Another Apocalipse? Really? (Storia interattiva)

di JacobStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sta per cominciare l'Apocalisse, vogliamo litigare o impedirla? ***
Capitolo 2: *** Collaboriamo per impedire l'apocalisse, ma prima servono dei ***
Capitolo 3: *** Si parte, ma perché a tutti i semidei tocca di rischiare le penne una volta all'anno? ***
Capitolo 4: *** Ecco come si stermina un infestazione di vermi giganti. Si fa fuori mamma verme! ***
Capitolo 5: *** Come scoprire dove era sparita una semidea e ritrovare la mamma. Nel peggiore dei modi. ***
Capitolo 6: *** Scontro tra semidee arrabbiate, viaggio all'Eden e un serpente che ha creato il male nel mondo. Che bella giornata ***



Capitolo 1
*** Sta per cominciare l'Apocalisse, vogliamo litigare o impedirla? ***


Sala del consiglio.
"Ritrova i ragazzi, Araldo, e salva l'Equilibrio. Se lo farai la ricompensa sarà enorme." Il ragazzo rivolse lo sguardo verso i quattro esseri luminosi che gli stavano davanti. La forma era indefinita, come possenti colonne che tenevano in piedi gli universi. "Non è la  ricompensa che bramo, ma la libertà. Questo è tutto ciò che desidero." "E lo avrai. Impedisci l'Apocalisse e sarai libero." Gli esseri parlavano con una sola voce, che sprigionava la potenza primordiale di cui erano carichi. " Chi saranno quelli su cui ricadrà la responsabilità di proteggere Il Terzo Regno?" "Chiedi hai greci, loro ti aiuteranno" "Bene, vado" "Inferno e Paradiso ti osteggeranno, è da secoli che cercavano un pretesto per combattersi nuovamente, e la terra sarà il loro campo di battaglia ideale. Preparati a una dura battaglia." "Sono pronto da secoli." 
La sala, uno spazio buio con le pareti di pietra aveva una sola decorazione, un pozzo enorme che scendeva nelle viscere del creato. La luce bianca che ne scaturiva era abbagliante. Il ragazzo si avvicinò al pozzo, e la sua figura venne come spaccata in due. Metà azzurra, un enorme ala d'uccello che sbucava dalla schiena, metà rossa, con una grande ala da pipistrello. Il volto era coronato da luce bianca a destra e da un corno lungo e appuntito a sinistra. Poi si buttò.

Campo Mezzosangue
Chirone non si aspettava quelle notizie. Non si aspettava nulla. Eppure quando quel ragazzo si presentò al Campo sentiva che qualcosa di terribile stava per avvenire. Il centauro vide il ragazzo passare vicino al drago Peleo, che si sollevò per affrontarlo, furioso. Il ragazzo no si scompose nemmeno. Saltò, colpendo il drago sul muso. Peleo, che azzannava i ciclopi come se fossero noccioline, fu sbattuto a terra come un pupazzo di pezza. Il drago, dopo il colpo terribile, si ritirò velocemente attorno al suo albero. I ragazzi, sentito lo schianto, si affrettarono verso la collina, impugnando le armi e cercando di organizzarsi. Il ragazzo, che evidentemente non voleva avere scocciatori intorno si mise a correre, lasciando buche dove passava. I figli di Apollo lo centrarono diverse volte, ma sembrò non fare caso alle frecce che si piantavano nella schiena. Chirone, compreso che il ragazzo puntava lui cominciò a galoppargli incontro. "Chi sei, e cosa cerchi?" "Sono qui per ordine dell'equilibrio, a chiedere aiuto per fermare un Apocalisse per cui la terra non è pronta." "Chi ti manda?" "Questo non posso rivelarlo, ma posso dire che tutto ciò che credevate fosse inesistente esiste. La terra è solo una dei molteplici regni che si collegano l'uno all'altro. Inferno e Paradiso sono pronti allo scontro, e la terra sarà il loro campo di battaglia. Bisogna fermarli prima che arrivino, e secondo le antiche pergamene solo il sangue misto potrà fermarli. La sola scelta che ho è trovare i dieci che mi servono, prima che vengano corrotti." "Dimmi almeno il tuo nome" "Non ne ho uno, se volete chiamatami Araldo. Ora l'opzione è lasciarmi fare o ostacolarmi, costringendomi a uccidere tutti quelli che si mettono contro di me. Prenderò quello che voglio, e fermerò quest'Apocalisse. Che tu lo voglia o no. Scegli."



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Salve a tutti ragazzi, sono qui con un idea folle. Il ragazzo è uno degli undici, ma non è proprio un semidio. Lo scoprirete più avanti. Ora i servono i dieci semidei. Siete voi quelli che li dovrete creare, come in tutte le storie interattive. Sto dicendo cavolate , è meglio cha vi lasci la scheda.

Nome:                                                                      
Cognome:                                                                 
Genitore mortale/ divino:                                              
Età: (Max 19)
Storia:                                                                        
Moralità: (buono, cattivo,traditore redento.)  
Fobie: (se ne dovesse avere) 

Aspetto fisico:                                                                                                                              
Occhi:                                                                         
Capelli:                                                                             
Altezza:                                                                        
Fisico:  
Altro: (tatuaggi, cicatrici ecc.)                                                                                                                                                     Inclinazioni sessuali:

Arma/ armi: 
Abilità: (arti marziali, capacità ginniche ecc.)
Poteri: 
Altro:

Le relazioni saranno tra i personaggi potete metterle voi nella storia o, se vi affascina uno dei personaggi creati potete mettervi d’accordo con l’autore.

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Capitolo 2
*** Collaboriamo per impedire l'apocalisse, ma prima servono dei ***


Chirone si concesse un momento per pensare, osservando il ragazzo davanti a lui. Era alto circa uno e ottantacinque e la corporatura massiccia. Diciannove- vent’anni. I capelli erano lunghi fino alle spalle, neri come la pece e i lineamenti da falco,non così affilati da dare fastidio agli occhi, ma abbastanza da dargli un aria affascinate. Gli occhi erano inquietanti. Il destro era azzurro cielo, incredibilmente sincero. L’altro era rosso come il sangue, terrificante e malvagio. La mano sinistra  di energia rossa, terribile e malvagia, mentre la destra era avvolta di morbida energia  azzurra, calda e invitante. Alla fine l’anziano centauro decise. “E sia. Cerca i mezzosangue che salveranno il mondo, prima che tutto questo accada.” ”Bene, e ora cerchiamo i prescelti.” “Hyml ʼwn gyhnwm gʻpynʻn zyyʻr ʻqsʻqwtyʼánʻrs, dy wwʼs wwʻt hʼaltn dy ʼaṗʼáqʼalyṗsʻ*”(Non provare a leggerlo, è yiddish, una forma di ebraico complicata)Le energie delle braccia si scontrarono e si fusero, ampliandosi e espandendosi in modo da abbracciare tutto il campo, e avvolgendo il prescelti in una luce rossa e azzurra.

 

 

 

Jennifer Brown, 16 anni

Jennifer si era affrettata a correre verso la collina al momento dello schianto, e, vedendo Peleo a terra e quello stano ragazzo con i capelli biondo scuro che avanzava come se non fosse successo nulla, gli era corsa incontro. Forse era una fredda e cinica figlia di Atena, ma non era una buona idea farla arrabbiare. Diventava parecchio stronza in quei casi. E a farla arrabbiare erano gli attacchi al campo, per esempio. Sguainò la spada, pronta alla battaglia, ma il ragazzo, vista la minaccia di tutti quei semidei davanti a lui si mise a correre più veloce di una macchina. Quando le passò a pochi centimetri lo spostamento d’aria le mandò all’aria i capelli biondo cenere, facendogli finire negli occhi grigio- azzurri le punte blu elettrico. Lei era piccoletta, uno e sessantacinque, molto slanciata e sottile, quindi si riprendeva in fretta dalle cadute, e si tirò su con una perfetta mossa da ginnasta. Recuperò la spada caduta, e si mise a correre all’inseguimento del ragazzo, che ora puntava verso Chirone. Lo vide fermarsi a parlare con il suo maestro. Poi una potentissima esplosione di luce avvolse il campo, e lei si ritrovò a brillare, come se la luce dell’onda avesse avvolto anche lei. Una forza irresistibile la prese, imponendole di avvicinarsi al misterioso ragazzo. 

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Rebella Roi, 13 anni

Rebella si era appartata in uno dei suoi angoli, in cima la pugno di Zeus, per pensare in pace, ma non poteva stare due minuti in pace senza che al campo succedesse qualcosa. Aveva intuito che qualcosa non andava dal ringhio di Peleo, ma poi il clamore della battaglia l’aveva confermato. Era corsa verso la Collina Mezzosangue, giusto in tempo per tirare fuori l’arco e colpire un paio di volte il ragazzo che correva verso Chirone. Girò lo sguardo verde e penetrante verso il punto d’incontro dei due. Li guardò parlare, scuotendo l’indomabile massa di ricci neri come l’ossidiana. Nessuno la riteneva a una minaccia, con il fisico minuto, il suo metro e trenta di altezza, e la aria da bambolina di porcellana. Ma non era il caso di sottovalutarla, era molto forte. Poi una luce scaturì dal ragazzo e l’onda di luce la colpì in pieno, avvolgendola e costringendola a muoversi verso la loro.

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Vitani Saroyan 19 anni

Vitani era occupata ad allenarsi nell’arena come uno dei pochi amici che si era fatta dopo il suo voltafaccia nella Seconda Guerra dei Titani. Quasi tutti la odiavano, e i pochi che la sopportavano erano persone davvero incredibili. La sua spada, Shetani, era veloce come un fulmine, ma il suo avversario era bravo. Poi fece l’errore madornale di avvicinarsi. Un esperta di judo non si fa sfuggire l’occasione, e neanche lei. Afferrò il ragazzo, proiettandolo verso terra e facendogli perdere l’arma. Shetani, che aveva trasformato nel ciondolo a forma di goccia di sangue, tornò alla sua forma originale, ritrovandosi puntata alla nuca di un avversario stupefatto. Poi il clangore delle armi richiamò l'attenzione di Vitani, che corse fuori dall'arena nel tentativo di scoprire cosa stesse accadendo. Un nutrito manipolo di ragazzi si avvicinava a Chirone che parlava con un ragazzo. Poi un esplosione di luce, partita dal ragazzo, la travolse e la luce la costrinse ad avvicinarsi al ragazzo. 

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Charlotte  Oliver 17 anni

Charlotte era al poligono. Una, due, tre, quattro e cinque. Cinque frecce lanciate e cinque a bersaglio. Spostò la ciocca rossa che le era finita sul naso.  Normale amministrazione per una figlia di Apollo. Prese di mira l’ultima freccia scoccata, poi ne lasciò partire un altra. Azzerò il respiro nell’istante in cui fece partire la freccia. Nel mezzo del volo la colpì con uno dei suoi fulmini di luce, caricandola all’inverosimile di energia. La freccia coronata d’oro arrivò a destinazione e si piantò nella precedente, per poi esplodere con la forza di un piccolo sole. Sentì l’energia calare di botto, ma la soddisfazione nel vedere le facce dei suoi fratelli e sorelle era impagabile. Uno schianto terribile le sottrasse la scena. Peleo, il povero Peleo era a terra, e un ragazzo si dirigeva verso Chirone. Lei e  sui fratelli imbracciarono gli archi e fecero partire una scarica di frecce, mentre gli altri ragazzi correvano verso di lui. Quello, visto l’esercito di persone che gli stava correndo incontro, si mise a correre, e in breve seminò tutti,  anche le frecce. Ma lei cambiò la mira alla velocità della luce, socchiuse gli occhi azzurri e scoccò,  piantandogli una freccia nella schiena. Era già pronta a raddoppiare, quando il ragazzo raggiunse Chirone,  e lasciò la presa sull’arco. Lo ritrasformò nel suo braccialetto di platino con inciso il sole. Si calmò, poi, dopo qualche minuto, vide un esplosione azzurra e rossa partire dal ragazzo, che colpì anche lei, ma senza fare male, avvolgendola e facendola brillare come una stella. Una forza irresistibile la prese, spingendola ad andare dal ragazzo.

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Annalisa Woods 16 anni.

Annalisa, o Anna, come la chiamava mezzo Campo era occupata in un attività non proprio eguale ma ovviamente logica per una figlia di Ermes. Stava scassinando la porta della dispensa. Il lucchetto in bronzo celeste però resisteva al grimaldello. Avrebbe aperto quel lucchetto, fosse stata l'ultima cosa che faceva. Prese Scura, a sua ascia bipenne in ferro stigeo, e menò un fendente al lucchetto, che si frantumò al contatto. Poi un rombo fortissimo la fece sobbalzare. Il cuore fece un balzo, e lei sbarrò gli occhi. La sua brontofobia l'aveva tradita ancora una volta. Si sfilo la mano che aveva morso per trattenete il grido, fermandosi ad osservare un momento la scritta Fuck che andava dall'indice al mignolo. Sentì un forte sferragliare di armi e un vociare di ragazzi. Decise che il furto poteva anche rimandalo, doveva scoprire che cosa stesse succedendo. La situazione era strana. C'era una ragazzo che parlava con Chirone, con delle frecce che spuntavano dalla schiena, e tutti gli altri che correvano verso di lui. Poi un onda di energia partì dal ragazzo, colpendola e avvolgendola. Una strana forza si impossessò di lei, e la fece andare verso il ragazzo. 

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Angel Death 16 anni

Angel era sola. Noiosamente sola. Non perché fosse figlia di Thanatos, anche se questo faceva spavento a molti, ma perché i suoi amici del campo ancora non erano arrivati. Avrebbe dovuto aspettare qualche giorno, e poi quella noia infinita sarebbe terminata, per sua fortuna. Per fortuna che c’era l’arena. Era occupata a provare alcune mosse con la falce che le aveva mostrato il padre. Lei da questo punto di vista era certamente fortunata. Aveva un ottimo rapporto con Thanatos, anche se questo le era costato molte cose. Ad esempio sua madre. Oppure… quello. La sua maledizione. Aveva uno dei suoi amici sempre con sé, Soul. Un serpente argentato che non l’abbandonava mai. Ora, come al solito, era arrotolata intorno al suo collo, come una strana collana. Era strano, perché lui era freddo come l’argento, ma si muoveva come se fosse vivo. Si sfilò i capelli biondi da dietro Soul, che si muoveva come un pazzo cercando… non sapeva bene se di soffocarla di aiutarla a dargli meno fastidio. Ripose Kòlasi**, la sua falce, facendola tornare un orologio, poi andò a farsi una doccia nella sua casa. Uscì dalla doccia e si specchiò. esile, i capelli biondi con le punte viola e gli occhi color ossidiana. Mezza svestita com’era era vedeva anche il tatuaggio sulla spalla sinistra, un cuore diviso in due con ali d’angelo e di diavolo ai lati. Un suono improvviso la fece sobbalzare. Uno schianto tremendo si era verificato sulla Collina Mezzosangue. Si mise addosso i vestiti e corse fuori a vedrete cosa succedesse. Non fece in tempo a inquadrare la situazione che una forte luce la colpì, facendola andare verso Chirone, e verso un ragazzo sconosciuto. 

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Sara White 14 anni

Sara si stava esercitando con i suoi poteri. Entro pochi giorni si sarebbe svolta la gara con sua sorella Jennifer. Volevano vedere cosa era migliore, se la sua telecinesi o la telepatia della sorella. Ora era occupata a lanciare la spada e poi farsela ritornare indietro. era più difficile, ma non per questo si sarebbe arresa. Con un avversario come sua sorella bisognava stare attenti. Soffiò via un riccio che gli era finito in faccia. Andava molto fiera dei suoi ricci castano scuro, anche perché la rendevano una rarità tra i figli di Atena. Come dei suoi occhi caleidoscopici, che spaziavano dal verde, al grigio, al castano. Molti ragazzi, compresi i suoi fratelli, la ritenevano molto attraente. Purtroppo questi pensieri, indegni di una figlia di Atena, l'avevano distratta, e fece appena in tempo ad alzare una barriera introno a sé prima che la sua spada la colpisse alla testa con la velocità di una meteora. L'impatto fu così forte che dissipò lo scudo, mentre la sua energia calava di botto, facendola cadere a terra. Si massaggiò la testa e il ginocchio su cui era caduta, prendendo un respiro e ammirando lo scenario del campo. Vide una figura apparire sulla collina, Peleo ruggire e cercare di assalirlo, la figura reagire e mettere al tappeto il drago. Scattò verso la collina, insieme tutti i ragazzi che avevano assistito alla scena, cercando di fermarla, ma lui (vide che era un ragazzo) neanche ci fece caso. Si mise a correre, superandoli in un secondo, mandando a gambe all'aria chiunque gli fosse troppo vicino. Poi raggiunse Chirone, e si mise a parlare con lui. Dopo pochi minuti un onda di energia si propagò dal ragazzo, investendola in pieno e facendola risplendere. Una forza sconosciuta si impadronì di lei, facendola muovere verso il ragazzo.

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Alec Night 17 anni

Alec era stufo. Si annoiava. Aveva già fatto su e giù dalla parete di lava venti volte, senza versare una goccia di sudore, se non a causa della lava. Era fresco come una rosa. Era su per la ventunesima volta, e cominciava a stufarsi. Forse doveva andare all'arna ad allenarsi un po'. Spostò l' "incendio" che aveva in testa, una chioma di folti ricci rossi, per impedire che venissero inceneriti da un getto di lava, poi percorse in fretta gli ultimi metri che lo separavano dalla cima. Scrutò il campo con i suoi verdi occhi, che tante ragazze facevano crollare ai suoi piedi. La maglia mezza incenerita lasciava scorgere il fisico ascitto ma allenato. Studiò il campo, cercando qualcosa che lo stnacasse davvero, quando vide Peleo cadere, abbattuto con un solo pugno da una figura misteriosa e i semidei caricare verso quel punto. Scese dalla parete a una velocità pazzesca, merito sia dell'allenamento sia dell'incoscenza che lo caratterizzava. Giusto in tempo per essere colpito da una potentissima onda di energia, che gli comunicò il andare verso un ragazzo  

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Alyssa Delfina Mason 17 anni. 

Alyssa fischiò un paio di volte, vide arrivare uno dei suoi amici. Un delfino, anzi Il delfino, si avvicinava alla riva, saltando e facendo le capriole. Rideva come un matto. “Che hai da ridere? Ho qualcosa in faccia?” La risata del delfino non fu una risposta particolarmente eloquente. Strano, di solito i delfini li capiva. C’era qualcosa che interferiva con i suoi poteri. Poi ricominciò a sentire l’animale nella sua mente, e si calmò. Cominciò a chiacchierare con lui, per farsi raccontare gli ultimi pettegolezzi di sotto il mare. Si tuffò insieme a lui, lasciando che l’acqua la bagnasse. Non era strano che lo facesse, gli piaceva la sensazione dell’acqua che le correva sulla pelle mentre nuotava. Dopo un ora uscì, facendo scivolare via l’acqua dalla chioma bionda, specchiandosi nell’acqua per assicurarsi di non essere in disordine. Occhi color oceano a posto. Capelli mossi e lunghi a posto. Fisico sexy e allenato a posto. Perfetto, ora poteva fare strage di cuori. Solo per fare compagnia Marie, la sua migliore amica e figlia di Afrodite. Doveva venire anche Sydney, l’altra sua migliore amica, figlia di Ares. Un trio davvero affiatato. Anche i loro genitori andavano relativamente d’accordo. Per essere dei. Si era appena sistemata l’anello donatole da Poseidone quando un botto terribile la distrasse, costringendola a rivolgere lo sguardo verso la Collina Mezzosangue. Una figura, quasi invisibile data la distanza, era accanto a Peleo che era sdraiato in un modo insolito. Sembrava che fosse svenuto. Poi il clangore delle armi, e un sacco di ragazzi che urlavano e passi pesanti che si alternavano a una velocità incredibile. Quando smisero i passi risalì velocemente la china della spiaggia, giusto in tempo per vedere la figura, ora vicino a Chirone, rilasciare un onda di energia che in pochi secondi abbracciò tutto il campo, colpendo varie persone e anche lei, che, presa da una forza irresistibile, si diresse correndo verso il Chirone.

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Keyna Lispers 16 anni

Keyna si svegliò bruscamente. Era stanca, sudata e le veniva da vomitare. “Quando la troverò, e la troverò, giuro che le farò provare tutto il dolore che mi ha causato in questi anni moltiplicato per mille.” pensò mentre svuotava lo stomaco nel gabinetto. Poco dopo si sentì meglio. Si guardò allo specchio. I postumi dell’attacco erano ancora sul suo viso. la pelle, normalmente abbronzata, era del colore di un cencio lavato. Gli occhi color miele erano iniettati di sangue, i capelli neri ridotti a un nido di uccelli. Si diede una rinfrescata, si pettinò e si vestì. Per ultimo aprì il cassetto e recuperò Leonessa, la sua spada, in formato bracciale. Adesso era un po’ più pronta ad affrontare tutti i suoi fratelli figli di Ermes. Certo loro sapevano, ma era sempre difficile vedere le loro facce preoccupare dopo le sue crisi. Uscì, tentando di stamparsi in faccia un sorriso finto. I suoi fratelli la salutarono sorridenti e le chiesero se tutto andasse bene. “Si, si ragazzi, è passato. è passata anche questa volta.” La sua “famiglia” sorrise felice di vedere che era ancora intera.  

Chelìa, la sua migliore amica, era là accanto. “Come stai” “Tutto a posto, mi sono ripresa come vedi. Ora io ho da fare, puoi avvertire tu George, Lucia e Cristopher.” “Va bene, tanto devo fare una capatina da tutti.” “Scusa, ma lo sai che dopo le mie crisi preferisco stare un po’ da sola.” Salì verso la collina correndo per sciogliere i muscoli, poi sguainò la spada e senza nessun motivo reale si mise a rotearla, assaporando il rumore del bronzo celeste che fendeva l’aria. Si allontanò dal poligono di tiro, lei era una frana con l’arco, non avrebbe  preso un bue a due centimetri da lei. Mentre era occupata a menare colpi un botto le scombinò tutti i movimenti. Si girò verso la fonte del suono, e vide un ragazzo che correva a velocità incredibile verso di lei. Poi si voltò e vide anche Chirone correre verso di lei. Si tolse rapidamente dalla traiettoria, ma rimase in lì vicino, e sentì tutto. Molto preoccupante. Non capì solo l’ultima parte. Era in una lingua strana, come non ne aveva mai sentite. La sfera di energia la colpì subito, facendola sentire leggera, e imponendole di avvicinarsi al ragazzo.   

Scillotta98

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Inferno e Paradiso trovino i loro carnefici, coloro che fermeranno l'Apocalisse

**Inferno

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Ok, non ho mai scritto nulla del genere e devo dire che è abbastanza massacrante, ma sono peoprio contento di quello che ho scritto.
Spero davvero che vi piacciano le descrizioni dei personaggi che vi ho dato, e aprezzerei una piccola recensioen, così mi dite se ho fatto centro come Lee Flatcher, oppure ho fatto fiasco degno di Percy (e lu ha preso Chirone nel fondoschiena, non so se rendo l'idea.) Nel caso non troviate proprio tutto del vostro personaggio naturalmente vuole dire che lo mettero dopo, dato che alcuni sono davvero complicati. 
Con moltissime speranze vostro
Poseidonson97 

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Capitolo 3
*** Si parte, ma perché a tutti i semidei tocca di rischiare le penne una volta all'anno? ***


 

L’Araldo si voltò, osservando le luci che si erano accese in tutto il campo, e che si avvicinavano rapidamente. Una in particolare era a pochi metri da loro, mentre una era lontanissima, addirittura lungo la spiaggia. “Li ho trovati, ha breve saranno qui. Ora la cosa complicata sarà spiegare loro il compito.” “Intanto potresti spiegare a me cosa dovranno fare i miei ragazzi, non credi?” “Mi dispiace, ma la questione è lunga e complicata,e preferisco non interrompermi. A breve i prescelti saranno qui.” Le figure ammantate di luce ora erano tutte visibili, alcune un po’ stanche per la corsa e tutte abbastanza spaventate. Chirone, che conosceva tutti i suoi allievi li riconobbe subito. Un gruppo particolare, con molte ragazze e un solo ragazzo. C’erano anche Rabella e Sara, a suo giudizio troppo piccole e inesperte per affrontare un impresa di quella portata. Poi tutti rivolsero lo sguardo verso l’estraneo, che si presentò ancora come l’Araldo. “Vi ho chiamato per un motivo molto importante. Questo mondo, quello di uomini e dei, è in un pericolo maggiore di quanto si sia mai trovato. Io ho ricevuto il compito di fermarlo, ma mi serve aiuto. E mi hanno mandato a cercare aiuto da voi. Inferno e Paradiso hanno deciso che il tempo di combattere è giunto, nonostante il la terra non sia  affatto pronta per questo. Dovrete aiutarmi, altrimeti ill vostro mondo sarà distrutto. Coloro che mi hanno mandato qui desiderano che questo mondo possa reagire, quindi questa guerra non deve essere permessa. Oppure combattuta in anticipo, come mi hanno detto di fare. Adesso vi prego di aiutarmi, oppure il mondo come lo conoscete verrà distrutto.” Chirone rivolse lo sguardo verso Jennifer, come a chiedere conferma che dicesse il vero. “Mi dispiace chitone, ma la mia telepatia non serve a nulla. La sua mente è come un muro. Non riesco a entrare. Dobbiamo dare per vero quello che ha detto.” “Mi dispiace, ma dovete fidarvi. La mia mente non può essere penetrata in alcun modo. Vorrei davvero permettervelo,ma uno come me non può farlo.” “Dicci almeno chi o cosa sei.” “Una domanda degna di una figlia di Atena, White. Io sono quello che voi definite un mezzosangue, ma non del vostro tipo. Io sono unico, perché sono il figli di un angelo e un demone. Io sono l’aberrazione massima. Io sono un nephilim.” “ Wow, come quello di D.M.C.(devil may cray)?” Saltò su Alec “Non so di cosa parli, ma io sono l’unico al mondo, in tutti i mondi esistenti. La missione che vi offro è di recuperare un esercito per sconfiggere angeli e demoni. Ma sarà duro e difficile. Potreste non tornare.” Le ragazze più giovani fecero una faccia un filo preoccupate, ma già i sedicenni fecero uno sbuffo, preoccupati ma tutto sommato non troppo. Vitani era addirittura emozionata. Un impresa per salvare il mondo forse l’avrebbe riabilitata, almeno in parte, e forse sarebbe diventata amica dei suoi compagni. Certo, lei, a parte quel ragazzo strano che li avrebbe condotti, era decisamente la più grande, ma al campo non si facevano troppe distinzioni.

 

“Adesso decidete, accettate oppure no?” Tutti rivolsero lo sguardo verso Chirone, che annuì, non troppo convinto. “Bene, ma vi avverto che sarà una guerra, quindi prima di partire salutate tutti, e indossate le armature. Temo che non indosserete altro in questa missione. Andate, ci vediamo vicino al drago fra un ora.” Si levarono alcune proteste, ma Chirone le zittì “Avete accettato, ora è lui a comandare. Vi farò trovare le provviste nel punto di incontro tra un ora.”

 

Un ora dopo tutti erano pronti, le armature addosso, gli zaini pieni di tutto in necessario e le armi addosso. L'araldo era apparentemente disarmato, ma forse, vista la forza eccezionale di cui aveva dato prova, non ne aveva bisogno. Rabella era accoccolata a fare le coccole a Peleo che, una volta tanto, si godeva un premio per la guardia. Poi l'Araldo si avvicinò a entrambi, e, mentre Peleo si ritirava su se stesso intimorito Rabella si preparava a dirne di tutti i colori al ragazzo, ma questo si mise a parlare con il drago in una strana lingua "אַנטשולדיקן אָדער דראַקאָן, אָבער איר קעגן מיר און איך האָבן פארטיידיקט. איך האט ניט טראַכטן אַז אייער אַרבעט איז צו האַלטן זיכער דעם טייַער"* Il drago sembrò rispondere, e poi tornò alle carezze di Rabella, che vedendolo tranquillo si era calmata. L'ultima ad arrivare fu Keyana, che aveva avuto bisogno di parlare con Chirone prima di partire. Angel era occupata a giocare con la sua collana argentata, o almeno così sembrò a Sara, finche non la vide muoversi per avvolgersi intorno alla mano e guardare la sua padrona con serpenteschi occhi dorati. Per poco non si prese un colpo, e corse subito da sua sorella Jennifer a chiedere spiegazioni. "Ma tu lo sapevi che la figlia di Thanatos ha un serpente?" "Tranquilla, ha quanto mi hanno raccontato è un dono del padre." Rispose la maggiore, tranquilla. Vitani   era impegnata a controllare Shetani. Se doveva combattere una lunga battaglia era il caso di avere l'arma a posto. Gli altri erano impegnati in cose simili, armi, viveri, e così via. Poco dopo il loro "capo" disse "Andiamo, è ora di partire. Avete salutato le persone importanti?" tutti annuirono. "Bene, perché le possibilità di rivederli sono più che nulle." Tutti deglutirono, spaventate. "Seguitemi, è meglio che altri non vedano." Undici ragazzi, anzi nove ragazze, una ragazzo e un nephilim si mossero verso la foresta che ricopriva una parte della zona, e quando furono al centro della foresta il nephilim si inginocchiò, come in preghiera, poi cominciò a salomondiare "טיף געזונט, פאַרבאָטן תהום, עפענען די טויער צו דער ינפאַנאַט לימבאָו”** Un gigantesco portale circolare si aprì hai suoi piedi, partendo dalle sue mani e completandosi dall'altra parte, dieci metri più in là. Il portale sprigionò un luce verde pallido, intensa e vagamente spettrale. Il ragazzo si espose alla luce, che sembrava provenire dalla fenditura, e una specie di ologramma apparve intorno a lui. Metà si illuminò di azzurro, e si intravide una grande ala d'uccello spuntargli dalla schiena, mentre l'alta parte si illuminò di rosso intenso, con un enorme ala da pipistrello e un corno appuntito sulla testa. "Almeno la sua natura è confermata, direi." borbottò Annalisa, in lieve soggezione come gli altri alla vista del portale. "Il portele rivela la natura delle persone, e ci porterà al Limbo, il luogo in cui Inferno e Paradiso si sono sempre incontrati, la terra di nessuno. Io mi ci sono addestrato, e credetemi, non ci torno volentieri. ma è l'unico modo per usare i portali intramondi. Andiamo. Buttatevi, e non abbiate paura, il viaggio è indolore, e l'atterraggio non brusco quanto sembra." Poi spalanco le braccia e si lasciò cadere nel portale, seguito da un esaltato Alec e una coraggiosa Vitani. Gli altri li seguirono, chi a ruota e chi con meno entusiasmo.

Il viaggio nel portale fu una lunga e continua caduta, ma all'arrivo una strana forza impedì loro di schiantarsi, sostenendoli all'ultimo momento. Si trovarono in un luogo deserto. Un pallido riflesso del sole illuminava senza regalare calore, limitandosi a bruciare le lande brulle e le grandi rocce che regalavano un minimo d'ombra in quel luogo desolato. Quando tutti arrivarono l'Araldo fece un gesto per abbracciare il paesaggio. "Questo attende la terre se non salveremo. Qui Inferno e Paradiso hanno combattuto per molti millenni, ed ecco come lo hanno ridotto. E non avete visto cosa popola questi luoghi maledetti. Sono una minaccia tanto per noi quanto per i nostri avversari. Andiamo. Tra poco si scatenerà una tempesta di sabbia, ed è meglio non farsi trovare allo scoperto quando inizia. Si fa quella fine." disse, indicando uno teschio semi umano e cornuto mezzo affondato nella sabbia. "Qui le tempeste scarnificano, non accecano. I venti soffiano a oltre cinquecento chilometri orari, è come beccarsi un proiettile, solo più piccolo. E molto più numerosi di quanto qualsiasi arma mortale possa sparare." Si misero in cammino, evitando, per qualche motivo, le zone sabbiose, limitandosi a saltare di roccia in roccia. Camminare con l'armatura era faticoso e l'Araldo aveva l'atteggiamento di chi è preoccupato per qualcosa di imminente. La maggior parte di loro conosceva la sensazione, e non era piacevole. Dopo poco più di un ora qualcosa si mosse fra le rocce. Erano in una gola, non troppo profonda ma abbastanza non essere scalabile. procedevano in fila per due, quando qualcosa si mosse fra le rocce sopra di loro. Jennifer, presa dall'istinto, aprì la mente, sondando in cerca di esseri viventi intorno a loro. "Araldo, ci sono cinque creature intorno a noi, ma nella loro mante non vedo altro che furia e rabbia omicida" "Pronti a combattere, ORA!" I ragazzi si schierarono in cerchio, le armi sguainate. Si sentirono dei ringhi, poi una dozzina di creature li accerchiarono. Erano disgustose, con teste piccole e dotate di occhi rossi e cupi. La bocca si apriva su quasi tutto il muso, con denti puntuti e spaccati. La bava colava dalle bocche, e il corpo sproporzionato, con una parte superiore e norme e una inferiore minuscola dotata di coda, rendeva tutto orripilante. "Demoni segugi. Esseri spregevoli che si nutrono di qualunque cosa si muova." Disse, serio. Poi si rivolse verso i mostri. Fece un movimento secco con le mani, come a estrarre qualcosa. Dalle sue mani apparvero delle lunghissime lame. Cinque artigli da quaranta centimetri gli apparvero su ogni mano, lasciando pochi dubbi sul perché girasse disarmato. "Mi volete viscidi bastardi?" Un coro di ringhi poco rassicuranti fu una risposta più che eloquente. "Allora venite a prendermi luridi *****" "Ma che dici? Regola le parole, c'è mia sorella piccola e una ragazza ancora più giovane" disse Jennifer, scandalizzata. La battaglia durò circa cinque minuti. Vero, quei demoni erano incredibilmente forti, ma i ragazzi erano allenati, e sembrava che i bronzo celeste funzionasse meglio del solito. Anche l'Araldo faceva la sua parte, le lame che squartavano senza posa, mentre Angel faceva a pezzi i nemici con la falce, e Alec li infilzava alternandoli con le parate dello scudo. Shetani e Vitani si alternavano nel far volare i nemici e infilzarli. Una volta concluso il combattimento il pallido e malaticcio sole stava tramontando. Alyssa, che normalmente adorava il tramonto, per la prima volta in vita sua lo trovò estremamente deprimente. Anzi, avrebbe preferito che non fosse proprio tramonto. Quel posto era orrendo con il buio.      "Per oggi basta. Ci accampiamo, preparate le   tende e i viveri. Io non ne ho bisogno. Ora vi accendo un fuoco." Gli artigli, spaventosi da morire, vennero ritirati, le armi riposte e un tizzone di fuoco infernale messo al centro del campo montato in due minuti. I ragazzi tiratono fuori le provviste, e si misero in cerchio a mangiare. Alec e Annalisa confabulavano tra loro senza motivo apparente, finche non si girarono verso l'Araldo con un sorriso poco rassicurante, almeno agli occhi di Charlotte. Poi si volsero entrambi verso l'Araldo, che stava parlando con Vitani, e dissero "Piacere Jack!" "Chi?" Fù la risposta corale di tutti gli altri "Lui. Ha squartato una mezza dozzina di nemici, come Jack lo squartatore. Ci è sembrato un bel soprannome." I due si guardarono complici. "Chiamatemi come volete, l'importate è che ci capiamo. Non voglio incomprensioni in battaglia." La risposta lasciò spiazzati entrambi, che si aspettavano una qualche reazione. Un espressione offesa, una protesta, qualunque cosa, tranne l'assoluto disinteresse nei confronti della loro battuta. "Avanti, mettetevi a dormire. Se ho capito bene ci aspetta una lunga camminata domani. " Ordinò Vitani, infilandosi in una delle tende allestite per le ragazze. Ora che la missione aveva preso il via era molto più convinta e autoritaria. "Chi fa il primo turno di guardia?" Chiese Charlotte " Voi dormite, io ho sonnecchiato il mese scorso." "Tu sei matto, non puoi dormire una volta al mese." "Io non sono come voi, sono un essere creato dall'incrocio di due razze che si odiano dall'alba dei tempi. Il prodotto di un amore proibito. Io stesso secondo due mondi non sono altro che un lurido aborto. Vivete vent'anni con questa consapevolezza e poi mi dite come fare a dormire in pace per più di due ore. Sopratutto se non ne avete vero bisogno. E ora dormite. Il Pozzo è lontano, sempre che non si sia mosso dall'ultima tempesta." E su questa nota allegra si chiuse la serata, lasciando i ragazzi a rimuginare su quanto potesse essere difficile comunicare in qualche modo con l'Araldo che, a decisione unanime, ora si chiamava Jack. Il giovane (si fa per dire, in anni terrestri aveva duemila anni) nephilim pensò a quanto fosse stato fortunato. Forse, per la prima volta nella sua vita, poteva stare con qualcuno senza che cercasse di ucciderlo o usarlo come un arma. Forse avrebbe avuto, se non degli amici, almeno delle persone che un minimo tenessero a lui. Era forte, ma nessuno lo è abbastanza da vivere in perenne solitudine. Alzò lo sguardo al cielo. Al contrario del giorno, la notte era bella come poche, pura e semplice, solo le stelle che risplendevano in migliaia di costellazioni senza una logica, cambiando continuamente posizione. Un vento gelido si levò dalle lande, portando i gemiti dei morenti e i ringhi delle belve che li divoravano. Ma il Limbo era quello, miliardi e miliardi di di miglia quadrate di desolazione e solitudine. Come la sua anima.  

La notte passò tranquilla, e le ragazze si svegliarono fresche e riposate. Alcune di quelle che già avevano partecipato a qualche impresa lo ritenevano impossibile, ma nessuno era sparito, e Jack era tranquillo. Si diedero una sistemata, mangiarono un boccone e si misero in cammino. Il sole malato era sorto da un pezzo quando intravidero un bagliore provenire da dietro un ampia formazione rocciosa. "Forse ci siamo, ma preferirei sapere cosa ci aspetta prima di aggirare la parete." "Sara..." "Capito, lo stupirò con i miei fenomenali poteri eccetera eccetera." Le due sorelle di Atena elaborarono al volo un piano. Sara si sarebbe sollevata con i suoi poteri, e avrebbe informato gli altri in tempo reale collegandosi con Jennifer. Intanto Alec cercava di convincere tutti a lasciarlo salire in arrampicata. Angel, calma, gli fece notare di come la parete fosse alta   duecento metri e praticamente verticale, ma lui si ostinò, cercando di salire, salvo per rendersi conto che la roccia si sbriciolava non appena toccata. "Stai bene?" Chiese Annalisa, forse un po' troppo preoccupata. Era caduto da due metri, mica da una montagna. Alec si tiro su al volo e cominciò a pavoneggiarsi, scatenando l'ilarità delle due figlie di Ermes, lo sbuffo seccato di Vitani e altre risate da parte del restante ed eterogeneo gruppo di ragazze. "Andate, e vediamo se il posto è quello." Le due figlie della saggezza si strinsero per un istante, poi Sara cominciò a fluttuare verso l'alto bene attenta a non toccare la parete. Aveva visto molto bene cosa succedeva a quelle pareti appena toccate.  

Arrivò in cima, e sporse lo sguardo oltre la cresta rocciosa. Un pozzo, simile a quello che li aveva portati lì, solo di un rosso intenso, vorticava nella sabbia, con intorno alla quale giravano alcune piccole creature, dall'aspetto innocuo, almeno per lei. Scese velocemente, ma all'ultimo perse la la concentrazione cadendo da quasi cinquanta metri. Neppure lei si sarebbe salvata, ma poi qualcosa la fermò in volo. Vide il volto di Jack, poi notò che stavano scendendo lentamente. Guardò la schiena del ragazzo che l'aveva salvata e le vide. Due ampie ali azzurrine e semitrasparenti che sorreggevano entrambi e li facevano planare dolcemente verso terra. Allora era vero che era mezzo angelo. Il volo fu quasi piacevole fino alla terraferma, dove la sorella la stritolò in un abbraccio, e le altre dimostrarono come fossero felici di rivederla sana e salva. "Allora, cosa hai visto?" " Un pozzo rosso in mezzo alla sabbia, con delle piccole creaturine che si muovevano intorno. Non è troppo lontano, forse un paio di chilometri in linea d'aria. "Questo vuole dire al massimo dieci chilometri a terra, in marcia ragazze" Fece Vitani " Ehm" "E Alec il rompicavoli, adesso andiamo." Si misero in marcia, scivolando sul costolone roccioso, poco più di un metro di roccia fragilissima che scricchiolava a ogni passo. Arrivarono all'altro lato della formazione dopo un secolo, grondanti di sudore e accaldati, un po per la strizza che aveva preso tutti, un po per il sole battente a cui si erano esposti. "Eccolo, la porta per l'inferno è davanti a noi. Purtroppo è nel mezzo della sabbia." "E allora, scusa? Dobbiamo solo camminare su un po di sabbia, dove sarebbe il rischio?" Alec, sbruffone e sfrontato era intervenuto, ancora una volta cercando di fare le cose nel modo più semplice e diretto possibile. "Passa pure, ma i demoni segugi non l'unica minaccia del limbo." Disse l'Araldo, come se fosse pericoloso anche solo il pensiero di camminare sulla sabbia. Alec non gli diede ascolto e si catapultò verso la sabbia a tutta velocità, mentre il braccio sinistro dell'Araldo mutava ancora, dividendosi in segmenti e aperto in punta, come una chela. "Ma che cavolo?" "Tu sei Charlotte, vero? Tira fuori l'arco, e colpisci qualunque cosa sbuchi fuori dalla sabbia. Cerchiamo di evitare che Alec faccia una brutta fine." "Cosa dovrebbe uscire dalla... AAHH!" Un verme enorme era sbucato dalla sabbia, puntando verso Alec, ora immerso fino al ginocchio nella sabbia. "Alec, fatti afferrare dalla frusta, quel verme punta te!" " Quale verm... oh cazzo!" Un enorme verme lungo sei metri, bianco pallido come una larva d'insetto e con quattro appendici marroncine che sbucavano dai lati della bocca, pronte a ghermire il ragazzo davanti a lui, solo che sia Charlotte che Rabella estrassero gli archi e cominciarono a lanciare una fitta pioggia di frecce verso il muso della bestia, mentre l'Araldo lanciava il braccio mutato, che si allungò allungandosi in segmenti e afferrando Alec una attimo prima che questi fosse afferrato dal verme. Lo tirò vero la salvezza, mentre le frecce si conficcavano nel verme, avvelenandolo causandogli un dolore non indifferente, dato il versaccio che emise. " Ecco perché tutto questo è un serio problema, quella era una larva di verme della sabbia, e ce ne dono centinaia in giro. Dobbiamo trovare un modo per passare oltre quella sabbia e finire nel portale." "Non potresti lanciarci? Forte come sei dovresti riuscire a lanciarci proprio nel punto giusto" Disse Vitani "Temo che sia troppo rischioso. Quei bastardi saltano e si fanno due metri con un colpo, e hanno buona mira. No, per passare bisogna fare fuori il genitore." "Il genitore? Vuoi dire che questi non sono adulti?" "Si, come ho detto queste sono solo larve, e il genitore è lungo oltre quaranta metri. Proprio un brutto soggetto, specie affamata, come è sempre. Ci dividiamo. Charlotte, Rabella e Vitani vengono con me. Gli altri allestiscano il campo, e se non torniamo entro due giorni, bhe, tornate al portale e preparate il vostro campo a una battaglia durissima."

Partirono, inoltrandosi nella distesa infuocata davanti a loro, il pallido sole malato che scendeva, 

 

 

 

 

 

*Scusa o drago, ma mi hai attaccato e io mi sono difeso. Non pensavo che il tuo compito fosse tenere al sicuro questo prezioso manufatto

**Pozzo profondo, abisso proibito, apri il portale per il Limbo infinito

 

 
 
 
הימל און גיהנום § ווייטיק און פרייד הימל און גיהנום § ווייטיק און פריידהימל און גיהנום § ווייטיק און פריידהימל און גיהנום § ווייטיק און פרייד

 
Salve a tutti da Poseidonson97. Ragazze, spero che la storia vi piaccia, perché il pazzoide non ha intenzione di fermarsi. Adesso devo dire una cosettta sulle ship. Temo che non ci saranno, perché siete tutte donne etero, e c'è un solo maschio, oppure due, se uno che ha 2000 anni e per il suo fisico sono 20. Ditemi voi, per me va bene tutto. Adesso non mi resta che augurarmi che il capitolo vi sia piaciuto e incitarvi a recensire, recensire e recensire. 
Ciao
Poseidonson97

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Capitolo 4
*** Ecco come si stermina un infestazione di vermi giganti. Si fa fuori mamma verme! ***


Ecco come si stermina un infestazione di vermi giganti. Si fa fuori mamma verme!


Erano in cammino da ore, in piena notte, con il freddo e la stanchezza che penetravano nelle ossa. I quattro stavano camminando ormai nel buio più totale. "Jack?" "Si Rabella?" "Io non vedo nulla, e son già inciampata tre volte. Non potresti fare un po' di luce?" "Già. Io non vedo nulla" "Piantala di fare la scorbutica Vitani. Comunque hai ragione, qui non si vede nulla." "Scusatemi, io vedo al buio, e avevo dimenticato che gli umani e i semi-umani non hanno questa capacità. Perdonatemi." Alzò il braccio destro, sprigionando una luce azzurrina e intensissima.  Sembrava un faro. Le ragazze si coprirono un attimo gli occhi abbagliati, poi, soddisfatte, si rimisero in cammino. Andarono avanti tutta la notte, poi Rabella giustamente, chiese: " Ma dove stiamo andando?" "So dove si trova il verme, almeno per una certa area, quindi ci dirigiamo la. E visto che il mostro sforna nuove larve ogni giorno, tra le dieci e le venti, più sono piccole e più ci avviciniamo. Fortunatamente un essere di quelle dimensioni non è un cacciatore diurno, e torna sempre al suo nido dopo la notte. Lo potremmo sorprendere nel sonno. Anche se si svegliasse potremmo prenderla mentre è intrappolata. E ora dobbiamo proprio sbrigarci." La lunga marcia riprese, interrotta da occasionali passaggi lungo i burroni, in cui spesso era necessario usare la frusta o le ali dell'Araldo, e si fermarono a riposare solo a giorno fatto mettendosi al riparo dal sole. Ripartirono nel tardo pomeriggio, poi l'Araldo si fermò."State giù ragazze. Io vado a vedere quanto sono cresciuti i vermi." Detto questo scese verso la sabbia, seguendo un canalone nella  roccia. Appena mise piede nella sabbia una scia si delineò, una lunga striscia di sabbia smossa che puntava verso di lui. "Jack, a destra" Gridò Vitani. "Vieni qui, lurido bastardo"  l'Araldo si girò verso il mostriciattolo, caricando il braccio destro di energia azzurra, e quando il verme saltò per colpirlo lanciò una scarica di energia contro di lui, così potente che le ragazze videro il corpo flaccido dell'essere fumare. Il cadavere atterrò a poca distanza dal ragazzo, che mutò ancora il braccio in una frusta, recuperando il cadavere e saltando sulla roccia, relativamente al sicuro. "Uno, due, tre... Si, ha più o meno due giorni di vita. Siamo vicini. Molto vicini. Direi non più di un paio di chilometri." "In quale direzione, Crocodile Dundie?" "Chiiii?" Chiesero a due voci Rabella e l'Araldo "Vitani piantala di creare problemi a Jack e a Rabella. Uno è naturalmente fuori scala, e l'altra è troppo giovane. Però davvero, come facciamo sapere dov'è la mammina?" "Si trova in quella corona di roccia. Ha una bella tana, il verme schifoso. Ora vengo a farti fuori. Andiamo, è il momento di controllare se mamma verme è in casa." "Non hai detto che era meglio coglierla nel sonno?" "Dorme a sei metri di profondità. Ho detto che sarebbe meglio coglierla al risveglio, quando è fredda e intorpidita. Inoltre sebbene le larve vivano intorno alla madre non rischiamo di trovarne. Le depone nel suo territorio, ma mai nella sua tana. Se la mangerebbero, quindi almeno non potrà contare sui rinforzi. Spero." "Detto così suona maluccio." "Vitani, piantala di borbottare e andiamo. Dobbiamo fare tutta la strada al contrario, e sarebbe carino non farli preoccupare." "Si, hai ragione, è il caso di fare in fretta." Si misero in cammino, dirigendosi verso il bacino di sabbia circondato da rocce. Arrivati lì sotto Rabella tirò fuori l'arco, pronta a lanciare una freccia "Ferma. Se lanci una freccia la parete crolla, e il mostro si sveglia, bella arzilla e pronta a divorarci. Dobbiamo colpirla mentre è mezza addormentata, così possiamo usare il veleno delle frecce di Charlotte per stordirla, poi io e Vitani andiamo lì e la infilziamo come un kebab." "Mi piace infilzare i mostri, e tu mi dici che con questo batterei il mio record di grandezza, dieci metri?" " Se è la taglia dell'essere che ti interessa sappi che il verme è lungo oltre quaranta metri. Ti basta?" "Si! Non vedo l'ora. Andiamo! Stasera zuppa di verme." Vitani non stava più nella pelle. "Vedete quell'apertura?" "Si" riposero le ragazze. "Bene, è da lì che passeremo, sperando che sia ancora addormentata." Si infilarono nell'ampia linea di sabbia, bene attenti a restare sulla roccia. C'erano talmente tante larve appena schiuse che si vedevano saltare via il più velocemente possibile. "Ma non avevi detto che non ci sarebbero stati piccoli?" "Stanno scappando. Se la madre li prende li usa come colazione. Tranquilla, saranno via molto prima che la madre si svegli. Mi preoccupa di più la possibilità che attorno al verme vivano degli spazzini." "Spazzini?" "Si, ma è un rischio da correre. Tranquilla, se ci saranno ci penserò io. Andiamo." "Non ho bisogno di essere rassicurata. Sono figlia di Ares!" "Bene, bene." Disse l'Araldo, liquidando la protesta di Vitani con un gesto della mano. Videro il verme appena si infilarono nella corona di roccia. Un ammasso di roccia più scura, si sarebbe potuto dire, se non fosse stato per le escrescenze rossastre che spuntavano dalla parte superiore. La bocca non era visibile, ma era chiaro che una volta aperta sarebbe stata in grado di ingoiarle tutti e quattro insieme senza neanche aprirla tutta. Un singulto spaventato partì dalle ragazze. Persino Vitani ingoiò a vuoto un paio di volte. "Che avete da spaventarvi? Vi ho accennato che era lungo circa quaranta metri, no?" "Si, ma quando lo vedi fa un altro effetto." "Questo te lo concedo Charlotte. E oltretutto è praticamente invulnerabile. Ha pochi punti deboli, e sono ben protetti. Per questo ho deciso di portarmi voi due, Rabella e Charlotte. Avrete il compito di colpirlo, mentre io gli faccio esporre i punti deboli. Se servirà Vitani vi difenderà, oppure la chiamerò e mi darà una mano." "Scusa, cosa dovresti fare?" "La sveglierò nel peggiore dei modi. Con una lama su per il culo." "EH!?" Il braccio sinistro cambiò in una lama gigantesca, ricurva ma bipenne, lunga dal gomito fino a terra. "Ah, ecco cosa intendeva. Bella lama!" Esclamò Vitani. L'Araldo saltò, atterrando proprio sul verme, e facendo cenno alle arciere di tenersi pronte al suo segnale. Raggiunse il capo della bestia, poi piantò la lama in quello che doveva essere l'occhio. La bestia si alzò per metà della sua altezza, lanciando un grido stridulo e aprendo del tutto la bocca, che si divise in quattro spicchi triangolari, rivelando una dentatura rossa e davvero formidabile. Con tutti quei denti però, non riuscì a prendere il microscopico bastardo che si era agganciato al suo occhio, e che ora sventolava come un fazzoletto, facendo dei cenni furiosi verso le due arciere, che si misero a scoccare frecce nella bocca del mostro. "Gli occhi, mirate agli occhi" Gridò l'Araldo, forzando l'occhio infilzato ed esponendolo alle frecce. In breve la figlia di Apollo e quella di Ade trasformarono l'occhio in un puntaspilli e, mentre il mostro si dimenava nella scarsissima luce del tramonto, l'Araldo lasciò la presa, usando le ali e la frusta per passare all'altro occhio, ancora chiuso, e piantò gli artigli nelle palpebre, tenendogliele aperte a forza, mentre le ragazze correvano verso un punto di tiro migliore. Una volta raggiunto il punto giusto cominciarono a scagliare le frecce, ma mentre sembrava andare tutto bene, relativamente per un battaglia contro un verme gigante, si udirono dei ringhi alle loro spalle. Tutte si immobilizzarono. Una dozzina di demoni segugi gli apparvero davanti, usciti da chissà dove, ringhiando e sbavando, decisi a farsi uno spuntino con le ragazze. Vitani, in una scarica di adrenalina, si sentì decisamente soddisfatta. Si stava annoiando a non fare nulla. Saltò addosso a quello più vicino, sgozzandolo e facendo volare verso i suoi compari, facendoli arretrare. "E state indietro. Ragazze, continuate a riempire di frecce quel bastardo!" "Sissignora!" risposero con una sola voce le due arciere, che ormai avevano riempito di frecce entrambi gli occhi della bestia " Bene, ora che ti hanno riempito gli occhi di frecce e che ho un collegamento per il cervello..." L'Araldo fece un salto, spingendo la testa del mostro all'indietro, poi aprì le ali, restando sospeso "FULMINE ANGELICO!" le braccia si caricarono di fulmini, che poi si scaricarono sulle frecce, friggendo il cervello al mostro, che cadde sbattendo contro la parete di roccia. L'energia liberata dal fulmine e la botta data dal verme tuttavia destabilizzarono  tutta la struttura, che cominciò a collassare su se stessa. Intanto Vitani e Charlotte avevano continuato ad affettare i demoni segugi, che, subito dopo il botto, erano scappati verso la loro entrata mentre i ragazzi erano rimasti intrappolati. "Come usciamo?" "Non lo so, di solito queste cose potrei farle da solo, ma con altre tre persone non saprei come fare." "Posso pensarci io" "Rabella!?" "Si. Mi stancherò tantissimo, ma dovrei riuscire a portarci tutti fuori da qui" le pareti di roccia si sgretolavano, cadendo sempre più velocemente, e sempre più pericolosamente vicine. "Attaccatevi a me, e fidatevi" Tutti si aggrapparono a Rabella, che si concentrò e li avvolse di ombre. Un paio di minuti dopo erano fuori, e a distanza di sicurezza dal luogo, ormai semidistrutto. "Brava Rabella!" esclamò Charlotte " Sei stata super!" esultò Vitani, stritolandola in un abbraccio "Brava. Ti devo molto. Se avrai bisogno di aiuto non esitare a chiamarmi." Nello sguardo dell'Araldo c'era qualcosa di nuovo. Una sorta di luccichio incomprensibile. Una sensazione nuova che si espandeva in lui. Rabella svenì, finendo fra le braccia dell'Araldo. "Ora dobbiamo tornare al campo. In fretta." "E come possiamo fare? Ci vuole tempo, per camminare, hai presente?" "Quello possiamo rivederlo. Salitemi sulle spalle, e Rabella la porto in braccio. "Sicuro? Non saremo pesanti?" chiese Charlotte, salendo comunque sopra le spalle larghe del ragazzo. Quello, tranquillissimo, si mise a correre, facendo lacrimare due delle ragazze per la velocità. In una notte fecero quasi due giorni di cammino, anche perché spesso tagliavano in mezzo alla sabbia, dove si potevano vedere i vermi morti, abbastanza spesso da essere inquietanti. Quando arrivarono al campo era giorno fatto, e l'Araldo posò a terra Rabella, ancora svenuta, mentre le altre due ragazze scesero. Poi cadde a terra di schiena. "Datemi un paio d'ore." disse, con voce strozzata. "Lasciate fare a me. Ora ci penso io a rimetterlo in piedi." "Alec?" "So quello che faccio, e ora svegliati!" Gli diede una botta sul petto, e una luce dorata si sprigionò dal punto d'impatto, causandogli spasmi terribili. Vitani stava per strangolarlo. " Cosa combini? Lo stai ammazzando!" "Non lo sto uccidendo, lo sto solo facendo riprendere. Dagli un momento e smetterà di tremare." infatti il ragazzo in questione smise di tremare,  e subito allungò il braccio, strangolando il figlio di Ebe. "Non-ci-riprovare! Mai più!" Alec rispose con voce strozzata "Si, signore. Potresti lasciarmi respirare adesso?" l'Araldo lasciò il collo del ragazzo, che tossì e rantolò nel tentativo di prendere aria. "Non usate mai, e sottolineo mai, i vostri poteri di guarigione su di me, come non dovete darmi ambrosia o nettare. Per me sono pericolose, quasi tossiche, e i vostri poteri mi causano delle reazioni imprevedibili. Quindi evitate, grazie." Il rosso di ritrasse, decisamente spaventato. Tutti si concessero qualche ora di sonno, e si alzarono al sorgere del sole. Tutti si prepararono, levando le tende e affilarono le armi. Si prepararono per andare all'Inferno. "Un sacco mi ci hanno mandato, ma non pensavo di andarci di mia volontà." "Stà zitto Alec." "Mi scusi, signorina Artemide" Fece Alec, in risposta a Vitani. "Piantatela entrambi. Stiamo per entrare in un posto ben peggiore dell'Ade, quindi preparatevi. Sarà come vedere i Campi della Pena all'infinito. Non è piacevole. Spero che voi siate pronti." Tutti si prepararono e scesero nella sabbia, vagamente più al sicuro. La sabbia era pesante e si affondava, ma nessuno si fermò fino al portale era il momento di fare sul serio. Tutti si misero in cerchio intorno al portale, illuminati dalla sua luce rossa, e si buttarono, precipitando sicuri. Sicuri che l'Araldo li avrebbe guidati in quell'impresa al meglio. 





 

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Eccomi. Sono in un ritardo imperdonadile, ma spero che la battaglia contro miss. vermona voi convinca a perdonarmi. Spero che vi piaccia e, sopratutto per le interessate, di non aver fatto errori. Nel prossimo capitolo ci sarà un piiiccolo imprevisto, che condurrà alcuni dei nostri eroi a una sfida difficile e imprevista. Prometto di postarlo entro venerdì prossimo, senza ritardi. E devo ringraziare tutti quelle che hanno recensito il capitlo precedente, e naturalmente chi segue e legge la storia. Ciao a tutte, non vedo l'ora di avre le vostre recensioni. 
Poseidonson97


 

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Capitolo 5
*** Come scoprire dove era sparita una semidea e ritrovare la mamma. Nel peggiore dei modi. ***


Come scoprire dove era sparita una semidea e ritrovare la mamma. Nel peggiore dei modi.

 

Il volo fu spaventoso. Si sentiva il male aumentare durante la discesa, come una specie di esalazione mortale. La folle discesa della velocità aumentava sempre di più. L'Araldo ebbe il tempo, durante la lunga discesa, di osservare i suoi compagni. Alcuni erano leggermente verdognoli, come le due figlie di Atena e Vitani, mentre Anna, Alec e Keyana erano entusiasti, e strillavano come se fossero sulle montagne russe. Charlotte non era proprio tranquillo, ma forse era a causa della luce sempre più fievole. Invece la figlia di Thanatos era impassibile, anche se sembrava preoccupata. Alyssa era quella messa peggio. La lontananza dal mare e dall'acqua sembrava averla svuotata di ogni energia. Era pallida e smunta. Invece Rabella, che si era ripresa dallo sforzo del viaggio nell'ombra, sembrava addirittura allegra. Certo, di sicuro non sarebbe stato come quando andava da Ade, ma era pur sempre un luogo dove le anime andavano dopo la morte. Era già più simile ha dove stava suo padre. In effetti aveva un certo feeling con Angel. Quando era arrivata era l'unica ospite fissa alla casa 13, e Angel, che in fondo era figlia della morte, si era avvicinata, trattandola un po come se fosse una sorellina. Lei era l'unica a sapere della maledizione, a parte Chirone, e l'unica che potesse maneggiare Soul, il serpente argentato, senza che lui si innervosisse. Si accorse che Jack la stava osservando. Non era da tutti perdersi nei propri pensieri mentre si precipitava all'inferno. Caddero per oltre dieci minuti, poi una familiare sensazione di rallentamento li colpì, frenandoli poco prima di atterrare. L'atterraggio non fu terribile, ma i momenti dopo si. Per prima cosa la temperatura era terribile. Faceva freddo. Un freddo terribile. Erano in una landa desolata e congelata, con molti cadaveri immersi in varie posizioni nel ghiaccio, e in lontananza brillava di luce rossa la città di Dite, pronta a essere presa d'assalto dai ragazzi. Fuoco e ghiaccio convivevano per far provare hai peccatori tutto il dolore di questo ed altri mille mondi. Si misero in cammino, difendendosi gli occhi e il volto dal vento gelido che sferzava la pianura. 

Il vento freddo pungeva le membra dei ragazzi, e intorpidiva loro i sensi. Anche Jack sembrava affaticato, come se una strana forza avesse appannato il suo sguardo. Era preoccupato, non gli era mai capitato di sentirsi così. Se avesse avuto i sensi al massimo come al solito avrebbe sentito lo scricchiolio del ghiaccio dietro di loro. E si sarebbe accorto dei leggeri lamenti che venivano soffocati dal vento. E, forse, non avrebbe mai incontrato Miranda. 

Gli zombi congelati erano centinaia, e spuntavano da tutte le parti, mezzi macilenti e mezzi congelati, tutti con un espressione vacua sul volto. I ragazzi estrassero le armi, cominciando a squartare non morti come se fosse un abitudine presa da sempre. L'araldo, indubbiamente sicuro dell'efficacia dei suoi metodi, aveva mutato le mani in pesanti magli, che ora schiacciavano le teste dei nemici, facendoli volare via. Ma erano troppi. dopo oltre un ora di combattimento in piedi era rimasto solo l'Araldo, che, notando che i suoi compagni erano a terra, esplose. La rabbia che rilasciò si condensò intorno a lui, in forma di un essere demoniaco, con una mano artigliata e una lama bipenne e ricurva al posto delle mani. Il corpo era rosso scuro e solcato da crepe scarlatte. Corna enormi e ali altrettanto grandi rendevano la figura spaventosa. Cominciò a falciare nemici, ruggendo e lasciando libera tuta la sua furia. In poco tempo il campo fu sgombero dai suoi occupanti, e mentre la figura gigantesca controllava introno a sé per sicurezza una terribile scarica di energia lo colpì alla schiena, disintegrando l'avatar, ma mantenendolo in aria. Spasmi terribili lo attraversarono, facendogli provare dei livelli di dolore che poche volte aveva raggiunto "Che-cosa-mi-state-facendo?" Gridò, furioso e sofferente. Un demone enorme, alto oltre sei metri, mezzo di pietra e mezzo di carne, la bocca piena di fuoco. Il volto brutale era decorato con un espressione di trionfo. " Ma guarda un pò chi è venuto all'inferno. Ti trovo bene Araldo." "Straga, che stregoneria è mai questa? Io sono immune alla magia demoniaca. Come puoi fare questo?" "Non sei l'unico che può... Diciamo chiedere,aiuti esterni. Samael mi ha detto di presentati la nostra giovane amica, Miranda. Saluta Miranda." Da dietro il demone uscì una ragazza dai capelli ramati, castano chiaro, lunghi, lisci e morbidi. Gli occhi color nocciola, molto caldi e dolci. Aveva un bel viso con lineamenti armoniosi e tante lentiggini. Labbra sottili e ciglia lunghe. Fisico asciutto e slanciato, non troppo magro, abbastanza tonico e allenato. Una rara bellezza. In mano aveva uno scettro, lungo fino a terra, di bronzo con montato sopra un rubino sanguigno delle dimensioni di un pompelmo. L'avvolgeva un armatura d'acciaio dai riflessi sanguigni, decorata con esseri sofferenti e punte. L'Araldo rimase incantato per un istante a guardarla, chiedendosi come fosse possibile che una semidea greca fosse arrivata all'Inferno. Poi si decise a parlare. "Cosa vuoi da me, Straga?" "Il mio signore Samael vuole presentarti qualcuno. E io voglio vendicarmi." per tutta risposta l'Araldo sputò nell'unico occhio buono del demone. Il secondo occhio era infatti vuoto, e solcato da un lungo taglio cicatrizzato che attraversava la faccia da un lato all'altro. "Non ti è mai bastato avermi lasciato orbo, vero?" "Ti strapperò il cuore Straga, lascia i miei compagni altrimenti sappi che ti ucciderò personalmente, e mi assicurerò che tu capisca cosa provano le persone che ti diverti a torturare." sputò di nuovo, centrando ancora l'occhio. Il gigantesco demone si preparò ad attaccarlo, ma la ragazza emise un onda di energia conto il demone, che venne scaraventato a terra e scivolò per molti metri, facendo la figura dell'idiota. "Cosa vuoi tu, ragazzina?" Gridò il demone, ferito nell'orgoglio. La ragazza, gli occhi vitrei e il tono trasognato, rispose "Samael lo vuole vivo e in salute. Per i giochi. Come a detto lui, tu sei un inetto, che in tutti questi secoli è riuscito giusto a farsi orbare da un novellino bastardo." "Grrrrr, sta zitta mocciosa!" il demone cercò di colpirla, ma un enorme fiammata si frappose fra i due, e si modificò a formare un volto decisamente più nobile di quello di Starga, certo, era anch'esso brutale, ma vi era qualcosa che faceva intendere l'astuzia infinita di cui era dotato quell'essere.  "Straga, porta qui i prigionieri. L'Arena di Dite non aspetta nessuno, e i miei sudditi vogliono sangue, non inutili parole. Torna subito qui!" Il Duca dell'oscurità Samael pretendeva il suo divertimento, e lo pretendeva subito.

L'araldo si svegliò sdraiato su un ampia piattaforma rocciosa, le narici piene dell'odore del sangue, il sangue di centinaia di guerrieri morti per divertire i demoni. Si alzò, osservando le alte pareti di liscia roccia nera, il cui bordo superiore era cesellato di rune e lettere greche, tutte risplendenti di rossa luce demoniaca. Le sue compagne erano bloccate mani e piedi in piloni di roccia sanguigna, in posizioni diverse. Al centro di tutto un palco lussuoso, foderato di varie tinte di broccato rosso, e decorato con rami di salice e erba del diavolo. Poteva percepire la magia greca che si mescolava hai poteri demoniaci, indebolendolo e impedendogli di usare i suoi poteri angelici. Solo la sua forza, e le sue armi demoniache lo avrebbero aiutato. In tribuna vide Straga, il gigante orbo, che sghignazzava, e la ragazza greca, che si era cambiata e ora vestiva un elegante abito bordeaux, morbido ma aderente. Grazie alla sua vista acutissima poteva vedere i suoi occhi velati. Appena sopra un demone, più piccolo ma decisamente dall'aspetto più nobile di Straga, sedeva su un trono di ossa, decorato di teschi. Un trono a forma di bestia in pietra nera e rossa, era al fianco del suo, ed era momentaneamente vuoto. Ma lui sapeva bene chi lo avrebbe occupato, ed era la persona che più odiava nella sua vita. "Tesoro! Da quanto tempo, bambino mio!" Una donna demone, dall'aspetto seducente e lascivo lo stava salutando. Lilith, La regina folle. La signora dei demoni. Sua madre. 

"Non chiamarmi così. Non ti riconosco come madre." "Puoi pure non farlo, ma è dal mio ventre che sei uscito. Questa è la cosa più vera che abbia mai detto." "Ah ah ah ah! Ma che bella riunione di famiglia. Temo che la giornata madre-figlio dovrà aspettare. Anzi, temo proprio che non ci sarà mai." La sua voce cavernosa si propagò per l'arena, divertita e sprezzante. "Perché prima affronterai la tua morte. Per mano del campione dell'Arena Cremisi!" Disse, facendo un ampio gesto per avvolgere tutta l'arena intorno a lui. Più un ruggito potentissimo squassò l'arena, e dalla porta gigantesca sotto la tribuna si spalancò, lasciando intravedere in tanto decantato campione.

Un gigantesco essere alto oltre dieci metri, con il volto, o il muso, di un essere mezzo cinghiale e mezzo mastino, la pelle rossastra tirata sulle ossa. Il gigante aveva il fisico di un gorilla, le braccia lunghissime che penzolavano quasi fino a terra, i muscoli enormi che pulsavano. Le zampe corte e caprine terminavano con zoccoli metallici. In mano aveva un'enorme clava bronzea, ricolma di spunzoni e bozzi. Era talmente grande che avrebbe potuto schiacciare un ciclope con niente. Il mostro, anzi, il demone, ruggì ancora. "Quindi è lui il tuo campione? In duemila anni l'inferno non è cambiato. Vige ancora la legge della sola forza bruta." "Assaggia la sua clava, poi mi racconti. Se sarai ancora intero per farlo." "Samel, se lo sconfiggerò libererai i miei compagni?" "Se lo sconfiggerai potremo parlare. Sempre che tu sopravviva." Poi fece un gesto noncurante con la mano, indicando al suo demone l'Araldo. Il gigante caricò.  

Il cervello dell'Araldo cambiò modalità d'azione. Il buono e democratico cherubino era andato. Ora entrava in scena il nephilim, il guerriero spietato e sanguinario che aveva affrontato la guerra contro Inferno e Paradiso, in un altra vita, in un altro tempo. Estrasse la lama. Una corazza fatta della sua pelle dura come la roccia gli crebbe addosso. La testa si coprì di un casco, ricco di creste e corna. La nera corazza lo avvolse, e uno scudo di ossa spuntò dal lato destro del braccio. "Vuoi il sangue?" urlò, rivolto al demone. Un terribile ruggito fu la risposta. "Allora vieni, ma sappi che l'unico sangue che assaggerai sarà il tuo!" La sua voce era pericolosamente calma. I due esseri si scagliarono l'uno contro l'altro. La violenza dell'impatto tra lo scudo e il ventre della bestia fece tremare l'arena. Se avesse potuto sentire ciò che gli accadeva intorno avrebbe udito le urla delle figlie di Ermes e di Charlotte, il grido di terrore di Rabella e Alyssa, gli incitamenti di Alec e Vitani, i consigli gridati dalle sorelle di Atena, e avrebbe visto lo sguardo di Angel, carico di ansia e preoccupazione. 

L'Araldo piantò la lama nella carne del demone, e si issò sul ginocchio, comincino a colpirlo con lo scudo sotto la mandibola. Un colpo, e un altro. e un altro ancora. Poi il demone lo afferrò. Stinse il ragazzo come un peluche, e lo lanciò lontano, lanciano un acuto grugnito di dolore. L'Araldo si girò in aria, atterrando in piedi e frenando dopo diversi metri di scivolata. La roccia sotto i piedi si sbriciolò quando, con tutta la forza che gli veniva dalla furia di chi ha intenzione di salvare qualcuno che gli sta a cuore. Caricò di nuovo, ma il demone si mosse in modo sorprendentemente veloce, roteando la clava e colpendo in pieno il nephilim, che volò via, rotolando a terra e schiantandosi contro il muro dell'arena. Quando si rialzò vide il mostro che lo caricava, la clava alzata sopra la testa e le fauci grondanti di bava. Rimase fremo ad aspettarlo, e quando il mostro calò la clava la fermò. Le dita strinsero il metallo, lasciando il segno. La bestia abbassò lo sguardo, stupito dalla resistenza opposta dal suo avversario. Questo trasformò il braccio in frusta, e usando tutta la sua forza schiantò la testa del mostro contro la pietra del pavimento. Lo schianto fu così potente che il pavimento si incrinò. Poi sbatté la clava in testa al demone. Uno, due, tre volte. Quando si rialzò non si capiva cosa fosse più deformato, se la clava o la faccia del mostro. Il demone, furibondo, tirò una manata al ragazzo, facendolo volare nuovamente dall'altra parte dell'arena. Poi, senza clava, caricò spalancando le fauci. L'Araldo fece altrettanto, ritrasformando il braccio in lama. I due esseri si incontrarono a metà, e l'Araldo saltò, all'altezza delle fauci spalancate. Quando la lama fu praticamente nella bocca del demone scatenò la sua forma di demone. L'essere gigantesco fatto di lava incandescente piantò la lama nella gola della bestia. Poi la velocità di entrambi fece il resto. La lama lavica squarciò ossa, muscoli e interiora, tagliando letteralmente in due la bestia.  Poi rivolse lo sguardo verso la tribuna, puntando gli occhi contro Samael. "Ho vinto. Libera i miei compagni." Samael fece un gesto verso la semidea sua schiava. Quella alzò lo scettro e nuovamente la forma demoniaca svanì, mentre il ragazzo rimaneva sospeso in aria, e una miriade di tagli che solcavano la corazza, facendo schizzare ovunque sangue rosso scuro. Poi cadde a terra, schiantandosi. "Uccidilo mia cara. Non è divertente quando vincono." "Si mio signore" rispose la ragazza. Alzò lo scettro, ma all'ultimo si udì un urlo femminile. "Ferma!" Tutti si girarono. Era stata Angel a gridare. "Affrontami semidea, se ne hai il coraggio. Affronta la figlia della morte." Straga scoppiò in una risata derisoria, ma Samael fiutò subito il combattimento. "Perché stai sfidandola mia strega, semidea? Cosa vuoi ottenere?" "Se vincerò voglio che tu giuri sullo Stige che ci lascerai andare tutti e undici." "Sta bene." Un sorriso di malvagio divertimento apparve sul volto del demone, che con un gesto fece sparire entrambe le ragazze, facendole riapparire in mezzo all'arena. Nelle mani di Angel comparve Kòlasi, mentre Miranda cominciò a far roteare lo scettro, che si illuminò di luce sanguigna. La sfida era imminente.

 

 

 

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La rubrica di Poseidonson97

Salve a tutti i lettori e ai responsabili dei personaggi, anzi, alle responsabili. In questo capitolo ammetto di aver trascurato un po l'aspetto dei personaggi, ma vi prometto che ogni ragazza avrà il suo capitolo di gloria, a partire da Angel che nel prossimo combatterà Miranda, la figlia di Ecate di KokoroChuu (spero di aver scritto bene). Vi informo ufficialmente inoltre che tutti i personaggi subiranno un piccolo upgrade nella storia, prima di affrontare la battaglia finale, tutti a opera dell'Araldo. Bene, ora che ho finito di dire cavolate degne di un ciclope me ne torno al cospetto del Consiglio, Adios!

Poseidonson97

 

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Capitolo 6
*** Scontro tra semidee arrabbiate, viaggio all'Eden e un serpente che ha creato il male nel mondo. Che bella giornata ***


Scontro tra semidee arrabbiate, viaggio all'Eden e un serpente che ha creato il male nel mondo. Che bella giornata



Le due semidee si stavano affrontando, una davanti all'altra. La totale passività del l'una  contro la furia omicida dell'altra. Angel attaccò, roteando la falce, ma Miranda si limitò a muovere lo scettro, lanciando una sfera di energia sanguigna, che Angel deviò con la velocità di un fulmine. Ma le tremarono le mani, data la potenza con cui le arrivò addosso. la assalì ancora, ma l'altra ragazza si difendeva senza neanche farci caso, senza neanche mostrare emozioni. La battaglia continuò, mentre gli spalti si riempivano di demoni urlanti. Facevano il tifo, ma non inneggiavano alla loro campionessa, ma al sangue e al dolore. Non volevano la morte di una, ma quella ti entrambe. 

Miranda continuava ha tirare sfere di energia, e ha creare scariche, mentre Angel poteva solo limitarsi a difendersi. La potenza dei colpi la stava sopraffacendo. Sapeva di avere una sola possibilità di vittoria, e se non avesse deciso lei di usarlo a breve si sarebbe attivato da sola. Perdere il controllo significava cedere alla maledizione. E questo avrebbe messo in pericolo tutti. 

Poi una scarica la sorprese, mandandola a sbattere contro la parete di roccia, a poco meno di un metro dall'Araldo. Vedere il corpo dell'amico martoriato le fece montare la rabbia, ma, mentre tentava di rialzarsi, venne trattenuta. "Non puoi vincere..." La voce dell'Araldo era impastata e roca, mentre il labbro era rosso vivo per il sangue versato. "Forse, ma ti posso assicurare che non mi arrenderò." "Hai una sola possibilità. E ne hai paura. Liberare il demone che mia madre ha legato a te è pericoloso, ma devi lasciarlo andare. Io posso fare in modo che il demone ti sia succube, ma tu devi liberarlo. Ti devi fidare di me. Ti prego" Lei lo guardò, stupita. Non tanto per il fatto che fosse stata la madre di lui a maledirla, ma per il fatto che lui sapesse. Lo aveva nascono tutta la vita, e aveva fatto del suo meglio per sembrare normale. Lo guardò, sconvolta. Lo sguardo dell’Araldo, nonostante cercasse di nasconderlo, trasmetteva tutto il dolore che provava, ma in mezzo a quel dolore poté vedere la semplice richiesta, che e stava facendo. Fidati di me. Lui si sarebbe sacrificato senza battere ciglio per loro. Meritava la sua fiducia. Si rialzò a fatica, Poi fece una cosa di cui si pentì quasi subito. Perse il controllo. La sua mente cedette, lasciando emergere una belva demoniaca. Gli occhi cambiarono colore, rossi come il sangue, e i canini si allungarono e acuirono. Due piccole ali nere le sbucarono dalla schiena, e partì una risata malefica degna di Lilith. Che infatti si mise ad applaudire entusiasta, dopo che non aveva detto nulla dal leggero commento quando il figlio aveva ucciso il campione dell'arena.

 Invece l'Araldo, con uno sforzo mostruoso, ignorando il dolore, iscrisse un simbolo circolare nella roccia, poi cominciò una muta preghiera, mentre con il suo sangue riempiva i solchi che aveva scavato. Dopo poco dal simbolo sorse una figura coperta di sangue, che rivolse uno sguardo gelido all'Araldo "Cosa cerchi?" "Il tuo aiuto fratello." nella voce dell'Araldo c'era disperazione pura. "Aiuta la ragazza a controllare il demone che c'è in lei. Salvala dal demone che ha dentro. Dalle il controllo." "Tu sai che i debiti si pagano?" "Assolutamente. Ma ti prego fratello, aiuta la figlia di Thanatos a vincere questa battaglia." "E sia. La figlia della morte greca sarà aiutata." La figura,che ora era pulita, si rivelò un uomo enorme, con la pelle grigiastra e una maschera da teschio che copriva il viso. Si avvicinò alla ragazza da dietro, e dal nulla estrasse un enorme falce. Questa era rossa come l'inferno, e con quella colpì Angel al collo. Ma non fu la testa della ragazza a cadere. Infatti la lama trapassò lei come un illusione ottica, mentre pochi secondi dopo un ologramma rossastro si staccò dal suo corpo, sanguinate e decapitato. Gli occhi della ragazza, prima coperti da una patina di follia, si spalancarono, ancora rossi come il sangue, ma con dentro Angel. Ora aveva il potere. L'essere dietro di lei svanì in un volo di corvi, mentre l'Araldo sveniva di nuovo. 

Angel poteva sentire il controllo. La sua forza moltiplicata infinite volte, così come la sua mente pensava ad una velocità mai vista. Poteva prevedere una alla volta tutte le mosse di Miranda. Era come se la forza che prima faceva di tutto per dilaniarla ora fosse parte di lei. Si sentiva potente. Attaccò.

Miranda sembrava ora in difficoltà. La forza e la velocità di Angel la rendevano una macchia sfocata, impossibile da prendere di mira, e anche attacchi che prevedevano campi di energia o esplosioni ad ampio raggio sembravano assolutamente inutili, spazzati via dai fendenti e colpite dalle rasoiate di Angel. Non c'era scampo. La figlia della morte a breve sarebbe stata a distanza di combattimento, e questo costrinse Miranda ad estrarre il pugnale, unico ricordo di quando era una normale mezzosangue. Se il demone sopito dentro Angel non avrebbe esitato a falcidiarla, Angel decise che avrebbe vinto in modo onesto. Estrasse Psychi, il suo pugnale, ad affrontò l'avversaria. Le magie che Miranda continuava a lanciare rimbalzavano addosso ad Angel, e i fendenti con il pugnale non andavano mai a segno, per quanto lei fosse abile. 

Angel era esaltata. La velocità a cui pensava, a cui si muoveva, era così innaturale da stupirla. Aveva certamente "visto" quello che faceva la sua altra personalità, ma era come vedere un film. Ora era lei ad avere il controllo. Menò fendenti veloci e potenti con il coltello, senza colpire a morte l'avversaria, ma ferendola e indebolendola. Il pugnale fischiava, andando ad infrangersi contro le barriere magiche di Miranda, che scintillavano sempre più debolmente. La figlia della morte stava per avere la meglio. Ma proprio in quel momento Miranda  fece una cosa imprevista. Si alzò in volo. Ma anche Angel aveva questo asso nella manica. Le piccole ali si mossero come quelle di un colibrì, facendola alzare il volo con leggiadria. Lo scontro aereo fu, se possibile, ancora più spettacolare del precedente. Sfere di energia e onde d'urto provocate dalla falce si scontravano, causando esplosioni a mezz'aria. "Non hai speranze di battermi. Ora che il mio demone è morto io posso usare il mio vero potere. E tu non farai del male hai miei amici." Un fendente particolarmente violento tagliò la sfera di energia in due e colpì Miranda, facendola precipitare. Angel tornò a terra, dove ripose Kolasì e riprese in mano il coltello.

Poi, dopo appena due minuti di combattimento, con un calcio particolarmente potente mandò a terra Miranda. Con un gesto automatico impugnò una falce di pura energia, che conficcò con forza nel petto d    i Miranda. Ma invece di ucciderla la lama trapassò la ragazza, estraendo dal suo corpo un'ombra, e facendola a pezzi con numerosi colpi. Miranda svenne, per risvegliarsi pochi secondi dopo, lo sguardo angosciato di chi sa di aver peccato.

 Dagli spalti venivano le grida di gioia dei ragazzi e quelle deluse dei demoni, mentre Samael, stizzito per quel fallimento, lasciava l'arena.

Miranda, con un solo gesto, distrusse le barriere intorno all'arena, lasciando liberi i ragazzi. Che si misero subito a massacrare demoni come se fossero nati per quello. Anche i poteri angelici dell'Araldo tornarono, curandolo quasi all'istante. Nuova furia si riversò nei suoi occhi, e corse verso il palco principale. Con un saltò si portò all'altezza di Straga, che venne scaraventato via con un solo pugno, ma non lo avrebbe lascito libero facilmente. Lo avrebbe ucciso. Un altro salto e raggiunse il demone, la sinistra ancora una volt trasumana in lama, e la piantò nel petto del demone. Poi tirò verso l’alto, squartandolo dallo stomaco in sù.Poi, con un rapido fendente, gli staccò la testa di netto. I due lati del volto volarono in direzioni diverse. Con un altro raggiunse la madre. Mutò ancora la mano in artiglio, e con quello le strappò il cuore. Lilith non sembrò provare né dolore né rammarico. Si limitò a svanire, il buco nel petto ancora sanguinante. Il ragazzo si rivolse alle sue compagne, indicando con un cenno il portale che aveva appena aperto da Miranda.  La ragazza stava piuttosto bene, considerando che si era appena scontrata con il demone Angel. Intanto lei era tornata normale, e, sfinita dallo sforzo, era svenuta. Vitani se la caricò in spalla, e si buttò nel portale, insieme a tutti gli altri. In ultimo saltò l'Araldo, il cuore pulsante di Lilith nelle mani. 

"Ricorda madre, io ti ucciderò. Non importa quante volte svanirai, ma io ti troverò, e ti ucciderò!" Poi si gettò nel portale, una nota di rimpianto nello sguardo. Non era riuscito a vendicarsi di sua madre. 

Il portale era stato aperto sul pavimento, ma la sensazione era di salire.  Poco dopo si ritrovò in un paesaggio molto diverso. Era verdeggiante, con un immenso lago ed un altrettanto immenso albero. La luce che filtrava dalla chioma dell'albero era così abbagliante che dovette proteggersi gli occhi con una mano. "Dove ci hai portato, serva di Samael?"  "Non sono più la sua serva. Comunque siamo nel giardino dell'Eden." Miranda aveva la morte negli occhi. La sua tristezza era infinita, la si percepiva solo guardandola. "E tu ci avresti aiutato? Non so se sia peggio stare qui o all'inferno." Il tono era furibondo, doro come la pietra e tagliante come una lama. L'occhio rosso ardeva d'ira, quello azzurro scintillava di frustrazione. Alyssa, che a contatto con l'acqua di quel luogo si era ripresa in pochi secondi, prese le difese di Miranda. "Perché? Perché ha sbagliato? CI ha portato in un luogo tranquillo e pulito, e tu ti arrabbi con lei. Perché?" " Ci ha portati nel giardino dell'Eden. Il luogo più sacro fra tutti per angeli, demoni e nephilim. Questo luogo è sorvegliato da Azrael,l'angelo della mote. Se dovesse capire che siamo qui non esiterebbe ad ucciderci. E nemmeno io e lei potremmo fermarlo." disse, accennando con la testa a Miranda. "Non verrà. Azrael e scomparso sei giorni fà. Io qualche tempo prima avevo scovato le rune necessarie per usare il portale, ed ho approfittato. Ora potremo riposarci un po'. Il luogo è sicuro." Miranda ora era meno triste di prima, e sembrava avere un po' più di sicurezza. 

"Bene, allora spiegami, spiegaci, cosa ci facevi al servizio di Samael. Perché non credo che sia stata una tua idea." " Io... è successo anni fa. Io avevo solo 12 anni. Ero diretta al campo Mezzosangue, quando incontrai un essere che non avevo mai visto. Era Straga, il mostro che tu, Araldo, hai ucciso. Mi rapì e mi portò a Dite, dove fui costretta a stringere un patto con Samael. L'avrei servito in cambio della vita. Ebbi un istruzione perfetta alla magia demoniaca da Lilith in persona. Ma, secondo Samael, non ero abbastanza crudele, e inserì nel mio corpo uno dei suoi spiriti di demoni. Credo che con me sia successo lo stesso che tuo fratello Morte ha fatto alla ragazza. Ha ucciso lo spirito del demone. Lo ha ucciso, e per questo la ringrazio." "Capisco." L'Araldo sembrava aver capito tutto, mentre Angel sembrava un po' interdetta. "Sono stata posseduta da un demone per tutto questo tempo?" "Per metà. Probabilmente Lilith si era divertita a dare solo la metà del controllo al demone. Quando ti arrabbiavi il demone veniva liberato, altrimenti era bloccato da un sigillo di sangue. Un lavoro che solo la regina dell'inferno avrebbe potuto concepire." "Concordo. Ma ora non avrà più il potere di prima. Non ora che ho con me il suo cuore." Infatti il cuore pulsante di Lilith era ancora nelle sue mani, e tutti gli rivolsero un occhiata di terrore. "Come puoi aver strappato il cuore a tua madre?" Rabella era sotto shock. "Non importa. Il cuore di un demone è il centro dei suoi poteri, non del suo corpo. Possono strapparselo e aspettare che ricresca. Sono molto resistenti. Per ucciderli bisogna staccargli la testa, oppure si distrugge in un qualunque modo il cervello. Quindi l'Araldo non ha fatto nulla di sbagliato. So del suo progetto, e quel cuore gli serviva. Vero?" "Si. Il cuore della Madre. Il primo degli elementi necessari per costruire il talismano che ci serve." "Scusate, ma non sto capendo nulla di quello che state dicendo, ed è frustrante. Parecchio." Jennifer era leggermente alterata. Non gli piaceva non sapere le cose. E quella storia era piena di misteri, stranezze e assurde maledizioni, cose che a lei nessuno si era degnato di spiegare. Le figlie di Atena odiavano non sapere le cose. Le rendeva nervose. "Voglio che mi spieghiate cosa succede, nei dettagli." "Purtroppo non possiamo. Almeno, io so solo che deve costruire un talismano. Non conosco né lo scopo né gli ingredienti, ma un cuore di demone superiore significa potere. E guai.” 

Tutti annuirono. Si sistemarono per la notte, che ormai scendeva anche sull’Eden celeste. Il fuoco venne acceso, e si preparò da mangiare. Un aria di festa, come negli ultimi giorni non si era vista, si levò dall’accampamento. Mangiarono e bevvero, felici che anche quella brutta avventura si fosse conclusa senza che nessuno si fosse fatto davvero male, anzi, avevano guadagnato un alleata e un amica. L’atmosfera festosa contribuì all’allegria, e tutti si misero a parlare. Alyssa parlò del suo amore per il mare, Jennifer sorrise, cosa che succedeva davvero di rado e Annalisa si mise a ballare, insieme alla sorella minore. Una scena esilarante, specie dopo che Alec si mise in mezzo, cercando di imitarle. ma con poco successo. 

Poi un tremendo ruggito raffreddò gli entusiasmi. Era un verso a metà tra il sibilo di un serpente e il ruggito di un drago. Un essere gigantesco si stagliò nella notte, mentre con un gesto l’Araldo spense il fuoco. La sagoma di un essere serpentiforme si parò davanti alla luna. “Lui. Il serpente. Tutti giù, e in silenzio.” “ Dì un po’ Araldo, sei tu ad attirare i guai?” “Forse.” Il mostro si gettò in mezzo alla boscaglia, facendo fremere la terra. Potevano udire il gigantesco corpo strisciare nella notte. “”Mi spiegate cosa diavolo è quello?” Jennifer aveva i nervi a fior di pelle. “Il serpente del male. Colui che causò il peccato originale. O almeno così si mormora. Deve essersi svegliato quando Azrael è scomparso.” Disse Miranda. “Esatto. Ora però forse, e dico forse, ho un idea. Quella bestia custodisce la gemma del caos, una fonte di energia enorme, esattamente quello che mi serve per attivare il talismano Mi servono tre volontari. In forma, in forze, e pronti a sfidare la morte. Perché l’essere che dovremmo affrontare è antico come il tempo stesso, e non ha intenzione di dover fare da balia a qualcuno. ”Vengo io” disse Jennifer, sperando di capire meglio quella faccenda. “E io” disse Alyssa. Si era sentita inutile durante tutto il viaggio, era il momento di far vedere a tutti cosa sapeva fare. “Ed io.” Chi aveva parlato era Annalisa. “Quel serpente cattivissimo rovina la reputazione di George e Martha” disse, facendo partire le risate di tutti.

“Andiamo, non c’è molto tempo” Disse l’Araldo, con la sua solita aria seria. 

 

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La rubrica di Poseidonson97

Scusascusascusascusascusascusascusascusascusascusascusascusa.

Chiedo scusa a tutti voi che seguite la storia, che la ricordate o che anche solo la leggete. Ma in particolare le undici scuse che ho scritto qui sopra sono per quelle persone che hanno creato i personaggi e che me li hanno dati. Che mi hanno regalato le loro meravigliose idee. Quindi chiedo scusa a tutti e tutte. Spero che il capitolo vi possa, in minima parte, ripagare di tutto il tempo che vi ho fatto aspettare (Illuso. Non importa niente a nessuno. Tappa quella fogna Medesimo)

Lasciate una recensione, spero che vi piaccia. Il prossimo capitolo non so quando lo potrò mettere, anche perché ho fatto la stupidaggine di mettermi a scrivere un’altra storia, più o meno, molto più breve, e quindi darò la precedenza a quella. e devo rimettermi a giocare a Darksiders per avere delle idee davvero folli, che in questo momento mancano. Ciao a tutti, vostro

Poseidonson97

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