Il valore del silenzio

di lur
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1) Poco più di un giorno alla partenza ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2) Pronti, partenza, via! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3) Senza parole ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4) L'incontro ***
Capitolo 6: *** capitolo 5) I primi sintomi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6) Una serata come tante. O no? ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7) Complicazioni. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8) Riflessioni poco rassicuranti. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9)CVD, ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10) Wow... illuminazione prima della fine ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11) Inevitabile ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12) Tutti al limite ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13) Incomprensioni ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14) Addio?... ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15) Calma piatta. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il valore del silenzio_ tratto da una storia vera
 
 
 
 
Cosa c’è peggio di un anno di delusioni?
Un’estate di disastri.
 
Lucia era andata al mare, nel sud d’Italia (nel paese di Campomarino, provincia di Taranto).
La stagione balneare era quasi finita, tra gli ultimi giorni di agosto e i primi di settembre, ma non le importava: il mare tingeva il mondo di magia, mai come in quel periodo, quando alla magia di agosto si univa la nostalgia per la fine delle vacanze estive. Lo sapeva bene.
Portava sulle spalle e sul cuore il peso di otto mesi di una relazione ingestibile e logorante: lui che la voleva ma amava la sua amica, la sua amica che non lo considerava che un amico, ma aveva accettato il suo invito a cena (con tutte le conseguenze del caso). Da febbraio ad allora era stato un incessante soffrire, essere sottomessa, e accettare la situazione con un “non importa” e il sorriso sulle labbra. Un sorriso amaro. Il sorriso di chi ama tanto da accettare la sconfitta. Di chi cerca fino alla fine di vedere felice la persona cui tiene più al mondo, ma è costretto ad arrendersi, cedere il passo al destino e al dolore sul volto di quell’angelo che avrebbe voluto poter chiamare “amore”, sul proprio cuore ridotto a brandelli.
La sua vita era un puzzle da ricostruire, pezzo dopo pezzo. Con pezzi solidi ed infrangibili, che potessero resistere alla tromba d’aria dei ricordi che le avvelenavano l’anima e le impedivano di trovare aiutanti, qualche anima buona e volenterosa intenzionata a dare una mano, a costruire il puzzle con lei.
Comunque ora era al mare. I suoi problemi erano a milleduecentoventi chilometri di distanza e lei avrebbe fatto di tutto per non pensarci. Per divertirsi. Per vivere.
Quindi, devastata dalla sua storia complicata, si era avviata alla spiaggia libera sotto casa: un paradiso che avrebbe ricordato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«smettila di guardarla male, dai! »
Giuseppe tentava di calmare l’ira funesta di Camilla, la sua ragazza ormai da quasi un anno, gelosa della ragazza “carina” che continuava a fissare il suo ragazzo con occhi sognanti.
La conosceva bene: Barbara, vicina storica di ombrellone, ventinove anni di superbia, da ventidue migliore amica di Giuseppe. “che se ne fa di una migliore amica, quando ha una ragazza?” si chiedeva, ogni santo giorno di ogni singola estate.
«allora dille qualcosa tu! – ribatté, stizzita – non lo vedi che ti mangia con gli occhi? Insomma! In ventidue anni non hai capito che le piaci? »
Giuseppe sembrò pensarci un attimo.
«Camilla, ascolta. Basta con questa storia, okay? Le ho già chiesto se prova qualcosa di più, mettendola non poco in imbarazzo, e ha risposto di no. Siamo solo amici. D’accordo? Non ti preoccupare.. poi – la punzecchiò – se permetti, il fatto che una ragazza così carina mi voglia bene, aumenta il mio valore: sono un ragazzo più appetibile, quindi dovresti essere fiera di essere la mia ragazza, che il tuo ragazzo sia così desiderato.. dovresti essere felice che io abbia scelto te, no? » e poi scoppiò a ridere, in quel suo modo così irriverente. Camilla si alzò e se ne andò. Era stufa di essere presa in giro.
Risalì la passerella senza indugio, con la testa alta e la schiena magra ed insabbiata dritta come un fuscello. Si voltò solo una volta, giusto in tempo per vedere il suo (quante volte sarebbe ancora stata costretta a ribadirlo?) Giuseppe prendere l’asciugamano ed avvicinarsi a quell’ochetta. Giusto in tempo per decidere di aumentare il passo.
 
Vicino a Barbara Giuseppe non fece altro che stare seduto, con lo sguardo fisso sul mare.
Gli indigeni di Campomarino sapevano che il posto migliore, sulla spiaggia, era a ridosso del bagnasciuga, quindi non aveva nessun problema ad osservare la bagnanti che nei loro costumi colorati gli sfilavano davanti, si tuffavano nel mare e sorridevano ai compagni di vacanze.
Barbara parlava, ma lui non la ascoltava. Non gli interessava di come i suoi genitori quell’anno avessero fatto aggiustare il motore della barca o di che modello si moto avesse appena comprato suo fratello. A lui i motori non interessavano per nulla. Per necessità aveva la patente.
Lei invece era fissata. Non fanatica, una vera e propria drogata dei motori. A volte anche lui si chiedeva come potessero essere così amici e capirsi così bene, quando lui era appassionato di robot.. solo negli anime giapponesi. Adorava le serie di Mazinga Z “e company”, come le chiamava Barbara, i cartoni animati che il resto del mondo considerava infantili. Ebbene? Allora lui era infantile, ed era fiero di esserlo. Se gli altri volevano guardare le partite di calcio, a lui veniva in mente Holly e Benji, e non se ne vergognava.
A dirla tutta, avevano ben poco in comune.
Alternava banali «hmm, sì » e «wow! » spenti a silenzi disinteressati.
Guardava le signore che gli passavano accanto, quelle che si rilassavano sul bagnasciuga, quelle che badavano ai bambini mentre il marito era steso all’ombra.. e quella ragazza mai vista prima che accompagnava la nonna (evidentemente non nel pieno delle facoltà motorie) a bagnarsi in quell’acqua di smeraldo.
Approfittando dell’assenza di Camilla e dell’instancabile parlantina di Barbara, si concentrò su quella figura.
Era giovane, avrà avuto sui ventiquattro anni, eppure non era in compagnia di amiche o di una comitiva giovane: aveva posato l’asciugamano accanto alla signora di mezza età (sua madre?) alla sua destra  ed ora accompagnava la nonna a farsi il bagno.
La osservò in viso: non aveva l’espressione seccata o preoccupata che ci si sarebbe aspettati. Il suo volto era contratto in un sorriso dolce e premuroso. Sembrava le facesse piacere accompagnare la nonna e prendersi cura di lei.. come se stesse giocando alla piccola infermiera. Era quella la descrizione esatta: sembrava divertirsi come un bambina che gioca con la nonna.
Non era particolarmente alta, ma aveva un bel fisico: fianchi morbidi nonostante fosse abbastanza magra, e, occhio e croce, almeno una terza di seno..
«ehi! Mi ascolti? » un pugno scherzoso aveva appena raggiunto la sua guancia sinistra
«cosa? »
«ho detto che stanno arrivando gli altri.. ma a cosa pensi? »
« a nulla.. » mentì, e si sdraiò con gli occhiali da sole in viso.
 
 
“quale idiota prenderebbe il sole con gli occhiali in faccia?”
Lucia non riuscì a fare a meno di pensare che la cosa fosse quantomeno strana.. ma cercò di non pensarci. In fondo, non erano affari suoi. Cosa le cambiava se il ragazzo seduto a pochi metri da lei sulla spiaggia (mai visto prima) era intenzionato ad abbronzarsi a chiazze?
Lei nemmeno sarebbe voluta andare a “Campomarino”: avrebbe di gran lunga preferito restare a casa, rintanata davanti al computer davanti agli episodi di Fairy Tail, pronta ad uscire nel caso Marco la chiamasse. Aveva combattuto a lungo con sua madre per convincerla a farla restare a casa, anche da sola (aveva diciott’anni, accidenti!), ma niente da fare.
In fondo non si era potuta lamentare: due mesi di pacchia, lontana dalle discussioni, in compagnia della nonna con cui aveva appena riallacciato i rapporti e della sua adorata sorellina, lontana dai problemi di cuore (forse troppo lontana..) e vicina al mare. Già.. il mare. Il suo elemento. Erano anni che non lo vedeva, tra un debito scolastico e l’altro, e le era mancato incredibilmente. In un modo indicibile. In effetti, il primo impatto dopo tanto tempo era stato un colpo al cuore: era bellissimo. Altro che Caraibi. Altro che Maldive. Era quello lo spettacolo che avrebbe sempre voluto davanti agli occhi. Poteva assolutamente dire di essere innamorata del mare. E, fino ad allora, nemmeno una medusa!
Era partita dal Piemonte a metà luglio, subito dopo gli esami di maturità e l’immatricolazione all’università. Non l’avrebbe mai ammesso, ma non aveva visto l’ora.
Ormai era passato quasi un mese, e lei aveva deciso di tornare a casa per un po’. Poco meno di una settimana. Okay, non l’aveva “deciso”: gliel’aveva chiesto Marco. “gli mancava”, aveva “bisogno” di averla vicina, di avere qualcuno con cui parlare liberamente, qualcuno che non lo giudicasse solo in base alla pancia, ai peli ovunque o agli occhiali che gli segnavano il naso di quel ridicolo rosso.
Ed effettivamente Lucia era l’unica che gli avesse mai riservato un trattamento del genere, avendo provato il disprezzo e la vergogna per il proprio aspetto fisico sulla propria pelle..
Ma non voleva pensarci. Due giorni dopo, il 19 agosto, sarebbe partita. Avrebbe lasciato il mare per quattro giorni. Ma chi glielo faceva fare? Semplice. LUI.
C’era un solo modo per far sì che la sua consapevolezza repressa non facesse capolino: il mare. Un bel bagno ed addio a tutta l’amarezza del mondo.
Quanto avrebbe voluto che  qualcuno fosse in grado di farla sentire libera, protetta, felice e spensierata come il mare.. ma ad aspettarla, dall’altra parte dello stivale, c’era solo Marco. Il suo Marco.
Che, poi, non era nemmeno il suo ragazzo. Lei avrebbe (e già aveva) fatto di tutto per lui, ed era condannata ed essere considerata sempre e solo la “migliore amica”..
BASTA.
Mare.
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1) Poco più di un giorno alla partenza ***


Capitolo 1) poco più di un giorno alla partenza.

 La giornata al mare era stata sfiancante. Tra i bagni, i pensieri, i messaggi e lo stress, non ne poteva davvero più. Sarebbe andata a casa, si sarebbe fatta una doccia, vestita e mangiato. Poi, se si fosse sentita meglio, sarebbe uscita con Simona e le altre.
Fece tutto con calma, cercando di godersi le ultime gocce d’acqua della giornata e, una volta pronta, si attaccò all’iPod fino all’ora di cena.
Da “brava donnina” diede una mano alla nonna ad apparecchiare e si sforzò di non sentirsi irritata davanti alla sfrontata inezia di Marcy: “lei ha cinque anni e mezzo meno di me – si ripeteva – devo stare calma, è normale che stia seduta e faccia fare tutto a me.. anche se non è giusto!”. Ma sapeva bene che non avrebbe guadagnato nulla dal farlo notare alla nonna: le avrebbe ripetuto esattamente le stesse cose, le stesse cose che le erano state incessantemente ripetute dai dodici anni in poi, come se lei non si fosse data da fare già a partire dai sette anni..

Cena veloce in allegra compagnia di nonna e della sua adorata sorellina e poi lo squillo di Simona.
«nonna, io vado!» le stampò un bacio al volo sulla guancia e corse via, pronta a trascorrere qualche ora nella piazzetta, girando tra un bar e l’altro per accompagnare le sue amiche (tutte sui ventiquattro anni) a prendere da bere, in mezzo ad una folla di trentenni, giusto per arrivare alle due di notte con qualche aneddoto da raccontare il giorno dopo alla nonna.
Niente da dire, si divertiva e dopo qualche settimana aveva anche iniziato a sentirsi parte del gruppo, nonostante fosse l’unica piccola, astemia, e nuova arrivata del gruppo, però a volte le sembrava quasi di elemosinare brandelli di vita da quelle fantastiche ragazze, non riuscendo ad averne una propria.. e la cosa la buttava giù parecchio.

Risero e scherzarono fino a tardi, e si diedero un ipotetico appuntamento per il giorno seguente, al mare. Lucia sapeva che non l’avrebbero rispettato e che sarebbe stata da sola in spiaggia.. e l’idea nemmeno le dispiaceva: in quei frangenti riusciva a rilassarsi come non mai, a sentirsi adulta e padrona di se stessa.

Unico problema: a mezzanotte era iniziato il giorno che avrebbe preceduto quello della sua partenza, per tornare ad Alba, quella gabbia di afa e devastazione morale che le aveva fornito abbondanti scorte di malumore da smaltire.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2) Pronti, partenza, via! ***


Capitolo 2) pronti, partenza, via!
 
 
La giornata trascorse in un misto tra relax assoluto grazie al paradiso in cui si trovava e il batticuore per ciò che l’avrebbe aspettata una volta che il treno si fosse fermato a Torino: il terzo grado della madre, cui aveva mentito sul fatto che Marco fosse il suo ragazzo, solo per potergli stare vicino; Marco, per cui provava un sentimento forte, che si ostinava a chiamare “amore”, nonostante fosse a senso unico e lei non avesse mai avuto la possibilità di conoscere quello vero, con la “A” maiuscola.
La sera portò una terribile sorpresa.
Scambiando, come di consueto, messaggi con quella specie di “migliore amico” che si ritrovava, aveva scoperto che il genio aveva invitato Letizia, una ragazza che rientrava nella rosa delle migliori amiche di Lucia da una cosa come otto anni, una ragazza che Marco corteggiava senza risultati da anni, a cena a casa propria.. e che questa aveva anche accettato.
Naturalmente sconvolta dalla notizia, Lucia si era affrettata a chiedere chiarimenti alla diretta interessata, che naturalmente conosceva benissimo i sentimenti dell’amica, solo per ottenere un freddo “credo di essermi innamorata di lui”.
BANG.
Ecco perché le aveva chiesto di tornare: aveva bisogno di lei per organizzare la cena. Chi conosceva la sua ospite meglio di lei? Chi sarebbe stato così folle da aiutarlo, se non lei? Semplice: nessuno.
 
E fu così che, dopo dodici ore di treno e l’inevitabile stanchezza che ne consegue, il giorno 20 agosto, Lucia si trovò ad alzarsi alle otto del mattino, prendere un autobus ed essere puntualmente da Marco alle nove e mezza, pronta ad organizzare la più perfetta cena romantica che si fosse mai vista, a base di cibi esotici, canzoni ad hoc a fare da sottofondo, e scegliere il film più adatto: un mix di storia e avventura. Se la serata fosse andata come era previsto, il film avrebbe fatto da sottofondo alla prima notte d’amore di una novella giovane coppia. Se le cose fossero andate diversamente, avrebbero avuto un film abbastanza interessante da vedere.
I quattro giorni seguenti furono tali da non essere degni di menzione: Lucia si prodigò in ogni modo per gli amici (e, destino o meno, le si ruppero due volte le scarpe.. coincidenza?), prima di ripartire con la consapevolezza che la seconda sera che avrebbe passato tra le braccia della località mediterranea che aveva nel cuore, dall’altra parte della penisola la sua amica fraterna avrebbe passato una serata romantica, da lei preparata, con il ragazzo che supponeva nessuna potesse meritare.
 
Però, in fondo, non le dispiaceva così tanto: era contenta che finalmente lui avrebbe potuto coronare il suo sogno d’amore, anche senza di lei, ormai si era rassegnata, anche se ne avrebbe preso coscienza molto dopo, e non vedeva l’ora di buttarsi in quell’acqua salata che era in grado di alleviarle ogni peso dal cuore.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3) Senza parole ***


Capitolo 3) senza parole.
 
 
Quella fatidica sera restò a lungo in spiaggia, abbastanza a lungo da essere ancora lì quando Letizia la chiamò per gli ultimi consigli. Abbastanza a lungo da essere ancora l per ricevere il colpo di grazia, che la fece tornare a casa con la tachicardia.
Quella sera mangiò davvero poco, e rifiutò qualsiasi invito ad uscire, anche da parte della sua famiglia. Restò a casa, aspettò che fossero uscite tutte e chiamò Giulia, l’unica vera amica che ritenesse di avere in quel momento.
“ehi, Cia! Mi dici che succede? Perché diavolo stai piangendo?! “
“Letizia è a cena a casa di Marco!” non riusciva a frenare le lacrime, nemmeno con il più grande sforzo
“CHE COSA?!?!?”
“già.. e la cosa peggiore è che il tutto è stato possibile grazie a me!”
“Cia, tu sei cretina forte! Ma lei.. che puttana!!”
“non esagerare.. in fondo io non mi aspettavo nulla…”
“no, dico… lei ti fotte il ragazzo e tu dici anche ‘poverina’?? ma che hai nel cervello? Segatura?!?!”
“non è il mio ragazzo! Non lo è mai stato...”
“senti, adesso il controllo della situazione lo prendo io. E tu NON AZZARDARTI a discutere. CHIARO?”
“… dimmi…”
“da questo istante in poi, non rivolgerai più la parola a nessuno dei due. Nemmeno se ti chiamano incessantemente, nemmeno se ti implorano. Per te non devono più esistere. Tu per loro non devi più esistere. Se ‘gli manchi’ potevano pensarci prima di ferirti fino a questo punto. E se vengo a scoprire che ti sei azzardata a, non dico farti sentire, ma a rispondere, mi incazzo con TE e con me hai chiuso. CHIARO?!”
“… non ti sembra un po’ drastico?... avevamo giurato che mai nessun ragazzo si sarebbe messo tra noi…”
“APPUNTO! E la tua amica ha fatto la bella pensata di farsi il tuo ragazzo e raccontarti tutti i dettagli! Cazzo, Cia, svegliati!!! Adesso parlo con l’altra Giulia e le dico cos’è successo, prima che quella troia le faccia il lavaggio del cervello. Tu cerca di rilassarti e dormire, Cia. Spegni il cellulare e non pensarci. Per qualunque cosa sono qui. Buona notte”
“…grazie, Giù… ti voglio bene”
“anch’io, scema”
E, chissà come, Lucia riuscì davvero a dormire. Nonostante la tachicardia, nonostante le fosse crollato il mondo addosso, nonostante fosse consapevole che il giorno seguente sarebbe stata sottoposta ad un interrogatorio da manuale da parte di mamma e nonna.
 
Ci mise mezz’ora, quel pomeriggio, per inventarsi qualcosa di credibile da raccontare a sua nonna, per non fare la figura della cretina e per non mettere in ombra Marco..
Quel giorno non aveva risposto a nessuno dei messaggi di Marco, e da Letizia non era addirittura arrivato nulla.
 
Il giorno seguente ormai si era messa il cuore in pace, anche se non voleva mettersi il cuore in pace, non voleva ammetterlo, e allora gli rispose alla quarta chiamata. Era “preoccupato”, era abituato a vederla scattare a rispondergli ad ogni messaggio, chiamarlo, anziché aspettarsi una chiamata. Era cambiata. Lo sentiva. Non l’avrebbe accettato.
Passarono altri quattro giorni, finché riuscirono a smettere di parlarne, finché Marco riuscì a ristabilire un dialogo con la sua migliore amica. Letizia era sparita. Giulia era ancora furiosa, ma le altre non ci avevano dato tanto peso, dopo lo stupore iniziale.
La storia di Letizia con Marco non durò tre giorni,  lui passò da cagnolino adorante ad essere il primo che ne parlava male.
 
Lucia ci aveva ufficialmente messo una pietra sopra. Ancora le bruciava, ovviamente, ma non tanto la situazione in sé, quanto la consapevolezza di aver perso un’amica così importante. Ma non ci pensava: si dedicava con tutta se stessa al mare, al portarci la nonna che con quel caldo non capiva come potesse sopportare di restare a casa, e al fare nuove conoscenze, al rendere produttiva e divertente quell’estate che nessuno le avrebbe restituito.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4) L'incontro ***


Capitolo 4) l’incontro.
 
 
Era una giornata fantastica. Un caldo torrido che spingeva i bagnanti in mare e avrebbe abbronzato anche la pelle più perlacea, un venticello che rendeva sopportabile sostare sotto un ombrellone, i bambini che giocavano e sarebbero stati in grado di rallegrare anche il cuore più freddo e triste, , le onde che si espandevano fino ai teli da mare dei temerari che si erano sistemati a ridosso del bagnasciuga, e gli occhi dei bagnanti alla ricerca di qualche bel panorama umano…
 
Quel giorno Giuseppe era finalmente riuscito ad andare al mare con gli amici, anziché con Camilla, che stava diventando ogni giorno più pesante, e probabilmente non ci sarebbe stata nemmeno Barbara.  
La giornata trascorreva tranquilla, tra un bagno in compagnia, una dormitina, uno sguardo al telefono, e uno a quella ragazza… era la stessa che aveva notato qualche settimana prima: quello che aveva aiutato la nonna ad entrare in acqua.
Era carina... si vedeva che era più piccola, però questo non lo frenò dal farci un pensierino… anche se lui non era esattamente la persona adatta a dare un’età a qualcuno di più piccolo, essendo stato sempre con donne più mature.
Era carina… e di tanto in tanto sembrava lanciasse uno sguardo verso la sua direzione, e la cosa lo intrigava… ma non avrebbe comunque potuto darlo a veder: se l’avesse scoperto Camilla non avrebbe più avuto pace… comunque nulla gli impediva di guardarla, senza farsi notare… in fondo aveva l’asciugamano molto vicino al loro…
Si alzò e si diresse in mare, giusto due bracciate, per vedere se lei l’avrebbe notato, e tornò al suo posto.
La ragazza lo imitò.
“Hm… ma chi se ne frega: dicano quello che vogliono a Cam, mi sto solo godendo una bella giornata al mare. Non sto stuprando nessuno, accidenti!”
«Oggi fa proprio caldo!» le disse, avvicinandola, e lasciandola, evidentemente, stupita. “Che carina…”
«Eh, già… – rispose, titubante... – al sole non si resiste»
«No, guarda, io il caldo proprio non lo sopporto… sarà il quarto o quinto bagno da quando sto qua…» “okay, mi sta parlando. Buon segno”
«Ahah nemmeno io – gli sorrise – per fortuna abito in un posto un po’ più fresco che qui… potessi vivrei in acqua senza asciugarmi mai: la temperatura lì sì che è fantastica»
«Di dove sei?»
«Di Alba, vicino a Torino… la patria di nutella e tartufi! »
«Ah. No, io sono di qui, ma da piccolo sono stato un anno lì vicino, e sono stato su a marzo, da mia sorella, a Biella»
«Ehm… io e la geografia non siamo mai andate particolarmente d’accordo, comunque che coincidenza! Ahah allora magari la prossima volta che sali ti fermi per la fiera del tartufo!» “Mi sta invitando? Magari le interesso davvero…” “NO! Che pensieri sono? Io sto con Cam. La amo e va tutto bene. Non devo pensare ad altro.”
«Quanti anni ha?» “Chi, Cam? ... ah, no non c’entra nulla”
«Chi, io o il tartufo?» cercò di fare il simpatico
«Ehm… tua sorella»
«Ah… ventisei»
«Tu mi sembri… non so… più di vent’anni sicuro» “VENTI?!?! Ma ci vede?”
«Sì, magari fossero venti…»
«Ho detto di più… ma non saprei darti un’età precisa, a vederti così»
«Tra sei mesi saranno trenta»
«Accidenti... – fece una faccia a dir poco sconcertata – non avrei mai detto! »
«Tu, invece? – “speriamo non si offenda” – venti..cinque? »
«No! Sono piccola! Tra un paio di mesi ne avrò diciannove!» “COSA?!?!”
«Ah… pensavo qualcuno in più…»
«È strano: di solito mi dicono che sembro più piccola»
«A me invece eri sembrata più grande»
«Tu sei di marzo? »
 «Sì, sette marzo»
«Ah, sarà facile da ricordare un mio amico è del diciannove» e sorrise. “Ah... te pareva: è fidanzata.”
«Del 1919? – rise – Ahah, allora mi aspetto gli auguri! »
«Okay! Considerando, però, che quelli per l’anno prossimo portano sfortuna, te li faccio in ritardo per quest’anno, … come hai detto che ti chiami?» “Che cretino, non mi sono nemmeno presentato”
«Giuseppe. Tu? »
«Lucia, piacere.» «Quindi per farti gli auguri a marzo dovrò cercarti come “Giuseppe di Maruggio”? »
«Ehm… forse è meglio che ti cerchi io: non sono su facebook con nome e cognome, ma con un nomignolo»
«Ah, d’accordo, allora se vedrò una richiesta da un nome assurdo, saprò che sei tu! »
«C’è la mia foto, comunque»
«Bene, quindi non sei il tipo di ragazzo che mette come immagine del profilo la foto di una macchina, una squadra di calcio o il calciatore preferito»
«No, perché?»
«Per sapere: c’è chi lo fa»
«Le macchine non mi piacciono: non ci capisco nulla. Ho la patente solo per necessità. »
«Idem»
«Senti, scusa, ora vado un attimo a farmi un bagno. Vieni?»
«Certo! »
 
Si immersero velocemente e Giuseppe si affrettò a seguire quella strana ed affascinante ragazza, che arrivò fino al limite che le consentiva di toccare e senza fare complimenti si isolò in un turbine di capriole e nella pace dell’apnea, mentre lui continuava ad avanzare, prima di adottare la posizione “morto”. Lei lo imitò e lui le si avvicinò.
«Qui non si tocca più»
«Già, ed è ancora più bello: ti da quel senso di libertà…» e chiuse gli occhi. “Che bella...”
«C’è una pace irreale» confermò, continuando ad avvicinarsi furtivamente, quasi a toccarla.
«Davvero…» tuttavia lei si spostò.
Giuseppe la guardò, ma la lasciò andare, nell’attesa di riprovarci
«Oh, scusa… la corrente» e le girò intorno, sfiorandola appena.
«Ah, no, figurati… per fortuna c’è un po’ di venticello, se non il caldo sarebbe davvero insopportabile!» “Non vuoi farmi rimanere male o cosa?”
«Va beh, tanto siamo in acqua: il caldo si sente appena.»
«La differenza si sente all’uscita»
«Basta non uscire» concluse lui, con un occhiolino malizioso
«Infatti non ho intenzione di lasciare questo paradiso tanto presto!»
«Allora penso che possiamo stare in acqua ancora un paio d’ore» un movimento quasi volontario ed accennò a volerla accarezzare seriamente.
A quel contatto lei si allontanò un po’ con una capriola.
«E chi ci rinuncia?» “Mi sta confondendo: vuole restare in acqua con me, ma si sposta se anche solo la sfioro… che devo fare?”
Dopo qualche minuto di relax, sembrò ricordarsi improvvisamente di qualcosa
«Ma i tuoi amici non ti stanno aspettando?»
«Ora?» “È solo una scusa?”
«È un po’ che ti guardano… non è che li hai piantati in asso? »
«No, tanto siamo venuti con macchine diverse»
«D’accordo, ma se siete venuti al mare insieme non puoi mollarli lì»
«Capirai… tanto stanno andando via»
«Beh, allora almeno vai a salutarli!» “Oh, ma chi sei? Mia madre?”
«Passo con loro ventisei ore su ventiquattro, e poi non abbiamo questi modi»
«Come vuoi – cercò di riparare – non vorrei solo che se la prendessero» “Perché sono con te e non con loro?”
«Ma no… al massimo mi staranno prendendo in giro»
«Insomma, non li hai più calcolati per stare con una perfetta sconosciuta! »
«Ma noi non facciamo caso a certe cose. Loro avrebbero fatto lo stesso, fidati.»
Così, quando Lucia tornò a fare il morto, Giuseppe non poté che tirare un sospiro di sollievo e tornare alla carica: mise le mani subito sotto la schiena della ragazza, come a volerla sorreggere. Non aveva previsto, però, che lei si sarebbe alzata di scatto a quel contatto improvviso.
«Scusa… non volevo… è solo che eri così bella…»
«No… scusa tu. Ti sono praticamente venuta addosso… ehm… grazie, ma mi sa che stai esagerando un po’»
«Oh…» quindi era davvero fidanzata. Era stato troppo espansivo. Adesso l’avrebbe preso per un trentenne maniaco che ci prova con le ragazzine.
«Che c’è?» tentò di darsi un contegno.
«Nulla» “Se n’è accorta?”
«Dai, dimmi: ho detto qualcosa di male?»
«No, Nulla»
«E allora, cos’hai?»
«Niente, tranquilla»
«Hai fatto una faccia…» “Era così evidente?”
lei tornò in apnea, arrivando a sdraiarsi completamente sul fondo, regalandogli una visione d’insieme che lo costrinse ad allontanarsi un po’, pronto a riavvicinarsi non appena lei fosse tornata a rilassarsi sul pelo dell’acqua.
«Io esco»
«Okay»
La seguì molto lentamente, per guardarla risalire la spiaggia e sdraiarsi a pancia in giù sul suo asciugamano colorato, restò a guardare il suo corpo bagnato brillare sotto il sole, talmente caldo da asciugarla in pochissimo tempo.
“La voglio.”
Andò a sdraiarsi vicino a lei, ma nell’esatto istante in cui prese il coraggio necessario ad accarezzarle i capelli, ecco tornare la madre, immersa in un’accesa discussione con una ragazzina (la sorellina di Lucia?). Ovviamente qualsiasi discussione passa in secondo piano, dopo averlo visto accanto a sua figlia.
«Ciao…»
«Ehm… buongiorno» guardò Lucia, alquanto in imbarazzo.
«Mamma Giuseppe, Giuseppe mamma» fece le presentazioni in maniera così sbrigativa che nemmeno si strinsero la mano.
«Piacere…» “Signò, paru paru mo ieri vini?!”
Ormai la frittata era fatta, e dovette subirsi cinque minuti di interrogatorio in stile FBI, prima che Lucia si alzasse per tornare in acqua e la signora lo lasciasse perdere.
Si girò dall’altra pare, nevoso.
“Ma che cazzo!”
Passarono diversi minuti prima che decidesse che forse ora poteva tornare in acqua.
«Scusa per prima… mia madre è fatta così»
«No, tranquilla»
«Quando inizia non si ferma più: l’unica è andarsene»
Aspettò che la madre se ne andasse per rispondere al telefono e riprese la sua folle impresa.
«Ti va di arrivare alla boa?»
«Sì, dai, va bene.»
Non era stata la nuotata romantica che aveva previsto: lei si era subito fiondata sotto le onde, e quanod raggiunsero la boa ormai erano entrambi senza fiato.
Lui, da cavaliere, in attesa che lei riprendesse fiato, si attaccò alla catena con i piedi, lasciando a lei l’intera boa.
Nonostante ciò, la ragazza si staccò quasi subito, tornando a rilassarsi in quel modo così naturale… sembrava quasi dormisse. La sfiorò delicatamente, svegliandola, e finché lei non si staccò definitivamente, continuò ad accarezzarla, questa volta seriamente, ma senza malizia. Gli sembrava una cosa così naturale… manco lo facesse da tutta una vita.
Finita la magia del momento, comunque, decisero di tornare in dietro e non appena toccò il telo da mare, Lucia crollò, in posizione fetale, con quel ragazzo così folle da stare in spiaggia ad accarezzarle i capelli, invece che tornare a casa dalla propria ragazza. Il suo tocco si confuse con le carezze del vento.
La guardò e sorrise. “È così tenera, quando dorme…”
 
 
 

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Capitolo 6
*** capitolo 5) I primi sintomi ***


Capitolo 5) I primi sintomi.
 
 
Passò un quarto d’ora, prima che Lucia si svegliasse, e per tutto quel lasso di tempo Giuseppe non smise di accarezzarla, incurante di cosa potessero pensare gli altri bagnanti.
Quando la ragazza aprì gli occhi, lui ritrasse la mano.
«Buongiorno!» la prese in giro
 «’Giorno…» rispose, un po’ stordita dalla dormita e dal sole.
Sembrò un po’ confusa, dapprima, finché non si ricordò dove fosse, cosa avesse appena fatto e in compagnia di chi.
«Ommioddio! Mi sono addormentata, scusa!! Mi dispiace… quanto tempo ho dormito?»
«Succede – le sorrise, comprensivo – saranno stati una ventina di minuti» e lui nemmeno se n’era reso conto. Si era perso nella pace surreale di quel momento, così romantico e così proibito, rubato al tempo.
«Oh mamma, mi dispiace… se n’erano andati anche i tuoi amici: ti sarai annoiato a morte… almeno ti sei fatto una nuotata nel frattempo?»
«No, sono stato qui» rispose, a metà tra l’imbarazzo e l’orgoglio per la propria impresa.
«A far nulla? Tu sei pazzo… con questo caldo!»
«Ormai il sole non è più tanto caldo» la rassicurò
«Va beh, ma a star senza far nulla per venti minuti ti sarai annoiato a morte…» “Davvero è rimasto tutto questo tempo a guardare me?”
«Tranquilla: mi sono riposato dalla nuotata di prima» e sembrò non darci troppo peso
«Hai dormito anche tu?» disse, e diventò paonazza
«Dormito no – rispose, studiandola – mi sono rilassato un po’»
«Ah, beh, va bene. Allora non sei così pazzo» tentò un tono ironico, ma quello che uscì dalle sue labbra fu un misto incomprensibile di toni e registri, ed emessi con voce tanto flebile da essere indistinguibili.
«Sai che ore sono?»
«Penso siano le quattro, o giù di lì… perché? Devi andare?»
«No, giusto per sapere»
«Okay… che mi sono persa in questi venti minuti?» chiese di rimando, per smorzare la tensione che sentiva
«Niente: bimbi che corrono e giocano qua e là»
Inavvertitamente si lasciò sfuggire, quasi in un soffio, un «Teneri», con gli occhi sognanti che riservava a quando parlava dei bambini.
«Eh… uno mi ha riempito di sabbia. E io odio la sabbia.» il tono non era dolce, ma non sembrava poi così scocciato
«Un motivo in più per andare a bagnarsi…»
Giuseppe non rispose. Si limitò ad alzarsi, sistemare l’asciugamano, avvicinarsi all’acqua, tuffarsi e aspettare la nuova compagna.
Voleva seguirlo, ma si rese conto di quanto fosse ambiguo quel continuo seguirlo, imitarlo e muoversi in simbiosi a lui. “Contegno.” Si ordinò.
Se la prese molto comoda, preferendo restare a guardarlo, di schiena, in acqua, in attesa di lei.
Dopo un paio di minuti decise che poteva anche bastare. Lo raggiunse con calma e non si buttò subito, aspettò di essersi acclimatata, durante tutto il tempo in cui lui restò seduto in acqua e finché non lo vide tornare sulla spiaggia.
«Io vado a stendermi»
«D’accordo, io mi rinfresco ancora un po’»
Non sembrava avere così tanti anni più di lei. Sarà stato che la spiaggia, il relax e l’allegria ringiovaniscono, ma davvero le sembrava di avere a che fare con un ragazzo della sua età, o comunque poco più grande. Di sicuro non con un uomo di trent’anni.
Le sembrò stanco, così quando lo vide abbandonarsi alla pace del suo asciugamano lo lasciò solo e rimase sul bagnasciuga, a farsi cullare dalle piccole onde che le raggiungevano i piedi, le gambe, e le più audaci anche il bacino e le mani, appoggiate come sostegno dietro la schiena.
 
 
 
Lui la spiò da sotto il braccio, guardò quella ragazza, così giovane e così bella, dolce, matura (non aveva dimenticato i suoi occhi mentre aveva aiutato la nonna, settimane prima), e poi si addormentò. Per poco tempo. Giusto il tempo che l’allegra famigliola di sole donne tornasse a casa e lo lasciasse lì, beato nei suoi sogni, a riposare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6) Una serata come tante. O no? ***


Capitolo 6) Una serata come tante. O no?
 
 
 Quel giorno al mare era stato rilassante come non mai. Era riuscita a non pensare a nulla. Né a Marco, né a Letizia, né ad Alba, né alla sua vita di insuccessi relazionali. Aveva solo trascorso un bel pomeriggio in compagnia di un ragazzo appena incontrato, carino, posato, che era riuscito a farle dimenticare tutto il resto.
Anche le chiamate perse e i messaggi di Marco la scalfivano appena, ormai, anche se non se n’era ancora resa conto.
Rispose, ignorando il tono perentorio della minaccia di Giulia, continuando a credere che fosse la cosa giusta da fare, al diavolo l’orgoglio.
 
A fine giornata, stranamente nessuno le chiese dettagli sul conto di quel ragazzo. Nemmeno Marcy. Si limitarono ad appurare che era stata una bella giornata.
Dopo cena, arrivò atteso il messaggio di Simona: “Siamo fuori”
«Ciao, io esco!»
E si lasciò alle spalle quel cancello blu, quella veranda bianca piena di fiori e ogni sedia che aveva ospitato i suoi pianti fino a poche ore prima... e quelle ore sembravano giorni, settimane, mesi.
 «Ciao, bella! Come stai?»
«Bene, grazie – e sorrise – voi?»
«Tutto okay. Scusa per il mare, oggi, ma non ce l’abbiamo fatta a venire, chi per un motivo e chi per un altro, quindi non siamo riuscite nemmeno a passare a prenderti.»
«Tranquille. Non è stato un problema» “Oh, no che non è stato un problema!” represse quei pensieri. Doveva essere grata a quelle ragazze che, pur essendo tanto più grandi, non l’avevano mai esiliata, come avevano fatto invece tante ragazzine più piccole e coetanee.
«Però, promesso: un giorno ti portiamo a San Pietro» appunto.
«Okay!» ed effettivamente non vedeva l’ora.
«A proposito… chi sono questi amici che vorresti farci conoscere?»
«Figli di amici di famiglia… ho iniziato ad uscire con loro quando voi eravate occupate, ma ora ho scoperto che da me vorrebbero qualcosa in più dell’amicizia, quindi non mi va tanto di stare da sola con loro… sapete… con quello che è successo con Marco non ho proprio bisogno di ammiratori, ora… e non voglio illuderli, ma nemmeno perderli come amici: sono molto simpatici e solari. Mi fa bene stare in loro compagnia, e penso che potreste affezionarvi anche voi… se ci foste mi sentirei un po’ meglio. – sospirò – e poi hanno detto che stasera avrebbero portato un altro amico, che non conosco. Quindi sarà un po’ imbarazzante per tutti, ma penso ci divertiremo»
«D’accordo… però non puoi fossilizzarti per sempre per colpa di quell’idiota. Se uno di loro ti fa stare bene, non vedo perché dovresti rifiutarlo…»
«Semplicemente perché ora non ho testa… poi se anche accadesse qualcosa? Saremmo lontani: io tra poco devo andare a Venezia, non penso di poter sopportare una relazione a distanza»
«Okay. Andiamo!» intervenne Fausta, capendo bene il suo stato d’animo
 
 
 
 
 
 
«Allora?!»
«“Allora” che?»
«Sei stato tutto il giorno con quell’anguilla?»
«Non so tu, ma non interloquisco con esseri non umani»
«Spiritoso» ma non stava ridendo per nulla. Era gelosa fino alla punta dei capelli. Possibile che non ci arrivasse? Quella gli lasciava gli occhi addosso ogni volta che lo guardava. Era cotta di lui fin nel midollo. E lui l’assecondava!
«Senti, Cam, basta. Per la cronaca oggi Barbara oggi nemmeno era in spiaggia. Ho passato una bella giornata con i miei amici. – “E non solo…” – È concesso?» ora Giuseppe iniziava ad irritarsi. Gli faceva piacere che la sua ragazza tenesse a lui tanto da essere gelosa, ma non sopportava i terzi gradi e la mancanza di fiducia. E aveva la sensazione che Camilla non l’avrebbe mai capito.
«Senti, ora esco con Fabio e altri suoi amici. Tu se vuoi chiama le tue amiche e divertiti. Se no fossilizzati in casa. Sei libera di fare ciò che vuoi. Ci sentiamo dopo.»
«E questo che significa??»
«Esattamente quello che ho detto. Niente di più e niente di meno. Ciao.»
 
 
 
 
«Ragazzi, queste sono Simona, Fausta, Paola, Claudia e Daniela» Lucia introdusse le sue amiche sorridendo.
«Piacere – i ragazzi accolsero con molto piacere quelle belle ragazze, della loro età e sicuramente di umore un po’ meno tetro di Lucia – Lu, ragazze, lui è Giuseppe, ma è fidanzato, quindi non conta!»
«Scemo»
Mentre le ragazze si profondevano in presentazioni, Lucia e Giuseppe si guardarono, allibiti. Chi l’avrebbe mai detto?
«Wow, sei bellezze in una sera sola… e bravo Fabio!» sussurrò Giuseppe all’amico, quasi sghignazzando
«Tu stai buono, hai Camilla. Stai al tuo posto.» lo rimproverò scherzosamente
Effettivamente era quello il pensiero che sarebbe dovuto prevalere nella sua mente: avvisare la sua ragazza che era in compagnia di altre ragazze, ma che poteva stare tranquilla: lui pensava solo a lei. Per un momento quell’idea gli balenò in testa, ma venne ricacciata indietro dal pensiero della scenata che gli avrebbe fatto, anziché capire e fidarsi di lui. Sarebbe stata capace di piombare lì armata di mitra. E una volta che avesse scoperto che conosceva già Lucia… non ci voleva pensare.
Anzi, voleva proprio sapere cosa turbasse quella bimba che l’aveva tanto colpito durante la giornata: si era isolata al telefono, e non sembrava troppo allegra di parlare con il suo interlocutore. Si chiedeva cosa potesse spegnere due occhi così dolci, che sembrava potessero affrontare la fine del mondo con il sorriso, e trovare un lato positivo a tutto. E invece, a differenza di poche ore prima, sembrava quasi sull’orlo del pianto.
«Ciao…»
«Ehi…» si stupì di vederlo avvicinarsi. Il diversivo Simona non aveva fatto effetto
«Tua madre ti ha anticipato il coprifuoco?» tentò di prenderla in giro, non sapendo cosa inventarsi
«Veramente mi sembrava di averti detto che sono maggiorenne – sembrò scocciata, ma non dalla battuta – e comunque preferirei di gran lunga quello»
«Vuoi parlarne?»
«In realtà proprio no, scusa.»
E si allontanò, per rispondere all’ennesima telefonata.
“Tutti di umore nero, stasera??”
Quel rifiuto l’aveva spiazzato: non se l’era aspettato. La stessa ragazza che, pur non avendolo mai visto, aveva trascorso serenamente un intero pomeriggio con lui, lasciando spazio anche ad un minimo di contatto fisico, ora, pur avendo iniziato a capire che tipo fosse, non voleva parlargli di cosa le facesse male, nemmeno per sfogarsi. Era possibile?
Tuttavia, lui era uscito per divertirsi e rilassarsi, non per passare dalle paranoie della fidanzata alla tristezza di un’estranea, quindi rivolse le proprie attenzioni al resto della compagnia, sforzandosi di ignorare il senso di vuoto che quegli occhi castani gli avevano lasciato nel profondo.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7) Complicazioni. ***


Capitolo 7) Complicazioni.
 
 
«Si può sapere dove sei stato?? »
« In giro »
«Fino alle due? »
«Cam, io faccio sempre tardi, non è una novità »
«con chi eri? » "Ahia…"
«Fabio e altri amici suoi »
«Maschi? »
«Anche »
«Perché non mi hai detto che c'erano anche delle ragazze? Quante erano? »
«Semplicemente perché sapevo che avresti reagito così - ora era davvero infastidito - erano più le ragazze, in effetti. » "Tanto, ormai…"
«E tutte bellissime, immagino » Camilla era la gelosia fatta persona, Giuseppe lo sapeva e cercava sempre di non darle motivo, però quella ragazza era davvero una causa persa.
«Nessuna da buttar via… » e il ricordo di Simona, Fausta, Daniela, Lucia, si fece strada nella sua mente. Ancora non aveva scoperto cosa affliggesse quella bambina. Sì, che poi, in fondo, in confronto a lui era poco più che una bambina, ma c'era qualcosa in lei che la poneva più in alto delle altre diciottenni che aveva conosciuto da adulto: erano frivole, mettevano in piazza qualsiasi cosa le riguardasse (anche cose molto intime), snobbavano la famiglia manco fosse carta straccia, per seguire le discretamente discutibili amicizie di cui si circondavano. Ah, ed ovviamente alcool e fumo non potevano mancare… lei invece si divertiva a guardare la nonna, sorrideva in spiaggia, con la famiglia anziché con le amiche, in tutta la giornata non l'aveva vista toccare una sigaretta (non che significasse che non fumasse, in assoluto, ma non ce la vedeva), ed era molto riservata. Lei non parlava di cosa la tormentasse, nonostante si vedesse che soffriva molto, anzi: si sforzava di sorridere, malgrado tutto. L'unica via di accesso a quel che provava erano i suoi occhi. E lui era intenzionato ad indagarli a fondo.
«Si può sapere perché ti sei incantato, adesso? »
«Niente, sono stanco. Io vado. »
«Scommetto che Barbara non mancava all'appello…»
Non rispose. La sfiorò appena con un bacio e tornò a casa.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8) Riflessioni poco rassicuranti. ***


Capitolo 8) Riflessioni poco rassicuranti.
 
 
 
Quando aprì la porta di casa, Lucia trovò ancora le luci accese, Marcy nel letto con mamma e nonna a ridere e scherzare e non ci pensò più di un secondo: sgattaiolò in camera, si cambiò fulminea e piombò in mezzo all'allegro trio, scoppiando in una fragorosa risata nel vedere le loro facce attonite.
Le loro voci si unirono in grida di rimprovero, e sua sorella non mancò si scaraventarla addosso alla madre, dando inizio ad una delle loro epiche lotte all'ultimo fiato.
«Allora - intervenne la nonna - com'è andata la serata? Ti sei divertita?» "Da morire…"
Loro non dovevano scoprire che da quando era tornata la sera si isolava al telefono, nel vano tentativo di fare ordine nel rapporto che l'aveva legata a Marco, se c'era mai stato qualcosa al di là dei suoi desideri, e di capire cosa fosse ciò che li legava ora, ammesso che qualcosa li legasse (a parte Letizia… o forse anche lei era qualcosa che aveva sciolto il loro già esile legame). No. Per loro lei e Marco erano una coppietta felice, e così dovevano restare le cose. Almeno finché lei stessa non avesse iniziato a capirci qualcosa.
«Sì, molto: stasera Fabio ha portato alcuni amici nuovi e io gli ho fatto conoscere Simona e le altre - sapeva che la nonna era assetata di dettagli - peccato che Flavio non ci fosse… »
E finché la mamma non implorò pietà ed un po' di sonno il racconto continuò, con dovizia di allusioni al  suo "ragazzo" da parte di Marcy.
 
Era stata una serata strana: aveva portato le altre, oltre che per evitare avances, per distrarre il resto della comitiva dai suoi problemi, aspettandosi che la presenza di Simona da sola bastasse ad accontentare tutti. Non perché fosse una ragazza facile, tutt'altro: era bella quanto difficile… ed era veramente bellissima.
Col supporto delle altre, poi, sarebbe stata "al sicuro" per tutta la sera. O almeno così aveva creduto finché non aveva visto Giuseppe avvicinarsi a lei. Perché mai un uomo di trent'anni avrebbe dovuto preoccuparsi degli sbalzi d'umore adolescenziali (il problema sembrava quello, dall'esterno, se ne rendeva conto) di una diciottenne avendo davanti una ventiquattrenne mozzafiato? Non avrebbe avuto alcun senso. Eppure era successo. Era sembrato veramente interessato a cosa la turbasse. Ovviamente, non vedendo risposta, si era rassegnato dopo pochi minuti.
Come qualsiasi persone sana di mente, si era allontanato da lei e aveva iniziato a fare il filo a Simona. Tipico.
Lucia doveva ammettere che un po' era rimasta delusa: per un momento aveva anche creduto che potesse essere diverso, che potesse far parte di quel cinque percento dei maschi che non cercava solo di abbordarti. Ma lei aveva sempre pensato troppo bene delle persone che aveva conosciuto: si era illusa di poter cambiare Teo, e dopo tre anni di sofferenza era stata costretta ad arrendersi. Si era illusa di poter conquistare Matteo, ma anche lì niente da fare: quattro anni buttati al vento. Marcello? Peggio che andar di notte: lui le aveva davvero fatto credere che ci fosse qualcosa: un mese di baci, carezze, e al momento di andare oltre lei si era tirata indietro. Provvidenza o no, alla fine aveva scoperto che lui stava con lei solo per guadagnare 20 in una scommessa: sarebbe riuscito a toglierle la verginità? Per fortuna no. Che di re dei precedenti storici: Gabriele? Dopo averla snobbata si era messo con la bella della classe ad era anche durata una cosa come sette - otto anni. Lorenzo? Era sparito nel nulla: nessuno l'aveva più visto né sentito. Simone? Cagnolino fidanzatissimo da cinque anni a quella parte. Aveva tagliato ogni rapporto che esulasse dalla sua relazione sentimentale… chissà se con i genitori parlava ancora… Dado? L'aveva bloccata su facebook e non si era più fatto vedere. Lele? Idem. Le era piaciuto parecchio, ma si era resa conto che non poteva funzionare. Conclusione: sparito nel nulla anche lui. Filippo… beh, non che le fosse mai piaciuto, era stata la sua confidente per un po' (chissà perché, poi, sempre lei). Quando aveva iniziato a farle proposte compromettenti era stato il primo ed unico momento in cui la scusa di Marco come fidanzato le era tornato utile. Ciliegina sulla torta? Marco. Non voleva nemmeno più pensarci: non le interessava minimamente l'argomento ed iniziava a rendersene conto. Certo, la delusione bruciava, ma non perché si fosse fatto la sua "amica": sapeva che era "innamorato" di lei da anni e non ci aveva nemmeno dato granché peso. No. A buttarla così giù era il fatto che Letizia ci fosse stata. Che avesse accettato tutto… anzi, aveva preso l'iniziativa! Sapeva che Lucia era molto vicina a Marco, che gli era stata molto vicino nell'ultimo anno e che il motivo non era la carità. Eppure se n'era altamente fregata e, in un momento di ormoni a palla, aveva pensato bene di farsi mettere le mani nelle mutande (oh, sì, le avevano raccontato TUTTI i dettagli…). Solo non le era ancora chiaro se il loro mollarsi dopo tre giorni fosse una notizia gradita o meno. Insomma: avevano fatto la frittata, che almeno avesse avuto un senso! Fossero rimasti felicemente insieme! No. Una botta e via. Un omicidio doloso e via. Non voleva dire una cosa del genere della sua amica, ma stavolta aveva davvero fatto la figura della troia. Nonostante tutto portava ancora il suo braccialetto: ricordava ancora la promessa di otto anni prima "mai separarsi per un ragazzo". Avevano solo undici anni. Ed evidentemente se ne ricordava solo lei. O pensava che Lucia sarebbe tornata a farsi abbracciare dal ragazzo che era stato della sua amica??
In effetti, la sera dell'appuntamento apocalittico, aveva anche ricevuto una telefonata da Letizia: il vestito che aveva scelto andava bene? Il vino che aveva deciso di portare gli sarebbe piaciuto (come se non sapesse che Lucia più che acqua naturale non beveva)? Il tutto sarebbe anche stato sopportabile, dopotutto aveva aiutato Lucia Marco ad organizzare il tutto. Sentirsi dire "Scusa, ma prima o poi capiterà anche a te" no. Quello era inaccettabile. Davvero pensava che lei potesse fare una cosa del genere ad un'amica? Era seria? Sì. Era seria.
Comunque, ormai era passata quasi una settimana, e ora stava davvero molto meglio. In realtà era stata davvero male solo la sera dell'appuntamento e il giorno seguente. Quei maledetti 24 e 25 agosto. Li avrebbe ricordati per sempre, non perché le facesse male, ma era una storia assurda da raccontare. Degna di una fiction di serie c. E come in ogni storia che si rispetti, la vipera di turno non poteva mancare.
BASTA.
Ora l'unica cosa che le lasciava l'amaro in bocca era ciò che aveva visto quella sera: Giuseppe che prima si era preoccupato per lei, poi era corso dietro la minigonna di Simona, come tutti gli altri.
Dopotutto cosa le importava? Era un uomo di trent'anni. Avevano solo passato un bel pomeriggio al mare. Non aveva il diritto di pretendere nulla.
Cercò di dormire.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9)CVD, ***


Capitolo 9) CVD, "sorpresa dai capelli color oro".
 
 
Si svegliò di buon umore, nonostante tutto, e aiutò Marcy a preparare tutto l'accorrente per il mare.
Dovettero sistemarsi nello stesso posto del giorno precedente, per poter posizionare comodamente la sedia pieghevole di nonna.
Mentre si spogliava, vide con la coda dell'occhio Giuseppe, in spiaggia con Fabio e altre due ragazze.
Nemmeno salutò Fabio: era in ottima compagnia, e non le andava di fare il quinto incomodo ( anche se le due ragazze sembravano molto più interessate a Giuseppe).
 
La mattinata trascorse tranquilla, tra una nuotata con Marcy e Francesca (la sua amichetta) e un divertente "corso di aquagym" con nonna.
Quando uscirono da quell'acqua smeraldina, Lucia lanciò inavvertitamente uno sguardo al quartetto, in tempo per vedere che Giuseppe la stava guardando di rimando… prima che la biondina accanto a lui gli girasse il viso per stampargli un grossolano bacio sulle labbra.
Ci rimase male.
Non per il fatto in sé: insomma, era prevedibile che fosse fidanzato (anche se questo non spiegava il comportamento del giorno precedente)… ma doveva essere per forza bionda??
Odiava al logica maschile (e anche quella femminile, a dire il vero): il canone "biondo, occhi azzurri" la infastidiva parecchio. Se poi c'era anche una bella abbronzatura ancora meglio. A lei piacevano i mori (possibilmente con occhi profondi, castani, azzurri, verdi, viola, arcobaleno, era indifferente), e si rifiutava categoricamente di abbronzarsi solo per piacere agli altri.
Cioè, prendere il sole la rilassava molto (caldo a parte), ma sapere che quel relax avrebbe portato il suo corpo ad assumere un colore scuro non le piaceva altrettanto: adorava la sua pelle diafana, quasi trasparente in inverno.
Le avevano sempre dato del "fantasma", dello "zombie", ed effettivamente non era mai piaciuta a nessuno.. ma non sarebbe cambiata. Per nessuno.
Adorava l'estate, amava il mare più di qualsiasi cosa al mondo, ma era intenzionata a rimanere se stessa.
E cosa vedeva ora? Quel ragazzo tanto simpatico (e incoerente) che stava con la tipica biondina vanitosa (o almeno quella era l'idea che dava).
"Bene. Te pareva."
Si stese sull'asciugamano e si abbandonò al sole. "Però il suo sorriso è bellissimo."
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10) Wow... illuminazione prima della fine ***


Capitolo 10) Wow… illuminazione prima della fine.
 
 
Si svegliò nervoso: quel giorno mare con Cam, Fabio e Barbara. Avrebbe dovuto sopportare gli sguardi gelosi della sua ragazza per un'intera mattinata. Non sarebbe stato libero di scherzare con Fabio "a modo loro", per evitare discussioni con Cam. Sarebbe stato costretto ad ignorare Barbara, altrimenti avrebbe scatenato la terza guerra mondiale… cosa ben peggiore, non avrebbe potuto nemmeno salutare Lucia, nel caso l'avesse vista, se no… non voleva nemmeno pensarci.
La nuova giornata si prospettava proprio bene…
 
Non venne deluso: Cam squadrò Bara per tutto il tempo (guardando più lei che lui), Fabio si annoiò un po', ma trovò qualcosa da fare nel passare ai raggi X ogni figura femminile nel raggio di un kilometro. Bara non si lamentò, ma rinunciò a fare battute prima ancora che Cam iniziasse a guardarla male.
Giuseppe in fondo sorrideva: da una decina di minuti era arrivato l'allegro quartetto (cui si era aggiunta una ragazzina), ed aveva notato che sul viso di Lucia non c'era più traccia della tristezza della sera precedente.
Il suo sorriso diede a tutti la certezza che andasse tutto bene: Cam era convinta che fosse felice di stare al mare con lei, dopo le recenti discussioni; Bara si rassicurò che non avesse capito quello che provava per lui, e a Fabio  non dispiaceva sacrificarsi, di fronte alla serenità dell'amico.
Un angolino del suo cervello si aspettava che Lucia sarebbe andata a salutarlo, o almeno gli avrebbe fatto un cenno, ma sapeva che non sarebbe successo.
 
Si perse ad osservare quella diciottenne misteriosa divertirsi con la sorellina, giocare all'insegnante di aquagym per convincere la nonna a muoversi un po'… ed effettivamente, ora che la guardava, anche sua madre era niente male…
Incrociò quegli occhi castani, e si scoprì a voler sapere quali pensieri si annidassero in quella testolina… ma non ebbe il tempo di chiederselo: sentì una mano sotto il mento, e all'improvviso si trovò il viso di Cam a pochi millimetri, le labbra sulle sue. Ricambiò il bacio, breve, prima di ricordarsi di quella testolina: cosa avrebbe pensato ora?
Lucia si sdraiò, senza far trapelare nulla.
Eloquente.
Accidenti: ieri ci aveva provato con lei senza pudore, e oggi si portava dietro la ragazza?
 
Se solo i loro sguardi si fossero incrociati un minuto dopo: le ragazze se ne stavano andando per pranzo. Non avrebbe visto nulla: nessun bacio da spiegare, nessun imbarazzo nel rivolgerle la parola…
 
«Ehi» provò a chiamarla
Nessuna risposta.
«Ehi» magari non aveva sentito…
Nessuna reazione.
Ad un certo punto la madre le tolse gli occhiali da sole, mettendo a nudo il motivo del suo silenzio: si era addormentata.
Come il giorno precedente.
Solo che stavolta non era solo, c'era Fabio.
Solo che stavolta non era sola: c'era la madre.
Solo che stavolta non poteva accarezzarla.
Solo che stavolta era lui a dover indossare gli occhiali da sole, per non mettere a nudo la direzione del suo sguardo… verso quel nudo che non era competenza degli occhiali da sole che le aveva tolto la madre…
Per evitare segni antiestetici all'abbronzatura, aveva liberato i triangoli del bikini dai lacci, e un seno aveva deciso di abbronzarsi per conto proprio..
"Wow…"
Non era corretto stare lì imbambolato a fissarla, ma non poteva nemmeno avvisarla: dormiva così tranquilla… non poteva svegliarla… gli piaceva guardarla dormire: gli dava pace.
Oltretutto, particolare decisamente rilevante: se l'avesse avvisata di una cosa simile, avrebbe fatto la figura del guardone di fronte a sua madre. Meglio di no.
Si limitò a guardarla di nascosto.
"È davvero bella…"
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11) Inevitabile ***


Capitolo 11) Inevitabile.
 
 
 
"Accidenti.. mi sono addormentato.."
Quando si svegliò, Lucia non c'era più. Né lei né il resto della sua famiglia.
Gli dispiacque: avrebbe almeno voluto l'occasione per salutarla, visto ciò che era successo in spiaggia, spiegarle come stessero le cose… già, come stavano, effettivamente, le cose?
"Riepilogando: sono fidanzato con una ragazza quasi della mia età, che ha un caratteraccio, ma in fondo mi piace, giusto? Cioè, ognuno ha i suoi difetti: io sono geloso, anche se ultimamente non le ho fatto pesare nulla, mentre lei mi sbatte in faccia la sua gelosia ad ogni occasione, quando parte sembra una furia… spesso mi da l'impressione che non si fidi di me. Però per il resto non è niente male: è bella, simpatica, un po' oca, ma è una ragazza…"
A Lucia come l'avrebbe spiegato?
Senza conoscerla, ed essendo fidanzato, aveva passato un intero pomeriggio a provarci con lei, aveva tentato di avvicinarsi la sera, e oggi si presentava con la ragazza?
Non trovava via d'uscita: non poteva mentirle, non voleva deluderla… gli piaceva il modo in cui lo faceva sentire, anche se non sarebbe stato in grado di spiegarlo: si sentiva ringiovanire, tornare un adolescente alle prese con una cotta. Gli piaceva il suo corpo, ma non riusciva a vederla come una ragazza da "una botta e via"… però c'era Cam…
 
 
 
Andò a casa, si fece una doccia, mangiò qual cosina e si riposò qualche ora, prima di andare da Camilla.
«Ciao…»
«Ehi, amore! Ti ho mandato messaggi tutto il pomeriggio, dov'eri finito?»
«Mi sono addormentato in spiaggia, poi sono andato a casa e ho dormito ancora un po'»
«Ah, okay… ascolta: stasera, se potessi evitare di uscire, avrei pensato ad una cosa carina…»
«Ah… magari quando torno, dai: devo uscire con…» gli mancarono le parole. Avrebbe dovuto andare su un sicuro "Fabio", ma in realtà la prima persona che gli era venuta in mente era stata "Lucia", e si era bloccato.
L'attimo di esitazione non sfuggì a Camilla, che si scurì.
«Con…?»
Ormai non poteva rispondere che sarebbe uscito solo con il suo amico: non sarebbe stato credibile.. ma non poteva dire che aspettava solo di uscire da quella casa per chiarire - come, poi? - le cose con quella bambina…
«Con Barbara e gli altri - optò per la meno peggio - serata tranquilla - si affrettò ad aggiungere, per evitare che desse in escandescenze»
Troppo tardi.
«COSA?! Tu mi stai davvero dicendo che stasera preferisci andare a bere una birra con quella sciacquetta e i tuoi amichetti, piuttosto che stare con me?!»
«Scusa, ma dov'è il problema? Io esco sempre con loro… e non darle della sciacquetta. È mia amica!»
«Appunto: esci sempre con loro… almeno la sera del nostro anniversario potresti rinunciare? Sai… oggi sarebbero tre anni che stiamo insieme…»
"Oh, cazzo."
Se n'era completamente dimenticato.. ma era vero: era il primo settembre.. esattamente tre anni prima si erano messi insieme…
«Cam… scusa… io…»
«Lascia stare. Va' da Barbara, va' da Fabio. Evidentemente per te sono più importanti.»
E questa volta non stava recitando la parte della vittima. Ci era rimasta male sul serio. Tentava di ricacciare indietro le lacrime, senza grandi risultati.
Fu in quel momento che capì: era finita. Anche per lei. Non l'avrebbe mai ammesso, e probabilmente gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote per tutta la vita, ma era quella la verità.
Lui, a vederla così, avrebbe voluto consolarla, ma non sapeva cosa avrebbe potuto dirle. Che gli dispiaceva? Era vero, ma in fondo ormai era successo. Un "mi dispiace" non avrebbe rimesso a posto le cose.
Voleva solo andarsene di lì, ma non ne aveva il coraggio. Con che faccia tosta avrebbe potuto semplicemente alzare i tacchi e girarsi dall'altra parte? E  a cosa sarebbe servito restare lì a guardarla impietrirsi e trasformare il dolore in rabbia?
«Vattene.»
Non aveva urlato. Non aveva pianto. Non si era scomposta. Gli aveva dato un ordine, semplice e diretto.
Se ne andò, ma dentro si sentì un verme.
Non per la serata che le aveva "regalato" per l'anniversario. Quella era stata solo il culmine del suo non avere avuto il coraggio di capire come stessero le cose davvero.
Era finita. Non quella sera, da mesi. Era tanto tempo che non le dedicava tenerezze, non si mostrava geloso, non tollerava la sua gelosia morbosa, non si sentiva in colpa se non la avvisava della gente con cui usciva.
Non si sentiva male per il dolore che aveva visto quella sera sul suo viso, ma per quello che aveva ignorato per i mesi precedenti. Quello non se lo perdonava. Aveva dato tutto per scontato, che lei non fosse cambiata, che dopo tre anni di relazione fosse ancora la ventiquattrenne innamorata e spensierata, che non volesse qualcosa di più del ragazzo che esce tutte le sere con gli amici, che la sua gelosia fosse solo un capriccio e mancanza di fiducia, e non un disperato sentirsi fidanzata da sola…
Si sentiva in colpa perché non si sentiva abbastanza in colpa: voleva solo arrivare in piazzetta e dimenticare l'accaduto.
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12) Tutti al limite ***


Capitolo 12) Tutti al limite.
 
 
«Ehi, tutto bene?» aveva appena incontrato Fabio e gli altri in piazzetta: doveva cercare di non farsi sconvolgere ulteriormente… doveva fare in modo che la sua decisione avesse un senso.
Avrebbe benissimo potuto fermare Camilla, dirle che stava scherzando, ci avrebbe creduto: calzava col suo carattere. Avrebbe potuto dirle che non aveva organizzato nulla, perché confidava nelle sue ottime idee (puntualmente esagerate, ma non male, dopotutto). Avrebbe potuto mentirle e cavarsela. Non ci sarebbero state conseguenze. Avrebbe, al limite, potuto dirle di andare con lui in piazzetta, di passare la serata con gli amici, per poi festeggiare insieme la serata dopo… certo, avrebbe potuto mentirle, ma non se l'era sentita. La verità era che non aveva visto l'ora di arrivare in quella piazzetta, con i suoi vecchi amici e con le nuove amiche…
La verità era che non avrebbe voluto Camilla quella sera. Già averla in spiaggia era stato come essere in gabbia. Si era sentito in gabbia: non aveva potuto avvicinarsi a Lucia, era stato costretto a stare fermo e baciare Camilla, sotto lo sguardo di quella ragazzina che sentiva di aver illuso.
«certo.»
«Sembri incazzato nero…»
«Ho rotto con Cam»
«C-cosa?!»
Non rispose. Non aveva alcuna voglia di ripeterlo.
«Va beh, dai… poi mi spieghi. Intanto goditi la serata.»
 
 
«Ragazze!»
«Buona sera!»
«Dai che si festeggia!» l'esuberanza di Fabio era strana…
«Cosa?» Lucia era perplessa.
«Beh, stasera…
Giuseppe lo interruppe, dandogli un colpo leggero sul braccio. "Chissà cosa non vuole far sapere…"
«Stasera?» chiese Simona
«Ehm… stasera… è la seconda sera che usciamo tutti insieme… non c'è più l'imbarazzo della prima volta, ci divertiremo un mondo!»
L'atmosfera si alleggerì subito, ma gli occhi di Lucia non si staccarono dal viso e dal comportamento do Giuseppe per un bel po', finché lui non fu sul punto di ricambiare lo sguardo.
Telefono.
"Che vuoi."
"Dai, per favore! Mi dispiace, Lucia, sul serio! Non volevo che stessi male… sei davvero una bella persona, vedrai che troverai anche tu la persona giusta…"
"Marco, per dirmi questo potevi anche evitare di chiamare."
"Noi restiamo amici, vero?"
"Devo andare."
"Davvero! Ho bisogno di te… ormai ti considero una parte della mia testa… tutto questo è successo grazie a te… non voglio perderti ora!"
"Beh, ora non hai più bisogno di me, mi pare"
«Lucia?»
"Devo andare davvero…"
"Chi è?"
"Ciao."
E chiuse. Senza degnarlo di una risposta.
«Dimmi…»
«Ciao… senti, scusa se mi intrometto, ma non mi sei sembrata molto serena al telefono… ho pensato ti servisse una mano…»
"Ah…"
Effettivamente aveva avuto bisogno di una scusa… ma avrebbe potuto tranquillamente inventarsela…
 
 
 
«La tua ragazza non è venuta stasera?»
Gelida.
"Dritta al sodo, eh?"
«Ah, a proposito di oggi…»
«Senti, non sei tenuto a spiegarmi nulla. Ci conosciamo appena. Abbiamo solo passato un pomeriggio insieme al mare. Fine. Solo non prendermi in giro, perché è l'ultima cosa di cui ho bisogno, al momento. Se sei venuto a dirmi che sei fidanzato okay, tanti auguri. Se sei venuto a "salvarmi" dalla mia telefonata, grazie. Se sei venuto a dirmi qualsiasi altra cosa, mi sembra inutile discuterne. E sicuramente non ora.»
Perentoria. Diretta. Non gli aveva nemmeno dato il tempo di rispondere…
 
 
"Si riprenderà in fretta… - pensò - eccolo che torna da Simona. Okay, non è più un problema mio."
 
 
 
 
«Ehi, bella, tutto bene?»
«Ciao, Simo… in realtà sono un po' giù: Marco continua a chiamare…»
«Ancora?! E basta, anche tu! Smetti di rispondere, ignoralo! Immagino cosa ti avrà detto: "restiamo amici, ho bisogno di te, grazie di tutto", sbaglio?»
Ovviamente no.
«Hai ragione… è che io sono una persona corretta. Se qualcuno mi chiama, rispondo…»
«Sì, e se ti spezza il cuore, tu ci metti un mese a ricostruirlo e glielo riproponi intatto, pronto per un altro giochino. Dai! Sveglia! Non puoi continuare a respingere chiunque. Prima o poi la gente si stancherà di correrti dietro, se continui ad isolarti al telefono e tenere il muso. Fregatene. Non fa più parte della tua vita. Basta.»
«Ma era mio amico…»
«No. Non lo era. Un amico, se sa che sei innamorata di lui non ti illude, non ti usa per mettersi con una tua amica, non chiede di continuare ad usarti dopo.»  «Io torno dagli altri, ma staccati da questo telefono e da questi gradini. Non ne possiamo più. È una settimana che stai così. Sei in vacanza. Poi ricomincia la scuola. Lo sapevi. Fattene una ragione e vivi.»
Aveva dannatamente ragione. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13) Incomprensioni ***


Capitolo 13) Incomprensioni.
 
 
Il giorno dopo Giuseppe non andò in spiaggia.
Quella sera Lucia non uscì.
Giuseppe non l'avrebbe ammesso, soprattutto vista la situazione, ma era preoccupato per lei: se era vero che aveva dei problemi per conto suo, era pur vero che lui doveva  averla parecchio delusa: la sera precedente negli occhi non aveva nemmeno un barlume della gioia cha aveva trasmesso al mare…
Comunque non poteva mostrarsi triste: era circondato da amici e non volendo parlare ocn nessuno di cosa lo tormentasse, non poteva nemmeno lamentarsi.
Tuttavia, Claudia si accorse che quella sera aveva un'aria piuttosto tetra…
«Ehi! Tutto a posto?»
«Ciao… sì, non mi lamento»
«Ti va di parlare un po'?»
«Di cosa?»
«Beh, sai… quando una persona ti osserva certe cose le capisce…»
Di che stava parlando?
«Che intendi, scusa?»
«Allora, vieni a fare due passi?»
Ormai aveva capito: non si sarebbe arresa facilmente: tanto valeva assecondarla.
Si avviarono verso la spiaggia.
Sì, la spiaggia. Un posto tranquillo per parlare, ma fin troppo affollato di ricordi, per quanto riguardava Giuseppe…
«Senti, non possiamo andare da un'altra parte?»
«Perché? È un posto tranquillo, così non ci interromperò nessuno…»
«Beh, nemmeno se ci mettiamo a parlare con gli altri ci disturberanno: vedendoci parlare non si impicceranno.»
«Dai… due minuti… che ti costa?»
D'accordo…
«Okay… che devi dirmi?»
Si sedette accanto a lei sulla sabbia.
«Forse non sono affari miei, ma sono un paio di giorni che ti vedo giù…
«In effetti non sarebbero… - provò ad interromperla, ma lei continuò
«Dicevo… penso di aver capito cosa ti tormenta…»
«Davvero?» era scettico, ma ormai non poteva che ascoltarla.
«Per come la vedo io, ieri devi aver rotto con la tua ragazza, non mi interrompere - prevenne, vedendolo già pronto a parlare - , ed osservando la tua espressione stasera, più triste, rispetto al nervosismo di ieri, direi che ti manca qualcosa… o qualcuno…»
«Scusa la franchezza, ma perché ti interessano tanto i miei problemi?»
«Non credo che ci voglia un genio a capirlo…»
Claudia non aveva mai mostrato più che una coinvolgente simpatia nei suoi confronti, anche perché si conoscevano da due sere appena, ma quella sera aveva bevuto un po' troppo, forse.
La vide chiudere gli occhi ed avvicinare il viso al suo, lentamente…
Rimase spiazzato: quella proprio non se l'era aspettata. Non aveva alcuna intenzione di baciarla, però non voleva nemmeno ferirla: si conoscevano appena, ma gli stava simpatica…
No… non poteva… non dopo aver preso coscienza del motivo per cui….
Il giorno successivo Lucia rivide Giuseppe al mare (e, inutile negarlo, fu una bella giornata), ma non si rivolsero la parola nemmeno una volta.
Forse si sarebbero salutati di sera, con gli amici intorno e una piazzetta che non lasciava loro ricordi…
 
 
Si videro, passarono la serata con gli altri, anche se a guardarli sembravano due gruppi diversi: la maggior parte dei ragazzi era con Lucia, e tre ragazze su cinque erano con Giuseppe…
Non si rivolsero la parola se non quando proprio non potevano farne a meno. Giuseppe non sapeva come comportarsi, e Lucia era indispettita.
Quel ragazzo andava al di là della sua comprensione: prima ci provava con lei, palesemente, poi si scopriva che era fidanzato, poi si preoccupava per lei, poi smetteva anche solo di rivolgerle il saluto… proprio non lo capiva. E questo la faceva impazzire.
Lei era sempre stata brava a capire le cose e le persone, fin da piccola era stata soprannominata "Sherlock Holmes", la bastava che le raccontassero la situazione, e lei trovava la soluzione al problema… le sue amiche erano fidanzate da anni grazie a lei.  Francesco e Layla avevano fatto pace, grazie a lei. Capiva con uno sguardo che tipo di persona fosse quella che aveva davanti, se poi ne analizzava il comportamento, o (meglio ancora) il modo di scrivere non sbagliava un colpo… solo quando si era trattato di lei, accecata dai sentimenti, aveva ignorato i ragionamenti del cervello, affidandosi al tempo e alla speranza.
Però quel ragazzo… non riusciva a decifrarlo. In spiaggia l'aveva osservato a lungo, ma per quanto il suo provarci fosse palese, non era riuscita a capire più di tanto del suo modo di comportarsi, in generale.
Ci aveva pensato parecchio, in quei giorni, dopo aver accantonato il "problema" Marco, ma non era stata in grado di venirne a capo. Era un continuo mistero. Un continuo caso da studiare…
 
«Ehi! Come stai?»
Claudia sembrava piena di energia, quella sera, sebbene non avesse ancora bevuto granché.
«Abbastanza bene, grazie, tu?»
«Benone!»
«Wow… è successo qualcosa di bello?»
«Beh… in effetti…»
«Dai, racconta» non gliene importava nulla, ma non poteva deludere una faccia così entusiasta.
«Beh… in realtà non potrei proprio dirlo… ma non posso tenermelo dentro per sempre… ieri sera io e Giuseppe ci siamo allontanati verso la spiaggia, per parlare un po'… sai, lo vedevo giù… beh, abbiamo parlato ben poco, in realtà… perché poi… non siamo riusciti a trattenerci… - si fece scappare un risolino - l'abbiamo fatto! È successo, capisci?!»
No.
Non capiva. Non ci capiva assolutamente più nulla! Ma chi diavolo si credeva di essere quello? Chi era??
«Cla, ma sei impazzita?! Giuseppe è fidanzato! E per quanto ne so la sua ragazza è molto gelosa… - in realtà non ne sapeva nulla, ma da come l'aveva vista in spiaggia… e poi, obiettivamente, come si poteva non essere gelose di uno che alla prima occasione ci provava con chiunque? - e poi nemmeno lo conosci! Ti sembrano cose da fare col primo che capita??»
«Ehi, calmati! Che ti prende? Non urlare! Il bello è proprio questo: mi ha detto che con la sua ragazza era finita… mi guardava in un modo…» Quegli occhi sognanti fecero salire il sangue alla testa a Lucia.
 
«Posso parlarti un attimo… in privato?»
Quella richiesta shoccò un po' tutti. A partire dal diretto interessato: era un sacco che non gli rivolgeva la parola, ed ora se la vedeva arrivare di corsa, per parlargli in privato. Che aveva in mente?
Lucia non se ne accorse, ma tutti i ragazzi della compagnia assunsero un'espressione a metà fra l'allarmato e lo speranzoso: temevano che quei due avrebbero finito per mettersi insieme, ma in fondo l'impetuosità di lei lasciava libertà di interpretazione più verso la teoria opposta: stava per avere uno scatto d'ira che non avrebbero scordato facilmente.
Al contrario, le ragazze temettero solo che la discussione potesse assumere toni troppo accesi, rovinando l'atmosfera amichevole che si era creata in quei giorni.
Solo Claudia non condivideva lo stato d'animo generale: era curiosa di sapere come sarebbe andata a finire… e la reazione dei ragazzi la infastidì non poco: che importava a loro se Lucia non fosse più stata disponibile? Non c'era solo lei al mondo! "Non è nemmeno così bella!", pensò, inacidita.
 
«C-certo… dimmi…»
«Tu… non trovo nemmeno una definizione abbastanza bassa… come ti permetti? Chi accidenti ti credi di essere?»
«Okay, frena. Non ti seguo. Che ti ho fatto?» Cercava di simulare tranquillità, ma la verità era che era incredulo: cos'aveva mai fatto per meritare un trattamento del genere?
«Ah, fai pure l'ingenuo?! Sei solo un porco! Non so come ho fatto a sprecare con te un intero pomeriggio della mia vita!» Stava per piangere, dalla rabbia.
«Ehi! - l'afferrò per un braccio, e nonostante non fosse esattamente il momento più appropriato, quel semplice contatto lo scosse, dentro, ad un livello del cuore che ancora non poteva permettersi di ascoltare - si può sapere che ti ho fatto?»
«Mi hai delusa. Profondamente.»
Non aggiunse altro, e il breve silenzio che seguì fu più tagliente delle urla di poco prima.
«Okay, ascoltami. - cercò di non perdere le staffe anche lui, e di riportare lei sulla Terra - io non ho la più pallida idea di cosa possa essere successo nella tua testa, ma ti assicuro che non capisco a cosa tu ti riferisca! È passato un pezzo dall'ultima volta in cui mi hai rivolto la parola… mi spieghi quale abominevole peccato ho mai commesso?»
Sospirò, ma rispose: tanto arrabbiarsi a vuoto non le serviva a nulla. Se voleva fare lo gnorri, avrebbero saputo tutti che razza di persona si trovassero di fronte.
«Vuoi dirmi che non sei stato con Claudia, ieri sera?»
«S-stato… in che senso?» Cercò la ragazza con lo sguardo, in cerca di risposte, ma non la vide.
«"Stato", in che senso? Nell'unico senso che esuli dall'accezione comune. Mi ha detto cosa avete fatto. È inutile che neghi. Credo che gli altri si siano accorti che ti sei allontanato con lei verso la spiaggia, ieri sera. Ma io mi chiedo: non ti fai schifo? Sei fidanzato e ci provi con chiunque ti capiti a tiro! Con me non ha funzionato, e meno male, e due giorni dopo vengo a sapere che l'hai fatto con una mia amica? E le menti pure, dicendo che hai rotto con la tua ragazza! Davvero non ti vergogni nemmeno un po'? Ma la tua ragazza lo sa con che razza di animale sta?»
Quella breve arringa aveva lasciato tutti a bocca aperta. Giuseppe compreso. E così era questo che le aveva detto?
«Ma non è vero! Non è vero nulla! Non ho fatto nulla con Claudia! È vero, ci siamo allontanati sulla spiaggia, ma solo perché lei aveva detto di volermi parlare!»
«Lo so. E so anche che non avete parlato granché, alla fine…»
«Te l'ho detto! Non abbiamo fatto nulla! Ci siamo incamminati, ci siamo seduti sul bagnasciuga e non abbiamo parlato granché… ma perché lei ha provato a baciarmi, e io mi sono scostato! Non abbiamo fatto nulla! E poi tra me e Camilla è davvero finita! Devi credermi!»
«Perché dovrei? È la tua parola contro quella della mia amica… non ho nessun motivo per crederti, soprattutto contando che il tuo comportamento è stato scorretto fin dall'inizio»
«E per quello ho già cercato di scusarmi, di spiegarti… ma non hai voluto ascoltarmi! Mi dai almeno la possibilità di dire la mia?»
«Guarda, sinceramente non mi interessa proprio. Domani me ne vado, le tue scuse non mi riguardano. Se hai fatto qualcosa o meno non sono affari miei, ma forse quella a cui dovresti chiedere scusa è la tua ragazza, se davvero hai una coscienza così marcia, e anche Claudia: non si gioca così con le persone. Buona notte a tutti.»
E se ne andò, senza aggiungere altro. Lasciando tutti di sasso.
La maggior parte dei presenti non ci aveva capito granché: la sera prima avevano visto tutti che si allontanavano verso la spiaggia, ma non avevano idea di cosa fosse successo dopo… oltretutto lei era tornata abbastanza presto, con un'espressione ambigua in volto, e lui non si era più fatto vivo.
Comunque, per aver scatenato una reazione del genere in Lucia, di solito così pacata e indulgente, doveva essere successo qualcosa di serio…
Giuseppe se ne andò senza dire una parola, a testa bassa.
Nessuno si disturbò a salutarlo, un po' perché non sapevano cosa dire, un po' perché quella scena li aveva sconvolti. Da una parte i ragazzi erano turbati: il nuovo arrivato ci aveva provato con Lucia, tanto spudoratamente che se n'era accorta pure lei, il ché significava che di lui non si sarebbero più potuti fidare. Era un rivale, ora.
Dall'altra le ragazze erano contente di essersi sempre tenute fuori da qualsiasi rapporto interno alla comitiva.
 
 
 
Per quanto fuori luogo, Lucia si diresse verso la spiaggia: l'unico luogo in grado di placare la tempesta che le si agitava dentro. La stessa spiaggia dove aveva conosciuto Giuseppe. La stessa spiaggia dove forse lui aveva fatto l'amore con Claudia. La stessa spiaggia in cui probabilmente la ragazza di Giuseppe era stata tradita.
L'incazzatura le stava facendo venire la tachicardia.
Si spogliò in fretta e si buttò in mare, in quell'acqua fredda, rispetto al calore che le si era acceso in petto, scura ed invitante, per quanto pericolosa e ostile, a quell'ora di notte.
Nuotò fino ad arrivare molto più al largo di quanto non avesse mai fatto: raggiunse il limite degli scogli, oltre le boe, che non si vedevano. Molto oltre il consentito.
Nuotando la tachicardia le si era notevolmente alzata, e quando se ne rese conto ormai si era allontanata parecchio. L'attimo di paura le mandò il cuore a mille, e a stento, arrancando, riuscì a raggiungere la riva.
Si distese sui vestiti, in attesa di asciugarsi, e per poco non si addormentò.
Quando tornò a casa erano le tre passate, e non potè nemmeno permettersi il lusso di sbattere la porta dietro di sé.
 
 
 
Giuseppe era confuso: che diamine era successo quella sera?
Lucia, dopo giorni di silenzio e barriere, gli si era avvicinata, come una furia, e gli aveva rinfacciato chissà quale rapporto con Claudia, senza nemmeno lasciargli il tempo di ribattere.
Claudia, evidentemente delusa dal suo rifiuto della sera precedente, aveva sparso voci false e compromettenti su una notte di passione che non era mai avvenuta.
Ma perché Lucia se l'era presa tanto? Poteva capire che ce l'avesse a morte con lui perché l'aveva visto con Camilla dopo averci palesemente provato con lei… ma la sua ira non avrebbe dovuto comprendere il tradimento della sua ex…
Immaginava che l'avrebbe sciolta, sapere che tra lui e Cam era finita… che lui (volente o nolente ormai doveva ammetterlo quantomeno a se stesso) l'aveva lasciata perché non riusciva più a sostenere la routine con lei e questo strano bisogno dell'approvazione di Lucia… voleva che lei si fidasse di lui, voleva scalare di nuovo la sua classifica, uscire dalla lista nera. Aveva bisogno di passare tempo con lei, di parlarci, di sapere cosa l'affliggesse, di aiutarla, se possibile… ed ora sembrava che avesse perso per sempre questa possibilità: l'indomani sarebbe partita, e lui non aveva nemmeno fatto in tempo a chiederle il numero di telefono.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14) Addio?... ***


Capitolo 14) Addio?...
 
 
Fortunatamente avevano preparato i bagagli il pomeriggio precedente, e quella mattina poterono svegliarsi con calma.
Uscendo da casa fu stupita di trovarsi davanti Fabrizio: era passato a salutarla.
Le disse che le dispiaceva, a nome di tutti i ragazzi (uno escluso) per averla pressata un po', di recente: il fatto era che non erano riusciti ad esserle indifferenti… comunque ormai avevano capito di aver sbagliato a comportarsi così, soprattutto sapendo che lei non stava attraversando un bel momento.
Non sapeva cosa dire riguardo alla serata rovinata, gli avevano solo detto che Paolo aveva avuto contatti molto ravvicinati con Claudia, ma non aveva indagato oltre (e Lucia gliene fu grata).
Sperava solo che tornando a casa le cose potessero migliorare un po' per lei.
Lucia non ci credeva granché.
Comunque apprezzò il gesto e ricambiò con calore l'abbraccio del ragazzo.
«Scusatemi ancora… ma non avevo proprio testa per certe cose, e l'ultima cosa che volevo era farmi dei nemici al mare… mi sa che Giuseppe ora sarà incazzato a vita, perché la gente così proprio non la sopporto…»
«Lu, tranquilla… buon viaggio…» No. Non le aveva detto quello che lei ancora si rifiutava di capire. Non gli conveniva. E comunque sarebbe stato inutile.
 
 
 
 
 
Giuseppe non si svegliò prima dell'una, ed anche dopo rimase a letto. Non aveva voglia di uscire. Non voleva vedere il sole, i turisti spensierati, i ragazzi in vacanza, non voleva sentire il caldo torrido sulla pelle e non voleva andare in spiaggia. Non ci poteva andare. Non ora che sapeva che lei non ci sarebbe stata.
Era partita da poche ore, eppure gli mancava. Non avevano scambiato più di quattro parole al mare, e l'altra volta in cui avevano parlato lei gli aveva sbattuto in faccia tanto di quell'odio che probabilmente nemmeno si ricordava più i sorrisi che gli aveva riservato per un intero pomeriggio…
Le sue parole gli risuonavano ancora nelle orecchie, forti come martellate:
"Non so come ho fatto a sprecare con te un intero pomeriggio della mia vita!"
Faceva male.
Non poteva credere che avessero litigato così furiosamente per colpa di quella ragazza (che probabilmente aveva già provveduto a farsi tutto il resto della compagnia) 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15) Calma piatta. ***


Capitolo 15) Calma piatta.
 
Il ritorno a casa non fu clemente.
Dopo settimane di relax assoluto, riprendere il corri - corri di Alba fu traumatico.
Sveglia presto per preparare tutto l'occorrente per Venezia, uscire (poco) con le amiche, salutare i professori, gli assistenti del doposcuola, rispettare i rigidi orari lavorativi della mamma e cercare di riprendere il ritmo…
Per non parlare del problema Marco.
Dopo le vicissitudini dell'estate, aveva ricomposto i propri pezzi alla bell'e meglio, ma aveva mantenuto un qual certo rapporto, una qualche strana sorta di amicizia... che amicizia non era.
Lui gli diede una definizione solo mesi dopo, ma la loro situazione corrispondeva esattamente a quella di due conoscenti, un tempo amici intimi, di cui uno era ormai quasi totalmente indifferente, ma per educazione si sottoponeva alla compagnia dell'altro, e l'altro considerava ancora il primo come  una parte della propria testa, a cui poter dire tutto, pensieri e stati d'animo. Lui era abituato, ormai, al poter parlare liberamente con lei, di qualunque cosa, che fosse un argomento prettamente maschile (per lo più), o comune argomento di discussione, e lei accettava di ascoltarlo, non potendo occupare il tempo in modo migliore.
Il tutto contando che Lucia si sarebbe accorta della differenza dei propri sentimenti solo quando Marco le avesse esposto la propria definizione del loro rapporto, e nel frattempo credeva ancora di poter recuperare il rapporto con lui.
Sì, un bel casino.
Comunque, tra alti e bassi, incazzature e riappacificazioni, il tempo passò, e si portò via in fretta settembre, poi ottobre, ed ancora novembre, che come un fiume in piena trascinarono anche i rispettivi sentimenti.
Grazie alla lontananza, ai nuovi amici ed alla nuova vita, Lucia iniziò a trovare davvero pesante la costante (ed ultimamente ossessiva) presenza di Marco nella sua vita. Lui, invece, interpretò il vuoto che aveva dentro con un incessante bisogno di averla al suo fianco, com'era stato per tanti mesi, di continuare a confidarle ogni pensiero, nel tentativo di riconquistare quel cuore ormai lontano. La storia con Letizia era andata tutt'altro che bene, com'era prevedibile, Lucia era lontana (ed aveva fatto pace con Letizia, escludendolo ancor più) dagli occhi e l'aveva allontanato dal cuore, ed ormai era palese.
Gli rimaneva solo il sostegno di Matteo.
Al suo amico non era mai piaciuta particolarmente Lucia, ma aveva sempre ammirato, segretamente, la sua bontà d'animo e la sua ingenuità, rispetto alle altre ragazze. Questo non era bastato per far sì che, all'epoca, potesse ricambiare i suoi sentimenti, ma otto anni di scuola insieme l'avevano aiutato a conoscerla piuttosto bene.
Con queste premesse, Matteo accettò di aiutare l'amico nella riconquista.
Iniziò a fare da intermediario, creò un gruppo su Whatsapp che permettesse loro di comunicare senza necessariamente rivolgersi la parola, si intromise in difesa dell'amico dopo le litigate… ma fu tutto inutile.
Lucia non aveva semplicemente più nulla da dire a Marco.
Le parole di Marco non facevano più presa nemmeno su i più aperti neuroni di Lucia.
Alla fine Matteo continuò a parlare (raramente, vista anche la gelosia della sua ragazza) con Lucia, e Marco rimase definitivamente fuori dalla vita della ragazza.
 
Anche i rapporti con i ragazzi del mare si raffreddarono molto: inizialmente Lucia intratteneva due parole in chat con Flavio, ma l'interesse scemò da parte di entrambi nel giro di poche battute.
Verso la fine dell'anno, comunque, riprese i rapporti con Simona e Fausta, concludendo le conversazioni col laconico augurio di rivedersi presto… ma dove?
Non era sicura di voler tornare a Campo, quell'estate. Non con tutto quello che era successo negli ultimi giorni dell'ultima vacanza.
Dopotutto non sarebbe mancata a nessuno. Forse alla nonna, ma nessuno le vietava di partire ed andare in vacanza da qualche altra parte con lei, la mamma e Marcy.
Certo, si era divertita a fare la scema con sua sorella e a fantasticare su Francesco, ma sapeva benissimo che era fuori dalla sua portata (ed era un work in progress di Simona) e nemmeno le interessava un rapporto a distanza. Nemmeno pensava più ai ragazzi. Era contenta dei suoi amici, nella sua mente li accoppiava tra loro, ma non si metteva mai in mezzo. 
Oltretutto, a voler essere precisi, l'argomento ed il soggetto del conflitto (Giuseppe) era rimasto lì per tutti quei mesi, si era riappacificato con tutta la banda, ed era sicura che non avesse intenzione di riaprire il discorso, esattamente come non lo voleva lei. Ma non sarebbe stata in grado di sopportare la presenza e la compagnia di una persona del genere, nemmeno dopo dodici mesi. Era sicura che le sarebbero riaffiorati ricordi tutt'altro che piacevoli. Non aveva mai provato rancore per nessuno (o se l'aveva provato non era durato più di qualche giorno), ed ora, a distanza di un anno, ancora non sopportava il suo nome.
A niente valevano le opere di convincimento delle due amiche.
L'unica cosa che davvero le sarebbe mancata da morire era il mare. Quello sì. L'angolo in cui lei faceva il bagno solitamente, il metro quadrato di spiaggia che ritagliava per il suo asciugamano, lontano dalle alghe che si depositavano sul bagnasciuga durante la notte. Quel luogo sicuro e misterioso in cui si sentiva a casa come in nessun altro posto al mondo. In un'altra vita doveva essere stata un pesce. Non c'era altra spiegazione.
L'unica cosa di cui si rendeva effettivamente conto era quanto fosse piatta e monotona la sua vita.
 
 
 
Non andò più al mare per un pezzo.
Smise di fare le lunghe passeggiate che avevano fino ad allora occupato i suoi pomeriggi, per un paio di settimane non uscì.
Non riusciva ad addormentarsi fino ad un'ora molto tarda, stressato da malinconici pensieri, e di riflesso si alzava dal letto che ormai era mezzogiorno passato.
Dopo un po' i suoi amici iniziarono  a preoccuparsi: era strano per lui non uscire tutte le sere, fare tardi in compagnia e non andare al mare.
Barbara si preoccupò molto più di tutti: cercava di dare un senso, una causa, a questo suo malessere, ma non le sembrava verosimile che stesse così male per Camilla. Se l'aveva mollata lui, dimenticandosi addirittura l'anniversario, non doveva essere stato una grave trauma…
La situazione cambiò quando un'altra persona iniziò a farsi le stesse domande.
 
 
 
«Posso parlarti un attimo?»
Barbara rimase di sasso: era tanto tempo che non parlava più con Camilla, e vedersela piombare lì, di domenica, le scombussolò un po' la giornata. Immaginava cosa potesse avere da dirle e da chiederle, ma la ragazza che aveva baciato LUI, ci aveva fatto l'amore per tre anni, ed era stata così stupida da lasciarselo scappare non era esattamente la persona cui avesse più desiderio di fornire risposte.
«Dimmi.»
Era fredda, ma in fondo non ne aveva più motivo. Ormai era lei la sua ragazza, quindi anche Camilla evitò di dar peso allo stato d'animo di Barbara.
«Visto che io non ho più occasione di incontrare Giuseppe, vorrei solo che gli dicessi che mi dispiace.»
«E pensi che questo possa bastare a farlo tornare da te?»
«No. Ma vorrei chiedergli scusa, comunque. Non volevo che arrivasse a quel punto»
E si incamminò fuori, seguita dal silenzio di Barbara, ma prima di solcare l'uscio, le si rivolse, quasi amichevole:
«Non sono la persona più indicata, ma se posso darti un consiglio trattieni la morbosità… va bene essere gelosa del tuo ragazzo, ma se esageri lo fai scappare… lo so per esperienza»
Il tono cordiale stupì la sua interlocutrice, che impiegò un secondo a rispondere:
«Oh, se fossi la sua ragazza non gli farei pesare la gelosia… io.»
Il tempo si fermò. L'espressione di Camilla cambiò.
«Cioè, mi stai dicendo che non sei tu la sua nuova ragazza?»
Barbara arrossì.
«No. Cosa te lo faceva pensare?»
«L-la sera in cui ci siamo lasciati mi ha detto che sarebbe uscito con te e gli altri…»
«Cosa? No. Quella sera io non sono uscita con Fabio e il resto della comitiva perché avevo altri impegni… ti ha detto che saremmo usciti insieme?!»
«Sì… ma poi, quando ho chiesto a Fabio, non ha smentito la sua versione…»
«Per quanto ne so, mi ha detto che non sarebbe stato un problema la mia assenza, perché avevano incontrato un altro gruppo di amiche, che mi avrebbe presentato alla prossima occasione…»
«Quindi mi ha lasciata per una che conosceva appena?!»
«Scusa se te lo dico, ma non ti ha nemmeno sfiorato l'idea che potesse averti lasciata solo perché non provava più le stesse cose per te, senza necessariamente che ci fosse un'altra di mezzo?»
«Beh… no. Quella sera aveva un'aria pensierosa, come se avesse la testa da un'altra parte… insomma sembrava avesse fretta, eppure è rimasto diversi minuti in silenzio… come se avesse perso la concezione del tempo… me lo sento, c'è un'altra.»
«Tu stai male… altro che gelosia…»
«Il tempo mi darà ragione…»
 
 
 
Non parlarono più, e raramente videro Giuseppe.
Si era eclissato. A casa stava poco e non diceva mai dove andasse…
Il tempo passò anche per lui, e dopo qualche mese riuscì a dimenticarla…

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Capitolo 17
*** Capitolo 16) ***


Capitolo 16) "È incredibile pensare che in così poco tempo…"
 
 
Arrivò la fine di maggio, l'inizio di giugno, l'estate.
Alla fine Lucia si lasciò convincere (più dalla nonna e dall'idea del mare che da altro) a tornare a Campo, sperando di non essere costretta a fare incontri imbarazzanti.
Ci aveva riflettuto parecchio, all'inizio, ed aveva realizzato che non si era comportata granché bene: dopotutto Giuseppe aveva tentato di spiegare come stessero le cose, e lei si era fatta prendere dai pregiudizi, senza dargli la minima possibilità di risposta.
Gli avrebbe chiesto scusa, per quello, nel caso si fossero incontrati… se fosse capitato il discorso… okay, non credeva che l'avrebbe fatto, alla fine, ma ciò che conta è il pensiero, no?
 
 
Arrivò la fine di maggio, l'inizio di giugno, l'estate.
La vita andava avanti, i turisti iniziavano a riversarsi in paese, la gente usciva la sera, e Giuseppe non era da meno. Non più.
Incontrò i ragazzi della vecchia comitiva, che sembravano aver messo una pietra sopra l'accaduto dell'anno prima (com'era anche normale che fosse, tra adulti), e cominciò ad uscire con loro. Non aveva granché da raccontare. Aveva avuto diverse storie, sempre con donne che vivevano lontano, venute solo in vacanza, e non erano durate chissà quanto.
La maggior parte dei ragazzi si era fidanzata, eccezion fatta per Fabio, con ragazze al di fuori della comitiva, quindi il gruppo si era un po' sembrato, era raro che fossero tutti presenti. Paolo e Claudia avevano deciso di non buttarsi in una relazione seria, ma di continuare a vedersi in privato…
 Certo, l'aveva dimenticata da mesi, ma ritrovarsi con il gruppo, che fino all'anno prima moriva dietro di LEI, gli fece ricordare tante cose: il loro pomeriggio al mare, la prima sera, quando lei sei era mostrata così scostante, fredda… totalmente un'altra persona. Ad occhi e croce, considerando ciò che era successo dopo, non era davvero la ragazza solare, spensierata e dolce che si era illuso di avere davanti.
Forse il punto era quello: lei l'aveva accusato di essere un bugiardo, un approfittatore, quando era stata lei a cambiare di punto in bianco. Forse era stata lei ad indossare una maschera, quel pomeriggio.
La lontananza era stata un bene. L'amore folle che aveva provato per lei era sparito del tutto. Ora rimanevano solo delusione, rabbia e rancore. Uno sconfinato rancore.
 
 
Le ragazze cercarono di riportarla nel gruppo, e ci riuscirono, nei limiti.
Non era entusiasta della situazione, ma si divertiva con i suoi vecchi amici, gioiva per i loro fidanzamenti, rideva e scherzava.
Evitava Giuseppe, ma non abbastanza da farlo pesare al resto del gruppo.
Dopotutto aveva smesso di provarci con tutte, forse aveva messo la testa a posto… chissà che gli era preso in quei giorni.
Era indispettita, con se stessa. Avrebbe davvero voluto aver ascoltato cosa avesse da dire… ma ormai era tardi, non era il caso di riprendere il discorso.
 
Effettivamente sembrava tornata la ragazza simpatica e solare di quel pomeriggio… chissà cosa le era capitato nel frattempo, cosa le aveva spento il sorriso?
Era rancoroso… e curioso: voleva una spiegazione.
 
Non ci provava più con l'universo, spesso si isolava con Fabio ed il suo sorriso non era più lo stesso…
Le sue abilità intuitive si erano affinate, lontana dai drammi adolescenziali, lontana dalla vita di prima, catapultata nel giro di una settimana in una vita vera… ora le sembrava di poter riuscire a capire anche lui…
Sarebbe diventata una sfida. Con se stessa.
 
Provò ad avvicinarsi a lui, fallendo miseramente.
Ovviamente non aveva la minima intenzione di parlare con lei dei propri problemi, memore del rifiuto dell'anno precedente.
Non si diede per vinta.
 
«Ciao… tutto bene?»
Nessun mezzo termine. Diretta. Come sempre. In quello non era cambiata.
Era strano che gli si avvicinasse, e la cosa lo lasciava perplesso e scettico. Non voleva assolutamente minare la propria pace mentale (lentamente ricostruita), né quella collettiva del gruppo.
Aveva paura. Non voleva illudersi ancora che fosse qualcuno che in realtà non era.
Non sapeva più chi fosse: la ragazza premurosa e solare di quel pomeriggio, di quelle ultime sere, o la persona acida e prevenuta che l'aveva snobbato e deriso davanti a tutti senza nemmeno ascoltarlo?
In quei primi giorni l'aveva vista al mare.
Sempre nel suo metro quadrato di spiaggia, non si era mai spostata. Evidentemente le piaceva parecchio, se ricordava il punto esatto dall'anno prima.
Era scesa da sola, però. La sorella, evidentemente, aveva cambiato gruppo ed era andata con le amichette, la madre sarà stata impegnata al lavoro e la nonna avrà avuto altro da fare… erano tutte congetture, ma per quanto le aveva osservate l'anno prima, si era fatto un'idea abbastanza buona di chi avesse di fronte.
Ma Lucia?
Che strano pensare ancora il suo nome.
Era avvolto da un alone di mistero, non sapeva se dovesse trasmettere luce o avesse bisogno di essere illuminata.
In quei giorni non gli aveva mai rivolto la parola.
Non le diede corda.
 
Il rancore non era passato, anzi, ogni volta che la vedeva e non riusciva a chiarire i tabù dell'anno prima si inaspriva… arrivò a poter dire di odiarla.
Possibile che non avesse la minima intenzione di parlargli, di chiarire?
Ogni mattina non vedeva l'ora di arrivare al mare, per vedere se avesse il coraggio di parlagli, di chiarire la situazione; ogni sera arrivava di corsa in piazza, per esaminare il suo sguardo quando l'avrebbe visto… voleva capire cosa pensasse, e se la spiegazione non fosse arrivata dalle sue labbra, l'avrebbe colta dai suoi occhi.
Non si sarebbe arreso.
 
Lucia provò numerose volte ad avvicinarsi, ma non riuscì mai a parlargli.
Dopo il primo rifiuto aveva capito che avesse bisogno di spazio, e gliel'avrebbe lasciato.
Sperava ricordasse che tipo di persona fosse, da quel pomeriggio al mare.
Dopo erano successe tante cose, ma anche se a parole non poteva essere lei a dirlo, sperava che le sue azioni d'ora in poi potessero fargli capire che sapeva essere una buona amica. Non l'avrebbe più giudicato. Le dispiaceva, ma non aveva potuto dirglielo.
 
Non voleva essere pedante, quindi approfittò della costante presenza di Simona e Fausta per rimanere un po' in disparte.
Non erano più il gruppo affiatato che erano stati.. il pilastro portante era stata Lucia, all'epoca.. poi era cambiato tutto.
Giuseppe andava e veniva… e quando si univa al gruppo portava spesso ragazze nuove, per una sera o due, poi cambiava.
Sembrava non trovasse pace.
Non riusciva più a giudicarlo come un donnaiolo: non aveva le basi.
Aveva trent'anni, la vita davanti e tutto il diritto di divertirsi. Il fatto che arrivasse spesso con una ragazza diverse stava a significare che non le illudeva più di tanto. Finché era onesto con se stesso e con loro non poteva aver nulla da ridire…
Sempre meglio di lei, che dopo Marco non era più riuscita a guardare un ragazzo come tale.
 
Le serata si ripetevano sempre uguali, e Simona e Fausta dopo un po' non avevano più argomenti.
Non volevano ricominciare l'isolamento forzato.
Lucia rischiò di rimanere di nuovo sola. Se ne rese conto e si diede un tono… più o meno.
Restava in gruppo finché riusciva a divertirsi, poi salutava educatamente tutti e si allontanava, sola, verso la spiaggia. Continuava ad essere l'unico posto dove si sentisse davvero a suo agio.
Anche col mare agitato, si cimentava in tuffi notturni dagli scogli. Poi restava lì, aspettava di essersi asciugata, e tornava a casa.
Non riusciva a sentirsi libera in nessun altro modo. Ed anche quello durava solo pochi minuti.
 
 
Per Giuseppe iniziava a diventare difficile.
Aveva una storia dopo l'altro, la maggior parte di una sola notte, sempre più spesso con turiste, anche straniere. La conversazione non era il punto principale degli incontri.
Non era mai soddisfatto.
 Gli sembravano tutte uguali. Aveva bisogno di stare con una per un po', una che non lo stancasse dopo una sera, una che fosse un po' diversa dalle donne molto più che facili che aveva incontrato di recente.
Gli mancava avere una ragazza vera.
Una fidanzata come ne aveva avute in passato, che erano durate anni. Che aveva amato.
Si sentiva sempre più vuoto.
 
 
Non aveva ancora ottenuto la sua spiegazione.
Una sera decise di prendere la situazione in mano. Avrebbe fatto lui il primo passo, come al solito.
Tentò di avvicinarsi a Lucia, ma questa non lo vide, e si diresse sola verso la spiaggia.
Non sarebbe scappata di nuovo.
La seguì.
La vide sedersi sugli scogli, da sola, accovacciarsi con le gambe al petto e lasciarsi andare ad un lungo pianto. Un pianto isterico.
 "Ed ora che ha?"
Voleva avvicinarsi, parlarle, capire che problema avesse, una volta per tutte.
Stava per compiere il primo passo, quando vide un'altra figura vicino a lei.
Era un uomo, di una certa età.
Possibile che stesse con QUELLO?
Evidentemente no. Iniziò a parlarle, con una bottiglia in mano.
Lei si allontanò un po', si spogliò e si tuffò.
Non si lasciò andare ad un bagno lungo, tornò presto e si rivestì, ancora umida, probabilmente per paura di quell'uomo.
Vederla fu un colpo al cuore.
Si era tuffata con la biancheria addosso.
In costume la vedeva ogni giorno, ormai, ma vederla così, praticamente nuda, uscire, con la sua figura scura contro la luce della luna, dall'acqua nera e argentea, gli sembrò un film. Quel corpo slanciato e levigato, gocciolante che mostrava molto più del lecito gli fece salire il sangue al cervello.
All'improvviso capì cosa ci facesse lì, nascosto, ad osservarla. Perché l'avesse seguita.
Ogni cosa aveva di nuovo senso.
Andò a casa, senza girarsi indietro nemmeno una volta.
Si spogliò, si mise a letto, guardò fuori dalla finestra. La luna splendeva. Oscurava ogni altra stella che cercasse di emergere. Si stagliava prepotente sull'orizzonte del cielo. Non lasciava dubbi.
Non riuscì a dormire.
 
 
Prese la sua roba di corsa e tornò a casa. Non voleva problemi.
Si spogliò e si mise a letto, col lenzuolo addosso.
Si girò e rigirò, ma non riuscì a chiudere occhio.
C'era un solo posto al mondo dove, alle sei del mattino, potesse andare, per stare un po' tranquilla con se stessa e col mondo.
Alle sei e dieci era di nuovo in spiaggia. Il bagnasciuga era completamente sgombro, a quell'ora, ma non si espanse. Restò nel suo metro quadrato. Col le gambe strette al petto, ed il cervello in acqua.
 
Restò immobile per quasi un'ora, e dovette ammettere di sentirsi meglio.
Aveva lasciato un biglietto in cucina con scritto dove trovarla, per evitare un infarto a sua nonna, ma non si era fatta scrupoli: quello era l'unico posto dove si sentisse davvero a casa.
Con la coda dell'occhio vide una figura posare l'asciugamano acanto al suo e sedersi vicino a lei.
Aspettò che dicesse qualcosa.
«Ciao.»
Non rispose. Conosceva quella voce. Non sapeva come comportarsi.
«Come va?» finalmente una domanda diretta. Gliene propose un'altra.
«Tu?»
«Bene…»
Aspettò qualche secondo, e non sentendo ulteriori domande si diresse verso l'acqua.
Ora sapeva che stava bene. Era quello l'importante. Si era sbagliata. Non importava.
Giuseppe restò un po' a guardarla, poi la seguì. Era di schiena, come quando l'aveva vista la sera prima.
Il costume la copriva di più della biancheria, ma lasciava poco all'immaginazione.
Era vero. Ora stava bene.
«Saranno una decina di sere che ti seguo. Tutto okay?»
Non si voltò.
«Perché mi segui?»
Dal tono sembrava molto più un rimprovero che una domanda.
«Ti vedo strana» "O meglio, non riesco a capire chi tu sia"
«Strana? Sto bene»
«Sì, ma cos'hai?»
"Non riesco a dare un senso alla mia vita. Sto bene ma non riesco a sentirmi libera e felice, mi sento perennemente un pesce fuor d'acqua…"
«Ho i miei problemi. Come tutti»
Si girò, voleva vederlo in faccia, e si trovo con i suoi occhi a fissarle le pupille.
Si sentì sollevata. Non c'era un motivo razionale… finalmente qualcuno la stava guardando, stava cercando di capirla attraverso l'unico portale valido, per quello che la riguardava: gli occhi.
O forse non stava facendo niente di tutto quello e si era solo incantato un attimo.
«Cosa vedi?»
«Un cuore triste»
"Colpito e affondato. Elementare, Sherlock"
Lo vide allontanarsi, nuotando.
"Sembra così spensierato… chissà come fa… non so cosa darei per guardare qualcuno negli occhi così, con forza. Consapevole di ciò che voglio… chissà se ha trovato ciò che cercava"
Si allontanò, nuotando.
"Perché non riesco a dirle quello che provo? Perché?"
Si girò, deciso, e la vide lì, galleggiare in posizione morto… ci provò. Alla peggio non avrebbe sentito.
«Credo di amarti.»
Si alzò di scatto. L'aveva sentito eccome…
«Che stai dicendo?»
«Credo di essermi innamorato di te. Fin dall'anno scorso»
Rimase in silenzio, non sapendo cosa dire, sotto il suo sguardo, per più di un minuto.
«Non penso di essere pronta per una storia, al momento»
 
Fu solo un secondo. Si ritrovò due labbra calde sulle proprie. Si intersecarono perfettamente. Le diedero quasi la scossa, ma prima di un battito di ciglia, prima che potesse anche solo realizzare cosa stesse accadendo, lui era tornato ad aumentare la distanza, ancora ed ancora, fino ad arrivare ad un paio di metri.
«Ehi»
Si fermò.
«Perché l'hai fatto?»
«Non lo so. È quello che ho sentito in quel momento.»
«…cos'hai sentito?»
«Un forte desiderio di baciarti.»
«E cos'hai sentito quando l'hai fatto?»
«Sono stato bene. E lo rifarei ancora.»
Sembrò pensarci un attimo, ma troppo poco per fargliene accorgere.
«Quando?»
«Sempre.»
«…Adesso?»
Non ebbe risposta.
Sentì di nuovo quelle labbra così morbide a calde sulle sue, e stavolta ricambiò con calore.
Si sentì riempire il corpo di vita, energia, luce e gioia.
Non aveva mai provato una sensazione simile.
Adesso sapeva che "casa" si sarebbe spostata con lei. Non aveva più bisogno di vedere la sabbia e l'acqua per star bene. L'essenza del mare aveva pervaso i loro corpi, lei era l'acqua, lui la sabbia. Lei non poteva esistere senza poggiarsi su di lui. Lui per natura era predisposto a sostenerla.
Ora poteva ammetterlo. Lo amava.
Ora riusciva a dirlo. La amava.
 
Quando, dopo un'oretta, la spiaggia iniziò a popolarsi, li trovarono ancora lì, a ridere, giocare, e baciarsi, senza fine, sporchi di sabbia, bagnati fino alle punte dei capelli ed illuminati dal sole di quel nuovo, magico 2 settembre.
                                                                                                                                                                                           
 
 
                                                                                                                                                                                            The end.
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                                                                                                                                            [Ti amo]

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