Vampire's blood

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Who are you really? ***
Capitolo 2: *** 2. The others can fly ***
Capitolo 3: *** 3. The sad girl with gold eyes ***



Capitolo 1
*** 1. Who are you really? ***


VAMPIRE’S BLOOD

Premessa:

Le frasi in corsivo sono ricordi di Hiromi, quelle in grassetto i ricordi di Kai… vi chiedo di commentare questo primo capitolo, non ho mai chiesto di commentare e probabilmente non lo farò mai più, però mi interessa particolarmente la vostra opinione sull’inizio, grazie e buona lettura full.

p.s. per chi non lo sapesse Hiromi è il nome originale di Hilary, quest’ultimo non si sa bene da dove cavolo se lo siano tirato fuori… e dato che Hiromi è il nome di diverse artiste orientali abbastanza brave, lo trovo più adatto a questa fic (Hilary lo uso per le demenziali), scusate se mi sono dilungata…^_^"

 

1. who are you really?

Hiromi era una ragazza di diciannove anni che frequentava il liceo scientifico sognando di diventare medico. Da quando era morto suo padre, sua madre era molto impegnata col lavoro e spesso era via anche per diversi giorni. Quella era una sera come tante, a cena una pizza e poi a studiare fino a notte tarda per gli esami. Sua madre era a Kobe e nell’appartamento non un rumore disturbava i suoi studi.

Il silenzio fu rotto verso le undici e mezzo, quando una finestra andò in frantumi. Lei si alzò dalla sedia d’impulso e andò verso il salotto, lì vide emergere dalle ombre un ragazzo coperto di sangue.

Hiromi: chi sei?

Lui si avvicinò senza parlare. Era alto e sembrava avere all’incirca la sua età, però il suo volto non era attraversato da nessuna espressione, era assolutamente piatto e privo di qualsiasi sentimento. Aveva gli abiti logori ed era pieno di sangue, in particolare sulle mani e sul volto.

Era ad appena due passi da lei e continuava a fissarla senza dir nulla, senza farle capire cosa voleva. Lei ebbe paura, con un gesto frenetico accese la luce e fece per andarsene, ma lui la prese per il collo e la sbattè contro il muro. Sotto la luce lo vedeva meglio, era un ragazzo dai lineamenti non molto marcati, i capelli spettinati e gli occhi di un colore decisamente insolito che parevano due ametiste sotto i raggi del sole.

Hiromi: che… che cosa vuoi da me…?

Lui si avvicinò fino a sfiorarle la fronte con la propria.

Lui: ho fame.

Con la mano libera le prese un polso e le tirò il braccio, poi le morse il bicipite strappando la carne coi denti. Lei urlò per il dolore, ma lui sembrò non venirne turbato. Le leccò il sangue e cercò di darle un altro morso sebbene lei si dimenasse furiosamente. Disperata, gli diede un calcio sul fianco e lui dovette allentare la presa, con un gesto frenetico si liberò il braccio, ma il ragazzo la teneva saldamente per il collo.

Hiromi: COSA VUOI DA ME?! LASCIAMI! CHE TI HO FATTO?!

Si mise a piangere, con le mani sul braccio dell’altro nel tentativo di liberarsi, ma lui era troppo forte per lei. Col gomito toccò il vaso di fiori posto sul tavolino lì vicino, allora lo prese con la mano e lo batté in testa al ragazzo, l’oggetto si ruppe e lui cadde a terra sanguinante. Non sapeva se scappare o aiutarlo. Lui si rialzò e ricominciò a fissarla senza rabbia o rancore negli occhi.

Hiromi: perché fai così? Chi diavolo sei? Cosa ti ho fatto?! lasciami in pace per favore!

Il sangue gli era sceso dalla tempia fino alla bocca, si guardò intorno, prese una scheggia di vetro e andò di nuovo verso la ragazza. La vista si annebbiò in pochi secondi, la gambe diventarono deboli e lui cadde a terra con gli occhi chiusi.

 

Quando si svegliò il sole era già sorto. Gli doleva la testa e s’accorse di essere legato. Era steso su un divano e la ragazza di quella notte era di fronte a lui che spazzava le schegge.

Lui: perché non mi ha ucciso o non ha chiamato la polizia?

Lei si voltò spaventata, ma poi si calmò vedendo che lui era immobile e non accennava ad opporsi.

Hiromi: il fatto è che, questo è il quarto piano e non è molto normale che qualcuno entri dalla finestra, anche perché sul balcone non ci sono corde con cui ti sia potuto calare. Poi, una persona che ha tanta fame da diventare cannibale va aiutata e, dati i tempi che corrono, se ti avessi dato alla polizia ti avrebbero sbattuto in cella senza processo e a breve saresti morto sotto arsenico. Io sono Hiromi Tachibana, tu chi sei?

Lui: mi chiamo Kai Hiwatari.

Si girò sul divano riuscendo a mettersi seduto.

Hiromi: ma io non ti ho chiesto il tuo nome, ti ho chiesto chi sei.

Kai: non è la stessa domanda?

Hiromi: di solito si risponde col proprio nome perché questo dimostra l’esistenza sociale della persona, magari è un nome famoso o straniero e questo aiuta a continuare il discorso. Però rispondendo col proprio nome si può nascondere qualcosa all’interlocutore e questo non è molto educato.

Kai: già, chissà perché ma non ci avevo mai pensato.

Hiromi: diciamo che mi piace rendermi antipatica… Allora, chi sei Kai?

Kai: non ho intenzione di dirglielo.

Hiromi: d’accordo. Ora finisco di spazzare poi facciamo colazione e ti cambio le bende.

Kai: no.

Hiromi: non era una domanda.

Tra i due scese il silenzio. Lei finiva di riordinare chiedendosi se non avesse sbagliato a tenerlo in casa, infondo anche se lo condannavano a morte... Lui la guardava chiedendosi cosa passasse per la tasta di quella ragazzina, però gli faceva comodo un posto dove stare per un po’.

Quando Hiromi finì andò in cucina, lui slegò i legacci che gli aveva messo e la seguì. Lei si voltò e, vedendolo dietro sé, si spaventò.

Hiromi: cosa…?

Kai: se vuole bloccare qualcuno faccia più stretti i nodi.

Le diede i lacci e si sedette su una delle sedie del tavolo nella stanza, ricominciando a fissarla inespressivamente. Lei rimase un attimo interdetta, guardò la propria mano, poi il ragazzo.

Eiji: pulce se vuoi immobilizzare qualcuno, falli più stretti i nodi!

Sorrise lievemente verso il ragazzo.

Hiromi: grazie Kai. Puoi darmi del tu non mi da fastidio!

Lui sembrò sorpreso, per la prima volta dopo un sacco di tempo i muscoli del suo volto si contraevano a causa di un suo stato d’animo.

Hiromi: cosa ti faccio da mangiare?

Kai: io mangio solo esseri umani.

Hiromi: sei un cannibale?

Kai: non esattamente.

Hiromi: un orco? No, gli orchi sono brutti, un vampiro? No, quelli bevono solo il sangue degli uomini…

Kai: tu, sei un vampiro?

Kai: io sono solo un umano che mangia altri esseri umani.

Hiromi: allora che differenza c’è tra te e un cannibale?

Kai: …io non lo faccio per scelta, ma non mi lamento perché infondo non è sbagliato uccidere gli altri.

Hiromi: vedrai che la colazione che ho fatto ti farà passare la voglia… poi, magari un giorno capirai da solo perché è sbagliato uccidere gli altri…

Kai: mi spiace, ma non credo che nessuno di noi due mangerà la sua colazione.

Hiromi si girò verso i fornelli vedendo una cortina nera che andava verso la finestra.

Hiromi: potevi anche dirmelo prima!

Kai: non è affar mio la sorte di questo luogo.

Hiromi: antipatico!

Spalancò la finestra è mise da lavare padelle e cucchiai *.

Hiromi: tu… preferiresti far colazione con me?

Kai: non capisco.

Hiromi: preferiresti mangiare me a colazione? Insomma, non te ne vai perché hai paura che parli con qualcuno e hai intenzione di uccidermi?

Kai: mpf, lei ha un pessimo sapore e non mi interessa che qualcuno sappia di me.

Hiromi mise sul tavolo due tazze di caffèlatte e un piatto di biscotti.

Hiromi: ti ho già detto di darmi del tu. So che come colazione non è molto, però in casa ho solo questo.

Kai: primo, io mangio solo uomini, secondo, non mangerei mai dei dolci di prima mattina.

Eiji: maledetta! Smettila di fare dolci a colazione!

La castana prese un biscotto e costrinse Kai a ingoiarlo.

Hiromi: com’era?

Lui non rispose, guardava di lato leggermente turbato.

Kai: ho già mangiato una trentina di persone e ne ho uccisa una dozzina che potevano testimoniare i miei reati, e non ho alcun tipo di rimorso. Non me ne frega niente delle cazzate che avete da dire voi altri, e se continua a rompermi potrei ammazzarla senza problemi. Ora che cosa pensa una stupida ragazzina che non sa un cazzo della vita? Voglio saperlo! Cosa passa per la testa di una che non ha mai avuto veri problemi nella sua vita?! Per quale insensata ragione mi tratti come un amico?!!

 

 

*pentole e cucchiai : non strana io, ma come sapete i giapponesi fanno una colazione abbondante (come gli inglesi) di conseguenza ho cercato di essere coerante…

 

 

Ho finito! Grazie per aver letto e se volete scrivermi che Hiromi ha un cambiamento di modi insensato che Kai non è il vostro mito Kai e che questo chappy fa schifo, fate pure, me senza bestemmiare che la pagina delle recensioni essere aperta da internet per sbaglio anche dai bambini (^_^;;)…

p.s. io sono una frana in inglese, ma ho deciso di mettere il titolo dei capitoli in questa lingua perché… non lo so, quindi se ho fatto o farò qualche macello ditemelo (però io controllo sul dizionario prima di scrivere! ç_ç) CIAO!!!! full…

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. The others can fly ***


2. The others can fly

Hiromi fissava inebetita il suo interlocutore. Indietreggiò fino a toccare il muro con la schiena, si lasciò cadere a terra a peso morto, poi rimase ferma per un po’ senza dire nulla.

Vorkof: non devi piangere per quello che hai fatto, era un mostro e meritava di morire, non ti devi preoccupare…

Hiromi: ma… ma noi…

Vorkof: noi? I mostri come quello non hanno diritto di essere un "noi" con un’umana...

Kai: non lo sa vero? Non ne ha ragione!

Hiromi: il fatto è che… non voglio commettere due volte lo stesso errore… ora perché non vai a fare una doccia? Sei lurido, poi ho dei vestiti da uomo, i tuoi sono ridotti a brandelli…

Il telefono squillò improvvisamente.

Kai: non risponde?

Hiromi: certo certo… e dammi del tu!

Alzò la cornetta e all’altro capo sentì la voce di uno dei suoi professori.

Prof: salve, chiamo dal Liceo Scientifico Nagajima, volevo sapere come mai Tachibana non si è presentata alle lezioni…

"saranno affari miei, no?"

Hiromi: salve prof… ecco ho un buon motivo per non essermi presentata è che…

Prof: non mi sembra che lei sia malata…

Hiromi: non lo sono, è che…

Prof: mi ascolti bene, già l’abbiamo ammessa sebbene sia una donna, veda di non infangare il buon nome della scuola cominciando una serie di assenze ingiustificate!

"però li giustifica tutti i miei compagni che non vengono perché si sono ubriacati la sera prima e hanno trombato fino all’alba!"

Hiromi: professore, questo non succederà mai, è solo che oggi ho un ospite…

Prof: e allora si può permettere di stare a casa?

"non mi poteva capitare un prof peggiore proprio l’ultimo anno!"

Prof: allora mi risponde?!

Hiromi battè un pugno sul tavolo facendo rovesciare le tazze. Poi guardò in basso stringendo i denti, ormai stentava a trattenere la rabbia accumulata contro quell'uomo. Kai le prese di mano il telefono, allontanandola col braccio libero.

Prof: perché non approfitta del suo ospite? Per una come lei non ci saranno problemi, poi so che ultimamente non vanno molto bene gli affari di sua madre…

Kai: ma vaffanculo!

Chiuse la chiamata e si voltò verso Hiromi che lo fissava sbalordita. In effetti non capiva nemmeno lui il perché di una reazione del genere, infondo quella ragazza non era altro che una sconosciuta per lui.

Hiromi: cos’hai… cosa, cos’hai fatto deficiente?!

Kai: gli ho risposto come si meritava.

Hiromi: no Kai, hai fatto un macello! Ma che ti salta in mente?! Quello era uno dei miei professori!

Kai: e questo gli permette di comportarsi così?

Hiromi: …sì, dati i tempi, sì.

Kai: ma è impazzita? Essere maschio o femmina non fa differenza!

Hiromi: se hai fame cosa ti cambia se hai di fronte un ragazzo o una ragazza? Te lo mangi in ogni caso…

Kai: ti ho detto che lo faccio perché devo!

Hiromi: mi hai anche detto che non hai rimorsi.

Il ragazzo guardò di lato, poi si girò dandole le spalle.

Kai: questo non significa che io lo faccia volentieri!

Hiromi: lo so, lo so, lo devi fare se no muori di fame…

Kai si voltò verso di lei inespressivo come sempre.

Kai: e questo tu come lo sai? Chi ti ha parlato di me?

Hiromi impallidì improvvisamente e indietreggiò di qualche passo.

Hiromi: ecco io…

Kai capì che per qualche motivo lei non poteva o non voleva parlare, allora lasciò stare per il momento.

Kai: affari tuoi, ma un giorno me lo dirai.

Detto questo andò a farsi il bagno lasciandola sola.

"mi ha dato del tu… gli assomiglia davvero, nessuno dei due capisce questo periodo…"

Eiji: Hiromi ti devo dire una cosa...

Hiromi: cosa c’è papà?

Eiji: quattro anni fa è scoppiata la guerra civile… devi sapere che in quel periodo il governo pagava le chiese per alimentare le discordie tra i credenti…

Hiromi: bè, ma non avranno accettato tutti…

Eiji: chi si opponeva veniva fucilato. Durante questi quattro anni, il governo ha cambiato radicalmente la costituzione, ha abolito il concetto di uguaglianza, di diritto. Lo stupro ora è legale, tranne quello di gruppo, il lavoro nero è punito corporalmente, addirittura l’articolo 13* è stato del tutto abolito…

Hiromi: perché?

Eiji: per i loro sogni… per il potere totale, che presto verrà concentrato nelle mani di Vorkof…

Hiromi: papà, tu sei il ministro degli esteri, tu fai parte del governo, perché?

Eiji: ho intenzione di ribellarmi ai miei colleghi, ora, se muoio, sai la ragione.

La conservazione non sembrava aver turbato la quindicenne, nonostante lui si mostrasse serio come mai in passato.

Tre giorni dopo trovarono il cadavere di un uomo in un cassonetto, la mano destra piena di chiodi, le gambe distorte, con le ossa frantumate, la pancia squoiata con gli organi interni che ne uscivano, molli e imputriditi, il volto bruciato: le tipiche torture che si fanno per ottenere informazioni. Fu riconosciuto come Eiji Tachibana, ministro degli esteri. Della sua morte, per quanto assurdo fosse, fu incolpata l’intera opposizione, furono tutti giustiziati. Da quel giorno la madre di Hiromi divenne un’accanita sostenitrice del regime negatista.

Vorkof: Hiromi, so cosa pensi che sia successo ma non è così.

Hiromi: ah no?

Vorkof: per quanto possa sembrarti strano ora, devi sapere che il mondo non si riduce a come lo vedi, ci sono delle cose, belle e brutte, che bisogna imparare a riconoscere, io penso che tu nonostante l’età possa studiare queste cose, quindi in via del tutto eccezionale ti ho fatto entrare a far parte del nostro laboratorio militare…

"Così poteva osservarmi e vedere che non facessi nulla di sospetto… però a quanto pare uno dei loro esperimenti è riuscito a scappare… chissà se…"

Kai intanto era sotto la doccia che pensava a cosa fare, e si chiedeva cosa fosse quella strana sensazione che lo avvolgeva, quel modo quasi dolce di pensare ad Hiromi.

Vorkof: maledetto ragazzino! Non è altro che un esperimento mal riuscito! Invece che incrementare la potenza del nostro esercito lo distruggerà!

L’uomo era furibondo, lo fece chiudere in una camera buia per un mese, dandogli solo un tozzo di pane e una brocca d’acqua ogni giorno. Quando uscì il ragazzo aveva tanta fame da mangiarsi qualsiasi cosa. Ma non voleva restare lì, perché sapeva che altrimenti il primo pasto decente che avrebbe fatto sarebbe stata una persona.

"devo sapere come liberarmi di questo sangue senza morire, forse quella ragazzina sa come fare…"

Uscì dalla doccia e si mise l’accappatoio.

"basta! Non voglio aspettare ancora, non posso!"

Uscì dalla stanza e andò in cucina a passo sicuro.

Kai: Hiromi.

Hiromi: sì?

Kai: dimmi quello che sai di me.

Hiromi: ti ho già detto che non me la sento.

Kai: questo a me non interessa. Io voglio solo sapere come liberarmi di questa sottospecie di maledizione!

Hiromi: non è una maledizione, è un esperimento scientifico.

Kai: allora dovrebbe essere più facile, no?

La ragazza lo ignorò e continuando a pulire la stanza. Lui si sentiva strano, come spazientito. La prese per un braccio tirandola verso sé.

Kai: dimmi come devo fare.

Hiromi: ok…

Tirò via il braccio e andò verso il mobile più grande della stanza. Dallo zoccolo estrasse il coltello da anguria, quello più lungo e senza la punta in fondo. Glielo puntò al ventre senza esitazioni.

Hiromi: ficcatelo nella pancia, oppure amputatici le gambe o un braccio. È l’unico modo che hai di liberarti del sangue di vampiro che ti scorre nelle vene. Puoi solo morire dissanguato.

Gli lasciò in mano il coltello e se ne andò. Dall’altra stanza arrivò ancora la sua voce come un soffio gelido che accarezza dolcemente la pelle.

Hiromi: gli esseri umani sono l’unico cibo che ti nutre completamente, ma non è una maledizione, è proprio il tuo organismo ad essere diverso. So che è triste, ma è così e tu non puoi fare nulla per cambiare questo.

Restò un po’ di là senza farsi sentire, ma presto tornò con una maglia e dei jeans.

Hiromi: vestiti in fretta!

Kai: perché?

Hiromi: ti porto dove sicuramente starai meglio.

Kai: cioè?

Hiromi: dove ci sono persone pressappoco come te che ti possono capire, persone che volano come tutti sognano di fare.

Uscirono, Kai vedeva per la prima volta quelle strade, non sapeva da che parte andare, ma doveva stare davanti. Per quanto nulla lo vietasse, non erano ben viste le donne che camminavano affianco agli uomini e gli uomini che lo permettevano. L’aria puzzava di fritto ed era umida, il marciapiede pieno di foglie e sporcizia, mentre sull’asfalto c’erano i segni di sgommate suicide, ma non una macchina passava. I negozi erano aperti e in giro c’era abbastanza gente, ma aleggiava un silenzio inquietante.

Kai: perché fanno così?

Hiromi: diciamo che negli ultimi sette anni il maschilismo ha ripreso piede in una maniera impressionante, purtroppo con esso anche la misoginia… gira a destra… comunque il fatto è che tra poco sarà mezzo giorno, e tutti saranno a casa a mangiare.

Kai: tutti alla stessa ora precisa?

Hiromi: è l’ora a cui pranza il capo del governo, e tutti organizzano la propria giornata in base a come fa lui, riposarsi in luoghi pubblici o mangiare in un locale mentre lui "lavora" non è "una buona cosa".

Kai: una dittatura in piena regola.

Dopo un paio d’isolati si trovarono di fronte alla macchia verde della città.

Kai: un bosco recintato?

Hiromi: una volta era il palazzo dei regnanti, a differenza di quello cinese ed inglese, hanno preferito far crescere tanti alberi piuttosto che ricoprire tutto il terreno di pietre… è qui che sono gli altri. Dai entriamo, tanto a quest’ora non c’è nessuno per la strada è il momento migliore per non farsi notare.

Scavalcarono la recinzione e si addentrarono nell’ex dimora reale. Hilary più che guardare dove andava era proiettata verso l’alto.

Kei: sai, mi piacciono molto i rami spogli degli alberi che s’intrecciano nel cielo della prima primavera, perché mi ricordano i tuoi capelli sul mio cuscino

Hiromi: ma una ragazzina e un vampiro non si dovrebbero amare…

Kai: …?

Due figure scesero di fronte a loro, due vampiri dalle ali nere e lucenti che puntarono le loro balestre contro gli intrusi.

Hiromi: un’accoglienza davvero affettuosa…

 

 

 

*l'articolo 13: nella costituzione giapponese l'aticolo 13 è quello che parla della privacy e del suo rispetto.

In questo capitolo c’è la parola che è un po’ il fulcro della storia, ma scoprirete in seguito… grazie a tutti quelli che hanno letto!!

Dato che siamo più serii mi prendo la briga di rispondere costantemente alle recensioni (cosa molto complicata per il mio piccolo cervellino).

 

X Iria_ grazie davvero, vedrai che non ti deluderò! O almeno, penso… spero ti sia piaciuto questo cap. ciao! =SmaK=

X Padme86_ grazie mille per la recensione! Misteriosa e intrigante dici? mah, speriamo che non diventi un flop totale… grazie ancora! Ciao ciao =SmaK=

X jessy16_ mi fa piacere che ti sia piaciuto l’inizio, spero che il seguito non ti faccia pentire! ^^ ciao =SmaK=

X Solarial_ inopportuna? Ma se sei un mito! Grazie infinite per avermi detto di quegli errori! Se la mia prof d’inglese sapesse cos’avevo scritto mi rimandava a settembre. Comunque adesso starò più attenta e cercherò di non fare errori da quinta elementare… So che col discorso diretto ci vorrebbe la maiuscola, ma ho imparato a scrivere molto velocemente con la tastiera senza ricordarmene e ora lascio perdere perché a pensarci perdo la trama e dimentico quello che volevo scrivere (lo so, non sono molto normale), perdona questa inadempienza per favore!

Riguardo alla trama non ti preoccupare! Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, probabilmente prima perché non ho intenzione di fare una storia lunga.

Non ti fare scrupoli di nessun tipo a scrivermi, si sente benissimo che non sei "una cattiva ragazza"! fandom inglesi? Eheh… leggere una fanfic in inglese… eheh…

Magari preferivi una mail, ma adesso non ho tempo, ti prego scusami. Ciao =SmaK=, full

 

 

 

Ciao a tutti full

 

 

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Capitolo 3
*** 3. The sad girl with gold eyes ***


The sad girl with gold eyes

 

Uno dei due le intimò di tacere con la voce carica d’odio, ma questo non la smosse minimamente.

Hiromi: ero venuta qui solo per portarvi lui, non vi preoccupate, ora me ne vado. Kai, questi sono Takao e Rei, sono sicura che col tempo farete amicizia.

Takao: cosa stai farneticando? E perché lui ha addosso l’odore del sangue umano?

Hiromi: non lo so.

Rei: o non ce lo vuoi dire?

Hiromi: non lo so e basta.

Takao: come sarebbe a dire?! L’hai portato con te e ora mi vieni a dire che non sai cos’è successo?

Hiromi: questa notte è entrato in casa mia e ha cercato di ammazzarmi…

Takao: allora ti sei ripreso un po’!

Kai lo fissò negli occhi senza riconoscerlo, rimase freddo e distaccato senza saper bene cosa pensare. Takao se ne accorse e la cosa gli diede parecchio fastidio.

Takao: che cazzo gli hai fatto?

Hiromi: nulla di quello che credi.

Takao: allora perché non ci riconosce?

Hiromi abbassò la testa e sospirò lievemente, poi la rialzò mostrando loro una decisione che per la seconda volta sfoggiava ai loro occhi. Aveva schiuso le labbra, ma le parole si bloccarono tra i denti quando una ragazza dagli occhi d’oro con un collare elettronico al braccio le si mise davanti proteggendola col proprio corpo dalle balestre dei mori. Era lei, Mao, l’unica persona che avesse mai tentato di capirla.

Mao: basta, abbassate le balestre!

Rei: ma che ti salta in mente? Spostati subito!

Mao: Hiromi vattene! Non so ancora risponderti!

Ubbidì senza esitare dato che l’ordine arrivava dall’unica persona di cui sapeva di potersi davvero fidare.

Rei: ma ti è dato di volta il cervello?

Mao: Rei, cosa faresti se io fossi umana?

Ormai era lontana e non sentì la voce di lui, ma non era sicura che avesse avuto il coraggio di rispondere. Era fuori, tirò un sospiro rammaricata solo per non aver potuto parlare. Le strade ricominciarono ad affollarsi, c’era chi sorrideva, ma per lo più erano persone dalla vita monotona e il volto grigio. Solo i ricchi sorridevano. Nessuno porgeva la mano a qualcun altro. Nessuno ti guardava negli occhi. Tutti erano piegati dalla tristezza e dal lavoro, ma nessuno si ribellava. Un branco di codardi, codardi che camminavano, ma erano come morti. Passava un carrarmato ogni tanto, ma nessuno lo vedeva, nessuno ci pensava, o almeno nessuno ne era capace. Si sta bene, dicevano, una volta per non ritrovarsi con una pallottola in fronte, ora perché avevano dimenticato il passato e pensavano che quella fosse la prospettiva migliore. Ma era davvero quello il mondo perfetto tanto propagandato dal governo?

Passò una macchina nera e tutto si confuse nella mente della ragazza.

Vorkof: vieni, questo è il nostro laboratorio, sarà qui che ci aiuterai nelle ricerche…

Lo seguì finche non arrivarono in una stanza, quella dove erano imprigionati i risultati della clonazione umana e del miglioramento genetico. E li la vide, la creatura pura che erano riusciti a catturare. Era una ragazza con gli occhi d’oro, probabilmente una di quelli che loro chiamavo incroci bastardi, o, più scientificamente, chimere. Dopo qualche settimana che era lì finalmente riuscì a saperne qualcosa di più. Quella ragazza aveva le stesse caratteristiche di un vampiro in generale, ma invece che con un pipistrello sembrava incrociata con un felino, probabilmente una lince. Non parlava e aveva lo sguardo davvero triste. Nella sua stanza c’erano quattro telecamere, nei quattro angoli del soffitto, tutti puntati verso la gabbia della ragazza. Sicuramente quelli dei piani alti volevano sapere dove fossero i suoi compagni, magari le avrebbero riservato lo stesso trattamento di suo padre, o forse peggio. La cosa le dava la nausea, ma doveva convincersi che non ci poteva far nulla. Però, anche suo padre non poteva far nulla per fermare il governo, poi, ormai non sarebbe neanche stato così male, se quella doveva essere la sua vita…

Passarono altri tre mesi e la mandarono a studiare la "chimera perfetta". In realtà Hiromi si curava delle altre creature nella stanza, ma ogni tanto incrociava gli occhi pieni d’odio e tristezza di quella creatura, ma non ricambiava con nessun sentimento. Le bastarono un paio di giorni per capire che nella stanza non c’erano microfoni. Ancora un mese e le fecero vedere la analisi della chimera. Analisi del sangue, esperimenti vari e prove di comunicazione. Però c’era qualcosa di strano:la ferritina era bassa, addirittura sei quando il minimo per un essere umano è dieci, avevano segnato una carenza di ferro e una possibile anemia, però cose come MCH e MCHC erano nella norma umana, possibile che quella gentaglia non si chiedesse "magari è perché il suo corpo è diverso da quello di una persona come noi?" o forse lo facevano per prenderla in giro? In realtà non le interessava, l’unica cosa che le dava fastidio era l’idea di essere usata come un burattino. Una giorno si trovò sola nella stanza e decise di sfruttare l’occasione, tanto bastava tenere la testa chinata su qualche libro perché nessuno si accorgesse che parlava.

Hiromi: ciao…

L’altra la guardò senza muovere la testa.

Hiromi: vorrei parlarti senza che se ne accorgano, quindi non alzare il volto per favore.

Chimera: non c’è nessuno a spiarci, stupida.

Hiromi: tu non sei una chimera pipistrello come i vampiri, hanno proprio sfortuna quelli di questo laboratorio… al di là di questo, come ti chiami?

Chimera: perché dovrei rispondere?

Hiromi: perché sai benissimo che non ci perderesti nulla, e magari tu non lo sai ma potresti guadagnarci.

Chimera: Mao, mi chiamo Mao. Tu chi sei?

Hiromi: Tachibana Hiromi.

Mao: dalle mie parti con "chi sei" non s’intende il nome ma la persona in sé.

Hiromi: capisco. Allora diciamo che sono una stupida ragazzina viziata che ottiene sempre quello che desidera. Ora tocca a me, cos’avevi quando ti hanno catturata? Insomma, non penso che tu stessi benissimo per farti catturare da degli umani…

Mao: stavo benissimo. Altra domanda: come faccio a evadere da questo posto?

Hiromi: eh eh, se lo sapessi non sarei qui a chiacchierare con te. Una risposta la troverò. Da quanto tempo esistete voi… chimere come vi chiamano gli scienziati…?

Mao: non lo so, ma se mi fai uscire posso informarmi.

Hiromi: allora devo sbrigarmi a farti evadere.

La castana chiuse il fascicolo che stava sfogliando e se ne andò lasciando sola l’altra. Al momento non voleva liberarla perché le faceva comodo tenerla al laboratorio, inoltre ora aveva una questione più importante di cui occuparsi. Andò spedita lungo i corridoi che ormai conosceva fino alla scala che l’avrebbe portata nel cuore del palazzo del governo. Le strutture del laboratorio erano piuttosto rudi, due piloni e una capriata con calcestruzzo e cemento gettati alla meglio per creare i muri, ma nemmeno un millimetro d’intonaco, presto avrebbero iniziato a rovinarsi e a trasudare per l’umidità, allora sarebbero stati guai grossi, ma non per le massime cariche, loro non avevano mai problemi, né una coscienza per crearsene. Era ancora immersa nei suoi pensieri quando una bella donna seduta dietro una scrivania le chiese cosa desiderasse. Si trattava di Aiko, la segretaria di Vorkof, la quale era allo scuro di molte cose nonostante il suo lavoro, evidentemente era un po’ tonta, se non stupida.

Hiromi: vorrei parlare con Vorkof_sama se possibile.

Aiko: ha un appuntamento?

La ragazza non rispose, si limitò a mettere sulla scrivania la propria carta d’identificazione per il laboratorio.

Aiko: vi prego di aspettare qualche minuto Hiromi_san.

Hiromi: certamente, grazie.

Si sedette su una bella sedia rossa adibita all’attesa dell’uomo più importante del paese. Ora era tutto sfarzoso e perfetto, quasi pacchiano, d’altra parte l’apparenza è quello che conta veramente, no? Arrivò colui che tirava le fila, il vertice della piramide, l’intoccabile. Camminava a testa alta come se dovesse coprirsi di chissà quali onori, invece non era altro che un verme. Incrociò gli occhi dell’uomo per qualche secondo, sorridevano beffardi, sicuri di averla in pugno. Le fece cenno di seguirlo e lei lo seguì, chiuse la porta dell’ufficio dietro di sé e parlò senza salutare.

Hiromi: perché sta succedendo tutto così in fretta?

Vorkof: tutto cosa?

Hiromi: sono passati pochi mesi da quando sono in quel laboratorio eppure mi mandate già da quella ragazza. Non è un po’ strano?

Vorkof: magari, quelle chimera. non è un segreto così riservato per noi, o magari non è la cosa più importante, no?

Hiromi: pensi che io sia un’idiota? Ma cosa credi? So benissimo che quella è la cosa più importante che avete e senza di lei i vostri progetti andranno a rotoli.

Vorkof: non per niente sei la figlia di Eiji.

Hiromi: non parlare di mio padre come se non fosse successo nulla!

Vorkof: anche lui da giovane era terribilmente impertinente, comunque ora va’ ad aspettare fuori che tra poco arriva una persona che devi conoscere.

Hiromi: con permesso.

La ragazza uscì dalla stanza decisamente irritata, odiava tutto di quell’uomo, perché non lo afferrava al collo e non lo strozzava? Probabilmente era la paura di essere ammazzata prima di riuscirci e allora la sua morte non avrebbe avuto nessun valore. Passò un’interminabile decina di minuti, poi arrivò un ragazzo. Alto, occhi azzurri, pelle candida e i capelli di un rosso tanto forte da sembrare finto. Le scappò una risatina che attirò l’attenzione dell’altro, ma a lei non interessava e continuò a sorridere tra sé e sé indisturbata. Lui la guardò dall’alto al basso con aria di superiorità e uno sguardo glaciale, dopo di che entrò chiudendo la porta.

Hiromi: ma è tinto? E poi, ma come li tiene i capelli?

Aiko: ma, Hiromi_san, non sapete chi è quel ragazzo?

Hiromi: il rosso? No, non lo so…

Aiko: si tratta di Imanov Yuri, nonostante abbia solo vent’anni sta già facendo carriera nell’esercito, non è una persona da sottovalutare!

Hiromi: però è tinto.

Aiko: naaa, è di quel colore dalla prima volta che è venuto qui, poi chi si tingerebbe mai i capelli di un rosso così forte?

Cosa c’è di meglio di una donna in vena di pettegolezzi quando vuoi delle informazioni? Ad Hiromi scappò un’altra risatina pensandoci.

Hiromi: magari uno spirito ribelle, dici che non è il tipo? Ti posso dare del tu vero?

Aiko: certo! Comunque Imanov più che uno spirito ribelle è il contrario!

Hiromi: è un perfezionista??

Aiko: no, non in quel senso, il fatto è che all’inizio del regime di Vorkof_sama, fu proprio lui a reprimere i ribelli e gli oppositori!

Hiromi: ma dai, era lui a dare ordini da dietro le quinte?

Aiko: da quello che so io andava in prima fila invece! Ed era pure violento! Dici che i capelli gli si siano tinti di rosso col sangue di quella gentaglia?

Che brutta battuta, Hiromi rimase senza saper bene come rispondere, come poteva quella donna parlare a quel modo di altre persone? Fortunatamente il telefono squillò ed Aiko dovette rispondere, così non si accorse della reazione della ragazza.

Aiko: ti vogliono dentro, vai e beata te che parlerai per la seconda volta con lui!

Hiromi: beata me!

Come faceva quella donna ad ammirare un tizio del genere? D’altra parte era la sua segretaria e magari ci andava pure a letto, ma no, la aveva al massimo vent’otto anni e lui ne aveva quarantanove…

Vorkof: noto che sei soprappensiero.

Hiromi: non te ne vantare coi tuoi amici, non è stata una grande impresa scoprirlo.

Imanov la guardò malissimo mentre Vorkof rise forte rassicurandole che non sarebbe successo.

Hiromi: allora, perché mi hai chiamata?

Vorkof: per salutarti e dirti di seguire questo ragazzo, sarà lui la persona a cui dovrai ubbidire d’ora in avanti.

Hiromi: ‘kai. Allora ciao.

Yuri: arrivederci.

Uscirono dal palazzo senza scambiarsi una parola.

Yuri: sai che stai giocando col fuoco?

Hiromi: no, io gioco con qualcosa di più pericoloso. tu non sei giapponese, giusto?

Yuri: sono russo.

Hiromi: ah ecco, mi sembrava strano…

Yuri: hai qualche problema con la mia nazionalità?

Hiromi: no, è solo che qui in Giappone Yuri è un bellissimo nome… per una ragazza.

 

 

 

Yuri in giapponese significa giglio ed è un nome da femmina per esplicitare (esplicitare, che verbo complicato per il mio mezzo neurone…)

Sono un po’ in ritardo, lo so, perdonatemi… e ora vado da quei coraggiosi che recensiscono (se ce ne sono stati) ah sì, ci sono, wow, che coraggio…

X jessy16 _ eh sì, il governo non è certo d’aiuto, anzi… però per ora ti devo far aspettare con Kai che se non faccio un megaflash-back non si capisce più niente! Ti prego, abbi pazienza, un capitolo e torniamo al presente… ciaociao =SmaK=

 

X Padme86 _ mah, Hiromi non so quanto potrà aiutare Kai, si, sono io l’autrice, ma non sono sicura di come andrà avanti, per ora torno al passato. Adesso il mio mezzo neurone ha bisogno di riposo dopo questa grande fatica, quindi ti saluto! Ciao! =SmaK=

 

(angolino dei saluti e della mia quotidiana idiozia, non adatto agli stomaci delicati)

Se ho fatto un macello con la cosa dell’anemia, ditemelo pure, ma non è niente di complicato e dovrei aver scritto bene. Adesso l’unico mezzo neurone che vaga nella mia scatola cranica va a riposarsi che scrivere un capitolo per lui è una grande impresa, poi ora che l’ho offeso sarà più difficile farlo addormentare… CIAO A TUTTI I TEMERARI CHE SONO ARRIVATI FIN QUI!

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