Sant'Andreas

di Ribryus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vecchia scuola abbandonata ***
Capitolo 2: *** Esplorazione ***
Capitolo 3: *** "Non siamo soli." ***
Capitolo 4: *** Misteri e stranezze ***
Capitolo 5: *** La palestra ***
Capitolo 6: *** "E' solo un incubo..." ***
Capitolo 7: *** Qualcosa sta cambiando... ***
Capitolo 8: *** Una strana e misteriosa ragazza ***
Capitolo 9: *** Il tradimento ***
Capitolo 10: *** Mistero risolto ***



Capitolo 1
*** Una vecchia scuola abbandonata ***


"CA**O!  Valeria, non ti staccare da me, ok?!"
"O-ok!" rispose la ragazza singhiozzando in preda alle lacrime e alla paura. "D-dove a-andiamo?!"
"Di qua! CORRI!"
Rumori metallici, come due lame strusciarsi tra di loro, inseguivano i due ragazzi. Il buio era a loro nemico: non riuscivano a vedere chi o cosa li stesse seguendo.
"U-un ripostiglio!"
Il ragazzo lo aprì, ma anche lo spazio non era dalla loro parte: c'era posto per una sola persona. "Vale, nasconditi qua. Io andrò avanti e troverò un luogo per nascondermi."
"Non lasciarmi sola! Ti prego!" gridò la ragazza sommersa ancor di più nel panico. Il ragazzo le sorrise, le diede un bacio sulle labbra, chiuse la porta e corse via. 
Passarono pochi minuti che si sentì urlare. Un urlo accompagnato da viscidi suoni. La ragazza stava per urlare, ma si tappò la bocca in tempo lasciando posto alle lacrime. Qualcuno si stava avvicinando alla porta del ripostiglio; la ragazza non poteva scappare, ma sentì qualcosa che la turbò: una voce. "He...He...Hehe...Vuoi giocare a nascondino ora? Bene...Ti vengo a cercare..."
 
2 anni dopo...
 
Il cielo era ricoperto dal suo intenso azzurro, il sole era forte da spaccare le rocce. L'estate si faceva trovare in tutto il suo splendore, a quanto pare. Alessia era seduta esausta sulla panca vicino la finestra nella sua camera: "Cavolo, che caldo! Vammi a prendere un bicchiere d'acqua, Miriam."
"Non sono la tua schiava, quindi, muovi i tuoi piedini e vai giù in cucina a prendertelo!"
"Egoista! Uno muore di sete e tu non lo vuoi aiutare!"
"Tu sarai troppo egoista e non fai altro che dettare ordini!"
Ed ecco che iniziò una delle solite litigate tra Alessia e sua sorella Miriam; non vanno molto d'accordo e avevano una sola cosa in comune: Daniel, era argentino e già, era proprio un bel ragazzo.
Il campanello suonò. Dalla finestra Alessia vide chi è il visitatore e guarda caso parli del diavolo e spuntano le corna: è arrivato Daniel. "E' il mio amore! Waaaa!" urlò dalla gioia Alessia. "E no cara. Apro io!" ribattè Miriam. Le due corsero dandosi delle spinte fino alla porta affinchè una di loro non fosse riuscita a far atterrare l'altra per poter aprire. Alla fine, tanto dalle brute spinte caddero a terra entrambe. "Ma cosa fate? Haa..." sospirò la madre "aprirò io alla porta. Non fate altro che litigare, Dio mio."
Finalmente la porta venne aperta. "Ciao, Carla. Ci sono Alessia e Miriam?"
"Oh caro, certo!" La madre fece un gesto con la mano alle figlie per dire di alzarsi da terra e sistemarsi. Quando si trattava di un ragazzo, Carla era sempre complice delle sue figlie. "Miriam! Alessia! C'è Daniel!" fece finta di chiamarle "Arrivano tra un attimo, ma se vuoi accomodarti fa pure."
"No, grazie. Sai, dobbiamo andare al parco dagli altri."
Finalmente le due sorelle, sistematesi, andarono dal ragazzo e si avviarono per il parco. Era un bel posto: gli alti e forti alberi coprivano il cielo tanto da creare un bel fresco, colorati fiori contornavano il sentiero che poi si apriva in diverse vie che portavano al laghetto, al bar o alla zona delle giostre.


"Buongiorno a tutti!" dissero i tre insieme. "Hey ragazzi! Mancavate solo voi!" disse Mike. "Eeeeh sentiamo. Voi due vi siete fatte belle perchè il vostro bel vicino di casa è passato a prendervi?" disse Sara alle due sorelle. "M-ma smettila." arrossì Miriam.
"Smettetela di farfugliare e prestate attenzione, ora vi spiegherò il motivo di questo incontro." comandò Andrea. Lui sembrava quasi il leader del gruppo, era determinato, indifferente e non sembrava aver paura di nulla. "Dicci, stai per diventare padre?" scherzò Marco. "Idiota." rispose Anna, la ragazza di Andrea, con un sorriso. "No, non sto per diventare padre. Come sapete, la nostra scuola ha dato inizio ad un concorso: chi farà lo scoop più emozionante, avvolgente eccetera eccetera, prenderà posto alla classe giornalistica del liceo dando l'opportunità di avere una borsa di studio. Ringraziate Paolo per questa idea." I ragazzi cominciano ad elogiarlo per l'idea che sembra aver entusiasmato tutti. "Vai Paolo, spiega cosa dovremmo fare per il tuo scoop." disse Andrea. "Ecco...Ehm...Bene ragazzi, c'è una scuola abbandonata di cui ho pensato che potrebbe interessarci-" fu interrotto da Alessia: "Che? Non ci credo...Un fifone come te che pensa di riuscir a resistere in una scuola abbandonata. Non ci credo! Hahahahaha!"
"Smettila!" ribatte Alessia. "Più o meno dove si trova? La scuola intendo." disse Deborah. "Non molto lontano da qui, verso il centro commerciale 'Le grand marchè'...Comunque dicevo che potrebbe interessarci perchè alcuni dicono che al suo interno accaddi qualcosa e che si sentano dei rumori molto sinistri..."
"Allora, vi piace l'idea?" domandò Andrea.
"Cappero se mi piace!" rispose Deborah.
"Ma ceeerto!" risposero Alessia, Miriam e Daniel insieme.
"Yeah! Saranno i fantasmi ad aver paura di noi!" dissero Marco e Sara battendosi il cinque. "Hey, dovremmo portare delle telecamere, non trovate?" disse Mike. "E' una buona idea. Registrare tutto sarà più credibile." rispose Anna. "Portiamo dei diari. Lì scriveremo le nostre testimonianze, non si sa mai che...Hehehe..." disse ironicamente marco. "Ma tu sei proprio fuso!" gli rispose Daniel dandogli una pacca sulla spalla.  "Quando ci andremo?" domandò Miriam. "Dopodomani. Ci incontreremo qui alle 7:30. Portate, che ne ha, fotocamere, diari e anche cellulari, così da rimanere in contatto ovviamente." disse Andrea. "EEEEEH? Perchè così presto?" domandò Deborah.  "Se rimaniamo lì tutta la giornata è più probabile che riprendiamo pi fatti." rispose Andrea.
In seguito ragazzi si salutano e si avviarono ognuno da dove è venuto, alcuni non vedevano l'ora di vivere quell'esperienza. Ad un certo punto Miriam chiese: "Ma questa scuola quanto è vecchia?" Paolo rispose: "Più o meno 50 anni."
"E come si chiama?" domandò Mike. "Sant'Andreas." subito rispose secco Anna. Aveva un viso pallido, quasi come se le fosse accaduto qualcosa e aveva già intuito di quale scuola si trattasse. Forse lei ne sapeva veramente qualcosa. "Allora tu lo conosci." disse Deborah. "No. Cioè, conosco solo il nome..." poi si girò e, senza dire altro, Anna se ne andò lasciando gli altri pensierosi o perplessi.
Cosa avrà mai?
pensò tra sè e sè Miriam.


Il giorno dopo i 10 ragazzi non fecero altro che pensare cosa sarebbe accaduto lì dentro. Miriam aveva i brividi solo al suo pensiero, lei d'altronde era un po' fifona, non quanto Paolo, ma lo era. Alessia invece era tutto il contrario: non se ne fregava, per lei erano solo baggianate. L'aspettato giorno arrivò. I ragazzi s'incontrarono al parco per poi avviarsi verso la scuola. Un bel quarto d'ora di camminata e per fortuna non faceva caldo a quell'ora. Arrivarono finalmente davanti l'edificio scolastico. "Hm? Sarebbe questo? Cavolo, è enorme però!" disse stupita Alessia. "Allora, siete pronti? Avete tutto il necessario?" domandò Andrea. "Si!" risposerò insieme gli altri. "Bene. Allora entriamo."

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Capitolo 2
*** Esplorazione ***


La scuola era circondata da un grosso e lungo recinto di mura in cui sopra s'alzavano al cielo lunghe ringhiere in ferro arrugginito le cui punte erano appuntite. Queste erano collegate tra di loro da due sbarre sempre in ferro orizzontali: una verso le punte e l'altra verso la base; al centro c'erano altri due cordoni in ferro che s'intrecciavano, come rami, tra di loro da cui spuntavano piccoli fiori e piccole foglie sempre in ferro arrugginito. I ragazzi aprirono il grande cancello, ci misero un paio di minuti prima di entrare poiché il ferro arrugginito non era semplice da far muovere e dovettero aiutare Paolo -che era cicciottello- ad entrare in quella piccola apertura che riuscirono a creare.  Alla fine furono dentro. Il sentiero che conduceva all'entrata della scuola e al cortile posteriore era pieno zeppo di erbacce e foglie morte e secche da non so quanto tempo e al centro della stradina vi era una grande, elegante e vecchia fontana non funzionate; i giardini e le aiuole avevano perso forma a causa dell'erbacce che s'allungavano o crescevano da ogni parte; albero secchi, senza vita, a parte quei pochi pini che vi erano. La scuola era enorme: era in pietra e, probabilmente, quando la pietra non era ancora vecchia era ricoperta da qualche sfumatura d'avorio o del marroncino chiaro. All'entrata della scuole s'alzava una torretta di modeste dimensioni con al centro un vecchio e grande orologio. Le finestre erano per la maggior parte rotte e piante aeree avvolgevano metà della scuola. Ai tempi doveva essere un bel luogo, una scuola per gente di alto livello sociale. Il gruppo di amici infine entrò nella scuola. Era tutto scuro, se non fosse stato per la luce che entrava dalle finestre sarebbero rimasti nel nulla. Al centro della grande sala d'entrata c'era una larga scalinata in legno. Dovevano esserci almeno 5 piani e le assi in legno che sorreggevano il soffitto erano talmente rovinate che davano l'impressione che sarebbe crollato tutto da un momento all'altro; il pavimento invece aveva qualche buco qua e là. "L'edificio sembra essere molto grande. Dovremmo dividerci in gruppi se lo vogliamo esplorare come si deve." disse Andrea. "Oh mamma...E' così tetro..." disse Paolo tremando e cominciando a produrre qualche goccia di sudore dalla paura. "Fino a prova contraria è stata tua l'idea di venire qua." ribatté Alessia in modo sprezzante. "In quanti gruppi dovremmo dividerci?" domandò Miriam. "Ci divideremo in 5 gruppi da 2: io rimarrò con Anna-"
"Oh Dio! Non ci credo. Che gran novità!" disse scherzosamente Marco. "Finiscila se non vuoi morire." disse Anna con sguardo minaccioso. "Aaah...Comunque, Marco andrai con Sara. Mike andrà con Miriam. Daniel con Deborah e Alessia con Paolo." ordinò Andrea. "Hey hey! Aspetta. Perché io dovrei stare col grassone? Non potevi mettermi con Daniel?" domandò innervosita Alessia. "Se non ti sta bene Paolo puoi anche rimanere da sola." rispose Andrea facendo rimanere in silenzio. Lui era l'unico che riusciva a fronteggiare Alessia. "Bene. Ci rincontreremo alle 19:00 qui. Cercate di essere puntuali. Non si sa mai cosa può accadere più tardi..." disse con un sorrisetto inquietante Andrea avviandosi con Anna. Sicuramente voleva fargliela fare addosso ai ragazzi ed ebbe anche successo. Così, ogni gruppo si avviò e l'esplorazione ebbe inizio.
 Qualcosa però turbava Anna. Si fermò e fissò intensamente l'entrata. "Hm? Qualcosa non va?" chiese Andrea. "No...Andiamo." rispose Anna ritornando lucida. Prese per mano il ragazzo e ripartirono.
Dietro la porta d'entrata c'era un'ombra.
Un'ombra che li fissava.
 
"IV-C. Hmm...Sicuramente era un liceo classico. Hey Daniel, entriamo qua?" domandò Deborah. "Come vuoi. Io accendo la fotocamera intanto." La ragazza aprì la porta la quale fece un rumore stridulo. La classe era in disordine: banchi spostati di qua e di là o a terra, sedie capovolte o spostate in disordine, un'armadietto a terra, fogli sparsi e pareti rovinate. I due tossirono per la troppa polvere che vi era. "Prova a vedere se s'accende la luce." chiese Daniel. "Non va. Proprio come me l'aspettavo." rispose la ragazza. Cominciarono ad osservare ed indagare in giro per vedere se trovavano qualcosa. Deborah inciampò in un pezzo di legno di qualche trave che si è staccato dietro la cattedra. Si rialzò con l'aiuto del ragazzo e appoggiò la schiena al muro. "Tutto bene?" domandò Daniel. "Si, certo.  Mi sono sporcata di polvere, mer*a." disse staccandosi dal muro. La parte di muro in cui la ragazza si appoggiò si schiarì lasciando far intravedere qualcosa. Daniel lo notò e incominciò pian piano a spolverare fino a quando non ne uscì una lavagna con su scritto qualcosa. "Cavoli Daniel..."
"Quando ti sei spostata ho notato che il muro si è schiarito."
"Guarda sula lavagna. E' una V? Ma con cosa è stata scritta? Non vedo gessetti rossi in giro."
Daniel analizzò meglio la lettera. Quel ragazzo aveva acuta! "Sicura che sia proprio gesso?"


Mike e Miriam erano in girò per il primo piano senza saper da dove iniziare. "Ehm...S-senti Mike, come fai a rimanere così calmo?" domandò tremante la ragazza. "Hai paura?" disse puntando la luce del cellulare sul volto di Miriam. "EH? Ma certo che no! O forse si..." Continuarono a girovagare a caso fino a quando non entrarono in un corridoio. In fondo c'era una porta. Si avvicinarono e tentarono di aprirla, ma era chiusa. "Dove condurrà?" domandò pensieroso Mike. "Forse è un ripostiglio, una classe o  un piano. Sai uno di quei piano situati sotto terra dove spesso c'è la palestra con qualche classe. Ecco, un po' come la nostra scuola." rispose Miriam. "Troviamo in giro qualcosa che possa aprirla." disse Mike. Così si misero in cerca di qualcosa per poterla aprire.


"Dio mio! Non rimanere in dietro, muovi il lardo!" rimproverò Paolo, Alessia. "Ma io- AAAH!" urlò di botto il ragazzo spaventato da un ragno. "Sei assurdo. E' un ragnetto. Un misero ragnetto!" disse la ragazza. "Esistono r-ragni velenosi! P-pensa se questo fosse stato v-velenoso e mi a-avesse m-morso!" disse nel panico Paolo. Nel corridoio in cui camminavano c'erano diversi armadietti -quelli che usano gli insegnanti per posarvi all'interno dei libri, compiti o oggetti personali- molto vicini gli uni agli altri. "Fai una cosa buona. Apri uno di questi e trova qualcosa." ordinò Alessia. "M-ma lo potresti fare anche tu e-"
"Fallo e basta. Non vorrai mica che mi sporcassi le mie preziose mani. Io, al massimo, registro." disse la ragazza in modo arrogante. Paolo obbedì, ma prima di aprirne uno si udirono dei sinistri rumori. Si avvicinarono lentamente e fissarono incuriositi quello che li produceva. Di scatto spuntarono degli esseri che saltarono in faccia ai due.
Panico. Urla. Terrore.
Questi assalirono la calma che prima incombeva nel corridoio. Alessia fece cadere la foto camera e cercò di scacciare da dosso quegli esseri e stessa cosa fece Paolo che cadde a terra esausto. Questi esseri si staccarono subito dai due e finalmente che il terrore si era assopito, la vista dei due ragazzi si fece più chiara: non erano altro che topi. "Se tu avessi aperto subito l'armadietto non sarebbe successo, palla di lardo!" gli urlò in faccia Alessia. Il povero ragazzo si fece scappare qualche lacrime dal terrore e anche a causa delle rimproverate di Alessia. Continuarono il cammino ed arrivarono vicino una porta.  "E' meglio se apro io, pff." disse Alessia. Ma prima che stette per aprire si udirono ancora rumori sinistri provenire da dietro quella porta. "A-altri topi?" domandò Paolo. "Ed io che ne so." rispose nervosa Alessia. I rumori, però, erano troppo strani per essere creati dai topi: sembrava come se qualcosa fosse caduto; qualcosa batteva ogni tanto vicino la porta. Tutto, poi, tacque. La maniglia iniziò a tremare e il silenzio ricadde subito dopo. Paolo si rannicchiò sotto il bordo della finestra in preda al terrore.
Cosa ci può essere lì dentro? Si sa. I fantasmi, i demoni o altre cazzate simili non esistono.
Pensò Alessia. Quindi si avvicinò lentamente, ma la paura non poteva non circondarla. Si fece coraggio e toccò la maniglia. La strinse e aprì.
All'interno trovarono qualcosa che li stravolse, quello che non si sarebbero mai aspettati di trovare.

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Capitolo 3
*** "Non siamo soli." ***


Lo scricchiolio delle scale si fece sempre più assordante ad ogni gradino di Sara e Marco. "Ti dico che tra poco crolla. Era più sicuro rimanere giù." disse Sara. "Se i piccioncini sono saliti, questa scala reggerà anche noi, no?" ribatté Marco. Arrivarono al secondo piano che non era diverso dal primo, anzi era uguale. I due presero la destra del corridoio, del lungo corridoio. Non vi erano vere e proprie classi, ma stanze dedicate a tutto ciò che ha a che fare con la scienza, all'arte o alla musica. C'era persino una biblioteca. Entrarono nella prima stanza che trovarono. Nella stanza c'erano 3 file da 5 posti e ad ogni posto c'era un cavalletto con sopra un blocco per dipingere, dietro c'era una sedia. Alcuni di essi erano distrutti, altri a terra, sporchi, ma solo due erano ancora intatti. Così Marco osservò uno e Sara l'altro. "Oh bè! Questa si che è opera d'arte: una U dipinta di rosso non si vede tutti i giorni. Meglio se riprendo così che gli altri godano di questa meraviglia!" disse ironicamente Marco  e riprendendo la lettera. "Guarda qui invece." disse Sara al ragazzo che immediatamente si avvicinò. Erano davanti ad un disturbante dipinto: lo sfondo era tutto nero da cui comparivano due grandi macchi a forma d'occhio; al centro, scarabocchiato, si potevano intravedere 3 figure, 3 persone, un uomo, una giovane ragazza e un bambino tenersi per mano. La ragazza a sinistra, il bambino al centro e l'uomo a destra. La ragazza e l'uomo nascondevano una mano dietro la schiena come se stessero nascondendo qualcosa, davanti al bambino c'era invece una mazza da baseball un po' ripiegata, ma la cosa più inquietante è che in primo piano c'era una distesa di macchie di sangue di un rosso intenso, quasi come vero sangue. Sara provò a toccare il dipinto che sembrava asciutto. "Marco...questo non mi piace..."
"Hm? Perché?"
La ragazza indicò con gli occhi di guardare sulla sua mano che si era sporcata di rosso appena la spostò sulla distesa di rosso: la pittura era ancora fresca.
Qualcuno aveva appena finito di aggiungere quel particolare al dipinto.
 
Anna e Andrea erano sullo stesso piano, ma vagavano senza decidersi dove andare: Anna camminava lentamente come un morto vivente. Stava per sbattere contro una trave, ma il suo ragazzo la fermò in tempo. "Si può sapere cos'hai? E' da quando abbiamo parlato di venire qua che sei pallida e persa nei tuoi pensieri. Vuoi andare a casa?" le disse il ragazzo mettendole dolcemente le mani sulle spalla. "No...Io-" Anna decise di dire finalmente la verità quando venne interrotta da un assordante rumore di vetro frantumato della finestra accanto. La coppia si affacciò ad essa e cercarono di capire chi avesse lanciato il mattone che ha frantumato il vetro. Non c'era nessuno. Andrea prese il mattone e, legato con uno spago, vi era un foglietto. Lo aprì e dentro vi trovò dei numeri: 77501. Cosa potevano significare? O a cosa potevano servire? Mentre Andrea contemplava quei numeri, Anna si riaffacciò alla finestra per ricontrollare: la stessa ombra all'inizio era lì, dietro un pino, e li fissava.
 
Il telefono dei 10 ragazzi squillò: era Andrea che li aveva messi sulla stessa linea. "Ragazzi, senza accorgercene sono passate 2 ore e mezza. Credo che possiamo fare il primo incontro all'entrata e mostrare o raccontare quello che abbiamo trovato."
La chiamata terminò.
Arrivarono all'entrata e c'erano quasi tutti a parte a Alessia e Paolo. "Bè...Sono 5 minuti che aspettiamo, potremmo cominciare a parlare delle nostre scoperte nell'aspettarli." propose Mike. "Hm, si. Io e Deborah abbiamo registrato e fotografato questo numero su una lavagna." disse Daniel mostrando il video. "Stessa cosa abbiamo fatto io e Marco con questi due dipinti. Uno dei lavori era ancora fresco." disse Sara. "Io ed Anna abbiamo trovato questo foglietto con dei numeri scritti sopra. Sono stati attaccati ad un mattone lanciatoci dalla finestra, ma fuori non c'era anima viva." disse Andrea. "Forse so a cosa possano servire! Io e Mike stavamo esplorando il primo piano quando abbiamo trovato una porta chiusa. Nel tentativo di trovare qualcosa per aprirla abbiamo trovato in una classe una valigetta che per aprirla serviva una combinazione." disse Miriam. Ed ecco che poco dopo arrivarono anche Paolo e Alessia che portavano sotto spalla qualcosa...no! Qualcuno. "Ragazzi! Abbiamo trovato questa ragazza in un ripostiglio! E' viva, non sapevamo che fare e quin-"
"Valeria!" venne interrotto Paolo dal grido di Anna. "EH?! La conosci?" domandò sbalordita Alessia. "E' mia sorella! Che le è successo?!" disse Anna in preda alle lacrime e alla gioia, ma marchiata di preoccupazione appoggiando il corpo di sua sorella al pavimento. "Ba. E' svenuta appena ci ha visti." rispose Alessia. "Portiamola in ospedale. Sembra esausta ed è ferita." disse Andrea avviandosi verso l'uscita. "Aspetta! Ci sono ancora un sacco di cose sa portare a termine qua dentro!" ribadì Deborah. "E' più importante la sua vita o lo stupido concorso scolastico?" ribatté Mike. "Però è strano. Insomma: il dipinto ancora fresco, il mattone lanciato alla finestra su cui era attaccata una combinazione, le strane lettere...E' strano!" disse incredulo Daniel. "E se la ragazza starà sempre peggio che faremo?" ribatté Sara. "Io non posso lasciare mia sorella in questo stato!" disse preoccupata e disperata Anna.
"Smettetela voi. Tanto non potremmo comunque uscire." disse nervosamente Andrea. "Eh? Cosa?" dissero insieme gli altri. "La porta è stata chiusa a chiave e guardate il cancello, nessuno di noi si è accorto che è stato richiuso, per giunta con un lucchetto. Si intravedono benissimo le catene." disse Andrea, ormai anche lui cominciò a sudare freddo. Il panico si creò attorno i ragazzi. La disperazione  li stava divorando. Provarono a chiamare a casa o ai loro genitori, ma proprio in quel momento non c'era linea. Qualcuno li stava ostacolando.
"Non siamo soli." disse cercando di mantenere la calma Miriam.
 

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Capitolo 4
*** Misteri e stranezze ***


"C-che facciamo ora?" domandò in preda alla paura Paolo. "Dovremmo rimanere qui ed aspettare che ci vengano a cercare?" domandò tremando Sara. "Ca**o! Che facciamo, Andrea?!" disse Daniel. Tutti cominciarono a ritornare nel panico domandandosi cosa avrebbero potuto fare e come sarebbero potuti uscire. Ed ecco che  tante voci mischiatesi domandavano ad Andrea il loro esito.  "Andrea dicci che dobbiamo fare?"
"Andrea, come usciamo da qui?!"
"Rispondi!"
"Ca**o, Andrea!"
Il ragazzo si mise le mani in testa abbassando un po' il capo stordito da quel chiasso e preso anche lui dal panico, gli occhi spalancati e le pupille rimpicciolite dal terrore. Il respiro gli aumentava, si affannò. Stava per impazzire. "N-non lo so..." rispose senza penarci a bassa voce. Si calmò, prese fiato e cercando di mantenere la calma rispose: "Basta che non urlate, prima cosa. Calmatevi. Non ci succederà niente se ragioniamo senza andare nel panico." rassicurò Andrea. "Hey! Potremmo uscire dalle finestre del primo piano!" s'illuminò Miriam. "Sei idiota? Non vedi quante piante spinose coprono la finestra? Ci uccideremo solamente." rispose sgarbatamente Alessia. "Che altra idea hai? Vediamo, allora." ribatté sua sorella. "Cavolo, non litigate! Dobbiamo pesare, prima di tutto, a come rimanere vivi e vegeti: non dobbiamo sprecare quel po' di cibo e acqua che abbiamo portato e dobbiamo trovare qualcosa per curare questa Valeria!" disse Marco. I ragazzi cominciarono a cacciare tutto il cibo che avevano portato. Se non fosse stato per tutte le merendine portate da Paolo non avrebbero avuto cibo per una settimana. In fin dei conti dovevano rimanere in quella scuola solo una giornata. Mike e Daniel erano in giro in cerca di qualche fascia per fasciare le tante ferite sul corpo della nuova ragazza; intanto, in una classe, Anna era rimasta vicino sua sorella che fu fatta distendere su dei banchi affiancati come per formare un lettino. "Hm?...Ma cosa...Aah... Dove sono?" disse Valeria appena ripresa coscienza portandosi una mano sulla fronte. "Valeria! Stai bene? Dio grazie!" le disse Anna abbracciandola piangendo dalla gioia. Subito la ragazza andò ad avvisare gli altri che si precipitarono immediatamente nell'aula. Intanto Mike e Daniel ritornarono con stracci e pezze. Non erano il massimo per fasciare delle ferite, ma erano pure sempre meglio di niente. In fin dei conti non è comune trovare dei cerotti o bende in una scuola abbandonata da anni. Le fasciarono le ferite mentre la curiosità degli altri si fece sentire cominciando a fare innumerevoli domande alla ragazza. "Calmatevi! Si è appena ripresa. Sarà traumatizzata!" sgridò Anna gli altri "Valeria, sono passati 2 anni da quando sei scomparsa...Cos'è successo?" le domandò la sorella cercando in tutti i modi di mantenere la calma. "Io...Dov'è?" domandò Valeria. "Chi?" domandò a sua volta Anna. "No...Lui dov'è?!" Valeria cominciò a piangere ed ad alzare la voce "DOV'E'?!" cominciò a dimenarsi urlando dalla disperazione. "CALMATI! DIAVOLO! CALMATI!" cominciò a gridarle Anna in preda al panico. Andrea dovette usare la forza per placarla: le bloccò le spalli al banco mettendole una mano sulla bocca. La ragazza lentamente cominciò a calmarsi e a respirare affannata. "Ora, molto tranquilla, raccontaci tutto." le disse Andrea.

"V-volevamo fare qualcosa di diverso e-e..."
"Continua, stai tranquilla." disse dolcemente Anna alla sorella.
Gli occhi le si spalancarono e il capo le si curvò verso il basso. "Ci venne in m-mente di entrare qua...lui mi incitava ad entrare. Era attratto da questa s-scuola." cominciò a balbettare dal terrore "Pensava che nascondesse qualcosa...L-la gente diceva che questa scuola emetteva strani rumori e suoni...A-a lui piacciono queste cose." con quest'ultima frase, Valeria iniziò a piangere. "Ma chi è questo 'lui'?" le domandò Mike. "E' il mio ragazzo, F-Federico. Lui mi ha detto che si sarebbe n-nascosto. L-lui è ancora qui! Non mi avrebbe mai lasciata!" cominciò a piangere a dirotto. Mentre Anna era rimasta in classe con sua sorella gli altri si riunirono all'entrata.
"Strano. Sono passati due anni, lei non ha più rivisto il suo ragazzo e pensa che sia ancora nascosto." disse Deborah. "Forse per lei non sono passati 2 anni. A volte un grande shock non fa ragionare più le persone." disse Miriam. "Non ha nemmeno riconosciuto sua sorella." osservò Paolo. "Ma nascosto da cosa, poi?" domandò Mike. "Da Alessia, no? Chi non avrebbe paura di lei?" disse ironicamente Marco che si beccò immediatamente un pugno in testa da Alessia. "Miriam ha ragione, non siamo soli." disse portandosi due dita al mento Sara. Andrea tirò fuori dalla tasca il bigliettino con i numeri, chiuse gli occhi e pensò. "Sapete una cosa? Non ci resta che indagare meglio su questa faccenda. Mike, Miriam, portatemi nel luogo in cui avete trovato la valigetta." disse determinato Andrea. Andarono nell'aula in cui si trovava la valigetta. Provarono a formare la combinazione. La valigetta si aprì e trovarono una chiave arrugginita all'interno. "Chi mai metterebbe in una valigetta una chiave?" domandò perplessa Miriam. "Qualcuno che non vuole che venga trovata." rispose Andrea. "Bè, è strano. Perchè forse quel qualcuno ti ha rivelato la combinazione per aprirla." ribatté pensieroso Mike. "Probabile che sia stato qualcun altro a conoscenza della combinazione e forse sa anche a cosa possa servire." disse Andrea. "Mike, ti ricordi la porta chiusa che abbiamo trovato? Proviamo ad aprire quella!" disse Miriam. I tre si avviarono verso la porta. Non la trovarono al primo colpo poichè Mike e Miriam non riconobbero immediatamente la strada, ma ci arrivarono.
Andrea introdusse la chiave nella serratura, la girò e la porta si sbloccò. "Bene, apriamo."
Buio. Non si poteva intravedere niente di niente, solo il nulla.
"Avete paura?"
"No." risposero Mike e Miriam.
"Bene. Allora entriamo."

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Capitolo 5
*** La palestra ***


I ragazzi entrarono e scesero per le scale che conducevano ad un piano inferiore. Si fecero strada grazie alla luce dei loro cellulari che illuminarono solo ben poco. Arrivarono alla fine della scalinata spostando qua e là i cellulari in modo da capire meglio dove si trovassero. Continuarono a camminare trovandosi davanti anche una grossa porta. Finalmente si accorsero dove erano finiti. Come aveva supposto in precedenza Miriam, erano in un piano sotterraneo dove vi erano situate 3 classi e, supponendo da quella grande porta, una palestra. Provarono ad entrare nelle classi tra cui due erano chiuse ed una no. Entrarono e non era differente tra le altre che avevano visto. "Guardate sulla lavagna. C'è qualcosa..." osservò attentamente Mike.
"E' una O!"
"E' la terza lettera che troviamo. Sembra che qualcuno voglia dirci qualcosa..." disse pensierosa Andrea. Miriam intanto era andata vicino alla grande porta. La spinse con forza e l'aprì: il nulla. Sembrava il nulla. Provò a premere l'interruttore vicino e, molto stranamente si accese; era l'unica stanza dove era possibile accendere la luce, o ce ne erano altre?.
La palestra era grossa e a differenza delle altre stanze era di cemento:  vi erano 2 colonne a sorreggere il soffitto, al muro di fronte c'erano due sbarre a modi scala e c'era un lungo e rovinato cavallo da ginnastica ribaltato a terra ed altri più piccoli, i muri presentavano crepe. Gli occhi della ragazza, però, si spalancarono alla vista di quello che vi trovò dentro: sangue da tutte le parti, a terra e sui muri, ma più sconvolgente erano pezzi di carne e interiora sparsi, attaccati ai muri e appesi su dei fili tenuti dalle due colonne. La puzza era tremenda, si sentiva l'odore marcio della carne in putrefazione. A Miriam venne la nausea tanto da piegarsi in due, stava per piangere dall'orrore e con voce bassa e tremante chiamò gli altri due. Mike e Andrea corsero immediatamente dalla ragazza. Rimasero scioccati alla vista di quell'orrore. Andrea si girò disgustato e Mike appoggiò una mano sulla spalla di Miriam cercando di tranquillizzarla. "Che ca**o è successo qui?...Dio, che schifo..." disse schifato Mike. In fondo la palestra c'era un'altra stanza di cui la porta era aperta e...c'era qualcuno. Andrea e Mike decisero di andare a vedere cosa ci fosse oltre quella porta. Si avvicinarono. Andrea stava per entrare quando immediatamente Mike lo prese da dietro gettandolo a terra e sussurrandogli all'orecchio disse: "C'è qualcuno là dentro."
 
Nello stesso momento che succedeva questo, gli altri che si trovavano al piano di sopra con la nuova arrivata.
"Che p*lle! Sentite, perché non andiamo a vedere dove stanno e cosa stanno facendo Andrea, Mike e Miriam?" domandò Marco sbuffando. "Già, è da un po' che stanno via. Dovremmo andare a cercarli." disse Sara. "Ehm...chi ci va? Insomma, non possiamo lasciare Anna e Valeria da sole, no?" disse Deborah. "Alessia e Paolo potrebbero andare a-"
"Io non ci vado con quel ciccione fifone! Tanto non mi sarei mossa da qui!" obbiettò Alessia interrompendo bruscamente Sara.
"Ti pare il momento di fare capricci? Ci troviamo in una situazione del genere e tu ti comporti da principessa viziata?  Se proprio non ti piacciono le nostre decisioni puoi anche rimanere da sola." la rimproverò Daniel.
" Ok! Ci vado, va bene? Oh!" rispose stufa Alessia
"Hai detto di no. Quindi ci andrò io insieme a Paolo."
"Ma Daniel...Io...Tzé. Fa come vuoi." cercò Alessia di sembrare più snob senza riuscirci.
Ma perché sempre io?
Pensò Paolo. Già, perché un fifone come lui deve sempre fare cose che riguardano i più coraggiosi?

Daniel e Paolo cominciarono a cercarli e così trovarono la porta in cui i 3 erano entrati. Anche loro vi entrarono e finalmente trovarono Miriam seduta appoggiata al muro vicino la porta della palestra. "Miriam! Perché stai qui? Cos'è successo?" le chiese Daniel appoggiandole le mani sulle spalle. La ragazza non riusciva a parlare a causa dello shock di quella vista e, con il dito, indicò la palestra. Anche i due arrivati rimasero scioccati tanto che Paolo svenne. "D-dove sono Andrea e Mike?" chiese Daniel. "L-là. Dentro quella stanza."
"Bene, grazie." così Daniel ringraziò accarezzando la testa della ragazza e si immerse prima in quello schifo e poi arrivando alla porta.
"Andrea! Mi-"
Andrea e Mike tapparono insieme la bocca al ragazzo gettandolo a terra.
"Non urlare e rimani abbassato." gli disse Andrea a bassa voce.
Guardarono insieme chi ci fosse all'interno della stanza completamente bianca e vuota. Un uomo sui 60 anni sembrava, aveva il capo chino davanti una scrivania su cui era adagiato il corpo di uomo. In mano, l'anziano portava una mannaia.
Abbassò il capo verso la faccia dell'uomo in agonia e lentamente disse: "Giochiamo ad un bel gioco?"
L'uomo accennò la testa per rispondere "No".
"Allora...giochiamo al macellaio..."
 Così il vecchio alzò lentamente il braccio con cui reggeva l'oggetto e di scatto abbassò il braccio infilzando la mannaia nell'addome della povera vittima. Uno. Due. Tre infilzate di seguito smembrando, poi, lo stomaco.
 La stanza passò da un bianco ad un rosso scuro intenso. Prese le interiora, le mise in un sacco e cominciò ad avviarsi verso la porta per sistemarle sui fili. I 3 ragazzi non potevano muoversi o sarebbero stati scoperti.
L'uomo si avvicinava sempre di più alla porta ed i ragazzi non avevano possibilità di scampo. 

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Capitolo 6
*** "E' solo un incubo..." ***


Gli altri uscirono un attimo dalla classe mentre Anna era rimasta accanto a sua sorella che lentamente si mise seduta sul banco. "Come ti senti ora?" chiese Anna. Valeria non rispose, si guardò solamente intorno per cercare di capire dove si trovasse. "A-Anna!" si catapultò felice tra le braccia della sua sorellina stringendola forte come non mai. "Ma come...Solo ora mi hai riconosciuta?"
"Scusami...è stato strano, prima intendo. Ero semicosciente di quello che facevo o dicevo. Non ricordo molto di cosa è successo prima," ad un tratto la voce di Valeria si fece più cupa e preoccupata "ma so esattamente quello che succede qui dentro...Tu. Voi. Non dovreste essere qui."
 
Mike, Andrea e Daniel attesero che un miracolo li salvasse da quel momento. L'uomo si avvicinò alla soglia della porta e mentre stava per uscire qualcosa turbò il silenzio: il rumore di un vetro spaccato in tanti pezzi. L'uomo si girò verso la finestra e cominciò ad avvicinarsi. I tre ragazzi si affacciarono verso la stanza per vedere cosa fosse successo e Andrea non ci mise molto a capire che, a rompere la finestra, fu un mattone uguale a quello che trovò con Anna.
"E' il momento buono. Corriamo!" gridò a bassa voce Andrea. Cominciarono a correre verso dove erano venuti. L'uomo si accorse di loro dal rumore dei passi ed incominciò a seguirli portando con se la sua preziosa mannaia. L'uomo iniziò a fare strani gemiti e versi. All'entrata della palestra c'erano Miriam che riuscì a far risvegliare paolo. "CORRETE!" urlò loro Mike. Iniziarono a scappare più veloce che mai, ma Paolo era sempre indietro e più lento. Arrivarono quasi verso le scale da dove scesero e lì Paolo cadde e tentò di rialzarsi. Daniel corse immediatamente da lui per aiutarlo, ma qualcosa finì sulle guance del ragazzo. Dietro Paolo, la mannaia del vecchio l'aveva centrato. Ormai quell'uomo era a pochi passi da Daniel. Corse più veloce che mai per arrivare alla porta da cui era venuto. L'uomo stava per raggiungerlo. Mike era dietro la porta per chiuderla immediatamente dopo che Daniel ed il povero Paolo sarebbero entrati. "CORRI!" gli urlò disperata Miriam. Daniel arrivò alla porta e Mike di scatto chiuse la porta con le chiavi che trovarono e che si portò dietro. L'uomo si spinse alla porta per tentare di riaprirla; tentò anche con la mannaia, ma non aveva più forza: ormai era vecchio.
Silenzio. Ecco cosa avvenne.
 Mike si lasciò scivolare alla porta sudando freddo. Miriam si sedette a terra incredula e Daniel si sdraiò esausto a terra. Oramai erano così disperati, terrorizzati che non riuscirono a piangere il loro amico pensando solo che fosse un terribile incubo. "E' solo un incubo. E' solo un incubo. E' solo un incubo..." cominciò a ripetersi sottovoce Mike. Miriam cominciò a piangere sia per il suo defunto amico sia per la paura che la divorava.
Quel mattone...Qualcuno li stava aiutando?
 
"Rientriamo in classe. Valeria dovrebbe sentirsi meglio. Vediamo cosa ha da dire." propose Deborah. "Ca**o..." pronunciò Marco sottovoce. Corse immediatamente da Andrea e gli altri tre appena vide il sangue sul volto di Daniel. "Che ca**o è successo?! E dov'è Paolo?!" cominciò a domandare Marco prendendo per le spalle Mike.
"..."
Mike non rispose. Guardò dritto negli occhi di Marco, ma il suo sguardo era perso, vuoto. Sembrava incosciente. Sara abbracciò delicatamente Miriam  pianse silenziosamente. Andrea aveva il capo chino e mostrò il suo tipico aspetto di quando era incredulo a qualcosa o di quando era nel panico: occhi sbarrati, sudore freddo. Alzò lentamente il capo: "Paolo...Paolo è morto."
"Hehe...è solo un incubo." disse con un sorriso incredulo Mike. Sarebbe impazzito a poco. In fin dei conti, lui è quello che è moralmente e psicologicamente più debole degli altri. La disperazione e le lacrime presero sopravvento negli altri.
 
I quattro furono fatti sedere nell'aula in cui vi erano Anna e Valeria. Quest'ultima vide i loro sguardi e i loro movimenti lenti e tremanti. "L'avete visto." disse Valeria scrutatrice. "Chi?..." domandò Daniel. "Voi avete visto uno di loro. Anzi, voi avete visto il vecchio, vero?"
"Come lo sai?" le domandò Andrea.
"Sono 2 anni che vivo qua dentro e ho visto cose che voi non potete immaginare. La vostra attuale reazione è stata uguale alla mia quando ho visto lui.
Voi siete in pericolo. Voi non dovevate venire! Ci sono state altre persone che hanno fatto la vostra e la mia stessa caz*ata! Voi non capite! Il vecchio...Loro sono le sue pedine...Lui si vuole solo divertire!"
"Ma che stai dicendo?" le domandò preoccupata Sara. "Il vecchio comanda chi?" aggiunse Deborah.
Valeria stette per impazzire di nuovo."Non il vecchio...LUI!"
Nessuno di loro capì più niente...Perché Valeria impazziva appena parlava di questo argomento?
E chi era lui?

 

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Capitolo 7
*** Qualcosa sta cambiando... ***


Passarono 2 giorni e in questo breve tempo non successe niente. Il gruppo di amici erano ormai terrorizzati all’idea di smuoversi da quella classe. Un vecchio pazzo che si diverte a squartare gente, la morte di Paolo e…Lui.
Perché nessuno li stava cercando? E se invece lo stavano facendo, perché non arrivarono mai a Sant’Andreas?

Alcuni parlavano tra di loro, altri con Valeria, che riprese coscienza, c’era chi si annoiava e c’era Mike che frugava o cercava di trovare qualcosa dappertutto.
“Mike, che stai facendo? Sono 2 giorni che vai avanti così!” rimproverò Miriam.
“Non trovo più il mio cellulare.” Rispose in modo secco e freddo.
“E…Dove l’hai lasciato l’ultima volta?”
“Tz. Siamo rimasti segregati in questa classe per 2 giorni, secondo te dove può essere?”
Miriam guardò intensamente negli occhi spalancati e terrorizzati del ragazzo.
Stava cambiando. Miriam lo capì.
 “...Vado in palestra.”
“Fermo! Sei idiota?” lo prese tirandolo per un braccio Miriam. “No…forse sono solo stanco?”
“Hm. Già.” delicatamente Miriam lo fece sedere.

Arrivò la sera e i problemi si fecero sempre più gravi.
“Mie povere anime, qui il cibo scarseggia.” disse Marco. “Ca**o.” sussurrò Andrea “Cosa ci rimane?”
“Allora: un pacchetto di patatine al peperoncino molto buone, una grande bottiglia d’acqua” in realtà era una bottiglietta con metà acqua “e delle praline al cioccolato.”
“Come faremo adesso? Non penso che ci sia del cibo qui e tantomeno dell’acqua!” disse Sara. “Non ci resta che mangiare una volta al giorno in minor quantità.” ribatté Deborah. “Tanto finirà, un giorno. E se non mangeremo moriremo.”  Disse Daniel.
“Hey! Qualcuno verrà qui e ci troverà. Non possono di certo lasciarmi qui dentro a marcire, no?” disse Alessia. “Io so dov’è del cibo.” si unì alla discussione Valeria.
“Dove?” domandò Anna.
“Dove mi nascondevo. E’ un ripostiglio e quel luogo ha un passaggio che conduce ad una dispensa.”
“Pensavo qui ci fosse un cannibale.” disse ironicamente Marco riferendosi al vecchio. “Lui lo è in parte, ma qui non vive solo lui.”
“Si, ce l’hai detto. Vive anche questo ‘lui’.” disse annoiata Alessia. “No. Qui vive altra gente.”
Terrore. Nella stanza si diffuse paura e un silenzio tombale.
“Chi sono questi tizzi?” domandò Anna.
“Non li ho mai visti in faccia. Non si fanno mai vedere per bene. Puoi intravederne la sagoma nel buio e…” Lo sguardo di Valeria si chinò e cominciò a respirare più forte. Anna cercò di calmarla. “E non andate mai al secondo piano.”
Marco, Sara, Anna ed Andrea si guardarono preoccupati in faccia. Loro ci erano stati.
“P-perché?” domandò Sara. “Lì dimora uno di loro…”
Marco e Sara pensarono al dipinto metà fresco che trovarono nella classe di arte al secondo piano. Forse quello li stava osservando.
“Se non fossimo entrati qui a quest’ora, se non ci fossimo interessati al quel fo**uto concorso scolastico…Ca**o!” disse preoccupato Andrea battendo un pugno su un banco. “Sbaglio o tu dicesti a Paolo che era una bella idea. Se non ce la faremo sarà colpa tua.”
“Smettila, Miker.” rispose nervoso Andrea.
“Se Paolo è morto è anche colpa tua.”
Andrea stette per andare a picchiarlo dalla rabbia, ma Danie sbadigliando si mise in mezzo ai due e disse: “Credo che dovremmo andare a dormire. E’ tardi.” Così facendo calmò Andrea.

Silenzio. Tutti dormivano. Mike era sveglio. Si issò lentamente, prese una torcia e uscì cautamente.
Mike diventava sempre più strano. Non è da lui insistere tanto su una cosa. E’ normale che ognuno voglia tenersi stretto il proprio cellulare, ma in un luogo dove dimora gente pazza, dove non c’è rete e dove restare al sicuro è l’unica possibilità credo che tutti rinuncerebbero al proprio cellulare.
Mike ritornò in palestra. Lo schifo che c’era prima era rimasto lì, a parte un nuovo cuore inchiodato al muro; forse era della povera vittima che intravidero prima.
Mike avanzò cauto, arrivò vicino la stanza dov’era il vecchio con la povera vittima e il cellulare non c’era. Mike iniziò ad cercare, ma niente.
“Strano. Pensavo che mi fosse caduto qui.”
“Cerchi questo?” domandò una voce estranea al ragazzo. Lui di scattò si voltò e, sulla soglia della porta era appoggiata una ragazza bellissima ragazza albina a quanto pare: aveva lunghi e voluminosi capelli bianchi ed una pelle chiara; era vestita tutta in bianco con qualche punto rosso e nero. Mike, però, quando la vide fece un passo indietro. Quella ragazza aveva gli occhi rossi. La ragazza fece una piccola risata “Tranquillo, sono solo lentine.” Disse indicandosi gli occhi. “Ripeto: è tuo questo telefono?”
“Si…Dammelo.”
La ragazza gli porse il cellulare. “Come sei arrivata qui dentro?” gli chiese sospettoso Mike. La ragazza alzò le spalle. “Forse sono qui dentro da più tempo di voi-“
“Come fai a sapere che non ci sono solo io?” la interruppe Mike.
“Stavo al secondo piano, gironzolavo qua e là. Ho sentito prima delle voce venire dalla classe di arte, così mi sono nascosta dietro la porta ed ho visto due ragazzi. Poi, ho sentito del vetro rompersi e mi sono di nuovo nascosta per vedere cos’ era successo e c’erano altri due ragazzi.”
“Strano. Non credo che qualcuno gironzoli così, a caso, in una scuola dove c’è uno che uccide chiunque.” La ragazza fece spallucce e Mike se ne andò. Non voleva avere a che fare con una persona del genere. Mentre Mike si incamminò per ritornare indietro la ragazza lo seguì. Mike se ne accorse e si voltò e la ragazza si voltò. “Perché mi segui?”
“Di solito nei film o nei libri se il personaggio incontra qualcuno questo si unisce al suo viaggio!” disse la ragazza facendo un grande sorriso. “Questo non è un viaggio- Non mi seguire più.”
Si rincamminò, ma la ragazza non demorse. “Ancora?! La vuoi piantare? Che cosa vuoi? E smettila di ridere. Fai così d quando ti ho vista.”
“Mi sentivo sola.” la ragazza fece un’espressione triste per esser più convincente, ma Mike non se ne fregò e continuò a camminare.
La ragazza si avvicinò di più a lui e, prendendolo per una spalla, lo fece girare. Con un grosso sorriso sul volto disse: “Io mi chiamo Sharon.”

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Capitolo 8
*** Una strana e misteriosa ragazza ***


Silenzio. Un silenzio così intenso e profondo da farti temere anche la tranquillità; era un silenzio anormale. Dormivano tutti. C’era chi si girava qua e di là per trovare una posizione adatta per stare comodi e chi aveva dolori alla schiena, ma si sa, dormire su un pavimento sporco e vecchio senza nemmeno una coperta non è il massimo. Era notte fonda e Miriam, non sopportando quella scomodità, si svegliò e al suo fianco Mike non c’era. Sobbalzò di scatto e uscì dall’aula per andare a cercarlo.
Quell’idiota! Vuole per caso rimetterci la pelle?
Pensò Miriam. Ma appena fece due passi fuori l’aula, le comparve davanti il ragazzo scocciato e seguito da una ragazza. Miriam rimase perplessa non per il suo strano aspetto, ma da dove Mike avesse tirato fuori quella.
Miriam non fece in tempo a dire niente che il ragazzo le passò di fianco e le disse: “Non dirmi niente. E’ lei che mi ha trovato e che mi ha seguito.” e se ne andò. La ragazza voltò il capo verso Mike ancora interdetta e perplessa per poi voltarsi nuovamente verso l’estranea. “Ciao. Io sono Sharon.” Disse con un grosso e luminoso sorriso. “Eh…Io sono Miriam. Piacere…di conoscerti. Allora…vieni in classe?”
“Certo!”

Alla fine si svegliarono tutti perché non riuscirono a prender sonno. “Eeeeh? E chi è questa?” domandò Sara. “Piacere di conoscervi. Io sono Sharon! E indosso lentine rosse, eh!” disse in modo infantile e tutti si presentarono. La osservavano straniti, ma Andrea la osservò con occhi indagatori; era vestita in modo strano, indossava per qualche strano motivo lentine rosse e…che ci faceva lì?
“Da quanto tempo sei qui?” le chiese Anna. “Hm, da un po’ di tempo, ma non saprei con precisione.” Valeria rimase immobile, sudò freddo quando vide la nuova arrivata. La indicò e, tremando, le parlò. “Tu…Dove hai trovato quella maglietta?” Era una maglietta bianca con qualche figura astratta rossa e nera e le andava un po’ larga. Non era un modello femminile.
“Hm? Questa? Ecco…” Sharon si toccò la pancia guardando l’indumento “la comprai a-“  Valeria si gettò di scatto su Sharon prendendola per i collo e cominciò ad agitarla. “NON E’ TUA, AMMETTILO!”
“Aaah! E’ mia! Lasciami!” Le rinfacciò Sharon nel panico. “NON E’ TUA! ERA DEL MIO RAGAZZO! ERA DI FEDERICO, LUI L’INDOSSAVA QUEL GIORNO! COSA GLI HAI FATTO, STRO*ZA!?”
“FERMATI ORA!” la tirò Anna da dietro. Valeria cominciò a piangere disperatamente e a stringersi forte su sua sorella. Intanto Anna cercava di tranquillizzarla. “Shhh. Calma, dai. Ce ne saranno tante di persone che indossano la stessa maglietta…”

Andrea non disse niente per tutto il tempo. Si sedette su un banco ed iniziò a pensare. “Cos’hai?” gli chiese tranquillo Marco. Andrea fece spallucce. “E scusami per prima.”
Andrea  gli mise una mano sulla testa come se avesse accettato le sue scuse “…Non mi trattare come un bambino!” alla fine, Marco era davvero il più piccolo tra di loro.
Improvvisamente si sentì un brusco rumore provenire dal secondo piano, come se fosse caduto qualcosa di grosso. Tutti si allarmarono e alzarono gli occhi al soffitto. “AAAH! Cos’era!?” disse Alessia coprendosi le orecchie. “Andiamo a vedere!” aggiunse Andrea. Mentre tutti erano usciti dall’aula, Sharon rimase ancora dentro ad osservare immobile, con sguardo spento, il soffitto. Miriam fece così un passo indietro, verso la porta, per chiamare la ragazza. “Ehm…allora. Non vieni?”
Sharon non si mosse. “Sharon?”
“Eh? Vengo!” corse fuori dagli altri. Miriam si mise nello stesso punto in cui la ragazza era rimasta immobile. Guardò il soffitto, ma non vide nulla. Acutizzò di più la vista fino a scorgere una macchia quasi invisibile di uno strano arancione. Scosse la testa e ritornò dagli altri.
Salirono al 2° piano fin quando trovarono in un corridoio una vecchie ed enorme libreria a terra. “Sarà stata questa a fare rumore?” domandò Daniel. “Bè, ce ne sono molte di queste librerie per i corridoi.” Osservò Deborah. “Io opto per questa.” Aggiunse Alessia “Insomma, non c’è altro qua terra.”
Mike si accorse che vicino all’oggetto c’era un bigliettino. “Hey, guardate qua.”
“Cosa c’è scritto domandò Anna?”
Mike aprì il bigliettino su cui c’era scritto:
Guarda a terra, mai in alto.
Se questo indizio seguirai
il premio troverai.


“Eh? Io no c’ho capito nulla.” Disse Marco. “Dice di guardare a terra e non in alto. Allora si troverà a terra questo premio.” Osservò Miriam.
Ma perché? Perché mai qualcuno ci darebbe questi indizi? Ma poi, per cosa? C’è davvero qualcosa in questa scuola?
Pensò tra sé e sé Andrea.
Sharon allargò un grande sorriso sul volto fissando la finestra. Mike si avvicinò a lei per vedere cosa stesse guardando, ma non c’era nulla. “Perché ridi?” le domandò. “Perché rido? Pensavo ad una cosa divertente. Hehe!”
Mike continuò ad osservare a fondo fuori la finestra e sentì un brivido percorrere il corpo. Gli sembrava di essere spiato.
Qualcuno si stava davvero prendendo gioco con loro.

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Capitolo 9
*** Il tradimento ***


“Io trovo questa storia alquanto strana. Abbiamo capito che dobbiamo guardare a terra, ma dove? Questa scuola ha altri 3 piani!” disse borbottando Alessia. “Allora saliamo.” disse secca Valeria Non restava che dividersi di nuovo in gruppi e esplorare gli altri piani. Erano sempre gli stessi: Mike con Miriam, Sara con Marco, Alessia con Daniel e Deborah mentre Andrea con Anna la quale si sentiva più sicura se la sorella fosse andata con loro. “Hey! Ed io con chi sto? Non voglio restare sola!” obbiettò Sharon vedendo che tutti gli altri stavano andando via. “Di certo non starai con me.” disse convinto Mike. Così la ragazza fu messa in gruppo con Sara e Marco.
Al primo piano andarono solo Mike e Miriam poiché era stato esplorato abbastanza, al secondo Anna ed Andrea e Deborah, Daniel ed Alessia, al terzo Sara, Sharon e Marco.

“Mike, possiamo ritornare un attimo nell’aula dove alloggiamo?”
“Come vuoi.”
Ritornarono nella classe. Miriam alzò gli occhi al soffitto per ricontrollare quella strana macchia e si ritrovò qualcosa di inaspettato: una “I” maiuscola di un rosso sbiadito.
Ma che cosa vorrà mai dire?  pensò Miriam.
“Io penso che serva per comporre una qualche parola.”
“Che vuoi dire, Mike?”
“Ricordi le altre lettere trovate in giro?” Miriam annuì. “Bene. Se si vogliono unire esce un’unica parola: vuoi.”
“E cosa ne pensi?”
Mike fece spallucce e non rispose.

Andrea e le due sorelle avevano perlustrato tutto il pavimento all’ovest del secondo piano, ma niente. Provarono a tirar fuori dal parquet le assicelle di legno per controllare se ci fosse qualcosa e ancora niente. “Dio…Non c’è un ca**o.” disse Andrea portandosi una mano alla fronte per asciugarsi il sudore. “Mi chiedo se qualcuno ci stia prendendo per il c*lo.” disse Anna. “Ragazzi, poiché non troviamo niente posso potarvi nella stanza dove vi dissi che vi trovai del cibo.” disse Valeria. I due immediatamente acconsentirono: ormai le scorte di cibo erano finite. Intanto Daniel, Deborah e Alessia esplorarono la zona est del secondo piano. “Ahhh! Smettiamola di camminare! I miei piedi delicati non resistono a questa tortura!” si lamentò Alessia. “Pensi che solo i tuoi ‘piedi delicati’ siano stanchi? Ahhh, siediti qua a terra e aspettaci!” disse stufa delle sue lamentele Deborah. “Tu non  indossi delle ballerine! Però è normale, visto che sei solo un maschiaccio!”
“Ma chi ti credi di essere, eh?”
Donne… pensò Daniel tra sé e sé.
Improvvisamente si sentì un brusco rumore provenire da una classe. Le ragazze smisero di litigare e guardarono a fondo il corridoio in lontananza. “Cos’era?” chiese Deborah. “Non lo so…Andiamo…a vedere?” disse rivolto alle ragazze; le due si guardarono in faccia e, non convinte, annuirono lo stesso. Arrivarono  in fondo al corridoio dove vi era una porta chiusa a chiave.

Terzo pano. Marco, Sara e Sharon trovarono solo classi distrutte peggio delle precedenti ed altre vuote. “Questo si che è un bel posto! Ideale per gli alunni.” Disse ironicamente Marco. “Uh? Di là c’è un bagno!” disse allegramente Sharon. “Come fai ad essere così felice in un posto del genere?” le domandò retoricamente Sara tremando. Andarono a controllare nel bagno ed era l’unica stanza messa meglio delle altre di quel piano.
“Qui le porte sono andate, tranne lì.” Indicò Sara una porta nel bagno. “Non si apre.” Osservò Marco.
Toc toc!
Marcò sobbalzò quando sentì bussarvi all’interno. “Ma che ca**o?!” era nel panico Sara.
DOOM!
All’interno qualcuno diede un calcio. Poi un altro ed un altro ancora! Fino a che la porta non si ruppe. I tre, stretti tra di loro, si avvicinarono lentamente e dentro, sul wc, era seduto un bambino col capo chino, i vestiti rotti e sporchi; affianco ad egli c’era una vecchia mazza da baseball ricurva -sembrava di metallo- che ricordava quella del dipinto che trovarono nell’aula di arte. Sembrava un cadavere. I volti dei tre ragazzi si avvicinarono di più per osservarlo. Il bambino di scatto alzò il capo ed impugnò l’oggetto al suo fianco. I tre urlarono e corsero più velocemente possibile. Il bambino incominciò a rincorrerli urlando da una perversa gioia.
“HAHAHAHAHA! NUOVI AMICI! HAHAHA! GIOCHIAMO AD ACCHIAPPARELLO? HAHAHAHAHA!”
Erano arrivati così di fretta alle scale. Esse erano pericolanti e rotte qua e là. Sfortunatamente Sara inciampò su uno scalino che si ruppe quando lei appoggiò appena il piede facendola sbattere fortemente la testa sulle scale. Non c’era tempo per fermarsi, quegli strani rumori metallici si avvicinavano sempre di più, così Marco prese in braccio Sara continuò a correre disperato. Sharon si bloccò di scatto. “COSA FAI, SHARON?!” gridò nel panico Marco. La ragazza si girò velocemente verso il bambino ed ebbe uno sguardo cupo, ma serio, quasi determinato e freddo e il colore dei suo occhi rossi –che lei diceva che erano lentine- divennero strani: da un rosso passarono ad un rosso scuro cupo ed intenso. Forse era solo impressione, in fin dei conti c’era più oscurità che luce. Il bambino si avvicinò definitivamente. “SHAROOON!” urlò Marco.
La ragazza prese velocemente aria e urlò con tutto il fiato nelle vene. Fece un acuto spaventoso in faccia al bambino. Un acuto irreale. Il bambino gridò dolente e si accasciò a terra stringendosi tutto il capo. “Andiamo!” disse Sharon a Marco.

“Ecco qui la stanza dove mi hanno trovata i vostri amici. Entrate e abbassatevi il più possibile, spostate quello scatolone e troverete un’entrata nel muro.” Così, Valeria mostrò ad Anna e Andrea che fare. “Grazie.” le disse sorridendo Anna a sua sorella. “Scusami, Anna…scusami.” Cominciarono ad uscire delle lacrime agli occhi di Valeria.
“Cosa?”
“Scusami!”
Valeria spinse Anna all’interno della stanza chiudendola a chiave.

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AVVISO: Io (autrice della storia) sarò assente dal 19 Luglio al 2 Agosto, quindi le storie verranno pubblicate dal 3.

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Capitolo 10
*** Mistero risolto ***


Mike e Miriam, usciti dall’aula, si ritrovarono all’ingresso della scuola. Ora, non sapevano più che fare: avevano controllato gran parte del piano. “Sai, Mike. Ripensando alla lettera ho qualche dubbio?”
“Che intendi dire?”
Guarda in basso e mai in alto…Se si fosse riferito a noi ci sarebbe stato sicuramente scritto guardate in basso.
“Pensi che sia riferito ad uno solo di noi?” domandò il ragazzo.
“No, non credo almeno…Penso che voglia indicarci altro. Ad esempio, vuole dirci che un oggetto o una cosa guarda, cioè punta, sempre verso il basso.” affermò con del dubbio Miriam. Mike la guardò per un istante compiaciuto per poi gettare lo sguardo su una finestra vicino la porta d’ingresso, da cui dietro quelle piante spinose avvolgere la finestra si poté intravedere qualcosa. Un’ombra. Mike fece un passo per avvicinarsi ed essa sparì e, immediatamente, si sentì un suono come un serratura sbloccarsi. Si avvicinarono entrambi alla porta ed era aperta. “Com’è possibile…? Era chiusa!” disse confusa la ragazza. Non ci pensarono, però, due volte prima di uscire e recarsi subito al cancello. Chiuso. Anche quello, ora. I due si guardarono perplessi negli occhi e poi intorno. Era ovvio che qualcuno stava giocando con loro. I loro movimenti non erano casuali.

Marco correva più veloce che mai con Sara sulle sue spalle. Le lacrime erano così tante da appannargli gli occhi e negarlo di una buona vista. Dovette per forza fermarsi e riprendere fiato; appoggiò la ragazza sul pavimento. Non è possibile! Non è possibile! E’ un incubo! Continuò a pensare facendo avanti e indietro. Intanto Sharon li aveva raggiunti. “E’ viva?!” domandò Sharon . “N-non lo so! Non lo so!” e subito il ragazzo appoggiò il capo al petto di Sara per confermare che non era morta. “E’ v-viva. Ma perde sangue e-e non so come fermalo!”
Sharon si tolse la gonna.
“Ma che fai?! Ti spogli?!”
Sharon non rispose e sotto l’indumento mostrò dei pantaloncini sportivi neri ed elastici. Stracciò la gonna nel tentativo di ricavare una striscia da avvolgere attorno il capo della vittima. Delicatamente le fasciò la testa. “Almeno ora non perderà sangue.” disse con un sorriso guardando Marco negli occhi.
Ritornarono nella loro aula e stesero Sara su un letto di banchi. Respirava a malapena, aveva perso molto sangue e poteva non farcela. “Ed ora?” domandò Marco piangendo, non come prima, ma piangendo. “Tu rimani con lei!” e di scatto Sharon si girò verso la porta per uscire.
“E tu dove andrai?”
Anche questa volta, la ragazza dai lunghi capelli bianchi non rispose e lasciò al ragazzo un solare sorriso. Poi, se ne andò dall’aula.

Secondo piano. Daniel, Alessia e Deborah erano davanti alla porta da cui dietro provenne uno strano rumore. “E’ chiusa.” affermò Daniel. “Ahh, mi sono stancata di queste porte chiuse!” si lamentò Alessia. “In effetti sembra di trovarsi in un RPG horror.” Aggiunse Deborah. “Un che? Ho detto che non eri donna!”
“Ma se non sai nemmeno che sono come puoi commentare?!”
“Ragazze, smettetela ed aiutatemi a spingerla!” ordinò Daniel. Al 3 cominciarono a spingersi contro la porta per cercare di buttarla giù. Dopo svariati tentativi, finalmente furono a terra, doloranti e sporchi di polvere. E meno male che era una porta vecchia.  Era un’aula come le altre. C’era un grosso armadietto a terra, probabilmente fu quello a creare quel rumore. “Non c’è niente qui…” osservò Deborah. C’era una cattedra posizionata in modo obliquo, quasi orizzontale alla porta. Daniel acutizzò di più la vista e, sotto di essa, era accovacciato qualcuno.

Mike e Miriam erano in giardino. Se li avevano lasciati uscire, sicuramente c’era un perché contando anche che il cancello era chiuso. Era in giardino che dovevano andare, era così. Provarono anche tra l’erba secca a cercare qualcosa che li potesse aiutare. Fecero il giro della scuola. “Cos’è che dobbiamo fare? Non c’è niente che ci possa aiutare.” Disse Miriam asciugandosi le gocce di sudore sulla fronte.
“Invece penso che qualcosa abbiamo trovato.”
Mike si diede aiuto anche grazie a quello che disse Miriam a proposito della lettera.
Guarda in basso e mai in alto, eh? Pensò tra sé e sé Mike. Aveva di fronte un grosso salice piangente secco. Nonostante fosse ridotto così, era pur sempre bello. Quei lunghi e spogli rami cadere verso il suolo avevano una bellezza…diversa. Si avvicinò sempre più all’albero. “Miriam, vieni qui! Potrebbe essere a questo che la lettera si riferisce?”
“Penso.”
Fecero un paio di giri intorno all’albero per trovare qualcosa. E così fu. Verso le radici, vi era un piccola buca riempita a metà. Mike provò a togliere il terriccio che la riempiva a metà. Vi trovarono un cofanetto che fu facile da aprire e al suo interno trovarono non solo un foglietto con su scritto una G, ma anche un nastro registratore.

Andrea ed Anna furono rinchiusi da Valeria in quella piccola stanza. Era solo un trucco, ma per cosa? Perché voleva imprigionarli?
Andrea continuò a sbattere pugni contro la porta, ma Valeria era già andata. “Bastarda…” continuò il ragazzo facendosi scivolare le mani tra i capelli. Anna era seduta angosciata vicino allo scatolo di cui dietro si trovava la presunta apertura nel muro per la dispensa. “Perché…Perché l’ha fatto?” continuava a chiedere Anna.
“Non lo so…”Andre si sedette affiano alla sua ragazza mettendole un braccio intorno alle spalle. Ormai dovevano solo aspettare che qualcuno si accorgesse di loro in un’enorme scuola.

Valeria scese al piano sotterraneo –dov’era la palestra- e si diresse in una stanza che non era un aula. Era vuota, ma orribilmente sporca: sangue. Il bianco delle mura era quasi sovrastato dalle diverse tonalità di rosso; sul pavimento non si distinguevano più le mattonelle e, qua e là, si trovavano pozzette di sangue ancora fresche. Le finestre, sporche e ammuffite. Al centro della stanza c’era una figura che indossava un lungo cappotto nero e la testa era coperta dal un cappuccio anch’esso nero. “Li ho rinchiusi, ora non potranno tornare indietro…” disse Valeria a capo chino mentre silenziosamente piangeva. Aveva appena tradito la sorella. “Ora lascialo andare.”
“Perché…dovrei farlo?” la figura non si girò. La sua voce sembrò di un ragazzo poco più grande di loro, era profonda, intensa, ma terribile allo stesso tempo.
 “Hai detto che se lo avessi fatto l’avresti lasciato!”
“Li hai uccisi…?”
Valeria esitò un attimo prima di rispondere. “Si, li ho uccisi.” confermò con più sicurezza.
“...Non ci credo…”
“Li ho uccisi! Ora lascia andare Federico! Non andrò mai in pace se non lo fai!”
“Hai disubbidito…Punizione peggiore di questa…non esiste.” Valeria se ne stava per andare quando la figura la bloccò. “Un’ultima cosa…sei molto brava a fingere…Qualcuno sta già sospettando di…Sharon, intendo. E…quel qualcuno deve essere eliminato prima che lo dica agli altri…Altrimenti il gioco si fermerebbe…”
Valeria aveva già intuito chi sarebbe stata la prossima pedina ad esser eliminata.
Mike era in grave pericolo, ora.

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ANGOLO DELL'AUTRICE
Allora, dopo quasi 3000 anni di assenza per questa storia, eccovi il 10° capitolo! Spero che vi sia piaciuto. (^_^)
Ma l'argomento principale è un altro. Questa storia rimarrà ferma per un mesetto perchè:
1) devo mettermi d'accordo con la trama (la cambio ogni 5 secondi!);
2) mi deve ritornare l'ispirazione che avevo quando ho iniziato a scriverla (infatti, se noterete bene, non c'è molta passione come nei primi 8 capitoli);
3) ho ispirazione per un'altra storia.
Non vi preoccupate, non è un addio a "Sant'Andreas". La continuerò solo con ritmi più lenti e poi, a me non piace lasciare le cose incomplete. (>3<)
Alla prossima! (^_^)



 

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