Octopus's garden

di JohnLemon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Dong!
Ennesimo rintocco della campana.
È mezzogiorno, ed il sole scalda l’aria, filtrando persino dalla finestra dell’ospedale dove si trova Mia.
Mia, che è seduta sul letto. Dopotutto, lo scorrere delle ore non la tocca minimamente. Poco importa che siano le 8 di mattina, mezzogiorno, o le 4 del pomeriggio. In ospedale non c’è mai nulla da fare, se si escludono le visite di controllo, ogni mattina alle 6.30, e i vari esami cui è sottoposta più o meno quotidianamente.
Il suo braccio esile si conclude con una manina dalle dita affusolate, strette intorno ad una penna. La ragazzina scrive su un quaderno poggiato sulle sue cosce, facendo attenzione all’ago a farfalla che collega il suo braccio ad un tubicino trasparente, che salendo salendo conduce ad un “sacchetto”, come lo chiama lei, contenente dei medicinali.
Una mezz’ora è passata dall’ultimo rintocco delle campane poste al di sopra della chiesa vicina all’ospedale, e Mia è un po’ stanca di scrivere. È facile per lei sentirsi stanca, il giovane dottore tirocinante le ha detto che è normale.
Lascia cadere al proprio fianco il braccio, dopo aver riposto quaderno e penna sul comodino.
I suoi grandi occhioni, di un colore verde scuro, scrutano la flebo, e la ragazzina si lascia andare ad un sospiro sconsolato. Poggia la testa allo schienale del letto, fissando quel “sacchetto” di medicinali, chiedendosi come una semplice accozzaglia di miscugli chimici possa farla star meglio, se in realtà lei si sente così triste e sola.
“Devi farne molte, di quelle flebo?” Mia stava per appisolarsi, quindi le richiede qualche istante il comprendere che quella voce, con una forte cadenza Scouse e un tono piuttosto gentile, che tradisce lieve imbarazzo, giunge da qualcuno dietro le sue spalle e non da un personaggio creato dal suo inconscio per essere inserito nel sogno in cui stava per addentrarsi. Quando finalmente realizza, si gira sorpresa. Il repentino movimento le fa fare un versetto di disappunto, l’ago inserito nel suo piccolo braccio le procura fastidio.
Quando vede accanto al proprio letto un giovinetto, che ad occhio e croce ha sì e no un anno in più di lei, arrossisce di colpo.
“Io… beh, ne faccio almeno tre al giorno” risponde timidamente, risultando più impacciata di quanto in realtà sia. Non era molto abituata a parlare coi suoi coetanei, in special modo con i maschi.
Nel vedere le sue gote colorarsi di rosso, anche quelle del giovane ragazzo si scuriscono. “  Mi hanno appena ricoverato, ho un po’ paura.” Confessa, grattandosi la testa e sorridendo in maniera timida. Non è forse un approccio ideale, ma lui non è fatto per le frasi fatte, lui è così; vero.
Mia schiude le labbra chiare, preparandosi a dirgli di non preoccuparsi, quando un braccio, ed in seguito l’intero corpo di una donna non troppo avanti con l’età fanno irruzione nella stanza, acciuffando il ragazzo e rivolgendoglisi. “ Amore, dove ti eri cacciato? Avanti, il medico vuole visitarti… da bravo.” “ Io… va bene, mamma.” Risponde il giovane, accingendosi ad uscire ma affrettandosi a chiedere, prima, “Come ti chiami?” alla ragazzina, la quale immediatamente risponde “Io Mia, e tu?” “Richard!” risponde il ragazzo, subito prima di sparire dalla sua vista e lasciarla di nuovo sola, forse ora un po’ meno.



 

SPAZIO AUTRICE:

Salve, popolo di EFP!
Eccomi qui, di nuovo a pubblicare (tralasciando gli esperimenti poco riusciti che precedentemente ho messo qui sul sito.).
Questa è una storia che mi ronza in testa da un bel po', ed a cui sono particolarmente legata per motivi affettivi. Insomma, la sua trama è per me molto molto importante e mi tocca da vicino. 
Questo primo capitolo potrebbe darvi delle perplessità, ma sono quasi certa che tutti questi dubbi siano dovuti a mie precise scelte stilistiche. Ad esempio, potrebbe sembrarvi un po' corto e "vuoto" il capitolo, ma vi spiego che ha una motivazione. Essendo il primo capitolo, è una fase di "conoscenza" della storia. è un farvi entrare lentamente e in maniera più delicata possibile nella realtà di questi due ragazzi, esattamente come l'uno entra nella vita dell'altra. Ovviamente, i prossimi capitoli saranno più sostanziosi.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


7 Luglio, ore 8.30.
Il medico è passato, ha visitato tutti i pazienti, come ogni mattina, dalle 6.30 in poi.
Mia è risultata in forma, rispetto ai suoi standard. Non ha passato un'ottima settimana, sembrava che quella brutta malattia fosse improvvisamente tornata, più forte di prima. E così, visite su visite. Esami di tutti i tipi, mai un attimo di tregua. E anche se capitava che ci fosse una mezz'ora libera, non le era assolutamente permesso di alzarsi ed andare in giro per l'ospedale.
Ma per fortuna il medico è comprensivo, ed ai primi segni di miglioramento della piccola, le concede di poter uscire, sgranchirsi ed anche andare nel cortile.
Mia ha trovato in Mark, il giovane medico che la ha sotto controllo, quasi più un fratello maggiore, che un medico. Lui capisce quanto la ragazzina abbia bisogno di distrarsi, e quanto si senta sola. A poco a poco, ha appreso come a casa sua la situazione sia terribile. Suo padre è morto quando lei era piccolina, lasciando sola con una figlia in culla la sua povera moglie, che non reggendo il dolore è finita in mezzo a brutte situazioni. Cosa nel dettaglio avesse dovuto vedere la ragazzina, a lui non è dato saperlo. Ma per un giovane uomo sensibile come lui, è facile scorgere, dietro due grandi occhioni verdi, il dolore di una crescita difficile.
L'ha insomma, come si dice, presa a cuore.  Sua madre non è quasi mai presente in ospedale, ma Mia ha comunque un adulto su cui contare.
Non sta pensando a questo, la ragazzina, mentre esce di fuori. 
La temperatura dell'aria si è alzata drasticamente, nel giro di una settimana. E così, dopo una settimana di lampade lattiginose nei vari ambulatori dell'ospedale, Mia si gode quella che per fortuna è una giornata di sole.
Beh, se la gode... quando passa il maledetto bruciore agli occhi. Occhi chiari, la peggior condanna.
Dopo cinque minuti, finalmente, Mia recupera la vista e mette a fuoco il parco dell'ospedale. 
Ci sono alberi ed erba, ed un sentierino che si addentra nel piccolo ma ben curato parco. L'unico lato positivo dell'ospedale.
Ed è proprio a questo che pensa, quando, col sorriso, seduta su una panchina, guarda tutto con curiosità. Pensa a quanto il parco sia bello, e renda più facile stare in ospedale. Ma voltando lo sguardo, scorge qualcuno che aveva già visto.
Qualcuno che aveva già visto, e che le era rimasto impresso.
E quel qualcuno... Come si chiamava?! Ah, già, Richard, sembrava tutt'altro che contento, con grande stupore di Mia.
Così, con la semplicità dei ragazzini, che anche se sono timidi non perdono la loro spontaneità, gli si avvicina, lievemente claudicante.
" Ehi, ma come fai ad avere il broncio? è una fortuna, sai, avere il permesso di uscire e beccare una giornata di sole!" Mia esordisce così, con tutta la naturalezza possibile. Durante quella lunga settimana aveva pensato che, al loro prossimo incontro, gli avrebbe parlato in maniera pre-calcolata, onde evitare figuracce. Poi, trovandoselo davanti, comincia a parlare senza che il cervello possa frenarla. Subito dopo aver pronunciato l'ultima parola, si rende conto di quanto detto, ed arrossisce. "Ma possibile che io non impari mai che non ci si rivolge così?" Pensa, tra se e sé.
Richard alza lo sguardo, totalmente sorpreso. Era così preso dai suoi pensieri da non accorgersi della presenza di quella zazzera rossiccia, che tanto l'avevano fatto pensare in quella settimana. Aveva pensato a quante "frasi ad effetto" poteva usare, al loro prossimo incontro, ma poi non l'aveva più vista in giro, ed addentrarsi di nuovo nella camera era fuori discussione. Ed ora stava facendo la figura del fesso. Come sempre. "Dannata testa fra le nuvole!" Si sgrida mentalmente, per poi tornare sul pianeta terra e decidersi a rispondere. Non si accorge di essere arrossito, è troppo combattuto tra la tristezza e la gioia di rivederla.
" Credevo ti avessero dimessa." riesce a dire solo questo, e subito dopo si sgrida di nuovo. Non solo non ha risposto alla domanda, ma le ha anche fatto capire che l'ha cercata. "Stupido!" Si dice, mentalmente.
"Macchè... magari. Altro che dimettermi, una settimana in cui potevo alzarmi dal letto solo per andare dai dottori. " Si siede accanto a lui, che le aveva fatto posto poc'anzi, con un sorrisino sconsolato, e sospira.
" Oh... mi dispiace, scusami." Risponde prontamente il ragazzo, maledicendosi per l'ennesima figuraccia.
"Non devi scusarti, tranquillo. Beh, allora, come mai sei triste?" gli chiede, con un sorrisetto adorabile, mostrandogli le fossettine sulla pelle chiara e delicata del suo visino tondo.
"è che... oggi  è il mio compleanno, e non solo lo passo qui, da solo, senza nessuno che mi fa gli auguri. Ma la mia mamma non si sa dove sia. 13 anni, wow, che felicità." Finalmente si sfoga con qualcuno, abbassando lo sguardo per non mostrare l'imbarazzo che prova.
La frase del giovane ragazzo le porta una sensazione strana, mai provata prima. Un bruciore ed un dolore all'altezza del petto, ma anche la sensazione di dolore come lei immaginava fosse un pugno nello stomaco. Gli occhioni chiari della giovane si velano di lacrime, e senza pensarci due volte, lo abbraccia istintivamente. 
Richard, sbalordito, spalanca gli occhi, per poi stringere, con delicatezza, anche lui le braccia intorno alla ragazzina, e socchiudere i grandi occhi azzurri. I boccoli di Mia gli sfiorano il viso, ma non percepisce minimamente fastidio sul naso, o per meglio dire, nasone. Anche lui, riaprendo gli occhi e vedendo finalmente i colori del parco, e non solo il grigio della sua vita in quel momento, e cominciando a sentire il canto degli uccellini, e non solo le voci tristi della sua testa, sente gli occhi velarsi di lacrime, durante quell'interminabile (ed in effetti, la sua speranza era proprio che non finisse mai) abbraccio.
Sono passati forse 2, 3, 4, 5 o 10 minuti. Nessuno dei due lo sa, ma entrambi hanno pianto, si sono stretti forte, e non hanno detto una sola parola. 
Ad interrompere quel momento, arriva Mark. Cioè, si palesa Mark, in quanto è lì a guardare, con un sorriso dolce, i due ragazzini già da un po'. Poggia una mano sulla spalla di Mia, ed una sulla spalla di Richard.
"Ragazzi, scusatemi, ma Mia... hai la visita al quinto piano. Richard, c'è una visita per te."
 

Angolo dell'autrice:
Rieccomi qui! Scusate la lunga assenza. Avrei voluto pubblicare questo aggiornamento, proprio a tema "compleanno di Ringo" ieri, ma non ce l'ho fatta. 
Ringrazio la mia Pippi, weasleywalrus92, sopratutto per la pazienza nell'attesa del capitolo.
Spero vi piaccia, a presto, ed un abbraccio a tutti i miei lettori :D

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