La mia Storia

di MadaraUchiha79
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ragione di vita ***
Capitolo 2: *** Hashirama ***
Capitolo 3: *** Sogno ***



Capitolo 1
*** Ragione di vita ***


Il sole scende ancora su questa landa di sangue. Le mie mani troppo piccole non riescono a reggere ancora bene la spada. L'impugnatura ruvida ha già ferito la mia tenera pelle di bambino. Non voglio farlo, ma si deve. Non voglio uccidere ma sono obbligato. Per crescere come mio padre vorrebbe, io devo nutrirmi di morte, brillare di odio e portare rancore, ma come posso fare se non comprendo che significa? Sono disteso sul mio giaciglio. Osservo le nuvole che attraversano libere il cielo. Anche loro si sono sporcate di sangue, in parte sono già rosse. La mamma ha da poco lanciato un forte urlo. Mio padre è già corso da lei. Io rimango fermo, mentre la casa dove vivo è piena di gente in fermento. Chiudo gli occhi, odio la confusione. Mi dicono che presto avrò un altro fratello. Non posso fare a meno di pensare che sarà solo una nuova vittima della vita. Come me dovrà ferirsi le mani e uccidere. Saranno più i suoi giorni di pianto che quelli di felicità. Dovrei essere felice ma sono triste. Nonostante il trambusto, riesco a chiudere gli occhi ed ad addormentarmi. Dormo per poco però, perché un vagito mi sveglia. È nato e gli hanno già dato un nome : Izuna. 
È strano che il mio sonno pesantissimo venga interrotto da un rumore così insignificante. Mi alzo lentamente. È già sera e decido di avvicinarsi alla stanza di mia madre. Lei dorme mentre io mi avvicino al piccolo fagotto che ha tra le braccia. Una creaturina piccola e addormentata avvolta in una spessa coperta. È freddo infatti, il dieci febbraio. Allungo un braccio verso il volto di quel piccolo essere umano,sfioro la morbida pelle delle guance con un dito. Istintivamente sorrido nel cedergli muovere quelle piccole labbra. Ha ancora gli occhi chiusi e non può vedermi, ma già mi percepisce. Non mi basta poterlo accarezzare con la punta delle dita. Mi abbasso in modo da poter raggiungere le sue guancine con le labbra. Gli do diversi baci . 
 
  - Sono felice che tu sia venuto a salutare tuo fratello, Madara. Lui è Izuna. Vuoi forse tenerlo tra le braccia?-
  A quella domanda non so che rispondere . Non ho mai tenuto in braccio un bambino.La curiosità mi porta ad annuire .Mia madre si siede sul letto e allontana il bambino dal suo petto,porgendomelo delicatamente. Io allungo entrambe le braccia verso di lui e lo tolgo dalle amorevoli mani della mamma. Lo premo al mio petto agendo di totale istinto. Non piange nemmeno un po', non si dispera del distacco dalla madre. È tranquillo. 
Mio padre invece non è nemmeno riuscito a vederlo nascere. Inizio a pensare che i guerrieri siano delle persone orribili. Gli shinobi non sanno amare e nascondono la loro incapacità dietro un codice di comportamento che dicono debba essere rispettato ad ogni costo. Io non voglio essere come mio padre, voglio vedere cosa c'è oltre la guerra.Ma soprattutto voglio capire se il calore che in questo momento mi riscalda il petto può divenire una ragione di vita. È una sensazione bella, indescrivibile. Sono quei momenti che vorresti potessero durare molto di più. 
 
Il tempo passa e trascina con se vecchi retaggi. La guerra diviene ancora più feroce, poiché crescendo inizio a rendermi conto di che cosa la morte significhi. Crescendo incomincio ad avere paura di perdere tutto quello che io ho imparato ad amare. Cresco velocemente. Ho solo dodici anni e devo comportarmi da uomo, perché sarò il capo di questa masnada di pazzi che nuotano nel sangue con soddisfazione. Tu, piccola creatura, continui a crescere. Ti guardo e riesco già a vedere la stessa luce che illuminava il mio sguardo alla tua età, ma non voglio che tu diventi come me, no! Devi opporti! Sei troppo puro, troppo bianco per poter sporcare le tue manine candide del rosso del sangue. Non posso permettere a nostro padre di farti del male. Così decido di sfidarlo durante una calda mattina di giugno. Il timore di sostenere il suo sguardo mi rende le gambe pesanti. Stringo i pugni forte , in modo da scaricare quella tensione che mi scuote lo stomaco. 
 
  - Ha detto che volevi parlarmi, Madara. Che cosa vuoi dirmi,figlio?-
  - Padre,volevo farvi una domanda. Perché far combattere Izuna che ha solo sei anni? Ci sono già io. Non potremmo evitare di fargli conoscere la guerra? -
  
Mio padre decide di non regalarmi nemmeno una parola di risposta. Mi fissa disgustato e con un pugno mi colpisce il volto, facendomi perdere l'equilibrio. All'interno della mia bocca sento il sapore del mio stesso sangue.
 
  - Ogni Uchiha deve saper combattere e lottare per tenere alto il nome che porta! Non esistono paure che debbano annebbiare questo scopo! Tuo fratello deve seguire l'educazione degna di un figlio mio. Sono tempi di guerra,una guerra che va sempre combattuta fino a giungere ad una vittoria schiacciante! Vuoi forse che i Senju radano al suolo il nostro villaggio,perché le nuove leve sono delle pappemolli che non riescono a difendersi? Ora alzati e non osare MAI PIU', criticare il mio metodo. - 
 
Mi alzo in piedi senza però spostare lo sguardo dal terreno. Mi inchino di fronte a mio padre e voltandomi prendo la strada verso casa. Non ho altro da aggiungere. Gli adulti non hanno sempre ragione, ma hanno il potere di sostenere le loro tesi giuste o sbagliate che siano. Incutono timore attraverso la loro forza e l'autorità conferita loro dal fatto di aver visto più lune mutare. Arrivo davanti la porta di casa e mi tolgo i sandali. Non guardo nulla di ciò che mi sta intorno e mi dirigono verso la mia stanza. Prima di entrare però sento tirare la stoffa del mio kimono. Mi volto e non riesco a mantenere la mia espressione torba .
 
  - Nii-san!! Ti stavo aspettando!! Andiamo a giocare?-
  Mi guardi con quegli occhioni neri, e quell'espressione così dolce tipica della tua età. Sei felice del mio ritorno,ma il tuo sguardo si rabbuia notando la ferita al mio labbro inferiore.Io annuisco ,cercando di sorridere nonostante il dolore,ma tu non sei affatto convinto del fatto che io stia bene.
 
  - Fratellone, ti sei fatto male!? Che è successo?-
  - Non ti preoccupare Izuna! È solo un graffio!-
  - Ma i graffi fanno male!-
 Mi porgi le manine con i palmi rivolti verso di me.
 
  - A me questi fanno tanto male! -
  Chi tiene una spada in mano per la prima volta,per tante ore consecutive, è normale che debba soffrire di vesciche e graffi,specialmente se la sua è la pelle morbida di un bambino di sei anni. Io lo so. Perché ho vissuto tutto questo prima che tu nascessi. Ti pizzico una guancia ,per poi darti un bacio sulle manine che tieni ancora tese. 
 
  - Prima di giocare, andiamo a mettere un po' di bende e qualche erba medica sulle ferite. Vedrai, passerà tutto.-
  Annuisci energicamente e non faccio nemmeno in tempo a voltarmi che mi salti già sulle spalle. Mi baci una tempia e appoggi la testolina accanto alla mia. 
Le leggi del clan non si possono cambiare, ma una cosa la farò. Ti proteggerò sempre da ogni pericolo. Farò in modo che tu soffra la guerra il meno possibile. Sarai sempre la mia unica ragione di vita, il senso del mio respiro.

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Capitolo 2
*** Hashirama ***


Sono ancora sopito, catturato dal sonno, ma lambito dalla veglia. Sento già il cinguettare degli uccellini, tipico delle albe di primavera. Provo a girarmi, al fine di cambiare posizione e continuare a dormire per qualche altro minuto. Tra poco arriverà mio padre a chiamarmi.
I miei movimenti vengono bloccati da due piccole braccia che si sono attanagliato al mio busto e da una testolina che preme contro la mia schiena. Come tutte le mattine, ti trovo accoccolato alle mie spalle. Apro lentamente gli occhi e sorrido nel vedere quelle manine saldamente strette sul mio addome. Le accarezzo leggermente e con una piccola pressione riesco a sciogliere la loro morsa. Mi alzo facendo attenzione a non svegliarti. Ti do un leggero bacio sulla fronte e ti copro bene. I passi di nostro padre si avvicinano. La porta scorrevole si apre e vedo chiaramente la sua sagoma, anche se leggermente nascosta dalla penombra dell'alba. 
 
  - Sveglialo, verrà con noi. -
  - Ma è presto, padre. Lui ha bisogno di dormire.-
  - Sei forse dimentico di quello che ti ho detto l'ultima volta? Sveglialo, e soprattutto vedi di insegnargli a dormire sul suo letto. -
Non rispondo. Sebbene quello sia mio padre, inizio davvero a detestare i suoi modi. A volte mi capita di volerlo vedere morto,e con fatica riesco a scacciare quell'idea. Non lo vedo come un vero genitore, ma solo come una presenza autoritaria che prova piacere nel negarmi tutto quello che amo fare. A malincuore ti chiamo, scuotendoti leggermente. Vedo i tuoi occhioni aprirsi lentamente. 
 
  - Che ore sono,nii-san?-
  - È l'alba.-
  - Ho sonno.-
  Mio padre mi sposta con un gesto brusco. Afferra il tuo piccolo braccio e ti tira giù dal letto a forza.
  - Vestilo , non abbiamo altro tempo da sprecare nelle lagne di un moccioso.- 
Ti aiuto a vestire i panni dedicati all'allenamento. Sbadigli e un po tremi di freddo. Una volta vestito ti abbraccio forte, detesto vederti tremare fra i brividi. Anche se l'aria non è fredda, il soprassalto del risveglio e la privazione dei vestiti della notte, hanno esposto la tua pelle ad uno sbalzo termico.
 
  - Madara, così facendo lo trasformerai in una femminuccia. Sbrigatevi invece di perdere tutto questo tempo!-
  Gli allenamenti sono duri, anche un fisico resistente come il mio ne risente. Nostro padre non fa sconti di pena. Ci colpisce pesantemente come se fossimo davvero i suoi nemici, per spronarci, per guidarci a combattere per uccidere. Ogni giorno i miei colpi si fanno più precisi, più netti, più potenzialmente letali. Finalmente riesco a vedere ogni cosa, con precisione. Ho risvegliato il potere dei miei occhi, il famoso Sharingan, la base dello sviluppo di un guerriero Uchiha. Inizio a scorgere il giorno in cui io sarò al posto di mio padre e cambierò le cose. Tu invece sei ancora molto lontano dal mio livello, sei più piccolo, è normale. Una cosa hai più di me: nulla ti sconvolge. Non ti metti a piangere nemmeno quando vieni respinto duramente, anche se il tuo corpo non riesce a seguire i tuoi intenti, non perdi mai di mira l'obiettivo. Una concentrazione fredda che supera anche la mia. 
 
Finito l'allenamento mio padre mi assegna l'incarico di pattugliare le rive del fiume. È stata avvistata una piccola squadra di membri del clan Senju e mio padre teme che loro vogliano superare la foresta per colpirci in un attacco notturno. Il sole del primo pomeriggio colpisce con tutta la sua intensità, fa caldo e non so che fare. Mi siedo sulla riva del fiume e osservo lo scorrere dell'acqua. Sbuffo un po' , odio stare fermo senza fare nulla in attesa di qualcosa che forse non avverrà nemmeno. Un sasso preme contro il palmo della mia mano. Mi da fastidio e cerco di toglierlo di mezzo. Lo prendo fra le dita e dopo aver darò uno sguardo al sasso e uno all'acqua sorrido : ho un'idea in mente. Provo a lanciare il sasso sul pelo dell'acqua, ma non fa nemmeno un balzo ed inizia subito ad affondare. Ne cerco un altro e provo a lanciarlo, ma dopo un misero saltello, ricade di nuovo sotto il pelo dell'acqua. Decido di rinunciare e tento un altro tiro, quando vedo rimbalzare per cinque volte un altro sassolino, fino ad arrivare sull'altra sponda. Mi volto a cercare la persona che ha osato sfidarmi in quel modo, mantengo lo sguardo torvo e i miei occhi incontrano quelli di un altro bambino. Lo fisso senza parlare, mentre fa un altro tiro e riesce perfettamente a far rimbalzare quel dannato sasso. 
 
  - Il segreto è mirare leggermente in alto!-
 -Pfft, sta zitto. Non ho bisogno di consigli. Non ci sono ancora riuscito perché non ho ancora messo nemmeno un decimo del mio impegno! E poi tu chi diavolo saresti??-
  - Possiamo dire che sono il tuo primo rivale a rimbalzello!-
  - Sta a guardare. Una sfida tra me e te non esiste, ora mi concentrerò e vedrai che riuscirò a raggiungere l'altra riva con un lancio migliore del tuo!- 
Lancio il sasso e anche questa volta fallisco miseramente.
 
  - Aaah! Ti sei messo alle mie spalle apposta eh? Tu lo hai fatto apposta per distrarmi!!!-
  - Ma cosa dici???-
  - Sì, ti sei messo dietro di me apposta!!!!
  Gli urlo arrabbiato, senza ritegno.
  Ad un tratto lo vedo sedersi a terra e rannicchiarsi, cingendo le ginocchia piegate con le sue braccia. La sua espressione si fa grave, triste , come se gli fosse successo qualcosa di grave. 
  - Mi dispiace averti distratto. Come punizione accetto tutto, anche di essere preso e lanciato nel fiume, fa di me ciò che vuoi.-
  Il tono di voce di quel bambino è triste e rassegnato come quello di un condannato a morte, da una parte mi fa ridere, dall'altra mi urta. Decido di intervenire bruscamente,continuando ad urlargli contro.
  - Mi dai sui nervi!!! Odio chi si abbatte così facilmente!!! E soprattutto chi sei??-
  La sua espressione cambia di botto. Mi sorride come se nulla fosse. 
  - Mi chiamo Hashirama, non posso dirti il mio cognome per ovvi motivi, ma il nome è quello, e tu?-
  - Sono Madara.-
  Dico secco, mentre mi siedo di nuovo sulla riva del fiume. Entrambi rimaniamo in silenzio , osservando lo scorrere lento del fiume, qualcosa però richiama la nostra attenzione : sul pelo dell'acqua vediamo galleggiare il cadavere di un uomo, uno shinobi ,riverso a faccia in giù. Hashirama prende parola. Dal suo volto scompare ogni ombra di ilarità. 
  - La guerra è giunta anche qui.-
  - La guerra ci circonda e continua ad uccidere. Ho visto molte persone a me vicine morire a causa delle battaglie. -
  - Sarebbe meglio fermare tutto quanto. Non hai mai pensato ad un modo per farlo?-
  - Sì,ma sono solo e un'impresa del genere mi è impossibile.-
  - Adesso siamo in due, Madara.-
Nonostante non lo conosca, è bello parlare con lui, l'unico coetaneo che io abbia mai incontrato. Sì, decisamente è diventato il mio primo rivale anche se solo in un semplice gioco,nel quale sono praticamente uno zero ( ma grazie alla sua sfida migliorerò). Hashirama però non è solo questo, mi sono fermato a parlare con lui a lungo, finché il pomeriggio non è mutato in sera e posso dire che , in soltanto poche ore, lui sia riuscito a diventare il mio unico amico. Spero tanto che la guerra non mi allontani anche da lui.

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Capitolo 3
*** Sogno ***


A volte ci si stupisce di quanto l'innocenza dell'infanzia porti a compiere gesti del tutto inaspettati, contrari alla logica come confessare addirittura il sogno più caro ad un potenziale grande nemico. Sentirsi libero di parlare proprio con lui. Divertirsi a confrontarsi pacificamente con un coetaneo, potergli chiedere un consiglio disinteressato anche se indirettamente. È tanto strano, lo so,però è una cosa che mi piace molto fare. Sento che è l'unica persona con cui vorrei confidarmi. Sì, lo so. Lui è un Senju.Un Senju al quale ho affidato i miei progetti per il futuro, condividendo lo stesso intento. Lo so,non dovrei nemmeno parlarci,infatti non lo dico a nessuno, nemmeno a te che mi guardi con un leggero tono di delusione negli occhi. Forse tu sai molto più di quello che mi dici. Non ho più dubbi, sicuramente sai, per questo non vuoi più dirmi nulla. Sei arrabbiato con me. Infatti nemmeno questa sera vieni a salutarmi,nonostante tu mi abbia aspettato sull'uscio. Quando mi vedi rincasare sfuggi all'interno, lasciandomi entrare da solo.
Anche nostro padre mi guarda storto. Sembra che io abbia fatto davvero qualcosa di grave. Se lui è venuto a sapere tutto è la fine! Spero che sia solo un acuto del suo malumore fisiologico. La situazione comunque mi fa stare male, mi fa molto soffrire. Non lo do a vedere, perché non voglio che si pensi di me come ad un moccioso piagnucolone che non sopporta le tensione nemmeno all'interno della sua famiglia. Mi sedetti a fianco del tavolo , compostamente. Consumo il mio pasto senza dire una parola. Nessuno parla. La tensione può essere affettata con un coltello,come un pesante e fastidioso velo di nebbia. Mi alzo dalla mia posizione non appena mia madre si allontana e mi avvio verso la mia camera. Mio padre mi richiama all'attenzione.
 
  - Madara. Domani mattina svegliati all'alba. Devo assolutamente parlarti. Vedi di presentarti assolutamente.-
  - Si, padre.-
  Dopo essermi profuso in un profondo inchino mi volto in direzione della mia stanza. Proseguo senza nemmeno fermarmi a cercare i tuoi occhi che so già che saranno freddi come poco prima. Arrivato in camera, mi cambio d'abito e mi preparo per la notte. Dopo essermi sistemato sul mio giaciglio, mi raggomitolo su me stesso. Mi esce una lacrima che asciugo subito con un'ampia manica del kimono. Sento i tuoi passi, fitti e veloci verso la stanza che già io occupo. So già che non verrai a darmi la buonanotte così faccio un lungo sospiro, per poi iniziare a fingere di dormire. 
Le mie aspettative sono state fortunatamente tradite però. Sento le tue manine sulle mie guance. Le tue labbra sulla fronte e sulle guance. Appoggi il viso accanto al mio e lentamente ti sistemi sul piccolo spazio disponibile. 
 
  - Non mi lasciare mai, Madara! Non mi sostituire mai, ho tanto bisogno di te! Non mi piace stare arrabbiato con te e nemmeno fingere di esserlo, visto che tu sei l'unico che io non vorrei mai allontanare. Perché hai scelto lui e non me? -
Non apro bocca ma mi limito a cingerti forte tra le mie braccia.
  - Madara! Sei sveglio! Pensavo che dormissi!-
  - No non potevo dormire stanotte. Non sopporto di vedere quello sguardo e quel visino corrucciato. Non sembri più il mio Izuna.-
  - Nii-san, io sono sempre lo stesso! Sei tu che sei voluto cambiare. Sei tu che hai preferito giocare e passare il tuo tempo con quel Senju.-
 Se tu lo sai, allora significa che anche nostro padre lo sa. Il cuore mi batte forte e un brivido percorre la mia schiena. Succederà qualcosa di orribile all'alba lo sento! Ma in questo momento devo solo pensare a tranquillizzarti. Quel che succeda succeda! Non voglio perdere te,almeno.
  - Izuna! Non dire così! Sappi che io non ho proprio sostituito nessuno! Non ho scelto nessuno! Tu sei il mio fratellino e sei l'unico a cui riserverò tutto il mio affetto! Lo sai, tonto!-
  - Ma tu giochi e parli con quel bambino!!! Ti ho visto sai!-
  - Ma lui è mio amico!-
  - No è un nostro nemico!-
  - Non ci ha fatto niente!Perché fargli del male?-
  - Perché sì! E poi non voglio parlare di lui! Voglio che tu mi coccoli! Adesso!-
  - Ahahaha sarà fatto, piccoletto! -
 Non mi ci vuole molto a farti addormentare. Ti regalo una massiccia quantità di abbracci e bacini e cadi addormentato mente ti accarezzo i capelli.
L'alba non tarda a venire. Il mio sonno è stato più una lotta che un riposo. Mi alzo dal letto e non ti trovo. Sicuramente sarai già a fianco di nostro padre. Dopo essermi lavato e sistemato esco dalla mia stanza e mi sposto in soggiorno. Siete entrambi già proti a ricevermi. L'espressione dura sul vostro volto mi fa piombare di nuovo in quello stato di tensione insopportabile. 
  - Madara, ho saputo che tu vedi di nascosto un ragazzino Senju. La cosa mi ha fatto perdere gran parte della stima nei tuoi confronti. Stima che io recupererei se portassi a termine il compito che sto per darti. Sarai l'esca che attirerà quel piccolo Senju in un'imboscata mortale. Noi lo aspetteremo e lo uccideremo. Più figli di quella famiglia vengono uccisi più il nostro arcinemico si indebolisce.Lasceremo poi che il fiume restituisca il suo cadavere ai suoi cari,almeno avranno di che piangere.-
  - E se toccasse a me, padre? -
  - Saremo noi ad essere indeboliti, Madara. Tu sei promettente, il migliore di questo clan tra i giovani. Se morissi sarebbe una grossa perdita. -
  - Come una lama ben affilata vero?-
  - La migliore di esse.-
  - Solo questo?-
  - È il massimo.-
  - Capisco.-
  Non sono che un'arma dalla lucida lama. Una katana dal prezioso metallo temprato.Già , prezioso, importante, ma non per i miei sorrisi, per le mie parole o per il mio affetto, ma solo per la mia forza di poco superiore alla norma. È così che i nostri padri ci vedono. Siamo pedine di una grossa scacchiera, piccole imbarcazioni in un mare di sangue. Siamo strali da sfilare e conficcare nel petto della famiglia nemica. Dissimuliamo innocenza e nascondiamo la morte dietro un sorriso di bambino. Siamo mostri , piccoli mostri nati da una serpe che ci ha battezzati tutti :la guerra. Quanto malata può essere la tua mente, padre? Quanto perverso è il sistema che regola le nostre vite? Perché dobbiamo nutrirci di morte come degli avvoltoi? Perché io devo perdere il mio unico amico, immolare quel legame per portare avanti una lotta non mia? Perché? Ho tanti interrogativi padre, mentre mi appresto a prepararmi per presentarmi al solito appuntamento al fiume. Ho già inciso sul sasso quello che voglio dirgli. Non lo lascerò morire, non mi lascerò comandare, giusto o sbagliato che sia!

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