I migliori anni della nostra vita

di Daphne09
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non ammessa ***
Capitolo 2: *** Basta cazzeggiare! ***
Capitolo 3: *** Notte prima degli Esami ***
Capitolo 4: *** Metamorfosi ***
Capitolo 5: *** Chiarimenti ***
Capitolo 6: *** Disperatissima ***
Capitolo 7: *** Addio ***
Capitolo 8: *** L'ultima interrogazione ***
Capitolo 9: *** Diario di un'ex adolescente ***
Capitolo 10: *** Maturi.. davvero? ***



Capitolo 1
*** Non ammessa ***


"I migliori anni della nostra vita"
di Daphne09

 

Il Sole splende nel cielo e non tira un filo di vento. Tutti i ragazzi sono in piscina dal Marco a Bollate a godersi questo bel tepore sotto un ombrellone o scorrazzando dietro a una palla da beach-volley.. Mi correggo: tutti i ragazzi tranne noi, classi quinte del Liceo Linguistico Statale “Ugo Foscolo” di Milano, che ci troviamo ammassati come animali da stalla l'uno sopra l'altro alla ricerca del nostro nome su un enorme foglio di carta che, da qualche parte fra gli appellativi di centinaia e centinaia di persone, pare una briciola in mezzo ad una galassia.

È il nove giugno e sono le otto di mattina, i pedoni già tagliano la strada fiondandosi sulle strisce, guadagnandosi un bel vaffanculo e confermando la mia teoria che il primo caldo da alla testa un po' a tutti.

Dopo aver imprecato contro l'infradito incastratasi nel pedale del freno durante il parcheggio, scendo dalla macchina e, incontrando con lo sguardo due ragazze che piangono a dirotto, inveendo contro i professori bastardi per non essere state ammesse all'esame, inizio a sperare fortemente che ciò non mi funga da cattivo presagio.

«Ka!» Mi sento chiamare alle spalle, scatto non appena vedo una ragazza bionda sprizzare energia da tutti i pori.

«Marti! Hai già visto i risultati?» Le chiedo con fare quasi funesto.

«No, perché? Come sono andati?» Mi chiede preoccupata, salendo l'interminabile fila di gradini che precede l'ampio portone in ferro bianco e vetro antiproiettile.. Qualcuno aveva già architettato un attentato in passato?

«A saperlo..» Mormoro spingendo la maniglia per poi passare oltre, avviandomi lentamente verso quel fatidico luogo.

Una gremitissima folla di ragazzi riempie la sala in cui dei freddi fogli bianchi sono appesi ad una bacheca di sughero vecchia quanto il cucco ed esposti come se fossero quadri di valore; non avrei mai realizzato che noi superstiti delle quinte fossimo così tanti.

«È il momento..» Mugola la Marti stringendomi per un attimo il polso.

Facendomi spazio fra le persone cerco di temporeggiare, non sono poi così sicura di essermi aggiudicata quella sufficienza in latino.

Finalmente sono lì, ammassata da ragazzi sudati ed ansiosi che, come me, non sanno se dovranno passare le prossime settimane sui libri o ai lavori forzati.

Striscio il dito tremolante ed incerto sul foglio del quinto c.

«Colombo Katia..» Leggo ad alta voce quando l'indice si ferma sul mio nome. Accanto ad esso i voti sono oscurati e, alla fine di quella fila di quadratini bianchi, ecco l'esito: non ammessa.

«Porca puttana!» Ringhio fra me sbattendo la mano sulla bacheca e uscendo da quella folla di gente scalpitante, lasciando tutti al loro destino.

Aspettando la mia compagna sull'uscio inizio a riflettere sull'enorme susseguirsi di eventi di quest'anno scolastico: noi del quinto c eravamo solo in quindici, ma molto affiatati. Ora che dovrò abituarmi ad un'altra classe sarà terribile, partendo dal presupposto che so già di non poter mai trovare dei compagni come loro. Non fraintendetemi, non eravamo sempre pace e amore e quando litigavamo, eccome se volavano parole taglienti ed insulti, ma terminavamo sempre col fare pace ed aiutarci, soprattutto ultimamente in vista degli esami.

Non eravamo conosciuti come i più studiosi dell'Ugo Foscolo, ma ci impegnavamo e, tra tutti quelli che potevano non ammettere, non avevo mai pensato che la Sorte avrebbe puntato il dito contro di me.. O almeno fino ad adesso.
Vedo finalmente arrivare la mia amica, è ancor più scalpitante di prima.

«Tedesco mi ha dato nove, evvai! -Esclama talmente contenta da contagiarmi un po'- Hai visto che la Cattaneo non è passata? Non oso immaginare la sua reazione..»

«E non è l'unica.» Sospiro con una vena palesemente malinconica.

«Eh?» Mi domanda lei attonita.

«Alla fine la Frigerio me l'ha messa sotto con cinque e mezzo.. Quella puttana!» Inveisco, lasciando trasparire tutta la rabbia nei confronti di quella sciura* e, più ci penso, più l'idea di bucarle le ruote della macchina si fa strada nella mia mente. È una donnaccia secca, bassa, con sempre indosso uno scialle marrone da vecchia, ormai penso che ci sia nata con quel coso.

«Ma che dici?!» Mi contraddice nuovamente.
A quel punto mi sale la pulce all'orecchio, forse ho semplicemente guardato male; spero soltanto di non illudermi.

Senza dire nulla scatto di nuovo verso quel marasma infernale di gente e, non curandomi di niente e di nessuno, inizio a fare a gomitate fino a che non ritorno nel punto in cui le mie speranze poco fa si sono infrante. La Marti starà sicuramente pensando che io sia una folle ad averla piantata in asso, ma è questione di vita o di morte.. Forse non conosce bene i miei.

Ripasso rapidamente l'indice sul mio nome, seguendo in maniera più precisa la fila sulla quale dovrebbe esserci il mio risultato e, prestando maggiore attenzione, riesco a individuare anche i miei voti. Alla fine di quell'interminabile sfilza di numeri ormai senza senso, leggo: ammessa.

«Sì, cazzo.. Sì!» Iniziò ad urlare e a saltare, guadagnandomi lo sguardo indignato di qualche secchia da assorbente esterno.. Ma che cosa me ne può fregare?! Sono ammessa agli esami di Maturità!

Che la sfida abbia inizio..

Note:
*Sciura= Termine milanese per indicare una signora anziana, a volte utilizzato in maniera dispregiativa.

Spazio autrice:
Ciao a tutti, carissimi lettori!
Forse potrete scambiarmi per una pazza sadica, ma eccezionalmente ho voluto dare vita a due storie diverse nello stesso momento.
Come potrete notare sono uscita dagli schemi del mio solito fantasy con sottili venature di angst e sono volata su quelli che si possono definire veri e propri Slices of Life con tanto di aderenza all'odierna realtà.
Questo scritto lo dedico in gran parte a chi deve affrontare gli Esami di Stato e, dato che in passato sono stata bocciata, questo è il mio modo per viverli nonostante debba aspettare un altro anno. Scrivere questa storia mi fa venire le lacrime, devo ammetterlo. Pensare che tutti i miei cari amici se ne vadano da scuola lasciandomi da sola mi spezza il cuore e, realizzare che l'anno prossimo -se agli scrutini nulla andrà storto- toccherà anche a me.. Mi fa male. 
In Italia i quadri di valutazione sono usciti tutti ieri e oggi -per quanto riguarda i maturandi- quindi ho deciso di rispettare le tempistiche, pubblicando ogni capitolo nel giorno in cui sarà ambientato. Sappiate che il prossimo episodio sarà edito sabato.
Spero vi piaccia anche se come inizio è un po' scarno; col tempo vi farò entrare nella storia arricchendovi di ulteriori dettagli.
Un altro in bocca al lupo ai maturandi,
Daphne09

 

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Capitolo 2
*** Basta cazzeggiare! ***


 Sono passati ormai cinque giorni dal mio glorioso ritorno a casa. Sono stata accolta come una beniamina, giuro; mia madre è stata più incredula di me per l'ammissione.. È forse un cattivo segno?

Ad ogni modo, da quel dolce, dolcissimo momento di gloria non faccio altro che studiare e sfogliare le pagine dei libri di latino e letteratura, tanto che ormai al posto di mio padre vedo Virgilio e mio fratello sta prendendo le sembianze di Dante. Accidenti, sto proprio diventando pazza.

Sapete, a volte rinnego il giorno in cui mi sono iscritta al liceo, l'indirizzo umanistico non fa proprio per me e, purtroppo l'ho scoperto soltanto l'anno scorso. Forse l'ho sempre saputo, ma mia madre desiderava e ci tiene tutt'ora tantissimo che finisca questo percorso di studio. È stata obbligata a frequentare l'istituto professionale che proprio non le andava giù, vivendo un'adolescenza in cui ha subito la negazione di un'istruzione più completa, però non capisce che così mi fa soltanto sentire chiusa in gabbia. Poi, come se non bastasse, ora devo scegliere che università frequentare e, quasi sicuramente, mi manderà a fare letteratura straniera a Bologna, senza valutare che io odio qualsiasi cosa che abbia a che fare con l'espressione in versi.

Ancora non so che cosa veramente desidero per il mio futuro, ma sicuramente so quello che non voglio fare: la professoressa-topo-da-biblioteca di lingue; a me piace viaggiare ma, purtroppo, dubito ci sia una professione che mi permetta di realizzare questo sogno a mio piacimento.

Riflettendoci col senno di poi, se non mi avessero ammessa alla maturità in parte non mi sarebbe dispiaciuto così tanto. Chiunque mi darebbe della pazza dato tutto l'impegno investito in quest'anno scolastico, ma in realtà io ho paura, e tanta. Non so che cosa succederà fra un minuto e tanto meno quello che avverrà fra una settimana, fra un mese o un anno.. Non sono nemmeno certa di esser capace di fare un Saggio Breve d'italiano!
Quando fra qualche settimana arriverà quel giorno in cui sarà tutto finito, io sarò una matricola come un'altra nel Mondo, non avrò nessuno a tutelarmi e a convocare i miei genitori per aiutarmi se qualcosa non va. Dovrò iniziare a cercare un lavoro e a progettare dei veri piani per il mio futuro, portare dei soldi in casa, emanciparmi per poi sposarmi ed avere dei figli.. Ma io mi sposerò mai? Troverò mai un ragazzo con cui costruire qualcosa di serio?

Tante delle mie amiche e compagne di classe hanno un moroso da anni ormai, mentre il massimo che sono riuscita ad ottenere io sono state storielle da un paio di mesi. Forse erano infantili loro, forse sono stata oca io, o forse non era semplicemente Destino. A dirla tutta al momento non ho nemmeno voglia di avercelo un fidanzato, voglio continuare ad uscire con i miei amici e divertirmi.. Ma se loro dopo la Maturità non ne vorranno più sapere di me ed inizieranno la loro nuova vita da adulti?

Forse gli Esami di Stato con il loro stress psicofisico vogliono prepararci a quello che sarà il nostro avvenire: duro lavoro, poca meritocrazia, non arrivare a fine mese e, soprattutto, saper cogliere e confidare nella sacrosanta botta di culo: cosa che non vedrò mai manco a morire.

Dato che, come sempre constatato, non c'è nessun Santo in cielo ad aiutarmi, mi tocca seriamente concentrarmi su quelle fitte righe che parlano del Verga e della sua poetica, nonché argomento preferito dalla Patrignani. Però, se mio fratello di là continua a fare casino con i suoi simpatici amici, tutto ciò potrebbe risultarmi seriamente difficile.. Non lo sopporto più!

Sarà per colpa di tutto il caffè che sto ingurgitando in questi giorni o più semplicemente dell'ansia pre-esame, ma mi sento seriamente suscettibile.

«Volete fare più piano?!» Grido staccando la presa della Play Station, una volta giunta nella camera di mio fratello.

«Bella, calmiamoci.» Mi ammonisce lui con il suo solito fare da galletto, accompagnato dalle risate di sottofondo dei suoi due amici che, più che quattordicenni, mi sembrano due mutanti ricoperti di brufoli.

«Si da il caso che a differenza vostra io debba fare qualcosa di costruttivo..» Sibilo con acidità. Che provi a controbattermi.

«Senti, se hai le tue cose smamma a largo..» Continua a provocarmi lui. Ma io gli metto le mani addosso, giuro.

«Vaffanculo!» Grido, proprio nel momento in cui arriva la mamma.

«Andrea, Katia, che sta succedendo? Calmatevi!» Domanda lei con autorità.

Io e la persona con cui devo convivere iniziamo a gridare i nostri punti di vista, diventando man mano sempre più accidiosi e desiderosi di aver ragione.

«BASTA! -Ci mette a tacere una volta raggiunto il limite massimo di sopportazione- Andrea, Marco e Francesco fate più piano, ma tu Katia calmati!» Impartisce, per poi tornare in salotto. Anch'io me ne vado da quella che più una stanza sembra una discarica, per rifugiarmi immediatamente nella mia camera e dare un'ultima letta al caro Verga, dato che fra poco arriveranno la Marti, il Carlo e il Cozzi per una ripassata generale.

 

«Dunque, tra il 1817 ed il 1818 si delinea il primo momento del sistema del pensiero leopardiano. Egli considerava felice lo stato d'animo dell'uomo e ritiene che la natura riesca a mediare la condizione di infelicità a cui l'uomo è destinato..»

Le parole della Marti riecheggiano nella stanza con ammirevole precisione, come se fossero quelle della prof stessa. Io e gli altri la stiamo fissando, ma dubito che qualcuno di loro la stia ascoltando, forse anche perché sanno che non commette mai errori quando si tratta di interrogazioni e compiti in classe.

Luca Carloni, detto il Carlo -con noi dalla terza, segato con un record di ottantatré assenze- la sta guardando con i suoi occhi azzurro ghiaccio sempre sognanti e un po' persi. Ascolta musica punk, è un fan accanito di Baudelaire e Bukowski e lo si può definire un soggetto a sé in tutti i sensi. Spesso ha dei modi di fare inclini al gay con voce effeminata e, il fatto che non abbia mai avuto una ragazza da quando lo conosco non aiuta. Nonostante ciò nessuno del gruppo non gli ha mai chiesto nulla, forse fare outing per lui potrebbe rivelarsi difficile.

Al contrario Luca Cozzanti, detto il Cozzi, le fissa il seno con occhi scuri ed intensi, sovrastati da un paio di sopracciglia folte e more, come i suoi capelli cortissimi. Spesso indossa un giacchetto di pelle o delle maglie di gruppi musicali abbinati a jeans strappati che, con la sua solita sigaretta in bocca, gli concedono una certa aria da bad boy. La Marti gli va dietro dalla terza, dopo aver realizzato che per i ragazzi l'età dello sviluppo è miracolosa. Eppure non si capisce da che parte stia lui, con lei riserva un comportamento meno rude rispetto a quello che assume con me e il Carlo, però ad ogni festa caccia la lingua in bocca ad ogni ragazza che incontra senza preoccuparsi che lei lo stia guardando oppure no.

Il nostro è un gruppo particolare, non seguiamo un target: non siamo né fighetti, né metallari o che so io; ascoltiamo la musica che ci piace e, nonostante ognuno di noi abbia idee differenti e discordanti su tutto, riusciamo a volerci un gran bene. Chissà dopo la maturità che cosa succederà, ci distaccheremo? Ho una folle paura di ciò e spero di evitarlo, ancora mi sembra impossibile che la scuola sia veramente finita e che siamo a casa a studiare per gli Esami di Stato e non a giocare alla Play.

«Katia, ci sei?» Mi richiama il Carlo, forse per l'ennesima volta, riuscendo a farmi ritornare sulla Terra.

«S-Sì?» Ribatto ancora un po' scombussolata.

«Dai, esponici la tua tesina..» Mi invita lui.
«Parto da tedesco. -Propongo sfruttando il mio cavallo di battaglia- Also, als erste Eisenbahnstrecke im lombardisch-venetianischen Königreich wurde Mailand–Monza von der I.R. priv. Strada Ferrata da Milano a Monza am 17. August 1840 eröffnet. Die 13 km lange Strecke ist somit die zweitälteste Eisenbahn im ehemaligen Österreich-Ungarn..»

Già noto che gli altri non mi stanno ascoltando. 
A parte la Marti -presa a lanciare fugaci occhiate al suo amato- gli altri non se la cavano per niente bene in tedesco, non a caso gli ho sempre suggerito io nei compiti in classe.

«Figa, se vai così ti becchi un trenta assicurato!» Interviene il Cozzi alla fine del mio lungo monologo, con la sua solita finezza.

«Raga, prima che me ne dimentichi! -Salta su il Carlo- Sono riuscito a procurarvi le prevendite per la festa dei maturandi di martedì.» Dice allungandoci dei biglietti.

«Al Sunset Beach?! A saperlo prima non ci andavo!» Sbuffa il Cozzi leggendo il nome del locale sul foglietto.

«Cos'è? Non c'è abbastanza figa per te?!» Ironizza la Marti.. Non nella maniera smaliziata che desidererebbe esibire.

«Quella si trova sempre, tranquilla.» Ammicca lui con tanto di occhiolino. Non se la vorrà mica portare a letto per davvero?!

La mia amica, come tutti i presenti, un po' turbata da questa risposta abbassa il capo su un libro qualsiasi cercando di evitare quell'imbarazzante situazione.

«Bene, ciò comporta che dobbiamo vestirci da zoccole?» Intervengo io, sapendo che d'estate nei locali all'aperto per non sembrare fuori luogo si devono sfoggiare outfit che sembrano un pezzo di stoffa ristretto in lavatrice.

«Casomai dovrete vestirvi bene..» Ci corregge il Cozzi volgendo un'altra occhiata da depravato alla povera Marti che ormai se ne sta andando in iperventilazione.

«Se vuoi posso darti qualche dritta io..» Si rende disponibile il Carlo.. Viva gli amici gay!

«Dai su! Basta cazzeggiare, è ora di lavorare!» Ci rimprovera la Marti aprendo il libro di fisica.

Spazio autrice:
Cari, carissimi lettori
eccoci qua con un capitolo nuovo di zecca! 
Spero che vi sia piaciuto e che la vostra estate stia proseguendo per il meglio.
Inoltre, se non sarò molto partecipe è proprio perché sto lavorando.
Un abbraccio,
Daphne09

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Capitolo 3
*** Notte prima degli Esami ***


«Lo vuoi capire che 'sta sera devi metterti quel vestito rosso? Ti sta d'incanto!» Insiste il Carlo.

«D'accordo! -Cedo io esausta. È un'ora che sta cercando di convincermi- Adesso vado a finire di ripassare un po'. Ci vediamo dopo.» Lo liquido.

«Va bon, passo da te alle nove e mezza?» Propone.

«Okay.»

Ebbene sì, Luca, nonostante sia un amante dei poeti maledetti, non beve e, gira che ti rigira, è sempre lui a fare il guidatore sobrio. A dire il vero nemmeno alla Marti piace ubriacarsi, però ha la macchina da così poco tempo che i suoi non si fidano a lasciarla da sola di sabato sera.

Esausta di tentare di imparare nozioni su nozioni di filosofia, alzo gli occhi iniziando a fantasticare su quello che sarebbe successo questa sera: è la mia notte prima degli esami, mica roba da niente!

Ci saranno tutti i ragazzi delle quinte e sarà come sentirsi a casa dato che più o meno li ho conosciuti quasi tutti nel giro di questi anni. Ci sono alcuni recenti bocciati con cui non ho stretto amicizia, ma non mi importa.

A dire il vero durante questo ultimo anno c'è sempre stato un ragazzo che mi sarebbe potuto potenzialmente interessare: Kevin Ferrari. È una specie di figlio di papà dicono, ma non se la tira poi così tanto, a volte frequenta alcuni miei compagni di classe e fanno la gatta insieme.. Eppure non mi sembra il tipo.

È esile, poco più alto di me, castano con gli occhi verdi. I suoi lineamenti sono insoliti: ha la mascella marcata, in perfetta armonia con le labbra poco carnose, e i suoi occhi dal taglio vagamente medio-orientale; ha avuto sempre quel non so che di affascinante.

Il suo aspetto fisico è molto particolare, insolito, e forse è proprio per questo che mi attira.

Non ci siamo mai rivolti la parola in tutti e cinque gli anni, nonostante spesso fossimo stati vicini di classe. A dire il vero solo una volta è successo, ma era venuto a chiamarmi in classe per conto di un altro prof; forse è stato proprio quello il momento in cui mi sono accorta di lui. In parte sono curiosa di sapere se stasera ci sarà, ma d'altro canto non sono intenzionata di parlarci.

 

*****

 

Sbuffo dall'affanno davanti allo specchio, cercando di entrare in uno strettissimo tubino rosso e tentando di rimanere in equilibrio su un paio di decolté da dieci centimetri.

«Hanno suonato!» Urla mia madre dalla cucina. Caspita, il Carlo è puntuale come un orologio svizzero fino all'ultimo.

«Arrivo!» Grido di ricambio sistemandomi il Kajal intorno agli occhi e prendendo la pochette. Caspita, sono proprio carina stasera!

 

Non appena ci troviamo davanti ai cancelli bianchi del locale e ci facciamo timbrare la mano dai buttafuori, ci fiondiamo sul tavolo del buffet.

«Tutto qui?» Mugola la Marti notando che, nonostante fosse appena iniziata la serata, si sono già spazzati via quasi tutto.

Mangiucchiando quel poco che era rimasto, ci incamminiamo subito tutti verso il bar per evitare di ritrovarci a bocca asciutta, stasera offrono due consumazioni gratis ad ognuno.

«Carlo..» Mugolo, facendo quasi le fusa al mio amico.

«Che c'è?» Domanda lui con aria inquisitoria.

«Mi daresti le tue consumazioni?» Gli chiedo con fare da ruffiana. Questa sera ho proprio voglia di dimenticare tutte le preoccupazioni con qualche sano drink di troppo!

«È da una vita che non bevi, dubito tu riesca a reggere..» Mormora lui lanciandomi un'occhiataccia. Che noia!

«Ma dai, tu non le sfrutteresti nemmeno! Che ti importa? Per favore..» Continuo ad implorarlo. Speriamo che ceda.

«E va bene.» Sbuffa lui allungandomi i foglietti con del malcontento.

 

Dopo un'interminabile fila al bar me ne torno al tavolo con due Rum and Cola tutti per me.. Che la serata abbia inizio!

«Non fare cazzate.» Sento dire dal Carlo dopo aver trangugiato il primo drink tutto d'un sorso.

«Ciò che succede al Sunset Beach, rimane al Sunset Beach.. Ricorda!» Lo prendo alla leggera continuando a bere quel forte, fortissimo intruglio.

 

È passata circa un'ora e mezzo dall'inizio della festa e sono già al mio quarto bicchiere, la testa inizia a girarmi e gran parte del mio senso di inibizione se ne sta andando.. Finalmente.

«Hey bella!» Mi saluta un ragazzo alto e piazzato con fare viscido.

«Ciao amico!» Ricambio io scoppiando in una fragorosa risata. A dire il vero non è per nulla una scena esilarante, ma girare a quarantadue denti per tutto il locale sta diventando inevitabile.. D'altro canto ritengo sia una cosa molto più salutare rispetto al rincoglionimento-post-fumo della maggior parte di tutti gli altri che -come me- stanno festeggiando la loro notte prima degli esami.

«Posso fare qualcosa per te?» Mi domanda quel tipo avvicinandosi con fare sempre più malizioso.

«Quello è un Gin Lemon?» Domando facendo riferimento al bicchiere che sta sorreggendo fra le mani.

«Sì, perché? Ne vuoi un po'?» Domanda, sperando di ottenere qualcosa in cambio.. Presumo.

«Certo, gentilissimo.» Rispondo senza freni inibitori, come se lo conoscessi da una vita, per poi strappargli il drink dalle mani e berlo alla goccia.

«Grazie.» Mi congedo poi, ridandogli quel misero bicchiere di plastica in cui è rimasto soltanto qualche cubetto di ghiaccio, guadagnandomi uno sguardo perplesso da parte del ragazzo.

La testa ora mi gira ancora più intensamente, tanto che sotto i piedi mi pare quasi di avere delle nuvole e non dieci centimetri di tacco a spillo. Quest'effetto è talmente piacevole che, senza preoccuparmi degli occhi che potrebbero cadere su di me, inizio a sculettare, godendomi la comodità del mio vertiginoso paio di scarpe.

«Hey!» Grido abbracciando un poi il Matte, un mio conoscente del quinto f, nonché organizzatore della festa.

«Bella, come va? -Mi accoglie lui con un abbraccio- Ti stai divertendo?»

«Eh certo! -Ridacchio io- Non è che hai qualche amico da farmi conoscere? Gli altri se ne sono andati chissà dove e non riesco a reperirli!»

«Ovvio! -Si rende disponibile lui, indicandomi una vaporosa bionda accanto a lui- Sara, lei è Katia. Katia, lei è Sara.»

«Ciao, piacere!» Mi stringe la mano lei con fare quasi ambiguo, non riesco a capire se è sobria o meno.

«Ciao!» La saluto per poi lasciarmi trascinare in mezzo alla pista ed iniziare a ballare, forse in maniera un po' troppo spinta.

Voltando lo sguardo noto che poco più in là c'è una ragazza castana un po' robusta, vestita con un semplice paio di jeans ed una maglietta un po' scollata che si diletta nel mostrare la sua sinuosità su un tavolo, ancheggiando sotto gli occhi di qualche ragazzo un po' stupito e.. fatto.

«La conosci?» Mi chiede la tipa che da poco ho conosciuto, indicando col capo quella che miravo fino a qualche secondo fa.

«Sì! -Rispondo divertita- È la mia vicina di casa! I suoi sono baresi o qualcosa del genere e, secondo loro, stanno crescendo la figlia in stile Monaca di Monza, tanto da potersi permettere di venire a riferire a mia madre ogni volta che mi vedono accendere una sigaretta o chissà che.
Viva la coerenza, mi dicono!» Rido sempre più esilarata dalla troiaggine di quella ragazza.

«Oddio! Ma è una mega-sfigata! -Commenta Sara- Ci tengo a precisare che è una bamboccia di quarta, eh!» Mi informa, facendomi scoppiare in un altro forte ghigno, colpita dalla ridicolezza di tale fatto. Anche la mia nuova amica ricambia l'opinione ma, non facendo in tempo a parlarle di nuovo, scatto nel sentire due braccia bollenti avvolgermi il collo.

«Chi è?» Grido ponendomi in posizione difensiva, come se fossi una lottatrice di karate.

«Amica mia!» Grida una bionda di mia conoscenza stritolandomi fra le sue braccia.

«Marti?! -La richiamo esterrefatta- Quanto cazzo hai bevuto?!»

«Abbastanza da poter dire al Cozzi che mi piace e che voglio chiavare con lui 'stasera.» Mugola barcollando, reprimo l'istinto di sorridere.

«Dai! Che figata! -Esclamo sorpresa con un tono acuto quanto incerto- E lui che cosa ti ha detto?»

«Non mi ricordo!» Ghigna lei per poi scoppiare in una sonora risata ed andarsene non appena il Cozzi stesso riappare dietro di lei. Spero solo prenda la pillola domani mattina.

Facendo un breve passo indietro vado a sbattere contro il Carlo ed un suo amico biondo che regge una possente bottiglia in vetro.

«Sta attenta! -Mi grida il tipo- Questa vodka ha un valore inestimabile!» Mi rimprovera per poi andarsene e continuare a bere.

«Carlo! -Saluto il mio amico, abbracciandolo carica d'entusiasmo- Devo farti una domanda..» Aggiungo poi seriamente.

«Dimmi.»

«Se le persone hanno un valore inestimabile e la vodka anche, il tuo amico che sta bevendo vale due inestimabili?» Farfuglio per poi quasi soffocare dal ridere. Eppure, questo ragionamento non fa una piega.

«Senti, ti devo dire una cosa.» Cambia discorso il Carlo.

«Eh.»

«Katia Colombo -Sospira- Sono innamorato di te! Mi piaci sin dal primo momento in cui ci siamo conosciuti!»

«Cosa?! -Gli chiedo esterrefatta. Non posso crederci- Ma tu non eri gay?!» Gli domando ancor più shockata.

«Chi ha mai detto questo?» Rimane perplesso lui alzando un sopracciglio.

«Ma dai figa, non ti vedi? -Lo faccio ragionare- È da tre anni che sei con noi e non ti abbiamo mai visto nemmeno a braccetto con una ragazza, e poi il borsello che indossi sempre direi che spiega tante cose!»

«Oh beh.. -Sospira lui con sguardo languido, forse gli ho spezzato il cuore- Non sono più uscito con nessun'altra perché non avevo occhi che per te.» Mi rivela.

«No, cazzo.. Mi dispiace. -Mugolo come se fossi un cerbiatto ferito, per poi accarezzargli il viso- Io ti voglio bene amico mio, però non ci potrà mai essere nient'altro. Scusami. -Dico- Non odiarmi, lo so che ora mi detesti.. Ma io ti voglio bene, capito?» Piagnucolo abbracciandolo. Sento che mi sta praticamente contagiando i suoi sentimenti. Cazzo! Sono proprio una merda.

«Non fa niente, ci vediamo all'uscita.» Sospira lui per poi andarsene, lasciandomi lì ubriaca e barcollante. Forse il mio stato è alquanto pietoso e non terrà conto delle parole dette 'stasera, penso che ne potremo riparlare in maniera più sobria domani, dopo la prima prova. Che figuraccia.

Un'improvvisa spinta mi scuote sia fisicamente che moralmente, fino a trovarmi qualche metro più in là di dove ero fino a poco fa. Filippo Amato del quinto b è stato attaccato da un buttafuori, ne avrà sicuramente combinata una delle sue. Dopo un altro scossone, il suo bicchiere si inclina involontariamente verso di me, macchiandomi il vestito. Merda!

«Filo, che cazzo fai?!» Gli grido iraconda. Ma come cazzo è messo?! Era nuovo di zecca e appena uscito dalla tintoria. Io lo strozzo!

«Non ti conviene provocarlo, 'stasera è intrattabile e questa non mi sembra la situazione migliore per fargli saltare i nervi.» Mi bisbiglia nell'orecchio una voce che non sono certa di conoscere.

Voltandomi mi manca un respiro: è Kevin Ferrari.

«Ma mi ha sporcato il vestito, non vedi?!» Esordisco io sempre irritata, non m'importa se sto parlando con quello che mezza scuola si vuole sbattere.. Il mio vestito è conciato da buttar via!

«E a me ha rotto il drink.. Chi sta peggio?» Ammicca mostrandomi un bicchiere di plastica sfrangiato colante del Sex on the Beach, facendolo ondeggiare accanto a me con mano incerta.

«Allontana quel coso da me! -Grido- Ma dico?! Non basta già questa porcheria sul mio vestito?!»

«Come vuoi.. -Sospira, per poi buttare il tutto nel bidone- Comunque piacere, Kevin di quinta g.» Dice allungandomi la mano con fare quasi serio, ma si nota lontano un miglio che è ubriaco perso.

«Che fai? Non mi stringi la mano?» Domanda lui dopo poco, deluso e vagamente divertito.

«Quante formalità..» Sbuffo per poi accontentarlo.

«Che ci fai qua 'stasera?» Domanda.

«Lo stesso che ci fai tu. -Rispondo, per poi continuare a muovere un piede a ritmo di Hangover, penso che la canzone si addica al momento- Ti va di ballare?» Gli domando buttandogliela sullo scherzo.

«Certo.» Risponde lui prendendomi per mano e portandomi in mezzo alla pista. Fischia, com'è rapido.

Non faccio in tempo nemmeno a fare il primo passo di danza e vengo immobilizzata da lui.. che mi stampa un bacio sulle labbra, seguito da un altro ed un altro ancora.

Rimango quasi paralizzata, non mi sarei mai aspettata tale precocità ma, dopo aver realizzato che ciò che sta accadendo è vero, gli mostro il mio consenso avvicinando il mio corpo al suo. Al diavolo la conformità, questa notte voglio divertirmi!

Appoggiandomi le mani sulle spalle mi spinge ancor più verso di sé, schiudendo la bocca mi permette di assaporare la sua fragranza di Vodka Lemon.. Inebriante.

Cercando di eliminare un'ulteriore inesistente distanza fra noi, pongo i miei palmi sulla sua schiena, facendo un'ulteriore pressione su di me.

Siamo una cosa sola avvolti l'uno all'altro, siamo due sconosciuti ma è come se ci conoscessimo da tutt'una vita; capisce così bene i miei punti deboli.

Sento la mia schiena sbattere contro qualcosa di rigido, ma non ho intenzione di aprire gli occhi per accertarmi che si tratti del muro; potremmo trovarci anche in un fosso, ma nulla potrà mai permettere al mio cuore di smettere di scalpitare.

Sento un brivido percorrermi il corpo come una fulminea scossa elettrica nel momento in cui percepisco che lentamente le sue mani si stanno spostando sul mio sedere, afferrandolo con lussurioso gusto; non gemere mi riesce impossibile.

«Sei una gran figa stasera.» Bisbiglia sulle mie labbra, per poi richiudere senza permettermi di sentenziare oltre.

Sento la mia schiena strisciare contro il muro nuovamente, per poi inciampare e cadere su qualcosa. Roteando leggermente il capo mi accorgo di ritrovarmi su un divanetto situato nell'angolo più remoto del locale, la cosa non mi disturba affatto.

In quel momento quasi infinito sospendiamo l'amplesso e, nell'attimo in cui il mio sguardo si perde nel suo, soffochiamo di nuovo ogni singolo respiro con le nostre lingue. Non importa se si tratta di uno sconosciuto, tutto ciò è altamente eccitante.

Sento i suoi palmi spostarsi sui miei seni e percepisco le sue dita strizzarmi leggermente i capezzoli, rendendomi impossibile proseguire il rapporto senza alzare il capo e sospirare affannata.

Approfittando di ciò, Kevin lascia un paio di baci umidi sul mio collo, per poi ripassare il tracciato con la lingua e qualche morso. Sento che l'autonomia del mio fisico mi sta lentamente abbandonando e, esalare il profumo del suo dopobarba mi da un effetto maggiore di tutti i drink bevuti.

«Non vorrai abbandonarmi così stasera..» Mugola nel mio orecchio, mordicchiandolo.

«Chi lo sa..» Ghigno con fare misterioso, provocandolo con sguardo furbo ed assottigliato.

«Sei un'egoista sai? Una stronza egoista..» Sospira deluso, ma nel suo sguardo noto un forte luccichio di desiderio.

«Senza un minimo di amor proprio non vai da nessuna parte, sai?»

«Sei una stronza.» Ribadisce per poi riprendere l'amplesso e portarmi definitivamente sulle sue gambe, potendo passare una sua mano in mezzo alle mie cosce. Non posso resistere questa sera, no.
Staccandomi da quel bacio che di casto non ha proprio nulla, sposto le mie labbra sul suo collo ed inizio a succhiare, finché non noto un segno violaceo e non lo odo gemere fino alla disperazione.

«Così mi ucciderai..» Sospira nel mio orecchio, ponendo da parte tutte le sue armi di seduzione.

«Mh?» Mugolo con fare innocente e tracciando disegni invisibili sul suo petto asciutto, per poi arrivare al suo basso ventre. Ormai giunto allo stremo, lui si slaccia la cintura, cercando di schiudere anche la zip del jeans.

«Eh no..» Lo fermo, ponendo la mia mano sulla sua, bloccandolo definitivamente. Il ragazzo non risponde, mi volge soltanto uno sguardo ardente.

«Un passo per volta..» Lo correggo, continuando a baciargli il collo. Adoro farlo impazzire.

Riponendo le sue labbra sulle mie, Kevin continua a palpeggiarmi i seni nella speranza di farmi cedere e, con successo, il mio palmo scivola fin dentro i suoi pantaloni e percepisco una forte erezione sorgere fra le mie dita.

«Sì..» Geme lui nel mio orecchio, ricambiando il favore portando la sua mano di nuovo fra le mie cosce ed iniziando a muovere in senso rotatorio l'indice proprio lì.

Pregherei in mille lingue che questo momento non finisca mai ma, nemmeno il tempo di fantasticare risulta necessario per accorgersi che le luci e la musica si sono spente improvvisamente, seminando il panico generale.

«Che succede?» Gli chiedo con voce più formale, rompendo la magia del momento.

«Chissene importa..» Mugola lui continuandomi a cospargere il collo di baci. Nonostante questo sia il momento che fantastico da circa un anno, mi sento costretta a scendere dal mio destriero.

«Che fai?» Mi chiede lui, seguendomi con lo sguardo.

«Vado a vedere che succede.» Rispondo cercando di evitare ogni contatto visivo con lui, potrebbero risultarmi letali.

«Dai, piccola. Resta qui con me..» Mi implora, non riesco a dirgli di no. Sarà l'alcool o l'alchimia a tenermi così legata a lui? Non importa, tutto ciò che riesco a fare è riprendere l'amplesso in maniera più casta dato che la precedente fiamma si è attenuata un poco.

Nel momento in cui lui, apparentemente sorpreso, dischiude la bocca e perlustra di nuovo la mia con la lingua, la situazione si riaccende definitivamente.

Le forti ed imperterrite palpate sul mio sedere deduco siano un invito tacito a sollevarmi e ad aggrapparmi a lui; generalmente non avrei così tanta sfacciataggine, ma 'stasera ogni freno inibitorio è completamente assente nel mio corpo ardente.

Dopo aver avvolto le mie gambe intorno alle sue, egli mi afferra con più forza e mi porta contro una parete, percuotendomi contro di essa e facendomi percepire un brivido d'eccitazione attraversarmi la schiena.

«Ti voglio.» Mi sussurra nell'orecchio, mi sto sciogliendo.

«Colombo!» Grida sorpresa una voce in mezzo al fitto brusio di schiamazzi che sostituiscono il rintronante rimbombare della musica inspiegabilmente assente. Voltandomi realizzo che non appartiene a niente di meno che a Guglielmo Riva, la checca pettegola della scuola.

Non curandomi eccessivamente di lui lo ignoro riprendendo quel focoso bacio, non permettendo più a nessuno di rovinare questo momento da Oscar.

«Ka! Ka!» Mi urla una voce stravolta nelle orecchie, ancora quel rompipalle.

«Che cazzo vuoi Riva! Levati dai coglioni!» Grido voltandomi, in procinto di spingerlo.

«Marti!» Esclamo poi accorgendomi di aver fatto una scemenza. Lasciandomi Kevin alle spalle vado in soccorso della mia amica che, anche lei in preda agli effetti dell'alcool, è inciampata.

«Mi dispiace tesoro! Non volevo offenderti! -Mi scuso con voce altisonante- Abbracciami e facciamo pace!»

«Al fuoco!» Grida lei con espressione allarmata, è proprio fuori. Divertita dalla scena ridacchio; la Marti non beve mai, ma quando lo fa è troppo forte.

«Sono seria! -Si ribella- Vicino alle casse c'è stato un cortocircuito che ha fatto scoppiare un incendio.. Non sai che roba!» Esclama per poi scappare, trascinata da uno sbronzissimo Cozzi incombente alle sue spalle. Decido di crederle, anche se la sua espressione la sta altamente tradendo.

«Vieni con me!» Urlo a Kevin, cercando di sovrastare tutto quel caos. Come mi aspettavo lui sembra restio nell'ascoltarmi.

«Resta qui con me.» Mi sussurra nell'orecchio prendendomi per mano.

«Sta prendendo a fuoco il locale, dobbiamo scappare!» Gli faccio capire staccandomi da quel contatto che potrebbe convincermi a rimanere lì a dar vita ad un altro tipo di incendio.

Senza lasciargli la possibilità di rispondere, lo prendo per mano e lo trascino verso l'uscita; anche se gli effetti dell'alcool hanno rallentato i miei riflessi, sono consapevole del fatto che lui sia decisamente più sbronzo di me.

Una volta fuori dal locale, tento di scorgere la mia comitiva in mezzo a quel gran marasma di gente.. senza successo.
Tento di telefonare alla Marti ma, dopo un solo squillo sento la segreteria telefonica immediatamente seguita da un SMS:

«Il Cozxsi miu sta tenwndo impegnata, cvi snetiamo più tardi»

A dire il vero devo rileggere il messaggio almeno un paio di volte per capire bene che diavolo abbia scritto la mia amica e, nel momento in cui il tutto arriva forte e chiaro nella mia mente, non so se essere felice per lei o un po' preoccupata.

Ordunque non mi resta che sentire il Carlo, da cui non ho il coraggio di scroccare un passaggio. Penso che gli manderò anch'io un rapido SMS scrivendogli che tornerò a casa mia anziché dormire dalla Marti, non facendolo preoccupare.

Aspetta, ma io non posso farmi vedere dai miei in queste condizioni! Che cazzo combinerò fino a domani mattina? Dormirò per strada? Per fortuna che la notte prima degli esami è unica e fantastica.. In che guaio mi sono cacciata?!

«Ti va di fare una follia?» Mi domanda ad un tratto Kevin, facendomi distogliere gli occhi dal mio cellulare e mandare definitivamente al Diavolo qualsiasi programma mi stessi facendo per stanotte.

«Tanto ormai..» Rispondo con sarcasmo.

«Vieni!» Mi ordina prendendomi per mano ed iniziando a correre per strada, seguendolo a ruota mi arrendo anche dal solo chiedermi che cosa abbia in mente.

Dopo poco noto che allunga un braccio per strada e, in quel momento un autobus si ferma davanti a noi.

«Ma dove vuoi andare?! -Gli domando quasi preoccupata- Non abbiamo nemmeno il biglietto, se ci beccano siamo nella merda

«Tranquilla, lo so io. -Mi rasserena- E poi chi vuoi che abbia lo sbatti di salire su un Tram alle due di notte per controllare se due sbronzi hanno pagato un euro di biglietto?»

«Non fa una piega.» Ridacchio, accorgendomi che tutti i drink sono ancora in circolo.

 

«Svegliati! -Mi richiama scrollandomi la spalla, il ragazzo appena conosciuto- Siamo arrivati.»

Completamente intontita scendo dal mezzo senza riuscire a non spalancare la bocca alla meravigliosa vista del Duomo illuminato sotto le fievoli luci della notte. Senza il solito enorme marasma di gente intorno trasmette tutta un'altra atmosfera.

«Ma.. È bellissimo.» Sospiro a bocca aperta. Nonostante viva a dieci minuti di macchina da lì, non ci vengo spesso; preferisco stare in posti più silenziosi in cui posso leggere un libro in pace o ascoltare della musica.

«Sai, spesso mi capita di svegliarmi improvvisamente la notte. -Confessa senza che io gli abbia chiesto nulla- A volte mi sento inquieto per via di tutto quello che mi succede e, senza preoccuparmi degli ipotetici pericoli, cammino da casa fino a qua. Penso sia diventato il mio sanatorio.» Mi spiega con naturalezza, come se mi conoscesse da una vita, per poi sedersi.

«Questo è veramente un piccolo pezzo di Paradiso.» Incalzo tirando fuori una birra dalla borsetta. No, non sono un'alcolista, ma durante le serate bisogna obbligatoriamente fornirsi!

«Non hai paura per domani?» Devio sorseggiando dalla mia bottiglia.

«Sinceramente non me ne frega un cazzo. -Sospira lui, soffocando addirittura un risolino divertito- Gli Esami di Stato sono una cosa inutile. Come puoi giudicare la maturità di una persona in base a tre verifiche ed un' interrogazione?»

«Bella domanda. -Bofonchio io- Onestamente non lo so, ma vogliono farci bere che tutto ciò sia in preparazione alla vita che ci aspetterà e a farci capire che nel nostro tragitto ci vuole continuità.»

«Cazzate. -Mi interrompe lui- Non ti insegnano come far quadrare i conti a fine mese, come insegnare l'educazione a tuo figlio o a come organizzare il tuo tempo fra un lavoro asfissiante e le esigenze della tua famiglia.» Afferma abbassando amaramente lo sguardo, non posso escludere che abbia ragione.

«Ho paura. -È tutto ciò che riesco a dire, trattenendo a stento le lacrime- Vedo persone che riescono ad affrontare la vita di petto, senza indugiare sulle proprie scelte e senza mai avere un rimorso. Se io ora non sono certa nemmeno della mia ombra, figuriamoci se un domani potrò garantirmi un futuro. Questi Esami non saranno mai capaci di individuare la maturità effettiva di una persona, mi basterebbe studiare in questi ultimi giorni per uscire con almeno settanta, ma sono consapevole di non essere idonea ad affrontare tutto ciò che ne seguirà.»

«Non ti devi sentire pronta, la prima lezione da imparare è che là fuori non aspetta nessuno. Nemmeno io so affrontare tutto con l'occorrente sfacciataggine, ma mi toccherà imparare, imparare a vivere.»

 

Ed eccomi qua, ad affrontare la mia notte prima degli esami, con un imminente battesimo di fuoco nella vita reale, quella in cui nessuno ti aiuta e nulla ti è dovuto.

Sto sorseggiando una birra con uno sconosciuto con cui ho quasi fatto sesso poco fa; niente male come fine-adolescenza.. Che poi è davvero questa la fine della nostra gioventù? Di quei momenti spensierati in cui si sentono le farfalle nello stomaco, si salta per un bel voto e si piange per un fallimento? È davvero questa la linea di arrivo? È davvero questa la sigla finale della nostra licenza di sciocchi ed inguaribili cazzari?

Il fatto che io e Kevin Ferrari, un perfetto sconosciuto, siamo qui a condividere i nostri ultimi momenti di giustificata infantilità, significa qualcosa? È il Fato a volerci dare un segno o è un semplice e fortuito caso?

Io non so nulla di lui ma, da come parla, intuisco che abbia dovuto fare un previo ingresso nella Vita in passato. Non mi sento di chiedergli nulla e deduco che, a questo punto, nemmeno lui desideri aggiungere altro, quindi direi che rimane solo uno sconosciuto.. e a me va bene così.

Eppure, nulla toglie che quando il suo sguardo si incastra nel mio o compie un gesto indirizzato esclusivamente a me, pare che mi conosca da sempre.

E siamo qua, alle due e mezzo del mattino a bere birra calda e sgasata sotto il Duomo di Milano, fantasticando su quanto sarà difficile la Vita, facendo a gara di chi la dice più amara.

Siamo sconosciuti, ubriachi ed inesperti, quello che ci accadrà è ancora oscuro. Probabilmente da domani le nostre vite si separeranno definitivamente, frequentando università diverse, uscendo in posti differenti e compiendo scelte contrastanti. Ma, se c'è una cosa che la filosofia mi ha insegnato, è la concezione del fatto che tutto avvenga per una ragione. Okay, spesso tentiamo di attribuirgliela noi per non affondare nell'oblio dell'incertezza, ma altre volte forse Qualcuno da qualche parte ci sta veramente guardando e sta muovendo le pedine del nostro Avvenire e, con qualche segno, magari sta tentando di preannunciarci qualcosa.

Io non sono matura e penso che questo non cambierà per tanto tempo, a costo di avere mille diplomi fra le mani. Della persone so poco e niente e della Vita ancora meno, l'unica cosa di cui sono consapevole è che questa è la Mia Notte Prima Degli Esami.

Spazio autrice:
Arieccoci! In quest'ultima settimana fra Il cerchio della morte, Alla ricerca di sé stessa I migliori anni della nostra vita direi che mi sono rivelata una vera e propria macchina da guerra!
Facendo uno slalom fra ore di sonno perdute, amici, parenti e lavoro sono riuscita a portare a termine tutti i miei obiettivi, tardando quest'ultimo di soltanto 37 minuti.
Ci avrei tenuto particolarmente a postarlo in tempo per stamattina o oggi pomeriggio prima di andare a lavorare per poter dare la possibilità ai maturandi di leggerlo. (Lo so, magari non ve ne frega una cippa, ma io ci provo!)
Devo ammettere che questo capitolo è stato molto facile da scrivere, a dispetto della lunghezza vagamente maggiore degli altri, dato che molti spezzoni della serata narrata sono tratti da una storia vera.. A voi indovinare cosa. 
Dato il linguaggio scurrile e la descrizione un po' particolareggiata della scena 'focosa' fra Kevin e Katia penso che cambierò il rating da giallo ad arancione. Secondo voi la scelta è corretta?
Con questo capitolo volevo fare un grosso in bocca al lupo ai miei cari maturandi; giuro, avrei voluto (dovuto) essere fra voi quest'anno, anche se devo ammettere che Katia in questo caso è un mio alter-ego  e -in parte- condivido le sue stesse paure ed insicurezze. (Della serie Foscolo e Jacopo Ortis, a differenza che io sono una teenager cazzona che scrive su efp :P)
Detto ciò saluto tutti quanti e mando un ultimo messaggio alle -ormai ex- quinte: Spero che questa notte prima degli esami sia vostra e soltanto vostra e che,se magari non ha soddisfatto le vostre aspettative, perché succede anche questo, ve la siate goduta e mi auguro fortemente che questo 'addio' alla prima adolescenza non sia così doloroso come io sto prevedendo il mio.
Vi do una dolce buona notte accompagnata dalle note di Venditti: https://www.youtube.com/watch?v=tztc4wKihWw.
Un abbraccio,
Daphne09
PS: Ci tengo a precisare che la frase sul valore di "due inestimabili" del ragazzo è tratta da una storia (festa) vera svoltasi due settimane fa e.. a dirla è stata proprio la vostra cara scrittrice.

 

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Capitolo 4
*** Metamorfosi ***


L'imperterrito trillare della sveglia della Marti mi martella nelle orecchie, un giorno o l'altro gliela tirerò contro il muro. Quanto vorrei dormire un altro po', ieri sera -'stamattina- siamo andate a dormire alle cinque.

Merda! Ma oggi c'è il tema d'italiano ed è tardissimo! Fra la bellezza di trentanove minuti dobbiamo essere a scuola!

«Marti, cazzo svegliati! È tardissimo!» Grido scrollandola e facendola riprendere dal suo sonno apparentemente beato.

«Non voglio!» Protesta lei affondando la faccia nel cuscino. Forse era sveglia anche lei, ma faceva finta di niente. Tra tutt'e due non si sa chi abbia più paura.
«Io vado a mangiare qualcosa, vieni giù che fra poco dobbiamo andare!»

Scendendo le scale ancora leggermente rimbambita, con lo stomaco sottosopra e la testa che mi duole, mi dirigo in cucina e, a prendo uno sportello, tiro fuori una merendina giusto per non rimanere a stomaco vuoto e poter prendere un'aspirina. Dopo tutti gli anni passati, io e la Marti quando dormiamo insieme ci comportiamo come se fossimo a casa nostra.

Fuori c'è già il sole e l'assenza di nuvole in cielo gli permette di oltrepassare i vetri della porta-finestra dell'abitacolo invadendolo, causandomi una forte sensazione di fastidio, come se mi stessero perforando le iridi. Mi sto sciogliendo!

Rimanendo con lo sguardo fisso sulla mia misera colazione cerco di far mente locale di quello che è successo ieri sera. Ricordo solo di essere stata al Duomo con Kevin Ferrari, un ragazzo della mia scuola, e di essermi incontrata con la Marti accompagnata da un Cozzi molto, mh.. provocante. Avranno consumato?

Oddio, ho fatto una cazzata bella e buona. Mi ricordo del Carlo, merda, merda, merda. Come ho potuto trattarlo così?! Sono proprio un'idiota bella e buona, anzi: brutta e cattiva. Sì, Katia Colombo: sei proprio una cretina.

Non credete che questa sia una di quelle storie a lieto fine in cui la ragazza poi dice di sì al suo migliore amico da sempre perdutamente innamorato di lei. Io non penserei mai di potermi mettere con Luca, ma stiamo scherzando? Anche se ci conosciamo da solo tre anni lo definisco ormai un mio amico storico: con lui ho fatto le peggiori cazzate, ho affrontato gli anni più complicati del mio percorso scolastico e condiviso ogni giorno della mia esistenza. Lo consideravo -o considero, devo ancora far chiarezza- il mio migliore amico, il mio fratello, il mio compare.. Come potrei fidanzarmici? Non mi sento minimamente attratta da lui, e poi ho scoperto solo ieri sera della sua eterosessualità!

Va beh, ora l'unico problema che devo avere in testa è di riuscire ad ingerire questa -schifosissima- aspirina senza vomitare e fare la prima prova del tanto agonizzante Esame di Stato. Chi sa quali saranno le tracce del tema; speriamo non capitino Magris o altri autori impossibili come l'anno scorso.

 

*****

 

Qualcuno potrà definirmi pazza, ma mi sono affrettata a ricopiare il tema e ad uscire dall'aula solo perché una gran fame mi sta logorando lo stomaco. Guardando l'orologio e constatando che è l'una passata del pomeriggio mi sembra più che naturale.

Dunque, l'enorme quesito esistenziale su questa prima prova è stato saziato. Penso che i miei amici non ci crederanno mai, ma ho scelto la tipologia A, che da sempre avrei escluso. Devo ammettere che lo studio di Quasimodo mi ha quasi affascinata, mi correggo: non-ripudiata.

Le domande erano fattibili, almeno per una misera sufficienza; per quanto riguarda la prima prova non ho mai aspirato a molto, penso che mi rifarò domani.

«Com'è andata?» Sento chiamarmi alle spalle, è l'inconfondibile voce sempre squillante della Marti.

«Mah, è andata. -Sospiro- E a te?» Ovviamente la mia domanda è solo di prassi; a lei vanno sempre bene tutte le verifiche, non contano i postumi.

«Speriamo. Ho scelto la traccia di storia, tu?»

«Quasimodo.» Alla mia risposta, come previsto, scoppia in una fragorosa risata. Ma perché sono tutti così increduli?!

«Piuttosto.. -Mi inserisco io con fare quasi malizioso, penso che sappia già di dovermi dare certe spiegazioni- Ieri sera hai fatto breccia nel cuore del Cozzi, ho notato..»

«Più che nel cuore, direi da qualche altra parte.. -Continua ridacchiando lei- Comunque sì, è come pensi!» Ribatte lei ottimista. Oh cazzo, nonostante la cosa fosse così trasparente non avrei mai creduto che sarebbe potuta succedere veramente. La Marti è una bellissima ragazza e piena di qualità, non fraintendetemi, ma l'abitudine del loro rapporto platonico è stata decisamente duratura nel nostro gruppo.

«E quindi? -Chiedo logorata dalla curiosità- Ora che farete? Starete insieme? Avete preso almeno qualche.. precauzione?!» Mi vergogno quasi a usare quella parola, è insopportabile, è.. è.. BLEAH!

«Eh certo, che credevi? Ho preso la pillola prima di uscire, mica son scema! -Ribatte lei con ovvietà- È stata una notte indimenticabile.» Ribadisce con sguardo sognante. Okay, è proprio cotta.

«L'hai sentito?» Le chiedo con fare molto più concreto.

«No. Stamattina l'ho visto passare nel marasma di gente, ma non mi sembrava di certo il momento adatto di avere un contatto con lui! -Risponde ritornando sulla Terra- Tu piuttosto? Mi hanno detto che Cupido ha fatto centro!» Caspita, ma come fa a sapere della dichiarazione di Luca? Forse le aveva spiegato le sue intenzioni poco prima? Mah..

«Sì va beh, ma gli ho detto di no. Sai che io e il Carlo siamo amici, compari.. e niente di più!» La faccio ragionare.

«Che?! Io stavo parlando del Ferrari!» Risponde sconvolta lei.

«Ah.. beh, comunque non abbiamo concluso molto. -Sbuffo- Non posso far colpo su uno carino che prende fuoco il locale. Ma vaffanculo allora!»

«Aspetta.. -Mi ferma lei con fare sospettoso- Il Carlo cosa?!»

«Niente, lascia stare. -Cerco di dissimulare, non voglio creare altro scompiglio. Mannaggia a me e alla mia boccaccia!- Hai già mangiato?»

«No, andiamo. -Si limita a rispondere la Marti- Però tu mi spieghi che Diavolo è successo! In fin dei conti io ti ho raccontato del Cozzi..» Ammicca con fare persuasivo. È la solita furba.

«Te la faccio breve, dato che ho un solo ricordo e anche un po' annebbiato. -Taglio corto io. Mi sento molto a disagio a parlare di questa cosa- Mi ha rivelato di essere propriamente innamorato di me, ed io l'ho rifiutato dandogli addirittura del ricchione!» Ripeterlo non mi aiuta di certo a star meglio.

«Oh merda.. -Si zittisce la mia amica, capendo la gravità della cosa- E ora? Oggi vi siete parlati?»

«Ma vah! -Smentisco io con vigore- Ho avuto l'ultima Analisi della mia vita da svolgere e tu mi chiedi se ho parlato con il Carlo?! Non l'ho nemmeno visto..» Dal mio tono duro si capisce che sono molto nervosa, potrei apparire quasi irritata, ma la verità è che mi sento terribilmente in colpa.. Insomma, mi sono comportata da vera e propria carogna con quello che sarebbe il mio migliore amico!

«Non preoccuparti. -Soffia l'interlocutrice poggiandomi una mano sulla spalla; lei capisce sempre tutto- Ogni cosa si risolverà per il meglio. In fin dei conti si vedeva lontano un miglio che eri fradicia 'stanotte! -Ridacchia- Comunque.. Devi raccontarmi nel dettaglio la tua nottata di fuoco col Ferrari!» Ammicca con la sua solita finta-malizia.

 

*****

 

È ormai sera e, dopo un sano pisolino, una calda doccia sta sciacquando via tutti i miei pensieri maligni e gli ultimi residui di vodka dai capelli.

Mi sto godendo questo momento, devo ammetterlo. Metterei il mondo in pausa per rimanere sotto questo tiepido abbraccio idrico, e mi lascerei trasportare ovunque dai miei pensieri.

Dunque sono giunta nel periodo di transizione. Ora non sono più una ragazzina, ma nemmeno un'adulta.. Almeno per il momento. Sono tra un'era ed un'altra, un po' come una farfalla in metamorfosi: non è più un viscido bruco, ma nemmeno il più leggiadro degli insetti.

Oggi, nonostante che -tranne il tema- non abbia fatto nient'altro, mi sento diversa, forse più sicura di me, sicura di avere un futuro.
Ovviamente, non appena entrerò a far parte del tanto 'terrificante' Mondo degli Adulti sarò una schiappa, mi farò mettere i piedi in testa da chiunque e, spesso e volentieri mi derideranno, denigreranno e si prenderanno gioco della mia ingenuità, ma non importa; la vita è fatta anche di questo. Per apprezzare la luce bisogna vivere anche il buio.

Chi avrò accanto importerà relativamente, dovrò imparare a farcela sapendo contare sulle mie forze; nessuno ti darà mai garanzia di starti accanto.
Purtroppo le mie idee su ciò che realmente voglio fare sono ancora annebbiate, ma ogni cosa ha il suo tempo: il fatto che l'Avvenire non mi spaventi più così tanto è già di per sé un buon segno.

«Katia! È pronto!» Grida mia mamma di là, ricordandomi inconsciamente che sono passati tre quarti d'ora dall'inizio della mia doccia.

«Arrivo!»

 

*****

 

Il telegiornale sta trasmettendo articoli su articoli di cronaca nera e, tra un'espressione di disappunto e l'altra, la mami inizia a progettare -come il suo solito- il mio futuro:

«Katia, vedi? Potresti fare la psicologa, ampliando le tue conoscenze nel campo del penale! -Mi consiglia presa dall'entusiasmo- Oppure potresti sempre buttarti su letteratura e filosofia.»

Io non riesco a rispondere con niente se non che con un grugnito neutro, è meglio che non mi esprima a parole sull'ultima facoltà da lei consigliatami.

Finalmente il TG ha cambiato argomento e, passando a discorsi meno macabri, sta parlando del grande dibattito su ciò che comporterebbe a noi italiani l'uscita dall'Eurozona. Ma certo! Come ho fatto a non accorgermene prima?!

«Sì! Sì!» Esclamo con fermezza e serenità.

«Sì cosa? Ti sei decisa finalmente?» Risponde mia madre speranzosa.

«Sì mamma! Voglio fare economia e commercio!» Come ho fatto a non arrivarci prima? La risposta è sempre stata davanti ai miei occhi. Ho sempre amato guardare documentari e talk show riguardanti l'economia e la politica.. Quanto sono stata ingenua!

La mia interlocutrice non pare nutrire il mio stesso entusiasmo, accennando addirittura ad un sospiro di disappunto.

«Ancora sogni, cara Katia.. -Sospira poi, come se le avessi chiesto di fare l'astronauta- Lo vuoi capire che il mondo dell'economia è fatto di soli uomini?»

«No, mamma! -Ribatto io. Ci manca solo che ora si metta contro le mie idee, per una volta che ne ho- Guarda la Merkel, oppure tutte le nuove deputate donne! Anche loro, in maniera un po' autodidatta, sono diventate delle economiste!» Finalmente so quello che voglio, mi sento come se un enorme peso se ne fosse andato; ora gli Esami di Maturità non mi fanno più paura, finalmente ho capito la mia strada!

«Ma non ti rendi conto che è una follia?! -Esclama stizzita la mamma- Se prendessi una laurea in lettere avresti una cattedra sicura anche alla scuola media di Milano!»

«Ma ti pare, mamma?! -Non riesco a non ribattere in maniera meno brusca. Quanto poco mi conosce?!- Io dovrei affrontare cinque anni di studio intenso per poi andare a dire a quattro dodicenni ignoranti che si mette l'h davanti al passato prossimo del verbo avere?!»

«Ma vuoi paragonare l'ineguagliabile bagaglio umanistico-culturale che avresti al termine di quegli studi? -Mi fa ragionare lei con sguardo sognante al solo pensiero di tale facoltà- Non fare il mio stesso errore..» Il suo più che un consiglio sembra una supplica.

«Mamma.. -Sospiro io, per poi tentare di mantenere la calma- Sappiamo benissimo entrambe che il tuo più grande errore è stato di non lottare per quello che volevi veramente fare; non importa se avrebbe potuto comportare un'istruzione tecnica o che so io.
Per una volta so quello che voglio, fammelo realizzare!»

«Quindi tu non hai mai avuto in mente di frequentare la facoltà di Letteratura?» Domanda, quasi delusa. Non può non sfuggirmi un risolino trattenuto, a tal proposito. Aveva davvero creduto che mi sarebbe interessato frequentare quel noiosissimo indirizzo?!

«Ascolta, i casi sono due: o scegli letteratura o chiudiamo qua il capitolo dello studio.» Ma, ma.. Ma come si permette?! Io posso scegliere quello che mi pare!

«L'unico capitolo da chiudere è questa conversazione!» Grugnisco, per poi andare in camera e chiudermici dentro; non mi va di litigare con lei.

«Katia apri!» Esclama, correndomi puntualmente dietro, lasciando mio papà in sala beato a cenare.

Mi astengo dal risponderle, sono furiosa! Ha fatto sempre la parte della brava consigliera, paladina del mio futuro nonché mia sostenitrice per cosa?! Per persuadermi a scegliere gli studi che avrebbe voluto fare lei?! Ha quarantacinque anni figa, dovrebbe capire che non si può vivere ciò che si vuole attraverso gli altri. Vuoi sapere a tutti i costi vita, morte e miracoli sulla letteratura? Benissimo, iscriviti tu a dei corsi, no? Perché ti devi avvalere su una persona innocente per i tuoi cazzi?!

Ora che so quello che voglio nessuno potrà fermarmi, ho diciannove anni e posso anche andare a vivere da sola, a costo di stare sotto un ponte; l'importante sarà frequentare la facoltà di economia e non quella schifezza ad indirizzo umanistico.

Con tutto il rispetto per chi apprezza questo tipo di studi, ma in questo momento la rabbia mi sta accecando la ragione in maniera tale da farmi dire parole a caso.

«Per l'amor del Cielo, Katia! Almeno vieni a mangiare!» Mi implora mia madre, ancora dall'altro lato della porta.

«Se permetti ora devo finire di studiare per la seconda prova!» Balle. A dire il vero so a memoria il programma di inglese e non me ne frega una mazza di ripassarlo. Penso che questa sarà una lunga e noiosa nottata, forse addirittura insonne.

 

*****

 

Mi sveglio a pelo con il suonare della sveglia, ancora carica di sonno e voglia di dormire.. Per fortuna che questa sarebbe dovuta essere una notte in bianco!

Oggi, al contrario di ieri, mi sento carica per la seconda prova e una persona quasi-nuova, sempre un po' ammaccata, ma con qualche attributo in più: un obiettivo.

Ora però l'indirizzo economico non deve sovrastare la mia mente, l'inglese in questo momento deve essere l'unico oggetto dei miei pensieri.

Dato che c'è ancora una buona oretta di tempo prima dell'inizio dell'esame me la prendo con calma: una bella manciata di fette biscottate con la Nutella non me le toglie proprio nessuno! Eppure manca qualcosa: mia madre. Forse è veramente furibonda per il mio cambiamento -scelta- d'indirizzo, ma -come già ribadito- deve capire che le decisioni sono personali, non potrà avercela con me a vita per il semplice fatto che sto crescendo. Sì, sto crescendo e fa tutt'uno strano effetto.

Non è come quando dai candidi e ingenui quattordici anni, pian piano arrivi ai sedici in cui il Mondo inizia vagamente a presentarsi per come è. Capisci che stai diventando un vero e proprio adulto, senza vincoli protettivi né realtà simulate; quella che ti si presenterà davanti sarà la società nuda e cruda.

Al Diavolo tutto! Mi ci voglio tuffare in questa nuova avventura!

 

Rincorrendo l'ultimo secondo -come mio solito- mi fiondo in macchina con una scarpa addirittura mezza slacciata; non si sa come mai, ma più un evento è importante, più ci sono circostanze che mi permettono di non essere del tutto puntuale.

Infilo la chiave nella serratura sotto il volante e parto alla velocità della luce verso il mio futuro, o almeno quella che è la fine del mio presente.. ormai sempre più vicina. Si può dire che sono veramente a metà dell'opera.


Fortunatamente il traffico non è poi così invadente per le vie di Milano -cosa più utopica che rara- e, fortunatamente, riesco a parcheggiare dieci minuti prima delle otto.
Noto numerosi studenti che, con un libro o un quaderno in mano stanno ripassando le ultime nozioni sul Romanticismo, boccheggiando nervosamente dal filtro di una sigaretta. Io, rimuovendo problemi d'ansia alla radice, ho lasciato il libro a casa senza pormi dubbi esistenziali.. Ci ha già pensato Shakespeare nella sua esistenza.

«Ciao.» Sento sussurrare alle mie spalle, rimango vagamente allibita quando mi trovo il Carlo.

«Ciao, allora come va?» Cerco di sdrammatizzare, facendo finta di non ricordarmi della festa al Sunset Beach.

«Beh, a te non tanto bene.» Soffia con fare abbastanza fermo.

«Perché?»

«Non senti che stanno parlando tutti della tua presunta scopata col Ferrari? -Sbuffa lui- Sei proprio una troia.» Dice per poi andarsene, trattandomi come una perfetta sconosciuta.

Ma che cazzo? Girandomi intorno posso notare delle ragazze parlare fra di loro ed indirizzare alcuni sguardi verso di me, ma non comprendo perché tanta curiosità. Alla fin fine da quanto erano fatti non si ricordano nemmeno con chi hanno trombato e devono dar conto di chi mi sono slinguazzata io?! Che poi 'sta cosa della trombata è proprio una vera utopia.. Se devono spettegolare, almeno che lo facciano bene!

Eppure, qualcuno dovrà pur averla messa in giro 'sta puttanata; qualcuno di molto vicino.. Ma certo! Il Ferrari stesso, no? Lo aspetterò col piede di guerra.

 

*****

 

Milano, lunedì 23 giugno 2014, ore 00:15.
Sono superstite a tre giorni di studio matto e disperato su tutto il programma di tutte le materie. Un po' lo faccio per dimenticare la brutta batosta ricevuta dal Carlo ed il tiro mancino subito dal Ferrari e, in parte c'è da ammettere che un'infame terza prova è ad aspettarmi fresca di stampa.
I nostri prof, a differenza di tutti gli altri, non ci hanno voluto nemmeno dare un indizio sulle materie che metteranno in nell'ultimo capitolo degli scritti degli Esami di Stato.. Ma mi sembra giusto, no?! Tutte le altre scuole -bene o male- sanno almeno un paio delle discipline che dovranno studiare, mentre noi dell'Ugo Foscolo siamo puntualmente gli sfigati di turno a cui non viene detto nulla.

Ad ogni modo, non mi resta che sperare di non dovermi assorbire una bella versione di latino. Pregate per me, per una povera farfalla in fase di una difficile metamorfosi.

Spazio autrice:
Ed eccomi qua! Fra lavoro, amici, lettura, recensioni, cazzeggio, sonno e quant'altro sono ancor più impegnata di quando c'era la scuola.
Ad ogni modo mi scuso per la non-puntualità del capitolo. In fin dei conti non avevo preannunciato nulla per quanto riguardava l'uscita di questa fetta di storia. Penso che per quanto riguarda I migliori anni della nostra vita ci sentiremo lunedì 30 giugno, purtroppo senza riuscire a rispettare le date della prima, seconda e terza prova. Devo ammettere che quella che mi sarebbe maggiormente interessata era la parte riguardante la Notte Prima degli Esami, solo che pubblicare un capitolo sul tema d'italiano quasi una settimana dopo mi pare proprio una porcata!
Spero che la vostra estate stia passando con un filo di gas e con tanta serenità, ce lo meritiamo un po' tutti.
Ora vi saluto, andando a godermi un po' di sonno.
Un abbraccio a tutti i lettori, anche a quelli silenziosi,
Daphne09
PS: Ci tengo a precisare che con la parola ricchione, utilizzata verso la seconda metà del capitolo, non ho voluto in alcun modo offendere gli omosessuali, ma è stato solo un fattore enfatizzante del discorso. Inoltre l'ho sentito molto spesso sulla bocca dei cittadini del Nord-Italia, non accusandoli assolutamente di omofobia.

 

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Capitolo 5
*** Chiarimenti ***


L'alba quieta la chiamavano, ma l'inizio di questa giornata di tranquillo ha veramente poco.
Sì, il gallo dei vicini canta al sorgere di un maestoso Sole, apparentemente egocentrico e solitario data la carenza di nuvole, ma l'unica cosa che vorrei fare ora è tirare una scarpata a quell'animale caotico che mi fa sobbalzare dal letto quasi ogni giorno. Inoltre, il fatto che la terza prova si svolga di pomeriggio non fa altro che aumentare la mia angoscia. Molti vedono ciò come un'opportunità per ripassare i piccoli cavilli che ancora assillano la loro preparazione ottimale, ma io sono consapevole che oggi tutto ciò che leggerò forse sfiorerà vagamente la mia mente, senza penetrarla realmente. Katia, ti prego tranquillizzati che oggi sarà una giornata tosta.

 

«Mangia qualcosa.» Mi ordina mia madre, con un tono che pare tutt'altro che benevolo. Questa cosa dell'università l'ha resa seriamente rammaricata, ma non posso veramente farci nulla.

«Non ce la faccio, sono troppo nervosa.» Mi giustifico. Purtroppo -o per fortuna?- non è l'esame ad assillarmi in questo modo: le taglienti parole di Luca ancora invadono la mia testa.

«Sei proprio una puttana.»

Andiamo, non ho mai fatto sciocchezze di questo tipo, nemmeno da ubriaca. Ferrari potrebbe definirsi l'eccezione che conferma la regola, non sono una sgualdrina. Purtroppo i miei pensieri paiono un tentativo di auto-convinzione, non una semplice enfatizzazione del mio alibi.
Ora tutta la scuola mi guarda con occhi strabuzzati come se avessi fatto chissà che cosa, quando quello che sanno è semplicemente la goccia di una mezza verità. Ma poi, che Diavolo me ne deve fregare? In fin dei conti non rivedrò mai più nessuno dell'Ugo Foscolo, eccezion fatta per il Cozzi, la Marti e gli altri ragazzi del quinto c in vista della cena di classe o di qualche uscita presa altamente alla leggera.

Eppure, l'opinione del Carlo non può non continuarmi a trafiggere come mille spade, mi sento come un rimasuglio di carne ridotto al macello. Forse sono le ore di sonno perse in questi giorni miscelati allo stress pre-esame, alla delusione del fatto che Kevin abbia divulgato queste false informazioni e che io abbia altamente tradito me stessa ed i miei buoni principi. Ho sempre inteso gli atti sessuali come un'estrema dichiarazione d'affetto fra me ed i ragazzi a cui mi sentivo profondamente legata. Okay, non ho mai avuto lunghissime relazioni, ma una presa più seriamente delle altre c'è stata. Lui si chiamava Andrea e siamo stati fidanzati cinque mesi. Okay, forse non è tantissimo, ma abbiamo fatto l'impossibile per metterci insieme: abbiamo lottato contro la zizzania delle persone, contro i pareri altisonanti dei nostri amici ed il pubblico scetticismo. Tutto ciò a quindici anni significa un salto di qualità. Di solito a quell'età non si vuole far altro che divertirsi, eppure sentivo che fra noi c'era una connessione, seppur dimostratasi effimera, c'era. Eravamo talmente uguali da apparire diversi: litigavamo, e spesso. Ma quando facevamo pace, l'affetto che l'uno provava per l'altra era ineguagliabile. Purtroppo la negatività ci ha sovrastati: eravamo alle prime armi, su due neo-adolescenti l'imprevedibile è letale. Con gli anni ci si fa il callo e si impara a superare tutto, ma il comune accordo, seppur doloroso, mediante il quale abbiamo deciso di dividere le nostre strade è stato un altro salto di qualità.
All'epoca piangevo e mi disperavo, pensando che tutto il mondo fosse uno schifo o qualcosa del genere. Ora ne approfitto per veder lungo sulle persone che frequento, andando oltre la passione carnale o la semplice chimica, necessitando di sommare ad esse anche un'ottima intesa intellettuale.. Forse è per questo che sono ancora single. Adesso, però, tutto ciò è inutile: devo dimostrare integrità psicofisica ed affrontare la tanto agonizzata terza prova. Maturità, non ho più paura di te, non ho più paura di crescere, uscire dal mio bozzolo e volare verso un Destino ignoto.

 

*****

 

Facendo lo slalom fa sguardi incuriositi e bisbigli petulanti sul mio conto, varco a testa alta l'ingresso della scuola con un notevole anticipo e mi dirigo verso il corridoio del quinto f alla ricerca di Kevin Ferrari.

Eccolo là, a parlare con qualche suo compagno ridendo e scherzando spensieratamente.. Chissà, forse proprio sul mio conto.
Katia, basta farti paranoie e vai ad affrontare la situazione di petto, dicendo ciò che devi.

Il mio amante si volta verso di me, forse ha capito che lo stavo fissando e, lanciandomi un'occhiata interrogativa capisco al volo che ha dei dubbi su ciò che voglio da lui.

In seguito ad un mio tempestivo cenno con la mano si avvicina a me, pare piuttosto incuriosito.

«Sì?» Domanda, sempre più perplesso. Potrei iniziare a parlare a raffica ricordandogli quanto sia stato bastardo a diffondere falsità su ciò che è successo la settimana scorsa, ma io non sono così, non più.

«Grazie.» Mi limito a ribattere con tono di freddezza e durezza impressionante, dal nervoso contraggo persino la mascella.

«Per..?» Domanda lui sempre più dubbioso, non capisco se è sarcastico o veramente non capisce ciò che intendo.

«Grazie a te e alle tue cazzate ora tutta la scuola, se non oltre, straparla su di me e su un'ipotetica scopata alla festa d'istituto.» Cerco di spiegarmi, sfoggiando un'apparenza meno violenta di quanto vorrei dimostrare interiormente.

«Katia, ascolta.. -Sospira sfiorandomi il braccio con un palmo, con il timbro di qualcuno che sta per deludere delle ipotetiche aspettative. Sento talmente tanta repulsione nei suoi confronti che mi sposto per evitare qualsiasi contatto- Io non ho diffuso nulla, credimi. Sono giunte all'orecchio anche a me queste voci e provo lo stesso, molti mi fissano e alcune ragazze mi guardano fastidiosamente ammaliate. Non desidero tutto ciò, fidati.» Ammette abbassando lo sguardo.

«Guarda Kevin.. -Sospiro di rimando- Io non sono qui per costruire alcun tipo di rapporto con te. Mi dispiace, ma penso che in questo momento debba dedicarmi maggiormente alle relazioni che ho costruito in passato, coltivando le fragili fondamenta di alcuni di essi. Sono venuta qui per mettere le cose in chiaro in maniera non-violenta, se così si può dire. Può sembrare idiota, ma non voglio uscire da questa scuola con delle malelingue a perseguitarmi. -Essere sincera si è dimostrato più facile del previsto- Però, ora che le ragazze ti desiderano.. Posso sapere perché la cosa ti infastidisce così tanto?» Chiedo con nota divertita ed evidente leggerezza.

«Perché io sono gay. -Risponde con tono duro- Sì, l'ho detto.»

«E p-perché ci sei andato con me? -Domando allibita e forse un po' troppo sfacciatamente- Cioè, sembro un maschio?» Okay, questa scena sta rasentando il ridicolo.

«No, c-cioè.. -Risponde imbarazzato- Tu sei molto carina, è che quella sera ero fatto come una pigna. Senza offesa..»

Ribadisco: questa scena è una completa assurdità!

Il suono della campanella rimbomba per i corridoi salvandomi da una delle conversazioni più disagevoli di tutta la mia vita.

«Dunque amici come prima? -Mi affretto a dire- Cioè.. Dai hai capito!»

«Okay, buona fortuna per gli esami!» Ribatte, per poi sparire nella folla, ritornando ad essere uno fra tanti.

 

*****

 

Ed eccomi qua, dopo aver affrontato una prova scritta comprendente: latino (maledizione!), filosofia, tedesco e francese. Onestamente punto sulle lingue straniere.. e sulla simpatia.

Ora che sono a casa ho finalmente tempo di elaborare le parole del Ferrari: il fatto che sia gay è stato qualcosa di altamente inaspettato! Però, onestamente, sono sollevata che lui abbia rispettato la nostra intimità non dicendo nulla; ora non posso fare altro che dar la colpa a quella checca-nonchecca del Riva, di conseguenza la cosa non mi tocca più come prima.

Ho notato con piacere ai quadri che i miei orali saranno la mattina di giovedì 3 luglio: avrò più tempo per studiare.. Evvai!

Quindi, ora mi restano soltanto due ostacoli per raggiungere la mia ipotetica pace interiore: l'ultima pagina della mia vita scolastica e chiarire le cose col Carlo. Non importa se l'esito sarà negativo, ma bisogna mettere i paletti marcatori a questa situazione delirante.

«Dobbiamo parlare.» Questo è il mio SMS conciso e diretto, poche pugnette. Il cellulare vibra dopo qualche secondo, lui è sempre rapido nelle risposte: «Domani alle quattro al chiosco.»

Benissimo, ora non mi resta che attendere.

Spazio autrice:
Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta! 
Eccoci qua con questo capitolo improvvisato in mezza giornata, mi sento veramente Superman (o Wonderwoman?) in questo momento.
Ne approfitto per darvi appuntamento a DOMANI con il prossimo aggiornamento. Dovrò farmi perdonare in qualche modo, o no?
Non so perché, ma questo colpo di scena del "gay" mi è venuto naturale per chiudere la situazione e, lo ammetto, sapevo benissimo che non era stato Kevin Ferrari a divulgare false informazioni sull'amplesso dei due giovani maturandi.. D'altro canto dovevano incontrarsi comunque per chiarire quanto successo alla festa!
Spero che vi piaccia l'andamento della storia e -miracolosamente- i capitoli di essa sono mooolto più corti rispetto a quanto sono solita a scrivere; voglio che sia una lettura facile e leggera.
A questo punto chiedo anche ai lettori silenziosi di dirmi che ne pensano, sono veramente curiosa!
Un abbraccio, 
Daphne09

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Capitolo 6
*** Disperatissima ***


Dal diario di Marti.

Milano, 22 giugno 2014

Caro diario,

è da una vita che non ti scrivo, saranno settimane. Fra amici ed Esami la mia penna ha usato tanto inchiostro ed ho avuto occasione di sfogarmi.. Purtroppo non del tutto.

Alla festa d'istituto al Sunset Beach sono successe tantissime cose, ma in cuor mio mi sentivo sin dal principio che qualcosa sarebbe finalmente cambiato.

Innanzitutto -inizio dalla cosa che mi tocca di meno- il Carlo si è dichiarato con la Katia, rivelandole la storica cotta che aveva per lei. Noi del gruppo sapevamo dei suoi sentimenti ma la mia amica l'aveva preso talmente alla buona da sembrarle gay.

Come se non bastasse mi sono presa anch'io il mio due di picche. Tanto per cominciare ho bevuto, cosa che non accadeva da una vita e che temevo di fare, dato che quando uno è ubriaco perde la coscienza delle proprie azioni diventando spregiudicato e dannatamente sincero. Qual'era il mio segreto? La cotta che nutro per il Cozzi, che temo essersi trasformata in innamoramento.

Dunque, è iniziato tutto dopo qualche shortino, quando l'ho incontrato in mezzo alla pista da ballo che si divertiva con i suoi amici e, prendendolo per un braccio gli ho propriamente ordinato di ballare con me. Ecco, già questa può definirsi una figuraccia.

Dopo un po' ho sfoggiato le doti acquisite in seguito a qualche manciata di anni di danza, iniziando a muovermi in maniera sconcia vicino a lui, allargando le gambe e allungando “vagamente” le mani in punti mirati del suo corpo. Lui è parso consenziente, così ho continuato, fino a che non mi ci sono ritrovata appiccicata.

I nostri corpi si sfioravano in maniera talmente provocante che ho mandato a quel paese tutti i miei principi di sesso responsabile e quant'altro. Quella sera sentivo che non me ne importava un accidente del fatto che lui potesse provare amore nei miei confronti. Lo volevo, volevo il suo corpo così dannatamente bello; perché lui ai miei occhi non è sexy, è proprio una meraviglia.

Nonostante lui si comporti sempre da duro, muovendosi come il ragazzaccio rockettaro a cui non importa niente e di nessuno, so che nel profondo prova dei sentimenti.. Ma non per me, evidentemente.

Dunque, continuavo ad avvicinarmi a lui, attirandolo con gesti fugaci e provocanti, fino a che non mi sono ritrovata la sua lingua nella mia bocca. Il suo sapore di tabacco e Mojito mi ha mandato fuori di testa; anche se odio l'odore di fumo il suo sapore per me è altamente delizioso.
Ad un certo punto ha messo le sue mani sul mio sedere, afferrandolo con tanto di quel gusto che poteva essere paragonabile all'eccitazione che provavo in quel momento.

Beh, da come sto parlando ora potrò sembrare una di quelle ragazze facili e sconce, ma con lui ho provato sensazioni che nemmeno in due anni di relazione con il mio ex sentii.

Il cuore mi batteva a mille e anche in questo momento, al semplice e vago ricordo di ciò che è accaduto due settimane fa, sento qualcosa martellarmi con forza nel petto, ma al contempo percepisco una forte angoscia invadermi, dilagando in tutto il corpo.

Dopo del semplice petting, nel momento in cui abbiamo dovuto evacuare il locale per via dell'incendio, mi ha portata a casa sua in macchina; penso che i suoi fossero stati fuori casa a questo punto. Lì è successo il prevedibile inevitabile: mi ha adagiata con grazia sul suo letto, come se fossi una bambola di porcellana e io, divorata dalla famelica voglia di lui che ho tentato di reprimere per tre anni, ho iniziato a spogliarlo ed egli, senza parlare, non ha potuto evitare di fare lo stesso.

Quella sera non abbiamo avuto alcun dibattito, ci siamo solo desiderati e completati a vicenda, in un certo momento ho creduto di essere una cosa sola insieme a lui.
Nei suoi occhi continuavo a vedere una forte luce, simile a quella della felicità, ma ancor più intensa. Non era lo sguardo languido di un ubriaco, ma quella di un innamorato. Sì, pareva veramente pazzo di me.. Eppure in seguito non ha dimostrato lo stesso.

Alla Ka ho detto che non ci eravamo sentiti per evitare di frammentare definitivamente il nostro gruppo, bastano già le discordie che intercorrono fra lei e il Carlo. Sputare il rospo sulla mia conversazione successiva con il Cozzi sarebbe la batosta finale per dividere definitivamente il nostro gruppo.

Due giorni dopo la festa d'istituto, alla fine della Seconda Prova, ci siamo incontrati casualmente nel cortile della scuola; io mangiavo un panino e lui fumava una sigaretta, come il suo solito.

Gli ho chiesto come andava, aprendo impacciatamene qualche discorso sul più e il meno, ottenendo soltanto freddi monosillabi. Nel momento in cui gli ho chiesto che cosa avesse non mi ha risposto, e lì ho capito. Così, ho deciso di rivelargli i miei sentimenti, ma lui li ha brutalmente calpestati dicendomi che fra noi due non c'è stato nulla, solo una botta e via.

Ho cercato di raccogliere miseramente i cocci della nostra amicizia cercando di deviare il discorso inventando che nemmeno a me interessava l'accaduto dell'altra sera, in quanto frutto di una sbornia. Solo ora ammetto che rimangiarmi tutto in quel punto è stato veramente ridicolo.

«Non mi mentire. -Mi ha subito ammonita- Si vede lontano un miglio che hai una cotta per me, ed è meglio che te la faccia passare prima che sia troppo tardi.»

Quelle parole sono state letteralmente una pugnalata al cuore, non potevo sentirmi più umiliata e, con un minimo di amor proprio gli ho ribattuto: «Le cose non si fanno da soli, quella sera non mi sembrava per nulla che ti dispiacesse. Se mi avessi ritenuto una semplice amica non sarebbe successo proprio un cazzo.» Per poi andarmene. Anche se non mi sono voltata mentre mi avviavo alla macchina, so benissimo che è rimasto senza parole.

Dei suoi sentimenti mi interessa relativamente, ma credo che senza la sua amicizia sarà dura andare avanti. Nonostante tutto, ormai sono “matura”, e da tale devo affrontare tutto ciò che la vita mi propone.
E con questo cliché -ormai poco- filosofico ti saluto,

la tua disperatissima Marti.

 

Spazio autrice:
A tempo di record sono riuscita a pubblicare questo capitolo altamente improvvisato, spero non sia un bidone.
Sinceramente, scrivere una pagina del diario di Marti mi è sembrata una buona alternativa al classico cambio di P.O.V., nonché un modo un po' più profondo di descrivere le proprie emozioni, inizialmente passate in secondo piano. In fin dei conti l'amica della -quasi- spregiudicata Katia è una ragazza un po' sognatrice e che dice poche parolacce.. Cerchiamo di capirla! 
Penso che questo intervento di Martina non sarà l'ultimo, d'ora in poi provvederò ad imboscare maggiormente la sua presenza nel corso di questa storia che mi sto affrettando a scrivere, dato che le parole scorrono come acqua sotto le mie dita.
Dunque dunque, cari lettori vi ridò appuntamento a DOMANI per il prossimo capitolo.. No, non sto scherzando e no, non so come farò.
Ora non mi resta che salutarvi ed augurarvi una buona serata, interagire con i miei lettori è sempre un piacere.
Un abbraccio,
Daphne09
PS: lo so che vi aspettavate il dibattito fra Katia e il Carlo, ma sapete benissimo che mi piace torturarvi con un po' di suspance! :*

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Capitolo 7
*** Addio ***


Mi metto un po' di mascara per evidenziare le ciglia e, dopo essermi data due spazzolate ai corti capelli castani, sono pronta per uscire. Nonostante quello di oggi non sia un appuntamento, ci tengo a non apparire una barbona.

Sinceramente non so che cosa dire al Carlo ora che ci penso, spero che i discorsi saltino fuori da sé. A dire la verità non so nemmeno se mi ci voglio riappacificare o meno, dopo le sue ultime parole ho iniziato a reputarlo una persona diversa.

Probabilmente quell'amara frase dell'altro giorno è stata dettata dalla rabbia e dal rancore. Farsi piacere una ragazza che, dopo tre anni di tentati segnali, ti rifiuta per poi andarci con il primo minchione che gli capita starebbe sul cazzo un po' a tutti.

Inoltre, cosa di non poca rilevanza sono i suoi sentimenti nei miei confronti.. Non me lo sarei mai aspettata! Evidentemente tutta quella vicinanza non era dovuta solo alla forte amicizia che ci lega(va), però è proprio questo che mi preoccupa: se non potessimo più tornare ad essere amici come prima? La mia profezia su ciò che sarebbe stata la mia vita nella fase dopo-maturità inizierebbe a realizzarsi, dando magari il via ad una serie di spiacevoli eventi come un eterno scompiglio interiore e una probabile situazione di disoccupazione cronica. Accidenti! Nonostante sappia ciò che voglio le solite paure da immatura riiniziano a farsi strada nella mia mente.

 

*****

 

Il chiosco non è molto affollato: c'è qualcuno che sorseggia una bibita, altri sono in coda per un panino ed io, fissando periodicamente l'orologio, non sembro altro che una quattordicenne al suo primo appuntamento. Ironicamente, la situazione è completamente il contrario di ciò che appare.

Finalmente vedo un ragazzo vestito con una canotta ed un foulard avvicinarsi dall'orizzonte con passo fine e delicato, non mi resta che lasciar spazio agli eventi.

«Ciao.» Mi saluta con voce rigida, non l'avevo mai sentito così serio.

«Hey.» Cerco di sciogliere vagamente la tensione io.

«Allora? Che mi devi dire?»

E adesso da dove stracazzo inizio?!

«Dobbiamo mettere in chiaro un po' di fatti. -Preannuncio temporeggiando- Innanzitutto questa cosa della zoccola. Di denigrarmi peri tuoi rancori interiori troncala subito.» No no no, Katia stai sbagliando. Non lasciar parlare l'orgoglio, in fin dei conti è un tuo amico! Abbi pietà per i suoi sentimenti!

«Sei venuta qui per litigare, dunque?!» Mi ammonisce lui.

«No, sono venuta a mettere in chiaro le cose. -Riprendo posizione- Sai benissimo che non sono quel tipo di ragazza. Prima di darmi della troia a sproposito dando retta alle voci di corridoio, potevi prima riflettere o magari chiedere, no?» Nonostante le mie parole possano sembrare taglienti, sono state esposte nel tono più pacato possibile.

«Ho degli occhi anch'io.» Si limita a rispondere lui.

«Sì, ma anche se fosse stato? Alla fine lo sai che non sono una ragazza facile! Ero fuori come un balcone! Come puoi prendere sul serio quei fatti?!»

«Gli ubriachi dicono sempre la verità e, anche se ti sei scordata le parole che mi hai detto, io non l'ho fatto.» Ribatte lui con quella che sembra proprio la quiete prima della tempesta.

«Me le ricordo benissimo e sai che non sono vere, o almeno non del tutto. -Sospiro io, sprofondando nella vergogna al solo rimembrare quel momento- Devo ammettere che sono sempre stata convinta che la tua preferenza sessuale fosse incline al gay. A parte questo, non ho mai pensato quelle cose negative su di te! Ero semplicemente ubriaca, e non sempre gli sbronzi dicono la verità!»

«Ad ogni modo quelle cose lei hai dette, e non puoi lamentarti se ti ho dato della zoccola dal momento in cui tu mi hai sfottuto per una cosa così infantile e superficiale come il mio abbigliamento!» Il Carlo 1, Katia 0.

«Come biasimarti.. -Temporeggio- Possiamo stare qua a rimuginare sul passato o iniziare a rimboccarci le maniche e riprendere la nostra amicizia dal punto in cui è finita.»

«Katia, ma ancora non capisci?! -Mi interrompe lui sbigottito- Io ti ho rivelato i miei sentimenti e tu ancora sei qui a negoziare per riunire il gruppo? Tutto ciò non avrebbe nessun senso!» Forse ha ragione, forse no.

«Quindi gli ultimi tre anni in cui abbiamo condiviso anche l'inimmaginabile non avrebbero più senso? Se tu mi ritenessi più di un'amica daresti a tutto ciò un valore ben più alto. Io ti voglio un gran bene, e penso tu lo sappia benissimo; però non posso provare più che affetto fraterno nei tuoi confronti. Mi dispiace.» Mettere le cose in chiaro fa male anche a me, sapere di dover perdere una fetta del mio cuore mi spezza l'anima.

«Dispiace più a me, fidati.» Mormora lui irrigidendo la mascella.

«Ascoltami. -Salto su io- Capisco benissimo che cosa significa non essere corrisposti da una persona che non ti vede più che un amico, ci siamo passati tutti. Proprio per questo ti propongo una pausa di riflessione, finché questi tuoi sentimenti per me saranno spariti. Ma se credi che io lascerò andare tutto così, rinunciando alla nostra amicizia, ti sbagli di grosso! Pensaci su.» Mi accorgo solo dopo aver inspirato profondamente, di aver recitato quelle parole tutte d'un fiato.

«D'accordo. -Si limita a rispondere lui- Ci vediamo, Katia.»

Tanto lo so, è finita.


Spazio autrice:
Carissimi lettori,
innanzitutto spero che questo capitolo vi piaccia, dato che l'ho riletto solo una volta (sono una vagabonda, lo so).
Inoltre mi auguro di non aver deluso le vostre aspettative, dato che anche io -vedendola dall'occhio del 'lettore'- avrei preferito che Luca e Katia si fossero riappacificati. Purtroppo nella vita non dura tutto ciò che è bello.
E -udite udite- vi do appuntamento a DOMANI per un nuovo capitolo: la data 3 luglio 2014 non vi dice nulla?
Vi ringrazio per la vostra piacevole presenza con un abbraccio,
Daphne09

 

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Capitolo 8
*** L'ultima interrogazione ***


Ed eccomi qua a due ore, diciotto minuti e un paio di secondi al mio esame orale di Maturità, alla grande chiusura.

Nonostante tutto sono qua, un po' a rimuginare sul passato e un po' a studiare.

Non posso negare di essermi fatta sfuggire un paio di lacrime dopo il confronto con il Carlo, o meglio: con Luca; ormai non ho più tutta questa confidenza da poterlo soprannominare così.

Sto tentando di ripassare cose che mi sono già state ripetute fino alla nausea, che sto rileggendo fino a star male. So che non servirà quasi a nulla, ma almeno so come passare il tempo. Fra mezz'ora penso che mi avvierò verso la scuola; rivedere alcuni dei miei vecchi compagni mi farà bene. Peccato che prima di Colombo nell'elenco ci sia proprio Carloni, spero di non farmi influenzare dalla sua presenza durante l'esame.

«Non vai?» Interviene mia madre all'improvviso, aprendo la porta della mia camera. Ebbene no, con lei ancora non si sono chiarite le divergenze di questi ultimi periodi.

«Mi sto preparando.» Mi limito a rispondere freddamente io. Nessuno potrebbe capire quanto mi dispiaccia litigare con lei, ma finalmente ho ben chiare le idee per quanto riguarda il mio futuro, e non voglio farmi scappare nessuna occasione.

 

Sono qua, vestita con una camicetta grigia ed un paio di jeans ad aspettare il mio turno lungo un'interminabile fila, che pare proprio quella che si fa al supermercato nel giorno delle offerte. Io ed i miei compagni ci siamo salutati fugacemente, dato che li ho notati molto presi dal loro studio. Chissà, magari anche loro affogano le loro negatività sui libri.. Per un'ultima volta.

«Oh, io mi son rotto il cazzo di leggere 'sta roba. -Salta su il Cozzi con la sua solita finezza- Come va Ka

«Bene dai. -Sbuffo io- E a te? Sei preparato?»

«Mah, si tira avanti. -Sospira lui di rimando- Comunque sono pronto per il sessanta, non vedo l'ora di levarmi da 'sta scuolaccia. Poi hai deciso che cosa fare all'università?»

«Bella domanda. -Bofonchio io con un sorriso beffardo stampato in viso- Ho scoperto un forte interesse nei confronti dell'economia, ma mia mamma si è fissata nel farmi frequentare la facoltà di letteratura. Tu? Hai già trovato un posto di lavoro?»

«Interessante. -Mormora lui- Mi conosci proprio così bene, eh? -Ridacchia- Comunque penso che andrò a lavorare con mio papà in officina.»

«Capisco.» Mugolo io abbassando lo sguardo al suolo, percepisco una forte vacuità nei miei occhi anche senza vederli. Spero che il Cozzi non abbia capito che le mie domande non sono state frutto di vero e proprio interesse.

«Che cosa ti turba?» Mi chiede, dimostrandosi più curioso di me nei confronti del proprio interlocutore. Non potendo rispondere, roteo lo sguardo verso destra, indicando fugacemente il Carlo con le pupille.

«Ah capisco. -Sospira poi- Brutta cosa i sentimenti..»

«A proposito di sentimenti.. -Mi riprendo io- Con la Marti? Al Sunset Beach eravate così affiatati!»

«Quello che succede al Sunset Beach rimane al Sunset Beach, ricordi? -Ghigna replicando le mie parole- Non c'è nulla da dire su noi due.» Commenta poi irrigidendosi.

«Non sai mentire nemmeno a te stesso. -Ghigno io. I suoi occhi la dicono lunga, ormai lo conosco- Tu sei cotto della Marti sin da quando ti conosco!»

«Seh certo, e allora il Ferrari è etero..» Ribatte sarcastico il Cozzi.

«Ma ero l'unica a non sapere che lui fosse gay?! -Mi altero percependo che il mio viso sta diventando sempre più bollente e, di conseguenza, paonazzo- Comunque, perché non vuoi dare inizio ad una storia con lei? Stareste veramente bene insieme.»

«Frena, frena, frena. È stata solo una sveltina, chi ha parlato di storia?!» Mette le mani avanti lui.

«Ho capito.. -Mormoro io con sguardo divertito- Tu hai paura!»

«No.» Si affretta a smentire il mio amico.

«Oh sì..» Sospiro io.

«È così evidente, cazzo?! -Si altera- Questa cosa del futuro sta prendendo il sopravvento sulla mia vita. È da un mese che la gente mi parla di Esami di Stato e di maturità mentale, di quello che voglio fare da grande e di come proseguirà la mia vita. Ma un attimo: io chi sono? Chi voglio essere? Sarò in grado di portare avanti almeno il più sciocco dei progetti che idealizzerò, ammesso che ne avrò la testa per farlo?

Non so nemmeno che cosa mangerò oggi a cena, figuriamoci se so che cosa voglio fare come lavoro, o se riuscirò a dare inizio ad una vera relazione con una delle ragazze a cui voglio più bene.»

«Cozzi, ci siamo. Stai crescendo. -Sospiro io con fare quasi materno- Andare avanti è inevitabile e ti capisco, anche io fino a qualche giorno fa avevo paura del mio Avvenire, dell'Esame, delle conseguenze delle mie future scelte. Non conoscere ciò che accadrà spaventa un po' tutti, non sei né il primo né l'ultimo, ma se saprai sceglierti le persone alle quali stare accanto già ti sentirai più forte, perché saranno il tuo pilastro.

Ciò che vuoi fare lo scoprirai più avanti, ma a volte ti potresti accorgere che l'importante sono gli amici e eventualmente l'amore, non solo la professione che eserciterai.» Mi sfogo io, per poi accarezzargli il braccio nella maniera più smaliziata che si possa intendere.

«Cazzo Ka -Sospira mestamente- Anche tu sei cresciuta.»

«Colombo Katia.» Enuncia a gran voce una donna dall'aula del quinto c, se tutto andrà bene questa sarà l'ultima volta che varcherò quella soglia.

«In bocca al lupo.» Mi augura il Cozzi.

Sento il sangue fluire nelle mie vene alla velocità della luce, pompato dal cuore che batte a mille nella mia cassa toracica, minacciando di farla esplodere.

Tutto a un tratto ho riiniziato a sentire di nuovo quel forte panico da prestazione che fino a qualche giorno fa mi assillava. Sarò all'altezza o no? Che qualche Santo in Cielo mi faccia la grazia!

Camminando con passi falsamente decisi mi avvio oltre la porta sulla quale fino a qualche settimana fa c'era affisso un piccolo calendario con su segnati i giorni che mancavano all'inizio degli Esami; ora c'è soltanto un grande foglio con su scritto il numero zero e tanti auguri di buona fortuna da tutti i membri della classe.

«Buongiorno.» Squittisco io, cercando di apparire il meno tesa possibile, per poi sedermi su una seggiola in legno davanti ad una cattedra di dodici professori. Una metà sono i miei, gli altri sono esterni; speriamo in bene.

«Dunque, signorina Katia Colombo.. -Enuncia una donna vecchia e bionda, con dei piccoli occhialini sul viso- Mi parli della situazione spagnola nel millenovecento.» Benissimo, la so.

«Allora, dunque.. -Temporeggio io. Non so perché, ma le parole non mi escono di bocca, pare che ogni vocabolo della lingua italiana sia a me sconosciuto ora- La s-situazione della Spagna era un po' disastrata, ecco.»

«E come mai?» Mi domanda l'interlocutrice abbassando la montatura sulla punta del suo naso, rivolgendomi uno sguardo scettico.

«P-Perché, cioè.. -Mugolo con voce tremolante- Tipo aveva perso dei possedimenti.» Tento di dire, per poi sospirare delusa. Cazzo, ma fino a dieci minuti fa la sapevo!

«Signorina Colombo -Interviene la donna- Si tranquillizzi e poi inizi a parlare.»

Dopo aver sorseggiato lentamente dalla bottiglietta un goccio d'acqua, mi sento un po' più a mio agio ed inizio a discorrere sulla situazione spagnola fino alla Guerra Mondiale, proprio come se l'avessi vissuta in prima persona.

 

«Bene, anche con me hai finito.» Conclude la Mainardi di francese, facendomi sentire un po' più leggera dopo una fitta interrogazione su tutto l'anno scolastico.

«Ora giungiamo ai risultati degli scritti. -Annuncia la Verdi di inglese- Prima prova: dieci quindicesimi, Seconda Prova: quindici quindicesimi, Terza Prova: tredici quindicesimi, con un totale di trentotto quarantacinquesimi. -Oh mio Dio, non ci credo!- Puoi andare.»

«Grazie. Arrivederci prof.» Mi congedo, non riuscendo più a star nella pelle dall'euforia.

«Com'è andata? -Mi domanda il Cozzi nel momento in cui mi vede uscire dalla classe- Sei viola in faccia.»

«È finita, cazzo. È finita!» Urlo, lanciando il libro di letteratura che avevo fra le mani. Non ci credo, è finita. L'era del liceo è terminata, sono una matura; la mia adolescenza se n'è andata. È finita l'età degli sguardi fugaci, delle guance rosse per l'imbarazzo e delle sciocchezze commesse con innocenza. Ora sono un'adulta, ancora inesperta, ma ora sono grande.

Mi sento come cambiata, sento di essermi evoluta.
Percepisco le lacrime punzecchiarmi gli occhi e strisciarmi sul volto, alimentate da una forte voglia di piangere. Non mi sono commossa nemmeno l'ultimo giorno di scuola e non capisco perché lo stia facendo proprio ora, non sono né triste né felice, ma sento tantissima voglia di piangere per questo momento.

«Va tutto bene.» Soffia il mio amico abbracciandomi, non sa nemmeno lui se lo sta facendo per consolarmi o per accrescere la mia felicità.

«Cozzanti Luca.» Lo richiama la solita donna di prima.

«In culo alla balena.» Singhiozzo io ridendo ed asciugandomi le lacrime che ancora mi scendono dal volto.

«Speriamo che non caghi!»

 

Le lancette dell'orologio si muovono come a rallentatore, pare che i famosi trenta minuti non passino mai. E pensare che, da quando mi sono ripresa, il mio orale è volato!

Sento scricchiolare una porta, seguito da un Cozzi con un mesto sorriso in volto.

«Allora? -Chiedo io- Com'è andata?»

«Ho preso trentacinque agli scritti! -Scatta poi saltando- Sì cazzo

«Bene, ora però andiamo a mangiare qualcosa.» In veste della penultima esaminata, devo ammettere che mi ha preso una certa fame.

 

*****

 

La giornata col Cozzi mi ha fatto finalmente staccare la spina, era da tanto che non passavo un pomeriggio così col mio amico. Anche se non sembra, io e lui siamo molto affiatati.

Purtroppo, non appena entro in casa sento una fitta tensione gravare sulle mie spalle.

«Era ora..» Mi rimprovera mia madre, sta diventando proprio pesante.

«Ascolta.. -Ribatto io. È ora di prendere in mano la situazione- Così non può andare avanti. Io voglio continuare il mio percorso di studi seguendo le mie passioni, non quelle di qualcun altro.

Per una volta in questa vita so finalmente quello che voglio, sono riuscita a riconoscere le mie aspirazioni e tu vuoi ostacolarle, facendomi star male nello stesso modo che hanno fatto i nonni con te? È questo quello che vuoi fare? Sappi soltanto che questa volta non si tratta di un capriccio, ma del mio Futuro e, a costo di vivere sotto un ponte seguirò il mio istinto. O è così o è così, mamma.» Le mie sagaci parole non le hanno lasciato nemmeno il tempo per fiatare.

«E va bene.. -Sbuffa mia madre rassegnata, penso che finalmente sia rinsavita anche lei- Soltanto se uscirai con almeno ottanta.» Ma vaffanculo allora! Ho fatto un'orale che è iniziato di merda e te mi vieni a chiedere questo?! Mondo crudele..


Spazio autrice:
Carissimi lettori,
ormai penso che ne avrete fin sopra i capelli di me, ma non è colpa mia se l'orale di Katia è stato estratto il 3 di luglio, o forse sì.. 
Finalmente anche per i nostri protagonisti la scuola è finita, e in questi giorni usciranno i risultati.. Avranno passato gli esami? Se sì, con quanto? Ora non ci resta che attendere.
Purtroppo (o per fortuna?) non posso vietarvi di perdervi il prossimo appuntamento DOMANI con un capitolo nuovo di zecca! Ultimamente sto aggiornando un po' troppo (:P), ma gli Esami di Stato stanno correndo e alcuni hanno addirittura già i risultati! 
Non ho più praticamente nulla da dire, dato che ci "sintonizzeremo" a breve.
Un abbraccio,
Daphne09

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Capitolo 9
*** Diario di un'ex adolescente ***


Dal diario di Marti

Milano, 4 luglio 2014

Caro diario,

ultimamente non so perché, ma non sento più questa gran voglia di scriverti, e il fatto che questa sia l'ultima pagina bianca rimasta potrebbe essere il semplice caso o un forte segno.

Un paio di giorni fa ho dato l'orale, l'ultima interrogazione di tutto il liceo. Gli scritti sono andati una favola: 45/45, non potevo chiedere di più.

Ormai per me la scuola è una passeggiata, ritengo che ci siano cose più difficili da fare nella vita che studiare, come ad esempio tutto ciò che il Destino avrà in serbo per me.

Da quando ho completato, tassello per tassello, il puzzle interminabile che pareva la scuola, penso di essermi accorta di essere una persona diversa; di essere cresciuta.

Non sento più il bisogno di scrivere su questo diario per sfogare i miei sentimenti, non mi viene più da piangere se penso alle delusioni d'amore o a tutto ciò che di triste mi è accaduto: ho imparato ad incassare i colpi, proprio come farebbe un'adulta.

Ora sono pronta a ricevere il mio risultato, ma sono ormai convinta che si tratterà di un voto dall'ottanta in su, anche se in realtà non m'importa più di tanto; so di aver fatto il mio lavoro a fondo e che è stato sempre premiato.. anche più del dovuto.
Mio padre mi ha trovato un lavoro part-time in fabbrica come segretaria. La sedia dell'ufficio è già calda, non aspetta altro che me. Penso che sarà un ottimo metodo di emancipazione durante l'università.

Alla fine ho scelto di abbandonare la mia grande passione delle lingue -o meglio: la manterrò privatamente- ed andrò a studiare psicologia. Mi ha sempre incuriosito la mente umana, e sono ostinata a comprenderla una volta per tutte.. Dato che ho a che fare con soggetti come il Cozzi.
Ieri ho passato il pomeriggio con il Carlo, ancora abbattuto per quello che è successo con la Ka; ha rifiutato la sua amicizia perché gli avrebbe fatto troppo male, mi dispiace infinitamente per lui.

Okay, sto dilagando troppo: quando ormai si era fatta sera e stavo tornando a casa, mi sono ritrovata un messaggio, ed era proprio del mio caro Luca! Chiedeva di vederci il più presto possibile, così gli ho dato appuntamento al parco dietro casa mia poco dopo cena.

Mi continuavo a tormentare sul fatto di poter apparire uno zerbino dicendogli subito di sì, ma per una buona volta ho seguito il cuore e gli ho dato l'ultima opportunità di parlarmi.

Fatto sta che quando è arrivato, senza nemmeno darmi il tempo di dirgli “ciao”, mi ha salutata in maniera alternativa, stringendomi con forza e dolcezza fra le sue braccia. In quel momento ho realizzato di aver avuto ragione su di lui: mi vuole bene, e tanto.

Approfittando della mia improvvisa timidezza e carenza di loquacità, mi ha rivelato di aver capito che fra tutte le ragazze che potrebbero esserci su questo mondo lui vuole solo me, e che gli piace ogni aspetto del mio carattere e della mia apparenza; secondo lui sono una persona completa. Tutto ciò mi ha fatto battere il cuore a mille. Non potevo crederci! Gli sono corsa dietro per tre anni e finalmente ho raggiunto il mio tanto faticoso obiettivo e stiamo insieme!

Per ogni fine, un nuovo inizio” si suol dire spesso.. E come negarlo?

Eppure, per dire che un capitolo della mia vita è definitivamente terminato bisogna aspettare domani: i quadri, l'esito finale. Devo ammettere di essere un pochino nervosa, anche se so per certo di essere passata.

Però, guardandomi indietro, mi mancheranno i momenti passati a scuola, le cazzate fatte ed i progetti sognati ma mai realizzati. Quell'epoca di innocenza in cui si faceva tutto non pensando mai a niente, alla voglia di crescere, di uscire e di rendersi indipendenti.

Ironicamente ora vorrei tornare indietro, tornare a ridere a squarciagola senza essere catalogata come una pazza, bere e fare sciocchezze il sabato sera senza essere reputata una poco di buono o scherzare senza essere ritenuta infantile.. anche se so che dentro di me vive ancora una bambina alla quale si arrossiscono le guance per i complimenti o che si vergogna di farsi vedere con una maglia scollata o una gonna troppo corta. Però è inevitabile: la vita inizia adesso, e devo saperla apprezzare come mi sono goduta gli ultimi cinque anni, sapendo prendere tutto come viene.

Ora, caro diario, il tempo per noi è definitivamente terminato, la pagina è giunta alla fine e l'inchiostro della penna si sta esaurendo.

Quando ero più piccola non mi sarei mai aspettata di smettere di scriverti, ma adesso mi sono accorta che è giunto il momento. Quando un giorno mi ricapiterai fra le mani non potrò non sorridere, forse ancor più di adesso, al ricordo dei momenti passati e che subito mi imponevo di raccontarti. Sappi che, nonostante tutto, mi mancherai, come tutto il bagaglio di ricordi che ho posto in te.

Con affetto,

Martina Rossi.

 

Spazio autrice:
Cari lettori,
devo ammettere che nello scrivere questo capitolo mi è venuta una certa malinconia.
Dire addio all'adolescenza penso non sia una cosa facile, soprattutto quando ti si pone davanti un forte ultimatum come gli Esami di Stato. 
Ovviamente, la nostra "secchioncella" non si preoccupa tanto del risultato quanto della sua sitauzione mentale (e per fortuna che ha scelto psicologia!)
Dunque, non ho nulla da dirvi, ma una semplice domanda personale:
Anche a voi è venuta/ sta sorgendo una certa malinconia all'idea di abbandonare la vostra adolescenza? Se sì/ se no: perché?
Dunque, restate sintonizzati perché tornerò DOPODOMANI (eh sì, ho fatto la combo) con l'ultimo capitolo della storia. Caspita, dirlo pubblicamente è più difficile di come me lo stavo aspettando nella mia mente.
Un abbraccio,
Daphne09

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Capitolo 10
*** Maturi.. davvero? ***


Dopo aver fatto una passeggiata con la Rebi, una ragazza della mia età che vive vicino a me, torno a casa e mangio quattro maccheroni alla rinfusa, per poi buttarmi sul letto a leggere. Ho intenzione di iniziare un nuovo romanzo, ma proprio non riesco a concentrarmi sulle parole. Ogni carattere che passa sotto il mio sguardo sfuma immediatamente come vapore al sole.

A questo punto, nel vano tentativo di uccidere la noia, mi butto sul divano a guardare qualche programma privo di senso in TV, non riuscirei a focalizzarmi su cose serie.

Niente da fare, a mia mamma è venuta la brillante idea di fare le pulizie di primavera al principio di luglio mettendo Renato Zero a palla.. Che allegria ragazzi!

Per evitare di ciucciarmi l'inquietante scena di lei che canta con lo spolverino in mano, fuggo a far la doccia. Sento un terribile senso di appiccicaticcio sulla pelle, non so se è solo una percezione psicologica o se è veramente colpa dell'umidità.

 

L'acqua corre tiepida sulla mia pelle rimuovendo ogni traccia di sporcizia.. Peccato che non possa ripulire anche i miei pensieri.

Devo ammettere che ora che non devo più studiare, gran parte del mio tempo è praticamente inutilizzato. Non ho la più pallida idea se continuerà così ancora per molto o riuscirò finalmente a trovare un lavoro.. Chi lo sa?

Tutto questo mistero mi mette ansia, sento un grosso vuoto dentro, come se in tutti questi anni di scuola non avessi assimilato niente; mi sento un corpo senz'anima.

Percepisco il mio sguardo vacuo colmarsi di lacrime che tentennano a scendere ma che, dopo aver chiuso le palpebre, non esitano a colare sul mio viso, confondendosi con l'acqua corrente della doccia.

Ormai sono un'adulta, non devo più comportarmi così.
Eppure, in tutta la mia vita non ho mai visto i miei genitori piangere, nemmeno mia madre. Mi fa molto strano, non credo che abbiano il cuore di ferro o qualcosa del genere. Mi sorprende che nemmeno al funerale del nonno qualche anno fa nessuno -tranne mio fratello, ancora piccolo- si sia fatto sorprendere in lacrime. Io stessa ho pianto mesi e mesi di nascosto, probabilmente lo hanno fatto anche tutti i suoi familiari adulti.

È così strano che le persone si vergognino di manifestare anche i loro sentimenti più primitivi, come la tristezza. Perché tutti -me compresa- una volta cresciuti, ci vergogniamo di versare lacrime davanti agli altri? Perché ciò è da sempre inteso come un segno di debolezza? Alla fine la malinconia è un insieme di sentimenti inevitabili da provare nella vita, dato che per apprezzare la luce bisogna conoscere l'oscurità.

Tutti ormai ci siamo omologati a questo modello conformista di pensiero e ci ostiniamo a non esprimere i nostri sentimenti in pubblico, ma solo a pochi intimi, per dar a vedere a tutti gli altri la nostra maschera da duri impassibili, inscalfibili ed invincibili ma.. In realtà lo siamo? E, meraviglia delle meraviglie, è proprio la risposta quella a far più male: tutti siamo vulnerabili finché saremo dotati di sentimenti, eppure ci ostiniamo a rimanere immobili, quasi insensibili, davanti a scene suggestive per dar forza a chi ci sta accanto. Ma che esempio da dare è quello di non provare emozioni e sentimenti? Quale idiota vorrebbe privare tale privilegio ad un'altra persona?! E da quando si vuole insegnare a non apprezzare il valore del dolore? La nostra sofferenza può essere uno dei maggiori omaggi per le persone che amiamo ma che ora ci hanno abbandonato, far finta di niente solo per mostrar la propria faccia tosta davanti agli altri è una cosa incoerente quanto ingiusta.

Nonostante ciò, continuo a piangere da sola, senza motivo, sfuggendo ad occhi indiscreti di persone che mi farebbero sicuramente domande a cui non saprei rispondere.. ancora accompagnata dalle note di Renato Zero, lasciandomi scivolare addosso tutta la giornata, nell'attesa di domani.

 

*****

 

Oggi è il giorno, quel giorno: Domenica, 6 luglio 2014.

Dopo essermi girata e rigirata nel letto per tutta la notte, vivendo un debole dormiveglia, il Sole ha iniziato a far capolino dietro i palazzi della periferia di Milano. A dire il vero mancano ancora due ore all'esposizione dei risultati, non so come farò a sopravvivere senza farmi venire una sincope.

Io e la Marti ci siamo messe d'accordo per fare colazione insieme, ha detto di dovermi raccontare tantissime cose nuove. Spero si tratti di qualche news allegra, dato che la mia vita non pullula di fatti positivi.

Non riesco ancora a crederci che oggi finirà tutto, ci sarà l'esito del mio Destino: potrò frequentare l'università che tanto mi piace? Potrò seguire la mia passione? Al momento mi tocca andare con i piedi di piombo su questa cosa.

 

*****

 

«..E poi mi ha chiesto di stare insieme! Ka, ma ti rendi conto?» Mi racconta la Marti gustandosi il suo cornetto alla marmellata. Almeno a lei le cose vanno bene.

«Forte..» Sospiro io, non riuscendo a dimostrare il mio più sincero entusiasmo.

«Che è successo? -Mi domanda lei, avendo colto il mio segnale- È da quando ti sei lasciata con l'Andrea che non ti vedevo così..»

«Bah, niente. Solite cose: il Carlo e l'università. -Sospiro- La sai l'ultima?»

«Sì?»

«Mia mamma mi farà scegliere la facoltà che più mi piace solo se uscirò con almeno ottanta.» Sbuffo io.

«Eh beh?» Domanda lei sbigottita, non capendo dove sia il problema.

«Il punto è che non ci arrivo a ottanta!» Sbotto io, dirlo ad alta voce fa più male di tutte le volte in cui l'ho ripetuto nella mente.

«Ma se hai preso trentotto agli scritti! -Mi fa ragionare lei- Io, te e la Merli siamo quelle che hanno preso i voti più alti nelle prime tre prove. Non potranno mica far uscire tutti con sessanta o settanta.. Sai che noia!» Nonostante tutti i suoi tentativi, io non riesco a calmarmi. Quando la posta in gioco è alta, temi anche che solo un'insignificante piuma nel vento possa incidere sull'esito.

«Non vedo l'ora che questo calvario finisca..» È l'unica cosa che riesco a sospirare.

 

*****

 

Dalla folla di persone che si ammassano come formiche sull'atrio, l'Ugo Foscolo sembra più un mattatoio che una scuola.

Noi delle quinte siamo tutti grandi e alti.. Tutti tranne me, costretta dietro ad uno spilungone di un metro e ottanta, a cercare di intravedere il bidello da dietro l'ingresso venire da noi ed aprirci la porta. Non ho mai desiderato così tanto andare a scuola, sono talmente nervosa da sentire una forte morsa allo stomaco.

Nel momento in cui si nota il mitico Giorgio avvicinarsi all'atrio con le chiavi in mano, tutti i ragazzi iniziano a vociferare sonoramente, trasmettendo una grande ansia quanto euforia.

Quando finalmente noto il flusso di gente muoversi in avanti, stringo la mano alla Marti per non perderci in mezzo a quella fitta folla di gente. Sento l'adrenalina percorrermi tutto il corpo, conferendomi una gran voglia di scattare verso i quadri alla ricerca del mio esito.

Guardandoci intorno, catturiamo ogni millimetro di quelle pareti colorate di un noioso marroncino pallido per un'ultima volta, facendolo diventare già un affettuoso ricordo.

Immediatamente vediamo il Cozzi correrci già incontro, ha uno sguardo euforico e sta saltando, causando il malcontento di chi ancora deve vedere i propri voti.

«Sessanta, cazzo! Sessanta! -Grida alzando i pugni al cielo- Campioni del Mondo, cazzo!» Esclama poi abbracciandoci. Non posso non sorridere alla sua felicità, paragonabile a quella di un bambino a Natale.

«Daje Cozzi!» Lo incitiamo io e la Marti, per poi correre verso quella cara e vecchia bacheca di sughero per un'ultima volta.

Tirando gomitate su gomitate nella folla, riemergiamo finalmente proprio con la faccia appiccicata ai quadri del quinto c.

Spostando il dito sull'intero elenco della classe, finalmente mi fermo nel punto in cui l'inchiostro ha stampato il mio nome, scorrendo in maniera ferma e decisa, ai fini di evitare quanto successo la volta scorsa, seguo la linea retta fino al risultato finale.

Oh merda, il mondo intorno a me si sta fermando. Non posso crederci, o forse sì?

«Cazzo! -Urlo all'unisono con la Marti alla vista del risultato- Ottantadue, merda! Ottantadue!»

Non riesco a non saltare alla vista della realizzazione del mio piccolo sogno. Ottantadue di per sé è un grande, grandissimo risultato.. Ma con quello che ne comporterà!

«Ragazze, che mi sono perso?» Interviene il Cozzi con il suo solito fare da galletto.

«Ho preso novantacinque!» Grida con isteria la Marti, saltandogli al collo e baciandolo.

«Com'è andata?» Ci chiede un esterno dalla voce assai familiare.

«Carlo! -Esclama la mia amica sempre più felice- Ho preso novantacinque!»

«Ma che cazzo te ne frega?! -Salta su il Cozzi riferendosi alla sua ragazza- Io ho preso sessanta e sono il più soddisfatto di tutti!»

«..E a te com'è andata?» Mi domanda, sforzandosi di comportarsi normalmente.

«Ho preso ottantadue, e tu?» Rispondo, non lasciando traboccare troppo entusiasmo. In fin dei conti non ho più tutta questa confidenza con lui. È amaramente ironica la facilità con cui da migliori amici siamo passati a sconosciuti.

«Settantaquattro.» Ammicca lui in risposta alzando le spalle, non gli è mai importato veramente del risultato che avrebbe potuto prendere alla Maturità.

Cinque anni fa eravamo tutti quanti dei perfetti sconosciuti, e nessuno si sarebbe mai aspettato che le nostre vite si sarebbero incontrate e che saremmo rimasti uniti fino a questo momento, nessuno sa mai nulla a dire il vero.

Ebbene no, nonostante Sole ed intemperie, non è detto che tutti i gruppi prima o poi si sfascino.

Noi quattro non costituiamo una combriccola perfetta, ma penso che un giorno le cose si sistemeranno e torneranno all'antico splendore.

Cinque anni fa non eravamo altro che quattro ragazzini impazienti di entrare nel mondo dell'adolescenza, ora siamo prototipi di donne e uomini alla scoperta della propria vocazione e del proprio futuro, nonché superstiti a quattro interminabili giornate di esami. Ora non abbiamo altro che l'inimmaginabile d'innanzi a noi e, finalmente, ho imparato ad accettarlo.

Io non ho idea su dove mi troverò domani, fra un anno o fra una vita, ma l'unica cosa di cui sono certa è che questi sono e resteranno per sempre i migliori anni della nostra vita.

Spazio autrice:
Eccoci qua con l'ultimo capitolo di questa storia. Cliccare su "completa" mi ha fatto sentire come una fitta al cuore.
Con questa storia innanzitutto saluto tutti i ragazzi che quest'anno sono stati maturandi e maturi
Ora passo a voi lettori: un ringraziamento speciale va a GiuliaAvril che, con la sua lettura supersonica, ha commentato tutti i miei capitoli, anche quando ho iniziato a pubblicarne uno dopo l'altro. Il programma recensioni te ne sarà grato. Un altro saluto va a Goran che è da un po' che non sento. Quando riaprirà efp scommetto che gli prenderà una sincope nel vedere tre o quattro nuovi aggiornamenti, ti faccio le mie più sentite condoglianze.
Un altro saluto un po' più sintetico va a tutti gli altri numerosi lettori silenziosi.. Sappiate che sono curiosa di conoscere anche la vostra opinione!
Questa è la prima storia originale (a capitoli) che scrivo, e sono contenta che, nonostante tutto, un buon risultato sia stato ottenuto. D'altro canto ho notato che molti si fiondano più sulle fanficition che sulle opere inventate di sana pianta, quindi non posso fare altro che continuare a ringraziare tutti per lo sforzo che avete fatto nel seguire una storia di cui non conoscevate letteralmente i personaggi e che avete dovuto imparare e comprendere.
Purtroppo ho finito le parole.. Non è strano detto da me?
Vi saluto con un forte, fortissimo abbraccio,
Daphne09
PS: Il riferimento alla madre di Katia che ascoltava Renato Zero non è casuale.

 

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