Frammenti - extra di “Tutto è già cambiato”

di yuko_ichi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alcune cose non cambiano mai ***
Capitolo 2: *** Non siamo fratelli ***
Capitolo 3: *** Così non vale ***
Capitolo 4: *** La schiettezza di una donna ***
Capitolo 5: *** La prima missione ***
Capitolo 6: *** Le indagini di Sai ***
Capitolo 7: *** Che cosa vuol dire legame? ***
Capitolo 8: *** I pensieri di Hinata ***
Capitolo 9: *** Davanti alla porta ***
Capitolo 10: *** Di magliette, insulti e pugni desiderati ***
Capitolo 11: *** Te lo avevo detto che alla fine avresti ceduto ***
Capitolo 12: *** L'adolescenza... che fatica! ***



Capitolo 1
*** Alcune cose non cambiano mai ***


1. 

Alcune cose non cambiano mai

 
 
Era agitato. Moltissimo. E felice. E anche arrabbiato, anche se non capiva bene perché. E… non sapeva bene neanche lui cos’altro…
Per cui la cosa migliore da fare gli sembrò senz’altro quella di spalancare la porta della stanza di colpo.
-Non sai che si bussa prima di entrare, dobe?
La voce di Sasuke, finalmente. Restò un attimo spiazzato, aveva provato altre due volte ad andarlo a trovare nella sua stanza di ospedale, ma la prima aveva trovato Sakura che stava uscendo e gli aveva detto di fare piano perché il moro stava dormendo, quindi si era limitato a guardarlo dalla porta, mentre Sakura gli stringeva la mano e aveva gli occhi che brillavano. La seconda era entrato, anche se l’altro dormiva, ma lui era assolutamente sicuro che stesse facendo finta, per cui si era seduto per un po’ sul davanzale della finestra ed era rimasto lì in silenzio. Forse era per questo che era arrabbiato in quel momento…
Erano passati solo pochi giorni dalla loro vittoria nella battaglia contro Madara, ma dopo essere svenuto sul campo di battaglia si era svegliato all’ospedale. Aveva subito cominciato a chiedere di lui, gli avevano risposto che stava bene e che stava anche lui in quell’ospedale. Avrebbe voluto alzarsi e andare subito a trovarlo ma glielo avevano proibito dicendogli che erano entrambi feriti e quasi privi di chakra, per cui avrebbe dovuto aspettare. Ma risentire improvvisamente la voce del vecchio compagno di team, a Konoha, quasi lo fece sobbalzare.
-Odioso come sempre, eh teme?- rispose però subito a tono.
-Tsk… usuratonkachi!- ghignò il moro storcendo la bocca in una smorfia.
-Presuntuoso e arrogante!
-Dobe!
-Teme!
-E questo cosa sarebbe?
Solo in quel momento Naruto si accorse che nella stanza erano presenti altre persone. Quello che aveva appena parlato era uno dei compagni di Sasuke, con i capelli bianchi e dei denti particolarmente affilati, che stava guardando perplesso prima lui e poi il moro.
-Questo è il loro solito modo di salutarsi…- sbuffò Shikamaru che era appoggiato al muro.
-Shika!- esclamò il biondo, -che ci fai qui?
-L’Hokage mi ha ordinato di fare da balia a questi tre…- spiegò il ragazzo sollevando gli occhi al cielo infastidito e indicando i tre che erano seduti vicino a Sasuke.
-Che vorrebbe dire “solito modo”?- domandò la ragazza dai capelli rossi.
Non le era piaciuto affatto quello scambio di battute tra il biondo e Sasuke. Anzi, era rimasta a dir poco schockata, proprio come Suigetsu, quel Sasuke irritato, che rispondeva a tono, nervoso, ma anche… con gli occhi che brillavano, più vivo di quanto lo avesse mai visto… la aveva turbata.
Ma nessuno le rispose, perché il ragazzo molto alto con i capelli arancioni si era alzato ed era andato incontro al biondo.
-È un vero piacere conoscerti Naruto Uzumaki,- disse porgendogli una mano, -io sono Jugo di Tenbin, uno dei compagni di Sasuke, lui è Suigetsu Hozuki…
Il biondo strinse la sua mano con energia e gli sorrise, poi strinse anche quella di Suigetsu, mentre Sasuke osservava perplesso quella strana scena.
-E lei è Karin Uzumaki…- concluse Jugo.
-Ci conosciamo già,- disse Karin storcendo il naso quando il biondo si girò verso di lei.
-Uzumaki?- chiese Naruto sgranando gli occhi verso la ragazza, -il tuo cognome è Uzumaki?
-Sì,- rispose lei infastidita.
-E perché diavolo non me lo hai detto?- le domandò meravigliato.
-Perché avrei dovuto?
-Hai dei parenti?- chiese ancora lui.
-No, sono tutti morti.
Al che lui le si fiondò addosso e la abbracciò stretta. Lei rimase talmente sorpresa che per un istante non riuscì a fare nulla, poi lo allontanò da sé urlando:
-Non ti azzardare mai più a toccarmi, imbecille!
-Ma… Karin… siamo sicuramente cugini! Io ho sempre pensato di essere l’unico sopravvissuto del clan Uzumaki…- disse facendo il broncio e fissandola con occhi adoranti.
-Io non sono sicuramente tua cugina!- strillò ancora lei guardandolo malissimo.
A Jugo non sfuggì il sorrisetto che comparve sul volto di Sasuke.
-Ora che ci penso assomigli molto a mia madre…- continuò il biondo guardandola con attenzione, -aveva i capelli rossi come i tuoi e anche gli occhi sono simili…
-Io non sono tua parente, mi hai capito?- gli intimò ancora lei, furiosa.
Non voleva avere niente a che fare con quel biondino esagitato, ok che era un vecchio compagno di team di Sasuke e che sembrava che il moro avesse deciso di rimanere a Konoha, ma da qui a farlo diventare suo parente ce ne voleva…
Shikamaru decise di intervenire per mettere fine alla discussione:
-Ti fanno uscire Naruto?
-Sì, mi sono rimesso completamente,- rispose lui, -Kurama ci ha messo un po’ più del previsto, perché anche lui non aveva più chakra.
-Kurama?- fece Suigetsu.
-La volpe a nove code,- rispose Sasuke laconico.
Il biondo si voltò verso di lui e si ritrovarono a fissarsi negli occhi per un istante.
-Già,- disse dopo poco con un sorriso enorme, sfiorandosi l’addome, -il mio amico Kurama…
-Sei amico di un bijuu?- domandò Suigetsu perplesso.
-Come pensi che abbiamo vinto questa guerra?- fece il biondo, -i bijuu sono nostri alleati ora…
Suigetsu si voltò perplesso verso il moro, ma vedendo che non diceva nulla, se non sbuffare emettendo il suo solito tsk, lasciò perdere.
Shikamaru invece ridacchiò.
-Voi non lo conoscete ancora, Naruto,- spiegò, -la sua più grande abilità è quella di diventare amico praticamente di chiunque e di spargere amore tutto intorno a lui…
Il biondo ridacchiò sorridendo.
Invece il moro sussultò, che cosa voleva dire? Ma soprattutto, perché diavolo il suo cuore aveva perso un colpo a sentire quelle parole e a vedere il biondo sorridere?
-Forza,- continuò poi Shikamaru rivolto ai tre, -è ora di andare, la visita è finita…
-Io non voglio lasciare il mio Sasuke!- squittì Karin abbrancandosi al braccio del ragazzo.
Il biondo non riuscì a trattenere una smorfia a quella vista.
-Questa è peggio di Sakura e Ino ai tempi d’oro…- sbuffò Shikamaru, -lo rivedrai tra pochi giorni, tranquilla…
-Karin,- le disse a quel punto il moro, gelido, -staccati… e io non sono tuo, vedi di ricordartelo…
Lei si allontanò, ferita, perché doveva avere quel tono con lei?
-Certo che alcune cose non cambiano mai…- borbottò Shikamaru.
-No Shika, rimanete,- disse il biondo che aveva capito che l’amico lo voleva lasciare solo con Sasuke, -io devo andare, ero passato solo a fare un saluto…
-Sei sicuro?- domandò l’amico.
-Sì, mi stanno aspettando,- disse lui vago, -ci vediamo…- disse per salutare, poi fece un sorriso dei suoi a tutti i presenti e uscì dalla stanza.
Mentre si chiudeva la porta alle spalle sospirò, cosa diavolo era quella sensazione di immenso sollievo che aveva provato quando aveva sentito Sasuke rivolgersi in quel modo a Karin? Perché era stato così felice mentre gli sentiva dire che lui non era suo?
 
-È strano forte quel Naruto!- esclamò Suigetsu dopo che il biondo fu uscito, -che vuol dire poi che lo stanno aspettando?
-Davvero non lo immagini?- chiese Shikamaru con un sorrisetto.
Alla faccia perplessa del ragazzo, decise di continuare.
-Naruto sta andando ad intercedere per voi presso l’assemblea dei Kage…
-Cosa? E perché mai dovrebbe farlo?- chiese ancora il ragazzo.
-Per lui…- rispose Shikamaru, facendo un cenno verso Sasuke.
Karin si girò verso il moro e lo vide mentre si scambiava uno strano sguardo con Shikamaru.  
-Quindi cosa succederà?- chiese ancora Suigetsu, -ci metteranno tutti in prigione a vita?
-Siete quattro nukenin ricercati da tutte le cinque grandi nazione, quindi sta ai Kage decidere, ma…- fece Shikamaru fissando il moro, -ti conviene avere fiducia in Naruto, vedrai che riuscirà a compiere uno dei suoi miracoli…
-Figuriamoci…- sbuffò Sasuke.
-Eppure tu oggi sei qui,- disse Shikamaru.
-Perché l’ho deciso io!- rispose lanciandogli un’occhiataccia.
-Forza, ho da fare anche io, devo riaccompagnarvi nelle vostre stanze,- disse solo Shikamaru facendo cenno ai tre, che lo seguirono.
Sasuke si sdraiò nel letto e guardò il soffitto, si accorse che il cuore gli batteva più velocemente del normale. Perché? Provò a domandarsi, ma non riuscì a rispondere a quella domanda.
Dopo poco chiuse gli occhi, era ancora esausto, lui non aveva certo un bijuu nello stomaco che lo aiutasse a recuperare le energie…
Gli tornò in mente lo sguardo di Naruto, poi il suo sorriso, perché stava continuando a pensare a lui? Era solo Naruto, il dobe, il suo compagno nel team sette, quello che aveva combattuto per non farlo andare da Orochimaru, quello che non aveva ucciso, più di una volta, quello che aveva continuato a cercarlo, per anni, quello che gli aveva detto che si sarebbe fatto carico di tutto il suo odio, che sarebbe morto con lui, quello con cui aveva sconfitto prima Obito e poi Madara, fondendo insieme i loro chakra in modo perfetto, quello che portava dentro di sé, come lui, lo spirito di un figlio dell’eremita delle sei vie, quello che aveva gli occhi blu e i capelli biondi, che andava in giro con quell’orribile tuta arancione, che sorrideva in quel modo così… caldo… che diavolo gli stava prendendo?
Con quella domanda senza risposta nella mente scivolò nel sonno.



Note:

Allora, allora, allora, proprio non ce l’ho fatta ad aspettare la fine del manga, anche se all’inizio era quello che mi ero ripromessa…
Visto che la long “Tutto è già cambiato” è conclusa, ma che ho lasciato qualche spazietto vuoto qua e là, ho deciso di approfondire…
Per cui ecco qui una raccolta di extra sparsi qua e là!
Si inizia con quello che è avvenuto subito dopo la fine della guerra, poi si vedrà, se avete voglia di qualche extra in particolare fatemelo sapere, per quanto possibile cercherò di accontentarvi!
Fatemi sapere che ne pensate…
Buona lettura,
 
Yuko
 

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Capitolo 2
*** Non siamo fratelli ***


2. 

Non siamo fratelli

 
 
-Posso entrare Sasuke-kun?
-Sakura,- disse solo lui mettendosi a sedere sul letto.
Poi guardò interrogativamente la sedia a rotelle che la ragazza stava facendo entrare nella camera.
-Te la senti di alzarti?- chiese lei con un sorriso.
Lui fece solo un cenno con il capo, ma Sakura se lo fece bastare. Da una settimana ormai Sasuke era ricoverato in ospedale e lei aveva ricevuto l’incarico dall’Hokage di prendersene cura. Cosa che la aveva riempita di felicità e trepidazione, anche se lui le rivolgeva a stento la parola. Ma lei aveva deciso che non si sarebbe fatta scoraggiare dai suoi modi, in fondo non erano cambiati poi molto da quelli di quattro anni prima, per cui gli fece un bel sorriso, lo staccò dalla flebo e lo aiutò a sedersi sulla sedia a rotelle.
Lui non le domandò dove stavano andando e lei si guardò bene dal dirglielo, anche perché temeva che, se lo avesse saputo, si sarebbe rifiutato di seguirla.
Dopo aver percorso qualche corridoio arrivarono davanti ad una stanza, lei bussò, ma non aspettò di avere risposta e fece entrare il ragazzo spingendolo.
Appena vide chi c’era nella stanza, il moro si girò di scatto verso Sakura rifilandole un’occhiataccia. Lei fece finta di nulla e salutò con entusiasmo:
-Kakashi-sensei, guarda chi ti ho portato?
-Sasuke…- fece l’uomo con la voce stanca, ma l’unico occhio visibile ben sveglio e attento, -perdonami se non sono venuto a trovarti io, ma dopo aver usato così tanto il mio sharingan non riesco ancora a muovermi…
Il ragazzo rimase in silenzio, per cui l’uomo continuò:
-Ti prego, dimmi che non è vero che ti sei presentato sul campo di battaglia dicendo che saresti diventato Hokage...
-Mi hai fatto venire qui per chiedermi questo?- domandò il ragazzo stizzito.
-Ti giuro che lo ha fatto,- si intromise Sakura, -non capisco perché tu non mi voglia credere!
-E io che cercavo di fare un po’ di conversazione…- sbuffò l’uomo, -no, ho chiesto a Sakura di portarti qui perché questo pomeriggio dovrò testimoniare davanti ai Kage su di te e volevo chiederti di raccontarmi com’è andata la battaglia, come forse sai, io sono stato molto concentrato sullo scontro con Obito e quindi non ho visto molte cose…
Sasuke parve rifletterci un attimo, poi assentì.
-Vi lascio soli,- disse Sakura facendo per andarsene.
-Puoi anche rimanere,- disse il moro. Tanto sapeva già la maggior parte delle cose che avrebbe detto, inoltre, visto che sarebbe rimasto a Konoha, forse era il caso di ricominciare anche ad avere qualche rapporto sociale almeno con i suoi vecchi compagni di team…
Si perse il sorriso di pura gioia che illuminò il volto della ragazza.
Poi iniziò a raccontare.
 
-Kakashi-sensei!- strillò Naruto comparendo improvvisamente alla finestra della stanza, -i Kage…
Ma si fermò appena si accorse che il maestro non era solo.
-Naruto…- lo salutò Kakashi.
Il biondo titubò un attimo, incerto se entrare o andarsene, ma poi decise che sarebbe stato troppo strano se non fosse rimasto, per cui si sedette sul cornicione della finestra.
-Ciao Naruto,- gli disse Sakura.
-Ciao Sakura-chan…
Poi voltò lo sguardo verso Sasuke, che lo stava fissando, e rimasero entrambi in silenzio.
-È la prima volta che vi rivedete?- domandò Kakashi rompendo la tensione che si era creata.
-No,- risposero insieme, per poi voltarsi entrambi dall’altra parte, indispettiti.
A quella scena Sakura e Kakashi li guardarono, poi si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a ridere.
Naruto si voltò, li guardò, Sakura sorrideva, Kakashi ridacchiava, Sasuke era palesemente irritato e guardava verso il muro… sentì qualcosa di caldo e dolce riempirgli il petto e iniziò a ridacchiare anche lui. Solo per un istante, sembrò quasi che gli anni non fossero passati, e che il team sette non si fosse mai sciolto…
-Che facevate?- domandò poi.
-Sasuke mi stava giusto raccontando del vostro incontro con l’eremita delle sei vie e del vostro legame di… fratellanza?- rispose il maestro.
-NON SIAMO FRATELLI!- gridarono i due all’unisono.
Poi si girarono uno verso l’altro, stupiti entrambi da quell’affermazione congiunta.
-Beh, almeno su una cosa sembrate andare d’accordo,- disse Kakashi scrutandoli perplesso.
-Sakura riportami di là, tanto il resto lo sapete,- disse il moro.
-Va bene, Sakura,- disse ancora l’uomo, -Sasuke ha ragione, abbiamo finito e sembra che Naruto invece volesse parlarmi di qualcosa.
La ragazza salutò e portò via il moro.
Il biondo li guardò uscire senza dire una parola.
-Che ne pensi?- chiese poi al maestro.
-Rimarrà…
E un profondo sospiro uscì ad entrambi dalla labbra.

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Capitolo 3
*** Così non vale ***


3. 

Così non vale

 

-Ieri sono stato a trovare Sasuke…
Kakashi lo guardò sorpreso. Iruka stava sbucciando una mela seduto su una sedia vicino al suo letto.
-Che ti ha detto?- gli domandò.
-Non molto, più che altro sono stato io a parlare…
-?
-Gli ho detto che ero felice che fosse tornato,- spiegò Iruka, -gli ho scompigliato i capelli e avresti dovuto vedere come mi ha guardato male!
Kakashi ridacchiò.
-Poi gli ho chiesto di Naruto…
-E lui che ti ha risposto?- domandò ancora Kakashi.
-Veramente si è un po’ agitato…
-Stai scherzando?
-No, affatto… si è girato e, senza guardarmi, ha detto qualcosa come “L’ho visto solo pochi minuti l’altro giorno” e ha cambiato discorso,- rispose Iruka.
-E poi?
-Beh, non sono riuscito a resistere…
-Questo cosa vorrebbe dire?- chiese Kakashi sempre più incuriosito dal racconto.
-Ho iniziato a dirgli che ero sicuro che Naruto stesse facendo di tutto affinché lui e i suoi compagni non subissero punizioni e che quindi era sicuramente per questo che non aveva passato più tempo con lui…
-E lui?
-Che non capiva perché gli stessi dicendo quelle cose e che non gli interessava minimamente quello che Naruto stesse facendo…
-Scontato,- disse Kakashi.
-Infatti, quindi ho aumentato la dose…- continuò Iruka con un sorrisetto.
-Perfido!
Iruka fece un cenno con la mano per intimargli di farlo proseguire e l’altro lo assecondò.
-Quindi gli ho detto che in quei quattro anni Naruto si era allenato come un pazzo, prima aveva viaggiato con Jiraya per tre anni, poi aveva perfezionato l’arte del vento con l’aiuto tuo e di Yamato, poi aveva imparato le arti eremitiche con le quali aveva sconfitto Pain, poi a controllare la volpe con Killer Bee… e che ero sicuro lui avesse potuto notare i risultati con i suoi stessi occhi… ma che, io che lo conosco bene, sapevo perfettamente che lo aveva fatto solo per lui, perché voleva diventare forte e riuscire a riportarlo a Konoha…
-E lui ti ha ascoltato?
-Muto e attento per tutto il tempo!
-Non ci credo!- sbuffò Kakashi, -stai sicuramente esagerando!
-Niente affatto, poi… ho dato il colpo finale!
-Coraggioso da parte tua,- disse l’altro ammirato, -al posto tuo alla prima occhiataccia avrei desistito, pensando che mi avrebbe stordito con lo sharingan…
-Ma figurati se Sasuke userebbe lo sharingan su di me!- disse Iruka con uno sbuffo, -avevo una certa autorità su di lui, sai?
-Avevi infatti…
-Beh, sembra proprio che io ce l’abbia ancora a giudicare da come sono andate le cose!- disse Iruka facendogli la linguaccia, -sei solo geloso!
Kakashi fece una smorfia e lo incitò a proseguire.
-Gli ho detto che non avevo mai visto Naruto più felice di come era in quei giorni, come anche Sakura del resto… sai non potevo esagerare più di tanto… e poi gli ho chiesto se non avesse notato, nei pochi minuti in cui lo aveva visto, come Naruto fosse cresciuto in questo ultimo periodo…
-E Sasuke?- domandò Kakashi che avrebbe pagato oro per aver potuto essere presente alla scena.
-È arrossito…
-Non è vero!- sbottò Kakashi.
-Oh sì, invece, inequivocabilmente,- disse Iruka con un sorrisetto soddisfatto, -quindi a quel punto me ne sono andato per lasciarlo da solo a riflettere…
-Tu sei un mostro Iruka!
-Un genio vorrai dire…
-Stai solo tirando acqua al tuo mulino per la nostra scommessa!- disse Kakashi tirandogli uno scappellotto sulla testa.
-Niente affatto, sto solo aiutando due miei allievi a comprendersi meglio a vicenda…
-Ma figuriamoci, se fosse così, avresti dovuto parlare anche con Naruto allora!- sbuffò l’uomo con la maschera.
-Infatti è quello che ho fatto.
-Ehh?- fece, basito.
-Oggi l’ho invitato a pranzo e gli ho detto che ho trovato bene Sasuke, che voglio andare anche io a testimoniare dai Kage per lui, e che sono sicuro che il loro rapporto tornerà forte come quello di un tempo… e vuoi sapere qual è stata la cosa più esilarante?
Ma Kakashi era talmente sbalordito da tutta la macchinazione che il suo compagno aveva escogitato, che lo stava solo fissando con la bocca aperta.
-È arrossito anche lui alla fine!- disse Iruka con una strana luce negli occhi, -ho la vittoria in pugno, mio caro! Preparati!
-Tu… tu sei… sei un manipolatore! Ecco cosa sei! Così non vale…

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Capitolo 4
*** La schiettezza di una donna ***


4. 

La schiettezza di una donna

 
 
Ormai era passata una settimana da quando era in ospedale e si sentiva decisamente meglio. Aveva ricevuto un sacco di visite, la più noiosa di tutte era stata quella di Sakura e Ino che gli avevano riempito la stanza di fiori ed erano state peggio di come erano anni prima, cercando di catturare la sua attenzione in modi cretini e litigando per tutto il tempo tra di loro. La più strana era stata quella di Iruka, gli aveva parlato per tutto il tempo di Naruto… e lo aveva lasciato un po’ confuso…
Quella che aveva apprezzato di più era stata sicuramente quella di Tsunade. Due giorni prima la donna era entrata, la sera tardi, spalancando la porta e gli aveva detto:
-Moccioso, ora convincimi del perché non dovrei sbatterti in prigione per il resto della tua vita!
Lui la aveva guardata perplesso, lei si era seduta su una sedia, poi aveva tirato fuori una bottiglia di sakè con due bicchierini e glielo aveva offerto.
Non aveva rifiutato e lei, sbuffando e poggiando i piedi sul suo letto, dopo essersi scolata almeno cinque bicchierini di fila, gli aveva detto:
-Sto per impazzire, non dormo da giorni con tutte le cose che ci sono da fare, Konoha era il villaggio più vicino alla zona della battaglia e quindi abbiamo qui tutti i Kage e tutti i feriti… in più Naruto mi segue ovunque cercando di convincermi che dovrei assolverti da tutto, quindi ora dimmi quello che ancora non so e spiegami perché sei arrivato sul campo di battaglia con mio nonno e gli altri Hokage!
Lui la aveva guardata fisso, poi le aveva chiesto cosa sapesse esattamente e lei gli aveva risposto che Naruto le aveva raccontato la storia del suo clan, la verità su Itachi e l’incontro con l’eremita delle sei vie.
Lui storse il naso e lei allora si arrabbiò:
-Moccioso non fare tanto lo schizzinoso, hai attaccato l’assemblea dei Kage pochi mesi fa e sappi che il Raikage non vede l’ora di vedere la tua testa appesa ad un albero. Adesso, questa è la tua possibilità per difenderti. So che sei arrivato sul campo di battaglia dicendo che vuoi diventare Hokage, beh, io sono il Quinto e ti dico che puoi scordartelo, il Sesto sarà Naruto, perché io non permetterò mai che a succedermi sia nessun altro che lui. Al massimo puoi metterti a litigare con Konohamaru per diventare il Settimo, nel caso tu recuperi la stima e la fiducia degli abitanti della Foglia… Per cui, se vuoi davvero essere reintegrato come ninja a Konoha e provarci, spiegami, perché ho bisogno di argomenti per convincere gli altri Kage! Sei un caso internazionale e la più grande scocciatura che mi sia mai capitata, anche peggio di Orochimaru e Kabuto che sono scomparsi di nuovo…
E lui doveva ammettere che aveva apprezzato la schiettezza di quella donna e la forza che dimostrava, oltre che la sua straordinaria tempra nel reggere l’alcool…
Per cui le aveva parlato, raccontandole l’incontro con Itachi resuscitato e con gli Hokage e la decisione che aveva preso.
Quando era finita la prima bottiglia, lei era uscita e aveva urlato all’Anbu fuori la porta di portargliene altre due.
Lui aveva continuato a parlare, ormai un po’ brillo, e l’alcool lo aveva sicuramente aiutato a sciogliersi un po’ e a rispondere alle sue domande.
La donna era rimasta un po’ più di un’ora, poi gli aveva detto:
-Non ti prometto nulla, ma il ruolo che hai avuto nello sconfiggere Obito e Madara non può essere ignorato… a quel genio di tuo fratello Itachi…
Aveva poi concluso alzando il bicchiere per l’ultima volta e se ne era andata.
Lasciandogli la terza bottiglia… un terribile mal di testa… e la strana sensazione di avere la testa vuota...

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Capitolo 5
*** La prima missione ***


5. 

La prima missione

 
 
Lo aveva evitato. Non poteva mentire a se stesso. Aveva evitato Sasuke per dieci giorni e se qualcuno gli avesse chiesto come mai, non avrebbe saputo rispondergli.
-Sei davvero sicuro di non conoscere la risposta a questa domanda?- gli domandò Kurama nella mente.
-Che vorresti dire?- chiese Naruto mentre camminava verso il palazzo dell’Hokage.
-Beh, in ogni caso da ora non potrai più farlo, visto quello che ha combinato l’Hokage… se sei il suo supervisore dovrai stargli appiccicato tutti i giorni…- continuò la volpe ridacchiando.
-Non mi ci far pensare…- sospirò il biondo.
Davanti al portone del palazzo incontrò Sai.
-Naruto-kun, buongiorno!
-Ciao Sai, che fai qui?
-L’Hokage mi ha convocato,- rispose lui.
Il biondo lo guardò perplesso, poi salirono insieme le scale e, quando entrarono nell’ufficio di Tsunade, ci trovarono già Sasuke e i suoi compagni, più Shikamaru, Sakura e il capitano Yamato.
-Bene, ci siamo tutti,- disse la donna con un sorrisetto, -allora, Karin oggi aiuterai Sakura in ospedale, Jugo e Suigetsu sarete con Shikamaru, poi vi spiegherà lui; Naruto, Sai e Sasuke siete con Yamato, farete da scorta ai ninja feriti di Suna fino al confine.
-Con Gaara?- domandò il biondo speranzoso.
-No,- rispose lei, -il Kazekage rimarrà qui ancora per un po’ insieme ai feriti più gravi, con voi ci sarà Kankuro.
Poi Tsunade guardò Sasuke e gli altri tre, con gli occhi che le brillavano e un ghigno poco rassicurante sul volto, ed esclamò:
-Voi quattro, avvicinatevi!
Poi si alzò dalla sedia, fece il giro del tavolo, tirò fuori dalla tasca quattro coprifronte e glieli porse.
-Giurate lealtà e fedeltà alla Foglia e al suo Hokage?- domandò.
Ognuno di loro ne prese uno in mano e disse:
-Lo giuro.
Quando fu il turno di Sasuke, la sua mano non esitò.
Neanche Sakura si accorse, poiché aveva il volto solcato dalle lacrime, che Naruto stava stringendo forsennatamente la sua tasca destra, trattenendo il respiro.
Poi l’Hokage fece un sorriso divertito, mentre loro si legavano il coprifronte, e gli intimò:
-Tutti fuori, domattina verrete a relazionarmi alle dieci.
Nessuno osò fiatare, quindi uscirono.
 
Una volta in strada, dopo che ognuno si fu avviato, Sai si rivolse al moro con un sorriso:
-Sasuke-kun, finalmente ci rivediamo…
-Tsk,- fece solo lui.
-Teme non essere maleducato!- lo riprese il biondo, -Sai sta solo cercando di essere gentile!
-Sì, dopo aver provato a farmi fuori,- sibilò lui.
-Anche tu hai provato a uccidermi,- rispose il biondo guardandolo male.
Yamato li osservava preoccupato, ma perché la Godaime non aveva mandato Kakashi?
-Ehi, ehi, calmiamoci tutti, abbiamo un lavoro da svolgere,- disse cercando di imporsi.
Ma i due si voltarono ognuno da una parte, palesemente arrabbiati. Però lo seguirono quando lui si incamminò sconsolato.
-Naruto-kun, va tutto bene, non preoccuparti,- gli disse Sai posandogli una mano sulla spalla, -Sasuke-kun ha ragione, ho davvero provato ad ucciderlo un anno fa…
Poi si voltò a guardare il moro e si accorse che lo stava guardando male, o meglio, stava guardando con ostilità la sua mano poggiata sulla spalla del biondo. Per cui provò a toglierla e lo vide cambiare espressione. Rimase perplesso, ma non disse nulla.
 
Dopo poco raggiunsero i ninja di Suna pronti a partire alle porte del villaggio, la maggior parte erano feriti, ma non gravemente, per cui potevano camminare.
Il Kazekage stava sorvegliando i preparativi, quando li vide arrivare salutò Naruto con un sorriso. Kankuro, che aveva un braccio fasciato, gli andò incontro e diede un’energica pacca sulle spalle al biondo:
-Eccolo qui il mio eroe preferito!
Poi si voltò stupito ad osservare il fratello che si fermava davanti Sasuke guardandolo intensamente negli occhi.
-Vorrei che fosse chiaro,- iniziò a dire il Kazekage incrociando le braccia e con tono gelido, -che ho votato in tuo favore solo perché “lui” ha fiducia in te,- e non fece cenni o gesti verso il biondo, tanto era chiaro ad entrambi chi fosse il lui in questione.
-Fosse stato per me,- continuò, -nonostante il tuo contributo per la vittoria, qualche anno di prigione non te lo avrebbe levato nessuno. Quindi… non tradirlo,- sussurrò.
Il moro mantenne lo sguardo del rosso, a lungo, ma non disse nulla.
Ci pensò Kankuro a far finire quel momento.
-Su, su, Gaara, non mi sembra il caso di mettersi a fare minacce ora, è tutto a posto non vedi? Uchiha ha anche un nuovo coprifronte bello fiammante! Forza andiamo che la strada è lunga,- aggiunse facendo cenno al moro di seguirlo, -ci vediamo a Suna tra una settimana fratellino…- fece poi rivolto verso Gaara.
Incamminandosi Sasuke si girò, vide Naruto abbracciare Gaara per un istante, poi correre verso di loro. Non si accorse di essersi morso inconsciamente il labbro, né dello sguardo stranito puntato verso il Kazekage.
Poi si incamminarono fuori dalle porte del villaggio.
-Ora che ci penso, Uchiha,- iniziò a dire Kankuro che chiudeva la fila vicino al moro, mentre il capitano Yamato e Sai erano davanti a tutti, -tu sei stato via per un secolo, quindi è per questo che ti sembra strano il comportamento di Gaara… immagino tu non sappia dell’adorazione che ha mio fratello per Naruto, giusto?
-Kankuro stai esagerando come al tuo solito,- disse il biondo che li aveva raggiunti e stava camminando al suo fianco, mettendosi le mani dietro la testa.
-No, non sto affatto esagerando,- ribadì Kankuro, -è solo merito tuo se io ho di nuovo un fratello, se lui è diventato Kazekage e soprattutto se è vivo.
Poi si girò verso Sasuke e gli disse:
-Certo, è normale tu sia stupito, ora ti racconto tutto per rimetterti in pari…
-Io non…- provò a dire il moro sollevando un sopracciglio.
-No, non è vero, non provare a dire che non lo hai chiesto, perché invece lo hai fatto,- lo fermò subito il ninja della sabbia, puntandogli contro un dito, -dunque allo scontro dell’esame dei chunin c’eri ancora, no?
-Kankuro ma tu leggi nel pensiero?- domandò a quel punto il biondo perplesso.
-Certo che no,- rispose lui, -ma hai presente chi è mio fratello? Quello non dice più di una parola neanche se lo ammazzi, per cui ho dovuto imparare a decifrare ogni suo più piccolo movimento facciale per capire quello che pensa e devo dire che oggi la nostra comunicazione è decisamente efficace, per cui, lasciatelo dire Uchiha, -disse poi rivolto al moro, -per quanto la tua maschera di impassibilità sia notevole, sei decisamente più facile da comprendere di Gaara! No, è inutile che mi minacci di farmi male con lo sharingan, non puoi e lo sai…
-Beh,- continuò il biondo ridacchiando e indicando il viso del moro, -secondo me quello era più specifico di così, qualcosa come “se non la smetti di blaterare e di farmi venire il mal di testa ti friggo il cervello con lo tsukuyomi”…
-Naruto, anche tu!- esclamò Kankuro estasiato, -beh, dovevo aspettarmelo, in fondo i tuoi migliori amici sono dei musoni mutacici, era ovvio che avessi appreso il loro modo di comunicare… e pensare che ho sempre pensato che quello che avesse unito così tanto te e Gaara fosse il fatto di essere entrambi jinchuriki, ma evidentemente è qualcosa di più profondo… forse tu attiri le persone chiuse perché sei così solare? Che ne pensi Uchiha?
Quello gli lanciò solo un’occhiataccia, leggermente scosso da quello strano monologo del ninja di Suna, che sembrava davvero capire quello che lui pensasse.
-Ecco,- disse il biondo ancora, -quello invece era “smettila di dire cose inutili o ti faccio bruciare tra le fiamme di Amaterasu”…
-Vabbè, non vale,- fece Kankuro, -io queste particolarità sullo sharingan non le conosco… comunque ripartiamo dall’inizio…
E a quel punto il ninja della sabbia attaccò a raccontare, ad un Sasuke che cercava di non mostrare nessuna attenzione, del rapporto tra Gaara e Naruto in quegli anni, concludendo con il momento in cui il Kazekage era stato resuscitato dalla vecchia Chijo con l’aiuto del biondo.
 
-Quindi ora hai capito perché Gaara è così protettivo nei confronti di Naruto?- disse alla fine il ninja di Suna, -lui è stato la sua luce nell’oscurità e penso sinceramente che sia la persona a cui vuole più bene in assoluto…
Poi Kankuro si interruppe un attimo e osservò meglio il moro.
-No,- disse poi, -sono sicuro di no.
Il moro aggrottò le sopracciglia perplesso.
-Hai capito benissimo a cosa mi riferivo…- aggiunse dopo poco Kankuro.
-Che state dicendo?- domandò il biondo, -mi sono perso…
Sasuke sussultò, possibile che quel ninja avesse davvero capito che il pensiero che aveva avuto era se c’era stato qualcosa di più tra Naruto e Gaara? E poi perché diavolo aveva avuto quel pensiero?
Kankuro gli diede un’altra occhiata, poi ridacchiò e iniziò a chiacchierare con il biondo, come se nulla fosse.
 
Al tramonto erano ormai giunti al confine con Suna e avevano trovato ad attenderli una scorta di jonin della Sabbia che aveva dato il cambio al gruppo della Foglia. Per cui Naruto e gli altri, dopo aver salutato, avevano ripreso velocemente la strada verso casa.
Rientrarono tardi al villaggio e Sai propose di andare a mangiare del ramen tutti insieme. Naruto si aspettava che il moro rifiutasse, invece, stranamente, li seguì.
Quando si sedettero al chiosco, Teuchi guardò il ragazzo, che non vedeva da anni, e con un sorriso gli disse:
-Bentornato Sasuke-kun!
Poi gli mise davanti una ciotola fumante di ramen al miso e chiese:
-È ancora la tua preferita?
Il moro assentì, imbarazzato. Poi si girò verso il biondo che sghignazzava:
-Si può sapere che hai da ridere?- gli chiese a brutto muso.
-Niente, niente…- fece lui iniziando a mangiare, senza riuscire a contenere nemmeno un briciolo della felicità che provava in quel momento.
Sai si gustò tutta la scena e rimase pensieroso ad osservare quei due e le strane occhiate che si scambiavano ogni tanto, poi, quando il biondo si ritrovò con la bocca tutta sporca di tagliolini, decise di fare un esperimento. Per cui prese un tovagliolo e gli ripulì il naso dicendo:
-Naruto-kun sei sempre il solito, possibile che tu debba ancora sporcarti mentre mangi?
Non si perse neanche un millimetro dello sguardo penetrante che il moro rivolse alla sua mano.
 
Finito di mangiare il capitano Yamato li salutò, Sai se ne andò subito dopo. Il moro fece un saluto a mezza bocca e si incamminò verso il quartiere Uchiha.
Naruto, che era rimasto un attimo immobile, indeciso sul da farsi, lo seguì:
-Aspetta un attimo,- gli disse.
Il moro si girò e lo guardò interrogativo.
-Devo ridarti questo,- disse il biondo tirando fuori qualcosa dalla tasca e porgendogliela.
Il moro allungò la mano e si ritrovò a stringere il suo vecchio coprifronte, quello graffiato dal biondo durante il loro scontro alla Valle dell’Epilogo.
-Lo hai tenuto?- gli sfuggì dalle labbra, mentre passava un dito sopra quel graffio.
-Stamattina… c’era troppa gente…- bofonchiò il biondo distogliendo lo sguardo, -è rovinato, quindi sicuramente non lo metterai più, però… è tuo… pensavo fosse giusto ridartelo…
Poi si girò per vedere la sua espressione e rimase davvero stupito quando trovò due occhi scuri che lo fissavano, ma ancora di più quando lo sentì dire:
-Grazie…
Sapevano entrambi che quella piccola parola non era riferita solo a quel vecchio coprifronte rovinato.

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Capitolo 6
*** Le indagini di Sai ***


6. 

Le indagini di Sai

 
 
Sai si aggirava pensieroso per le vie di Konoha, erano ormai parecchi giorni che si ritrovava ad andare in missione con il capitano Yamato o Kakashi, più Naruto e Sasuke, e si era accorto sempre più spesso che c’era qualcosa di strano tra quei due. Ad esempio quando pensavano che l’altro non se ne accorgesse, si guardavano a lungo a vicenda, per poi distogliere subito lo sguardo quando l’altro si voltava.
Inoltre si era anche accorto che tutte le volte che qualcuno toccava il biondo, abbracciandolo o dandogli una pacca sulle spalle, cosa che succedeva abbastanza spesso vista l’esuberanza del ragazzo e il fatto che praticamente tutti ormai lo adorassero, il moro tendeva a innervosirsi.
La cosa più divertente erano poi le espressioni infastidite di Naruto ogni volta che incontravano Karin o Sakura e Ino, che iniziavano puntualmente ad attaccarsi alle braccia del moro o a fare le civettuole con lui, invitandolo da qualche parte. E poi il… sollievo, avrebbe detto, del biondo, quando puntualmente il moro rifiutava o le allontanava seccato.
Cioè che i sentimenti di Naruto nei confronti del suo vecchio compagno di team non fossero poi completamente di “fratellanza” era una cosa che sospettava già da un po’, precisamente da quando, circa un anno prima, lo aveva visto uscire di soppiatto dalla camera di una ragazza alla fine di una missione. E guarda caso quella ragazza sembrava praticamente la sorella gemella proprio del moro.
Ne era rimasto così colpito che qualche giorno dopo si era ritrovato a chiacchierare con Ino e, senza citare il fatto che si trattasse del loro comune amico, le aveva raccontato l’episodio, lei gli aveva subito spiegato che si trattava di una caso di “sostituzione dell’oggetto d’amore” e gli aveva suggerito di leggere i libri di Jiraya, per capire un po’ meglio le questioni di cuore, e non solo…
Lui, diligente, aveva acquistato tutti i suoi scritti e aveva trovato quella lettura straordinariamente educativa. Riteneva infatti che, da quel momento, la sua comprensione dei sentimenti delle persone fosse di molto migliorata. 
Però quello che stava succedendo ora lo lasciava un po’ perplesso, e stava proprio cercando Ino per farsi aiutare da lei, considerandola ormai una perfetta sensei in quella materia.
 
Quando finalmente la trovò, insieme a Shikamaru e Choji, di ritorno da una missione, pensò che fosse la sua occasione.
-Ciao ragazzi, posso chiedervi una cosa?
-Sai!- lo salutò Ino, -ciao!
Gli altri due lo salutarono e Choji lo guardò con fare curioso:
-Che c’è?
Allora Sai mise una mano sulla spalla di Ino, poi scrutò attentamente i due ragazzi e disse:
-Voi siete compagni di team, giusto? Quindi se io metto una mano sulla spalla di Ino in questo modo che effetto vi fa?
-Nessuno,- rispose Choji.
-Perché lo chiedi?- disse Shikamaru sbadigliando.
Ma Sai non rispose e ripeté lo stesso gesto sui due ragazzi, guardando poi attentamente le espressioni degli altri due.
-No, non ci siamo, non capisco proprio,- commentò sconsolato Sai tenendosi il mento con una mano, dubbioso.
-Scusa che tipo di reazione avremmo dovuto avere secondo te?- domandò a quel punto Ino.
-Guardarmi male?- provò a risponderle Sai.
-Scusa e perché dovremmo guardarti male?- continuò Choji sgranocchiando come al solito delle patatine.
-Non lo so,- fece Sai, -è proprio questo il punto!
Ma fu fortunato, perché in quel momento Temari, che era stata da poco nominata ambasciatrice di Suna a Konoha, li raggiunse. Sai la salutò e provò a mettere anche a lei una mano sulla spalla.
-Se non vuoi che ti spezzi un braccio leva subito quella manaccia,- gli sibilò lei con aria truce.
Ma Sai esultò, nonostante avesse ritirato immediatamente la mano, perché colse in Shikamaru per un istante lo stesso sguardo che aveva visto in Sasuke.
-Quello!- disse puntando un dito verso Shikamaru, -esattamente quello! Cos’era?
-Non so di cosa tu stia parlando,- disse il ragazzo voltandosi di lato.
-Ho capito!- trillò Ino, che aveva visto anche lei lo sguardo seccato dell’amico.
-Hai capito? Davvero?- le chiese Sai, -e come si chiama?
-Sai sei proprio un’idiota,- fece lei dandogli un colpetto sulla fronte con il dorso della mano, poi lo tirò di lato e gli disse all’orecchio -quella si chiama gelosia!
-Gelosia?- fece lui perplesso ad alta voce.
Ma lei gli tappò la bocca e fece un sorriso enorme verso Shikamaru che la stava fulminando. Mentre Temari osservava la scena con un sopracciglio alzato, perplessa.
Ino allora tirò Sai per un braccio per allontanarsi un po’ dal gruppetto e gli continuò a dire a bassa voce:
-Certo! Shika si è innervosito perché hai osato sfiorare la ragazza che gli piace… ovviamente nessuno di noi ha provato lo stesso prima perché siamo solo amici!
-L’ambasciatrice della Sabbia è la ragazza di Shikamaru?- domandò Sai incuriosito, stavolta anche lui a bassa voce.
Una cosa che aveva imparato era che fosse meglio non parlare ad alta voce di quelle cose. Anche se ogni tanto se lo dimenticava.
-No, non ancora, ma credo che manchi poco,- disse Ino con un ghigno, -ora ti faccio vedere perché ne sono sicura…
Poi la ragazza tornò dagli altri che avevano iniziato a chiacchierare e si strinse al braccio di Shikamaru dicendo:
-Shika perché non invitiamo Temari a cena con noi? In fondo stavamo proprio andando al ristorante…
E Sai poté così notare sia il lieve rossore che si diffuse sulle guance del ragazzo, sia lo sguardo di fuoco che Temari rivolse a Ino, che praticamente si stava strusciando sul compagno di team. Poi la ragazza si staccò e fece l’occhiolino a Sai, mentre Choji diceva che gli sembrava proprio una buona idea e prendeva Ino per un braccio tirandola via, palesemente per lasciare soli Temari e l’amico.
-Vuoi venire anche tu Sai?- domandò Shikamaru.
-No, grazie,- rispose lui, -ho già mangiato, alla prossima…
Poi vide il ragazzo guardare l’ambasciatrice di Suna e lei dire:
-Se proprio ci tieni…
Lui allora sollevò gli occhi al cielo e le fece una sorta di inchino scherzoso, per farla passare, mormorando:
-Donne…
Sai li guardò allontanarsi e si domandò: quindi Sasuke è geloso di Naruto?
Bene, se era così, allora ci sarebbe stato decisamente da divertirsi… inoltre, avrebbe anche potuto dare una mano a quei due…

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Capitolo 7
*** Che cosa vuol dire legame? ***


Note:
 
Ok, avevo deciso di mantenermi su un rating verde, ma pare proprio che io non ci riesca… quindi l’ho alzato a giallo, perché in fondo non c’è poi niente di che in questo capitolo, però giallo lo sento più adeguato…
Oddio, poi può anche essere che invece si alzerà terribilmente, non so ancora…
Intanto ecco il nuovo extra, spero sia gradito…
A presto e grazie per le recensioni e per chi legge senza commentare!
 
Yuko

 
 
  7. 

Che cosa vuol dire “legame”?

 
 
Stavano correndo tra i rami della foresta, in cerca di una banda di predoni che ultimamente avevano attaccato alcuni viaggiatori. Kakashi li precedeva, seguendo Pakkun che apriva la strada, poi c’era Naruto, subito dietro di lui Sai e infine Sasuke.
Kakashi improvvisamente si fermò e fece cenno agli altri di fare altrettanto. Sai ne approfittò per sfiorare il fondoschiena del biondo e sussurrargli all’orecchio:
-Naruto-kun, sai che sotto a quella tuta credo tu abbia proprio un bel culetto?
Il biondo rimase talmente sconvolto, sia dal contatto inaspettato, sia dalle parole, che scivolò dal ramo strillando:
-Sai!
Ma non toccò terra perché un braccio forte lo prese al volo. Si ritrovò con i piedi a terra, sentendo la voce del moro:
-Fa’ attenzione dobe…
-Eh? Ah… grazie…- balbettò, accorgendosi che il braccio del ragazzo era stretto intorno alla sua vita e che aveva il volto premuto contro il suo collo.
Per un istante rimase stordito dal profumo del ragazzo, che lo tenne stretto a sé un po’ più di quanto sarebbe stato strettamente necessario. Poi si allontanò e, per evitare che l’altro vedesse il suo imbarazzo, guardò in alto per prendersela con Sai e fargli un gestaccio.
Dal canto suo, Sai stava sorridendo sornione, complimentandosi con se stesso per la perfetta riuscita del suo piano.
 
-Avete finito di fare casino?- li riprese Pakkun, -stiamo cercando di non farci scoprire se non lo aveste notato…
-Non è colpa mia…- si lamentò il biondo.
-È sempre colpa tua, dobe…- ghignò il moro.
-Non è vero! È tutta colpa di Sai che…- ma qui si fermò, accorgendosi troppo tardi che dire quello che il ragazzo aveva fatto sarebbe stato troppo imbarazzante.
Per cui si voltò solo dall’altra parte, leggermente arrossito e pronto a farla pagare a Sai. Negli ultimi giorni si stava comportando in modo decisamente bizzarro e non faceva altro che fargli strani apprezzamenti…
Sasuke si limitò a sospirare alla volta del biondo, ma lanciò un’occhiata a Sai, anche lui aveva notato che il ragazzo si comportava in modo un po’ strano ultimamente.
 
Dopo aver messo i vestiti in lavatrice era entrato nella doccia sbuffando. Ci voleva proprio dopo aver corso per ore, senza tra l’altro essere riusciti a far molto, visto che ad un certo punto si era fatto tardi e avevano deciso di riprendere la ricerca il giorno seguente.
Iniziò a rilassarsi e mise la testa sotto l’acqua, mentre i biondi capelli gli ricadevano sulla fronte. Ripensò a quello che era successo nel pomeriggio. Diamine, riusciva ancora a sentire l’odore di Sasuke nel naso… si passò una mano sul fianco che lui aveva stretto e sussultò.
-La situazione inizia a diventare imbarazzante…- mormorò tra sé e sé guardando cosa aveva fatto capolino tra le sue gambe.
-Direi che la situazione è diventata imbarazzante già da un po’ con i sogni delle ultime settimane, non credi?- gli disse Kurama nella mente.
-Avevi promesso che non avresti commentato…
-Infatti non sto commentando, sto solo constatando un fatto!
-Pensi molto male di me?
-Perché dovrei pensare male di te?
-Perché mi eccito solo a pensare al mio migliore amico…- disse il biondo sconsolato.
-Trovo che l’unico problema qui sia la tua ostinazione a continuare a chiamarlo “il mio migliore amico” quando è evidente, e direi da parecchio in verità, che i tuoi sentimenti hanno molto poco a che vedere con l’amicizia…
-Sakura mi ucciderebbe se lo venisse a sapere…
-La ragazzina medico mi sembra l’ultimo dei tuoi problemi al momento, direi che ora sia il caso tu ti occupi della situazione là in basso invece, non mi sembra accenni a diminuire da sola…- sghignazzò la volpe.
-Sparisci…
-Mi sembra ovvio!
 
Non ci posso credere, stava pensando, rotolandosi sotto le coperte senza riuscire a prendere sonno, mi sono toccato pensando a Sasuke, immaginando che fosse lui a farlo… e mi è anche piaciuto… sono davvero una persona orribile…
-Perché dovresti essere una persona orribile?- si intromise nuovamente Kurama.
-Sarebbe… per questo… che l’ho inseguito per tutto questo tempo?- domandò ad alta voce sia a se stesso che alla volpe.
-Vatti a fare un giro che mi sembra meglio, stai diventando inquietante…
Naruto sbuffò, ma poi seguì il consiglio, si alzò, si vestì e uscì di casa, anche se era tardi e probabilmente non c’era più nessuno in giro a quell’ora se non i ninja di guardia. Ma forse era meglio così, forse gli ci voleva fare quattro passi senza incontrare nessuno e senza pensare a niente.
 
Camminò senza riflettere, girovagando qua e là, fino a quando non si ritrovò sul molo dove aveva visto tante volte Sasuke da piccolo.
Ecco, pensò, non c’è proprio nulla da fare, anche quando cerco di non pensarci, in realtà non faccio altro che girarci intorno. Va bene, si disse, mettiamoci seduti qui e chiariamoci le idee.
Quindi si sedette sulle assi di legno e lasciò le gambe a penzoloni sopra l’acqua del torrente. Poi mise le braccia dietro la schiena e spostò il peso indietro per alzare lo sguardo verso il cielo.
È inutile, pensò sorridendo amaramente, anche la luna mi ricorda Sasuke… tutto quanto, in realtà, mi fa pensare a Sasuke…
-Questo… dovrebbe voler dire che… sono innamorato di lui?- mormorò a fior di labbra.
Non era Kurama, ma una voce, nella sua testa, gli rispose chiaramente: sì, sei innamorato di lui...
Allora un calore sconosciuto gli inondò il petto, come se tutto il suo chakra si fosse improvvisamente concentrato lì, per poi diffondersi lentamente a tutto il resto del corpo lasciandolo con una sensazione di pace sconosciuta. Aveva provato qualcosa di simile solo quando aveva incontrato sua madre durante l’allenamento per imparare a controllare la forza della volpe. Gli sembrò come se il suo cuore si aprisse e la sua mente venisse inondata di dolcezza, si portò le mani al centro del petto e si disse, sì, sono proprio innamorato di lui e… è una cosa bellissima…
Poi si stese sulla schiena, con le mani dietro la testa, guardando la luna e le stelle, e si chiese: da quando? Ci pensò un po’, ma non poté fare a meno di rispondersi che probabilmente lo era da sempre, solo che prima era troppo piccolo per accorgersene, o per capire quello che provava. Ma questo non aveva sicuramente niente a che fare con quello che aveva creduto per tanto tempo di provare per Sakura. Quella era più… un’idea… questo era qualcosa di completamente differente, più forte, soprattutto… molto più profondo.
E forse, pensare che lo aveva inseguito per tanti anni per amore non era neanche un pensiero così brutto…
Poi si ricordò perché nell’ultimo mese aveva provato a mettere da parte questi pensieri, in realtà aveva già capito, ma era successo durante la battaglia contro Obito e poi mentre credeva di stare per morire. Quando si era svegliato e aveva poi affrontato lo scontro contro Madara insieme al moro, si era detto che era stato solo un momento di debolezza dovuto alla tensione della guerra. E aveva messo da parte quel pensiero, perché… era troppo sconvolgente, quel pensiero portava con sé troppe implicazioni, che non era in grado di affrontare in quel momento. Finita la guerra si era dovuto occupare di convincere tutti i Kage a non mettere Sasuke e i suoi compagni in prigione e questo aveva richiesto tutte le sue energie e tutta la sua attenzione.
Poi, quando Tsunade finalmente aveva proclamato la sentenza, ed erano stati tutti reintegrati, con l’inizio delle prime missioni, qualcosa era cambiato. Ritrovarsi insieme, praticamente tutto il giorno, tutti i giorni, era stato destabilizzante ma, soprattutto, a quel punto non aveva più potuto ignorare quello che sentiva… per cui aveva fatto diversi sogni, molti erano anche parecchio imbarazzanti, e tutti avevano per unico protagonista proprio il suo migliore amico…
Ma in quel momento decise che non avrebbe mai più negato quello che provava.
-Quindi cosa farai?- domandò a quel punto la volpe, -hai intenzione di dirglielo?
-Kurama, hai deciso di diventare la mia migliore amica per caso?- lo prese in giro il biondo.
-Sto solo cercando di capire cosa ne sarà di me,- ribadì acidamente, -visto che mi stai inondando di strane emozioni… inoltre se dovessi iniziare ad andarmi in giro depresso penso che chiederei a qualcuno di farti fuori, già così sei abbastanza insopportabile…
-Kurama sei uno spasso, davvero! Ti prego ritorna a dirmi cose orribili, così premuroso proprio non ti ci so vedere, ahahaha…
La volpe ringhiò nella sua mente, per cui il biondo si fece serio e invece gli rispose:
-No, non glielo dirò al momento, perché lui ora sta cercando di reintegrarsi e di ricominciare una vita qui e io sono comunque un punto di riferimento per lui, se dovessi dirglielo, poiché non so bene che reazione potrebbe avere, lo destabilizzerei troppo…
-Quindi lo guarderai in silenzio, di nascosto, in modo adorante, come hai fatto negli ultimi giorni?
-Non ho fatto niente del genere!
-Come no?!- ribadì sarcastico Kurama.
-No, lo lascerò in pace, però… sai cosa penso in realtà? Io credo che anche Sasuke provi qualcosa per me… solo che credo lui sia molto confuso, proprio come me… credo che non ci sia assolutamente nulla che dovrei fare, solo aspettare e vedere quello che succede…
 
In quel momento proprio il viso del moro fece capolino sopra la sua testa.
-Ehi…- lo sentì dire.
Strano, pensò, non si era accorto del suo arrivo, ma forse era troppo preso dalla conversazione con Kurama.
-Ehi!- rispose e gli sorrise.
Poi il moro si sedette accanto a lui e gli domandò:
-Che ci fai in giro a quest’ora?
-Non riuscivo a dormire…- disse senza alzarsi.
Si accorse che non gli batteva forte il cuore come nei giorni passati, quando gli rivolgeva la parola, sentiva solo una grande dolcezza attraversarlo.
-Neanche io…- rispose il moro, poi si stese al suo fianco.
Erano così vicini che quasi si sfioravano.
-Teme,- iniziò a dire il biondo dopo un po’, -davvero vorresti diventare Hokage?- era dal giorno in cui era tornato che ci pensava, ma non c’era mai stata l’occasione. Quel momento invece era perfetto.
Alcuni minuti dopo, quando ormai pensava che non avrebbe più risposto, invece sentì la sua voce:
-Vorrei… sdebitarmi con Itachi… visto tutto quello che ha fatto per me… vorrei creare un mondo in cui mai più nessuno debba essere messo nella condizione di dover scegliere contro tutti i propri desideri e sentimenti come ha dovuto fare lui… un mondo… in cui nessuno debba crescere come abbiamo dovuto fare noi…
Rimase sorpreso, non credeva che gli avrebbe risposto in realtà, poi… quel noi finale, gli aveva fatto sentire una stretta al cuore.
-Io credo che Itachi volesse solo che ci fosse un posto che tu potessi ancora chiamare casa, un luogo in cui potessi essere felice…- disse allora.
-Non parlare di mio fratello come se lo conoscessi!- quasi gli gridò contro il moro.
Ma il biondo si girò verso di lui di scatto e gli disse:
-Ma io lo conosco Itachi, e ci ho anche parlato, più di una volta!
-Cosa?- domandò sorpreso il moro, mettendosi a sedere e guardandolo fisso.
-Sì,- continuò Naruto sollevandosi anche lui, -l’ho incontrato almeno tre volte, due quando era ancora vivo e l’ultima quando era stato resuscitato anche lui dall’Edo tensei… anzi, credo proprio che se non lo avessi incontrato quell’ultima volta, non sarei stato in  grado di combattere come poi ho fatto, lui mi ha aiutato moltissimo…
-E che ti ha detto?- domandò il moro che a quel punto era un po’ confuso. Proprio non riusciva a immaginare che suo fratello e Naruto avessero avuto un loro rapporto.
Il biondo si fece un attimo pensieroso, poi gli disse:
-Usa lo sharingan…
-Che?- domandò, non capendo, il moro.
-Invece di raccontartelo voglio che tu lo veda,- spiegò il biondo, -quindi usa lo sharingan e guarda i miei ricordi.
Sasuke lo guardò intensamente per un istante.
-Non hai paura?- domandò.
-E di cosa?
-Che ti faccia male…
-No, mi fido di te,- rispose senza esitare ricambiando il suo sguardo.
-Come puoi?- domandò ancora, quasi sussurrando.
-Guarda i miei ricordi di tuo fratello… tutte le risposte sono lì…
Allora il moro evocò lo sharingan.
 
Dopo alcuni minuti il biondo si riscosse, erano usciti dalla sua mente. Vide gli occhi di Sasuke tornare neri, ma una strana intensità li pervadeva ancora.
-Hai capito ora?- gli chiese con un sorriso, -è stato quello che mi ha detto sul diventare Hokage e sul fatto di non fare le cose da solo che mi ha aiutato…
Ma al moro non era quella la parte che lo aveva colpito di più. La cosa che lo aveva sconvolto era il fatto che Itachi lo avesse affidato a Naruto.
-È perché te lo ha chiesto lui che hai fatto tutto questo?- gli domandò dopo qualche istante.
-No,- rispose calmo il biondo, capendo quello che gli stava chiedendo, -l’ho fatto perché io e Itachi abbiamo condiviso uno stesso sentimento… dovresti averlo capito, ormai, no?
Poi gli sorrise e Sasuke si ritrovò ad arrossire, ripensando alle ultime parole che Itachi gli aveva detto “io ti amerò per sempre”… ma si disse che il biondo non poteva riferirsi a quello.
Poi Naruto si alzò e disse:
-Andiamocene a dormire ora, Baa-chan domattina ci vuole nel suo ufficio per le nove e non manca poi molto…
Il moro assentì senza dire più nulla, poi lo vide allontanarsi e si domandò: che cosa vuol dire “legame”, Naruto?
 
 

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Capitolo 8
*** I pensieri di Hinata ***


8. 

I pensieri di Hinata

 
 
-Hinata! Ciao!
La ragazza dai lunghi capelli neri si girò.
-Ciao Sakura, come stai?
-Tutto bene, conosci Karin?- disse la ragazza indicandole la giovane dai capelli rossi al suo fianco.
-Solo di vista,- rispose Hinata, -non ci siamo ancora presentate.
Poi fece un largo sorriso alla nuova kunoichi di Konoha e aggiunse:
-Piacere di conoscerti Karin, io sono Hinata Hyuga.
-Hyuga?- fece Karin, -quindi quegli occhi bianchi sono il famoso byakugan?
-Esatto!- disse Sakura con un sorriso.
Karin studiò per un istante la ragazza che aveva di fronte, sembrava timida, aveva un tono di voce basso ed era leggermente arrossita quando si era presentata, ma se la ascoltava con attenzione, in quel modo in cui solo lei poteva, riusciva a sentire che sotto ad un chakra delicato, gentile e calmo, ce ne era un altro, deciso e determinato, che scorreva in profondità. La guardò stupita dopo quella costatazione, mentre sentiva le due ragazze chiacchierare.
Poi la sua attenzione fu catturata dal suono di due voci note che avevano appena girato l’angolo.
 
-Dai teme, aiutami, ti prego…- stava dicendo Naruto con voce lamentosa.
-Non se ne parla,- rispose Sasuke, -tu hai sbagliato a scrivere il rapporto, tu lo correggi, e vedi anche di sbrigarti che tra un’ora e mezza abbiamo appuntamento con Kakashi per un giro di perlustrazione.
-Sei il solito antipatico, che ti costa aiutarmi? Lo sai che io odio le scartoffie…
-Non sei tu quello che vuole diventare Hokage? Non sai che il lavoro di un Hokage all’ottanta per cento è occuparsi di documenti e rapporti?
-Lo so, lo so…- sospirò il biondo sconsolato, -infatti quando sarò Hokage mi impegnerò al massimo, ma ora…
-In effetti forse ad uno con la tua penosa calligrafia dovrebbe essere vietato per principio diventare Hokage…- fece il moro pensieroso.
-Non osare dire una cosa del genere!- strillò il biondo minacciandolo con un pugno.
-Ragazzi!- li interruppe Sakura ridacchiando.
-Oh, ciao Sakura-chan, Karin, Hinata-chan!- disse il biondo girandosi verso di loro.
-Ciao,- bofonchiò il moro guadandole.
-È davvero uno spasso vedervi litigare tutto il giorno sapete?- disse la ragazza dai capelli rosa con un sorriso divertito.
-Io non litigo,- ribadì Sasuke, -è lui che fa tutto da solo…- aggiunse con una smorfia di disgusto.
-Non è vero!- strillò di nuovo il biondo, -sei tu che sei odioso come sempre e non sei in grado di avere una conversazione decente!
-Una conversazione, dobe, dovrebbe essere una cosa in cui si parla di qualcosa che interessa entrambe le parti,- disse il moro acido, -invece tu parli solo di cose che a me non interessano minimamente…
Il biondo divenne rosso dalla rabbia e stava lì lì per prenderlo a pugni, quando si fermò perché sentì delle risate.
Si voltò perplesso e vide Sakura e Hinata che si tenevano la pancia per cercare di trattenersi, mentre Karin li osservava decisamente perplessa e con uno sguardo interrogativo puntato verso il moro.
-Sakura-chan, Hinata-chan- fece il biondo guardandole male, -non è carino che ridiate così di me…
-Oh, ma non stiamo ridendo solo di te…- disse la rosa.
L’occhiataccia gelida che le lanciò il moro servì però a farla smettere. Subito dopo lui disse:
-Io me ne vado…
-No, no, me ne vado io, devo andare a correggere questo rapporto…- disse il biondo sconsolato, -ci vediamo dopo… ciao ragazze…
E si allontanò mogio.
Mentre il moro lo guardava allontanarsi di spalle, incrociò le braccia e sospirò, non si accorse del lieve sorriso che gli si disegnò sulle labbra, né dell’aria di tenerezza che gli si aprì nello sguardo.
Ma non sfuggì a Hinata. Si voltò verso Sakura, ma la vide sorridere e si rilassò. Non se ne era ancora accorta, per fortuna.
Poi il moro si girò per salutare le tre ragazze, ma le trovò che lo scrutavano tutte e tre.
-Che c’è?- domandò facendo istintivamente un passo indietro.
-Niente,- risposero quelle in coro.
Lui sollevò un sopracciglio e si dileguò. Rimanere solo con tre donne era una cosa che avrebbe evitato come la peste.
 
Te lo sei già ripreso eh, Sasuke-kun? pensò Hinata guardandolo allontanarsi. Sei tornato solo da un mese eppure il vostro rapporto è già tornato forte come un tempo, anzi forse più forte di prima, nonostante tutto il dolore che tu gli hai causato, nonostante quanto tu lo abbia fatto soffrire… eppure… Naruto è così, lui ti ha perdonato tutto e ti guarda in un modo in cui non ha mai guardato nessun altro.
Io, invece, gli ho detto che lo amo, ma lui non mi ha neanche risposto. Anche adesso, non mi ha guardata in nessun modo particolare, neanche dopo quello che ci siamo detti durante la guerra… se ci sei tu al suo fianco tutti gli altri scompaiono… è sempre stato così e probabilmente sarà così sempre … ma tu, cosa provi per lui Sasuke-kun?
Ho visto qualcosa nel tuo sguardo, proprio ora, mentre lo guardavi allontanarsi di spalle, qualcosa che somigliava alla tenerezza, non ti avevo mai visto guardare qualcuno in quel modo… te ne sei finalmente accorto anche tu forse? Ti sei accorto di che persona meravigliosa sia Naruto? Ti sei accorto del modo in cui lui ti guarda? Ti sei accorto di quello che lui prova per te?
Io lo so, forse, io l’ho sempre saputo, che quello che vi lega è qualcosa di davvero speciale… e lo so perché sono anni che osservo Naruto, forse più di chiunque altro…
Quindi, anche se fa male, vi auguro ogni bene… anche se fa male, vorrei che tu ti accorgessi di lui, vorrei che tu iniziassi a guardarlo come lui guarda te, perché l’unica cosa che davvero mi importa è che lui sia felice… e so che non potrebbe mai esserlo vicino a me… per cui mi faccio da parte… te lo lascio Sasuke-kun, ma tu… accorgitene, guardalo… non lasciartelo scappare… 

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Capitolo 9
*** Davanti alla porta ***


Note:
Allora, allora, allora, deduco, dal numero di visite e di recensioni, che le storie Shikamaru/Temari non le apprezziate poi più di tanto… ho infatti postato la scorsa settimana una one-shot su di loro, che avrebbe tranquillamente potuto essere inclusa in questa raccolta, ma che, per la differenza di protagonisti principali ho preferito pubblicare a parte.
Comunque, spero che invece questo ulteriore extra pre-long tutto su Sasuke, lo apprezzerete di più,
a presto e buona lettura!
 
Yuko

 
 
 
10.

Davanti alla porta

 
 
È fermo lì, da giorni, ore, minuti. Davanti a quella porta scorrevole di legno e carta di riso, uguale a tutte le altre di quella grande casa in cui ha ricominciato a vivere da quasi due mesi. L’unica che ancora non è riuscito a varcare. Tra quelle del piano di sotto. Quelle del piano di sopra non ha nessuna intenzione di varcarle almeno per il momento. Anzi, non sale neanche le scale, ad essere precisi.
È così dannatamente difficile, maledizione, pensa.
E lui che credeva di aver già intrapreso e affrontato tutte le cose più difficili del mondo, si ritrova lì, davanti ad una porta chiusa, a darsi del cretino perché non riesce, proprio non ci riesce, ad aprirla. È terrorizzato da quello che potrebbe trovarci.
Eppure una volta Orochimaru aveva provato a dirglielo, lo ricorda distintamente. Gli aveva detto che la scelta che aveva fatto, allontanarsi dal villaggio e diventare forte per vendicarsi di suo fratello, era stata una via facile. Si ricorda che lo aveva guardato con stupore e sufficienza, senza dire nulla, e poi Orochimaru, dopo un po’, accorgendosi della muta domanda che gli era rivolta, aveva aggiunto:
-Un giorno lo capirai, Sasuke-kun, un giorno ti accorgerai che la via più difficile è sempre quella che si compie quando si prova a rimettere insieme le cose, non a distruggere…
Dopo pochi giorni lo aveva ucciso.
Non aveva capito quello che intendesse.
Solo ora sta iniziando a rendersene conto. E le parole di quel maestro che lo ha fatto diventare forte gli risuonano nella mente come un ammonimento, severo, ma dolce al tempo stesso. Come alla fine si è ritrovato a considerarlo pensando a quello che è successo durante la guerra, quando lo ha resuscitato. Alla fine Orochimaru lo ha aiutato, così come Kabuto, che ha addirittura evitato che morisse e lo ha curato. Alla fine, oggi, quando ripensa a quei due, sente quasi riconoscenza nei loro confronti.
Ma era solo un ragazzino, si dice, anche se non era che un po’ più di un anno fa.
Tante cose sono cambiate, da quelle parole. Troppe, forse.
E oggi, che è tornato a Konoha, dopo aver combattuto contro Madara e Obito, sta iniziando a comprendere.
 
È lì, davanti alla porta dello studio di suo padre, ed è terrorizzato. Forse più di quanto lo sia mai stato prima. E sta cercando di capire come mai.
Però il senso di quelle parole del suo vecchio maestro sta iniziando a comprenderlo. Tornare, è così difficile. Rientrare in quella grande casa, che è straordinariamente rimasta uguale a come l’ha lasciata, è stato molto più faticoso di quanto avrebbe mai immaginato.
Dopo che Itachi aveva ucciso la sua famiglia e tutto il clan, aveva continuato a viverci per anni, ma si era limitato ad abitare solo una minima parte di quelle stanze. Aveva sigillato il piano superiore e la maggior parte di quello inferiore. Usava solo il salotto, la cucina, un bagno e una stanza. Tutte le altre camere non le aveva più aperte.
Quando era rientrato a casa, in seguito a quella notte, dopo aver passato circa una settimana in ospedale, la aveva trovata così, era stato il Terzo a ripulirla e a farla sistemare quando lui gli aveva detto che voleva continuare a vivere lì, da solo.
Ma oggi ha diciassette anni, ha ucciso suo fratello, ha ottenuto la sua vendetta per poi scoprire che era stata tutta una farsa, il perfetto inganno di Itachi, la sua illusione suprema. Le parole di quello che si era presentato come Madara e che poi invece si era rivelato Obito, un fantoccio nelle sue mani, l’ennesimo Uchiha caduto preda dell’odio e del dolore, avevano distrutto tutto. Il mondo si era capovolto. Tutto era cambiato. Un cataclisma aveva sovvertito l’ordine delle cose e i suoi occhi si erano risvegliati. Una verità sconcertante si era rivelata. Non era più suo fratello il traditore.
Per un po’ aveva provato a convincersi che i veri traditori fossero le alte sfere della Foglia, ma poi, lentamente, ma inesorabilmente, aveva dovuto accettare un’altra verità, che si stava facendo spazio dentro di lui e cercava di trovare una via di accesso alla sua coscienza.
Il vero traditore era suo padre. Il capoclan degli Uchiha.
Dai racconti del primo Hogake aveva compreso che quello era un vecchio problema che il Villaggio della Foglia si portava appresso dai tempi della sua fondazione, lo scontento degli Uchiha per la posizione che avevano all’interno del Villaggio. La prima volta era stato Madara stesso ad allontanarsi e a farsi carico di tutto quello scontento combattendo contro Hashirama. La sua presunta morte pareva aver acquietato la sete di potere del clan per quasi un secolo. Ma poi si era ripresentata.
Gli Uchiha stavano per dare il via ad una guerra civile e suo fratello aveva deciso che il modo migliore per evitare quella catastrofe e la morte di tanti innocenti sarebbe stata l’eliminazione completa del clan. Ma dove aveva trovato quel coraggio? Se lo era chiesto spesso nell’ultimo anno.
Dove aveva trovato Itachi la forza di uccidere i suoi stessi genitori e tutte le persone che gli erano care? Dove aveva trovato la forza di uccidere Shisui, il suo migliore amico? Ricordava chiaramente che quei due erano inseparabili e aveva compreso, anche grazie ai ricordi che Naruto gli aveva fatto vedere, che era stato Shisui stesso a volere che lui lo uccidesse per poter così acquisire il potere del mangekyo sharingan, l’unico che lo avrebbe messo in grado di compiere quella strage.
Doveva quindi essere stato per forza un piano congiunto tra loro due, Shisui sapeva e gli aveva affidato la sua vita e il suo occhio. Ma come avevano potuto, quei due, compiere un sacrificio così estremo di tutti i loro stessi sentimenti? Come aveva potuto Itachi rimanere da solo a custodire quel segreto per tutto quel tempo?
E poi farsi bollare come traditore e vagare per anni, accodandosi a quell’organizzazione, l’Akatsuki, per tenerla d’occhio, facendosi odiare da lui… perché Itachi non lo aveva portato con sé? D’accordo che era solo un bambino, ma possibile che avesse fatto davvero tutto quello per lui? Aveva ragione Naruto quando gli aveva detto che il desiderio di Itachi era che lui avesse un posto da poter ancora chiamare casa, un luogo in cui poter essere felice? Si poteva fare davvero una cosa del genere?
 
Erano giorni che continuava a passare davanti a quella porta e a porsi queste stesse domande. Aveva aperto le altre stanze del piano inferiore e le aveva un po’ sistemate, aveva ammassato tutte le cose che non voleva più avere intorno in un magazzino in fondo alla casa, aveva pulito e messo in ordine. Anche se non era necessario, in fondo a lui non servivano altre stanze, ma gli era sembrato che non avesse senso continuare a vivere in quel modo, anche se era di nuovo da solo in quella casa.
La verità, per quanto ancora più orribile e crudele di quella che aveva conosciuto, richiedeva che anche quella casa cambiasse. E gli era sembrato che quelle pulizie e quel  mettere in ordine, quel riscoprire gli oggetti della sua famiglia, per quanto doloroso, fosse anche un po’ utile, gli era sembrato che mettere a posto fuori di sé coincidesse anche con il rimettere a posto qualcosa dentro di sé, e c’erano così tante cose da mettere a posto anche lì…
Ma ora non poteva più continuare ad evitare quella stanza, erano almeno tre giorni che al ritorno dalle missioni, dopo essersi fatto una doccia ed aver mangiato qualcosa, si ritrovava lì davanti. Oggi era il suo giorno libero, era mattina, aveva tutta la giornata di fronte a sé, doveva per forza entrarci.
Poggiò la fronte sul legno e sospirò.
 
Padre, pensò, perché diamine non sei riuscito a porre fine al folle desiderio di potere del clan? Eri il capo, avevi l’autorità, avresti potuto sedare quella ribellione… invece la hai assecondata… perché? Non pensavi ai tuoi figli? Non riuscivi a renderti conto che quello che stavi facendo avrebbe portato solo a delle conseguenze orribili? Anche se avessi vinto, anche se aveste preso il potere, poi cosa sarebbe accaduto? Pensavi davvero che sarebbe finita lì?
Eppure eri un uomo intelligente… e tu, madre, perché non lo hai fermato? Sapevi quello che stava facendo?
Itachi ha fatto bene. Io non so se sarei stato capace di fare lo stesso, ma oggi penso che lui abbia fatto bene. Anche se questo pensiero mi stordisce e mi lascia senza fiato per tutto quello che comporta… l’ho ucciso, ho ucciso mio fratello, che amavo così tanto, e a volte mi viene voglia di morire per questo… è stata colpa tua padre… lo sai? Lo senti, dalla tomba, che le tue azioni sconsiderate, che la tua brama di potere, hanno portato a tutto questo? Hanno scatenato questa guerra fratricida?
Mi verrebbe voglia di resuscitarti solo per vedere la tua faccia nel raccontarti tutto quello che è avvenuto…
Non riesco neanche ad essere arrabbiato, perché diamine non riesco neanche ad essere infuriato con te? Mi viene solo da piangere…
Era così facile il mondo quando pensavo che Itachi dicesse la verità, quando pensavo che vi avesse ucciso per la sua follia… era più semplice, lui era un traditore, voi le vittime e io avevo la mia vendetta, che mi teneva in vita e mi spingeva ad agire…
Ora il mondo è diventato un luogo in cui i vecchi sentimenti si mescolano ai nuovi, in cui l’odio e la sofferenza sembrano vagare disperati dentro di me, senza più trovare un appiglio, e non riesco neanche a sentire il fuoco familiare della rabbia che mi invade le viscere e mi fa sentire di avere uno scopo…
Penso a Madara, che ho combattuto allo stremo delle mie forze, e non riesco a non sentirlo vicino in qualche modo perverso… avrà mentito anche lui? In fondo sembra che noi Uchiha siamo davvero bravi in questo… mentiamo a tutti, forse anche a noi stessi… sarà lo scotto che paghiamo per essere capaci di creare illusioni così potenti? Cadiamo preda dei nostri stessi genjutsu?
Comincio a chiedermi se sia poi vero quello che diceva Madara, ho visto il modo in cui guardava Hashirama… la mente mi si riempie di domande su di lui e su quello che provava… perché ha voluto tutto questo? Era davvero così preda della sete di potere? O aveva qualche altro desiderio segreto che lo muoveva? Lo ha fatto per se stesso o per il clan? E tu, padre? Quello che hai provato a fare lo stavi facendo per te stesso o per il clan?
Il mondo è diventato un luogo complesso e incomprensibile, in cui le vere intenzioni delle persone mi risultano così misteriose…
 
Eppure sono tornato, anche se tutto quello che ho pensato e fatto fino a poco tempo fa è stato inesorabilmente sbagliato, alla fine so di aver fatto la scelta giusta. Ho combattuto contro il mio stesso sangue, come mio fratello prima di me, e so che lui ne sarebbe fiero.
Ho combattuto insieme a Naruto… come voleva Itachi… non lo trovi ironico, padre?
Ho provato a uccidere il mio migliore amico, più di una volta, ho provato a estirparmelo dal cuore con tutte le mie forze… senza nessun risultato a quanto pare… io, che tutti hanno sempre considerato un genio, ho fallito miseramente nel compito che sembrava il più facile… alla fine mi sono arreso a lui, ho combattuto al suo fianco e sono tornato qui, proprio come voleva quel dobe…
Anche se non riesco ad ammetterlo che dentro di me.
E anche questo è così dannatamente difficile, sai?
Essere qui a Konoha, vedere le persone che ho odiato ricostruire le proprie vite dopo la guerra, vedere le persone che mi sorridono, il ghigno di Tsunade quando mi parla, l’occhio bonario di Kakashi, il sorriso di Iruka, la felicità così palese negli occhi di Sakura, la serenità di Suigetsu, Jugo e Karin che si stanno ambientando così bene, il sospiro di sollievo che sembrano emettere Kiba, Shikamaru, Ino, Choji, Ten Ten, Rock Lee, Hinata, persino Shino, quando li incontro… e poi… Naruto…
È tutto così strano con lui… lo penso, più spesso di quanto abbia mai pensato a chiunque altro… lo guardo, mi accorgo che lo guardo in continuazione, è più forte di me, a volte cerco di non farlo, ma poi ci ricasco, e non so neanche il perché… e anche lui lo fa, sento il suo sguardo su di me, sempre, e non capisco…
Avrei bisogno di te… mamma, avrei bisogno di uno di quei tuoi sguardi pieni di comprensione e affetto, del tuo abbraccio, delle tue carezze, di una tua parola gentile… tu riusciresti ad aiutarmi a capire quello che mi sta succedendo?
I miei sentimenti sono in subbuglio, è tutto differente, tutto sta cambiando, tutto è già cambiato, e io non so in che modo e mi sento confuso, per la prima volta nella mia vita non so cosa penso, né cosa provo…
 
Itachi avrei bisogno di un po’ di quel tuo coraggio ora, per aprire questa porta e capire cosa c’è in questa stanza, immagino di trovarci le foto della nostra famiglia, e so che farà male guardarle, ma ho anche tanta paura di trovarci dei documenti che attestino della follia di nostro padre. L’immagine che avevo di lui, di te, del clan, è cambiata inesorabilmente e ora ho paura di trovare qualcosa che possa cambiarla ancora di più…
Non ne posso più dei cambiamenti, vorrei solo che il mondo smettesse di girare in questo modo vorticoso e tornasse a diventare un luogo semplice e comprensibile, un luogo in cui due più due fa quattro e non a volte sedici e altre uno, un mondo in cui la logica funzioni e non in cui sembri che tutto sia stato sovvertito, un mondo in cui sia facile comprendere la differenza tra quello che è giusto e quello che è sbagliato…
 
Il mio cuore non ha ancora trovato riposo, non so se lo troverà mai e non so come fare per calmarmi. Nessuno se ne accorge, nessuno lo nota, la maschera di freddezza e impassibilità che mi sono costruito sembra reggere ancora abbastanza bene, solo qualche volta la sento come incrinarsi… mi sono accorto che succede qualcosa dentro di me quando sono accanto a Naruto, ma soprattutto quando c’è qualcun altro accanto a noi e vedo il modo in cui lui guarda gli altri. Mi sento, quasi… geloso delle sue attenzioni… vorrei che guardasse solo me, che sorridesse solo a me… perché? Sono dunque diventato così fragile da avere bisogno di sentirlo come un punto di riferimento? Mi sento un cretino, dannata possessività Uchiha…
Inoltre, mi sembra veramente impossibile, ma sembra che quel pesce lesso di Sai abbia notato qualcosa, sembra che faccia apposta a provocarmi… quando siamo insieme tocca sempre Naruto, in un modo o nell’altro, e io non riesco proprio a impedirmi di sentire un’ondata di ostilità nei suoi confronti e temo che lui se ne sia accorto, temo di essermi fatto beccare a fulminarlo in più di un’occasione… e mi danno fastidio anche tutte quelle ragazzine che ci girano intorno ultimamente, quelle petulanti che cercano di attirare la mia attenzione non faccio altro che ignorarle come facevo anni fa, ma quelle che girano intorno a Naruto vorrei scannarle, mi danno sui nervi…
Lui dice che sono il suo migliore amico, lo ha sempre detto, prima diceva anche che ero come un fratello per lui, e da quello che ci ha detto l’eremita delle sei vie, sembrerebbe anche vero in un certo qual modo, ma quel giorno in ospedale lo abbiamo negato entrambi, perché? Che cos’è Naruto per me oggi?
E perché diavolo sono appoggiato a questa porta da ore e non riesco a muovermi di un passo? Dannazione, sono l’ultimo degli Uchiha, ho più potere di tutta Konoha messa insieme, escluso il dobe, e non trovo il coraggio di aprirla!
 
-Sasuke Uchiha?
Si voltò di scatto al sentire una voce pronunciare il suo nome. Un rospo lo stava guardando incuriosito.
-Che vuoi?- gli domandò cercando di darsi un contegno.
-Naruto vuole sapere se, visto che è il vostro giorno libero, ti va di raggiungere lui e Kakashi a mangiare da Ichiraku,- disse il rospo sbuffando, evidentemente quello doveva sembrargli un modo davvero inutile di utilizzare i suoi servigi.
Gli venne da sorridere per un istante, Naruto, pensò, sembra proprio che tu non riesca a fare altro che venirmi sempre a salvare eh?
-Digli che non posso,- rispose solo al rospo.
-Ok,- fece quello e poi sparì con uno sbuffo così come era apparso.
Lui fece un respiro profondo, sorrise impercettibilmente, e infine aprì quella porta.
 
Diverse ore dopo era ancora seduto per terra tra vecchi album di foto che ritraevano i suoi genitori da giovani con vari altri ninja. Non aveva trovato molto più di quello, solo qualche vecchio documento, niente che riguardasse il piano di suo padre e del clan di muovere guerra al villaggio.
Forse è meglio così, si ritrovò a pensare, in fondo era ovvio che non avrei trovato poi molto, il Terzo deve aver fatto perquisire la casa e avrà preso lui qualsiasi cosa riguardasse la cospirazione, in fondo il patto con Itachi era che io non avrei mai dovuto sapere nulla.
Poi si guardò intorno un’altra volta, oltre ad una grande scrivania, c’erano tante librerie di legno piene di libri e rotoli vari, più un divanetto e una poltrona.
Si rialzò e si sedette alla scrivania, poggiò le mani sul tavolo, aprì ancora una volta i cassetti, rialzò lo sguardo e davanti a sé vide un quadro, era una calligrafia tradizionale con due versi:
 
Quando i tuoi occhi saranno risvegliati
la verità non sarà più celata al tuo sguardo
 
Dopo uno spazio bianco appariva, in basso, il simbolo dello sharingan stilizzato. Aggrottò la fronte perplesso, non si ricordava di quel quadro, ma in fondo quando era piccolo non entrava spesso in quello studio. Poi gli venne un’idea e il rosso apparve nei suoi occhi.
Rimase senza fiato, con lo sharingan attivo oltre a quei versi compariva un’altra scritta:
 
Nelle parole dietro le parole troverai
una luce che non può essere oscurata
 
Andò di fronte al quadro, lo sollevò dal chiodo, con le mani che gli tremavano, e lo girò.
 
 
Figli miei,
se un giorno leggerete questo vorrà dire che io sarò morto. Mi dispiace.
In questi giorni ho compiuto la scelta più difficile della mia vita.
Il clan desidera la guerra, è stanco di sentirsi escluso da tutte le decisioni più importanti che vengono prese e di essere solo sfruttato come forza militare. I nostri figli vengono mandati a morire con più leggerezza di quelli degli altri e questa situazione non è più sopportabile. Ho provato a parlare con l’Hokage più volte, ma il consiglio è irremovibile.
Il Terzo ha sbagliato a non proclamare un nuovo Hokage dopo la morte del Quarto, ma non lo sta facendo perché noi stiamo richiedendo che il prossimo Hokage sia un Uchiha, non importa chi. Molti jonin del nostro clan hanno proclamato che non accetteranno che per un’altra volta gli Uchiha siano comandati dai Senju, che tutte le loro carriere vengano sempre ostacolate e che vengano sempre e solo relegati ad essere membri della polizia o anbu.
Ho quindi deciso di fare miei i propositi della maggior parte del clan e di governare io stesso questa insurrezione, in modo anche da poterne attutire gli urti più violenti. Ci sono già stati incidenti poco chiari e non voglio si verifichi una situazione di anarchia e violenza incontrollata.
So che ho preso una decisione che porterà morte e sofferenza, ma spero vivamente che alla lunga possa portare ad una situazione di maggiore equità tra i vari clan del villaggio.
Lo sto facendo per voi, figli miei, e per tutti i giovani Uchiha,
spero che un giorno potrete perdonarmi,

Fugaku Uchiha

 
 
Si accasciò a terra, dopo aver letto e riletto più volte quelle frasi.
Poi pianse. A lungo.
Quando riuscì a calmarsi, mise a posto il quadro, si richiuse quella porta alle spalle lasciando tutti gli album di foto ancora sul pavimento e andò a farsi una doccia per provare a schiarirsi un po’ le idee. Si sentiva svuotato.
Andò in cucina, accorgendosi che non aveva mangiato niente per tutto il giorno, quando sentì bussare alla porta. Storse il naso domandandosi chi potesse essere e andò ad aprire. Si ritrovò davanti Suigetsu e Naruto.
-Neh, Sasuke, vieni a cena da noi?- domandò Suigetsu.
-No,- rispose.
-Dai teme,- disse a quel punto il biondo, -pare che oggi sia il compleanno di Karin, e Sakura e Ino le stanno preparando una sorta di festa a sorpresa, Jugo l’ha fatta uscire perché non si accorgesse di nulla, manchi solo tu.
Li fissò un attimo, poi sospirò e disse:
-Va bene…
Forse non sarebbe stata una cattiva idea prendere un po’ d’aria e stare in mezzo ad altri dopo quella giornata. Inoltre non aveva fatto la spesa e non aveva niente da mangiare in casa.
-Visto Naru?- disse Suigetsu mentre si incamminavano, -te lo avevo detto che se ci fossi andato io da solo non mi avrebbe dato retta…
Il biondo sghignazzò, beccandosi un’occhiataccia da Sasuke.
 
La serata era andata meglio del previsto, Karin era arrossita e si era quasi messa a piangere quando aveva trovato tutte quelle persone in casa che le avevano urlato buon compleanno. E lui era rimasto sinceramente stupito dal vedere la sua reazione, forse venire a vivere a Konoha era stata una buona decisione anche per i suoi tre compagni del team falco, in fondo anche loro avevano vissuto in modo decisamente fuori dall’ordinario fino a quel momento e un po’ di normalità sembrava gli stesse facendo davvero bene. Forse era proprio questo che stava sconvolgendo così profondamente anche lui, da quasi due mesi la sua vita sembrava improvvisamente diventata “normale”…
Avevano mangiato e bevuto, aveva perfino chiacchierato un po’, poi Suigetsu aveva tirato fuori il sakè.
 
-Devo levartela quella bottiglia?
Si girò lentamente verso la voce che aveva appena parlato. Trovò il biondo che lo fissava con aria preoccupata.
-No.
-Ma, teme,- continuò, -ti sei praticamente scolato da solo un litro di sakè e ora hai iniziato una seconda bottiglia, non ti sembra di esagerare?
-Neh, Naru,- si intromise Suigetsu, -non ti preoccupare, Sasuke fa sempre così quando c’è il sakè…
-Sei diventato un ubriacone?- domandò il biondo perplesso.
-Ma figurati,- sbuffò il moro, -mi piace e lo reggo, quindi non fare quella faccia…
-Wow,- aveva proseguito Naruto, -quindi sulla terra esiste anche qualcosa che ti piace? Sono davvero sorpreso!
La risata sguaiata di Suigetsu che ne era seguita lo aveva distolto dal proposito di ribattere in qualsiasi modo.
Jugo si era praticamente addormentato con la testa sul tavolo, lui l’alcool lo reggeva malissimo, Suigetsu aveva invece iniziato a cianciare con le tre ragazze, beccandosi delle pesanti prese in giro da parte di Sakura e anche qualche pugno di Karin, che lo aveva fatto liquefare un paio di volte.
-Non trovi un po’ inquietante quanto Sakura, Ino e Karin siano diventate amiche?- gli chiese il biondo che era seduto di fronte a lui, osservando le ragazze.
Sasuke si girò per guardarlo, aveva il volto poggiato sopra una mano e le guance leggermente arrossate dall’alcool, guardava verso le tre ragazze e sorrideva. Sentendo il suo sguardo si girò e incontrò i suoi occhi, ma lui distolse lo sguardo portando la sua attenzione sul bicchiere che aveva tra le mani.
-Contente loro…- sospirò.
-Non trovi che sembrino felici?
Le osservò con più attenzione e disse:
-Sembra strano che si possa essere felici dopo tutto quello che è successo…
-Beh, ma è proprio per questo, no?- disse ancora il biondo con un sorriso dolce, -è proprio dopo tutte le cose brutte che sono successe che si riesce ad apprezzare di più le piccole cose…
-Hm…- rispose solo.
-Che hai fatto oggi?- continuò il biondo.
-Ho messo a posto casa…
-È per questo che sei di cattivo umore?
Lo guardò stupito per un istante, quel Naruto che sembrava capace di leggergli dentro lo sorprendeva ogni volta.
-Non sono di cattivo umore,- disse dopo aver versato dell’altro sakè sia a se stesso che al biondo.
-Hai la testa da un’altra parte però…
-Quello sì,- rispose.
Poi lo guardò, Naruto non gli stava chiedendo nulla, ma gli venne voglia di raccontargli quello che aveva scoperto, inspiegabilmente.
-Ho trovato un messaggio di mio padre…- iniziò.
Lo sguardo del biondo si fece più attento, stava aspettando in silenzio, e lui apprezzò che gli stesse dando il tempo di decidere cosa dirgli.
Poi gli raccontò quello che aveva trovato.
-Quindi,- disse alla fine il biondo, -anche se non sei d’accordo con le sue scelte, hai almeno avuto conferma che ti voleva bene e che quello che ha fatto lo ha fatto per i suoi figli…
-Qualcosa del genere…- sospirò, -ma trovo davvero inquietante come le migliori intenzioni possano portare a tali catastrofi,- aggiunse.
-Io credo che le persone difficilmente siano proprio cattive, sai?- disse il biondo appoggiandosi sulle mani dietro di lui e sollevando lo sguardo verso il soffitto.
-E come la metti con gente come Obito e Madara?- domandò scettico.
-Io credo che le persone soffrano, tanto,- continuò il biondo, -e che quando si sentono ferite è come se la loro vista e il loro cuore si restringessero, come se non riuscissero più a vedere le cose in modo obiettivo, l’unica cosa che vogliono è cercare di mettere a tacere in qualche modo quella sofferenza e, a volte, trovano delle soluzioni che gli sembrano perfette, ma non riescono a rendersi bene conto delle conseguenze… non vedono più altro che il proprio dolore e se stessi e così smettono anche di vedere il dolore che stanno provocando, a se stessi e agli altri…
-Questo potrebbe valere anche per me…- disse il moro fissandolo.
-È così?- gli domandò il biondo rivolgendo a quel punto lo sguardo verso di lui.
-È possibile…- rispose, stavolta senza distogliere lo sguardo da quegli occhi chiari, basta fuggire anche da questo, pensò, basta guardarsi di nascosto.
-Oggi soffri di meno?- domandò ancora il biondo, piano.
-Non lo so ancora… ma qualcosa è cambiato…
-Bene,- disse Naruto con un sorriso dei suoi, -l’importante è che ci sia qualcosa di differente rispetto a prima, no?
-Ragazzi, grazie di tutto,- iniziarono a dire Sakura e Ino a quel punto, -noi andiamo, Naruto, Sasuke-kun, venite anche voi?
-Sì,- disse il biondo rialzandosi.
Il moro lo seguì. Meglio così, pensò, tanto non avrebbe saputo cosa rispondere a quelle parole. Salutarono e se ne andarono.
Fecero la strada fino a Villa Uchiha insieme, poi gli altri tre proseguirono verso le proprie case. Sulla porta del giardino, Sasuke si ritrovò a guardare le spalle del biondo mentre si allontanava e chiacchierava con le ragazze.
Da quanto sei diventato così saggio Naruto? Si chiese. Sei così pieno di sorprese…
Forse era questo che intendeva Itachi quando ti ha detto che lui ha fallito perché ha fatto tutto da solo, forse è questo che intendeva Orochimaru. Distruggere, separare, lasciarsi andare al dolore e all’odio, fare tutto da soli, in fondo è una via semplice, anche se ai nostri occhi, soprattutto a quelli di un’Uchiha orgoglioso, sembra invece arduo e faticoso…
Forse, invece, la via più difficile è sempre stata quella che hai scelto tu, cercare di tenere insieme le cose e le persone… avere fiducia negli altri…
Forse è vero che l’odio genera odio, mentre la fiducia genera fiducia… in fondo è per questo che abbiamo vinto, perché lo abbiamo fatto insieme, tutti quanti, sorpassando quello che ci divideva, perfino i bijuu sono diventati tuoi amici e tutti i ninja esistenti hanno imparato a collaborare tra di loro.
È così duro da ammettere ma penso tu abbia ragione, le scelte che ho preso erano dettate dal dolore e dall’odio, non erano davvero lucide, e per questo si sono rivelate sbagliate… ma ora sembra ci sia qualcosa di differente dentro di me… e in questo qualcosa sembra tu abbia un qualche ruolo…
Mi sento meglio dopo aver parlato con te, e questo è così strano… in fondo io non ho mai davvero parlato con nessuno, solo con te, qualche volta… ma io, cosa so di te oggi? So che sei diventato forte, so che sei cresciuto, so che “la tua più grande abilità è quella di diventare amico praticamente di chiunque e di spargere amore tutto intorno a te”, come ha detto Shikamaru,  ma non so niente dei tuoi pensieri e dei tuoi sentimenti di questi anni che abbiamo trascorso separati… forse, la prossima volta che ce ne sarà occasione, mi piacerebbe mi raccontassi qualcosa di te…
 

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Capitolo 10
*** Di magliette, insulti e pugni desiderati ***


Note:
Ero molto indecisa se aggiungere questo extra, ma poi ho sentito che era necessario per dare continuità con quella che poi è la long. Ringrazio Aredhel che mi ha aiutata a fare questi pensieri, questo capitolo è per te cara!
Questo è l’ultimo extra pre-long,
buona lettura e fatemi sapere che ne pensate,
ciao!
 
Yuko

 
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11.

Di magliette, insulti e pugni desiderati


 
Era nervoso da morire, erano appena tornati da una missione in cui aveva combinato un casino. Era stato distratto tutto il giorno, dopo la conversazione avuta con Sasuke, Kurama non la smetteva più di prenderlo in giro e di dirgli che era fatta, per cui interveniva ogni due per tre facendogli commenti poco appropriati e dicendogli che le parole del moro quando aveva detto che qualcosa era cambiato, potevano tranquillamente essere interpretate come un “basta aspettare, buttati”, o altrimenti me ne occupo io, aveva aggiunto sghignazzando, facendogli gelare il sangue nelle vene.
Anche quando avevano finalmente trovato quella banda di predoni che stava infestando le strade di collegamento e avevano dovuto combattere, aveva continuato a parlargli in continuazione, facendolo arrossire per i commenti che gli faceva ogni volta che lo beccava a guardare il moro.
-Te la sei cercata…- gli stava dicendo proprio in quel momento mentre si stava dirigendo a passo spedito lungo le vie del villaggio.
-Io non me la sono cercata  proprio per niente Kurama! Falla finita!- gli aveva urlato contro nella mente.
-Come no, ma se quando sei scivolato il tuo kunai gli ha tagliato la maglietta lasciandolo mezzo nudo!
-Non era mia intenzione! Come te lo devo dire?! Mi è scappato di mano!
-Quando dicevo che era il momento di buttarti non intendevo di provare a spogliarlo durante un combattimento, sai?- stava aggiungendo ancora la volpe ridendo a più non posso, -quella mossa mi è sembrata un tantino azzardata, poi davanti a Kakashi e Sai…
-Kurama sta’ zitto! Ti preferivo quando non parlavi mai e mi odiavi…- disse sempre più furioso.
E la cosa più terribile era che Sasuke non si era arrabbiato, gli aveva lanciato un’occhiataccia, questo sì, ma poi si era limitato a sbuffare e a girarsi da un’altra parte stendendo altri due avversari in un attimo. Lui invece era arrossito fino alla punta delle orecchie e, mentre mandava due copie ad occuparsi di altri due predoni, aveva iniziato a profondersi in scuse, patetiche, a sentire quello che la volpe proprio non aveva potuto trattenersi dal dire.
Kakashi e Sai poi avevano guardati perplessi tutta la scena, ed era sicuro di aver sentito il maestro borbottare:
-No, così proprio non va…
E lui era d’accordo! Cavolo, il vecchio Sasuke lo avrebbe fatto nero per una cosa del genere! Gli aveva rovinato una delle sue meravigliose maglie con lo stemma del clan! Come minimo si sarebbe aspettato che lo prendesse a pugni, invece quella reazione composta lo aveva demoralizzato. Le cose non andavano bene per niente… quello non era il loro rapporto. Era vero che battibeccavano come ai vecchi tempi e che c’era stato anche qualche momento in cui avevano parlato davvero, ma che Sasuke non si arrabbiasse con lui era troppo strano…
Lui stava cercando di essere gentile, di aiutarlo a riambientarsi, ma c’era qualcosa che non stava funzionando, lo sapeva, solo che non capiva bene cosa.
 
Il giorno dopo Sasuke si era presentato all’appuntamento per il giro di perlustrazione indossando il kimono che portava quando stava con Orochimaru e lui aveva trattenuto il respiro a quella vista. Non solo quel kimono lo lasciava praticamente mezzo nudo, ma in più gli ricordava anche un sacco di brutte cose… Era rimasto in silenzio però, in fondo cosa avrebbe potuto dirgli?
Quindi a fine giornata, sentendosi ancora mortalmente in colpa, era entrato in un negozio di vestiti. Aveva trovato una maglietta nera, molto simile a quella che portava anni prima, con il collo largo e un po’ rialzato e l’aveva comprata. Per poi accorgersi, una volta tornato a casa, che non avrebbe mai avuto il coraggio di dargliela. Quindi l’aveva messa nell’armadio sconsolato. Kurama non aveva avuto neanche il buon gusto di tacere e lo aveva preso in giro per tutta la sera, aveva desistito solo quando si era accorto che il biondo si stava deprimendo.
 
Intanto Sasuke si stava domandando cosa stesse accadendo al biondo. Si era accorto che dal giorno in cui gli aveva rotto la maglia era diventato particolarmente taciturno e non capiva bene come mai. In fondo non era così importante, perché sembrava ci fosse rimasto tanto male? Quel dobe taciturno e mogio lo irritava terribilmente, aveva anche provato a punzecchiarlo un po’, non ottenendo nessun risultato se non un sospiro sconsolato. Quello era troppo, che gli era preso?
Mentre correvano nel bosco provò a pensare a tutto quello che era successo tra di loro da quando era tornato e si accorse di una cosa, Naruto non lo aveva mai chiamato per nome. Inoltre, non si era mai arrabbiato davvero con lui. Eppure avrebbe dovuto essere furioso. Era invece rimasto sempre calmo nelle varie situazioni, fermando i loro battibecchi prima che potessero degenerare, come tanto spesso accadeva invece un tempo. Perché?
Lo guardava avanzare davanti a sé, saltando da un ramo all’altro e pensò che era impossibile che Naruto non fosse arrabbiato con lui, per quanto contento del suo ritorno. Lo aveva tradito, lo aveva abbandonato, aveva provato a ucciderlo più volte, perché non dimostrava rabbia nei suoi confronti? Perché si limitava a qualche bonaria presa in giro?
Quello non era il loro rapporto, loro litigavano per ogni sciocchezza e poi facevano a pugni, lo avevano fatto centinaia di volte, perché ora no? Perché si guardavano e basta, per poi la maggior parte delle volte distogliere lo sguardo e voltarsi dall’altra parte prima che l’altro se ne accorgesse? Che diavolo stava succedendo?
Non gli piaceva quella situazione, non gli piaceva per niente, ok che lui era confuso per tutto quello che era successo nella sua vita, ma il dobe? Perché diamine non si comportava come aveva sempre fatto? Così gli sembrava che ci fosse qualcosa di falso, di non autentico tra di loro…
Bene, decise, se le cose stavano così, ci avrebbe pensato lui a dargli qualcosa per cui arrabbiarsi. Un ghigno poco rassicurante gli comparve sul volto a quel pensiero.
 
Dopo un po’ giunsero in prossimità di una carovana di commercianti, ma avvertirono delle presenze nel bosco. Si appostarono e dopo poco videro una banda di predoni uscire allo scoperto e attaccare. In un istante li raggiunsero.
-Ehi voi!- urlò il biondo, -fermatevi subito e lasciateli in pace!
Poi balzò a terra, ma prima che potesse andare incontro a quei ladri, si sentì buttare contro un albero da una spinta. Rialzò lo sguardo e vide il moro davanti a sé che gli diceva:
-Vedi di non starmi tra i piedi che sai combinare solo casini, dobe…
Rimase spiazzato per un istante. Poi si riscosse e provò a rialzarsi, ma un kunai lo immobilizzò al tronco prendendogli la maglia su un fianco.
-Sei il solito impiastro, ti ho detto di startene lì buono…- sibilò di nuovo il moro che intanto aveva già fatto svenire due uomini che gli si erano avventati contro.
Intanto Sai e Kakashi avevano sistemato gli altri tre.
Ma Naruto si sentì infiammare a quelle parole, strappò via il kunai gettandolo a terra, si rialzò e si diresse furioso verso il moro.
-Non ti permettere di parlarmi in questo modo, teme!
-E pensare che credevo fossi un po’ migliorato dopo averti visto combattere contro Madara,- disse Sasuke rinfoderando la katana, -evidentemente mi sbagliavo, sei rimasto un incapace…- gli disse con tono gelido.
A quel punto Naruto sentì la rabbia divampare e lo colpì al viso con un pugno.
-Io non sono un incapace!- gli urlò contro.
-E questo cosa sarebbe?- domandò il moro con un ghigno, girandosi verso di lui, -solletico?
Naruto lo colpì ancora allo stomaco. Il moro incassò il colpo piegandosi leggermente, poi sollevò lo sguardo e lo colpì a sua volta all’addome.
-Voi…- provò a intervenire Sai, ma Kakashi lo fermò.
Il ragazzo si voltò sorpreso verso il sensei, ma quello gli fece solo un cenno per dirgli di non fare niente e aspettare. Sai sbuffò, legò i predoni e si mise a dare una mano ai commercianti che li stavano ringraziando. Mentre Kakashi seguiva attentamente quello che i suoi due vecchi allievi stavano facendo.
-Cos’è ti sei dimenticato come si fa a dare un pugno usuratonkachi?- ghignò il moro che lo aveva appena colpito dritto sulla mascella.
-Tu sei solo uno stronzo!- gridò quell’altro ricambiando il pugno.
Continuarono così, un insulto, un pugno, poi un altro insulto, poi un calcio. Niente tecniche, si colpivano a vicenda senza parare più di tanto i colpi dell’altro, non era un combattimento, assomigliava più a una rissa tra bambini.
-Mi scusi,- provò a dire uno dei commercianti avvicinandosi piano a Kakashi, -vi ringraziamo molto per averci salvato, ma… quei due non dovrebbero essere dalla stessa parte?
-Sì, infatti,- rispose l’uomo con la maschera.
-Ehm…- continuò quello un po’ spaesato, -non crede che dovrebbe fermarli, finiranno per farsi male, sembra stiano facendo sul serio…
-Sul serio?- domandò Kakashi girandosi verso l’uomo, -no, non si preoccupi, vede quei due sono gli eroi della guerra, sono i più potenti ninja oggi esistenti, se solo volessero potrebbero far sparire una montagna in cinque minuti… è tutto ok… in questo momento si stanno dando qualche carezza e si stanno dicendo quanto si vogliono bene…
Il commerciante lo guardò con la bocca spalancata. Poi si girò verso Sai, che aveva assistito alla scena e si era messo una mano sulla fronte con fare sconsolato e decise che era meglio non chiedere altro, quei ninja erano davvero un po’ troppo strani per un pover’uomo come lui.
 
-Presuntuoso!- disse il biondo con il fiatone.
-Sei debole…- rispose il moro sputando a terra un po’ di sangue.
-Io non sono debole Uchiha!- ringhiò dandogli un pugno così forte che l’altro finì a terra.
Ma si rialzò subito fulminandolo con lo sguardo. Si avvicinò, lo prese per la maglia e gli disse ad un centimetro dal viso:
-Tu, non chiamarmi Uchiha, dobe…
-Tu, non insultarmi, teme!
Si fissarono, poi Naruto vide qualcosa cambiare negli occhi dell’altro, che lo allontanò con una spinta sbuffando. Dopo essersi levato la polvere di dosso, si sfiorò con la mano il labbro che gli faceva male e gli disse senza guardarlo:
-Merda, mi hai spaccato un labbro… ora ti senti meglio?
-Eh?- fece il biondo perplesso.
Ma il moro gli diede una veloce occhiata, poi ghignò e si diresse verso Kakashi.
L’uomo gli fece un sorriso mentre si avvicinava e lui voltò lo sguardo. Sapeva che il sensei avrebbe capito, ma non poteva farsi beccare proprio fino in fondo, per cui si rimise su la sua maschera di impassibilità e gli chiese cosa dovevano fare con quei predoni.
Kakashi gli rispose che li avrebbero dovuti scortare fino alla stazione di polizia del villaggio più vicino. Si stavano incamminando dopo aver salutato gli uomini della carovana, facendo avanzare davanti a loro i predoni legati e imbavagliati, quando Sasuke si accorse che il biondo era rimasto impalato dove era prima e con lo sguardo perso.
-Ti dai una mossa dobe? Non abbiamo tutto il giorno!- gli urlò senza guardarlo.
A quel punto il biondo si riscosse.
Fino a quel momento aveva avuto una conversazione con la volpe.
 
-Kurama secondo te che è successo?
-Tu che cosa pensi?- sogghignò la volpe.
-Lo ha… fatto apposta?- provò il biondo.
-Mi sembra ovvio…
-E perché?
-Perché ti stavi comportando come uno scemo da giorni e voleva scuoterti, no?
-Voleva essere preso a pugni?
-Siete due idioti comunque, questa è l’unica cosa sicura qui in mezzo,- sospirò la volpe, -non stavi pensando anche tu che c’era qualcosa di strano tra di voi e che non avevate mai litigato da quando è tornato? Uchiha avrà pensato lo stesso e ha pensato di provocarti per darti una mano a scioglierti…
-E quindi adesso cosa dovrei fare?
-Comportarti normalmente… se ci riesci, baka!
 
 
Da quel giorno le cose tornarono veramente normali, anche se Kakashi si pentì di essere stato contento per il litigio tra i suoi allievi. Infatti da quel momento i due sembravano regrediti a quando avevano dodici anni, ai normali battibecchi si erano aggiunte le scazzottate, che finivano puntualmente con una visita in ospedale da Sakura che, se all’inizio era parsa divertita dalla cosa, stava iniziando invece a dare di matto.
Ma Naruto sembrava così felice e Sasuke così indifferente alla cosa, che lei, dopo l’ennesima sfuriata, sospirò affranta e borbottò:
-Chi vi capisce è bravo a voi due…
 
 
 

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Capitolo 11
*** Te lo avevo detto che alla fine avresti ceduto ***


 
Note:
Qui siamo molto più avanti rispetto alla long, dire subito prima dell’ultimo capitolo, è la storia della coppia che mi è stata più criticata, ma anche una che ho tanto tanto amato… signori e signore, ecco a voi una Konohamaru/Sakura…
Divertitevi e fatemi sapere che ne pensate!
Ciao

Yuko
 
 
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13.
Te lo avevo detto che alla fine avresti ceduto

 

 
-Mi ha fatto chiamare Hokage?- domandò il ragazzo comparendo nella stanza con uno sbuffo.
-Sì, Konohamaru, devi partire subito con Sasuke,- rispose la donna.
-Sakura si è messa nei guai con il suo team,- aggiunse il moro con voce impassibile.
Konohamaru lo guardò stupito, come faceva a rimanere così calmo quando sua figlia era nei guai?
-Cosa è successo?- chiese non riuscendo a celare l’ansia nella voce.
-Il team di Sakura stava svolgendo una missione di livello C, dovevano scortare un commerciante fino al suo villaggio, ma la situazione si è complicata perché una volta arrivati hanno scoperto che il villaggio in questione era stato attaccato,- spiegò la donna, -sembra da un villaggio confinante desideroso di accaparrarsi le ricchezze custodite. Dal messaggio che ha inviato Sakura chiedendo rinforzi sembra che ci siano molti feriti gravi perché l’attacco è stato improvviso, inoltre hanno chiuso i cancelli ma sono circondati e sotto assedio.
-Perché andiamo solo noi due? Non ci sarebbe bisogno almeno di un altro ninja medico?- chiese ancora il ragazzo.
-Sakura è perfettamente in grado di gestire da sola l’emergenza medica grazie all’aiuto di Katsuyu,- rispose ancora Tsunade, -quello che mi preoccupa è l’attacco, non mi aspetto che siano particolarmente forti, ma temo che agiranno stanotte, per cui è necessario che abbiano qualcuno a dargli una mano nel più breve tempo possibile…
-Ed è il motivo per cui vado io,- continuò Sasuke, -con il salto del Dio del fulmine posso raggiungerli in un attimo…
-Ma loro non devono fare il sigillo?- chiese il ragazzo stupito.
-Miki ha sempre su di sé il sigillo, mi serve solo che Naruto con le arti eremitiche mi indichi la direzione in cui saltare,- spiegò il moro, -ma posso portare con me solo una persona,- aggiunse con un ghigno diretto verso di lui, -con Tsunade abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere venire con me…
-Certo che voglio venire!- esclamò subito il ragazzo.
-Bene allora,- disse la donna con un sorrisetto, -levatevi la divisa da Anbu, mettetene una di ordinanza e partite immediatamente…
-Vatti a preparare e poi raggiungimi a casa, ti do venti minuti,- gli intimò il moro, prima di sparire.
-Sì,- disse solo il ragazzo per poi dirigersi verso la finestra.
-Buona fortuna!- disse la donna ridacchiando.
Lui si voltò un attimo verso di lei e rimase stupito dal vederla ridere, perché l’Hokage si sentiva così tranquilla? Ok che aveva fiducia in loro, ma era sempre una situazione rischiosa… e poi perché gli aveva augurato buona fortuna? Non era quello che diceva in genere in queste situazioni…
Ma smise di pensarci in fretta per affrettarsi.
 
-Otosan!
-Haruki, ciao,- disse Sasuke che era comparso improvvisamente nell’ingresso di casa.
-Giochi con me, otosan?- domandò il bambino andandogli incontro.
-Mi dispiace Haruki, ma devo andare in missione e sono di fretta, dov’è Chichi?- gli disse lui facendogli una carezza sulla testa.
-Uffa otosan… non giochi  mai con me da quando è nato Hideki!- si lamentò il bambino incrociando le braccia e mettendo il broncio, in un tentativo mal riuscito di provare a farlo sentire in colpa.
-Non è vero e lo sai,- disse il moro sospirando e prendendolo in braccio, -solo che devo raggiungere Miki e zia Sakura il più presto possibile, ti prometto che quando torno giocheremo un po’ insieme, ok?
Il bambino sbuffò, ma sembrò abbastanza contento della promessa ottenuta, per cui quando il padre lo rimise a terra gli disse solo che Chichi era nel giardino sul retro.
 
-È arrivato,- disse il biondo andando ad aprire la porta.
-Naruto!- disse il ragazzo entrando di corsa, -le hai trovate?
-Sì, Konohamaru,- gli rispose lui con un sorriso, -hai fatto presto…
-Come fai ad essere così tranquillo?- domandò il ragazzo guardandolo stupito.
-Beh Sakura è un ninja davvero in gamba e so per certo che non permetterebbe mai che ai suoi tre allievi possa accadere qualcosa,- rispose lui sistemandosi meglio in braccio il piccolo Hideki che aveva solo tre mesi, -inoltre state andando tu e Sasuke a dargli una mano, insomma, non mi sembra una situazione poi così grave…
-Il salto è particolarmente lungo, tieniti bene a me, ok?- disse il moro avvicinandosi e mettendogli una mano sulla spalla.
-La direzione è sud ovest,- disse il biondo puntando un dito in aria e chiudendo gli occhi, mostrando ancora di più le ombre arancioni dell’arte eremitica intorno agli occhi, -non è troppo lontano, dovrebbero essere circa sessanta chilometri…
-Ti mando un messaggio quando la situazione è risolta,- disse il moro facendo una carezza al bambino moro che Naruto aveva in braccio.
-Otosan ricordati della promessa!- disse Haruki che si era avvicinato per salutare.
-Sì, sì, certo che me lo ricordo…- disse il moro con un sorriso rivolto al bambino.
Poi dopo una lunga occhiata scambiata con il compagno, si concentrò e lui e Konohamaru sparirono con uno sbuffo.
-Chichi ma Miki e zia Sakura stanno bene?- chiese Haruki tirando per il kimono il genitore trasformato ancora in donna a causa dell’allattamento.
-Sì Haru-chan, non ti preoccupare,- rispose il biondo prendendolo per mano, -lo sai che zia Sakura è fortissima no? E anche Miki e i suoi due compagni di team, Aki e Kentaro, lo sono, poi stanno andando a dargli una mano Konohamaru, che conosce tantissime tecniche, e otosan… lo sai che è il ninja più forte di tutti, vero?
-È più forte anche di te?- chiese il bambino che sembrava un po’ più tranquillo.
Il biondo fece una smorfia a quella domanda e si costrinse a rispondere:
-Siamo forti uguali io e lui…
-Ma avete mai fatto a gara?- chiese ancora il bambino.
-Sì,- rispose lui sospirando, il figlio era nel periodo delle domande e non c’era verso di riuscire a scamparla se si metteva in testa una cosa, -in genere vinciamo una volta per uno… ora però andiamo a preparare la cena, ok?
Mentre il bambino continuava a tartassarlo di domande Naruto si ritrovò a ridacchiare pensando che per una volta Tsunade e Sasuke si erano ritrovati d’accordo su qualcosa. Chissà se mandare Konohamaru a salvare Sakura avrebbe avuto la reazione in cui tutti loro speravano?
 
-Ojisan!
-Miki… stai bene?- disse il moro comparendo all’improvviso al suo fianco.
-Sì, sì, stiamo tutti bene,- disse lei felice di vederlo, -Konohamaru anche tu?
-Dov’è Sakura?- chiese il ragazzo voltandosi intorno non trovandola.
Si trovavano in un piazzale di fronte al portone di ingresso del villaggio, non c’erano abitanti in giro, dovevano essersi tutti chiusi in casa.
-Konohamaru-san, Sasuke-san,- disse Kentaro, un ragazzino dai capelli castani e gli occhi scuri che apparteneva al clan Nara, -grazie per essere venuti subito, siete stati velocissimi…
-Spiegateci la situazione,- disse subito il moro.
-Ci sono molti feriti,- iniziò a spiegare Miki, mentre anche Aki si avvicinava, -le situazioni più gravi le ha subito tamponate Sakura-sensei, per le altre ha richiamato Katsuyu che si è divisa in tante piccole lumache e sta attualmente curando più di trenta feriti. Siamo chiusi all’interno del villaggio, abbiamo disseminato di trappole il territorio circostante, ma sappiamo che il nemico è numeroso e pensiamo potrebbe attaccare stanotte. Al villaggio non ci sono guerrieri, si tratta soprattutto di contadini e commercianti. Pare che sia stato presa di mira per una vecchia contesa con il villaggio vicino, inoltre qui gli affari sono stati molto floridi ultimamente, mentre nel resto della regione no, e pare sia stato questo ad aver suscitato l’attacco. Sakura-sensei ci ha lasciato a guardia dell’entrata del villaggio, lei è andata in avanscoperta fuori, voleva capire quanti nemici aspettarsi.
Konohamaru si strinse forte i pugni, palesemente preoccupato, Sasuke che se ne era accorto gli disse:
-Qui ci penso io, tu va a cercare Sakura…
Il ragazzo lo guardò riconoscente e in un attimo si dileguò.
-Fatemi vedere queste porte e le trappole che avete messo,- disse poi il moro, sospirando, rivolto ai tre ragazzini.
I tre scattarono sull’attenti e lo precedettero facendogli vedere il loro lavoro.
 
-Ha bisogno di una mano Sakura-sensei?- le domandò ironico comparendo improvvisamente alle sue spalle mentre lei era circondata da sei ninja e teneva tra le mani un kunai.
-Konohamaru!- esclamò lei, con il sollievo nella voce, -come hai fatto ad arrivare così presto? Non vi aspettavo prima di stanotte…
-Siamo venuti io e Sasuke con il salto del Dio del fulmine,- spiegò lui parando un kunai che gli era stato scagliato contro, -lui è rimasto al villaggio con i ragazzi e io sono venuto a vedere come te la stavi cavando… direi che sono arrivato appena in tempo, come hai fatto a farti beccare?
-Non mi sono fatta beccare, baka!- disse lei seccata, -ho cercato di attirare fuori i più forti…
-Ma quale attirare ragazzina?- disse uno degli uomini che li circondavano, -siamo noi che ti abbiamo circondata…
-Non penso proprio feccia,- disse la ragazza colpendolo improvvisamente con un calcio e mandandolo diversi metri lontano, stordito, -così impari ad attaccare all’improvviso un villaggio senza difese...
-Wow, ci vai sempre leggera è Sakura-chan?- disse Konohamaru ridacchiando, -come posso esserti utile?
-Se ti occupi di quelli che usano la spada, visto che la usi anche tu, te ne sarei grata,- rispose lei mentre schivava i colpi di un ninja che combatteva con un’enorme mazza chiodata, -sai che preferisco combattere a mani nude…
-Come desidera…- rispose lui con un ghigno, poi, dopo aver composto dei sigilli, parò dei kunai che gli erano stati lanciati contro innalzando un muro di terra.
Sakura si voltò un istante verso di lui, perplessa.
-Quindi utilizzi il chakra della terra…- disse uno degli uomini che li stavano attaccando, -bene, allora vediamo come te la cavi con questo…
E gli scaraventò contro un attacco utilizzando il chakra del fulmine, ma il ragazzo fece un sorrisetto e rispose sfoderando la sua spada e facendole vorticare intorno del chakra di vento che ruppe l’attacco dell’altro.
-Maledetto!- sibilò l’altro, -sai usare due chakra elementari…
-Veramente ne so usare più di due,- disse Konohamaru, scagliandogli contro un fiume d’acqua che sommerse e trascinò via lui e anche un altro ninja.
-Konohamaru cos’è questa novità?- chiese Sakura atterrandogli vicino.
-Beh, pare che abbia ereditato la stessa abilità di mio nonno Sandaime, sai,- fece lui ridacchiando un po’ imbarazzato, -sono particolarmente bravo ad imparare nuove tecniche… e sto cercando di apprendere ad utilizzare tutti e cinque i chakra elementari…
-Quanti ne sai usare?- chiese lei guardandolo meravigliata.
-I tre che hai visto e sto imparando ad usare il fuoco, mi manca il fulmine…
-Ma guarda, e io che pensavo fossi rimasto un moccioso…- disse lei con un sorrisetto per poi scagliarsi di nuovo contro il suo avversario.
Lui la guardò scocciato, poi si occupò di un altro avversario che gli si era avventato contro con la spada sguainata.
Sakura intanto aveva attaccato e steso un altro ninja, ne rimaneva solo uno, quello che usava la mazza chiodata. Lo scrutò per un po’ schivando i suoi colpi, poi rilasciò il sigillo del byakugou e gli corse incontro. Ma quando si trovava a solo due metri da lui, Konohamaru la precedette colpendolo su un fianco con un rasengan. L’impatto la fece cadere a terra, ma subito si rialzò e apostrofò il ragazzo con rabbia:
-Che fai? Era mio!
-Non se ne parla!- disse lui guardandola male, -avevi deciso di farti colpire e non potevo permetterlo!
-Che diavolo dici?- chiese lei.
Lui le puntò un dito contro il volto e le disse:
-Hai azionato il byakugou, vuol dire che pensavi di farti colpire e poi colpirlo a tua volta, non è affatto una mossa prudente, come non è stato prudente inoltrarsi da sola in territorio nemico!
Lei diede un colpo alla mano di lui con il dorso della mano e gli disse con sguardo torvo:
-Le decisioni che prendo in battaglia o che riguardano il mio corpo non ti riguardano Konohamaru…
Ma lui a quelle parole si infuriò, allora allungò la mano sinistra e la prese per la vita stringendola a sé e dicendole:
-Mi riguarda, Sakura, vuoi capirlo o no che mi riguarda?
Lei sussultò alla sua stretta e al tono di voce serio di lui, poggiò le mani sul suo petto per allontanarlo e gli disse senza riuscire a guardarlo in faccia:
-Lasciami… e smettila di fare lo scemo…
Ma lui non la lasciò, anzi strinse ancora di più la presa, poggiò la mano destra sul suo volto per farglielo sollevare e continuò:
-Sakura Haruno, vedi di ficcartelo in quella testa dura che ti ritrovi una volta per tutte, tu mi riguardi, tutto quello che fai mi riguarda, perché tu mi piaci… moltissimo…
Quando era successo che quel ragazzino fosse diventato così alto che doveva sollevare lo sguardo, si chiese Sakura mentre avvertiva le gambe che le tremavano e una morsa che le stringeva lo stomaco. Non arrossire, non devi arrossire Sakura, trattieniti, si disse mentalmente cercando di divincolarsi e di fare finta di non aver ascoltato quelle parole. Ma lui era deciso e determinato a non lasciarsi sfuggire l’occasione, per cui continuò con voce dolce ma sicura, senza permetterle di dire o fare altro:
-… e lo so che anche tu provi qualcosa per me, quindi smettila di fuggire, per favore…
Lei abbassò lo sguardo, non doveva guardarlo, non doveva assolutamente, riuscì solo a dire:
-Smettila… sono più grande di te…
-Non mi interessa…- le disse lui tirandole di nuovo il viso verso l’alto, -sta zitta ora…
E la baciò.
Lei rimase impietrita. Per lunghi istanti non riuscì a fare nulla. Non sapeva se essere arrabbiata per il fatto che lui le avesse detto di stare zitta o concentrarsi finalmente su quello che stava provando in quel momento. Poi, quando sentì che lui la stringeva ancora di più a sé e iniziò a percepire il calore del suo corpo attraverso la divisa, decise che forse aveva ragione lui, basta farsi inutili scrupoli sull’età, in fondo anche Temari era più grande di Shikamaru e quei due avevano appena avuto una bambina… quindi chiuse gli occhi, avvolse le braccia intorno al collo del ragazzo e iniziò a ricambiare quel bacio che la stava facendo sciogliere.
Lui ridacchiò sulle sue labbra al gesto di lei e la sollevò da terra facendola roteare, mentre non si decideva a staccare le labbra dalle sue.
Poi la fece riposare a terra, si staccò da lei e le sussurrò all’orecchio:
-Ora ci vieni a cena con me Sakura-chan?
Lei poggiò la fronte sulla sua spalla, cercando di mascherare il rossore che le si era diffuso sulle guance e fece solo un lieve cenno di assenso con il capo, mentre lui la riempiva di baci sulla guancia, palesemente in preda all’euforia.
-Te lo avevo detto che alla fine avresti ceduto,- sghignazzò ancora cercando quasi di stritolarla.
-Ora basta,- disse lei scansandosi, senza sapere se avrebbe dovuto arrabbiarsi e prenderlo a pugni oppure semplicemente essere felice, -dobbiamo sistemare questi tizi e tornare dagli altri, si staranno preoccupando!
-Agli ordine Sakura-chan!- esclamò iniziando a legare gli uomini svenuti e feriti contro un albero.
 
-Ojisan guarda,- fece Miki  richiamando l’attenzione del moro, -il falco che avevi mandato a controllare Sakura e Konohamaru sta tornando!
Lui alzò lo sguardo e lo fece poggiare sul suo braccio guardandolo stupito. Il falco sembrava arrabbiato.
-Li hai trovati?- domandò all’uccello.
Quello assentì guardandolo male.
-Stanno bene?- disse preoccupata la ragazzina.
Il falco assentì di nuovo, poi sollevò lo sguardo al cielo, sembrava seccato.
-Che succede falchetto?- chiese ancora Miki non capendo.
-Che stavano facendo quei due?- domandò Sasuke con voce maliziosa.
Il falco lo guardò malissimo, poi sparì con uno sbuffo.
-Che vuol dire ojisan?- chiese ancora Miki che non capiva.
-Penso che quei due ci metteranno un po’ a tornare…- ghignò il moro con un sorrisetto malizioso. Bene, bene, pensò, pare che io e Tsunade per una volta siamo stati d’accordo su qualcosa…
Ma fu interrotto dal rumore di alcune trappole che si erano attivate.
-Voi tornate dentro, qui ci penso io,- disse rivolto ai tre ragazzini.
-Ma Sasuke-san, non ha bisogno di una mano?- chiese Aki guardandolo preoccupato.
-Ragazzino con chi pensi di avere a che fare?- domandò lui rifilandogli un’occhiataccia, -mettiti al riparo e vedi di non intralciarmi…
Aki non ribatté, anche perché Miki lo stava tirando per un braccio.
I tre si misero sulle mura del villaggio per assistere allo scontro.
-Ma Miki tuo zio è davvero così forte che può occuparsi da solo di tutti quegli uomini?- chiese Aki.
-Baka,- gli rispose Kentaro, -non sai che Sasuke-san è uno dei due eroi della guerra, osservalo attentamente perché stiamo per vedere un genio all’opera.
Miki sorrise compiaciuta e si accomodò per godersi lo spettacolo, mentre vedeva il suo ojisan sfoderare la spada con un gesto fluido.
In venti minuti quaranta uomini erano sdraiati a terra, erano tutti vivi, ma feriti, lui non aveva addosso neanche una goccia di sangue e stava rinfoderando la spada soddisfatto.
In quel momento vide Sakura e Konohamaru correre verso di lui.
-Sasuke, tutto ok?- chiese lei.
-Cosa ti aspettavi?- le rispose lui con uno sbuffo, -tu piuttosto, sbaglio o hai le guance un po’ rosse?
Lei avvampò a quelle parole e iniziò a negare balbettando scuse, ma lui non la fece continuare e le scoppiò a ridere in faccia.
Poi andò vicino al ragazzo e gli diede una pacca sulla spalla:
-E bravo Konohamaru, pare tu ce l’abbia fatta eh!
Lui arrossì un po’, ma gli fece il segno della vittoria con la mano, mentre Sakura sibilava rivolta a loro due:
-Sono qui deficienti, non parlate come se non fossi presente…
-Suvvia Sakura,- le disse il moro guardandola malizioso, -quanto ancora avevi intenzione di far penare questo povero ragazzo? Finalmente ci penserà lui a renderti un po’ meno isterica…
Ma quello fu troppo, lei divenne di ogni colore al pensiero di quello che lui sottintendeva e decise che gliela avrebbe fatta pagare cara. Caricò un pugno, ma lui la scansò appena in tempo.
-Vedi che ho ragione Sakura?- le disse ancora beffardo, -hai davvero bisogno di rilassarti un po’… non vorrai fare brutta figura davanti ai tuoi allievi che ci stanno guardando, no?
-Smettila di prendermi in giro, cretino!- gli urlò contro lei, mentre Konohamaru proprio non poteva fare a meno di sghignazzare.
Sulle  mura del villaggio tre ragazzini guardavano quella scena perplessi.
-Miki secondo te perché la sensei si sta tanto arrabbiando con tuo zio?- chiese Aki.
Miki sghignazzò e gli rispose solo:
-Non ne sono sicura, ma penso che forse da questo momento avremo un po’ più di tempo libero…
Le facce confuse dei suoi due compagni la fecero sorridere, poi prese ognuno per una manica e li tirò dicendo:
-Forza, la nostra missione non è ancora finita, ci sono un sacco di cose da sistemare prima di tornare a casa…
 

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Capitolo 12
*** L'adolescenza... che fatica! ***


 

14.
 
L’adolescenza… che fatica!

 
 
 
-Sono a casa!- disse il biondo rientrando.
Si stava sfilando le scarpe quando vide Miki comparire improvvisamente di fronte a lui e, con un sorriso enorme, farglisi accanto per aiutarlo a sfilarsi la giacca bianca e rossa da Hokage.
-Bentornato Naru-chan,- gli disse poi dandogli un bacio sulla guancia.
Lui ridacchiò a quell’accoglienza decisamente fuori dall’ordinario e, quando sollevò lo sguardo, vide Sasuke e i bambini osservarli perplessi. Sasuke aveva un sopracciglio sollevato, Hideki guardava Miki con la bocca spalancata, Haruki aveva un’espressione disgustata sul volto mentre seguiva con lo sguardo la sorella che saltellava allegramente per il corridoio.
-Forza Naru-chan,- trillò la ragazza, -è pronto in tavola, stavamo aspettando te per iniziare a cenare…
La scena era troppo comica e il biondo proprio non ce la fece a non sghignazzare quando Sasuke gli domandò:
-Che diavolo le hai fatto?
-Io?- rispose lui con aria innocente, -proprio niente!
L’altro lo fissò torvo e poi disse:
-Stai mentendo…
-Perché dovrei mentire?- chiese ancora il biondo, sempre più divertito, -non è possibile che mia figlia adolescente mi accolga in casa con il sorriso sulle labbra?
-No,- fece il moro serio, -stiamo parlando di Miki… quella ha più geni Uchiha di me…- aggiunse poi indicandola seccato.
-Hai provato a chiederglielo?- fece poi il biondo.
-No,- rispose lui con uno sbuffo, -è inquietante vederla così…
A quelle parole il biondo scoppiò a ridere e si sedette a tavola.
Haruki continuava a guardare stranito la sorella che, straordinariamente più affabile e servizievole del solito, gli aveva riempito il piatto e poi dato un buffetto su una guancia.
-Nee-chan così mi spaventi,- aveva detto ritraendosi di scatto.
-Eh?- aveva fatto lei, -e perché?
-Nee-chan, otouto ha ragione,- aveva aggiunto Hideki, -sei strana oggi…
-Come strana?- aveva chiesto lei spaesata.
-Sembri… felice…- aveva sputato Haruki guardandola male e lei era arrossita di botto, voltandosi per non farsi vedere.
-Ma è una cosa bella,- aveva subito aggiunto Hideki, -io sono tanto contento quando nee-chan è di buon umore…
-Non è per niente una cosa bella, aniki,- aveva detto subito Haruki, -è troppo diversa dal solito!
-Bambini ora mangiamo su,- aveva detto il biondo aiutando Hideki, che aveva ormai cinque anni, a sistemarsi meglio sulla sedia.
Poi avevano iniziato a chiacchierare del più e del meno raccontandosi le reciproche giornate, mentre Sasuke e Haruki continuavano a guardare inquieti la ragazza. Hideki invece sembrava il più sereno di tutti, aveva un carattere gioviale e allegro e quando Miki era di cattivo umore, cosa che accadeva praticamente sempre, era un po’ intimorito da lei. Questa sorella maggiore allegra e sorridente gli piaceva decisamente di più, inoltre era divertente vedere le facce scandalizzate del padre e del fratello ogni volta che lei apriva bocca e chiacchierava, altra cosa più unica che rara, visto che la maggior parte del tempo la passava praticamente muta.
-Adesso basta,- fece ad un certo punto Sasuke, -Miki, sto iniziando a preoccuparmi, dimmi perché sei così!
-Eh? Così come?- fece lei arrossendo di nuovo.
Il biondo non riuscì proprio a trattenersi e iniziò a ridere sotto ai baffi.
-Miki!- esclamò il moro esausto da quella strana situazione, -che cos’è successo?
-Domani vado in missione…- rispose lei, provando con una risposta vaga.
-Con chi?- continuò lui.
-Con il mio team, è ovvio,- fece lei.
-E dove?
La ragazza lanciò uno sguardo al biondo che le diede un’occhiata rassicurante.
-Al… paese della pioggia…- sussurrò lei.
Ma a quelle parole il moro si incupì, prima che potesse però dire qualsiasi cosa sentì la mano del biondo stringergli forte la coscia. Allora decise di soprassedere e sospirò soltanto, palesemente seccato.
-Al paese della pioggia?- fece però Haruki, -quindi incontrerai di nuovo Arata?
-Sì,- disse lei lanciando uno sguardo preoccupato verso lo zio.
-Arata!- esclamò Hideki, -è simpatico quel ragazzo!
-Vero?- fece il biondo per darle una mano, -anche io penso che quel ragazzo sia proprio simpatico…
Miki lo guardò riconoscente, senza accorgersi che lui stava continuando a tenere ferma sotto al tavolo la mano sulla coscia del moro.
Poi per fortuna Hideki iniziò a raccontare qualcosa e l’attenzione fu spostata su un altro argomento.
 
Dopo che i bambini erano andati a letto e Miki si era chiusa nella sua stanza dicendo che doveva svegliarsi presto, un Sasuke furioso si stava dirigendo in giardino per cercare il biondo.
-Tu!- gli intimò quando lo ebbe trovato seduto su una panchina sotto ai ciliegi, -questa me la paghi!
-Ahh, smettila teme…- fece lui sbuffando.
-Ti avevo proibito di mandarla a fare missioni nel paese della pioggia!- disse il moro furibondo.
-Ehi!- rispose l’altro corrugando lo sguardo, -da quando in qua il capitano degli anbu può impedire all’Hokage di assegnare una missione ai suoi ninja?
-Non si tratta di questo…- rispose quello facendo un gesto seccato con la mano.
Il biondo lo fissò male per un attimo, poi sollevò gli occhi al cielo e sospirò, esasperato dal fatto di dover avere ancora una volta quella stessa conversazione.
-Sas’ke, ne abbiamo parlato e riparlato, Miki ha quasi sedici anni e le piace quel ragazzo, non c’è niente di male…
-È solo una bambina!- disse ancora lui, in modo un po’ isterico pensò il biondo, -e tu che razza di genitore sei che la mandi da sola nella tana del lupo?
-Sas’ke, ma ti sei sentito?- fece Naruto guardandolo sempre più perplesso, -bambina? È una chunin, un ottimo ninja, praticamente la più forte della sua età e di molti jonin più grandi di lei, alla sua età io e te combattevamo in una guerra… inoltre non è affatto sola, ci sono i suoi compagni di team e Sakura! Pensi davvero che non starà attenta a lei? Sai che la ama come se fosse figlia sua! E poi quale tana del lupo, stanno andando in una missione diplomatica, non c’è nessun pericolo, devono solo accompagnare degli ambasciatori durante il percorso…
-Perché mandi loro allora?
-Perché Sakura è appena rientrata in attività dopo la maternità e aveva voglia di fare un viaggetto con i suoi allievi… e questa era un’ottima situazione per farla ricominciare, inoltre Mei-sama sta aprendo un nuovo ospedale e ha richiesto la consulenza di un nostro ninja medico…
-Potevi tranquillamente mandare Shizune allora…
-Teme, la fai finita? Miki ci vuole andare, non l’hai vista stasera com’era felice?
-Proprio per questo!- sbuffò lui sedendoglisi finalmente vicino.
-Sei ridicolo con questa gelosia…
-Non sono geloso! Sono solo un genitore responsabile!
-Ma quale genitore responsabile,- sghignazzò il biondo, -sei geloso marcio che si sia innamorata di un ragazzo…
-Lei non è innamorata!- disse lui fulminandolo.
-No, certo,- lo derise ancora di più il biondo, -infatti cammina a un metro da terra, ha gli occhi a cuore, arrossisce di continuo e riesce ad essere persino gentile con Haruki, solo perché è contenta di andare in missione…
L’altro lo guardò malissimo, poi poggiò la testa tra le mani e sbuffò.
-Sas’ke,- fece allora il biondo con tono dolce, -mi vuoi spiegare perché te la prendi tanto? Guarda che quel ragazzo le vuole bene davvero…
-Stanno insieme?- chiese a quel punto il moro abbattuto.
-Penso di sì…- rispose il biondo con un sorriso.
L’altro lo guardò malissimo e poi gli chiese sconsolato:
-Pensi che dovremo farle quel discorso?
-Quale discorso?- domandò l’altro spaesato.
-“Quel discorso”…
-Hm? Non penserai mica che Miki a sedici anni non sappia cos’è il sesso vero?
-Non usare le parole Miki e sesso nella stessa frase… per favore…- pigolò il moro stringendo i pugni fino quasi a farsi male.
-E per fortuna che il dobe sarei io… Sas’ke, Sakura le ha fatto “quel discorso” almeno cinque anni fa…
-Cosa? E tu che ne sai?- disse sollevando lo sguardo, sconvolto.
-Perché me lo ha detto Miki…
-E perché io non ne sapevo nulla?
-Perché ti comporti in questo modo ogni volta che ci si avvicina vagamente all’argomento…- disse il biondo mettendogli una mano sulla spalla.
-Pensi che… lo abbia già fatto?- domandò sempre più sconsolato.
-No, non credo, perché penso me lo avrebbe detto in quel caso…
-Me lo diresti?- domandò poi fissandolo.
-Penso proprio di no,- rispose quell’altro con un sorriso.
-Ti odio…- sibilò lui trucidandolo con lo sguardo.
-Anche io ti amo ancora come se fosse il primo giorno teme!- gli disse poi avvicinandosi e posando le labbra sulle sue.
 
La mattina dopo mentre Miki si stava infilando le scarpe con lo zaino sulle spalle, vide il moro rientrare in casa.
-Ojisan!- fece stupita, -come mai sei uscito così presto?
-Tieni,- fece lui lanciandole un pacchetto.
-Eh?- chiese lei prendendolo al volo, -cosa sarebbe?
Poi lo aprì e arrossì fino alla punta delle orecchie.
-Ojisan! Ma sei impazzito?- strillò.
-Che succede?- fece il biondo affacciandosi dalla cucina con una tazza in mano.
-Due cose devono essere chiare,- le disse il moro guardandola negli occhi, -la prima è che voglio che tu mi prometta che li userai, sempre e dall’inizio…
-Ma…- provò a ribattere lei scandalizzata.
-Silenzio!- le intimò lui proseguendo, -la seconda è che voglio che quel ragazzo venga qui a cena appena possibile, perché voglio che gli sia chiaro che se ti fa soffrire lo ammazzo… sono stato chiaro?
-Sì,- disse lei in un sussurro.
-Ora sparisci prima che mi penta di quello che ho detto…
Ma prima che lui la sorpassasse lei gli diede un bacio sulla guancia e gli sussurrò un grazie all’orecchio, per poi defilarsi fuori dalla porta.
-Teme, ma veramente le hai comprato dei preservativi?- domandò il biondo avvicinandosi con una faccia incredibilmente divertita.
-Almeno non tornerà incinta o con qualche malattia…
E la faccia che aveva mentre diceva quelle parole era talmente disperata che il biondo non poté fare a meno di scoppiare a ridere e poi abbracciarlo dicendogli:
-Sono davvero fiero di te… e comunque… glieli avevo già comprati io…
-Naruto! Avevi detto che non lo aveva ancora fatto!- urlò lui.
-Solo per precauzione infatti…- sghignazzò lui allontanandosi vista la luce rossastra che iniziava a diffondersi negli occhi dell’altro.
 
-Haruki, che vuol dire preservativo?- domandò Hideki guardando i due genitori che si rincorrevano per il salotto.
-Non ne ho idea…- rispose il fratello guardando la scena, -andiamo a fare colazione che sembra che stamattina quei due abbiano voglia di litigare più del solito…
-Ma secondo te perché oto-san e chichi litigano sempre?- chiese il più piccolo guardando il fratello.
-Mah…- fece il bambino biondo con uno sbuffo, -una volta l’ho chiesto a zia Sakura e lei ha detto che fanno così da quando erano bambini…
-E quindi perché lo fanno?- chiese ancora il più piccolo con tono preoccupato indicandoli.
L’altro sbuffò ancora, in una tipica espressione Uchiha, e poi rispose con una faccia disgustata, come se stesse dicendo una cosa orribile:
-Zia Sakura dice che è perché si amano tanto…

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