Animal I have become.

di Esthiei_Thanatos
(/viewuser.php?uid=396660)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Si svegliò nel bel mezzo della notte, le lacrime agli occhi, il sudore freddo che le scivolava lungo la nuca e sulla fronte. Piangeva, ma non ne se ne spiegava il motivo. Lentamente si tirò su, si asciugò con un lembo del lenzuolo gli occhi d'ebano. Scese dal letto e il contatto dei suoi piedi nudi con il pavimento freddo le provocarono un piccolo brivido. Scese le scale che la separavano dalla cucina lentamente, cercando di non svegliare suo padre e suo fratello maggiore.

Si preparò una camomilla e quando fu pronta la sorseggiò lentamente sul divano lasciando che il liquido zuccherino e bollente come la lava le scivolasse lungo la gola.

Iniziò a scavare nella sua mente cercando di ricordare per quale motivo si era svegliata in quello stato alle quattro e mezza del mattino, poi si ricordò del sogno che matematicamente faceva dall'inizo delle scuole superiori almeno una volta alla settimana: Si vedeva rannicchiata nuda sul pavimento sporco, mentre rideva istericamente e un'ombra scura le entrava nel petto all'altezza del cuore..

Sì, pensò, doveva essere quello che l'aveva scossa anche stanotte. Si disse che doveva dormire, tra due ore si sarebbe dovuta svegliare per andare a visitare l'abbazia Westminster con la scuola. Posò la tazza sul pavimento e lentamente si addormentò.

Si sentì scuotere la spalla e spalancò gli occhi, spaventata. Riccioli di grano, occhi cielo e pelle d'alabastro. Era solo suo fratello Ryan.

"Sveglia Grace, che oggi tocca a me accompagnarti a scuola e prima lo faccio prima sono libero."

"Non parlare così a tua sorella, Ryan!" lo rimproveròil padre.

Grace si mise in piedi, si strofinò gli occhi cisposi, e con la bocca ancora impastata dal sonno disse. "Non vi affannate, vado a piedi."

Non le piaceva dipendere da qualcuno.

Si incamminò verso il bagno, aprì il rubinetto e si lavo la faccia con dell'acqua gelata, per darsi una svegliata. Guardò il suo riflesso nello specchio: una ragazza davvero attraente, capelli lunghi e corvini, occhi neri dalle lunghe ciglia, zigomi alti, labbra carnose, fisico "generoso". Ma aveva lo sguardo triste, malinconico con due ombre scure sotto gli occhi.

Dopo essersi preparata salutò velocemente suo padre e suo fratello e uscì chiudendo lentamente la porta.

Si incamminò a passo veloce verso la scuola, senza fare attenzione a nulla, guardando solo il sole e il cielo ancora sporco d'alba.

Il cancello della scuola si stagliava ormai di fronte a lei, intricato di ghirigori, arrugginito. Lo attraversò come sempre, a testa bassa.

Poi iniziò a scrutare i gruppetti che erano soliti formarsi prima delle gite cercando di riconoscere i suoi compagni di classe. Li trovò e si unì a loro, accolta come sempre dai fischi d'apprezzamento dei suoi compagni di classe.

"Mi piace il tuo culo, Grace." le soffiò all'orecchio strizzandole l'occhio una delle persone che più odiava, Nick Cooper.

"Fottiti stronzo." ribattè lei.

"Che c'è tesoro, ti sei svegliata con la luna storta? Se vuoi posso pensarci io a farti...rilassare". le disse con un sorriso beffardo

Lei rispose con un pugno in pieno volto, che fece sanguinare il naso di Nick

"Stupida puttana, me la pagherai!" le urlò contro.

D'un tratto Grace si sentì tirare per lo zaino. Si voltò, e con suo immenso dispiacere, vide che si trattava della sua professoressa di inglese, Mrs Evans

una donna tarchiata con i capelli unti.

"Signorina Wayne, questi comportamenti non sono ammessi in questa scuola!"

"Scusi, professoressa è stato Nick a provocarmi, quindi non credo di meritare una punizione." disse calma Grace, le sospensioni per la sua aggressività erano all'ordine del giorno.

"Non mi interessa, la violenza non è giusta in nessun caso anche se, dal momento che un altra sospensione significherebbe la bocciatura, sia lei che il signor Cooper rimarrete esclusi dalla visita guidata e attenderete fuori per tutta la durata della stessa" disse Mrs Evans irritata.

"Grazie Professoressa." le rispose felice Grace.

"Porca puttana, grazie." urlò sorpreso Nick dimenticandosi per un attimo di tamponarsi il naso sanguinante.

Dopo il breve tragitto fatto in autobus giunsero alla maestosa abbazia ed entrarono tutti eccetto lei e, purtroppo, Nick. Ma c'era un terzo ragazzo, stava chiedendo qualcosa alla professoressa. Si allontanò e iniziò ad avanzare in direzione di Grace, stava per venirle incontro: non molto alto, capelli scuri ricci.

"Giuro che un giorno di questi ti spacco quella cazzo di faccia da verginella che ti ritrovi." le disse Nick stringendole una mano intorno al collo latteo. Si sentì soffocare, gli diede un calcio per liberarsi, lui mollò la presa ma ormai era rosso in volto dalla rabbia e stava per attaccarla nuovamente quando il terzo ragazzo rimasto fuori afferrò Nick per un braccio e lo guardò dritto negli occhi, ciò bastò a metterlo in fuga.

"G-grazie..." disse Grace invitandolo a dirle il suo nome "Marius" disse prontamente il ragazzo, sedendosi accanto a lei sulla panchina di legno.

"Wow, strano nome, sei...italiano, vero?" disse lei, sentendosi leggermente in soggezione dai suoi occhi verdi, spenti. "No, diciamo che mio padre non mi voleva abbastanza bene da darmi un nome decente.." disse lui sarcastico, facendo un mezzo sorriso.
 


Salvee, in questo capitolo non si capisce molto della trama, diciamo che serve ad introdurre i personaggi, non è molto lungo, ma vi prometto che i prossimi lo saranno. Recensite per qualsiasi cosa che non vi è chiara, che non vi piace, o errori, ma soprattutto RECENSITE!!

Un bacio, Esthiei_Thanatos.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


Grace si soffermò sul suo sorriso. Rideva con la bocca, ma non con gli occhi: tristi, malinconici.

"Comunque, di niente, Grace." disse lui mentre si toglieva la giacca, scoprendo le braccia, poi si tolse lo zaino ed iniziò a frugare al suo interno tirando fuori un vecchio libro dalla copertina nera, senza alcuna scritta. Lo aprì ed iniziò a leggere.

"Insomma, l'hai fatto scappare con un solo sguard...Oh! come fai a sapere il mio nome? Non mi sembra di avertelo detto!" disse lei sgranando gli occhi sorpresa.

Marius chiuse il libro ed accennò al petto di lei "La tua collana" disse riferendosi al ciondolo aureo formato dalla sottile scritta "Grace" che portava.

"Oh, la collana" borbottò lei, sentendosi sciocca. Si riavviò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le sue gote si tinsero di un leggero rosa. Si guardò intorno, cercando qualche cosa da dirgli per cambiare argomento. Poi notò sulle braccia di Marius delle cicatrici biancastre e nodose, e delle altre più sottili e infiammate. Coprivano quasi la totalità delle braccia e immaginò che si protendessero anche sulle spalle.

"Cosa sono tutte quelle cicatrici che hai sulle braccia?" chiese lei "Non sarai mica uno di quegli stupidi autolesionisti che sono convinti che la vita sia da buttare solo per i loro stupidi problemi d'adolescenza?"

Marius rimase pietrificato, gli occhi spalancati.

"Scusa... a volte sparo cazzate a raffica. Se ti ho offeso non era mia intenzione." si giustificò Grace e il suo volto si infiammò di un rosso infernale. Marius la ignorò, si limitò a riaprire il libro ed iniziò nuovamente a leggere.

La ragazza si sentì sprofondare, era una delle peggiori figure che avesse mai fatto, quindi si alzò per allontanarsi "Scusa, io vado. Devo dire una cosa alla Evans" non appena posò il piede destro a terra, forse per la foga di scappare da lui prese una storta e cadde rovinosamente su se stessa.

Raccogliendo tutto il suo coraggio si rivolse al ragazzo "Ti prego, me la caverei da sola se potessi, ma... puoi accompagnarmi all'abbazia?" disse cercando di tirarsi su.

"Non se ne parla, non posso." rispose lui senza staccare gli occhi dal tomo consunto, il tono privo di qualsiasi espressione.

"Oh, andiamo, non sarà mica per quello che ti ho detto prima? Quanto sei orgoglioso! Non puoi lasciarmi qui terra! Un pò di pietà!" urlò Grace.

"D'accordo ma ti accompagnerò solo fino al gradino, dopo dovrai fare da sola." acconsentì Marius con voce atona.

"Che grande sforzo. Ma meglio di nulla." si rassegnò la ragazza abbassando gli occhi neri.

Il ragazzo ripose il libro nello zaino che abbandonò sulla panchina, si avvicinò a Grace, la aiutò ad alzarsi e le disse di mettere il braccio intorno al suo collo, poi lui le posò il braccio sulla vita stretta ed iniziarono a camminare molto lentamente. La ragazza si sentiva in imbarazzo a stare così avvinghiata ad un ragazzo di cui sapeva poco e niente, quindi si limitava a guardare il pavimento sentendosi anche un po' umiliata dal dover chiedere aiuto ad uno sconosciuto. Notò che ogni passo che facevano verso Westminster la presa del braccio di Marius sulla sua vita si faceva sempre meno salda e il suo volto dai perfetti lineamenti veniva deformato da una smorfia di sofferenza. Giunsero al gradino ma allora Grace pensò che non ce l'avrebbe fatta da sola a raggiungere gli altri. "puoi accompagnarmi all'entra..." non finì neanche di parlare che fu interrotta dal "NO" secco di Marius che la guardò con aria severa, arrabbiata. "Non provare a supplicarmi, non posso, PUNTO." continuò lui sempre più alterato, spalancando gli occhi. Grace tentò di girarsi verso di lui per rispondergli, ma dato che erano ancora avvinghiati ciò che ne uscì fu un brusco movimento che li fece franare entrambi sulle sul pavimento di pietra. Marius poggiò una mano sul gradino cercando di arrestare la caduta ma biascicò qualcosa e si ritrasse come scottato, poi se ne andò camminando velocemente e tenendosi la mano lasciando tutte le sue cose sulla panchina. "Dove stai andando? Non puoi lasciarmi qui!!" urlò lei a scuarciagola, poi si calmò e si sedette con la schiena curva sostenendosi la testa con le braccia. Si immerse nel groviglio di pensieri scatenato dall'accaduto: aveva picchiato Nick, conosciuto Marius e lo aveva fatto scappare nello stesso giorno e si era probabilmente slogata una caviglia. Mentre pensava, tutte le ore di sonno perdute che aveva accumulato ogni giorno di più si fecero sentire, lentamente chiuse gli occhi, e con la luce del sole ancora impressa si addormentò in quella posizione. Era di nuovo nuda, indifesa, sul pavimento sudicio. Una figura umana si avvicinava nell'oscurità: aveva i capelli neri leggermente arricciati sulla fronte, i lineamenti perfetti gli occhi di un verde spento tendente al dorato.Indossava una lunga tunica nera con un cappuccio e sorrideva. Le si avvicinò e le posò una mano sul petto, all'altezza del cuore.

Aprì subito gli occhi e se ne trovò un paio davanti, di sicuro non erano quelli del ragazzo che aveva sognato. Erano neri, grandi. Era Peter: aveva i capelli biondo dorato e molto spettinati. Le stava rivolgendo uno dei suoi dolcissimi sorrisi con tanto di fossette sulle guance.

"Finalmente ti sei svegliata, ho dovuto aspettarti per un'ora" le disse lui continuando a guardarla negli occhi e sorridendo.

"Sono contenta che tu sia rimasto, ho un piccolo problemino tecnico." disse Grace sbadigliando e contraccambiando il sorriso.

"Che succede?" chiese Peter divertito. "È la caviglia, ho preso una storta e non riesco a camminare." gli rispose Grace, poi cercò di tirarsi su, ma una nonappena poggiò il peso sul piede sentì come una forte scarica elettrica, mugolò qualcosa e si sedette di nuovo. "Sei fortunata Grace, ho la macchina parcheggiata qui vicino" disse Peter, poi le si avvicinò e se la caricò sulle spalle.

Peter camminava spedito, Grace non era un grande peso per il suo corpo allenato. Si stavano allontanando a passo veloce, quando Grace sussultò.

"Che succede Grace?" disse lui, fermandosi di scatto e guardandola allarmato.

" Ho dimenticato le mie cose sulla panchina..."rispose lei guardando quei due pezzi di carbone che erano i suoi occhi. "Oh, certo, adesso te le prendo."disse il ragazzo, tornò indietro di qualche passo, poi si accostò alla consunta panchina di legno con la vernice scrostata un po' ovunque, vi raccolse la leggera cartella grigia con una stampa della galassia sul davanti e si avviò nuovamente verso la sua auto. Aprì la portiera e posò Grace sul sedile anteriore.

Durante il breve viaggio ci fu un silenzio tombale, Grace si chiedeva solo se avesse fatto la cosa giusta prendendo le cose di Marius, stava per addormentarsi nuovamente, ma finalmente sentì la portiera aprirsi, Peter si caricò lo zaino in spalla e la accompagnò alla porta, poi le diede un leggero bacio sulla guancia e se ne andò.

Si svegliò nel suo letto dopo circa due ore. Si alzò e la prima cosa che le venne in mente fu rovistare nello zaino del ragazzo.

Quello che trovò fu solo il vecchio libro che stava leggendo. Lentamente lo aprì. Le pagine erano fragili e ingiallite. Sulla prima pagina c'era impresso un cerchio e al suo interno c'era una stella a cinque punte, sapeva di cosa si trattava, era un pentacolo, simbolo esoterico e satanico. Continuò a sfogliare il libro. Era scritto con caratteri strani, probabilmente greco antico pensò, non sapeva leggerlo qindi lo posò nuovamente nello zaino. Frugò anche nelle tasche anteriori. Trovo una specie di coltellino con il manico di legno sul quale era inciso a fuoco lo stesso pentacolo del libro, aveva la punta ricurva di vetro, color rubino. Stava posando il coltello nella tasca quando di colpo la porta della sua stanza si spalancò.
 


Salveee, eccomi con il secondo capitolo. So che eravate tutti impazienti di scoprire qualcosa di più (tutti chi? Sono una montata Ahaha). Comunque ringrazio tantissimo Crow17 che mi ha lasciato una bella recensione, mi raccomando seguite il suo esempio, recensite in tanti per qualunque cosa.

Un bacio.

Esthiei_Thanatos

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


 

"Scusa, avevo intenzione di bussare, ma quando Peter mi ha detto cosa è successo mi sono spaventato. Come stai?" disse Ryan, sollevato nel vedere sua sorella ancora tutta intera.

"Mi hai fatto prendere un colpo. Tutto bene, anzi, mi sento già meglio." rispose la ragazza chiudendo lentamente la cerniera dello zaino. "Cosa è succeso? Chi è stato?" chiese arrabbiato. "Sono stata io. Ho solo preso una storta." rispose lei scocciata. "Quindi mi vorresti dire che Nick non c'entra nulla in questa faccenda?". "No." rispose lei, poi continuò: "conosci un tipo che si chiama Marius?".

"Come lo conosci?" il tono di Ryan divenne improvvisamente serio. "Ci ho scambiato due parole oggi, e mi sembrava avesse all'incirca la tua età quin..." disse Grace guardandolo calma. "Stagli lontano." la interruppe lui "è un tipo molto strano, e non in senso buono." così dicendo uscì dalla stanza di Grace sbattendo la porta.

La ragazza si distese sul letto. Guardava il soffitto della sua stanza e al suo posto immaginava il roseo crepuscolo delle Highlands Scozzesi, il profumo dell'erba dei campi sui quali si stendeva, i libri d'avventura che sua madre le leggeva. Sua madre...D'istinto aprì il grande baule di legno con le rifiniture argentee che stava ai piedi del letto. Vi tirò fuori un album dalla copertina a righe bianche e nere. Lo aprì. Fu investita da un fiume d'emozioni nonappena vide il volto della madre. Gli occhi tanto vivaci e verdi come l'erba , i capelli dorati e le labbra rosse. Una lacrima le cadde sulla mano mentre sfogliava l'album e il calore del pianto la avvolse. Stava per rimettere l'album al suo posto, aveva pianto abbastanza. Lo chiuse, ma qualcosa spuntava tra le pagine chiuse del libro: dei ritagli di giornale. Sapeva di cosa si trattava, erano anni che non li leggeva, ma si fece coraggio e ci provò.

 

BRUTALE ASSASSINIO NELLA PERIFERIA DI LONDRA.

Ieri 6 giugno e stato ritrovato il corpo senza vita di una donna ( In seguito identificata come Dalia Rookwood dai familiari) nel parcheggio di un negozio.

Il volto orribilmente sfigurato e numerosi simboli incisi sul corpo nudo. A dare l'allarme è stato il commerciante del negozio, aveva sentito delle urla verso le 06:00 di ieri mattina, si era precipitato fuori dal suo allogio (situato al disopra del negozio stesso). Una volta arrivato nel parcheggio sul retro, il signor Spyce non era preparato a ciò che avrebbe visto:il corpo agonizzante di una donna, numerosi simboli dipinti sull'asfalto con il sangue stesso della vittima, e il carnefice seduto accanto a lei. Il signor Spyce vista la tragica scena si è subito precipitato in casa per chiamare la polizia.

Per la donna non c'è stato nulla da fare, è deceduta in ambulanza per dissanguamento in seguito alle dodici pugnalate infertele. L'assassina è rimasta sul luogo del delitto quasi aspettasse di essere arrestata. Infatti la donna all'arrivo della polizia si è consegnata spontaneamente. La scientifica ha analizzato i simboli sull'asfalto e sul corpo della donna ed è stato appurato che si tratta di un delitto a sfondo religioso.

 

Grace sentiva già la rabbia impadronirsi si lei, aveva voglia di spaccare tutto, voglia di vendetta, quella era la parola giusta, voleva vendicarsi per quello che era stato fatto a sua madre. Ma non poteva, purtroppo non poteva. Prese il secondo ritaglio di giornale e lo lesse.

 

AGGHIACCIANTE SUICIDIO IN CARCERE

Dopo aver ammesso di aver ucciso Dalia Rookwood, Paula Anderson è stata trovata morta nella sua cella. "Chiaramente si è trattato di un suicidio" affermano le guardie "ma non ci spieghiamo dove abbia nascosto l'arma con la quale si è tolta la vita".

Anche in questo caso la scena del delitto era totalmente imbrattata di simboli che la vittima aveva dipinto con il suo sangue prima di cavarsi gli occhi e mutilarsi mani e piedi. "E sicuramente un rito demoniaco, ma non mi è ancora chiaro a quale scopo, non ho mai visto nulla di simile" afferma il Reverendo Smith "ma lo scoprirò."

 

" Spero che anche Satana ti abbia mandata a farti fottere!" sputò Grace accartocciando il foglio e ributtandolo nel baule, poi si vestì e scese di corsa le scale. Uscì di casa e sbattè la porta senza neanche salutare Ryan. Prese a correre nell'oscurità incurante del dolore che ogni passo le procurava alla caviglia. Il vento che le sferzava il volto la faceva stare meglio, corse a lungo ma d'un tratto si guardò intorno, non capiva dove si trovasse , si fermò e riprese fiato. Si trovava in una strada angusta. Camminò lentamente lungo quella via, c'erano solo un vicolo cieco sulla destra e un piccolo bar a sinistra. Non aveva idea di dove si trovasse, e pensò che con quel buio opprimente e scuro come la pece non avrebbe mai trovato la via di casa, così imboccò uno dei due vicoli, andò fino al fondo e si lasciò scivolare lungo la parete, sedendosi sul lercio pavimento con le gambe al petto. Non aveva paura, l'aveva fatto tante volte e poi dopo la morte della madre per lei la vita non aveva più peso, viveva solo perchè non voleva dare altri dispiaceri a suo padre e Ryan, perchè sperava che si sarebbe sentita meglio con il passare del tempo perchè come diceva sua madre anche la più piccola luce, nel buio più oscuro diventa il sole. Ma la verità è che non era così forte e ogni giorno si sentiva sempre più male, sempre più arrabbiata aveva sempre più sete di vendetta, la dolce vendetta.... sperava che un giorno questo momento tanto agognato sarebbe arrivato. Dopo una ventina di minuti i suoi occhi si abituarono all'oscurità e riusciva persino a guardarsi i piedi e le formiche che le si arrampicavano sulle gambe, le caccio via con le mani, e quando credette di averne tolte abbastanza riprese a guardare di fronte a se. Quello che vide la spaventò: una figura le stava puntando un coltello alla gola. "Cosa vuoi? Soldi? Non ne ho. E se vuoi la mia vita, uccidimi, ma non farmi soffrire troppo." disse cercando di guardare quell'individuo all'altezza degli occhi, anche se con il buio e il cappuccio che indossava non riusciva a vedere nulla, poi vide la collana, e quel simbolo le fece montare la rabbia. "E così non vi è bastato il suo sangue, eh? Volevate anche il mio...Siete così devoti a lui e non capite nulla, se davvero Satana esiste ed è come tutti pensano, vi sta solo usando. Alla fine brucerete anche voi, credete davvero che vi ami?? Lui l'amore non lo conosce, la riconoscenza? Non è da lui. Quando arriverà la vostra ora soffrirete e lui non vi darà ciò che vi ha promesso! Siete così ingenui da non capire che lui non farà mai nulla per nessuno che non sia del male?". La figura non rispose, stava per affondare il coltello nel suo collo diafano, ma ad un tratto Grace sentì uno strano calore in tutto il corpo, era la morte pensò, non credeva sarebbe stato così bello morire, poi non sentì più la lama sul collo. Aprì lentamente gli occhi. La strana figura era scomparsa silenziosamente così com'era apparsa.

Marius camminava spedito, era arrabbiato. Non ci era riuscito e sapeva gia cosa lo aspettava, stavolta non aveva scampo. Strinse il ciondolo di vetro con la stella a cinque punte che portava al collo e sbattè il piede sul pavimento con forza. Riaprì gli occhi: il bosco si stagliava di fronte a lui avvolto, come sempre, da un alone di oscurità talmente intenso che ti accecava. Metteva inquietudine a chiunque vi passasse vicino, forse per le voci che giravano sulle creature che la popolavano, forse per la soggezione imposta da quegli alberi chilometrici e spettrali o per le fitte fronde che di giorno non permettevano il passaggio della luce la quale si riduceva a sottilissimi e preziosi filamenti d'oro che filtravano attraverso la verde ragnatela che costituiva il "tetto" del bosco. Camminò per pochi metri e finalmente si ritrovò davanti la sua casa: una piccola baita di legno e pietra.

Aprì la porta, si sfilò il mantello e lo gettò sul divanetto di fronte al camino e vi si sedette, aspettando da un momento all'altro la comparsa di suo padre. Non passo molto prima che succedesse. Si sentì tirare i capelli da dietro, non oppose alcuna resistenza: suo padre era pericoloso già calmo, quando era arrabbiato era capace di tutto. Il padre mollò la presa dopo avergli strattonato la testa in avanti, poi si sedette al fianco del figlio. "Cosa hai combinato? Come al solito mi ascolti una volta su cento!" disse e i suoi occhi neri si tinsero di rosso "Che cazzo ti avevo detto? Lei ha potere su i miei seguaci, e di conseguenza su mio figlio! Non ci avevi pensato eh? IDIOTA! Ti ho detto o no che l'unico modo per ucciderla è farla innamorare di te? Non hai mai pensato che ci fosse un motivo per cui ti ho dato la bellezza e il fascino? USALI!" sbraitò contro Marius, poi d'un tratto si calmò: i suoi occhi divennero di un azzurro biancastro quasi cadaverico "Ma tu sai qual'è la tua punzione, vero? Credo che questa volta mi divertirò..." con un gesto della mano richiamò a se lo zaino del figlio, aprì la tasca anteriore e tirò fuori il piccolo coltello dalla punta di vetro rosso: non appena lo impugnò questo prese fuoco. Con forza colpì Marius provocandogli un profondo taglio che andava dal sopracciglio alla guancia. Il ragazzo urlò di dolore ma non disse nulla. "Avrei voluto farti più male ma, sai dopo mi avrebbe scocciato parecchio riportarti in vita." disse, il tono beffardo. Era molto affascinante: i capelli biondo ramato lunghi e raccolti in una coda, il volto pallido e dai tratti molto squadrati. "Salute figlio! Se mi cerchi sarò nel solito posto." lo salutò indicando il pavimento con l'indice poi sparì in un turbinio accecante di fiamme.


Ciao a tuttii, finalmente dopo tanto tempo ho aggiornato, spero che mi perdoniate... purtroppo il liceo classico non lascia in pace nemmeno d'estate. Mi dispiace molto, scusateee! Anyway ringrazio tantissimo Crow17, _ caterinaaa _ e selenasvoice per le recensioni.. davvero non sapete quanto mi abbia fatto piacere, vi amo tanto! Spero che il capitolo vi sia piaciuto eh beh penso ormai si sia capito un po' chi è Marius, vero?

Un bacio. <3

Esthiei_Thanatos

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2650849