Remember to me di Lady_KuroiNeko (/viewuser.php?uid=45787)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
ricordati di me
Prologo
by
Lady_KuroiNeko
e Deliaiason88
Quello era il suo giorno
preferito…
Indossava il Kimono, si abbuffava
di dolci e poi si trovava un posticino per osservare i fuochi d’artificio…
Lei e la sua inseparabile gatta
Achimi…
Però quella sera le cose erano
andate diversamente.
Alla bancarella dei dango…
“Buona sera signor Tanaka!”
“Piccola! Stai benissimo con quel
kimono!”
Divenne rossa e poi sorrise
“Grazie, ma sua moglie come sta?”
“Sta benissimo”
“Sono contenta, le mandi i miei
saluti!”
“Non mancherò! Buona serata
piccola!”
“Grazie anche a lei,
arrivederci!”
Non si poteva definire un
villaggio, era soltanto un agglomerato di graziose e piccole casette, a pochi
chilometri da Konoha.
Vivevano in pace, coltivando un
po’ di tutto. La loro specialità erano i fiori, li ordinavano da tutto il paese
e questo faceva sì che potessero vivere abbastanza bene.
Si stava facendo tardi e a
momenti i fuochi sarebbero cominciati, stava cercando un posto dove poterli
vedere bene, quando la sua gatta cominciò ad agitarsi.
“Achimi? Che c’è piccola?” cercò
di prenderla in braccio, ma la gatta scappò addentrandosi nel bosco.
La ragazza, stranita da suo
comportamento la seguì: non era da lei allontanarsi in quel modo…
“Achimi dove vai?”
La gatta correva in direzione di
una grotta, la ragazza vi entrò…un po’ spaventata.
C’era qualcosa che le diceva di
entrare, cosi si fece coraggio e seguì la sua gatta…
Una grotta umida, stretta e buia,
piena di stalattiti gocciolanti.
Camminava lentamente, tenendosi
alla parete…sporcandosi il bordo del Kimono, ma lei non se ne curò.
Dopo un paio di metri
Achimi si fermò, cominciando a miagolare come una pazza.
“Arrivo arrivo!” urlò da dietro
l’angolo.
Quello che vide fu senza dubbio
una sorpresa…c’era una persona svenuta e sembrava anche ferita gravemente,
il sangue ricopriva mezzo volto.
La gatta supplicava perché lei si
avvicinasse.
Avanzò velocemente inciampando
nei sassi di cui era piena la grotta:lei indossava le ciabattine e di certo non
erano l’ideale per quel terreno.
Cercò di sentire i battiti del
cuore. Anche se molto deboli c’erano…doveva fare presto o sarebbe morto.
Dopo averlo trascinato a fatica a
casa sua e dato i primi soccorsi, dovette chiamare Yukia, la figlia del signor
Tanaka, che studiava per diventare infermiera.
“Maya, il ragazzo è grave…ha un
ustione di secondo grado sul braccio destro, una ferita alla coscia che ha
quasi tranciato l’arteria e poi ha segni evidenti di un infarto e temo abbia
danni agli organi interni. Forse ha riportato anche danni alla vista. Non credo
che si riprenderà, non abbiamo le strutture adeguate…e trasportarlo di nuovo
potrebbe essere peggio. Mi dispiace”
La ragazza fissò il ragazzo
che giaceva sul letto…era cosi giovane, poteva avere 20 anni…
Il cuore le si riempì di
tristezza, non l’aveva potuto salvare…
“Grazie…Yu…e scusa se ti ho
disturbato…”
“No, hai fatto bene a
chiamarmi…solo mi dispiace di non aver fatto molto”
Le due amiche si abbracciarono in
segno di saluto e dopo essersi augurate la buona notte, Yukia se ne andò a
casa.
Maya si sedette al fianco dello
straniero, era davvero un bel ragazzo, capelli neri lunghi, un visetto
angelico, ma con un’espressione sofferente e non credeva che fosse solo per le
ferite…
Non appena l’aveva visto aveva
sentito qualcosa dentro di se…come se fosse suo dovere salvarlo…
Se esisteva il colpo di
fulmine…lei l’aveva appena scoperto.
“Achimi…sono una stupida…mi sento
tanto triste perché non mi sembra giusto che una persona cosi giovane debba
morire…” piccole lacrime solcarono le sue guance, sentiva il cuore scoppiarle
in petto e la sofferenza che la stava spaccando in due non era solo la
sua…sentiva anche quella del ragazzo, che era molto più grande e intensa…
“Ma chi sei…chi sei tu che mi
stai facendo sentire queste cose?”
La
gatta si limitava a guardarli anch’essa sembrava molto triste…
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
rtm cap1
Capitolo 1
Lentamente
si stava svegliando, il suo corpo sembrava un pezzo di legno…non riusciva a
muoversi…sentiva solo una voce femminile che canticchiava una canzone che non
aveva mai sentito.
Ne aishitara daremo ga
Konna kodoku ni naru no?
Ne kurayami yori mo fukai
Kurushimi
Dakishimeteru no?
Nani mo ka mo ga futari kagayaku
Tame
Kitto
Dimmi, quando si è innamorati,
come lo sono io adesso, ci si può sentire soli?
Dimmi, si può provare una sofferenza
Più profonda del buio e del silenzio?
Tutto questo, per noi due,
vuol dire speranza.
Lui
mugolò di dolore e lei smise subito di cantare e si avvicinò velocemente “Oh…Kami-sama,
ma sei vivo!” esclamò inginocchiandosi accanto a lui.
Il
ragazzo sentì un forte profumo di vaniglia e cioccolato venire da quella
ragazza, ma chi era? Lui non lo sapeva…
“Chi
sei?” le chiese
“Mi
chiamo Maya…”
“Dove
sono, perché ho tutte queste bende in faccia?” chiese di nuovo toccandosi gli
occhi nascosti.
“Ti ho
trovato…ferito gravemente dentro un caverna…hai subito vari danni…non ti
ricordi?”
“Ricordare…”
ma cosa? Chi era lui? “Io non ricordo nulla…”
“Come
ti chiami?” chiese la ragazza, lui aprì la bocca per dire qualcosa, ma si
bloccò subito.
“Itachi…credo…”
“Come
credi?” chiese la ragazza senza capire cosa significasse.
“Non
mi ricordo nulla…”
“Quanti
anni hai? Da dove vieni, niente di niente?”
Lui
fece cenno di ‘no’ con la testa.
“Accidenti,
ascolta, io chiamo la mia amica: non preoccuparti, è un’infermiera. Torno
subito cosi ti faccio visitare” disse correndo fuori
“No,
aspetta non…” urlò il ragazzo “…andartene…!” ma era troppo tardi. La ragazza
era già andata via.
Venti
minuti dopo Yukia ancora non si capacitava che fosse ancora vivo.
“Direi
che sei stato miracolato” disse la ragazza.
“Allora
perché non mi ricordo nulla?!”
“Hai
subito danni che non ho potuto annotare, però credo che sia reversibile…”
“Vuol
dire che presto o tardi riavrò i miei ricordi?!”
“Questo
non lo so, però non devi agitarti! Potresti seri danni al tuo cuore già compromesso,
fidati di me. Sei stato molto fortunato… certo che però…la tua fortuna la devi
solo a Maya che ti ha salvato.”
“Tsk!
Fortunato…” sussurrò sarcastico
“Maya
vieni fuori con me per favore” disse Yukia
“Certo.”
Una
volta fuori la rossa le disse: “E’ molto forte…non è normale sopravvivere a
tante ferite gravi e ad un infarto. Mi raccomando deve stare a riposo, non deve
innervosirsi, stancarsi, bere caffé e fumare. Deve mangiare cose leggere,
frutta, verdura, niente carne rossa. Ah! Cambiagli le bende tutti i giorni”
“Yukia…la sua vista?” chiese preoccupata Maya.
“Non lo so, dobbiamo aspettare qualche giorno. Ah questi sono i
medicinali che deve prendere, mi raccomando questo è il più importante!” disse
mostrandole la pillola.
“Per quanto tempo?”
“Quanto?” esclamò ridendo “Per tutta la vita Maya…”
“Capisco…” disse un po’ abbattuta “…sono medicinali per il cuore
vero?”
“Si, in ogni caso, anche se l’amnesia è autentica, c’è qualcosa di
strano in quel ragazzo. Stai attenta Maya”
“Non preoccuparti…”
La ragazza annuì e se n’andò sparendo tra gli alberi.
Maya rientrò in casa sospirando e si avviò verso la cucina per
preparare qualcosa per il bel moro.
Prima però voleva controllarlo.
Lo trovò seduto sul futon che accarezzava il gatto.
“Ecco dov’era finita!” esclamò sorridendo e sedendosi di nuovo
accanto al ragazzo. La micia si fece accarezzare anche dalla padroncina e le
mani dei due ragazzi si sfiorarono un paio di volte.
Nessuno dei due disse nulla.
“Maya…ti chiami cosi, vero?” si fermò “Grazie…” riprese dopo un
po’.
“Di che? Era mio dovere farlo, non potevo lasciarti morire”.
Il ragazzo sorrise tristemente “Dimmi la verità. Che cos’ho?”
“Di preciso non lo so, le ferite esterne sono facilmente
guaribili, il tuo cuore è debole per il momento, ma si riprenderà. Purtroppo
però ti rimarrà la cicatrice della bruciatura sul braccio”
Bruciatura? Un’immagine s’intromise prepotente nella sua testa…una
persona davanti a lui che severa si girava e gli diceva:
‘Ora prova tu’
Ma chi era quella persona? Che doveva provare? E cosa aveva a che
fare con il fuoco?
La testa cominciò a bruciare e il giovane se la toccò. Gli doleva
fino all’inverosimile.
“Itachi! Non sforzarti di ricordare! È peggio…”
“Maledizione! Non so chi sono, non mi ricordo nulla!”
La ragazza era preoccupata: Yukia le aveva detto di non farlo
agitare e invece lui era l’esatto opposto della calma.
“Ti prego Itachi, stai calmo ti aiuterò io, ma per favore non
agitarti è pericoloso”
Il ragazzo cadde pesantemente sul futon, respirando
affannosamente.
“Perché ti preoccupi per me, sono uno sconosciuto no?”
“E’ vero che non ci conosciamo, ma io ho sentito dentro di me che
era giusto aiutarti!”
“Potrei essere chiunque! Persino un assassino o chissà cosa!”
“Non lo sei!”
“Come fai a dirlo!”
“Perché lo sento…sei un bravo ragazzo…e ora smettila, voglio che
ti riposi”
Lui si girò dall’altra parte e… “E pensare che non posso vedere
nemmeno il viso della persona che mi ha salvato” rimuginò triste.
“Puoi….dammi le mani”
Lui non capiva che volesse fare, ma gli porse i palmi e lei
delicatamente li strinse tra le sue. Erano calde e morbide…
Poi senti che le poggiava su qualcosa di soffice…le sue
guance…lentamente lo guidò sul suo viso.
Aveva un visetto giovane e delicato, occhi grandi, un nasino
all’insù, labbra piene e tenere, capelli lisci e soffici che profumavano di pesca,
mentre seguiva la lunghezza dei capelli le sfiorò un seno e subito si ritrasse
mortificato “Perdonami…non volevo”
Lei sorrise un po’ rossa in viso…anche se non poteva vederla
immaginava un sorriso bellissimo.
“Tutto ok, non preoccuparti” disse lei.
Lui si stese di nuovo “Maya, come fa ad esistere una persona come
te…?” mormorò prima di addormentarsi.
Maya rimase a fissarlo per qualche minuto…stava soffrendo tanto a
causa delle ferite, ma non voleva darlo a vedere. Forse questo suo
comportamento era dovuto ai suoi insegnamenti da piccolo…che fosse un ninja?
Non sembrava proprio però…
Quando aveva sentito le sue mani sul suo viso aveva avvertito
qualcosa di strano in quel tocco, forte e gentile insieme…il suo cuore aveva
cominciato a battere forte e aveva desiderato poterlo toccare, passare le dita
su quel petto nudo pieno di cicatrici di lotte passate…si diede della stupida
oca per quei pensieri fuori luogo…
Inoltre aveva notato quel tatuaggio strano sulla spalla, non
l’aveva mai visto in giro…
Gli accarezzò una guancia delicatamente sul quel viso tanto bello
e sofferente…attenta a non svegliarlo.
“Non soffrirai più Itachi…te lo prometto…”
Lady_KuroiNeko &Socia:
Grazie alle persone che hanno
aggiunto la storia tra i preferiti:
1 - Anima
2 - Crystal Alchemist
3 - ladysakura
4 - Liby_chan
5 - maninja87
6 - Rukia_Chan
7 - SaphiraLearqueen
8 - Sasori_Danna
9 - Yunie the Black
Angel
10 - zibha
Crystal Alchemist: si, ho deciso di ripostarla perché adoro questa
storia. So che mi puoi capire!
Serenity452: Scusa se aggiorno adesso, ma stavo preparando il
secondo capitolo. Sono molto contenta che ti piaccia e che anche tu sei
contenta che l’abbia rimessa!!
Yunie the Black Angel: Ciao, si l’inizio è stato travagliato
perchè l’ho cambiato tre o quattro volte, ma alla fine è venuto questo, anche
grazie alla mia mitica socia!
Zibha: Sono felice di averti reso contenta, spero di poterti
accontentare per i capitoli…
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
capitolo 2
Capitolo 2
I giorni passavano, ma il
ragazzo stava malissimo, i dolori gli impedivano di riposare costringendolo ad
urla disumane, ma erano gli occhi:erano i suoi occhi il problema principale.
Bruciori continui, tempie che
pulsano violentemente e poi…una gran confusione.
In quei momenti così carichi
di disperazione, il ragazzo dai lunghi capelli scuri vedeva solo una parola
scorrere insistentemente nelle sue iridi spente:
‘Morte’
Dal canto suo Maya era
disperata. Udendo le urla di Itachi anche lei non dormiva perché preoccupata
per lui.
“Non so che fare,Yukia…i suoi
occhi lo stanno facendo impazzire!” diceva all’amica mentre passava
distrattamente la mano sinistra nei suoi lunghi capelli.
“Maya, sapevi che non sarebbe
stato facile” le rispose togliendosi gli occhiali e posandoli sulla scrivania
dove stava studiando e volgendosi verso la dolce Maya.
“Lo so, lo so…ma non hai nulla
per alleviare il bruciore?” le chiese ansiosa “Qualcosa che…“
“Senti…ti posso dare un infuso
di erbe, ma non hanno un effetto curativo” disse sospirando cercando nella
vetrina dove teneva i medicinali
“Grazie!” esclamò
abbracciandola “Grazie! Grazie! Grazie!”
“Maya! Mi soffochi!”
urlava cercando di sottrarsi alla morsa affettuosa della ragazza dallo sguardo
stancato dalle numerose notti insonni.
La fanciulla stava per uscire,
quando Yukia la fermò afferrandola per un braccio.
“Maya non affezionarti troppo
a lui” le intimò “Quelli come lui se ne vanno, è inutile che io ti ricordi di
quella storia…”
Maya rimase appoggiata alla
porta senza voltarsi a guardare l’amica, sapeva bene che espressione avesse in
quel momento.
Guardava fuori la gente che
passava, il vento che soffiava piacevole tra le foglie degli alberi. Poi si
voltò e sorridendo le fece cenno di saluto con la mano per poi uscire
definitivamente.
Yukia sbuffò, aveva già capito
che era troppo tardi metterla in guardia, era la solita testarda…
Rientrata a casa, notò che
Itachi stava seduto ad accarezzare il gatto, quando lo faceva si rilassava
“Buon giorno Itachi-san” disse, mentre il ragazzo si voltò in direzione di
quella voce dolce e squillante “Oh! mi sa che il mio gatto vuole più bene a te
adesso” concluse sorridendo e sedendosi accanto a lui con un gesto leggero e
impercettibile.
“Non credo sia possibile”
rispose lui con il suo solito tono piatto.
‘Non mi ha nemmeno salutata’
si trovò suo malgrado a pensare Maya, tuttavia fu costretta ad ammettere che se
anche il suo fingere indifferenza alla sua presenza la infastidiva, non poteva
certo mettersi a litigare con una persona che rischiava l’infarto ad ogni
respiro.
“Sai…penso che anche tu forse
avevi un gatto…insomma, sai come trattare la mia Achimi…”
A queste parole il ragazzo
smise di carezzare l’animale peloso e cercò un ricordo. Forse si…c’era stato un
gatto nella sua vita…
‘Mamma per favore possiamo
tenerlo?’
‘Non dipende da me…’
L’immagine offuscata di una
donna dai lunghi capelli neri e di un bambino che teneva un micetto in braccio.
Poi ancora una violentissima
fitta alle tempie, bruciore e un gemito. Ogni volta che provava a ricordare il
suo passato i suoi occhi si ribellavano.
“Maledizione! Dannati occhi!”
urlava, cercando di strapparsi le bende arpionandole convulsamente con le dita.
Maya allora cercò di bloccarlo
“Ma che fai! Non puoi esporli alla luce!”ma nel farlo toccò inavvertitamente la
ferita che lui aveva al braccio destro.
“Levati e lasciami in pace!”
le urlò spingendola via e la ragazza cadde all’indietro sbattendo la testa. La gatta si era
nascosta impaurita sotto il tavolo.
Il ragazzo appena si rese
conto di quello che aveva fatto, iniziò a cercare la ragazza con la mano,
inginocchiandosi per terra e tastando il pavimento “Maya…dove sei…stai bene?”
esclamava agitato.
“Sono qui”disse lei dopo che
aveva stretto le mani grandi e forti di lui nelle sue, tenere e piccole.
Pochi istanti dopo Lui si
liberò di quella presa gentile e con le mani risalì incerto per le
braccia e poi alle spalle e stringendola a se pronunciò un contrito “Mi
dispiace”
“Sto bene, non mi sono fatta
male” disse, senza però ricambiare l’abbraccio. Era troppo stupita da
quell’improvviso segno d’affetto.
Poi lui inspirò profondamente.
“Maya…mi sono accorto che questa mia
‘condizione’ mi permette di distinguere molto bene gli odori…”enunciò con un
tono di voce quasi languido.
“…e…cioè…?”disse lei ancora
inebetita dalle troppe emozioni provate tutte in una volta.
“Sei una creatura strana,
sembri quasi essere una pasticceria ambulante.”
“C-che cosa?!”esclamò lei
contrariata e tentando inutilmente di
liberarsi da quella morsa diventata ora terribilmente stretta e soffocante.
Quasi pericolosa.
“La tua pelle odora di
vaniglia e cioccolato…”pronunciò mentre con la punta del naso sfiorava la pelle
del collo di lei “…e i tuoi capelli di pesca.”concluse dopo aver spostato il
suo viso in una posizione meno imbarazzante.
A questo punto Maya arrossì
violentemente e ringraziò il cielo che Itachi non potesse vederla in quel
momento.
“Tutti questi odori così dolci
mi rilassano, Maya…tu mi rilassi e poi non so…”disse sciogliendo finalmente
l’abbraccio, ma rimanendole comunque troppo vicino “…sembra che starti vicino
plachi, almeno un po’, tutti i miei dolori. Mi chiedo se a questo punto il mio
desiderio di starti accanto sia troppo sconveniente da realizzare.”
“Ma…ma no…”esclamò lei
mostrando una leggera risatina isterica “…però ora se non ti spiace vorrei…”
“Certo” rispose il bel ragazzo
dai capelli scuri, mentre si allontanava completamente da lei, che a questo
punto tirò un lungo sospiro di sollievo. La punta delle sue dita tremava.
“Maya!
Ti ho portato degli altri medicinali!” era Yukia che era appena entrata.
Maya
cercando di ricomporsi si diresse al doma, inciampando, però su un giochino del
gatto “Accidenti!” esclamò a denti stretti.
“‘Accidenti’
Cosa, Maya?” le chiese la rossa con fare indagatore, mentre la ragazza si stava
togliendo le infradito.
“Niente!
Niente!”aggiunse frenetica, mentre spostava lo sguardo a destra e a manca “Ho
lasciato i giochi di Achimi sparsi per la casa e ci sono inciampata sopra”
disse mostrando una piccola, quanto falsa risatina, mentre si massaggiava il
piede dolorante. Stava cercando di nascondere la sua agitazione, ma non era mai
stata una grande attrice, almeno agli occhi della sua amica che la conosceva
praticamente da sempre.
Yukia,
infatti, la squadrò da capo a piedi e, in effetti, qualcosa che non la
convinceva c’era eccome. Era successo qualcosa. Di sicuro.
“Sei
la solita imbranata…” disse cambiando il tono di voce, decisa a non
intromettersi o meglio…a non dare ascolto al suo innato intuito. “…comunque ti
ho portato delle altre medicine, avevo dimenticato di dartele”aggiunse, mentre
porgeva il piccolo flaconcino all’amica che di rimando esclamò un timido
“Grazie mille, Yukia”.
“Figurati.
Senti, Maya…voglio chiederti una cosa.”
“Dimmi
pure.”
“Il
negozio non lo apri nemmeno oggi?”
Maya
osservò la giovane infermiera a lungo, sbattendo freneticamente e per tre volte
consecutive le lunghe ciglia. Poi finalmente rispose “Itachi non può ancora
camminare e non posso lasciarlo da solo”
A
questo punto la rossa incrociò le braccia sul petto, batteva il piede sul
tatami e con aria di rimprovero le disse “Maya, Maya, Maya, non è un bambino,
sai? Può stare un paio d’ore da solo!”
“Ma…!”
cercò di dire qualcosa, ma fu bloccata dalla veemenza della sua interlocutrice.
“Niente
‘ma’! Magari apri solo per mezza giornata…! E’ da una settimana che tutti mi
chiedono se sei ancora viva!”
“Sono
solo curiosi di conoscere Itachi!”replicò la giovane con tono grave ma
decisamente addolcito da una deliziosa inflessione di scherno.
“No,
sono tutti preoccupati per te!”
Intanto
nell’altra stanza il diretto interessato sentiva tutto e doveva ammettere che
Yukia aveva ragione. Per prendersi cura di lui, Maya addirittura non era andata
a lavorare.
Ma
che lavoro faceva? Si era accorto di non sapere un bel nulla di lei nonostante
fosse una chiacchierona che, però non parlava mai di se stessa. E lui…beh, lui
non era certo nella posizione di poterle chiedere informazioni dettagliate
sulla sua vita, privata o non.
In
quel momento l’affascinante giovane dagli occhi bendati si sentì ancor più
estraneo di quanto già non fosse e si diede mentalmente dell’idiota per averle
detto quelle cose pochi istanti prima, mettendola sicuramente a disagio.
“Va
bene…” riprese Maya all’esterno della stanza “…vedo se posso aprire domani
mattina, ma all’ora di pranzo torno a casa.”
“Grazie
a Kami!” esclamò Yukia alzando le braccia e la testa al soffitto con
gesti molto divertenti.
“Però
non mi sento tranquilla a saperlo solo in casa…” continuò lei pensierosa e in
quel momento la giovane infermiera sbuffò distratta dicendo:
“E’
un bel ragazzo, Maya e le altre ragazze saranno ben felici di prendersi cura di
lui” le disse provocandola.
“Non
mi va di avere tante oche per casa!” mentì quasi urlando, ma si tappò la bocca
rossa come un peperone guardando in direzione della stanza e sperando che
Itachi non avesse sentito.
Dal
canto suo Itachi non approvava l’idea di Yukia: neanche lui voleva delle oche
che badassero a lui. Era ferito, ridotto quasi alla cecità e debole ma di certo
non era un poppante incapace.
Sì.
Itachi (dal cognome ancora sconosciuto) aveva una smisurata mole d’orgoglio.
“Mamma
mia quanto sei problematica, Maya! Da non credersi!” disse la rossa sbuffando
“Vediamo…mmh…potrei chiedere a mia madre se può rimanere, tanto sta sempre a
casa e cos” ma la giovane la interruppe.
“No,
Yukia…non voglio disturbare tua madre.”
“Guarda
che non è affatto un disturbo per lei!”replicò l’infermiera.
“Probabile,
ma mi è venuta in mente un’idea migliore”
“Cioè?”chiese
curiosa e avvicinandosi di qualche centimetro all’amica.
“Lo
porterò a lavoro con me.”
“M-ma…!
Ma sei diventata matta?!”
“Per niente. La gente è curiosa di conoscerlo?
Bene, lo conoscerà e siccome lo metterò buono buono dietro al bancone nessuno
si potrà avvicinare per infastidirlo”disse Maya con tono sicuro e sprezzante.
A
sentire quelle parole invece, Itachi l’avrebbe strozzata volentieri, ma in
fondo si ritrovò ad ammettere che per lui era una buona occasione di muoversi
un po’. Sentiva benissimo che i suoi muscoli erano abituati alla fatica
costringere quel corpo a stare fermo per tutto quel tempo era veramente
deprimente.
“È
l’unica soluzione”concluse Maya schiarendosi la voce. Ormai l’imbarazzo che
l’aveva bloccata qualche istante prima era svanito.
“…uff…devo ammettere che questa volta sono
costretta a darti ragione…”dichiarò sconfitta Yukia, che si diresse verso
l’uscita. Prima però volle farle un’ultima raccomandazione “Maya, non mostrare
così apertamente i tuoi sentimenti per lui, io scherzo, ma qualcuno potrebbe
approfittarne.” disse richiudendo la porta alle sue spalle.
Maya
rimase a fissare al porta chiusa, possibile che fosse cosi evidente?
Rientrata
nella stanza vide Itachi seduto sul letto che sembrava guardare nella sua
direzione.
“Tutto
apposto?” gli chiese innervosita da un paio d’occhi bendati. Lui non rispose.
“Hai
sentito tutto, vero?”
“Mh”
mugugnò.
“Non
preoccuparti. Vedrai che starai meglio, specialmente per gli odori che sentirai.”.
Il
ragazzo non capiva, ma di certo non avrebbe mai potuto immaginare che di lì a
poco le parole di quella ragazza tanto inusuale le sarebbero parse più chiare
di una fresca mattinata primaverile.
Lady_KuroiNeko &
Deliaiason88:
Ringraziamo
di cuore le persone che seguono la nostra storia!
Grazie
a:
1 - allychan
2 - Anima
3 - Cavallina_Bianca
4 - Crystal Alchemist
5 - damnedmoon
6 - ery twohands
7 - haily
8 - ladysakura
9 - lella95
10 - Liby_chan
11 - maninja87
12 - Rukia_Chan
13 - SaphiraLearqueen
14 - Sasori_Danna
15 - Serenity452
16 - Yuki no Hime
17 - Yunie the Black
Angel
18 - zibha
Serenity452: Sorellina perdonami se ti ho fatto
aspettare! Spero che ne sia valsa la pena…di questi film che ti fai poi
raccontami qualcosa cosi magari se mi piace la
metto nella storia!! Baci baci
Cavallina_Bianca: Grazie per aver messo la ns
storia tra i preferiti! Beh si, è stato dopo il combattimento contro Sasuke che
Itachi è uscito cosi mal ridotto, ovviamente non è stato solo quello…ma capirai
man mano che leggerai la storia. Baci
haily: Grazie!!! Speriamo invece di
fare sempre meglio, cosi da renderti sempre contenta man mano che va avanti!
^_^
damnedmoon: Grazie
per i complimenti! Anch’io amo molto questa storia e soprattutto Itachi…ridotto
male, ma si riprenderà. Itachi è sempre Itachi! E’ abbastanza dolce perché il
personaggio di Maya fa tanta tenerezza. Quando pensavo al suo carattere
mangiavo dei biscotti, ed è venuta fuori cosi! ^_^
zibha: Ciao
piccola, grazie per tutti i complimenti! Si è dolcissima, non so nemmeno come
ho fatto a renderla cosi dolce, sicuramente è l’influenza di Delia, grazie a
lei è un capolavoro questa storia! Il nome l’ho scelto a caso, ma tu guarda che
caso!! ^_^ Ah ho letto la tua storia
‘Akiko’ troppo bella, mi sono commossa tantissimo! Complimenti!! Baci baci
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
cap 3 rtm
Capitolo 3
La fatidica mattina arrivò presto.
Per tutta la notte Maya riuscì a dormire tranquilla e questo
perché il ragazzo misterioso non emise alcun urlo di dolore, forse grazie ai
nuovi medicinali di Yukia o forse…perché non tentava di ricordare nulla del suo
passato.
Era ancora prestissimo e la giovane uscì malvolentieri dal
confortevole calore del suo futon dalla fantasia floreale.
Accese il fornello elettrico e collocò una bacinella sopra la
fiamma in modo che l’acqua contenutavi all’interno si riscaldasse.
Poi volse lo sguardo verso l’esterno: c’erano due pettirossi che
cinguettavano allegramente.
Sorrise.
Facendo attenzione a non bagnare i suoi lunghi capelli dall’odore di pesca nel giro di pochi minuti
lavò accuratamente il viso, il collo e il busto. Riusciva ancora a sentire
sulla sua pelle il respiro caldo di quell’uomo dai lunghi capelli corvini e al
solo ricordo di quell’abbraccio provò un brivido impercettibile prima e un
altro molto più profondo e penetrante dopo.
Penetrante…
Era sicura che anche quegli occhi ora senza luce lo fossero e non
vedeva l’ora di poterli contemplare.
Erano del colore del cioccolato?
Chiari? Oppure neri e oscuri come il passato di quel ragazzo?
Poi inspiegabilmente la giovane tirò fuori dal cassetto del comodino
uno specchio circolare di media grandezza.
Maya non era affatto vanitosa ma questa volta sentì forte il
bisogno di specchiarsi.
“Quando riuscirai di nuovo a godere della luce del Sole, Itachi-san…come
mi troverai? Mi considererai una bella ragazza o no?”pronunciò a voce alta in
uno stato di trance notando come le sue labbra rosee si riflettevano
perfettamente su quella superficie argentata.
All’improvviso però si accorse della mole gigantesca di
sciocchezze a cui stava pensando e portandosi entrambe le mani sulle guance
fece cadere lo specchio sui tatami di una pallida tonalità di verde.
Il suo giovane animo di ventenne non era mai stato così turbato.
Nemmeno quella volta.
“Maya, non mostrare così apertamente i tuoi sentimenti per lui, io
scherzo, ma qualcuno potrebbe approfittarne.”
Yukia aveva ragione. Eccome
se aveva ragione.
Accantonando tutte le sue angosce Maya si diresse finalmente
vicino alla camera che era diventata di Itachi. Aprì con circospezione la
leggera porta scorrevole e con soli due passi entrò in quella stanza scura.
Aveva provveduto lei stessa a mettere delle tende in modo che i
raggi del Sole potessero infastidire quanto meno possibile gli occhi di
quell’uomo.
Pensando a questo venne scossa da un’ondata di adrenalina.
Forse l’idea di portarlo a lavoro era uno sbaglio: in fondo
l’avrebbe costretto ad uscire e a stare a contatto non solo con degli
sconosciuti ma anche con quei raggi che invece avrebbe dovuto evitare.
Fu in quel momento che Maya si ricordò che tra gli indumenti del
giovane c’era un cappello di paglia con un piccolo sonaglio.
“Maya…? Sei tu?”
La voce profonda di quello sconosciuto riempì quella camera di
pochi metri quadrati.
“Sì. Buongiorno anche a
te, Itachi-san.”rispose la ragazza leggermente risentita. Odiava dal profondo
quel suo vizio che aveva di non salutare.
Che fosse abituato a stare da solo?
“Hai…davvero intenzione di portarmi con te?”chiese lui sperando
che durante la notte Maya abbia cambiato idea. Nel frattempo Achimi si avvicinò
in prossimità della mano destra del ragazzo che non ci mise poi molto a donarle
una carezza sulla piccola testolina.
“Certo che sì. È importante che tu faccia un po’ di movimento
altrimenti i tuoi muscoli si atrofizzeranno e dopo sarà peggio.”esclamò convinta
la giovane, mentre s’inginocchiava accanto allo sconosciuto quasi cieco che in
uno slancio di sarcasmo disse “Credevo che l’infermiera fosse la tua amica…”
A quelle parole Maya non si sentì affatto indignata, anzi. Felice
piuttosto.
Quell’uomo si stava riprendendo e solo grazie alle sue cure e
finalmente dopo tanto tempo la giovane si sentì di nuovo utile. Poco importava
se colui che aveva bisogno delle sue attenzioni era uno sconosciuto.
“Hai dormito meglio stanotte?”chiese premurosa.
“Mh…”mugugnò il giovane che in secondo momento aggiunse “…se non
tento di ricordare il mio passato i miei occhi mi permettono di riposare.”
Triste. Era incredibilmente triste vederlo in quello stato.
“Meglio così. Non devi avere fretta, i ricordi torneranno da
soli…non c’è alcun bisogno che tu ti sforzi.”si affrettò a dire Maya, tentando
di assumere un tono dolce e rassicurante.
L’uomo non disse nulla. Si limitò a chinare impercettibilmente il
capo in avanti.
Era evidente che le parole della ragazza non avevano sortito
l’effetto sperato e lei se ne accorse quasi subito, tanto che cercò di spostare
il discorso esclamando “Hai…hai già preso la medicina?”
“Sì. Solo che ho inavvertitamente gettato per terra un po’
d’acqua…” disse contrito.
“Ma di che stai a preoccuparti!”pronunciò Maya mentre si spostava
alle spalle del suo interlocutore, spogliandolo poi del suo kimono “È solo
acqua, Itachi-san! Solo acqua!” aggiunse lasciandosi scappare un dolce risolino
che questa volta ebbe l’effetto sperato.
Mentre la fanciulla controllava che le piccole escoriazioni che
l’uomo aveva sulla schiena si fossero rimarginate, Itachi continuava ad
accarezzare la piccola gattina.
Dal canto suo, Maya rimase per qualche secondo ipnotizzata da
quella visione: era la prima volta che si doveva occupare INTERAMENTE DA SOLA di
medicare le ferite del suo “protetto” e quindi ebbe modo di contemplare
l’armonia e la perfezione dei suoi muscoli dorsali.
Fortunatamente per lei ci pensarono i capelli lisci e lucenti di
Itachi, appena scivolati tra le due scapole, a distoglierla.
S’imbambolava troppo spesso e questo non era un bene.
Controllò anche l’ustione che l’uomo aveva sul braccio destro e
grazie ad un minuscolo gemito di lui si accorse che doveva fare ancora molto
male. Poi la disinfettò, la bendò con delle garze sterili e passò a controllare
la ferita sulla coscia.
Questa in particolare era veramente profonda, tanto che la sua
amica Yukia dovette applicarvi cinque punti di sutura e tutti vicini tra loro.
Fortuna volle che l’infermiera avesse provveduto a toglierglieli due giorni
prima, infatti la ferita stava cominciando a cicatrizzarsi.
L’imbarazzo provato era evidente e fu per questo che Maya decise
di fare tutto nel silenzio più assoluto: se avesse parlato del più e del meno
la sua voce tremante l’avrebbe tradita e lei non poteva permettersi di mostrare
questa sua debolezza e non poteva neanche permettere che lui si avvicinasse
ancora.
Fu in quel momento che Maya si sentì in qualche modo crudele.
Dopotutto lui aveva bisogno d’aiuto e quindi era logico che
cercasse un qualche contatto, a scanso della sua natura di uomo freddo che a
volte trapelava dai suoi modi non proprio “cordiali”.
Ormai Itachi si era quasi abituato a stare fermo immobile in quel
letto, vestito solo delle bende e di un kimono sulla parte superiore e della
coperta del futon sulla parte inferiore, perciò quando la giovane gli fece
toccare la stoffa dei suoi pantaloni scuri ci mise un po’ a capire che cosa
stava succedendo.
“Li ho lavati e rammendati. Sono i pantaloni che indossavi, quando
ti ho trovato”
“Ah” si limitò a ‘dire’ il giovane, stupito da quella notizia.
Dopo un attimo di defaillance afferrò quegli indumenti scuri e con
evidente fatica riuscì ad infilarseli, rifiutando perfino l’aiuto della sua
soccorritrice.
Pochi minuti dopo la ragazza andò a prendere un paio di sandali
aperti e come fu per i pantaloni, anche questi glieli fece toccare.
Quel contatto era conosciuto.
Non c’era affatto bisogno della memoria che aveva perso: gli era
rimasta quella tattile e sapeva che quei sandali gli appartenevano.
Li toccò a lungo e poté notare che la suola era leggermente
consumata. Provò una sensazione indescrivibile: da qualche parte nel suo cuore
sapeva che nella sua vita ormai dimenticata era solito camminare molto.
“Ho notato una cosa strana, Itachi-san…hai le unghie delle mani e
dei piedi dipinte con una bellissima tonalità di viola.”
A quelle parole il ragazzo rimase interdetto: possibile che un
uomo come lui avesse “strane tendenze”? Questo fatto lo spaventò non poco, ma
alla fine giunse a pensare che qualcuno l’aveva costretto a fare una cosa del
genere.
“Non ricordo…” esclamò conciso e a Maya si spezzò il cuore.
Come aveva potuto essere così indelicata?
In ogni caso Itachi si spostò di poco dal futon e si mise a sedere
sui tatami, poi tastando i sandali per capire quale fosse il destro e quale il
sinistro li infilò ai piedi. Alla fine si ritrovò con il fiato corto.
Maya si sentì un’estranea.
Quell’uomo stava già meglio e di lì a poco sarebbe riuscito a
camminare da solo.
Rimanevano solo quegli occhi. Quegli occhi che ora rappresentavano
l’unico punto di contatto tra lo sconosciuto e la dolce ventenne.
Appena sarebbe riuscito a rivedere la luce del Sole se ne sarebbe
andato, con o senza memoria.
Maya questo non lo voleva e si ritrovò a pensare che era una
sporca egoista.
Magari c’era una fidanzata che lo stava aspettando preoccupata? O
comunque una famiglia?
Il cuore della giovane sprofondò in un baratro senza fine, ma chi
la salvò fu la sua micina che voleva assolutamente farsi accarezzare.
“Questa invece è la tua maglietta…”disse con tono vagamente
preoccupato e con le mani tremanti mentre porgeva l’indumento scuro tra le mani
grandi di quel fascinoso sconosciuto.
Itachi capì immediatamente cosa stava succedendo alla fanciulla ma
decise comunque di non disturbarla oltre.
Insieme a quel vestito ce n’era anche un altro: una maglia
metallica che tintinnava.
Tintinnava come se volesse farsi notare.
Era un indumento che Maya conosceva fin troppo bene e la giovane
deglutì al solo pensiero che anche lui fosse…
‘Aah…basta…!’ si ammonì.
Tuttavia decise di togliere quella maglia metallica e di porgere
al suo “protetto” solo la maglietta scura: voleva evitare che quell’indumento
così pesante lo costringesse in qualche modo ad affaticare il suo cuore già compromesso,
quindi diede a Itachi l’indumento scuro e in pochi attimi l’uomo si vestì.
“Itachi-san…penso che questo copricapo possa servirti…”disse la
fanciulla dopo aver preso lo strano cappello trovato in quella grotta insieme a
Itachi “…sai…per gli occhi…”
“Ah…sì…”rispose lui monocorde mentre alzava in aria la mano
destra, in attesa che Maya gli porgesse anche quell’ultimo accessorio.
Fu in quel momento che avvenne qualcosa di inspiegabile: il
sonaglio che vi era appeso trillò con forza e nella mente di Itachi ritornò la
confusione.
“…non è da voi
compatirli, Itachi-san…
Nonostante tutto
siete ancora attaccato al vostro paese natale?”
Una voce sconosciuta risuonò prepotente.
“No. Per
niente.”
“Itachi-san? Qualcosa non va?”disse Maya vedendo che il ragazzo si
era improvvisamente bloccato.
“…nulla…”si limitò a rispondere lui, permettendo così a lei di
dirgli “Beh, questo copricapo dovrebbe proteggerti dai raggi solari. Almeno un
pochino.”
“Non lo voglio” rispose lui, mentre poggiava sul ginocchio sinistro
la mano che fino ad un attimo fa era sospesa a mezz’aria.
“Come?”
“Non lo voglio.”ripeté il giovane.
C’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa di cui non ricordava ancora
l’esistenza. Qualcosa che riempiva il suo cuore d’inquietudine.
Qualcosa di pericoloso e…malvagio. Bruciante come fiamme nere.
“Ora prova tu…”
Era già la seconda volta che sentiva quella voce.
In quel momento Itachi ebbe una sgradevolissima sensazione in
fondo allo stomaco: come se…sì, come se nella sua vita lui non fosse stato proprio
una brava persona e per la prima
volta desiderò di allontanare quella dolce figura che gli stava accanto.
Ma non lo fece. Non lo fece.
“Come vuoi” rispose Maya rispettosa, evitando di insistere.
“…non lo voglio…” continuò lui come se non avesse udito affatto la
voce della fanciulla. Poi agitato si spostò convulsamente alla sua sinistra e
inavvertitamente gettò, ancora una volta, il contenuto del bicchiere sul futon.
Il suo corpo venne scosso da uno spasimo.
Dal canto suo Maya pensò di aver sbagliato, così dopo aver
rialzato il bicchiere d’acqua da terra, esclamò con un filo di voce “Scusami
Itachi-san…sono stata una sciocca a pensare di portarti con me al lavoro. Se
vuoi non- -…!” ma lui la interruppe.
“No. Verrò. Non voglio che i tuoi familiari mi considerino un
bambino capriccioso che non ti ascolta”
La ragazza non rispose ma il suo volto s’incupì.
“…ma non voglio indossare quel copricapo. Non so perché ma
m’infastidisce parecchio” aggiunse infine con voce grave.
“E va bene” disse lei sconfitta, ma sorridendo “Allora vediamo un
po’ se riusciamo ad alzarci, eh?”
Così la giovane porse le sue mani a Itachi che, dopo essersi
aggrappato, puntò i piedi per terra e con uno slancio riuscì a mettersi in
posizione perfettamente eretta ma comunque ancora seduta. La ragazza tuttavia lo
ammonì: “Piano. Potresti avere le vertigini”
E piano piano Itachi riuscì ad alzarsi.
La testa girava, le ferite alla coscia tirava e bruciava e si
sentiva svenire, ma l’odore di vaniglia di
Maya lo rimise in sesto.
L’atmosfera diventò impalpabile, soprannaturale e l’uomo gemette
senza rendersene conto. Se era per dolore o chissà cos’altro Itachi non lo
sapeva ma la sensazione provata era speciale e piacevole.
“Tutto bene Itachi-san? Come ti sent- -“ e a questo punto il
giovane le cadde esausto sulle spalle, facendola arrossire all’instante. La
fanciulla non fu neanche in grado di balbettare il suo nome per quanto era
imbarazzata e si stupì anzi di riuscire a comprendere razionalmente che il
torace di lui premeva contro il suo, alzandosi e abbassandosi al ritmo di quel
respiro che ora solleticava la sua nuca nuda.
Maya, infatti, aveva raccolto in alto i suoi capelli e di questo
cambiamento Itachi se ne accorse immediatamente.
“Aspetta un attimo. Ora mi sposto. Ho bisogno solo di…riposarmi un
po’…”esclamò lui già senza fiato, mentre si allontanava impercettibilmente da
lei “…mi ci devo abituare…sembra che fossi a letto da un secolo…”
“Ce-certo…” biascicò sconvolta la fanciulla.
Ridotto in quello stato anche un uomo dall’oscuro fascino come era
Itachi poteva far tenerezza. Poco importava se in passato fosse stato una brava o cattiva persona e Maya faticò non poco a scacciar via il suo
desiderio di abbracciare quella schiena e tener quindi ferme le braccia vicino
ai fianchi. Rigide come pezzi di legno.
Dopo un po’ il ragazzo si spostò del tutto e cominciò a muovere
qualche passo da solo, ricordandosi di tenere stese in avanti entrambe le
braccia: si mosse prima a destra, poi a sinistra e andò avanti fino a quando
non toccò una parete.
Il dolore alla coscia era più che sopportabile e il suo respiro
cominciava a normalizzarsi, stessa cosa valeva per i battiti del suo cuore
debole. Aveva solo bisogno di stare attento all’ustione del braccio destro:
quella, se non toccata, non dava alcun fastidio.
Maya lo guardò rapita, poi si avvicinò alla finestra e scostò di
poco le tende scure per vedere com’era il tempo: nuvoloso. Itachi era
fortunato.
“Andiamo, Itachi-san? Il luogo dove lavoro non è molto lontano”
I due percorsero le vie del piccolo villaggio insieme, lui
poggiato a lei di tanto in tanto.
A dire la verità era un po’ difficoltoso a causa della differenza
d’altezza che c’era tra i due: l’uomo, infatti, doveva chinarsi parecchio per
farsi sorreggere dai soli 1,60
m della giovane ma era una cosa da nulla. In fondo era
bello camminare di nuovo.
È vero che aveva dato l’impressione di non voler assolutamente
seguire Maya e invece si ritrovò ad essere felice di averlo fatto: almeno
poteva provare la meravigliosa e nuova sensazione
di stare all’aria aperta.
Passarono davanti a diverse case e da un negozio di fiori dal
profumo inebriante, tanto che Itachi si voltò in direzione di quello stabile.
Le strade non pullulavano ancora di gente perché era presto,
tuttavia quando Maya e Itachi si trovarono davanti alla casa di Yukia, la madre
dell’infermiera li fermò. Parlarono del più e del meno e la donna tirò
affettuosamente le orecchie alla giovane: era contrariata in quanto Maya aveva
preferito “non disturbarla”.
Finalmente arrivarono a destinazione.
Maya estrasse le chiavi e inserendole nella serratura diede due
veloci scatti verso sinistra e spinse in avanti la porta a vetri. Aveva delle
tendine bianche ricamate e alla sua sommità un campanellino con dei delfini.
Questo tintinnò più volte.
“Accomodati pure, Itachi-san. Vai tranquillo, non c’è nessun
gradino.”e lui fece come le disse la ragazza anche se con l’evidente timore di
andare a sbattere contro qualcosa.
Si fermò dopo aver compiuto tre passi, aspettando che lei dicesse
qualcosa.
Nel frattempo nelle sue narici si fecero strada gli odori più
svariati: vaniglia, cioccolata, cannella, lievito, farina…era finito forse in
un… “Questo è il mio negozio di dolci, Itachi-san.”disse finalmente lei, mentre
chiudeva alle sue spalle la porta e girando il cartello da ‘Chiuso’ ad
‘Aperto’.
Finalmente al ragazzo fu chiaro il perché Maya profumasse così
tanto di dolci.
Poi Maya si avviò in avanti e prendendo la mano sinistra di Itachi
lo condusse verso quello che era il bancone e lo fece sedere su una poltroncina
sulla quale in precedenza aveva messo due cuscini di media grandezza. Lo
sistemò il più comodamente possibile ed infine gli chiese premurosa “Stai
comodo?”
“Sì.”rispose lui tranquillamente.
Non sentiva il vociare di qualche probabile aiutante. Evidentemente
la giovane riusciva a gestire da sola il piccolo negozio e di questo Itachi se
ne compiacque.
Doveva essere una ragazza in gamba. Sì, forse un po’ ingenua ma
comunque in gamba.
Improvvisamente arrivò anche la piccola Achimi e si accomodò sopra
la coscia sana del ragazzo.
“Ah! Ah! Achimi deve essersi innamorata di te,
Itachi-san!” constatò la giovane impegnata a mettersi un grembiule mentre la
gattina cominciava a fare le fusa. A Itachi scappò un leggero sorriso. Il
primo.
“Fra un po’ arriverà qualcuno. Tu stai pure tranquillo, non
permetterò che t’infastidiscano” disse lei con una dolce inflessione che
mascherava, anche se non del tutto, la sua crescente e sconveniente gelosia.
L’uomo non poteva di certo vedere ciò che lo circondava, ma il
luogo in cui si trovava insieme a Maya era veramente delizioso.
Arredato semplicemente con legno di ciliegio e non molto grande
era diviso in due piccoli locali, uno adibito a piccolo bar, l’altro a vero e
proprio negozio di dolci.
A destra, dietro il bancone corredato di una piccola vetrina in
cui facevano sfoggio le qualità più disparate di dolci tra orientali e
occidentali, c’era un gran tavolo rettangolare in cui Maya stava già impastando
gli ingredienti necessari per fare la sua specialità: i biscotti al cioccolato.
Nessuno in quel piccolo villaggio eguagliava la sua bravura e di
questo ne era molto orgogliosa.
Le piaceva. Le piaceva da morire quel lavoro e Itachi la sentì
canticchiare per la seconda volta.
Sotto quel tavolo giaceva il forno mentre accanto c’era il frigo.
Dietro Maya e quindi accanto a Itachi c’era una piccola credenza.
La luce era calda e rassicurante.
“Itachi-san…ti piacciono i dolci?” chiese improvvisamente Maya al
suo protetto. Aveva già messo a cuocere nel forno più di tre dozzine di
biscotti e si stava pulendo le mani con un tovagliolo color panna.
“…sì…” rispose lui tentando di nascondere la sorpresa.
“Non appena saranno pronti ne potrai mangiare quanti ne vuoi!
Dopotutto è triste mangiare sempre riso in bianco, vero? Ormai credo proprio
che potrai mangiare qualcosa di più sostanzioso!” esclamò entusiasta Maya
“L’importante è che lo fai piano, va bene?”
“…certo” disse lui vagamente stizzito.
Non le piaceva essere trattato come un bambino, ma in cuor suo
dovette per forza giustificare le premure di quella ragazza così gentile,
quindi lasciò correre.
“Ecco qui!” esclamò lei vittoriosa mentre aprì il forno “Aspetta
solo un pochino che si raffreddino e potrai finalmente fare una colazione come
si deve!”
L’aroma del cioccolato intanto cominciò a diffondersi in quel
piccolo locale e a Itachi sembrò di sentirsi ancor meglio di prima.
“A te! Buon appetito, Itachi-san. Spero ti piacciano” disse lei,
mentre gli porse una manciata di biscotti in un tovagliolo di stoffa e
aggiungendo “Achimi su…scendi che Itachi-san deve mangiare!” e la gattina obbedì
immediatamente.
Il giovane assaporò lentamente il gusto delicato e irresistibile
di quel prezioso cibo e dovette ammettere che Maya era davvero degna di essere
la proprietaria di quel negozio.
Tuttavia qualcosa non tornava: la ragazza non gli aveva mai
parlato della sua famiglia e se in un primo momento pensava che lo facesse solo
per delicatezza e per non farlo sentire un estraneo che non ricordava chi
fossero i suoi cari, ora cominciava davvero ad essere strano.
Né un ‘mamma sto andando al
lavoro’ o un ‘papà sto portando
Itachi-san con me al lavoro’.
O almeno, era questa che Itachi pensava fosse una famiglia visto
che della sua non aveva ricordo tranne il viso dolce di una donna dai lunghi
capelli neri e brillanti.
“Allora?” chiese Maya mentre era intenta ad impastare i nuovi
ingredienti “Sono di tuo gradimento, Itachi-san?”
Lui non rispose immediatamente ma quando lo fece disse “Ottimi.
Però Maya…gradirei che mi chiamassi solo Itachi. In fondo credo che abbiamo
entrambi la stessa età”
Questa affermazione spiazzò non poco la fanciulla.
Era evidente che quel ‘–san’ era un modo molto carino per mettere
la dovuta distanza tra i due giovani. Tuttavia l’uomo, ricordandosi forse di
quella frase sconosciuta in cui una voce che non era proprio il corrispettivo
di “bella” esclamava proprio la parola ‘Itachi-san’, sentì il bisogno di avvicinarsi a quella ragazza almeno un
po’.
Forse proprio per scacciare quei ricordi che gli lasciavano un
sentore alquanto sgradevole.
“V-va bene…I-Itachi-sa- -! Itachi…” bisbigliò imbarazzatissima la
giovane proprietaria del negozio.
“Perfetto” si limitò a dire lui, soddisfatto del suo operato.
Passarono circa dieci minuti e la ragazza infornò altri biscotti
mentre collocò nel frigorifero una splendida torta alle fragole fatta su
ordinazione, probabilmente per il compleanno di una bambina.
All’improvviso Itachi si fece coraggio e richiamando l’attenzione
della giovane pasticcera, disse “Maya…la tua famiglia non dice nulla di me?”
<< Buongiorno! >>
<< Buongiorno Maya! Finalmente hai aperto! I tuoi dolci
creano proprio una sorta di assuefazione, non puoi permetterti di sparire così!
>>
Erano due carpentieri che solitamente andavano a fare colazione
prima di partire a lavoro presso un ponte. Entrambi si sedettero al tavolo
vicino alla finestra e aspettavano pazientemente che la giovane desse loro un
po’ di credito.
Dal canto suo Maya si lasciò sfuggire dalle mani un uovo che
inevitabilmente si infranse non appena toccò il pavimento.
“Cos’è successo?”chiese Itachi non capendo a cosa corrispondesse
quel rumore.
“N-niente…mi è caduto un uovo…eh eh! Capita…!” biascicò la
fanciulla che solo dopo un po’ disse sottovoce “Itachi io…io non ho famiglia”
Quella rivelazione fu per il ragazzo una doccia d’acqua gelata.
Lady_KuroiNeko &
Deliaiason88:
Come sempre
ringraziamo le persone che aggiungono ai preferiti la storia:
1 - allychan
2 - Anima
3 - Cavallina_Bianca
4 - Crystal Alchemist
5 - damnedmoon
6 - ery twohands
7 - fenicex8
8 - haily
9 - ladysakura
10 - lella95
11 - Liby_chan
12 - maninja87
13 - masychan
14 - Rukia_Chan
15 - Saiyo83
16 - SaphiraLearqueen
17 - Sasori_Danna
18 - Serenity452
19 - Yuki no Hime
20 - Yunie the Black
Angel
21 - zibha
Serenity452: Ciao sorellina mia!
Grazie per i complimenti, siamo molto felici che ti piaccia! Dai avevi capito
che era una pasticcera?? Sei un genio!!! Diciamo che è stato uno slancio di
romanticismo la parte dell’abbraccio, ma è stata Delia a descriverlo
perfettamente. Io la mente lei il braccio e viceversa ^_^ Anche noi ti mandiamo un bacione!!!
Lauretta92: Si, le ferite sono state riportate in seguito lo scontro,
infatti la storia è ambientata dopo il capitolo 402 o 403…non mi ricordo di
preciso, ma comunque alla fine dello scontro tra i fratelli Uchiha. Sicuramente
poteva andargli molto peggio…sai cosa intendo! Grazie per i complimenti,
sicuramente Maya è il personaggio, che ho creato, che amo di più. Baci
zibha: Siete tutti fan n°1 per noi, ci fa piacere avere tante
persone che amano la storia. Anch’io adoro gli odori dolci, ho una varietà di
profumi e prodotti che non ti dico!
Ps. Grazie per i video piccolina!
damnedmoon: Ciao, siamo in due e
magari tre, a voler fare lo stesso mestiere (infermiera di Itachi) e anche a
desiderare di vivere in un posto del genere!!! Beh, ho già detto che la storia
è ambientata dopo lo scontro con Sasuke…Per questo Kisame non lo cerca o forse
si?! Chissà!
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
capitolo 4
Capitolo 4
Itachi non ebbe più il tempo di chiedere altro a Maya perché entrambi
furono interrotti dai due clienti che chiedevano di ordinare.
“Arrivo!” esclamò con finta allegria la ragazza
avvicinandosi per prendere le ordinazioni. Cercava di nasconderlo in tutti i
modi e forse ci riusciva anche, ma di certo gli era impossibile fermare il
leggero tremito delle sue dita.
Una distrazione. Ci voleva qualcosa che la distraesse il più
possibile da quella domanda scomoda. E fu
proprio per questo motivo che Maya premette il pulsante d’accensione della
piccola radio che giaceva sul bancone. In pochi attimi la graziosa stanza
arredata con legno di ciliegio s’inondò di una bella, malinconica ma ritmata
melodia
…I need your love. I'm a broken rose.
Maichiru kanashimi your song
Ibasho nai kodoku na my life
“Maya…la tua famiglia non dice nulla di
me?”
…ho bisogno del tuo amore.
Sono una rosa rotta.
Tristezza che piove come petali nell'aria – la tua canzone
Una vita solitaria senza un posto nel mondo
La voce di quell’uomo risuonava nelle sue orecchie come fosse una
nenia e strideva con la voce leggermente roca di quella cantante. Tutto vibrava
in maniera insopportabile e la ragazza per un attimo si sentì addirittura
nauseata.
I need your love I'm a broken rose.
Oh baby, help me from frozen pain
With your smile, your eyes, and sing me, just for me
Ma non poteva cedere. Non doveva cedere.
Ho bisogno del tuo amore. Sono
una rosa rotta.
Oh baby, salvami dal gelido dolore
con il tuo sorriso, I tuoi occhi,
e cantami, solo per me
Lei era Maya e nessun’altro. Maya. Maya. Maya.
“Maya, ma ti sei
fidanzata??” chiese all’improvviso uno dei due uomini, mentre rivolgeva lo
sguardo al moro seduto.
“No, perché?”
“Ho visto quel ragazzo lì seduto…” aggiunse con fare indagatore e
parecchio invadente.
“Ah….lui…lui è…” bisbigliò lei evidentemente in difficoltà, ma
quando si decise a fissare nuovamente il suo protetto, tristemente rispose “E’
un amico…”
“Ah, ma forse è il ragazzo che hai soccorso!”riprese l’uomo
illuminato da un vero quanto fortunoso lampo di genio.
“Vero!!! Tutto il villaggio ne parla! Eeeh, Maya… sei proprio un
angelo, sai? Nessuno l’avrebbe fatto, credimi.”
“Sì, ma dimentichi che la nostra Maya è speciale e di certo non è
‘nessuno’!”
“Si è vero.”concluse infine il più anziano tra i due carpentieri,
mentre sorrideva con aria pacifica.
Dal canto suo la ragazza era un pò in imbarazzo per tutti quei
complimenti che tuttavia non bastavano a distrarla dalla tristezza che provava
in quel momento.
Dall’angolino in cui era stato quasi “relegato”, Itachi ascoltava tutta
la conversazione e non sapeva cosa provare in quel momento. Però una cosa
l’aveva capita: tutta la gente di quel posto amava Maya e finalmente anche lui
stava cominciando a capire perché.
Maya era come un cristallo…pura e fragile e forse…forse era per
questo che parlare di se stessa le veniva difficile.
...io non ho famiglia...
Cosa voleva dirgli con quella
frase? Il ragazzo non volle insistere su quell’argomento, almeno per il
momento.
“Ok, vi porto subito la
crostata e il caffé.”
“Grazie Maya!”
“Grazie a voi!” rispose con la
sua solita gentilezza.
Tornata nuovamente dietro il
bancone, la ragazza si ritrovò a fissare il moro seduto: non sembrava affatto a
suo agio, infatti aveva assunto una posizione completamente innaturale e rigida
che sicuramente gli procurava dolore. Tuttavia non si smuoveva per nessun
motivo.
“Tutto ok?”esordì Maya
sinceramente preoccupata per lui “Non li finisci i biscotti?”
“Sto bene…”mentì Itachi “…magari
li mangio dopo” concluse semplicemente.
È vero, Maya aveva segretamente ringraziato i due clienti che l’avevano tolta
dai guai ma in cuor suo sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a scappare
dall’argomento per molto tempo anzi, non doveva scappare. Fu proprio in quel momento,
infatti, che la fanciulla decise che una volta tornati a casa gli avrebbe
raccontato tutto.
Achimi per niente contenta di
starsene buona, era uscita a litigare con il gatto di Yukia, che beatamente era
uscito di casa e stava facendo la sua passeggiata mattutina. I due gatti erano
nemici mortali, cosa alquanto strana visto che le padrone erano amiche per la
pelle.
Comunque Maya, preoccupata che
i due felini potessero farsi male (visto che l’ultima volta il povero dottor
Nakamaru aveva penato per curare il povero gattone persiano, uscito sconfitto
da un round all’ultimo sangue con Achimi), uscì di corsa, lasciando SOLO
Itachi…che a quel punto si ritrovò in balia di quei carpentieri un po’ troppo
curiosi.
Uno dei due uomini, infatti, si
avvicinò al moro e dicendo “Eh…salve, piacere di conoscerti.” S’inchinò in
avanti. Gesto del tutto inutile visto che il suo interlocutore non poteva
vederlo.
In ogni caso il ragazzo
bendato sorrise educatamente e chinando il capo esclamò un pacatissimo“Piacere.”
“Sei molto fortunato ad averla
accanto, Maya è una ragazza d’oro”
‘Lo so’ pensò lui. Non era poi così
difficile da capire una cosa tanto palese. Sì…in fondo anche un cieco come lui
riusciva a percepire quanto fosse nobile e puro l’animo di quella giovane.
Nel frattempo l’uomo
continuava a riempire d’elogi la dolce ragazza che si era allontanata per un
po’, ma Itachi non disse nulla e ascoltava tutto in silenzio.
“Dai basta, il ragazzo ancora
non sta bene… non gli rompere le scatole, vive con Maya, le sa già tutte queste
cose!” disse l’altro uomo un po’ più anziano, rimasto seduto a leggere il
giornale.
“Si hai ragione! Peccato che
non può ancora vederla!”
“Sei proprio uno zuccone
indelicato!” esclamò di rimando il collega.
Itachi desiderava tornare a
vedere, non solo per vedere lei, ma per capire chi fosse…
“Scusate!!” esclamò Maya
rientrando con i due gatti che si soffiavano a vicenda e cercavano di
graffiarsi, tenuti per la collottola.
“Siete due gattacci!!!” li
rimproverava lei. I due uomini scoppiarono a ridere, mentre Itachi poteva solo
immaginare la scena comica che si presentava in quel momento.
E si sentì ancora più solo.
Nonostante ciò, il giovane aveva
l’impressione che non fosse una cosa estranea da lui la sensazione di
solitudine che provava e quasi inspiegabilmente cominciò ad innervosirsi sempre
più. Forse era a causa della gran confusione o forse perché Maya non lo degnava
di un minimo d’attenzione…ma una cosa era certa: era veramente infastidito.
“Maya ma Kero è qui? Ho
sentito urla di gatti e le tue!” esclamò Yukia che era appena entrata, ma non
appena vide i graffi sul nasino del suo ‘bambino’, cosi lo chiamava, urlò come
una pazza
“Il mio tesoro!!” disse
prendendolo in braccio e coccolandolo come un neonato “La tua gattaccia è
orribile!”
“Se Kero non gli avesse fatto
i dispetti da piccoli, ora non sarebbero a questo punto!” ribadì convinta la
proprietaria del negozio di dolci.
“Sì, sì! Difendi pure quel
demonio!!”
Mentre le due ragazze battibeccavano,
Achimi scese a terra e saltò nuovamente sulla gamba di Itachi, piangendo
coccole.
Lui non si fece pregare e
comincio ad accarezzarla. Finalmente il nervosismo di prima stava passando…
Dopo un po’ anche Kero si
liberò dall’abbraccio soffocante della padrona e uscì sculettando in maniera
molto molto divertente.
“Tsk..!Gatto ingrato!” esclamò
Yukia falsamente contrariata e fu proprio in quel momento che le due ragazze si
guardarono e scoppiarono a ridere.
“Yukia, prendi il solito?” le
chiedeva la ragazza, mentre metteva la crostata nei piattini di porcellana
bianca e due tazze di caffé sul vassoio.
“Oggi doppia razione” disse
tristemente, sedendosi accanto Itachi “Salve Itachi.”
“Yukia.” rispose semplicemente.
“Perché doppia razione? Dove
stavi andando?” le chiese Maya appena tornata dal tavolo dei due carpentieri.
“Ho il tirocinio all’ospedale
di Konoha…”
Konoha…
Konoha…
Konoha…
…il villaggio della
foglia…quel nome rimbombava nel cervello di Itachi come una pallina impazzita, n’aveva
già sentito parlare? Ma quando? Dove?
Il ragazzo bendato s’impose la
calma: non poteva permettersi di avere un’altra crisi che avrebbe costretto Maya
a chiudere la pasticceria solo dopo un’ora di lavoro. Così inspirò a fondo per
ben tre volte e fortunatamente si sentì subito meglio.
“Davvero?! Che bello, io non
ci sono mai stata!”
“La prossima volta che c’è
qualche festa ci andiamo, dicono che i ragazzi sono molti carini!”
Eh già, ma Maya che tipo era
nel campo sentimentale? Era timida? Sfacciata? Itachi suo malgrado era curioso
di conoscere questo lato del suo carattere. Infatti, aspettava la risposta con
trepidazione.
“Yukia…se mai ci andrò, sarà
solo per visitare il villaggio e non per abbordare perfetti sconosciuti!”
A queste parole Yukia gettò
uno sguardo ad Itachi e sarcastica le rispose “Lo vedo!”
Maya la fissò male, molto
male…così a quel punto la rossa prese il pacco che gli aveva preparato l’amica
e dopo aver lanciato i soldi al volo, si volatilizzò.
Il moro per fortuna non se la
prese: era abituato fin troppo alle stravaganze di Yukia. Tuttavia fu quasi
sollevato nel ‘vedere’ che Maya non era come la sua amica infermiera che
parlava sempre e solo di uomini tanto da avergli fatto venire il forte
desiderio di non essere più curato da lei.
Anche i due carpentieri dopo
aver pagato lasciarono il locale, ma di fatto i due ragazzi non rimasero a
lungo da soli perchè visto che Maya aveva aperto (o forse per sola curiosità di vedere il ‘miracolato’) tutti si
erano catapultati al negozio.
Chi ordinava biscotti, chi
torte per i compleanni dei loro figli, chi si presentava al giovane e come
sempre dicendo quanto fosse stato fortunato ad essere salvato da Maya.
Itachi si sentiva un po’
confuso da tante moine, ma avvenne che una signora anziana mentre aspettava in
fila per i biscotti dicesse una frase strana:
“E’ tanto cara, peccato che
non riesca a trovare un fidanzato!”
“Si, ma ti ricordi bene cosa
le è successo” disse un’altra.
“Povera piccola” esclamò
l’altra di rimando.
Itachi però non si poté
trattenere così, anche se con evidente titubanza, esordì con un discreto “Mi
scusi signora…”
“Si, caro dimmi” rispose
gentile la signora.
“Posso chiedervi cosa è
successo a Maya?”
La signora stava per aprire
bocca, quando la ragazza che aveva sentito la domanda, urlò:
“Signora Hikaru ecco i suoi
biscotti!!”
La signora prese la
confezione, le diede i soldi e uscì.
Maya sospirò sollevata, per
stavolta l’aveva scampata bella.
Poteva raccontargli della sua
famiglia, ma di quella storia
assolutamente no.
Arrivarono infine le 13, era
ora di chiusura. Maya aiutò Itachi ad alzarsi, chiuse tutto e fece uscire
Achimi che cominciò ad avviarsi verso casa.
Per tutto il tragitto Itachi e
Maya non parlarono, era tutto cosi silenzioso, le strade deserte. Erano tutti a
casa a pranzare con i rispettivi cari.
Lui, taciturno come al solito,
forse aspettava che Maya parlasse per prima. Lei non riusciva a dire nulla,
troppo presa a ripetersi mentalmente cosa raccontargli. Erano soli al mondo, ma
alla fine entrambi si ritrovarono a pensare che farsi compagnia non era affatto
male.
Rientrati a casa, la ragazza
fece accomodare il ragazzo mettendogli un cuscino sotto la gamba. Oggi
avrebbero pranzato sul kotatsu.
Maya preparava il cibo, ma era
assorta dai suoi pensieri. Ormai era inutile attendere oltre e fu proprio per
questo motivo che Itachi la scosse dal suo torpore facendole la fatidica
domanda.
“Che vuol dire che non hai
famiglia?”
La ragazza fece cadere il
coperchio della pentola a terra schizzandosi le mani con le gocce bollenti.
Itachi si spaventò per lei,
sentendo il rumore metallico e sordo creato dall’oggetto.
“Maya?”
“Sto bene, erano solo gocce
calde…ahi…”
“Ti sei bruciata?”
“No…” rispose ancora, rimanendo
ostinatamente a scrutare i fornelli.
“Maya… sarò anche cieco, ma ho
capito che mi stai dando le spalle”
“Avevo intenzione di dirtelo
arrivati a casa, ma non so come cominciare…”
“Dall’inizio”disse lui senza
il timore di sembrare un insensibile.
La ragazza si tolse il
grembiule e lo poggiò sul tavolo e si sedette accanto a lui. Non riusciva a
guardarlo, fissava le proprie mani conserte poggiate sul tavolo.
Le stringeva convulsamente,
cercando il modo meno doloroso per cominciare a raccontare la sua storia.
“Mia madre…” iniziò con
difficoltà e deglutendo più volte a vuoto, poi però continuò con più coraggio
“…mia madre fuggì dal suo villaggio natale a causa della guerra, era incinta di
me, non so di che villaggio fosse, né chi fosse mio padre. Purtroppo era già al
sesto mese, e camminare troppo era faticoso. Chiese riparo in questo posto, in
questa casa…dove viveva una donna che aveva perso il marito e i figli per colpa
delle guerre.”
Le famose guerre ninja…
Itachi ascoltava in silenzio
quel triste racconto…sentiva che per lei non era facile ricordare certi eventi.
Chissà quante famiglie erano
state distrutte dalla guerra…
La guerra era una cosa
orribile, sentire anche solo quella parola gli dava molto fastidio. Nella sua
vecchia vita forse la pensava nello stesso modo?
Si sentiva impotente, non
vedeva, non ricordava e non poteva aiutarla…non serviva a nulla.
“Non servi alla causa se la
pensi così Itachi, mi dispiace. Eri come un fratello per me…”
Il volto di quel ragazzo, era
come tutti gli altri, sfocato e irriconoscibile.
Basta. Non voleva pensare a sé
stesso al momento. Maya l’aveva salvato e adesso aveva bisogno della sua
presenza.
“Mia madre rimase in questa
casa per i 3 mesi successivi, in primavera sono venuta al mondo e in autunno
lei è sparita, lasciandomi qui. Non ricordo nulla di lei. La nonna invece mi ha cresciuta, mi ha dato una casa, mi ha insegnato
tutto quello che sapeva: era una studiosa che faceva dolci, il negozio era suo.”
disse sorridendo con nostalgia e ripensando ai giorni in cui quella donna così
gentile le insegnava a cucinare.
Era riuscita ad evitare l’altro argomento, ma non voleva che lui
sapesse niente. Non ripensava mai a quel periodo, non voleva che ci fossero
ancora quei incubi terribili che le distruggessero il sonno…
“Purtroppo due anni fa la
nonna ci ha lasciato e adesso siamo io, Achimi e…tu, Itachi”
Il moro non s’aspettava una
simile affermazione, alzò leggermente il capo prima a destra e poi di nuovo
rivolto verso di lei, sentì una strana sensazione che non seppe decifrare
“Io…”
“Sì, Itachi… lo so che un
giorno te n’andrai, forse tu hai delle persone che ti cercano…e forse io non ho
questo concetto bene in mente perché sono abituata a pensarmi solo come Maya.”
Si alzò senza dire più niente,
per riprendere a cucinare, girata verso il lavandino a pelare le patate,
piangeva lacrime silenziose, sapeva che presto anche lui sarebbe andato via,
come tutti…ma chissà perché il fatto che anche Itachi potesse sparire dalla sua
vita la rendeva davvero infelice.
Lady_KuroiNeko e Deliaiason88:
Grazie a tutte le persone che
seguono!
1 - allychan
2 - Anima
3 - Cavallina_Bianca
4 - Crystal Alchemist
5 - damnedmoon
6 - ery twohands
7 - fenicex8
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19 - Sasori_Danna
20 - Serenity452
21 - Yuki no Hime
22 - zibha
Zibha: Beh che dire, scusa per
il ritardo con cui postiamo il capitolo anche noi abbiamo avuto un po’ di
problemi al pc! Speriamo però che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Baci
damnedmoon:
Sai, io credo che Kisame non voglia tutto questo bene ad Itachi…lo rispettava
perché secondo me ne aveva terrore. Comunque Itachi dopo la storia si prenderà
un periodo di riposo ^_^ Ti eri quasi avvicinata per la storia di Maya, brava!
Siamo contente che ti sia piaciuto il capitolo! Baci
Saiyo83:
Salve, grazie per la recensione. Sei un vero genio, hai capito al volo che Maya
aveva un negozio di dolci!!! ^_^
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
capitolo 5
Capitolo 5
Dopo qualche giorno Itachi
riprese a camminare in maniera quasi autonoma, aiutato dalla sua salvatrice.
Ogni giorno andavano al negozio, tanto che oramai il moro era diventato uno di
loro. Tutti passavano a salutarlo e a chiedere come stava, ricevendo la solita
risposta seria “Sto bene, grazie”
Maya aveva capito che troppe
attenzioni gli davano fastidio e non sapeva come uscirne, ma doveva ammettere
che a volte era addirittura divertente vederlo districarsi tra pettegole e
bambini gelosi del fatto che lui avesse la possibilità di mangiare tanti dolci
gratis. Ma anche se il ragazzo mostrava di avere molta, troppa pazienza, era
evidente che non avrebbe retto a lungo. Di questo la dolce ragazza ne era fin
troppo consapevole.
“Sai Itachi…” cominciò Maya,
mentre si dedicava alle cure giornaliere.
“Hm?”
“Sei molto paziente con i
bambini, mi sa che ti adorano.”
“Certo, perché gli passo i
biscotti di straforo.”rispose ironico.
La ragazza rise di cuore, ma
poi un pensiero le oscurò la mente, aveva esperienza con i piccoli, giusto? Non
è che magari… avesse un fratellino o peggio dei…figli?
Ma come faceva ad avere figli?
Troppo giovane! Troppo giovane! TROPPO GIOVANE!
Eccola di nuovo con le sue
dannate e inopportune gelosie per quel bel ragazzo. Era veramente impossibile
per lei poterle in un qualche modo sopprimere.
Dal canto suo Itachi
continuava imperterrito a passare “di nascosto” i biscotti ai bambini. Era
veramente buffo, quando faceva così. Fortunatamente la sua salute non faceva
che migliorare, stesso discorso per i suoi occhi malati: infatti, all’ultima
visita, Yukia aveva visto che la retina stava riprendendo la pigmentazione del
colore originale. E la pupilla quindi era meno infiammata.
Nel ricordare l’ultima visita
medica, Maya ebbe un sussulto e in un attimo si ritrovò a pensare nuovamente al
suo aspetto fisico. La domanda “Gli piacerò?” le rimbombava in testa come una
melodia di un vecchio carillon, ma allo stesso tempo le sue dita….tremavano.
Tremavano dalla paura, questo è vero, ma anche dall’eccitazione. Bella o brutta
che fosse, la ragazza desiderava ardentemente che gli occhi di quel giovane la
guardassero. Che la ammirassero. Che ne rimanessero in un qualche modo
incantati. Anche se lei a dire la verità si reputava una ragazza dalla “bellezza
scialba”.
Poi pensò anche alla sua casa:
temeva con tutto il cuore che ad Itachi non potesse piacere quel rifugio così
vecchio, piccolo e arredato semplicemente…o addirittura la coda un po’ storta e
spelacchiata di Achimi.
“Itachi-sa- -! Ehm…Itachi...”
l’abitudine a chiamarlo così non ne voleva sapere di svanire del tutto.
“Mh?”
“Prima che Yukia se n’andasse,
le ho chiesto se potevo aiutarti a fare un bagno, se era possibile visto le tue
ferite…sì insomma…immagino sia un po’ fastidioso per te non…” ma si interruppe.
Ogni volta che provava a parlargli dopo avergli confessato quasi tutto il suo passato, Maya si sentiva stupida. Svuotarsi in
quel modo e con uno sconosciuto poi…doveva essere pazza.
“Va bene.”
“…”
“Dico davvero.”aggiunse lui
constatando che il silenzio della fanciulla celasse una sorta di sorpresa.
“…o-ok. Potrò toglierti le
bende. Yukia mi ha detto che i vapori dell’acqua ti faranno bene e che è
probabile che riprenderai la vista a breve. E poi…finalmente potrai rilassarti,
hai i muscoli molto tesi”
Oh sì. Eccome se ce li aveva,
i muscoli. Per la parte un po’…pervertita
di Maya era un vero piacere potergli cambiare le bende e allo stesso tempo
carezzare e contemplare la perfezione di quel corpo maschile. Poteva benissimo
immaginare come quelle spalle larghe e quelle braccia forti potessero
circondare il suo corpo minuto con facilità e fu proprio in quel momento che si
sentì investire da una violentissima vampata di calore, tanto che poi si portò
immediatamente e per l’ennesima volta la mano destra davanti alle labbra,
spaventata da quel suo lato cattivo.
“Itachi, riesci ad alzarti da
solo? Vado a prendere il necessario e torno subito” disse la giovane, mentre si apprestava a lasciare la cucina con passi eleganti e
silenziosi.
Mentre aprì il fusuma però
diresse per un’ultima volta il suo sguardo verso il giovane: vide che lui aveva
un’espressione stralunata e che continuava a rimanere immobile e con i piedi
sotto il kotatsu. A quanto pare gli piaceva il calduccio. Achimi invece dormiva
beatamente.
In quel momento la fanciulla
s’intenerì e non appena Itachi soffocò un piccolo starnuto a Maya venne quasi
da ridere. Poi si decise finalmente che era ora di muoversi e, infatti, iniziò
a percorrere lo stretto corridoio che portava al bagno, ma si fermò un attimo e
diede una sbirciatina fuori: l’aria non era troppo frizzante e il cielo era
limpido, illuminato da un ultimo, fascinoso quarto di Luna.
Ci pensò un po’su e alla fine
decise di preparare il necessario affinché Itachi facesse il bagno all’aperto.
Con gran fervore prese dall’armadietto del bagno un asciugamano grande ed uno
piccolo e il bagnoschiuma, le nuove garze e del disinfettante per precauzione e
si affrettò ad uscire dal bagno, ma sbatté contro qualcosa.
“Ahio…ma che…?”
“Ah, bene. Sono riuscito ad
arrivarci.”
Era lui. Senza l’aiuto di Maya
ce l’aveva fatta. Tastando continuamente
le pareti e avanzando con lentezza e circospezione Itachi era davvero riuscito
ad arrivare al bagno. Respirava un po’ a fatica a causa del suo cuore stanco,
ma la fanciulla notò immediatamente la soddisfazione che incurvava le labbra di
quell’uomo.
E sorrise.
Poi raccolse tutto ciò che le
era sfuggito di mano a causa del precedente scontro e prese sottobraccio quello
che per una volta desiderò considerare il
suo lui. Lo trascinò raggiante e quasi non si accorse che invece alle
ferite del giovane non piaceva affatto tutta quella frenesia, ma lui non si
permetteva di farglielo notare. Riusciva benissimo a capire che l’umore di Maya
era migliorato di molto e perciò decise altruisticamente di lasciarla fare.
Quello che tuttavia non capiva
era perché la giovane lo stesse di fatto spostando da quello che lui aveva
imparato a capire che era il bagno.
“Maya, ma dove…?”annaspò come
meglio poteva, almeno fino a, quando non sentì sulla sua stessa pelle l’aria
dolce della sera. E capì.
“Non avevo inteso che non
avessi la vasca da bagno, io invece nel mio- -!!” e all’improvviso una
lancinante fitta alla testa. Rammentò in un attimo una gran vasca da bagno, un
lungo corridoio in legno, degli alberi di pino, un piccolo stagno con dei pesci
e lo shishi odoshi che scandiva il tempo. Poi…quello che sembrava uno stemma.
Bianco e rosso.
Si accasciò improvvisamente
per terra, diviso in due da quell’insopportabile emicrania. Era una villa
quella che aveva ricordato: una bellissima villa ricca di storia ma anche
di…vuoto. Vuoto e disperazione. Poi ancora una volta vide quello che sembrava
sangue.
“Itachi, ti senti bene?”chiese
Maya apprensiva.
“…sì…credo di…aver ricordato
qualcosa…”
Un fremito scosse
immediatamente il corpo della fanciulla che in seguito e con voce tremante
provò ad aggiungere un dimesso “Ti va di raccontarmi?”
“No.”rispose secco lui.
Maya avrebbe tanto desiderato
potersi indispettire per quel comportamento incomprensibile, ma sapeva bene che
sarebbe stato solo uno spreco di energie. Quella era una sera speciale, era una
sera in cui il suo umore era davvero alle
stelle e perciò non aveva alcuna voglia di sprecare quell’occasione così
ghiotta. Fu proprio in quel momento che tirò un lungo sospiro e aiutò Itachi a
scendere il primo gradino e poi il secondo.
Erano finalmente in giardino.
Alla loro destra li aspettava
una tinozza di legno a misura d’uomo con alle sue estremità delle lamine di
ghisa. Sotto di essa vi erano due grossi blocchi di pietra, della legna e un
consistente tubo collegato all’interno della casa. Nel giro di pochi minuti
Maya verso l’acqua bollente preparata in precedenza nella grande tinozza,
accese il fuoco e controllò con la mano destra se la temperatura dell’acqua era
gradevole. Mentre lei preparava il tutto Itachi, prontamente messo da Maya in
un angolo recondito del giardino, si svestiva.
Faceva tutto con molta più
scioltezza rispetto ai primi giorni, infatti, l’ustione al braccio destro non
‘tirava’ più così tanto e stessa cosa valeva per la ferita alla coscia, tant’è
che l’uomo potette passarsi un piccolo asciugamano intorno alla vita senza
alcun problema.
“Itachi, qui è tutto pronto.
Quando vuoi vieni pure che ti aiuto a salire”
“Mh”rispose lui, mentre usciva
allo scoperto, lasciando Maya completamente in catalessi. L’aveva salvato e
l’aveva curato, ma…non era di certo così…NUDO. Mentre il giovane avanzava
insicuro, il cuore di lei martellava violento contro il suo petto.
Si ritrovò quindi a pensare le
cose più assurde: ad esempio << E come faccio se gli cade l’asciugamano?
>> oppure << Come faccio se mi cade direttamente addosso??!!
>> era veramente nel panico, panico che tuttavia svanì…non appena la
fanciulla udì la voce pacata di quell’uomo.
“Maya?”
“…”
Itachi aveva il potere di
agitarla e calmarla allo stesso tempo. Era un qualcosa d’indescrivibile a
parole.
“Ho sbagliato strada?”
“N-no!”rispose lei, uscendo
finalmente da quel turbinio di pensieri e timori “Avvicinati”disse. “Vieni
avanti, ti fermo io, quando è il caso”e così Itachi fece esattamente tutto ciò
che le propose la ragazza. Avanzava più tranquillo questa volta.
Sembrava che per la prima
volta in tutto quel tempo trascorso insieme, lui si fidasse della dolce
proprietaria del negozio di dolci e quella sensazione non era affatto
sgradevole perché il giovane finalmente non si sentì fuori posto.
Così, lasciandosi alle spalle
le sue sciocche turbe adolescenziali, Maya afferrò con decisione la mano destra
di Itachi e lo condusse al primo gradino che portava alla grande tinozza in
legno.
“C’è un gradino qui.”enunciò
quasi sottovoce, al che l’uomo alzò il piede destro, poi il sinistro e salì
“Poi poggia la mano sul bordo e cerca di scavalcare, dovresti farcela senza
problemi.”
Il ragazzo non se lo fece
ripetere due volte, e vedendo che comunque le forze glielo permettevano,
cominciò a scavalcare. Maya dal canto suo chiuse gli occhi per evitare di
posare lo sguardo in punti indesiderati. Poi,
dopo essersi sollevata le maniche del suo kimono a fantasia floreale, salì
anche lei il gradino e si ritrovò a tu per tu con il suo protetto che nel
frattempo si era immerso nell’acqua bollente.
“È di tuo gradimento o è
troppo calda?”
“No. È perfetta.”bisbigliò con
un tono molto rilassato e sospirando volse il viso verso il cielo. Aveva un che
di nostalgico quel suo modo di fare.
“Vorrei provare a toglierti le
bende, Itachi.”disse all’improvviso Maya mentre imbeveva una spugna nell’acqua.
“Se abbiamo fortuna riuscirai a vedere questo cielo stellato. Ti assicuro che è
meraviglioso questa sera”
“La…”cominciò perplesso “…tua
amica ti ha dato il permesso?”
“Sei scettico?”
Ma non rispose, provocando in
lei un comportamento giocoso. Infatti, iniziò a detergergli le spalle, facendo
in modo che la schiuma del bagnoschiuma aumentasse di volume a dismisura. Era
profumata. Profumata e fresca.
“Sì, me l’ha dato…”e lasciando
quella frase in sospeso, la giovane stese le braccia in avanti, portando poi le
sue piccole mani sulla benda che isolava Itachi dal resto del mondo. Da lei.
Nel frattempo era arrivata
anche Achimi, che miagolando e stiracchiandosi pigramente li osservava curiosa.
“…e vedrai anche la piccola
Achimi!”aggiunse mentre sganciava la benda candida che lentamente liberava i
capelli lisci e scuri del giovane che all’improvviso puntualizzò:
“Vedrò te.”
Le guance della ragazza s’incendiarono
in un batter d’occhio. Non voleva che la vedesse in quello stato, ma
soprattutto ora desiderava che gli occhi di quell’uomo tanto misterioso non
fossero ancora pronti. Oh, come si sbagliava. Infatti, non appena le bende
scivolarono via da quei lineamenti perfetti e pregni di fascino, Itachi provò a
smuovere lentamente le palpebre.
Ma era difficile.
Tremendamente difficile.
Era come se…le ciglia e tutto
il resto fossero arrugginite. Anche la pallida luce lunare cominciava ad
infastidire quelle iridi di cui Maya era curiosa di conoscere il colore, ma il
giovane non desistette e con grande forza d’animo riuscì ad aprire gli occhi.
Ora erano ridotti ad una
sottilissima fessura che, di fatto, non serviva a fargli capire se poteva
vedere o no. Itachi conosceva bene i colori del mondo, sapeva che il cielo di
notte è nero, che l’erba è verde o il tronco degli alberi marrone…ma desiderava
imparare anche i colori di Maya che immaginava con delle calde tonalità
pastello.
Dal canto suo, Maya si nascose
dietro la tinozza: aveva il terrore di non piacergli per niente.
“Maya…”esclamò, mentre tentava
di aprire ancor di più gli occhi “…Maya…” ripeté ad ogni tentativo, fino a,
quando non scorse una leggera luce azzurrina. Ci mise parecchio tempo per
riuscire a mettere a fuoco tutto ciò che lo circondava e nel giro di circa
dieci minuti distinse chiaramente l’acqua trasparente che circondava il suo
corpo, la sua pelle, le sue mani [con le unghie smaltate che tanto lo
preoccupavano], la piccola Achimi che si era appena avvicinata a lui. Ma Itachi
voleva vedere altro.
Voleva vedere lei: la dolce
pasticcera che gli aveva salvato la vita.
“Maya…dove sei?” chiese
irritato non vedendola comparire nel suo campo visivo. La giovane, che, di
fatto, non aveva capito che il suo protetto aveva riacquistato la vista, sbucò
fuori convinta che lui non la vedesse ed esclamando “Eccomi! Non preoccuparti,
sono sicura che la prossima volta ce la farai…”si avvicinò a Itachi, a quelle
iridi che finalmente poté constatare che erano nere e bellissime proprio come
quei lunghi capelli. Ne rimase rapita.
“Maya…”sussurrò lui,
trafiggendo le iridi di un blu intenso della giovane, che sussultò non appena
realizzò che Itachi poteva vederla, si portò le mani sopra le guance e gli
voltò le spalle intimorita da quelle che sarebbero state le considerazioni del
ragazzo sul suo aspetto fisico.
Ma in quel momento lei udì
l’acqua della tinozza muoversi e in contemporanea la voce profonda di Itachi
che chiamava il suo nome: lui la prese per il polso della mano sinistra e la
girò davanti a sé.
“Ita…chi…”mugugnò paralizzata.
Lui era in piedi e la fissava. Fissava ogni singolo dettaglio della sua
fisionomia: le labbra né troppo piene né troppo sottili ma rosse e invitanti,
il nasino piccolo e leggermente a ‘patatina’, le sopracciglia sottili e chiare,
gli occhi grandi e luminosi…profondi come il mare.
E i capelli. Quei capelli
lunghi e soffici in cui aveva affondato il suo viso inspirandone il profumo
inebriante. Capelli castani e ondulati che addolcivano ancor di più l’ovale del
viso roseo della fanciulla e che sfuggivano ribelli al fermaglio che tentava di
raccoglierli verso l’alto.
Capelli che desiderava
toccare, come quella volta di pochi giorni prima.
“Perché ti nascondevi? Avevi
paura di me?”
“…”
“…”
“…n-no, è che….” mentì lei,
mentre tentava di sfuggire a quei carboni ardenti e penetranti. Il rossore del
suo viso non si era affatto attenuato.
“…sono onorato di poterti
vedere, Maya.”esclamò lui con voce carezzevole, mentre le sollevava senza
pretese il mento piccolo e candido “Superi di gran lunga la mia limitata
fantasia…”
E a quelle enigmatiche parole
il suo cuore si fermò.
Il ragazzo invece decise di
non metterla ancora in imbarazzo e di ritornare a mollo, ma di fatto non staccò
minimamente gli occhi da quella fanciulla così graziosa che ora stava
carezzando la piccola micia.
Sì sentì strano. Come se il
suo corpo formicolasse. E poi uno strano languore in fondo alla gola, fino allo
stomaco.
Quella ragazza non solo era
dolce, gentile e capiva cosa fosse la solitudine ma era così deliziosa in quel
suo aspetto di fiore appena sbocciato, che in lui crebbe…anzi, si manifestò in
maniera fortemente evidente un forte sentimento di attrazione.
Non era più soltanto
gratitudine verso di lei. Itachi sentiva qualcosa di più.
Qualcosa di più.
“Itachi-san…”riprese lei con
quel tono formale che serviva a tenersi a distanza da quei suoi desideri
peccaminosi verso il bel tenebroso “…forse sarebbe meglio che uscissi. Non
vorrei che la pressione ti calasse all’improvviso…lo sai che il tuo cuore…”
“È malridotto” continuò lui
per lei “E anche un po’ confuso” aggiunse lasciandola tra mille dubbi.
“A-ah…forza, Achimi! Scendi,
su!”ordinò alla gattina “Andiamo, è anche ora della medicina, Itachi-san”.
E detto questo i due ragazzi,
in compagnia del fedele animaletto, lasciarono il giardino per poter rientrare
di nuovo dentro casa.
L’odore virile di Itachi
mescolato al dolce profumo del bagnoschiuma, però…era forte e impertinente,
tanto che a Maya girò quasi la testa.
Ora che lui poteva guardare
tutto di lei, per la giovane diventò tutto improvvisamente più difficile e il
timore di commettere di nuovo quel tipo
di errore albergava infido nel suo cuore, lasciandola sprofondare in un
oblio senza fine.
“Chissà cosa accadrà, quando
riavrai i tuoi ricordi…”pronunciò sottovoce da sotto le pesanti coltri del suo
futon “…non voglio che succeda. Non voglio…”e così sprofondò in un sonno senza
sogni mentre, nella stanza accanto, il suo protetto guardava impassibile il
soffitto.
L’ultima cosa che Itachi
ricordò di quella notte, fu il continuo canto di un grillo.
Lady_KuroiNeko & Deliaiason88:
Salve! Scusate il
megaritardo! Ma questi pc a volte fanno davvero brutti scherzi!!! Comunque
speriamo vivamente che il capitolo vi piaccia e ci perdoniate il fatto che vi facciamo aspettare tanto!
Un sempre grazie a:
1 - allychan
2 - Anima
3 - Ayashi683
4 - Cavallina_Bianca
5 - Crystal Alchemist
6 - damnedmoon
7 - ery twohands
8 - fenicex8
9 - haily
10 - kla_cat92
11 - ladysakura
12 - lella95
13 - leo miao
14 - Liby_chan
15 - maninja87
16 - masychan
17 - NarayaEdea
18 - Rukia_Chan
19 - Saiyo83
20 - SaphiraLearqueen
21 - Sasori_Danna
22 - Serenity452
23 - Targul
24 - Yuki no Hime
25 - zibha
Saiyo83: ciao, ma che bello poter vedere il futuro!
Xdxdxd, possiamo immaginare che sia davvero ‘seccante’ e stancante! Comunque
grazie per i complimenti, ma puoi scrivere la tua ff, non credo ci siano
problemi al riguardo, poi decidi fai come meglio credi ^_^
Zibha: Ciao, no, Maya non è un Uchi. Grazie per i complimenti,
non ti preoccupare, le recensioni non devono essere dei papiri! ^_^ Io stessa quando le lascio sono molto diretta
ed essenziale!
kla_cat92: Salve! Ma grazie per l’entusiasmo! Siamo felici che ti sia unita alla ‘banda’ e che ti piaccia la nostra
storia! Baci baci
Sasori_Danna: Ciao, grazie, la
storia è ambientata subito dopo lo scontro tra Sasuke e Itachi, quindi si, è
stato il fratellino a ridurlo cosi…
Per Maya e per questo
piccolo segreto che nasconde ancora c’è tempo prima di scoprirlo ^_^ Comunque
scusaci per l’enorme ritardo, ma quando i pc si guastano sono seccature e
dolori! Baci
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
capitolo 6
Capitolo 6
Anche se si era addormentata con uno stato d’animo molto vicino al
turbamento, il risveglio di Maya fu uno dei più dolci da molto e molto tempo.
Aveva sognato gli occhi di quell’uomo che la trafiggevano, che la
scrutavano fin nel profondo…e poi…le sue braccia possenti che le cingevano la
vita. Questa volta però non si vergognò affatto di aver ospitato Itachi nel suo
mondo onirico, anzi. Desiderava ardentemente che anche nel mondo reale
succedesse qualcosa del genere.
Quell’uomo la portava alla perdizione. Era come se fosse la
personificazione del peccato.
Un peccato molto affascinate, però. Doveva ammetterlo.
Mai nella sua vita aveva provato un tale trasporto per un uomo.
Nemmeno quella volta.
Maya era felice. Era felice che Itachi avesse riacquistato la
vista. Era tutto perfetto. L’unica macchia nel suo cuore erano quelle strane
frasi che lui le aveva detto…che voleva dire?
Se ci ripensava ancora arrossiva, così per auto-censurarsi si
premette il cuscino sulla faccia e scalciò in aria. Ma si poteva essere più
matte di così?!
Era già giorno, un nuovo giorno di lavoro, pigramente s’alzo e con
lei anche la micia cominciò a zampettare stiracchiandosi in tutte le maniere
possibili. Era buffissima.
Dopo essersi preparata, come sempre Maya si premurò di andare a
svegliare Itachi, ma… con grande sorpresa lo trovò già in piedi e vestito.
“Buongiorno…” disse semplicemente lei, un po’ affranta. Constatare
che ormai il ragazzo era perfettamente autosufficiente le mandò il cuore in
gola.
‘Adesso non ha
più bisogno di me…’ pensò sconfitta ma mantenendo il suo sorriso.
“Ciao, Maya”rispose lui educatamente, mentre volgeva lo sguardo
alla finestra.
Da quanto tempo si era svegliato? Poteva veramente guardare la
luce del Sole senza avere problemi? Quante domande affollarono la mente di
Maya…domande senza risposta.
“Io…volevo avvisarti che la colazione è quasi pronta,
Itachi-san.”disse lei, mentre stringeva con forza il listello di legno del
fusuma. Se avesse potuto, avrebbe conficcato le sue unghie nella sottile carta
di riso fino a bucarla.
“Grazie, arrivo.”esclamò lui piatto, al che lei non rispose e
chiuse la porta scorrevole dietro le sue spalle.
Dieci minuti dopo entrambi erano comodamente seduti, nel silenzio
più assoluto.
Nel momento in cui Itachi fissava tutti gli oggetti per ricordarne
l’utilizzo, spuntò un sorrisetto abbozzato dalle sue labbra e Maya pensò di
essere morta e finita in paradiso.
Osservava il moro prendere le Hashi e lentamente assaggiare tutte
le pietanze come se fosse la prima volta. Ma il ragazzo, sentendosi un paio di
occhioni blu addosso, alzò il viso interrogativo.
La ragazza divenne color pomodoro e girò il viso di lato fingendo
di aver fatto cadere delle briciole.
Successe altre tre o quattro volte i loro sguardi s’incrociavano,
si cercavano. Desiderosi di osservare senza essere colti in flagrante.
Itachi dal canto suo trovava difficoltoso non guardarla. Certo,
aveva immaginato una ragazza bellissima, ma lei era addirittura stupenda. Ma
allora perché? Perché temeva che fosse cosi sbagliato sentire e provare quelle
sensazioni per lei?
C'era una sorta d’inquietudine in fondo al suo cuore: come se in
un passato non troppo remoto si fosse precluso la possibilità di lasciarsi
andare.
“Bene Itachi-san, adesso si va al negozio.”esordì la giovane,
mentre rimetteva tutte le stoviglie appena lavate nella credenza “Sono felice,
sai? Finalmente potrai vedere il mio villaggio!”
“Hai ripreso ad usare il suffisso, Maya.” disse il ragazzo mentre
finiva di bere il the, ignorando completamente le parole della giovane. “Non lo
fare. Non lo usare, m’infastidisce” proseguì severo.
Non ricordava nulla (o quasi) del passato ma quanto pare era un
tipo che non adorava particolarmente il fatto di dover ripetere un concetto più
e più volte. Si stupì di questo.
“Ah…ecco io…” lei cercava di trovare una scusa plausibile, ma non
c’era niente da fare e così si limitò a dire“Scusami, Itachi…” sorridendo
dolcemente. Poi finalmente entrambi si decisero ad uscire dalla modesta casa di
Maya e si incamminarono, sottobraccio.
Solo per sostenerlo, vero?
Il ragazzo rimase spiazzato dalla bellezza di quel minuscolo
villaggio: era completamente immerso nella natura e il profumo dei fiori
arrivava alle sue narici, facendolo sentire ancora meglio. Ormai quelle emicranie
erano passate, ma a volte gli capitava di udire tante voci differenti che
chiamavano il suo nome. Era inutile sforzarsi di ricordare, perciò prese un bel
respiro ed espirò tutto in una volta.
‘ Se è destino,
ricorderò…altrimenti…mi va bene anche così’ pensò lungimirante.
Poi finalmente Itachi si accorse che accanto a lui, precisamente
alla sua sinistra, camminava a piccoli passi la gattina Achimi. Aveva il manto
rosso e bianco, le zampette erano bianche e il grazioso nasino era rosa. Faceva
veramente tenerezza.
La gatta si voltò a guardarlo e dopo aver miagolato solo uno
striminzito “Mao!” corse fin davanti la porta d’entrata.
Dall’angolo però spuntò il nemico della gatta: i loro sguardi
s’incrociarono, Achimi soffiò pericolosamente in direzione del persiano che
invece di attaccare pensò bene di girare pacificamente l’angolo. ‘Peccato’ pensò il ragazzo, avrebbe
voluto vederli litigare e magari vedere Maya rincorrerli e rimproverarli come
fossero due bambini.
“Quello era il gatto di Yukia?”
“Già, povero gatto, non capisco perché Achimi non lo perdoni…”
“Magari ha solo una cotta per lui…”
A queste parole Maya divenne rossa rossa e bisbigliò “Itachi, i
gatti non hanno questi grilli per la testa…!” guardando altrove.
Lui invece non capiva perché lei provasse vergogna, quando si
parlava di determinati argomenti. Eppure era troppo buffa, cosi tenera e
innocente e lui invece? Chi era? Che faceva nella vita? Quel diavolo di smalto
oramai corroso che voleva significare?
“Maya appena torniamo a casa, vorrei togliere questa robaccia dalle
unghie…” disse quasi pensandolo, la ragazza lo guardò un po’ stranita, poi
sorridendo disse:
“Certo Itachi, però devo chiedere a Yukia. Io non uso questi
prodotti e…”ma si zittì all’istante. Come sempre aveva parlato a sproposito e,
infatti, si affannò subito ad aggiungere “N-Non voglio dire che tu sei…”
“Ho capito. Non preoccuparti. È veramente strano vedere un uomo
con lo smalto…”constatò lui mentre sfregava l’unghia dell’indice su quella del
pollice con un fare decisamente disinteressato.
La ragazza annuì semplicemente temendo di aver fatto la figura
della stupida e strinse maggiormente la presa sul braccio di lui. Quanto,
quanto avrebbe voluto poggiare la testa su quella spalla e abbandonarsi
totalmente tra le sue braccia.
Sì, Maya aveva decisamente la tendenza a sognare ad occhi aperti.
Chissà cosa avrebbe pensato lui semmai lei avesse davvero dato retta
all'istinto: forse l'avrebbe giudicata frivola? Forse si preoccupava davvero
troppo.
Nel giro di pochi minuti arrivarono al negozio senza problemi e
Itachi prese il suo solito posto, magari per approfittare della distrazione di
lei e…poterla osservare più accuratamente.
Achimi invece si posizionò sulla finestra e precisamente sulla
tenda che era di poco più lunga. Maya guardò l’animaletto con una vaga
espressione di disappunto: prima non faceva che sgridare la piccola micia
perché le riempiva di pelo la sottile stoffa della tenda ma vedendo che
comunque la piccola continuava volentieri a occupare il suo ‘posto d’onore’,
alla fine la dolce pasticcera aveva deciso di arrendersi. Sì, in fondo…Achimi
non da’ fastidio a nessuno.
Poi la mattina di Itachi trascorse come al solito: il continuo via
vai di gente che lo salutava, lui che riconosceva le voci e salutava di
rimando. Personalmente non era più di tanto infastidito da tutto quel trambusto,
ma una cosa la temeva, anzi delle persone.
Ed eccole, infatti, richiamate forse da una qualche maledizione:
le comari che venivano a comprare i soliti biscotti al cioccolato per i
nipotini. Non impiegarono poi molto tempo per accorgersi che Itachi aveva
riacquistato la vista e lo asfissiarono con le loro sciocche domande, tanto che
alla fine l’uomo si trovò costretto a congedarsi educatamente rifugiandosi nel
piccolo ripostiglio alle spalle del bancone. Da lì comunque ascoltava placido
la conversazione.
“Maya, lo sai vero? Per la festa devi portare questi biscotti!” le
disse una donna truccatissima e in sovrapeso mentre indicava quelle delizie al
cioccolato.
“Festa?”chiese la pasticcera cadendo dalle nuvole “Già è vero!
S’avvicina il 5 maggio, la festa dei bambini!”
“Sì, allora già che si siamo mi prenoto per la torta al cioccolato
bianco!”esclamò quasi con prepotenza la donna.
“Sei la solita! Anche alle feste la fai lavorare!” la rimproverò
l’amica che comunque sorrideva divertita.
“Ma no…per me è un piacere! È il mio lavoro” intervenne la ragazza
facendo un leggero inchino. Osservandola Itachi non capiva perché fosse così
accondiscendente: ‘Ogni tanto ti farebbe
bene dire di no’ pensò mesto.
“Davvero? Allora in questo caso io prenoto la crostata alla
marmellata d’albicocche” disse la terza signora stringendo con gli occhi
luccicanti le mani di Maya che a causa dell’imbarazzo non riuscì a spiccicare
nemmeno un semplice “D’accordo”.
“Sei un tesoro! Fortunato chi sarà a sposarti” disse alzando la
voce e guardando in direzione del ripostiglio in cui si era rifugiato Itachi.
Maya non rispose nuovamente e dopo aver incartato i biscotti le
salutò allegramente. Quando il campanellino della porta risuonò, finalmente
poté tirare un sospiro di sollievo ed accasciarsi distrutta sulla prima sedia a
disposizione del suo sederino.
‘Uffa, ma perché mi fanno fare queste brutte, figure?’ pensò
irritata la ragazza mentre volse lo sguardo a Itachi che stava uscendo dal
‘nascondiglio anti-comari’. A questo punto trovò inutile commiserarsi ancora e
si rialzò, preparò gli ingredienti necessari e cominciò a stendere la pasta per
la crostata. Itachi non riuscì a notarlo, ma la ragazza era ancora parecchio
rossa in viso.
Dopo due ore intense di lavoro Maya finì il tutto e consegnò le
ordinazioni ai suoi ‘affezionati’ clienti.
Ormai erano le 12:00 e il negozio era stranamente silenzioso. La
fanciulla e il ragazzo stavano seduti uno di fronte l’altro a chiacchierare del
più e del meno. Nessun discorso impegnativo, niente di niente. Troppo difficile
da portare avanti.
“Ti va di venire, Itachi? Ogni anno organizziamo un pic-nic in occasione
della festa dei bambini”
“Se tu vuoi andarci…allora per, me va bene” le rispose usando
sempre quel suo particolare tono criptico.
Lei sorrise felice come una bimba, guardò l’orologio e poi s’alzo
dalla sedia enunciando “Dai, andiamo! Tanto non viene più nessuno, sono tutti a
casa per i preparativi”
“Ok” disse lui seguendola. Anche se aveva recuperato la vista,
c’erano volte in cui inspiegabilmente tutto il campo visivo andava sfuocandosi.
A volte assisteva addirittura a dei veri e propri black out e di questo se ne
preoccupò.
Non sembrava essere un sintomo nuovo. Forse aveva già problemi
agli occhi.
Tuttavia non ebbe il tempo di pensarci troppo su perché a causa
degli stessi inavvertitamente il suo piede s’incastrò nella sedia e Itachi non
fece nemmeno in tempo a dire alla ragazza di scostarsi che già le era finito
addosso: oltre al gran trambusto, alla testata e all’urlo di sorpresa della
fanciulla era successo qualcosa di ben più grave e imbarazzante. Le labbra dei
due giovani, infatti, si sfiorarono senza il loro assenso, mentre la mano
sinistra di Itachi era andata a finire sopra il seno di Maya.
Spalancarono entrambi gli occhi per la sorpresa, si staccarono
subito e guardarono lui alla sua destra, lei alla sua sinistra. Nessuno dei due
sapeva cosa dire e Maya, tanto per cambiare, era arrossita fino alla punta dei
capelli.
Purtroppo per loro due spettatori un po’ troppo giovani, due
bambini, (precisamente un maschietto e una femminuccia) che erano entrati per
avere i biscotti dalla loro sorellona…avevano assistito a tutta la scena e
senza dire una parola.
A questo punto i piccoli si guardarono e ridendo silenziosamente
uscirono dal negozio.
Si sedettero furtivi sulle scale, il bimbo prese la mano della
bimba e cercò timidamente d’imitare il moro. Ma in quel momento i genitori che
erano rimasti indietro a schiccherare li raggiunsero e inorridendo sconvolti
rimproverarono i piccoli.
"Non si fanno queste cose!"
Allora i piccoli si difesero dicendo "Ma Maya e l'uomo nero
lo facevano!"
“Cosa?”
“Davvero!”
“Che romantico!”
“Ma che dici! Davanti ai bambini!”
“Ma dai…magari sono innamorati!”
“Ahhhh” sospirarono tutte le signore presenti, invidiando
segretamente la giovane cuoca.
I due ragazzi dentro il negozio, ancora scioccati dall’accaduto,
nel frattempo reagirono ognuno in maniera differente: Itachi si mise una mano
sulla fronte, si toccò per un istante i capelli e sospirò pesantemente, mentre
Maya si sistemò alla meno peggio il kimono, scappò dietro il bancone e freneticamente prese tutti gli ingredienti
necessari per i suoi dolci e si mise ad impastare come una matta.
“Maya…” cercò di chiamarla lui per chiederle scusa. Accidenti, era
stato un incidente!
Ma lei lo ignorava.
“Maya…?” ripeté, ma non sapendo che dire optò per il silenzio. Era
meglio far finta di niente. Maya era troppo timida e sensibile.
I pettegolezzi erano l’ultima cosa che potesse aiutarla, ma se
nessuno ne parlava potevano fingere che non fosse mai successo, anche se a lui
quel piccolo incidente non era dispiaciuto affatto.
Poteva ancora sentire sulle labbra il sapore di biscotti al
cioccolato e sulla mano il tepore di quelle dolci curve ma rimase giustamente
sconcertato dal suo ultimo pensiero. Da quando aveva per lei un simile
interesse? Tutto ciò era pressoché inspiegabile.
Rimanendo sempre in silenzio lasciarono il negozio e per somma
gioia di lei, non c’era nessuno per le strade. Sicuramente la notizia era già
giunta alle orecchie della mamma di Yukia e la conseguente strigliata da parte
dell’amica sarebbe arrivata implacabile e con la potenza di un uragano.
Accidenti faceva sempre di tutto perché le persone non spettegolassero
su di lei, ma ogni volta era sempre la stessa storia, avrebbero ricordato quella storia e avrebbero fatto paragoni
tra Itachi e…
<< Maledizione >> pensò lei, non voleva che lui
sapesse. Lui l’avrebbe mal giudicata e sarebbe stato insopportabile.
Tuttavia…anche se con la testa pensava tutto questo, con il
cuore…il suo cuore viaggiava. Viaggiava lontano, lontanissimo, e una bellissima
sensazione di languore la pervase: il contatto con quelle labbra roventi non le
era dispiaciuto per niente.
Per niente.
In fondo aveva sempre desiderato poterlo baciare. Diciamo pure che
non era proprio così, ma l’emozione provata era troppo, troppo forte tanto che
Maya si ritrovò di nuovo a pensare, no…a DESIDERARE di poter ripetere la cosa
ancora, ancora e ancora.
Peccato che in quel mentre si sentì davvero ridicola.
L’unica sua paura era che lui venisse a sapere di quel periodo
della sua vita…un lasso di tempo corto quanto un battito di ciglia.
Il fatidico cinque di maggio arrivò stranamente in fretta. Era il
momento della “Kodomo no hi”, la festa dei bambini.
Tutto il villaggio era in fermento: nelle case si respirava
un’atmosfera serena e rilassata e per un attimo ci si dimenticava dei problemi
economici che affliggevano da tempo quel piccolo ritaglio di terra vicino al
ben più grande e produttivo Villaggio della Foglia, la rocca segreta dei ninja
del Paese del Fuoco.
Il vociare squillante dei bambini risuonava allegro in tutte le
viuzze del villaggio e non era strano sentire più del solito le loro vocine innocenti
esclamare “Mamma! Papà!”: infatti, madri e padri aiutavano i piccoli a decorare
le Koi, le carpe fatte di carta che in un secondo momento avrebbero sovrastato
i tetti delle case. Dal canto suo, Itachi osservava il tutto con fare divertito
e sentì che quell’usanza era a lui molto familiare.
Il suo sguardo si soffermò su una famiglia composta da cinque
persone: il padre che decorava la sua grande Ma-goi, la carpa nera simbolo del
capofamiglia, la madre che rifiniva l’occhio della sua rossa e di media
grandezza Hi-goi e le tre figlie che invece imbrattavano come meglio potevano
le loro piccole carpe.
“…perché questa domanda? È
bella questa festa, Itachi. Si prega per la buona salute dei figli maschi, non
lo sapevi? E poi le carpe rappresentano la casa, la nostra famiglia.”
Aveva rammentato qualcos’altro. Era una dolcissima voce femminile
quella che risuonava nella sua mente offuscata. Ma al contrario delle volte
precedenti, questa volta Itachi non tentò di sforzare la sua memoria, anzi,
tirò un lungo sospiro che ebbe l’effetto di rilassare tutto il suo corpo teso e
di…fargli ricordare ancora tanti piccoli particolari del suo passato perduto.
“Nii-san! Nii-san!”
Una vocina sottile e dalla lievissima inflessione severa.
Un’acerba voce maschile.
“Aiutami, nii-san. Non riesco
a dipingere bene le squame!”
“Un’altra volta…Sasuke.”
“Uffa! Fai sempre così! Dai,
aiutami! Oggi è festa!”
“Forza, Itachi. Aiuta tuo
fratello.”
Fratello. Fratello. Fratello.
“….-tachi? Itachi? Itachi!!”
“Mh?”
“Andiamo? È tutto pronto per il pic-nic” enunciò felice Maya.
L’uomo però non la degnava del minimo sguardo, pareva confuso e i battiti del
suo cuore accelerarono all’improvviso. Sentì il petto bruciare e non ne capiva
la ragione. Poi ricordò qualcos’altro.
“Uchiha Itachi…io…ti
ammazzo!!!”
Era quella stessa voce, ne era sicuro. Uchiha. Uchiha. Il suo
cognome.
“Come mi hai suggerito tu, io
ti ho odiato e sono sopravvissuto unicamente per ucciderti!”
Ira. Una profonda e dirompente ira, capace di corrodere tutta
quell’atmosfera pacifica che circondava Itachi fino ad un attimo fa. Egli si
strinse il petto con la mano destra e si accasciò a terra, stremato.
“Io voglio…la mia…vendetta!!”
Ansimava e il cuore sembrava che volesse uscirgli dal petto. Maya
lo chiamava a ripetizione, ma non c’era nulla da fare. Itachi guardava fisso il
terreno con gli occhi sbarrati, spaventato da quella voce distorta dalla rabbia
e…dall’odio.
“…il fatto è che tu non
provi…abbastanza odio”
“Itachi? Itachi, stai bene?”chiese apprensiva e spaventata la
povera Maya.
“…sì…”rispose distratto lui, mentre riprendeva il controllo. Si
portò la mano destra vicino alla fronte e con il pollice e il medio si strinse
entrambe le tempie. La testa gli scoppiava.
“Accidenti…”esclamò con voce tremante la giovane “…proprio ora che
Yukia non c’è…!”
“Maya…non è niente. Andiamo, gli altri ci aspettano” disse lui
placido mentre come se niente fosse si rialzò da terra. In un secondo momento
batté le mani sui pantaloni a mo’ di pulizia e s’incamminò verso quello che
aveva capito fosse il parco in cui doveva esserci il pic-nic.
Tutto ciò che si mostrò davanti ai suoi occhi color dell’onice fu
un vero e proprio spettacolo: il cielo azzurro e terso, le nuvole candide e ben
definite, la calda luce solare che illuminava il prato verde speranza e poi…i
bellissimi alberi di ciliegio dai petali delicatamente rosati. In
quell’atmosfera quasi irreale giocavano le voci argentine dei bambini che si
rincorrevano felici.
A destra del suo campo visivo invece vi erano i genitori, i nonni
e i parenti di quelle piccole pesti che stavano placidamente seduti sulle
tovaglie solitamente decorate con dei quadretti. I dolci di Maya magicamente
finivano in un batter d’occhio e di questo fatto egli se ne compiacque: la
giovane era davvero in gamba e Itachi non aveva difficoltà ad ammetterlo più di
una volta.
A questo punto il giovane si sedette all’ombra di un ciliegio,
poggiando la grande schiena sul tronco. Dal canto suo Maya aveva un po’ di
timore ad accomodarsi accanto a lui dopo l’incidente accaduto, ma dopo aver
deglutito a vuoto si decise che era meglio non dar retta ai suoi timori.
Itachi si era sentito male e lei aveva il dovere di stargli
accanto e se non l’avesse fatto di sicuro la sua coscienza gliel’avrebbe fatta
pagare.
“Ah ah ah!”rideva Maya non appena i bambini ruzzolavano per terra
e giocavano a fare a botte.
Era bella, Maya. Un piccolo dolcetto con gli occhioni blu. Itachi
ne osservava la fisionomia appena poteva e il vento che le scompigliava i
capelli la rendeva, se possibile, ancor più irresistibile.
Era attratto. Irrimediabilmente attratto.
“Maya…”
“Dimmi…!”rispose lei immediatamente, euforica come non mai. Ma
quell’euforia si spense non appena notò che il giovane la fissava così
intensamente da poterla ghiacciare e incendiare allo stesso tempo.
“…d-dimmi…”ripeté nuovamente, questa volta con un’irritante insicurezza.
Il ragazzo tardò parecchio a rispondere. A causa dell’eccessiva
emotività di Maya era costretto a soppesare le parole: proprio lui, che di
tatto ne aveva fin troppo. Ma in una situazione come quella era inutile
continuare a fingere. Ormai aveva capito da tempo che la sua non era solo
riconoscenza.
“…quell’incidente di pochi giorni fa al negozio…”
“È stato un incidente, non ti preoccupare.”esclamò lei
inflessibile, precedendolo. Era terribilmente spaventata.
“Indubbiamente. Però…”enunciò languido e abbassando ulteriormente
il suo magnifico tono di voce le prese il mento “…c’è qualcosa in me che non mi
permette di dimenticare. O forse più semplicemente…non voglio farlo io e basta”
Parole magiche che ebbero un effetto devastante sull’ego di Maya,
che in un gesto puramente istintivo si avvicinò pericolosamente al viso
dell’uomo che n’approfittò, rubandole delicatamente le labbra vermiglie.
“No…!”si lamentò debolmente lei, mentre tentava di allontanarlo,
ma immediatamente dopo e senza alcuna logica si abbandonò di nuovo tra le
braccia di quello sconosciuto, fondendo ogni singolo millimetro delle sue
labbra con quelle sottili e leggermente secche del suo partner.
Nessuno li osservava. Erano troppo lontani da tutti e troppo
lontani dal mondo. Era tutto terribilmente magico e…vero.
Quando dovettero separarsi per riprendere fiato, a Itachi venne di
nuovo una piccola crisi.
“Itachi! Maledizione….! Quando torniamo a casa ti metterai immediatamente
a letto e fino a quando non tornerà Yukia tu non ti muoverai di lì…”
L’uomo dagli occhi penetranti annuì per poi rammentare di nuovo
quella voce maschile.
“Maya…credo di aver ricordato qualcos’altro…”disse lui, mentre
ansimava a causa delle fitte al petto.
“E posso sapere cosa?”
“Sasuke. Mio fratello.”
Le ultime parole che Itachi proferì in quella giornata lasciarono
a Maya una sgradevole sensazione di amarezza.
Lady_KuroiNeko
e Deliaiason88:
Salve!!! Eccoci con un nuovo capitolo!!!! Il
primo vero bacio dei due^^
Ringraziamo come sempre:
1 - allychan
2 - Anima
3 - Ayashi683
4 - Cavallina_Bianca
5 - Crystal Alchemist
6 - damnedmoon
7 - ery twohands
8 - fenicex8
9 - haily
10 - kla_cat92
11 - ladysakura
12 - lella95
13 - leo miao
14 - Liby_chan
15 - maninja87
16 - masychan
17 - NarayaEdea
18 - Rukia_Chan
19 - Saiyo83
20 - SaphiraLearqueen
21 - Sasori_Danna
22 - Serenity452
23 - Targul
24 - Yuki no Hime
25 - zibha
Saiyo83: Salve! Hai visto che
cosa combiniamo? Itachi poco alla volta sta ricordando e in più ti abbiamo
regalato ben due baci tra i due! Ma
le sorprese non finiranno qua!!! Ihihih a presto baci
Serenity452:
Sorellina
amata, ma come stai? Che tristezza neanche potrai scrivere! Eh eh eh anche noi
ci saremo volentieri buttate dentro la vasca con Itachino ^_^. Visto sta
cominciando a ricordare! Il segreto di
Maya rimarrà tale ancore per poco. Ti vogliamo bene anche noi! Grazie e
riprenditi!!!! Baci baci
zibha: Ciao tesora, lo sapevo
che non potevi mancare! Ora Itachi oltre la vista ha anche ricordato il
fratellino. Grazie per i complimenti, ma anche Delia scrive, ognuna di noi due
scrive diverse parti di un solo capitolo è gran lavoro credimi, ma alla fine è il risultato che conta ^^
Sasori_Danna:
Ciao! In effetti Maya è molto insicura sul suo
aspetto, ma almeno a Itachi è piaciuta. Grazie per i complimenti ci impegniamo
tantissimo perché i capitoli siano belli e interessanti ^^ Baci
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
capitolo 7
Capitolo 7
Sospirava. Sospirava
pesantemente, mentre aspettava ansiosa il responso di Yukia, che era appena
tornata da Konoha. Maya era seduta in ginocchio fuori della stanza d’Itachi,
abbandonata a se stessa e a quello che le sembrava un corridoio enorme.
Stringeva forte la stoffa colorata del suo kimono e si mordeva continuamente il
labbro inferiore. Immobile, come una statua di marmo.
Non ci voleva poi un
genio a capire che anche se Itachi avesse ripreso del tutto l’uso della vista,
la sua situazione generale non era comunque delle più rosee.
‘È colpa mia’
pensava la ragazza ‘È a causa del mio egoismo se Itachi sta così male. È una
punizione per me, ne sono certa’
“Maya…” la
interruppe Yukia uscendo dalla stanza da letto del giovane e chiudendosi la porta
scorrevole alle spalle “…la situazione non è delle migliori…”
“Che significa?”
chiese lei con il cuore in gola. Yukia aveva un’espressione fin troppo seriosa
e tirata.
“Credo sia malato,
Maya.”
“Malato?”ripeté lei
come un pappagallo.
“Sì.”asserì l’amica
dai folti capelli rossicci “…all’inizio non l’avevo notato perché le altre
ferite che aveva erano troppo gravi per accorgermene, ma credo si tratti di un
virus”
A queste parole per
niente incoraggianti Maya si portò la tremolante mano destra davanti al viso e
mugugnò “…m-ma come…? Stava bene fino a ieri…che io abbia sbagliato a dargli le
medicine? O forse il bagno? O…” ma fu interrotta dalla giovane infermiera, che
le posò gentilmente una mano sulla schiena, sedendosi per terra accanto a lei.
“Non è detto, Maya.
Anzi, se proprio devo essere sincera tu mi hai sostituita degnamente e tutto
ciò che hai fatto per lui è stato perfetto. Probabilmente è un sintomo che
prima o poi si doveva manifestare, è per questo che penso di tratti di un virus,
ma comunque non ne sono sicura. Dovremmo portarlo a Konoha, in queste
condizioni non supererebbe neanche un giorno…”
In quel momento
calde lacrime caddero dagli occhi azzurri della ragazza e Yukia l’abbracciò con
tutto il calore possibile.
“Maya mi dispiace,
ero venuta per sgridarti sui pettegolezzi su te e Itachi che girano nel
villaggio e invece…mi tocca consolarti…”
“…Yukia…no-non si
può fare nulla…?”enunciò la dolce pasticcera con la flebile voce rotta dal
pianto.
“No, Maya. A meno
che… non venga Tsunade-sama in persona. Diversamente non so come aiutarlo.”
“L’hokage di
Konoha?”chiese la fanciulla, stupita da tale affermazione.
“Già…”confermò
l’amica, mostrandole un timido sorriso d’incoraggiamento. Dopo cinque minuti
circa le due amiche si sedettero fuori dall’abitazione di Maya, nel corridoio
che si affacciava nel giardino. Cominciarono a parlare del più e del meno.
La grande tinozza di
legno che Itachi aveva usato un giorno prima era ancora lì, colma di acqua
ormai raffreddatasi a causa del vento birichino e primaverile.
“…è stato solo un
incidente dunque…ma il secondo mi sembra di no, giusto?”
“Si…” sussurro lei
un po’ in imbarazzo e puntando gli splendidi occhi grandi sul terreno.
“Maya…tu ti sei
innamorata di lui…”
“Eh?!”
“Si, è cosi e non
negarlo…tu non lasci mai avvicinare nessuno dopo quella storia con quel tizio,
ma con lui…”
“Yukia, io voglio
salvargli la vita il resto non è importante per me” esclamò la giovane, fiera e
convinta del suo ‘buon senso’.
Altro che buon
senso. Avere a che fare con Itachi significava dover sacrificare tutto quello
che la ‘nonna’ le aveva insegnato, tutta quella morale che in effetti decise di
calpestare anche quando ebbe quella relazione con quell’uomo.
“Che cosa vorresti
fare?” le chiese curiosa la ragazza dai capelli rossi.
“Andrò a Konoha per
chiedere l’aiuto di Tsunade-sama. Lo farò.”
*******
Girando il capo
verso sinistra, Itachi fissò con sguardo vacuo le figure esili delle due
ragazze che trasparivano dalla sottile carta di riso della porta scorrevole.
Era nuovamente steso sul letto e respirava finalmente con meno fatica. Si
lasciò cullare dal tepore del futon in cui giaceva e poi chiuse gli occhi,
permettendo così alla sua mente di farsi inondare da un fiume di ricordi.
Suo fratello…il
fratellino…Sasuke…
“Nii-san, che bello andiamo a giocare?!”
“Prima i compiti!”
“Mamma teniamo il gattino!”
“Non dipende da me”
“Mamma lo aiuto a trovare una casa per il micio”
Mamma…mamma…sua
madre che sorrideva, che preparava la cena. Bellissima con quella chioma
lucente e corvina.
Sua madre che a
volte riprendeva quel bimbo vispo e curioso. Buffa con quell’espressione
autoritaria che non le si addiceva per niente.
Sua madre…stesa su
un pavimento pieno di sangue. Capelli sparsi sui tatami. Un’espressione
addolorata e adornata da un sottile rivolo di sangue che le sfuggiva dalle
labbra livide. Poi un uomo sopra di lei, come se in qualche modo tentasse di
proteggerla….dal freddo. O forse da un mostro?
Chi era quel mostro?
Fatto sta’ che in quel mondo onirico si fece prepotentemente spazio la figura
di una katana imbrattata di sangue. Poi sull’elsa di quella maledetta arma
riconobbe una mano.
La sua.
E immediatamente
dopo quella visione già di per sé mostruosa lo agghiacciò.
“AAAAH!!!” urlò il
ragazzo spaventato, che si schiacciò i palmi sugli occhi.
Udendo quel
terribile ed insolito grido, le due ragazze si precipitarono di corsa nella
stanza, Maya gli afferrò subito le mani e con voce stridula gli chiese “Itachi
cosa c’è?!!” ma il ragazzo continuava a strillare.
Soffriva per
qualcosa, ma non era un dolore fisico e lei lo sentiva benissimo, tanto che
cominciò a piangere disperata. Si sentiva terribilmente impotente e non sapeva
che fare. L’unica cosa che le venne in mente di fare, fu di abbracciarlo forte,
ripetendo più volte “Itachi calmati!”.
Dopo quell’attimo di
panico finalmente Itachi si placò e la strinse forte, fino a nascondere il viso
tra i suoi capelli profumati.
“Maya…” sospirò con
voce così strozzata e triste che la ragazza alzò il viso per guardarlo: in quel
momento vide qualcosa d’incredibile. Lacrime che sfuggivano incontrollate e che
bagnavano le folte ciglia scurissime.
“Itachi…!” farfugliò
lei. Il suo cuore andava a mille.
Nessuno dei due si
era accorto che Yukia era andata via da un pezzo…lasciandoli soli…
Camminava verso casa
pensierosa, la giovane dai capelli rossi, e rimuginava sconfitta sul fatto che
Maya sarebbe partita per Konoha.
A nulla erano
servite le sue parole per cercare di convincerla a non andare. Era tardi ormai.
Maya aveva perso
completamente la ragione. Era follemente innamorata di quello sconosciuto.
Pensando a tutto
questo, Yukia digrignò i denti rabbiosa ed entrò a casa sbattendo violentemente
la porta d’ingresso.
“Yukia! Che modi!” la
rimproverò la madre, ma tutto le scivolò addosso come acqua. Poi si chiuse in
camera sua, accucciandosi in un angolo e chiudendo gli occhi.
Ci teneva molto alla
sua dolce amica Maya e tremava al pensiero che avrebbe sofferto di nuovo, come
quella volta. Doveva impedire che accadesse di nuovo. Doveva frenare
quell’ingenuità tipica del carattere della sua amica.
Sospirando e
stringendosi le braccia, infine pronunciò a bassa voce “È difficile fare
l’amica dal carattere forte, Maya…e io…io non lo sono…chissà se mai lo capirai…”
*******
Nel frattempo, Maya
e Itachi avevano sciolto l’abbraccio e lei si era stesa a fianco a lui, fuori
del futon. L’uomo invece si era girato sul fianco sinistro, in modo da poterla
osservare senza problemi.
La mano sinistra e
grande di lui giaceva stretta in quelle piccole e candide della fanciulla.
“Itachi, perché
prima stavi…”esclamò timida, ma non volle finire la domanda. Non voleva affatto
sembrare indiscreta, soprattutto perché Itachi pochi istanti prima aveva fatto
di tutto per nascondere le sue lacrime. Tuttavia con il tenerissimo gesto di
asciugargli quelle gocce dai suoi magnetici occhi neri con le sue dita, gli
fece senz’altro capire a cosa si riferiva. Itachi apprezzò molto quella sua
sincerità mista a tatto.
“Maya…grazie…”esclamò
all’improvviso, cercando di non pensare a quegli spaventosi flash-back che
scorrevano senza permesso nella sua mente annebbiata. Poi chiuse un attimo le
sue iridi color inchiostro e di soppiatto le donò un casto bacio sulla fronte,
imbarazzando moltissimo la giovane che si allontanò impercettibilmente.
“Non lo fare. Non ti
allontanare, Maya. Non ti faccio nulla” sussurrò languido.
“L-Lo so…”rispose
lei per poi riprendere e questa volta più decisa “…Itachi…io ti farò guarire,
te lo giuro.”, stingendo forte la mano del ragazzo. Ormai aveva preso la sua
decisione: sarebbe andata al villaggio e l’avrebbe salvato. Avrebbe salvato
l’uomo di cui si era perdutamente innamorata. Inutile nasconderlo.
Pochi attimi dopo,
finalmente Itachi si addormentò. Sereno come non accadeva da parecchio.
*
L’indomani il
ragazzo si svegliò sentendo all’interno delle sue narici il profumo
inconfondibile di Maya, ma di lei nessuna traccia. Aveva sicuramente dormito
accanto a lui, l’aveva udita respirare tranquillamente durante la notte e con
lei il suo odore e le sue carezze sulla fronte per sentire se aveva la febbre.
Eppure adesso lei
era scomparsa nel nulla.
Così, evitando di
agitarsi come una donnicciola, si mise placido a sedere e cominciò a guardarsi
intorno cercando di udire ogni piccolo rumore, inutilmente. Riusciva solo a
sentire il primo vociare della mattina dei paesani e il cinguettio di un
piccolo pettirosso appoggiatosi sulla finestra.
Sospirò sconfitto e
l’occhio cadde sulle sue dita, precisamente sulle unghie. Ora erano di nuovo
spoglie di quello strano e inquietante smalto viola e di questo se ne rallegrò.
Nei limiti del possibile ovviamente.
Era riuscito a
ricordare i membri della sua famiglia ma non gli eventi concernenti quello. A
salvarlo dai suoi pensieri ci pensò la piccola micia, accucciata fino a quel
momento a dormire, che ora stava pensando a stiracchiarsi e sbadigliare. I
canini affilati brillavano alla luce del sole e Itachi desiderò per un attimo
constatare quanto fossero appuntiti.
Che idea balzana.
Sì. Se ne rendeva conto.
“Achimi dov’è Maya?”chiese
a vuoto.
“E’ partita
all’alba, ci vorrà un po’ prima che arrivi”
Il ragazzo si girò
in direzione della voce femminile, molto diversa da quella di Maya. Era Yukia.
La ragazza si sedette accanto a lui: mostrava un suo sguardo molto freddo e
severo, ma lui non ci badò.
“Dov’è andata?”
“A Konoha.”rispose
lei senza mezzi termini incrociando le braccia.
Ancora quel luogo.
Konoha…
“Come?”
“Si, è andata da
sola per convincere l’Hokage a venire a curarti”
L’Hokage. Lo sapeva.
Itachi sapeva chi era l’Hokage. Un ninja. Il ninja più forte del
villaggio.
Tutto ciò gli era
molto familiare. Troppo familiare.
“E tu l’hai lasciata
andare?”domandò ugualmente.
“Ho provato a
fermarla, ma non ne ha voluto sapere”
“Perché è andata lì…?
Io non voglio che le accada nulla…” mormorò più a se stesso che alla ragazza
dai capelli rossi.
“Maya è molto
ingenua a volte, si affeziona troppo alle persone. Anche se alla fine le fanno
solo del male”
Stavolta la frase
stizzita lo innervosì parecchio e fu proprio per questo motivo che l’uomo asserì.
“Non le ho mai fatto
male, Yukia” convinto della sua buona fede, poi si lasciò sfuggire “Anch’io ci
tengo a lei e molto.”
Aveva capito solo in
quel momento quanto tenesse alla sua salvatrice.
“Lo spero, perché se
non fosse così ci penserò io a farti passare la voglia di fare lo scemo con
lei. Sono molto protettiva con le persone a cui voglio bene, perciò…” ma fu
interrotta da lui.
“Stai correndo un
po’ troppo” enunciò enigmatico lui. Se Maya l’avesse sentito in quel momento,
probabilmente le si sarebbe spezzato il cuore.
Poi calò il
silenzio. Fu Itachi a decidere di romperlo, dopo ben tre minuti d’apnea.
“Yukia… cosa è
successo a Maya? Evita sempre l’argomento, ma io so che mi nasconde qualcosa”
“Se lei non vuole
parlarne ha le sue ragioni e io di certo non tradirò il suo riserbo, però sappi
che ha sofferto molto in passato”
“Per colpa di un…uomo…?”
Lei non rispose, ma si
limitò ad annuire tristemente. A questo punto era fin troppo facile capire che
la dolce pasticcera aveva sofferto moltissimo.
“Capisco” si limitò
ad osservare.
*******
Dopo un giorno di viaggio, Maya arrivò alle porte del villaggio.
Era la prima volta che lo vedeva. È vero che con la nonna era partita molte
volte, ma al villaggio di Konoha non aveva mai voluto andarci.
Deglutì a vuoto per ben due volte prima di decidersi ad avanzare.
“Scusi signorina, ma non si può entrare al villaggio senza
documenti” disse un ninja dagli strani capelli, affiancato da un altro.
“Io…credevo che il pass fosse solo per i ninja” rispose risoluta
la giovane, stringendo di nascosto i pugni dietro il kimono.
“Si, fino a poco tempo fa, ma adesso l’Hokage ha ordinato che
nessuno può entrare al villaggio sprovvisto di pass, anche i civili”
“Se non sono indiscreta posso chiedere il perché di tutti questi
controlli?”
“Siamo in allerta di possibile attacco.”
“Ascoltate, non sono una mercantessa né una turista. Non devo
rimanere al villaggio a lungo, devo solo parlare con l’Hokage…è importante.”
“Non si può, signorina. Mi dispiace” disse uno dei due mentre
calciava un ciottolo. Maya però non sapeva che volesse dire la parola
‘arrendersi’.
“Sentite…un mio caro amico sta molto male e ha bisogno di cure. Solo
Tsunade-sama può aiutarmi, vi prego” esclamò stringendo le mani. Non avrebbe
voluto piangere, ma non appena rammentò Itachi fermo in quel letto e preda di
terribili crisi, le si strinse il cuore con il risultato che le lacrime
cominciarono a fioccare dalle sue guance.
Non poteva finire cosi. Lei doveva
salvarlo.
“Izumo, Kotetsu…che succede?”
“Questa ragazza vuole parlare con Tsunade-hime, ma non ha i
documenti”.
“Mh. Capisco.”
A parlare fu un uomo alto dai capelli argentei che la guardava un
po’ annoiato. Le si avvicinò e dopo averla osservata, notò che aveva un odore
strano addosso.
“Lasciatela passare mi prendo io la responsabilità.”
“Ma Kakashi…!”contestò uno dei due, con scarsi risultati.
“Venga signorina…” disse facendole strada.
“La ringrazio. Comunque…mi chiamo Maya” esclamò lei abbassando un
po’ il capo. Quell’uomo mascherato aveva un certo fascino.
“Ok, vediamo se posso aiutarla.”
“Grazie ancora.”
La ragazza felice, s’asciugo gli occhi e lo seguì. Il villaggio
era enorme e pieno di gente. Lei era estasiata da tanta bellezza.
Mentre camminava, ascoltò per caso un gruppetto di ninja che stava
parlando e sentì un nome.
…Uchiha
Itachi…
Lei s’irrigidì, c’erano molti ragazzi che avevano quel nome? Non
c’era motivo d’allarmarsi.
“Hai sentito che è stato ucciso?”
“Sì, proprio tre giorni fa. Ma chi è stato?”
“Sas..”
Ma non riuscì a sentire altro perché l’uomo le parlò proprio in
quel momento.
“Da dove vieni?”
“Ehm…dal villaggio del fiore blu” rispose distratta girandosi a
guardare il gruppetto di ninja oramai lontano.
“Ah…per caso conosci una ragazza dai capelli rossi? Si chiama
Yukia.”
“Eh??!”esclamò stupita, fermandosi per un attimo al centro della
strada “C-Certo, è…è la mia più cara amica” boccheggiò ancora, gli occhioni blu
erano ancora spalancati per la sorpresa. Strano, ebbe per un attimo la
sensazione che quel Kakashi –o come si chiamava- fosse un tipo
abbastanza…’libertino’ ecco.
Chissà per quale motivo conosceva Yukia.
“Ah, sei tu quella Maya di cui lei mi parla sempre”
“Davvero? Yukia non mi parla mai di lei invece…”
Lui un pò sconsolato rise. Yukia faceva cosi se qualcuno le
piaceva...poteva essere lui, la causa del malumore dell’amica?
“Perché uno di questi giorni non viene al villaggio a trovarla? Sono
sicura che ne sarà contenta.”
“Eh…vedremo…!”
Tra una chiacchiera e l’altra, Maya e Kakashi arrivarono alla
porta dell’ufficio dell’Hokage. L’ansia la stava uccidendo.
“Avanti” asserì una voce femminile imponente.
‘Dev’essere molto severa…’ pensò sconcertata Maya. I due entrarono
in quella stanza luminosa e grande: di fronte alla porta c’era una scrivania di
legno di noce e sedutavi c’era una donna bionda di bell’aspetto. Affianco a
lei, in piedi, una ragazza dai capelli scuri con un braccio un maialino.
Notando quel particolare, Maya pensò che i ninja erano veramente
persone strane.
“Kakashi, chi è questa ragazza? La tua fidanzata?”
“No, Hokage-sama… viene dal villaggio del fiore blu e le chiede
aiuto.”
“Sentiamo.”disse la donna, poggiando i gomiti sulla scrivania dopo
aver accuratamente messo da parte una piccola bottiglia di sakè.
Sì. Senza dubbio i ninja erano molto strani.
Maya era comunque nervosa e non riusciva a parlare, tanto che alla
fine fu la donna dai capelli scuri ad interloquire con la dolce pasticcera.
“Forza. Tsunade-sama non la mangia mica.”
“S-Scusi…” biascicò imbarazzata. Poi l’immagine d’Itachi le ritornò
subito in testa, cosi alzò coraggiosamente il viso e disse:
“Un mio…caro amico è affetto da un virus che non conosciamo, i
medici del mio villaggio non sanno cosa sia. Ha il cuore estremamente debole e…temo
che possa morire. Hokage-sama, vorrei tanto che lei potesse venire a visitarlo”
La donna, che non aveva smesso di fissarla negli occhi, in un
attimo spense tutte le speranze di Maya esclamando un crudele “Io non posso, signorina.
Sono l’Hokage e non posso muovermi con tanta facilità”
“La prego…” la supplicò in lacrime. Anche il piccolo maialino rosa
s’impietosì a tale scena straziante e scese dalle braccia della donna in piedi
di fianco alla scrivania andando poi a grugnire contrariato verso la bionda dal
seno prosperoso.
“Come ti chiami?”
“M-Maya” mormorò sbigottita da tale, improvvisa e stranamente
amichevole domanda.
“Maya, questa persona di cui parli non è solo un amico…vero?”
“…”
La ragazza la fissò seria. Anche se piangeva era decisa a
salvarlo. In quel momento, l’Hokage Tsunade si rivide in lei, quando ancora Dan
era vivo ed erano felici…
Così sospirando disse energica “Shizune, chiama Sakura. Andrà al
villaggio di questa ragazza.”
“Ma…!”
“Niente storie, vai!”
“Subito!”e la giovane di nome Shizune si affrettò ad abbandonare
l’ufficio dell’Hokage. Tsunade-hime invece si alzò con calma dalla poltrona in
cui giaceva e si avvicinò alla fanciulla dagli occhi blu.
“Sakura è la mia allieva migliore. Stai tranquilla, è come se ci
fossi io.” disse sorridendole calorosamente.
“La ringrazio di cuore, Hokage-sama.”
“Figurati. Noi ninja siamo tenuti a prenderci cura dei villaggi
limitrofi. Comunque, Maya…troverai Sakura alle porte del villaggio ad
aspettarti. Buona fortuna” poi rivolgendosi all’uomo con la maschera aggiunse
“Kakashi, accompagnala tu. Poi ritorna da me che ho una missione da affidarti”
“Ricevuto” rispose marziale l’uomo e con finta calma condusse la
fanciulla fuori dell’ufficio.
Dopo circa dieci minuti di cammino, Maya e Kakashi arrivarono alla
porta principale del Villaggio della Foglia. Ad aspettarli c’era una ragazza di
media statura, abbigliata con una maglia attillata e rosso cupo. La
particolarità che più colpì Maya fu lo strano colore dei capelli di quella
kunoichi: rosa, proprio come i fiori di ciliegio.
Ecco il perché di quel nome. Sakura.
La giovane ninja la salutò affettuosamente pronunciando “Salve. Mi
chiamo Haruno Sakura” con voce squillante. Poi aggiunse “Oh, Kakashi-sensei! Eri
con lei?”
“Si, ma adesso la lascio nelle tue mani. Mi raccomando Sakura.”
“Ma certo! Non mi chiamo mica Naruto!”
Maya era davvero felice. Aveva fatto qualcosa d’utile per Itachi,
l’avrebbe slavato e poi…
‘Poi cosa Maya?’
Lei era innamorata di lui, ok. Ma anche se lui l’aveva baciata non
significava che la ricambiasse.
Lady_Kuroi Neko e
Deliaison88:
Sì, lo sappiamo postiamo sempre con molto ritardo, ma ripeto, anche se in
due, abbiamo altre FF e ci vuole tempo per fare un bel capitolo.
Comunque ringraziamo la 30 persone che hanno aggiunto ai preferiti:
1 - allychan
2 - Anima
3 - Ayashi683
4 - Cavallina_Bianca
5 - Crystal Alchemist
6 - damnedmoon
7 - ery twohands
8 - fenicex8
9 - haily
10 - Jayden Akasuna
11 - kla_cat92
12 - krystal83
13 - ladysakura
14 - lella95
15 - leo miao
16 - Liby_chan
17 - LupoGrigio
18 - maninja87
19 - masychan
20 - minnie06
21 - NarayaEdea
22 - Rinoagirl89
23 - Rukia_Chan
24 - Saiyo83
25 - SaphiraLearqueen
26 - Sasori_Danna
27 - Serenity452
28 - Targul
29 - Yuki no Hime
30 - zibha
Zihba: La parte del gatto nemico è stata un’idea per rallegrare un po’ la
storia (Presa dalla realtà dei miei gatti) non è facile che due persone cosi
diverse si bacino subito, ci vuole un po’ di tempo. Poi hanno due caratteri del
tutto differenti, però volevamo che fosse una cosa molto dolce e ci siamo riuscite
^^ Anche noi votiamo i bambini come Hokage. Grazie per i complimenti, un bacio
alla prossima
Serenity452: Sorellina nostra carissima, tranquilla Itachi al momento non va da
nessuna parte. E’ vero che nasconde qualche altro piccolo segreto la nostra
pasticcera, ma al momento diamo solo qualche indizio…speriamo che il capitolo
ti piaccia a presto baci! ^^
Sasori_Danna: Sasuke è un elemento importante, qualcosa la ricorda altre no, ma le
cose forse un po’ più bruttine le ricorda. No, povero Sasukino, non odiatelo
per favore, non è colpa sua, anche se è lui che ci ha privato d’Itachi...U_U.
Finalmente si sono baciati, sono troppo carini insieme, io li adoro!
Saiyo83: Salve, grazie, grazie, grazie. All’inizio non pensavamo che sarebbe
piaciuta cosi tanto. Abbiamo dovuto ricrederci ^^. Beh diciamo che entrambi
hanno i loro segreti, ma quando ognuno saprà quello dell’altro chissà cosa
succederà!? Alla prossima baci^^
Lella95: Ciao, hai ragione era ora per un bel bacio, anche se ancora
siamo ben lontani dallo svelare il segreto di Maya, un pò di suspance ci vuole
ogni tanto ^^ grazie per i complimenti siamo molto commosse e felici che
piaccia la nostra storia xdxdxd
damnedmoon:
Ciao, non preoccuparti la scuola viene prima di
tutto, purtroppo i periodi disastrosi ci sono. La scuola è una noia!!! Comunque
Maya non consoce Sasuke, è solo triste perché se lui ricorda andrà via e lei non
vuole, come darle torto ç_ç Itachi ancora non si è ripreso purtroppo. Però non
per essere pignole, ma si sono baciati due volte in questo
capitolo.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
capitolo 9
Capitolo 8
“Ah ah ah! Ma davvero?
Da non credersi, Sakura-san!”
“Uh uh! Ti giuro che è
vero!
Però non mi dare il
titolo onorifico, Maya. Sono molto più piccola di te e mi metti in imbarazzo se
lo fai!”
“E va bene, Sakura.”
Le due ragazze, dopo
dieci minuti buoni di silenzio scanditi da semplici esclamazioni o
considerazioni, erano riuscite a rompere il ghiaccio tanto che nel tragitto
avevano perfino fatto amicizia.
Maya non credeva che i
ninja fossero persone così affabili: nella sua personale concezione, per lei
gli shinobi erano simbolo d’alterigia
e falsità e non di spigliatezza e
simpatia come invece lo era la ragazza di media statura che la affiancava.
Pur essendo un
ninja-medico con una discreta dose di esperienza e quindi di amor proprio,
Sakura era invece una piacevole compagnia: ad esempio le aveva raccontato
quello che Yukia combinava mentre era a Konoha. Soprattutto con il suo sensei.
“…davvero…quel
fedifrago del mio maestro non fa che provarci con la tua amica! Che ti dirò…ci
prova gusto a fare la ‘spiritosa’ con lui…!”
Maya era ovviamente
imbarazzata da simili rivelazioni tanto che riuscì a spiaccicare solo un “Poi
rimprovera me…! Quando la rivedo gliene dico di tutti i colori!”
Dal canto suo Sakura
aveva ben capito che la ragazza dei dolci non provava solo amicizia per questa
persona malata che doveva aiutare: ogni volta che lo nominava le brillavano gli
occhi e i suoi lineamenti già morbidi si addolcivano fino all’inverosimile.
Le piaceva quella
tenera sensibilità che la distingueva da molte persone.
“Come si chiama il tuo
ragazzo?” le chiese improvvisamente.
Sakura era una giovane
con molta forza d’animo e sicura di sé.
Almeno in apparenza.
“R-Ragazzo…? Ma non è
il m-mio r-ragazzo…!” s’appresto a dire Maya tutta rossa e balbettante mentre
camminavano per le strade del villaggio. In pochi minuti erano già arrivate
davanti la casetta di Maya che poi aggiunse:
“Comunque si chiama
Itachi…”
“…I…tachi?”
Nell’udire quel nome Sakura
sbiancò di colpo e prese a tremare.
“…? Qualcosa non va,
Sakura?”
“…eh? N-no, no!
Tranquilla!”
La giovane kunoichi si
diede mentalmente della sciocca: quell’Itachi
che conosceva era morto da oltre una settimana ed era stato proprio suo
fratello Sasuke ad ucciderlo.
Nessuno sapeva dove
fosse finito e per quanto fosse assurdo da pensare, Itachi poteva benissimo
essere un nome parecchio usato.
Doveva essere una
coincidenza. Coincidenza che però non servì a scioglierle il nodo alla gola che
si era creato.
Maya entrò in casa,
facendo strada alla ninja di Konoha ed esclamando un sonoro “Yukia sono
tornata, ho portato Sakura!” si legò in alto i lunghi e soffici capelli.
Sakura...
Sakura...
Sakura...
Itachi si chiese
perché l’udire un nome cosi semplice e comune potesse avergli scatenato uno
strano torpore al corpo.
“Finalmente Maya! Ciao
Sakura!” esclamò la rossa aprendo il fusuma.
Non ebbe però il tempo
di pensare all’espressione seria e contrita della rosa che Maya, come un
fulmine, entrò nella stanza.
Troppo tempo che non
vedeva il suo affascinante smemorato.
“Itachi, ho portato
una shinobi dal Villaggio della Foglia, è l’allieva dell’Hokage-sama” disse
sedendosi accanto a lui e sorridendo dolcemente, soddisfatta per essersi davvero resa utile per lui.
Itachi le sorrise,
cosa così rara.
Fu proprio in quel
momento che senza pensarci troppo le prese le manine tra le sue e le strinse
forte.
“Maya…”
Appena vide chi era colui che aveva bisogno del suo
aiuto, Sakura rimase di pietra, il cuore le batté a mille e la sudorazione
s’intensificò nel giro di pochi millesimi di secondo.
Come poteva essere
ancora vivo?
Dentro di sé Sakura
urlava.
Itachi era un
criminale, colui che aveva rovinato la vita al suo amato Sasuke. E la sua.
Egoisticamente avrebbe
distrutto quella che era la felicità di Maya, l’avrebbe fatto sul serio.
Tuttavia dopo rammentò
che la giovane le aveva detto che quell’uomo aveva perso la memoria e vedendo poi
quella scena così bella e dolce non poté più muoversi, quasi commossa da tutta
quella enfasi.
I loro sguardi
parlavano chiaro.
Il mostro e la sua
guardiana.
Maya era veramente innamorata
e aveva rischiato per aiutarlo. Sakura la capì fin troppo…avrebbe fatto le
stesse cose se al suo posto ci fosse stato Sasuke, perciò con notevole coraggio
e forza d’animo la kunoichi si rivolse a quello spietato assassino.
“P-Piacere…mi chiamo
Haruno Sakura…”
La sua voce però la
tradiva, soprattutto, quando il ragazzo la fissò come se fosse la prima volta
che la vedesse.
S’inginocchiò accanto
a lui, dall’altro lato del futon.
“Salve” rispose
semplicemente il ragazzo lasciando le mani di Maya.
La ragazza infilò i
suoi guanti di lattice e cominciò a visitarlo.
“Sakura è meglio che io
vada così puoi lavorare in pace” disse Maya che si stava alzando mentre
sistemava la lunga gonna del suo kimono.
“Non andare via… Maya”
disse all’improvviso Itachi, confondendo notevolmente la ragazza.
Non sapeva davvero che
dire.
“Puoi rimanere se
vuoi” dichiarò Sakura, ancora frastornata dalla recente e infausta scoperta.
Così la giovane pasticcera si mise di nuovo a sedere, questa volta però un po’ più
lontana da quell’uomo in modo da non intralciare i movimenti del ninja-medico.
“Perché tremate, Sakura-san?”
chiese il moro e la kunoichi, con un gesto troppo avventato del piede, fece
cadere a terra il bicchiere d’acqua che mai mancava di fianco al futon d’Itachi.
“Scusate,
sono mortificata.”
“Non
preoccuparti per una cosa da niente come questa” disse Maya alzando il
bicchiere e asciugando l’acqua con un panno. Sorrideva dolcemente e rendeva
purtroppo tutto più difficile.
‘Per fortuna ha evitato la domanda…’ pensò la rosa.
Dopo un
buon quarto d’ora di visita, la ragazza chiuse per qualche secondo i suoi
vividi occhi verdi, poi sospirando pesantemente si rivolse a Maya ed asserì “La
situazione non è buona, ma nemmeno pessima…si tratta di un virus che ha
intaccato il miocardio, la parete del cuore. Ha…preso delle medicine
specifiche?”
“Si,
queste” rispose Maya prendendo da un cassetto delle pillole, Sakura le osservò
con attenzione e poi con gran perizia aggiunse “Ottima scelta, queste pillole hanno
mantenuto la situazione stabile, ma non vanno bene per curarlo o meglio, non
sono abbastanza potenti.
Preparerò
io un infuso d’erbe: dovrà prenderlo tutti i giorni a digiuno e poi dei
medicinali mirati a debellare il virus”
“Guarirò?”
chiese Itachi che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
La ragazza
non riusciva a guardare l’uomo negli occhi. Forse era a causa di Sasuke e di
Naruto, forse a causa della soggezione che quell’individuo era in grado di
emettere ma vederlo lì, così indifeso e quasi spaventato…la mandò in confusione
e si sentì subito cattiva.
Rispondergli
poi “No, il virus è diventato cronico, questa malattia è stata contratta anni
fa…nella pubertà direi” fu quasi il colpo di grazia.
Mai prima d’ora la giovane aveva desiderato di scappare. Proprio lei,
ragazza forte e coraggiosa che veniva spesso e volentieri paragonata alla
grande Hokage del suo villaggio.
“Come ho preso
questa malattia?” le chiese il giovane, distraendola dai suoi timori.
“Questo
virus si contrae con un contatto diretto con posti troppo umidi, di solito ne
sono affetti gli abitanti del villaggio della nebbia o della pioggia…specialmente
gli anziani. In ogni caso è un virus molto raro. C’è qualcosa che lo ha
scatenato…come se…si fossero abbassate lentamente le tue difese immunitarie”
Sakura
sapeva benissimo che tutto era legato a quegli occhi particolari ma decise di
non menzionare quel fatto. Era probabile che Itachi, avendo perso la memoria,
non sapesse neanche cosa fosse lo Sharingan.
“Bene, ho bisogno di alcune erbe, Yukia mi ha detto
che siete molto forniti” disse la rosa alzandosi.
“Sì, è vero” rispose la rossa che fino a quel
momento era rimasta fuori “Vieni con me Sakura, ti faccio vedere le nostre
scorte”
“Grazie” pronunciò con enfasi la giovane kunoichi.
Non voleva darlo a vedere, ma adesso era molto sollevata di poter lasciare la
casa di Maya dove c’era anche lui.
Così le due ragazze uscirono dopo aver salutato
lasciarono soli i due ragazzi: di solito per Maya non era un problema rimanere
a tu per tu con quel ragazzo ma adesso, dopo quelle scottanti rivelazioni sulla
sua salute, si sentiva molto a disagio. Quasi in colpa per godere di ottima
salute al contrario di lui. Sì, era sciocco pensare questo da parte sua ma il
turbine di pensieri che sconvolgeva la sua mente significava anche questo.
Dal canto suo Itachi voleva riempirla di domande:
non gli importava affatto delle sue condizioni fisiche, voleva solo sapere di
quel fantomatico uomo che era entrato, prima
di lui, nella vita della sua dolce Maya.
Sua.
Si stupì nel pensarla come sua…eppure era
cosi…da quando l’aveva baciata non aveva desiderato altro che poterlo fare di
nuovo.
“Io vado a preparare qualcosa da mangiare” esclamò
di colpo la ragazza come se volesse scappare, ma lui velocemente l’afferrò per
un polso.
Anche in quelle condizioni era più forte di lei,
pensò tristemente la ragazza che voleva solo scappare da quella stanza, da lui…
“Maya…” mormorò dolcemente “…non dovevi andare a
Konoha, lungo la strada poteva succederti di tutto…i briganti, gli animali selvatici,
ogni cosa e io…” lentamente avvicinò il viso della ragazza al suo “…io non me
lo sarei mai perdonato.”
“Itachi…” sussurrò lei, assuefatta dal fascino
ammaliatore di quell’uomo e a nulla valevano i suoi tentativi di riprendere la
parola. Era rimasta molto, troppo spiazzata da quello che il ragazzo le aveva
confessato.
Nessuno dei due parlava, si guardavano negli occhi.
L’emozione che sentivano in quel momento era talmente forte da impedirgli di
baciarsi. I loro volti si avvicinavano, si toccavano teneramente, ma nessuno
dei due faceva la prima mossa come se avessero paura di bruciarsi.
Infine quasi contemporaneamente le loro labbra si
sfiorarono e poi si chiusero in un vero e proprio bacio.
Itachi la strinse a se e Maya timidamente gli
avvolse le braccia intorno al collo, affondando poi le dita tra i suoi lunghi capelli
corvini.
Il bacio divenne sempre più profondo e senza
rendersene conto l’uomo aveva steso la ragazza sul futon, ma lei, quasi
terrorizzata da tale impeto, lo bloccò puntandogli le mani sul petto.
“Itachi…no…” il panico che le si leggeva negli
occhi era disarmante.
“Maya…scusami, non so che mi è preso…” si scusò lui
immediatamente, alzandosi di dosso e lasciandole lo spazio per farla passare.
Lei si drizzò di scatto e senza una parola abbandonò la stanza.
Il ragazzo si sedette tenendosi la testa e
rimuginando su quanto successo: non capiva affatto perché perdeva la testa in un
modo così irresponsabile e per giunta senza curarsi dei desideri o dei timori
di quella tenera ragazza che si prendeva cura di lui. Anche se Maya era una
giovane così amorevole, aveva senza dubbio sofferto enormemente e Itachi
tremava di rabbia al pensiero di non sapere il motivo di tale reticenza. Lui
non voleva farle del male…non voleva.
Ma allora cos’era quell’inquietudine che lo
assillava? Cos’era quella sgradevole sensazione in fondo alla gola?
Forse lui non voleva farle del male, ma…chi gli
poteva assicurare che non gliene avrebbe fatto anche senza volerlo? Chi, se non
conosceva nessuno?
Solo quel nome in fondo alla sua coscienza. Sasuke.
Poi ancora i nomi Yukia e Sakura. Non sapeva
nient’altro, non ricordava nulla.
In quel momento Itachi si sentì ancora una volta un
miserabile e desiderò ardentemente di fuggire via, lontano. Lontano.
*******
Fuori della stanza d’Itachi,
intanto Yukia scrutava con attenzione il volto di Sakura: sembrava
terribilmente assente, immersa in chissà quali assurdi pensieri.
“Che succede Sakura?
Di solito non sei mai così silenziosa…”
Davanti a quella
quanto mai giusta considerazione, la ragazza sussultò e sorridendo tranquilla
disse “Ma no…è solo che mi chiedevo in che posto abbia vissuto quel ragazzo…ora
le mie sono solo supposizioni, ma da quello che ho potuto accertare pare che
sia vissuto in un luogo a cui il suo fisico non era abituato…”
“Mmm…”borbottò la sua
interlocutrice, cogliendo subito la palla al balzo “…sono la prima a dire che
quel tipo ha qualcosa di strano…di oscuro…”
Sakura rimase basita
dalla confessione della giovane rossa, ma non sapeva cosa dire o meglio…non
voleva assolutamente proferire sciocchezze fuori luogo, così si limitò ad
ascoltare la sommessa confessione di Yukia che con mezza voce aggiunse: “Maya è
innamorata d’Itachi e io non posso fare più niente per allontanarla da lui.
Purtroppo.”
‘La galera’ pensò la rosa ‘Questo sarebbe l’unico modo per separarli’ ma al ricordo della
tenera scena a cui aveva assistito, si rese conto che tra i due c’era qualcosa
di molto, troppo speciale. Per certi versi addirittura magico. La sua mente
viaggiò improvvisamente lontano, perdendosi in splendidi e al contempo dolorosi
ricordi…Sasuke, il suo Sasuke che
mai -o quasi- lei aveva avuto il privilegio di sfiorare, il suo Sasuke che cercava vendetta sulla
pelle di quell’uomo che ora giaceva inerme e seduto sul futon con aria malinconica.
Cominciò seriamente ad
invidiare tutta quella dolce serenità, e nel suo cuore distratto da quei
malevoli sentimenti cominciarono a formularsi parole di una durezza
inconcepibile per una ragazza di soli quindici anni: ‘Perché lui che ha sterminato il suo clan è qui, felice e senza
pensieri? Perché Sasuke invece è in giro per il mondo, magari ferito,
magari…morto…?’
Non lo sopportava. Non
voleva credere di dover aiutare quel mostro.
Ma doveva farlo, era il suo dovere.
Tuttavia, nell’uragano
di pensieri si fece spazio anche un barlume di razionalità: ‘Cosa mai accadrebbe se quel mostro
riacquistasse la sua memoria e la sua indole
maligna e uccidesse tutti senza
pietà?’, nel suo petto c’era un vero temporale.
Nonostante tutto,
Sakura sapeva bene che non poteva tornare a Konoha, doveva curare Itachi
assolutamente. Senza contare poi che Maya non le avrebbe mai permesso di abbandonarlo e se non diceva nulla avrebbero anche
potuto accusarla di negligenza, o peggio, di tradimento.
Poi un’idea le sfiorò
la mente…un barlume di lucidità o pazzia? Lei non sapeva dirlo con certezza, ma
immaginò che se Itachi avesse ricordato, avrebbe anche potuto dirle tutto
quello che le serviva per ritrovare Sasuke…ammesso che sapesse qualcosa.
“Yukia…”disse senza
alcuna esitazione” …ho intenzione di fargli tornare la memoria…”
“Co-come?”
Quelle parole ebbero
l’effetto di un fulmine a ciel sereno, la rossa cominciò a balbettare frasi
sconnesse, era vero che le sembrava una pessima scelta per Maya, che
l’operazione che voleva tentare la kunoichi era azzardata e che se fosse
successo qualcosa ad Itachi Maya ne sarebbe sicuramente morta, ma Yukia non se
la sentì per niente di controbattere, infatti, ascoltò con pazienza la voce
decisa di Sakura dire: “Non temere non accadrà nulla di negativo, se dovesse
succedere qualcosa interromperò subito, ma tu devi aiutarmi a convincere
Maya…pensi di farcela, Yukia?”
“Ho scelta?”
“Direi di no.”
In quel momento Sakura
si sentì terribilmente colpevole: per ritrovare Sasuke avrebbe davvero rischiato
che quella dolce ragazza potesse soffrire?
Il dolce sorriso di
Maya le apparve come un flash davanti agli occhi e poi rivide lei stessa
dodicenne che supplicava in lacrime Sasuke di non andare via. Tutto per colpa
di quel mostro. Maya doveva sapere chi
amava e non poteva fingere che il suo amato non avesse un passato.
Ma forse…queste erano
solo delle assurde giustificazioni.
“D’accordo, io le
parlerò…”disse Yukia poco convinta “…ma preferisco farlo quando è sola senza di
lui accanto.”
“E questo succede mai?”
chiese un tantino scettica Sakura.
“Beh…veramente credo
che capiti raramente…”
*******
Nel frattempo Maya si
mise a cucinare facendo un chiasso infernale, talmente nervosa da non
accorgersi che le due ragazze erano rientrate: Yukia non capì subito che c’era
qualcosa che la inquietava, così fece segno a Sakura che era il momento giusto
di parlarle. Cosi la kunoichi rientrò nella stanza di Itachi per dargli la
medicina.
“Maya senti…avrei qualcosa
da dirti. È importante” ma la ragazza con la voce tremante senza girarsi le
disse: “Yukia…cosa c’è che non va in me?!”
“Eh?”
“Perché non posso mai
avere una vita tranquilla, perché riesco sempre ad incasinarmi l’esistenza?
Perché?”aggiunse posando rumorosamente il coltello vicino al batticarne.
“Maya è successo
qualcosa?”le chiese urgentemente l’amica, circondandole per un attimo le
spalle. Poi pensandoci bene arrivò alle sue conclusioni, sospirò, lasciò la
presa ed esclamò “Fammi indovinare: ti ha rimproverata perché sei andata da
sola al villaggio, si è preoccupato e come tutti noi…”
“Non è questo…” la
interruppe “…è che sono stanca di tenermi questo peso dentro, vorrei
poterglielo dire…”
“Maya…” era
l’occasione giusta per parlargli della sua memoria, anche a costo di sentirsi
meschina. “Sakura pensa di poter ridare la memoria ad Itachi…”
Davanti alla
sconcertante rivelazione, stavolta Maya si girò a guardare Yukia ed esclamò “Davvero?”
In un attimo la dolce
pasticcera chiese come una cosa tanto positiva potesse distruggerla così. Più
di prima, se possibile. Ne era certa: l’avrebbe perso, e per sempre.
“Dimmi una cosa,
Yukia: pensi che così non occorrerà dirgli nulla del mio passato perché sei
convinta che andrà via, vero?” proferì Maya con lo sguardo vacuo e con una
leggera inflessione di sdegno, spaventata da tutta quella scomoda situazione
che si era venuta a creare.
“In questo modo saprai
se ami qualcuno a cui puoi confidare il tuo segreto, Maya…e poi sinceramente:
questo momento prima o poi sarebbe arrivato. Chiamami ‘insensibile’, chiamami ‘stronza’
ma è questa la verità e siccome sei un’ingenua sono costretta sempre ad aprirti
gli occhi”
Sì, era davvero un
essere orribile, si sentiva come se la stesse tradendo. Tanaka Yukia,
infermiera, traditrice e bugiarda.
“Non preoccuparti. So
che lo fai per il mio bene e allo stesso modo io voglio il bene d’Itachi.”pronunciò
tutte in un fiato quelle parole così pesanti, poi aggiunse “E sia, acconsento.
Ma solo se anche lui è d’accordo”
“Bene, andiamo” disse
uscendo dalla cucina seguita a ruota dalla pasticcera.
*******
Nel frattempo Itachi
aveva preso la sua medicina, ma si sentiva ancora giù per quello che era
successo appena venti minuti fa.
In quel momento sia
lei che Yukia entrarono nella stanza ma Maya non lo degnava di uno sguardo,
tanto che addirittura si sedette molto lontano da lui.
‘Non posso darle torto’
pensò tristemente.
Sakura capì che Maya
era convinta e dopo aver preso fiato disse “Itachi, ascoltami: io posso ridarti
la memoria se vuoi, ma ti avviso che è una procedura molto invasiva e devi dirmi
tu cosa vuoi fare.”
Itachi osservò Maya
con attenzione e poi le chiese “Tu che ne pensi Maya?”, così, senza mezzi
termini.
“Io non penso nulla,
ma se non vuoi nessuno ti costringe. La decisione spetta a te, la vita è tua…”
disse abbassando il viso fino a guardare le sue ginocchia.
Debole e vigliacca.
Estremamente fragile e indecisa.
‘No. La mia vita è tua
da quando mi hai salvato, sciocca.’ pensò immediatamente Itachi, lasciando per
un attimo che le sue labbra si incurvassero verso l’alto: sapeva benissimo che
Maya non voleva mai obbligarlo a nulla e sapeva che aveva paura del suo passato
almeno quanto lui. Ma tutto ciò era necessario. Necessario.
“D’accordo signorina
Sakura, facciamolo…”
La giovane kunoichi
prese un bel respiro e alla fine disse “Bene, stenditi. Cominceremo subito.”
“Aspetta…lo vuoi fare
adesso?!” esclamò Maya all’improvviso, rizzandosi in posizione eretta e
leggermente protratta in avanti.
“Maya…ora o dopo che
cosa cambia per me?” le chiese Itachi fissandola teneramente, la sua preoccupazione
nei suoi confronti era così dolce.
“Scusatemi…sono una
sciocca…” mormorò ritornando a fissare il pavimento.
“Non scusarti” disse
Sakura che si sentiva in colpa, ma arrivata a quel punto non poteva più tornare
indietro. “Per favore dovreste metterti accanto a lui, dovete tenerlo fermo…”
“Sì, subito” rispose
Yukia piazzandosi ai piedi del ragazzo, stesosi.
L’operazione cominciò
senza particolari intoppi e Sakura richiamò il chakra necessario all’interno
dei polpastrelli che si premurò di posizionare sulla fronte e sulle tempie del
ragazzo che…cominciò ad urlare di dolore.
Maya e Yukia
continuavano a tenerlo fermo, ma si opponeva con forza. Sakura senza arrendersi
continuò a penetrare a fondo all’interno del suo cervello, pregava solo che
appena tornato se stesso non avrebbe cercato di scappare o peggio...uccidere.
Esattamente dieci
minuti dopo Sakura esausta si lasciò cadere a peso morto sul tatami. Tutte e
tre respiravano a fatica, esauste.
Itachi in quel momento
aprì gli occhi e tutto tornò al suo posto…
Suo fratello…Konoha…
Maya…e poi...
Il massacro degli
Uchiha, opera sua. Sua. E per ultima lei…la sua dolce Yaeko…
Vomitò disgustato e
tremante. Incredulo.
“…È il
tuo dovere salvaguardare il tuo villaggio…la guerra per noi segnerebbe la fine
del nostro mondo… “
Akatsuki.
“
…Benvenuto all’Akatsuki, Uchiha Itachi…”
“…Da
questo momento in poi non potrai più andare via…sei mio Itachi…per sempre.”
E alla fine si alzò:
il suo sguardo era quello del vecchio Itachi…vuoto e talmente freddo da poter
ghiacciare anche una tiepida giornata primaverile.
Scrutando bene
quell’uomo, per un secondo Maya ebbe l’impressione che non fosse più lui, di
non sapere chi fosse…era arrivato dunque il momento della verità. La fine di
tutto.
Sakura tremava
lievemente, il sudore faceva capolino sulla sua fronte, pronta ad un eventuale
attacco…che non ebbe luogo, sbalordendola.
Lui, infatti, la
guardò e disse “Grazie Sakura, ora mi ricordo tutto…” il suo sguardo parlava
chiaro: sapeva chi era lei, sapeva il suo ruolo, sapeva tutto ciò che
concerneva il suo legame con il fratello. Aveva ricordato quella kunoichi
eppure fingeva di non conoscerla. E lei capì. Poi tacque.
In quel momento Sakura
scoprì come amavano gli Uchiha…nel silenzio e nel tormento.
Fu allora che si rese
conto che forse aveva commesso un errore che avrebbe pagato molto caro.
Lady_Kuroi Neko e
Deliaison88:
Salve a tutte/i!
Questa volta sarò io (deliaiason88) a rispondere alle vostre meravigliose
recensioni al posto della mia socia che ha avuto un periodo alquanto…burrascoso
^^’’
Piaciuto il capitolo?
È successo esattamente quello che vi aspettavate?
In ogni caso vi
chiediamo umilmente scusa per i rari aggiornamenti ma sia io sia la mia socia
siamo veramente molto impegnate T_T Speriamo di esserci fatte perdonare con
questo capitolo!
Visto che non mi
faccio mai sentire, colgo l’occasione per elogiare la mia sorellona e spiegarvi
in che cosa consiste il nostro lavoro: per prima cosa la mia nee-san mi espone
le massime del capitolo e ne discutiamo insieme, approvando e bocciando le
varie, mille idee; poi arriva la fase della scrittura e lì, per la prima bozza,
ci pensa lei. Poi me la manda e io faccio le dovute correzioni e aggiunte^^
Sono una beta-reader allora? Ufficialmente no, ufficiosamente sì. Che razza di
risposta…fateci l’abitudine perché io sono fatta così XD
Ci piacerebbe
moltissimo sentire tutte le vostre opinioni quindi coraggio, dedicateci qualche
minutino del vostro tempo!
Saiyo83:
eh eh! Come avrai sicuramente notato, la reazione di
Sakura non è stata affatto così violenta (per una volta facciamola diventare
innocua)XD Ti ringraziamo tantissimo per il commento positivo! Alla prossima!
Ciau^^
lella95:
siamo contente che la storia ti piaccia sempre di
più, per noi è un onore *_* Come hai visto, Sakura non ha avuto troppi problemi
a riconoscere Itachi e questo perché in effetti nella serie regolare lei l’ha
visto quando hanno combattuto contro di lui (c’erano Naruto, Kakashi e la
vecchia Chiyo)^^ Vedrai che presto il segreto di Maya verrà a galla e siamo
sicure che ti sorprenderà! Grazie per la recensione!
Jayden
Akasuna: già, hai detto bene, “angelo custode”…chissà se riuscirà sempre a
proteggerlo…la rivelazione del segreto di Maya è ormai alle porte >_< Grazie
infinite per la recensione!
Sasori_Danna:
SBONK…………! Ehm…perdono…sono caduta dalla sedia per
la scioccante rivelazione…T_T E così, odi i miei beniamini, eh? Peccato
>_< Ma i gusti son gusti e siamo veramente contente che nonostante la
loro presenza tu continui a seguire la nostra fic^^ Per quanto riguarda Itachi…beh, il tormento fa parte del suo essere, se
così non fosse stato di sicuro il suo gran fascino ne avrebbe perso, e
parecchio! Credo che comunque sei d’accordo con me, il più misterioso e…SEXY
(XD) personaggio del manga di Kishiteme (non ho sbagliato nome, tranquilla, è
che VOGLIO chiamarlo così quel…è_é) ^_^
Grazie mille per la recensione! Kiss!
Crystal
Alchemist: oh *_* Benvenuta^^ Ci fa sempre
piacere ricevere nuovi commenti! Siamo contente che l’evoluzione della storia t’intrighi,
noi abbiamo fatto di tutto per non renderla un polpettone assurdo d’avvenimenti
(ogni riferimento a me…è puramente VOLUTO) e siamo davvero lusingate del tuo
affetto^^
Ora però è giunto il momento di chiarirti quel piccolo dubbio sul fatto
che siano trascorsi sì e no 3 giorni dalla presunta morte d’Itachi: devi sapere
che lì a Konoha i fatti riguardanti i traditori di rango S non vengono
spifferati subito, così quando quei ninja di basso rango dicono che il nostro
eroe è morto da tre giorni semplicemente lo fanno perché effettivamente hanno
saputo la notizia con notevole ritardo. Perciò, non vi è alcuna discrepanza
temporale: Itachi è “morto” più di una settimana prima degli avvenimenti di
questo capitolo e non tre giorni^^ Spero di aver chiarito il tuo legittimo
dubbio!
Grazie mille per il commento!
Appuntamento al
prossimo capitolo^^ Recensite in numerosi, mi raccomando, siamo affamate XD
Un bacio doppio *-*
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
capitolo 9
Capitolo 9
Quella mattina Sakura
si alzò dal futon piena di brividi.
Non faceva poi così
freddo, almeno non nel suo cuore. La sera precedente aveva fatto una cosa
davvero terribile e tremava al pensiero che la conversazione che l'aspettava
con il maggiore degli Uchiha non sarebbe stata delle più rosee e facili da
sostenere.
L’unico sentimento in
grado di schiacciare quel timore che come una gelida serpe le s’insinuava in
tutta la lunghezza delle gambe, era un terribile senso di colpa: abituata a
leggere i più svariati generi, dalla medicina, alla posologia, alla
psicologia…non era riuscita a cancellare l’immensa tristezza che leggeva negli
sguardi dei due ragazzi innamorati.
Maya non aveva detto
una parola, chiusa in un silenzio preoccupante e per questo Sakura si sentì
peggio di un verme, anzi, se possibile, addirittura peggio d’Orochimaru.
La giovane kunoichi
esperta d’arti mediche si preparò in fretta e uscendo dalla casa di Yukia,
nella quale era stata ospitata, si ritrovò davanti Itachi, perfettamente in
salute.
Poggiato contro la
parete della casa e con le braccia conserte, l’uomo osservava ogni minimo
battito di ciglia della ragazza, ogni piccolo tentennamento, ogni gesto che
compivano quei pochi abitanti del villaggio già svegli alle cinque e trenta del
mattino, e il suo sguardo minaccioso non tradiva affatto i suoi propositi.
Sakura lo sapeva.
Sapeva benissimo che Itachi Uchiha era pericoloso e poggiato lì, contro la
porta d’entrata della casa di Maya, poteva voler significare solo una cosa.
“Sakura Haruno…” enunciò
di sorpresa marcando di proposito la voce sul cognome della fanciulla “…davanti
a Maya non ti parlerò di nulla…lei non deve sapere”
“Lo so” rispose lei
semplicemente, evitando di guardarlo negli occhi ogni tanto occultati dalle
frange color inchiostro.
“Io so cosa vuoi.”
“…?”
“Credi che io non lo
sappia? Sono stato un ANBU e so benissimo cosa dice la procedura in fatto di ‘cure mediche’” a quelle parole la
ragazza ammutolì di botto, ma decise che comunque era il caso di lasciar
parlare il suo interlocutore senza interromperlo “Se io non fossi chi effettivamente sono, tu semplicemente mi avresti prestato le tue cure, prescritto
i farmaci necessari, avresti gentilmente salutato e te ne saresti tornata a
Konoha.
Ma io sono chi sono e tu…vuoi mio fratello
Sasuke.”
“…”
“Mi chiedo però fino a
che punto ti spingerai per lui”
La giovane dai capelli
rosei digrignò per un attimo i denti, cercando in tutti i modi di ritrovare una
calma ora non più sua.
“Questo lo devo
decidere io.”rispose sicura.
“Sì, è vero, ma stai
attenta a chi calpesti nel frattempo” affermò lui, enigmatico come al solito e
mentre le dette le spalle aggiunse “ Devo andare. A momenti Maya si sveglierà e
se non mi vede si preoccuperà a morte”
“Itachi…”
“…?”
“Tu ne sei
innamorato?” chiese lei d’istinto “Anzi…hai mai amato nessuno?”
Lo shinobi non si
sprecò a girarsi nuovamente a scrutare quegli occhi verdi, ma rimase comunque
ad ascoltare la giovane.
“Beh, sappi che io
sono molto innamorata di tuo fratello e sono pronta a calpestare tutto e tutti
pur di sapere dove si trova”
“Bene. Te lo
riconosco, sei coraggiosa. Sappi però che quelli come me non provano nulla
perciò non attribuirmi sentimenti che non sarei mai in grado di provare. Ti
saluto.”
‘Bugiardo’ pensò Sakura in quel momento.
Uguale a Sasuke in
tutto e per tutto.
Itachi intanto rientrò
in casa proprio nel momento in cui Maya usciva dalla sua stanza.
La osservò per bene
prima di capire che stava succedendo. La fanciulla aveva gli occhi arrossati, i
capelli liberi e indossava un grazioso pigiamino.
Lei si era accorta che
il suo protetto era uscito, ma senza dire nulla e decidendo quindi di non
essere assillante si diresse in cucina. Anche Itachi non proferì parola e tra
loro calò il gelo.
L’uomo si sentiva così
male al pensiero di farla soffrire, da che aveva memoria la sua esistenza è
stata sempre scandita dal dolore altrui, fisico, psicologico…poco importava.
Era dolore. Puro e gelido quanto basta per schiacciare sotto il suo peso ogni
fibra del suo essere.
“Vorrei poter essere
il bravo ragazzo che ti renda felice Maya, davvero. Avrei preferito rimanere
uno smemorato a vita…” mormorò a voce bassissima come se l’avesse solo pensato.
Per tutto il giorno i
due evitarono di parlarsi.
La tristezza per quel
silenzio disumano e il terrore che lui potesse andarsene da un momento all’altro
non facevano altro che spezzare in due il cuore di Maya: preda di una bestia
invisibile la giovane desiderò con tutta se stessa di urlare.
Ma non lo fece,
chiudendosi sempre più nel suo bozzolo di seta, tanto che nel momento in cui un
Itachi molto freddo e distaccato decise di rimanere chiuso per tutto il giorno
nella sua stanza lei non obbiettò in alcun modo.
Nel pomeriggio Sakura,
con la scusa di controllarlo, aveva finalmente trovato il coraggio di poter parlare
a quel giovane tanto pericoloso.
“…così vuoi la verità?
Sei sicura?” le chiese lui, poggiandosi con il gomito destro sul davanzale
della finestra, tenuta per ovvi motivi ben chiusa.
“Sì” rispose lei,
tentando in tutti i modi di non far tremare le labbra rosse.
A quel punto il suo
interlocutore si affacciò al di fuori della finestra e osservando il giardino
dove scorazzava la micia cominciò a parlare.
“Sei mai stata in
guerra Sakura? Intendo la guerra che distrugge tutto e che lascia solo disperazione e dolore”
“No.”
“Io sì…” disse
voltandosi un secondo per vedere la sua espressione inebetita e sconvolta “A
soli quattro anni mio padre mi trascinò sul campo di battaglia e…non riesco a
descriverti l’orrore e lo schifo che ci trovai. Quattro anni, Sakura…non ebbi
neanche il tempo d’essere bambino”
“Perché mi…” esitò “…dici
questo?”
“Per farti capire una
cosa per me essenziale”affermò lo shinobi ritornando a guardare fuori, cercando
le parole più giuste e che mai in vita sua aveva avuto il coraggio di
pronunciare “Se ho fatto ciò che…se ho trucidato senza pietà tutti i membri del
mio clan è stato per evitare a mio
fratello Sasuke e a tutti gli altri ninja di Konoha, la pena di una guerra
che vi avrebbe distrutti e che con molta probabilità avrebbe visto Voi e noi
Uchiha nemici”
“Non capisco…non c’è
stata nessuna guerra…!”esclamò veramente confusa da tali, inspiegabili parole
la kunoichi.
“Appunto. Perché l’ho
dovuta fermare alla radice…e non ne vado fiero, Sakura…”
“Spiegati meglio!”urlò
lei come una matta e avvicinandosi minacciosa allo shinobi, serrando entrambi i
pugni e digrignando i denti “Vuoi farmi credere che hai massacrato la tua
famiglia, coloro che ti amavano…per evitare un’ipotetica guerra?! Ma chi credi
di prendere in giro, eh?!”
“Non ipotetica, ma
assolutamente certa e ti sbagli se pensi che mi amavano…o per lo meno non tutti”
sospirò stancamente e si voltò verso la giovane.
“Non ti credo.”
“Problema tuo. Vuoi
comunque starmi a sentire o preferisci esprimere anche tu la tua immatura sentenza?”
“Evita di tergiversare
e di prendermi in giro, per favore. La mia ‘sentenza’ come dici tu non potrà
mai essere tale perché non sono di certo un giudice marziale.”disse lei in un
fiato, ottenendo un ghigno soddisfatto da parte d’Itachi “Ti confesso però che
muoio dalla voglia di sbatterti davanti ad una corte marziale: tu sei sempre
uno sporco assassino che ha rubato il mio amore”
“Amore…ora ti
racconterò cosa spinge qualcuno a
sacrificare tutto per un ideale o per l’amore
di cui parli…”
Sakura lo guardò senza
più nemmeno respirare: quell’uomo non sembrava per niente il bugiardo fedifrago
che invece si era immaginata in tanti anni di continue riflessioni.
“Mio padre mi ha
cresciuto riempiendomi la testa di ‘fedeltà
al clan’, ‘supremazia degli Uchiha su
tutti’, nella sua vita non c’era spazio per altro. Ricordo che avevo 7 anni
quando sviluppai lo Sharingan e da allora fui considerato il genio, un Uchiha
degno di partecipare alle loro riunioni e soprattutto qualcosa da utilizzare al meglio per i loro scopi.
Finché si trattava di
sciocchezze a me non interessava, ma un giorno mio padre mi rese partecipe dei
suoi piani e…”
“ ‘E’? Continua.”
“…credo di aver
rivissuto quella guerra di cui ti ho parlato per una seconda volta.”
Qualcosa si spezzò
dentro Sakura. Cominciò a sudare freddo e deglutì a vuoto per forse tre volte
di seguito.
“…fui molto deluso da
lui e dal resto del clan, da mia madre che non si opponeva seppur fosse in
disaccordo…urlavo, Sakura. Dentro di me urlavo e li uccidevo nei modi più
atroci, ma nessuno dei miei onirici delitti
efferati poteva esser confrontato a quell’abominio che mi capitava di udire
dalle labbra di quei folli”
“…”
“…eppure… non potevo
ribellarmi. Paradossalmente rimanevo
un bambino senza alcun potere decisionale”
L’uomo a questo punto
fece una piccola pausa e decise di sedersi per terra, mettendo la schiena
contro la parete della stanza.
“M’imposero di entrare
negli Anbu per avere più informazioni sul villaggio: ero una spia al servizio
di mio padre. Ma più vivevo al di fuori del clan, più mi allontanavo e più loro
erano spaventati all’idea che io potessi parlare…e tradirli.”
“Spiare Konoha?
Perché…cosa hai scoperto?”
“…”
“Parla, Itachi. È
inutile tacere adesso.”
“…gli Uchiha volevano
prendere il controllo di Konoha attraverso un colpo di stato.”rispose con voce
piatta “Una persona aveva tuttavia capito le loro intenzioni perché non si era
mai fidata degli Uchiha…quell’uomo si chiamava Danzou”
La kunoichi sussultò
nel sentire quel nome.
“Vedo che sai già chi
è.”
“Sì…”disse lei,
confusa più che mai “…quell’uomo non mi piace”
“Capisco. Sappi che Danzou
all’epoca era il capo assoluto degli Anbu: era solo un pazzo a cui non
importava nulla. Gli premeva solo di diventare Hokage e per arrivarci avrebbe
fatto di tutto. Gli Uchiha per lui erano un ostacolo e purtroppo lo capì troppo
tardi.
Nel frattempo io spiavo
la mia famiglia e riferivo agli Anbu…questo, Sakura, mi turbava e
m’infastidiva, soprattutto perché Danzou faceva leva sul mio punto debole:
l’amore per la pace e il mio terrore per la guerra”
“…tu che…” ma la
giovane non ebbe il coraggio di continuare e lasciò continuare le scottanti
rivelazioni dello shinobi.
“A quel punto quel
bastardo mi ordinò il massacro. Ordini tassativi.”
“…che dannato
mostro…!”si lasciò scappare Sakura e quando si accorse di aver proferito parole
che in qualche modo tradivano la sua volontà di essere ferma e decisa, si
costrinse al silenzio mordendosi il labbro inferiore con gli incisivi.
Il viso d’Itachi
invece s’addolcì per un secondo ed aggiunse “Nella guerra avevo comunque
trovato qualcosa di bello…il suo nome era Yaeko. La sua famiglia era una delle
tante che partecipava a quello schifoso conflitto e anche lei, come me, era
stata portata sul campo…”
“…?”
“…Yaeko era molto
forte e quello scempio non ebbe lo stesso impatto su di lei…come invece
successe a me. Siamo cresciuti insieme e ci siamo innamorati, lei mi parlava di
cambiamenti e di come migliorare alcune cose al villaggio, era piena d’idee,
intelligente, bella…certo, eravamo ancora dei tredicenni quando nacque quel
sentimento e quindi non posso certo dire che si trattasse di vero amore ma…”
“Itachi…hai ucciso
anche lei…?”
Il volto di lui si
fece di granito, i suoi occhi stanchi rivelavano un profondo dolore.
“Sì…”confermò infine.
La ragazza non avrebbe
mai creduto che qualcuno potesse uccidere la persona che amava.
“Mi hai mentito
stamattina…tu hai amato nella tua vita e ami ancora…Sasuke e Maya contano molto
per te.”
“No. Io non posso più
amare nessuno, Sakura. Le mie mani sono sporche di sangue e niente potrà mai
cancellare quello che sono diventato. Quello schifoso clan…odiavo con tutto me
stesso il loro modo ottuso di vedere la vita, la loro vita…ma non odiavo Sasuke e non potevo ucciderlo perché lui
era completamente all’oscuro di tutto.”
“…ma allora…!”
“Prima di andare via
minacciai Danzou e gli dissi che se fosse successo qualcosa a mio fratello
sarei tornato e avrei detto a tutti quello che lui e i due consiglieri mi
avevano fatto fare.”
“Il terzo Hokage in
tutto questo cosa fece?” chiese incredula di tutto quello che aveva scoperto
“Possibile che non tentò di cercare una soluzione meno drastica?”
“Cercò di fermare il
tutto, ma il suo troppo temporeggiare non faceva che irritare Danzou. Non è
difficile da immaginare, Sakura. Egli semplicemente scavalcò il Terzo e andò a
cercare appoggio dai due vecchi compagni di squadra che vedevano le cose in
modo più simile a lui…sto parlando di Homura e Koharu, ovviamente”
“Capisco…”
“Sakura c‘è ancora una
cosa: quella notte non ero solo,
avevo scoperto che una persona meditava vendetta su Konoha e così feci un patto
con lui. Tuttavia sono convinto che in realtà non abbia mai smesso di
desiderare la sua rivalsa…”
“Chi è costui?”
“No, Sakura. Questo
no. Potrebbe essere davvero pericoloso per te saperlo…anche perché adesso starà
cercando Sasuke…”
“Perché dovrebbe?”
“Perché per tutti io sono
morto e adesso vuole una nuovo burattino a cui tirare i fili e Sasuke…si presta
benissimo. Sono sicuro che a quest’ora gli avrà riempito la testa di fandonie”
Mai nella sua vita
Sakura aveva avuto davvero paura per Sasuke come in quel momento.
“Secondo te potrebbe
convincerlo a distruggere il villaggio?!”
“Non credo che
vorresti saperlo davvero…”
Quella era una
risposta più che sufficiente per lei…non poteva riferire a nessuno come aveva
avuto quelle informazioni senza passare guai seri.
“Non lo fare…non
cercarlo da sola, potresti rimanere delusa”
“Invece non so proprio
cosa fare Itachi…” mormorò dirigendosi verso la porta, ma prima di uscire disse
“…e non so che pensare di te e di quello che hai fatto…”
Itachi rimase seduto e
fermo nella stessa posizione per un tempo interminabile. La testa completamente
vuota solo non sapeva come comportarsi con Maya, li divideva una montagna di
segreti…
Il suo atteggiamento
freddo era solo un modo per non affezionarsi ulteriormente, era per mettere le
distanze tra loro e anche se la cosa gli faceva male e per il bene di quella
dolce fanciulla che non c’entrava nulla con un criminale come lui.
“Comprendo benissimo.
Ti ringrazio per avermi ascoltato.”
“Con permesso.”
*******
Maya aveva appena
salutato Sakura, che aveva un viso stravolto e sembrava fosse sul punto di
piangere. Non aveva ascoltato la conversazione, ma sapeva che Itachi le aveva
sicuramente detto qualcosa.
Non sopportava il
sentirsi esclusa dal suo amato, tanto meno la sua irritante indifferenza.
Perché sembrava non
sopportarla più? Perso per perso, Maya nella sua estrema ingenuità decise che
se gli avesse rivelato il suo segreto forse, lui si sarebbe aperto e magari le
avrebbe raccontato qualcosa su di lui, sul vero
Itachi.
Respirando a fondo,
prese coraggio e si avviò nella stanza del moro esclamando da dietro il fusuma
un timidissimo “Itachi, posso entrare?”
“Sì.”rispose
semplicemente. Il suo timbro di voce aveva qualcosa di diverso…sembrava freddo,
sollevato e preoccupato allo stesso tempo. E inquietante. Molto.
La ragazza comunque
decise di sedersi al suo fianco e senza inutili preamboli ma mostrando il suo
dirompente nervosismo a causa delle piccole mani che si attorcigliavano nei
lunghi capelli, enunciò seria “Itachi io… vorrei confessarti una cosa…”
“Cosa?”chiese lui,
cadendo dalle nuvole. Sembrava la giornata delle verità quella.
“Il mio…il mio
segreto.”
“Non sei obbligata.”
“No, voglio che tu
sappia. Voglio metterti al corrente di tutto, Itachi perché io…io ci tengo
davvero molto a te e…”
“Ho capito, Maya. Ho
capito” affermò lui, arrendendosi. Poi si posizionò per ascoltarla meglio e la
fissò dritta negli occhi.
“Due anni fa ho
conosciuto un uomo…”
E questo anche un ex-smemorato
l’aveva capito.
“Avevo 18 anni ed ero
una vera stupida…la nonna era morta da poco e forse mi sentivo sola…o forse ero
solo affascinata dalle sue parole, sta di fatto che m’innamorai di lui senza
sapere praticamente nulla sul suo conto. Avevo capito solo che era molto
religioso, anche se non mi è mai stato chiaro di che religione fosse…”
Perché quelle parole
non gli erano nuove? Quasi sembrava che parlasse di una persona che conosceva
anche lui e senza volerlo cominciò ad innervosirsi.
“Lui m’illuse che ero l’unica,
mi disse che mi amava...lo feci entrare nella mia casa e…nel mio letto. Ti
prego non pensare mal di me…”
“Non potrei nemmeno se
volessi, Maya…” sussurrò lui, cercando di essere il più accomodante possibile.
Ma il suo animo era inquieto, terribilmente scosso da una sgradevole sensazione
che si bloccava lì, in fondo allo stomaco. Poi chiese cupo in volto “Ma il suo
nome…dimmi il suo nome”
“H-Hidan…”
Hidan. Il pazzo
manigoldo che Itachi non sapeva che fine avesse fatto dopo la spiacevole
faccenda della morte d’Asuma Sarutobi.
Poteva essere morto,
poteva essere sopravvissuto, scorrazzare in giro a uccidere la gente, a sedurre
e seviziare donne…l’Uchiha non riusciva ad immaginare quale fosse la sorte di
quell’immortale.
Poi chiuse gli occhi e
tentò di sospirare per calmarsi, invano.
“Come non sei riuscita
a non capire quanto fosse spregevole quell’essere…?”
“Come? Ma…Itachi, parli
come se lo conoscessi…”
“Infatti!”sbottò lui
improvvisamente, spaventando enormemente la giovane che non gli aveva mai
sentito alzare la voce “Maya tu devi stare lontana dalle persone che hanno la
mia stessa cappa con le nuvole”
“Perché? Itachi che
succede? E poi che c’entra il tuo impermeabile con Hidan? Lui non…”
“Perchè siamo
criminali!!” esclamò furente ma improvvisamente si bloccò e fece mente locale.
A quanto diceva Maya,
aveva conosciuto Hidan due anni prima e…in quel periodo l’immortale non faceva ancora parte dell’Akatsuki. Così, Itachi si
calmò e chiese “Dimmi lo vedi ancora?”
“No, certo che no! Una
volta che ha avuto ciò che voleva si è dileguato e non ho avuto mai più sue
notizie…!” disse la ragazza che cominciò a piangere.
“…”
“Ma Itachi, perché
dici di essere un criminale?! Tu non sei…!”
“Sì, Maya! Maledizione
io…!”e alzandosi in piedi concluse a mezza voce “…sono un mostro…!!”
Dal canto suo lei
singhiozzava più forte.
Non capiva che cosa
volesse dire e si pentì di avergli raccontato la verità. Certo come avrebbe
potuto reagire? Che stupida che era stata.
Nascose il viso tra le
mani e poggiò la testa sul tatami, sentendosi un verme strisciante.
Lui però l’afferrò per
le spalle e costringendola a guardarlo rimarcò “Le vedi queste mani? Queste
mani che ti stanno stringendo? Queste sono le mani di un assassino, Maya”
“…no…non è…”
“…vedi il mio viso? Questo
è il volto di un criminale di rango S, ricercato in tutte le terre ninja! Lo
stesso di Hidan! Facciamo parte della stessa organizzazione…”
“Non è vero!” urlò lei
liberandosi “Tu non sei un mostro e io non posso essermi sbagliata un’altra
volta!”
Batté violentemente i
pugni sul petto d’Itachi, ignara che gli procurava un dolore atroce e non solo
fisico.
“Ascolta, Maya…io sono
un estraneo per te ed è meglio che tu non sappia nulla di me”
“Itachi…” mormorava
tra i singhiozzi “…non farmi questo…ti…prego…!”
“Maya io…ho ucciso la
mia famiglia, la mia ragazza a soli 13 anni…!”
“Cosa hai fatto…perché?!”
mormorò sconvolta, cominciò a tremare come una foglia, ma non per paura.
Maya non capiva chi
avesse di fronte e in quegli istanti così drammatici desiderò con tutta se
stessa di riavere indietro la dolce figura di quell’uomo seduto dietro il
bancone del suo negozio di dolci.
“…”
Si chiuse nuovamente
in uno dei suoi silenzi. Non voleva che lei sapesse, ma l’aveva costretto a
vomitare quella verità che mai avrebbe voluto ricordare.
“Itachi io…volevo solo
sapere la tua storia e il tuo passato, non volevo, non volevo…”
“Neanche io volevo
ricordare, Maya, te lo giuro su quanto ho di più caro”
“Sasuke? Tuo
fratello?”
Egli annuì e Maya
sprofondò in un abisso senza fine. Itachi non pensava affatto a lei, non
l’amava, non le era cara, era…nulla.
“Itachi io…mi ero innamorata di te…non è giusto…!”
Che cosa mai poteva
essere giusto in tutta quell’assurda storia? Itachi non odiava direttamente
Hidan, ma tutto quello che lui rappresentava…l’Akatsuki, Madara, trovare e
uccidere i jinchiuriki e tutto lo schifo che aveva dovuto ingoiare per anni.
Maya continuò a
piangere “Dimmi almeno il perché…!”
“Perché erano ordini,
Maya. Sono uno shinobi e non posso disubbidire”
“Hai ucciso anche il
tuo fratellino?”
“No” mormorò lui senza
fiato.
Lei per un secondo lo
guardò e Itachi continuò esclamando “Non ci sono riuscito…e adesso lui mi cerca
per uccidermi”
“Ti prego raccontami
tutto…io ho bisogno che…Itachi, sii sincero, te ne prego”
Quello sguardo
arrossato e in lacrime era troppo doloroso da sopportare e alla fine, forse
spinto da un assurdo desiderio che lei rimanesse così disgustata da cacciarlo
via, le disse ogni singola cosa, anche quello che non aveva detto a Sakura.
“Se gli spieghi cosa è
successo tuo fratello capirà, non credo che sia così difficile…”
“Non voglio, lui non
deve sapere…non deve”
“Ma il tuo sogno! La
tua vita!”
“Io non ho più una
vita Maya. Io esisto solo per lui”
“Sì che ce l’hai! Io
non ti ho salvato per vederti morire per mano di tuo fratello!”
“Lasciami perdere,
Maya. Dimenticami e basta”
“Come puoi chiedermi
questo?…io…t-ti…amo, non conta nulla per te?!”
“Maya…” si sforzò di
non dirle la stessa cosa, non aveva futuro, non aveva nulla di buono da
offrirle “…io non posso più amare…il sangue di tutti i miei familiari è una mia
responsabilità e devo pagare, ma non tu non c’entri nulla con quest’orrore.
Anzi, sei stata fortunata che io abbia riacquistato la memoria…non mi sarei mai
potuto perdonare se ti avessi toccata”
“Io sto già pagando…”
mormorò abbracciandolo “…e ti giuro che avrei tanto voluto che tu mi facessi
tua, Itachi. Tanto…”
Lui non rispose subito.
Le sue mani tremavano.
Temeva che se l’avesse stretta a sé non sarebbe più riuscito a lasciarla andare.
Non poteva trascinarla all’inferno insieme a lui, così la scostò delicatamente e
con il cuore a pezzi mormorò un secco “No. Dimenticami, Maya. Tu… non meriti
tutto questo”
Nel sentirsi
rifiutare, sconvolta e non sopportando più quella tremenda agonia, la ragazza
corse fuori della stanza per rinchiudersi nella sua.
Lady_KuroiNeko & Deliaiason 88:
Eccoci con un nuovo
capitolo, eh sì l’uomo misterioso di Maya era il nostro Hidan…o_O. Sorprese
vero?! La cosa in realtà l’avevamo già decisa da un po’, anche se l’idea è
stata di Delia…
Passiamo alle
recensioni:
_AkAtSuKiNa_ : Salve mia cara. Come vedi abbiamo
accontentato la tua sete di sapere il resto, ma ancora non è finita qui…
kla_cat92: Grazie, siamo
molto contente che ti piaccia, noi decidiamo le fasi più importanti man mano
che scriviamo e ci consultiamo quindi sul futuro dei due dobbiamo ancora
vedere. Comunque nemmeno noi vogliamo vedere Maya morta ^_^…baci
damnedmoon: Anche noi
vorremmo esserci al posto di Maya…si effettivamente la mia vena romantica
m’impone ogni tanto di mettere qualche bacio qua e là. Hai visto che ha fatto
il ‘bello e dannato Uchiha’…! Su Sasuke abbiamo solo accennato a qualcosa, ma
dobbiamo decidere se e quando apparirà. Grazie per i complimenti, speriamo
vivamente che anche questo capitolo sia di tuo gradimento baci.
Saiyo83: Grazie per i complimenti siamo sempre
felici di ricevere tanto affetto nelle recensioni! Sakura…per ora riposa sotto le ceneri, ma si
sveglierà presto. Guai un po’ tristi perchè adesso è pentita di averlo fatto…la
verità a volte fa più male di non sapere…baci
Jayden Akasuna: Ciau! Cattivo?! Che noi sappiamo non è
mai stato cattivo…un po’ oscuro si, ma mai cattivo. I suoi modi erano ambigui,
ma noi abbiamo sempre avuto l’impressione che la sua fosse una farsa…In ogni
caso speriamo che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto baci.
lella95: Grazie, sapevamo
che sarebbe stato un perdono al 100% ihih^^. Grazie anche per tutti i
complimenti! Hai finalmente compreso il terribile segreto di Maya e il
pericolo che ha corso, dai un bel bacio ci stava almeno per me ^^. A presto
baci
Sasori_Danna: Grazie Danna! Maya il pensierino lo fa
eccome! Solo è timida e come dici tu traumatizzata. Itachi non si smentisce
mai, ha reagito più nel suo vero carattere, almeno noi cerchiamo di renderlo
molto più IC possibile. Spero che anche questo capitolo ti faccia impazzire…Baci
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
capitolo 10
Capitolo
10
Sakura sospirò per
l’ennesima volta in un’ora. Preoccupata per Maya e per quella situazione, non
sapeva come comportarsi.
Tornare a casa era
fuori questione: le avrebbero fatto domande alle quali avrebbe dovuto mentire,
ma certo non poteva rimanere in quel villaggio per sempre.
Si era messa in una
condizione difficile e adesso non sapeva come uscirne.
‘Sasuke
dove sei?’
Perché? Perchè farsi
sempre le stesse domande?! Perché pensare sempre a lui in ogni stramaledetto
momento della sua esistenza? Perché?
Il suo malessere era
fin troppo evidente e ciò che ne stava facendo le spese era un povero libro che
teneva tra le mani e che stava praticamente disintegrando a furia di rigirarlo.
Tutta quella
situazione era pesante, aveva pestato il cuore di Maya, riportato indietro
Itachi che se fosse rimasto senza memoria probabilmente avrebbe sposato quella
ragazza e avrebbe vissuto felice. Come se non bastasse in tutto questo aveva
saputo più di quanto avrebbe voluto…il mondo era pieno d’orrore e persino il
suo villaggio si era macchiato di peccati così odiosi che non sapeva se avrebbe
mai perdonato o accettato.
Aveva sempre creduto
di vivere in un posto migliore, ma era evidente che ognuno, per quanto in
pubblico possa risultare una persona rispettabile e pulita, ha sempre una
macchia nera sul proprio curriculum.
Se Sasuke avesse
potuto sapere la verità…forse…
‘Ma
cosa…! Sakura! Ti stai ancora illudendo!’
Sconsolata e
arrabbiata. Delusa e amareggiata. Innamorata. Pur sempre una sedicenne
innamorata.
“Sakura, ascolta…”
Yukia che aveva capito che c’era qualcosa che la turbava, le si sedette
accanto.
“Dimmi.”
“Ti va di venire con
me a fare la spesa? Sai…tanto per visitare un po’ il villaggio: da quando sei
qui non hai ancora avuto il piacere di vedere questo meraviglioso ritaglio di
terra”
Lei sorrise e rispose
di sì. Forse distarsi un po’ le avrebbe fatto bene.
Era un bel luogo
pensava la rosa mentre passeggiava di fianco a Yukia. Anche se piccolo era
abbastanza affollato. Sorrideva perché le sembrava Konoha in miniatura.
<< Aspettami
mamma!!! >>
<< Se ti fermi
ogni momento non arriviamo più >>
Arrivarono vicino al
fruttivendolo -parecchio paffuto- e ascoltarono la conversazione tra lui ed una
donnina di media statura e dai polsi sottili.
<< Buon giorno
signora, cosa le servo? >>
<< Un chilo di
mele per favore. >>
Il mercato era
particolarmente fornito e la ragazza si fermò davanti un negozio di vestiti:
non era più suo costume fantasticare su quelle cose “da donna”. Lei era una kunoichi
e non si poteva permettere d’essere femminile e invece, convinta dalla rossa,
Sakura acquistò un kimono davvero bello pensando che in fondo non c’era nulla
di male a riprendersi, almeno per una volta, la propria identità di fanciulla.
Uscita dal negozio
però, Sakura si bloccò non appena udì un campanellino: le era parso di vedere
una mantella dell’Akatsuki e immediatamente venne scossa da mille brividi.
Non poteva essere.
Itachi era a casa con Maya.
“Sakura…tutto bene?”
Lei fissò l’angolo
della strada dove poco prima aveva visto qualcosa e rispose “Sì…tutto ok Yukia,
andiamo da Maya”
“Ma che succede?”
“Non lo so,
voglio…voglio solo vedere se va tutto bene”
“Come vuoi
ma…permettimi di dirti che sei strana”
‘Magari
lo fossi’
********
Maya non era ancora
uscita dalla stanza, non aveva preparato la colazione né aveva messo il cibo
per Achimi, la quale miagolava dietro la sua porta disperata.
Itachi allora prese la
micetta tra le braccia che in un attimo si accoccolò sul suo petto facendo le
fusa.
Fu lui a metterle i
croccantini nella ciotola, ma la gatta lo fissava in modo che a lui parve di
rimprovero.
“Non guardarmi
così…mangia.”
Ma la micia non
accennava a staccarsi dalla sua posizione “Che dovrei fare? Non posso…” esclamò
a bassa voce. Si stava giustificando con un felino. Con un felino!
Il senso di colpa
faceva strani scherzi.
“Achimi se non
m’importasse niente di lei, mi sarei comportato come Hidan e tanti saluti”
La gatta continuava a
fissarlo e lui sapeva che aveva ragione ad avercela con lui.
“Mi dispiace Achimi…”
mormorò allontanandosi dalla cucina e dallo sguardo accusatorio della gatta e
sentendosi così stupido che non poté crederci neanche volendo.
Nel frattempo passò
dalla stanza di lei. Si fermò
indeciso se chiamarla o no, ma dopo quel
discorso non sapeva se Maya volesse più vederlo.
Aveva perso già Yaeko
e se avesse perso anche lei non avrebbe più…
Il suo destino era già
stato deciso e forse era ora di andare via. Se Madara avesse scoperto che era
ancora vivo l’avrebbe fatto cercare e Itachi non voleva rischiare l’incolumità
di quelle persone che erano state ospitali con lui e che lo consideravano uno
di loro.
Sasuke…suo fratello…il
solo legame a cui doveva pensare perché quello con Maya non poteva portarlo
avanti.
Si sedette nel
giardino, sapeva che la cosa giusta era di andarsene eppure qualcosa lo
tratteneva.
Qualcosa.
“Così è vero che sei
ancora vivo…Itachi-san”
Quella voce ironica la
conosceva troppo bene.
“Kisame…”
“Caspita, chi
l’avrebbe mai detto che t’avrei trovato in un posto del genere…beh, francamente
non ci ho mai creduto troppo all’idea che tu fossi morto, quel moccioso non
vale nemmeno l’unghia del tuo dito mignolo sinistro”
“…risparmiami questi
commenti, per favore”
“Sai mi hanno detto
delle cose mentre eri via…Madara…”
“Si è mostrato a te?”
“Già!” enunciò
ridacchiando e sistemandosi distrattamente il suo spadone sulla schiena “Adesso
abbiamo nuovi membri, quattro ragazzi…anche il tuo fratellino, sai?”
“…”
“Andiamo, per strada
ti racconto tutto. O hai ancora intenzione di startene qui a rimuginare, Itachi-san?”
“No.”
Maya era appoggiata
alla porta e ascoltava, aveva sentito una voce estranea ed era uscita a
controllare chi fosse e così aveva visto un uomo enorme che sembrava uno squalo
palare con Itachi.
L’uomo indossava una
mantella uguale a quella d’Itachi e cominciò a temere che volesse portarle via
il suo…ma quale suo.
Kisame non ci mise poi
molto ad accorgersi lei e sorridendo disse: “Oh, ma che carina…!”
Il moro si girò ed
esclamò con veemenza “Maya entra in casa!”
“Maya, ma che bel
nome, salve.”
“Kisame sei venuto per
me, possiamo andare. Lascia perdere la ragazza”
Lei scese il gradino e
corse ad abbracciarlo “Itachi…” mormorò “Vuoi andartene…! M-ma tu non sei un
criminale…!!!”
“Maya…tu…” non sapeva
come fare con lei e non voleva raccontarle una bugia.
In quel momento però
il terreno sotto di loro tremò: Sakura aveva appena sferrato un pugno.
“Itachi non va da
nessuna parte” disse lei fissando con odio Kisame.
“Una kunoichi di
Konoha…Itachi ne hai di cose da raccontare vedo, ma prima mi occupo di lei”
disse sguainando il suo spadone, la Samehada.
Sakura corse
velocemente verso Kisame e cercò di colpirlo ma lui si scansò. Prima che
potesse attaccare a sua volta, Itachi si mise in mezzo bloccandoli con un
semplice ed elegante gesto della mano destra.
“Basta Kisame, mi hai
trovato. Non ti serve altro” poi si girò verso Sakura alla quale teneva il
braccio “Prenditi cura di Maya…il mio destino è questo…”
“Uffa mi tarpi sempre
le ali…” si lamentò Kisame riportando la spada al suo posto e sistemandosi la
mantella.
“No, Itachi…possiamo
cambiarlo…” riprese la giovane ragazza dai capelli rosei.
Lui non le rispose e
dopo averla lasciata si girò verso Maya. Si guardarono a lungo senza dire una
parola finché lui, sorridendo, non pronunciò un rassegnato “Perdonami” senza
farsi udire da nessuno, solo da lei, l’unica che l’aveva trattato da essere
umano.
“Itachi!” urlò lei
straziata per quell’addio così improvviso ma Yukia la trattenne.
I due ninja traditori
sparirono in una nuvola di fumo.
Maya si scostò da
Yukia e, inutilmente, corse nel punto in cui erano spariti. Non appena realizzò
cosa effettivamente era accaduto cadde in ginocchio e piangendo urlava il nome
d’Itachi e batteva i pugni sul terreno.
Sakura si guardò le
mani: ancora una volta non aveva fatto nulla.
“Perché diavolo mi
sono allenata tutto questo tempo allora?!!!!” urlò irata con se stessa, poi
s’inginocchiò davanti Maya, la fece alzare ed esclamò un contrito “Maya…mi
dispiace…”
“Sakura…tu…lo sapevi
chi era, vero?!”
“Sì…”
“Perché? Perché è
andato via…?”
“Per salvare suo
fratello, credo…”
“No-non è giusto! Per
salvare un fratello occorre per forza dare la vita?”
“Io…io non lo so,
Maya. Non lo so…”
Yukia non seppe fare
altro che tacere.
Nel frattempo la gente
del villaggio, attirata dal trambusto, si stava affollando intorno alla casa
della ragazza.
*******
Un’ora dopo tutto quel
baccano, Maya, che non aveva fatto altro che piangere, finalmente riposava sul
suo futon, grazie anche ad un calmante datole da Sakura. La kunoichi intanto se
ne stava seduta fuori, fissava il cielo e piangeva silenziosamente.
“Sakura…” la chiamò
Yukia.
Lei emise un lieve
movimento della testa per farle capire che la stava ascoltando nel frattempo si
asciugò dalle lacrime.
“Mi spieghi cosa è
successo?” le chiese rimanendo in piedi dietro la ragazzina.
“Quello lì era un
compagno d’Itachi all’Akatsuki…ed è lì che sicuramente stanno tornando”
“Akatsuki…quell’organizzazione
di criminali? Lui era uno di quelli lì??!”
“Già”
“Diamine, Sakura!!! Un
pericoloso criminale viveva sotto lo stesso tetto della mia migliore amica e tu
non mi hai detto nulla! Lo sapevo io, lo sentivo sulla pelle che non ci si
doveva fidare di lui, è solo uno sporco- -”
“Yukia ti prego non
dire altro” la interruppe la giovane dal cuore a pezzi.
“Perché mai dovrei?
Che vuol dire questo tuo assurdo comportamento? Sei un po’ troppo remissiva!”
“Voglio dire…che quel
criminale ama davvero Maya! Ecco che vuol dire!”urlò in un respiro “Se fosse
stato davvero pericoloso ci avrebbe uccise appena riacquistata la memoria e
invece ha preferito andare a farsi ammazzare piuttosto che coinvolgere tutti
noi in un duello mortale!”
“…ma…!”
“Qui era felice e mi
dispiace di averlo capito tardi. Ho sbagliato tutto, mi sono comportata da
bambina piena di pregiudizi: smettila di disprezzarlo, Yukia, non fare il mio
stesso errore…” aggiunse infine e dopo essersi alzata, Sakura sparì dalla
visuale della rossa.
La confusione era
tanta e Yukia si ritrovò a fissare con occhi vacui il pavimento di legno della
veranda.
Non s’aspettava una
reazione simile da quella ragazza, forse Itachi non si era portato solo il
cuore di Maya, ma anche qualcosa di Sakura.
*******
La giovane
medico-ninja si poggiò sul tronco di un albero stremata e riprese a piangere, il
petto le faceva male: non era più solo il cuore a dolerle, ma ogni singola
fibra del suo esile corpo di sedicenne. Il sangue rifluiva quasi al contrario.
La rabbia e la delusione che provava per se stessa erano insopportabili.
‘Cosa ho
fatto!? Ho perso me stessa e anche Sasuke…’
Rammentò le ultime
parole dell’uomo che aveva pensato a Maya invece che a se stesso e un barlume
di lucidità le tornò a galla.
Doveva avvertire
l’Hokage, così prese un rotolo dalla sua immancabile sacca e cominciò a
scrivere alla maestra.
Hokage-sama,
Mentre le
scrivo questa lettera Uchiha Itachi sta tornando al covo dell’Akatsuki. Appena
arrivata qui al villaggio ho scoperto che era ancora vivo, che era lui il
paziente che aveva bisogno di cure e di cui la giovane Maya si stava occupando.
Gli ho prestato le cure del caso e con mio sommo stupore ho inteso che avesse
perso la memoria, così tramite un jutsu, sono riuscita a restituirgliela e mi
ha raccontato tutta la verità.
Mi perdoni se
non sono corsa ad avvertirla subito, ma ho creduto stupidamente di poter fare
da sola. Tornerò a Konoha quanto prima e porterò con me Maya, la ragazza che
venne al villaggio per chiedere aiuto direttamente a lei, maestra. È innocente,
non sa nulla…anzi la partenza dell’Uchiha l’ha scossa profondamente.
Non sono
riuscita a farmi dire dove fosse il covo, ma so per certo che anche Sasuke si
trova lì adesso…insieme ad un fantomatico complice del massacro di quella
notte. Non so chi sia, non mi è stato possibile scoprire la sua identità: so
soltanto che odia Konoha e che vuole distruggerla.
Metta Naruto in
allerta, mi premeva avvisarla prima del mio arrivo…purtroppo ho scoperto
qualcosa di veramente orribile sul nostro villaggio, non ne faccia parola con
nessuno…non so più di chi fidarmi…
Sakura
Dopo aver riletto con
attenzione quello che aveva scritto a Tsunade-hime, Sakura si premurò di
spedire, tramite un jutsu di evocazione, la scottante lettera alla sua maestra.
Certa, questa volta, di aver fatto la scelta giusta.
*******
Camminava lentamente
come se stesse percorrendo il corridoio che l’avrebbe portato al patibolo.
Kisame non aveva detto molto inizialmente poi, però cominciò a fare le prime
irritanti considerazioni.
“Mi avevano detto che
eri ridotto male, quando ti avevano lasciato nella caverna Zetsu farneticava
che eri morto, che non sentiva il battito e bla, bla, bla…lo sai meglio di me
com’è logorroico…”
Itachi, che proseguiva
con tranquillità più avanti di Kisame, non disse nulla e anche se ascoltava il
suo ritrovato compagno di squadra la
sua mente era rivolta alla giovane ragazza che l’aveva salvato.
“…”
Lo squalo, accortosi
della scarsa loquacità del suo interlocutore si schiarì la voce e continuò:
“Comunque Madara mi ha sorpreso: non pensavo che fosse quel Mizukage…ora capisco perché Zabusa ha fallito nel suo
attentato”
Ed era anche il motivo
del perché quello della Nebbia fosse un villaggio tanto violento e sanguinario,
ma questo Itachi non lo disse limitandosi a pensarlo, come dal resto faceva
sempre quando era con gli altri membri dell’Akatsuki.
“Dai non fare il
musone, tuo fratello sta bene ed è un ottimo membro”
“Silenzio. Tu non
conosci Madara. Non sovrapporre l’immagine burlona di Tobi a quella di
quell’essere”
“…”
“…”
“…beh, almeno adesso
potrete stare un po’ insieme…” disse scherzoso, ma guadagnandosi
un’occhiataccia da Itachi “…ehm…in ogni modo dicevo…Madara ha mandato Sasuke a
prendere l’otto-code…”
Fu proprio in quel
preciso istante che il primogenito dei fratelli Uchiha si fermò e si giro verso
Kisame per guardarlo. Dopo qualche istante ritornò ad osservare il sentiero e
con un soffio di voce indecisa se essere fredda e schernitrice o calda e
preoccupata esclamò un semplice “Ovviamente…”
“Uhm?” mugugnò l’uomo
squalo che in poco tempo puntualizzò “Lo sai meglio di me che gli obiettivi
dell’organizzazione non sono cambiati”
“Certo” esordì
freddamente, ma dentro scalciava e urlava “A te piace la guerra”
Suo fratello si era
lasciato convincere e lui non era stato in grado di salvarlo da Madara e dalla
sua vendetta.
“A me piace combattere,
Itachi. È un tantino diverso, ma se la guerra mi permette di agitare un po’ il
mio spadone che ben venga”
‘Questo
significa amare la guerra, Kisame’
“Ma a proposito…che ci
faceva lì quella ragazzina che ha ucciso Sasori?”
“Mi ha curato”
“Ohh! Bene! Vuol dire
che hai i tuoi occhi di nuovo al loro
posto?”
“Sì” rispose
monocorde, anche se in realtà non era sicuro di avere gli occhi come nuovi.
“Ma quanto sanno?
Voglio dire…sia lei sia la graziosa ragazza che piangeva per te…”
Itachi si voltò
velocemente e con un gesto preciso e brutale sbatté Kisame contro un albero.
Era successo tutto così in fretta che l’ex membro dei Sette Spadaccini della
Nebbia era ancora fermo e strabuzzava gli occhi per la sorpresa, mai in quasi
otto anni di continuo girovagare l’aveva visto così furente.
“Se parli a qualcuno
di Maya io ti ucciderò. Sono stato chiaro?!”
“Ah, ah, ah…!” rideva
divertito l’uomo dalla pelle bluastra “Itachi-san, è bello vedere che sei umano
anche tu, ma è troppo tardi…sanno già di lei e di tutto il resto.”
Aveva reagito
d’istinto, l’istinto di proteggere ciò che di più caro aveva avuto in quella
vita così misera e priva d’amore. Ma era caduto nella trappola, trappola
architettata dal vecchio Madara.
Lasciò andare il
compagno, guardava la sua bocca muoversi e i dentini da squalo che facevano
capolino, ma non sentiva una sola parola. Non voleva più ascoltare.
Il ricordo di Maya era
così sfocato adesso… il suo dolce sorriso, il suo sguardo allegro, il suo
amabile modo di arrossire anche per un insignificante complimento. Tutto
sembrava solo un sogno da cui si era dovuto svegliare a forza.
Ma Sasuke era più
importante.
Più importante.
“Io tutto sommato sono
dalla tua parte” confermò Kisame dopo essersi sistemato il colletto del
mantello nero decorato con le solite nuvole scarlatte.
“Personalmente non
m’importa se sanno qualcosa o no”
“Mpf! Non se ne fanno
nulla di queste informazioni, Itachi-san…Pain è andato a prendere l’enneacoda
direttamente al villaggio della Foglia”
Quelle parole lo
destarono completamente perché significavano solo una cosa: il piano era già
cominciato.
Pain avrebbe distrutto
tutto e se Sakura avesse portato Maya al villaggio non avrebbe risolto nulla.
Sarebbe rimasta coinvolta ugualmente e lui avrebbe perso nuovamente una parte
del suo cuore.
“Non sanno niente”
mentì cupo in volto e riprese a camminare come nulla fosse.
Però aveva la sua
ultima carta da giocare.
L’ultima.
*******
“ETCIU’!!”starnutì con
forza il giovane dagli occhi limpidi.
Non aveva con sé dei
fazzoletti perciò si trovò costretto a sfregare con forza l’indice della mano
destra sul setto nasale.
“Aho! A ragazzì nun te
raffreddà!”gli urlava contro il vecchio Fukasaku con il suo simpatico accento
dialettale “Dobbiamo finì l’allenamento!”
“Sì, sì…! Brutto
rospaccio della malora!” borbottò il ninja biondo mentre chiudeva gli occhi.
Così Naruto riprese la
concentrazione, imparare il Senjutsu non era di certo una bazzecola.
Eppure aveva una
strana sensazione addosso, come se stesse per succedere qualcosa…qualcosa
d’imminente.
E’ pericoloso. Molto
pericoloso.
Lady_KuroiNeko & Deliaiason88:
Salve a tutti!
Finalmente siamo riuscite a terminare anche questo capitolo. Le cose non si
mettono bene, pare per nessuno. Sembriamo sadiche a voler fare soffrire Maya in
questo modo, ma credeteci non è cosi…
Volevamo ringraziare
le 36 persone che hanno aggiunto ai preferiti la nostra storia. Un bacio grande
per tutti! ^^
Lella95: Figurati, l’importante è che il tuo punto di
vista non manchi mai! Certo l’indizio del religioso era d’obbligo…anche ad
Itachi doveva venire la pulce nell’orecchio. Purtroppo le cose sembrano
mettersi sempre più male, ma un po’ di suspence ci vuole ^^. Siamo sempre molto
contente che il nostro lavoro piaccia e come sempre ti ringraziamo per la tua
presenza! Baci alla prossima.
Serenity452: Sorellina! Come si dice meglio tardi che
mai! In ogni modo Hidan è sempre Hidan e non si smentisce mai. La cosa ha
creato molto scompiglio tra i due, ma la verità doveva venire fuori, adesso non
hanno più segreti tra loro. Sasuke, Sasuke…ci stiamo studiando sopra, ma non
dico nulla ^^. Grazie per i complimenti, siamo sempre felici di leggere le tue
recensioni! Baci
Sasori_Danna: Ciau! Almeno qualcuno siamo
riuscite a strabiliarlo, con i riferimenti sapevamo entrambe che si sarebbe
subito capito chi era l’uomo misterioso. Per Itachi è stato un brutto colpo, ma
in confronto al suo di segreto è decisamente il vincitore! Beh se parliamo d’eroe
posso dire che, e credo che la mia socia sia d’accordo con me, Itachi
essenzialmente non è un eroe. È un ninja che eseguiva ordini, non ha potuto
rifiutare una missione, anche se forse era una cosa più grande di lui. In fondo
aveva solo tredici anni e quindi più vulnerabile anche se con quell’aria da ‘super genio’ non sembrava, ma io personalmente l’ho sempre visto come una
persona molto fragile. Sasuke invece è vittima di se stesso e di quello che si
rifiuta di vedere. Sono una gran chiacchierona ^^. Siamo contente che ti sia
piaciuto! Speriamo di rivederti alla prossima baci, baci!
Saiyo83:
Grazie, addirittura alle lacrime…siamo noi ad essere commosse! Sì, qualcuno si
doveva assumere la responsabilità di far guarire Itachi. Sakura l’ha fatto
pensando prima di tutto a se stessa e adesso sa di aver sbagliato e non c’è
niente di peggio di un rimorso oltre alla verità. Speriamo che anche questo
capitolo sarà apprezzato! Un bacio grande.
damnedmoon: Ma meglio Itachi che Hidan! Itachi la
deve proteggere, sa che il suo futuro è incerto e come si fa a trascinare una
ragazza come Maya nel suo mondo. Anche se comunque vi è entrata volente o
nolente. Siamo a quota due per lo
sbalordimento da ‘ Hidan: uomo misterioso
’. A parte gli scherzi anche lui voleva la sua memoria, anche se adesso n’è
pentito. Sono troppo pucci insieme ^^.
No, il piccolo Sasuke, è puccio pure lui, quando non ci rompe con i discorsi
sulla vendetta estrema. Grazie per i
complimenti anche se le cose non si sono proprie sistemate…non odiarci! Baci
alla prossima^^.
_AkAtSuKiNa_: Ciao carissima! Stavolta poveri sul
serio i due…non siamo cattive e che ci disegnano cosi. E’ stata un’esigenza di
copione. Scherzo, scherzo…stavolta abbiamo aggiornato un po’ prima rispetto ai
tempi interminabili degli altri capitoli, ma non è facile fare coincidere gli
impegni di entrambe. Un bacio alla prossima!!
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
capitolo 11
Capitolo 11
Maya si svegliò
sperando che fosse stato tutto un incubo, guardò fuori della finestra e vide
che era di nuovo mattina, così si alzò di scatto e corse verso la stanza dove lui
aveva vissuto in tutto quel periodo. Per un attimo ebbe l’illusione che Itachi
fosse ancora lì che l’aspettava.
La stanza era vuota,
il futon riposto nell’armadio, tutto in ordine e pulito.
L’unica cosa che era
rimasta di lui era quel libro che gli aveva prestato, riposto sul piccolo
tavolino di legno sotto la finestra.
Si avvicinò e lo
strinse al petto e nascondendo il viso contro la copertina sentì il suo odore
impregnare quelle pagine. Piccole lacrime scesero dai suoi occhi già gonfi.
“Itachi…” esclamò
senza accorgersene, forse per riempire – inutilmente - quel buco che le
squarciava il petto, forse per illudersi che a quel tacito richiamo lui sarebbe
ritornato indietro.
Ovviamente non accadde.
Così Maya buttò fuori tutta l’aria che i suoi piccoli polmoni furono in grado
di incamerare in tutto quel tempo e ripose il libro al suo posto. Oramai per
lei era quello il posto di quell’oggetto dalle pagine lievemente usurate.
Poi in silenzio uscì
dalla stanza prese la piccola gatta Achimi in braccio e si sedette sui gradini
dove il giorno prima si era seduto lui.
Che sciocca frignona
era stata, non l’aveva fermato, non l’aveva aiutato.
‘ Ti avevo promesso che non avresti più sofferto Itachi. ’
I suoi occhi vagarono
a lungo per il giardino, osservando i fiori che fino a poche settimane fa
curava con più solerzia, il piccolo catino, la gran tinozza di legno…il primo
posto dove lui aveva finalmente riavuto la vista. Il posto in cui Itachi aveva
ammirato il suo viso per la prima volta.
‘…supera di gran lunga
la mia limitata fantasia…’
Quei giorni erano
stati i più felici di tutta una vita.
Avere qualcuno accanto
che la rendeva unica, che aveva bisogno delle sue attenzioni, che la faceva
sentire bella, davvero speciale e viva per Maya fu una sorta di “rivincita” a
quella vita così colma di dispiaceri.
Ora che doveva fare? Non
sopportava l’idea di perderlo definitivamente.
“Maya…” la chiamò una
voce chiara e leggermente arrochita. Era Sakura che era lì ferma a guardarla come
se fosse una statua di marmo.
“Sakura-chan, pensavo
che fossi tornata a Konoha…” disse senza troppi preamboli.
“Sì, in effetti,
dovrei tornare a casa, ma io vorrei…dovrei chiederti…” biascicò la kunoichi
mordendosi il labbro inferiore.
“Sakura, non stare lì”
le disse “Ti prego vieni e siediti vicino a me, mi fai sentire come se fossi
una strega cattiva…” facendole segno con la mano.
“No…no Maya! Qui
l’unica strega sono io”
“Vieni, dai…” e a
quelle parole pacate la giovane dai capelli rosei si decise ad accomodarsi
accanto alla fanciulla dall’inconfondibile profumo dolciastro.
“So che sei arrabbiata
con me e…” cominciò, ma venne immediatamente interrotta dalla sua
interlocutrice che puntualizzò “No, ti sbagli. Non lo sono…”
“Com’è possibile?”
A quel punto Maya le
sorrise gentile ed esclamò un timido “Non è colpa tua. Tu hai cercato di
fermarlo e gli hai restituito la sua vita e anche se non è tutta rose e fiori come
speravo è sempre e sempre rimarrà la sua vita”
“Allora tu sai tutto?”
“Sì, me l’ha
confessato la notte prima che andasse via, chissà dove…” disse ritornando a
guardare il giardino “…ma lo accetto…”
“Tu riesci davvero a
perdonarlo?”le chiese la kunoichi, incredula di fronte a tanta bontà d’animo.
O stupidità.
“Perdonargli cosa? Non
ho nulla da perdonargli, io con lui sono stata davvero felice e ogni istante
passato insieme è stato meraviglioso” sospirò “…lui non si perdona e crede che
morendo da criminale sia la sua unica punizione per espiare la sua colpa”
“Maya, io non so come
evitarlo, però ho promesso ad Itachi di proteggerti e voglio farlo, voglio
farlo davvero.”
“Che significa?”biascicò
Maya, interdetta da quelle strane e quasi inopportune - sulla bocca di una
ragazza sedicenne - parole.
“Vorrei che venissi
con me a Konoha, lì sarai al sicuro e nessuno ti farà del male”
“Konoha…il suo villaggio…” la ragazza parve
pensierosa e poi sorridendo disse “Sì, verrò con te, se non altro potrò
visitarla…l’ultima volta non ho potuto”
Sakura sorrise a sua
volta, contenta di averla convinta e poi aggiunse con tono grave “Devo però
dirtelo: al villaggio non hanno una buona opinione di lui e non devi farne
parola con nessuno…”
“Ti riferisci a Danzou
e i due consiglieri?”
“Anche…”
“Tranquilla sarò buona
e paziente ma non stupida”
Non stupida.
“Di questo ne sono assolutamente
convinta”
“Soprattutto non ho
intenzione di rimanere qui a piangere…” esclamò rientrando in casa, lasciando
Sakura a chiedersi cosa stesse pensando di fare la pasticcera.
******
Tsunade rilesse ancora
una volta il messaggio di Sakura.
Non l’aveva fatto
leggere a nessuno, nemmeno a Shizune, la sua inseparabile e fidata -qualche
volta no- assistente.
Non credeva che una
cosa del genere fosse possibile: Uchiha Itachi era ancora vivo.
Sprofondando ancora di
più sulla sua poltrona, si girò verso le finestre e osservando il cielo azzurro
rimuginò pensierosa.
Cosa aveva scoperto la
sua allieva di così segreto da non poterlo mettere per iscritto? La verità su
cosa? Su Itachi? Un brivido gelido le percorse in un istante tutta la colonna
vertebrale e uno strano sapore le si fermò alla base della gola: era una
sensazione a lei conosciuta, provata ogni volta che si ritrovava a vincere al
gioco.
Lei, la Leggendaria Babbea.
Mentre quelle orrende
sensazioni le opprimevano il cuore in una morsa si alzò di scatto e si mise a
passeggiare nervosamente per la stanza. Solo il rumore dei tacchi delle sue eleganti
calzature le fecero compagnia.
Che Sakura avesse
parlato con il maggiore degli Uchiha ormai era assodato, ma se lui le avesse
rivelato qualcosa di compromettente?
‘…non so più di chi
fidarmi…’
Era in pensiero per la
sua allieva prediletta. Sapeva bene quali sentimenti albergassero nel cuore della
ragazza e come fosse facile per lei perdere la concentrazione se si trattava di
quella persona.
…Sasuke…
Sasuke. Sasuke
all’Akatsuki e con un complice pronto a distruggere Konoha.
Con Jiraya morto e Naruto
partito per il suo allenamento speciale questa era l’ultima cosa di cui aveva
bisogno.
“Maledizione!” imprecò
la bionda, sbattendo violentemente il pugno destro sulla miriade di scartoffie
che ricoprivano la sua scrivania.
Ora volavano in ordine
sparso qua e là, posandosi distrattamente per terra e colorando di bianco il
pavimento scuro dell’ufficio.
*******
Itachi seduto sopra il
davanzale della finestra osservava la pioggia. Gli ricordava quella sera,
quando ancora viveva a Konoha e il suo futuro non era ancora stato scritto.
Pioggia.
Pioggia di lacrime.
Maya. Yaeko.
Yaeko.
Aveva appena finito
una dura missione in cui aveva dovuto uccidere molti ninja. Stremato. Solo la
volontà di tornare a casa riusciva a farlo avanzare. Fece scorrere la porta d’entrata,
completamente fradicio: non si era reso conto di dove in realtà fosse.
“Itachi!” esclamò una voce
femminile molto familiare.
“Yaeko…?” lei corse verso di
lui abbracciandolo e tentando di sorreggere il suo corpo stanco.
“Scu…scusa non volevo
svegliarti…credevo di essere a casa mia…”
“Tu sei a casa…qui con me.”
“Ti stai bagnando
tutta, Yaeko.”
“Non importa, sono
felice che tu sia qui” sussurrò mentre lo stringeva più forte e nascondeva il
viso contro il suo mantello nero. Lui ancora guardava la ragazza incredulo:
possibile che lei lo stesse aspettando?
Non la toccava né
rispondeva all’abbraccio, continuava a guardarsi le mani sporche di sangue.
Sangue dei suoi nemici…ma perché
nemici?
Anche loro difendevano
il loro villaggio e anche loro probabilmente avevano una famiglia a casa che li
aspettava o una persona amata che per colpa sua non avrebbero più rivisto.
Chiudendo gli occhi le
sue braccia cinsero il corpo esile della sua dolce Yaeko. La strinse talmente
forte perché aveva paura che lei potesse volar via da lui.
A volte desiderava
poter essere ancora lì sul quel pavimento, grondante di pioggia che scivolava
dai suoi vestiti, con lei tra le sue braccia.
Fu destato da quel
ricordo da un dolce profumo che veniva da lì vicino e volse lo sguardo per cercarne
la fonte. Erano dei fiori bianchi, gli stessi che crescevano nel giardino di
Maya. Anche lei era candida e pura come quei boccioli.
‘ Maya...la mia vita è
solo tua, ma ho scelto mio fratello a Yaeko e adesso ho scelto nuovamente lui a
te e per questo io non ti merito ’
“Pensi ancora a lei,
Itachi?”
“…”
Madara apparve alle
sue spalle come sempre con la frase pronta per cercare di provocare le reazioni
che voleva lui.
“O forse pensi alla
piccola Maya? Si chiama così, giusto?”
“Cosa vuoi?”sbottò
irritato il giovane Uchiha.
“Sai, mi piacerebbe
conoscerla…”
“Tu non provare
nemmeno ad avvicinarti a lei” questa volta il tono di voce era immensamente più
grave e minaccioso.
“Altrimenti?”
Itachi riaprì i suoi
occhi e lo fissò intensamente, il suo Sharingan non era mai stato così vivo e
pulsante.
“Ti ucciderò senza
pietà” scandì infine, ottenendo dal suo interlocutore un manifesto singulto.
“Itachi…io non posso
morire…” esordì sicuro delle sue parole.
Dopo un paio di
secondi quello che era sempre apparso come un essere burlone e simpatico si
allontanò cambiando perfino il modo di camminare, rendendolo più freddo, secco
e…tetro, se possibile.
“Voglio vedere mio
fratello” tuonò il giovane seguendo colui che a suo tempo lo aiutò nello
sterminio di quella famosa notte di luna piena.
“Non è ancora tornato”
puntualizzò il capostipite degli Uchiha “In ogni modo Sasuke non sa che sei
ancora vivo: credo che sarà finalmente
felice di rivederti…ora. Ora che sa
la verità” aggiunse camminando lungo il pontile di palafitte senza voltarsi per
guardarlo.
“Tu gli hai raccontato
la tua di verità, Madara”
“No, Itachi…non la mia
ma la nostra…” e sparì
definitivamente, lasciando il ragazzo solo a fissare il vuoto.
Yaeko cosa ho fatto?
Come posso rimediare a questo adesso? Dimmelo ti prego, dimmelo tu…
Achimi si voltò
proprio in quel momento e miagolò di tristezza verso la direzione presa da
Itachi. Loro andavano dalla parte opposta, verso Konoha.
“Achimi! Andiamo non
restare indietro!” la riprese Maya che prendendola in braccio le accarezzò la
testolina.
La ragazza guardò il
suo piccolo villaggio oramai lontano e sospirando disse “Piccola che c’è? Vuoi
stare un po’ in braccio, vero?” l’accoccolò tra le sue braccia come un bimbo e
riprese a camminare. Achimi invece con il musetto appoggiato sulla sua spalla
sinistra non smetteva di guardare un punto imprecisato in mezzo alla foresta.
Se solo Maya avesse potuto capire pensò il piccolo
felino rosso dalla coda spelacchiata.
Lady_Kuroi Neko & Deliaiason88:
Salve a tutti, ammettiamo
che non è successo molto in quest’ultimo capitolo. Speriamo che vi piaccia
ugualmente! Ringraziamo tutti quelli che leggono e seguono la storia oltre a
chi ha messo la nostra storia tra i preferiti!
Passiamo alle
recensioni:
_AkAtSuKiNa_: Ciao piccola! Ovviamente Itachi non poteva
per sempre vivere al villaggio con Maya visto il suo modo di vedere le cose e
soprarutto con il pensiero di suo fratello. Tutti i personaggi in questa storia
devono affrontare i propri fantasmi non diciamo altro che si rovina la
suspance… Grazie a presto!!!
damnedmoon: Ciao, ognuno ha
i suoi gusti e nessuno ci deve mettere bocca^^ Si, in effetti è stato un colpo
per lei, ma forse non tutto il male viene per nuocere. Magari era la scossa che
serviva per farla ‘svegliare’. La Donnola chissà che farà adesso, visto che Madara è tornato a rompere. Sai ci
abbiamo pensato a lungo a come Itachi potesse ‘lasciarla’ abbiamo cercato di
trovare qualcosa che più s’avvicinasse alla sua personalità. Siamo liete che ti
sia piaciuto…un bacione!
Sasori_Akatsuki: Ciao, buon nuove
nome! Sakura non piace tanto nemmeno
a me (Lady_KuroiNeko) ma con Sasuke l’ho sempre vista bene non so, sono gusti.
Delia invece lì adora^^. Maya…Maya ha subito in ogni modo un evento traumatico,
adesso sta a lei, il suo modo di reagire… Baci
Sasori_Danna: Ciau^^ A noi un po’ è dispiaciuto farlo,
sembra quasi che godiamo nel farla soffrire ma era doveroso però per tanti
motivi che si vedranno in futuro. Si, in effetti, ci sarebbe da tenere un
discorso troppo lungo su Itachi e quello che ha fatto. Magari nella Ff ha avuto
una seconda occasione, cosa che ci sarebbe piaciuta vedere nel manga, ma
purtroppo non è stato cosi, anche se ancora il suo corpo non l’hanno trovato e
noi siamo speranzose^^. Secondo noi rifarebbe esattamente le stesse cose senza
ombra di dubbio…Grazie per i complimenti siamo sempre felici che tu ci segua
Baci.
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
capitolo 12
Capitolo 12
Konoha.
Una fresca
mattina, due ragazze si dirigevano al palazzo della Godaime.
Maya era
contenta di esserci tornata, le piaceva il villaggio di Konoha. Forse perché
era da lì che lui veniva…sì, era
così. Assolutamente.
I suoi pensieri però si fermarono non
appena si ritrovò davanti la pesante porta di legno dell’ufficio di
Tsunade-sama e le venne un po’ di tremarella, un po’ perché sebbene fosse solo
la seconda volta che metteva piede in quel villaggio e che la vedeva si sentiva
sempre così piccola davanti quella donna così incredibilmente fascinosa e fiera,
ma anche per Itachi. Sakura sicuramente l’avrebbe informata e forse nessuno di
loro si sarebbe mosso per aiutarlo.
In quel momento pensò sconsolata di
essere davvero sola. Ancora una volta.
“Sakura…
finalmente sei tornata.”enunciò con aria mite la donna con la carica più
importante della Foglia.
Le unghie
perfettamente laccate erano sempre in tono con il leggero velo di rossetto che
colorava le sue labbra sottili; la pelle, del candore tipico di chi ha i
capelli biondi, riluceva di fronte ai caldi raggi del Sole.
Appariva fin
troppo invisibile ed eterea per essere una che, di fatto, ha vissuto due quarti
di secolo.
Di fronte a
quella magnificente grazia Sakura era assolutamente a suo agio. Forse perché si
somigliavano? La ragazza non poté fare a meno di domandarselo.
Il piccolo maialino
TonTon, contento di rivedere la pasticcera, si avvicinò per farsi coccolare,
cosa che non mancò di accadere.
“Ciao piccolo!”cinguettò
la giovane dai fluenti capelli di miele.
“Tsk, non
capirò mai perché questa bestia è così docile con lei…” disse incredula
l’Hokage e assumendo una smorfia che rabbuiò in un istante il suo viso elegante
e giovane.
“Sente
sicuramente l’odore di dolci…!” rispose di getto Maya sorridendo “Ah!Ah!Ah!
Dai, smettila!”
Tsunade la fissò
ancora per un paio di secondi per poi esclamare un solenne “Shizune, porta Maya
in uno degli appartamenti liberi nella palazzina accanto. Rimarrà a Konoha per
un po’ di tempo.”
“Hai,
Tsunade-sama!”
Maya salutò i
presenti e seguì la donna castana. Durante il tragitto entrambe furono
parecchio silenziose tranne che per i pochi convenevoli di presentazione.
L’appartamento
era un grazioso trilocale, con una vista del villaggio mozzafiato. I muri
ridipinti di fresco di un giallo-avorio, mettevano allegria e davano la
sensazione che le stanze fossero molto più grandi.
Maya era
entusiasta e già adorava quel posto.
“Se le serve
qualcosa, può rivolgersi a Sakura o a me. Vivo al piano terra, appartamento 3A,
le ho lasciato le chiavi e qualche informazione utile sopra il tavolo della
cucina, buona giornata Maya” le disse Shizune sorridendo gentile.
“La ringrazio Shizune-san” esclamo
inchinandosi e aspettando che la porta si richiudesse. Achimi, che fino ad
allora era rimasta buona, cominciò a protestare vivamente dall’interno del
trasportino.
“Scusa piccola mia, adesso ti libero”
disse aprendo la cerniera. La gatta con un salto si liberò e pacatamente
cominciò a leccarsi dalla zampetta bianca e rossa.
Sistemata la gatta
Maya si era seduta ad osservare il panorama. Il tramonto che baciava di tenue
luce rossastra l’interno del piccolo appartamento, era sicuramente uno
spettacolo bellissimo, ma tutto questo non era nulla per Maya. Nulla.
Non aveva
smesso un secondo di pensare a lui e si chiedeva se anche Itachi, dovunque
fosse, la pensasse almeno un po’.
“No. Dimenticami, Maya. Tu… non meriti tutto questo.”
Certo, pensava lei, come se potesse
cancellare così i suoi sentimenti, spazzarli via come si faceva con la polvere.
Sospirava e nel frattempo si contorceva tra riflessioni e desideri.
“Perdonami” aveva mormorato
prima di lasciarla.
In fondo non erano legati da niente…
“…da niente…” ripeté la ragazza. Calde
lacrime scivolarono sulla morbida pelle delle mani e il cuore si fermò di colpo
come affogato da quel liquido salino per risvegliarsi nuovamente e martellare
contro la cassa toracica.
Tump.
Tump. Tump. Come un furente ritmo sincopato. Tump. Tump. Tump.
E lì…si accese la vera, fulgida
consapevolezza.
“Ti
amo. Ti amo. Ti amo.”
N’era
innamorata. Alla fine Maya l’aveva fatto entrare nel suo cuore, lui, l’uomo
nero dagli splendidi ed insondabili occhi tristi. Era tutto così diverso, così
differente dall’amore di quella
volta. Hidan.
Non si era mai
più fidata di nessuno ed era talmente terrorizzata all’idea di far entrare
qualcuno nella sua vita che aveva vissuto come un’eremita per anni, sentendosi
una vittima e piangendosi addosso. Poi era arrivato lui a distruggere il suo
mondo fatto di biscotti e grattini serali alla piccola Achimi a leggere libri
per compensare la solitudine.
Era talmente
assorta nei pensieri che non si accorse che la micia era uscita e che s’incamminava
tranquilla per quelle strade come se le conoscesse bene.
Zampettava lenta e sicura, arrivando in
un posto che non aveva visto e che adesso accoglieva anche lei.
“Miao…” pianse
davanti quel pezzo di marmo bianco, le scritte non riusciva più a leggerle,
come se stesse sognando. A poco a poco si era abituata alla vita con Maya,
voleva bene alla ragazza, anche se a volte la vedeva troppo fragile e insicura.
Ed era ora che anche lei facesse la sua parte.
Un tiepido
venticello fece cadere dei petali rossi sopra la fredda pietra. S’accuccio lì
davanti persa in chissà quali pensieri e nello stesso tempo qualcuno si
avvicinava.
“Sei tornata…” asserì una voce pungente.
La micia si voltò e un secondo gatto
tigrato era proprio dietro di lei.
“Miao…” ripete come se fosse un si.
“Non hai ancora imparato a parlare?”
“Se parlassi potrei commettere errori…” esclamò
“Ahhh capisco, come devo chiamarti
adesso?” chiese sarcastico il gatto, che senza interesse si guardava in giro.
“Achimi”
“Tsk…non hai
mai avuto molta fantasia, comunque seguimi, lei vuole vederti.”
La micia
sorrise dentro di se, se aveva scomodato uno dei due guardiani significava che
fremeva per rivederla. I due gatti si allontanavano con passi felpati e
languidi, come sono soliti fare i felini quando non hanno alcuna fretta.
Sulla lapide,
dove vi era sepolta una persona, scritto in Hiragana c’era un nome che mai
nessuno aveva più pronunciato.
*******
Yaeko…
Un altro giorno
era passato e di Sasuke non aveva notizie. Non poteva muoversi liberamente
perché Kisame e Zetsu tenevano d’occhio ogni suo movimento, quindi non sapeva
se effettivamente Sasuke fosse tornato o no.
Itachi sospirò
pesantemente per l’ennesima volta, il ricordo di Yaeko in quei giorni lo
torturava e non capiva per quale motivo accadeva una simile stranezza visto che
per molti anni si era impegnato per dimenticare quella notte. Qualche volta
riusciva a trascurare il dolore che gli provocava il suo tragico passato, ma erano
solo brevi momenti di straziante agonia prima di rivedere i loro volti e le
loro urla.
Solo lei non
l’aveva fatto. Che fosse per orgoglio o per paura, lui non l’aveva mai capito e
questo suo modo di agire al momento della morte l’aveva sconcertato e torturato.
Ma Yaeko era una vera matta, non finiva mai di sorprenderlo, nemmeno in un
momento funesto come quello.
“Itachi…”
Accompagnato ai
ricordi tristi di Yaeko, vi erano quelli della dolce Maya.
La prima volta
che l’aveva vista era stato il momento forse più bello da anni a questa parte.
Tanto diversa dal suo primo amore eppure così vagamente familiare.
“Maya…”mormorò
girando il viso verso la finestra, per un solo istante gli parve di vederla
bella e sorridente.
Si alzò di
scatto e si mise a sedere sul letto per guardare meglio, ma come già sapeva, lei
non c’era.
Poggiò
nuovamente la testa sul cuscino dandosi dello stupido illuso.
Se non avesse
fatto subito qualcosa, l’aver ucciso il suo clan e la sua Yaeko non sarebbe
servito a nulla e inoltre avrebbe perso nuovamente la persona che amava.
Avrebbe perso Maya e con molta probabilità del tutto se stesso e suo fratello.
Era stanco di
essere sempre messo alla prova da continui e tortuosi bivi. Itachi voleva
scegliere la via definitiva, ciò che finalmente gli avrebbe dato la pace.
Già ma…cos’era la pace?
Il sorriso
dolce della madre? L’irrequietezza del piccolo fratellino?
La
(incredibile) fermezza del padre?
L’aria di
Konoha?
“Ormai
è tutto inutile…rimpiangere un passato che non tornerà mai più non mi darà
alcun conforto”
Sentì dei
rumori di passi svelti dietro la porta. Erano arrivate tre, anzi quattro
persone al covo.
“Sono feriti”
sentì quella voce fredda e metallica, apparteneva solo ad una persona. Sasuke,
era lì, era tornato.
Avevano portato
l’otto-code.
In quel momento
aveva solo due scelte: o uscire e rivedere suo fratello o aspettare i
preparativi per l’estrazione e approfittarne per salvare lei.
Cosa scegliere?
Chi scegliere?
Era stato
sempre così facile scegliere Sasuke…ma adesso c’era lei.
Poggiò la testa
sulla porta, chiuse gli occhi e i suoi pugni sbatterono sul muro adiacente la
porta ma la decisione era ormai presa.
*******
Maya si era
addormentata quasi senza rendersene conto e si svegliò con i raggi del sole
puntati sul viso. Fuori c’era un via vai assurdo, un tale caos che le venne da
sorridere.
“Itachi, è davvero un villaggio
stupendo capisco il tuo amore per questo posto…”si ritrovò a pensare senza
volerlo.
Si divertì a
scoprire tutti i confort della sua nuova casa, rideva come una ragazzina alla
scoperta delle novità. Come la doccia!
Achimi la
guardava molto sarcastica, anche se a volte una bella goccia spuntava sulla
testa. Si girò sorniona e si rimise a dormire, anche se con quelle urla era
davvero difficile.
Dopo quasi due
ore, Maya si decise che era ora di uscire e farsi due passi.
“Achi vuoi venire?”
Ma non ottenne risposta, solo un
movimento della coda che segnava insofferenza “Va bene, gattaccia ci andrò da
sola!” e si chiuse la porta alle spalle.
********
“Sakura, quello
che mi stai dicendo…è pura follia…” Tsunade aveva ascoltato la storia che
Itachi aveva raccontato a Sakura, prima di andare via.
Alle orecchie
della donna tutto era troppo assurdo e troppo veritiero se si trattava di
Danzou.
“Quei
vecchiacci maledetti…” borbottava furiosa tentando di censurare le mille
volgarità che le stavano passando per la mente.
“Tsunade-sama…penso
che Uchiha Itachi non abbia mentito…inoltre…”
La donna bionda
alzo lo sguardo sull’allieva preferita e le chiese “Inoltre…?”
“Penso che sia
innamorato di Maya, però questo mi preoccupa” ammise la rosa in evidente
tensione.
“Se Danzou lo
scoprisse potrebbe essere in pericolo, come e più di Sasuke” concluse l’Hokage
intuendo i pensieri della ragazza.
“Già…” abbassò
lo sguardo triste.
“Se vuole giocare
allora giocheremo, non dovrà però capire che sappiamo e soprattutto non dovrà
sapere che Itachi è vivo” si voltò per guardare severamente Shizune, la quale
cominciò a sudare freddo “Nessuno
intesi?!”
Entrambe
promisero di non parlare della situazione prima di capire contro cosa avrebbero
dovuto scontrarsi.
Sakura uscendo
dalla stanza, si voltò verso le vetrate e guardando la strada notò Maya
dirigersi verso la piazza, la chiamò dalla finestra, ma la ragazza non la
sentì. Sbuffò spazientita, non doveva
andare in giro così senza conoscere né il luogo né la gente.
Purtroppo non
aveva tempo di inseguirla, doveva andare all’ospedale per controllare dei
pazienti che le avevano assegnato.
Pregò affinché
la ragazza non si mettesse nei guai e rammentò in quel momento di un discorso
avuto con la ragazza durante il viaggio.
“Sakura, pensi che questi abiti siano troppo
scomodi?”
“In che senso scusa?” le aveva chiesto guardandola
con aria interrogativa e notando lo strano bagliore che aveva negli occhi.
Maya si grattava il nasino con fare imbarazzato
“Si, magari dovrei cominciare ad indossare abiti più comodi o più da ragazza, i
kimoni sembrano più da persona matura.”
“Io non ci vedo niente di male ad indossare il
kimono…i tuoi poi sono sempre belli e giovanili e soprattutto ti donano…”
“Grazie, ma io vorrei cambiare un po’ genere, ho
notato che le ragazze di Konoha si vestono in modo diverso”
“Ah ok, ci sono molti negozi, se vuoi andiamo a
fare compere uno di questi giorni”
“Davvero? Grazie Sakura!”
Con molta probabilità
era davvero andata in giro per negozi, ma chissà perché quell’improvviso
desiderio di cambiare. Le venne il sospetto che volesse andare a cercare Itachi
per conto suo.
Forse aveva
paura che Tsunade non volesse aiutarla? No, impossibile Maya era troppo timida
e poi come avrebbe fatto a trovarlo da sola? Non aveva nessun tipo
d’addestramento. Forse era solo desiderio di cambiare un po’ tutto qui, si
disse cercando di auto-convincersi.
*******
Maya camminava
per le strade mischiandosi alla folla, visitando posti di cui aveva soltanto
sentito parlare.
Stanca per la
passeggiata si sedette su una delle panche di marmo.
“Salve!”
“Oh,
Kakashi-san”
“Si ricorda di
me, ne sono felice” le disse sedendosi accanto a lei con la solita aria
sorniona.
“Yukia mi ha
chiesto di portarle una cosa, meno male che l’ho incontrata!” dalla manica del
kimono estrasse una lettera e gliela porse. Lui fissò la busta quasi con
emozione, forse stava aspettando quella lettera da molto.
“Grazie Maya,
piuttosto…Tsunade-sama mi ha detto che sarà ospite del nostro villaggio per un
po’. È vero?”
Maya non sapeva
quanto Kakashi sapesse e così preferì non aggiungere nulla e si limitò a
proferire uno stentato “Sì.”
Però una cosa
voleva assolutamente saperla.
“Kakashi-san
posso farle una domanda?”
“Uhm? Certo.”
“Dove si trova
il cimitero?”
“Ha dei parenti
che vivevano qui?”
“No, ho sentito
parlare della lapide degli eroi e volevo solo visitarla” mentì spudoratamente e
per la prima volta l’aveva fatto così bene da spaventarsi. Ma con un tipo come
quello aveva capito che sarebbe stato inutile, ma valeva la pena provarci.
“Capisco, deve
andare dritto per questa strada e alla fine del sentiero troverà le
indicazioni…”
“Grazie allora
io vado, non vorrei fare troppo tardi” si alzò e dopo aver salutato con un
inchino cominciò a camminare.
“Maya però devo
avvisarla che non ci troverà la tomba di Yaeko” la voce pungente la bloccò
pietrificandola all’istante ma riuscì miracolosamente a voltarsi verso l’uomo
mascherato che aggiunse “Era una Yoro, hanno un cimitero in un luogo separato
dal resto di Konoha…”
“Ma…io…!”
Si alzò a sua
volta e dopo essersi avvicinato continuò “La prima volta che lei è venuta qui
le ho sentito addosso un odore familiare e non riuscivo a capire a chi
apparteneva…poi ho capito, quell’odore era di Uchiha Itachi.”
Maya rimase in
silenzio, non sapeva che fare.
“Stia
tranquilla, so che non devo dire nulla, però stia attenta a quello che fa. Non
tutti sono ben disposti con la gente che ha a che fare con i traditori”
Maya strinse i
pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi “Non è un traditore” mormorò piano
rabbuiandosi.
“Cosa vi lega
non m’importa, sono solo un po’ sconcertato dal fatto che sia sopravissuto…in
ogni caso ho capito che siete diversa dalle altre ragazze e sono sicuro che c’è
una ragione per tutto. Presto il destino di ognuno di noi si rivelerà e non
sarò certo io a fermare il vostro, dolce Maya” cominciò a camminare e disse
“Però, se è questo che desiderate, vi accompagno io da Yaeko.”
La ragazza lo
fissò indecisa se fidarsi o no delle sue parole, ma in fondo sentiva che anche
lui era una persona onesta e leale. Così annui e lo seguì mentre a Konoha
splendeva il sole e tutti ignari di quello che stava per accadere vivevano le
loro vite.
“Kakashi-san, la
ringrazio per la sua discrezione”
“Figuratevi”
“Kakashi-san,
la prego…non mi dia del ‘voi’, mi sento vecchia!”
“Ah ah! Va
bene, Maya. D’ora in poi ti darò del ‘tu’”
“Come con
Yukia, vero?”asserì perspicace la giovane mettendo in evidente difficoltà il
misterioso shinobi mascherato.
“Ehm…diciamo di
sì”
Lady_Kuroi Neko & Deliaiason88:
Eccoci con un
nuovo capitolo. Perdonate il ritardo mostruoso! So che lo
diciamo tutte le volte e purtroppo sappiamo che succederà ancora! Gomen…
Serenity452: Ciau
sorellina! Grazie per la tua instancabile presenza! Come si dice meglio tardi
che mai ^^, scherzo! Il flash back su Yaeko è venuto fuori cosi, a dire il vero
non era stato programmato. Si!!! Madara è odioso!!! Achimi ha finalmente parlato,
ha detto poco, ma abbiamo gettato qualche piccolo indizio sparso qua e là. Alla
prossima baci!!
Sasori_Danna: Ciao! Beh sì, in effetti, questa cosa di
mettere le direzioni opposte voleva anche simboleggiare che i due stanno
andando incontro a loro destino, ma non è detto che le direzioni opposte non
arrivino ad incontrarsi di nuovo ^^. Grazie per la recensione, speriamo il
prossimo di scriverlo più velocemente! Baci
Sasori_Akatsuki: Ciao, grazie sempre per i
complimenti e per le recensioni, che ci fanno piacere^^. Può sembrare che gli
eventi della storia vadano a rilento, ma ci sono delle sottigliezze e dei
piccoli cambiamenti che speriamo tu, e un po’ tutti i fedeli come te^^, abbiano
notato. Hinata è un bel personaggio, nonostante le apparenze sa far uscire le
unghie! Baci a presto!!
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
capitolo 13
Salve a tutti!!! Chiedo perdono
per il terribile ritardo con cui il capitolo è arrivato, ma è stato davvero un
periodaccio dal punto di vista ‘ Ispirazione ’.
Si è cercato di fare un capitolo
più lungo, ma non è stato possibile! Godetevi la lettura del tredicesimo
capitolo e speriamo che il quattordicesimo possa venire alla luce più presto,
ma temo che dovrete pazientare…
Scusate ancora…
Capitolo 13
La strada tranquilla, il
paesaggio sempre più bello, le cicale cantavano e ogni creatura della natura
viveva nella quiete di quel posto meraviglioso, ma nell’animo inquieto di Maya,
che non riusciva a vedere tutto questo, non c’era spazio per cotanta serenità.
Era
come se un enorme paraocchi fatto di specchi le strangolasse il cuore.
Seguiva Kakashi nel silenzio più
cupo, la cui andatura placida e lenta le metteva quasi più ansia di tutte le
sue paure.
Non sapeva perché, né come si
sarebbe comportata dopo aver esaudito questo strano capriccio.
Sì, perché non era altro che un
vile capriccio, si rimproverava di continuo al riguardo, ma voleva vederla,
almeno la sua tomba. Assolutamente.
Yaeko…il suo amore…la ragazza
che aveva ucciso.
Molte volte si chiedeva come
fosse stato in grado di farlo. E come avesse vissuto fino ad allora con quel
peso nel cuore.
In quel momento i suoi occhi
dolci e tristi si fecero strada tra i ricordi.
Tutto quello che avevano vissuto
in quel tempo trascorso insieme, quando ancora non ricordava il suo passato.
Lei l’aveva davvero perdonato? O
il suo amore bloccava la sua razionalità? Perché le era cosi difficile
comprendere che per un ninja gli ordini sono vitali? Era colpa d’Itachi quanto
lo era di quelle persone che gli avevano ordinato di commettere un abominio del
genere, erano loro la vera feccia… solo loro, non quel ragazzo così tormentato.
A rompere il filo dei ricordi fu
la voce lontana di Kakashi che le disse “Eccoci…” senza alcun calore nella
voce, indicando un piccolo cimitero circondato da un muricciolo di legno
dipinto di bianco. La ragazza titubante entrò, tremava come una foglia e
sentiva freddo, tuttavia non ne capiva il motivo o non voleva saperlo.
“La tomba di Yaeko è quella al
centro delle due file, vicino le camelie bianche…”
Lei si girò per guardarlo come a
sperare che la fermasse, e il copia ninja notò che il suo viso era una maschera
di sofferenza.
‘Troppo tardi Maya…’ pensò l’uomo che non proferì più parola, lasciandola avanzare
verso qualsiasi cosa stesse cercando in Yaeko o probabilmente in se stessa.
La ragazza osservò quel luogo
così solitario, ma al contrario di quanto aveva pensato non era deprimente,
anzi sembrava pacifico e delicato nel profumo dei fiori freschi e ben curati
che emanava. Sicuramente qualcuno se n’occupava egregiamente.
Fermatasi davanti la tomba,
lesse il nome di colei che vi era sepolta.
“Io…” quell’unica parola sembrò
un sibilo, chiuse la bocca mordendosi il labbro inferiore com’era solita fare
nei momenti di nervosismo acuto.
Non sapeva cosa dire, non sapeva
nemmeno se era giusto dire qualcosa o essere lì. Aveva davvero avuto un’idea
pessima, la peggiore di tutte…
L’unica cosa in comune era
Itachi, anche se non esattamente nello stesso modo.
Lei era stata la sua ragazza, il
suo amore e lei invece era…?
Appunto, non lo sapeva nemmeno
lei!
Respirò a pieni polmoni e poi si
decise a mormorare “Io non so perché sono venuta, perdonami se questo
t’infastidisce. Non voglio prendere il tuo posto nel suo cuore, non potrei mai
farlo” con voce strozzata aggiunse “…e non
voglio farlo…”
Una lacrima solitaria solcò la
pelle della guancia fino a scivolare sulla lapide.
“Ti giuro che lo amo con tutto
il cuore e anche se lui non ricambia, io voglio proteggerlo e desidero che si
sappia la sua verità. Lo riporterò a casa a qualsiasi costo, te lo
prometto…Yaeko”
S’inginocchiò e si raccolse in
una silenziosa meditazione, rammentando e proferendo poi un’antica preghiera
che le aveva insegnato la nonna.
“Dovrebbe avere la tua età
adesso” le disse Kakashi che fino a quel momento era rimasto in disparte.
“Itachi non mi ha mai parlato di
lei e io non gli ho mai chiesto…” ammise Maya continuando a guardare il marmo
bianco di fronte a sé.
“Era una ragazza per certi versi
simile ad Itachi, anche se era più socievole e terribilmente chiacchierona…”
sorrise nostalgico “…anche più indisciplinata se vogliamo, faceva sempre un
gran casino, si adoperava per le sue idee e il suo pensiero, se non era
d’accordo su una cosa era capace di contraddire l’Hokage stesso. Testarda ogni
oltre limite e innamorata d’Itachi alla follia…” queste ultime parole parvero
alle orecchie sensibili di Maya come un rimprovero.
“Era una ragazza forte…” ‘ Tutto quello che non sono io ’ pensò
tristemente, Itachi era un ragazzo di un certo tipo, una debole e patetica come
lei non aveva speranze.
Tutti i baci che si erano
scambiati erano stati prima che lui si ricordasse.
Appena ripresa la memoria non
aveva più voluto avere contatti con lei…
Si alzò e con la testa piena di
domande e dubbi tornò al villaggio scortata da Kakashi.
“Maya è troppo tardi per avere
rimpianti o dubbi, anche lei fa parte, adesso, di questa storia…” le disse
d’improvviso cogliendola di sorpresa.
Leggeva nella mente?
“Non ho intenzione di tirarmi
indietro, ma…”
“Cosa?”
“Kakashi voglio imparare a
combattere…”disse d’impulso, lasciando basito lo shinobi mascherato.
“Cosa!!!?”
“Desidero che m’insegni”
stavolta era seria e anche tanto disperata.
“No, non posso”
“Perché no? Non mi reputi in
grado?!”
Lui la fissò per un istante e
poi sospirando disse passando dal ‘ Lei ’ al ‘ Tu ’: “Non è per un motivo così
futile: semplicemente Maya tu non sei una persona che riuscirebbe a sporcarsi
le mani di sangue”
Quelle parole furono come uno
schiaffo per la ragazza. Possibile che la sua gentilezza d’animo fosse un
intralcio al suo obiettivo?
“Noi ninja cresciamo e viviamo
allenandoci continuamente mettendo già in conto la possibilità di morire e di
uccidere…” delle foglie volavano alzate dal vento, i capelli della ragazza si
muovevano senza una forma precisa e avvicinandosi Kakashi sistemò una ciocca di
capelli di Maya dietro l’orecchio.
“Ma l’Akatsuki…è un’altra
storia, un mio caro amico si è scontrato con i membri di quell’organizzazione
ed è morto, noi stessi abbiamo faticato ad ucciderli ed eravamo sette. Non
voglio la tua vita sulla coscienza e inoltre credo che una persona non mi perdonerebbe
mai se ti accadesse qualcosa”
Prese le piccole mani della
pasticcera tra le sue e infine disse “Queste sono mani di una persona che prepara
dolci non mani che brandiscono armi o formulano tecniche, Maya se vuoi
riportalo davvero a casa lo dovrai fare con quello di cui disponi: Noi.”
“Come?”
“Sono sicuro che l’Hokage ti
sosterrà, ma devi avere fiducia e pazienza. Non appena Naruto tornerà vedremo
il da farsi…”
“Sakura mi ha parlato di lui, ma
non ho ancora conosciuto questo ragazzo…”
“E’ una persona speciale, Maya,
lo vedrai, abbi pazienza per favore…”
La ragazza ci pensò sopra e poi
disse “Avrò pazienza finché mi sarà possibile dopo agirò come mi suggerisce
l’istinto” per la seconda volta in tutto il tempo passato con lei, Kakashi
rimase sbalordito, non era così debole come sembrava, aveva fegato e
determinazione e paradossalmente non se ne rendeva conto.
Sorrise contento ed esclamò
“Affare fatto allora”
Senza altre storie si fece
riaccompagnare al villaggio, adesso era più tranquilla rispetto a prima e
sentiva di potersi fidare di lui.
Chissà perché Yukia non aveva
mai parlato di Kakashi…
‘ Maya, non condivido la tua scelta, ma se non altro stai
prendendo finalmente una posizione, però dimmi ne vale davvero la pena? ’
Lei aveva sorriso decise ‘ Si…per me sì ’
Lei sospirando le prese la mano e aveva messo una lettera ‘ Cos’è?
‘‘
‘ Una lettera, puoi consegnarla a Kakashi…sai il tipo che hai
incontrato a Konoha…”
‘ Mi ricordo di lui…perché non vieni con me? ‘
‘ No…è che…ho da studiare… ‘ cercava di trovare una scusa da
inventarsi, ma era abbastanza imbarazzata ed anche triste. La sua testa era
presa solo da Itachi per rendersene conto, cosi senza chiedere ulteriori
spiegazioni mise la lettera nella manica del kimono e dandole un bacio
affettuoso disse ‘ D’accordo gliela darò non preoccuparti ‘
“Kakashi-san,
ha avuto modo di leggere la lettera?”
“Uhm?”
“Mi
perdoni, non sono affari miei…” era davvero mortificata per la troppa curiosità
inopportuna di quel momento ma quella domanda era uscita da sola dalle sue
labbra.
“Yukia…no,
non ho ancora letto la sua lettera, temo di avere quello che si dice un attacco
di panico…”
Sembrava
triste, almeno fu la prima impressione che ebbe, l’espressione accigliata di
quel momento le ricordava quella d’Itachi.
“Io…” non
sapeva che dire, tutti nascondevano qualcosa dentro e forse anche l’uomo che le
stava davanti poteva aver sofferto e magari patire ancora per qualcosa.
Certo
che gli uomini di quel villaggio erano davvero troppo complessi.
“Non si
dovrebbero temere i sentimenti, è stupido lo so…”
“Non è
stupido aver paura…io non posso pretendere di capire le vostre ragioni.”
“Maya,
per favore, dammi del ‘ tu ’ mi fai sentire troppo vecchio…” le chiese sorridendo.
Lei spalanco
per un secondo gli occhi e subito dopo con le guance in fiamme disse “Ci
proverò, Kakashi-sa… Kakashi”
Poi ci
fu di nuovo silenzio e ognuno dei due si perse nei propri pensieri.
_____________*******_____________
Quella notte un ragazzo con la
tristezza nel cuore, furtivamente cercava un modo per andare via.
Itachi si fermò un solo istante
a fissare il cielo ostacolato da nuvole nere.
La pioggia senza pietà batteva
furiosa, sulle case e sull’intero villaggio.
“Fuggi? Non è da te ‘Aniki ’”
Suo
fratello, era proprio dietro di lui, la sua voce tremava di rabbia e sarcasmo.
Purpurea e densa come sangue coagulato.
“Sasuke…” mormorò girandosi e
trovandosi addosso quegli occhi furenti che lo scrutavano.
“Madara mi aveva detto che eri
vivo, non gli avevo creduto. Ho pensato che mi stesse prendendo per il culo…”
“Tu credi a tutto quello che ti
dice?”
“No, ma su di te non ha mentito”
“E’ solo una versione…”
“Li ucciderò tutti…sono stati
loro ad uccidere la nostra famiglia e tu ti sei fatto usare”
“Ho
eseguito gli ordini… niente di più, niente di meno”
“Niente di più, niente di meno?!! Mamma, papà, Yaeko…non
c’entravano!” strillò com’era solito fare da bambino, ma poi, improvvisamente
consapevole della sua immaturità, Sasuke si calmò, lasciò cadere le braccia a
penzoloni e sconfitto disse “Cosi scegli nuovamente Konoha alla famiglia, a
me…”
“No, Sasuke stavolta scelgo me
stesso, ti ho sempre dato tutto e tu non hai mai capito niente dei sacrifici
che ho fatto per te. Pur sapendo quale fosse il mio sogno e ciò che volevo che
facessi dopo la mia morte, hai fatto tutto il contrario banalizzando il lavoro
e la sofferenza di una vita” sospirò “Hai sempre visto le cose solo per
convenienza personale e nel frattempo a Konoha tutti ti aspettano e c’è una
persona in particolare che ancora crede in te…”
“Non dire quel nome! Non lo
sopporto!!”
Itachi sorrise con l’espressione
di uno che aveva appena avuto conferma dei propri pensieri “Questa è la prova
che sei ancora un ragazzino Sasuke, ma io non posso fare più niente devi
arrivarci da solo”
“Da
solo! Da solo! “ fece eco “Come sempre!”
“Hai
scelto tu la solitudine, non sei mai
stato solo. Hai sempre avuto tu la
facoltà di scegliere cosa fare della tua vita e…ahimé, mi duole ammettere che
hai solo scelto la via più facile”
“Sei
stato tu a dirmi che dovevo vivere così!”
“No,
Sasuke, come ho già detto, io ti avevo messo davanti ad una scelta, il resto
spettava a te. Io volevo proteggerti, ma ti ho reso un mostro. In effetti, è
anche colpa mia…”
“Invece
di blaterare tante CAZZATE perché non sputi il rospo?! Cos’hai deciso? Cos’hai
scelto?!”
“Si…” sì fissò per qualche
istante le mani, la cicatrice dell’ustione al braccio spiccava come un segnale
di qualcosa di più di un ricordo doloroso “…io scelgo Maya…”
“Tu…bastardo”
Itachi lo colpì con un pugno in
pieno viso, cosi velocemente che Sasuke non lo vide arrivare, cadendo a terra.
Avrebbe voluto abbracciarlo e parlare della sua verità, ma non aveva tempo,
nessuno dei due poteva avere più tempo.
Avevano preso strade diverse e
con molta probabilità quello sarebbe stato un nuovo addio.
“Pensa ciò che vuoi, ma
proteggerò Konoha, per lei, io adesso vivo solo per lei…”
Con forte determinazione Itachi
espresse i suoi veri sentimenti, tanto che Sasuke ne rimase senza parole.
“Ti voglio bene fratellino,
addio” con queste ultime parole sparì in un turbinio di piume nere lasciando il
ragazzo ancora a terra a fissare il vuoto che adesso aveva preso il suo posto.
“IO TI ODIO!!!!!!” i fulmini
coprirono le sue urla di rabbia e dolore. Non era mai abbastanza per lui, non
lo era mai…
Dietro un muro si nascondeva
Madara che vedendo tutto ghignava perchè ogni tassello raggiungeva la meta da
lui designata.
Itachi non gli interessava più,
era Sasuke che aveva le risposte a tutto e presto avrebbe avuto anche quello
che aveva desiderato fino a perdere la sua stessa anima.
“L’ho lasci andare?”
“Oh non mi preoccuperei per
Itachi, vedrai che tornerà… perché adesso non ha più solo Sasuke o Konoha visto
che sta per perderli entrambi, adesso c’è quella ragazza che ama e quando anche
lei non ci sarà più, come Yaeko, la sua volontà sarà un patetico ricordo”
“Piuttosto Pain domani mattina
sarà a Konoha…”
“Eh, eh, il rinnegan…quasi mi
dispiace per loro”
“Si, certo. I preparativi per la
rimozione del bijou sono pronti manchi solo tu”
“Perfetto su andiamo Zetsu, ci
aspettano tre giorni di lavoro intenso”
“Grazie a te che hai fatto ammazzare quasi tutti”
“Sacrifici ragionevoli, si dice
cosi”
“Contento tu”
_________________*******__________________
Quella
mattina ognuno degli abitanti di Konoha viveva la propria vita.
Sakura
era all’ospedale, Shikamaru parlava con quella strana ragazza di nome Shiho sul
messaggio di Jiraya.
Kurenai
sorrideva accarezzandosi il pancione immaginando una bella bambina dagli occhi
come quelli di Asuma…
Maya
era uscita anche quella mattina: voleva preparare una torta, le era tornata la
voglia di cucinare.
Si
trovava al negozio per prendere la farina e uova, ma quando sentì un boato
terribile dal palazzo dell’Hokage uscì di fretta dal negozio.
Il
cielo sereno fu coperto da ninja che saltavano sui tetti.
La
gente cominciò a correre urlando, spingendola a terra. Poi un secondo boato,
combattimenti all’ultimo sangue, shuriken che volavano e colpi di metallo che
si scontravano.
Si alzò
per cercare un riparo e vide una bimba che piangeva senza genitori.
“Sta
tranquilla piccola!”
La
strinse tra le braccia e corse il più lontano possibile, ma un’esplosione
bloccò la sua strada facendola rimbalzare contro un muro.
Aveva
paura che colpisse la bimba e così si era girata in modo da andare a sbattere
lei stessa e proteggere la piccola.
Il
dolore fu indescrivibile, le urla della bimba si fecero più forti e stridule
poi il silenzio più terrificante che avesse mai udito. Come se tutto si fosse
fermato…
Pochi
istanti e tutto esplose, palazzi, negozi, ogni cosa che aveva visitato e tutti
i posti che non aveva potuto vedere…
Non
sentì nulla, solo macerie che le crollavano addosso e pensò che fosse arrivata
la sua ora, in quel momento rivide il volto sorridente d’Itachi.
‘ Itachi…dove sei… ‘
Ogni
cosa sparì, ogni rumore, ogni respiro e pensiero. Tutto finito.
Lady_KuroiNeko e Deliaiason88:
Grazie a tutti per il vostro
sostegno e ringraziamo tutti quelli che seguono la storia con pazienza.
EmoUchiha: Scusa se ti
abbiamo abbandonata e ti ringraziamo per
la recensione. Siamo felici che ti piaccia. Purtroppo l’estate non è molto
facile scrivere, anche perché molti vanno in vacanza e non tutti poi arrivano a
leggere i capitoli nuovi. Purtroppo da settembre ho costantemente provato a
scrivere un capitolo ma ogni volta l’ispirazione volava via. Mentre per la mia
socia è stato estenuante aspettare la mia lentezza di tartaruga ^^. Speriamo
per i prossimi capitoli di aggiungere qualcosa in più su Yaeko… baci
Damnedmoon: Itachi il sedere
l’ha mosso e ha scelto di tornare da Maya. Tutti i gatti nascondono qualcosa, è
il loro modo sornione di fare che affascina, anche le mie gatte sono dei veri
misteri per me >_>. Grazie per i complimenti e spero che anche
questo capitolo ti piaccia, anche se è un po’ cortino… ç_ç
Sasori_Akatsuki: Scusa se abbiamo
aggiornato cosi tardi, ma come ho già spiegato ci sono stati problemi di varia
natura… ma non preoccuparti non lasceremo a metà questa storia, prima o poi si
concluderà con un bel capitolo finale. Grazie per la tua presenza e
instancabile pazienza nel seguirla. A presto ^^
Sasori_Danna: E’ bello poter
avere qualcuno che ti pensa anche a distanza e che non smette di amarti
nonostante gli errori del passato. Volevamo creare appunto un aspetto tenero d’Itachi,
che purtroppo è mancato nel manga… La decisone è presa ora bisogna vedere come
si evolveranno le varie situazioni. Grazie alla prossima un bacio!!
Amily Ross: Ciao! Ti
ringraziamo tantissimo per i complimenti! Scusa se quest’aggiornamento è
arrivato tardi, quando l’ispirazione non viene c’è poco da fare, ahimé. A
presto baci ^^
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14 Unico
Capitolo
14
La
ragazza aprì a fatica gli occhi, sentiva tutto il corpo intorpidito e non
riusciva ad alzarsi, c’era qualcosa che le bloccava una gamba o entrambe, non
riusciva a capirlo.
L’aria era densa di polveri e si respirava a
fatica, i colori caldi dei tetti, dei tronchi degli alberi e della terra
convergevano tutti in un tetro grigio antracite che ingoiava ogni cosa, senza
pietà.
Toccandosi il viso sentì qualcosa d’umido e caldo che le
solleticava la pelle dandole fastidio. Sangue.
Sangue suo, che
scorreva silenzioso, senza alcuna percezione di dolore, rappreso in più punti.
In lontananza si sentivano urla e pianti, rumori di
combattimenti, ma nello stato confusionale in cui ella versava riuscì a sentire
tre voci distinte: una era sicuramente di Kakashi e di Choji, la terza non
l’aveva mai sentita.
Era fredda e tagliente e chiedeva di quel
ragazzo che non conosceva, Naruto…e anche di lei…
Perché? Come
sapeva che lei era al villaggio? E cosa volevano proprio da
lei?
Cercava di arrancare tra tutte le macerie e tristemente si
rese conto che il villaggio non c’era più, al suo posto solo una sconfinata
voragine colma d’odio.
Konoha era sparita in un attimo, non
esisteva più.
Non esisteva più la casa di Itachi, la sua stanza,
le sue cose, il suo passato…senza che lei avesse la possibilità di poterlo
vedere.
Le vennero le lacrime agli occhi, tra il dolore pungente
che aveva fatto la sua comparsa e il senso d’impotenza che la pervadeva
lentamente.
“Itachi dove sei…” mormorò piano, invano e
stupidamente, affondando il viso nella polvere.
Poi un flash, una
fiamma che si accendeva d’improvviso nella sua mente.
Sì era
ripromessa d’essere forte e di non piangere più.
Alzò il viso con
decisione e con tutte le sue forze e gemendo più volte di dolore riuscì a
mettersi a sedere.
C’era una pietra piuttosto grande che le
bloccava la gamba destra e cercò di spostarla, ma era troppo pesante.
Nel frattempo Kakashi combatteva con quella persona
misteriosa, ma da quello che sentiva stava decisamente andando
male.
“Maya!” senti il peso dalle gambe venire spostato e due
braccia che la reggevano.
“Choji…che sta…succedendo?” chiese
notando le sue ferite oltre alla stanchezza e alla sofferenza che leggeva sul
viso del giovane.
“Ci hanno attaccato, non ti sforzare, devi
venire via” affermò preoccupato per la sua incolumità.
Era un
bravo ragazzo e anche molto generoso, era stato una delle prime persone che
aveva conosciuto, insieme al padre, incontrati per caso al ritorno dal colloquio
con Tsunade-sama.
Ed ebbe l’impressione, in quell’occasione, che
fossero persone genuine.
Chissà perché aveva pensato a
quell’evento così fuori luogo in quel momento…quella considerazione la fece
rinsavire dallo stato catatonico nel quale si era ritrovata.
“No,
sono ferita e ti sarei di peso! Se hai lasciato Kakashi lì, è perchè hai
sicuramente qualcosa d’importante da fare e io ti rallenterei! Ora vai, io mi
trovo un riparo.”
Il ragazzo corpulento si ritrovò a tentennare
più volte, ma sapeva che Maya aveva ragione e non ebbe cuore di dirle che
Kakashi con molta probabilità…no, non riusciva nemmeno a pensare un’atrocità del
genere.
“VAI!”urlò disperata e così, come se fosse uscito da un
sogno, il ragazzo annuì e balzò lontano.
Respirò piano, una due,
tre volte e trattenendo il fiato all’ultima per darsi forza, Maya, oramai
rimasta sola tra tanta distruzione, riuscì ad alzarsi, ma subito dopo urlò di
dolore non appena poggiato il piede destro sulle
macerie.
Guardandolo rabbrividì tra l’orrore e la paura, il
piccolo piedino era completamente gonfio e il dolore era insopportabile.
“Devo farcela” sì disse auto-incoraggiandosi e quasi strisciando
il proprio corpo si avviò nel luogo da dove era appena scappato Choji, senza
riflettere se poteva essere pericoloso o meno.
Era preoccupata per
Kakashi e doveva assolutamente vedere se stava bene.
Lui, doveva stare bene.
Con uno sforzo che la fece urlare ancora più forte di
prima, si alzò e zoppicando s’avvicinò al corpo.
Lo vide nascosto
tra macerie, il capo chino e sangue che gocciolava lentamente a terra creando un
laghetto purpureo.
Il cuore smise di battere e sentì un fischio
sordo nei timpani, così forte che le sembrava di non sentire altro al di fuori
di quel fastidioso rumore.
Non voleva che stesse lì sotto…e forse
poteva essere ancora vivo. Una piccola speranza che ancora non voleva sparire
dal suo animo e alla quale vi si stava aggrappando con tutta se
stessa.
Poggiò entrambe le mani sul masso che premeva sul petto
dell’uomo, cercando di spostarlo, ma per quanto si sforzasse e urlasse per il
dolore e la disperazione, non riuscì a spostarla di un
millimetro.
“Perdonami…Yukia ti ama, non puoi morire! Adesso l’ho
capito, sono stata egoista e ho sempre agito solo nel mio interesse e non
vedevo…” esclamò come se in quelle parole ci fosse una specie di formula magica
per farlo destare.
Ripensò a tutte le volte che aveva visto triste
la sua amica al ritorno da Konoha e lei non le aveva chiesto altro che visitare
Itachi.
Tutte le volte che si era trovata da sola e lei non c’era
ad ascoltarla e adesso aveva fatto morire il suo amore.
Yukia,
l’amica forte, su cui poteva sempre contare a cui lei aveva affibbiato quel
ruolo senza chiederle mai cosa ne pensasse.
“Ho sempre lasciato
che fossero gli altri a fare le scelte difficili…anche qui con te e Sakura!
Rispondimi! Ti prego, ti prego!” urlava colma di tristezza e disperatamente
piangeva, ma per quanto scuotesse il suo corpo lui non si
svegliava…
Era morto e non c’era preghiera o magia che potesse
riportarlo indietro…nulla…
Si arrese…rimanendo ferma accanto a lui senza muoversi di un
millimetro e senza poter liberare il suo corpo.
A
pochi passi da lei giaceva il corpo d’Akimichi-san, anche lui, sembrava
morto.
Nel frattempo altre battaglie si stavano combattendo, i
rumori erano davvero fastidiosi e si disse che era colpa sua.
Aveva riportato Itachi in quello schifo, per colpa sua il
villaggio non c’era più e adesso le persone che aveva conosciuto stavano
morendo.
Desiderò di essere di nuovo al suo villaggio con la
nonna, Yukia e Achimi, con Itachi senza memoria e vivere tutti felici e
insieme...
“BASTA!!! SMETTETELA TUTTI!!!!” urlò coprendosi le
orecchie con le mani.
Non poteva sopportare tutto quell’odio e
quella rabbia…non voleva più che nessun’altro morisse.
Di nuovo
sentì quella sensazione di desolazione e vuoto, misto a senso
d’impotenza…
*******
Sul monte Myoboku, una piacevole e tranquilla mattina
trovava i suoi abitanti ancora ignari del trambusto di Konoha.
Fukusaku-sama si avvicinava placidamente verso una delle tante
foglie giganti che ricoprivano gran parte del territorio e si fermò davanti ad
una delle più alte.
“Aho! Naruto, sei ancora lì, te devi
allenà!”
Il biondino steso sopra quella pianta e fissava il cielo
e si chiedeva se anche a Konoha fosse lo stesso azzurro limpido, tra le mani
teneva il libro scritto da Ero-Sennin.
Quella in cui l’eroe si
chiamava ‘ Naruto ’.
L’aveva appena letto ed era stato
fantastico, arrivando a commuoversi tra quelle pagine ingiallite dal
tempo.
Mettendosi a sedere disse “Pensavo a casa e a tutti i miei
amici”
Il rospo sospirò e con un gran balzo arrivo in un istante
accanto al ragazzo “Sei preoccupato?” chiese.
“No! Sakura e
Kakashi-sensei sono grandi per non parlare degli altri…forse è solo nostalgia o
stanchezza” sì giustificò ridendo nervosamente.
“Manca anche a
noi, Jiraya-chan…ma certe cose nu se possono cambià ”
Naruto
ritornò serio e lo sguardo triste “Mi chiedo cosa possa aver provato o cosa
pensasse negli ultimi istanti”
“Pensi troppo al passato e nu te
impegni nel presente…” fece una piccola pausa credendo che il ragazzo scattasse
al suo solito, cosa che stranamente non accadde “…i tuoi amici contano su di te
e ti aspettano e poi…”
Il ragazzo s’alzò e posando il libro fissò
il rospo e disse saltando giù di corsa verso la fontana in cui si allenavano dal
suo arrivo al monte.
Naruto sentiva come se qualcuno lo stesse
aspettando.
Sentiva che doveva fare qualcosa di veramente
importante…doveva sbrigarsi ad imparare la nuova tecnica e tornare a casa.
“Rospaccio! Continuiamo l’allenamento! Muoviti o comincerò a
chiamarti lumaca bavosa!” urlò già a metà strada facendo le linguacce al povero
Fukusaku-sama che dal canto suo alzò gli occhietti al cielo chiedendo a Jiraya
se quella ‘ disgrazia bionda ’ non fosse solo uno scherzo e lui da qualche parte
lassù non se la stesse ridendo a crepapelle.
A sua volta saltò
giù e sbraitando “Aho a maleducato! Te devo dà più botte in quella zucca vuota!”
raggiunse il ragazzo colpendolo con una pedata in faccia e lasciandogli i segni
della zampa.
“Maledetto rospaccio!” biascicò
toccandosi la parte dolorante.
“Proviamo n’altra volta la tecnica
dell’anfibio eremita, pronto?!” chiese.
“Certo!”
Salendo sulla spalla del ragazzo si
concentrarono, ma anche stavolta il kyuubi bloccò la tecnica e il povero rospo
si ritrovò per l’ennesima volta a muso a terra.
“Naruto credo che
più de così nun se po’”
“Che vuoi dire?” chiese senza capire il
motivo di tante problematiche.
“Credo che sia una sorta di rigetto
del kyuubi…nun c’è verso”
“ALLORA MI SONO ALLENATO PER NIENTE!
MERDA!!” urlò il ragazzo isterico.
Sembrava molto abbattuto, per
lo meno sembrò al rospo, soprattutto il silenzio che seguì fu molto
preoccupante.
In ogni caso, non era certo da lui arrendersi così
facilmente. “D’accordo se in quel modo non è possibile proveremo altro!” esclamò
cominciando a correre con il rospo al suo fianco. “Come gestire l’energia della
natura anche in movimento!”
“Nun se po’ fa! Anvedi questo!” urlava
Fukusaku.
“Non mi arrendo!”
“Me dispiace, ma è
impossibile”
Si fermarono con il fiato corto e Naruto osservò a
lungo la schiena del rospo.
Nell’allenamento di prima Fukusaku
aveva smarrito la mantella nera e sulla sua schiena il messaggio di Jiraya
faceva capolinea a ricordare ad entrambi il sacrificio
d’Ero-Sannin.
“Il codice sulla tua schiena non è il modo per
scoprire Pain, ma un messaggio che Jiraya mi ha lasciato ‘combatti fino alla
fine senza arrenderti!’, questo voleva
dirmi”
“Embè?”
“Io ero suo allievo e se questo era
il suo spirito allora sarà anche il mio!”
Il rospo sorrise
soddisfatto.
No, non era stato uno scherzo di Jiraya, Naruto
possedeva uno spirito d’acciaio.
“Confermo! Hai na capoccia dura!”
Così ripresero l’allenamento, come aveva detto il ragazzo. Dopo
vari tentativi ancora non riuscivano, molte volte il vecchio rospo dovette
colpirlo perché esagerava nella
trasformazione.
“Riproviamo!!”
“Aho! Famme riposà!!!
Sennò m’ammazzo!”
“Non se ne parla!! Dobbiamo recuperare il tempo
perduto”
“Il problema e che tu devi sta fermo per raccogliere
l’energia ma cerchi di farlo mentre ti muovi, non è mai stata provata una cosa
del genere…è come cercare di guardare sia a destra che
sinistra…!”
Senza rendersene conto Fukusaku-sama aveva trovato la
chiave per aprire il lucchetto.
“ESATTO!!!!!” strepitò
Naruto
“Ahò c’ho detto?!”
*******
Era
tornato, infine, dopo tre anni, era di nuovo a casa.
Ma del suo
amato villaggio non era rimasto più nulla.
Le case, l’accademia,
il palazzo dell’Hokage, il quartiere Uchiha…adesso solo massi di macerie senza
forma.
Tutto quello che era rimasto era soltanto il monumento
agli hokage.
Quasi senza rendersene conto era
arrivato proprio da quel luogo…
Flash back
‘ Itachi, guarda là!
’
disse Yaeko
non appena arrivarono in cima alla collina.
Lei aveva trovato
quel posto da dove si poteva ammirare tutto il villaggio, aveva detto così,
mentre lo trascinava per la foresta tutta eccitata e felice. Lui bonariamente
l’aveva seguita e aspettava pazientemente di poter vedere se era davvero come
diceva lei.
Arrivati in cima, rimase senza fiato. Yaeko, aveva
ragione, poteva assistere ad uno spettacolo meraviglioso. ‘ Itachi
quello è il nostro villaggio…Konoha… ’ esclamò fissandolo intensamente, come
se fosse la prima volta che lo vedeva.
Una ventata li sorprese e i
suoi lunghi capelli svolazzarono allegramente qua e là, lei li trattene con una
mano, e sorridendo disse ‘ Noi dobbiamo proteggerlo… ’
‘ … ’ non aveva fiato, ne riusciva ad emettere un qualsiasi suono, le
diverse emozioni che provava in quel momento erano tutte in lotta tra loro,
talmente forti da impedirgli di capire quali fossero esattamente, e sapeva bene
che non le aveva mai dimenticate…
Lei prese anche
l’altra sua mano e le strinse tra le sue mormorando ‘ Lo faremo insieme vero
amore mio? ’ chiese, gli occhi le brillavano pieni di sogni e speranze.
Le stesse identiche cose che avrebbe detto lui a lei, come se gli
avesse letto nel pensiero in quel momento.
Chiuse gli occhi e
rispose sicuro di ciò che stava per dire ‘ Sì…per sempre
’.
Fine Flash Back
“Avrebbe dovuto essere diverso il nostro destino…e io ti ho deluso” mormorò
tristemente.
“Non è stato possibile…e non mi hai mai deluso”
Quella vocina piccola e miagolosa… chi era? Si chiese, girandosi
di scatto e non vedendo nessun altro a parte un piccolo gatto rosso…dalla coda
spelacchiata.
“Achimi?” possibile che avesse parlato? Poteva
benissimo essere tuttavia “Hai parlato tu?”
“Certo!” disse un po’
risentita “Sono venuta per indicarti la strada per arrivare da Maya senza che ti
vedano, non saranno felici di rivederti, sei pur sempre un ricercato mio
caro”
“Conosco bene il mio villaggio” mormorò ancora attonito
dalla nuova scoperta.
“Non quanto me, su
andiamo”
“Chi sei veramente?” chiese senza muoversi di un
millimetro.
La micia non si girò e sculettando riprese il suo
cammino senza rispondere alla domanda, aggiungendo solo una frase sprezzante
“Sono quella che ti lascia qui se non ti sbrighi”
Per un attimo
gli parve di rivedere Yaeko.
Lei gli parlava in quel
modo.
Però non poteva perdersi in quei pensieri, gli premeva
andare da Maya prima che Pain la trovasse, doveva proteggerla.
Non poteva certo perdere tempo a parlare dei segreti di una
gatta.
Mentre s’incamminava, affrettando il passo perchè Achimi
era già lontana, cominciò a chiedersi se fosse esistito davvero un luogo sicuro
dove potesse sempre proteggerla.
Era un criminale che aveva
massacrato la propria famiglia, inseguito dai vecchi compagni, odiato dal
proprio fratello e dalla gente.
Condannato da un passato che non
avrebbe mai potuto cancellare.
Cosa aveva da offrirle?
Cosa?!
Poteva solo provare un’ultima volta a recitare una parte
che si era cucito addosso da troppo tempo oramai, ma di cui cominciava a
stancarsi.
La gatta si fermò di colpo fiutando qualcosa nell’aria,
anche lui aveva sentito una nuova fonte di chakra.
“Sbrighiamoci!
Naruto è appena tornato al villaggio!!” e prese a correre più veloce saltando
tra gli alberi seguita a ruota dall’Uchiha.
“Sta per combattere
contro il tuo capo.” aggiunse dopo un po’.
“Non è il mio capo”
puntualizzò lui risentito.
“Hai preso ordini da lui per quasi
dieci anni, come lo chiami tu?” chiese sarcastica.
“Come sai
queste cose?”
“Ti ricordi che ero con voi due quando hai
raccontato la verità alla mia padroncina”
“Già ora ricordo, ma
adesso credo che tu non sia una semplice gatta che adorava le
coccole...”
“Non lo sono infatti, ma le coccole le adoro per
davvero. Ma parleremo dopo, quando questo trambusto sarà finito.” disse sicura
di quello che diceva.
“Credi?”
“Naruto è forte e
adesso che possiede metà dei tuoi poteri lo è ancora di più, puoi sentire anche
tu quanto è cambiato.”
“Credo che sia grazie ad
altro...”
“Certo, non smette mai di allenarsi…esattamente come te,
lui protegge il villaggio con tutto se stesso.”
“Per fortuna non
ha fatto i miei stessi errori…” aggiunse malinconicamente.
Achimi
si fermò di colpo e lo guardò negli occhi “Non hai commesso nessun errore, hai
ubbidito a degli ordini, che per quanto discutibili fossero e per quanto si
siano approfittati del tuo amore per Konoha, erano pur sempre
ordini.”
“Non me ne stavo lamentando ne ho mai preteso di essere
compatito o capito.”
“Speravi solo di morire per mano di Sasuke e
permettimi di dirtelo questa è stata la cosa più stupida che hai fatto, oltre
sottovalutare Madara e la grande abilità nel persuadere le menti deboli come
quella del tuo fratellino.”
“Tu non conosci
Sasuke…”
“Oh ti sorprenderebbe sapere quante cose conosco e posso
vedere” asserì sorridendo “Ora andiamo”.
La battaglia tra Naruto
e Pain intanto si era fatta tosta, Itachi poteva sentire chiaramente cosa stava
succedendo e avrebbe anche voluto assistere.
Chissà perché credeva
così tanto alle capacità di quel ragazzo e nel profondo del suo animo, sapeva
che non lo avrebbe deluso.
In quel momento però avvertì che il
chakra del ragazzino era aumentato a vista d’occhio.
Aveva sentito
questa forza due volte in tutta la sua vita e disgraziatamente sapeva che non
era niente di rassicurante.
“FORZA Itachi, dobbiamo andare! Perché
esiti ancora?”
“Dobbiamo andare da loro!” esclamò girandosi verso
il luogo dello scontro tra Pain e Naruto, adesso però si stavano allontanando a
gran velocità.
“Naruto si è appena trasformato nel Kyuubi e si
sono allontanati.”
“L’ho sentito anch’io, ma stavolta è più
potente delle altre volte, ha già richiamato 8 code, ma noi dobbiamo andare da
Maya!” continuò la micetta.
Lui, non era più
sicuro dell’esito dello scontro, ma fu un bene che il Kyuubi si fosse
allontanato con la sua furia avrebbe rischiato la vita dei
superstiti.
“Maya per il momento è più al sicuro dove sta adesso.
E se il ragazzo non è più in se di questo passo libererà il demone
distruggendo il suo corpo.”
“Tranquillo, il quarto Hokage non lo
permetterà e in ogni caso Naruto deve riuscire a controllarlo altrimenti sarà
stato tutto inutile.”
“Sì, può essere, ma io voglio andare
ugualmente, può avere bisogno d’aiuto”
La micia sbuffò e
contrariata acconsentì alla sua richiesta.
“Allora andiamo a
cercare il vero corpo di Pain.”
“Come faremo?”
“Semplice seguendo il mio fiuto eccezionale.”
Ad
Itachi non rimase altro che fidarsi del naso di Achimi e la seguì fino quasi nel
centro della foresta vicino le montagne.
Vi era uno strano albero
che sembrava essere fatto di carta.
“Questa è opera di Konan”
disse poggiando una mano sul tronco cartaceo “…il vero corpo di Pain è lì
dentro…”
“Sembra di sì.”
Naruto arrivò proprio in
quel momento, di nuovo se stesso e in perfetta salute.
L’Uchiha
prima guardò Achimi che rideva sorniona come a voler dire ‘ te l’avevo
detto ’ e poi volse lo sguardo al quindicenne e s’incrociarono per un breve
momento.
Ma non vi era ostilità nei suoi confronti, forse solo
tanta confusione e tante domande.
“Uchiha Itachi! Che ci fai qui?
Ma non eri stato ucciso da Sasuke?!” esclamò il ragazzo con fare minaccioso.
“Sono tornato dall’inferno.” rispose il moro
tranquillo.
“Hai aiutato Pain, vero??”
“No, lui non
c’entra” s’intromise la gatta saltando sulla testa di Naruto e fissandolo
dall’alto.
“E tu chi sei?”
“Mi chiamo Achimi,
Naruto-kun e sono uno spirito gatto.”
“Un che?” chiese senza
capire niente delle parole del gatto che rispose spazientita “Lascia stare,
sarebbe troppo lungo da spiegare e anche se te lo dicessi mille volte non
capiresti...”
“Naruto-kun non sono un tuo nemico e non sono più
nell’Akatsuki, puoi anche non credermi, ma non cambia il fatto che il tuo vero
nemico si trova all’interno di quest’albero”
Naruto
ancora ricordava l’ultima occasione in cui si erano visti, il momento in cui lui
gli aveva affidato la metà dei suoi poteri e ancora si chiedeva il perché.
“Ancora non ho capito che ci fai qui, ma prima delle
spiegazioni…ti devo chiedere: sei dalla mia parte?”
“Sì, ma
parleremo dopo” gli disse freddamente.
Egli guardò l’albero in
tutta la sua altezza, Itachi aveva ragione le spiegazioni dopo, ora doveva
finire lo scontro.
“D’accordo, è ora della
verità”
Poggiò le mani sui fogli aprendoli come una tenda e al suo
interno vi trovò una ragazza dai capelli neri e un uomo povero in viso e
scheletrico nel corpo, seduto su una specie di trono che sembrava tenerlo in
vita.
La ragazza si parò davanti a proteggerlo e Itachi fece lo
stesso.
“Spostati Konan”
“Sì, anche tu
Itachi”
“Ma…” balbettò la ragazza invece il moro senza una parola
si spostò.
Era l’ora di diventare adulti e non c’era bisogno di
proteggerlo più.
“Sei tu, non è vero?”
“Alla fine
c’incontriamo…Itachi anche tu qui, così hai definitivamente tradito
l’Akatsuki.”
“Non m’importa nulla della tua associazione, voglio
solo sapere che volevi da Maya.”
“Chi è Maya?” chiese Naruto.
Fu Achimi che saltando sulla spalla del ragazzo rispose “E’ la
mia padrona, siamo arrivate a Konoha circa due giorni fa, è molto legata ad
Itachi.”
“Che? È la sua ragazza!!” esclamò facendo calare un
silenzio tombale.
La gatta si mise una zampa sul muso, possibile
che quel ragazzo fosse così stupido?
Nagato riprese il suo
discorso “Non credo sia importante, tanto morirete tutti qui.”
La
gattina s’avvicinò con pochi passi a quel corpo deturpato dalle sue stesse
tecniche e saltando sopra la macchina vicino al suo braccio sinistro disse “Tu
conosci il dolore per questo hai scelto il nome di ‘Pain’…non hai avuto mai un
momento di pace, ma ti prego racconta la tua storia, la vostra storia, a Naruto,
siete stati tutti e tre allievi di Jiraya-sama e avete sofferto per le stesse
perdite. Forse lui non ti perdonerà per aver ucciso Jiraya e forse come dici tu
vorrebbe ucciderti, ma c’è sempre un punto in cui una persona sceglie e almeno
gli devi questa possibilità.”
“E’ vero quello che dice questa
gatta, voglio sapere di voi, raccontatemi la vostra storia…” fece eco il giovane
shinobi.
Itachi dal canto suo era sempre più convinto che in quel
felino ci fosse qualcosa di Yaeko. Ma non era il momento di pensarci, aveva
ancora la sua missione da portare a termine.
Il duro viso del
ragazzo si addolcì per un momento verso Achimi, gli ricordava il suo cagnolino
morto anch’esso per colpa della guerra, quel piccolo gatto forse aveva visto
qualcosa nel suo animo che lui stesso aveva dimenticato.
Rivolgendosi verso Naruto ed Itachi rispose “D’accordo, vi
racconterò la mia storia e poi mi dirai la tua risposta”
Nagato
cominciò il suo racconto, le sue parole piene di sofferenza Itachi le conosceva
bene, perché le aveva vissute.
Naruto ascoltava senza proferire
parola, sul suo viso si poteva leggere tristezza e anche vergogna, non conosceva
tanti aspetti così amari.
“Sei giovane per saperlo.” disse e
volgendo lo sguardo su Itachi continuò “…lui, ti può confermare cosa porta e
come trasforma le persone la guerra, perché lui l’ha vista”
Naruto
fissò l’Uchiha interrogativo, quest’ultimo si schiarì la voce e disse “Sì, avevo
quattro anni quando mio padre mi portò con se sui campi di battaglia, ho visto
tante di quelle cose e la mia vita è cambiata per sempre” il suo tono era basso,
ricordare faceva sempre tanto male.
Il racconto ricominciò
arrivando sino alla morte di Yahiko e la complicità di
Danzou.
Itachi non ne fu sorpreso, quell’uomo aveva sempre voluto
essere Hokage e i suoi modi di vedere il mondo non gli erano mai piaciuti.
Ma aveva dovuto sottostare ai suoi ordini e aveva accettato
quella terribile missione. Adesso che era un po’ più grande di allora, aveva
capito come l’avevano usato.
“Fu lui stesso a chiedermelo, il mio
dolore fu risvegliato per la seconda volta…tutto quello che credevo d’essere era
solo un mucchio di merda.” stavolta il tono del dio, era colmo di rimpianti,
delusione e amarezza. La perdita di Yahiko era stata devastante per lui. Konan
rattristata nel sentire di nuovo rievocare quel misero passato, poggiò una mano
sul marchingegno e guardò a lungo il caro amico.
“Li ho uccisi
tutti…sacrificando per sempre il mio corpo, ma questo per me non era niente”
disse volgendogli uno sguardo molto duro “…voi, con la vostra pace! E’ stata la
nostra rovina, parlate di pace di qua, pace di là e non vi siete mai resi conto
di quelli che calpestavate, persino Itachi che adesso ti sta accanto con quello
sguardo di chi crede di aver capito, ha sacrificato la sua vita, la sua
famiglia, il suo grande amore e persino adesso che ne ha trovato un altro lo
sacrificherebbe se servisse per Konoha, per una pace fasulla!” parole dure e
risentite, di una persona che aveva sofferto e si portava dietro quelle
cicatrici invisibili...
Non aveva torto, ma come lui tanti altri avevano
sofferto, non poteva parlare per tutti.
“Nagato, non raccontare la
mia storia come se ci fossi stato, perché non puoi sapere cosa ho sofferto, come
io non posso sapere cosa hai patito tu, siamo umani e come tali sbagliamo e
odiamo, ma nel momento del baratro noi possiamo cambiare e io l’ho capito solo
adesso e grazie alle tue parole”
Nagato ascoltò quelle parole che
per lui non erano la giusta risposta e chiese a Naruto “Qual’è la tua risposta,
Uzumaki Naruto?”
Naruto prese il libro di Jiraya e fissandolo
intensamente la sua risposta fu:
‘ Io credo
veramente che un giorno gli esseri umani saranno capaci di vivere insieme
capendosi a vicenda ’
“Forse hai ragione tu…capisco cosa avete passato, ma io non
posso perdonarvi perché vi detesto…”
“Allora è
finita.”
“No, Ero-Sennin credeva in me ed io ho raccolto la sua
eredità. Io credo in lui e nei suoi ideali. Questa è la mia risposta perciò non
vi ucciderò”
“Vuoi farmi credere che porterai la pace e che noi
dovremmo avere fede e aspettare! Non ci ho creduto mai!! Finché il mondo sarà
così, non si potrà avere la vera pace!”
“Cancellerò tutto il male
e la troverò…perché io non mi arrendo.”
“Tu…io conosco questa
frase…”
“Sì, viene dal libro d’Ero-Sannin…in queste pagine c’è una
dedica per te, l’allievo che ha ispirato il manoscritto…Tu,
Nagato…”
“Fui io a dire queste parole…quel giorno…eh già hai lo
stesso nome del protagonista…Naruto.”
“Io porterò la pace…abbiate
fiducia in me, diventerò Hokage e cambierò anche tutto il mondo se sarà
necessario…”
‘ Quello che conta è avere
la forza per crederci! ’
L’aveva detto, sì, era così…aveva
dimenticato…
Chissà se finalmente aveva trovato la risposta che
tanto aveva cercato. “Avevo sempre ceduto poco in me stesso e di conseguenza non
avevo mai creduto al mio maestro, ho sbagliato nel sottovalutare me stesso e i
suoi insegnamenti…ma adesso vedo una seconda possibilità per me…io scelgo di
credere in te, Uzumaki Naruto. GEDOU RINNE TENSEI NO JUTSU!”
esclamò tendendo le mani.
“No, Nagato!!!”
“Konan,
avevo smesso di sperare in questa possibilità ma questo ragazzo è
diverso…”
Itachi chiuse gli occhi sorridendo per la prima volta
sereno, Naruto era davvero grande. Aveva piegato il Dio.
Un
ragazzino scapestrato e imprevedibile.
“Che sta facendo?”
chiese.
“Nagato come possessore del Rinnegan può
variare la vita e la morte…” rispose Konan, rassegnata alla decisione
dell’amico.
“Sta riportando tutti in vita…” mormorò Itachi che nel
frattempo si era avvicinato al
ragazzo.
“GEDOU!”
“Davvero è
possibile?”
“Naruto, al villaggio i morti stanno tornando in
vita!” disse Katsuyu spuntando dal nulla nella sua spalla e rispondendo alla sua
domanda.
“Naruto, riportare in vita i caduti d’oggi
è il minimo che possa fare, la guerra fa schifo e porta morte e dolore per la
perdita di persone amate” mentre parlava tossiva e del sangue usciva dalla sua
bocca.
“Adesso ti dovrai confrontare con tutto questo,
ironico…pare che qualcuno ci abbia messo lo zampino…magari di un Dio…quello vero
stavolta…” abbozzando un sorriso continuò stavolta parlando con Itachi “Avevi
ragione Itachi, è davvero un rompiscatole.”
“Sì, è vero…” rispose
sorridendo a sua volta, era il loro modo di dirsi addio.
“Pare
che questo sia un saluto definitivo…Naruto io credo in te…puoi
farcela…”
D’improvviso l’albero di carta si divise in tanti
foglietti di carta che svolazzavano qua e là.
Konan aveva avvolto
i due corpi dei cari amici in quei foglietti e si apprestava a tornare a casa.
“Che cosa farai Konan?” chiese
Itachi.
“Andrò via, ma all’Akatsuki non ci torno, Nagato e
Yahiko erano importanti, erano tutto per me e il loro sogno è passato al
ragazzo.”
“Capisco”
“Naruto il villaggio della
pioggia è con te e se lui ha creduto in te allora anche io lo farò” disse poi la
ragazza rivolta al biondo.
“Il mio nome, la conoscenza del dolore
e la volontà di non arrendermi, sono la mia eredità sia di Jiraya sia del mio
compagno Nagato…”
Konan dalla mano fece apparire un mazzo di fiori
di carta, anch’essi “Che questi siano fiori di speranza per te, io lo spero
davvero…”
…Guardami
Ero-Sannin…
*******
Non seppe nemmeno quanto era passato, ma aveva visto
arrivare un ragazzo sopra dei rospi giganti.
E si era sentita
subito protetta “Quello è Naruto…” aveva detto la
lumaca.
“Davvero?”
Così il famoso ragazzo era
apparso.
Chissà se aveva già incontrato quell’uomo che lo
cercava, che cercava entrambi…
“Ehi Maya!!!”
La
ragazza si girò, Choji era appena tornato.
“Choji…che è successo?
Perché d’improvviso tutto questo silenzio?”
“Naruto stava
combattendo contro Pain, il tizio che ha fatto tutto questo.” disse liberando il
povero corpo di Kakashi dalle macerie, adagiandolo al suolo.
Choza
aprì gli occhi di colpo “Accidenti!” urlò Choji, correndo verso il padre e
abbracciandolo felice pianse accoratamente.
Achimichi-san non si
capacitava d’essere ancora vivo, si alzò sorretto dal figlio.
“Sto
bene, anche se non ho capito come…” disse.
“Tsunade aveva detto
che c’era una possibilità di aiutarti…ma questo è un
miracolo!”
Maya pianse lacrime silenziose anche lei era felice per
il ragazzo e suo padre.
Dopo circa dieci minuti o forse più una
saetta colpì il corpo di Kakashi facendogli aprire gli occhi.
La
ragazza non riusciva a crederci…
“KAKASHI!!!!” urlò raggiante.
“Evviva è tornato anche Kakashi!”
“Kakashi-
sensei!”
“…ma cosa...?”
Choji e Choza erano davvero
sorpresi, Kakashi era morto…adesso si stava sedendo e li guardava anch’egli
sorpreso.
“Non mi chiedete niente perché non lo so.” disse
semplicemente, sorrise alla ragazza che felice lo strinse a se di slancio.
“Ehi, ehi sono appena tornato, così rischi di farmi venire un
infarto, non mi capita spesso di essere stretto da una bella ragazza!” esclamò
ridendo.
La ragazza arrossì, ma rideva di cuore “Non essere
sciocco!”
Katsuyu si voltò verso di loro ed esclamò “Naruto ha
vinto, ha sconfitto il nemico!”
“Lo sapevo che ci sarebbe
riuscito!” urlò Choji.
“E’ stato un grande!” disse
Choza.
“Naruto è uno dei tuoi allievi giusto?” chiese la ragazza a
Kakashi.
“Sì…” rispose alzandosi e porgendo la mano a Maya per
aiutarla ad alzarsi.
“Dev’essere davvero
eccezionale!”
“Già, lo conoscerai tra poco.”
“Non
vedo l’ora!”
Appurate le condizioni di tutti, decisero di
incamminarsi verso gli altri, che con stupore ritrovarono i caduti sani e salvi,
persino Maya aveva ripreso a camminare con facilità.
“Sakura!” la
chiamo non appena la vide.
“Maya! Sono felice di vedere che stai
bene!” le disse raggiungendola e si abbracciarono con
affetto.
“Adesso però è meglio che ti sistemo quelle
ferite.”
“D’accordo, ma niente punture!”
“Sei grande
per avere paura degli aghi!” la rimproverò la ragazzina con fare offeso.
Nonostante le lamentele la segui dove vi erano molte persone, ragazzi per lo
più.
Si sedette accanto Shikamaru e vedendolo un po' sofferente
chiese “Shikamaru, ti sei fatto male?”
“Purtroppo mi sono rotto
una gamba!” rispose il moro.
“Mi dispiace” disse carezzandogli i
capelli, facendolo arrossire e scatenando le gelosie di Shiho.
“Ah
donne! Che seccature!!” urlò disperato per il fatto di non poter scappare da lì
“Fatemi andare via!!!! Vi odio tutte!!!”
“Esagerato!” dissero
all’unisono Ino e Sakura.
<< Ma chi è quella ragazza? >> chiese una voce femminile molto
giovane.
<< Non la conosco >> rispose una voce
maschile.
Maya notò il grosso cane bianco che la fissava e dolcemente gli fece segno
di avvicinarsi.
“Vieni bello.”
Akamaru si avvicinò
guardingo, annusò la mano della ragazza e scodinzolando si fece fare le
coccole.
“Che bello che sei, bravo piccolo!”
“Ma che
gli fai agli animali? Prima il maialino isterico di Tsunade poi quel pulcioso
del cane di Kiba!” disse scherzando Sakura.
“Non è pulcioso!”
esclamò Kiba e il cane cominciò ad abbaiare per difendersi.
“Si
chiama Akamaru, che bel nome. Quanti anni ha?” chiese rivolgendosi al ragazzo
castano.
“Ha circa sei anni”
“Fai
parte di un clan che usa i cani vero?” chiese, mentre continuava le sue coccole
al grosso cane, rendendo difficile le cure da parte di Sakura che guardava torvo
i due.
“Sì, mi chiamo Inuzuka Kiba, piacere.”
“Ciao,
io sono Maya” salutò sorridendo, il giovane Kiba arrossì
lievemente.
“Ragazzi vado incontro a Naruto, Sakura pensa a Maya.”
disse Kakashi sparendo in una nuvola di fumo.
“Scusate avete visto
Achimi?” chiese d’improvviso Maya cercandola in giro con lo
sguardo.
Nessuno però sapeva dove fosse la sua gatta e cominciò
seriamente a preoccuparsi.
“Devo trovarla!”
“Sono
sicura che sta bene, è furba, vedrai che avrà trovato un riparo” la rassicurò
Ino mettendole un cerotto sul palmo della mano.
“Sì, è una gatta
straordinaria…”
Shizune arrivò in quel momento “Salve Shizune,
come sta?”
“Tornata in vita.” rispose
semplicemente.
“Accidenti che esperienza…ma meglio averla qui con
noi”
Ma l’assistente dell’Hokage sembrava presa da altri pensieri,
distrattamente le rispose e si rivolse a Sakura.
“Già…Sakura per
favore dopo che Naruto sarà tornato, venite nella tenda di Tsunade-sama” asserì
seria in viso.
“Sì” rispose la ragazzina intuendo che qualcosa non
andava.
“Io vado ho da sistemare alcune cose” e si allontanò a
grandi passi.
Rimaste sole Sakura pareva anch’essa preoccupata
tanto che la giovane volle chiedere notizie.
“Che è successo a
Tsunade-sama?”
Sakura la guardò per un intenso istante, indecisa
se dirle tutto o meno. A voce molto bassa le disse “Purtroppo Tsunade-sama al
momento è in coma, ha usato troppo chakra per guarire tutti con Katsuyu…non
sappiamo se si risveglierà… “
La ragazza si rattristò nel sentire
quella notizia, Tsunade era sempre stata, nonostante i suoi modi un po’ bruschi,
generosa con lei, prima aiutando Itachi e poi lei…
“Vorrei andare
a trovarla”
“Sì, ci andremo al ritorno di Naruto,
ok?”
“D’accordo”
*******
“Adesso che farai Itachi?” chiese il ragazzo che camminava
sorretto dal moro.
“Non lo so...” rispose sinceramente.
“Ma quel Danzou è un gran bastardo! E quei vecchiacci!! Che
rabbia!!”
“Naruto ti ho raccontato la storia solo perché me l’hai
chiesto e poi non fraintendere le azioni di Danzou o dei consiglieri, vengono da
un mondo diverso da come lo conosci tu ognuno protegge ciò che ama con quello
che ha, anche se a noi sembra sbagliato.”
“Sei troppo buono…”
“No, Naruto è un ninja, non si tratta di essere buoni o meno.”
Achimi camminava sculettando accanto ai due, limitando la sua parlantina a poche
frasi ben assestate.
“Sasuke sa già della tua
storia?”
“Sì, Tobi gli ha raccontato tutto o
quasi…”
“Ma allora perché non torna a casa?! Cosa spera di
ottenere…brutto idiota!” esclamò dando un pugno al tronco dell’albero a cui si
stava momentaneamente sorreggendo.
“Sasuke come te è ancora
giovane, non è stato facile per lui ingoiare una verità che non volevo sapesse,
per questo desideravo morire e portarmi il segreto nella
tomba...”
“Ma non lo sei e adesso hai ancora Konoha, Sasuke e Maya
da proteggere.”
“Certo! Se aspettiamo te diventiamo vecchi!” altra
battuta del felino.
“Ti ho detto quanto ti odio
gattaccia dalla coda spelacchiata?”
Itachi ricordava che la micia
avesse un caratteraccio, soprattutto Maya le aveva detto che fosse parecchio
suscettibile se si parlava della sua coda, che era così per via di un incidente
successo quando era piccola…
“MIAO!!!!” il verso tipicamente
felino di un gatto molto arrabbiato fece eco per tutta la foresta unite alle
urla di dolore del povero eroe che non aveva la forza di
difendersi.
“Sempre a litigare con
qualcuno…”
“Kakashi-sensei!”
Il ninja mascherato si
avvicinava tranquillamente per nulla turbato dalla presenza
d’Itachi.
“Ascoltami Itachi non è…” cercò di dire il ragazzino in
favore del moro, ma fu bruscamente interrotto “Sì, so già tutto” disse serio in
viso.
“Così hai saputo.” asserì Itachi che non aveva mai smesso di
guardarlo negli occhi.
“Sì, è stata Tsunade-sama a raccontarmi la
tua storia, ma non puoi tornare adesso al villaggio, mi
dispiace...”
“Ma perché? Danzou è quello che dovrebbe
andarsene!”
“Ha ragione lui, Naruto, non posso tornare, conoscete
la mia storia siete in pochi e se Danzou scoprisse o solo sospettasse una cosa
del genere non so cosa potrebbe succedervi.”
“Soprattutto adesso
che l’Hokage è in coma.”
“Baa-chan è in coma??!” disse Naruto
alzando la voce, era totalmente spiazzato dalla notizia, l’aveva vista poco
prima che cominciasse lo scontro con Pain e adesso…
“Purtroppo ha
usato tutte le sue energie per Katsuyu…”
Il ragazzo amareggiato
chiese “Adesso che succederà?”
“Non lo so, ma per il momento
torniamo a casa e poi vedremo.”
“Ma…Itachi che farà?” chiese con
sincero interesse.
“Deve nascondersi insieme a Maya, finché la
situazione non si stabilizzerà almeno...”
“Credo che Maya starebbe
meglio al villaggio…” asserì il moro preoccupato dalle implicazioni, anche se
desiderava ardentemente poterla vederla e poter sentire la sua voce e la
dolcezza del suo sguardo su di lui.
“Al momento è più al sicuro
con te che senza di te, non posso garantire la sua protezione in questo stato,
se Danzou, come hai detto tu, scopre qualcosa la prima che prenderà sarà proprio
Maya e io al momento ho le mani legate, anche Sakura e Naruto.”
Itachi ci rifletté parecchio e sapeva che Kakashi aveva ragione,
non poteva rischiare la sua incolumità, soprattutto adesso che Sasuke si era
unito all’Akatsuki e puntava verso Konoha.
“D’accordo la porterò
con me” dichiarò in fine.
“Bene, incontriamoci stanotte nella
foresta Nara, attraversarla è la via più breve per arrivare al villaggio di
Maya.”
“D’accordo…però questo deve rimanere tra
noi, non dovrà saperlo nemmeno il tuo amico Sai.” asserì rivolto a
Naruto.
“Ma è un mio amico non mi tradirebbe mai.” protestò il
ragazzino.
“Lo so che possiamo fidarci, ma per il momento meno
persone sono a conoscenza è più al sicuro sono Itachi e Maya e anche
noi”
“Sì, capisco Kakashi-sensei, d’accordo sarà il nostro
segreto”
“Ci vediamo stasera, ma adesso porta il nostro eroe a
casa, non riesce più a stare in piedi!”
Di fatti il biondo era
davvero stremato, ma aveva ancora la forza per controbattere malamente “Io…non
sono…st-stan…”
La vista gli si annebbiò e stava appunto per
cadere, quando Kakashi riuscì ad afferrarlo e caricarlo sulle
spalle.
I tre si fissarono per qualche istante poi Naruto
afferrando la manica vuota della mantella del moro disse sfoggiando un gran
sorrisone “Sono felice di sapere che sei stato un bravo fratello, non approvo
quello che hai fatto perché Sasuke ha sofferto tantissimo e ti reputo colpevole
di tutte le sue malefatte, ma posso provare a capirti e ti aiuterò a proteggere
quello che ami, persino un’idiota come me ha capito che ne sei
innamorato.”
Itachi non rispose e chiudendo gli occhi sperava di
non essere arrossito di botto.
“Su, su andiamo! Smettila di fare
il moccioso.” lo rimproverò il maestro, ma anche lui sotto, sotto se la rideva
nel vedere il maggiore degli Uchiha in vistoso imbarazzo.
“Kakashi-san, grazie.” dichiarò d’improvviso
Itachi.
“Non ringraziarmi, mi devi ancora restituire due settimane
della mia vita!” disse sereno nella voce e nel viso.
“Cercherò di
rimediare Kakashi-san” rispose abbozzando un mezzo sorriso serafico.
“Achimi, rimani con Itachi o vieni con me?”
“Rimango qui ad aspettare Maya, chissà in quali guai si può
cacciare senza di me questo qua...” rispose additando con la coda il ragazzo che
adesso la fissava storto.
“Ora va a finire che sono io quello da
proteggere” borbottava.
“D’accordo e non dirò alla tua padrona
che sai parlare.”
“Te ne sarei grata! Grazie e a
presto!”
I due si allontanarono tranquillamente mentre la gatta e
il ragazzo dai lunghi capelli neri li osservavano.
*******
“Ehi eccolo!!!”
Tutti si girarono verso le
estremità della foresta e Maya vide Kakashi che portava qualcuno sulle
spalle.
<< NARUTO!!!! >>
<< BRAVO!!!!
>>
<< CI HAI SALVATO!!!
>>
Tutti si avvicinarono, Sakura corse ad abbracciarlo e
Hinata sorridendo felice a stento tratteneva le lacrime. Naruto era davvero
senza parole, non si sarebbe mai aspettato tanto calore dagli abitanti del suo
villaggio.
Persino Ebisu gli aveva messo una mano sulla spalla e
sistemando gli occhialini sul naso sorrideva con assenso alle sue
ovazioni.
Maya era commossa e triste nello stesso tempo.
Quel ragazzo era stato davvero un eroe, ma grazie al sacrificio
del suo amato Itachi, sia lui sia tutta quella gente aveva vissuto nella pace e
ignoravano tutto il dolore che aveva patito e avrebbero continuato a non sapere
e a vivere odiandolo e maledicendolo…
Ma in quel momento di gioia
per la vita restituita ai compagni e la salvezza della gente, lei si sentiva nel
vuoto assoluto.
Circa due ore dopo Maya, Sakura e
Naruto erano al capezzale della povera Tsunade. Non sembrava nemmeno lei, la
pelle giovane era diventata raggrinzita, i capelli dal biondo splendente al
bianco.
Sakura le aveva spiegato che usava una tecnica per
rimanere giovane.
“Capisco, così questo è il suo vero
aspetto.”
Kakashi intanto stava fuori a piantonare la tenda non
facendo entrare nessuno e dando la possibilità ai ragazzi di parlare.
Sakura già in precedenza avvisata dal maestro sul piano, aveva
deciso che doveva essere lei a parlarle.
“Maya, siamo venuti
tutti qui, perché è l’unico posto dover possiamo parlare senza essere
spiati”
“Che succede?” la sua voce risultava leggermente
allarmata, li aveva visti un po’ strani ma non aveva capito il motivo.
“Itachi è qui al villaggio.”
“Cosa?” si
sentì il cuore esplodere dalla felicità, lui era lì…era lì!
“Sì,
ma non può avvicinarsi troppo altrimenti lo scopriranno.” rispose Naruto al
posto dell’amica.
Stringendole le mani tra le sue, Sakura continuò
“Devi andare via con lui, noi adesso non possiamo più proteggerti…” fece una
pausa perché la tristezza per la sorte della sua maestra era pesante come un
macigno “…senza Tsunade-sama siamo alla deriva e non sapendo se mai si sveglierà
potresti essere in pericolo, andare via è l’unica
soluzione.”
“Pensate che quel Danzou potrebbe già sapere di me e
del fatto che Itachi sia qui?”
“Per il momento è solo un sospetto,
ma sono convinta che non sa nulla di te, ma non voglio rischiare, noi non
vogliamo rischiare.” disse mettendo una mano sulla spalla di Naruto che faceva
segno di si con la testa.
La fanciulla non voleva assolutamente
dare inutili preoccupazioni ai suoi nuovi amici e la cosa più sensata da fare
era andarsene per non metterli in pericolo.
Inoltre voleva solo
correre da lui…e rivederlo, poterlo abbracciare…contava i secondi senza sapere
di quanto li separavano.
“Lui ti aspetta stanotte alla foresta
sacra dei Nara, ti accompagnerà Kakashi in gran segreto.”
“Prima
però devo trovare la mia micia…” non sarebbe mai partita lasciando Achimi,
nemmeno per Itachi.
“Non preoccuparti, il gatto è con Itachi e
sta bene, sta meglio di me quel demonio!” mormorò l’ultima frase ancora rimembro
dell’attacco di poche ore prima.
“L’hai presa in
giro per la sua coda, vero?” chiese divertita la ragazza.
“Già…”
rispose Naruto contrariato.
Il viso di Maya si addolcì e
carezzando i capelli del ragazzo gli disse “Mi dispiace per il tuo maestro,
Naruto-kun e spero con tutto il cuore che Sasuke torni presto…” era un augurio
anche per Sakura che desiderava davvero vedere felice.
Il ninja
medico capì e in silenzio la ringraziò.
Naruto
invece si rattristi parecchio “Non sono mai stato in grado di capire per davvero
Sasuke, adesso forse ne sono più conscio, capisco il senso di vendetta perché
anche io l’ho provato dopo la morte di Jiraya…”
“Io non ho mai
conosciuto i miei genitori e questo mi ha sempre fatto sentire fuori posto…”
disse la giovane “…sono stata un covo di rancore per molti anni, così arrabbiata
che non sapevo dove metterlo il mio odio…” sorrise e chiudendo gli occhi respirò
a pieni polmoni “…non ero esattamente la persona che conoscete voi…ma crescendo
e avendo accanto tante persone che mi volevano bene e sbagliando tante volte ho
capito che bisogna apprezzare ciò che sia e non piangere per quello che non
c’è…per questo sono sicura che Sasuke tornerà, perché ha te, Sakura, Kakashi e
anche se in uno strano modo Itachi” stavolta il suo viso era allegro e sicuro,
credeva in quello che aveva appena detto.
Erano parole che in
qualche modo rincuorarono il suo animo e sorridendo fece il segno dell’ok e
disse “Thank you sorellina Maya!”
Anche lei a sua volta fece lo
stesso gesto ed esclamò “Non c’è di che!”
Maya era perfettamente
conscia del fatto che tutta quell’esperienza l’aveva cambiata, forse azzardava
che avrebbe continuato a cambiare in meglio.
*******
Erano già le 17:00 del pomeriggio, Kakashi sbadigliò
pesantemente, stiracchiando le braccia verso il cielo.
Tra poche
ore avrebbe accompagnato Maya al luogo dell’appuntamento e tutte le persone
coinvolte fingevano di comportarsi come sempre, Naruto ci riusciva
benissimo…
Al povero Yamato era capitato il compito peggiore,
costruire case nuove…
Sakura e Naruto si erano allontanati ad
aiutare mentre Maya continuava ad accudire Tsunade, nascosta nella sua
tenda.
Le voci sul coma dell’Hokage erano già arrivate in tutto il
paese e il panico dilagava tra gli abitanti.
Mentre Shizune
parlava con Maya, i due consiglieri avevano organizzato una riunione con il
Daymio per aggiornarlo sulla situazione e con molta probabilità scegliere il
nuovo Hokage.
Tremava al pensiero di chi poteva essere stato
scelto, tanto più che Danzou era andato con loro e non avrebbe perso tempo a
gettare veleno sugli insegnamenti del terzo e ha dare la colpa a Tsunade di
quanto successo.
Stava diventando un po’ troppo contorto quel
mondo…
Non disse nulla per non preoccuparli, ma le notizie
sarebbero arrivate ugualmente stava solo temporeggiando.
Infilò
una mano in tasca e strinse la lettera di Yukia, l’aveva letta più e più volte e
aveva anche provato a rispondere, ma non sapeva cosa scrivere.
Poi era successo quel pandemonio e aveva creduto di non rivederla
più.
‘ Kakashi se non sai cosa
rispondere, vai al suo villaggio e dille di persona cosa provi.
‘
Consiglio del padre prima che lui
fosse richiamato alla vita.
Ricordava ancora la prima volta che
l’aveva vista, con quell’aderentissimo completino da infermiera dopo lo scontro
con Deidara…
Flash back
“Sono in paradiso per caso?”chiese aprendo gli occhi e
trovandosi un angelo nella stanza d’ospedale.
“Mi scusi?”chiese lei,
continuando a scrivere le annotazioni sulla sua cartella.
Teneva
il lenzuolo fin sotto il naso e osservava quella ragazza dai lungi capelli rossi
legati con delle morbide trecce che le scivolavano sulle spalle.
Il profumo di biscotti appena sfornati sul suo comodino e un
vasetto con dei fiori freschi unito a quello di pesca della sua infermiera erano
un mix esplosivo.
“Posso mangiarli?”chiese distogliendo lo sguardo dalle dolci forme
del suo giovane corpo, non voleva passare per un…beh con quei libri sotto il
piatto di biscotti oramai se l’era giocata...
“Certo, li ho portati per
lei.”
“Grazie…” esclamò azzannandone uno e accorgendosi troppo tardi di aver
mostrato il suo misterioso viso ad estranea.
Se era una delle
trappole di Naruto, stavolta l’avrebbe ucciso.
La ragazza non
aveva battuto ciglio limitandosi a sorridere, era stata la prima persona a cui
sembrava non importare. E se fingeva era molto brava…
“Sono buoni! Li hai fatti tu?”
“No, sono una vera frana in
cucina, li ha fatti la mia migliore amica, possiede un negozietto di dolci al
mio villaggio.” esclamò di botto e partita in quarta.
Si coprì la bocca e
poi disse “Scusi, se mi danno l’occasione parlo anche troppo
“Non c’è problema, non parlo molto quando sono costretto a stare
qui...”
“Hatake-san…”
“Kakashi suona
meglio.”
Parve non essere molto a suo agio“Non credo sia una buona
idea.”
“Perchè scusa?Se mi chiami per nome non ci vedo nulla di strano,
dai non farti pregare, mi hai visto senza maschera è inutile continuare con
questi formalismi.”
“D’accordo…” acconsentì “Kakashi ero
venuta a dirti che nel pomeriggio ti
dimettono.”
“Peccato...” rispose un po’ triste.
Lei
rise maliziosa e prese il piatto completamene vuoto “Come ti chiami?” le
chiese prima che potesse uscire.
“Tanaka Yukia”
rispose
sulla porta.
“Allora ci vediamo domani?” le chiese di
nuovo.
“Esci oggi” rispose facendogli l’occhiolino e uscendo definitivamente
dalla stanza.
Divertente, pensò lui con un sorriso ebete stampato
in faccia.
Una settimana dopo le sue dimissioni dall’ospedale, l’aveva
incontrata per caso fuori da Ichiraku.
“Salve Yukia”
la salutò,
non era più tornato all’ospedale per via di alcune missioni che gli avevano
affidato.
La ragazza piena di sacchetti della
spesa, lo salutò senza fermarsi, andava davvero di
fretta.
“Ciao Kakashi, ci si vede.”
Non sembrava per nulla
offesa o contrariata nel rivederlo, come se avesse pensato che lui stesse
scherzando quel giorno in cui si erano conosciuti.
Era meglio
così, non aveva tempo per…una storia?Una ragazza? Una botta e
via?
Fare amicizia non doveva necessariamente implicare altro,
così se non altro voleva credere.
“Ehi, ti do una mano!”
esclamò
raggiungendola.
“No, ma dai non preoccuparti! Devo fare tanti giri non
sono per tutti questi sacchetti, ho fatto la spesa per le mie colleghe del
tirocinio, facciamo a turno.”
“Che problema c’è, sono libero e ti
voglio
aiutare.”
“Ok! Grazie!” disse dandogli la metà dei sacchetti e sorridendo
dolcemente.
Quando sorrideva i grandi occhi color nocciola
sembravano splendere di luce propria.
O almeno voleva convincersi
che fosse solo un’amicizia con una ragazza bellissima, con la quale preferiva
passare gran parte del suo tempo libero…
Invece ne
era totalmente attratto e scoprirlo non fu una sorpresa, l’aveva sempre tenuta
sotto controllo, ma lei era assolutamente una creatura
meravigliosa.
Intanto continuava a vederla e a provarci
senza ritegno, cosa che lei non sdegnava. Spesso però tornava al suo villaggio
per studiare prima degli esami, e in quelle settimane non si vedevano, tempo che
impiegava a pensare cosa lo spingesse tanto verso di lei, convinto che fosse
solo puro desiderio fisico…
Che ci fosse attrazione per entrambi
era innegabile, sopratutto non dopo quei bollenti baci che si erano scambiati in
più occasioni.
In quelle volte era come perdersi in un mondo
meraviglioso e i dubbi aumentavano, spingendolo ad allontanarsi da
lei.
Pur convinto di aver fatto la cosa più giusta per entrambi,
si sentiva come un macigno sullo stomaco e concentrarsi nelle abitudini della
sua vita era diventato difficile.
Desiderava vederla o forse era
solo voglia insoddisfatta?
Si tormentava per trovare una risposta,
ma di certo non avrebbe corso il rischio per scoprirlo.
Yukia non
era una ragazza da una notte e via e lui non voleva fare la parte dello stronzo.
Una sera erano tutti riuniti con i suoi amici a bere e le ragazze
del tirocinio, Yukia era seduta accanto a lui, ma nessuno dei due osava guardare
l’altro.
Da un po’ cercava di evitarla, ma non avevano mai
parlato apertamente.
Yukia forse intuendo i suoi pensieri non
l’aveva mai cercato, era stato per puro caso se si erano riuniti in quel
locale.
Stava per andarsene quando la sua mano fu trattenuta da
quella piccola della ragazza.
“Parliamo un
attimo?”
Uscendo dal locale, si ritrovarono in un luogo tranquillo, quasi
senza farlo apposta l’aveva portata dove si erano baciati la prima
volta, una piccola frazione del bosco, la più accogliente e solitaria.
Si poggiò contro l’albero mentre lei gli stava di fronte, si
stringeva nervosamente le mani.
“Kakashi, ho capito che vuoi
evitarmi…e potrei anche capirlo se almeno mi dicessi il
perché…”
“Scusa, avrei voluto parlartene, ma non riuscivo a
trovare le parole.”
“Provaci adesso…” disse stringendogli la
mano.
“Mi piaci…” ammise lui, serrando gli occhi “..ma è questo il vero
problema…”
“Cioè…?”
“Ho paura che sia solo desiderio
quello che provo e non voglio che tu soffra per questo…”
“…questo
devo deciderlo io…”
“Non per come la vedo io…” le disse lasciandole la
mano.
Lei non era certo tipo da lasciarsi scoraggiare per così
poco “Sei uno sciocco…mi fai più male in questo modo” mormorò, le dita
sfiorarono la stoffa della maschera in direzione delle
labbra.
“Yukia…”
Lei non curante delle sue proteste fece scivolare
via quel pezzo di stoffa e il bacio che segui non gli parve mai tanto
bello.
Sprigionando un tale trasporto da fargli dimenticare dove
fossero, la stringeva così forte da toglierle il respiro, ma in quel momento
alla ragazza non dispiaceva per niente tanta enfasi.
Faceva caldo
quella sera e il cielo li osservava con benevolenza nascondendoli a sguardi
inopportuni.
Scivolarono sopra l’erba fresca avvinghiati l’uno
all’altra.
“Kakashi… ” biascicò lei infilando le dita tra i suoi capelli e spostando il
viso di lato, mentre lui affondava le labbra sulla pelle del suo collo
“…voglio stare con te…quello che può succedere domani non m’importa…”
Se era così che doveva andare lui non lo sapeva, ma non vi
era nessun dubbio, nessuna incertezza. Solo tanta voglia di perdersi nel calore
di un abbraccio…di fondere la propria anima ad un’altra molto più simile a lui
di quanto potesse immaginare…
L’alba lì sorprese abbracciati che parlavano a voce bassa
per non essere sentiti nemmeno dalla natura che solo poche ore aveva assistito
alla loro unione.
“Oggi riparto.” disse lei accarezzandogli il
viso.
“Starai via per le solite due o tre settimane?” le chiese giocherellando con
le dita con i suoi lunghi capelli sciolti.
“No, per molto più tempo
stavolta.” rispose alzandosi per rivestirsi.
“Come mai?” le chiese baciandola sulla
fronte.
“Maya si è trovata un nuovo ‘ hobby ’ e a me il compito di non
farle perdere il contatto con la realtà e inoltre così tu avrai tanto tempo per
riflettere su ciò che vuoi davvero.” dichiarò sedendosi sulle ginocchia osservandolo
mentre si rivestiva a sua volta “Ti scriverò, così...tanto per farti
ricordare di me e del fatto che non voglio aspettare troppo una tua
risposta.” era un tono che non ammetteva repliche.
“D’accordo” acconsentì sperando davvero di poter trovare ciò che lei
chiedeva.
L’accompagnò fino al suo temporaneo appartamento e dopo
un lungo bacio si salutarono.
Non l’aveva più vista né aveva
ricevuto mai una sua lettera tanto da fargli credere che fosse stata lei a
dimenticarsi di lui, visto che dopo il primo incontro con Maya, aveva detto che
Yukia non le aveva mia parlato di lui.
Eppure continuava ad
aspettare, come un’idiota, di avere notizie di lei.
Finché il
segno che voleva non arrivò con su scritto:
‘
Caro Kakashi,
Spero che tu abbia capito cosa provi per me. Magari
avrai pensato che io ti abbia dimenticato, ma non è così.
Se non
ti ho mai scritto era solo per farti soffrire un po’, piccola vendetta, ma ho
capito che è stato molto peggio.
Sono stata molto male perché mi
sei mancato e in seguito a questo mi sono comportata da egoista, ho fatto una
cosa terribile a Maya, perché forse ero un pò gelosa di lei, so che non è una
scusa e non ho giustificazioni.
Volevo solo che lo sapessi, ti
prego di perdonarmi.
Da parte mia so già cosa si cela nel mio
cuore e la risposta è una sola: Io ti amo Hatake
Kakashi.'
Yukia
Fine Flash Back
Yukia era davvero diversa da come voleva apparire e lui non
l’aveva capito, almeno non subito.
E ora aveva fatto chiarezza
sui suoi sentimenti, ora sapeva che fare.
Sorrise come la prima
volta che l’aveva ammaliato…
*******
Maya aveva visto il sole morire per l’ennesima volta alla fine del giorno.
Mancava davvero poco prima che Kakashi andasse da lei e avrebbe lasciato Konoha
e anche il suo villaggio chissà per quanto tempo.
Era
vergognosamente felice di rivederlo, però le dispiaceva per Tsunade-sama in
quelle condizioni, si preoccupava per Sakura e aveva paura della nuova vita che
l’aspettava, insieme al suo bel tenebroso.
Le si attanagliava lo
stomaco e il cuore le batteva senza controllo per le forti emozioni che si
muovevano dentro di lei.
Si sentiva diversa, e lui l’avrebbe
notato? Poteva essere cambiato qualcosa in lui verso di
lei?
L’ultima volta si erano lasciati proprio in malo modo e poi
le cose avevano preso davvero delle pieghe inaspettate.
Però era
tornato al villaggio…e chissà magari era tornato per lei.
Una mano
le si posò delicatamente sulla spalla e voltandosi sorrise al ninja dai capelli
argentei che le fece segno di non fare rumore e di
seguirlo.
Camminavano lentamente stando attenti a non essere visti
e una volta abbastanza lontani si rilassarono ma aumentarono il
passo.
Nessuno dei due aveva detto una parola forse ognuno perso
nei propri pensieri.
Intuendo che stavano per arrivare la ragazza
fu colta dal panico e si fermò nel bel mezzo del sentiero secondario che stavano
percorrendo.
“Non avere paura, se non gli importava nulla di te
non sarebbe corso fin qui e non ti avrebbe aspettato” la rassicurò Kakashi, che
aveva parlato senza aver bisogno di chiederle che avesse, quello stesso panico
lo conosceva bene, ma sapeva anche che non appena visto il ragazzo sarebbe
sparito.
“Davvero?...” lei sorrise e riprese a camminare,
rassicurate dalle parole e sopraffatta dal sentimento che era più forte di
qualsiasi cosa in quel momento.
Kakashi si fermò e indicando con
un dito un posto preciso tra gli alberi, lei scorse una figura, anzi
due…
Spalancò gli occhi e mormoro “Itachi…” i piedi si mossero
senza alcun comando da parte sua e si ritrovò a correre per
raggiungerlo.
“Maya…” esclamo lui che si avvicinò di qualche
passo, in quell’attimo, in quel singolo istante provò un intensa felicità come
se tutto il male fatto in vita stesse per svanire.
Lei lo strinse
forte e piangendo chiamava a gran voce il suo nome, nascose il viso contro la
maglia nera che indossava.
“Itachi, Itachi…sei tornato…credevo
che…pensavo che non ti avrei mai più rivisto e…”
Non ebbe il tempo
di dire altro perché lui la zittì baciandola con trasporto, come se avesse
ritrovato la vita, stringendola a se con tale impeto da lasciarla estremamente
sorpresa, ma assolutamente felice. Stavolta non aveva paura né provava imbarazzo
solo gioia di trovarsi lì, tra le sue braccia e di sentire di nuovo quelle
sensazioni meravigliose che solo lui poteva darle.
Nessuno dei
due aveva notato il nostro Kakashi che sorridendo era già sparito augurando loro
ogni bene.
Lady_Kuroi Neko & Deliaiason88:
Salveeeee!!!! Rieccoci con un nuovo capitolo!!!! SCUSATEEEEEE!!!!
Sono
mortificata di questo ritardo purtroppo il capitolo era già pronto da molto
tempo, ma abbiamo avuto dei ‘contrattempi’ di varia natura che non sto qui a
dirvi.
La storia non è finita, ovviamente, continuerà ancora…o finché non mi
stancherò o fin quando Delia non mi manda a quel paese! Scherzo!!!
P.s. nella parte in cui Kakashi parla con Itachi, si riferisce al fatto che
nel loro primo scontro ha usato su di lui lo sharingan e gli ha provocato il
coma, per questo dice che gli deve restituire due settimane della sua vita. L’ho
voluto precisare perché magari poteva creare confusione... ^_^
Ora passiamo
alle recensioni…
Carmilla_Vampira :
Ciao carissima…se per l’altro capitolo hai detto ‘Finalmente’ in questo ti
metterai a ringraziare tutti i santi!!! Scusaci tantissimo se ci abbiamo messo
la bellezza di ( Caspita!!! Cinque mesi!!! Ma è volato il tempo?? ) cinque mesi
T_T, in realtà il capitolo era pronto da quasi due mesi…ma non ho potuto
postarlo prima.
Spero che continuerai a seguirci ugualmente!!!
Baci
Serenity452: Sorellina, mia cara! Grazie, sono contenta che ti sia
piaciuto. Itachi si è deciso, ma ancora di strada ne devono fare i nostri due
innamorati. Non volevamo scrivere una storia dove si arrivava a delle svolte
troppo presto…Sasuke, come sai, in questo periodo mi ha deluso molto e quindi
sarà molto penalizzato da me personalmente.
Kakashi, è sempre mitico, non
voglio spoilerare troppo, ma presto avrà…No, non dico niente…SORPRESA.
Inizialmente Yaeko non aveva tutta questa larga parte nella storia,
ma poi ho pensato di aggiungerla più spesso, come ricordo di Itachi.
Please
non abbandonare questa storia!!! Continua a seguirla!!! Grazie, Baci
^^
_AkAtSuKiNa_: Scusa tu se ci abbiamo messo tanto, ma i problemi non vengono mai
soli, ma uno appresso all’altro!!! ç_ç
Grazie tante per le tue belle parole e
spero che per te, anche questo capitolo possa essere bello come i precedenti!!!
Grazie!!!! Baci.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15 RTM
Capitolo 15
“Sei
sveglia?”
Maya
aprì lentamente i suoi occhioni svegliata da una voce calda e dolcissima,
sorrise felice che lui fosse ancora lì con lei, tanto che rimase poggiata alla
spalla del ragazzo per osservare il posto intorno a loro.
Sì
sentiva uno strano profumo nell’aria accompagnato da una brezza umida e salata.
Tutto
bellissimo, pensò lei, ma mai quanto lui, che amorevole la stringeva per
evitare che cadesse.
“Sì,
è molto bello. Ma dove siamo, Itachi?” chiese stringendosi di più a lui, che la
portava sulla schiena per via della sua caviglia.
Stava
un po’ approfittando della situazione, eppure contrariamente a tutti i sensi di
colpa che l’avrebbero contraddistinta, pensava a quanto fosse bello poterlo
sentire così vicino, sentire il suo respiro, il battito del suo cuore…era lui,
solo lui…
“In
un luogo tranquillo dove potremo vivere, per il momento” disse infine facendo
intendere che non sì sarebbero fermati a lungo.
“Itachi…”
mormorò rossa in viso e chiudendo gli occhi poggiò la fronte contro la guancia
sinistra del ragazzo “…non m’interessa spostarmi da un posto all’altro, non
m’importa se sono nel mirino dell’Akatsuki, basta che ci sia tu accanto a me e
non ho paura di niente…”
Itachi
fissava dritto davanti a sé il villaggio presso cui stavano per stabilirsi
ascoltando i mille pensieri che si affollavano nella sua mente e tutti andavano
verso un’unica soluzione…
Depose
un piccolo bacio tra i capelli della fanciulla e riprese il cammino. “Riposa
ancora per un po’, presto saremo in una casa confortevole.” fu tutto ciò che
disse e per Maya fu come se non l’avesse sentita o semplicemente avesse voluto
sorvolare sul discorso.
Lui
non l’amava, voleva solo proteggerla per dovere?
Una
domanda difficile in quel momento, avrebbe voluto chiedere spiegazioni, sapere
cosa pensasse.
Ma
non replicò e non insistette, chiuse gli occhi fingendo di dormire.
La
fedele micetta camminava al loro fianco, con il musetto rivolto dritto davanti
a sé e la buffa coda accorciata a forma di punto interrogativo.
:::::::*******:::::::
Le onde s’infransero contro gli scogli e il
rumore la spinse a guardare, dietro di sé, verso il mare limpido.
Si stava abituando a vivere in un posto così
diverso da casa sua:, Maya infatti in tutta la sua vita non aveva mai visto il
mare, né sentito il tipico odore di salsedine che di lì a poco le avrebbe
piacevolmente impregnato i capelli.
Da quando avevano lasciato in gran segreto Konoha erano passate poco più di
due settimane, settimane che
trascorsero nascosti in un posto vicino il mare, isolato e abitato da pochi
pescatori che si vedevano di rado in giro e che la notte uscivano per sfamare
le loro famiglie o i loro bisogni personali. Dalla sua stanza Maya poteva
sentirli mentre prendevano il largo, schiamazzando su quanto pesce avrebbero
preso con le loro reti, le migliori di tutte le coste, su quanto avrebbero
potuto guadagnare dalla vendita di pesce e cosa avrebbero fatto con quei soldi.
Lei e Itachi vivevano in una graziosa casetta
di legno spaziosa e comoda, un po’ lontana dal resto del villaggio e con il
giardino pieno di fiori, piante da frutta e ortaggi.
Poco distante vi era un piccolo pontile con
una barca a remi legata al molo: l’avevano presa grazie ai soldi che Itachi
aveva rubato dalle casse dell’Akatsuki, il tesoriere dopotutto era morto
lasciando incustoditi i beni, perciò non le parve sbagliato appropriarsi di
quel denaro. Era una specie di risarcimento per tutti gli anni che l’avevano
obbligato a stare con loro, così aveva detto Itachi e lei era stata più che
d’accordo.
Obbligato?
Il rumore del mare aveva il dono di rilassare
i nervi più tesi, la calda luce del sole gli aveva regalato una sensuale
carnagione ambrata che metteva in risalto la linea delle sue labbra, dei suoi
muscoli per niente vistosi, della sua schiena dritta e ampia.
Ripensandoci era stato faticoso arrivare in
quel piccolo paradiso terrestre con la sua caviglia ancora contusa: Itachi
l’aveva praticamente portata sulle spalle per quasi tutto il viaggio senza mai
lamentarsi, senza mai fermarsi per riprendere fiato.
Maya
ridacchiò allegra mentre stendeva i panni puliti sui fili del bucato, una delle
magliette nere del ragazzo le capitò tra le mani e una piccola ombra scura si
fece largo nella sua mente cancellando lentamente il sorriso dal suo viso.
Itachi,
sempre Itachi…
:::::::*******:::::::
“Ti piace?”
Le chiese mentre osservava estasiata la loro
nuova casa.
“Sì, è molto bella…ma come sapevi che la
volevano affittare?” rispose distrattamente mentre apriva una delle finestre
della cucina.
“Una volta, seduto in una locanda, sentì dei
ragazzi parlare di questo posto e dissero che era l’unico villaggio della zona
che affittava le case per le vacanze estive” rispose controllando il contratto
d’affitto e tutte le clausole ivi contenute.
“Aha…”
Guardando fuori notò il pontile a pochi metri
dalla staccionata che delimitava la proprietà “Itachi! C’è una piccola barca su
quel pontile!”
“Sì, ho visto.”
“Non ho mai visto il mare, sai...?” esclamò
rapita da quell'incantevole panorama.
“Davvero?”
“Già…”
“Allora appena starai meglio, ti porterò
fuori.” rispose neutro, firmando il foglio e porgendolo al padrone di casa
insieme al denaro.
“Grazie signore e arrivederci.”
“Grazie a lei.”
L’uomo sulla cinquantina e dalle mani tanto
rovinate dal lavoro di tutta una vita fissò Maya per qualche minuto e senza
dire altro uscì richiudendo la porta alle sue spalle.
“Itachi, dici sul serio?”
“Certo, come ti ho già detto, non staremo
molto a lungo.”
Maya sorrise e zoppicando andò in giro per la
casa per poi uscire fuori sulla veranda a sentire il profumo del mare sulla
pelle.
Seduta sul parquet fissava intensamente
quell'infinita distesa d'acqua cristallina, il suo cuore era in balia di forti
sentimenti e folli pensieri, proprio come quella piccola barchetta era in balia
delle onde.
“Maya non ti sforzare” la riprese lui, con le
braccia conserte.
“Si…” rispose distrattamente, mentre Itachi
rimaneva fermo dov’era, indeciso se andarsene o sedersi accanto a lei.
Non
fece nessuna delle due cose.
:::::::*******:::::::
Era
strano averlo in casa o meglio dover imparare a conoscerlo nuovamente.
Il
ragazzo smemorato pieno di bende che sostava nel suo futon era ben diverso
dall’uomo serio e taciturno che mancava quasi tutto il giorno.
Non
sapeva dove andasse né cosa facesse, ma al suo ritorno a casa non le raccontava
nulla.
Lei,
dal canto suo, non aveva il coraggio di chiedere spiegazioni e lui di certo non
faticava nel gioco del silenzio.
Scambiavano
qualche parola, come all’inizio della loro strana relazione, ma sempre con
un’aria tesa da farla rabbrividire.
Era
come vivere da sola né più né meno…
Maya
non capiva e si chiedeva spesso cosa gli passasse per la testa, forse i
sentimenti che lui provava per lei non erano gli stessi o forse era preoccupato
per il fratello, il villaggio...tutte cose che venivano prima di lei, pensò con
tristezza.
Chissà
se anche Yaeko aveva mai avuto quei suoi stessi pensieri, era qualcosa che si
chiedeva spesso in quei momenti di sconfortante curiosità nei confronti di
quella ragazza.
Dal
loro ultimo bacio lui non si era più avvicinato a lei, l’unica eccezione era
quello della buona notte che puntualmente arrivava sulla fronte; dopo si
rinchiudeva nella sua stanza e l’indomani era già sparito.
Erano
ancora più divisi di quando si erano separati.
“Sono
troppo egoista, dovrei essere più giudiziosa…ma se si parla di Itachi, non so
perché ma vengono fuori parti del mio carattere che non conoscevo…non è vero
Achimi?” disse rivolgendosi con un ampio sorriso alla sua micia, che
placidamente sonnecchiava nella sua cuccia nuova e le dava le spalle
infischiandosene dei suoi problemi.
“T’invidio
Achi, tu non hai di questi grattacapi, vorrei essere un gatto anch’io…” mormorò
aggiustandosi le maniche del kimono.
Finito
il bucato, si sedette sulla graziosa veranda e carezzò la testolina alla gatta.
“Con
te, lui ci parla?”
Achimi
si girò per guardarla, come se avesse capito quello che diceva.
‘E’
solo un gatto…non può capirmi ’penso
la giovane senza malignità, ma sentendosi solo molto stupida.
Achimi
miagolò flebilmente e richiuse gli occhi beandosi delle coccole sotto il mento.
La
micia dalla coda spelacchiata in realtà stava attenta alla sua padroncina e
seppur ascoltando quello che diceva, purtroppo non poteva ancora risponderle.
:::::::*******:::::::
“Achimi…perchè
non parli con Maya?” le chiese una sera Itachi.
La
ragazza dormiva profondamente chiusa nella sua stanza e i due parlavano.
“Perché
Tu non parli con lei?”
“Rigiri
sempre le domande!”
“Anche
tu…ma io non le parlo per motivi diversi dai tuoi, se ne hai di validi…”
riprese, dando maggiore enfasi e rimprovero alle ultime cinque parole.
Lui
osservava fuori della finestra il mare scuro e calmo e il rilassante rumore
delle onde faceva da sottofondo.
“Una
volta credevo che per seguire i miei ideali non dovessi avere nessun tipo di
legame, ma era solo ipocrisia. Sasuke era un legame fin troppo importante per
me, poi è arrivata Yaeko e tutto non è mai stato confuso come allora…ma credo
che fossi felice…”
Achimi
poggiò il musetto sulle zampe anteriori, tutti e tre avevano segreti che non
confessavano gli uni con gli altri e alcuni sarebbero rimasti sempre nascosti…
“Io
credo che tu sia felice…adesso.”
“…”
“Non
fare la solita faccia da figo solitario…in ogni modo dicevo, Yaeko è morta, la
tua famiglia non c’è più. Konoha non esiste più, la tua missione è
finita da tanto tempo. Non avere più uno scopo per cui morire ti ha
spiazzato…in poche parole eri talmente convinto di morire che, da bravo genio
che sei, non hai pensato ad altre soluzioni.”
“C’è
ancora Sasuke.”
“E
smettila di nasconderti dietro la responsabilità di fratello più grande! Sasuke
ha avuto possibilità di scegliere fino alla fine, poteva venire con te, poteva
rimanere a casa, poteva fare tante cose…”
“Ma
sono stato io a non dargli scelta.” disse sconsolato dopo aver poggiato la mano
destra sullo stipite della porta.
“Le
cose sono diverse adesso, lui adesso ha tutte le pedine, deve fare le mosse
giuste. Il tuo ruolo è finito e non puoi vivere sempre con il pensiero costante
della vita di tuo fratello, quando sei andato via gli hai detto che sceglievi
Maya, che sceglievi la tua vita e ora ti tiri indietro?”
“No,
i miei sentimenti per lei sono invariati…”
Finalmente
una cosa era riuscita a fargliela dire.
“Itachi…ma
tu hai paura di qualcosa?”
“Mi
manca Yaeko…” sussurrò flebilmente e subito dopo una breve pausa aggiunse “…e
amo Maya, come mai nessuno in vita mia e credo di non meritarlo.” e di nuovo
volse il viso verso le acque marine.
Dopo
quell’improvvisa rivelazione non disse più nulla, e il silenzio valse più di
mille parole.
Nel
cuoricino del felino, un’infinita tristezza si fece spazio e non gli chiese più
nulla.
Aveva
bisogno di tempo per accettare la nuova vita che lo aspettava, il futuro di cui
stavolta non conosceva il finale.
Se
Maya avesse saputo tutto questo avrebbe potuto capire e avere pazienza.
Ma
così rimanendo all’oscuro di ogni cosa, si faceva mille domande e i dubbi
l’angosciavano.
Al
cuore innamorato di una ragazza non si potevano imporre dei limiti, una cosa
che conosceva fin troppo bene, quando anche lei, era stata una ragazza come
Maya…una ragazza che era stata amata e che aveva amato così tanto da scegliere
di morire per il suo amore.
Si
rigirò nella sua cuccia e finse di dormire…quello era tutto, solo per il
momento, ciò che poteva fare.
:::::::*******:::::::
“Insomma
Naruto!” urlò Sakura per l’ennesima volta durante quella faticosa mattinata.
“Ma
è stato Sai!!!”
“Io??”
“Non
fare quella faccia da santarellino!”
Da
più di dieci minuti i tre ragazzini battibeccavano e facevano un tale casino
che alla fine…
“BASTA!!!!!!!”
urlò Tsunade sbattendo una mano
sul tavolo.
“Per favore, vi siete appena rimessa in
forze...non urlate!”, ma bastò uno sguardo truce della donna per zittire la sua
assistente.
“Ritornando
a noi, dove è finita Maya??”
I
tre ragazzi fissarono in modo espressivo il loro sensei che ancora non aveva
aperto bocca il quale li fissò a sua volta come a voler dire ‘ Brutti
spioni, cantate senza bastonate!! ’, al che Kakashi si schiarì la voce e
disse “E’ in un posto sicuro, ho pensato che fosse bene che lasciasse il
villaggio…senza di voi ho temuto di non poterla proteggere.”
“…mmm,
dunque hai pensato che fosse più al sicuro con Itachi…che da quello che ho
capito, è inseguito dai membri dell’Akatsuki rimasti e da Sasuke che grida ai
quattro venti che ci ucciderà tutti…siete dei furboni!” esclamò sarcastica,
fissandoli uno a uno.
I
quattro rimasero del tutto spiazzati: chi fissava fuori della finestra, chi si
guardava i piedi, chi…non aveva capito nulla.
“Piuttosto
che informazioni abbiamo avuto da quella Karin?” chiese in attesa di risposta
positiva.
“Ehm…”
“Kami-sama,
che c’è ancora uccello porta brutte notizie!” disse di botto guardando Shizune
come se fosse un piatto di ramen bruciato e immangiabile.
“Al
momento nulla, però da quando Sasuke ha ucciso Danzou…” fermò la frase a
mezz’aria ma Tsunade aveva già capito cosa voleva dire.
“Se
quello lì è morto non mi dispiace affatto…ma ora ho le mani ancora più legate
di prima.”
“Che
significa?” chiese Naruto.
“Che
se anche convinci Sasuke e lo riporti...a questo punto è finita per lui, non
potrà mai più tornare…mai più.”
Sakura
abbassò il viso e strinse i pugni, avrebbe tanto voluto piangere, ma era
consapevole della gravità delle azioni del suo Sasuke…
Suo.
Ridicolo. Sasuke non apparteneva a nessuno, forse nemmeno più a se
stesso.
E
questo, ai suoi occhi, rappresentava la fine di un’illusione in cui, nonostante
tutto, si era rifugiata. Aveva dovuto aprire gli occhi, nel momento in cui lui
non aveva mostrato nessuna esitazione nel cercare di ucciderla, se non fosse
stato per Naruto e il sensei a quest’ora avrebbe occupato il posto di quella
Karin.
“Danzou
si è meritato la fine che ha fatto!”
“Forse
sì, e se fosse solo per me, non ne farei un problema, ma è entrato
nell’Akatsuki e ha catturato l’8 code che per nostra sfortuna è il fratello del
Raikage e hai visto con i tuoi occhi che non è un uomo ragionevole! Non posso
rischiare una guerra contro il paese del fulmine adesso che ci siamo alleati
per battere Madara, allora sì che quello che alcuni di noi hanno patito per la
pace sarebbero stato un sacrificio inutile…”
Sì
capirono con pochi cenni negli sguardi che parlava di Itachi e dello sterminio
degli Uchiha.
“…e
poi ha tentato di uccidervi…” asserì fissando direttamente Sakura, aveva sempre
saputo che non aveva smesso di amarlo e neanche adesso che aveva ricevuto
un’amara lezione continuava intensamente e silenziosamente a volerlo ancora.
“No!”
ripeté Naruto “…quello che è successo è stata colpa di altri e non di Sasuke o
di chicche sia!”
Purtroppo
non erano liberi di parlare per via di Sai.
Naruto
trovava odioso non poter parlare apertamente davanti a lui, e gli dispiaceva da
morire, perché era suo amico, ma proteggere Maya era diventata una delle sue
tante priorità.
“Smettetela
di parlare come se non sapessi nulla, ho visto quella ragazza e so chi era.”
asserì con tranquillità Sai.
Tutti
lo fissarono “Ah, non ho detto niente a Danzou, state tranquilli.” sorrise
com’era solito fare per cercare di rasserenare tutti.
“Dannato!
Ma perché non hai parlato prima!” urlò il biondo afferrandolo per la maglia.
“Eravate
troppo occupati a tentare di tenermi all’oscuro di tutto…”
Sakura
si poggiò una mano sulla fronte e disse “Siete senza speranza voi due, idioti…”
“Che
c’entro io, è stato lui!”
“Che
gran mal di testa…” sbuffò Tsunade.
Kakashi
la fissava da un pezzo e sentiva che stava per chiederle qualcosa “Ragazzi per
oggi basta così, devo parlare con Kakashi. Lasciateci soli.”
I
ragazzi salutarono e uscirono, anche se Naruto faceva il diavolo a quattro
perché voleva trovare subito una soluzione per il compagno scomparso. Ma fu
tirato via, trascinato da Sakura per la collottola. Le urla di protesta del
ragazzo riecheggiarono per un bel pezzo per i corridoi semivuoti del palazzo,
fino a scomparire del tutto.
“Di
cosa devi parlarmi?”
“Hokage-sama,
vorrei il permesso di andare al villaggio di Maya…”
“A
fare che??”
“Temo
che l’Akatsuki potrebbe tornare al villaggio per cercare Itachi.”
“Hai
paura per gli abitanti e hai ragione...” rispose finendo la frase per lui
“…infatti, ho già ordinato di mandare qualcuno a proteggere il villaggio,
scegli quelli che ti sembrano adatti, ma non potrai portare né Naruto né
Sakura…io partirò per la riunione con i Kage, Shikaku mi farà da scorta.”
“In
bocca al lupo per la riunione.”
“Grazie…ah
e salutami Yukia!” disse sorridendo maliziosa.
Gli
venne un colpo al cuore…come faceva a sapere?!
“Eh…oh…ehm…c-certo!”
Uscendo
dalla stanza si sentiva preoccupato, felice e ancora preoccupato e un tantino
in imbarazzo. Avrebbe rivisto Yukia, è questo era l’aspetto positivo, ma il
resto no…proprio per niente.
Madara
era in agguato, Sasuke suo alleato e aveva tentato di uccidere Sakura e
Naruto…quel ragazzo, davvero l’avrebbe ucciso se non fosse arrivato Madara a
portarlo via?
In
tutta sincerità non voleva saperlo, forse in cuor suo era stato felice che
fosse andato via senza doverci combattere e felice perché avevano potuto
raccontarlo…
Ridatemi i miei genitori…la mia
vecchia vita…
“Se
potessi, credimi, l’avrei già fatto, Sasuke…”
Sì,
aveva sicuramente bisogno di un paio di giorni di riposo per elaborare tutto
quello che era successo in quelle due interminabili settimane.
Io ti aspetto, aspetto la tua
risposta…
Aveva
anche bisogno di sentire il profumo e il calore della donna che amava…
:::::::*******:::::::::
“Maya?”
Itachi
era rientrato prima quel giorno, ma non l’aveva trovata intenta a preparare la
cena.
Preoccupato
prese a cercarla per tutta la casa, ma non riuscendo a trovarla cominciò a
pensarle tutte.
“Tranquillo,
è fuori.” disse Achimi saltando dentro la sua cuccia “Credo sia un po’
infastidita che la lasci sempre sola.”
“Lo
sai perché!”
“Sì,
ma lei no” rispose cominciando a leccarsi il pelo.
Ignorandola
il ragazzo uscì dalla veranda, raggiungendo
la fanciulla.
La trovo seduta sull’erba vicino la
recinzione, il cielo stellato, il lento mormorio delle onde e il profumo di
biscotti, profumo di lei… erano un mix pericoloso.
Si fermò metà strada e dopo aver osservato a
lungo la schiena della ragazza decise di tornare indietro, anche per lui
esisteva un limite…
“Itachi?”
Troppo tardi, l’aveva visto.
Chiuse gli occhi e respirando profondamente
si girò verso di lei, incontrando i suoi occhi.
La vide sorridere “Sei già tornato?” il tono
di voce sembrava sollevato, morbido, quasi languido, tanto che l'uomo si
ritrovò a proferire un meccanico“Sì…”, irretito com'era da quella strana e magica
atmosfera.
“Vado
a preparare la cena, non ci vorrà molto” aggiunse lei, tranquilla, avvicinandosi a lui per rientrare in casa. Le
loro iridi si incrociarono per un istante lunghissimo e immobile, e quegli
occhi...
Quegli occhi che rimbalzavano nella sua mente
tutto il tempo che stava lontano da lei.
Che urlavano quanto lo amasse e quanto
soffriva per lui.
Quegli occhi capaci di immenso tepore. Che
non mentono mai.
In un moto di impulsività Itachi l'afferrò a
sé per un braccio, costringendola ad affiancarsi a lui.
“Maya…aspetta.”
Nessuno dei due aveva il coraggio di
guardarsi in faccia.
“Dimmi…”
“Ti
avevo promesso un giro in barca…ti va se ti ci porto adesso?”
Maya
si sentì molto meschina per aver pensato tante cose negative, per essere sempre
così triste davanti a lui.
Itachi
aveva vissuto solo per tanto tempo, con i suoi fantasmi a inseguirlo, aveva
bisogno di tempo per risistemarsi, sopratutto perché pensava di non meritare di
essere felice.
E
poi c’era lei, che voleva qualcosa che forse lui non era in grado di darle, che
cercava il suo amore disperatamente.
“Perché
stai piangendo…?” le chiese d’improvviso, asciugando le prime lacrime che senza volerlo le solcarono il suo viso.
“Perdonami
Itachi…sono molto egoista…”
“…non
è vero, è colpa mia…”
Quelle
parole la obbligarono ad alzare il viso e a guardarlo dritto negli occhi color pece.
C’era sempre qualcosa che non riusciva a
distinguere mista alla tristezza, un sentimento che non era mai stato chiaro.
“No…”
urlò abbracciandolo “…non lo è…”
Lui
la strinse più forte, come quella volta al villaggio.
“Maya…è
colpa mia se ti faccio stare tanto tempo sola, se non sono mai chiaro con
te…se…”
“Smettila!
Smettila di attribuirti sempre la colpa per tutto, smettila di tenerti tutto il
tuo peso da solo…smettila di preoccuparti per me…io ho vissuto da sola per anni
e non ho mai avuto bisogno di qualcuno che mi proteggesse…” esclamò battendo i
pugni sul suo petto. Il ragazzo rimase in silenzio senza riuscire a proferire
parola.
Nessuno
parlava così, non con lui almeno, abituato com’era a incutere solo terrore e
odio e mai amore.
“Se
sono qui, è perché voglio stare con te...solo per te…”
‘Itachi, sono qui solo per te…non
devi più preoccuparti di niente, io sarò sempre con te…’
‘Avevi
detto così…ed io ti ho tradita, Yaeko. E adesso mi perseguiti come tutto quello
che ho fatto…come posso dimenticare? Come posso amare qualcuno ed essere tanto
arrogante da pensare di proteggerla…sono ancora così immaturo? YAEKO! Mi senti!
Ti amavo e ho trovato il coraggio di ucciderti…coraggio?
Quello
non era coraggio, ero solo io, un assassino come tanti. Sono solo un vigliacco
patetico e debole, mi sono lasciato usare e adesso mi stai regalando una
seconda occasione, dunque mi amavi così tanto…perché allora io forse non ero in
grado di amarti nello stesso modo…RISPONDIMI!’
“Itachi,
lei ti ha perdonato…io lo so.”
“Tu
credi…?” la sua voce
era poco più di un debole sussurro.
“Se
ti amava la metà di quanto ti...”
esitò per un momento “...ti amo io…sì, lei ti ha perdonato.” sussurrò
baciandolo su una guancia.
“Maya…tu…”
“Sono
pazza, so anche questo.” ammise con un sorriso, asciugandosi le lacrime con il
palmo della mano e staccandosi da lui “Vado a preparare la cena…in barca ci
andiamo un’altra volta se ti va e non preoccuparti per me per favore, so che mi
vuoi proteggere, che mi vuoi bene e questo dovrò imparare a farmelo bastare.”
disse allontanandosi.
Era
davvero doloroso dover rinunciare a chi amava, ma lui non poteva essere forzato
in un modo tanto drastico e lei di certo non voleva allontanarlo più di quanto
potesse sopportare.
Pochi
passi e sarebbe entrata in casa, ancora due gradini e sarebbe entrata in
veranda, pochi passi, pochi passi…fu
un momento, un velocissimo battito di ciglia.
Due braccia la strinsero e la spingevano
contro di lui, che si avvicinò sussurrandole all’orecchio: “Maya, non sei pazza.
Sei una persona meravigliosa e io ho abbandonato di nuovo Konoha, ho lasciato
mio fratello al suo destino per te…ho scelto te. Te. Perché, Maya?”
“…”
“Perchè
le mie azioni non ti dimostrano
tutto ciò che ti serve? Sono pessimo nelle parole, sono pessimo in tutto perché
non credevo che avrei vissuto fino ad oggi, non credevo che avrei vissuto tanto
a lungo…”
“Perché
allora stai tutto il giorno lontano da me…?” chiese, con un filo di voce, afferrandogli le mani. Tremava come
una foglia, quelle parole inaspettate e quell’abbraccio caldo le fecero battere
il cuore senza controllo. La ragione sembrava essersi volatilizzata verso
indefiniti orizzonti, le corde vocali non emisero più alcuna vibrazione...era
troppo, troppo scossa.
“Perché…” esordì “…vorrei stare tutto il tempo
con te e nonostante tutto io...Maya, io sono sempre un uomo e sento un bisogno
immenso di starti vicino…” intervallava le parole con piccoli baci tra i
capelli e sulle guance “…di sentirti vicina come nei momenti in cui non
ricordavo nulla del mio passato, momenti in cui desideravo più toccarti che
ritrovare la mia memoria…lentamente sei entrata così dentro di me che alla
fine...”
“A-alla fine?” balbettò lei, curiosa e rossa
in viso.
“Alla fine sei diventata l’unica nel mio
cuore.”
Le
ultime parole le disse nascondendo il viso sull’esile spalla della ragazza.
“Siamo
cambiati tutti, è così che viene la vita, cambiandoti a ogni nuovo passo…e
anch’io sono un’altra persona…” mormorò girando il viso e incontrando le sue
labbra che reclamavano di baciarla.
La
micia, un po’ preoccupata dal fatto che non sentiva più nessun rumore uscì per
controllare e lì trovò la sorpresa…Maya e Itachi erano stretti in un abbraccio, intenti a baciarsi
appassionatamente.
Felino 1 Itachi 0
Che soddisfazioni, era stata talmente
insopportabile che alla
fine era riuscita a convincerlo.
Poi
si sa, chi ha merito va a dormire a pancia piena…
Vecchio
detto popolare dei felini, non ricordava di chi, ma apparteneva alla sua razza.
Facendo
le fusa di felicità si accoccolò in veranda a far da guardia ai due ragazzi,
senza disturbarli.
Erano volati in camera da letto, a consumare
una passione che ardeva già da troppo tempo.
:::::::*******:::::::
“Sì
può sapere perché devo andare in un posto del genere?!”
“Naruto
non lamentarti, prendilo come se fosse un allenamento speciale!”
“Tsk
e come potrei?! Non è venuto nemmeno Kakashi-sensei!” ribadì il ragazzo
mettendo il broncio. La barca sussultò per un’onda un po’ più forte,
costringendoli ad aggrapparsi a qualcosa.
“Accidenti...!”
esclamò Yamato, osservando le acque sotto di loro “Kakashi-senpai è andato al
villaggio di Maya.”
“Anch’io
sarei voluto andarci!”
“A
fare che? Rimarranno solo per qualche altro giorno, dovevano soltanto
controllare che stiano tutti bene ed evitare ripercussioni su gente innocente,
anche se sono convinto che Akatsuki non sia interessata a radere al suolo un
minuscolo villaggio per trovare due persone.”
“Siamo
arrivati!” urlò l’uomo al timone.
“Gai-sensei
come stai?” chiese l’allievo prediletto.
Gai,
che aveva l’aspetto di un fantasma, si teneva a stento sulle proprie gambe, Lee
lo sosteneva amorevolmente.
“Sarà
lunga ed estenuante se cominciamo così…” mormoro Yamato già stanco.
:::::::*******:::::::
Non
l’aveva mai visto...
Yukia spesso le parlava del suo villaggio, ma era anche
troppo bello…
La
gente era stata gentile e aveva accettato senza problemi la loro presenza,
erano tutti sinceramente preoccupati per Maya e il giovane ragazzo smemorato.
Kakashi
temeva che gli altri ninja con lui potessero capire che si trattasse di Uchiha
Itachi, ma per fortuna non avevano saputo nulla.
Purtroppo
sapeva che non sarebbe stato possibile tenere a lungo il segreto, ma finché
durava era un vantaggio.
La
casa doveva essere quella dal tetto verde scuro, si disse, con il carretto dei
dango fuori che aspettava di essere lavato dalla sua mamma.
La
sua casa…
Era
riuscito a entrare e adesso davanti alla porta non riusciva a suonare il
campanello.
“Ma
perché è così difficile?!” esclamò battendo il pugno in aria e piegandosi di
mezzo lato.
Sentì
il rumore della porta aprirsi e balzo in posizione eretta “Buon giorno!” salutò
sudando freddo, vergognandosi come un ladro.
“Salve,
ma lei è uno dei ninja venuti da Konoha?!” chiese una donna giovanile, anche se
le rughe sul viso non tradivano la reale età. Anche lei dai lunghi capelli
rossi, legati sulla nuca in un elegante chignon, occhi color nocciola, gli
stessi della figlia.
“Sì,
buon giorno signora, mi chiamo Hatake Kakashi, piacere di conoscerla.”
“Oh
ma che bel ragazzo! E così educato!” cinguetto allegra la donna.Anche in quello
era la copia sputata della figlia.
“G-Grazie…vede
io…cercavo Yukia, sua figlia.”
“Oh
cielo!” esclamò cambiando espressione “Che ha combinato?!!”
“No,
No…non è come…” farfugliò Kakashi che non sapeva più come comportarsi, anche
perché non aveva capito perché quella donna reagisse in quel modo tanto
esuberante.
“Ma
è meraviglioso!” urlò ancora più felice.
“Eh???”
Era
pazza o cosa?
“Entra
caro! Yukia è andata a dare una sistemata al negozio di Maya, tornerà presto!”
disse tirandolo per un braccio e praticamente trascinandolo dentro casa.
“Ma
non vorrei disturbare…”
“Nessun
disturbo caro, accomodati!” disse mettendogli le meni sulle spalle e facendolo
sedere con la forza.
“Un
tè? Caffè? Un bel dolce? Purtroppo senza Maya ci dobbiamo arrangiare, ma anche
io non me la cavo affatto male in cucina!” parlava senza sosta, ridendo da
sola.
‘Aiuto,
Naruto, Sakura, Sai, Yamato…Tsunade-samaaaaaaaa’guadava l’unica via d’uscita in
lacrime. ‘Yukia…dove sei?’
Dopo
una cosa come tre ore, passate a farlo ingozzare e bere tè e a stonarlo con
domande e chiacchiere, Kakashi era davvero esausto. Se l’Akatsuki avesse
attaccato per davvero, avrebbe usato lei come arma, di sicuro avrebbero
sconfitto tutti in una volta sola.
“Sono
a casa! Tesoro, perché non hai pulito il carretto?”
“Caro,
abbiamo ospiti!”
“Chi?”
chiese Tanaka-san entrando in sala da pranzo.
“Salve!”
si affrettò a salutare Kakashi.
“Chi
saresti tu?”
Kakashi
stava per rispondere quando la signora Tanaka parlò al suo posto.
“Tesoro, è un amico di Yukia” lasciando intendere a
qualcosa di più.
Kakashi
voleva morire, sprofondare all’interno del tatami e non ricomparire mai più.
“Che?
La nostra principessina non ha per amici uomini maturi.” asserì guardandolo con
astio.
Ahi,
ahi, non conosceva così bene la sua principessina, dunque…
“Ma
smettila! Yukia deve compiere ventidue anni tra due mesi.”
“Appunto!
Una bambina!”
Quella
era davvero una scenetta tragi-comica…e lui era nel mezzo. La moglie con il
mattarello in mano che guardava minacciosa il marito e lui che guardava torvo
il povero ninja.
Sentirono
la porta aprirsi e si ammutolirono aspettando che la ragazza li raggiungesse.
Yukia,
entrando in quel momento, si ritrovò tre paia d’occhi incollati su di lei.
“Che
succede? Mi sono persa qualcosa??” chiese se per caso fosse entrata in una
dimensione alternativa alla sua. Poi
si accorse che insieme ai suoi genitori c'era anche Kakashi, e celando il
crescente nervosismo puntò le mani sui fianchi e disse “Tu che
ci fai a casa mia?”
“Io…”
“E’
venuto a trovarti!” esclamò cinguettando la madre.
“Spiegami
chi è questo tipo! Perché ha tutto il viso coperto?! Che ha da nascondere?!”
urlò furioso il padre.
La
ragazza li fissò per un po’ e poi rispose “Capito…” e ritornò indietro cercando
di scappare dalla porta di entrata.
‘Magari
ci avessi pensato io…’
“Yukia!”
esclamò disperato Kakashi.
“Signorina,
dove vai?!” tuonò Tanaka-san, alzando il pugno in aria.
“Non
hai salutato il tuo Kakashi!”cinguettò invece la madre “È proprio
affascinante!”
Yukia
tornò nella cucina, imbarazzata a morte “Per favore, tutti e due…!”
La
vena sulla fronte del signor Tanaka divenne ancora più grossa “Allora vuol dire
che è il tuo fidanzato?!!!”
“Ma
veramente…! Io…!”
“Che
bello!!! Complimenti, tesoro mio! Ottima scelta!!”
“Mamma,
ma…io...!”
“Zitta donna! Non dire assurdità! Non darò mai
e poi mai il permesso a mia figlia!”
“Caro, siediti” lo incitò la moglie sedendosi
alla punta del tavolo “Su Yukia, siediti accanto a lui.”
Sconsolata
la ragazza obbedì sedendosi e mentre i genitori continuavano a battibeccare,
Yukia sotto voce cominciò a fare domande “Che diavolo ci fai qui…??”
“Sono
venuto per te…no?”
“Ma
che bisogno avevi di venire a casa mia, quei due sono psicopatici…”
“Ma non
mi dire...!”
Lei
rise e gli strinse la mano “Sono felice che tu sia qui…”
“Anch’io…”
“Andiamocene
via…”
“D’accordo.”
“EH
NO! Non vi lascerò soli un solo istante!” urlò il padre puntando il dito contro
i due che mano nella mano cercavano di uscire dalla stanza.
“PAPA’!!”
urlarono le due donne, entrambe furiose.
L’uomo
abbasso il dito e stordito chiese un mite “Che c’è…?”
Era
bastato veramente poco a farlo calmare.
“Io
e Kakashi andiamo a fare una semplice passeggiata, ok?”
L’uomo
non disse nulla e si girò offeso sedendosi sulla poltrona a leggere il
giornale.
“Tranquilla
andate pure, ci penso io a lui.”
“Grazie
mamma, a dopo.”
La
madre li accompagno alla porta e li salutò con affetto.
“Buona
notte Kakashi-san.”
“Buona
notte Tanaka-sama.”
Dopo
un paio di metri e silenzio assoluto, ancora si tenevano per mano.
“Scusali…”
“Perché?
È la tua famiglia, sono
divertenti.”
“Sì, però tendono a essere come hai visto...che
vergogna...”
“Non c'è niente di cui vergognarsi. Però ho
l’impressione che non
siano abituati ad avere possibili fidanzati intorno.”
“…bhè
no” asserì tutta rossa in viso.
“Che
ti prende? T’imbarazzi per così poco?”
“Scemo!”
esclamò lei lasciando la mano avanzando di qualche passo in modo di dargli le
spalle.
“Mi
sei mancata…”
“Davvero?”
chiese incerta come se non credesse che potesse essere vero.
Lui
le andò vicino afferrandole la mano e spingendola a camminare accanto a lui.
“Ti
amo anch’io…e ho tante cose da dirti perciò ascoltami e non avere dubbi su di
me, non più!”
La
ragazza rimase interdetta: era proprio da lui confessare i propri sentimenti in
quel modo. Sorridendo si appoggiò a lui stringendogli più forte la mano “C’è
stato un momento in cui ho creduto che non mi avresti più risposto…”
“E
invece adesso sono qui.” disse aumentando il passo, tremando leggermente.
“Kakashi,
perché stai correndo così?”
“Perché
tua madre mi ha fatto bere tè per tre ore, la vescica mi sta scoppiando!”
esclamò disperato in viso. La ragazza scoppiò in una sonora risata.
“Non
ridere! La cosa è seria!”
“Alloggi
alla locanda, vero?” chiese continuando a ridacchiare.
“Sì.”
“Andiamo.
Conosco la strada per arrivarci prima.” disse aumentando il passo a sua volta.
“Kakashi,
stai meglio?” chiese bussando alla porta del bagno.
Lui
aprì la porta con un’espressione di pura soddisfazione disegnata in viso.
“Sì,
siamo arrivati in tempo!!”
La
ragazza si sedette sul letto “Accidenti ed io che pensavo che avessi fretta
perché non vedevi l’ora di stare con me.” si lamentò distendendosi tra le
morbide lenzuola.
Lui
tolse il copri-fronte e la maschera sdraiandosi su di lei “In verità era una
delle cose a cui stavo pensando.” disse baciandola sul collo.
“…mmm…”
sospirò la rossa.
“Alla
fine stiamo per fare la cosa che terrorizza i tuoi…” ridacchiò lui togliendo
l’elastico che imprigionava i capelli di fuoco della ragazza, che ricaddero
come una nuvola sulle lenzuola bianche.
“Terrorizza
solo mio padre, e poi non è la prima volta, no?” ammiccò lei mordicchiandolo
sul lobo dell’orecchio.
“Ti
amo…”
“Ti
amo anch’io. Ho solo dovuto aspettare tanto però, eh?”
“Mi
faro perdonare.” mormorò prima di reclamare le labbra della sua amata.
“Ehi,
non avevi detto che dovevi raccontarmi un paio di cose?”
“E’
vero.” ammise lui staccandosi da lei e sedendosi al suo fianco, le loro mani si
stringevano amorevolmente.
E
Kakashi cominciò a raccontarle tutto quello che era successo dall’ultima volta
che si erano visti.
::::::*******:::::::
“Maya,
la barca è pronta!“ Itachi chiamava a gran voce la ragazza che ancora non era
uscita dalla sua stanza “Ma dove sei?”
“Sono
pronta!” esclamò uscendo dalla veranda con un gran sorriso stampato in faccia.
Il
ragazzo rimase senza parole.
“Che
succede?”
“Ehm…che
fine ha fatto il tuo kimono?” chiese indicando i vestiti che portava in quel
momento.
Infatti,
la ragazza indossava una salopette a vestito rosso che cadeva appena sotto il
ginocchio, e una maglietta bianca a mezze maniche con un capello di paglia
corredato di un nastro rosso chiuso da un fiocco.
“Oh
dici questo?” chiese guardandosi e alzando la gonna a mo' di donzella e girando
su se stessa “Ti piace? Ero un po’ stufa di portare sempre i kimono, sono
andata al villaggio e l’ho visto, non ho saputo resistere!” disse ridendo
allegra.
“Ti
sta bene, anzi sei bellissima…” disse estasiato prendendola per mano.
“Grazie.”
rispose arrossendo, eccola lì la sua dolce e timida Maya, pensò il moro
sorridendo.
Le
depose un bacio sulla guancia destra, accarezzandole i capelli profumati. Un
altro bacio più vicino all’angolo delle labbra.
Lei
chiuse gli occhi, leggermente in imbarazzo per quelle effusioni tanto
desiderate, ma nello stesso tempo si sentiva come volare ed era una sensazione
stupenda, tanto da desiderare di andare oltre. Un terzo bacio sulle labbra,
dolce e sensuale.
Si
strinsero in un abbraccio, come due giorni prima, reclamando baci a lungo
desiderati, senza fine…senza respiro.
Itachi
si staccò da lei senza fiato, entrambi respiravano forte, si guardavano
intensamente. Dicendosi attraverso gli occhi per mille volte quel ‘ti amo’ che
ancora non si erano. Maya con lui non sentiva più il disagio dei primi baci che
si erano dati le prime volte, adesso si sentiva serena.
“Non
hai più paura di me, vero?”
“Non
era paura quella volta…cioè sì, ma avevo paura che dopo aver fatto l’amore,
saresti andato via, ero terrorizzata all’idea di perderti ed ero così a disagio
che non riuscivo a essere naturale o spontanea…” ammise la fanciulla.
Lui
sorrise e carezzandole la guancia disse “Non vado da nessuna parte, sono qui
con te…”
“Lo
so…” sussurrò stringendo quella mano e baciandone il palmo.
“Andiamo?”
“Certo,
ho preparato anche dei panini, in caso ci venisse fame.” replicò mettendo in
mostra il cestino per il picnic.
Salirono
sulla piccola imbarcazione, parlando di tante cose, alternando piccole carezze
e baci.
Sì
fermarono in mezzo alle acque cristalline, quella mattina il sole splendeva e
non c’era nemmeno una nuvola, l’acqua era calma.
“Itachi,
porti ancora i vestiti dell’Akatsuki.” disse lei indicando la maglia nera e i
pantaloni.
“Già
è vero, li ho portati così a lungo che oramai fanno parte di me, però la cappa
e lo smalto sono spariti ne?!”
“Ah ah ah! Sì, è vero!!”
“Però
hai ragione tu, dovrei cambiare un po’ abbigliamento.”
Itachi
in soli due giorni sembrava davvero un’altra persona, possibile che quello che
aveva davanti fosse il vero Itachi e non il freddo nukenin che voleva far
credere di essere?
“Itachi…”
“Uhm?”
“Sono
quasi sei mesi che ci conosciamo lo sai?”
“Sì,
ricordo come se fosse ieri…” rispose sinceramente regalandole uno dei suoi
soliti sguardi magnetici e sensuali, che la mandavano sempre in subbuglio.
“Torniamo
a Konoha…” disse risoluta e seria mantenendo lo sguardo dolce di sempre.
“Cosa?”
chiese sorpreso da quell’affermazione.
“Devi
ritrovare tuo fratello prima che faccia sciocchezze, prima che sia troppo
tardi…”
Itachi
s’incupì in viso e disse “Forse è già tardi.”
“Non
è mai troppo tardi. Come hai detto tu è ancora puro e tu devi aiutarlo, sei suo
fratello maggiore… e poi Naruto e gli altri amici potrebbero avere bisogno
anche del tuo aiuto.”
“Maya…”
“Lo
so che pensi sempre a Sasuke e che vorresti unirti ai tuoi vecchi compagni per
combattere, per realizzare il tuo vero sogno.”
“Penso
anche a te…Madara vuole ucciderti per colpire me e se tu dovessi morire…io…”
La
ragazza lo baciò di slancio “Io non morirò, tu non lo permetterai e se anche
nelle peggiori delle ipotesi io non dovessi farcela tu ed io saremo sempre
uniti…sempre…ma non voglio che vivi di rimpianti, quelli lasciali nel passato.
E poi io non ho intenzione di nascondermi, io devo proteggere la gente del mio
villaggio.”
Il
moro fissava quella creatura dagli occhi pieni di speranze e desiderio di fare
qualcosa per chi ama, gli stessi occhi che brillavano di una luce propria.
Gli
stessi di Yaeko.
“Maya…ora
ho capito perché mi sono innamorato di te…”
“Mi
ami?”
“Sì…così
tanto che ancora non ci credo…” ammise lui poggiando la fronte a quella della
sua amata.
“Bene,
allora adesso niente ci potrà più separare” esclamò sorridendo felice.
“Farò
come vuoi tu.”
“Vuoi
dire che…”
“Sì,
a riportare mio fratello a casa sua e a fargli capire che è ancora un moccioso
che ha bisogno di suo fratello maggiore.”
Lady_KuroiNeko &Deliaiason88
Salve!!!!!
Rieccoci con un nuovo capitolo!
Un
grazie a tutte le persone che nonostante i tragici mesi in cui non possiamo
aggiornare, seguono instancabili ^^.
_Akatsukina_:
Grazie per la tua persistenza nel seguire e recensire la storia, alla fine pare
che sia rimasta solo tu…ma va più che bene, vale la pena scrivere se c’è anche
solo una persona che legge i capitoli! Siamo contente che la storia sia di tuo
gradimento!
Abbiamo
voluto portare la storia un po’ avanti nel tempo, e soprattutto sbloccare
alcuni elementi, mentre altri ancora necessitano di maturare…
Già
Maya si è proprio dimenticata per un momento la gattina, ma presto Achimi si farà
sentire ^^.
Grazie ancora, alla prossima baci.
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