LA VOLTA BUONA

di kathy pierce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** RITORNO DAL PASSATO ***
Capitolo 2: *** NUOVE OCCASIONI ***
Capitolo 3: *** SEGRETI SVELATI ***



Capitolo 1
*** RITORNO DAL PASSATO ***


I FANTASMI DEL PASSATO
Gli ultimi avvenimenti accaduti nella cittadina di Beacon Hills facevano pensare che non sarebbero stati gli ultimi. Il nogitzune era nuovamente intrappolato, ma il potere del  nemeton  ormai era stato risvegliato.
La porta al sovrannaturale era aperta.
Mai il giovane Derek avrebbe immaginato che le sue scelte avrebbero così tanto influenzato il suo futuro.
Era solo un adolescente. Un adolescente innamorato. E per un amore così, totalizzante come solo quello degli adolescenti può essere,  si è disposti a tutto, anche se il prezzo da pagare è alto. E Derek aveva pagato. Pagato caro. Aveva perso la sua Paige, morsa per suo volere, per renderla come lui, per vivere per sempre insieme…e aveva dovuto ucciderla.
Non poteva sapere  allora che quel suo dolore enorme, incommensurabile, ma così intimo e personale, avrebbe determinato tutta quella serie di catastrofici eventi che si erano abbattuti negli ultimi tempi a Beacon Hills.
Avevano appena riavuto Stiles, libero dalla possessione del Nogitzune. Ma l’ombra della morte di Allison gravava ancora su tutti i componenti del branco, soprattutto su Scott …e Isaac. Il branco era devastato.
Quel  giorno Derek gravitava intorno al liceo, gli altri erano a lezione. Nessuno da sconfiggere, nessuno da intrappolare, nessuno da salvare, solo una giornata di nulla; gli sembrava quasi  di essere in vacanza.
“Scusa, sei tu Derek Hale?” chiese una voce femminile alle sue spalle.
Come si  era  avvicinata tanto da non farsi notare rimase un mistero.
Derek si voltò, accigliato, con la sua espressione eternamente imbronciata e minacciosa…
“Scusami se ti ho spaventato…” continuò la ragazza. Spaventato? Che presunzione: era Derek che avrebbe dovuto spaventarla, non certo lei!
Derek la guardò interdetto.
Era una ragazza di circa sedici o diciassette anni, non molto alta, aveva la pelle di porcellana, lunghi capelli castani e occhi da perdercisi dentro, stranamente  familiari.
“Il mio nome è Rebecca…” e dopo un attimo di indecisione aggiunse “…Paige era mia sorella maggiore”.
 
SPIEGAZIONI
Come poteva essere vero quello che stava accadendo? I fantasmi del passato avevano deciso di non lasciare tregua a nessuno e a maggior ragione a lui. Perché avrebbero dovuto? Lui era la causa di tutto…era solo colpa sua.
“Non sapevo che Paige avesse una sorella” fu tutto quello che riuscì a dire.
“Sì, bè…ecco…io ero piccola quando…insomma, avevo otto anni e…certo mia sorella non aveva il tempo di raccontare di me ai suoi amici…nessun adolescente sano parla dei propri fratelli, soprattutto se sono dei mocciosetti.”  Cominciava ad essere impacciata. La spavalderia di poco prima che le aveva fatto rivolgere la parola a un ragazzo tanto bello e tenebroso sembrava svanita.
“Volevo conoscerti ” concluse.
Derek cominciò a far vorticare i propri pensieri all’impazzata. La versione ufficiale era che Paige era morta in seguito all’attacco di un animale feroce. Nessuno avrebbe potuto risalire a lui. Eppure…cosa voleva quella ragazzina?
Guardandola meglio si accorse che effettivamente aveva dei tratti somiglianti a Paige…alla sua Paige, così bella e delicata…La linea delle labbra era la stessa e gli occhi, certo, erano quelli di Paige, ecco perché li aveva trovati  così familiari.
“Volevo conoscere la persona che è stata così importante per mia sorella.”
Derek sgranò gli occhi: cosa ne sapeva lei?
“Possiamo parlare? Là, su quella panchina.” e senza aspettare una risposta Rebecca si avviò verso la panchina del cortile scolastico, quella sotto il platano.
E Derek la seguì. Lui, che era stato un alfa, che aveva guidato Scott e gli altri nelle loro continue missioni sovrannaturali, che non lasciava spazio a nessuno che non la pensasse come lui, la seguì, semplicemente.
Si sedettero all’ombra del platano. Derek cominciava a sentirsi un po’ a disagio, quel genere di situazioni non erano facili da gestire; meglio un sano corpo a corpo.
“Quando Paige morì “ cominciò Rebecca “ i miei genitori ne furono distrutti. Decisero di andare via da Beacon Hills. Per me. Non volevano che mi capitasse qualcosa di brutto, come a mia sorella. Sono stati anni difficili, per tutti noi.” E qui fece una pausa densa di tristezza.
Derek si sentiva friggere le viscere. Non si era mai posto il problema del dolore della morte di Paige vissuto da un’altra ottica. Era rimasto concentrato su di sé, sulla sua sofferenza, sul suo egoismo.
“Purtroppo la vita con me è stata decisamente avara…due mesi fa i miei genitori sono morti in un incidente e così, dopo un po ‘ di girovagare da vari parenti e amici, sono venuta a stare con mia nonna. Lei vive nella nostra casa di un tempo…”
Derek continuava ad ascoltare, mantenendo all’apparenza il suo cipiglio imperturbabile;  solo Scott avrebbe  potuto sentire il tumulto del suo cuore.
“Mia nonna ha lasciato pressoché intatte tutte le stanze, non ha toccato nulla. Ho scelto la camera di Paige, un po’ per sentire ancora la sua presenza… E così, quando ho cominciato a fare posto nell’armadio  ho trovato…” e qui prese lo zaino che aveva posato per terra e cominciò a rovistare goffamente al suo interno “…questo!” concluse estraendo un piccolo diario rilegato in cuoio.
 
 
Derek era tornato nel suo loft.
Si era seduto sul divano e continuava a fissare quel piccolo oggetto tra le sue mani.
Il diario di Paige.
“Sono sicura che lei vorrebbe  lo avessi tu” aveva detto Rebecca  prima di salutarlo.
Erano passati tanti anni. Eppure il colore azzurro dei suoi occhi era sempre lì, a ricordargli quanto determinante fosse stata Paige nella sua vita, anche se era ancora un ragazzino.
Non era certo di voler leggere il suo diario. “Sono sicura”. Le parole di Rebecca continuavano a ripetersi nella sua mente…e non volevano smettere. Un’eco sarebbe stata meno insistente.
Mosso da una rabbia inspiegabile lo abbandonò con stizza sul tavolino. Non voleva sapere. Tutto quello che avrebbe trovato scritto su quel diario ormai era perduto per sempre. Tutti i pensieri di Paige, le sue emozioni, i suoi sentimenti…erano spariti con quel morso.
“Il morso è un dono” aveva detto a Scott all’inizio.
Per lei era stata la fine. E la fine era giunta anche per lui. Aveva cominciato ad averne un presentimento quando si era innamorato di Kate Argent e aveva scoperto quanto fosse malvagia e squilibrata. E Jennifer Blake?  Un’altra pazza psicopatica  che gli aveva mentito e lo aveva usato. Aveva sempre dato il suo cuore alle persone sbagliate, come se il destino gli stesse presentando il conto, a lui che aveva avuto in dono un’anima buona e pura come quella di Paige e l’aveva distrutta a causa del suo egoismo. No, tutto quello che c’era scritto su quel diario era finito. Perso.
Decise che l’avrebbe riportato a Rebecca. Non lo voleva.
Lo afferrò con decisione e uscì come una furia.
Non ci volle molto a rintracciare l’odore di Rebecca. Non era mai stato in quella casa eppure un fremito gli attraversò la schiena quando la vide. Fece  un giro di ricognizione e individuò la stanza di Rebecca. Era la stanza di Paige. E tornò ad essere  un ragazzino innamorato, quando il cuore ti vuole balzare fuori dal petto, quando tutto il tuo mondo è lei…lei che con un suo gesto, con un suo sguardo apre il tuo mondo e lo rende migliore. Questo era stata Paige per lui.
Si materializzò nella stanza senza alcun rumore. Rebecca aveva le cuffie ed era girata di spalle, seduta alla sua scrivania. Cosa avrebbe potuto tradire la presenza del licantropo? Nulla. Ignara ascoltava un assordante pezzo dei Bon Jovi (possibile?) Alll’improvviso mimò una performance alla batteria e cominciò a urlare a squarciagola “ITS MY LIIIFE…” roteando energicamente sulla sedia girevole. Non appena la nera figura di Derek si presentò alla sua vista perse l’equilibrio per lo spavento e finì in terra.
“Ma … come sei  entrato?” chiese cercando di apparire meno sconvolta di quanto non fosse e sfilandosi impacciata le cuffie.
Derek con un cenno della testa indicò la finestra.
“Ti ho riportato il diario di Paige. Non lo voglio.” disse laconico posando il diario sul letto.
Rebecca rimase senza parole, paralizzata dalla follia di quel momento così assurdo.
“No, scusa, tu ti intrufoli in camera mia facendomi rischiare un infarto perché non vuoi il diario di mia sorella? Fatico a riconoscere il Derek descritto da lei…”
 
“Non voglio questo diario … non so nemmeno perché me l’hai dato, perché mi sei venuta a cercare..” ringhiò  stringendo i pugni.
Per un attimo Rebecca parve arretrare sotto quella rabbia a stento trattenuta; fece un grosso respiro e chiese  a bruciapelo, socchiudendo gli occhi con fare indagatore:
“L’hai letto?”
“No”
“Ecco perché me lo rendi. Se solo tu avessi fatto la fatica di leggerlo avresti scoperto da te il motivo per cui ti sono venuta a cercare, il motivo per cui te l’ho dato.
Lo vuoi sapere? VUOI SAPERE PERCHE’?
Perché mai avrei immaginato potesse esistere un amore così grande come quello tra Paige e te; per lei eri tutto, eri la giornata che assumeva significato, eri l’aria che respirava, eri l’angelo che la proteggeva … le parole che più si ripetono in pagine e pagine sai quali sono? CON LUI MI SENTO AL SICURO  !”
Derek emise un ringhio dal profondo del petto così cupo e sofferto, ma anche così naturale in quel momento che Rebecca non si pose nemmeno la domanda sul fatto che un verso simile potesse essere affatto umano.
 
“IO DOVEVO PROTEGGERLA E NON L’HO FATTO!”
 
 
 
Piccola nota dell’autrice.
Ciao a tutti, questa è la mia prima fan fiction, spero che vi sia piaciuta la trama; per lo stile forse devo affinarlo un po’; se mi fate sapere cosa ne pensate prometto che scriverò presto la conclusione di questa storia, per vedere se ci sarà o no un lieto fine per il nostro scontroso lupo mannaro. Altrimenti vorrà dire che sarà anche la mia ultima fan fiction. Grazie a tutti voi che leggete.  

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Capitolo 2
*** NUOVE OCCASIONI ***


NUOVE OCCASIONI
Se n’era andato. Era uscito da quella casa. Non poteva  restare.
Corse a perdifiato,  corse senza una meta; corse per sentire il vento sulla faccia, per sentire il vento nel cuore…  perché  portasse via tutto quel dolore. Non importava la strada. Importava andare. Veloce. Lontano. Il bosco sfrecciava sotto i suoi piedi, niente l’avrebbe potuto fermare. Nemmeno un comando di Scott, un comando dell’alfa.
Erano questi i mostri che il nemeton riversava? Era questo contro cui si sarebbe trovato a combattere?
Paige.
Tornata a tormentarlo. Quanto l’aveva amata!
Dopo un tempo che parve interminabile Derek si fermò a riprendere fiato. Si chinò appoggiando le mani sulle ginocchia e attese che il respiro tornasse regolare.
Un pensiero fugace attraversò la sua mente. Paige sapeva cos’era lui, sapeva che era un licantropo.
 L’aveva scritto nel suo diario? E Rebecca? Cosa sapeva?
Avrebbe letto quel diario.
Rebecca camminava con aria assente verso l’aula di scienze. Aveva dovuto cambiare scuola e scienze continuava a non piacerle. Ma non stava pensando a quello. Derek. Che ragazzo strano. Eppure sua sorella aveva usato per lui parole tenerissime, parole che raccontavano un’altra persona; un ragazzo un po’ spavaldo, capace di ridere e di stupire. Che fine aveva fatto? Il Derek che aveva conosciuto lei era ombroso, taciturno, per niente gentile, anzi, a dire il vero era proprio un gran maleducato, o come tale si era comportato la sera prima, comparendo in camera sua all’improvviso e poi gettandosi fuori dalla finestra.
Quando si era affacciata, certa di vederlo agonizzante sul prato del suo giardino, magari con anche qualcosa di rotto era già sparito.
Era un tipo atletico e prestante, questo lo si capiva benissimo osservando la muscolatura perfetta  fasciata dalla maglietta verde … ma un salto come quello… Certo lei non l’avrebbe seguito, non gettandosi  dalla finestra.
Lo vide in fondo al corridoio,in mezzo agli altri studenti, ma sarebbe stato impossibile non notarlo. Era lì, col suo giubbotto di pelle nera, le mani in tasca e le gambe leggermente divaricate. E guardava lei.  Rinunciò ad entrare nell’aula che già si riempiva e lo raggiunse.
“Vedo che non hai niente di rotto…” cominciò Rebecca
Derek ignorò qualsiasi allusione o riferimento e andò diretto a quello che più gli premeva.
“Hai il diario?”
Rebecca non poteva credere alle sue orecchie.
“Hai una bella faccia tosta, sai? Dopo la sceneggiata di ieri sera e la tua fuga rocambolesca è tutto ciò che hai da dirmi? Nemmeno un  scusami se ti sono sembrato mentalmente instabile?”
“Il diario” disse senza troppa enfasi  e  allungando la mano, in attesa.
Rebecca sentì montarle dentro una rabbia che non avrebbe saputo spiegare. Rovistò febbrilmente nel suo zaino e glielo appoggiò con forza sulla mano tesa.
“Soddisfatto? E io che ho creduto ciecamente ad ogni parola di Paige, mi sono bevuta d’un sorso ogni goccia d’inchiostro che parlava di te, di quanto fossi speciale, diverso da ogni altro ragazzo che lei avesse mai incontrato; ti ho conosciuto attraverso i suoi occhi e ho desiderato conoscerti con i miei  … ogni sua parola d’amore per te… è diventata anche la mia!” Ormai non tratteneva più le lacrime. Piangeva per il nervoso, piangeva per la delusione, piangeva per il suo amore di carta. Ecco cos’era: un amore di carta, costruito sulle parole di sua sorella. Derek non era  quello che si aspettava.
 
Oggi è venuto a trovarmi nell’aula di musica mentre mi esercitavo al violoncello. Ha detto che doveva esercitarsi anche lui e quando l’ho guardato male, per fargli confessare quella gigantesca bugia, lui ha preso il triangolo  e ha sorriso. Mio Dio che sorriso! Ho sentito le farfalle nello stomaco . Credo che mi piaccia.”
“ Siamo stati nel bosco. Abbiamo passeggiato insieme. All’inizio avevo paura … io non sono una di quelle ragazze spavalde e coraggiose, che mettono in riga i ragazzi.  Derek mi ha preso per mano e mi ha detto:
“Ci sono io con te. Non devi aver paura. Ti proteggerò sempre.” 
E poi … mi ha baciata. Così, senza preavviso.  E’ stato il momento più bello di tutta la mia vita.”
Derek non riusciva a staccare gli occhi da quelle parole. Le aveva scritte Paige.
Rimase immobile, nella stessa posizione per un tempo indefinito. Faceva male.  Più di ogni singola tortura che gli avessero mai inflitto. E lui era bravo a sopportare le torture.
Aveva cominciato a piovere e Derek guardava le gocce di pioggia scivolare sui vetri delle sue finestre.

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Capitolo 3
*** SEGRETI SVELATI ***


Non vide Rebecca per giorni. Era sempre nei dintorni della scuola, appostato dietro un albero o nascosto nell’ombra. Scott l’aveva chiamato, ma lui si era dileguato. Non voleva che gli altri sapessero. Certo, era al corrente che suo zio Peter aveva raccontato quella storia a Stiles, la storia di lui e di Paige, ma farsi vedere così … non voleva. Voleva restare solo.  
“Perché quella sciocca ragazzina non si fa più vedere? Mi toccherà farle una visita di cortesia a casa…” borbottò tra sé, ma mentre stava per andarsene la sentì arrivare, o meglio, sentì il suo odore, il rumore del suo battito,  il suono della sua voce. Stava parlando con una ragazza dai capelli biondi, molto più alta di lei, dalla voce sgradevolmente troppo acuta. Non appena lei si accorse di lui emise un leggero sospiro, salutò la bionda e si avvicinò.
“Hai deciso di comparirmi davanti sempre in questo modo?”
“Non ti ho vista in questi giorni…”
“Sì, bè…ho avuto da fare” rispose lei stando sul vago.
“Cosa?”
La domanda la colse alla sprovvista.
“Come cosa? Ho una vita, per quanto miserevole, ma ce l’ho.” rispose leggermente piccata . Da dove tutta questa invadenza?  Adesso aveva voglia di fare conversazione? Bè, non ne aveva lei.
E già stava per  aggiungere qualcos’altro di petulante  quando lui estrasse da dentro il giubbotto il diario di Paige.
“Volevo renderti questo” disse semplicemente, col tono più gentile che sapesse usare.
L’aveva letto. L’aveva letto tutto. Paige non aveva tradito il suo segreto nemmeno col suo diario.
Ma il dolore per quello che aveva fatto a Paige, alla sua giovane vita … quello era più acuto che mai.
“Hai ragione, sai? Il ragazzo di cui parla Paige non c’è più. Ha dovuto pagare troppi debiti con la vita. Questo è quello che sono. Ora. Quello che è successo a tua sorella mi tormenterà per sempre.”
“Non è stata colpa tua…” cominciò comprensiva Rebecca, ma lui la fermò.
Non poteva restare a farsi consolare dalla sorella della sua ragazza morta. Che aveva ucciso lui stesso. Questo non sarebbe accaduto.
Rebecca ammutolì. Prese il diario e cominciò a sfogliarlo distrattamente … 
“Qui mancano delle pagine.” notò ad un certo punto e lo disse quasi con noncuranza. Rebecca era rientrata e si era subito diretta all’armadio nella sua stanza. Forse le pagine mancanti erano sul pavimento lì, da qualche parte. Non che si aspettasse nulla di strano, ma le dispiaceva che fosse andata persa anche una sola parola di sua sorella … era tutto ciò che le rimaneva di lei! Ormai il suo cuore, sognante un amore epico e meraviglioso con quel Derek di un tempo,  si era già infranto contro quella roccia granitica di indifferenza  che era il Derek di adesso. Poco le importava di lui.
Cercò un po’ dovunque, ma non le riuscì di trovare nulla. Forse la nonna ne sapeva qualcosa.
“Nonna, tu sai che Paige aveva un diario?” le domandò candidamente appena entrò in cucina, dove la signora Gonzales stava sbucciando delle patate.
“Un diario? Di Paige?” chiese l’anziana signora alzando la testa dal suo lavoro.
“Sì.”
“Mi sembrava di averne visto uno nell’armadio…”
“Parlo proprio di quello. E’ che…mi sono accorta che mancano alcune pagine … magari, quando hai rimesso in ordine erano sparse sul pavimento e…”
“Sì, sì, ora ricordo, le ho buttate.” Concluse la donna.
A Rebecca parve che avesse risposto un po’ troppo precipitosamente, come se volesse liquidare l’argomento.
“Che peccato…” si limitò a commentare. “Quel diario è per me importante…è come conoscere Paige alla mia età, è come  non averla mai persa…”mormorò.
La nonna si alzò e la abbracciò. Sembrava volersi aggrappare a quelle parole, che pesavano come macigni.
“Lo so, anche per me è stato così.” E si asciugò una lacrima. Poi tornò a pelare patate.
 
Rebecca decise che era giunta l’ora di cominciare a studiare e si avviò verso la sua stanza. Mentre passava oltre la camera della nonna, come seguendo una vocina interiore, e tornò indietro.  Entrò nella stanza con un enorme letto a baldacchino: quella era stata la stanza degli ospiti. Si diresse verso l’imponente comò di mogano rosso con la specchiera e rimase ferma ad osservarlo per qualche istante, indecisa se dare corpo alle sue fantasie malate. Aprì uno dei cassettoni e infilò dentro le mani, sollevando cautamente la biancheria che profumava di lavanda. Passò al secondo e infine all’ultimo. Si stava già dando della malata di mente quando sotto una pila di asciugamani toccò la superficie dura di un cofanetto. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata. Lo prese e lo aprì con cautela. Al suo interno c’erano alcune vecchie foto in bianco e nero, una spilla dorata con un pavone smaltato, una catenella con un orologio antico, quasi sicuramente del defunto nonno e sul fondo una busta di carta da lettera.
Rebecca la prese senza pensarci due volte e si rifugiò in camera sua.
“ Ne sono innamorata. Derek  è tutta la mia vita. Ma credo che mi nasconda un segreto. Non lo so … a volte parla in un modo strano … mi parla di odori … che io non sento affatto. E ha quello sguardo così magnetico … quasi mi volesse ammaliare … a volte quando lo guardo muoversi  non riesco a spiegarmi quel passo aggraziato e silenzioso … E’ meglio che vada a fare i compiti. “
Le parole scorrevano come un fiume in piena  sotto gli occhi di Rebecca che leggeva avidamente ogni  parola, quasi sussurrata,  di sua sorella.
 “ Questa sera ho capito. Ne ho avuto paura. I suoi occhi sono diventati gialli e luminosi e lui … è cambiato. Mio Dio non avevo mai visto una cosa del genere …  non so se riuscirò a stare ancora con lui. Ancora non riesco a crederci. “
“ Oggi Derek è venuto a cercarmi. Voleva rassicurarmi, voleva che io non avessi paura di lui, mi ha detto che lui mi amava che non mi avrebbe mai fatto del male. Che dovevo fidarmi di lui. “
“Licantropo o mutaforma. E’ nato così, questo è ciò che mi ha detto. A volte capita che qualcuno di loro faccia del male alle persone, ma lui mi ha giurato che non sempre va così, che possono scegliere se abbandonarsi ai propri istinti oppure no. Lui mi ha assicurato che non mi farà mai del male. Che non ne farà mai a nessuno.”
I fogli di diario caddero dalle mani di Rebecca.  Cosa stava leggendo?  Licantropo? Mutaforma? Non riusciva a mettere un ordine nei suoi pensieri che si accavallavano uno sull’altro …  Un mostro. Ecco cos’era.  E quella promessa?  non ti farò mai del male …sentiva la voce di Derek sussurrare.  Era davvero andata così? O forse … e se … doveva saperlo se era stato lui. Doveva chiedere a Derek (un mostro) se era stato lui ad uccidere sua sorella.
 
   

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