The sad girl with gold eyes
Uno dei due le intimò di tacere con la voce carica d’odio, ma questo non la
smosse minimamente.
Hiromi: ero venuta qui solo per portarvi lui, non vi preoccupate, ora me ne
vado. Kai, questi sono Takao e Rei, sono sicura che col tempo farete
amicizia.
Takao: cosa stai farneticando? E perché lui ha addosso l’odore del sangue
umano?
Hiromi: non lo so.
Rei: o non ce lo vuoi dire?
Hiromi: non lo so e basta.
Takao: come sarebbe a dire?! L’hai portato con te e ora mi vieni a dire che
non sai cos’è successo?
Hiromi: questa notte è entrato in casa mia e ha cercato di ammazzarmi…
Takao: allora ti sei ripreso un po’!
Kai lo fissò negli occhi senza riconoscerlo, rimase freddo e distaccato senza
saper bene cosa pensare. Takao se ne accorse e la cosa gli diede parecchio
fastidio.
Takao: che cazzo gli hai fatto?
Hiromi: nulla di quello che credi.
Takao: allora perché non ci riconosce?
Hiromi abbassò la testa e sospirò lievemente, poi la rialzò mostrando loro
una decisione che per la seconda volta sfoggiava ai loro occhi. Aveva schiuso le
labbra, ma le parole si bloccarono tra i denti quando una ragazza dagli occhi
d’oro con un collare elettronico al braccio le si mise davanti proteggendola col
proprio corpo dalle balestre dei mori. Era lei, Mao, l’unica persona che avesse
mai tentato di capirla.
Mao: basta, abbassate le balestre!
Rei: ma che ti salta in mente? Spostati subito!
Mao: Hiromi vattene! Non so ancora risponderti!
Ubbidì senza esitare dato che l’ordine arrivava dall’unica persona di cui
sapeva di potersi davvero fidare.
Rei: ma ti è dato di volta il cervello?
Mao: Rei, cosa faresti se io fossi umana?
Ormai era lontana e non sentì la voce di lui, ma non era sicura che avesse
avuto il coraggio di rispondere. Era fuori, tirò un sospiro rammaricata solo per
non aver potuto parlare. Le strade ricominciarono ad affollarsi, c’era chi
sorrideva, ma per lo più erano persone dalla vita monotona e il volto grigio.
Solo i ricchi sorridevano. Nessuno porgeva la mano a qualcun altro. Nessuno ti
guardava negli occhi. Tutti erano piegati dalla tristezza e dal lavoro, ma
nessuno si ribellava. Un branco di codardi, codardi che camminavano, ma erano
come morti. Passava un carrarmato ogni tanto, ma nessuno lo vedeva, nessuno ci
pensava, o almeno nessuno ne era capace. Si sta bene, dicevano, una volta per
non ritrovarsi con una pallottola in fronte, ora perché avevano dimenticato il
passato e pensavano che quella fosse la prospettiva migliore. Ma era davvero
quello il mondo perfetto tanto propagandato dal governo?
Passò una macchina nera e tutto si confuse nella mente della ragazza.
Vorkof: vieni, questo è il nostro laboratorio, sarà qui che ci aiuterai nelle
ricerche…
Lo seguì finche non arrivarono in una stanza, quella dove erano imprigionati
i risultati della clonazione umana e del miglioramento genetico. E li la vide,
la creatura pura che erano riusciti a catturare. Era una ragazza con gli occhi
d’oro, probabilmente una di quelli che loro chiamavo incroci bastardi, o, più
scientificamente, chimere. Dopo qualche settimana che era lì finalmente riuscì a
saperne qualcosa di più. Quella ragazza aveva le stesse caratteristiche di un
vampiro in generale, ma invece che con un pipistrello sembrava incrociata con un
felino, probabilmente una lince. Non parlava e aveva lo sguardo davvero triste.
Nella sua stanza c’erano quattro telecamere, nei quattro angoli del soffitto,
tutti puntati verso la gabbia della ragazza. Sicuramente quelli dei piani alti
volevano sapere dove fossero i suoi compagni, magari le avrebbero riservato lo
stesso trattamento di suo padre, o forse peggio. La cosa le dava la nausea, ma
doveva convincersi che non ci poteva far nulla. Però, anche suo padre non poteva
far nulla per fermare il governo, poi, ormai non sarebbe neanche stato così
male, se quella doveva essere la sua vita…
Passarono altri tre mesi e la mandarono a studiare la "chimera perfetta". In
realtà Hiromi si curava delle altre creature nella stanza, ma ogni tanto
incrociava gli occhi pieni d’odio e tristezza di quella creatura, ma non
ricambiava con nessun sentimento. Le bastarono un paio di giorni per capire che
nella stanza non c’erano microfoni. Ancora un mese e le fecero vedere la analisi
della chimera. Analisi del sangue, esperimenti vari e prove di comunicazione.
Però c’era qualcosa di strano:la ferritina era bassa, addirittura sei quando il
minimo per un essere umano è dieci, avevano segnato una carenza di ferro e una
possibile anemia, però cose come MCH e MCHC erano nella norma umana, possibile
che quella gentaglia non si chiedesse "magari è perché il suo corpo è diverso da
quello di una persona come noi?" o forse lo facevano per prenderla in giro? In
realtà non le interessava, l’unica cosa che le dava fastidio era l’idea di
essere usata come un burattino. Una giorno si trovò sola nella stanza e decise
di sfruttare l’occasione, tanto bastava tenere la testa chinata su qualche libro
perché nessuno si accorgesse che parlava.
Hiromi: ciao…
L’altra la guardò senza muovere la testa.
Hiromi: vorrei parlarti senza che se ne accorgano, quindi non alzare il volto
per favore.
Chimera: non c’è nessuno a spiarci, stupida.
Hiromi: tu non sei una chimera pipistrello come i vampiri, hanno proprio
sfortuna quelli di questo laboratorio… al di là di questo, come ti chiami?
Chimera: perché dovrei rispondere?
Hiromi: perché sai benissimo che non ci perderesti nulla, e magari tu non lo
sai ma potresti guadagnarci.
Chimera: Mao, mi chiamo Mao. Tu chi sei?
Hiromi: Tachibana Hiromi.
Mao: dalle mie parti con "chi sei" non s’intende il nome ma la persona in
sé.
Hiromi: capisco. Allora diciamo che sono una stupida ragazzina viziata che
ottiene sempre quello che desidera. Ora tocca a me, cos’avevi quando ti hanno
catturata? Insomma, non penso che tu stessi benissimo per farti catturare da
degli umani…
Mao: stavo benissimo. Altra domanda: come faccio a evadere da questo
posto?
Hiromi: eh eh, se lo sapessi non sarei qui a chiacchierare con te. Una
risposta la troverò. Da quanto tempo esistete voi… chimere come vi chiamano gli
scienziati…?
Mao: non lo so, ma se mi fai uscire posso informarmi.
Hiromi: allora devo sbrigarmi a farti evadere.
La castana chiuse il fascicolo che stava sfogliando e se ne andò lasciando
sola l’altra. Al momento non voleva liberarla perché le faceva comodo tenerla al
laboratorio, inoltre ora aveva una questione più importante di cui occuparsi.
Andò spedita lungo i corridoi che ormai conosceva fino alla scala che l’avrebbe
portata nel cuore del palazzo del governo. Le strutture del laboratorio erano
piuttosto rudi, due piloni e una capriata con calcestruzzo e cemento gettati
alla meglio per creare i muri, ma nemmeno un millimetro d’intonaco, presto
avrebbero iniziato a rovinarsi e a trasudare per l’umidità, allora sarebbero
stati guai grossi, ma non per le massime cariche, loro non avevano mai problemi,
né una coscienza per crearsene. Era ancora immersa nei suoi pensieri quando una
bella donna seduta dietro una scrivania le chiese cosa desiderasse. Si trattava
di Aiko, la segretaria di Vorkof, la quale era allo scuro di molte cose
nonostante il suo lavoro, evidentemente era un po’ tonta, se non stupida.
Hiromi: vorrei parlare con Vorkof_sama se possibile.
Aiko: ha un appuntamento?
La ragazza non rispose, si limitò a mettere sulla scrivania la propria carta
d’identificazione per il laboratorio.
Aiko: vi prego di aspettare qualche minuto Hiromi_san.
Hiromi: certamente, grazie.
Si sedette su una bella sedia rossa adibita all’attesa dell’uomo più
importante del paese. Ora era tutto sfarzoso e perfetto, quasi pacchiano,
d’altra parte l’apparenza è quello che conta veramente, no? Arrivò colui che
tirava le fila, il vertice della piramide, l’intoccabile. Camminava a testa alta
come se dovesse coprirsi di chissà quali onori, invece non era altro che un
verme. Incrociò gli occhi dell’uomo per qualche secondo, sorridevano beffardi,
sicuri di averla in pugno. Le fece cenno di seguirlo e lei lo seguì, chiuse la
porta dell’ufficio dietro di sé e parlò senza salutare.
Hiromi: perché sta succedendo tutto così in fretta?
Vorkof: tutto cosa?
Hiromi: sono passati pochi mesi da quando sono in quel laboratorio eppure mi
mandate già da quella ragazza. Non è un po’ strano?
Vorkof: magari, quelle chimera. non è un segreto così riservato per noi, o
magari non è la cosa più importante, no?
Hiromi: pensi che io sia un’idiota? Ma cosa credi? So benissimo che quella è
la cosa più importante che avete e senza di lei i vostri progetti andranno a
rotoli.
Vorkof: non per niente sei la figlia di Eiji.
Hiromi: non parlare di mio padre come se non fosse successo nulla!
Vorkof: anche lui da giovane era terribilmente impertinente, comunque ora va’
ad aspettare fuori che tra poco arriva una persona che devi conoscere.
Hiromi: con permesso.
La ragazza uscì dalla stanza decisamente irritata, odiava tutto di
quell’uomo, perché non lo afferrava al collo e non lo strozzava? Probabilmente
era la paura di essere ammazzata prima di riuscirci e allora la sua morte non
avrebbe avuto nessun valore. Passò un’interminabile decina di minuti, poi arrivò
un ragazzo. Alto, occhi azzurri, pelle candida e i capelli di un rosso tanto
forte da sembrare finto. Le scappò una risatina che attirò l’attenzione
dell’altro, ma a lei non interessava e continuò a sorridere tra sé e sé
indisturbata. Lui la guardò dall’alto al basso con aria di superiorità e uno
sguardo glaciale, dopo di che entrò chiudendo la porta.
Hiromi: ma è tinto? E poi, ma come li tiene i capelli?
Aiko: ma, Hiromi_san, non sapete chi è quel ragazzo?
Hiromi: il rosso? No, non lo so…
Aiko: si tratta di Imanov Yuri, nonostante abbia solo vent’anni sta già
facendo carriera nell’esercito, non è una persona da sottovalutare!
Hiromi: però è tinto.
Aiko: naaa, è di quel colore dalla prima volta che è venuto qui, poi chi si
tingerebbe mai i capelli di un rosso così forte?
Cosa c’è di meglio di una donna in vena di pettegolezzi quando vuoi delle
informazioni? Ad Hiromi scappò un’altra risatina pensandoci.
Hiromi: magari uno spirito ribelle, dici che non è il tipo? Ti posso dare del
tu vero?
Aiko: certo! Comunque Imanov più che uno spirito ribelle è il contrario!
Hiromi: è un perfezionista??
Aiko: no, non in quel senso, il fatto è che all’inizio del regime di
Vorkof_sama, fu proprio lui a reprimere i ribelli e gli oppositori!
Hiromi: ma dai, era lui a dare ordini da dietro le quinte?
Aiko: da quello che so io andava in prima fila invece! Ed era pure violento!
Dici che i capelli gli si siano tinti di rosso col sangue di quella
gentaglia?
Che brutta battuta, Hiromi rimase senza saper bene come rispondere, come
poteva quella donna parlare a quel modo di altre persone? Fortunatamente il
telefono squillò ed Aiko dovette rispondere, così non si accorse della reazione
della ragazza.
Aiko: ti vogliono dentro, vai e beata te che parlerai per la seconda volta
con lui!
Hiromi: beata me!
Come faceva quella donna ad ammirare un tizio del genere? D’altra parte era
la sua segretaria e magari ci andava pure a letto, ma no, la aveva al massimo
vent’otto anni e lui ne aveva quarantanove…
Vorkof: noto che sei soprappensiero.
Hiromi: non te ne vantare coi tuoi amici, non è stata una grande impresa
scoprirlo.
Imanov la guardò malissimo mentre Vorkof rise forte rassicurandole che non
sarebbe successo.
Hiromi: allora, perché mi hai chiamata?
Vorkof: per salutarti e dirti di seguire questo ragazzo, sarà lui la persona
a cui dovrai ubbidire d’ora in avanti.
Hiromi: ‘kai. Allora ciao.
Yuri: arrivederci.
Uscirono dal palazzo senza scambiarsi una parola.
Yuri: sai che stai giocando col fuoco?
Hiromi: no, io gioco con qualcosa di più pericoloso. tu non sei giapponese,
giusto?
Yuri: sono russo.
Hiromi: ah ecco, mi sembrava strano…
Yuri: hai qualche problema con la mia nazionalità?
Hiromi: no, è solo che qui in Giappone Yuri è un bellissimo nome… per una
ragazza.
Yuri in giapponese significa giglio ed è un nome da femmina per esplicitare
(esplicitare, che verbo complicato per il mio mezzo neurone…)
Sono un po’ in ritardo, lo so, perdonatemi… e ora vado da quei coraggiosi che
recensiscono (se ce ne sono stati) ah sì, ci sono, wow, che coraggio…
X jessy16 _ eh sì, il governo non è certo d’aiuto, anzi… però per ora ti devo
far aspettare con Kai che se non faccio un megaflash-back non si capisce più
niente! Ti prego, abbi pazienza, un capitolo e torniamo al presente… ciaociao
=SmaK=
X Padme86 _ mah, Hiromi non so quanto potrà aiutare Kai, si, sono io
l’autrice, ma non sono sicura di come andrà avanti, per ora torno al passato.
Adesso il mio mezzo neurone ha bisogno di riposo dopo questa grande fatica,
quindi ti saluto! Ciao! =SmaK=
(angolino dei saluti e della mia quotidiana idiozia, non adatto agli stomaci
delicati)
Se ho fatto un macello con la cosa dell’anemia, ditemelo pure, ma non è
niente di complicato e dovrei aver scritto bene. Adesso l’unico mezzo neurone
che vaga nella mia scatola cranica va a riposarsi che scrivere un capitolo per
lui è una grande impresa, poi ora che l’ho offeso sarà più difficile farlo
addormentare… CIAO A TUTTI I TEMERARI CHE SONO ARRIVATI FIN QUI!
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