Beside me

di ladyuchiha23mangasasuk8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La scelta di Sakura ***
Capitolo 3: *** Illusa ***
Capitolo 4: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 5: *** L'escluso ***
Capitolo 6: *** Ricominciare ***
Capitolo 7: *** Coraggio ***
Capitolo 8: *** Vertigine ***
Capitolo 9: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Beside me

Prologo

" Cosa sta succedendo Sasuke-kun? " gli chiese Sakura portandosi una mano a pugno vicino alle labbra.
" Cosa ti cambia saperlo?Tanto non puoi fare nulla. " le rispose con il suo tono acre e duro non preoccupandosi di celare in alcun modo quanto la ritenesse inutile. Abbassò lo sguardo. In fondo aveva ragione. Dopo aver tentato strenuamente di raggiungerli , era di nuovo un passo indietro ai suoi compagni e guardava le loro spalle. Naruto l'aveva addirittura superata nell'unica cosa in cui aveva sempre eccelso,le arti mediche ,non solo curando,ma addirittura rigenerando l'occhio di Kakashi. Non poteva competere con due divinità,il suo byakugou,di cui era stata tanto fiera, era un misero potere rispetto a quello dei suoi compagni. Si era resa ridicola davanti ai loro occhi ,quando si era lanciata contro Madara e lui con estrema facilità l'aveva trafitta con uno dei suoi bastoni. Naruto l'aveva trascinata via e Sasuke non si era neanche preoccupato di chiederle come stesse,anzi sembrava quasi infastidito da quella sua iniziativa. Doveva accettare la realtà...non sarebbe mai riuscita a raggiungerli.
" Anche io vorrei sapere cosa sta succedendo " intervenne Kakashi che comprendeva perfettamente i sentimenti di Sakura.
" Anche tu ,in questo momento,sei inutile quanto lei " sbottò l'Uchiha senza alcun rispetto per colui che gli aveva fatto da maestro. Kakashi, purtroppo,non poté che concordare. Il ninja che era riuscito a copiare più di mille tecniche dei suoi avversari,aveva perso la sua arma segreta,il suo sharingan, rubato da Madara con un movimento fulmineo.
" Ma cosa stai dicendo Sas'ke ?? Kakashi sensei e Sakura potrebbero escogitare un piano anche migliore del tuo e del mio " gli fece presente il biondo cercando di ridare un po' d'importanza agli altri due che colpiti dalle dure parole di Sasuke,erano immobili e cupi in viso.
" Fino a che rimarremo nel susanoo ,non ci accadrà nulla. Le copie di Madara sono intorno a noi,non le vedi? " chiese al biondo che annuì. " Lo Tsukuyomi terminerà quando la luna smetterà di risplendere " continuò" quindi fino a quel momento nessuno potrà fare nulla " La spiegazione di Sasuke fu abbastanza chiara. La sua ultima affermazione non era sicuramente rivolta a Kakashi e Sakura che continuava a ritenere inutili,ma a Naruto.
" Tutti gli altri sono in quegli strani bozzoli...e stanno sognando " concluse il moro che con il suo rinnegan continuava a tenere d'occhio le copie di Madara che si aggiravano intorno al susanoo attendendo il momento giusto per attaccare. Improvvisamente l'attenzione di tutti venne rapita da Obito che posseduto ormai totalmente dallo Zetsu Nero era comparso alle spalle di Madara. " Che sta succedendo? " chiese Naruto. " Non ne ho idea " rispose Sasuke che per davvero non riusciva a comprendere la sua apparizione. Zetsu trafisse Madara alle spalle lasciando tutti sorpresi,compreso il vecchio Uchiha che sbarrò gli occhi. " Tu..." esclamò " Tu...perché l'hai fatto? "
" Perché seguo la volontà del mio padrone " rispose Zetsu con la sua voce roca e bassa,iniziando a lasciare gradualmente il corpo di Obito.
" Io sono il tuo padrone,tu sei la mia volontà " cercò di ricordargli Madara vedendo il liquido nero informe salire sulla sua spalla.
" Ti sbagli...io sono la volontà di...Kaguya " disse lasciando definitivamente il corpo di Obito che cadde al suolo e impadronendosi di quello di Madara.
" Non è possibile " esclamò Naruto " Kaguya è la donna di cui mi ha parlato l'eremita...su-sua madre " E mentre proferiva queste parole , Zetsu prese la forma di una donna dagli occhi perlacei e un terzo occhio in mezzo alla fronte : uno Sharingan. I capelli lunghi,sottili come fili di seta e le corna che puntavano al cielo. Un brivido percorse la schiena di Sakura incontrando gli occhi di quella donna che lei non aveva mai visto , ma che tuttavia aveva qualcosa di famigliare. La luna smise improvvisamente di risplendere e finalmente furono liberi di uscire dal Susanoo che si dissolse. Kaguya guardò i quattro ninja davanti a lei. Si soffermò su Sasuke e Naruto che le ricordavano i suoi figli,capendo poi che in realtà erano le reincarnazioni dei nipoti a cui suo figlio aveva donato i poteri. Poi guardò Kakashi,non trovando in lui nulla di particolarmente interessante e infine Sakura. Si soffermò a lungo su quella ragazza dagli occhi verdi sgranati dalla paura e la sua bocca si incurvò in un ghigno. Sasuke e Naruto si scagliarono immediatamente contro di lei ,ma furono catturati dai suoi capelli che cominciarono a risucchiare il loro chakra. Sakura si mosse per attaccarla.
" Ferma " la ammonì Kakashi " Non è il momento di fare mosse azzardate " Sakura avrebbe voluto aiutare i suoi compagni,ma il sensei aveva ragione. Inoltre, inspiegabilmente, sentiva le sue gambe molli, incapaci di ogni movimento attribuendo quella sensazione alla paura per quello strano essere che continuava a guardarla. " Poniamo fine a questa inutile battaglia " propose Kaguya con voce potente facendo intendere di non avere interesse a ucciderli. La sua affermazione lasciò alquanto stupiti tutti i presenti che poco dopo capirono le sue vere intenzioni. In realtà,i ninja rinchiusi nei bozzoli, una volta che la pianta avesse terminato di risucchiare il loro chakra si sarebbero trasformati in Zetsu Bianchi: l'esercito personale di Kaguya. La donna, non ancora al massimo della sua potenza , scaraventò lontano Sasuke e Naruto.
" Non te lo permetteremo. Non ti faremo trasformare i nostri amici in quelle cose informi " sbraitò Naruto.
" In tal caso " rispose Kaguya" sarò costretta a eliminarvi una volta per tutte "
Una enorme quantità di chakra incandescente fuoriuscì dal terreno e ne scaturì una grande esplosione che sbalzò lontano Sasuke e Naruto che persero i sensi, come anche Kakashi e ...Sakura.
(Sasuk8)

Sakura cercò di aprire gli occhi sentendo la testa pulsare e un peso sopra di lei. La vista offuscata intravedeva solo desolazione assoluta in un campo pieno di macerie mentre nubi leggere di fumo, causate da un’esplosione, vorticavano a spirale:
“M-ma cos’è s-successo? …..” chiese più a se stessa, accorgendosi solo in quell’istante di un braccio a penzoloni sopra la testa:
“Kakashi! ….. Kakashi che ti è successo?” alzandosi in ginocchio con fatica e facendo rotolare il corpo, privo di sensi, a terra. Non aveva forze per usare il suo chakra curativo ma per fortuna i parametri vitali del Jonin erano nella norma:
“Sasuke-kun! Naruto!” urlò, ricordandosi in quel momento dei suoi compagni. Si guardò attorno cercando di mettere a fuoco la vista, vedendoli svenuti a circa duecento metri da lei; cercò di alzarsi, mentre le gambe tremavano dallo sforzo, doveva raggiungerli, doveva accertarsi che stessero bene ….. Una risata malefica echeggiò nel campo:
“Ahahah! Venite …. venite miei fedelissimi servi ….è giunto il momento di compiere la profezia!”
Sakura si voltò verso quella voce riconoscendo Kaguya: ora ricordava, era stata lei a sferrare un attacco potentissimo dopo essersi reincarnata in Zetsu! Sakura vide avvicinarsi a Kaguya due figure a lei famigliari, la vista era ancora offuscata e si strofinò gli occhi per cercare di vedere meglio …… un uomo dai lunghi capelli scompigliati e baffi che corniciavano il viso, teneva per mano una donna dai capelli corti e un lungo ciuffo che le copriva gli occhi ….. Sakura rabbrividì e con tutta la voce in corpo urlò:
“Nooo! Mamma, papà fermatevi!” riuscendo ad arrestare il loro cammino e cercando di corrergli incontro per proteggerli e allontanarli da quel campo di battaglia.
“Sakura! Inchinati alla nostra signora!” disse autoritaria la madre, fermando la figlia a pochi passi da lei.
“M-mamma, ma che stai dicendo! E’ pericoloso stare qua! ….” voltandosi verso il padre cercando un sostegno e ancora incapace di capire il perché fossero lì:
“ ….. Dovete andarvene subito, voi non sapete chi è questa ..... è Kaguya la madre dell’eremita, è lei la nostra nemica!” avvicinandosi a braccia aperte cercando di spingerli via.
“Ti sbagli! Lei è la nostra Signora ed è giunto il momento che compia il mio destino!” le disse la madre abbassando in malo modo un braccio della figlia e incamminandosi verso Kaguya, seguita dal marito. Sakura, sconcertata, cercò di sorpassare ancora i suoi genitori e questa volta fu il padre ad allontanarla mentre Kaguya sogghignava maleficamente: “Venite, venite ….. è giunto il momento della reincarnazione!”
“Reincarnazione? M-ma che sta dicendo?” voltandosi tremante verso Kaguya mentre il padre si inchinò davanti a lei e la madre congiunse le braccia al petto.
“Ecco perché mi sembravi famigliare ….. sei una discendente diretta della mia setta! ….” disse Kaguya attirando l’attenzione della rosa:
“ ….. Non ti hanno detto niente, vero? Lascia che te lo spiega io! …..” mostrando un sorriso malefico:
“ ….. Quando lasciai la vita terrena feci un sortilegio in cui annunciavo il mio ritorno sulla terra dei vivi, ma per farlo, avevo bisogno di un corpo …. un corpo che potesse contenere la mia essenza! ….. Una mia fedelissima serva si offrì di aiutarmi affinché il mio volere potesse realizzarsi e prima di inalare il mio ultimo respiro, le donai un potere all’interno del suo corpo che venne tramandato per secoli e secoli, in generazione in generazione, fino ad arrivare ad oggi ….. Zetsu è stato il mio fedelissimo servo e contenitore temporaneo, ma ora ho bisogno di un corpo che possa contenere tutto il mio potere … tua madre è la discendente diretta della mia serva, è colei che mi offrirà il suo corpo affinché io possa reincarnarmi, tornando a vivere e a governare sulla Terra!”
“Stai mentendo! Mia madre non donerebbe mai il suo corpo ad un essere spregevole come te! …..” voltandosi con gli occhi lucidi verso la genitrice:
“Mamma! Ti prego …. Dimmi che non è vero!” chiese incredula e tremante con gli occhi spalancati.
“Adesso basta Sakura! Non osare mai più contraddire la nostra Signora ….. quello che ti ha detto è tutto vero e per me è un grandissimo onore offrirle il mio corpo! ….. Sono secoli che la nostra stirpe aspetta questo momento ….. nascondendoci al mondo intero grazie ai matrimoni che hanno permesso di cambiare il nome del clan della prescelta, fino ad arrivare ad oggi! …. Tuo padre ha accettato il mio destino giurando fedeltà assoluta e divenendo il mio custode! Ora stai indietro e lascia che la profezia si compi!” ricongiungendo le mani al petto pronta ad iniziare il rito della reincarnazione.
“No, non posso permettertelo!” cercando di correre verso di lei per fermarla. Il padre arrestò la sua corsa trattenendola saldamente per i fianchi mentre le lacrime iniziarono a rigarle il viso. Kaguya uscì dal corpo di Zetsu attivando una serie di sigilli e formando un cerchio luminoso attorno alla madre di Sakura, iniziando a trasferire la sua entità. La rosa cercò di liberarsi dalla stretta del padre, iniziando a divincolarsi fino a riuscirci. Corse verso il cerchio luminoso, non sapendo come fermare il rito ma con l’intento di togliere la madre dal suo interno. Zetsu, essendo un fedele servitore di Kaguya, intuì le intenzioni della ragazza e si lanciò verso di lei per fermarla, ma Sakura era troppo determinata e lui troppo debole a causa dello sforzo enorme per aver contenuto temporaneamente l’essenza di Kaguya ….. un kunai dritto al cuore fece cadere a terra Zetsu, privo di vita. Era a pochi metri dalla madre, quando il padre le si parò davanti a braccia aperte per sbarrarle la strada:
“Sakura, ti ordino di fermarti, altrimenti mi vedrai costretto ad eliminarti!” guardandola minacciosamente. Non era suo padre, ma solo un burattino nelle mani di Kaguya! Cercò di schivarlo, mentre stringeva ancora fra le mani il kunai sporco del sangue di Zetsu ….. il padre riuscì ad afferrarla cercando di disarmarla …. la colluttazione durò pochissimi attimi ….. involontariamente il kunai venne conficcato nell’addome dell’uomo, facendogli sbarrare gli occhi e poco prima di accasciarsi al suolo, un rivolo di sangue scese dall’angolo sinistro della bocca ….. Sakura rimase pietrificata rendendosi conto di aver ucciso il genitore, ma non poteva soffermarsi a guardare il corpo privo di vita che giaceva ai suoi piedi, doveva riuscire almeno a salvare la madre, dato che il suo corpo aveva iniziato a fluttuare all’interno del cerchio luminoso, iniziando ad assorbire lo spirito di Kaguya. Il rito era già iniziato e non poteva più interromperlo ma poteva evitare il completamento della reincarnazione. Impugnò saldamente il kunai, ora sporco anche del sangue del padre, e si lanciò verso la madre, ormai in trance, trafiggendole il petto mentre le lacrime scendevano come un fiume in piena dai suoi occhi verde smeraldo. Era riuscita nel suo intento, ma a caro prezzo!
(Manga)


Sakura entrò nel panico, non sapeva bene cosa fare, era tutto troppo assurdo. Aveva ucciso i suoi genitori, era ancora sconvolta per ciò che aveva fatto, ma non c'era tempo da perdere; bisognava fermare Kaguya, altrimenti il sacrificio dei suoi genitori sarebbe stato vano. Appena mise piede nell'aria circoscritta dal cerchio si sentì pervadere da un'aura potentissima, che cercava di annullare il suo spirito. Non riuscì più a muovere un muscolo e la sua mente si annebbiò. Presto non riuscì più neanche a formulare un pensiero, entrando in uno stato di incoscienza. Dopo poco la sua mente si rischiarò, e Sakura aprì gli occhi, non capendo dove si trovasse. Improvvisamente, senza che ne se ne rendesse conto, non era più sul campo di battaglia, ma in un luogo scuro che rasentava l'infinito. Non c'era niente intorno, solo un nero che sembrava avvolgerla, come un incubo. Poco distante da lei iniziò a prendere forma quell'essere che i suoi genitori avevano chiamato 'la loro signora'. Il sorriso malefico sul suo viso non prometteva niente di buono, e Sakura non sapeva cosa aspettarsi. Stava sognando o era la realtà? Kaguya si avvicinava pericolosamente, mentre la rosa faceva involontariamente qualche passo indietro.
-Come, Sakura, hai paura di me?- chiese Kaguya con tono beffardo.
La ragazza non rispose, anche perché era palese che stesse morendo di paura.
-In fondo, l'hai voluto tu...- disse ancora.
-D-dove siamo?- chiese Sakura con un moto di coraggio improvviso.
-Nella dimensione dove sono stata confinata finché non avrò il corpo della predestinata... Ma tu l'hai uccisa, condannando te stessa, in quanto sei la sua diretta discendente!-
La rosa rimase pietrificata dalle parole di Kaguya. Non poteva permettere che si prendesse indisturbata il suo corpo, doveva fare qualcosa. Mise una mano sul kunai che aveva di fianco, pronta ad attaccare. L'espressione di Kaguya si trasformò velocemente in un sorriso di scherno quando vide il gesto della ragazza.
-Pensi davvero di potermi attaccare con un insulso kunai? Sei davvero ingenua, ragazzina!-
Sakura partì all'attacco, come a voler dimostrare il contrario di quello che stava dicendo la pazza. Quando fu vicino a lei, il kunai e poi anche il corpo di Sakura passarono indisturbati, come se non vi fosse niente davanti. Kaguya era inconsistente come l'aria. La rosa perse l'equilibrio e cadde rovinosamente a terra. Se non poteva sconfiggerla materialmente, cosa doveva fare? Di sicuro non poteva competere con lei nelle arti magiche.
-Adesso che hai avuto la prova di ciò che ti ho detto, posso prendermi il tuo corpo!- gridò al vuoto.
Sakura pensò intensamente ai suoi genitori, al sacrificio inutile a cui li aveva costretti, e alla fine pietosa che stava per fare. Poi pensò a Sasuke e Naruto, a quanto avevano combattuto e sofferto, a quanto avevano rischiato. E lei invece neanche ci stava provando a combattere, si stava consegnando al nemico. Qualcosa si mosse in lei, come una forza antica che aveva dimenticato o rinchiuso in un angolo del suo spirito per paura che uscisse, e le diede una nuova carica. Voleva dimostrare al mondo che anche lei era degna di essere un sennin, voleva, per una volta, poter essere paragonata alla grandezza dei suoi compagni di team. Si alzò e guardò negli occhi la sua nemica, che non aveva mai abbandonato il sorriso, sicura della sua vittoria. Kaguya chiuse gli occhi e iniziò lentamente a sparire, mentre Sakura aveva iniziato a sentire un gran freddo; sapeva che era iniziato il rito della reincarnazione. Cercò dentro di sé la forza che l'aveva animata un attimo prima, ritrovandola nel pensiero delle persone a lei care che aveva perso, o che stava per perdere.

Nel frattempo, sul campo di battaglia, Sasuke e Naruto avevano finalmente ripreso conoscenza. C'era un silenzio quasi irreale tutto attorno, e il loro sguardo si puntò su Kaguya, anche se aveva qualcosa di diverso rispetto a prima. Si guardarono un attimo negli occhi e insieme lanciarono un attacco violentissimo, a cui non poteva di sicuro resistere. I due sennin, ansimanti per lo sforzo aggiunto alla fatica precedente, attesero di vedere l'effetto del loro attacco, e rimasero sbalorditi quando videro Kaguya nella stessa posizione, con una barriera sottile me resistente che la proteggeva.

-Sasuke, Naruto, non mi riconoscete? Sono io, Sakura!- tentava di urlare la rosa mentre combatteva contro Kaguya una lotta impari.
-Arrenditi! Non potrai resistermi a lungo!- le disse quella donna mostruosa.
Sakura non le rispose, cercando di concentrarsi il più possibile, e cercando di far capire ai suoi compagni che stavano attaccando lei. Ma probabilmente la sua voce era solo un'immaginazione, e Sasuke e Naruto non potevano sentirla.

-Naruto, sta per attaccarci!- disse Sasuke, notando la posizione del braccio di Kaguya... O di quell'essere che le assomigliava, ma che aveva anche le sembianze di... Non gli veniva in mente. I due si prepararono all'attacco, che arrivò inaspettato, con una fortissima esplosione. Attorno a Kaguya si formò un'enorme voragine, e i due ragazzi furono sbalzati lontano, perdendo nuovamente i sensi.

-Lo vedi? Neanche in due riescono a fermarmi, figurati se puoi farlo tu!- la prese in giro il mostro, mentre Sakura aveva visto l'effetto dell'attacco.
Chissà come stavano i suoi amici... Le lacrime iniziarono a rigarle il volto, ma anzi che indebolirla, quella reazione l'aveva ricaricata. Adesso era davvero tutto nelle sue mani. Sulla sua fronte comparve il Byakogou.

Il campo di battaglia era deserto. L'unica figura in piedi, guardava il vuoto. Nessuno poté vedere la trasformazione del terzo occhio sulla sua fronte nel Byakogou di Sakura. Lentamente i capelli si accorciarono, le corna sparirono. Sakura rientrò in possesso del suo corpo. La vista, prima annebbiata, le tornò completamente. Si osservò le mani, le braccia, le gambe, per assicurarsi che fosse tutto al proprio posto, e
che tutto appartenesse a lei. Fece vagare lo sguardo attorno a sé, ma c'era solo distruzione e morte. Allora ce l'aveva fatta davvero!
-Non cantare vittoria, ragazzina! Io tornerò... Ahahahahahaha!- disse dentro la sua testa quell'odiosa voce.
Forse aveva vinto... Ma era solo una vittoria temporanea.

(Lady Uchiha 23)  Image and video hosting by TinyPic

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Capitolo 2
*** La scelta di Sakura ***


Capitolo 1 - La scelta di Sakura

"Homo faber ipsius fortunae"
(L'uomo è artefice del suo destino)
Pico della Mirandola


Ciò che rende tale un uomo, o in questo caso, una donna, è il libero arbitrio. Ovvero la possibilità di fare delle scelte che comporteranno conseguenze positive o negative. Lei aveva usufruito poche volte di quel dono nella sua vita, preferendo adeguarsi alle scelte degli altri. Era diventata talmente brava a plasmarsi a seconda delle situazioni da collezionare un'infinità di fallimenti...uno dopo l'altro.

Le decisioni degli altri e soprattutto quelle di Sasuke, avevano condizionato talmente tanto il suo essere da farlo evolvere, come in un gioco di prestigio, in mille versioni di lei. Nessuna delle quali rispecchiava davvero se stessa.

Era diventata l'allieva prediletta dell'Hokage, non per brama di potere, ma per l'esigenza di diventare più forte per riportare indietro Sasuke che aveva scelto di andare via e per raggiungere il livello suo e di Naruto.


Ma come non era riuscita a fermarlo quella notte, non era riuscita a diventare abbastanza forte da essere al pari dei suoi compagni.

Si era convinta che lei dovesse essere colei che avrebbe dovuto portare il fardello della morte dell'Uchiha perché lui aveva scelto di diventare un nukenin.

Non lo aveva neanche lievemente scalfito con quel kunai avvelenato. Aveva provato ad odiarlo, dopo che lui, per due volte di fila aveva cercato di ucciderla...ma non era riuscita stata capace di fare neanche quello. Si era limitata a riempirsi il cuore di amarezza, sperando che, prima o poi, rinsavisse.

Aveva trovato dentro di sé la volontà di fidarsi ancora di lui quando aveva scelto di ritornare, quel giorno, comparendo sul campo di battaglia.

Se non fosse stato per Naruto, probabilmente sarebbe morta. Lui la riteneva solo una seccatura, un peso morto. Ma lei si era fermamente imposta di fidarsi di lui, nonostante tutto. Illudendosi che quei comportamenti dipendessero dalla guerra, dal nemico potente e dall'incerto esito della battaglia.

É davvero avvilente prendere coscienza di ciò, quando ormai sai che non avrai più la possibilità di essere davvero te stessa. Quando senti dentro di te un corpo estraneo che alberga nelle tue viscere e che non aspetta altro che una tua debolezza per annichilirti. In poche ore aveva sostituito l'incapacità di scegliere con una serie di decisioni che avevano portato alla morte dei suoi genitori e alla salvezza del mondo ninja. Aveva scelto di accogliere dentro di sé Kaguya, confidando nella sua forza e nel suo animo puro che sperava avrebbero potuto tenere testa a quell'essere demoniaco. E così era stato. Ma Kaguya ora era una parte di lei che era l'unico contenitore ospitale non essendoci altre discendenti Haruno. Se non fosse esistita più, neanche Kaguya sarebbe sopravvissuta. Ogni singola persona racchiusa in quei bozzoli stava vivendo un sogno, un desiderio mai realizzato o mai espresso. Lei avrebbe voluto essere una di loro. Avrebbe voluto ritornare alla sua infanzia, quando tutto era più semplice. Il caldo e protettivo abbraccio dei suoi genitori che l'aspettavano fuori dall'Accademia ninja, i battibecchi con Ino per chi avrebbe conquistato Sasuke, i dispetti di Naruto che non si sentiva accettato, gli insegnamenti del maestro Kakashi... e poi lui... Sasuke...con la sua aria triste e pensierosa. A quel tempo il suo unico pensiero era farsi crescere i capelli perché Ino aveva saputo, da fonti attendibili, che a Sasuke piacessero lunghi. Ricordava ancora il giorno in cui li aveva tagliati... con quel veloce e sofferto fendente , aveva messo fine alla sua infanzia e aveva iniziato a fare i conti con quella che da quel momento sarebbe stata la dura realtà. Lei era una ninja. All'epoca con quel gesto, avrebbe potuto dare davvero un taglio al passato... Sasuke non era già più se stesso e forse avrebbe dovuto capire, immaginare, prevedere che le cose sarebbero solo potute peggiorare. Era stata una povera ingenua. Anche quando aveva cercato di evitare che lui combattesse contro Rock Lee, aveva fallito. Nella lista delle priorità di Sasuke non aveva mai ricoperto le prime tre posizioni... dedicate a suo fratello, alla vendetta e al dolore. Forse non era neanche tra le prime dieci, dato il suo comportamento durante la guerra. La sua evidente inutilità, veniva costantemente sottolineata dalle sue freddure. Quando si era scagliata contro Madara alla cieca, volendo dimostrare chissà cosa, sapeva che il sigillo del Byakugou l'avrebbe protetta, ma inconsciamente sperava in cuor suo che il colpo fosse inspiegabilmente mortale. Se non poteva essere d'aiuto, era meglio perire con onore ingaggiando uno scontro che venire costantemente protetta da Naruto. Sasuke le era andato in aiuto e lei aveva quasi sperato che lo avesse fatto perché teneva a cuore la sua vita. Era stata una speranza vana ed effimera, scomparsa immediatamente dopo, quando non l'aveva neanche degnata di uno sguardo, facendola sentire piccola e ridicola. Che fine aveva fatto quel ragazzo che si era frapposto tra lei e i ninja della nebbia durante la loro prima missione, che l'aveva presa al volo quando attaccata da Gaara aveva perso conoscenza e che, in preda al segno maledetto, desidera uccidere coloro che avevano osato alzare un dito su di lei? Cosa significava adesso lei per lui? Il suo amore l'aveva fatta sopravvivere a tutte le avversità. Quando aveva affrontato Sasori, con le gambe che le tremavano, lo aveva addirittura minacciato, sapendo che lui avrebbe potuto avere informazioni sul covo di Orochimaru.
«Io... Io ti catturerò! E ti gonfierò di botte finché non mi avrai rivelato tutto ciò che sai su Orochimaru! E sappi che lo farò anche a costo di perdere gli arti in un'esplosione o di rimanere paralizzata per il veleno! » gli aveva detto con una determinazione di cui non credeva di essere capace. In quel preciso momento aveva preso coscienza di essere diventata forte, una kunoichi capace di affrontare il nemico faccia a faccia mettendo a rischio la sua stessa vita. Poco dopo l'arrivo di Sasuke sul campo di battaglia aveva sviluppato il Byakugou e aveva dato prova della sua nuova forza. Il suo desiderio più grande era stato, da sempre, ottenere la sua approvazione e pensava di esserci finalmente riuscita. Non aveva previsto che i suoi due compagni oltre ad essere gli eredi di due sennin, proprio come lei, fossero anche le reincarnazioni divine dei figli dell'eremita. Si disse che non era importante, che la cosa fondamentale era porre fine a quella terribile guerra, ma in cuor suo pensava di essere di nuovo dietro di loro. Per quanto si fosse sforzata, allenata, loro l'avevano di nuovo superata e lei era ritornata la Sakura da proteggere, incapace di aiutarli in alcun modo. Aveva potuto tastare la loro potenza quando si erano scagliati contro di lei, non riconoscendola nelle vesti di Kaguya. Neanche il Rinnegan di Sasuke era riuscito a scorgerla in quel corpo, o forse se ne era accorto e non aveva indugiato a provare a ucciderla per porre fine alla guerra. Sarebbe stato da lui. Ora erano entrambi distesi tra la polvere. Kaguya era più potente di quanto pensassero. Neanche loro erano riusciti minimamente a colpirla, ciò significava che se avesse accumulato altro chakra e se lei, anche se non sapeva ancora come, non fosse riuscita a riappropriarsi del suo corpo, li avrebbe sicuramente uccisi e avrebbe vinto. Guardò intorno a sé quello che rimaneva del suo Villaggio, un cumulo di macerie informi sorvolate dai bozzoli che ricordavano vagamente quelli delle crisalidi. Le passarono davanti agli occhi i visi dei suoi compagni, della sua maestra... il suo viso... Non avrebbe festeggiato da Teuchi la fine della guerra, non avrebbe potuto sapere cosa Ino aveva visto nella sua illusione,  se Temari e Shikamaru alla fine si sarebbero messi insieme, se Sai avrebbe imparato a sorridere spontaneamente, se Hinata e Naruto avrebbero superato la loro timidezza e ...se tra lei e Sasuke ci potesse ancora essere speranza. Avrebbe eliminato Kaguya dalla faccia della terra...e con lei, se stessa. Formò i sigilli per la tecnica del Kishō Tensei, ovvero il trasferimento della vita. Il suo corpo cominciò a essere tracciato dalle strisce nere del Byakugou. Avrebbe utilizzato tutto il chakra accumulato nel sigillo per poter resuscitare più ninja possibili.
"Cosa stai facendo stolta?"
La voce sibilante di Kaguya le rimbombò nella testa. Cercò di non perdere la concentrazione e iniziò a passare in rassegna tutti coloro che erano morti ingiustamente durante quella assurda guerra: Neji in primis.
Era stato un shock vedere lo Hyuga morire, era uno di loro, un compagno di Accademia e un amico. Erano praticamente cresciuti tutti insieme.
Lo avrebbe riportato in vita per consentirgli di continuare a proteggere Hinata e realizzare il loro sogno di far coesistere la casata principale e la cadetta.
Asuma e Kurenai...avrebbe ridato al Team 8 e al Team 10 i loro maestri.
Obito...che si era redento, doveva avere modo di chiarire con Kakashi e provare a ricostruire la loro amicizia nel ricordo di Rin.
L'aveva supplicata di asportargli il Rinnegan e se lei non avesse tentennato forse non si sarebbe arrivati a quel punto.
Era sempre una questione di scelte...e di conseguenze.
Jiraya...l'erosennin che era stato come un padre per Naruto. Forse avrebbe scritto un libro sulla sua storia.
Itachi, il suo nii-san, l'uomo che aveva inseguito tutta la vita, il bersaglio della sua vendetta che, infine, si era rivelato un eroe. Lo aveva protetto, supplicando Danzo di lasciarlo in vita. Meritavano una seconda possibilità.
Mikoto, Fugaku che da piccola identificava come i suoi futuri suoceri arrossendo ogni qual volta l'incontrasse.
Gli avrebbe ridato tutta la sua famiglia e il suo Clan, per dargli quella seconda possibilità che a nessuno viene donata di rivivere al loro fianco.
Poter godere ancora del caldo abbraccio di sua madre, poter apprendere come essere un buon padre dal suo otosan e confidare le sue paure e i suoi dubbia al suo nii-san. Era questo l'ultimo dono che gli avrebbe fatto. L'ultimo gesto di amore verso di lui.

Sentì le forze venirle meno mentre la pelle delle sue mani cominciava a raggrinzirsi. La vita lentamente la stava abbandonando.
"Stupida ragazzina!! In questo modo ci ucciderai!!!" urlò Kaguya.
"È questa la mia scelta." le rispose con determinazione e un sorriso amaro in volto.
In ogni dove, i corpi delle persone da lei resuscitare, riaprirono gli occhi. Mikoto e Fugaku si guardarono perplessi, non riuscendo a capire cosa fosse successo. L'ultima cosa che ricordavano era Itachi. Jiraya, Neji, Asuma e tutti gli altri si risvegliarono come da un lungo e profondo sonno. Itachi, nel covo di Madara, avvolto da un lenzuolo bianco, lo scostò e si rimise in piedi disorientato. Sentì poi un potentissimo chakra e si diresse verso quella forza straordinaria, sperando in cuor suo che l'esito della guerra fosse stato a favore dell'Alleanza. Gradualmente anche i bozzoli cominciarono a cedere. La sua ipotesi era giusta, indebolendosi avrebbe di conseguenza limitato il potere di Kaguya.

I capelli rosa le divennero prima grigi, poi bianchi e le sue labbra rosee si scurirono fino a diventare violacee. Anche se avrebbe tanto desiderato farlo, non resuscitò i suoi genitori. Se l'avesse fatto Kaguya sarebbe potuta ripassare al corpo di sua madre e il suo sacrificio sarebbe stato vano.

"Perdonatemi" sussurrò prima di cadere al suolo.
"Nooooooo!!!" urlò Kaguya  Maledetta!!!"

Un accecante bagliore illuminò il cielo. I resuscitati alzarono lo sguardo non riuscendo quasi a tenere gli occhi aperti. Sakura stessa assistette al colorarsi prima di giallo, poi di rosa, del cielo e sperò che la vita dei suoi amici, da quel momento, potesse essere felice. Persino in punto di morte, il suo unico pensiero era volto agli altri e a...lui che forse non aveva tutti i torti a chiamarla "noiosa". Fu proprio il suo viso, l'ultima immagine che si figurò nella sua mente prima di perdere conoscenza. Un costante sussurro continuava a ronzarle in testa.
"Non te lo permetterò...non te lo permetterò" ripeteva Kaguya con voce flebile.
Esalò, quindi, quello che credeva fosse l'ultimo respiro con il sorriso sulle labbra.
Alla fine c'era riuscita...era lei l'eroe per una volta.
Sentì la sua anima abbandonare il corpo.
L'aveva sempre terrorizzata l'idea di morire, anche se, come ninja avrebbe dovuto essere preparata a quell'evenienza.
Si meravigliò che, in fondo, non era stato poi tanto doloroso.
Il suo cuore era fermo e il suo volto rilassato e sorridente.
Intorno a lei...il silenzio.

Sasuke aprì gli occhi riprendendo conoscenza. Gli parve di assistere per un attimo a una specie di aurora boreale. Si portò una mano alla fronte cercando di ricordare ciò che era accaduto. '
'Kaguya" ringhiò dentro di sé.
Si guardò intorno e vide il corpo di Naruto riverso a terra. Gli si avvicinò temendo il peggio e si accovacciò vicino a lui. Prese a spintonarlo e poco dopo, l'amico aprì gli occhi.
"Sas'ke" mormorò "Cosa è successo?"
"Non lo so." rispose il moro.
Naruto balzò in piedi ricordandosi della guerra, di Madara e di Kaguya.
"Dov'è?" chiese allarmato.
Sasuke non rispose, continuando a guardarsi intorno.
"Come mai loro due erano vivi? Dov'era Kaguya?" pensò.
La sua attenzione fu rapita dal grande albero. Dai bozzoli in decomposizione poteva scorgere i visi dei loro compagni.
"L'albero sta morendo." fece notare all'amico che volse, a sua volta, lo sguardo verso esso.
"Allora ce l'abbiamo fatta Sas'ke!!! La strega è morta!!!" esclamò con un gran sorriso.
Con il Rinnegan, il moro fece una panoramica della zona circostante.
"Il suo chakra è sparito." comunicò non riuscendo a trattenere un ghigno.
Si. Ce l'avevano fatta. La potente esplosione che li aveva sbalzati via doveva averla uccisa.
"Dattebayo teme!!! " esultò Naruto ancora incredulo.
"Tsk " rispose il moro con aria soddisfatta.
"Ma Kakashi-sensei e Sakura-Chan dove sono?" chiese il biondino preoccupato.
Scorsero in lontananza la zazzera grigia di Kakashi. Si avvicinarono a lui e dopo alcuni tentativi anche il sensei si svegliò. Mancava solo Sakura all'appello. La rosa era distesa sul polveroso terreno. Sembrava che dormisse... Le punte dei suoi capelli cominciarono a ricolorarsi di rosa, le sue unghie lunghe e ingiallite, tornare corte e chiare, le grinze sulle mani ritirarsi e le sue labbra ritornare del colore delle ciliegie.

Dopo un'estenuante ricerca in quella landa desolata, Naruto esclamò "Eccola!!"
I tre accorsero al suo capezzale. Come loro, anche lei sembrava aver perso i sensi.
"Sakura-Chan ?" la chiamò Naruto non ottenendo risposta.
Riprovò più volte scuotendola,ma lei non reagì. Sasuke era rimasto in piedi e la guardava dall'alto...in silenzio.
"Non c'è battito." comunicò Kakashi sentendole il polso per poi voltare lo sguardo da un lato per mascherare il dolore. Naruto cominciò a disperarsi, portandosi entrambe le mani nei capelli.
"Sakura-Chan, ti prego svegliati!" la implorò trattenendo a stento le lacrime.
Sasuke era immobile come una statua di cera. Perché Sakura non si svegliava? Sentì il suo stomaco contrarsi in una stretta che quasi gli tolse il fiato. Focalizzò lo sguardo sul piccolo rombo in mezzo alla fronte, sembrava opaco. Per quel che ne sapeva, era lì che si concentrava il chakra e la forza vitale dei possessori del Byakugou.
Che fosse...? No, non poteva essere.

"Sakura." mormorò involontariamente stringendo i pugni.
Lei udì delle voci che pronunciavano il suo nome...sembravano così lontane...
Una in particolare, poi, la sentì forte e chiara.
"Tu-Tum"
Il suo cuore mosse un battito... Ne seguì un altro e un altro ancora.
Il torace le si alzò impercettibilmente e i polmoni le si riempirono di nuovo di aria. Sbarrò gli occhi verdi sentendo la sua anima e la sua vita ritornare in lei e il sangue scorrerle nelle vene.
"Aahhh!" urlò prendendo aria, come se avesse rischiato di soffocare.
"Sakura-Chan!!!" esclamò Naruto con sollievo e gli occhi umidi.
Sasuke rimase impassibile...
Sakura li guardò spaesata. Come poteva essere possibile?
"Sakura come stai?" le chiese Kakashi.
Le si portò una mano alla fronte incredula di essere lì, viva, in loro presenza.
"Non lo so." farfugliò cercando di razionalizzare.
"Abbiano vinto, sai?" le disse Naruto sorridendole.
Lei sbatté le palpebre e si toccò il viso, guardò le sue mani e i suoi capelli. Era se stessa. Ma come...?
"Credevi davvero che te lo avrei permesso?" La voce di Kaguya...
La rosa cominciò a piangere disperatamente.
"Dai Sakura-Chan non fare così!!!" la consolò Naruto "Io e Sas'ke abbiamo sconfitto per sempre quella strega malefica, non c'è più nulla che tu debba temere!"
Sakura preferì tacere e non contraddirlo. Era meglio per tutti che non sapessero, che pensassero che fossero stati loro a batterla.
Kaguya era ancora viva e dentro di lei.
Cercò di asciugarsi le lacrime mentre Sasuke, giratoso di spalle, mormorò "Tsk! Noiosa." facendo spallucce.
Ora ne aveva la certezza...
Sarebbe stato meglio se fosse morta. 

Sasuk8
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Capitolo 3
*** Illusa ***


Angolo delle autrici (Lady Uchiha 23, manga, sasuk8):
Salve a tutti! Vi chiederete come mai abbiamo postato quest’angolo all’inizio del capitolo e non alla fine. Semplice, volevamo fare qualche delucidazione sulla ff. Come molti di voi già sapranno, questa storia verrà scritta a sei mani, da tre autrici diverse con i propri stili di scrittura, ma la particolarità maggiore deriva dal fatto che la trama è stata scritta su tracce di due lettrici, che noi abbiamo unito. Siamo partite dal capitolo 679 di Kishimoto e abbiamo creato questa ff, quindi sarà scontato che ci possano essere particolari diversi rispetto al manga originale. Abbiamo detto che Sakura sarà forte e determinata, ma prima di arrivare a questa parte è necessario capire come ci arriverà. Vi chiediamo di aver fiducia in noi, i primi capitoli sono sempre i più difficili e i più introspettivi ….. Buona lettura a tutti.



Capitolo 2 - Illusa

Si alzò lentamente asciugandosi le lacrime che continuavano a scendere contro la sua volontà ….. illusa ….. ecco cos’era ….. un’illusa che sperava di contare qualcosa per lui, nonostante in molte occasioni le avesse dimostrato il contrario. Credeva di aver udito la sua voce chiamare il suo nome ed era stato proprio quel suono così profondo e così famigliare a darle la forza necessaria per far ribattere il suo cuore …..

Sei un’illusa se credi di essere riuscita a dominarmi! Riuscirò a prendere il tuo corpo e a completare la mia reincarnazione!

“Ahhhh!” Sakura chiuse gli occhi, portando le mani a comprimere le tempie come a voler schiacciare ed eliminare la voce persistente di Kaguya dentro di sé.
“Che ti succede Sakura-chan!” Naruto le si avvicinò mettendole le mani sulle braccia e guardandola con preoccupazione.
“Forse ha sbattuto la testa!” disse Kakashi avvicinandosi a lei e poggiandole la mano sulla spalla.
“S-si, credo sia così! Ora va meglio!” rispose Sakura con un sorriso tirato cercando di apparire credibile.
Il male che aveva provato non era stato causato da qualche colpo subìto ma dalla voce persistente di Kaguya. La sua essenza era dentro di lei: viva, potente, malvagia ….. Non poteva dirlo ai suoi compagni, non poteva dirgli che in lei albergava lo spirito di Kaguya. Sarebbe stata costretta a rivelare la discendenza della sua famiglia fino a confessare l’omicidio dei suoi genitori e lei non voleva ….. non voleva essere commiserata, o peggio, compatita!
Sembrava che nessuno dei presenti si fosse accorto dell’essenza di Kaguya in lei, nemmeno Naruto e Sasuke, le reincarnazioni dei figli dell’eremita …..
Era quindi un segreto: il suo segreto. Lo avrebbe custodito da sola e sempre da sola avrebbe trovato il modo di contrastare la forza e il volere di Kaguya, dopotutto, c’era già riuscita una volta …..


Illusa …..

“Meglio così, mi hai fatto spaventare abbastanza per oggi!” le disse Naruto riportandola alla realtà e distogliendola dai suoi pensieri.
“Guardate!” Sasuke richiamò l’attenzione dei compagni verso l’albero ormai morto.
I bozzoli, caduti dai rami, si erano schiusi rivelando i corpi dei loro amici privi di conoscenza. “Andiamo! Dobbiamo accertarci che stiano bene!” Kakashi si incamminò un po’ traballante, provato dalla battaglia appena conclusa.
“Sas’ke, vieni!” Naruto si affiancò all’amico poggiandoli una mano sulla spalla e incoraggiandolo ad incamminarsi insieme a lui.
Sakura era rimasta lì, da sola, a guardare i suoi compagni allontanarsi. Posò lo sguardo sulla figura di Sasuke, compiacendosi nel notare che il suo portamento era rimasto lo stesso, fiero, composto, il passo deciso, la schiena perfettamente eretta …. già, la schiena! Abbassò tristemente il capo ricordandosi di aver visto solo quella da quando aveva ripreso i sensi. Avrebbe tanto desiderato che una di quelle mani che le si erano poggiate addosso per accertarsi che stesse bene, fosse una delle sue, ma non si era nemmeno voltato a guardarla, confermandole ancora una volta che lei, per lui, non contava nulla.


Illusa!

Sei patetica! Continui ad illuderti che lui possa ricambiare i tuoi sentimenti!

Ancora la voce di Kaguya. Sakura si riportò le mani alle tempie, implorando dentro di sé che la smettesse di importunarla dicendole cose che non sapeva:

Ti sbagli! Sono dentro di te e posso leggere tutti i tuoi pensieri, posso vedere il dolore racchiuso nel tuo cuore per quel ragazzo ….. posso aiutarti …. lasciami reincarnare e ti prometto che non soffrirai più!

“Mai! Non ti permetterò di reincarnarti in me e lasciarti completare il tuo piano di distruzione ….. non renderò vano l’assassinio dei miei genitori! Ti combatterò e troverò il modo di eliminarti una volta per tutte!” le rispose con determinazione.

Ahahaha! Sei un’illusa se credi di potermi sconfiggere! Sono molto più forte di te e riuscirò a prendere ciò che è mio di diritto …. il tuo corpo! Ti avevo offerto una possibilità, ma tu l’hai rifiutata, peggio per te …. ti renderò la vita impossibile fino a farti impazzire e solo a quel punto, quando la tua mente sarà sopraffatta dal mio volere, riuscirò a completare il rito della reincarnazione!

Era un minaccia, Sakura l’aveva capito, doveva ignorarla altrimenti avrebbe fatto il suo gioco. Si incamminò per raggiungere i suoi compagni già intenti a risvegliare i loro amici.
Naruto si era chinato su Hinata cercando di farle riprendere i sensi, Kakashi stava cercando di risvegliare Kiba e Shikamaru, mentre Sasuke era rimasto in disparte a guardare i corpi privi di coscienza di quelli, che un tempo, erano i suoi amici e i suoi compagni.
Era ritornato a Konoha, schierandosi dalla loro parte, ma aveva un passato, un passato da traditore …. era diventato un vendicatore, un assassino …. era un nukenin.
Non poteva sperare di venire riaccettato fra di loro come nulla fosse.
Sakura vide Sasuke fermo e immobile con l’aria pensierosa, intuendone subito il motivo: “Sasuke-kun?” lo chiamò timidamente appoggiando la mano sulla sua spalla, ma il moro si scostò con sgarbo da lei, senza guardarla e senza dirle niente, incamminandosi verso Naruto e lasciandola nuovamente sola.
Sakura ritrasse tristemente la mano, quel gesto era stato involontario, dettato dal desiderio di aiutarlo, di sostenerlo, di fargli capire di non essere più solo e di sentirsi finalmente a casa, ma lui non voleva niente da lei …..


Illusa!

A poco a poco, tutti i ninja che erano stati intrappolati dentro ai bozzoli iniziarono a riprendere conoscenza, chi si alzava sbadigliando dopo aver fatto un lungo sonno, chi si sentiva stordito, chi si guardava attorno chiedendosi cosa fosse successo.
“Ino-pig!” Sakura le corse incontro abbracciandola di gioia.
“Fronte spaziosa, ma cos’è successo? Non mi ricordo niente …. so solo che stavo facendo un sogno bellissimo!” lasciandosi abbracciare.
Sakura continuò a stringerla forte a sé, iniziando a piangere di felicità. La guerra era finalmente finita, avevano vinto e i suoi amici stavano bene. Questi pensieri erano riusciti a farle dimenticare per un attimo tutta la sua sofferenza legata a Sasuke, a Kaguya, ai suoi genitori ….
“Lo so! Eri stata colpita dallo Tsukuyomi lanciato da Madara!” le disse sciogliendo l’abbraccio e guardandola negli occhi.
Ino la fissò elaborando le parole dell’amica:
“Ora ricordo! …. Dov’è quel maledetto!” mettendosi in posizione di attacco.
“Ino, è tutto finito! Abbiamo vinto!” attirando nuovamente la sua attenzione.

“Hinata! Hinata! Svegliati!” Naruto continuava a scuoterla tenendola fra le braccia.
La corvina aprì a fatica gli occhi:
“N-n-aru-to-K-un? S-sei p-proprio t-tu?” chiese debolmente.
“Si, sono io! Stai bene Hinata?” le chiese sorridendole.
La corvina, trovandosi di fronte il ragazzo che tanto amava e sentendosi sorretta da lui, stava per avere un mancamento:
“No, no! Hinata non svenire!” quasi le urlò Naruto scuotendola un po’ più forte.
Hinata cercò dentro di sé la forza necessaria per non lasciarsi andare ….. si guardarono negli occhi, scambiandosi un sorriso dolce e pieno di affetto.

Kakashi riuscì a svegliare Shikamaru e Kiba e mentre quest’ultimo chiedeva spiegazioni, il Nara si era avvicinato a Temari, poco distante da loro, per aiutarla a rialzarsi.
“Dici sul serio Kakashi! Madara è morto!”
“Si! E il merito è tutto di Naruto e Sasuke!” rispose con orgoglio l’Hatake, dopotutto erano stati i suoi allievi.
“Sasuke?” chiese con stupore e titubanza Kiba richiamando l’attenzione di tutti.
Iniziarono a guardarsi attorno fino a scorgere la figura dell’Uchiha, poco distante da Naruto e Hinata.
“Sasuke rispondi! Che intenzioni hai adesso? Vuoi attaccarci?” chiese l’Inuzuka preparandosi a combattere, seguito dagli altri ninja, fra cui il Nara e Temari.
Naruto stava aiutando Hinata a rialzarsi e vedendo i suoi compagni in posizione di attacco, lasciò andare la corvina facendola cadere a terra.
“Scusa Hinata! ….. No! Fermatevi!” urlò Naruto correndo in soccorso di Sasuke.
“N-non f-fa n-niente!” rispose flebile la Hyuga massaggiandosi il fondoschiena.
Ino rimase immobile non sapendo cosa fare, se aiutare i suoi compagni o dare ascolto alle parole di Naruto. Sakura corse verso i suoi due compagni per appoggiarli e spiegare a tutti gli altri come stavano realmente le cose: Sasuke non era un traditore, ma un eroe …. almeno era questo che voleva far credere!
L’Uchiha, percependo l’avvicinarsi della rosa, le sbarrò la strada alzando il braccio e senza guardarla:
“Non ho bisogno della tua protezione …. tze!”
Sakura, sentendosi rivolgere quelle parole così fredde e pungenti, arrestò la corsa abbassando il capo tristemente, mentre Naruto affiancò Sasuke.

Ahahahah, che scena divertente! Continui ad illuderti di potergli essere d’aiuto! Non ti considera e non ti vuole fra i piedi e sai perché? Perché sei una debole! Lascia che prenda il tuo corpo e vedrai che gli farò cambiare idea!

“Mai!” pensò mentalmente Sakura portandosi la mano sulla fronte e stringendo i denti per non dare peso e ascolto alla parole di Kaguya.
“Ragazzi fermatevi! Sasuke è dalla nostra parte, ha combattuto rischiando la sua stessa vita per proteggerci e annientare Madara! Voi non lo sapete, ma quello che ha fatto in passato non è dipeso da lui, è stato vittima di un complotto che lo ha portato a credere cose non vere! Dovete credermi!” disse Naruto usando un tono fermo e convincente.
“Un complotto? Ma che stai dicendo Naruto!” chiese sorpreso Shikamaru.
“E’ tutto vero!” una voce fece voltare tutti i presenti. L’Hokage.
“Nonna! Ma allora ti sei salvata!” il biondo sfoggiò un sorriso a trentadue denti.
“Si, ci vuole ben altro per farmi fuori e dovresti saperlo bene …. come dovresti anche sapere che non sopporto che mi chiami in quel modo!” le rispose contrariata ma con un leggero sorriso stampato sulle labbra.
Sasuke era rimasto impassibile, non mostrando nessun interesse a difendersi né tantomeno a combattere. Avevano ragione a dubitare di lui e la loro reazione era stata più che comprensibile.
L’Hokage si avvicinò ai due eroi poggiando ad entrambi una mano sulla spalla:
“Sono fiera di voi e come Hokage, vi ringrazio per aver posto fine alla guerra! ….” poi, voltandosi verso i presenti:
“ ….. Naruto e Sasuke, con la loro forza e il loro coraggio, sono riusciti a sconfiggere il nostro nemico …. Madara …. riportando la pace! Sono degli eroi e come tale meritano tutto il nostro ringraziamento! …. Per quanto riguarda Sasuke, ogni cosa verrà spiegata a tempo debito ma ora ….”
Tsunade smise di parlare avvertendo qualcosa, un qualcosa che non riusciva a capire. Spostò lo sguardo alla sua sinistra, verso il campo di battaglia e come lei, anche gli altri fecero lo stesso.
Apparvero delle ombre nere che a poco a poco iniziarono a prendere sempre più forma e più colore, fino a rivelare completamente le loro figure, in carne ed ossa.
Neji, Jiraya e Asuma erano lì, davanti a loro, vivi e increduli.
“M-ma è impossibile!” disse Tsunade con gli occhi spalancati, così come gli altri.
Com’era possibile che fossero proprio loro, vivi e vegeti?
Gli occhi di tutti i ninja si spalancarono, come le loro bocche che a stento riuscivano ad inalare l’aria dallo stupore e dall’incredulità.
I tre risorti ebbero la stessa reazione: si guardarono le mani chiedendosi come fosse possibile. Sakura era l’unica a sapere la verità sulla loro resurrezione, dato che era stato proprio lei a comporre i sigilli per richiamare la tecnica del Kisho Tensei e riportarli in vita, ma quello faceva parte del suo segreto e tale doveva rimanere.
Respirò profondamente cercando di assumere un comportamento e un tono di voce più convincente possibile:
“Non credo sia necessario avere una risposta su come sia stato possibile ….. l’importante è che ora siano nuovamente con noi!”
Si erano voltati tutti ad ascoltare le parole di Sakura, lo stesso Sasuke non degnandosi di girarsi verso di lei, roteò solo lo sguardo in direzione della sua voce.
Hinata riportò lo sguardo tremante su Neji, il suo amato cugino per il quale aveva versato un’infinità di lacrime dopo la sua morte e con tutto il fiato che aveva in corpo, gli corse incontro urlando il suo nome, con le braccia tese per riabbracciarlo. Lo Hyuga contraccambiò l’abbraccio, stringendo fortemente a sé la cugina come se il calore del suo corpo potesse dargli la conferma di essere di nuovo vivo.
La scena fu molto commovente, Hinata piangeva disperata e come lei, anche gli altri iniziarono a piangere di gioia.
Il team 10 corse incontro al loro maestro Asuma: solo Ino, in quanto ragazza e con lo spirito più sentimentale rispetto ai suoi compagni, si lanciò ad abbracciarlo continuando a piangere. Choji gli posò una mano sul braccio mostrando un leggero sorriso, mentre Shikamaru gli porse una sigaretta insieme all’accendino che gli aveva regalato tempo addietro.
Asuma sorrise ai suoi allievi e scostò garbatamente Ino per accendersi la sigaretta:
“Mi ci voleva proprio!” disse per poi guardarsi in giro in cerca di qualcuno.
“Non c’è, ma stai tranquillo …. sono nascosti in un luogo sicuro!” gli rispose Shikamaru avendo intuito che stesse cercando Kurenai.
“Stanno?” guardandolo perplesso.
“Si … lei e il bambino!” accennando un sorriso, contraccambiato da Asuma.
“Jiraya!” Naruto si avvicinò felice di rivedere il suo erosennin, colui che aveva considerato come un padre.
“Naruto, vedo che sei cresciuto e sento che sei diventato più forte!” gli disse con tono serio e composto, degno di una persona matura ….
Il biondo stava per abbracciarlo quando Jiraya si chinò appena con gli occhi pieni di perversione e la bava alla bocca, gli bisbigliò:
“Ehi, non è che per caso hai qualche libro di Icha Icha Paradise?”
In un primo momento, Naruto rimase sorpreso poi fu pervaso da una specie di rabbia, tanto da fargli afferrare il collo di Jiraya con un braccio tirandogli con l’altra un pugno in testa:
“Sei appena ritornato in vita e pensi a queste cose?” gli ringhiò contro.
“E dai, sai come sono fatto!” gli rispose con un enorme gocciolone penzolante da un occhio, provocando l’ilarità generale dei presenti.
“Non preoccuparti vecchio mio, a quelli posso provvedere io!” disse l’Hatake.
“Kakashi!” una voce famigliare lo fece voltare incredulo.
“Obito?” guardandolo con stupore.
“Già …. sono ritornato anch’io in vita e non so spiegarmi il motivo!” disse sospirando.
“Forse il destino ci ha voluto dare una seconda possibilità …. forse voleva darci il modo di chiarirci e di provare a ricostruire la nostra amicizia nel ricordo di Rin!”
Kakashi gli si avvicinò tendendogli la mano. Obito lo fissò sorpreso, poi con un lieve sorriso afferrò saldamente la mano di Kakashi stringendola in una presa ferrea, ferrea com’era stata un tempo la loro amicizia, facendogli accettare la sua proposta di ricominciare tutto dall’inizio.
Sakura stava abbracciando nuovamente tutti i suoi amici e compagni, congratulandosi per la vittoria e la pace riportata, fin quando il suo sguardo si posò accidentalmente sulla figura di Sasuke, provando una stretta al cuore.
Era rimasto fermo nella stessa posizione di prima ma con il volto leggermente inclinato verso il basso. Non aveva nessuno da riabbracciare e nessuno gli si era avvicinato anche solo per congratularsi, eppure …. eppure si ricordava perfettamente di aver espresso il desiderio di far resuscitare anche Itachi, Mikoto e Fugaku per permettergli di riscoprire quell’affetto famigliare che per troppi anni gli era mancato …. quello doveva essere il suo ultimo regalo, l’ultimo suo gesto d’amore verso di lui prima di esalare il suo ultimo respiro dopo aver attivato la tecnica dello Kisho Tensei.
Che dipendesse dal fatto di non aver avuto abbastanza chakra da poter resuscitare tutte quelle persone? Kaguya aveva usato il suo potere solo per salvarle la vita e non per incrementare la tecnica della resurrezione.
Si sentì impotente, inutile, nonostante i suoi buoni propositi non era riuscita, neanche in quell’occasione, ad essergli d’aiuto …..


Illusa …..

Uno stormo di corvi nervi si diresse verso il campo di battaglia, attirando l’attenzione di tutti e in primis, quella di Sasuke che percepì una presenza a lui fin troppo famigliare.
I corvi si avvicinarono al suolo iniziando a volare velocemente in cerchio fino a scomparire e a rivelare una figura ….
“Otouto!” Itachi era ricomparso ed era vivo.
“Nii-san!” disse Sasuke con voce tremante mostrando tutta la sua incredulità.
“Si, sono io …. non so spiegarmi come sia possibile …. credevo di essere morto, invece mi sono risvegliato nel covo di Madara, poi ho percepito un chakra potentissimo e mi sono diretto verso la sua provenienza ….. eri tu otouto?” guardandolo con affetto dopo tanto tempo. Sasuke non riusciva a muoversi, ogni muscolo del suo corpo sembrava paralizzato, a stento riusciva a respirare per l’emozione di rivedere in vita il suo nii-san, la voce gli si era bloccata in gola riuscendo ad emettere solo qualche gemito incomprensibile.
Itachi comprese lo stato d’animo del fratello, lui stesso era rimasto incredulo riscoprendosi vivo.
Lo guardò attentamente, con affetto, percependo in lui una forza straordinaria, convincendosi che quel chakra potentissimo che aveva percepito al suo risveglio, provenisse proprio dal suo otouto. Si avvicinò lentamente e fece una cosa che per tanto tempo aveva desiderato fare: lo abbracciò!
Sasuke rimase pietrificato, non aspettandosi quel gesto d’affetto, ma incredibilmente, contro ogni suo proposito, si rilassò lasciandosi trasportare e ricambiando timidamente l’abbraccio. Gli era mancato …. gli era mancato terribilmente quel tocco pieno d’amore che solo la madre gli riservava, ma più di tutto, gli era mancato Itachi, il suo nii-san!
Sakura osservò la scena con il cuore colmo di gioia mentre le lacrime le rigavano il viso. Almeno per una volta, era riuscita nel suo intento.

Ma che scena commovente! Ora che gli hai ridato il suo amato fratello, per te non c’è proprio più speranza di poter essere considerata da lui!”

Sakura cercò di ignorare la provocazione di Kaguya, concentrandosi su quell’abbraccio così sincero e così commovente.
“Ragazzi in formazione! Quello è Itachi Uchiha, il traditore della foglia, dobbiamo catturarlo!” urlò uno dei ninja ordinando ai suoi subalterni di seguire le sue direttive.
Sasuke si staccò dal fratello, guardando con astio quei ninja che li stavano accerchiando. Se prima non aveva mosso un dito né per difendersi, né per combattere contro di loro dopo che si erano risvegliati dallo Tsukuyomi, ora era pronto a scatenare un’altra guerra se qualcuno avesse solo osato avvicinarsi al suo nii-san.
Sfoderò la sua katana, preparandosi all’attacco.
“Otouto, no!” lo fermò mettendogli una mano sulla spalla..
“No lo dico io nii-san, nessuno deve permettersi di farti del male …. non dopo tutto quello che hai dovuto sopportare!” ribattè con determinazione rimanendo concentrato e con lo sguardo fisso sui ninja.
“Fermatevi!” urlarono all’unisono Tsunade e Naruto.
Loro conoscevano tutta la verità riguardante il clan Uchiha e sapevano quello che Itachi aveva accettato di compiere per ordine degli anziani di Konoha.
“Fermatevi tutti quanti ….. Itachi non è un traditore, ma un fedele cittadino di Konoha! Possiamo definire anche lui un eroe!” disse con fermezza l’Hokage lasciando nuovamente tutti i ninja sorpresi da un’altra verità sconcertante.
“La nonna ha ragione, non c’è tempo per darvi tutte le spiegazioni ….. dobbiamo provvedere a rimuovere i corpi dei caduti, portare i feriti nelle tende ospedaliere allestite fuori dal campo. Dovremo, inoltre, iniziare a pianificare la ricostruzione del villaggio! Non c’è tempo da perdere!” intervenne Naruto con la stessa risolutezza di Tsunade.
Nel giro di qualche minuto le squadre per il recupero dei morti e dei feriti vennero formate. Sakura era stata assegnata, insieme ad Ino, a dirigere il corpo medico e ha prestare le cure ai feriti.
Stava per avviarsi verso l’uscita del campo quando vide Naruto guardarsi attorno:
“Ehi, se stai cercando Hinata ….”
“No, non sto cercando lei …..” guardandola e abbassando il capo quasi imbarazzato:
“ ….. ti sembrerà assurdo Sakura-chan, ma stavo cercando mio padre …. lo so che non può essere ritornato in vita dato che era sotto l’effetto dell’Edo Tensei, ma per un attimo ci avevo sperato …. sai, è stato bello poter combattere con lui, stare al suo fianco, potergli parlare ….. insomma, fare tutte quelle cose che generalmente fanno padre e figlio!” portandosi la mano dietro la sua zazzera bionda e continuando a guardare verso il basso.
Sakura perse un battito, quando aveva evocato la tecnica della resurrezione non aveva pensato minimamente a Minato, ma non perché fosse sotto l’effetto dell’Edo Tensei, ma perché non gli era venuto proprio in mente, neppure quando Orochimaru si era destato dal sonno eterno e aveva fatto sfaldare i quattro Kage del passato in piccolo pezzetti di carta che volarono in cielo. Naruto aveva perso ancora il padre e lei non ci aveva nemmeno pensato, non aveva pensato a lui che le era rimasto sempre accanto aiutandola nei momenti più tristi e rischiando più volte la vita per salvarla, aveva continuato a pensare a Sasuke, a ridargli una famiglia, perché era il suo grande amore nonostante lui continuasse a non considerarla.
Ma che razza di amica era? Perché non aveva pensato a rendere felice anche Naruto?
Jiraya, in un certo senso era stato come un padre per lui, ma non era la stessa cosa!

E’ inutile che ti poni queste domande, quando tu stessa conosci la verità delle tue azioni ….. a te non importa niente di Naruto, tu non sei una sua amica e non sei nemmeno degna di essere considerata tale da lui!

“Smettila!” pensò Sakura, mettendosi in ginocchio con le mani che comprimevano le tempie. “Sakura-chan, che ti succede, stai male?” Naruto si abbassò e non sapendo cosa fare le cinse le spalle.

Guardalo, si preoccupa per te, se solo sapesse quello che gli hai fatto!

Kaguya si stava divertendo a torturarla, il suo intento era quello di farla impazzire per impadronirsi del suo corpo. Sakura cercò di controllarsi e di non ascoltare quelle parole così pungenti e così dolorose, peggio dei kunai conficcati nella pelle:
“Scusa Naruto, non volevo farti preoccupare! Sto bene adesso!” accettando il suo aiuto per rialzarsi.
“Sei sicura Sakura-chan?” le chiese preoccupato.
“Sicurissima! Adesso scusami Naruto, ma devo andare ad occuparmi dei feriti!” gli rispose con uno dei suoi sorrisi migliori.
“No! Prima ti fai visitare! Non mi convincono questi tuoi mal di testa ….. forse il colpo che hai ricevuto prima ti ha creato qualche lesione, è meglio che ti fai controllare!”
“Che succede? Sakura ti senti male?”
Tsunade aveva visto la scena e si era precipitata dai due ragazzi per accertarsi che la sua pupilla stesse bene.
“No nonna, non sta bene!” le disse Naruto iniziando ad esporle le sue preoccupazioni.
Sakura non stava ascoltando, la sua mente ripensava al torto che aveva fatto a Naruto.
Si era sempre dichiarata una sua amica, un’amica sincera, ma in quell’occasione non l’aveva dimostrato, perché?
Le parole di Kaguya non potevano essere vere! ….
Eppure, riflettendo attentamente, erano le uniche ad avere un senso logico per la sua dimenticanza.
Strinse le mani a pugno con tanta forza da far diventare bianche le nocche delle dita, in tutti quegli anni aveva creduto di essere legata a lui da una profonda amicizia ….


Illusa ….

“No! Non voglio! Lasciami andare subito vecchiaccia!” urlò disperato Naruto.
Sakura si riprese dai suoi pensieri vedendo il biondo intrappolato da una presa ferrea di Tsunade:
“Ti ho detto che anche tu dovrai farti visitare! Voglio accertarmi delle tue condizioni e anche di quelle di Sasuke!” cercando con lo sguardo il minore dell’Uchiha.
“Tze …. non ce n’è bisogno, sto benissimo!” rispose contrariato Sasuke che proprio in quel momento si stava allontanando dal campo insieme al suo nii-san.
“Dai Otouto, in fondo è una semplice visita di controllo!” gli disse Itachi appoggiandogli una mano sulla spalla e incoraggiandolo ad ubbidire alla richiesta dell’Hokage.
“Allora se ci va il teme, ci vado anch’io!” liberandosi con facilità dalla stretta ferrea di Tsunade, rischiando quasi di farla cadere e incamminandosi insieme a Sasuke.
“Sakura, la stessa cosa vale anche per te! Raggiungi subito la tenda destinata ai controlli, vedrò di mandarti subito qualcuno a darti un’occhiata …. ho bisogno anche di te, mentre io mi occuperò di quei due!” puntando lo sguardo verso la schiena dei due nuovi eroi di Konoha. “Ma io …..” ma l’hokage la fulminò con lo sguardo, intimando anche a lei di ubbidirle.
La rosa acconsentì controvoglia e si incamminò al campo medico.

La voce della fine della guerra con la relativa vittoria dell’alleanza arrivò velocemente anche nel centro di Konoha, quasi completamente raso al suolo. Dai rifugi sotterranei, iniziarono ad uscire i civili che si erano rifugiati dalla furia distruttiva di Madara. I cittadini urlarono di gioia, abbracciandosi e congratulandosi compiaciuti dei loro ninja che aveva combattuto con coraggio. Le loro manifestazioni di entusiasmo cessarono di colpo, mentre i più anziani rimasero sbalorditi ed increduli al passaggio di due persone che camminavano in mezzo alle macerie.
“Fugaku, ma che cos’è successo?” chiese la donna attaccata al suo braccio, con lo sguardo sorpreso quanto quello dei civili.
“Non lo so Mikoto, non lo so! L’unica cosa che posso dirti è che dobbiamo raggiungere il luogo dove abbiamo percepito quel chakra così potente!” gli rispose serio continuando a guardarsi attorno.
Dopo il loro passaggio:
“Ma … ma non è possibile! Quelli sono i coniugi Uchiha, uccisi molti anni fa dal loro figlio maggiore …. Itachi, anche lui un traditore della foglia come il fratello minore …. Sasuke il nukenin!” disse un anziano con gli occhi e la bocca spalancati dall’incredulità.

Sakura era stata fatta passare davanti a tutti i pazienti, la sua integrità fisica era fondamentale per farle iniziare subito il suo lavoro di medico. I feriti gravi erano a centinaia e sembrava che il numero crescesse in minuto in minuto. La rosa entrò nella tenda iniziando a svestirsi, come richiesto dal protocollo per una visita generale.
Appoggiò il suo giubbotto e la sua casacca sopra il lettino, rimanendo solo con la fascia nera attorno al seno, aspettando con impazienza il medico che la visitasse per poi correre verso le tende dei feriti gravi. Era in perfetta salute, le ferite riportate durante lo scontro contro Madara era sparite appena Kaguya aveva utilizzato il suo potere per riportarla in vita.
Il suo mal di testa, se così si poteva definire, non era altro che il tormento della voce di Kaguya dentro di lei. Voleva il suo corpo, voleva reincarnarsi in lei e compiere la profezia che per secoli la sua famiglia aveva tramandato in generazione in generazione.
Non poteva permetterglielo, non poteva dopo tutto quello che era stata costretta a fare …. aveva ucciso i suoi genitori, aveva nascosto di possedere la sua essenza in lei, aveva fatto credere che Naruto e Sasuke fossero i nuovi eroi della guerra!
No, non poteva cedere alle sue provocazioni ….
Si era lasciata andare troppe volte ascoltando la sua voce e l’ultima volta stava cedendo dopo che l’aveva accusata del suo falso sentimento di amicizia verso Naruto.
Kaguya l’aveva colpita nel suo punto debole, doveva stare attenta, doveva impedirle di far leva sulle sue insicurezze. Iniziò a camminare avanti e indietro in quei cinque metri quadri di tenda, tenendo una mano sul fianco e l’altra sul mento, pensando ad un modo per fermare Kaguya, ma prima di tutto per impedirle di avere il sopravvento sulla sua mente. Aveva fatto leva sui sentimenti verso Naruto, lei gli era profondamente legata nonostante la dimenticanza involontaria nei suoi confronti, doveva riscattarsi e dimostrare all’amico e a se stessa quanto in realtà ci tenesse a lui.
L’unico modo era stargli vicino, fargli capire che poteva contare su di lei, parlarle, confidarsi ….. avrebbe fatto qualunque cosa per lui, perché se lo meritava! Aveva fatto l’impossibile per lei, fino al punto di riuscire a mantenere la promessa che gli fece anni prima, riportando Sasuke al villaggio. Purtroppo però, non da lei! Doveva rassegnarsi, doveva dimenticare e seppellire per sempre l’amore che provava per lui, doveva farlo per se stessa, evitando di soffrire ancora, ma soprattutto, per impedire a Kaguya di sfruttare quel sentimento non corrisposto come arma contro di lei.
Per riuscirci doveva cambiare atteggiamento nei confronti di Sasuke, da quando lo conosceva gli aveva sempre associato il suffisso “kun” per rispetto, ma quel rispetto non era mai stato ricambiato da lui, quindi avrebbe potuto fare a meno di usarlo, poi poteva trattarlo allo stesso modo con cui lui aveva trattato lei: con freddezza e cattiveria.
Aveva preso la sua decisione, seppur dolorosa ma necessaria. Con un sorriso amaro stampato sulle labbra alzò lo sguardo guardandosi attorno, quando, involontariamente, vide il riflesso della sua schiena scoperta nella vetrinetta dei medicinali.
“E questo cos’è!” si chiese mentre si avvicinava per vedere meglio.
All’altezza della spina dorsale, appena sotto il collo, c’era un piccolo tatuaggio rosso circolare e al suo interno un cerchio dello stesso colore.
“Ma ….!” Sakura rimase sorpresa chiedendosi da quando tempo ce l’avesse, ma soprattutto che cosa fosse.

Ahahahah! Quello che vedi è il mio marchio e ti è comparso appena sono entrata in te! A mano a mano che riuscirò a prendere il controllo sulla tua mente, il tatuaggio aumenterà assumendo la forma di un albero con vari rami germogliati e quando si espanderà in tutto il corpo vorrà dire che sono riuscita nel mio intento e solo allora potrò compiere la mia reincarnazione senza più impedimenti!

“Stai mentendo!” urlò in preda al panico.

Ne sei sicura? Guarda attentamente il cerchio interno!

Sakura spalancò gli occhi mentre il suo corpo iniziò a tremare spaventata da quello che stava vedendo: il cerchio interno si stava colorando tutto di rosso.
“M-ma c-che s-significa!” chiese tremante.

Quello che ti ho detto prima, mi sto appropriando di te!

Sakura rimase senza parole, il suo cervello non riusciva a ragionare, sentiva solo di avere paura. Era convinta di aver trovato il modo per contrastare Kaguya, ma si era sbagliata ….
Illusa …..
Chiuse gli occhi cercando di controllare le sue emozioni, iniziando a respirare profondamente per regolarizzare i battiti cardiaci ormai accelerati. Cercò di liberare la mente dalle sue paure, ricordandosi di essere una sennin, l’allieva e l’erede di Tsunade, la ninja leggendaria. Aprì gli occhi:
“A noi due Kaguya!” disse con tutta la sua determinazione.
Aveva deciso di lottare, quella era la sua battaglia ed era intenzionata a vincere …..

Illusa ….. 

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Capitolo 4
*** Ritrovarsi ***


Capitolo 3 - Ritrovarsi
 
''La morte
si sconta
vivendo.''
Giuseppe Ungaretti



-Sakura, dove credi di andare?- la rimproverò Tsunade vedendola uscire dalla tenda.
-Non ho bisogno di essere visitata! Molti altri hanno la precedenza!- disse la rosa allontanandosi velocemente.
Non poteva permettere che qualcuno vedesse il marchio di Kaguya.
Tsunade sospirò; non c'era verso di far ragionare quella ragazza, era decisamente testarda. D'altronde era stata proprio lei ad essere la sua maestra e non c'era da stupirsi se le due si assomigliassero così tanto.
Sakura, una volta accertatasi di essere abbastanza lontana, si fermò in un angolo.

-
Credi di riuscire a scappare per sempre? Stai solo rimandando il momento, ragazzina!- urlò dentro di lei la voce di Kaguya.

Doveva imparare ad ignorarla senza stare male ogni volta, altrimenti l'avrebbero scoperta.
La lasciò alla sua pazzia e vide una figura aggirarsi per il campo ormai semi deserto; Itachi. Sembrava che fosse alla ricerca di qualcosa, o di qualcuno. I ninja impegnati nel recupero dei cadaveri gli stavano alla larga, non erano ancora pronti a considerarlo di nuovo come membro del villaggio. Ma ci sarebbe stato tempo anche per quello.
Era stato una grande regalo vedere Sasuke così emozionato...
Ma la cosa non doveva più interessarle.
Doveva smetterla di pensare a lui, altrimenti Kaguya ne avrebbe approfittato.
Vide avvicinarsi Ino che, al contrario suo, stava facendo il suo dovere.
-Sakura, che ci fai qui?-
-Io...- rispose lei, senza sapere cosa dire.
-Devo dirti una cosa.- disse Ino, facendosi seria in volto.
-Dimmi.-
-I tuoi genitori... Hanno trovato i tuoi genitori...- provò a dire, iniziando a piangere.
Sakura non rispose, facendo finta di non aver capito.
-La squadra che si sta occupando del recupero dei corpi dei caduti... Ha trovato sia ninja che civili... E c'erano anche i tuoi genitori.- disse Ino a fatica.
Quelle parole ferirono Sakura più di un kunai infilzato nello stomaco.
Chi mai avrebbe potuto immaginare che li avesse uccisi lei?
Lacrime copiose rigarono il viso della rosa. Ino la abbracciò e insieme piansero quel dolore tanto grande per una sola persona.
Non avrebbe mai potuto superare la morte dei suoi genitori, perché era stata lei la loro assassina.

L'ho fatto per il loro bene, pensò.
Ma allo stesso tempo aveva condannato anche sè stessa.

-Mi dispiace tanto, Sakura.- disse Ino asciugandosi le lacrime.
-Lo so...-
Le due ragazze si guardarono negli occhi e capirono che avrebbero potuto contare sempre l'una sull'altra.
-Andiamo a compiere il nostro dovere.- disse Sakura, tirandosi dietro l'amica.
-Sei sicura? Tsunade ti darà sicuramente un paio di giorni e...-
-No, voglio lavorare.-
Non aveva senso prendersi del tempo per i suoi genitori, erano morti, non c'era più niente da fare. Lei invece voleva mettere anima e corpo nel suo lavoro, salvando quante più persone possibili.
Per i morti, per i suoi genitori, non poteva fare più niente.
Ma poteva aiutare chi ancora la vita la stringeva fra le dita.

-
Sei solo un'illusa!-

Sakura e Ino si incamminarono verso le tende, ognuna con i propri pensieri, ma con la stessa speranza nel cuore.

Fugaku e Mikoto arrivarono a quello che era stato il campo di battaglia. Non avevano idea di quello che era successo; non sapevano neanche come fosse stato possibile che fossero tornati in vita.
Ricordavano bene il momento in cui erano morti...

Itachi...
Il pensiero faceva ancora male, tuttavia avevano compreso il motivo del suo gesto.
Aveva preso la sua decisione:difendere Konoha, e così era stato.
Ma anche se Itachi aveva fatto saltare il colpo di stato del clan Uchiha, qualcos'altro aveva raso al suolo il Villaggio.
I due camminavano lentamente fra le macerie, in cerca di uno sguardo amico, di un viso familiare. Non si capacitavano di quella distruzione che li circondava, e temevano per la vita dei loro figli.

Sasuke... Chissà com'era diventato.
Chissà com'era stata la sua vita, se aveva sofferto, se era riuscito ad amare ancora.
Chissà se qualcuno lo aveva protetto, se qualcuno gli aveva spiegato.
C'erano mille punti interrogativi nella testa di Mikoto e Fugaku.

Continuarono a camminare a lungo, non sapendo dove dirigersi.
Non percepivano più il chakra che li aveva riportati in vita.
Era solo un sogno? Erano in qualche dimensione parallela, il famoso ''aldilà''?
-Mamma... Papà...-
Itachi si stava dirigendo a passo incerto verso i suoi genitori. Loro rimasero immobili, temendo che fosse solo un'illusione.
Poi Mikoto non potè resistere più e abbracciò di slancio suo figlio, ormai a pochi passi da loro. Pianse di felicità quando fu certa che non era un'illusione, quello era Itachi,
in carne ed ossa. Anche Fugaku si avvicinò, cingendo con le braccia sua moglie e suo figlio maggiore.
-Itachi... Itachi...- diceva fra i singhiozzi Mikoto, che non poteva ancora credere di stringere suo figlio.
Il moro non riusciva a dire neanche una parola, il suo pianto composto parlava per lui. Aveva sperato fin da subito che anche i suoi genitori, come lui, fossero tornati inspiegabilmente in vita. Aveva l'opportunità di rimediare ai suoi errori.
Finalmente potevano essere felici tutti insieme.
Il suo pensiero andò subito a Sasuke, a come avrebbe reagito.
A come sarebbe stato felice.

Quando finalmente Mikoto si calmò e si decise a lasciare Itachi, iniziarono a porsi le prime domande.
-Perché siamo resucitati?- chiese Fugaku con tono serio.
-Ne sono quanto voi... Anche io sono reuscitato.- disse Itachi, abbassando la testa.
-Co-come?- chiese Mikoto, incredula.
-E' una storia molto lunga, credo che ci siano cose più importanti da fare prima.. Dovete sapere che si è appena conclusa una guerra...-
-Sasuke è...?- chiese con timore Mikoto.
-Sasuke e Naruto sono stati gli eroi di questa guerra. Sono sani e salvi, solo un po' malconci.- rispose Itachi con un sorriso, orgoglioso del fratello.
Il volto dei coniugi Uchiha si accese di felicità: entrambi i loro figli, a modo loro, avevano combattutto per la salvezza del loro villaggio, mettendo a repentaglio la loro stessa vita.
E adesso finalmente potevano riabbracciarli, e vivere una vita normale insieme a loro.

Mikoto e Fugaku continuarono a tempestare di domande il figlio, desiderosi di sapere quanto più possibile sugli avvenimenti che si erano persi.
-...Sasuke ha sempre creduto che io fossi un traditore, e voleva vendetta. Si è unito ad Orochimaru, abbandonando le persone che lo amavano, per avere più potere... Solo dopo ho capito il grande errore che avevo fatto.-
-Itachi, non importa più. Adesso state bene, no? Questo è quello che conta.- disse Mikoto dolcemente.
-Sasuke ha sofferto molto per causa mia...-
-Conoscendolo, ti avrà già perdonato.- intervenne Fugaku.
Itachi guardò i suoi genitori, ancora incredulo di poterli avere lì. Era tutto così surreale...
E perfetto.
Il tempo non concede mai due possibilità, ma in quell'occasione aveva fatto uno strappo alla regola.
-Andiamo da Sasuke.- disse sottovoce Itachi, come se fosse un segreto.
Prese sotto braccio i suoi genitori e si incamminarono verso la tenda del membro mancante della famiglia.

Sakura si diresse verso la tenda dove erano stati sistemati provvisioramente Naruto e Sasuke. Nessuno le aveva detto di andare da loro, lo sentiva più che altro come un'esigenza sua. Voleva assicurarsi che stessero bene.
Sarebbe stata distaccata con Sasuke, esattamente come lui lo era nei suoi confronti. Non poteva permettersi alcuna debolezza, altrimenti...

-
Vedremo fino a che punto potrai resistere!- disse dentro la sua testa la voce di Kaguya.

...Altrimenti rischiava di farsi sopraffare da quella pazza. Decise di fare una piccola deviazione. Doveva assolutamente vedere in che condizioni era il marchio che Kaguya le aveva impresso sulla schiena.
Tornò alla tenda dove Tsunade voleva visitarla e si mise davanti alla vetrinetta che le aveva fatto scoprire quell'assurdo segno.
Lentamente abbassò la casacca e alzò gli occhi, all'altezza del collo.
Il cerchio interno era pieno.

-
Pensavi che non ti stessi dicendo la verità?- disse Kaguya con tono beffardo.

Sakura si ricoprì velocemente ed uscì dalla tenda. Non c'era soluzione.
Kaguya si stava appropriando lentamente del suo corpo e della sua mente, l'avrebbe portata al limite della follia e lei avrebbe ceduto.

-Non ti permetterò di prenderti il mio corpo!- disse Sakura dentrò di sè, sapendo che Kaguya l'avrebbe sentita.

-
Staremo a vedere.-

Lasciò ogni pensiero da parte e si apprestò ad entrare nella tenda dei suoi compagni.

-Sakura-Chan!- la salutò Naruto appena la vide, accogliendola con un gran sorriso.
Sasuke invece neanche la guardò, ma lei fece finta di nulla.
-Come stai?- chiese al biondo.
-Me la cavo... Dovresti controllare prima il teme, è combinato peggio di me!- rispose il ragazzo, mentendo sulle sue condizioni.
Naruto era decisamente messo peggio di Sasuke, ma il biondo aveva visto come Sakura era stata trattata dal loro compagno, e avrebbe voluto che i due raggiungesero una sorte di pace. -Ah, dopo controllerò anche lui.- rispose Sakura, facendo capire ad entrambi quanto poco le importasse.
A Sasuke non sfuggì questo repentino cambiamento di Sakura nei suoi confronti, e se ne sentì infastidito. Lei gli dava le spalle; lo aveva praticamente escluso.
Non aveva senso fare o dire qualsiasi cosa, così il moro si voltò dall'altra parte del lettino, fingendo di dormire, mentre Sakura medicava Naruto.
Dopo un tempo indefinito, tra chiacchiere e qualche risata, la rosa si avvicinò a Sasuke.
Lui non si mosse, sperando di ingannarla.
-Sasuke... So che sei sveglio.-
-Tsk.- disse semplicemente lui.
-Devo medicarti.-
-Non ne ho bisogno.-
-Come vuoi.-
Il moro rimase ancora una volta colpito.
Lei non aveva usato il ''Kun'', che gli aveva sempre riservato. Come si permetteva?
Inoltre non aveva insistito a medicarlo, cosa che invece avrebbe sicuramente fatto in altre situazioni.

Cosa me ne importa! pensò Sasuke.
Chiuse gli occhi mentre Sakura usciva dalla tenda con gli occhi bassi.
-Perché la tratti così?- chiese Naruto.
-Non sono fatti che ti riguardano.-
-Sasuke, lei cerca solo di starti vicino.-
-Mmh.-
La 'discussione' si era già conclusa per il moro. Non aveva senso parlare di quella noiosa che lo trattava con freddezza, come se fosse uno qualunque.
No, non lo accettava e finché Naruto si fosse ostinato a darle manforte, avrebbe trattato male anche lui.

-
Illusa!-

Itachi chiese informazioni su quale fosse la tenda di suo fratello.
Non appena furono di fronte all'entrata, il ragazzo si voltò verso i suoi genitori.
-Mamma, papà... Sasuke non sa che voi siete qui, quindi... Andateci piano.- disse con un po' di imbarazzo.
Non era riuscito ancora a sentirsi pienamente a proprio agio con loro, forse ci sarebbe voluto più tempo.
Sperò che almeno per Sasuke sarebbe stato più facile, ma ne dubitava.
Sakura, mentre usciva da un'altra tenda, vide quella piccola folla davanti a quella di Naruto e Sasuke. Riconobbe subito Itachi, mentre fece più fatica a riconoscere le altre due persone. Si avvicinò di qualche passò, e il cuore mancò più battiti quando riconobbe i signori Uchiha. Trattenne le lacrime di gioia che volevano uscire, e rimase ad osservare la scena.

-
E' così che pensi di dimenticare quel ragazzo? Ahahahaha sei solo una stupida ingenua!-

Sakura ignorò per l'ennesima volta la voce di Kaguya. Non le importava di niente in quel momento. Doveva dimentircarsi di Sasuke, era vero, ma questo non le impediva di essere felice per lui. Stava per riavere indietro la sua intera famiglia, che aveva perso troppo presto.
Adesso i ruoli si sono invertiti, lui ha la sua famiglia, io sono sola... pensò amaramente Sakura.

-
Oh, non sei sola! Ci sono io con te, ahahahaha!-

Ma neanche a quella provocazione la rosa rispose.

Mikoto entrò per prima, seguita da Itachi e Fugaku. Il letto a sinistra era vuoto e sfatto, probabilmente era il letto di Naruto.
Nel letto a destra c'era Sasuke, disteso su un lato, che dormiva.
La donna si avvicinò senza fare rumore, mentre calde lacrime le rigavano nuovamente il volto. Il suo bambino...
...
Era diventato un uomo.
Le spalle larghe, tanto simili a quelle di Fugaku; i lineamenti, addolciti e rilassati per via del sonno, erano un misto di quelli degli altri componenti della famiglia; i capelli gli coprivano la fronte e ricadevano morbidi sugli occhi chiusi.
Doveva essere esausto, data la profondità del suo sonno.
-Forse è il caso di non svegliarlo...- disse tra le lacrime Mikoto.
Fugaku si avvicinò alla moglie e le mise le mani sulle spalle, cercando di infonderle coraggio. Era un momento importante per tutta la famiglia, l'emozione era alle stelle.
-Io credo che dovremmo svegliarlo, non ci perdonerà mai se lo lasciassimo dormire... Ora che siamo tutti insieme.-
Itachi sorrise finalmente, sorrise col cuore.
-Sasuke... Sasuke...- iniziò a chiamare a voce bassa Mikoto, per non spaventare il figlio.
Il ragazzo si agitò un po' nel sonno, poi aprì gli occhi.
Nel suo sogno la guerra era appena finita e c'erano accanto a lui i suoi genitori e suo fratello. Ma i suoi genitori erano morti...
Eppure era tutto così reale...
-Sasuke!- disse Mikoto abbracciando forte il figlio minore, riempidolo di lacrime.
-Mamma...?- disse il ragazzo confuso, certo di essere preda di un sogno.
Ma quell'abbraccio era così reale, così pieno d'amore, che non poteva essere solo un sogno.
-Sasuke?- chiamò Itachi.
Il moro si girò verso suo fratello, e attese che parlasse.
-Tutto questo... E' reale.-
Ma chi gli diceva che non era un sogno? Non era certo la prima volta che sognava la sua famiglia, e non sarebbe stata neanche l'ultima.
Era tutto diverso, però: sua madre non era un ricordo sbiadito, era lì e lo stava abbracciando, piangendo di gioia, e il sorriso di suo padre non era lontano, distaccato.
Si decise a stringere Mikoto, ancora titubante.
Poi suo padre si avvicinò al lettino, sedendosi accanto a lui.
-Sono orgoglioso di te, Sasuke.-
Due lacrime solitarie scesero dagli occhi dell'Uchiha minore.
Bruciavano come fuoco, lasciando dietro una scia che raccontava anni di rancore, rabbia, odio.
Allora Sasuke ebbe la prova che quello
non era un sogno.

Mikoto, Fugaku e Itachi si stupirono quando videro Sasuke piangere.
Il padre lo abbracciò, fiero di lui, cercando di fargli capire quanto lo amasse nonostante non glielo avesse mai fatto capire.
Itachi sorrise e si unì alla sua famiglia.
Non importava come tutto quello era stato possibile, ma ringraziò mentalmente colui che aveva riunito gli Uchiha.
-Abbiamo molte cose da dirci!- disse allegra Mikoto, avendo superato la fase delle lacrime.
-Si..- rispose brevemente Sasuke, ancora confuso, ma immensamente felice.
Si voltò verso il padre, che gli fece un sorriso complice.
Gli anni di dolore, marcati dall'assurdo desiderio di vendetta, erano magicamente scomparsi, volatilizzati come un piccola nuvola che viene trascinata via da un forte vento.
E
quel vento erano Itachi e i suoi genitori.


Lady Uchiha 23





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Capitolo 5
*** L'escluso ***


Capitolo 4 - L'escluso


"L’uomo è condannato ad essere libero: condannato perché non si è creato da sè stesso, e pur tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa.''
(Sartre)

Affrontare un passato doloroso, talvolta, può essere il punto d'inizio per un presente, in cui gli errori fatti, diventano la base di cemento su cui ricostruire la propria esistenza. La famiglia Uchiha, di errori, ne aveva commessi parecchi e non avrebbe mai potuto anelare l'insperata possibilità di rimediarvi.
Qualcuno, o qualcosa, doveva aver considerato ingiusto il destino che la ragion di stato aveva riservato a un giovane ninja prodigio, costretto a scegliere tra la pace e i suoi affetti più cari. Non c'era delusione nell'animo di Fugaku e Mikoto per ciò che aveva fatto Itachi. Lo avevano cresciuto l'uno con il rigore di un capo Clan e l'altra con l'amore che si confaceva a una madre. Gli avevano insegnato l'importanza della famiglia, ma anche l'onore e il senso di giustizia. Gli orrori della Terza Grande Guerra Ninja erano rimasti troppo vivi nella sua mente, tanto da fargli comprendere, a soli tredici anni, che la via della pace, comportasse dei sacrifici. Cosa poteva essere il suo dolore a confronto delle urla strazianti delle vittime di un'inutile guerra civile?
Il bene di tutti...con il sacrificio di pochi...il suo sacrificio.
Analogamente, Sakura stava scontando la pena per il suo, di sacrificio.
Nei giorni seguenti tentò di evitare la tenda dei suoi compagni, o vi si recava accompagnata da un'assistente, spesso Ino.
Lei si dedicava alle cure di Naruto e l'altra a quelle di Sasuke, evitandole cosi di entrare in contatto con l'Uchiha che segretamente detestava questa noncuranza da parte di lei.
Quella mattina, quando giunse nella loro tenda, vi trovò Mikoto e Itachi.
La donna, vista da vicino, era ancora più bella, notò Sakura.
I lineamenti dolci e lo sguardo attento, puntato sul figlio.
"Buongiorno." le disse vedendola entrare.
"B-buongiorno." rispose la rosa, sentendosi improvvisamente in imbarazzo.
"Sakura-Chan!" esclamò Naruto mettendosi a sedere sul letto.
"Non dovresti sforzarti." lo ammonì rimettendolo steso.
"Oh...io sto bene Sakura-Chan, non devi preoccuparti...mi hai curato tu, no?" le ricordò il biondo con un gran sorriso.
"È la tua fidanzata, Naruto?" chiese Mikoto con voce dolce.
In quelle poche ore si era già affezionata a quel ragazzo, con il quale il figlio aveva combattuto.
"No no..." scosse la testa il biondo "lei è la migliore ninja medico di tutta Konoha e in realtà lei è interessata solo a Sa.."
"...sapere come state." terminò lei la frase lanciando un occhiataccia all'amico.
Sasuke alzò lo sguardo su di lei, ma fece finta di non notarlo.
"Quindi è la dottoressa?" chiese Mikoto sorridendole.
Sakura annuì con il capo.
"Quando potrà uscire Sasuke? Non vedo l'ora di riportarlo a casa." esclamò la donna con una certa ansia.
"Mamma, bisogna avere pazienza!" la redarguì Itachi.
"Credo che tra un paio di giorni potrà uscire." rispose lei ricambiando il sorriso.
"Credi?" chiese lui indispettito "Non mi hai curato tu...come pensi di saperlo." continuò con il suo solito tono di superiorità.

"
Ahahahahahah!" rise Kaguya dentro di lei "Peccato che sia stata tu la prescelta, con lui sarebbe stato tutto più facile."

Sakura scosse la testa e poi abbassò lo sguardo.
" Sasuke, non dovresti essere così scortese con la dottoressa." lo rimproverò la madre.
TsK." sibilò lui.
"Dato che è qui e secondo il nostro amico è la migliore, potrebbe visitarlo se non le reca disturbo?" le chiese la madre con gentilezza.
Sakura si chiese se forse Sasuke avesse preso da suo padre perché della madre non aveva nulla, se non i lineamenti.
"C-certo " rispose lei un po' titubante.
"Non ce n'è alcun bisogno." ringhiò il moro.
"Non fare i capricci Sasuke." lo ammonì la donna sventolandogli delicatamente un dito sotto al naso.
"Mamma, non sono più un bambino." le ricordò utilizzando un insolito tono di voce, quasi dolce.
"Infatti sei un uomo, maleducato e testardo." ribatté lei.
Sasuke sbuffò rumorosamente.
"Su otouto, fai il bravo bambino." lo esortò il fratello scoppiando a ridere.
Quella scenetta famigliare, così divertente, fece incurvare all'insù le labbra di Sakura, che si avvicinò a lui con un po' più di serenità.
Tirò la tenda e gli scostò lentamente il lenzuolo, scoprendo il suo fisico muscoloso.
Tentò di non arrossire.
"Mettiti seduto." gli disse cercando di mantenere un tono professionale.
Lui ubbidì.
Passò la sua mano sulla nivea schiena segnata dalle cicatrici delle tante battaglie sostenute. Casualmente ne sfiorò una, all'altezza della scapola. Ritirò immediatamente la mano, sentendo il cuore arrivarle in gola. L'ultimo contatto fisico che avevano avuto risaliva alla ferrea stretta di lui intorno alla sua gola.
Vide comparire dei puntini sulle sue spalle e sulle braccia...gli era venuta la pelle d'oca. Probabilmente neanche lui si aspettava che lo toccasse.
"Hai finito?" le chiese a bassa voce.
Era imbarazzato e ricevere le sue attenzioni lo infastidiva, visto che in tutti quei giorni, non si era minimamente preoccupata per lui e probabilmente se la madre non le avesse chiesto di visitarlo, avrebbe continuato a ignorarlo.
"Non ancora.." rispose lei girando intorno al letto.
Ora sarebbe iniziata la parte più complicata: visitarlo di schiena non era stato poi tanto complicato, ma di faccia sarebbe stata tutta un'altra cosa.
Per un solo attimo i loro occhi si incontrarono, per poi rifugiarsi in altre direzioni, dove l'imbarazzo sarebbe stato più facile da sopportare e...nascondere.
"Chiudi gli occhi." gli ordinò, costringendolo a voltare il viso verso di lei.
Come per la schiena, Sakura passò la sua mano illuminata di verde sulla sua fronte, scendendo poi su gli occhi che, chiusi, la intimorivano molto meno.
Notò una piccola cicatrice sulla guancia destra...la stessa che sanguinava quel giorno sul ponte nel Paese del Ferro.
Poi scese velocemente sul torace, non soffermandosi sulle sue labbra sottili, serrate ermeticamente.
Quando lui sentì il calore del chakra curativo, sembrò rilassarsi. Rilasciò la mascella, fino a quel momento serrata e i suoi lineamenti tornarono morbidi come quelli del bambino di cui lei si era perdutamente innamorata.

"
Mi viene da vomitare." disse Kaguya dentro di lei.

Sakura non le diede ascolto e continuò a percorrere il torace possente, anch'esso segnato da cicatrici più o meno visibili.
"Sakura?"
La voce di Ino.
"Scusate, Sakura è qui?" chiese la bionda ai presenti.
"Si Ino, sta visitando Sasuke." le rispose Naruto indicando la tenda chiusa di fianco al suo letto.
"Sakura, ti aspettano urgentemente all'obitorio." le comunicò la bionda avvicinandosi alla tenda.
La rosa fu percorsa da un brivido.
"Cos'è successo Ino ?" le chiese Naruto.
"Come? Non sapete nulla? I genitori di Sakura..." tentennò la bionda, lasciando tutti i presenti basiti.
"Ino!!! " sbraitò lei rabbiosamente "avvertili che sarò li tra poco."  
Sasuke sbarrò gli occhi improvvisamente, ma non riuscì a incrociare quelli di lei che si era già voltata di spalle e aveva scostato la tenda per uscire.
"È tutto a posto." comunicò a Mikoto "chiederò a Tsunade di farlo uscire oggi stesso. Dovrà stare a riposo per un po' di tempo, ma le ferite sembrano rimarginate."
Mikoto prese le mani della ragazza tra le sue e gliele strinse.
"Grazie infinite,dottoressa." le disse con le lacrime agli occhi.
Sakura arrossì e abbassò lo sguardo, accennando un sorriso.
"Scusate ora devo proprio..."
"Cos'è successo ai tuoi genitori, Sakura?" le chiese Naruto a bruciapelo con tono serio.
Lei si sentì morire.

"
Ahahahah!!! Adesso cosa risponderai?" le chiese Kaguya.

"Quello che è successo a molte altre persone durante la guerra." disse lei stringendo i pugni.
"Perché non ce l'hai detto?" ringhiò il biondo mentre Sasuke la guardava, incapace di dire qualsiasi cosa.
"Non sono affari che vi riguardano." rispose lei con freddezza uscendo dalla tenda.
"Povera ragazza." esclamò Mikoto sinceramente dispiaciuta.
"È tutta colpa tua Sas'ke!!!" sbraitò Naruto verso l'amico che ancora non riusciva a razionalizzare ciò che Sakura aveva appena detto.
 Sta zitto dobe!!!" ribatté lui rimettendosi disteso, di spalle, sul letto.
"Sakura non ci avrebbe mai nascosto una cosa così importante se tu l'avessi trattata diversamente!!!" continuò il biondo imperterrito.
"Che intendi, Naruto?" gli chiese Itachi che non riusciva a capire come il fratello c'entrasse in quella faccenda.
"Sakura-Chan ha sempre voluto bene a..."
"Ho detto stai zitto, Naruto!!!'' ringhiò l'Uchiha.
"Cos'è ti vergogni, teme?" gli chiese con falsa ironia "Faresti bene a farlo..."
Seguirono alcuni minuti di imbarazzante silenzio.
Mikoto e Itachi avevano assistito a quello scambio di battute, ma non erano riusciti a comprendere il motivo della diatriba, non conoscendo il passato di Sakura e Sasuke.
"Lascia perdere! " esclamò Naruto rassegnato, alzandosi dal letto
"Continua a pensare a te stesso...a Sakura-Chan penserò io." concluse uscendo dalla tenda. Le ultime parole del biondo gli bruciarono come un tizzone ardente conficcato nello stomaco. "Lei mi evita e forse è giusto che sia così." pensò dentro di sé, chiudendo gli occhi.
"Sasuke, ma cosa significa tutto questo?" gli chiese la madre ma lui non rispose.
Mikoto guardò, quindi, Itachi sperando che lui avesse capito qualcosa. Lui alzò le spalle anche se nella sua testa cominciavano a delinearsi chiaramente alcuni punti della storia.
"La mia famiglia e molti altri, me compreso, sono stati resuscitati. Perché i civili e altri ninja no?" si chiese. "Quella ragazza deve avere uno stretto legame con mio fratello, ma lui evidentemente lo rifiuta o non riesce a recuperarlo. Deve essere accaduto qualcosa che li ha separati e probabilmente, in questo, ho anch'io una buona parte di responsabilità." continuò a riflettere l'Uchiha maggiore guardando le spalle del fratello che immobile nel suo letto, si rifiutava di parlare.
"Tuo padre?" gli chiese la madre ridestandolo dai suoi pensieri.
"È andato a parlare con l'Hokage. La nostra casa è ancora abitabile e con qualche lavoro tornerà come prima." le spiegò il figlio sorridendole.
"Hai sentito, Sasuke? Possiamo tornare a casa nostra!" esclamò Mikoto con gioia.
"Mh!" rispose lui brevemente senza alcun tipo di emozione.
"Lasciamolo riposare, mamma." consigliò Itachi.
Sasuke aveva bisogno di rimanere solo.
La madre si avvicinò al suo letto, gli scostò i capelli dalla fronte e gliela baciò dolcemente.
"Ci vediamo dopo, Sasuke." gli sussurrò all'orecchio.
"Perché Sakura non ci ha detto nulla? Sarà stata davvero colpa mia?...Tsk! Cosa m'importa in fondo. Meglio così, almeno non dovrò sorbirmi i suoi piagnistei." pensò Sasuke mentendo a sè stesso.
Rimase immobile in quella posizione fino a che, sbuffando, si alzò dal letto e uscì dalla tenda. Il campo medico pullulava di gente. Da quando era lì, non era mai uscito dalla sua tenda e l'improvvisa luce per poco non lo accecò.
Si guardò intorno e vide un carro pieno di corpi dirigersi verso le ultime tende del campo. Lo seguì dapprima con lo sguardo e quasi non si accorse di aver iniziato a camminare in quella direzione.
Vide Sakura e Naruto che discutevano animatamente nei pressi di quello che doveva essere l'obitorio.
"È per colpa del teme, vero?" le urlò Naruto.
"Non m'importa nulla di lui!!!" ribatté la rosa gesticolando animatamente.
"Te l'ho già detto una volta Sakura...odio le persone che mentono a sè stesse!" insinuò il biondo che non aveva intenzione di demordere.
"Non sto mentendo! Di Sasuke non m'importa più nulla, è solo un egocentrico menefreghista. In passato ho sbagliato tutto. Credo di non essere mai stata innamorata di lui." urlò lei cercando di essere convincente.
"Stai mentendo...lo so che stai mentendo! E anche lui sta fingendo di non interessarsi a te. Siete due stupidi!" strillò più forte il biondo attirando l'attenzione di mezzo campo medico e di Hinata che, uscita da una delle tende, si era girata nella loro direzione sentendo la voce dell'amato.
"Ino ha sbagliato a dirvelo...io-" provò a controbattere lei.
"Tu cosa? Siamo un team Sakura, siamo come una famiglia." la interruppe il biondo afferrandole le spalle.
"Famiglia."
Quella parola la ferì mortalmente.

"
Hai ucciso i tuoi genitori e questo stupido ragazzino non ha riavuto i suoi. Che senso ha avuto quello che hai fatto? Hai pensato solo a Sasuke che non ti sarà mai riconoscente." sibilò Kaguya.

Sakura sentì la schiena bruciarle: il segno si stava ingrandendo. Quella conversazione con Naruto la stava turbando troppo.
"Lasciami in pace Naruto, ti prego." lo implorò cominciando a piangere.
Lui la tirò a sé e l'abbracciò con forza.
Sasuke, osservando da lontano la scena, provò un certo fastidio nel vedere le braccia dell'amico che la circondavano e il viso di lei poggiarsi sul suo torace.
"Stai tranquilla Sakura, ci sono qui io!" le disse accarezzandole la schiena con dolcezza.
Lei si strinse a lui maggiormente portando le braccia intorno al suo collo. Pianse sulla sua spalla tutte le lacrime che aveva trattenuto in quei giorni.
Sasuke strinse i pugni e il suo viso si tirò in una smorfia di rabbia mista alla consapevolezza della sua inferiorità rispetto all'amico. Il legame tra lui e Sakura si era cementato nel tempo. Si erano supportati a vicenda e avevano creato una simbiosi perfetta. Lui era stato totalmente estromesso e questo, ora, gli bruciava.
"Sasuke-kun, non dovresti essere qui." gli disse la Hyuuga posandogli una mano sulla spalla. Lui la guardò e lesse tristezza nei suoi occhi perlacei.
"I suoi genitori sono morti." le comunicò istintivamente.
Non riuscì a capire il perché avesse voluto spiegare a Hinata quel gesto d'affetto tra i due. Stava cercando una giustificazione per lei o per se stesso?
"Mi dispiace molto." disse la Hyuuga abbassando lo sguardo.
Hinata era gelosa...anche lui, che non era un esperto in materia, se ne era accorto.
Forse il loro rapporto era più profondo di quanto pensasse. Dopotutto Naruto aveva sempre detto di essere innamorato di lei.
E lei? A lei davvero non importava più nulla di lui? Aveva scelto il caldo abbraccio di Naruto? Lei, che gli aveva dichiarato il suo amore con le stesse lacrime che stava versando adesso, davvero non lo aveva mai amato?
Quei pensieri gli stavano facendo quasi girare la testa.
"Me ne torno a letto." comunicò a Hinata, ritornando verso la sua tenda.
Si rimise disteso nella medesima posizione.
Quell'immagine troppo vivida nella sua testa continuava a tormentarlo.
Provava rabbia...si sentiva escluso e bistrattato da quella ragazza insulsa e noiosa che non lo riteneva più importante, non lo degnava neanche di uno sguardo e che si era resa conto di non averlo mai amato.
Quando Naruto tornò nella tenda, non gli rivolse parola. Sperava che le sue parole avessero sortito qualche effetto e attendeva che l'amico le metabolizzasse. Parlargli adesso sarebbe stato inutile.
Nel tardo pomeriggio l'Hokage e Sakura comunicarono loro che sarebbero potuti tornare a casa.
Mikoto, Itachi e Fugaku giunsero pochi minuti dopo.
"Riposo forzato, sia ben chiaro!!!" tuonò Tsunade ai due ragazzi.
"Hihihihihi!!! Tranquilla nonna...mi prenderò un periodo di vacanza." rispose Naruto sorridendole.
"Andiamo,Sasuke." lo invitò la madre.
Uscirono tutti dalla tenda e Sakura fece per seguire Tsunade, quando la mano di Naruto le prese un polso.
"A che ora finisci il turno?" le chiese.
"Alle nove." rispose lei imbarazzata.
Sasuke e la sua famiglia erano lì presenti.
"Sarò qui per quell'ora." le comunicò con tono serio che non ammetteva repliche.
"O-ok." balbettò lei liberandosi dalla presa.
"Penserò io a te." sussurrò il biondo.
"Andiamo." ringhiò Sasuke, la cui pazienza era al limite.
Trovava tutto così insopportabile.
Il mellifluo comportamento di Naruto, la falsa forza che cercava di dimostrare Sakura.
Naruto non aveva perso tempo, sapere di non essere più il secondo doveva averlo caricato a tal punto da voler dimostrare la sua superiorità davanti a tutti.
"Buon per lui." pensò continuando a mentire a se stesso.
"Dobbiamo parlare, otouto." gli mormorò Itachi a un orecchio.
Si voltò verso di lui e capì dal suo sguardo severo che l'argomento sarebbe stato Sakura. 

Sasuk8







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Capitolo 6
*** Ricominciare ***


Capitolo 5 - Ricominciare

Le persone rimaste illese durante la guerra, lavoravano incessantemente per la ricostruzione del villaggio riuscendo in pochissimo tempo a liberare tutte le strade dalle macerie e ad issare i primi ponteggi lungo i perimetri pericolanti degli edifici. Nessuno di loro si lamentava per la stanchezza lavorando in assoluta sincronia ed armonia, fin quando si fermarono sorpresi al passaggio di quattro persone, o meglio, di una famiglia: gli Uchiha.
Conoscevano già la loro storia, Tsunade li aveva informati. Erano rimasti basiti da quella rivelazione, non sentendosi più in grado di giudicare Sasuke a cui gli era stata negata per troppo tempo la triste verità legata alla crudeltà del Consiglio, ordinando ad un Itachi tredicenne di sterminare la sua stessa famiglia, quando questa, stanca di vivere rilegata in un ghetto e sfruttata per le sue abilità innate, aveva deciso di ribellarsi pianificando un colpo di stato per riappropriarsi della propria libertà. 
L’Hokage aveva chiesto di riflettere attentamente sugli errori del passato traendone insegnamenti utili per cercare di ricominciare una nuova convivenza segnata dalla pace, iniziata con la fine della guerra.
Fugaku e Itachi camminavano davanti, mentre dietro Mikoto teneva a braccetto Sasuke, l’eroe della guerra, un semi-dio, ma per lei, era solamente il suo bambino.
“Che hanno da guardare in quel modo?” chiese infastidito Sasuke.
“Non ci far caso, otouto, ci vuole tempo perché accettino la nostra presenza!” rispose tranquillamente Itachi per cercare di tranquillizzare il fratello, facilmente irascibile.
Fugaku camminava come nulla fosse incurante degli sguardi, fino a quando alcune persone gli sbarrarono la strada. Non sembravano avere cattive intenzioni, ma l’irruenza di Sasuke prese il sopravvento:
“Che volete?” ringhiò pieno di rabbia, ma il padre gli fece cenno di non intervenire.
“Possiamo fare qualcosa per voi?” chiese cordialmente.
“Noi veramente... noi volevamo dirvi che ci dispiace... ci dispiace per tutto quello che avete dovuto sopportare! Siamo consapevoli che le nostre scuse non potranno mai cancellare il passato, ma ci sentivamo in dovere di dirvi ciò che pensavamo!” disse il loro portavoce inchinandosi appena come forma di rispetto, seguito dagli altri.
“Accettiamo le vostre scuse, così come noi le rivolgiamo a voi! Le nostre colpe ci hanno portato a perdere la vita e per un motivo ancora ignoto, siamo stati resuscitati. Io e la mia famiglia pensiamo che ci sia stata data un’altra occasione per rimediare agli errori passati e per dimostrarvi che abbiamo buone intenzioni, vorremo offrirvi ospitalità nel nostro ghetto rimasto illeso dalla guerra. Ci sono case agibili anche se necessitano di qualche piccolo lavoro di manutenzione, ma sono grandi ed accoglienti e se qualcuno di voi fosse interessato, sarebbe il benvenuto!”
Fugaku non era mai stata una persona loquace ma in quell’occasione si era sentito in dovere di rassicurare gli abitanti, trovando l’approvazione di molti che annuirono con il capo.

Gli Uchiha ripresero il cammino fino a ritrovarsi nel ghetto. C’era molta desolazione ma a Sasuke non importava perché aveva tutto ciò di cui necessitava: la sua famiglia.
L’imponenza della loro casa spiccava in mezzo alle altre e quando il padre si apprestò ad aprire l’immenso portone, un brivido di agitazione pervase il suo corpo.
“Vieni Sasuke, vedrai che bella sorpresa!” le disse la madre con un sorriso radioso stampato sulle labbra.
L’erba del giardino era stata tagliata così come gli arbusti lasciati crescere incolti per anni, il porticato era stato pulito da cima a fondo e lo stesso per l’interno della casa.
“Ma chi è stato a pulire e riordinare tutto?” chiese incredulo Sasuke.
“Otouto, mentre tu te ne stavi ad oziare sul letto dell’ospedale e a fare i capricci, noi ci alternavamo per risistemare!” gli disse divertito Itachi.
“Nii-san, per tua informazione ero rimasto ferito, inoltre... non faccio i capricci!” fulminandolo con lo sguardo.
“Basta voi due! Non mi sembra il caso che iniziate a discutere! Piuttosto venite con me!” disse seriamente Fugaku, dirigendosi verso il porticato che affiancava il giardino.
Mikoto e Itachi divennero seri mentre Sasuke iniziò ad intuire dove li volesse portare il padre. I suoi sospetti vennero confermati appena Fugaku si fermò davanti ad una stanza con di fianco una cassetta per gli attrezzi.
“E’ iniziato tutto da qui e da qui ricominceremo...insieme!” aprendo entrambe le porte scorrevoli.
Sasuke trasalì: non c’era bisogno di spiegazioni, quella stanza era la stessa in cui il padre si riuniva con i membri del clan per pianificare il colpo di stato e la stessa in cui perse la vita insieme alla madre per mano di Itachi. Da quel luogo erano scaturiti l’odio e il desiderio di vendetta che lo avevano portato a tradire il villaggio e diventare un nukenin. 
C’era odore di muffa, le ragnatele sovrastavano gli angoli dei muri e il pavimento era impregnato del sangue dei suoi genitori. Mikoto non riuscì a trattenere le lacrime.
“Mamma, non piangere! Avevamo deciso di entrare in questa stanza tutti insieme appena Sasuke fosse ritornato a casa e ora che è qua con noi, affronteremo insieme il passato gettando le basi per il futuro... ricominciando una nuova vita!” disse Itachi cercando di tranquillizzarla.
Sasuke osservò il padre entrare nella stanza e chinarsi proprio davanti alle assi di legno impregnate di sangue:
“Credo che per prima cosa, dovremo rimuovere il pavimento e sostituirlo con uno nuovo!” disse con voce ferma cercando di controllare le proprie emozioni.
“Ti aiuto!” Sasuke varcò la porta prendendo la cassetta degli attrezzi e andandosi a sistemare accanto al padre.
“Ci sono anch’io!” disse Itachi raggiungendoli.
“Voi pensate a rimuovere le assi mentre io le porterò fuori in giardino!” anche Mikoto si era unita alla sua famiglia.
I tre uomini lavorarono incessantemente e dopo un’ora abbondante tutte le assi del pavimento furono rimosse e accatastate accuratamente da Mikoto. Accesero quattro torce, una a testa, ed insieme appiccarono il fuoco osservando in silenzio le fiamme bruciare lentamente il loro passato.
Dell’immensa catasta rimase solo un cumulo di cenere.
“Pensate voi a raccoglierla mentre vado a preparare la cena?” chiese Mikoto sentendosi più sollevata.
“Si, ci pensiamo noi!” le rispose il marito prendendo una pala e dei contenitori.
Finito di sistemare il giardino, entrarono in casa dirigendosi in cucina dalla quale proveniva un odore invitante, riportando indietro nel tempo Sasuke. La tavola era apparecchiata perfettamente, le bacchette allineate di fianco alle ciotole, i bicchieri capovolti, le portate sistemate accuratamente nel centro, fra cui un vassoio pieno di pomodori conditi.
“Sasuke, ti piacciono ancora i pomodori?” chiese la madre speranzosa.
“Si, li adoro!” rispose cercando di trattenere l’emozione. Si mise a sedere al suo posto, seguito dagli altri membri della famiglia.
Quella era la prima cena che consumavano insieme, la prima di tante altre. 
Fugaku raccontò che l’Hokage aveva offerto a tutti loro un lavoro per inserirsi nuovamente nel villaggio: a lui, il ruolo di capo della polizia, a Itachi di fare da supporto alle squadre anbu impegnate nelle ricerche di traditori fuggiti durante la guerra e a Sasuke di rientrare come membro effettivo del team7.
Sasuke smise di mangiare, poggiando le bacchette sopra la ciotola:
“Scusate, non ho più fame! Con il vostro permesso andrei in giardino ad allenarmi, ho bisogno di fare qualche esercizio!” alzandosi senza aspettare risposta.
“Se non hai più fame va bene, ma ti proibisco di allenarti! Tsunade è stata molto chiara, riposo forzato!” disse seriamente Mikoto.
“Allora esco a fare un giro, ho bisogno di sgranchirmi le gambe! Ci vediamo fra un po’!” uscendo dalla stanza senza guardare nessuno.
“Ma che gli è preso?” chiese Mikoto preoccupata.
“Non ci fare caso mamma, bisogna capirlo, sono successe tante cose in così poco tempo, deve solo riabituarsi!” le rispose Itachi cercando di rassicurarla, anche se una parte di lui credeva di aver capito cosa in realtà turbasse il fratello. Ritornare nel team7, significava stare nella stessa squadra di Sakura, ed ora più che mai, era intenzionato a sapere cosa fosse successo fra i due in passato.
Sasuke camminava per le strade mezze deserte del villaggio, illuminate dai pochi lampioni rimasti in piedi dopo la guerra. Pensava e ripensava alle parole del padre e all’opportunità che gli aveva offerto l’Hokage di ritornare nel suo vecchio team, da un lato era felice, ma dall’altro era tormentato al ricordo dell’abbraccio fra Naruto e Sakura, specie su quest’ultima, al suo atteggiamento nei suoi confronti e alla smentita dell’amore che per anni aveva affermato di provare arrivando al punto di dichiararglielo la sera stessa che aveva deciso di abbandonare il villaggio. Aveva mentito? Era anche lei una bugiarda? In passato troppe persone gli avevano mentito e lo avevano manipolato: non aveva più intenzione di commettere gli stessi errori. Sakura non era degna di essere una sua compagna di squadra, né tantomeno una sua amica.
Senza accorgersene era arrivato all’accampamento dell’ospedale, chiedendosi perché avesse camminato proprio fino a quel posto. In lontananza riuscì a distinguere la figura di Naruto appoggiata all’entrata con le braccia incrociate al petto. Cosa ci faceva a quell’ora della sera? Poi intravide una figura dai capelli rosa: Sakura.
Ora ricordava, Naruto le aveva detto che l’avrebbe aspettata a fine turno. Con rabbia strinse i pugni e si allontanò cercando di non farsi vedere.
Camminava con il viso tirato dalla rabbia, sentendosi tradito e deluso dal comportamento dei suoi ex compagni di squadra, ex... perché aveva deciso di rifiutare l’offerta dell’Hokage chiedendole un altro incarico o un’altra squadra ninja, tutto pur di non stare con Naruto e Sakura. Sulla strada del ritorno a casa incontrò Hinata, seduta su una panchina, illuminata da un lampione. Stava piangendo.
Sasuke non aveva mai sopportato i piagnucoloni e non era di certo bravo a consolare le persone, ma per uno strano motivo decise di fermarsi e chiederle cos’era che l’affliggeva anche se in parte conosceva già la risposta.
“Che ci fai qua a quest’ora?” chiese con il suo poco tatto.
“Oh, sei tu Sasuke-kun?” rispose la Hyuuga alzando lo sguardo mentre calde lacrime le rigavano il viso.
“Perché piangi?” continuò a chiedere il moro.
“Mi dispiace, non riesco a smettere...” cercando di asciugarsi le lacrime: “...è solo che...è solo che ho appena visto Naruto con... con Sakura!”
Sasuke si irrigidì: 
“E allora?”
“Non puoi capire...vedi... io...io...” singhiozzando e portandosi le mani al volto.
“Tu sei innamorata del dobe. Lo so, è dai tempi dell’accademia che provi qualcosa per lui, ma la testa quadra non se n’è mai accorto! E’ un baka, che ci vuoi fare!” le disse cercando di confortarla, anche se lui stesso non sapeva come si facesse.
“Non dire così Sasuke-kun! Naruto non lo ha mai capito perché il suo cuore è sempre stato occupato da una persona molto più importante e speciale di me. Lo sai anche tu che è sempre stato innamorato di Sakura!” rispose la Hyuuga cercando di calmarsi.
“Ma mai corrisposto!” affermò con un ghigno ironico certo di quello che stava dicendo.
“Lo credevo anch’io, ma questa mattina quando li ho visti abbracciati e vedendoli adesso ho capito che il loro sentimento va oltre alla semplice amicizia e che quella volta in cui Sakura si dichiarò a Naruto lo fece realmente!” disse stringendo le ginocchia con le mani.
“Dichiarazione? Che dichiarazione?” chiese incredulo.
“Tu non lo sai, ma è successo un anno fa circa. Naruto era intenzionato a cercarti e a riportarti al villaggio, tutti noi sapevamo che era una missione pericolosa e che forse avrebbe rischiato di soccombere. Sakura cercò di dissuaderlo, dicendogli di amarlo. Naruto non le credette dicendole che non gli piacevano le persone che mentivano, ma adesso...adesso vedendoli insieme...” scoppiando a piangere disperatamente.
“Dimenticalo!” disse impassibile e incamminandosi verso casa, incurante di lasciare la Hyuuga da sola e in piena crisi.
Se prima provava rabbia, ora era furente. Naruto era riuscito a conquistare il cuore di Sakura e l’idea che potesse sentirsi superiore a lui...
Tirò un pugno potentissimo abbattendo un lampione.
Arrivò a casa trovando la madre intenta a rassettare la cucina mentre il padre era a sedere a tavola sorseggiando un the caldo come d’abitudine prima di andare a dormire.
“Ciao Sasuke, sei già tornato! Ti senti meglio dopo aver camminato?” chiese gentilmente la madre.
“Mm... sono stanco vado a dormire, buona notte!” dirigendosi verso il piano superiore.
Doveva ancora vedere quell’angolo della casa, ma era rimasto tale e quale a come se lo ricordava. La sua stanza era la seconda porta a sinistra di fianco a quella del fratello. Entrò senza accendere la luce ma appena percepì la presenza di Itachi, portò la mano sull’interruttore illuminando la stanza.
“Nii-san, che ci fai in camera mia? Non dirmi che hai sbagliato stanza?” gli chiese in tono canzonatorio trovando il fratello sdraiato sul suo letto con le mani dietro alla testa.
“No otouto, so benissimo che questa è la tua stanza, ma sai anche che io e te dobbiamo parlare!” guardandolo dritto negli occhi.
“E di cosa? Potremo farlo un’altra volta? Adesso sono stanco e vorrei riposare!” disse cercando di apparire il più convincente possibile. Aveva capito a cosa si stesse riferendo, ma non aveva proprio intenzione di parlare di Sakura.
“Puoi convincere la mamma ma non me. Ti ho visto combattere per ore e ore e alla fine avere ancora la forza di rialzarti e ricominciare, quindi non mi incanti dicendomi che sei stanco, otouto!” sfidandolo con lo sguardo.
“Nii-san, non ho niente da dirti o meglio, non ho nessuna intenzione di parlare di quella noiosa, se è questo a cui ti riferisci!” guardandolo seriamente.
“E’ qui che ti sbagli! Voglio sapere cos’è successo fra voi due!”
Itachi era intenzionato a sapere tutto e non avrebbe lasciato la stanza del fratello fino a quando non avesse trovato le risposte alle sue domande.

“E perché dovrebbe interessarti? Non abbiamo deciso di lasciarci alle spalle il passato e concentrarci sul futuro?” chiese infastidito dall’insistenza del fratello.
Itachi rimase in silenzio capendo che quella strategia non avrebbe portato Sasuke a confidarsi, così optò per un modo più diretto:
“Eravate innamorati?” chiese inaspettatamente.
“C-cosa? Ma che stai dicendo nii-san? Non potrei mai innamorarmi di una noiosa e insopportabile ragazzina con i capelli rosa... casomai era lei che mi stava sempre appiccicata fino al punto di dichiararmi il suo amore la sera stessa che decisi di lasciare il villaggio per inseguire il mio obiettivo di...” Sasuke si fermò di colpo, si era sbilanciato troppo.
Itachi sorrise amaramente:
“Allora avevo ragione! In parte sono responsabile del gelo che c’è fra di voi!” 
Sasuke sospirò e si mise a sedere sull bordo del letto:
“Mi dispiace nii-san, non volevo dire questo. Tu non sei responsabile di quello che è successo fra me e Sakura!” 
“Ne sei sicuro? Dimmi cos’è successo, otouto!” gli chiese seriamente.
“Come vuoi... la sera che me ne andai dal villaggio Sakura cercò di fermarmi urlandomi di amarmi e di non lasciarla, fino al punto di supplicarmi di portarla con me. Non volevo nessuno fra i piedi, volevo seguire la mia strada da solo, così le diedi un colpo in testa facendola svenire e lasciandola su una panchina. Anni dopo ci siamo incontrati, ma combattevamo su due fronti diversi... eravamo nemici e come tali, cercai di ucciderla... per ben due volte! Quando appresi tutta la verità sul nostro clan ritornai a Konoha, unendomi alla loro causa! Credo che lei non mi abbia perdonato, ma è un problema che non mi riguarda, sono affari suoi, io ho altro a cui pensare!” disse stringendo i pugni.
“L’avresti uccisa?” chiese impassibile Itachi.
“Come?... Non saprei, in quel periodo il mio corpo e la mia mente erano condizionati e manovrati dall’odio, ma questo è il passato, no?” gli chiese quasi a cercare una rassicurazione sulla sua affermazione.
Con un colpo di reni, Itachi si alzò sedendosi accanto al fratello:
“L’odio è stato alimentato dal desiderio di vendetta... vendetta che avevi nei miei confronti... mi dispiace otouto, mi dispiace per tutto. Se me lo permetterai, vorrei cercare di rimediare ai miei errori!” gli chiese sinceramente guardandolo negli occhi.
“Non devi farti perdonare di niente nii-san, ma se proprio vuoi fare qualcosa per me, allora ti chiedo di recuperare il nostro rapporto, ritornando quelli di un tempo!” gli rispose con un leggero sorriso stampato sulle labbra.
Itachi sorrise.
“Si, ma spero in modo più maturo! Non vorrei ritrovarmi ancora fra i piedi un mocciosetto che voleva sempre giocare con me o che si intrufolava nel mio letto quando c’era un temporale!” appoggiando l’indice e il medio sulla fronte.
“Come mi hai chiamato? Ripetilo se hai il coraggio!” prendendogli le braccia e portandogliele dietro alla schiena.
“Otuoto, guarda che sono ancora io il più forte!” liberandosi dalla prese e iniziando una lotta giocosa.


Naruto arrivò all’accampamento medico con dieci minuti d’anticipo. Si appoggiò lungo un palo che sosteneva la rete, portandosi le braccia incrociate al petto e iniziando a pensare a Sakura e al modo per aiutarla ad uscire da quel baratro di sofferenza causato dalla morte dei genitori e dal ritorno di Sasuke . La morte è un dolore che si supera, ma un amore puro e sincero non corrisposto è molto peggio, specie se la persona amata ti considera inutile ed incapace. Naruto sapeva cosa significava essere rifiutato, lui stesso per anni aveva sofferto per il rifiuto di Sakura, ma mai gli aveva tolto l’amicizia, anzi gli era sempre stata vicino appoggiandolo ed incoraggiandolo in ogni sua scelta. Ora toccava a lui contraccambiare il favore, aiutandola a superare quel periodo così difficile, poi avrebbe pensato anche a quel teme e alla sua cocciutaggine.
Sentì dei passi riconoscendo la presenza della rosa.
“Ciao Sakura-chan!” salutandola calorosamente.


“Ma guardalo! Che tenerezza che mi fa quel povero ragazzo! Si preoccupa tanto per te quando in realtà a te non importa niente di lui! Ahahahahah!”

La voce di Kaguya le rimbombava nella mente, ma Sakura cercò di ignorarla.
“Ciao Naruto, è da molto che aspetti?” le chiese cercando di apparire tranquilla.
“No, sono appena arrivato! Hai già mangiato? Andiamo da qualche parte, ti va?” le chiese fiducioso.


"Com’è carino! Ti invita pura a cena fuori!”

Kaguya continuava a tormentarla ma Sakura era decisa a non ascoltarla.
“Veramente non ho fame, ma grazie per il pensiero! Se non ti dispiace vorrei andare a casa, sono molto stanca!” abbassando lievemente il capo.
“Capisco! Come vuoi, allora ti accompagno a casa, così parliamo un po’!” porgendole il braccio per incamminarsi insieme.
Timidamente Sakura acconsentì a camminare a braccetto con Naruto, in quel momento aveva bisogno di sentire un amico vicino.


“Amico? Sei una bugiarda, non ti importa niente di lui, nonostante si preoccupi per te. Dovresti vergognarti!”

Sakura strinse i denti cercando di non far uscire le lacrime, attaccandosi più forte al braccio dell’amico.
“Sakura-chan, perché non me lo hai detto? Perché non mi hai detto che i tuoi genitori erano morti?” le chiese seriamente.


“Avanti, diglielo che li hai uccisi tu, digli che hai ucciso la tua mamma e il tuo papà!”

Kaguya si stava divertendo a torturarle la mente, riuscendo a farla piangere.
“No Sakura-chan, non piangere, ti chiedo scusa, non volevo essere scortese!” disse preoccupato Naruto abbracciandola a sé per confortarla.
“Non preoccuparti, tu non c’entri niente! Te l’avrei detto appena fossi uscito dall’ospedale!” mentendo a se stessa.


“I miei complimenti! Stai diventando bravissima a raccontare le bugie! Se non conoscessi la verità ti avrei creduta anch’io!”

Sakura si staccò dall’abbraccio asciugandosi le lacrime e cercando di riprendere il controllo sulle proprie emozioni per evitare che Kaguya continuasse a prendere il sopravvento.
“Non volevi dirmi niente per via di Sasuke? Non volevi informarlo della morte dei tuoi genitori quando lui aveva appena riavuto i suoi?” Naruto era intenzionato a farla parlare anche a costo di farla piangere, ma era l’unico modo per farla sfogare.
“Già!” rispose continuando a mentire.


“Questo povero ragazzo non si merita le tue bugie, avanti digli la verità, digli che hai ucciso i tuoi genitori e hai pensato di resuscitare quelli di Sasuke anche se lui non ti considera. Digli che quando hai attivato la tecnica della resurrezione non hai pensato minimamente a lui, lasciandolo nuovamente solo al mondo!”

L’ultima frase di Kaguya centrò in pieno il cuore di Sakura, provocandole un forte bruciore all’altezza della schiena, segno che il tatuaggio si stava espandendo.
“Naruto, mi dispiace!” buttandosi fra le sue braccia e iniziando a piangere disperatamente.
Le forti braccia del biondo circondarono gli esili fianchi della rosa, portando una mano ad accarezzarle la testa.
“Non preoccuparti Sakura-chan, ora ci sono io con te!” le disse cercando di rassicurarla, non sapendo in realtà che quelle parole le avevano fatto più male che bene, sentendosi responsabile per non avergli dato la possibilità di avere una famiglia, comportandosi più da estranea che da amica.
Sakura pianse per oltre dieci minuti e quando alzò lo sguardo si accorse di avergli bagnato tutta la felpa.
“Mi dispiace, ti ho bagnato ….”
“Non importa, tanto si asciuga. Ti senti meglio adesso?” gli chiese sorridendole dolcemente.
La rosa annuì appena.
“Bene, mi fa piacere …. Sakura-chan, io sono un tuo amico e gli amici si riconoscono sempre nel momento del bisogno. Ti starò sempre vicino non dimenticarlo mai!” guardandola seriamente.


“Amico! Che illuso! Ahahahah!”

Sakura strinse i pugni per soffocare il bruciore alla schiena.
“Grazie Naruto, adesso se non ti dispiace vorrei stare da sola, ormai sono già arrivata!” indicando lo stabile della sua abitazione, uno dei pochi rimasti illesi dalla furia distruttiva di Madara.
“Come vuoi, ma sappi che tutti i giorni ti aspetterò all’uscita dell’ospedale! Mi impegnerò a farti superare il lutto, è una promessa Sakura-chan!” alzando il pollice in segno di conferma.
Sakura perse un battito, quando Naruto prometteva qualcosa era impossibile distoglierlo dal suo obiettivo. Lei lo sapeva, lo conosceva bene.


“E adesso come farai? Credo proprio che ci sarà da divertirsi!”

Kaguya continuava a darle il tormento.
La rosa salutò Naruto, precipitandosi verso il suo appartamento. Chiuse la porta con forza, accasciandosi al pavimento con le spalle al muro, iniziando a piangere.


“Perché continui a resistermi, dammi il tuo corpo e la tua sofferenza finirà!”

“Mai!” urlò portandosi le mani alle tempie come a voler interrompere il contatto telepatico con Kaguya che continuava a tormentarla.
Si alzò dirigendosi in bagno per farsi una doccia, convinta di potersi rilassare almeno un po’, ma appena vide il tatuaggio ampliato con alcuni rami, iniziò a tremare dalla paura. Kaguya stava avendo la meglio colpendola sul suo punto debole. Doveva cercare di evitare Naruto e forse...


“Sei un’illusa se credi che questo mi fermerà a raggiungere il mio obiettivo. Voglio il tuo corpo e lo avrò!”

“Non ti permetterò di impossessarti di me!” le rispose a tono.

“Vedremo!” sogghignando maleficamente.

Il giorno dopo Sakura stava effettuando le classiche visite di controllo e quando entrò in una tenda, si trovò Naruto e Sasuke.
“Naruto, ma cosa fai qua?” gli chiese sorpresa ignorando volutamente il moro facendolo infuriare.
“La nonna ci ha ordinato di venire qua per i prossimi quattro giorni, credo non si fidi di noi e del nostro riposo forzato!” disse con poca importanza portandosi le mani dietro alla testa.
“Non mi sorprende, sei una testa quadra che non ascolta mai i consigli delle persone, sei incorreggibile!” portandosi le mani ai fianchi e sospirando.


“E tu una falsa!”

La voce di kaguya le giunse inaspettatamente portandosi istintivamente la mano sulla fronte.
“Ehi Sakura-chan, ti senti male? Non mi dirai che soffri ancora di emicrania? Ma ti sei fatta visitare? Ma la nonna sa che non stai bene? Perché non...”
“Basta Naruto, se continui a tempestarmi con tutte queste domande l’emicrania mi verrà sicuramente!” cercando di sorridere per nascondere il suo malessere.
“Tze... quante storie per un’emicrania!” Sasuke non perse tempo ad attaccarla, era il suo modo per vendicarsi di essere stato volutamente ignorato.
“Smettila teme! Ti ho già detto che non devi trattarla in questo modo!” lo rimproverò l’amico.
“Dico quello che penso!” fulminandolo con lo sguardo.


“Ma guardali, stanno litigando per te... Dunque vediamo... Naruto ti sta difendendo, mentre Sasuke ti detesta... e pensare che se ha nuovamente la famiglia lo deve solo a te. Che bel modo che ha di ringraziarti, non trovi?” cercando di provocarla.

Sakura strinse i denti.
“Naruto vieni, iniziamo da te, togliti la maglia per favore!” avvicinandosi per iniziare a visitarlo.
La visita fu molto breve e non mancarono scambi di battuta e qualche risata, ma quando fu il turno del moro, ignorato da entrambi, la rosa si limitò solo a dirgli che era il suo turno senza nemmeno guardarlo negli occhi.
“Mi devo togliere la maglia?” gli chiese quasi infastidito.
“Fa come credi, non mi importa!” le rispose acida, aumentando la rabbia del moro.
La sua visita fu ancora più breve, ma questa volta in assoluto silenzio.


“Come sei severa con il tuo innamorato! Oh scusa, è vero, lui non ti ama!” Kaguya si stava divertendo.

“Finito, tutto a posto! Ah Naruto, questa sera credo che rimarrò di guardia in ospedale, quindi non venire!” uscendo dalla tenda senza salutare nessuno.
Naruto rimase sorpreso ma non ci badò più di quel tanto, convinto che la ragione del malumore dell’amica dipendesse da Sasuke.
“Ma ti diverti proprio a stuzzicarla?” gli chiese arrabbiato.
“Non so di cosa parli, dobe! Hai visto anche tu che non mi ha rivolto la parola in nessuna circostanza!” rispondendogli contrariato.
“Ah, allora è questo il motivo! Sei geloso che Sakura-chan rivolga le attenzioni su di me e non su di te!” guardandolo convinto della sua affermazioni.
“Tze... geloso di una noiosa? Non dire idiozie! Piuttosto dimmi... Sei contento di avere tutte le attenzioni della tua amata Sakura? Per anni le hai fatto la corte venendo sempre rifiutato, mentre adesso hai la tua occasione, ti senti importante, vero?” gli chiese con astio e come risposta ricevette un pugno in faccia.
“Sai che ti dico, teme? Che non hai capito proprio niente! Sakura-chan è la mia più grande amica e farò qualunque cosa per lei e non permetterò a nessuno di farle del male, te compreso! Quindi stalle alla larga e se vuoi ancora la mia amicizia vedi di comportarti bene!” guardandolo furiosamente e dirigendosi verso l’uscita della tenda, mentre Sasuke si ripuliva un rivolo di sangue all’altezza del labbro sapendo già come vendicarsi di entrambi.
La rosa, dimenticandosi di comunicargli l’orario in cui si sarebbero dovuti presentare il giorno dopo per la visita di controllo imposta dall’Hokage, aveva sentito tutto provando una stretta al cuore.


“Ahahahah, com’è divertente! Il paladino della giustizia che cerca di salvare la donzella dalle grinfie del cattivo! Peccato però che il paladino stia lottando per una donzella ingrata!” 

Kaguya non perdeva occasione di attaccarla: ora conosceva i suoi punti deboli, Naruto l’amico tradito, e Sasuke l’amato ingrato.
Sakura dove evitarli, doveva smettere di frequentarli o altrimenti Kaguya avrebbe continuato ad importunarla. La schiena le bruciava sempre di più.
Sasuke tornò a casa, sogghignando fra sé e sé per l’idea avuta: se Naruto e Sakura speravano di liberarsi di lui, si sbagliavo di grosso. 
Davanti al ghetto degli Uchiha, una quindicina di persone, con armi e bagagli, stavano parlando tranquillamente con i suoi genitori.
“Oh eccoti qua, Sasuke! Vieni, vorrei presentarti i nostri nuovi vicini. Hanno accettato l’offerta di tuo padre!” gli disse radiosa la madre.
“Mm.” fu l’unica risposta apatica del figlio.
“Sasuke, saluta come si deve, non ti ricordi più le buone maniere?” lo rimproverò Mikoto lasciando sbalorditi i futuri vicini di casa.
Il figlio sbuffò: 
“Come vuoi... Benvenuti! Papà devi andare dall’Hokage?” gli chiese seriamente ignorando di nuovo le persone.
“Si, perché?” non capendo il motivo di tale domanda.
“Fammi un favore, dille che quando non sarò più obbligato al riposo forzato ritornerò nel team7!” e senza aspettare risposta sorpassò i presenti, ignorandoli tutti, genitori compresi.
“Vi prego di scusarlo, ma credetemi non è un cattivo ragazzo!” cercò di giustificarlo la madre.
“Non si preoccupi... è l’eroe della guerra, è un semi-dio e può fare tutto quello che vuole!” disse qualcuno cercando di tranquillizzare la signora Uchiha.
“Non mi importa chi è diventato, è mio figlio ed esigo che le buone maniere vengano rispettate!” rispose seccata mentre la vena della tempia iniziò a pulsarle ritmicamente provocando il terrore negli occhi dei presenti. Era pur sempre un’Uchiha!
“Allora, volete vedere le case?” disse Fugaku per distogliere l’attenzione su una Mikoto furente.
“Oh si certo, andiamo pure!” risposero all’unisono diverse persone e incamminandosi all’interno del ghetto.
Sasuke stava rincasando con un sorriso malefico sulle labbra: avrebbe imposto la sua presenza a Naruto e Sakura, continuando ad importunarli per vendicarsi di essersi sentito messo da parte. Non aveva paura dell’Uzumaki, come forza si equivalevano...
Nei giorni successivi, Sakura cercò in tutti i modi di non incontrare i suoi compagni, specie Naruto, facendosi sostituire per non visitarli. 
Kaguya non la lasciava mai stare e nemmeno alla notte si risparmiava di torturarla. Sakura era sfinita, stanca... ma doveva continuare a mantenere il suo segreto per garantire la pace e continuare a far credere a tutto il mondo che gli eroi della guerra fossero proprio Naruto e Sasuke, le uniche persone che cercava di evitare con tutta sé stessa.
Naruto, non si rassegnava, continuava ad aspettarla inutilmente, arrivando addirittura a spiarla durante il lavoro. C’era qualcosa che non andava, se n’era accorto, doveva affrontarla, con le buone o con le cattive!
Una sera decise di nascondersi in mezzo ad un cespuglio vicino all’accampamento. Non gli importava sapere quanto tempo avrebbe dovuto aspettare, voleva e doveva parlarle!
Itachi era partito per la sua prima missione con gli anbu della foglia e quella stessa sera la sua squadra sarebbe rientrata al villaggio. Sasuke, ansioso di rivederlo e accertandosi della sua incolumità, decise di aspettarlo davanti ai cancelli di Konoha.
Verso le undici la rosa varcò i cancelli. Era esausta e iniziavano già a formarsi le occhiaie sotto gli occhi, il suo corpo sembrava più magro ma quello che rattristò maggiormente Naruto erano i suoi occhi spenti e persi nel vuoto.
Sbucò all’improvviso facendole paura.
“Naruto, ma ti sembra il modo?” portandosi la mano sul cuore per lo spavento.
“Si, se questo è l’unico modo per parlarti! Perché mi stai evitando?” le chiese seriamente.


“Oh, oh! Ci siamo! E adesso cosa gli dirai?”

Sakura sentì la schiena bruciarle, ormai non riusciva più a contrastare Kaguya.
“Io non ti sto evitando! Adesso fammi andare a casa, sono stanca!” sorpassandolo senza guardarlo negli occhi.
“NO! Non ti lascia andare fino a quando non mi dici cosa c’è che non va! Non riguarda la morte dei tuoi genitori, né quel teme di Sasuke! C’è qualcos’altro che ti assilla, lo so, io ti conosco bene...! I tuoi occhi non mentono!” poggiando le mani sulle sue guance e avvicinandosi con il viso, fissandola attentamente in quegli smeraldi ormai spenti.


“Ma allora oltre che forte è pure intelligente! C’è un’altra cosa da aggiungere alla lista di tutte le cose che gli hai tenuto nascosto! Avanti, digli che dentro di te ci sono io, digli che non è lui l’eroe della guerra!”

Per raggiungere i cancelli del villaggio, Sasuke era costretto a passare a fianco dell’accampamento medico, quando per puro caso, vide Naruto, o meglio, la sua schiena. La postura del corpo era un po’ strana, con il capo leggermente chinato in avanti e le braccia che davano l’impressione di tenere stretto qualcosa... Più si avvicinava, più quel qualcosa prendeva sempre più forma fino a diventare qualcuno... Qualcuno dai capelli rosa: Sakura.
Si stavano baciando? No, non poteva essere vero! Eppure quella posizione era inequivocabile, ma allora... allora le parole di Hinata erano vere! Sasuke fu pervaso da una rabbia incontrollata e stanco di guardare quei due che si baciavano senza pudore davanti all’accampamento dell’ospedale, decise di tornarsene a casa e di aspettare lì il fratello.

Sakura si sentì in trappola, dentro di lei aveva Kaguya che la tormentava e di fronte Naruto, che le teneva le guance fra le sue mani, il suo viso a pochi centimetri di distanza e i suoi occhi azzurri che la fissavano intensamente pieni di preoccupazione.
“Lasciami!” gli urlò con rabbia liberandosi da quella specie di presa, ma l’Uzumaki l’afferrò saldamente per le braccia, impedendole di muoversi e di liberarsi.
“No! Dimmi cos’è che ti tormenta!”
Naruto non aveva intenzione di lasciarla andare.


“E’ tenace il ragazzino! Vorresti utilizzare un po’ della mia forza per liberarti della sua presa! Basta volerlo!”

Sakura non voleva cedere alla provocazione di Kaguya, ma forse, se avesse attinto un attimo i poteri della dea sarebbe riuscita a liberarsi del biondo.
Abbassò un attimo le sue barriere, iniziando a sentire il potere della dea defluire lungo il suo corpo, la schiena le bruciava ancora di più, ma sarebbe stato solo un attimo e poi avrebbe ripreso il controllo.
Con una forza straordinaria riuscì a ad opporsi a Naruto che cercava di non mollare la presa.
“Sakura-chan, fermati, non mi obbligare ad usare la mia forza!” le disse cercando di convincerla a non opporre resistenza.
“Non mi importa, voglio solo che mi lasci andare!” gli rispose con cattiveria.
“L’hai voluto tu!” guardandola dispiaciuto e attivando il suo potere divino.
“Ma cosa...” Naruto era incredulo, Sakura riusciva a tenergli testa sentendo crescere in lei una forza straordinaria.
“Sakura-chan, ma che sta succedendo?” le chiese sentendo perdere lo scontro con l’amica e ritrovandosi scaraventato a terra.
Sakura corse via piangendo, alzando nuovamente la barriera contro Kaguya.


“Allora, come ti sei sentita ad avere tutto questo potere? Ti è piaciuto? Posso dartene ancora di più se me lo permetterai!” 

“No, mai! Maledetta, lasciami stare!” urlò disperata mentre correva verso casa.
Naruto si rialzò a fatica, ancora incredulo per la forza straordinaria dell’amica. Afflitto per non essere riuscito a raggiungere il suo obiettivo si incamminò verso casa, incrociando accidentalmente Itachi.
“Naruto, come mai in giro a quest’ora?” sfoggiando un leggero sorriso.
“Potrei farti la stessa domanda!” rispose tristemente.
“Ehi, come mai quella faccia? Da quando ti conosco questa è la prima volta che ti vedo triste, vorresti parlarne?” gli chiese seriamente.
“No, non importa, grazie lo stesso!” mettendosi le mani in tasca e sorpassandolo.
Itachi lo fermò per un braccio.
“Fammi almeno compagnia, torno adesso da una missione di supporto con gli anbu e ho voglia di bere qualcosa. Offro io!” tirandolo per il braccio senza nemmeno aspettare la sua risposta.
Si fermarono in un distributore a prendere due lattine di birra, le uniche rimaste e si misero a sedere su una panchina.
Itachi iniziò a parlare raccontando di quanto fosse felice di essere stato riammesso al villaggio e della gioia della madre nell’aver socializzato con il vicinato, evitò volutamente di parlare del fratello avendo intuito che fra i due ci fosse stato un litigio. Per Itachi quello era l’unico modo per convincere Naruto a raccontargli ciò che lo preoccupava, glielo doveva dato che per anni aveva cercato di aiutare il fratello inghiottito dall’odio.
“Adesso mi dici cosa hai fatto?” gli chiese poco prima di portarsi la bottiglia alla bocca.
“Mmm... Si tratta di Sakura-chan!” rispose sospirando.
Itachi sbarrò gli occhi.
“Sakura? Ti sei innamorato e lei non ti ricambia?” guardandolo con la coda dell’occhio.
“No, quel tempo è passato, ora per me è solo un’amica. La conosco bene e so che mi sta nascondendo qualcosa, un qualcosa che la sta distruggendo!” stringendo i pugni per la rabbia di sentirsi impotente.
“Distruggendo? A cosa ti stai riferendo?” gli chiese sospettoso.
Naruto iniziò a raccontargli tutti gli episodi che la riguardavano da dopo la guerra, non tralasciando niente, nemmeno il suo mal di testa. Gli raccontò che ultimamente l’aveva osservata di nascosto notando che spesso si toccava la schiena come fosse dolorante e per ultima cosa gli raccontò della forza straordinaria che aveva manifestato, riuscendo a superarlo nonostante avesse usato il suo potere divino.
Itachi trasalì, ma cercò di non farlo vedere.
“Vedrai che si risolverà tutto, adesso vai a casa si è già fatto tardi e grazie per la compagnia!” alzandosi e balzando sopra i tetti.
Durante gli anni in cui era stato una spia era entrato in possesso di moltissimi manufatti che aveva studiato attentamente. Uno in particolare sembrava riguardare il caso di Sakura: la discendenza di Kaguya.
Se fosse stato realmente così Sakura era in pericolo, da sola non sarebbe mai riuscita a contrastarla.
Arrivò davanti al palazzo della rosa e attivò lo sharingan per cercare l’appartamento della rosa. Una volta trovato si intrufolò dalla finestra della camera da letto, aspettando che finisse di farsi la doccia, dato che sentiva l’acqua scorrere dalla porta del bagno.
Si sistemò, appoggiando la schiena al muro e incrociando le braccia al petto. Sakura entrò circa dieci minuti dopo con indosso una camicia da notte.
Non si accorse di niente, era troppo debole e la testa continuava a martellarle con le frasi pungenti di Kaguya. Accese la luce, urlando appena vide Itachi.
“Che ci fai qua? Ma che vi è preso questa sera? Prima Naruto e poi tu... vi divertite a spaventarmi?” guardandolo quasi imbarazzata per la sua tenuta, anche se non era niente di particolare era pur sempre una camicia da notte.
Itachi ignorò volutamente la domanda e arrivò dritto al punto:
“Per quanto tempo credi di riuscire a nascondere il tuo segreto?”
“Non so a cosa...”
“Lo sai benissimo! A Kaguya racchiusa in te!” guardandola seriamente negli occhi.
Sakura perse un battito ma cercò di continuare a nascondere la verità.
“Kaguya? Non so chi sia, e adesso, se non ti dispiace, vorrei andare a dormire!” cercando di ignorarlo e dirigendosi verso il letto.
“Invece sai benissimo a cosa mi sto riferendo!” e senza accorgersene Sakura si ritrovò Itachi davanti che velocemente le strappò la cucitura dietro alla camicia e la voltò verso lo specchio.
“Vuoi ancora negare?” le chiese tenendola per le braccia.
Il tatuaggio si era allargato, il tronco dell’albero era quasi completo così come i rami.
Sakura non riuscì più a trattenere le lacrime e portò le mani all’altezza degli avambracci come per abbracciarsi da sola.
Itachi si rese conto dopo del gesto indelicato e si tolse il suo mantello da anbu avvolgendole le spalle.
“Scusa, non era mia intenzione mancarti di rispetto!” le disse sinceramente.
Sakura afferrò i lembi del mantello e senza rendersene conto appoggiò la sua fronte al petto possente dell’Uchiha lasciando libero sfogo al suo pianto disperato.
Itachi non sapeva cosa fare, non si era mai trovato in una situazione come quella e l’unica cosa che gli venne in mente fu quella di poggiare le mani sulle sue spalle.
“Sakura, permettimi di aiutarti!” le chiese dolcemente.
“Nessuno può aiutarmi!” continuando a piangere.
“Ti sbagli, conosco un modo, ma dovrai fidarti di me!” mantenendo sempre lo stesso tono gentile.
“Perché vuoi aiutarmi? Io sono un mostro!” cercando di nascondere ancora di più il volto nel suo petto.
“Non sei un mostro, anzi sei una ragazza molto forte che è riuscita a tenere testa per tutto questo tempo ad un’entità potente come Kaguya. Lascia che ti aiuti!”
Itachi insisteva, non avrebbe mai permesso che la dea prendesse il suo corpo.

“Non hai risposto alla mia domanda! Perché vuoi aiutarmi, a malapena ci conosciamo!” alzando finalmente lo sguardo e asciugandosi le lacrime.
“E’ il mio modo per ringraziarti... sei stata tu a riportarmi in vita, insieme alla mia famiglia e agli altri ninja. Solo una forza divina poteva riuscirci, la stessa che ho avvertito appena resuscitato. All’inizio credevo fosse quella di Susuke o di Naruto, ma in realtà eri stata tu! Allora, adesso accetti il mio aiuto?” sorridendole dolcemente.
Sakura si rispecchiò in quegli occhi color pece, gli stessi del fratello... di Sasuke.


“Sei un’illusa se credi alle sue parole! Nessuno può aiutarti, io sono imbattibile!” le urlò nella testa Kaguya.

Sakura si portò le mani all’altezza delle tempie supplicandola di smetterla.
Itachi capì che non c’era tempo da perdere, oltre al tatuaggio kaguya la stava facendo impazzire.
“Sakura!” la chiamò con fermezza.
La rosa lo guardò negli occhi acconsentendo con il capo.
Itachi le sorrise.
“Bene, penserò a tutto io, tu tieniti pronta! Questo sarà il nostro segreto!”.
Stava per uscire dalla finestra quando la rosa lo chiamò allungandogli il mantello e sussurrandogli:
“Grazie!”
Itachi le mise l’indice e il medio sulla fronte, poi balzò sui tetti, verso una destinazione a lei sconosciuta, ma augurandosi che potesse realmente aiutarla!


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Capitolo 7
*** Coraggio ***


''Il viaggio più lungo è il viaggio interiore.''
Dag Hammarskjold
 

Capitolo 6 - Coraggio


La mattina seguente Itachi si presentò di buon'ora all'ufficio dell'Hokage. Tsunade non si aspettava di certo una sua visita, e fu sorpresa quando Shizune annunciò l'Uchiha.
-Buongiorno, Hokage.- disse educatamente Itachi, chinando leggermente il capo.
-Cosa ti porta da queste parti, oltretutto a quest'orario?- chiese Tsunade, assumendo la sua tipica posizione con le mani intrecciate davanti al mento. Lo stava studiando.
Doveva essere qualcosa di davvero importante.
-E' una questione di vita... o di morte.- rispose il ragazzo, ma non le diede il tempo per rispondere che attivò lo Sharingan Ipnotico. 
Nonostante si trattasse dell'Hokage, Itachi decise che fosse meglio, per il momento, mantenere il segreto di Sakura.
Manipolò la mente di Tsunade, facendole credere che Sakura fosse stata richiesta per un supporto medico da alcuni villaggi che avevano subito gravi perdite e molti feriti. Lui avrebbe dovuto accompagnarla per garantirle protezione, a causa di alcuni gruppi di ribelli ancora in libertà.
-...Tu e Sakura partirete dopo pranzo.- disse leggermente confusa la donna.
-Come vuole.- rispose Itachi, sorridendo appena.

Non era stato poi così difficile.

Il ragazzo decise di tornare a casa. Sarebbe passato da Sakura più tardi: non voleva invadere la sua privacy, come aveva fatto la sera precedente. Rientrò a casa il più silenziosamente possibile, ma Sasuke lo sentì e gli andò incontro.
-Dove sei andato a quest'ora?- gli chiese, già perfettamente sveglio.
-Dall'Hokage... Parto in missione.- disse Itachi, cercando di chiudere l'argomento.
-Cosa? Ci siamo appena ritrovati... E tu vai in missione?- rispose l'Uchiha minore con rabbia.
-Gli ordini di Tsunade non si discutono.-
-Vai con gli Anbu?- continuò, ignorando l'affermazione del fratello.
-No, con Sakura. Devo farle da scorta mentre lei curerà dei feriti.-
Sasuke non disse più nulla, incapace di controllare la rabbia cieca che sentì montare dentro.
Suo fratello...
E quella noiosa?
I suoi occhi si strinsero in due fessure, incapace di accettare che suo fratello se ne andasse a spasso con quella che era la sua compagna di team.
A farle da scorta, come aveva detto lui.
Itachi osservò la strana reazione del fratello, e si sentì in colpa perché gli stava mentendo nuovamente. 
''
Stavolta non dipende da me.'' pensò Itachi, lasciando suo fratello ai suoi pensieri.

Sasuke rimase a fissare la porta che poco prima Itachi aveva varcato. 
Aveva appena ritrovato suo fratello, e lui doveva partire in missione... Con
Sakura.
''
Sta cercando di rovinarmi la vita in tutti i modi!'' pensò furioso Sasuke e, sbattendo la porta, uscì di casa.

Sakura si svegliò presto. Aveva sognato che Itachi potesse realmente aiutarla a liberarsi di Kaguya, ma la voce della pazza rimbombò subito nella sua testa.

-
Aspetta e spera, povera ingenua! Niente e nessuno potrà fare niente contro di me!-

Come avrebbe potuto aiutarla Itachi? Kaguya era una dea e aveva poteri immensi. Tuttavia Sakura decise di sperarci con tutta sé stessa, perché se neanche lui avesse potuto aiutarla, allora per lei sarebbe stata la fine.
Verso metà mattina suonarono alla porta.
-Buongiorno!- disse sorridente Itachi.
Sakura si chiese per quale strano motivo decise di suonare, quando la sera precedente aveva fatto irruzione dalla finestra.
-B-Buongiorno.- rispose, facendolo entrare.
-Dopo pranzo partiamo in missione.- 
-Che cosa?- disse lei, voltandosi di scatto.
-Hai capito bene. Sakura, io posso aiutarti a controllare Kaguya, ma non possiamo rimanere a Konoha.-

-
Oh, ecco un altro convinto di sconfiggermi!-

-E dove hai intenzione di andare?- chiese Sakura, leggermente sconvolta.
Avrebbe dovuto anche abbandonare il suo villaggio.

Naruto... Sasuke....

-Qui non hai più nessuno! Ahahahaha!-

-Al Villaggio della Cascata. E' un ottimo luogo per un allenamento del genere.-
-E Tsunade? Come far...-
-E' proprio Tsunade che ci manda in missione, ma deve rimanere un segreto lo scopo del nostro viaggio. La missione è solo una copertura per non destare sospetti.- rispose Itachi, interrompendola.
-Cosa andiamo a fare, ufficialmente?-
-Tu dovresti curare dei feriti, mentre io ti faccio da scorta.-
Sakura non chiese più nulla; la pazienza di un' Uchiha non deve essere messa a dura prova. In ogni caso, immaginò che ci fosse di mezzo lo Sharingan.
''
Tutti gli Uchiha non fanno che usarlo a loro piacimento, manipolando le persone.'' pensò un po' scocciata, ma scacciò quel pensiero. In fondo, l'aveva fatto per aiutare lei.

-
Voglio proprio vedere cosa ha escogitato questo bamboccio.- disse divertita Kaguya, come se fosse pronta a gustarsi un film al cinema.

-Ci vediamo fra quattro ore all'uscita del Villaggio.- disse infine Itachi, congedandosi.

La rosa si lasciò scivolare a terra, concedendosi un pianto liberatorio. Non avrebbe mai potuto immaginare che la sua vita sarebbe diventata così difficile.
La guerra, la scoperta dell'esistenza di Kaguya, la perdita dei suoi genitori, la freddezza di Sasuke...
Cosa le rimaneva?
Per cosa stava vivendo?

-
Vivi solo per offrirmi il tuo corpo!- insisté Kaguya, ma la ragazza si asciugò le ultime lacrime e si alzò, pronta per una nuova sfida.

Mentre Sakura preparava lo stretto necessario, pensò a Naruto. 
Era giusto andarsene senza dirgli nulla? Aveva fatto molto per lei.
Guardò verso la finestra, e immaginò che tipo di allenamento la aspettava. Non sarebbe stato facile e neanche piacevole, di questo ne era sicura. Chissà quanto tempo sarebbe mancata... Mesi, forse anni?

O forse non sarebbe tornata più?
Una domanda seguiva l'altra, in un circolo vizioso da cui non riusciva a venire fuori. La sua vita era arrivata inevitabilmente ad una svolta, e l'avrebbe portata alla salvezza o alla distruzione.
''
Non posso andarmene senza salutarlo.'' concluse infine Sakura, uscendo di casa.

Quando arrivò di fronte alla porta di Naruto, esitò. 
Forse, quello era un addio.
''
Sempre così tanti dubbi.''

-
Ma brava, fai anche la parte della buona amica! Sei patetica!-

Bussò tre volte, ignorando la voce di Kaguya.
Naruto aprì quasi subito, e fece un gran sorriso quando la vide.
-Sakura-Chan! Che bello vederti. Entra.-

-
Di certo questo povero ragazzo non si merita una come te!-

-Che succede?- chiese il ragazzo, guardandola intensamente.
-Io... Sto partendo.- rispose lei, abbassando gli occhi e tormentandosi le mani.
Naruto non rispose, e l'assenza di reazione fece ancora più paura alla rosa.
-Se è quello che ti serve... Fallo.-
In un moto di coraggio, Sakura lo guardò.
Naruto non chiese niente, e la rosa si stupì.

-
Si vuole liberare di te.- disse maligna la dea.

-Non mancare per troppo tempo, però.- continuò Naruto, sorridendo appena.
La ragazza poté leggere molte cose nei suoi occhi lucidi: paura, rabbia, emozione, affetto, rassegnazione e...
Fiducia.
Gli sorrise, avvicinandosi lentamente. 
Si abbracciarono. In quell'abbraccio, però, c'era un sapore nuovo: la consapevolezza che ce l'avrebbero fatta.
-Grazie.- sussurrò a fatica Sakura, allontanandosi.
-Buon viaggio.-
Lei non seppe cosa dire, nonostante le cose da dire fossero molte.
''
Stai attento, proteggi il villaggio, non dimenticarti di me, ti voglio bene, veglia su Sasuke...'' ma si fermò all'istante sull'ultimo pensiero.
-Ciao.- disse infine, tenendosi il resto per sé.
 
-
Sasuke, sempre e solo Sasuke!- la schernì ancora Kaguya, ma Sakura prese l'abitudine di non darle retta.

Mentre camminava per tornare a casa, osservò ciò che la circondava. Stava per abbandonare tutto, e forse non avrebbe più rimesso piede a Konoha. Cercò di imprimere nella mente quante più cose possibili, immaginando che un giorno non troppo lontano i ricordi sarebbero stati l'unica cosa che ancora la legava al suo passato. 
Il villaggio era più che altro un ammasso di macerie, e non aveva niente a che vedere con lo splendore che possedeva quando lei era bambina e la guerra era solo un lontano ricordo dei più anziani.
Tuttavia la commosse quella desolazione, poiché parlava di sofferenza e di morte, ma anche di
speranza, di vita.

-
Oh, ma tu non hai nessuna speranza!-

Accelerò il passo, con una nuova energia.


Sakura arrivò al cancello; Itachi la stava già aspettando. Le sorrise e lei non se la sentì di contraccambiare. Non era facile andarsene, soprattutto sapendo a cosa stava andando incontro.
Sasuke osservò la scena da lontano. La sua rabbia non aveva limite.
Itachi se ne stava andando, e chissà quando l'avrebbe rivisto.
Una vocina dentro la sua testa gli disse però che
forse non era solo per suo fratello...
Forse era arrabbiato perché anche Sakura se ne stava andando.
Sasuke scosse leggermente la testa, come se volesse scacciare quel pensiero.

-Sei pronta?- chiese Itachi.
-Si.- 
-Sasuke non era molto felice che partissi.-
''
Come immaginavo...'' pensò Sakura, ma non seppe che rispondere all'Uchiha.
Non capiva il senso di quell'affermazione.
-Avrete tempo per chiarirvi quando ritorneremo.- concluse il moro, voltando il viso verso il cielo.
''
Se mai sarò ancora viva...''
-Penso che dovremmo andare.- rispose Sakura, cambiando bruscamente argomento.
Lui la guardò e diedero le spalle a Konoha.
La rosa si voltò un'ultima volta, e intravide qualcuno.
''
Sasuke.''
Le sfuggì una lacrima, che asciugò immediatamente. 
In un modo o nell'altro,
sarebbe tornata.

Sasuke li vide parlare, poi si voltarono, dandogli le spalle.
D'istinto fece qualche passo avanti, e vide Sakura voltarsi.
La guardò, e uno strano sentimento si fece strada nel suo cuore, intensificandosi quando la vide asciugarsi una lacrima.
Poi si allontanarono e non li vide più.
''
Maledizione!''

Le prime ore di viaggio trascorsero nel più totale silenzio. Itachi sembrava essere a proprio agio, mentre Sakura era tesa. L'Uchiha per lei era stato quel fratello che Sasuke aveva tanto odiato, quel figlio che sterminò un clan intero. Aveva condizionato la sua vita, indirettamente: Sasuke aveva tradito il villaggio per cercarlo.
Ad un certo punto, anche lei aveva iniziato ad odiarlo.
Il destino, però, gira come vuole.
Ed ecco che Itachi non era più il traditore del suo stesso sangue, ma colui che salvò il villaggio e suo fratello.
E stava tentando persino di salvare
lei.
''
Forse c'è davvero una speranza...'' si disse Sakura, ma sentì rimbombare nella sua testa la risata agghiacciante di Kaguya.

-
E' così divertente poter leggere tutti i tuoi pensieri! Ahahhahahaha!-

-Per stasera ci fermiamo qui.- disse Itachi, distraendola dalla pazza che urlava dentro di lei.
Sakura accese il fuoco e osservò i lineamenti di Itachi. Era impressionante la somiglianza con Sasuke, eppure i loro caratteri erano profondamente diversi, praticamente opposti. Scosse la testa: non doveva dare modo a Kaguya di poterla attaccare.
-Vorrei vedere come procede il segno sulla schiena, se possibile.- disse gentilmente il ragazzo, e la rosa annuì.
Scoprì la schiena e tremò di paura quando Itachi rimase in totale silenzio,coprendola.
Sakura lo guardò, attendendo che dicesse qualcosa, ma lui sembrò concentrato. 
-Sta prendendo rapidamente possesso della tua mente, poi passerà al tuo corpo.-
''
Niente di nuovo, fin qui.''
-L'allenamento non sarà facile.- continuò lui.
-Lo so.-
-Ma ce la farai.- 
Le sorrise, poi la fissò intensamente.
Aveva giurato a sé stesso che l'avrebbe aiutata, avrebbe fatto in modo di liberarla. Lei lo aveva riportato in vita, e aveva fatto tornare anche i suoi genitori, concedendo agli Uchiha una seconda possibilità.
''
Una possibilità che non sarò concessa anche alla sua famiglia.'' pensò tristemente Itachi, immaginando quanto si dovesse sentire sola Sakura.
-E' meglio  riposare.- disse, ridestandosi dai suoi pensieri.
-Buonanotte.- rispose Sakura, dandogli le spalle.

Il viaggio durò parecchi giorni, ma Sakura ne fu stranamente felice. 

-
Ma sai che così mi stai dando solo più tempo per impossessarmi di te? Stupida!-

-Sakura, stai bene?- chiese Itachi, notando il viso contratto della ragazza.
-Si...- ripose lei, poco convinta.
-Presto riuscirai a contrastarla.- 
La rosa non rispose, continuando a dubitare segretamente della riuscita dell'allenamento.
-Siamo arrivati.- disse tutto ad un tratto Itachi, lasciandosi sfuggire un sorriso.
Sakura, invece, non fu così contenta.
''
Adesso arriva la parte difficile.''

-
Oh, ci puoi giurare!- rise dentro la sua testa Kaguya.

Itachi la condusse lontano da occhi indiscreti. Come Sakura aveva previsto, nessuno doveva far caso allo loro presenza, ragion per cui si stabilirono in un bosco, lontano quanto bastava dagli abitanti del villaggio.
Le piante erano rigogliose, grazie ai numerosi corsi d'acqua e alle bellissime cascate di diversa portata che punteggiavano tutto il territorio.
Sakura rimase incantata da quella bellezza primitiva, lontana dalle bruttezze che solo l'uomo può portare. Si sentì confortata, e si disse che poteva farcela.
Attese la consueta orrenda voce nella sua testa - si faceva sempre viva dopo pensieri del genere - ma, con sua somma sorpresa, non sentì nulla.
Preferì non avanzare nessuna ipotesi: sapeva bene che Kaguya era dentro di lei, ed era ogni momento più forte.
Trovarono una grotta, e decisero che fosse il luogo più sicuro che li potesse ospitare.
-Dopo che ti sarai riposata a fondo, inizieremo l'allenamento.- disse Itachi, uscendo dalla grotta.
-Non sono stanca.-
-Non importa; devi riposare, soprattutto mentalmente.-
Sakura non protestò oltre; decise di fidarsi totalmente di Itachi, e si mise nel suo giaciglio.
Si addormentò quasi immediatamente, ma nei suoi sogni apparve Kaguya.

-
Bene, bene... Voglio proprio vedere cosa riuscirai a combinare! Sai procurare solo dolore alle persone, sei un'incapace!-

-Stai zitta! Non sai niente di me!- rispose Sakura urlando, rendendosi conto che non era esattamente un sogno: Kaguya era entrate in contatto con la sua mente nel sogno.

-
So quanto basta.- rispose calma la dea, avvicinandosi a lei.

La ragazza cercò di muoversi, ma scoprì di essere immobilizzata. 

-
Dove pensi di scappare? E' questo il tuo destino... Rimanere immobilizzata per sempre, e presto avrò la forza necessaria per farlo!- continuò Kaguya, girando attorno a Sakura, studiando ogni centimetro del suo corpo.

-Ora capisco perché non mi hai tormentata per un po'... Avevi altro da fare.- disse con un sorriso amaro la rosa, cercando di ottenere qualche informazione dalla sua nemica.

-
Non ti riguarda.- rispose quella, continuando a girarle intorno -Volevo farti assaggiare come ti sentirai finché non abbandonerò il tuo corpo.-

Sakura innoridì al solo pensiero. Poi si svegliò all'improvviso.
-Svegliati! Sakura!.-
Itachi la stava chiamando e e scuotendo leggermente.
Lei si mise a sedere, sudata e stanca.
-Eri agitatissima, cosa è successo?- 
-Kaguya... - disse semplicemente lei, sapendo che lui avrebbe capito.

-
Per stavolta l'hai scampata... Ma non ci sarà sempre lui a proteggerti!-

Itachi si allontanò di qualche passo, dandole le spalle. Sakura sapeva che era preoccupato.
-La situazione sta degenerando.-
''
Lo sapevo... Mi sta distruggendo.''
Neanche a quel pensiero Kaguya si fece viva. La rosa ipotizzò che dovesse riprendere le forze dopo essere entrata in contatto diretto con lei.
-Dobbiamo iniziare subito.-
-Sono pronta.- rispose la ragazza, alzandosi e uscendo dalla grotta.

Camminarono per un paio di minuti, alla ricerca, a detta di Itachi, di un posto adatto.
-Qui.- disse, fermandosi.
Era una piccola radura circondata da alberi secolari, ma vi erano anche cespugli, piante e fiori di ogni colore. Alla loro destra scorreva placido un piccolo fiume, che era possibile attraversare grazie ad un sentiero di sassi.
Sakura guardò nervosa Itachi, in attesa di ordini. Lui sembrò riflettere sul da farsi, poi mosse qualche passo, guardandosi intorno.
-Siediti in mezzo alla radura. Applicherò un sigillo perché nessuno si accorga della nostra presenza e per arginare il potere che potrebbe sfuggire dal tuo corpo.-
La ragazza, con passo tremante, obbedì. Guardò Itachi applicare il difficile sigillo, poi attese nuove istruzioni.
-Chiudi gli occhi. Concentrati su di te, su chi sei davvero. Quando ci sarai riuscita, entrerai nella stessa dimensione che Kaguya ha utilizzato prima, ma sarai tu a dettare le regole del gioco. Stai attenta, sarà difficile. Dovrai ritentare più volte.-
Sakura rimase paralizzata, con gli occhi fissi in un punto indefinito.
Tutto qui quello che Itachi poteva dirle? 
Smise di porsi domande, e cercò di fare come le era stato detto.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Iniziò ad esplorare lentamente la sua coscienza, i suoi principi, i suoi sentimenti. Si stupì di non conoscere ancora molte cose di sé stessa, ma quando questa scoperta la investì come un fiume in piena, si ritrovò davanti a Kaguya.

-
E così ci incontriamo prima del previsto!- disse lei compiaciuta, come se stesse ricevendo una cara amica.

Itachi aveva detto che sarebbe stata lei a ''a dettare le regole del gioco'', ma Kaguya non sembrò preoccupata o intimorita. Sakura iniziò a barcollare mentalmente: non era una situazione facile da gestire, e in men che non si dica si ritrovò nel mondo reale, riversa a terra.
-Sakura!- urlò Itachi, ma non poteva entrare nella barriera creata dal sigillo.
Quando vide che la ragazza non dava segni di ripresa, sciolse il sigillo e si precipitò da lei.
Era svenuta.
-Abbiamo esagerato.- disse, rimproverando sé stesso.
La portò nella grotta, dove dormì fino alla mattina successiva.
-Devo allenarmi.- fu la prima cosa che disse Sakura, appena sveglia.
-Eri troppo stanca ieri.-
-Adesso ho riposato.-

Tornarono alle posizioni del giorno precedente. La rosa si ritrovò nuovamente faccia a faccia con Kaguya, che mostrò il suo solito ghigno convinto, senza alcuna ombra di paura.
''
Ce la farò davvero a sconfiggerla?''

-
Allora?- chiese quella, ironica. 

Ma Sakura era di nuovo tornata nel suo mondo.
-Quando riuscirai a rimanere in quella dimensione per un tempo sufficientemente lungo, allora potrò insegnarti come confinare Kaguya.- disse Itachi, una volta che si fu ripresa.
-Fra quanto avevi intenzione di dirmelo?- rispose seccata Sakura, che non aveva idea di come sconffigere il mostro.
-Tutto ha un tempo, Sakura. Non era neanche detto che tu riuscissi ad entrare in quella dimensione... Ma diciamo che Kaguya ti ha facilitato il ''passaggio'', manipolando il tuo sogno.-

Forse, non tutto il male viene per nuocere.

Passarono giorni e giorni, e a poco a poco Sakura riuscì a mantenere il collegamento con l'altra dimensione sempre più a lungo. Itachi l'aveva fornita di un'ulteriore barriera che la difendeva dagli attacchi di Kaguya. Inizialmente la dea non mostrava preoccupazione, e rimaneva ad osservare Sakura che compariva e scompariva da quella dimensione.
Quando poi i tempi iniziarono ad allungarsi, mostrò segni di cedimento, attaccandola.
La prima volta che successe, Sakura rimase ferita. Tornò immediatamente nella realtà, e Itachi la portò  nella grotta, aiutandola come meglio poté. Recuperate le forze, fu lei stessa a curarsi, ma passarono un paio di giorni prima che si rimise completamente in sesto.
-Penso che sia arrivato il momento di insegnarti la Tecnica di Confinamento Spirituale.-
Sakura annuì, e si mise di fronte al suo maestro.

Itachi le mostrò per prima cosa i sigilli da comporre. Successivamente le spiegò come manipolare il chakra, in modo da formare una specie di gabbia, con la quale intrappolare Kaguya.
Teoricamente non era molto complesso, constatò Sakura. Il vero problema si presentò quando Itachi le disse che non aveva modo di provarlo lontano da Kaguya, al sicuro.
-...Devi provarlo direttamente su di lei.-
-E se fallisco? Ci sono decine di cose che potrebbero andare male!-
-Puoi provare quante volte vuoi, l'importante è che tu non ti faccia ferire.-
Sakura, poco convinta, entrò nell'altra dimensione.
L'unica cosa positiva che comportò l'allenamento fu che Kaguya non le parlò più.
''
Probabilmente sarà provata anche da lei da questi continui incontri.'' era arrivata a concludere la rosa, trovando quella come l'unica soluzione plausibile.
Nel frattempo, il marchio sulla sua schiena aveva raggiunto il suo stadio finale: la schiena della ragazza era un ammasso complicato di rami di ciliegio carichi di foglie e fiori, mentre il collo ospitava l'ormai ''familiare'' cerchio doppio.
 
-
Non ti stanchi proprio mai, eh?- disse Kaguya, avvicinandosi pericolosamente.

-Non mi stancherò finché ci sarai tu!-

-
Metti da parte le parole e anche quella tua stupida tecnica: contro di me non puoi nulla!-

Sakura tentò di comporre i sigilli che le servivano, ma un'esplosione fortissima la sbalzò lontano, facendola tornare immediatamente nel mondo reale.
Era gravemente ustionata.

La rosa non tornò cosciente per diverso tempo. Itachi si occupò di lei notte e giorno, ma sapeva che per guarire totalmente ci sarebbero voluti giorni.
Non poté far altro che aspettare.
Dopo cinque giorni di incoscienza, Sakura torno in sé. Ricordava bene l'accaduto, e aveva intenzione di riprovarci il prima possibile.
-Hai bisogno di molto riposo e di cure.- la rimproverò Itachi -Ma se in grado di alzarti dal letto.-
La ragazza, barcollando, andò verso il fiumiciattolo che costeggiava la radura, teatro dei suoi allenamenti.
Si accomodò come meglio poté su un sasso e osservò distrattamente l'acqua scorrere placidamente. Erano passati quasi due mesi da quando erano partiti, e lei non aveva concluso molto.
''
Chissà quanto tempo ci vorrà per confinarla.'' pensò amaramente.
In quelle condizioni non era neanche in grado di sostenere una discussione, figurarsi un combattimento, con Kaguya per di più.
-Non pensarci.- disse Itachi dietro di lei.
-Devo pensarci.-
-Sakura, ti avevo avvertito che non sarebbe stato facile.-
L'Uchiha si sedette accanto a lei, e la osservò.
Era una ragazza forte, coraggiosa.
La vita era stata molto dura con lei, ma non si era persa d'animo.
Nonostante tutto, ancora combatteva.
-Dimmi la verità: ho qualche speranza di farcela?-
-Certo, non ti avrei trascinato in una missione suicida.-
Lei fece un sorriso incerto, tirato.

Quella notte, Kaguya entrò nuovamente nel suo sogno.

-
Oh , ragazzina! E' stato difficile accumulare le forze necessarie per venirti a fare visita... Ma sono cinque giorni che non ti fai vedere e io ne ho approfittato!-

Sakura provò nuovamente la spiacevole sensazioni di non potersi muovere; oltretutto non si era ancora ripresa dall'ultimo scontro con Kaguya.

''
Stavolta non ho scampo.'' pensò la ragazza.

-
Ci si vede, Sakura Haruno!- urlò la dea, alzando un braccio, pronta a colpirla.

La rosa chiuse gli occhi.

Era arrivata la fine.



Silenzio, pace.
Era morta?
Sentì chiaramente il suo corpo che lentamente tornava in suo possesso. Con timore sbirciò ciò che la circondava e scoprì di essere nella grotta. Si mise a sedere, stupefatta.
Ringraziò tutti gli dei, o chiunque ci fosse al di sopra di tutto.
Si alzò a fatica, alla ricerca di Itachi e di qualche spiegazione.

Il ragazzo era riverso a terra a diversi metri di distanza dalla grotta. Sakura corse verso di lui, scoprendo, con sollievo, che era solo svenuto.
Lo curò con le poche energie rimaste, e attese che si riprendesse.
-Come stai?- chiese subito la rosa.
-Bene, e tu?-
-Ho avuto giorni migliori.- scherzò lei -Cosa è successo?-
Itachi sembrò rifletterci un attimo su, poi si riscosse.
-Ho visto che eri agitata, e ho immaginato che Kaguya ti avesse portato nell'altra dimensione.... Sapevo che stava per succedere qualcosa, allora con una parte del mio chakra ho aperto un passaggio per riportati indietro, solo che una parte di esplosione ha attraversato il passaggio.-
Sakura si guardò intorno, e solo allora si accorse che una buona parte di grotta era andata distrutta.
-Siamo stati fortunati.- riprese Itachi.
-Oggi riprendo l'allenamento.- disse convinta la rosa, e l'Uchiha non ebbe niente da ribattere.

-Approfittiamo del fatto che Kaguya abbia perso molte energie con quell'esplosione: se ci riesci ora, il confinamento sarà più resistente.-
-Sono pronta.-
Attese che Itachi applicasse il solito sigillo, poi si immerse nel lato più oscuro e più vero di sé.
Quando raggiunse la solita dimensione, Kaguya non c'era. Si guardò intorno, nervosa, con la paura che le stesse tendendo qualche trappola.

-
Ho sottovalutato quel bamboccio... Ma è pur sempre un' Uchiha.... Ah, se solo potessi avere il suo corpo o quello di Sasuke!- disse lamentosa la dea malvagia.

-Fatti vedere!- urlò Sakura al vuoto, ma nelle sue orecchie riecheggiò sola la fredda risata di Kaguya.

-
Hai coraggio, ragazzina. Ma non serve a nulla se non hai abbastanza potere!- rispose, comparendo lentamente a qualche centimetro di distanza da Sakura.

La rosa non si fece intimidire e iniziò a comporre i sigilli. Kaguya fece per attaccarla ma lei si spostò di lato, ad una velocità sovrannaturale. 

-
Vuoi giocare? Giochiamo!- disse Kaguya, dirigendosi verso di lei.

La ragazza riuscì a schivare anche quell'attacco, ma la dea iniziò ad attaccarla ad un ritmo serrato, non permettendole di portare a termine la tecnica.
Sakura fu colpita ad una spalla da un raggio, aprendo una ferita profonda. Il sangue che le scese lungo il braccio era quasi incorporeo.
Sapeva di avere poco a tempo a sua disposizione.

-
E ora che farai?- chiese Kaguya, con un lieve affanno nella voce.

La rosa ebbe un'idea. Sperò vivamente che funzionasse, altrimenti avrebbe dovuto inventare qualcos'altro.

Ma non ce ne sarebbe stato il tempo.

Strappò la casacca, scoprendo la schiena. Il marchio brillò di luce propria, come attivato dalla presenza di Kaguya.
La dea rimase un attimo stupita da quel gesto, poi sorrise.

-
Tutto qui?- chiese quasi dolcemente.

''
Ti prego, fa' che funzioni!'' disse dentro di sé Sakura.

Pensò alla sua famiglia, al sacrificio dei suoi genitori, e dal cerchio sul suo collo si sprigionò un'enorme energia sotto forma di tentacoli. Sakura approfittò di quel momento e intrecciò a quei tentacoli il suo chakra, componendo nuovamente i sigilli per il confinamento.
Kaguya la guardò stupita, ma non ebbe il tempo di reagire che una gabbia di chakra la intrappolò.

-
Maledetta!- urlò quella, cercando di liberarsi.

Sakura cercò di infondere tutto il chakra possibile, creando ulteriori catene che tenessero immobili la dea.

-
Non finirà così!- continuava ad urlare Kaguya, ma non poté più muoversi.

La rosa terminò la tecnica e si accasciò a terra, ansimando e tossendo.
Nonostante la stanchezza, il dolore, l'affanno, un unico pensiero si delineò nella sua testa:

ce l'aveva fatta.
Guardò trionfante Kaguya, che ancora si dimenava come un leone in gabbia.

-Allora, come ci si sente in quelle condizioni?- chiese la rosa, ma non ebbe risposta perché il tempo era scaduto e lei tornò nella realtà.

Aprì gli occhi, e la prima cosa che vide furono due pozze nere.
''
Sasuke!'' pensò, ma si rese conto che si trattava di Itachi. 
Cercò di mascherare la delusione, e si tirò su.
-Ce l'ho fatta...- disse al ragazzo, sputando sangue.
Lui le fece un gran sorriso, poi la prese in braccio.
-Avrai tempo per raccontarmi.- le disse dolcemente.

Passò una settimana prima che Sakura si riprendesse. Raccontò per filo e per segno cosa accadde, e Itachi ascoltò attentamente, senza interromperla.
-Hai avuto un'idea geniale!- disse poi, sorridendole.
-Ora possiamo tornare a casa?- chiese la rosa speranzosa.
Chissà cosa era successo in quei tre mesi. Chissà se era cambiato qualcosa.
-Ora possiamo tornare a casa!- disse lui, felice.
Sakura guardò il pezzo di cielo che si intravedeva dalla grotta e si sentì libera, con una nuova speranza nel cuore.
Nelle profondità del suo essere, Kaguya lottava per riprendere il controllo.

-
Non finirà così.-

Ma la sua voce fu troppo fiacca, debole.
Sakura non la sentì, avvertendo solo un lieve malessere all'altezza del petto, ma non vi fece caso. 

Era il momento di ricominciare a vivere.



Lady Uchiha 23


Angolo delle autrici (Lady Uchiha 23, Manga, Sasuk8)
Salve! Chi vi parla e la vostra Lady Uchiha 23.
Dato che il capitolo è il mio, sono io a scusarmi per il ritardo.
Ebbene si, finalmente ho traslocato!
Tuttavia lo scanner è misteriosamente scoparso, per cui niente disegno per questo capitolo.
Cercherò di rimediare, aggiungendolo anche se la storia andrà avanti.
Grazie del sostegno! Baci,
Le Vostre Autrici.

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Capitolo 8
*** Vertigine ***


- Vertigine -
 

 

 

"Un luogo dove qualcuno ancora pensa a te,

quello è il luogo che puoi chiamare casa."

(Jiraiya, ep. 311)
 

 

 


Il monte degli Hokage si intravedeva dietro le colline.
Si riuscivano a scorgere i lineamenti del terzo, posto più in alto rispetto agli altri.
Man mano che il monumento diventava più visibile, cresceva in lei una certa inquietudine.
Quando poi, gli occhi di Minato Namikaze incrociarono i suoi, la stretta al petto, provata in precedenza, si fece quasi soffocante.


Naruto... Sasuke...


Le sembrò quasi irreale aver pensato a loro due senza che Kaguya esprimesse una delle sue taglienti considerazioni.
"Capisco quello che provi" esordì Itachi saltando di albero in albero al suo fianco.
"Mmh! Cosa?" si ridestò dai suoi pensieri.
"È normale che tu sia nervosa, lo ero anch'io. Vedrai andrà tutto bene" la rassicurò intuendo quali fossero le sue paure.
Annuì sforzandosi di sorridere.


Aveva imparato a fidarsi di Itachi.Era stato solo grazie a lui se era riuscita a mettere a tacere Kaguya e in quei mesi passati insieme, aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo.
Era una persona che come lei aveva provato cosa significasse l'emarginazione forzata, la menzogna e la solitudine. Aveva fatto tesoro delle sue esperienze e nei suoi occhi si leggeva la speranza di poter sfruttare quella seconda possibilità che gli era stata donata.
Anche lei, adesso, aveva una seconda chance e con le dovute accortezze avrebbe potuto vivere una vita pressoché serena.
Durante il periodo di isolamento, aveva capito, infatti, quale fosse il suo reale punto debole. Quello a cui Kaguya si aggrappava con più forza per attaccarla e soggiogarla.
Sarebbe bastato applicare un altro sigillo, con la speranza che funzionasse.

 

Fecero il loro ingresso al Villaggio al tramonto.
Le lunghe ombre delle poche impalcature rimaste in piedi, sembravano dei giganti protesi sulla terra chiara delle strade.
Si stupirono di non aver trovato nessuno all'ingresso e che per le strade non girasse anima viva.
Sbatterono le palpebre più volte, simultaneamente, increduli , poi proseguirono con passo lento, incerto.
Quasi giunti alla piazza principale del Villaggio, cominciarono a udire della musica.
Rimasero sbalorditi nello scoprire che era in corso una grande festa.
I cinque Kage sedevano a un lungo tavolo, posto su una specie di palchetto.
Sakura si coprì il viso con le mani vedendo la sua maestra, la mentore, la sennin, intenta a ballare come un geisha sotto gli occhi famelici del Tsuchikage - vecchio maiale - e del Raikage, che fingeva disinteresse malgrado le forme della donna sbattessero costantemente sul suo faccione abbronzato.
"Pare che non sia cambiato granché" constatò ironicamente Itachi.
"Già" concordò la rosa abbassando la testa per la vergogna.
Camminarono tra la folla alla ricerca di qualche viso conosciuto.
I ninja di tutti i paesi erano radunati lì e malgrado vestissero i loro tipici abiti, si dovettero concentrare per riconoscere tra loro il simbolo del Villaggio della Foglia.
"C'è Sasuke" esclamò Itachi improvvisamente.
Evidentemente gli Uchiha avevano una specie di radar incorporato che gli consentiva di captare i segnali del ventaglio bianco e rosso.
"Perfetto... proprio l'unica persona che speravo di non incontrare" pensò Sakura che iniziò a cercare una via di fuga.
Itachi afferrò la sua mano, cogliendola alla sprovvista e la trascinò verso di lui.
"Otouto!" lo chiamò con tono gioioso.

 

Non era mancato solo a lei.


Il moro si voltò e sorrise appena - anche in questo caso non vi erano stati cambiamenti sostanziali.
"Mamma e papà?" gli chiese Itachi impaziente di riabbracciarli.
"Sono da quella parte, vicino al banchetto di Teuchi."
"Andiamo" la esortò il moro trascinandola via... di nuovo.
"C-ciao Sasuke" balbettò la rosa di sfuggita.
Fu in quel preciso momento che Sasuke si accorse che i due si tenevano saldamente per mano.


Rimase immobile in mezzo alla folla in attesa che il suo geniale cervello, elaborasse la giusta motivazione per la quale quei due andassero in giro mano nella mano.
Non la trovò... o fece finta di non trovarla.
Ne derivò, tuttavia, una sensazione di "pugno nello stomaco" che sfociò in un "Tsk" di stizza e disappunto.
Era geloso? Se sì, di chi? Di suo fratello o di lei?
Una persona normale si sarebbe posta questi quesiti, ma non lui. Quelle domande non ebbero accesso neanche all'anticamera del suo cervello, troppo orgoglioso per accettare una simile evenienza.
Il presupposto dal quale partiva e sul quale si era fossilizzato era : "Io non sopporto Sakura Haruno, non l'ho mai sopportata e mai la sopporterò" , quindi per quale assurdo motivo doveva provare gelosia per lei o per chiunque altro le girasse intorno?
Dalla fine della guerra erano tutti intorno a lei.
"Povera Sakura, ha perso i genitori. Povera Sakura, come farà adesso? Povera Sakura, penserò io a te - tsk! Quel baka. Povera Sakura... e va in missione con Itachi, come se io mi divertissi a fare il carpentiere per ricostruire questo stupido Villaggio "


Erano questi i pensieri di Sasuke.


Tuttavia, qualcosa, forse curiosità, lo spinse a raggiungere il gruppetto di persone sedute davanti il chiosco di Teuchi.
"Siete mancati parecchio" disse Mikoto sorridendo dolcemente al figlio.
"La missione è stata più difficile del previsto" replicò Itachi guardando Sakura, la quale avvampò sia per la mezza verità che aveva raccontato, che per il suo sguardo d'intesa.
"Almeno ti sei tenuto in allenamento" constatò il padre con orgoglio.
" Certo, lui non è stato qui a inchiodare stupide tegole e ad attaccare carte da parati" intervenne Sasuke con sdegno.
Sul gruppo calò un silenzio tombale che per fortuna fu rotto, quasi subito, dall'arrivo - molto rumoroso - di Naruto.
" Sakura-Chan!" esclamò con tutto il fiato che aveva in corpo, facendo girare mezza piazza nella loro direzione.
Corse verso di lei, lasciando Hinata indietro e l'abbracciò con forza, sollevandola da terra.
" Naruto, ma che fai? " lo rimproverò per quel gesto fin troppo affettuoso.
Quando finalmente toccò di nuovo terra, si accorse della presenza della Hyuuga.
" Ciao Hinata!" la salutò, rivolgendole un sorriso mentre tentava di risistemarsi i capelli, scompigliati dalla furia del biondo.
"Ciao Sakura, b-ben tornata"
Cercò di sembrare davvero felice di rivederla... ma non era così.
Hinata temeva che con il suo ritorno, le attenzioni di Naruto si focalizzassero, di nuovo, su di lei.
"Tsk, povera Hyuuga." pensò Sasuke guardando la mora con la stessa pietà con cui avrebbe guardato un cane abbandonato.
Sakura sarebbe stata sempre al primo posto e lei avrebbe fatto meglio a farsene una ragione.
"Devi raccontarmi tutto, sono curioso di sapere com'è andata la missione..." disse Naruto trascinandola via per un braccio, nonostante le sue proteste.
Hinata rimase ferma, come una statua di marmo, a guardare il suo unico amore allontanarsi con la sua eterna rivale.
Volse lo sguardo verso Sasuke che, come lei, aveva seguito la scena. Non trovò conforto, né solidarietà nei suoi occhi. Scintillavano di rabbia e sdegno.
A lui aveva riservato solo un saluto distratto, a cui non aveva neanche risposto... e non se ne pentiva affatto.
Da quando era diventato invisibile per lei?
Era arrivata mano nella mano con Itachi, per poi scappare via con Naruto.
Erano tutti più importanti di lui?
Forse, quello che lei aveva detto al dobe, era vero... non lo amava più, anzi non lo aveva mai amato.
Quelle parole, tempo addietro, gli avrebbero fatto tirare un sospiro di sollievo, mentre ora... .
"Sakura è un ottimo ninja medico ed è anche molto forte..." stava raccontando Itachi ai genitori.
"Dovrebbe essere l'allieva del quinto, se non mi sbaglio." intervenne Fugaku annuendo con il capo.
"Sakura, Sakura, sempre Sakura. Da quando è diventata l'eroina del Villaggio? È un'insulsa ragazzina piagnucolona che non ha fatto altro che essere d'intralcio durante la guerra. Perché tutti adesso la considerano?" rifletté, stringendo i pugni dall'irritazione.
"Si, proprio così. È una sennin." confermò il fratello.
"È un' inetta. Ecco cos'è!" sbraitò, infine, sfogando tutta la frustrazione accumulata.
Itachi e i suoi genitori lo guardarono sbigottiti.
"Me ne vado a casa" concluse, andando via.
"Ma cosa gli ha preso?" chiese Mikoto turbata da quella reazione inconsulta del figlio.
Itachi sapeva bene quali pensieri ruotassero vorticosamente nella testa del fratello. Era geloso di Sakura e infastidito dalla sua noncuranza nei suoi confronti... ma il suo orgoglio non gli consentiva di ammetterlo. Se avesse saputo la verità su di lei, forse avrebbe visto tutto con occhi diversi, ma non era suo il compito di raccontargliela.
Il punto debole di Sakura era Sasuke, ed era normale che lei lo evitasse.
Una crescente preoccupazione si fece strada in lui: Kaguya era stata semplicemente sigillata in modo da non poter nuocere a Sakura, ma alla prima debolezza si sarebbe ripresentata, più forte di prima.
Per il bene del Villaggio e dell'intero mondo ninja, sarebbe stato meglio se lei e Sasuke fossero stati su pianeti differenti, lontani anni luce.
Ma era chiaro, anzi cristallino, che tra i due non era stato ancora messo un punto, non era stata scritta la parola fine.
Un brivido gli percorse la schiena: c'era qualcosa nell'aria ed era foriera di cattivi presagi.


Camminò a lungo per le strade del Villaggio, senza una meta ben precisa, quando udì le voci di Sakura e Naruto.
Non era da lui origliare, in realtà non gli importava nulla di quello che avessero da dirsi, tuttavia non si mosse da dietro il muro della palazzina che lo nascondeva alla loro vista.


"Ti sei comportato male con Hinata questa sera" lo rimproverò la rosa.
"Dici?" le chiese stupito.
"Ah! Non cambierai mai! Rimarrai sempre una testa quadra!" constatò lei portandosi una mano sul viso per la disperazione.
" Eh già! " concordò grattandosi la testa.
"Penso che sia il caso che tu vada da lei" gli consigliò vivamente. Hinata poteva aver frainteso il suo comportamento.
"Vado subito! " disse mettendosi sugli attenti.
" Buonanotte Naruto"
" Buonanotte Sakura-Chan. Sono contento che sei tornata e che tu abbia combattuto i tuoi demoni."


Se n'era accorto? Ma come aveva fatto?


"Te ne rimane solo uno adesso" concluse prima di schizzare via come un lampo.

Si riferiva a Sasuke.

"Non posso affrontare anche lui, Naruto" espresse i suoi pensieri a voce alta pensando che nessuno la sentisse.


"Demoni? Cos'è questa storia?" si chiese Sasuke che cominciava a sospettare che ci fosse qualcosa sotto e che fosse l'unico a non esserne a conoscenza.
Vide la luce accendersi in corrispondenza di quella che doveva essere la sua camera e istintivamente saltò sul balcone.
Sakura si stava spogliando e per un attimo si chiese se la sua presenza fosse inopportuna.
Si voltò per andare via, temendo di venire scoperto, quando il suo sguardo cadde su qualcosa che non aveva mai visto prima.
Sulla schiena di Sakura, alla base della colonna vertebrale, spiccava un tatuaggio. Era rosso, leggermente sbiadito e ricordava vagamente le radici di un albero.
Si accostò un po' di più alla tenda per vedere meglio, non accorgendosi di rendersi visibile agli occhi della ignara ragazza.
"Chi è?" chiese la rosa spaventata dall'ombra che vide riflessa nello specchio.
Afferrò la camicia da notte e la utilizzo a mò di asciugamano per coprirsi.


Tana per Sasuke.


Aveva due possibilità a quel punto: fuggire via - forse la scelta migliore - o affrontarla per sapere cosa significasse quello strano marchio sulla sua schiena.
Scostò la tenda e si rivelò, facendo piombare Sakura nel totale imbarazzo.
"Sasuke,ma cosa ci fai... "
"Cos'è quello?" le chiese a bruciapelo, sollevandola dal proferire la domanda ovvia e inutile che stava per porgli.
Si sentì morire. Non era pronta per affrontarlo, aveva appena sconfitto Kaguya. Un confronto con lui, adesso, avrebbe vanificato tutti i sacrifici suoi e di Itachi.
"Non so a cosa ti riferis... "
"Voltati" le ordinò perentoriamente.
"Per favore Sasuke va via" gli chiese gentilmente. Era ancora in tempo per salvarsi.
"Ho detto voltati!" reiterò l'ordine, ma questa volta con voce alta, imperiosa, che quasi la fece rabbrividire.
"Penso che tu non sia nella posizione di darmi ordini. Questa è casa mia." gli rispose con tono fermo e deciso.
La prese per un braccio e senza delicatezza alcuna la voltò di schiena.
"Che cos'è questo?" le chiese ancora, indicando il tatuaggio.
Sbarrò gli occhi nel constatare che sembrava diverso da poco prima. Il rosso sbiadito era diventato vivo, color sangue.
Quel tatuaggio sembrava avere vita.
Sakura, sfruttando il momento, si liberò della sua presa e si allontanò da lui alla svelta.
Strinse la camicia da notte che copriva di poco il suo corpo e abbassò lo sguardo, tentando di trattenere le lacrime.
"Vattene" sussurrò con un filo di voce.
"No" rispose categorico.
Era con le spalle al muro. Sasuke non se ne sarebbe andato senza una spiegazione. Le radici dell'albero ricominciavano a bruciarle la pelle e la paura che da un momento all'altro la voce di Kaguya tornasse a farle compagnia la fece cominciare a tremare.
"Te lo ha detto Itachi?" gli chiese, tradendosi da sola.
Lo aveva visto dietro la tenda, probabilmente era lì da tempo e aveva scorto il tatuaggio. Avrebbe potuto urlare, sbraitare per mandarlo via e invece era caduta "spontaneamente" nella sua trappola.
"Itachi? Cosa c'entra lui?"


Appunto.


"Nulla... Ti chiedo di andare via, per favore" gli disse con tono supplice.
Per un momento aveva creduto di essere pronta per vuotare il sacco, liberarsi finalmente di quel peso e raccontargli tutto. C'era una parte di lei che lo desiderava, ma quali sarebbero state le conseguenze?
Non doveva perdere il controllo... solo stare nella stessa stanza con lui le faceva mancare il respiro e battere il cuore all'impazzata.
I suoi occhi le chiedevano risposte, mentre le trasmettevano la rabbia, lo stupore e l'inquietudine che provava.
"Andrò a chiederlo a lui" le comunicò voltandosi per andare via.
"No! Fermati!" gli urlò.
Un ghigno comparve sul viso dell'Uchiha, ormai Sakura non aveva altra scelta, se non fosse stata lei a raccontargli come stavano le cose, avrebbe costretto Itachi a farlo.


Lei non voleva questo. Non desiderava che i fratelli litigassero a causa sua ora che si erano ritrovati.
Itachi avrebbe mantenuto il segreto a ogni costo, anche quello di mentire a suo fratello, come aveva fatto in passato. Avrebbe nuovamente incrinato i loro rapporti mandando alle ortiche la sua seconda possibilità.
"Ti dirò tutto. Dammi solo il tempo di vestirmi." gli disse, facendogli notare che era mezza nuda.
"Va bene. Ti aspetto di sotto." le accordò la richiesta, passandole accanto per prendere le scale che conducevano al piano inferiore.
Tirò un profondo sospiro di sollievo quando lui lasciò la stanza.
Indossò velocemente la casacca e i pantaloncini. Prese gli stivali e scalza, in punta di piedi, si diresse verso la finestra.
Saltò giù e iniziò a correre verso l'uscita del Villaggio, lontana da lui... il più possibile.


Sasuke non terminò di scendere le scale, che il suo sesto senso gli consigliò di risalirle... e alla svelta.
"Dannazione" ringhiò vedendola scomparire dietro la tenda.
Iniziò così un lungo inseguimento che terminò quando, nella foresta della morte, una pioggia di kunai si abbatté sulla rosa, fermando la sua corsa.

Sakura si rialzò e si guardò attorno per rintracciare il nemico.
"Stai bene?"
La voce di Sasuke.
Era stato lui a fermarla? No. Non poteva essere.
"Mi hai quasi ammazzata" gli urlò contro, rimettendosi in piedi.
"Sshh! Sta zitta!" le ordinò, comparendole davanti, come per proteggerla.
Capì che non era stato lui a fermarla in quel modo brusco e che non erano da soli.
Il terreno cominciò a tremare e profonde crepe si aprirono sotto i loro piedi.
"Ma non erano tutti morti?" chiese stupita e allarmata alla vista degli Zetsu bianchi che copiosi fuoriuscivano dal terreno.
"A quanto pare no" constatò il moro attivando lo Sharingan "Ma basterà un attimo" aggiunse.
La fiamma nera avvolse i corpi degli Zetsu che si squagliarono come neve al sole.
"Rifiuti" esclamò Sasuke con disprezzo, voltandosi verso la rosa che ora avrebbe dovuto dargli le risposte che voleva.
Sakura indietreggiò di qualche passo, cercando un modo per fuggire, di nuovo.
Sasuke le si avvicinò lentamente con quel ghigno malefico di chi sa di avere la preda in pugno.
"Non è possibile" esclamò sbarrando gli occhi.
Gli Zetsu alle spalle di Sasuke stavano rinascendo dalla poltiglia informe in cui li aveva ridotti.
"Dimmi la verità Sakura" le ordinò, convinto di essere a un passo dal farla parlare dato il terrore che le leggeva negli occhi.
"Sa-suke" sussurrò indietreggiando ancora, mentre gli Zetsu ricominciavano ad avanzare verso di loro.
"Dov'è finita la tua sicurezza,Sakura?" la canzonò non comprendendo il pericolo.
"Voltati Sasuke"
"Pensi che io sia uno stupido? Sai che con me i tuoi giochetti non funzionano"
Troppo tardi.
Gli Zetsu lo attaccarono alle spalle, gettandolo al suolo.
"Nostra madre ci ha insegnato come fronteggiarti Uchiha" sibilarono all'unisono mentre lo sommergevano con i loro corpi informi.
"Lasciatelo" urlò disperatamente, mentre tentava, come lui, di liberarsi di loro.
"Sakura scappa" le disse prima di venire inghiottito dalle fauci della pianta carnivora in cui riuscivano a trasformarsi.


La stessa sorte capitò a lei.


Nello stomaco di quel mostro in cui si sarebbero potute trasformare tutte le persone a lei care, sembrava come galleggiare nell'aria.
Il calore era intenso e dalle pareti sgorgava del liquido che a contatto con la pelle bruciava come il fuoco.
Ranicchiata, in stato di semi incoscienza, pronta per essere digerita, Sakura cominciò a chiedersi se fosse giunta l'ora di deporre le armi e abbandonarsi all'oblio.


"Itachi, Naruto... perdonatemi.Sasuke... io... "

 

 

Si arrese.

 

 

 

 



"Abbi almeno il buongusto di morire con onore"


Spalancò gli occhi.


"Kaguya!?!"

 


"Non ti ho lasciato morire sul campo di battaglia e non lo farò neanche adesso. Sei troppo debole per opporti e io ho bisogno che tu resti viva, almeno fino a quando non riuscirò a trovare un contenitore meno difettoso" le spiegò nel limbo dei loro pensieri.
"Preferisco morire" ribatté prontamente.
"Vuoi che anche Sasuke muoia?" le chiese con un sorriso malvagio stampato in faccia.
"Sasuke! No! Non voglio!" urlò portandosi le mani al viso.
"Risposta esatta, ragazzina"

Una luce abbagliante illuminò la foresta.
I pezzi dello Zetsu, in cui era rinchiusa, schizzarono ovunque.
Il potere di Kaguya scorreva nelle sue vene ed era una bellissima sensazione, anche se, in cuor suo sapeva che fosse sbagliato.
Con un semplice cenno della mano, ordinò allo Zetsu che teneva imprigionato Sasuke di aprire le sue fauci.
Lo tirò fuori da lì, facendolo volteggiare nell'aria come una piuma per poi scaraventarlo al suolo con la speranza che non riprendesse i sensi e non la vedesse in quello stato.
Ma la pungente aria fresca della sera, in contrasto con il caldo soffocante dello stomaco della pianta, aveva già sortito i suoi effetti e Sasuke galleggiando a mezz'aria aprì debolmente gli occhi.
L'immagine che gli si parò davanti aveva dell'incredibile.
"Ka-gu-ya" sussurrò appena, privo di forze.
La guardò più attentamente e notò qualcosa di diverso dall'ultima volta in cui si erano incontrati: i suoi occhi.
Erano verde smeraldo e solo una persona al mondo aveva gli occhi di quel particolare colore.
Ricordavano straordinariamente quelli di...
"Sakura" la chiamò a gran voce per avere conferma dei suoi sospetti.
Lei alzò lo sguardo verso di lui e i loro occhi si incontrarono.


Nascosta dietro quell'aura di potere demoniaco c'era proprio lei.
Lesse nei suoi occhi la paura, la stessa che cominciava a provare lui riconoscendola nelle vesti di colei che aveva il potere di distruggere l'intero mondo.
"Sa-suke" sussurrò appena, in quello che era un grido di aiuto.
La sua mano si mosse automaticamente, scaraventandolo con violenza contro un albero.


Gli Zetsu si inginocchiarono dinanzi a lei.
"Madre, finalmente ti abbiamo trovata " recitarono all'unisono.
Sakura/Kaguya non gli rispose.
Gli Zetsu, come da ordini ricevuti, si erano nascosti nel sottosuolo, in attesa della sua rinascita. Quando avevano sentito l'aura del suo potere erano venuti allo scoperto, ma non l'avevano riconosciuta nelle vesti della ninja di Konoha.
La donna alzò un braccio e lo fece ricadere come un fendente su di loro, riducendoli in polvere.
Sasuke, intontito, cercò di rialzarsi, guardando attonito la loro miserrima fine.
"Non servite più" recitò la donna con un ghigno.


“Questa non è la voce di Sakura” notò il moro, che cominciava ad avere una vaga e confusa idea di quello che stava accadendo.
La donna fece qualche passo, incamminandosi verso il Villaggio.
Puntò un dito verso di esso e Sasuke sbarrò gli occhi, intuendo quali fossero le sue intenzioni.
Lingue di fuoco si abbatterono come fruste sulle case, riducendole a un cumulo di macerie.
Si udirono urla disperate e la sirena del Villaggio cominciò a suonare insistentemente.
Anche la foresta aveva preso fuoco e le fiamme si ergevano al cielo illuminandolo a giorno.


Doveva fare qualcosa per fermarla... ma cosa?
Non sarebbe riuscito ad affrontarla, era troppo forte e poi era... Sakura.
Dalle maniche della casacca vide spuntare dei rami, che lentamente si stavano facendo strada sulle braccia e così sulle gambe.
La sua mente tornò anni addietro, quando in quella stessa foresta anche lui aveva perso il controllo del segno maledetto. Era stato il suo abbraccio a fermarlo... il suo amore.
Non era ancora pienamente cosciente di quello che provava, ma le sue gambe si mossero da sole.


Corse verso di lei e l'abbracciò da dietro.
Il suo corpo era incandescente, la sua maglietta si ridusse in poco tempo in una pioggia di piccoli pezzettini fumanti, lasciando il suo torace indifeso da quel calore opprimente che gli stava ustionando la pelle.
"Sakura..." la chiamò sperando che lo sentisse. Le sue braccia ormai rosse e scottate non avrebbero retto a lungo.
"Ti prego fermati"

Fu come se il tempo si fosse improvvisamente fermato per poi riavvolgersi.
Le case abbattute, tornarono in piedi e le fiamme della foresta si ritirarono fino a sparire.
Anche le sue ustioni sparirono e così il tatuaggio di Sakura.


"Maledetto Uchiha!" sibilò Kaguya prima do ritornare nell'oscurità dalla quale era temporaneamente emersa.


Nonostante il pericolo fosse stato scampato, Sasuke continuò a tenere le braccia strette intorno a lei.
Qualcosa di caldo le bagnò e capì che Sakura era di nuovo in sé.
"Aaahhh!" urlò con disperazione accasciandosi di peso sulle sue braccia.
Lasciò che si sfogasse, sentendo il dolore e la paura che aveva provato come se fossero suoi.
"Sono qui." le sussurrò a un orecchio cominciando a dondolarla con una dolcezza di cui non credeva essere capace.
"M-mi dispiace" singhiozzò lei, conscia di quello che aveva fatto.
Quando aveva sentito le sue braccia avvolgerla, era riuscita a prevaricare Kaguya e a ripristinare le cose, ma il rischio che aveva corso era stato molto alto.
Le aveva permesso di prendere totalmente il controllo e questo, per colpa del suo desiderio di salvare Sasuke.
"Lasciami andare" gli ordinò con tono duro, asciugandosi le lacrime.
Sasuke non capì il motivo di quella richiesta, pronunciata in quel modo e la lasciò andare.
"Devi starmi lontano, hai capito?" continuò lei cercando di essere distaccata nonostante il profumo della sua pelle inebriasse ancora i suoi sensi.
"Perché?" le chiese tra i denti.
"Perché ti odio. Non significhi nulla per me e mi fa ribrezzo averti vicino" esagerò, sperando che funzionasse.
"Ribrezzo? Non sembrava provassi "ribrezzo" poco fa." ringhiò.
"Pensavo fossi Itachi" rispose lei, che aveva come unica speranza, quella di ferirlo.
Il colpo andò a segno: una stretta allo stomaco gli provocò la nausea.
Non contava più nulla per lei e non poteva darle torto. Da quando era tornato non aveva fatto altro che trattarla con sufficienza. Neanche quando aveva saputo del suo lutto era riuscito a rivolgerle una parola gentile.
Ma non era stato il suo amore a fermarlo quella volta?
Era stato il medesimo sentimento a permettergli di fare lo stesso con lei?


Stava mentendo, non c'erano altre spiegazioni.


Tentò di mettere insieme i pezzi del puzzle per rafforzare quella convinzione.
Kaguya per qualche strano motivo doveva aver preso possesso del corpo di Sakura. Quando l'avevano trovata in fin di vita sul campo di battaglia doveva essere stata reduce dello scontro con lei, oppure doveva aver cercato di uccidersi per liberare il mondo da quella minaccia. Non ci era riuscita e cercava di tenerla confinata dentro di sé come, all'inizio, Naruto faceva con la volpe. Itachi doveva averla aiutata a gestire il suo potere, o qualcosa del genere - la storia della missione umanitaria non se l'era mai bevuta e in quel frangente dovevano aver instaurato un rapporto molto stretto.
Cercare di tener a freno Kaguya non doveva essere semplice per Sakura, necessitava di un incredibile concentrazione e di autocontrollo.


Bingo!


Lui era il suo punto debole. Ne era sicuro.
Con lui non era mai riuscita ad essere lucida, neanche quella volta in cui aveva provato ad ucciderlo.
Per questo motivo lo teneva a debita distanza, facendo finta che non esistesse.

Anche ora cercava di allontanarlo. Si era autoimposta di dimenticare quello che provava un tempo per lui e che forse provava ancora, per il suo bene e quello del Villaggio.
Arciconvinto che le sue supposizioni fossero vere, le comunicò la sua conclusione.
"Non sei mai stata brava a fingere"
"Il tuo egocentrismo non ha limiti. Pensi che io stia fingendo? Pensi davvero di contare ancora qualcosa per me? Ti sbagli Uchiha!" sbraitò con la disperazione nel cuore.
Avrebbe voluto dirgli che lo amava, che lo aveva sempre amato, ma non poteva... non doveva.
Si scagliò contro di lui, ma il suo pugno, per nulla convinto, fu fermato dalla sua mano.
Sasuke chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, vide i tomoe dello Sharingan che la fissavano.

 

“Ricorda Sakura” le sussurrò.

 

 

Sei sempre stata noiosa...

 

 

"Oggi conquisterò Sasuke e... gli ruberò il primo bacio"

 


"Il mio nome è Sakura Haruno. La cosa che mi piace è...

cioè la persona che mi piace è.

E mh... i miei sogni per il futuro... mh.

Il mio hobby è... Oh sì!"

 

 

... e apprensiva ...

 

 

Questa non è un'illusione, è freddo...

(...)

Scrivere la regola 25

(...)

Non importa la situazione,

uno shinobi non deve mai esprimere le sue emozioni,

la priorità va data alla missione.

Sasuke-kun!!! “

 

 

Sakura sei pesante!”

Sasuke-kun!!! Sasuke-kun!!!Sasuke-kun!!!”

 

 

... hai tentato di proteggermi prendendo coscienza di quanto potessi essere forte...

 

 

Ho sempre pensato a me come un ninja orgoglioso.

Ho sempre detto che amo Sasuke-kun.

Insegnavo le cose a Naruto come fossi migliore di lui.

Ma io...

Io ho sempre guardato le vostre spalle.

(...)

Il momento è arrivato...

il momento di dare uno sguardo alle mie spalle”

 

 

... hai provato a salvarmi ...

 

Perchè non mi dici nulla? Perché sei sempre così silenzioso?

(...)

Vuoi tornare indietro per essere solo?

Mi hai raccontato quanto è doloroso essere soli...

adesso io conosco il tuo dolore.

Se tu vai via, io sarò sola quanto te”

 

Io ti amo con tutto il cuore!

Se decidi di restare con me non lo rimpiangerai

perchè ogni giorno faremo qualcosa di divertente

saremo felici, lo giuro!

Farò tutto per te... quindi... per favore resta con me!”

 

 

... anche da me stesso ...

 

Sasuke-kun, ho deciso di seguirti!

Volterò le spalle a Konoha.

(...)

Farò tutto ciò che vuoi.

Non voglio avere rimpianti”

 

 

Se solo riuscissi a pugnalare lui,

sarebbe finita”

 

 

... se solo i miei occhi avessero potuto vedere...

... se le mie orecchie fossero state in grado di sentire...

...non saresti stata più sola...

...io non sarei stato solo...

 

Ma ora...

 

E' tutto così chiaro...

 

 

 

 

Le lacrime scesero dai suoi occhi, fermandosi a bagnare la spalla di Sasuke che l'aveva cinta nuovamente con le sue braccia.

“Sasuke-kun” sussurrò ridestandosi dai ricordi che lui l'aveva costretta a rivivere.

Alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi che non la guardavano più con rabbia, né con indifferenza.

Le sue labbra, che per tanto tempo aveva sognato di violare, troppo vicine per non essere pericolose.

I ricordi di quella vita che sembrava distante anni luce, avevano risvegliato il bisogno di lui.

Aveva tentato di reprimere il suo desiderio, di sopprimere i sentimenti, convinta che fosse lui il suo punto debole.

Solo in quel momento si rese conto, che sbagliava.

Era lei che lo rendeva tale, con le sue insicurezze e la paura di venire rifiutata ancora.

Lo aveva allontanato, pensando di fare un favore a se stessa e a lui, che non aveva mai mostrato interesse, né affetto nei suoi confronti.

Il cammino che Sasuke aveva dovuto affrontare per capire quali fossero i reali sentimenti che provava per lei, era stato impervio e confuso.

Per lei era stato molto più semplice affermare con sicurezza di amarlo, ma altrettanto difficile era stato negare di averlo mai fatto.

La mano di Sasuke si posò sulla sua guancia, raccogliendo le lacrime che la rigavano.

Le loro labbra si avvicinarono lentamente, come attirate, reciprocamente, da una potente calamita, alla quale non ci si poteva opporre.

L'attimo in cui si sfiorarono annullò le paure e i timori che mutarono in in un desiderio, fatto di lacrime e rabbia.

Si nutrirono voracemente dei loro respiri, lasciando danzare le loro lingue che ingorde, si intrecciavano, accarezzavano,fuggivano, per poi rincorresi ancora.

Le mani di Sakura, perse in quei fili di seta color ebano, si deliziarono a tirarli, spettinarli, mentre il desiderio di andare avanti, essere sua, cresceva impetuoso.

Scese lungo il suo collo, fino alla scollatura del kimono che lasciava intravedere il suo torace e pose la mano in direzione del suo cuore.

Ascoltò il suo battito... uguale al suo.

Il tocco gelido della mano di lui che si sovrapponeva alla sua, la costrinse ad allontanarsi e a guardarlo di nuovo negli occhi.

Arrossì nel leggere in essi, lo stesso desiderio.

Nascose l'imbarazzo, rituffandosi nella sue labbra, con più foga, mentre la mano posata sul cuore afferrava il lembo del kimono per scoprire del tutto il niveo torace.

Il fuoco aveva bruciato molte volte l'animo di Sasuke, per rabbia, per vendetta, per dolore, ma quel fuoco che stava ardendo adesso in lui, era diverso.
Era smanioso di sentire la pelle di Sakura sulla sua, di percorrerne ogni centimetro con le mani e le labbra, fino a consumare tutte le sue energie unendosi a lei, in una cosa sola.

Totalmente perso nella vorticosa danza delle loro lingue, provò un brivido sentendo sotto la sua mano, la morbida pelle del seno della rosa, che lui, aveva provveduto a denudare senza neanche accorgersene.

Lo strinse delicatamente, come per chiedere il permesso.

Sakura gemette sommessamente e si avvinghiò a lui per far aderire i loro corpi, cosicché la loro pelle potesse conoscersi per la prima volta.

Si inginocchiarono sull'erba e si liberarono degli ultimi indumenti.

Lo spettacolo dei loro corpi nudi e accaldati, accrebbe il desiderio e la rabbia per tutto il tempo che avevano negato a se stessi quelle emozioni.

Il luogo non era adatto per simili effusioni, correvano il rischio di essere visti, ma non se ne preoccuparono. Per l'occasione quell'erba fresca sarebbe stata il loro talamo e il cielo, le lenzuola.

Non c'era nulla al mondo che potesse frenare i loro corpi che avvinghiati in un abbraccio che sapeva di eterno, fondevano l'essenza della loro stessa pelle.

Era la prima volta per entrambi, ma le carezze che con bramosia esploravano territori sconosciuti, provocando gemiti e mugolii, sembravano possedere un'esperienza innata, come se il corpo dell'uno non avesse alcun segreto per l'altro.

Non importava se avrebbe fatto male, o se sarebbe stato solo un momento di passione, Sakura sapeva di volerlo e lo distolse dalla estatica tortura che stava infliggendo ai suoi seni e lo tirò a sé, verso le labbra.

Con leggeri movimenti del bacino, lo invitò a compiere l'ultimo atto, quello che forse, non osava chiederle.

Soffocò in un bacio il dolore di quella spinta, non molto delicata, che le aveva rubato la purezza.

L'aveva donata all'unico uomo che aveva sempre amato e il navigare in quel mare di completezza

e soddisfazione, divenne sempre più dolce.

Sasuke rimase immobile. Se per lui era stata una sorta di liberazione a quella sublime pena che era il corpo nudo della rosa tra le sue braccia, per lei era stato un vero e proprio trauma fisico. Sentì il pulsare della sua femminilità violata e attese che il terrore che leggeva nei suoi occhi e il dolore che aveva soffocato mordendogli il labbro inferiore, si attenuassero.

Le esili gambe di Sakura, avvolte saldamente ai suoi fianchi, lo incitarono a riprendere, suggerendogli il ritmo con il quale quel fastidio – non più dolore – si sarebbe attenuato, diventando ben presto un lontano ricordo, mentre nuove emozioni e sensazioni si sarebbero fatte strada in lei.

 

Unghie che si conficcano nella carne in cerca di un appiglio a cui aggrapparsi per non perdere se stessi.

Gemiti che come echi di una battaglia da cui non vi è vincitore risuonano nelle orecchie che non potranno mai dimenticarli

Labbra che si sfiorano per poi mordersi avidamente, fino a sentirle talmente umide da aver paura che anche un lieve soffio di vento possa spaccarle in due.

Sudore e lacrime che si fondono in un sapore nuovo, inusitato, ma che sa di buono, come un frutto assaggiato per la prima volta.

Corpi che scivolano l'uno sopra l'altro. La pelle scotta così tanto da essere in grado di sciogliere un ghiacciaio.

Raggiungere l'apice del piacere, insieme, è come essere travolti dal mare in burrasca. In balia di onde di cui non credevi l'esistenza.

Come naufraghi appena approdati a una spiaggia sicura, i corpi si abbandonano alla stanchezza e si lasciano lambire dai delicati flutti della battigia.

 

 

 

 

 

“Era la vertigine. L'ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere.

La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza.

Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle,

ci si vuole abbandonare a essa.”

"L'insostenibile leggerezza dell'essere" - Milan Kundera




 

(Sasuk8)

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Chiedo umilmente perdono per il ritardo clamoroso, ma ho avuto i miei buoni motivi – o almeno spero.

Desiderando di ridare i ricordi a Sakura, uno a uno, ho dovuto rivedere un bel po' di puntate di Naruto(Prima serie e Shippuden) perché volevo riportare le sue vere parole. Avevo addirittura un foglio di appunti per creare una specie di indice a fine capitolo con i vari episodi da cui sono state tratte le frasi, ma, ahimé, l'ho perso. * China il capo, chiedendo perdono*

Ho voluto iniziare il chappy con una frase di Jiraiya che nella sua semplicità esprime un concetto talmente “Vero” da poter essere declassato a ovvio, quando non lo è.

La citazione finale – ho aspettato il momento propizio per utilizzarla – è tratta da uno dei miei “tomi sacri” (i mie libri preferiti , nda).

Sakura si abbandona alla sua vertigine, trovando – forse – la sua liberazione.

Spero che il capitolo vi piaccia e attendo con ansia le vostre opinioni.

Un bacione

sasuk8

* passa la palla a manga e corre a scrivere l'aggiornamento della sua fan prima che qualcuno si rivolga a Chi l'ha Visto*

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Capitolo 9
*** Rivelazioni ***


L’infinito cielo stellato era contemplato dallo sguardo di due persone nude, accaldate e dai corti respiri che giacevano distesi sull’erba, l’uno accanto all’altra, dopo essersi amati per la prima volta.
Era successo tutto in fretta... la scoperta del tatuaggio, la fuga, gli zetsu bianchi, l’attacco a Konoha per mano di Kaguya dentro al corpo di Sakura... ed era proprio quest’ultimo ricordo a tormentare la mente di Sasuke.

“Perché lei è in te?” chiese impassibile continuando a guardare le stelle.

Sakura non rimase sorpresa della domanda e ritenne giusto raccontargli la verità:

“A causa di un’antica profezia legata alla mia famiglia materna. Per molte generazioni, fino ad oggi, le prescelte erano destinate ad accogliere e a donare il proprio corpo all’essenza di Kaguya affinché potesse ritornare sulla Terra e dominarla... io... ero l’ultima rimasta e non ho accettato il mio destino!” rispose senza esitazioni incapace però di confessargli l’omicidio di aver ucciso i suoi genitori.

Sasuke la osservò con la coda dell’occhio notando il viso triste e gli occhi immersi in ricordi dolorosi. Non gli sembrò il caso di chiederle spiegazioni, aveva altre domande da farle.

 “Cosa c’entra mio fratello?” distogliendola dai suoi pensieri.

“Conosceva la profezia e mi ha aiutata a contrastare l’essenza di Kaguya… è stato la mia guida spirituale… gli devo la mia vita!..” rievocando nella mente gli ultimi tre mesi: “… Ma non è facile, Kaguya agisce colpendo i miei punti deboli… tu e Naruto!”

“Il dobe?” chiese cercando di controllare la rabbia al ricordo del loro bacio davanti all’accampamento medico.

“Sì…. lui è sempre stato un amico sincero, un fratello… e quando mi è capitata l’opportunità di fare qualcosa per lui, non l’ho fatto!” rispose amaramente.

“A cosa ti rif..”

“Basta! Ora rispondi tu alla mia domanda!” appoggiandosi su un fianco e guardandolo attentamente.

Sasuke si voltò solo con il capo e i loro occhi ritornarono in contatto.

“Adesso che sai ogni cosa e dopo quello che c’è stato fra di noi, che intenzioni hai? gli chiese con determinazione.

“Cosa intendi?” come se per lui fosse una domanda sciocca e scontata.

Sakura strinse i pugni e:

“Ho capito tutto!” alzandosi in piedi ed iniziando a cercare i vestiti sparsi sull’erba.

“Dove vai?” domandò sorpreso.

“Via!... Via da te!” continuando la sua ricerca senza degnarlo di uno sguardo. Kaguya aveva già preso il controllo su di lei scagliando un attacco contro Konoha, poteva accadere di nuovo e forse in modo più consistente. Il rischio era troppo alto, doveva andarsene dal villaggio, lontano da lui, dal suo punto debole, dal suo unico amore, portando per sempre dentro di sé il bellissimo ricordo di quella notte.

“Spiegati meglio!” disse impassibile alzandosi a sedere e puntandole addosso lo sguardo.

Sakura gettò a terra l’unico indumento raccolto e si voltò piena di rabbia.

“Kaguya prende forza dalla mia sofferenza e quindi devo stare lontana da tutto ciò che può causarla e tu, Sasuke, ne sei sempre stato una fonte inesauribile!”

L’Uchiha non si scompose continuando a guardarla come nulla fosse e a lei non rimase altro che sospirare rassegnata:

“Me ne andrò dal villaggio, è la cosa migliore per me… per voi!” voltandosi con l’intento di rivestirsi.

“Non te lo permetterò!” alzandosi di scatto e senza darle il tempo di voltarsi la afferrò per i polsi spingendola con poca delicatezza contro un tronco d’albero.

Sakura era immobilizzata, il corpo schiacciato contro la corteccia, le braccia incatenate dietro la schiena e il petto di lui talmente vicino da percepirne il calore.

“Lasciami!” gli ordinò cercando di divincolarsi.

“No!” fu la semplice risposta stringendo maggiormente la presa sui polsi.

“Hai preso la tua decisione ed io la mia, hai visto anche tu cos’ha portato la mia debolezza… Kaguya si è impossessata di me e potrebbe rifarlo ancora!” disse con voce tremante cercando di trattenere le lacrime.

“Ho detto solo che non lo so, non mi sembra che sia una decisione!...” e continuando a tenerle i polsi la voltò verso di lui incrociandone lo sguardo: “… E’ tutto nuovo per me! Fino a qualche ora fa ti giudicavo un’insopportabile noiosa, mentre ora….” abbassando lo sguardo e ammirando la sua nudità.

“Smettila di guardarmi in quel modo, mi metti in imbarazzo!” voltando il capo di lato cercando di nascondere il rossore sulle gote.

“Prima non ti dava fastidio!” disse maliziosamente togliendo una mano dalla presa ai polsi e prendendole delicatamente il mento, incrociando nuovamente i loro occhi.

“Prima è il passato, io ho bisogno di sapere il futuro!” continuando ad esprimergli le sue preoccupazioni.

“Vuoi sapere se soffrirai ancora per me? La risposta è sì… ti farò soffrire perché questa è la mia natura, ma di una cosa puoi essere certa… non mi sei indifferente!” guardandola dolcemente in attesa di una sua risposta.

Sakura continuò a guardarlo negli occhi: aveva ragione, era successo tutto troppo in fretta e aveva bisogno di tempo per metabolizzare il tutto. Sasuke aveva un proprio codice d’onore e mai l’avrebbe infangato facendo sesso per puro divertimento o per un suo bisogno personale. L’ultima frase poi, era stata la conferma di provare dell’interesse nei suoi confronti.

Sasuke era l’amore della sua vita e gli avrebbe dato tutto il tempo necessario per capire a fondo i suoi sentimenti senza fargli nessuna pressione evitando così di soffrire lei stessa.

Accennò un leggero sorriso e acconsentì con il capo.

Sasuke le accarezzò una guancia e l’altra mano le lasciò liberi i polsi andando ad appoggiarsi delicatamente sul fianco della rosa. Le loro labbra si unirono nuovamente e con dolcezza iniziarono a far danzare insieme le loro lingue.

Presto si ritrovarono sdraiati sul manto erboso mentre le mani accarezzavano i loro corpi  provocando fitte di piacere e di desiderio soffocando i gemiti con le loro bocche. L’unione fu delicata e passionale eliminando la rabbia che aveva caratterizzato la loro prima volta.

Rimasero abbracciati aspettando l’alba ormai imminente. Controvoglia si alzarono ed iniziarono a vestirsi, incamminandosi verso le porte del villaggio. Né un contatto, né una parola, ma solo uno sguardo intenso prima di separarsi .

Sakura rincasò esausta buttandosi a peso morto sul letto, addormentandosi all’istante. Non si accorse della risata malefica che echeggiò sinistra all’interno del suo corpo.

Sasuke entrò nella sua stanza direttamente dalla finestra per evitare di svegliare i membri della sua famiglia ed essere costretto a dare delle spiegazioni su dove fosse stato.

La tentazione di sdraiarsi sul letto era tanta, ma c’era una questione molto più importante da risolvere. Decise di farsi una doccia fredda sperando di riprendersi e dedicarsi con la massima concentrazione alla sua ricerca. Una volta spogliato, notò con grande disappunto una serie di graffi sul petto, sulla schiena e cosa peggiore, tre aloni bordeaux lungo il collo.

“Maledetta! Mi hai marchiato!” pensò infastidito ma con un leggero sorriso stampato sulle labbra.

La doccia fu molto veloce, vestirsi un po’ meno: doveva trovare un abbigliamento adeguato per nascondere tutti quei segni, ma il suo armadio sembrava provvisto solo di kimoni aperti sul petto. Rovistò tutti i cassetti fino a quando trovò una maglietta nera, riuscendo così a coprire i graffi, ma il problema maggiore riguardava il collo… cosa poteva indossare per non destare sospetti e domande imbarazzanti? Non trovò niente, tranne…

Scese in cucina credendo di non trovare nessuno, ma con suo stupore la madre ed il padre stavano già facendo colazione.

“Buon giorno caro, preferisci del the o del caffè?” gli chiese amorevolmente Mikoto.

“Giorno!... Caffè!” mettendosi a sedere di fianco al padre.

“Sei molto mattiniero come tuo fratello nonostante questa notte abbiate fatto tardi! Quando io e tua madre siamo rincasati voi non c’eravate ancora… spero vi siate divertiti!” affermò Fugaku sorseggiando il suo bicchiere di thè.

“Mmh!” fu l’unica risposta.

“Mamma… potresti prepararmi qualcosa per il pranzo? Devo fare una cosa molto importante e non so quando rincaserò… forse questa sera o questa notte, non saprei!” disse impassibile iniziando a bere la bevanda amara.

“Anche tu? Tuo fratello mi ha fatto la stessa richiesta! Vedrò cosa posso fare con così poco preavviso!” sospirò Mikoto aprendo i vari cassetti della dispensa pensando a cosa cucinare.

“Itachi?” chiese stupito.

“Si, tuo fratello è uscito mezz’ora fa dopo aver fatto la tua stessa richiesta. Si può sapere che cosa dovete fare?” chiese incuriosito il padre appoggiando sul tavolo il bicchiere vuoto.

“Non posso rispondervi per mio fratello, perché non lo so nemmeno io, ma per quanto mi riguarda…” bevendo l’ultimo sorso di caffè: “… devo fare una cosa importante!”
alzandosi e prendendo il pane intero, l’insalata e i pomodori che la madre aveva appena appoggiato sul tavolo.

“Aspetta Sasuke! Devo ancora prepararti i panini!” cercò di replicare Mikoto.

“Va bene così, ci vediamo!” uscendo di casa senza dare altre spiegazioni.

“Sono proprio fratelli!” affermò sorridendo la donna.

C’era solo un posto dove Sasuke poteva sperare di trovare qualche informazione in più su Kaguya: il tempio degli Uchiha. Doveva e voleva aiutare Sakura.

Il tempio era rimasto tale e quale: lugubre e buio.

Accese una torcia posta all’ingresso e iniziò ad inoltrarsi al suo interno. Scese le scale fino a raggiungere la grande sala delle pergamene appena illuminata da una luce soffusa. Non era solo, c’era qualcun altro.

“Otouto? Che ci fai qua?” chiese sorpreso.

“Potrei farti la stessa domanda nii-san!” rispose apatico entrando nella sala e posizionando la torcia accanto a quella del fratello.

Itachi continuò a guardarlo senza proferire parola, studiando attentamente le sue mosse. Sasuke lo supererò dirigendosi verso la scansia delle pergamene e iniziando a cercare quello che gli interessava.

Percepiva lo sguardo di Itachi su di sé ed essendo stato la guida spirituale della rosa, aveva diritto di conoscere le sue intenzioni, cercando però di non sbilanciarsi troppo:

“So tutto!” dichiarò semplicemente prendendo una serie di pergamene impolverate.

“A che ti riferisci?” chiese incuriosito.

“A Sakura… e a Kaguya!” mettendosi a sedere e iniziando ad aprire le pergamene.

“Te lo ha detto lei?” insistette Itachi.

“Più o meno!” borbottò.

Itachi si avvicinò velocemente sbattendo le mani sul tavolo:

“Otouto… rispondimi!” gli ordinò.

Sasuke alzò lo sguardo leggendo chiaramente la preoccupazione dipinta sul volto del fratello.

“Dovevamo chiarire!... Mi ci è voluto un po’ ma alla fine sono riuscito a farla parlare!” gli spiegò con molta calma sperando di averlo convinto.

Itachi sospirò e si mise a sedere:

“Meno male!... Otouto, non so fino a quanto ti abbia raccontato, ma ascoltami bene…” guardandolo seriamente negli occhi: “… in questi mesi Sakura si è molto impegnata nel cercare di contrastare l’essenza di Kaguya… sembra esserci riuscita ma è ancora inesperta e molto vulnerabile… basta un qualsiasi ricordo doloroso o un forte dispiacere per rendere vani i suoi sforzi. Se ciò accadesse, l’intero villaggio e il mondo intero rischierebbe di soccombere sotto il potere distruttivo di Kaguya, quindi ti chiedo di non comportarti male con lei!”

“Lo so… non è mia intenzione rinvangare il passato ma solo vivere il presente pensando al futuro!” affermò con fierezza.

“Le tue parole di fanno onore Otouto e spero che le manterrai… Sakura ha patito le pene dell’inferno… prima la morte dei suoi genitori, poi la reincarnazione di Kaguya riuscendo a contrastarla e riportandoci in vita, poi….”

“Aspetta!... Che hai detto? E’ stata lei a riportare tutti in vita?” chiese sbigottito.

“Si… credevo te lo avesse detto!” guardandolo pensieroso.

“E’ per questo che prima ti ho detto più o meno… vedendola restia a raccontare non ho voluto insistere!” cercando di ripiegare e di essere sempre convincente agli occhi del fratello.

“Capisco... dato che conosci la maledizione che incombe su di lei, tanto vale che tu venga al corrente di tutto!”

Itachi gli raccontò tutta la storia, dalla decisione di uccidere i suoi genitori, all’ultimo desiderio prima di morire dopo aver attivato la tecnica della resurrezione, al tatuaggio e al suo ampliamento, alla forza spirituale di Kaguya all’interno della sua mente e il rischio di finire inghiottita nell’oblio interiore della dea cedendole il suo corpo.

Sasuke ascoltò con molta attenzione provando rabbia per il suo comportamento passato: l’aveva umiliata in tutti i modi possibile senza accorgersi minimamente di quanto in realtà stesse soffrendo.

“Otouto, il pericolo maggiore è che Kaguya possa riuscire a prendere il possesso del suo corpo e della sua mente… l’ultima volta che è successo è stata la sera prima di partire per il nostro viaggio… Naruto si era accorto che c’era qualcosa di strano in lei e quando ha cercato di affrontarla, Sakura ha sprigionato una forza enorme riuscendo a scaraventarlo a terra con estrema facilità… Kaguya è molto forte e non bisogna sottovalutarla!” Itachi guardò il fratello cercando di decifrare il suo sguardo.

“Sai… ho capito a quale scena ti riferisci… quella sera dovevi ritornare da una missione e volevo venirti incontro… passando davanti all’accampamento dell’ospedale, li ho visti… ti confesso che fino a questo momento ho pensato avessero fatto altro!” affermò con un leggero sorriso provando una strana sensazione di benessere.

Itachi lo guardò un attimo per poi iniziare a ridere:

“Otouto, non dirmi che credevi…”

“Nii-san, non ridere! Se fossi stato al mio posto avresti pensato la stessa cosa!” rispose infastidito, iniziando a concentrarsi nuovamente sulla lettura delle pergamene.

“Ti chiedo scusa, non volevo ridere di te… parlando d’altro… se sei qui immagino tu stia cercando delle informazioni su Kaguya, vero?” chiese seriamente.

“Mmh!” rispose completamente assorto nella lettura.

Per alcune ore i fratelli si concentrarono sulla loro ricerca fino a quando Itachi, stiracchiandosi, non notò qualcosa di strano.

“Otouto?... Come mai indossi una maglia anziché il tuo solito kimono?” chiese con curiosità, sapendo quanto fosse abitudinario.

“Mi andava di cambiare!” rispose apatico continuando a leggere.

“Ahhh!... E come mai indossi il coprifronte della foglia attorno al collo?” continuò a chiedere maliziosamente, intuendo che forse, il chiarimento dei due ragazzi non si fosse basato solo sulle parole…

Sasuke si irrigidì e le gote si colorarono appena di rosso…

Bingo!

“Nii-san!... Che razza di domande fai!” rispose seccato cercando di nascondere l’imbarazzo.

Itachi sorrise e smise di fargli altre domande… la vita privata di Sasuke doveva rimanere tale e non sarebbe stato di certo lui ad invaderla.

Quando uscirono dal tempio, il sole era già tramontato da diverse ore, il cielo era completamente buio fatta eccezione per qualche sporadica stella.

Giunti a un incrocio che portava da un lato al loro quartiere e dall’altro al centro del villaggio, Sasuke si fermò di colpo.

“Nii-san!... Mi sono dimenticato di una cosa, arrivo fra un po’!” cercando di controllare il tono della voce.

“I nostri genitori saranno già andati a dormire… ti lascio la finestra della tua camera aperta!” balzando sopra i tetti senza lasciarli il tempo di dire o chiedere qualcosa.
Sapeva che voleva andare da Sakura e che allo stesso tempo voleva tenersi per sé questo segreto.

Sasuke ringraziò mentalmente il fratello e iniziò a correre per le vie del villaggio, cercando di non farsi vedere da nessuno.

L’appartamento della rosa era buio, nonostante non fossero ancora le undici di sera. Entrò dalla finestra della camera, la stessa che aveva utilizzato per spiarla la sera prima.

La trovò sdraiata sul letto, con indosso gli stessi vestiti del mattino. Dormiva beatamente e quasi avrebbe preferito non svegliarla, ma era li per lei.

“Sakura!” le bisbigliò all’orecchio scuotendola appena.

La rosa iniziò a svegliarsi e, dopo essersi stiracchiata in un modo poco femminile, si spaventò incontrando i due occhi neri che la fissavano.

“S-sasuke!” urlò alzandosi a sedere sul letto, rossa in viso.

“Credevo mi aspettassi sveglia!” si limitò a dirle sedendosi sul letto.

Sakura puntò lo sguardo verso la sveglia posta sul comodino accanto al moro e incredula si buttò per afferrarla, incurante di aver schiacciato l’addome di Sasuke.

“Cosa?... Ma com’è possibile… ho dormito tutto questo tempo?” si chiese, continuando a guardare le lancette che segnavano le undici passate.

“Sakura!... Sei pesante… alzati che così non respiro!” protestò falsamente.

“Scusami…” alzandosi e continuando a guardare la sveglia: “… non mi era mai capitato di dormire per quasi diciannove ore!”

“Mm… si vede che eri stanca!” prendendole la sveglia e appoggiandola nuovamente sul comodino.

“Adesso che ci penso, mi era già successo di sentirmi così stanca… è stato durante l’allenamento con Itachi… quando Kaguya prendeva il sopravvento su di me, il suo potere e la sua forza mi indebolivano!” abbassando il capo tristemente ricordando la notte precedente.

“Mmh… hai udito ancora la sua voce?” le chiese con tono serio.

“No, ma si manifesta quando meno me lo aspetti…  non credo che riuscirò a contrastarla ancora per molto…” scuotendo il capo, come per allontanare quel cattivo presagio.

Sasuke, finalmente, riuscì a comprendere la sua paura, tuttavia non fu in grado di darle conforto. Le ricerche che aveva effettuato quel giorno con Itachi non erano servite a molto. Aveva bisogno di tempo e sperò che Sakura avesse la forza per darglielo. Non era ancora il momento di rivelare che lui e Itachi stavano cercando un modo per aiutarla, avrebbe creato in lei false speranze.

“… Ma non voglio pensarci adesso!...” continuò. Sasuke era con lei, seduto sul suo letto e non voleva rovinare quel momento con pensieri negativi: “ … Cos’hai fatto di bello oggi?”

“Niente di speciale, mi sono allenato con Itachi!” mentendo spudoratamente.

“Capisco!... Posso farti una domanda?...” gli chiese guardando il suo abbigliamento e puntando l’indice: “… come mai indossi una maglietta e hai il coprifronte intorno al collo?”

“Questo è il motivo per cui sono venuto da te…” mentì di nuovo, sfilandosi gli abiti di dosso e mostrandole i segni che rigavano la sua pelle candida: “… toglimeli subito!”
Sakura, in principio, lo guardò perplessa per poi iniziare a ridere.

“Smettila… sei insopportabile!” mostrando un po’ di imbarazzo nel tono della voce.

“Scusami, adesso te li tolgo!” continuando a sorridere mentre si apprestava a passargli il chakra.

“Non farlo più… non sopporto di essere marchiato!” pentendosi immediatamente per la sua affermazione.

Sakura abbassò il capo portandosi una mano all’altezza della parte posteriore del collo, in corrispondenza del segno di Kaguya.

“Non intendevo quello, ma…”

“Non preoccuparti… ho capito a cosa alludevi, però…” cercando di riprendersi: “… forse anch’io ho dei segni simili ai tuoi, è meglio controllare per sicurezza!” sfilandosi la maglia e notando subito una serie di graffi che prontamente iniziò a curare.

La visione della rosa con indosso solo la fascia all’altezza del seno, scaturì in Sasuke il desiderio di toccare e di baciare nuovamente quella pelle così morbida e delicata. Aspettò che Sakura finisse di curarsi per poi appropriarsi nuovamente delle sue labbra e del suo corpo.

Passarono tre settimana dalla notte in cui Sakura rivelò la verità a Sasuke.

La rosa aveva ripreso in mano la sua vita, durante il giorno lavorava in ospedale dimostrando la sua competenza paragonabile a quella dell’Holage, alla sera usciva spesso con i suoi amici ed era rimasta molto contenta nel sapere che finalmente Naruto ed Hinata si erano fidanzati, anche se provava ancora un po’ di rimorso nei confronti dell’amico e, alla notte, si incontrava di nascosto nel suo appartamento con Sasuke rimanendo insieme fino alle prime luci dell’alba. Avevano deciso di comune accordo, di non rivelare a nessuno della loro relazione, un po’ per riservatezza e un po’ per dare il tempo a Sasuke di fare chiarezza sui suoi sentimenti. Si comportava bene con lei e avevano iniziato a dialogare di più. Ogni notte finivano sempre per fare l’amore e avevano deciso, di comune accordo, di utilizzare delle precauzioni per evitare una gravidanza, inopportuna per la loro giovane età e per l’incertezza di Sasuke, nonostante dimostrasse di tenere a lei.  Ma la cosa che più la rendeva felice era l’assenza della voce di Kaguya. Dopo quella famosa notte, non si era più fatta viva.

Sasuke durante il giorno continuava le sue ricerche insieme al fratello, ma purtroppo, più passava il tempo, più le loro speranze di trovare una soluzione definitiva al problema di Sakura, sembravano svanire. Le pergamene riguardanti Kaguya, trattavano solo l’enorme potere della dea senza nessuna informazione specifica né sulla setta, né tantomeno su come poter contrastare il suo enorme potere.

Itachi aveva capito che Sasuke e Sakura avevano una relazione segreta, ma vedendoli entrambi tranquilli non vedeva l’utilità di fare domande, aspettando che fossero loro a rendere pubblica la loro storia.

Una notte Sasuke, come di consueto, entrò nella stanza di Sakura notando le suo occhiaie profonde:

“Stai male?” le chiese preoccupato avvicinandosi a lei.

“No… sono solo un po’ stanca!” rispose poggiando la testa sul suo torace e lasciandosi accarezzare le braccia.

“Mi stai per caso nascondendo qualcosa?” insistette con la sua nota prepotenza.

Sakura si alzò di scatto e infastidita lo allontanò appena un po’.

“No! Ho deciso di non nasconderti più nulla. Se Kaguya si fosse rifatta viva sta pur certo che te l’avrei già detto!” gli disse con tono secco, quasi indispettito dal suo atteggiamento malfidato.

Si guardarono dritti negli occhi e Sasuke potè leggere in quelli della rosa tutta la sincerità delle parole appena proferite.

“Scusami!...” gli disse, rendendosi conto di essere scattata come una molla, quando probabilmente l’intenzione di Sasuke era solo quella di informarsi sul suo stato di salute con i suoi modi poco ortodossi: “… Sono solo stanca, forse è perché dormo poco!” guardandolo maliziosamente ed avvicinandosi a lui mentre la sua mano si dirigeva ad accarezzargli il petto scoperto dal kimono.

“Allora è meglio dormire!” le disse afferrandole i polsi e spingendola dolcemente vicino al letto.

Si sdraiarono insieme e Sakura appoggiò, come d’abitudine, la testa sul torace lasciandosi abbracciare dai fianchi. Si addormentò poco dopo.

La mattina seguente si recò in ospedale, sentendosi stranamente piena di energie. La notte tra le braccia di Sasuke aveva sortito ottimi effetti.

“Ehi fronte spaziosa! Come mai così euforica di prima mattina? Cos’hai fatto?” le chiese furbamente la Yamanaka.

“Assolutamente niente Ino-pig… sono in forma tutto qui!” rispose tranquillamente prendendo in mano la cartella dei suoi appuntamenti giornalieri.

Quel giorno in ospedale c’erano più pazienti del solito e nel tardo pomeriggio, a causa di alcune urgenze, Sakura dovette rimanere a fare qualche ora di straordinario.

“Ino-pig, mi potresti sostituire un attimo? Avrei bisogno di prendere un caffè!” chiese massaggiandosi le tempie.

“Si, vai pure e riposati un po’… sei molto pallida… sei sicura di stare bene?” domandò preoccupata.

“Sono solo un po’ stanca, non preoccuparti… torno subito!” rispose allontanandosi per raggiungere la sala dei medici.

La sala era vuota e senza perdere tempo si avvicinò alla caffettiera, ma appena versata la bevanda scura, provò un forte senso di nausea, tanto da portarsi la mano alla bocca e correre in bagno a rimettere.

Vomitò tutto il pranzo e quando sentì di stare un po’ meglio, si alzò per raggiungere il lavandino e sciacquarsi il viso.

“Devo essere proprio stanca!” ipotizzò fra sé e sé asciugandosi con una salvietta.

Appena uscì dal bagno sentì nuovamente l’odore nauseante del caffè e istintivamente si portò una mano sul ventre:

“Non capisco, perché mi dà fastidio? Eppure l’ho bevuto anche qualche ora fa! Devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male, ho persino la pancia gonfia!” continuò a pensare, guardando il leggero rigonfiamento della sua pancia.

C’era però qualcosa di strano: il ventre era duro e non molle!

Guardò incredula il calendario facendo un rapido calcolo e si guardò nuovamente il ventre:

“No, non può essere! Prendiamo tutte le precauzioni e l’unica volta che non le abbiamo usate è stata la prima volta che lo abbiamo fatto e non era di certo il periodo fertile. No, sicuramente mi sto sbagliando!” ragionando mentalmente e dirigendosi verso l’armadietto medico per prendere qualche pastiglia contro la nausea.
“Vediamo cosa posso prendere!” iniziando a cercare un medicinale adatto, quando senza volere, prese un test di gravidanza. Lo guardò attentamente e senza alcuna ragione apparente, decise di metterlo dentro la borsa.

“Sakura, presto vieni, c’è un’emergenza!” urlò Ino aprendo la porta.

“Arrivo subito!” uscendo dalla saletta e correndo a fianco dell’amica.

Un bambino era stato portato d’urgenza in ospedale a causa di una peritonite acuta. Bisognava operarlo alla svelta altrimenti avrebbe rischiato di morire. L’unica dottoressa in grado di eseguire quell’intervento era Sakura, dato che Tsunade era impegnata a palazzo per svolgere le sue funzioni di Hokage.

L’intervento durò diverse ore, ma per fortuna lo staff medico riuscì a salvare la vita del piccolo.

“Ottimo lavoro fronte spaziosa!” le disse orgogliosa la Yamanaka che le aveva fatto da seconda.

“No… grazie a tutti voi per il vostro aiuto!...” rispose asciugandosi la fronte sudata: “… potresti completare tu la cartella clinica mentre finisco il giro delle visite?”

“Certo, però dopo promettimi che vai subito a casa a riposarti… hai delle occhiaie spaventose, ok?” facendole l’occhiolino.

Sakura rincasò verso mezzanotte, completamente esausta non si accorse della presenza del moro seduto sulla poltrone del salotto.

“Sono esausta!” esordì, dirigendosi verso il tavolo e appoggiando malamente la borsa aperta, da cui balzò fuori il test di gravidanza.

“Cos’è quello?” chiese il moro alzandosi e prendendolo in mano prima che la rosa potesse nasconderlo.

“N-niente!” cercò di rassicurarlo.

“Tze!” sibilò il moro, stizzito.

“Sasuke non so neanche perché lo abbia preso. Per favore, sono davvero stanca!” lo implorò massaggiandosi le tempie sperando di non iniziare una discussione che non aveva, a suo parere, il minimo senso.

“Fallo!” le ordinò glaciale.

“Come?” alzando lo sguardo e guardandolo con stupore.

“Ho detto, fallo!” ripeté nuovamente, allungandole la scatola.

“Ma…”

“Fallo!” ringhiò infine, perentorio, non ammettendo più alcuna replica.

La rosa prese la scatola con stizza, non aveva voglia di discutere con lui. Lo superò senza degnarlo di uno sguardo dirigendosi verso il bagno e uscendo un paio di minuti dopo.

“Allora?” le chiese freddamente seduto sulla poltrona con le braccia conserte.

“Allora cosa? Bisogna aspettare cinque minuti!” rispose seccata sedendosi sul divano, lontana da lui.

I minuti successivi rimasero in silenzio: Sasuke era fermo nella stessa posizione con gli occhi chiusi, mentre Sakura aveva iniziato a torturarsi le unghie per l’atmosfera tesa.

Improvvisamente Sasuke aprì gli occhi e si alzò dalla poltrona:

“D-dove stai andando?”  chiese preoccupata.

“Il tempo è passato!” dirigendosi in bagno a recuperare il test e tornando qualche secondo dopo.

“Spiegami come funziona!” chiese osservando quella specie di termometro.

“Una linea negativo, due linee positivo!” rispose sospirando.

Sasuke alzò leggermente il sopracciglio dell’occhio sinistro continuando a rimanere in silenzio con lo sguardo puntato verso il test.

“Positivo!” disse impassibile.

“Come? Ma non è possibile, fammi vedere!” alzandosi di scatto e prendendogli dalle mani il test.

Sbarrò incredula gli occhi mentre Sasuke continuava a rimanere in piedi impassibile, puntando lo sguardo verso il vuoto.

“Ma… ma com’è successo? Siamo stati sempre attenti e non…”

“No, ti sbagli! La prima volta non abbiamo usato nessuna precauzione!” rispose apatico sedendosi nuovamente sulla poltrona.

“Ma quella volta non era fertile, ne sono sicura!” cercò di giustificarsi, mettendosi a sedere sul divano.

“A quanto pare ti sei sbagliata, ma non è questo il punto… aspetti un bambino… mio figlio! Non mi sottrarrò alle mie responsabilità, quindi la cosa più giusta da fare è quella di sposarci!” le comunicò con tono seccato, ma deciso.

Sakura lo guardò sconvolta: non solo aveva appena scoperto di essere incinta, ma Sasuke le aveva proposto di sposarla quando di fatto nessuno era a conoscenza della loro relazione.

“Non sei obbligato a farlo!” rispose abbassando il capo.

“Nessuno mi ha mai obbligato a fare niente!...” alzandosi e allungandole la mano: “… Andiamo a dormire, domani ci aspetta una lunga giornata… voglio che tu vada subito dall’Hokage per informarla e per chiederle alcuni giorni di riposo, mentre io darò la notizia ai miei genitori! Questa notte rimarrò con te!” sentenziò, dirigendosi verso la camera da letto.

Sakura non sapeva cosa pensare, era tutto così assurdo e così irreale…

Il mattino seguente, Sakura si svegliò tra le braccia di Sasuke.

“Già sveglio?” gli chiese con la voce impastata strofinandosi gli occhi.

“Mm… facciamo colazione e andiamo a fare quello che abbiamo detto ieri sera!” alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.

Sakura scosse la testa rassegnata: aveva deciso tutto lui senza interpellarla come sua abitudine.

Si alzò anche lei iniziando a vestirsi e aspettando di andare in bagno anche lei.

La preparazione di entrambi fu molto veloce, tipica due ninja in missione.

“Non fai colazione?” gli chiese vedendola pronta per uscire.

“Non ho fame, mangerò più tardi!” uscendo senza nemmeno salutarlo.

L’Hokage, come ogni mattina, si recava in ospedale per controllare tutte le cartelle cliniche e Sakura sapeva di trovarla nel suo ufficio.

“Hokage? Mi scusi se la disturbo, ma avrei bisogno di parlarle!” entrando e parlando timidamente.

“Vieni pure Sakura, accomodati… stai male? Sei molto pallida!” le disse indicandole la sedia di fronte alla sua scrivania.

“N-no… non proprio… ecco vede, io…” iniziando a torturarsi le unghie non sapendo come iniziare il discorso: “… ecco, si… insomma io… io sono, anzi no… credo di….”

“Sakura, cosa stai cercando di dirmi? Così mi sta facendo spazientire! Sai che non ho molto tempo, quindi se non è una cosa urgente….”

“Sono incinta!” disse tutto di un fiato lasciando la sua maestra sbigottita.

“Cosa? Ne sei sicura?” le chiese con un sorriso gioioso stampato sul viso. Era la sua pupilla e le voleva bene come una figlia.

“Be’ ecco, non lo so con precisione… ho fatto il test, ma come sa, potrebbe non essere attendibile!” cercando una spiegazione più plausibile alla sua incertezza. Le risultava ancora impossibile che stesse aspettando un figlio.

“Allora vieni con me! Facciamo subito un’ecografia!” facendole segno di seguirla.

Entrarono nell’ambulatorio delle ecografie e Tsunade la fece sdraiare sul lettino continuando a rimanere in silenzio ma con le labbra incurvate in un sorriso.

“Vediamo!” disse dopo averle messo il gel sul ventre e appoggiato il cursore.

“Sakura, ti confermo che aspetti un bimbo! La gravidanza sta procedendo molto bene… i parametri sono tutti nella norma… le mie congratulazioni, anche se ammetto di essere sorpresa! Credevo che il tuo unico amore fosse Sasuke… invece alla fine ti sei innamorata di suo fratello… è vero che si assomigliano molto e che….”

“Aspetti! Perché pensa che il padre sia Itachi?” le chiese sorpresa.

“Oh andiamo Sakura! Non ci vuole molto per capirlo… sei di otto settimane e in quel periodo eri in missione con lui e …”

“Otto settimane? Ma si sta sbagliando, io…..”

Ahahahahah! Hai visto mia cara quanto è grande il mio potere? Ho fatto in modo che tu rimanessi incinta la prima sera che hai fatto l’amore con Sasuke… ho la facoltà di accelerare i tempi… questa gravidanza ti risucchierà tutta la tua forza vitale e finalmente la profezia verrà compiuta… aspetti una femmina e sarà lei il mio contenitore perfetto… mentre tu morirai! Ahahahahah” la voce di Kaguya ricomparve all’improvviso, terrorizzando la rosa che urlò in preda al panico invocando il nome di Itachi, la sua guida spirituale, l’unico a poterla aiutare, svenendo subito dopo.

Sasuke rincasò direttamente dalla porta principale, trovando la sua famiglia in cucina a fare colazione.

“Sei stato fuori tutta la notte?” chiese sorpresa la madre.

“Si!” rispose impassibile sedendosi al suo posto.

“Tutto bene?” continuò a chiedergli Mikoto vedendolo pensieroso.

“Io e Sakura ci sposiamo!” disse tranquillamente afferrando una fetta di pane.

Fugaku per poco non si affogò con il thè, Itachi sbarrò gli occhi e la madre fece cadere a terra, frantumando, un piatto pieno di biscotti.

“Otouto? Scusa, ho capito bene? Tu e Sakura vi sposate?” domandò ancora incredulo.

“Si!” continuando a mangiare come se la notizia data alla famiglia fosse una cosa di poco conto.

Fugaku lo guardò e per richiamare la sua attenzione, senza successo, iniziò a dare qualche colpo di tosse.

“L’hai messa incinta!” affermando con sicurezza, essendo l’unica spiegazione plausibile a tale decisione. Dopotutto, per quanto ne sapeva, Sasuke non aveva mai dimostrato nessun interesse verso una ragazza e men che meno nei confronti della rosa, anche se nelle ultime tre settimane si era accorto che rincasava sempre all’alba.

“Mmh!” continuando a rispondere a monosillabi.

“C-che bello! Diventerò nonna!...” disse Mikoto cercando di riprendersi da quella rivelazione inaspettata: “… Sakura è una brava ragazza!”

“Ha i capelli rosa! Non si è mai visto un Uchiha con quel colore assurdo!” affermò con stizza il capo famiglia.

“Smettila!...” ringhiò la moglie: “… Sasuke è una ragazzo intelligente e maturo, forse un po’ troppo serio per la sua età, ma se si è innamorato di quella ragazza vuol dire che ha qualcosa di speciale!”

Sasuke smise di colpo di mangiare sbarrando gli occhi: sua madre aveva usato la parola innamorato, ma lo era veramente di Sakura?

“Be’, allora le mie congratulazioni Otouto… diventerò zio!” intervenne sorridente Itachi, cercando di alleviare quell’atmosfera imbarazzante.

“Ti sei preso le tue responsabilità decidendo di sposarla, ti chiedo di portarla questa sera a cena da noi per le presentazioni ufficiali!” disse infine rassegnato Fugaku.
Improvvisamente comparve una lumaca sul tavolo degli Uchiha.

“Mi manda l’Hokage! Chiede immediatamente la presenza di Itachi in ospedale… Sakura è svenuta dopo aver urlato il suo nome!” scomparendo alla stessa velocità di come era apparsa.

“Cosa?” urlò preoccupato il maggiore dei due fratelli, alzandosi di scatto.

Sasuke lo seguì a ruota, colpito da una strana sensazione di rabbia: perché era stato convocato il fratello e non lui?

“Fugaku, andiamo anche noi!” implorò Mikoto, sorridendo appena vedendo il consenso del marito.

Itachi e Sasuke balzavano sui tetti delle case fianco a fianco senza proferire parola, entrambi preoccupati per l’incolumità della rosa. Il pensiero che dietro al suo malessere ci fosse Kaguya, diventava sempre più predominante.

Arrivarono in pochi minuti, trovando Ino davanti all’ingresso dell’ospedale ad aspettarli, completamente terrorizzata.

“Sei arrivato Itachi, presto vieni!” lo implorò la Yamanaka trascinandolo per un braccio, ignorando completamente Sasuke, facendolo infuriare ancora di più.

Camminarono velocemente lungo il corridoio fino a quando giunsero davanti ad un ambulatorio, Ino aprì la porta senza bussare mostrando Tsunade intenta a cercare di far riprendere i sensi alla rosa.

“Hakage?” la chiamò Itachi avvicinandosi a lei come a chiederle spiegazioni.

“Sei arrivato! … Non so cosa sia successo, dopo averle dato conferma che aspettavate un figlio, è sbiancata… ha urlato il tuo nome terrorizzata ed è svenuta… non riesco a farla riprendere!” disse molto preoccupata, continuando a sprigionare il chakra sul corpo inerte della sua pupilla.

“Forse ho capito… si sposti e mi lasci tentare una cosa!” le disse seriamente spostandola con delicatezza.

Sasuke rimase davanti alla porta cercando di metabolizzare le parole dell’Hokage: perché credeva che il padre fosse suo fratello?

Itachi attivò lo sharingan iniziando a comporre una serie di sigilli. La tecnica durò qualche minuto fino a quando Sakura non riprese conoscenza.

“I-itachi!” sibilò con fatica.

“Calmati, va tutto bene!” le sussurrò appena prendendola per mano.

Quel gesto fece infuriare ancora di più di Sasuke che si avvicinò velocemente scostando il fratello in malo modo.

“Che diavolo è successo?” ringhiò indispettito verso i presenti.

“Sasuke, non mi sembra questo il modo di parlare e poi chi ti ha dato il permesso di entrare!” lo riprese contrariata Tsunade.

“Tze! Ho più diritto io rispetto a lui!” indicando con lo sguardo il fratello.

“Non so cosa ti faccia credere di averlo… Sakura aspetto un figlio da Itachi e…”

“Cosa? No… si sbaglia, non sono io il padre ma Sasuke!” intervenne incredulo Itachi, osservando lo sguardo incollerito del fratello.

“Come? Ma è impossibile… Sakura è incinta di due mesi e in quel periodo Sasuke era qui al villaggio, mentre voi eravate in missione a… non ci sto capendo niente, mi volete spiegare cosa sta succedendo?” chiese allibita.

“Due mesi?” dissero all’unisono i due fratelli.

“E’ stata Kaguya!... Me lo ha detto lei!” disse flebile la rosa.

“C’era di immaginarselo… è stato per questo che ti sei rifugiata in un angolo del tuo subconscio? Ma perché non volevi ritornare? Ho faticato per convincerti a seguirmi e riportarti in mezzo a noi!” chiese preoccupato Itachi.

“P-perché… perché lei ha detto che…” iniziando a piangere: “… che sarà una bambina e che… e che prenderà il suo corpo facendomi morire lentamente!” coprendosi gli occhi, piangendo disperatamente.

“Kaguya? Prendere il suo corpo? Farla morire? Esigo una spiegazione, immediatamente!” ordinò l’Hokage.

“D’accordo, ma prima le dia qualcosa per calmarla e farla riposare… ha bisogno di recuperare le energie!” disse Itachi vedendo la disperazione della rosa e l’impassibilità del fratello che continuava a guardare un punto indefinito della stanza.

Tsunade ubbidì senza replicare, iniettando un sedativo nel braccio di Sakura, addormentandosi qualche secondo dopo.

“Andiamo a parlare nel mio ufficio!” ordinò ai due fratelli.

Fuori dall’ambulatorio c’erano Ino, i coniugi Uchiha insieme a Naruto, incontrato da quest’ultimi sulla via per l’ospedale. L’avevano informato della chiamata urgente da parte dell’Hokage e l’Uzumaki non aveva esitato ad andare con loro per accertarsi personalmente delle condizioni dell’amica.

“Possono venire tutti! E’ giusto che conoscano tutta la verità!” disse impassibile Itachi, prima che Tsunade potesse dire qualcosa.

Sasuke fu l’ultimo ad uscire dall’ambulatorio trovandosi di fronte i suoi genitori.

“Come sta Sakura? E il bambino?” chiese preoccupata Mikoto.

“E’ femmina!” disse gelido, sorpassandoli ed incamminandosi silenziosamente.

Quando furono tutti nell’ufficio dell’Hokage, Itachi iniziò a raccontare nei minimi dettagli la situazione di Sakura, spiegando infine l’instabilità della rosa nel gestire l’essenza di Kaguya che colpiva principalmente i suoi punti deboli: Sasuke e Naruto.
I presenti rimasero sconvolti dalla rivelazione dell’Uchiha maggiore, lanciando sguardi fugaci al fratello, notando che continuava a guardare il basso stringendo fortemente i pugni.

“Allora è per questo che siamo tornati in vita! E’ per merito di Sakura… la mia futura nuora!” affermò con orgoglio e un pizzico di amarezza Fugaku.

“Povera Sakura! Chissà quanto deve aver sofferto!” disse Ino asciugandosi le lacrime.

“Ecco cos’aveva Sakura-chan… è sempre stata altruista e ha sofferto a causa mia!” constatò Naruto stringendo gli occhi.

“Non mi sembra il momento di soffermarsi su queste cose… c’è una questione più importante da risolvere!” ringhiò Sasuke, adirato da quei discorsi, per lui, patetici.

“Teme, ma che stai dicendo…”

“No Naruto, Sasuke ha ragione… da quello che ci ha raccontato Itachi e vedendo la velocità con cui sta avanzando la gravidanza, il tempo stringe e nessuno di noi sa come impedire la minaccia di Kaguya… almeno che…” disse Tsunade portandosi una mano sotto il mento e iniziando a pensare.

“Almeno che cosa, nonna!” la esortò Naruto.

“Non ne sono sicura, ma mi è venuto in mente che ai tempi del mio team, Orochimaru era ossessionato dal potere del chakra e dalla sua esistenza… Kaguya è la madre del chakra e forse…”

“Forse Orochimaru ha raccolto delle informazioni su di lei, è questo che sta cercando di dire Hokage?” chiese speranzoso Itachi.

“Si, ma ripeto… non ne sono sicura!” affermò con sicurezza.

“Non ci resta che scoprirlo… dovremo andare in tutti i suoi nascondigli e cercare nei suoi appunti… teme, tu un tempo eri un suo seguace, potresti…”

“Ci sono circa una decina di nascondigli sparsi in tutte le terre ninja… Hokage, lei ha detto che la gravidanza procede molto velocemente… quanto tempo abbiamo a disposizione prima che la bambina nasca!” chiese pensieroso Sasuke.

“Diciamo dai tre ai quattro mesi, tutto dipende dal potere di Kaguya. Più la gravidanza procederà velocemente, più le condizioni fisiche di Sakura peggioreranno!” abbassando il capo tristemente.

“Allora non c’è tempo da perdere, partirò subito!” asserì con sicurezza Sasuke.

“Aspetta Otouto, non essere così precipitoso! Non possiamo partire senza una tabella di marcia ben prestabilita… per ogni covo di Orochimaru devi dire cosa nascondeva e poi stileremo l’itinerario più logico da seguire, inoltre dobbiamo ancora pensare ad un modo per aiutare Sakura! Non possiamo lasciarla sola, c’è sempre il rischio che Kaguya possa intrappolarla all’interno del suo stesso corpo mentre sta dormendo, facendola finire in coma! Capisco che tu abbia fretta, ma lo sai che è anche cattiva consigliera!” intervenne prontamente Itachi, cercando di farlo ragionare.

“E allora cosa proponi nii-san!” chiese infastidito.

“Mentre tu compilerai una mappa dettagliata sui nascondigli, io insegnerò a mamma e papà a comporre i sigilli necessari per entrare all’interno dell’anima di Sakura con l’aiuto dello sharingan… Hokage e Ino si potrebbero alternare per le visite giornaliere e Naruto, essendo uno dei suoi punti deboli, potrebbe farle capire che non ha nulla di cui sentirsi in colpa!... Quando avremo valutato attentamente l’itinerario da seguire, io verrò con te Otouto, in due con la nostra capacità oculare, dovremo far prima ad esaminare tutti i documenti di Orochimaru!” disse saggiamente Itachi.

“D’accordo!” concordò il fratello incamminandosi verso l’uscita.

“Dove stai andando?” chiese sorpresa la madre.

“A casa di Sakura a prendere la sua roba… verrà a stare da noi, così non avrete problemi ad intervenire qualora ce ne fosse bisogno!” affermò risoluto guardando i suoi genitori.

“Va bene… ma dormirete in camere separate, non siete ancora sposati!” disse risoluto il padre.

“Aspetta teme, vengo ad aiutarti!” urlò Naruto raggiungendo l’amico che era già uscito dall’ufficio.

L’Uzumaki aiutò Sasuke ad inscatolare tutti gli effetti personali dell’amica, facendo un’infinità di giri fra le due abitazione senza mai parlare. Avrebbe voluto chiedergli molte cose, fra cui quali fossero realmente i suoi sentimenti verso Sakura dato il suo atteggiamento distaccato, ma per una volta, preferì tenersi le domande fra sé, intuendo che forse, dietro a quello strano comportamento, ci fosse una profonda preoccupazione.

Tsunade gli aveva informati che il sedativo somministrato alla sua allieva avrebbe avuto effetto fino a sera. Itachi era rimasto con lei controllando le sue condizioni e aveva lasciato la stanza appena arrivò Sasuke che senza proferire parola, si mise a sedere nella sedia lasciata libera dal fratello, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi in attesa che la rosa si svegliasse.

Sakura riprese conoscenza circa venti minuti dopo.

“Dove sono?... Cos’è successo?” chiese con voce impastata: “Kaguya! Vuole la mia bambina!” urlò ricordandosi all’istante quello che era successo al mattino.

“Sta calma! E’ tutto sotto controllo… dato la tua voce stridula, stai già meglio! Preparati e andiamo!” parlò freddamente alzandosi dalla sedia e affacciandosi alla finestra.

“Andiamo? Vorrai dire vado!” gli rispose allo stesso tono, non capendo perché tutta quella freddezza.

“NO! E’ già stato deciso tutto, verrai a vivere da me per la tua incolumità e per quella della bambina!” voltandosi e guardandola finalmente negli occhi.

“Come? Ho già una casa e non ho nessuna intenzione di venire a vivere con te… non ho intenzione di sorbirmi i tuoi sbalzi d’umore!” affermò risoluta.

“Non puoi vivere da sola, il rischio è troppo grande. La mia famiglia è l’unica ad avere lo sharingan, l’unica tecnica che può aiutarti contro Kaguya… inoltre, non preoccuparti per me… dormirai in una stanza diversa e fra qualche giorno partirò in missione insieme ad Itachi!” allungandole la casacca per farle capire di sbrigarsi a rivestire.

“Fammi capire una cosa… perché?... perché devi sempre decidere tu senza preoccuparti minimamente delle opinioni altrui? Perché mi tratti in questo modo… fino a questa mattina sembrava che le cose fra noi andassero bene, mentre ora mi tratti freddamente e con fatica mi guardi in faccia!” cercando di trattenere le lacrime che prepotentemente cercavano di uscire dai suoi occhi smeraldo.

“Hai chiamato Itachi e non me!” ringhiò stringendo i denti.

“L’ho fatto dopo aver udito la voce di Kaguya… sai benissimo che è stato la mia guida spirituale e…”

“Non mi importa! Muoviti, si è fatto tardi, ti aspetto fuori!” uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.

Sakura uscì dopo appena cinque minuti senza rivolgere la parola e lo sguardo al moro, così come per tutto il tragitto fino ad arrivare a villa Uchiha.

“Ciao Sakura, benvenuta in casa nostra!” la accolse calorosamente Mikoto affianco a Fugaku che si limitò solo ad accennarle un semplice saluto con il capo.

“G-grazie, i-io non vorrei arrecare nessun disturbo, ma…” lanciando uno sguardo contrariato a Sasuke: “… mi è stato imposto!”

“Non dirlo nemmeno… siamo noi ad essere onorati di averti qua… i ringraziamenti non sono sufficienti per esprimerti la nostra gratitudine per averci riportati in vita… inoltre, nel tuo grembo, c’è la nostra nipotina!” continuò Mikoto sorridendo amorevolmente, incurante della minaccia di Kaguya.

 “Finalmente siete arrivati… entra pure Sakura, non rimanere sulla porta!” disse Itachi andandole incontro, togliendola dall’imbarazzo.

“Vieni, ti mostro la tua stanza! Non giudicarci male, ma siamo una famiglia all’antica e preferiamo che tu dorma…”

“Lo so e va benissimo!” asserì con fermezza la rosa, interrompendo Itachi.

“Ti accompagno io!” disse Mikoto affiancandosi a lei.

Le due donne salirono le scale, mentre Fugaku si apprestò ad andare in cucina capendo dallo sguardo del figlio maggiore che aveva qualcosa di importante da dire al fratello.

“Otouto!...” richiamando la sua attenzione appeno furono soli: “… Cos’è successo fra voi due? Non dirmi che avete litigato? Lo sai che non devi…”

“Lo so benissimo, piuttosto inizia a spiegare a nostro padre la tecnica necessaria per aiutare Sakura contro Kaguya mentre io inizio a stilare l’elenco dettagliato dei covi di Orochimaru!” disse infastidito dirigendosi verso lo studio.

Dopo aver mostrato la stanza alla rosa, Mikoto la accompagnò a visitare tutta la casa. Sakura non sembrava particolarmente interessata, continuando a pensare al pericolo per la bambina in grembo e all’atteggiamento ostile di Sasuke. Doveva parlargli e chiarire il malinteso creato, ma era più facile a dirsi che a farsi, dato che per tutta la sera e per i due giorni successivi, non riuscì mai ad incontrarlo nemmeno per sbaglio, sempre chiuso nello studio impedendo a chiunque di disturbarlo.

L’inizio del terzo giorno, Sakura iniziò a stare male proprio nel momento esatto in cui Ino, come ordinatole da Tsunade, le stava facendo una semplice visita di controllo.
“Sakura!” urlò in preda al panica, vedendo l’amica sbiancare e svenire.

L’urlo della Yamanaka richiamò l’intera famiglia Uchiha che entrò nella stanza, ad eccezione di Sasuke che rimase davanti alla porta, vedendo il fratello iniziare a comporre i sigilli seguito dal padre.

Fu Fugaku a riportare indietro la rosa, supportato da Itachi. Il piano di Kaguya prevedeva di impossessarsi completamente della mente di Sakura, approfittando del suo dolore, per farla finire in coma ed agire indisturbata.

“Papà! Ti senti bene?” chiese preoccupato Itachi, vedendo la stanchezza del genitore.

“Si… ma non avrei mai immaginato che fosse così difficile e faticoso, non credo che tua madre possa farcela!" affermò ansimante.

“Devo farcela… la vita di Sakura è troppo preziosa!” disse Mikoto guardando la rosa che lentamente stava riprendendo i sensi.

Sasuke ritornò di corsa nello studio, deciso a completare velocemente la lista. Erano due giorni che non mangiava e non dormiva: c’erano una decina di covi da descrivere esattamente la loro collocazione, i labirinti, i passaggi segreti, le trappole, le pergamene relative agli studi di Orochimaru… Ne mancavano ancora due e Sakura aveva bisogno urgente d’aiuto.

Continuò a lavorare ininterrottamente, non curandosi minimamente del continuo ed insistente bussare alla porta da parte di Itachi che continuava a rimproverarlo per il suo comportamento marcando varie volte di quanto la rosa avesse bisogno di lui, per parlare, per chiarirsi… Sasuke invece preferiva dare un’altra priorità, pensando di fare tutto quello richiesto dal fratello poco prima di partire per la loro missione. Sakura lo conosceva e lo avrebbe perdonato, come sempre.

In quei giorni a Naruto fu vietato categoricamente di andare a trovare l’amica, troppo provata per la situazione e ancora incapace di accettarla. La sua presenza avrebbe potuto turbarla e farla cadere nello sconforto e nel dolore, alimentando ulteriormente i poteri di Kaguya.

Sasuke rimase rinchiuso fino a tardo pomeriggio.

“Finalmente, ho finito!” alzandosi trionfante con la lista stretta fra le mani. Fece recapitare un messaggio all’Hokage, informandola delle sue intenzioni di partire la sera stessa.

Sakura si svegliò trovandosi di fronte due occhi azzurri pieni di preoccupazioni che la fissavano.

“Come ti senti?”

“Ino-pig? Cos’è successo?” chiese frastornata non ricordandosi dell’episodio del mattino.

“Kaguya! Fugaku ti ha riportata indietro! Itachi gli insegnato molto bene!” le rispose con un sorriso incerto.

“Ora ricordo… c’eravate tutti, tranne Sasuke che è rimasto sulla porta!” affermò con dispiacere.

“Sta chiuso giorno e notte nello studio per completare quella maledetta lista… lo sta facendo per te, non devi dispiacerti ma sentirti onorata e lusingata. Si vede che tiene a te!” cercando di rassicurarla.

“Non credo... tu non sai come mi ha trattata in ospedale!” stringendo le lenzuola fra le dita.

“Vedrai che c’è un motivo…”

“NO! Ancora una volta mi sono illusa… illusa che potesse ricambiare i miei sentimenti, invece si è solo divertito a…”

“Adesso smettila fronte-spaziosa, quasi non ti riconosco, Sasuke avrà tutti i difetti di questo mondo, ma non sarebbe mai venuto con te solo per divertirsi o altro… parli così solo perché i tuoi ormoni sono in subbuglio! Fidati di me, della tua amica… lui ci tiene a te e anche alla vostra bambina!” indicandole il ventre.

Sakura posò la mano sulla pancia ormai evidente, le minacce di Kaguya erano risultate vere e le rotondità tipiche di una gravidanza iniziavano già a vedersi. Provò una stretta al cuore e le lacrime iniziarono ad uscire dai suoi occhi smeraldi.

“Ino, dovresti farmi una promessa!” asciugandosi le guance bagnate.

“Certo, dimmi pure!” guardandola attentamente.

“Sai benissimo che questa gravidanza sta procedendo troppo velocemente e che mi sta risucchiando tutta la mia energia vitale… nonostante tu e l’Hokage vi turniate per visitarmi e curarmi, non credo di farcela…”

“Ce la farai, non temere… riusciremo a salvarti!” asserì con fermezza stringendo i pugni.

“Ino, sii realista come lo sono io… Kaguya mi terrà in vita fino alla fine per raggiungere il suo scopo, ma alla fine mi ucciderà per appropriarsi del corpo di mia figlia. Spero che troverete una soluzione per sottrarla al destino legato alla mia famiglia materna… ma la promessa che ti chiedo è un’altra… quando morirò… ti prego, fai mettere delle rose bianche sulla mia bara….”

“Smettila di parlare così!...” alzandosi furiosa: “… Non voglio più sentirti dire simili sciocchezze… tu vivrai… e adesso basta, non riesco a stare ancora in questa stanza con te che parli di queste cose!” uscendo di corsa con le lacrime agli occhi.

Sasuke aveva già dato la lista a Itachi chiedendogli di aspettarlo e dirigendosi verso il primo piano per andare a parlare con la rosa, quando si scontrò con una Yamanaka in lacrime.

“Cos’è successo! Sakura sta male!” scuotendola con preoccupazione.

“No….” Iniziando a raccontargli, tra un singhiozzo e l’altro, l’assurda richiesta dell’amica.

L’Uchiha scansò in malo modo Ino, precipitandosi come una furia in camera di Sakura. Aprì con rabbia la porta e con gli occhi iniettati di sangue la aggredì verbalmente.

“Che razza di discorsi fai!”

“S-sasuke!” sibilò con stupore, incredula nel vederlo di fronte a lei.

“Spiegami che ti salta in mente! Spiegami perché vuoi rinunciare a combattere! Spiegami perché vuoi rinunciare alla tua vita!” urlando ed ansimando per lo sforzo.

“I-io…”

“Sei insopportabile come quando avevi dodici anni! Vuoi essere commiserata da tutti? Be’ ti sbagli di grosso, perché non ho nessuna intenzione di stare qui a sentire i tuoi patetici discorsi! Rifletti sulle tue parole e renditi conto di quante persone stai facendo soffrire con il tuo comportamento. Per fortuna non dovrò stare qui a sopportarti, anche perché non ci riuscirei nemmeno!” uscendo dalla stanza sbattendo la porta, senza dare il modo a Sakura di replicare, sentendola piangere disperatamente.

Sasuke scese di corsa le scale e senza guardare nessuno, afferrò il suo zaino ordinando a Itachi di seguirlo e che non c’era tempo da perdere: avevano una missione da portare a termine.

 

(manga)

 

 

 

 

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