Remember to me

di Lady_KuroiNeko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


ricordati di me

 

Prologo

by

Lady_KuroiNeko e Deliaiason88

Quello era il suo giorno preferito…

Indossava il Kimono, si abbuffava di dolci e poi si trovava un posticino per osservare i fuochi d’artificio…

Lei e la sua inseparabile gatta Achimi…

Però quella sera le cose erano andate diversamente.

 

Alla bancarella dei dango…

“Buona sera signor Tanaka!”

“Piccola! Stai benissimo con quel kimono!”

Divenne rossa e poi sorrise “Grazie, ma sua moglie come sta?”

“Sta benissimo”

“Sono contenta, le mandi i miei saluti!”

“Non mancherò! Buona serata piccola!”

“Grazie anche a lei, arrivederci!”

Non si poteva definire un villaggio, era soltanto un agglomerato di graziose e piccole casette, a pochi chilometri da Konoha.

Vivevano in pace, coltivando un po’ di tutto. La loro specialità erano i fiori, li ordinavano da tutto il paese e questo faceva sì che potessero vivere abbastanza bene.

 

Si stava facendo tardi e a momenti i fuochi sarebbero cominciati, stava cercando un posto dove poterli vedere bene, quando la sua gatta cominciò ad agitarsi.

 

“Achimi? Che c’è piccola?” cercò di prenderla in braccio, ma la gatta scappò addentrandosi  nel bosco.

 

La ragazza, stranita da suo comportamento la seguì: non era da lei allontanarsi in quel modo…

 

“Achimi dove vai?” 

 

La gatta correva in direzione di una grotta, la ragazza vi entrò…un po’ spaventata.

C’era qualcosa che le diceva di entrare, cosi si fece coraggio e seguì la sua gatta…

 

Una grotta umida, stretta e buia, piena di stalattiti gocciolanti.

Camminava lentamente, tenendosi alla parete…sporcandosi il bordo del Kimono, ma lei non se ne curò.

 Dopo un paio di metri Achimi  si fermò, cominciando a miagolare come una pazza.

“Arrivo arrivo!” urlò da dietro l’angolo.

 

Quello che vide fu senza dubbio una sorpresa…c’era una persona svenuta  e sembrava anche ferita gravemente, il sangue ricopriva mezzo volto.

La gatta supplicava perché lei si avvicinasse.

Avanzò velocemente inciampando nei sassi di cui era piena la grotta:lei indossava le ciabattine e di certo non erano l’ideale per quel terreno.

Cercò di sentire i battiti del cuore. Anche se molto deboli c’erano…doveva fare presto o sarebbe morto.

 

Dopo averlo trascinato a fatica a casa sua e dato i primi soccorsi, dovette chiamare Yukia, la figlia del signor Tanaka, che studiava per diventare infermiera.

“Maya, il ragazzo è grave…ha un ustione di secondo grado sul braccio destro, una ferita alla coscia che ha quasi tranciato l’arteria e poi ha segni evidenti di un infarto e temo abbia danni agli organi interni. Forse ha riportato anche danni alla vista. Non credo che si riprenderà, non abbiamo le strutture adeguate…e trasportarlo di nuovo potrebbe essere peggio. Mi dispiace”

 La ragazza fissò il ragazzo che giaceva sul letto…era cosi giovane, poteva avere 20 anni…

Il cuore le si riempì di tristezza, non l’aveva potuto salvare…

 “Grazie…Yu…e scusa se ti ho disturbato…”

“No, hai fatto bene a chiamarmi…solo mi dispiace di non aver fatto molto”

 

Le due amiche si abbracciarono in segno di saluto e dopo essersi augurate la buona notte, Yukia se ne andò a casa.

Maya si sedette al fianco dello straniero, era davvero un bel ragazzo, capelli neri lunghi, un visetto angelico, ma con un’espressione sofferente e non credeva che fosse solo per le ferite…

 

Non appena l’aveva visto aveva sentito qualcosa dentro di se…come se fosse suo dovere salvarlo…

Se esisteva il colpo di fulmine…lei l’aveva appena scoperto.

 

“Achimi…sono una stupida…mi sento tanto triste perché non mi sembra giusto che una persona cosi giovane debba morire…” piccole lacrime solcarono le sue guance, sentiva il cuore scoppiarle in petto e la sofferenza che la stava spaccando in due non era solo la sua…sentiva anche quella del ragazzo, che era molto più grande e intensa…

“Ma chi sei…chi sei tu che mi stai facendo sentire queste cose?”

 

La gatta si limitava a guardarli anch’essa sembrava molto triste…  

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


rtm cap1

Capitolo 1

 

Lentamente si stava svegliando, il suo corpo sembrava un pezzo di legno…non riusciva a muoversi…sentiva solo una voce femminile che canticchiava una canzone che non aveva mai sentito.

 

Ne aishitara daremo ga
Konna kodoku ni naru no?
Ne kurayami yori mo fukai
Kurushimi
Dakishimeteru no?
Nani mo ka mo ga futari kagayaku
Tame
Kitto

Dimmi, quando si è innamorati,
come lo sono io adesso, ci si può sentire soli?
Dimmi, si può provare una sofferenza
Più profonda del buio e del silenzio?
Tutto questo, per noi due,
vuol dire speranza.

Lui mugolò di dolore e lei smise subito di cantare e si avvicinò velocemente “Oh…Kami-sama, ma sei vivo!” esclamò inginocchiandosi accanto a lui.

Il ragazzo sentì un forte profumo di vaniglia e cioccolato venire da quella ragazza, ma chi era? Lui non lo sapeva…

“Chi sei?” le chiese

“Mi chiamo Maya…”

“Dove sono, perché ho tutte queste bende in faccia?” chiese di nuovo toccandosi gli occhi nascosti.

“Ti ho trovato…ferito gravemente dentro un caverna…hai subito vari danni…non ti ricordi?”

“Ricordare…” ma cosa? Chi era lui? “Io non ricordo nulla…”

“Come ti chiami?” chiese la ragazza, lui aprì la bocca per dire qualcosa, ma si bloccò subito.

“Itachi…credo…”

“Come credi?” chiese la ragazza senza capire cosa significasse.

“Non mi ricordo nulla…”

“Quanti anni hai? Da dove vieni, niente di niente?”

Lui fece cenno di ‘no’ con la testa.

“Accidenti, ascolta, io chiamo la mia amica: non preoccuparti, è un’infermiera. Torno subito cosi ti faccio visitare” disse correndo fuori

“No, aspetta non…” urlò il ragazzo “…andartene…!” ma era troppo tardi. La ragazza era già andata via.

Venti minuti dopo Yukia ancora non si capacitava che fosse ancora vivo.

“Direi che sei stato miracolato” disse la ragazza.

“Allora perché non mi ricordo nulla?!”

“Hai subito danni che non ho potuto annotare, però credo che sia reversibile…”

“Vuol dire che presto o tardi riavrò i miei ricordi?!”

“Questo non lo so, però non devi agitarti! Potresti seri danni al tuo cuore già compromesso, fidati di me. Sei stato molto fortunato… certo che però…la tua fortuna la devi solo a Maya che ti ha salvato.”

“Tsk! Fortunato…” sussurrò sarcastico

“Maya vieni fuori con me per favore” disse Yukia

“Certo.”

Una volta fuori la rossa le disse: “E’ molto forte…non è normale sopravvivere a tante ferite gravi e ad un infarto. Mi raccomando deve stare a riposo, non deve innervosirsi, stancarsi, bere caffé e fumare. Deve mangiare cose leggere, frutta, verdura, niente carne rossa. Ah! Cambiagli le bende tutti i giorni”

“Yukia…la sua vista?” chiese preoccupata Maya.

“Non lo so, dobbiamo aspettare qualche giorno. Ah questi sono i medicinali che deve prendere, mi raccomando questo è il più importante!” disse mostrandole la pillola.

“Per quanto tempo?”

“Quanto?” esclamò ridendo “Per tutta la vita Maya…”

“Capisco…” disse un po’ abbattuta “…sono medicinali per il cuore vero?”

“Si, in ogni caso, anche se l’amnesia è autentica, c’è qualcosa di strano in quel ragazzo. Stai attenta Maya”

“Non preoccuparti…”

La ragazza annuì e se n’andò sparendo tra gli alberi.

Maya rientrò in casa sospirando e si avviò verso la cucina per preparare qualcosa per il bel moro.

Prima però voleva controllarlo.

 

Lo trovò seduto sul futon che accarezzava il gatto.

“Ecco dov’era finita!” esclamò sorridendo e sedendosi di nuovo accanto al ragazzo. La micia si fece accarezzare anche dalla padroncina e le mani dei due ragazzi si sfiorarono un paio di volte.

Nessuno dei due disse nulla.

“Maya…ti chiami cosi, vero?” si fermò “Grazie…” riprese dopo un po’.

“Di che? Era mio dovere farlo, non potevo lasciarti morire”.

Il ragazzo sorrise tristemente “Dimmi la verità. Che cos’ho?”

“Di preciso non lo so, le ferite esterne sono facilmente guaribili, il tuo cuore è debole per il momento, ma si riprenderà. Purtroppo però ti rimarrà la cicatrice della bruciatura sul braccio”

Bruciatura? Un’immagine s’intromise prepotente nella sua testa…una persona davanti a lui che severa si girava e gli diceva:

‘Ora prova tu’

Ma chi era quella persona? Che doveva provare? E cosa aveva a che fare con il fuoco?

La testa cominciò a bruciare e il giovane se la toccò. Gli doleva fino all’inverosimile.

“Itachi! Non sforzarti di ricordare! È peggio…”

“Maledizione! Non so chi sono, non mi ricordo nulla!”

La ragazza era preoccupata: Yukia le aveva detto di non farlo agitare e invece lui era l’esatto opposto della calma.

“Ti prego Itachi, stai calmo ti aiuterò io, ma per favore non agitarti è pericoloso”

Il ragazzo cadde pesantemente sul futon, respirando affannosamente.

“Perché ti preoccupi per me, sono uno sconosciuto no?”

“E’ vero che non ci conosciamo, ma io ho sentito dentro di me che era giusto aiutarti!”

“Potrei essere chiunque! Persino un assassino o chissà cosa!”

“Non lo sei!”

“Come fai a dirlo!”

“Perché lo sento…sei un bravo ragazzo…e ora smettila, voglio che ti riposi”

Lui si girò dall’altra parte e… “E pensare che non posso vedere nemmeno il viso della persona che mi ha salvato” rimuginò triste. 

“Puoi….dammi le mani”

Lui non capiva che volesse fare, ma gli porse i palmi e lei delicatamente li strinse tra le sue. Erano calde e morbide…

Poi senti che le poggiava su qualcosa di soffice…le sue guance…lentamente lo guidò sul suo viso.

Aveva un visetto giovane e delicato, occhi grandi, un nasino all’insù, labbra piene e tenere, capelli lisci e soffici che profumavano di pesca, mentre seguiva la lunghezza dei capelli le sfiorò un seno e subito si ritrasse mortificato “Perdonami…non volevo”

Lei sorrise un po’ rossa in viso…anche se non poteva vederla immaginava un sorriso bellissimo.

“Tutto ok, non preoccuparti” disse lei.

Lui si stese di nuovo “Maya, come fa ad esistere una persona come te…?” mormorò prima di addormentarsi.

Maya rimase a fissarlo per qualche minuto…stava soffrendo tanto a causa delle ferite, ma non voleva darlo a vedere. Forse questo suo comportamento era dovuto ai suoi insegnamenti da piccolo…che fosse un ninja? Non sembrava proprio però…

Quando aveva sentito le sue mani sul suo viso aveva avvertito qualcosa di strano in quel tocco, forte e gentile insieme…il suo cuore aveva cominciato a battere forte e aveva desiderato poterlo toccare, passare le dita su quel petto nudo pieno di cicatrici di lotte passate…si diede della stupida oca per quei pensieri fuori luogo…

Inoltre aveva notato quel tatuaggio strano sulla spalla, non l’aveva mai visto in giro…

Gli accarezzò una guancia delicatamente sul quel viso tanto bello e sofferente…attenta a non svegliarlo.

“Non soffrirai più Itachi…te lo prometto…”

Lady_KuroiNeko &Socia:

Grazie alle persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti:

1 - Anima
2 - Crystal Alchemist
3 - ladysakura
4 - Liby_chan
5 - maninja87
6 - Rukia_Chan
7 - SaphiraLearqueen
8 - Sasori_Danna
9 - Yunie the Black Angel
10 - zibha

 

Crystal Alchemist: si, ho deciso di ripostarla perché adoro questa storia. So che mi puoi capire! 

Serenity452: Scusa se aggiorno adesso, ma stavo preparando il secondo capitolo. Sono molto contenta che ti piaccia e che anche tu sei contenta che l’abbia rimessa!!

Yunie the Black Angel: Ciao, si l’inizio è stato travagliato perchè l’ho cambiato tre o quattro volte, ma alla fine è venuto questo, anche grazie alla mia mitica socia!

Zibha: Sono felice di averti reso contenta, spero di poterti accontentare per i capitoli…



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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


capitolo 2

Capitolo 2

 

I giorni passavano, ma il ragazzo stava malissimo, i dolori gli impedivano di riposare costringendolo ad urla disumane, ma erano gli occhi:erano i suoi occhi il problema principale.

Bruciori continui, tempie che pulsano violentemente e poi…una gran confusione.

In quei momenti così carichi di disperazione, il ragazzo dai lunghi capelli scuri vedeva solo una parola scorrere insistentemente nelle sue iridi spente:

‘Morte’

Dal canto suo Maya era disperata. Udendo le urla di Itachi anche lei non dormiva perché preoccupata per lui.

 

“Non so che fare,Yukia…i suoi occhi lo stanno facendo impazzire!” diceva all’amica mentre passava distrattamente la mano sinistra nei suoi lunghi capelli.

“Maya, sapevi che non sarebbe stato facile” le rispose togliendosi gli occhiali e posandoli sulla scrivania dove stava studiando e volgendosi verso la dolce Maya.

“Lo so, lo so…ma non hai nulla per alleviare il bruciore?” le chiese ansiosa “Qualcosa che…“

“Senti…ti posso dare un infuso di erbe, ma non hanno un effetto curativo” disse sospirando cercando nella vetrina dove teneva i medicinali

“Grazie!” esclamò abbracciandola “Grazie! Grazie! Grazie!”

“Maya!  Mi soffochi!” urlava cercando di sottrarsi alla morsa affettuosa della ragazza dallo sguardo stancato dalle numerose notti insonni.

La fanciulla stava per uscire, quando Yukia  la fermò afferrandola per un braccio.

“Maya non affezionarti troppo a lui” le intimò “Quelli come lui se ne vanno, è inutile che io ti ricordi di quella storia…”

Maya rimase appoggiata alla porta senza voltarsi a guardare l’amica, sapeva bene che espressione avesse in quel momento.

Guardava fuori la gente che passava, il vento che soffiava piacevole tra le foglie degli alberi. Poi si voltò e sorridendo le fece cenno di saluto con la mano per poi uscire definitivamente.

Yukia sbuffò, aveva già capito che era troppo tardi metterla in guardia, era la solita testarda…

 

Rientrata a casa, notò che Itachi stava seduto ad accarezzare il gatto, quando lo faceva si rilassava

“Buon giorno Itachi-san” disse, mentre il ragazzo si voltò in direzione di quella voce dolce e squillante “Oh! mi sa che il mio gatto vuole più bene a te adesso” concluse sorridendo e sedendosi accanto a lui con un gesto leggero e impercettibile.

“Non credo sia possibile” rispose lui con il suo solito tono piatto.

‘Non mi ha nemmeno salutata’ si trovò suo malgrado a pensare Maya, tuttavia fu costretta ad ammettere che se anche il suo fingere indifferenza alla sua presenza la infastidiva, non poteva certo mettersi a litigare con una persona che rischiava l’infarto ad ogni respiro.

“Sai…penso che anche tu forse avevi un gatto…insomma, sai come trattare la mia Achimi…”

A queste parole il ragazzo smise di carezzare l’animale peloso e cercò un ricordo. Forse si…c’era stato un gatto nella sua vita…

 

‘Mamma per favore possiamo tenerlo?’

‘Non dipende da me…’

 

L’immagine offuscata di una donna dai lunghi capelli neri e di un bambino che teneva un micetto in braccio.

Poi ancora una violentissima fitta alle tempie, bruciore e un gemito. Ogni volta che provava a ricordare il suo passato i suoi occhi si ribellavano.

“Maledizione! Dannati occhi!” urlava, cercando di strapparsi le bende arpionandole convulsamente con le dita.

Maya allora cercò di bloccarlo “Ma che fai! Non puoi esporli alla luce!”ma nel farlo toccò inavvertitamente la ferita che lui aveva al braccio destro.

“Levati e lasciami in pace!” le urlò spingendola via e la ragazza cadde all’indietro sbattendo la testa. La gatta si era nascosta impaurita sotto il tavolo.

Il ragazzo appena si rese conto di quello che aveva fatto, iniziò a cercare la ragazza con la mano, inginocchiandosi per terra e tastando il pavimento “Maya…dove sei…stai bene?” esclamava agitato.

“Sono qui”disse lei dopo che aveva stretto le mani grandi e forti di lui nelle sue, tenere e piccole.

Pochi istanti dopo Lui si liberò di quella presa gentile e con le mani risalì incerto per  le braccia e poi alle spalle e stringendola a se pronunciò un contrito “Mi dispiace”

“Sto bene, non mi sono fatta male” disse, senza però ricambiare l’abbraccio. Era troppo stupita da quell’improvviso segno d’affetto.

Poi lui inspirò profondamente.

 “Maya…mi sono accorto che questa mia ‘condizione’ mi permette di distinguere molto bene gli odori…”enunciò con un tono di voce quasi languido.

“…e…cioè…?”disse lei ancora inebetita dalle troppe emozioni provate tutte in una volta.

“Sei una creatura strana, sembri quasi essere una pasticceria ambulante.”

“C-che cosa?!”esclamò lei contrariata  e tentando inutilmente di liberarsi da quella morsa diventata ora terribilmente stretta e soffocante. Quasi pericolosa.

“La tua pelle odora di vaniglia e cioccolato…”pronunciò mentre con la punta del naso sfiorava la pelle del collo di lei “…e i tuoi capelli di pesca.”concluse dopo aver spostato il suo viso in una posizione meno imbarazzante.

A questo punto Maya arrossì violentemente e ringraziò il cielo che Itachi non potesse vederla in quel momento.

“Tutti questi odori così dolci mi rilassano, Maya…tu mi rilassi e poi non so…”disse sciogliendo finalmente l’abbraccio, ma rimanendole comunque troppo vicino “…sembra che starti vicino plachi, almeno un po’, tutti i miei dolori. Mi chiedo se a questo punto il mio desiderio di starti accanto sia troppo sconveniente da realizzare.”

“Ma…ma no…”esclamò lei mostrando una leggera risatina isterica “…però ora se non ti spiace vorrei…”

“Certo” rispose il bel ragazzo dai capelli scuri, mentre si allontanava completamente da lei, che a questo punto tirò un lungo sospiro di sollievo. La punta delle sue dita tremava.

 

“Maya! Ti ho portato degli altri medicinali!” era Yukia che era appena entrata.

Maya cercando di ricomporsi si diresse al doma, inciampando, però su un giochino del gatto “Accidenti!” esclamò a denti stretti.

“‘Accidenti’ Cosa, Maya?” le chiese la rossa con fare indagatore, mentre la ragazza si stava togliendo le infradito.

“Niente! Niente!”aggiunse frenetica, mentre spostava lo sguardo a destra e a manca “Ho lasciato i giochi di Achimi sparsi per la casa e ci sono inciampata sopra” disse mostrando una piccola, quanto falsa risatina, mentre si massaggiava il piede dolorante. Stava cercando di nascondere la sua agitazione, ma non era mai stata una grande attrice, almeno agli occhi della sua amica che la conosceva praticamente da sempre.

Yukia, infatti, la squadrò da capo a piedi e, in effetti, qualcosa che non la convinceva c’era eccome. Era successo qualcosa. Di sicuro.

“Sei la solita imbranata…” disse cambiando il tono di voce, decisa a non intromettersi o meglio…a non dare ascolto al suo innato intuito. “…comunque ti ho portato delle altre medicine, avevo dimenticato di dartele”aggiunse, mentre porgeva il piccolo flaconcino all’amica che di rimando esclamò un timido “Grazie mille, Yukia”.

“Figurati. Senti, Maya…voglio chiederti una cosa.”

“Dimmi pure.”

“Il negozio non lo apri nemmeno oggi?”

Maya osservò la giovane infermiera a lungo, sbattendo freneticamente e per tre volte consecutive le lunghe ciglia. Poi finalmente rispose “Itachi non può ancora camminare e non posso lasciarlo da solo”

A questo punto la rossa incrociò le braccia sul petto, batteva il piede sul tatami e con aria di rimprovero le disse “Maya, Maya, Maya, non è un bambino, sai? Può stare un paio d’ore da solo!”

“Ma…!” cercò di dire qualcosa, ma fu bloccata dalla veemenza della sua interlocutrice.

“Niente ‘ma’! Magari apri solo per mezza giornata…! E’ da una settimana che tutti mi chiedono se sei ancora viva!”

“Sono solo curiosi di conoscere Itachi!”replicò la giovane con tono grave ma decisamente addolcito da una deliziosa inflessione di scherno.

“No, sono tutti preoccupati per te!”

Intanto nell’altra stanza il diretto interessato sentiva tutto e doveva ammettere che Yukia aveva ragione. Per prendersi cura di lui, Maya addirittura non era andata a lavorare.

Ma che lavoro faceva? Si era accorto di non sapere un bel nulla di lei nonostante fosse una chiacchierona che, però non parlava mai di se stessa. E lui…beh, lui non era certo nella posizione di poterle chiedere informazioni dettagliate sulla sua vita, privata o non.

In quel momento l’affascinante giovane dagli occhi bendati si sentì ancor più estraneo di quanto già non fosse e si diede mentalmente dell’idiota per averle detto quelle cose pochi istanti prima, mettendola sicuramente a disagio.

“Va bene…” riprese Maya all’esterno della stanza “…vedo se posso aprire domani mattina, ma all’ora di pranzo torno a casa.”

“Grazie a Kami!” esclamò Yukia alzando le braccia  e la testa al soffitto con gesti molto divertenti.

“Però non mi sento tranquilla a saperlo solo in casa…” continuò lei pensierosa e in quel momento la giovane infermiera sbuffò distratta dicendo:

“E’ un bel ragazzo, Maya e le altre ragazze saranno ben felici di prendersi cura di lui” le disse provocandola.

“Non mi va di avere tante oche per casa!” mentì quasi urlando, ma si tappò la bocca rossa come un peperone guardando in direzione della stanza e sperando che Itachi non avesse sentito.

Dal canto suo Itachi non approvava l’idea di Yukia: neanche lui voleva delle oche che badassero a lui. Era ferito, ridotto quasi alla cecità e debole ma di certo non era un poppante incapace.

Sì. Itachi (dal cognome ancora sconosciuto) aveva una smisurata mole d’orgoglio.

“Mamma mia quanto sei problematica, Maya! Da non credersi!” disse la rossa sbuffando “Vediamo…mmh…potrei chiedere a mia madre se può rimanere, tanto sta sempre a casa e cos” ma la giovane la interruppe.

“No, Yukia…non voglio disturbare tua madre.”

“Guarda che non è affatto un disturbo per lei!”replicò l’infermiera.

“Probabile, ma mi è venuta in mente un’idea migliore”

“Cioè?”chiese curiosa e avvicinandosi di qualche centimetro all’amica.

“Lo porterò a lavoro con me.”

“M-ma…! Ma sei diventata matta?!”

 “Per niente. La gente è curiosa di conoscerlo? Bene, lo conoscerà e siccome lo metterò buono buono dietro al bancone nessuno si potrà avvicinare per infastidirlo”disse Maya con tono sicuro e sprezzante.

A sentire quelle parole invece, Itachi l’avrebbe strozzata volentieri, ma in fondo si ritrovò ad ammettere che per lui era una buona occasione di muoversi un po’. Sentiva benissimo che i suoi muscoli erano abituati alla fatica costringere quel corpo a stare fermo per tutto quel tempo era veramente deprimente.

“È l’unica soluzione”concluse Maya schiarendosi la voce. Ormai l’imbarazzo che l’aveva bloccata qualche istante prima era svanito.

 “…uff…devo ammettere che questa volta sono costretta a darti ragione…”dichiarò sconfitta Yukia, che si diresse verso l’uscita. Prima però volle farle un’ultima raccomandazione “Maya, non mostrare così apertamente i tuoi sentimenti per lui, io scherzo, ma qualcuno potrebbe approfittarne.” disse richiudendo la porta alle sue spalle.

Maya rimase a fissare al porta chiusa, possibile che fosse cosi evidente?

Rientrata nella stanza vide Itachi seduto sul letto che sembrava guardare nella sua direzione.

“Tutto apposto?” gli chiese innervosita da un paio d’occhi bendati. Lui non rispose.

“Hai sentito tutto, vero?”

“Mh” mugugnò.

“Non preoccuparti. Vedrai che starai meglio, specialmente per gli odori che sentirai.”.

Il ragazzo non capiva, ma di certo non avrebbe mai potuto immaginare che di lì a poco le parole di quella ragazza tanto inusuale le sarebbero parse più chiare di una fresca mattinata primaverile.

 

Lady_KuroiNeko & Deliaiason88:

Ringraziamo di cuore le persone che seguono la nostra storia!

Grazie a:

1 - allychan
2 - Anima
3 - Cavallina_Bianca
4 - Crystal Alchemist
5 - damnedmoon
6 - ery twohands
7 - haily
8 - ladysakura
9 - lella95
10 - Liby_chan
11 - maninja87
12 - Rukia_Chan
13 - SaphiraLearqueen
14 - Sasori_Danna
15 - Serenity452
16 - Yuki no Hime
17 - Yunie the Black Angel
18 - zibha

 

Serenity452: Sorellina perdonami se ti ho fatto aspettare! Spero che ne sia valsa la pena…di questi film che ti fai poi raccontami qualcosa cosi magari se mi piace la metto nella storia!! Baci baci

Cavallina_Bianca: Grazie per aver messo la ns storia tra i preferiti! Beh si, è stato dopo il combattimento contro Sasuke che Itachi è uscito cosi mal ridotto, ovviamente non è stato solo quello…ma capirai man mano che leggerai la storia. Baci

haily: Grazie!!! Speriamo invece di fare sempre meglio, cosi da renderti sempre contenta man mano che va avanti! ^_^

damnedmoon: Grazie per i complimenti! Anch’io amo molto questa storia e soprattutto Itachi…ridotto male, ma si riprenderà. Itachi è sempre Itachi! E’ abbastanza dolce perché il personaggio di Maya fa tanta tenerezza. Quando pensavo al suo carattere mangiavo dei biscotti, ed è venuta fuori cosi! ^_^  

zibha: Ciao piccola, grazie per tutti i complimenti! Si è dolcissima, non so nemmeno come ho fatto a renderla cosi dolce, sicuramente è l’influenza di Delia, grazie a lei è un capolavoro questa storia! Il nome l’ho scelto a caso, ma tu guarda che caso!! ^_^  Ah ho letto la tua storia ‘Akiko’ troppo bella, mi sono commossa tantissimo! Complimenti!! Baci baci

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


cap 3 rtm

Capitolo 3

 

La fatidica mattina arrivò presto.

Per tutta la notte Maya riuscì a dormire tranquilla e questo perché il ragazzo misterioso non emise alcun urlo di dolore, forse grazie ai nuovi medicinali di Yukia o forse…perché non tentava di ricordare nulla del suo passato.

 

Era ancora prestissimo e la giovane uscì malvolentieri dal confortevole calore del suo futon dalla fantasia floreale.

Accese il fornello elettrico e collocò una bacinella sopra la fiamma in modo che l’acqua contenutavi all’interno si riscaldasse.

Poi volse lo sguardo verso l’esterno: c’erano due pettirossi che cinguettavano allegramente.

Sorrise.

Facendo attenzione a non bagnare i suoi lunghi capelli dall’odore di pesca nel giro di pochi minuti lavò accuratamente il viso, il collo e il busto. Riusciva ancora a sentire sulla sua pelle il respiro caldo di quell’uomo dai lunghi capelli corvini e al solo ricordo di quell’abbraccio provò un brivido impercettibile prima e un altro molto più profondo e penetrante dopo.

Penetrante…

Era sicura che anche quegli occhi ora senza luce lo fossero e non vedeva l’ora di poterli contemplare.

Erano del colore del cioccolato? Chiari? Oppure neri e oscuri come il passato di quel ragazzo?

 

Poi inspiegabilmente la giovane tirò fuori dal cassetto del comodino uno specchio circolare di media grandezza.

Maya non era affatto vanitosa ma questa volta sentì forte il bisogno di specchiarsi.

 

“Quando riuscirai di nuovo a godere della luce del Sole, Itachi-san…come mi troverai? Mi considererai una bella ragazza o no?”pronunciò a voce alta in uno stato di trance notando come le sue labbra rosee si riflettevano perfettamente su quella superficie argentata.

All’improvviso però si accorse della mole gigantesca di sciocchezze a cui stava pensando e portandosi entrambe le mani sulle guance fece cadere lo specchio sui tatami di una pallida tonalità di verde.

Il suo giovane animo di ventenne non era mai stato così turbato. Nemmeno quella volta.

 

“Maya, non mostrare così apertamente i tuoi sentimenti per lui, io scherzo, ma qualcuno potrebbe approfittarne.”

 

 Yukia aveva ragione. Eccome se aveva ragione.

 

Accantonando tutte le sue angosce Maya si diresse finalmente vicino alla camera che era diventata di Itachi. Aprì con circospezione la leggera porta scorrevole e con soli due passi entrò in quella stanza scura.

Aveva provveduto lei stessa a mettere delle tende in modo che i raggi del Sole potessero infastidire quanto meno possibile gli occhi di quell’uomo.

Pensando a questo venne scossa da un’ondata di adrenalina.

Forse l’idea di portarlo a lavoro era uno sbaglio: in fondo l’avrebbe costretto ad uscire e a stare a contatto non solo con degli sconosciuti ma anche con quei raggi che invece avrebbe dovuto evitare.

Fu in quel momento che Maya si ricordò che tra gli indumenti del giovane c’era un cappello di paglia con un piccolo sonaglio.

 

“Maya…? Sei tu?”

La voce profonda di quello sconosciuto riempì quella camera di pochi metri quadrati.

“Sì. Buongiorno anche a te, Itachi-san.”rispose la ragazza leggermente risentita. Odiava dal profondo quel suo vizio che aveva di non salutare.

Che fosse abituato a stare da solo?

“Hai…davvero intenzione di portarmi con te?”chiese lui sperando che durante la notte Maya abbia cambiato idea. Nel frattempo Achimi si avvicinò in prossimità della mano destra del ragazzo che non ci mise poi molto a donarle una carezza sulla piccola testolina.

“Certo che sì. È importante che tu faccia un po’ di movimento altrimenti i tuoi muscoli si atrofizzeranno e dopo sarà peggio.”esclamò convinta la giovane, mentre s’inginocchiava accanto allo sconosciuto quasi cieco che in uno slancio di sarcasmo disse “Credevo che l’infermiera fosse la tua amica…”

A quelle parole Maya non si sentì affatto indignata, anzi. Felice piuttosto.

Quell’uomo si stava riprendendo e solo grazie alle sue cure e finalmente dopo tanto tempo la giovane si sentì di nuovo utile. Poco importava se colui che aveva bisogno delle sue attenzioni era uno sconosciuto.

 

“Hai dormito meglio stanotte?”chiese premurosa.

“Mh…”mugugnò il giovane che in secondo momento aggiunse “…se non tento di ricordare il mio passato i miei occhi mi permettono di riposare.”

Triste. Era incredibilmente triste vederlo in quello stato.

“Meglio così. Non devi avere fretta, i ricordi torneranno da soli…non c’è alcun bisogno che tu ti sforzi.”si affrettò a dire Maya, tentando di assumere un tono dolce e rassicurante.

L’uomo non disse nulla. Si limitò a chinare impercettibilmente il capo in avanti.

Era evidente che le parole della ragazza non avevano sortito l’effetto sperato e lei se ne accorse quasi subito, tanto che cercò di spostare il discorso esclamando “Hai…hai già preso la medicina?”

“Sì. Solo che ho inavvertitamente gettato per terra un po’ d’acqua…” disse contrito.

“Ma di che stai a preoccuparti!”pronunciò Maya mentre si spostava alle spalle del suo interlocutore, spogliandolo poi del suo kimono “È solo acqua, Itachi-san! Solo acqua!” aggiunse lasciandosi scappare un dolce risolino che questa volta ebbe l’effetto sperato.

Mentre la fanciulla controllava che le piccole escoriazioni che l’uomo aveva sulla schiena si fossero rimarginate, Itachi continuava ad accarezzare la piccola gattina.

Dal canto suo, Maya rimase per qualche secondo ipnotizzata da quella visione: era la prima volta che si doveva occupare INTERAMENTE DA SOLA di medicare le ferite del suo “protetto” e quindi ebbe modo di contemplare l’armonia e la perfezione dei suoi muscoli dorsali.

Fortunatamente per lei ci pensarono i capelli lisci e lucenti di Itachi, appena scivolati tra le due scapole, a distoglierla.

S’imbambolava troppo spesso e questo non era un bene.

 

Controllò anche l’ustione che l’uomo aveva sul braccio destro e grazie ad un minuscolo gemito di lui si accorse che doveva fare ancora molto male. Poi la disinfettò, la bendò con delle garze sterili e passò a controllare la ferita sulla coscia.

Questa in particolare era veramente profonda, tanto che la sua amica Yukia dovette applicarvi cinque punti di sutura e tutti vicini tra loro. Fortuna volle che l’infermiera avesse provveduto a toglierglieli due giorni prima, infatti la ferita stava cominciando a cicatrizzarsi.  

L’imbarazzo provato era evidente e fu per questo che Maya decise di fare tutto nel silenzio più assoluto: se avesse parlato del più e del meno la sua voce tremante l’avrebbe tradita e lei non poteva permettersi di mostrare questa sua debolezza e non poteva neanche permettere che lui si avvicinasse ancora.

Fu in quel momento che Maya si sentì in qualche modo crudele.

Dopotutto lui aveva bisogno d’aiuto e quindi era logico che cercasse un qualche contatto, a scanso della sua natura di uomo freddo che a volte trapelava dai suoi modi non proprio “cordiali”.

Ormai Itachi si era quasi abituato a stare fermo immobile in quel letto, vestito solo delle bende e di un kimono sulla parte superiore e della coperta del futon sulla parte inferiore, perciò quando la giovane gli fece toccare la stoffa dei suoi pantaloni scuri ci mise un po’ a capire che cosa stava succedendo.

“Li ho lavati e rammendati. Sono i pantaloni che indossavi, quando ti ho trovato”

“Ah” si limitò a ‘dire’ il giovane, stupito da quella notizia.

Dopo un attimo di defaillance afferrò quegli indumenti scuri e con evidente fatica riuscì ad infilarseli, rifiutando perfino l’aiuto della sua soccorritrice.

Pochi minuti dopo la ragazza andò a prendere un paio di sandali aperti e come fu per i pantaloni, anche questi glieli fece toccare.

Quel contatto era conosciuto.

Non c’era affatto bisogno della memoria che aveva perso: gli era rimasta quella tattile e sapeva che quei sandali gli appartenevano. 

Li toccò a lungo e poté notare che la suola era leggermente consumata. Provò una sensazione indescrivibile: da qualche parte nel suo cuore sapeva che nella sua vita ormai dimenticata era solito camminare molto.

“Ho notato una cosa strana, Itachi-san…hai le unghie delle mani e dei piedi dipinte con una bellissima tonalità di viola.”

A quelle parole il ragazzo rimase interdetto: possibile che un uomo come lui avesse “strane tendenze”? Questo fatto lo spaventò non poco, ma alla fine giunse a pensare che qualcuno l’aveva costretto a fare una cosa del genere.

“Non ricordo…” esclamò conciso e a Maya si spezzò il cuore.

Come aveva potuto essere così indelicata?

In ogni caso Itachi si spostò di poco dal futon e si mise a sedere sui tatami, poi tastando i sandali per capire quale fosse il destro e quale il sinistro li infilò ai piedi. Alla fine si ritrovò con il fiato corto.

 

Maya si sentì un’estranea.

Quell’uomo stava già meglio e di lì a poco sarebbe riuscito a camminare da solo.

Rimanevano solo quegli occhi. Quegli occhi che ora rappresentavano l’unico punto di contatto tra lo sconosciuto e la dolce ventenne.

Appena sarebbe riuscito a rivedere la luce del Sole se ne sarebbe andato, con o senza memoria.

Maya questo non lo voleva e si ritrovò a pensare che era una sporca egoista.

Magari c’era una fidanzata che lo stava aspettando preoccupata? O comunque una famiglia?

Il cuore della giovane sprofondò in un baratro senza fine, ma chi la salvò fu la sua micina che voleva assolutamente farsi accarezzare.

 

“Questa invece è la tua maglietta…”disse con tono vagamente preoccupato e con le mani tremanti mentre porgeva l’indumento scuro tra le mani grandi di quel fascinoso sconosciuto.

Itachi capì immediatamente cosa stava succedendo alla fanciulla ma decise comunque di non disturbarla oltre.

Insieme a quel vestito ce n’era anche un altro: una maglia metallica che tintinnava.

Tintinnava come se volesse farsi notare.

Era un indumento che Maya conosceva fin troppo bene e la giovane deglutì al solo pensiero che anche lui fosse…

 

‘Aah…basta…!’ si ammonì.

Tuttavia decise di togliere quella maglia metallica e di porgere al suo “protetto” solo la maglietta scura: voleva evitare che quell’indumento così pesante lo costringesse in qualche modo ad affaticare il suo cuore già compromesso, quindi diede a Itachi l’indumento scuro e in pochi attimi l’uomo si vestì.

“Itachi-san…penso che questo copricapo possa servirti…”disse la fanciulla dopo aver preso lo strano cappello trovato in quella grotta insieme a Itachi “…sai…per gli occhi…”

“Ah…sì…”rispose lui monocorde mentre alzava in aria la mano destra, in attesa che Maya gli porgesse anche quell’ultimo accessorio.

 

Fu in quel momento che avvenne qualcosa di inspiegabile: il sonaglio che vi era appeso trillò con forza e nella mente di Itachi ritornò la confusione.

 

“…non è da voi compatirli, Itachi-san…

Nonostante tutto siete ancora attaccato al vostro paese natale?”

 

Una voce sconosciuta risuonò prepotente.

 

“No. Per niente.”

 

“Itachi-san? Qualcosa non va?”disse Maya vedendo che il ragazzo si era improvvisamente bloccato.

“…nulla…”si limitò a rispondere lui, permettendo così a lei di dirgli “Beh, questo copricapo dovrebbe proteggerti dai raggi solari. Almeno un pochino.”

“Non lo voglio” rispose lui, mentre poggiava sul ginocchio sinistro la mano che fino ad un attimo fa era sospesa a mezz’aria.

“Come?”

“Non lo voglio.”ripeté il giovane.

C’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa di cui non ricordava ancora l’esistenza. Qualcosa che riempiva il suo cuore d’inquietudine.

Qualcosa di pericoloso e…malvagio. Bruciante come fiamme nere.

 

“Ora prova tu…”

 

Era già la seconda volta che sentiva quella voce.

In quel momento Itachi ebbe una sgradevolissima sensazione in fondo allo stomaco: come se…sì, come se nella sua vita lui non fosse stato proprio una brava persona e per la prima volta desiderò di allontanare quella dolce figura che gli stava accanto.

Ma non lo fece. Non lo fece.

 

“Come vuoi” rispose Maya rispettosa, evitando di insistere.

“…non lo voglio…” continuò lui come se non avesse udito affatto la voce della fanciulla. Poi agitato si spostò convulsamente alla sua sinistra e inavvertitamente gettò, ancora una volta, il contenuto del bicchiere sul futon.

Il suo corpo venne scosso da uno spasimo.

Dal canto suo Maya pensò di aver sbagliato, così dopo aver rialzato il bicchiere d’acqua da terra, esclamò con un filo di voce “Scusami Itachi-san…sono stata una sciocca a pensare di portarti con me al lavoro. Se vuoi non- -…!” ma lui la interruppe.

“No. Verrò. Non voglio che i tuoi familiari mi considerino un bambino capriccioso che non ti ascolta”

La ragazza non rispose ma il suo volto s’incupì.

“…ma non voglio indossare quel copricapo. Non so perché ma m’infastidisce parecchio” aggiunse infine con voce grave.

“E va bene” disse lei sconfitta, ma sorridendo “Allora vediamo un po’ se riusciamo ad alzarci, eh?”

Così la giovane porse le sue mani a Itachi che, dopo essersi aggrappato, puntò i piedi per terra e con uno slancio riuscì a mettersi in posizione perfettamente eretta ma comunque ancora seduta. La ragazza tuttavia lo ammonì: “Piano. Potresti avere le vertigini”

E piano piano Itachi riuscì ad alzarsi.

La testa girava, le ferite alla coscia tirava e bruciava e si sentiva svenire, ma l’odore di vaniglia di Maya lo rimise in sesto.

L’atmosfera diventò impalpabile, soprannaturale e l’uomo gemette senza rendersene conto. Se era per dolore o chissà cos’altro Itachi non lo sapeva ma la sensazione provata era speciale e piacevole.

“Tutto bene Itachi-san? Come ti sent- -“ e a questo punto il giovane le cadde esausto sulle spalle, facendola arrossire all’instante. La fanciulla non fu neanche in grado di balbettare il suo nome per quanto era imbarazzata e si stupì anzi di riuscire a comprendere razionalmente che il torace di lui premeva contro il suo, alzandosi e abbassandosi al ritmo di quel respiro che ora solleticava la sua nuca nuda.

Maya, infatti, aveva raccolto in alto i suoi capelli e di questo cambiamento Itachi se ne accorse immediatamente.

“Aspetta un attimo. Ora mi sposto. Ho bisogno solo di…riposarmi un po’…”esclamò lui già senza fiato, mentre si allontanava impercettibilmente da lei “…mi ci devo abituare…sembra che fossi a letto da un secolo…”

“Ce-certo…” biascicò sconvolta la fanciulla.

Ridotto in quello stato anche un uomo dall’oscuro fascino come era Itachi poteva far tenerezza. Poco importava se in passato fosse stato una brava o cattiva persona e Maya faticò non poco a scacciar via il suo desiderio di abbracciare quella schiena e tener quindi ferme le braccia vicino ai fianchi. Rigide come pezzi di legno.

Dopo un po’ il ragazzo si spostò del tutto e cominciò a muovere qualche passo da solo, ricordandosi di tenere stese in avanti entrambe le braccia: si mosse prima a destra, poi a sinistra e andò avanti fino a quando non toccò una parete.

Il dolore alla coscia era più che sopportabile e il suo respiro cominciava a normalizzarsi, stessa cosa valeva per i battiti del suo cuore debole. Aveva solo bisogno di stare attento all’ustione del braccio destro: quella, se non toccata, non dava alcun fastidio.

Maya lo guardò rapita, poi si avvicinò alla finestra e scostò di poco le tende scure per vedere com’era il tempo: nuvoloso. Itachi era fortunato.

“Andiamo, Itachi-san? Il luogo dove lavoro non è molto lontano”

 

 

I due percorsero le vie del piccolo villaggio insieme, lui poggiato a lei di tanto in tanto.

A dire la verità era un po’ difficoltoso a causa della differenza d’altezza che c’era tra i due: l’uomo, infatti, doveva chinarsi parecchio per farsi sorreggere dai soli 1,60 m della giovane ma era una cosa da nulla. In fondo era bello camminare di nuovo.

È vero che aveva dato l’impressione di non voler assolutamente seguire Maya e invece si ritrovò ad essere felice di averlo fatto: almeno poteva provare la meravigliosa e nuova sensazione di stare all’aria aperta.

Passarono davanti a diverse case e da un negozio di fiori dal profumo inebriante, tanto che Itachi si voltò in direzione di quello stabile.

Le strade non pullulavano ancora di gente perché era presto, tuttavia quando Maya e Itachi si trovarono davanti alla casa di Yukia, la madre dell’infermiera li fermò. Parlarono del più e del meno e la donna tirò affettuosamente le orecchie alla giovane: era contrariata in quanto Maya aveva preferito “non disturbarla”.

 

Finalmente arrivarono a destinazione.

Maya estrasse le chiavi e inserendole nella serratura diede due veloci scatti verso sinistra e spinse in avanti la porta a vetri. Aveva delle tendine bianche ricamate e alla sua sommità un campanellino con dei delfini. Questo tintinnò più volte.

“Accomodati pure, Itachi-san. Vai tranquillo, non c’è nessun gradino.”e lui fece come le disse la ragazza anche se con l’evidente timore di andare a sbattere contro qualcosa.

Si fermò dopo aver compiuto tre passi, aspettando che lei dicesse qualcosa.

Nel frattempo nelle sue narici si fecero strada gli odori più svariati: vaniglia, cioccolata, cannella, lievito, farina…era finito forse in un… “Questo è il mio negozio di dolci, Itachi-san.”disse finalmente lei, mentre chiudeva alle sue spalle la porta e girando il cartello da ‘Chiuso’ ad ‘Aperto’.

Finalmente al ragazzo fu chiaro il perché Maya profumasse così tanto di dolci.

Poi Maya si avviò in avanti e prendendo la mano sinistra di Itachi lo condusse verso quello che era il bancone e lo fece sedere su una poltroncina sulla quale in precedenza aveva messo due cuscini di media grandezza. Lo sistemò il più comodamente possibile ed infine gli chiese premurosa “Stai comodo?”

“Sì.”rispose lui tranquillamente.

Non sentiva il vociare di qualche probabile aiutante. Evidentemente la giovane riusciva a gestire da sola il piccolo negozio e di questo Itachi se ne compiacque.

Doveva essere una ragazza in gamba. Sì, forse un po’ ingenua ma comunque in gamba.

Improvvisamente arrivò anche la piccola Achimi e si accomodò sopra la coscia sana del ragazzo.

“Ah! Ah! Achimi deve essersi innamorata di te, Itachi-san!” constatò la giovane impegnata a mettersi un grembiule mentre la gattina cominciava a fare le fusa. A Itachi scappò un leggero sorriso. Il primo.

“Fra un po’ arriverà qualcuno. Tu stai pure tranquillo, non permetterò che t’infastidiscano” disse lei con una dolce inflessione che mascherava, anche se non del tutto, la sua crescente e sconveniente gelosia.  

L’uomo non poteva di certo vedere ciò che lo circondava, ma il luogo in cui si trovava insieme a Maya era veramente delizioso.

Arredato semplicemente con legno di ciliegio e non molto grande era diviso in due piccoli locali, uno adibito a piccolo bar, l’altro a vero e proprio negozio di dolci.

A destra, dietro il bancone corredato di una piccola vetrina in cui facevano sfoggio le qualità più disparate di dolci tra orientali e occidentali, c’era un gran tavolo rettangolare in cui Maya stava già impastando gli ingredienti necessari per fare la sua specialità: i biscotti al cioccolato.

Nessuno in quel piccolo villaggio eguagliava la sua bravura e di questo ne era molto orgogliosa.

Le piaceva. Le piaceva da morire quel lavoro e Itachi la sentì canticchiare per la seconda volta.

Sotto quel tavolo giaceva il forno mentre accanto c’era il frigo. Dietro Maya e quindi accanto a Itachi c’era una piccola credenza.

La luce era calda e rassicurante.

  

“Itachi-san…ti piacciono i dolci?” chiese improvvisamente Maya al suo protetto. Aveva già messo a cuocere nel forno più di tre dozzine di biscotti e si stava pulendo le mani con un tovagliolo color panna.

“…sì…” rispose lui tentando di nascondere la sorpresa.

“Non appena saranno pronti ne potrai mangiare quanti ne vuoi! Dopotutto è triste mangiare sempre riso in bianco, vero? Ormai credo proprio che potrai mangiare qualcosa di più sostanzioso!” esclamò entusiasta Maya “L’importante è che lo fai piano, va bene?”

“…certo” disse lui vagamente stizzito.

Non le piaceva essere trattato come un bambino, ma in cuor suo dovette per forza giustificare le premure di quella ragazza così gentile, quindi lasciò correre.

“Ecco qui!” esclamò lei vittoriosa mentre aprì il forno “Aspetta solo un pochino che si raffreddino e potrai finalmente fare una colazione come si deve!”

L’aroma del cioccolato intanto cominciò a diffondersi in quel piccolo locale e a Itachi sembrò di sentirsi ancor meglio di prima.

 

“A te! Buon appetito, Itachi-san. Spero ti piacciano” disse lei, mentre gli porse una manciata di biscotti in un tovagliolo di stoffa e aggiungendo “Achimi su…scendi che Itachi-san deve mangiare!” e la gattina obbedì immediatamente.

Il giovane assaporò lentamente il gusto delicato e irresistibile di quel prezioso cibo e dovette ammettere che Maya era davvero degna di essere la proprietaria di quel negozio.

Tuttavia qualcosa non tornava: la ragazza non gli aveva mai parlato della sua famiglia e se in un primo momento pensava che lo facesse solo per delicatezza e per non farlo sentire un estraneo che non ricordava chi fossero i suoi cari, ora cominciava davvero ad essere strano.

Né un ‘mamma sto andando al lavoro’ o un ‘papà sto portando Itachi-san con me al lavoro’.

O almeno, era questa che Itachi pensava fosse una famiglia visto che della sua non aveva ricordo tranne il viso dolce di una donna dai lunghi capelli neri e brillanti.

“Allora?” chiese Maya mentre era intenta ad impastare i nuovi ingredienti “Sono di tuo gradimento, Itachi-san?”

Lui non rispose immediatamente ma quando lo fece disse “Ottimi. Però Maya…gradirei che mi chiamassi solo Itachi. In fondo credo che abbiamo entrambi la stessa età”

Questa affermazione spiazzò non poco la fanciulla.

Era evidente che quel ‘–san’ era un modo molto carino per mettere la dovuta distanza tra i due giovani. Tuttavia l’uomo, ricordandosi forse di quella frase sconosciuta in cui una voce che non era proprio il corrispettivo di “bella” esclamava proprio la parola ‘Itachi-san’, sentì il bisogno di avvicinarsi a quella ragazza almeno un po’.

Forse proprio per scacciare quei ricordi che gli lasciavano un sentore alquanto sgradevole.

“V-va bene…I-Itachi-sa- -! Itachi…” bisbigliò imbarazzatissima la giovane proprietaria del negozio.

“Perfetto” si limitò a dire lui, soddisfatto del suo operato.

 

Passarono circa dieci minuti e la ragazza infornò altri biscotti mentre collocò nel frigorifero una splendida torta alle fragole fatta su ordinazione, probabilmente per il compleanno di una bambina.

All’improvviso Itachi si fece coraggio e richiamando l’attenzione della giovane pasticcera, disse “Maya…la tua famiglia non dice nulla di me?”

 

<< Buongiorno! >>

<< Buongiorno Maya! Finalmente hai aperto! I tuoi dolci creano proprio una sorta di assuefazione, non puoi permetterti di sparire così! >>

 

Erano due carpentieri che solitamente andavano a fare colazione prima di partire a lavoro presso un ponte. Entrambi si sedettero al tavolo vicino alla finestra e aspettavano pazientemente che la giovane desse loro un po’ di credito.

Dal canto suo Maya si lasciò sfuggire dalle mani un uovo che inevitabilmente si infranse non appena toccò il pavimento.

“Cos’è successo?”chiese Itachi non capendo a cosa corrispondesse quel rumore.

“N-niente…mi è caduto un uovo…eh eh! Capita…!” biascicò la fanciulla che solo dopo un po’ disse sottovoce “Itachi io…io non ho famiglia”

Quella rivelazione fu per il ragazzo una doccia d’acqua gelata.

 

 

Lady_KuroiNeko & Deliaiason88:

 
Come sempre ringraziamo le persone che aggiungono ai preferiti la storia:

 
1 - allychan
2 - Anima
3 - Cavallina_Bianca
4 - Crystal Alchemist
5 - damnedmoon
6 - ery twohands
7 - fenicex8
8 - haily
9 - ladysakura
10 - lella95
11 - Liby_chan
12 - maninja87
13 - masychan
14 - Rukia_Chan
15 - Saiyo83
16 - SaphiraLearqueen
17 - Sasori_Danna
18 - Serenity452
19 - Yuki no Hime
20 - Yunie the Black Angel
21 - zibha

 

Serenity452: Ciao sorellina mia! Grazie per i complimenti, siamo molto felici che ti piaccia! Dai avevi capito che era una pasticcera?? Sei un genio!!! Diciamo che è stato uno slancio di romanticismo la parte dell’abbraccio, ma è stata Delia a descriverlo perfettamente. Io la mente lei il braccio e viceversa ^_^  Anche noi ti mandiamo un bacione!!! 

 

Lauretta92: Si, le ferite sono state riportate in seguito lo scontro, infatti la storia è ambientata dopo il capitolo 402 o 403…non mi ricordo di preciso, ma comunque alla fine dello scontro tra i fratelli Uchiha. Sicuramente poteva andargli molto peggio…sai cosa intendo! Grazie per i complimenti, sicuramente Maya è il personaggio, che ho creato, che amo di più. Baci

 

zibha: Siete tutti fan n°1 per noi, ci fa piacere avere tante persone che amano la storia. Anch’io adoro gli odori dolci, ho una varietà di profumi e prodotti che non ti dico!

Ps. Grazie per i video piccolina!


damnedmoon: Ciao, siamo in due e magari tre, a voler fare lo stesso mestiere (infermiera di Itachi) e anche a desiderare di vivere in un posto del genere!!! Beh, ho già detto che la storia è ambientata dopo lo scontro con Sasuke…Per questo Kisame non lo cerca o forse si?! Chissà!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


capitolo 4

Capitolo  4

 

Itachi non ebbe più il tempo di chiedere altro a Maya perché entrambi furono interrotti dai due clienti che chiedevano di ordinare.

 “Arrivo!” esclamò con finta allegria la ragazza avvicinandosi per prendere le ordinazioni. Cercava di nasconderlo in tutti i modi e forse ci riusciva anche, ma di certo gli era impossibile fermare il leggero tremito delle sue dita.

Una distrazione. Ci voleva qualcosa che la distraesse il più possibile da quella domanda scomoda.  E fu proprio per questo motivo che Maya premette il pulsante d’accensione della piccola radio che giaceva sul bancone. In pochi attimi la graziosa stanza arredata con legno di ciliegio s’inondò di una bella, malinconica ma ritmata melodia

 

…I need your love. I'm a broken rose.
Maichiru kanashimi your song
Ibasho nai kodoku na my life



“Maya…la tua famiglia non dice nulla di me?”

 

…ho bisogno del tuo amore. Sono una rosa rotta.
Tristezza che piove come petali nell'aria – la tua canzone
Una vita solitaria senza un posto nel mondo

 

La voce di quell’uomo risuonava nelle sue orecchie come fosse una nenia e strideva con la voce leggermente roca di quella cantante. Tutto vibrava in maniera insopportabile e la ragazza per un attimo si sentì addirittura nauseata.

 

I need your love I'm a broken rose.
Oh baby, help me from frozen pain
With your smile, your eyes, and sing me, just for me
 

Ma non poteva cedere. Non doveva cedere.

Ho bisogno del tuo amore. Sono una rosa rotta.
Oh baby, salvami dal gelido dolore
con il tuo sorriso, I tuoi occhi,
e cantami, solo per me

Lei era Maya e nessun’altro. Maya. Maya. Maya.

 “Maya, ma ti sei fidanzata??” chiese all’improvviso uno dei due uomini, mentre rivolgeva lo sguardo al moro seduto.

“No, perché?”

“Ho visto quel ragazzo lì seduto…” aggiunse con fare indagatore e parecchio invadente.

“Ah….lui…lui è…” bisbigliò lei evidentemente in difficoltà, ma quando si decise a fissare nuovamente il suo protetto, tristemente rispose “E’ un amico…”

“Ah, ma forse è il ragazzo che hai soccorso!”riprese l’uomo illuminato da un vero quanto fortunoso lampo di genio.

“Vero!!! Tutto il villaggio ne parla! Eeeh, Maya… sei proprio un angelo, sai? Nessuno l’avrebbe fatto, credimi.”

“Sì, ma dimentichi che la nostra Maya è speciale e di certo non è ‘nessuno’!”

“Si è vero.”concluse infine il più anziano tra i due carpentieri, mentre sorrideva con aria pacifica.

Dal canto suo la ragazza era un pò in imbarazzo per tutti quei complimenti che tuttavia non bastavano a distrarla dalla tristezza che provava in quel momento.  

Dall’angolino in cui era stato quasi “relegato”, Itachi ascoltava tutta la conversazione e non sapeva cosa provare in quel momento. Però una cosa l’aveva capita: tutta la gente di quel posto amava Maya e finalmente anche lui stava cominciando a capire perché.

Maya era come un cristallo…pura e fragile e forse…forse era per questo che parlare di se stessa le veniva difficile.

 

...io non ho famiglia...

 

Cosa voleva dirgli con quella frase? Il ragazzo non volle insistere su quell’argomento, almeno per il momento.

“Ok, vi porto subito la crostata e il caffé.”

“Grazie Maya!”

“Grazie a voi!” rispose con la sua solita gentilezza.

Tornata nuovamente dietro il bancone, la ragazza si ritrovò a fissare il moro seduto: non sembrava affatto a suo agio, infatti aveva assunto una posizione completamente innaturale e rigida che sicuramente gli procurava dolore. Tuttavia non si smuoveva per nessun motivo.

“Tutto ok?”esordì Maya sinceramente preoccupata per lui “Non li finisci i biscotti?”

“Sto bene…”mentì Itachi “…magari li mangio dopo” concluse semplicemente.


È vero, Maya aveva segretamente ringraziato i due clienti che l’avevano tolta dai guai ma in cuor suo sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a scappare dall’argomento per molto tempo anzi, non doveva scappare. Fu proprio in quel momento, infatti, che la fanciulla decise che una volta tornati a casa gli avrebbe raccontato tutto.

Achimi per niente contenta di starsene buona, era uscita a litigare con il gatto di Yukia, che beatamente era uscito di casa e stava facendo la sua passeggiata mattutina. I due gatti erano nemici mortali, cosa alquanto strana visto che le padrone erano amiche per la pelle.

Comunque Maya, preoccupata che i due felini potessero farsi male (visto che l’ultima volta il povero dottor Nakamaru aveva penato per curare il povero gattone persiano, uscito sconfitto da un round all’ultimo sangue con Achimi), uscì di corsa, lasciando SOLO Itachi…che a quel punto si ritrovò in balia di quei carpentieri un po’ troppo curiosi.

Uno dei due uomini, infatti, si avvicinò al moro e dicendo “Eh…salve, piacere di conoscerti.” S’inchinò in avanti. Gesto del tutto inutile visto che il suo interlocutore non poteva vederlo.

In ogni caso il ragazzo bendato sorrise educatamente e chinando il capo esclamò un pacatissimo“Piacere.”

“Sei molto fortunato ad averla accanto, Maya è una ragazza d’oro”

‘Lo so’ pensò lui. Non era poi così difficile da capire una cosa tanto palese. Sì…in fondo anche un cieco come lui riusciva a percepire quanto fosse nobile e puro l’animo di quella giovane.

Nel frattempo l’uomo continuava a riempire d’elogi la dolce ragazza che si era allontanata per un po’, ma Itachi non disse nulla e ascoltava tutto in silenzio.

“Dai basta, il ragazzo ancora non sta bene… non gli rompere le scatole, vive con Maya, le sa già tutte queste cose!” disse l’altro uomo un po’ più anziano, rimasto seduto a leggere il giornale.

“Si hai ragione! Peccato che non può ancora vederla!”

“Sei proprio uno zuccone indelicato!” esclamò di rimando il collega.

Itachi desiderava tornare a vedere, non solo per vedere lei, ma per capire chi fosse…

“Scusate!!” esclamò Maya rientrando con i due gatti che si soffiavano a vicenda e cercavano di graffiarsi, tenuti per la collottola.

“Siete due gattacci!!!” li rimproverava lei. I due uomini scoppiarono a ridere, mentre Itachi poteva solo immaginare la scena comica che si presentava in quel momento.

E si sentì ancora più solo.

Nonostante ciò, il giovane aveva l’impressione che non fosse una cosa estranea da lui la sensazione di solitudine che provava e quasi inspiegabilmente cominciò ad innervosirsi sempre più. Forse era a causa della gran confusione o forse perché Maya non lo degnava di un minimo d’attenzione…ma una cosa era certa: era veramente infastidito.

“Maya ma Kero è qui? Ho sentito urla di gatti e le tue!” esclamò Yukia che era appena entrata, ma non appena vide i graffi sul nasino del suo ‘bambino’, cosi lo chiamava, urlò come una pazza

“Il mio tesoro!!” disse prendendolo in braccio e coccolandolo come un neonato “La tua gattaccia è orribile!”

“Se Kero non gli avesse fatto i dispetti da piccoli, ora non sarebbero a questo punto!” ribadì convinta la proprietaria del negozio di dolci.

“Sì, sì! Difendi pure quel demonio!!”

Mentre le due ragazze battibeccavano, Achimi scese a terra e saltò nuovamente sulla gamba di Itachi, piangendo coccole.

Lui non si fece pregare e comincio ad accarezzarla. Finalmente il nervosismo di prima stava passando…

Dopo un po’ anche Kero si liberò dall’abbraccio soffocante della padrona e uscì sculettando in maniera molto molto divertente.

“Tsk..!Gatto ingrato!” esclamò Yukia falsamente contrariata e fu proprio in quel momento che le due ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere.

 

“Yukia, prendi il solito?” le chiedeva la ragazza, mentre metteva la crostata nei piattini di porcellana bianca e due tazze di caffé sul vassoio.

“Oggi doppia razione” disse tristemente, sedendosi accanto Itachi “Salve Itachi.”

“Yukia.” rispose semplicemente.

“Perché doppia razione? Dove stavi andando?” le chiese Maya appena tornata dal tavolo dei due carpentieri.

“Ho il tirocinio all’ospedale di Konoha…”

Konoha…

Konoha…

Konoha…

…il villaggio della foglia…quel nome rimbombava nel cervello di Itachi come una pallina impazzita, n’aveva già sentito parlare? Ma quando? Dove?

Il ragazzo bendato s’impose la calma: non poteva permettersi di avere un’altra crisi che avrebbe costretto Maya a chiudere la pasticceria solo dopo un’ora di lavoro. Così inspirò a fondo per ben tre volte e fortunatamente si sentì subito meglio.

“Davvero?! Che bello, io non ci sono mai stata!”

“La prossima volta che c’è qualche festa ci andiamo, dicono che i ragazzi sono molti carini!”

Eh già, ma Maya che tipo era nel campo sentimentale? Era timida? Sfacciata? Itachi suo malgrado era curioso di conoscere questo lato del suo carattere. Infatti, aspettava la risposta con trepidazione.

“Yukia…se mai ci andrò, sarà solo per visitare il villaggio e non per abbordare perfetti sconosciuti!”

A queste parole Yukia gettò uno sguardo ad Itachi e sarcastica le rispose “Lo vedo!”

Maya la fissò male, molto male…così a quel punto la rossa prese il pacco che gli aveva preparato l’amica e dopo aver lanciato i soldi al volo, si volatilizzò.

Il moro per fortuna non se la prese: era abituato fin troppo alle stravaganze di Yukia. Tuttavia fu quasi sollevato nel ‘vedere’ che Maya non era come la sua amica infermiera che parlava sempre e solo di uomini tanto da avergli fatto venire il forte desiderio di non essere più curato da lei.

Anche i due carpentieri dopo aver pagato lasciarono il locale, ma di fatto i due ragazzi non rimasero a lungo da soli perchè visto che Maya aveva aperto (o forse per sola curiosità di vedere il ‘miracolato’) tutti si erano catapultati al negozio.

Chi ordinava biscotti, chi torte per i compleanni dei loro figli, chi si presentava al giovane e come sempre dicendo quanto fosse stato fortunato ad essere salvato da Maya.

Itachi si sentiva un po’ confuso da tante moine, ma avvenne che una signora anziana mentre aspettava in fila per i biscotti dicesse una frase strana:

“E’ tanto cara, peccato che non riesca a trovare un fidanzato!”

“Si, ma ti ricordi bene cosa le è successo” disse un’altra.

“Povera piccola” esclamò l’altra di rimando.

Itachi però non si poté trattenere così, anche se con evidente titubanza, esordì con un discreto “Mi scusi signora…”

“Si, caro dimmi” rispose gentile la signora.

“Posso chiedervi cosa è successo a Maya?”

La signora stava per aprire bocca, quando la ragazza che aveva sentito la domanda, urlò:

“Signora Hikaru ecco i suoi biscotti!!”

La signora prese la confezione, le diede i soldi e uscì.

Maya sospirò sollevata, per stavolta l’aveva scampata bella.

Poteva raccontargli della sua famiglia, ma di quella storia assolutamente no.

 

Arrivarono infine le 13, era ora di chiusura. Maya aiutò Itachi ad alzarsi, chiuse tutto e fece uscire Achimi che cominciò ad avviarsi verso casa.

Per tutto il tragitto Itachi e Maya non parlarono, era tutto cosi silenzioso, le strade deserte. Erano tutti a casa a pranzare con i rispettivi cari.

Lui, taciturno come al solito, forse aspettava che Maya parlasse per prima. Lei non riusciva a dire nulla, troppo presa a ripetersi mentalmente cosa raccontargli. Erano soli al mondo, ma alla fine entrambi si ritrovarono a pensare che farsi compagnia non era affatto male.

Rientrati a casa, la ragazza fece accomodare il ragazzo mettendogli un cuscino sotto la gamba. Oggi avrebbero pranzato sul kotatsu.

Maya preparava il cibo, ma era assorta dai suoi pensieri. Ormai era inutile attendere oltre e fu proprio per questo motivo che Itachi la scosse dal suo torpore facendole la fatidica domanda.

“Che vuol dire che non hai famiglia?”

La ragazza fece cadere il coperchio della pentola a terra schizzandosi le mani con le gocce bollenti.

Itachi si spaventò per lei, sentendo il rumore metallico e sordo creato dall’oggetto.

“Maya?”

“Sto bene, erano solo gocce calde…ahi…”

“Ti sei bruciata?”

“No…” rispose ancora, rimanendo ostinatamente a scrutare i fornelli.

“Maya… sarò anche cieco, ma ho capito che mi stai dando le spalle”

“Avevo intenzione di dirtelo arrivati a casa, ma non so come cominciare…”

“Dall’inizio”disse lui senza il timore di sembrare un insensibile.

La ragazza si tolse il grembiule e lo poggiò sul tavolo e si sedette accanto a lui. Non riusciva a guardarlo, fissava le proprie mani conserte poggiate sul tavolo.

Le stringeva convulsamente, cercando il modo meno doloroso per cominciare a raccontare la sua storia.

“Mia madre…” iniziò con difficoltà e deglutendo più volte a vuoto, poi però continuò con più coraggio “…mia madre fuggì dal suo villaggio natale a causa della guerra, era incinta di me, non so di che villaggio fosse, né chi fosse mio padre. Purtroppo era già al sesto mese, e camminare troppo era faticoso. Chiese riparo in questo posto, in questa casa…dove viveva una donna che aveva perso il marito e i figli per colpa delle guerre.”

Le famose guerre ninja…

Itachi ascoltava in silenzio quel triste racconto…sentiva che per lei non era facile ricordare certi eventi.

Chissà quante famiglie erano state distrutte dalla guerra…

La guerra era una cosa orribile, sentire anche solo quella parola gli dava molto fastidio. Nella sua vecchia vita forse la pensava nello stesso modo?

Si sentiva impotente, non vedeva, non ricordava e non poteva aiutarla…non serviva a nulla.

 

“Non servi alla causa se la pensi così Itachi, mi dispiace. Eri come un fratello per me…”

 

Il volto di quel ragazzo, era come tutti gli altri, sfocato e irriconoscibile.

Basta. Non voleva pensare a sé stesso al momento. Maya l’aveva salvato e adesso aveva bisogno della sua presenza.

“Mia madre rimase in questa casa per i 3 mesi successivi, in primavera sono venuta al mondo e in autunno lei è sparita, lasciandomi qui. Non ricordo nulla di lei. La nonna invece mi ha cresciuta, mi ha dato una casa, mi ha insegnato tutto quello che sapeva: era una studiosa che faceva dolci, il negozio era suo.” disse sorridendo con nostalgia e ripensando ai giorni in cui quella donna così gentile le insegnava a cucinare.

Era riuscita ad evitare l’altro argomento, ma non voleva che lui sapesse niente. Non ripensava mai a quel periodo, non voleva che ci fossero ancora quei incubi terribili che le distruggessero il sonno…   

 “Purtroppo due anni fa la nonna ci ha lasciato e adesso siamo io, Achimi e…tu, Itachi”

Il moro non s’aspettava una simile affermazione, alzò leggermente il capo prima a destra e poi di nuovo rivolto verso di lei, sentì una strana sensazione che non seppe decifrare  “Io…”

“Sì, Itachi… lo so che un giorno te n’andrai, forse tu hai delle persone che ti cercano…e forse io non ho questo concetto bene in mente perché sono abituata a pensarmi solo come Maya.”

Si alzò senza dire più niente, per riprendere a cucinare, girata verso il lavandino a pelare le patate, piangeva lacrime silenziose, sapeva che presto anche lui sarebbe andato via, come tutti…ma chissà perché il fatto che anche Itachi potesse sparire dalla sua vita la rendeva davvero infelice.

 

Lady_KuroiNeko e Deliaiason88:

Grazie a tutte le persone che seguono!

1 - allychan
2 - Anima
3 - Cavallina_Bianca
4 - Crystal Alchemist
5 - damnedmoon
6 - ery twohands
7 - fenicex8
8 - haily
9 - ladysakura
10 - lella95
11 - leo miao
12 - Liby_chan
13 - maninja87
14 - masychan
15 - NarayaEdea
16 - Rukia_Chan
17 - Saiyo83
18 - SaphiraLearqueen
19 - Sasori_Danna
20 - Serenity452
21 - Yuki no Hime
22 - zibha

Zibha: Beh che dire, scusa per il ritardo con cui postiamo il capitolo anche noi abbiamo avuto un po’ di problemi al pc! Speriamo però che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Baci

damnedmoon: Sai, io credo che Kisame non voglia tutto questo bene ad Itachi…lo rispettava perché secondo me ne aveva terrore. Comunque Itachi dopo la storia si prenderà un periodo di riposo ^_^ Ti eri quasi avvicinata per la storia di Maya, brava! Siamo contente che ti sia piaciuto il capitolo! Baci

Saiyo83: Salve, grazie per la recensione. Sei un vero genio, hai capito al volo che Maya aveva un negozio di dolci!!! ^_^

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


capitolo 5

Capitolo 5

Dopo qualche giorno Itachi riprese a camminare in maniera quasi autonoma, aiutato dalla sua salvatrice. Ogni giorno andavano al negozio, tanto che oramai il moro era diventato uno di loro. Tutti passavano a salutarlo e a chiedere come stava, ricevendo la solita risposta seria “Sto bene, grazie”

Maya aveva capito che troppe attenzioni gli davano fastidio e non sapeva come uscirne, ma doveva ammettere che a volte era addirittura divertente vederlo districarsi tra pettegole e bambini gelosi del fatto che lui avesse la possibilità di mangiare tanti dolci gratis. Ma anche se il ragazzo mostrava di avere molta, troppa pazienza, era evidente che non avrebbe retto a lungo. Di questo la dolce ragazza ne era fin troppo consapevole.

“Sai Itachi…” cominciò Maya, mentre si dedicava alle cure giornaliere.

“Hm?”

“Sei molto paziente con i bambini, mi sa che ti adorano.”

“Certo, perché gli passo i biscotti di straforo.”rispose ironico.

La ragazza rise di cuore, ma poi un pensiero le oscurò la mente, aveva esperienza con i piccoli, giusto? Non è che magari… avesse un fratellino o peggio dei…figli?

Ma come faceva ad avere figli? Troppo giovane! Troppo giovane! TROPPO GIOVANE!

Eccola di nuovo con le sue dannate e inopportune gelosie per quel bel ragazzo. Era veramente impossibile per lei poterle in un qualche modo sopprimere.

Dal canto suo Itachi continuava imperterrito a passare “di nascosto” i biscotti ai bambini. Era veramente buffo, quando faceva così. Fortunatamente la sua salute non faceva che migliorare, stesso discorso per i suoi occhi malati: infatti, all’ultima visita, Yukia aveva visto che la retina stava riprendendo la pigmentazione del colore originale. E la pupilla quindi era meno infiammata.

Nel ricordare l’ultima visita medica, Maya ebbe un sussulto e in un attimo si ritrovò a pensare nuovamente al suo aspetto fisico. La domanda “Gli piacerò?” le rimbombava in testa come una melodia di un vecchio carillon, ma allo stesso tempo le sue dita….tremavano. Tremavano dalla paura, questo è vero, ma anche dall’eccitazione. Bella o brutta che fosse, la ragazza desiderava ardentemente che gli occhi di quel giovane la guardassero. Che la ammirassero. Che ne rimanessero in un qualche modo incantati. Anche se lei a dire la verità si reputava una ragazza dalla “bellezza scialba”.

Poi pensò anche alla sua casa: temeva con tutto il cuore che ad Itachi non potesse piacere quel rifugio così vecchio, piccolo e arredato semplicemente…o addirittura la coda un po’ storta e spelacchiata di Achimi.

“Itachi-sa- -! Ehm…Itachi...” l’abitudine a chiamarlo così non ne voleva sapere di svanire del tutto.

“Mh?”

“Prima che Yukia se n’andasse, le ho chiesto se potevo aiutarti a fare un bagno, se era possibile visto le tue ferite…sì insomma…immagino sia un po’ fastidioso per te non…” ma si interruppe. Ogni volta che provava a parlargli dopo avergli confessato quasi tutto il suo passato, Maya si sentiva stupida. Svuotarsi in quel modo e con uno sconosciuto poi…doveva essere pazza.

“Va bene.”

“…”

“Dico davvero.”aggiunse lui constatando che il silenzio della fanciulla celasse una sorta di sorpresa.

“…o-ok. Potrò toglierti le bende. Yukia mi ha detto che i vapori dell’acqua ti faranno bene e che è probabile che riprenderai la vista a breve. E poi…finalmente potrai rilassarti, hai i muscoli molto tesi”

Oh sì. Eccome se ce li aveva, i muscoli. Per la parte un po’…pervertita di Maya era un vero piacere potergli cambiare le bende e allo stesso tempo carezzare e contemplare la perfezione di quel corpo maschile. Poteva benissimo immaginare come quelle spalle larghe e quelle braccia forti potessero circondare il suo corpo minuto con facilità e fu proprio in quel momento che si sentì investire da una violentissima vampata di calore, tanto che poi si portò immediatamente e per l’ennesima volta la mano destra davanti alle labbra, spaventata da quel suo lato cattivo.

“Itachi, riesci ad alzarti da solo? Vado a prendere il necessario e torno subito” disse la giovane, mentre si apprestava a lasciare la cucina con passi eleganti e silenziosi.

Mentre aprì il fusuma però diresse per un’ultima volta il suo sguardo verso il giovane: vide che lui aveva un’espressione stralunata e che continuava a rimanere immobile e con i piedi sotto il kotatsu. A quanto pare gli piaceva il calduccio. Achimi invece dormiva beatamente.

In quel momento la fanciulla s’intenerì e non appena Itachi soffocò un piccolo starnuto a Maya venne quasi da ridere. Poi si decise finalmente che era ora di muoversi e, infatti, iniziò a percorrere lo stretto corridoio che portava al bagno, ma si fermò un attimo e diede una sbirciatina fuori: l’aria non era troppo frizzante e il cielo era limpido, illuminato da un ultimo, fascinoso quarto di Luna.

Ci pensò un po’su e alla fine decise di preparare il necessario affinché Itachi facesse il bagno all’aperto. Con gran fervore prese dall’armadietto del bagno un asciugamano grande ed uno piccolo e il bagnoschiuma, le nuove garze e del disinfettante per precauzione e si affrettò ad uscire dal bagno, ma sbatté contro qualcosa.

“Ahio…ma che…?”

“Ah, bene. Sono riuscito ad arrivarci.”

Era lui. Senza l’aiuto di Maya ce l’aveva fatta.  Tastando continuamente le pareti e avanzando con lentezza e circospezione Itachi era davvero riuscito ad arrivare al bagno. Respirava un po’ a fatica a causa del suo cuore stanco, ma la fanciulla notò immediatamente la soddisfazione che incurvava le labbra di quell’uomo.

E sorrise.

Poi raccolse tutto ciò che le era sfuggito di mano a causa del precedente scontro e prese sottobraccio quello che per una volta desiderò considerare il suo lui. Lo trascinò raggiante e quasi non si accorse che invece alle ferite del giovane non piaceva affatto tutta quella frenesia, ma lui non si permetteva di farglielo notare. Riusciva benissimo a capire che l’umore di Maya era migliorato di molto e perciò decise altruisticamente di lasciarla fare.

Quello che tuttavia non capiva era perché la giovane lo stesse di fatto spostando da quello che lui aveva imparato a capire che era il bagno.

“Maya, ma dove…?”annaspò come meglio poteva, almeno fino a, quando non sentì sulla sua stessa pelle l’aria dolce della sera. E capì.

“Non avevo inteso che non avessi la vasca da bagno, io invece nel mio- -!!” e all’improvviso una lancinante fitta alla testa. Rammentò in un attimo una gran vasca da bagno, un lungo corridoio in legno, degli alberi di pino, un piccolo stagno con dei pesci e lo shishi odoshi che scandiva il tempo. Poi…quello che sembrava uno stemma.

Bianco e rosso.

Si accasciò improvvisamente per terra, diviso in due da quell’insopportabile emicrania. Era una villa quella che aveva ricordato: una bellissima villa ricca di storia ma anche di…vuoto. Vuoto e disperazione. Poi ancora una volta vide quello che sembrava sangue.

“Itachi, ti senti bene?”chiese Maya apprensiva.

“…sì…credo di…aver ricordato qualcosa…”

Un fremito scosse immediatamente il corpo della fanciulla che in seguito e con voce tremante provò ad aggiungere un dimesso “Ti va di raccontarmi?”

“No.”rispose secco lui.

Maya avrebbe tanto desiderato potersi indispettire per quel comportamento incomprensibile, ma sapeva bene che sarebbe stato solo uno spreco di energie. Quella era una sera speciale, era una sera in cui il suo umore era davvero alle stelle e perciò non aveva alcuna voglia di sprecare quell’occasione così ghiotta. Fu proprio in quel momento che tirò un lungo sospiro e aiutò Itachi a scendere il primo gradino e poi il secondo.

Erano finalmente in giardino.

Alla loro destra li aspettava una tinozza di legno a misura d’uomo con alle sue estremità delle lamine di ghisa. Sotto di essa vi erano due grossi blocchi di pietra, della legna e un consistente tubo collegato all’interno della casa. Nel giro di pochi minuti Maya verso l’acqua bollente preparata in precedenza nella grande tinozza, accese il fuoco e controllò con la mano destra se la temperatura dell’acqua era gradevole. Mentre lei preparava il tutto Itachi, prontamente messo da Maya in un angolo recondito del giardino, si svestiva.

Faceva tutto con molta più scioltezza rispetto ai primi giorni, infatti, l’ustione al braccio destro non ‘tirava’ più così tanto e stessa cosa valeva per la ferita alla coscia, tant’è che l’uomo potette passarsi un piccolo asciugamano intorno alla vita senza alcun problema.

“Itachi, qui è tutto pronto. Quando vuoi vieni pure che ti aiuto a salire”

“Mh”rispose lui, mentre usciva allo scoperto, lasciando Maya completamente in catalessi. L’aveva salvato e l’aveva curato, ma…non era di certo così…NUDO. Mentre il giovane avanzava insicuro, il cuore di lei martellava violento contro il suo petto.

Si ritrovò quindi a pensare le cose più assurde: ad esempio << E come faccio se gli cade l’asciugamano? >> oppure << Come faccio se mi cade direttamente addosso??!! >> era veramente nel panico, panico che tuttavia svanì…non appena la fanciulla udì la voce pacata di quell’uomo.

“Maya?”

“…”

Itachi aveva il potere di agitarla e calmarla allo stesso tempo. Era un qualcosa d’indescrivibile a parole.

“Ho sbagliato strada?”

“N-no!”rispose lei, uscendo finalmente da quel turbinio di pensieri e timori “Avvicinati”disse. “Vieni avanti, ti fermo io, quando è il caso”e così Itachi fece esattamente tutto ciò che le propose la ragazza. Avanzava più tranquillo questa volta.

Sembrava che per la prima volta in tutto quel tempo trascorso insieme, lui si fidasse della dolce proprietaria del negozio di dolci e quella sensazione non era affatto sgradevole perché il giovane finalmente non si sentì fuori posto.

Così, lasciandosi alle spalle le sue sciocche turbe adolescenziali, Maya afferrò con decisione la mano destra di Itachi e lo condusse al primo gradino che portava alla grande tinozza in legno.

“C’è un gradino qui.”enunciò quasi sottovoce, al che l’uomo alzò il piede destro, poi il sinistro e salì “Poi poggia la mano sul bordo e cerca di scavalcare, dovresti farcela senza problemi.”

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, e vedendo che comunque le forze glielo permettevano, cominciò a scavalcare. Maya dal canto suo chiuse gli occhi per evitare di posare lo sguardo in punti indesiderati. Poi, dopo essersi sollevata le maniche del suo kimono a fantasia floreale, salì anche lei il gradino e si ritrovò a tu per tu con il suo protetto che nel frattempo si era immerso nell’acqua bollente.

“È di tuo gradimento o è troppo calda?”

“No. È perfetta.”bisbigliò con un tono molto rilassato e sospirando volse il viso verso il cielo. Aveva un che di nostalgico quel suo modo di fare.

“Vorrei provare a toglierti le bende, Itachi.”disse all’improvviso Maya mentre imbeveva una spugna nell’acqua. “Se abbiamo fortuna riuscirai a vedere questo cielo stellato. Ti assicuro che è meraviglioso questa sera”

“La…”cominciò perplesso “…tua amica ti ha dato il permesso?”

“Sei scettico?”

Ma non rispose, provocando in lei un comportamento giocoso. Infatti, iniziò a detergergli le spalle, facendo in modo che la schiuma del bagnoschiuma aumentasse di volume a dismisura. Era profumata. Profumata e fresca.

“Sì, me l’ha dato…”e lasciando quella frase in sospeso, la giovane stese le braccia in avanti, portando poi le sue piccole mani sulla benda che isolava Itachi dal resto del mondo. Da lei.

Nel frattempo era arrivata anche Achimi, che miagolando e stiracchiandosi pigramente li osservava curiosa.

“…e vedrai anche la piccola Achimi!”aggiunse mentre sganciava la benda candida che lentamente liberava i capelli lisci e scuri del giovane che all’improvviso puntualizzò:

“Vedrò te.”

Le guance della ragazza s’incendiarono in un batter d’occhio. Non voleva che la vedesse in quello stato, ma soprattutto ora desiderava che gli occhi di quell’uomo tanto misterioso non fossero ancora pronti. Oh, come si sbagliava. Infatti, non appena le bende scivolarono via da quei lineamenti perfetti e pregni di fascino, Itachi provò a smuovere lentamente le palpebre.

Ma era difficile. Tremendamente difficile.

Era come se…le ciglia e tutto il resto fossero arrugginite. Anche la pallida luce lunare cominciava ad infastidire quelle iridi di cui Maya era curiosa di conoscere il colore, ma il giovane non desistette e con grande forza d’animo riuscì ad aprire gli occhi.

Ora erano ridotti ad una sottilissima fessura che, di fatto, non serviva a fargli capire se poteva vedere o no. Itachi conosceva bene i colori del mondo, sapeva che il cielo di notte è nero, che l’erba è verde o il tronco degli alberi marrone…ma desiderava imparare anche i colori di Maya che immaginava con delle calde tonalità pastello.

Dal canto suo, Maya si nascose dietro la tinozza: aveva il terrore di non piacergli per niente.

“Maya…”esclamò, mentre tentava di aprire ancor di più gli occhi “…Maya…” ripeté ad ogni tentativo, fino a, quando non scorse una leggera luce azzurrina. Ci mise parecchio tempo per riuscire a mettere a fuoco tutto ciò che lo circondava e nel giro di circa dieci minuti distinse chiaramente l’acqua trasparente che circondava il suo corpo, la sua pelle, le sue mani [con le unghie smaltate che tanto lo preoccupavano], la piccola Achimi che si era appena avvicinata a lui. Ma Itachi voleva vedere altro.

Voleva vedere lei: la dolce pasticcera che gli aveva salvato la vita.

“Maya…dove sei?” chiese irritato non vedendola comparire nel suo campo visivo. La giovane, che, di fatto, non aveva capito che il suo protetto aveva riacquistato la vista, sbucò fuori convinta che lui non la vedesse ed esclamando “Eccomi! Non preoccuparti, sono sicura che la prossima volta ce la farai…”si avvicinò a Itachi, a quelle iridi che finalmente poté constatare che erano nere e bellissime proprio come quei lunghi capelli. Ne rimase rapita.

“Maya…”sussurrò lui, trafiggendo le iridi di un blu intenso della giovane, che sussultò non appena realizzò che Itachi poteva vederla, si portò le mani sopra le guance e gli voltò le spalle intimorita da quelle che sarebbero state le considerazioni del ragazzo sul suo aspetto fisico.

Ma in quel momento lei udì l’acqua della tinozza muoversi e in contemporanea la voce profonda di Itachi che chiamava il suo nome: lui la prese per il polso della mano sinistra e la girò davanti a sé.

“Ita…chi…”mugugnò paralizzata. Lui era in piedi e la fissava. Fissava ogni singolo dettaglio della sua fisionomia: le labbra né troppo piene né troppo sottili ma rosse e invitanti, il nasino piccolo e leggermente a ‘patatina’, le sopracciglia sottili e chiare, gli occhi grandi e luminosi…profondi come il mare.

E i capelli. Quei capelli lunghi e soffici in cui aveva affondato il suo viso inspirandone il profumo inebriante. Capelli castani e ondulati che addolcivano ancor di più l’ovale del viso roseo della fanciulla e che sfuggivano ribelli al fermaglio che tentava di raccoglierli verso l’alto. 

Capelli che desiderava toccare, come quella volta di pochi giorni prima.

“Perché ti nascondevi? Avevi paura di me?”

“…”

“…”

“…n-no, è che….” mentì lei, mentre tentava di sfuggire a quei carboni ardenti e penetranti. Il rossore del suo viso non si era affatto attenuato.

“…sono onorato di poterti vedere, Maya.”esclamò lui con voce carezzevole, mentre le sollevava senza pretese il mento piccolo e candido “Superi di gran lunga la mia limitata fantasia…”

E a quelle enigmatiche parole il suo cuore si fermò.

Il ragazzo invece decise di non metterla ancora in imbarazzo e di ritornare a mollo, ma di fatto non staccò minimamente gli occhi da quella fanciulla così graziosa che ora stava carezzando la piccola micia.

Sì sentì strano. Come se il suo corpo formicolasse. E poi uno strano languore in fondo alla gola, fino allo stomaco.

Quella ragazza non solo era dolce, gentile e capiva cosa fosse la solitudine ma era così deliziosa in quel suo aspetto di fiore appena sbocciato, che in lui crebbe…anzi, si manifestò in maniera fortemente evidente un forte sentimento di attrazione.

Non era più soltanto gratitudine verso di lei. Itachi sentiva qualcosa di più.

Qualcosa di più.

“Itachi-san…”riprese lei con quel tono formale che serviva a tenersi a distanza da quei suoi desideri peccaminosi verso il bel tenebroso “…forse sarebbe meglio che uscissi. Non vorrei che la pressione ti calasse all’improvviso…lo sai che il tuo cuore…”

“È malridotto” continuò lui per lei “E anche un po’ confuso” aggiunse lasciandola tra mille dubbi.

“A-ah…forza, Achimi! Scendi, su!”ordinò alla gattina “Andiamo, è anche ora della medicina, Itachi-san”.

E detto questo i due ragazzi, in compagnia del fedele animaletto, lasciarono il giardino per poter rientrare di nuovo dentro casa.

L’odore virile di Itachi mescolato al dolce profumo del bagnoschiuma, però…era forte e impertinente, tanto che a Maya girò quasi la testa.

Ora che lui poteva guardare tutto di lei, per la giovane diventò tutto improvvisamente più difficile e il timore di commettere di nuovo quel tipo di errore albergava infido nel suo cuore, lasciandola sprofondare in un oblio senza fine.

“Chissà cosa accadrà, quando riavrai i tuoi ricordi…”pronunciò sottovoce da sotto le pesanti coltri del suo futon “…non voglio che succeda. Non voglio…”e così sprofondò in un sonno senza sogni mentre, nella stanza accanto, il suo protetto guardava impassibile il soffitto.

L’ultima cosa che Itachi ricordò di quella notte, fu il continuo canto di un grillo.

 

Lady_KuroiNeko & Deliaiason88:

 
Salve! Scusate il megaritardo! Ma questi pc a volte fanno davvero brutti scherzi!!! Comunque speriamo vivamente che il capitolo vi piaccia e ci perdoniate il fatto che  vi facciamo aspettare tanto!

Un sempre grazie a:

1 - allychan
2 - Anima
3 - Ayashi683
4 - Cavallina_Bianca
5 - Crystal Alchemist
6 - damnedmoon
7 - ery twohands
8 - fenicex8
9 - haily
10 - kla_cat92
11 - ladysakura
12 - lella95
13 - leo miao
14 - Liby_chan
15 - maninja87
16 - masychan
17 - NarayaEdea
18 - Rukia_Chan
19 - Saiyo83
20 - SaphiraLearqueen
21 - Sasori_Danna
22 - Serenity452
23 - Targul
24 - Yuki no Hime
25 - zibha

 

Saiyo83: ciao, ma che bello poter vedere il futuro! Xdxdxd, possiamo immaginare che sia davvero ‘seccante’ e stancante! Comunque grazie per i complimenti, ma puoi scrivere la tua ff, non credo ci siano problemi al riguardo, poi decidi fai come meglio credi ^_^

Zibha: Ciao, no, Maya non è un Uchi. Grazie per i complimenti, non ti preoccupare, le recensioni non devono essere dei papiri! ^_^  Io stessa quando le lascio sono molto diretta ed essenziale!

kla_cat92: Salve! Ma grazie per l’entusiasmo! Siamo felici che ti sia unita alla ‘banda’ e che ti piaccia la nostra storia! Baci baci

Sasori_Danna: Ciao, grazie, la storia è ambientata subito dopo lo scontro tra Sasuke e Itachi, quindi si, è stato il fratellino a ridurlo cosi…
Per Maya e per questo piccolo segreto che nasconde ancora c’è tempo prima di scoprirlo ^_^ Comunque scusaci per l’enorme ritardo, ma quando i pc si guastano sono seccature e dolori! Baci

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


capitolo 6

Capitolo 6

 

Anche se si era addormentata con uno stato d’animo molto vicino al turbamento, il risveglio di Maya fu uno dei più dolci da molto e molto tempo.

Aveva sognato gli occhi di quell’uomo che la trafiggevano, che la scrutavano fin nel profondo…e poi…le sue braccia possenti che le cingevano la vita. Questa volta però non si vergognò affatto di aver ospitato Itachi nel suo mondo onirico, anzi. Desiderava ardentemente che anche nel mondo reale succedesse qualcosa del genere.

Quell’uomo la portava alla perdizione. Era come se fosse la personificazione del peccato.

Un peccato molto affascinate, però. Doveva ammetterlo.

Mai nella sua vita aveva provato un tale trasporto per un uomo. Nemmeno quella volta.

Maya era felice. Era felice che Itachi avesse riacquistato la vista. Era tutto perfetto. L’unica macchia nel suo cuore erano quelle strane frasi che lui le aveva detto…che voleva dire?

Se ci ripensava ancora arrossiva, così per auto-censurarsi si premette il cuscino sulla faccia e scalciò in aria. Ma si poteva essere più matte di così?!

 

Era già giorno, un nuovo giorno di lavoro, pigramente s’alzo e con lei anche la micia cominciò a zampettare stiracchiandosi in tutte le maniere possibili. Era buffissima.

Dopo essersi preparata, come sempre Maya si premurò di andare a svegliare Itachi, ma… con grande sorpresa lo trovò già in piedi e vestito.

“Buongiorno…” disse semplicemente lei, un po’ affranta. Constatare che ormai il ragazzo era perfettamente autosufficiente le mandò il cuore in gola.

‘Adesso non ha più bisogno di me…’ pensò sconfitta ma mantenendo il suo sorriso.

“Ciao, Maya”rispose lui educatamente, mentre volgeva lo sguardo alla finestra.

Da quanto tempo si era svegliato? Poteva veramente guardare la luce del Sole senza avere problemi? Quante domande affollarono la mente di Maya…domande senza risposta.

“Io…volevo avvisarti che la colazione è quasi pronta, Itachi-san.”disse lei, mentre stringeva con forza il listello di legno del fusuma. Se avesse potuto, avrebbe conficcato le sue unghie nella sottile carta di riso fino a bucarla.

“Grazie, arrivo.”esclamò lui piatto, al che lei non rispose e chiuse la porta scorrevole dietro le sue spalle.

 

Dieci minuti dopo entrambi erano comodamente seduti, nel silenzio più assoluto. 

Nel momento in cui Itachi fissava tutti gli oggetti per ricordarne l’utilizzo, spuntò un sorrisetto abbozzato dalle sue labbra e Maya pensò di essere morta e finita in paradiso.

Osservava il moro prendere le Hashi e lentamente assaggiare tutte le pietanze come se fosse la prima volta. Ma il ragazzo, sentendosi un paio di occhioni blu addosso, alzò il viso interrogativo.

La ragazza divenne color pomodoro e girò il viso di lato fingendo di aver fatto cadere delle briciole.

 

Successe altre tre o quattro volte i loro sguardi s’incrociavano, si cercavano. Desiderosi di osservare senza essere colti in flagrante.

Itachi dal canto suo trovava difficoltoso non guardarla. Certo, aveva immaginato una ragazza bellissima, ma lei era addirittura stupenda. Ma allora perché? Perché temeva che fosse cosi sbagliato sentire e provare quelle sensazioni per lei?

C'era una sorta d’inquietudine in fondo al suo cuore: come se in un passato non troppo remoto si fosse precluso la possibilità di lasciarsi andare.

 

“Bene Itachi-san, adesso si va al negozio.”esordì la giovane, mentre rimetteva tutte le stoviglie appena lavate nella credenza “Sono felice, sai? Finalmente potrai vedere il mio villaggio!”

“Hai ripreso ad usare il suffisso, Maya.” disse il ragazzo mentre finiva di bere il the, ignorando completamente le parole della giovane. “Non lo fare. Non lo usare, m’infastidisce” proseguì severo.

Non ricordava nulla (o quasi) del passato ma quanto pare era un tipo che non adorava particolarmente il fatto di dover ripetere un concetto più e più volte. Si stupì di questo.

“Ah…ecco io…” lei cercava di trovare una scusa plausibile, ma non c’era niente da fare e così si limitò a dire“Scusami, Itachi…” sorridendo dolcemente. Poi finalmente entrambi si decisero ad uscire dalla modesta casa di Maya e si incamminarono, sottobraccio.

Solo per sostenerlo, vero?

Il ragazzo rimase spiazzato dalla bellezza di quel minuscolo villaggio: era completamente immerso nella natura e il profumo dei fiori arrivava alle sue narici, facendolo sentire ancora meglio. Ormai quelle emicranie erano passate, ma a volte gli capitava di udire tante voci differenti che chiamavano il suo nome. Era inutile sforzarsi di ricordare, perciò prese un bel respiro ed espirò tutto in una volta.

‘ Se è destino, ricorderò…altrimenti…mi va bene anche così’ pensò lungimirante.

Poi finalmente Itachi si accorse che accanto a lui, precisamente alla sua sinistra, camminava a piccoli passi la gattina Achimi. Aveva il manto rosso e bianco, le zampette erano bianche e il grazioso nasino era rosa. Faceva veramente tenerezza.

La gatta si voltò a guardarlo e dopo aver miagolato solo uno striminzito “Mao!” corse fin davanti la porta d’entrata.

Dall’angolo però spuntò il nemico della gatta: i loro sguardi s’incrociarono, Achimi soffiò pericolosamente in direzione del persiano che invece di attaccare pensò bene di girare pacificamente l’angolo. ‘Peccato’ pensò il ragazzo, avrebbe voluto vederli litigare e magari vedere Maya rincorrerli e rimproverarli come fossero due bambini.

“Quello era il gatto di Yukia?”

“Già, povero gatto, non capisco perché Achimi non lo perdoni…”

“Magari ha solo una cotta per lui…”

A queste parole Maya divenne rossa rossa e bisbigliò “Itachi, i gatti non hanno questi grilli per la testa…!” guardando altrove.

Lui invece non capiva perché lei provasse vergogna, quando si parlava di determinati argomenti. Eppure era troppo buffa, cosi tenera e innocente e lui invece? Chi era? Che faceva nella vita? Quel diavolo di smalto oramai corroso che voleva significare?

“Maya appena torniamo a casa, vorrei togliere questa robaccia dalle unghie…” disse quasi pensandolo, la ragazza lo guardò un po’ stranita, poi sorridendo disse:

“Certo Itachi, però devo chiedere a Yukia. Io non uso questi prodotti e…”ma si zittì all’istante. Come sempre aveva parlato a sproposito e, infatti, si affannò subito ad aggiungere “N-Non voglio dire che tu sei…”

“Ho capito. Non preoccuparti. È veramente strano vedere un uomo con lo smalto…”constatò lui mentre sfregava l’unghia dell’indice su quella del pollice con un fare decisamente disinteressato.

La ragazza annuì semplicemente temendo di aver fatto la figura della stupida e strinse maggiormente la presa sul braccio di lui. Quanto, quanto avrebbe voluto poggiare la testa su quella spalla e abbandonarsi totalmente tra le sue braccia.

Sì, Maya aveva decisamente la tendenza a sognare ad occhi aperti. Chissà cosa avrebbe pensato lui semmai lei avesse davvero dato retta all'istinto: forse l'avrebbe giudicata frivola? Forse si preoccupava davvero troppo.

 

Nel giro di pochi minuti arrivarono al negozio senza problemi e Itachi prese il suo solito posto, magari per approfittare della distrazione di lei e…poterla osservare più accuratamente.

Achimi invece si posizionò sulla finestra e precisamente sulla tenda che era di poco più lunga. Maya guardò l’animaletto con una vaga espressione di disappunto: prima non faceva che sgridare la piccola micia perché le riempiva di pelo la sottile stoffa della tenda ma vedendo che comunque la piccola continuava volentieri a occupare il suo ‘posto d’onore’, alla fine la dolce pasticcera aveva deciso di arrendersi. Sì, in fondo…Achimi non da’ fastidio a nessuno.

 

Poi la mattina di Itachi trascorse come al solito: il continuo via vai di gente che lo salutava, lui che riconosceva le voci e salutava di rimando. Personalmente non era più di tanto infastidito da tutto quel trambusto, ma una cosa la temeva, anzi delle persone.

Ed eccole, infatti, richiamate forse da una qualche maledizione: le comari che venivano a comprare i soliti biscotti al cioccolato per i nipotini. Non impiegarono poi molto tempo per accorgersi che Itachi aveva riacquistato la vista e lo asfissiarono con le loro sciocche domande, tanto che alla fine l’uomo si trovò costretto a congedarsi educatamente rifugiandosi nel piccolo ripostiglio alle spalle del bancone. Da lì comunque ascoltava placido la conversazione.

“Maya, lo sai vero? Per la festa devi portare questi biscotti!” le disse una donna truccatissima e in sovrapeso mentre indicava quelle delizie al cioccolato.

“Festa?”chiese la pasticcera cadendo dalle nuvole “Già è vero! S’avvicina il 5 maggio, la festa dei bambini!”

“Sì, allora già che si siamo mi prenoto per la torta al cioccolato bianco!”esclamò quasi con prepotenza la donna.

“Sei la solita! Anche alle feste la fai lavorare!” la rimproverò l’amica che comunque sorrideva divertita.

“Ma no…per me è un piacere! È il mio lavoro” intervenne la ragazza facendo un leggero inchino. Osservandola Itachi non capiva perché fosse così accondiscendente: ‘Ogni tanto ti farebbe bene dire di no’ pensò mesto.

“Davvero? Allora in questo caso io prenoto la crostata alla marmellata d’albicocche” disse la terza signora stringendo con gli occhi luccicanti le mani di Maya che a causa dell’imbarazzo non riuscì a spiccicare nemmeno un semplice “D’accordo”.

“Sei un tesoro! Fortunato chi sarà a sposarti” disse alzando la voce e guardando in direzione del ripostiglio in cui si era rifugiato Itachi.

Maya non rispose nuovamente e dopo aver incartato i biscotti le salutò allegramente. Quando il campanellino della porta risuonò, finalmente poté tirare un sospiro di sollievo ed accasciarsi distrutta sulla prima sedia a disposizione del suo sederino.

‘Uffa, ma perché mi fanno fare queste brutte, figure?’ pensò irritata la ragazza mentre volse lo sguardo a Itachi che stava uscendo dal ‘nascondiglio anti-comari’. A questo punto trovò inutile commiserarsi ancora e si rialzò, preparò gli ingredienti necessari e cominciò a stendere la pasta per la crostata. Itachi non riuscì a notarlo, ma la ragazza era ancora parecchio rossa in viso.

 

Dopo due ore intense di lavoro Maya finì il tutto e consegnò le ordinazioni ai suoi ‘affezionati’ clienti. 

Ormai erano le 12:00 e il negozio era stranamente silenzioso. La fanciulla e il ragazzo stavano seduti uno di fronte l’altro a chiacchierare del più e del meno. Nessun discorso impegnativo, niente di niente. Troppo difficile da portare avanti.

“Ti va di venire, Itachi? Ogni anno organizziamo un pic-nic in occasione della festa dei bambini”

“Se tu vuoi andarci…allora per, me va bene” le rispose usando sempre quel suo particolare tono criptico.

Lei sorrise felice come una bimba, guardò l’orologio e poi s’alzo dalla sedia enunciando “Dai, andiamo! Tanto non viene più nessuno, sono tutti a casa per i preparativi”

“Ok” disse lui seguendola. Anche se aveva recuperato la vista, c’erano volte in cui inspiegabilmente tutto il campo visivo andava sfuocandosi. A volte assisteva addirittura a dei veri e propri black out e di questo se ne preoccupò.

Non sembrava essere un sintomo nuovo. Forse aveva già problemi agli occhi.

Tuttavia non ebbe il tempo di pensarci troppo su perché a causa degli stessi inavvertitamente il suo piede s’incastrò nella sedia e Itachi non fece nemmeno in tempo a dire alla ragazza di scostarsi che già le era finito addosso: oltre al gran trambusto, alla testata e all’urlo di sorpresa della fanciulla era successo qualcosa di ben più grave e imbarazzante. Le labbra dei due giovani, infatti, si sfiorarono senza il loro assenso, mentre la mano sinistra di Itachi era andata a finire sopra il seno di Maya.

Spalancarono entrambi gli occhi per la sorpresa, si staccarono subito e guardarono lui alla sua destra, lei alla sua sinistra. Nessuno dei due sapeva cosa dire e Maya, tanto per cambiare, era arrossita fino alla punta dei capelli.   

Purtroppo per loro due spettatori un po’ troppo giovani, due bambini, (precisamente un maschietto e una femminuccia) che erano entrati per avere i biscotti dalla loro sorellona…avevano assistito a tutta la scena e senza dire una parola.

A questo punto i piccoli si guardarono e ridendo silenziosamente uscirono dal negozio.

Si sedettero furtivi sulle scale, il bimbo prese la mano della bimba e cercò timidamente d’imitare il moro. Ma in quel momento i genitori che erano rimasti indietro a schiccherare li raggiunsero e inorridendo sconvolti rimproverarono i piccoli.

"Non si fanno queste cose!"

Allora i piccoli si difesero dicendo "Ma Maya e l'uomo nero lo facevano!"

“Cosa?”

“Davvero!”

“Che romantico!”

“Ma che dici! Davanti ai bambini!”

“Ma dai…magari sono innamorati!”

“Ahhhh” sospirarono tutte le signore presenti, invidiando segretamente la giovane cuoca.

 

I due ragazzi dentro il negozio, ancora scioccati dall’accaduto, nel frattempo reagirono ognuno in maniera differente: Itachi si mise una mano sulla fronte, si toccò per un istante i capelli e sospirò pesantemente, mentre Maya si sistemò alla meno peggio il kimono, scappò dietro il bancone e  freneticamente prese tutti gli ingredienti necessari per i suoi dolci e si mise ad impastare come una matta.

“Maya…” cercò di chiamarla lui per chiederle scusa. Accidenti, era stato un incidente!

Ma lei lo ignorava.

“Maya…?” ripeté, ma non sapendo che dire optò per il silenzio. Era meglio far finta di niente. Maya era troppo timida e sensibile.

I pettegolezzi erano l’ultima cosa che potesse aiutarla, ma se nessuno ne parlava potevano fingere che non fosse mai successo, anche se a lui quel piccolo incidente non era dispiaciuto affatto.

Poteva ancora sentire sulle labbra il sapore di biscotti al cioccolato e sulla mano il tepore di quelle dolci curve ma rimase giustamente sconcertato dal suo ultimo pensiero. Da quando aveva per lei un simile interesse? Tutto ciò era pressoché inspiegabile.

 

Rimanendo sempre in silenzio lasciarono il negozio e per somma gioia di lei, non c’era nessuno per le strade. Sicuramente la notizia era già giunta alle orecchie della mamma di Yukia e la conseguente strigliata da parte dell’amica sarebbe arrivata implacabile e con la potenza di un uragano.

Accidenti faceva sempre di tutto perché le persone non spettegolassero su di lei, ma ogni volta era sempre la stessa storia, avrebbero ricordato quella storia e avrebbero fatto paragoni tra Itachi e…

 << Maledizione >> pensò lei, non voleva che lui sapesse. Lui l’avrebbe mal giudicata e sarebbe stato insopportabile.

Tuttavia…anche se con la testa pensava tutto questo, con il cuore…il suo cuore viaggiava. Viaggiava lontano, lontanissimo, e una bellissima sensazione di languore la pervase: il contatto con quelle labbra roventi non le era dispiaciuto per niente.

Per niente.

In fondo aveva sempre desiderato poterlo baciare. Diciamo pure che non era proprio così, ma l’emozione provata era troppo, troppo forte tanto che Maya si ritrovò di nuovo a pensare, no…a DESIDERARE di poter ripetere la cosa ancora, ancora e ancora.

Peccato che in quel mentre si sentì davvero ridicola.

L’unica sua paura era che lui venisse a sapere di quel periodo della sua vita…un lasso di tempo corto quanto un battito di ciglia.

 

Il fatidico cinque di maggio arrivò stranamente in fretta. Era il momento della “Kodomo no hi”, la festa dei bambini.

Tutto il villaggio era in fermento: nelle case si respirava un’atmosfera serena e rilassata e per un attimo ci si dimenticava dei problemi economici che affliggevano da tempo quel piccolo ritaglio di terra vicino al ben più grande e produttivo Villaggio della Foglia, la rocca segreta dei ninja del Paese del Fuoco.

Il vociare squillante dei bambini risuonava allegro in tutte le viuzze del villaggio e non era strano sentire più del solito le loro vocine innocenti esclamare “Mamma! Papà!”: infatti, madri e padri aiutavano i piccoli a decorare le Koi, le carpe fatte di carta che in un secondo momento avrebbero sovrastato i tetti delle case. Dal canto suo, Itachi osservava il tutto con fare divertito e sentì che quell’usanza era a lui molto familiare.

Il suo sguardo si soffermò su una famiglia composta da cinque persone: il padre che decorava la sua grande Ma-goi, la carpa nera simbolo del capofamiglia, la madre che rifiniva l’occhio della sua rossa e di media grandezza Hi-goi e le tre figlie che invece imbrattavano come meglio potevano le loro piccole carpe.

 

“…perché questa domanda? È bella questa festa, Itachi. Si prega per la buona salute dei figli maschi, non lo sapevi? E poi le carpe rappresentano la casa, la nostra famiglia.”

 

Aveva rammentato qualcos’altro. Era una dolcissima voce femminile quella che risuonava nella sua mente offuscata. Ma al contrario delle volte precedenti, questa volta Itachi non tentò di sforzare la sua memoria, anzi, tirò un lungo sospiro che ebbe l’effetto di rilassare tutto il suo corpo teso e di…fargli ricordare ancora tanti piccoli particolari del suo passato perduto.

 

“Nii-san! Nii-san!”

 

Una vocina sottile e dalla lievissima inflessione severa. Un’acerba voce maschile.

 

“Aiutami, nii-san. Non riesco a dipingere bene le squame!”

“Un’altra volta…Sasuke.”

“Uffa! Fai sempre così! Dai, aiutami! Oggi è festa!”

“Forza, Itachi. Aiuta tuo fratello.”

 

Fratello. Fratello. Fratello.

“….-tachi? Itachi? Itachi!!”

“Mh?”

“Andiamo? È tutto pronto per il pic-nic” enunciò felice Maya. L’uomo però non la degnava del minimo sguardo, pareva confuso e i battiti del suo cuore accelerarono all’improvviso. Sentì il petto bruciare e non ne capiva la ragione. Poi ricordò qualcos’altro.

 

“Uchiha Itachi…io…ti ammazzo!!!”

 

Era quella stessa voce, ne era sicuro. Uchiha. Uchiha. Il suo cognome.

 

“Come mi hai suggerito tu, io ti ho odiato e sono sopravvissuto unicamente per ucciderti!”

 

Ira. Una profonda e dirompente ira, capace di corrodere tutta quell’atmosfera pacifica che circondava Itachi fino ad un attimo fa. Egli si strinse il petto con la mano destra e si accasciò a terra, stremato.

 

“Io voglio…la mia…vendetta!!”

 

Ansimava e il cuore sembrava che volesse uscirgli dal petto. Maya lo chiamava a ripetizione, ma non c’era nulla da fare. Itachi guardava fisso il terreno con gli occhi sbarrati, spaventato da quella voce distorta dalla rabbia e…dall’odio.

 

“…il fatto è che tu non provi…abbastanza odio”

 

“Itachi? Itachi, stai bene?”chiese apprensiva e spaventata la povera Maya.

“…sì…”rispose distratto lui, mentre riprendeva il controllo. Si portò la mano destra vicino alla fronte e con il pollice e il medio si strinse entrambe le tempie. La testa gli scoppiava.

“Accidenti…”esclamò con voce tremante la giovane “…proprio ora che Yukia non c’è…!”

“Maya…non è niente. Andiamo, gli altri ci aspettano” disse lui placido mentre come se niente fosse si rialzò da terra. In un secondo momento batté le mani sui pantaloni a mo’ di pulizia e s’incamminò verso quello che aveva capito fosse il parco in cui doveva esserci il pic-nic.

Tutto ciò che si mostrò davanti ai suoi occhi color dell’onice fu un vero e proprio spettacolo: il cielo azzurro e terso, le nuvole candide e ben definite, la calda luce solare che illuminava il prato verde speranza e poi…i bellissimi alberi di ciliegio dai petali delicatamente rosati. In quell’atmosfera quasi irreale giocavano le voci argentine dei bambini che si rincorrevano felici.

A destra del suo campo visivo invece vi erano i genitori, i nonni e i parenti di quelle piccole pesti che stavano placidamente seduti sulle tovaglie solitamente decorate con dei quadretti. I dolci di Maya magicamente finivano in un batter d’occhio e di questo fatto egli se ne compiacque: la giovane era davvero in gamba e Itachi non aveva difficoltà ad ammetterlo più di una volta.

A questo punto il giovane si sedette all’ombra di un ciliegio, poggiando la grande schiena sul tronco. Dal canto suo Maya aveva un po’ di timore ad accomodarsi accanto a lui dopo l’incidente accaduto, ma dopo aver deglutito a vuoto si decise che era meglio non dar retta ai suoi timori.

Itachi si era sentito male e lei aveva il dovere di stargli accanto e se non l’avesse fatto di sicuro la sua coscienza gliel’avrebbe fatta pagare. 

“Ah ah ah!”rideva Maya non appena i bambini ruzzolavano per terra e giocavano a fare a botte.

Era bella, Maya. Un piccolo dolcetto con gli occhioni blu. Itachi ne osservava la fisionomia appena poteva e il vento che le scompigliava i capelli la rendeva, se possibile, ancor più irresistibile.

Era attratto. Irrimediabilmente attratto.

“Maya…”

“Dimmi…!”rispose lei immediatamente, euforica come non mai. Ma quell’euforia si spense non appena notò che il giovane la fissava così intensamente da poterla ghiacciare e incendiare allo stesso tempo. “…d-dimmi…”ripeté nuovamente, questa volta con un’irritante insicurezza.

Il ragazzo tardò parecchio a rispondere. A causa dell’eccessiva emotività di Maya era costretto a soppesare le parole: proprio lui, che di tatto ne aveva fin troppo. Ma in una situazione come quella era inutile continuare a fingere. Ormai aveva capito da tempo che la sua non era solo riconoscenza.

“…quell’incidente di pochi giorni fa al negozio…”

“È stato un incidente, non ti preoccupare.”esclamò lei inflessibile, precedendolo. Era terribilmente spaventata.

“Indubbiamente. Però…”enunciò languido e abbassando ulteriormente il suo magnifico tono di voce le prese il mento “…c’è qualcosa in me che non mi permette di dimenticare. O forse più semplicemente…non voglio farlo io e basta”

Parole magiche che ebbero un effetto devastante sull’ego di Maya, che in un gesto puramente istintivo si avvicinò pericolosamente al viso dell’uomo che n’approfittò, rubandole delicatamente le labbra vermiglie.  

“No…!”si lamentò debolmente lei, mentre tentava di allontanarlo, ma immediatamente dopo e senza alcuna logica si abbandonò di nuovo tra le braccia di quello sconosciuto, fondendo ogni singolo millimetro delle sue labbra con quelle sottili e leggermente secche del suo partner.

Nessuno li osservava. Erano troppo lontani da tutti e troppo lontani dal mondo. Era tutto terribilmente magico e…vero.

Quando dovettero separarsi per riprendere fiato, a Itachi venne di nuovo una piccola crisi.

“Itachi! Maledizione….! Quando torniamo a casa ti metterai immediatamente a letto e fino a quando non tornerà Yukia tu non ti muoverai di lì…”

L’uomo dagli occhi penetranti annuì per poi rammentare di nuovo quella voce maschile.

“Maya…credo di aver ricordato qualcos’altro…”disse lui, mentre ansimava a causa delle fitte al petto.

“E posso sapere cosa?”

“Sasuke. Mio fratello.”

Le ultime parole che Itachi proferì in quella giornata lasciarono a Maya una sgradevole sensazione di amarezza.

 

Lady_KuroiNeko e Deliaiason88:

Salve!!! Eccoci con un nuovo capitolo!!!! Il primo vero bacio dei due^^  

Ringraziamo come sempre:

1 - allychan
2 - Anima
3 - Ayashi683
4 - Cavallina_Bianca
5 - Crystal Alchemist
6 - damnedmoon
7 - ery twohands
8 - fenicex8
9 - haily
10 - kla_cat92
11 - ladysakura
12 - lella95
13 - leo miao
14 - Liby_chan
15 - maninja87
16 - masychan
17 - NarayaEdea
18 - Rukia_Chan
19 - Saiyo83
20 - SaphiraLearqueen
21 - Sasori_Danna
22 - Serenity452
23 - Targul
24 - Yuki no Hime
25 - zibha

Saiyo83: Salve! Hai visto che cosa combiniamo? Itachi poco alla volta sta ricordando e in più ti abbiamo regalato ben due baci tra i due! Ma le sorprese non finiranno qua!!! Ihihih a presto baci

Serenity452: Sorellina amata, ma come stai? Che tristezza neanche potrai scrivere! Eh eh eh anche noi ci saremo volentieri buttate dentro la vasca con Itachino ^_^. Visto sta cominciando a ricordare! Il segreto di Maya rimarrà tale ancore per poco. Ti vogliamo bene anche noi! Grazie e riprenditi!!!! Baci baci

zibha: Ciao tesora, lo sapevo che non potevi mancare! Ora Itachi oltre la vista ha anche ricordato il fratellino. Grazie per i complimenti, ma anche Delia scrive, ognuna di noi due scrive diverse parti di un solo capitolo è gran lavoro credimi, ma alla fine è il risultato che conta ^^

Sasori_Danna: Ciao! In effetti Maya è molto insicura sul suo aspetto, ma almeno a Itachi è piaciuta. Grazie per i complimenti ci impegniamo tantissimo perché i capitoli siano belli e interessanti ^^ Baci

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


capitolo 7

Capitolo 7

Sospirava. Sospirava pesantemente, mentre aspettava ansiosa il responso di Yukia, che era appena tornata da Konoha. Maya era seduta in ginocchio fuori della stanza d’Itachi, abbandonata a se stessa e a quello che le sembrava un corridoio enorme. Stringeva forte la stoffa colorata del suo kimono e si mordeva continuamente il labbro inferiore. Immobile, come una statua di marmo.

Non ci voleva poi un genio a capire che anche se Itachi avesse ripreso del tutto l’uso della vista, la sua situazione generale non era comunque delle più rosee.  

‘È colpa mia’ pensava la ragazza ‘È a causa del mio egoismo se Itachi sta così male. È una punizione per me, ne sono certa’

“Maya…” la interruppe Yukia uscendo dalla stanza da letto del giovane e chiudendosi la porta scorrevole alle spalle “…la situazione non è delle migliori…”

“Che significa?” chiese lei con il cuore in gola. Yukia aveva un’espressione fin troppo seriosa e tirata.

“Credo sia malato, Maya.”

“Malato?”ripeté lei come un pappagallo.

“Sì.”asserì l’amica dai folti capelli rossicci “…all’inizio non l’avevo notato perché le altre ferite che aveva erano troppo gravi per accorgermene, ma credo si tratti di un virus”

A queste parole per niente incoraggianti Maya si portò la tremolante mano destra davanti al viso e mugugnò “…m-ma come…? Stava bene fino a ieri…che io abbia sbagliato a dargli le medicine? O forse il bagno? O…” ma fu interrotta dalla giovane infermiera, che le posò gentilmente una mano sulla schiena, sedendosi per terra accanto a lei.

“Non è detto, Maya. Anzi, se proprio devo essere sincera tu mi hai sostituita degnamente e tutto ciò che hai fatto per lui è stato perfetto. Probabilmente è un sintomo che prima o poi si doveva manifestare, è per questo che penso di tratti di un virus, ma comunque non ne sono sicura. Dovremmo portarlo a Konoha, in queste condizioni non supererebbe neanche un giorno…”

In quel momento calde lacrime caddero dagli occhi azzurri della ragazza e Yukia l’abbracciò con tutto il calore possibile.

“Maya mi dispiace, ero venuta per sgridarti sui pettegolezzi su te e Itachi che girano nel villaggio e invece…mi tocca consolarti…”

“…Yukia…no-non si può fare nulla…?”enunciò la dolce pasticcera con la flebile voce rotta dal pianto.

“No, Maya. A meno che… non venga Tsunade-sama in persona. Diversamente non so come aiutarlo.”

“L’hokage di Konoha?”chiese la fanciulla, stupita da tale affermazione.

“Già…”confermò l’amica, mostrandole un timido sorriso d’incoraggiamento. Dopo cinque minuti circa le due amiche si sedettero fuori dall’abitazione di Maya, nel corridoio che si affacciava nel giardino. Cominciarono a parlare del più e del meno.

La grande tinozza di legno che Itachi aveva usato un giorno prima era ancora lì, colma di acqua ormai raffreddatasi a causa del vento birichino e primaverile.

“…è stato solo un incidente dunque…ma il secondo mi sembra di no, giusto?”

“Si…” sussurro lei un po’ in imbarazzo e puntando gli splendidi occhi grandi sul terreno.

“Maya…tu ti sei innamorata di lui…”

“Eh?!”

“Si, è cosi e non negarlo…tu non lasci mai avvicinare nessuno dopo quella storia con quel tizio, ma con lui…”

“Yukia, io voglio salvargli la vita il resto non è importante per me” esclamò la giovane, fiera e convinta del suo ‘buon senso’.

Altro che buon senso. Avere a che fare con Itachi significava dover sacrificare tutto quello che la ‘nonna’ le aveva insegnato, tutta quella morale che in effetti decise di calpestare anche quando ebbe quella relazione con quell’uomo.

“Che cosa vorresti fare?” le chiese curiosa la ragazza dai capelli rossi.

“Andrò a Konoha per chiedere l’aiuto di Tsunade-sama. Lo farò.”

*******

Girando il capo verso sinistra, Itachi fissò con sguardo vacuo le figure esili delle due ragazze che trasparivano dalla sottile carta di riso della porta scorrevole. Era nuovamente steso sul letto e respirava finalmente con meno fatica. Si lasciò cullare dal tepore del futon in cui giaceva e poi chiuse gli occhi, permettendo così alla sua mente di farsi inondare da un fiume di ricordi.

Suo fratello…il fratellino…Sasuke…

“Nii-san, che bello andiamo a giocare?!”

“Prima i compiti!”

“Mamma teniamo il gattino!”

“Non dipende da me”

“Mamma lo aiuto a trovare una casa per il micio”

Mamma…mamma…sua madre che sorrideva, che preparava la cena. Bellissima con quella chioma lucente e corvina.

Sua madre che a volte riprendeva quel bimbo vispo e curioso. Buffa con quell’espressione autoritaria che non le si addiceva per niente.

Sua madre…stesa su un pavimento pieno di sangue. Capelli sparsi sui tatami. Un’espressione addolorata e adornata da un sottile rivolo di sangue che le sfuggiva dalle labbra livide. Poi un uomo sopra di lei, come se in qualche modo tentasse di proteggerla….dal freddo. O forse da un mostro?

Chi era quel mostro? Fatto sta’ che in quel mondo onirico si fece prepotentemente spazio la figura di una katana imbrattata di sangue. Poi sull’elsa di quella maledetta arma riconobbe una mano.

La sua.

E immediatamente dopo quella visione già di per sé mostruosa lo agghiacciò.

“AAAAH!!!” urlò il ragazzo spaventato, che si schiacciò i palmi sugli occhi.

Udendo quel terribile ed insolito grido, le due ragazze si precipitarono di corsa nella stanza, Maya gli afferrò subito le mani e con voce stridula gli chiese “Itachi cosa c’è?!!” ma il ragazzo continuava a strillare.

Soffriva per qualcosa, ma non era un dolore fisico e lei lo sentiva benissimo, tanto che cominciò a piangere disperata. Si sentiva terribilmente impotente e non sapeva che fare. L’unica cosa che le venne in mente di fare, fu di abbracciarlo forte, ripetendo più volte “Itachi calmati!”.

Dopo quell’attimo di panico finalmente Itachi si placò e la strinse forte, fino a nascondere il viso tra i suoi capelli profumati.

“Maya…” sospirò con voce così strozzata e triste che la ragazza alzò il viso per guardarlo: in quel momento vide qualcosa d’incredibile. Lacrime che sfuggivano incontrollate e che bagnavano le folte ciglia scurissime.

“Itachi…!” farfugliò lei. Il suo cuore andava a mille.

Nessuno dei due si era accorto che Yukia era andata via da un pezzo…lasciandoli soli…

Camminava verso casa pensierosa, la giovane dai capelli rossi, e rimuginava sconfitta sul fatto che Maya sarebbe partita per Konoha.

A nulla erano servite le sue parole per cercare di convincerla a non andare. Era tardi ormai.

Maya aveva perso completamente la ragione. Era follemente innamorata di quello sconosciuto.

Pensando a tutto questo, Yukia digrignò i denti rabbiosa ed entrò a casa sbattendo violentemente la porta d’ingresso.

“Yukia! Che modi!” la rimproverò la madre, ma tutto le scivolò addosso come acqua. Poi si chiuse in camera sua, accucciandosi in un angolo e chiudendo gli occhi.

Ci teneva molto alla sua dolce amica Maya e tremava al pensiero che avrebbe sofferto di nuovo, come quella volta. Doveva impedire che accadesse di nuovo. Doveva frenare quell’ingenuità tipica del carattere della sua amica.

Sospirando e stringendosi le braccia, infine pronunciò a bassa voce “È difficile fare l’amica dal carattere forte, Maya…e io…io non lo sono…chissà se mai lo capirai…”

*******

Nel frattempo, Maya e Itachi avevano sciolto l’abbraccio e lei si era stesa a fianco a lui, fuori del futon. L’uomo invece si era girato sul fianco sinistro, in modo da poterla osservare senza problemi.

La mano sinistra e grande di lui giaceva stretta in quelle piccole e candide della fanciulla.

“Itachi, perché prima stavi…”esclamò timida, ma non volle finire la domanda. Non voleva affatto sembrare indiscreta, soprattutto perché Itachi pochi istanti prima aveva fatto di tutto per nascondere le sue lacrime. Tuttavia con il tenerissimo gesto di asciugargli quelle gocce dai suoi magnetici occhi neri con le sue dita, gli fece senz’altro capire a cosa si riferiva. Itachi apprezzò molto quella sua sincerità mista a tatto.

“Maya…grazie…”esclamò all’improvviso, cercando di non pensare a quegli spaventosi flash-back che scorrevano senza permesso nella sua mente annebbiata. Poi chiuse un attimo le sue iridi color inchiostro e di soppiatto le donò un casto bacio sulla fronte, imbarazzando moltissimo la giovane che si allontanò impercettibilmente.

“Non lo fare. Non ti allontanare, Maya. Non ti faccio nulla” sussurrò languido.

“L-Lo so…”rispose lei per poi riprendere e questa volta più decisa “…Itachi…io ti farò guarire, te lo giuro.”, stingendo forte la mano del ragazzo. Ormai aveva preso la sua decisione: sarebbe andata al villaggio e l’avrebbe salvato. Avrebbe salvato l’uomo di cui si era perdutamente innamorata. Inutile nasconderlo.

Pochi attimi dopo, finalmente Itachi si addormentò. Sereno come non accadeva da parecchio.

*

L’indomani il ragazzo si svegliò sentendo all’interno delle sue narici il profumo inconfondibile di Maya, ma di lei nessuna traccia. Aveva sicuramente dormito accanto a lui, l’aveva udita respirare tranquillamente durante la notte e con lei il suo odore e le sue carezze sulla fronte per sentire se aveva la febbre.

Eppure adesso lei era scomparsa nel nulla.

Così, evitando di agitarsi come una donnicciola, si mise placido a sedere e cominciò a guardarsi intorno cercando di udire ogni piccolo rumore, inutilmente. Riusciva solo a sentire il primo vociare della mattina dei paesani e il cinguettio di un piccolo pettirosso appoggiatosi sulla finestra.

Sospirò sconfitto e l’occhio cadde sulle sue dita, precisamente sulle unghie. Ora erano di nuovo spoglie di quello strano e inquietante smalto viola e di questo se ne rallegrò. Nei limiti del possibile ovviamente.

Era riuscito a ricordare i membri della sua famiglia ma non gli eventi concernenti quello. A salvarlo dai suoi pensieri ci pensò la piccola micia, accucciata fino a quel momento a dormire, che ora stava pensando a stiracchiarsi e sbadigliare. I canini affilati brillavano alla luce del sole e Itachi desiderò per un attimo constatare quanto fossero appuntiti.

Che idea balzana. Sì. Se ne rendeva conto.

“Achimi dov’è Maya?”chiese a vuoto.

“E’ partita all’alba, ci vorrà un po’ prima che arrivi”

Il ragazzo si girò in direzione della voce femminile, molto diversa da quella di Maya. Era Yukia. La ragazza si sedette accanto a lui: mostrava un suo sguardo molto freddo e severo, ma lui non ci badò.

“Dov’è andata?”

“A Konoha.”rispose lei senza mezzi termini incrociando le braccia.

Ancora quel luogo. Konoha…

“Come?”

“Si, è andata da sola per convincere l’Hokage a venire a curarti”

L’Hokage. Lo sapeva. Itachi sapeva chi era l’Hokage. Un ninja. Il ninja più forte del villaggio.

Tutto ciò gli era molto familiare. Troppo familiare.

“E tu l’hai lasciata andare?”domandò ugualmente.

“Ho provato a fermarla, ma non ne ha voluto sapere”

“Perché è andata lì…? Io non voglio che le accada nulla…” mormorò più a se stesso che alla ragazza dai capelli rossi.

“Maya è molto ingenua a volte, si affeziona troppo alle persone. Anche se alla fine le fanno solo del male”

Stavolta la frase stizzita lo innervosì parecchio e fu proprio per questo motivo che l’uomo asserì.

“Non le ho mai fatto male, Yukia” convinto della sua buona fede, poi si lasciò sfuggire “Anch’io ci tengo a lei e molto.”

Aveva capito solo in quel momento quanto tenesse alla sua salvatrice.

“Lo spero, perché se non fosse così ci penserò io a farti passare la voglia di fare lo scemo con lei. Sono molto protettiva con le persone a cui voglio bene, perciò…” ma fu interrotta da lui.

“Stai correndo un po’ troppo” enunciò enigmatico lui. Se Maya l’avesse sentito in quel momento, probabilmente le si sarebbe spezzato il cuore.

Poi calò il silenzio. Fu Itachi a decidere di romperlo, dopo ben tre minuti d’apnea.

“Yukia… cosa è successo a Maya? Evita sempre l’argomento, ma io so che mi nasconde qualcosa”

“Se lei non vuole parlarne ha le sue ragioni e io di certo non tradirò il suo riserbo, però sappi che ha sofferto molto in passato”

“Per colpa di un…uomo…?”

Lei non rispose, ma si limitò ad annuire tristemente. A questo punto era fin troppo facile capire che la dolce pasticcera aveva sofferto moltissimo.

“Capisco” si limitò ad osservare.

*******

Dopo un giorno di viaggio, Maya arrivò alle porte del villaggio. Era la prima volta che lo vedeva. È vero che con la nonna era partita molte volte, ma al villaggio di Konoha non aveva mai voluto andarci.

 

Deglutì a vuoto per ben due volte prima di decidersi ad avanzare.

 

“Scusi signorina, ma non si può entrare al villaggio senza documenti” disse un ninja dagli strani capelli, affiancato da un altro.

 

“Io…credevo che il pass fosse solo per i ninja” rispose risoluta la giovane, stringendo di nascosto i pugni dietro il kimono.

 

“Si, fino a poco tempo fa, ma adesso l’Hokage ha ordinato che nessuno può entrare al villaggio sprovvisto di pass, anche i civili”

 

“Se non sono indiscreta posso chiedere il perché di tutti questi controlli?”

 

“Siamo in allerta di possibile attacco.”

 

“Ascoltate, non sono una mercantessa né una turista. Non devo rimanere al villaggio a lungo, devo solo parlare con l’Hokage…è importante.”

 

“Non si può, signorina. Mi dispiace” disse uno dei due mentre calciava un ciottolo. Maya però non sapeva che volesse dire la parola ‘arrendersi’.

 

“Sentite…un mio caro amico sta molto male e ha bisogno di cure. Solo Tsunade-sama può aiutarmi, vi prego” esclamò stringendo le mani. Non avrebbe voluto piangere, ma non appena rammentò Itachi fermo in quel letto e preda di terribili crisi, le si strinse il cuore con il risultato che le lacrime cominciarono a fioccare dalle sue guance.

 

Non poteva finire cosi. Lei doveva salvarlo.

 

“Izumo, Kotetsu…che succede?”

 

“Questa ragazza vuole parlare con Tsunade-hime, ma non ha i documenti”.

 

“Mh. Capisco.”

 

A parlare fu un uomo alto dai capelli argentei che la guardava un po’ annoiato. Le si avvicinò e dopo averla osservata, notò che aveva un odore strano addosso.

 

“Lasciatela passare mi prendo io la responsabilità.”

 

“Ma Kakashi…!”contestò uno dei due, con scarsi risultati.

 

“Venga signorina…” disse facendole strada.

 

“La ringrazio. Comunque…mi chiamo Maya” esclamò lei abbassando un po’ il capo. Quell’uomo mascherato aveva un certo fascino.

 

“Ok, vediamo se posso aiutarla.”

 

“Grazie ancora.”

 

La ragazza felice, s’asciugo gli occhi e lo seguì. Il villaggio era enorme e pieno di gente. Lei era estasiata da tanta bellezza.

 

Mentre camminava, ascoltò per caso un gruppetto di ninja che stava parlando e sentì un nome.

 

…Uchiha Itachi…

 

Lei s’irrigidì, c’erano molti ragazzi che avevano quel nome? Non c’era motivo d’allarmarsi.

 

“Hai sentito che è stato ucciso?”

 

“Sì, proprio tre giorni fa. Ma chi è stato?”

 

“Sas..”

 

Ma non riuscì a sentire altro perché l’uomo le parlò proprio in quel momento.

 

“Da dove vieni?”

 

“Ehm…dal villaggio del fiore blu” rispose distratta girandosi a guardare il gruppetto di ninja oramai lontano.

 

“Ah…per caso conosci una ragazza dai capelli rossi? Si chiama Yukia.”

 

“Eh??!”esclamò stupita, fermandosi per un attimo al centro della strada “C-Certo, è…è la mia più cara amica” boccheggiò ancora, gli occhioni blu erano ancora spalancati per la sorpresa. Strano, ebbe per un attimo la sensazione che quel Kakashi –o come si chiamava- fosse un tipo abbastanza…’libertino’ ecco.

 

Chissà per quale motivo conosceva Yukia.

 

“Ah, sei tu quella Maya di cui lei mi parla sempre”

 

“Davvero? Yukia non mi parla mai di lei invece…”

 

Lui un pò sconsolato rise. Yukia faceva cosi se qualcuno le piaceva...poteva essere lui, la causa del malumore dell’amica?

 

“Perché uno di questi giorni non viene al villaggio a trovarla? Sono sicura che ne sarà contenta.”

 

“Eh…vedremo…!”

 

Tra una chiacchiera e l’altra, Maya e Kakashi arrivarono alla porta dell’ufficio dell’Hokage. L’ansia la stava uccidendo.

 

“Avanti” asserì una voce femminile imponente.

 

‘Dev’essere molto severa…’ pensò sconcertata Maya. I due entrarono in quella stanza luminosa e grande: di fronte alla porta c’era una scrivania di legno di noce e sedutavi c’era una donna bionda di bell’aspetto. Affianco a lei, in piedi, una ragazza dai capelli scuri con un braccio un maialino.

 

Notando quel particolare, Maya pensò che i ninja erano veramente persone strane.

 

“Kakashi, chi è questa ragazza? La tua fidanzata?”

 

“No, Hokage-sama… viene dal villaggio del fiore blu e le chiede aiuto.”

 

“Sentiamo.”disse la donna, poggiando i gomiti sulla scrivania dopo aver accuratamente messo da parte una piccola bottiglia di sakè.

 

Sì. Senza dubbio i ninja erano molto strani.

 

Maya era comunque nervosa e non riusciva a parlare, tanto che alla fine fu la donna dai capelli scuri ad interloquire con la dolce pasticcera.

 

“Forza. Tsunade-sama non la mangia mica.”

 

“S-Scusi…” biascicò imbarazzata. Poi l’immagine d’Itachi le ritornò subito in testa, cosi alzò coraggiosamente il viso e disse:

 

“Un mio…caro amico è affetto da un virus che non conosciamo, i medici del mio villaggio non sanno cosa sia. Ha il cuore estremamente debole e…temo che possa morire. Hokage-sama, vorrei tanto che lei potesse venire a visitarlo”

 

La donna, che non aveva smesso di fissarla negli occhi, in un attimo spense tutte le speranze di Maya esclamando un crudele “Io non posso, signorina. Sono l’Hokage e non posso muovermi con tanta facilità”

 

“La prego…” la supplicò in lacrime. Anche il piccolo maialino rosa s’impietosì a tale scena straziante e scese dalle braccia della donna in piedi di fianco alla scrivania andando poi a grugnire contrariato verso la bionda dal seno prosperoso.

 

“Come ti chiami?”

 

“M-Maya” mormorò sbigottita da tale, improvvisa e stranamente amichevole domanda.

 

“Maya, questa persona di cui parli non è solo un amico…vero?”

 

“…”

 

La ragazza la fissò seria. Anche se piangeva era decisa a salvarlo. In quel momento, l’Hokage Tsunade si rivide in lei, quando ancora Dan era vivo ed erano felici…

 

Così sospirando disse energica “Shizune, chiama Sakura. Andrà al villaggio di questa ragazza.”

 

“Ma…!”

 

“Niente storie, vai!”

 

“Subito!”e la giovane di nome Shizune si affrettò ad abbandonare l’ufficio dell’Hokage. Tsunade-hime invece si alzò con calma dalla poltrona in cui giaceva e si avvicinò alla fanciulla dagli occhi blu.

 

“Sakura è la mia allieva migliore. Stai tranquilla, è come se ci fossi io.” disse sorridendole calorosamente.

 

“La ringrazio di cuore, Hokage-sama.”

 

“Figurati. Noi ninja siamo tenuti a prenderci cura dei villaggi limitrofi. Comunque, Maya…troverai Sakura alle porte del villaggio ad aspettarti. Buona fortuna” poi rivolgendosi all’uomo con la maschera aggiunse “Kakashi, accompagnala tu. Poi ritorna da me che ho una missione da affidarti”

 

“Ricevuto” rispose marziale l’uomo e con finta calma condusse la fanciulla fuori dell’ufficio.

 

Dopo circa dieci minuti di cammino, Maya e Kakashi arrivarono alla porta principale del Villaggio della Foglia. Ad aspettarli c’era una ragazza di media statura, abbigliata con una maglia attillata e rosso cupo. La particolarità che più colpì Maya fu lo strano colore dei capelli di quella kunoichi: rosa, proprio come i fiori di ciliegio.

 

Ecco il perché di quel nome. Sakura.

 

La giovane ninja la salutò affettuosamente pronunciando “Salve. Mi chiamo Haruno Sakura” con voce squillante. Poi aggiunse “Oh, Kakashi-sensei! Eri con lei?”

 

“Si, ma adesso la lascio nelle tue mani. Mi raccomando Sakura.”

 

“Ma certo! Non mi chiamo mica Naruto!”

 

Maya era davvero felice. Aveva fatto qualcosa d’utile per Itachi, l’avrebbe slavato e poi…

 
‘Poi cosa Maya?’

 
Lei era innamorata di lui, ok. Ma anche se lui l’aveva baciata non significava che la ricambiasse
.

Lady_Kuroi Neko e Deliaison88:

Sì, lo sappiamo postiamo sempre con molto ritardo, ma ripeto, anche se in due, abbiamo altre FF e ci vuole tempo per fare un bel capitolo.
Comunque ringraziamo la 30 persone che hanno aggiunto ai preferiti:

1 - allychan
2 - Anima
3 - Ayashi683
4 - Cavallina_Bianca
5 - Crystal Alchemist
6 - damnedmoon
7 - ery twohands
8 - fenicex8
9 - haily
10 - Jayden Akasuna
11 - kla_cat92
12 - krystal83

13 - ladysakura
14 - lella95
15 - leo miao
16 - Liby_chan
17 - LupoGrigio
18 - maninja87
19 - masychan
20 - minnie06
21 - NarayaEdea
22 - Rinoagirl89
23 - Rukia_Chan
24 - Saiyo83
25 - SaphiraLearqueen
26 - Sasori_Danna
27 - Serenity452
28 - Targul
29 - Yuki no Hime

30 - zibha

Zihba: La parte del gatto nemico è stata un’idea per rallegrare un po’ la storia (Presa dalla realtà dei miei gatti) non è facile che due persone cosi diverse si bacino subito, ci vuole un po’ di tempo. Poi hanno due caratteri del tutto differenti, però volevamo che fosse una cosa molto dolce e ci siamo riuscite ^^ Anche noi votiamo i bambini come Hokage. Grazie per i complimenti, un bacio alla prossima

Serenity452: Sorellina nostra carissima, tranquilla Itachi al momento non va da nessuna parte. E’ vero che nasconde qualche altro piccolo segreto la nostra pasticcera, ma al momento diamo solo qualche indizio…speriamo che il capitolo ti piaccia a presto baci! ^^

Sasori_Danna: Sasuke è un elemento importante, qualcosa la ricorda altre no, ma le cose forse un po’ più bruttine le ricorda. No, povero Sasukino, non odiatelo per favore, non è colpa sua, anche se è lui che ci ha privato d’Itachi...U_U. Finalmente si sono baciati, sono troppo carini insieme, io li adoro! 

Saiyo83: Salve, grazie, grazie, grazie. All’inizio non pensavamo che sarebbe piaciuta cosi tanto. Abbiamo dovuto ricrederci ^^. Beh diciamo che entrambi hanno i loro segreti, ma quando ognuno saprà quello dell’altro chissà cosa succederà!? Alla prossima baci^^

Lella95: Ciao, hai ragione era ora per un bel bacio, anche se ancora siamo ben lontani dallo svelare il segreto di Maya, un pò di suspance ci vuole ogni tanto ^^ grazie per i complimenti siamo molto commosse e felici che piaccia la nostra storia xdxdxd

damnedmoon: Ciao, non preoccuparti la scuola viene prima di tutto, purtroppo i periodi disastrosi ci sono. La scuola è una noia!!! Comunque Maya non consoce Sasuke, è solo triste perché se lui ricorda andrà via e lei non vuole, come darle torto ç_ç Itachi ancora non si è ripreso purtroppo. Però non per essere pignole, ma si sono baciati due volte in questo capitolo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


capitolo 9

Capitolo 8

 

“Ah ah ah! Ma davvero? Da non credersi, Sakura-san!”

“Uh uh! Ti giuro che è vero!

Però non mi dare il titolo onorifico, Maya. Sono molto più piccola di te e mi metti in imbarazzo se lo fai!”

“E va bene, Sakura.”

Le due ragazze, dopo dieci minuti buoni di silenzio scanditi da semplici esclamazioni o considerazioni, erano riuscite a rompere il ghiaccio tanto che nel tragitto avevano perfino fatto amicizia.

Maya non credeva che i ninja fossero persone così affabili: nella sua personale concezione, per lei gli shinobi erano simbolo d’alterigia e falsità e non di spigliatezza e simpatia come invece lo era la ragazza di media statura che la affiancava.

Pur essendo un ninja-medico con una discreta dose di esperienza e quindi di amor proprio, Sakura era invece una piacevole compagnia: ad esempio le aveva raccontato quello che Yukia combinava mentre era a Konoha. Soprattutto con il suo sensei.

“…davvero…quel fedifrago del mio maestro non fa che provarci con la tua amica! Che ti dirò…ci prova gusto a fare la ‘spiritosa’ con lui…!”

Maya era ovviamente imbarazzata da simili rivelazioni tanto che riuscì a spiaccicare solo un “Poi rimprovera me…! Quando la rivedo gliene dico di tutti i colori!”

Dal canto suo Sakura aveva ben capito che la ragazza dei dolci non provava solo amicizia per questa persona malata che doveva aiutare: ogni volta che lo nominava le brillavano gli occhi e i suoi lineamenti già morbidi si addolcivano fino all’inverosimile.

Le piaceva quella tenera sensibilità che la distingueva da molte persone.

 

“Come si chiama il tuo ragazzo?” le chiese improvvisamente.

Sakura era una giovane con molta forza d’animo e sicura di sé.

Almeno in apparenza.

“R-Ragazzo…? Ma non è il m-mio r-ragazzo…!” s’appresto a dire Maya tutta rossa e balbettante mentre camminavano per le strade del villaggio. In pochi minuti erano già arrivate davanti la casetta di Maya che poi aggiunse:

“Comunque si chiama Itachi…”

“…I…tachi?”

Nell’udire quel nome Sakura sbiancò di colpo e prese a tremare.

“…? Qualcosa non va, Sakura?”

“…eh? N-no, no! Tranquilla!”

La giovane kunoichi si diede mentalmente della sciocca: quell’Itachi che conosceva era morto da oltre una settimana ed era stato proprio suo fratello Sasuke ad ucciderlo.

Nessuno sapeva dove fosse finito e per quanto fosse assurdo da pensare, Itachi poteva benissimo essere un nome parecchio usato.

Doveva essere una coincidenza. Coincidenza che però non servì a scioglierle il nodo alla gola che si era creato.

Maya entrò in casa, facendo strada alla ninja di Konoha ed esclamando un sonoro “Yukia sono tornata, ho portato Sakura!” si legò in alto i lunghi e soffici capelli.

 

Sakura...

Sakura...

Sakura...

 

Itachi si chiese perché l’udire un nome cosi semplice e comune potesse avergli scatenato uno strano torpore al corpo.

“Finalmente Maya! Ciao Sakura!” esclamò la rossa aprendo il fusuma.

Non ebbe però il tempo di pensare all’espressione seria e contrita della rosa che Maya, come un fulmine, entrò nella stanza.

Troppo tempo che non vedeva il suo affascinante smemorato.

“Itachi, ho portato una shinobi dal Villaggio della Foglia, è l’allieva dell’Hokage-sama” disse sedendosi accanto a lui e sorridendo dolcemente, soddisfatta per essersi davvero resa utile per lui.

Itachi le sorrise, cosa così rara.

Fu proprio in quel momento che senza pensarci troppo le prese le manine tra le sue e le strinse forte.

“Maya…”

 

Appena vide chi era colui che aveva bisogno del suo aiuto, Sakura rimase di pietra, il cuore le batté a mille e la sudorazione s’intensificò nel giro di pochi millesimi di secondo.

Come poteva essere ancora vivo?

Dentro di sé Sakura urlava.

Itachi era un criminale, colui che aveva rovinato la vita al suo amato Sasuke. E la sua.

Egoisticamente avrebbe distrutto quella che era la felicità di Maya, l’avrebbe fatto sul serio.

Tuttavia dopo rammentò che la giovane le aveva detto che quell’uomo aveva perso la memoria e vedendo poi quella scena così bella e dolce non poté più muoversi, quasi commossa da tutta quella enfasi.

I loro sguardi parlavano chiaro.

Il mostro e la sua guardiana.

Maya era veramente innamorata e aveva rischiato per aiutarlo. Sakura la capì fin troppo…avrebbe fatto le stesse cose se al suo posto ci fosse stato Sasuke, perciò con notevole coraggio e forza d’animo la kunoichi si rivolse a quello spietato assassino.

“P-Piacere…mi chiamo Haruno Sakura…”

La sua voce però la tradiva, soprattutto, quando il ragazzo la fissò come se fosse la prima volta che la vedesse.

S’inginocchiò accanto a lui, dall’altro lato del futon.

“Salve” rispose semplicemente il ragazzo lasciando le mani di Maya.

La ragazza infilò i suoi guanti di lattice e cominciò a visitarlo.

“Sakura è meglio che io vada così puoi lavorare in pace” disse Maya che si stava alzando mentre sistemava la lunga gonna del suo kimono.

“Non andare via… Maya” disse all’improvviso Itachi, confondendo notevolmente la ragazza.

Non sapeva davvero che dire.

“Puoi rimanere se vuoi” dichiarò Sakura, ancora frastornata dalla recente e infausta scoperta. Così la giovane pasticcera si mise di nuovo a sedere, questa volta però un po’ più lontana da quell’uomo in modo da non intralciare i movimenti del ninja-medico.

“Perché tremate, Sakura-san?” chiese il moro e la kunoichi, con un gesto troppo avventato del piede, fece cadere a terra il bicchiere d’acqua che mai mancava di fianco al futon d’Itachi.

“Scusate, sono mortificata.”

“Non preoccuparti per una cosa da niente come questa” disse Maya alzando il bicchiere e asciugando l’acqua con un panno. Sorrideva dolcemente e rendeva purtroppo tutto più difficile.

 

‘Per fortuna ha evitato la domanda…’ pensò la rosa.

 

Dopo un buon quarto d’ora di visita, la ragazza chiuse per qualche secondo i suoi vividi occhi verdi, poi sospirando pesantemente si rivolse a Maya ed asserì “La situazione non è buona, ma nemmeno pessima…si tratta di un virus che ha intaccato il miocardio, la parete del cuore. Ha…preso delle medicine specifiche?”

“Si, queste” rispose Maya prendendo da un cassetto delle pillole, Sakura le osservò con attenzione e poi con gran perizia aggiunse “Ottima scelta, queste pillole hanno mantenuto la situazione stabile, ma non vanno bene per curarlo o meglio, non sono abbastanza potenti.

Preparerò io un infuso d’erbe: dovrà prenderlo tutti i giorni a digiuno e poi dei medicinali mirati a debellare il virus”

“Guarirò?” chiese Itachi che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

La ragazza non riusciva a guardare l’uomo negli occhi. Forse era a causa di Sasuke e di Naruto, forse a causa della soggezione che quell’individuo era in grado di emettere ma vederlo lì, così indifeso e quasi spaventato…la mandò in confusione e si sentì subito cattiva.

Rispondergli poi “No, il virus è diventato cronico, questa malattia è stata contratta anni fa…nella pubertà direi” fu quasi il colpo di grazia.

Mai prima d’ora la giovane aveva desiderato di scappare. Proprio lei, ragazza forte e coraggiosa che veniva spesso e volentieri paragonata alla grande Hokage del suo villaggio.

“Come ho preso questa malattia?” le chiese il giovane, distraendola dai suoi timori.

“Questo virus si contrae con un contatto diretto con posti troppo umidi, di solito ne sono affetti gli abitanti del villaggio della nebbia o della pioggia…specialmente gli anziani. In ogni caso è un virus molto raro. C’è qualcosa che lo ha scatenato…come se…si fossero abbassate lentamente le tue difese immunitarie”

Sakura sapeva benissimo che tutto era legato a quegli occhi particolari ma decise di non menzionare quel fatto. Era probabile che Itachi, avendo perso la memoria, non sapesse neanche cosa fosse lo Sharingan.

“Bene, ho bisogno di alcune erbe, Yukia mi ha detto che siete molto forniti” disse la rosa alzandosi.

“Sì, è vero” rispose la rossa che fino a quel momento era rimasta fuori “Vieni con me Sakura, ti faccio vedere le nostre scorte”

“Grazie” pronunciò con enfasi la giovane kunoichi. Non voleva darlo a vedere, ma adesso era molto sollevata di poter lasciare la casa di Maya dove c’era anche lui.

Così le due ragazze uscirono dopo aver salutato lasciarono soli i due ragazzi: di solito per Maya non era un problema rimanere a tu per tu con quel ragazzo ma adesso, dopo quelle scottanti rivelazioni sulla sua salute, si sentiva molto a disagio. Quasi in colpa per godere di ottima salute al contrario di lui. Sì, era sciocco pensare questo da parte sua ma il turbine di pensieri che sconvolgeva la sua mente significava anche questo.

Dal canto suo Itachi voleva riempirla di domande: non gli importava affatto delle sue condizioni fisiche, voleva solo sapere di quel fantomatico uomo che era entrato, prima di lui, nella vita della sua dolce Maya.

Sua.

Si stupì nel pensarla come sua…eppure era cosi…da quando l’aveva baciata non aveva desiderato altro che poterlo fare di nuovo.

“Io vado a preparare qualcosa da mangiare” esclamò di colpo la ragazza come se volesse scappare, ma lui velocemente l’afferrò per un polso.

Anche in quelle condizioni era più forte di lei, pensò tristemente la ragazza che voleva solo scappare da quella stanza, da lui…

“Maya…” mormorò dolcemente “…non dovevi andare a Konoha, lungo la strada poteva succederti di tutto…i briganti, gli animali selvatici, ogni cosa e io…” lentamente avvicinò il viso della ragazza al suo “…io non me lo sarei mai perdonato.”

“Itachi…” sussurrò lei, assuefatta dal fascino ammaliatore di quell’uomo e a nulla valevano i suoi tentativi di riprendere la parola. Era rimasta molto, troppo spiazzata da quello che il ragazzo le aveva confessato.

Nessuno dei due parlava, si guardavano negli occhi. L’emozione che sentivano in quel momento era talmente forte da impedirgli di baciarsi. I loro volti si avvicinavano, si toccavano teneramente, ma nessuno dei due faceva la prima mossa come se avessero paura di bruciarsi.

Infine quasi contemporaneamente le loro labbra si sfiorarono e poi si chiusero in un vero e proprio bacio.

Itachi la strinse a se e Maya timidamente gli avvolse le braccia intorno al collo, affondando poi le dita tra i suoi lunghi capelli corvini.

Il bacio divenne sempre più profondo e senza rendersene conto l’uomo aveva steso la ragazza sul futon, ma lei, quasi terrorizzata da tale impeto, lo bloccò puntandogli le mani sul petto.

“Itachi…no…” il panico che le si leggeva negli occhi era disarmante.

“Maya…scusami, non so che mi è preso…” si scusò lui immediatamente, alzandosi di dosso e lasciandole lo spazio per farla passare. Lei si drizzò di scatto e senza una parola abbandonò la stanza.

Il ragazzo si sedette tenendosi la testa e rimuginando su quanto successo: non capiva affatto perché perdeva la testa in un modo così irresponsabile e per giunta senza curarsi dei desideri o dei timori di quella tenera ragazza che si prendeva cura di lui. Anche se Maya era una giovane così amorevole, aveva senza dubbio sofferto enormemente e Itachi tremava di rabbia al pensiero di non sapere il motivo di tale reticenza. Lui non voleva farle del male…non voleva.

Ma allora cos’era quell’inquietudine che lo assillava? Cos’era quella sgradevole sensazione in fondo alla gola?

Forse lui non voleva farle del male, ma…chi gli poteva assicurare che non gliene avrebbe fatto anche senza volerlo? Chi, se non conosceva nessuno?

Solo quel nome in fondo alla sua coscienza. Sasuke.

Poi ancora i nomi Yukia e Sakura. Non sapeva nient’altro, non ricordava nulla.

In quel momento Itachi si sentì ancora una volta un miserabile e desiderò ardentemente di fuggire via, lontano. Lontano.

*******


Fuori della stanza d’Itachi, intanto Yukia scrutava con attenzione il volto di Sakura: sembrava terribilmente assente, immersa in chissà quali assurdi pensieri.

“Che succede Sakura? Di solito non sei mai così silenziosa…”

Davanti a quella quanto mai giusta considerazione, la ragazza sussultò e sorridendo tranquilla disse “Ma no…è solo che mi chiedevo in che posto abbia vissuto quel ragazzo…ora le mie sono solo supposizioni, ma da quello che ho potuto accertare pare che sia vissuto in un luogo a cui il suo fisico non era abituato…”

“Mmm…”borbottò la sua interlocutrice, cogliendo subito la palla al balzo “…sono la prima a dire che quel tipo ha qualcosa di strano…di oscuro…”

Sakura rimase basita dalla confessione della giovane rossa, ma non sapeva cosa dire o meglio…non voleva assolutamente proferire sciocchezze fuori luogo, così si limitò ad ascoltare la sommessa confessione di Yukia che con mezza voce aggiunse: “Maya è innamorata d’Itachi e io non posso fare più niente per allontanarla da lui. Purtroppo.”

 

‘La galera’ pensò la rosa ‘Questo sarebbe l’unico modo per separarli’ ma al ricordo della tenera scena a cui aveva assistito, si rese conto che tra i due c’era qualcosa di molto, troppo speciale. Per certi versi addirittura magico. La sua mente viaggiò improvvisamente lontano, perdendosi in splendidi e al contempo dolorosi ricordi…Sasuke, il suo Sasuke che mai -o quasi- lei aveva avuto il privilegio di sfiorare, il suo Sasuke che cercava vendetta sulla pelle di quell’uomo che ora giaceva inerme e seduto sul futon con aria malinconica.

Cominciò seriamente ad invidiare tutta quella dolce serenità, e nel suo cuore distratto da quei malevoli sentimenti cominciarono a formularsi parole di una durezza inconcepibile per una ragazza di soli quindici anni: ‘Perché lui che ha sterminato il suo clan è qui, felice e senza pensieri? Perché Sasuke invece è in giro per il mondo, magari ferito, magari…morto…?’

Non lo sopportava. Non voleva credere di dover aiutare quel mostro. Ma doveva farlo, era il suo dovere.

Tuttavia, nell’uragano di pensieri si fece spazio anche un barlume di razionalità: ‘Cosa mai accadrebbe se quel mostro riacquistasse la sua memoria e la sua indole maligna e uccidesse tutti senza pietà?’, nel suo petto c’era un vero temporale.

Nonostante tutto, Sakura sapeva bene che non poteva tornare a Konoha, doveva curare Itachi assolutamente. Senza contare poi che Maya non le avrebbe mai permesso di abbandonarlo e se non diceva nulla avrebbero anche potuto accusarla di negligenza, o peggio, di tradimento.

Poi un’idea le sfiorò la mente…un barlume di lucidità o pazzia? Lei non sapeva dirlo con certezza, ma immaginò che se Itachi avesse ricordato, avrebbe anche potuto dirle tutto quello che le serviva per ritrovare Sasuke…ammesso che sapesse qualcosa.

“Yukia…”disse senza alcuna esitazione” …ho intenzione di fargli tornare la memoria…”

“Co-come?”

Quelle parole ebbero l’effetto di un fulmine a ciel sereno, la rossa cominciò a balbettare frasi sconnesse, era vero che le sembrava una pessima scelta per Maya, che l’operazione che voleva tentare la kunoichi era azzardata e che se fosse successo qualcosa ad Itachi Maya ne sarebbe sicuramente morta, ma Yukia non se la sentì per niente di controbattere, infatti, ascoltò con pazienza la voce decisa di Sakura dire: “Non temere non accadrà nulla di negativo, se dovesse succedere qualcosa interromperò subito, ma tu devi aiutarmi a convincere Maya…pensi di farcela, Yukia?”

“Ho scelta?”

“Direi di no.”

In quel momento Sakura si sentì terribilmente colpevole: per ritrovare Sasuke avrebbe davvero rischiato che quella dolce ragazza potesse soffrire?

Il dolce sorriso di Maya le apparve come un flash davanti agli occhi e poi rivide lei stessa dodicenne che supplicava in lacrime Sasuke di non andare via. Tutto per colpa di quel mostro. Maya doveva sapere chi amava e non poteva fingere che il suo amato non avesse un passato.

Ma forse…queste erano solo delle assurde giustificazioni.

“D’accordo, io le parlerò…”disse Yukia poco convinta “…ma preferisco farlo quando è sola senza di lui accanto.”

“E questo succede mai?” chiese un tantino scettica Sakura.

“Beh…veramente credo che capiti raramente…”

 

*******

 

Nel frattempo Maya si mise a cucinare facendo un chiasso infernale, talmente nervosa da non accorgersi che le due ragazze erano rientrate: Yukia non capì subito che c’era qualcosa che la inquietava, così fece segno a Sakura che era il momento giusto di parlarle. Cosi la kunoichi rientrò nella stanza di Itachi per dargli la medicina.

“Maya senti…avrei qualcosa da dirti. È importante” ma la ragazza con la voce tremante senza girarsi le disse: “Yukia…cosa c’è che non va in me?!”

“Eh?”

“Perché non posso mai avere una vita tranquilla, perché riesco sempre ad incasinarmi l’esistenza? Perché?”aggiunse posando rumorosamente il coltello vicino al batticarne.

“Maya è successo qualcosa?”le chiese urgentemente l’amica, circondandole per un attimo le spalle. Poi pensandoci bene arrivò alle sue conclusioni, sospirò, lasciò la presa ed esclamò “Fammi indovinare: ti ha rimproverata perché sei andata da sola al villaggio, si è preoccupato e come tutti noi…”

“Non è questo…” la interruppe “…è che sono stanca di tenermi questo peso dentro, vorrei poterglielo dire…”

“Maya…” era l’occasione giusta per parlargli della sua memoria, anche a costo di sentirsi meschina. “Sakura pensa di poter ridare la memoria ad Itachi…”

Davanti alla sconcertante rivelazione, stavolta Maya si girò a guardare Yukia ed esclamò “Davvero?”

In un attimo la dolce pasticcera chiese come una cosa tanto positiva potesse distruggerla così. Più di prima, se possibile. Ne era certa: l’avrebbe perso, e per sempre.

“Dimmi una cosa, Yukia: pensi che così non occorrerà dirgli nulla del mio passato perché sei convinta che andrà via, vero?” proferì Maya con lo sguardo vacuo e con una leggera inflessione di sdegno, spaventata da tutta quella scomoda situazione che si era venuta a creare.  

“In questo modo saprai se ami qualcuno a cui puoi confidare il tuo segreto, Maya…e poi sinceramente: questo momento prima o poi sarebbe arrivato. Chiamami ‘insensibile’, chiamami ‘stronza’ ma è questa la verità e siccome sei un’ingenua sono costretta sempre ad aprirti gli occhi”

Sì, era davvero un essere orribile, si sentiva come se la stesse tradendo. Tanaka Yukia, infermiera, traditrice e bugiarda.

“Non preoccuparti. So che lo fai per il mio bene e allo stesso modo io voglio il bene d’Itachi.”pronunciò tutte in un fiato quelle parole così pesanti, poi aggiunse “E sia, acconsento. Ma solo se anche lui è d’accordo”

“Bene, andiamo” disse uscendo dalla cucina seguita a ruota dalla pasticcera.

 

*******

 

Nel frattempo Itachi aveva preso la sua medicina, ma si sentiva ancora giù per quello che era successo appena venti minuti fa.

In quel momento sia lei che Yukia entrarono nella stanza ma Maya non lo degnava di uno sguardo, tanto che addirittura si sedette molto lontano da lui.

 

‘Non posso darle torto’ pensò tristemente.

 

Sakura capì che Maya era convinta e dopo aver preso fiato disse “Itachi, ascoltami: io posso ridarti la memoria se vuoi, ma ti avviso che è una procedura molto invasiva e devi dirmi tu cosa vuoi fare.”

Itachi osservò Maya con attenzione e poi le chiese “Tu che ne pensi Maya?”, così, senza mezzi termini.

“Io non penso nulla, ma se non vuoi nessuno ti costringe. La decisione spetta a te, la vita è tua…” disse abbassando il viso fino a guardare le sue ginocchia.

Debole e vigliacca. Estremamente fragile e indecisa.

‘No. La mia vita è tua da quando mi hai salvato, sciocca.’ pensò immediatamente Itachi, lasciando per un attimo che le sue labbra si incurvassero verso l’alto: sapeva benissimo che Maya non voleva mai obbligarlo a nulla e sapeva che aveva paura del suo passato almeno quanto lui. Ma tutto ciò era necessario. Necessario.

“D’accordo signorina Sakura, facciamolo…”

La giovane kunoichi prese un bel respiro e alla fine disse “Bene, stenditi. Cominceremo subito.”

“Aspetta…lo vuoi fare adesso?!” esclamò Maya all’improvviso, rizzandosi in posizione eretta e leggermente protratta in avanti.

“Maya…ora o dopo che cosa cambia per me?” le chiese Itachi fissandola teneramente, la sua preoccupazione nei suoi confronti era così dolce.

“Scusatemi…sono una sciocca…” mormorò ritornando a fissare il pavimento.

“Non scusarti” disse Sakura che si sentiva in colpa, ma arrivata a quel punto non poteva più tornare indietro. “Per favore dovreste metterti accanto a lui, dovete tenerlo fermo…”

“Sì, subito” rispose Yukia piazzandosi ai piedi del ragazzo, stesosi.

L’operazione cominciò senza particolari intoppi e Sakura richiamò il chakra necessario all’interno dei polpastrelli che si premurò di posizionare sulla fronte e sulle tempie del ragazzo che…cominciò ad urlare di dolore.

Maya e Yukia continuavano a tenerlo fermo, ma si opponeva con forza. Sakura senza arrendersi continuò a penetrare a fondo all’interno del suo cervello, pregava solo che appena tornato se stesso non avrebbe cercato di scappare o peggio...uccidere.

Esattamente dieci minuti dopo Sakura esausta si lasciò cadere a peso morto sul tatami. Tutte e tre respiravano a fatica, esauste.

Itachi in quel momento aprì gli occhi e tutto tornò al suo posto…

Suo fratello…Konoha… Maya…e poi...

Il massacro degli Uchiha, opera sua. Sua. E per ultima lei…la sua dolce Yaeko…

Vomitò disgustato e tremante. Incredulo.

 

“…È il tuo dovere salvaguardare il tuo villaggio…la guerra per noi segnerebbe la fine del nostro mondo… “

 

Akatsuki.

 

“ …Benvenuto all’Akatsuki, Uchiha Itachi…”

“…Da questo momento in poi non potrai più andare via…sei mio Itachi…per sempre.”

 

 

E alla fine si alzò: il suo sguardo era quello del vecchio Itachi…vuoto e talmente freddo da poter ghiacciare anche una tiepida giornata primaverile.

Scrutando bene quell’uomo, per un secondo Maya ebbe l’impressione che non fosse più lui, di non sapere chi fosse…era arrivato dunque il momento della verità. La fine di tutto.

 

Sakura tremava lievemente, il sudore faceva capolino sulla sua fronte, pronta ad un eventuale attacco…che non ebbe luogo, sbalordendola.

Lui, infatti, la guardò e disse “Grazie Sakura, ora mi ricordo tutto…” il suo sguardo parlava chiaro: sapeva chi era lei, sapeva il suo ruolo, sapeva tutto ciò che concerneva il suo legame con il fratello. Aveva ricordato quella kunoichi eppure fingeva di non conoscerla. E lei capì. Poi tacque.

In quel momento Sakura scoprì come amavano gli Uchiha…nel silenzio e nel tormento.

Fu allora che si rese conto che forse aveva commesso un errore che avrebbe pagato molto caro.

 

Lady_Kuroi Neko e Deliaison88:

Salve a tutte/i! Questa volta sarò io (deliaiason88) a rispondere alle vostre meravigliose recensioni al posto della mia socia che ha avuto un periodo alquanto…burrascoso ^^’’

Piaciuto il capitolo? È successo esattamente quello che vi aspettavate?

In ogni caso vi chiediamo umilmente scusa per i rari aggiornamenti ma sia io sia la mia socia siamo veramente molto impegnate T_T Speriamo di esserci fatte perdonare con questo capitolo!
Visto che non mi faccio mai sentire, colgo l’occasione per elogiare la mia sorellona e spiegarvi in che cosa consiste il nostro lavoro: per prima cosa la mia nee-san mi espone le massime del capitolo e ne discutiamo insieme, approvando e bocciando le varie, mille idee; poi arriva la fase della scrittura e lì, per la prima bozza, ci pensa lei. Poi me la manda e io faccio le dovute correzioni e aggiunte^^ Sono una beta-reader allora? Ufficialmente no, ufficiosamente sì. Che razza di risposta…fateci l’abitudine perché io sono fatta così XD
Ci piacerebbe moltissimo sentire tutte le vostre opinioni quindi coraggio, dedicateci qualche minutino del vostro tempo!


Saiyo83: eh eh! Come avrai sicuramente notato, la reazione di Sakura non è stata affatto così violenta (per una volta facciamola diventare innocua)XD Ti ringraziamo tantissimo per il commento positivo! Alla prossima! Ciau^^

lella95: siamo contente che la storia ti piaccia sempre di più, per noi è un onore *_* Come hai visto, Sakura non ha avuto troppi problemi a riconoscere Itachi e questo perché in effetti nella serie regolare lei l’ha visto quando hanno combattuto contro di lui (c’erano Naruto, Kakashi e la vecchia Chiyo)^^ Vedrai che presto il segreto di Maya verrà a galla e siamo sicure che ti sorprenderà! Grazie per la recensione!

Jayden Akasuna: già, hai detto bene, “angelo custode”…chissà se riuscirà sempre a proteggerlo…la rivelazione del segreto di Maya è ormai alle porte >_< Grazie infinite per la recensione!

Sasori_Danna: SBONK…………! Ehm…perdono…sono caduta dalla sedia per la scioccante rivelazione…T_T E così, odi i miei beniamini, eh? Peccato >_< Ma i gusti son gusti e siamo veramente contente che nonostante la loro presenza tu continui a seguire la nostra fic^^ Per quanto riguarda Itachi…beh, il tormento fa parte del suo essere, se così non fosse stato di sicuro il suo gran fascino ne avrebbe perso, e parecchio! Credo che comunque sei d’accordo con me, il più misterioso e…SEXY (XD) personaggio del manga di Kishiteme (non ho sbagliato nome, tranquilla, è che VOGLIO chiamarlo così quel…è_é) ^_^
Grazie mille per la recensione! Kiss!

Crystal Alchemist: oh *_* Benvenuta^^ Ci fa sempre piacere ricevere nuovi commenti! Siamo contente che l’evoluzione della storia t’intrighi, noi abbiamo fatto di tutto per non renderla un polpettone assurdo d’avvenimenti (ogni riferimento a me…è puramente VOLUTO) e siamo davvero lusingate del tuo affetto^^
Ora però è giunto il momento di chiarirti quel piccolo dubbio sul fatto che siano trascorsi sì e no 3 giorni dalla presunta morte d’Itachi: devi sapere che lì a Konoha i fatti riguardanti i traditori di rango S non vengono spifferati subito, così quando quei ninja di basso rango dicono che il nostro eroe è morto da tre giorni semplicemente lo fanno perché effettivamente hanno saputo la notizia con notevole ritardo. Perciò, non vi è alcuna discrepanza temporale: Itachi è “morto” più di una settimana prima degli avvenimenti di questo capitolo e non tre giorni^^ Spero di aver chiarito il tuo legittimo dubbio!
Grazie mille per il commento!

 
Appuntamento al prossimo capitolo^^ Recensite in numerosi, mi raccomando, siamo affamate XD
Un bacio doppio *-*

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


capitolo 9

Capitolo 9

 

Quella mattina Sakura si alzò dal futon piena di brividi.

Non faceva poi così freddo, almeno non nel suo cuore. La sera precedente aveva fatto una cosa davvero terribile e tremava al pensiero che la conversazione che l'aspettava con il maggiore degli Uchiha non sarebbe stata delle più rosee e facili da sostenere.

L’unico sentimento in grado di schiacciare quel timore che come una gelida serpe le s’insinuava in tutta la lunghezza delle gambe, era un terribile senso di colpa: abituata a leggere i più svariati generi, dalla medicina, alla posologia, alla psicologia…non era riuscita a cancellare l’immensa tristezza che leggeva negli sguardi dei due ragazzi innamorati.

Maya non aveva detto una parola, chiusa in un silenzio preoccupante e per questo Sakura si sentì peggio di un verme, anzi, se possibile, addirittura peggio d’Orochimaru.

 

La giovane kunoichi esperta d’arti mediche si preparò in fretta e uscendo dalla casa di Yukia, nella quale era stata ospitata, si ritrovò davanti Itachi, perfettamente in salute.

Poggiato contro la parete della casa e con le braccia conserte, l’uomo osservava ogni minimo battito di ciglia della ragazza, ogni piccolo tentennamento, ogni gesto che compivano quei pochi abitanti del villaggio già svegli alle cinque e trenta del mattino, e il suo sguardo minaccioso non tradiva affatto i suoi propositi.

Sakura lo sapeva. Sapeva benissimo che Itachi Uchiha era pericoloso e poggiato lì, contro la porta d’entrata della casa di Maya, poteva voler significare solo una cosa.

“Sakura Haruno…” enunciò di sorpresa marcando di proposito la voce sul cognome della fanciulla “…davanti a Maya non ti parlerò di nulla…lei non deve sapere”

“Lo so” rispose lei semplicemente, evitando di guardarlo negli occhi ogni tanto occultati dalle frange color inchiostro.

“Io so cosa vuoi.”

“…?”

“Credi che io non lo sappia? Sono stato un ANBU e so benissimo cosa dice la procedura in fatto di ‘cure mediche’” a quelle parole la ragazza ammutolì di botto, ma decise che comunque era il caso di lasciar parlare il suo interlocutore senza interromperlo “Se io non fossi chi effettivamente sono, tu semplicemente mi avresti prestato le tue cure, prescritto i farmaci necessari, avresti gentilmente salutato e te ne saresti tornata a Konoha.

Ma io sono chi sono e tu…vuoi mio fratello Sasuke.”

“…”

“Mi chiedo però fino a che punto ti spingerai per lui”

La giovane dai capelli rosei digrignò per un attimo i denti, cercando in tutti i modi di ritrovare una calma ora non più sua.

“Questo lo devo decidere io.”rispose sicura.

“Sì, è vero, ma stai attenta a chi calpesti nel frattempo” affermò lui, enigmatico come al solito e mentre le dette le spalle aggiunse “ Devo andare. A momenti Maya si sveglierà e se non mi vede si preoccuperà a morte”

“Itachi…”

“…?”

“Tu ne sei innamorato?” chiese lei d’istinto “Anzi…hai mai amato nessuno?”

Lo shinobi non si sprecò a girarsi nuovamente a scrutare quegli occhi verdi, ma rimase comunque ad ascoltare la giovane.

“Beh, sappi che io sono molto innamorata di tuo fratello e sono pronta a calpestare tutto e tutti pur di sapere dove si trova”

“Bene. Te lo riconosco, sei coraggiosa. Sappi però che quelli come me non provano nulla perciò non attribuirmi sentimenti che non sarei mai in grado di provare. Ti saluto.”

‘Bugiardo’ pensò Sakura in quel momento.

Uguale a Sasuke in tutto e per tutto.

 

Itachi intanto rientrò in casa proprio nel momento in cui Maya usciva dalla sua stanza.

La osservò per bene prima di capire che stava succedendo. La fanciulla aveva gli occhi arrossati, i capelli liberi e indossava un grazioso pigiamino.

Lei si era accorta che il suo protetto era uscito, ma senza dire nulla e decidendo quindi di non essere assillante si diresse in cucina. Anche Itachi non proferì parola e tra loro calò il gelo.

L’uomo si sentiva così male al pensiero di farla soffrire, da che aveva memoria la sua esistenza è stata sempre scandita dal dolore altrui, fisico, psicologico…poco importava. Era dolore. Puro e gelido quanto basta per schiacciare sotto il suo peso ogni fibra del suo essere.

“Vorrei poter essere il bravo ragazzo che ti renda felice Maya, davvero. Avrei preferito rimanere uno smemorato a vita…” mormorò a voce bassissima come se l’avesse solo pensato.

 

Per tutto il giorno i due evitarono di parlarsi.

La tristezza per quel silenzio disumano e il terrore che lui potesse andarsene da un momento all’altro non facevano altro che spezzare in due il cuore di Maya: preda di una bestia invisibile la giovane desiderò con tutta se stessa di urlare.

Ma non lo fece, chiudendosi sempre più nel suo bozzolo di seta, tanto che nel momento in cui un Itachi molto freddo e distaccato decise di rimanere chiuso per tutto il giorno nella sua stanza lei non obbiettò in alcun modo.

 

Nel pomeriggio Sakura, con la scusa di controllarlo, aveva finalmente trovato il coraggio di poter parlare a quel giovane tanto pericoloso.

“…così vuoi la verità? Sei sicura?” le chiese lui, poggiandosi con il gomito destro sul davanzale della finestra, tenuta per ovvi motivi ben chiusa.

“Sì” rispose lei, tentando in tutti i modi di non far tremare le labbra rosse.

A quel punto il suo interlocutore si affacciò al di fuori della finestra e osservando il giardino dove scorazzava la micia cominciò a parlare.

“Sei mai stata in guerra Sakura? Intendo la guerra che distrugge tutto e che lascia solo disperazione e dolore”

“No.”

“Io sì…” disse voltandosi un secondo per vedere la sua espressione inebetita e sconvolta “A soli quattro anni mio padre mi trascinò sul campo di battaglia e…non riesco a descriverti l’orrore e lo schifo che ci trovai. Quattro anni, Sakura…non ebbi neanche il tempo d’essere bambino”

“Perché mi…” esitò “…dici questo?”

“Per farti capire una cosa per me essenziale”affermò lo shinobi ritornando a guardare fuori, cercando le parole più giuste e che mai in vita sua aveva avuto il coraggio di pronunciare “Se ho fatto ciò che…se ho trucidato senza pietà tutti i membri del mio clan è stato per evitare a mio fratello Sasuke e a tutti gli altri ninja di Konoha, la pena di una guerra che vi avrebbe distrutti e che con molta probabilità avrebbe visto Voi e noi Uchiha nemici”

“Non capisco…non c’è stata nessuna guerra…!”esclamò veramente confusa da tali, inspiegabili parole la kunoichi.

“Appunto. Perché l’ho dovuta fermare alla radice…e non ne vado fiero, Sakura…”

“Spiegati meglio!”urlò lei come una matta e avvicinandosi minacciosa allo shinobi, serrando entrambi i pugni e digrignando i denti “Vuoi farmi credere che hai massacrato la tua famiglia, coloro che ti amavano…per evitare un’ipotetica guerra?! Ma chi credi di prendere in giro, eh?!”

“Non ipotetica, ma assolutamente certa e ti sbagli se pensi che mi amavano…o per lo meno non tutti” sospirò stancamente e si voltò verso la giovane.

“Non ti credo.”

“Problema tuo. Vuoi comunque starmi a sentire o preferisci esprimere anche tu la tua immatura sentenza?”

“Evita di tergiversare e di prendermi in giro, per favore. La mia ‘sentenza’ come dici tu non potrà mai essere tale perché non sono di certo un giudice marziale.”disse lei in un fiato, ottenendo un ghigno soddisfatto da parte d’Itachi “Ti confesso però che muoio dalla voglia di sbatterti davanti ad una corte marziale: tu sei sempre uno sporco assassino che ha rubato il mio amore”

“Amore…ora ti racconterò cosa spinge qualcuno a sacrificare tutto per un ideale o per l’amore di cui parli…”

Sakura lo guardò senza più nemmeno respirare: quell’uomo non sembrava per niente il bugiardo fedifrago che invece si era immaginata in tanti anni di continue riflessioni.

 

“Mio padre mi ha cresciuto riempiendomi la testa di ‘fedeltà al clan’, ‘supremazia degli Uchiha su tutti’, nella sua vita non c’era spazio per altro. Ricordo che avevo 7 anni quando sviluppai lo Sharingan e da allora fui considerato il genio, un Uchiha degno di partecipare alle loro riunioni e soprattutto qualcosa da utilizzare al meglio per i loro scopi.

Finché si trattava di sciocchezze a me non interessava, ma un giorno mio padre mi rese partecipe dei suoi piani e…”

“ ‘E’? Continua.”

“…credo di aver rivissuto quella guerra di cui ti ho parlato per una seconda volta.”

Qualcosa si spezzò dentro Sakura. Cominciò a sudare freddo e deglutì a vuoto per forse tre volte di seguito.

“…fui molto deluso da lui e dal resto del clan, da mia madre che non si opponeva seppur fosse in disaccordo…urlavo, Sakura. Dentro di me urlavo e li uccidevo nei modi più atroci, ma nessuno dei miei onirici delitti efferati poteva esser confrontato a quell’abominio che mi capitava di udire dalle labbra di quei folli”

“…”

“…eppure… non potevo ribellarmi. Paradossalmente rimanevo un bambino senza alcun potere decisionale”

L’uomo a questo punto fece una piccola pausa e decise di sedersi per terra, mettendo la schiena contro la parete della stanza.

“M’imposero di entrare negli Anbu per avere più informazioni sul villaggio: ero una spia al servizio di mio padre. Ma più vivevo al di fuori del clan, più mi allontanavo e più loro erano spaventati all’idea che io potessi parlare…e tradirli.”

“Spiare Konoha? Perché…cosa hai scoperto?”

“…”

“Parla, Itachi. È inutile tacere adesso.”

“…gli Uchiha volevano prendere il controllo di Konoha attraverso un colpo di stato.”rispose con voce piatta “Una persona aveva tuttavia capito le loro intenzioni perché non si era mai fidata degli Uchiha…quell’uomo si chiamava Danzou”

La kunoichi sussultò nel sentire quel nome.

“Vedo che sai già chi è.”

“Sì…”disse lei, confusa più che mai “…quell’uomo non mi piace”

“Capisco. Sappi che Danzou all’epoca era il capo assoluto degli Anbu: era solo un pazzo a cui non importava nulla. Gli premeva solo di diventare Hokage e per arrivarci avrebbe fatto di tutto. Gli Uchiha per lui erano un ostacolo e purtroppo lo capì troppo tardi.

Nel frattempo io spiavo la mia famiglia e riferivo agli Anbu…questo, Sakura, mi turbava e m’infastidiva, soprattutto perché Danzou faceva leva sul mio punto debole: l’amore per la pace e il mio terrore per la guerra”

“…tu che…” ma la giovane non ebbe il coraggio di continuare e lasciò continuare le scottanti rivelazioni dello shinobi.

“A quel punto quel bastardo mi ordinò il massacro. Ordini tassativi.”

“…che dannato mostro…!”si lasciò scappare Sakura e quando si accorse di aver proferito parole che in qualche modo tradivano la sua volontà di essere ferma e decisa, si costrinse al silenzio mordendosi il labbro inferiore con gli incisivi.

Il viso d’Itachi invece s’addolcì per un secondo ed aggiunse “Nella guerra avevo comunque trovato qualcosa di bello…il suo nome era Yaeko. La sua famiglia era una delle tante che partecipava a quello schifoso conflitto e anche lei, come me, era stata portata sul campo…”

“…?”

“…Yaeko era molto forte e quello scempio non ebbe lo stesso impatto su di lei…come invece successe a me. Siamo cresciuti insieme e ci siamo innamorati, lei mi parlava di cambiamenti e di come migliorare alcune cose al villaggio, era piena d’idee, intelligente, bella…certo, eravamo ancora dei tredicenni quando nacque quel sentimento e quindi non posso certo dire che si trattasse di vero amore ma…”

“Itachi…hai ucciso anche lei…?”

Il volto di lui si fece di granito, i suoi occhi stanchi rivelavano un profondo dolore.

“Sì…”confermò infine.

La ragazza non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse uccidere la persona che amava.

 

“Mi hai mentito stamattina…tu hai amato nella tua vita e ami ancora…Sasuke e Maya contano molto per te.”

“No. Io non posso più amare nessuno, Sakura. Le mie mani sono sporche di sangue e niente potrà mai cancellare quello che sono diventato. Quello schifoso clan…odiavo con tutto me stesso il loro modo ottuso di vedere la vita, la loro vita…ma non odiavo Sasuke e non potevo ucciderlo perché lui era completamente all’oscuro di tutto.”

“…ma allora…!”

“Prima di andare via minacciai Danzou e gli dissi che se fosse successo qualcosa a mio fratello sarei tornato e avrei detto a tutti quello che lui e i due consiglieri mi avevano fatto fare.”

“Il terzo Hokage in tutto questo cosa fece?” chiese incredula di tutto quello che aveva scoperto “Possibile che non tentò di cercare una soluzione meno drastica?”

“Cercò di fermare il tutto, ma il suo troppo temporeggiare non faceva che irritare Danzou. Non è difficile da immaginare, Sakura. Egli semplicemente scavalcò il Terzo e andò a cercare appoggio dai due vecchi compagni di squadra che vedevano le cose in modo più simile a lui…sto parlando di Homura e Koharu, ovviamente”

“Capisco…”

“Sakura c‘è ancora una cosa: quella notte non ero solo, avevo scoperto che una persona meditava vendetta su Konoha e così feci un patto con lui. Tuttavia sono convinto che in realtà non abbia mai smesso di desiderare la sua rivalsa…”

“Chi è costui?”

“No, Sakura. Questo no. Potrebbe essere davvero pericoloso per te saperlo…anche perché adesso starà cercando Sasuke…”

“Perché dovrebbe?”

“Perché per tutti io sono morto e adesso vuole una nuovo burattino a cui tirare i fili e Sasuke…si presta benissimo. Sono sicuro che a quest’ora gli avrà riempito la testa di fandonie”

Mai nella sua vita Sakura aveva avuto davvero paura per Sasuke come in quel momento.

“Secondo te potrebbe convincerlo a distruggere il villaggio?!”

“Non credo che vorresti saperlo davvero…”

Quella era una risposta più che sufficiente per lei…non poteva riferire a nessuno come aveva avuto quelle informazioni senza passare guai seri.

“Non lo fare…non cercarlo da sola, potresti rimanere delusa”

“Invece non so proprio cosa fare Itachi…” mormorò dirigendosi verso la porta, ma prima di uscire disse “…e non so che pensare di te e di quello che hai fatto…”

Itachi rimase seduto e fermo nella stessa posizione per un tempo interminabile. La testa completamente vuota solo non sapeva come comportarsi con Maya, li divideva una montagna di segreti…

Il suo atteggiamento freddo era solo un modo per non affezionarsi ulteriormente, era per mettere le distanze tra loro e anche se la cosa gli faceva male e per il bene di quella dolce fanciulla che non c’entrava nulla con un criminale come lui.

“Comprendo benissimo. Ti ringrazio per avermi ascoltato.”

“Con permesso.”

*******

Maya aveva appena salutato Sakura, che aveva un viso stravolto e sembrava fosse sul punto di piangere. Non aveva ascoltato la conversazione, ma sapeva che Itachi le aveva sicuramente detto qualcosa.

Non sopportava il sentirsi esclusa dal suo amato, tanto meno la sua irritante indifferenza.

Perché sembrava non sopportarla più? Perso per perso, Maya nella sua estrema ingenuità decise che se gli avesse rivelato il suo segreto forse, lui si sarebbe aperto e magari le avrebbe raccontato qualcosa su di lui, sul vero Itachi.

Respirando a fondo, prese coraggio e si avviò nella stanza del moro esclamando da dietro il fusuma un timidissimo “Itachi, posso entrare?”

“Sì.”rispose semplicemente. Il suo timbro di voce aveva qualcosa di diverso…sembrava freddo, sollevato e preoccupato allo stesso tempo. E inquietante. Molto.

La ragazza comunque decise di sedersi al suo fianco e senza inutili preamboli ma mostrando il suo dirompente nervosismo a causa delle piccole mani che si attorcigliavano nei lunghi capelli, enunciò seria “Itachi io… vorrei confessarti una cosa…”

“Cosa?”chiese lui, cadendo dalle nuvole. Sembrava la giornata delle verità quella.

“Il mio…il mio segreto.”

“Non sei obbligata.”

“No, voglio che tu sappia. Voglio metterti al corrente di tutto, Itachi perché io…io ci tengo davvero molto a te e…”

“Ho capito, Maya. Ho capito” affermò lui, arrendendosi. Poi si posizionò per ascoltarla meglio e la fissò dritta negli occhi.

“Due anni fa ho conosciuto un uomo…”

E questo anche un ex-smemorato l’aveva capito.

“Avevo 18 anni ed ero una vera stupida…la nonna era morta da poco e forse mi sentivo sola…o forse ero solo affascinata dalle sue parole, sta di fatto che m’innamorai di lui senza sapere praticamente nulla sul suo conto. Avevo capito solo che era molto religioso, anche se non mi è mai stato chiaro di che religione fosse…”

Perché quelle parole non gli erano nuove? Quasi sembrava che parlasse di una persona che conosceva anche lui e senza volerlo cominciò ad innervosirsi.

“Lui m’illuse che ero l’unica, mi disse che mi amava...lo feci entrare nella mia casa e…nel mio letto. Ti prego non pensare mal di me…”

“Non potrei nemmeno se volessi, Maya…” sussurrò lui, cercando di essere il più accomodante possibile. Ma il suo animo era inquieto, terribilmente scosso da una sgradevole sensazione che si bloccava lì, in fondo allo stomaco. Poi chiese cupo in volto “Ma il suo nome…dimmi il suo nome”

“H-Hidan…”

Hidan. Il pazzo manigoldo che Itachi non sapeva che fine avesse fatto dopo la spiacevole faccenda della morte d’Asuma Sarutobi.

Poteva essere morto, poteva essere sopravvissuto, scorrazzare in giro a uccidere la gente, a sedurre e seviziare donne…l’Uchiha non riusciva ad immaginare quale fosse la sorte di quell’immortale.

Poi chiuse gli occhi e tentò di sospirare per calmarsi, invano.

“Come non sei riuscita a non capire quanto fosse spregevole quell’essere…?”

“Come? Ma…Itachi, parli come se lo conoscessi…”

“Infatti!”sbottò lui improvvisamente, spaventando enormemente la giovane che non gli aveva mai sentito alzare la voce “Maya tu devi stare lontana dalle persone che hanno la mia stessa cappa con le nuvole”

“Perché? Itachi che succede? E poi che c’entra il tuo impermeabile con Hidan? Lui non…”

“Perchè siamo criminali!!” esclamò furente ma improvvisamente si bloccò e fece mente locale.

A quanto diceva Maya, aveva conosciuto Hidan due anni prima e…in quel periodo l’immortale non faceva ancora parte dell’Akatsuki. Così, Itachi si calmò e chiese “Dimmi lo vedi ancora?”

“No, certo che no! Una volta che ha avuto ciò che voleva si è dileguato e non ho avuto mai più sue notizie…!” disse la ragazza che cominciò a piangere.

“…”

“Ma Itachi, perché dici di essere un criminale?! Tu non sei…!”

“Sì, Maya! Maledizione io…!”e alzandosi in piedi concluse a mezza voce “…sono un mostro…!!”

Dal canto suo lei singhiozzava più forte.

Non capiva che cosa volesse dire e si pentì di avergli raccontato la verità. Certo come avrebbe potuto reagire? Che stupida che era stata.

Nascose il viso tra le mani e poggiò la testa sul tatami, sentendosi un verme strisciante.

Lui però l’afferrò per le spalle e costringendola a guardarlo rimarcò “Le vedi queste mani? Queste mani che ti stanno stringendo? Queste sono le mani di un assassino, Maya”

“…no…non è…”

“…vedi il mio viso? Questo è il volto di un criminale di rango S, ricercato in tutte le terre ninja! Lo stesso di Hidan! Facciamo parte della stessa organizzazione…”

“Non è vero!” urlò lei liberandosi “Tu non sei un mostro e io non posso essermi sbagliata un’altra volta!”

Batté violentemente i pugni sul petto d’Itachi, ignara che gli procurava un dolore atroce e non solo fisico.

“Ascolta, Maya…io sono un estraneo per te ed è meglio che tu non sappia nulla di me”

“Itachi…” mormorava tra i singhiozzi “…non farmi questo…ti…prego…!”

“Maya io…ho ucciso la mia famiglia, la mia ragazza a soli 13 anni…!”

“Cosa hai fatto…perché?!” mormorò sconvolta, cominciò a tremare come una foglia, ma non per paura.

Maya non capiva chi avesse di fronte e in quegli istanti così drammatici desiderò con tutta se stessa di riavere indietro la dolce figura di quell’uomo seduto dietro il bancone del suo negozio di dolci.

“…”

Si chiuse nuovamente in uno dei suoi silenzi. Non voleva che lei sapesse, ma l’aveva costretto a vomitare quella verità che mai avrebbe voluto ricordare.

“Itachi io…volevo solo sapere la tua storia e il tuo passato, non volevo, non volevo…”

“Neanche io volevo ricordare, Maya, te lo giuro su quanto ho di più caro”

“Sasuke? Tuo fratello?”

Egli annuì e Maya sprofondò in un abisso senza fine. Itachi non pensava affatto a lei, non l’amava, non le era cara, era…nulla.

“Itachi io…mi ero innamorata di te…non è giusto…!”

Che cosa mai poteva essere giusto in tutta quell’assurda storia? Itachi non odiava direttamente Hidan, ma tutto quello che lui rappresentava…l’Akatsuki, Madara, trovare e uccidere i jinchiuriki e tutto lo schifo che aveva dovuto ingoiare per anni.

 

Maya continuò a piangere “Dimmi almeno il perché…!”

“Perché erano ordini, Maya. Sono uno shinobi e non posso disubbidire”

“Hai ucciso anche il tuo fratellino?”

“No” mormorò lui senza fiato.

Lei per un secondo lo guardò e Itachi continuò esclamando “Non ci sono riuscito…e adesso lui mi cerca per uccidermi”

“Ti prego raccontami tutto…io ho bisogno che…Itachi, sii sincero, te ne prego”

Quello sguardo arrossato e in lacrime era troppo doloroso da sopportare e alla fine, forse spinto da un assurdo desiderio che lei rimanesse così disgustata da cacciarlo via, le disse ogni singola cosa, anche quello che non aveva detto a Sakura.

 

“Se gli spieghi cosa è successo tuo fratello capirà, non credo che sia così difficile…”

“Non voglio, lui non deve sapere…non deve”

“Ma il tuo sogno! La tua vita!”

“Io non ho più una vita Maya. Io esisto solo per lui”

“Sì che ce l’hai! Io non ti ho salvato per vederti morire per mano di tuo fratello!”

“Lasciami perdere, Maya. Dimenticami e basta”

“Come puoi chiedermi questo?…io…t-ti…amo, non conta nulla per te?!”

“Maya…” si sforzò di non dirle la stessa cosa, non aveva futuro, non aveva nulla di buono da offrirle “…io non posso più amare…il sangue di tutti i miei familiari è una mia responsabilità e devo pagare, ma non tu non c’entri nulla con quest’orrore. Anzi, sei stata fortunata che io abbia riacquistato la memoria…non mi sarei mai potuto perdonare se ti avessi toccata”

“Io sto già pagando…” mormorò abbracciandolo “…e ti giuro che avrei tanto voluto che tu mi facessi tua, Itachi. Tanto…”

Lui non rispose subito.

Le sue mani tremavano. Temeva che se l’avesse stretta a sé non sarebbe più riuscito a lasciarla andare. Non poteva trascinarla all’inferno insieme a lui, così la scostò delicatamente e con il cuore a pezzi mormorò un secco “No. Dimenticami, Maya. Tu… non meriti tutto questo”

Nel sentirsi rifiutare, sconvolta e non sopportando più quella tremenda agonia, la ragazza corse fuori della stanza per rinchiudersi nella sua.

 

Lady_KuroiNeko & Deliaiason 88:

Eccoci con un nuovo capitolo, eh sì l’uomo misterioso di Maya era il nostro Hidan…o_O. Sorprese vero?! La cosa in realtà l’avevamo già decisa da un po’, anche se l’idea è stata di Delia…
Passiamo alle recensioni:

 
_AkAtSuKiNa_
: Salve mia cara. Come vedi abbiamo accontentato la tua sete di sapere il resto, ma ancora non è finita qui…

kla_cat92: Grazie, siamo molto contente che ti piaccia, noi decidiamo le fasi più importanti man mano che scriviamo e ci consultiamo quindi sul futuro dei due dobbiamo ancora vedere. Comunque nemmeno noi vogliamo vedere Maya morta ^_^…baci

damnedmoon: Anche noi vorremmo esserci al posto di Maya…si effettivamente la mia vena romantica m’impone ogni tanto di mettere qualche bacio qua e là. Hai visto che ha fatto il ‘bello e dannato Uchiha’…! Su Sasuke abbiamo solo accennato a qualcosa, ma dobbiamo decidere se e quando apparirà. Grazie per i complimenti, speriamo vivamente che anche questo capitolo sia di tuo gradimento baci.

Saiyo83: Grazie per i complimenti siamo sempre felici di ricevere tanto affetto nelle recensioni!  Sakura…per ora riposa sotto le ceneri, ma si sveglierà presto. Guai un po’ tristi perchè adesso è pentita di averlo fatto…la verità a volte fa più male di non sapere…baci

Jayden Akasuna: Ciau! Cattivo?! Che noi sappiamo non è mai stato cattivo…un po’ oscuro si, ma mai cattivo. I suoi modi erano ambigui, ma noi abbiamo sempre avuto l’impressione che la sua fosse una farsa…In ogni caso speriamo che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto baci.

lella95: Grazie, sapevamo che sarebbe stato un perdono al 100% ihih^^. Grazie anche per tutti i complimenti! Hai finalmente compreso il terribile segreto di Maya e il pericolo che ha corso, dai un bel bacio ci stava almeno per me ^^. A presto baci

Sasori_Danna: Grazie Danna! Maya il pensierino lo fa eccome! Solo è timida e come dici tu traumatizzata. Itachi non si smentisce mai, ha reagito più nel suo vero carattere, almeno noi cerchiamo di renderlo molto più IC possibile. Spero che anche questo capitolo ti faccia impazzire…Baci

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


capitolo 10

Capitolo 10

 

Sakura sospirò per l’ennesima volta in un’ora. Preoccupata per Maya e per quella situazione, non sapeva come comportarsi.

Tornare a casa era fuori questione: le avrebbero fatto domande alle quali avrebbe dovuto mentire, ma certo non poteva rimanere in quel villaggio per sempre.

Si era messa in una condizione difficile e adesso non sapeva come uscirne.

 
‘Sasuke dove sei?’

 
Perché? Perchè farsi sempre le stesse domande?! Perché pensare sempre a lui in ogni stramaledetto momento della sua esistenza? Perché?

Il suo malessere era fin troppo evidente e ciò che ne stava facendo le spese era un povero libro che teneva tra le mani e che stava praticamente disintegrando a furia di rigirarlo.

Tutta quella situazione era pesante, aveva pestato il cuore di Maya, riportato indietro Itachi che se fosse rimasto senza memoria probabilmente avrebbe sposato quella ragazza e avrebbe vissuto felice. Come se non bastasse in tutto questo aveva saputo più di quanto avrebbe voluto…il mondo era pieno d’orrore e persino il suo villaggio si era macchiato di peccati così odiosi che non sapeva se avrebbe mai perdonato o accettato.

Aveva sempre creduto di vivere in un posto migliore, ma era evidente che ognuno, per quanto in pubblico possa risultare una persona rispettabile e pulita, ha sempre una macchia nera sul proprio curriculum.

Se Sasuke avesse potuto sapere la verità…forse…

 

‘Ma cosa…! Sakura! Ti stai ancora illudendo!’

 

Sconsolata e arrabbiata. Delusa e amareggiata. Innamorata. Pur sempre una sedicenne innamorata.

 
“Sakura, ascolta…” Yukia che aveva capito che c’era qualcosa che la turbava, le si sedette accanto.

“Dimmi.”

“Ti va di venire con me a fare la spesa? Sai…tanto per visitare un po’ il villaggio: da quando sei qui non hai ancora avuto il piacere di vedere questo meraviglioso ritaglio di terra”

Lei sorrise e rispose di sì. Forse distarsi un po’ le avrebbe fatto bene.

Era un bel luogo pensava la rosa mentre passeggiava di fianco a Yukia. Anche se piccolo era abbastanza affollato. Sorrideva perché le sembrava Konoha in miniatura.

 

<< Aspettami mamma!!! >>

<< Se ti fermi ogni momento non arriviamo più >>

 

Arrivarono vicino al fruttivendolo -parecchio paffuto- e ascoltarono la conversazione tra lui ed una donnina di media statura e dai polsi sottili.

                  

<< Buon giorno signora, cosa le servo? >>

<< Un chilo di mele per favore. >>

 

Il mercato era particolarmente fornito e la ragazza si fermò davanti un negozio di vestiti: non era più suo costume fantasticare su quelle cose “da donna”. Lei era una kunoichi e non si poteva permettere d’essere femminile e invece, convinta dalla rossa, Sakura acquistò un kimono davvero bello pensando che in fondo non c’era nulla di male a riprendersi, almeno per una volta, la propria identità di fanciulla.

Uscita dal negozio però, Sakura si bloccò non appena udì un campanellino: le era parso di vedere una mantella dell’Akatsuki e immediatamente venne scossa da mille brividi.

Non poteva essere. Itachi era a casa con Maya.

“Sakura…tutto bene?”

Lei fissò l’angolo della strada dove poco prima aveva visto qualcosa e rispose “Sì…tutto ok Yukia, andiamo da Maya”

“Ma che succede?”

“Non lo so, voglio…voglio solo vedere se va tutto bene”

“Come vuoi ma…permettimi di dirti che sei strana”

 

‘Magari lo fossi’

 

********

 

Maya non era ancora uscita dalla stanza, non aveva preparato la colazione né aveva messo il cibo per Achimi, la quale miagolava dietro la sua porta disperata.

Itachi allora prese la micetta tra le braccia che in un attimo si accoccolò sul suo petto facendo le fusa.

Fu lui a metterle i croccantini nella ciotola, ma la gatta lo fissava in modo che a lui parve di rimprovero.

“Non guardarmi così…mangia.”

Ma la micia non accennava a staccarsi dalla sua posizione “Che dovrei fare? Non posso…” esclamò a bassa voce. Si stava giustificando con un felino. Con un felino!

Il senso di colpa faceva strani scherzi.

“Achimi se non m’importasse niente di lei, mi sarei comportato come Hidan e tanti saluti”

La gatta continuava a fissarlo e lui sapeva che aveva ragione ad avercela con lui.

“Mi dispiace Achimi…” mormorò allontanandosi dalla cucina e dallo sguardo accusatorio della gatta e sentendosi così stupido che non poté crederci neanche volendo.

Nel frattempo passò dalla stanza di lei. Si fermò indeciso se chiamarla o no, ma dopo quel discorso non sapeva se Maya volesse più vederlo.

Aveva perso già Yaeko e se avesse perso anche lei non avrebbe più…

 
Il suo destino era già stato deciso e forse era ora di andare via. Se Madara avesse scoperto che era ancora vivo l’avrebbe fatto cercare e Itachi non voleva rischiare l’incolumità di quelle persone che erano state ospitali con lui e che lo consideravano uno di loro.

Sasuke…suo fratello…il solo legame a cui doveva pensare perché quello con Maya non poteva portarlo avanti.

Si sedette nel giardino, sapeva che la cosa giusta era di andarsene eppure qualcosa lo tratteneva.

Qualcosa.

 
“Così è vero che sei ancora vivo…Itachi-san”

Quella voce ironica la conosceva troppo bene.

“Kisame…”

“Caspita, chi l’avrebbe mai detto che t’avrei trovato in un posto del genere…beh, francamente non ci ho mai creduto troppo all’idea che tu fossi morto, quel moccioso non vale nemmeno l’unghia del tuo dito mignolo sinistro”

“…risparmiami questi commenti, per favore

“Sai mi hanno detto delle cose mentre eri via…Madara…”

“Si è mostrato a te?”

“Già!” enunciò ridacchiando e sistemandosi distrattamente il suo spadone sulla schiena “Adesso abbiamo nuovi membri, quattro ragazzi…anche il tuo fratellino, sai?”

“…”

“Andiamo, per strada ti racconto tutto. O hai ancora intenzione di startene qui a rimuginare, Itachi-san?”

“No.”

Maya era appoggiata alla porta e ascoltava, aveva sentito una voce estranea ed era uscita a controllare chi fosse e così aveva visto un uomo enorme che sembrava uno squalo palare con Itachi.

L’uomo indossava una mantella uguale a quella d’Itachi e cominciò a temere che volesse portarle via il suo…ma quale suo.

Kisame non ci mise poi molto ad accorgersi lei e sorridendo disse: “Oh, ma che carina…!”

Il moro si girò ed esclamò con veemenza “Maya entra in casa!”

“Maya, ma che bel nome, salve.”

“Kisame sei venuto per me, possiamo andare. Lascia perdere la ragazza”

Lei scese il gradino e corse ad abbracciarlo “Itachi…” mormorò “Vuoi andartene…! M-ma tu non sei un criminale…!!!”

“Maya…tu…” non sapeva come fare con lei e non voleva raccontarle una bugia.  

In quel momento però il terreno sotto di loro tremò: Sakura aveva appena sferrato un pugno.

“Itachi non va da nessuna parte” disse lei fissando con odio Kisame.

“Una kunoichi di Konoha…Itachi ne hai di cose da raccontare vedo, ma prima mi occupo di lei” disse sguainando il suo spadone, la Samehada.

Sakura corse velocemente verso Kisame e cercò di colpirlo ma lui si scansò. Prima che potesse attaccare a sua volta, Itachi si mise in mezzo bloccandoli con un semplice ed elegante gesto della mano destra.

“Basta Kisame, mi hai trovato. Non ti serve altro” poi si girò verso Sakura alla quale teneva il braccio “Prenditi cura di Maya…il mio destino è questo…”

“Uffa mi tarpi sempre le ali…” si lamentò Kisame riportando la spada al suo posto e sistemandosi la mantella.

“No, Itachi…possiamo cambiarlo…” riprese la giovane ragazza dai capelli rosei.

Lui non le rispose e dopo averla lasciata si girò verso Maya. Si guardarono a lungo senza dire una parola finché lui, sorridendo, non pronunciò un rassegnato “Perdonami” senza farsi udire da nessuno, solo da lei, l’unica che l’aveva trattato da essere umano.

“Itachi!” urlò lei straziata per quell’addio così improvviso ma Yukia la trattenne.

I due ninja traditori sparirono in una nuvola di fumo.

Maya si scostò da Yukia e, inutilmente, corse nel punto in cui erano spariti. Non appena realizzò cosa effettivamente era accaduto cadde in ginocchio e piangendo urlava il nome d’Itachi e batteva i pugni sul terreno.

Sakura si guardò le mani: ancora una volta non aveva fatto nulla.

“Perché diavolo mi sono allenata tutto questo tempo allora?!!!!” urlò irata con se stessa, poi s’inginocchiò davanti Maya, la fece alzare ed esclamò un contrito “Maya…mi dispiace…”

“Sakura…tu…lo sapevi chi era, vero?!”

“Sì…”

“Perché? Perché è andato via…?”

“Per salvare suo fratello, credo…”

“No-non è giusto! Per salvare un fratello occorre per forza dare la vita?”

“Io…io non lo so, Maya. Non lo so…”

Yukia non seppe fare altro che tacere.

Nel frattempo la gente del villaggio, attirata dal trambusto, si stava affollando intorno alla casa della ragazza.

 

*******

 

Un’ora dopo tutto quel baccano, Maya, che non aveva fatto altro che piangere, finalmente riposava sul suo futon, grazie anche ad un calmante datole da Sakura. La kunoichi intanto se ne stava seduta fuori, fissava il cielo e piangeva silenziosamente.

“Sakura…” la chiamò Yukia.

Lei emise un lieve movimento della testa per farle capire che la stava ascoltando nel frattempo si asciugò dalle lacrime.

“Mi spieghi cosa è successo?” le chiese rimanendo in piedi dietro la ragazzina.

“Quello lì era un compagno d’Itachi all’Akatsuki…ed è lì che sicuramente stanno tornando”

“Akatsuki…quell’organizzazione di criminali? Lui era uno di quelli lì??!”

“Già”

“Diamine, Sakura!!! Un pericoloso criminale viveva sotto lo stesso tetto della mia migliore amica e tu non mi hai detto nulla! Lo sapevo io, lo sentivo sulla pelle che non ci si doveva fidare di lui, è solo uno sporco- -”

“Yukia ti prego non dire altro” la interruppe la giovane dal cuore a pezzi.

“Perché mai dovrei? Che vuol dire questo tuo assurdo comportamento? Sei un po’ troppo remissiva!”

“Voglio dire…che quel criminale ama davvero Maya! Ecco che vuol dire!”urlò in un respiro “Se fosse stato davvero pericoloso ci avrebbe uccise appena riacquistata la memoria e invece ha preferito andare a farsi ammazzare piuttosto che coinvolgere tutti noi in un duello mortale!”

“…ma…!”

“Qui era felice e mi dispiace di averlo capito tardi. Ho sbagliato tutto, mi sono comportata da bambina piena di pregiudizi: smettila di disprezzarlo, Yukia, non fare il mio stesso errore…” aggiunse infine e dopo essersi alzata, Sakura sparì dalla visuale della rossa.

La confusione era tanta e Yukia si ritrovò a fissare con occhi vacui il pavimento di legno della veranda.

Non s’aspettava una reazione simile da quella ragazza, forse Itachi non si era portato solo il cuore di Maya, ma anche qualcosa di Sakura.

 

*******

 

La giovane medico-ninja si poggiò sul tronco di un albero stremata e riprese a piangere, il petto le faceva male: non era più solo il cuore a dolerle, ma ogni singola fibra del suo esile corpo di sedicenne. Il sangue rifluiva quasi al contrario. La rabbia e la delusione che provava per se stessa erano insopportabili.

 

‘Cosa ho fatto!? Ho perso me stessa e anche Sasuke…’

 

Rammentò le ultime parole dell’uomo che aveva pensato a Maya invece che a se stesso e un barlume di lucidità le tornò a galla.

Doveva avvertire l’Hokage, così prese un rotolo dalla sua immancabile sacca e cominciò a scrivere alla maestra.

 

Hokage-sama,

Mentre le scrivo questa lettera Uchiha Itachi sta tornando al covo dell’Akatsuki. Appena arrivata qui al villaggio ho scoperto che era ancora vivo, che era lui il paziente che aveva bisogno di cure e di cui la giovane Maya si stava occupando. Gli ho prestato le cure del caso e con mio sommo stupore ho inteso che avesse perso la memoria, così tramite un jutsu, sono riuscita a restituirgliela e mi ha raccontato tutta la verità.
Mi perdoni se non sono corsa ad avvertirla subito, ma ho creduto stupidamente di poter fare da sola. Tornerò a Konoha quanto prima e porterò con me Maya, la ragazza che venne al villaggio per chiedere aiuto direttamente a lei, maestra. È innocente, non sa nulla…anzi la partenza dell’Uchiha l’ha scossa profondamente.
Non sono riuscita a farmi dire dove fosse il covo, ma so per certo che anche Sasuke si trova lì adesso…insieme ad un fantomatico complice del massacro di quella notte. Non so chi sia, non mi è stato possibile scoprire la sua identità: so soltanto che odia Konoha e che vuole distruggerla.
Metta Naruto in allerta, mi premeva avvisarla prima del mio arrivo…purtroppo ho scoperto qualcosa di veramente orribile sul nostro villaggio, non ne faccia parola con nessuno…non so più di chi fidarmi…

Sakura

 

Dopo aver riletto con attenzione quello che aveva scritto a Tsunade-hime, Sakura si premurò di spedire, tramite un jutsu di evocazione, la scottante lettera alla sua maestra. Certa, questa volta, di aver fatto la scelta giusta.

 

*******

Camminava lentamente come se stesse percorrendo il corridoio che l’avrebbe portato al patibolo. Kisame non aveva detto molto inizialmente poi, però cominciò a fare le prime irritanti considerazioni.

“Mi avevano detto che eri ridotto male, quando ti avevano lasciato nella caverna Zetsu farneticava che eri morto, che non sentiva il battito e bla, bla, bla…lo sai meglio di me com’è logorroico…”

Itachi, che proseguiva con tranquillità più avanti di Kisame, non disse nulla e anche se ascoltava il suo ritrovato compagno di squadra la sua mente era rivolta alla giovane ragazza che l’aveva salvato.

“…”

Lo squalo, accortosi della scarsa loquacità del suo interlocutore si schiarì la voce e continuò: “Comunque Madara mi ha sorpreso: non pensavo che fosse quel Mizukage…ora capisco perché Zabusa ha fallito nel suo attentato”

Ed era anche il motivo del perché quello della Nebbia fosse un villaggio tanto violento e sanguinario, ma questo Itachi non lo disse limitandosi a pensarlo, come dal resto faceva sempre quando era con gli altri membri dell’Akatsuki.

“Dai non fare il musone, tuo fratello sta bene ed è un ottimo membro”

“Silenzio. Tu non conosci Madara. Non sovrapporre l’immagine burlona di Tobi a quella di quell’essere”

“…”

“…”

“…beh, almeno adesso potrete stare un po’ insieme…” disse scherzoso, ma guadagnandosi un’occhiataccia da Itachi “…ehm…in ogni modo dicevo…Madara ha mandato Sasuke a prendere l’otto-code…”

Fu proprio in quel preciso istante che il primogenito dei fratelli Uchiha si fermò e si giro verso Kisame per guardarlo. Dopo qualche istante ritornò ad osservare il sentiero e con un soffio di voce indecisa se essere fredda e schernitrice o calda e preoccupata esclamò un semplice “Ovviamente…”

“Uhm?” mugugnò l’uomo squalo che in poco tempo puntualizzò “Lo sai meglio di me che gli obiettivi dell’organizzazione non sono cambiati”

“Certo” esordì freddamente, ma dentro scalciava e urlava “A te piace la guerra”

Suo fratello si era lasciato convincere e lui non era stato in grado di salvarlo da Madara e dalla sua vendetta.

“A me piace combattere, Itachi. È un tantino diverso, ma se la guerra mi permette di agitare un po’ il mio spadone che ben venga”

 

‘Questo significa amare la guerra, Kisame’

 

“Ma a proposito…che ci faceva lì quella ragazzina che ha ucciso Sasori?”

“Mi ha curato”

“Ohh! Bene! Vuol dire che hai i tuoi occhi di nuovo al loro posto?”

“Sì” rispose monocorde, anche se in realtà non era sicuro di avere gli occhi come nuovi.

“Ma quanto sanno? Voglio dire…sia lei sia la graziosa ragazza che piangeva per te…”

Itachi si voltò velocemente e con un gesto preciso e brutale sbatté Kisame contro un albero. Era successo tutto così in fretta che l’ex membro dei Sette Spadaccini della Nebbia era ancora fermo e strabuzzava gli occhi per la sorpresa, mai in quasi otto anni di continuo girovagare l’aveva visto così furente.

“Se parli a qualcuno di Maya io ti ucciderò. Sono stato chiaro?!”

“Ah, ah, ah…!” rideva divertito l’uomo dalla pelle bluastra “Itachi-san, è bello vedere che sei umano anche tu, ma è troppo tardi…sanno già di lei e di tutto il resto.”

Aveva reagito d’istinto, l’istinto di proteggere ciò che di più caro aveva avuto in quella vita così misera e priva d’amore. Ma era caduto nella trappola, trappola architettata dal vecchio Madara.

Lasciò andare il compagno, guardava la sua bocca muoversi e i dentini da squalo che facevano capolino, ma non sentiva una sola parola. Non voleva più ascoltare.

Il ricordo di Maya era così sfocato adesso… il suo dolce sorriso, il suo sguardo allegro, il suo amabile modo di arrossire anche per un insignificante complimento. Tutto sembrava solo un sogno da cui si era dovuto svegliare a forza.

Ma Sasuke era più importante.

Più importante. 

 
“Io tutto sommato sono dalla tua parte” confermò Kisame dopo essersi sistemato il colletto del mantello nero decorato con le solite nuvole scarlatte.

“Personalmente non m’importa se sanno qualcosa o no”

“Mpf! Non se ne fanno nulla di queste informazioni, Itachi-san…Pain è andato a prendere l’enneacoda direttamente al villaggio della Foglia”

Quelle parole lo destarono completamente perché significavano solo una cosa: il piano era già cominciato.

Pain avrebbe distrutto tutto e se Sakura avesse portato Maya al villaggio non avrebbe risolto nulla. Sarebbe rimasta coinvolta ugualmente e lui avrebbe perso nuovamente una parte del suo cuore.

“Non sanno niente” mentì cupo in volto e riprese a camminare come nulla fosse.

Però aveva la sua ultima carta da giocare.

L’ultima.

 *******

 

“ETCIU’!!”starnutì con forza il giovane dagli occhi limpidi.

Non aveva con sé dei fazzoletti perciò si trovò costretto a sfregare con forza l’indice della mano destra sul setto nasale.

“Aho! A ragazzì nun te raffreddà!”gli urlava contro il vecchio Fukasaku con il suo simpatico accento dialettale “Dobbiamo finì l’allenamento!”

“Sì, sì…! Brutto rospaccio della malora!” borbottò il ninja biondo mentre chiudeva gli occhi.

Così Naruto riprese la concentrazione, imparare il Senjutsu non era di certo una bazzecola.

Eppure aveva una strana sensazione addosso, come se stesse per succedere qualcosa…qualcosa d’imminente.

E’ pericoloso. Molto pericoloso.

 

Lady_KuroiNeko & Deliaiason88:

Salve a tutti! Finalmente siamo riuscite a terminare anche questo capitolo. Le cose non si mettono bene, pare per nessuno. Sembriamo sadiche a voler fare soffrire Maya in questo modo, ma credeteci non è cosi…
Volevamo ringraziare le 36 persone che hanno aggiunto ai preferiti la nostra storia. Un bacio grande per tutti! ^^

 

Lella95: Figurati, l’importante è che il tuo punto di vista non manchi mai! Certo l’indizio del religioso era d’obbligo…anche ad Itachi doveva venire la pulce nell’orecchio. Purtroppo le cose sembrano mettersi sempre più male, ma un po’ di suspence ci vuole ^^. Siamo sempre molto contente che il nostro lavoro piaccia e come sempre ti ringraziamo per la tua presenza! Baci alla prossima. 

Serenity452: Sorellina! Come si dice meglio tardi che mai! In ogni modo Hidan è sempre Hidan e non si smentisce mai. La cosa ha creato molto scompiglio tra i due, ma la verità doveva venire fuori, adesso non hanno più segreti tra loro. Sasuke, Sasuke…ci stiamo studiando sopra, ma non dico nulla ^^. Grazie per i complimenti, siamo sempre felici di leggere le tue recensioni! Baci

Sasori_Danna: Ciau! Almeno qualcuno siamo riuscite a strabiliarlo, con i riferimenti sapevamo entrambe che si sarebbe subito capito chi era l’uomo misterioso. Per Itachi è stato un brutto colpo, ma in confronto al suo di segreto è decisamente il vincitore! Beh se parliamo d’eroe posso dire che, e credo che la mia socia sia d’accordo con me, Itachi essenzialmente non è un eroe. È un ninja che eseguiva ordini, non ha potuto rifiutare una missione, anche se forse era una cosa più grande di lui. In fondo aveva solo tredici anni e quindi più vulnerabile anche se con quell’aria da ‘super genio’ non sembrava, ma io personalmente l’ho sempre visto come una persona molto fragile. Sasuke invece è vittima di se stesso e di quello che si rifiuta di vedere. Sono una gran chiacchierona ^^. Siamo contente che ti sia piaciuto! Speriamo di rivederti alla prossima baci, baci!

Saiyo83: Grazie, addirittura alle lacrime…siamo noi ad essere commosse! Sì, qualcuno si doveva assumere la responsabilità di far guarire Itachi. Sakura l’ha fatto pensando prima di tutto a se stessa e adesso sa di aver sbagliato e non c’è niente di peggio di un rimorso oltre alla verità. Speriamo che anche questo capitolo sarà apprezzato! Un bacio grande.

damnedmoon: Ma meglio Itachi che Hidan! Itachi la deve proteggere, sa che il suo futuro è incerto e come si fa a trascinare una ragazza come Maya nel suo mondo. Anche se comunque vi è entrata volente o nolente.  Siamo a quota due per lo sbalordimento da ‘ Hidan: uomo misterioso ’. A parte gli scherzi anche lui voleva la sua memoria, anche se adesso n’è pentito.  Sono troppo pucci insieme ^^. No, il piccolo Sasuke, è puccio pure lui, quando non ci rompe con i discorsi sulla vendetta estrema.  Grazie per i complimenti anche se le cose non si sono proprie sistemate…non odiarci! Baci alla prossima^^.

_AkAtSuKiNa_: Ciao carissima! Stavolta poveri sul serio i due…non siamo cattive e che ci disegnano cosi. E’ stata un’esigenza di copione. Scherzo, scherzo…stavolta abbiamo aggiornato un po’ prima rispetto ai tempi interminabili degli altri capitoli, ma non è facile fare coincidere gli impegni di entrambe. Un bacio alla prossima!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


capitolo 11

Capitolo 11

 

Maya si svegliò sperando che fosse stato tutto un incubo, guardò fuori della finestra e vide che era di nuovo mattina, così si alzò di scatto e corse verso la stanza dove lui aveva vissuto in tutto quel periodo. Per un attimo ebbe l’illusione che Itachi fosse ancora lì che l’aspettava.
La stanza era vuota, il futon riposto nell’armadio, tutto in ordine e pulito.
L’unica cosa che era rimasta di lui era quel libro che gli aveva prestato, riposto sul piccolo tavolino di legno sotto la finestra.
Si avvicinò e lo strinse al petto e nascondendo il viso contro la copertina sentì il suo odore impregnare quelle pagine. Piccole lacrime scesero dai suoi occhi già gonfi.

“Itachi…” esclamò senza accorgersene, forse per riempire – inutilmente - quel buco che le squarciava il petto, forse per illudersi che a quel tacito richiamo lui sarebbe ritornato indietro.

Ovviamente non accadde. Così Maya buttò fuori tutta l’aria che i suoi piccoli polmoni furono in grado di incamerare in tutto quel tempo e ripose il libro al suo posto. Oramai per lei era quello il posto di quell’oggetto dalle pagine lievemente usurate.
Poi in silenzio uscì dalla stanza prese la piccola gatta Achimi in braccio e si sedette sui gradini dove il giorno prima si era seduto lui.
Che sciocca frignona era stata, non l’aveva fermato, non l’aveva aiutato.

‘ Ti avevo promesso che non avresti più sofferto Itachi. ’

I suoi occhi vagarono a lungo per il giardino, osservando i fiori che fino a poche settimane fa curava con più solerzia, il piccolo catino, la gran tinozza di legno…il primo posto dove lui aveva finalmente riavuto la vista. Il posto in cui Itachi aveva ammirato il suo viso per la prima volta.

 

‘…supera di gran lunga la mia limitata fantasia…’

 

Quei giorni erano stati i più felici di tutta una vita.
Avere qualcuno accanto che la rendeva unica, che aveva bisogno delle sue attenzioni, che la faceva sentire bella, davvero speciale e viva per Maya fu una sorta di “rivincita” a quella vita così colma di dispiaceri.
Ora che doveva fare? Non sopportava l’idea di perderlo definitivamente. 

“Maya…” la chiamò una voce chiara e leggermente arrochita. Era Sakura che era lì ferma a guardarla come se fosse una statua di marmo.

“Sakura-chan, pensavo che fossi tornata a Konoha…” disse senza troppi preamboli.

“Sì, in effetti, dovrei tornare a casa, ma io vorrei…dovrei chiederti…” biascicò la kunoichi mordendosi il labbro inferiore.

“Sakura, non stare lì” le disse “Ti prego vieni e siediti vicino a me, mi fai sentire come se fossi una strega cattiva…” facendole segno con la mano.

“No…no Maya! Qui l’unica strega sono io”

“Vieni, dai…” e a quelle parole pacate la giovane dai capelli rosei si decise ad accomodarsi accanto alla fanciulla dall’inconfondibile profumo dolciastro.

“So che sei arrabbiata con me e…” cominciò, ma venne immediatamente interrotta dalla sua interlocutrice che puntualizzò “No, ti sbagli. Non lo sono…”

“Com’è possibile?”

A quel punto Maya le sorrise gentile ed esclamò un timido “Non è colpa tua. Tu hai cercato di fermarlo e gli hai restituito la sua vita e anche se non è tutta rose e fiori come speravo è sempre e sempre rimarrà la sua vita

“Allora tu sai tutto?”

“Sì, me l’ha confessato la notte prima che andasse via, chissà dove…” disse ritornando a guardare il giardino “…ma lo accetto…”

“Tu riesci davvero a perdonarlo?”le chiese la kunoichi, incredula di fronte a tanta bontà d’animo.

O stupidità.

“Perdonargli cosa? Non ho nulla da perdonargli, io con lui sono stata davvero felice e ogni istante passato insieme è stato meraviglioso” sospirò “…lui non si perdona e crede che morendo da criminale sia la sua unica punizione per espiare la sua colpa”

 
“Maya, io non so come evitarlo, però ho promesso ad Itachi di proteggerti e voglio farlo, voglio farlo davvero.”

“Che significa?”biascicò Maya, interdetta da quelle strane e quasi inopportune - sulla bocca di una ragazza sedicenne - parole.

“Vorrei che venissi con me a Konoha, lì sarai al sicuro e nessuno ti farà del male”

“Konoha…il suo villaggio…” la ragazza parve pensierosa e poi sorridendo disse “Sì, verrò con te, se non altro potrò visitarla…l’ultima volta non ho potuto”

Sakura sorrise a sua volta, contenta di averla convinta e poi aggiunse con tono grave “Devo però dirtelo: al villaggio non hanno una buona opinione di lui e non devi farne parola con nessuno…”

“Ti riferisci a Danzou e i due consiglieri?”

“Anche…”

“Tranquilla sarò buona e paziente ma non stupida”

Non stupida.

“Di questo ne sono assolutamente convinta”

“Soprattutto non ho intenzione di rimanere qui a piangere…” esclamò rientrando in casa, lasciando Sakura a chiedersi cosa stesse pensando di fare la pasticcera.

 

******

 

Tsunade rilesse ancora una volta il messaggio di Sakura.
Non l’aveva fatto leggere a nessuno, nemmeno a Shizune, la sua inseparabile e fidata -qualche volta no- assistente.
Non credeva che una cosa del genere fosse possibile: Uchiha Itachi era ancora vivo.
Sprofondando ancora di più sulla sua poltrona, si girò verso le finestre e osservando il cielo azzurro rimuginò pensierosa.
Cosa aveva scoperto la sua allieva di così segreto da non poterlo mettere per iscritto? La verità su cosa? Su Itachi? Un brivido gelido le percorse in un istante tutta la colonna vertebrale e uno strano sapore le si fermò alla base della gola: era una sensazione a lei conosciuta, provata ogni volta che si ritrovava a vincere al gioco.
Lei, la Leggendaria Babbea.
Mentre quelle orrende sensazioni le opprimevano il cuore in una morsa si alzò di scatto e si mise a passeggiare nervosamente per la stanza. Solo il rumore dei tacchi delle sue eleganti calzature le fecero compagnia.
Che Sakura avesse parlato con il maggiore degli Uchiha ormai era assodato, ma se lui le avesse rivelato qualcosa di compromettente?

 

‘…non so più di chi fidarmi…’

 

Era in pensiero per la sua allieva prediletta. Sapeva bene quali sentimenti albergassero nel cuore della ragazza e come fosse facile per lei perdere la concentrazione se si trattava di quella persona.

 

…Sasuke…

 
Sasuke. Sasuke all’Akatsuki e con un complice pronto a distruggere Konoha.
Con Jiraya morto e Naruto partito per il suo allenamento speciale questa era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
“Maledizione!” imprecò la bionda, sbattendo violentemente il pugno destro sulla miriade di scartoffie che ricoprivano la sua scrivania.
Ora volavano in ordine sparso qua e là, posandosi distrattamente per terra e colorando di bianco il pavimento scuro dell’ufficio.

*******

Itachi seduto sopra il davanzale della finestra osservava la pioggia. Gli ricordava quella sera, quando ancora viveva a Konoha e il suo futuro non era ancora stato scritto.

Pioggia.

Pioggia di lacrime.

Maya. Yaeko.

Yaeko.

Aveva appena finito una dura missione in cui aveva dovuto uccidere molti ninja. Stremato. Solo la volontà di tornare a casa riusciva a farlo avanzare. Fece scorrere la porta d’entrata, completamente fradicio: non si era reso conto di dove in realtà fosse.

“Itachi!” esclamò una voce femminile molto familiare.

“Yaeko…?” lei corse verso di lui abbracciandolo e tentando di sorreggere il suo corpo stanco.

“Scu…scusa non volevo svegliarti…credevo di essere a casa mia…”

Tu sei a casa…qui con me.”

“Ti stai bagnando tutta, Yaeko.”

“Non importa, sono felice che tu sia qui” sussurrò mentre lo stringeva più forte e nascondeva il viso contro il suo mantello nero. Lui ancora guardava la ragazza incredulo: possibile che lei lo stesse aspettando?
Non la toccava né rispondeva all’abbraccio, continuava a guardarsi le mani sporche di sangue. Sangue dei suoi nemici…ma perché nemici?
Anche loro difendevano il loro villaggio e anche loro probabilmente avevano una famiglia a casa che li aspettava o una persona amata che per colpa sua non avrebbero più rivisto.
Chiudendo gli occhi le sue braccia cinsero il corpo esile della sua dolce Yaeko. La strinse talmente forte perché aveva paura che lei potesse volar via da lui.
A volte desiderava poter essere ancora lì sul quel pavimento, grondante di pioggia che scivolava dai suoi vestiti, con lei tra le sue braccia.

Fu destato da quel ricordo da un dolce profumo che veniva da lì vicino e volse lo sguardo per cercarne la fonte. Erano dei fiori bianchi, gli stessi che crescevano nel giardino di Maya. Anche lei era candida e pura come quei boccioli.

 

‘ Maya...la mia vita è solo tua, ma ho scelto mio fratello a Yaeko e adesso ho scelto nuovamente lui a te e per questo io non ti merito ’

 

“Pensi ancora a lei, Itachi?”

“…”

Madara apparve alle sue spalle come sempre con la frase pronta per cercare di provocare le reazioni che voleva lui.

“O forse pensi alla piccola Maya? Si chiama così, giusto?”

“Cosa vuoi?”sbottò irritato il giovane Uchiha.

“Sai, mi piacerebbe conoscerla…”

“Tu non provare nemmeno ad avvicinarti a lei” questa volta il tono di voce era immensamente più grave e minaccioso.

“Altrimenti?”

Itachi riaprì i suoi occhi e lo fissò intensamente, il suo Sharingan non era mai stato così vivo e pulsante.

“Ti ucciderò senza pietà” scandì infine, ottenendo dal suo interlocutore un manifesto singulto.

“Itachi…io non posso morire…” esordì sicuro delle sue parole.

Dopo un paio di secondi quello che era sempre apparso come un essere burlone e simpatico si allontanò cambiando perfino il modo di camminare, rendendolo più freddo, secco e…tetro, se possibile.

“Voglio vedere mio fratello” tuonò il giovane seguendo colui che a suo tempo lo aiutò nello sterminio di quella famosa notte di luna piena.

“Non è ancora tornato” puntualizzò il capostipite degli Uchiha “In ogni modo Sasuke non sa che sei ancora vivo: credo che sarà finalmente felice di rivederti…ora. Ora che sa la verità” aggiunse camminando lungo il pontile di palafitte senza voltarsi per guardarlo.

“Tu gli hai raccontato la tua di verità, Madara

“No, Itachi…non la mia ma la nostra…” e sparì definitivamente, lasciando il ragazzo solo a fissare il vuoto.

Yaeko cosa ho fatto? Come posso rimediare a questo adesso? Dimmelo ti prego, dimmelo tu…

Achimi si voltò proprio in quel momento e miagolò di tristezza verso la direzione presa da Itachi. Loro andavano dalla parte opposta, verso Konoha.

“Achimi! Andiamo non restare indietro!” la riprese Maya che prendendola in braccio le accarezzò la testolina.

La ragazza guardò il suo piccolo villaggio oramai lontano e sospirando disse “Piccola che c’è? Vuoi stare un po’ in braccio, vero?” l’accoccolò tra le sue braccia come un bimbo e riprese a camminare. Achimi invece con il musetto appoggiato sulla sua spalla sinistra non smetteva di guardare un punto imprecisato in mezzo alla foresta.

Se solo Maya avesse potuto capire pensò il piccolo felino rosso dalla coda spelacchiata.

 

Lady_Kuroi Neko & Deliaiason88:

Salve a tutti, ammettiamo che non è successo molto in quest’ultimo capitolo. Speriamo che vi piaccia ugualmente! Ringraziamo tutti quelli che leggono e seguono la storia oltre a chi ha messo la nostra storia tra i preferiti!
Passiamo alle recensioni:

_AkAtSuKiNa_: Ciao piccola! Ovviamente Itachi non poteva per sempre vivere al villaggio con Maya visto il suo modo di vedere le cose e soprarutto con il pensiero di suo fratello. Tutti i personaggi in questa storia devono affrontare i propri fantasmi non diciamo altro che si rovina la suspance… Grazie a presto!!!

damnedmoon: Ciao, ognuno ha i suoi gusti e nessuno ci deve mettere bocca^^ Si, in effetti è stato un colpo per lei, ma forse non tutto il male viene per nuocere. Magari era la scossa che serviva per farla ‘svegliare’. La Donnola chissà che farà adesso, visto che Madara è tornato a rompere. Sai ci abbiamo pensato a lungo a come Itachi potesse ‘lasciarla’ abbiamo cercato di trovare qualcosa che più s’avvicinasse alla sua personalità. Siamo liete che ti sia piaciuto…un bacione!

Sasori_Akatsuki: Ciao, buon nuove nome! Sakura non piace tanto nemmeno a me (Lady_KuroiNeko) ma con Sasuke l’ho sempre vista bene non so, sono gusti. Delia invece lì adora^^. Maya…Maya ha subito in ogni modo un evento traumatico, adesso sta a lei, il suo modo di reagire… Baci

Sasori_Danna: Ciau^^ A noi un po’ è dispiaciuto farlo, sembra quasi che godiamo nel farla soffrire ma era doveroso però per tanti motivi che si vedranno in futuro. Si, in effetti, ci sarebbe da tenere un discorso troppo lungo su Itachi e quello che ha fatto. Magari nella Ff ha avuto una seconda occasione, cosa che ci sarebbe piaciuta vedere nel manga, ma purtroppo non è stato cosi, anche se ancora il suo corpo non l’hanno trovato e noi siamo speranzose^^. Secondo noi rifarebbe esattamente le stesse cose senza ombra di dubbio…Grazie per i complimenti siamo sempre felici che tu ci segua Baci.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


capitolo 12

Capitolo 12

Konoha.
Una fresca mattina, due ragazze si dirigevano al palazzo della Godaime.
Maya era contenta di esserci tornata, le piaceva il villaggio di Konoha. Forse perché era da lì che lui veniva…sì, era così. Assolutamente.
I suoi pensieri però si fermarono non appena si ritrovò davanti la pesante porta di legno dell’ufficio di Tsunade-sama e le venne un po’ di tremarella, un po’ perché sebbene fosse solo la seconda volta che metteva piede in quel villaggio e che la vedeva si sentiva sempre così piccola davanti quella donna così incredibilmente fascinosa e fiera, ma anche per Itachi. Sakura sicuramente l’avrebbe informata e forse nessuno di loro si sarebbe mosso per aiutarlo.

In quel momento pensò sconsolata di essere davvero sola. Ancora una volta.

“Sakura… finalmente sei tornata.”enunciò con aria mite la donna con la carica più importante della Foglia.

Le unghie perfettamente laccate erano sempre in tono con il leggero velo di rossetto che colorava le sue labbra sottili; la pelle, del candore tipico di chi ha i capelli biondi, riluceva di fronte ai caldi raggi del Sole.
Appariva fin troppo invisibile ed eterea per essere una che, di fatto, ha vissuto due quarti di secolo.
Di fronte a quella magnificente grazia Sakura era assolutamente a suo agio. Forse perché si somigliavano? La ragazza non poté fare a meno di domandarselo.
Il piccolo maialino TonTon, contento di rivedere la pasticcera, si avvicinò per farsi coccolare, cosa che non mancò di accadere.

“Ciao piccolo!”cinguettò la giovane dai fluenti capelli di miele.

“Tsk, non capirò mai perché questa bestia è così docile con lei…” disse incredula l’Hokage e assumendo una smorfia che rabbuiò in un istante il suo viso elegante e giovane.

“Sente sicuramente l’odore di dolci…!” rispose di getto Maya sorridendo “Ah!Ah!Ah! Dai, smettila!”

Tsunade la fissò ancora per un paio di secondi per poi esclamare un solenne “Shizune, porta Maya in uno degli appartamenti liberi nella palazzina accanto. Rimarrà a Konoha per un po’ di tempo.”

“Hai, Tsunade-sama!”

Maya salutò i presenti e seguì la donna castana. Durante il tragitto entrambe furono parecchio silenziose tranne che per i pochi convenevoli di presentazione.
L’appartamento era un grazioso trilocale, con una vista del villaggio mozzafiato. I muri ridipinti di fresco di un giallo-avorio, mettevano allegria e davano la sensazione che le stanze fossero molto più grandi.
Maya era entusiasta e già adorava quel posto.

“Se le serve qualcosa, può rivolgersi a Sakura o a me. Vivo al piano terra, appartamento 3A, le ho lasciato le chiavi e qualche informazione utile sopra il tavolo della cucina, buona giornata Maya” le disse Shizune sorridendo gentile.

“La ringrazio Shizune-san” esclamo inchinandosi e aspettando che la porta si richiudesse. Achimi, che fino ad allora era rimasta buona, cominciò a protestare vivamente dall’interno del trasportino.

“Scusa piccola mia, adesso ti libero” disse aprendo la cerniera. La gatta con un salto si liberò e pacatamente cominciò a leccarsi dalla zampetta bianca e rossa.

Sistemata la gatta Maya si era seduta ad osservare il panorama. Il tramonto che baciava di tenue luce rossastra l’interno del piccolo appartamento, era sicuramente uno spettacolo bellissimo, ma tutto questo non era nulla per Maya. Nulla.

Non aveva smesso un secondo di pensare a lui e si chiedeva se anche Itachi, dovunque fosse, la pensasse almeno un po’.

“No. Dimenticami, Maya. Tu… non meriti tutto questo.”

Certo, pensava lei, come se potesse cancellare così i suoi sentimenti, spazzarli via come si faceva con la polvere. Sospirava e nel frattempo si contorceva tra riflessioni e desideri.

“Perdonami” aveva mormorato prima di lasciarla.

In fondo non erano legati da niente…

“…da niente…” ripeté la ragazza. Calde lacrime scivolarono sulla morbida pelle delle mani e il cuore si fermò di colpo come affogato da quel liquido salino per risvegliarsi nuovamente e martellare contro la cassa toracica.

Tump. Tump. Tump. Come un furente ritmo sincopato. Tump. Tump. Tump.

E lì…si accese la vera, fulgida consapevolezza.

“Ti amo. Ti amo. Ti amo.”

N’era innamorata. Alla fine Maya l’aveva fatto entrare nel suo cuore, lui, l’uomo nero dagli splendidi ed insondabili occhi tristi. Era tutto così diverso, così differente dall’amore di quella volta. Hidan.
Non si era mai più fidata di nessuno ed era talmente terrorizzata all’idea di far entrare qualcuno nella sua vita che aveva vissuto come un’eremita per anni, sentendosi una vittima e piangendosi addosso. Poi era arrivato lui a distruggere il suo mondo fatto di biscotti e grattini serali alla piccola Achimi a leggere libri per compensare la solitudine.
Era talmente assorta nei pensieri che non si accorse che la micia era uscita e che s’incamminava tranquilla per quelle strade come se le conoscesse bene.

Zampettava lenta e sicura, arrivando in un posto che non aveva visto e che adesso accoglieva anche lei.

“Miao…” pianse davanti quel pezzo di marmo bianco, le scritte non riusciva più a leggerle, come se stesse sognando. A poco a poco si era abituata alla vita con Maya, voleva bene alla ragazza, anche se a volte la vedeva troppo fragile e insicura. Ed era ora che anche lei facesse la sua parte.
Un tiepido venticello fece cadere dei petali rossi sopra la fredda pietra. S’accuccio lì davanti persa in chissà quali pensieri e nello stesso tempo qualcuno si avvicinava. 

“Sei tornata…” asserì una voce pungente.

La micia si voltò e un secondo gatto tigrato era proprio dietro di lei.

“Miao…” ripete come se fosse un si.

“Non hai ancora imparato a parlare?”

“Se parlassi potrei commettere errori…” esclamò

“Ahhh capisco, come devo chiamarti adesso?” chiese sarcastico il gatto, che senza interesse si guardava in giro.

“Achimi”

“Tsk…non hai mai avuto molta fantasia, comunque seguimi, lei vuole vederti.”

La micia sorrise dentro di se, se aveva scomodato uno dei due guardiani significava che fremeva per rivederla. I due gatti si allontanavano con passi felpati e languidi, come sono soliti fare i felini quando non hanno alcuna fretta.

Sulla lapide, dove vi era sepolta una persona, scritto in Hiragana c’era un nome che mai nessuno aveva più pronunciato.
 

*******

Yaeko…

Un altro giorno era passato e di Sasuke non aveva notizie. Non poteva muoversi liberamente perché Kisame e Zetsu tenevano d’occhio ogni suo movimento, quindi non sapeva se effettivamente Sasuke fosse tornato o no.

Itachi sospirò pesantemente per l’ennesima volta, il ricordo di Yaeko in quei giorni lo torturava e non capiva per quale motivo accadeva una simile stranezza visto che per molti anni si era impegnato per dimenticare quella notte. Qualche volta riusciva a trascurare il dolore che gli provocava il suo tragico passato, ma erano solo brevi momenti di straziante agonia prima di rivedere i loro volti e le loro urla.

Solo lei non l’aveva fatto. Che fosse per orgoglio o per paura, lui non l’aveva mai capito e questo suo modo di agire al momento della morte l’aveva sconcertato e torturato. Ma Yaeko era una vera matta, non finiva mai di sorprenderlo, nemmeno in un momento funesto come quello.

 
“Itachi…”

 
Accompagnato ai ricordi tristi di Yaeko, vi erano quelli della dolce Maya.

La prima volta che l’aveva vista era stato il momento forse più bello da anni a questa parte. Tanto diversa dal suo primo amore eppure così vagamente familiare.

“Maya…”mormorò girando il viso verso la finestra, per un solo istante gli parve di vederla bella e sorridente.

Si alzò di scatto e si mise a sedere sul letto per guardare meglio, ma come già sapeva, lei non c’era.

Poggiò nuovamente la testa sul cuscino dandosi dello stupido illuso.
Se non avesse fatto subito qualcosa, l’aver ucciso il suo clan e la sua Yaeko non sarebbe servito a nulla e inoltre avrebbe perso nuovamente la persona che amava. Avrebbe perso Maya e con molta probabilità del tutto se stesso e suo fratello.
Era stanco di essere sempre messo alla prova da continui e tortuosi bivi. Itachi voleva scegliere la via definitiva, ciò che finalmente gli avrebbe dato la pace.

Già ma…cos’era la pace?

Il sorriso dolce della madre? L’irrequietezza del piccolo fratellino?

La (incredibile) fermezza del padre?

L’aria di Konoha?

 
“Ormai è tutto inutile…rimpiangere un passato che non tornerà mai più non mi darà alcun conforto”

 
Sentì dei rumori di passi svelti dietro la porta. Erano arrivate tre, anzi quattro persone al covo.

“Sono feriti” sentì quella voce fredda e metallica, apparteneva solo ad una persona. Sasuke, era lì, era tornato.

Avevano portato l’otto-code.

In quel momento aveva solo due scelte: o uscire e rivedere suo fratello o aspettare i preparativi per l’estrazione e approfittarne per salvare lei.

Cosa scegliere?

Chi scegliere?

Era stato sempre così facile scegliere Sasuke…ma adesso c’era lei.

Poggiò la testa sulla porta, chiuse gli occhi e i suoi pugni sbatterono sul muro adiacente la porta ma la decisione era ormai presa.

*******

Maya si era addormentata quasi senza rendersene conto e si svegliò con i raggi del sole puntati sul viso. Fuori c’era un via vai assurdo, un tale caos che le venne da sorridere.

“Itachi, è davvero un villaggio stupendo capisco il tuo amore per questo posto…”si ritrovò a pensare senza volerlo.

Si divertì a scoprire tutti i confort della sua nuova casa, rideva come una ragazzina alla scoperta delle novità. Come la doccia!

Achimi la guardava molto sarcastica, anche se a volte una bella goccia spuntava sulla testa. Si girò sorniona e si rimise a dormire, anche se con quelle urla era davvero difficile.

Dopo quasi due ore, Maya si decise che era ora di uscire e farsi due passi.

“Achi vuoi venire?”

Ma non ottenne risposta, solo un movimento della coda che segnava insofferenza “Va bene, gattaccia ci andrò da sola!” e si chiuse la porta alle spalle.

********

“Sakura, quello che mi stai dicendo…è pura follia…” Tsunade aveva ascoltato la storia che Itachi aveva raccontato a Sakura, prima di andare via.

Alle orecchie della donna tutto era troppo assurdo e troppo veritiero se si trattava di Danzou.

“Quei vecchiacci maledetti…” borbottava furiosa tentando di censurare le mille volgarità che le stavano passando per la mente.

“Tsunade-sama…penso che Uchiha Itachi non abbia mentito…inoltre…”

La donna bionda alzo lo sguardo sull’allieva preferita e le chiese “Inoltre…?”

“Penso che sia innamorato di Maya, però questo mi preoccupa” ammise la rosa in evidente tensione.

“Se Danzou lo scoprisse potrebbe essere in pericolo, come e più di Sasuke” concluse l’Hokage intuendo i pensieri della ragazza.

“Già…” abbassò lo sguardo triste.

“Se vuole giocare allora giocheremo, non dovrà però capire che sappiamo e soprattutto non dovrà sapere che Itachi è vivo” si voltò per guardare severamente Shizune, la quale cominciò a sudare freddo “Nessuno intesi?!”

Entrambe promisero di non parlare della situazione prima di capire contro cosa avrebbero dovuto scontrarsi.

Sakura uscendo dalla stanza, si voltò verso le vetrate e guardando la strada notò Maya dirigersi verso la piazza, la chiamò dalla finestra, ma la ragazza non la sentì.  Sbuffò spazientita, non doveva andare in giro così senza conoscere né il luogo né la gente.

Purtroppo non aveva tempo di inseguirla, doveva andare all’ospedale per controllare dei pazienti che le avevano assegnato.

Pregò affinché la ragazza non si mettesse nei guai e rammentò in quel momento di un discorso avuto con la ragazza durante il viaggio.

 
“Sakura, pensi che questi abiti siano troppo scomodi?”

“In che senso scusa?” le aveva chiesto guardandola con aria interrogativa e notando lo strano bagliore che aveva negli occhi.

Maya si grattava il nasino con fare imbarazzato “Si, magari dovrei cominciare ad indossare abiti più comodi o più da ragazza, i kimoni sembrano più da persona matura.”

“Io non ci vedo niente di male ad indossare il kimono…i tuoi poi sono sempre belli e giovanili e soprattutto ti donano…”

“Grazie, ma io vorrei cambiare un po’ genere, ho notato che le ragazze di Konoha si vestono in modo diverso”

“Ah ok, ci sono molti negozi, se vuoi andiamo a fare compere uno di questi giorni”

“Davvero? Grazie Sakura!”

 
Con molta probabilità era davvero andata in giro per negozi, ma chissà perché quell’improvviso desiderio di cambiare. Le venne il sospetto che volesse andare a cercare Itachi per conto suo.
Forse aveva paura che Tsunade non volesse aiutarla? No, impossibile Maya era troppo timida e poi come avrebbe fatto a trovarlo da sola? Non aveva nessun tipo d’addestramento. Forse era solo desiderio di cambiare un po’ tutto qui, si disse cercando di auto-convincersi.

*******

Maya camminava per le strade mischiandosi alla folla, visitando posti di cui aveva soltanto sentito parlare.
Stanca per la passeggiata si sedette su una delle panche di marmo.

“Salve!”

“Oh, Kakashi-san”

“Si ricorda di me, ne sono felice” le disse sedendosi accanto a lei con la solita aria sorniona.

“Yukia mi ha chiesto di portarle una cosa, meno male che l’ho incontrata!” dalla manica del kimono estrasse una lettera e gliela porse. Lui fissò la busta quasi con emozione, forse stava aspettando quella lettera da molto.

“Grazie Maya, piuttosto…Tsunade-sama mi ha detto che sarà ospite del nostro villaggio per un po’. È vero?”

Maya non sapeva quanto Kakashi sapesse e così preferì non aggiungere nulla e si limitò a proferire uno stentato “Sì.”

Però una cosa voleva assolutamente saperla.

“Kakashi-san posso farle una domanda?”

“Uhm? Certo.”

“Dove si trova il cimitero?”

“Ha dei parenti che vivevano qui?”

“No, ho sentito parlare della lapide degli eroi e volevo solo visitarla” mentì spudoratamente e per la prima volta l’aveva fatto così bene da spaventarsi. Ma con un tipo come quello aveva capito che sarebbe stato inutile, ma valeva la pena provarci.

“Capisco, deve andare dritto per questa strada e alla fine del sentiero troverà le indicazioni…”

“Grazie allora io vado, non vorrei fare troppo tardi” si alzò e dopo aver salutato con un inchino cominciò a camminare.

“Maya però devo avvisarla che non ci troverà la tomba di Yaeko” la voce pungente la bloccò pietrificandola all’istante ma riuscì miracolosamente a voltarsi verso l’uomo mascherato che aggiunse “Era una Yoro, hanno un cimitero in un luogo separato dal resto di Konoha…”

“Ma…io…!”

Si alzò a sua volta e dopo essersi avvicinato continuò “La prima volta che lei è venuta qui le ho sentito addosso un odore familiare e non riuscivo a capire a chi apparteneva…poi ho capito, quell’odore era di Uchiha Itachi.”

Maya rimase in silenzio, non sapeva che fare.

“Stia tranquilla, so che non devo dire nulla, però stia attenta a quello che fa. Non tutti sono ben disposti con la gente che ha a che fare con i traditori”

Maya strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi “Non è un traditore” mormorò piano rabbuiandosi.

“Cosa vi lega non m’importa, sono solo un po’ sconcertato dal fatto che sia sopravissuto…in ogni caso ho capito che siete diversa dalle altre ragazze e sono sicuro che c’è una ragione per tutto. Presto il destino di ognuno di noi si rivelerà e non sarò certo io a fermare il vostro, dolce Maya” cominciò a camminare e disse “Però, se è questo che desiderate, vi accompagno io da Yaeko.”

La ragazza lo fissò indecisa se fidarsi o no delle sue parole, ma in fondo sentiva che anche lui era una persona onesta e leale. Così annui e lo seguì mentre a Konoha splendeva il sole e tutti ignari di quello che stava per accadere vivevano le loro vite.

“Kakashi-san, la ringrazio per la sua discrezione”

“Figuratevi”

“Kakashi-san, la prego…non mi dia del ‘voi’, mi sento vecchia!”

“Ah ah! Va bene, Maya. D’ora in poi ti darò del ‘tu’”

“Come con Yukia, vero?”asserì perspicace la giovane mettendo in evidente difficoltà il misterioso shinobi mascherato.

“Ehm…diciamo di sì”

 

Lady_Kuroi Neko & Deliaiason88:

Eccoci con un nuovo capitolo. Perdonate il ritardo mostruoso! So che lo diciamo tutte le volte e purtroppo sappiamo che succederà ancora! Gomen…
 

Serenity452: Ciau sorellina! Grazie per la tua instancabile presenza! Come si dice meglio tardi che mai ^^, scherzo! Il flash back su Yaeko è venuto fuori cosi, a dire il vero non era stato programmato. Si!!! Madara è odioso!!! Achimi ha finalmente parlato, ha detto poco, ma abbiamo gettato qualche piccolo indizio sparso qua e là. Alla prossima baci!!

Sasori_Danna: Ciao! Beh sì, in effetti, questa cosa di mettere le direzioni opposte voleva anche simboleggiare che i due stanno andando incontro a loro destino, ma non è detto che le direzioni opposte non arrivino ad incontrarsi di nuovo ^^. Grazie per la recensione, speriamo il prossimo di scriverlo più velocemente! Baci

Sasori_Akatsuki: Ciao, grazie sempre per i complimenti e per le recensioni, che ci fanno piacere^^. Può sembrare che gli eventi della storia vadano a rilento, ma ci sono delle sottigliezze e dei piccoli cambiamenti che speriamo tu, e un po’ tutti i fedeli come te^^, abbiano notato. Hinata è un bel personaggio, nonostante le apparenze sa far uscire le unghie! Baci a presto!!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


capitolo 13

Salve a tutti!!! Chiedo perdono per il terribile ritardo con cui il capitolo è arrivato, ma è stato davvero un periodaccio dal punto di vista ‘ Ispirazione ’.
Si è cercato di fare un capitolo più lungo, ma non è stato possibile! Godetevi la lettura del tredicesimo capitolo e speriamo che il quattordicesimo possa venire alla luce più presto, ma temo che dovrete pazientare…
Scusate ancora…

Capitolo 13


La strada tranquilla, il paesaggio sempre più bello, le cicale cantavano e ogni creatura della natura viveva nella quiete di quel posto meraviglioso, ma nell’animo inquieto di Maya, che non riusciva a vedere tutto questo, non c’era spazio per cotanta serenità.

Era come se un enorme paraocchi fatto di specchi le strangolasse il cuore.

Seguiva Kakashi nel silenzio più cupo, la cui andatura placida e lenta le metteva quasi più ansia di tutte le sue paure.

Non sapeva perché, né come si sarebbe comportata dopo aver esaudito questo strano capriccio.

Sì, perché non era altro che un vile capriccio, si rimproverava di continuo al riguardo, ma voleva vederla, almeno la sua tomba. Assolutamente.

Yaeko…il suo amore…la ragazza che aveva ucciso.

Molte volte si chiedeva come fosse stato in grado di farlo. E come avesse vissuto fino ad allora con quel peso nel cuore.

In quel momento i suoi occhi dolci e tristi si fecero strada tra i ricordi.

Tutto quello che avevano vissuto in quel tempo trascorso insieme, quando ancora non ricordava il suo passato.

Lei l’aveva davvero perdonato? O il suo amore bloccava la sua razionalità? Perché le era cosi difficile comprendere che per un ninja gli ordini sono vitali? Era colpa d’Itachi quanto lo era di quelle persone che gli avevano ordinato di commettere un abominio del genere, erano loro la vera feccia… solo loro, non quel ragazzo così tormentato.

A rompere il filo dei ricordi fu la voce lontana di Kakashi che le disse “Eccoci…” senza alcun calore nella voce, indicando un piccolo cimitero circondato da un muricciolo di legno dipinto di bianco. La ragazza titubante entrò, tremava come una foglia e sentiva freddo, tuttavia non ne capiva il motivo o non voleva saperlo.

“La tomba di Yaeko è quella al centro delle due file, vicino le camelie bianche…”

Lei si girò per guardarlo come a sperare che la fermasse, e il copia ninja notò che il suo viso era una maschera di sofferenza.

‘Troppo tardi Maya…’ pensò l’uomo che non proferì più parola, lasciandola avanzare verso qualsiasi cosa stesse cercando in Yaeko o probabilmente in se stessa.

 

La ragazza osservò quel luogo così solitario, ma al contrario di quanto aveva pensato non era deprimente, anzi sembrava pacifico e delicato nel profumo dei fiori freschi e ben curati che emanava. Sicuramente qualcuno se n’occupava egregiamente.

Fermatasi davanti la tomba, lesse il nome di colei che vi era sepolta.

“Io…” quell’unica parola sembrò un sibilo, chiuse la bocca mordendosi il labbro inferiore com’era solita fare nei momenti di nervosismo acuto.

Non sapeva cosa dire, non sapeva nemmeno se era giusto dire qualcosa o essere lì. Aveva davvero avuto un’idea pessima, la peggiore di tutte…

L’unica cosa in comune era Itachi, anche se non esattamente nello stesso modo.

Lei era stata la sua ragazza, il suo amore e lei invece era…?

Appunto, non lo sapeva nemmeno lei!

Respirò a pieni polmoni e poi si decise a mormorare “Io non so perché sono venuta, perdonami se questo t’infastidisce. Non voglio prendere il tuo posto nel suo cuore, non potrei mai farlo” con voce strozzata aggiunse “…e non voglio farlo…”

Una lacrima solitaria solcò la pelle della guancia fino a scivolare sulla lapide.

“Ti giuro che lo amo con tutto il cuore e anche se lui non ricambia, io voglio proteggerlo e desidero che si sappia la sua verità. Lo riporterò a casa a qualsiasi costo, te lo prometto…Yaeko”

S’inginocchiò e si raccolse in una silenziosa meditazione, rammentando e proferendo poi un’antica preghiera che le aveva insegnato la nonna.

“Dovrebbe avere la tua età adesso” le disse Kakashi che fino a quel momento era rimasto in disparte.

“Itachi non mi ha mai parlato di lei e io non gli ho mai chiesto…” ammise Maya continuando a guardare il marmo bianco di fronte a sé.

“Era una ragazza per certi versi simile ad Itachi, anche se era più socievole e terribilmente chiacchierona…” sorrise nostalgico “…anche più indisciplinata se vogliamo, faceva sempre un gran casino, si adoperava per le sue idee e il suo pensiero, se non era d’accordo su una cosa era capace di contraddire l’Hokage stesso. Testarda ogni oltre limite e innamorata d’Itachi alla follia…” queste ultime parole parvero alle orecchie sensibili di Maya come un rimprovero.

“Era una ragazza forte…” ‘ Tutto quello che non sono io ’ pensò tristemente, Itachi era un ragazzo di un certo tipo, una debole e patetica come lei non aveva speranze.

Tutti i baci che si erano scambiati erano stati prima che lui si ricordasse.

Appena ripresa la memoria non aveva più voluto avere contatti con lei…

Si alzò e con la testa piena di domande e dubbi tornò al villaggio scortata da Kakashi.

“Maya è troppo tardi per avere rimpianti o dubbi, anche lei fa parte, adesso, di questa storia…” le disse d’improvviso cogliendola di sorpresa.

Leggeva nella mente?

“Non ho intenzione di tirarmi indietro, ma…”

“Cosa?”

“Kakashi voglio imparare a combattere…”disse d’impulso, lasciando basito lo shinobi mascherato.

“Cosa!!!?”

“Desidero che m’insegni” stavolta era seria e anche tanto disperata.

“No, non posso”

“Perché no? Non mi reputi in grado?!”

Lui la fissò per un istante e poi sospirando disse passando dal ‘ Lei ’ al ‘ Tu ’: “Non è per un motivo così futile: semplicemente Maya tu non sei una persona che riuscirebbe a sporcarsi le mani di sangue”

Quelle parole furono come uno schiaffo per la ragazza. Possibile che la sua gentilezza d’animo fosse un intralcio al suo obiettivo?

“Noi ninja cresciamo e viviamo allenandoci continuamente mettendo già in conto la possibilità di morire e di uccidere…” delle foglie volavano alzate dal vento, i capelli della ragazza si muovevano senza una forma precisa e avvicinandosi Kakashi sistemò una ciocca di capelli di Maya dietro l’orecchio.

“Ma l’Akatsuki…è un’altra storia, un mio caro amico si è scontrato con i membri di quell’organizzazione ed è morto, noi stessi abbiamo faticato ad ucciderli ed eravamo sette. Non voglio la tua vita sulla coscienza e inoltre credo che una persona non mi perdonerebbe mai se ti accadesse qualcosa”

Prese le piccole mani della pasticcera tra le sue e infine disse “Queste sono mani di una persona che prepara dolci non mani che brandiscono armi o formulano tecniche, Maya se vuoi riportalo davvero a casa lo dovrai fare con quello di cui disponi: Noi.”

“Come?”

“Sono sicuro che l’Hokage ti sosterrà, ma devi avere fiducia e pazienza. Non appena Naruto tornerà vedremo il da farsi…”

“Sakura mi ha parlato di lui, ma non ho ancora conosciuto questo ragazzo…”

“E’ una persona speciale, Maya, lo vedrai, abbi pazienza per favore…”

La ragazza ci pensò sopra e poi disse “Avrò pazienza finché mi sarà possibile dopo agirò come mi suggerisce l’istinto” per la seconda volta in tutto il tempo passato con lei, Kakashi rimase sbalordito, non era così debole come sembrava, aveva fegato e determinazione e paradossalmente non se ne rendeva conto.

Sorrise contento ed esclamò “Affare fatto allora”

Senza altre storie si fece riaccompagnare al villaggio, adesso era più tranquilla rispetto a prima e sentiva di potersi fidare di lui.

Chissà perché Yukia non aveva mai parlato di Kakashi…

 

‘ Maya, non condivido la tua scelta, ma se non altro stai prendendo finalmente una posizione, però dimmi ne vale davvero la pena? ’

Lei aveva sorriso decise ‘ Si…per me sì ’

Lei sospirando le prese la mano e aveva messo una lettera ‘ Cos’è? ‘‘

‘ Una lettera, puoi consegnarla a Kakashi…sai il tipo che hai incontrato a Konoha…”

‘ Mi ricordo di lui…perché non vieni con me? ‘

‘ No…è che…ho da studiare… ‘ cercava di trovare una scusa da inventarsi, ma era abbastanza imbarazzata ed anche triste. La sua testa era presa solo da Itachi per rendersene conto, cosi senza chiedere ulteriori spiegazioni mise la lettera nella manica del kimono e dandole un bacio affettuoso disse ‘ D’accordo gliela darò non preoccuparti ‘

 

“Kakashi-san, ha avuto modo di leggere la lettera?”

“Uhm?”

“Mi perdoni, non sono affari miei…” era davvero mortificata per la troppa curiosità inopportuna di quel momento ma quella domanda era uscita da sola dalle sue labbra.

“Yukia…no, non ho ancora letto la sua lettera, temo di avere quello che si dice un attacco di panico…”

Sembrava triste, almeno fu la prima impressione che ebbe, l’espressione accigliata di quel momento le ricordava quella d’Itachi.

“Io…” non sapeva che dire, tutti nascondevano qualcosa dentro e forse anche l’uomo che le stava davanti poteva aver sofferto e magari patire ancora per qualcosa.

Certo che gli uomini di quel villaggio erano davvero troppo complessi.

“Non si dovrebbero temere i sentimenti, è stupido lo so…”

“Non è stupido aver paura…io non posso pretendere di capire le vostre ragioni.”

“Maya, per favore, dammi del ‘ tu ’ mi fai sentire troppo vecchio…” le chiese sorridendo.

Lei spalanco per un secondo gli occhi e subito dopo con le guance in fiamme disse “Ci proverò, Kakashi-sa… Kakashi”

Poi ci fu di nuovo silenzio e ognuno dei due si perse nei propri pensieri.

 

_____________*******_____________

 

Quella notte un ragazzo con la tristezza nel cuore, furtivamente cercava un modo per andare via.

Itachi si fermò un solo istante a fissare il cielo ostacolato da nuvole nere.

La pioggia senza pietà batteva furiosa, sulle case e sull’intero villaggio.

“Fuggi? Non è da te ‘Aniki ’”

Suo fratello, era proprio dietro di lui, la sua voce tremava di rabbia e sarcasmo. Purpurea e densa come sangue coagulato.

“Sasuke…” mormorò girandosi e trovandosi addosso quegli occhi furenti che lo scrutavano.

“Madara mi aveva detto che eri vivo, non gli avevo creduto. Ho pensato che mi stesse prendendo per il culo…”

“Tu credi a tutto quello che ti dice?”

“No, ma su di te non ha mentito”

“E’ solo una versione…”

“Li ucciderò tutti…sono stati loro ad uccidere la nostra famiglia e tu ti sei fatto usare”

“Ho eseguito gli ordini… niente di più, niente di meno”

Niente di più, niente di meno?!! Mamma, papà, Yaeko…non c’entravano!” strillò com’era solito fare da bambino, ma poi, improvvisamente consapevole della sua immaturità, Sasuke si calmò, lasciò cadere le braccia a penzoloni e sconfitto disse “Cosi scegli nuovamente Konoha alla famiglia, a me…”

“No, Sasuke stavolta scelgo me stesso, ti ho sempre dato tutto e tu non hai mai capito niente dei sacrifici che ho fatto per te. Pur sapendo quale fosse il mio sogno e ciò che volevo che facessi dopo la mia morte, hai fatto tutto il contrario banalizzando il lavoro e la sofferenza di una vita” sospirò “Hai sempre visto le cose solo per convenienza personale e nel frattempo a Konoha tutti ti aspettano e c’è una persona in particolare che ancora crede in te…”

“Non dire quel nome! Non lo sopporto!!”

Itachi sorrise con l’espressione di uno che aveva appena avuto conferma dei propri pensieri “Questa è la prova che sei ancora un ragazzino Sasuke, ma io non posso fare più niente devi arrivarci da solo

“Da solo! Da solo! “ fece eco “Come sempre!”

“Hai scelto tu la solitudine, non sei mai stato solo. Hai sempre avuto tu la facoltà di scegliere cosa fare della tua vita e…ahimé, mi duole ammettere che hai solo scelto la via più facile”

“Sei stato tu a dirmi che dovevo vivere così!”

“No, Sasuke, come ho già detto, io ti avevo messo davanti ad una scelta, il resto spettava a te. Io volevo proteggerti, ma ti ho reso un mostro. In effetti, è anche colpa mia…”

“Invece di blaterare tante CAZZATE perché non sputi il rospo?! Cos’hai deciso? Cos’hai scelto?!”

“Si…” sì fissò per qualche istante le mani, la cicatrice dell’ustione al braccio spiccava come un segnale di qualcosa di più di un ricordo doloroso “…io scelgo Maya…”

“Tu…bastardo”

Itachi lo colpì con un pugno in pieno viso, cosi velocemente che Sasuke non lo vide arrivare, cadendo a terra. Avrebbe voluto abbracciarlo e parlare della sua verità, ma non aveva tempo, nessuno dei due poteva avere più tempo.

Avevano preso strade diverse e con molta probabilità quello sarebbe stato un nuovo addio.

“Pensa ciò che vuoi, ma proteggerò Konoha, per lei, io adesso vivo solo per lei…”

Con forte determinazione Itachi espresse i suoi veri sentimenti, tanto che Sasuke ne rimase senza parole.

“Ti voglio bene fratellino, addio” con queste ultime parole sparì in un turbinio di piume nere lasciando il ragazzo ancora a terra a fissare il vuoto che adesso aveva preso il suo posto.

“IO TI ODIO!!!!!!” i fulmini coprirono le sue urla di rabbia e dolore. Non era mai abbastanza per lui, non lo era mai…

 

Dietro un muro si nascondeva Madara che vedendo tutto ghignava perchè ogni tassello raggiungeva la meta da lui designata.

Itachi non gli interessava più, era Sasuke che aveva le risposte a tutto e presto avrebbe avuto anche quello che aveva desiderato fino a perdere la sua stessa anima.

“L’ho lasci andare?”

“Oh non mi preoccuperei per Itachi, vedrai che tornerà… perché adesso non ha più solo Sasuke o Konoha visto che sta per perderli entrambi, adesso c’è quella ragazza che ama e quando anche lei non ci sarà più, come Yaeko, la sua volontà sarà un patetico ricordo”

“Piuttosto Pain domani mattina sarà a Konoha…”

“Eh, eh, il rinnegan…quasi mi dispiace per loro”

“Si, certo. I preparativi per la rimozione del bijou sono pronti manchi solo tu”

“Perfetto su andiamo Zetsu, ci aspettano tre giorni di lavoro intenso”

“Grazie a te che hai fatto ammazzare quasi tutti”

“Sacrifici ragionevoli, si dice cosi”

“Contento tu”

_________________*******__________________

 

Quella mattina ognuno degli abitanti di Konoha viveva la propria vita.

Sakura era all’ospedale, Shikamaru parlava con quella strana ragazza di nome Shiho sul messaggio di Jiraya.

Kurenai sorrideva accarezzandosi il pancione immaginando una bella bambina dagli occhi come quelli di Asuma…

Maya era uscita anche quella mattina: voleva preparare una torta, le era tornata la voglia di cucinare.

Si trovava al negozio per prendere la farina e uova, ma quando sentì un boato terribile dal palazzo dell’Hokage uscì di fretta dal negozio.

Il cielo sereno fu coperto da ninja che saltavano sui tetti.

La gente cominciò a correre urlando, spingendola a terra. Poi un secondo boato, combattimenti all’ultimo sangue, shuriken che volavano e colpi di metallo che si scontravano.

Si alzò per cercare un riparo e vide una bimba che piangeva senza genitori.

“Sta tranquilla piccola!”

La strinse tra le braccia e corse il più lontano possibile, ma un’esplosione bloccò la sua strada facendola rimbalzare contro un muro.

Aveva paura che colpisse la bimba e così si era girata in modo da andare a sbattere lei stessa e proteggere la piccola.

Il dolore fu indescrivibile, le urla della bimba si fecero più forti e stridule poi il silenzio più terrificante che avesse mai udito. Come se tutto si fosse fermato…

Pochi istanti e tutto esplose, palazzi, negozi, ogni cosa che aveva visitato e tutti i posti che non aveva potuto vedere…

Non sentì nulla, solo macerie che le crollavano addosso e pensò che fosse arrivata la sua ora, in quel momento rivide il volto sorridente d’Itachi.

‘ Itachi…dove sei… ‘

Ogni cosa sparì, ogni rumore, ogni respiro e pensiero. Tutto finito.

 

Lady_KuroiNeko e Deliaiason88:

Grazie a tutti per il vostro sostegno e ringraziamo tutti quelli che seguono la storia con pazienza.

EmoUchiha: Scusa se ti abbiamo abbandonata  e ti ringraziamo per la recensione. Siamo felici che ti piaccia. Purtroppo l’estate non è molto facile scrivere, anche perché molti vanno in vacanza e non tutti poi arrivano a leggere i capitoli nuovi. Purtroppo da settembre ho costantemente provato a scrivere un capitolo ma ogni volta l’ispirazione volava via. Mentre per la mia socia è stato estenuante aspettare la mia lentezza di tartaruga ^^. Speriamo per i prossimi capitoli di aggiungere qualcosa in più su Yaeko… baci

Damnedmoon: Itachi il sedere l’ha mosso e ha scelto di tornare da Maya. Tutti i gatti nascondono qualcosa, è il loro modo sornione di fare che affascina, anche le mie gatte sono dei veri misteri per me >_>. Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piaccia, anche se è un po’ cortino… ç_ç

Sasori_Akatsuki: Scusa se abbiamo aggiornato cosi tardi, ma come ho già spiegato ci sono stati problemi di varia natura… ma non preoccuparti non lasceremo a metà questa storia, prima o poi si concluderà con un bel capitolo finale. Grazie per la tua presenza e instancabile pazienza nel seguirla. A presto ^^

Sasori_Danna: E’ bello poter avere qualcuno che ti pensa anche a distanza e che non smette di amarti nonostante gli errori del passato. Volevamo creare appunto un aspetto tenero d’Itachi, che purtroppo è mancato nel manga… La decisone è presa ora bisogna vedere come si evolveranno le varie situazioni. Grazie alla prossima un bacio!!

Amily Ross: Ciao! Ti ringraziamo tantissimo per i complimenti! Scusa se quest’aggiornamento è arrivato tardi, quando l’ispirazione non viene c’è poco da fare, ahimé. A presto baci ^^

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14 Unico

Capitolo 14

 

 

La ragazza aprì a fatica gli occhi, sentiva tutto il corpo intorpidito e non riusciva ad alzarsi, c’era qualcosa che le bloccava una gamba o entrambe, non riusciva a capirlo.
L’aria era densa di polveri e si respirava a fatica, i colori caldi dei tetti, dei tronchi degli alberi e della terra convergevano tutti in un tetro grigio antracite che ingoiava ogni cosa, senza pietà.
Toccandosi il viso sentì qualcosa d’umido e caldo che le solleticava la pelle dandole fastidio. Sangue.
Sangue suo, che scorreva silenzioso, senza alcuna percezione di dolore, rappreso in più punti.
In lontananza si sentivano urla e pianti, rumori di combattimenti, ma nello stato confusionale in cui ella versava riuscì a sentire tre voci distinte: una era sicuramente di Kakashi e di Choji, la terza non l’aveva mai sentita.
Era fredda e tagliente e chiedeva di quel ragazzo che non conosceva, Naruto…e anche di lei…
Perché? Come sapeva che lei era al villaggio? E cosa volevano proprio da lei?
Cercava di arrancare tra tutte le macerie e tristemente si rese conto che il villaggio non c’era più, al suo posto solo una sconfinata voragine colma d’odio.
Konoha era sparita in un attimo, non esisteva più.
Non esisteva più la casa di Itachi, la sua stanza, le sue cose, il suo passato…senza che lei avesse la possibilità di poterlo vedere.
Le vennero le lacrime agli occhi, tra il dolore pungente che aveva fatto la sua comparsa e il senso d’impotenza che la pervadeva lentamente.
“Itachi dove sei…” mormorò piano, invano e stupidamente, affondando il viso nella polvere.
Poi un flash, una fiamma che si accendeva d’improvviso nella sua mente.
Sì era ripromessa d’essere forte e di non piangere più.
Alzò il viso con decisione e con tutte le sue forze e gemendo più volte di dolore riuscì a mettersi a sedere.
C’era una pietra piuttosto grande che le bloccava la gamba destra e cercò di spostarla, ma era troppo pesante.

 
Nel frattempo Kakashi combatteva con quella persona misteriosa, ma da quello che sentiva stava decisamente andando male.
“Maya!” senti il peso dalle gambe venire spostato e due braccia che la reggevano.
“Choji…che sta…succedendo?” chiese notando le sue ferite oltre alla stanchezza e alla sofferenza che leggeva sul viso del giovane.
“Ci hanno attaccato, non ti sforzare, devi venire via” affermò preoccupato per la sua incolumità.
Era un bravo ragazzo e anche molto generoso, era stato una delle prime persone che aveva conosciuto, insieme al padre, incontrati per caso al ritorno dal colloquio con Tsunade-sama.
Ed ebbe l’impressione, in quell’occasione, che fossero persone genuine.
Chissà perché aveva pensato a quell’evento così fuori luogo in quel momento…quella considerazione la fece rinsavire dallo stato catatonico nel quale si era ritrovata.
“No, sono ferita e ti sarei di peso! Se hai lasciato Kakashi lì, è perchè hai sicuramente qualcosa d’importante da fare e io ti rallenterei! Ora vai, io mi trovo un riparo.”
Il ragazzo corpulento si ritrovò a tentennare più volte, ma sapeva che Maya aveva ragione e non ebbe cuore di dirle che Kakashi con molta probabilità…no, non riusciva nemmeno a pensare un’atrocità del genere.
“VAI!”urlò disperata e così, come se fosse uscito da un sogno, il ragazzo annuì e balzò lontano.
Respirò piano, una due, tre volte e trattenendo il fiato all’ultima per darsi forza, Maya, oramai rimasta sola tra tanta distruzione, riuscì ad alzarsi, ma subito dopo urlò di dolore non appena poggiato il piede destro sulle macerie.
Guardandolo rabbrividì tra l’orrore e la paura, il piccolo piedino era completamente gonfio e il dolore era insopportabile.
“Devo farcela” sì disse auto-incoraggiandosi e quasi strisciando il proprio corpo si avviò nel luogo da dove era appena scappato Choji, senza riflettere se poteva essere pericoloso o meno.
Era preoccupata per Kakashi e doveva assolutamente vedere se stava bene.

 
Lui, doveva stare bene
.

 
Con uno sforzo che la fece urlare ancora più forte di prima, si alzò e zoppicando s’avvicinò al corpo.
Lo vide nascosto tra macerie, il capo chino e sangue che gocciolava lentamente a terra creando un laghetto purpureo.
Il cuore smise di battere e sentì un fischio sordo nei timpani, così forte che le sembrava di non sentire altro al di fuori di quel fastidioso rumore.
Non voleva che stesse lì sotto…e forse poteva essere ancora vivo. Una piccola speranza che ancora non voleva sparire dal suo animo e alla quale vi si stava aggrappando con tutta se stessa.
Poggiò entrambe le mani sul masso che premeva sul petto dell’uomo, cercando di spostarlo, ma per quanto si sforzasse e urlasse per il dolore e la disperazione, non riuscì a spostarla di un millimetro.
“Perdonami…Yukia ti ama, non puoi morire! Adesso l’ho capito, sono stata egoista e ho sempre agito solo nel mio interesse e non vedevo…” esclamò come se in quelle parole ci fosse una specie di formula magica per farlo destare.
Ripensò a tutte le volte che aveva visto triste la sua amica al ritorno da Konoha e lei non le aveva chiesto altro che visitare Itachi.
Tutte le volte che si era trovata da sola e lei non c’era ad ascoltarla e adesso aveva fatto morire il suo amore.
Yukia, l’amica forte, su cui poteva sempre contare a cui lei aveva affibbiato quel ruolo senza chiederle mai cosa ne pensasse.
“Ho sempre lasciato che fossero gli altri a fare le scelte difficili…anche qui con te e Sakura! Rispondimi! Ti prego, ti prego!” urlava colma di tristezza e disperatamente piangeva, ma per quanto scuotesse il suo corpo lui non si svegliava…
Era morto e non c’era preghiera o magia che potesse riportarlo indietro…nulla…

Si arrese…rimanendo ferma accanto a lui senza muoversi di un millimetro e senza poter liberare il suo corpo. 
A pochi passi da lei giaceva il corpo d’Akimichi-san, anche lui, sembrava morto.
Nel frattempo altre battaglie si stavano combattendo, i rumori erano davvero fastidiosi e si disse che era colpa sua.
Aveva riportato Itachi in quello schifo, per colpa sua il villaggio non c’era più e adesso le persone che aveva conosciuto stavano morendo.
Desiderò di essere di nuovo al suo villaggio con la nonna, Yukia e Achimi, con Itachi senza memoria e vivere tutti felici e insieme...
“BASTA!!! SMETTETELA TUTTI!!!!” urlò coprendosi le orecchie con le mani.
Non poteva sopportare tutto quell’odio e quella rabbia…non voleva più che nessun’altro morisse.
Di nuovo sentì quella sensazione di desolazione e vuoto, misto a senso d’impotenza…

*******

 
Sul monte Myoboku, una piacevole e tranquilla mattina trovava i suoi abitanti ancora ignari del trambusto di Konoha.
Fukusaku-sama si avvicinava placidamente verso una delle tante foglie giganti che ricoprivano gran parte del territorio e si fermò davanti ad una delle più alte.
“Aho! Naruto, sei ancora lì, te devi allenà!”
Il biondino steso sopra quella pianta e fissava il cielo e si chiedeva se anche a Konoha fosse lo stesso azzurro limpido, tra le mani teneva il libro scritto da Ero-Sennin.
Quella in cui l’eroe si chiamava ‘ Naruto ’.
L’aveva appena letto ed era stato fantastico, arrivando a commuoversi tra quelle pagine ingiallite dal tempo.
Mettendosi a sedere disse “Pensavo a casa e a tutti i miei amici”
Il rospo sospirò e con un gran balzo arrivo in un istante accanto al ragazzo “Sei preoccupato?” chiese.
“No! Sakura e Kakashi-sensei sono grandi per non parlare degli altri…forse è solo nostalgia o stanchezza” sì giustificò ridendo nervosamente.
“Manca anche a noi, Jiraya-chan…ma certe cose nu se possono cambià ”
Naruto ritornò serio e lo sguardo triste “Mi chiedo cosa possa aver provato o cosa pensasse negli ultimi istanti”
“Pensi troppo al passato e nu te impegni nel presente…” fece una piccola pausa credendo che il ragazzo scattasse al suo solito, cosa che stranamente non accadde “…i tuoi amici contano su di te e ti aspettano e poi…”
Il ragazzo s’alzò e posando il libro fissò il rospo e disse saltando giù di corsa verso la fontana in cui si allenavano dal suo arrivo al monte.
Naruto sentiva come se qualcuno lo stesse aspettando.
Sentiva che doveva fare qualcosa di veramente importante…doveva sbrigarsi ad imparare la nuova tecnica e tornare a casa.
“Rospaccio! Continuiamo l’allenamento! Muoviti o comincerò a chiamarti lumaca bavosa!” urlò già a metà strada facendo le linguacce al povero Fukusaku-sama che dal canto suo alzò gli occhietti al cielo chiedendo a Jiraya se quella ‘ disgrazia bionda ’ non fosse solo uno scherzo e lui da qualche parte lassù non se la stesse ridendo a crepapelle.
A sua volta saltò giù e sbraitando “Aho a maleducato! Te devo dà più botte in quella zucca vuota!” raggiunse il ragazzo colpendolo con una pedata in faccia e lasciandogli i segni della zampa. 
“Maledetto rospaccio!” biascicò toccandosi la parte dolorante.
“Proviamo n’altra volta la tecnica dell’anfibio eremita, pronto?!” chiese. 
“Certo!”
Salendo sulla spalla del ragazzo si concentrarono, ma anche stavolta il kyuubi bloccò la tecnica e il povero rospo si ritrovò per l’ennesima volta a muso a terra.
“Naruto credo che più de così nun se po’”
“Che vuoi dire?” chiese senza capire il motivo di tante problematiche.
“Credo che sia una sorta di rigetto del kyuubi…nun c’è verso”
“ALLORA MI SONO ALLENATO PER NIENTE! MERDA!!” urlò il ragazzo isterico.
Sembrava molto abbattuto, per lo meno sembrò al rospo, soprattutto il silenzio che seguì fu molto preoccupante.
In ogni caso, non era certo da lui arrendersi così facilmente. “D’accordo se in quel modo non è possibile proveremo altro!” esclamò cominciando a correre con il rospo al suo fianco. “Come gestire l’energia della natura anche in movimento!”
“Nun se po’ fa! Anvedi questo!” urlava Fukusaku.
“Non mi arrendo!”
“Me dispiace, ma è impossibile”
Si fermarono con il fiato corto e Naruto osservò a lungo la schiena del rospo.
Nell’allenamento di prima Fukusaku aveva smarrito la mantella nera e sulla sua schiena il messaggio di Jiraya faceva capolinea a ricordare ad entrambi il sacrificio d’Ero-Sannin.
“Il codice sulla tua schiena non è il modo per scoprire Pain, ma un messaggio che Jiraya mi ha lasciato ‘combatti fino alla fine senza arrenderti!’, questo voleva dirmi”
“Embè?”
“Io ero suo allievo e se questo era il suo spirito allora sarà anche il mio!”
Il rospo sorrise soddisfatto.
No, non era stato uno scherzo di Jiraya, Naruto possedeva uno spirito d’acciaio.
“Confermo! Hai na capoccia dura!”
Così ripresero l’allenamento, come aveva detto il ragazzo. Dopo vari tentativi ancora non riuscivano, molte volte il vecchio rospo dovette colpirlo perché esagerava nella trasformazione.
“Riproviamo!!”
“Aho! Famme riposà!!! Sennò m’ammazzo!”
“Non se ne parla!! Dobbiamo recuperare il tempo perduto”
“Il problema e che tu devi sta fermo per raccogliere l’energia ma cerchi di farlo mentre ti muovi, non è mai stata provata una cosa del genere…è come cercare di guardare sia a destra che sinistra…!”
Senza rendersene conto Fukusaku-sama aveva trovato la chiave per aprire il lucchetto.
“ESATTO!!!!!” strepitò Naruto
“Ahò c’ho detto?!”

*******
 

Era tornato, infine, dopo tre anni, era di nuovo a casa.
Ma del suo amato villaggio non era rimasto più nulla.
Le case, l’accademia, il palazzo dell’Hokage, il quartiere Uchiha…adesso solo massi di macerie senza forma.
Tutto quello che era rimasto era soltanto il monumento agli hokage. 
Quasi senza rendersene conto era arrivato proprio da quel luogo…

 
Flash back

 
‘ Itachi, guarda là! disse Yaeko non appena arrivarono in cima alla collina.
Lei aveva trovato quel posto da dove si poteva ammirare tutto il villaggio, aveva detto così, mentre lo trascinava per la foresta tutta eccitata e felice. Lui bonariamente l’aveva seguita e aspettava pazientemente di poter vedere se era davvero come diceva lei.
Arrivati in cima, rimase senza fiato. Yaeko, aveva ragione, poteva assistere ad uno spettacolo meraviglioso. ‘ Itachi quello è il nostro villaggio…Konoha… ’ esclamò fissandolo intensamente, come se fosse la prima volta che lo vedeva.
Una ventata li sorprese e i suoi lunghi capelli svolazzarono allegramente qua e là, lei li trattene con una mano, e sorridendo disse ‘ Noi dobbiamo proteggerlo… ’

‘ … ’ non aveva fiato, ne riusciva ad emettere un qualsiasi suono, le diverse emozioni che provava in quel momento erano tutte in lotta tra loro, talmente forti da impedirgli di capire quali fossero esattamente, e sapeva bene che non le aveva mai dimenticate…   
Lei prese anche l’altra sua mano e le strinse tra le sue mormorando ‘ Lo faremo insieme vero amore mio? ’ chiese, gli occhi le brillavano pieni di sogni e speranze.
Le stesse identiche cose che avrebbe detto lui a lei, come se gli avesse letto nel pensiero in quel momento.
Chiuse gli occhi e rispose sicuro di ciò che stava per dire ‘ Sì…per sempre .

 

Fine Flash Back
 

“Avrebbe dovuto essere diverso il nostro destino…e io ti ho deluso” mormorò tristemente.
“Non è stato possibile…e non mi hai mai deluso”
Quella vocina piccola e miagolosa… chi era? Si chiese, girandosi di scatto e non vedendo nessun altro a parte un piccolo gatto rosso…dalla coda spelacchiata.
“Achimi?” possibile che avesse parlato? Poteva benissimo essere tuttavia “Hai parlato tu?”
“Certo!” disse un po’ risentita “Sono venuta per indicarti la strada per arrivare da Maya senza che ti vedano, non saranno felici di rivederti, sei pur sempre un ricercato mio caro”
“Conosco bene il mio villaggio” mormorò ancora attonito dalla nuova scoperta.
“Non quanto me, su andiamo”
“Chi sei veramente?” chiese senza muoversi di un millimetro.
La micia non si girò e sculettando riprese il suo cammino senza rispondere alla domanda, aggiungendo solo una frase sprezzante “Sono quella che ti lascia qui se non ti sbrighi”
Per un attimo gli parve di rivedere Yaeko.

Lei gli parlava in quel modo.
Però non poteva perdersi in quei pensieri, gli premeva andare da Maya prima che Pain la trovasse, doveva proteggerla.
Non poteva certo perdere tempo a parlare dei segreti di una gatta.
Mentre s’incamminava, affrettando il passo perchè Achimi era già lontana, cominciò a chiedersi se fosse esistito davvero un luogo sicuro dove potesse sempre proteggerla.
Era un criminale che aveva massacrato la propria famiglia, inseguito dai vecchi compagni, odiato dal proprio fratello e dalla gente.
Condannato da un passato che non avrebbe mai potuto cancellare.
Cosa aveva da offrirle? Cosa?!
Poteva solo provare un’ultima volta a recitare una parte che si era cucito addosso da troppo tempo oramai, ma di cui cominciava a stancarsi.
La gatta si fermò di colpo fiutando qualcosa nell’aria, anche lui aveva sentito una nuova fonte di chakra.
“Sbrighiamoci! Naruto è appena tornato al villaggio!!” e prese a correre più veloce saltando tra gli alberi seguita a ruota dall’Uchiha.
“Sta per combattere contro il tuo capo.” aggiunse dopo un po’.
“Non è il mio capo” puntualizzò lui risentito.
“Hai preso ordini da lui per quasi dieci anni, come lo chiami tu?” chiese sarcastica.
“Come sai queste cose?”
“Ti ricordi che ero con voi due quando hai raccontato la verità alla mia padroncina”
“Già ora ricordo, ma adesso credo che tu non sia una semplice gatta che adorava le coccole...”
“Non lo sono infatti, ma le coccole le adoro per davvero. Ma parleremo dopo, quando questo trambusto sarà finito.” disse sicura di quello che diceva.
“Credi?”
“Naruto è forte e adesso che possiede metà dei tuoi poteri lo è ancora di più, puoi sentire anche tu quanto è cambiato.”
“Credo che sia grazie ad altro...”
“Certo, non smette mai di allenarsi…esattamente come te, lui protegge il villaggio con tutto se stesso.”
“Per fortuna non ha fatto i miei stessi errori…” aggiunse malinconicamente.
Achimi si fermò di colpo e lo guardò negli occhi “Non hai commesso nessun errore, hai ubbidito a degli ordini, che per quanto discutibili fossero e per quanto si siano approfittati del tuo amore per Konoha, erano pur sempre ordini.”
“Non me ne stavo lamentando ne ho mai preteso di essere compatito o capito.”
“Speravi solo di morire per mano di Sasuke e permettimi di dirtelo questa è stata la cosa più stupida che hai fatto, oltre sottovalutare Madara e la grande abilità nel persuadere le menti deboli come quella del tuo fratellino.”
“Tu non conosci Sasuke…”
“Oh ti sorprenderebbe sapere quante cose conosco e posso vedere” asserì sorridendo “Ora andiamo”.
La battaglia tra Naruto e Pain intanto si era fatta tosta, Itachi poteva sentire chiaramente cosa stava succedendo e avrebbe anche voluto assistere.
Chissà perché credeva così tanto alle capacità di quel ragazzo e nel profondo del suo animo, sapeva che non lo avrebbe deluso.
In quel momento però avvertì che il chakra del ragazzino era aumentato a vista d’occhio.
Aveva sentito questa forza due volte in tutta la sua vita e disgraziatamente sapeva che non era niente di rassicurante.
“FORZA Itachi, dobbiamo andare! Perché esiti ancora?”
“Dobbiamo andare da loro!” esclamò girandosi verso il luogo dello scontro tra Pain e Naruto, adesso però si stavano allontanando a gran velocità.
“Naruto si è appena trasformato nel Kyuubi e si sono allontanati.”
“L’ho sentito anch’io, ma stavolta è più potente delle altre volte, ha già richiamato 8 code, ma noi dobbiamo andare da Maya!” continuò la micetta.  
Lui, non era più sicuro dell’esito dello scontro, ma fu un bene che il Kyuubi si fosse allontanato con la sua furia avrebbe rischiato la vita dei superstiti.
“Maya per il momento è più al sicuro dove sta adesso. E  se il ragazzo non è più in se di questo passo libererà il demone distruggendo il suo corpo.”
“Tranquillo, il quarto Hokage non lo permetterà e in ogni caso Naruto deve riuscire a controllarlo altrimenti sarà stato tutto inutile.”
“Sì, può essere, ma io voglio andare ugualmente, può avere bisogno d’aiuto”
La micia sbuffò e contrariata acconsentì alla sua richiesta.
“Allora andiamo a cercare il vero corpo di Pain.”
“Come faremo?”
“Semplice seguendo il mio fiuto eccezionale.”
Ad Itachi non rimase altro che fidarsi del naso di Achimi e la seguì fino quasi nel centro della foresta vicino le montagne.
Vi era uno strano albero che sembrava essere fatto di carta.
“Questa è opera di Konan” disse poggiando una mano sul tronco cartaceo “…il vero corpo di Pain è lì dentro…”
“Sembra di sì.”
Naruto arrivò proprio in quel momento, di nuovo se stesso e in perfetta salute.
L’Uchiha prima guardò Achimi che rideva sorniona come a voler dire ‘ te l’avevo detto ’ e poi volse lo sguardo al quindicenne e s’incrociarono per un breve momento.
Ma non vi era ostilità nei suoi confronti, forse solo tanta confusione e tante domande.
“Uchiha Itachi! Che ci fai qui? Ma non eri stato ucciso da Sasuke?!” esclamò il ragazzo con fare minaccioso.
“Sono tornato dall’inferno.” rispose il moro tranquillo.
“Hai aiutato Pain, vero??”
“No, lui non c’entra” s’intromise la gatta saltando sulla testa di Naruto e fissandolo dall’alto.
“E tu chi sei?”
“Mi chiamo Achimi, Naruto-kun e sono uno spirito gatto.”
“Un che?” chiese senza capire niente delle parole del gatto che rispose spazientita “Lascia stare, sarebbe troppo lungo da spiegare e anche se te lo dicessi mille volte non capiresti...”
“Naruto-kun non sono un tuo nemico e non sono più nell’Akatsuki, puoi anche non credermi, ma non cambia il fatto che il tuo vero nemico si trova all’interno di quest’albero”
 Naruto ancora ricordava l’ultima occasione in cui si erano visti, il momento in cui lui gli aveva affidato la metà dei suoi poteri e ancora si chiedeva il perché.
“Ancora non ho capito che ci fai qui, ma prima delle spiegazioni…ti devo chiedere: sei dalla mia parte?”
“Sì, ma parleremo dopo” gli disse freddamente.
Egli guardò l’albero in tutta la sua altezza, Itachi aveva ragione le spiegazioni dopo, ora doveva finire lo scontro. 
“D’accordo, è ora della verità”
Poggiò le mani sui fogli aprendoli come una tenda e al suo interno vi trovò una ragazza dai capelli neri e un uomo povero in viso e scheletrico nel corpo, seduto su una specie di trono che sembrava tenerlo in vita.
La ragazza si parò davanti a proteggerlo e Itachi fece lo stesso.
“Spostati Konan”
“Sì, anche tu Itachi”
“Ma…” balbettò la ragazza invece il moro senza una parola si spostò.
Era l’ora di diventare adulti e non c’era bisogno di proteggerlo più.
“Sei tu, non è vero?”
“Alla fine c’incontriamo…Itachi anche tu qui, così hai definitivamente tradito l’Akatsuki.”
“Non m’importa nulla della tua associazione, voglio solo sapere che volevi da Maya.”
“Chi è Maya?” chiese Naruto.
Fu Achimi che saltando sulla spalla del ragazzo rispose “E’ la mia padrona, siamo arrivate a Konoha circa due giorni fa, è molto legata ad Itachi.”
“Che? È la sua ragazza!!” esclamò facendo calare un silenzio tombale.
La gatta si mise una zampa sul muso, possibile che quel ragazzo fosse così stupido?
Nagato riprese il suo discorso “Non credo sia importante, tanto morirete tutti qui.”
La gattina s’avvicinò con pochi passi a quel corpo deturpato dalle sue stesse tecniche e saltando sopra la macchina vicino al suo braccio sinistro disse “Tu conosci il dolore per questo hai scelto il nome di ‘Pain’…non hai avuto mai un momento di pace, ma ti prego racconta la tua storia, la vostra storia, a Naruto, siete stati tutti e tre allievi di Jiraya-sama e avete sofferto per le stesse perdite. Forse lui non ti perdonerà per aver ucciso Jiraya e forse come dici tu vorrebbe ucciderti, ma c’è sempre un punto in cui una persona sceglie e almeno gli devi questa possibilità.”
“E’ vero quello che dice questa gatta, voglio sapere di voi, raccontatemi la vostra storia…” fece eco il giovane shinobi.
Itachi dal canto suo era sempre più convinto che in quel felino ci fosse qualcosa di Yaeko. Ma non era il momento di pensarci, aveva ancora la sua missione da portare a termine.
Il duro viso del ragazzo si addolcì per un momento verso Achimi, gli ricordava il suo cagnolino morto anch’esso per colpa della guerra, quel piccolo gatto forse aveva visto qualcosa nel suo animo che lui stesso aveva dimenticato.
Rivolgendosi verso Naruto ed Itachi rispose “D’accordo, vi racconterò la mia storia e poi mi dirai la tua risposta”
Nagato cominciò il suo racconto, le sue parole piene di sofferenza Itachi le conosceva bene, perché le aveva vissute.
Naruto ascoltava senza proferire parola, sul suo viso si poteva leggere tristezza e anche vergogna, non conosceva tanti aspetti così amari.
“Sei giovane per saperlo.” disse e volgendo lo sguardo su Itachi continuò “…lui, ti può confermare cosa porta e come trasforma le persone la guerra, perché lui l’ha vista”
Naruto fissò l’Uchiha interrogativo, quest’ultimo si schiarì la voce e disse “Sì, avevo quattro anni quando mio padre mi portò con se sui campi di battaglia, ho visto tante di quelle cose e la mia vita è cambiata per sempre” il suo tono era basso, ricordare faceva sempre tanto male.
Il racconto ricominciò arrivando sino alla morte di Yahiko e la complicità di Danzou.
Itachi non ne fu sorpreso, quell’uomo aveva sempre voluto essere Hokage e i suoi modi di vedere il mondo non gli erano mai piaciuti.
Ma aveva dovuto sottostare ai suoi ordini e aveva accettato quella terribile missione. Adesso che era un po’ più grande di allora, aveva capito come l’avevano usato.
“Fu lui stesso a chiedermelo, il mio dolore fu risvegliato per la seconda volta…tutto quello che credevo d’essere era solo un mucchio di merda.” stavolta il tono del dio, era colmo di rimpianti, delusione e amarezza. La perdita di Yahiko era stata devastante per lui. Konan rattristata nel sentire di nuovo rievocare quel misero passato, poggiò una mano sul marchingegno e guardò a lungo il caro amico.
“Li ho uccisi tutti…sacrificando per sempre il mio corpo, ma questo per me non era niente” disse volgendogli uno sguardo molto duro “…voi, con la vostra pace! E’ stata la nostra rovina, parlate di pace di qua, pace di là e non vi siete mai resi conto di quelli che calpestavate, persino Itachi che adesso ti sta accanto con quello sguardo di chi crede di aver capito, ha sacrificato la sua vita, la sua famiglia, il suo grande amore e persino adesso che ne ha trovato un altro lo sacrificherebbe se servisse per Konoha, per una pace fasulla!” parole dure e risentite, di una persona che aveva sofferto e si portava dietro quelle cicatrici invisibili...
Non aveva torto, ma come lui tanti altri avevano sofferto, non poteva parlare per tutti.
“Nagato, non raccontare la mia storia come se ci fossi stato, perché non puoi sapere cosa ho sofferto, come io non posso sapere cosa hai patito tu, siamo umani e come tali sbagliamo e odiamo, ma nel momento del baratro noi possiamo cambiare e io l’ho capito solo adesso e grazie alle tue parole”
Nagato ascoltò quelle parole che per lui non erano la giusta risposta e chiese a Naruto “Qual’è la tua risposta, Uzumaki Naruto?”
Naruto prese il libro di Jiraya e fissandolo intensamente la sua risposta fu:
 

  Io credo veramente che un giorno gli esseri umani saranno capaci di vivere insieme capendosi a vicenda ’

 
“Forse hai ragione tu…capisco cosa avete passato, ma io non posso perdonarvi perché vi detesto…”
“Allora è finita.”
“No, Ero-Sennin credeva in me ed io ho raccolto la sua eredità. Io credo in lui e nei suoi ideali. Questa è la mia risposta perciò non vi ucciderò”
“Vuoi farmi credere che porterai la pace e che noi dovremmo avere fede e aspettare! Non ci ho creduto mai!! Finché il mondo sarà così, non si potrà avere la vera pace!”
“Cancellerò tutto il male e la troverò…perché io non mi arrendo.”
“Tu…io conosco questa frase…”
“Sì, viene dal libro d’Ero-Sannin…in queste pagine c’è una dedica per te, l’allievo che ha ispirato il manoscritto…Tu, Nagato…”
“Fui io a dire queste parole…quel giorno…eh già hai lo stesso nome del protagonista…Naruto.”
“Io porterò la pace…abbiate fiducia in me, diventerò Hokage e cambierò anche tutto il mondo se sarà necessario…”

 

‘ Quello che conta è avere la forza per crederci! ’

 
L’aveva detto, sì, era così…aveva dimenticato…
Chissà se finalmente aveva trovato la risposta che tanto aveva cercato. “Avevo sempre ceduto poco in me stesso e di conseguenza non avevo mai creduto al mio maestro, ho sbagliato nel sottovalutare me stesso e i suoi insegnamenti…ma adesso vedo una seconda possibilità per me…io scelgo di credere in te, Uzumaki Naruto. GEDOU RINNE TENSEI NO JUTSU!” esclamò tendendo le mani.
“No, Nagato!!!”
“Konan, avevo smesso di sperare in questa possibilità ma questo ragazzo è diverso…”
Itachi chiuse gli occhi sorridendo per la prima volta sereno, Naruto era davvero grande. Aveva piegato il Dio.
Un ragazzino scapestrato e imprevedibile.
“Che sta facendo?” chiese. 
“Nagato come possessore del Rinnegan può variare la vita e la morte…” rispose Konan, rassegnata alla decisione dell’amico.
“Sta riportando tutti in vita…” mormorò Itachi che nel frattempo si era avvicinato al ragazzo.
GEDOU!”
“Davvero è possibile?”
“Naruto, al villaggio i morti stanno tornando in vita!” disse Katsuyu spuntando dal nulla nella sua spalla e rispondendo alla sua domanda.
 “Naruto, riportare in vita i caduti d’oggi è il minimo che possa fare, la guerra fa schifo e porta morte e dolore per la perdita di persone amate” mentre parlava tossiva e del sangue usciva dalla sua bocca.
“Adesso ti dovrai confrontare con tutto questo, ironico…pare che qualcuno ci abbia messo lo zampino…magari di un Dio…quello vero stavolta…” abbozzando un sorriso continuò stavolta parlando con Itachi “Avevi ragione Itachi, è davvero un rompiscatole.”
“Sì, è vero…” rispose sorridendo a sua volta, era il loro modo di dirsi addio.
“Pare che questo sia un saluto definitivo…Naruto io credo in te…puoi farcela…”
D’improvviso l’albero di carta si divise in tanti foglietti di carta che svolazzavano qua e là.
Konan aveva avvolto i due corpi dei cari amici in quei foglietti e si apprestava a tornare a casa.
“Che cosa farai Konan?” chiese  Itachi.
“Andrò via, ma all’Akatsuki non ci torno, Nagato e Yahiko erano importanti, erano tutto per me e il loro sogno è passato al ragazzo.”
“Capisco”
“Naruto il villaggio della pioggia è con te e se lui ha creduto in te allora anche io lo farò” disse poi la ragazza rivolta al biondo.
“Il mio nome, la conoscenza del dolore e la volontà di non arrendermi, sono la mia eredità sia di Jiraya sia del mio compagno Nagato…”
Konan dalla mano fece apparire un mazzo di fiori di carta, anch’essi “Che questi siano fiori di speranza per te, io lo spero davvero…”
 

…Guardami Ero-Sannin…
 

*******

 
Non seppe nemmeno quanto era passato, ma aveva visto arrivare un ragazzo sopra dei rospi giganti.
E si era sentita subito protetta “Quello è Naruto…” aveva detto la lumaca.
“Davvero?”
Così il famoso ragazzo era apparso.
Chissà se aveva già incontrato quell’uomo che lo cercava, che cercava entrambi…
“Ehi Maya!!!”
La ragazza si girò, Choji era appena tornato.
“Choji…che è successo? Perché d’improvviso tutto questo silenzio?”
“Naruto stava combattendo contro Pain, il tizio che ha fatto tutto questo.” disse liberando il povero corpo di Kakashi dalle macerie, adagiandolo al suolo.
Choza aprì gli occhi di colpo “Accidenti!” urlò Choji, correndo verso il padre e abbracciandolo felice pianse accoratamente.
Achimichi-san non si capacitava d’essere ancora vivo, si alzò sorretto dal figlio.
“Sto bene, anche se non ho capito come…” disse.
“Tsunade aveva detto che c’era una possibilità di aiutarti…ma questo è un miracolo!”
Maya pianse lacrime silenziose anche lei era felice per il ragazzo e suo padre.
Dopo circa dieci minuti o forse più una saetta colpì il corpo di Kakashi facendogli aprire gli occhi.
La ragazza non riusciva a crederci…
“KAKASHI!!!!” urlò raggiante.
“Evviva è tornato anche Kakashi!”
“Kakashi- sensei!”
“…ma cosa...?”
Choji e Choza erano davvero sorpresi, Kakashi era morto…adesso si stava sedendo e li guardava anch’egli sorpreso.
“Non mi chiedete niente perché non lo so.” disse semplicemente, sorrise alla ragazza che felice lo strinse a se di slancio.
“Ehi, ehi sono appena tornato, così rischi di farmi venire un infarto, non mi capita spesso di essere stretto da una bella ragazza!” esclamò ridendo.
La ragazza arrossì, ma rideva di cuore “Non essere sciocco!”
Katsuyu si voltò verso di loro ed esclamò “Naruto ha vinto, ha sconfitto il nemico!”
“Lo sapevo che ci sarebbe riuscito!” urlò Choji.
“E’ stato un grande!” disse Choza.
“Naruto è uno dei tuoi allievi giusto?” chiese la ragazza a Kakashi.
“Sì…” rispose alzandosi e porgendo la mano a Maya per aiutarla ad alzarsi.
“Dev’essere davvero eccezionale!”
“Già, lo conoscerai tra poco.”
“Non vedo l’ora!”
Appurate le condizioni di tutti, decisero di incamminarsi verso gli altri, che con stupore ritrovarono i caduti sani e salvi, persino Maya aveva ripreso a camminare con facilità.
“Sakura!” la chiamo non appena la vide.
“Maya! Sono felice di vedere che stai bene!” le disse raggiungendola e si abbracciarono con affetto.
“Adesso però è meglio che ti sistemo quelle ferite.”
“D’accordo, ma niente punture!”
“Sei grande per avere paura degli aghi!” la rimproverò la ragazzina con fare offeso. Nonostante le lamentele la segui dove vi erano molte persone, ragazzi per lo più.
Si sedette accanto Shikamaru e vedendolo un po' sofferente chiese “Shikamaru, ti sei fatto male?”
“Purtroppo mi sono rotto una gamba!” rispose il moro.
“Mi dispiace” disse carezzandogli i capelli, facendolo arrossire e scatenando le gelosie di Shiho.
“Ah donne! Che seccature!!” urlò disperato per il fatto di non poter scappare da lì “Fatemi andare via!!!! Vi odio tutte!!!”
“Esagerato!” dissero all’unisono Ino e Sakura. 

<< Ma chi è quella ragazza? >> chiese una voce femminile molto giovane.
<< Non la conosco >> rispose una voce maschile.
 

Maya notò il grosso cane bianco che la fissava e dolcemente gli fece segno di avvicinarsi.
“Vieni bello.”
Akamaru si avvicinò guardingo, annusò la mano della ragazza e scodinzolando si fece fare le coccole.
“Che bello che sei, bravo piccolo!”
“Ma che gli fai agli animali? Prima il maialino isterico di Tsunade poi quel pulcioso del cane di Kiba!” disse scherzando Sakura.
“Non è pulcioso!” esclamò Kiba e il cane cominciò ad abbaiare per difendersi.
“Si chiama Akamaru, che bel nome. Quanti anni ha?” chiese rivolgendosi al ragazzo castano.
“Ha circa sei anni”
 “Fai parte di un clan che usa i cani vero?” chiese, mentre continuava le sue coccole al grosso cane, rendendo difficile le cure da parte di Sakura che guardava torvo i due.
“Sì, mi chiamo Inuzuka Kiba, piacere.”
“Ciao, io sono Maya” salutò sorridendo, il giovane Kiba arrossì lievemente.
“Ragazzi vado incontro a Naruto, Sakura pensa a Maya.” disse Kakashi sparendo in una nuvola di fumo.
“Scusate avete visto Achimi?” chiese d’improvviso Maya cercandola in giro con lo sguardo.
Nessuno però sapeva dove fosse la sua gatta e cominciò seriamente a preoccuparsi.
“Devo trovarla!”
“Sono sicura che sta bene, è furba, vedrai che avrà trovato un riparo” la rassicurò Ino mettendole un cerotto sul palmo della mano.
“Sì, è una gatta straordinaria…”
Shizune arrivò in quel momento “Salve Shizune, come sta?”
“Tornata in vita.” rispose semplicemente.
“Accidenti che esperienza…ma meglio averla qui con noi”

 Ma l’assistente dell’Hokage sembrava presa da altri pensieri, distrattamente le rispose e si rivolse a Sakura.
“Già…Sakura per favore dopo che Naruto sarà tornato, venite nella tenda di Tsunade-sama” asserì seria in viso.
“Sì” rispose la ragazzina intuendo che qualcosa non andava.
“Io vado ho da sistemare alcune cose” e si allontanò a grandi passi.
Rimaste sole Sakura pareva anch’essa preoccupata tanto che la giovane volle chiedere notizie.
“Che è successo a Tsunade-sama?”
Sakura la guardò per un intenso istante, indecisa se dirle tutto o meno. A voce molto bassa le disse “Purtroppo Tsunade-sama al momento è in coma, ha usato troppo chakra per guarire tutti con Katsuyu…non sappiamo se si risveglierà… “
La ragazza si rattristò nel sentire quella notizia, Tsunade era sempre stata, nonostante i suoi modi un po’ bruschi, generosa con lei, prima aiutando Itachi e poi lei…
“Vorrei andare a trovarla”
“Sì, ci andremo al ritorno di Naruto, ok?”
“D’accordo”

*******

 
“Adesso che farai Itachi?” chiese il ragazzo che camminava sorretto dal moro.
“Non lo so...” rispose sinceramente.
“Ma quel Danzou è un gran bastardo! E quei vecchiacci!! Che rabbia!!”
“Naruto ti ho raccontato la storia solo perché me l’hai chiesto e poi non fraintendere le azioni di Danzou o dei consiglieri, vengono da un mondo diverso da come lo conosci tu ognuno protegge ciò che ama con quello che ha, anche se a noi sembra sbagliato.”
“Sei troppo buono…”
“No, Naruto è un ninja, non si tratta di essere buoni o meno.” Achimi camminava sculettando accanto ai due, limitando la sua parlantina a poche frasi ben assestate. 
“Sasuke sa già della tua storia?”
“Sì, Tobi gli ha raccontato tutto o quasi…”
“Ma allora perché non torna a casa?! Cosa spera di ottenere…brutto idiota!” esclamò dando un pugno al tronco dell’albero a cui si stava momentaneamente sorreggendo.
“Sasuke come te è ancora giovane, non è stato facile per lui ingoiare una verità che non volevo sapesse, per questo desideravo morire e portarmi il segreto nella tomba...”
“Ma non lo sei e adesso hai ancora Konoha, Sasuke e Maya da proteggere.”
“Certo! Se aspettiamo te diventiamo vecchi!” altra battuta del felino.
 “Ti ho detto quanto ti odio gattaccia dalla coda spelacchiata?”
Itachi ricordava che la micia avesse un caratteraccio, soprattutto Maya le aveva detto che fosse parecchio suscettibile se si parlava della sua coda, che era così per via di un incidente successo quando era piccola…
“MIAO!!!!” il verso tipicamente felino di un gatto molto arrabbiato fece eco per tutta la foresta unite alle urla di dolore del povero eroe che non aveva la forza di difendersi.
“Sempre a litigare con qualcuno…”
“Kakashi-sensei!”
Il ninja mascherato si avvicinava tranquillamente per nulla turbato dalla presenza d’Itachi.
“Ascoltami Itachi non è…” cercò di dire il ragazzino in favore del moro, ma fu bruscamente interrotto “Sì, so già tutto” disse serio in viso.
“Così hai saputo.” asserì Itachi che non aveva mai smesso di guardarlo negli occhi.
“Sì, è stata Tsunade-sama a raccontarmi la tua storia, ma non puoi tornare adesso al villaggio, mi dispiace...”
“Ma perché? Danzou è quello che dovrebbe andarsene!”
“Ha ragione lui, Naruto, non posso tornare, conoscete la mia storia siete in pochi e se Danzou scoprisse o solo sospettasse una cosa del genere non so cosa potrebbe succedervi.”
“Soprattutto adesso che l’Hokage è in coma.”
“Baa-chan è in coma??!” disse Naruto alzando la voce, era totalmente spiazzato dalla notizia, l’aveva vista poco prima che cominciasse lo scontro con Pain e adesso…
“Purtroppo ha usato tutte le sue energie per Katsuyu…”
Il ragazzo amareggiato chiese “Adesso che succederà?”
“Non lo so, ma per il momento torniamo a casa e poi vedremo.”
“Ma…Itachi che farà?” chiese con sincero interesse.
“Deve nascondersi insieme a Maya, finché la situazione non si stabilizzerà almeno...”
“Credo che Maya starebbe meglio al villaggio…” asserì il moro preoccupato dalle implicazioni, anche se desiderava ardentemente poterla vederla e poter sentire la sua voce e la dolcezza del suo sguardo su di lui.
“Al momento è più al sicuro con te che senza di te, non posso garantire la sua protezione in questo stato, se Danzou, come hai detto tu, scopre qualcosa la prima che prenderà sarà proprio Maya e io al momento ho le mani legate, anche Sakura e Naruto.”
Itachi ci rifletté parecchio e sapeva che Kakashi aveva ragione, non poteva rischiare la sua incolumità, soprattutto adesso che Sasuke si era unito all’Akatsuki e puntava verso Konoha.
“D’accordo la porterò con me” dichiarò in fine.
“Bene, incontriamoci stanotte nella foresta Nara, attraversarla è la via più breve per arrivare al villaggio di Maya.”  
“D’accordo…però questo deve rimanere tra noi, non dovrà saperlo nemmeno il tuo amico Sai.” asserì rivolto a Naruto.
“Ma è un mio amico non mi tradirebbe mai.” protestò il ragazzino.
“Lo so che possiamo fidarci, ma per il momento meno persone sono a conoscenza è più al sicuro sono Itachi e Maya e anche noi”
“Sì, capisco Kakashi-sensei, d’accordo sarà il nostro segreto”
“Ci vediamo stasera, ma adesso porta il nostro eroe a casa, non riesce più a stare in piedi!”
Di fatti il biondo era davvero stremato, ma aveva ancora la forza per controbattere malamente “Io…non sono…st-stan…”
La vista gli si annebbiò e stava appunto per cadere, quando Kakashi riuscì ad afferrarlo e caricarlo sulle spalle.
I tre si fissarono per qualche istante poi Naruto afferrando la manica vuota della mantella del moro disse sfoggiando un gran sorrisone “Sono felice di sapere che sei stato un bravo fratello, non approvo quello che hai fatto perché Sasuke ha sofferto tantissimo e ti reputo colpevole di tutte le sue malefatte, ma posso provare a capirti e ti aiuterò a proteggere quello che ami, persino un’idiota come me ha capito che ne sei innamorato.”
Itachi non rispose e chiudendo gli occhi sperava di non essere arrossito di botto.
“Su, su andiamo! Smettila di fare il moccioso.” lo rimproverò il maestro, ma anche lui sotto, sotto se la rideva nel vedere il maggiore degli Uchiha in vistoso imbarazzo.
“Kakashi-san, grazie.” dichiarò d’improvviso Itachi.
“Non ringraziarmi, mi devi ancora restituire due settimane della mia vita!” disse sereno nella voce e nel viso.
“Cercherò di rimediare Kakashi-san” rispose abbozzando un mezzo sorriso serafico. 
“Achimi, rimani con Itachi o vieni con me?”
“Rimango qui ad aspettare Maya, chissà in quali guai si può cacciare senza di me questo qua...” rispose additando con la coda il ragazzo che adesso la fissava storto.
“Ora va a finire che sono io quello da proteggere” borbottava.
“D’accordo e non dirò alla tua padrona che sai parlare.”
“Te ne sarei grata! Grazie e a presto!”
I due si allontanarono tranquillamente mentre la gatta e il ragazzo dai lunghi capelli neri li osservavano.

 

*******

 
“Ehi eccolo!!!”
Tutti si girarono verso le estremità della foresta e Maya vide Kakashi che portava qualcuno sulle spalle.

<< NARUTO!!!! >>

 

<< BRAVO!!!! >>

 

<< CI HAI SALVATO!!! >>

 
Tutti si avvicinarono, Sakura corse ad abbracciarlo e Hinata sorridendo felice a stento tratteneva le lacrime. Naruto era davvero senza parole, non si sarebbe mai aspettato tanto calore dagli abitanti del suo villaggio.
Persino Ebisu gli aveva messo una mano sulla spalla e sistemando gli occhialini sul naso sorrideva con assenso alle sue ovazioni.
Maya era commossa e triste nello stesso tempo.
Quel ragazzo era stato davvero un eroe, ma grazie al sacrificio del suo amato Itachi, sia lui sia tutta quella gente aveva vissuto nella pace e ignoravano tutto il dolore che aveva patito e avrebbero continuato a non sapere e a vivere odiandolo e maledicendolo…
Ma in quel momento di gioia per la vita restituita ai compagni e la salvezza della gente, lei si sentiva nel vuoto assoluto.   
Circa due ore dopo Maya, Sakura e Naruto erano al capezzale della povera Tsunade. Non sembrava nemmeno lei, la pelle giovane era diventata raggrinzita, i capelli dal biondo splendente al bianco.
Sakura le aveva spiegato che usava una tecnica per rimanere giovane.
“Capisco, così questo è il suo vero aspetto.”
Kakashi intanto stava fuori a piantonare la tenda non facendo entrare nessuno e dando la possibilità ai ragazzi di parlare.
Sakura già in precedenza avvisata dal maestro sul piano, aveva deciso che doveva essere lei a parlarle.
“Maya, siamo venuti tutti qui, perché è l’unico posto dover possiamo parlare senza essere spiati”
“Che succede?” la sua voce risultava leggermente allarmata, li aveva visti un po’ strani ma non aveva capito il motivo. 
“Itachi è qui al villaggio.”
“Cosa?” si sentì il cuore esplodere dalla felicità, lui era lì…era lì!
“Sì, ma non può avvicinarsi troppo altrimenti lo scopriranno.” rispose Naruto al posto dell’amica.
Stringendole le mani tra le sue, Sakura continuò “Devi andare via con lui, noi adesso non possiamo più proteggerti…” fece una pausa perché la tristezza per la sorte della sua maestra era pesante come un macigno “…senza Tsunade-sama siamo alla deriva e non sapendo se mai si sveglierà potresti essere in pericolo, andare via è l’unica soluzione.”
“Pensate che quel Danzou potrebbe già sapere di me e del fatto che Itachi sia qui?”
“Per il momento è solo un sospetto, ma sono convinta che non sa nulla di te, ma non voglio rischiare, noi non vogliamo rischiare.” disse mettendo una mano sulla spalla di Naruto che faceva segno di si con la testa.
La fanciulla non voleva assolutamente dare inutili preoccupazioni ai suoi nuovi amici e la cosa più sensata da fare era andarsene per non metterli in pericolo.
Inoltre voleva solo correre da lui…e rivederlo, poterlo abbracciare…contava i secondi senza sapere di quanto li separavano.
“Lui ti aspetta stanotte alla foresta sacra dei Nara, ti accompagnerà Kakashi in gran segreto.”
“Prima però devo trovare la mia micia…” non sarebbe mai partita lasciando Achimi, nemmeno per Itachi.
“Non preoccuparti, il gatto è con Itachi e sta bene, sta meglio di me quel demonio!” mormorò l’ultima frase ancora rimembro dell’attacco di poche ore prima.   
“L’hai presa in giro per la sua coda, vero?” chiese divertita la ragazza.
“Già…” rispose Naruto contrariato.
Il viso di Maya si addolcì e carezzando i capelli del ragazzo gli disse “Mi dispiace per il tuo maestro, Naruto-kun e spero con tutto il cuore che Sasuke torni presto…” era un augurio anche per Sakura che desiderava davvero vedere felice.
Il ninja medico capì e in silenzio la ringraziò. 
Naruto invece si rattristi parecchio “Non sono mai stato in grado di capire per davvero Sasuke, adesso forse ne sono più conscio, capisco il senso di vendetta perché anche io l’ho provato dopo la morte di Jiraya…”
“Io non ho mai conosciuto i miei genitori e questo mi ha sempre fatto sentire fuori posto…” disse la giovane “…sono stata un covo di rancore per molti anni, così arrabbiata che non sapevo dove metterlo il mio odio…” sorrise e chiudendo gli occhi respirò a pieni polmoni “…non ero esattamente la persona che conoscete voi…ma crescendo e avendo accanto tante persone che mi volevano bene e sbagliando tante volte ho capito che bisogna apprezzare ciò che sia e non piangere per quello che non c’è…per questo sono sicura che Sasuke tornerà, perché ha te, Sakura, Kakashi e anche se in uno strano modo Itachi” stavolta il suo viso era allegro e sicuro, credeva in quello che aveva appena detto.
Erano parole che in qualche modo rincuorarono il suo animo e sorridendo fece il segno dell’ok e disse “Thank you sorellina Maya!”
Anche lei a sua volta fece lo stesso gesto ed esclamò “Non c’è di che!”
Maya era perfettamente conscia del fatto che tutta quell’esperienza l’aveva cambiata, forse azzardava che avrebbe continuato a cambiare in meglio. 

 

*******

 
Erano già le 17:00 del pomeriggio, Kakashi sbadigliò pesantemente, stiracchiando le braccia verso il cielo.
Tra poche ore avrebbe accompagnato Maya al luogo dell’appuntamento e tutte le persone coinvolte fingevano di comportarsi come sempre, Naruto ci riusciva benissimo…
Al povero Yamato era capitato il compito peggiore, costruire case nuove…
Sakura e Naruto si erano allontanati ad aiutare mentre Maya continuava ad accudire Tsunade, nascosta nella sua tenda.
Le voci sul coma dell’Hokage erano già arrivate in tutto il paese e il panico dilagava tra gli abitanti.
Mentre Shizune parlava con Maya, i due consiglieri avevano organizzato una riunione con il Daymio per aggiornarlo sulla situazione e con molta probabilità scegliere il nuovo Hokage.
Tremava al pensiero di chi poteva essere stato scelto, tanto più che Danzou era andato con loro e non avrebbe perso tempo a gettare veleno sugli insegnamenti del terzo e ha dare la colpa a Tsunade di quanto successo.
Stava diventando un po’ troppo contorto quel mondo…
Non disse nulla per non preoccuparli, ma le notizie sarebbero arrivate ugualmente stava solo temporeggiando.
Infilò una mano in tasca e strinse la lettera di Yukia, l’aveva letta più e più volte e aveva anche provato a rispondere, ma non sapeva cosa scrivere.
Poi era successo quel pandemonio e aveva creduto di non rivederla più.

 

‘ Kakashi se non sai cosa rispondere, vai al suo villaggio e dille di persona cosa provi.

 
Consiglio del padre prima che lui fosse richiamato alla vita.
Ricordava ancora la prima volta che l’aveva vista, con quell’aderentissimo completino da infermiera dopo lo scontro con Deidara…
 

Flash back

 
“Sono in paradiso per caso?”
chiese aprendo gli occhi e trovandosi un angelo nella stanza d’ospedale.
“Mi scusi?”chiese lei, continuando a scrivere le annotazioni sulla sua cartella.
Teneva il lenzuolo fin sotto il naso e osservava quella ragazza dai lungi capelli rossi legati con delle morbide trecce che le scivolavano sulle spalle.
Il profumo di biscotti appena sfornati sul suo comodino e un vasetto con dei fiori freschi unito a quello di pesca della sua infermiera erano un mix esplosivo.

“Posso mangiarli?”chiese distogliendo lo sguardo dalle dolci forme del suo giovane corpo, non voleva passare per un…beh con quei libri sotto il piatto di biscotti oramai se l’era giocata...
“Certo, li ho portati per lei.”
“Grazie
…” esclamò azzannandone uno e accorgendosi troppo tardi di aver mostrato il suo misterioso viso ad estranea.
Se era una delle trappole di Naruto, stavolta l’avrebbe ucciso.
La ragazza non aveva battuto ciglio limitandosi a sorridere, era stata la prima persona a cui sembrava non importare. E se fingeva era molto brava…

“Sono buoni! Li hai fatti tu?”
“No, sono una vera frana in cucina, li ha fatti la mia migliore amica, possiede un negozietto di dolci al mio villaggio.”
esclamò di botto e partita in quarta.
Si coprì la bocca e poi disse “Scusi, se mi danno l’occasione parlo anche troppo

“Non c’è problema, non parlo molto quando sono costretto a stare qui...”
“Hatake-san…”
“Kakashi suona meglio.”

Parve non essere molto a suo agio“Non credo sia una buona idea.”
“Perchè scusa?Se mi chiami per nome non ci vedo nulla di strano, dai non farti pregare, mi hai visto senza maschera è inutile continuare con questi formalismi.”
“D’accordo…”
acconsentì “Kakashi ero venuta a dirti che nel pomeriggio ti dimettono.”
“Peccato...” rispose un po’ triste.
Lei rise maliziosa e prese il piatto completamene vuoto “Come ti chiami?” le chiese prima che potesse uscire.

“Tanaka Yukia” rispose sulla porta.
“Allora ci vediamo domani?” le chiese di nuovo.
“Esci oggi” rispose facendogli l’occhiolino e uscendo definitivamente dalla stanza.
Divertente, pensò lui con un sorriso ebete stampato in faccia.

 Una settimana dopo le sue dimissioni dall’ospedale, l’aveva incontrata per caso fuori da Ichiraku.
“Salve Yukia” la salutò, non era più tornato all’ospedale per via di alcune missioni che gli avevano affidato. 
La ragazza piena di sacchetti della spesa, lo salutò senza fermarsi, andava davvero di fretta.

“Ciao Kakashi, ci si vede.”
Non sembrava per nulla offesa o contrariata nel rivederlo, come se avesse pensato che lui stesse scherzando quel giorno in cui si erano conosciuti.
Era meglio così, non aveva tempo per…una storia?Una ragazza? Una botta e via?
Fare amicizia non doveva necessariamente implicare altro, così se non altro voleva credere.

“Ehi, ti do una mano!” esclamò raggiungendola.
“No, ma dai non preoccuparti! Devo fare tanti giri non sono per tutti questi sacchetti, ho fatto la spesa per le mie colleghe del tirocinio, facciamo a turno.”
“Che problema c’è, sono libero e ti voglio
aiutare.
“Ok! Grazie!” disse dandogli la metà dei sacchetti e sorridendo dolcemente.
Quando sorrideva i grandi occhi color nocciola sembravano splendere di luce propria.
O almeno voleva convincersi che fosse solo un’amicizia con una ragazza bellissima, con la quale preferiva passare gran parte del suo tempo libero…
 Invece ne era totalmente attratto e scoprirlo non fu una sorpresa, l’aveva sempre tenuta sotto controllo, ma lei era assolutamente una creatura meravigliosa.
Intanto continuava a vederla e a provarci senza ritegno, cosa che lei non sdegnava. Spesso però tornava al suo villaggio per studiare prima degli esami, e in quelle settimane non si vedevano, tempo che impiegava a pensare cosa lo spingesse tanto verso di lei, convinto che fosse solo puro desiderio fisico…
Che ci fosse attrazione per entrambi era innegabile, sopratutto non dopo quei bollenti baci che si erano scambiati in più occasioni.
In quelle volte era come perdersi in un mondo meraviglioso e i dubbi aumentavano, spingendolo ad allontanarsi da lei.
Pur convinto di aver fatto la cosa più giusta per entrambi, si sentiva come un macigno sullo stomaco e concentrarsi nelle abitudini della sua vita era diventato difficile.
Desiderava vederla o forse era solo voglia insoddisfatta?
Si tormentava per trovare una risposta, ma di certo non avrebbe corso il rischio per scoprirlo.
Yukia non era una ragazza da una notte e via e lui non voleva fare la parte dello stronzo.
Una sera erano tutti riuniti con i suoi amici a bere e le ragazze del tirocinio, Yukia era seduta accanto a lui, ma nessuno dei due osava guardare l’altro.
Da un po’ cercava di evitarla, ma non avevano mai parlato apertamente.
Yukia forse intuendo i suoi pensieri non l’aveva mai cercato, era stato per puro caso se si erano riuniti in quel locale.
Stava per andarsene quando la sua mano fu trattenuta da quella piccola della ragazza.

“Parliamo un attimo?”
Uscendo dal locale, si ritrovarono in un luogo tranquillo, quasi senza farlo apposta l’aveva portata  dove si erano baciati la prima volta, una piccola frazione del bosco, la più accogliente e solitaria.
Si poggiò contro l’albero mentre lei gli stava di fronte, si stringeva nervosamente le mani.

“Kakashi, ho capito che vuoi evitarmi…e potrei anche capirlo se almeno mi dicessi il perché…”
“Scusa, avrei voluto parlartene, ma non riuscivo a trovare le parole.”
“Provaci adesso…”
disse stringendogli la mano.
“Mi piaci…” ammise lui, serrando gli occhi “..ma è questo il vero problema…”
“Cioè…?”
“Ho paura che sia solo desiderio quello che provo e non voglio che tu soffra per questo…”
“…questo devo deciderlo io…”
“Non per come la vedo io…”
le disse lasciandole la mano.
Lei non era certo tipo da lasciarsi scoraggiare per così poco “Sei uno sciocco…mi fai più male in questo modo” mormorò, le dita sfiorarono la stoffa della maschera in direzione delle labbra.

“Yukia…”
Lei non curante delle sue proteste fece scivolare via quel pezzo di stoffa e il bacio che segui non gli parve mai tanto bello.
Sprigionando un tale trasporto da fargli dimenticare dove fossero, la stringeva così forte da toglierle il respiro, ma in quel momento alla ragazza non dispiaceva per niente tanta enfasi.
Faceva caldo quella sera e il cielo li osservava con benevolenza nascondendoli a sguardi inopportuni.
Scivolarono sopra l’erba fresca avvinghiati l’uno all’altra.

“Kakashi… ” biascicò lei infilando le dita tra i suoi capelli e spostando il viso di lato, mentre lui affondava le labbra sulla pelle del suo collo “…voglio stare con te…quello che può succedere domani non m’importa…”
Se era così che doveva andare lui non lo sapeva, ma non vi era nessun dubbio, nessuna incertezza. Solo tanta voglia di perdersi nel calore di un abbraccio…di fondere la propria anima ad un’altra molto più simile a lui di quanto potesse immaginare…

 
L’alba lì sorprese abbracciati che parlavano a voce bassa per non essere sentiti nemmeno dalla natura che solo poche ore aveva assistito alla loro unione.

“Oggi riparto.” disse lei accarezzandogli il viso.
“Starai via per le solite due o tre settimane?” le chiese giocherellando con le dita con i suoi lunghi capelli sciolti.
“No, per molto più tempo stavolta.” rispose alzandosi per rivestirsi.
“Come mai?” le chiese baciandola sulla fronte.
“Maya si è trovata un nuovo ‘ hobby ’ e a me il compito di non farle perdere il contatto con la realtà e inoltre così tu avrai tanto tempo per riflettere su ciò che vuoi davvero.” dichiarò sedendosi sulle ginocchia osservandolo mentre si rivestiva a sua volta “Ti scriverò, così...tanto per farti ricordare di me e del fatto che non voglio aspettare troppo una tua risposta.” era un tono che non ammetteva repliche.
“D’accordo” acconsentì sperando davvero di poter trovare ciò che lei chiedeva.
L’accompagnò fino al suo temporaneo appartamento e dopo un lungo bacio si salutarono.
Non l’aveva più vista né aveva ricevuto mai una sua lettera tanto da fargli credere che fosse stata lei a dimenticarsi di lui, visto che dopo il primo incontro con Maya, aveva detto che Yukia non le aveva mia parlato di lui.
Eppure continuava ad aspettare, come un’idiota, di avere notizie di lei.
Finché il segno che voleva non arrivò con su scritto:

‘ Caro Kakashi,
Spero che tu abbia capito cosa provi per me. Magari avrai pensato che io ti abbia dimenticato, ma non è così.
Se non ti ho mai scritto era solo per farti soffrire un po’, piccola vendetta, ma ho capito che è stato molto peggio.
Sono stata molto male perché mi sei mancato e in seguito a questo mi sono comportata da egoista, ho fatto una cosa terribile a Maya, perché forse ero un pò gelosa di lei, so che non è una scusa e non ho giustificazioni.
Volevo solo che lo sapessi, ti prego di perdonarmi.
Da parte mia so già cosa si cela nel mio cuore e la risposta è una sola: Io ti amo Hatake Kakashi.'

Yukia

 

Fine Flash Back

 
Yukia era davvero diversa da come voleva apparire e lui non l’aveva capito, almeno non subito.
E ora aveva fatto chiarezza sui suoi sentimenti, ora sapeva che fare.
Sorrise come la prima volta che l’aveva ammaliato…

 

*******

Maya aveva visto il sole morire per l’ennesima volta alla fine del giorno. Mancava davvero poco prima che Kakashi andasse da lei e avrebbe lasciato Konoha e anche il suo villaggio chissà per quanto tempo.
Era vergognosamente felice di rivederlo, però le dispiaceva per Tsunade-sama in quelle condizioni, si preoccupava per Sakura e aveva paura della nuova vita che l’aspettava, insieme al suo bel tenebroso.
Le si attanagliava lo stomaco e il cuore le batteva senza controllo per le forti emozioni che si muovevano dentro di lei.
Si sentiva diversa, e lui l’avrebbe notato? Poteva essere cambiato qualcosa in lui verso di lei?
L’ultima volta si erano lasciati proprio in malo modo e poi le cose avevano preso davvero delle pieghe inaspettate.
Però era tornato al villaggio…e chissà magari era tornato per lei.
Una mano le si posò delicatamente sulla spalla e voltandosi sorrise al ninja dai capelli argentei che le fece segno di non fare rumore e di seguirlo.
Camminavano lentamente stando attenti a non essere visti e una volta abbastanza lontani si rilassarono ma aumentarono il passo.
Nessuno dei due aveva detto una parola forse ognuno perso nei propri pensieri.
Intuendo che stavano per arrivare la ragazza fu colta dal panico e si fermò nel bel mezzo del sentiero secondario che stavano percorrendo.
“Non avere paura, se non gli importava nulla di te non sarebbe corso fin qui e non ti avrebbe aspettato” la rassicurò Kakashi, che aveva parlato senza aver bisogno di chiederle che avesse, quello stesso panico lo conosceva bene, ma sapeva anche che non appena visto il ragazzo sarebbe sparito.
“Davvero?...” lei sorrise e riprese a camminare, rassicurate dalle parole e sopraffatta dal sentimento che era più forte di qualsiasi cosa in quel momento.
Kakashi si fermò e indicando con un dito un posto preciso tra gli alberi, lei scorse una figura, anzi due…
Spalancò gli occhi e mormoro “Itachi…” i piedi si mossero senza alcun comando da parte sua e si ritrovò a correre per raggiungerlo.
“Maya…” esclamo lui che si avvicinò di qualche passo, in quell’attimo, in quel singolo istante provò un intensa felicità come se tutto il male fatto in vita stesse per svanire.
Lei lo strinse forte e piangendo chiamava a gran voce il suo nome, nascose il viso contro la maglia nera che indossava.
“Itachi, Itachi…sei tornato…credevo che…pensavo che non ti avrei mai più rivisto e…”
Non ebbe il tempo di dire altro perché lui la zittì baciandola con trasporto, come se avesse ritrovato la vita, stringendola a se con tale impeto da lasciarla estremamente sorpresa, ma assolutamente felice. Stavolta non aveva paura né provava imbarazzo solo gioia di trovarsi lì, tra le sue braccia e di sentire di nuovo quelle sensazioni meravigliose che solo lui poteva darle.
Nessuno dei due aveva notato il nostro Kakashi che sorridendo era già sparito augurando loro ogni bene.

 

 

Lady_Kuroi Neko & Deliaiason88:

Salveeeee!!!! Rieccoci con un nuovo capitolo!!!! SCUSATEEEEEE!!!!
Sono mortificata di questo ritardo purtroppo il capitolo era già pronto da molto tempo, ma abbiamo avuto dei ‘contrattempi’ di varia natura che non sto qui a dirvi.
La storia non è finita, ovviamente, continuerà ancora…o finché non mi stancherò o fin quando Delia non mi manda a quel paese! Scherzo!!!

P.s. nella parte in cui Kakashi parla con Itachi, si riferisce al fatto che nel loro primo scontro ha usato su di lui lo sharingan e gli ha provocato il coma, per questo dice che gli deve restituire due settimane della sua vita. L’ho voluto precisare perché magari poteva creare confusione... ^_^
Ora passiamo alle recensioni…

 
Carmilla_Vampira : Ciao carissima…se per l’altro capitolo hai detto ‘Finalmente’ in questo ti metterai a ringraziare tutti i santi!!! Scusaci tantissimo se ci abbiamo messo la bellezza di ( Caspita!!! Cinque mesi!!! Ma è volato il tempo?? ) cinque mesi T_T, in realtà il capitolo era pronto da quasi due mesi…ma non ho potuto postarlo prima.
Spero che continuerai a seguirci ugualmente!!! Baci

 
Serenity452: Sorellina, mia cara! Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto. Itachi si è deciso, ma ancora di strada ne devono fare i nostri due innamorati. Non volevamo scrivere una storia dove si arrivava a delle svolte troppo presto…Sasuke, come sai, in questo periodo mi ha deluso molto e quindi sarà molto penalizzato da me personalmente.
Kakashi, è sempre mitico, non voglio spoilerare troppo, ma presto avrà…No, non dico niente…SORPRESA.
Inizialmente Yaeko non aveva tutta questa larga parte nella storia, ma poi ho pensato di aggiungerla più spesso, come ricordo di Itachi.
Please non abbandonare questa storia!!! Continua a seguirla!!!  Grazie, Baci ^^

 
_AkAtSuKiNa_:
Scusa tu se ci abbiamo messo tanto, ma i problemi non vengono mai soli, ma uno appresso all’altro!!! ç_ç
Grazie tante per le tue belle parole e spero che per te, anche questo capitolo possa essere bello come i precedenti!!! Grazie!!!! Baci.


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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15 RTM

Capitolo 15

 

Sei sveglia?”

Maya aprì lentamente i suoi occhioni svegliata da una voce calda e dolcissima, sorrise felice che lui fosse ancora lì con lei, tanto che rimase poggiata alla spalla del ragazzo per osservare il posto intorno a loro.

Sì sentiva uno strano profumo nell’aria accompagnato da una brezza umida e salata.

Tutto bellissimo, pensò lei, ma mai quanto lui, che amorevole la stringeva per evitare che cadesse.

Sì, è molto bello. Ma dove siamo, Itachi?” chiese stringendosi di più a lui, che la portava sulla schiena per via della sua caviglia.

Stava un po’ approfittando della situazione, eppure contrariamente a tutti i sensi di colpa che l’avrebbero contraddistinta, pensava a quanto fosse bello poterlo sentire così vicino, sentire il suo respiro, il battito del suo cuore…era lui, solo lui…

In un luogo tranquillo dove potremo vivere, per il momento” disse infine facendo intendere che non sì sarebbero fermati a lungo.

Itachi…” mormorò rossa in viso e chiudendo gli occhi poggiò la fronte contro la guancia sinistra del ragazzo “…non m’interessa spostarmi da un posto all’altro, non m’importa se sono nel mirino dell’Akatsuki, basta che ci sia tu accanto a me e non ho paura di niente…”

Itachi fissava dritto davanti a sé il villaggio presso cui stavano per stabilirsi ascoltando i mille pensieri che si affollavano nella sua mente e tutti andavano verso un’unica soluzione…

Depose un piccolo bacio tra i capelli della fanciulla e riprese il cammino. “Riposa ancora per un po’, presto saremo in una casa confortevole.” fu tutto ciò che disse e per Maya fu come se non l’avesse sentita o semplicemente avesse voluto sorvolare sul discorso.

Lui non l’amava, voleva solo proteggerla per dovere?

Una domanda difficile in quel momento, avrebbe voluto chiedere spiegazioni, sapere cosa pensasse.

Ma non replicò e non insistette, chiuse gli occhi fingendo di dormire.

La fedele micetta camminava al loro fianco, con il musetto rivolto dritto davanti a sé e la buffa coda accorciata a forma di punto interrogativo.

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Le onde s’infransero contro gli scogli e il rumore la spinse a guardare, dietro di sé, verso il mare limpido.  

Si stava abituando a vivere in un posto così diverso da casa sua:, Maya infatti in tutta la sua vita non aveva mai visto il mare, né sentito il tipico odore di salsedine che di lì a poco le avrebbe piacevolmente impregnato i capelli.

Da quando avevano lasciato in gran segreto Konoha erano passate poco più di due settimane, settimane che trascorsero nascosti in un posto vicino il mare, isolato e abitato da pochi pescatori che si vedevano di rado in giro e che la notte uscivano per sfamare le loro famiglie o i loro bisogni personali. Dalla sua stanza Maya poteva sentirli mentre prendevano il largo, schiamazzando su quanto pesce avrebbero preso con le loro reti, le migliori di tutte le coste, su quanto avrebbero potuto guadagnare dalla vendita di pesce e cosa avrebbero fatto con quei soldi.

 

Lei e Itachi vivevano in una graziosa casetta di legno spaziosa e comoda, un po’ lontana dal resto del villaggio e con il giardino pieno di fiori, piante da frutta e ortaggi.

Poco distante vi era un piccolo pontile con una barca a remi legata al molo: l’avevano presa grazie ai soldi che Itachi aveva rubato dalle casse dell’Akatsuki, il tesoriere dopotutto era morto lasciando incustoditi i beni, perciò non le parve sbagliato appropriarsi di quel denaro. Era una specie di risarcimento per tutti gli anni che l’avevano obbligato a stare con loro, così aveva detto Itachi e lei era stata più che d’accordo.

 

Obbligato?

 

Il rumore del mare aveva il dono di rilassare i nervi più tesi, la calda luce del sole gli aveva regalato una sensuale carnagione ambrata che metteva in risalto la linea delle sue labbra, dei suoi muscoli per niente vistosi, della sua schiena dritta e ampia.

Ripensandoci era stato faticoso arrivare in quel piccolo paradiso terrestre con la sua caviglia ancora contusa: Itachi l’aveva praticamente portata sulle spalle per quasi tutto il viaggio senza mai lamentarsi, senza mai fermarsi per riprendere fiato.

Maya ridacchiò allegra mentre stendeva i panni puliti sui fili del bucato, una delle magliette nere del ragazzo le capitò tra le mani e una piccola ombra scura si fece largo nella sua mente cancellando lentamente il sorriso dal suo viso.

Itachi, sempre Itachi…

 

:::::::*******:::::::

 

“Ti piace?”

Le chiese mentre osservava estasiata la loro nuova casa.

“Sì, è molto bella…ma come sapevi che la volevano affittare?” rispose distrattamente mentre apriva una delle finestre della cucina.

“Una volta, seduto in una locanda, sentì dei ragazzi parlare di questo posto e dissero che era l’unico villaggio della zona che affittava le case per le vacanze estive” rispose controllando il contratto d’affitto e tutte le clausole ivi contenute.

“Aha…”

Guardando fuori notò il pontile a pochi metri dalla staccionata che delimitava la proprietà “Itachi! C’è una piccola barca su quel pontile!”

“Sì, ho visto.”

“Non ho mai visto il mare, sai...?” esclamò rapita da quell'incantevole panorama.

“Davvero?”

“Già…”

“Allora appena starai meglio, ti porterò fuori.” rispose neutro, firmando il foglio e porgendolo al padrone di casa insieme al denaro.

“Grazie signore e arrivederci.”

“Grazie a lei.”

L’uomo sulla cinquantina e dalle mani tanto rovinate dal lavoro di tutta una vita fissò Maya per qualche minuto e senza dire altro uscì richiudendo la porta alle sue spalle.

“Itachi, dici sul serio?”

“Certo, come ti ho già detto, non staremo molto a lungo.”

Maya sorrise e zoppicando andò in giro per la casa per poi uscire fuori sulla veranda a sentire il profumo del mare sulla pelle.

Seduta sul parquet fissava intensamente quell'infinita distesa d'acqua cristallina, il suo cuore era in balia di forti sentimenti e folli pensieri, proprio come quella piccola barchetta era in balia delle onde.

“Maya non ti sforzare” la riprese lui, con le braccia conserte.

“Si…” rispose distrattamente, mentre Itachi rimaneva fermo dov’era, indeciso se andarsene o sedersi accanto a lei.

Non fece nessuna delle due cose.

:::::::*******:::::::

 

Era strano averlo in casa o meglio dover imparare a conoscerlo nuovamente.

Il ragazzo smemorato pieno di bende che sostava nel suo futon era ben diverso dall’uomo serio e taciturno che mancava quasi tutto il giorno.

Non sapeva dove andasse né cosa facesse, ma al suo ritorno a casa non le raccontava nulla.

Lei, dal canto suo, non aveva il coraggio di chiedere spiegazioni e lui di certo non faticava nel gioco del silenzio.

Scambiavano qualche parola, come all’inizio della loro strana relazione, ma sempre con un’aria tesa da farla rabbrividire.

Era come vivere da sola né più né meno…

 

Maya non capiva e si chiedeva spesso cosa gli passasse per la testa, forse i sentimenti che lui provava per lei non erano gli stessi o forse era preoccupato per il fratello, il villaggio...tutte cose che venivano prima di lei, pensò con tristezza.

Chissà se anche Yaeko aveva mai avuto quei suoi stessi pensieri, era qualcosa che si chiedeva spesso in quei momenti di sconfortante curiosità nei confronti di quella ragazza.

 

Dal loro ultimo bacio lui non si era più avvicinato a lei, l’unica eccezione era quello della buona notte che puntualmente arrivava sulla fronte; dopo si rinchiudeva nella sua stanza e l’indomani era già sparito.

Erano ancora più divisi di quando si erano separati.

“Sono troppo egoista, dovrei essere più giudiziosa…ma se si parla di Itachi, non so perché ma vengono fuori parti del mio carattere che non conoscevo…non è vero Achimi?” disse rivolgendosi con un ampio sorriso alla sua micia, che placidamente sonnecchiava nella sua cuccia nuova e le dava le spalle infischiandosene dei suoi problemi.

“T’invidio Achi, tu non hai di questi grattacapi, vorrei essere un gatto anch’io…” mormorò aggiustandosi le maniche del kimono.

Finito il bucato, si sedette sulla graziosa veranda e carezzò la testolina alla gatta.

“Con te, lui ci parla?”

Achimi si girò per guardarla, come se avesse capito quello che diceva.

E’ solo un gatto…non può capirmi ’penso la giovane senza malignità, ma sentendosi solo molto stupida.

Achimi miagolò flebilmente e richiuse gli occhi beandosi delle coccole sotto il mento.

La micia dalla coda spelacchiata in realtà stava attenta alla sua padroncina e seppur ascoltando quello che diceva, purtroppo non poteva ancora risponderle.

 

:::::::*******:::::::

 

“Achimi…perchè non parli con Maya?” le chiese una sera Itachi.

La ragazza dormiva profondamente chiusa nella sua stanza e i due parlavano.

“Perché Tu non parli con lei?”

“Rigiri sempre le domande!”

“Anche tu…ma io non le parlo per motivi diversi dai tuoi, se ne hai di validi…” riprese, dando maggiore enfasi e rimprovero alle ultime cinque parole.

Lui osservava fuori della finestra il mare scuro e calmo e il rilassante rumore delle onde faceva da sottofondo.

“Una volta credevo che per seguire i miei ideali non dovessi avere nessun tipo di legame, ma era solo ipocrisia. Sasuke era un legame fin troppo importante per me, poi è arrivata Yaeko e tutto non è mai stato confuso come allora…ma credo che fossi felice…”

Achimi poggiò il musetto sulle zampe anteriori, tutti e tre avevano segreti che non confessavano gli uni con gli altri e alcuni sarebbero rimasti sempre nascosti…

“Io credo che tu sia felice…adesso.”

“…”

“Non fare la solita faccia da figo solitario…in ogni modo dicevo, Yaeko è morta, la tua famiglia non c’è più. Konoha non esiste più, la tua missione è finita da tanto tempo. Non avere più uno scopo per cui morire ti ha spiazzato…in poche parole eri talmente convinto di morire che, da bravo genio che sei, non hai pensato ad altre soluzioni.”

“C’è ancora Sasuke.”

“E smettila di nasconderti dietro la responsabilità di fratello più grande! Sasuke ha avuto possibilità di scegliere fino alla fine, poteva venire con te, poteva rimanere a casa, poteva fare tante cose…”

“Ma sono stato io a non dargli scelta.” disse sconsolato dopo aver poggiato la mano destra sullo stipite della porta.

“Le cose sono diverse adesso, lui adesso ha tutte le pedine, deve fare le mosse giuste. Il tuo ruolo è finito e non puoi vivere sempre con il pensiero costante della vita di tuo fratello, quando sei andato via gli hai detto che sceglievi Maya, che sceglievi la tua vita e ora ti tiri indietro?”

“No, i miei sentimenti per lei sono invariati…”

Finalmente una cosa era riuscita a fargliela dire.

“Itachi…ma tu hai paura di qualcosa?”

“Mi manca Yaeko…” sussurrò flebilmente e subito dopo una breve pausa aggiunse “…e amo Maya, come mai nessuno in vita mia e credo di non meritarlo.” e di nuovo volse il viso verso le acque marine.

Dopo quell’improvvisa rivelazione non disse più nulla, e il silenzio valse più di mille parole.

Nel cuoricino del felino, un’infinita tristezza si fece spazio e non gli chiese più nulla.

Aveva bisogno di tempo per accettare la nuova vita che lo aspettava, il futuro di cui stavolta non conosceva il finale.

Se Maya avesse saputo tutto questo avrebbe potuto capire e avere pazienza.

Ma così rimanendo all’oscuro di ogni cosa, si faceva mille domande e i dubbi l’angosciavano.

Al cuore innamorato di una ragazza non si potevano imporre dei limiti, una cosa che conosceva fin troppo bene, quando anche lei, era stata una ragazza come Maya…una ragazza che era stata amata e che aveva amato così tanto da scegliere di morire per il suo amore.

Si rigirò nella sua cuccia e finse di dormire…quello era tutto, solo per il momento, ciò che poteva fare.

 

:::::::*******:::::::

 

“Insomma Naruto!” urlò Sakura per l’ennesima volta durante quella faticosa mattinata.

“Ma è stato Sai!!!”

“Io??”

“Non fare quella faccia da santarellino!”

Da più di dieci minuti i tre ragazzini battibeccavano e facevano un tale casino che alla fine…

“BASTA!!!!!!!” urlò Tsunade sbattendo una mano sul tavolo.

Per favore, vi siete appena rimessa in forze...non urlate!”, ma bastò uno sguardo truce della donna per zittire la sua assistente.

“Ritornando a noi, dove è finita Maya??”

I tre ragazzi fissarono in modo espressivo il loro sensei che ancora non aveva aperto bocca il quale li fissò a sua volta come a voler dire ‘ Brutti spioni, cantate senza bastonate!! ’, al che Kakashi si schiarì la voce e disse “E’ in un posto sicuro, ho pensato che fosse bene che lasciasse il villaggio…senza di voi ho temuto di non poterla proteggere.”

“…mmm, dunque hai pensato che fosse più al sicuro con Itachi…che da quello che ho capito, è inseguito dai membri dell’Akatsuki rimasti e da Sasuke che grida ai quattro venti che ci ucciderà tutti…siete dei furboni!” esclamò sarcastica, fissandoli uno a uno.

I quattro rimasero del tutto spiazzati: chi fissava fuori della finestra, chi si guardava i piedi, chi…non aveva capito nulla.

“Piuttosto che informazioni abbiamo avuto da quella Karin?” chiese in attesa di risposta positiva.

“Ehm…”

“Kami-sama, che c’è ancora uccello porta brutte notizie!” disse di botto guardando Shizune come se fosse un piatto di ramen bruciato e immangiabile.

“Al momento nulla, però da quando Sasuke ha ucciso Danzou…” fermò la frase a mezz’aria ma Tsunade aveva già capito cosa voleva dire.

“Se quello lì è morto non mi dispiace affatto…ma ora ho le mani ancora più legate di prima.”

“Che significa?” chiese Naruto.

“Che se anche convinci Sasuke e lo riporti...a questo punto è finita per lui, non potrà mai più tornare…mai più.”

Sakura abbassò il viso e strinse i pugni, avrebbe tanto voluto piangere, ma era consapevole della gravità delle azioni del suo Sasuke…

Suo. Ridicolo. Sasuke non apparteneva a nessuno, forse nemmeno più a se stesso. 

E questo, ai suoi occhi, rappresentava la fine di un’illusione in cui, nonostante tutto, si era rifugiata. Aveva dovuto aprire gli occhi, nel momento in cui lui non aveva mostrato nessuna esitazione nel cercare di ucciderla, se non fosse stato per Naruto e il sensei a quest’ora avrebbe occupato il posto di quella Karin.

“Danzou si è meritato la fine che ha fatto!”

“Forse sì, e se fosse solo per me, non ne farei un problema, ma è entrato nell’Akatsuki e ha catturato l’8 code che per nostra sfortuna è il fratello del Raikage e hai visto con i tuoi occhi che non è un uomo ragionevole! Non posso rischiare una guerra contro il paese del fulmine adesso che ci siamo alleati per battere Madara, allora sì che quello che alcuni di noi hanno patito per la pace sarebbero stato un sacrificio inutile…”

Sì capirono con pochi cenni negli sguardi che parlava di Itachi e dello sterminio degli Uchiha.

“…e poi ha tentato di uccidervi…” asserì fissando direttamente Sakura, aveva sempre saputo che non aveva smesso di amarlo e neanche adesso che aveva ricevuto un’amara lezione continuava intensamente e silenziosamente a volerlo ancora.

“No!” ripeté Naruto “…quello che è successo è stata colpa di altri e non di Sasuke o di chicche sia!”

Purtroppo non erano liberi di parlare per via di Sai.

Naruto trovava odioso non poter parlare apertamente davanti a lui, e gli dispiaceva da morire, perché era suo amico, ma proteggere Maya era diventata una delle sue tante priorità.

“Smettetela di parlare come se non sapessi nulla, ho visto quella ragazza e so chi era.” asserì con tranquillità Sai.

Tutti lo fissarono “Ah, non ho detto niente a Danzou, state tranquilli.” sorrise com’era solito fare per cercare di rasserenare tutti.

“Dannato! Ma perché non hai parlato prima!” urlò il biondo afferrandolo per la maglia.

“Eravate troppo occupati a tentare di tenermi all’oscuro di tutto…”

Sakura si poggiò una mano sulla fronte e disse “Siete senza speranza voi due, idioti…”

“Che c’entro io, è stato lui!”

“Che gran mal di testa…” sbuffò Tsunade.

Kakashi la fissava da un pezzo e sentiva che stava per chiederle qualcosa “Ragazzi per oggi basta così, devo parlare con Kakashi. Lasciateci soli.”

I ragazzi salutarono e uscirono, anche se Naruto faceva il diavolo a quattro perché voleva trovare subito una soluzione per il compagno scomparso. Ma fu tirato via, trascinato da Sakura per la collottola. Le urla di protesta del ragazzo riecheggiarono per un bel pezzo per i corridoi semivuoti del palazzo, fino a scomparire del tutto. 

“Di cosa devi parlarmi?”

“Hokage-sama, vorrei il permesso di andare al villaggio di Maya…”

“A fare che??”

“Temo che l’Akatsuki potrebbe tornare al villaggio per cercare Itachi.”

“Hai paura per gli abitanti e hai ragione...” rispose finendo la frase per lui “…infatti, ho già ordinato di mandare qualcuno a proteggere il villaggio, scegli quelli che ti sembrano adatti, ma non potrai portare né Naruto né Sakura…io partirò per la riunione con i Kage, Shikaku mi farà da scorta.”

“In bocca al lupo per la riunione.”

“Grazie…ah e salutami Yukia!” disse sorridendo maliziosa.

Gli venne un colpo al cuore…come faceva a sapere?!

“Eh…oh…ehm…c-certo!”

Uscendo dalla stanza si sentiva preoccupato, felice e ancora preoccupato e un tantino in imbarazzo. Avrebbe rivisto Yukia, è questo era l’aspetto positivo, ma il resto no…proprio per niente.

Madara era in agguato, Sasuke suo alleato e aveva tentato di uccidere Sakura e Naruto…quel ragazzo, davvero l’avrebbe ucciso se non fosse arrivato Madara a portarlo via?

In tutta sincerità non voleva saperlo, forse in cuor suo era stato felice che fosse andato via senza doverci combattere e felice perché avevano potuto raccontarlo…

 

Ridatemi i miei genitori…la mia vecchia vita…

 

“Se potessi, credimi, l’avrei già fatto, Sasuke…”

 

Sì, aveva sicuramente bisogno di un paio di giorni di riposo per elaborare tutto quello che era successo in quelle due interminabili settimane.

 

Io ti aspetto, aspetto la tua risposta…

 

Aveva anche bisogno di sentire il profumo e il calore della donna che amava…

 

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“Maya?”

Itachi era rientrato prima quel giorno, ma non l’aveva trovata intenta a preparare la cena.

Preoccupato prese a cercarla per tutta la casa, ma non riuscendo a trovarla cominciò a pensarle tutte.

“Tranquillo, è fuori.” disse Achimi saltando dentro la sua cuccia “Credo sia un po’ infastidita che la lasci sempre sola.”

“Lo sai perché!”

“Sì, ma lei no” rispose cominciando a leccarsi il pelo.

Ignorandola il ragazzo uscì dalla veranda, raggiungendo la fanciulla.

La trovo seduta sull’erba vicino la recinzione, il cielo stellato, il lento mormorio delle onde e il profumo di biscotti, profumo di lei… erano un mix pericoloso.

Si fermò metà strada e dopo aver osservato a lungo la schiena della ragazza decise di tornare indietro, anche per lui esisteva un limite…

Itachi?”

Troppo tardi, l’aveva visto.

Chiuse gli occhi e respirando profondamente si girò verso di lei, incontrando i suoi occhi.

La vide sorridere “Sei già tornato?” il tono di voce sembrava sollevato, morbido, quasi languido, tanto che l'uomo si ritrovò a proferire un meccanicoSì…”, irretito com'era da quella strana e magica atmosfera.

“Vado a preparare la cena, non ci vorrà molto” aggiunse lei, tranquilla, avvicinandosi a lui per rientrare in casa. Le loro iridi si incrociarono per un istante lunghissimo e immobile, e quegli occhi...

Quegli occhi che rimbalzavano nella sua mente tutto il tempo che stava lontano da lei.

Che urlavano quanto lo amasse e quanto soffriva per lui.

Quegli occhi capaci di immenso tepore. Che non mentono mai.

In un moto di impulsività Itachi l'afferrò a sé per un braccio, costringendola ad affiancarsi a lui.

Maya…aspetta.”

Nessuno dei due aveva il coraggio di guardarsi in faccia.

Dimmi…”

“Ti avevo promesso un giro in barca…ti va se ti ci porto adesso?”

Maya si sentì molto meschina per aver pensato tante cose negative, per essere sempre così triste davanti a lui.

Itachi aveva vissuto solo per tanto tempo, con i suoi fantasmi a inseguirlo, aveva bisogno di tempo per risistemarsi, sopratutto perché pensava di non meritare di essere felice.

E poi c’era lei, che voleva qualcosa che forse lui non era in grado di darle, che cercava il suo amore disperatamente.

“Perché stai piangendo…?” le chiese d’improvviso, asciugando le prime lacrime che senza volerlo le solcarono il suo viso.

“Perdonami Itachi…sono molto egoista…”

“…non è vero, è colpa mia…”

Quelle parole la obbligarono ad alzare il viso e a guardarlo dritto negli occhi color pece.

C’era sempre qualcosa che non riusciva a distinguere mista alla tristezza, un sentimento che non era mai stato chiaro.

“No…” urlò abbracciandolo “…non lo è…”

Lui la strinse più forte, come quella volta al villaggio.

“Maya…è colpa mia se ti faccio stare tanto tempo sola, se non sono mai chiaro con te…se…”

“Smettila! Smettila di attribuirti sempre la colpa per tutto, smettila di tenerti tutto il tuo peso da solo…smettila di preoccuparti per me…io ho vissuto da sola per anni e non ho mai avuto bisogno di qualcuno che mi proteggesse…” esclamò battendo i pugni sul suo petto. Il ragazzo rimase in silenzio senza riuscire a proferire parola.

Nessuno parlava così, non con lui almeno, abituato com’era a incutere solo terrore e odio e mai amore.

“Se sono qui, è perché voglio stare con te...solo per te…”

 

Itachi, sono qui solo per te…non devi più preoccuparti di niente, io sarò sempre con te…’

 

Avevi detto così…ed io ti ho tradita, Yaeko. E adesso mi perseguiti come tutto quello che ho fatto…come posso dimenticare? Come posso amare qualcuno ed essere tanto arrogante da pensare di proteggerla…sono ancora così immaturo? YAEKO! Mi senti! Ti amavo e ho trovato il coraggio di ucciderti…coraggio?

Quello non era coraggio, ero solo io, un assassino come tanti. Sono solo un vigliacco patetico e debole, mi sono lasciato usare e adesso mi stai regalando una seconda occasione, dunque mi amavi così tanto…perché allora io forse non ero in grado di amarti nello stesso modo…RISPONDIMI!’

 

“Itachi, lei ti ha perdonato…io lo so.”

“Tu credi…?” la sua voce era poco più di un debole sussurro.

“Se ti amava la metà di quanto ti...” esitò per un momento “...ti amo io…sì, lei ti ha perdonato.” sussurrò baciandolo su una guancia.

“Maya…tu…”

“Sono pazza, so anche questo.” ammise con un sorriso, asciugandosi le lacrime con il palmo della mano e staccandosi da lui “Vado a preparare la cena…in barca ci andiamo un’altra volta se ti va e non preoccuparti per me per favore, so che mi vuoi proteggere, che mi vuoi bene e questo dovrò imparare a farmelo bastare.” disse allontanandosi.

Era davvero doloroso dover rinunciare a chi amava, ma lui non poteva essere forzato in un modo tanto drastico e lei di certo non voleva allontanarlo più di quanto potesse sopportare.

Pochi passi e sarebbe entrata in casa, ancora due gradini e sarebbe entrata in veranda, pochi passi, pochi passi…fu un momento, un velocissimo battito di ciglia.

Due braccia la strinsero e la spingevano contro di lui, che si avvicinò sussurrandole all’orecchio: “Maya, non sei pazza. Sei una persona meravigliosa e io ho abbandonato di nuovo Konoha, ho lasciato mio fratello al suo destino per te…ho scelto te. Te. Perché, Maya?”

“…”

“Perchè le mie azioni non ti dimostrano tutto ciò che ti serve? Sono pessimo nelle parole, sono pessimo in tutto perché non credevo che avrei vissuto fino ad oggi, non credevo che avrei vissuto tanto a lungo…”

“Perché allora stai tutto il giorno lontano da me…?” chiese, con un filo di voce, afferrandogli le mani. Tremava come una foglia, quelle parole inaspettate e quell’abbraccio caldo le fecero battere il cuore senza controllo. La ragione sembrava essersi volatilizzata verso indefiniti orizzonti, le corde vocali non emisero più alcuna vibrazione...era troppo, troppo scossa.  

Perché…” esordì “…vorrei stare tutto il tempo con te e nonostante tutto io...Maya, io sono sempre un uomo e sento un bisogno immenso di starti vicino…” intervallava le parole con piccoli baci tra i capelli e sulle guance “…di sentirti vicina come nei momenti in cui non ricordavo nulla del mio passato, momenti in cui desideravo più toccarti che ritrovare la mia memoria…lentamente sei entrata così dentro di me che alla fine...”

A-alla fine?” balbettò lei, curiosa e rossa in viso.

Alla fine sei diventata l’unica nel mio cuore.”

Le ultime parole le disse nascondendo il viso sull’esile spalla della ragazza.

“Siamo cambiati tutti, è così che viene la vita, cambiandoti a ogni nuovo passo…e anch’io sono un’altra persona…” mormorò girando il viso e incontrando le sue labbra che reclamavano di baciarla.

La micia, un po’ preoccupata dal fatto che non sentiva più nessun rumore uscì per controllare e lì trovò la sorpresa…Maya e Itachi erano stretti in un abbraccio, intenti a baciarsi appassionatamente.

Felino 1 Itachi 0

Che soddisfazioni, era stata talmente insopportabile che alla fine era riuscita a convincerlo.

Poi si sa, chi ha merito va a dormire a pancia piena…

Vecchio detto popolare dei felini, non ricordava di chi, ma apparteneva alla sua razza.

Facendo le fusa di felicità si accoccolò in veranda a far da guardia ai due ragazzi, senza disturbarli.

Erano volati in camera da letto, a consumare una passione che ardeva già da troppo tempo.

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“Sì può sapere perché devo andare in un posto del genere?!”

“Naruto non lamentarti, prendilo come se fosse un allenamento speciale!”

“Tsk e come potrei?! Non è venuto nemmeno Kakashi-sensei!” ribadì il ragazzo mettendo il broncio. La barca sussultò per un’onda un po’ più forte, costringendoli ad aggrapparsi a qualcosa.

“Accidenti...!” esclamò Yamato, osservando le acque sotto di loro “Kakashi-senpai è andato al villaggio di Maya.”

“Anch’io sarei voluto andarci!”

“A fare che? Rimarranno solo per qualche altro giorno, dovevano soltanto controllare che stiano tutti bene ed evitare ripercussioni su gente innocente, anche se sono convinto che Akatsuki non sia interessata a radere al suolo un minuscolo villaggio per trovare due persone.”

“Siamo arrivati!” urlò l’uomo al timone.

“Gai-sensei come stai?” chiese l’allievo prediletto.

Gai, che aveva l’aspetto di un fantasma, si teneva a stento sulle proprie gambe, Lee lo sosteneva amorevolmente.

“Sarà lunga ed estenuante se cominciamo così…” mormoro Yamato già stanco.

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Non l’aveva mai visto...

Yukia spesso le parlava del suo villaggio, ma era anche troppo bello…

La gente era stata gentile e aveva accettato senza problemi la loro presenza, erano tutti sinceramente preoccupati per Maya e il giovane ragazzo smemorato.

Kakashi temeva che gli altri ninja con lui potessero capire che si trattasse di Uchiha Itachi, ma per fortuna non avevano saputo nulla.

Purtroppo sapeva che non sarebbe stato possibile tenere a lungo il segreto, ma finché durava era un vantaggio.

La casa doveva essere quella dal tetto verde scuro, si disse, con il carretto dei dango fuori che aspettava di essere lavato dalla sua mamma.

La sua casa…

Era riuscito a entrare e adesso davanti alla porta non riusciva a suonare il campanello.

“Ma perché è così difficile?!” esclamò battendo il pugno in aria e piegandosi di mezzo lato.

Sentì il rumore della porta aprirsi e balzo in posizione eretta “Buon giorno!” salutò sudando freddo, vergognandosi come un ladro.

“Salve, ma lei è uno dei ninja venuti da Konoha?!” chiese una donna giovanile, anche se le rughe sul viso non tradivano la reale età. Anche lei dai lunghi capelli rossi, legati sulla nuca in un elegante chignon, occhi color nocciola, gli stessi della figlia.

“Sì, buon giorno signora, mi chiamo Hatake Kakashi, piacere di conoscerla.”

“Oh ma che bel ragazzo! E così educato!” cinguetto allegra la donna.Anche in quello era la copia sputata della figlia.

“G-Grazie…vede io…cercavo Yukia, sua figlia.”

“Oh cielo!” esclamò cambiando espressione “Che ha combinato?!!”

“No, No…non è come…” farfugliò Kakashi che non sapeva più come comportarsi, anche perché non aveva capito perché quella donna reagisse in quel modo tanto esuberante.

“Ma è meraviglioso!” urlò ancora più felice.

“Eh???”

Era pazza o cosa?

“Entra caro! Yukia è andata a dare una sistemata al negozio di Maya, tornerà presto!” disse tirandolo per un braccio e praticamente trascinandolo dentro casa.

“Ma non vorrei disturbare…”

“Nessun disturbo caro, accomodati!” disse mettendogli le meni sulle spalle e facendolo sedere con la forza.

“Un tè? Caffè? Un bel dolce? Purtroppo senza Maya ci dobbiamo arrangiare, ma anche io non me la cavo affatto male in cucina!” parlava senza sosta, ridendo da sola.

Aiuto, Naruto, Sakura, Sai, Yamato…Tsunade-samaaaaaaaa’guadava l’unica via d’uscita in lacrime.  ‘Yukia…dove sei?’

Dopo una cosa come tre ore, passate a farlo ingozzare e bere tè e a stonarlo con domande e chiacchiere, Kakashi era davvero esausto. Se l’Akatsuki avesse attaccato per davvero, avrebbe usato lei come arma, di sicuro avrebbero sconfitto tutti in una volta sola.

“Sono a casa! Tesoro, perché non hai pulito il carretto?”

“Caro, abbiamo ospiti!”

“Chi?” chiese Tanaka-san entrando in sala da pranzo.

“Salve!” si affrettò a salutare Kakashi.

“Chi saresti tu?”

Kakashi stava per rispondere quando la signora Tanaka parlò al suo posto.

“Tesoro, è un amico di Yukia” lasciando intendere a qualcosa di più.

Kakashi voleva morire, sprofondare all’interno del tatami e non ricomparire mai più.

“Che? La nostra principessina non ha per amici uomini maturi.” asserì guardandolo con astio.

Ahi, ahi, non conosceva così bene la sua principessina, dunque…

“Ma smettila! Yukia deve compiere ventidue anni tra due mesi.”

“Appunto! Una bambina!”

Quella era davvero una scenetta tragi-comica…e lui era nel mezzo. La moglie con il mattarello in mano che guardava minacciosa il marito e lui che guardava torvo il povero ninja.

Sentirono la porta aprirsi e si ammutolirono aspettando che la ragazza li raggiungesse.

Yukia, entrando in quel momento, si ritrovò tre paia d’occhi incollati su di lei.

“Che succede? Mi sono persa qualcosa??” chiese se per caso fosse entrata in una dimensione alternativa alla sua. Poi si accorse che insieme ai suoi genitori c'era anche Kakashi, e celando il crescente nervosismo puntò le mani sui fianchi e disse Tu che ci fai a casa mia?”

“Io…”

“E’ venuto a trovarti!” esclamò cinguettando la madre.

“Spiegami chi è questo tipo! Perché ha tutto il viso coperto?! Che ha da nascondere?!” urlò furioso il padre.

La ragazza li fissò per un po’ e poi rispose “Capito…” e ritornò indietro cercando di scappare dalla porta di entrata.

Magari ci avessi pensato io…’

“Yukia!” esclamò disperato Kakashi.

“Signorina, dove vai?!” tuonò Tanaka-san, alzando il pugno in aria.

“Non hai salutato il tuo Kakashi!”cinguettò invece la madre “È proprio affascinante!”

Yukia tornò nella cucina, imbarazzata a morte “Per favore, tutti e due…!”

La vena sulla fronte del signor Tanaka divenne ancora più grossa “Allora vuol dire che è il tuo fidanzato?!!!”

“Ma veramente…! Io…!”

“Che bello!!! Complimenti, tesoro mio! Ottima scelta!!”

“Mamma, ma…io...!”

Zitta donna! Non dire assurdità! Non darò mai e poi mai il permesso a mia figlia!”

Caro, siediti” lo incitò la moglie sedendosi alla punta del tavolo “Su Yukia, siediti accanto a lui.”

Sconsolata la ragazza obbedì sedendosi e mentre i genitori continuavano a battibeccare, Yukia sotto voce cominciò a fare domande “Che diavolo ci fai qui…??”

“Sono venuto per te…no?”

“Ma che bisogno avevi di venire a casa mia, quei due sono psicopatici…”

“Ma non mi dire...!”

Lei rise e gli strinse la mano “Sono felice che tu sia qui…”

“Anch’io…”

“Andiamocene via…”

“D’accordo.”

“EH NO! Non vi lascerò soli un solo istante!” urlò il padre puntando il dito contro i due che mano nella mano cercavano di uscire dalla stanza.

“PAPA’!!” urlarono le due donne, entrambe furiose.

L’uomo abbasso il dito e stordito chiese un mite “Che c’è…?”

Era bastato veramente poco a farlo calmare.

“Io e Kakashi andiamo a fare una semplice passeggiata, ok?”

L’uomo non disse nulla e si girò offeso sedendosi sulla poltrona a leggere il giornale.

“Tranquilla andate pure, ci penso io a lui.”

“Grazie mamma, a dopo.”

La madre li accompagno alla porta e li salutò con affetto.

“Buona notte Kakashi-san.”

“Buona notte Tanaka-sama.”

Dopo un paio di metri e silenzio assoluto, ancora si tenevano per mano.

“Scusali…”

“Perché? È la tua famiglia, sono divertenti.”

Sì, però tendono a essere come hai visto...che vergogna...”

Non c'è niente di cui vergognarsi. Però ho l’impressione che non siano abituati ad avere possibili fidanzati intorno.”

“…bhè no” asserì tutta rossa in viso.

“Che ti prende? T’imbarazzi per così poco?”

“Scemo!” esclamò lei lasciando la mano avanzando di qualche passo in modo di dargli le spalle.

“Mi sei mancata…”

“Davvero?” chiese incerta come se non credesse che potesse essere vero.

Lui le andò vicino afferrandole la mano e spingendola a camminare accanto a lui.

“Ti amo anch’io…e ho tante cose da dirti perciò ascoltami e non avere dubbi su di me, non più!”

La ragazza rimase interdetta: era proprio da lui confessare i propri sentimenti in quel modo. Sorridendo si appoggiò a lui stringendogli più forte la mano “C’è stato un momento in cui ho creduto che non mi avresti più risposto…”

“E invece adesso sono qui.” disse aumentando il passo, tremando leggermente.

“Kakashi, perché stai correndo così?”

“Perché tua madre mi ha fatto bere tè per tre ore, la vescica mi sta scoppiando!” esclamò disperato in viso. La ragazza scoppiò in una sonora risata.

“Non ridere! La cosa è seria!”

“Alloggi alla locanda, vero?” chiese continuando a ridacchiare.

“Sì.”

“Andiamo. Conosco la strada per arrivarci prima.” disse aumentando il passo a sua volta.

 

“Kakashi, stai meglio?” chiese bussando alla porta del bagno. 

Lui aprì la porta con un’espressione di pura soddisfazione disegnata in viso.

“Sì, siamo arrivati in tempo!!”

La ragazza si sedette sul letto “Accidenti ed io che pensavo che avessi fretta perché non vedevi l’ora di stare con me.” si lamentò distendendosi tra le morbide lenzuola.

Lui tolse il copri-fronte e la maschera sdraiandosi su di lei “In verità era una delle cose a cui stavo pensando.” disse baciandola sul collo.

“…mmm…” sospirò la rossa.

“Alla fine stiamo per fare la cosa che terrorizza i tuoi…” ridacchiò lui togliendo l’elastico che imprigionava i capelli di fuoco della ragazza, che ricaddero come una nuvola sulle lenzuola bianche.

“Terrorizza solo mio padre, e poi non è la prima volta, no?” ammiccò lei mordicchiandolo sul lobo dell’orecchio.

“Ti amo…”

“Ti amo anch’io. Ho solo dovuto aspettare tanto però, eh?”

“Mi faro perdonare.” mormorò prima di reclamare le labbra della sua amata.

“Ehi, non avevi detto che dovevi raccontarmi un paio di cose?”

“E’ vero.” ammise lui staccandosi da lei e sedendosi al suo fianco, le loro mani si stringevano amorevolmente.

E Kakashi cominciò a raccontarle tutto quello che era successo dall’ultima volta che si erano visti.  

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“Maya, la barca è pronta!“ Itachi chiamava a gran voce la ragazza che ancora non era uscita dalla sua stanza “Ma dove sei?”

“Sono pronta!” esclamò uscendo dalla veranda con un gran sorriso stampato in faccia.

Il ragazzo rimase senza parole.

“Che succede?”

“Ehm…che fine ha fatto il tuo kimono?” chiese indicando i vestiti che portava in quel momento.

Infatti, la ragazza indossava una salopette a vestito rosso che cadeva appena sotto il ginocchio, e una maglietta bianca a mezze maniche con un capello di paglia corredato di un nastro rosso chiuso da un fiocco.

“Oh dici questo?” chiese guardandosi e alzando la gonna a mo' di donzella e girando su se stessa “Ti piace? Ero un po’ stufa di portare sempre i kimono, sono andata al villaggio e l’ho visto, non ho saputo resistere!” disse ridendo allegra.

“Ti sta bene, anzi sei bellissima…” disse estasiato prendendola per mano.

“Grazie.” rispose arrossendo, eccola lì la sua dolce e timida Maya, pensò il moro sorridendo.

Le depose un bacio sulla guancia destra, accarezzandole i capelli profumati. Un altro bacio più vicino all’angolo delle labbra.

Lei chiuse gli occhi, leggermente in imbarazzo per quelle effusioni tanto desiderate, ma nello stesso tempo si sentiva come volare ed era una sensazione stupenda, tanto da desiderare di andare oltre. Un terzo bacio sulle labbra, dolce e sensuale.

Si strinsero in un abbraccio, come due giorni prima, reclamando baci a lungo desiderati, senza fine…senza respiro.

Itachi si staccò da lei senza fiato, entrambi respiravano forte, si guardavano intensamente. Dicendosi attraverso gli occhi per mille volte quel ‘ti amo’ che ancora non si erano. Maya con lui non sentiva più il disagio dei primi baci che si erano dati le prime volte, adesso si sentiva serena.

“Non hai più paura di me, vero?”

“Non era paura quella volta…cioè sì, ma avevo paura che dopo aver fatto l’amore, saresti andato via, ero terrorizzata all’idea di perderti ed ero così a disagio che non riuscivo a essere naturale o spontanea…” ammise la fanciulla.

Lui sorrise e carezzandole la guancia disse “Non vado da nessuna parte, sono qui con te…”

“Lo so…” sussurrò stringendo quella mano e baciandone il palmo.

“Andiamo?”

“Certo, ho preparato anche dei panini, in caso ci venisse fame.” replicò mettendo in mostra il cestino per il picnic.

Salirono sulla piccola imbarcazione, parlando di tante cose, alternando piccole carezze e baci.

Sì fermarono in mezzo alle acque cristalline, quella mattina il sole splendeva e non c’era nemmeno una nuvola, l’acqua era calma.

“Itachi, porti ancora i vestiti dell’Akatsuki.” disse lei indicando la maglia nera e i pantaloni.

“Già è vero, li ho portati così a lungo che oramai fanno parte di me, però la cappa e lo smalto sono spariti ne?!”

“Ah ah ah! Sì, è vero!!”

“Però hai ragione tu, dovrei cambiare un po’ abbigliamento.”

Itachi in soli due giorni sembrava davvero un’altra persona, possibile che quello che aveva davanti fosse il vero Itachi e non il freddo nukenin che voleva far credere di essere?

“Itachi…”

“Uhm?”

“Sono quasi sei mesi che ci conosciamo lo sai?”

“Sì, ricordo come se fosse ieri…” rispose sinceramente regalandole uno dei suoi soliti sguardi magnetici e sensuali, che la mandavano sempre in subbuglio.

“Torniamo a Konoha…” disse risoluta e seria mantenendo lo sguardo dolce di sempre.

“Cosa?” chiese sorpreso da quell’affermazione.

“Devi ritrovare tuo fratello prima che faccia sciocchezze, prima che sia troppo tardi…”

Itachi s’incupì in viso e disse “Forse è già tardi.”

“Non è mai troppo tardi. Come hai detto tu è ancora puro e tu devi aiutarlo, sei suo fratello maggiore… e poi Naruto e gli altri amici potrebbero avere bisogno anche del tuo aiuto.”

“Maya…”

“Lo so che pensi sempre a Sasuke e che vorresti unirti ai tuoi vecchi compagni per combattere, per realizzare il tuo vero sogno.”

“Penso anche a te…Madara vuole ucciderti per colpire me e se tu dovessi morire…io…”

La ragazza lo baciò di slancio “Io non morirò, tu non lo permetterai e se anche nelle peggiori delle ipotesi io non dovessi farcela tu ed io saremo sempre uniti…sempre…ma non voglio che vivi di rimpianti, quelli lasciali nel passato. E poi io non ho intenzione di nascondermi, io devo proteggere la gente del mio villaggio.”

Il moro fissava quella creatura dagli occhi pieni di speranze e desiderio di fare qualcosa per chi ama, gli stessi occhi che brillavano di una luce propria.

Gli stessi di Yaeko.

“Maya…ora ho capito perché mi sono innamorato di te…”

“Mi ami?”

“Sì…così tanto che ancora non ci credo…” ammise lui poggiando la fronte a quella della sua amata.

“Bene, allora adesso niente ci potrà più separare” esclamò sorridendo felice.

“Farò come vuoi tu.”

“Vuoi dire che…”

“Sì, a riportare mio fratello a casa sua e a fargli capire che è ancora un moccioso che ha bisogno di suo fratello maggiore.”

 

Lady_KuroiNeko &Deliaiason88

Salve!!!!! Rieccoci con un nuovo capitolo!
Un grazie a tutte le persone che nonostante i tragici mesi in cui non possiamo aggiornare, seguono instancabili ^^.

_Akatsukina_: Grazie per la tua persistenza nel seguire e recensire la storia, alla fine pare che sia rimasta solo tu…ma va più che bene, vale la pena scrivere se c’è anche solo una persona che legge i capitoli! Siamo contente che la storia sia di tuo gradimento!
Abbiamo voluto portare la storia un po’ avanti nel tempo, e soprattutto sbloccare alcuni elementi, mentre altri ancora necessitano di maturare…
Già Maya si è proprio dimenticata per un momento la gattina, ma presto Achimi si farà sentire ^^.
Grazie ancora, alla prossima baci.

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