Diario di bordo

di PollyFTSissi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno 1 ***
Capitolo 2: *** Giorno 2 ***
Capitolo 3: *** Giorno 3 ***



Capitolo 1
*** Giorno 1 ***


Premessa iniziale: Prima di tutto salve, e grazie per aver aperto la fan fiction!
In ogni capitolo sarà presente il diario sia di Kirk che di Spock, che presentano delle differenze: quello di Spock è più simile ad un diario di bordo, verso l’inizio, poi vedremo come si evolverà. Mentre quello di Jim è un tipico diario confidenziale, chi non ne ha mai avuto uno? Con la sola differenza che ha la sua sezione “conquista del giorno”. Vi preghiamo di immaginarvi i personaggi dei nuovi film, più che quelli della TOS.
Detto questo, buona lettura!
 
Diario di bordo,                                                                                               Data terrestre: 10 Luglio 2253
Il mio nome è S’chn T’gai Spock, sono in partenza da ShirKahr verso New York, negli USA, sulla terra.
Mio padre, l’ambasciatore Sarek, mi ha concesso questa vacanza-studio dopo anni di duro lavoro all’Università di Vulcano. Sto andando lì per studiare l’arte e la cultura umana, ed anche se trovo gli umani altamente illogici, la loro arte mi affascina.
Quindi ho deciso di tenere un diario di bordo, o di viaggio, come lo chiamerebbero i terrestri, per appuntare tutto ciò che mi accadrà, in modo da non dimenticare nulla.

Ora di arrivo sulla Terra: 08.46 a.m.
Ora attuale: 23.39 p.m.
Scrivo dalla mia stanza, prima di coricarmi, per raccontarti la mia prima giornata passata sulla Terra.
Naturalmente con la velocità di curvatura non ci sono volute che poche ore di viaggio. Alloggerò una settimana a casa di uno studente di medicina: Leonard McCoy, che affitta stanze per pagarsi gli studi.
Appena arrivato, non sapendo niente di questo posto, gli chiesi di accompagnarmi al Metropolitan Museum of Art, dove avevo già un itinerario da seguire.
Il museo era imponente, affascinante, e con la sua arte sia antica che contemporanea non avevo che l’imbarazzo della scelta… Per prime avevo scelto le stanze dedicate all’antico Egitto, rovine che desideravo studiare da anni.
Girando per i corridoi di arte europea, catturò la mia attenzione, un quadro che avevo visto già visto da qualche parte… Poi ricordai: si chiamava “La morte di Socrate”. Avevo letto qualcosa al riguardo su un libro di arte, che parlava dei grandi pittori francesi del 1700-1800.
Accanto a me c’era un ragazzo biondo, dall’espressione vispa, che guardava confuso il quadro. All’inizio lo lasciai perdere, almeno finché non lo sentii sussurrare tra sé e sé «Ma che senso ha questo quadro?».
Lo guardai, stizzito. Cosa ci fa una persona del genere in un museo di arte?
«Mi sembra abbastanza ovvio, no? Non sai chi è Socrate?»
Il ragazzo mi guardò sconvolto, come se non mi avesse notato prima «Questo quadro si chiama “La morte di Socrate”, non a caso. Socrate preferì la morte piuttosto che rinunciare ai suoi ideali e si batté per l’educazione dei giovani. Come puoi vedere lui è al centro del quadro, mentre uno dei suoi allievi gli porge un infuso di Cicuta, che lui fu condannato a bere per darsi la morte. Il bello di questo quadro sta nel fatto che i suoi discepoli e sua moglie sono disperati, mentre Socrate dimostra una grandissima fermezza e forza d’animo»
Naturalmente l’altro continuò a sostenere la sua tesi «Come si fa a rimanere calmi e forti prima di bere un veleno? Non ha assolutamente senso»
Sospirai pesantemente, rassegnandomi all’ottusità del mio interlocutore. Leonard si avvicinò a noi, vedendomi esasperato.
«Jim, cosa ci fai qui?» chiese al biondino, con un sorriso ironico.
«Vi conoscete?» chiesi, incredulo.
«Potrei farti la stessa domanda» mi rispose Jim, o come si chiama.
Lo fulminai con lo sguardo, e mi allontanai, lasciandoli a chiacchierare da soli.
La terra è immensa, e solo a New York vi abitano milioni di persone, com’è possibile che io mi sia messo a litigare proprio con uno degli amici di chi mi affitta la stanza?
Leonard mi raggiunse poco dopo, riportandomi a casa.
«Quindi hai conosciuto Jim…» disse il mio coinquilino, rompendo il silenzio, una volta tornati a casa.
«Esattamente…»
«Perdonalo, non sa bene cosa vuol fare nella vita. Per ora sta tentando con la storia dell’arte, ma sono sicuro che non porterà a termine nemmeno questo ciclo di studi»
Rimasi turbato dal discorso, non potevo credere esistessero persone del genere, senza un obiettivo nella vita. Cosa fa tutto il giorno se non studiare?
Rimasi solo, in tranquillità, finché circa un’ora fa non bussarono alla porta. Leonard era uscito, quindi andai ad aprire io, con l’intenzione di riferire che il padrone di casa non c’era. Di tutto mi sarei aspettato, ma non quel beota del museo…
 Possibile che le probabilità di incontrare la stessa persona più volte in una città come New York, siano così alte? Forse le leggi della probabilità sulla terra sono diverse?
«Senti… Uhm, Jim… Leonard non è in casa, quindi ripassa più tardi, o domani mattina» dissi, già scocciato dalla sua presenza.
Sembrava stranamente felice e sorpreso di vedermi «No, in realtà, cercavo proprio te…»
Lo guardai stranito «Come scusa?»
Per farla breve, voleva il mio aiuto per studiare storia dell’arte. Rimasi in silenzio qualche secondo, cercando di capire se mi stesse prendendo in giro o meno.
«Se stai scherzando, non credo di capire il vostro umorismo. Se invece fai sul serio, non ho nessuna intenzione di farti da insegnante. Sono venuto fin qui da Vulcano per studiare, non per far da balia ad un umano»
Naturalmente mi intrattenne ancora moltissimi minuti, insistendo nel chiedere il mio aiuto, nonostante i miei numerosissimi rifiuti.
Adesso sono qui a scrivere, con la bruttissima sensazione che questa non sarà l’ultima volta che lo vedo, anche se spero nel contrario.
Non ho forse ragione a pensare che gli umani sono testardi ed assolutamente illogici? Ma soprattutto quel Jim, riesce ad irritarmi più della norma.
Lunga vita e prosperità.

                                                                                                           -Spock
 
 
                                                                                                                                                10 Luglio 2253
Caro diario,
Ehi amico!,
tutto bene? Non posso credere di star parlando con un ammasso di fogli. Quando quella ragazza mi ha proposto di aprirmi un diario (pensava fossi malato, poverina, è solo che mi piacciono le belle donne. Non le psicopatiche, sia chiaro! Anche se lei era davvero una bella biondina…) ho subito pensato che sarebbe stata una buona idea: con le tecnologie che abbiamo mi sarei aspettato un’arrapante psicologa-ologramma o qualcosa del genere, a cui raccontare tutte le mie giornate. Capisci cosa intendo, no amico?
Comunque, delusione a parte, non penso avrò tante cose da dirti. Quindi non offenderti, ok?
Sai che è più divertente parlare con te che con Bones?
Ci si sente!
                                                                                                                                             -Jim
 
Ore 19.00
Cavolo amico, quando ti ho detto che non avrei avuto niente da raccontarti mi sbagliavo di grosso! Cioè, ora ti spiego un po’ come funziono, ecco: sono un ragazzo intelligente, un gran pezzo di figo (senza modestia, lasciamola ai brutti), però ho questa cosa, no, di essere molto… svogliato? Pigro?
Non mi va di fare nulla, ecco. A parte collezionare conquiste su conquiste (se esistesse la Rimorchiologia, amico, io sarei il primo della lista!), non ho davvero idea di cosa fare per vivere.
Prima che il mio vecchio morisse, da bambino, ho sempre sognato di poter diventare un capitano della flotta stellare. Non ho paura, sia chiaro, ma dopo quell’avvenimento non mi ha allettato poi più di tanto.
Quindi sì, ho girato qualsiasi facoltà e qualsiasi posto di lavoro, ma a quanto pare combino sempre casini e quando non ne combino, mi annoio e quindi i casini li invento.
Sono, come si dice? Un nomade, uno che odia la routine e la monotonia.
Ultimamente sto tentando con storia dell’arte; devo ammettere che mi affascina. Insomma, amico, ero lì al Metropolitan Museum of Art, mi stavo lamentando tra me e me perché non ci stavo capendo granché del quadro (la “morte di Sorcate” o qualcosa del genere; non so se centrassero davvero i topi), quando arriva questo bastardo dalle orecchie a punta che inizia a parlare con tono da maestrino.
“Socrate preferì la morte piuttosto che rinunciare ai suoi ideali e si batté per l’educazione dei giovani. Come puoi vedere lui è…” bla, bla, bla. Stronzate, insomma.
Ciò che riuscii a capire della sua parlantina fu che questo tizio moriva serenamente poiché sapeva di star facendo qualcosa di giusto. Allora ho obbiettato, dicendo che non era possibile, e l’elfo si è girato a guardarmi malissimo.
Al che ho scoperto che, indovina, conosce Bones! Giuro: Lenny è venuto con la sua grottesca faccia di schiaffi, dicendomi “Jim, cosa ci fai qui?” e il tizio verde ha chiesto se ci conoscessimo. Noi due?! Al che ho detto “Potrei farvi la stessa domanda” perché, insomma, non pensavo McCoy facesse amicizia con elfi verdi.
Cavolo quel cofanetto del “Signore degli anelli” che gli ho prestato deve avergli dato alla testa!
Abbiamo iniziato a parlare di cavolate, ma ora che ci penso non gli ho chiesto come lo conoscesse.
Intanto l’indigeno verdognolo se l’era svignata, e io poco dopo ho fatto lo stesso perché avevo visto un’addetta al museo da cui mi sarei fatto fare ripetizioni molto volentieri…
Ma si sa, le cervellone sono anche frigide, quindi eccomi qua. Sto seriamente mettendo in conto l’idea di andare a fare una capatina a casa di Bones, per chiedergli se sa dove abita. Sarà pure un so-tutto-io, ma potrebbe seriamente aiutarmi con i miei studi.
E poi, nessuno sa dirmi di no!
A dopo, amico!
                                                                                                                                      -Jim
 
Ore 23.45
Oggi è stata una giornata piena di sorprese. Prima il vulcaniano, poi scopro che Bones lo conosce e per finire scopro che… vivono insieme! Non pensare, amico, Bones non naviga dall’altra sponda: ti spiego.
Sono andato a casa sua, come ti ho detto, per avere informazioni su questo tizio, allora apro e me lo ritrovo di fronte! Dopo avergli chiesto che ci facesse li mi spiega che McBones sta affittando stanze anche a studenti “stranieri”, se così si può dire, e mi fa ridere questa cosa perché chissà che abitudini ha un Vulcaniano! Ho sentito di alieni che non dormono o che all’alba fanno canti propiziatori. Non invidio affatto Bones! Comunque nulla, non sono riuscito a convincerlo.
Ma ci rincontreremo! Da domani comincia l’opera di persuasione alla James Kirk maniera.
Dammi la buona fortuna, amico!
                                                                                                                        -Jim
 
Note delle autrici: Salve a tutti, grazie per aver letto il capitolo! Questa è una fan fiction alter universe, scritta a quattro mani da me e mia cugina, nonché la mia migliore amica. La parte di Spock è scritta da me, la parte di Kirk è scritta da Polly (mia cugina). Spero vi sia piaciuto e spero continuerete a seguirci, qualsiasi critica, purché costruttiva, è ben accetta! Grazie ancora <3
P.s.= Questo è il quadro in questione: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8c/David_-_The_Death_of_Socrates.jpg

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Capitolo 2
*** Giorno 2 ***


Diario di bordo,                                                                                                          Data terrestre: 11 Luglio 2253
Ore: 00.34
Sono costretto a scriverti così tardi perché ho avuto una giornata inaspettatamente piena.
Stamattina sono stato svegliato di prima mattina, contro la mia volontà, sballando tutti i miei piani.
Jim mi è venuto a svegliare verso le 8 del mattino, con un sorriso smagliante e la colazione per me, seppur ignorando che noi vulcaniani siamo vegetariani… Quindi ho potuto mangiare ben poco.
Alla fine è riuscito a convincermi ad aiutarlo nello studio, proponendomi un compromesso: lui mi accompagnerà dovunque vorrò per i miei studi ed in cambio dovrò spiegargli il significato di ogni quadro e la vita dell’artista.
Abbiamo cominciato fin da subito, infatti siamo tornati al museo dove ci siamo incontrati, poiché c’era un quadro di Van Gogh che dovevo assolutamente vedere: “Autoritratto con cappello di fieno”.
All’inizio mi è sembrato molto attento e volenteroso, ma già dal secondo museo ha cominciato a distrarsi e a fare battutine idiote su alcuni quadri raffiguranti nudità…
Mi stavo pian piano pentendo amaramente di aver ceduto alle sue richieste.
Se non fossi stato vulcaniano, lo avrei cacciato dal museo per il suo comportamento menefreghista. Stava disonorando tutti quegli artisti con il suo atteggiamento. Se per qualche momento lo avevo rivalutato, ritornai subito sui miei passi.
Oggi ho imparato che gli umani mangiano tantissimo, verso le 12.30 Jim ha insistito per andare a mangiare in un “fast food” (a quanto pare sono molto diffusi negli USA…)
«Jim, abbiamo mangiato solo poche ore fa…»
«Ma è ora di pranzo! Ed in più tu non hai mangiato nulla…»
Non ho potuto nemmeno obbiettare. Mi ha portato in questo posto affollatissimo, dove a malapena riuscivo a respirare.
Naturalmente ha di nuovo ignorato il fatto che sono vegetariano, ordinando piatti a base di carne. Ha provato a farmi assaggiare dei tuberi a forma di fiammifero, ma al solo odore ho capito che si trattava di qualcosa di davvero poco salutare.
«Ah ho capito… Tu sei un tipo più chic
«Come, prego?»
«Un tipo più elegante, raffinato… So io dove portarti! Ti farò vedere la parte veramente interessante di New York!»
«I musei che abbiamo visitato erano molto interessanti!»
Si è messo a ridere, anche se non credo di aver detto qualcosa di divertente.
Mi ha portato in un quartiere molto importante della città: “Manhattan”, a suo dire la parte più interessante e rinomata di New York.
Le strade erano così luminose da far attivare una specie di seconda palpebra che noi vulcaniani possediamo, per proteggerci dalla luce troppo forte. Non so come facciano i terrestri a non rimanere accecati.
Siamo stati in diversi negozi di abbigliamento, seppur io trovi il vestiario umano di dubbio gusto.
Jim mi sembrava stranamente euforico, era visibilmente felice ed a suo agio con me, cosa che ha fatto sentire a mio agio anche me, molto stranamente.
Ad un certo punto il ragazzo si è bloccato davanti ad un edificio, per me uguale a tutti gli altri, ma lui sembrava estasiato alla sua vista.
«Questo è “Avenue”, uno dei club più esclusivi di tutti gli Stati Uniti…»
Mi ha trascinato letteralmente dentro il locale, dove la musica assordante si sentiva anche dall’esterno.
Era tutto buio, illuminato da luci lampeggianti rosa, verdi e gialle. Tutti ballavano senza sosta, a ritmo di una musica stranissima.
Non mi sentivo per nulla bene in mezzo a tutta quella gente ed in un ambiente così strano e nuovo per me.
«Dai Spock, vedrai che ti divertirai!»
Il ragazzo che fino a quel momento mi aveva tanto irritato e rischiato di farmi perdere la pazienza, stava facendo tutto in suo potere per farmi sentire a mio agio, ed anche se in maniera illogica e sconnessa… Ci è riuscito.
Gli umani sono così strani, hanno mille sfaccettature, tutte diverse e tutte uniche. O forse è solo Jim ad essere così. Non so dirlo con certezza.
Durante la serata ha bevuto moltissimo, cercando di far bere anche me.
«Potrei bere tutto l’alcool di questa città e sarei comunque sobrio come se avessi bevuto acqua…»
«Ma davvero? Fortissimo!»
Ad un certo punto era così ubriaco da bisbigliare frasi senza senso al suo bicchiere vuoto. Era decisamente il momento di tornare a casa.
Guidato da lui, se pur in preda alla follia dell’alcool, l’ho riportato a casa sano e salvo.
«Buonanotte Jim, a domani»
«’Notte Spock!»
Stavo per allontanarmi, per tornare a casa…
«Ehi Spock…» mi richiamò «Grazie… Grazie di tutto…»
Ammetto di essermi sentito un po’ strano. Perché mi stava ringraziando? Non avevo fatto nulla…
«Di niente, Jim»
È stata una giornata davvero singolare, diversa da come me l’aspettavo.
Non ho mai avuto un… amico… Nemmeno su Vulcano, mai. Eppure questo ragazzo è un mistero. Quando penso di aver capito tutto, lui cambia di nuovo, come se stesse cercando di confondermi. Il suo carattere è il più complesso che io abbia mai visto… Nemmeno mia madre era così emotiva e imprevedibile!
Jim è forse un umano speciale, o forse è solo troppo strano per un vulcaniano come me.
Adesso credo sia ora di andare a letto, so già che domani lui tornerà a tormentarmi con le sue richieste di aiuto.
Questo è solo il secondo giorno che passo sulla terra, eppure sento già di aver appreso più di quanto avrei mai sperato.
Forse i terrestri non sono poi così nullafacenti come credevo, no? O almeno non tutti quanti.
Lunga vita e prosperità.
                                                                                                          -Spock

 
 
11 Luglio 2253                                         Ore 7.45
Questa mattina mi sono svegliato prestissimo, amico, e sono passato dal Mc. Non sarà una colazione poi così salutare, ma nessuno sa resistere a uova e bacon! Come ti avevo anticipato, oggi inizia la mia opera di persuasione: un cervellone è in città e io non me lo lascerò di certo sfuggire.
Spero apprezzeranno entrambi (conoscendo Bones sarà già sveglio da un po’) anche solo il fatto che io mi sia svegliato presto! È una gran cosa, amico!
Ti faccio sapere com’è andata.
                                                                                                                -Jim
 
 
Ore 01.35
 
Ti scrivo adesso che sono più lucido, amico, perché è stata davvero una lunga giornata. Sono appena tornato a casa da un’uscita con Spock, il bastardo con le orecchie a punta. Mi sono documentato sui Vulcaniani, ieri, dopo essere tornato a casa, e ho letto solo cose sgradevoli sul loro conto, ma ti assicuro che sono tutte stronzate! Certo, è un tipo sulle sue e difficilmente riesce a svagarsi, ma ehi, come ti ho detto nessuno mi resiste! O almeno, penso si sia divertito.
Ma ti spiego meglio: stamattina ho fatto un’alzataccia, come ti avevo già accennato, e quando sono arrivato ho cominciato a suonare senza sosta al campanello, con addosso uno dei miei più convincenti sorrisi. Chi mi viene ad aprire? Ancora lui. Sono entrato in casa senza troppi giri di parole –tanto quella casa la frequento da anni, insomma, è come se ci abitassi lì- e ho apparecchiato il tavolino di fronte al divano con tutto quel ben di Dio e subito il profumino di pancake, uova e bacon ha raggiunto anche la stanza di Leonard e inutile dire che si è precipitato in salotto! Oddio, essendo uno studente di medicina era più infastidito dall’odore che altro, ma sempre meglio che mangiare ogni volta roba verde –senza offesa per il mio nuovo amico, sia chiaro. Ogni tanto una capatina dal McDonald’s non fa male! Ma vallo a spiegare a Bones…
Comunque, Spock –così ha detto di chiamarsi- non ha toccato praticamente nulla di quello che ho comprato. Ma non ho demorso, e dopo aver parlato con lui e dopo aver insistito un po’ siamo giunti ad un accordo: io lo accompagnerò dovunque vorrà per i suoi studi ed in cambio dovrà spiegarmi il significato di ogni quadro e la vita dell’artista.
Fantastico no?! È stato un gran bene per me perché conosco a memoria quasi tutta New York e non è stato difficile portarlo dove voleva. La nostra prima tappa è stata ancora il museo dove ci eravamo incontrati il giorno prima, perché effettivamente non avevamo visto granché dei quadri lì presenti. Mi ha portato di fronte a questo quadro, no, “Autoritratto con cappello di fieno”, e dentro di me ho pensato che questo tizio doveva essere proprio fissato con i trattini. E, seppure quel quadro mi facesse venire mal di testa, ho deciso di impegnarmi sin da subito perché quel ragazzo mi stava dando un’opportunità e non sono così stupido da lasciarmela sfuggire!
Alcune cose però rimarranno innate dentro di me, tipo il buon gusto nel commentare certi quadri… svestiti, diciamo! Andiamo amico, il massimo che mi sono permesso di dire sarà stato “Ehi Spock, guarda: tette dipinte, sembrano vere!”. Nulla di grave, si scherza!
Dopo un certo numero di musei e tantissimi quadri, uno più noioso dell’altro, ero arrivato davvero al limite di sopportazione; Spock deve averlo capito perché si è fermato per un attimo e io gli ho proposto di andare a pranzo. Non l’avessi mai fatto, amico! Mi ha detto che avevamo mangiato appena qualche ora fa, e io gli ho risposto “Ma è ora di pranzo! Ed in più tu non hai mangiato nulla!” e quindi dopo aver insistito un po’ sono riuscito a convincerlo e siamo andati al Mc.
Inutile dirti che anche lì non ha toccato nulla, se non qualche patatina, ma dalla sua faccia –che poi è sempre la stessa, è difficile capire cosa stia pensando!- non devono essergli piaciute molto. Al che ho avuto un lampo di genio: “Ah ho capito… Tu sei un tipo più chic!” e lui sempre sulle sue: “Come, prego?” ”Un tipo più elegante, raffinato… So io dove portarti! Ti farò vedere la parte veramente interessante di New York!”. Ovviamente se n’è uscito con qualche stronzata tipo “I musei che abbiamo visitato erano molto interessanti!”; ma si è ricreduto amico, ne sono sicuro! L’ho portato a Manhattan, nei quartieri più belli di New York, compreso Broadway, a Times Square ed infine, dopo avergli fatto vedere la 5th Avenue abbiamo proseguito fino al 116 della 10th Avenue, dove si trova uno dei locali più famosi di New York: l’Avenue!
L’ho visto, sai, all’inizio era diffidente, ma so per certo che dopo qualche ora in un locale del genere e ci si scioglie come burro al sole! Quindi l’ho praticamente spinto dentro, era tutto buio a parte per le luci psichedeliche che lampeggiavano con vari colori. Amico, mi sentivo così carico che avrei potuto rimorchiare anche la donna delle pulizie al posto di darle la mancia! Ma prima di sfoderare le mie doti con le donne, ho preso dei cocktail per me e per il mio nuovo strambo amico. “Tieni, è un Vodka Redbull per cominciare leggeri” “Potrei bere tutto l’alcool di questa città e sarei comunque sobrio come se avessi bevuto acqua…” “Ma davvero? Fortissimo!”; no davvero, questo giochetto devo assolutamente farmelo insegnare!
Contrariamente alle mie aspettative non ho rimorchiato nessuna questa sera, però sono rimasto tutto il tempo sui divanetti insieme al Vulcaniano, bevendo un cocktail dopo l’altro.
Ad un certo punto della serata devo aver iniziato a fare commenti tipo “Mi piacciono le tue orecchie, sono così… appuntite” oppure “I tuoi capelli mi ricordano tanto la tazza che uso per la colazione”, e qualcosa di simile a “Ma sei verde perché lo vuoi o ti ci costringono? Ribellati, amico!” e qualche altra stronzata sul perché si chiamasse Vulcaniano e se effettivamente vivesse in un vulcano. Sono sicuro di avergli strappato almeno un sorriso, anche se non ricordo praticamente nulla.
È stato parecchio gentile, avrebbe potuto tranquillamente lasciarmi accasciato a mo di centrotavola sul tavolino del locale e invece mi ha aiutato e con pazienza mi ha riaccompagnato a casa.
Mi è sembrato giusto ringraziarlo, un po’ per la serata in sé ma soprattutto per l’intera giornata. Non è così palloso come si potrebbe pensare!
Non ho niente da dirti sulla conquista del giorno, purtroppo, ma domani mi rifarò!
Buonanotte amico!
                                                                                                                 -Jim
 
 
 
Note delle autrici: Bene, eccoci qui al secondo capitolo! Speriamo vi sia piaciuto, anche se il bello deve ancora venire! Il terzo capitolo secondo noi sarà uno dei più interessanti.
Aggiorneremo appena possibile, grazie di aver letto! Oh, e grazie a chi ha recensito il capitolo precedente! <3

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Capitolo 3
*** Giorno 3 ***


Premessa iniziale: Nel romanzo del film quinto film di Star trek, Spock rivela a Kirk che lo zucchero (glucosio) ha sui vulcaniani lo stesso effetto dell’alcool sugli umani. Essendo trattato nella novellizzazione del film, lo prendiamo per canon. Onde evitare fraintendimenti, ve l’abbiamo spiegato all’inizio.



11 Luglio 2253
Ore 00.10
 
Amico, oggi è stata una giornata pazzesca.
Sono partito con la convinzione che avrei fatto altri approfondimenti su quella facoltà che sto pensando di frequentare, grazie all’aiuto di Spock, ed invece mi trovo qui stasera a raccontarti cose su quel vulcaniano che mai mi sarei aspettato di venire a sapere; o meglio, che mai mi sarei aspettato lui “nascondesse”, per così dire. È partito tutto da questa mattina, come al solito: difatti ho svegliato entrambi sempre ad un orario abbastanza mattiniero.
Erano tutti e due già svegli, quindi ne ho approfittato per velocizzare i tempi –almeno oggi avrei voluto rimorchiare un po’, insomma, non che mi dispiaccia la compagnia di Spock; ma ho delle necessità, io!-, quindi ho portato loro dei milkshakes, rigorosamente presi dal Mc.
“Oh, bene! Un milkshake pieno di zucchero, di prima mattina!” ha detto poi quel guastafeste di Bones. Prima che potessi ribattere Spock è impallidito tutto di un colpo.
“Uhm, Jim… È meglio che io non assuma zuccheri, non hanno effetti positivi sui-“ non ho voluto nemmeno ascoltarlo: gliel’ho sventolato in faccia, iniziando a farneticare qualcosa tipo su quanto fosse maleducato rifiutare un milkshake qui sulla terra. Leonard mi ha guardato ad occhi spalancati e vagamente confusi  per tutto il tempo–sapevo che stava per dirne una delle sue!-, qui l’ho zittito con uno sguardo intimidatorio. Ed ha funzionato! Quindi Spock non ha potuto che accettare, l’ha bevuto e in dieci minuti eravamo già fuori di casa.
“Oggi, amico, ti porterò in uno dei musei più famosi di tutta New York! Il MoMA! Che sta per Museum of… Art, o qualcosa del genere. Non è lontanissimo da qui, basta prendere la metro, scendere alla 5a St. o alla 53esima St. B- Amico, mi stai ascoltando?” evidentemente no.
Infatti, tutt’un tratto, era completamente andato fuori di testa. Prima di tutto, che tu ci creda o no, ha iniziato a ridere di gusto –cioè, si è fermato a guardarmi mentre parlavo ed è letteralmente scoppiato a ridere. Era verde in faccia, sembrava di avere a che fare con una zucchina ubriaca, ed è stato davvero imbarazzante!
“Jim—ahahaha- J-James, non ho… non ho davvero idea di cosa tu stia farneticando- ahahaha-“
Lo guardai stranito, perché era come se fosse cambiato da un estremo all’altro senza un apparente motivo; però in qualche modo sapevo che stava bene, insomma, e che divertirsi un po’ con lui non avrebbe nuociuto a nessuno. Non me ne sono approfittato, eh! Mica l’ho violentato o cose così.
Sta di fatto che sembrava davvero aver scolato due barili di birra, eppure lui sa fare quel trucchetto del posso-bere-quanto-voglio-tanto-resto-sobrio, e non mi sembra abbia bevuto alcunché di sospetto.
A dirla tutta non mi sono davvero posto la domanda, mi ci stavo crucciando fino a quando non ha iniziato a scuotere una vecchietta su di una panchina, sempre ridendo, chiedendomi se fosse viva o meno. In quel momento ho capito che potevo anche farmele due risate in compagnia del “nuovo” Spock.
È stato preso a ombrellate in faccia, ma non penso di aver mai riso tanto in vita mia.
“Amico, oggi sarà una bellissima giornata!” gli ho detto; quindi gli ho avvolto un braccio intorno alle spalle, trascinandolo con me un po’ in giro per New York, fregandomene altamente del MoMA e stronzate del genere. È stato veramente un delirio: è entrato in praticamente ogni negozio di tutte le strade più importanti, tra cui un atelier di abiti da sposa –chiedendo al commesso se quelle “nuvole bianche” fossero commestibili o meno. Quando gli ha risposto stranito che erano vestiti, lui è andato su di giri, dicendo di volerne provare qualcuno. Ho dovuto tirarlo via con la forza e, diamine quanto è massiccio! Ci è voluto l’aiuto del commesso, che nel frattempo continuava a ripetermi “guardi che non c’è da vergognarsi, sono almeno due secoli che è legale il matrimonio tra uomini!”.
Poi ha voluto a tutti i costi entrare da Subway e, oltre ad aver scavalcato malamente la fila affermando che quella non fosse la “fila per il bagno”, ha chiesto con tutta la convinzione ed il carisma del mondo una confezione da otto di McNugget. Tra la faccia indignata della commessa e lo sguardo confuso ma divertito di Spock, non so quale fosse più esilarante. Seppur controvoglia ho dovuto tirarlo via, portandolo in strade meno affollate e che a dirla tutta nemmeno io ho mai visto in anni che sono qui.
Ma almeno non c’era l’ombra di negozi ergo niente più danni.
Dopo aver girovagato un po’, tra una lezione di parolacce e una di slang, mi sono accorto che si stava facendo tardi, il sole stava per tramontare e non avevo minimamente idea di dove fossimo. Quindi ho deciso di rimanere serio un attimo –io?! Serio?! Mentre un vulcaniano solitamente tutto d’un pezzo rideva e faceva versi per farmi ridere? Chissà in che dimensione ci eravamo cacciati!
“Adesso troviamo una fermata della metro, torniamo a casa e ti metti a riposare! Sperando che Bones non mi uccida per questo…”
L’ultima cosa non gliel’ho proprio detta, ecco, ma dubito comunque che avrebbe capito. Quindi abbiamo trovato questa maledetta fermata, siamo saliti e Spock continuava a ridere e scherzare con le persone nella metro.
"Vedo che ti stai divertendo, amico!"
Si è seduto accanto a me, sospirando tristemente.
“Sì ma.... Io non c'entro nulla qui...”
Si massaggiava le tempie in maniera regolare, come se volesse ristabilire un ritmo pacato a quel trambusto che aveva in testa; ed era evidentemente entrato nella fase della “sbornia triste”.
“Sai...” ha continuato a dire, guardando fisso fuori dal finestrino “Mia madre era umana come te... Non sono mai riuscito a capirla, come non riesco a capire voi... Era sempre così emotiva, sempre così... umana! La amavo tantissimo, ma tutte le sue attenzioni mi confondevano.
Però io sono mezzo-umano, e per questo ho dovuto lavorare il doppio di chiunque altro per diventare quel che sono adesso... Per di più mio padre pretende che io consegua il Kolinahr, ovvero una specie di ritiro spirituale per purificarsi completamente dalle emozioni... Ma io non ne sono sicuro, non voglio deluderlo, ma io non voglio perdere la mia parte umana... Per quanto io la reprima fa comunque parte di me...”
Ha taciuto per qualche secondo; io l’ho osservato tutto il tempo in silenzio, incapace di proferire neanche una parola. Poi ha ripreso a parlare, tenendo lo sguardo basso.
“... Con te sono più umano di quanto io lo sia mai stato, e questa cosa mi spaventa...”
A quest’affermazione il mio cuore, amico, ha fatto una capriola all’indietro. Io non sapevo tutte queste cose di lui, non avrei mai immaginato avesse una storia così complessa come i suoi occhi lucidi la raccontavano. In realtà non ho mai voluto aprirmi troppo con lui neppure io, perché ho pensato sin da subito che fosse semplicemente un robot dalla superintelligenza che mi avrebbe potuto aiutare a essere meno fallito di quanto io non sia. Non ho mai pensato –né voluto, a dirla tutta- andare oltre e scavare nel suo passato, perché pensavo non ne avesse uno, perché non ho accettato, fino a quel momento, neppure che noi fossimo amici. O che io stessi legando così tanto con lui.
Ma alla fin fine, alla luce di quello che ha detto su di me, posso dire che –in parole diverse- per me è lo stesso: mi sento, sì, la solita testa calda, ma con lui riesco a darmi un contegno, riesco a essere più “noioso”, per così dire; e perché non voglio che lui abbia una considerazione troppo bassa di me.
E me ne sono accorto solo in quel momento.
Dopo quelle parole, lui si è accucciato silenziosamente sulla mia spalla, cingendo il mio fianco con il braccio stanco, ed io imbarazzato ho avvolto la sua spalla con il mio.
Proprio ad una fermata dalla nostra destinazione, si è svegliato di soprassalto, facendo sussultare anche me che mi ero appisolato.
Mi ha guardato per un istante, un momento dove i nostri occhi si sono incrociati e… amico, è stato stranissimo.
“… Cos’è successo? Ho detto o fatto qualcosa di strano?” mi ha chiesto.
Io mi sono ripreso da quella strana sensazione, ho sorriso più dolcemente del solito e ho scosso la testa.
“No, nulla di strano. Stiamo tornando a casa.”
Tecnicamente era vero, siamo tornati a casa, ma non me la sono proprio sentita di riportarlo da Leonard. Insomma, era troppo rintronato, confuso, avrebbe fatto tantissime domande scomode e Bones se la sarebbe presa con me.
“È tutta colpa di quella bevanda che mi hai offerto… Lo zucchero mi fa lo stesso effetto che l’alcool ha su di te.” mi ha detto.
L’ho guardato per un secondo ad occhi sbarrati: adesso si spiegava il perché si fosse comportato così per tutto il giorno. Era ubriaco di zucchero! Come ho potuto non pensarci prima! –in realtà, non ho minimamente immaginato potesse essere stato il milkshake di quella mattina.
Quindi, appena siamo scesi, siamo arrivati di fronte a casa mia in poco tempo; l’ho fatto entrare nell’appartamento, e per quanto fosse confuso non ricordo che abbia chiesto perché non fosse tornato a casa. O meglio, l’ha fatto, ma penso di averlo tranquillizzato dicendogli che in casa mia era come se fosse su Vulcano –o a casa di McCoy, per intenderci.
Adesso dorme profondamente sul letto, mentre io ti scrivo dal divano.
Posso fare due considerazioni su questa giornata:
1) Come può uno scalmanato come me fare questo effetto ad un /ragazzo/ come Spock? Siamo diametralmente diversi… ma probabilmente è per questo che si sente così umano con me. Ed io mi sento un umano più “umano”insieme a lui –come se non dovessi per forza sorridere sghembo e fare la parte del duro in sua presenza. È una sensazione scomoda, se devo dirla tutta.
2) Mai dare dello zucchero ad un vulcaniano. O per lo meno chiedere ad una qualsiasi specie aliena in futuro “che cosa ti fa ubriacare, se posso saperlo?”
Anche se non è stata una giornata spiacevole, anzi: ho cominciato a rivalutare qualcuno che adesso considero un amico.
Che strano sentirlo da me, eh?
 
Buonanotte.
                                                                                        -Jim




 
 
Diario di bordo,                                                                               Data terreste: 11 Luglio 2253
Ore 00.00
Oggi non avrò moltissimo da raccontare, a differenza di ieri, ed adesso spiegherò il perché.
Quel Jim è tornato a svegliarmi prestissimo, portando nuovamente la colazione, anche se molto diversa da quella del giorno precedente.
Ha detto di aver portato dei “milkshake”, ovvero delle bevande stranissime che sembrano piacere molto agli umani.
Questa è stata la causa della mia rovina.
Anche Leonard era con noi, ed era evidentemente contrariato «Oh, bene! Un milkshake pieno di zucchero, di prima mattina!»
Zucchero?
«Uhm, Jim… È meglio che io non assuma zuccheri, non hanno effetti positivi sui-»
Non ho potuto finire di parlare, poiché Jim mi ha interrotto subito, con aria offesa, dicendomi che rifiutare una di quelle bevande, sulla terra, è un affronto terribile.
Non sono un tipo scortese e, per questo, ho accettato di bere quel “milkshake”, seppur in piena consapevolezza che lo zucchero mi avrebbe causato seri problemi.
Ho iniziato a berlo, notando subito che era freddissimo. Per di più aveva un sapore diverso da qualsiasi altra cosa io avessi mai bevuto in vita mia.
Ricordo solo di averlo bevuto quasi tutto. Poi la testa ha incominciato a diventarmi pesante.
Dopo il nulla più totale, a parte qualche piccolo, sconnesso, lampo di memoria.
I ricordi veri e propri sono ricominciati da quando mi sono svegliato in un mezzo di trasporto, “metropolitana” ha detto che si chiama, abbracciato a Jim.
Gli occhi mi facevano male, ed avevo la testa poggiata sulla sua spalla. Eravamo vicinissimi.
Lo guardai per qualche secondo, impossibilitato a ricordare tutto quel che era successo.
«… Cos’è successo? Ho detto o fatto qualcosa di strano?»
Non ricordavo, e non ricordo tutt’ora, assolutamente nulla.
Mi ha detto che non era successo niente di strano, ma non ne sono tanto sicuro, visto che lo stavo evidentemente stringendo a me prima di addormentarmi.
«È tutta colpa di quella bevanda che mi hai offerto… Lo zucchero mi fa lo stesso effetto che l’alcool ha su di te»
Mi è sembrato sorpreso, ma me lo aspettavo.
Mi ha portato a casa sua, anche se non ne conosco il motivo; e quindi sto scrivendo da… Sì, esatto, da casa di Jim, precisamente dal suo letto, lui ha avuto la premura di andare a dormire sul divano.
Sono quasi sicuro di aver detto qualcosa di strano, perché Jim mi è sembrato molto più premuroso del solito… La mia parte umana deve aver preso il sopravvento su quella vulcaniana, cosa che io non avrei mai voluto accadesse.
Meglio andare a letto, ho la testa ancora dolorante…
Lunga vita e prosperità.

                                                                                    -Spock
 
Note delle autrici: A parer nostro questo è uno dei capitoli più emozionanti, per ovvi motivi la parte di Kirk l’abbiamo messa prima di quella di Spock. Speriamo abbiate apprezzato, poiché questo capitolo è sia comico che romantico. Per qualsiasi appunto noi siamo qui, come al solito.
Al prossimo capitolo!
P.S.= Giuriamo che non stiamo facendo pubblicità occulta al McDonald! XD



 

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