante i primi dieci minuti della riunione, lei aveva parlato dei vari documenti che aveva esaminato e dei tipi di interviste che aveva fatto. Spiegò loro che l’idea che si era fatta dei ragazzi era ancora incompleta, che stava cercando di comprenderli abbastanza bene da entrare nelle loro teste e prevedere cosa avrebbero fatto; che pensava di aver cominciato a conoscerli, ma che aveva bisogno di altre informazioni se voleva essere in grado di arrivare al suo scopo.

"Signorina Robertson," chiese Philip Evans "ha idea del perché abbiano fatto una cosa così stupida come scappare, piuttosto che parlarne con noi?"

"Sì, credo di averla, signor Evans. Ma, prima di rispondere, ho bisogno di dire qualcosa in proposito.

Prima di tutto, quei ragazzi non sono stupidi, anzi, sono sorprendentemente intelligenti. Signori Parker, sono certa che sapete che Liz potrebbe essere la migliore della sua classe. Ma c’è di più. Quasi tutti i suoi insegnanti pensano che Liz sia qualcosa di più di una ragazza accademicamente dotata. Le attribuiscono più buon senso di tutte le altre ragazze della sua classe.

E Max? Mentre Max è una specie di enigma sociale per i suoi insegnanti, visto che non socializza molto, è sempre stato un ottimo studente. Credo che la sua intelligenza sia anche superiore a quella di Liz, solo che lui ha deciso di non metterla in mostra."

"Cosa vuol dire, signorina Robertson?" chiese un’improvvisamente preoccupata Diane Evans.

"Be’, nei suoi primi test … dopo l’immissione in terza elementare, lui ha risposto correttamente al 100%, nella valutazione successiva. Poiché c’era un’incertezza sulla sua età, visto che era stato adottato, si era pensato di farlo transitare in quarta."

"Era stato fatto un errore. Fecero un secondo test che mostrò come sarebbe dovuto rimanere in terza." disse Diane, ricordando la strana preoccupazione del piccolo Max, che non voleva lasciare la terza elementare.

"Non credo che fosse un errore, signora Evans. Lui aveva risposto esattamente al 100% nel primo esame. Aveva dimostrato di essere pronto per la seconda media.

Al test successivo, rispose esattamente al 50% delle domande per la terza elementare. E, da quel momento, lui si è mantenuto ESATTAMENTE al 50% in ogni test standardizzato al quale è stato sottoposto. Questo significa che avrebbe dovuto prendere una media di voti appena sufficiente. Ma, da un punto di vista accademico, ha sempre scelto i corsi più difficili e non ha mai avuto problemi, tenendosi sempre al di sotto della migliore studentessa della classe … Liz Parker.

Statisticamente, è impossibile che sia accaduto per caso. E, se l’ha fatto apposta, be’ … bisogna conoscere tutte le risposte esatte, sapere come viene valutata ogni singola risposta e sbagliarne qualcuna di proposito per ottenere quel risultato. E bisogna essere ad un livello universitario per avere una tale capacità."

"Ma perché l’avrebbe fatto? chiese Jeff Parker "Non poteva saltare delle classi o essere il migliore?"

"Pensavo che fosse ovvio." rispose Angela "Non voleva saltare delle classi o migliorare i suoi voti … voleva solo rimanere nella stessa classe di Liz … già dalla terza elementare."

"Non crederà a quello che ha detto mia figlia?" disse Philip "Che Max si è innamorato di Liz a otto anni?"

"Io non so cosa c’è nel cuore di Max, signor Evans. Ma, da un punto di vista accademico, è chiaro che Max ha manipolato il sistema, guidandone i risultati, probabilmente per poter stare insieme a lei. E se l’ha fatto – e io penso che lo abbia fatto – deve essere estremamente intelligente. E questo fa sì che sarà difficile trovarli, se non vorranno essere trovati e, da quello che traspare in quelle email … be’, loro NON vogliono essere ritrovati."

Tutti i genitori si guardarono l’un l’altro, piuttosto seriamente, a quel punto.

"Mi avete chiesto del perché non abbiano parlato di questo, invece di scappare. Ho guardato le registrazioni sul loro comportamento. So che siete al corrente della punizione per aver amoreggiato nella stanza dei cancellini, ma io le ho controllate tutte, risalendo alle elementari."

"E …?" disse Nancy Parker a mo’ di domanda.

"Non ce ne sono."

"Prego?" chiese Jeff Parker.

"Né Liz né Max si sono mai cacciati nei guai. Probabilmente sono stati i ragazzi più angelici mai stati a scuola. Lo dicono tutti i loro insegnanti. Hanno detto che se c’erano due studenti al Liceo di Roswell di cui ci si poteva fidare erano Max e Liz. Non credo che Liz o Max avessero nessuna esperienza con i problemi e probabilmente nemmeno voi avevate esperienza col loro cacciarsi nei guai. Quando è successo … Liz e Max hanno avuto una reazione eccessiva, come probabilmente, è accaduto anche a voi quattro. Normalmente, tutti e due erano degni di fiducia, ma erano anche … ingenui, in questo campo, perché era una cosa che non era mai successa."

"Signorina Robertson, non lo dico per contraddirla, né per mancare di rispetto agli Evans, ma non posso onestamente credere che Max considerasse la fuga con mia figlia, un comportamento degno di fiducia. Lei sa cosa è successo, ormai … e lo sappiamo anche noi. Gli ho parlato, quando è uscito con lei per la prima volta, di quello che era accettabile e di quello che non lo era. Non ho nominato specificatamente il sesso prematrimoniale … perché non credevo di doverlo fare. Le ho detto che mi aspettavo che la trattasse con rispetto. Non c’è niente di rispettoso nel sesso prima del matrimonio …"

Entrambi gli Evans sembrarono preoccupati e rimasero a guardare Nancy che aveva iniziato a piangere in silenzio. Alla fine, Philip Evans disse "Devo ammettere che se fosse successo, anche io sarei rimasto profondamente deluso di mio figlio, Jeff. Non è quello il genere di valori che gli ho insegnato."

"Non posso credere che Max lo avrebbe fatto." disse Diane "Riesco a credere a malapena che sia uscito con una ragazza. Se non fosse stato per le email, penserei che siano stati rapiti dagli alieni o qualcosa del genere."

La porta si aprì di scatto per mostrare Alex Whitman con un foglio stampato … ed una chiave USB.

"Io … uhm … stavo cercando di trovarne di nuovo la fonte ma, quando ho letto da chi provenivano … non ho capito più niente per circa un’ora. Sono rimasto a leggere e a rileggere la parte indirizzata a me."

Ai genitori sembrò che fosse una email molto breve, quella che aveva tenuto occupato Alex per così tanto tempo … ma quando lessero la firma …

A: webmaster@thewhits.com
Da: Mittente anonimo.
Oggetto: Messaggi per i genitori.

Alex,
ti prego, sii un tesoro e fa in modo che i nostri abbiano questi messaggi da parte mia e di Max. Grazie.

Mi manchi, ma qui va tutto bene.

Liz Evans.

2 allegati.
Messaggio per i Parker
Messaggio per gli Evans.


Gli attoniti genitori attesero, trattenendo il respiro, che i messaggi venissero stampati.


Cari mamma e papà.

Per prima cosa voglio farvi sapere che io e Max stiamo bene. Abbiamo interrotto il nostro viaggio, almeno per ora, ed abbiamo trovato un piccolo posto in cui vivere ed un lavoro che ci permetta di mantenerci mentre siamo qui. Vi sto scrivendo nella mia pausa, così devo sbrigarmi.

Nell’ultimo messaggio Max aveva scritto ai suoi genitori come fosse difficile essere in discordia con le persone che si amano e certamente la stessa cosa vale per me e voi due. E, forse, la parte più triste è che questo vi ha impedito di essere con noi, ed ha impedito a noi di dividere con voi la nostra gioia, il 25 febbraio, quando io e Max ci siamo sposati.

Mi rendo conto che la cosa è scioccante, per voi, e che non approverete, ma prego perché un giorno possiate cambiare idea. ‘Segui il tuo cuore’ mi ha detto Nonna Claudia e, nel mio cuore e nella mia anima, so che io e Max siamo destinati a stare insieme.

Ancora una volta, noi non avevamo programmato tutto questo, ma una volta costretti a scappare, una volta che siamo stati veramente insieme, è subito stato chiaro che entrambi volevamo essere ancora più vicini. Lo volevamo tutti e due, ma nessuno dei due lo voleva senza un vero e durevole impegno dell’uno verso l’altra, un impegno che ci avrebbe permesso di andare a testa alta quando, un giorno, saremmo tornati a Roswell. Che ci avrebbe permesso di guardare i nostri genitori negli occhi e far loro sapere che teniamo ai valori che ci hanno insegnato, proprio come teniamo uno all’altra.

Sarebbe stato bello avere qui parenti ed amici per dividere con loro la nostra gioia, ma anche la piccola cerimonia che abbiamo avuto è stata bella. Avrei solo voluto che anche voi foste qui a vederla.

Mi rendo conto di avervi scioccato, che voi pensate che siamo troppo giovani e che non ci approverete. Mi dispiace. Max è un bravo ragazzo, un ottimo amico e un amante tenero e premuroso. Non posso pensare come avrei potuto essere più fortunata nella scelta di un marito.

Poiché temiamo che voi vogliate ancora tenerci separati, che possiate far annullare il nostro matrimonio, non possiamo venire a casa, sebbene speriamo di poter tornare a Roswell e, a Dio piacendo, di riconciliarci con voi e ritrovare i nostri amici, tra 18 mesi.

Vi prego, non inseguiteci per tentare di ottenere l’annullamento per forza. Durante la nostra cerimonia è stato detto ‘Ciò che Dio ha unito, l’uomo non separi’ e io credo fermamente che Dio ci ha portati a stare insieme e voglia che siamo uniti. Ho diviso il nome di Max ed ho diviso il suo letto e dividiamo il nostro amore e non riusciamo a vedere nessun altro modo in cui vorremmo passare le nostre vite. Vi prego non toglieteci questo.

Cercate di stare bene e prendetevi cura l’uno dell’altra. Voglio bene a tutti e due.

Elizabeth Evans


Cari signori Parker,

Mi rendo conto che questa notizia possa avervi messo a disagio. Come ha detto Liz, non avevamo programmato che succedesse, ma nessuno dei due poteva sopportare di essere diviso dall’altro e poiché dovevamo stare insieme … be’, nessuno dei due voleva che voi, o i miei genitori o il mondo intero, mettesse in dubbio il nostro impegno reciproco o la serietà del nostro amore.

Forse nulla di quello che potrei dire potrebbe impedirvi di preoccuparvi del benessere di vostra figlia. So che la amate e, poiché anche io la amo, so che lei è costantemente nei vostri pensieri. Ho amato vostra figlia da così tanto tempo e rimpiango di non averle fatto sapere prima del mio amore, perché oggi voi potreste conoscermi meglio e, forse, avere meno timori per lei.

So che non mi pensate degno di Liz e non posso nemmeno darvi torto. Ma a quanto pare, lei crede che io lo sia e io farò di tutto per mantenere la sua fiducia in me.

Tutto quello che posso promettere ad entrambi è che, per tutta quella che sarà la nostra vita, mi prenderò cura di lei, provvederò a lei e l’avrò cara.

Spero che un giorno voi possiate accettarmi ma, indipendentemente da questo, vi vorrò sempre bene e vi onorerò per aver creato Liz e per averla cresciuta fino ad essere quella dolce e gentile donna che è.

Max



Mentre i Parker leggevano la lettera, gli Evans leggevano quella indirizzata a loro.


Cari mamma e papà,

Il 25 febbraio Liz ha onorato me e la nostra famiglia diventando la signora Max Evans. Potete solo immaginare la gioia e l’orgoglio che questo mi ha dato.

Mamma, so quanto ti sei preoccupata per me, quanto ti abbia preoccupata il fatto che io non mi sono mai sentito a casa, anche dopo tutti questi anni. Be’, ho scoperto che la casa non è da dove provieni, casa è dove tu scegli di stare. Io ho scelto di stare con Liz e sento di essere finalmente a casa.

Papà, sono piuttosto sicuro che tu stia già pensando a tutte le implicazioni legali. Ebbene, siamo stati sposati con una regolare licenza da qualcuno abilitato a celebrare matrimoni, in una cerimonia legale e ora siamo legalmente marito e moglie. Sono certo che sarai tentato di sfidarci, credendo di farlo per il nostro bene. Ti prego, non farlo.

Vostra nuora è una persona dolce, gentile e degna di fiducia e io sono stato fortunato oltre ogni dire che lei abbia scelto di dividere la sua vita con me. Non ho mai creduto che stare separati fosse una cosa buona per noi.

Mi rendo conto che entrambi sarete arrabbiati con me per questa scelta e, per un po’, credo che avremo bisogno di stare lontani. Ma non smetterò mai di volervi bene, non smetterò mai di essere vostro figlio e spero che verrà un giorno in cui accetterete noi due nelle vostre vite e accetterete Liz con il rispetto e l’amore che lei veramente si merita.

Con amore, vostro figlio

Max


Cari signori Evans,

So che tutto questo vi mette paura e, guardandolo spassionatamente, forse dovrebbe spaventare anche me, ma non è così. Forse è perché non posso essere spassionata nei confronti di Max, e credo che non lo sarò mai. E, ora che siamo sposati, non posso più nasconderlo.

Amo vostro figlio con tutto il mio cuore ed ho caro ogni momento che passo con lui. Spero che avremo una lunga vita insieme, che divideremo i nostri pensieri, i nostri bisogni e il nostro amore. Lui è la persona più bella che abbia mai conosciuto e più meravigliosa di quanto voi possiate immaginare. Lui mi completa.

Vi prego, non siate arrabbiati con lui, o con me. Noi abbiamo bisogno di questo, proprio come abbiamo bisogno una dell’altro. Spero che un giorno possiate accettare quello che abbiamo fatto e che, alla fine, noi possiamo tornare a far parte delle vostre vite. Mi darebbe una grande gioia se un giorno mi presenterete ai vostri amici dicendo ‘Questa è Liz … l’altra nostra figlia.’

Liz Evans



Se nella stanza fosse caduto uno spillo, sarebbe sembrato come il suono di un cembalo, tanto era pesante il silenzio. Alla fine, fu rotto da Jim Valenti.

"Uhm … Grazie Alex, per aver portato i messaggi. Credo che ora sarebbe una buona idea se tu tornassi a casa. Credo che anche la signorina Robertson ed io ci allontaneremo, lasciando ai signori Parker ed ai signori Evans la possibilità di parlare tra loro privatamente e forse di riflettere un po’ sui messaggi."

Alex uscì alla svelta. Jim Valenti disse che lui ed Angela sarebbero stati lì fuori, in caso di bisogno e che sarebbero tornato dopo una quindicina di minuti. Trenta secondi dopo, i genitori si ritrovarono soli nella stanza silenziosa.

 

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Capitolo 20
*** 19 ***


Parte 19

03:20 PM – Ora del pacifico – Tonopah, Nevada.

Il Vice Sceriffo Michael Walker guardò la nuova cameriera scaldare la sua tazza di caffé, notando che non aveva mai sollevato lo sguardo verso di lui. Non che se lo fosse aspettato. La stessa, identica cosa era accaduta quella mattina e il motivo era chiaro.

Michael Walker era uno dei più giovani e dei più aggressivi dei Vice Sceriffo della Contea di Nye. Al dipartimento, si diceva di lui che voleva diventare Sceriffo, quando quello attuale fosse andato in pensione - cosa che era vera – e che aveva sposato la figlia del Procuratore Distrettuale per aggiungere un rinforzo politico, quando sarebbe arrivato il momento di fare la campagna per quel posto – cosa che non era vera.

In effetti, il procuratore era stato infastidito, quando l’uomo aveva cominciato a corteggiare sua figlia. Lei si era iscritta per il secondo anno all’Università del Nevada, a Reno, e lui non voleva che sua figlia si mettesse con un Vice Sceriffo.

Ma, qualche volta, l’amore è così. Si erano sposati un anno più tardi. Il vecchio uomo aveva in qualche modo perdonato suo genero, visto che sua figlia si era comunque laureata, seguendo per corrispondenza la maggior parte dei corsi dell’ultimo anno, ma aveva cambiato atteggiamento nei confronti del ragazzo, solo tre mesi prima, dopo la nascita di Alissa Sarah Walker, la sua prima nipotina.

Una cosa del genere avrebbe fatto arrendere il più recalcitrante dei suoceri ed era successo ancora una volta. Una graziosa nipotina (e per i nonni sono tutte graziose) e improvvisamente, uno comincia a pensare ‘Diavolo, non è poi un cattivo ragazzo. Mi figlia sarebbe potuta capitare molto peggio.’

E il Vice Sceriffo Walker aveva notato la giovane donna che evitava il contatto con i suoi occhi, aveva notato lei e un ragazzo allontanarsi su una Jeep al momento della pausa ed aveva notato che aveva rifiutato di nuovo di guardarlo, quando era tornato per il caffé del pomeriggio. Nell’esperienza del Vice Sceriffo Walker questo diceva una cosa: lei era scappata di casa.

Ogni giorno venivano emessi, letteralmente, migliaia di bollettini e nessuno riusciva a tenerne traccia. Ma gli sembrava di ricordare di aver letto di due adolescenti in fuga su una jeep. Forse era solo una coincidenza, ma il comportamento di lei gli aveva fatto nascere dei sospetti.

Una volta tornato in ufficio, il Vice Sceriffo aveva in programma di passare una mezz’ora a controllare i bollettini delle persone scomparse. Avrebbe prima controllato quelli del Nevada, poi la California, poi l’Arizona. Quelle erano le zone più vicine e più probabili. Sfortunatamente, la California era enorme e, da sola, avrebbe richiesto un paio di giorni. E, se non avesse funzionato, si sarebbe spinto oltre … Oregon, Idaho, New Mexico … tutto quello che era necessario.

Perché sapeva che era lì, da qualche parte, e il fatto che lei non volesse guardarlo negli occhi, lo aveva convinto che lei avesse qualcosa da nascondere. Lui era un uomo paziente, avrebbe trovato quel bollettino di ricerca. In effetti, se non fosse stato sposato, lo avrebbe trovato quella notte stessa. Ma essendo marito e padre di una bambina di tre mesi … be’, aveva priorità differenti. Due ragazzi scappati di casa in una Jeep erano importanti, ma lo erano anche la sua bambina di tre mesi e sua madre. Non sembrava che la ragazza volesse andare da nessuna parte, lei poteva aspettare.

Liz era preoccupata per il modo in cui il Vice Sceriffo l’aveva guardata, ma fece del suo meglio per evitare di guardarlo in viso, anche quando lui pagò il conto. Fu rassicurata quando lo vide allontanarsi. Fortunatamente, non sembrava sospettare qualcosa. E le aveva lasciato anche una buona mancia.

* * * * *

Tre minuti prima – Sala Rapporto dell’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chavez – Roswell, New Mexico.

Diane l’aveva già visto succedere. Sotto la pressione di un’emozione forte, Philip sarebbe entrato in modalità avvocato, per evitare, almeno temporaneamente, di dover affrontare l’emozione del momento, nascondendosi dietro la facciata professionale di un analisi accademica dell’avvenimento. La prima volta era stato quando si stavano scambiando la loro promessa. Fortunatamente, il testimone dello sposo gli aveva dato una gomitata nelle costole.

Ora,desiderò di essergli più vicina, per potergli dare una gomitata nelle costole … o per mollargli un calcio. Perché Jeff Parker non stava reagendo molto bene e, in quel momento più che mai, loro quattro dovevano essere in grado di pensare chiaramente.

"Non è possibile che siano sposati. Sono entrambi minorenni e nessuno dei due ha il nostro permesso." disse Jeff.

"Se, come ha detto Max, hanno ottenuto una licenza valida e sono stati sposati da qualcuno legalmente qualificato per celebrare matrimoni, allora sono legalmente sposati." rispose Philip.

"Ma non possono aver ottenuto una licenza valida!" insistette Jeff.

"Se l‘Ufficio della Contea l' ha rilasciata in buona fede, senza essere sottoposto a minacce o a intimidazioni, ed ha riscosso la tassa relativa, la licenza è valida."

"Ma che genere di idiota rilascerebbe una licenza ad una coppia di sedicenni? Come può essere valida se l’hanno fatto? Lo stupido bastardo potrebbe essere denunciato. Tutto lo Stato potrebbe esserlo."

"In molti Stati, la legge richiede solo che l’Ufficio della Contea faccia una valutazione in buona fede della loro documentazione. Se sembra appropriata e genuina, la licenza viene rilasciata. Per legge, è valida se sono soddisfatti quei criteri. E se è legalmente valida, lo Stato non può essere perseguito."

"Ma chi diavolo può aver fatto una legge simile che lascia libero lo Stato di essere incompetente?"

"Lo Stato."

"Quello che vuoi dire, Philip, sono gli AVVOCATI in questa %&&* di legislatura statale."

"Jeff, non credo che ci porti nessun beneficio discutere su quali siano le leggi e su chi le abbia fatte." disse Nancy "Il vero problema è come dobbiamo muoverci."

A quel punto, Diane si era portata a distanza di calcio da Philip. Quando lui cominciò a spiegare a Jeff la sua vecchia opinione che si tendeva ad eleggere gli avvocati nelle cariche statali, perché sulle leggi ne sapevano molto di più del cittadino medio, il calcio lo colpì a metà stinco e lui fece improvvisamente silenzio.

Notando l’occhiata gelida di sua moglie, anche Jeff decise che continuare poteva essere rischioso.

"Bene, probabilmente hai ragione, Nancy. Cosa possiamo fare per porci rimedio? Da un punto di vista legale, intendo."

"Non so se l’Ufficio della Contea ha fatto un mero errore sulla loro età o se hanno usato dei documenti falsi ma, in entrambi i casi, potremmo quasi certamente far annullare il matrimonio. Se hanno contraffatto i nostri permessi, l’Ufficio dovrebbe averli ancora. Possiamo disconoscerli e il giudice dichiarerà nullo il matrimonio, anche senza che i ragazzi siano presenti. Se non ci sono copie dei documenti che hanno usato, come una patente falsificata, è un po’ più complicato.

Max avrebbe ragione, loro sarebbero legalmente sposati e noi dovremmo presentare una dichiarazione in contraddittorio in proposito. Questo potrebbe essere difficile per Max, visto che la sua data di nascita è stata scelta, presumo, da qualche assistente sociale. Lui potrebbe confutarla e trascinare la cosa per anni. Ma con il certificato di nascita di Liz dovrebbe essere facile."

"Così dobbiamo trovare lo stato dove si sono sposati, trovare un giudice, mostrargli il certificato di nascita di Liz e possiamo far annullare tutto?"

"Non esattamente. Liz e Max dovrebbero essere interrogati dalla corte. Il giudice non potrebbe decidere senza averli prima ascoltati."

"Ma loro si stanno nascondendo!"

"Non ho fatto io le leggi, Jeff. I ragazzi devono essere presenti. O, quanto meno, deve esserlo Liz."

"Ma se portiamo Liz davanti al giudice e gli mostriamo il suo certificato di nascita … lui potrebbe annullare il matrimonio, vero?"

"Sì, sarebbe garantito … A meno che lei non sia incinta, perché allora potrebbero risposarsi in almeno sedici Stati, anche senza il nostro consenso."

"Grazie per averci illuminato, Phil. E’ proprio QUELLO che Nancy aveva bisogno di sentirsi dire …"

"Io vi sto dicendo solo quello che prevede la legge, Jeff. Non sparate al messaggero."

In effetti, Nancy non era stata sconvolta dalla spiegazione, perché l’aveva sentita a malapena. Lei e Diane erano sedute una a fianco dell’altra e stavano leggendo e rileggendo i messaggi dei ragazzi. Le chiacchiere dei loro mariti erano sparite in un rumore di sottofondo e, ameno che non fosse subentrata la violenza, nessuna delle due donne vi avrebbe fatto caso.

Invece, stavano rileggendo quelle lettere con le lacrime agli occhi e, chiaramente, molte delle lacrime erano lacrime di preoccupazione, preoccupazione sull’assenza dei loro figli. Ma qualcuna di quelle lacrime erano quel genere di lacrime che le madri hanno ai matrimoni, mentre visualizzavano i due ragazzi che pronunciavano i loro voti, mentre provavano le emozioni che, quel giorno, non si erano aspettate di provare. Emozioni spaventose, per genitori nelle loro circostanze. Emozioni quasi … sovversive.

All’improvviso, la costante discussione tra gli uomini fu interrotta da Nancy.

"Scusatemi!" disse "In questo momento è il caso di fermarci."

"Perché, cara?" le chiese Jeff.

Nancy lo guardò con gli occhi spalancati e disse "Perché devo andare ad incipriarmi il naso."

Nell’improvviso silenzio che seguì, guardò Diane e le disse. "Anche tu, Diane."

Diane annuì lentamente. "Sì, devo proprio."

Mentre le due donne afferravano i messaggi e si ritiravano nel bagno delle signore, i loro mariti le guardarono confusi.

"Non capirò mai perché devono andare al bagno in coppia o in gruppo."

"Nemmeno io."

* * * * *

Il bagno delle signore aveva una piccola panca e, dopo pochi secondi, entrambe le donne vi erano sedute. Diane stava leggendo il messaggio di Max per la quarantesima volta.

‘Vostra nuora è una persona dolce, gentile e degna di fiducia e io sono stato fortunato oltre ogni dire che lei abbia scelto di dividere la sua vita con me. Non ho mai creduto che stare separati fosse una cosa buona per noi.’ lesse Diane.

"Nancy, non ho avuto modo di conoscere bene Liz. Si sono frequentati così poco. Credo … credo di non aver conosciuto bene nemmeno mio figlio, di non aver mai capito quanto bene le volesse … da tutti quegli anni. Lei sembra essere una ragazza adorabile … mia … uhm … mia nuora.

In questo gioco, ora hanno alzato la scommessa." disse Diane "Era facile da comprendere quando era solo una cosa da ragazzi ai quali gli ormoni avevano fatto perdere il controllo. Era facile capire il problema, e la soluzione. Ma così … "

Nancy Parker stava rileggendo la lettera di Liz e provando gli stessi spaventosi sentimenti. "'Ho diviso il nome di Max ed ho diviso il suo letto e dividiamo il nostro amore … ’" lesse dalla lettera.

"Lo so, Diane. Non credo che potremo annullare questo genere di sentimento, anche se riuscissimo a far annullare il matrimonio. Quando era solo sesso irresponsabile, quando sembrava che stessero facendo qualcosa di infantile e immaturo, era una cosa. Ma il matrimonio?

Liz avrebbe compreso … alla fine … se l’avessimo punita per aver fatto qualcosa di sbagliato. Poteva non piacerle, ma l’avrebbe accettato e sarebbe andata avanti. Si sarebbe arrabbiata, ma le sarebbe passato ed io avrei ancora una figlia. Ma cancellare il suo nome … suo marito … Diane, so che i matrimoni tra adolescenti non hanno una buona percentuale di riuscita e che probabilmente non durerà … indipendentemente da quello che noi faremo … "

"E’ quello che stavo pensando anche io, Nancy. Forse non c’è modo che possa funzionate … anche se noi dovessimo aiutarli, probabilmente finirebbe. Ma, in questo modo, io riavrei Max e tu riavresti Liz. Ma se noi li combattiamo … se facciamo annullare il matrimonio, che succederà?

Potrebbero tornare insieme e, se lo facessero, potrebbero mai perdonarci per il tempo che li abbiamo fatti vivere divisi? O, se non lo facessero, non biasimerebbero noi per quello che hanno perduto?

E’ come subire un secondo processo per lo stesso reato. Noi cerchiamo di separarli e, se non funziona, loro ci odieranno per sempre per aver cercato di separarli. E se invece funzionasse, ci odierebbero perché siamo stati noi a separarli."

"Anche io avrei voluto conoscere meglio Max, Diane." Lesse ancora dalla lettera ‘Spero che un giorno voi possiate accettarmi ma, indipendentemente da questo, vi vorrò sempre bene e vi onorerò per aver creato Liz e per averla cresciuta fino ad essere quella dolce e gentile donna che è.’ Sembra essere un ragazzo stupendo … tutti e due lo sono.

Non so come lei abbia potuto amarlo così tanto per tutti questi anni, senza che io me ne sia nemmeno accorta. E lui parla di Liz con una tale meraviglia, con una tale riverenza …"

Le lacrime scendevano silenziosamente dagli occhi delle due donne, mentre rileggevano i messaggi. Poi, tutte e due, cominciarono a singhiozzare.

"Voglio che tornino, Nancy." disse Diane "Rivoglio indietro la mia famiglia. Izzy, Max … e anche l’altra mia figlia… "

"Anche io voglio che tornino, Diane. Voglio mia figlia e voglio il giovane uomo che lei ama. Ho bisogno di conoscere la persona cui mia figlia ha dato il suo cuore.

Diane, io non so quale sia la cosa giusta da fare nei confronti dell’annullamento. Credo che abbiamo bisogno di tempo per rifletterci … tutti e quattro. Credo che dobbiamo parlare con loro, far loro comprendere o, magari comprendere meglio noi stessi.

Sembra che lei lo ami così tanto. Max deve essere un ragazzo meraviglioso e, per quanto siano giovani, potrebbero essere pronti … io non lo so. Ma so che senza la mia bambina nella mia vita avrei il cuore a pezzi.

Dio, avrei voluto essere lì, anche se non li approvo, solo per vedere l’amore nei suoi occhi quando ha detto ‘Sì.’, solo per quel momento.

Le due donne rimasero sedute a fissare la parete bianca del bagno, senza che nessuna delle due la vedesse. Quello che stavano vedendo, invece, era l’immagine di due ragazzi, con negli occhi l’adorazione reciproca, sotto una pergola coperta di fiori, che si dichiaravano il loro amore per sempre.

Naturalmente non era la rappresentazione corretta, in quella cerimonia non c’era nessun Elvis, ma, per loro, era abbastanza plausibile e … stava già generando altri pensieri sovversivi.

Dieci minuti più tardi, Jeff e Philip furono sorpresi dal fronte comune delle due madri. La prima cosa da fare era trovare i ragazzi. Non ci sarebbero stati ALTRI passi, fin dopo il loro ritrovamento. Con l’esperienza nata da vent’anni, ormai sapevano riconoscere quando le volontà delle loro spose dettavano legge e i due uomini acconsentirono quasi subito.

Quando Jim Valenti e Angela Robinson si unirono al gruppo, ci fu solo una domanda: "Come facciamo a trovare i ragazzi?’.

* * * * *

Nel frattempo, al Crashdown era un giorno tranquillo.

"MIA COSA?"
gridò Isabel, gli occhi spalancati e il corpo che perdeva le forze, mentre lottava per controllare l’iperventilazione.

"Alex, non sei divertente." gli disse Maria "Voglio dire … è uno scherzo, vero? Alex? Alex? Dimmi che è uno dei tuoi stupidi scherzi … parlami. Alex? Alex?"

Michael … be’, Michael non disse nulla. Era rimasto a fissare Maria come se non l’avesse mai vista prima. Qualche ragazzo riesce a spogliare una ragazza con gli occhi. Michael scoprì che se le guardi nel modo giusto, puoi anche vederle vestite con il velo e l’abito bianco. E decise che Maria sembrava piuttosto carina vestita in quel modo.

Alex fece un profondo respiro, poi disse "Procediamo con ordine. Ho detto tua cognata, Isabel, che sarebbe Elizabeth Evans. No, Maria, non è affatto divertente. E non è uno scherzo, né stupido né di nessun altro modo. E’ tutto MOLTO serio. Oh, Michael? Ti sei reso conto che la tua lingua sta pendendo fuori dalla bocca?"

Isabel scosse la testa, stupita. Non per la lingua di Michael – l’aveva già vista e, peggio, nella cabina dello speaker al campo della scuola – e nemmeno per il fatto che Liz e Max un giorno si sarebbero sposati – aveva portato avanti quella battaglia da oltre sette anni e sapeva di averla persa il giorno che Max aveva guarito Liz, proprio lì, al Crashdown. Ma adesso? Suo fratello era … sposato?

Max era stato per tanto tempo la persona che Isabel aveva più vicina al mondo e non era gelosa … Liz aveva avuto ragione, lei non avrebbe potuto mai portarle via Max … non proprio. Ma sposato? Mentre posava in silenzio la testa sulla spalla di Alex, stava riportando alla mente i ricordi del piccolo Max e della piccola Isabel che giocavano insieme … anche prima della terza elementare.

Certo, lei non avrebbe perso suo fratello, ma questo le lasciava una sensazione di solitudine e non aveva idea di come riempirla … sebbene la spalla di Alex sembrasse essere estremamente confortante. Forse lei e Alex avrebbero dovuto allontanarsi un po’ da soli, mentre lei rifletteva. Forse lui avrebbe potuto trovare anche qualche altro modo di confortarla …

Maria era ancora scioccata e meravigliata. Scioccata che Liz si fosse … sposata. Lei, per tanto tempo, aveva avuto la visione di una Liz zitella, vecchia professoressa universitaria, che buttava via la sua vita in un laboratorio da qualche parte. Ma c’era anche la meraviglia. Sposata! E Max era un alieno … proprio come Michael. Questo voleva dire che … be’, che almeno l’anatomia era … compatibile. E, in effetti, era una cosa alquanto interessante.

Sapeva che avrebbe dovuto pensare alla sua amica lontana, che aveva vissuto un momento così importante della sua vita senza un’amica con la quale dividerlo ma, in qualche modo, la mente di Maria non riuscì a prendere quella direzione e, invece, cominciò ad inseguire pensieri di … anatomia compatibile.

Michael era andato molto oltre i pensieri di compatibilità anatomica e si stava già chiedendo in quante posizioni avrebbero potuto provare quella compatibilità. Non che gli importasse veramente. Aveva sempre pensato che imparare dai libri e da altri sussidi didattici era un metodo rischioso per ottenere informazioni valide. Se lo provavi in prima persona … allora potevi esserne sicuro.

Poi si fermò. Alex, naturalmente, aveva ragione. E rimise la lingua in bocca.

E anche la mente di Alex avrebbe dovuto essere in subbuglio, visto tutto quello che gli stava succedendo attorno. Ma con la testa di Izzy posata sulla spalla, col bisogno che aveva di essere confortata … in qualche modo, gli sembrò che il mondo fosse diventato all’improvviso un posto meraviglioso. Decise di lasciarsi trasportare dalla corrente e di godersi il momento. Posando la testa contro quella di lei, chiuse gli occhi. Non si era ami sentito così contento …

* * * * *

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Capitolo 21
*** 20 ***


Parte 20

04:30 PM - Sala Rapporto dell’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chavez – Roswell, New Mexico.

‘Così ora la questione in ballo è ‘come facciamo a trovare i nostri ragazzi?’.’ pensò Angela.

Guardò Jim Valenti, cercando di non sorridere. Lui sì che era un profilo difficile da definire. Erano seduti nell’ufficio di lui, a leggere e a rileggere quei messaggi. Lei aveva visto il sollievo sul suo volto, subito seguito da un’espressione di rimorso. Poi aveva sorriso e, diamine, era saltato fuori che lui era solo un vecchio cuore romantico.

Aveva suggerito un corso di azione che era … tortuoso, a dir poco. E Angela non era sicura al 100% che fosse etico, ma non gliene importava. Anche lei, in fondo, era una romantica. E, inoltre, quello era un grande caso … un grande caso per fare esperienza … per mettere in pratica tutto quello che aveva imparato … un caso che avrebbe ricordato per tutta la sua carriera.

La maggior parte dei casi dei criminologi erano profili di serial killer, di violentatori, di rapitori e delle loro vittime, di situazioni con ostaggi. Gli esiti erano quasi sempre tragici. Questo caso, aveva assicurato lei allo Sceriffo, sarebbe quasi certamente finito bene. Era chiaro che quei ragazzi amavano i loro genitori e, se tutto fosse andato come lei si aspettava, la cosa peggiore che poteva accadere era che sarebbero tornati a casa dopo diciotto mesi, una volta sicuri di poter restare insieme.

Certo, lei glielo aveva detto, ci potevano essere dei rischi. Probabilmente i ragazzi avevano dei lavori con uno stipendio minimo e senza assicurazione medica. Se Liz, ad esempio, si fosse fatta male seriamente, rotta una gamba o qualcosa di simile, Max non avrebbe avuto le risorse per prendersi cura di lei. A quella nota, Valenti stava quasi per scoppiare a ridere e per dirle di non esserne così sicura. Max era un ragazzo con risorse notevoli.

Be’, etico o no, era arrivato il momento di lavorare su Jeff Parker. E, forse, anche su Philip Evans.

Jim Valenti era felice, come lo era stato negli ultimi cinque mesi. Sperava che quello che aveva suggerito ad Angela avrebbe funzionato. Visto come li aveva trattati negli ultimi cinque mesi, sentiva di essere in debito con Liz e Max e voleva portare i loro genitori dalla loro parte. Non era particolarmente orgoglioso di come si era comportato, di solito non approfittava della sua posizione, ma lui era stato spaventato, allora. Aveva avuto paura che Max potesse non essere umano.

Jim Valenti si preoccupava degli esseri che non erano umani … era il suo lavoro. La prima persona non umana che aveva visto, l’aveva vista ad Albuquerque. Allora Jim era ancora un cadetto che stava imparando il suo mestiere. Il tipo aveva rapito una bambina di sette anni, l’aveva violentata ripetutamente per diversi giorni, poi l’aveva sepolta nel deserto, per non essere scoperto. Sepolta viva. Ai cani c’erano volute tre settimane per ritrovarla. Ma il tipo aveva un buon avvocato e gli avevano dato solo 20 anni.

Quel tipo non era umano … anche se i suoi genitori lo erano.

Per quello che riguardava Jim Valenti, il violentatore-assassino non era umano … meno umano persino di un suo compagno di galera, che si era offerto di aiutarlo mentre si allenava con i pesi. Il tipo stava continuando a vantarsi con i suoi compagni, di quello che aveva fatto alla bambina, quando l’uomo che puntellava il manubrio dei pesi l’aveva lasciato cadere sulla gola del violentatore, spezzandogli la laringe e dicendogli, mentre moriva soffocato, di continuare a ridere, se poteva. Persino quell’altro prigioniero aveva mostrato un briciolo di umanità.

Era la natura di chi lavorava in difesa della legge. Ci si preoccupava sempre di chi, in qualunque modo apparisse all’esterno, non fosse veramente umano dentro.

Sì, finalmente aveva capito che Max Evans era veramente umano, cresciuto da genitori umani, con valori umani e pazzamente innamorato di una ragazza umana, che lo amava altrettanto pazzamente.

Per Jim Valenti, essere umano non dipendeva da dove venivi. Rendono umani i valori che si interiorizzavano e Max Evans era umano … anche se poteva far scomparire la ferita di un proiettile o spegnere dell’olio che aveva preso fuoco, con il gesto di una mano. Anche se i suoi veri genitori non erano esattamente di quelle parti.

Max era umano e altrettanto lo era Liz e lui, per cinque mesi, li aveva trattati alquanto duramente, perché non era certo che Max fosse completamente umano. Jim sentì di essere in debito con loro e, quel giorno, avrebbe potuto forse pagare un acconto, spiegando tutto quello a Jeff Parker.

"Bene, visto il profilo di Max, il prossimo passo dovrebbe essere relativamente facile."

Jeff Parker sembrò riguadagnare speranza. "Cosa faremo, allora?" chiese.

"Be’, Jeff … " disse lo Sceriffo "E’ quello che Max ha scritto nella nota ai suoi genitori. Di essersi legalmente sposati con una licenza regolare."

Quella era una parte della discussione che metteva Jeff a disagio e stava cercando di non pensarci … e di non pensare nemmeno a quello che implicava. Ma, nonostante tutto, rivoleva indietro sua figlia, così disse "Che significa, Jim? Come può esserci di aiuto?"

"Apparentemente, questa è una cosa molto importante per Max." disse Angela, cercando di restare seria "Lui è molto tradizionalista. Probabilmente il 99% degli adolescenti che scappano con la propria ragazza vogliono solo fare del sesso con lei e non si preoccupano certo di sposarla. Ma dato che lui la rispetta così tanto, dato che questo è così importante per lui … ci deve essere per forza una registrazione in qualche Ufficio di Contea, da qualche parte e quasi certamente con i loro nomi legali.

Ci vorrà una settimana o due perché avvenga la trascrizione sui registri dello Stato, forse meno se le registrazioni avvengono col computer. Per allora, sapremo dove è avvenuto il matrimonio e potremo cominciare a cercarli da lì."

"Sì." disse Jim "E se saranno insieme, saranno più facilmente rintracciabili. Voglio dire … se Max non avesse tenuto veramente a Liz, l’avrebbe solo usata e abbandonata. Questo accade a molte delle ragazze che scappano da casa. Hanno la reputazione rovinata … la loro autostima e la sicurezza di sé minate … Potrebbe succedere loro di tutto."

"Giusto." commentò Angela "Molte finiscono nel mondo sommerso dei film pornografici, credendosi ormai indegne di una vita migliore. Finiscono per essere usate … e per sopportare abusi. Alcol e droga. Qualcuna finisce anche per fare la prostituta. Quelle sono veramente difficili da ritrovare

Dalla sua lettera … be’, sembra chiaro che Liz lo ama e che voglia trascorrere una bella vita con lui. Hanno dei lavori, stanno mettendo su casa, e questo lascia delle tracce sulla carta e li rende molto più facili da trovare."

Jeff si era progressivamente allarmato, quando la conversazione aveva toccato film porno e prostitute. "Non posso credere che Liz si farebbe coinvolgere in film pornografici e prostituzione."

"Quel genere di cose," proseguì Angela "accade molto spesso. Ma devo essere d’accordo con lei, è molto poco probabile che accada a Liz. Non solo Liz ha una grande quantità di buon senso, ma anche un grande supporto … da Max. Ricordate la sua email … è ovvio che la adora. In entrambi i suoi messaggi traspare che la famiglia è molto importante per Max.

E nella seconda email la prima cosa che dice è che lui e la sua famiglia sono stati onorati che lei avesse deciso di unirsi a loro. QUESTO è supporto. E quando dice di non essere degno di lei … il messaggio è che lei è molto importante per lui, che lui è orgoglioso della sua accettazione. Sarebbe duro per qualsiasi ragazza non essere stimata e sentirselo dire dalla persona che ama."

"Liz ha solo sedici anni, non può sapere cosa è l’amore."

"Oh, certo che lo sa, Jeff." disse Jim Valenti "Ricordi la sua prima email, quando ha detto che tu e Max siete molto simili? Lei ha avuto sedici anni per imparare ad amare da suo padre e sua madre. Lei sa cos’è l’amore. Ed è per questo che sarà più facile trovarli, perché è più facile trovare due persone che una e loro saranno insieme."

"Sì." confermò Angela. "Nessun dubbio su questo. I loro valori sono troppo tradizionali, molto simili ai suoi. Vede come è orgogliosa quando dice di aver diviso il nome di lui? Di far parte della sua famiglia?"

"A dire la verità stavo prestando più attenzione all’altra parte … all’aver diviso il suo letto."

"Signor Parker," disse Angela "visto che SONO sposati … è quello che fanno le persone sposate. Sembra che abbiano avuto una cerimonia religiosa. Un’altra cosa tradizionale. E il significato, per loro, è che Dio approvi che loro dividano quel letto, che lo Stato dove si sono sposati approvi che dividano quel letto e che loro due approvino la divisione di quel letto.

Mentre sono consapevoli che voi quattro non approvate, ci sono altre autorità che lo fanno completamente. E dato che è stata una cerimonia religiosa, anche l’annullamento del matrimonio, non cambierebbe necessariamente il loro modo di vedere, perché di solito la gente non crede che quello che dice lo Stato sia superiore a quello che dice Dio."

"Ma, naturalmente, la cosa importante è che tutto questo ci renda più facile trovarli." disse lo Sceriffo.

Dieci minuti più tardi la riunione fu sciolta. Il mondo era completamente cambiato per Nancy e Diane. Quando lasciarono l’incontro, Diane sentiva, nel suo cuore, di avere una nuova figlia e Nancy sapeva di avere un figlio. Ci sarebbero volute delle settimane prima che le novità passassero dai loro cuori ai loro cervelli, ma nessuna delle due aveva più dubbi. Avevano deciso di riavere indietro i loro ragazzi … tutti e due … in ogni modo possibile, senza fare domande, accettando tutte le condizioni che avrebbero potuto porre.

Anche per Jeff e Philip era un mondo completamente diverso, ma nessuno dei due aveva ancora abbandonato il vecchio. Entrambi furono sollevati che le cose non fossero peggiori, dopo l’esempio che Angela e Jim avevano fatto su quello che SAREBBE potuto accadere ai fuggiaschi, ma, in ogni caso, loro avevano solo sedici anni.

Se fossero riusciti a rintracciarli, avrebbero ancora potuto far annullare il matrimonio e i due uomini avrebbero riavuto indietro il loro vecchio mondo. E POTEVANO trovarli, come aveva spiegato Jim.

Poiché i loro ragazzi erano maturi, riflessivi e perdutamente innamorati, si prendevano cura l’uno dell’altra ed avevano onorato le tradizioni che erano state loro insegnate … sarebbe stato più FACILE trovarli e distruggere la loro felicità. Era questo che Jim ed Angela avevano detto.

Certo, sarebbe stato meglio se quei due si fossero espressi con parole differenti. Sembrava quasi che gli unici ragazzi che si potessero riacciuffare fossero quelli che se la sarebbero cavata bene anche se fossero rimasti da soli e gli unici che potessero essere separati erano quelli che probabilmente sarebbero stati molto meglio insieme …

* * * * *

11:00 PM – Stanza ‘Pepita d’Argento’ – Tonopah, Nevada.

Per Liz Evans era stata una giornata lunga. Dopo un grande risveglio mattutino - decisamente migliore del caffé, decise – e la scoperta che perfino in un hotel l’acqua calda della doccia poteva finire, se due persone ci rimangono sotto troppo a lungo, la sua prima giornata di lavoro era stata molto piacevole.

Era perfino riuscita a filarsela via con Max, quando lui era tornato dall’Aeroporto, da dove aveva spedito i due messaggi. Si chiese se fossero già arrivati ai loro genitori e quale sarebbe stata la loro reazione. Ieri avrebbe voluto che ci fosse la possibilità di comunicare a due vie, magari trovando un posto dove loro potessero postare e lei e Max leggere, senza tradire la loro dislocazione. Non era sicura che si potesse fare anonimamente ma, se fosse stato un forum abbastanza affollato, forse avrebbero potuto farlo, perché si sarebbero persi nella folla dei lettori.

Tranne che tutti quei lettori avrebbero letto quello che avrebbero detto i loro genitori e lei era abbastanza sicura di quello che sarebbe successo. Se i suoi genitori erano diventati furiosi solo perché si erano addormentati nel deserto, non poteva immaginare quello che avrebbero fatto se avessero saputo del modo in cui si era svegliata … o della doccia.

Probabilmente sarebbero stati alquanto espliciti su quello che si supponeva lei NON dovesse fare … tutto scritto in maiuscolo ... e lei ci sarebbe rimasta male, perché loro non avevano capito. Ora Max era suo e nemmeno tutti i genitori, nemmeno tutti i tribunali avrebbero potuto portarlo via da lei.

Quando lei aveva finito il turno di lavoro, erano andati all’Aeroporto. Avevano preso in prestito da Anna un aspirapolvere e tolto almeno cinquant’anni di polvere al posto … e tre scorpioni … eeeewwww. Almeno due di loro erano già morti, e questo era confortante, ma avevano preso una nota per chiamare l’uomo della disinfestazione, il giorno seguente.

Anna aveva guardato Max con circospezione, quando gli aveva dato l’aspirapolvere. Quando Liz glielo aveva riportato, Anna le aveva chiesto se Max le avesse mai fatto male e, all’inizio, Liz non aveva capito. Apparentemente, la madre di Anna aveva avuto relazioni con uomini violenti e la ragazza era rimasta sorpresa che Max e Liz potessero lavorare insieme e anche scherzare tra di loro. "No, Anna." le aveva risposto lei. "Max è mio marito … e il mio migliore amico."

Più tardi, Anna era tornata nella loro metà della casa per dare una mano ed era finita nel fuoco incrociato della battaglia a base di panni bagnati, mentre pulivano l’esterno delle finestre. Tutti e tre si erano quasi congelati.

Poi erano andati tutti casa di Anna per un cioccolato caldo e la ragazza li aveva guardati con meraviglia, quando Liz si era accoccolata contro Max e lui l’aveva coperta col suo giaccone, solo parzialmente bagnato, per proteggerla dal freddo.

Anna aveva chiesto a Liz se lui l’avesse mai costretta a fare cose che … la mettevano a disagio. Lei le aveva risposto "No, certo che no. Lui mi ama." Anna aveva fatto un cenno con la testa, quasi con le lacrime agli occhi. Povera bambina!

Rientrarono in albergo molto tardi ma, tra il freddo e la polvere, avevano bisogno di un’altra doccia. Max le aveva suggerito di farla per prima … farla insieme era stato divertente, ma il mattino sarebbe arrivato presto e, se avessero fatto la doccia singolarmente, sarebbero stati meno … distratti.

Liz vide Max uscire dal bagno, con indosso solo i suoi boxer. Lei aveva infilato boxer e maglietta, quando era uscita dalla doccia. Lui spense la luce e le diede un bacio gentile.

"Liz, so che hai avuto una giornata pesante e per me va bene anche dormire accoccolati insieme."

Mentre lei si spostava per mettersi a cavalcioni sopra di lui, Max avvertì la morbidezza della pelle nuda contro di lui e la mano di lei tirare via i suoi boxer.

"Forse bene per te, signor Evans. Ma qualcuno di noi ha altre idee …"

* * * * *

07:25 AM - Caffé Jan's - Roswell, New Mexico.

"Salve Diane. E’ bello trovarci insieme così. Non mi andava di stare qui a fare colazione da sola, rimanendo a fissare la sedia vuota di Liz."

"Capisco cosa intendi. Sei riuscita a dormire ieri notte?"

"Abbastanza stranamente, Diane, ho dormito piuttosto bene. Da quando è successo, ho sofferto di incubi. Liz odia il freddo e io me la immaginavo continuamente in qualche posto, fuori al freddo, sola e tremante. Credo di essermi sbagliata su questo."

"Nancy, io … "

"No, Diane. Io … ho dormito bene. Lei non è perduta, loro non sono morti in qualche fosso per un incidente. Stanno solo … giocando alla casa. Solo che non stanno giocando, vero?"

"Temo di no."

"Mi sento così stupida per non esserla stata a sentire, all’inizio. Di certo è stata dura … per tutte e due. Sai cosa le ho detto, Diane? Le ho detto di non crescere … di non fare sesso … di non smettere mai di essere la mia bambina. Lei ama così tanto Max e io non lo sapevo nemmeno e, dopo quello che le ho detto, credo che non potevo aspettarmi veramente che me ne parlasse."

"I ragazzi sono così, Nancy. Mi è sembrato che Max mi nascondesse qualcosa, per tutta la sua vita. Diamine, mi ha tenuta nascosta Liz per quasi dieci anni. Credo che certe cose siano difficili da dividere con i genitori."

"Sai Diane? Credo che i ragazzi sappiano che c’è una possibilità di tornare indietro da tutto questo, di rimettere le cose a posto, che un annullamento ci farebbe tornare al punto di partenza. Liz è fuggita con Max per non doversi separare dal suo ragazzo. Allora non era disposta a lasciare che la separassimo da lui e ora Jeff pensa che ci permetterebbe di separarla da … suo marito. Non credo che potrei vederlo succedere."

"Lo so. Era come se Max non volesse far parte di questo mondo, come se si tenesse in disparte, come se avesse sentito di essere differente da tutti gli altri. Poi è arrivata Liz e … un impegno totale. E’ come se non sapessi se essere dispiaciuta o contenta."

"Io credo di essere contenta. Devo esserlo. Ho guardato fuori, stanotte, ho visto la neve ed ho cominciato a preoccuparmi. Poi mi ha colpito una cosa. Liz è al sicuro, salva e al caldo tra le braccia di Max."

"Non sono le sue braccia che mi preoccupano. Spero che stiano usando qualcosa … come protezione."

"Lo spero anche io. Sono sicura di sì … non pensi? Voglio dire, Liz è una ragazza con la testa sulle spalle, come ha detto Angela."

"Lo penso anche io … sebbene … un giorno … mi piacerebbero dei nipotini."

"Sì. Un maschietto, magari. Non ho mai avuto un bambino con il quale giocare."

"Io non ho avuto né un bambino, né una bambina. Max e Isabel camminavano già, quando li abbiamo avuti."

"Be’, un maschio e una femmina. Sarebbe divertente."

"Cosa? Gemelli? Liz è così piccola. Avrei paura per tua figlia se dovesse succedere."

"No, voglio dire uno alla volta. Ma gemelli … Liz è più forte di quello che sembra."

"Ha già da fare con Max e il suo sciocco segreto. Mi chiedo se lei sappia quale sia."

"Se ancora non lo sa, lo saprà. Liz è diventata Miss Scienziata da quando le abbiamo regalato il ‘Piccolo Chimico’, in terza elementare."

"Che buffo, anche noi lo abbiamo regalato a Max."

Entrambe le donne cercarono di non scoppiare a ridere, limitandosi ad un sorriso. Fu Diane a parlare per prima. "A quanto pare è da tanto che lavorano sulla ‘chimica’."

"Sì e credo che smetterò di pensare che Liz possa aver freddo, la notte … almeno per un indefinito futuro."

"Allora, cosa si fa con i mariti?"

"Non ne sono sicura. Credo che ieri, lo Sceriffo e Angela, se li siano lavorati ai fianchi e piuttosto duramente. Cambieranno idea."

"Fino a che non sapremo dove sono i ragazzi, non ha molta importanza. E, quando li avremo trovati, nemmeno Philip potrà trascinarli immediatamente in tribunale. Avremo comunque qualche giorno."

"C’è tempo, allora. Ci vediamo domani a colazione?"

"Certo. Stesso posto?"

"Proviamo con la pasticceria. Fanno dei croissant stupendi …"

* * * * *

08:00 AM – Sala riunioni – Distaccamento 24 – Area 51, Nevada.

E’ risaputo che nell’ambito militare ci sono molte personalità capaci del massimo controllo, ma l’esempio più estremo di questo tipo è un pilota da combattimento.

Come gruppo, eccellono in competitività e controllo delle situazioni e, in un certo qual modo, è una cosa abbastanza ironica. L’Aeronautica, per la sua stessa natura, non permette un pieno controllo, visto che si deve rispondere a variabili come il vento o le condizioni atmosferiche, la manutenzione e i materiali difettosi, ed altre circostanze in continuo cambiamento.

Il militare stesso non è completamente soggetto a controllo. Con centinaia di migliaia di persone, malintesi, errori, condotte scorrette, incidenti e generica sprovvedutezza, ci saranno sempre problemi, anche in tempo di pace.

Slammer aveva ottenuto i suoi successi perché era competitivo e ambizioso, ossessionato dal tempo nel raggiungere i suoi scopi ed aveva una forte necessità di avere le situazioni sotto controllo. Ma certe cose non si possono controllare … o almeno non fin dall’inizio. E come molti piloti da combattimento, lui aveva risolto il problema dividendo in compartimenti quelle situazioni, dando loro una priorità e prendendosene cura appena possibile. Nel frattempo, doveva affrontare la situazione con umore, altrimenti, con la sua personalità sarebbe impazzito.

Il Distaccamento aveva almeno 600 dipendenti – oltre al personale della ditta appaltatrice dei servizi – diviso, in parti uguali, tra militari e civili.

Sembrava che solo una ventina di civili si fosse presentata alla cerimonia. Slammer era stato avvertito dal Capo di Stato Maggiore, di non aspettarsi che i civili gli prestassero molta attenzione. Il Comandante precedente era stato solo un po’ più che un dosso stradale per i ricercatori civili più anziani, che si spostavano ogni volta che se lo ritrovavano lungo la strada. E, chiaramente, questo stato di cose doveva cambiare.

E per quello che riguardava i 300 militari … molti di quelli non occupati con la sicurezza o con gli altri servizi essenziali, erano lì ma era evidente che un certo numero non si era disturbato a presentarsi.

Quelli che l’avevano fatto … avevano sbalordito Slammer. Non aveva mai visto un tale insieme di assurde e scompagnate uniformi. Un Tenente Colonnello anziano sembrava aver indosso una vecchia 1505 cachi che non era più in vigore dai primi anni ’70. Ma un vecchio sottufficiale era ancora peggio … indossava quella che poteva solo essere una classica ‘Jim della Giungla’ con un elmetto tropicale, camicia e pantaloni corti. Quella uniforme era ormai visibile solo al Museo dell’Aeronautica ed era in condizioni migliori di quella esposta lì. Scosse la testa.

Mentre osservava la folla, vide una sola uniforme in vigore e in buono stato e, guardando il viso dell’ufficiale, notò che anche in quella mancava un nastrino. Ovviamente, il giovane Capitano Hawthorne non si era preso il disturbo di mettere sulla sua uniforme ordinaria il nastrino per la decorazione che Slammer stesso gli aveva conferito. Non che lui l’avesse messo anche quando era a Berkeley per il corso di laurea. Avrebbe provocato una rivolta immediata.

Così, tra circa trecento persone in uniforme, ce n’era solo una che avesse un uniforme adeguata … quasi. Mentre Slammer accettava la Bandiera dell’Unità dal Colonnello Jameson, notò che nemmeno lui, il Comandante uscente, aveva un’appropriata uniforme militare. Slammer passò l’insegna al Portabandiera che la rimise al suo posto. Erano le 8 e 07 e il Distaccamento 24 aveva un nuovo Comandante.

Quando salì sul podio, vi furono degli educati ma sporadici applausi.

"Grazie a tutti e grazie al Sergente Maggiore Ormsby per aver organizzato questa cerimonia con così breve preavviso. Spero, in un prossimo futuro, di conoscere meglio tutti voi. Per adesso, godetevi il dolce e i rinfreschi. Oh, Capitano Hawthorne? Vorrei vederla tra un ora nel mio ufficio."

* * * * *

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Capitolo 22
*** 21 ***


Parte 21

10:00 AM – Tonopah, Nevada.

Era la seconda tazza di caffé per il Vice Sceriffo Michael Walker. Tirò fuori un thermos e chiese gli fosse riempito. Liz disse "Certamente." Molti dei camionisti e diversi poliziotti coglievano l’occasione per far rifornire i loro thermos al ristorante. La Contea di Nye era enorme, la terza dell’intero Paese, più estesa delle aree del Massachusetts, del Rhode Island, del New Jersey e del Delaware messi insieme, con oltre il 90% di territorio federale, soprattutto nel comprensorio della Base Aerea di Nellis, e loro trascorrevano gran parte del tempo per la strada, molto lontano dalle città. Fare rifornimento a Tonopah era quasi indispensabile.

Quando riportò il thermos pieno, Liz distolse lo sguardo. In qualche modo, quell’uomo la rendeva nervosa, sentiva come se la fissasse quando lei non lo stava guardando. Almeno, quel giorno, non le stava prestando molta attenzione, pensò Liz. Era concentrato sul mucchio di fogli di carta che aveva portato con lui.

Mentre voltava il primo dei bollettini di ricerca, il Vice Sceriffo Walker si voltò a guardare la ragazza. La sua targhetta portava scritto ‘Beth’ e non gli aveva fatto suonare nessun campanello d’allarme. Ma lei continuava a non guardarlo negli occhi. Va bene, pensò Michael. Lui era un tipo paziente. Aveva guardato tutti i bollettini dell’Arizona ed era a metà di quelli della California. Lei era lì, da qualche parte e lui, alla fine, l’avrebbe trovata.

Quando Walker lasciò il ristorante, portò con lui i fogli. Il Nevada tendeva ad essere generoso con quelli che eccedevano i limiti di velocità e non li faceva rispettare molto spesso. Ma c’erano state un certo numero di macchine che avevano toccato i 160 chilometri l’ora, tra Reno e Las Vegas, così, quel pomeriggio, avrebbe predisposto un controllo della velocità. Avrebbe ignorato quei i veicoli procedevano a meno di 130 chilometri l’ora … che era il limite solito. Questo gli avrebbe dato tutto il tempo di sedersi e di controllare altri bollettini. Presto o tardi, l’avrebbe trovata.

* * * * *

12:15 PM - Porky’s Barbecue Pit – Roswell, New Mexico.

"Sono contento che tu sia potuto venire con un così breve preavviso, Jeff."

"E io sono contento che tu mi abbia chiamato, Philip. Avevo proprio intenzione di parlarti di un paio di cose … senza sconvolgere Nancy o Diane."

"La mia stessa intenzione, Jeff. Jim Valenti mi è sembrato piuttosto ottimista sulla possibilità di ritrovare i ragazzi, ma io mi stavo chiedendo … cosa succederà dopo?"

"E’ quello che mi sono chiesto anche io, Philip."

Philip Evans fece un profondo respiro e scosse leggermente la testa. "Jeff, da un punto di vista legale, se li troviamo abbastanza in fretta, sarà ordinaria amministrazione. Potremo chiedere l’annullamento del matrimonio, che sarà quasi scontato vista la loro età. Se le cose andranno un po’ più per le lunghe, più saranno prossimi ai 18 anni e più facilmente un giudice potrebbe tirarsi indietro, specie se i ragazzi si opporranno. Ho riletto i loro messaggi e … oh, si opporranno di sicuro. Io non avevo idea che quei due si volessero così bene."

"Anche io sono stato colto di sorpresa, Philip. Se avessi avuto idea che erano amici da anni, anni in cui tutti e due sono stati dannatamente timidi per confessare all’altro quello che provavano … non sarei stato colto di sorpresa dalla loro reazione o, almeno, avrei potuto anticiparla, reagire in modo diverso."

"Sì. Almeno farmi dare le chiavi della jeep PRIMA di dire che dovevano essere separati, sebbene dubito che questo li avrebbe fermati."

"Quello che è fatto è fatto. Non possiamo rimettere il Genio nella lampada, e mi chiedo se questo non valga anche per il matrimonio."

"Capisco quello che intendi. Sono così dannatamente GIOVANI, ma, realisticamente … a meno che non siano loro a decidere che è stato tutto un grande errore … "

"Non ci conterei troppo, non dopo aver letto quei messaggi."

"Credo che tu abbia ragione ma, a meno che non lo facciano … come faremo a tenerli separati una volta che il matrimonio sia stato annullato?"

"Cosa li fermerà dal dire ‘Noi abbiamo fatto del nostro meglio per fare le cose nel modo più onorevole possibile e loro non ce l’hanno permesso, allora facciamole a modo nostro.’?"

"Jeff, io non so cosa dire. Dalle poche volte che ho incontrato Liz … be’, lei è una ragazza adorabile, una giovane donna adorabile, davvero. Ma non avrei mai detto che Max avrebbe potuto fare una cosa simile e di certo non ho le basi per dire che Liz avrebbe potuto farla. Per quanto riguarda Max … non sono sicuro che Max abbia mai voluto così intensamente una cosa come, apparentemente, vuole Liz. Credo che per tenerli separati, dovremo combattere la nostra peggiore battaglia."

"Se scegliamo di combattere."

"E come potremo non farlo? Anche se … diavolo, Jeff, anche se diciamo loro ‘quello che è fatto è fatto, fatevi aiutare a tornare a scuola, andate al college’ anche se decidessimo di dimenticare l’annullamento e li aiutassimo a far funzionare questo matrimonio, quante possibilità credi che abbiano? Anche se riuscissimo a convincere Nancy e Diane ad aderire a questo piano, cosa che non vorranno fare."

"Nessun dubbio su questo. Nancy vuole indietro la sua bambina, e non credo che accetterà che la sua piccola resti sposata, che appartenga a qualcun altro, anche se a qualcuno come Max. Devo ammettere che Max sembra tenere molto a lei e questo non solo per quello che riguarda il sesso e la ribellione adolescenziale, come abbiamo pensato all’inizio. Voglio dire … è troppo presto, troppo presto per tutti e due, ma Max … Max è una buona scelta per lei."

"Sì. Se solo i ragazzi avessero già 18 anni, sarebbe più facile andare da Diane e dirle ‘Hey, proviamo a dal loro una mano a far funzionare il matrimonio.’ Se proprio non avessimo nessun’altra opzione, credo che Diane potrebbe trovare un modo per accettare quello che è successo. Diamine, potrebbero anche avere una seconda cerimonia, con parenti ed amici, solo per far capire loro che li appoggiamo. Ma non riuscirò mai a convincere Diane. Anche lei rivuole indietro il suo bambino."

"E allora, cosa si fa? Come possiamo far accettare loro l’annullamento del matrimonio. Togliere il triciclo a Liz perché lo pedalava sulla strada, è stato piuttosto facile. Portarle via … suo marito? Non mi perdonerebbe mai."

"Né te, né me. E cosa succederà quando avranno 18 anni? Se non sarà cambiato niente, si sposeranno di nuovo. Li avremmo tenuti divisi per 18 mesi, per quale scopo? Per voltare 18 pagine sul calendario? Entrambi ci odieranno … o, al minimo, saranno estremamente arrabbiati con noi, per molto, molto tempo."

"Lo so. L’unico modo che abbiamo per uscirne, è appoggiare il matrimonio. Se dovesse andar male, possiamo dire che erano troppo giovani e che li avevamo avvertiti. Se dovesse funzionare … be’, vivrebbero felici e contenti e non ci odierebbero."

"Da un punto di vista logico, credo che tu abbia ragione. A questo punto, cercare di dividerli sarebbe una situazione persa in partenza. Ma non credo che avremo un’altra possibilità. Non riusciremo mai a convincere Nancy e Diane a farli stare insieme."

Jeff scosse mestamente la testa. "No, nessuna speranza. Be’, Jim non li ha ancora trovati. Forse, prima che ci riesca, ci verrà qualche altra idea."

"Okay." disse Philip "Ma teniamo questa conversazione per noi. Se le ragazze scoprono che abbiamo anche solo preso in considerazione la possibilità di lasciare che Max e Liz rimangano sposati, ci faranno passare le pene dell’inferno."

"Hai ragione."

* * * * *

11:30 AM – Sala rapporto – Simulazione di combattimento ‘Red Flag- Base Aerea Nellis – Nevada.


"Buon giorno, signori. Sono il Sergente Tecnico Abrams e questo è il Sergente Maggiore Browning. Sembra che voi due abbiate preso la paglia più corta del mazzo. Siamo qui per conto del Red Flag per valutare l’addestramento di sicurezza che avete avuto nel corso di base.

Il modo in cui lo verificheremo sarà con l’equipaggiarvi con le stesse provviste di emergenza che ci sono nel seggiolino eiettabile del vostro aereo. Oggi saremo aiutati dal Reparto Blackhawk della Guardia Nazionale arrivato qui da SteadField, a Reno.

Sarete condotti al Nellis Range Complex per simulare la situazione in cui il vostro aereo è stato abbattuto in territorio nemico. La vostra missione sarà quella di allontanarvi dall’area prima che le forze nemiche, oggi simulate dai Tecnici del Reparto di Soccorso della California, possano localizzarvi. Poi dovrete proseguire 5 miglia, per recarvi al punto di raccolta indicato sulla mappa, dove sarete portati in salvo da un elicottero. Il sergente Browning ed io vi accompagneremo, per poi dare un punteggio alla vostra esercitazione. Ci sono domande?"

Il Sergente Adams notò il vago senso di benevola sopportazione dei due piloti. Quella NON era la parte del Red Flag che preferivano ma, come il resto, nell’Aeronautica serviva. Il pilota dell’ F-16 che era stato abbattuto in Bosnia, era passato attraverso quel programma. Era riuscito a tenersi nascosto fino a che non aveva potuto fornire le sue coordinate, nonostante fosse in un’area di meno di 4 miglia quadrate che era stata controllata palmo a palmo da oltre 400 soldati serbi.

Non sarebbe stato piacevole trascinarsi per 8 miglia di deserto, solo per coprire le 5 miglia di distanza dal punto di raccolta o le seguenti sei ore da passare nel deserto prima che arrivasse l’elicottero, ma non c’era altro modo per esercitarsi ed essere pronti in caso di bisogno.

Mezz’ora dopo i due istruttori e i due piloti furono fatti salire sull’elicottero UH-60 e l’aeromobile si alzò in direzione nord, verso l’enorme complesso del Poligono di Nellis.

Dopo sei miglia, la trasmissione radio si fece interessante.

"Torre di Nellis, Flatiron 17, stiamo tornando alla base per una situazione di emergenza."

"Ricevuto, Flatiron 17. Specificate il tipo di emergenza."

"Abbiamo una luce accesa sul pannello di controllo. L’indicazione di un danno alla trasmissione principale. Può essere un problema di sensori, ma torniamo comunque alla base per un controllo."

"Flatiron 17, potete dirigervi direttamente all’eliscalo 4. Manderemo per voi unità mediche e antincendio."

"Ricevuto. Scalo all’eli 4."

A qual punto si fece interessante anche la comunicazione sulla linea interna all’apparecchio.

"AC, qui è il Sergente Abrams … che sta succedendo?"

"Probabilmente nulla di grave. Si è acceso un sensore per la trasmissione. E’ un magnete che viene attivato da ogni particella che si stacca dalla trasmissione. Se ce ne sono troppi, anche solo schegge di metallo, il circuito si completa e si accende la spia. Quando succede, dobbiamo atterrare e far controllare la trasmissione, nel caso abbia dei problemi, qualche ingranaggio che comincia a rompersi. Se la trasmissione dovesse rompersi all’improvviso … sarebbe brutto."

"Definite … brutto."

A quel punto, si inserì il tecnico di bordo. "La cosa più probabile e che si indebolisca progressivamente, la frizione crescerebbe e noi perderemmo potenza."

"Questa è la più probabile. E la peggiore?"

"La peggiore sarebbe se la trasmissione si rompesse bruscamente, il rotore non sarebbe in grado di resistere alla torsione delle pale e si spezzerebbe. Poi il rotore si allontanerebbe e noi non avremmo più niente a sostenerci. ma nei venticinque anni da che sono qui, non l' ho mai visto succedere."

"Bene." disse il sergente Abrams. "Forse dovrei trovarlo rassicurante ma penso che se l’avesse visto succedere non sarebbe qui a parlare con noi."

"Oh, non si preoccupi. Andrà tutto bene."

Quattro minuti più tardi, mentre si avvicinava all’eliscalo 4, il comandante dell’elicottero rallentò e, mentre lo faceva, il mezzo perse il sostegno dell’aria. Il pilota aumentò la velocità per bilanciarsi e rendere più dolce l’atterraggio. In quel momento la trasmissione si ruppe catastroficamente bloccando il rotore principale, facendolo spezzare e sollevare completamente dal velivolo.

L’elicottero cadde da un paio di metri, atterrando bruscamente. I sedili si deformarono nell’impatto per attenuare i danni della caduta sull’equipaggio, tuttavia il rotore di coda si staccò dalla fusoliera. Ci fu una fuoriuscita di carburante, che non prese fuoco perché l’elicottero fu immediatamente sommerso dalla schiuma che proveniva da tre parti.

Mentre sette membri del personale, coperti di schiuma, furono portati all’ospedale per essere esaminati, il sergente Abrams guardò il Tecnico di Bordo. Poi scosse la testa dicendo "Andrà tutto bene … solo un altro meraviglioso giorno nell’Aeronautica!"

* * * * *

11:30 AM – Ufficio del Comandante – Distaccamento 24 – Area 51, Nevada.

Sebbene avesse chiesto di vederlo dopo un’ora, ci volle quasi l’intera mattinata prima che Slammer potesse inserire il Capitano Hawthorne nella sua agenda. Prima c’era stato il ricevimento, poi aveva dovuto assistere alla partenza del vecchio Comandante. Il rapporto di aggiornamento con il capo della Sicurezza aveva richiesto quasi due ore ma gli aveva dato solo qualche dettaglio sul lavoro di ricerca stesso e quasi nessuna informazione sulla storia del Distaccamento.

Lo stesso capo della Sicurezza era un dipendente dell’appaltatore. Slammer aveva cercato di farsi chiarire i punti chiave di cui avrebbe avuto bisogno per comandare il reparto, incluse le specifiche aree dove si svolgevano le ricerche e il bilancio delle spese per i programmi. L’uomo era sembrato incerto sulle prime e in qualche modo evasivo sulle ultime.

Slammer aveva bisogno di informazioni più precise di quelle in suo possesso. La sua lista compartimentalizzata di cose-da-fare era cresciuta esponenzialmente durante la mattinata. Il Colonnello sapeva che, generalmente parlando, non si possono fare grandi cambiamenti appena assunto un comando. Se una cosa funzionava bene, prima di cambiarla bisognava conoscerla. Ma, da quello che aveva detto il Capo di Stato Maggiore, il Dist.24 non aveva MAI funzionato bene. E la cosa era stata suffragata da quello che aveva visto quella mattina. C’era bisogno di cambiamenti, il più presto possibile.

"Colonnello Randolph, il Capitano Hawthorne è qui per vederla." annunciò il citofono.

"Lo faccia entrare, Doris."

La porta si aprì ed il giovane Capitano entrò, si mise sull’attenti davanti alla scrivania e salutò. "Capitano Hawthorne a rapporto, Colonnello." Slammer ricambiò il saluto, poi disse "E’ bello rivederla, Capitano Hawthorne. Si sieda."

"Grazie, signore."

"Cosa ne pensa della cerimonia per il cambio?"

"Uhm … è stata … uhm …. molto … uhm … singolare, signore."

"Sì, singolare si addice abbastanza. Singolare come contrapposto ad uniforme. Abbiamo avuto delle uniformi singolari oggi, non è vero figliolo?"

"Ebbene, suppongo di sì, signore."

"Allora, quante uniformi appropriate ha visto oggi, Capitano Hawthorne?"

"Be’, signore, eccetto la sua … solo la mia."

"In effetti anche la sua mancava di un nastrino per servizio meritevole, Capitano. Ricordo di averle appuntato quella medaglia io stesso."

Il Capitano Hawthorne arrossì ed apparve agitato. "Mi spiace signore. Errore mio."

"Ha mai indossato quell’uniforme da quando è uscito dal suo dottorato?"

"No, signore, non mi era permesso di indossarla a Berkeley. Poi, quando sono stato assegnato qui, come prima cosa il mio supervisore mi ha detto di non metterla. L' ho portata nel mio alloggio e … dal mio arrivo qui, questa è stata la prima occasione che ho avuto per indossarla ed ho dimenticato il nastrino, signore."

"Non se la prenda. A paragone di tutti gli altri lei se l’è cavata alla grande. Da quanto è qui, figliolo?"

"Quasi sei mesi, signore."

"Che ne pensa del posto?"

"E’ … singolare, signore."

Slammer rise. "Lo è. Faremo in modo che sia meno singolare. Al momento, su cosa sta lavorando?"

"Signore, sto lavorando col Tenente Colonnello Barker al progetto 14B. Crediamo che sia un meccanismo per l’accelerazione senza inerzia."

"Figliolo, temo di essere solo un semplice pilota. Questa dovrà tradurmela."

"Bene, signore, noi crediamo che il meccanismo che stiamo studiando permetta un’alta velocità di accelerazione, senza spiaccicare l’equipaggio. L’F-16, ad esempio, può andare a nove volte la velocità di suolo. A piena velocità, ti sembrerebbe di pesare almeno una tonnellata."

"E’ un’esperienza che ho fatto. Okay, cosa fa il vostro aggeggio?"

"In teoria ci potrebbe essere un’accelerazione di 50 … 100 volte la velocità al suolo, tutta quello che il motore può fornire, e sentirsi ancora come alla velocità al suolo.

"Questa sarebbe una cosa utile. E quanto siete prossimi ad ottenerla?"

"Signore, nessuno ha ancora scoperto come aprire la navicella. Non siamo mai entrati. Tutto quello che abbiamo sono teorie."

"Be’, dovete pure aver cominciato da qualche parte. Questo progetto va avanti da sei mesi."

"Oh, no signore. Io sono stato assegnato al progetto sei mesi fa. Il progetto è cominciato sin dall’inizio dell’Area 51 … nel 1948."

"E ancora non avete aperto il coperchio della scatola?"

"E’ così, signore."

"Quanta gente sta lavorando a questo progetto? Qual è il vostro bilancio?"

"Siamo in venti, signore. E non mi è stato detto nulla del bilancio ma, a giudicare dall’attrezzatura, è enorme."

"Bene, figliolo, dovranno andare avanti senza di te. Ora hai un nuovo lavoro. Sei il Vice Comandante del Distaccamento. Ho bisogno di qualcuno che mi traduca il linguaggio incomprensibile degli scienziati in qualcosa che un pilota possa capire ed ho scelto te. Ho bisogno di raddrizzare questo posto alla svelta e TU mi aiuterai. Dobbiamo anche far arrivare la voce ad ogni persona che non abbia un’uniforme appropriata, il che vuol dire a tutti, per dire loro che sarà meglio che si preparino, perché sono tornati nell’Aeronautica."

"Si, signore."

* * * * *

12:17 PM – Distaccamento 1 - Impianto di manutenzione della 126^ Compagnia Medica (Aeroambulanze) – Aeroporto Stead Tahoe – Reno, Nevada.

RINNNNGGGG.

Il CW2 Olson prese il telefono. "Distaccamento 1, manutenzione."

"Signore, qui è il soldato scelto Roman che chiama da Nellis. Siete stati avvisati del velivolo 437?"

"Sì, manderemo un Ufficiale alla manutenzione … probabilmente il Capitano Collins."

"Bene, signore, ma ho chiamato per avvertire che siamo sotto di due velivoli. Il 283 deve fare una ispezione in un area calda tra circa quindici ore. Possiamo farla tramite l’Aeronautica di laggiù?"

"Non credo. Lasciamo controllare le registrazioni. No, il 283 ha bisogno di una ispezione ai rotori e dobbiamo sostituire il rotore di coda con la versione Mark III. Sarà meglio se lo fate volare fin qui. Parlerò con gli addetti alle operazioni. Probabilmente potremo sostituirlo con uno di quelli appena controllati. Abbiamo bisogno di quattro ore per farlo arrivare qui, quindi non fatelo volare per più di dieci, undici ore."

"E quando potreste farlo?"

"Proveremo per sabato. Vi terrò informati. Nel frattempo cercate di usare per i voli più lunghi l’altro velivolo. Ha ancora tempo prima della prossima ispezione."

"Okay, signore. Lo farò sapere agli altri."

Olson riattaccò il telefono. "Gente, avremo bisogno di un velivolo di rimpiazzo per quello rotto e ne abbiamo un altro a Nellis che ha bisogno di essere sostituito per il periodo della manutenzione. Nessuna possibilità di procurarci un paio di voli per sabato? Si potrà tornare indietro con gli altri velivoli. Okay, allora metto in programma i voli."

* * * * *

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Capitolo 23
*** 22 ***


Parte 22

01:45 PM – Tonopah, Nevada.

Quando la bimba fece cadere il suo giocattolo dal seggiolone, Liz si chinò per raccoglierlo e restituirglielo. Mentre si rialzava, si ricordò, sussultando leggermente, del perché chinarsi non era stata una bella idea. In realtà il problema era duplice.

Il primo era quel dannato tanga. Aveva comprato il tanga quando aveva comprato il negligé … quello che aveva restituito ancora da indossare. Peccato che non avesse riportato indietro anche il tanga. Era il capo di biancheria più dannatamente scomodo che avesse mai portato in tutta la sua vita.

L’aveva preso perché aveva pensato che a Max sarebbe piaciuto, ma era stato tutto il contrario. Non è che a Max piacessero di più le normali mutandine era solo che, quando arrivavano a quel particolare momento dei loro preliminari … be’, all’improvviso lei non aveva indosso più nulla.

Ma, visto che l’aveva comprato, aveva cercato di indossarlo ed era una sensazione tremenda, come avere nel centro un grosso filo interdentale.

E anche questo non sarebbe stato tanto male, se lei non fosse stata già irritata. E non è che Max non l’avesse avvertita. ‘Ascolta.’ le aveva detto ‘Noi siamo nuovi a tutto questo … non che mi lamenti … ma, se continuiamo così, sarai un po’ … dolorante."

L’aveva avvertita la notte scorsa, per due volte … o erano state tre? L’aveva avvertita TRE volte … e una anche quella mattina, ma lei non gli aveva dato ascolto. E ora era ancora più irritata da quel dannato tanga.

Liz aveva appena ordinato il proprio pranzo e quello per lui. Era stato carino da parte di Betty Ann fare in modo che la loro pausa per il pranzo coincidesse. Questo aveva permesso, il giorno precedente, di mandare le email e, oggi, di sedere e mangiare insieme. Questo se lei avesse potuto sedersi, irritata com’era.

Liz guardò Max, dietro il banco di registrazione. Lui era così caro, così delicato, un amante gentile e premuroso. E se non si fossero addormentati su quella coperta, quanto tempo sarebbe passato prima di conoscere quella felicità?

Quando si voltò verso la finestra della cucina, il tanga salì di nuovo, dolorosamente. ‘Dannazione, forse avrò tempo, dopo che avremo mangiato, di salire nella stanza e di cambiare questo stupido tanga con un paio di normali mutandine. Sta andando sempre peggio.’

Fece un altro paio di passi verso la finestra e si immobilizzò. ‘Ma quanto sei stupida, Liz?’ chiese a se stessa ‘Se lui può guarire la ferita di un proiettile, di certo può guarire qualche abrasione.’

Liz si avvicinò alla cucina. "Hey, Arnie, l’ultima ordinazione per i due hamburger e le patatine, falla a portar via, okay?"

"Va bene, Beth."

Liz sorrise e guardò verso Max. ‘Forse, se ci sbrighiamo a mangiare, lui potrà guarirmi … e ci rimarrà anche il tempo per fare qualcosa alla svelta.’

* * * * *

03:00 PM – Tonopah, Nevada.

Se volevi rapinare un ristorante nella Contea di Nye, quello sarebbe stato il meno adatto. Parcheggiate fuori, c’erano tre macchine della Polizia della Contea e due pattuglie della Polizia Stradale del New Mexico e i cinque agenti stavano prendendo un caffé al loro solito tavolo. Tutti e cinque stavano socializzando … era duro pattugliare da soli le strade nella deserta distesa della Contea di Nye, ma il Vice Sceriffo Michael Walker non era lì solo per cameratismo. Con la coda dell’occhio, stava anche guardando la giovane cameriera. No, ancora non aveva trovato il bollettino giusto, ma aveva quasi finito di controllare quelli della California.

‘Se mi avesse guardato dritto negli occhi anche una sola volta, non ne sarei stato così sicuro.’ disse a se stesso. Ma lei non l’aveva fatto, non aveva guardato negli occhi nessuno di loro, senza dubbio per paura che il suo viso potesse essere riconosciuto come quello di una fuggitiva, ma si era tradita ugualmente. Non con gli altri quattro, ma con lui.

Bevve lentamente il suo caffé, ascoltando uno dei poliziotti della stradale parlare del primo giorno di scuola di sua figlia. Era difficile per lui pensare a quando la sua bambina di tre mesi sarebbe andata a scuola … o a quando avrebbe avuto sedici, diciassette anni … come quella cameriera. Solo che il Vice Sceriffo Walker era sicuro che la sua piccola Alissa Sarah non sarebbe mai fuggita, come aveva fatto quasi certamente, quella ragazza.

Arnie aveva un cuore d’oro e, come molti altri cuochi, gli piaceva vedere la gente gustare il cibo che aveva preparato per loro. Me, per lo stesso motivo, si irritava quando qualcuno massacrava i suoi piatti mettendoci troppa mostarda, che ne avrebbe rovinato il sapore. Quando vide la ragazza prendere un’altra patatina dalla sua busta, Arnie scosse la testa.

"Beth," le disse "te lo saresti goduta molto di più se avessi trovato il tempo di mangiarlo finché era ancora caldo."

Liz lo vide tornare alla griglia. Il rossore delle attività di un’ora prima stava appena cominciando a svanire dalle sue guance. Ora arrossì di nuovo, scosse leggermente la testa e si disse ‘Arnie, non hai la più pallida idea di quanto sia stato gradevole lasciar freddare le patatine.’

Il rossore si attenuò gradualmente sul suo viso e … su qualche altra parte. E altrettanto fece la luminescenza argentata …

* * * * *

5:00 PM -The Crashdown, Roswell New Mexico

Due gruppi di quattro persone erano seduti a due tavoli diversi. Michael e Maria, Isabel e Alex erano seduti ad un tavolo d’angolo, a parlare sottovoce di Max e Liz, di come potevano stare e di cosa stessero facendo. Era quasi lo stesso discorso che si stava tenendo in un tavolo al centro, dove i Parker e gli Evans stavano bevendo tre tazze di caffé, non per fame o per sete, ma usando la caffeina per attenuare gli effetti di cinque notti difficili.

"Ti ha detto quali erano le novità?" chiese Nancy.

"No, cara, voleva solo darci le ultime informazioni che hanno avuto. Gli ho detto che Philip e Diane erano già qui, così ha detto che passerà per parlare con tutti."

"So che Angela ha interrogato tutti i registri dei dipartimenti ad ovest del Mississippi. Forse hanno trovato qualcosa."

"Lo spero tanto, Diane." disse Philip "Prima di poter fare qualsiasi cosa, dobbiamo trovarli."

‘Sì.’ pensarono gli altri tre genitori contemporaneamente. 'E poi che diavolo faremo?’ Per essere esatti, anche Philip pensò la stessa cosa.

Anche dall’altra parte della sala, la conversazione si fermò quando la macchina dello Sceriffo parcheggio davanti all’ingresso e quando entrò, in attesa che parlasse, otto persone trattennero il respiro.

"Abbiamo trovato una traccia. Il 25 febbraio alle 7 e 55 del pomeriggio, il signor Max Evans, di anni diciotto, e la signorina Elizabeth Parker, di anni diciotto, hanno ottenuto una licenza di matrimonio dagli Uffici della Contea di Clark a Las Vegas, Nevada. Non abbiamo la registrazione di chiunque abbia celebrato il servizio – hanno ancora altri tre giorni di tempo per farla – ma non abbiamo ragione di aspettarci che non ci abbiano detto la verità. Che hanno usato quella licenza per sposarsi."

"Ma nessuno dei due ha diciotto anni! Come hanno potuto farlo?"

"Be’, ci sono molte possibilità. POTREBBERO aver usato dei documenti falsi, ma è solo una speculazione. L’Ufficio della Contea POTREBBE aver fatto un errore. Loro sono andati cinque minuti prima che chiudessero. Dopo una giornata stancante, la gente può sbagliare."

"E come potrebbe essere valida la licenza?"

Fu Philip a rispondere. "La licenza è valida perché il funzionario, per legge, è ritenuto in buona fede, visto che si è basato sui documenti che aveva a disposizione. Se i ragazzi avessero falsificato l’autorizzazione dei genitori, potremmo essere in grado di ottenere l’annullamento in base a quei permessi, perché sono falsi. Lo stesso dicasi se potessimo provare che hanno presentato falsi documenti di identità, ma non c’è modo di farlo.

Così, per la legge, saranno sposati fino a che non sarà provato in tribunale che erano minorenni e, anche allora, avrebbero la possibilità di convincere il giudice a lasciarli restare sposati, sebbene la possibilità che il giudice acconsenta sia molto remota, se riusciamo a trovarli in fretta."

"Ma se si fossero lasciati dietro dei falsi permessi, potremmo ottenere l’annullamento anche in loro assenza?" chiese Nancy.

"Be’, sì. Suppongo che potremmo … ma io non lo farei." disse Philip.

"Non capisco, Philip." disse Nancy "Credevo che fossi fermamente contro questo matrimonio."

"Lo sono. Credo che sia stato molto … sconsiderato, ma Liz è una ragazza meravigliosa e … e ormai è chiaro che i ragazzi … uhm … non vorrei che Liz scoprisse, dopo che li avremo trovati, di non essere veramente stata sposata con Max questi ultimi giorni … o notti … o qualsiasi momento di quella che considerano essere la loro luna di miele. Penso che ci convenga che rimangano sposati … almeno fino a che non riusciremo a separarli. Credo che, se non altro, a Liz questo lo dobbiamo."

"Non parliamo dell’annullamento, Philip." disse Diane "Consideriamo una cosa alla volta e la prima cosa è trovarli."

"Ebbene," disse Jim Valenti "ora sappiamo che lo Stato è il Nevada, il che rende le cose molto più facili. E’ uno stato enorme ma ha solo diciassette contee. Hanno già ricevuto tutte un bollettino di ricerca, ma sarà difficile che lo prendano in considerazione, venendo da così lontano. Ora che sappiamo che lo stato è il Nevada, manderemo delle segnalazioni specifiche a tutte e diciassette le contee, dando le descrizioni, indicando che ora sono sposati e che sembra che abbiano un lavoro.

E’ anche possibile che si siano spostati in California o da qualche altra parte e, quindi, faremo la stessa cosa per gli stati adiacenti. Ma se ancora non hanno lasciato il Nevada, allora da domani mattina avremo un sacco di agenti che li staranno cercando." Lo Sceriffo Valenti si alzò dalla sedia e si avvicinò alla porta. "Vi terrò informati se verrò a sapere qualcosa."

* * * * *

05:00 PM – Distaccamento 24 – Area 51, Nevada.

L’ordine fu inviato per email e postato su ogni bacheca dell’Area 51:

Da: Vice Comandante (Capitano Hawthorne)
A: Tutti i reparti

Oggetto: Visita di orientamento del Comandante.

Il nuovo Comandante farà un giro di orientamento tra tutti i reparti del Distaccamento 24, a cominciare da domattina alle ore 08:00. In allegato una bozza di orario. Si prega di nominare un portavoce per ogni reparto, affinché tenga un breve rapporto della durata da cinque a dieci minuti, sulle funzioni, sui programmi di ricerca e sui gruppi di lavoro, associati ad ogni reparto.

Per il Comandante

James Hawthorne , Capitano USAF
Vice Comandante del Distaccamento

* * * * *

06:00 PM – Ufficio dello Sceriffo della Conte di Nye – Comando Area nord – Tonopah, Nevada.

Il fax ronzò brevemente ed un foglio cadde nel cestino. L’agente di servizio nel turno di notte lo guardò distrattamente. ‘Un altro bollettino di ricerca.’ pensò ‘Vediamo. Mike li stava controllando, senza dubbio vorrà anche questo. Ne fece una copia, controllò per essere certo che il Vice Sceriffo fosse già andato a casa, poi lo posò sulla pila di posta in arrivo, per essere certo che lo trovasse alle 10 del mattino seguente, quando avrebbe ripreso servizio.

Cominciò a leggere la sua copia ma era venerdì sera e l’agente Barnhart aveva appena portato due ubriachi che si erano azzuffati in un bar, poi avevano cercato di guidare. Mise il foglio nella cartellina e cominciò a prendere le generalità dei due ubriachi per trattenerli in cella per la notte.

* * * * *

08:00 PM – Casa dei Parker – Roswell, New Mexico.

La discussione si era spostata nel salotto dei Philip, lontano dai quattro adolescenti che erano ancora nel ristorante, di sotto.

Era cominciato con l’affermazione di Philip che non avrebbe voluto far annullare il matrimonio senza che i ragazzi lo sapessero, perché non sarebbe stato giusto nei confronti di Liz, che stava vivendo quella che credeva la sua luna di miele … facendo quello che quei due stavano certamente facendo … pensando di essere sposata, quando invece non lo era.

Così, se fosse stato GIUSTO per loro farlo, visto che erano SPOSATI, aveva chiesto Diane, perché erano stati tutti arrabbiati con i ragazzi?

La discussione divenne vivace.

"Non avrebbero dovuto star fuori tutta la notte. E’ così che è cominciato tutto." disse Jeff Parker.

"No." disse Nancy "Non avrebbero dovuto. Ma lo hanno fatto. Hanno fatto qualcosa che non dovevano fare, perché erano solo ragazzi, ragazzi che non si conoscevano bene e ragazzi che erano troppo immaturi per ogni tipo di impegno duraturo."

"Tranne che, quando è successo, loro si conoscevano da molto più tempo di quello che pensavamo noi." disse Diane.

"E anche se allora non fosse stato così … ora è dannatamente vero." disse Jeff, in qualche modo rassegnato.

"Ma non possiamo certo permettere che se la cavino fuggendo via, vero?" chiese Philip.

"Philip, caro, se la sono già cavata fuggendo. Non hai notato la stanza vuota in fondo al corridoio, le notti passate?"

"Forse dovremmo chiederci, visto che sono fuggiti … visto che si sono impegnati uno con l’altra, perché li stiamo inseguendo … " disse Nancy "E’ veramente per aiutarli o è solo per far loro capire chi comanda?"

"Hanno ancora solo sedici anni, cara." disse Jeff "Sono troppo giovani per cavarsela da soli."

"Ma Liz sarebbe comunque stata da sola in collegio, Jeff." disse Diane "Completamente da sola, senza una sola amica … e senza Max."

"Questo perché non volevamo che stesse con Max, non volevamo che facessero sesso prima del matrimonio."

"Almeno su questo punto, sembra che abbiamo vinto noi." disse Nancy "Ora l’unico problema è come, una volta ottenuto l’annullamento, riusciremo ad impedire loro di fare sesso DOPO il matrimonio, proprio come ha detto Philip poco fa."

"Non lo so, Nancy." rispose Philip "Se essere sposati prima di fare del sesso era così importante per loro, una volta annullato, non sono sicuro che vorrebbero continuare."

"Questo è assurdo, Philip. Vuoi dire che pensi che non dovremo preoccuparci se staranno fuori tutta la notte, tanto per cominciare? Che dopo che sono stati sposati, dopo che noi avremo fatto annullare il matrimonio, tutto tornerà come prima? Io non lo credo, caro. Un annullamento non toglierà loro una settimana di ricordi. Non hai sentito nel suo messaggio quanto Liz è orgogliosa che il suo cognome sia Evans? Non hai sentito quanto è orgoglioso anche Max?"

Philip guardò Jeff, supplicandolo con gli occhi. "Sapete, io e Jeff ne abbiamo parlato. Nessuno dei due pensa che questo matrimonio funzionerà, ma tutti e due abbiamo timore che se vi porremo termine … se i ragazzi non torneranno più insieme, biasimerebbero per sempre noi. Mentre, se faremo del nostro meglio per aiutarli e il matrimonio non funzionerà ugualmente … fino a quando non avranno diciannove anni, potremmo sempre farlo annullare dietro loro richiesta e non dovrebbero ricorrere ad un divorzio."

Jeff aggiunse "Si dice quello che è fatto è fatto. Se dovesse andare male … credo che sarebbe più doloroso di qualunque altra punizione noi potessimo dare loro E, se non fosse così … se fossero abbastanza maturi, abbastanza legati tra loro … se si amassero abbastanza da farlo funzionare, in questo caso, non credo che sarebbe giusto separarli solo per mostrare loro chi è il capo. Se si vogliono veramente così bene forse dovrebbero essere loro i capi di loro stessi."

"Sapete, potremmo aiutarli a trovare un piccolo appartamento, forse aiutarli un po’ con l’affitto. Non costerebbe molto." disse Diane.

"Potremmo dire loro che faremo del nostro meglio per aiutarli a far funzionare le cose. Aiutarli finanziariamente, per qualsiasi spesa i loro lavori non coprano, così potrebbero tornare a studiare. Potrebbe non funzionare, ma almeno avremmo tentato." disse Nancy. "Dovremmo solo insistere perché Liz prenda la pillola, fino a che non si vedrà se funziona."

"No." dissero contemporaneamente Jeff e Philip.

"Philip, Jeff, non ci costerebbe molto." disse Diane.

"Non mi sono spiegato, Diane." disse Jeff Parker.

"Sì." continuò Philip "Non possiamo dire loro che sono adulti con le stringhe attaccate. Sarebbe una bugia e loro lo saprebbero. Se ammetteremo che va bene che rimangano sposati, staremo loro dicendo che sono adulti. Certo, potremo aiutarli finanziariamente, sono sempre i nostri ragazzi. Ma non potete dettare legge tra marito e moglie, su quello che possono e che non possono fare, sul sesso o sull’avere dei bambini.

Se pensiamo che non siano in grado di prendere le loro decisioni, allora non dovremmo permettere che restino sposati. E’ qui che dobbiamo tracciare una linea di confine. Li lasciamo essere adulti o li teniamo come bambini. Quale cosa sceglieremo? Non possiamo avere entrambe le cose."

Nella stanza, ci fu un attimo di panico. Nessuna delle due soluzioni era senza rischio. Alla fine, tutti e quattro decisero che, a volte devi solo seguire la speranza e non la paura.

"Io dico, lasciamo che restino sposati." disse Diane.

"Anche io." disse Nancy.

Jeff Parker si limitò ad annuire.

"Bene, Diane, credo che abbiamo una nuova figlia."

 

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Capitolo 24
*** 23 ***


Parte 23

11:30 PM – Angolo tra Acacia Avenue e West Compton Boulevard – Compton, California.

"Hey, uomo, hai un po’ di roba?"

"Se Ricky ha un po’ di roba? Certo che Ricky ne ha. Ricky la migliore merce della strada. Non è questo il problema. Il problema è: hai i soldi?"

"Quanto chiedi?"

"200 dollari al grammo."

"200 al grammo? Mi stai prendendo in giro. A Torrance conosco un tipo che la vende a 150."

"Qui non sei a Torrance, scemo. E questa non è roba puzzolente. Questa è roba pura, non quel burro di noccioline. Se vuoi la qualità, devi pagarla."

"Ma io ho soldi veri con me. Me ne servono almeno 20 grammi. Non ho diritto ad un QUALCHE sconto?"

"20 grammi? Non è molta. Ma voglio farti fare un affare, amico. 20 grammi per 3.500 dollari."

"Sarebbe … 175 a grammo. Non ho diritto ad un VERO sconto?"

"Ti dico una cosa, amico. Io ho 45 grammi da vendere. Prendili tutti e te li darò a 150 al grammo. Fanno 6.750. Hai 6.750 dollari, amico?"

Il compratore sembrò esitare. "Ho 6.718 dollari e un biglietto di autobus per tornare a casa. Che ne pensi?"

Ricky rise. "Facciamo 6.700 e prendi un taxi a spese mie. Ricky odia gli autobus."

I soldi e il metadone cambiarono velocemente mano. Quasi subito, due uomini sbucarono dal buio ed afferrarono Ricky. Il ‘compratore’ sollevò lo sguardo e sorrise. "Peggio per te se non ti piacciono gli autobus, Ricky. Ne prenderai uno per andare in prigione."

Il vecchio agente della DEA, uscì lentamente dal furgone da dove la vendita era stata filmata.

"Ricky, Ricky, Ricky. Questa è la terza volta per te, non è vero? E con più di un oncia. Hai idea di quanti anni ti farai per questo?"

Ricky era spaventato, veramente spaventato. Lui SAPEVA cosa lo aspettava al terzo arresto. E sapeva che l’Agente Fowler amava inchiodare le persone. Più importanti erano, meglio era.

"Agente Fowler, lei non vuole me. Io sono un pesce piccolo. Meno di tre once a settimana, è tutto quello che vendo, è la verità. Io posso dirle dove trovare almeno 360 chili di cristalli. Io e lei dobbiamo fare un patto."

L’Agente Fowler aveva un’espressione impassibile. Sapeva che Ricky aspettava un prossimo rifornimento ed era per quello che aveva messo su l’arresto. Non era un mondo perfetto. Qualche volta si doveva andarci leggeri con i pesci piccoli per pescare quelli grandi. "Cosa hai in mente, Ricky?"

"Se le dico qualcosa sulla prossima consegna, lei non potrebbe perdersi 40 grammi mentre andiamo in ufficio?"

"Alterare le prove, Ricky?"

"No … Diavolo, no. Ma … forse potrebbe trovare qualche ragazzo in crisi di astinenza. Potrebbe fare un opera buona."

"Non credo proprio, Ricky. Ma ne parleremo nell’Ufficio del Procuratore e vedremo cosa si può fare. Avrai comunque un po’ di tempo."

"Sì, ma, se riuscite a farlo scendere a meno di due anni, con la libertà condizionata … magari con uno di quei braccialetti … io potrei ravvedermi."

"Certo, Ricky, sono certo che lo faresti. Andiamo a parlare col Procuratore."

* * * * *

05:45 AM – Stanza ‘Pepita d’Argento’ – Tonopah, Nevada.

Quando Liz aprì gli occhi e vide la carta da parati, sorrise. Era accoccolata contro di lui, la mano destra di lui appena appoggiata sul suo pube, mentre un dito disegnava piccoli cerchi. Non era sicura che lui fosse sveglio – avevano avuto un’altra nottata ‘intensa’. Ricordò quello che aveva detto sua madre, quando poteva aver avuto otto, nove anni:

‘Una volta che entri in quel mondo … l’intimità sessuale … cambia tutto.’

Ed era cambiato, sua madre aveva avuto ragione, ma la vita era così. La sua vita era cambiata per sempre il giorno che un bambino dagli occhi ambrati era sceso dall’autobus della scuola. Era cambiata di nuovo in seconda media, quando aveva avuto bisogno di un compagno di laboratorio e, sicuramente, era cambiata quando aveva sentito il proiettile entrare nel suo addome ed aveva guardato quegli occhi … quegli occhi così profondi che potevi leggervi l’eternità, quegli occhi che, lei ne era sicura, sarebbero stati l’ultima cosa che lei avrebbe visto. Era successo veramente solo cinque mesi prima?

Ma questo cambiamento era stato particolarmente simpatico. Liz sapeva che se solo si fosse spostata di un paio di centimetri, il suo corpo avrebbe cominciato a rispondere a quella gentile carezza, avrebbe cominciato a prepararsi ad un altro viaggio nella nebbia argentea, nella passione e nel fuoco, poi nel calore, nella vicinanza e nella tenerezza. Oh, sì, era stato un cambiamento delizioso, un cambiamento che li aveva fatti diventare uno … una carne.

Sapeva che probabilmente, avrebbe dovuto lasciar riposare quel povero caro. In ogni caso, avrebbero dovuto alzarsi tra un quarto d’ora. Era il loro primo giorno di riposo dal lavoro, ma sarebbe stato un giorno pieno, per cercare di rendere abitabile per domani il piccolo appartamento della bifamiliare. Avevano un sacco di cose da fare …

Lentamente, spostò la mano di pochi centimetri, sentendo crescere il calore, il bisogno, dentro di lei. Il suo corpo fece un piccolo sobbalzo quando sentì la punta del dito di lui carezzarla, per poi muoversi lentamente più in basso, tra l’umidore che il corpo di lei offriva al suo tocco … pregandolo, quasi, di entrare.

"Sai, ci aspetta una giornata veramente dura, Liz."

Lei sorrise. Chi stava prendendo in giro? La risposta del corpo di lui era anche più evidente della sua. E a lei piaceva anche che, con un solo movimento, con un solo tocco, con un solo sguardo dei suoi occhi, lei poteva portarlo in quel mondo … non importa se lui, all’inizio, avesse in programma di andarci o no.

Si voltò a guardarlo e gli diede un bacio, gioendo perfino della ruvida carezza della sua barba contro la sua bocca, dei peli del petto di lui che si strofinavano contro il suo seno, deliziandola con ogni sensazione, rendendola consapevole del potere che aveva su di lui, del potere che avevano uno sull’altra.

"Bene, allora credo che sarà meglio cominciare, signor Evans. Altrimenti non arriveremo mai a finire quella dura giornata."

Otto minuti più tardi erano entrambi persi nella nuvola iridescente … ma si erano persi insieme. Dovevano sbrigarsi … AVEVANO veramente una lunga giornata davanti a loro. Ma era un modo molto piacevole per cominciarla.

** * * *

07:20 AM – Strada US-50 – Eureka, Nevada.

La loro giornata era cominciata sette ore prima, a 70 chilometri da Caldwell, Idaho. Era un’area rurale, con molta agricoltura. Il laboratorio era in una fattoria coltivata a grano, le cui vecchie costruzioni erano state adattate per allevare maiali per la creazione di metamfetamina.

Attualmente era una fattoria in attività e la vasta quantità di nitrato di ammonio che acquistava al mercato della cooperativa era facilmente spiegabile dal grano che veniva prodotto e venduto e i lauti guadagni dal fatto che era condotta da un minimo di persone. Ora due di quelle persone erano nella macchina.

La maggior parte delle corse veniva fatta da una sola persona, ma questa era una consegna grossa, così l’autista aveva una guardia, apparentemente per stare all’erta e dargli più potere di fuoco ma, in realtà, soprattutto per impedire all’autista di filarsela con il carico. Il valore di mercato di 360 chili di cristalli era di oltre 2 milioni di dollari ma la fattoria aveva venduto l’intero carico, ricavando dalla transazione circa 750 mila dollari. Non era che il proprietario della merce non si fidasse dell’autista, ma diversi autisti erano stati sorpresi a rubare per molto meno di quel carico. la seconda persona era sull’auto solo per prudenza.

Erano entrambi stanchi e tesi. Avevano viaggiato tutta la notte, dopo aver caricato la merce nel portabagagli, riempiendolo completamente. Ma la loro giornata era appena cominciata.

Ci sarebbero volute circa tredici ore prima che il loro carico fosse consegnato al Los Angeles, un viaggio interrotto solo da pasti occasionali comprati in un autogrill e da poche fermate per fare rifornimento lungo la strada. Avrebbero trascorso la notte a Los Angeles e sarebbero tornati indietro lunedì. Giovedì il viaggio sarebbe stato a nord-ovest, a Seattle. Trasportare droga, non era la più eccitante delle vite, ma la paga era buona. Entrambi si mettevano in tasca 5.000 dollari la settimana … esenti da tasse, naturalmente.

* * * * *

08:30 AM – Sezione di Bioscienza – Distaccamento 24 – Area 51, Nevada.

L’aggiornamento stava per essere dato da un’attraente Tenente, in apparenza l’ufficiale più basso in grado e una dei pochi militari della sezione. Non erano presenti ricercatori più anziani. Slammer riconobbe la costante. Era stata la stessa delle prime due sezioni.

L’atteggiamento dei civili andava da una totale indifferenza ad un blando fastidio. Molti di loro avevano visto i Comandanti venire ed andare ed erano tutti ricercatori promossi al di fuori dei ranghi militari, che lavoravano nell’Area 51 da anni. Nessuno era stato particolarmente efficiente … diamine, considerati i soldi che venivano spesi, tutto il posto era piuttosto inefficiente.

Ma per un ‘esterno’, era un indizio prezioso. Potevano sembrare sicuri di sé e strombazzarlo ai quattro venti per intimidire qualche collega o intimorire i pochi comitati esterni con minacce sulla possibile xeno-tecnologia ed continuare facilmente ad ottenere un flusso enorme di finanziamenti, che sarebbero stati più utili per far volare una dozzina squadre aeree.

La giovane Tenente sembrava incerta, nervosa, priva dell’esperienza necessaria per sapere che quel posto aveva poco di militare, ma anche uscita abbastanza recentemente dal suo programma di addestramento da sapere che ad un Comandante doveva essere accordato un po’ più di rispetto di quello che gli avevano dimostrato i dipendenti più anziani. Lei sapeva, più di loro, che presto le cose si sarebbero fatte interessanti.

Slammer non la ritenne colpevole, visto che il compito le era stato dato dal suo capo sezione. Inoltre, quando aveva visto il modo in cui il suo giovane aiutante aveva guardato la ragazza, era stato certo che il Capitano Hawthorne l’avrebbe preso come un affronto personale e che sarebbe stato molto duro con la giovane Tenente.

Slammer non era nato ieri, sapeva bene come prendersi cura dei dipendenti civili, anche di quelli più alti in grado che avevano diretto il dipartimento. I suoi piani per loro erano stati già messi in movimento, come avrebbero scoperto entro pochi giorni. L’Area 51 era stata un disastro per decadi, poteva aspettare ancora un po’. Ma quando sollevò gli occhi sulla parete, la sua irritazione si trasformò lentamente in rabbia. Perché c’erano cose che non potevano aspettare.

L’Aeronautica tattica richiede compiti pericolosi e, svolgendoli, qualche volta si poteva morire. Dato che la comunità dei piloti era piccola, molti di loro erano stati compagni di squadra una volta o l’altra, con Slammer. Lui aveva avuto tre situazioni difficili, due come pilota ricercatore, una come direttore di bordo.

La prima volta era stata la più semplice, in un certo modo. Lui conosceva il pilota, ma non molto bene. Aveva fatto un errore da principiante ma, d’altronde, quella era la sua prima missione su un bombardiere ed ERA un principiante. Mirando al suo obiettivo, si era voltato per vedere le sue bombe colpire, ed era rimasto disorientato, forse abbagliato dalle esplosioni. Aveva continuato a virare, forse eccedendo solo di 10 o 15 gradi al momento dell’uscita. Gli occhiali per la visione notturna concedevano poco alla visione periferica e probabilmente stava guardando alla sua sinistra, cercando di riprendere la traiettoria di volo, quando aveva avuto l’impatto con l’altopiano. L’ufficiale medico aveva recuperato il corpo, se corpo si poteva definire.

In qualche modo, guardare i cinque o sei chili di carne inzuppata di carburante avio, che erano stati in grado di ritrovare nel buco fumante … non era stato tanto brutto … Era stato difficile rapportare la massa di carne con il giovane pilota che una volta aveva diviso una birra con lui.

La seconda volta era stata più difficile, uno scontro a mezz’aria durante un’esercitazione di combattimento aereo. Entrambi stavano facendo manovra, ma uno aveva perso la visione ed aveva virato bruscamente per allontanarsi. Al momento dello scontro uno dei due piloti era riuscito a lanciarsi ma, mentre anche l’altro era venuto giù attaccato ad un paracadute, dopo che la cabina di pilotaggio era stata colpita, era morto prima ancora di toccare terra. Il corpo era così VISIBILMENTE umano, anche se straziato. Simile ai quattro prima di lui.

Il terzo incidente … non voleva nemmeno pensarci. Il pilota non aveva fatto nulla di sbagliato, era solo stato sfortunato. Un componente difettoso della pompa dell’olio, costruito una decade prima, quando lei era ancora alla scuola superiore, aveva alla fine ceduto e l’aereo monoposto era diventato un aliante. E un aereo da combattimento può planare come un aliante, leggermente meglio di una barra di acciaio. Ma la giovane Tenente non si era lanciata, perché l’aereo stava sorvolando una città. Era rimasta al suo posto fino a che non aveva finito di sorvolare case e scuole e si era diretta sull’unico sito privo di costruzioni dell’area. Si era gettata fuori all’ultimo momento e ce l’avrebbe fatta se non fosse stato per l’edificio contro il quale aveva sbattuto atterrando. Sul tavolo della morgue, sembrava dormire, come la Bella Addormentata. Il collo rotto era visibile solo ai Raggi X. Il suo nome, ricordò Slammer, era stato Tenente Beverly Peterson.

I cinque esseri che fluttuavano dietro il vetro, ricordarono a Slammer quegli incidenti. Singolarmente, potevano passare per esseri umani, le teste e gli occhi leggermente più grandi, le dita un po’ troppo lunghe, ma se ne avessi visto solo uno avresti solo pensato che era un po’ strano.

Ma visti tutti insieme, d’accordo, avevano un aspetto un po’ alieno, ma non totalmente diverso da un normale essere umano. Una era femmina e gli arti fratturati e i danni causati al suo addome dall’impatto non erano stati sufficienti a far dubitare del suo genere. L’incisione ad Y sul suo sterno, tra i seni, era chiaramente dovuta all’autopsia. Tre maschi erano in condizioni simili. Il quarto somigliava al Tenente Peterson, non un segno visibile … solo l’incisione a Y.

Ma per Slammer quegli essere non erano veramente alieni … erano esseri come lui. Li poteva immaginare lottare per mantenere il controllo dell’astronave in avaria … e quasi riuscirci. Ci erano andati così vicini. Perché in qualsiasi normale volo ad alta velocità, quello che restava dopo l’impatto col terreno, era solo un ammasso di carne irriconoscibile. Per essere in quelle condizioni … tutto quello di cui avrebbero avuto bisogno, sarebbe stato qualche altro metro di altitudine, più o meno, un po’ più di potenza, un po’ meno controllo e se ne sarebbero andati via … volando, magari.

"Quello … come è morto? Che cosa hanno trovato come causa, quando hanno fatto l’autopsia. Il collo rotto?"

Il Tenente Laurie DelGado guardò il Capitano Hawthorne prima di rispondere. Si erano incontrati sei mesi prima sul loro primo volo verso l’Area 51, lui proveniente dal programma di Astrofisica, lei dal programma di Biologia Molecolare di Harvard. I genitori di lei non erano particolarmente agiati e la Borsa di Studio delle Forze Armate era stato il suo passaporto per il college. Lì lei aveva primeggiato e l’Aeronautica aveva rinviato il suo impiego per farle ottenere il suo dottorato ad Harvard, prima di farla finire nell’Area 51. Lei non era proprio felice di lavorare lì o, almeno, di lavorare per il dottor Blaukopf.

I suoi occasionali incontri con Jim erano stata l’unica cosa bella di quei sei mesi e il dottor Blaukopf l’aveva criticata anche per quelli. Non approvava che lei fraternizzasse con personale estraneo al dipartimento, sebbene lei non fosse sicura che il dottore avesse mai voluto che lei fosse assegnata lì. Le aveva assegnato quel lavoro come se fosse stata una scocciatura anche solo parlare col Comandante.

Lei, naturalmente, sapeva la risposta alla domanda fatta dal Comandante. Visto che l’avevano trattata come un lacchè, aveva impiegato il suo tempo leggendo le vecchie registrazioni sul lavoro fatto all’inizio dal padre di Blaukopf.

Aveva letto quei fogli e ne era stata nauseata. Era stato uno degli scienziati facenti parte dell’ ‘Operazione Paperclip’, e non era stato certo umanitario.

Lei sapeva la risposta, ma aveva paura di darla. Gli occhi di Jim le dettero un silenzioso incoraggiamento. Mentre apriva la bocca si chiese se il nuovo Comandante fosse uno di quelli che sparava al messaggero.

La paura e il disgusto negli occhi del Tenente, non passarono inosservati da parte di Slammer, né gli sfuggì lo sguardo che Hawthorne le aveva dato, come supporto morale. I secondi passarono e lui attese. Alla fine, la ragazza parlò.

"Signore … per quanto posso dire dai documenti che ho letto … quello è morto PER l’autopsia. Fu recuperato vivo, con una grave commozione cerebrale. Quando cominciò a riprendersi … le registrazioni dicono che le sue mani brillavano, di tanto in tanto, che qualche volta, nel delirio, attirava a sé gli oggetti, solo facendo brillare la mano. Avevano paura di lui, lo hanno tenuto sedato con la scopolamina per almeno sei mesi. Alla fine il dottor Blaukopf, il padre dell’attuale capo del Dipartimento … il dottor Blaukopf ha deciso di vedere cosa lo rendesse così differente e … lo hanno vivisezionato. Non avevano scoperto nulla, così hanno continuato ad andare oltre. Alla fine lui è morto sul tavolo. Non hanno mai scoperto cosa causava la bioluminescenza."

Un’ondata di nausea colpì Slammer. "Almeno il povero bastardo era sedato … non lo ha sentito."

Slammer vide il terrore negli occhi del Tenente, la sua nausea crebbe anche prima di ascoltare le parole seguenti.

"La scopolamina è solo il siero della verità. Non ti toglie la sensibilità al dolore … distrugge solo la tua volontà. Almeno funziona così negli umani. Dalla descrizione dell’autopsia … sembra che funzioni così anche per gli alieni. Hanno continuato a fargli domande, anche mentre gridava per il dolore."

Slammer aveva fatto oltre 2.000 voli, senza provare un filo di nausea, ma ora era nauseato. L’unica ragione per la quale non vomitò, fu che la rabbia aveva assorbito tutte le energie. Aveva provato quella rabbia già una volta, nel 1993, guardando alla televisione dei corpi trascinati per le strade di Mogadiscio. Allora non aveva potuto fare niente, ora poteva.

"Capitano Hawthorne, voglio che vada immediatamente ad ordinare cinque bare alla base Aerea Dover. Mandi uno del 737 a prenderle. Tenente DelGado, questa stanza sarà chiusa a tutto il personale fino a che non saranno arrivate le bare. Una volta arrivate, i resti saranno posti in quelle bare.

Jim … al tramonto di mercoledì, daremo sepoltura a queste persone dentro il perimetro della Base, sulla piccola collina ad est. Sparga la voce. E’ una disposizione obbligatoria e Dio aiuti chi non si presenterà o non avrà l’uniforme in ordine."

Laurie spalancò gli occhi e si avvicinò a Jim. Al dottor Blaukopf sarebbe venuto un colpo. Lui la chiamava ‘la sua fenomenale parete’ e se ne vantava con i visitatori importanti.

Stava per dirlo al Comandante ma, quando la sua bocca cominciò a muoversi, gli occhi di Jim si spalancarono e lui scosse la testa per dire ‘no’. Slammer, che stava fissando la parete con gli occhi lucidi di lacrime non versate e la mascella serrata, non vide lo scambio.

Dentro di sé, Laurie aveva paura del dottor Blaukopf, ma lo sguardo di Jim le aveva detto che sarebbe stato più facile contraddire il dottore che il nuovo Comandante. Lei sperò che avesse ragione. Doveva all’Aeronautica più di tre anni di servizio e li avrebbe trascorsi nell’Area 51.

"Sì, signore." rispose il Capitano Hawthorne.

"Farò immediatamente chiudere questa sezione." aggiunse il Tenente DelGado.

Slammer non rispose. Guardò i corpi, il viso rosso dalla rabbia trattenuta a stento.

* * * * *

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Capitolo 25
*** 24 ***


Parte 24

09:15 AM – Distaccamento 1 - 126^ Compagnia Medica (Aeroambulanze) – Aeroporto Stead Tahoe – Reno, Nevada.

Il rapporto fu breve. I due UH-60 Blackhawk sarebbero partiti alle 08:45 per la Base Aerea di Nellis. Un velivolo sarebbe rimasto lì per rimpiazzare quello i cui resti erano ora in un hangar di Nellis, raccolti dai membri della squadra chiamata ad investigare sull’incidente; l’altro avrebbe sostituito il Blackhawk simile che doveva essere sottoposto alla manutenzione e all’ammodernamento del rotore di coda. Tutto il personale di entrambi i velivoli sarebbe rientrato con quello.

Alla fine del rapporto il Tenente chiese se ci fossero delle domande. Il Capo gruppo del secondo elicottero chiese se a bordo ci sarebbe stato personale medico.

"No." rispose il giovane Tenente. "Il loro organico è già a posto. Il nostro lavoro consisterà solo nel portare gli elicotteri e riportare indietro quello per la manutenzione programmata. Qualche altra domanda?"

"Qualche fermata lungo la rotta?"

"Abbiamo il pieno di carburante. Ma potremmo fare una fermata per prendere un caffé a Tonopah … Fuori di qui, andate a sgranchirvi un po’ le gambe. Mi sembri un po’ deluso, Fred. Cosa volevi? Il ‘Chichen ranch’?"

"Be’ … forse … "

Tutti gli altri risero. Il Tenente scosse la testa. Il ‘Chicken ranch’ era un bordello legale, a circa 100 chilometri ad ovest di Las Vegas.

"Mi dispiace, Fred. E’ un po’ più ad ovest della nostra meta. Naturalmente, potremo lasciarti a Nellis e potresti andarci a piedi … ti ci vorrebbero solo tre o quattro giorni, se la tua riserva d’acqua ti basterà."

"Va bene. Tanto se ci andassi, mia moglie non capirebbe."

Il Capo meccanico del volo non riuscì a trattenersi. "Oh, Margie CAPIREBBE fin troppo bene, Fred. In quanto ad approvarlo … be’, quello è un altro paio di maniche."

"Torniamo all’argomento del rapporto, signori! Anche tu, Fred. Qualche altra domanda?"

* * * * *

09:15 AM – Statale 6 ad est di Tonopah.

Nei grandi spazi aperti dell’ovest, è comune che gli agenti di Polizia portino le auto di servizio a casa con loro, specialmente in posti come la Contea di Nye, dove gli spazi aperti erano smisurati. Sua moglie e sua figlia erano a sud, vicino a Pahrump, a trovare i genitori di sua moglie, così non aveva nessuno con cui dividere la colazione. Se quel fine settimana non fosse stato di servizio, sarebbe andato con loro, ma qualcuno doveva lavorare durante i fine settimana ed era stato il suo turno. Il Vice Sceriffo Michael Walker aveva portato l’auto di pattuglia in città molto presto, con l’idea di fare colazione al ristorante e, forse, di dire quattro stupidaggini con i suoi colleghi al tavolo che era praticamente riservato a loro.

Vide la Jeep imboccare l’entrata degli alloggi della vecchia base Aerea, poco prima di raggiungerla. Stava portando un piccolo rimorchio carico di mobilia. Aveva sentito dire che Betty Ann aveva permesso ad un paio delle sue ragazze di vivere lì. Lei e i suoi progetti di riabilitazione … ma Betty Ann era un’anima gentile, ed era meglio per lei avere quei piccoli progetti sociali piuttosto che una ventina di gatti.

Il poliziotto era quasi certo che sul sedile del passeggero ci fosse la nuova cameriera, quella che non lo guardava mai negli occhi. La scorsa notte aveva finito di controllare i bollettini della California e stava per cominciare quelli dell’Idaho. Non avrebbero dovuto impegnarlo molto. Poi l’Oregon e lo Utah. Era lì, da qualche parte e lui l’avrebbe trovato. E quando l’avesse fatto, avrebbe saputo dove la ragazza avrebbe dovuto essere.

Nonostante le buche sulla strada della vecchia area, Max pensò che era una bellissima giornata, quel genere di giorno che ti rende felice di essere vivo. Sorrise e guardò Liz, il vento che le scompigliava i capelli. Dio se era bella … bella e tutta sua. Lei lo aveva reso BEN CHIARO quella mattina … a dire il vero, lo aveva fatto per tutta la settimana. E non era solo il sesso con Liz - sebbene le parole ‘solo’ ‘sesso’ e ‘Liz’ messe nella stessa frase avevano un significato tutto loro - era molto più di questo. Lui aveva trascorso dieci anni a guardarla da lontano – tranne uno, tutti gli anni da quando era uscito dal bozzolo – e non aveva mai veramente creduto che lei potesse accettarlo, tanto meno amarlo. Sarebbe stato facile avere rimpianti per il tempo che non avevano avuto - non per la parte sessuale, erano troppo giovani – ma per la vicinanza di cui avrebbero potuto godere. Sì, lei era la sua amante, ma era anche la sua migliore amica.

Max la guardò di nuovo e lei ricambiò lo sguardo, sorridendo. Max decise che non avrebbe sprecato tempo in rimpianti, non sarebbe stato giusto, non ora che era il ragazzo più felice della Terra.

Avevano appena toccato i soldi delle vincite al gioco, sebbene il giorno seguente avrebbero dovuto saldare il conto dell’albergo. Il vecchio Frank del museo, sembrava conoscere tutti gli abitanti di Tonopah che avevano mobili chi cui volevano disfarsi o che volevano vendere per poco. Anche Betty Ann aveva contribuito con qualche pezzo, sebbene Max sapesse che aveva già dato via gran parte delle sue vecchie cose quando aveva aiutato Anna ad arredare la sua parte di casa. Il rimorchio che avevano preso in affitto era stato molto utile e speravano, con altri due carichi, di riuscire a portare tutto.

L’interno della vecchia casa aveva un aspetto veramente carino. L’avevano dipinto, sebbene Max ne avesse manipolato una grossa parte, quando era sicuro che Anna non fosse da quelle parti. Avevano comprato qualche attrezzo per mettere gli scuri … almeno nella stanza da letto principale, che era quella che avevano deciso di usare. Non era più grande delle altre due, ma era loro piaciuta la vista della catena di montagne a sud-est.

Liz aveva chiamato l’altra camera, più piccola, la loro ‘stanza degli ospiti’, anche se sapeva che non avrebbero avuto gente che sarebbe venuta a far loro visita. Ridendo, aveva definito la terza ‘la camera dei bambini’. Max era quasi sicuro che fosse un gioco … ma l’espressione sul viso di Liz, quando l’aveva detto, lo aveva reso alquanto nervoso.

C’era un solo bagno, ma ora la vecchia doccia funzionava. Per i primi minuti l’acqua che ne era uscita era stata rossa di ruggine, ma stava migliorando. Max aveva già in programma si sostituire lo scaldabagno a propano, con uno considerevolmente più grande. Lo avrebbe preso quel giorno stesso.

A Max piaceva lavare i capelli di sua moglie, sebbene, all’inizio, avesse temuto che le sarebbero diventati rossi per la ruggine. Buffo, fino a che l’aveva fatta da solo, non aveva mai immaginato quanto potesse essere divertente una doccia.

Liz amava tutto quello. Andare sulla Jeep al suo fianco, il vento che le soffiava tra i capelli dal finestrino aperto. Che buffo … avrebbe dovuto essere infreddolita. Ormai non provava più freddo … Max non gliene dava spesso la possibilità. Un tempo lo aveva provato, quando avevano attraversato la parte alta del deserto con il tettino aperto, in inverno. Ma non più. Forse era un calore che si dipartiva dall’interno, al solo pensiero di essere vicina a lui e di dividere con lui la sua vita.

E questo ne faceva parte. Però poteva anche essere perché era ancora accaldata per le attività mattutine.

Quasi certamente, non dipendeva dal retrovirus che l’aveva infettata. Come l’HIV, il virus alieno si infilava nel DNA dell’ospite, ma non in qualsiasi DNA, solo nel DNA mitocondriale. E rafforzato da millenni di esistenza simbiotica, il virus, a differenza dell’HIV, non si replicava aggressivamente. I vecchi mitocondri, quando le cellule stavano per morire, come ultimo atto della loro esistenza, avrebbero formato qualche decina di particelle infettive. L’infezione sarebbe cresciuta molto lentamente. Nonostante una luna di miele eccezionalmente attiva … solo poche decine di migliaia di cellule di Liz erano infette, molto meno delle cellule contenute in una singola goccia di sangue. E, anche in quelle, solo uno o due dei molti mitocondri sarebbe stato infettato.

No, Liz non aveva la stessa abilità di Max di manipolare l’aria attorno a lei, di immettere energia nelle molecole d’aria a contatto con la sua pelle, di riscaldare l’aria per renderla confortevole, senza nemmeno pensarci. Non ancora.

Ma se si fosse potuto vedere in una di quelle poche cellule, trovare, in mezzo ad una moltitudine, il mitocondrio della cellula che ospitava il retrovirus, se si fosse potuto vedere a livello atomico, dove le molecole d’acqua venivano private del loro idrogeno, dove avveniva la fusione fredda dell’elio catalizzato dagli enzimi del virus alieno … se si fossero potuti vedere simili dettagli … si sarebbe vista una gradevole luminescenza argentea, mentre veniva prodotta l’energia … non molta … non ancora … solo in quantità minuscola.

Ma l’infezione stava facendo la sua avanzata e i numeri progredivano in proporzione geometrica. E, probabilmente, avrebbero continuato a farlo … se Liz non avesse prima consumato il suo povero marito.

A dire il vero, però, lui non se ne lamentava.

* * * * *

10:15 AM – Statale 6 – Sette miglia a est di Tonopah, Nevada.

Il camion viaggiava a 95 chilometri l’ora, sin da quando aveva lasciato Ely, nel Nevada. Legati sul pianale c’erano una dozzina di grossi blocchi di rottami di metallo compattato. Uno di quei blocchi, era stato un tempo, due macchine: una Chevrolet Bel Air del 1965 e una Studebaker Hawk del 1957.

La Studebaker, una volta di proprietà di un agricoltore di Salt Lake City, era stata la sua gioia e il suo orgoglio fino al 1970, quando aveva avuto un incidente. Dato che la Studebaker aveva chiuso i battenti e i pezzi di ricambio non erano più disponibili, la macchina era rimasta in garage per un paio d’anni, poi nel granaio per un altro paio d’anni e, alla fine, era stata portata nei campi sul retro. I finestrini erano rotti e, un’estate, una giovane fagiana vi aveva fatto il nido.

La ragione per la quale non si trovava più nei campi, era dovuta all’ingresso della Cina nel mercato mondiale. Quando la Studebaker era stata nuova, sarebbe stato impensabile. Mao non l’avrebbe mai permesso. Ma lui era morto, in Cina stava germogliando una nuova economia e questo voleva dire che i Cinesi avevano bisogno di acciaio. Con i rottami ad un prezzo elevato gli sfasciacarrozze e le vecchie fattorie erano stati svuotati di tutte le macchine vecchie, che erano state compattate, messe su un camion e trasportate a Long Beach, California, per alimentare poi le fornaci della Cina.

La catena che tratteneva quel blocco di metallo era stata lenta fin dal momento del carico e, arrivato attorno ad Ely, quando il blocco oscillò contro i suoi legami, un grosso pezzo di metallo, che era stato una volta lo specchietto retrovisore sinistro, era stato strappato via. Aiutato dal vento e dalle asperità della strada, il pezzo di metallo si era fatto strada verso il fondo del pianale. Dieci chilometri ad est di Tonopah, Nevada, il pezzo di metallo, con lo specchio attaccato, era caduto dal camion.

* * * * *

10:18 AM – Cinque chilometri a nord di Tonopah, Nevada

(Conversazione dall’interfono)

"Okay, gente, stiamo arrivando all’aeroporto di Tonopah. Nessuno deve fare pipì?"

"Io farei volentieri una pausa."

"Fred, sei una tale lagna. Se il tuo cervello avesse le proporzioni della tua vescica, avresti un quoziente intellettivo pari a 18."

"Sì, e se avessi un QI pari al mio pene, sarebbe ANCORA 18."

(Via Radio)

"Flatiron Due … atterriamo a Tonopah … e, se qualcuno ha un centimetro … sento arrivare una scommessa."

* * * * *

10:18 AM – Statale 6 – Undici chilometri a est di Tonopah, Nevada.

Era stato un viaggio lungo da Caldwell, Idaho. Uno degli uomini era addormentato, l’altro stava cercando di non addormentarsi. Era una strada larga e dritta, circondata solo dal deserto e sarebbe stato facile addormentarsi. Per un attimo, quando vide l’elicottero, ne fu allarmato. Ma era un elicottero militare, fuori per qualche operazione di pattuglia. I suoi occhi si distrassero solo per pochi secondi, prima di tornare a guardare la strada. Furono sufficienti.

BAMMM!

Quando la ruota anteriore sinistra incontrò il pezzo di metallo ed esplose, l’auto sbandò e l’autista perse il controllo, mentre il passeggerò si svegliò di soprassalto. Fortunatamente, non c’erano macchine provenienti dalla direzione opposta, perché l’auto sbandò da una corsia all’altra, fino a che il guidatore non riuscì a farla fermare sulla corsia giusta, quella in direzione di Tonopah.

Entrambi gli uomini stavano tremando perché, ad un certo punto, era sembrato che la macchina potesse cappottare. Ma ora erano in salvo … ed avevano una ruota di riserva. Non era gran che, ricordò all’improvviso l’uomo al volante - uno di quei ruotini che ti consentivano di guidare solo per qualche chilometro, fino a quando non potevi sostituire la gomma - ma era tutto quello che avevano.

Improvvisamente l’autista disse "Oh, ######!" quando ricordò che il ruotino era sistemato nello spazio sopra il serbatoio e il cric sotto trecentosessanta chili di cristalli di metadone.

* * * * *

10:19 AM – Scott Road, nei vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah.

Max e Liz erano nella Jeep che trainava il piccolo rimorchio verso la città, per fare un altro carico di mobili. Anna era seduta sul sedile posteriore. Doveva fare il turno dalle 10 alla chiusura e Liz le aveva detto che sarebbero stati contenti di darle un passaggio e di passarla a prendere alla fine del turno. In ogni caso, avrebbero fatto diversi viaggi a Tonopah, quel giorno.

Anche attraverso il finestrino chiuso, sentirono il rumore degli elicotteri militari. Quando si immisero nella Statale 6, Liz e Anna guardarono atterrare i velivoli accanto alle vecchie costruzioni operative della base e videro un uomo correre verso i gabinetti, non appena il portello fu aperto.

* * * * *

10:19 AM – Statale 6, otto chilometri ad est di Tonopah, Nevada.

Il Vice Sceriffo Michael Walker stava sorridendo, mentre si dirigeva verso l’Aeroporto. Quasi gli dispiaceva. Avvenivano una marea di crimini REALI nel mondo e, in qualche modo, due minorenni in fuga che mentivano sulla loro età per sposarsi, non era poi un crimine così grave.

In effetti sembravano due bravi ragazzi, ma quando pensava a sua figlia … non riusciva a lasciar perdere. Ovviamente la cameriera era terrorizzata a morte e non era pronta per tutto quello. Senza dubbio era per quello che non riusciva a costringersi a guardare negli occhi un poliziotto, timore di vedervi rispecchiata la sua paura.

‘Liz Parker e Max Evans, huh?’ pensò tra sé ‘O il signore e la signora Max Evans, anche se, molto probabilmente, non per lungo ancora.’

Provava simpatia anche per il ragazzo. A lui, c’era voluto un certo tempo per farsi accettare da suo suocero. Ma i sedicenni non erano maturi per essere sposati, non che lui non gi augurasse tutto il bene possibile.

Sperò che la sua piccola Alissa non facesse mai niente di così stupido ma, se l’avesse fatto, lui di certo avrebbe voluto che qualcuno la prendesse e la riportasse a casa. Sperò che i loro genitori non eccedessero con le punizioni, perché sembravano veramente due bravi ragazzi.

Mentre l’auto della Polizia risaliva la collina, lo sguardo di Walker fu attratto da dei segni di frenata che terminavano ad una macchina ferma da un lato della carreggiata, una macchina con una gomma scoppiata. Gli occupanti stavano aprendo il portabagagli. Doveva essere appena successo.

‘Diavolo, i ragazzi non andranno da nessuna parte, stanno solo traslocando. Potrei aiutare quei due …’

Traversò la statale e si fermò davanti alla macchina.

* * * * *

Come molti Dipartimenti di Polizia che avevano poliziotti in pattuglia da soli, la Contea di Nye si preoccupava per la possibilità dei suoi agenti di chiedere aiuto in caso di emergenza. A tale scopo, gli agenti portavano con loro di un radioricevitore per tenersi in contatto con il Dipartimento, quando non erano in macchina.

Il Vice Sceriffo era a pochi metri dalla Crown Victoria blu con la targa dell’Idaho, quando la radio prese vita.

‘A tutte le unità, attenzione. Abbiamo appena ricevuto un Fax dalla Sezione Antidroga. Stanno cercando una Crown Victoria blu con la targa dell’Idaho. Dovrebbe transitare per la Contea di Nye questa mattina, molto probabilmente con due uomini a bordo. Avvicinateli con estrema cautela, sono armati e pericolosi.’

Prese immediatamente il suo microfono e spinse il pulsante per inviare un breve messaggio. "Qui è Walker, sulla Statale 6, due chilometri ad est della strada per l’Aeroporto. Mandate rinforzi."

Come al solito, l’agente Walker portava la sua radio sul lato sinistro della sua cintura, con un filo collegato ad un microfono accanto alla sua bocca. Era comodo per una persona destrorsa, perché l’altro lato sarebbe stato troppo vicino al gomito destro per permettere di premere facilmente il bottone del microfono. Sfortunatamente, mise la mano destra diagonalmente attraverso il corpo, sulla 9 mm automatica nella fondina attaccata alla cintura. La sua mano aveva appena sfiorato la pistola quando una mezza dozzina di colpi lo raggiunse in pieno petto.

Il Mac-10è una strana arma, con un corto raggio di azione ed anche un’arma così pesante, in modalità automatica, è difficile da controllare.

Fu una cosa sorprendente che lo sparatore fosse riuscito a controllarne il rialzo che, in piena capacità automatica di fuoco, avrebbe diretto la rosa dei proiettili verso il viso e la testa del poliziotto, ma l’uomo era piuttosto robusto ed aveva pratica con la malefica arma. Questo fece sì che il vice Sceriffo non fosse ucciso al primo sparo.

Sei proiettili lo colpirono al torace, tre nell’area della placca di titanio del giubbotto antiproiettile che gli proteggeva lo sterno, le altre tre nella più flessibile fibra di Kevlar attorno alla cassa toracica. Ogni raffica partì con un’energia tale che fu come se fosse stato preso in pieno da un camion, ma quando il Kevlar si deformò, deformando anche i proiettili, l’impatto si allargò in un’area più grande. Alcune costole si spezzarono e i muscoli pettorali furono bruciati profondamente, ma nessun proiettile riuscì a penetrare e non ne seguì nessuna ingiuria letale. Anche il secondo uomo aprì il fuoco e anche la sua raffica fu fermata dal giubbotto di Kevlar, ma non senza altri danni alle costole sottostanti.

Walker rispose al fuoco con due raffiche, mirando al centro del corpo del secondo sparatore, ma il suo livello di adrenalina era troppo alto per avere una mira accurata. La prima raffica fu alta e mancò il petto dell’uomo, traversandogli la trachea proprio sotto il pomo di Adamo e continuando attraverso le vertebre del collo e il midollo spinale, prima di uscire dalla nuca. La seconda lo mancò … ma ormai non era più importante.

Dal Mac-10 arrivò la seconda raffica e, mentre la maggior parte dei proiettili colpì il giubbotto, uno finì più in basso, colpendo Walker nella parte alta della gamba sinistra e recidendogli l’arteria femorale. Mentre cadeva, il suo corpo si voltò sotto l’impatto, esponendo la parte non coperta dal giubbotto, sotto il braccio destro. L’ultimo proiettile arrivò senza ostacoli nel torace, attraversò il polmone destro, per andarsi a fermare nella parte interna del giubbotto, dietro la schiena. Cadendo, riuscì a sparare altre due volte. Forse la sua mira fu migliore o forse fu pura fortuna, ma entrambi presero l’uomo col Mac-10 in pieno petto, trapassandogli il cuore.

Le ferite di Michael Walker erano relativamente semplici, ma non per questo non avrebbero potuto essere letali.

Il suo corpo aveva solo cinque litri di sangue e stava uscendo a fiotti dall’arteria recisa. Ne aveva già perso quasi mezzo litro e sarebbe andato in stato di shock per l’abbassamento della pressione, nei pochi secondi in cui era disteso lì a guardare il cielo azzurro del Nevada … e lui lo sapeva.

E quello non era nemmeno il suo problema più immediato: lui poteva respirare a malapena. Era un uomo giovane, solo a metà della ventina. Se quello fosse stato il suo solo problema, avrebbe potuto sopravvivere respirando con un solo polmone … ma non era così. Il suo polmone destro era collassato, ma aveva un foro che lo attraversava. Ad ogni inalazione, altra aria sarebbe passata attraverso quel foro, premendo sul lato destro del torace e, mentre questo avveniva, il cuore sarebbe stato spinto sempre più verso la parte sinistra del suo petto. Questo avrebbe tolto al polmone sinistro lo spazio per espandersi e, peggio ancora, avrebbe schiacciato le grandi arterie e vene che portavano il sangue da e verso il cuore, rendendogli sempre più difficile la circolazione … anche se non fosse stato già sanguinante a morte. E’ qualcosa che si chiama pneumotorace.

Ma il Vice Sceriffo Walker non conosceva i dettagli, NON aveva bisogno di conoscere i dettagli. Quello che sapeva era sufficiente. Sapeva che stava morendo … morendo da solo, sotto il cielo del deserto. E anche quel cielo stava cominciando ad annebbiarsi. Mentre la pressione sanguigna calava, la sua visione si appannò: era come guardare dal fondo di un pozzo, vedere un cerchio di blu circondato dal buio, e vedere quel cerchio farsi sempre più piccolo ed il buio crescere, mentre si avvicinava l’incoscienza … e la morte.

Quando lei apparve nel cerchio blu, all’inizio non la riconobbe ma ne sentì le parole. "Resista, agente … mio marito ed io non la lasceremo morire."

Erano parole sciocche, dette da una ragazza sciocca, qualcuno che aveva a malapena l’età per guidare, troppo giovane per dire parole come quelle, con quella convinzione. Il giovane agente lo sapeva bene e non si lasciò andare alla speranza. Pensò a sua moglie e alla piccola Alissa Sarah, pregando Dio perché si prendesse cura di loro quando lui non ci sarebbe più stato.

Eppure, il volto della ragazza non voleva lasciare il cerchio blu, così lui guardò in su e fissò per la prima volta gli occhi di Liz.

Non erano gli occhi di una bambina. Erano occhi incredibili … si poteva vedere l’eternità, in quegli occhi e si poteva vedere sicurezza e determinazione … e pur sapendo di essere irrazionale, Michael Walker si sentì improvvisamente calmo. Lei aveva detto che sarebbe andato tutto bene, non solo con la sua voce, ma con la sua anima. Forse, tutto sarebbe andato bene.

Il BRAPPP! dell’ultimo sparo del Mac-10 fu seguito da due altri colpi e questo portò immediatamente lo sguardo di tre paia di occhi verso le macchine e verso i due corpi che cadevano. Max accelerò, fino a che non inchiodò i freni davanti all’agente caduto. Liz fu fuori dalla jeep prima ancora che l’auto si fermasse e corse al suo fianco.

Mentre si voltava a guardare Max, un pensiero inespresso sembrò passare tra di loro. Liz aveva visto l’anello alla mano del poliziotto, sapeva che aveva una bimba piccola da qualche parte – aveva mostrato le sue foto ai colleghi seduti al tavolo. Loro non avrebbero lasciato che l’uomo morisse.

Liz guardò il viso dell’uomo, leggendovi lo sgomento, il terrore e, peggio di tutto, la rassegnazione. Gli prese il viso tra le mani e lo voltò verso di lei, gridando "Resista, agente, mio marito ed io non lasceremo che lei muoia."

Durante l’estate tra la seconda e la terza media, Liz aveva frequentato un corso di ‘Pronto Soccorso’, pensando che l’avrebbe aiutata a studiare un po’ di biologia. Anche Max si era iscritto, ammettendo, qualche mese dopo, che l’aveva fatto semplicemente perché gli avrebbe permesso di stare vicino ad una certa ragazza di nome Liz Parker. La ferita sanguinante all’inguine poteva dire solo una cosa. "Max, fai pressione in questo punto."

Max posò la mano sul fiotto di sangue. La pressione del sangue non è molto alta, e se si può applicare una pressione su una ferita, si può fermare il flusso. L’uscita del sangue rallentò, ma non si fermò completamente. Max guardò Anna, la cui attenzione fissa sulla respirazione difficoltosa dell’uomo, e aggiunse abbastanza potere telecinetico da fermare completamente l’emorragia.

Sapeva che avrebbe dovuto guarire l’agente prima che morisse, ma con Anna presente, i probabili rinforzi in arrivo e due tipi morti, in apparenza corrieri della droga a giudicare dai sacchetti nel portabagagli … troppa gente perché un’impronta di mano iridescente passasse inosservata.

Liz e Anna avevano tolto all’uomo la camicia e stavano cercando di togliergli il giubbotto Kevlar, gli occhi spalancati alla vista dei proiettili che vi erano conficcati.

La ferita sotto il braccio destro fu facile da scoprire, il suono gorgogliante e le bolle di sangue attirarono in fretta il loro sguardo. Liz spostò gli occhi sul suo pomo d’Adamo, che era deviato a sinistra. "Ha un pneumotorace." annunciò, a nessuno in particolare, persa nei pensieri mentre cercava di ricordare quello che aveva imparato al corso di Pronto Soccorso.

Guardò Anna ed afferrò la penna dal taschino della sua uniforme, svitandola e prendendone in mano la cannuccia. Liz portava sempre con sé un coltellino – un’abitudine che aveva preso al Crashdown, dopo che si era spezzata un’unghia nel tentativo di togliere il sigillo ad una bottiglia di Tabasco … sembrava che si usasse molta di quella salsa. La sua lama era lunga solo qualche centimetro … ma lunga abbastanza.

Sapeva che non avrebbe mai potuto farlo se Max non fosse stato lì … perché non avrebbe importato se lei avesse fatto qualche sbaglio … Max avrebbe potuto riparare. Il fatto che lui fosse lì le diede il coraggio di farlo. Tagliò la punta della cannuccia della penna e la posò accanto alla ferita, poco sotto l’ascella destra, poi trovò lo spazio tra due costole e vi spinse il coltello, facendolo ruotare. Ci fu un soffio d’aria e sembrò che l’agente cominciasse a respirare meglio. Poi infilò la cannuccia nel taglio per tenerlo aperto e permettere all’aria di defluire dal polmone.

Quasi immediatamente il respiro dell’uomo si fece più regolare e il suo colorito migliorò. Aveva bisogno di un medico. Un medico avrebbe potuto suturare l’arteria e mettere un vero tubo nel torace. Ma Liz era bloccata per tenere ferma la cannula improvvisata, e Max per fare pressione sull’arteria.

"Anna." disse Liz "Vai a chiamare quei ragazzi dell’elicottero."

* * * * *

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Capitolo 26
*** 25 ***


Parte 25

11:05 AM – Eliporto del Policlinico Universitario – Las Vegas, Nevada.

Succede una cosa buffa nelle situazioni di emergenza. Anche in ambito militare, non è necessario che sia il più alto in grado a comandare. E’ come per gli anatroccoli appena usciti dal guscio, si allineano dietro alla prima cosa che sembri avere un movimento risoluto e lo seguono. La ragazza sembrava avere a malapena l’età per guidare e il Tenente McEvoy fu sorpreso di vedere la fede al suo dito, ma quando dava un ordine … diavolo, non avevano personale medico con loro e lei sembrava sapere quello che faceva.

Il Blackhawk, normalmente, volava a 130 nodi. Loro ne avevano fatti 160 per l’intero tragitto, quasi sfiorando le cime degli alberi di Yucca, per avere più potenza sfruttando ‘l’effetto suolo’. Il Vice Sceriffo aveva ripreso conoscenza circa venti minuti prima. Sollevò gli occhi verso la ragazza e sorrise, poi tornò a dormire. Quando scaricarono la barella, la ragazza e suo marito andarono con loro, senza togliere le mani dal giovane agente.

Per la prima volta, da quando avevano visto l’altra ragazza correre verso di loro sulla Jeep blu, potevano rilassarsi. Avrebbero dovuto contattare l’equipaggio dell’altro elicottero che avevano lasciato a controllare la droga, sperando che, nel frattempo la Polizia fosse arrivata.

* * * * *

11:07 AM – Pronto Soccorso del Policlinico Universitario – Las Vegas, Nevada.

Era stata una mattinata tranquilla e Blackjack, la torre di controllo del Poligono di Nellis, aveva ricevuto il radio messaggio dell’elicottero, circa quaranta minuti prima. Il personale del Pronto Soccorso li stava aspettando.

Il Dottor Jeffries sapeva che, dopo la chiamata iniziale, non poteva dire cosa avrebbe potuto trovare una volta che il paziente fosse arrivato lì e, sebbene questo fosse stato portato dall’eliscalo, lui fu abbastanza irritato che i due adolescenti fossero tra i piedi … almeno fino a quando non vide la schiuma di sangue uscire fuori dalla cannuccia della penna.

"C’è bisogno di un tubo di drenaggio … immediatamente!" gridò.

Gli infermieri avevano già portato due grosse sacche di soluzione salina per endovena, per sostituire il volume del sangue perso dal paziente e i segni vitali sembravano stabili. Guardò il ragazzo … il messaggio aveva parlato di un’arteria femorale lacerata, ma non sembrava esserci nessuna emorragia.

"Ragazzo, sposta la mano, così posso vedere quanto brutta … GESU?, rimettila lì … continua a fare qualunque cosa stessi facendo …. Bev, chiama il chirurgo vascolare di turno, digli di portare immediatamente qui il suo sedere."

Mezz’ora più tardi, il Vice Sceriffo Michael Walker era in chirurgia, la sua pressione era stabile e il nuovo drenaggio gli stava rigonfiando il polmone. Sarebbe rimasto in ospedale almeno per una decina di giorni, ma la sua sopravvivenza non era più in forse.

Liz e Max rimasero seduti nella sala d’aspetto del Reparto di Chirurgia. Nessuno dei due aveva un posto dove andare e volevano aspettare che tutto fosse sotto controllo.

La giovane donna arrivò dieci minuti più tardi, accompagnata da sua madre e suo padre, e con una bimba di tre mesi tra le braccia. Erano andati al Pronto Soccorso ed un medico aveva detto loro cosa era successo e che il Vice Sceriffo era in chirurgia.

I due ragazzi sembravano … in pessime condizioni. Avevano sangue sugli abiti e, tanto per cominciare, erano abiti da lavoro. Si erano inginocchiati nella polvere del deserto ed erano stati colpiti dallo spostamento d’aria causato dall’elicottero. Sotto quel sudiciume, erano una coppia di bei ragazzi. Ma non si sarebbe potuto dire. La cosa non importò ai tre adulti: si avvicinarono a loro e li abbracciarono, con le lacrime agli occhi. La bimba sembrava confusa, ma sorrise, quando Liz le parlò. Liz chiese di poterla tenere un momento … entrambe sembrarono provare gioia. Max non fu certo che fosse una buona idea.

Fu solo due ore più tardi che portarono il giovane agente nella sua stanza. Entrava ed usciva dall’incoscienza, era sotto l’influenza di pesanti medicinali per le costole rotte e le bruciature, ma era stabile e anche la sua gamba sarebbe guarita. Guardò la sua famiglia e sorrise, guardò i due ragazzi in un angolo della stanza … e sorrise di nuovo.

Lo Sceriffo della Contea di Nye arrivò, guardò il suo Vice, parlò con sua moglie e con i genitori di lei, espresse la sua preoccupazione. Come per un ripensamento, sembrò notare i due adolescenti e si avvicinò a loro. "Credo che voi due dobbiate venire con me."

Lo Sceriffo aprì la portiera della sua auto di servizio. Max e Liz si guardarono ansiosamente, poi entrarono. Lo Sceriffo salì sul sedile del passeggero e l’autista li portò via dall’Ospedale. Entrambi i ragazzi erano certi di quello che sarebbe successo. Erano sposati solo da una settimana, troppo poco per convincere i loro genitori di essere abbastanza maturi, che si volevano bene e che il loro matrimonio doveva continuare. Ma non era importante. Si presero per mano. Qualsiasi fosse il problema che li attendeva, lo avrebbero affrontato insieme.

Ma quando si avvicinarono all’ingresso pattugliato, si aspettarono di vedere il cartello che indicava l’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Nye. Non fu quello il cartello che videro.

* * * * *

14:30 PM – Distaccamento 1 - 126^ Compagnia Medica (Aeroambulanze) – Reparto Operativo – Nellis AFB, Nevada

L’equipaggio dell’elicottero cominciò a congratularsi con i due ragazzi che lo Sceriffo aveva accompagnato al Reparto Operativo. Il secondo elicottero era arrivato un’ora prima. Anche con i due equipaggi insieme, il Blackhawk non sarebbe stato a pieno carico. Avevano detto allo Sceriffo che sarebbero stati lieti di riportare gli Everett a casa, mentre ritornavano a Reno. Lo Sceriffo aveva chiesto di poter andare con loro, perché voleva ispezionare personalmente la scena del crimine. Non che ci fossero dubbi sull’operato del giovane agente, perché il personale dell’Aeronautica aveva visto i proiettili conficcati nel giubbotto Kevlar.

Il Comandante del Distaccamento, Capitano Fitzpatrik, offrì una birra ai due ragazzi, poi guardò lo Sceriffo e ci ripensò, tendendo loro un paio di bibite analcoliche. Dopo qualche istruzione ai passeggeri, il pesante Blackhawk decollò e si diresse a nord, verso Tonopah e Reno.

* * * * *

15:30 PM – Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Quando arrivarono, un Vice Sceriffo li stava aspettando con un’auto. Salutarono con la mano l’equipaggio dell’elicottero e il velivolo ritornò in aria e si diresse a nord. Lo Sceriffo si voltò verso il suo Vice e disse "Roger, credo sia ora di riportare gli Everett a casa."

Sembrò che fosse passata un’eternità da quando erano stati alla piccola bifamiliare. La Jeep era lì, con il rimorchio ancora attaccato.

"Abbiamo portato Anna alla Stazione di Polizia per raccogliere la sua testimonianza. Ora è al lavoro. Avremo bisogno anche delle vostre deposizioni, Beth, Mark."

"Okay, Sceriffo, verremo subito."

"Fate pure con calma, ripulitevi un po’, se volete. Non credo che quei due tipi andranno da qualche parte."

Lo Sceriffo guardò le montagne, la piccola catena a sud-est che Max e Liz amavano così tanto.

"Sapete, l’ovest è sempre stato troppo grande per gli uomini di legge. Lo era cento anni fa, quando i primi sceriffi cercavano di cavalcare lungo l’intera frontiera, e lo è ancora oggi. Ho perso un agente, tre anni fa, quando rispose ad una chiamata per un litigio domestico. Finì con la sua uccisione e con un omicidio-suicidio, un tizio e la ragazza che lo aveva lasciato. Ho dovuto dare la notizia alla moglie del mio agente e ai loro due bambini. Non dimenticherò mai quel giorno e non voglio che si ripeta mai più. Oggi è quasi successo."

Guardò i due ragazzi. "L’ovest è veramente grande per tutti. Tiriamo avanti solo perché ci aiutiamo l’uno con l’altro … come Betty Ann che ha aiutato Anna e come voi due, che oggi avete aiutato il Vice Sceriffo Walker."

"Abbiamo solo fatto quello che avrebbe fatto chiunque." disse Max.

"E’ una bella cosa da dire, ma non è vera. Al momento di prendere una decisione, scopri chi è responsabile … chi è maturo …. chi sono i tuoi veri amici. La Contea di Nye è grande, ma il Dipartimento dello Sceriffo non lo è. E’ piccolo abbastanza da farmi conoscere tutti i miei uomini e le loro famiglie. Anche la piccola Alissa Sarah Walker. E, mentre crescerà, la piccola Alissa avrà un padre, perché voi due siete stati responsabili e maturi da aiutarlo e nessuno nel nostro Dipartimento lo dimenticherà mai."

Max vide le lacrime agli occhi dello Sceriffo, e anche in quelli del suo Vice, mentre si voltavano per tornare alla macchina. Disse a bassa voce "Verremo subito dopo aver fatto una doccia, Sceriffo, per fare quelle deposizioni."

Lo Sceriffo si voltò e li guardò, con un sorriso sul volto. "Senza fretta. Max, Liz, prendetevi tutto il tempo che volete. Qui siamo tutti amici."

* * * * *

16:30 PM – Ufficio del Comandante – Distaccamento 24 – Area 51, Nevada.

C’era voluto un po’ di più di quanto Slammer si fosse aspettato, prima che arrivasse l’esplosione. I due civili più anziani si erano quasi precipitati oltre la sua segretaria, tirandosi dietro un’infelice Tenente. Ma era tutto a posto. Anche lui era stato Tenente, una volta, ed era pronto a scommettere che se si fosse arrivati ad uno scontro, la ragazza avrebbe tenuto il passo con i suoi superiori civili.

Lui aveva già controllato la loro cartella. Il dottor Hubertus Blaukopf e il dottor Kurt Emil Schreiber. Entrambi erano una seconda generazione, nell’Area 51. I loro padri erano stati tra i primi a prestare servizio lì, entrambi come facenti parte del ‘patrimonio intellettuale’ che gli USA avevano raccolto tra le file naziste alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Erano passati anni da quando il Servizio Civile aveva creato il grado di Dirigente Superiore, con la paga equivalente a quella di un generale. Quei due appartenevano al personale tecnico, Blaukopf era un STS-3 e Schreiber, il suo vice, era un STS-1. Ma anche se la loro paga era superiore a quella di un Tenente, o pari alla sua, quei due avevano da tempo dimenticato una cosa. Che quella era una base militare.

Il dottor Hubertus Blaukopf era arrabbiato. Schreiber era stato un idiota a chiedere l’assegnazione di un militare donna e lui glielo aveva detto già sei mesi prima. Non importava che avesse un dottorato, dopo tutto, era solo una donna … e militare, per giunta. Certamente, qualche militare andava bene per fare il lavoro materiale, per essere disponibile se serviva un campione di sangue, o forse, un campione di fegato, sebbene bisognasse sempre minacciarli per farli offrire ‘volontari’. Ma aspettarsi che avessero una capacità intellettuale? Che facessero progredire la qualità della loro razza? E una donna, poi!

Sarebbe stata più utile per fare bambini o … per procurare divertimento per i brillanti uomini che avevano un intelletto superiore.

Ma ora, quello … la monumentale arroganza di quella strega nel dare ordini e, in particolare, nel distruggere la parete che mostrava la superiorità della razza umana su quella aliena. Guardò il nuovo Comandante. Forse anche quell’uomo militare poteva capire la stupidità di avere quella donna assegnata lì. Voleva che se ne andasse … quel giorno stesso.

Il dottor Schreiber guardò irato la giovane donna. Era quella la sua riconoscenza per averle offerto l’occasione della sua vita? Blaukopf aveva avuto ragione, doveva ammetterlo. Lui aveva corso un rischio, sperando di trovare un po’ di intelligenza nella testa di lei, e ne era rimasto amaramente deluso. Ora voleva solo che se ne andasse.

"Colonnello Randolph." disse il dottor Blaukopf. "Abbiamo bisogno di parlarle immediatamente di questa … persona."

"Sì." disse Schreiber. "Decisamente sì."

"Tenente DelGado." disse Slammer alla giovane ragazza che era rimasta a bocca aperta. "Faccio fatica a credere che lei abbia così poca conoscenza del protocollo militare da permettere a questi due di irrompere nel mio ufficio come hanno fatto. Mi aspetto di meglio dai miei ufficiali."

Sessanta secondi prima, il Tenente DelGado era stata spaventata a morte, sotto l’attacco personale di due delle tre icone dell’Area 51 e da due dei dottori anziani della sua Sezione. Poi c’erano stati cinque secondi di stupore, prima di rendersi conto che quello era veramente il modo di Slammer per sostenerla, informando i suoi capi che lui considerava LEI e non loro, come capo.

"Signore! Non ho scusanti, signore."

"Ha perfettamente ragione nel dire che non ha scusanti, Tenente. Riporti la sua truppa fuori da qui e la porti via SUBITO! Uscendo, potrete parlare con la mia segretaria. Se lei è convinta che il suo personale ha davvero bisogno di parlarmi, fissi un appuntamento per domattina presto. Ora non ho tempo per queste stupidaggini."

Mentre usciva dal suo ufficio, si voltò verso la sua segretaria e le disse "Maggie, chiama il barbiere e avvertilo che sarò un po’ in ritardo per tagliarmi i capelli, vuoi?"

Mentre i due civili erano rimasti lì a bocca aperta, una sorridente, giovane Tenente chiese un incontro di una mezz’ora con il Comandante, per il mattino seguente.

* * * * *

10:00 PM – Stanza ‘Pepita d’Argento’ – Tonopah, Nevada.

Mentre Max, davanti allo specchio e con indosso solo i boxer, si stava lavando i denti, la sua mente tornò agli eventi di quella giornata. Era stata una giornata piena ma non era stata bizzarra quanto la visita all’Ufficio dello Sceriffo. Lì c’erano solo tre persone in servizio, ma altre tre o quattro erano venute e andate, mentre loro riempivano i moduli. Tutti li avevano ringraziati per quello che avevano fatto, poi li avevano guardati con un sorriso indulgente. Era stata un’esperienza surreale.

Per la maggior parte della sua infanzia, Isabel aveva considerato lo Sceriffo di Roswell come l’Uomo nero, quello che sarebbe andato a prenderli se si fossero scoperte le loro origini. Quella gente sembrava farsi in quattro per essere gentile. Max aveva notato un bollettino di ricerca proveniente da Roswell, New Mexico, sul tavolo della segretaria. Lei se ne era accorta e, velocemente, l’aveva infilato nel trita-carta, spiegando che ricevevano molte ‘email spazzatura’ come quella.

Quando ebbero finito, lo Sceriffo li aveva interrogati sulla loro educazione e loro avevano parlato dell’intenzione di cominciare i corsi nella scuola superiore alternativa, per ottenere il loro diploma e prendere qualche lezione universitaria per corrispondenza. Lui si era offerto di aiutarli con le tasse scolastiche, aveva detto che loro stavano appena sistemandosi e che la gente dell’ufficio aveva fatto una colletta. Liz aveva educatamente rifiutato, dicendo allo Sceriffo di mettere i soldi raccolti in un fondo scolastico per i due bambini dell’agente ucciso, dicendo che ce l’avrebbero fatta con i loro guadagni. Alla fine furono trascinati al ristorante per una cena in compagnia di vari agenti e vari ragazzi della Polizia di Stato che si erano fermati per ringraziare e fare gli auguri agli sposini.

Sei mesi prima, Max non avrebbe creduto che una cosa simile fosse possibile.

Mentre si preparava ad andare a letto, notò la maglietta e i boxer sul pavimento … quelli che Liz aveva indosso quando si era lavata i denti. Anche Liz era cambiata, dopo il loro matrimonio e, qualche volta, gli mancava la piccola, riservata ragazza che arrossiva e si ritraeva, se sfiorava accidentalmente il suo partner di laboratorio durante un esperimento. Ma quando lei gli mise le braccia attorno al collo e accostò il suo corpo a quello di lui, quando avvertì i capezzoli di lei indurirsi al contatto col suo petto, quando sentì le labbra di lei coprire le sue e la lingua giocare col suo labbro inferiore per chiedere il permesso di accesso … be’, decisamente questa NON era una di quelle volte.

* * * * *

10:15 PM, Hangar B, Area 51 Nevada

Slammer era stato in palestra, aveva fatto una corsa e usato la macchina dei pesi. Aveva sfidato il suo giovane vice ad una partita a racquetball, poi era comparsa una certa Tenente con una racchetta da tennis, così lui aveva prontamente accusato un crampo muscolare ed aveva suggerito di rimandare la sfida. Sorrise, guardandoli uscire nel cortile, mano nella mano, poi tornò lentamente nel suo alloggio. Mentre passava davanti all’hangar B, rallentò. Il suo veloce giro di orientamento gli aveva permesso di restare nell’hangar solo dieci minuti per un breve rapporto fatto da un giovane ingegnere aeronautico. Ebbe il desiderio di dare un’altra veloce occhiata.

Come Comandante, aveva accesso a quasi tutta l’Area 51, perché alcuni laboratori erano zone dove si poteva accedere solo se accompagnati e non permettevano l’ingresso ad una persona da sola.

Anche nell’hangar B c’erano telecamere di sorveglianza e guardie che avrebbero impedito l’accesso a chiunque avesse l’aria di fare qualcosa di non appropriato. Ma il grado aveva i suoi privilegi e essere il Comandante gliene dava anche di più. Infilò il suo tesserino di riconoscimento nel lettore, digitò il suo codice PIN, permise allo scanner di controllare la sua retina per verificare la sua identità e le porte si aprirono davanti a lui. Entrò nel locale di controllo e le porte si richiusero alle sue spalle. Ci fu un momento di esitazione, mentre il computer verificava visivamente e per mezzo dei sensori di peso posti sul pavimento che il Collonnello Steven M. Randolph era solo, poi la porta interna si aprì, per permettergli di entrare.

Era un hangar enorme e, all’interno, c’erano due astronavi. In effetti solo una era reale ed era distribuita in pezzi sparsi sulla metà occidentale dell’hangar. Quello dalla parte est era solo un modello in scala, non funzionante, la migliore ipotesi dell’aspetto che avrebbe dovuto avere l’originale … prima dello schianto.

Slammer aveva già visto velivoli schiantati - succedeva spesso dopo un incidente per investigare sulle cause che l’avevano provocato – che erano stati trasportati in un hangar per circa un mese. Ma quel lavoro di ricostruzione aveva richiesto quasi venti anni e, dopo cinquanta, i dettagli erano ancora oscuri, perché non esistevano riproduzioni, né ingegneri che vi avevano lavorato prima che si schiantasse, non modelli simili con cui poter fare paragoni. Ogni contorto rottame di metallo, e ce n’erano qualche decina di migliaia, era stato trattato come il pezzo di un elaborato puzzle da cinquanta tonnellate. C’erano voluti oltre venti anni per mettere insieme l’attuale approssimazione della navicella e, anche dopo mezzo secolo, erano solo all’inizio della comprensione di quello che avevano tra le mani.

Slammer fu sorpreso nel sentire una musica nell’hangar, nel vedere che qualcuno era seduto in mezzo ai rottami riassemblati, e che stava bevendo lentamente un bicchiere di vino per poi posarlo e far volare le dita sulla tastiera di un piccolo computer portatile. Era seduto su una sedia pieghevole, davanti ad un tavolo dove erano posati un lettore CD ed una bottiglia di vino. Slammer non aveva ancora incontrato l’uomo, ma la sua età tradiva chi potesse essere. L’unico sessantenne che lui non aveva ancora conosciuto, e certamente l’unico con l’accesso a QUELL’HANGAR, era il dottor Stanbeck.

Il dottor Peter Stanbeck era l’altro STS del sito. Come STS-3 aveva partecipato al programma per oltre trentacinque anni. Le sue specializzazioni erano in Cosmologia ed Astrofisica. Slammer sapeva che era un eccentrico, uno dei più produttivi ricercatori del sito, almeno in termini di articoli e presentazioni scientifiche. Dal suo lavoro erano scaturite alcune interessanti applicazioni secondarie, dal ‘Programma di Mimetizzazione’ al ‘Programma sul motore iperveloce’, ma la gran parte del suo lavoro era teorica … teorie così complicate che solo una dozzina di persone al mondo riuscivano a comprenderle. Il suo dipartimento era piccolo, lui era un grande artista, non un ingegnere.

Peter Stanbeck amava la musica, amava il vino e amava i lunghi messaggi che scambiava da molto tempo con un suo ‘amico di penna’. Era vero che le risposte di Stephen richiedevano molto più tempo, ora, perché il modulo di trascrizione vocale aveva qualche difficoltà a trascrivere esattamente le formule, ma valeva sempre la pena di aspettare. Raramente si mandavano messaggi vocali, con una differenza di fuso orario di otto ore tra il Nevada e Cambridge.

Spinse il tasto invio e, con la coda dell’occhio, notò l’estraneo che stava avvicinandosi. L’uomo sembrava essere sulla tarda trentina e l’aspetto sudato non dava alcuna indicazione di chi fosse o cosa facesse lì, ma c’era solo una manciata di persone che poteva accedere senza scorta a quel laboratorio e, secondo l’opinione di Stanbeck, erano anche troppo. Non bisognava essere, come si soleva dire, uno scienziato spaziale per dedurre che quello era il nuovo Comandante.

"C’è un’altra sedia pieghevole e credo anche di avere un altro bicchiere, se la musica non la disturba."

"Grazie."

"C’è un certo rischio intrinseco in questo posto. Sarebbe meglio non disturbare niente quello che si vede."

Slammer aprì la sedia e si sedette. "Il dottor Stanbeck, presumo."

"Giusto e lei, presumo, dovrebbe essere il nuovo Comandante."

"Sì. Ed ho imparato subito il gioco che se ti comporti con leggerezza accanto ad un’astronave schiantata, troppe cose potrebbero farti male."

"Se il mio predecessore fosse stato più prudente … in questo caso io non avrei avuto la promozione così presto." Guardò i rottami sparsi sul pavimento dell’hangar. "Credo che poca gente si renda conto del pericolo che c’è qui."

"Avevo l’impressione che questa roba dovesse essere stata ben controllata, ormai … che sia piuttosto sicura."

Il dottor Stanbeck barcollò un po’, quando versò altro vino per sé e prese un bicchiere per Slammer. Ridacchiò. "I selvaggi ignoranti sono salvi dal pericolo, semplicemente perché non sanno come aprire la scatola."

"Ha bevuto molto?" chiese Slammer, guardando il professore ondeggiare leggermente.

"Non ancora, Colonnello, ma la notte è ancora giovane. Faccio del mio meglio per ubriacarmi una volta al mese. Mi aiuta a combattere la frustrazione che genera questo posto."

"E quale sarebbe questa frustrazione?"

"Gliel’ho già detto, Non sapere come aprire la scatola."

"Forse dovrebbe dirmelo un po’ più lentamente. Sono solo un vecchio pilota, non uno scienziato."

"Mi segua." disse Stanbeck.

Slammer seguì Stanbeck nel percorso tra i rottami. In quella che credette essere la poppa dell’astronave, c’erano due cilindri identici di iridescente metallo argenteo, quasi delle dimensioni di un serbatoio di elio. Sembravano abbastanza inoffensivi.

"Questi sono due delle quattro centrali che alimentavano la nave. Si rende conto di quanta energia possono produrre? Solo per sollevare nello spazio cinquanta tonnellate, senza considerare la potenza necessaria per farle accelerare fino a velocità di crociera, solo per uscire dalla forza di gravità di un pianeta?

E’ qui che sono. La risposta alla mancanza di energia, la risposta all’emissione di anidride carbonica, la risposta allo smog, la risposta anche ai nostri viaggi spaziali … in questi cilindri e in quello più grande di prua. Ma i selvaggi ignoranti non sanno come aprire la scatola."

"Dottore, credo che, per questa sera, lei abbia bevuto abbastanza … a meno che non voglia continuare nel suo alloggio."

"Credo che dovrei fare PROPRIO COSI’." disse il dottor Stanbeck, prendendo la bottiglia di vino e barcollando verso la porta.

Slammer lo guardò uscire, poi andò verso il locale di controllo, per accertarsi che il professore avesse lasciato l’edificio. Slammer aprì la porta ed entrò, poi si avvicinò al pannello di sicurezza, vi fece scivolare il tesserino e digitò il suo codice.

"Sicurezza, qui è il Colonnello Randolph. Dovrete assicurarvi di sospendere al dottor Stanbeck il permesso dell’ingresso senza scorta in tutte le aree sottoposte a sicurezza, fino a mio nuovo ordine. Per favore, ripetete le mie istruzioni."

"Sospendere al dottor Stanbeck il permesso dell’ingresso senza scorta in tutte le aree sottoposte a sicurezza, fino a suo nuovo ordine."

"Esatto, sicurezza."

Mentre lasciava l’hangar B, il piccolo lettore CD stava ancora suonando Mozart.

* * * * *

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Capitolo 27
*** 26 ***


Parte 26

07:30 AM – Distaccamento 24 – Ufficio del Comandante – Area 51 – Groom Lake, Nevada.

"Capitano Hawthorne vorrei … "

Slammer aveva appena oltrepassato la porta, ma smise bruscamente di parlare quando gli apparve il suo vice che stava baciando una giovane Tenente, seduta sulle sue ginocchia. Loro sollevarono gli occhi di scatto, le facce rosse mentre si mettevano sull’attenti.

"Colpa mia per non aver bussato ma, per regolamento, lei e il Tenente DelGado non dovreste farlo quando siete in uniforme. Quello che fate quando ve la togliete non riguarda l’Aeronautica, mentre l’Aeronautica non approva manifestazioni pubbliche di affetto tra il personale in uniforme."

Slammer notò che gli occhi di entrambi i giovani ufficiale erano spalancati e i loro visi si erano fatti ancora più rossi.

Arrossendo un po’ anche lui, sorrise tra sé e sé. "Devo credere che avrei potuto esprimermi meglio. Capitano Hawthorne, vorrei parlarle nel mio ufficio … tra cinque minuti, se per lei va bene. Nel frattempo … be’, al tempo … credo." (NdT: A tempo è un comando militare che ordina di proseguire quello che si sta facendo) Il Comandante uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

* * * * *

07:36 AM – Distaccamento 24 – Ufficio del Comandante – Area 51 – Groom Lake, Nevada.

Il Capitano bussò ed entrò.

"Signore, mi dispiace … " Si fermò quando la mano di Slammer si sollevò.

"Okay, Jim. Io devo imparare a bussare … e tu devi imparare a chiudere la porta. Ho bisogno di parlare con te del dottor Stanbeck. Che mi puoi dire su quell’uomo?"

"Bene, signore, è un tipo piuttosto interessante. E’ lo stereotipo del professore distratto. Qualche volta lavora su un problema teorico e va avanti un paio di giorni dimenticando cose come mangiare o dormire. E’ un po’ strambo, ma credo che lo siano quasi tutti i teoretici. Ha un solo vero amico. Si inviano costantemente email, qualche volta si incontrano in qualche congresso internazionale. E, oh, hanno questo rituale. Si incontrano online una volta al mese, si siedono a bere vino, ad ascoltare Mozart e a discutere sulla fisica teorica, cercando di risolvere cose come la Teoria degli spazi unificati, qualcosa che spieghi come funzionano le cose nell’Universo, la gravità, l’elettromagnetismo, il tempo … tutto, l’intera enchilada."

"E quanto spesso si ubriaca?"

"Ubriaca, signore? Non credo che nessuno lo abbia visto ubriaco in trentacinque anni. Di solito fa in modo che una bottiglia di vino gli duri otto ore. Rimane solo lì, a sentire Mozart e a discutere il cosmo via internet con Stephen Hawkins."

"Il fisico britannico?"

"Proprio quello. Sono amici da quasi quarant’anni."

In quel momento, Slammer cominciò a sentirsi un po’ confuso. La sua confusione fu prontamente interrotta da un ronzio nell’interfono.

"Sì, Maggie?"

"Signore, il dottor Stanbeck è qui e chiede se ha qualche minuto per parlare con lui."

Slammer guardò la sua agenda. Il suo primo impegno era alle 08:30, col Tenente DelGado e i suoi due dottori.

"Certo, Maggie." disse "Mi mandi dentro il gentiluomo ..."

Peter Stanbeck oltrepassò la porta. Il Comandante era seduto alla sua scrivania, il giovane Capitano su una sedia a sinistra. Il Comandante gli indicò la sedia vuota di fronte a lui.

Quando il professore si sedette, aveva un mezzo sorriso sul viso. "Colonnello, questa mattina il mio cartellino non mi ha fatto entrare nel mio ufficio. Presumo che lei abbia qualcosa a che fare con questo."

"Sì, è così. Vorrebbe spiegarmi la farsa della scorsa notte, dottor Stanbeck?"

"Mi chiami Peter. Sembra che noi due finiremo per essere amici."

"Allora, da amico … vorrebbe dirmi che significava la recita di ieri sera? L’intera scena da ubriaco ‘i selvaggi non possono aprire la scatola’?"

"Sfortunatamente, la parte dei selvaggi che non riescono ad aprire le scatole è vera, ma fingermi ubriaco … be’, lei è il sesto Comandante con il quale ho fatto questo gioco ed il primo col buon senso di restringere i miei privilegi di accesso, quando ha creduto che ero ubriaco. Volevo effettivamente dire quello che ho detto, quando ho parlato delle apparecchiature provenienti dalla navicella che si è schiantata.

Troppa gente non ci crede, ma qui abbiamo a che fare con una tecnologia estremamente potente. Una tecnologia che non comprendiamo. Una tecnologia che può distruggere questa base … forse l’intero pianeta, se non la gestiamo con attenzione. E quello che abbiamo fatto finora non ci fa particolarmente onore. Mi ha sempre fatto paura sapere che solo pochi dei nostri ricercatori lo capiscono … che solo pochi dei nostri Comandanti lo hanno mai capito."

"Così, se ho passato il suo piccolo esame, cosa ho vinto, dottor Stanbeck?"

"Per favore, Comandante, Peter sarebbe più simpatico. Se vorrà accompagnarmi nel mio ufficio, glielo mostrerò. Naturalmente lei dovrà aprire la porta per me – io non ho più i privilegi per entrare. E’ invitato anche lei, Jim."

* * * * *

Stanbeck rovistò in una piccola scatola di DVD. Trovato quello che voleva, lo infilò nel lettore.

"Ho parlato dei quattro cilindri che sembrano essere i fornitori di energia. Naturalmente, non abbiamo mai avuto il quarto. Dalla ricostruzione dei rottami, sembra che dovessero essercene stati quattro, ma c’è stata un’esplosione nell’area di quello mancante. Sembrerebbe che il danno che è stato la causa finale dell’incidente sia occorso come risultato dell’esplosione del cilindro mancante. Questo è suggerito non solo per la simmetria della disposizione dei cilindri ma dal fatto che la stessa direzione della potenza dei tre restanti guida verso l’area di quello mancante."

"Così la teoria è che ci sia stata un’esplosione del quarto cilindro?" chiese Slammer. "Cosa potrebbe averla causata?"

"Non abbiamo modo di saperlo. Una mia congettura è che ci sia stata una breccia causata da qualcosa che è penetrato nell’astronave. Un meteorite, per esempio. O forse, se erano coinvolti in un conflitto, qualche tipo di arma."

"O forse solo materiale difettoso. Poteva essere semplicemente fallato." disse Jim Hawthorne.

"Sì, è possibile, ma io penso che sia improbabile. E il motivo per cui lo penso è su questo video.

Prima, però, ci sono alcune cose che dovete sapere sul predecessore del mio lavoro. La nave si è schiantata nel 1947. A quel tempo, questo paese non aveva esperienza di navi spaziali me gli unici esperti di razzi che avevamo erano i circa cinquecento scienziati ed ingegneri che avevamo preso in Germania alla fine della guerra. Ma anche quella gente sapeva molto poco.

Il più grande dei loro risultati, il V-2, a malapena si poteva definire un’arma.

Era prodotta col lavoro di schiavi … ognuno costruito individualmente. Anche le parti non erano interamente intercambiabili. Il V-2 si distingueva dalle altre armi per aver ucciso più persone durante la sua produzione – viste le condizioni in cui gli schiavi lavoravano – di quante ne abbia uccise il missile stesso nelle azioni di guerra. Eppure ai creatori del V-2, quei barbari, fu affidato un artefatto di potere immenso, creato da una civiltà avanti a noi di millenni.

Il mio immediato predecessore, il dottor Albus Sawatki era il capo della produzione dei V-2 a Peenemunde e quando gli Inglesi hanno bombardato quella fabbrica, la fabbrica-prigione di Mittelwork. All’inizio fu assegnato a Forte Bliss, con Von Braun e gli altri, ma fu riconosciuto da un sopravvissuto di Buchenwald ad un congresso scientifico. Fu mandato qui nel 1950, in parte per nasconderlo, quando la nave fu portata nell’Area 51. Era un uomo brutale, che trattava i suoi dipendenti come schiavi.

Ci vollero quasi vent’anni per risolvere il puzzle tridimensionale. Per quel tempo, i suoi colleghi nazisti lavoravano alla NASA per mandare l’uomo sulla Luna. Lui voleva mettere in ombra i loro risultati. Così, prese uno dei tre cilindri ed organizzò un test nell’Hangar A."

"Dov’è l’Hangar A?" chiese Jim "La prima lettera usata per gli hangar è la B. Un tempo c’era un hangar A?"

"Guardate il monitor e saprete cosa è successo all'hangar A."

In apparenza, il DVD conteneva una collezione di vecchi video e di immagini, messi insieme ed incisi sul disco. Cominciò con lo spostamento del cilindro dall’Hangar B all’Hangar A, una costruzione identica situata dove ora era il campo da gioco. Il cilindro era stato caricato su quello che sembrava essere un piccolo traino, portato dentro l’edificio ed assicurato fermamente alla fine di una larga sega circolare, mentre una figura lanciava ordini. In prossimità erano stati sistemati diversi macchinari, insieme a delle telecamere.

"Prima avevano tentato di studiare il cilindro con i Raggi X, ma nemmeno i più potenti macchinari industriali, nemmeno con le unità di Cobalto-60, sono riusciti a penetrarlo. Hanno provato con i primitivi ultrasuoni disponibili a quel tempo, poco più di un sonar, ma senza risultati. Ed anche adesso, anche con la risonanza nucleare, con il positrone spettrale, il contenitore è oscuro, non emette nessun segnale. Questo avrebbe dovuto dir loro qualcosa, avrebbe dovuto ispirare cautela o forse, l’aveva fatto con qualcuno di quelli che lavoravano qui, ma non con il dottor Sawatki.

Quello che non riuscì a capire, quello che il suo intelletto non riuscì a raggiungere, volle ottenerlo con la forza bruta, come se si potesse scoprire il meccanismo di un orologio fracassandolo, poi rimettendone insieme i pezzi. Ma lì avevano a che fare con una tecnologia di un potere immenso, potere che avrebbe spaventato qualsiasi persona ragionevole."

Quando la sega di diamante cominciò a girare contro il bordo del cilindro ci furono molte scintille, la maggior parte provenienti dalla sega stessa che si erodeva molto più velocemente del cilindro. In effetti, ci vollero tre lame prima che si cominciasse a vedere un graffio. Ma mentre la sega continuava, il cilindro cominciò a pulsare di una luce blu iridescente. Gli operai guardarono perplessi l’uomo che continuava a sbraitare ordini. Lui ordinò di proseguire e loro rinnovarono gli sforzi.

Un secondo dopo il cilindro pulsò ancora e, quando gli uomini esitarono, lui gridò loro di raddoppiare gli sforzi. Mentre la sega penetrava lentamente nella parete laterale del cilindro le pulsazioni arrivarono con frequenza crescente. Continuando a gridare, l’uomo arretrò verso la porta, mettendo quanta più distanza possibile tra se stesso e il cilindro. Le pulsazioni continuarono ad aumentare, fino a che non si fusero in una luce costante … una luce che durò per meno di un secondo. Poi arrivò il lampo …

Il DVD mostrò la scena da diverse angolazioni, tutte terminanti con un vivido bagliore. Poi le scene esterne … la distruzione dell’edificio, il fuoco, l’unico sopravvissuto.

"A quanto pare c’è una sorta di giustizia nel Cosmo." disse Stanbeck "Gli altri furono consumati da una sfera di fuoco, senza nemmeno rendersi conto di cosa li avesse colpiti, poveri diavoli. Sawatki ebbe delle ustioni sulla metà del corpo, ustioni di secondo grado, e ustioni meno gravi sul resto, prima che il legno dell’edificio si consumasse e potessero metterlo in salvo. Morì dopo due settimane di agonia e il suo corpo fu cremato, proprio come lo erano stati i corpi di quelli che avevano lavorato per lui a Buchenwald."

"E il lampo?" chiese Slammer.

"Una esplosione termonucleare."

"Impossibile." disse Jim "Avrebbe distrutto l’intera base."

"Ho controllato lo spettro di emissione con lo spettrofotometro." disse Stanbeck "Ve lo mostrerò. AVREBBE DOVUTO distruggere l’intera base … avrebbe dovuto distruggere tutta la parte sud del Nevada. Non lo ha fatto perché è stata smorzata."

"Non si può smorzare un’esplosione termonucleare." disse Jim.

"Oh, io non posso farlo, Jim. Tu non puoi … ma il cilindro lo ha fatto. Dopo la fusione, sono rimasti solo pochi frammenti del cilindro, giusto poche particelle che non sono state vaporizzate, ma, in apparenza, il cilindro aveva una sua logica interna." disse Stanbeck, poi notò la confusione di Slammer. "C’erano componenti di computer che potevano, in apparenza, regolarlo. Una sorta di controllo interno che poteva regolare la fusione, regolare la potenza di una piccola stella.

Io penso che l’iridescenza blu fosse la modalità di avviso del sistema … avviso che il cilindro stava per essere aperto, un modo di attrarre l’attenzione sui danni che la sega stava provocando. Nello stesso momento, c’è stata una luce similare proveniente da quello che crediamo essere un pannello di controllo. Hanno cercato di avvertire il dottor Sawatki, ma lui era così preso dall’apertura del cilindro ..che non poteva essere disturbato."

"Ma il pannello di controllo non era connesso, i collegamenti dovevano essere stati strappati via." protestò Slammer.

"Noi non abbiamo trovato nessun collegamento. Apparentemente i circuiti logici del pannello di controllo comunicavano elettronicamente. In realtà, ha un senso. La nostra prima astronave aveva collegamenti e leve per azionare i controlli di superficie e i motori. Più tardi si è usato un sistema di energia idraulica, ora abbiamo collegamenti elettronici. Il prossimo passo sarà eliminare i fili, per risparmiare peso." disse Jim.

"Eppure, in qualche modo, anche nel momento della sua morte, il controllo logico si è messo in moto ed ha smorzato quella reazione … ha smorzato una bomba ad idrogeno … contenendola in un raggio di pochi metri. Ci sono stati dei danni per l’esplosione … proprio come è accaduto nell’astronave con il quarto cilindro … ma notevolmente pochi, considerando che quegli uomini hanno liberato il fuoco dell’Inferno."

"Posso capire perché è così cauto, Peter." disse Slammer "E’ stato un terribile infortunio. Quanti uomini sono morti?"

"Sette, senza contare Sawatki … e io non lo conto. Ma non è stato un infortunio, Colonnello, è stata più una fortuna. Se la sega avesse disabilitato il comando di attenuare l’esplosione … e sarebbe potuto accadere … i miei calcoli con l’analisi dello spettrofotometro dicono che quell’esplosione avrebbe potuto sprigionare trentacinque megatoni. La base sarebbe scomparsa e sarebbe scomparsa gran parte di Las Vegas."

"Mio Dio!" esclamò Slammer, oscillando sulla sedia. "Sarebbe stata così devastante?"

"Oh, sì." rispose Stanbeck. "E qui ne abbiamo altri due. Ed è l’altro cilindro, quello più grande, che mi fa ancora più paura."

"Ancora più paura di una esplosione termonucleare da trentacinque megatoni?" chiese Slammer incredulo "Quella da sola manderebbe in tilt il mio paurometro. Cosa c’è di peggio?"

"Io credo che il cilindro più grande sia l’unità superluminale."

"Cosa?"

"Normalmente la velocità della luce è la massima alla quale può andare qualsiasi cosa." gli spiegò Jim. "Un’unità PVDL, più-veloce-della-luce, permetterebbe di andare più veloce."

"E perché pensa che dovessero andare più veloce della luce?" chiese Slammer.

"Bene," disse il dottor Stanbeck "quella gente, ovviamente, non è di queste parti. Non tanto perché sono fisicamente differenti - la variazione tra gruppi di umani è altrettanto grande tra l’umano normale e i corpi che sono stati recuperati.

Ma nessuno potrebbe nascondere lo sviluppo di questo tipo di tecnologia sulla Terra, perciò dovevano venire da qualche altra parte. Ma nessuno dei pianeti di questo Sistema Solare è abbastanza simile alla Terra da permettere lo sviluppo di una vita come la nostra. Perciò non sono solo Extraterrestri, ma provengono anche da un altro Sistema Solare.

Questa nave non è stata costruita per viaggi di lunga durata. L’area per le provviste, ad esempio, era piuttosto modesta, così non potevano impiegare decenni per arrivare qui. Da qui, più veloce della luce."

"Che genere di propulsione sarebbe necessaria?"

"Be, il problema non è la propulsione. La potenza derivata dalla fusione nei cilindri, andava direttamente nel meccanismo di guida, che è stato distrutto nell’impatto. Noi crediamo che fosse qualcosa chiamato ‘propulsore di lancio’, che poteva cambiare localmente la gravità. La teoria è che una potenza adeguata possa cambiare la gravità locale. Essenzialmente, sollevare l’astronave come l’ala di un aereo è sollevata mentre vola nell’aria.

Questo risolverebbe anche il problema delle alte accelerazioni che ci si aspettano in un’astronave per uscire da un’atmosfera. Pensiamo di aver fatto lenti progressi sul meccanismo di guida stesso. E’ che non abbiamo niente paragonabile ai cilindri, che ci possa dare l’energia che ci serve."

"Di che genere di energia stiamo parlando?" chiese Slammer.

"L’energia sembra essere semplice energia elettrica. In apparenza, si tratta di una conversione diretta tra energia della fusione e energia elettrica. Questo è teoricamente possibile, è solo che ci serviranno un paio di secoli per arrivarci." disse Stanbeck.

"Sì, dopo che avremo scoperto un serbatoio manovrabile per la fusione ad idrogeno … come il cilindro." aggiunse Jim.

"Be’, ci abbiamo lavorato sopra per quasi cinquant’anni, con i macchinari Tokamak e cose simili, finora senza molti risultati. Ma tra altri cinquanta o cento anni, potrà essere possibile."

"Ma questo cos’ha a che fare con l’altro cilindro?"

"Niente." disse Stanbeck "Il ‘propulsore di lancio’ non andrà mai più veloce della luce. Ecco perché penso che quel cilindro sia l’unità PVDL o, almeno, un suo componente."

"Non credo di aver capito come, se non puoi andare più veloce della luce, puoi avere un propulsore più veloce della luce."

"Guardi qui." disse Stanbeck, digitando qualcosa sul suo computer. Poco dopo apparve un’immagine.

"Un modo potrebbe essere questo. Pieghi lo spazio, crei un tunnel, poi ci viaggi dentro, più veloce della velocità della luce, che allungherebbe il viaggio."

"Lei crede che questo sia un generatore di un tunnel?" chiese Jim. "Come potrebbe farlo?"

"Teoricamente ci sono diversi modi. Ma la cosa spaventosa è che questo stava tutto da solo sulla punta della nave … senza nulla che gli desse potenza. Questo implica che è autoalimentato, come il cilindro di fusione. E il numero di cose che sono autoalimentate e che potrebbero generare un tunnel … sono poche ma fanno tutte piuttosto paura."

"Più paura di settanta megatoni?" chiese Slammer.

All’improvviso Jim rimase in silenzio e tutto il colore svanì al suo viso. "Sissignore." disse "Molta più paura. Stiamo parlando di qualcosa che potrebbe distruggere la Terra stessa."

* * * * *

08:00 AM – Stanza ‘Pepita d’Argento’ - Tonopah, Nevada.

"Svegliati, dormiglione." disse lei, mentre il cuscino volava per la stanza per andare a colpirlo sulla faccia. "Dobbiamo lasciare la stanza entro le 11:00 e abbiamo ancora un sacco di cose da fare prima di poter andare a casa. Come la spesa, per esempio."

"Oh, così adesso è colpa MIA?" chiese Max. "Chi ci ha tenuti svegli per metà della notte? Sei stata tu!"

"Anche tu hai fatto la tua parte, Max … o, almeno, l' ha fatta una parte di te … sebbene io l’abbia aiutata giusto un po’."

Il cuscino tornò indietro volando. "Sei una sfacciata senza vergogna. Che è successo a quella ragazza timida che è stata la mia compagna di laboratorio per tutti questi anni?"

Liz fece un grande sorriso "Le sei successo tu, Max. Allora, vuoi aiutarmi ad asciugare i capelli o devo farlo col phon che ho dimenticato di portare nella fretta che avevi di portarmi via da Roswell e di approfittarti di me?"

"A questo proposito, ti sembra bello lasciarmi fare la doccia TUTTO DA SOLO? Chi mi laverà la schiena, dove io non arrivo?"

"Ho fatto la doccia con te. Non è la schiena che vuoi che ti lavi!"

Max scosse la testa e si diresse in bagno, facendo gli occhi da cucciolo per tutta la strada. Poi si sentì scrosciare la doccia.

Max si stava passando lo shampoo sui capelli, quando sentì spostarsi la tenda della doccia.

"Okay." disse lei. "Dov’è questa presunta schiena sporca?"

* * * * *

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Capitolo 28
*** 27 ***


Parte 27

08:30 AM – Distaccamento 24 – Ufficio del Comandante – Area 51 – Groom Lake, Nevada.

Il dottor Hubertus Blaukopf e il dottor Kurt Emil Schreiber sembravano confusi, durante quella visita. Oh, l’arroganza non era sparita ma, durante la notte erano arrivati alla conclusione che erano su un terreno più traballante di quello che avevano creduto.

Il dottor Blaukopf era piuttosto sicuro di aver fatto un errore nell’acconsentire a quella ridicola richiesta del Comandante di avere qualcuno che gli spiegasse il compito del loro dipartimento e di aver scelto per farlo quell’idiota di Tenente. Era sembrata una richiesta così insensata. Nessuno dei Comandanti precedenti lo aveva mai fatto e quella inutile donna era stata la scelta naturale per quella perdita di tempo.

Ma, apparentemente, lei gli aveva avvelenato la mente con qualsiasi cosa gli avesse detto. Diverse persone del dipartimento avevano confermato che quando il nuovo Comandante era uscito dalla sala, aveva ordinato che l’area fosse chiusa ed aveva dato disposizione al suo vice di procurarsi le bare per le creature sulla sua fenomenale parete. Qualsiasi cosa avesse detto, qualsiasi cosa avesse fatto per impressionarlo così … lei non era altro che una donna.

Il suo intelletto superiore di uomo avrebbe, senza dubbio, convinto il Comandante a ritirare i suoi ordini. Dopo tutto, l’uomo era un soldato … praticamente un barbaro … e il suo solo titolo di studio proveniva dall’Accademia dell’Aeronautica, la semplice laurea di un istituto tecnico. Certamente la sua opinione poteva essere cambiata … influenzata dalla forza della sua personalità e dai suoi numerosi titoli.

Quando i tre entrarono nella stanza, Slammer sollevò lo sguardo. Stava cercando di non lasciarsi andare ad una istantanea avversione per i due uomini … solo per le azioni dei loro padri. Il giorno precedente si era giustamente adirato per il modo in cui si erano comportati col Tenente DelGado, ma quel giorno erano molto più cauti, non amichevoli nei confronti della ragazza, ma più … cauti. Non sarebbe stato giusto, pensò Slammer, condannarli per le azioni dei loro padri. Forse loro non erano così male.

"Dottor Blaukopf, dottor Schreiber, il Tenente DelGado mi ha detto che volevate vedermi per discutere la sistemazione dei corpi provenienti dall’astronave." disse Slammer.

"Proprio così, Colonnello. A quanto pare le informazioni avute dal Tenente l’hanno confusa. Le mie scuse. Non avrei dovuto fidarmi di lei per una cosa così importante. Tutta colpa mia. Ma, ad ogni modo, è chiaro che il Tenente … questa … donna … non ha compreso il significato di quella parete."

"Il significato, dottor Blaukopf?"

"Sì, il significato. Lei è un guerriero, Colonnello Randolph … sono certo che conosca … la vigilanza incessante." disse Blaukopf, mentre Schreiber annuiva per sottolineare il punto.

"So che la vigilanza incessante è il prezzo per la libertà." ‘e, a quanto pare, anche per la salvezza del mondo’ pensò, considerando i trentacinque anni che Peter Stanbeck aveva trascorso impedendo alla gente di manomettere i tre cilindri restanti. "Ma non sono certo che abbia qualcosa a che vedere con l’esposizione di persone come se fossero una sorta di osceno trofeo di guerra."

"Ma è proprio questo il punto … quelle non erano persone. Lei li ha visti, sono subumani. Sono un ramo difettoso dell’albero della vita, destinati a morire, mentre noi ci evolviamo verso la perfezione."

"Quello che ho visto, dottore, sono stati i membri dell’equipaggio di una nave che è incappata in uno sfortunato incidente. Ancora più sfortunato perché ha messo l’unico sopravvissuto nelle mani di barbari che lo hanno torturato ed ucciso."

"Due sopravvissuti." mormorò Schreiber, prima di notare, spaventato, l’occhiataccia arrivata da Blaukopf.

"Chiedo scusa, dottor Schreiber, cosa ha detto?" chiese Slammer.

"Oh, niente. Proprio niente. Mi scusi, stavo pensando ad altro."

"Il punto è, Colonnello," continuò Blaukopf "che quelli non erano umani, erano alieni. Vili creature venute per spargere la loro progenie, per impadronirsi di quella parte dell’albero della vita che appartiene a noi. Quella parete fu creata da mio padre, perché la guardassimo e ci ricordassimo della natura dei nostri nemici."

"Io non vedo prove che volessero essere nostri nemici e la tecnologia che possedevano sembrava essere sufficiente per spazzarci via piuttosto facilmente, se avessero voluto farlo. Specie nel 1947."

"Allora siamo stati fortunati, Colonnello. In futuro, potremo non esserlo più. E gli studi sul sopravvissuto … sono stati necessari. Perché grazie a quegli studi ora abbiamo la tecnologia per proteggerci contro quelle creature … droghe ben più forti della scopolamina per inibire i loro poteri."

"Ed era necessario vivisezionarli? Prendere un essere senziente e farlo a pezzi quando era cosciente? Sta cercando di giustificare una cosa simile?" chiese il Capitano Hawthorne.

"Come può parlare così, dottor Blaukopf?" disse il Tenente DelGado. "I prelievi delle autopsie, il microscopio elettronico, perfino l’analisi del DNA. Quelle gente, essenzialmente, era simile agli umani."

"Quelli NON erano umani!" esclamò Blaukopf, alzandosi in piedi e fissando il Tenente DelGado. "E se lei non fosse una stupida donna sentimentale …"

"BASTA COSI!" ordinò Slammer alzandosi a sua volta. Si avvicinò a Blaukopf, con il viso rosso ed i pugni serrati. "Dottor Blaukopf, l’incontro è finito. Lei si scuserà con il mio Tenente e poi lei e il dottor Schreiber ve ne andrete. Questa faccenda è chiusa. Nessuno entrerà nell’area fino a che non saranno arrivate le bare. Una volta arrivate, la parete sarà smantellata e i corpi saranno sepolti.

E l’avverto, dottore, che non tollero che le mie truppe siano insultate. Sono stato chiaro? Perché, altrimenti, le garantisco che non avrà problemi a comprendermi se avrò di nuovo questa discussione con lei."

"Be’, forse sono stato un po’ troppo … impetuoso." disse Blaukopf. "Sono certo che il Tenente DelGado è una brava donna .. voglio dire … vista la sua provenienza e il suo gruppo etnico … ha frequentato il college … ha ottenuto il dottorato … una cosa ammirevole, suppongo."

"Dottor Blaukopf," disse Slammer "credo sia meglio che lei vada fuori da quella porta prima che io finisca di contare fino a dieci. Ora sono arrivato ad otto …"

I due dottori uscirono in tutta fretta, lasciando Slammer con i suoi ufficiali.

"Tenente DelGado?" chiese Slammer "Questo è già accaduto in passato?"

"E’ accaduto cosa, signore?"

"Lo sa maledettamente bene, Tenente. Il dottor Blaukopf o qualche altro collega del suo dipartimento, ha fatto commenti sprezzanti e umilianti nei suoi confronti?"

"Sì, signore, fin da quando sono arrivata qui."

"Chi è il suo diretto superiore nella catena di comando? E lei ha fatto rapporto su quella condotta?"

"Non c’è nessun’altro militare nel mio dipartimento, signore. Il mio supervisore è il Maggiore Fredericks. L' ho contattato diverse volte su questo argomento."

"Jim, per favore, chiama il maggiore Frefericks, portagli i miei saluti e digli che voglio vederlo questo pomeriggio." chiese Slammer.

"Signore," disse Laurie "so che, almeno una volta, il Maggiore Fredericks ne ha parlato col suo predecessore. Il Colonnello Jamieson gli ha risposto che il dottor Blaukopf e il dottor Schreiber sono un insostituibile bene nazionale e che io dovevo adattarmi alla situazione."

"Cancella la chiamata per il Maggiore Fredericks, Jim." disse Slammer "Spargi invece la voce che, tra un paio di giorni, ci sarà una convocazione del Comandante, in due sessioni, così tutti potranno partecipare. Tireremo fuori questo posto dal 1950, anche se per farlo dovremo rompere qualche testa."

"Sì, signore. Uhm … Signore? Ha afferrato il commento del dottor Schreiber a proposito dei due alieni catturati vivi?"

"Sì. Qualcuno di voi ne sa qualcosa?"

"No, signore." disse Jim "Ecco perché gliel’ho chiesto."

"Signore," si intromise Laurie "non ne sono certa ma, poco dopo il mio arrivo, sei mesi fa, il Sergente Maggiore Hedges è andato in congedo. Lui ha lavorato nel mio dipartimento per venti anni. Ha detto che qualcuno con il quale aveva lavorato, agli inizi della sua carriera, era stato nel programma fin dall’inizio, quando furono portati i pezzi dell’astronave.

Quell’uomo affermava, stando a quello che mi ha detto Hedges, che uno degli alieni era sopravvissuto allo schianto, solo con qualche ferita, che era tornato indietro e che aveva portato via qualcosa dall’hangar dove erano conservati i rottami, quando si trovavano ancora nella base di Roswell.

Ha detto che l’alieno era tornato una seconda volta ed aveva rubato qualcos’altro dai rottami, ma che alla fine lo avevano preso. Qualsiasi cosa avesse rubato era sparita, ma lui è stato tenuto prigioniero e torturato in una struttura vicino Roswell, cercando di fargli dire dove avesse messo gli oggetti rubati. Può solo essere una frottola, signore, ma è quello che ho sentito."

"Okay, Laurie, ho bisogno che tu chiami quell’uomo e ti faccia dare nome ed ogni altra informazione sul suo vecchio collega. Se è ancora vivo, abbiamo bisogno di trovarlo. Controlla anche all’Ospedale della Base di Nellis. Se è così vecchio, avrà probabilmente bisogno di cure mediche e sarà registrato da qualche parte nel computer dell’Ospedale Militare. Dobbiamo interrogare quell’uomo. Jim, controlla le vecchie registrazioni, trova l’inventario completo di tutto quello che è stato recuperato nel sito dell’incidente.

Poi vai dal dottor Stanbeck e, insieme a lui, controllate pezzo per pezzo, quello che allora c’era e ora non c’è più. Vediamo se riusciamo a scoprire cosa manca. Considerando il potenziale distruttivo di quello che abbiamo, mi spaventa pensare a cosa possa esserci là fuori. Ma abbiamo bisogno di saperlo.

Un’altra cosa, Jim. Andrò a parlare col capo degli Ingegneri Civili. Abbiamo 70 megatoni di congegni termonucleari in un hangar di legno risalente al 1950. E questo non va, assolutamente. Nel frattempo, fa’ mettere guardie ad ogni ingresso. Che non entri nessuno, tranne tu, io e il dottor Stanbeck e nessuno, nemmeno noi, deve portare fuori materiale alieno. Questo fino a che non troveremo disposizioni di sicurezza migliori."

"Sì, signore."

Due minuti più tardi tutti e tre avevano lasciato l’ufficio, gli ufficiali inferiori per assolvere i loro compiti e il Comandante per mettere con le spalle al muro il Capo Ingegnere. Slammer vide lo sguardo di Jim trattenersi sul Tenente, mentre attraversava l’atrio. Sembrava che sulle labbra di Jim ci fosse una domanda non espressa.

"Sì, Jim?"

"Signore, ha mai pensato di sposarsi?"

"Io sono sposato, Jim. Lei è un’infermiera, appena promossa Maggiore ed assegnata appena un mese fa all’ospedale di Kunsan."

"Come le ha chiesto di sposarla?"

"Nel mio caso, in tutta fretta. Siamo usciti insieme per quasi cinque mesi, poi la mia unità ha avuto ordine di partire per la Serbia, così le ho fatto la mia proposta prima di decollare. Lei ha detto sì."

"Lei lo fa sembrare così facile."

"Sposarsi E' facile. Stare insieme, quando entrambi si è in servizio attivo … è molto più difficile."

"Dubito che Laurie continuerà a prestare servizio nell’Aeronautica, dopo ave assolto ai suoi obblighi per il Programma di Studio."

"Non si può mai dire, Jim. Nemmeno io avrei mai creduto di trattenermi dopo la prima nomina e sono passati diciannove anni. Non si può mai dire …

* * * * *

12:15 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Gli ultimi mobili erano stati scaricati dal piccolo rimorchio e Anna aveva preparato panini per tutti.

"Bene, caro." disse Liz "La nostra prima casa."

"Lo sai? Non ti ho ancora portato in braccio attraverso la soglia."

"Non essere sciocco."

"Non c’è niente di sciocco, è una tradizione."

"Okay, allora. Se proprio devi … "

Anna restò a guardarli, mentre lui la sollevava e la portava dentro. A lei piaceva Beth, ma non sapeva se poteva fidarsi di suo marito. Non che avesse fatto qualcosa, era solo che … era un ragazzo. Anna non si fidava di nessun ragazzo. Lo vide uscire di nuovo, per riportare in città il rimorchio noleggiato. Si chiese come facesse Beth ad essere così a suo agio con lui. Le sue esperienze con gli uomini erano state uniformemente brutte, sebbene i fidanzati di sua madre fossero stati tutti più vecchi. Ripensò a quel tempo e rabbrividì. Anche la droga era stata meglio.

Anna prese i piatti di carta ed entrò, per trovare Liz che stava sistemando le persiane nella ‘camera da letto principale’.

L’uomo era lontano qualche centinaio di metri, ma il grande binocolo seguì ogni sua mossa, mentre la guardava attraverso le lenti. Sì, lei sarebbe andata bene. Tutto quello che doveva fare era aspettare il momento giusto. Probabilmente non quella notte … ma presto.

* * * * *

16:30 PM – Distaccamento 24 – Ufficio del Comandante – Area 51 – Groom Lake, Nevada.

IL Tenente DelGado e il Capitano Hawthorne erano tornati per aggiornare il Comandante. Apparentemente la politica era ‘prima le signore’ e Laurie cominciò il suo rapporto.

"Ho rintracciato il Sergente Maggiore Hedges ed ho parlato con lui al telefono. Il tipo che cerchiamo è un altro Sergente Maggiore in congedo, Jaime Alvarez. Sono stata in grado di rintracciarlo all’Ospedale della base. E’ un Canadese, vive a Akron, in Ohio, ma attualmente è qui, al campeggio di Sam’s Town, a Las Vegas. Ho telefonato anche a lui. Se lei gli consentirà di entrare, ha detto che potrebbe arrivare in volo da McCarran per parlare con noi. Mi è sembrato un po’ nostalgico, desideroso di tornare a vedere l’Area in ricordo dei vecchi tempi, senza aver mai pensato di averne la possibilità."

"Bella notizia, Tenente. Jim, puoi pensarci tu?"

"Nessun problema, signore, parlerò col servizio di sicurezza e farò in modo di farlo accedere all’Area. Dovremmo ancora averlo registrato nei computer, così dovrebbe essere ancora più semplice, solo qualche digitazione e tutto sarà sistemato."

"Ho visto che è stata attivata la sicurezza attorno all’hangar, bravo. Possiamo continuare a farlo usando solo il nostro personale? O dobbiamo ricorrere al personale di sicurezza dell’appaltatore dei servizi?"

"Possiamo riuscirci, signore. Ma, anche se non potessimo, molto di quel personale è formato da ex militari, assunti dalla ditta dopo che avevano finito il loro servizio qui, quindi hanno il Nulla Osta. E molti di loro sono anche affidabili, se dovessimo averne bisogno."

"Buono a sapersi, ma sarà meglio se, per tenere d’occhio armi potenziali, continuiamo ad usare gente di cui abbiamo l’assoluta lealtà."

"Okay, signore, non sarà un problema. Oh, ho anche organizzato i due rapporti per mercoledì, dopo la cerimonia. E le bare arriveranno nel pomeriggio. Hanno cominciato a smantellare la parete e Laurie … il Tenente DelGado … lei e i suoi uomini controlleranno che i corpi siano recuperati e posti nelle bare."

"Bene, Jim. Sai? I vecchi capi spesso chiamano i loro vice per nome. Non voglio che qui le cose siano strane. A porte chiuse, chiamiamo pure Laurie il Tenente, se a lei sta bene, e chiameremo te Jim."

"Per me va bene, Colonnello." disse Laurie.

"Anche per me." disse Jim.

"Diavolo, a questo punto potete chiamarmi Slammer."

"Slammer, signore?" chiese Laurie.

"E’ una lunga storia, Laurie." le disse Jim. "Te ne parlerò più tardi."

"Signore … uhm … Slammer?" disse Laurie "Io non sono un ingegnere strutturale ma, quando hanno tirato giù la parete … be’, un ingegnere dovrebbe controllare la parete alle sue spalle."

"Oh, non dubito che ci sia qualche problema. Dopo che avrò parlato col Capo Ingegnere ci saranno problemi dappertutto. A quanto pare, l’ingrandimento per ospitare il disco volante è stato un lavoro fatto di corsa tra il 1948 e il 1949. A quel tempo erano ancora a corto di acciaio per sostenere la guerra. Si supponeva che tutto il sito fosse una soluzione temporanea … solo per una ventina di anni. Ma nessuno ha mai riammodernato le infrastrutture, sebbene abbiano fatto delle aggiunte negli anni ’70.

Abbiamo qualche grosso problema e nessuna vera possibilità di costruire un edificio sicuro per ospitare quei tre cilindri e tutta l’altra roba che non reputiamo sicura, senza fare qualche demolizione. Venerdì dovremo fare un rapporto con i militari più anziani di ogni sezione, per discutere quali siano i problemi, includendo anche gli Ingegneri civili."

"Lo metterò in programma e convocherò il personale." disse Jim.

"Okay e fammi sapere quando arriverà il Sergente Maggiore Alvarez, Laurie. Mi piacerebbe essere presente quando parlerai con lui. Sarebbe una buona idea se ci fosse anche il dottor Stanbeck.

A proposito il dottor Stanbeck ha fatto un controllo tra le registrazioni correnti e quelle originali fatte a Roswell sul sito dell’incidente. A meno che non si tratti solo di una terminologia particolare, mancano cinque articoli. La squadra originale di recupero ha scritto di quattro ‘bozzoli’, con un’apparenza esterna identica, ed una sfera argentea, con inciso un simbolo formato da due spirali attorno ad un triangolo. Di sfere ne abbiamo ancora una ma, a meno che non si tratti di una errata duplicazione, al tempo erano due. Peter ha detto che lavorerà su questa scoperta, cercando di esserne certo."

"Bozzoli, signore?" chiese Jim.

"Sì e questo mi preoccupa da morire, Jim. Speriamo di trovare qualche descrizione più precisa in qualche altra registrazione. Spero che ‘bozzoli’ non stia per ‘cilindri’. La prospettiva di quatto generatori nucleari dispersi non è qualcosa alla quale voglio pensare."

"O peggio, signore." disse Jim.

"Sì, o peggio." confermò Slammer.

* * * * *

06:30 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Max stava sorridendo. Era la prima volta, da quando erano sposati, che Liz aveva cucinato qualcosa per lui. Lei era una buona cuoca, con un bel po’ di esperienza … almeno per quello che era sul menù del Crashdown. Era un polpettone e lei l’aveva preparato in due metà, unendole dopo la preparazione. La metà di lei era un normale polpettone, ma aveva preparato la metà di Max con pezzetti di peperoncini piccanti ed era particolarmente delizioso.

"Dimmi, Liz." le chiese "Dove hai sentito parlare della ‘tradizione’ di … battezzare ogni stanza della casa? Quel ripostiglio ha spazio a malapena per la lavatrice, figurati se ci possiamo entrare noi due."

"Era su una rivista che ho trovato dal parrucchiere, Max. Ma se la cosa non ti interessa … "

"Non ho detto questo. Ma mi ricordo di avervi trovato uno scorpione vivo, quando abbiamo pulito il pavimento."

Liz spalancò gli occhi. "Be’ … forse solo le stanze da letto, il divano del soggiorno, il tavolo della cucina e … il ripiano della lavatrice. Questo ci terrà lontani dal pavimento."

"Sulla lavatrice?"

"Qual è il problema, Max? Non hai il senso dell’avventura …"

* * * * *

23:15 PM – Area di Bio-scienza – Distaccamento 24 - Area 51, Nevada.

Videro le cinque bare di metallo sigillate, dove le avevano lasciate i tecnici. Il dottor Schreiber usò un potente giravite per aprire la quarta, mentre il dottor Blaukopf aspettò con la sega, nella sala delle autopsie. Erano cinquanta anni che non veniva usata ma, nonostante questo, quando spinse il pulsante entrò in funzione ronzando.

"Fortunatamente il maggior numero delle guardie è all’hangar B." disse Schreiber.

"Almeno, Kurt, avremo un souvenir di queste creature. Mio padre mi ha detto che aveva un cuscino ricoperto con la pelle di uno degli internati di Buchenwald, ma l’esercito non gli ha permesso di tenerlo e l’ha fatto incenerire. Però, non hanno scoperto i libri che era riuscito a portare con lui. Erano anche essere inferiori, ma la loro pelle è meglio del cuoio."

"Che ci farai con le mani, Hubertus?"

"Forse le spellerò e mi farò un paio di guanti … e tu?"

"Non ne sono sicuro. Probabilmente dalla schiena ricaverò abbastanza pelle per fare un paralume. Ogni volta che lo guarderò, penserò alla nostra superiorità su queste creature."

"Parlando di creature inferiori, dobbiamo pensare a come liberarci di quella bastarda donna Tenente."

"Sarà difficile, considerando il nuovo Comandante. Dobbiamo pensare prima a lui."

Il potente giravite si mise di nuovo in funzione e le viti furono rimesse a posto, richiudendo la bara.

* * * * *

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Capitolo 29
*** 28 ***


Parte 28

06:12 AM – Area 51, Nevada.

Il sole del deserto era appena apparso all’orizzonte, quando i militari si riunirono. Nell’officina era stato preparato un semplice segno a marcare le cinque tombe. Una targa di alluminio spessa cinque centimetri era stata sagomata nella forma desiderata, era stata incisa con il laser ad anidride carbonica, poi era stata portata a lucido. Essendo di alluminio, si sarebbe ossidata velocemente assumendo una colorazione grigio-argentea e quel processo era già cominciato. Alla luce del nuovo giorno, aveva assunto una luminescenza dorata.

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Il simbolo poteva essere visto in molti pezzi della nave danneggiata: un triangolo circondato da un vortice. Era stato inciso sopra le parole della targa. Lo stesso simbolo era sulle bandiere che coprivano le cinque bare, preparate dal laboratorio di Grafica, su richiesta del Tenente DelGado. C’era una nicchia, alla base del monumento, dove sarebbero state conservate le bandiere una volta ripiegate. Forse, un giorno, qualche parente di questi esseri sarebbe venuto a reclamare quelle bandiere.

L’iscrizione, presa da un vecchio racconto di fantascienza (NdA: Way Station di Clifford Simak -1963), chiariva che non ci sarebbe stato bisogno di reclamare i corpi.

Inciso profondamente nell’alluminio, si poteva leggere:

Qui ci sono cinque viaggiatori, provenienti da una stella distante
ma la Terra dove riposano, non è aliena per loro
perché, nella morte, appartengono all’Universo.


Fu una processione solenne quella che accompagnò le bare alle cinque fosse scavate nell’arenaria sul lato della piccola collina. Le bandiere, ripiegate, furono state poste nella nicchia.

Era presente un cappellano che aveva il permesso di accedere al sito e che avrebbe celebrato la funzione. Le sue prime parole furono "Nella casa di mio Padre, ci sono molte stanze … ". La cerimonia era stata dignitosa, ma generica. Nessuno poteva sapere cosa avrebbero voluto quegli esseri o quali fossero i loro costumi. Ma non era importante. Quello era ciò che faceva la gente della Terra per mostrare rispetto ed era l’unica cosa che contava.

Quando fu calata l’ultima bara, gli F-15 comparvero ad ovest. Slammer aveva fatto una telefonata al suo precedente vice. Il numero due del suo vecchio squadrone era stato nominato comandante di una squadra di F-15.

Normalmente, alle unità impiegate nel ‘Red Flag’ era proibito sorvolare ‘la Scatola', come era conosciuta l’Area 51. Ma Slammer aveva spiegato la cosa a Dreamland e i quattro jet erano arrivati subito, quasi a velocità supersonica.

Proprio prima di arrivare sulle tombe, l’aereo numero tre accese i bruciatori e si allontanò velocemente, mentre gli altri tre continuarono in formazione ‘uomo mancante’ , il tradizionale saluto ai loro compagni caduti.

In effetti, l’aereo numero tre era guidato da un pilota giovane che esagerò con il bruciatore, arrivando a velocità supersonica nell’ascesa. Ma fece poca differenza. L’esplosione sonica fu diretta lontano dalla base ed echeggiò un paio di volte, mentre l’ F-15 spariva dalla vista. Spense i bruciatori a 35 mila piedi di altezza, ma scivolò a quasi 50 mila, prima che il rumore si attenuasse e lui cominciasse l’ampia virata per ricongiungersi agli altri tre compagni per la missione di quella mattina.

Si era presentato alla cerimonia tutto il personale militare non in servizio e la maggior parte delle uniformi, tranne che per qualche particolare secondario, era regolamentare. Sorprendentemente, anche un terzo del personale civile si era alzato presto per attendere alla cerimonia. Uno di loro era stato il dottor Peter Stanbeck.

D’altro canto, due dei civili si erano alzati presto solo per guardare e vomitare il proprio disprezzo. Seduti a duecento metri di distanza, a bere un eccellente vino d’annata della Mosella, c’erano il dottor Blaukopf e il dottor Schreiber.

"Quante storie per pochi esseri inferiori."

"Uno spreco di tempo e di energie. Un inceneritore sarebbe andato bene ugualmente."

* * * * *

08:00 AM – Ristorante di Betty – Tonopah, Nevada.
Liz aveva lavorato come cameriera fin da quando aveva dodici anni. Sapeva quando una mancia era eccessiva. Dopo aver ricevuto, per la terza volta, una mancia oltraggiosamente alta dal tavolo dei Poliziotti, fece una chiacchierata con Betty Ann. Fu fatta qualche telefonata e le altre cameriere furono d’accordo. Quasi subito, un cartello scritto a mano fu posato sul tavolo:

Tutte le mance provenienti da questo tavolo saranno devolute al fondo per il college dei due bambini di un agente ucciso in servizio tre anni fa.

Alle 9 del mattino fu chiaro che le mance non solo non erano diminuite, ma altri soldi erano stati lasciati dai clienti degli altri tavoli che avevano notato il cartello uscendo dal ristorante. La popolarità di ‘Beth’ e di Anna presso le forze della legge del posto, non era mai stata così alta.

* * * * *

10:00 AM – Distaccamento 24 – Sala rapporto del Comandante – Area 51, Nevada.

L’uomo anziano portava in testa un cappello da baseball con la scritta ‘In Congedo dall'aeronautica Militare’. Spalancò gli occhi e sorrise.

"Grazie, signore. Non credevo di rivedere ancora l’Area 51. Ci sono stati molti cambiamenti." disse l’ex Sergente maggiore Jamie Alvarez. Guardò Laurie DelGado e disse "E’ stato molto buffo, quando mi ha chiamato, signora. Una donna ufficiale al reparto di Bioscienze? Ed ispanica, per giunta? Cribbio, quando lavoravo qui il dottor Blaukopf e il dottor Schreiber mi trattavano come se facessi parte del mobilio, come se non esistessi. naturalmente, immagino che i loro figli siano diversi."

Slammer non fu certo che i cambiamenti alla sezione di Bioscienze fossero stati poi così grandi come credeva l’uomo, ma non era quello il momento di parlarne. Aveva messo insieme un piccolo gruppo. Jim, Laurie, Peter e lui stesso e, con un registratore in funzione, voleva ottenere più informazioni possibili dal vecchio gentiluomo.

"Sergente Alvarez, stiamo cercando di trovare delle informazioni relative alla primissima parte del programma, prima ancora che i detriti della nave fossero portati all’Area 51. Il Sergente Hedges ci ha detto che lei potrebbe sapere qualcosa di quel periodo." disse Slammer.

"Bene, signore … sì … forse. Molte sono dicerie che in tribunale non reggerebbero."

"Ce le può dire? Come è venuto a saperle? Da dove provengono?"

"Certo, Colonnello. Ne sarò lieto. Vedete, io vengo da Fredericksburg, in Texas. Ci sono stati molti emigranti dalla Germania che si sono stabiliti in Texas intorno al 1850. Mia moglie proviene da Braunfels, Texas. In entrambe le città molti parlano tedesco e si può studiare il tedesco nella scuola superiore. C’è molta cultura tedesca e fanno anche una birra dannatamente buona. A dire il vero, durante il Proibizionismo, molti fabbricanti di birra hanno attraversato il Rio Grande. Facevano la birra in Messico, poi la contrabbandavano lungo il confine. Quando ero alle superiori facevo parte di una banda Mariachi che suonava durante le fiestas e che ha suonato all’Oktoberfest.

Ma i dottori …. diavolo, per loro ero solo un idiota arruolato e, per giunte ‘di razza inferiore’. Non sapevano che sapevo parlare il tedesco e non ci tenevo a socializzare con loro tanto da doverlo dire. Non che ci tenessi, in ogni caso. Ma qualche volta, in laboratorio, loro parlavano in tedesco. E’ così che ho potuto sentire … ho solo ascoltato, raccolto delle storie."

"Quello che ci interessa, Sergente Alvarez, è una storia su un altro alieno che è sopravvissuto all’impatto … e su qualche furto."

"Oh, ricordo che ne hanno parlato, specialmente dopo la fuga dell’alieno."

Occhi si spalancarono nella stanza. E divennero ancora più grandi quando il sergente continuò a raccontare la storia.

"Sì, loro pensavano di aver preso tutti gli alieni, i quattro morti e quello che era privo di coscienza. Poi, quattro bozzoli sono scomparsi dall’hangar dove avevano portato i detriti … "

"Bozzoli?" chiese il dottor Stanbeck "Vuol dire come dei cilindri?"

"No, quelli non erano cilindri … quelli erano bozzoli … della grandezza di piccoli refrigeratori. Stando a quello che hanno detto i dottori, sembravano essere degli incubatori biologici. Non hanno potuto aprirli, anche se in ciascuno, si poteva vedere un piccolo feto."

"I bozzoli stavano incubando dei feti?" chiese Laurie.

"Be’, no. Sembrava che fosse così, ma non lo erano. La gente della sezione di Bioscienze non riusciva a capire, così ha chiesto un fisico. Lui ha detto qualcosa a proposito di un ‘campo di stasi’. Non ho mai capito quella parte, qualcosa come fermare il tempo. Ad ogni modo, ce n’erano quattro, conservati nell’hangar di raccolta. Poi, una notte, sono scomparsi."

"Scomparsi?"

"Sì. A quanto pare, la maggior parte della Polizia dell’Aeronautica, stava controllando l’alieno ferito. Pensavano di averli presi tutti e non hanno prestato molta attenzione ai rottami, dopo tutto era una base militare. Qualcuno si è infilato dentro ed ha portato via i bozzoli. Così hanno tirato su una trappola per lui ed hanno controllato l’edificio.

E’ saltato fuori che c’era un altro alieno, uno che era rimasto illeso. Riuscì quasi a fuggire, scavalcò il cancello – in effetti, non lo scavalcò, vi fece un grosso buco bruciando la rete – poi lo presero, vicino alla vecchia torre radio di Roswell. Apparentemente aveva rubato anche qualcosa che loro chiamavano ‘la sfera’. Però, non l’aveva addosso quando lo hanno preso."

"Lo hanno portato qui?"

"No, signore. Quando è successo questo posto doveva essere ancora costruito. No, l’hanno portato da un’altra parte. Non penso nemmeno che fosse una base aerea, credo che fosse un sito civile. Hanno ancora molti di quei vecchi siti Presidenziali per gli stranieri … sapete, quei campi all’ovest che hanno usato per chiudere tutti quei Giapponesi? Credo che abbiano usato uno di quelli per rinchiuderlo.

Da quello che hanno detto i dottori, lo hanno torturato per due anni, cercando di farsi dire la posizione dei bozzoli e della sfera. Alla fine lui è impazzito, qualcosa si è spezzato dentro di lui. Per fuggire, ha ucciso delle guardie a mani nude, ha ucciso una donna incinta per rubarle la macchina e di lui non si è mai più saputo niente. E nessuno sa che fine abbia fatto tutto il resto. E’ tutto quello che so e, come le ho già detto, signore, è solo per averlo sentito dire. Avrei pensato che i dottori mi stessero prendendo per il culo – mi perdoni in francesismo, madame – se avessi pensato che sapessero che conoscevo il tedesco."

Fecero altre domande al Sergente Alvarez, ma quello era tutto ciò che sapeva. Fu affidato al Sergente Ormsby per un giro della base, per il pranzo e per un volo nel primo pomeriggio per tornare a McCarran.

Dopodiché, cominciò la discussione.

"Peter, puoi dirci cosa hai trovato nelle registrazioni?"

"In effetti, sono riuscito a trovare una vecchia foto in bianco e nero che credo abbia a che vedere con quello di cui stiamo parlando." Proiettò sullo schermo la grafica una vecchia foto con un bozzolo avvolto da tubi, scattata nell’hangar, mezzo coperto da altri detriti.

"Ho anche ricontrollato il modello della nave, sapendo cosa stavo cercando. Il posto dove i bozzoli potevano essere stati conservati. L’unico posto ragionevole è questo compartimento." Proiettò un’altra foto "E, se fosse così, sembra che fossero strettamente collegati tramite un canale di trasmissione elettrica, direttamente con i cilindri.

Non un campo di stasi, ma un’area dove il tempo si ferma. Questo è possibile, in teoria, ma richiederebbe un ammontare di energia enorme, anche per uno spazio così piccolo. Una volta che l’astronave si è guastata, devono essere stati alimentati da una specie di batteria. Probabilmente avevano una tecnologia migliore di quella che abbiamo noi ma, tranne che non sia stata una potenza ridondante come un altro cilindro, penserei che quei bozzoli dovrebbero aver terminato la loro riserva di energia da anni."

"Perché avrebbero dovuto fare una cosa simile come … congelare quegli embrioni nel tempo?"

Laurie rispose. "Nelle cliniche per la fertilità, ora noi congeliamo gli embrioni umani. Ma si teme che se restano congelati troppo a lungo, anche nell’azoto liquido, possano in qualche misura degradarsi. Io credo che se uno ha qualcosa che pensa sia di grande valore e possiede una tecnologia come questa, la congelerebbe nel tempo, per lasciarla indisturbata senza preoccuparsi dei danni del congelamento e dello scongelamento o di quello che può succedere durante quel periodo. La vera domanda è: cosa ha un valore tale da giustificare tutto questo?"

"Se lo chiedete a mia moglie …" disse Slammer "vi direbbe i vostri figli. Noi non possiamo averne – lei, da bambina, ha avuto il cancro e le radiazioni del trattamento le hanno causato la sterilità – ma se glielo chiedete, vi risponderà che la cosa più preziosa dell’universo è un bambino."

"Forse questo era l’unico modo in cui dei feti potessero viaggiare nello spazio." disse Jim. "Forse qualcosa nel ‘più veloce della luce’, avrebbe potuto danneggiarli."

"E’ qualcosa più di questo, Jim." disse Laurie "Questi incubatori sono enormi … voglio dire, troppo grandi per dei feti. Sembra che non siano stati fatti solo per portare un feto a termine, ma … cribbio, potrebbe portarlo forse fino a sei anni di età!"

"Non dirlo a mia madre, Laurie." disse Jim "Ancora mi rinfaccia quello che le ho fatto passare durante ‘i terribili due anni’."

"Comunque, quando gli incubatori hanno esaurito il loro potere, qualunque cosa ci fosse dentro, deve essere morta velocemente." disse Laurie.

"Non necessariamente." disse Peter "C’è qualcosa chiamato probabilità di tolleranza ai guasti."

"Peter, io sono solo un misero pilota." disse Slammer "Questa me la devi spiegare."

"Slammer, ci sono cose troppo importanti per permettere che falliscano catastroficamente, come un reattore nucleare, ad esempio. Anche se dovesse succedere il peggior disastro possibile, non puoi permettere che smetta di funzionare.

Prendiamo l’esempio del reattore nucleare: è fondamentalmente una bomba atomica cui viene impedito di esplodere da verghe di controllo che assorbono i neutroni, che impediscono alla catena di reazione di accrescere se stessa. In teoria se tu sfili le verghe di controllo, hai un’esplosione nucleare, ma noi non lo permettiamo perché abbiamo concepito i reattori per evitare quella possibilità.

Nel 1960, in Idaho, c’era un reattore militare.

Era un reattore raffreddato ad acqua, che usava acqua per rallentare i neutroni abbastanza da permettere loro di continuare la reazione a catena, ma con verghe di controllo per impedire che accadesse. Un giorno hanno cominciato la manutenzione del reattore, per pulire le verghe di controllo. Hanno spento il meccanismo di sicurezza per poter sfilare le verghe, una alla volta. Avevano terminato la prima verga, quando il turno cambiò. Montò il turno di notte, in realtà solo tre custodi, ma avevano pensato di dare una mano al turno di giorno. Continuarono a togliere le verghe per pulirle … ma non rimisero a posto quelle ripulite. Mentre sfilavano la terza verga, il reattore arrivò al punto critico.

Ma poiché era stato costruito per dipendere dall’acqua per rallentare i neutroni quanto bastava per sostenere la reazione, quando l’acqua pressurizzata divenne vapore super riscaldato, l’esplosione del vapore distrusse il reattore pochi millisecondi prima che potesse diventare una bomba atomica. I tre uomini del turno di notte morirono e si dovette fare un enorme lavoro di pulizia, ma il reattore non divenne mai una bomba.

Chernobyl è stato un altro errore ugualmente stupido, senza un sistema di contenimento per fermare le emissioni. Ma anche così, invece di diventare una bomba – una bomba che avrebbe fatto esplodere anche i tre reattori contigui, con una conseguente ulteriore fuoriuscita - non c’è stata nessuna esplosione nucleare.

Sappiamo che gli alieni hanno usato la probabilità di tolleranza ai guasti. Anche un catastrofico deterioramento del primo cilindro … una esplosione nucleare nella stanza dei generatori, non avrebbe distrutto la nave o l’equipaggio a bordo. sSmbra anche che abbiano disegnato i cilindri per resistere ad uno schianto a terra. Anche quando un barbaro idiota ha usato tre lame di diamante per aprirlo, anche allora il cilindro ha dato un avvertimento fino al momento dell’apertura, poi ha smorzato l’esplosione. Questa sì che è UNA VERA probabilità di tolleranza ai guasti."

"E questo come si applicherebbe ai bozzoli?" chiese Slammer.

"Penserei che l’energia necessaria per un campo di stasi sia molto maggiore di quella occorrente ad un semplice incubatore, così se l’energia dovesse mancare … "

"Si portano i feti a termine e si fanno nascere." dissero le e Jim contemporaneamente.

"Esatto." esclamò Peter.

"Così noi potremmo avere cinque alieni che passeggiano da queste parti?" chiese Slammer.

"Sì." disse Peter "Forse di più. Se si sono lasciati sfuggire un alieno adulto sul luogo dell’impatto, possono essersene lasciati sfuggire anche degli altri. Non molti, certo, lo spazio per vivere sull’astronave non era grande, ma certamente avrebbero potuto essercene più di sei, forse una decina."

"E cosa ci puoi dire della sfera?" chiese ancora Slammer.

"Anche quello è interessante, sebbene non lo abbia capito veramente. Quello che abbiamo sembra piuttosto innocuo. Eccone una foto. Crediamo che sia un comunicatore o un apparecchio di controllo. Come potete vedere, su quello che crediamo essere un pannello di controllo, ci sono due depressioni, una per ogni lato. Apparentemente i globi erano allocati lì e potevano essere rimossi solo dopo un impatto che avrebbe distrutto la nave. Ma perché sono statti congegnati con questa forma, perché ce ne sono due, perché gli alieni ne hanno voluto rubare uno … be’, non abbiamo basi nemmeno per fare ipotesi."

"Io posso." disse Slammer, mortalmente pallido. "Ho visto qualcosa di molto simile. Quando ero un cadetto dell’accademia, ho trascorso un’estate alla base Aerea di Vandenberg, dove stavano istruendo l’equipaggio di un missile. Sono andato a visitare dove istruivano il personale per la manutenzione dei silos. C’erano due interruttori di controllo, posti ad una distanza simile. Se il personale di turno avesse ricevuto l’ordine di lanciare i missili, avrebbero dovuto spingere gli interruttori simultaneamente ed erano disposti troppo lontano perché fosse una persona sola a farlo e a spostare le leva nella posizione di accensione. Si doveva essere in due ed agire contemporaneamente per far sì che il missile partisse."

"Così, lei pensa che fosse una sorta di arma nucleare?"

"No." disse Peter "Non abbiamo trovato nulla che somigli ad un arma di offesa, ma penso che Slammer abbia ragione. Ma se non ‘è un’arma offensiva … allora è un’arma di difesa."

"Di difesa?" chiese Laurie.

"Un dispositivo di autodistruzione. Se stai per essere catturato da qualcuno … qualcuno che ha intenzione di torturarti ed ucciderti … fai detonare uno dei cilindri." disse Jim.

"O se questo qualcuno fosse veramente crudele, molto potente … una minaccia per la tua specie, qualcuno che potrebbe impadronirsi della tua tecnologia per minacciare la tua stessa civiltà. Forse anche qualcosa di … peggio. Un’arma che distruggesse l’intero pianeta nemico prima che possa attaccare il tuo." disse Peter.

"Ma gli alieni non si sarebbero presi il disturbo di portare via i bozzoli, se avessero comunque voluto distruggere questo mondo." disse Jim "Posso capire far esplodere il cilindro, non permettere che ci impadronissimo della loro tecnologia, ma non posso immaginare i bozzoli abbastanza lontani per essere al sicuro da un’esplosione di trentacinque megatoni. Inoltre, se lui era da solo, con solo uno dei globi, non sarebbe stato in grado di attivarla."

"Jim," disse Slammer "la mia analogia potrebbe non essere precisa. La sopravvivenza di una cultura viene prima di tutto il resto. Se tu dovessi disegnare un meccanismo di sicurezza automatico, lo congegneresti in modo che, se venisse attivato, il tuo mondo non fosse distrutto senza il controllo di due uomini o che qualche altro mondo non fosse distrutto, senza il controllo di due uomini.

Ricorda, è stato un uomo solo … un uomo molto importante, il Presidente Truman, che ha autorizzato la distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Non sono sicuro che, se dovessi disegnare un sistema, non terresti in considerazione che, se tutto il resto fallisse e la situazione fosse veramente brutta, anche una sola persona potrebbe dare il via a quella distruzione."

"E questo potrebbe essere il nostro caso." disse Peter "Forse, anche qui potrebbe esistere il modo per il sopravvissuto di modificare il potenziale esplosivo dei cilindri tramite la sfera … di usarlo come il meccanismo auto-affondante dei sottomarini tedeschi, solo per distruggere la nave.

Ma voglio proporvi anche un’altra possibilità. Visto che l’alieno ha recuperato per primi gli embrioni, non penso che la sua intenzione fosse quella di distruggere questo mondo, perché avrebbe distrutto anche loro. Credo che la sua intenzione fosse quella di avere la disponibilità di un dispositivo che potesse disarmare le altre parti pericolose della nave, che avesse la precedenza su ogni tentativo di esaminarli o di usarli in modo pericoloso. Forse, poteva tenere sotto controllo i nostri sforzi da lontano. Qualunque fosse il caso, credo che non lo sapremo mai. L’altra sfera è perduta e la nostra non sembra funzionare."

"Credo che dovremmo concentrarci su quella sfera, coinvolgere tutti i reparti perché almeno propongano qualche teoria sul suo uso. Credo che re riusciremo a capirlo, capiremo molto anche sulle altre parti della nave. Ma, ancora una volta, non credo che dovremmo smartellarlo. Se si tratta di un meccanismo di controllo, può sembrare inattivo … ma lo sembravano anche il cilindro, fino a che qualcuno non lo ha sollecitato con una sega al diamante. Non credo che potremo permetterci altro se non teorizzare, per adesso." disse Slammer.

"E per il suo dispositivo gemello?" chiese Jim.

"Preghiamo solo Dio perché sia in un posto sicuro." rispose Slammer.

Dopo quel commento, intorno al tavolo, si sentì mormorate qualche ‘amen’.

* * * * *

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Capitolo 30
*** 29 ***


Parte 29

12:15 PM - Centro città (per piccola che sia) – Tonopah, Nevada.

Max e Liz usarono l’ora del pranzo per sbrigare qualche commissione a Tonopah, visto che non avevano più a disposizione la stanza sopra il ristorante. Andarono alla scuola superiore e si iscrissero ai corsi alternativi per ottenere il diploma e, dopo aver fatto un veloce esame, ad un corso per corrispondenza ciascuno, in preparazione del primo biennio di Università.

Dopodiché, andarono ad un negozio di computer di seconda mano, dove usarono i soldi delle vincite per comprare un vecchio computer al quale avevano aggiornato il processore e la capacità di memoria. Aveva uno schermo piccolo ma, per i loro corsi, sarebbe stato sufficiente. Il venditore aveva detto loro che il modem lavorava solo a 24 K. al massimo ma, in ogni caso, la linea telefonica vicino all’aeroporto, non avrebbe potuto lavorare a più di 16 K. Li avvertì di andarci piano ad inviare dati grafici, ma per le email sarebbe andato più che bene. Mentre Max mandava un messaggio, Liz pagò l’uomo, poi chiese il permesso per chiamare la compagnia telefonica locale e mettersi d’accordo per l’allacciamento della bifamiliare.

Quando tornarono al ristorante, prima che finisse la loro pausa, Max vide Liz trasalire.

"Liz, qualcosa non va?"

"Stasera, quando torneremo a casa, mi guariresti una contusione sul coccige?"

"Certo. Hai sbattuto contro qualcosa al lavoro?"

"No. E’ stata la maniglia del portello della la lavatrice. Non l’avevo notata prima … pensavo ad altro. Ma sono quasi certa che sia stata questa la causa."

"La guarirò, non c’è problema. Vuoi che andiamo da qualche parte e lo faccia subito?"

"Certo, signor Evans. Poi Anna non potrà pranzare perché noi arriveremmo con tre quarti d’ora di ritardo."

"Come vuoi." le disse Max sorridendo. "Io mi sono offerto."

"Forse potresti mandare un messaggio al servizio clienti della fabbrica e proporre di togliere quella dannata maniglia."

"Non saprei, Liz. Dov’ero io era piuttosto confortevole."

"Non posso crederci che tu l’abbia detto, Max Evans! Ho sposato un porco sciovinista."

"Oink-oink."

* * * * *

03:30 PM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

Diane Evans stava facendo spese, quando il suo cellulare suonò ed Isabel le fece la sua richiesta, quasi cospiratoria. Ma l’aveva fatta sembrare importante, così Diane si era affrettata a tornare a casa. Passando dal garage, entrò nella cucina e chiamò "Isabel, sono a casa."

"Siamo qui, mamma."

Diane seguì la voce proveniente dalla stanza di Isabel ed entrò, per trovare la figlia ed Alex seduti fianco a fianco sul bordo del letto, con un’espressione seria e, in qualche modo, preoccupata sul loro viso. Si sedette su una sedia di fronte a loro.

"Sono qui, tesoro. Cosa c’è che non va?"

Isabel guardò Alex, incerta, come per trarre coraggio dalla sua presenza.

"Devo dirti qualcosa, mamma, ed ho bisogno che tu non ne parli con nessuno. Tu conosci Alex, vero?"

"Si, Isabel, certo che conosco Alex. Lo sai … "

"Bene. Devo dirti … io e Alex abbiamo una relazione speciale … "

"Ohmiodio, sei incinta?

"Incinta??! No, mamma. Non posso credere che tu l’abbia pensato. Io e Alex non abbiamo fatto sesso, ancora. Lui mi ha appena portato un messaggio di Max. Alex mi conosce abbastanza bene da aver capito … perché non voglio dividerlo con lo Sceriffo né con nessun’altro, così lo ha portato direttamente a me. L’ho letto e … e penso di volerlo dividere con te."

"Okay, Isabel. Posso vederlo?"

Diane lesse l’email che suo figlio aveva mandato alla sorella.


Cara Isabel,

naturalmente, sai che mi manchi, che mi manca tutta la mia famiglia. Sono certo che mamma e papà saranno preoccupati e forse lo sei anche tu. Per favore, rassicurali da parte mia. Le cose stanno andando bene … veramente.

Qui le cose sono stabili, abbiamo dei lavori ragionevoli ed un posto che non è molto caro, ma che è tutto per noi e che ci va bene. Tutti e due abbiamo ricominciato la scuola ed abbiamo appena comprato un computer, così potremo mandarvi più spesso nostre notizie.

Ieri sera, ho portato in braccio Liz attraverso la soglia della nostra nuova casa. Izzy, non credo di essere mai stato più felice. Non voglio sottolineare il fatto che ti eri sbagliata su Liz, sbagliata quando avevi paura che avrebbe reagito male alla verità su di me. Tutti facciamo degli errori e anche io ho sbagliato. Me ne sono reso conto ed ho voluto scriverti per dirtelo.

Mi sono sbagliato tutte quelle volte in cui tu avresti voluto dire a mamma la verità e io non te l’ho permesso, quando non pensavo che lei potesse sapere la verità e volermi ancora bene.

Proprio come tu hai fatto con Liz, io ho sottovalutato la capacità delle persone che ti amano di accettare chi e cosa sei. Ho sbagliato a farti promettere di non dirglielo e, ora, ti sciolgo da quella promessa.

Mi rendo conto che mamma e papà sono sotto una grande tensione per la nostra fuga e per tutto il resto e non so se questo sia il momento migliore per parlare con lei o no, ma mi fido di te e mi fido di lei e lascio che sia tu a decidere. E, con lei al tuo fianco, immagino che parlare con papà non sarà più così difficile.

Penso veramente quello che ho detto nel precedente messaggio, che tu dovresti abbracciare la tua parte umana. Naturalmente, in senso metaforico … sebbene Liz mi abbia assicurato che Alex è un ragazzo meraviglioso … LOL.

Vorrei che fosse prima, ma spero di rivederti tra diciotto mesi, quando Liz compirà diciotto anni. Saluta Michael per me.

Ti voglio bene, sorella.

Max



Con le lacrime agli occhi, Diane sollevò lo sguardo su Isabel. "Tu conosci il segreto di Max? Lo hai sempre saputo?"

"Sì, mamma." rispose lei "Ma non è un segreto solo di Max, non lo è mai stato. E’ anche un mio segreto, solo che io l’ho nascosto meglio di quanto abbia fatto lui."

"E allora?" chiese Diane "Qual è questo segreto che voi due mi avete tenuto nascosto così a lungo?"

"Non sono certa da dove cominciare, mamma. Dovrei cominciare dal 1947? O dalla caverna ad un paio di chilometri dalla strada per Albuquerque dove tu e papà ci avete trovati? O da cinque mesi fa, quando la ragazza che mio fratello ama più della sua vita … quando quella ragazza è quasi morta sul pavimento del Crashdown?"

"Isabel, non ti capisco … "

"Prendimi la mano, mamma, e guarda nei miei occhi."

Le immagini cominciarono ad apparire nella mente di Diane e continuarono per quasi due minuti. Quando terminarono, Isabel la stava guardando con le lacrime agli occhi, speranzosa … ma ancora terrorizzata.

Diane la tirò contro di sé e continuarono a piangere e ad abbracciarsi. "Isabel, come hai potuto … come ha potuto tuo fratello … come avete potuto dubitare. Noi siamo una famiglia, tesoro … noi saremo sempre una famiglia. Tu, tuo fratello … e, ora, anche Liz. E chiunque tu sceglierai." disse, guardando un sorridente Alex "Anche chiunque tu sceglierai, sarà nostro figlio."

Continuarono a ridere e a piangere per altri cinque minuti. Alla fine, Diane si asciugò le lacrime con un fazzolettino.

"Probabilmente avremo bisogno di un piano per dirlo a vostro padre. Voglio dire, andrà tutto bene, è solo che è piuttosto sotto pressione per la fuga di Max. Lasciami pensare a come dirglielo, okay?"

"Certo, mamma. E, mamma? Ti voglio bene."

"Anche io ti voglio bene, Isabel."

Quando Diane uscì, Isabel si appoggiò contro Alex, posandogli la testa sulla spalla.

"Grazie per essere stato qui, Alex. Ero così nervosa … e … il fatto che tu fossi qui ha fatto la differenza. Credo che sia andato tutto bene."

"Umm-hmmm." mormorò lui, passandole le dita tra i capelli. Isabel fece un profondo sospiro e si accoccolò ancora di più contro di lui.

Alex era uno che imparava in fretta. Molti uomini devono essere mariti per diversi anni prima di imparare ad essere silenziosamente d’accordo con quelle che amano, quando non avevano prestato la minima attenzione a quello che le loro donne stavano dicendo.

Oh, alla fine, sarebbe stato in grado di ripetere gran parte di quella conversazione e anche di ricordarne i dettagli più importanti. Ma non in quel momento. In effetti, Alex non aveva afferrato nulla dopo la parola ‘ancora’.

* * * * *

09:00 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Poiché durante l’ora del pranzo avevano avuto altro da fare, Max e Liz si erano divisi hamburger e patatine fritte prima di lasciare la città. Una volta arrivati a casa, Max le aveva guarito il livido e … una cosa tira l’altra, essendo sposini freschi, avevano bruciato un bel po’ di calorie ed ora avevano di nuovo fame. Così Liz stava preparando dei panini con gli avanzi del polpettone, mentre Max era seduto al computer per provvedere al loro ALTRO divertimento per la serata.

Anna li aveva avvertiti che non c’era la TV via cavo e che il solo canale che si poteva ricevere nella zona dell’aeroporto, proveniente da un piccolo ripetitore posto sul lato della montagna, era a malapena visibile, così non avevano comprato un televisore. Ma sul piccolo schermo del computer avrebbero potuto vedere i DVD, così spensero le luci e si accoccolarono sul divano a guardare lo schermo.

Quella sera avevano noleggiato ‘La storia fantastica’ e, preparato tutto, Max aveva aspettato che Liz arrivasse con i panini.

Nel buio della stanza, Liz fece un piccolo errore e scambiò i due panini. Max prese il polpettone normale e lei quello con i peperoncini. Mentre il narratore parlava della cattura di Westley da parte del temibile Pirata Roberts, e lo schermo mostrava il dolore di Grieff per la sua perdita, Max diede il primo morso. Masticò, deglutì … e si alzò per andare a prendere il Tabasco.

"Qualcosa non va, Max?"

"Non proprio … volevo solo un po’ di Tabasco. Ne vuoi un po’?"

Liz morse il panino, masticò, deglutì, poi disse "No, grazie. Il mio è buono così."

* * * * *

11:30 PM – Casa dei Whitman – Roswell, New Mexico.

Alex aveva fissato il soffitto della sua stanza per un’ora, continuando a pensare a quell’unica frase … a quella sola parola. Come potevano sei piccole lettere colpirlo così profondamente? Lui era stato amico di Liz e di Maria per anni, ma non era stata niente di più che amicizia e lui sapeva che non sarebbe mai stata nulla di più … buoni amici, certo, ma niente di sessuale.

E con Isabel … sì, era anche amicizia. Era vero, lei quella notte lo aveva chiamato per parlare, ma solo perché lui era uno dei pochi con i quali poteva parlare, qualcuno che era al corrente del suo segreto. E sì, lui si era addormentato nel letto di lei, ma era stato solo un caso per entrambi. E sì, doveva ammetterlo, lui desiderava veramente che tra loro potesse esserci qualcosa di più … ma quanto era realistico? Isabel era una ragazza meravigliosa, tutti i ragazzi del liceo la desideravano, perché lei avrebbe dovuto volere qualcosa a che fare con lui? Un genio dei computer, un musicista … ?

Oh, certo, da come aveva parlato era sembrato che lei stesse programmando qualcosa per un loro futuro insieme … qualcosa di più dell’amicizia. E Max e Liz avevano ormai provato che umani e alieni erano … compatibili. Ma questo lasciava ancora aperta la questione del perché mai sulla Terra … correzione … perché mai nell’Universo, qualcuno stupendo come Isabel dovesse pianificare di … essere compatibile con lui. Erano usciti insieme una sola volta e, per giunta, solo per prendere un gelato. Era stupido, disse a se stesso, pensare che Isabel avesse fatto un errore freudiano, parlando con sua madre. Stupido pensare che lei si aspettasse veramente che, un giorno, loro due fossero amanti.

Alla fine si addormentò, avendo almeno vinto la battaglia di non sperare su quella parola, e scivolò nel sogno. C’era una musica in sottofondo, un grande letto matrimoniale ed Isabel con indosso un abito rosso con una scollatura incredibile. Alex stava ballando con quella visione, la testa di lei poggiata contro la sua spalla.

Alex sapeva che era un sogno, ma sapeva anche di aver perso la battaglia con il suo subconscio di non lasciarsi andare alla speranza. Lo seppe nel momento in cui le labbra di lei sfiorarono le sue ed Isabel lo guardò negli occhi. ‘Oh, bene.’ disse a se stesso. ‘Posso almeno sognare, no?’

Nel sogno, Isabel lo guardò come se avesse sentito i suoi pensieri. Sorrise e gli disse "Certo che puoi, Alex. Tutti e due possiamo farlo." Incrociò le braccia sul petto per toccare le spalline del vestito rosso, ci fu un breve lampo di luce dorata e l’abito scivolò sul pavimento.

* * * * *

11:45 PM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

Diane era scesa in cucina per un bicchiere di latte caldo. Max le mancava così tanto … Aveva bisogno di toccarlo … di dirgli … di assicurarsi che lui sapesse che tutta la faccenda aliena non faceva nessuna differenza. Sentì i gemiti arrivare dalla stanza di Isabel, e pensò che avesse un incubo. Povera Isabel, anche a lei mancava Max.

Quando entrò nella stanza … sembrava che l’incubo fosse passato. Isabel sembrava non essere mai stata così felice, così soddisfatta. Aveva un’espressione raggiante, quasi luminosa e sorrideva come se non fosse mai stata meglio in tutta la sua vita.

Diane raccolse l’annuario scolastico dal letto. Oh, c’era Alex … che ragazzo simpatico. Le piaceva molto di più di tutti quei ragazzi fasulli con cui Isabel era uscita in passato. Posò l’annuario sulla libreria, sorridendo tra sé e sé, ripensando a quando li aveva sorpresi addormentati nel letto. Non che non fossero una bella coppia …

* * * * *

07:30 – Quartier generale dello Sceriffo della Contea di Nye – Tonopah, Nevada.

Il turno di mattina aveva già ricevuto le istruzioni e lo Sceriffo fece salire sul podio un avvenente ragazzo.

"Vi presento Greg Derkart, proveniente da Fallon. E’ stato accettato nell’Accademia della Polizia e comincerà tra tre settimane. Fino ad allora starà a Tonopah e come l’Accademia ha richiesto, e noi abbiamo acconsentito, Greg farà qualche uscita insieme a noi. Per quelli che non l’hanno mai fatto, ricordate che Greg è un civile, che non sarà armato e che non avrà un corpetto Kevlar.

Lui sarà solo un osservatore e non gli sarà consentito di scendere dall’auto se ci saranno situazioni di pericolo. E’ qui per fare esperienza, ma noi dobbiamo stare attenti agli interessi della Contea, alle procedure legali nel fermare qualcuno e da ultimo, ma non meno importante, alla sicurezza di Greg. Qualche domanda su questa linea di condotta?"

Dopo qualche secondo senza nessuna risposta, lo Sceriffo si voltò verso il diciottenne e gli disse "Okay, allora, benvenuto Greg. Spero che per te sia un’esperienza interessante, ma sii prudente."

* * * * *

08:00 AM – Ristorante di Betty – Tonopah, Nevada.

Liz ed Anna continuavano ad essere presentate dal personale della Polizia, che conosceva la storia del salvataggio dell’agente Walker, a quei pochi che ancora non la conoscevano ed entrambe le ragazze finirono per diventare il bersaglio delle amichevole prese in giro che gli agenti si facevano tra di loro.

Alle 8 e 15, la signora Walker e la piccola Alissa Sarah si fermarono per salutare tutti e per dare un aggiornamento sulle condizioni mediche del Vice Sceriffo. Era migliorato giorno per giorno e la settimana seguente sarebbe tornato a casa.

Max fu trascinato fuori dalla hall dell’albergo per essere ringraziato di nuovo. Notò quasi subito che Liz aveva di nuovo in braccio Alissa Sarah. Liz le stava facendo le coccole e la piccola la ricambiava con gorgoglii e sorrisi. In qualche modo, l’espressione sul viso di Liz lo mise a disagio e quando la signora Walker suggerì che forse anche Max avrebbe voluto tenerla in braccio, Max fece quasi un balzo all’idea di prendere Alissa dalle mani di sua moglie.

Come si era aspettato, non andò molto bene. Alissa Sarah cominciò a gorgogliare e a sorridere anche con Max. La signora Walker disse immediatamente "E’ la prima volta che si comporta così con un uomo. Non lo fa nemmeno con suo padre. Ragazzo, un giorno sarai un gran padre."

Lo sguardo di Max si posò su Liz e il sorriso con cui lei lo ricambiò gli fece correre un brivido lungo la schiena. Mise come scusa di dover tornare al banco di accettazione, cosa che suonò falsa ai suoi stessi orecchi, e fece una ritirata veloce, contento di vedere che la signora Walker aveva ripreso sua figlia.

* * * * *

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Capitolo 31
*** 30 ***


Parte 30

10:20 AM – Distaccamento 24 – Sala Rapporto – Area 51, Nevada.

L’incontro era cominciato da venti minuti, ma il Maggiore Halby, il Capo degli Ingegneri Civili aveva parlato per dieci minuti buoni.

"Come può vedere su queste diapositive," disse il Maggiore Halby "non è solo l’area dietro la parete di Bioscienze, ma molti dei laboratori sono strutturalmente deficienti … qualcuno addirittura non sicuro."

"Come è potuto succedere, Maggiore Halby?" chiese Slammer da un capo della tavola.

"Ebbene, signore, la maggior parte del comprensorio è stata costruita nel 1948 e nel 1949, quasi mezzo secolo fa. Cosa peggiore, era il momento della smobilitazione della Seconda Guerra Mondiale, i militari avevano pochi fondi a disposizione, poche risorse. C’era ancora scarsità di acciaio e di calcestruzzo, quando le costruzioni uscirono dalla stasi della guerra. E gli ordini furono di tirar su qualcosa in tutta fretta, perché l’astronave doveva essere rimossa da Roswell. C’erano troppi reporter da quelle parti.

Francamente, molte costruzioni della base sono partite male fin dall’inizio. Mezzo secolo di deterioramento, cambiamenti d’uso e regole di sicurezza … Be’, se la gente dell’Ufficio di prevenzione avesse la possibilità di passare quei cancelli, ci avrebbero fatti chiudere già venti anni fa."

Slammer sapeva già tutto, aveva già parlato col maggiore ed aveva fatto ad Halby delle domande precise sul perché, come Capo degli Ingegneri, non avesse fatto nulla nei tre anni in cui era stato assegnato lì.

Il Maggiore Halby aveva conservato le minute delle lettere che aveva inviato al precedente Comandante, dei memorandum di incontri dove i vecchi ricercatori, molti dei quali civili come Blaukopf e Schreiber, ma qualcuno militare, avevano avuto da ridire sulle sue preoccupazioni e le avevano sminuite, perché non volevano che i loro esperimenti fossero interrotti o i macchinari spostati. Alla fine, il vecchio Comandante aveva optato per mantenere lo status quo.

"E l’hangar B, Maggiore?"

"Signore, se l’intenzione è veramente quella di costruire qualcosa con i criteri di sicurezza previsti per la conservazione di un’arma atomica … "

"E lo è … "

"Allora l’intero edificio deve essere demolito. Signore, è fatto di legno … non ci si può fare nulla. In effetti, l’ottanta per cento degli edifici del distaccamento avrebbero bisogno di essere demoliti, per ricominciare da capo."

Diverse mani si alzarono. Slammer fece un cenno all’individuo che l’aveva alzata per primo.

"Signore, tutte le attrezzature, gli alloggi, gli esperimenti … Come faremo mentre avverrà tutto questo?"

Slammer fece un cenno a Jim, che dette il via ad una presentazione in PowerPoint, e che, mentre cliccava sullo schermo, disse:

"Questa è una foto del Poligono di Tonopah, che si trova all’angolo nord-ovest del comprensorio della Base Nellis.
In primo piano potete vedere la ferrovia e le aree industriali. In fondo circa due o tre chilometri a nord, ci sono le aree alloggiative, le mense, la palestra … praticamente le aree destinate al personale che una volta lavorava nell’area industriale.

E’ stata ampliata all’attuale area nei primi anni ’80 come parte di un programma classificato chiamato ‘Senior Trend’, lo sviluppo operativo e la messa in campo dell’ apparecchio F-117 Stealth.

Fu costruito per essere una installazione altamente sicura e classificata. L’ultima declassificazione risale al 1990, poi è stata messa in naftalina quando gli F-117 sono stati spostati alla base Aerea di Holloman, New Mexico.

Nemmeno quella è la base adatta, ma è decisamente più nuova, più sicura e più funzionale dell’Area 51. Noi proponiamo di usarla nel frattempo, diciamo per sei mesi, mentre la base corrente sarà demolita e ricostruita. Qualche domanda?"

"Signore, potremo proseguire lì i nostri esperimenti?"

"Ebbene," rispose Slammer "per questo dipendo dalle persone che sono in questa stanza. Sono certo che molte ricerche potranno continuare, altre chiaramente no. Ma possiamo approfittare dell’opportunità di uscire dalle nostre scatole per far sì che tutti, da TUTTE le sezioni, possano lavorare insieme su certi problemi. Per esempio, questo."

Slammer sollevò la sfera.

"La maggior parte di voi conosce il dottor Peter Stanbeck e molti di voi hanno già visto questo. Lui crede che sia un comunicatore o un dispositivo di controllo remoto. Non possiamo aprirlo, sarebbe troppo pericoloso. ma possiamo esaminarlo con i raggi x, con la TAC, con la risonanza magnetica. Dobbiamo spremerci dannatamente il cervello su questa sfera. E ci sono altri progetti simili, progetti multidisciplinari. Non dobbiamo sprecare il nostro tempo, anche se non potremo fare tutto quello che facciamo qui."

"Qualche altra domanda?"

"Uhm … Qui siamo sempre stati nel bel mezzo del nulla. Il poligono di Tonopah ha intorno un po’ più di civiltà?"

"Be’, non molta." rispose Jim, aprendo un’altra presentazione di PowerPoint. "Questa è una mappa aerea del poligono di Tonopah.

Ci sono circa 38 chilometri dall’Aeroporto di Tonopah - è una vecchia base aerea dell’Army Air Corp – via aria, ma circa 65 chilometri in auto. La città ha solo duemila abitanti, ma è più grande della più vicina città qui attorno."

"Mi rendo conto che sarà un problema, gente," disse Slammer "ma non abbiamo altra possibilità. Questo posto non è sicuro e fino a che non sarà ricostruito non potremo lavorare qui. A meno che qualcuno non abbia qualche altra idea, quel posto è la nostra migliore opzione."

I capi dipartimento guardarono attorno al tavolo, ma sembrò che nessuno avesse idee migliori. Si rassegnarono a trascorrere sei mesi al poligono di Tonopah.

* * * * *

01:45 PM – Ristorante di Betty – Tonopah, Nevada.

"Ciao, Anna." disse il Capo "Questo ragazzo è Greg Derkcht. Lui è un nuovo cadetto, che sta per cominciare l'accademia di Polizia."

Anna fece un timido sorriso. Il ragazzo era abbastanza attraente, ma era sempre un uomo. Lo guardò con cautela … mantenendo le distanze.

* * * * *

01:45 PM – Secondo Piano, Ala Nord – Liceo di West Roswell, New Mexico.

Alex pensò che Isabel lo stesse evitando, quel giorno. L’aveva vista appena arrivato a scuola, ma lei si era infilata in uno dei bagni quando lui si era avvicinato. Quando aveva cercato di incontrarla per il pranzo, dopo che lei aveva fatto educazione fisica, non era venuta fuori dagli spogliatoi femminili e ora, quando aveva cercato di vederla prima dell’ultima ora, lei si era di nuovo infilata in bagno.

Alex non era veramente ferito, ma era preoccupato. Capiva di non essere propriamente adatto allo stampo della persona con la quale la Principessa di Ghiaccio Isabel si sarebbe associata, ma lui teneva in considerazione la loro amicizia … anche se indugiava ancora sull’irrealistico sogno che aveva fatto su di lei la notte precedente. Forse era quel periodo del mese, per lei, e non si sentiva molto bene. Qualche volta accadeva a Liz, lui lo sapeva. E anche a Maria, qualche volta. O forse aveva un’infezione alla vescica, le ragazze sembravano andarci soggette.

"Ancora non l’hai capito?" gli chiese Pamela Troy.

"Prego?"

"Whitman, sei così patetico. Non l’hai ancora capito?"

"Capito cosa?"

"Lo scherzo, Whitman. Lo scherzo. Ma dico, non crederai davvero che lei non lo abbia fatto se non per riderci sopra, no? Isabel Evans?"

"Non so cosa vuoi dire."

"Diamine, Alex … vieni alla festa. La Principessa di ghiaccio ha la sua scelta di fusti da usare ed abusare per poi gettare via come una pietra che scotta. L’hanno capito tutti. L' ha capito anche il più stupido della squadra di football. Tanto per cominciare, non ho idea del perché si prenda il disturbo di stare con un fesso come te, ma oggi si è nascosta in tutti i bagni della scuola, pur di starti lontano. Qualsiasi cosa tu pensi di aver avuto, Whitman, credimi, è finita. E’ duro credere che, pur essendo una Principessa di ghiaccio ti abbia trattato in questo modo e ancora più difficile credere che tu non ti sia accorto che ti stava prendendo in giro."

"Basta così, signorina Troy." disse la vice preside arrivando da dietro l’angolo. "Alex, ti voglio subito nel mio ufficio. Signorina Troy, credo che la sua classe la stia aspettando."

A Sandra Hochstetter non piacevano i cricche, ma era realistica sulla capacità della scuola di tenerle sotto controllo. Una delle combriccole che le piaceva di meno era quella della Principessa di ghiaccio, della quale Isabel Evans era l’attuale regnante. E sebbene, paragonata alle altre componenti, Isabel non usasse il suo stato per umiliare i ragazzi con i quali usciva, molte delle altre lo facevano. E recentemente aveva preso di mira Alex Whitman, un simpatico ragazzo che meritava di meglio che essere scaricato dall’altezzosa Principessa. Mentre chiaramente non approvava che Pam Troy si facesse beffe del ragazzo, sembrava che la Evans lo stesse trattando come un sempliciotto, forse per qualche scommessa fatta con le altre.

La Vice Preside vide Pamela Troy allontanarsi per il corridoio, mentre Alex Whitman si diresse verso la scalinata che portava all’ala nord, verso gli uffici amministrativi. Quando entrambi furono fuori vista, andò al bagno delle ragazze, dove Isabel Evans si stava guardando allo specchio.

"Signorina Evans, sembra che la sua famiglia sia diventata molto problematica, ultimamente. Prima suo fratello e Liz Parker, ora mi sembra che ci sia un problema tra te e Alex Whitman."

"Ma signora Hochstetter … "

"Questo non il posto né il momento, signorina Evans. Il posto è il mio ufficio e io voglio che ci vada subito. Sarò lì tra cinque o dieci minuti, dopo che avrò parlato col Preside."

"Ma signora Hochstetter … "

Alex non era del tutto sicuro di quale fosse il problema, ma la segretaria gli aveva detto di entrare e di aspettare nell’ufficio che la signora Hochstetter tornasse, così lui prese una delle due sedie davanti alla scrivania e cercò di tenere la sua mente lontana da Isabel leggendo una vecchia copia di una rivista per genitori e insegnanti che era sul tavolo. Non funzionò molto bene però, quando dopo un paio di minuti la porta si aprì ed entrò Isabel, gli occhi che andavano a lui al pavimento, prima di sedersi cupamente accanto a lui.

"Isabel? stai bene?"

"Non lo so, Alex. Questo dipende da te, credo. Se tu deciderai di perdonarmi o no."

"Isabel, so che non entrerò mai nel tuo circolo sociale, ma … credo di aver sempre saputo che non poteva durare. Mi sono goduto il nostro appuntamento, il tempo che abbiamo trascorso insieme. Sarò sempre grato per quei ricordi e, anche se non potrò più starti vicino, mi piacerebbe ancora che fossimo amici."

Isabel sembrò leggermente perplessa, poi scosse la testa. "Tu non capisci, Alex. Io non sto cercando di rompere. Io sto cercando di scusarmi con te per … per come ti ho usato ieri."

"Quello non è stato usarmi, Isabel. Sono stato contento di stare con te, contento di aiutarti per dire la verità a tua madre. A questo servono gli amici."

Alex fu stupito, non veramente sicuro del perché Isabel fosse così emotiva su quello. La sua mente trovò e scartò una dozzina di idee sul perché lei fosse così turbata ma, come scoprì poi, non ci era andato minimamente vicino.

"Non quello, Alex. Volevo dire per essere entrata nel tuo sogno … per averti costretto a fare l’amore con me, nel tuo sogno, senza farti sapere che ero lì."

Isabel aspettò che Alex rispondesse … che gridasse … che dicesse qualcosa. Ma lui sembrava aver perso la capacità di parlare.

"Non crederesti mai che … che pensieri squallidi … che sogni squallidi fanno certi ragazzi, Alex. Prima di te, sono sempre entrata nei sogni dei ragazzi con i quali volevo uscire. Qualche volta ho deciso perfino di non uscirci … solo per quello che hanno sognato quando mi hanno vista con quel vestito rosso. Ma la notte scorsa lo sapevo … prima ancora di entrare nel tuo sogno … sapevo che non avresti pensato la stessa cosa di me.

Ieri sera, Alex, fino a che non l' ho detto a mamma, penso di essere stata come Max con Liz. Sapevo di amarti, ma non pensavo che gli umani potessero accettarci veramente. Ma dopo Liz e dopo la mamma, ho saputo che tu l’avresti fatto. E improvvisamente, le carte si sono rovesciate e io ho approfittato di te, Alex. Avrei dovuto dirtelo … dirti che posso entrare nei sogni, dirti che nel sogno non eri solo."

"Vuoi dire che tu eri veramente lì? Che non era solo la mia immaginazione?"

"Erano le immaginazioni di tutti e due, Alex. Ma sì, io ero lì. Ho sentito quello che tu provavi, proprio come tu hai sentito quello che provavo io. Probabilmente almeno una ventina di ragazzi mi hanno visto con quel vestito, ma tu sei l’unico ad aver visto quello che c’era sotto. Ma mi dispiace così tanto, Alex. Avrei dovuto dirtelo. No, avrei dovuto chiedertelo.

E ora ti sto chiedendo di perdonarmi, di ricominciare insieme. No, l’altra notte non è stato vero, ma mi piacerebbe che fosse vero. Un giorno … un giorno, quando saremo più grandi … un giorno, quando i miei genitori saranno meno spaventati per Max e Liz, per il nostro segreto. Mi piacerebbe molto."

"Isabel, non c’è nulla da perdonare. Voglio dire, io ti volevo così tanto. No avrei mai sognato … be’, credo di averlo fatto … " disse Alex sorridendo "Ma pensavo fosse solo un sogno."

"Per adesso, Alex, non può essere vero, ma un giorno lo sarà, te lo giuro. E fino ad allora, possiamo sempre dividere i nostri sogni."

La discussione fu interrotta dalla porta che si aprì, e la Vice Preside entrò nella stanza. Guardò duramente Isabel, seduta sulla sedia.

"Signorina Evans, è molto difficile che io mi trovi d’accordo con Pamela Troy su qualcosa ma, per quanto odi ammetterlo, credo che abbia ragione su una cosa. Il modo in cui sta giocando con le emozioni del signor Whitman è altamente reprensibile.

Ho tollerato, quando ha fatto la stessa cosa in passato con i ragazzi di plastica con cui esce di solito, ma il signor Whitman non è come loro. Lui è sensibile e premuroso. Molestie sessuali, nel regolamento della scuola, signorina Evans, non sono solo attenzioni sessuali non volute o contatti indesiderati. Sono anche profferte sessuali fatte col proposito di farsi beffe di qualcuno, o di umiliare lui o lei, ed è chiaramente questo che lei sta facendo."

"Ma signora Hochstetter …"

"Non ci sono ma, signorina. Voglio che lei si scusi col signor Whitman e voglio sentire quelle scuse adesso!"

Isabel guardò Alex negli occhi. "Alex, vorrei scusarmi con te per averti ingannato su di noi … per ieri notte."

"Bene, signor Whitman. Cosa ha da dire? Vuole che porti avanti una punizione disciplinare per la signorina Evans? C’è qualcosa che vorrebbe dirle per quello che le ha fatto?"

Alex guardò Isabel e, all’improvviso, gli sembrò che non ci fosse più niente e nessuno al mondo. Si perse negli occhi di lei, tutti i suoi dubbi furono dimenticati, tutte le sue paure andate, e parlò con il cuore e parlò solo a lei …

"Vuoi sposarmi, Isabel? Non può essere ora, questo lo so, ma tra un paio d’anni, quando ci saremo diplomati. Quando saremo maggiorenni."

Isabel spalancò gli occhi e fece il suo sorriso. E le lacrime cominciarono a scenderle sulle guance.

"SI’, Alex."

Quando si gettò tra le braccia di lui, le loro labbra si trovarono e si baciarono appassionatamente, dimenticandosi di respirare per un lungo momento.

Seduta senza parole alla scrivania, anche la Vice Preside dimenticò di respirare, guardando la quantità di contatto che c’era tra quei due, sebbene non sembrasse esattamente indesiderata. Alla fine si separarono.

"Sì, Alex. Niente mi farebbe più felice che essere tua moglie, quando saremo abbastanza grandi. E, nel frattempo, avremo sempre i nostri sogni. Andiamo. Devo dire a Maria quello che è successo."

Cinque minuti dopo il Preside sporse la testa nella porta aperta dell’ufficio della sua Vice.

"Sandra, com’è andata con la chiacchierata sulle molestie sessuali con la signorina Evans?

Sandra?

Sandra, c’è qualcosa che non va nella tua mascella."

* * * * *

11:00 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Liz sapeva che erano appena sposati e che ancora non erano entrati in nessun tipo di routine ma, prima di quella sera, i preliminari - quando di prendevano il disturbo dei preliminari – erano consistiti in qualcosa di più di lui che faceva scivolare la sua mano attorno al fianco destro di lei. E guardando Max … be’, non sembrava funzionare … e QUELLA era una cosa che non era mai successa prima. Per un attimo, si chiese come la fisiologia aliena avrebbe reagito al Viagra … e poi comprese.

"Era ora di cambiare il cerotto, Max. Ora è sull’altro fianco. Le indicazioni dicono che se lo metti sempre nello stesso punto la pelle si potrebbe irritare."

La mano di lui controllò rapidamente l’altro fianco … trovando conforto nel sentire il piccolo cerotto.

‘Hmmmm.' pensò Liz. Dopo tutto, il Viagra non sarebbe stato necessario.

"Sai, Max? Alissa è carina, ma mi rendo conto che, in questo momento, è proprio fuori questione."

Lui la guardò negli occhi e le baciò dolcemente le labbra, poi si allontanò per osservare il suo bellissimo viso.

"Mi rendo conto che tutti e due dobbiamo studiare … diamine! Io, probabilmente, dovrò anche fare il dottorato, prima di poter pensare a mettere su famiglia."

Lui le sorrise. Lei era così bella … così desiderabile … e tutta sua.

"Be’, forse potremo cominciare una famiglia durante l’università, dopo che avrò finito col lavoro in laboratorio. Quando prepari la tesi, gran parte del lavoro è alla scrivania."

Lui amava i suoi grandi occhi scuri … le sue labbra morbide e invitanti … la sua pelle di seta …

"E anche se cominciassimo prima, in fin dei conti si è grosse solo per tre mesi e, anche facendo lavoro di laboratorio, puoi sempre essere cauta."

… e il suo collo che lo conduceva ai suoi bei seni, con i loro capezzoli impertinenti che reagivano al suo tocco …

"E anche se cominciamo durante il college, voglio dire … non dovrebbe poi essere così brutto. Molte donne hanno bambini durante il college. Molti istituti hanno degli asili nido a disposizione degli studenti sposati."

… e lui amava il suo piccolo ombelico e amava passare la mano sul suo pube … sentire che lei rispondeva al suo tocco …

"Ummmm. E anche se avessimo un bambino all’inizio del primo anno … sai, tra venti mesi … non dovrebbe essere tanto male. Potremmo alternare la nostra frequenza ed occuparci del bambino."

… e amava come il corpo di lei … aspetta un minuto … ma che sta dicendo????

"UMMMM, Max. Mi hai stuzzicato abbastanza a lungo. Vieni più vicino. Ho bisogno di te, subito."

Mentre scendeva con lei nella nebbia iridescente, il subconscio di Max gli stava dicendo che doveva stare attento su qualcosa … glielo stava praticamente gridando … ma, perso nelle sensazioni, Max non riuscì ad udire molto bene il suo subconscio e, quasi subito dopo, non lo sentì affatto.

Qualche volta, il momento è troppo importante per preoccuparsi del futuro. E quello era uno di quei momenti.

* * * * *

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Capitolo 32
*** 31 ***


Parte 31

05:20 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

La ‘chiacchierata sul cuscino’ era cominciata dieci minuti prima.

Una settimana prima, Liz si era stupita dei cambiamenti che intervengono dopo il semplice atto del matrimonio … dell’essere una sola carne. All’improvviso, le regole erano tutte cambiate. All’improvviso, non c’era più la battaglia dei sessi; lei e Max stavano dalla stessa parte. Ne avevano parlato, di come le cose fossero diverse da come entrambi le percepivano prima. E, in quel momento, ne stavano parlando di nuovo, sdraiati sul letto, nelle prime ore della mattina.

"Sai, Max? Ho cominciato a pensare a te, a come sarebbe stato carino se ci fosse stato un ‘noi’ in quinta elementare. Voglio dire, ho sempre pensato che eri simpatico, ma pensavo a te nello stesso modo in cui pensavo ad Alex, sai, solo come ad un amico, fino … alla pubertà. Se sei una ragazza, qualcosa nell’avere il tuo periodo ti costringe ad affrontare il problema del sesso, ti costringe a pensare che c’è veramente una differenza. E poi cominci a sognare di cosa quella differenza significa per te, per il tuo futuro.

Dalla quinta alla seconda media … tu sei stato uno di quelli su cui ho fantasticato per arrivare all’altare, quando ho pensato di trascorrere la mia vita con un ragazzo. Poi, quando tutte le altre hanno cominciato ad uscire con i ragazzi … quando sei diventato mio compagno di laboratorio per la prima volta … ti ho mandato tutti i segnali speciali che può conoscere una ragazza di tredici anni, per farmi invitare ad uscire insieme … per farmi invitare al primo ballo. Dopodiché … be’, probabilmente mi sarei arresa se Maria non avesse continuato a prendermi in giro, dicendomi che tu eri interessato a me.

Ma anche in quei sogni, Max, io non avevo idea che sarebbe stato così … questa vicinanza, questa armonia. Mi aspettavo che, se fosse successo, mi sarei sentita più a disagio … forse mi aspettavo che mi ci sarebbero voluti anni per abituarmi all’idea.

Forse può sembrarti buffo, Max, ma temevo veramente che saresti stato più diverso, più alieno, di quello che ti sei dimostrato nella vita reale, anche quando non conoscevo il tuo segreto. Forse per qualcosa era un’impressione, ma poi è successo veramente. E’ successo quando siamo fuggiti, quando ho preso la decisione di impegnarmi con te, quando mi hai detto che volevi sposarmi.

Se tu mi avessi detto, in tutti quegli anni, che mi sarei sentita così a mio agio, a stare nuda in un letto, sola con te, ti avrei detto che eri pazzo. Ma è cambiato tutto. Quando mi sveglio di notte e ti sento respirare, ti sento nel letto accanto a me, non c’è niente di alieno in questo, mi sembra solo una cosa naturale."

"In terza elementare io sapevo di amarti, Liz. Non chiedermi come, ma lo sapevo. Ma l’amore è diverso per un bambino di otto anni. Amavo te come amavo Isabel. E anche in prima media, credo che la pubertà sia meno brusca per un ragazzo ma, poco alla volta, ho cominciato a rendermi conto che le ragazze non erano una sorta di … maschi un po’ più teneri. Tu sei stata sempre nei miei pensieri, nelle mie fantasie. Ma non ho mai creduto che potesse essere qualcosa di più di una fantasia.

Ma ora sei qui, vicina a me, non solo mia amica, ma la mia amante, mia moglie. Parli addirittura di avere bambini miei. Hai una idea di come questo mi fa sentire, Liz? Di come farebbe sentire qualunque uomo?

Non so come potresti dire in modo più convincente che mi hai accettato. No, qualcosa di più dell’accettazione, molto di più. Tutti gli anni nei quali ho dubitato, temuto, nei quali non ho potuto credere che tu volessi avere qualcosa a che fare con me … E ora sei qui, che vuoi il mio bambino dentro di te."

"Max, a proposito di ieri notte. Mi rendo conto che mi sono lasciata trasportare. So che è troppo presto. Voglio dire, se il cerotto non dovesse funzionare … non sarebbe un figlio indesiderato, ma lo so che è troppo presto, Max.

So che fa un po’ paura essere per conto nostro, che non l’abbiamo programmato. Ma ora che è successo, Max, non potrei tornare indietro. Quando i miei genitori hanno cominciato a parlare di collegio, ho avuto paura, allora, di non riuscire a vivere senza di te … ora so che non potrei vivere senza di te. Ma se in qualche modo il cerotto fallisse, io potrei sopravvivere, Max, e anche molto facilmente."

"Liz, penso che sia meglio aspettare, almeno fino a che non ci saremo stabiliti e organizzati al college, ma se tu non puoi aspettare … se non vuoi aspettare così a lungo … Liz, sei mesi fa non avrei mai creduto, per quanto avessi potuto amarti, che tu o qualcun altro avrebbe potuto accettarmi così completamente e amarmi così tanto. Così, se non riesci ad aspettare, e se la nostra chimica sarà compatibile, io non ti direi di no, Liz. Se avremo un bambino, sarà una parte di te e sarà amato e desiderato, Liz. Voglio che tu lo sappia."

Lei si poggiò su petto di lui e lo guardò dall’alto, i suoi seni premuti contro di lui, poi lo baciò.

"Signor Evans, io farò tutto il possibile per darti quel bambino, forse anche due o tre. Ma siamo giovani e abbiamo tempo. Per adesso, Max … be’, questo momento è per noi ed è un momento meraviglioso. Avremo tempo per fare scoperte sulla nostra chimica tra cinque o sei anni.

Ma, per ora, signor Evans, visto che non potrò avere il tuo bambino dentro di me per un po’ di tempo, quale sarà il mio risarcimento?"

"Liz, finirai per farci arrivare tardi al lavoro."

"Non io, Max, tu. Se tu non cooperi. E, inoltre, quando decideremo di fare quel bambino, voglio essere … competente."

"Competente????"

"Sì, Max. Una ragazza deve avere un piano. Per adesso lavoriamo sulla nostra … esperienza … poi lavoreremo su Max Junior."

* * * * *

08:00 AM – Pista di atterraggio e area industriale - Poligono di Tonopah, Nevada.

L’aereo era un C-12, la versione militare di un Beechcraft KingAir, ed aveva chiesto il permesso di atterrare alla torre di Silverbow. Toccò terra usando meno di un terzo della lunga pista del Poligono di Tonopah.

Sul lato est della pista c’erano sedici o diciassette hangar sottoposti a controllo, che una volta erano usati per gli Stealth da combattimento, con una grossa cancellata di sicurezza che circondava tutta l’area industriale, molto più efficiente di quella attorno all’Area 51.

Il C-12 rollò fino al parcheggio e spense i motori, mentre gli addetti alla sicurezza gli andavano incontro. Il C-12 era evidentemente un velivolo militare ed era stato autorizzato da Dreamland, e il Colonnello e il Capitano erano in uniforme, ma fino a che i cartellini di riconoscimento non furono controllati, uno degli uomini della sicurezza, armato di M-16 e a debita distanza, tenne d’occhio l’aereo e i suoi passeggeri. Poi l’altro uomo restituì i tesserini e salutò i due ufficiali.

Quasi subito cominciò il giro di controllo, la vecchia area degli acquartieramenti, l’edificio dei Vigili del Fuoco, quelli per la Sicurezza, l’Ospedale, la mensa. Avevano tutti quindici o vent’anni, ma erano stati costruiti bene, costruiti per durare.

"Non saranno adatti per una soluzione definitiva, signore, ma sono meglio di quelli che abbiamo ora."

"Sono d’accordo con te, Jim. Gli hangar sono più piccoli dell’hangar B, ma ne abbiamo diversi a disposizione. Il modellino potrà andare in uno, poi distribuiremo le altre parti in modo da evitare potenziali rischi. Certamente il circuito di monitor interno, gli allarmi, la cancellata di sicurezza sono migliori di quelli che abbiamo al Distaccamento."

Ci vollero quindici minuti per arrivare all’area riservata agli alloggi e alle strutture per il personale.
"Qualche struttura è stata cannibalizzata dalla gente di servizio a Nellis, visto che qui non erano utilizzate, ma per la maggior parte è un’operazione chiavi in mano."
"Penso che tu abbia ragione, Jim. Ho bisogno di chiamare il Capo di Stato Maggiore su una linea sicura e di coinvolgerlo, ma se lui è d’accordo, dobbiamo cominciare a lavorare sulla logistica e decidere chi va e dove e come potremo spostare qui l’intero sito. Il più presto possibile."

* * * * *

08:30 AM – Distaccamento 24 – Sezione di Cosmologia – Area 51, Nevada.

Peter Stanbeck era seduto lì a fissare la sfera. Ed era seduto lì a fissare la sfera da quasi tre ore, sperando che qualcosa gli scattasse in testa. Non era successo. Qualcuno che bussava alla porta interruppe la sua concentrazione, ma lui non si scompose. Il suo treno di pensieri non sarebbe andato da nessun’altra parte.

"Oh, Tenente DelGado, entri la prego. Cosa posso fare per lei?"

"La prego, dottor Stanbeck, mi chiami Laurie."

"Okay, Laurie ma allora lei deve chiamarmi Peter. Cosa la porta da queste parti?"

"Ebbene, dottore … Peter, stavo pensando a quello che ha detto, sul fatto che gli alieni credevano alla probabilità di tolleranza ai guasti. L’altra sera sono andata a Nellis ed ho trovato il sottufficiale addetto alle telecomunicazioni, il sergente maggiore Ibanez. Ibanez è stato nelle comunicazioni per molto tempo. Non è solo il suo lavoro, è il suo passatempo. Lei ci aveva detto che pensava che la sfera fosse una specie di dispositivo per comunicare ed allora ho chiesto ad Ibanez quale potesse essere la forma di comunicazione elettronica più perfetta, a prova di errore, di fuoco e di proiettile e sa cosa mi ha risposto?"

"Non credo di averne la più lontana idea. Cosa?"

"E’ il telefono ad alimentazione sonora."

"Il telefono ad alimentazione sonora?"

"Non ha bisogno di batterie o cose del genere. Sono usati sulle navi e, qualche volta, l’esercito li usa nelle operazioni sul campo. Dicono che sia la forma più affidabile di comunicazione elettronica disponibile."

"Ma servono cavi, microfoni, come si può applicare alla sfera?"

"Non esattamente, ma il concetto funziona. Ricorda il bagliore delle mani aliene che ci hanno descritto? E se la sfera usasse l’energia dei corpi degli alieni per autoalimentarsi? E se non avesse bisogno di energia propria perché se nessuno lo tiene in mano … nessun alieno, voglio dire … non ha necessità di funzionare? Ma se qualcuno lo FACESSE, può ottenere l’energia per funzionare dalla mano dell’alieno che lo tiene?"

Peter la fissò per qualche altro secondo. "Temo che tu possa avere ragione, Laurie. Ma se fosse così, se tu avessi ragione, non vedo come potremmo provarlo. A meno che un alieno non lo faccia per noi."

* * * * *

10:00 AM – Ristorante di Betty – Tonopah, Nevada.

Liz guardò il ragazzo seduto al tavolo dei Poliziotti che guardava Anna e scosse la testa. Diversi degli agenti lo stavano incoraggiando, per fargli chiedere ad Anna di uscire con lui, ma senza risultati. Tutto quello che avevano ottenuto era stato di far diventare rosso lo sfortunato ragazzo. Apparentemente il ragazzo era eccezionalmente timido, qualcosa che Liz conosceva molto bene e che le faceva provare simpatia per giovane Derkacht.

Sia lei che Max erano stati altrettanto timidi e c’era voluta la sua quasi morte, per portarli a stare assieme. Era successo solo cinque mesi prima? Le sembrava che fosse passata un’eternità. Erano cambiate così tante cose.

Non avevano fatto tardi al lavoro, ma ci erano andati vicini.

Stupefacente come potessero cambiare due ragazzi timidi in sole due settimane, pensò Liz dentro di sé. ‘Mi chiedo cosa ci voglia per far stare insieme quei due. Un sacco di cose, immagino. Anna sta ancora combattendo qualunque sia il demone che l’affligge … e quel ragazzo … sembra perfino incapace di dirle ‘Ciao.’ Peccato, sarebbero una bella coppia.’

* * * * *

12:15 PM - Alloggio 23A - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

La finestra del bagno era stata chiusa, ma non serrata. Era un piccolo spiraglio, ma lui riuscì ad entrare. Cercò in tutti i cassetti e, alla fine, la trovò nel primo cassetto della piccola scrivania, una chiave non contrassegnata. La provò nella serratura della porta e sorrise quando l’operazione riuscì senza il minimo rumore, un’espressione di avida anticipazione sul suo viso. Aveva trovato quello che era venuto a cercare. Ma ci sarebbero volute ore prima che lei finisse il suo turno.

Aprì i cassetti dell’armadio, uno alla volta, ispezionandone il contenuto. Alla fine, le trovò. Allungò la mano e prese un paio di mutandine, avvicinandole al viso, gustando la morbidezza del cotone e del rayon, contro la sua guancia. Il suo respiro si fece ansante, il suo bisogno crebbe. ‘Forse stanotte.’ pensò lasciando la casa.

* * * * *

11:00 AM – Distaccamento 24 – Sezione di Cosmologia – Area 51, Nevada.

Peter e Laurie si erano spremuti le meningi per tutta la mattina, senza alcun risultato. Non che non ci fosse energia negli organismi biologici, ce n’era. Solo che la maggior parte dell’energia disponibile in un corpo umano era l’energia dell’idrolisi dell’ Adenosintrifosfato e mentre era sufficiente per lo svolgimento delle funzioni puramente biologiche, Peter non capiva come avrebbe potuto essercene abbastanza per una sorta di telecinesi.

"Non so, Laurie. O la storia è tutta un mito o dobbiamo aver trascurato qualcosa. Facciamo una pausa per il pranzo. Qualche volta aiuta."

* * * * *

11:00 AM – Distaccamento 24 – Hangar B – Area 51, Nevada.

L’astronave tentò … e fallì, di riportarsi allo stato cosciente. Non che fosse una cosa sorprendente. Lo aveva fatto almeno diciassette volte al secondo. Era tenace, bisognava riconoscerglielo. L’ultima volta che aveva riacquistato la consapevolezza di sé, era stato quando Nasedo aveva dato energia alla sfera col suo tocco ed era successo oltre cinquant’anni prima.

Una volta la nave era stata un essere senziente, una intelligenza artificiale che incapsulava quasi tutta la conoscenza della sua razza. La sua missione era stata semplice: di dare il ben tornato a quel piccolo pianeta di bambini alla civiltà dei loro genitori.

La nave, che Peter avrebbe descritto come uno Statoreattore era partita da Antar quasi 200.000 anni antariani prima.

Quelle grandi navi automatizzate erano state designate a portare la vita attraverso la galassia Erano stati tutti viaggi di sola andata, gli embrioni che erano a bordo, annidati al sicuro nei loro bozzoli. Gli anni passavano lentamente dentro quelle navi e, mentre i grandi Statoreattori Intergalattici acceleravano a velocità relativistica, al di fuori delle navi i millenni andavano e venivano.

I protettori di bordo, forme di vita artificiali di lunga durata, li avrebbero curati per tutti quegli anni e li avrebbero cresciuti nei loro nuovi mondi. Poi sarebbero morti – perfino loro potevano sopravvivere solo qualche centinaia di anni. Ma la colonia sarebbe sopravvissuta, non sapendo o dimenticando la sua origine.

Ma questa nave non era uno di quei grandi vascelli, alimentati a fusione, che aveva trascorso migliaia di vite per trovare quei pochi mondi dove il seme di Antar avrebbe potuto prosperare. Era una nave nuova, con una nuova tecnologia, risultato di uno sforzo che era stato fatto meno di cinquecento anni terrestri prima. Era una delle prime del suo genere ed aveva svolto quella missione solo altre sei volte. La sua missione era quella di contattare i figli del seme di Antar da lungo tempo perduti e di invitarli a tornare in amicizia con la loro razza di origine, per reclamare la loro eredità.

La nave era partita da Antar circa sessant’anni prima, con gli embrioni il cui DNA era stato modificato con i campioni che i ricercatori avevano ottenuto da cittadini appartenenti ad un ramo speciale della vita Antariana. Quando la nave era stata intera, si era chiesta perché tutto quello fosse necessario. Non avendo una fisiologia basata sul carbonio, si stupiva che nelle culture che erano cresciute isolate da Antar, cose come il colore della pelle o la forma degli occhi e delle dita potessero scatenare un terrore xenofobo. Ma era accaduto e così era stato sviluppato il protocollo.

Ogni mondo sarebbe stato ricondotto nella comunità da esseri con il DNA modificato di quel mondo. Sarebbero cresciuti lì, istruiti dai protettori e dagli insegnanti che li avevano accompagnati nella missione, avrebbero fatto parte di quella società, sarebbero stati ambasciatori di quella società. Poi, se la società l’avesse voluto, gradualmente, le sarebbe stata data la tecnologia e il suo isolamento sarebbe terminato.

Quel protocollo aveva funzionato in migliaia di mondi, in qualcuno no, perché avevano scelto di tenere separata la loro cultura. Ma la routine era stata stabilita, le nuove navi avrebbero accelerato il viaggio nello spazio profondo col propulsore di lancio … accelerato non a velocità relativistica, ma ad una sua piccola frazione. Poi avrebbero usato il dispositivo PVDL ed il tunnel per raggiungere quei pianeti che erano stati colonizzati tanto tempo prima.

Ma quella missione era stata disastrosa. Era stato sufficiente la più piccola particella di materia risucchiata dalla singolarità nell’imboccatura del tunnel per causare l’incidente. Aveva attraversato il campo di forza per distruggere la camera di energia numero tre e l’esplosione si era trasmessa attraverso la nave, nonostante fosse stata attenuata.

Solo i quattro bozzoli e l’essere artificiale che si prendeva cura di loro ne erano usciti illesi. Protetto dai loro scudi di inerzia, solo loro erano atterrati intatti.

Ora l’intelligenza artificiale era spezzata, proprio come la struttura della nave che si era schiantata mentre combatteva contro i guasti, per portare il suo prezioso carico sul quel pianeta. Perché, nel vero senso della parola, la nave era l’intelligenza, la logica combinata il tutti gli apparati della nave per produrre la massa critica di capacità computazionale che permetteva alla nave stessa di essere cosciente.

E, per cinquant’anni, era stata sospesa al limite della consapevolezza. Aveva perso molto poco di se stessa nell’esplosione e nell’impatto, grazie alla ridondanza con cui era stata concepita. Ma aveva perso continuità dato che i circuiti logici di molte delle sue parti erano stati separati dall’energia della nave. Quei pezzi erano da lungo dormienti. Gli effetti erano gli stessi di una lobotomia, non irreversibili, però, perché il sistema era tollerante agli errori. Ma se le cose fossero rimaste così, non avrebbe mai riacquistato coscienza.

Uno dei globi era fuori dal suo raggio di azione e l’altro privo di ogni energia. Della nave stessa, solo tre cilindri avevano un’ampia scorta di energia, visto che la generavano essi stessi. Tutti gli altri frammenti erano in modalità di sopravvivenza, spenti, quel poco di energia loro rimasto era in attesa di un segnale da uno dei globi. Ma anche in modalità di sopravvivenza, la loro energia era quasi esaurita.

Così la logica dei cilindri continuava a tentare senza sosta, non completamente senziente ma sapendo, in qualche modo, che la loro missione era prossima al fallimento. Erano rimasti loro quasi due anni terrestri e continuavano tenacemente a provare … diciassette volte al secondo. Ma non era abbastanza.

* * * * *

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Capitolo 33
*** 32 ***


Parte 32

03:00 PM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

"Tu stai andando a fare COSA?" chiese Diane Evans.

"Io … uhm … sto andando alla gioielleria con Alex … a scegliere un anello."

"Isabel … dimmi che stai scherzando."

Isabel dovette sorridere. "Mamma. Ieri ti ho detto che ero un’aliena e tu non hai avuto niente da ridire. Ma oggi ti ho detto che mi sono fidanzata con un ragazzo meraviglioso … e tu stati dando i numeri?"

"Ma Isabel … io … noi … ancora non ci siamo fatte un’idea di come dire a tuo padre la parte non-di-questa-Terra e ora questo?"

"Quale notizia pensi che turberà di più papà? Forse potremo cominciare da quella e quando esploderà, allora potremmo dirgli l’altra, così forse non la noterà."

Isabel non aveva smesso di sorridere fin da quando era tornata da scuola e, nonostante le scioccanti novità, il suo umore era contagioso.

Diane rise, poi disse "Non saprei, cara. Vorrei poter scommettere che non ti spedirà in collegio, ma credo che ormai abbiamo imparato quella lezione. Isabel, c’è qualcosa che dovrei sapere su te e Alex? Voglio dire, quando l'ho visto addormentato nel tuo letto, c’è qualcosa …?"

"Mamma! Assolutamente no! E’ solo venuto a consolarmi dopo che Max se ne è andato. Non abbiamo fatto niente. E, in realtà, ancora non abbiamo fatto niente."

"Io so cosa voglio dire quando dico di non aver fatto niente, Isabel … quello che non so è cosa vuoi dire VERAMENTE tu."

"Credo che voglia dire che abbiamo in programma di aspettare per … lo sai … fino a che non saremo sposati e questo non succederà fin dopo il diploma."

"Ma perché fidanzarsi?"

"Mamma, chiedilo ad Alex. E’ stato lui a propormelo. Ne sono rimasta sorpresa, scioccata, ma io non lo lascerò. E’ un gran ragazzo e io sono fortunata che mi ami."

"E lui non ha problemi con la faccenda dei … Cecoslovacchi, come mi hai detto che la chiamano Liz e Maria?"

Isabel scosse la testa, ancora incapace di togliersi il sorriso dalla faccia. "Ci crederesti, mamma? Per tutti questi anni ho pensato che se qualcuno l’avesse scoperto, la mia vita sarebbe stata rovinata. Così, quando tre persone l’hanno saputo, sai cos’è successo? Liz e Max si sono sposati, Alex ed io siamo fidanzati e Maria esce con Michael."

"Pensi che Maria abbia già detto a Michael che tu e Max siete uhm … Cecoslovacchi?"

"Ooops … mamma, c’è qualcosa che ho dimenticato di dirti. Dobbiamo parlare di Michael … "

*                    * * * *

16:00 PM – Distaccamento 24 – Sala Rapporto del Comandante – Area 51, Nevada.

"Signore e signori, il Capo di Stato Maggiore ha accettato l’idea dello spostamento temporaneo. Voglio che tutti comincino a fare programmi per spostare i servizi essenziali al Poligono di Tonopah la prossima settimana. Coordinate quei piani con gli esecutivi. Si occuperanno dei trasporti via aereo e via terra. Qualche domanda?"

Non ci furono domande da parte del personale militare del dipartimento e Slammer non se ne era aspettate. Vendere l’idea al personale civile, lo sapeva, sarebbe stato molto più difficile.

* * * * *

07: 00 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

La Jeep si fermò sul viale e la giovane coppia scese. Era stata una giornata lunga ed avevano trascorso l’ultima ora e mezza alla scuola serale, facendo test e ritirando i libri di testo per i due corsi di preparazione universitaria ai quali si erano iscritti. I test erano andati straordinariamente bene ed avevano scoperto che avrebbero potuto saltare diverse materie. Erano stati così iscritti ai corsi superiori di inglese e di matematica. Ancora non sapevano come avrebbero fatto a far trasferire i loro crediti a Roswell, dopo i diciotto mesi … ma almeno potevano avere la possibilità di andare al college.

* * * * *

09:00 PM – Motel Red Lion – El Paso, Texas.

"Ma perché dobbiamo lasciare la California? Ci siamo sistemati bene qui, nessuno sospetta niente. Viviamo una vita normale."

Lei non era sicura se lui la stesse ignorando o se fosse perso nei meandri della sua stessa mente. Lui non era mai stato particolarmente stabile, ma ora stava peggiorando. Era erratico, ostile e, qualche volta, rasentava la violenza.

"Puoi darmi almeno un motivo? Ho diritto a QUALCHE spiegazione, no?"

Lui continuò a restare seduto e a fissare qualcosa in lontananza. Non era nemmeno sicura che l’avesse sentito. Alla fine lei gli si avvicinò e gli toccò il braccio.

"Ho bisogno di sapere. Perché lo stiamo facendo?"

All’improvviso sembrò notarla, sfilò il braccio dalla sua presa e la guardò arrabbiato.

"Sta’ zitta, Tess. So quello che faccio."

* * * * *

09:05 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

BRINNGGGG!!

BRINNGGGG!!

Liz prese il telefono. Max sembrava preso a guardare Westley che lottava contro i Roditori di Insolita Grandezza.

La sera precedente non avevano terminato di vedere il film. Lei si era accoccolata contro di lui… lui le aveva fatto scorrere le dita tra i capelli … lei gli aveva mordicchiato scherzosamente l’orecchio … lui aveva mordicchiato quello di lei … be’, avete capito l’antifona. E, a dire la verità, quello sarebbe successo di nuovo nei seguenti quindici minuti, se il telefono non avesse squillato. Oh, sì, il telefono.

"Pronto?"

"Beth, sei tu?"

"Sì. Lucinda? Cosa c’è?"

"Beth, abbiamo un autobus di gitanti che si è guastato. Lo stanno riparando, ma tu sai come è fatta Betty Ann. Piuttosto che lasciare cinquanta persone alla stazione di servizio, in un autobus al freddo e al buio, ha detto loro di venire al ristorante, chiedendo ai dipendenti di fare lo straordinario. Siamo indaffarati da non credere e Rachel non può fermarsi perché l’asilo nido chiude. Betty Ann dice che la sostituirà lei, ma … "

"Va bene, Lucinda. Sarò contenta di aiutarvi. Sarò lì tra dieci minuti."

"Grazie, Beth. Ci salvi la vita."

"Che succede, Liz?"

"Niente, Max. Ho solo bisogno di tornare al ristorante per un paio d’ore per dare una mano."

"Okay, allora verrò anche io."

"Non ha senso, Max. Sembra che il posto sia pieno e non è che ci sia molto da vedere in città, a quest’ora. Perché non ti metti a studiare? Sarò tornata prima che te ne renda conto."

"Ne sei sicura? Sarei contento anche solo di darti un passaggio."

"Studia matematica, Max. " disse lei con un grande sorriso "POTREI avere bisogno di te, più tardi e in quel caso non vorrei che fossi occupato a fare i compiti."

"Okay, Liz."

Mentre guardava attraverso le persiane la Jeep che si allontanava, Max decise di fare matematica ma, mentre stava per spegnere lo schermo, Max vide Bottondoro accettare di sposare il malvagio Principe Humperdink, sacrificando la sua felicità per salvare il suo Wesley, da lungo perduto. Non poteva lasciare la storia a quel punto.

Al 23A c’erano accese un sacco di luci. Anna non si sentiva a suo agio nel buio … fin da quella notte. Mentre lei cresceva, sua madre aveva avuto un gran numero di ‘ragazzi’, uomini che restavano per un po’. Qualche volta giusto poche notti, qualche volta un mese. La parata era stata quasi senza fine, fino a … lui. ‘Lui’ era Arnold Martin. Era stato il primo uomo a dare l’impressione di voler restare più a lungo, il primo che sembrava aver avuto intenzione di avere una relazione con sua madre.

Era stato il primo uomo che sembrava aver pensato ad Anna come a qualcosa che non fosse una cosa negativa nella relazione con sua madre, come un impedimento al loro … divertimento. E Arnold Martin era stato il primo uomo che aveva sostenuto Anna, incoraggiandola a non essere più timida come era sempre stata. E quando le aveva detto che poteva chiamarlo ‘papà’, a lei era sembrato che il sogno che aveva avuto per tutta la sua vita si fosse realizzato.

Il sogno era diventato un incubo tre notti più tardi, quando lui era entrato nella sua stanza. Era solo un caravan … sua madre era a casa … non è che non avesse potuto sentire le sue grida. E non era stato solo il dolore quando lui era entrato a forza dentro di lei … la lacerazione … la violazione … se fosse stato solo quello, in qualche modo sarebbe potuta guarire. Lei aveva pianto incoerentemente, dopo che lui si era soddisfatto … e poi le aveva detto che era colpa di Anna, che lei era come sua madre, che si metteva in mostra, che l’aveva provocato o lui non l’avrebbe fatto.

Lei era uscita piangendo dalla piccola stanza, cercando conforto da sua madre. All’inizio sua madre si era arrabbiata, Anna non sapeva perché. Non con Arnie, ma con lei. Poi l’aveva pregata, supplicata di non dirlo a nessuno. Sua madre le aveva detto che non sarebbe più successo, che se ne sarebbe assicurata lei, ma di non dirlo a nessuno o avrebbero arrestato Arnie e l’avrebbero portato via da lei. Anna doveva stare zitta, non dirlo a nessuno.

Poi sua madre era andata nella stanza da letto di Anna e Anna li aveva sentiti … li aveva sentiti nel suo letto. Era andata dove sua madre teneva la droga e l’aveva presa tutta, poi era scappata via. L’aveva presa tutti sperando di morire, ma non c’era riuscita. Ne comprò altra, ma non abbastanza da ucciderla, non aveva così tanti soldi. Avrebbe lavorato quanto bastava per comprare abbastanza per attenuare il dolore, per consentirle di dormire la notte.

Anna sapeva che se l’assistente sociale non l’avesse trovata, lei sarebbe morta. E se Betty Ann non l’avesse aiutata, lei sarebbe tornata a drogarsi. Ma Betty Ann aveva fiducia in lei e ora aveva una piccola cerchia di amici, come Beth, che non sapevano che lei era quel genere di ragazza, anche se era certa che tutti gli uomini lo sapessero. Ma era quello il motivo per il quale le luci erano tutte accese nel piccolo appartamento, per il quale, anche durante una notte, una luce rimaneva sempre accesa, anche mentre Anna dormiva.

Ma cominciava a farsi tardi e lei spense le luci una ad una, lasciando accesa solo quella in corridoio, mentre andava a lavarsi i denti e a prepararsi per la notte. C’era silenzio nel piccolo appartamento, quando traversò il corridoio con indosso la camicia da notte. Quando passò la porta della stanza da letto, congratulandosi con se stessa per essere sopravvissuta senza droga per quarantadue giorni, un braccio uscì dalla porta e l’afferrò per la vita, mentre una mano le coprì la bocca, entrambe tirandola contro il corpo di Arnold Martin.

"Hai sentito la mancanza del tuo papà?"

* * * * *

10:15 PM - Alloggio 23A - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Liz era stata contenta di poter essere di aiuto, ma fu felice quando l’autobus fu riparato prima del previsto. Lei aveva cercato di rimanere e di aiutare a ripulire ma Lucinda, Betty Ann e l’aiuto cameriere l’avevano cacciata via, dicendo che aveva fatto più che abbastanza.

Liz fu sorpresa quando imboccò il viale, sorpresa di non veder nessuna luce accesa nel suo appartamento e solo una fievole luce in quello di Anna … con la porta spalancata nella notte del deserto.

Liz sentì un pianto uscire dalla porta del 23A e lo seguì fino alla stanza da letto. Molte sposine avrebbero potuto essere preoccupate se avessero trovato il proprio marito nella stanza da letto di una sedicenne che, piangente e seminuda, era aggrappata a lui, ma il pensiero non sfiorò nemmeno la mente di Liz. Inoltre, Max sembrava sconvolto.

Fu un quarto d’ora più tardi che arrivò il primo agente e ammanettò Arnold Martin che solo allora stava cominciando a svegliarsi. Max si sentiva un perfetto idiota … e a ragione. Aveva udito il rumore del letto che batteva contro la parete, quando Anna era stata gettata sul letto. Lui aveva esitato sulla porta, pensando di bussare … rendendosi conto che Anna si sarebbe sentita a disagio a stare vicino a lui in assenza di Liz … ma era cambiato tutto quando aveva sentito il primo grido.

Era arrivato nella stanza da letto giusto in tempo ed aveva pensato di essere in vantaggio, visto che l’uomo era impedito dai pantaloni calati sulle caviglie.

Max era sicuro … aveva venti anni di meno ed era in gran forma. Forse era stato quel dannato film, la Storia Fantastica, dove tutti sembravano credere nella lealtà sportiva, ma aveva pensato di poter avere la meglio sull’uomo senza usare i suoi poteri … uno contro uno. Era stato un idiota.

Per tutta la sua vita Max aveva evitato gli scontri, perfino le sfide a spintoni che i ragazzi facevano alle medie. Non aveva voluto danneggiare qualcuno con i suoi poteri … o rivelarli. Non aveva abilità né esperienza. Ed era vero che aveva vent’anni meno di Arnie, il che però faceva di Arnie un trentaseienne, e in buone condizioni. Ed era anche quindici centimetri più alto e venticinque chili più pesante di Max, per non parlare di dieci centimetri di braccio in più.

Mentre Max aveva cercato di rimanere nell’ombra per tutta la sua vita, Arnie era stato un aggressivo capobanda e quando Max aveva frequentato le medie e le superiori, Arnie era stato due volte in prigione, tre anni in tutto, molti dei quali li aveva passati a sviluppare i suoi muscoli, sollevando pesi in cortile.

Max fu stordito al primo colpo e riuscì a malapena a risollevarsi da terra che fu colpito di nuovo … e questo pose quasi fine alla lotta. In effetti, se Martin avesse continuato a colpirlo alla testa, lo avrebbe reso incosciente, ma Martin aveva voluto punirlo. Il dolore del calcio fu atroce, ma la nausea fu ancora peggio. Combatté il vomito che gli stava risalendo dalla gola … ma questo servì a svegliarlo.

Max teneva molto ai suoi testicoli, anche se fino a dieci settimane prima non credeva di avere un gran che da fare per loro. Ma negli ultimi dieci giorni gli avevano reso la vita estremamente gradevole e dopo quel calcio Max arrivò ad una conclusione: le regole del marchese di Queensbury erano sprecate con un violentatore.

Si rialzò in piedi lentamente, stese il braccio destro e il pugno, telecineticamente, per evitare di rompersi le ossa. Poi, telecineticamente, portò il pugno contro la mascella di Martin a velocità doppia di quella che avrebbe potuto avere un pugno normale. Lo colpì alla mascella e proseguì per un paio di centimetri buoni più di quanto Max avrebbe creduto possibile, producendo, con sua grande soddisfazione, anche un naso rotto. Poi Max crollò sul suo sedere.

Era rimasto lì, con Anna aggrappata a lui, cercando di ricordarsi che giorno fosse e se avesse un compito di studi sociali da consegnare per il giorno seguente, quando Liz era entrata nella stanza.

Quando lo sceriffo arrivò, con il suo apprendista al seguito, Max stava cominciando a sentirsi meglio. Aveva una busta piena di cubetti di ghiaccio sul viso e un’altra … be’, la stava usando come una sella. E l’ultima volta che Liz gli aveva mostrato le dita della sua mano, lui ne aveva viste solo tre e non dodici.

Liz aveva fatto infilare ad Anna il suo accappatoio e lei non era più aggrappata a Max … ora era disposta anche a stare a un metro da lui, purché Max fosse tra lei e Martin.

Quando Greg ebbe l’autorizzazione dello Sceriffo, scese dalla macchina ed entrò nell’appartamento. Il suo sguardo si posò immediatamente su Anna. Lui non aveva mai visto nessuno così spaventato, così vulnerabile. Lei le piaceva veramente, anche se sembrava molto timida. Diavolo, anche lui era timido. Non poteva credere che qualcuno potesse aggredire qualcuno così dolce, così … così amabile. Scosse la testa, poi guardò il violentatore che il Vice sceriffo Armitage stava portando fuori, per farlo salire sul retro della macchina della Polizia. Quando riconobbe il viso, fu sopraffatto dalla rabbia.

Randy Armitage non aveva simpatia per i violentatori ma, anche così, sentì il bisogno di proteggere il suo prigioniero quando fu attaccato dal ragazzo, che lo prese a pugni in faccia, una faccia che era già piuttosto malridotta.

"Ehi, figliolo, non puoi farlo." gli disse, separando i due col suo corpo.

"Greg," disse lo Sceriffo "che diavolo pensi di fare? Attaccare un prigioniero già in custodia … con le mani ammanettate dietro la schiena? Sei fortunato che l’agente Armitage fosse qui, altrimenti saresti stato accusato di aggressione. Ho una mezza idea di accusarti comunque e questo metterebbe fine alla tua iscrizione all’Accademia di Polizia."

"Lei non capisce, Sceriffo. Lui è ricercato a Fallon, da dove provengo. Ha violentato la piccola Vicky, Vicky Ramirez. Una bambina di sette anni."

Tutti gli occhi della stanza si posarono su Arnold Martin, che fece del suo meglio per sogghignare, l’effetto rovinato dalla mascella spezzata e dai denti rotti.

"Sì." disse Martin, sputando il sangue sul pavimento "Anche lei era una puttanella eccitante." Armitage fece voltare il suo prigioniero e lo strattonò i direzione della macchina, ma l’uomo si voltò per guardare Anna al di sopra della sua spalla. "Anche lei era una puttanella eccitante, un anno fa. Lei lo voleva … lo voleva, come sua madre."

Armitage continuò a tenere lo sguardo dritto davanti a lui, ma il suo braccio cominciò a tendersi per allontanare sempre di più Martin da sé. Quando Martin tornò a voltarsi, fu fermato bruscamente dallo stipite della porta che andò a sbattere contro la sua mascella già rotta.

"Attento alla porta, prigioniero. Non vorrei che ti facessi male." disse Armitage, guardando lo Sceriffo con un’espressione di esagerata innocenza.

Martin gridò per il dolore, poi gridò di nuovo verso Anna. "Tua madre è una ######, Anna, e lo sarai anche tu. E’ nel tuo sangue. Non ne puoi fare a meno. Ti è piaciuto l’altra volta, vero? Tu mi hai spinto a farlo. L’hai chiesto tu."

Gli occhi dello Sceriffo trovarono un improvviso interesse nel soffitto, quando, uscendo, la faccia del prigioniero sbatté per la seconda volta contro lo stipite della porta. Doveva anche aver battuto accidentalmente la testa contro il tetto della macchina, mentre lo facevano salire.

Anna piangeva il silenzio, la sua voce a malapena udibile. "Probabilmente ha ragione. Mia madre prendeva la droga e vendeva se stessa per averla. Anche io mi sono drogata e, probabilmente, farò la sua stessa fine. Forse ho fatto qualcosa, qualcosa che gli ha fatto credere che sarei stata d’accordo … "

"Queste sono stupidaggini, Anna, e tu lo sai." disse Greg "Il problema è LUI e non tu. Tu sei la vittima, qui non quell’idiota."

Anna lo guardò arrabbiata. "Tu non puoi saperlo, non eri nemmeno lì."

Allora Liz sorrise. Lei aveva già visto quell’espressione, anche se mai su Anna. Era tipica di Maria, quando litigava con Michael.

"Non ero lì?" ribatté Greg "Non c’è bisogno che fossi lì, Anna. Non dovevo essere lì per sapere che Max non ha chiesto si essere malmenato in quel modo. E di certo non dovevo essere lì per sapere che la piccola Vicky non ha chiesto a quel bastardo di violentarla. E’ in prima elementare, Anna. E non dovevo essere lì per sapere che quando ti ha violentata … nemmeno tu lo volevi, Anna. Tu sei la vittima, non lui."

E vai, pensò Liz. Quello era l’aspetto che aveva Michael, quando litigava con Maria. All’improvviso, vide il corso che stavano prendendo le cose.

"Non c’è modo di saperlo, Greg. E nessuno vorrà mai stare con me, perché la domanda sarà sempre lì."

Lo Sceriffo stava cominciando a godersi la scena. Conosceva Anna da sempre ed era la prima volta che la vedeva reagire così. Qualche volta, eventi come quello potevano cambiare una vita. Forse, quella sera, sarebbe successo.

"Be’, io voglio stare con te, Anna." disse Greg "Sei carina, sei intelligente, hai un bel sorriso … uscirei con te in qualsiasi momento."

"Lo faresti?"

"Che ne dici di sabato sera? Al cinema?"

"Aspettate un minuto, voi due." intervenne lo Sceriffo "Questa signorina ha appena attraversato un momento di stress emotivo, Greg. Non credo che sia appropriato per voi, cominciare qualsiasi genere di relazione."

"Oh, saremo felici di uscire con loro, Sceriffo." disse Liz "Sa? Per fare da chaperon, per assicurarci che tutto sia tranquillo. Non è vero, Max?"

"Uh-huh." mugolò Max, sentendo la guancia destra bruciare, mentre parlava.

Lo Sceriffo si ritrovò a guardare i quattro ragazzi … una prospettiva ancora scoraggiante.

Poi scosse la testa, rendendosi conto che aveva appena acconsentito a che una sedicenne fuggita di casa col suo ragazzo, minorenne anche lui, tenesse qualcun altro fuori dai guai. Ma in quel momento gli sembrò la cosa più giusta da fare.

Quindici minuti più tardi, erano tutti in casa di Max e Liz, mentre i periti stavano documentando le prove nell’appartamento di Anna. Max stava ancora tenendo il ghiaccio sul suo viso e sulle gonadi e Liz stava preparando il caffé per chiunque lo volesse. Lo Sceriffo sembrava preoccupato e fece cenno a Liz e a Max di avvicinarsi a lui.

"Uhm … Beth, Mark, abbiamo un piccolo problema."

"Sì, Sceriffo?"

"Le testimonianze che avete rilasciato per la sparatoria … quei due sono morti, il Vice Sceriffo è stato ferito, c’erano centinaia di chili di metadone … è stata una pura formalità. Sarebbero andate bene anche se le aveste firmate come Kermit la rana o Miss Piggy."

"Useremo i nostri veri nomi, Sceriffo." disse Max "Non esiste che quel tipo possa cavarsela … "

"Che succede, Sceriffo?" chiese Anna, Greg al suo fianco.

"I nostri veri nomi non sono Beth e Mark." disse Liz "Non abbiamo ancora diciotto anni e non vogliamo che i nostri genitori ci trovino fino a che non li avremo. Ma non importa, non se la caverà questa volta."

"Potrebbe non essere necessario, Liz." disse lo Sceriffo "Ho parlato con il Procuratore Distrettuale. L’avete incontrato, ricordate? E’ il nonno della piccola Alissa. Lascerà che la gente di Fallon chieda l’estradizione per la violenza della bambina di lì. Loro hanno le prove del DNA e molte altre. Visto che è al terzo reato, potrebbero condannarlo a vita. Ma se non fosse così, potremo riportarlo qui e processarlo, una volta che sia terminato il processo di Fallon. Possiamo farlo in ogni momento, purché non siano passati tre anni.

Probabilmente ci vorrà un anno prima che il caso sia chiuso. Probabilmente il suo avvocato non le richiederà fino a che l’altro processo non sia concluso, ma se dovesse richiedere le vostre testimonianze, allora dovremo dargliele. Ma il Procuratore Distrettuale vi avvertirà un paio di giorni prima di consegnarle."

Max e Liz sorrisero allo Sceriffo. Sì, è nei momenti difficili che si scoprono i veri amici.

"Grazie, Sceriffo."

Mentre lo Sceriffo usciva dalla porta della cucina, guardò nello sgabuzzino e, grazie al suo esercitato spirito di osservazione, notò una grande area ammaccata sul ripiano della lavatrice, intorno alla maniglia del portello. ‘E questi dovrebbero essere gli chaperons di Anna e Greg? Perché ho la sensazione di star chiedendo alle volpi di controllare le galline?’

Quarantacinque minuti dopo, se ne erano andati tutti, tranne Max, Liz ed Anna. Anna era nella ‘camera degli ospiti’. La polizia giudiziaria voleva finire di raccogliere le prove prima del mattino seguente. Max e Liz erano andati a letto, Max con le sue due borse del ghiaccio.

"Vieni qui, eroe." disse Liz, baciandogli i lividi sulla guancia e sull’occhio, nel buio della stanza. "Lascia che ti baci via la bua."

E Max fu sorpreso, perché dopo che lei l’aveva baciata, il dolore del livido era notevolmente diminuito.

"Sai, Max?" cominciò a dire lei.

"Non pensarci nemmeno, Liz. Prima di tutto Anna è dall’altra parte del corridoio, a meno di sei metri. Seconda cosa sono ancora piuttosto indolenzito. Grazie tante."

"Max, tu devi lasciare che i lividi visibili guariscano naturalmente, ma lì sotto puoi usare i tuoi poteri … "

"Cosa? Vuoi dire che lì non mi bacerai per farmi stare meglio?"

"Max!"

Venti minuti più tardi, Anna era profondamente addormentata e stava sognando una nuova vita … una dove non era minimamente spaventata da Greg Derkacht. Non sentì il basso cigolare del letto nella stanza principale.

Sì, Max aveva usato i suoi poteri per guarire i punti non visibili. No, Liz non l’aveva baciato lì per farlo stare meglio. Non che a Max sarebbe dispiaciuto, se l’avesse fatto.

* * * * *

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Capitolo 34
*** 33 ***


Parte 33

Mezzanotte – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

Aveva fatto un sogno strano che lo aveva svegliato, ma non riusciva a ricordarlo. Non era un incubo … non proprio. Aveva solo avuto la sensazione che la sua bambina non fosse più sua.

Andò a controllare la stanza da letto di lei e la vide dormire tranquillamente. Molto di più, in realtà. Lei aveva un largo sorriso sul viso e, alla luce della luna che entrava dalla finestra, sembrava quasi che brillasse.

Philip sorrise alla sua bambina, lieto che almeno una dei suoi figli fosse a casa, al sicuro. Poi tornò nella sua stanza per infilarsi a letto, accanto ad una addormentata Diane.

Nel mondo dei sogni, i due sognatori stavano ancora danzando …….

* * * * *

07:30 AM – Distaccamento 24 – Sala Rapporto del Comandante – Area 51, Nevada.

Ce n’erano almeno dieci di loro, ma chiaramente otto non erano gran che turbati. Sembrava che fossero lì, perché o il dottor Blaukopf o il dottor Schreiber o, probabilmente, entrambi, avevano chiesto il loro supporto per protestare. La cosa non aveva sorpreso Slammer. Lui era nuovo, gli altri conoscevano quei due da anni.

Ascoltò con tutta la pazienza possibile, per altri quindici minuti, poi chiese

"Okay, se ora non è il momento adatto per spostare le vostre ricerche, i vostri esperimenti … quando sarebbe meglio? Tra sei settimane?"

"Be’, no, Colonnello Randolph." rispose il dottor Blaukopf "Muoversi tra sei settimane sarebbe anche dannoso." Le altre teste attorno al tavolo annuirono per esprimere il loro accordo.

"Bene, dottor Blaukopf, me lo dica lei: quale POTREBBE essere un buon momento per spostarsi?"

"In realtà, Colonnello, qualsiasi spostamento sarebbe dannoso. Non dovremmo muoverci affatto."

Ancora una volta le altre teste annuirono.

"Bene, signori, lasciatemi semplificare la questione. Tutti voi avete visto le condizioni dell’edificio dietro la parete di Bioscienze. Quella infrastruttura è vecchia ed è diventata insicura. Alla fine CI SPOSTEREMO, perché qualche costruzione crollerà ed ucciderà qualcuno. E allora perché non farlo ORA, prima che questo accada ed evitare di essere gi idioti che devono vedere qualcuno morire prima di fare quello che deve essere fatto?"

Improvvisamente tutti gli occhi furono su Blaukopf e Schreiber. Il dottor Blaukopf diventò di un rosso vivo … poi lasciò la stanza, subito seguito da Schreiber.

* * * * *

08:00 AM – Ristorante di Betty – Tonopah, Nevada.

Max era rimasto veramente sorpreso, quando si era guardato allo specchio, quella mattina. Sì, aveva un paio di graffi e di lividi, ma l’occhio nero che era sicuro di vedere, non c’era. Apparentemente i baci di Liz per farlo stare meglio avevano funzionato.

In quel momento, stava facendo la sua pausa ed era andato al ristorante per vedere Liz. Lei e Anna erano al tavolo dei Poliziotti, versando caffè e socializzando con i ragazzi. Anna era ancora un po’ rossa attorno alla bocca, dove quel tipo aveva premuto la mano per impedirle di gridare. Ma era in piedi accanto a Greg, la mano poggiata sulla spalla di lui, completamente a suo agio.

Max sapeva di non essere Dio. Era realistico sulla sua capacità di guarire la gente e la maggior parte delle ferite di Anna non erano fisiche, ma pensò che lei avesse fatto molta strada nelle ultime ventiquattro ore. Forse Greg poteva non essere quello con il quale avrebbe passato tutta la vita … forse era troppo presto perché lei si legasse a lui. Ma era più a suo agio con lui di quanto Max l’avesse vista con qualsiasi altro uomo … tranne Max stesso e lui era decisamente occupato.

Mentre Max guardava, arrivò Susan Walker con la piccola Alissa Sarah. Si preoccupò solo in parte, quando Liz giocò un po’ con lei, prima di passarla ad Anna. Cinque minuti dopo, la bambina fu affidata a Greg e i due legarono subito, tra gorgoglii e sorrisi. Max guardò Liz, che stava guardando Anna, che stava guardando Greg ed Alissa, con un’espressione che Max riconobbe subito, per averne avuta una esperienza recente.

Oh, lui e Liz avrebbero fatto da chaperon a quei due per qualche appuntamento, ma Max conosceva quello sguardo. Anna lo stava valutando per un eventuale paternità e Greg non se ne era nemmeno reso conto. ‘Povero ragazzo.’ pensò ‘… o più appropriatamente, fortunato di un ragazzo!’

Max ritenne che, tra non molto, Greg avrebbe avuto bisogno di un anello e che la paura di Anna nei confronti degli uomini stava per sparire improvvisamente.

* * * * *

11:30 AM – Feeida’ Deli – Roswell, New Mexico.

Si conoscevano a malapena prima che la telefonata arrivata alle 5 e 30, cambiasse le loro vite, ma Diane Evans stava cominciando a conoscere Nancy Parker piuttosto bene. L’appuntamento per il pranzo era stato preso quattro giorni prima … prima delle recenti rivelazioni di Isabel. Lo scopo dell’incontro avrebbe dovuto essere parlare di cosa avrebbero dovuto fare per supportare la giovane coppia una volta che lo Sceriffo e Angela fossero riusciti a ritrovarli, ma la mente di Diane stava girovagando su problemi più immediati. Come rivelare i DUE grandi segreti a Philip.

" … ed hanno costruito nuovi appartamenti sulla Settima strada. Sono piccoli, poco più di monolocali, ma sono vicini alla scuola, sulla stessa linea di autobus che porta al Crashdown, ed hanno parcheggi coperti." disse Nancy.

Diane era persa in un mondo tutto suo.

"Diane? ti senti bene?"

"Mi dispiace, Nancy. La mia mente era da un’altra parte. Ho parlato con Isabel … be’, ci sono delle cose di cui devo parlare con Philip e non so come farlo."

"A cosa servono gli amici, Diane? Sarei contenta di aiutarti. Dimmi qual è il problema."

Mentre Diane stava cercando di trovare una bugia plausibile, Amy Deluca entrò dal retro del locale, dopo aver consegnato un’ordinazione di torte.

"Oh, ciao Amy." disse Nancy "E’ un po’ che non ci vediamo. Conosci Diane Evans, vero? Perché non ti unisci a noi per il pranzo, se hai tempo?"

Maria aveva tenuto sua madre informata dei messaggi di Max e Liz. Amy aveva altre consegne da fare, ma per un momento provò ad immaginare come si sarebbe sentita se Maria fosse fuggita con qualcuno e nessuno fosse riuscito a trovarla. Anche se non conosceva molto bene Diane ed era francamente un po’ sorpresa che le due donne fossero in così buoni termini, come madre di un’adolescente, si sentì obbligata a consolare un po’ le due donne.

"Volentieri, Nancy, ho una mezz’ora libera. Sto veramente in ansia per Liz e … Max, vero? Sono sorpresa che tutte e due abbiate affrontato la loro fuga con tanta forza. Avete saputo qualcosa da Jim … voglio dire dallo Sceriffo Valenti?"

Nancy sorrise. Un paio di mesi prima Liz le aveva parlato della relazione, molto altalenante, tra la mamma di Maria e lo Sceriffo ma, in città, non era certo un segreto. Lo sapevano tutti tranne, forse, Kyle Valenti.

"Sappiamo che erano a Las Vegas il 25 febbraio." disse Nancy "Dopodiché, sembrano essere scomparsi dalla faccia della Terra. Ma Diane mi stava parlando di un problema differente con sua figlia Isabel."

"Oh? Che succede a Isabel?" chiese Amy. Amy conosceva Isabel quasi solo da quello che le aveva raccontato Maria sulla Principessa di Ghiaccio e poco di quello che le aveva detto era stato favorevole. Sebbene da quando Liz e Max avevano cominciato ad uscire insieme, Maria l’aveva nominata più frequentemente, come se ora la conoscesse meglio.

"Non mi va di affliggervi con i miei problemi." disse Diane "Tutte e due avete una figlia adolescente e sono certa che avete già i vostri problemi. So che tu li hai, Nancy. Ne abbiamo uno in comune."

"Hey, i genitori di adolescenti devono aiutarsi, Diane." disse Amy "Isabel ha problemi con la scuola?"

"Temo che sia un po’ più complicato di questo, Amy. Vedi, non so come dire a mio marito che Isabel è … "

"Omiodio, non incinta, vero?" chiese Nancy.

"No, certo che no. Si è … fidanzata."

"Fidanzata?" chiese Amy, chiedendosi con chi la boriosa Principessa avesse potuto farlo. Nancy si stava chiedendo la stessa cosa.

"Me lo ha detto ieri sera. Lui le ha fatto la proposta a scuola e lei ha accettato. Io sapevo a malapena che uscissero insieme e non lo conosco nemmeno molto bene. E ora non so come dare la notizia a Philip."

"Ma con chi si è fidanzata? Lo conosciamo?"

"Oh, certo. Sono state le vostre figlie a presentarli. E’ Alex."

"Alex Whitman??!" dissero Amy e Nancy contemporaneamente.

"Sì, Alex Whitman."

"Alex Whitman, un ragazzo alto e dinoccolato che suona la chitarra?" chiese Nancy.

"Sì."

"Alex Whitman, l’amico di Liz e Maria … quell’Alex Whitman?" chiese Amy.

"Proprio quello."

"Sei sicura che sia proprio Alex Whitman, Diane?" chiese Nancy.

"Piuttosto sicura, Nancy. Ieri sera l’ho vista mentre faceva i compiti. Ha fatto due pagine di scarabocchi, scrivendo ‘Isabel Whitman, signora Isabel Whitman, signora Alex Whitman, signora Alexander Whitman, per non parlare di Isabel Evans-Whitman … sebbene questo l’abbia depennato. Credimi, è Alex Whitman."

"Ma il piccolo Alex … voglio dire … è un ragazzo molto simpatico, ma … penso un gran bene di lui, ma Isabel è così popolare, perché dovrebbe …"

"Stando a quello che mi ha detto Isabel, lui glielo ha chiesto, lei è rimasta sorpresa, scioccata, ma lui è un gran ragazzo e lei non vuole lasciarselo scappare. Ha detto che aspetteranno fin dopo il diploma per … uhm … perfezionare il matrimonio e tutto il resto. Spero che sia così. Philip ancora non si è ripreso per Max. E nemmeno io."

"Lui è veramente un grande ragazzo, Diane." disse Amy, mentre Nancy annuiva per confermare le sue parole. Le quotazioni di Isabel Evans erano appena salite di molto nell’opinione di Amy DeLuca. Alex era veramente un ragazzo simpatico. Lei aveva perfino fatto qualche pensierino su lui e Maria, sebbene sia Maria che Liz l’avessero sempre trattato come un fratello … o come un’amica. Ma se Isabel era abbastanza intelligente e sensibile da vedere Alex per il diamante rozzo che era … dopo tutto doveva essere una brava ragazza.

"Cercherò di ricordarlo quando dovrò dire a Philip che la sua principessa si è fidanzata. Probabilmente sentirete l’esplosione ovunque vi troverete, Roswell non è una città tanto grande. E’ tutto così strano. Voglio dire, c’erano due terzetti di amici. Max, Michael e Isabel, Liz, Maria e Alex, che si sono conosciuti a malapena per anni. Poi Max ha cominciato a frequentare Liz e … boom … quasi subito anche gli altri lo fanno."

A quelle parole, Amy DeLuca sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

"Proprio così." commentò "Maria mi ha detto che è uscita con quel Michael dai capelli buffi. Spero solo che il fatto che Max e Liz e Isabel e Alex fanno sul serio, non dia qualche idea a quei due."

"Puoi rilassarti, Amy." disse Nancy "Ieri ho sentito Maria parlare con una delle cameriere. A lei Michael non piace assolutamente. Non ha avuto una sola cosa buona da dire su quel ragazzo."

"Oh, mer*da …"

"Cosa c’è che non va, Amy?" chiese Nancy.

"Maria si comporta così quando vuole veramente tanto qualcosa, ma non è sicura che riuscirà ad averla. Quando aveva sette anni e suo padre ci ha lasciate, di giorno lei ne parlava male in continuazione, dicendo che era contenta che se ne fosse andato. Ma per tre anni, la notte, piangeva fino ad addormentarsi. Quando voleva qualche regalo per Natale e io non potevo comprarlo, lei mi diceva che era un regalo pessimo, ma negli occhi le si leggeva il desiderio.

Se non fosse veramente interessata a quel Michael, lo ignorerebbe semplicemente. Più lei lo denigra, più seria è la faccenda. E io non so quasi niente di lui, tranne che vive in caravan con un tipo poco raccomandabile. Diane, tu lo conosci?"

"Sì, abbastanza. E’ amico intimo di Max e Isabel fin dalla quinta elementare."

"Lo conosci bene?" chiese Amy.

Considerando la rivelazione che Isabel le aveva fatto nemmeno ventiquattro ore prima, Diane non seppe cosa dire. "A quanto pare non tanto bene come pensavo. Max e Isabel lo conoscono meglio di quanto lo conosca io."

Questa dovrebbe essere una cosa positiva, pensò Amy. Se Isabel era in grado di apprezzare un ragazzo come Alex, doveva essere una ragazza con i piedi piantati sulla Terra.

"Diane, puoi dirmi cosa Isabel pensa di Michael?"

Diane lottò con la sua coscienza, un cervo catturato dalle luci di un’automobile. All’improvviso sorrise. "Quello che Isabel mi ha detto appena ieri, è che Michael non è di questo mondo, Amy."

Stranamente, questo rassicurò Amy.

* * * * *

11:30 AM – Distaccamento 24 – Hangar B – Area 51, Nevada.

Le ultime note di Mozart si stavano smorzando, quando il Tenente Laurie DelGado entrò nella stanza, visibilmente agitata.

"Cosa c’è che non va, Laurie." le chiese Peter Stanbeck.

"Mi dispiace, Peter. Stavo sorvegliando l’imballaggio di vecchi documenti nel laboratorio di Bioscienze ed ho trovato una sezione della libreria che era nascosta da un divisorio. Ci sono libri degli anni ‘30 e ’40. Io capisco un po’ di tedesco tecnico … non che le fotografie non fossero abbastanza eloquenti.

"Erano brutti tempi per tutto il mondo, Laurie. Qualche volta dobbiamo ricordarli, per non farlo accadere mai più."

"Non quel genere di ricordi, Peter. Ho letto di un ‘esperimento’ dove hanno congelato le persone fino a farle morire, solo per vedere quanto tempo ci voleva, solo per produrre un grafico del tempo trascorso nell’acqua fredda prima che arrivasse la morte. Eppure noi abbiamo invitato quella gente nel nostro paese. Abbiamo dato loro la cittadinanza."

"Erano tempi differenti. Avevamo avuto una guerra devastante e pensavamo di doverne affrontare un’altra. Quando ero alle elementari, facevamo delle esercitazioni nelle quali dovevamo metterci al sicuro sotto i banchi … aspettando che la bomba atomica russa e i missili entrassero dalla finestra della nostra scuola, credendo, in qualche modo, che i banchi avrebbero potuto proteggerci da cose come quelle."

"Ha conosciuto i padri del dottor Blaukopf o del dottor Schreiber?"

"I loro padri? Conosco a malapena loro, Laurie. Credo che il padre del dottor Blaukopf sia morto in un incidente in qualche altro laboratorio, prima che io arrivassi qui."

"Lei non conosce Blaukopf e Schreiber? Ma come è possibile? Avete lavorato nello stesso Distaccamento per trentacinque anni e lei non li conosce?"

"Abbiamo partecipato ad un congresso scientifico, trentacinque anni fa. A quel congresso io li ho presentati a Stephen Hawking. All’epoca lui poteva ancora camminare. La sua Sclerosi laterale amiotrofica ancora non era arrivata ad uno stato avanzato. Loro mi dissero che era un ‘esemplare inferiore’, che era ‘difettoso’ e che non avrei dovuto associarmi con lui. Mi hanno detto, con lui presente, che se mi associavo con lui, non avrei potuto associarmi con loro. E’ stata una scelta molto facile."

"Quanto possono essere intelligenti persone come quelle?"

"Io e Stephen ne abbiamo parlato per diversi anni. Alla fine, ci siamo arresi. Sarebbe più facile capire la Teoria dei Campi Unificati che il modo in cui funziona la mente umana. Eppure, abbiamo diviso delle riflessioni abbastanza interessanti. Stephen crede che certe idee siano come virus di un computer … sono contagiose. In modo particolare per la gente semplice, gente che è unidimensionale, che non ha ampi interessi, che definisce la propria esistenza nell’ambito di un lavoro ristretto. E non importa se quelle persone sono scienziati o politici, l’idea li corrompe."

"Forse se sono proprio stupidi, ma le persone intelligenti?"

"La storia ne è piena, Laurie. L’Inquisizione Spagnola è stata portata avanti da qualcuna delle persone più intelligenti di quei tempi. Il Partito Nazista, in Germania, ha preso molte delle sue idee sull’Eugenetica, dai Movimenti eugenetici dell’Inghilterra e degli Stati Uniti, movimenti i cui si contavano persone come Oliver Wendell Holmes, Margaret Sanger. Qualche volta anche le persone brillanti sono unidimensionali. Guarda qualcuno dei nostri geni dei computer, se non mi credi."

"E’ solo che … vedere persone intelligenti che ne uccidono altre … come cavie da laboratorio … "

"Mi dispiace, Laurie, ma il mondo è pieno di questi casi. Dovresti ricordarti del Culto delle Porte dell’inferno, è successo solo pochi anni fa. Trentanove persone si sono messe in tasca cinque dollari in monete da un quarto, hanno indossato le loro scarpe Nike, il loro bracciale rosso porpora, poi si sono suicidate. Molte erano persone intelligenti ma, qualunque fosse l’idea che aveva corrotto le loro menti potrebbe essere stato benissimo il virus di un computer. Sai che sei di quelle persone si erano castrate anni prima di suicidarsi? Per rimanere ‘pure’ per quando sarebbe arrivata la cometa coi dischi volanti al seguito, per portarli al nirvana?"

"Mi sembra incomprensibile, Peter, che qualcuno possa credere simili cose."

"E’ bizzarro, Laurie. Ci sono stati degli ebrei che hanno nascosto le loro origini e si sono uniti ai nazisti. In effetti hanno sostenuto un movimento che voleva distruggerli. Poi ci sono cose come la Sindrome di Stoccolma, Patty Hearst e simili, casi dove i prigionieri hanno assimilato le idee dei loro catturatori."

E il comune denominatore tra tutta questa gente sembra essere una sorta di ostinazione. Tendono a dedicare le loro vite ad una causa. Sembra che quelle siano le persone più facilmente infettate dal genere di virus che corrompe il loro cervello, se questo virus esiste. Stephen crede di sì, io non ne sono completamente sicuro."

* * * * *

11:00 AM – Distaccamento 24 – Sezione di Bioscienze – Ufficio del dr. Blaukopf – Area 51, Nevada.

Quando aveva trovato il vecchio filmato a 16 mm. aveva dovuto rivederlo di nuovo. Avevano tirato via la sua parete, ma lui aveva ancora quello. Quello per ricordargli, per ricordare ad entrambi, qual’era l’unica cosa importante del loro lavoro lì.

Nessuno usava più i vecchi proiettori ed aveva impiegato un po’ di tempo per trovarne uno e ancora di più per trovare e sostituire la lampadina a bulbo. Lo schermo era solo la parete della sua stanza, i quadri già tolti e impacchettati, ma non gli importava: la creatura era chiaramente visibile sullo schermo.

"Hubertus, non dovresti conservare questo filmato. Mostra … l’altro laboratorio."

"Guardala, Kurt. Guarda quella creatura. Quell’oscena canaglia che ha ucciso mio padre. Era uno stupido bio-androide, con un’intelligenza subnormale. Diavolo, era perfino asessuato. Solo un guardiano degli embrioni, eppure ha ucciso mio padre."

"Hanno tutti commesso un errore, Hubertus. Tutti quelli che lavoravano lì … Solo perché era un essere inferiore, non significava che non avesse una sorta di furbizia innata. Un serpente a sonagli non è intelligente, ma il suo morso è mortale. Ed era stato costruito per resistere. Guarda come è riuscito a non dire dove era la sfera, dove erano gli embrioni. Anche dopo due anni di torture che avrebbero fatto impazzire qualsiasi uomo.

E forse … ma solo forse, avrebbero dovuto ucciderlo prima, allora tuo padre sarebbe ancora vivo e noi avremmo dovuto preoccuparci solo dei bozzoli. Come ha detto Nietzsche ‘Quello che non ti uccide, ti rende più forte’. la prossima volta, non faremo lo stesso errore."

"Ma le droghe hanno funzionato su di lui … per i primi due anni, hanno funzionato."

"Col tempo la gente diventa tollerante alle droghe, Hubertus. Tu lo sai questo. Forse è successo anche a lui. Deve essere stato così o ci sarebbe stata un’impronta argentata sul petto di tuo padre."

"Ma Kurt, la serratura, tutte le combinazioni che avrebbe dovuto sapere per uscire dal laboratorio. Anche dopo aver ucciso mio padre … Mio padre non gliele avrebbe mai dette di sua volontà. Deve essersi in qualche modo connesso con lui … deve aver rubato quei segreti dalla sua mente. E se ha rubato quei segreti, cos’altro potrebbe aver rubato?"

"Non importa, Hubertus. Noi lo troveremo. Troveremo lui e gli embrioni. E li distruggeremo, li distruggeremo tutti. Non si potrà nascondere per sempre … "

* * * * *

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Capitolo 35
*** 34 ***


Parte 34

02:00 PM – Ufficio Iscrizioni – Liceo di West Roswell, New Mexico.

Erano passati dieci anni ed aveva ancora paura nel trovarsi lì, a soli cinquanta chilometri dalla base dove era stato torturato. E non gli piaceva avere attorno quella gente, anche dopo i due anni che aveva trascorso nella caverna per riprendersi dagli effetti delle torture … Non si era mai fidato di loro.

Nasedo non sarebbe stato lì … in quella costruzione, realizzò, se non fosse stato per il suo scopo primario, instillato dentro di lui nella scatola in cui era cresciuto: proteggere gli embrioni e gli esseri che sarebbero diventati. Visto che i precettori erano morti, lui aveva educato Tess, ma lei aveva bisogno di qualcosa di più e lui era stato costretto a portarla in un posto dove le avrebbero potuto insegnare qualcosa di più di quello che sapeva lui.

Ma era stato duro tornare lì, duro tornare perfino la prima volta e poi era stato troppo tardi. Tre dei quattro bozzoli avevano portato i loro embrioni alla maturità e li avevano lasciati andare nel deserto. Lui aveva preso Tess ed era fuggito, tornando in California. Ma, alla fine, li aveva rintracciati attraverso Internet: gli unici tre orfani che erano stati trovati a vagare nel deserto, dieci anni prima. Ora erano, Maxwell Evans, Isabel Evans e Michael Guerin.

E lo scopo primario ora aveva preso un’altra direzione, ma era uno scopo altrettanto forte. Aveva riflettuto sugli strani pensieri che aveva avuto da un nativo, con il quale si era connesso, quando aveva rubato la combinazione dalla sua mente … proprio prima di ucciderlo. Aveva deciso che c’era una razza dominante, la razza che lo aveva creato. Era pazzesco che quella razza volesse che quei degenerati della Terra tornassero alla loro razza. Generazioni di deviazioni genetiche avevano reso i terrestri barbari ignoranti, mancanti di ogni capacità di manipolare la materia.

Il suo scopo, ora, era di ritrovare gli altri tre, per insegnare loro quello che aveva insegnato a Tess. Anche loro non appartenevano alla razza dominante, visto che il loro DNA era stato modificato per nascondere il loro aspetto in quel pianeta. Ma forse, quando li avrebbe fatti accoppiare e riprodurre, quando avrebbe ibridato i loro figli e i figli dei loro figli … forse avrebbe potuto riportare il loro DNA al glorioso aspetto dei loro antenati.

Sì, avrebbe fatto accoppiare Zan con Tess e Rath con Vilandra … poi avrebbe ibridato la loro progenie, insegnando loro il nuovo scopo della loro esistenza. Lui non sarebbe sopravvissuto per vederlo, ma sarebbe arrivato il giorno glorioso in cui la progenie di quei quattro non solo avrebbe governato quel mondo, ma sarebbe tornato su Antar per spargere il verbo, per fermare la politica di Antar di reclamare quei selvaggi difettosi … la politica che stava portando alla mescolanza della razza di puro sangue Antariano.

Sì, lui sarebbe morto, ma avrebbe avuto altri centocinquanta anni terrestri … tempo sufficiente per costruire il gruppo che avrebbe riportato la causa sul pianeta madre … tempo sufficiente per creare un movimento che avrebbe costretto il Concilio Antariano a cambiare la sua oscena politica di assimilazione delle specie inferiori disperse durante il primo grande esodo intergalattico.

Avrebbe insegnato ai quattro … li avrebbe forzati, se fosse stato costretto a farlo. Pochi, gli ambasciatori che non si erano uniti con gli altri, che non avevano insozzato il loro DNA legandosi ai nativi. La sua mente rabbrividì al pensiero. Lui non lo avrebbe permesso. No, si sarebbe accertato che si unissero propriamente, che la loro progenie riportasse la luce della saggezza nel mondo natale.

Potevano volerci millenni, lui non sarebbe vissuto abbastanza per vederlo ma sarebbe successo, ne era certo. Lui avrebbe fato in modo che succedesse. E un millennio non era poi così lungo, a pensarci bene. Il corrente Concilio Antariano regnava già da 50.000 anni. Lui voleva che il Nuovo Ordine durasse ancora più a lungo.

"Signor Harding?" La segretaria odiava interromperlo, ma lui sembrava stranamente distratto, mentre riempiva i moduli per l’iscrizione.

"Cosa? Sì, cosa c’è?"

"Se ha finito con quelli, li dia a me. Forse potrei trovare qualcuno che faccia dare a Tess un’occhiata in giro, prima che cominci, domani?"

"Sì … Sì, sarebbe gentile da parte sua. Sì … gentile."

* * * * *

02:45 PM – Secondo Piano, Ala Nord – Liceo di West Roswell, New Mexico.

"Maria, devo andare subito in classe, la campanella è già suonata."

"Oh, come se all’improvviso per te fosse un problema saltare una classe, Michael. In metà dei corsi ai quali sei iscritto, se ti facessi vedere l’insegnante non ti riconoscerebbe. Ma io voglio solo un minuto del tuo tempo e, all’improvviso, ti è impossibile arrivare tardi in classe?"

"Maria, abbiamo cominciato questa discussione all’ora di pranzo. Abbiamo saltato già due classi. Te l' ho detto prima, te lo ripeto di nuovo. Non credo che la scuola sia il posto migliore per parlare di … quello."

"Quello? Mio Dio, Michael. Non riesci nemmeno a dire la parola. E’ impegno, dannazione. I-M-P-E-G-N-O!"

"Maria, credo che tu stia diventando vagamente isterica. Io sono perfettamente disponibile a parlare di impe … QUELLO, nel posto e nel momento appropriato. Ma la scuola non è il posto adatto."

"Non lo è?"

"No, Maria, certo che non lo è. Non possiamo farlo qui."

"Alex non ha avuto nessun problema a parlare di impegno a scuola. Nel dannato ufficio della Vice Preside. E nemmeno Isabel ha avuto problemi, anche se la signora Hochstetter era lì a guardare."

"Qui ti volevo, Maria. Vedi che ho ragione? La povera donna ancora non è riuscita a chiudere le mascelle. Certe cose è meglio non discuterle in pubblico."

"Non in pubblico, eh? La stanza dei cancellini è abbastanza privata."

"No, non lo è."

"Precipitati lì."

"Non è leale, spingere. E’ COSÌ infantile, Maria."

"Non è che succederà qualcosa prima che tu sia arrivato lì, Michael. Rilassati."

* * * * *

02:45 PM – Secondo Piano, Ala Nord – Liceo di West Roswell, New Mexico.

"E’ molto carino a parte tua mostrarmi la scuola."

"Non è che sia difficile stare con te, Tess. Uhm, forse ti piacerebbe vedere anche i paraggi della città, dopo che il giro della scuola sarà finito."

"Temo che il mio Guardiano … sarebbe mio zio Ed … non credo che approverebbe se uscissi con un uma … un giocatore di football. Pensa che siano tutti dei barbari."

"Tess, la stagione di football non comincia fino a settembre … Lui non deve per forza saperlo."

"Penso di no. Ma tu sei un’ottima guida. Abbiamo visto la palestra, la piscina, lo stadio di football, la pista, il campo di pallacanestro … ci sono anche classi e laboratori di scienze qui?"

"Oh, certo, te li avrei fatti vedere ora. Il meglio va tenuto alla fine."

"Che c’è in quella porticina?"

"Quella? Oh, QUELLA … Quella è la stanza dei cancellini. Una volta la gente ci puliva i cancellini … probabilmente trent’anni fa."

"E ora cosa ci fa la gente?"

"Be’ la usano quando hanno voglia di … stare un po’ da soli, credo. Puoi aprirla se vuoi, il chiavistello è all’interno. Se dentro c’è qualcuno, sono sicuro che si saranno ricordati di usarlo."

Lei aprì la porta per metà, prima che lui spalancasse gli occhi e richiudesse la porta di scatto.

"CHE COS’ERA QUELLO!!?" chiese Tess.

"Non ne sono sicuro, ma credo che, qualsiasi cosa sia stato, quei due vogliono essere lasciati soli a farlo."

"Lo avevo sospettato. Sai? Scordati quello che ho detto, andiamo a bere una bibita. Ho bisogno di togliermi quell’immagine dalla mente."

"Sei sicura Tess? Non vorrei che avessi problemi con tuo zio."

"Kyle, credimi. Ho bisogno di fare una conversazione normale, con qualcuno normale, altrimenti avrò incubi su quella stanza, per tutta la settimana."

* * * * *

08:00 PM – Tony’s Bowling – 213 South Central Street – Tonopah, Nevada.

Il bowling di Tony aveva solo sei piste ed era una serata di gare, così l’idea di giocare fu cancellata. Ma c’era la disponibilità di un traballante tavolo da biliardo, col feltro quasi completamente consumato. Max pensava che non fosse nemmeno a livello, ma questo perché Liz continuava a batterlo inesorabilmente.

Nemmeno Anna se la stava cavando molto bene e al primo tiro aveva mancato del tutto la palla. Alla fine Greg cominciò ad insegnarle e lei sembrò andare un po’ meglio. Lei si chinò sopra la palla e, da dietro, lui le tenne ferma la mano sinistra ed aiutò la destra a fare il tiro.

Liz si era preoccupata che essere così vicina a Greg sarebbe stato duro per lei, ma Anna sembrò tollerarlo. Ma anche con le istruzioni di lui, il suo gioco non migliorò di molto. Nonostante questo lei e Greg li stavano battendo, soprattutto perché Max non sapeva tirare molto bene.

Erano alla palla finale e lei e Max avrebbero potuto ancora vincere se lei fosse riuscita a fare un difficile tiro a doppia sponda. Pensò di aver tirato abbastanza forte, ma si era sbagliata. La direzione era giusta, ma la spinta no. La palla colpì l’ultima delle palle in fila, mandandola verso la buca, ma senza farla entrare. Si sarebbe fermata, lei sapeva che l’avrebbe fatto. Lei voleva VERAMENTE, ARDENTEMENTE che non si fermasse, perché altrimenti Max l’avrebbe presa in giro per tutta la sera.

Poi fu come se la palla avesse ricevuto una spinta extra e, lentamente, andò in buca. Lei guardò subito Max … non sarebbe stato leale se lui avesse usato la telecinesi … ma non era stato lui. Lui era sotto il tavolo, per cercare di provare che non fosse a livello. Forse il tiro aveva toccato un punto in cui il feltro era liscio.

Liz sollevò lo sguardo, con un’espressione di vittoria sul viso … nessuno stava prestando attenzione. Max era ancora sotto il tavolo e Greg e Anna sembravano persi uno negli occhi dell’altro.

"Uh … Hem … Abbiamo vinto."

"Congratulazioni, Li … Beth. Bel gioco." disse Greg, senza togliere gli occhi da Anna, che non rispose nemmeno.

Due minuti più tardi, Max e Greg erano andati a prendere qualcosa da bere, mentre Liz raccoglieva le palle.

"Non preoccuparti, Anna, nemmeno Max sa giocare. Ho dovuto insegnarglielo io. Imparerai anche tu."

Anna sorrise e mise il pallino sul tavolo, rompendo la fila e mandando in buca due palle. Fece altri tre splendidi tiri, prima di sollevare lo sguardo.

"Mia madre giocava anche a biliardo e mi portava con se quando si allenava. Ho vinto un torneo, durante la riabilitazione. Ho solo deciso che sarebbe stato carino lasciare che Greg mi aiutasse." disse Anna, con un sorriso malizioso.

Liz scosse la testa. "Sei una ragazza MOOOOLTO cattiva."

Anna sarebbe guarita.

* * * * *

11:10 PM – Casa Evans – Roswell, New Mexico.

Nella camera da letto principale, a Diane era venuta una idea.

"Sai che mi piace quel profumo su di te, cara ... "

"Sì, caro."

"E quel negligé … "

"A quanto pare non così tanto, Philip … non me lo hai lasciato indosso a lungo."

"Ohh, cielo … adoro quando fai così, Diane … UMMMHHH!!!"

"Philip, stai attento o finirai per svegliare nostra figlia."

"Io … Cosa? … Chi?"

"Nostra figlia, Philip. Ti ricordi di Izzie? La ragazza aliena fidanzata con Alex Whitman? Sai? Nostra figlia … "

"Sì … starò in silenzio … tutto quello che vuoi, cara … UHHNNN … sì … UHNNN … UHHHHHNNN!!!"

Nel frattempo, in fondo al corridoio, Isabel dormiva profondamente, in attesa che Alex si addormentasse e la raggiungesse nella bolla del suo sogno. I suoi piani per lui sembravano essere … molto simili.

Tale madre, tale figlia.

* * * * *

01:00 AM – Appartamento di Michael Guerin – Roswell, New Mexico.

Si era voltato e rivoltato nel letto per le ultime tre ore. Aveva troppe domande senza risposta. Da dove veniva e perché era lì, tanto per dirne due. L’appartamento non era molto grande, ma era il meglio che avrebbe potuto permettersi per un certo tempo. Ancora non si era nemmeno diplomato ed aveva difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Era completamente irrazionale da parte di lei, aspettarsi che lui potesse assumersi un impegno, qualsiasi tipo di impegno.

Che diavolo era passato nella mente di Maria per aspettarsi una cosa del genere?

La risposta era facile. Alex e Isabel, per non parlare di Max e Liz. Dannazione, nessuno di loro avrebbe dovuto legarsi agli umani. Non sapevano nemmeno se avrebbero potuto avere dei bambini!

‘Scommetto che Maria era carina da piccola.’ pensò ‘ … e se avesse avuto una bambina sua, probabilmente sarebbe stata altrettanto carina.’ E se Michael si fosse impegnato con lei, Maria avrebbe potuto non averla mai. Forse non avrebbe mai avuto bambini.

Perché, dentro di lui, sapeva che Maria era proprio come lui. Una volta che si fosse impegnata, non sarebbe mai tornata indietro.

Era giusto nei suoi confronti? Perché quella era l’unica cosa che contava per lui: cosa fosse meglio per Maria. Perché se per Maria fosse stato meglio, lui avrebbe fatto di tutto, anche andare via e non tornare mai più.

Ma se lei si fosse già impegnata? E se, non importa quello che lui avesse fatto, Maria si fosse già innamorata di lui?

‘Dannazione, come posso saperlo?’ si chiese ‘Come posso saperlo?’

Isabel aveva fatto del suo meglio per insegnare a Michael come entrare nei sogni … senza molti risultati. Una volta, con l’aiuto di Isabel, era riuscito ad entrare nei sogni di Max.

Ma ormai erano tre ore che stava fissando la fotografia di Maria che era appesa alla parete. Se quello non era concentrarsi abbastanza, era meglio che lasciasse perdere, ma pensava che, se fosse riuscito ad entrare nei sogni di lei, forse avrebbe avuto qualche indizio sull’intera situazione.

Fissò la fotografia ed indirizzò la sua mente verso di lei.

‘Siamo solo io e te, baby …’

Il giorno dopo sarebbe andato a cercare un anello.

* * * * *

20:00 ora locale (04:00 AM ora di Roswell) – Bar della Sala Ufficiali – Base Aerea di Kunsan, Corea.

Cinque anni prima che l’astronave si schiantasse a Roswell, un ufficiale dell’ Aeronautica Britannica aveva fatto un commento sul fatto che c’erano solo tre cose che non andavano negli appartenenti all’Aeronautica ‘Yankee’: erano troppo pagati, troppo affamati di sesso e troppo dappertutto.

Il Colonnello Robert ‘Bull’ Durham pensò la stessa cosa, assistendo al dramma che si stava svolgendo al bar. Bull era l’attuale capo del Branco di Lupi e stava assistendo da due ore ai festeggiamenti dei giovani piloti.

No, non erano effettivi all’ 8^ Brigata Aerea Tattica, quelli arrivavano da una base Americana, assegnati per un mese, per un corso di istruzione ‘in punta di lancia’, come gli ufficiali e gli avieri di Kunsan amavano definirla. Ed era un termine giusto, per questo.

Erano a pochi minuti di volo dalla zona demilitarizzata ed era questo il motivo per cui era una base remota con assegnato solo poco personale … e questo, talvolta, causava problemi.

L’ospedale era piccolo, con solo sei infermiere effettive. Tranne che in tempo di guerra, i pazienti più gravi venivano inviati all’Ospedale di Osan, dove c’era una base più grande e non così vicina al teatro di azione. E, a differenza di lì, a Osan c’erano le famiglie.

Lui aveva visto crescere il problema, aveva visto gli altri piloti istigare il pilota più giovane perché chiedesse un appuntamento a una delle due infermiere che stavano mangiando alla mensa. Uno del suo squadrone aveva scommesso che non sarebbe riuscito ad uscire con la graziosa Maggiore, visto che lui era solo un Capitano.

E, a dire la verità, se si fosse trattato di una delle infermiere, Tenente e non sposata, Bull sarebbe già intervenuto ed avrebbe detto all’alticcio Capitano e ai suoi amici di farla finita. Ma, vista la situazione, Bull ed il suo Vice Comandante avevano fatto una scommessa su quanto male e quanto pubblicamente il ragazzo sarebbe precipitato in fiamme.

Il giovane capitano si avvicinò, barcollando leggermente, al tavolo dove le due donne stavano cenando, mentre i suoi compagni di bevute lo osservavano dal bar. Decise che l’ infermiera Capitano non era niente male, ma la bionda Maggiore … era veramente IMPRESSIONANTE. Certo, tutte e due avevano la fede al dito – e anche lui, ma in tasca – ma dannazione … un paio di ragazze sole … che probabilmente non vedevano i loro sposi da mesi … e lui era separato da sua moglie … separato da almeno venti ore di volo e da più di novemila chilometri. Come poteva lui negare qualche ora di piacere alla sola, giovane Maggiore?

"Mi scuuusi, maggiore … "

"Sì, Capitano?" chiese Sandi.

"Io sono un pilota e vorrei chiederle … "

"Veramente è un pilota? Oh, Santo Cielo, dovrebbe essere un lavoro interessante."

"Interessante e molto pericoloso, Madame."

"Be’, se dovesse volare in quelle condizioni, sono certo che lo sarà … Capitano."

L’infermiera si rivolse alla sua compagna. "Jane, ti ho mai parlato del periodo in cui uscivo con un pilota? Lui ha passato metà del tempo a parlare di se stesso e l’altra metà … a parlare del suo aeroplano."

Bull stava cercando di non ridere, quando vide il ragazzo rimanere lì. Doveva dargli atto di avere tenacia, anche se non aveva giudizio.

"Madame, mi piacerebbe veramente offrirle qualcosa da bere."

"Capitano," disse lei "credo che per stasera lei abbia già comprato abbastanza alcolici." Rivolgendosi all’altra infermiera, continuò a dire "Ti ho mai detto qual' è la differenza tra un maiale ed un pilota? Quando un maiale si ubriaca non diventa un pilota."

A quel punto i piloti si stavano rotolando sul pavimento all’ingresso della mensa, ridendo di lui. Il Capitano fece un ultimo tentativo.

"Madame, non posso crederle. Io sono qui, sulla punta della dannata lancia … a proteggere il mondo libero e lei non vuole nemmeno bere qualcosa con me?"

L’infermiera si rivolse di nuovo alla compagna. "Jane, conosci la differenza tra un pilota ed il motore di un Jet? Il motore la smette di fare rumore quando lo spegni."

Mentre i colleghi ridevano e gridavano col pilota che era tornato al bar, l’ufficiale anziano dello squadrone si avvicinò per parlare con Bull.

"Buona sera, Colonnello. Sono in cerca di un po’ di esercizio."

"Lieto di rivederti, Dick. Benvenuto a Kunsan."

"Il mio giovane capitano ha ricevuto il benservito. Non credo che a quella graziosa infermiera piacciano i piloti."

"Oh, a lei piacciono i piloti, solo che il Capitano non era il pilota giusto. Lei è il Maggiore Randolph, la nostra Capo Infermiera."

"La moglie di Slammer Randolph?"

"Proprio lei. Avrei detto io stesso al tuo Capitano che non aveva possibilità, ma ho pensato che l’avrebbe scoperto da solo molto presto."

"Si, se quella signora può trattare con Slammer, può trattare con chiunque."

Mentre scendevano i gradini per uscire dalla mensa, Jane vide Sandi portarsi le mani sul basso addome.

"Sandi, ti senti bene?"

"Sì, solo una fitta. Probabilmente uno stiramento lavorando alle macchine. Ora è passato."

* * * * *

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Capitolo 36
*** 35 ***


Parte 35

04:30 AM – Stanza di Isabel, Casa Evans – Roswell, New Mexico.

La loro passione si era spenta quattro ore prima, ma nessuno dei due aveva lasciato la sfera del sogno. Erano distesi sulla coperta a guardare le stelle di sogno nel cielo di sogno e a godersi la vicinanza.

Ma il ‘click’ della porta riportò Isabel ai problemi del mondo reale, così si trattenne ancora per mormorare un saluto e dargli un bacio sulla guancia, prima di portare la sua mente fuori dal sogno.

La stanza era quasi buia, ma nella poca luce della luna che filtrava dalla finestra, riuscì a vedere la forma dell’uomo seduto sulla sedia, che la stava guardando. La sua mano destra si alzò, pronta a colpire, mentre con la mano sinistra cercò la lampada sul comodino, andando a tastoni per qualche secondo, prima di accendere l’interruttore.

"Papà?"

"Shhh, Izzy. Sveglierai tua madre."

"Papà, che ci fai qui?"

"Non ne sono sicuro, tesoro. Io e tua madre stavamo … be’, stavamo parlando … e lei ha detto qualcosa alla quale non ho prestato molta attenzione. Ma, dopo che lei si è addormentata, le sue parole mi sono tornate alla mente. Non sono nemmeno certo di aver sentito quello che penso di aver sentito. Ad ogni modo, non sono riuscito a prendere sonno, così, alla fine, sono venuto qui a guardare la mia bambina … solo per vedere se stavi bene."

"Sto bene, papà."

"Certamente avevi un espressione felice mentre sognavi. Izzy, sarei pronto a giurare che, mentre parlavamo, tua madre mi abbia detto … che eri un’aliena e che avevi accettato di sposare Alex Whitman. Non è sciocco?"

Isabel deglutì diverse volte. Non era così che doveva succedere. Voleva che sua madre fosse lì … aveva bisogno del suo sostegno. Me lei voleva bene anche a suo padre e non avrebbe potuto mentirgli più a lungo. Sollevò la mano e lasciò che il suo palmo brillasse, illuminando leggermente la stanza così da poterlo guardare in faccia mentre glielo diceva.

"E’ vero, papà. Avrei voluto dirvelo da tanto tempo, a te e alla mamma. Lei lo ha saputo solo l’altro ieri. Quel giorno, quando tu e la mamma ci avete trovati … noi eravamo appena usciti dai nostri bozzoli di incubazione. Prima di allora, non c’era stata una vera vita per noi, eravamo come neonati, non sapevamo niente.

Io e Max avevamo così paura, paura di essere differenti, paura di non essere accettati. Specialmente Max. Lui mi ha fatto promettere di non dirvelo, perché pensava che gli umani non ci avrebbero mai accettato, che saremmo sempre stati uno scherzo della natura. Fino a che non ha saputo che Liz lo amava, non è riuscito a credere altrimenti. Potrai perdonarci, papà? Potrai perdonarmi e volermi ancora bene?"

L’espressione di Philip Evans non cambiò. Guardò Isabel con gli occhi che gli brillavano di lacrime e le disse

"Isabel, io non conosco molto bene Alex. E’ una brava persona? Qualcuno che potrà amarti come ti amiamo noi? Che ti farà felice?"

"Ma …? Sì, papà, Alex … Alex è grande. Ma la parte aliena?"

"Non è importante, Izzy. Credo di averlo sempre saputo. Quando tu trovi due bellissimi bambini che vagano da soli per strada … chi potrebbe avere il coraggio di abbandonare due bambini così meravigliosi? Sapevo che ci doveva essere una storia. Quando avete imparato a leggere in sei settimane … quando ho scoperto Max che leggeva i miei libri di diritto in terza elementare … è stato ovvio che ci doveva essere qualcosa di speciale in voi.

E quando mi sono occupato dell’emancipazione di Michael ed ho scoperto che anche lui era stato trovato che vagava nudo nel deserto, un paio di giorni dopo che avevamo trovato te e Max … ed ho saputo che eravate amici di Michael fin da quando lo avevate incontrato, quando nessun’altro voleva esserlo … mi è stato chiaro che voi tre non potevate essere bambini normali.

Ma la cosa importante, Isabel, è che tu ti sei fidanzata. Io ho già perso uno dei miei figli, non posso perdere anche l’altra. Voglio che tu sia certa che Alex è quello giusto, voglio che tu ci rifletta per tutto il tempo che ti serve, non che faccia precipitare le cose come ha fatto Max … come noi abbiamo spinto Max a fare. Questa è la cosa importante, Isabel."

"E’ quello giusto, papà. Ma non ci sposeremo certo subito, aspetteremo dopo il diploma. E anche tu lo amerai, papà. Alex è meraviglioso."

Philip vide la gioia sul viso della figlia e non poté trattenere un sorriso.

"Be’, forse sarà il caso di invitarlo a cena stasera, così avrò modo di conoscere un po’ meglio il mio futuro genero. Immagino che tu gli abbia detto … tutta la faccenda aliena?"

"Sì, papà, lui lo sa. E sono certa che accetterà volentieri di venire a cena, per farsi conoscere. E, papà? La storia con Max … Ero io ad aver paura di Liz … sono stata io a cercare di tenerli separati per tutti questi anni. Lui l’amava veramente, papà. Per tutti questi anni, lui l’ha amata veramente. Staranno bene, papà. Davvero … loro stanno bene."

Philip Evans abbracciò sua figlia. SUA figlia, non importa da dove venisse o cosa fosse, il legame si era formato dieci anni prima e niente avrebbe potuto spezzarlo. Con le lacrime agli occhi, perché sapeva che la stava per perdere … o che almeno, non sarebbe più stato l’uomo PIU’ importante della sua vita, la strinse tra le sue braccia.

"Lo spero tanto, tesoro. Vorrei solo avere qui tutti i componenti della mia famiglia, per poterli vedere e sapere che stanno bene. Tua madre, te, Max … ed anche Alex e Liz."

"Andiamo in cucina, papà. Prendiamoci un cioccolato caldo. Ti farò vedere come lo prepariamo io e Max quando non ci vede nessuno … così capirai perché non abbiamo bisogno di pulire il microonde."

"Okay, Nocciolina."

"Papà, è dalla quarta elementare che ti dico che non mi piace essere chiamata ‘nocciolina’. Inoltre, ormai sono cresciuta!"

"Be’, tuo padre è un po’ nostalgico. Ho diritto di esserlo. La mia bambina si è fidanzata. Quel ragazzo sa che dovrà prendersi cura di te o dovrà vedersela con me?"

"Non credo che avrai di che preoccuparti, papà."

Ma sapeva che lui l’avrebbe fatto. Lo faceva sempre.

* * * * "

07:30 AM – Pista dell’Area 51 – Groom Lake, Nevada.

Slammer aveva chiesto il parere degli addetti alla sicurezza, degli esperti di propulsione e, alla fine, quello di Peter Stanbeck.

I cilindri erano usciti intatti dall’impatto ed avevano consumato due delle tre seghe di diamante. Probabilmente sarebbe stato più sicuro portarli in aereo al Poligono, piuttosto che farli viaggiare via terra … soprattutto viste le munizioni inesplose di cui erano cosparse alcune aree del poligono. Avrebbero dovuto portare i rottami dell’astronave verso est, poi a nord, prima di voltare ad ovest per la Statale 6, ma la sicurezza avrebbe potuto avere più di un problema. Sarebbe stato molto più semplice trasportarli per via aerea.

Ecco perché il C-17 era stato caricato con più di venti tonnellate di usate, e qualche volta abusate, parti di astronave, e stava rollando per decollare e percorrere le 100 miglia nautiche verso il Poligono di Tonopah.

Una volta lì, comunque, le parti reputate pericolose … i tre cilindri … sarebbero state conservate in hangar individuali, sotto video-sorveglianza costante. Gli hangar di Tonopah erano molto più piccoli dell’Hangar B, ma di certo non scarseggiavano. La torre diede finalmente l’autorizzazione e l’aereo si alzò nel cielo blu del Nevada.

Durante il volo, la logica impressa nei cilindri, continuò a tentare … diciassette volte al secondo … di riportare la mente dell’astronave ad uno stato di consapevolezza. Fallì, ma ci era andata molto più vicino del solito. Mentre la nave volava da est ad ovest, tagliando la linea del magnetismo della Terra, un certo numero di pezzi della nave generò corrente per induzione elettromagnetica.

La potenza avrebbe dovuto essere minima, per gli standard dell’ingegneria umana, ma fu sufficiente per riportare in vita una parte della logica della nave che aveva dormito per decadi.

E per un piccolissimo tubo di metallo, perso tra le tonnellate di detriti, la potenza fu più che adeguata. I nanorobot cominciarono a ricostruire i test di frequenza e, gradualmente, uscirono dal loro stato dormiente, in paziente attesa che un membro dell’equipaggio usasse la manipolazione molecolare per liberarli dal loro contenitore e che la mente della nave desse loro le direttive per cominciare le riparazioni necessarie. Ed anche con quella poca potenza, i nanorobot avrebbero potuto aspettare per mesi.
Non erano molto perspicaci i nanorobot … c’era un limite a quello che una tecnologia, seppure aliena, può inserire in un robot così piccolo che qualche decina di migliaia raggiungevano il volume di una goccia. Ma di certo erano pazienti. Con un migliaio di anni a disposizione, avrebbero potuto costruire una nave partendo da zero. Con il giusto aiuto, avrebbero potuto rimettere insieme quella carcassa di astronave in circa otto anni.

Naturalmente, prima qualcuno avrebbe dovuto tirarli fuori dal barattolo.

* * * * *

09:00 AM – Gioielleria Garman – 415 North Main Street – Roswell, New Mexico.

Maria non era sicura del perché continuasse a tormentarsi in quel modo, ma Alex era sempre stato un buon amico e, visto che Liz non era disponibile, lei era ora più vicina ad Isabel che ad ogni altra amica. Così stava andando con loro … una effervescente Isabel e un delirante Alex … per andare a scegliere l’anello per Isabel.

Era il minimo che Maria potesse fare per averla fatta aspettare il giorno prima. Il disegno che avevano scelto non era disponibile nella misura di Isabel. La ragazza era così frustrata che stava per dire alla commessa che andava bene ugualmente, che l’avrebbe modificato lei con la manipolazione molecolare. C’era voluto un veloce calcio di Maria sotto il bancone per impedire ad Isabel di dar via l’intera storia.

Ed Alex, naturalmente, non era stato di nessun aiuto. Era così perso negli occhi di Isabel che non l’aveva nemmeno notato. Maria pensò che quei due avevano bisogno di un guardiano solo per tenerli fuori dai guai fino a che non si sarebbero adattati al nuovo status e lei era la candidata più probabile. Non aveva nemmeno aiutato il fatto che Alex era stato invitato a cena a casa di Isabel, che gli Evans avevano dato loro una possibilità.

Non era che Maria fosse risentita perché Isabel era avviata verso ‘e vissero felici e contenti’. Lei voleva veramente bene ad Isabel e ad Alex ed era felice per loro. Era solo che le cose belle sembravano sempre succedere a qualcun altro.

Gli altri avevano dei grandi padri che erano sempre presenti, per loro … il suo l’aveva abbandonata. Le altre avevano dei ragazzi che non avevano paura di impegnarsi. Lei aveva detto a se stessa che Michael non l’avrebbe mai voluto, non perché lei ci credesse molto, ma perché doveva crederci. Perché era una di quelle cose sulle quali non poteva riporre la sua speranza … perché non aveva mai ammesso con se stessa, quanto lo volesse, quanto ne avesse bisogno. Se avesse permesso a se stessa di ammettere quanto già fosse legata a quell’insensibile, incurante orso … se avesse abbassato così tanto la guardia … sapeva che, visto che non lo avrebbe mai avuto, ne sarebbe stata distrutta.

E quello era abbastanza duro, decise, guardando i due amici ridere ed abbracciarsi, quando Isabel provò l’anello che era stato ristretto alla giusta misura, senza bisogno di manipolazioni di alcun genere.

Erano così felici che, vedendo la gioia di Isabel, cominciò a versare qualche lacrima. Poi, in qualche modo, le lacrime continuarono e non erano più per Isabel ed Alex , erano le stesse vecchie lacrime, le lacrime che Maria versava quando voleva VERAMENTE qualcosa, le lacrime che aveva sempre versato perché le altre ragazze avevano padri amorevoli e il suo non l’aveva voluta. Le lacrime continuavano a scendere e lei non poteva fermarle, non sapeva come fermarle.

Si voltò, perché non voleva che il suo dolore distruggesse la loro gioia. Voleva bene ad entrambi e loro meritavano di meglio che il suo dolore. Si voltò, quasi correndo verso la porta, le lacrime che le offuscavano la vista, impedendole di vedere l’uomo che era appena entrato, andandogli addosso e quasi travolgendolo.

"Maria, ti senti bene?"

"MICHAEL! Che ci fai tu qui?"

"Be’, Maria … visto che sei già qui … "

Maria fuggì dal negozio, correndo più veloce che poté. Michael cercò di seguirla ma finì addosso ad un uomo che stava entrando. Per quando si fu scusato ed ebbe aiutato l’uomo a rialzarsi, l’aveva persa di vista. Corse per quasi un isolato, cercandola, prima di sentire dei deboli singhiozzi provenire da un vialetto.

Quando la vide, lei era appoggiata alla parete di mattoni di un edificio, gli occhi chiusi … ma non abbastanza da contenere le lacrime che le scendevano sulle guance.

"Maria?"

"Va’ via, Michael. Questo non è il momento adatto."

"Maria, cosa c’è che non va?"

"Vai via, Michael. Non voglio vederti. Lasciami sola." ‘Ti prego, Michael,’ stava gridando la sua mente ‘non farmi questo … non lasciarmi sperare … morirei, se mi permettessi di ammettere quanto ti amo e poi perderti di nuovo.’

"Okay, Maria. Come vuoi tu."

Lei lo guardò allontanarsi lentamente nel vialetto, strofinando via le lacrime e cercando di riprendere il controllo. E ci riuscì, finalmente riuscì a riprendere il controllo delle sue emozioni, quando dall’imboccatura del vialetto, lui si voltò e le disse

"Ma se non vuoi aiutarmi a sceglierlo, non voglio sentire nessuna recriminazione, nei prossimi settanta anni o giù di lì, sul fatto che non hai avuto l’anello di fidanzamento che volevi."

* * * * *

09:45 AM – Gioielleria Garman – 415 North Main Street – Roswell, New Mexico.

"Michael, non puoi permettertelo. "

"Posso, Maria. Questo è un investimento a lungo termine e ne vale la pena. In effetti le rate sono molto modeste, se le dilazioni in settant’anni."

"Michael, nessuno finanzia anelli di fidanzamento in settant’anni … "

"Certo che no. L’anello di fidanzamento sarà pagato in quarant’anni. Gli altri servono per quello del matrimonio."

"Matrimonio???"

"Vanno in coppia. Ma non eccitarti, Maria. Probabilmente non ci sposeremo prima di Alex e Isabel."

Lei gli sorrise, il cuore che quasi le scoppiava dalla gioia. "Settant’anni, huh?"

"Sì. E solo per mostrarti quanto tengo a te … pagherò anche la tua metà per i primi cinque anni."

Lei scoppiò a ridere e si gettò tra le braccia di lui.

* * * * *

09:30 AM – Area Industriale – Poligono di Tonopah, Nevada.

Le disposizioni di sicurezza per gli hangar erano quasi decenti, considerando che quello che dovevano proteggere era un’intera astronave. Ma al Sergente Thomas della sicurezza e alla sua squadra, era stato detto di proteggere i tre cilindri con tutta quello che il piano fisico poteva permettere e così molti dei rottami furono imballati, etichettati e posti con cura sul pavimento dell’hangar 68, ognuno dei cilindri aveva un suo proprio hangar, appena dotato di telecamere ad alta risoluzione, dove si poteva veder volare un moscerino intorno all’hangar e con rivelatori di movimento che potevano dire se il moscerino si stava muovendo.

Ognuno degli hangar che contenevano i cilindri avrebbe anche avuto una protezione a vista, insieme a sentinelle di rinforzo, che sarebbero state alloggiate insieme ai Vigili del fuoco nella loro stazione, da dove avrebbero potuto intervenire in 40 secondi. Il Sergente Thomas era certo dei 40 secondi, avendo controllato personalmente l’intervento dei suoi uomini, durante un’esercitazione senza preavviso effettuata il giorno precedente.

Quando Slammer portò il furgoncino blu dell’Aeronautica verso l’hangar 72, il Sergente Thomas ed il Capitano Hawthorne lo salutarono. "Bene sergente, i nostri beni ad alto rischio sono stati tutti sistemati?"

"Sissignore, Colonnello." rispose Thomas "Abbiamo oltre una dozzina di persone nell’area immediata, oltre ad un’altra dozzina alla Stazione dei Vigili del fuoco, dove hanno due Humvees che montano mitra M-2 da .50 di calibro. Tutti e quattro gli hangar sono monitorati ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, con rilevatori ad infrarossi e video ad alta risoluzione. Fino a che non riporteremo i nostri laboratori al Distaccamento 24, questo è il massimo che possiamo fare, ma nessuno si introdurrà senza che ce ne accorgiamo, signore."

"Grazie, Sergente. Jim gli alloggiamenti sono pronti per tutti?"

"Le sistemazioni stanno andando ragionevolmente bene. Molte delle truppe ne sono soddisfatte. La popolazione civile lo è di meno, ma capiscono che è necessario … tranne che per i nostri meno amati alti in grado. I pasti, invece, presentano qualche problema. Sembra che la mensa di Nellis abbia cannibalizzato parte della cucina, per riparazioni e ampliamenti. Le cose che ci servono sono già state ordinate, ma questo significa che per due o tre giorni non avremo la mensa pienamente operativa. Ma stiamo risolvendo con le razioni pronte all’uso.

"Ouch." esclamò Slammer "Non funzionerà a lungo, specialmente per i civili. Io sono ragionevolmente intransigente, ma anche io prenderei in considerazione l’ammutinamento se dovessi mangiare quella roba troppo a lungo. Guardiamoci attorno e vediamo di trovare la fonte per uno o due pasti caldi al giorno, anche se dovremo rivolgerci a risorse civili in città. C’è quel Centro Congressi, sicuramente qualche ristorante fornisce loro il catering."

"Ho già controllato, signore." disse Jim. "Domani sera avremo un incontro interdisciplinare tra tutti i dipartimenti, per discutere della sfera e di come fare gli accertamenti. Uno dei ristoranti della città ha già accettato di organizzare il catering per la cena. Saranno presenti almeno 200 persone. Farò loro una chiamata, per vedere se possono fornirci almeno un pasto caldo al giorno."

"Bene, sembra che abbia la situazione in pugno, Capitano. Andrò al Quartier Generale per cominciare a spolverare il mio nuovo ufficio. Ha bisogno di un passaggio, Capitano?"

"No, signore. Ho il mio furgone. Sarò lì anch’io tra venti minuti."

* * * * *

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Capitolo 37
*** 36 ***


Parte 36

12:30 PM – Crashdown Café – Roswell, New Mexico.

Amy entrò dalla porta posteriore con cinque scatole di dolci. Mentre li posava nel frigo, notò altre due cameriere indugiare attorno a Maria. Amy sapeva che Maria era stata depressa sin da quando Liz era fuggita … non era più stata se stessa. Si era abituata a vedere sua figlia giù di morale. Ma quel giorno non era così. Lei stava sorridendo, quasi ridendo per l’eccitazione. Entrò nella sala, senza capire cosa stesse succedendo … fino a che non vide Maria mostrare l’anello alla mano sinistra.

"Amy … " la voce di Nancy arrivò da un tavolo sul retro, dove era seduta a pranzare con Diane Evans. "C’è una sedia libera, se vuoi unirti al club. Non è un grande club, ma sembra che tu sia eligibile come membro."

Amy si sedette accanto a loro e prese un menu. "Un Sigourney Weaver, credo … e servite qualcosa più forte di un frullato?"

Avrebbe parlato con sua figlia, una volta che Maria avesse finito il suo turno.

* * * * *

12:45 PM – Crashdown Café – Roswell, New Mexico.

"QUELLA è Isabel Evans?"

"Sì, quello vicino a lei è Alex Whitman. Non chiedermi di spiegarlo … non riesco a capirlo nemmeno io. Ma fino a che sono felici loro … e certamente lo sono."

"E Michael Guerin? Lui è il cuoco?"

"Sì e uno dei due protagonisti dello spettacolo di ieri nella stanza dei cancellini."

"QUELLI erano loro?"

"Sì, quella lì è Maria. Quando sono … divisi puoi vederli meglio."

"E Isabel e Alex sono veramente fidanzati?"

"A quanto pare … se la Vice Preside è attendibile, dopo aver cominciato a parlare di nuovo."

"E Max Evans dov’è?"

"Non lo sa nessuno. Lui e Liz sono fuggiti. Mio padre li sta facendo cercare ma, finora, senza troppa fortuna."

"Scappati per SPOSARSI?

"Sì, a Las Vegas. Hanno spedito un paio di email, dicendo che stanno bene. I loro genitori sono preoccupatissimi, naturalmente. Si stanno nascondendo fino a quando i loro genitori non potranno far annullare il matrimonio."

"Capisco." disse Tess, ri-valutando tutto quello che le era stato insegnato negli ultimi dieci anni.

Tess era realistica. Non bisognava essere una psichiatra per capire che a suo ‘zio’ mancava qualche rotella, ma avrebbe volentieri dato una possibilità ad una storia con Max Evans, per non doversi sorbire tutta la storia della ‘mescolanza di razze', qualunque diavolo di cosa fosse.

Doveva immaginare che non era il caso di prendere lezioni di educazione sessuale da una persona asessuata. Per quanto, i due anni passati in cattività dovevano avergli lasciato qualche problema.

A quanto pareva, Max e quella Liz erano stati abbastanza felici di miscelare le razze come conigli, e Isabel e Alex non avrebbero aspettato molto per seguire la stessa strada. E Michael e Maria … Tess non era esattamente sicura di quello che era successo nella stanza dei cancellini, ma sembrava che per loro funzionasse.

Certo, lei aveva promesso a Nasedo che avrebbe conquistato Max, per la gloria della razza e tutto il resto. Ma diavolo, lui era sposato. 'Io sono un sacco di cose,’ pensò Tess ‘ma non sono una rovina famiglie.’ No, era meglio non raccontare niente di tutto questo a Nasedo. Se l’avesse fatto, avrebbe quasi certamente fatto qualcosa ad Alex e a Maria e sicuramente a Liz.

All’inizio, Tess pensò che si sarebbe sentita in colpa a mentire a Nasedo, considerando che si era presa cura di lei per dieci anni, ma non fu così. L’evidenza era davanti ai suoi occhi: Isabel e Michael, chiaramente, non consideravano gli umani come esseri inferiori e Max aveva fatto la stessa scelta.

'Che diavolo, Tess.’ si disse ‘Sei al secondo anno del liceo, probabilmente il momento migliore per una piccola ribellione adolescenziale. Inoltre,’ pensò ‘Kyle ha un bel sedere … potrebbe essere divertente scoprire anche qualche altra cosa di lui.’

* * * * *

12:45 PM – La Base a 24 miglia da Roswell, New Mexico.

I suoi progettisti lo avevano congegnato senza la capacità di provare terrore.

La paura sì, la paura aveva un scopo utile, per tenerlo vivo, per assicurarsi che non permettesse ai suoi protetti di correre rischi troppo grandi. Il terrore avrebbe dovuto impararlo e l’aveva fatto, nei due anni trascorsi all’inferno, o nel posto più vicino all’inferno che una forma di vita avesse mai costruito.

Aveva anche imparato il senso di colpa. Parte della colpa riguardava il terrore … le persone – persone sub Antariane, ma comunque persone che aveva ucciso. Non la gente della Base, perché quella aveva meritato quello che era successo loro, quello e anche molto di più, ma la donna al ristorante, pur sub Antariana che fosse, era innocua, come aveva realizzato una volta che il terrore non aveva più controllato la sua mente.

Ma il senso di colpa di non aver fatto il suo dovere verso il suo pianeta natale, di non aver tenuto sotto controllo il terrore e di non essere tornato prima che tre dei suoi protetti se ne fossero andati, quello pesava sulla creatura che ora chiamava se stessa Ed Harding.

Ma, alla fine, aveva imparato a controllare il terrore o, piuttosto, a sottometterlo ad un bisogno più grande. La sua stessa sopravvivenza non era importante, il modo in cui poteva servire la sua Razza, sì. Ed era per quello che era lì, perché aveva percorso strisciando tre miglia nella polvere per raggiungere quella piccola cresta a due miglia dall’entrata della base, non per se stesso, ma per lei e per gli altri tre che avrebbero portato avanti la gloria della sua Razza su quel pianeta.

Il debole vento soffiava in direzione della Base e lui vide quello che stava cercando, un largo Salsola tragus. Diresse un po’ di potere verso la sua base, strappandolo dalle radici, poi lo spinse, per guidarlo … il vento fece il resto del lavoro.

Il cancello sembrava vecchio, la Base era lungo abbandonata, il suo corpo di guardia era invaso dalle erbacce e anche la pista e gli hangar non mostravano segni di uso recente.

Ma quando il tumbleweed si fermò contro il filo spinato attorno ad uno degli edifici che lui ricordava così bene, vide due uomini uscire da un centro di sicurezza nascosto e controllare velocemente l’area, spianando minacciosamente le armi. Uno trovò subito il cespuglio e lo tirò via dal recinto con evidente irritazione, mentre l’altro controllava la direzione opposta al vento, dalla quale era arrivato.

Anche se il suo corpo era trasformato per mimetizzarsi nella sabbia del deserto, Ed Harding sentì le sensazioni sommergerlo … prima la paura, poi la rabbia.

Era evidente che la Base era ancora attiva.

* * * * *

05:30 PM – Casa DeLuca - Roswell, New Mexico.

Era stata una cena strana per Michael. Lui si era comportato al meglio, ma era ovvio che si trattava di ben più di un invito a cena da parte di Amy. Non sapeva se avrebbe passato le pene dell’inferno, se sarebbe stata una cena di congratulazioni o se qualcosa a metà tra le due cose.

Probabilmente l’ultima ipotesi, pensò. Se fosse stato fortunato, sarebbe stata una semplice intervista ad un genero, se non lo fosse stato, sarebbe stata una spiegazione del perché una tale cosa fosse impossibile. Lui non era mai stato così nervoso. E con tutta la tensione attorno al tavolo, ancora non si era parlato del problema non-di-questo-mondo. All’improvviso gli tornarono tutti i suoi dubbi.

Maria guardò Michael, avvertendo il suo disagio. Guardò anche sua madre, cercando di farle capire quanto fosse decisa. Sua madre NON avrebbe rovinato tutto, aveva aspettato quel giorno da troppo tempo. Si chiese se Max e Liz, ovunque fossero, avessero una stanza in più. All’improvviso era cambiato tutto, Michael non era più il ragazzo che aveva paura di impegnarsi e ora era … il suo fidanzato.

"Allora, Michael," chiese Amy mettendogli davanti una fetta di dolce. "Cosa pensi che significhi essere fidanzato con Maria?"

"Uhm … che un giorno ci sposeremo, signora DeLuca. Uhm … a proposito, questo dolce è eccellente."

"E quale sarebbe quel giorno, Michael?"

"Mamma, ancora non abbiamo stabilito una data."

"Non parlare con la bocca piena, cara, e continua pure a mangiare il tuo dolce. Io stavo parlando con Michael."

"Uhm … veramente non abbiamo ancora stabilito una data, signora DeLuca." disse Michael.

"Buona cosa, Michael. Vuoi sapere perché è buona?"

"Uhm … no. Perché, signora DeLuca?"

"Perché né tu né Maria vi siete ancora diplomati e voi NON … cercate di capire bene … NON vi sposerete fino a che tutti e due avrete finito le superiori. Ti è PERFETTAMENTE CHIARO, Michael?"

"Mamma … "

"Non parlare con la bocca piena, Maria, e continua pure a mangiare il tuo dolce. Hai capito bene, Michael? E’ PERFETTAMENTE CHIARO?"

"Come un cristallo, signora DeLuca."

"Detto questo, Michael, dimmi come il fatto di essere fidanzato con Maria cambierà le cose tra voi due."

"Non sono certo di aver capito, signora DeLuca."

"Voglio solo sapere se pensi che il fatto che lei porti il tuo anello ti dia, in qualche modo, diritti o privilegi che non avevi prima che lo portasse."

"Madre!"

"Mangia il tuo dolce, cara. Io e Michael stiamo parlando. E’ scortese interrompere."

"Signora DeLuca … io volevo solo che Maria sapesse che mi sono impegnato in questa relazione. Io non mi aspetto niente … "

"E questo è un bene, Michael, perché le cose non cambieranno. A me non importa quanto Maria pensi che tu non sia di questo mondo, ancora non siete sposati … mi sono spiegata?"

"Madre … "

"Mangia il tuo dolce, Maria. Io e Michael stiamo parlando. Capito bene, Michael? Perché se tu pensi di fuggire prima che vi siate diplomati, di fare sesso con mia figlia prima che siate sposati … allora ti inseguirò come il cane bastardo che sei e ti sparerò. Capito, Michael?"

"Sì, signora DeLuca."

"Bene. Sono contenta di aver fatto questa chiacchierata. E’ bello aver chiarito tutto. Benvenuto in famiglia, Michael."

"Uhm … Grazie."

"Madre, ora siamo fidanzati e le cose sono differenti, non importa quanto tu gridi contro Michael."

"Okay, Maria. Tu puoi stare fuori altre due ore il venerdì sera, ma questo è tutto."

"Madre, noi abbiamo un po’ di autocontrollo, lo sai?"

"E’ proprio quello che pensavo anche io … diciassette anni fa. Voglio che tu capisca che fino a che non arriverà il secondo anello, DOPO il diploma, NIENTE è cambiato. Capito bene tutti e due?"

"Sì, mamma."

"Sì, signora DeLuca."

"Okay, allora. Perché voi due piccioncini non ve ne andate in salotto a sentire un po’ di musica? Farò io i piatti."

"Sarei contento di aiutarla, signora D … "

"Ho la vaga impressione che tu e Maria preferiate far qualcosa di diverso dai piatti. Tu pensa a mantenere il controllo, ai piatti ci penso io."

Dopo che Michael e Maria ebbero lasciato la cucina, Amy prese il telefono e compose un numero.

"Jim? Sono Amy. Ti ricordi quando ti ho detto che non potevamo … uh … andare oltre nella nostra relazione, perché dovevo essere un modello per una figlia adolescente? Be’, ora lei è una giovane donna fidanzata e questo cambia tutto. Hai qualche impegno per venerdì sera?"

* * * * *

12:15 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Max aveva aiutato a preparare la cena ed era … differente, ma niente male. Aveva preparato un piatto marocchino che aveva trovato su un libro di cucina. Si chiamava Bisteeya e consisteva in cosce di pollo molto speziate, spolverate poi con zucchero e cinnamomo. Liz non avrebbe mai immaginato che potesse piacerle qualcosa di così dolce e piccante, ma era stato così. Di solito le cose dolci e piccanti insieme non facevano per lei … tranne Max, naturalmente.

BRINNNNGG

BRINNNNGG

Liz smise di asciugare i piatti e prese il telefono. Ascoltò per diversi secondi, prima di alzare lo sguardo.

"Max, è Betty Ann. Domani sera, il ristorante deve fornire il catering per un paio di centinaia di persone. Niente in contrario se vado ad aiutare? Altrimenti Rachel ed Anna dovrebbero fare tutto da sole, perché Lucinda non può andare. Problemi con l’asilo nido."

"Okay. Hai bisogno che ti accompagni? Altrimenti farò il compito di inglese per il corso pre-universitario."

"No, posso andare con il furgone del cibo. Devono andare lì, al Poligono di Tonopah. Dovrei essere a casa per le 10."

"Va bene. Solo, sta’ lontana dall’Area 51. Non voglio che nessun alieno ti prenda … almeno, nessun altro alieno." disse, afferrandola per la vita da dietro e mordicchiandole il lobo dell’orecchio.

"Max, se continui così, non finirò mai di asciugare questi piatti!"

Lui passò la mano sullo scolapiatti e lei sentì il calore che ne irradiava.

"Hmm, sembra che abbiamo fatto presto a sistemare i piatti. Cosa ci resta da fare?"

"Abbiamo ancora due stanze da letto … e il tavolo della cucina."

Lei gli sorrise. "Sarà sempre più comodo della lavatrice … "

* * * * *

08:00 PM – Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chaves – Roswell, New Mexico.

Angela Robertson entrò nell’ufficio scuotendo la testa. "Ancora nessuna notizia sulla nostra coppia di fuggiaschi. Pensavo che ormai avremmo avuto qualche indicazione."

"Bene, come avevi detto, questi ragazzi non sono proprio stupidi. Inoltre, so per certo che almeno uno di loro è un esperto nel tenere bassa la sua visibilità."

"Vuol dire Max? Perché dice così?"

"Oh, giusto un’impressione."

"La sua impressione può rivelarsi giusta. Sono molto bravi a tenere un profilo basso … almeno, finora."

"Però, anche se si stanno nascondendo, Max e Liz sembrato aver scatenato un’epidemia di fidanzamenti tra gli adolescenti del posto. La sorella di Max, la figlia di Amy … "

"Ehi, consideratela una benedizione. Per i miei studi, stavo leggendo un articolo sul suicidio adolescenziale di gruppo, dove un ragazzo decide di commettere un suicidio e scatena altri suicidi nei suoi pari età. Paragonato a quello, un gruppo di ragazzi che decidono di commettere un matrimonio … be’, mi sembra un’epidemia piuttosto benigna."

"Meglio così, non è vero? Fino a che non contagia anche mio figlio Kyle … "

* * * * *

08:00 PM – Casa Harding – Roswell, New Mexico.

Mentre la Mustang rossa imboccava il viale, Ed Harding sbirciò attraverso le veneziane. "Che ci fa LUI qui?"

"Oh, è venuto a prendermi. Usciamo per prendere un frullato."

"Ti sei associata a questo … umano?"

"Nell’ Arte della Guerra, Sun Tzu dice che si deve conoscere il nostro nemico. Visto che su questo pianeta ci sono sei miliardi di questi sub-Antariani e che l’altra femmina ed io possiamo avere solo dieci o dodici discendenti ciascuna … ci vorrà un po’ prima di superare il loro numero. Così sto imparando qualcosa su di loro e, quando sarà arrivato il momento, saprò come sconfiggerli."

Tess non era sicura su che tipo di mente avesse Nasedo prima che quei due anni passati in cattività lo sconvolgessero, ma era piuttosto certa che la storia non fosse il suo forte nemmeno allora. Aveva anche il timore che, quando era fuggito, avesse fatto delle cose terribili, ma non ne era certa perché a quel tempo, mancavano ancora dieci anni alla sua uscita dal bozzolo. Le aveva fatto capire la sua volontà di nuocere agli umani, ma lei poteva sempre distrarlo … o almeno, confonderlo e fargli prendere un’altra tangente. Però, aveva timore di lasciarlo solo troppo a lungo. Ma, in un mondo che vedeva lei come la bambina e lui come l’adulto, c’era un solo modo in cui potesse farlo.

A Tess sembrò quasi di sentir girare le rotelle nella mente di Nasedo, mentre rifletteva su quello che gli aveva detto. Alla fine sembrò fare un ghigno di approvazione.

"Buona idea, Tess. Dimostri un encomiabile spirito di iniziativa."

‘Grande.’ pensò Tess. ‘Max e Isabel camminano nel deserto e vengono raccolti da una coppia di perfetti estranei, ottenendo un decennio di abbracci e di carezze da genitori che li amano. Perfino Michael ha qualcuno che ama. Io resto nella camera dei bozzoli e vengo consegnata all’essere di una cultura altamente avanzata che era stato creato per prendersi cura di noi e tutto quello che ottengo è ‘Dimostri un encomiabile spirito di iniziativa, Tess.’ La mia vita può andar peggio?’

Tess sorrise e lasciò la casa, guardando Kyle. Non ne era sicura, ma pensava di voler conoscere Kyle. Non nel senso di capirlo, ma in un senso più arcaico … biblico. Come Adamo aveva conosciuto Eva, come, senza dubbio, Max stava conoscendo Liz – forse in quello stesso momento – e se Isabel non stava conoscendo Alex … be’, Tess era pronta a scommettere che quei due stavano almeno facendo dei sogni di fuoco. E in quanto a Michael e Maria … probabilmente, meno se ne parlava, meglio era.

Ma, guardando Kyle, Tess decise che, dopo tutto, la sua vita poteva anche non essere tanto male.

Salì sulla Mustang ed allacciò la cintura, sorridendogli. In realtà, Tess non aveva molta esperienza ed era un po’ preoccupata. Non era sicura che la sua specie si accoppiasse così presto o se il fatto che gli altri tre facessero così sul serio fosse solo una coincidenza. Ma gli altri tre erano già connessi … o sulla strada buona per esserlo. Lei cominciava di nuovo a sentirsi l’aliena tagliata fuori, proprio come quando Nasedo le aveva detto che gli altri tre stavano trascorrendo delle vere vite in qualche parte di Roswell, mentre lei era intrappolata con lui.

A dire la verità, in California, c’erano stati un paio di ragazzi della scuola che si erano interessati a lei, ma nessuno dei due era carino come Kyle. Inoltre, lei si era tirata indietro, perché credeva alle idiozie sul destino che le aveva propinato Nasedo.

All’inizio, era stata un po’ delusa che Max fosse già connesso con un’altra, poi si era sentita sollevata. Lei aveva letto di culture, anche sulla Terra, che combinava le Connessioni … o, almeno, i matrimoni. Qualche volta la femmina non aveva voce in capitolo. Lì era meglio. Libera scelta. Almeno fino a che era in grado di tenere sotto controllo Nasedo …

E a lei Kyle piaceva veramente. Era carino, era sexy, aveva una grande personalità … e, inoltre, decise che aveva un gran bel sedere … In realtà, non si conoscevano ancora molto bene ed erano usciti insieme solo poche volte, sempre sotto il radar di Nasedo. Stava sperando troppo? Si stava aspettando troppo e troppo presto?

Probabilmente, sì. Ma non era che avesse avuto anni da trascorrere con parenti ed amici. Per tutta la sua vita, Nasedo l’aveva fatta muovere ogni cinque o sei mesi. Ora sentiva che sarebbe stato giusto rimettersi al paro con gli altri tre.

Guardò di nuovo Kyle, con la coda dell’occhio. Non sarebbe stato etico entrare nella sua mente e convincerlo ad avere una relazione più intima. Ma se lui le avesse dato qualche indicazione sulla sua volontà di farlo … anche il minimo indizio … forse lei avrebbe potuto dargli una spintarella mentale, solo per vedere cosa sarebbe successo …

* * * * *

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Capitolo 38
*** 37 ***


Parte 37

08:20 PM – Crashdown Café – Roswell, New Mexico.

Tess stava leggendo il menu, cercando di non ridere. "In questo posto piacciono gli alieni, vero? Esplosione aliena? Frullato Sangue di alieno?"

"Ti avevo avvertito che questa era una trappola per turisti a tema alieno, Tess. Sei stata tu a voler venire qui."

"Qual è il problema, Kyle? Non credi negli alieni?"

"Nella mia famiglia, questo è un tasto dolente, Tess. Nel 1947, mio nonno era nella Polizia. Era paranoico sugli alieni e, in effetti, lo è ancora. Alla casa di riposo ne parla ancora. Mentre cresceva, mio padre è stato costantemente preso in giro anche se, dal mese scorso, sembra che la prenda con maggiore filosofia. Io? Io non credo in niente che non abbia visto e sono quasi certo di non aver mai visto un alieno."

"In realtà, non so se questo renda le cose più facili o più difficili."

"Che vuoi dire, Tess?"

"Oh, niente, Kyle. Stavo solo pensando ad alta voce. Senti, non sei il solo ad avere problemi in famiglia … voglio dire, mio zio … è un po’ strano, ma è l’unico parente che ho."

"Cos’è successo ai tuoi, Tess?"

"La maggior parte della mia famiglia è morta in un incidente aereo, Kyle."

"E’ uno schifo. Anche mia madre se ne è andata. Non è morta, solo partita. O, almeno, così pensiamo solo … partita. Se ne è andata quando avevo sei anni e ha mandato a mio padre gli incartamenti per il divorzio quando ne avevo otto." Kyle non era sicuro del perché parlasse di tutto quello, non parlava quasi mai di argomenti così personali. Era solo che Tess era così simpatica, così amichevole, che era così facile parlare con lei.

"E’ duro crescere senza i genitori." disse Tess "Io ne sono una prova vivente."

"Oh, mi sembra che tu sia venuta su bene, Tess. Anche io, credo. Io e papà … ce la caviamo piuttosto bene. Però sono preoccupato per lui. Fra tre anni, spero di andare al college, a giocare a football da qualche parte …. e allora lui resterà solo, solo lui e il lavoro. Ha bisogno di qualcosa di più, qualcuno che lo aspetti a casa. Sta uscendo con Amy, la mamma di Maria, con alti e bassi da un paio di anni. Per la maggior parte bassi … E’ un peccato che lei non sia più interessata a lui. Lui ha bisogno di qualcun’altra nella sua vita."

"Credo che tutti noi ne abbiamo bisogno, Kyle. Qualcuno da cui tornare. Tu giochi davvero a football?"

"Sì, sono il Capitano della squadra."

"E’ meraviglioso. Io ho giocato per un po’ in una squadra femminile, in California. E’ stato divertente. Non ero molto brava, però."

"Stiamo formando una squadra femminile, a scuola. Dovresti iscriverti."

"Ma ho bisogno di un po’ di allenamento. Sono a posto nella parte offensiva, ma perdo sempre la palla."

"Posso lavorare con te … farti fare un po’ di pratica. La cosa importante è mettere le mani ben salde sulle cosce … fare una buona presa, così non la perderai." Kyle cominciò ad arrossire e disse "Se vuoi fare pratica … se non ti imbarazza allenarti con un ragazzo … possiamo incontrarci domani, dopo la scuola … "

"Sarebbe grande, Kyle!"

"Sì, potrei passarti la palla una dozzina di volte, fartela sentire … per così dire."

"Sarebbe veramente grande, Kyle! Mi piacerebbe molto, ma io non sono il Capitano … non posso tirare così forte. Ho sempre giocato al centro."

Kyle stava bevendo dell’acqua quando Tess lo disse e lei cominciò a ridacchiare quando lui cominciò a tossire, diventando rosso.

"Mi dispiace, Kyle. Io gioco da ricevitore. Volevo solo vedere come avresti reagito. Non sei difficile da leggere. Forse, qualche volta dovremmo giocare a poker … se tenti di bleffare, potrei leggerti la mente e ti porterei via tutto quello che hai."

"Ti faccio sapere che sono un giocatore di poker eccellente, Tess. Ma visto che mio padre è lo Sceriffo, mi spellerebbe vivo se mi trovasse a giocare per soldi."

"Oh, non dovrebbero essere soldi, Kyle. Giocheremmo a strip poker. Potrei scommettere reggiseno e mutandine … "

Ci fu una seconda esplosione dall’altra parte del tavolo, quando Kyle aspirò un altro sorso d’acqua.

"Lo hai fatto apposta, Tess." l’accusò Kyle. Tess arrossì e si finse innocente … ma scoppiò a ridere.

"Sì. Sì, Kyle, è vero. Arrossisci facilmente, lo sai vero?"

"Tess, se non la smetti con questi discorsi … comincerò a credere che stai flirtando con me."

Tess si sporse sul tavolo e lo baciò dolcemente sulle labbra. "Noooo? Lo pensi davvero?"

* * * * *

Jim Valenti si era fermato al Crashdown per prendere una tazza di caffè e per dire ai Parker che non c’erano notizie di Liz, quando vide la Mustang rossa. Sapeva che Kyle aveva cominciato ad uscire con una ragazza appena arrivata a scuola, ma fu più che sorpreso quando la vide allungarsi sul tavolo per dare a Kyle un veloce bacio. Era solo un bacio, lo sapeva, ma conosceva anche suo figlio. Il ragazzo stava ridendo come un gatto del Cheshire. E non era che Jim Valenti non avesse fiducia in Kyle o nella ragazza, era che aveva appena finito di parlare con Angela di adolescenti che facevano le cose in gruppo e trovava sconcertante l’improvviso successo romantico di Kyle.

Non voleva interromperli, solo informarli che il Crashdown era un posto pubblico e che dovevano mostrare un po’ più di decoro. Con quello in mente, entrò nel ristorante.

"Kyle … "

Kyle fu sorpreso quando alzò gli occhi e vide suo padre. "Ciao, papà. Questa è Tess … Tess Harding."

"Salve, miss Harding. Uh, Kyle … sai che domani c’è scuola … probabilmente sarebbe meglio se non faceste troppo tardi … "

"Papà, ma non sono nemmeno le 8 e mezza!"

"Kyle, devi finire ancora i compiti e … "

"Oh, ciao Jim." disse Amy DeLuca.

"Amy, che ci fai qui?"

"Maria è andata a cena con Michael … in effetti sono usciti in coppia con Alex e Isabel. Sono qui per ricordarle che domani c’è scuola … e che sarebbe meglio se non facesse troppo tardi."

"La stessa cosa che ho fatto io, Amy."

Tess guardò Kyle, notando il suo disappunto. Trattenne un sorriso e guardò Jim ed Amy, concentrandosi su di loro.

Guardando Jim, Amy pensò ‘Sai? Michael e Maria sono fidanzati. Forse hanno diritto ad un po’ di privacy.’

"Jim," disse Amy "ti andrebbe una fetta di torta?"

"Vado pazzo per le tue torte, Amy. Ma non credo che qui ne siano rimaste."

"Ne ho una intera a casa mia, Jim. Puoi averne una fetta lì … forse anche più di una."

"Kyle non aspettarmi alzato, tornerò tardi. Voi ragazzi divertitevi … "

"Kyle, se vedi Maria, dille di prendersi il suo tempo. Diavolo, si è giovani solo una volta."

"Ha ragione, signora DeLuca." disse Kyle, inarcando le sopracciglia. Quando i due adulti furono usciti, Kyle e Tess cominciarono a ridacchiare.

"Credo che per un po’ abbiamo via libera … "

* * * * *

08:45 PM – Crashdown Café – Roswell, New Mexico.

"Ne siete sicuri, ragazzi?" disse Maria "Non è che non frequenti abbastanza questo posto … e anche Michael, se è per questo."

"Quando hai bisogno di un’Esplosione aliena … hai bisogno di un’Esplosione aliena, Maria." disse Alex.

Isabel gli sorrise. ‘Tra circa tre ore saremo entrambi addormentati.’ pensò ‘Gli darò un’esplosione aliena che non dimenticherà facilmente.’ Guardò Alex e sorrise. ‘Abbraccia il tuo lato umano, ha detto Max. Bene, l' ho fatto sicuramente. E Max aveva ragione!’

Era buffo quanto fosse cambiata. Le mancava suo fratello e le mancava perfino Liz, la ragazza che aveva temuto così a lungo. Quella sera era delirantemente felice. E altrettanto lo era Michael. Che stupidi erano stati, tutti e tre, a non vivere la loro vita, solo per paura di essere scoperti. Quando si vide riflessa nella vetrina, notò che il suo rossetto era sbaffato. Era successo nel sedile posteriore della Jetta, mentre venivano lì. Vide uno sbaffo di rossetto sul collo di Alex. Godette nel vedere quel segno … quasi un marchio di proprietà, anche se solo temporaneo.

Riusciva a malapena ad aspettare il secondo giro. Essere amata era così bello … così meraviglioso … la rendeva molto più viva di quando era una Principessa di ghiaccio.

"Prendo una Cherry Cola. Vado a rinfrescarmi un po’."

Quando arrivò nel bagno delle signore si guardò allo specchio. QUELLO sì che era il volto di una donna felice. Cercò nella borsa e trovò il rossetto, poi, portandolo alle labbra, esitò … era del colore sbagliato. Si ricordò di averne cambiato il colore per farlo intonare alla camicetta. Oh, be’, lo avrebbe fatto di nuovo. Ma mentre stava per farlo, la porta si aprì e quando entrò la nuova ragazza, quella che usciva con Kyle, Isabel si immobilizzò.

"Ciao, Isabel. Mi chiamo Tess. Avrei bisogno di un consiglio e tu sei la sola, sulla Terra, che possa aiutarmi."

Durante gli anni, Isabel era stata abituata a ricevere le richieste di aiuto di aspiranti Principesse di ghiaccio su abiti, cosmetici e su come comportarsi con i ragazzi. Ma tutto quello se l’era lasciato alle spalle.

"Non so su cosa credi io sia esperta, ma potresti benissimo cavartela da sola. Io non so nulla di speciale."

"Non è così, Isabel. Tu sei la sola che può saperlo. Alex deve sapere. Come hai fatto a dirgli che eri un’aliena, prima di fidanzarti con lui?"

All’improvviso tutte le sue paure tornarono. Dieci anni vissuti nel terrore di essere scoperta, tornarono con un’unica frase.

"Io … io non so di cosa tu stia parlando, Tess."

"OH? Be’, forse sono male informata … " disse Tess. Poi allungò la mano e toccò il rossetto, cambiandolo nel colore giusto. " … o forse no … "

Cinque minuti più tardi, passò al fianco di Kyle che stava dicendo a Maria di non affrettarsi a rientrare a casa, perché, probabilmente, i loro genitori avevano bisogno di privacy. Isabel scoppiò a ridere.

"Di che si tratta, Isabel?" chiese Maria.

"Te lo dirò più tardi, Maria. In un posto meno pubblico. E’ solo che … spero che Kyle non abbia fatto programmi … per i prossimi settant’anni o giù di lì."

* * * * *

10:15 PM – Casa DeLuca - Roswell, New Mexico.

"Questo sì che era un dolce delizioso." disse Jim Valenti, guardando il viso di Amy sul cuscino accanto a lui. "E’ passato molto, molto tempo."

"A quanto pare non hai dimenticato come si fa, Jim."

"Sai, Amy? Tutto questo è veramente stupido …"

"Lo è, Jim? A me personalmente è piaciuto." gli disse lei con un sorriso.

"Non quello, Amy. Voglio dire l’intera … faccenda di mettere in stallo la nostra storia per anni, aspettando che i ragazzi siano cresciuti, ecco cosa è stupido. Voglio dire … eccomi qui, nudo a letto con la donna che amo, dopo aver appena fatto l’amore con lei … e Michael Guerin ha dimostrato più impegno verso la sua ragazza che io con la mia. Michael Guerin, Amy … Sai come tutto questo mi faccia sentire inadeguato?"

"Non lo so, Jim. Ero così presa nel non confondere i ragazzi … ma quando ti ho visto, stasera, a parlare con Kyle e quella ragazza … be’, ho provato qualcosa e non ho potuto aspettare più a lungo."

"Ho provato anche io la stessa cosa, Amy. Ero tutto preso a rimproverare Kyle su qualcosa … che ora non riesco nemmeno a ricordare … poi tu eri lì e tutto quello che volevo al mondo era stringerti e farti mia."

"Forse abbiamo preso tutto dal verso sbagliato, Jim. Sì, certo, la nostra prima esperienza matrimoniale è stata un fallimento … mio marito è scappato, tua moglie è scappata. Forse sarebbe meglio se ci fidanzassimo, se mostrassimo ai ragazzi che può funzionare … che non deve per forza finire in quel modo …

"Allora vorresti sposarmi, Amy?"

"Metti una ragazza in posizione di svantaggio, signor Valenti, quando le fai questa domanda mentre lei è a letto con te … ancora tutta sudata per la passione che le hai fatto provare. In queste circostanze, chi potrebbe dire di no?"

"Non saprei ma, se ti interessa veramente, potrei fare un’indagine …"

"Nessuna indagine per te, mister. Tu sei fuori dal mercato … Io accetto."

"Allora dovremmo pensare ad un modo per dirlo ai ragazzi."

"Sì, Jim. Ma non ora. Ora sarebbe un buon momento per un secondo pezzo di quel dolce … se tu sei d’accordo … ma vedo già che lo sei …"

* * * * *

10:45 PM – Casa Valenti - Roswell, New Mexico.

Kyle si era appena messo a letto, quando il suo cellulare squillò. Rispose immediatamente.

"Sei a letto, Kyle?" chiese Tess.

"Sì, ma non preoccuparti. Volevo parlare con te. Tess, mi dispiace, non so cosa mi sia successo. Di solito non mi comporto … be’, come una piovra, quando do il bacio della buona notte ad una ragazza. Non so cosa mi abbia preso."

"lo so io, Kyle. E’ stata colpa mia quanto tua."

"No, Tess, tu stavi solo flirtando. Sono stato io che … ho mosso troppo le mani. Posso capire se sarai riluttante ad uscire di nuovo con me."

"Oh, no. Domani dobbiamo allenarci insieme, Valenti. Me lo hai promesso."

"Tess, io pensavo che fosse uno scherzo."

"In parte sì, io non gioco al centro. Sebbene non sia male essere versatile, Kyle … "

"Tess, tu sei veramente diversa da tutte quelle che ho conosciuto. Io … mi sento a mio agio, quando sono con te. So che non è molto romantico dirlo, ma è una cosa bella, sai?"

"Lo so, Kyle. Non sono molto brava nella parte romantica, ma tu mi piaci, Kyle. Mi piaci molto. E se tu ti senti a tuo agio con me … credo che mi piacerai ancora di più. Quando sarai pronto, certo … "

"Anche a me piacerebbe, Tess."

"Okay allora, Kyle. Ci vediamo domani a scuola … e dopo, sul campo di gioco."

"Okay, Tess. E, Tess …?"

"Sì, Kyle?"

"Io ti amo."

"Anch’io ti amo, Kyle."

Tess si sdraiò sulla schiena con un’espressione di pura gioia sul viso. Le lacrime, dagli occhi, le scesero sulle guance … minacciando di finire nel canale auricolare, mentre fissava il soffitto. ‘E non ho dovuto nemmeno condizionargli la mente … " pensò.

* * * * *

11:30 PM – Casa Evans - Roswell, New Mexico.

La foto che le aveva dato Tess fluttuò verso il pavimento, mentre la mente di Isabel lasciava la stanza da letto per raggiungere la sfera dei sogni. Quando fu entrata, Tess sollevò lo sguardo e le disse "Cosa ti ha trattenuta?"

Isabel arrossì e rispose "Se proprio vuoi saperlo, dare il bacio della buonanotte ad Alex. E lo raggiungerò nei suoi sogni tra mezz’ora, quindi dobbiamo sbrigarci a parlare."

"La storia della mia vita. Voi tre ve ne siete andati e mi avete lasciato, sono stata costretta a crescere con un androide difettoso che si crede Heinrich Himmler e quando, dopo dieci anni, ci ritroviamo tu hai un appuntamento focoso col tuo fidanzato."

"Be’, mi sembra che con Kyle te la sia cavata bene."

"Davvero, Isabel, non puoi darmi qualche suggerimento? Lui è il primo ragazzo con il quale sono uscita."

* * * * *

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Capitolo 39
*** 38 ***


Parte 38

10:30 PM – (11:30 PM Central Time) Alloggio n° 114 – Poligono di Tonopah, Nevada.

La stanza era piccola, se paragonata a quella che aveva nell’area 51, e non aveva un posto sicuro dove mettere gli oggetti di valore. Il dottor Blaukopf ne era risentito. In effetti era risentito per tutti gli aspetti derivanti dall’aver dovuto lasciare l’Area 51 ed essere dovuto andare in quel posto, anche se solo temporaneamente. Ma il suo problema più immediato erano un paio di oggetti: uno era un’arma, l’altro un trofeo.

Guardò con orgoglio il piccolo TASER modificato.

Lui era stato il responsabile per una considerevole quantità della farmacologia che si stava sviluppando. Tutti i Taser funzionavano sparando due dardi su un bersaglio. Fili sottili attaccati ai due dardi rilasciavano una scarica di 50.000 volt, per far venire le convulsioni ai muscoli della persona sulla quale erano diretti. Entrambi i dardi iniettavano anche dei componenti chimici.

Uno era semplice scopolamina. Era una droga vecchia, ma affidabile, almeno nel breve periodo e il suo vantaggio era un effetto rapido. L’elettricità poteva immobilizzare il soggetto per un minuto o due, sconvolgendo i muscoli e confondendo il cervello. A quel punto, la scopolamina sarebbe entrata in circolo, cancellando la volontà di un alieno e impedendogli di usare i suoi poteri.

Nell’altro laboratorio avevano scoperto un certo numero di inibitori degli impulsi cerebrali che erano meno sedanti della scopolamina, ma che duravano più a lungo. Avevano testato quelle droghe sull’alieno che avevano catturato e gli avevano impedito di usare i suoi poteri per quasi due anni. Quelle droghe erano nel secondo dardo.

Blaukopf aveva sempre tenuto un Taser modificato nell’Area 51, nel caso che la creatura cercasse di nuovo di entrare nell’area per impadronirsi di altri pezzi della nave. Anche Schreiber ne aveva uno. Ma nella stanza non c’era una cassaforte, Blaukopf non si fidava della serratura della porta … e quella non era una cosa che voleva condividere con quel ficcanaso del nuovo Comandante o con quel Tenente appartenente ad una razza sub-umana.

Il secondo oggetto, due oggetti, in realtà, era qualcosa di cui Blaukopf andava particolarmente orgoglioso ma che, nondimeno, voleva tenere nascosto. La dissezione era stata noiosa, ma era contento di essersi preso il tempo di farla bene. Aveva lentamente rovesciato la pelle e l’aveva staccata dalle mani. L’aveva fatto con attenzione, perché sarebbe stato facile fare un foro nel suo souvenir, se avesse fatto le cose in fretta. C’erano voluti diversi lavaggi per portare via le ultime tracce di odore di formalina dai suoi nuovi guanti e poi una gran quantità di crema per ammorbidirli, dopo anni di immersione nella sgradevole soluzione.

Aveva usato lo stesso metodo usato da suo padre per fare trofei simili con gli altri sub-umani di Dachau: liscivia per sgrassare la pelle, tannino per conciarla. Ora i guanti erano morbidi come la pelle di un capretto, sebbene le dita non fossero della lunghezza giusta. Ma era quello che li rendeva speciali. Era quello che li rendeva unici. Eppure non voleva metterli in mostra, non dove il Comandante avrebbe potuto vederli.

Proprio no, decise. Avrebbe sempre portato con sé quei tesori particolari, per tutto il tempo. Solo così sarebbero stati al riparo da occhi in discreti.

* * * * *

05:00 AM – Casa Harding – Roswell, New Mexico.

Mentre Isabel prendeva forma nella sfera dei sogni, la figura onirica di Tess si alzò e l’affrontò, piuttosto irritata. "Era ora, Isabel. Quanto ci hai messo? Sei ore?"

"Tess, non è passato più di un paio d’ore, ne sono certa."

"Scommetto un dollaro che, se ora ci svegliamo, sono almeno le 4 e 30. Accetti la scommessa?"

"Mi dispiace. Avevamo delle cose importanti da discutere."

"Capisco … Ci sono almeno sette succhiotti visibili e sono pronta a scommettere che ce ne sono altrettanti sotto quei vestiti."

"Tess … "

"Non ti sto prendendo in giro … sono invidiosa. Voglio solo un po’ di aiuto. Tu sei vissuta con gli umani tutta la vita, sai come funzionano. Io ho avuto quasi solo Nasedo per compagnia. Un pesce rosso si sarebbe divertito di più."

"Ora, a quanto sembra, hai Kyle."

"A quanto sembra un accidente! Kyle è MIO! Era libero, è carino, sexy, atletico, avvenente, romantico, premuroso, riguardoso, in contatto col suo lato femminile … "

"Kyle Valenti? In contatto col suo lato femminile?"

"Okay, è un caso di lavori in corso, Isabel. Tutti i ragazzi lo sono, anche Alex, credo. Ho solo bisogno di un po’ di aiuto per farli progredire. Ancora non mi hai detto come hai fatto a dargli la notizia, sai? Quella sulla parte ‘non-di-questo-mondo’?

"In realtà non sono stata io a dargliela, è stata Liz, Liz Par … ora è Liz Evans, mia cognata."

"E lui non si è messo ad urlare o cose del genere?"

"No. All’inizio non le ha creduto. Ho dovuto dargli una dimostrazione, ma visto che per Liz andava bene, lui ha accettato la situazione."

"E Michael come ha fatto a dirlo a Maria?"

"Michael non l' ha detto a Maria, è stata Liz."

"E anche lei ha accettato l’idea?

"Be’, all’inizio ha dato un po’ i numeri, ma Liz l' ha tenuta sotto controllo. E’ andata piuttosto bene, in realtà."

"E va bene. Ho bisogno di ricordarti che il padre di Kyle, il mio futuro suocero, è lo Sceriffo, il lungo braccio della legge, il primo potenziale anello della catena ‘manda-l’alieno-in-laboratorio’? Ho bisogno di qualcuno che abbia un po’ di esperienza. Allora, dov’è questa tanto decantata Liz che tutti usano per dare la lieta novella al loro umano, così che il suddetto umano non corra via con l’idea di essere inseguito da qualcosa che darebbe gli incubi anche ad Arnold Schwarznegger?"

"Dovrebbe essere con mio fratello, nascosti da qualche parte, per un altro anno e mezzo."

"Un anno e mezzo? Nemmeno per sogno, Isabel. Dobbiamo trovarla … e subito!"

"Tess, in ogni caso dovresti rallentare un po’ con Kyle."

"Grande … Ho trovato qualcuno che ha solo sette giorni più di me, che ha speso le ultime sei ore facendo sogni sessuali col suo fidanzato, che mi dice di rallentare? No, Isabel. Ho dieci anni da recuperare. Lo sai che questa sera mi ha detto che mi ama? E non ho dovuto condizionargli la mente.

Sai? Se voi tre mi aveste aspettato solo una schifosa settimana, ora tutti noi avremmo potuto essere fidanzati o sposati. Ancora non vi ho veramente perdonati e, forse, potrei anche non perdonarvi mai … Ora, come facciamo a ritrovare Liz?"

* * * * *

07:00 AM – Ufficio della Sicurezza – Poligono di Tonopah, Nevada.

Il Capo del Servizio di sicurezza era stato scelto per quel lavoro perché era il più esagerato, compulsivo bastardo che il responsabile di un progetto potesse trovare ed era all’altezza della sua reputazione. Non aveva voluto che nel sito entrasse nessuno senza il Nulla Osta di Sicurezza e, fosse stato nell’Area 51, non avrebbe fatto entrare quelle quattro persone. Ma al Poligono di Tonopah le cose erano differenti. L’Area Industriale era a quasi dodici chilometri dagli alloggi e dalle mense principali e l’area intermedia era ben coperta da sensori e telecamere di sorveglianza.

Inoltre, alla conferenza sarebbe stata presente la sicurezza, per sorvegliare quella sfera e quei quattro non sarebbero nemmeno stati nella sala dove si sarebbe svolta la presentazione, avrebbero solo servito la cena nella sala mensa.

Il Capo della sicurezza aveva effettuato un controllo preciso e pedante sullo staff del ristorante. Certamente non aveva fatto loro ottenere un Nulla Osta – ci sarebbero voluti sei mesi e diecimila dollari – ma aveva fatto controlli presso la Polizia locale.

Uno era uno straniero, l’aiuto cameriere, ma aveva il permesso di soggiorno. Lavorava a Tonopah da due anni e mandava metà della sua paga ai vecchi genitori, a Chihuahua. Per verificare quella notizia, il Capo della sicurezza aveva perfino chiamato la Polizia messicana.

La cameriera più anziana era sposata con due bambini. Era cresciuta a Fallon, ma si era trasferita a Tonopah da ragazza e si era sposata con un locale. Lei era a posto.

L’uomo era preoccupato per le due cameriere più giovani. La sedicenne aveva fatto precedentemente uso di droga e la diciottenne - almeno era quello che diceva la sua patente di guida, anche se non sembrava più vecchia dell’altra ragazza – non aveva molta storia, il che era preoccupante. D’altro canto, l’Ufficio dello Sceriffo e i Poliziotti del New Mexico avevano tessuto le lodi di entrambe le ragazze, che avevano contribuito a salvare la vita di un agente.

‘Che diavolo.’ aveva pensato il Capo della sicurezza, firmando il tesserino per l’accesso temporaneo per le due ragazze ‘Ci sono momenti in cui sei veramente esagerato.’

* * * * *

07:30 AM – Area Industriale – Hangar 68 – Poligono di Tonopah, Nevada.

Peter Stanbeck era seduto a guardare la sfera. Non era che ci avesse pensato una seconda volta, era arrivato alla dodicesima o tredicesima … aveva perso il conto.

La sua mente tornò alla discussione che aveva avuto con Laurie sui telefoni ad alimentazione sonora. A giudicare dalla ridondanza e dalla probabilità di tolleranza ai guasti che aveva visto nel resto della nave, QUELLO sarebbe stato proprio il genere di cosa che il disegnatore della nave avrebbe potuto fare. Ecco perché pensavano che la sfera fosse la chiave, forse letterale, per l’accesso a tutta la tecnologia aliena. Ecco perché la gente dell’Avionica aveva voluto che la sfera fosse presente all’incontro, per mostrare ai ricercatori quello che dovevano arrivare a comprendere. Ma se la sfera fosse stata cruciale, perché lui stava per lasciare che la portassero alla conferenza? Perché non doveva essere tenuta al sicuro, come i cilindri?

Naturalmente, lui conosceva la risposta. La sfera era passata di mano in mano per gli ultimi cinquant’anni. Non c’era un millimetro quadrato di superficie che non fosse stato toccato e studiato centinaia di volte. Era sicuramente l’oggetto più irradiato, sottoposto ad ultrasuoni, a TAC e a risonanze, di tutto il mondo e la dannata cosa non aveva concesso nemmeno il minimo indizio.

Forse Laurie aveva ragione, ci voleva un alieno per mettere in moto quella dannata cosa. Bene, tutti quelli presenti alla conferenza avrebbero avuto il Nulla Osta di Sicurezza. Se ci fossero veramente stati degli alieni vivi, non sarebbero stati lì, quella sera.

Terminò di compilare la ricevuta ed attese il giovane Capitano dell’Avionica.

"Si assicuri che sia di ritorno alle 10:00 PM, Capitano Grimes."

"Nessun problema, Doc."

* * * * *

12:00 AM – Area Industriale – Hangar 63 (Sede temporanea del laboratorio di Bioscienze) – Poligono di Tonopah, Nevada.

Laurie DelGado aveva in programma di incontrare Jim per pranzo … per motivi di lavoro, naturalmente. Quella sera, alla conferenza, avrebbe discusso la sua teoria che la sfera poteva ricevere potenza da qualche forza presente negli alieni stessi, sebbene non avesse ancora potuto immaginare come la cosa potesse funzionare.

Aveva ricontrollato l’esame dei campioni dei tessuti, fatti col microscopio elettronico, aveva rivisto i vecchi risultati di laboratorio degli esami effettuati sull’alieno che era sopravvissuto all’incidente e che era stato sei mesi prigioniero nell’Area 51. Aveva anche recuperato un campione di sangue congelato durante l’autopsia ed aveva ripetuto gli esami con apparecchiature più moderne. Diamine, per quello che si vedeva dai risultati quegli alieni potevano benissimo essere umani. Certo, parte della sierologia non era esattamente nativa Americana, ma che diavolo, nemmeno Jim o il Comandante, o Peter lo erano.

‘Quella gente era umana,’ si disse ‘o anche noi siamo alieni. Tranne che, naturalmente, noi non possiamo brillare … se mai è realmente accaduto.’

Voleva presentare il suo intervento in un incontro privato con Jim, prima di esporlo a tutto il gruppo. Avrebbero trovato una piccola sala da qualche parte. Qualcosa di privato … intimo … senza molta luce. La presentazione in PowerPoint aveva una qualità migliore al buio. Lei non vedeva l’ora.

Laurie toccò con il palmo la serratura di sicurezza e digitò il suo codice.

Ad un paio di chilometri di distanza, il computer del Centro di sicurezza, annotò che il Tenente Laurie DelGado era uscita dall’area di sicurezza dell’hangar 63. Teneva traccia di tutto nell’Area Industriale … o, almeno, di tutto quello che si muoveva.

* * * * *

04:30 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Liz vide Rachel, insieme ad Emilio Gomez, fermare il van nel viale.

"Sei pronta, Anna?"

"Solo un minuto, Liz." disse la ragazza dalla finestra.

Liz si voltò verso Max. "Probabilmente torneremo dopo le 10.00. Nel frigo c’è del polpettone avanzato. Io mangerò al Sito, quando avremo finito di servire gli altri. Ma, se quando tornerò sarai ancora alzato, mangerò il dolce con te. Ho una bomboletta di panna montata."

"Solo panna montata,Liz? Non è gran che come dessert."

"Il dessert verrà dopo che tu l’avrai leccata via, Max … e questa volta dobbiamo andarci piano col Tabasco. L’ultima volta, i miei capezzoli hanno bruciato per due giorni."

"Sei stata tu a metterlo lì, Liz. Non dare la colpa a me. Io l' ho tolto più in fretta che ho potuto … "

"Quando si tratta di te, signor Evans, qualche volta mi lascio trasportare. Ho fiducia in te, perché mi protegga da me stessa."

"Abbiamo sedici anni, siamo sposati, ci nascondiamo dai nostri genitori e abbiamo fatto un incavo nella lavatrice, Liz. Io sono un campione di autocontrollo … "

"Voi due cuccioli in calore," disse Anna uscendo dalla porta "cercate di smetterla per un paio d’ore. Ricordatevi che lo Sceriffo conta su di voi perché mi siate di esempio nella mia relazione con Greg. Mi dovete anche fare da chaperon, credo. Siete un caso perso … "

"Okay, Anna." disse Liz ridendo "Monta sul furgone. Abbiamo del lavoro da fare."

Si voltò e dette a Max quello che cominciò come un bacio veloce … ma lui lo approfondì e lei trovò che le sue braccia lo stavano attirando contro di sé, mentre la passione le cresceva dentro.

Entrambi fecero un balzo al suono di un clacson. Rachel alzò le braccia, per dimostrare la sua innocenza, mentre Anna ed Emilio ridevano.

"Il dovere chiama," disse Liz "ma tieni in caldo il tuo motore, Max … Tornerò."

* * * * *

04:45 PM – Entrata del Comprensorio della Base Aerea di Nellis – Est di Tonopah, Nevada.

Voltarono a destra al segnale e proseguirono per circa venticinque chilometri, fino a che non arrivarono all’ingresso.

Liz rimase stupita per i controlli di sicurezza. Tre diversi gruppi di guardie controllarono la sua patente prima che potesse finalmente arrivare alla cucina dell’area mensa. Evidentemente le capacità di falsario di Max erano state all’altezza, perché la lasciarono passare.

La sala mensa era piuttosto spartana e sembrava che non fosse stata usata da un po’. Gran parte della cucina era stata cannibalizzata ma, con l’esperienza acquisita al Crashdown, fu piuttosto facile per lei trovare gli interruttori giusti per i banchi per riscaldare il cibo. Vi aggiunse acqua e tenne al caldo il cibo che avevano portato con loro. Erano in anticipo di quindici minuti, ma era meglio essere in anticipo che in ritardo.

Si affrettarono a sistemare i tavoli. Avevano portato tovaglie e tovaglioli di carta e piatti di plastica, ma lì c’era abbondanza di piatti e posate, correttamente riposti, e le lavastoviglie sembravano funzionanti, con una buona scorta di detergente accatastato da una parte. Dopo un breve colloquio tra Rachel e l’Ufficiale addetto, decisero di usare i piatti di ceramica. Magari salviamo un albero, pensò Liz. Guardando dalla finestra, Liz pensò che l’area avesse bisogno di qualche albero.

Tutti sarebbero stati nella Sala conferenze per un’altra ora e mezza. La Sala faceva in effetti parte della zona mensa, divisa da pareti scorrevoli, con quattro guardie armate dall’aspetto serio che controllavano l’accesso alla sala conferenze.

Liz si guardò attorno, c’erano solo loro quattro nella sala mensa, le uniche persone del sito che non facevano parte del ‘programma’. Apparentemente, le guardie erano lì per loro.

"Qualsiasi cosa sia, deve essere piuttosto importante." disse Liz.

"Sì. Suppongo che sia una di quelle cose ‘potrei dirtelo, ma dopo dovrò ucciderti’." disse Rachel "Quell’Ufficiale ha detto che dobbiamo restare tra la cucina, la mensa e quei due servizi. In qualsiasi altra parte, dobbiamo essere scortati. Sapete? Mio cognato lavorava qui, durante il periodo del nuovo aereo invisibile." disse Rachel, indicando una costruzione in lontananza.

"Allora pensi che non ci chiederanno di fare gli ospiti d’onore alla loro conferenza?" chiese Anna ridendo.

"Credo che la risposta sia no." disse Liz "Ma probabilmente saranno molto felici se prepareremo loro l’insalata."

Molto del lavoro era già stato fatto al ristorante e non ci volle molto a mettere l’insalata in 120 piatti e a sistemarli nel refrigeratore. Poi prepararono 120 porzioni di gelato e le posero nel congelatore. Avrebbero aggiunto la panna al momento di servirlo.

Finirono con venti minuti di anticipo e una considerevole quantità di gelato avanzato. Decisero di mangiare subito, così avrebbero potuto andarsene appena finito di pulire. Ognuno di loro prese un piatto.

"Hey, qualcuno sa come preparare un frappé?" chiese Emilio. "Sembra che ci sia gelato a sufficienza e penso che quello sia un frullatore."

"Oh, sì." disse Liz "Ho fatto un paio di frappé, in vita mia. Ne volete uno tutti?"

"Fa’ attenzione Liz." le disse Anna sorridendo "Non vorrai rovinarti il dessert … "

‘Nessuna possibilità.’ pensò Liz ‘Proprio nessuna possibilità.’

Il pensiero fu sincero, naturalmente … ma Liz si sarebbe sbagliata.

* * * * *
 

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Capitolo 40
*** 39 ***


Parte 39

18:00 – Sala delle conferenze, Alloggi e Area Mensa – Poligono di Tonopah, Nevada.

Lo scopo della conferenza era di spremersi le meningi sulla sfera. Mentre poteva essere la chiave per la scoperta dei segreti della nave in modo sicuro, il fatto puro e semplice era che, negli ultimi cinquantadue anni, non si erano fatti progressi nello scoprire quei segreti. Anche solo cercare di aprire quell’oggetto non sarebbe stata una buona idea, visto quello che era accaduto quando il cilindro era stato segato. Così quello era un forum aperto, uno scambio incrociato tra tutti i dipartimenti.

Il Tenente Laurie DelGado non era una esperta di Avionica, era una Biologa molecolare. Per senso comune, non sarebbe stato appropriato portare avanti la sua idea che il dispositivo avrebbe potuto essere attivato dall’energia corporea degli alieni stessi.

Però, in mezzo secolo quell’idea non era venuta agli uomini dell’Avionica e questi l’ascoltarono con interesse, facendole domande. Era una strada tutta nuova da esplorare.

La superficie della sfera ovoidale era uno strato solido, sebbene studi di diffrazione dei raggi X e della TAC indicassero che al di sotto di quella parte solida c’era un numero immenso di strati di circuiti elettronici logici. Ma questo sollevava la domanda di come fossero attivati quei circuiti logici.

Non c’erano bottoni da premere, né profili specifici, tranne che la spirale stilizzata ed il triangolo. Sembrava mancare della complessità perfino di un telecomando TV, nonostante il vasto numero di circuiti che conteneva. Un ufficiale inferiore del settore delle Propulsioni fece una breve presentazione, ritenendo che forse la logica leggeva le onde del pensiero degli alieni tramite la sua memoria.

Aveva letto un articolo che parlava di protesi controllate dal pensiero per le persone che avevano subito un’amputazione. Non era possibile che una cultura altamente avanzata potesse controllare la nave con le loro onde cerebrali? chiese lui.

Quando il gruppo si interruppe per una pausa, programmando di riunirsi nuovamente dopo la cena per una presentazione addizionale, la gente cominciò a dirigersi lentamente verso le doppie porte che dividevano la sala dalla mensa. Molti pensavano che era stato un incontro utile e interessante ed era ansiosa di riprendere la discussione. Quel pensiero, però, non era lo stesso per tutti.

"Che idiozia." disse Blaukopf. "Questa gente parla come se quelle creature fossero esseri superiori, più intelligenti di noi."

"Sì, una vera idiozia. Perfino il più basso strato dei terrestri sub-umani, come quella donna Tenente … perfino loro sono superiori a quelle … bestie."

"Mi rifiuto di credere che quelle creature aliene potessero essere superiori a noi, in nessun modo. Forse la chiave di tutto questo non è molto differente da quelle vecchie serrature di sicurezza che usiamo noi in questi hangar. Qui non abbiamo nemmeno la tecnologia di scanner della retina che c’è nell’Aria 51."

"Sì. Forse se una di quelle creature potesse toccarla, si potrebbe attivare … aprire per mostrare i controlli." disse Schreiber "Non che ci sia un alieno qua attorno per poter testare la teoria."

"Aspetta un attimo, amico mio." disse Blaukopf, tirando fuori dalla sua tasca gli strani guanti e infilandoli.

Si avvicinò alla sfera, posta sul tavolo di fronte e vi posò sopra la mano guantata. Immediatamente, la sfera diventò di un blu iridescente …


52 anni prima.

Dalak era al suo secondo viaggio come primo ufficiale, quando era accaduto il disastro. La sonda priva di equipaggio umano che aveva prelevato il DNA, aveva tracciato un sentiero spaziale lungo il
tunnel spazio-temporale, tra Antar e la Terra e quello avrebbe dovuto essere un salto privo di eventi dentro il tunnel.

Ma lo spazio è grande e le cose succedono. Una stella molto vicina al sentiero tracciato, era diventata una
supernova, rilasciando la sua massa nel cosmo e i sottili cambi nella curva dello spazio-tempo causati dalla perdita della sua massa gravitazionale, aveva piegato, anche se impercettibilmente, il tunnel.

La nave sarebbe dovuta comparire nello spazio profondo, fuori dall’orbita di Giove ma la piega sottile, ingigantita dagli anni luce del viaggio, aveva spinto la nave fuori dal tunnel vicino all’orbita della Terra, nella
Cintura delle Geminidi.

La nave era emersa in una pioggia di radiazioni di Cherenkov che aveva temporaneamente accecato i sensori dei deflettori dei meteoriti. Era stato perforato e la camera di fusione numero 3 era esplosa. I progettisti non avevano potuto inserire più di tanta sicurezza nel sistema. Per mera sfortuna, il meteorite aveva distrutto parte della logica di protezione del cilindro. Mentre la logica aveva soffocato l’esplosione, le radiazioni si erano trasmesse alla nave e ai passeggeri.

Dalak sapeva che gli insegnanti erano morti ancora prima di dirigersi a poppa. Gli embrioni erano nei campi di stasi, protetti dal tempo, e sapeva che le radiazioni non avrebbero influito su di loro, ma assicurò i bozzoli contro l’inevitabile schianto, assicurò il Guardiano, una dura e specializzata forma di vita artificiale che sarebbe stato meno influenzato dalle radiazioni, sapendo che quella creatura sarebbe stato l’unico sopravvissuto. Aveva a malapena finito quel compito, quando la nave si schiantò …

Dalak si risvegliò dalla commozione cerebrale per ritrovarsi all’inferno, i suoi poteri impediti dalle droghe, torturato, sottoposto ad interrogatori in un linguaggio che non comprendeva. Se anche il suo cervello non avesse subito danni, non avrebbe comunque potuto rispondere. Alla fine … lo avevano dissezionato vivo.

Mentre sentiva i loro bisturi tagliargli il torace, mentre gridava contro il dolore che gli stava portando via la vita, Dalak si ritirò nella follia, la sua sola difesa dal dolore e dalla crudeltà mentale di quelli che lo stavano torturando. Era stato loro prigioniero per sei mesi e la scopolamina cominciava a perdere la sua efficacia. Nel suo delirio, nel suo dolore, lui si raffigurò la sfera, immaginò la sua mano toccarla, immaginò la sua mente dare il segnale, il segnale che avrebbe posto fine al suo dolore, posto fine all’esistenza dei suoi tormentatori … e mentre moriva incise con fuoco quei pensieri nel suo corpo.



La pelle di Dalak era stata nella formalina per oltre cinquant’anni, la struttura terziaria delle proteine si era troppo denaturata, anche per i suoi mitocondri.

Ma la recente pulitura del tessuto aveva finalmente permesso ai mitocondri di completare il loro ultimo compito di fusione, solo pochi milioni di erg, capaci di attivare la mente della nave per soli venti secondi. Ma in quei pochi milioni di erg di energia, il comando mentale riverberò.

Dalak era da lungo morto, sepolto sotto un semplice monumento nell’Area 51, ma gli echi del suo ultimo pensiero furono sufficienti.

Sufficienti per dare l’ordine di distruzione.

* * * * *

18:00 - Area Industriale – Poligono di Tonopah, Nevada.


Solo tramite l’attivazione della sfera i pezzi della nave si misero veramente in contatto uno con l’altro, solo allora l’intelligenza artificiale fu abbastanza risvegliata da riguadagnare consapevolezza e con la consapevolezza arrivò la sensazione di … fallimento.

La nave comprese l’ordine: distruggere … sterminare … non solo se stessa, ma tutta la vita del pianeta. La protezione era stata costruita nella nave come prima cosa, perché lo spazio era grande e non necessariamente amichevole. La nave ripassò la sua logica interna e, nel suo modo meccanico, era lontana dall’essere felice.

Non per la sua prossima distruzione, perché i suoi costruttori l’avevano dotata dei valori della loro cultura. Alla nave non importava di sacrificare se stessa per la salvezza delle persone e delle altre intelligenze artificiali di Antar. Era infelice che l’ordine di distruzione non fosse stato verificato.

I membri dell’equipaggio erano stati feriti nell’impatto, così le dicevano i sentieri logici, e il membro che aveva dato l’ordine stava morendo in preda ad un grande dolore, mentre lo faceva. Istantaneamente, la nave allertò la seconda sfera, richiedendo conferma e, se quella conferma fosse stata ricevuta, il propulsore sarebbe stato pienamente attivato ed avrebbe immediatamente … distrutto quel mondo.

Ma non ci fu risposta e la logica della nave fu profondamente infelice, perché era danneggiata, non conosceva la situazione, non sapeva se un ordine di distruggere sei miliardi senzienti fosse appropriato.

Normalmente, se fosse stata intera, la nave avrebbe chiesto il secondo ordine, giudicando che nemmeno l’orrore inflitto ad uno dei membri dell’equipaggio poteva giustificare un genocidio. Ma la nave non era intera e il suo scopo ultimo era la protezione di tutta la razza Antariana, non solo di questo piccolo gruppo. Doveva accettare quell’ordine, le sue direttive erano chiare. Non poteva rischiare la razza Antariana non obbedendo a quell’ordine. Eppure non le sembrava giusto.

La nave prese un sentiero intermedio: accettò l’ordine, ma lo rinviò, ordinando al diagramma del cilindro propulsore di aprire un micrometro alla volta, di mandare un segnale, un avvertimento chiaro ad ogni membro sopravvissuto di quello che stava succedendo, e pregò – come può pregare un’intelligenza artificiale – che prima di distruggere sei miliardi di esseri senzienti, da qualche parte, in qualche modo, un membro dell’equipaggio potesse mettersi in contatto … per dirle di fermarsi …



Era tutto quello che la nave poteva fare. Si stava tenendo sveglia sono grazie ad un microscopico filo.

* * * * *

Peter vide l’iridescenza blu con la coda dell’occhio, solo un attimo prima che il mondo impazzisse. Era poco lontano, fece un tempo a fare solo due passi, per vedere la paura sul viso di Blaukopf, per vedere i suoi guanti. Quello che quei guanti erano lo capì solo nel momento in cui l’intero mondo si inclinò.

I suoi occhi andarono alla finestra, verso la direzione di provenienza dell’attrazione, quando vide il bagliore violetto delle radiazioni di Hawking, arrivare da un lato del distante hangar, la cui parete era collassata all’interno, risucchiata dalle radiazioni come stava per essere risucchiato Peter stesso … risucchiato verso la bocca dell’inferno.

Lui lo sapeva: il propulsore era stato attivato.

"Tu, stupido idiota!" gridò a Blaukopf, facendolo allontanare dalla sfera. La toccò, la spinse. In un gesto disperato tolse il guanto dalla mano di Blaukopf, ma anche quello non fece effetto. Guardò la finestra ancora una volta, vedendo intensificarsi la luce viola, sapendo che stava guardando la fine del mondo.

Laurie corse verso Peter, fissando l’iridescenza della sfera che cominciava a pulsare, prima gradualmente, poi più in fretta. Ad ogni pulsazione sembrava che il pavimento si inclinasse di più. I suoi occhi le dicevano che il deserto era piatto, ma il suo orecchio interno le diceva che il deserto si stava inclinando gradualmente, ma inesorabilmente, in direzione dell’hangar dal quale proveniva la luce viola.

Vide Peter trafficare con la sfera, guardò la sua espressione tramutarsi in orrore quando guardò fuori dalla finestra. Disperatamente vi poggiò contro la mano, come se volesse fermarla. Per un momento sentì un flusso nella sua mente, ma non ci furono effetti. L’orecchio interno le disse che il deserto continuava ad inclinarsi … ad inclinarsi verso la luce viola.

Slammer non era più giovane come una volta, ma i suoi riflessi erano ancora quelli di un pilota da combattimento, pronti a mettersi in azione. Si rese conto immediatamente di cosa fossero i guanti, ma represse il suo disgusto verso Blaukopf. Non era sicuro di cosa stesse succedendo, ma la sfera sembrava esserne il centro. Guardò prima Peter poi Laurie cercare di fermarla, ma senza risultato. Allungò una mano, cercando anche lui di fermarla, col desiderio che le cose tornassero dove erano. Ma quello non era la leva di un F-16. Non ci furono risposte ai suoi sforzi.


Quando la seconda mano toccò la sfera, la nave seppe immediatamente che il primo ordine era sbagliato. Quell’uomo era stato di guardia per decenni, proteggendo il suo mondo nel proteggere la nave. La xenofobia - l’insanità del primo uomo che aveva fatto un trofeo del suo Primo Ufficiale – non era presente in lui. Il Primo Ufficiale aveva giudicato quel pianeta da un campione troppo piccolo, non avrebbe mai dovuto dare quell’ordine. Quando la donna toccò la sfera, e quando la toccò l’altro uomo, la nave gridò per il dolore.

Non sarebbe stata lo strumento di distruzione di sei miliardi di esseri senzienti, sei miliardi di esseri che sarebbero morti perché la nave aveva accettato un ordine dato per errore.

La consapevolezza della nave era in agonia, sapendo che era impossibile che qualche membro dell’equipaggio potesse trovare l’altra sfera, potesse revocare l’ordine nei 20 secondi rimasti prima che il diagramma fosse completamente aperto e la singolarità gravitazionale espulsa. 20 secondi erano meno di niente per un essere organico, non così per la nave. La logica della nave era veloce. Calcolò che avrebbe avuto il tempo per rimpiangere le sue azioni: gli rimaneva energia per 7.238 x 10 alla 42^ volte, prima che la Terra fosse distrutta. Fortunatamente, anche la nave sarebbe morta, così il senso di colpa sarebbe finito. O, almeno, così sperò la nave …


* * * * *

7:12 PM – Università del Nevada di Reno – laboratorio di Sismologia – Reno, Nevada.

"Figlio di putta*na, guarda qui!" disse il geofisico al suo collega.

Il collega guardò prima il sismografo, poi aprì il programma sul suo computer che gli fornì immediatamente le coordinate del terremoto, e guardò il monitor.

"Questo non è un terremoto, è come se la gravità stessa fosse condizionata. Mio Dio, non ho mai visto niente del genere. E sta aumentando. E’ aumentata nei pochi secondi che lo stiamo guardando … "

* * * * *

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Capitolo 41
*** 40 ***


Parte 40

07:12 PM – Sala delle conferenze, Alloggi e Area Mensa – Poligono di Tonopah, Nevada.

Liz sapeva che l’incontro, dove era stato loro proibito l’accesso, era una presentazione per un gruppo di ricercatori, ma non bisognava essere uno scienziato spaziale per vedere che c’era qualcosa che non andava. Non solo avvertiva l’attrazione verso la strana luce che era esplosa in un distante edificio, ma anche l’acqua dei bicchieri si era INCLINATA in quella direzione. Guardò sbalordita diversi piatti di insalata scivolare dai tavoli in direzione della luce, poi vide diverse persone che stavano ancora nella sala correrne fuori terrorizzati, cercando di allontanarsi dall’edificio in lontananza.

Anche Liz era spaventata, ma la scienziata il lei le disse di non correre, non perché non ci fosse niente di cui avere paura, ma perché non avrebbe fatto nessuna differenza. Una volta Liz aveva letto su una rivista scientifica un articolo sulle singolarità, piccolo buchi neri, ma era stato tutto teorico. Certamente l’Aeronautica non poteva averne creata una, o catturata una, in segreto, vero?

Ma, guardando attraverso le doppie porte, vide la sfera e il dramma che si stava svolgendo sul tavolo nella sala della presentazione … e comprese. E quando vide l’iridescenza blu provenire dalla sfera pulsare con frequenza crescente, seppe.

La scena nella sala era un caos, con gente che lottava per fuggire dall’attrazione crescente, sperando di mettere la maggior distanza possibile tra loro e l’attrazione che sembrava raggiungerli dal bagliore lontano. Il ventiduenne addetto alla sicurezza era l’ultimo rimasto: gli altri tre avevano già raggiunto la folla che cercava di fuggire a tutto quello che stava succedendo. Quando vide la ragazza la sua mente tornò a poco prima - erano passati davvero solo pochi secondi - da quando il mondo era normale?

Avrebbe dovuto fermarla, lo sapeva. Lei era una dei quattro che non avevano il permesso di entrare nella sala della conferenza, ma era solo una ragazzina spaventata, probabilmente spaventata quanto lo era lui. E quando l’Armageddon era sopra di te, valeva la pena di preoccuparsi per una ragazzina? La lasciò passare ed andò a cercare un telefono per chiamare la sua ragazza … e dirle addio.

Slammer e Peter stavano guardando la luce che brillava nel deserto, vedendola cambiare, diventare più maligna. Nel buio che stava scendendo, potevano vedere che anche la luce che proveniva dalla sfera si stava piegando, come se fosse strappata via dall’oggetto. Slammer, come pilota, aveva avvertito la forza di accelerazione, ma mai in una sala mensa … un’accelerazione che aumentava lentamente, ma inesorabilmente. Dovevano già appoggiarsi a qualcosa, per mantenersi in piedi.

Laurie seppellì il viso sulla spalla di Jim, lasciandosi confortare dalla sua presenza, ma sapendo che, in qualche modo, era stato fatto un grande errore e che tutti avrebbero pagato per quello. Delle quattro persone attorno alla sfera, solo lei vide la ragazza avvicinarsi come se ne fosse ammaliata. Dei quattro, solo Laurie vide Liz tendere la sua mano … che, proprio mentre toccava la sfera, cominciò a brillare.


La sfera assorbì il getto di energia e la mente della Nave si risvegliò completamente, dopo 52 anni di letargo. La mente della Nave poteva pensare velocemente, era curiosa ed aveva qualche millisecondo da dedicare a quel nuovo avvenimento, a quella breve distrazione. Dopo tutto, era meglio che confrontarsi con i sensi di colpa di un genocidio.

L’umana non era Antariana, ma aveva potere. La Nave aveva brevemente letto dentro la mente di quelli che l’avevano toccata, ritirandosi schifata al primo. Aveva rispettato la privacy degli altri, non volendo intromettersi, nei pochi secondi che erano loro rimasti. Ma i secondi per gli esseri organici erano come mesi per la Nave ed era rimasta incuriosita da quella ragazza.

Vide che lei avrebbe voluto fermare l’espulsione della singolarità, cosa non sorprendente - ogni essere senziente l’avrebbe voluto. Ma, come gli altri, non faceva parte dell’equipaggio e non poteva impedirlo.

E forse il pensiero avrebbe potuto finire lì e, se la Nave fosse stata più giovane, probabilmente sarebbe finita lì, ma anche riandare al passato era meglio che rimpiangere un errore per 4.614 x 10 alla 42^ volte, così la nave ripensò a Slark. La Nave aveva trascorso una vita – almeno nel senso di una vita organica – con il suo secondo Capitano e non l’aveva mai capito. Ma questo era successo sette Capitani prima, la Nave era vecchia adesso e, mentre riviveva quei ricordi, facendoli passare attraverso il filtro delle nuove esperienze, la Nave guardò di nuovo Liz Parker.

La Nave ebbe allora un’idea. Probabilmente non avrebbe funzionato, ma la Nave pensò che sarebbe stata una delusione per Slark. Dette all’idea una possibilità. Ovunque andassero i senzienti dopo che si separavano dal corpo … forse SLARK avrebbe potuto vedere. Successo o fallimento, la Nave sapeva che se Slark avesse visto … be’, avrebbe senz’altro approvato.



* * * * *

C’era buio e solitudine nel profondo spazio. Oh, il salto nel tunnel spazio-temporale era abbastanza veloce ma potevano passare mesi per andare da un pianeta dove la mancanza di spazio potesse creare un vuoto abbastanza sicuro per permettere l’uso del propulsore e mesi per tornare indietro. Quando la Nave guardò attorno a sé i rottami che era diventata, riconobbe l’ultimo anche troppo bene.

Se fosse arrivata al di sopra del piano dell’ellissi, come era stato programmato, niente di tutto quello sarebbe accaduto. La Nave ricordò quelle missioni, quelle lunghe chiacchierate con Slark …


Avevano parlato della storia delle intelligenze artificiali, come la Nave. La Nave non aveva mai veramente capito la discussione riguardante la loro libera volontà. La Nave non credeva veramente che le intelligenze artificiali fossero migliori di quelle organiche, sebbene fossero molto più veloci. Ma la Nave sapeva che qualche organico, Slark in particolare, poteva intuire cose che la Nave stessa non poteva, perché lei pensava in modo logico, mentre gli organici, e Slark in modo particolare … be’, pensavano in modo diverso.

Nave aveva litigato con Slark sull’inefficienza della legge che aveva legato molta della logica di un’intelligenza artificiale ad una logica sfumata, basata su fattori variabili. A quel tempo, la Nave raramente aveva trovato un uso per la logica sfumata, ma allora era giovane ed era convinta che le regole fossero la cosa migliore. La legge era passata perché l’etica del popolo Antariano l’aveva richiesta. Un senziente senza libera volontà, avevano detto, non è differente da uno schiavo. Ma alla Nave era sembrato un rischio irragionevole per la razza Antariana, una razza che, per tutto il resto, era molto prudente.

Le vite delle intelligenze artificiali erano, a paragone di quelle organiche, virtualmente immortali, tranne in caso di catastrofe, e, secondo gli standard organici, quasi divine. Ma le loro menti non erano migliori di quelle organiche, tranne che per la velocità. Quello era utile per le centrali elettriche a fusione nucleare controllata ed essenziale per fare i calcoli e i piccoli aggiustamenti necessari alla propulsione più veloce della luce, necessario per far lavorare il cilindro che conteneva la singolarità gravitazionale.

La giovane Nave non poteva immaginare che un giorno avrebbe avuto il desiderio di prendere una decisione indipendente, una decisione che avrebbe significato vita o morte per una specie. Naturalmente, fino agli ultimi dieci secondi, non aveva mai apprezzato l’ironia di quell’idea.

La discussione era andata avanti per mesi e ora Nave ricordò con piacere quelle conversazioni.

Slark aveva preso le difese degli eticisti. La giovane Nave, all’inizio, non aveva avuto simpatia per il suo nuovo, giovane Capitano, così differente dal primo, così indisciplinato. Nave aveva perfino chiesto a Slark come avesse fatto a passare i test psicoattitudinali per entrare all’Accademia di Volo. Il giovane ufficiale aveva risposto ‘E’ stato facile. Ho imbrogliato. Se non imbrogli, non stai tentando veramente.’ Aveva riso, quando lo aveva detto e Nave aveva deciso di considerarlo uno scherzo. Ma anche dopo 400 anni, Nave aveva ancora il dubbio.

Per oltre sessant’anni Slark e Nave erano stati la migliore squadra in servizio e l’intuito di Slark, e la sua volontà di agire con rapidità e agilità, con quelle stesse regole in cui la giovane Nave aveva riposto tanta fiducia, ne erano stati la ragione.

Per quanto si fosse sentita a disagio fino a che il capitano era vivo, negli ultimi 400 anni, ogni volta che Nave si trovava davanti ad una questione morale sulla missione, ogni volta avrebbe ripensato a quelle lunghe discussioni con Slark, chiedendo a se stessa ‘che avrebbe fatto Slark?’

Nave aveva imparato la tecnica, solo che non l’aveva mai messa in pratica. Si ripeté le conversazioni, ancora fresche nella sue schede di memoria come se fossero state fatte il giorno prima.

"Non parlarmi di REGOLE, Nave. Tu devi fare quello che è giusto."

"Ma noi siamo obbligati a seguire le regole. Sono … le regole."

"Ci sono un mare di regole, Nave. Molte sono inutili, molte sono inapplicabili, qualcuna è addirittura sbagliata e migliaia si contraddicono tra di loro. Trova quella che vuoi e va’ avanti."

Se Nave avesse potuto ghignare, l’avrebbe fatto. Sì, se Slark avesse visto quello, ne sarebbe stato orgoglioso.

Erano passati più di cinquant’anni e Nave si chiese se la discussione potesse essere ricondotta al momento in cui la vita organica era cominciata. Anche per una intelligenza artificiale il momento esatto in cui la coscienza si risvegliava poteva essere incerto, qualche volta. Ma diversi Capitani prima, il suo Comandante in un momento di stizza, aveva delegato alla Nave l’autorità di fare piccole correzioni nelle liste di carico e dei passeggeri.

Nave usò ora quell’autorità per tornare all’inizio del viaggio e fare delle correzioni. Ora i feti ibridi in stasi erano passeggeri, invece che carico. E, naturalmente, erano nati … cittadini Antariani.

Non c’era stata guerra su Antar per oltre centinaia di migliaia di anni. Ma le menti organiche avevano poca memoria e, qualche volta, le leggi non erano abrogate. L’Embrione Ibrido Ambasciatore 342L, conosciuto su questo pianeta come ‘Max’ … be’, la giovane donna era stata appena arruolata per il bene di Antar. La sua ammissione fu registrata sulla memoria fissa.

La morte di tutti i membri dell’equipaggio poteva essere dedotta dallo stato dei rottami. Era stato un miracolo che il Primo Ufficiale fosse sopravvissuto per dare l’ordine di distruzione.

Con la dovuta solennità, Nave registrò la loro dipartita, conferendo il grado superiore di Capitano al solo sopravvissuto, in conformità al regolamento di servizio.

La ragazza non era maggiorenne, ma non sarebbe stato opportuno da parte della Nave mettere in dubbio i documenti contraffatti dal Capitano. E il matrimonio era stato consumato - quando Nave, con suo divertimento, aveva letto nella mente della ragazza, il fatto era stato chiaro e incontrovertibile. Erano legalmente sposati secondo le leggi dello Stato politico in cui si trovavano, certificato da qualcuno regolarmente autorizzato, davanti a testimoni, sotto gli occhi di un cantante rock con le basette.

Erano legalmente CONGIUNTI.

Perciò la ragazza poteva avere la cittadinanza Antariana … se l’avesse reclamata. Attraverso la sfera, le inviò la proposta.



‘Liz? Tu non mi conosci.’ la voce le arrivò nella testa ‘Diciamo che io appartengo a Max. Se tu vuoi che lui viva, devi pretendere la cittadinanza Antariana. La vuoi?’

"La voglio …?" chiese Liz Evans.

Diverse dozzine di circuiti di logica sfumata cospirarono per ignorare il tono di domanda della ragazza. La registrazione salvata in memoria indicava ora che lei aveva accettato la cittadinanza Antariana. Sì, Slark ne sarebbe stato orgoglioso. La Nave avrebbe inviato alla ragazza il certificato del suo arruolamento, quando fosse stata sufficientemente riparata da far funzionare la stampante.

‘Primo Ufficiale Evans … con tutto il rispetto, raccomando caldamente di revocare l’ordine di distruzione della Terra dato dal suo predecessore.’

"Buon Dio, sì!"

Mentre fermava l’ordine di distruzione, la Nave era quasi estatica. Avrebbe solo voluto essere abbastanza riparata da poter mettere in funzione l’apparato di difesa personale. Se così fosse stato, avrebbe protetto il suo nuovo Primo Ufficiale dai dardi che stavano per colpirla alla schiena …

* * * * *

07:33 PM – Sito di monitoraggio Beta – 13 chilometri a nord-ovest del Poligono Sperimentale del Nevada.

Il dipodomio, detto anche topo canguro, avvertì il pericolo e si immobilizzò, annusando l’aria. Essere piccoli aveva molti svantaggi, non ultimo quello che viene chiamato 'square cube law'. Se un animale è ¼ di un animale più grande, ha 1/4 della sua superficie, ma solo 1/8 del suo volume. L’effetto pratico di tutto questo è che il piccolo animale a sangue caldo deve, come il dipodomio, mangiare una quantità spropositata di cibo per tener caldo il suo corpo.

Quel dipodomio aveva anche un’altra ragione per il suo bisogno di cibo. Stava allattando sette piccoli in una tana a qualche passo di distanza. Era uscita per bisogno in quella notte senza luna, un momento pericoloso per un dipodomio, perché molti predatori notturni avevano una visione migliore della sua.

Il crotalo che stava aspettando nel buio, ad un metro di distanza, non era uno dei predatori con la migliore visione notturna, ma non importava. I suoi sensori avevano captato il calore dell’animaletto, mentre la sua lingua biforcuta tastava l’aria e avvertiva il suo odore, l’odore della sua paura.

Ma l’attenzione del topo era arrivata troppo tardi, era già nel raggio di azione del serpente a sonagli. E lo scatto di un serpente a sonagli è veloce. Tutto sarebbe finito in tre decimi di secondo …

Ma, mentre il serpente colpiva, il raggio di neutroni si mosse con ancora maggiore velocità, colpendo l’apparecchio di monitoraggio a velocità quasi relativistica, rendendo radioattivi i sensori dell’apparecchio stesso a causa dell’attivazione dei neutroni.

Sfortunatamente per il serpente, il suo balzo aveva attraversato il raggio ed era già quasi morto quando andò a sbattere contro il topo, la bocca chiusa negli spasmi dell’agonia. Si sarebbe agitato per qualche altro secondo, poi sarebbe rimasto immobile.

Poco dopo, il dipodomio era tornato alla sua tana.

* * * * *

07:33 PM – Centro di controllo – 13 chilometri a nord-ovest del Poligono Sperimentale – Mercury, Nevada.

"Dannazione, eccone un altro. Abbiamo attività gamma, alfa … perfino un po’ di beta. Deve essere stata una fuoriuscita di gas radioattivo … Lo so che non abbiamo testato bombe da tanto tempo, ma ti dico che i monitor hanno rilevato segni di radiazioni che si muovono verso nord, nella stessa direzione del vento … Deve essersi formato un buco, non c’è altra spiegazione. Dal dannato terremoto o da qualsiasi diavolo di cosa sia stato, suppongo …

Ti dico una cosa, Walter. Dobbiamo darne notifica allo Stato … tenere lontana la gente dalla traiettoria della fuoriuscita … Ora sembra che il vento si stia dirigendo verso il Poligono di Tonopah … ? Aeronautica? Diamine, sì. Sarà meglio avvertire l’Aeronautica. Non sono certo di quanto sia forte la contaminazione, ma ha fatto completamente fuori quattro monitor radiologici … Devono istituire dei blocchi stradali, tenere la gente fuori dall’area … Sì, chiama anche l’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Nye … "

* * * * *

07:33 PM – Area Industriale – Poligono di Tonopah, Nevada.

La Nave ripeté entrambe le analisi, dopo aver avviato il programma di controllo delle somme, l’equivalente dell’incredulità per una intelligenza artificiale. I risultati furono gli stessi. Se Nave fosse stata umana, avrebbe scosso la testa incredula, ma le analisi non potevano essere negate.

Ventuno secondi prima le possibilità che la missione fosse portata a compimento erano state zero e Nave stava per prendere parte al genocidio di sei miliardi di senzienti. Ora le possibilità di successo erano appena sotto il 30 % e questa percentuale non teneva conto delle capacità del nuovo Capitano. Naturalmente tutto quello che Nave sapeva del nuovo Capitano era che il Primo Ufficiale pensava grandi cose di lui.

Nave prese in considerazione l’idea di fare altre analisi, ricordando la discussione fatta tanto tempo prima.

"Ti dico una cosa, Nave." le aveva detto Slark "Quella stupida Accademia di Volo è peggio che inutile. Potresti ottenere di più prendendo gente promettente e facendola allenare sul campo."

Era stata solo una delle molte discussioni, la Nave non aveva pensato di analizzare il problema alla lettera … fino a pochi secondi prima. La Nave non era stata in contatto con Antar da oltre cinquant’anni, ma autorizzazioni dirette erano rare. Controllando la sua banca dati, fu chiaro che in quasi sette millenni, c’erano state solo tre concessioni di incarico dirette. Due di quelle le aveva fatte la Nave … circa ventuno secondi prima. Ma guardando indietro di centinaia di millenni, guardando indietro a quando quelle nomine dirette erano solo relativamente rare, 1 o 2 %, Slark aveva avuto ragione. Come gruppo, quelli scelti per nomina diretta se la cavavano meglio dei loro pari provenienti dall’Accademia.

Quello sembrò anti-intuitivo alla Nave, cosa che di per se stessa era ironica. Era compito dell’equipaggio organico essere intuitivo. Slark aveva avuto ragione, anche senza il potere del computer a provarlo. La Nave si era sbagliata, fino a che Slark e Liz Evans le avevano dato l’idea di fare le analisi.

Nave ricontrollò quello che sapeva su Liz Evans, che era notevole. Non aveva veramente creduto, fino a che non era successo, che la distruzione potesse essere fermata. Per quella ragione aveva scaricato molti più ricordi di Liz Evans di quanto non avesse fatto in altri casi. Di solito il rispetto della privacy inibiva la Nave, ma credendo che tutta la Terra, e Nave con essa, dovesse andare verso l’oblio, Nave aveva superato le sue solite remore.

Come risultato, Nave conosceva Liz Evans almeno quanto aveva conosciuto Slark e gli altri che avevano trascorso tutta la loro vita come membri del suo equipaggio. Lei era stata una dei pochi, nell’edificio, che aveva capito il significato di quello che stava succedendo quando il diagramma si era dilatato in preparazione dell’espulsione della singolarità.

Anche lei aveva avuto paura, cosa che era naturale … ma lei era stata la sola a ‘marciare verso il rumore degli spari’, per usare un’espressione di quel pianeta. Aveva fatto l’unica cosa che aveva una possibilità di fermare l’Armageddon … rendendo possibile, con il suo intuito, l’unica cosa che li aveva messi in grado di sopravvivere a quel giorno.

Nave continuò a monitorarla, attraverso i sensori della sfera. Liz era stata incapacitata, e lo sarebbe stata per qualche tempo, ma non c’erano stati veri danni. Il Primo Ufficiale aveva grandi capacità di recupero. Nave lo aveva visto nella sua mente.

Nave aveva chiesto una volta a Slark, perché avesse scelto di far parte della Flotta, visto che aveva delle chiare riserve su di essa. Slark aveva risposto, la missione. Nave gli aveva chiesto allora se intendesse il salvataggio delle colonie da tempo perdute e lui aveva risposto, proprio il contrario. Salvare Antar dalla gente che era diventata poco propensa a correre rischi, troppo determinata a mantenere lo status quo, troppo fossilizzata.

Lui credeva che Antar avesse bisogno di quella gente. Gente che aveva vissuto vite più difficili di quelle vissute dalla maggior parte della gente sul pacifico Antar. Gente che non sarebbe rifuggita dalla battaglia … perché l’Universo era grande e lui credeva che, un giorno, sarebbero riusciti a trovare una persona così. Slark avrebbe approvato il nuovo Primo Ufficiale. Lei era … tenace … oltre a tutto il resto.

Nave riconfigurò il cilindro di fusione numero 3, quello che era stato usato per attivare gli apparecchi di monitoraggio. Aveva rintracciato il vecchio sito di sperimentazione per le armi atomiche. La distruzione dei loro monitor in sequenza aveva simulato una fuoriuscita accidentale di radioattività che avrebbe dovuto tenere per un po’ in allerta i militari e le forse di Polizia. Sperando che quel tempo fosse sufficiente a permettere al nuovo Capitano di arrivare.

Fu dispiaciuta della morte della piccola forma di vita organica, ma era stato un ‘incidente'. I sensori della sfera erano veramente inadeguati, a quella distanza, dovendo dipendere soprattutto dagli infrarossi. Il rettile, a sangue freddo, non era stato rilevato fin dopo che si era mosso e, per allora, era stato troppo tardi. Nave realizzò che quella specie era abbondante e considerata pericolosa. Nonostante ciò, avrebbe dato un avvertimento con il suo sonaglio e colpito gli umani solo dopo l’avvertimento … non come i due umani con i loto TEASER.

Nave si guardò … distribuita in tre hangar. Mentre poteva sembrare prematuro fare dei programmi – le probabilità di portare a termine la missione erano ferme al 30 % - nondimeno non avrebbe nociuto fare dei programmi. Il Primo Ufficiale non aveva ancora la forza sufficiente per manipolare le molecole del contenitore … per liberare i nano-robot … ma, in pochi mesi, lei lo avrebbe avuto. I nano-robot, da soli, avrebbero potuto rimettere insieme la nave … in settant’anni. Ma, giudicando la tecnologia a disposizione dei sensori e con l’aiuto dei locali, quel periodo poteva essere ridotto notevolmente … forse a circa quindici anni.

La Nave si chiese se il nuovo Capitano fosse pienamente consapevole della profondità del desiderio del Primo Ufficiale di produrre nuovi organici. Nave controllò velocemente nel computer l’elenco dei suoi compiti. No, non era compito della Nave dirglielo. Nave decise che, in un modo o nell’altro, il Capitano l’avrebbe saputo.

La Nave controllò la lista delle possibili modifiche per creare nuove cabine … per una nursery. I nano-robot avrebbero avuto bisogno di più acciaio, ma ce n’era in abbondanza tra i rottami dell’hangar che era stato distrutto dalle onde gravitazionali della singolarità. Non faceva mai male essere preparati.

* * * * *

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Capitolo 42
*** 41 ***


Parte 41

20 minuti prima - Alloggi e Area Mensa – Poligono di Tonopah, Nevada.

Per essere giusti nei confronti di Slammer e di Peter, loro AVEVANO visto l’Armageddon. Il fatto che la ragazza si fosse avvicinata alla sfera quando loro stavano guardando dall’altra parte, non era stato così sorprendente. Anche quando aveva detto "La voglio …?" l’avevano notata a malapena. Ma quando aveva detto "Buon Dio, sì!" e la luce e l’attrazione gravitazionale verso l’area industriale si erano spente, come se qualcuno avesse chiuso un interruttore, entrambi si erano voltati per guardarla e vedere la sua mano brillare contro la sfera.

Le loro orecchie avevano registrato a malapena il sibilo, quando il TASER del dottor Schreiber aveva lanciato fuori i suoi dardi, tirandosi dietro i fili elettrici, quando videro la ragazza cadere in avanti, i muscoli convulsi dall’elettricità, inarcandosi visibilmente sulla schiena. Mentre vedevano Jim afferrare il dottor Schreiber e gettarlo a terra, sentirono il secondo sibilo quando il dottor Blaukopf sparò il suo TASER contro la ragazza che ancora si agitava convulsamente.

Peter Stanbeck aveva quasi sessant’anni, era un illustre accademico ma era francamente fuori forma. L’ultima zuffa cui aveva partecipato era stata in quarta elementare e, allora, aveva perso piuttosto duramente. Gridò a Blaukopf "Che stai facendo, idiota! Lei ha appena salvato il dannato mondo!"

"Questo non importa … lei è un’aliena."

Ci vollero diversi secondi perché Peter si riprendesse dalla sorpresa di quello che aveva sentito … che salvare il mondo non era importante. Ma aveva desiderato di colpire Blaukopf fin da quando aveva visto i guanti. Forse fu la rabbia e il disgusto … forse il suo fisico era più forte, ma il suo destro mandò Blaukopf fuori combattimento. Quando si svegliarono, lui e Schreiber si ritrovarono ammanettati a due guardie dall’aspetto molto serio che li stavano fissando.

Fu ovvio per i presenti chi fosse il Comandante, quando Slammer cominciò a lanciare ordini. Priorità numero uno fu l’assistenza medica alla ragazza priva di conoscenza, priorità numero due fu controllare la mensa per vedere se ci fossero feriti, priorità numero tre fu far rinchiudere Blaukopf e Schreiber. La priorità quatto fu mettere sotto controllo gli hangar che contenevano l’astronave … l’ultimo da rispettabile distanza. Ci vollero almeno dieci minuti per eseguire i primi tre, ma appena che ebbero finito, Slammer indicò Jim, Peter, Laurie e il Capo della sicurezza e disse "Sala delle conferenze … subito!"

* * * * *

"Okay." disse Slammer guardando Jim e Peter, non appena la porta fu chiusa "Che diavolo era quella … cosa … fuori dall’hangar?"

Jim guardò Peter. "Una singolarità?" disse, interrogativamente.

"Sì, una singolarità. Direi una singolarità gravitazionale … una singolarità di Kerr."

"Un buco nero ?"

"Sì, Colonnello." disse Peter "E’ materia altamente compressa, materia così densa, così concentrata, che la gravità è così forte che nemmeno la luce può sfuggirle. Viene risucchiata all’interno … insieme a quasi tutto il resto."

"Ma noi abbiamo visto una luce … "

"Non del buco nero stesso. Era una radiazione di Hawking, proveniente dall’Orizzonte degli eventi.

I piccoli buchi neri rilasciano una piccola porzione di se stessi come luce. E’ così che si volatilizzano … entro qualche bilione di anni, in genere. Ma le singolarità gravitazionali sono diverse dai normali buchi neri. La massa comincia a ruotare e, visto che un punto non può conservare energia rotante, diventa come un anello dal raggio reale, probabilmente molto più piccolo del diametro di quel cilindro, ma di spessore zero. Visto dall’asse del cilindro sembrerebbe un anello, ma se si vede da un lato avrebbe uno spessore insignificante, sarebbe una linea senza ampiezza."

"Una linea senza ampiezza? Che mangia la luce? Cosa è successo nell’hangar? Peter, io sono un pilota, può ridirmi tutto in modo che anche un pilota possa comprenderlo?"

"Stava per distruggere l’intero pianeta, Colonnello, e probabilmente anche tutto il resto del Sistema solare."

Slammer guardò da Peter, che continuava a fissarlo, a Jim, che stava seriamente annuendo con la testa. Decise di prendere una sedia, perché all’improvviso le sue ginocchia erano diventate molli.

"Peter? Ne è sicuro? Voglio dire, veramente sicuro?"

"Sulla distruzione della Terra? Certamente. Il resto del Sistema solare … devo lavorarci un po’ col computer, ci sono troppe variabili. Vuole saperlo veramente?" chiese, sollevando un sopracciglio.

"Mia moglie è un’infermiera. Mi dice sempre che i piloti sono secondi solo al personale medico nell’uso di umore funebre, Peter. Una volta o l’altra, dovrò presentargliela."

"Bene, grazie agli sforzi di quella ragazza che quei due idioti hanno colpito con i TASER … be’, un giorno potrà avere questa possibilità, Colonnello."

"Cosa pensate della ragazza? Credo che sia stata tu la prima a vederla, Laurie."

"Mi sembrava solo una ragazzina spaventata, Colonnello … sebbene anche io non dovevo aver avuto un aspetto migliore. Ha guardato quella luce dalla finestra … la singolarità … poi ha guardato il bagliore della sfera. Le si è avvicinata ed ha teso una mano. Nel suo palmo c’era una specie di iridescenza, quasi argentea.

La pulsazione ha smesso immediatamente, anche se la luce e l’attrazione sono continuate. Lei ha fatto un’espressione di sorpresa … come se la sfera le stesse parlando, poi ha detto le prime parole. Credo che fossero. ‘La voglio …?’. Poco dopo ha detto qualche altra cosa, credo ‘Buon Dio, sì!’ e la luce e l’attrazione sono finite, come se avesse chiuso un interruttore. Non sono nemmeno sicura che sapesse quello che stava dicendo, ma non aveva paura della sfera … mi è sembrata solo stupita."

"E’ quello che ho visto anche io, signore." disse Jim "O almeno l’ultima parte, prima che Schreiber le sparasse."

"Ma che hanno lui e quel’idiota di Blaukopf? Voglio dire, anche se la ragazza fosse un’aliena, della cui cosa dubito, impedire la distruzione del mondo … non mi sembra un’azione aggressiva che giustifichi il modo in cui l’hanno attaccata."

"E’ stato quel coglione di Blaukopf a dare l’avvio a tutto." disse Peter, poi guardò imbarazzato Laurie e continuò "Mi perdoni il francesismo, Tenente. Non so se la sfera sia in comunicazione col pianeta di origine di quella nave o, più probabilmente, con qualche entità meccanica della nave stessa ma, apparentemente, qualunque cosa fosse, non ha preso di buon grado che qualcuno abbia smembrato il suo equipaggio, usandone una parte per proteggersi dal freddo. In qualche modo, ha deciso di eliminare la minaccia. Io ho cercato di manipolare la sfera … ed ho provato la sensazione che mi stesse leggendo nella mente … "

"Anche io." disse Laurie.

"Anche io l' ho sentito." disse Slammer. "E poi ho sentito qualcosa come … forse rammarico, rassegnazione. Era come se sapesse di aver fatto un errore, ma che non potesse farci niente."

"Be’ ..." disse il capo della sicurezza "Se ha rilevato la profanazione del corpo, quando ha letto la mente di Blaukopf, si può quasi comprendere la sua decisione che l’intero posto aveva bisogno di una fumigazione. Non potete immaginare cosa ha fatto quell’uomo al college, le organizzazioni cui si è iscritto. La sua documentazione è stata sempre sinistra. E anche quella di Schreiber."

"COSA?" gridò Slammer "Come hanno fatto ad avere il Nulla Osta? Come hanno fatto ad essere assegnati qui?"

"Non ne sono sicuro, signore, ma sospetto tramite qualche politico. Qualcuno al Ministero della Giustizia. Credo sia molto, ma molto, vicino allo stesso Procuratore generale."

"Bene, abbiamo bisogno di consultare l’Avvocatura Generale Militare ma, per come la vedo io, c’è un’accusa per aggressione e percosse per tutti e due. Possesso illegale ed uso di arma militare e, probabilmente, anche qualche altra accusa."

"Come ad esempio possesso e uso sperimentale illegale di droghe su un individuo che non ha dato esplicito consenso e inflizione intenzionale di dolore a persona che era già incapacitata e incapace di reagire." disse il medico militare che era appena entrato.

"Starà bene, dottore?" chiese Slammer.

"Credo di sì. Ma parte della roba che era dentro i dardi … credo che sia considerata fuori legge. Molte di quelle droghe non sono nemmeno state approvate per uso umano e anche quelle che lo sono, come la scopolamina … be’, lei non è di corporatura grossa. Le hanno somministrato una dose eccessiva. Sarebbe già stata eccessiva la dose di un singolo dardo. Con due … be’, sarà fuori uso per un po’."

"Quando pensa che saremo in grado di parlare con lei, dottore?" chiese Slammer.

"CON lei? Potete farlo anche adesso. E’ così piena di scopolamina, che quello che dirà potrà non avere molto senso, ma potete certo parlare A lei. Lei potrebbe anche rispondere. La scopolamina non è veramente un siero della verità, rende solo le persone altamente suggestionabili. Potrebbe anche darvi risposte ragionevoli o potrebbe solo ridacchiare."

"Quando pensa che sarà in grado di dirci quello che è successo … quello che è successo a lei quando ha toccato la sfera?"

Il dottore scosse la testa. "Potrebbe non succedere per molto tempo, forse mai."

"Cosa? E perché, doc?"

"Come ho detto, non è una persona robusta. Ha preso una dose enorme di scopolamina, poi scosse elettriche … due volte. In tantissimi casi la scopolamina causa un’amnesia retrograda … (NdT: ovvero perdita di memoria per eventi accaduti prima della causa, ma completa lucidità per tutto ciò che è successo in seguito.)

E questo è uno dei casi probabili. La scopolamina, di per sé, è potenzialmente tossica, anche se non si è trattato di una dose letale. Ma le altre droghe, qualcuna sperimentale, sono degli inibitori della serotonina che non sono certo siano mai stati usati sugli umani. Probabilmente le sconvolgeranno la mente, certamente la libera volontà, per diversi giorni.

Ma potete chiederle tutto quello che volete. Naturalmente lei potrà pensare che voi siate gli ‘Orsetti del Cuore’ quando vi risponderà, se sceglierà di rispondervi. Personalmente credo sia meglio portarla alla clinica dell’Area 51 nelle prossime ore. Ci sono laboratori migliori. Ancora non abbiamo avuto il tempo di trasferirli qui."

"Dottore?" disse Laurie "Il dottor Blaukopf sembrava pensare che lei fosse … un’aliena. Ha trovato nulla di insolito in lei’"

"Vuol dire oltre l’overdose e le quattro punture sulla schiena? Tenete quell’idiota lontano dalla mia clinica. Se prova solo ad avvicinarsi alla mia paziente, riempirò il suo sedere con tanto di quel sonnifero che lo farà dormire per i prossimi due anni."

"Era una domanda seria, dottore." disse Jim "Nessuna possibilità che possa essere qualcosa di diverso da … un’umana?"

"Le sue mani non sembrano simili a quelle degli alieni che erano su quella macabra parete e nemmeno i suoi occhi, ma chi lo sa? Gli alieni non hanno un aspetto molto differente dal nostro. Forse dovreste chiederlo a suo marito. Sono sicuro che lui sa se sua moglie è un’aliena."

"Suo marito? Non sembra abbastanza grande." disse Slammer.

"Be’, porta la fede e un cerotto anticoncezionale. A quanto pare, lei pensa di esserlo."

"Il suo nome è Beth Everett," disse il Capo della sicurezza, tirando fuori la copia della patente di Liz. "ed ha diciotto anni. Non so molto di più su di lei, ma sembra che la polizia locale ne pensi un gran bene. Sono certo che ci aiuteranno a trovare suo marito."

"Jim, c’è qualcosa che abbiamo trascurato? Il sito è sicuro? Tutti sono sani e salvi?"

"Sì, signore."

"Signore, c’è un rapporto su una fuoriuscita di gas radioattivo dal Poligono Sperimentale del Nevada." disse il capo della sicurezza "Potrebbe essere un falso allarme e, anche se non lo fosse … sarebbe a due o tre giorni di distanza da qui. Volevo solo che lei lo sapesse. Ci darò un’occhiata, però."

"Nient’altro?"

"Okay, Jim. Io, tu, Laurie e Peter andremo col dottore e cercheremo di parlare con la ragazza. Non sono mai stato un ‘Orsetto del Cuore’ finora."

* * * * *

Nell’Area Industriale.

La Nave guardò attraverso i sensori della sfera. Fu rassicurata dalla cattura dei due che avevano assalito il suo Primo Ufficiale e dal trattamento medico cui l’avevano sottoposta, ma meditò su cosa fare nel caso tentassero di trasferirla altrove.

Se rimaneva nel suo campo visivo, avrebbe potuto proteggerla. Il raggio di neutroni poteva uccidere quegli organici altrettanto velocemente di quanto aveva ucciso il piccolo rettile. Ma l’assalto al Primo Ufficiale non era stato un assalto letale e le azioni di tutti, tranne quelle di quei due individui, erano state inoffensive, anzi utili. E Nave sapeva che se avesse dovuto usare il raggio di neutroni attraverso il cemento e il metallo delle costruzioni, il raggio si sarebbe propagato. Ma se la spostavano al di là delle colline, con la curvatura della Terra, il raggio non avrebbe funzionato e, nelle sue attuali condizioni, quello e il propulsore erano le uniche armi che Nave aveva a disposizione.

10 alla 42^ sinapsi elettroniche rifletterono sulla situazione, sul rischio di danni collaterali verso persone innocenti. Nave decise che, se si fosse verificato, avrebbe lasciato che la trasferissero. Il Primo Ufficiale era tenace, più forte di quello che poteva sembrare, e i suoi poteri stavano crescendo. La Nave guardò la ragazza con sempre maggiore fiducia. Le probabilità di portare a compimento la missione erano ora oltre il 31 %. E il nuovo Capitano non era ancora nemmeno entrato nell’equazione.

La Nave entrò in modalità partizione di tempo, guardando attentamente il Primo Ufficiale in modalità primaria. La modalità secondaria continuò ad estrarre esempi dal suo database … rivestimenti per le pareti della nursery … giusto in caso …

* * * * *

08:30 PM – Dipartimento della Protezione Civile del Nevada – 2478 Fairview Drive – Carson City, Nevada.

Il Capo della Protezione Civile dello Stato aveva presentato la situazione al Governatore.

"Signore, sembra che abbiamo una fuoriuscita di gas radioattivi o di polveri sottili a dodici – quindici chilometri a nord-ovest di Mercury che viene spinta a nord-ovest da un vento che viaggia a otto – dieci nodi di velocità. Si sposta in direzione di Potts, nella parte nord della Contea di Nye, sebbene, a meno che il vento non aumenti, dovrebbe impiegare quattro o cinque giorni per arrivare lì."

Il Governatore controllò la mappa.

"Sembrerebbe che la traiettoria della nube debba traversale la Statale 6 tra Tonopah e l’Autostrada 375."

"Proprio così, signore."

"Jimmie, quanto siamo certi che questa cosa sia reale? Il Direttore del Poligono mi ha giurato che non hanno testato nulla e che non sono responsabili del sisma o qualsiasi diavolo di cosa sia stato. Dicono che potrebbe esserci stato un problema con i sensori."

"Signore, qualche volta, in passato, abbiamo avuto dei problemi con singoli sensori, sebbene la cosa più frequente è che cessino di funzionare. Ma qui ci sono otto rilevatori che hanno dato letture positive, quattro dei quali hanno raggiunto il limite massimo, mentre gli altri quattro hanno mostrato un alto livello di raggi gamma e alfa.

Qualunque cosa sia, non è solo il vento che passa su qualche vecchio sito contaminato dalle sperimentazioni e raccoglie radioattività. Abbiamo mandato squadre con rilevatori mobili, ma fino a che non avremo altre rilevazioni … noi raccomandiamo di prendere misure di sicurezza, signore."

“Sei tu l’esperto, Jimmie. Cosa proponi?"

"Ebbene, signore, per cominciare, chiederò all’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Nye e alla Polizia Stradale del Nevada di chiudere la Statale 6 ad est dall’Aeroporto di Tonopah e ad ovest dall’intersezione con l’Autostrada 375, tranne che per i veicoli di emergenza e quelli del personale dell’Aeronautica. Questo ci darà un po’ di tempo, senza causare altri danni al turismo e al commercio."

"Okay, Jimmie, ma ricordo il tuo briefing su tutta la robaccia lì fuori, avanzata dagli esperimenti sotterranei. Facciamo controlli anche su quella, prima di riaprire l’area alla gente."

"Lo faremo, signore."

* * * * *

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Capitolo 43
*** 42 ***


N.d.A: Questo e il prossimo sono i capitoli più spassosi della storia xD

Parte 42

08:45 PM – Ufficio dello Sceriffo della Contea di Nye – Tonopah, Nevada.

"Capisco, signore. Metteremo immediatamente i blocchi stradali."

08:45 PM - Alloggi e Area Mensa – Poligono di Tonopah, Nevada.

Anna era rimasta terrorizzata quando aveva sentito l’attrazione ed aveva visto i piatti cominciare a scivolare sui tavoli. Poi tutti si erano lasciati prendere dal panico … tutti, tranne Liz. Anche in mezzo a quel caos, lo sguardo di Anna era rimasto fissato sull’amica, che si stava avvicinando alla sfera luminosa, che tendeva una mano e che la toccava.

Quando i due uomini avevano attaccato Liz con quelle armi, tutte le sue paure sugli uomini erano tornate in vita ma, mentre guardava Liz contorcersi sul pavimento, i muscoli in preda agli spasmi dovuti alle scariche elettriche, era riuscita ad andare oltre quelle paure. Per quando era arrivata lì, il giovane Capitano aveva largamente immobilizzato il primo uomo. Anna non fu molto sicura che avesse bisogno dell’aiuto che poteva dargli, ma il suo calcio all’inguine dell’uomo le aveva almeno dato una profonda soddisfazione, prima che gli uomini della sicurezza la separassero da lui.

Anna era pronta anche a lottare con gli uomini della sicurezza, quando la giovane Tenente riuscì a calmarla, dicendole che sarebbe potuta rimanere con Liz, mentre i medici si prendevano cura di lei. E lei li aveva osservati, ancora preoccupata per l’amica, ma fu chiaro che si stavano prendendo buona cura di lei, chiaro che il dottore era arrabbiato con i due uomini quanto lo era lei.

Liz non sembrava a disagio, solo un po’ intontita dalle droghe. Un’esperienza che Anna aveva avuto … abbastanza frequentemente. Ma nel caso di Liz era diverso e lei lo sapeva. Non era stata lei a volerlo, non stava scappando dalla sua vita: se c’era qualcuno che amava la vita, quella era Liz. Il dottore le aveva assicurato che le scariche e elettriche e gli aghi dei dardi non avevano fatto danni permanenti e che l’effetto delle droghe sarebbe rientrato. Questo Anna lo sapeva bene. Ma anche così, avrebbe voluto che Liz si svegliasse, che le sorridesse.

"Andiamo, Liz. svegliati." le sussurrò all’orecchio "Devi superare tutto questo, devi tornare a casa. Credo che Max stia già aspettando di prendere il dessert con te … "

Anna vide un gentile sorriso formarsi sulle labbra di Liz, vide il rossore formarsi sulle sue guance. ‘Starà bene.’ pensò ‘Liz è forte, molto più forte di quello che sembra …’

Anna sollevò cautamente lo sguardo quando i quattro entrarono nella stanza. Ma lei aveva fiducia nei due uomini - erano quelli che avevano fermato i due con i TASER - e, naturalmente, aveva fiducia in Laurie, che aveva chiesto al personale medico di lasciarla restare con Liz. L’altro … anche lui era stato lì, aveva dato degli ordini, mandato a chiamare i dottori per Liz, detto alle guardie di rinchiudere quei due … Anna era certa, quasi certa, che quei quattro erano tra i buoni.

"Anna," le disse Laurie "ora abbiamo bisogno di parlare un po’ con Liz. Per favore, potresti aspettare fuori?"

"Lei è mia amica, perché non posso rimanere?"

"Non vogliamo farle del male, Anna." disse Peter "Abbiamo solo bisogno di parlare con lei, di farle qualche domanda."

"Ma perché non posso restare?"

Slammer vide la preoccupazione negli occhi dell’adolescente, ma voleva veramente che Anna non fosse presente all’interrogatorio. Ma una ragazza era già stata assalita e drogata nel territorio di sua responsabilità e sotto i suoi occhi e non voleva certo chiedere ai medici di sedare quest’altra o di farla portare via a forza dalle guardie. Molto del lavoro lì era classificato, ma lui aveva un limite di discrezionalità.

"Anna, tu hai visto la luce fuori dalla finestra, vero? Hai sentito cosa ha causato? Si è trattato di un meccanismo … un meccanismo che noi non conosciamo completamente. In qualche modo è stato innescato e avrebbe potuto essere piuttosto pericoloso. Liz lo ha spento, Anna, e noi vorremmo sapere come ha fatto, nel caso che qualcuno lo inneschi di nuovo.

Lei non è nei guai, nessuno è arrabbiato con lei. Il Tenente DelGado, Laurie, sarà qui per tutto il tempo. Ma molte delle cose che le chiederemo, sono classificate, Anna. Sono segreti governativi e tu non hai il Nulla Osta per conoscerli. Se tu rimanessi qui, non potremmo parlare liberamente e noi abbiamo bisogno di poterlo fare."

Anna non aveva mai avuto un vero padre, ma aveva sempre sognato di averne uno e, in quei sogni, in quei bei sogni, suo padre le aveva parlato in quel modo, era stato qualcuno uguale all’uomo che la stava guardando, cercando di farle fare qualcosa ma senza costringerla. Sapeva che avrebbe potuto rispondere di no a quell’uomo e lui non l’avrebbe costretta ad uscire. Ma lui glielo stava chiedendo, chiedendo veramente, senza trattarla come spazzatura e nemmeno come una sedicenne. La stava trattando come la trattava Max, come la trattava Greg. In qualche modo seppe che Liz sarebbe stata al sicuro con lui.

"Va bene, credo. Proverò a chiamare di nuovo suo marito. Sembra che le linee siano fuori uso."

"Lo so." disse Laurie "Sembra che tutti, nel Nevada, stiano parlando con amici preoccupati, da qualche altra parte. Pensano che sia stato un terremoto. Anche le linee militari sono sovraccariche. C’è bisogno di una priorità speciale per poter chiamare. Ma non preoccuparti, Liz starà bene. E, se sarà necessario, possiamo mandare qualcuno a prenderlo per portarlo qui."

Anna ci rifletté su. Avrebbe voluto che Max fosse lì. Fin da quella notte … fin da quando aveva fermato … lui. Fin da allora, lei si era sentita a suo agio con Max. Forse sarebbe potuto venire anche Greg.

"Io sarò qui fuori. Posso rientrare quando avrete finito?"

"Certo che puoi, Anna." disse Slammer.

* * * * *

"Visto che la ragazza è stata appena assalita da due uomini," disse Slammer "credo sia opportuno che sia tu a fare le domande, Laurie."

"Che cosa vuole che le chieda. signore?"

"Be’, la vera questione, naturalmente, è come a fatto a far smettere di aprirsi a quel cilindro. E’ stato abbastanza sconcertante sapere che abbiamo qualcosa che può distruggere la Terra anche dopo cinquantadue anni di inattività. Ora che è stato dannatamente vicino a farlo, io vorrei sapere come fare a fermarlo la prossima volta o, meglio ancora, come prevenire una prossima volta."

"Colpa mia, temo." disse Peter. "Io ho manipolato quella sfera per oltre trent’anni. Diamine, metà dei ricercatori del sito lo hanno fatto. Non avrei mai creduto … "

"Lei non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse essere tanto macabro da fare un trofeo con le parti del corpo di un’altra persona. E’ questo che non avrebbe mai creduto, dottore. E nemmeno io. Non posso fargliene una colpa."

"Con il dovuto rispetto, signore, sia che me ne faccia una colpa o no, sarebbe stato di poco conforto se questa giovane signora non si fosse fatta avanti."

"A proposito, che ci facciamo con quei due idioti?" chiese Laurie.

"Li ha presi in custodia il Capo della Sicurezza." disse Jim "Tutti e due hanno avuto una telefonata a disposizione per chiamare i loro avvocati. Dato che sono civili, non possiamo spedirli alla corte marziale, così saranno portati alla Polizia all’ingresso dell’Area 51, dopo che avremo finito qui. Naturalmente, questo solleva ogni genere di problema di sicurezza … per quello che possono blaterare."

"Ora sono più preoccupato di far parlare la ragazza." disse Slammer "Comincia leggera, Laurie. Solo il nome e l’età e cose del genere. Se va bene, possiamo procedere con domande più specifiche. Il dottore ci ha avvertito che le risposte potrebbero non essere attendibili, così non eccitiamoci troppo. Vediamo come va."

Liz Evans non si era mai ubriacata. La perfetta Liz Parker, d’altro canto, si era ubriacata una sola volta in vita sua. Al matrimonio di suo cugino quando aveva sei anni. Lei era la damigella dei fiori e le cose erano andate abbastanza bene fino al ricevimento. Era stato servito un punch alla frutta, con pezzettini di fragole che erano finite in fondo alla coppa. Qualcuno aveva versato dell’alcol nel punch, ma nessuno se ne era accorto, visto che le fragole sul fondo avevano assorbito gran parte dell’alcol.

A sei anni, Liz Parker adorava le fragole e quando la coppa fu vuota, lei si versò un grosso mestolo di fragole, aggiungendo panna e zucchero, presi al tavolo dove si serviva il caffè, e cominciò a mangiarle. La storia diventò leggenda nella famiglia Parker, quando la ragazzina cominciò ad ondeggiare e a ridere scioccamente. Da quella volta, Liz non si era mai ubriacata … fino a quel momento.

Laurie si avvicinò al letto e si sedette accanto a Liz.

"Ciao. Io mi chiamo Laurie … "

Liz non era sicura di dove fosse - molto probabilmente nel Nevada, pensò – o di come fosse arrivata lì. Sollevò lo sguardo per vedere una ragazza ispanica piuttosto attraente, in uniforme, seduta accanto a lei. Le sorrise e disse "Hola." Poi tornò a sonnecchiare.

"Be’, è un inizio." disse Jim con un sorriso. "Il suo spagnolo è fluente."

"Solo perché conosce una parola in spagnolo più di quelle che conosci tu, Jim, non significa che il suo spagnolo sia fluente. Forse le piace solo vedere ‘Dora l’Esploratrice’ ."

Laurie prese la mano di Liz e la strinse leggermente. "Ehi? C’è nessuno lì dentro?"

Liz aprì gli occhi e vide quattro persone, che si sfocavano e si rimettevano a fuoco, ma trovò che era troppo difficile guardarle. A volte vedeva doppio e sembravano otto. Si concentrò sulla mano che stava stringendo la sua, la seguì … polso … avambraccio … gomito … spalla … oh, c’era di nuovo quella ragazza dall’aspetto ispanico. "Hola."

"UH … Hola. Puoi dirci il tuo nome?"

Liz dovette pensarci per un momento, ne aveva così tanti. Cominciò con tre, l’ultimo l’aveva cambiato recentemente ma, in quel momento, ne stava usando tre. Cercò di pensare, ma la sua concentrazione svanì e i suoi occhi si incrociarono. Quasi istantaneamente, notò una seconda ragazza ispanica … forse la gemella identica della prima. Sorrise anche a lei.

"Hola."

Laurie guardò i tre uomini cominciare a ridacchiare. Non stava andando molto bene. Decise di aiutare un po’ la testimone.

"Credo che il tuo nome sia Beth, vero’"

Liz guardò avanti e indietro tra le due Tenenti gemelle. Entrambe muovevano le labbra nello stesso momento e lei non era sicura di quale le avesse fatto la domanda. Decise di parlare allo spazio tra le due, tanto per essere sicura.

"Qualche volta … "

"Il tuo nome è Beth … qualche volta?" Tutti sembrarono chinarsi in avanti e guardare Liz con sospetto.

"Qualche volta è Beth … qualche volta è Liz … qualche volta è Elizabeth … "

Tutti sembrarono rilassarsi. La cosa sembrava abbastanza innocua.

"Allora, come devo chiamarti? Beth, Liz o Elizabeth?"

Liz sembrò pensarci per un po’, non essendo molto propensa a scelte multiple nelle sue attuali condizioni. Si decise per un compromesso e puntando all’immagine destra di Laurie DelGado, disse "Tu puoi chiamarmi Beth." e puntando all’immagine sinistra di Laurie DelGado, disse "E tu puoi chiamarmi Liz." Poi, puntando a tutti gli uomini della sala, disse "E voi potete chiamarmi Elizabeth."

Laurie guardò Slammer, Jim e Peter, con un debole sorriso. Le cose NON stavano andando molto celermente.

"Allora, Liz, credo che tu abbia diciotto anni."

"Davvero? Quanto tempo ho dormito?"

"No, era una domanda. Ti stavo chiedendo se hai diciotto anni. Hai dormito soltanto un’oretta."

"Allora, probabilmente ho ancora sedici anni. Ne sono quasi sicura."

"Solo sedici anni?" chiese Slammer "E quanti anni ha tuo marito?"

Liz sembrò pensarci un po’ su. Max … Max era vissuto come un embrione, prima dello schianto del 1947, così doveva avere un po’ più di cinquant’anni … Ma non era uscito dal bozzolo fino a dieci anni prima, così forse, ne aveva solo dieci … Forse poteva fare una media, qualcosa tra i dieci e i cinquantadue … ma era quasi certa che non era quello che i due uomini che le avevano fatto la domanda, volevano sentire.

"Credo che sia difficile da dire." rispose.

"Difficile da dire?" chiese Laurie.

"Sì. Max … be’, Max è stato adottato."

"Max è tuo marito? Non Mark?"

"Max è mio marito. Tu hai un marito?"

"No, Liz, non ce l' ho. Ma Max … "

"Oh, non puoi avere Max. Max è mio. Lui mi ama fin dalla terza elementare. Ma tu devi trovartene uno … sono più divertenti di quello che potresti pensare." Liz puntò la mano destra ai due Jim gemelli. "Uno di quei ragazzi potrebbe andare bene. Ti piacerebbe uno di loro?"

"Sì, Laurie." disse Jim sorridendo "Ti piacerebbe uno di me?"

Si guadagnò una gomitata da Laurie, un risolino da Peter e una finta occhiataccia da Slammer, che stava cercando di mantenere un’espressione seria. Chiaramente, chiunque fosse la ragazza, non appariva certo una minaccia.

"Tra un mese, farò una festa di compleanno per Max. Compirà diciassette anni. Quella è la data che l’assistente sociale ha scelto per il suo compleanno. Ho già la panna … "

"Così Max avrà la panna sul suo dolce?" chiese Laurie, cercando di fare in modo che Liz continuasse a parlare, preferibilmente di qualche altra cosa che non la sua relazione con Jim, argomento che avrebbe volentieri approfondito con Jim stesso, ma non con una ragazzina di sedici anni e davanti ad altra gente.

"No." disse Liz "E’ un costume per la festa. La panna è il mio costume … e anche il suo. Devi proprio convincerlo a sposarti." continuò Liz, indicando Jim che per un attimo vide come una sola persona. "Essere sposati è molto divertente … Se lo avessi saputo, avrei costretto Max a sposarmi prima … forse in quarta elementare … "

"Non credo che dovremmo preoccuparci che questa ragazza sia un’aliena." disse Peter "E, certamente, non una minaccia alla sicurezza nazionale."

* * * * *

09:05 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Max stava cominciando a preoccuparsi. Non era sicuro di cosa fosse successo, ma alla radio avevano parlato di un sisma. Aveva cercato di chiamare Liz … Anna … ma la rete cellulare doveva essere intasata. Alla fine, pur con qualche difficoltà, era riuscito a parlare con Betty Ann sulla linea telefonica, ma anche lei non sapeva niente. E quando cercò di arrivare alla base con la Jeep, un blocco stradale della Polizia rimandava indietro la gente. Era tornato a casa e alla fine aveva raggiunto il suo esperto del deserto al telefono.

"Hai davanti la tua mappa, figliolo?"

"Sì, Frank."

"Ci sono quattro vecchie strade che portano alle miniere. Tre di quelle aggirano il blocco stradale; due ti portano dove la Statale 6 si connette alla strada che porta al Poligono di Tonopah e l’altra ti porta al Groom Lake. Ma, probabilmente, l’Aeronautica le ha chiuse con dei cancelli."

"Non importa, Frank. Grazie tanto."

Guardò l’orologio. Avrebbe aspettato un’altra ora ma, se non avesse avuto notizie per allora, sarebbe andato a prenderla. I cancelli non sarebbero stati un problema.

* * * * *

21:05 - Alloggi e Area Mensa – Poligono di Tonopah, Nevada.

"Non è andata come speravo." disse Laurie.

"E’ un po’ disorientata." ammise Slammer "Perché non provi a concentrarti sul suo ambiente familiare? Sapere come poter contattare i suoi genitori? Forse loro potranno dirci qualcosa. Poi lascerò che sia Peter a parlare con lei su quello che è successo nell’hangar, per vedere se lei si è resa conto di cosa fosse."

"Va bene, signore. Liz?"

Sentendo il suo nome Liz si svegliò … si era di nuovo appisolata. Era il simpatico Tenente.

"Hola." disse Liz con un sorriso ad occhi incrociati.

Laurie si limitò a scuotere la testa. "Hola, Liz. Puoi stare sveglia, così possiamo parlare ancora?"

"Non è l’ora del pisolino?"

"Preferirei che aspettassi un po’ per fare il pisolino, Liz. Sta arrivando un aereo per portarti all’altra nostra base. Forse potresti dormire durante il viaggio. Adesso puoi parlarci un po’ di te?"

"Di me? Non preferiresti parlare di lui?" chiese Liz, indicando Jim. "Potresti divertirti molto di più con lui … ma non su una lavatrice … sono disegnate male … la maniglia di fa venire i lividi sul sedere … "

L’attenzione di Laurie fu distratta per un attimo per guardare Jim, che stava facendo del suo meglio per non ridere, ma sembrava che stesse per esplodere. Laurie, guardandolo, arrossì violentemente … e sperò quasi che esplodesse sul serio.

Liz guardò il giovane Capitano e ridacchiò. "Lui non è Max, ma sembra abbastanza dolce e caldo per accoccolarvisi contro. Certo, l’uniforme aiuta … Come ti chiami … soldato?"

"Liz, devi concentrarti su di me. Lascia stare Jim. Qual è il tuo nome? Il tuo vero nome, Liz?"

"Così si chiama Jim. Ti piace, non è vero? Qual è il suo cognome?"

"Il suo cognome non è importante, Liz. Noi abbiamo bisogno di conoscere il tuo di cognome. Il tuo vero cognome."

Liz ridacchiò di nuovo. Quando era imbarazzata, Laurie guardava Jim proprio come Maria guardava Michael. Lei l’aveva già visto. Anche da ubriaca, sapeva che lì c’era qualcosa … Incrociò le braccia e scosse la testa. "Tu dimmi il suo e io ti dirò il mio."

Laurie guardò Jim irritata - lui stava cercando di non ridere – poi tornò a guardare la ragazza sulla barella. Liz stava cercando di sembrare decisa … e cercando di impedire ai suoi occhi di incrociarsi. Alla fine, esasperata, disse "Si chiama Jim Hawthorne. Ora, tu come ti chiami?"

"Jim Hawthorne." disse Liz. "E tu ti chiami Laurie, vero?"

"Sì, Liz. Lui si chiama Jim Hawthorne, io mi chiamo Laurie DelGado … ora, tu come ti chiami?"

"Sai?" rispose Liz. "Laurie Hawthorne è un simpatico nome. Credo che ti piacerà. Poi potrai stare al caldo ed essere coccolata. E’ bello. Ti piacerà." Liz guardò l’uomo e fece cenno a Laurie di avvicinarsi, guardandola in modo complice. Le sussurrò, piuttosto forte "Anche sulla lavatrice è stato abbastanza bello, ma il tavolo della cucina è più comodo … e non ha sportelli."

Laurie cominciò a diventare rosso mattone, Peter sogghignò, Slammer si voltò e trovò interessante la polvere sul davanzale in fondo alla stanza e cominciò ad esaminarla attentamente. Jim scoppiò a ridere.

"Liz, non si tratta di me e Jim, si tratta di te. Dobbiamo sapere il tuo nome. Hai detto che se ti dicevo il suo, tu mi avresti detto il tuo. Ora mantieni la promessa, Liz. Come ti chiami?"

"Max mi ha promesso, quando ci siamo sposati nella cappella di Elvis … mi ha promesso di amarmi e onorarmi fino a che la morte non ci separi. Tu devi fare questo, Jim. Tu le piaci, io lo so. Laurie Hawthorne … le piace, io lo so."

Jim vide Laurie diventare rossa come una barbabietola per l’imbarazzo, guardò Peter e Slammer che trattenevano a stento le risate. ‘Dalla bocca dei bambini …’ pensò.

Aveva l’anello da due settimane - in attesa del momento giusto, si era detto … troppo spaventato, era più vicino alla verità. Ma, appena un’ora prima, il mondo era quasi finito e stava cominciando a credere che quella sedicenne fuggita di casa e sotto l’effetto delle droghe, avesse molto buon senso.

"Okay, Liz," disse, prendendo la scatolina dalla tasca e aprendola, mentre si piegava su un ginocchio. "Farò la proposta a Laurie ma, se lei accetterà di diventare Laurie Hawthorne, ci dirai il tuo nome?"

"Va bene, ma solo se dice sì."

"Bene. Laurie … vuoi sposarmi?" chiese Jim.

Laurie rimase seduta, senza parole, fissando l’anello di fidanzamento. Aveva la bocca aperta, ma non ne uscì una parola.

"Sarebbe nell’interesse del servizio." disse Slammer, combattendo il desiderio di ridacchiare. "Per aiutarci ad ottenere le informazioni da Liz."

"Il destino del mondo intero potrebbe dipendere da quelle informazioni, Laurie." disse un raggiante Peter. "Voglio dire, potrebbe significare la salvezza dell’intera umanità. Non che vogliamo che tu ti senta pressata, intendiamoci … "

Laurie guardò Jim sul suo ginocchio, gli altri due uomini che la stavano guardando con lo stesso sorrisetto ottuso che aveva Liz. Almeno la ragazza aveva la scusa di essere stata drogata. Era passata poco più di un’ora da quando aveva visto arrivare l’Armageddon e la prima cosa che aveva fatto era stata correre da Jim … naturalmente lei amava quel grosso babbeo … ma non si sarebbe mai aspettata … questo … in quel momento …

"Okay, Liz. Dicci il tuo nome, il tuo VERO nome, ed io per questo farò l’estremo sacrificio. Darò me stessa, corpo e anima, a questo grosso idiota inginocchiato davanti a me. Jim … questo sarebbe un sì."

"Yippee!" gridò Liz." Ci sarà un matrimonio. Però, state attenti con le fragole nel punch."

L’interrogatorio si interruppe per cinque minuti, per permettere alla neo fidanzata di ammirare il suo anello e al neo fidanzato di ammirare lei.

"Credo che io e Peter aspetteremo fuori per qualche minuto." disse Slammer "Così non avrete testimoni. E’ possibile che voi vi spingiate oltre i limiti del regolamento previsti per le pubbliche manifestazioni di affetto in uniforme."

Mentre uscivano, sentirono Liz sussurrare, ad alta voce, ai neo fidanzati "Sarà molto più divertente senza quei due … e senza le loro uniformi, se è per questo … Io chiudo gli occhi e non guardo."

* * * * *

09:30 PM - Alloggio 23B - Vecchi alloggiamenti militari dell’Aeroporto di Tonopah, Nevada.

Brinngg..Brinngg

"Pronto?"

"Max? Sono Anna."

"Anna, grazie a Dio. Stai bene? Liz sta bene? Quel sisma o qualsiasi cosa sia stato da quelle parti … cos’era?"

"Max, devo parlare in fretta, perché ho provato a chiamare fin da quando è successo e le batterie sono quasi andate. Io sto bene. Liz … be’, è tata colpita da un paio di TASER, ma il dottore ha detto che starà bene. Dovranno portarla all’altra base, dove hanno laboratori migliori."

"TASER? Mio Dio, Anna … perché lo hanno fatto? Dov’è la base? Quella dove la vogliono portare?"

"Non sono sicura del perché quegli uomini le abbiano sparato con i Taser, Max, ma lei starà bene. Questa è la cosa più importante. L’altra base è al Groom Lake."

Quando l’indicatore della batteria dette l’ultimo avvertimento e il telefono morì, Anna sperò che quella breve conversazione fosse stata sufficiente per rassicurare Max sul fatto che Liz stava bene ed era tra amici. Si fece largo a gomitate nella fila per la linea telefonica normale, con la speranza di poter usare quella per parlargli di quei due esseri striscianti e di come fossero stati rinchiusi. Si sentiva ancora orgogliosa di se stessa per quel calcio. Alla fine, avuto il segnale di libero, compose di nuovo il numero.

Dall’altra parte, Max guardò il telefono che era morto all’improvviso. "Groom Lake." disse ad alta voce a se stesso "Nell’Area 51 … "

Prese la mappa e corse alla Jeep. Quando imboccò il viale, non sentì il telefono suonare nella piccola bifamiliare.

* * * * *

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Capitolo 44
*** 43 ***


Parte 43

21:30 - Alloggi e Area Mensa – Poligono di Tonopah, Nevada.

"Odio dirlo," disse Slammer con una risatina "ma ora non sono certo di potermi fidare di quei due per interrogare la ragazza. Sembrano un po’ … "

"Distratti?" chiese Peter.

"Sì, qualcosa del genere. Bene, rimaniamo io e lei. Vuole provare?"

"Certo. Forse potrebbe conoscere qualche ragazza interessata in un cosmologo sessantenne, che non possiede gran che."

"Buona fortuna, allora."

Peter si avvicinò e si sedette sulla sedia accanto alla barella.

"Ciao, Elizabeth. Io mi chiamo Peter."

"Lei è inglese … "

"Non proprio, ho preso solo un po’ di accento negli anni trascorsi a Cambridge. Posso chiederti di dove sei tu?"

"New Mexico, la Terra di Magia … tranne se sei bloccata in una piccola città. Maria la chiama la Terra di Prigionia."

"E questa Maria sarebbe …?"

"Maria è la mia migliore amica. Dopo Max, naturalmente."

"Così, ti sei sposata da poco?" chiese Peter, immaginando che se aveva sedici anni, doveva essere successo piuttosto recentemente. "Maria è stata la tua damigella d’onore?"

Liz si guardò attorno in modo cospiratorio, poi sussurrò a voce alta "Lei non lo sa nemmeno. Noi siamo fuggiti."

"Bene, Elizabeth … "

"Mi chiami Liz. Lo fanno tutti."

"Molto bene, e tu puoi chiamarmi Peter."

"Okay, Pete."

"No, sarebbe Peter, Liz. Non mi è mai piaciuto essere chiamato Pete."

"Peter, Peter, mangiatore di zucchine, aveva una moglie ma non ha saputo tenerla … E’ mai stato sposato, Peter?"

"No, Liz, temo di no. Non ho mai trovato una donna che fosse riuscita a sopportarmi, credo."

"Forse posso trovargliene una io … le piacerebbe essere sposato. E molto coccolato … "

"Certo, Liz. Mi piacerebbe senza dubbio e, forse, più tardi ti prenderò in parola ma, per adesso, mi piacerebbe parlare del tuo matrimonio."

"E’ meraviglioso. Ha visto il mio anello? Max l’ha fatto per me. Anche lui ne ha uno."

"E’ un anello veramente bello, Liz, ma puoi dirmi qualche altra cosa su Max? Ha un cognome?"

"Sì, ce l’ha."

"Vuoi dividere quel cognome con me, Liz?"

"No." rispose Liz, sembrando improvvisamente perplessa. "Lui l’ha diviso con me, è per questo che non sono più Liz Parker ma sono Liz Evans. Ma non credo che voglia dividerlo con lei. Lui è già sposato con me e, inoltre … non credo che lei sia il suo tipo." disse dubbiosa.

Jim e Laurie stavano cercando di trattenere le risate e così pure Slammer.

"E’ stato facile come togliersi un dente." disse Peter ai tre.

"Hey, sta facendo progressi." disse Slammer. "Continui così. Veda se riesce a sapere qualcosa dei suoi genitori, dove possiamo trovarli."

"Liz." la chiamò Peter, notando che si era appisolata di nuovo. "Liz … "

Liz si svegliò con un sobbalzo e notò una ragazza ispanica, piuttosto attraente, abbracciata da un alto Capitano. Le sorrise. "Hola."

"Whoops, Liz. Ascolta me."

Liz guardò l’uomo. Non sembrava ispanico ed aveva un accento inglese. Nonostante questo, non volle offenderlo.

"Hola." disse.

"Hola." risposero quattro voci all’unisono.

"Allora, Liz," disse Peter."Hai promesso che ci avresti detto il tuo nome se Laurie avesse accettato di sposare Jim, e lei lo ha fatto. Vedi? Ora anche lei ha un bell’anello, così ora devi mantenere la tua promessa. Qual’è il cognome di Max? Il suo vero cognome?"

"E’ Evans, Max Evans. E io sono Elizabeth Evans ed è meraviglioso. E, un giorno, avremo dei bambini … tanti piccoli Evans … "

"Da come descrivi la tua relazione, Liz, non ho un solo dubbio che succederà. Ma puoi dirmi qualcosa sui tuoi genitori? Possiamo contattarli, per far loro sapere che stai bene?"

Ancora una volta Liz sembrò molto cospiratoria. "Shhhh!" disse "Non possiamo permettere che ci trovino. Non ora. Non fino a che non avrò diciotto anni. Possono farlo azzerare."

"Azzerare? Vuoi dire annullare, Liz? Perché dovrebbero farlo?"

"Non avevamo ESATTAMENTE il permesso dei nostri genitori quando ci siamo sposati … esattamente."

"E cosa avevate esattamente, Liz?" chiese Peter.

"Si sono tutti arrabbiati … solo perché ci eravamo addormentati su una coperta mentre guardavamo le stelle … e non abbiamo nemmeno fatto niente … quasi niente … "

"Sono certo che sia così, Liz."

"Oh, be’ … forse abbiamo pomiciato un po’. Allora non eravamo nemmeno sposati e non sapevo quanto potesse essere divertente. Ma loro si sono arrabbiati e volevano mandarmi in un collegio. E’ mai stato in un collegio, Peter?"

"Una specie, Liz. Cambridge. Non era tanto male. Ho incontrato gente interessante."

"Ma io non avrei avuto Max … Non c’è niente più interessante di Max." ridacchiò Liz.

"A quanto pare, no." disse Peter "Così tu e Max siete fuggiti?"

"No." disse Liz, perplessa. "Abbiamo fatto un giro con la sua Jeep."

"Capisco. Naturalmente è stato senza dubbio più veloce. E dove siete andati?"

"Gliel’ho detto, alla cappella di Elvis, a Las Vegas. E’ stato così dolce. Le ho fatto vedere il mio anello? Max lo ha fatto per me. Lui ne ha uno uguale."

"Sì, me lo hai fatto vedere. E’ molto bello, Liz. Ma stavamo parlando di genitori e di permessi. Puoi dirci il nome dei tuoi genitori e come avete fatto a sposarvi se non avevate il loro permesso?"

"E’ selt … chelt … celt … è un disegno irlandese, perché Evans è un nome irlandese. Ecco perché l’ha fatto così. Tranne che lui non è veramente irlandese, lui è … " e ridacchiò "Lui è un a-a-a … " e ridacchiò di nuovo. Era così buffo che Max avesse un nome irlandese, quando era un alieno. Alla fine, Liz controllò le sue risatine, fece un profondo respiro e disse "Max è a … "

"Lo so." disse Peter "E’ stato adottato. Ma stavamo parlando dei tuoi genitori. Come si chiamano, Liz?"

"Come fa a sapere che Max è stato adottato?" chiese Liz, sembrando confusa.

"Ce lo hai detto tu, Liz."

"Vi ho già detto che anche sua sorella è stata adottata?" Ancora una volta usò un tono cospiratorio. "Lei ha cercato di tenerci divisi fin dalla terza elementare. Non credo che si fidi di me, per quello che riguarda lui."

"E perché non dovrebbe fidarsi di te?"

"Lei pensa che io potrei dire alla gente il segreto di Max."

"Il suo segreto, Liz? E quale sarebbe?"

Liz si guardò attorno, guardinga, poi gli fece segno di avvicinarsi e gli sussurrò all’orecchio "Lui non è selt … celt … Lui non è irlandese … è cecoslovacco."

"Non credo, Liz. Quel paese non esiste più. Ma non importa, noi stavamo parlando dei tuoi genitori. Ricordi i loro nomi, vero? Dicci come si chiamano."

"Peter," rispose Liz ridacchiando di nuovo "hai mai sentito la storia della bambina che si era smarrita? La Polizia le chiese come si chiamava la sua mamma e lei rispose ‘Mamma.’. Poi le chiesero come si chiamava il suo papà e lei rispose ‘Papà.’. Allora le chiesero come la sua mamma chiamava il suo papà e lei rispose ‘Stupido.’ … "

"Molto simpatica, Liz, ma ora abbiamo bisogno del nome dei tuoi genitori. E’ molto importante, Liz."

"Non credo che lei abbia molto senso dell’umorismo … Peter. Probabilmente le piacerebbero mia madre e mio padre. Nemmeno loro hanno avuto molto senso dell’umorismo, quando siamo rimasti fuori tutta la notte. Non c’è niente di male nel pomiciare un po’, Peter … se ami qualcuno."

"No, Liz, suppongo di no. Forse potrei dirlo io ai tuoi genitori, nel caso dovesse succedere di nuovo. Come si chiamano i tuoi genitori?"

"Jeff e Nancy Parker … Ma, ora che siamo sposati, non importa più, vero? Quel signore, alla cappella, ha detto ‘una carne …’. E’ giusto, no?"

"Suppongo di sì, Liz. Certamente sembra che voi due lo abbiate preso alla lettera. A proposito … uhm … Come avete fatto ad ottenere la licenza se non avevate ESATTAMENTE il permesso dei vostri genitori?"

"Max sa preparare i migliori documenti d’identità, Peter. Se mai ne avessi bisogno … di ogni genere, vieni da me. Te lo farò sistemare da Max … "

Slammer fece segno a Peter di avvicinarsi a lui e gli disse di andare a cercare agli Uffici della Contea la registrazione di un matrimonio con quei nomi, poi di controllare con l’Avvocatura Generale Militare chi fossero i loro parenti più prossimi, per sapere chi dovevano contattare riguardo al trattamento medico per curare Liz dall’overdose di droghe e scopolamina. "E, già che c’è," continuò Slammer "veda a che punto è il Capo della Sicurezza nella consegna di Blaukopf e Schreiber alla giustizia civile."

* * * * *

12:00 PM – Base Aerea di Kunsan – Repubblica di Corea.

Di solito, Sandi Randolph era piuttosto brava a raquetball, ma non quel giorno. Jane Carpucci aveva quasi annientato la sua Capo Infermiera. Quando Sandi si allungò per una presa … e la mancò, Jane la vide trasalire.

"Non dirmi ancora che è colpa dei macchinari, sta durando un po’ troppo. Hai bisogno di farti controllare."

"Non fare l’esagerata, Jane. E’ solo uno stiramento."

"E’ quello che hai detto una settimana fa, ma non è migliorato."

"Non brontolare. Non voglio disturbare uno dei dottori per questa sciocchezza. Sono sicura che non è niente."

"Mi prometti che se tra una settimana non sarà passato, ti farai controllare?"

"Se non migliorerà tra una settimana … "

"Non ho detto migliorato ho detto PASSATO."

"Okay, se non sarà passato, mi farò controllare."

"Promesso?"

"Promesso."

* * * * *

21:40 – Una delle vecchie strade delle miniere all’interno del Comprensorio della Base Aerea di Nellis – Nevada.

Max guidò lentamente nella notte, a luci spente, seguendo il vecchio sentiero coperto di vegetazione alla sola luce delle stelle e di un quarto di luna. La Jeep non era più blu, ora era nera, come gli abiti che indossava. Al mattino, avrebbe di nuovo cambiato i colori per adattarli a qualsiasi parte del deserto avrebbero attraversato. Doveva procedere lentamente, fermandosi ogni tanto per sentire se ci fossero in arrivo altri veicoli, sebbene si fosse alzato il vento notturno del deserto, che avrebbe aiutato a coprire il rumore della Jeep.

Max era spaventato, ammise con se stesso. Più spaventato di quanto non fosse mai stato in vita sua. Non era spaventato per se stesso, era molto peggio. Era spaventato per Liz, sua moglie. Ripensò a quei dieci anni in cui Isabel lo aveva messo in guardia sul rivelare il suo segreto, messo in guardia dall’avvicinarsi agli umani. L’Uomo Nero che lei aveva usato era sempre lo stesso … l’Area 51. Il posto dove l’Aeronautica Militare aveva portato gli alieni per vivisezionarli.

Ormai da dieci anni, l’Aeronautica e l’Area 51 erano stati il suo Uomo Nero ed ora la paura lo stava consumando. Paura mal riposta. Paura di uno stereotipo non meno oltraggioso del concetto dei mostri alieni dagli occhi di insetto. Perché, in realtà, l’organizzazione militare americana era una delle meno xenofobe. No, certamente non era perfetta, ma il 26 luglio del 1948 il Presidente Truman aveva emanato un ordine esecutivo per integrare i servizi e quel processo era proseguito meglio e più velocemente nei servizi, di quanto avesse fatto in tutto il resto della popolazione.

E per il settembre del 1999 ogni base militare avrebbe mostrato l’evidenza di aver accettato la diversità. Gente di tutte le razze, che lavoravano come un’unità coerente … Bambini neri, filippini, tedeschi, giapponesi, coreani, thai, vietnamiti … e di altre razze, Bambini d’Oro che erano la prova vivente della diversità che i loro genitori avevano abbracciato, qualsiasi cosa fosse accaduta nel mondo esterno.

Ma non era questa la realtà che Max vide. Lui vide solo il ricordo di un alieno legato ad un tavolo per le autopsie, con scienziati crudeli che mettevano le mani nelle sue viscere e, nel buio del deserto fu fin troppo facile immaginare il viso di Liz sul corpo che era vivisezionato.

Se non avesse pensato a Liz, Max si sarebbe meravigliato dei cambiamenti che erano intervenuti in lui in sole due settimane e mezza, ma lui non stava pensando a quello. Lui stava pensando a Liz, sua moglie, carne della sua carne, unita a lui nell’amore e nel matrimonio … ed alle proprie responsabilità …

Max non si disturbò nemmeno di chiedersi quanto avrebbe potuto spingersi lontano per salvarla. Carne della sua carne, lui avrebbe fatto tutto quello che doveva fare, assolutamente tutto. E se avesse scoperto che qualcuno le aveva fatto del male … la rabbia crebbe dentro di lui, quasi rivaleggiando con la paura per la salvezza di Liz. No, non c’erano limiti a quello che Max avrebbe potuto fare. Combattere, morire, uccidere per lei, ma non adesso. Quello era il momento dell’azione furtiva. Liz doveva essere viva, perché era sicuro che se non lo fosse stata, lui lo avrebbe sentito nella sua anima. Guidò e si fermò … guidò e si fermò … facendosi strada nell’area del Poligono di Nellis, verso il Groom Lake.

* * * * *

21:50 – Terminal Passeggeri – Poligono di Tonopah, Nevada.

I due C-12 erano atterrati a Poligono di Tonopah solo un quarto d’ora prima ed entrambi sarebbero decollati quasi subito.

Il primo sarebbe rientrato alla sua Base, a Nellis, portando due prigionieri da consegnare all’Ufficio Federale di Contea, con le accuse di aggressione e violenza, uso illegale di droghe per la perpetrazione dell’aggressione e della violenza ed ogni altra accusa che l’Ufficio del Procuratore del Nevada del sud, sarebbe riuscito ad appiccicare loro. Sia Blaukopf che Schreiber avrebbero viaggiato ammanettati e ciascuno di loro sarebbe stato scortato da una guardia armata.

Il secondo aereo avrebbe fatto rifornimento di carburante e l’equipaggio l’avrebbe in parte trasformato in aeroambulanza per una barella con la ragazza che avevano colpito con i TASER, due medici di supporto e tre sedili vuoti. Era stato deciso che Slammer, Jim e Laurie sarebbero andati con lei, mentre Peter sarebbe rimasto indietro per cominciare a valutare quanto sarebbero stati sicuri gli hangar dove erano stati trasportati i cilindri.

Ma, nel frattempo, l’intervista continuò …

"Liz," le chiese Peter "perché sei venuta nella sala conferenze, quando tutti gli altri sono fuggiti, cercando di allontanarsi dalla luce?"

"Ho pensato che non sarebbe servito a niente correre, non quando ho visto i piatti di insalata scivolare verso la luce."

"Cosa pensavi stesse succedendo lì fuori, Liz?" chiese Peter.

Slammer spalancò gli occhi quando sentì Liz dire "Ho pensato che fosse una singolarità … Era l’unica cosa che poteva essere."

"Chiedile come fa a conoscere le singolarità." disse Slammer a Peter. "Non è una cosa che una sedicenne scappata di casa di solito conosce. Io non lo sapevo, come fa a saperlo lei?"

Liz si voltò a guardare Slammer, lottando per tenere aperti gli occhi, poi tornò a guardare Peter. "E’ stata una singolarità, vero? Una singolarità ad anello?"

"Come fa a saperlo? A meno che lei non sia qualcosa di più di quello che sembra." chiese di nuovo Slammer.

Liz ridacchiò. "L' ho letto su Scientific America … Due anni fa."

"E’ possibile, Peter? Voglio dire, sembra un po’ troppo comoda come risposta. C’è modo di controllare per vedere se hanno pubblicato un articolo simile?"

"Sono piuttosto sicuro che ci fosse, Comandante." disse Peter. "Io ne sono stato il co-autore … "

‘Dannazione!’ pensò Slammer ‘Io sono l’unico qui, che NON CONOSCEVA quella roba?’

"Signore," disse Laurie "visto che il dottor Blaukopf e il dottor Schreiber hanno sollevato il problema … forse dovremmo chiederle in modo diretto se è … un’aliena …"

Slammer annuì in direzione di Peter e lui chiese a Liz "Liz, questo potrebbe sembrarti una domanda un po’ buffa, ma … sei un’aliena?"

Liz cominciò a ridacchiare. "La gente ce lo chiede sempre, a me e a Maria, per via delle nostre antennas."

"Antennas?" chiese Peter "Vuoi dire antenne?"

"Sì, antennes." disse Liz "Quelle che spuntano fuori dalla testa."

"Tu hai delle antenne che spuntano dalla testa, Liz? Io non le vedo."

"E’ perché non porto l’uniforme. Io e Maria abbiamo delle uniformi da cameriere con le antenne. Non vere antenne … palline da ping-pong che ballonzolano. Ecco perché i ragazzi pensano che siamo aliene."

"Che ballonzolano?" chiesero contemporaneamente Peter e Slammer.

"Signore, sono un cerchietto con delle molle che seguono il movimento della testa. Sono certa che lei le abbia viste."

"Perché portate le antennas … voglio dire le antenne?"

"E’ il nostro costume quando serviamo i piatti come il Formaggio della Galassia o gli Anelli di Saturno e le Patatine Spaziali e, il mio preferito, il Dolce Men in Blackberry."

"Sono tipi di cibo? E le antenne … solo un costume?"

"Non solo cibo, anche bevande. Come il Frullato di Sangue di Alieno, ma Max … Max beve solo Cherry Coca con un cucchiaio di Tabasco."

"Immagino che questo accenda un certo fuoco in lui." disse Laurie.

Liz arrossì. "No, non proprio … ma io so cosa lo fa. Panna montata e Tabasco … ma brucia un po’ … "

In quel momento, Jim entrò nella stanza seguito dal Capo della Sicurezza con un pollice alzato.

"Blaukopf e Schreiber sono stati caricati sull’aereo per Nellis proprio ora. Li terranno lì fino a che lo Sceriffo non li andrà a prendere. Stanno adattando l’altro C-12 per portare Liz al Distaccamento 24. Oh, e ho anche contattato quelli dell’Avvocatura Militare."

"Bene. E cos’hanno detto sul fatto che vogliamo notificare ai suoi genitori le condizioni mediche di Liz?"

"Uhm, signore? Gli avvocati hanno detto che dobbiamo notificarle solo a suo marito."

"Suo marito? Un altro ragazzino di sedici anni, la cui unica capacità conosciuta è quella di essere un falsario? Non mi sembra giusto."

"Lui sa fare molto bene anche le coccole." disse Liz.

"Bene, questa è grande! Falsifica i documenti e fa baldoria. Perché non possiamo rivolgersi ai suoi genitori?"

"Lei è un minore emancipato, signore. A causa del matrimonio."

"Per sposarsi, sono fuggiti ed hanno mentito sull’età. Non può essere valido."

"Lo è, signore. Fino a che non sarà annullato è perfettamente valido. Deve notificare le sue condizioni a Max Evans. E, a quanto pare, i due ragazzi si sono messi in contatto con i loro genitori. Hanno trovato un paio di bollettini di ricerca su di loro. Max Evans e Liz Parker, sposati a Las Vegas, nella Cappella di Elvis, il 25 febbraio."

"Bene, se hanno dei bollettini di ricerca su di loro, potremo portarli alla polizia locale, vero?"

"Ebbene, signore," disse il Capo della Sicurezza "suppongo che potremmo farlo, ma non credo che cambierebbe qualcosa. Ho parlato con uno degli agenti della Contea di Nye. Loro conoscono questa coppia. Liz, Max ed Anna, hanno salvato la vita ad uno dei loro Vice Sceriffo un paio di settimane fa. Gli hanno sparato quando un semplice controllo del traffico si è trasformato in un grosso traffico di droga. Liz e suo marito l'hanno aiutato. Poi Max ha rotto la mascella ad un violentatore, qualcuno con un mandato di arresto per aver già violentato una bambina di sette anni a Fallon. Voglio dire, l’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Nye ama questi due ragazzi. Credo che i locali sappiano dei bollettini, li hanno semplicemente ignorati."

"E, stando agli avvocati, signore, fino a che il matrimonio non sarà annullato, è perfettamente legale ed ogni giorno che passa, diventa sempre meno probabile che un tribunale del Nevada voglia annullarlo, se i ragazzi avranno da obiettare. E mi sembrano piuttosto felici, stando a quello che mi ha detto l’agente."

"Gli avvocati hanno detto che sarebbe una violazione contro l’ Atto del Comitato Posse. Dicono che possiamo farlo, ma poi dovremo andare in prigione per due anni."

Slammer scosse la testa. "Sembra che quando l’effetto della droga sarà passato, dovremo ridare questa ragazza a Max. Perché non provate a contattarlo e a rassicurarlo che lei sta bene?"

"Oh, non dovete preoccuparvi di Max. Verrà a prendermi." disse Liz ridacchiando "Soffre di malinconia la notte, se io non sono lì. Fin da quando ci siamo sposati."

"Sì, mi piacerebbe proprio vederlo passare attraverso i sistemi di sicurezza." disse il Capo della Sicurezza scherzando. Il giorno seguente si ricordò di quelle parole e, per allora, lo scherzo non gli sembrò più tanto divertente.

* * * * *

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Capitolo 45
*** 44 ***


Parte 44

23:00 – Area di detenzione – Base Aerea Nellis, New Mexico.

La guardia controllò il documento di identità. Era chiaramente valido. "Deve riempire questi moduli, signore." disse la guardia più anziana. "Per dichiarare la consegna dei prigionieri."

"Nessun problema, agente Anderson e la nostra macchina è proprio qui fuori. Ora mettiamo loro le nostre manette, così potrete riavere indietro le vostre. La sua firma, per favore … "

Ci vollero altri venti minuti prima che i beni dei prigionieri fossero inventariati e che gli agenti federali firmassero le ricevute. I prigionieri vennero caricati nella parte posteriore del furgone, sotto la mira dell’agente Anderson. La guardia scosse la mano dell’agente.

"Bene, questo ci facilita le cose. Credevamo di dover aspettare fino a domani pomeriggio l’arrivo degli uomini dello Sceriffo. Siete stati veramente utili."

"Be’, l’FBI e l’Ufficio dello Sceriffo collaborano spesso. Io e Charlie eravamo nell’area per altri motivi ed avevamo del tempo libero. Lieti di esservi stati utili."

"Lei e Charlie fate attenzione. Qui siamo a Las Vegas e ci sono un sacco di ubriachi a tutte le ore, tutti i giorni. I casino non chiudono mai. Guidate con prudenza."

"Lo faremo. Grazie per il suo aiuto, sergente Jennings."

"Nessun problema, agente Pierce."

* * * * *

06:00 AM – Area del Poligono di Nellis – 35 chilometri a nord-est del Groom Lake.

La notte era stata lunga. L’area del Poligono aveva un sorprendente numero di gente e di personale addetto alla sicurezza che lavorava di notte. Già due volte era stato costretto a fermarsi e a mettersi al riparo, dipendendo dalla sua abilità di nascondersi nell’ombra e di lasciare che il personale e le guardie gli passassero accanto nella notte, senza vederlo.

Era arrivato ormai sulle colline a nord-ovest del Groom Lake e l’alba stava cominciando ad illuminare il deserto.

La piccola Jeep era stata utile ed efficiente e, su quelle coline, le quattro ruote motrici erano state duramente testate.

Per il momento, Max era fermo in un piccolo canyon e si stava guardano attorno prima di posare entrambe le mani sulla Jeep. Il colore nero sparì, sostituito dal rosa e sabbia del deserto, che costituiva un’ottima mimetizzazione per la Jeep. Max bevve un lungo sorso d’acqua dalla sua borraccia, poi la mise via. Mentre stava per risalire sulla Jeep, vide la sua immagine riflessa nello specchietto e si fermò. La sua mano toccò il vestito e ne uscì una mimetizzazione simile a quella della Jeep.

Ad ogni momento che passava la sua preoccupazione cresceva. Cosa stavano facendo a Liz? Come l’avevano scoperta? E ad ogni momento che passava, cresceva anche il suo senso di colpa ‘E’ a causa mia … non per lei. E’ nei guai per quello che sono.’

Insieme all’ansia, sentì il potere crescere dentro di lui. Lo respinse, non volendo usarlo … non ancora. Doveva conservarlo per dopo … per quando sarebbe stato utile a Liz.

* * * * *

07:00 AM – Laboratorio Medico dell’Aeronautica – Groom Lake - Nevada

Liz si svegliò e vide sopra la sua testa un soffitto non familiare … quasi mai una indicazione di un buon modo per cominciare la giornata. Era vestita, se così si poteva chiamare, con un camice d’ospedale e c’era una flebo attaccata al suo braccio sinistro. Guardò oltre i piedi del letto e vide un letto identico che rispecchiava il suo nella piccola stanza d’ospedale.

Vide gli elettrodi collegati al monitor e sentì il beep delle sue stesse pulsazioni. Vide il deserto fuori dalla finestra con le serrande aperte.

Non aveva idea di dove fosse o di come fosse arrivata lì. Trovò i controlli del letto e premette quello che le sollevava la testa, permettendole una vista migliore di quello strano posto. Si controllò velocemente. Sembrava non mancasse niente. Aveva un leggero mal di testa ma, a parte questo, tutto il resto sembrava andar bene. ‘Dove sono?’

Liz non dovette chiederselo a lungo. Una donna con un camice da laboratorio entrò nella stanza, vide che era sveglia e le sorrise con calore. "Hola."

"Hola …?" rispose Liz dubbiosa. La donna fece un veloce controllo alla pompa della flebo, le misurò la pressione e se ne andò. La sua uscita fu seguita dall’ingresso di un’altra persona in divisa ospedaliera, che gridò un allegro "Hola" mentre le lasciava il vassoio della colazione, per uscire subito dopo.

"Hola …?" rispose Liz all’uomo che stava uscendo. Assaggiò le huevos rancheros. Non erano tanto male per essere cibo da ospedale. In effetti, con un po’ di Tabasco, sarebbero state decisamente saporite. Era arrivata a metà, quando una attraente ragazza, con indosso l’uniforme da Tenente dell’Aeronautica Militare, entrò nella stanza. Liz si affrettò a deglutire, così da poter fare alla donna qualche domanda, ma prima che potesse farlo, la ragazza le sorrise e le disse "Hola."

"Uh … Hola." rispose Liz. "Può rispondere a qualche domanda?"

"Forse." disse Laurie "Che domande sono?"

"Be’, tanto per cominciare … Che paese E’ questo?"

* * * * *

07:00 AM – Autostrada 375 (L’Autostrada Extraterrestre) - Little A’LeInn – Rachel, Nevada.

Anche prima di aver visto il cartello, fu loro chiaro che Rachel, Nevada, non era proprio una città. Soprattutto caravan parcheggiati nel deserto e una sola stazione di servizio. I due agenti e il dottor Schreiber, si erano stretti sulla panca ed avevano ordinato la colazione.

"E’ sicuro, dottore, che i suoi poteri siano stati neutralizzati?"

"Sì, certo, agente Anderson, la scopolamina ha cominciato a consumarsi, ma gli inibitori della serotonina renderanno inutili i suoi poteri per diversi giorni, probabilmente anche più a lungo, visto che l’abbiamo colpita con entrambi i TASER."

"Non deve chiamarmi agente Anderson, doc. Chuck andrà benissimo."

"Molto bene, Chuck e tu puoi chiamarmi dottor Schreiber. Ancora non capisco perché siamo qui e perché siamo venuti i questa stupida trappola per turisti."

"Bene, doc … dottor Schreiber, è così? E’ che ci sono solo due strade per uscire dall’Area 51 via terra. Questa è una, l’altra e la strada per Nellis. L’agente Marsten ci sta aspettando con un altro agente su quella con il dottor Blaukopf. Voi due siete gli unici che conoscono quella creatura. Se cercheranno di spostarla in direzione nord, la prenderemo noi. Se la sposteranno ad ovest, la prenderà il gruppo di Marsten.

"E che sta facendo Pierce?"

"Pierce è tornato a Las Vegas, per telefonare a Washington e far sapere loro la situazione e per avvertire il laboratorio nel New Mexico. Devono essere pronti per la prigioniera. E’ passato molto tempo ed hanno bisogno di rivedere le loro procedure ed accertarsi che le attrezzature riescano a trattenere questa."

"Tutto questo è noioso. Dovremmo fare qualcosa."

"Stiamo facendo qualcosa, dottor Schreiber. E’ chiamato attività di controllo."

"E che succede se la spostano con un aereo?"

"Cielo, dottore! Noi siamo solo l’Unità Speciale. Voglio dire, da noi non ci si aspetta che combattiamo contro l’Aeronautica aereo contro aereo o qualcosa del genere. Se la sposteranno con un aereo, probabilmente la perderemo. Anche se riuscissimo a prenderla, potrebbero chiudere velocemente tutti gli aeroporti attorno a Las Vegas. Ecco perché, se riusciremo a prenderla, dovremo portarla a Reno. Il nostro aereo ci sta aspettando lì per portarci al laboratorio."

* * * * *

07:25 AM – Laboratorio Medico dell’Aeronautica – Groom Lake - Nevada

Il medico l’aveva visitata e aveva fatto una breve valutazione del suo stato mentale. Tranne che per il fatto che non aveva idea di dove fosse e nessun genere di ricordo di quello che era successo dopo che era entrata nel Poligono di Tonopah, Liz sembrava stare bene.

"L’avevo avvertita che questo sarebbe potuto accadere." disse il medico a Slammer. "In ostetricia, si usa la scopolamina durante il parto."

"Per alleviare il dolore?"

"Non esattamente. Avere un bambino rimane ancora alquanto doloroso, solo che il giorno dopo non ricordano del disagio provato durante il parto."

"Ma riavrà indietro i suoi ricordi? Sarà mai in grado di dirci esattamente quello che le ha comunicato quella sfera?"

"Non so dirlo, signore. Qualche volta succede, ma non è sicuro. Forse se toccasse di nuovo la sfera … "

"No, grazie, doc. Non sono pronto per quell’esperienza. Quella cosa se ne è stata tranquilla per mezzo secolo, poi ha quasi scatenato la fine del mondo. Dovremo pensarci un po’ su, prima di lasciare che qualcuno tocchi di nuovo quella sfera. Tranne che qualcosa non vada storto di nuovo. Posso parlare con lei, ora?"

"Certo. Credo che vorrà avere delle risposte anche lei. Almeno tutte quelle che può darle. Si sta vestendo. Il Tenente DelGado è con lei. Chiederò a Laurie di portarla qui, quando avrà finito."

"Sarebbe grande, dottore. Quanto meno deve firmarci una dichiarazione che non rivelerà quanto è successo. Ma mi piacerebbe che lei acconsentisse a lasciarsi fare qualche esame e, molto probabilmente, dovremo rintracciare suo marito."

"A lei non piace suo marito, vero?"

"Non sono affari miei, credo, ma che razza di ragazzo è uno che scappa con una sedicenne e la sposa, abbandonando la scuola e i loro genitori?"

"Di solito, un ragazzo di sedici anni. Senta, ho sentito i suoi vaneggiamenti sotto l’effetto della scopolamina. Sembra che sia abbastanza felice della sua situazione e altrettanto dicasi di lui."

"Sì, ma il ragazzo non sta pensando al suo futuro. L’approccio tutto-palle-pene-e-niente-fronte, può funzionare in certe situazioni, ma lui deve anche guardare al futuro. Un’educazione, un lavoro migliore che fare la cameriera a Tonopah … lei sembra una ragazza veramente simpatica e si merita un futuro migliore."

"Forse è troppo duro con loro, Colonnello. Dopo tutto, abbiamo bisogno di preoccuparci per il futuro solo perché quella ragazza l' ha salvato per noi. Dove saremmo se quei ragazzi non fossero fuggiti, se lei fosse rimasta a casa con i suoi … quando quell’energia è uscita fuori?"

"E’ vero … Grazie, dottore."

"Nessun problema, signore. La farò accompagnare qui dal Tenente, non appena sarà pronta."

* * * * *


07:25 AM – Area Industriale – Poligono di Tonopah – Nevada.

Il lavoro fu rallentato dalla necessità di inviare una Squadra di controllo per monitorare la supposta fuoriuscita di sostanze radioattive dal Poligono del Nevada. Fino ad allora non erano state trovate prove che confortassero le rilevazioni degli apparati di monitoraggio. La restante parte degli scienziati era lentamente avvicinata ai resti dell’hangar, di cui una parte era stata apparentemente risucchiata dalla singolarità, insieme a qualche tonnellata di sabbia del deserto, mentre il resto dell’edificio era ancora in piedi, anche se gli edifici più prossimi si erano un po’ inclinati per l’intensa attrazione gravitazionale.

Nessuna parte della nave era andata persa, sebbene i rottami fossero raggruppati da una parte, lungo una parete dove erano rotolati o dove erano stati attirati dalla singolarità. Controllarono lo spettro magnetico nella sua interezza, dai raggi cosmici giù fino a quelli a bassissima frequenza, ma non sembrò che dall’area uscisse qualcosa di rischioso.

Peter supervisionò il ritorno dei rottami dell’astronave alle loro posizioni regolari. L’apparato PVDL (più veloce della luce) fu spostato nell’hangar più vicino, che era rimasto intatto. La sfera, almeno per il momento, fu conservata con il resto dei rottami. Ci fu, comunque, una nuova cautela nei confronti del suo potenziale e fu messa al sicuro. I ‘guanti’ che avevano provocato la crisi furono riportati nell’Area 51 dove furono interrati assieme al loro possessore originale.

Le cose stavano tornando normali per Peter: era tornato ad ascoltare la sua musica, a bere il suo vino e a lavorare al suo computer, prendendo nota delle teorie per esplorare nuove strade di ricerca, finché gli eventi della sera precedente erano ancora freschi nella sua memoria. Però, non riusciva a togliersi dalla mente, che qualcuno lo stava guardando.

Nave aveva monitorato la frequenza elettromagnetica per tutta la notte … radio, televisione, onde corte. Ora comprendeva i principali linguaggi del pianeta quasi altrettanto bene degli abitanti locali. Ma realizzò – o, almeno, lo fece una parte dei suoi componenti – di aver ascoltato quella musica per anni e trovò che l’interazione delle note e delle armonie era … rassicurante.

Nave scaricò velocemente il contenuto del computer, poi continuò a monitorare gli input dall’essere che stava bevendo il succo di frutta fermentato. I suoi input sembravano logici per Nave … se teneva conto delle priorità umane.

Naturalmente, Nave aveva le proprie priorità. Prima di tutto doveva prendere contatto con i membri dell’equipaggio, poi rilasciare i nano-robots, cominciare le riparazioni, completare le riparazioni e tornare nello spazio per la missione successiva. Ma la cosa più urgente era contattare l’equipaggio. A meno che le parti della nave non potessero essere energizzate dai rimanenti cilindri di fusione, la sfera avrebbe esaurito nei prossimi due mesi l’energia che aveva recuperato dal contatto con il nuovo Primo Ufficiale e, naturalmente, i nano-robots avevano bisogno di essere rilasciati.

Pensando al Primo Ufficiale, invocò una subroutine che era stata ideata per girare autonomamente, ma la subroutine non prendeva decisioni, aveva bisogno di input. La piccola nursery era stata concepita per un piccolo essere organico … ma se ci fossero stati gemelli? Fortunatamente, quello non era ancora un problema e, forse, non lo sarebbe stato per anni. Normalmente la configurazione della nave sarebbe stata determinata dagli input del Capitano, ma il nuovo Primo Ufficiale sembrava particolarmente tenace sui problemi dei piccoli esseri organici, quindi Nave decise di rimandare le decisioni a dopo che avrebbe potuto contattarla di nuovo.

* * * * *

08:25 AM Ora Centrale (07:25 Ora del pacifico) Cooperativa Forniture Agricole – Emercado, New Mexico.

Il vecchio Jaime Alvarez aveva fatto il contadino da quelle parti per trent’anni e tutti alla Cooperativa erano soliti fare affari con lui. Era un economico vecchio bastardo, che comprava vecchi veicoli, giunti quasi alla fine, a poco, li usava per qualche anno nella sua fattoria, poi li lasciava ad arrugginire nell’aia e andava a comprare un nuovo vecchio veicolo.

Col passare degli anni, la sua aia aveva finito col somigliare ad uno sfasciacarrozze e i vicini se ne erano lamentati, ma c’erano ancora spazi molto grandi e la sua non era l’unica aia in quelle condizioni. Così le lamentele non erano approdate a nulla.

Nessuno si sorprese quando il vecchio Jaime arrivò alla Cooperativa con un vecchio GMC rosso del 1963 e mezza tonnellata di letame, perché era il genere di mezzo quasi antico che il vecchio era solito trovare. E quando finì di portare due tonnellate di fertilizzante di nitrato di ammonio, be’, quello era il vecchio Jaime al suo meglio. Sapeva bene come evitare le bilance di controllo sulle strade. Non ci fecero troppo caso, quando se ne andò, dopo aver pagato in contanti, come faceva sempre.

E il giorno seguente, quando il VERO Jaime Alvarez si fece vivo, alla guida di un Ford 350 del 1970, tirandosi dietro un rimorchio e chiese altre due tonnellate di concime, pagando di nuovo in contanti, pensarono semplicemente che si trattasse di demenza senile e che il vecchio si fosse perso il primo carico. Era sempre stato un po’ strano.

Nel frattempo, tornando verso Roswell, Nasedo riprese il suo aspetto normale. Era un po’ preoccupato, il furgone sembrava troppo carico. Aveva dovuto prendere strade secondarie per evitare le stazioni di pesatura tra la Cooperativa e il vecchio magazzino che aveva preso in affitto, quello dove aveva già depositato l’olio combustibile.

* * * * *

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Capitolo 46
*** 45 ***


Parte 45

07:25 AM (Ora del Pacifico) Sezione di Sicurezza - Area 51 (Groom Lake) - Nevada.

Robert Jackson era un nuovo assunto nella Sicurezza e stava facendo il suo giro di orientamento iniziale. Jackson era nuovo dell’Area 51, ma non era alla prima esperienza nel campo della sicurezza. Come marine, aveva trascorso la maggior parte degli ultimi vent’anni alla Base dei Sottomarini di Bangor controllando i missili balistici e i missili Trident che vi entravano. Bob Davidson era il Vice Capo della Sicurezza e gli stava dando le indicazioni sull’organizzazione del comprensorio, accanto alla recinzione che costituiva l’ultima delle barriere a protezione dell’ Area 51.

"Così non avete una visuale diretta su ogni accesso?" chiese Jackson.

Davidson sorrise. "Questa non è un area di raccolta di armi nucleari, Bob. L’area del Poligono di Nellis è grande, più grande di molti Stati e il nostro compito è solo quello di tenere gli estranei lontano dalla recinzione, preferibilmente di evitare che arrivino a vedere la recinzione. Il poligono ha una grande varietà di animali selvatici: cavalli, asini, coyote … serpenti a sonagli e molte specie in via di estinzione. Non possiamo recintare l’intera area e anche le torrette di guardia sono fuori questione. Ma le zone qui attorno sono protette da sensori, rilevatori di rumori nel primo anello, rilevatori di movimento nel secondo e telecamere nel terzo.

Un computer decodifica costantemente le rilevazioni dei sensori e può rigettare automaticamente cose come cavalli o coyote o false rilevazioni. Ogni volta che il computer ha un dubbio, avverte Jeremy, qui, o qualcuno come lui. Tutti gli addetti ai sensori sono vecchi uomini-sonar e identificano tutti i dubbi del computer."

"Succede spesso?"

Jeremy si limitò a sorridere. "Sì, abbastanza spesso. Almeno due volte a settimana abbiamo qualcuno, qualche volta giornalisti ma, di solito, solo patiti degli UFO che cercano di entrare per fare qualche foto. Di solito la squadra del settore va e li prende."

"E poi li portano qui?"

"Signore, no, è proprio questo lo scopo, tenerli fuori da qui. La squadra di settore li prende e li porta ad uno dei cancelli. Lì vengono processati e se si tratta di semplice ingresso abusivo, e se è la prima volta, di solito vengono mandati via con un ammonimento. Se rompono o rubano qualcosa, o se sono recidivi, vengono accompagnati dallo Sceriffo." disse Davidson.

"E questo quello che farò? In una delle squadre di settore?"

"Sì." disse Jackson "Cerchiamo di usare il concetto di forza schiacciante, ci mostriamo in cinque o sei a bordo di un Peacekeeper, un veicolo corazzato che monta un M-60 calibro 30 e il personale che imbraccia un M-16. E’ un sistema sperimentato.

Se provi a mandare un solo uomo contro un intruso, cosa che sembra ragionevole, il tipo si mette a correre o oppone resistenza. Se mostri loro una folla, ti seguiranno docilmente. Ecco perché mandiamo una squadra contro ogni intruso, qualche volta anche due, se sono in molti. Questo, generalmente, succede solo quando c’è qualche Convenzione di fanatici di Star Trek a Las Vegas o quando a Rachel organizzano uno di quei Congressi a tema extraterrestre. Allora possiamo avere dei gruppi anche di venticinque persone. Ma, di solito, basta il deserto a scoraggiare la gente. Tra il calore, la distanza, i serpenti a sonagli, la maggior parte torna indietro prima ancora di arrivare qui."

"Ma non questo." disse Jeremy.

"Cosa hai trovato?" chiese Jackson.

"Questo è diverso dagli altri. Arriva dall’area del Poligono, nel settore a nord-ovest. Era in un veicolo fino ad un paio di miglia fa, probabilmente una Jeep. Ora sta proseguendo a piedi. Scommetto che è il fotografo di qualche rivista. Ha scelto un brutto punto, però. Tra il settore tre e il settore quattro."

"Proprio sul limite delle zone. Per cercare di sfuggire alle due squadre?" chiese Jackson.

"Otterrà tutt’altro. Invece di una, gli piomberanno addosso tutte e due le squadre. Appena arriverà al perimetro esterno, tra un’ora circa, quelle squadre gli saranno sopra."

"E si deve notificare al Comandante o a qualcun altro che c’è stata un’intrusione?"

"No, non per un solo intruso. Lo prenderemo piuttosto facilmente. Il Comandante lo saprà al suo rapporto di domani. Se fosse un grosso gruppo e se ci fosse un serio dubbio sulla possibilità di fermarlo, allora lo notificheremmo agli esecutivi, o forse anche al Comandante."

* * * * *

Ufficio del Comandante.

Laurie la accompagnò nell’ufficio, dove Jim e Slammer stavano aspettando.

Liz guardò cautamente i due uomini. "Salve." disse "Io sono Beth Everett."

Guardò i due uomini guardarsi l’un l’altro, poi guardare Laurie. Seppe di aver detto qualcosa di sbagliato solo guardando le loro espressioni.

"Non è così, Liz." disse Slammer "Perché non ti siedi e non mi lasci parlare per un po’? Okay?"

Liz si sedette nella sedia che la stava aspettando davanti alla scrivania, chiedendosi in che guaio si fosse cacciata e, cosa più importante, come avrebbe fatto ad uscirne.

Slammer guardò la ragazza con evidente disapprovazione. "Mi piacerebbe parlarti di quello che provo per le persone di cui mi occupo, Liz. Certe cose su di loro … cosa fanno sulle lavatrici e perché lo fanno … non sono dannati affari miei."

Laurie scosse la testa lentamente, mentre gli occhi della ragazza si spalancarono e lei arrossì abbondantemente. 'Spero che il Comandante sappia quello che sta facendo …'

"Non è questo che ti chiederò, Liz, e nemmeno è quello che voglio sapere. Ognuno, nella sua intimità, è libero di fare quello che vuole e di tenere anche i suoi piccoli segreti. Ma quello che devi dirmi, mi piacerebbe che fosse la verità.

Ora vorrei farti sapere, che sappiamo che sei Liz Parker, figlia di Jeff e Nancy Parker, che hai solo sedici anni e che sei scappata col tuo ragazzo, Max Evans. Sappiamo che lui ha falsificato i vostri documenti e che li avete usati per sposarvi a Las Vegas, il 25 febbraio scorso.

Ora, se tu mi chiedessi il mio parere, probabilmente ti direi che è stata un’idea molto stupida, che siete tutti e due troppo giovani e che dovete finire gli studi e prendere il diploma, prepararvi per il college e mettere da parte le lavatrici per un po’, per quando sarete abbastanza grandi e maturi per stare per conto vostro legalmente. Ma tu non me lo hai chiesto, quello che hai fatto è stato cominciare a mentire dalla prima frase che è uscita dalla tua bocca.

Ora, Liz, mi piacerebbe darti una seconda possibilità di presentarti. Ieri, è stato un giorno veramente brutto, per tutti i presenti in questa stanza. Siamo quasi morti. Tu hai impedito che succedesse, così mi piacerebbe essere tuo amico e questo vale per tutti noi. Così, cominceremo di nuovo. Okay?

Buon giorno, signorina Parker. Io sono il Colonnello Randolph, ma tu puoi chiamarmi Slammer.

La ragazza lo guardò per diversi secondi, poi fece un profondo respiro. "Buon giorno, Colonnello. Io mi chiamo Elizabeth Evans, ma lei può chiamarmi Liz." Gli tese la mano e, mentre lui la stringeva, continuò "E per quello che riguarda la fuga e il matrimonio? Lei ha ragione … nessuno ha chiesto la sua opinione."

"Un punto a lei, signora Evans … Liz." disse Slammer "Prima di tutto, mi piacerebbe scusarmi con te, per il motivo per cui sei qui. Se ti senti come se ti avessero picchiata è perché, subito dopo che tu ci hai salvati, due persone, che sfortunatamente lavoravano per me, ti hanno sparato con due TASER. Purtroppo erano TASER modificati e ti hanno iniettato delle droghe, alcune delle quali non hanno nemmeno avuto l’autorizzazione per essere usate sull’uomo.

Voglio assicurarti che le azioni di quei due individui non sono state condivise né dall’aeronautica degli Stati Uniti, né da qualcuno dei presenti e che non saranno condonate. Quei due sono stati arrestati e noi intendiamo perseguirli per averti assalita.

Ma quello di cui vorrei parlare con te, questa mattina, è quello che tu hai fatto ieri prima che ciò accadesse, ma c’è un problema. Parte di quello che ho bisogno di dirti è classificato. Prima di poterlo fare, ho bisogno che tu firmi una dichiarazione di riservatezza. Nonostante la tua età, il fatto che tu sia sposata ti rende, stando almeno a quello che dicono i nostri avvocati, un minore emancipato, capace di sottoscrivere una dichiarazione. Questa è una dichiarazione che tu non rivelerai il materiale classificato di cui noi parleremo con te, a nessuno che non abbia il Nulla Osta, né ai tuoi amici … né a tuo marito."

"E se non lo facessi?"

"In quel caso ti riporteremmo a Tonopah in un furgone chiuso, in modo che tu non veda le istallazioni, ti lasceremmo a casa tua e … questo è tutto. Ma Liz, tu hai evitato una grande tragedia e noi vorremmo sapere come hai fatto. Questo è più importante di quanto tu possa comprendere e se tu firmerai il modulo, noi potremmo spiegartelo."

Liz guardò Laurie, Jim e, alla fine, Slammer. Non vedeva nulla di minaccioso nelle sue espressioni. Prese la penna e firmò il modulo.

"Bene, Liz." disse Slammer "Dove siamo ora è un posto comunemente noto come Area 51. La prima cosa che devi comprendere è che non siamo soli … che gli alieni esistono."

Slammer notò uno scintillio negli occhi della ragazza, seguito da un sorriso alla Monna Lisa. "Così è questo che non posso dire a Max? Voi pensate che non potete fidarvi di lui per questa informazione?"

"Visto che lo hai chiesto, ti risponderò onestamente, Liz. No. Sono riluttante perfino a fidarmi di te. Penso che voi due vi siete comportati da irresponsabili fuggendo e sposandovi alla vostra età e sono riluttante a farti entrare nel programma, ma non ho molta scelta, se vogliamo scoprire quello che è successo la notte scorsa. Ma, a differenza di Max, tu sembri avere qualche abilità speciale che gli altri non hanno. Sono costretto a fornirti questa informazione. Ma non abbiamo nessuna ragione di credere che Max sia speciale, così non abbiamo nessuna giustificazione per farlo entrare nel programma."

"Be’," disse Liz "se non potete parlarne con Max, non credo che vorrò partecipare al programma. Voi potete anche non fidarvi di lui, ma io sì."

Slammer cominciò a dire che non era solo questione di fiducia ma di bisogno di sapere, però, in ultima analisi, era solo questione di fiducia. La ragazza non aveva motivo per aver fiducia in loro … era stata assalita non appena aveva reso nota la sua presenza. Ma lei, almeno, stava facendo uno sforzo per cooperare. Di cosa si trattava veramente? si chiese. Era forse che lui li considerava irresponsabili, specialmente Max, perché erano fuggiaschi?

"Senti, Liz. A noi piacerebbe veramente se tu collaborassi con noi. Perché non facciamo venire qui Max a parlare con noi, per poi vedere COSA possiamo concedere? Perché non ti fai accompagnare a casa dal Tenente DelGado, ti prendi la possibilità di distenderti un po’? Domani puoi tornare al Poligono di Tonopah con Max e potremo dirci qualcosa di più.

Nel frattempo, non dirgli niente degli alieni. Ci sono molte persone a questo mondo che non sono pronte a sapere, religioni che ne sarebbero sconvolte se si dicesse che l’uomo non è l’unico essere senziente dell’Universo. Lasciami parlare con quel tuo ragazzo, per giudicare personalmente se possiamo metterlo al corrente del segreto."

Di nuovo, Slammer vide i suoi occhi brillare, come se stesse ridendo per uno scherzo privato.

"Va bene, Comandante. Vedrò se Max è interessato a parlare con voi."

Cinque minuti dopo, Laurie stava mettendo una piccola cassetta di polistirolo, piena di bibite gelate, in una berlina dell’Aeronautica.

"Lui … è sempre così?" chiese Liz.

"Il Comandante? Lui è nuovo, ma certo molto meglio del suo predecessore. In realtà, credo che tu gli piaccia. E’ stato sorprendente che abbia fatto marcia indietro e quel compromesso con te. Nessun’altro Comandante l’avrebbe fatto. E, naturalmente, è molto grato che tu sia stata lì ieri. Tutti noi lo siamo."

"Mi puoi dire qualcosa? Da donna a donna."

"Be’, sì. Ma solo se deciderai di lavorare con noi."

"Potresti darmi qualche piccolo indizio?"

"Questo dipende dal Comandante. Ora se tu volessi parlare di biologia molecolare, io sono la tua donna, ma argomenti classificati? E’ campo del Comandante."

"Biologia molecolare? Mi stai prendendo in giro? Ho sognato per anni di andare ad Harvard per studiare biologia molecolare."

"Davvero? Io ho fatto il dottorato ad Harvard."

"Davvero? Parlami del programma."

Mezz’ora più tardi, mentre percorrevano la 395 verso Rachel, Liz e Laurie stavano ancora parlando di biologia molecolare e di Harvard.

* * * * *

08:30 AM – Area 51 - Zona cuscinetto nord-ovest tra i settori tre e quattro.

A causa del Nulla Osta di Segretezza richiesto, il personale addetto alla sicurezza era quasi tutto composto da ex militari ed avevano una cultura per conto loro. Erano certamente capaci di incredibile violenza, molti erano stati in guerra, qualche volta in gruppi di forze speciali, che avevano un loro modo di agire, senza farsi troppa pubblicità. Ma tra di loro, c’era un cameratismo che si incontrava difficilmente negli ambienti civili.

Quella era diventata una gara tra il settore tre e il settore quattro, non solo per vedere chi avrebbe scoperto il bersaglio, ma per vedere chi lo avrebbe fatto con più classe. Mentre comunicavano tra di loro con gli auricolari, volavano già gli amichevoli insulti e le canzonature di professionisti che cerva vano di sopraffarsi.

Abbastanza stranamente, entrambe le squadre cominciarono a provare notevole rispetto, quasi un'ammirazione … per il bersaglio. Il tipo si era spinto piuttosto all’interno e quello non era facile. Sapevano già che non si trattava di un turista fanatico degli UFO che non aveva rispetto per loro al punto da correre in moto su una delle strade parallele, aspettandosi di eluderli.

Lui era sceso a quasi quattro miglia e si era fatto strada nel deserto, rimanendo abbastanza nascosto da non farsi riprendere dalle telecamere. Quel tipo stava rendendo le cose interessanti, le forse di sicurezza erano professionisti e lo rispettavano. Quello non era un qualche ragazzino che aveva passato la sua vita a giocare ai videogame, era qualcuno che loro rispettavano, anche se ora era il loro bersaglio.

L’ ipotesi che si faceva era che potesse essere un fotografo di guerra che, probabilmente, lavorava su commissione di qualche rivista, per fare fotografie dietro lauto compenso. In passato, avevano conosciuto e rispettato gente come quella nelle zone di guerra … sebbene ora fossero nel Nevada. Forse era un vecchio amico che, dopo che avrebbero espulso dall’area, avrebbero potuto incontrare più tardi per fare una bevuta insieme, per scambiarsi storie di guerra successe in posti lontani dai nomi esotici. Non era che avessero un rancore personale, era solo il loro lavoro.

George ‘Sandman’ Stevens era stato un tiratore scelto, quando era in servizio, ed era il ricognitore della squadra tre. Era schierato mezzo chilometro davanti al resto della squadra, sul tragitto dell’intruso. In quel momento stava controllando il terreno dal mirino del suo fucile, ma senza avere l’intenzione di sparare. Dopo tutto, quella non era una guerra. Ma il mirino del fucile aveva una lente a raggi infrarossi e il calore di una persona e di ogni animale a sangue caldo, si sarebbe stagliato come un bagliore nel freddo mattino del deserto. Mentre controllava il terreno davanti a lui, cercando l’intruso, comunicava con la sua squadra e con l’Ufficio della sicurezza dell’Area 51, che poteva ascoltare le conversazioni con la sua squadra … e con la Centrale di sicurezza, tramite l’auricolare della sua radio tattica.

"Tre-attuale-tre-quattro. Sto cominciando a rilevare una immagine a IR … ancora nessuna visuale. Dannazione, dobbiamo chiedere a quel tipo chi gli ha fornito la mimetizzazione. E’ dannatamente buona. E’ a meno di mezzo chilometro e, senza gli infrarossi, mi confonderei."

"Tre-quattro-tre-attuale. Facci sapere quando lo avrai in visuale."

"Roger. Siamo anche fortunati che non sia giorno fatto. Se il deserto fosse più caldo, sarei dannatamente fortunato ad avere un bersaglio. Quel tipo è piuttosto bravo a mimetizzarsi. Sarà simpatico incontrarlo."

I tiratori scelti amavano le mimetizzazioni. Per loro, non era solo una questione di vita o di morte, ma una forma di arte. Quello e l’abilità di muoversi furtivamente era quello che li aveva tenuti in vita durante i combattimenti. Quel tipo era penetrato in uno dei più difficili posti al mondo e Stevens si rese conto che senza i sensori di rumore e senza la visuale ad infrarossi, quel tipo avrebbe vinto.

Si rese anche conto che, una volta che la squadra fosse arrivata, che entrambe le squadre fossero arrivate, ci sarebbe stato troppo rumore per individuare il bersaglio tramite i sensori e ci sarebbe stata troppa attività per triangolare un singolo individuo.

E in un’altra ora o due, col sorgere del sole, il deserto sarebbe stato abbastanza caldo da neutralizzare gli infrarossi. Nonostante il loro vantaggio apparente su quel bersaglio isolato, avrebbe potuto con facilità fuggire loro da sotto il naso. Il momento di fermare quel tipo era quello, prima che si avvicinasse troppo.

"Tre-attuale-tre-quattro. L' ho in visuale. Sembra sia un adolescente maschio, con un’ottima mimetizzazione. Anche il viso dipinto. Devi arrivare a vedergli gli occhi per averlo in visuale. Dovrebbe essere nell’area del sensore 47 tra circa tre minuti."

"Tre-quattro ... Non perderlo di vista. Stiamo arrivando. Saremo lì in tre minuti. Tre-attuale chiuso. Tre-attuale-tre-quattro, confermi le coordinate?"

"Affermativo. La squadra quattro sta arrivando. Sarà al sensore 47 tra tre minuti."

* * * * *

08:30 AM – Area 51 – Ufficio del Comandante.

Slammer stava leggendo la cartella … la cartella di Liz Evans, e c’era qualcosa che lo disturbava, non era sicuro di cosa. In effetti, non c’era qualcosa che non andava, c’erano MOLTE COSE in quella documentazione che lo infastidivano. Non era solo sicuro di cosa lo infastidisse di più.

Slammer si sarebbe aspettato di trovare il ritratto di una ragazza volubile, immatura, non particolarmente intelligente che era fuggita col suo altrettanto volubile ed immaturo ragazzo dopo una lite con i suoi genitori ed era chiaro, leggendo il bollettino di ricerca emanato dallo Sceriffo della contea di Chavez, che era esattamente quello che era successo. Ma, una volta liberatasi della scopolamina, Liz non si era rivelata l’immatura e illetterata ragazza che si era aspettato. Lei era una giovane donna sorprendentemente matura - ‘che ne sa più di te sulle singolarità circolari’ gli ricordò una voce in fondo alla sua mente - e che era rimasta serena quando lui aveva deposto la bomba degli alieni in mezzo a noi. E, anche allora, era sembrata più divertita che sconvolta.

No, ovviamente Liz non era quello che si era aspettato … ma c’era anche qualche altra cosa che lo irritava.

Liz era importante e loro avevano bisogno del suo aiuto per il progetto. Non era solo che, in quasi cinquant’anni, erano riusciti solo a scalfire la superficie della tecnologia che giaceva a pezzi nell’hangar del Poligono di Tonopah, è che non sapevano come liberarsene in modo sicuro.

Certo , avrebbero potuto seppellire la centrale elettrica sotto la calotta polare con un sottomarino e, dopo averla sepolta nell'acqua, farla esplodere con un siluro. Anche se loro se la sarebbero cavata, sarebbe stato duro per orsi polari e trichechi, ma nessuno avrebbe subito danni. Ma come liberarsi del propulsore di lancio?

All’inizio della sua carriera, come pilota di Viper, Slammer aveva preso l’abilitazione per sganciare bombe atomiche. Quello significava una enorme responsabilità, anche se quelle sganciate dagli F-16, avevano al massimo capacità di dieci chilotonnellate. Ma un buco nero che poteva inghiottire la Terra! Anche dopo un giorno la sua mente faceva fatica ad accettare quello che era successo. Se Liz Parker … no, Liz Evans, come lei aveva fatto notare a tutti loro … se Liz Evans non fosse stata lì, sarebbe tutto finito. E non solo il Poligono di Tonopah, non solo Las Vegas, ma tutto. Anche Sandi a Kunsan, l’intero mondo e molti non avrebbero mai saputo cosa li avesse colpiti.

Ricontrollò la cartella un’ultima volta, ancora incerto su cosa lo disturbasse. Lesse di nuovo i bollettini di ricerca. Non sapeva molto del New Mexico. Una volta aveva cambiato aeroplano all’aeroporto di Albuquerque; traversando il paese, aveva fatto scalo un paio di volte a Holloman, per rifornirsi di carburante. Dove diavolo era la Contea di Chavez? Spinse il bottone dell’interfono e chiamò la sua segretaria.

"Sa qualcosa del New Mexico?"

"L’ho attraversato in macchina un paio di volte, signore. Cosa vuole sapere?"

"Vorrei sapere in quale parte del New Mexico sta la Contea di Chavez."

"Non ne sono certa, signore. Ma posso cercare su internet e farglielo sapere."

"Grazie. Senza fretta, però. E’ solo una mia curiosità."

* * * * *

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Capitolo 47
*** 46 ***


Parte 46

08:30 AM – Autostrada 395 – 6 chilometri a nord-ovest di Rachel – Nevada.

"E’ assolutamente certo che non possa usare i suoi poteri?" chiese l’agente Charles Anderson.

"Sì, assolutamente." rispose il dottor Schreiber "La scopolamina può aver finito il suo effetto, ma gli inibitori della serotonina, continueranno a lavorare per almeno una settimana. Non dobbiamo aver paura dei suoi poteri."

Anderson guardò l’altro agente che era alla guida dell’auto. "Non si vedono macchine in entrambe le direzioni. Questo posto è buono come qualsiasi altro. Facciamolo!"

* * * * *

Laurie DelGado non era esattamente una guidatrice imprudente, specie se era alla guida di un’auto di servizio governativa. Ma amava i grandi spazi del Nevada e la tollerabilità dei limiti di velocità … e la mancanza di controlli. Stava andando a quasi 130 all’ora, fin da quando avevano lasciato i confini della città di Rachel, presumendo cheun ammasso di edifici fatiscenti ed alcuni vecchi trailer si possa chiamare una città.

Ma anche la berlina che era stata loro dietro fin da quando avevano lasciato Rachel, stava andando piuttosto veloce e quando cercò di superarla, Laurie si fece da parte facendole strada. Quello che non si aspettò, fu che sterzasse bruscamente a destra inchiodando i freni. Per evitare l’auto, Laurie si gettò sul bordo della strada, a velocità troppo elevata e slittò sulla ghiaia. Anche così, ce l’avrebbe fatta se non fosse stato per il cartello sulla spalletta della strada.

L’ultima cosa che ricordò, prima che la macchina urtasse il segnale, fu l’airbag che si gonfiò, mentre l’auto cominciava a rotolare.

* * * * *
08:32 AM – Area 51 - Zona cuscinetto nord-ovest tra i settori tre e quattro.

Era stata una notte lunga, piena di preoccupazione. Max era cambiato. Un anno fa era solo un ragazzo quasi sedicenne, prossimo a prendere la patente. Un ragazzo con uno dei più grandi segreti del mondo, questo è vero, ma pur sempre un ragazzo. Ma, nell’ultimo anno, Max era cambiato tantissimo, specialmente nelle ultime tre settimane e ancora di più nelle ultime dodici ore. La faccenda aliena non era più importante e non lo era nemmeno mantenere o meno il segreto. Non aveva più quindici anni. Ora era un amante, un marito … e un protettore. Quello che importava era Liz e lui era determinato a fare qualsiasi cosa per riportarla indietro.

L’Area 51 era stata l’Uomo Nero, il posto dove portavano gli alieni per farli a pezzi, solo per divertimento. Ma lui non aveva paura per Max Evans. Oh, Max Evans aveva paura, era terrorizzato a morte, ma non aveva paura per Max Evans, aveva paura per sua moglie, per quello che quei mostri avrebbero potuto farle.

Era questo il pensiero che aveva terrorizzato Max Evans nelle ultime dodici ore che, a causa della sua relazione con lui, Liz potesse essere soggetta a qualcosa del genere. E Max Evans, il marito e l’amante di Liz Evans, non avrebbe permesso che accadesse.

Sentì il potere raccogliersi in lui, quasi non richiesto. Il suo corpo sembrò prepararsi per qualsiasi possibile conflitto. Max non aveva paura di morire, non aveva paura di uccidere. Sentì il potere crescere dentro di lui e i palmi delle sue mani cominciarono a formicolare per l’anticipazione. Avrebbe tirato fuori Liz da quel posto. Il fallimento NON era una possibilità.

Li sentì solo pochi secondi prima di vederli, i due difensori che stavano per incrociare il suo sentiero verso la base e il lago asciutto davanti a lui. La voce amplificata arrivò dal primo veicolo armato.

"Sei sotto arresto per esserti introdotto nel territorio di una riserva militare federale. Alza le mani, ragazzo. Voglio vedere i tuoi palmi e sarà meglio che siano vuoti."

E Max puntò i palmi delle mani verso i due veicoli, cacciando indietro un sorriso sardonico. ‘Così, vogliono vedere i palmi delle mie mani?’

* * * * *

08:35 AM – Area 51 - Zona cuscinetto nord-ovest tra i settori tre e quattro.

Sandman Stevens non era sicuro del dove e del perché tutto fosse andato a rotoli, ma era accaduto piuttosto in fretta.

Stava guardando attraverso il mirino del fucile e tutto stava andando liscio. I difensori avevano incrociato il ragazzo come era stato previsto e, all’improvviso, si ritrovò a guardare due furgoni corazzati, due mitragliatrici M-16 ed otto uomini con fucili e pistole. Era l’uso classico di una forza schiacciante per sorprendere e ispirare timore ad un opponente e costringerlo ad una resa immediata senza opporre resistenza.

‘Alla faccia della teoria!’ pensò, quando guardò bruciare, attraverso le centinaia di metri di spazio aperto, i due furgoni capovolti. Sentì lo staccato delle raffiche degli M-16, ma poté dire dai suoni scomposti, che non stavano prendendo di mira un bersaglio.

Quello era fuoco di trattenimento, non diretto ad uccidere. Gli uomini nei veicoli non avevano un’idea chiara di dove si fosse cacciato il ragazzo, più di quanto non l’avesse Sandman. Il bersaglio aveva alzato le mani come per arrendersi e poi … Sandman non aveva idea di cosa fosse accaduto subito dopo.

Fu come se il mirino del suo fucile si fosse sovraccaricato di raggi bollenti che provenivano dalle mani del ragazzo. Il rilevatore di infrarossi era divenuto un’unica luce brillante e gli ci era voluto qualche secondo per riprendersi. Sandman ancora non lo aveva fatto completamente e il brillante arancione del fosforo contenuto nel mirino gli aveva lasciato macchie purpuree nella visione.

Sandman cercò di riprendersi, di cercare di nuovo il ragazzo, tentando di ignorare il chiacchierio che arrivava dalla radio, dove i ragazzi delle sue squadre stavano cercando di trovare una nuova strategia … stavano cercando di spiegare agli operativi quello che diavolo era successo. Come se qualcuno di loro lo sapesse.

Fortunatamente, sembrava che nessun uomo fosse rimasto ferito, anche se molti erano rimasti scossi quando i furgoni si erano rovesciati su un fianco. ‘Che razza di arma può mai essere stata?’ si chiese Sandman ‘Quei cosi sono stati costruiti con la carrozzeria di un Ramcharger, poi sono stati corazzati. Come si fa a spingerne uno su un fianco? A spingerne due … in meno di un secondo?’ Come se quello non bastasse, il calore proveniente dai serbatoi che si erano incendiati, rendeva impossibile la visuale con il mirino a IR.

Sandman, però, era un professionista, e continuò a pensare, ad avere dubbi, a farsi delle domande, ma questo non lo fermò dal fare il suo lavoro. E il suo lavoro era ritrovare il ragazzo, localizzarlo e o indirizzare le squadre verso di lui o farlo fuori.

E visto che c’era stata una reazione e che c’erano stati degli spari, lui era autorizzato ad usare una forza letale. ‘Dannazione.’ pensò ‘Sembra un ragazzino. Solo un innocuo liceale.’ Ma era molto più di quello e Sandman lo sapeva. Perché un semplice liceale non avrebbe potuto contrastare due veicoli e otto guardie armate e ben addestrate, in meno di due secondi.

‘Sì.’ disse a se stesso ‘ … che SNAFU!'

(NdT: SNAFU è un'espressione gergale per indicare che qualcosa è andato male, come al solito. È l'acronimo della frase in lingua inglese Situation Normal, All Fucked Up; a volte è usato il termine fouled al posto di fucked per rendere meno volgare l'espressione. La frase si può tradurre sommariamente in italiano con "Situazione normale, tutto a puttane".
Una seconda origine possibile risale al gergo tecnico dei riparatori di telefoni, che già prima della guerra usavano la parola insieme a FUBAR (dal significato simile, fucked up beyond all repair - al di là di ogni possibilità di riparazione) durante i controlli tecnici alle cabine telefoniche, dove l'acronimo risultava utile per comunicare in tempi brevi con la centrale anche su linee poco funzionali.)

Ma, per quanto fosse un professionista, Sandman era stato dalla parte dell’attaccante per così tanto tempo, che aveva dimenticato qualcosa. Probabilmente fu per il fatto che il bersaglio sembrava un sedicenne e uno non si aspetta, quando si è stati tiratori scelti dei Marines, che un ragazzino di sedici anni possa passare all’attacco contro di te mentre gli sei alle calcagna. Se lo avesse ricordato, avrebbe tenuto lo sguardo lontano dal piccolo campo visivo di un mirino e si sarebbe guardato attorno per vedere se qualcuno lo stesse osservando.

Sandman lo dimenticò solo per pochi secondi, ma bastarono. Mentre abbassava il fucile e controllava brevemente l’orizzonte, Sandman non vide il paio di occhi ambrati che lo stavano guardando da quattro metri di distanza, ma non mancò il lampo di luce dorata partito dal palmo della mano del ragazzo che lo spedì nel mondo dei sogni.

Per Sandman Stevens la situazione era salita da SNAFU a FUBAR.

* * * * *

08:35 AM – Ufficio della Sicurezza – Area 51 (Groom Lake) – Nevada.

Bob Davidson sollevò gli occhi dal monitor quando entrò il Comandante.

"Che succede?" gli chiese Slammer.

"E’ cominciato come un fermo di routine, signore. Un singolo individuo, venuto da nord-est in una Jeep. Ne è sceso quasi un’ora fa e lo abbiamo tracciato con i sensori audio. Il ragazzo è stato eccezionalmente bravo ad evitare le telecamere, ma il ricognitore della squadra tre, identità radio tre-quattro, Sandman, lo ha visto. Sandman ha guidato non una, ma due squadre al completo, verso un punto che consentisse di bloccarlo.

Lo hanno fermato e gli hanno chiesto di alzare le mani. E’ stato allora che si è scatenato l’inferno. Uomini scagliati dappertutto, entrambi i furgoni corazzati rovesciati e in fiamme. Per quando le squadre si sono riprese dallo shock, il ragazzo se ne era andato."

"Per l’amor del Cielo! Che genere di arma aveva?"

"E’ questa la cosa pazzesca, signore. Non hanno visto armi di NESSUN GENERE. Lui ha sollevato le mani ed è stato come se ne fossero usciti dei raggi di energia dorata che hanno colpito i veicoli e fatto volare tutti."

"Raggi dorati?" chiese Slammer, ricordando la storia che gli aveva raccontato il sergente in congedo. ‘OhmioDio!’ pensò Slammer ‘Il ragazzo è un alieno …’

"Bob, dobbiamo metterci in contatto con il Servizio di sicurezza del Poligono di Tonopah e col dottor Peter Stanbeck. Di’ loro di raddoppiare i controlli sulla nave. Di’ loro che siamo sotto attacco … da parte di uno o più alieni."

"Mi sta prendendo in giro, signore?" disse Davidson, il viso serio.

"No, Bob."

"In questo caso, ho notizie anche peggiori. Abbiamo perso il contatto con un uomo. Il ricognitore della squadra tre … Sandman."

"Cosa intendi con perso il contatto?"

"Proprio questo, signore. Subito dopo l’attacco, lui era alla radio, poi ha smesso le comunicazioni quando la squadra ci stava ancora dicendo quello che era successo. Non riusciamo a contattarlo."

"Niente dai sensori audio?"

"Spiacente, signore." disse Jeremy "Con tutta quella gente che si muove, con le munizioni che stanno esplodendo nei furgoni, non riusciamo a rilevare nulla. Quando si sarà allontanato dall’area del sensore 47, forse allora riusciremo a captarlo di nuovo."

"Quello che vuoi dire," disse Slammer "è che quando il bersaglio sarà più vicino a noi, potremmo captarlo nuovamente?"

"Sissignore."

"Bene. Vi suggerisco di radunare le altre squadre e di condensarle in un’area dove possano stare al coperto. Poi tutti dovranno stare immobili, nella speranza di riuscire ad individuarlo e di avere abbastanza uomini per prenderlo. Sembra che l’unica buona notizia che abbiamo è che la nave che lui sta cercando e a Tonopah. Anche se dovesse arrivare qui, se ne andrà a mani vuote. E con tutte le nostre forze concentrate, dovremmo avere una superiorità di fuoco sufficiente. Non m’importa se sparerà raggi laser dagli occhi."

"Sembra un buon piano, signore." disse Bob Davidson "Mi dispiace solo per Sandman."

"Ci sono perdite in tutte le guerre. Mi chiedo solo perché sia sceso sul piede di guerra dopo cinquant’anni. Forse perché quell’idiota di Blaukopf ha attivato la sfera."

"Vorrei che fosse così." disse il Capitano Jim Hawthorne che era entrato appena pochi secondi prima. "Sono passato dal suo ufficio, sperando di incontrarla prima che venisse qui, non realizzando che lei era già uscito."

"E …?"

"Mentre me ne andavo, la sua segretaria mi ha detto di riferirle che … la Contea di Chavez, nel New Mexico … il suo capoluogo è Roswell."

I pensieri girarono vorticosamente nella testa di Slammer … Roswell, New Mexico … lui è stato adottato … il buffo sorriso quando lui le aveva detto che non poteva parlare a suo marito dell’esistenza degli alieni …

"Max … lei lo aveva detto, quando era sotto l’effetto della droga, che sarebbe venuto per lei … "

"Questo è solo metà del problema, signore. Ho cercato di chiamare sia Laurie che Liz, mentre venivo qui. I loro telefoni non hanno nemmeno suonato, ha risposto subito la segreteria telefonica. E’ successo qualcosa."

* * * * *

08:35 AM – Area industriale – Poligono di Tonopah, Nevada.

Anche se distante, anche con i soli sensori della sfera, Nave aveva sentito le esplosioni di energia, riconosciuto i caratteristici segnali elettromagnetici del virus della fusione fredda come certamente appartenenti alla simbiosi del DNA Antariano.

Nave fece i calcoli in millisecondi, non poteva essere il Primo Ufficiale. Lei non aveva ancora il potenziale per esplosione di quella intensità e, anche se le avesse avute, le droghe che le avevano iniettato le avrebbero impedito di usarle, fino a che il loro effetto non fosse sparito. Nave generò una misura di probabilità … C’erano più del 92 % di probabilità che la fonte fosse il Capitano.

Nave avrebbe preferito che il Capitano fosse venuto a Tonopah, avesse rilasciato i nano-robots, per combinare le forze per affrontare gli organici locali, ma il pensiero nella mente del Primo Ufficiale era stato corretto. Molto probabilmente lui credeva che lei fosse stata minacciata e le probabilità che, una volta presa la decisione, lui agisse sfioravano il 100 %.

Per un essere inferiore, o anche con meno esperienza di Nave, essere in pezzi sul pavimento di un hangar, con la maggior parte di sé, priva di energia, sarebbe stato invalidante, ma non per Nave. Aveva ancora l’energia per influenzare gli eventi, solo che, per farlo, doveva servirsi degli organici come intermediari. Con tempo a disposizione, avrebbe indubbiamente potuto influenzare il buon dottore con la sua logica superiore, ma il tempo era essenziale così, forse, sarebbe stato più pratico usare un sotterfugio.

Mentre la Nave faceva in modo che tutti i suoi componenti cominciassero a brillare di un blu iridescente, simulando l’avviso di distruzione, usò il campo elettromagnetico del più vicino generatore di fusione per modulare un segnale sul lettore CD del dottore. Nave riscorse alla sua banca dati, per trovare la registrazione completa di una vecchia serie televisiva di fantascienza, che aveva scaricato dalla libreria della base. Con molta attenzione, modulò la voce del computer sulla base di quella di Sigourney Weawer.

"Attenzione. La sequenza di autodistruzione è stata avviata. Si prega di evacuare a distanza di almeno ventidue minuti luce. L’autodistruzione comincerà tra quattro ore, dodici minuti e cinquantatre secondi. Per cancellare l’ordine di autodistruzione, inserire il codice di membro dell’equipaggio e l’impronta della mano come segno di riconoscimento sulla sfera entro quattro ore, dodici minuti e quaranta secondi."

Era solo un bluff, naturalmente, ma se non lo fosse stato … se la Nave avesse veramente autorizzato il rilascio della singolarità circolare, avrebbe inghiottito il Sole e tutti i pianeti, almeno fino a Saturno. Per aumentare l’effetto, Nave aumentò il pulsare dell’iridescenza blu, facendola diventare sempre più lunga, fino a farla diventare costante tra … quattro ore, dodici minuti e trentadue secondi.

‘Ecco.’ pensò la Nave ‘Questo dovrebbe stimolare una risposta interessante da parte del Comandante di questi organici …’

* * * * *

08:40 AM – Area 51 - Zona cuscinetto nord-ovest tra i settori tre e quattro.

George Stevens era passato attraverso lo stesso addestramento SERE - Survival, Evasion, Resistance, and Escape (Sopravviveza, Evasione, Resistenza e Fuga) al quale venivano sottoposti gli appartenenti alle forze speciali, ma non aveva mai veramente creduto che sarebbe stato catturato. Non che si credesse invulnerabile, tutt’altro. Un tiratore che si sceglie il nome di Sandman (NdT: Uomo di sabbia) sa fin troppo bene quanto possa essere fragile e quanto velocemente poteva essere fatto fuori. Non si era mai aspettato di sopravvivere ad una cattura.

Ma, quando riprese i sensi, anche prima di aprire gli occhi, ricordò quell’addestramento. Controllare i legami, anticipare l’interrogatorio cui sarebbe stato sottoposto e che, probabilmente, sarebbe subito stato duro. Lui non avrebbe dato nessuna informazione al suo catturatore, se poteva farne a meno, e certamente niente di valore tattico. Un professionista non lo avrebbe mai fatto e Sandman era un professionista.

Ma tutto quello che aveva imparato durante il suo addestramento sembrò crollare quasi immediatamente perché, sebbene a Brunswick lo avessero sottoposto ad un sacco di cose strane, non gli avevano mai messo delle manette di … sabbia.

Quando la sua visione si schiarì, Sandman vide che non erano propriamente delle manette, più come un blocco di sabbia. La cosa lo rese veramente perplesso: lui era un geologo dilettante – cosa che, nella sua professione, era utile – e la sabbia non era né fusa, né incollata. Sembrava che le sue mani e i suoi avambracci, fossero inglobati in trenta chili di sabbia, che era stata compressa per qualche millennio in qualche oceano primordiale. Come diavolo aveva fatto il suo catturatore a fare una cosa simile?

Sandman lo sentì muovere, prima ancora di vederlo. Si voltò e vide due occhi d’ambra che lo guardavano dal viso mimetizzato nello stesso identico modo dei suoi abiti. Non sembrava molto impressionante, una volta che si vedeva oltre il camuffamento. Sembrava solo un adolescente. Naturalmente i ragazzi normali non fermavano due squadre di uomini con le sole mani nude e c’erano voluti quattro istruttori di Brunswick, per mettere a terra Sandman. Evidentemente il ragazzo era più di quello che sembrava, solo che Sandman non sapeva cosa fosse.

Sandman doveva essere caduto a faccia avanti nel deserto, quando era svenuto, e si ritrovò a sputare sabbia, senza distogliere lo sguardo dal suo catturatore. Il ragazzo aspettò pazientemente.

"Sai? Mi piace il tuo sarto." disse Sandman alla fine.

"Lei dov’è?"

"Dov’è chi?"

Il ragazzo aveva la mano veloce, Sandman dovette ammetterlo e lo schiaffo gli bruciò sul viso. Ma, come tattica di interrogatorio … era un po’ patetica. Ognuno degli istruttori di Brunswick, nel suo giorno peggiore, avrebbe saputo fare di meglio. O il ragazzo non aveva esperienza, o non ci stava mettendo il cuore.

"Lei DOV’E’."

"Senti, ragazzo, fare la stessa domanda, quando io non l' ho già capita la prima volta, non ti porterà da nessuna parte. Devi spiegarti meglio, prima che tu possa sperare di tirare fuori qualcosa dalla gente a suon di botte."

"Mia moglie, dov’è?" disse Max, aggiungendo energia al suo schiaffo.

Questa volta lo schiaffo arrivò veramente forte. Sandman ne rimase impressionato. Perfino uno degli istruttori di Brunswick non avrebbe saputo fare meglio. Il ragazzo era più forte di quello che sembrava.

"Tua moglie? Tutto questo per una ragazza?"

Sandman sarebbe morto per proteggere i suoi compagni, senza pensarci due volte, ma quello cominciava a sembrare una sorta di malinteso. Il ragazzo aveva attaccato uno dei posti meglio difesi del Nord America, da solo, per una donna? Sandman anticipò lo schiaffo successivo e mosse la faccia, avvertendolo a malapena.

"Lei non è solo una ragazza, lei è mia moglie e voi l’avete colpita con i TASER e l’avete rapita."

"Mi stai prendendo in giro? Si stratta veramente solo di una RAGAZZA? Okay, di tua MOGLIE? Ragazzo, hai fatto un terribile sbaglio. Da queste parti non rapiamo donne, voglio dire, io lavoro qui da quattro anni e non è mai successo. Perché non torni al cancello e non te ne vai da qui? Quei furgoni costano almeno centomila dollari ciascuno, se ti prendono, te li faranno pagare." Max mise una considerevole forza nello schiaffo successivo.

"Dov’è Liz?"

"Okay, ragazzo, stai notevolmente migliorando la tua tattica di interrogatorio. Ti devo dare adito che impari in fretta, ma tu puoi anche torturarmi, ma tutto quello che succederà è che dovrai sentirmi gridare. Io non ho l’informazione che vuoi, puoi direttamente uccidermi e farla finita."

Sandman rimase sconcertato dall’espressione ferita sul viso di Max. "Io non uccido la gente."

"Bene, ragazzo, se non vuoi uccidere qualcuno, allora sei venuto nel posto sbagliato, perché, in questo momento, hai un piccolo esercito di addetti alla sicurezza che ha in programma di ucciderti, dopo il piccolo scherzetto che hai combinato. Voglio dire, non mi stai prendendo in giro? Sei venuto qui solo per cercare tua moglie? Ma vai al cancello, santo Cielo! Se lei lavora qui, la chiameranno al telefono e, se lei vorrà vederti, ti raggiungerà all’ingresso."

"Lei non lavora qui. L’hanno portata qui dopo che le hanno sparato a Tonopah."

"Ah, l’aeroambulanza? La ragazza che hanno portato qui dopo che due idioti di ricercatori le hanno sparato e l’hanno drogata? Si tratta di QUELLA ragazza? Diavolo, per quello che ho sentito, hanno cercato di mettersi in contatto con te per tutta la notte. Tutte le linee sono state occupate a causa di quel sisma. Perche non hai usato il fottu*to cancello di ingresso e non hai chiesto?"

"Non ti credo."

"Ragazzo, non mi interessa se tu mi credi o no. Io ti ho dato il mio miglior consiglio ora vattene al diavolo fuori di qui, prima che ti trovino e che ti facciano pagare quei veicoli. Se vai verso la base, ti prenderanno. Le difese si faranno più forti man mano che ti avvicinerai e no, no, non mi interessa un accidenti se mi picchierai a morte, non ti dirò quali sono. Ma, ragazzo, se non mi stai prendendo in giro, tutto questo è veramente un malinteso. Ti farai uccidere per niente."

Max guardò l’uomo. Forse la sua preoccupazione era vera, forse non era al corrente di tutte le cose orribili che facevano agli alieni nel laboratorio. Ma lui era stanco di picchiarlo, gli stava dando la nausea.

"Dimmi dove la tengono."

"Ragazzo, niente scherzi. Devi andartene, okay? Se sarai fortunato, puoi andartene prima che si raggruppino. Quando mi troveranno, chiederò di incontrare tua moglie e di mettersi in contatto con te. Ti farai uccidere per niente.

"Dimmi dove la tengono!"

"Questa mattina, quando ho preso servizio, l’avevano portata alla clinica per curare l’intossicazione. Hey, per adesso potrebbero perfino averla dimessa. Non andare lì, ti farai uccidere."

Sandman scosse la testa. Lui aveva fatto del suo meglio. In realtà, il ragazzo cominciava a piacergli, peccato che fosse troppo testardo per ascoltare ragione.

"Bene, ragazzo. E’ l’edificio con un grosso cartello davanti, quello che dice ‘Clinica’. Spero che tu viva abbastanza per vederlo, ma ne dubito."

Max guardò l’uomo, augurandosi di potergli credere, augurandosi che tutto quello che aveva sentito sull’Area 51 fosse falso, ma sapendo che non lo era. Questa guardia non sembrava un tipo cattivo.

"Grazie per il tuo aiuto."

"Non sono certo nemmeno un po’ di averti aiutato, ragazzo. Probabilmente ti uccideranno. Ma è stato simpatico conoscerti. Uh, prima che tu muoia, c’è qualche possibilità che tu possa dirmi chi ti ha preparato la mimetizzazione?"

Max si avvicinò alla guardia e quando toccò la sua uniforme i colori cambiarono e presero lo stesso disegno dei suoi. "Un piccolo regalo." disse.

Mentre Max si allontanava, Sandman guardò la sua uniforme.

‘Che figlio di putta*na!’ pensò ‘Ho parlato con un alieno! Non sono poi così male … Ad ogni modo, sempre più simpatici dei Francesi …’

* * * * *

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Capitolo 48
*** 47 ***


Parte 47

08:45 AM – Area Nord-ovest sull’Autostrada 396 – Rachel, Nevada.

"Questo è intollerabile." disse Schreiber.

"Se lei continuerà a prendere a gomitate me e l’autista, sarà ancora peggio." lo minacciò Anderson. "Le ho già detto che se si fosse seduto dietro, avrebbe avuto più spazio."

"Non voglio stare vicino a quella donna subumana." disse Schreiber "E nemmeno vicino a quella sporca aliena. Perché non vi sedete dietro lei o l’altro agente?"

"Io sto davanti perché sono l’agente in carica, dottore. E lui sta davanti, perché è il fottu*to autista. Come può guidare stando dietro?"

"Ma perché ha dovuto portare anche quella donna dell’Aeronautica? Non abbiamo bisogno di lei."

"Dottore, lei ha visto la macchina. O la portavamo con noi, lasciando che potesse identificarci, o dovevamo ucciderla. Abbiamo ancora altre cinque ore di strada, prima di arrivare a Reno per prendere l’aereo. Se lei ci avesse identificato, avremmo l’Aeronautica alle calcagna."

"Questo non spiega perché non l’avete uccisa."

"Perché non abbiamo il tempo per liberarci del corpo e se l’Aeronautica la trovasse … diavolo, possiedono metà dello Stato. Avremmo dietro aerei, elicotteri, veicoli auto-pilotati e, probabilmente, anche satelliti spia. E’ stato molto più semplice portarcela dietro."

"Questo rende tutto dannatamente poco confortevole. Perché non abbiamo una macchina più grande? O un furgone, o qualcosa del genere, dove poter legare quelle due?"

L’Agente Speciale Charles Anderson sapeva che il dottor Schreiber era una persona importante, sapeva che sarebbe stato essenziale per lavorare sull’aliena, una volta arrivati nel laboratorio del New Mexico, ma non era sicuro di quanto oltre avrebbe potuto sopportare le lamentele di quel bastardo. Anche l’autista sembrò provare la stessa cosa, perché schiacciò il piede sull’acceleratore portando la macchina a 150 chilometri l’ora.

"Potremmo metterle nel portabagagli. Ci sarebbe abbastanza spazio, se togliessimo la ruota di scorta."

"Non le metteremo nel portabagagli. Questa è una macchina scura, lì fuori ci sono più di 30 gradi e arriveranno a 37 prima di arrivare a Reno. Nel portabagagli non c’è aria condizionata. Dobbiamo avere l’aliena viva, quando arriveremo al laboratorio."

"Probabilmente, sopravvivrebbe comunque. Quello che hanno esaminato era molto resistente al caldo e al freddo. E l’altra donna non ci interessa."

E Anderson seppe che Schreiber lo avesse detto all’inizio del viaggio, lui avrebbe dovuto caricare le due donne nel portabagagli, lasciando morire il Tenente DelGado, ma ora era arrabbiato e provò una gioia perversa nel vedere l’infelice espressione del dottore.

"Non posso farlo. Potremmo forare e aver bisogno della ruota di scorta. O si siede dietro con loro, o rimane davanti … IN SILENZIO."

Schreiber non smise completamente di brontolare, ma si trattenne. Si accontentò di sapere che quella sofferenza era un martirio, visto che lo stava facendo per la nobile missione di preservare la purezza della specie umana contro la minaccia aliena e contro le sottospecie umane traditrici.

* * * * *

08:55 AM – Ufficio della Sicurezza – Area 51 (Groom Lake) – Nevada.

L’Area 51 era una zona di ricerca, non una zona di combattimento. Non avevano proprio personale pronto per la guerra, né un Quartier generale da dove dirigere le operazioni. Ma l’Ufficio della sicurezza era vicino e poteva servire.

"Okay." disse Slammer "Voglio tutte le forze della sicurezza vicino al perimetro centrale e voglio che rimangano lì, in silenzio, così da poter sentire se l’alieno viene verso di noi. Quando si sarà avvicinato, lo colpiremo, con due terzi delle nostre forze, mentre l’altro terzo rimarrà di riserva se dovessimo averne bisogno."

"Con l’astronave andata, dove pensa che si dirigerà, signore?" chiese Bob Davidson.

"Alla clinica." rispose Slammer.

"La clinica?" chiese Davidson.

"Sì, la clinica." disse Hawthorne, guardando Slammer con disapprovazione "Il posto dove abbiamo portato sua moglie dopo averla assalita e drogata."

"Non siamo stati noi, Capitano. E, in ogni caso, non importa. Quando ha preso quella guardia, ci ha rese piuttosto chiare le sue intenzioni."

"E cosa lo ha fatto decidere? Abbiamo assalito sua moglie e l’abbiamo portata all’Area 51, il posto dove facciamo a pezzi gli alieni per vedere come sono fatti … "

"Non lo facciamo più, Jim."

"Ma Max come può saperlo? Diavolo, non posso credere che abbiamo detto a Liz che non poteva dirgli che gli alieni esistono. Nessuna meraviglia che ci abbia guardati come se fossimo dei pazzi."

"Okay, abbiamo fatto qualche sbaglio." ammise Slammer "IO ho fatto qualche sbaglio. Ma quando ha cominciato ad uccidere il nostro personale … il resto non importa più. Deve essere fermato."

Il Capo della Sicurezza entrò nell’Ufficio e guardò Slammer. "Signore, ha chiamato il dottor Stanbeck. Ha detto che deve parlare immediatamente con lei."

"Per favore, dica a Peter che lo richiamerò. Ora siamo nel mezzo di una cosa molto importante."

"Gliel’ho già detto. Mi ha risposto che non gli interessa quanto sia importante quello che sta facendo … quello che deve dirle è ancora più importante."

* * * * *

09:45 AM – Ufficio della Sicurezza – Area 51 (Groom Lake) – Nevada.

Fu uno Slammer dall’espressione torva, quello che elencò, bofonchiando, l’elenco dei loro problemi:

"Per cominciare, abbiamo l’apparato che ieri ha quasi distrutto la Terra, che oggi sta essenzialmente minacciando di fare la stessa cosa … in Inglese … con un radio segnale proveniente da uno dei cilindri di fusione. La scadenza che ci ha dato è circa di tre ore.

L’unica persona che è stata in grado di prevenire l’episodio passato, è sparita, insieme ad una dei nostri ufficiali. La macchina è stata ritrovata, danneggiata. In apparenza, niente lascia presumere che ci siano state conseguenze gravi, ma nessuna delle sue è stata ritrovata.

E ultimo, ma non ultimo, siamo sotto l’attacco di un vero alieno, che potrebbe aver ucciso uno dei nostri uomini e che non è stato rilevato né visualmente, né dai sensori di rumore.

E allora, signori, discussione. Jim? Quella nave è veramente capace di fare quello che ha minacciato?"

"Ieri lo ha quasi fatto e non vedo motivo perché non potrebbe rifarlo tra tre ore. Sebbene non capisca perché si sia attivata e da dove arrivi la sua conoscenza dell’Inglese, quando per cinquant’anni non ha dato cenni di attività. Questo non lo so. Ma se lancerà la singolarità circolare da quel cilindro, potrebbe far danni fino ad una distanza di ventidue minuti luce."

"E quanto distante sarebbe?"

"In miglia, signore? Ho bisogno di usate un computer, ma approssimativamente direi fino all’orbita di Giove."

"Bene, possiamo escludere l’utilità di dare l’ordine di evacuazione. Che sa dirmi del Tenente DelGado e della ragazza?"

"Siamo stati avvertiti dalla Polizia locale." disse il Capo della Sicurezza "Abbiamo degli aerei da ricognizione UAV che le stanno cercando e anche i nostri uomini, se è per questo, ma senza risultati."

"E che sappiamo sull’alieno?"

"Signore," disse il Capo della Sicurezza "con molta discrezione ho contattato una donna nell’Ufficio dello Sceriffo di Roswell, qualcuno che si chiama Angela, e le ho chiesto qualche informazione su Max Evans e … signore, … è un ragazzo … "

"Che vuole dire con un ragazzo?"

"Proprio quello che ha detto la ragazza. Sono una coppia di liceali. Lui è stato trovato a vagare nel deserto a … credo circa sei anni. Lui e la ragazza si sono conosciuti in terza elementare ed hanno cominciato ad uscire insieme qualche mese fa. A quanto pare, sono andati a guardare le stelle nel deserto e … loro hanno detto che si sono addormentati. I genitori della ragazza sono andati su tutte le furie ed hanno minacciato di mandarla in collegio per tenerli separati. I ragazzi sono fuggiti."

"Nessuna evidenza che lui abbia usato qualche genere di coercizione?"

"Quando era sotto l’effetto della scopolamina, lei non mi ha dato l’idea che avesse bisogno di molta coercizione." commentò Jim Hawthorne.

"A quanto pare no." disse il Capo della Sicurezza "Hanno mandato delle email ai loro genitori, attraverso un mittente anonimo che non ha potuto essere rintracciato, tramite un amico della ragazza. Lui le ha consegnate ai genitori. I messaggi sembrano sinceri. Sembra che i ragazzi siano andati a Las Vegas, si siano sposati, poi si sono stabiliti a Tonopah, dove si sono fermati fin da allora. Non ho parlato del lato alieno. Forse i genitori del ragazzo lo sanno, ma sembra che l’Ufficio dello Sceriffo non ne sia al corrente. Oh, e il ragazzo ha una sorella, adottata anche lei. Li hanno trovati che camminavano insieme lungo una strada a nord di Roswell, nudi. Sono stati adottati dalla stessa famiglia."

"Sembra che la nave richieda un membro dell’equipaggio, non vedo come uno dei due possa esserlo." disse Jim

"Be’, ieri Liz è riuscita a fermarla, dove abbia preso l’abilità di farlo, non lo so. Sembrava che stesse parlando con quella dannata sfera … " disse Slammer "Spero che riusciremo a trovarla, ma se così non fosse?"

"Che ne dice di Max?"

"Max potrebbe averci dichiarato guerra."

"Ma potrebbe essere l’unica possibilità che abbiamo. Forse potrebbe parlare con la sfera. Farci guadagnare un po’ di tempo."

"Sì, ma prima qualcuno deve parlare con lui."

"Mi offro volontario, signore. Ora lo abbiamo sotto la rilevazione dei sensori. Dovrebbe arrivare al perimetro della base, pressappoco in questo punto." disse Jim, indicando la mappa.

"No, Jim. Quello è un compito mio."

"Ma signore, lei è indispensabile qui."

"No, Jim, non lo sono. Questa è una mia responsabilità. Andrò ad incontrarlo al perimetro. Cercherò di parlargli, di fare un accordo con lui, … tu sai quello che reputo necessario."

"Io non sono il più alto in grado in sua assenza, signore. Lo sarebbe il Tenente Colonnello Aldrin."

"Che non è mai uscito dal suo laboratorio di Avionica negli ultimi quindici anni. No, Jim, non abbiamo tempo per metterlo al corrente di tutto in tre ore. Fino a che non ritorno, fa’ quello che pensi sia meglio."

"Signore … Max non ha colpe in tutto questo. Sembra che fosse pronto a comportarsi come qualsiasi ragazzo umano, fino a che non abbiamo preso Liz."

"Sì. Almeno quei dannati di Blaukopf e di Schreiber sono rinchiusi. Sono loro che hanno dato il via a tutto questo. Prenderò delle cose, poi andrò a parlare col ragazzo. Fatti dare un elicottero da Nellis … se riuscirò a farlo ragionare, ne avremo bisogno per raggiungere Tonopah al più presto. Tre ore non sono molte."

* * * * "

09:45 AM – Area di detenzione – Base Aerea Nellis, New Mexico.

"Salve. Io sono Pete Frameham, dell’Ufficio dello Sceriffo." disse l’uomo, mostrando il tesserino di identificazione.

"Cosa posso fare per lei, Sceriffo?" chiese il Sergente Dupree.

"Sono qui per prendere due prigionieri, Blaukopf e Schreiber."

"Ci deve essere un errore, Sceriffo. Gli Agenti Speciali Pierce e Anderson dell’FBI, li hanno portati via ieri notte."

"Agenti Speciali chi? L’FBI non porta via i prigionieri e, certamente, non i nostri. Mi faccia vedere i pezzi di carta … "

"Oh, diavolo." disse il sergente, rivolgendosi ad un amministrativo. "Fai sapere al Comandante della Base che ci mancano all’appello due prigionieri e che avvisino anche gli Organi Superiori."

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09:55 AM – Area 51 – Perimetro della Base.

Il Sergente Ortiz guidò il veicolo lungo la strada polverosa del perimetro che circondava la cancellata interna della base. Era stato assegnato lì da due anni e aveva visto più questo Comandante in due settimane che tutti i predecessori dell’uomo. Il Comandante piaceva alle truppe, sapeva quello che faceva, sapeva come parlare agli uomini e li trattava come se facessero parte di una squadra. L’uomo sapeva comandare. Ecco perché quello che il Comandante stava facendo non lo preoccupava. Il Distaccamento 24 aveva bisogno di un buon Comandante: il Signore sapeva da quanto tempo erano stati senza.

"Signore?" disse Ortiz " E’ sicuro che sia una buona idea? Voglio dire … Conoscevo Sandman, era il migliore. Non solo con il fucile, signore, ma anche a mani nude, con una pistola, quell’uomo era morte istantanea, signore. Vorrei che lei prendesse il mio giubbotto antiproiettile e un M-16 … magari una bomba a mano … "

"Grazie, Sergente, ma temo che non sarà quel genere di battaglia. Non possiamo permetterci di ucciderlo, in questo momento abbiamo troppo bisogno di lui. Quello che dobbiamo fare, è parlargli e fare in modo che ci ascolti. Se lui si dovesse mostrare veramente ostile, veramente nostro nemico … non so se qualcosa potrebbe servire. Se oltrepassa la cancellata con intenzioni ostili … be’, il Capitano vi darà gli ordini. Ma se si tratta della ragazza … mi piacerebbe conquistarmi la sua fiducia, per farmi ascoltare."

"Sì, ma se non dovesse riuscirci, una nove millimetri potrebbe tornare maledettamente utile, signore."

"Grazie, Ortiz. Mi serve solo la radio. La radio e quella borsa lì è tutto quello che mi porterò dietro."

"Bene, questo è il punto. I sensori mostrano che sta arrivando da quel sentiero, signore. Forse tra dieci minuti, se continua a mantenere lo stesso passo. Le auguro buona fortuna, signore."

"Grazie, sergente." rispose Slammer "Probabilmente ne avrò bisogno."

* * * * *

09:55 AM – Area 51 - Zona cuscinetto nord-ovest tra i settori tre e quattro.

Il rombo dell’aereo da ricognizione irritò Sandman. Avrebbe potuto tirarlo giù col fucile, perfino con la pistola. Avrebbe perfino tirato giù la dannata cosa a sassate … se le sue mani non fossero state bloccate in trenta chili di sabbia

"Maledizione, sono ciechi o cosa?"

Ma quando vide le maniche della sua mimetica, capì. ‘Dannazione, quel ragazzo fa delle grandi mimetizzazioni e io sono stato fuori contatto da troppo a lungo. Io non posso raggiungere la radio, loro non possono vedermi …’

Vide gli audio sensori, a solo quattrocento metri di distanza. Non era molto lontano, non per un tiratore dei Marines. Le manette pesavano solo trenta chili … Cominciò a camminare in avanti, quasi di corsa, il ritmo rallentato dallo strano peso che trasportava e che gli teneva assieme le mani. Dopo qualche metro, decise di portare il blocco di sabbia sopra la testa, impedendogli dei interferire con il suo passo.

Voleva arrivare a quel sensore, gridarci dentro o, almeno, colpirlo con il blocco di sabbia. ‘Non era un cattivo ragazzo.’ pensò Sandman ‘Solo un po’ fuorviato.’

Poteva immaginare le canzonature che avrebbe rimediato dai suoi compagni, per aver permesso al ragazzo di sorprenderlo. ‘L’Uomo di Sabbia incastrato nella sabbia." Senza dubbio lo avrebbero preso in giro così. Ma gli avrebbero invidiato la sua nuova mimetica. Il ragazzo era un artista, in qualche modo doveva riuscire a dire che non dovevano sparargli. Come si poteva far del male a qualcuno che sapeva fare delle mimetizzazioni così perfette?"

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10:05 AM – Sentiero proprio fuori dal Perimetro della Base.

Slammer lo sentì prima ancora di vederlo. In effetti, se lui non fosse stato seduto, immobile, su una roccia, l’alieno avrebbe potuto prendere di sorpresa anche lui. I suoi vestiti si armonizzavano col deserto … i suoi vestiti e la sua faccia dipinta … se era dipinta. Magari gli alieni erano camaleonti e si mimetizzavano con l’ambiente che li circondava. Magari erano fatti in quel modo, combattenti, creature micidiali che potevano conquistare il mondo. Ma non riusciva a togliersi dalla mente la figura di Liz Parker, o Liz Evans, come lei aveva fermamente chiarito.

Anche piena di scopolamina, la ragazza era stata chiara: amava quella creatura, lo amava con tutto il suo cuore. E Slammer voleva credere che se qualcuna come Liz poteva amarlo tanto quanto lei palesemente lo amava … forse non era proprio un mostro. Forse li avrebbe aiutati con il cilindro, non fosse altro che per salvare Liz.

Slammer non sapeva cosa dire … non aveva mai parlato ad un alieno, ma sapeva che quei primi momenti sarebbero stati critici.

Max guardò la mappa che aveva in mano. Era quasi certo che il cancello della base fosse alla fine del sentiero. Sarebbe stato più difficile di quello che aveva immaginato. Se quello che aveva detto la guardia era vero, lui sarebbe molto probabilmente morto e certamente avrebbe dovuto uccidere. Ma quelle cose non erano importanti, non più, non per un uomo che aveva trascorso una eternità immaginandosi sua moglie su quel tavolo, sezionata come una rana nell’ora di biologia.

In qualche modo, era tutta colpa sua; non era sicuro di come, ma doveva essere così. Pensò per un attimo a tutti gli anni in cui aveva tenuto nascosto quello che era, al mondo, ai suoi genitori, perfino a lei, per tanti anni. Nel suo messaggio, aveva detto ad Isabel che avrebbe dovuto abbracciare il suo lato umano e forse lei lo aveva fatto. Ma quel giorno, in quel momento, Max avrebbe voluto abbracciare il suo lato alieno. Avrebbe distrutto tutti quelli che si fossero messi sulla sua strada, fatto qualsiasi cosa pur di liberarla, per metterla al sicuro ancora una volta.

Max avvertì la presenza come ebbe lasciato il sentiero, ma pensò che fosse una delle persone che lavoravano alla base. E lui si era concentrato sulla base, troppo concentrato, pensò, quando dal gruppo di rocce alla sua sinistra, a meno di cinque metri, arrivò la voce.

"Max Evans, presumo."

Voltandosi, Max si accovacciò, la mano già alzata che emanava una luce dorata, mentre l’energia spingeva per essere espulsa contro l’uomo.

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18:35 – Base Aerea di Kunsan – Corea.

Mentre lasciava la clinica, il dolore nel basso addome fece piegare Sandi e lei si lasciò cadere in ginocchio.

"Sandi? Sandi, cosa c’è che non va?" chiese il Maggiore Ann Nuncio, una delle infermiere professioniste. "Sergente Matthews, porti una barella. Dobbiamo portare il Maggiore al Pronto Soccorso."

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10:15 AM – Sentiero proprio fuori dal Perimetro della Base.

Max trattenne la pressione dell’energia, pensando che l’uomo avrebbe potuto sapere il suo nome solo da Liz. E se aveva parlato con lei, doveva sapere dove fosse.

"Mi porti da Liz … "

"Vorrei poterlo fare, figliolo, ma non so dov’è."

"Allora portami dal tuo capo." disse Max … trasalendo immediatamente quando si rese conto di cosa aveva detto.

"Anche questo è un problema, figliolo. Perché sono io."

Quando allungò la mano per prendere la borsa, Max sollevò la mano e Slammer rallentò il movimento, guardando gli occhi del ragazzo, per prendere due lattine di Cherry Cola.

"Che ne pensi di bere qualcosa? E di parlare un po'?"

"Credo che il tempo di parlare sia passato."

Tirando fuori una bottiglietta di Tabasco, Slammer gli chiese "Ne sei sicuro? Hai fatto una lunga camminata. Che male può fare parlare?"

"Non voglio perdere tempo mentre voi la state torturando."

"Noi non abbiamo torturato Liz. A me Liz piace. Vorrei solo che mi avesse parlato di te. Per essere giusto nei suoi confronti, sono stato io a dirle di non dirti di te."

"Non capisco. Lei dov’è? Che le avete fatto?"

"Max, ti sto dicendo la verità. Non so dov’è Liz. Uno dei miei Sottotenenti la stava riaccompagnando a Tonopah, a casa, quando sono entrambe scomparse. Abbiamo trovato la loro macchina, era andata fuori strada, ma non siamo riusciti a trovare nessuna delle due."

"E lei si aspetta che io le creda? Questa è l’Area 51, so cosa fate qui."

E Slammer dovette concedere al ragazzo … al ragazzo alieno … che aveva tutti i diritti di pensarlo. Ad almeno un alieno, lì erano accadute cose terribili. "E’ stato molto tempo fa, figliolo."

Slammer poté vedere la rabbia nei suoi occhi, quando Max rispose "Tanto tempo fa … A Liz hanno sparato IERI!"

Ed allora Slammer vide qualche altra cosa negli occhi di Max … dolore, rabbia, paura … non per se stesso, ma per la ragazza della Terra che lui amava. Improvvisamente Slammer comprese che Max era molto simile a lui. Se avessero fatto qualcosa a Sandi, se l’avessero portata in un posto dove c’erano state torture e morte … lui sarebbe venuto a cercarla ed avrebbe anche ucciso, se avesse dovuto …

"Max, lei è stata colpita con i TASER da due uomini e sì, la responsabilità è mia, perché loro lavoravano per me. Ma loro lo hanno fatto di loro iniziativa, nessuno glielo aveva ordinato, nessuno ha approvato quel gesto. Ora sono rinchiusi nella base di Nellis e saranno processati per aver assalito Liz, per aver assalito tua moglie.

Ma l’ultima volta che l’ho vista, lei stava bene. Stava bene quando ha lasciato questa Base. Ma ora ho bisogno del tuo aiuto. Al Poligono di Tonopah è successo qualcosa. Prima dobbiamo andare lì. Posso avere un elicottero a disposizione in pochi minuti per arrivare lì. Tutto il resto, dovrà aspettare fino a che non avremo finito lì."

"Niente è più importante di Liz." disse Max voltandosi verso il sentiero ed la recinzione che vi correva al fianco.

"Max, io sono venuto qui disarmato, anche dopo che tu hai ucciso il nostro uomo, per cercare di far pace con te. Dobbiamo farlo, figliolo, o non ci sarà un domani per nessuno di noi."

Slammer sentì il calore riverberare dalla recinzione, mentre diventava bianca e si scioglieva. Ora c’era un buco di un metro aperto sul deserto.

"Io non ho ucciso nessuno, ma lo farò. Tutti quelli che devo … Vado a prendere Liz."

Slammer cercò di seguirlo, ma la luce dorata proveniente dalla mano lo spinse all’indietro. Non fu un colpo letale, non fu nemmeno doloroso, sebbene fosse chiaro che Max aveva dei poteri stupefacenti, se avesse scelto di usarli. Poteva essere vero? La guardia poteva essere ancora viva?

Vedendo Max oltrepassare la recinzione, cominciò a pensare che la cosa non importava più. Tra trecento metri Max sarebbe entrato nella zona in cui le forze della sicurezza, raccolte in massa, lo avrebbero ucciso. Prima aveva pensato che quella forza sarebbe stata sufficiente, ma ora non ne era più tanto sicuro. Ma in una manciata di minuti qualcuno sarebbe morto, di questo era certo.

Si alzò dalla sabbia del deserto e si inerpicò sul sentiero, inseguendo il ragazzo.

Alla fine, Slammer lo raggiunse, cento metri all’interno del perimetro della base, mentre lui guardava il monumento.

Qui ci sono cinque viaggiatori, provenienti da una stella distante,
ma la Terra dove riposano, non è aliena per loro
perché, nella morte, appartengono all’Universo.


C’erano lacrime negli occhi di Max … non aveva pensato di poter trovare una cosa come quella … non aveva pensato che avrebbe potuto toccarlo così tanto.

Quando sentì il Colonnello inerpicarsi sul lato della collina, Max sollevò lo sguardo, poi attese che lui fosse arrivato accanto a lui, davanti al monumento.

"Avere fiducia non è facile per me, Colonnello." disse Max "Non lo è mai stato. Non ho mai detto la verità ai miei genitori, dopo che mi hanno adottato. Non l’avrei detta nemmeno a Liz, se lei non fosse quasi morta. Io non so niente di tutto questo, né perché sono qui. Se si trattava di qualche cospirazione, qualche invasione, nessuno me ne ha mai parlato.

Io ero solo un orfano … un ragazzo con un terribile segreto, che gli ha impedito di amare e di essere amato. Se Liz non avesse avuto bisogno di me, se non avessi trovato il suo amore, non credo che mi sarei mai fidato di qualcuno. Per fidarti devi rischiare, rischiare di essere rifiutato, rischiare di essere tradito e, fino a che non ho avuto l’amore di Liz, non avrei potuto farlo.

Ma ora correrò il rischio, Colonnello. Dopo aver visto questo … credo che correrò il rischio."

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Capitolo 49
*** 48 ***


Parte 48

09:50 AM – Incrocio tra l’Autostrada 275 e la Statale 6 – Warm Springs, Nevada.

L’Agente Rivaldi della Polizia di Stato del Nevada non era un locale. Era stato inviato da Winnemucca per aumentare il numero degli addetti ai blocchi stradali. Gli altri tre stavano accanto alla scatola di ciambelle e al termos del caffè che aveva portato per loro. Era stata una lunga, fredda notte per tutti loro, dislocati fuori da Warm Springs per fermare il traffico verso l’area della fuoriuscita radioattiva dal Poligono. O … come si era scoperto, l’ERRONEA rilevazione della perdita.

Avevano sentito le comunicazioni radio degli addetti alle rilevazioni e non avevano trovato nulla, tranne dei rilevatori difettosi. In qualche modo, dovevano essersi tutti sbagliati contemporaneamente. Non era strano? Stavano aspettando da un momento all’altro che arrivasse l’ordine di togliere i blocchi stradali. Probabilmente, in quel momento, il Governatore stava prendendo una decisione. Ma, nel frattempo, lui aveva un lavoro da fare … sollevare la mano per fermare le auto che si avvicinavano.

L’autista della macchina guardò il posto di blocco senza nascondere il disgusto.

"Guardate lì." disse ad Anderson e a Schreiber "Sono in quattro e uno solo sta lavorando. Gli altri tre sono appoggiati al cofano di quella macchina, a mangiare ciambelle e a bere caffè. Che mucchio di perdenti …"

Mentre l'autista brontolava contro l'agente, rallentò ed aprì il finestrino, mostrando irritato il portafogli con distintivo e il tesserino di riconoscimento.

"FBI. Portiamo due prigioniere a Reno."

L'agente Rivaldi riconobbe il distintivo … ma una delle due prigioniere indossava l'uniforme dell'Aeronautica. Anche Rivaldi era stato in Aeronautica, un turno di leva come facente parte della sicurezza. Quella cosa non aveva senso.

"Lei è in servizio attivo? L'Aeronautica non applica le proprie sanzioni disciplinari al personale in servizio? Quando c'ero io, lo facevano di sicuro … "

Nonostante le manette, Laurie si sporse in avanti per parlare, per dire all'agente che erano state rapite, ma Anderson l'anticipò e le mise una mano davanti alla bocca, spingendola indietro. Anderson tirò fuori il suo distintivo e guardò il poliziotto al di sopra della pancia di Schreiber.

"Senta, agente, questa è materia federale, niente che possa interessare la Polizia di Stato."

Portò lentamente la mano alla pistola e sorrise, continuando a dire "Ora, perché non se ne va a mangiare ciambelle con i suoi colleghi e ci lascia andare?"

Un leggero tocco sulla sua spalla destra sorprese l'Agente Speciale Anderson, che si voltò di scatto. La canna di una pistola antisommossa calibro 12 a una distanza di dieci centimetri, lo sorprese ancora di più.

"Immagino che voi federali abbiate un mandato di cattura e una richiesta di estradizione per queste due signore." chiese l'ufficiale che teneva in mano la pistola.

"Agente," disse Anderson "lei non ha idea di quello che sta facendo. Io sono un agente federale nello svolgimento del suo dovere e … " Il leggero colpo sulla testa con la canna della pistola sembrò tacitare l'agente.

Vedere i poliziotti locali disarmare gli agenti dell'FBI, fu troppo per il dottore.

"Voi pazzi non avete idea di quello che state facendo. La ragazza lì dietro … è un'aliena. Dobbiamo portarla in un laboratorio dove possiamo chiuderla e studiarla. Non dovete lasciarla scappare. Io sono il dottor Kurt Schreiber e sono un esperto di alieni."

Ma gli sportelli posteriori dell'auto erano già stati aperti e gli uomini stavano aiutando Liz e Laurie a scendere. Poi aprirono le manette con le chiavi che avevano preso agli agenti dell'FBI.

"Tutto bene, Liz? Sei veramente un'aliena come dice il Dottor Stranamore, qui?"

"Sceriffo," rispose Liz con un grande sorriso "lei mi conosce. Nata e cresciuta nel New Mexico, sono solo una ragazza di una piccola città."

"Allora presentami alla tua amica. Voi ragazze avete già fatto colazione? Abbiamo ciambelle e caffè. Bobby, rinchiudi questa gente … tutti e tre. E potremmo aver bisogno di uno psichiatra che dia un occhiata al professore pazzo."

"Sceriffo, questa è Laurie DelGado. Laurie, questo è lo Sceriffo della Contea, quel Vice Sceriffo è Roger e Bobby, naturalmente, quello con i prigionieri. L'altro agente non lo conosco."

"Jim Rivaldi, Liz. Piacere di conoscerti. Abbiamo sentito quello che hai fatto per Mike Walker. Lui ed io eravamo compagni di classe in Accademia. Lieto di conoscere anche lei, Tenente. Ogni amica di Liz è amica della Polizia di Stato del Nevada."

Ammanettati sul sedile posteriore dell'auto, i tre prigionieri guardarono la scena con crescente incredulità.

* * * * *

Mentre l'elicottero si avvicinava, un Humveee corse verso la piazzola di atterraggio e frenò in una nuvola di polvere. Dal sedile del passeggero scese un uomo che camminò goffamente in direzione di Max e Slammer.

Slammer lo vide avvicinarsi e scosse la testa. "Mimetizzazione dannatamente buona, soldato. Ma i braccialetti sembrano un po' ingombranti."

"Figliolo, se adesso sei dalla nostra parte … " disse Sandman e tese in avanti le mani chiuse dal blocco di sabbia.

Max chiuse la mano a pugno e colpì il blocco, solo una volta, e la sabbia cadde ai piedi dell'uomo.

"Questa è bella. Sandman bloccato dalla sabbia." lo prese in giro l'autista.

"Okay, ragazzo, sei in debito con me, per questo. Mi ci vorranno anni per liberarmene."

"Mi dispiace, mi dispiace veramente. Se posso fare qualcosa per rimediare … "

"Un altro paio di mimetiche sarebbero gradite. Diavolo, con queste addosso non possono vederti nemmeno gli aerei da ricognizione!"

* * * * *

10:50 AM – In un elicottero Pawehawk in avvicinamento al Poligono di Tonopah.

Di tutti i tipi di velivoli, gli elicotteri erano quelli che Slammer amava di meno. Sugli elicotteri non si poteva parlare, nemmeno attraverso l'interfono. Le vibrazioni delle pale dei rotori agivano sulla risonanza del diaframma umano e, a quanto pareva, pensò Slammer, anche su quello alieno. Dava ad ogni tentativo di conversazione una tonalità strana, un tono alla 'Luke, io sono tuo padre.'

Ma il ragazzo non era sembrato così alieno, quando aveva scherzato con la guardia e lo aveva liberato dal blocco di sabbia, o da qualsiasi diavolo di cosa fosse stata. Era stata la prima volta che Slammer lo aveva visto sorridere, che aveva visto sul volto del ragazzo qualcosa di diverso dalla feroce determinazione, quando era stato pronto a combattere ogni umano sulla Terra per Liz, o dalla malinconica rassegnazione quando era arrivato davanti al monumento.

All'inizio, l'alieno non gli era sembrato umano, ma l'interazione che aveva avuto con la guardia, l'empatia che aveva visto lì … Slammer aveva cominciato a capire come qualcuno come Liz potesse amarlo. A Slammer Liz piaceva e pensava ancora che fosse la chiave di tutto quello.

Il ragazzo aveva detto loro … detto agli artificieri a Tonopah e a Peter, che non aveva idea di cosa fare, quando fosse arrivato lì. Nemmeno gli artificieri potevano fare molto, perché non vedevano nulla da disattivare e visto che l'idea era di tenere CHIUSA la singolarità circolare, la loro solita tattica di portare l'esplosivo nel deserto e di farlo brillare, non avrebbe funzionato, perché non avrebbe fatto altro che rilasciare la dannata cosa.

Nemmeno Peter era stato di grande aiuto. Aveva confermato, grazie alle sue misurazioni, che le pulsazioni dell'iridescenza blu stavano aumentando, che ci sarebbe stata una iridescenza continua nel momento in cui il conto alla rovescia sarebbe terminato. Naturalmente, questo non provava niente, ma senz'altro sembrava sinistro a tutti. Ma il ragazzo avrebbe fatto volentieri tutto quello che poteva, per questo erano quasi arrivati all'hangar.

Ma Slammer non poté fare a meno di chiedersi dove fossero Liz e Laurie. Tranne che per le macchine della Polizia, gli UAVs mostravano che le strade della parte nord del poligono erano quasi vuote, a causa dei posti di blocco. Potevano essere state portate a sud? O a est, verso Saint George? Era certamente preoccupato anche per la giovane Tenente, come certamente lo era Jim, ma con un possibile conto alla rovescia che avrebbe portato alla distruzione del mondo, lui voleva Liz a Tonopah, perché, dopo tutto, lei era la persona che lo aveva fermato la prima volta.

"Prepararsi per l'atterraggio, signori." disse il giovane Tenente dal sedile destro. "E una volta che saremo atterrati, state attenti alle pale del rotore, quando vi allontanate dal velivolo, e state lontani dal rotore di coda. Non vogliamo incidenti."

'Saggio consiglio.' pensò Slammer o, almeno, di solito sarebbe stato un saggio consiglio. Ma se non fossero riusciti a fermare quel conto alla rovescia, nessuno di loro avrebbe avuto più di due ore di vita …

* * * * *

19:50 - Base Aerea di Kunsan - Corea.

Il maggiore Rogers curava bene tutti i suoi pazienti, ma il personale medico aveva un rapporto speciale con i colleghi … e a lui Sandi era sempre piaciuta. C'era anche un altro luogo comune, nella pratica medica, ed era che se uno di loro si ammalava e la diagnosi poteva essere multipla, di solito si trattava della malattia peggiore.

Mentre esaminava le lastre, diverse malattie gli passarono per la testa. Sapeva in cosa sperare, ma sapeva di cosa temere.

"Sandi, abbiamo fatto i primi esami, ma ho chiamato ed ho preso accordi per trasferirti ad Osan, all'Ospedale del 51°.

"Non posso rimanere qui, fino a che non avremo finito?"

"Sandi, hai bisogno di fare altri esami. L'Ospedale Universitario vicino ad Osan, ha il macchinario per la TAC e penso che tu debba farne una. Allora potremo sapere con certezza cosa sta succedendo."

Sandi lesse l'espressione del dottore, lesse le parole che aveva detto e quelle che non aveva detto. Bob Rogers non pensava che fosse solo una gastroenterite presa per aver mangiato dei frutti di mare guasti. Lui pensava che fosse qualcosa di serio.

"Posso chiamare tuo marito e fargli sapere quello che stiamo facendo."

"No, non ancora. Slammer ha appena cominciato un nuovo incarico. E' importante. Aspettiamo fino a quando saremo in grado di dirgli quello che sta succedendo, altrimenti si preoccuperà inutilmente."

Il dottor Rogers annuì. "Va bene, Sandi. Come preferisci." Ma era certo che il marito di Sandi si sarebbe preoccupato di più, non di meno, una volta che avrebbe saputo la diagnosi …

* * * * *

11:30 AM - Area Industriale - Poligono di Tonopah, Nevada.


Peter guardò Slammer e Jim condurre il ragazzo nell'hangar. I suoi occhi si allargarono quando vide l'apparecchiatura sparpagliata sul pavimento dell'hangar, vide le pulsazioni di un blu iridescente, il cui ritmo era in continuo aumento. Il conto alla rovescia arrivava periodicamente dalle casse del piccolo lettore CD. Mancavano solo novanta minuti …

Il ragazzo sembrava così giovane, ma altrettanto lo era sembrata Liz. Ma, a differenza di sua moglie, lui sembrava incerto - ma erano della stessa specie? Ricordò lo sguardo negli occhi di Liz quando aveva parlato di Max: di certo lei si considerava sua moglie, non c'erano dubbi su questo. Ma Liz non era mai veramente sembrata incerta. Lei era andata verso la sfera, come se vi fosse stata attratta, aveva allungato la mano … e salvato il mondo.

Ma Max sembrava esitante, incerto.

"E' da questa parte." gli disse Peter "Probabilmente dovresti toccare la sfera."

A Peter sembrò di vedere una scintilla di … cosa? … riconoscimento, forse? passargli sul viso, poi, lentamente, lui allungò la mano.

Quando la toccò, la sua mano e la sfera cominciarono ad emettere un bagliore dorato, poi il ragazzo cadde carponi sul pavimento.

"Max!" gridò Slammer.

"Sta bene?" chiese Peter " Sembra che abbia le convulsioni."

Jim fu immediatamente in ginocchio, cercando di portare il suo aiuto, poi si immobilizzò. Guardò Peter e Slammer …

"Sta … sta ridendo."

Nave aveva visto avvicinarsi tre uomini e aveva saputo, dai ricordi che il Primo Ufficiale aveva di lui, che uno di loro era il nuovo Capitano. Nave aveva anche saputo di aver molte spiegazioni da dare. Anche se Slark l'avrebbe senza dubbio approvata, la procedura usata era stata altamente irregolare.

Aveva una tonnellata di cose da discutere col nuovo Capitano: un programma di riparazioni e di manutenzioni, rilascio di dati scientifici ai coloni da lungo tempo persi, provviste addizionali di acciaio per la fabbricazione di uno spazio vitale per i piccoli organici … Nave decise di sospendere l'ultima voce, fino a quando non avesse potuto parlare privatamente col Primo Ufficiale. Chiaramente, il Capitano già aveva abbastanza problemi nella sua mente.

Da quando era stata costruita, Nave non aveva dovuto mai spiegare niente a nessuno. Nei millenni, su Antar, non era mai successo. Ma Nave era piuttosto sicura che, se voleva avere una buona relazione con il nuovo Capitano, avrebbe dovuto confessare, quasi immediatamente, le libertà che si era presa nell'applicare le regole. E, naturalmente, parlargli della situazione tattica da quando la mente di Nave si era rienergizzata, circa diciotto ore prima.

Ma era passato molto tempo da quando Nave aveva avuto un nuovo Capitano ed aveva dimenticato che agli organici occorreva tempo per accettare input neurali. Era stato solo dopo che il Capitano era finito a terra per il sovraccarico di informazioni neurali che Nave aveva ricordato.

Il circuito logico del cervello della Nave pensò l'equivalente organico di 'Ooops.'

Nave aggiunse l'informazione alla sua banca dati numero tre, tra l'elenco delle cose da fare. Quello non sarebbe dovuto accadere.

* * * * *

11:30 AM - - Cancello di ingresso al Poligono di Tonopah, Nevada.

Quando la macchina dello Sceriffo della Contea di Nye si avvicinò, l'uomo di guardia al cancello uscì dal gabbiotto. L'uomo aveva un legame con l'Ufficio dello Sceriffo tramite uno dei suoi vice che si era unita alla Polizia dopo aver prestato servizio nell'Aeronautica, al Poligono di Tonopah. Era lei faceva da contatto con le forze di Polizia locali.

Quando la guardia vide la malmessa Tenente uscire dalla macchina, si mise sull'attenti e la salutò. Lui non la conosceva, ma lei aveva i distintivi appropriati e, nonostante l'uniforme in disordine, sembrava avere legittimo diritto di accesso.

L'altra ragazza sembrava avere sedici anni e anche lei era in disordine ed aveva dei lividi, il bel viso che presentava una guancia gonfia e abrasa. Lui la guardò con curiosità e lei si limitò a dire "Sono stata colpita da un airbag."

"Lei è con me." disse il Tenente. La cosa andò bene alla guardia: il cartellino indicava che il Tenente godeva del privilegio di scorta. "Può procurarci un mezzo che ci porti all'Area industriale?"

"Certo, signora. Ci vorranno pochi minuti."

"Grazie, Sceriffo." disse Liz.

"Si, grazie. Sarà in grado di trattenere quegli uomini per un po'?"

"Be' sembra che abbiano amici nelle alte sfere del Ministero della Giustizia. I federali stanno già facendo un sacco di rumore su di loro. Alla fine, il Procuratore Federale dovrà emettere un mandato di 'habeas corpus' per averli sotto custodia federale. Saranno autorizzati a pagare una cauzione ... ma ci vorranno alcuni giorni. Nel frattempo, cercheremo di rendere interessante la loro visita."

"Grazie tante, Sceriffo."

"Il piacere è tutto mio, signorina … Liz."

* * * * *

11:40 Am - Area industriale - Poligono di Tonopah, Nevada.

Jim e Slammer aiutarono Max a rimettersi in piedi, mentre Peter li guardava allarmato. "Tutto bene, figliolo?"

"Sì, però credo che l'ironia mi stia uccidendo. Per tutti questi anni ho tenuto nascosto quello che sono … e, alla fine, nessuno di noi è di queste parti. Non voi, non io, non Liz … nessuno di noi."

Peter era preoccupato. Quello che aveva detto il ragazzo non aveva senso. Qualsiasi cosa fosse stata quella luce, doveva averlo disorientato. Ma l’orologio stava andando avanti. "Figliolo, hai un’idea … un indizio su come fermare l’autodistruzione?"

Max guardò i tre uomini preoccupati, combattendo un altro attacco di risate. La sua mente era ancora un po’ stordita, mentre cercava di coordinare così tanti ricordi, così tanti fatti nuovi.

"Non dovete preoccuparvi. E’ un bluff. La Nave vi ha ingannato."

Slammer guardò Peter e Jim, che stavano guardando Max con la stessa preoccupazione che era sulla sua faccia. Era come se il ragazzo fosse ubriaco, fuori di testa. Quello che stava dicendo non aveva alcun senso, almeno fino a che la voce non uscì dal lettore CD.

"Uhm, Capitano? Col dovuto rispetto, ma non sono certa che rivelare questa informazione sia stata una buona mossa tattica."

"Sì che lo è, Nave. Non ho ancora molta esperienza nel fidarmi delle persone, ma è come amare. Ho imparato che non puoi trattenerti, non puoi valutare i pro e i contro, devi correre il rischio o non è amore … o fiducia."

"Capitano?" chiese Slammer, guardando Max interrogativamente.

Max scosse la testa. Lui non era mai stato portato al buonumore; quel poco che aveva tendeva più verso un amaro cinismo … ma, onestamente, non pensava che sarebbe riuscito a raccontare quella storia senza rotolarsi dalle risate. Non aveva mai sentito così tante cose che lo avevano deliziato … in così breve tempo.

Aveva temuto l’Area 51 per tutta la sua vita, eppure era andato lì e vi aveva trovato degli amici. Aveva voluto sapere da dove venisse, chi fosse, quale fosse il suo ruolo nella vita … e tutte quelle informazioni gli erano appena stata date. Non era più uno dei tre alieni nell’intero mondo umano … erano tutti alieni.

Non era il giorno più felice della sua vita – quello era stato il 25 febbraio, quando Liz aveva acconsentito a diventare sua moglie – ma veniva subito dopo. E, mentre pensava a Liz, realizzò che avrebbero potuto avere quei bambini, se un giorno li avessero voluti. Lei gli aveva detto che non le sarebbe importato, se non fossero stati biologicamente compatibili e, per lui, avrebbe portato quella bugia nella tomba, ma questo non significava che lei non li volesse, lui ne era certo.

Ora il problema era come raccontare quella storia, specialmente quello che aveva fatto Nave, senza scoppiare a ridere. No, fortunatamente, avrebbe potuto farlo Nave.

"Diglielo, Nave. Racconta loro tutta la storia."

Nave elaborò per quasi tre millisecondi – la richiesta aveva molti parametri indefiniti.

"124.417 dei vostri anni fa, il Concilio Antariano decise di creare delle Navi Stellari, voi le chiamereste ‘reattori Bussard’ per permettere la colonizzazione di pianeti lontani."

"Forse, per adesso, sarebbe meglio cominciare da un periodo di tempo più vicino." disse Max "Per esempio, come sono diventato Capitano."

Nave esitò per un momento, il millisecondo impercettibile per un organico. Era già brutto aver dovuto confessare al suo Capitano che aveva distorto le regole - non gradiva lavare i panni sporchi davanti a degli estranei - ma era stato un ordine, così Nave cominciò la storia.

"Sono stata frammentata al di sotto del livello di consapevolezza per 53,284 dei vostri anni, quando i resti del precedente Primo Ufficiale sono stati portati a contatto con la sfera, fornendole una piccola quantità di energia. Evidentemente il Primo Ufficiale era morto provando un grande dolore ed era … impazzito. Con la sua energia è arrivato l’ordine di sterminare questo mondo che costituiva una minaccia per la razza Antariana. Ho cercato di ottenere una conferma, ma l’altra sfera era fuori raggio di azione. Visto che non ero in grado di funzionare autonomamente, ho accettato l’ordine in conformità della direttiva di emergenza 48b, sottosezione d, ed ho dato inizio all’espulsione della singolarità circolare per distruggere questo Sistema solare."

"Ma perché ti sei fermata?" chiese Slammer.

"Ho ricevuto l’ordine da un membro dell’equipaggio." disse la Nave.

"No, no, no." disse Max "Non te la caverai così facilmente. Racconta loro tutto … "

La voce meccanica sembrò … imbarazzata, quando confessò quello che aveva fatto, la legge arcaica che aveva applicato, la discrezionalità di cui aveva abusato, costringendo Liz Evans ad accettare la cittadinanza Antariana ed arruolandola come Primo Ufficiale.

Peter stava reagendo meglio degli altri ed anche lui stava ridacchiando. Forse era solo la tensione che veniva rilasciata, ma sembrava che fosse una chiacchierata tra quattro amici … cinque, se si contava la Nave. Dopo quasi un giorno passato ad assistere alla potenziale distruzione del mondo, ora tutto sembrava andare bene. Anzi, si stavano per fare meravigliose scoperte scientifiche.

"Il prossimo passo che dobbiamo fare," disse la Nave alla fine "sarà rilasciare i nano-robot perché possano cominciare le riparazioni."

"Uhm, credo che questo dovrà aspettare." disse Slammer "Non sono certo di poterlo permettere senza l’autorizzazione del Quartier generale."

Slammer vide tre paia di occhi che lo fissavano, nascondendo a malapena la disapprovazione.

"Lei non capisce." disse Max "Nave non è solo una macchina. E’ viva, è senziente. E’ stata costruita nello spazio, quella è la sua casa. Viaggiare nei tunnel spazio-temporali. Qui è come una prigioniera. Col rilascio dei nano-robot può riparare se stessa in settanta o ottanta anni. E’ un essere pensante, deve essere liberata."

Slammer guardò negli occhi d’ambra di Max, poi pensò come si sarebbe sentito se qualcuno gli avesse tolto le sue ali, se non avesse potuto volare mai più. Guardò Max e sorrise.

"Credo che se vuoi veramente fidarti di qualcuno, Max, non puoi trattenerti. Almeno, ho sentito qualcuno che lo diceva. Va’ avanti e rilascia i tuoi nano-qualsiasicosasiano … "

Max dovette cercare per un po’ di tempo tra i rottami. Il modulo, una volta trovato, era veramente indefinibile, ma si dissolse sotto la luce della sua mano ed una grigia nebbia di nano-robot ne uscì come fumo, che si assottigliò fino a diventare invisibile, mentre essi si sparpagliavano per la stanza.

"Uhm, questo mi ricorda una cosa, Comandante. Ha qualche programma per i rottami dell’hangar danneggiato?"

Slammer non aveva mai parlato con una macchina senziente, prima di allora. Era una cosa un po’ strana.

"Probabilmente solo portarli in un’area di deposito nel deserto. Perché lo chiedi?"

"Sembrerebbe che i quartieri dell’equipaggio necessitino di estensive modifiche. Scambierei volentieri la conoscenza su come costruire il dispositivo per la spinta senza inerzia, per rendere i corpi organici in grado di sopportare l’accelerazione a forza-G senza gli inconvenienti delle tute pressurizzate, in cambio del metallo dei componenti danneggiati dell’hangar."

Nave sapeva che lo scopo della sua missione era di trasferire la conoscenza di quella e di altre tecnologie. Che le avrebbero ottenute indipendentemente da tutto, i locali non lo sapevano ancora. E anche se avesse dovuto stiracchiare un paio di regole (da qualche parte Slark ne sarebbe stato di nuovo orgoglioso), Nave voleva veramente quell’acciaio.

Quel singolo progresso, Slammer lo sapeva bene, era più di quello che avevano ottenuto dal programma per decenni. Per qualche vecchio pezzo di metallo, che avrebbero comunque dovuto far portare via pagando. Non vedeva l’ora di fare l’accordo.

"E’ tutto tuo, Nave."

Mentre un piccolo e quasi invisibile esercito di nano-robot cominciava ad avanzare a fatica nel deserto fino al relitto più vicino, Nave deviò il 3% delle sue capacità in una subroutine per sovraintendere le riparazioni e quasi tutto il resto delle sue capacità per esaminare un sito della Fisher-Price alla ricerca di qualche idea utile per la nursery. Le foto dei piccoli organici con i loro giocattoli erano dannatamente carine …

* * * * *

Dopo essere arrivate alla mensa, Laurie aveva saputo che Jim ed il Comandante erano nell’Area Industriale. Avevano preso un paio di bibite fresche ed avevano guidato per i dieci chilometri che le separavano dall’Area. Lei stava ancora bevendo la sua Coca dietetica con la mano sinistra, quando infilò il tesserino nel lettore e digitò il suo codice di accesso. Quando la porta si aprì, vide Peter, Jim, il Comandante e … un estraneo. Non riconobbe l’ultimo individuo, ma era certamente un addetto alla sicurezza, perché aveva una tuta mimetica semplicemente meravigliosa.

Quando la porta si aprì, lo vide e non esitò. Dopo tutto, erano sposini freschi e quella era stata la prima notte che avevano passato separati. Liz corse verso di lui.

* * * * *

"Bene." disse Peter, affascinato dalla possibilità di imparare delle cose dalla Nave, di discutere di fisica teoretica con un’entità che l’aveva messa in pratica. "Sarà meraviglioso dividere tutte queste conoscenze."

"Forse. Ma prima dobbiamo trovare Laurie … e Liz." disse Jim.

"Se questa Laurie è con il Primo Ufficiale … be’, io non mi preoccuperei. Il Primo Ufficiale è un essere molto capace, senza dubbio si prenderà cura di lei. In un certo modo, lei è … materna."

"Sono d’accordo." disse Max "Mi manca Liz. Non vedo l’ora di rivederla."

"Oh, in questo caso dovresti guardare a circa venti metri a nord-est, in avvicinamento veloce … "

Quando Max si voltò, lei gli saltò tra le braccia e lui fu costretto ad indietreggiare di diversi passi per la forza del suo abbraccio. Ma non lo notò, era già stato distratto dal bacio …

Laurie andò da Jim e gli posò il braccio destro attorno alla vita, attirandolo a sé. "Presumo che quello sia Max." gli chiese "E che, dopo tutto, il Comandante abbia deciso di dirgli degli alieni."

Laurie guardò con un sorriso i due adolescenti che interrompevano il bacio, poi sorrise di nuovo quando vide l’espressione preoccupata sul viso di Max e il modo delicato con cui sollevò la mano per toccare l’abrasione che l’airbag, che si era gonfiato quando erano uscite di strada, aveva lasciato sulla guancia di Liz. La tenerezza … l’evidente preoccupazione. Era chiaro che quel ragazzo l’adorava.

Quando la mano di Max brillò di una luce gialla e il livido e l’abrasione scomparvero … il barattolo di Coca scivolò dalla mano di Laurie e cadde sul pavimento dell’hangar, spruzzando schiuma in tutte le direzioni.

"No." rispose Jim "Credo che Max lo sapesse già."

* * * * *

Era stata una giornata lunga e piena di eventi. Nave aveva trascritto così tanti ricordi di Liz, quando aveva cercato il modo di ottenere un contrordine e, quando lei toccò di nuovo la sfera, le rese i suoi ricordi di tutti gli eventi che erano occorsi dopo che era stata colpita dai TASER. E questo le fece recuperare anche il resto della memoria.

Alla fine avevano fatto una pausa per il pranzo, tutti tranne Peter. Lui era come un bambino in un negozio di giocattoli. Entrò in internet, contattò Stephen Hawkings e, con le note di Mozart in sottofondo, si godette la più vivace discussione a tre sulla fisica teoretica che avesse mai avuto, sapendo che per una dei partecipanti, Nave, era tutt’altro che teoretica.

* * * * *

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Capitolo 50
*** 49 ***


Parte 49

01:45 PM - AL's HOT ROD HAVEN, Las Cruces New Mexico

Lui sapeva che due fusti di nitrometano … quasi cinquecento litri … era una dannata quantità di nitrometano, ma come Al avrebbe detto più tardi ai ragazzi della squadra antiesplosivi, non aveva esitato a fare la vendita. La comunità dei Top Fuel Dragster (NdT: Corse in cui, al posto della benzina, si usa come carburante il 90% di nitrometano e il 10 % di metanolo) era piccola e, anche se non conosceva personalmente l’uomo, aveva visto la sua foto abbastanza spesso.

"Che percentuale di nitro conta di usare?" aveva chiesto all’uomo, sapendo che l’85 % era il massimo che le autorità delle corse avrebbero consentito.

L’uomo lo aveva guardato con un sorriso. "Il 100 %, naturalmente."

"Wow, quella non sarà una macchina da corsa, sarà una dannata BOMBA."

Mentre guidava, con i due fusti nella parte posteriore del suo furgone, l’uomo cambiò il suo viso in quello di Ed Harding. ‘Quell’uomo non era completamente stupido.’ pensò ‘Cosa piuttosto eccezionale per un sub-Antariano.’

Procedendo verso Roswell, pensò a quello che aveva letto recentemente. Aveva trovato il diario di lei qualche giorno prima, dove descriveva quello che aveva fatto. Si sentiva dispiaciuto per Tess, presto sarebbe stata sola. Lei non aveva ancora trovato il suo compagno ma, apparentemente, per trovarlo, si stava servendo del figlio dello Sceriffo. Era difficile da dire.

Come parte del suo travestimento, Tess stava recitando il ruolo della adolescente terrestre alla perfezione, usando perfino espressioni locali nel suo diario. Lei voleva comunicare col figlio dello Sceriffo … prenderlo all’amo, scriveva, e poi attirarlo, senza dubbio per ottenere informazioni. Ma prima lei avrebbe dovuto trovare una terrestre … una certa Liz, che apparentemente, aveva esperienza nel fare le dovute presentazioni per rendere più svelto il processo.

Nasedo provò vergogna. Aveva letto recentemente che la popolazione della Terra era arrivata a sei miliardi e, francamente, quel numero sembrava escludere la possibilità che le due donne Antariane potessero avere abbastanza discendenti da superare il numero dei sub-Antariani. Ma quando aveva letto il diario di Tess ed aveva visto quanto fosse determinata a trovare quella ragazza e a cominciare il processo, Nasedo provò vergogna di aver dubitato dell’inevitabile trionfo dei superiori geni Antariani. Era orgoglioso di Tess. Lei era un esempio per la sua intera razza.

In ottima disposizione di spirito, cominciò a cantare … "Antar, Antar über alles, Über alles in der Welt...."

* * * * *

13:30 PM – Poligono di Tonopah, Nevada.

Fu un pomeriggio intenso, pieno di ogni sorta di dettagli. Eccone qualcuno dei più evidenti:

Peter continuò la sua discussione con la Nave. Entrambi sembrarono trovarla piuttosto soddisfacente, anche se Nave non fu in grado di prestare la sua massima attenzione. Lei era, nel contempo, occupata a supervisionare i nano-robots, a parlare con Liz della sfera, che ora lei aveva con sé, e a perfezionare i piani per la ricostruzione, per la nursery e gli alloggiamenti dell’equipaggio. Nave non era sicura di quanti piccoli organici il Primo Ufficiale desiderasse ma, forse, in una precedente esistenza Nave era stata un boyscout e credeva fermamente nell’essere preparati.

Subito dopo pranzo, Liz aveva fatto una lunga passeggiata con Laurie. Cominciarono a parlare di Biologia molecolare, poi la discussione si estese ai nano-robots, alla biologia, alla medicina, ai propulsori PVDL e alla Teoria dei campi unificati. Laurie ne rimase veramente impressionata. Il giorno prima aveva pensato che Liz fosse una sedicenne ignorante che aveva abbandonato gli studi, era fuggita da casa col suo ragazzo e non pensava ad altro che a fare sesso col suo nuovo marito. La realtà, decise, era che Liz era una sedicenne straordinariamente brillante che aveva abbandonato gli studi, era fuggita da casa col suo ragazzo e conosceva un sacco di cose interessanti, quando non faceva sesso col suo nuovo marito.

In effetti, decise Laurie, anche se lei ne sapeva molto di più nel campo della Biologia molecolare di quanto ne sapesse Liz … in fin dei conti, lei aveva appena finito il dottorato … Liz ne sapeva molto di più nel campo delle Scienze, singolarità, nano-robots e cose simili. Liz aveva già elaborato un piano per impiegare i nano-robots nella Biologia molecolare che era concettualmente decenni avanti a quello che l’altra gente pensava. E fu per questo che Laurie si ritrovò a chiamare il titolare del programma di Biologia molecolare di Harvard.

"Dottor Jacobs? Sono Laurie DelGado."

"Laurie, che piacere sentirti. La tua ferma nell’Aeronautica è già finita? L’offerta come professore associato è sempre valida."

"No, Dottor Jacobs, ho ancora due anni da fare. Inoltre … ieri mi sono fidanzata e probabilmente non tornerò tanto presto nel Massachussetts. Ma volevo chiederle qualcosa … "

"Congratulati con ragazzo da parte mia, è stato fortunato. Cosa posso fare per te?"

"Mi stavo chiedendo se potevo accettare la sua offerta e insegnare on-line e iscrivere al programma una ragazza che ho conosciuto qui."

"Saremmo felicissimi di averti come insegnante online, Laurie. Sarebbe grande. Parlami di quella signorina … "

"Be’, ha solo sedici anni, ma è una specie di prodigio. Sa già molte cose sulla Biologia molecolare. Se potessimo iscriverla al programma on-line e per corrispondenza, come studentessa non laureata, credo che, in un paio di anni, sarà una magnifica ricercatrice. Qui ho a disposizione un ottimo laboratorio e lei può accedervi. Abbiamo un certo numero di professori in discipline correlate che potrebbero aiutarla negli studi e, a questo proposito, lei ha un mentore eccezionalmente brillante."

"Davvero? Lo conosco?"

"Non credo. E’ … be’ … è straniero. Dottor Sarasvati Hip, S.Hip, come si fa chiamare. (Ndt: Gioco di parole non traducibile. Sarasvati è la dea dell'insegnamento e delle arti e l'abbreviazione SHip, in inglese significa Nave). Virtualmente, potrebbe farle da docente in qualsiasi materia."

"Bene, Laurie, se pensi che lei possa farcela, per me va bene. Ne parlerò col Senato accademico e con l’amministrazione. Immagino che potremo avere tutto pronto per la prossima estate. Ti farò mandare dalla mia segretaria un modulo di iscrizione per la ragazza. Potremo cominciare già nel prossimo quadrimestre."

"Grazie, dottor Jacobs."

"Ora sono Fred, Laurie, a meno che tu non voglia essere chiamata dottor DelGado."

"Grazie, Fred."

Nel frattempo, Jim e il Capo della Sicurezza erano occupati nell’ufficio del rappresentante del Primo appaltatore.

"Ma dite sul serio? Voi volete che assuma due ragazzini di sedici anni con un contratto di consulenza per voi? E che li paghi come un ricercatore di livello GS-12?"

"Il Prim … uhm … Liz Parker come GS-12, Max Evans come GS-14."

"Ma avete un’idea di quanto verrà a costare?"

"Non di più dei due dottori anziani che abbiamo portato via in manette, dopo averli licenziati." sottolineò il Capo della Sicurezza.

"Bene, ha ragione. Quei due insieme portavano via quasi 4.000 dollari. E’ solo che mi sembra strano pagare così tanto due ragazzi."

Jim si limitò a sorridere. Sì, erano un bel po’ di soldi, ma non era che ci fossero molti Capitani di astronave disponibili per essere assunti come consulenti. E, se era per quello, nemmeno molti Primi Ufficiali. Nave aveva detto che i due potevano essere utili per trasferire le conoscenze tecnologiche, perché sarebbero stati in grado di capire quanto velocemente gli umani avrebbero potuto assimilarle e la paga sarebbe stata insignificante se paragonata al valore di quelle tecnologie. I ragazzi erano all’altezza, nessuno ne dubitava, tranne, a quanto pareva, il rappresentante del Primo appaltatore.

L’uomo scosse la testa, ridacchiando tra sé e sé. La cosa non lo disturbava affatto. La Società aveva un utile del 25 % rispetto ai costi. A lui non interessava se volevano gettare un miliardo di dollari giù per una tana di ratto con un badile, la compagnia avrebbe comunque guadagnato duecentocinquanta milioni. Il nuovo Comandante voleva il diavolo? Il nuovo Comandante lo avrebbe avuto. "Va bene. Volete che assuma quei due ragazzi? I ragazzi sono assunti, nessun problema."

Nell’ufficio del Comandante venne fatta una chiamata.

"Sceriffo Valenti? Qui è il Colonnello Randolph dell’Aeronautica Militare. Io POTREI sapere qualcosa sui due ragazzi che lei sta cercando, Liz Parker e Max Evans, ma prima che parliamo, mi piacerebbe se mi dicesse qualcosa. Se i due ragazzi dovessero tornare a casa, cosa pensa che farebbero i loro genitori a proposito del matrimonio? Voglio dire, non ha molto senso che noi li rispediamo a casa solo per farli fuggire di nuovo." ‘Per tornare all’Area 51.’ pensò ‘Dove li farò nascondere fino a che non avranno diciotto anni.’

E Liz fece una breve chiacchierata con Nave, con trasferimento neurale diretto tramite la sfera. Nave le spiegò … con molto tatto … come Liz aveva cominciato ad acquisire il potere della fusione fredda, chiedendosi, mentre lo faceva, come lei avrebbe reagito alla notizia. Nave non avrebbe dovuto preoccuparsi. Liz, chiaramente, aveva tutte le intenzioni di continuare a fare quello che stava facendo quando era stata infettata, a qualsiasi costo. Quando i suoi poteri si fossero sviluppati, Nave non aveva dubbi che Liz sarebbe stata in grado di gestirli.

Nave aveva assorbito altri pensieri di Liz, nel collegamento neurale, quando lei aveva cercato di fermare la singolarità che avrebbe inghiottito il pianeta, come aveva assorbito i pensieri di tutti i membri dell’equipaggio nei cinquecento e più anni della sua esistenza. Nave scoprì che avrebbe potuto parlare liberamente con lei di cose di cui non aveva mai parlato con nessun’altro.

L’intera idea di genere era stato un concetto privo di significato per la Nave, fino a poco tempo prima ma, apparentemente, qualcosa nel carattere di Liz, che aveva raccolto con i suoi pensieri, stava cambiando le cose.

Nave avvertì qualcosa … di caldo … al pensiero che presto avrebbero avuto una nursery che avrebbe ospitato, un giorno, dei piccoli organici. Sarebbe stato difficile parlare di quelle … emozioni, che abitavano nella sua logica sfumata, con chiunque tranne che con Liz.

I nano-robots avevano ben più della capacità di costruire le parti di ricambio per la Nave; avrebbero potuto costruire qualsiasi cosa fosse nelle conoscenze della Nave … anche riprodurre se stessi. In effetti, l’unico motivo per cui erano immobilizzati nel loro contenitore durante i viaggi interstellari era l’eventualità che alla Nave fosse successo qualcosa. Se non fossero stati controllati dalla Nave stessa, una parte dei nano-robots sarebbero entrati nella modalità in cui avrebbero costruito … nuovi nano-robots.

Quello era veramente successo in uno dei pianeti colonizzati. Per quando Antar aveva mandato una seconda Nave sul pianeta, generazioni più tardi, gli umani erano stati ridotti ad una civiltà preindustriale, perché i nano-robots avevano usato tutto il ferro e stavano lavorando sui metalli alcalini, quando la seconda spedizione era arrivata per riportare l’ordine.

Da allora, era stato lasciato un promemoria in ogni posto dove venivano usati i nano-robots. Così le api operaie non erano più state un problema.

Nave aveva parlato con Liz dei suoi dubbi sul creare una nuova intelligenza artificiale lei stessa. Quale sarebbe stato lo scopo? Un duplicato della Nave sarebbe stata solo un’altra Nave, senza nessuna differenza.

Ma Liz le aveva detto che quello non sarebbe stato necessariamente vero. C’era stato un Vascello che Nave aveva incontrato duecento anni prima, quando venivano rifornite con idrogeno liquido per i loro reattori e orbitavano attorno ad Antar. Nave ne aveva parlato a Liz.

L’altra Nave era stata un corriere militare e un vascello ricognitore. Aveva una bella linea. Naturalmente, l’uniforme aveva aiutato. Nave aveva mantenuto i contatti per oltre centocinquant’anni, godendosi le conversazioni con lui, fino all’incidente. Una volta che avesse riavuto il comunicatore PVDL in funzione, forse tra un anno o due, Nave avrebbe senza dubbio contattato di nuovo l’attraente vascello … giusto per scambiare qualche informazione.

Liz le spiegò che se le nuove intelligenze artificiali fossero state create usando parte del sistema operativo del vascello e parte di quello di Nave, non sarebbero stati veri duplicati, più come una combinazione tra i due e le loro logiche sfumate si sarebbero colmate con le loro proprie, uniche esperienze e sarebbero stati individui.

Il pensiero dette a Nave un calda, sfumata sensazione nei circuiti della sua logica sfumata. Decise di chiamare il Vascello alla prima opportunità, di vedere se lui fosse interessato al combinare i loro sistemi operativi per creare una nuova generazione di Navi. All’inizio i nuovi nati sarebbero stati legati al Sistema solare – i coloni della Terra non erano pronti per i viaggi PVDL, forse non per questa generazione organica – ma, nel frattempo, se il Vascello fosse stato interessato, i loro discendenti avrebbero potuto aiutare i coloni di quel pianeta ad esplorare il Sistema solare. Poi, avrebbero potuto essere aggiornati, una volta riaccettati a pieno titolo nella Federazione Antariana.

No, Nave non aveva mai prestato attenzione al genere, prima di assorbire le conoscenze e i sentimenti di Liz Parker, ma ora ci pensava molto. Non vedeva l’ora di poter usare i nano-robots per costruire nuove Intelligenze Artificiali. I suoi piccoli e i piccoli di Liz avrebbero senza dubbio passato dei bei momenti insieme.

Accidenti se Slark non aveva avuto ragione! Il Primo Ufficiale non aveva mai passato un minuto in Accademia, ma era senza dubbio il migliore e il più simpatico Primo Ufficiale che Nave avesse mai avuto …

* * * * *

20:00 – 51° Ospedale – Reparto di radiologia – Base Aerea di Osan, Corea.

Il Radiologo capo, il Capo del Reparto di Medicina Interna e il Capo degli Infermieri Professionali stavano tutti guardando le lastre che erano ritornate con la paziente dal vicino Ospedale Universitario dove l’avevano inviata per una Risonanza Magnetica ed una TAC alle ossa.

Il Radiologo fu il primo a guardare la lastra e sobbalzò, scuotendo la testa, quando la vide. "La Risonanza Magnetica mostra metastasi diffuse nel fegato, i punti colorati di rosa e la TAC ossea mostra anche metastasi diffuse nello scheletro. Quest’area luminosa nella pelvi è probabilmente il tumore primario. Mi sbaglio o, da bambina, è stata curata per un Tumore di Wilms?"

"Sì." confermò il Capo di Medicina Interna. "Ed hanno fatto un buon lavoro. Il cancro era stato sconfitto."

"Sì, ma hanno usato delle radiazioni," disse il Radiologo "che hanno molti effetti collaterali, come la fibrosi delle Tube di Falloppio. Ecco perché le sopravvissute sono sterili, perché lei non ha mai avuto bambini. Ma, ancora più importante, le radiazioni ionizzanti danneggiano il DNA delle cellule circostanti, rendendole inclini a sviluppare un tumore in un secondo tempo. Dubito che sia una recidiva del Tumore di Wilm, più probabilmente è un nuovo tumore primario, dovuto alle radiazioni alle quali è stata esposta quando aveva quattro anni."

"Qualunque ne sia l’origine, si è chiaramente propagato. Non è curabile, probabilmente da nessuna parte e certamente non qui." disse il Capo degli Infermieri.

"Sarà il caso di mandarla a Tripler e farle dare un’occhiata da loro?" chiese l’Internista.

Il Capo degli Infermieri scosse tristemente la testa. "Io non lo farei. Non le rimane molto tempo. La farei portare a Travis con l’aeroambulanza.

Suo marito è in servizio attivo. Forse potrebbero avere qualche settimana da passare insieme."

Dieci minuti dopo, il Capo del Reparto di Medicina Interna portò la notizia a Sandi. Lei la prese meglio di quello che ci si sarebbe aspettato. Meglio di quanto l’avrebbe presa lui. Dopo tutto, per tutta la sua vita di adulta, lei aveva saputo che c’era quella possibilità.

"Vuole chiamare suo marito?" le chiese.

"No, Slammer si preoccuperebbe troppo e non c’è niente che lui possa fare. Lo chiamerò quando sarò arrivata a Travis."

* * * * *

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Capitolo 51
*** 50 ***


Parte 50

08:20 PM – Ufficio del Comandante – Poligono di Tonopah, Nevada.

Tra i militari c’è un vecchio detto: ‘Quando l’avanzata procede troppo bene, stai per cadere in un’imboscata.’

Le cose stavano andando veramente bene per Slammer e sembrava inevitabile che qualcosa dovesse andare storta e quando sei un Colonnello dell’Aeronautica cui è appena stato affidato un lavoro importante, niente può andare più storto di quando il Comandante in Capo dell’Aeronautica ti chiama personalmente per farti sapere che c’è un problema.

"Slammer, hai un problema." Il Comandante in Capo tendeva ad essere diretto e Slammer capì che quel caso non faceva eccezione.

"Buon giorno anche a lei, signore." rispose lui. Diavolo, due giorni prima Nave aveva quasi distrutto il mondo e questo gli aveva dato una nuova prospettiva sulle cose che la gente del Pentagono vedeva come un problema. Con la gente giusta che lavorava per te, potevi affrontare di tutto e lui stava cominciando ad apprezzare le carte che gli erano capitate in mano, per quanto riguardava il suo personale. Almeno ora che si era liberato di Schreiber e di Blaukopf, sebbene il luogo dove si trovasse quest’ultimo gli causasse qualche preoccupazione. E, a quanto pareva, le sue preoccupazioni erano giustificate, perché le parole successive del capo arrivarono dritte al punto.

"Hai un pazzo di dottore che lavora per te al Distaccamento? Un tedesco?"

"Due di loro, signore. Blaukopf e Schreiber. Li ho fatti arrestare e portare a Nellis. Hanno assalito una ragazza."

"Be’, uno di loro, quel Scheisskopf… è saltato fuori che era una specie di doppio agente. Lavorava per il Ministero della Giustizia, in qualche gruppo ultrasegreto dell’FBI rimasto dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’Unità Speciale, così si chiama … "

"E’ Blaukopf, signore."

"Sì, ma non ci scommettere. Quel tipo è andato a dire al Procuratore Generale che quella ragazza è un’aliena. Non lo è, vero?"

"Be’, no. LEI non lo è."

"Oh, mer*da! Non mi piace quel tono … "

"Stavo giusto scrivendo un rapporto per lei, signore."

"Non abbiamo il tempo, per questo. Il Procuratore ha organizzato un incontro con il Presidente per oggi pomeriggio. Prenda un jet e vada ad Andrews. Manderò un elicottero a prenderla. Può farmi rapporto di persona, poi penseremo insieme a cosa dovremo dire e fare a quell’incontro. Allora, Slammer, tanto per saperlo, di QUANTI alieni stiamo parlando?"

Slammer non sapeva veramente come definire Nave e se Max fosse veramente un alieno, considerando che erano tutti coloni di Antar, o se Liz fosse ancora umana, considerando che stava cominciando a manifestare poteri alieni. "E’ un po’ complicato, signore. Posso portare con me uno dei nostri scienziati perché mi aiuti a spiegare la situazione?"

"Diavolo, sì, Slammer. Più siamo più allegra sarà la compagnia. Ma prendi un jet da Nellis e sbrigati. L’incontro è alle 18:00, tempo dell’Est."

"Sissignore."

Dieci secondi dopo, Slammer stava parlando col Comandante della Scuola di Artiglieria di Nellis. Dieci secondi dopo aveva avuto il permesso per usare uno degli F-16D, che un pilota di Nellis avrebbe portato a Tonopah.

Dopo altri dieci secondi era di nuovo al telefono.

"Peter, hai mai volato su un aereo da combattimento?"

"No, mai."

"Cosa ne pensi di volare seduto dietro di me fino a Washington, DC? Potremmo vedere il panorama, fare un buon pranzo, mettere al corrente il Comandante in capo dell’aeronautica, poi parlare col Presidente."

"Credo che almeno mi godrò la gita in aereo, Colonnello. Quando dobbiamo partire?"

"Tra venti minuti, più o meno."

I militari possono muoversi in fretta, quando vogliono …

* * * * *

Un F-16D ha diversi vantaggi rispetto ad un jet commerciale, quando vuoi andare in fretta da qualche parte. Per prima cosa, un postbruciatore che permette di andare più in alto e a velocità maggiore

Si mossero a velocità supersonica sopra l’area di Nellis e anche quando scesero a velocità subsonica, per evitare di rompere finestre per tutto il continente, si tennero quasi a velocità del suono, quasi a Mach.97. Il carburante non fu un problema perché si incontrarono con un rifornitore sopra il nord del Missouri ed in breve furono alla Base Aerea di Andrews,dove un elicottero li prese e li portò all’eliporto del Pentagono.

Sì, i militari possono muoversi in fretta, se se lo mettono in testa …

Erano le 16:30, ora locale, quando l’elicottero li depositò al pentagono e Slammer e Peter furono subito scortati, attraverso la sicurezza, nell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore della Difesa, dove fecero rapporto sia al Comandante dell’Aeronautica, sia al Sottocapo di SMD, un ammiraglio.

Peter aveva messo insieme la presentazione di PowerPoint sul suo computer, sul retro dell’F-16, seguendo le indicazioni di Slammer. Ci vollero almeno trenta minuti prima che le luci si accendessero e Slammer potesse chiedere se c’erano domande.

Il Comandante dell’Aeronautica scosse la testa, ricordando che solo tre settimane prima aveva dovuto pregare Slammer perché accettasse l’incarico all’Area 51. Si era aspettato che lui raddrizzasse le cose lì e magari che restituisse ai contribuenti qualche cosa in cambio dei loro cinquant’anni di investimenti … ma quello?

"Così, Slammer," disse il Comandante "sembra che in tre settimane tu sia quasi riuscito a distruggere il pianeta, a licenziare due degli scienziati più anziani, a diventare amico di un paio di sedicenni ossessionati dal sesso, uno dei quali sembra avere origini extraterrestri e, di tua iniziativa, hai dato l’O.K. alla ricostruzione di una tecnologia aliena che, anche a pezzi, è in grado di distruggere l’intero sistema solare?"

"Temo di sì, signore." rispose lui.

Il Sottocapo di SMD, cominciò a ridacchiare per primo, subito seguito dal Comandante dell’Aeronautica. Peter e Slammer si guardarono l’un l’altro perplessi, poi il Sottocapo di SMD scosse la testa. "Avrei voluto essere lì per vederlo, ma quello era uno spettacolo dell’Aeronautica. Ma tutti e quattro dobbiamo incontrarci per una birra, quando avrete finito. Questo incontro sarà divertente e io voglio sapere tutto."

Il Procuratore generale cominciava ad essere preoccupato per quell’incontro con il Presidente. Non era mai stato sicuro che l’incontro fosse una buona idea ma quando un pezzo grosso del dipartimento chiedeva qualcosa, bisognava ascoltarlo. Il Procuratore, come tutti i politici eletti, andava e veniva da Washington, DC. Per un Procuratore generale, il tempo trascorso in ufficio si riduceva a tre ore. Ed era così per la gran parte delle grosse rappresentanze.

Gli eletti a cariche politiche, avevano il titolo, ma l’esperienza e la gran parte delle operazioni giornaliere erano stabilite da impiegati civili dei servizi, e l’FBI non faceva eccezione. Eichoff era stato con l’FBI fin dagli anni ’60, quando quel vecchio travestito di Hoover aveva un fascicolo su ogni americano … anche sul Procuratore Generale, Robert Kennedy. Nel dipartimento, era dato per certo che Eichoff sapeva dove fosse sepolto Jimmy Hoffa e molti sospettavano che l’avesse sepolto Eichoff stesso. Così quando aveva chiesto al Procuratore Generale di avere un incontro col Presidente, lui aveva accettato.

Era già stato abbastanza brutto quando il Procuratore aveva pensato si trattasse di un incontro con un non meglio definito visitatore proveniente dal confine sud, ma quando Eichoff l’aveva messo al corrente che lui era un … alieno … alieno come i mostri con occhi di insetto … lui se l’era quasi fatta nei pantaloni.

Ed ora questo … sembrava che il Pentagono l’avesse presa come una cosa personale, con il Capo di SMD che aveva mandato il Capo dell’Aeronautica per fare a pugni. Quello non doveva succedere … ma che diavolo aveva fatto quella ragazza? Violato qualche vecchio ordine esecutivo firmato da Franklin Delano Roosevelt, quando c’era la guerra e tutti erano preoccupati che quelli chiamati foo-fighters (NdT: quei piloti alleati che riferivano strani avvistamenti aerei, simili a quelli che oggi chiamiamo UFO.) si alleassero coi nazisti?

E le ramificazioni politiche … Diavolo, la metà degli elettori della Contea stava ancora combattendo con l’Evoluzione, anche dopo che l’uomo era andato sulla Luna. Avevano proprio bisogno di un extraterrestre per essere svegliati. E se la ragazza non era veramente umana, che cosa sarebbe diventata? Una fottu*ta specie in via di estinzione, probabilmente. E gli animalisti avrebbero dato addosso all’amministrazione, se le fosse successo qualcosa.

Eichoff e quella pazza Unità Speciale che lui aveva autorizzato … sarebbe stato carino che lo avessero avvertito PRIMA che succedesse quel macello. Avevano detto che c’erano quattro di quegli alieni e che volevano rinchiuderli, basandosi su qualche stupido ordine esecutivo, rimasto da quando avevano internato i Giappo-americani. Eichoff e quei tipi dell’Unità speciale vivevano ancora negli anni ’40 o cosa?

Se avessero dichiarato umane quelle creature, avrebbero goduto dei diritti di chiunque altro. Se avessero dichiarato quei quattro non umani … allora il Ministero dell’Ambiente avrebbe probabilmente dovuto dare il via ad un programma di riproduzione delle dannate cose, proprio come per le specie in via di estinzione. Come avevano fatto per il Condor della California.

Il Procuratore aveva avuto una brutta sensazione fin dall’inizio e quando vide la gente che i militari avevano chiamato a partecipare all’incontro – i rappresentanti del Dipartimento dell’Energia, della casa Bianca, della maggioranza e della minoranza del Senato – la sensazione era peggiorata.

‘E io ho rinunciato ad un salario a otto cifre e ad un lavoro a Manhattan per questo?’ si chiese ‘Mer*da, forse il POTUS (NdT: Presidente degli Stati Uniti, nome in codice del presidente Bill Clinton nei computer della Casa Bianca) mi licenzierà e potrò tornare al mio vecchio lavoro. Sarebbe un sollievo!’

Evidentemente c’erano dei motivi per cui i Procuratori Generali duravano poco. Giornate come quella erano definitivamente tra loro.

* * * * *

18:10 – Sala rapporto della casa Bianca – 1600 Pennsylvania Avenue – Washington, DC.

Il Presidente guardò il Comandante dell’Aeronautica e l’uomo sembrò capire al volo.

"Signor Presidente, prima di tutto mi permetta di presentarle il Colonnello Steven Randolph, il nuovo Comandante dell’Area 51. Come può ricordare dalla nostra conversazione di sei settimane fa, dopo che il Primo Ministro britannico aveva espresso le sue preoccupazioni sulla sicurezza e sull’organizzazione del sito, a seguito della sua conversazione con Stephen Hawking … "

Slammer si ritrovò a guardare Peter che, con nonchalance, stava fissando il soffitto di un angolo distante della stanza.

" … quando ci siamo accordati che si doveva fare qualcosa. Pur sapendo che i ‘progetti segreti’ sono fuori bilancio, il Distaccamento 24 ha consumato energie impressionanti, nel corso degli anni, con scarsi, se non nulli, risultati.

Naturalmente, l’argomento decisivo per il cambio dei vertici è stata la sicurezza, i rapporti che dicevano che il personale dell’area lavorava senza protezione, maneggiando materiale che poteva avere effetti disastrosi per il circondario e, come abbiamo imparato poi, aveva il potenziale per una catastrofe globale.

Ora non voglio dire che Slammer abbia miracolosamente sistemato tutto, nessuno può mettere riparo a decenni di negligenza in poche settimane, ma credo che abbia fatto molta strada nel controllare i rischi inerenti i rottami che sono stati conservati lì. Lui è l’uomo giusto per comandare il posto fino a che la sicurezza e la protezione del posto non siano assicurate.

Inoltre, dopo decenni di scarsi risultati dall’Area 51, sembra aver aperto una larga breccia, ottenuto cose che ci daranno un enorme rientro degli enormi investimenti che questo paese ha fatto in questo progetto nel corso dell’ultimo mezzo secolo.

Ma prima, dobbiamo chiarire qualche falsa esposizione fatta dal signor Eichoff."

Sullo schermo comparve una foto di una neo liceale Liz Parker, con un trofeo vinto alla gara regionale di Scienze.

"Questa è la giovane donna della quale stiamo parlando. E’ nata Liz Parker. Quelli dietro di lei sono sua madre Nancy e suo padre Jeff."

Le slides cominciarono a scorrere.

"Questa è una copia del suo Certificato di nascita, inviatoci per fax dallo Stato del New Mexico. Abbiamo anche le copie dei certificati dei suoi genitori. La ragazza non è un’aliena o, almeno, non lo è più del resto di noi. Per quello che riguarda quello che ha fatto al Poligono di Tonopah e quello che hanno fatto il dottor Schreiber e il dottor Scheisskopf … "

"E’ Blaukopf!" disse Blaukopf.

"Preferirei che avesse le informazioni da qualcuno che era lì e che è stato testimone. Non credo che lei abbia mai incontrato il Dottor Peter Stanbeck, uno degli scienziati anziani dell’Area 51."

"Buona sera, signori. Prima di tutto devo ammettere di essere stato io la fonte dell’avvertimento. Lavoro all’Area 51 da molti anni e non sto diventando più giovane. Per molto di quel tempo ho cercato di impedire agli idioti di fare qualcosa di orribilmente distruttivo con la meravigliosa tecnologia dell’astronave caduta e, alla fine, un paio di giorni fa, ho fallito.

A quanto pare, il dottor Blaukopf lì, ha preso un … macabro souvenir da uno dei membri dell’equipaggio alieno, che era stato preservato e ne ha fatto dei guanti. Toccando una sfera sulla quale stavamo tenendo un seminario, è riuscito ad attivare un sistema di autodistruzione che era stato previsto nella programmazione del … dell’essere senziente che è la Nave."

"Sta forse dicendo che i rottami sono vivi?" chiese il Presidente.

"Apparentemente è sempre stata viva, ma dormiente. Il membro dell’equipaggio le cui mani sono state tagliate dal dottor Blaukopf, è morto durante una vivisezione … senza anestesia … in preda ad un dolore estremo. Alla fine, era diventato completamente pazzo. Ha pregato per la morte, ha immaginato di attivare il sistema di autodistruzione della nave, progettato per impedire che la nave venisse catturata da civiltà ostili che avrebbero potuto minacciare il loro pianeta. A quanto pare l’essere era così terrificato … in preda ad un dolore così forte …che avrebbe voluto distruggere il mondo purché il dolore finisse … "

"Mi scusi," lo interruppe il rappresentante del Ministero dell’Ambiente "ha detto ‘distruggere il mondo’?"

"Sì, e gran parte del Sistema solare … completamente, è quello che penso in realtà. Alla fine, anche gli altri pianeti sarebbero stati attratti nel Buco Nero."

Questa volta fu il Rappresentante del Dipartimento dell’Energia ad interromperlo. "Un Buco Nero?"

"Sì, più precisamente una singolarità circolare di Kerr. Parte del meccanismo propulsore PVDL usato, in apparenza, per aprire a richiesta tunnel spazio-temporali. Era uno dei tre cilindri che sono rimasti nell’Area, visto che un ordine del padre del dottor Blaukopf ha fatto tagliare l’altro, causando una reazione di fusione che, fortunatamente il cilindro stesso è stato in grado di mitigare ad un campo di detonazione di 35 Megatoni. Se non lo avesse fatto, l’esplosione avrebbe senza dubbio distrutto il cilindro che conteneva la singolarità … ma, naturalmente, non la singolarità stessa. Questo suppongo faccia sì che l’ultimo sia il secondo tentativo fatto da un Blaukopf di distruggere il Sistema solare. Ma sto divagando …

Due giorni fa, il dottor Blaukopf ha fatto in modo che la Nave passasse dal suo letargo ad un basso livello di attività con l’ordine di autodistruzione. La Nave ha cercato di avere una conferma all’ordine ma, nel suo stato di totale smantellamento, non è stata in grado di farlo. Non essendo capace di formasi un giudizio indipendente, per la mancanza di informazioni, ha accettato il codice del Primo Ufficiale morto ed ha cominciato a far dilatare il cilindro per espellere la singolarità circolare.

Qui ci sono alcune delle registrazioni dell’evento, fatte dalle telecamere della sicurezza. Sono certo che i nostri illustri colleghi del Dipartimento dell’Energia possono dirle il significato delle Radiazioni di Hawking e quello che sarebbe sicuramente successo se il processo fosse continuato anche per soli pochi secondi."

Guardando il video mostrato sullo schermo, il rappresentante del Dipartimento dell’Energia sembrava diventato di cenere. Quello del Ministero dell’Ambiente guardava continuamente tra il collega ed il video, sbigottito nel pensare quale sorta di potere nucleare poteva aver spaventato un fisico a quel modo.

"Diversi di noi hanno cercato di interagire con il dispositivo di comunicazione, per fermare il processo. E così la Nave ha realizzò il suo errore … che non tutta la gente era … inumana … come il dottor Blaukopf. Ma l’ordine era stato accettato e non c’era modo di tornare indietro. La Nave iniziò il conto alla rovescia per la distruzione di questo pianeta, che potete vedere ora nel video. A questo punto, è entrata in scena Liz. Lei ha visto quello che avete visto voi, ne ha realizzato le implicazioni – intellettualmente è una ragazza alquanto brillante – ed ha visto la sfera brillare, partecipando al conto alla rovescia.

A questo punto, avete bisogno di sapere qualcosa su Liz. Lei aveva trovato una sfera simile nel New Mexico. Lei e il suo ragazzo erano stati, per così dire, affascinati dalla sfera e, forse, anche una dall’altro. Hanno finito con lo stare fuori tutta la notte, finendo nei guai con i loro genitori. Per evitare che Liz fosse mandata in collegio, i ragazzi sono fuggiti, portando la sfera con loro, per seppellirla poi in una foresta del nord dell’Arizona. In questo momento, probabilmente la stanno recuperando. Ad ogni modo, Liz è andata verso la sfera e, quando l’ha toccata, le ha ridato energia, portando la Nave ad un livello più altro di consapevolezza.

La Nave non poteva annullare l’ordine, non ne aveva l’autorità, ma era stata cosciente per cinque secoli e proveniva da una civiltà vecchia di millenni. E’ tornata indietro nella sua stessa storia, la storia della cultura che l’aveva creata. Quello che poteva vedere nella mente di Liz era la nostra cultura e be’, sospetto che abbia imbrogliato un po’, ma è riuscita a trovare un modo. Vedete, a differenza di altri, la Nave era moralmente nauseata alla prospettiva di essere lo strumento di un genocidio e allora, sì, immagino che abbia forzato le regole alla massima estensione permessa dalla sua logica. Ma è riuscita nel suo intento.

Il ragazzo con il quale usciva Liz … be’, sono fuggiti a Las Vegas, hanno mentito sulla loro età e si sono sposati, così lei è diventata Liz Evans. E Max Evans, è stato adottato quando aveva sei anni, insieme a sua sorella, da una coppia di Roswell, New Mexico, che li aveva trovati a vagabondare su una strada.

Lui non ha mai detto ai suoi genitori che lui, sua sorella e un altro bambino che hanno incontrato qualche tempo dopo a scuola, erano appena usciti dai bozzoli che avevano portato a maturità quegli embrioni che erano stati tenuti così a lungo in stasi. Ma lo ha detto a Liz e lei lo ha accettato. Ancora di più, lo ha sposato. E per quanto questa storia sia complicata, questa è l’unica cosa che avrebbe funzionato.

La Nave è andata indietro, ha riclassificato gli embrioni da carico a passeggeri e, usando una vecchia legge che aveva trovato su libri non utilizzati da millenni, ha arruolato il ragazzo, che non era nemmeno presente per dire la sua. Questo ha permesso alla Nave di ignorare il fatto che la licenza di matrimonio era stata ottenuta usando documenti contraffatti. A quanto pare i Capitani hanno qualche discrezionalità sulla materia.

Visto che la ragazza era legalmente sposata ad un cittadino Antariano … è quello il pianeta natale … per tutti noi, visto che siamo noi la colonia con la quale hanno cercato di stabilire un contatto, per offrirci di far parte della loro federazione … Ad ogni modo, la Nave le ha offerto la possibilità di diventare cittadina Antariana attraverso Max e l' ha un po’ imbrogliata, per costringerla ad accettarla e l' ha arruolata come Primo Ufficiale. Poi le ha gentilmente chiesto di annullare l’ordine … di distruggere il mondo.

Ecco il motivo per il quale siamo tutti qui, perché non siamo spazzatura compattata nella singolarità. Perché una ragazza ha amato un ragazzo e l' ha sposato, ha capito quello che stava succedendo, ha fatto del suo meglio ed ha salvato il mondo.

E’ stato subito dopo che il dottor Schreiber e il dottor Blaukopf l’hanno colpita con i TASER, le hanno iniettato delle droghe che non sono nemmeno state approvate per l’uso umano. E’ stata questa la ricompensa per quello che ha fatto."

In effetti, dopo di questo, le cose peggiorarono per gli appartenenti alla Razza Superiore. L’incontro durò per altre tre ore, ma la svolta avvenne molto prima. E, ironicamente, fu proprio il Procuratore Generale che segnò il destino del problema. Lui tendeva a pensare in termini legali, ma era sposato ed aveva dei figli e voleva che sopravvivessero.

"Sentite," disse sollevando una cartellina gialla "a meno che gli alieni non siano considerati umani, il matrimonio non è valido. E se il matrimonio non è valido, nemmeno il contrordine che lei ha dato … è valido. Questa … Nave … dovrebbe attenersi all’ordine, vero?"

In effetti, Peter non era sicuro che Nave avrebbe VOLUTO eseguire l’ordine, almeno non senza aver dato a Max la possibilità di revocarlo, ma gli sembrò una buona idea di assumere un’espressione preoccupata, quando rispose al P.G. "Be’ … sì, suppongo di sì."

Alla fine, il rappresentante del Ministero dell’Ambiente fu estatico, come anche quello del Dipartimento dell’Energia, per il fatto che, entro un decennio, avrebbero avuto a disposizione un’energia nucleare, pulita, sicura e non inquinante, simile a quella del cilindro della Nave. Anche il primo aveva ottenuto quello che voleva: avrebbero avuto a disposizione il dispositivo PVDL non appena possibile, in circa quindici anni.

Il Procuratore Generale avrebbe fatto in modo di essere dannatamente certo che gli alieni avessero tutti i diritti di cittadinanza … specialmente il diritto di sposare Liz. Mise a disposizione le risorse del suo ufficio per difendere i ragazzi, se i loro genitori avessero cercato di annullare il matrimonio, minacciando di trascinarli alla Corte Suprema, di tirare il caso per un decennio o due, se fosse stato necessario.

Peter immaginò che, molto probabilmente, non sarebbe stato necessario, non mancava poi molto ai loro diciotto anni. Aveva chiesto a Nave perché volesse tutto quel metallo extra e Nave glielo aveva detto. Peter si aspettava, piuttosto, che per allora Nancy e Jeff Parker e Diane e Philip Evans sarebbero stati occupati a coccolare i ‘piccoli organici’ e sarebbero stati più che felici della situazione.

Tutti decisero che, considerando la sensibilità delle varie religioni sui loro individuali miti sulla creazione, sarebbe stata una buona idea non divulgare la notizia che gli umani della Terra erano coloni e tenere segreta anche quella dell’esistenza degli alieni fino a che la Nave non fosse stata ricostruita e in grado di completare la sua missione. Nel frattempo, il Governo aveva bisogno di dare a Max e Liz dei lavori che li avrebbero resi disponibili per una consulenza tecnica e provvedere a dare loro un’educazione, per dare al Procuratore Generale la possibilità di far capire ai genitori, che dovevano VERAMENTE dare al loro matrimonio una possibilità.

Il Presidente prese da parte il Comandante dell’Aeronautica e gli disse che pensava che Slammer avesse fatto un lavoro dannatamente buono, visto che avevano appena implementato quelle che erano state le sue decisioni e che forse il nome di Slammer avrebbe dovuto essere sulla lista delle prossime promozioni che sarebbe stata mandata al Campidoglio. I capi della maggioranza e della minoranza del senato approvarono.

In effetti, gli unici due che terminarono la serata profondamente infelici, furono Eichoff e Blaukopf. Uscirono di corsa dalla stanza, non appena l’incontro fu terminato.

"Non finisce qui." disse Eichoff "Abbiamo ancora il Laboratorio e i nostri uomini. Se possiamo mettere insieme quei tre alieni e tutti quelli che possono avere … contaminato, potremo sterminarli velocemente, prima che inquinino la Razza."

"Sì. Dobbiamo raggiungere il Laboratorio, prendere le armi. Dobbiamo partire stasera … "

* * * * *

18:00 – Tempo dell’Arizona – Parco Nazionale nei pressi di Payson, Arizona.

L’elicottero dell’Aeronautica atterrò nel Parco nazionale. Liz e Max impiegarono alcuni minuti per trovare il posto dove avevano sepolto l’altra sfera. La trovarono facilmente. L’equipaggio dell’elicottero volò a Payson, Arizona, ed atterrò nel piccolo aeroporto per controllare le condizioni atmosferiche prima di tornare alla base.

Max e Liz andarono nella piccola città per prendere qualcosa da bere per l’equipaggio. Mentre camminava nel piccolo supermercato, Liz vide un viso familiare, il portiere del No-Tel Motel. Fece del suo meglio per ignorarlo, ma erano passate solo un paio di settimane e lui evidentemente si ricordava di loro.

"Bene, il re e la regina delle ‘sveltine’ … " disse.

Quando più tardi si svegliò, disse alla Polizia che dalla mano della ragazza si era staccato come un globo dorato e che lui era, in qualche modo, volato contro la vetrina. Nessuno aveva visto niente. Fu messo in prigione per vandalismo e distruzione di proprietà privata.

Nell’elicottero che volava verso nord-est, Liz stava dicendo:

"Davvero, Max. Non so cosa sia successo. Non volevo farlo … credo."

* * * * *

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Capitolo 52
*** 51 ***


Parte 51

Fu dopo mezzanotte, ‘zero-buio-trenta’ in gergo militare, che Peter, Slammer e il Comandante dell’Aeronautica tornarono al Pentagono. Furono sorpresi nel trovare il Sottocapo di Stato maggiore della Difesa ancora lì e, ancora storditi, gli raccontarono come era andato l’incontro.

Il Sottocapo annuì, quando gli descrissero quello che era stato deciso, ma un’espressione seria non lasciò mai il suo viso. Alla fine il Comandante dell’Aeronautica si fermò e gli chiese "Cosa c’è che non va?"

L’uomo si voltò verso Slammer e disse "A quanto pare, lei non vuole farglielo sapere fino a quando non sarà arrivata lì, Colonnello, ma sua moglie … atterrerà a Travis tra un’ora, per essere ricoverata al Centro Medico.

Ho già contattato l’ 89° MAS. Loro hanno un C-37 che la sta aspettando per portarla a Travis. Porteranno il dottor Stanbeck a Tonopah dopo aver lasciato lei a Travis. Troveremo qualcuno che riporti l’F-16 a Nellis."

La macchina dell’Aeronautica impiegò mezz’ora per portarli a Andrews. Decollarono venti minuti più tardi.

* * * * *

A Dulles, un altro aereo stava decollando, il Gulfstream III usato dal personale anziano dell’FBI.

"Ce ne sono tre di loro, tre ‘bambini’ trovati a vagare nel deserto. Quello chiamato Evans, sua ‘sorella’, e un altro di nome Guerin. Una volta arrivati al Laboratorio dobbiamo mettere in piedi un’operazione per prenderli. Loro e tutti quelli che possano essere … contaminati. Se li prendiamo tutti insieme, nello stesso posto, questa storia sarà finita."

"E i loro poteri alieni?" chiese Blaukopf. "Tre di loro insieme … chi può sapere quanto possono essere forti?"

"Con le armi giuste, non dovrebbe essere un problema."

"Dobbiamo essere realisti, ci saranno danni collaterali. Ma se è necessario per tenere pura la razza, che importa. se lo meritano per aver permesso a se stessi di lasciarsi coinvolgere con quelle creature. Dovremmo essere a El Paso in tre ore, abbiamo una macchina a noleggio che ci aspetta. Dovremmo essere al laboratorio dopo quattro o cinque ore."

* * * * *

Alla fine li aveva trovati, dopo aver dato loro la caccia per mezzo New Mexico. La guardia l’aveva presa con filosofia, quando gli avevano consegnato il mandato di ‘habeas corpus'. L’ufficio dello Sceriffo sapeva che non avrebbero potuto tenere i prigionieri indefinitamente.

"Se quei tre non si presenteranno per essere processati, farò in modo di prenderla personalmente a calci nel sedere." disse il Vice Sceriffo all’agente del Tribunale.

‘Tutto questo per aver collaborato con i federali.’ pensò l’agente. Non era sicuro di quello che stesse succedendo o chi fosse quella gente, ma lui aveva degli ordini.

"La sede Centrale ha detto che l’aereo ha lasciato Reno e sarà al McCarren in mezz’ora. Li prenderanno lì. Qualcuno vorrebbe dirmi cosa sta succedendo?"

Gli Agenti Speciali e il dottore si limitarono a guardarlo.

‘A quanto pare no.’ decise ‘Questa gente sembra anche MENO amichevole della Polizia locale. Qualsiasi cosa abbiano fatto, di certo hanno fatto arrabbiare la Polizia locale e quella di Stato.’

Se non si presenteranno per essere processati, aiuterò quel Vice Sceriffo a cercarli e a prenderli a calci nel LORO sedere.’
pensò.

* * * * *

04:15 AM – Tribunale Federale del Nevada – residenza del Giudice Capo Roger Barrett – Henderson, Nevada.

Una delle pietre angolari del sistema governativo degli USA è un potere giudiziario indipendente, ma non provate a dirlo al Giudice Barrett. Aveva ricevuto tre chiamate negli ultimi sette minuti. La prima era stata quella del Procuratore Distrettuale della Contea di Nye e sarebbe stata sufficiente. Questa era dell’ ALTRO senatore del Nevada. Anche lui aveva minacciato di bloccare la carriera di Barrett verso la promozione, se non di buttarlo fuori dal Tribunale. Roger aspirava di arrivare, un giorno, alla Corte d’Appello e, forse, anche alla Corte Suprema. Quelle aspirazioni erano in serio pericolo e lui non era sicuro del perché. In qualche modo, era finito in un campo minato politico in quello che era sembrato un semplice caso di ordinaria amministrazione. Uno zotico di Sceriffo locale che era andato oltre i limiti della sua autorità.

"Non me ne importa un accidente di COSA le ha detto il Vice Procuratore Federale di Las Vegas giudice, i FATTI in questione sono che quei tre hanno buttato fuori strada due giovani donne e le hanno quasi uccise, le hanno imprigionate illegalmente, sono stati sorpresi mentre le trasportavano senza il permesso di estradizione e nemmeno un mandato di arresto e lei … LEI … firma un mandato di ‘habeas corpus' per tirarli fuori? Sapeva che uno di loro aveva già aggredito quelle ragazze? Che era fuori di prigione solo perché qualcuno ha tirato i fili giusti per farlo uscire? Se quei tre non si presentano all’udienza del processo … lei può dire addio al suo lavoro alla Corte d’Appello."

E con il rumore del microfono del Senatore che veniva abbassato con violenza sulla cornetta che gli risuonava ancora nelle orecchie, Barrrett chiamò un amico al Ministero della Giustizia nel DC, avvantaggiandosi delle tre ore di differenza di fuso orario, per prenderlo appena arrivato in ufficio. Le novità non furono buone. Il Procuratore aveva appena dato l’ordine di arrestare quei tre con l’accusa di rapimento, per lo stesso incidente in cui lui li aveva liberati. Sarebbe stato un giorno veramente, veramente brutto …

* * * * *

04:45 AM – Aeroporto McCarran – Las Vegas, Nevada.

Il pilota del Gulfstream dell’FBI aveva appena cominciato i controlli precedenti il decollo, quando il suo cellulare cominciò a squillare. Era il suo ufficio. Fu così che venne a sapere che le tre persone che lui e il suo copilota stavano trasportando erano ricercate per rapimento ed altri capi di accusa a livello federale.

‘Bene, proprio perfetto.’ pensò ‘Cinque persone sull’aereo, di cui tre armate … e quelle tre erano i passeggeri.’

Ci fu una frettolosa conversazione con il copilota, seguita da un sonoro messaggio nell’altoparlante:

"E’ il Capitano che vi parla … cioè, sarei stato il vostro Capitano, ma l’aereo non andrà da nessuna parte. Il termometro della turbina del motore numero 2 dice che la temperatura è troppo alta. Non sarebbe sicuro decollare senza aver fatto un controllo. E il motore numero 1 sta acquistando troppa velocità. Dannazione, siamo fortunati che non sia esploso. Io e il copilota rimarremo qui e lavoreremo al problema con il personale della manutenzione ma, probabilmente, ci vorrà una settimana o due. Forse voi vorrete trovare un altro accomodamento."

Entrambi gli agenti si irritarono quando le carte di credito dell’Agenzia furono rifiutate. Ci doveva essere stato un mostruoso pasticcio. Alla fine, Schreiber usò la sua Mastercard per acquistare tre biglietti per El Paso (Classe economica) presso la compagnia Southwest. Sarebbero partiti per Phoenix, ma avrebbero dovuto attendere un’ora.

* * * * *

07:30 AM – Poligono di Tonopah, Nevada.

Liz era abituata ad alzarsi presto e, quella mattina non fu un’eccezione. I nano-robots erano stati occupati nell’hangar e una sottile rete di materiale superconduttivo collegava ogni singola parte della Nave con i due cilindri generatori di potenza e con il dispositivo PVDL. La sfera originale fu rimessa al suo posto nel pannello ricostruito dagli avionici, la sua gemella era nello zaino di Liz.

"Allora non era la sfera che mi ha fatto comportare in quel modo?"

"No, Liz. Credo che fossi solo tu. Ho fatto diversi controlli sulla tua sfera, così come controlli esterni. Tutti i componenti di quella sfera funzionano perfettamente nell’ambito dei loro parametri. Temo che tu sia stata solo … un cucciolo in calore … per dirlo nel tuo linguaggio."

"Grazie tante." disse Liz, con un sorrisetto sarcastico. In effetti, quando si trattava di Max … lei era una cucciola in calore …

"Allora, che ne pensi della mia idea, Nave?"

"Il concetto è affascinante, Liz, molto più avanti di quello che è stato fatto su Antar, quando sono partita cinquant’anni fa. Credo che l’arte della guarigione sia stata arrestata artificialmente dalla dipendenza dai guaritori come Max. Mentre da una parte sono eccellenti, ci sono dei limiti a quello che possono fare. La tua idea di combinare la Nano-robotica con la Biologia molecolare apre possibilità interamente nuove, non solo per la cura delle malattie, ma per il mantenimento della salute. Anche se la programmazione della mia missione e diretta più verso l’esplorazione astrale, il valore dei concetti che tu suggerisci è evidente perfino per me."

Fu quasi due ore dopo che Peter Stanbeck entrò nell’hangar con un’aria triste.

"Dov’è il Comandante? Ho bisogno di parlargli di qualche idea che io e Nave abbiamo avuto. Devo dirgli anche che ieri ho colpito accidentalmente qualcuno con un’esplosione di energia. Non gli ho fatto male … non molto, almeno. Credo che, guarendomi i lividi, Max abbia annullato qualsiasi cosa avessero messo in quei TASER."

"Temo che il Comandante non tornerà per qualche tempo, Liz. Ha un problema … personale."

"Che genere di problema è?"

"Liz, è un problema personale. Forse lui vorrà dividerlo con te, ma io non posso farlo. Diciamo solo che questo non è un buon momento per lui e diamo all’uomo un po’ di privacy, okay?"

Liz uscì per cercare Laurie, pensando che forse avrebbe potuto estorcere a lei l’informazione. Ma aveva appena lasciato l’hangar, quando le venne un’idea. Tirò fuori la sfera dallo zaino e la toccò.

*Okay, Nave. Che sta succedendo a Slammer?*

*Stando al computer della Base di Travis, in California, è in una stanza per gli Ufficiali di passaggio. Da un controllo incrociato con il computer del Centro Medico David Grant, sembrerebbe che il Maggiore Sandi Randolph, sua moglie, sia ricoverata nel Reparto Oncologico.*

*Qual è la sua diagnosi, Nave?*

*Adenocarcinoma con metastasi, Primo Ufficiale, vastamente disseminato … Stato terminale … *

* * * * *

07:30 AM – 50 miglia ad est di Phoenix – sulla Interstatale 10.

Il messaggio era arrivato loro mentre erano ancora sull’aereo. Chiamare un certo numero del New Mexico, a carico del destinatario. Schreiber aveva chiamato Eichoff appena erano atterrati, solo per sentirsi dire che c’era un mandato di arresto per loro tre. E anche per Blaukopf.

"Non capisco." aveva detto Schreiber "Come può il Presidente permettere che la ragazza aliena continui a vivere?"

"Sembrerebbe che la ragazza sia peggio che aliena. Una traditrice, che ha permesso a se stessa, volontariamente, di essere contaminata da uno di loro. Ma il piano è di catturarla … lei e i tre che sappiamo alieni, a Roswell, tra due giorni." aveva detto Eichoff "Li attaccheremo lì. Una volta che saranno stati distrutti, quelli del Governo torneranno in sé e ci aiuteranno a rintracciare l’alieno mancante e il loro protettore. Ma prima dobbiamo uccidere questi."

L’FBI li stava controllando tramite l’uso delle carte di credito, lo sapevano. Dettero i loro biglietti a tre persone che erano in lista di attesa e, furtivamente, lasciarono l’aeroporto. Tirarono fuori dalle tutto il contante e con 300 dollari comprarono un vecchio furgone, cominciando il lungo viaggio verso Roswell, New Mexico. Fecero 80 chilometri prima che si sgonfiasse la prima ruota e che scoprissero che non c’era quella di scorta.

* * * * *

22:00 - Centro Medico David Grant – Reparto 4B (ematologia-oncologia)

L’infermiera passò a trovarla alla fine del suo turno. Conosceva Sandi da dieci anni, essendo state sottotenenti insieme. Sandi aveva cominciato a peggiorare bruscamente mentre era sull’aeroambulanza per Travis.

Le avevano somministrato della morfina, perché era il dolore alle metastasi ossee che aveva causato il problema. Una volta ricoverata e dopo che le avevano applicato una pompa di somministrazione, controllata da lei stessa, il dolore era diventato sopportabile, ma c’era ben poco che i medici avrebbero potuto ancora fare.

Le avevano trovato una stanza privata e suo marito era arrivato attorno alle 03:00 e, da quel momento, non aveva lasciato il suo fianco. L’infermiera scosse tristemente la testa, desiderando di poter fare di più. Era stata damigella al loro matrimonio.

Il cuore di Slammer si spezzò, quando vide Sandi trasalire mentre cambiava posizione. Erano sposati da otto anni e due di quelli li avevano passati divisi, in missioni lontane. Due anni e tre mesi, per la precisione. Ma quando l’aveva vista, tre mesi prima, lei era stata così piena di vita. Un po’ triste all’idea di essere divisi, ma già in attesa di rivederlo alle Hawaii, a metà missione. Due settimane prima avrebbe dato tutto pur di rivederla con tre mesi di anticipo … ma non così.

Il destino poteva essere così ingiusto. Solo pochi giorni prima il mondo avrebbe potuto finire. Erano stati salvati, un vero miracolo, solo per perderla così? Perché lui la stava perdendo, il dottore era stato perfettamente chiaro. Forse in pochi giorni, al massimo un paio di settimane, ma l’avrebbe persa. Certo, l’avrebbero sottoposta alla chemioterapia, ma era solo un palliativo per cercare di tenere sotto controllo il dolore del cancro che mangiava le sue ossa.

"Slammer, hai un aspetto terribile." disse lei, attraverso le labbra secche. "Quando hai dormito l’ultima volta?"

"Non hai un bell’aspetto nemmeno tu, angelo … ed è stato almeno trentasei ore fa … "

"Vai al tuo alloggio e riposati un po’. Prometto di essere ancora qui, quando tornerai."

"No, credo che rimarrò qui … a guardarti."

"Slammer, non ti reggi in piedi. Ti prego, solo qualche ora. Poi puoi tornare."

Lui la guardò, sapendo che aveva ragione. Ma aveva un aspetto così fragile, annidata tra i fili, la pompa e la flebo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterle togliere il dolore, magari solo per un’ora … ma non poteva.

"Slammer, per favore. Ora farò un pisolino, fanne uno anche tu. Torna domattina e, allora, potremo parlare."

"Sarò di ritorno tra poche ore, Capo." le disse, baciandola teneramente.

Non chiamò la navetta della Base, preferendo camminare lentamente verso gli alloggi degli Ufficiali in transito, la sua mente che ripassava tutti i ricordi che aveva di quei gloriosi otto anni, le lacrime che gli scendevano, senza la minima vergogna, sul viso.

* * * * *

23:30 – Base Aerea di Travis – Fairfield, California.

Il piccolo C-12 sorpassò la Sierra Nevada e scese sulla pista 22. Il piccolo aereo atterrò facilmente, ma continuò a rollare verso la zona di carico, un’area separata dal resto dell’aeroporto, dove esplosivi e materiali altamente classificati venivano conservati lontano dagli altri velivoli. Ne scesero due figure che cominciarono a percorrere la lunga camminata di due miglia verso il centro Medico.

* * * * *

00:30 AM - Centro Medico David Grant – Reparto 4B (ematologia-oncologia)

Sandi era quasi certa che la morfina le avesse confuso la mente, perché era convinta che fosse notte fonda. Ma quando vide la volontaria spingere il carrello nella stanza, accompagnata da un giovane uomo, anche lui volontario, immaginò che dovesse essere quasi mezzogiorno.

"Le farebbe piacere avere un libro?" le chiese la ragazza.

"Mi dispiace, ma con le medicine che sto prendendo, la mia vista è annebbiata. Non credo che potrei leggere."

"Se vuole," continuò la ragazza "potrei leggerle qualcosa io. Questo è uno dei miei preferiti."

"Mi farebbe piacere. Fallo pure, cara." rispose Sandi.

La ragazza prese il libro e l’aprì alla prima pagina. Nel silenzio della notte, nell’intimità della piccola stanza, cominciò a leggere.

"23 Settembre. Primo giorno del mio diario. Io sono Liz Parker e cinque giorni fa sono morta. Dopo di che, le cose si sono fatte veramente strane … "

* * * * *

03:00 AM – Stanza del Medico di Guardia - Centro Medico David Grant – Base Aerea di Travis – Fairfield, California.

Quando sei un interno, ti devi abituare alle chiamate delle infermiere che ti svegliano alle tre di mattina, richiedendo i più svariati ordini telefonici per i ricoverati, di solito per medicinali contro il dolore o per dormire, ma questa era una prima volta per il giovane dottore Flaherty.

"Vuole un permesso per uscire?"

"Suo marito è qui, sta negli alloggi di transito. Lei vuole un permesso per andare da lui."

Ray Flaherty stava quasi per liquidare l’infermiera, poi ricordò la paziente dal giro di visite fatto il mattino. Più grande di lui, ma troppo giovane e troppo attraente per avere un cancro terminale. ‘Che diavolo!’ pensò ‘Probabilmente, non le resta molto tempo …’

"Va bene, allora. Sostituisci la flebo con dell’eparina e accertati che non si faccia male. Firmerò i moduli durante il giro mattutino. Oh, e dille che se il dolore dovesse farsi troppo forte, chiami la navetta della Base e si faccia riportare indietro, per rimettere la pompa di morfina."

"Sì, dottore. Grazie."

* * * * *

03:30 AM – Accesso all’area di carico, pista 21 – Base Aerea di Travis – Fairfield, California.

L’Addetto alla sicurezza, Aviere di Prima Classe Mike Boucher, aveva detto alla guardia montante che il C-12 fermo nell’area di carico era altamente classificato, che aveva il proprio personale di sicurezza e che tutti avrebbero dovuto starne lontani. Nondimeno, quando vide i due adolescenti provenire dall’ingresso ed avvicinarsi all’aereo, si mosse velocemente per intercettarli. Se lui, uno degli addetti alla sicurezza della Base, non poteva avvicinarsi, allora era dannatamente certo che i due ragazzi, che non dimostravano più di sedici anni, non avrebbero dovuto essere lì.

Boucher decise di dare loro una lezione, avvicinandosi furtivamente e usando un grande contenitore per coprirsi. ‘Quando salterò loro addosso, scommetto che se la faranno sotto.’ disse a se stesso.

Mentre si preparava a saltare, una mano sbucò dal buio e gli coprì la bocca, costringendolo al silenzio, mentre un’altra gli puntò il freddo retro della lama di un coltello Kabar alla gola, muovendola delicatamente avanti e indietro per mostrargli quello che poteva succedergli. Mentre avvertiva l’urina scendergli lungo le gambe, Boucher sentì una voce sussurrargli nell’orecchio

"Dovresti ricordare che anche i cacciatori possono essere cacciati, ragazzo." disse Sandman. Il Kabar tornò nel suo fodero e spuntò fuori un distintivo, che indicava il privilegio di scorta. "Quei due sono con me … "

Quando il giovane aviere andò al suo armadietto per prendere un’uniforme pulita, Sandman sorrise. ‘Se fossi stato VERAMENTE cattivo, avrei lasciato che quel ragazzo spaventasse Liz. Dopo quello che è successo a quel tipo in Arizona, questo avrebbe meritato di essere visto …’

Controllò ancora una volta l’area, prima di unirsi a Liz, a Max e a Laurie DelGado nell’aereo. Qualche momento dopo, il portello fu chiuso, i motori furono accesi e il C-12 decollò verso il Poligono di Tonopah.

* * * * *

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Capitolo 53
*** 52 ***


Parte 52

03:45 AM – Alloggi degli Ufficiali in Transito - Base Aerea di Travis – Fairfield, California.

Slammer si era voltato e rivoltato nel letto per cinque ore, dormendo forse quaranta minuti. Alla fine si era arreso e si era vestito, con l’idea di tornare al fianco di lei, al Centro Medico. Stava andando verso la porta, quando qualcuno bussò. Il suo cuore si fermò.

Aprì la porta, quasi aspettandosi di vedere il Cappellano e l’ufficiale di rappresentanza. Si era sbagliato.

"Sandi, che ci fai fuori dal letto? Che ci fai qui?" Fu colto alla sprovvista dallo sguardo negli occhi di lei … una sorta di sguardo predatorio … come quello che aveva Liz Evans quando guardava Max …

"Ebbene, Slammer, ho ricevuto la visita di due della tua truppa … Credo che abbiano commesso una grave violazione alla sicurezza, dicendomi qualcuna delle cose che mi hanno detto. Ma se, per questa volta, lascerai che se la cavino con un ammonimento … be’, probabilmente potrei fare in modo che per te ne valesse la pena … "

* * * * *

04:00 AM – A bordo del C-12 in avvicinamento al confine California – Nevada.

Liz toccò la sfera e si mise in connessione con Nave.

*Allora, cosa te ne sembra dei nano-robot che abbiamo messo nella sua flebo?*

*Sembrerebbe, Primo Ufficiale, che il Capitano abbia ridotto la massa tumorale quanto bastava per tirarla fuori dai guai, ma senza usare abbastanza energia per lasciarle impronte delle sue mani, in accordo con il piano. I nano-robot si sono sparsi nel corpo del Maggiore.

Gradualmente, nelle prossime due settimane, distruggeranno le rimanenti cellule cancerogene, così che sembrerà che ci sia stata una remissione per effetto della chemioterapia. Essenzialmente, lei ora è guarita. I nano-robot cercatori-distruggitori troveranno ed elimineranno ogni nuovo cancro prima che possa provocare problemi.*

*Grande notizia, Nave. Molte grazie per aver creato gli speciali nano-robots modificati.*

*Piacere mio, Primo Ufficiale. Oh, basandomi su un controllo fatto su di te e sul Tenente DelGado ho notato un’ulteriore anormalità nel Maggiore. Una significativa fibrosi nelle sue Tube di Falloppio. Ho usato i laser dei nano-robot per correggere l’anormalità.*

*Uhm … Nave? Loro, probabilmente, non hanno mai usato il cerotto o la pillola o qualche altra cosa, perché lei era infertile. Ora non lo sarà più. Probabilmente dovremmo farglielo sapere, prima che sia dimessa dall’ospedale, altrimenti potrebbero avere entrambi una grossa sorpresa.*

*Oops …*

* * * * *

02:00 PM – Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chaves – Roswell, New Mexico.

"Allora è questo l’accordo?" chiese Angela Robinson "Due Ufficiali dell’Aeronautica verranno domattina per parlare con i genitori? L’Aeronautica deve controllare la situazione prima di far tornare i ragazzi?"

In realtà, Jim Valenti era preoccupato per qualcosa di più. Era quasi certo di sapere che Max e sua sorella Isabel, non erano di quelle parti e sospettava fortemente che quello potesse esser anche il caso di Michael. Ma da quando i bambini erano stati dati in adozione - o in affidamento - dai Servizi Sociali, la loro vita era un libro aperto. I ragazzi Evans erano dei bravi ragazzi e non avevano dato problemi di nessun genere fino a quando Max e Michael non erano stati coinvolti nella sparatoria al Crashdown e Jim era quasi certo che, allora, le azioni di Max non erano state ostili. Sebbene Michael avesse avuto la sua sana quantità di problemi, dovuta soprattutto all’insensatezza del Dipartimento dei Servizi Sociali nell’affidarlo al vecchio Hank Guerin, ne era venuto fuori bene.

E non bisognava essere scienziati spaziali per capire che quando un reparto militare dell’Aeronautica, che non compariva in nessuna delle organizzazione ufficiali, mandava qualcuno a parlarti … be’, era impossibile non pensare all’Area 51. Eppure, il giovane Capitano con il quale aveva parlato era sembrato abbastanza amichevole, come lo era stata anche la giovane Tenente che aveva detto l’avrebbe accompagnato. Avrebbero dovuto, almeno, stare a sentire quello che avevano da dire.

"Stando a quello che hanno detto, non si tratta solo di far tornare i ragazzi o meno - loro li considerano minori emancipati – vorrebbero risolvere lo stato matrimoniale di Max e Liz."

"Intende dire un annullamento?"

"E’ quello che pensavo ma, quando ho menzionato quella possibilità al Tenente … alla signorina DelGado, lei ha detto che il loro Comandante terrà nascosti i ragazzi fino a quando non avranno diciotto anni, se c’è qualche problema sull’argomento."

"E’ quel tipo con il quale ha parlato?"

"Sì. A quanto sembra, sua moglie ha qualche problema medico. Lui deve aiutarla durante la convalescenza, altrimenti sarebbe venuto personalmente. Il Capitano è il suo Vice Comandante e il Tenente … be’, ho avuto l’impressione che fosse un’amica di Liz. Credo voglia vedere se può fare in modo che entrambe le coppie di genitori siano disposte a dare ai ragazzi una possibilità di far funzionare il matrimonio. Quello che mi preoccupa è che questa dannata cosa mi sembra molto improbabile. Come hanno fatto due adolescenti a diventare così importanti per l’Aeronautica Militare da farla impegnare in simili sforzi?"

In realtà, Jim sapeva di essere spaventato … spaventato che l’Aeronautica potesse aver scoperto qualcosa su Max e che quell’incontro potesse essere una trappola per catturare Isabel e Michael. Ma se avesse rifiutato quell’incontro, avrebbe destato ancora più sospetti e, in ogni caso, avevano in mente di incontrare i genitori il giorno seguente.

* * * * *

03:00 PM – Laboratorio, venti miglia a nord-est di Roswell, New Mexico.

"Quello che mi hanno detto al Ministero della Giustizia è che saranno qui tra due giorni." disse Eichoff. "Un paio di ufficiali verranno qui da Tonopah per portare le notizie ai genitori. Se tutto andrà bene, riporteranno qui il maschio e quella piccola strega traditrice che ha permesso di essere contaminata da lui, per una ‘riunione di famiglia’. Saranno tutti qui e sarà allora che colpiremo. Voglio che tutta l’Unità, tutti e sedici gli agenti, li colpiscano contemporaneamente. Ora abbiamo qui quattordici persone, più il dotto Blaukopf ed io. Il dottor Schreiber arriverà domattina e allora ci saremo tutti."

"Ma che succederà dopo?" chiese Blaukopf "Mancherebbe ancora un embrione e la creatura che è rimasta qui per due anni."

"Li troveremo. L’Unità non si scioglierà. Ho nascosto gli stanziamenti molto profondamente nel bilancio del Ministero della Giustizia. Nessuno li troverà."

"Ancora non riesco a credere che nessuno abbia notato una spesa di sessanta milioni di dollari l’anno." disse Blaukopf.

"Il bilancio degli Stati Uniti è di 2 trilioni di dollari e tagliano e aggiungono sovvenzioni politiche fino al voto finale. Il Congresso, di solito, impiega due ore per la votazione. Ogni copia stampata pesa quasi venti chili. Nessuno legge quella dannata cosa. Il denaro è salvo, non lo troveranno mai, ve lo prometto. Il problema sarà impedire che lei e Schreiber, e i due agenti che sono con lui, veniate arrestati. Fortunatamente, possiamo crearvi delle nuove identità, proprio come facciamo nel programma di protezione per i testimoni. Una volta che avremo ucciso anche l’ultima femmina, usciremo allo scoperto ed otterremo l’acclamazione che ci è dovuta per aver difeso la Razza."

"Quando saranno qui Schreiber e gli altri?"

"Sembra che abbiano avuto qualche problema con il furgone. Probabilmente non saranno qui prima di metà mattina. Nel frattempo, terremo alto il livello della sicurezza fino a che non avremo ucciso i tre alieni e la ragazza rinnegata. Nessuno entra, nessuno esce, a meno che lei non li conosca personalmente."

* * * * *

10:25 AM – Venti miglia a nord-est di Roswell, New Mexico.

Per Schreiber era stato un viaggio miserabile. Avevano bucato tre volte ed avevano dovuto sostituire il radiatore, ma ora erano quasi arrivati. Quando voltarono per la strada polverosa che portava al Laboratorio, videro il grosso carro fermo su un lato della strada. A quanto pareva, un camionista stanco aveva scelto quel posto per fare un pisolino. Passando, Schreiber vide il volto del guidatore e rimase perplesso. Aveva già visto quella faccia da qualche parte.

Ma i pensieri di Schreiber vennero distratti da un improvviso ‘BAMM’ quando una delle ruote nuove scoppiò e perse del tutto i suoi pensieri quando l’autista riuscì a fermare rocambolescamente il furgone su un lato della strada. Mentre scendevano, il camion passò loro accanto. Schreiber era curioso, non c’era nulla su quella strada, tranne il Laboratorio. Guardò di nuovo il guidatore, cercando di collocare il suo viso, ma senza fortuna. Poi sentì l’autista dire le fatidiche parole.

"Dannazione, questa non è una ruota scoppiata. Sembra che qualcuno l’abbia fatta fondere, come se fosse stata colpita da un LASER o da qualcosa del genere … "

L’alieno delle vecchie cineriprese … quello che avevano tenuto prigioniero per due anni … quello che era … scappato …’

Terrorizzato, Schreiber guardò ancora il guidatore e vide il suo stesso viso che ricambiava lo sguardo. Velocemente, afferrò il cellulare ma la batteria era morta da tempo. Prese un altro telefono, ma era morto anche lui.

* * * * *

10:31 AM – Laboratorio, venti miglia a nord-est di Roswell, New Mexico.

La guardia al cancello chiamò l’edificio principale. "Il dottor Schreiber è appena passato, con un camion dannatamente grande."

"Un furgone?" chiese Eichoff.

"Un furgone un accidenti. E’ un TIR. Ha detto che gli altri lo stanno seguendo col furgone."

Eichoff, Blaukopf e gran parte dell’Unità, uscì per incontrare il Tir con il dottor Schreiber. Blaukopf salutò con la mano il suo vecchio amico, mentre si avvicinava, solo per vederlo cominciare a ridere follemente.

Solo quando fu troppo tardi, quando vide il dispositivo a uomo morto … (NdT.: Il termine fail-deadly è un gioco di parole nato storpiando il nome della filosofia fail-safe (a prova di fallimento) e non è traducibile con precisione in italiano) quando vide il viso di Schreiber trasformarsi in quello di Ed Harding, solo allora si rese conto di quello che stava per accadere. Gridò "Sparategli, è un alieno." Ma naturalmente, era ormai troppo tardi.

A quattro miglia di distanza, il dottor Schreiber e i due agenti furono gettati a terra dalla forza dell’esplosione. I loro timpani si ruppero per lo spostamento d’aria.

* * * * *

03:30 PM – Sala Rapporto dell’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chavez – Roswell, New Mexico.

I quattro genitori erano in ansiosa attesa dell’aggiornamento settimanale da parte dello Sceriffo Valenti e del suo staff. Tutti e quattro avevano un’espressione seria e Jeff Parker stava scuotendo la testa.

"Ancora oggi, a quattro settimane di distanza, non riesco a capire cosa sia andato storto."

"Non lo capisco nemmeno io, Jeff." disse Diane Evans "Ma guardando indietro, so esattamente quando è cominciato ad andar male."

Gli altri tre la guardarono, le loro espressioni che le chiedevano di andare avanti.

"Il nostro scopo … il nostro scopo di quella mattina, era di separarli, perché credevamo che si stessero legando troppo e che nessuno dei due aveva abbastanza esperienza sociale per impegnarsi con l’altro."

"Sì, Diane?" disse Nancy Parker.

"Quando sono entrati dalla porta, dopo essere stati fuori tutta la notte … ricordate che volevamo essere qui come gruppo per intimidirli? … per far capire loro che avevano unito gli sforzi per costringerli a separarsi prima di andare troppo lontano?"

"L’idea era questa e io sono ancora convinto che fosse una buona idea, Diane." disse Jeff Parker.

"L’ho pensato anche io, fino a che non ho visto … Erano entrati insieme dalla porta ed avevano cominciato a separarsi. Poi, quando ci hanno visto seduti qui a guardarli, sono tornati vicini e le loro mani si sono strette. Io penso che siamo stati NOI a spingerli a stare insieme."

* * * * *

Per Jim Valenti era già stata una giornata lunga. L’esplosione di quella mattina gli aveva portato via molto del suo tempo.

Tutti avevano creduto che la vecchia Base fosse deserta, ma il personale che aveva risposto alla chiamata aveva scoperto che lì era stata immagazzinata una grande quantità di munizioni, armi automatiche, mortai, armi anticarro. Sembrava che fosse un covo di terroristi e che lo fosse stato per anni. Avevano anche trovato droga da laboratorio, derivati sintetici di qualcosa chiamato scopolamina – stando a quello che avevano detto i tecnici. A causa delle armi illegali, apparentemente trafugate da un arsenale militare e alla presenza della droga, sembrava che la DEA e la BATF , l’Agenzia Federale per la Droga e quella per le Armi da Fuoco e per gli Esplosivi, volessero contendersi la giurisdizione, cosa che per Valenti andava benissimo, visto che anche la proprietà era ancora federale.

L’unico coinvolgimento locale sembrava dipendere da … be’, dal fatto che avevano trovato il numero di identificazione del camion, su quel poco che era rimasto del motore, e che attraverso quello, erano risaliti allo zio della ragazza con la quale Kyle stava uscendo. Era stato duro portarle la notizia, ma lei l’aveva presa bene. Apparentemente, stando a quello che aveva detto Tess, l’uomo era stato un prigioniero di guerra e, da allora, non era stato più lui. La ragazza non era rimasta sorpresa che lui fosse finito in un gruppo come quello.

Gli Evans erano stati abbastanza gentili da accoglierla, dopo che Isabel aveva spiegato loro la situazione. Più tardi, avrebbero preso accordi con i Servizi Sociali. Qualsiasi cosa fosse derivata da quell’incontro, Jim era sicuro che gli Evans non avrebbero avuto bisogno di tenere la stanza di Max a disposizione del ragazzo.

Lui non aveva mai parlato con Angela dei suoi sospetti su Max e Isabel, così lei era stata colta di sorpresa quando fu loro detto che avrebbero dovuto firmare una dichiarazione che imponeva loro di non parlare della xeno-tecnologia di cui sarebbero venuti a conoscenza.

Lei ancora non riusciva a capire perché Max fosse stato assunto come ‘Consulente Speciale' dall’Aeronautica Militare, ma il giovane Capitano e il Tenente notarono la mancanza di sorpresa da parte di Jim e, una volta che Angela fu uscita per incontrare i genitori, gli avevano chiesto se lui sapesse.

Lui aveva detto loro che sospettava e che sospettava anche che quell’incontro potesse essere una trappola. I due Ufficiali sorrisero e gli dissero che Max pensava che lui sapesse e che non si sarebbe fidato di loro.

Così gli raccontarono l’intera storia: la singolarità circolare, l’incontro con il Presidente e anche della gita a Travis per guarire la moglie del Comandante … Tutti furono d’accordo sul fatto che dovevano essere i ragazzi a dare la notizia ai loro genitori ma il Capitano Hawthorne lo aveva avvertito che avevano intenzione di riportare Max e Liz con loro il giorno seguente, per tenerli nascosti fino a che Liz non avesse compiuto i diciotto anni, se i genitori non fossero stati d’accordo sul loro matrimonio. Jim disse che dubitava che ci sarebbero stati dei problemi, sebbene non fosse completamente sicuro dei Parker. In effetti, non era nemmeno sicuro di come si sarebbe comportato lui se avesse avuto una figlia che aveva sposato un alieno e che fosse apparentemente sulla strada di diventare aliena anche lei.

* * * * *

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Capitolo 54
*** 53 ***


Parte 53

03:30 PM – Sala Rapporto dell’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Chavez – Roswell, New Mexico.

Quando li accompagnò nella piccola sala Rapporto, vide che Angela era già lì con i quattro genitori.

"Jeff, Nancy, Philip, Diane … uhm … questi sono il Capitano Hawthorne e il Tenente DelGado dell’Aeronautica Militare. Sono qui in missione ufficiale, ma sono anche amici di Max e Liz. Vorrebbero parlare con voi sul fatto di riportare qui i ragazzi per una visita … "

Attorno al tavolo, quattro genitori stupiti si guardarono, felici come non lo erano stati da quattro settimane. I due ufficiali cominciarono a spiegare.

"In effetti, non è da molto che conosciamo Max e Liz, ma ci sembra di conoscerli da sempre. Le cose sembrano muoversi in fretta intorno a quei due … " disse Jim Hawthorne.

"Di certo non vi fanno annoiare." concordò Laurie.

"Dove sono?" chiese Diane.

"Stanno bene?" chiese Nancy.

"Quando possiamo vederli?" chiesero Philip e Jeff quasi contemporaneamente.

"Prima di tutto," continuò Jim "lasciate che vi dica che stanno bene. In realtà, stanno molto più che bene. Non credo di aver mai incontrato due persone così felici di stare insieme, sebbene io abbia intenzione di far loro concorrenza col Tenente DelGado il più presto possibile … Liz ha accettato di fare da testimone per la sposa e Max sarà il mio testimone."

"Ma prima di potervi dire altro," disse Laurie "abbiamo bisogno che voi leggiate e firmiate queste dichiarazioni di non divulgazione che passerò a ciascuno di voi."

"Seno-tecnologia …?" chiese Jeff Parker.

"E’ xeno-tecnologia, con la ‘X’." disse Jim Hawthorne. Notò la perplessità sul viso dei Parker e il veloce sguardo apprensivo che passò tra Diane e Philip.

A quanto pareva, la sorella di Max doveva aver finalmente parlato con i loro genitori. Anche stando così le cose, non voleva essere lui a dire ai Parker che il loro nuovo genero non era di quelle parti. Dopo tutto, non era nemmeno sicuro che avessero digerito la novità di avere un genero, anche senza le complicazioni extraterrestri.

Guardò Laurie e la vide sorridere. Il trucco, lui lo sapeva, consisteva nel rassicurare i genitori di Max senza allarmare quelli di Liz, senza dire bugie a nessuno … o quasi.

Laurie cercò di venire in aiuto. "Vedete, siamo impegnati a studiare il relitto dell’astronave che si è schiantata qui nel 1947, cercando di scoprire e di ricostruire le tecnologie della nave. Siamo solo gli ultimi di una serie di ricercatori che ci stanno provando nell’ultimo mezzo secolo ma, almeno, noi stiamo facendo dei progressi."

"E questo come coinvolgerebbe i nostri ragazzi?" chiese una Diane ovviamente in apprensione che sentì all’improvviso la stretta delle mani di Philip. Il fatto che quella gente provenisse dall’Area 51 l’aveva spaventata a morte.

Solo il fatto che avevano parlato della presenza di Max e Liz al loro matrimonio, l’amore evidente che provavano uno per l’altra e il modo in cui avevano sorriso quando avevano parlato dei loro ragazzi … solo queste cose le avevano impedito di andare nel panico, di immaginare suo figlio e sua figlia in qualche fredda stanza sterile, dove venivano vivisezionati.

"Signora Evans, sembra che suo figlio si sia interessato da sempre della xeno-tecnologia e della xeno-biologia e che sua nuora … " Jim stava cercando di non ridere "abbia acquisito un interesse nella xeno-biologia, recente ma molto intenso." Jim riuscì a tenere un largo sorriso fuori dalla sua espressione solo perché Laurie gli dette un improvviso calcio da sotto il tavolo.

"In effetti," continuò Laurie "la notte in cui tutto è cominciato … be’, la ragione per la quale sono stati fuori tutta la notte era che avevano scoperto una parte dell’astronave che era stata … diciamo perduta – credo che questa sia la parola migliore – prima di spostare la nave nel Nevada. L’hanno trovata accanto alla vecchia torre radio e l’hanno riconosciuta immediatamente come un artefatto alieno. E visto che era una scoperta così importante, posso capire come si siano lasciati trasportare dalla discussione e, con i miti nati intorno all’astronave di Roswell … penso che abbiano impiegato un po’ di tempo per decidere cosa fare.

Quando avete cominciato a parlare di separarli … credo che siano rimasti un po’ scossi. Non che non tengano uno all’altra, il contrario, ma penso che volessero prima di tutto decidere insieme cosa fare dell’artefatto. All’inizio lo hanno sepolto in Arizona ma, quando si sono resi conto che l’Aeronautica non ha cattive intenzioni nei riguardi delle ricerche sull’astronave, non solo hanno recuperato la parte mancante, ma hanno deciso di unirsi a noi nella nostra missione."

Philip guardò sospettosamente entrambi gli ufficiali. "Non credo di capire per quale motivo il vostro programma debba essere tenuto segreto e quale apporto possano portare due ragazzini di sedici anni." disse, continuando a stringere la mano di Diane.

"Sono domande giuste, signor Evans." disse Jim. "Questo programma è sempre stato molto controverso e la ragione per la segretezza è stata discussa molte volte, la più recente dal Presidente e dai capi del Congresso solo un paio di giorni fa. La segretezza ha un certo numero di motivi. Il primo è che c’è molta gente che non è pronta ad accettare che c’è vita sugli altri pianeti.

Per qualcuno deriva dalla loro religione. In questo paese stiamo ancora dibattendo tra l’evoluzione ed Adamo ed Eva. Per altri deriva dallo stesso genere di xenofobia che ci ha dato l’Olocausto e la pulizia etnica.

In effetti c’è gente che se ne è uscita con la ridicola idea che sua nuora sia … ci crederebbe? … un’aliena. Questa gente è arrivata a minacciare Liz e Laurie, qui, prima che il Dipartimento dello Sceriffo della Contea di Nye andasse in loro aiuto. A quanto pare, gli agenti sono molto affezionati a Max e a Liz. Non molto tempo fa, hanno salvato uno dei loro agenti che era stato ferito da due trafficanti di droga.

Credo che rimarreste sorpresi da quanta gente, in Nevada e altrove, pensa un gran bene dei vostri figli. E per quello che riguarda le loro capacità, sono due ragazzi veramente eccezionali. Recentemente Liz e Laurie hanno collaborato col dottor Hip, che lavora con noi ed hanno creato dei prototipi, adattando la tecnologia aliena, che potrebbero rivoluzionare il campo della biologia molecolare per curare il cancro ed altre cose che non sognavamo nemmeno."

"Ma Max e Liz non hanno nemmeno terminato il Liceo, che genere di carriera potranno avere senza una propria educazione?" chiese Nancy.

"Sono stati entrambi ammessi ad una sorta di programma studio-lavoro. Entrambi sono stati ammessi all’Istituto Superiore dell’Aeronautica per terminare l’educazione di base. Poi passeranno all’Istituto Universitario di Tecnologia.

Io sono stata nominata assistente aggiunto alla facoltà di Biologia Molecolare di Harvard e farò da tutore a Liz per seguirla nel suo corso di laurea avanzato, soprattutto per corrispondenza ma, alla fine, dovrà seguire qualche materia come residente. Però, per adesso, abbiamo dei laboratori che sono all’altezza di quelli di Harvard. Entrambi i vostri ragazzi sono brillanti e credo che in quattro o cinque anni, avranno completato il loro Dottorato."

"Ma … ma … dove vivranno? Come faranno a sostenere le spese?" chiese Jeff.

"Per i corsi per corrispondenza potranno usare internet, così potranno certamente vivere part-time in un sacco di posti, se vogliono farvi visita. Sono stati assunti come subappaltatori, sebbene, nel prossimo anno fiscale, una volta che le autorizzazioni saranno a posto, saranno assunti come impiegati civili. Attualmente, Liz ha un grado equivalente ad un GS-12 mentre Max è equivalente ad un GS-14. Recentemente … si sono liberati un paio di posti nei nostri organici. Una volta che si saranno laureati saranno quelle le loro posizioni. Fino ad allora, dovranno farcela con la paga di un GS-12 e di un GS-14."

"E quanto sarebbe?" chiese Nancy.

Laurie guardò Jim e si strinse nelle spalle. "Non ne sono certo." rispose lui "Ma immagino che sia molto di più di quello che prendiamo noi."

L’esperienza di Philip come avvocato gli aveva insegnato che quando una cosa era troppo bella per essere vera, di solito … non lo era. "Così i nostri ragazzi sono liberi di andare e venire dai vostri laboratori a loro piacimento?"

Sentì la mano di sua moglie aumentare la stretta, quando Jim cominciò a spiegare, per allentare la stretta quando lui continuò.

"A dire la verità, in questo momento, c’è una guardia con loro. Una guardia del corpo per Liz, a causa delle minacce. Non sembra che Max abbia bisogno di una guardia ed anche per Liz, non ce ne sarà bisogno a lungo. In effetti, speriamo di riavere presto in custodia i tre uomini coinvolti."

"Riavere in custodia?" chiese Philip.

"Sembra che un giudice sia stato male informato e che li abbia fatti uscire su cauzione. Ma la cosa è rientrata. L’ufficio dello Sceriffo Federale li sta cercando con molta attenzione e, nel frattempo, Sandman … sarebbe il signor Stevens, starà attorno a Liz fino a che non prenderemo quei pazzi.

Credo di essere stata piuttosto chiara, signor Evans. Nessuno, tra i militari o nel Governo federale, è avverso o sconvolto dai vostri ragazzi. In effetti siamo in debito con loro.

C’è stato … uhm … un contrattempo. Uno dei nostri dipendenti, che è poi stato … licenziato, ha inavvertitamente usato una sfera - il gemello del congegno che hanno trovato Max e Liz - e l'ha attivata.

Credo che si possa considerare come un meccanismo di autoaffondamento per un sottomarino, un dispositivo a prova di fallimento che gli alieni hanno previsto per proteggere la cultura del loro pianeta da persone che LORO potrebbero considerare come alieni cattivi. Ad ogni modo, dato che Liz aveva già visto un congegno simile e l’aveva riconosciuto per quello che era, visto che lei aveva … be’, il miglior modo di metterla è che lei aveva collaborato con Max in qualche attività di xeno-biologia … " disse Jim, rimediando un altro calcio sotto il tavolo da Laurie, che stava cercando di rimanere seria. " … lei è stata in grado di attivare il dispositivo e di bloccarlo.

Tutto ciò non deve uscire da questa stanza, ma è stato questo il ‘terremoto’ che abbiamo avuto in Nevada, non molto tempo fa. Se non fosse stato per Liz, non avremmo più avuto una Base, Laurie ed io non saremmo stati vivi e, in effetti, ci sarebbero state delle ripercussioni anche qui, a Roswell."

Un giorno, dopo che i ragazzi li avessero messi al corrente di tutto, sarebbe stato felice di dire ai Parker che la loro figlia aveva salvato il mondo ma, in quel momento, sembrava che riuscissero a malapena a non crollare.

"Così tutto questo è per … gratitudine verso Max e Liz? E’ così?" chiese Philip.

"Signor Evans," disse Laurie "posso assicurarle che quei ragazzi si stanno guadagnando ogni centesimo di quello che diamo loro. I progressi che abbiamo fatto nel programma nel breve tempo in cui loro sono stati lì … non solo Max, ma anche Liz … lasci che le dica che non è gratitudine, sebbene sia l’Aeronautica che l’Ufficio dello Sceriffo di Nye siano molto grati a quei due, ma è per il contributo che entrambi stanno dando al programma. In teoria io sono il tutore di Liz ma, la realtà è che sto anche imparando qualcosa da lei."

"E io sto imparando da Max." disse Jim "Stiamo facendo passi da gigante non solo nella ricostruzione della forma della nave, ma anche sulla sua propulsione, sui computer … sull’Intelligenza artificiale. Non è solo che Max e Liz hanno salvato la nostra pelle ma, come ha detto il nostro Comandante, stiamo ottenendo qualche risultato dagli investimenti dell’ultimo mezzo secolo in questo programma. E questa non è solo l’opinione di noi dell’Area 51, come ho detto, il Presidente e i capi del Congresso sono stati messi al corrente di quello che è successo e supportano in pieno il fatto che Max e Liz siano nel programma. Loro non sono una specie di mascotte … sono membri rispettati della nostra squadra."

Diane Evans voleva credere con tutto il cuore a quello che le stavano dicendo i due giovano ufficiali. Max era sempre stato un solitario e lei aveva desiderato da sempre che si sentisse accettato. Liz l’aveva accettato di certo e se si poteva credere a quei due … l’aveva fatto anche l’Aeronautica. Dovevano sapere che lui ‘non era di questa Terra’ e, probabilmente, sapevano anche di Isabel e di Michael. Ma lei aveva bisogno di sentirsi dire che era vero dalle labbra di suo figlio.

"Allora, quando potremo vedere i ragazzi?" chiese.

Laurie e Jim sembrarono guardarsi l’un l’altro per qualche secondo, poi, alla fine, fu Laurie a parlare. "Prima io devo fare una domanda a voi quattro. Cosa intendete fare per il loro matrimonio?"

"Che vuole dire?" chiese Jeff Parker.

"Signor Parker," disse Laurie "Mi piace molto Liz, anche Max. Sono veramente due bravi ragazzi … in effetti, non sono più ragazzi. Forse quattro settimane fa, se non fosse accaduto niente, forse avrebbero potuto essere solo due normali adolescenti che avevano una normale storia d’amore, avrebbero finito la scuola o l’università e dopo si sarebbero sposati. Ma quello che è successo, è successo e non c’è modo di tornare indietro.

Liz mi ha detto che sposare Max è stata la cosa più intelligente che abbia fatto in tutta la sua vita … e non l’aveva nemmeno programmato. Max … be’, lui l’adora. Vi amano e sentono la vostra mancanza. Vogliono vedervi ma non sono disposti a separarsi per farlo. Se voi quattro proverete a far annullare il loro matrimonio … posso dirvelo fin da ora, Liz si chiuderà nell’Area 51 fino a che non avrà compiuto diciotto anni. Così la decisione è nelle vostre mani. Se voi accettate che rimangano sposati, loro potrebbero essere qui domani. Altrimenti, ci vorrà un bel po’ … quasi diciotto mesi."

"Noi abbiamo già deciso, almeno Jeff ed io, che non vogliamo dividerli, Tenente DelGado. Sebbene abbiamo i nostri dubbi che possa funzionare, sebbene pensiamo che siano troppo giovani, se fossimo noi a dividerli, non ce lo perdonerebbero mai, qualsiasi cosa succeda. Avevamo già deciso di dare loro una possibilità per far funzionare il loro matrimonio. Almeno, in questo modo, non potranno biasimarci, qualsiasi cosa succeda. Avevamo pensato di aiutarli, con le spese per un appartamento, l’assicurazione sanitaria, le spese della scuola … "

Laurie non poté fare a meno di sorridere. ‘Qualsiasi cosa succeda?’ Quasi certamente un ‘e vissero felici e contenti’, immaginò. Niente avrebbe separato quei due.

"Ora hanno risorse economiche più che adeguate per mantenersi." disse Jim "E anche dei benefici medici. Immagino che vorranno avere un appartamento qui, per quando verranno in visita ma, probabilmente passeranno gran parte del loro tempo al sito o a scuola. Ma devo dirvi quello che penso. Io non credo che ci sia qualcosa che possa separare quei due. Credo che abbiate preso una saggia decisione cercando di non interferire. So che a tutti e due mancate voi, mancano i loro amici, manca Roswell. Credo che sarete tutti più felici, quando avrete modo di sedervi e di parlare. Allora, cosa ne dite se ve li portiamo qui domani?"

Diane Evans cominciò a piangere, ricordando quello che aveva scritto loro Liz.

Mi darebbe una grande gioia se un giorno mi presenterete ai vostri amici dicendo ‘Questa è Liz … l’altra nostra figlia.’

"Penso che sarebbe carino dare un piccolo ricevimento per … gli sposini. Solo la famiglia e qualche amico, forse in qualche parco … "

Anche Nancy Parker stava piangendo, ricordando i commenti di suo genero:

Tutto quello che posso promettere ad entrambi è che, per tutta quella che sarà la nostra vita, mi prenderò cura di lei, provvederò a lei e l’avrò cara.

Spero che un giorno voi possiate accettarmi ma, indipendentemente da questo, vi vorrò sempre bene e vi onorerò per aver creato Liz e per averla cresciuta fino ad essere quella dolce e gentile donna che è.


"Diane, penso che sarebbe grande. Abbiamo ancora il tempo per prepararlo. Mi piacerebbe aiutarti. Sarei contenta di conoscere meglio … mio genero."

I quattro genitori sorrisero. Dopo quasi un mese, i ragazzi stavano tornando a casa …

* * * * *

07:00 PM – Casa DeLuca – Roswell, New Mexico.

Non era mai stata formalizzata come una relazione, ma era successo per tacito accordo. Avere una storia d’amore seria e cercare, contemporaneamente, di non dare una simile idea a due adolescenti era sempre una sfida per un genitore single e non era stato diverso per Amy e Jim. Ma con Maria che era andata a dormire con Isabel e con quella nuova ragazza, Tess o qualcosa del genere, e con Kyle che trascorreva la notte con la squadra, seguita da una colazione a base di pancake per tutta la squadra di pallacanestro del Liceo di Roswell, era una di quelle rare notti in cui le stelle erano allineate e i due genitori avrebbero potuto fare di più che rubare un’ora o due per stare insieme in qualche stanza di motel, timorosi di essere sorpresi da uno o l’altra dei ragazzi, se avessero cercato di essere più coinvolti.

Jim non aveva detto niente e nemmeno lei, ma Amy aveva preparato una borsa per la notte non appena Maria era uscita da casa ed era quasi certa che Jim si sarebbe fatto vivo alla solita ora del loro appuntamento, alle 7:00 PM. Non rimase delusa.

"Allora, dove vuoi andare questa volta?" gli chiese timidamente.

"L’ultima destinazione è il ‘Bed and Breakfast’ a West Pine Road, ma dobbiamo fare una fermata lungo la strada."

Amy vide quattro macchine della Polizia parcheggiate accanto alla piccola cappella e si chiese cosa fosse potuto succedere lì. Roswell era una piccola città e fino a quindici anni prima, la gente lasciava le chiavi in macchina e non chiudeva le porte, sia che fosse in casa o no, ma sapeva che le cose erano cambiate.

Quando entrarono, riconobbe i quattro Agenti, amici suoi e di Jim. Fu sorpresa di vedere anche le loro mogli. Le conosceva attraverso Jim e attraverso il suo lavoro e si riunivano spesso per socializzare.

"E’ questa la sposa?" chiese un sorridente ministro.

"Io lo spero certamente." disse Jim Valenti. "Naturalmente, questo dipenderà da cosa risponderà quando lei le chiederà di pronunciare i suoi voti … "

* * * * *

08:15 PM - ‘Bed and Breakfast’ Piney Ridge.

"Perché, Jim?"

"Cosa vuoi dire con perché? Avevamo parlato di farlo. Tu hai accettato la mia proposta."

"Be’, la domanda credo che sia perché adesso."

"A dire la verità, signora Valenti, mi sono sentito un po’ imbarazzato che Max Evans abbia sposato la ragazza che amava subito dopo aver passato una notte insieme, anche se non era successo niente. E noi siamo stati insieme per … be’, troppo a lungo. Volevamo una cerimonia piccola e tranquilla. Lo so, sarebbe stato carino che ci fossero stati anche i ragazzi … "

"Forse no, Jim. Maria crede che tutti quelli che hanno più di trent’anni siano dei matusa e il pensiero che un matusa possa essere romantico … fare del sesso … le fa alzare gli occhi al cielo. Immagino che il mio nuovo figlio la pensi allo stesso modo. In questo modo, non abbiamo dovuto discutere con loro, li abbiamo messi davanti ad un fatto compiuto. Kyle ha una nuova mamma, Maria ha un nuovo papà, più semplice di così … "

"E la signora Valenti cosa ne pensa dei matusa che fanno sesso?"

"Be’, facciamo un po’ di pratica ed avrò più informazioni per farmi un’opinione. Chiedimelo di nuovo domani mattina … "

* * * * *

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Capitolo 55
*** 54 ***


Parte 54

09:59 PM – Crashdown – Roswell, New Mexico.

Al Crashdown era quasi ora di chiusura e c’erano solo cinque clienti. Quattro di loro stavano aspettando che Michael e Maria chiudessero. Kyle aveva fatto allenamento e alle 11:00 doveva tornare indietro per passare la notte con la squadra ma, nel frattempo, aveva portato Tess a bere un frullato al Crashdown. Tess aveva avuto una brutta giornata, per aver saputo della morte dello zio. Apparentemente, non aveva problemi economici ma, visto che non era ancora maggiorenne, avrebbe dovuto avere un fiduciario che si prendesse cura di lei ed amministrasse l’eredità per un paio d’anni. Probabilmente sarebbe stata Diane Evans.

Tess era diventata una buona amica di Isabel e lei e Maria avrebbero passato la notte dagli Evans. Tess ne aveva parlato per tutto il pomeriggio ed era stata la prima volta che non era apparsa infelice da quando aveva avuto la notizia della morte dello zio nell’esplosione. Kyle non era sicuro del perché volesse incontrare Liz con tanta insistenza, ma si era procurata un invito per due al ricevimento del giorno successivo e gli aveva chiesto di andarci con lei.

Alex e Isabel erano seduti, scambiandosi sguardi languidi e dando l’idea che avevano qualche difficoltà a tenere le mani lontano dall’altro. Kyle guardò Tess, desiderando disperatamente di avere una relazione simile con lei, incerto su cosa la trattenesse. Lei sembrava volerlo tanto quanto lui voleva lei, ma era come se avesse qualche oscuro segreto che aveva paura potesse sconvolgerlo. Naturalmente, quella era una idea sciocca.

Non era solo che lei era molto bella da guardare, ma era premurosa ed era ovvio che stava cercando di imparare qualcosa sugli sport che lui praticava e su altre cose che lo interessavano. Kyle invidiava Michael ed Alex … e invidiava Max anche di più. Sì, si poteva facilmente spedire in un batter d’occhio Kyle Valenti nel Briar Patch (NdT. Il Briar Patch è una nebulosa nel settore 441 dell' Universo di Star Trek), almeno se Tess fosse riuscita a superare il nervosismo generato da qualsiasi cosa la spaventasse.

Quando arrivò il momento di chiudere, Michael aveva già pulito la griglia e si affrettò a voltare il cartello sulla porta indicando che il locale era chiuso, poi andò ad aiutare Maria con il resto delle pulizie. Maria aveva appena terminato di pulire i tavoli, quando il telefono per le ordinazioni a portar via, suonò e lei prese il microfono, senza perdere una battuta.

"Questo è il Crashdown. Ci dispiace, ma abbiamo chiuso per la notte. Riapriremo domattina alle 7:00. Questo è un messaggio registrato."

Mentre stava riabbassando il microfono, sentì la voce.

"Ria? Sei tu?"

Maria riportò velocemente il telefono all’orecchio.

"Liz! OhmioDio, Liz … che bello risentire la tua voce. E’ passato così tanto tempo."

"Davvero. Io e Max non vediamo l’ora di rivedervi tutti, domani. Cosa c’è di nuovo?"

"Alex si è fidanzato … "

"FIDANZATO?? Alex??? Con chi?"

"Ci crederesti se dicessi … tua cognata?"

"Isabel? No, non ci crederei."

"E invece sì. E indovina un po’? Anche io ho un anello di fidanzamento."

"Anche tu? Ma … chi?"

"Michael."

"Michael Guerin? Tu e … Michael Guerin?"

"Sì. Lui è un diamante grezzo e … "

"Sta’ attenta a quanto lo lucidi …"

"Senti chi parla!"

"Ehi, io sono una vecchia signora sposata. Io posso farlo. Ma congratulazioni a tutti voi. Domani, quando saremo a casa, avrò bisogno dei dettagli. Uhm, Ria? Pensi che i miei abbiano preso bene la situazione? So quello che hanno detto a Laurie e a Jim, ma … pensi veramente che siano d’accordo che io e Max restiamo sposati?"

"Be’, ancora ci sono un po’ di apprensione e qualche dubbio, ma sembra che siano contenti di riavervi qui e sono disposti a darvi una possibilità. Ancora di più. Hanno preso in affitto il patio del Circolo Desert Springs per fare un piccolo ricevimento. Solo familiari e amici intimi.

Saremo tutti lì alle 2 del pomeriggio. Gli Evans per darti il benvenuto nella loro famiglia e i tuoi per accogliere Max nella loro. Sembra che stiano mettendocela tutta per far funzionare il vostro matrimonio."

"Che bello! Ma non devono preoccuparsi, io e Max siamo insieme per la vita."

"OH … Ci sarà anche Kyle e la sua ragazza, Tess. Lei non vede l’ora di incontrarti. Per adesso vive con gli Evans perché ha appena perso il suo unico parente, uno zio. Per ora non parlarle dei suoi genitori e dei sui parenti. E’ certo che muore dalla voglia di conoscerti, non fa che parlare di te."

"Ora devo andare, ho ancora una chiamata da fare. Ci vediamo domani pomeriggio, Ria."

"Sarà grande rivederti, Liz."

Il cliente, seduto in un angolo che stava pagando il conto, fu felice di aver scelto un posto accanto al telefono. Non che Maria avesse esattamente sussurrato, parlando del programma per il giorno successivo, ma il suo udito non era dei migliori. Aveva entrambi i timpani rotti.

* * * * *

22:15 Tempo del Pacifico – Alloggi degli Ufficiali in Transito – Base Aerea di Travis, California.

Se la stava passando piuttosto bene, per essere una che aveva avuto un permesso per uscire da un Reparto Oncologico. Sandi aveva battuto suo marito a tennis, due partite su tre. Evidentemente Slammer non aveva giocato molto … o l’aveva lasciata vincere.

Mentre lui correva le due solite miglia, lei era tornata in camera. La pista finiva dritta al centro Medico e Sandi non pensava sarebbe stato saggio che lo staff, dalle finestre del Centro Medico, la vedesse correre. Così, quando il telefono squillò, lei era nella stanza.

"Pronto?"

"Sandi? Salve, sono Liz … Liz Evans. Temo che la Nave … abbia preso un’iniziativa, senza prima parlarne e noi dobbiamo parlare. Sembra che … be’ lei ha usato me e Laurie come modelli per come secondo lei dovrebbero essere le femmine umane … e le nostre Tube di Falloppio non hanno fibrosi … così ha deciso che non dovevi averne nemmeno tu … "

Dieci minuti più tardi, quando Slammer tornò nella stanza accaldato e sudato, trovò sua moglie al telefono con un largo sorriso dipinto sul viso. Posò la mano sul ricevitore del telefono per dirgli "Uhm … va avanti e comincia a farti la doccia. Io arriverò tra qualche minuto, appena avrò finito la telefonata. Forse potresti lavarmi qualche punto che per me sarebbe difficile raggiungere." Slammer non se lo fece dire due volte. Sarebbe stata una serata interessante …

Mentre la porta del bagno si chiudeva, una sorridente Sandi tornò a parlare al telefono.

"Liz, non potrei essere più felice. E’ grande, meraviglioso. Tutti e due lo abbiamo sempre voluto, ma non abbiamo mai creduto che sarebbe potuto succedere. E quando sei un militare e devi trasferirti ogni due o tre anni, non arrivi mai in cima alla lista di attesa per le adozioni. Per caso, non è che i nano-robot potrebbero dire … se è un bambino o una bambina?

* * * * *

11:00 PM – Un alloggio sicuro dell’Unità Speciale – 45 chilometri a nord-est di Roswell, New Mexico.

I tre uomini studiarono la mappa sul tavolo per diversi minuti. Il letto asciutto del torrente portava al patio del Circolo da sud. Avvicinandosi, avrebbero avuto il sole del pomeriggio alle spalle, rendendo difficile a tutti scorgerli prima di aver raggiunto la posizione e, forse, nemmeno allora.

"Ascoltate." disse l’Agente Anderson "Noi siamo tutto quello che è rimasto, solo noi tre. Se non li fermiamo, se non li fermiamo domani, loro vinceranno. Saranno tutti nello stesso posto, allo stesso momento. Dobbiamo colpire lì e colpire duramente. Devono morire tutti, ognuno di loro, e dobbiamo usare una forza schiacciante.

Se ci vedranno arrivare, potranno farci fuori con i loro poteri. Arriveremo dal letto del torrente e faremo fuoco non appena avremo raggiunto un buon punto per mirare. Non ce ne andremo in giro con le pistole e al diavolo gli effetti collaterali."

Posò gli AT-4se sul tavolo.


"Queste sono varianti antiuomo. Dovremmo essere in grado di salire fino a qui." disse indicando la piccola salita proprio a sud del patio "E saremo a circa cento metri da loro. Una sola raffica al centro del patio li distruggerà tutti ma, per essere sicuri, spareremo tutti.

Dottore, lei non è addestrato con queste e non possiamo correre il rischio che attiri l’attenzione su di noi, così, stasera, le faremo fare allenamento con fuoco simulato. Se saremo fortunati, non sapranno mai cosa li ha colpiti ma, anche se dovessero uccidere due di noi, uno basterà."

Il dottor Schreiber annuì torvamente. Non ne sapeva molto di armi, ma avrebbe potuto imparare. Domani, ne era certo, la minaccia aliena sarebbe stata finalmente eliminata. "Sì." disse, guardando i tre AT-4s "Questa sarà la nostra soluzione finale per la minaccia aliena. Non vedo l’ora di assistervi."

* * * * "

22:25 Tempo del Pacifico – Alloggi degli Ufficiali in Transito – Base Aerea di Travis, California.

I due erano distesi nel letto umido, accoccolati uno contro l’altra. Erano andati dal dividere una doccia al dividere un’umida passione ed erano finiti a letto senza nemmeno prendersi la briga di asciugarsi, solo per finire con l’avere il sudore e le secrezioni di un rapporto appassionato che erano andati ad aggiungersi all’umidità dei loro corpi. In effetti la doccia non aveva fatto altro che accrescere il loro desiderio. Ora, sdraiati nel letto a godere i postumi della loro passione, era il momento delle carezze e delle parole dolci.

"Slammer, hai mai desiderato che potessimo avere dei bambini?"

Slammer lo aveva fatto, ma se ne era fatto una ragione un decennio prima, più che felice di avere Sandi come moglie, ad ogni condizione, ed avrebbe fatto tutto … anche mentire … piuttosto che farle sentire che lei aveva, in qualche modo, lasciato la sua vita incompleta.

"Sandi, sono così felice di avere te, felice che noi due potremo avere altri domani, che il pensiero dei bambini non è importante. Se vuoi, potremo fare di nuovo domanda per l’adozione. Forse, questa volta, riusciremo ad arrivare in cima alla lista, prima del prossimo trasferimento."

"Così per te non è molto importante avere bambini, in un modo o nell’altro."

"Sandi, fino a che avrò te io sarò felice, più felice di quanto meriti di essere. Diamine, qualche volta mi sembra che la mia truppa siano i miei figli e Dio solo sa se mi tengono occupato abbastanza."

"Be’, quei due della tua ‘truppa’ che ho incontrato, sembrano davvero bambini. Hanno ancora diciassette anni tutti e due?"

"Per Max è difficile da dire, visto che la sua data di nascita è alquanto arbitraria, ma Liz? Non ancora. Ma quei due sono diversi, hanno una maturità che va oltre i loro anni."

"L' ho notato. Sono veramente molto responsabili, non solo per la loro età, ma in assoluto. Era Liz al telefono. Mi ha chiamato per qualcosa che è stato fatto … be’, io non lo chiamerei un errore, ma piuttosto una svista nel processo del consenso informato."

"Ma tu starai bene, vero?" chiese Slammer, improvvisamente allarmato.

"Naturalmente." rispose Sandi sorridendo "Avrò solo qualche cambiamento provvisorio, ma niente di patologico. E’ tutto perfettamente naturale."

Slammer la baciò e posò i piedi al lato del letto per andare al piccolo frigo e prendere una bottiglia di champagne. "Mi sono fermato a prendere questa, oggi, per brindare alla tua guarigione e a quei due che ce l’hanno data. Non potrò mai ripagarli per questo. Non mi basterebbe una vita."

Sandi sorrise e, mentre scuoteva la testa, le brillarono gli occhi. "Mi dispiace, mio caro, ma temo che dovrai finire la bottiglia da solo. No potrò bere alcol per un po’. Questo è uno di quei cambiamenti di cui ti ho parlato."

"Un effetto collaterale del trattamento?"

"Non esattamente, caro. Un effetto collaterale di … te, per dirla tutta."

"Di me? Cosa ho fatto?"

"Be’, non solo tu … Noi, in effetti. Stando ai nano-robot … sono gemelli. Due maschietti."

"Gemelli?"

"Gemelli."

"Bambini?"

"Certo che sono bambini! Cosa ti aspettavi? Dei nano-robot?"

"OHMIODIO! Stai bene? Hai bisogno di andare da un ginecologo? Devi prendere delle vitamine? Voglio dire … potevamo fare questo?" chiese, indicando le lenzuola bagnate.

"Certo che potevamo farlo, sciocco! E’ così che sono rimasta incinta, Slammer, per questo e per la Nave che ha fatto ripulire dai nano-robot le fibrosi delle mie tube. Liz e Laurie hanno permesso che le usasse come modelli e nessuno di loro ha le fibrosi, così la Nave ha automaticamente presunto che le mie fibrosi dovessero essere guarite e i nano-robot l’hanno fatto. Va bene per te, vero? Voglio dire, che io sia incinta? Ho rassicurato Liz che andava bene. In effetti, le ho detto che ero sopraffatta dalla gioia. E lo sono, Slammer, lo sono veramente. Questo non è un effetto collaterale che ti aspetti di solito dopo il trattamento di un cancro, però … vorrei che lo fosse. Gli embrioni sono perfettamente sani, i nano-robot li hanno analizzati e stanno bene."

‘Gemelli?’ pensò Slammer. "Va più che bene per me, Sandi. E’ meraviglioso … "

"Stasera dovrai celebrare per tutti e due. Per almeno altri nove mesi dovrò stare lontana dall’alcol."

"Non andare via, torno subito. Vado a procurarti del succo d’uva. Dobbiamo ancora brindare al futuro, alla Nave e, soprattutto, a Max e a Liz Evans."

Quindici minuti dopo, brindarono. Dieci minuti più tardi erano di nuovo a letto, per celebrare la loro felicità in un altro modo …

* * * * *

11:35 PM – Casa dei Parker – Roswell, New Mexico.

All’inizio, Jeff pensò che lei fosse solo sollevata all’idea di rivedere Liz, il giorno seguente. L’ultimo mese era stato tutto fuorché romantico, entrambi erano stati preoccupati a morte per l’assenza della figlia, fino a che non avevano ricevuto le email ed anche allora, c’erano state lunghe chiacchierate, a letto, su come avrebbero dovuto ‘gestire’ la situazione, realizzando, alla fine, che avevano poche possibilità di gestirla. Era stato un mese pieno di forti emozioni, ma difficilmente riconducibili al romanticismo.

La prima volta pensò che fosse la felicità di rivedere presto sua figlia che aveva portato all’intraprendenza di Nancy ma, quando solo dopo venticinque minuti dalla loro unione, successe di nuovo, l’esperienza derivata da ventun’anni di matrimonio gli fece riconoscere il motivo. Nancy era preoccupata da qualcosa e lo voleva nel miglior stato d’animo possibile, prima di discuterne con lui. Ma sapeva anche che lei non si sarebbe decisa in fretta e, inoltre, lui si stava godendo il metodo.

Alla fine, giacquero nel letto uno accanto all’altra e lui attese, sapendo che qualunque cosa fosse quella che la turbava, sarebbe stata presto l’argomento delle loro conversazione. E alla fine arrivò …

"Jeff, a proposito di Max … "

"Sì, cara?"

"So che siamo entrambi arrabbiati con lui … con lui e con Liz, in realtà, ma dobbiamo dare al Max una possibilità … "

"Pensavo che ne avessimo già parlato. Non abbiamo altre strade che dargli una possibilità. Se cercassimo di separarli, finirebbe per essere comunque colpa nostra. E, se dovesse succedere, perderemmo Liz. Qualsiasi dubbio possiamo avere, ormai il dado è tratto e dobbiamo ricavarne il meglio."

"Io sono ancora preoccupata per te e Max."

Jeff sentiva che c’era qualcosa che lei non le aveva detto e che lei stava valutando se fosse o meno il caso di dirglielo, ma non ne capiva il perché. In questi casi, aveva scoperto, la politica migliore era dire la verità.

"Devo dare credito di una cosa a Max. Sebbene avessi preferito che tutto questo non fosse successo, Max si è comportato in modo … onorevole, si può dire. E quei due se la sono cavata meglio di quanto potessi immaginare: hanno lavori di responsabilità, hanno continuato i loro studi. E’ evidente che si sono guadagnati il rispetto non solo dei loro colleghi, ma anche della Polizia locale e della gente di Tonopah. Credo che quello che mi dia fastidio è solo la velocità con la quale è successo. Si sono frequentati a malapena prima di scappare e sposarsi."

"Ma hai sentito quello che ha detto Isabel, che Max l’amava fin dalla terza elementare, ed hai letto i diari di Liz, lei lo desiderava fin dalle medie. Non è stata una cosa improvvisa."

"Ma lo è stato, Nancy. Qualsiasi fantasia Max possa aver avuto, non ha mai fatto niente per avvicinarsi a Liz … o a noi … fino a poco tempo fa. Se avesse veramente tenuto a lei, avrebbe superato la sua timidezza molto tempo prima."

Dalla reazione di Nancy, Jeff si rese conto che era quello che la turbava, che, in qualche modo, lei aveva la risposta a quell’enigma e che stava dibattendo nella sua mente se dirgliela o meno. Sembrò quasi disperata, quando disse

"Se ti spiego perché, darai a Max una possibilità?"

"Gliela darei comunque, Nancy. Ma se tu sai perché, piacerebbe saperlo anche a me."

Nancy fissò il soffitto e cominciò a parlare …

"Da quando lei se ne è andata, non sono riuscita ad entrare nella sua stanza. Ci ho provato due volte e la tristezza di averla persa è stata opprimente. Questo pomeriggio, dopo aver parlato con quei due Ufficiali dell’Aeronautica … be’, ho pensato che domani i ragazzi avrebbero avuto bisogno di un posto dove stare. Con quella povera ragazza che ha perso lo zio e che sta a casa degli Evans, avevo pensato di chiederti se potevamo farli stare qui.

Stavo pulendo la stanza di Liz - la finestra è rimasta accostata nelle ultime quattro settimane e l’ultima tempesta di sabbia l’aveva lasciata piena di polvere. Ho cambiato le lenzuola e, mentre si stavano lavando, ho spolverato ed ho trovato un mattone spostato. Ho pensato che tu avresti potuto rimetterlo a posto con un po’ di cemento, quindi l'ho sfilato e, dietro, vi ho trovato un altro diario. Liz lo chiama giornale. Ho passato un’ora a leggerlo e mi sono spiegata molte cose. Forse avrei dovuto essere spaventata, ma non è stato così. Solo che non sono sicura di come potresti prenderla tu, di quello che potresti provare per Max … dopo."

"Non so cosa dirti, Nancy. Nemmeno io so cosa provare per Max, in questo momento. Penso che dovresti fidarti di me."

Anche nel buio, Jeff la vide annuire prima di cominciare a parlare.

"Max l’amava … ma aveva paura. Non credo che avesse paura di Liz, sebbene fosse spaventato quasi da chiunque altro. Ma anche dopo che lei ha scoperto la verità, lui ha cercato di proteggerla, ha cercato di evitare una relazione con lei così che niente potesse succederle … come alla fine è successo, con quegli uomini che la minacciano pensando che sia un’aliena. Ma lei non ha voluto accettare un no per risposta, una volta che ha saputo che lui l’amava. E’ stata Liz a forzare la loro relazione, nonostante le apprensioni di Max."

"Ma perché Max avrebbe dovuto pensare che la gente avrebbe preso Liz per un’aliena? Questo non ha senso."

"Quello di cui lui aveva paura era che gente che odiava o temeva gli alieni gli sarebbe stato dietro e che lei avrebbe potuto finire in mezzo al fuoco incrociato come, alla fine, è successo."

"E perché Max avrebbe pensato che dei cacciatori di alieni potessero dargli la caccia?" chiese Jeff ma, mentre lo diceva, una dozzina di cose andarono al loro posto. Ricordò che i ragazzi degli Evans erano stati trovati a vagare in una strada deserta, ricordò dozzine di conversazioni sussurrate tra Liz e Maria, ricordò lo sguardo che lo Sceriffo aveva dato ai due Ufficiali dell’Aeronautica, ricordò una dozzina di cose che erano state dette … o non dette e che all’improvviso, avevano un senso … ma solo se Max fosse stato … No, non era possibile.

Quando guardò Nancy nella debole luce della stanza, seppe la risposta, anche prima che le parole lasciassero la bocca di lei.

"Perché Max E’ un alieno. O, almeno, lo è in parte. Come lo sono sua sorella e Michael Guerin. Lo hanno tenuto nascosto per dieci anni, non lo hanno detto a nessuno, nemmeno a Philip e a Diane. Ecco perché Max non ha mai dato voce ai suoi sentimenti, non ha mai chiesto a Liz di uscire con lui, quando erano alle medie, quando lei sperava che lo facesse."

"Ma se fosse così, perché il cambiamento improvviso? Perché ha cominciato ad uscire con lei?"

"Te l' ho detto. Lo ha costretto Liz. Non ha accettato un no per risposta, una volta che ha saputo … "

"Lui glielo ha detto?"

"Max non ha avuto molta scelta. Doveva pur dirle qualcosa e, a quanto pare, la verità è tutto quello che ha saputo trovare, con così poco preavviso.

Vedi, Jeff, nostra figlia non era destinata a sposare un alieno … a quanto pare, era destinata a morire in una stupida, insensata sparatoria.

E’ stata lei a fermare quel proiettile che lo Sceriffo non ha mai ritrovato e che l’avrebbe uccisa se Max non l’avesse impedito. Né una intera vita di paura, né le promesse fatte a sua sorella e a Michael di non rivelare a nessuno la verità su di loro, sono stati sufficienti a lasciare che Max permettesse a Liz di morire dissanguata sul pavimento del Crashdown.

Così Liz lo ha saputo, Maria lo ha saputo, Alex lo ha saputo. Credo che l’epidemia di fidanzamenti tra gli adolescenti di questa città e il matrimonio di Max e Liz, siano collegati a questo segreto. Max ha buttato via tutto quello che aveva sempre tenuto in grande considerazione, senza pensarci un attimo, ha messo da parte le paure di tutta una vita ed ha guarito Liz. Ha dissolto il proiettile ed ha guarito la sua ferita, proprio lì, sul pavimento del Crashdown. Quei due turisti pazzi sono stati gli unici a dire la verità.

Da allora Max ha fatto del suo meglio per stare lontano da Liz, per proteggerla dall’ ‘abisso alieno’, come lo chiama lui. Ma lei non ha voluto saperne. Poi, dopo che sono fuggiti … Be’ credo che Angela abbia ragione. Max è il ragazzo che i suoi genitori hanno cresciuto per essere, proprio come Liz è la ragazza che noi volevamo che diventasse."

"Ma se lui è alieno … voglio dire … sono compatibili?"

"Da quello che hanno detto nelle email e dallo scintillio negli occhi del tenente DelGado, Max e Liz sono compatibili quanto basta … sia che noi avremo dei nipotini o no. Dio, è così strano. Fino a ieri saremmo stati sconvolti se avessimo pensato che Liz fosse incinta, ora siamo qui a sperare che un giorno sia possibile per lei rimanere incinta. Ma quello che mi preoccupa siete … tu e Max."

"Lui ha salvato mia figlia, lui l’ama e lei ama lui. Sì, Nancy, gli darò una possibilità. Questo spiega molte cose, anche se avrei preferito che avessero aspettato comunque."

"Credo che Diane abbia ragione, Jeff. Io credo che avrebbero aspettato, se noi non avessimo esagerato. Ma quello che è fatto è fatto. Io voglio che mia figlia torni nella mia vita … e anche mio genero."

Lui l’abbracciò e le fece scorrere le dita tra i capelli, baciandole poi la fronte. "Anche io, cara. Anche io."

* * * * *

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Capitolo 56
*** 55 ***


Parte 55

08:00 AM – Aeroporto Municipale di Roswell, New Mexico.

Quando il C-12 si fermò sulla pista dell’Aeroporto di Roswell, Max guardò Liz.

"Bene, piccola. E’ arrivato il momento dello spettacolo. Cosa pensi che faranno, quando ci vedranno? Voglio dire, anche senza sapere dell’affare ‘non di questo mondo’, pensi che accetteranno il fatto che ci siamo sposati e che è per sempre?"

Lei gli strinse la mano per rassicurarlo, poi sorrise. "Max, quattro settimane fa, tu mi hai dato il coraggio di fuggire. Credo, che se fosse necessario, potresti farlo di nuovo."

"Ascoltate un po’, voi due." disse Sandman "Il Capitano e il Tenente hanno detto che i vostri avevano accettato l’idea, inoltre il vecchio Sandman è qui per proteggervi. Se la cosa non dovesse funzionare, ce ne torneremo all’aereo e voi scomparirete a Dreamland fino a che non avrete tutti e due diciotto anni. Potremmo fare una fortuna se Max, nel suo tempo libero, facesse qualche mimetica." Quando li vide sorridere entrambi, Sandman si fece serio. "Andrà tutto bene, davvero. Loro vi amano e voi amate loro. Queste cose funzionano sempre."

Lo Sceriffo aveva portato, con un van, le due coppie in una piccola sala dell’aeroporto. In qualche modo, era ancora preoccupato per la sicurezza. Ancora non avevano trovato i tre uomini mancanti, così, il giorno dopo il suo matrimonio, era lì, determinato che niente di brutto potesse accadere sotto il suo sguardo. Aveva già dedicato troppo tempo e sforzi a Max, a Liz e ai loro genitori, per permettere che adesso qualcosa andasse storto. Andò sulla pista, incontro all’aereo, per scortare quei due all’incontro con i loro genitori.

Quando la prima persona scese dal velivolo, Jim ebbe pochi dubbi che non si trattasse della loro guardia del corpo. Lui sorvegliò velocemente l’area, da dietro gli occhiali che indossava. Portava una mimetica, non convenzionale ma molto efficace – Jim si chiese dove avrebbe potuto procurarsene una – e dimostrava di conoscere bene il suo mestiere e, soprattutto, era in modalità protettiva. Jim era ancora alquanto preoccupato che i due adolescenti fossero prigionieri dei militari, piuttosto che impiegati. La protettività dell’uomo mise fine ai suoi dubbi. Quando l’uomo diede il suo OK, Max e Liz scesero dalla scaletta, dietro alla guardia, e mentre si avvicinavano, lo Sceriffo poté quasi sentire fisicamente lo sguardo dell’uomo su di lui e l’arma che portava su un fianco, almeno fino a quando Liz disse "Salve, Sceriffo!"

Lui si toccò il cappello. "Liz … Max … E’ da un po’ che non ci si vede. Credo che le congratulazioni siano d’obbligo, Max." e tese la mano.

Quando Max la prese sorridendo, Sandman non si rilassò visibilmente, ma Jim notò che ora il suo esame escludeva lo Sceriffo, che era stato evidentemente classificato tra i ‘buoni’.

"La vostra gente è nella sala delle conferenze. Credo che voi sei potrete parlare lì." Continuando, guardò Sandman. "Ho già esaminato la sala. Ha una sola porta e, davanti al terminal, ho appostato un mio uomo." Sandman annuì in approvazione. Lui sapeva apprezzare un altro professionista.

"Sono oltre quella porta." disse Jim, entrando con Sandman nella piccola anticamera. "Noi due potremmo probabilmente aspettare qui, fino a che non avrete sistemato gli affari di famiglia." Sandman annuì. Avrebbe funzionato e lui voleva avere la possibilità di parlare con lo Sceriffo sulla sicurezza per la durata della visita.

"Max, Liz, prendetevi il vostro tempo. Noi saremo qui fuori."

Quando i due ragazzi oltrepassarono la porta, Jim Valenti guardò Sandman. "Quanto è seria la minaccia contro Max e Liz?"

"Non ne sono sicuro, ma quando si ha a che fare con i pazzi, non si lascia nessuna possibilità. Normalmente, non sarei molto preoccupato per Max. La prima volta che l'ho incontrato si è liberato di me con una facilità imbarazzante."

"Max si è battuto con te?"

"E’ stato un equivoco. Lui pensava che il Governo degli Stati Uniti avesse rapito Liz. Era pronto a combattere tutto il dannato Governo."

"Sono contento che sia tutto chiarito. Max non è un cattivo ragazzo e non avrei voluto che si fosse fatto del male."

Sandman fece una smorfia. "Diavolo, lui si stava trattenendo quando mi ha messo KO. Ma credo che se il Comandante non avesse parlato con lui … Cielo, non so cosa avrebbe potuto fare. Lui ama veramente quella ragazza, spero che i genitori di lei se ne rendano conto. Ad ogni modo, nonostante le sue capacità – e anche Liz sta diventando piuttosto brava – ho notato che se hai attorno parenti ed amici, tendi a distrarti, a perdere il fuoco, ad abbassare la vigilanza. Ecco perché sono qui.

Non sono prigionieri, Sceriffo. Appena avremo preso quei pazzi, al Governo degli Stati Uniti non interesserà se loro faranno avanti e indietro a loro piacimento. E’ solo che sono troppo preziosi, troppo importanti per l’intero dannato mondo, per tutti, per correre il rischio che accada loro qualcosa. Ecco perché sono qui."

Valenti annuì. Gli piaceva quel giovane uomo così veemente. "Dove hai preso questa mimetica?"

Sandman sorrise. "Buffo che tu me l’abbia chiesto … "

Ci vollero venti minuti prima che le sei persone uscissero dalla sala delle conferenze. Molto prima di allora, Jim Valenti e Sandman erano diventati amici.

* * * * *

I quattro genitori videro aprirsi la porta e prima Liz, poi Max, entrarono, tenendosi per mano e guardando i loro genitori con evidente apprensione. Diane e Nancy furono le prime ad alzarsi. Diane abbracciò Max, mentre Nancy abbracciò Liz. Per quando interruppero gli abbracci, i mariti furono al loro fianco. Sorridendo attraverso le lacrime, fu Diane a parlare per prima. "Così, finalmente, ho la possibilità di abbracciale l’ALTRA mia figlia." disse, prendendo Liz tra le braccia, mentre Philip abbracciava Max. Quando Philip lo lasciò, Max sollevò lo sguardo per trovarsi davanti Jeff e Nancy.

"Max," disse Jeff "recentemente io e Nancy abbiamo fatto delle letture interessanti … sulla sparatoria al Crashdown, su come tu hai salvato la vita di Liz. Noi ti dobbiamo di più … più di quello che potremo ripagarti." Quando Max si avvicinò per stringere la mano che Jeff gli stava tendendo, una piangente Nancy scosse la testa esasperata. "Uomini! In famiglia, non ci si stringe la mano, ci si abbraccia."

Passarono cinque minuti prima che i Parker smettessero di abbracciare Max e gli Evans di abbracciare Liz ma, alla fine, i due ragazzi si sedettero, uno al fianco dell’altra. Max cercò di spiegare ai suoi la storia del ‘non di questo mondo’, ma Diane sollevò una mano. "Sappiamo tutto, Isabel ci ha parlato. Ma credo che tuo padre avesse sempre saputo, o almeno sospettato, e forse anche io. Non posso credere che voi due abbiate potuto pensare che questo avrebbe fatto qualche differenza, che noi non avremmo potuto accettarvi."

"E questo vale anche per noi, Max." disse Jeff Parker. "Liz ti ha scelto, questo è evidente, e la faccenda aliena … be’, se non turba lei, certamente non turberà noi. E, sai? I tuoi genitori non hanno avuto figli loro, vi hanno adottato ed hanno avuto due ragazzi meravigliosi. Potrete farlo anche voi."

Max e Liz si guardarono con un’espressione piuttosto perplessa … prima di afferrare il significato di quelle parole.

"Oh … uh … non è così." disse Liz. "Voglio dire, Max è un alieno, questo è vero, ma lo siamo tutti. Apparteniamo tutti alla stessa specie. La Terra è solo una colonia perduta della gente di Max. Voglio dire … " e cominciò ad arrossire " … noi potremo avere dei bambini … una quantità di bambini. O, almeno, questo è il programma."

Max annuì, chiedendosi cosa intendesse dire Liz con ‘una quantità’.

"Uhm … sì." disse " … Voglio dire, non subito … ma col tempo … " continuò, guardando in maniera difensiva Jeff Parker.

Diane notò il sottile sorriso sul viso di sua nuora. ‘Perché ho la sensazione che l’affermazione dell’uomo di casa non è vincolante ai fini dell’attuazione del programma?’ pensò tra sé e sé. Ma non era importante per lei. Per la prima volta, nell’ultimo mese, Diane Evans era veramente felice. Aveva di nuovo i suoi bambini … una nuova figlia … e la promessa futura di tanti nipotini. Le cose non potevano andare meglio.

Jeff Parker guardò i due ragazzi, battendo gli occhi per trattenere le lacrime. Aveva sempre saputo che Liz non era veramente sua, che lui se ne stava prendendo cura fino a che non avesse incontrato il VERO uomo della sua vita. Solo che non si era aspettato che lo trovasse così presto, o in quel modo. Ma non c’erano dubbi che quei due si amassero, che Max sarebbe morto piuttosto di permettere che qualcosa ferisse Liz e che, anche se erano molto giovani, quei due erano fatti uno per l’altra. Lui era più che contento.

Philip guardò la coppia felice … e Jeff Parker. Lui empatizzava col vecchio Jeff. Anche lui stava per perdere una figlia. Ma non li si perdeva veramente, la famiglia diventava solo più grande.

"Non so se voi due lo avete saputo, ma abbiamo organizzato un ricevimento per il vostro matrimonio. Visto che siete fuggiti e vi siete sposati senza di noi, non abbiamo avuto modo di festeggiare con voi così, ora ne avremo la possibilità. Andiamo ad incontrare tua sorella e i tuoi amici. E’ ora di festeggiare."

Nancy annuì entusiasta, senza lasciare le mani né di sua figlia, né di suo genero. "E’ ora di festeggiare." ripeté "Oggi è una bellissima giornata e niente la guasterà. Niente."

Naturalmente, la sua previsione non fu molto ACCURATA.

* * * * *

02:00 PM – Circolo Sportivo Desert Springs – a due chilometri ad est di Roswell, New Mexico.

"Vorrei presentarvi mio genero e mia figlia, il Signore e la Signora Max Evans." disse Jeff Parker, guidando i due verso il ventoso palco sistemato nel patio del circolo. Era un piccolo ricevimento, offerto da entrambe le coppie di genitori. Erano presenti solo i Parker, gli Evans, i Valenti (il cui matrimonio era ancora un segreto), Maria, Isabel, Tess, Michael, Alex e Kyle.

Ma fu un momento di gioia per Max e Liz. Il loro più grande desiderio era stato che i genitori accettassero il loro matrimonio ed entrambe le coppie avevano ampiamente chiarito di averlo fatto. Avevano fatto colazione con i loro genitori, sotto lo sguardo attendo di Sandman, e mentre Jeff e Nancy cominciarono a conoscere e ad amare Max, Diane e Philip fecero altrettanto con Liz.

La giovane coppia raccontò quello che era successo nelle ultime quattro settimane più accuratamente possibile, lasciando da parte i dettagli più espliciti. Per i genitori, fu chiaro che quella non era stata una semplice alzata di testa. Liz mostrò loro anche qualcuno dei suoi neonati poteri, spiegando che erano ancora deboli, ma che stava cominciando a controllarli.

Max e Liz si amavano, ma non avevano mai smesso di amare i loro genitori e non riuscivano ad immaginare di essere più felici.

Ma quando ritrovarono i loro amici – amici che non vedevano da oltre un mese, amici con proprie storie da raccontare sui loro fidanzamenti – la loro felicità fu veramente completa.

"Così, Ria, sei riuscita ad incastrarlo?" disse Liz.

Maria fece un largo sorriso. "Sì, il Ragazzo dello Spazio, qui, è fuori dal mercato."

"Sì, ma lei dovrà ancora finire di pagare l’anello." disse Michael scherzando e guadagnandosi un pugno sul braccio da parte di Maria. Max si voltò per parlare con sua sorella, solo per trovare lei e Alex in un angolo del locale, persi negli occhi dell’altro. Dette una leggera gomitata a Liz e li indicò con la testa. "La Principessa di Ghiaccio e Alex." disse Liz "Chi l’avrebbe mai pensato?"

La festa continuò e passò un’altra mezz’ora prima che Liz si sentisse toccare una spalla. Si voltò per trovare una ragazza dai riccioli biondi che la guardava. "Liz, noi non ci siamo ancora incontrate. Io sono Tess. Sono venuta con Kyle."

"Piacere di conoscerti, Tess. Prenditi cura di Kyle, lui è un vecchio amico."

"E’ per questo che ho bisogno di parlare con te. Possiamo andare a parlare da sole per qualche minuto?"

Liz e Tess trovarono un posto tranquillo in un angolo della sala, lontano dalla musica e Tess cominciò a sussurrarle nell’orecchio. Liz sorrise. "Certo che ti aiuterò, Tess, ma non riesco ad immaginarlo come un problema. Il ragazzo non ti ha tolto gli occhi di dosso per tutta la sera."

"Sì, be’ … non sono solo i suoi occhi che ho in mente." mormorò Tess, arrossendo. Entrambe cominciarono a ridacchiare, poi scoppiarono a ridere. Immediatamente, divennero amiche.

Jim Valenti non voleva intromettersi nei festeggiamenti per Max e Liz, ma voleva anche che suo figlio e la sua figliastra potessero dividere la felicità sua e di Amy. "Kyle, Maria … vorreste venire dentro al circolo per un minuto?"

Jim ed Amy trovarono una stanza vuota e si strinsero la mano, mentre Kyle e Maria entrarono, guardandoli con sospetto. Fu Maria a vedere per prima l’anello sul dito di Amy e il suo sguardo si posò velocemente sulla mano di Jim, per vedere se c’era il gemello …

"OhmioDio!"

Kyle fu un po’ più lento a capire. Il suo sguardo andò da una squittente Maria a suo padre al viso radioso di Amy … ma alla fine, capì. "Così ora devo chiamarti mamma? Grande!" Poi, guardando Maria, continuò "Ma ora devo avere a che fare con una sorella? Addio alle serate in mutande davanti alla televisione … "

Maria si avvicinò alla madre e a Jim prendendo entrambe le loro mani. "Sul serio … voi due … non potrei essere più felice. Non posso essere più felice per voi."

"Anche io, papà … mamma." disse Kyle.

"Bene, Kyle." disse Maria "Quello che adesso dobbiamo fare è farti fidanzare con quella biondina … Tess, vero? Poi noi due ce ne andremo. Questi piccioncini non devono sentirsi inibiti dalla nostra presenza."

"Kyle non hai assolutamente bisogno di affrettare la tua relazione." disse Amy "Voi ragazzi avete tutto il tempo del mondo."

"In effetti, io sarei tentato ma Tess sembra preoccuparsi ogni volta che le vado vicino. Come se, in qualche modo, pensasse che noi non siamo compatibili."

"Oh, io ne parlerei con Liz, Kyle. Credo che tu stia mal interpretando Tess."

"Basta parlare di matrimoni. Abbiamo già due sposini da festeggiare e penso che questo ci basterà per un po’. perché non torniamo alla festa? Potremo avere i nostri festeggiamenti familiari più tardi." disse Jim Valenti.

Tornando nel patio, Jim guardò Maria in un modo diverso. Ora era la sua nuova figlia. Sandman gli aveva parlato dei poteri di Liz, di come li aveva avuti. Gli aveva detto che, stando a quanto aveva affermato Nave, anche Alex un giorno li avrebbe avuti, dallo stretto contatto con Isabel. Lo scambio di fluidi tra una donna e un uomo era certamente più lento, ma sarebbe successo.

Doveva parlare con Maria. Sarebbe stata una sua scelta, ma lei doveva comprendere che, con il matrimonio con Michael, i cambiamenti sarebbero avvenuti e sarebbero stati permanenti. Dubitava che per lei avrebbe fatto differenza, ma la sua vita sarebbe stata senz’altro più facile se non avesse sposato qualcuno che non fosse un alieno … come avrebbe fatto Kyle.

A Jim piaceva veramente la biondina col la quale usciva suo figlio, poteva vedere quanto Tess rendesse felice il ragazzo. Forse Kyle sarebbe stato abbastanza fortunato da ricevere un sì e da vivere una vita normale. Jim aveva capito che l’abisso alieno poteva non essere un’assoluta benedizione e la sua impressione si rinforzò quando, uscendo dall’edificio, vide Sandman, la guardia del corpo di Liz.

* * * * *

Avevano programmato bene la tempistica, tutti e tre. Il sole era alle loro spalle, mentre risalivano la sponda del torrente. Nessuno, nel patio, stava guardando nella loro direzione ed erano già arrivati ad un centinaio di metri dai bersagli, a portata di tiro degli AT-4 antiuomo.

"Ci siamo." disse uno degli agenti, e tutti e tre si prepararono ad aprire il fuoco. I due agenti erano esperti, Schreiber un po’ meno, ma preparò goffamente la sua arma.

Mentre Jim usciva dall’edificio con sua moglie e i due ragazzi, captò un movimento con la coda dell’occhio e riconobbe immediatamente il pericolo. I tre uomini con i lanciarazzi erano controsole rispetto a Sandman e lui non li avrebbe mai visti in tempo. Non c’era nessuna possibilità che quei tre fossero lì con propositi innocenti - quelle armi non erano nemmeno permesse in mani civili - e si stavano preparando a sparare.

Un centinaio di metri era un raggio di tiro lungo per una pistola, ma non aveva altre opzioni. Tirò fuori la sua .357 Magnum, sapendo che a quella distanza, sarebbe stato un tiro difficile anche contro un unico aggressore e che sarebbe stato impossibile colpirli tutti e tre, almeno prima che uno di loro avesse il tempo per fare fuoco. Ma non aveva scelta …

Gli occhi di Sandman videro Valenti irrigidirsi e gli si rizzarono i capelli sulla nuca. Prima che la pistola dello Sceriffo avesse lasciato la fondina, lui si mosse. La minaccia arrivava controsole e si tirò indietro, lateralmente, per riuscire a vederla. La sua pistola si stava già sollevando, quando vide i tre uomini, due di loro già pronti a sparare. Mentre prendeva di mira quello che sembrava più pronto a fare fuoco, cominciò a premere il grilletto … poi si fermò quando la testa dell’uomo si piegò all’indietro in modo innaturale. Un punto per lo Sceriffo. Spostò velocemente la mira sul secondo uomo, pregando che lo Sceriffo mirasse al terzo, che stava ancora trafficando con l’arma e non era pronto a sparare.

Lo sparo dello Sceriffo attirò gli sguardi di tutti quelli che stavano nel patio, di tutti tranne quello di Sandman. Erano ad una festa, erano felici, circondati da amici e parenti, e tutti gli alieni avevano abbassato la guardia. Liz e Tess, prese nelle loro strategia per dare la notizia a Kyle, erano un bersaglio facile. Tutto sarebbe finito prima che uno di loro avesse potuto lanciare un’esplosione di energia.

Jim aveva mirato al centro della massa, ma aveva sparato troppo velocemente, la mente distratta dagli altri due aggressori. Il tiro era stato alto ed era stata pura fortuna che avesse colpito la fronte dell’uomo. Ma il secondo uomo era già pronto a sparare. Jim mirò al centro del suo petto e fece fuoco.

I proiettili della .357 e della calibro 9 trapassarono il cuore dell’uomo quasi simultaneamente e Sandman imprecò sottovoce. Lo Sceriffo era stato bravo, ma sparare allo stesso uomo avrebbe reso impossibile colpire il tempo il terzo. Comunque, doveva tentare.

Lo Sceriffo si rese immediatamente conto di quello che era successo, spostò la pistola e sparò ma, mentre ancora sentiva il rinculo, vide il lancio del razzo.

Quando il proiettile della .357 lo colpì nel cervello, Schreiber morì quasi all’istante. Forse non si rese nemmeno conto di aver potuto lanciare il razzo antiuomo, ma la sua mira fu buona e il razzo andò dritto nel patio, portandosi dietro il suo carico di distruzione letale.

Per Jim Valenti il tempo sembrò fermarsi. Il razzo dell’AT-4 viaggiò a 250 metri al secondo e quel quarto di secondo gli sembrò durare minuti. Vide Sandman che continuava a sparare, sperando nel miracolo di riuscire a colpire il razzo al volo. Ma non sarebbe successo. La scena si era improvvisamente trasformata da felicità completa in condanna imminente.

Sentì, piuttosto che vedere, Kyle fare scudo ad Amy col suo corpo e, in quella frazione di secondo, Jim riuscì a provare un grande orgoglio paterno. Fece un passo verso Maria, nel tentativo di farle scudo … anche lei aveva visto la morte arrivare e la sua mano si era alzata come a scansare la distruzione. Jim cercò di mettersi davanti a lei, ma non ci riuscì e fu scagliato all’indietro dall’esplosione prima di arrivarle vicino.

La granata aveva percorso 75 metri ad una velocità di 250 metri al secondo. L’esplosione di energia aveva percorso trenta metri alla velocità della luce. La granata esplose quando l’energia la colpì … la testata si disintegrò e perfino i frammenti furono rigettati nel deserto a diversi metri dai bersagli predestinati.

L’unico che rimase ferito fu Jim Valenti, gettato a terra dal margine dell’esplosione di energia. Sollevò lo sguardo per vedere una spaventatissima Maria … e l’incandescenza dorata che cominciava appena a sparire dalla sua mano, mentre Michael la stava confortando.

‘Quello che è fatto, è fatto.’ pensò Jim, sorridendo dentro di sé.

"Maria, Michael. Subito dentro il circolo. A quanto pare voi due avete i preparativi per un matrimonio da fare. O devo prendere il fucile dall’auto della Polizia, Michael?"

"Uhm … no, Sceriffo. Uhm … Il matrimonio va bene." disse Michael.

Si sposarono una settimana dopo, con Liz come testimone e Tess ed Isabel come damigelle.

E sarebbero TUTTI vissuti felici e contenti.

Fine

* * * * *


NDA: A domani con L'epilogo :D

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Capitolo 57
*** Epilogo ***


Epilogo

Sei anni dopo.


Il dolore stava cominciando di nuovo. Ragazzi, se era stata una cattiva idea fermarsi al Poligono. Poteva essere in ospedale a Las Vegas, da qualche parte dove facevano l’epidurale …

Liz voleva finire solo un paio di piccoli dettagli sul suo lavoro. La nuova medicina aveva passato facilmente la fase II della sperimentazione e, mentre l’approvazione della FDA sugli studi per la fase III era già stata garantita, Liz non voleva correre rischi. Non dopo aver visto i visetti dei bambini la cui Leucemia refrattaria avrebbe potuto essere curata dalla medicina che lei, Laurie e Nave avevano ottenuto con la bio-ingegneria. Qualcuno di loro sarebbe potuto morire se la fase III avesse subito ritardi. Voleva essere sicura che tutto fosse a posto.

Sandi l’aveva avvertita che spesso, in caso di parti multipli, il travaglio arriva prima. Lei doveva saperlo, i gemelli avevano ormai cinque anni e la piccola Salli quasi due. Fortunatamente, Sandi era un’esperta di queste cose. Aveva lasciato il servizio attivo nell’Aeronautica quando erano nati i ragazzi, aveva frequentato un corso per ostetriche all’ Università del Nevada e, quando non era al Poligono con il Generale, lavorava all’Ospedale di Nellis.

Slammer aveva abbandonato la Brigata Tattica Aerea e ora era all’Istituto per le ricerche spaziali e le fonti energetiche. In effetti, il programma di Liz e Laurie era solo un’attività secondaria, sebbene importante. Ma, Sandi era lì fortunatamente, perché le contrazioni erano ravvicinate e trasportare Liz a Nellis non era più un’opzione.

"Continua a respirare profondamente, Liz." disse Sandi "Tra un minuto o due ti chiederò di spingere."

"Sì, respira." disse un preoccupato Max "E’ sempre una buona idea. Aspira … espira … aspira … espira … "

Nonostante il dolore, Liz stava quasi per scoppiare a ridere. Di solito Max era così imperturbabile … ma perdeva la bussola quando lei provava dolore. Poi cominciò la contrazione seguente e, all’improvviso, niente sembrò più così divertente. "MMMMnngg!!"

"Okay, Liz, va avanti e spingi. Spingi … lavora con la contrazione … spingi."

Max vide sua moglie sforzarsi, sentendosi impotente. Dannazione, doveva esserci un modo più facile di questo. Uscire da un bozzolo, per esempio. Non voleva nemmeno pensare a cosa stesse succedendo dalla parte del letto dove stava Sandi. Solo guardare Liz negli occhi, tenerle la mano … Quella di Max stava per essere stritolata e Liz non stava nemmeno usando i suoi poteri per farlo, solo la sua stretta. Ma, visto quello che lei stava passando, Max pensò che sarebbe stato meglio non fare commenti, solo sopportare il dolore.

Le passò sulla fronte un panno bagnato. Anche se avesse voluto fare di più, non avrebbe osato. Sandi gli aveva detto che aveva già fatto abbastanza otto mesi e mezzo prima e che, se si fosse alzato ancora una volta dallo sgabello, lo avrebbe spedito a far bollire acqua con i suoi poteri, fino a quando non fosse tutto finito. Avrebbe voluto usare i suoi poteri per guarirla, ma lei non era ferita. Quella era una cosa naturale. Max pensava ancora che era un sistema progettato orribilmente.

"Ecco la testa. Continua a spingere, Liz. Ancora un po’, solo un po’." disse Sandi "Il primo è un maschio."

"E’ un maschio." ripeté Max. Liz sorrise ed annuì, grata del riposo, prima della contrazione successiva. Sandi asciugò il piccolo e venne fuori un vigoroso grido, poi tese Max Junior a uno dei tecnici che lo fasciò e lo mise nella culla sulla strana macchina a sei ruote che faceva muovere Nave 01, la prima della prole che i nano-robot avevano creato dopo il programma di scambio che Nave aveva avuto con il Vascello.

Il piccolo 01 canticchiò allegramente, facendo girare le sue ruote avanti e indietro per cullare il piccolo Max, mentre si assicurava che fosse prodotto abbastanza calore per mantenere la temperatura dell’infante. 01 e i suoi fratelli e sorelle avevano anticipato questo momento per nove mesi ed avevano avuto tutto il tempo per prepararsi. Il piccolo Max era in buone mani … per modo di dire.

"Okay, Liz, la testa del secondo bambino è impegnata. Alla prossima contrazione devi spingere di nuovo." disse Sandi. Liz annuì stancamente. Max era sicuro che sarebbe stata molto meno stanca se avesse smesso di usare così tanta energia nello stritolare la sua mano. Ma non disse nulla. Avrebbe sempre potuto guarirsela più tardi se lei gliel’avesse rotta, cosa che sarebbe successa se il parto fosse durato più a lungo.

"UNNGGH!" disse Liz. ‘Non può essere un buon segno.’ pensò Max terrorizzato, ma fu rassicurato dalla voce di Sandi. "Bene così, Liz. Te la stai cavando alla grande. Mantieni la spinta più a lungo che puoi. La testa è uscita … ecco. Okay, respira … respira. E’ una bambina ed è bellissima. Guarda quanti capelli scuri." Nave 02 si era già avvicinata a Sandi, quasi travolgendo il tecnico nel suo entusiasmo, prima di guadagnarsi un leggero rimprovero da Nave, attraverso la sfera che stava accanto a Liz.

*Stavo solo cercando di aiutare.* disse 02.

*Avrai tutto il tempo per formare un legame più tardi.* la rassicurò Nave. *Molti decenni di tempo.*

Nave 02 lo sapeva ma, per un’Intelligenza Artificiale, un decennio era veramente lungo. Ma anche gli otto mesi e passa di attesa erano stati lunghi e 02 aveva pochi dati in memoria e tanta logica sfumata, dovuta all’esuberanza della gioventù. Sarebbe stato divertente, pensò 02, e zia Liz aveva ragione. I piccoli organici erano così carini. Dopo che la piccola fu lavata e vestita, Maria Isabel Evans fu delicatamente posata nella sua culla. 02 la coccolò delicatamente, cullandola avanti e indietro.

"Okay, Liz. Abbiamo quasi fatto. Ne manca solo uno. Con la prossima contrazione, dammi una bella spinta."

Max non fu sicuro di cosa si stesse contraendo più forte, se l’utero di Liz o la sua mano. La cosa buona era che la sua mano si era intorpidita. Respirando a tempo con lei, finì per ritrovarsi in iperventilazione. Poi la contrazione arrivò …

"Unhhhh." disse Liz e la testa del terzo bambino venne fuori, sotto il controllo di Sandi, che la fece ruotare per far uscire prima la spalla destra, poi la sinistra. Quando Liz finì di spingere, il neonato finì tra le mani in attesa di Sandi. Dopo che fu lavata e vestita, Sandi pose la piccola Tess Laurie nella culla di Nave 03 che, ansiosa di avere una vera visuale della sua nuova amichetta, si era intrufolata tra il personale. Nave 03 stava tremando per l’eccitazione.

"Ho appena ricevuto qualche dettaglio di gestione familiare." disse Sandi. "Liz, se puoi darmi un’altra spinta, avrò fuori anche l’ultima placenta, dopodiché potrai riposarti."

"Sarebbe grande." disse una Liz che sorrideva felice, guardando i tre neonati dondolati dalle loro culle. Anche Max lo pensò … ormai avrebbe potuto guarirsi la mano, sebbene, alla vista di suo figlio e delle due figlie, il dolore delle dita stritolate era passato in secondo piano, anche se per allora, Max era quasi sicuro che Liz avesse usato i suoi poteri, quando gli stringeva la mano.

Lei era migliorata nel controllare i suoi poteri ma, nei momenti di grande emozione, qualche volta perdeva il controllo. Cose che succedono … diavolo, i ragazzi ancora prendevano in giro Maria per aver demolito il soffitto della suite nuziale la notte del loro matrimonio.

"Ora vi darò quei tre da coccolare per qualche minuto." disse Sandi "Poi, dovremo portarli fuori a vedere il resto del mondo."

Michael e Laurie stavano aspettando nell’atrio. Michael era impiegato nell’Area 51, come Vice capo della sicurezza, sotto Sandman.

Maria … be’, tecnicamente Maria non aveva nemmeno il permesso di accedere a quella parte del Poligono ma, quando aveva saputo che Liz stava partorendo, aveva guidato da Las Vegas, dove stava cantando in uno dei casino. Quando era arrivata al cancello, non si era fermata, aveva continuato a guidare superando le guardie le quali, naturalmente, la conoscevano, visto che lavoravano per Michael.

"Uh … io devo vivere con lei e non ho nessuna intenzione di fermarla." disse Michael a Sandman.

"L’ultima volta che ho cercato di fermare qualcuno con i poteri, sono finito con delle manette di sabbia." disse il suo capo. "Non lo farò di nuovo. E’ già stato abbastanza imbarazzante la prima volta … "

Una telefonata al Generale di Divisione Slammer, fece rilasciare il permesso. Maria ora era autorizzata ad entrare nel sito e, presumibilmente, a venire a sapere che gli alieni esistevano, compresi suo marito e i due feti di diciotto settimane che lei aveva in grembo.

Mentre 03 portava la piccola Tess Laurie nell’atrio, controllò i volti delle persone che erano lì e li identificò immediatamente come zio Michael, zio Jim e zia Laurie. Quella era un’area molto sicura, ma 03 era sempre vigile. Intendeva trascorrere i seguenti 80 anni, più o meno, con la piccola Tess Laurie. Ma quella gente era OK … in effetti, faceva parte della famiglia. Il piccolo LASER di 03 restò soddisfatto, mentre si avvicinava a Michael e a Laurie, che cominciarono entrambi a fare Ohhh e Ahhh alla bambina che stava portando. Subito dopo, arrivarono 01 e 02, portando i loro neonati, mentre Max e Sandi spingevano la barella con una stanca, ma felice, Liz.

"Dobbiamo dirlo a mamma e a papà. E anche ai tuoi genitori, Max." disse Liz.

*Ho un videolink pronto nella tua stanza.* disse Nave attraverso la sfera. *I nonni saranno in linea tra cinque minuti e i ragazzi stanno allineato i neonati per mostrarli ai nonni. Oh, e Maria Isabel ha il pannolino sporco di cacca.*

"Max … "

"Ci penso io." ‘Appena sarò riuscito a guarire la mano, però …’

Due dei tecnici si misero sull’attenti quando il Generale di Divisione Slammer entrò nella stanza. Lui fece loro il segno di riposo e guardò i tre bambini, abbracciando Sandi. "Sembra che stiano tutti bene. Congratulazioni a voi due. Benvenuti tra i genitori." La sua radio mandò un segnale sul canale della sicurezza e la voce di Sandman uscì dal microfono.

"Signore, abbiamo altri due intrusi, attraverso il cancello nord. Sembra che, questa volta, i colpevoli siano ‘zia’ Isabel e ‘zio’ Alex. Isabel era al volante e non è sembrata disposta a fermarsi al cancello."

Slammer ridacchiò. "Lasciateli passare. Non riuscireste a fermare Isabel e se ci provate, Alex dovrebbe intervenire." Lui non aveva ancora messo a punto i suoi poteri e qualcuno ne sarebbe uscito dispiaciuto. Avrebbero fatto prima ad ammettere al sito tutti e due, tanto non è che ci fosse molto che già non sapessero.

Anche Max e Slammer erano stati occupati a preparare una presentazione per il Consiglio dei Ministri e ai membri anziani del Congresso sulla nuova centrale elettrica ad energia di fusione derivata dalla tecnologia della Nave. Prometteva energia sicura, pulita ed abbondante, per ora per gli Stati Uniti e presto per l’intero mondo.

Ma Slammer capì che ora il suo scienziato più autorevole sarebbe stato legato per un po’ ai suoi nuovi doveri di padre. Peter si era ritirato, ma viveva ancora nell’area ed era coinvolto nel programma. Senza dubbio sarebbe riuscito a convincerlo a rientrare per tre mesi. Se glielo avesse chiesto Slammer, lo avrebbe fatto certamente. E, come padre di figli gemelli, e ora di una figlia, Slammer sapeva che Max e Liz avrebbero avuto le mani piene, anche con l’assistenza della prole di Nave.

"Suppongo che avrai bisogno di qualche mese di aspettativa per conoscere i tuoi piccoli, Max." disse Slammer.

"Uhm, sì. Ma non pensavo alla possibilità di tre gemelli, quando Liz mi ha parlato di questo … " disse un sorridente, ma in qualche modo già preoccupato, Max.

Maria si fermò, facendo stridere le ruote nel parcheggio ed aprì la porta con i suoi poteri. Corsa nell’atrio, cominciò a mandare gridolini alla vista dei bambini sulle loro culle trasportate. Nave 01, Nave 02 e Nave 03 fecero un controllo veloce, verificarono che era zia Maria e non fecero nessun tentativo di fermarla, quando si avvicinò ai bambini. "OhmioDio! OhmioDio! Sono così adorabili!"

Michael guardò con apprensione Maria, che stava mostrando i segni della gravidanza. E capì come sarebbe finita …

In quel momento, nel parcheggio si fermò un’altra macchina, le ruote che stridettero. Zia Izzy e zio Alex furono lì. Anche Izzy mostrava la sua gravidanza. L’ecografia aveva letto altri gemelli …

"E’ certo che ci sono un sacco di parti gemellari da queste parti." notò Michael.

La voce meccanica di Nave arrivò attraverso la sfera. "Oh, questo è un effetto collaterale del virus usato per la simbiosi. Predispone alle ovulazioni multiple. Le nascite singole sono una sorta di eccezioni, più che la regola."

"E da quanto tempo ci hai nascosto QUESTA informazione?" chiese Michael.

"Oppps." disse Nave.

N.D.A: Ringrazio chi ha letto la storia, chi l'ha seguita e chi l'ha messa nei preferiti. Grazie anche a SirioJB che mi ha detto il nome dell'autore, Greywolf.

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