A sky full of stars

di Bianca987
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


A Sky full of stars - capitolo 1






L'incidente







Sembrava così bella l'aspettativa di una piacevole gita al mare con gli amici. Soltanto un quarto d'ora fa, avrei giurato su mia figlia che quella fosse una giornata perfetta: il cielo limpido di fine estate lasciava che il sole fosse l'unica impurità in quella massa di celeste acquoso.
L'iniziativa era partita da me, invitando Ginny, Harry, e perfino Luna e Ron, che adesso stavano insieme.
Constatando che Ronald era il mio ex marito, potevo definire che anche dopo la rottura eravamo rimasti buoni amici, e ciò non accadeva spesso.
Avevo proposto di andarci a godere gli ultimo raggi di sole estivi, affittando una camera vicino alla spiaggia. Ma poi mi era venuto in mente quel posto così carino, dove io e i miei genitori passavano spesso l'agosto. 
Così, di comune accordo, era stato stabilito che avrebbero viaggiato su un trasporto Babbano: il treno. Io avevo detto loro che non assomigliava affatto al treno che conoscevano per andare ad Hogwarts, ma che non c'era niente da temere...
Tutti quanti ci ritrovammo alla stazione la mattina presto. Ognuno con i bagagli contenenti gli occorrenti per due giorni. 

Ron mi aveva chiesto immediatamente di sua figlia. 
"Si, tua figlia..." 
Io risposi che l'avevo lasciata con la Baby Sitter e sarebbe rimasta con lei per tutto il weekend. 
Ron aveva sempre fatto visite regolari alla piccola Hellen, di solo un anno e mezzo. Tra poco sarebbe stato il suo compleanno, e già avevo in mente un regalo da farle che le sarebbe piaciuto.
Ginny e Harry mi salutarono clamorosamente, con tanto di baci e abbracci. Lo stesso fece Luna, per niente risentita dalla questione di Ron. 

Si preannunciavano memorabili quei due giorni, o forse li stavo sopravvalutando troppo, ma il mio corpo sentiva l'esigenza di rilassarsi, di staccare un po'. 
Era dura crescere una bambina da sola, e ciò era molto stressante, anche se per il momento non lavoravo. Hellen presentava già un temperamento difficile ai pochi mesi dalla nascita, e non immaginavo come sarebbe stata la sua adolescenza. Una cosa certa però, era quella che sarebbe diventata una strega. Proprio come me.

Come sembravano calmi e beati i momenti che mi aspettavano da lì a poco, e invece adesso, eccomi qua, sdraiata sul pavimento del treno capovolto, con un rivolo di sangue che mi usciva dalla testa e mi inzuppava i capelli castani. Il vetro del finestrino era rotto, spaccato, e alcune scaglie mi bucavano la pelle, graffiandomela.
Avevo una ferita grave all'addome, provocata da un pezzo di vetro tagliente, alla quale non osavo nemmeno dare un'occhiata. 
La gamba destra l'avvertivo rotta, come il polso sinistro. 
Non riuscivo a muovere bene il collo. Forse avevo battuto la schiena.
Mi duoleva lo zigomo destro, quello poggiato sul pavimento. O forse ero il soffitto del vagone? Non ne ero così tanto sicura. Sentivo che avevo perso sensibilità al braccio sinistro, e facevo fatica a respirare, il mio battito era irregolare.
 Non chiudevo gli occhi, perché qualcosa me lo impediva, e rimanevano così, spalancati, ad osservare il terribile scenario. 
Scorgevo quello che sembrava essere Ron davanti a me, ma avevo la vista appannata e c'era molto fumo, provocato dallo schianto.
Lui era sdraiato a faccia all'ingiù. Usciva molto sangue. Non si muoveva. Non potevo fare niente, mi era impossibile alzami. Mi sentivo impotente. 
I rumori mi arrivavano alle orecchie amplificati, come se fossi diventata diventando sorda. Forse era davvero così?
Arrivò una donna, non la riconobbi perché ormai la mia vista era completamente andata. Vedevo solo rosso. Pensai che stessi morendo.
Stavo morendo e lei sarebbe rimasta sola. La mia unica stella.

La donna mi scuoteva, vedevo un ombra che doveva essere la sua bocca aprirsi e chiudersi diverse volte. Urlava.
Socchiusi le palpebre e ridussi la mia vista ad uno spiraglio. Riuscivo ancora a parlare, ma non sapevo come il messaggio veniva recepito. Forse arrivava alle orecchie incomprensibile, come un farfuglio indecifrabile.
Ma ci provai.
-Date... Mia figlia... Hellen,-
Feci una pausa per riprendere fiato che mi provocò un dolore intenso alle costole incrinate.
-Draco Malfoy... Lui... Si prende cura... Di... Mia figlia.. Solo lui...- 
Feci appena in tempo a finire l'ultima parola, che sentii le mie forze vitali farsi più deboli. Il buio mi avvolse e mi piaceva. Mi sentivo sola ma protetta, da quel non so cosa che sembrava infinito. Mi lasciai andare, perché non ce la facevo più fisicamente a sopportare tutto quel dolore. 
L'ultima cosa a qui pensai prima di sprofondare nell'oblio, fu lei.


                        ***

-Io non vedo come possa reggere questo incarico, signore.-
Sospirai, fissando negli occhi il giudice.
-Sono l'ultima persona a cui affidare un figlio. Non ci può pensare la nonna?-
Il giudice che mi stava davanti, parlò sottovoce accostandomisi. 
-È stata dichiarata instabile di mente,  signor Malfoy. Non è in grado di prendersi cura di una bambina di quasi due anni, a tempo indeterminato. Capisce benissimo che no posso darle l'affidamento.-
-E... E suo marito?- balbettai.
-Morto.- asserì.

Ci fu un momento di silenzio.
-Allora gli amici? Gli altri parenti? Non è possibile! Non voglio farmi carico di quella stupida poppante!- Battei forte i pugni sul tavolo, e nella sala vuota riecheggiò lo schianto.
Il volto del giudice si indurì, e mi rimproverò con lo sguardo.
-La prego di calmarsi, signor Malfoy. Si metta a sedere.- disse lentamente. 
Io feci quello che mi era stato detto, anche se con un po' di riluttanza. Aspettai che continuasse.
-Dopo l'incidente, tutti i passeggeri del treno che si trovavano presso i primi vagoni, sono morti a causa dell'esplosione e successivamente dello schianto.-
Iniziò a passeggiare avanti e indietro, facendomi salire il nervoso addosso.
-I viaggiatori degli ultimi vagoni, sono usciti alcun miracolosamente illesi, altri lievemente feriti.-
-Si, si! Questo lo so!- sbottai annoiato. Ma come se non mi avesse sentito, questo non mi degnò di uno sguardo.

-I vagoni centrali, invece hanno avuto una ripercussione all'incidente tuttavia varia. I passeggeri che albergavano nella sezione nella quale     viaggiava la signorina Granger, sono tutti ricoverati di grave urgenza all'ospedale nella Londra Babbana.-
Seguì una pausa.
-Dato che al momento non si trovavano nel mondo magico, non abbiamo potuto impedire che la portassero via nei loro ospedali.-
Si mise a sedere e si sporse in avanti, sistemandosi gli occhiali quadrati sul naso sottile.
-L'unica uscita meno grave, se possiamo definirla così, è la signora Potter. Ginevra Weasley.-
Annuii.

-È in grado di parlare, ma ha rifiutato l'incarico con rammarico.-
-Per quale motivo?- roteai gli occhi.
- Pur essendo amica intima della signorina Granger, deve badare già  a quattro figli, e con il marito assente è comprensibile. Insomma, ha le sue ragioni.-
Silenzio. Rimuginai per alcuni secondi sulla situazione complessiva.
-E.. E quindi che vuol dire?- chiedi sforzandomi di essere gentile.
-Che lei è adesso tutore di Hellen.-
-Se io mi rifiutassi? Se facessi un passo indietro?-
-Allora credo proprio che la piccola finirebbe all'orfanotrofio.- il giudice espirò profondamente.
-Ci pensi bene, signor Malfoy.- 
Strinsi forte i braccioli della poltrona imbottita, fino a farmi diventare le nocche bianche. 
-Perché dovrebbe i portarmi di una mocciosa? Insomma, non siamo nemmeno parenti...- 
Il giudice alzò un sopracciglio.
-Non posso affermare niente, signor Malfoy, ma se la ragazza le ha affidato la tutela di sua figlia, una ragione ci deve essere.- chiosò.
-Poichè, lei non ha motivazioni per le quali declinare l'incarico, non vedo perché non voglia accettare. E infondo, noi tutti abbiamo un cuore, no?-
"io no" 
-Pensi alla piccola. Anche solo per un'attimo.-

Cosa potevo fare? Non sapevo da dove iniziare per badare ad un bambino, e francamente li odiavo. Come avrei fatto? Non c'era assolutamente modo. Punto e basta.
E poi era la figlia della Granger. Della Mezzosangue. Come le era saltata in testa quella assurda idea? 
Tuttavia, se non avessi accettato l'incarico, la colpa sarebbe stata solo e soltanto mia se fosse finita in un orfanotrofio Babbano. Mi scocciava profondamente, dovevo ammetterlo a me stesso. Quella era una situazione irrisolvibile, e non riuscivo a trovare una soluzione.

-Le scelte solo due, signor Malfoy: accetta o no?- era il giudice che mi martellava spingendomi a trovare una risposa.
-Lei crede che sia una scelta tanto facile?- ribattei io massaggiandomi le tempie.
-Non ho mai detto questo, ma non si aspetti di prendersi tutto il tempo che desidera per decidere. La bambina tutt'ora è sola.- si sistemò la cravatta. Poi, con un solo gesto, aprì il cassetto della scrivania a ne tirò fuori un modulo. 
-E questo cos'è?-
-Deve firmare qui e diventerà suo tutore fino al risveglio della Madre naturale.-
Rimasi in silenzio ad osservare il foglio che volteggiava in mano al giudice.
-Allora?- 
Io non risposi, e con aria ombrosa mi limitavo a far passare lo sguardo dagli occhi del giudice al modulo.

Lui lo avvicinò pericolosamente a quella che sembrava un trita carte magico. Fece scendere il foglio sull'apparecchio che sembrava aver voglia di sbranare il modulo. 
-Bhe, allora...- sussurrò tra sè e sè.
Ancora un centimetro e sarebbe sparito.
-No! Aspetti!- urlai.
-Si?-
-Firmo.-

 -------------


Ciao a tutte! 
Questa sarà una Fanfiction senza troppe pretese. Abbastanza corta ma intesa. Spero di avervi incuriosito con la trama che grazie al primo capitolo avete pregustato. 
Se avete qualche commento o suggerimento (ma anche critiche) potete recensire.  :) 
Il testo dei capitoli sarà più breve rispetto al consueto. 
Mi scuso in anticipo per gli eventuali errori grammaticali e di battitura!!
Spero di aggiornare presto, e grazie a chi si è soffermato a leggerla! ;)

Qui vi lascio il Link di un'altra mia Dramione, dateci un'occhiata se volete:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2524140&i=1

Trama: 

Cosa succederebbe se Draco ed Hermione si trovassero costretti a recitare come protagonisti in un film d'amore? E se all'interno di quel film si dovesse tenere anche una parte scottante? 
Sarebbe solo odio quello sentito dai due, o nascerebbe anche qualcosa di più tenero? 
" -Tu eri nel mio cuore, Ron...- disse Hermione sull'orlo del pianto.
-Tu eri nel mio cuore, ma ti sei fatto rubare il posto. Ed è solo colpa tua-"



Un bacio,
La vostra Bia

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


A Sky full of stars - capitolo 2








Occhi grandi e come il ghiaccio, capelli ricci e castano chiaro, guance rosee e paffute. 
Hellen era una bambina bellissima, dovevo ammetterlo, ma non capivo perché la Granger l'avesse affidata a me. Ero totalmente incapace di prendermi cura di un neonato, e non sapevo proprio come avrei fatto ad essere suo tutore fino a che la madre non si fosse ripresa dal coma.
La bambina mi guardava con aria sorpresa, le mani grassocce stringevano un peluche a forma di coniglio tutto grigio dal pelo un po' sporco e consumato, che mi dette l'impressione di averne passate tante. Non sembrava avere un'anno e mezzo, ma meno. Emise un verso strano, come un mugolio acuto, e subito dopo si ficcò le dita in bocca.
Feci una smorfia di disgusto, e mi rialzai voltandomi verso il giudice, in piedi dietro di me.
-Non è adorabile?- chiese guardando la piccola.
Avrei voluto rispondere con un "no" ma mi trattenni. 
-Allora, dicevo, ecco a cosa si deve attenere: primo, per non destare sospetti ai Babbani, dovrà restare con la bambina nella casa dove è cresciuta, ovvero questa nella quale ci troviamo. Secondo, dovrà fingere con tutti di essere il padre della piccola.-
-Oh, ma andiamo. Il punto due è inutile...-
-Silenzio Malfoy! Silenzio...- mi zittì il giudice tornando con lo sguardo sul foglio.
-Terzo e ultimo, come tutore dovrà prendersi cura della creatura, ma questo lo aveva già capito, spero. Il mondo Babbano è leggermente ehm, diverso quindi veda di adeguarsi agli usi.- così ripiegò il foglio e se lo infilò nel taschino della giacca.
-Lei non può dirmi cosa posso o non posso fare.- affermai fissandolo negli occhi.
-Oh, ma la sua firma su questo pezzo di carta si invece.- disse mostrando il mio nome nero su bianco. Non aggiunsi altro, anche se mi scocciava, ma non potevo negare che avesse ragione.
-Per ogni cosa non esiti a contattarmi, e l'avverto di alcune visite a sorpresa da parte mia, per controllare la piccola.- concluse con fare per andarsene.
-Non mi resta che augurarle buona fortuna, signor Malfoy. Arrivederci.- concluse prima di smaterializzarsi. 

Così rimasi solo con la bambina, e cominciava il mio primo giorno con lei. Ne approfittai per la sciarla nel box, e dare un'occhiata alla casa. 
Non era molto grande, anzi a dire il vero era un'appartamento abbastanza piccolo. Salotto, cucina, un bagno e due camere, tra cui una striminzita. Supposi dall'arredamento che si trattasse della cameretta di Hellen. Era tutta dipinta di rosa, e alle pareti erano stati appesi alcuni disegni che osai definire più scarabocchi che altro. Al centro si trovava un lettino con delle sbarre ai lati.
Inoltre sul pavimento poggiavano una vasta gamma di giocattoli che variavano da costruzioni e bilie, a pupazzi di gomma e libri per piccoli.

Era tutto esattamente come Hermione lo aveva lasciato. 
Non ho voluto entrare in camera della Granger, anche se la porta era aperta in uno spiraglio.
Tornai in salotto, dove trovai Hellen esattamente come l'avevo lasciata: con le dite in bocca. Mi osservava anche allo stesso modo.
Poi di scatto lanciò le braccia in alto.
-Papà!- disse sorridendo con a bocca mezza sdentata. 
-No. Non chiamarmi così.- asserii con fare severo, ma lei non sembrò curarsene. 

Mi sederti sul divano verde bottiglia,  che non era il massimo della comodità, e mi misi a fissare di sottecchi le mosse della piccola, come se da un momento all'altro potesse attaccare e uccidere. Ma non faceva nient'altro che ricambiare lo sguardo.
-Allora, mettiamo in chiaro alcune cose visto che dovremo convivere per un po' di tempo.- mi schiarii la gola, e continua con la stessa sicurezza nella voce.
-Quindi, sappiamo entrambi che io non piaccio a te, e tu non piaci a me. E fin qui tutto ok.- 
Hellen mi guardava con occhi grandi.
-Non mi farai arrabbiare, mai. Non riderai troppo rumorosamente in mia presenza, non piangerai la notte ne mi sveglierai, perciò. Poi, vediamo...
Ah si, senza dubbio imparerai ad usare il w.c. se non lo sai già utilizzare. Non mi chiamerai papà in nessuna occasione, e soprattutto te ne starai zitta a giocare qua, proprio come se non esistessi.-

In risposta questa mugolò con gli occhi ridenti, e si infilò in bocca il coniglietto di pezza. 
-No! Assolutamente no. Non si mette in bocca niente.- mi alzai dal divano e glielo tolsi di mano. Il suo sguardo si incupì e gli occhi le si riempirono di lacrime. 
-Jaket...- mi sembrò di capire.
-Si chiama così? Jaket? Beh, non lo riavrai finché non avrai imparato le buone maniere. Ah, se fossi stata una Malfoy non ti sarebbe mica stato permesso di comportarti in questo modo...-
Gli angoli della bocca di Hellen si piegarono a formare una smorfia piena di tristezza. Un secondo dopo scoppiò in un pianto spacca timpani.
-Eh no! Hai appena infranto la regola numero tre!-
Ma lei non la smetteva di gridare quindi mi vidi costretto a restituirli il balocco. 
-Ecco tieni, te lo rendo. Mocciosa... Ma adesso sta zitta!-
Anche con il pupazzo in mano, Hellen non si calmava. 
-Oh, diavolo! Ti vuoi chetare?- provai ma niente.
-Va bene, va bene... Adesso sai cosa facciamo? Scommetto che hai fame e ti porterò da mangiare, magari ti zittisci.-

Andai spedito in cucina, e aprii il frigo. Conteneva della carne in scatola, uova, burro, un pollo surgelato. Nel freezer dei coni gelato e alcuni gamberetti.
Riflettei. Cosa sarebbe potuto andare bene? In salotto le strilla della bambina non erano cessate.
Aprii la credenza, ma conteneva solo biscotti e cornetti alla marmellata. 
-Oh, per Merlino...- borbottai, e poi sentendo il pianto lagnoso di Hellen mi affrettai a tornare da lei.
-Arrivo! Arrivo...-
Arrivai al box, e quasi mi fecero impressione gli occhi azzurri tutti rossi e gonfi.
-Oh cielo- mi scappò.
-Va bene, calmati adesso. Mi fanno male le orecchie! Visto che non c'è cibo in casa andremo a comprarlo fuori.- detto ciò, come se mi avesse capito, la piccola si zittì di colpo. Tirai un sospiro di sollievo.
 
-Oh, finalmente. Adesso, come faccio a tirarti fuori da qua?- mi grattai la nuca. 
-Beh.. Allora- goffamente mi chinai verso la bambina, e l'afferrai sotto le ascelle.
Riuscii a tirarla su a stento, e mi scappò un vago "quanto pesi..."
In un angolo scorsi un oggetto strano. Era una specie di caretto con le ruote, ma imbottito.  
-Aaaah, Capito!- esclamai. Mi avvicinai all'aggeggio Babbano, e vi misi sopra la bambina.
-Ecco fatto- ma questa mugolava ancora, indicando un oggetto di plastica scura all'interno del Box: Il ciuccio.
Mi chinai per raccoglierlo e glielo porsi, lei se lo cacciò in bocca e sembrò placarsi definitivamente.
La portai fino all'ingresso, legai i lacci del passeggino, così che non cadesse e mi meravigliai della mia maestria. 
Uscì chiudendo la porta laccata in verde, e mente chiamavo l'ascensore, ecco che dall'uscio difronte a quello di Hermione, uscì una vecchina. Mi salutò cordialmente e con un sorriso dolce.
Era vestita in modo forse troppo giovanile per la sua età: un cappello decisamente sfarzoso fungeva da copricapo, e il vestito era molto attillato.
-Scende al piano terreno, giovanotto?-
-Ehm... Si- risposi.
-Bene,- disse chinandosi all'altezza di Hellen che la guardava senza barrare ciglio.
-Oh, guarda la nostra Hellen! Cresci proprio in fretta, diventi sempre più bella... Sai quanti ragazzi faranno la fila per te! Tuo papà diventerà geloso- rise mostrando la fila di denti gialli, e i suoi occhi diventarono uno spiraglio. 

-Lei è il padre di Hellen, giusto? Non l'ho vista molto... Era Hermione a prendersi cura di lei, ma mi lasci dire che le somiglia molto la bambina.-
-Oh no, assolutamente no, io non sono il...-
-Papà!- 
Era Hellen, ma fortunatamente in quel momento arrivò l'ascensore e mi affrettai ad entrarvi dentro.
La signora anziana si infilò silenziosamente con noi, e per il breve viaggio non proferì parola, ma continuò a fissare con aria materna la bambina, lasciando che aleggiasse un sottile imbarazzo. Quanto arrivammo a destinazione, questione di nemmeno un minuto, la vicina si dileguò con un 'arrivederci'. Io non risposi, arricciando il labbro superiore per quella Babbana che già mi inspirava antipatia.
 Quando fui fuori, scoprii che faceva più freddo di quanto ricordasse, ma per fortuna indossavo un cappotto abbastanza pesante. Mi chinai e scorsi Hellen che tremava, coperta soltanto da un golf leggero.
-Io non ci torno su. Vorrà dire che ti compri qualcosa al negozio.- asserii spingendo il passeggino e scrutando la strada in cerca di alimentare.
-Sa dov'è un negozio di alimentari qua vicino?- chiesi infine ad un passante sulla trentina.
-C'è un Mini Market qua dietro l'angolo, sulla destra.-
-Un Mini.. Market... Ah, grazie.- risposi non troppo garbato. Mi voltai e andai avanti.
-Mi scusi!- urlò una voce alla mie spalle. Mi girai, era l'uomo di prima.
-A sua figlia è caduto il pupazzo-
Il mio sguardo cadde per terra, e vidi Jaket inerte sul marciapiede. 
Lascia il passeggino per raccoglierlo e mugugnai -Io non sono il padre.- 
-Signore..?-
-Che vuole ancora?- sbottai con il coniglio sotto il braccio.
-Il passeggino di sua figlia sta andando via-
-Be, grazie tant... Ma cosa?- voltandomi di scatto vidi che la carrozzina aveva preso il via lungo il lieve pendio della strada.

-Oh no!-
Mi misi a correre cercando di mantenere la calma. 
-Che qualcuno fermi quella bambina!- 
Intendo lei, sembrava divertirsi a scendere sempre più velocemente, e  udivo degli strilletti di felicità. La cosa dannatamente strana e che nella sua discesa non incontrava ostacoli che la bloccassero. I Babbani al suo passaggio si voltavano incuriositi, e ad uno per lo spavento cadde il caffè di mano, che si rovesciò sulle mie scarpe.

Adesso però, stava finendo il marciapiede, e tra qualche metro si presentava la strada trafficata.
-Mio Dio! Fermatela, per Merlino!-
Mi lanciai come estremo tentativo di mettere fine a quella corsa, e fu nell'esatto istante che la nonnina dell'ascensore uscì dal fioraio e io la beccai proprio in pieno; che capii che nella mia vita passata avevo fatto sicuramente qualcosa di male.
In compenso però, il passeggino si era fermato a circa cinque centimetri dalla strada, grazie al vaso di fiori (l'acquisto della vicina) incastrato tra la ruota e l'asfalto. Mi trovavo sopra la signora, e lei stordita, ci mise un po' prima di riaprire gli occhi e capire cosa stava succedendo.
-Oh! Oh!- esclamò sconvolta guardandomi come uno stupratore all'opera.
-Leva le mani dal mio corpo, malintenzionato!-
Da li a poco, mi colpì allo zigomo con la sua borsa, orrendamente munita di angoli appuntiti di metallo duro e freddo.
-Ahia! Ma che cazz...- mi rotolai di lato, coprendomi la guancia sinistra dolorante con la mano.
-La prossima vola ti denuncio!- ammonì la frizzante nonnina, in tono minaccioso, poi tornò dentro il Fioraio, borbottando quello che sembrava proprio un " che padre incosciente, o scellerato"

Mi rialzai soffocando il gemito, e mi diressi verso la carrozzina. 
-Tu... Riapprovati a farmi uno scherzo del genere e giuro che sei morta.- il mio sguardo penetrò Hellen, alla quale morì il sorriso sulle labbra.
-Te lo giuro, io ti uccido.- e mentre lo dicevo, ecco passare un agente  della polizia mulatto, che mi aveva sentito. I nostri sguardi si incrociarono e io deglutii. Lui mi guardò torvamente, poi esitando solo un attimo, girò l'angolo e se ne andò.
Sospirai, e restituii un Jaket ancora più lercio alla bambina.
-Eccoti il tuo stupido coniglio. Contenta?- 
La cosa positiva era che eravamo arrivati al Mini Market di cui parlava il tizio. Entrai con aria che non poteva essere scambiata con altro che evidente giramento di palle. Il tutto era completato dal delizioso marchio sulla pelle che la dolce signora mi aveva impresso sulla guancia, mancando per un pelo l'occhio. 
-Odio i Babbani.- ringhiai a bassa voce, osservando che il negozio in cui mi trovavo ne era pieno. 

Insomma, con la mia aria nera più che mai, spinsi il passeggino per gli scaffali. Era pieno di strane scatole colorate, cose mai viste. 
Mi bloccai un attimo però. Ero venuto fino a qua, ma non sapevo cosa mangiava un bambino dell'età di Hellen. Mi umettai le labbra e osservai la bambina. Sembrava essersi assopita, ma ogni tanto il ciuccio dentro la bocca si muoveva. 
*e adesso che faccio?*
Continuai a vagare per gli scaffali, osservando i vari barattoli scatolette e pacchetti, finché non scorsi una donna molto alta, con i capelli nero corvino. Aveva un carrello, e per mano teneva un bambino con gli stessi capelli, che a occhio e croce calcolai avere un anno o poco più. 
Mi avvicinai con aria non curate, e sbirciai all'interno del carrello della signora. Vidi dei barattoli con il volto di un bambino. La targhetta diceva "omogeneizzati". 
*Bingo*

Adesso stavo per fare una cosa non molto corretta, ma mi vedevo costretto. Mentre la madre era impegnata a leggere una qualche etichetta sul una confezione, mi chinai ad afferrare furtivamente due o tre barattoli alla volta di quegli omogeneizzati e gli trasferii nel mio carrello.  Mentre mi chinai però per prenderne degli alti, il bambino mi aveva notato, e tirò tre volte la gonna della mamma, indicando me.
Questa si voltò.
-Ma che fa?- esclamò accigliata.
Per un secondo rimasi in quella strana posizione. Mi alzai di scatto in piedi e risposi. -Io, oh niente.-
-Allora le dispiacerebbe rendermi le scatolette per gatti che ha dietro la schiena?-
*Scatolette per gatti...?*
Poi notai che nella fretta, avevo rubato per sbaglio le confezioni sbagliate che si trovavano accanto, tra l'altro molto simili tra loro.
-Ok, si, mi scusi.- le resi remissivo tutto ciò che le avevo sottratto, ma prima che se ne andasse la richiamai.
-Sa per caso dove si trovano gli omogeneizzati?- 
Lei, sempre con aria molto seria, indicò un punto davanti a me. 
Guardai, e con enorme imbarazzo notai che erano proprio nello scaffale davanti ad Hellen. 
Idiota.
La bambina dormiva con la testa tutta da una parte, ciondolante.
Mi misi in ginocchio, e con una mano tentai di raddrizzarla spostandola al centro, ma non intendeva stare dritta, e il collo rimaneva piegato da un lato, o a destra o a sinistra. Arreso, mi cimentai nel fare scorta di cibo per me e per Hellen. Non avevo intenzione di tornare in quel negozio molto presto, ne fuori in generale.

Quando andai a pagare, mi sembrò assurdo quella striscia che scorreva, e non capì all'instante come funzionava. Alla cassiera invece, sembrò assurdo tutto quel numero di omogeneizzati, ma non disse niente.
Era strano anche quell'apparecchio che emetteva un "bip" ogni volta che un vasetto passava sulla striscia rossa.
Quando arrivò il conto, per poco non pagai con i galeoni, ma dopo che la cassiera li fissava allibita, li rimisi nel portafoglio ed estrassi i soldi Babbani, di cui mi aveva premunito il giudice. 

Uscimmo dal Market, e mi diressi verso casa.
Lo zigomo faceva ancora male, e si era gonfiato a dismisura, inoltre, immaginai, essere rosso fuoco. 
Hellen dormiva, e anche io ne avrei avrei avuto bisogno, le buste della spesa pesavano molto,  e sperai che non si strappassero, rovesciando tutto il loro contenuto. Cosa che per fortuna, non successe, o almeno fino al portone di casa.


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Ecco il capitolo 2, spero di non avervi annoiato, e che sia siamo di vostro gradimento. :) scusate per gli errori, e grazie a chi recensisce!!


Alla prossima, spero  presto ;)


(Per chi segue You were in my heart ci sentiamo giovedì)

Baci,
Bia

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