Tieni il conto, otterrò mille punti.

di Half_Feather
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ─ Di treni e capricci. ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo ─ La Sala Comune Serpeverde. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

Lily Luna Potter, l’unica rossa trai tre figli Potter.
La sua è una storia come molte altre, perché lei è una persona come molte altre.
L’unica differenza? Ha una bacchetta con cui fare mille magie.
Non voglio io, però, soffermarmi su cosa riesce a fare con la sua bacchetta; far levitare gli oggetti? Trasformare una tazza in un animale? Schiantare altri maghi contro i muri?
Di questo ed altro è capace la nostra piccola Lily Luna. Nel caso vi interessi sul serio come far levitare un oggetto, devo dirvi a malincuore che siete solo dei Babbani (così vengono chiamate le persone senza poteri magici) e, a meno che non siate degli abili prestigiatori, non avete nessuna possibilità di riuscire nel vostro intento.
Sono altre le magie di cui ho intenzione di parlarvi quest’oggi; magie che possono fare due persone, anche comunissimi Babbani, sguinzagliando le proprie emozioni ed affidandosi l’uno all’altro.
Ahimè, devo premettere che il più delle volte ci vogliono mesi, anche anni, perché avvenga la magia. Se sarete pazienti, riuscirete a seguire la storia della nostra streghetta sino in fondo, altrimenti sarò costretta a dirvi “addio” nel bel mezzo del cammino verso quello che io credo sia il giorno più importante per i miei genitori: la mia nascita. Sì, sono modesta.
Forse non vi ho detto che sono la figlia della protagonista della nostra storia, ma suppongo non sia fondamentale per il suo proseguimento, poiché essa è ambientata in anni non molto recenti.
Perché la vostra attenzione “non vada a farsi fottere” ─ non dite a mia madre che sto usando un linguaggio poco carino ─, ho pensato di farvi ammirare, durante la narrazione, qualche foto; tuttavia non ho il permesso di mostrare a voi Babbani cose che hanno a che fare con il mondo magico, indi per cui cercherò semplicemente di facilitarvi la cosa parlando al presente e fingendo che mia madre sia ancora oggi una bambina di dieci anni che ancora non sa come preparare un panino al prosciutto con le proprie mani.

Suppongo sia arrivata l’ora di cominciare la nostra storia, non credete?

Adesso chiudete gli occhi, rilassatevi e giuratemi solennemente di non avere buon intenz…─ volevo dire, giuratemi solennemente di credere nella magia, perché altrimenti non avrebbe senso ascoltare questa storia. È come per Babbo Natale: se non ci credete, dove sono la magia e tutto il divertimento? Giuratemi di crederci e, se siete proprio senza speranze, provate come minimo a fingere di non esser Babbani.

Dicevo ─ questa è la storia di una ragazzina come molte altre, una testolina rossa costretta a convivere con due fratelli maggiori, una madre che ha un difficilissimo rapporto con i fornelli e con un uomo che è il salvatore del mondo magico, un uomo che è per tutti un eroe, ma per Lily è un semplice papà con cui è costretta a lottare ogni qualvolta le vien proibito qualcosa. Oh, vi sarà utile sapere che questa Lily ha un esercito di cugini, metà di loro con una chioma selvaggia rossa in testa.
Mettetevi comodi sui vostri divanetti fatti di chissà quali materiali o tessuti costosi, piccoli Babbani, perché sto per narrarvi l’intrigante storia di mia madre, Lily Luna  “la peste” Potter.

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Capitolo 2
*** Primo capitolo ─ Di treni e capricci. ***


Primo capitolo ─ Di treni e capricci.


«Ma papà!» brontola un piccolo impiastro dal viso spruzzato di lentiggini. Ha due occhi vispi color nocciola, il naso all’insù ed i capelli rossi scompigliati sulla testa; sono cresciuti rispetto a un paio di anni prima, adesso le coprono due terzi della schiena. Il viso pallido e magro è imbronciato ed accoglie due labbra sottili e rosse, di un rosso forte proprio come quello dei suoi capelli. Il suo aspetto porta alla mente un raggio di sole, eppure il suo nome è Luna, Lily Luna Potter.
«Sii paziente, l’anno prossimo ci andrai anche tu» ricorda il padre, ormai rassegnatosi al broncio della bambina.
«Ma io voglio andarci subito! Perché Albus e James possono ed io no?»
«Perché tu sei ancora piccola» dice per la terza volta Harry James Potter, abituato alle lamentele della minore della famiglia, che non vede l’ora di imparare ad usare la magia a scuola.
Lily ha solo dieci anni, ne deve aspettare ancora uno prima di poter varcare insieme ai suoi fratelli maggiori la soglia della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Sono tre anni che fa i capricci e sono tre anni che perde la sua battaglia. Deve rassegnarsi all’idea che riceverà la lettera per Hogwarts non appena avrà compiuto i suoi undici anni; per il momento, pensa a piagnucolare all’ombra dei suoi fratelli, Albus Severus e James Sirius.
Sbuffa rumorosamente, incrocia le braccia sotto al seno che ancora non è ben definito e soffia su quella piccola ciocca di capelli che è andata a coprirle il volto imbronciato.
«Io però voglio andare ad Hogwarts!» termina con voce acuta, rassegnandosi anche questa volta.

Lily Luna, zero ─ resto del mondo, un punto.

È il primo settembre dell’anno 2018 e la stazione di King’s Cross brulica di giovani maghi che si distinguono dai Babbani grazie ai loro animali, perché dovete sapere che a scuola è concesso portare con sé un gufo, un gatto o un rospo; “qualcuno” di tanto in tanto porta un ratto, ma non è la storia di Ronald Weasley che ho intenzione di narrare. Come vi stavo dicendo, la stazione brulica di maghi e streghe che non perdono tempo a dirigersi verso il binario nove e tre quarti con gatti, gufi e rospi a bordo dei loro grossi carrelli. Vogliamo parlare degli enormi bauli che, giusto perché i Babbani “non vedono nulla”, sfuggono alla loro vista? E dei loro strambi modi di vestire? Vi darò delle lezioni su come riconoscere maghi e streghe successivamente, per adesso torniamo alla storia della nostra ragazzina dal viso imbronciato.
Dovete sapere che i bambini, per fortuna, si lasciano distrarre molto facilmente dal loro obiettivo, così Lily non impiega molto tempo a cacciare dal proprio viso quella brutta espressione sconfitta; tutta quella concentrazione di maghi nella stazione fa sì che gli occhi color nocciola della streghetta vengano illuminati ed ampliamente sgranati, puntati prima qua e poi là, senza mai fermarsi un attimo, mentre il troppo entusiasmo della bambina si insinua nelle sue vene. Basta poco per meravigliare un bambino, bastano grida di gioia di persone che dopo tanto tempo finalmente si rivedono, piccoli incantesimi di innocenza massima ed un treno di un rosso vivo che porta in un posto ai Potter tanto caro, dalla piccola Lily ancora mai visto ma tanto atteso e desiderato.
«C’è zia Fleur. Scappiamo, altrimenti comincerà a dire in francese che sono cresciuto molto dall’ultima volta che mi ha visto e mi obbligherà a mettere la maglietta dentro i pantaloni! Scappiamo, mamma, ti prego!»
«Non essere stupido, James, e vai a salutare tua zia. Ci sono anche Victoire, Dominique ed il piccolo Louis, fai il bravo cugino e vai ad abbracciare tutti quanti».
«Va bene, mamma» risponde con aria sconfitta il maggiore dei tre figli Potter, lanciandosi tra la folla per raggiungere i parenti mezzi francesi che sono a pochi metri da lui.
I maghi sono così tanti che è impossibile riconoscere gli altri Weasley, ma di tanto in tanto Harry e sua moglie, Ginevra, rivolgono saluti ad alcuni ex compagni. In lontananza, Hermione Granger e Ronald Weasley stanno allegramente scambiandosi qualche parola con il loro amico e professore di Erbologia ad Hogwarts, il signor Neville Paciock. I loro figli, Rose e Hugo, si nascondono timidamente dietro le vesti della madre, mentre i piccoli Frank e Alice Paciock cercano di stanarli e giocare con loro.
«Eccoli!» esclama Albus, indicando con il dito indice zia Hermione e la sua compagnia, mentre i Potter, spingendo nient’affatto faticosamente i carrelli con famiglio e baule, si dirigono da loro.
Quando Harry, Hermione, Ronald, Ginevra e Neville iniziano a parlare, nessuno li ferma più, o meglio, nessuno si accorge di nulla al di fuori della loro cerchia.
Quando poi ad essi si aggiungono Fleur Delacour e suo marito, William Weasley, il discorso si fa più acceso; credetemi se vi dico che non è affatto interessante ascoltare i loro discorsi: Neville ed Hermione si interessano degli esiti scolastici degli studenti, Ronald comincia a criticare la cucina di sua sorella Ginevra, mentre lei, che non ha nessuna intenzione di ascoltarlo, arriva in qualche modo a litigare con Fleur; suo marito, William, cerca di calmare sia la moglie che la sorella, ma quando una Weasley alza la voce contro una francese, non arriva mai nulla di buono. La moglie di Neville, Hannah, partecipa attivamente ridendo delle due donne. Harry Potter, invece, ascolta in silenzio, cercando di capire perché ogni anno deve essere così complicato (non si può dire che non sia divertente, comunque). I bambini, invece, lasciano da parte gli adulti e giocano innocentemente - ridendo, rincorrendosi, narrandosi le loro vicende estive e  scambiandosi opinioni e figurine ricavate dalle Cioccorane. James Sirius Potter battibecca, come al solito, con Dominique Weasley, discutendo attivamente su cose tanto stupide quanto inutili, mentre la sorella maggiore di lei, Victoire, è già scomparsa tra la folla ─ «sicuramente si starà baciucchiando con Ted» ─, ed il minore dei tre, Louis, ascolta in silenzio Frank Paciock che lo informa della vittoria dei Puddlemere United nell’ultima partita di Quidditch dell’estate precedente, appena giunta al termine. Alice, invece, sta contrattando con Hugo ─ «le api frizzole per i cioccocalderoni, ci stai?» ─. Rose non intende perdere tempo e si decide già subito a leggere il romanzo che porta sottobraccio, mentre Albus la osserva e… ─ «Lily! Dov’è Lily?»
Albus è un ragazzino piuttosto imbranato, nonostante un anno prima fosse stato smistato nella Casa di Serpeverde, è timido e nessuno mai lo ascolta. Nessuno, con l’unica eccezione dei suoi genitori, la sua sorellina minore, le sue cugine Rose e Lucy e la sua migliore amica, Alice.
Si guarda intorno con aria preoccupata, guarda persino in su ed in giù, ma non c’è traccia della testolina rossa. Bussa piano sulla spalla di Alice, interrompendo il suo “interessante” monologo su quanto fossero buone le brioches di zucca, lancia un sorriso al cugino, che è ovviamente grato ad Albus di aver interrotto quell’inferno (perché a lui piacciono i dolci, ma mangiarli, non ascoltare le loro storie), si schiarisce la voce e dice con calma all’amica che Lily non si vede.
Molto male, Albus.
Non riesce a terminare la frase, che presto si genera il panico, poiché la bambina strilla che non si trova la minore dei Potter e che è sparita. Fleur Delacour trova così un altro buon motivo per arrabbiarsi con Ginevra, accusandola di essere una madre tanto pessima da riuscire a perdere di vista sua figlia, mentre suo marito ne trova altrettanto uno per mettersi in mezzo e chiedere ad entrambe il silenzio e di fare un respiro profondo. Chi strilla, chi va in crisi, chi parte alla ricerca della dispersa e chi si dispera. Harry James Potter si piega sulle ginocchia per raggiungere l’altezza del suo secondogenito e con voce rassicurante dice «non ti preoccupare, la troveremo. Deve essere qui da qualche parte».
La verità, comunque, è che nessuno dei bambini è davvero spaventato per Lily: la conoscono, sanno che lei è capace di perdersi e poi ritrovare la strada di casa e sanno che presto, in un modo o nell’altro, sarebbe spuntata fuori. James Sirius, solamente, è preoccupato: conosce meglio di chiunque altro la sorella e proprio per questo ha paura che si possa cacciare presto in qualche guaio. La chiamano “Lily Luna  la peste Potter”, ma James cambierebbe quel “la peste” in “il pericolo”.
Arriva il resto del clan e anch’esso si getta alla disperata ricerca della dispersa.
Devono sempre fare casini, i Weasley.
Mentre tutti sono preoccupati e fuori di senno, poco (pochissimo) lontano, una bambina dal viso spruzzato di lentiggini cerca di attaccare bottone con il migliore amico di suo fratello Albus.
Lei è vivace, mentre lui sembra chiedersi cosa avesse bevuto la mattina; lei è pimpante e loquace, lui non è di molte parole, anzi, si limita a guardarla con aria confusa e non intende rispondere alle sue domande. Lei gli gira intorno, lui rischia di cadere a terra per il mal di testa, girando su se stesso per non perdere di vista Lily Luna Potter.
«Perché i tuoi genitori se ne sono già andati? Non vogliono restare con te fino all’ultimo?»
Scorpius Hyperion Malfoy alza un sopracciglio.
«Mia madre non lascerebbe mai andare Albus a scuola senza prima averlo riempito di baci. Tua madre ti ha dato solo un abbraccio e tuo padre ha detto “arrivederci”, l’ho sentito. Perché sono così freddi?»
Scorpius è il migliore amico di Albus Severus Potter; è un suo compagno di Casa e divide con lui il dormitorio. È educato, rispettoso e molto intelligente; soprattutto, come Lily può constatare, non è di molte parole. Preferisce il silenzio, osservare dalla finestra la pioggia che scende dal cielo senza commentare, preferisce ascoltare in solitudine il cinguettio dei passerotti che la mattina lo svegliano pacificamente, avvolgendolo in un dolce risveglio come fosse un lenzuolo. Preferisce suonare il pianoforte senza cantare, perché quella sì che è una melodia armoniosa.
Preferisce stare in silenzio e non parlare, osservare il mondo dall’ottica di un bambino che ha come migliore amico il figlio del più grande nemico di suo padre, per lo meno ai tempi di Hogwarts.
Lui è un Malfoy e non dovrebbe trascorrere il suo tempo con i Potter.
«Invece se si trattasse di James, di baci, mamma gliene darebbe solo due, perché, anche se lo ama, è contenta di toglierselo di torno, dato che a casa combina solo guai».
Lily continua a girargli intorno e lo squadra dall’alto verso il basso; il suo sguardo si ferma spesso sui suoi capelli biondi: in famiglia non ha nessuno con i capelli di quella tonalità, li hanno tutti neri, castani o rossi. Le sue cugine francesi sono biondissime e bellissime, ma di maschi, biondi, non ne ha nemmeno uno. Louis ha la chioma di una tonalità chiara, ma mai quanto quella.
«Mi piacciono i tuoi capelli; io li vorrei così, i miei mi fanno assomigliare ad un leone. Papà dice che è una cosa bella, ma io non ne sono tanto sicura. A te piacciono i leoni?»
Dio, quanto parla.
«Perché non dici niente?» chiede alla fine, stanca di tutto quel silenzio. Non capisce perché lui non risponda alle sue domande, eppure continua a girargli intorno. Continua, fin quando anche quel silenzio viene interrotto dalle grida della sua famiglia.
Ginevra Weasley le corre intorno e le bacia la fronte chiedendole milioni di cose, tutte domande traducibili in preoccupati “come stai?”; Harry Potter posa una mano sulla sua spalla, mentre Hermione Granger la rimprovera dolcemente per la sua scomparsa. Fleur Delacour, invece, comincia a dire cose incomprensibili in francese, ma sono più che sicura che non siano molto carine.
«Avevo visto Scorpius» si affretta a dire la bambina, sottraendosi all’abbraccio della madre e facendo un passo verso il bambino biondo che, in mezzo a tutti quei Weasley e Potter, si sente sicuramente di troppo. Ginevra lancia un’occhiataccia al figlio di Draco Malfoy, mentre suo marito lo saluta con un educato «salve, Scorpius», per farlo sentire ─ come dire ─ in famiglia. Albus si getta sull’amico per abbracciarlo, ma egli si lascia stritolare senza ricambiare l’abbraccio, sicuramente perché sente troppi occhi su di sé. Per educazione e perché, ci scommetterei un occhio della testa, anche a lui era mancato il suo migliore amico, lascia sfuggirsi un sorriso che non appare spesso su quelle labbra ghiacciate e troppo chiare; Lily lo vede, vede quel piccolo sorriso.

«Passeggeri in carrozza, passeggeri in carrozza!» chiama qualcuno dal treno.
Abbracci, pianti, discorsetti sulle ragazze e sugli studenti da trattare bene (a James Sirius unicamente) e finalmente si parte per Hogwarts. Non credo ci sia bisogno di descrivere la scena: potete immaginare e, se non ci riuscite, ve l’assicuro, è meglio per voi.
La ragazza dal viso spruzzato di lentiggini sbuffa un’ultima volta: vuole andare anche a lei ad Hogwarts; stavolta, però, il padre la anticipa e le ricorda che manca poco, pochissimo perché ci possa andare.
«Non fare arrabbiare la mamma» le dice James, lasciandole un bacio sulla guancia.
«Sai che lo farò» sussurra lei all’orecchio del fratello, lanciandogli uno sguardo complice.
«Fai la brava. Tanto torneremo per le vacanze natalizie, Liluna» aggiunge Albus, lasciandole anch’egli un bacio, questa volta sulla fronte, e trattenendosi qualche secondo di più rispetto all’altro fratello per un abbraccio caloroso. Concluso ciò, raggiunge Scorpius sulla soglia di una delle entrate per salire sul treno e gli dà una pacca sulla spalla; lo sorpassa e scompare in un vagone.
Il bambino dagli occhi dello stesso colore del ghiaccio fa un passo in avanti per seguire Albus, ma Lily parte in una rincorsa verso di lui, quasi sembra voglia assalirlo; sale frettolosamente due gradini del treno e a malapena riesce e mantenere l’equilibrio; non si scusa per aver urtato il bambino, ma avvicina le labbra rosse all’orecchio di lui e porta vicino ad esse le mani per coprire la sua bocca, come dovesse rivelare a Scorpius il segreto più misterioso del mondo, che nessun altro può sentire. «Ti ho visto. Hai sorriso».

Lily Luna ed il resto del mondo, uno pari.

Dette tali parole, scompare, scappando verso sua madre che ancora sta trattenendo James per altre, troppe raccomandazioni.
«Va bene, mamma, va bene» dice, annoiato dal sentire per la centesima volta le stesse cose.
«Lascialo stare, Ginny, se la caverà» conviene Harry, in aiuto del figlio.
Ginevra vorrebbe trattenerlo ancora, ma capisce che è inutile continuare, poiché James combinerà comunque infiniti guai insieme a suo cugino Fred; alza gli occhi al cielo, intuendo che l’unica cosa che potrà fare sarà spedirgli qualche Strillettera. Un bacio ed un forte abbraccio al suo primogenito e…─ «dai, mamma, basta! Posso andare ora?» ─ anche James finalmente può raggiungere gli altri sul treno.
«Ci vediamo a Natale, scricciolo» saluta un’ultima volta, James, facendo un cenno affettuoso a sua sorella.
A pochi passi da loro, Fleur sta salutando i suoi bambini.
«Ci vediamo a Natale, Dominique» dice con enfasi il maggiore dei Potter, allungando il capo in avanti e mettendo in mostra le guance per ricevere anche lui un bacio, senza ottenere alcuna soddisfazione.
«Io vengo ad Hogwarts con te» ricorda lei, facendo roteare gli occhi, per poi sussurrare un «idiota» a bassa voce, così da non essere sentita dalla madre.
Insoddisfatto, James combina una smorfia sul proprio viso e sparisce su un vagone, anche lui.
Tutti i Weasley ed i Potter che hanno ricevuto la lettera sono adesso sull’Espresso per Hogwarts, pronti a partire per l’affascinante meta. Hugo si trova fra le braccia del padre e saluta con la mano i ragazzi che si intravedono dai finestrini, mentre Lily chiama il padre. Il viso pallido di lei sta per illuminarsi in una maniera incredibile, quasi avesse trovato un forziere del tesoro nelle profondità dell’oceano.
«Papà?»
«Cosa c’è, Lily?» domanda lui, accovacciandosi e riservando alla bambina un enorme sorriso; sa quanto lei ci tenga ad andare ad Hogwarts, sa che quanto le dispiaccia dover restare ancora un anno da sola, a casa, senza i suoi fratelli.
«Lui sa sorridere. Io l’ho visto».

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo ─ La Sala Comune Serpeverde. ***


Secondo capitolo ─ La Sala Comune Serpeverde.


Nei pressi del lago del castello di Magia e Stregoneria di Hogwarts, il Lago Nero, i sotterranei ospitano una sala fredda ed illuminata solo dalle strette vetrate, le cui figure, sopra raffigurate, rappresentano creature marine di vario genere. Trovandosi la sala accanto alle acque, la luce che vi entra ha tonalità verdi, infatti è il buio a regnare.
Freddo ed oscurità, che clima.
La sala è arredata con divani e poltrone in pelle nera, ci sono cinque camini di pietra e sopra di essi sono presenti ritratti e figure, naturalmente in movimento. Nella parte ad est è situata la biblioteca, ove grossi scaffali sono riempiti con manoscritti di Merlino e libri alchemici. Volumi grossi, con fogli di pergamena che profumano di nuovo e, altri ancora, invece, di antico. Alcuni libri hanno l’aspetto di qualcosa che non dovrebbe essere lì, perché oscuro, perché libri di magia nera rubati dal reparto proibito della biblioteca della scuola; questa, tuttavia, è solo apparenza, perché i volumi sono tutti assolutamente innocui.
La sala è abbellita da un lungo tavolo in legno scuro che, oltre ad avere questa funzione decorativa, è utilizzato dagli studenti per studiare le materie magiche obbligatorie e facoltative del corso. Una scala a chiocciola in mogano, le cui rifiniture rappresentano serpenti intarsiati nel legno, porta ai dormitori maschili e femminili; si arriva ad un lungo corridoio, in cima, da cui si accede, per l’appunto, ai propri dormitori annuali. Lì si trovano poltroncine e letti a baldacchino con tende di colori verde e argento. Ancora freddo ed oscurità.
Siamo nella Sala Comune Serpeverde.


****

«Il viaggio non è stato estenuante come credevo».
«È stato davvero rilassante, infatti. Mi dispiace per mia sorella, però. Anche quest’anno rimarrà sola a casa e non vorrei che fosse triste» dice un bambino di dodici anni di nome Albus Severus Potter. «Dove vai?»
«Voi sarete anche riposati, ma io ho intenzione di dormire per le prossime tre ore. Non svegliatemi se non per motivi di grande importanza; che so, ad esempio se la scuola va a fuoco o se veniamo attaccati dai dissennatori».
«Noah, non è che adesso i dissennatori ci attaccano ogni anno, sai? Voldemort è morto da tempo ed ormai non ci sono più i suoi seguaci».
«Credi quello che vuoi, Albus, ma io dico che bisogna stare sempre all’erta, perché potrebbe spuntare fuori da un momento all’altro un nuovo Signore Oscuro; non che io debba avere paura, grazie al cognome che porto. Be’, buonanotte!»
Noah Walden Nott è un bambino di soli dodici anni, eppure ha un cervello niente male, anche se durante le lezioni non ha nessuna intenzione di usarlo. Non è attratto dalla scuola e, data la giovane età, non è attratto nemmeno dalle belle ragazze ─ o almeno non ancora. Noah ha gli occhi marroni ed i capelli scuri, ha la carnagione chiara ed un viso ancora più pallido; le guance, rosee, sono l’unica eccezione. È un bambino mingherlino ed abbastanza alto per la sua età, come i suoi amici Scorpius ed Albus. Arrogante e pieno di sé, vuole avere sempre l’ultima parola.
Sale le scale della Sala Comune fino ad arrivare al dormitorio maschile del secondo anno, lasciando soli i suoi due compagni, seduti su alcune poltrone nere davanti a uno dei cinque camini.
«L’anno prossimo potremo scegliere alcune materie facoltative; chissà se Divinazione è una materia tanto sciocca come dicono» riprende a parlare il dodicenne dagli occhi verdi ed i capelli dello stesso colore della pece, Albus. «Magari potrebbe piacermi. Che ne dici se frequentiamo quel corso?»
«Tu pensi troppo al futuro» si sbriga a dire l’altro.
«Scorpius, tu pensi troppo e basta, invece. In treno non hai detto una parola. Stai bene?»
«Sono solo stanco» conclude con falsa naturalezza.
Scorpius ha la testa fra le nuvole; i motivi non sono ben chiari, ma qualcosa lo turba, in qualche modo.
Voglio ricordarvi, cari Babbani, che io sono la figlia di Lily Luna Potter e vi posso raccontare unicamente ciò che mi è stato detto. Hey, tu, ti ho visto, butta nel cestino quella cartaccia, il pavimento non è mica il secchio della spazzatura! Oh, sì, proseguiamo il nostro racconto. Be’, dicevamo?
Albus vorrebbe scoprire cosa ha l’amico, ma decide di non farlo e di rispettare la sua privacy; sa, comunque, che lui non gli direbbe niente, riservato com’è.
Come se nascondesse chissà quale segreto
, pensa Albus. Riprende, allora, a parlare. «A proposito, cosa ti ha detto Lily alla stazione?»
«Tua sorella?»
«Quante Lily conosci?»
Il giovane Malfoy scrolla le spalle ed Albus decide di accontentarsi di tale risposta; magari avrebbe potuto chiedere ciò che voleva a sua sorella.
«Sarà meglio andare di sopra, mia madre ha detto che devo controllare che tutto sia in ordine, nel dormitorio» avverte Scorpius, troppo impegnato a parlare e fissare le proprie scarpe da non notare l’espressione confusa dell’amico, che ribatte. «Ci pensa già la scuola. I letti sono tutti pronti ed i bauli sono di sopra che ci aspettano; non devi far nulla!»
«Be’, mia madre vuole comunque che io controlli che sia tutto a posto. Sai, qualche settimana fa stavamo girando per Londra e abbiamo sentito alcuni Babbani dire che spesso si trovano le siringhe o qualcosa del genere nei letti degli alberghi. Da quel momento, mia madre ha una fissa non solo per l’ordine, ma anche per il controllo. Dai, Al, accompagnami».
«Aspetta!»
«Chiariremo in futuro la questione su Lily, ora possiamo andare di sopra?»
Il volto di Albus si macchia di rosso ed un grugnito sorpassa le sue labbra, così che lui possa poi dire «Punto primo: parla come mangi. Perché devi usare certe parolone? “Chiariremo in futuro”». Ma l’amico non fa in tempo a dire altro, a parte «Senti chi parla, qui sei tu il filosofo!» poiché il Potter ha già ripreso a parlare. «Punto due: so che sei pazzo di mia sorella (e nel caso non l’avessi capito, il mio è solo sarcasmo), Scorpius, ma avevo in mente un’altra cosa; che ne dici di venire a casa mia al cenone della Vigilia di Natale? Mancano ancora più di tre mesi, hai tempo per decidere e, in caso positivo, convincere anche i tuoi a mandartici e venire con te».
Scorpius arrossisce lievemente quando Albus usa il sarcasmo; è vero, non è innamorato della minore dei Potter, ma sentirsi dire di essere innamorato di qualcuna, che sia giusto o meno, lo mette sempre in imbarazzo; l’argomento “ragazze” non è trai suoi preferiti. Strizza un momento gli occhi e presto guarda l’amico con espressone interrogativa, il volto adesso pallido e freddo, immaginando come sarebbero potute andare le cose se lui avesse accettato: i Weasley ed i Potter, alla Tana, troppo impegnati ad urlare “passate il sale!”, “no, datelo a me!”, “non litigate!” o roba simile (il caos totale, per capirci), alla cena della Vigilia, quando all’improvviso arrivano i Malfoy e la scena diventa fredda e tutt’un tratto calma; tutti tacciono e guardano male i tre che entrano, Scorpius si siede accanto ad Albus e Draco osserva in piedi, accanto alla porta, la moglie che si avvicina a Ginevra Weasley con l’intenzione di ringraziarli dell’invito, ma tutta la famiglia si allontana dagli ospiti per il nome che portano e…─
Scuote la testa per tornare alla realtà, dicendo «E poi sarei io ad usare certe parolone, eh!»
Così Scorpius dà una pacca sulla spalla ad Albus per spingerlo in avanti e condurlo verso le scale che portano ai dormitori; Albus sale per primo le scale, ma, non udendo i passi dell’altro dietro di lui, si volta ed inclina il capo con aria confusa. Non aveva intenzione di salire?
«Va’, ho dimenticato di salutare una persona, ti raggiungo fra un attimo», e così dicendo, attende che l’altro abbia salito un numero esiguo di scalini per sedersi all’enorme tavolo della Sala Comune.

****

“Cara mamma,
ho parlato con Scorpius e, nonostante fosse molto timido nell’accettare la nostra proposta, ha detto che sarebbe venuto volentieri con la sua famiglia alla Tana per il cenone della Vigilia, quest’anno. Mi ha chiesto, inoltre, di ringraziare tutti voi da parte sua e, anche se non mi ha posto questa domanda in maniera diretta, ho intuito che non sapesse con certezza se dovesse portare un regalo ad ogni membro della famiglia. Cara mamma, noi Potter e Weasley, insieme, siamo davvero tanti, quindi ho suggerito a Scorpius di portare il regalo solo a me, che sono suo amico. Non vorrei che spendesse un sacco di soldi per tutti quanti, inoltre non sono sicuro che gli altri abbiano intenzione di regalargli qualcosa.
Comunque sia, sono molto felice che abbia accettato di trascorrere il Natale con noi. Pensavo… che ne dici se lo facciamo restare a dormire a casa nostra anche per qualche giorno? Solo lui, naturalmente; i genitori resteranno alla Tana solo la sera della Vigilia e, a proposito, trattate bene i Malfoy, per favore. Cercate di non litigare, almeno quest’anno.
Adesso devo proprio andare, quindi ti saluto. Mi manchi già da morire, mamma.
Ci vediamo a Natale! Salutami Lily e papà, la prima salutala anche da parte di Scorpius.
Con affetto,
il tuo Albus.

Post Scriptum: fino ad ora, James non ha combinato guai; d’altro canto, siamo qui da pochissimo.
Post Post Scriptum: quasi dimenticavo! Il banchetto di inizio anno è stato delizioso, c’erano un sacco di dolci squisiti, mamma! Deliziosi quasi quanto i tuoi!”


Un sorriso soddisfatto si dipinge subito sulle labbra del giovane Malfoy. Posa la piuma sul tavolo, dà un’occhiata generare alla lettera, chiude la boccetta dell’inchiostro ed arrotola delicatamente il foglio di pergamena, che mette ora nella sua tasca; metà foglio esce dalla tasca della divisa, data la grandezza. Non deve far altro, adesso, che prendere in prestito un gufo dalla guferia della scuola e spedire la lettera a Ginevra Weasley.
Farsi passare per Albus non può essere di certo un crimine, per una volta.
L’unico inceppo nel suo piano, se così può essere definito, è che la risposta l’avrebbe potuta leggere anche Albus, ma in fin dei conti non avrebbe più avuto importanza, perché ormai lui ciò che voleva far sapere alla signora Potter e domandarle l’aveva scritto sul foglio e tutto, poi, sarebbe finito per il meglio.
Per fortuna, inoltre, la calligrafia del giovane Malfoy, leggermente modificata in quel caso, è molto simile a quella del bambino dai capelli corvini, quindi, come si dice in certi casi, “no problem”. Fiero delle sue azioni, adesso, sale le scale che lo conducono al dormitorio, dove Albus lo attende.
“Ci vediamo a Natale, Potter rossa”.

Lily Luna, Scorpius ed il resto del mondo, uno pari.

«Potter, il tuo stupido gattaccio l’ha fatta nel mio letto!» urla intanto Noah al piccolo Albus, mentre Scorpius si sbriga ad alzare gli occhi di ghiaccio al cielo e sospirare, consapevole che dovrà far calmare l’altro compagno di dormitorio, Noah Nott, o comunque difendere Albus.

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