A new me.

di Marichiaaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sasha. ***
Capitolo 2: *** Beautiful boys. ***



Capitolo 1
*** Sasha. ***


Sasha White, 17 anni e una vita davanti da vivere a modo suo.
Come tutte le ragazze della sua età è alla ricerca della felicità e sta andando proprio a prendersela.
 
Sasha’s POV.
«Sasha, porta le valige in camera.» La signora dai bei vestiti è mia madre, che mi da ordini come al solito e io cosa posso dire? «Si mamma.» Presi due valige con entrambe le mani e mi avviai verso l’ascensore, ma eccola di nuovo. «Stupida come fai a portarle in camera se non hai la chiave?» Quanto odiavo mia madre. O mi ignorava o mi odiava, non c’erano scuse. Appena mi porse la chiave portai le valige nella camera 313 del Grand Hotel di Roma. Noi eravamo persone altolocate, o almeno i miei lo erano. A me non importava niente. «Noi andiamo a fare un giro per la città – esclamò mia madre attaccandosi al braccio di mio padre come una cozza. – ci vediamo stasera.» Non risposi neanche. Ecco, sola di nuovo, ma tanto avevo deciso cosa fare, sarei andata via una volta per tutte, ormai avevo organizzato tutto. Mi cambiai, indossando uno short e una canottiera bianca abbinata alle converse. Mi truccai e legai i capelli in uno chignon e in un attimo fui pronta ad uscire. Anch’io volevo godermi Roma, a costo di farlo da sola. Camminai a piedi per molto tempo e andai a fare shopping, avevo bisogno di abiti nuovi e fortunatamente per quanto i miei genitori mi ignorassero non mi avrebbero mai lasciata senza carta di credito.
Sarei scappata con loro, i miei idoli. Appena sarebbero partiti mi sarei nascosta e sarei arrivata in Inghilterra con loro. Mi serviva un passaggio, o forse qualcuno con cui ricominciare. Avevo convinto i miei genitori a portarmi al concerto, ma loro non osavano immaginare cosa li attendeva, tutto ciò per le sofferenze che mi avevano provocato negli anni. Come potevano essersi pentiti di avermi adottata?
 
Intanto si era pure scatenata la pioggia, così mi misi ad aspettare un autobus che chissà magari con la sfiga che ho non sarebbe neanche passato, così avrei preso la febbre e non sarei potuta andare al concerto e magari non mi avrebbe permiso di scappare. Tanto andava sempre tutto storto quando si parlava di me. Stesi alla fermata un’ora o giù di lì e l’autobus non accennava a passare. «Servizi pubblici di merda.» sbottai dando un calcio ad un palo davanti a me. In quel momento un ragazzo su una vespa si fermò davanti a me e scese da essa. «Se stai aspettando l’autobus puoi aspettarlo fino a domani. – Lo guardai interrogativa. – C’è sciopero fino a domani mattina.» Osservai meglio il ragazzo dagli occhi azzurri che mi avevano distolto dalle sue parole. «Ehm, - Si schiarì la voce. – Ti senti bene?» Scossi la testa al suono della sua voce. «Si si scusa. Ma sei proprio sicuro di questo sciopero?» Ecco lo sapevo io che anche stavolta qualcosa sarebbe andata storta, come poteva non farlo? Avevo una rabbia dentro che avrei buttato quel palo a terra con un calcio. «Purtroppo si. – Mi rispose intanto il ragazzo che si stava bagnando sotto la pioggia per parlare con me per motivi ignoti, ma almeno era stato gentile. – Se vuoi ti do un passaggio.» I miei occhi si illuminarono in un instante e intanto le parole di mia madre si facevano spazio nella mia mente: Non parlare con gli sconosciuti. La mandai a fanculo mentalmente. «Beh, si grazie.» Lo vidi sorridere in modo da illuminare ancora di più i suoi bellissimi. «Perfetto. – Si tolse il casco che aveva in testa e me lo porse. – Metti questo.» Lo allacciai saldamente intorno al collo. «E tu?» Mi fu istintivo dire. «Oh, non preoccuparti. Dove si va?» Lui salì sulla vespa rossa ed io lo imitai salendo dietro di lui appena mi fece cenno. «Al Grand Hotel.» Lui fece una leggera risatina. «Vado lì anch’io. – Mise in moto. – Tieniti forte…ehm.» Mi strinsi a lui. «Sasha.»
Così partì e in poco più di dieci minuti arrivammo all’hotel. Scesi immediatamente slacciandomi il casco. «Grazie mille… com’è che ti chiami?» Lo vidi armeggiare col cavalletto della vespa e subito dopo lasciarla e prendere il casco che avevo ancora in testa «Lucas.» Gli porsi la mano. «E’ un piacere conoscerti.» Gli sorrisi. «Per me è lo stesso.» «Allora, tu stai qui?» Gli chiesi mentre entrammo dentro. Lui esitò un attimo e poi rispose. «Ehm, io qui ci lavoro. – Restai sorpresa non lo avrei mai detto. – Si, faccio il cameriere.» Lui mi sorrise senza farsi troppi problemi. «Senti avrei un po’ di fame, vieni su in camera con me e chiamiamo per farci portare qualcosa.» Senza smettere di sorridere Lucas annuì e salimmo in camera. Ordinammo un panino e un gelato. Intanto parlammo molto. Era molto simpatico, aveva un anno in più di me e un sorriso magnifico. Ma non dovevo farmi distrarre dal mio obiettivo, non ero venuta qui per trovarmi un romano con cui flirtare. «Mentre che ci portano da mangiare andrei a fare una doccia, ti dispiace?» Lui scrollò la testa ed io presi un cambio dalla mia valigia e portai il tutto in bagno. «Fa come se fossi a casa tua.» Dissi prima di scomparire in bagno.
 
Avevo intenzione di essere rapida, non potevo lasciarlo li per molto da solo, anche se i miei genitori non sarebbero tornati prima dell’ora di cena. Mentre ero dentro la doccia sentivo un rumore, anzi della musica forte, molto forte provenire dalla stanza del piano di sopra corrispondente alla mia. Questa continuava imperterrita impedendomi di rilassarmi. Odiavo quando qualcuno si metteva tra me e il mio relax, eccome se lo odiavo. Legai un’asciugamano intorno al mio corpo e uscii dalla doccia carica di rabbia. «Hei Sasha ma che fai?» Mi chiese Lucas vedendomi fiondare alla porta. «La senti questa musica? Come faccio a rilassarmi così.» Mi misi a gesticolare come una pazza e uscii dalla porta dirigendomi al piano di sopra mentre Lucas mi gridava di fermarmi. Arrivammo davanti alla stanza e cominciai a bussare. Ovviamente nessuno sentiva con quella musica. «Tu sei pazza!» Esclamò il biondino. Io lo guardai fulminandolo e continuai a suonare finchè qualcuno non mi aprì la porta ed io entrai e accecata dalla rabbia cominciai a gridare. Senza neanche vedere il mio interlocutore «Vi sembra normale tenere la musica ad un volume così alto? Una persona non puo’  neanche rilassarsi sotto la doccia. Siete dei maleducati, abbiate rispetto, non siete a casa vostra!» Dopo di ciò la musica fu spenta per sentire ciò che stavo dicendo, la mia rabbia stava andando via e stava tornando la lucidità. Davanti a me vidi cinque ragazzi, ma non cinque ragazzi qualunque, i miei idoli. Dopo questo, solo il buio.



SAAAAALVE GENTE.
SONO TORNATA SU EFP CON UNA STORIA CHE SPERO POSSA PIACERE E IN CUI POSSIATE RISPECCHIARVI. 
A ME PERSONALMENTE PIACE L'IDEA, POI STA A VOI DECIDERE. ATTENDO DELLE RECENSIONI E SPERO DI AGGIORNARE PRESTO. VI SALUTO!  LA PROSSIMA VOLTA VI MOSTRERO' L'ASPETTO DEI NOSTRI PERSONAGGI. XX.

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Capitolo 2
*** Beautiful boys. ***


Dove mi trovavo? Aprii gli occhi e mi trovai in una stanza di albergo, ma non era la mia. Subito scattai in piedi alzandomi dal letto e mi resi conto di avere indosso solo un’asciugamano. Allora mi scappò un urlo e quella stanza da vuota si riempì. Comparirono cinque, no sei sconosciuti. «Sta tranquilla.» Mi disse un ragazzo biondo più o meno sui 20 anni. No aspettate, ma io lo conoscevo, lo avevo già visto. Niall Horan. No, non poteva essere! Urlai di nuovo e subito accorse un ragazzo con gli occhi azzurri. E questo chi era? «Sasha rilassati. – Mi teneva dalle spalle, ma io non riuscivo a rilassarmi, non capivo. – Sono Lucas, ci siamo conosciuti ieri.» Ora capivo tutto, pioggia, fermata dell’autobus, vespa, cameriere. Okay già cominciavo a fare chiarezza. «Sto per caso sognando? Voi non siete reali.» Dissi indicando i cinque ragazzi davanti a me. Uno di loro mi porse dei vestiti. Un pantalone di tuta e una felpa. «Indossali, così ti verrà la febbre.» Un sorriso dolcissimo comparve sul viso di Harry Styles tanto da far comparire due fossette sulle sue guancie. NON DOVEVO IMBAMBOLARMI DAVANTI AL SUO VISO, INSOMMA DOVEVO FUGGIRE CON LORO CAZZO. Mi diedi mentalmente uno schiaffo per non incantarmi. Afferrai i vestiti e mi recai in bagno indossando quegli abiti decisamente troppo grandi e legai i capelli in una sottospecie di chignon. Disgustata dal risultato distolsi lo sguardo e mi concentrai sul profumo di quei vestiti. Non capivo cosa fosse, ma qualsiasi cosa fosse era decisamente buonissimo! Presi un respiro profondo e trovai tutti a guardarmi. Allora mi preoccupai di avere qualcosa fuori posto. «Ti stanno davvero bene i miei vestiti.» Harry mi sorrise mostrandomi di nuovo quelle stramaledette fossette e io non potei fare a meno di ricambiare il sorriso. Poi mi ricordai del perché mi trovavo li. «Allora voi siete quelli che tenevano la musica decisamente troppo alta. – Guardai i loro visi uno per uno, fulminandoli. – Io stavo solo facendo una doccia e mi è stato impossibile rilassarmi. Ora pretendo delle scuse.»  Ma sembrava che nessuno voleva concedermi le sue scuse. Uno di loro si schiarì la voce. Zayn, al quale i tatuaggi mancavano solo in faccia. «Facciamo così, - Mi invitò a sostenere il suo sguardo e io risposi al suo invito. – Stasera sei nostra ospite. Cenerai con noi al nostro tavolo, così ci scusiamo per il piccolo inconveniente.» Avrei cenato con i miei idoli! Questo viaggio stava prendendo un risvolto piacevole e ai miei genitori non sarebbe certo dispiaciuto stare soli a cena. «Ci sto.» Gli p0rsi la mano e lui la strinse. «Ora va a prepararti, ci vediamo alle 8:00 al nostro tavolo.» Erano le 7 e 30, avevo poco tempo e dovevo muovermi. Salutai tutti con un “a dopo” e salutai anche Lucas che era ancora lì con me. Mi precipitai nella mia stanza e buttai all’aria quei vestiti cercandone altri. Non ci potevo credere, avevo conosciuto i miei idoli e loro mi avevano invitata a cena nel loro tavolo. Mi sentivo tre metri sopra il cielo, ma il mio umore diminuì decisamente non trovando niente da mettere. Poi mi ricordai dello shopping fatto durante il pomeriggio e scelsi di indossare qualcosa di relativamente elegante. Eravamo pur sempre al Grand Hotel. Indossai un vestitino a fiori non troppo aderente e un paio di sandali coi tacchi abbinati. Lasciai i capelli cadermi sulle spalle un po’ arricciati a causa del precedente chignon e mi truccai non eccessivamente. Prima di uscire lasciai un biglietto ai miei :
 
"Sono a cena con degli amici. A domani."
 
Breve e coinciso, così comunicavamo noi. Scacciai via il pensiero dei miei genitori e mi concentrai sulla mia fantastica serata. Arrivai al ristorante e loro erano già li, poi guardai l’orario sul cellulare. Erano le 8:15. Cazzo. Sempre in ritardo, anche se ad aspettarmi c’era la regina Elisabetta. «Scusate il ritardo ragazzi.» Sorrisi sperando che questo potesse bastare e aspettai finchè non mi invitarono a sedermi con loro. Il primo a parlare fu Liam. «Beh, se sei in ritardo per esserti fatta così bella, il tuo ritardo è più che giustificato.» Cazzo. Liam Payne mi aveva appena fatto un complimento. Sasha Marie White respira ora. Abbassai lo sguardo per non farmi vedere mentre arrossivo. «Il solito Liam, - Si pronunciò Louis. – Lei non è come le solite fans che cadono ai tuoi piedi con un complimento, non vedi?» Liam fece il finto offeso ed io rimasi interdetta da quelle parole. Davvero davo questa impressione? Istintivamente sorrisi. «Allora Sasha, - Zayn sistemò il suo ciuffo con un gesto della mano. – Quanti anni hai?» «17. – Risposi senza pensarci troppo. – Quasi 18» Mi corressi in seguito. «Non sei di Roma vero?» Stavolta fu il ragazzo dal profumo stupendo a parlare. Appena tornata in camera mi sarei coricata con la sua felpa. «No, vivo in Sicilia. – Tutti rimasero a bocca aperta. – Si lo so è bella. – Ridacchiai. – Ma non c’è bisogno di fare così.» Loro scrollarono la testa quasi contemporaneamente e scoppiano a ridere tutti e cinque. Io li seguì. «Sei qui per il concerto?» Mi chiese Niall. Mi limitai ad annuire. Quella cena fu perfetta, restammo fino alle undici a chiacchierare del più e del meno e ringraziai Dio per aver studiato l’inglese prima di essere adottata. Il primo ad alzarsi fu Liam che proponeva di uscire da lì visto che eravamo gli ultimi rimasti. Tutti fummo d’accordo e andammo via. Salutai i ragazzi con un “buonanotte collettivo”. Ma prima loro mi fermarono. Harry uscì qualcosa dalla tasca della sua giacca. Un cartellino. «Tieni mi fece. – Era il pass per il backstage. In quel momento avrei voluto saltare di gioia, ma mi limitai a sorridere arrossendo leggermente. – Così domani potrai venire a trovarci dopo e prima del concerto.» Sussurrai un grazie abbracciandoli uno per uno e andai in camera.
 
La mattina seguente scesi a fare colazione, da sola i miei non si sapeva dove fossero e non vidi neanche i ragazzi. Però incontrai Lucas. «Dopo il turno ti va di fare un giro?» Gli proposi senza neanche pensarci troppo. Lui accettò e un’ora dopo ci ritrovammo al parco seduti entrambi sulla sua vespa. «Sai che sei bellissima.» Disse mentre mi accarezzava una guancia guardandomi negli occhi. Forse eravamo a troppa poca distanza e poi anche lui era davvero bello. Così abbassai lo sguardo ma lui portò il mio viso davanti al suo con un gesto della mano e si stava affrettando ad eliminare la distanza tra noi. Però lo dovetti fermare. «No Lucas, è sbagliato.» Lui mi guardò sorpreso. «E’ solo un bacio.» Esclamò il ragazzo. «Non per te, - Mi allontanai un po’ da lui. – Lo vedo come mi guardi e come ti perdi nei miei occhi. Per te non sarebbe solo un bacio e sarebbe una sofferenza dividerci domani.» Lucas strabuzzò gli occhi. «Domani? Scusa non restavi una settimana?» Era un misto tra triste e deluso. Io presi a giocare con i lacci della mia felpa. «Ti ho spiegato della mia situazione in famiglia e con me stessa. Io domani partirò. Andrò via, andrò a farmi un’altra vita. L’avevo già deciso prima di arrivare qui. Andrò in Inghilterra.» Lui si alzò e scese dalla vespa. Non voleva accettarlo eppure ci conoscevamo solo da un giorno. Allora lo raggiunsi, mi sollevai sulle punte e strinsi il suo viso tra le mie mani. «Credimi anch’io avrei voluto conoscerti meglio, ma non posso. Quest’occasione è unica non posso sprecarla.» Lui si allontanò nuovamente da me. «Allora spiegami, come vorresti fare?» Quasi urlava. Presi un respiro profondo e iniziai. «Domani mattina all’alba quando ancora tutti dormiranno, mi nasconderò dentro il pullman dei One Direction. Loro non sapranno di me. Li userò solo come passaggio in Inghilterra. Una volta arrivata li. – Feci una breve pausa. – Gli dirò che ho fatto il viaggio con loro. Magari mi daranno qualche agevolazione e mi farò una nuova vita con un nome falso e una nuova identità.» Presi in mano il mio cellulare e lo porsi a lui. «Che fai?» Non voleva prenderlo. «Consideralo un mio regalo di addio. Non mi servirà li. Mi potrebbero rintracciare. Tu potrai dire di averlo trovato al parco o non so dove e avrai qualcosa di me.» Lui scrollò la testa. Io mi incupii subito.
«Facciamo così. – Disse Lucas estraendo dalla tasca del suo jeans un telefono nuovo che di certo un cameriere non poteva permettersi. – Prendi questo. –Mi sorrise cercando una risposta nei miei occhi. – L’ho trovato su un tavolo al ristorante l’altro giorno, serve più a te che a me.» Istintivamente scattai ad abbracciarlo. Era così buono, un buon amico senza alcun dubbio.
 
 
«Sasha sbrigati il concerto inizierà tra poco più di un’ora.» Eccola mia madre sempre a rompere le palle. Poteva lasciarmi stare in Russia. «Ci tengo più io che tu quindi evita di rompere i coglioni.» Lei non mi rispose, io mi finii di preparare e uscimmo in taxi. Indossavo uno short molto short e una canottiera semplice, ma carina. Le mie immancabili converse bianche e il pass per il backstage nell’ampia borsa. Appena presi i posti abbandonai i miei e mi recai nel backstage. Sentivo delle voci, quelle dei ragazzi e urlavano. Poi incontrai un Niall euforico. «Ehi Niall, come va?» Lui fece una risatina isterica, ma non rispose. In compenso mi portò a salutare tutti gli altri. Abbracciai i cinque e sussurrai un “buona fortuna” all’orecchio di tutti quanti. Sto andando via quando qualcuno mi fece voltare. Era Harry. «Ti aspettiamo alla fine del concerto.» Mi fece l’occhiolino come per congedarmi ed io andai via.
Non potevo crederci. Ero entrata a contatto coi One Direction! Volevo fuggire con loro si, ma magari passando inosservata fino all’arrivo. Questo era il regalo più bello che la vita potesse farmi.
Dopo il meraviglioso concerto passai del tempo con quei meravigliosi ragazzi nel backstage. I miei se n’erano andati. Io sarei tornata sola, come sempre!
«Andiamo a bere qualcosa?» Propose Harry. «Sei il solito ubriacone.» Gli rispose a tono Louis. «Io ci sto.» Mi alzai in piedi con una mano alzata e tutti mi guardarono stupiti. Tutti tranne Harry che venne a sollevarmi in aria come avessi vinto qualcosa. «Io amo questa ragazza.» Disse Harry facendomi ridere. «E va bene ragazzi, andiamo.» Acconsentì Zayn per primo, tutti gli altri in seguito. Cosi ci ritrovammo in una macchina strettissimi diretti ad un pub dove avremmo passato tutta la notte a quanto pare. Ballammo e bevemmo tutta la notte e con loro io mi sentii finalmente a casa. Ero decisa, mi sarei nascosta nel loro pullman e sarei andata via con loro, verso una nuova vita.


 
Okay, scusate se ci ho messo tanto per aggiornare ma ho avuto molti impegni. Non ho ricevuto nessuna recensione, ma mi piacerebbe riceverne. Grazie comunque a tutti quelli che hanno seguito il prologo, spero che questo capitolo vi piaccia. Serve solo da introduzione, la vera storia inizierà nel prossimo. xx.

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