Accordarsi

di umavez
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le solite note ***
Capitolo 2: *** Dilatazione temporale ***
Capitolo 3: *** Abbandono momentaneo ***
Capitolo 4: *** Tempo speso bene? ***
Capitolo 5: *** Una grande aspettativa ***
Capitolo 6: *** Sicurezza ***
Capitolo 7: *** Le conseguenze ***
Capitolo 8: *** Champagne per tutti ***
Capitolo 9: *** A mani quasi vuote ***
Capitolo 10: *** Più di un canone di bellezza ***
Capitolo 11: *** Tutto liscio come l'acqua ***
Capitolo 12: *** Un plausibile Mercoledì ***
Capitolo 13: *** Morsi di anni addietro ***
Capitolo 14: *** Questione d'accento ***
Capitolo 15: *** Una di troppo ***
Capitolo 16: *** Nuove nuove, cattive nuove ***
Capitolo 17: *** In silenzio ***



Capitolo 1
*** Le solite note ***


Accordarsi

 

 

 

 

Le solite note

 

 

 

 

 

 

« Io non sono brava con la musica. »

Gli disse quando sentì i suoni fermarsi per un attimo. Magari era solo una pausa, uno stacco ben meditato a cui poi sarebbe dovuta seguire un'altra maratona di note, ma lei non lo sapeva e non lo poteva sapere, perché era la prima volta che lo sentiva suonare quel brano, e perchèSasuke gli spartiti li teneva ben nascosti nel cassetto della scrivania, il primo, quello che aveva la possibilità di essere chiuso a chiave, e rubargliene uno per sbirciare ed impararsi bene quando le pause sono semplicemente pause o sono la fine era impossibile.

Lui si fermò, forse scocciato, senza distogliere lo sguardo dalle corde, approfittando dell’interruzione – che probabilmente gli scocciava, eccome se gli scocciava – per riaccordare la chitarra. Pizzicava una corda e poi un’altra, e il suono a lei sembrava identico, eppure lui sentiva qualcosa che lei non percepiva, e allora modificava di poco la posizione di una delle meccaniche sul manico, per tirare di più o allentare la corda. Lo fece con altre note, mentre attendeva che lei continuasse il suo discorso.

« Cioè, io non capisco quello che stai facendo, guardo le dita muoversi e quando si muovono in fretta mi sembra che tu stia suonando bene, ma non so, non so dove sta la bravura nei musicisti.»

Sasuke alzò lo sguardo su di lei che aveva finito da un bel pezzo il suo tè, e aspettava che qualcosa si muovesse. Che qualcosa che non fosse il brano suonato da Sasuke cambiasse.

Lui fece spallucce.

« Non ce n’è bisogno, di solito.»

« Di cosa? »

« Di essere musicisti per apprezzare la musica.»

Lei sorrise. Si alzò dalla sedia e ripose la tazza del tè nel lavabo, poi si voltò a guardarlo e aspettò che lui posasse la chitarra sul supporto e che si alzasse anche lui, che proponesse una passeggiata sul lago vista la bella giornata, e che si perdessero nei suoni della gente, della natura, dei bambini che giocano, e non delle note della chitarra. Non tra le solite, infinite, bellissime e struggenti note della solita chitarra di sempre.

Sasuke ricominciò ad accordare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non pubblico su EFP da una vita e ricomincio da una flashfic deprimente, come al solito, ma il momento è buio, miei cari amici, e purtroppo la mia mente non è spensierata. Ci saranno capitoli migliori spero, e più felici, ma ho iniziato così, con una cosa che farà fuggire il 90% del lettori!

Non so se saranno sempre e comunque flashfic, cercherò di non sgarrare, ma non prometto nulla.

Buona lettura a tutti, e un grazie anticipato a tutti coloro che daranno un’occhiata/leggeranno/recensiranno!

umavez

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Capitolo 2
*** Dilatazione temporale ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dilatazione temporale

 

 

 

 

 

 

 

Sasuke faceva tardi agli appuntamenti perché quando suonava la chitarra, diceva, il tempo non scorreva più in maniera normale, e non si rendeva conto che la durata di una melodia o la durata di un intero brano potevano significare, per lei, mezz’ora di attesa sotto la pioggia, o sotto il sole cocente, o dentro casa ad aspettare che il campanello suonasse. E Sakura credeva che il tempo venisse percepito in maniera diversa a seconda di ciò che una persona sente, a seconda di quanta felicità c’è nell’aria e a seconda di quanto vuoto ti circonda, è vero, ma non pensava che la chitarra potesse dargliene tanta, di felicità. Pensava che Sasuke avrebbe potuto fare tardi ad una lezione perché, per stare con lei, con una persona, con un essere umano, si era dimenticato che il corso di armonia iniziava alle tre del pomeriggio, o che avrebbe potuto anticipare l’uscita dalla lezione di storia della musica perché di lì a poco si sarebbe dovuto vedere con lei, con una persona, con un essere umano, e che quindi doveva uscire di corsa da quell’aula, perché il tempo dell’attesa sembrava non passare mai. Ma non era in quel modo. Sasuke aveva un’agenda dettagliata e ordinata, e non dimenticava mai nessun impegno.

E faceva tardi solo a certi appuntamenti.

Guardò l’orologio e decise di andarsene. Faceva caldo, e il gelato che aveva comprato per ammazzare l’attesa era già tutto sciolto.

 

 

Quando tornò a casa, nonostante tutto, nonostante la odiasse in quel momento, nonostante anche lo stereo sul suo comodino avesse assunto un aspetto infernale, non poté farne a meno. Preso uno dei cd che lui le aveva regalato, e la tromba che iniziò a suonare jazz ebbe l’effetto, per una volta, di rilassarla. Perché era stupido arrabbiarsi, lo sapeva. Era ancora più stupido odiarla, perché incontrare la musica per Sasuke era incontrare una persona, un essere umano in carne ed ossa, capace di carezze e di sussurri, tanto quanto lo era lei. E poi, alla fine, cosa c’era nel mondo di più umano e bello della musica?

Comunque, non rispose alle sue chiamate per una settimana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avrei voluto scrivere una cosa mediamente allegra per controbilanciare la prima flash, ma a quanto pare il risultato non è stato dei migliori. Non so perché, ma quando inizio a scrivere qualcosa che richiede più di un capitolo – scelta fatta da me in uno stato molto confusionale, visto che non ne sono in grado – il mio umore raggiunge i minimi storici e tutto ciò che viene fuori è questo. Spero comunque che possa piacervi più di quanto piaccia a me, e spero di riuscire a scrivere un qualcosa di spensierato, oppure finirò per fare un ritratto pessimo dei musicisti :S

Un grazie anticipato a tutti coloro che daranno un segno di vita XD

Un bacio

umavez

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Capitolo 3
*** Abbandono momentaneo ***


Accordarsi

 

 

 

 

Abbandono momentaneo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era odore di pesce nella piccola cucina di casa sua, e appena sfumato col vino bianco, aveva raggiunto una sfumatura magnifica. Sakura girava di tanto in tanto le vongole, e riusciva a percepire quel poco di piccante del peperoncino, l’alcool che evaporava, l’indistinguibile odore del mare salato, e il profumo del prezzemolo appena tritato finemente. Ma poi il campanello suonò, e Sakura si precipitò alla porta senza badare più ai fornelli, a quanto fossero alte le fiamme, o alla pasta che forse era il caso di far mantecare con il sugo, oramai.

Sasuke era arrivato, puntuale. Per una volta, quasi in anticipo. Gli aprì la porta sorridente e lo vide. Aveva comprato il pane, proprio come gli aveva chiesto giusto dieci minuti prima, quando si era accorta di averne solo in cassetta, e nell’altra mano teneva ben stretta la custodia della chitarra. Non se la portava sulle spalle, come al solito, e quando avanzò di un passo per entrare dentro casa, la prima cosa che Sasuke fece non fu, a dispetto delle sue aspettative, affibbiarle il pane e mettersi a suonare qualcosa aspettando la cena, ma fu posare la chitarra all’angolo dell’ingresso. Lo fece addirittura senza cura, consapevole che la custodia l’avrebbe protetta, certo, ma senza cura. Sakura gli prese il pane dalle mani e lo andò a riporre in cucina, dando un’occhiata al sugo, poi si affacciò sul corridoio per vedere cosa stesse facendo Sasuke. La chitarra era scivolata per terra, rumorosamente. Sasuke invece si stava avvicinando.

« Sas’ke-kun, ciao. » le si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra. Sakura si staccò prima che le impedisse di badare alla cena. « Ho preparato il sugo alle vongole, e per secondo merluzzo infarinato con patate arro-»

« Sas’ke-kun. » disse rigida dopo essersi allontanata nuovamente da Sasuke, propenso ai baci più di quanto non lo fosse mai stato, « Va tutto bene? »

« Sì, ma non ho fame. »

« Cosa? » Sasuke le prese la mano e iniziò a trascinarla fuori dalla cucina. Sakura fece appena in tempo a spegnere il forno dove stavano cuocendo le patate e a spegnere il fornello che oramai aveva cotto la pasta a puntino. « Ma Sas’ke-kun, ho preparato una cenetta coi fiocchi, avevo comprato anche il prezzemolo perché so che ti piace, e io-»

« Sakura. » Sasuke le poggiò le mani sulle spalle, « Quanto tempo dovrò sprecare per convincerti a venire in camera? »

Sakura boccheggiò. « Ma la cena...la chitarra...»

« Oggi niente cena, Sakura. » Se la avvicinò ancora, ormai sulla porta di camera. « Oggi niente chitarra. »

Ma Sakura era perplessa, Sasuke lo capiva dal modo in cui lei si mostrava accomodante a tutte le sue carezze che, però, non si aspettava. Sasuke maledì Neji Hyuga per quello che gli aveva detto pochi minuti prima, al conservatorio.

« Oggi niente musica. » aggiunse, per soffocare i sensi di colpa. Sakura si lasciò portare in camera, e Sasuke chiuse la porta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buongiorno, mie/i care/i, e benvenuti ad un altro brillantissimo(?) capitolo di questa raccolta! Yeeei! Allora, per me è un grandissimo momento, perché per la prima volta nella mia vita da autrice su EFP, che ha da poco superato l’anno, sono riuscita a pubblicare un terzo capitolo! Quindi ci vuole un altro esaltatissimo yeeeeiiii!

Bene, a parte questa inopportuna introduzione, vorrei ringraziare come sempre colore che hanno recensito ed apprezzato questi due piccoli assaggi della raccolta, mi fa davvero un piacere immenso sapere cosa ne pensate, e quindi un grazie mille anticipato a chi lo farà anche con questo capitolo, mi fate commuovere <3

Infine vorrei dire due paroline su questo capitolo. Mi sono sforzata di mettere un minimo di buonumore, ma non credo di esserci riuscita appieno. Spero che questo spezzone di vita vi sia piaciuto, ho presentato una situazione un po’ diversa dalle precedenti, e chissà cosa avrà detto Neji a Sasuke per fargli abbandonare la musica, anche se per un giorno solo? Muahahahahha lo scoprirete solo in seguito, perché non seguo nessun rigore cronologico e mi piacciono le cose incomplete! Yeah! Buon lunedì a tutti!

umavez

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Capitolo 4
*** Tempo speso bene? ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

Tempo speso bene?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutto ciò che aveva sempre detestato era lì, sugli scalini della chiesa, e stava facendo rumore. Sasuke non sarebbe stato d’accordo sulla sua scelta lessicale, perché i rumori e i suoni sono cose diverse, assolutamente diverse, e se i rumori si distinguevano per le loro onde sonore con movimenti oscillatori aperiodici, i suoni potevano vantare delle onde sonore con oscillazioni periodiche e rapide. Ma era rumore per le sue orecchie, ne era sicura. Le persone che stavano ballando, incuranti della sporcizia e dei mozziconi di sigarette abbandonati sugli scalini, intonavano una melodia ben precisa, fatta di la, di do, di mi. E poi c’erano le chitarre in sottofondo. Sakura tirò fuori il cellulare e controllò che fosse proprio quello il luogo che Sasuke le aveva indicato nel messaggio, proprio quella piazza.

Non si guardò neppure intorno, non ce n’era bisogno. Se in una piazza qualcuno stava suonando una chitarra, quello probabilmente era Sasuke. Salì gli scalini facendosi spazio tra la marmaglia ubriaca, dalla quale ricevette qualche insulto perché, probabilmente, non stava rispettando il ritmo della musica, ed infine scorse coloro che rendevano possibile tutto quello.

C’era Sasuke, ovviamente. C’era Neji, e c’era Naruto. Due chitarre bellissime ed una così così, ma tutte e tra stavano suonando. Li osservò bene fino a quando non smisero il brano – Django Reinardt, e cos’altro si poteva suonare per far ballare la gente in piazza? C’era un’immensa soddisfazione sul volto di Sasuke. Non aveva un sorriso smagliante, ma ogni tanto, quando con Neji azzeccavano nel passaggio dall’improvvisazione al tema – nonostante la stonatura di Naruto -, sorrideva. Non a Neji, non a Naruto. Né tantomeno a lei, sempre che l’avesse vista. Sorrideva a se stesso e sorrideva alla chitarra, alle unghie lunghe della mano destra con cui suonava la sua amatissima classica.

La musica stava unendo un branco di sconosciuti, c’era gente che ballava a piedi nudi come fossero sui prati, non si curavano di quando facevano rotolare una bottiglia di birra vuota giù dagli scalini della chiesa, né si rendevano conto che, quello che iniziava dopo l’ennesima improvvisazione, era sempre lo stesso tema, e non una canzone nuova, eppure, la musica, aveva fallito, pensò Sakura.

Perché non aveva unito lei.

Il brano si chiuse tra gli schiamazzi delle persone che, forzatamente, vennero costrette a smettere di ballare, aspettando con ansia l’inizio del prossimo accompagnamento.

“Sapresti essere più ridicolo?”, avrebbe voluto chiedergli quando Sasuke, mai entusiasta, mai troppo felice, le fece segno di sederglisi accanto, “Tu che professi la massima bellezza della musica come arte, potresti essere più ridicolo di uno che suona la chitarra in mezzo ad ubriachi a cui non frega un cazzo di quello che stai facendo?”

« Sei solo un passatempo. » gli disse poi, quando ormai, dopo aver preso frettolosi accordi con Neji sul prossimo brano da suonare, Sasuke aveva già ricominciato a suonare, e non la sentì. Si sedette il più lontana possibile da tutti loro.

Sasuke preferiva fare il passatempo degli sconosciuti piuttosto che essere il tempo speso nel miglior modo di lei.  

« Fanculo. »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Strano, eh? Un aggiornamento dopo l’altro, così, senza nessuna ragione evidente. Ma in mia difesa, perché nessuno aveva voglia di vedere comparire  sullo schermo del computer questo aggiornamento, lo so, lo so, chiedo perdono anticipatamente a tutti, devo dire che quando uno è di cattivo umore scrive meglio, almeno a parer mio, e quindi non potevo non farlo, visto che i tempi dei miei aggiornamenti sono pericolosamente lunghi. Quindi buona lettura!

 

umavez

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Capitolo 5
*** Una grande aspettativa ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

Una grande aspettativa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non se lo aspettava.

Il litigio di qualche giorno fa con Sakura era stata una cosa a cui non aveva badato troppo, perché, in quei tempi, i litigi con Sakura fioccavano come fosse pieno inverno, e non c’era da stupirsi se per gli ultimi due giorni non l’aveva più sentita. Ma era sicuro di averglielo detto che quel venerdì non avrebbe dovuto prendere impegni per nessuna ragione al mondo. Non era niente di strano, né di particolare, ma lui stava per iniziare, erano le dieci passate, il proprietario del locale stava posizionando le ultime sedie per accogliere i clienti più numerosi delle aspettative, e Sakura non c’era.

Si diceva che non poteva essere per la litigata, perché era stata futile, senza senso e dettata dal cattivo umore di entrambi, e Sakura non poteva essere una che si prendeva le vendette in questo modo, mancando agli appuntamenti importanti – quelli dove c’era la musica.

« L’hai sentita? » chiese a Naruto, seduto al tavolino davanti al piccolo palco, con accanto una sedia vuota.

« Non risponde al telefono. »

« Cazzo. »

Si voltò verso gli altri ragazzi, e non ce n’era uno che non fosse pronto per iniziare. Neji regolava l’amplificatore per non rendere il suono delle acustiche troppo forte, e dietro c’era Rock Lee, il loro batterista improvvisato che forse per suonare jazz non aveva proprio il tocco adatto, ma che non rifiutava mai un invito quando bisognava fare una serata, e infine c’era Shikamaru, che raggiungeva l’altezza del contrabbasso solamente aggiungendo ai suoi effettivi centimetri anche quelli della capigliatura. Erano un bel quartetto, nonostante tutto.

Ma mancava Sakura.

« Dai Sas’ke, non prendertela a male, hai suonato altre volte senza Sakura, mica sei Sansone senza capelli! »

Sasuke guardò Naruto un po’ perplesso, chiedendosi dove avesse sentito la storia di Sansone e dei capelli, ma poi capì che c’era lo zampino di Sakura lì, decisamente.  

« Senti, ordina un bicchiere di vino bianco. »

« Ho già ordinato un drink per me, ma grazie, non ti facevo così gentile, Sas’ke. »

« È per Sakura, idiota. Per quando arriva. »

« Se arriva. »

Sasuke gli lanciò uno sguardo poco amichevole prima di salire sul palco e accomodarsi sullo sgabello. Vide la cameriera portare il bicchiere di vino al tavolo, che restava semivuoto.

Poi si chinò a guardare le corde della chitarra, quasi nel completo silenzio della piccola sala del locale, e all’improvviso la porta d’ingresso si aprì violentemente, e se non avesse saputo che Sakura era terribilmente goffa nei movimenti, e che aveva il vizio di non soffermarsi a leggere se sulla porta ci fosse scritto tirare o spingere, avrebbe anche potuto pensare che non fosse lei quella che era appena entrata, e che le scarpe che ticchettavano sul pavimento non fossero le sue, magari quelle nere con tacco basso, quelle che gli piacevano.

La vide sedersi in fretta e furia e scusarsi con un paio di persone per aver interrotto proprio l’inizio del concerto. La guardò senza curarsi del fatto che tutti stessero aspettando una nota di inizio.

Lei vide il bicchiere di vino e sorrise. Non a lui, probabilmente era ancora troppo arrabbiata per sorridergli direttamente, ancora troppo punta sul vivo per la litigata, e troppo permalosa in generale, ma si accontentò. C’era tempo nella pausa sigaretta per fare pace.

Il primo tocco di Rock Lee sul piatto della batteria che diede inizio al concerto non fu epocale, né tantomeno perfetto, come al solito sempre un po’ troppo irruento. Ma si sarebbe accontentato anche di quello.

C’era Sakura. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E chi ci avrebbe mai sperato? Una cosa semi-spensierata! Naturalmente c’è la lite di mezzo, ma sono dettagli. Non sono sicura che le cose vagamente felici mi riescano tanto quanto quelle un po’ più tristacchione, - e anche su quelle dovrei farmi delle domande, perché non credo di riuscire nemmeno lì! – ma ci ho provato, e ne sono quasi soddisfatta, eh sì. Purtroppo sono più di 500 parole, non sono riuscita a rimanere sotto il limite massimo, e mi scuso, mi pento e mi dolgo, sempre che non vi dia fastidio di tanto in tanto qualche parolina in più!

Inoltre sta diventando sempre più difficile dare i titoli ai capitoli, dannazione! Evidentemente ho sprecato tutte le mie energie per il titolo dell’intera raccolta e la mia mente non è più in grado di elaborare cose decenti. Comunque, per chi non l’avesse capito – io stesso non so se ci azzecca qualcosa -, la grande aspettativa non sono gli ascoltatori o la riuscita del piccolo concerto, è Sakura. (Lo so T^T)

Inoltre mi sono resa conto di aver sbagliato a scrivere il cognome di Django nel capitolo scorso – errore fatale! – che è Reinhardt, con la h. Mannaggia a me.

Spero di sentirvi nelle recensioni! Grazie per aver letto!

umavez

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Capitolo 6
*** Sicurezza ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sicurezza

 

 

 

 

 

 

Sasuke aprì gli occhi.

Per questo si sistemò meglio sulla sedia togliendo con un movimento repentino della mano quella spregevole scia di bava che le era scivolata fino al mento. Sperò che la madre di Sasuke, in quel lasso di tempo in cui si era lasciata andare sul materasso, non si fosse fatta viva.

« Ciao. »

Sasuke alzò il braccio, quello con l’ago infilato in vena con tanto di flebo attaccata, e le stropicciò con due dita i capelli per poi farlo ricadere pesantemente sul materasso. Se lo ricordava bene quel gesto. Credeva che Sasuke lo avesse coniato solamente per imitare Itachi, per avere anche lui un modo particolare da rivolgersi a qualcuno.

« Come ti senti? »

« Allora, Sasuke! » il medico entrò in sala senza preavviso e, a detta di Sakura, con molto poco tatto, e se conosceva bene Sasuke, e se lui non era cambiato in quei due anni, era sicura che avrebbe voluto rispondergli “Dottor Uchiha, se non le dispiace”. Ma forse Sasuke aveva imparato, grazie a quell’intervento chirurgico, la gratitudine, e se ne rimase in silenzio.

« Come ti senti, ragazzo? L’intervento è andato bene, dovrai startene solo un altro po’ qui in ospedale, visto che hai avuto anche un principio di peritonite. »

Sakura avrebbe voluto fare la figura della ragazza molto apprensiva che fa domande senza fine su cosa sia la peritonite, e lo avrebbe fatto, ma si ricordò in quel momento di non essere la sua ragazza, e di studiare medicina da un numero considerevole di anni tanto da sapere perfettamente cosa fosse la peritonite.

Sasuke annuì e mosse leggermente il braccio con la flebo.

« Mi da fastidio. » biascicò.

 « Devi tenerlo, Sas’ke. »

« Sì giovane, dai retta alla tua ragazza. »

Non sono la sua ragazza non uscì proprio dalla sua bocca.

 

 

°°°

 

 

« Bel modo di incontrarsi, dopo due anni. » le sfuggì quando fu convinta che Sasuke fosse perso nei suoi pensieri e nei dolori addominali dovuti alla ferita. Lui aprì giusto un occhio, per economizzare le energie.

« Ci siamo visti al matrimonio di Neji. » rispose laconico.

« Ah, sì, il matrimonio. »

Era stato imbarazzante quell’incontro.  

Ritornò il silenzio. Sakura si alzò dalla sedia e si stirò, dimenticandosi per un attimo che era vestita in maniera disdicevole e inadeguata per un ospedale – una camicia da notte, un golfino, dei sandali azzurri -, ma la chiamata nel bel mezzo della notte non le aveva lasciato altra scelta.

« Non pensavo fossi io il numero di sicurezza. »

Sasuke aprì entrambi gli occhi, stavolta.

« Non cambio spesso le impostazioni del telefono. »

E dopo due anni di niente, in cui non si erano visti né sentiti, Sakura capì che per tutto il tempo in cui lei e Sasuke avevano combinato disastri pur di restare insieme, lui l’aveva sempre considerata in quel modo, come sicurezza, e lei, invece, non l’aveva mai capito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve, mie/i care/i lettori. Sono tornata per dire che, purtroppo, non ho molto da dire in questo periodo, e che non so con quale ritmo seguiranno i prossimi aggiornamenti, ma ci tengo particolarmente a questa raccolta e non sparirò nel nulla per troppo tempo, lo prometto! E niente, spero che vi sia piaciuto questo capitolo. Naturalmente parlare di salto temporale sarebbe un eufemismo in questo caso, ma avevo avvertito, vero? O forse no? In caso non lo avessi fatto precedentemente: non seguo nessuno rigore cronologico, e sì, questo capitolo è ambientato due anni dopo la rottura tra Sasuke e Sakura. Muahahahhauahahaha.

Basta, se continuo così non rimarrà nessuno disposto a leggere la mia storie T^T

 

 

Piccola domanda finale: è normale che l’ultimo capitolo sia più letto di quelli precedenti? ._. Non ha senso ._.

 

umavez

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Capitolo 7
*** Le conseguenze ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

Le conseguenze

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

« Il sogno erotico di un musicista è decisamente una musicista. » Disse Neji stancamente, facendo ruotare il vino rosso nel bicchiere per ossigenarlo, quasi stufo di quella conversazione esasperante tra ragazzi che si fanno domande personali, che si chiedono quale sia il sogno erotico di una ragazza di venti anni e quale quello di un musicista.

Sakura evitò lo sguardo di Sasuke tanto quanto evitò quello di Ino, perché tutti e tre sapevano che la sera prima l’aveva scottata troppo per non avere conseguenze, ma decise di fissare Neji più intensamente di quanto avrebbe fatto in qualsiasi altro momento, perché Neji era troppo vanesio anche per essere guardato oltre che per essere ascoltato. Lo si capiva anche dal modo in cui continuava a far ossigenare il vino.

« Soprattutto se suona uno strumento considerato poco femminile, come la chitarra. Oh, e il contrabbasso. Una donna contrabbassista è decisamente il sogno erotico più comune tra i musicisti. »

Lui bevve un sorso di vino e lanciò un’occhiata prima a Sasuske, poi a Shikamaru e a Gaara.

Sakura finì di bere il suo vino bianco posando poi il bicchiere al lato della sua sedia.

«Invece voi donne avete sempre i soliti chiodi fissi: il pompiere, lo scrittore, il dottore magari. »

« Mi permetto di dire, » intervenne « Che i dottori non sono poi così male. »

Chiese a Ino di passarle l’ultimo pezzo di torta rimasto sul tavolo.

«Lo dico per esperienza personale, da tirocinante. » prese un grande morso che però masticò fin troppo velocemente tanta era l’urgenza di intromettersi nuovamente nella conversazione.

« Sempre che voi musicisti crediate a qualsiasi cosa che non venga detta da una musicista. »

Naruto ridacchiò rischiando di farsi andare di traverso la birra.

Neji non sembrava troppo scoraggiato dalle frecciatine, comunque. Poco dopo prese a parlare dell’utilità della musica.

« Per non parlare della musicoterapia. » aggiunse soddisfatto alla fine del suo discorso.

« Esiste anche la cromoterapia se è per questo, ma non ho mai sentito nessuno fare l’elogio dei colori. » disse Ino sfrontata, come lo era stata lei prima, perché del resto era stata Ino ad insegnarglielo.

« E pet therapy. » aggiunse Tenten, che da buona studentessa di veterinaria non poteva lasciare fuori gli animali da nemmeno una delle sue conversazioni.

« Esiste anche la chirurgia, se è per questo. »

Sakura si alzò lentamente stando attenta a non rompere il bicchiere posato per terra, vicino alla gamba della sedia, e si avviò verso il divano di casa Nara, prese il suo giacchetto e la sua borsa, e poi, ritornando verso il tavolo per andare poi verso l’uscita, si fermò nuovamente per concludere con Neji una discussione che, più che altro, avrebbe voluto fare con Sasuke, o, meglio ancora, con la personificazione della musica.

« Quando i crini di cavallo di un archetto riusciranno a curare le disfunzioni renali o le corde dei contrabbassi troveranno la cura per la SLA, fammi un fischio, ok? Non vorrei perdermi il momento in cui la musica diventa la cosa più importante del mondo. »

Sorrise ampliamente.

« Come se per alcuni già non lo fosse. »

 

 

°°°

 

 

Quando Sakura se ne uscì di casa, tutti si convinsero che era stata colpa del troppo vino a farla parlare in quel modo, perché lei era pacata, e calma, e rispettosa delle opinioni altrui, anche se Neji era tanto da sopportare. Ino guardò Sasuke in cerca di sensi di colpa, perché la sera prima era stata lei a dover consolare Sakura per l’ennesima buca. Ma non ne trovò. Sasuke, semplicemente, si alzò da tavola e se ne andò anche lui, senza nessuna battuta finale e senza nessuna frecciatina da lanciare.

Ino prese un gran respiro e si alzò a sua volta, raccolse le sue cose dal divano e anche lei, sulla strada per l’ingresso, si fermò nuovamente davanti alla non più allegra combriccola.

« Certo che voi musicisti siete proprio dei cazzoni, eh. »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a tutti, o forse buonanotte. Eccomi tornata dopo un tempo che spero non abbiate trovato esageratamente lungo. Mi sembra di essere tornata ai tempi dei primi capitoli in cui non mi usciva fuori nemmeno una cosa vagamente allegra, ma purtroppo le vacanze sono finite, il mio umore è a terra, e piove, non ho potuto fare di meglio. Spero comunque che possiate apprezzare anche questo capitolo, le vostre opinioni sono sempre ben accette e, ovviamente, mi fanno molto piacere. Ringrazio comunque tutti in anticipo, grazie.

Ah, purtroppo non sono riuscita a rimanere nei limiti delle 500 parole, mi dispiace, e visto che i miei titoli diventano sempre più brutti mi prendo la briga di spiegarli: le conseguenze sono dovute all’ennesimo misfatto di Sasuke che rimane celato nell’ombra ma che c’è stato, purtroppo.

Un saluto

umavez

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Capitolo 8
*** Champagne per tutti ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

 

 

Champagne per tutti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naruto fischiò e le sue due braccia segnalarono che la palla era andata fuori.

« Oh ma tu stai scherzando! » gli urlò dietro Ino, mentre Naruto era intento ad indicare con il braccio destro la squadra avversaria, per segnalare che il punto era andato a loro.

« Mi avevi detto che eri brava, fronte spaziosa! Undici anni di pallavolo e questo è tutto quello che sai fare? »

Sakura si passò la mano sulla fronte sudata. Quello non era certo ciò che si aspettava. Ci erano andate troppo leggere su quel campo di beach volley, pensando che i loro avversari sapessero solamente pizzicare corde.

« Non è ancora finita, hanno solo tre punti di vantaggio, e non sanno muoversi bene sul campo. Possiamo ancora- »

« Possiamo cosa? Siamo stremate, ho il costume pieno di sabbia, e Nara con quella faccia addormentata mi da sui nervi! Non posso credere che stia vincendo! Io non ho soldi sufficienti per pagare da bere a tutti, ti avverto. »

Sakura diede un’occhiata a Naruto, arbitro improvvisato ma stranamente professionale nei movimenti tranne che nell’imparzialità, e poi gettò un occhio anche sull’altra metà campo, quella di Sasuke e Shikamaru. Avevano già recuperato la palla e Shikamaru, poco al di fuori della linea di fondo campo, attendeva pazientemente che loro due smettessero di confabulare e si mettessero in ricezione.

« Ho un’idea. » disse ad Ino, messasi sull’attenti.

« Shikamaru è troppo lento nel retrocedere dopo aver alzato o dopo la fase di attacco, e Sasuke ha strane manie di grandezza anche nel beach volley, si piazza sempre più a destra di quanto dovrebbe per coprire anche la zona di Shikamaru. Facciamo così. Shikamaru batterà su di te perché prima gli hai detto che il suo esistere è uno spreco di ossigeno, e anche se sembra un tipo tranquillo è comunque amico di Sasuke, in qualche modo deve essere stato influenzato dalla sua smania di vendetta. »

Ino annuì profondamente facendo scrocchiare tutte le dita delle mani.

«Facciamo un primo gioco normale, tre passaggi. Per il momento è importante rimandare la palla di là, possibilmente su Sasuke. A quel punto Shikamaru sarà costretto sotto rete per alzare, tu ti piazzerai davanti a Sasuke, pronta per fare muro, anche se in realtà non lo farai, così Shikamaru si fermerà sotto rete per coprire. E a quel punto, Ino...»

« A quel punto speriamo in una botta di culo. »

Sakura batté le ciglia, perplessa, mentre Ino piegava il collo a destra e a sinistra, neanche dovesse affrontare un incontro di box.

«Anche. » le rispose per non avvilirla. « Speriamo nella botta di culo, e se riusciamo a ricevere la palla- »

« Se tu riesci a ricevere la palla, io sto sotto rete a fare finta di murare, ricordi? »

« Vogliamo darci una mossa? » urlò Shikamaru da fondo campo.

« Stai zitto tu, inutile spreco di ossigeno! » urlò Ino mettendosi dritta con la schiena giusto il tempo di insultarlo nuovamente, per riassumere poco dopo la posizione accucciata di chi sta organizzando un piano con i fiocchi.  

« Se riesco a ricevere la palla, per quanto imprecisa possa essere, tu non alzare, schiaccia. Palla piazzata Ino, non è necessario che sia forte, deve essere precisa. Sasuke sarà sempre troppo a destra, e Shikamaru sarà troppo avanzato per coprire la sua zona. Piazzala in zona cinque, siamo intesi? Zona cinque lunga, quasi incrocio delle righe. »

« Per chi mi hai presa, per Mila? »

« Sakura-chan, mi dispiace disturbare ma...»

« Stai zitto tu! Sei un altro inutile spreco di ossigeno, e sei pure imparziale! »

Ino andò nella sua parte di campo dopo aver urlato cattiverie anche a Naruto che, con le lacrime agli occhi e dopo aver sussurrato un debole “Sakura-chan”, fece uscire dal fischietto un suono molto tremolante.

Shikamaru batté. 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

«Oh, siamo state strepitose fronte spaziosa, i tuoi piani funzionano alla grande! E adesso cosa facciamo? »

Sakura osservò attraverso i quadrati della rete la squadra avversaria. Sasuke, dopo la sconfitta del secondo set, si era preso l’impegno di dare un minimo di linee guida a Shikamaru. Lo aveva preso sotto braccio e camminando lentamente in cerchio sul campo, confabulavano.

Ino era tornata nel pieno delle sue forze. Saltellava a destra e a sinistra, non curante del fatto che il suo costumino rosso fosse quasi color sabbia e che, essendosi dimenticata di rimettere la crema solare, si stesse scottando su tutte le spalle.

« Hai visto come li abbiamo confusi quando hai iniziato a mettere la mano dietro la schiena prima della battuta? Non ci stavano capendo nulla, come se mi stessi dicendo qualcosa con quei numeri a caso che fai con le dita! »

Sakura spalancò gli occhi.

« Ino, dannazione, io ti sto dicendo qualcosa con quei numeri! »

« Suvvia Sakura, li fai solo per confonderli. »

« Come faccio a confonderli se neanche vedono quello che faccio? »

Ino alzò gli occhi al cielo con aria di ovvietà.

« Il sole ti ha dato alla testa fronte spaziosa: non capisci che se non riescono a collegare quello che fai tu a rete con quello che faccio io andranno in confusione? »

Sakura si fermò per un attimo, incurante della sabbia che scottava e del sudore che colava lungo la schiena attraversando tutta la spina dorsale. Pensò a quello che aveva detto Ino, ed in effetti non era poi così improbabile. Sasuke e Shikamaru incappavano in trappole che lei non si rendeva nemmeno conto di tendere, ma forse Ino, con la sua strabiliante voglia di vincere e di non pagare da bere a tutti, era riuscita a tendere, forse anche lei inconsciamente. E se un genio come Shikamaru ancora non aveva capito la logica dietro ai loro movimenti, forse era proprio perché non c’era logica.

« E poi tu non puoi rimproverarmi. » disse Ino accigliata, togliendosi per un attimo gli occhiali da sole e portando via il sudore che si era venuto a creare sul naso, lì dove i gommini degli occhiali battevano.

« Tu hai insegnato a Sasuke i passi per schiacciare, ma dico, sei impazzita? Cosa diavolo fate quando state a casa da soli, mini partite di pallavolo in salone? Come se lui si fosse mai preso la briga di insegnarti qualcosa. »

Sakura si strinse nelle spalle.

« Beh, una volta mi insegnò l’accordo di- »

« Non è tempo di gratitudine, fronte spaziosa! » Sasuke e Shikamaru si voltarono a guardarle dopo aver sentito l’urlo di Ino, « Dimentica tutto ciò che ti ha insegnato, e pensa a quella volta a Disneyland in cui sono dovuta venire con te sul laghetto dei cigni perché a lui sembrava una stronzata. »

Gli occhi di Sakura si assottigliarono. « Quei fottutissimi cigni. »

Ino sorrise, inviperita.

 

 

 

 

 

 

 

 

« Vittoria! Abbiamo vinto! Le donne hanno vinto contro i musicisti! Abbiamo vinto Sakuraaa! »

Ino corse nella sua direzione e l’abbracciò, scaraventandola per terra per rialzarsi subito dopo, senza aspettare nulla e nessuno. Ino la prese per mano e  cominciò a saltare, muovendosi al contempo in cerchio. Tempo addietro, quando con le sue compagne esultava per la vittoria di una partita, era sicura che non sembrassero stupide in quel modo, ma non se la sentiva di smorzare l’entusiasmo di Ino.

Shikamaru, senza troppe storie, si andò a sdraiare su un lettino, mentre Sasuke, incredulo, continuava a guardare il punto in cui la palla era caduta, senza saperselo spiegare.

« Le donne prendono molto sul serio le sfide, dovresti saperlo. » lo rimbeccò Sakura dall’altro lato del campo, mentre Ino si esibiva in piroette fallimentari che venivano attutite dalla sabbia.

La bionda poi si rialzò con un balzo.

« Champagne per tutti! »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buongiorno, amici telespettatori (?), sono tornata.

Pazzesco, vero? Per caso in questi due giorni non ho avuto un gran che da fare – a parte lo studio, giusto, ma ho ridimensionato le mie prioritàe ricordandomi del mio passato da pallavolista ho deciso di scrivere qualcosa su questo gioco, che io trovo meraviglioso, anche se qui si tratta di beach volley. Devo ammettere che queste due shot, perché naturalmente non sono stata in grado di rimanere nel limite delle 500 parole, mi scuso per questo, sono un po’ – ma anche parecchio – più leggere delle altre che ho scritto, e spero vivamente che non stonino troppo con il resto della raccolta, ma io personalmente avevo bisogno di svagarmi un po’, e una vacanza tra amici mi sembrava un’ottima occasione. E poi dai, c’è sempre un po’ di tensione, no? Musicisti contro donne! XD

Inoltre, visto che essendomi allontanata dalle atmosfere cupe a cui sono abituata, sono un po’ incerta sul IC, quindi mi metto un attimo a spiegare la mia visione delle cose sperando di non annoiarvi troppo.

Insomma, per me qui Ino è il personaggio che trascina la situazione e che, oltretutto, porta alla vittoria (ma questa me la lascerò per un’atra flash)! Volevo far vedere come Sakura, nonostante sia una persona testarda e che sa quello che vuole, davanti ai comportamenti di Sasuke e in generale davanti a Sasuke stesso, è più inerme di quanto vorrebbe. Ed Ino gioca una parte fondamentale nella sua vita, soprattutto in un periodo in cui Sakura è davvero troppo innamorata per pensare a se stessa, e così l’amica prende in mano la situazione. Ecco, spero che non risulti troppo OOC tutto questo, a me sembrava un tipo di legame abbastanza azzeccato.

Ringrazio tutti quelli che seguono questa raccolta e un grazie speciale a coloro che recensiscono J

A presto

 

umavez

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Capitolo 9
*** A mani quasi vuote ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

 

A mani quasi vuote

 

 

 

 

 

« È un crimine? »

« Come scusa? »

Sakura pose l’ennesima stoviglia sullo scolapiatti e, senza togliersi i guanti in plastica si sporse dalla porta per sentire meglio. Sasuke era più vicino di quanto si aspettasse.

« Come scusa? » ripeté.

« Non mi parli. Da tre ore. » le fece notare lui. Stava rollando una sigaretta.

« Sto lavando i piatti. » alzò le mani in alto, e il giallo dei guanti di plastica fu ben visibile.

« Lavi piatti da tre ore. » le rispose, prima di leccare la parte della cartina che si sarebbe dovuta attaccare con la colla ad un’altra estremità e permettergli di fumare. Ci ripassò sopra con il dito indice.

« Tanto tempo per una che in casa ha la lavastoviglie. »

Sakura serrò le labbra e, stranamente, ripensò al suo primo incontro con Shikamaru Nara, l’uomo della verità, in una delle tante aule del conservatorio, quando l’aveva avvertita che nello sguardo di Sasuke Uchiha, quando è convinto di stare dalla parte del giusto e non ha alcun problema nel fartelo notare, c’era qualcosa al limite della sociopatia.

« Io sto- »

« Lavando i piatti, certo. »

« La lavastoviglie consuma troppo! » gli disse, alzando la voce, cercando di farsi sentire mentre le aveva voltato le spalle per raggiungere la finestra dell’ingresso. Sentì che la apriva e il rumore dei meccanismi dell’accendino sfregare gli uni contro gli altri per produrre la fiamma.

« Allora lo consideri un crimine. » lo sentì dire. Sakura roteò gli occhi e decise di non rispondere. Tornò a guardare il lavabo.

Sasuke tornò a passo lesto in cucina chiudendosi la porta alle spalle, la sigaretta ancora accesa tra le dita. Lui le tolse, rischiando di bruciarle la pelle in più di un’occasione, i guanti in plastica, buttandoli nel lavello ancora pieno.

« Ti ho fatto gli auguri. » si giustificò.

Accanto alla sociopatia, doveva esserci anche una dose non indifferente di infantilismo.

« Grazie mille, me lo ricordo. »

La spintonò fuori dalla cucina fino all’uscio della camera da letto.

Sasuke iniziò slacciandole il grembiule dietro la schiena con una mano e aprendo la porta di camera sua con l’altra, la sigaretta finita chissà dove.

Candele – le sue candele aromatizzate, che lei aveva comprato e nascosto in un cassetto che Sasuke doveva aver frugato in maniera certosina – erano accese. 

Ottimo.

Sasuke sapeva rimediare bene ai guai.  

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, carissimi/e. È tipo mezzo secolo che non aggiorno, e mi sto vergognando tanto, tantissimo, tanto tanto tantissimo. Devo dire che per un attimo ho pensato di abbandonare il fandom di Naruto approdando da qualche altra parte, visto che ho decine di altre storie sul computer che non credo avrò mai il coraggio di pubblicare, ma poi, all’improvviso, Naruto si è concluso, le ultime scan sono uscite, e mi è sembrata un po’ un’eresia lasciare questa storia incompiuta, visto che io in primis non sopporto le storie lasciate a metà. Quindi credo che – per vostra sfortuna – bazzicherò qui da queste parti ancora per un po’, anche perché la raccolta, nei miei sogni, dovrebbe durare molto, ma molto di più.

Ok, a parte questa breve parentesi, vorrei ringraziare tutti coloro che stanno seguendo questa storia e coloro che stanno sprecando un po’ del loro tempo per recensirla e farmi sapere cosa ne pensate, vi sono molto grata per questo, e ringrazio in anticipo coloro che continueranno a farlo nonostante le mie sparizioni potrebbero essere lunghe ed inattese. Spero che questo compleanno non festeggiato vi sia piaciuto!

Un bacio

umavez  

E oltretutto, avendocene un altro paio pronte, forse in giornata pubblico qualcos’altro, ma non ci metterei la mano sul fuoco.

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Capitolo 10
*** Più di un canone di bellezza ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

Più di un canone di bellezza

 

 

 

 

 

« Non sapevo che potesse essere così figo stare con un musicista! » disse Ino appena giunta al tavolo con due bicchieri di vino bianco sulle mani, ancora stranamente integri e stranamente pieni, nonostante la corsa fatta con i tacchi tra i tavolini per raggiungere Sakura prima che il piccolo concerto iniziasse.

« Non è figo, infatti. » rispose prendendo di buona lena il bicchiere che Ino le porgeva.

« Non è figo? » chiese Ino scettica. Batté l’unghia smaltata di rosso sul bicchiere di vino bianco – perché erano a stomaco vuoto, perché i musicisti hanno orari tutti loro che non prevedono la cena prima delle dieci di sera, e loro dovevano adattarsi – rovinando la condensa che si era venuta a creare a causa della temperatura fredda del vino.

« Ma lo sai che anche tu hai bevute gratis? Otto euro di vino bianco, renditi conto. »

Sakura inarcò le sopracciglia mentre mandava giù il primo sorso del fruttatissimo e costosissimo vino bianco al bicchiere, incredula, e Ino roteò gli occhi al suo gesto.

« Si vede che non sai sfruttare le cose a tuo vantaggio, fronte spaziosa. »

Quel piccolo palco era visibilmente improvvisato, meno grande di quelli su cui Sasuke era solito suonare con Neji, o con Shikamaru, meno adeguato all’ego di un musicista ma non male per quello di uno strimpellatore come Naruto, e Sasuke, stranamente, sapeva adattarsi bene a quello che rendeva felice Naruto.

« Ieri siamo andati a vedere un concerto di violoncello. » disse senza pensarci.

Ino batté le palpebre un paio di volte e controllò quanto vino Sakura avesse ingerito a stomaco vuoto, ma il bicchiere era praticamente ancora pieno.

« Non era un vero e proprio concerto in realtà, era quasi un saggio, c’erano tutte ragazze che salivano sul palco, facevano il loro pezzo, e così via. »

Sakura tirò fuori dalla borse i fazzoletti e si soffiò il naso preventivamente, e Ino capì dove sarebbe andata a parare con quel discorso sul violoncello.

« Sasuke le guardava così attentamente, sai. Guardava loro le mani alcune volte, ed altre volte invece si fissava sul viso e ascoltava solamente i suoni. Ad un certo punto sono stata così frivola da pensare che alla fin fine non c’era da essere gelose, perché pensavo di essere più carina di tutte loro, ma poi Sas’ke a fine concerto mi ha chiesto come mi era sembrato, e non ho saputo cosa dirgli, e allora...Ino. »

Sakura si spostò con tanto di sedia a seguito e le si avvicinò, arrivando a costringerla ad allargare la gambe per farci entrare le proprie nel mezzo. Ino si sistemò meglio la gonna per coprirsi e Sakura nel frattempo poggiò le mani sulle sue spalle.

« Credi che stia facendo un errore? Non è che per stare con un musicista bisogna essere un musicista? »

Naruto diede una cosiddetta pacca sulla spalla a Sakura senza nemmeno rendersi conto che i suoi occhi erano lucidi e senza far caso al fatto che stesse guardando Ino come si aspettasse la risposta più importante della vita.

Le due si ricomposero e fecero un sorriso a Naruto, già posizionatosi sul suo sgabello personale, con la chitarra in mano pronto per il soundcheck – sempre che ce ne fosse bisogno, per due sole chitarre acustiche.

Sasuke si fermò giusto al lato del tavolo. Diede un’occhiata ad Ino che, stranamente imbarazzata, si sistemava la gonna, e a Sakura, che fissava il palco.

« Hai gli occhi lucidi. » le disse.

« Credo di avere un po’ di febbre. » rispose Sakura.

Ino tossì a lungo dopo quella frase.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, eccoci qui. Inizierò subito dicendo che sorprendentemente, questo non sarà l’unico aggiornamento della giornata. Visto che avrò una settimana – e forse anche un paio – davvero disastrose e piene di impegni, mi sono ritagliata un po’ di tempo per aggiungere un altro paio di capitoli a questa raccolta a cui mi sto affezionando sempre di più. Se poi dopo tutta questa introduzione non riesco lo stesso ad aggiornare nuovamente in giornata, sono davvero da compatire e potrete odiarmi senza problemi.

Niente, non credo di avere molto da dire, forse mi dilungo altre due righe per spiegare il titolo del capitolo. Sakura giudica gli altri – o meglio le ragazze – seguendo un canone di bellezza puramente estetico, mentre Sasuke – ovviamente – da altri punti vista, ad esempio se sono musiciste, che strumento suonano, come suonano, cosa suonano, ecc ecc ecc. Ecco fatto.

Credo di avervi annoiato già abbastanza, quindi per ora vi lascio!

Grazie mille in anticipo a chi recensirà!

Un baio

umavez

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Capitolo 11
*** Tutto liscio come l'acqua ***


Accordarsi

 

 

 

 

Tutto liscio come l’acqua

 

 

 

 

 

 

 

 

Stava filando talmente tutto liscio che Sakura credette ci fosse qualcosa di incredibilmente sbagliato in quella serata. Nessun concerto, nessun’uscita di gruppo, nessun ripasso degli ultimi brani per la lezione di strumento del giorno dopo, nessun film in streaming. Sasuke era attento ed era vigile, coglieva in che direzione andava il suo sguardo, capiva di cosa aveva voglia di parlare e di cose non aveva voglia di parlare e, difatti, il conservatorio era rimasto nascosto nei meandri della mente di entrambi. Non si sentiva, nemmeno in lontananza, neanche una delle tante canzoni natalizie che cominciavano a circolare in quel periodo, nonostante le vetrine fossero già addobbate a festa.

Stava andando tutto così perfettamente liscio che Sasuke si ritrovò sotto la porta di casa sua senza assolutamente nessun altro impegno a cui doversi catapultare subito dopo averla salutata e senza l’ombra di un’immediata chiamata da parte di amici in procinto di partire, con le chitarre in spalla, per il parco più vicino.

Sarà stato il brutto tempo di inizio Dicembre, o il fatto che le lezioni fossero agli sgoccioli, ma il tempo libero di Sasuke, dopo tre mesi di frequentazione, si era improvvisamente dilatato andando a comprendere momenti della giornata che prima erano del tutto proibitivi. Come il sabato sera. Come quel liscissimo sabato sera.

Lui si fermò davanti al portone di casa e si voltò a guardarla. Non aveva nessun’espressione particolare in volto.

Sakura avrebbe potuto dargli la buonanotte e lui non avrebbe fatto una piega, eppure la vista del naso rosso e delle guance rosate la costrinse a chiederglielo, per non lasciarlo al freddo.

« Vuoi salire? »

 

°°°

 

Quando lui le chiese dove fossero i preservativi Sakura capì che non c’erano possibilità di ripensamento. “Cassetto nel comodino.” gli disse indicandolo, riuscendo a malapena a muoversi intrigati com’erano tra le coperte.

Lui si staccò dal suo corpo rimanendo carponi su di lei, e la seconda cosa che Sakura sentì, dopo l’ondata di freddo che la travolse quando il petto di Sasuke si allontanò dal proprio per allungarsi verso il comodino, fu la suoneria di un cellulare. E considerando che era la suoneria più banale, più preimpostata e conosciuta nel mondo dei telefoni Apple, Sakura capì senza sforzo che si trattava di quello di Sasuke.

Lo vide lasciare la mano sospesa a mezz’aria, indeciso tra il cassetto e il telefono.

« Chi è? »

« Naruto. »

Le scappò una risata che lui non condivise.

« Puoi rispondere. »

Lui si voltò a guardarla scettico. Sakura prese l’iniziativa e, raggiungendo il telefono con una mano, rispose, posandoselo sull’orecchio sinistro mentre Sasuke, gettatosi di nuovo addosso a lei, prese d’assolto la parte destra del suo collo.

« Pronto? »

Naruto fu stranamente contento di sentire la sua voce e non quella di Sasuke, e dopo due intensissimi minuti di conversazione capì il perché.

« Sas’ke, » gli disse avvicinando il telefono all’orecchio di lui, « forse dovresti rispondere tu. »
Sentì la richiesta disperata di Naruto di non passare il cellulare a Sasuke, ma oramai era troppo tardi.

« Cosa vuoi? »

Sakura già sapeva che la serata sarebbe finita lì.

« Come diamine hai fatto- cosa significa che è colpa del lavaggio lana? No, te lo avevo già spiegato come funziona, Naruto, non- » Sasuke allontanò il telefono e fece un respiro profondissimo. « Ok, lascia stare. Hai messo le chitarre in un posto rialzato? »

Dalla faccia che fece Sasuke qualche secondo dopo Sakura fu decisamente convinta che la serata sarebbe finita lì.

« Tu sei il cretino più idiota, più disorganizzato, e più in pericolo che io abbia mai conosciuto. »

Sasuke attaccò senza una parola di più, si districò dal cumulo di coperte e, in un silenzio di tomba, ricominciò a vestirsi. Sakura si chiese se lui se ne stesse andando per via della casa allagata o per via delle chitarre possibilmente danneggiate. Stranamente il pensiero di essere abbandonata per uno strumento musicale non la disturbò troppo.

« Che fai? » le chiese dopo qualche minuto mentre era intento ad allacciarsi le scarpe. « Non ti vesti? »

Sakura batté le palpebre, confusa.

« Andiamo, ci vorranno almeno venti minuti per arrivare a casa. » Lui se ne uscì dalla stanza, ma prima di chiudere del tutto la porta le chiese “Resti a dormire?”

Sakura iniziò a cercare la maglietta per terra.

« Sì, okay. »

Non del tutto finita, dopotutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allora, prima cosa: ho mantenuto la promessa! Yeeiii! Ehm. Seconda cosa, mi scuso per la lunghezza. Questa dovrebbe essere una raccolta di flash e, come al solito, non riesco a mantenerla sotto le 500 parole, quindi credo che cambierò l’avviso e metterò raccolta di One-shot, sempre che sia possibile. Terza cosa: sono stranamente fiera di me in questo momento, ma non so il perché.

Spero di essere riuscita a trascinare di nuovo un po’ di musica in questa raccolta, negli ultimi tempi l’avevo messa un po’ da parte per concentrarmi più su Sasuke e Sakura, anche perché delle volte è davvero difficile inserire la musica in tutti i capitoli.

Okay, detto questo, non so davvero quando avrò il tempo di aggiornare ancora, ma spero il prima possibile.

Naturalmente le vostre opinioni sono grandemente gradite (lo so, pessima allitterazione, chiedo perdono) se avrete voglia di farmele sapere.

Ringrazio tutti coloro che seguono la fic, mi fate davvero felice, ci sono molto affezionata.

Un bacio e buona serata,

umavez

 

Ah! Ultima cosa! Il titolo è ridicolo, lo so bene, ma la serata è filata liscia finché non è comparsa l’acqua, quindi mi piaceva. T^T Vabbè, me ne torno nel mio cantuccio solitario, d’accordo.

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Capitolo 12
*** Un plausibile Mercoledì ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

Un plausibile Mercoledì

 

 

 

 

 

 

Vivere nella stessa città delle volte risultava essere un pericolo mortale. Hinata fece appena in tempo ad afferrarla per la tracolla della borsa che una macchina passò – suonando animatamente il clacson – dove, fino a pochi millesimi di secondo prima, c’era il suo piede sinistro.

La vide annaspare un attimo come se fosse stata lei quella che aveva quasi rischiato di essere presa sotto, teneva ancora la mano stretta alla tracolla.

« Scusami. » le disse. Gettò poi un’occhiata al di là dell’attraversamento pedonale, sull’altro marciapiede, « Scusami, ero sovrappensiero. »

Si alzò sulle punte per vedere meglio senza degnare Hinata di uno sguardo, e scorse ancora la custodia di una chitarra tra la gente che copriva il proprietario che la portava in spalla.

Era del tutto plausibile. La sede distaccata del conservatorio era a poche decine di metri da lì, ed era Mercoledì. Mercoledì Sasuke aveva lezione di strumento.

Si ricompose e aspettò diligentemente il verde, guardando scomparire la custodia. La cosa più brutta non era stata rischiare di rompersi qualcosa, era stata appurare che gli orari di Sasuke non era ancora riuscita a dimenticarseli.

 

 

°°°

 

 

Sasuke si alzò dalla sedia giusto per andare in bagno, ma non poté fare a meno di notare due ragazze sedute al bancone.

La ragazza con cui lei stava parlando sembrava la tipica persona con cui Sakura sarebbe potuta andare d’amore e d’accordo. Aveva gli occhi chiari, non un filo di trucco, i capelli scuri lunghi fino ai fianchi.

Fece per avviarsi in quella direzione, chiedendosi come mai proprio Sakura – o quella che sembrava essere Sakura, almeno per lui – dovesse essere proprio quella ad essersi seduto sullo sgabello sbagliato tra le due, quello che gli dava le spalle.

Ma poi Shikamaru lo richiamò dicendo che il bagno era da tutt’altra parte.

Così tornò sui suoi passi e, chiusosi la porta alle spalle, pensò che era plausibile, che Sakura il Giovedì mattina non aveva lezione prima dell’una, e il Mercoledì sera poteva concedersi qualche svago serale, e che il locale non era poi così distante da casa sua.

O il rosa era diventato improvvisamente un colore estremamente popolare per tingersi i capelli, o lì c’era Sakura, su uno sgabello.

Quando uscì però lo trovò vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Beh non so cosa dire: appena mi convinco a scrivere One-shot, esce fuori una flash. Ditemi che c’è un modo per fare una raccolta mista, perché non so davvero più cosa fare! Questo è un affaccio sul momento in cui Sas’ke e Sakura si sono lasciati già da un po’, ma lo avevate sicuramente capito da soli, quindi cosa parlo a fare? Meglio stare zitta e dileguarsi. Spero che via sia piaciuto e aspetto con ansia le vostre opinioni! Un bacio

 

umavez

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Capitolo 13
*** Morsi di anni addietro ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Morsi di anni addietro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

« Ho preso lezioni in questi due anni. » disse prima di allontanare drasticamente l’archetto dalle corde del violino e farlo ricadere insieme al braccio lungo il fianco nudo.

Sasuke capì in quel momento che Neji non aveva mai del tutto ragione in quello che diceva, ma nemmeno del tutto torto. Perché il sogno erotico – ma anche solamente sogno sarebbe andato bene – di un musicista forse era davvero una musicista,  ma, nonostante l’accuratezza delle analisi di Neji, non serviva che suonasse uno strumento meno adattabile alle mani di una donna, bastava il violino. Bastava quel violino e, notò Sasuke con pacata soddisfazione, pago di poter contraddire ciò che un tempo aveva detto il suo amico, che lei sorridesse. E che avesse le guance arrossate, e i capelli un po’ arruffati. Che si ostinasse a rimanere nuda e a suonare per lui come stava facendo in quel momento.

Che arricciasse le dita dei piedi per poi distenderle e dondolare un po’ su se stessa, e che poi sorridesse ancora. Serviva che fosse molto più di una semplice musicista in effetti, e si convinse del fatto che Neji avesse più torto che ragione, forse.

« Almeno adesso riesci a tenere in mano l’archetto senza farlo cadere. »

Sakura si imbronciò come non era mai stato abituato a vederla fare. Forse perché prima non era così propenso alle battute, né ai battibecchi. A Sakura, gli sembrava di ricordare, piacevano.  

« Era solo questione di allenare le dita. » gli rispose.

Lui si ritrovò a sorridere e ad addentare uno dei biscotti che lei gli aveva portato, attento a non far rovesciare la tazza di tè quasi traboccante poggiata distrattamente sul materasso.

« Ti ostini ancora a comprare questi biscotti. » osservò. Lei aveva ricominciato a suonare distrattamente, cercando di seguire con la voce l’altezza delle note. Sembrava divertirsi ad ignorarlo.

« Oh, capisco. » morse ancora il biscotto e lo mandò giù con un sorso di tè, « ti stai prendendo le tue vendette. »

Sakura sorrise e gli fece l’occhiolino, non smise subito di suonare.

« Comprensibile. » sussurrò. Se quelle erano le vendette di Sakura – suonare nuda il violino per un tempo indefinito - , avrebbe aspettato ancora molto tempo prima di dirle che non aveva fatto la scelta appropriata.

Lei interruppe il brano all’improvviso e posò lo strumento sopra la custodia, senza rimetterlo a posto, e si avvicinò guardinga al letto, salendoci gattoni, attenta a non fare rovesciare la tazza di tè. Si ostinò a rimanere scoperta e a rifiutare il lenzuolo che lui le offrì.  

« Niente più vendette. » lei allungò la mano e prese la tazza, bevve un sorso di tè, « Promesso. » aggiunse prima di soffiare sulla superficie della bevanda per freddarla.

Dovette posare le mani ai lati dei fianchi di Sakura per sporgersi in avanti e darle un bacio. Sakura, nonostante si sforzasse di non vergognarsi di essere nuda, esposta, nonostante cercasse di sentirsi a suo agio, arrossì.

E gli piacque che almeno quello  non fosse cambiato in due anni.

Anche se non poteva dire la stessa cosa per i biscotti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a tutti/e. Eccomi che faccio un altro salto su EFP, apparendo dal nulla. Speravo di riuscire ad aggiornare prima, ma nonostante tutto continuo a non trovare il tempo per fare tutto quello che vorrei, e devo dire che questa volta anche l’ispirazione è stata scarsa, quindi chiedo venia per questa cosa – merita di chiamarsi cosa, perché è indefinibile e perché il mio cervello si è arrovellato troppo per decidere se scrivere One-shot o Flash, e nonostante tutto ho finito per scrivere una cosa da 508 parole, quindi è ovvio che io non sia in grado di definire alcunché.

Ammetto che sto davvero esagerando con le note d’autrice, ormai mi diverto più a scrivere queste che le storie, bah. Dovrei tagliarla corta, vero? Darmi alla macchia, scappare e diventare una contadina? Sì, decisamente dovrei. Anche perché i miei titoli oramai vanno verso un inevitabile declino, i partecipanti di Masterchef, per quel poco che ho visto, danno nomi più fantasiosi ai loro piatti più di quanto io faccia con le mie storie, e questo è veramente un colpo basso.

Bene, a parte questo vi saluto tutti e spero che abbiate passato un buon Natale, delle buone vacanze, e che l’anno sia iniziato nel migliore dei modi per voi. E con questa cosa vi auguro tanta, tanta, tanta tenerezza, come Sasuke e Sakura che tornano insieme e si ritrovano dopo due anni. Chi non ha bisogno di tenerezza, del resto?

Quindi tanta tenerezza a tutti,

baci

umavez

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Capitolo 14
*** Questione d'accento ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

 

Questione d’accento

 

 

 

 

 

 

 

 

Se avesse suonato un la, glielo avrebbe chiesto. Non c’erano ulteriori provvedimenti da prendere al riguardo e lasciare la decisione al caso era la scelta saggia ed equa che ci si poteva aspettare da un qualsiasi Uchiha momentaneamente a corto di capacità decisionale.

Ma quando lei suonò un la – riconosciuto con l’ausilio del suo orecchio assoluto – si ricordò che erano appena tornati da una vacanza e che era ovvio che avrebbe iniziato con un la. Le corde andavano tirate di nuovo, lo strumento riaccordato.

« Mi fai suonare il diapason? »
Si alzò dalla sedia e prese il diapason dalla tasca superiore della custodia della chitarra. Lo fece suonare e lo avvicinò al suo orecchio. Poco dopo il suono del violino si sovrappose e Sakura cominciò a tirare le corde.

Si rimise seduto sulla sedia e cominciò a slacciarsi le scarpe. Aveva appena deciso che se avesse suonato un si, appena finito di accordare il violino, allora glielo avrebbe detto.

Ma Sakura suonò un re e per un momento gli venne voglia di lanciare quella scarpa appena tolta sullo specchio.

« Tutto okay? »

Alzò il capo di poco. Sakura aveva scostato il violino dal collo e lo guardava confusa. Lui si limitò a guardarla e Sakura si mosse scomodamente sul posto, presa in contropiede dal silenzio.

« Ci hai messo 5 minuti per slacciarti una scarpa. » aggiunse, come per giustificare la sua preoccupazione.

Assottigliò gli occhi, infastidito, e cominciò a slacciare l’altra scarpa.

« E tu dieci per accordare. Cos’è peggio? »

« Decisamente la scarpa. »

Sakura sospirò ed uscì dalla stanza quando non ricevette risposta e vide che il suo senso dell’umorismo non era stato per niente apprezzato, e Sasuke, ormai scalzo e nella peggior disposizione d’animo possibile, si disse che la terza volta era la volta buona. Sakura sarebbe rientrata, avrebbe ricominciato a suonare, e se avesse iniziato con un sì allora glielo avrebbe detto.

Ma quando lei rientrò il violino fu l’ultima cosa che catturò la sua attenzione. Aveva iniziato a svestirsi sbadatamente e a cercare un ricambio pulito nei cassetti.

« Cosa stai facendo? » le chiese, ricomponendosi solamente quando notò lo sguardo di Sakura che si fermava su di lui per poi vagare confuso per la stanza, incapace di capire se avesse fatto qualcosa di sbagliato per meritarsi un rimprovero.

« Pensavo di farmi una doccia. »

« Prima dovresti suonare un po’. »

Sakura chiuse il cassetto con un fianco rigirandosi un paio di calzini nelle mani. Sasuke cominciò a svestirsi solamente per aggirare un altro “tutto okay?” che era pronto per risuonare nuovamente nella stanza. Vide con la coda dell’occhio Sakura avvicinarsi al violino.

E se non avesse iniziato con un si? Se avesse iniziato con un re, o magari con un sol? Si maledì quando capì che il sol era decisamente più probabile.

« Aspetta. » le disse quando l’archetto si era già posato sulle corde. Ormai negli occhi di Sakura si leggeva solamente lo sbigottimento più totale.  

Si alzò e le si avvicinò, si schiarì la voce.

« Sakura. » iniziò.

Lei poggiò il violino, si grattò la spalla destra con la mano sinistra e dopo aver capito di non avere la più pallida idea di cosa gli fosse preso tutto d’un tratto, rilassò i muscoli. Si schiarì la voce anche lei, per empatia.

« Sì? »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stavolta non lascio molte note. Sono di corsa, sono sotto esami, e l’unica cosa che ho da dire è scusa – per non aggiornare abbastanza frequentemente quanto vorrei e per non recensire tutte le storie che vorrei recensire. A parte queste tre tristissime righe, avete capito il motivo del titolo? Muahahahahahahahaha mi sto sbellicando come se avessi fatto chissà quale sottile gioco di parole, ma in realtà è una cavolata, davvero. Fatemi sapere se avete capito! ;) Ah, e grazie in anticipo a tutti coloro che mi faranno sapere cosa ne pensano!

Un bacio

umavez

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Capitolo 15
*** Una di troppo ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

 

Una di troppo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

« Hai da accendere per caso? »

Sakura ebbe come primo istinto quello di frugare nella borsa per poi scuotere la testa dispiaciuta, come per far credere “Di solito ce l’ho, perché io fumo, ma oggi me lo sono stranamente dimenticata”. Ma, si disse, se la ragazza che le stava chiedendo l’accendino ne avesse trovato un altro in giro, da uno dei tanti ragazzi che si aggiravano fuori dalla sala, magari glielo avrebbe porto e le avrebbe detto “Tieni, adesso puoi accenderti una sigaretta anche tu, perché prima stavi cercando un accendino nella borsa, quindi fumi, e starai sicuramente morendo per una sigaretta”. Le conversazioni che si immaginava erano sempre molto surreali, in realtà, ma decise comunque di fare direttamente di no con la testa, senza sembrare dispiaciuta.

La ragazza se ne andò accennando un sorriso.

Cercò Sasuke in mezzo alla marmaglia.

« Sas’ke, » gli disse poggiandogli una mano sulla schiena, « possiamo andarcene? Tutti mi chiedono se ho da accendere e perché non fumo, e che tinta ho usato per i capelli. »

Sasuke le diede un attimo le spalle per evitare di espirarle il fumo addosso e poi si voltò a guardarla.

« Devono ancora iniziare a suonare. » le rispose, un po’ guardingo, battendo con l’indice sulla sigaretta tenuta tra il pollice e il medio, per far cadere la cenere.

« Mi sento a disagio. » insistette.

Sasuke cercò qualcuno con lo sguardo e poi fece un altro tiro dalla sigaretta. Quella volta non si scomodò troppo per non farle arrivare il fumo in faccia.

« Ho detto a Neji che lo sarei venuto a vedere. Non puoi aspettare almeno la fine del concerto? »

Sakura stava per aprire bocca e rispondere che erano le undici, e che il concerto sarebbe dovuto iniziare un’ora fa, ma qualcuno picchettò sulla sua spalla e si voltò a vedere chi fosse.

« Scusa, non è che hai una cartina? »

Sakura serrò le labbra e i pugni, mentre Sasuke tirava fuori dalla tasca della giacca il porta tabacco con tanto di cartine e filtri dentro.

Sakura capì che c’era un motivo se esistevano gli stereotipi e l’imagologia, e che non riguardavano solamente le nazionalità, ma anche svariate categorie sociali, se non proprio classi sociali. E i musicisti, da quel che aveva capito, erano la crème de la crème delle classi sociali, o almeno, loro la sentivano così.

« Scusate ragazzuoli, » e poi usano questa confidenza snervante, si disse tra sé e sé Sakura mentre si voltava per far buon viso a cattivo gioco con l’ennesima ragazza. Sorrise a Sasuke ma si rivolse a lei.

« Non è che avete un po’ d’erba? »

 

 

°°°

 

 

Sasuke non fece in tempo a fermarla e a dirle che era il caso di entrare in sala perché il concerto stava per iniziare, che Sakura non riuscì più a trattenersi. Tese la mano verso la ragazza, per iniziare una conversazione come qualsiasi dio di qualsiasi religione comandava, con una presentazione.

« Ciao, sono Sakura Haruno. Non suono nessuno strumento e no, non fumo. Non mi drogo nemmeno. Non prediligo nessuna sostanza tossica o alienante, né sostanze che alterano lo stato psicofisico di una persona, pensa, non bevo nemmeno il caffè. Non mi faccio di cocaina, né di eroina, né di crack e tantomeno di LSD, e dulcis in fundo, no, non fumo erba. Che vergogna, eh? Non faccio nulla di tutto questo. »

 

 

 

°°°

 

 

 

« Sakura? » gli chiese Neji appena lo vide sedersi ad uno dei tavolini più vicini al palco. Sasuke scosse la testa e fece spallucce, ma non nel modo in cui lo avrebbe fatto una persona estranea ai fatti. Sembrò quasi che le spalle gli pesassero.

« Se ne è andata. »

Neji tirò fuori dal suo repertorio uno di quei sorrisi che lasciavano intendere di aver presagito il tutto tempo addietro.

« Dovresti smettere di fumare, sai? » gli disse passandogli accanto e avviandosi verso il palco. Sasuke sbirciò sul tavolo alla ricerca di un posacenere che non c’era.

« Lo so. » 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a tutti, mie/i care/i. Oggi è stata una giornata buia e tempestosa che, in compenso, mi ha dato la possibilità di scrivere qualche riga, essendo io nuovamente, dopo tempo immemore, computer-munita. E ne ho subito approfittato per aggiornare Accordarsi in attesa di concludere il quarto capitolo di Verdi idee e una nuova storia che ho in cantiere.

Inutile dire che l’università mi tramortisce, e oltretutto ci si mette una certa ansia per il futuro e un incubo ad occhi aperti molto ricorrente che mi vede come una stracciona, incapace di fare un qualsiasi lavoro, e destinata a morire in povertà e in solitudine a rovinarmi l’umore. Comunque, a parte le inquietudini personali che mi attanagliano, è sempre un piacere tornare ad aggiornare questa fic, e aspetto con ansia qualche vostro giudizio.

Oltretutto volevo specificare che non ce l’ho affatto con i musicisti, e che non credo assolutamente che siano tutti uguali, anzi, e nemmeno che tutti fumino e si diano alle sostanze stupefacenti, il mito dell’artista maledetto che si dà all’oppio è cosa superata oramai (almeno credo), e quindi quello che c’è scritto in questa fic è, naturalmente, la visione personale, e particolarmente arrabbiata, di Sakura, che come tutti sappiamo ha rapporti molto controversi con la musica e i musicisti, e questo di evince non solo dai discorsi diretti ma dalla narrazione stessa, come un discorso indiretto libero alla Pasolini, con la semplice differenza che Pasolini era un genio innovativo e io non so nemmeno cosa diavolo sto scrivendo e cosa farò della mia vita, ecco tutto. Quindi mi rimangio il paragone con Pasolini e dico solo che questo è quello che mi è venuto fuori, abbiate pietà D:

un abbraccio a tutti,

umavez

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Capitolo 16
*** Nuove nuove, cattive nuove ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

Nuove nuove, cattive nuove

 

 

 

Non che Sasuke lasciasse che i vestiti invecchiassero nei cassetti senza sentire l’esigenza di cambiarli, ma Sakura conosceva a memoria il suo armadio e avrebbe giurato di non aver mai visto da nessuna parte, nemmeno nei meandri più scuri della cassettiera di Sasuke, una maglietta di quel colore, di quel rosso abbastanza spento da non farlo sembrare troppo pallido ma di un rosso abbastanza acceso da non farlo sembrare un tutt’uno con i capelli.

Le sembrò quasi che la maglietta fosse un chiaro messaggio diretto a lei. Un messaggio che diceva “Sto andando avanti per conto mio”.

Sakura si voltò verso Hinata e vagliò la possibilità di dirle perché d’improvviso non avesse più voglia di andare a vedere la mostra, ma avrebbe dovuto spiegare che una maglietta l’aveva messa k.o. e che quel rosso aveva dato il colpo di grazia ad un cumulo di false certezze che aveva cercato di inculcarsi in testa negli ultimi tre mesi, dicendosi che se qualcuno l’aveva amata una volta, non c’era nessun motivo per pensare che non sarebbe potuto succedere di nuovo.

Hinata la guardò un attimo negli occhi e da quel momento sembrò anche lei restia a muovere anche un solo passo verso l’entrata del museo.

« Io sono più in vena di una passeggiata. » disse Hinata.

La vide rimettere in borsa i due biglietti senza troppa cura, accartocciandoli un poco, come per far capire che non c’era davvero bisogno di una risposta.

 

 

°°°

 

 

Se Sakura avesse potuto vederlo avrebbe dubitato della sua lucidità e avrebbe indugiato qualche minuto a guardarlo per decidere se fosse più dolce e più patetico quel che stava facendo. Accartocciò la maglietta e la gettò sulla poltrona, poco lontana dalla testata del letto.

Si mise al centro del letto e si chiese che effetto avesse fatto, alle persone accanto a lui, vederlo con una maglietta nuova. Con qualcosa di nuovo che avrebbe dovuto incoraggiare gli altri a cercare qualcuno di nuovo in lui.

Ma Sasuke si sentiva uno sconosciuto a se stesso più che un qualcuno di nuovo, se nuovo doveva considerarsi come migliore. A lui quel rosso nemmeno piaceva così tanto.

L’aveva presa solo perche in mattinata, con gli occhi ancora cisposi e assonnati, da lontano, quel rosso assumeva tinte più tenui, e gli sembrava di vedere ancora qualcosa di rosa nella sua vita.

Un rosa che avrebbe preferito a qualsiasi altro nuovo tipo di rosso.

La cosa che gli fece davvero sentire la sua mancanza quella sera fu la certezza che Sakura lo avrebbe trovato un gesto dolce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalle mie parti, ma credo ovunque in Italia, c’è un detto che recita “Niente nuove, buone nuove”, che vuol dire essenzialmente che se non ci sono novità allora va tutto bene o, alla meno peggio, che nulla è peggiorato. I miei titoli diventano sempre più sciocchi, me ne rendo conto, ho dovuto stravolgere un detto per trovare un titolo decente. Se non è un segno questo per smettere di scrivere, cosa potrà mai esserlo?

Comunque, sono passata qui da queste parti perché mi è tornata un po’ di voglia di scrivere dopo un periodaccio, che è lontanissimo dal finire ma che comunque è in netta ripresa. Non pensavo nemmeno di continuare ad aggiornare questa raccolta in realtà, ma non credo mi sarei perdonata: già ritardo in modo vergognoso negli aggiornamenti e nelle risposte, smettere addirittura di scrivere sembrava un taglio troppo radicale.

Con questo chiedo scusa per il ritardo disumano, probabilmente la vita ci ha messo meno tempo a svilupparsi sulla Terra, ma davvero, non ho passato dei bei mesi e ho avuto tanti problemi da affrontare. Ho praticamente abbandonato il sito per un bel po’, non ho letto nulla, non ho recensito nulla, e forse questa è la cosa che più mi dispiace, molto più che non riuscire a pubblicare. Ma, se qualcuno crede ancora a quel che scrivo, cercherò di rimediare.

In compenso, spero ci sia ancora qualcuno interessato a questa raccolta. E spero che stiate tutti bene. Aspetto le vostre opinioni.

Un bacio

umavez

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Capitolo 17
*** In silenzio ***


Accordarsi

 

 

 

 

 

In silenzio

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha un buonissimo odore. Credeva che l’acqua bollente e il vapore acqueo lo avrebbero affievolito. Non che non lo abbia mai sentito prima, ma in quel momento è più forte, ed è quasi contento di non coprirlo con il proprio.

Si passa la saponetta un po’ ovunque mentre lei ancora si gode quei momenti iniziali in cui ci si deve abituare alla temperatura dell’acqua e bagnarsi per bene tutti i capelli.

Quando posa la saponetta lei si scansa di un passo per lasciargli il posto sotto il sifone. I capelli le si sono appiattiti intorno alla fronte e le sopracciglia hanno assunto uno strano verso. Tempo due secondi e le torna la pelle d’oca per un contatto occasionale con le piastrelle che ricoprono le pareti. Lui non glielo dice, ma si sciacqua il più velocemente possibile solo per non farla stare al freddo.

Le passa la saponetta e poi prende ad insaponarsi i capelli, mentre la guarda lavarsi senza mai uscire completamente dalla portata del sifone, lavandosi il seno mentre il getto d’acqua le colpisce la schiena e viceversa.

Lui intanto ha la pelle d’oca, ma non fa niente.

Lei intercetta il suo sguardo e sorride subito prima di chiudere gli occhi e riposizionarsi sotto l’acqua. Le mani aiutano a mandar via il sapone anche se non ce n’è davvero bisogno, e lui, quasi quasi, vorrebbe aiutarla anche con le proprie, solo per farlo insieme. Lei potrebbe fare qualsiasi cosa con quelle mani, e potrebbe farla meglio di lui, ne è sicuro. Forse anche suonare la chitarra se solo lei volesse togliersi anche quello sfizio e umiliarlo.

Non canticchia come si aspettava, ma forse, si dice, è solo questione di tempo. Un altro paio di docce insieme, un altro po’ di confidenza, e chissà.

Forse, inoltre, dovrebbe offrirsi di insaponarle i capelli. Lui non le ha dato l’occasione, ma sa che lei lo avrebbe fatto.

Anche lui, sorprendentemente, lo farebbe, ma la sola possibilità – la certezza – che possa accadere lo manda in estasi e lo sbigottisce, e non è sicuro che lei lo riesca a percepire tutto quello sbigottimento – ma forse è più l’estasi -  tra lo scroscio dell’acqua e il vapore.

Gli sorride di nuovo e inizia ad insaponarsi i capelli da sola. Magari la prossima doccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Una nottata particolare, mi sono presa giusto il tempo per immergermi nella prospettiva maschile senza esserci probabilmente riuscita, e solo adesso, rileggendola, mi rendo conto di aver usato solo i pronomi personali e non i nomi veri. E visto che ho troppo sonno per cambiare/correggere qualsivoglia imperfezione, credo proprio che la lascerò così.

Era iniziata come un momento di dolcezza totale in realtà, ma c’è sempre qualcosa che non sembra andare nel verso giusto forse, non saprei. Forse Sasuke è solo un tipo che riesce a farsi venire davvero tanti dubbi nel frangente di una sola doccia. Comunque io lo vedo un po’ così, come uno che pensa anche agli altri, forse più che a se stesso, ma non lo fa notare. Un piccolo subdolo manipolatore che fa del bene nell’ombra. Forse OOC? Probabilmente.

Un saluto a tutti quanti, buonanotte mie/miei care/i.

Umavez

p.s.
Sono alla ricerca di titoli, qualcuno mi dia una mano T^T

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