Il silenzio più di mille parole

di RoxyDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Se voglio restare a Santa Monica devo trovare un lavoro. Questo pensiero la perseguitava oramai da giorni. Il visto turistico scadeva tra 6 settimane e se voleva presentarsi al rinnovo con il modulo blu per trasformare il visto turistico in un permesso di lavoro permanente doveva trovare un lavoro stabile e socialmente utile. Aveva provato in varie strutture mediche e paramediche e l’avrebbero assunta per le sue capacità ma non ottenne quei lavori a causa della sua poca familiarità con la lingua inglese.
Mia ha lasciato l’Italia con un sogno. Vivere in California. Mentre continua ad arrovellarsi il cervello su come trovare lavoro evidenzia degli annunci su una rivista specifica per la ricerca di lavoro. Sta frequentando un corso di inglese per stranieri, per imparare quanto più possibile la lingua, ma i suoi progressi sono limitati dal fatto che se non lavora non ha i soldi per partecipare alle lezioni, così tiene la tv accesa nella sua stanza in subaffitto cercando di comprendere i dialoghi e cercando su un dizionario le parole di cui non conosce il significato. Mangia una mela in attesa che la sua coinquilina cubana Maria liberi il bagno. Sentì bussare sullo stipite della porta.
-Mia hai trovato un lavoro?
-Forse… aspetto un paio di risposte, ma ti prometto che appena posso saldo l’affitto arretrato…
-Ma che ti importa di quello! Io voglio sapere se hai qualcosa di serio per le mani.
Mia guardava Maria mentre si asciugava i capelli con un asciugamano e si domandava come una ballerina in un night club potesse definire un “lavoro serio”.
-Che intendi? Perché?
Maria le sorrise e si mise a sedere sul suo letto
-Forse ho trovato un lavoro giusto per te.
Sentenziò compiaciuta.
-Lo sai che io non…
-No, no! Niente di ciò che pensi! Un lavoro serio ti dico… Ho lasciato il tuo nome ad un mio amico e ti aspetta domani mattina.
-Non sai quanto sarei felice ma lo sai, ho ancora grossi problemi nel parlare, come posso lavorare se non…
-Tu vacci e vedrai. In questo lavoro non serve saper parlare. Anzi non si parla proprio.
Mia si sentiva stranita da quelle poche notizie che le stava dando Maria, non sapeva cosa aspettarsi ma in fondo non aveva nulla da perdere. Un tentativo lo poteva fare.
-Se è un lavoro “serio” ci vado.
Maria scrisse l’indirizzo su un angolo del giornale con un nome affianco: Michael.
-Alle 9. E digli che ti ho dato io il suo nome… Potrebbe avere le idee un po’ confuse e non ricordare.
Mia annuì, la vide uscire dalla sua stanza ed entrare nella sua camera che stava di fronte alla sua porta ridendo ancora, probabilmente per il ricordo di Michael.
Visto l’appuntamento dell’indomani, decise di farsi una doccia veloce e si mise subito a letto. Poco dopo sentì Maria augurarle buona notte ed uscire svelta sui suoi tacchi sottili pronta per andare a lavorare.
 
 
La sveglia suonò puntuale ed il risveglio fu duro, dopo un’altra notte trascorsa a girarsi nel letto cercando il modo per trovare pace, ma niente. In nessun modo era riuscito a riposare ed ora un'altra giornata di lavoro lo aspettava. Si alzò e cercò di affrontare quel nuovo inizio con tutta la poca energia che possedeva.
Raggiunse la cucina e si servì una tazza di caffè bollente sperando che questa potesse fare il miracolo e farlo sentire “sveglio”, ma l’unico effetto che ebbe quel tepore fu di farlo incantare a guardare il panorama fuori dalla grandi finestre della sua suite.
-Ehy! Allora sei sveglio!
Jimmy era entrato nella stanza e si stava servendo del caffè mentre tra le mani teneva alcuni quotidiani.
-Fratello sto male, non so se riuscirò a lavorare oggi.
-Anche stanotte non hai chiuso occhio?
-Già…
Jimmy si mise a sedere su una sedia accanto alla sua, lo osservò mentre si stropicciava il viso e vide quegli occhi che raccontavano senza bisogno di parole quella stanchezza che lo stava consumando.
-Devi tornare in terapia.
-Lo strizzacervelli non è riuscito a fare un accidenti! Non ci torno…
-Ma lo sai che è l’unico modo per
-No. Argomento chiuso.
-Così non ti posso aiutare…
-Trova un’altra soluzione. Dannazione! …Scusa Jim, non è colpa tua.
Jimmy si alzò dalla sedia senza aggiungere altro ed uscì dalla camera. Doveva trovare la soluzione a quel problema o sapeva bene quale poteva essere il rischio. Robert poteva ricadere nei vecchi vizi. Da quando il suo matrimonio con Susan era finito, Robert era sempre stanco, riposava male e non voleva farsi aiutare da nessuno. La sua quotidianità era totalmente stravolta e nemmeno il lavoro riusciva ad impegnarlo ed ora toccava a lui trovare la soluzione. Come prima cosa decise di scendere e parlare con il direttore della produzione e con il regista. Robert aveva bisogno di una pausa dalle riprese per tornare a casa e riposare un po’.
 
 
Si fece una doccia e si vestì in modo casual per quell’incontro. Non aveva idea di che tipo di lavoro si trattasse ma se Maria pensava potesse essere il posto giusto doveva presentarsi e fare almeno un tentativo per avere quel lavoro. Prese l’autobus per raggiungere quell’indirizzo che si trovava sul confine tra Santa Monica e Venice Beach. L’autista le fece cenno che quella era la fermata più vicina all’indirizzo che doveva raggiungere, lo ringraziò e scese. Camminò per qualche minuto seguendo l’incrementarsi dei numeri civici finché non raggiunse una siepe alta un paio di metri che delimitava il cortile di una struttura su un piano solo ma molto grande che dalla portineria sulla strada vedeva in lontananza in fondo ad un ampio giardino. Non appena fece il nome di Mr. Michael l’uomo al cancello la fece passare. Entrò nella proprietà e camminò guardandosi attorno fino a raggiungere le grandi porte a vetri che si aprirono appena fu vicina.
Entrò, si chiusero le porte dietro di lei e notò subito il silenzio assordante che regnava in quel luogo. Si avvicinò alla donna che vestita di bianco stava in piedi dietro ad un bancone e le venne istintivo parlare sottovoce.
-Salve come posso aiutarla?
-Buongiorno, ho un appuntamento con Mr. Michael.
-Attenda, lo chiamo subito.
La vide digitare su una tastiera sul bancone ed attendere
-Mr. Michael la prega di attenderlo. La riceverà tra poco.
-Grazie.
Si avvicinò alla parete laterale dove c’erano delle poltroncine in pelle bianche e si mise a sedere.
Vide entrare due uomini, li sentì parlare fino al momento in cui entrarono dalla porta, poi si ammutolirono avvicinandosi al bancone, lo trovò molto strano. Una volta giunti al bancone salutarono la donna, lei ricambiò e porse loro dei piccoli sacchetti di plastica trasparenti dove erano segnati dei numeri. Riposero all’interno i loro cercapersone e cellulari. Non appena consegnarono quelle buste alla donna una porta si aprì nel muro affianco al bancone e ne uscirono due ragazze anche loro vestite di bianco, ritirarono una scheda dalla collega al bancone e senza dire nulla si affiancarono ognuna ad uno dei due uomini e rientrarono nella piccola porta da cui erano uscite. Per un istante restò impassibile a ciò che aveva appena visto, poi venne colta da un improvvisa rivelazione. Iniziò a pensare che quel luogo fosse una sorta di casa di appuntamenti. La cosa non le piacque ma poi pensò che Maria lavorava in un night club, quell’uomo poteva proporle davvero un lavoro rispettabile?
Si alzò decisa ad andarsene, aveva visto fin troppo. Quando sentì la porta riaprirsi, vide un uomo sulla quarantina, vestito elegante che si avvicinò alla donna e sottovoce le chiese qualcosa che non riuscì a cogliere, poi lo vide guardare nella sua direzione e sorridere mentre avanzava nella sua direzione. Ora non poteva più andarsene ma non era un problema, lo avrebbe ascoltato e alla fine avrebbe ringraziato per l’offerta e se ne sarebbe andata.
-Lei deve essere Mia. Maria mi ha parlato tanto di lei. Io sono Michael. Venga, facciamo quattro passi in giardino così le spiego di che si tratta.
Mia lasciò la sua mano e lo seguì all’esterno dell’edificio.
-Maria mi ha detto che ha bisogno di un posto di lavoro per rinnovare il suo permesso di soggiorno il mese prossimo… Io non assumo mai persone che non conosco ma, conosco Maria dai tempi della scuola e so che non si prenderebbe tanta premura per nessuno se non ne valesse la pena.
-Maria è una persona molto buona ed è come una sorella per me.
-Veniamo al dunque. Qui si fanno turni di 8-12 ore a seconda delle esigenze dei clienti che vengono affidati.
-Mi scusi Michael penso di non aver chiaro che tipo di lavoro dovrei fare in questa struttura.
-3S. Silenzio, Sonno, Sicurezza.
-Come scusi?
-Mi spiego meglio. La nostra è una struttura di aiuto per i problemi legati allo stress e in alcuni casi alle dipendenze. Forniamo ai clienti un luogo sicuro in cui possano riposare. In cui non ci siano contatti con l’esterno. In cui si possano sentire al sicuro e riescano così a riposare o che in alcuni casi possano trovare un luogo sicuro dove non gli è possibile cadere nella tentazione di ricorrere a “sostanze” illegali per risolvere i loro problemi. Non ha idea di quante persone soffrano di questi disturbi in questa città.
-Effettivamente non sapevo proprio che si potesse soffrire di queste difficoltà.
-Ad ogni ragazza vengono affidati alcuni clienti, è importante che il cliente abbia sempre la stessa ragazza di riferimento, si instaura così un rapporto di fiducia. In alcuni casi si fornisce al cliente il necessario perché possa riposare e lo si lascia solo nella stanza, in altri casi è necessario che si resti nella stanza seduti ad osservarli perché temono che qualcosa possa capitare loro durante il sonno. Se pensa di poter dare la sua disponibilità può iniziare anche da domani.
-Non so se Maria glie lo ha detto ma, io non parlo molto bene la vostra lingua.
Michael sorrise
-Meglio. Le verrà meno voglia di conversare con loro. Qui il silenzio e la professionalità sono le uniche doti richieste.
Mia ricambiò il sorriso.
-Lo stipendio è ovviamente a seconda delle ore che vengono fatte ma mediamente si aggira attorno ai quattrocento dollari alla settimana, tasse incluse.
Sentendo quell’importo Mia pensò che doveva assolutamente dare un’opportunità a quel lavoro. Doveva a Maria 100 dollari per ogni settimana in cui aveva vissuto nell’appartamento, con un solo mese di lavoro poteva saldare i suoi debiti e le sarebbe rimasto ancora qualcosa per vivere.
-Accetto.
Sorrise e stringendo la sua mano lo ringraziò più volte.
-Venga, andiamo da Katrin, le darà un badge e qualche uniforme, poi le farà firmare un paio di moduli. Benvenuta nella nostra grande famiglia.
Rientrarono nell’edificio e scoprì che Katrin era la donna al bancone. Dopo poco ne uscì con un manuale da leggere, le divise e un badge nella borsa.
 
 
-Robert vieni, i bagagli sono pronti. Possiamo andare.
Alzò gli occhi e vide Jimmy che lo attendeva sulla porta, si infilò le scarpe senza allacciarle prese un cappello con la visiera e dei grandi occhiali da sole scuri. Non voleva che nessuno lo vedesse in quello stato.
-A che ora è il volo?
-Il nostro volo partirà non appena saremo in aeroporto. Viaggiamo con un jet privato.
Robert si rasserenò, sapere che non doveva affrontare i fans che si sarebbero accalcati attorno agli arrivi lo fece sentire meglio. Ogni piccolo stress lo metteva sotto pressione e forse, proprio per questo motivo Jimmy aveva optato per quella soluzione.
-Tra qualche ora saremo a Los Angeles.
Robert annuì anche se non era sicuro che rientrare a casa gli avrebbe permesso di riprendersi da quel momento di stanchezza. Avrebbe passato un'altra notte senza chiudere occhio, ma per lo meno sarebbe stato a casa sua, nel suo letto.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi con la respirazione durante tutto il volo. Giunti a casa trovò confortante trovarsi in quell’ambiente e si rilassò. Jimmy lasciò i suoi bagagli in camera sua e preparò la cena per entrambi, avrebbe fatto rientrare l’indomani i domestici. Robert mangiò senza appetito ed andò nella sua camera sperando di poter iniziare a recuperare. Si concesse un lungo bagno caldo sperando che anche quello lo aiutasse infine si buttò sul letto.
 
 
Maria in accappatoio sedeva sul divano bevendo del caffè, non appena la vide rientrare con una scatola di ciambelle in mano e un grande sorriso sul viso capì.
-Dobbiamo festeggiare! Ho avuto il lavoro!
-Te l’avevo detto io!!! Michael è una persona fantastica!
Trascorse la giornata a leggere quel manuale per non arrivare impreparata l’indomani mattina. Aveva una grande opportunità e non voleva sprecarla.
La settimana trascorse senza difficoltà, aveva capito come funzionava la routine di quelle persone che le erano state affidate. Aveva fatto amicizia con le sue colleghe che le diedero delle dritte su come capire i clienti. Oramai si sentiva a suo agio ad accogliere quegli uomini e donne con la precisa intenzione di dar loro conforto dalle loro difficoltà. Aveva avuto modo di scoprire che molte celebrità erano clienti fissi di quella struttura. Forse a causa delle loro vite piene di stress, ma per lei non fu un problema trattarle come fossero perfetti estranei. Erano lì per trovare la pace non certo per essere infastiditi da qualche fan scatenato.
Mia vide lampeggiare il suo cercapersone. Michael la voleva nel suo ufficio. Aveva appena riaccompagnato il suo ultimo cliente all’uscita e quindi lo raggiunse in fretta.
Una volta chiusa la porta del suo ufficio Mia si trovò nel grande ufficio in cui di fronte a Michael sedeva un uomo. Normalmente sarebbe entrata e avrebbe salutato Michael, ma vedendo che non era solo rimase vicino alla porta in silenzio, come era solita fare in presenza di clienti.
-Ah Mia, vieni. Ti presento il tuo nuovo cliente. Mr. Downey, lei è Mia si occuperà di lei ogni qual volta abbia bisogno di qualcosa.
Mia si avvicinò e sorrise stringendo la sua mano abbassò poi lo sguardo in segno di saluto.
Robert la guardò mentre stringeva la sua mano sorridendo appena.
-Ciao Mia. E’ un piacere conoscerti.
-Si ricordi Mr. Downey che Mia, come tutto il personale si attiene alle regole della struttura a cui dovrà attenersi anche lei. Dovrà lasciare telefoni e cercapersone all’ingresso, e da lì proseguire in silenzio fino a che non si troverà nella sua stanza. Per non arrecare disturbo agli altri clienti. Solo una volta all’interno potrà parlare con Mia per chiederle ciò che le serve, ma lei non le risponderà. Non è una forma di scortesia, ma venite qui per lasciare fuori tutto. Compresi i rapporti interpersonali. Vedrà che si troverà bene e si sentirà subito meglio.
-Cercherò di tenerlo a mente, ma sa io sono un chiacchierone…
Michael sorrise e poco dopo Robert si congedò da loro uscendo dall’ufficio.
Michael si lasciò cadere sulla poltrona una volta rientrato in ufficio dopo averlo accompagnato alla porta e sbuffò un po’ stanco.
-Ecco un altro riccone con un sacco di problemi!
-Di che si tratta?
-Niente di grave, non dorme da quel che ho capito soffre di una forma di insonnia grave e non riesce a lavorare e vivere normalmente. Temono possa riprendere con i vecchi “vizi” per sopportare i ritmi della vita lavorativa che deve condurre.
-Non capirò mai come sia possibile che più sono ricchi e più hanno problemi!
Michael sorrise e le diede la scheda del cliente
-Dobbiamo dare il massimo con questo cliente, ha un sacco di amicizie capisci? Se si troverà bene da noi ci consiglierà ad altri. Quindi quando chiama cerca di essere disponibile. All’inizio può essere che si presenti qui ad orari strani ma poi quando inizierà a riposare le cose si assesteranno.
-Un po’ come per gli altri clienti…
-Esatto. Ma per il primo periodo Katy dirotterà su Amber e Sasha i tuoi clienti. Non c’è altro, ora va a casa e tieni sott’occhio il cercapersone se ti chiama Katy prendi un taxi, te lo rimborso io Ok?
-Ok. Se non chiama ci vediamo domani mattina?
-Chiamerà... Dai retta a me, va a casa e riposa.
-Ok. Buona giornata.
Quando uscì, salutò Katy e si avviò verso l’uscita a passi svelti per raggiungere Jo che terminava il turno in guardiola a quell’ora, così poteva avere compagnia durante il viaggio di ritorno verso casa sapendo che nessuno l’avrebbe importunata con quell’omone affianco.
 
 
Robert attendeva che il semaforo all’incrocio diventasse verde per poter partire e tornare a casa con Jimmy che sedeva accanto a lui. Vide quella donna dai capelli biondi chiari ramati e gli occhi verdi sciogliersi la coda in cui teneva raccolti i capelli che poco prima aveva visto nell’ufficio del direttore dell’S3. Chiacchierando si stava fermando a qualche metro da loro davanti alla pensilina del bus con quell’uomo che aveva visto uscire dalla guardiola per farli entrare nel parcheggio della struttura. Erano amici o era il suo fidanzato? La faceva ridere e per l’imbarazzo lei lo aveva colpito piano sulla spalla. Continuò a fissarla finché la vide guardarlo e sorridere mentre le auto in coda iniziavano a suonare perché non stava procedendo nonostante il semaforo fosse già diventato verde. Distolse lo sguardo sorridendo e partì velocemente.
-Ecco cosa ti ci vorrebbe per farti una bella dormita!
Robert guardò Jimmy senza capire a cosa si stava riferendo ed il suo sguardo smarrito aveva fatto intuire a Jim che la sua battuta non era stata capita. Lui fece cenno con la mano all’indietro
-Un paio d’ore con quel peperoncino dagli occhi verdi… e sono sicuro che riusciresti a prendere sonno come un angioletto.
-Ma come ti viene in mente una cosa del genere!
-Ehy! sei tu che non le toglievi gli occhi di dosso al semaforo non io!
-Perché mi ricordava… una compagna di scuola…
-In ogni caso resto dell’idea che potrebbe farti tornare il sonno… dopo un po’… forse… una così il sonno te lo fa perdere! Anzi, fa inversione e torniamo indietro… Io ho la serata libera!
Rise forte e Robert dopo un primo momento di sbigottimento inizio a ridere con lui proseguendo a guidare verso casa.
 
 
-Stasera vieni con noi al bowling?
-Stasera non posso, sono reperibile ed è meglio che vada a letto presto, ho un nuovo cliente.
-Lizzy sarà delusa, ma ti conviene non disdire per sabato o ti verrà a cercare! Lo sai, è la sua festa di compleanno e ci tiene che ci siamo tutti…
-Dille pure che ho già comprato il regalo e non mancherò sabato!
Scese dal bus salutando Jo che proseguiva il suo viaggio ed entrò nel ristorante cinese sotto casa, ordinò la cena ed attese sfogliando i giornali. Uno di quelli sul bancone raccontava del nuovo flirt della ex Mrs. Downey, guardò le immagini e in una piccola immagine c’era la foto di Robert con l’espressione tesa che cercava di non farsi fotografare. “Ecco perché non dorme” pensò, poi la sua attenzione venne richiamata dalla cameriera che le porgeva il suo sacchetto da asporto. A casa si fece una doccia e cenò buttandosi sul letto a guardare la televisione col suo fido dizionario affianco anche se ora lo sfogliava un po’ meno.
 
 
Una lunga corsa sulla spiaggia ed una nuotata in piscina ebbero l’effetto desiderato. Jimmy passò in camera di Robert e spense la televisione mentre lui sdraiato in obliquo sul suo letto dormiva. Fu felice di non trovarlo seduto a leggere. Socchiuse piano la porta ed andò a dormire.
 
 
Aprì gli occhi con molta fatica, l’orologio digitale proiettava l’orario sulla parete. Le tre. Si stropicciò gli occhi cercando di riuscire a tenerli aperti. Prese il cercapersone dal comodino che lampeggiava. Il messaggio indicava una chiamata. Prese il telefono e compose il numero.
-Dimmi Kat
-Downey ha chiamato. Sarà qui tra mezzora. Ti ho chiamato un taxi, tra una decina di minuti sarà sotto casa tua. Ti serve altro?
-Solo un barile di caffè. Arrivo.
Prese una divisa dall’armadio la ripose nella custodia ed indossò una felpa sopra alla canottiera con cui aveva dormito, dei pantaloni della tuta e un paio di scarpe da ginnastica. Si legò i capelli e scese le scale. Il taxi era fermo davanti al suo portone e dopo pochi minuti la lasciò all’entrata laterale riservata al personale. Il badge fece aprire la porta elettronica, dopo aver pagato il taxi entrò negli spogliatoi. Si lavò il viso ed indossò la divisa. Si specchiò e controllò che tutto fosse in ordine. Passò nella sala ristoro dove ringraziò che il caffè fosse pronto e ne bevve una tazza. Stava per versarsene una seconda quando il cercapersone emise un leggerissimo bip e vibrò indicando che era richiesta nella hall. Era arrivato. Tolse la suoneria e si avviò verso il suo nuovo cliente.
Lo vide appena uscì dalla porta, Katy le passò la scheda che era posata sugli effetti di quell’uomo. Cellulare, chiavi dell’auto, un lettore mp3. Lui era seduto su una poltroncina con la testa china, i gomiti appoggiati sulle sue ginocchia e lo sguardo perso nel vuoto. Mia camminò fino a raggiungerlo e si fermò in piedi di fronte ai suoi piedi, fu allora che Robert alzò lo sguardo e la vide accennare ad un sorriso.
-Ciao… Tu sei Mia vero? …Scusa non sarei mai dovuto piombare qui nel cuore della notte, ti hanno tirato giù dal letto per colpa mia… forse è meglio che vada, non è stata una buona idea venire qui ma non sapevo più che fare e la mia attenzione si stava focalizzando sull’entrare nel primo bar aperto...e…
Come era solita fare con tutti i clienti disorientati cercò di farlo tranquillizzare.
-Mr. Downey è nel posto giusto. Ora mi segua, l’accompagno nella sua stanza. Le chiedo la cortesia di non parlare lungo i corridoi perché potremmo arrecare disturbo a qualche ospite che sta riposando.
-Beati loro… Ops… promesso non parlo più.
Sì alzò e la seguì lungo quei corridoio poco illuminati, quel luogo forse non gli avrebbe dato le ore di sonno che desiderava, ma per questa notte pensò che lo stesse salvando da una ricaduta in quel mondo che non voleva più rivedere.
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Mia si fermò davanti ad una porta e strisciando il badge, si aprì. Le luci si accesero e lei le regolò in un’intensità soffusa, Robert entrò nella stanza e Mia chiuse la porta alle sue spalle.
Si sentiva in imbarazzo trovandosi in quella stanza con quella donna che non conosceva e come sempre l’istinto prese il sopravvento.
-Questa stanza è… sarà la mia stanza?
-Sì Mr. Downey.
Mentre controllava cosa ci fosse nella stanza vide che sul letto era sistemato un pigiama maschile ed un paio di ciabatte. Affianco al letto c’erano asciugamani e dietro ad una parete in vetro opaco una vasca da bagno, mentre all’interno di un'altra piccola stanza c’erano doccia ed i sanitari.
L’ambiente era confortevole, anche se gli ricordava le stanze degli hotel di lusso. Aprì il frigorifero e vi trovò ogni tipo di bevanda escluse quelle a base alcolica e caffeina.
-Avete pensato proprio a tutto…
Sì Mr. Downey.
-Bhè… ora che faccio? in cosa consiste la vostra magia?
Mia si trattenne, avrebbe riso a quella domanda in un altro contesto ma cercò di essere professionale quanto più poteva parlando lentamente per mascherare la sua scarsa padronanza della lingua.
-Ora lei deve solo rilassarsi, si metta comodo, prenda confidenza con l’ambiente come meglio crede e se ha bisogno di qualcosa deve solo premere quel bottone sul comodino. Io sono qui fuori per qualsiasi cosa abbia bisogno. Buon riposo.
Mia evitò di lasciargli altro tempo, era certa che si sarebbe rimesso a parlare così aprì la porta con il badge e una volta uscita la porta si richiuse automaticamente.
“Perfetto, sono in una prigione! Lussuosa, ma è pur sempre una gabbia…” Robert iniziò a prendere confidenza con l’ambiente, prese una bottiglia d’acqua dal frigobar e ne bevve un sorso, poi si tolse le scarpe ed iniziò a camminare scalzo su quella moquette alta e morbida. Solo allora si rese conto che la stanza non aveva nessuna finestra. L’aria condizionata e il riscaldamento erano regolabili attraverso un pannello computerizzato vicino alla porta d’entrata.
Decise di mettersi il pigiama tanto per fare qualcosa visto che non aveva nemmeno un po’ di sonno nonostante si sentisse stanchissimo. Si sdraiò su quel grande letto, si girò e rigirò più volte, non riusciva a trovare una posizione che gli conciliasse il sonno. Provò a chiudere gli occhi, ma anche così proprio non ci riusciva e più passava il tempo e più si sentiva oppresso da tutto, anche da se stesso. Cercò un orologio invano, in quella stanza oltre al silenzio assoluto, il tempo non poteva essere quantificato in nessun modo.
Infine si mise a sedere e dopo aver fissato quel bottone per un istante che gli parve eterno decise di premerlo.
Non appena lo premette la luce che indicava la porta chiusa cambiò colore e la serratura scattò. Mia entrò nella stanza e non disse nulla finché la porta non si chiuse completamente alle sue spalle
-Ha bisogno di qualcosa Mr. Downey?
-Non riesco a capire quanto tempo sia passato…
Mia sorrise
-Se non sa quanto tempo passa all’interno della stanza riposerà più serenamente. Per questo non sono presenti orologi o altri apparecchi che possano indicare l’orario. All’inizio è un po’ difficile ma vedrà che poi quest’ambiente l’aiuterà.
-Ma mi sento soffocare, non so cosa fare… Mi sembra di essere al manicomio!
-Deve rilassarsi. Il resto verrà da se.
Mia si avvicinò alla porta e come le era già capitato capì al volo che questo cliente sarebbe stato un problema. Già una volta le era capitato di avere un cliente così. Quelli come lui erano faticosi da gestire, ma ce l’avrebbe fatta.
-Ma qui sono tutti così come me? Intendo con gli stessi problemi?
-Mr. Downey le devo ricordare che non posso parlare con lei se non strettamente necessario a soddisfare le sue esigenze durante il suo soggiorno.
-Ha ragione mi scusi ma… Scusi. Sto ricominciando.
Si zittì da solo per qualche istante, Mia sperò che fosse la volta buona, abbassò ancora un po’ le luci sperando che potesse aiutarlo a capire che doveva provare a dormire. Strisciò il badge sul pannello della porta ed aspettò che questo sbloccasse la serratura prima di dare il comando di apertura.
-Mia… se prometto di stare in silenzio può restare qui?
Strisciò di nuovo il badge e la serratura della porta si richiuse. Mia annuì e si mise a sedere su una poltroncina che stava vicino alla porta di fianco al letto.
-Grazie! Tu non sei di Los Angeles vero?
Mia lo guardò nella penombra e non rispose. “È come il cliente della stanza 3002” Robert era un logorroico e se avesse risposto avrebbe iniziato a fare altre mille domande. Si mise un dito di fronte alle labbra sperando che capisse
-Non puoi rispondere… giusto… devo stare zitto.
Si sdraiò sul fianco girato verso di lei così da poter continuare a guardarla. Nonostante a causa sua si fosse svegliata alle 3 di mattina il suo viso appariva sereno e riposato. Un leggero sorriso era come stampato sulle sue labbra e seduta immobile su quella poltrona lo guardava. I suoi occhi per quel poco che poteva vedere erano esattamente come se li ricordava dal giorno prima al semaforo. Avrebbe voluto chiedergli chi era quell’uomo che era alla fermata con lei ma poi come avrebbe potuto giustificare una curiosità del genere?
-Non sapevo nemmeno esistesse un posto come questo. Se Jimmy non me ne avesse parlato non sarei qui. …Jimmy è il mio assistente, un amico per la verità, mi è stato vicino sempre anche nei momenti più bui.
E dire che dovrei essere a New York per girare un film… sei mai stata a NYC? Io ci sono nato, è la città più bella secondo me. Forse dico così perché ci sono nato e cresciuto, ma se non ci sei andata, dovresti… Credimi.
Non ti dà fastidio vero che io ti dia del tu? Anzi dovresti anche tu. Dovresti se solo parlassi.
“Logorroico 3002. Forse sono parenti… Ma come è possibile che capitino tutti a me quelli complicati? Inizio a pensare che Michael me li affibbi di proposito per vedere come me la cavo… certo questo mi fa troppo ridere, continua a parlare come se stessimo conversando e se continua così non si addormenterà nemmeno cinque minuti… sarà una luuunga giornata”
-Ma davvero non mi farete uscire da qui se prima non dormo? Scusa se rido, ma tu come fai a stare lì seduta per tutto il tempo? Se ti fa sentire meglio puoi alzarti e camminare, non mi darebbe fastidio.
La settimana prossima devo anche andare in tv e con questa faccia nemmeno il truccatore migliore potrà farmi apparire fresco e riposato… Forse dovrei andare in spiaggia a camminare, ho letto che aiuta a migliorare l’aspetto della pelle.
 
Le ore trascorsero mentre Robert continuava con il suo monologo che Mia ascoltava silenziosa. Le raccontò delle riprese di quel film, che voleva andarsene in vacanza lontano da tutto ma era troppo stanco anche per fare quello, che ultimamente non aveva più una vita sociale. Solo una cosa le risultava difficile, sostenere lo sguardo di quell’ospite. Lui non guardava, lui osservava e notava ogni battito di ciglio finché per un istante Robert smise di parlare, stava con lo sguardo fisso su di lei, ma forse dormiva. Le veniva da ridere ma con tutta se stessa si trattenne pensando che se avesse riso avrebbe ripreso a parlare e non voleva. Aveva bisogno di riposare. La sua voce leggermente roca per l’ora e per la stanchezza era calda e piacevole da ascoltare ma lui era lì per riposare. Ne aveva bisogno. Continuò ad osservarlo e vide che piano piano i suoi occhi si chiusero e il suo respiro si fece più regolare. Attese un po’, poi si sfilò le scarpe per non fare alcun rumore e camminò piano sulla moquette fino a raggiungere il letto. Prese una coperta leggera dal fondo del letto e facendo molta attenzione lo coprì fino alle spalle soffermandosi un istante a guardarlo da vicino. Aveva ragione quei segni sotto ai suoi occhi erano quasi violacei, duri da nascondere, ma ora stava riposando e forse la situazione al suo risveglio sarebbe stata migliore. Si rimise seduta sulla poltrona di fronte a Robert e prese il cercapersone, premendo il tasto di accensione vide che mancavano pochi minuti alle 7. Aveva più che mai bisogno di un caffè ma sapeva che il badge avrebbe fatto scattare la serratura e in quel silenzio assoluto avrebbe rischiato di svegliarlo. Restò immobile ad osservarlo e ora si era convinta di conoscere ogni piccola ruga di quel viso. Quando la sua mente iniziò a deviare incominciando a pensare al corpo scolpito che intravedeva attraverso quella coperta si alzò ed andò in bagno. Socchiuse la porta e si sciacquò il viso. Quell’acqua fresca l’aiutò a riprendere lucidità. Quando ricontrollò il cercapersone erano le due. Era sveglia da quasi dodici ore e questo turno pareva non finire mai. Quando non le era chiesto di restare in stanza con il cliente poteva guardare la tv nella sala ristoro con gli auricolari, mangiare qualcosa, leggere, insomma il tempo trascorreva ma chiusa in quella stanza iniziava a sperare che Robert si svegliasse e ricominciasse a parlare.
Poco dopo lo vide aprire gli occhi, così come li aveva chiusi, restò in silenzio per un lungo momento mentre la guardava. Poi quasi d’improvviso le sue labbra si aprirono in un grande sorriso e anche Mia sorrise. Era sempre bello vedere gli ospiti in preda a quella felicità.
-Ciao…
-Buongiorno Mr. Downey. Come ha riposato?
-…Come… come un bambino…
-Vado a prenderle la colazione, quando è pronto non ha che da suonare.
-Ok. Grazie… Mia… ma, non ci davamo del tu?
Lei rise piano prima di uscire e lo lasciò mentre si stirava su quel letto felice di quel riposo inaspettato.
Mia tirò un sospiro di sollievo non appena la porta si chiuse alle sue spalle e raggiunse il punto di ristoro del personale per una tazza di caffè. Lì seduto insieme ad alcune colleghe c’era Michael che non appena la vide entrare le sorrise, evidentemente già sapeva della prima chiamata di Downey, o forse il suo viso gli stava raccontando la sua giornata lavorativa. Prese il caffè e si mise a sedere con loro
-Allora come è andata?
-Non hai idea di quanto parli quell’uomo…
Michael rise
-Siamo pagati anche per ascoltarlo se gli dà conforto! Ha dormito?
-Uhmm… sì alla fine è crollato verso le sette e si è svegliato poco fa…
-Bene! Ottimo lavoro!
-Oh, ma io non ho fatto niente...
-Hai fatto il tuo lavoro! Ora appena esce vai a casa a dormire.
-Ok. Ecco, mi sta chiamando, sarà pronto per la colazione. Meglio che vada.
Lasciò la tazza sul tavolo e recuperò al bancone il vassoio con il numero della stanza di Downey, ringraziò il ragazzo della cucina e si avviò con affianco Michael che evidentemente tornava in ufficio
Prima di entrare nella zona del “silenzio” Michael le ricordò che Downey per lui era un cliente speciale, quindi se le era possibile doveva provare a far conoscere tutti i servizi della struttura. Mia annuì e si infilò nel corridoio silenzioso che portava alle camere. Robert attendeva.
Quando entrò nella stanza lo vide seduto ai piedi del letto avvolto nell’accappatoio della stanza, aveva i capelli ancora bagnati e con un telo se li stava asciugando. Le sorrise mentre lei, vedendolo ancora così abbassò lo sguardo imbarazzata. Robert lo notò e si precipitò in bagno a vestirsi. Mia posò il vassoio con la colazione sul tavolino che stava nell’angolo della stanza. Lui rientrò nella stanza mentre continuava a tamponare i capelli ora vestito.
-Ti spiace posarlo sul letto?
-Come desidera Mr. Downey.
Mia posò il vassoio in fondo al letto e Robert si mise a sedere li affianco poi la guardò senza dire nulla
-Le serve altro Mr. Downey?
-Sì almeno due o tre cose… La prima è che ti metta seduta qui, l’altra che tu faccia colazione con me e l’ultima che tu la smetta di darmi del lei!
Mia sorrise
-Credo non sia proprio possibile.
-Cosa? Quale delle tre cose non puoi fare per me?
-Tutte, mi spiace.
-Sei troppo formale, Michael mi ha promesso un ambiente accogliente e informale. Dovrò discuterne con lui!
Mia sorrise e si mise a sedere sul letto di fronte a Robert mentre lui soddisfatto sollevava il coperchio del vassoio che si trovava tra loro
-Oh guarda! La mia colazione preferita… Ma allora stanotte mi ascoltavi quando straparlavo.
-La scheda…
-Come scusa?
-E’ scritto sulla scheda cosa preferisce mangiare a colazione.
-Vero… l’avevo dimenticato… comunque grazie! Grazie a te sono riuscito a riposare un po’.
-Ha fatto tutto da se, le assicuro che non è merito mio.
-Vorresti dirmi che sto spendendo male il mio denaro? Uhmm…
-No, non intendo dire questo…
Robert sorrideva e le stava passando un bastoncino di carota e Mia l’accettò per evitare che restasse con quel braccio a mezz’aria in attesa che lei l’accettasse.
-Che altro fate qui di “inutile”?
-Abbiamo una piscina termale…
-Interessante…potrei provarla. E che altro?
-Una sala massaggi.
-E li fai tu?
Chiese con fare ammiccante
Mia rise scuotendo la testa
-Ah allora non mi interessano!
Mia arrossì lievemente e sapeva che il suo incarnato di certo l’avrebbe tradita. Era un adulatore nato. Riusciva ad essere signorile anche con affermazioni che dette da altri le avrebbe considerate volgari.
-Dovrebbe provare le terme.
Robert la osservò per un istante sostenendo il suo sguardo prima di risponderle
-Se mi accompagni forse potrei.
Non appena pronunciò quella frase si morse la lingua, ma che gli stava succedendo? Stava flirtando senza ritegno con quella donna come forse non aveva fatto mai in vita sua e probabilmente aveva già oltrepassato il limite parecchie battute fa. Cercò di rimediare
-Perdonami, non voglio metterti in imbarazzo. E’ evidente che l’euforia per aver dormito qualche ora mi sta dando alla testa e straparlo. Ma ti assicuro che non sono una persona molesta.
-Non si preoccupi. Ora la lascio finire di fare colazione. Quando è pronto per uscire mi chiami.
Mia sorrise ed uscì dalla stanza mentre Robert continuava a guardarla con quello sguardo che tradiva completamente la dichiarazione appena fatta.
Mia preparò le sue cose, non vedeva l’ora di tornarsene a casa a dormire. Non appena Robert la chiamò si precipitò alla sua porta per accompagnarlo all’uscita. Stranamente notò che si stava attendendo alle regole di non parlare nel corridoio ed una volta usciti nella hall lei fece un cenno e lui raggiunse il bancone dove mentre ritirava i suoi effetti venne raggiunto da Michael che gli chiese come era andata quella prima notte.
Mia rientrò senza attendere oltre e si cambiò in fretta nello spogliatoio uscendo poi dalla porta laterale. Si mise gli auricolari con la sua musica preferita e gli occhiali da sole. Attraversò il giardino e raggiunse la guardiola all’entrata dove salutò i colleghi di turno e si avviò lentamente verso la fermata dell’autobus. Si appoggiò al muretto e sbadigliò vistosamente mentre attendeva l’arrivo del suo autobus. Il ruggire del motore di un auto sportiva richiamò la sua attenzione, Robert fermo con la sua auto dietro ad un auto attendeva che il semaforo desse loro il via libera, sorrideva e mentre ripartiva sollevò la mano dal volante facendo un gesto di saluto e con le labbra mimò “buona notte” mentre le passava accanto sorridendo.
Mia sorrise.
Solo dopo essersi fatta la doccia e buttata sul letto ripensò a quella scena ed allo sbadiglio di poco prima e a quegli occhi dolci che le auguravano buona notte. “Chissà quando lo rivedrò”
Robert parcheggiò l’auto in garage e trovò Jimmy in sala da pranzo che faceva colazione e lo guardò stranito
-Dove sei stato? Sei uscito presto stamattina…
Robert si mise a sedere vicino a lui mentre addentava una mela
-Sì presto… circa le tre per la precisione…
-E dove sei andato? Che hai fatto?
-Puoi stare tranquillo, sono andato da Michael al centro di recupero del sonno. E non chiedermi come, ma ho dormito. Non so per quanto tempo, ma ho riposato!
-Bene! Questa notizia mi rende felice! Dobbiamo festeggiare! Che ti va di fare?
-Quello che vuoi…
Appoggiò la schiena sullo schienale di quella poltroncina e restò per un attimo così con lo sguardo perso nel vuoto, c’era una sola cosa che avrebbe voluto fare in quel momento, ma doveva lasciarla dormire. Sorrise mentre si alzava ed andava a cambiarsi.




Note: Ecco qui il secondo capitolo. Aspetto vostre recensioni o messaggi per sapere che ne pensate. Buona lettura. 

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Capitolo 3
*** 3 ***


-Mia! Quell’affare sta bippando da un quarto d’ora!
-Oh! Cavolo! Perché non mi hai chiamata prima!
-Pensavo l’avessi sentito, hai anche parlato!
-Ok scusami Maria! Eh che sono un po’ stressata…
Prese il telefono e compose il numero della segreteria contemporaneamente sentì una macchina suonare il clacson sotto alle sue finestre. Porse il telefono a Maria che la guardava senza capire cosa stava succedendo, si infilò un paio di jeans, una camicia bianca e recuperò la borsa in un lampo mentre infilava le scarpe da ginnastica.
-Quando risponde Katy dille che sono già partita.
Non attese nemmeno la risposta di Maria, scese le scale di corsa e salì sul taxi.
Si guardò riflessa nel vetro del finestrino, i capelli erano più o meno a posto, mentre il viso faceva mostra senza ritegno delle poche ore di sonno.
-Che ore sono mi scusi?
-Quasi le otto. È in ritardo per un appuntamento?
-In un certo senso…
Cercò nella borsa il badge ma non lo trovò e in un flash si ricordò di averlo lasciato appeso alla divisa nella custodia che aveva lasciato a casa.
In quelle ultime settimana aveva perso più ore di sonno lei che tutte le sue colleghe. Robert si presentava agli orari più assurdi in preda a vere e proprie crisi di nervi. Sono negli ultimi giorni le cose sembravano iniziare a migliorare, ma le sue ore arretrate di sonno erano ancora lontane dall’essere recuperate. L’essere così in ritardo quella sera ne era testimonianza, iniziava davvero ad essere stanca.
L’autista si fermò all’entrata della struttura dove la sbarra era abbassata. Si sporse dal finestrino fino a farsi riconoscere da Jo e l’auto poté proseguire fino alla struttura.
-Mi lasci pure qui.
Pagò e scese dal taxi, prima di entrare fece un lungo respiro e si avvicinò alla porta che si aprì. Robert era seduto sulla solita poltroncina e Katy la guardò stranita chiedendosi come mai entrava dall’entrata principale e soprattutto perché non indossasse la sua divisa.
Si avvicinò a Robert e lui le sorrise
-Ciao!
-E’ abbastanza informale per lei così?
Il sorriso di Robert si aprì mentre si alzava e l’affiancava nell’avvicinarsi al bancone. Ritirò la scheda di Robert e oltrepassò la porta seguita da lui.
Lungo tutto il corridoio restò in silenzio osservandola camminare davanti a lui, sorrideva da solo, pensando che indossare quei jeans doveva essere considerato illegale, poi cercò di distogliere lo sguardo sentendo il suo corpo rispondere a quella visione.
Oramai non riusciva più a fare a meno di quel luogo. L’unico in cui riusciva a dormire qualche ora.
Mia aprì la porta e lo fece entrare. Attese che la porta si chiudesse sapendo che il mancato fratello dell’ospite 3002 dopo lo scatto si sarebbe ripresentato puntuale come oggi volta.
-Hai riposato? Hai un faccino stanco oggi…
“Certo per far dormire te non dormo io… grazie di avermelo fatto notare!”
-Sì Mr. Downey, non si preoccupi per me, siamo abituati a questi turni di lavoro.
-Non volevo essere scortese sia chiaro, sei comunque molto bella…
Mia abbassò lo sguardo per un secondo poi pensò che era meglio se andava a bersi un caffè se voleva restare sveglia e lui voleva cambiarsi visto che stava aprendo una borsa da cui lei intravedeva degli indumenti.
-La lasciò solo un attimo, devo recuperare alcune cose.
-Ti servirà anche un costume.
-Come scusi?
-Scherzo ovviamente, non ti obbligherei mai, ma mi devi accompagnare alla piscina termale e a fare i massaggi oggi, è per questo sono arrivato così presto, come mi ha detto Michael stamattina. Non ti ha avvisata?
“Forse l’ha fatto ma non ho risposto alle sue mille chiamate”
-Mi informo anche di questo.
Uscì dalla stanza e ora la sua priorità non era il caffè ma Michael e il suo mancato messaggio. Non era in ufficio, così lo chiamò da lì.
-Scusa se ti disturbo, sono Mia. Non ho risposto alle tue chiamate, perdonami ma dormivo.
=Meno male che ti sei svegliata! Dimmi solo che non sei ancora a casa!
-No, ti sto chiamando dal tuo ufficio, ero venuta a cercarti.
=Downey è già lì?
-Sì l’ho lasciato nella sua stanza.
=Bene! C’è un problema.
-Che problema?
=Stamani l’ho convinto a provare i nostri servizi aggiuntivi e quando se n’è andato Katy mi ha avvisato che Jason è malato e Liu è di riposo oggi.
-Quindi niente piscina e massaggi.
=Nel cassetto della mia scrivania ci sono le mie chiavi della Spa. Occupatene tu. Ma mi raccomando sii meno formale, non dico di farci amicizia, ma almeno trattalo come una persona qualunque. Odia le formalità. E continua a riportarmi una sola lamentela. La tua formalità!
-Ok come vuoi. Ma non possiamo digli che la Spa oggi è chiusa?
=Per clienti come Mr. Downey niente è chiuso ok?
-Ok…Ok. A domani.
Le serviva più che mai un caffè. Passò da Katy e le spiegò tutto e mentre Mia raccontava infastidita lei rideva
-Perché ridi? È così buffo?
-No, tu invece lo sei! Tutti vorrebbero passare la serata con Mr. Downey nella spa, mentre tu lo manderesti a casa per tornare a casa tua a dormire. Sei incredibile!
-Parlare con te non mi sta dando la soddisfazione che vorrei. Me ne vado!
Katy rise ancora divertita dalla finta irritazione di Mia.
-Prima porta a destra, secondo cassetto dal basso.
-Come scusa?
-Costumi da bagno. Goditi la Spa per ricchi.
Mia scosse la testa e tornò sui suoi passi fino a raggiungere la camera di Robert. Lui la stava aspettando con indosso un costume a pantaloncino attillato e un accappatoio aperto.
-Pronto per la Spa?
Robert si alzò e la raggiunse vicino alla porta
-Pronto. Tu resti con me vero? Sennò con chi parlo?
Mia aprì la porta e Robert si ammutolì, camminando al suo fianco nonostante stesse cercando di non guardare vedeva il suo addome scolpito e l’abbronzatura appena accennata. Evitò di scendere ulteriormente con lo sguardo perché vi aveva indugiato già in precedenza e ora a quel pensiero sentiva la gola secca e faticava a deglutire. Voleva solo raggiungere la Spa e rilassarsi come le aveva consigliato Katy.
Passarono alcuni corridoi e nell’ultimo che stavano percorrendo incrociarono del personale che parlava con gli ospiti.
-Perché tu non lo fai con me?
-Come scusi?
-Parlare. Loro parlano…
-Loro… io non... no.
Raggiunsero la porta della Spa e Mia aprì la porta con le chiavi di Michael e poi richiuse la porta a chiave dietro di se lasciando il mazzo appeso alla porta.
Robert la osservò e cercò di capire cosa poteva significare quell’affermazione. Avrebbe trovato il modo di chiederle.
-La piscina è dietro quella porta, io la raggiungo subito devo accendere le luci.
Vide Robert incamminarsi verso la porta che aveva indicato così entrò nella stanza e prese un costume da bagno da quel cassetto e lo indossò. Dopo aver acceso le luci e recuperato un paio di asciugamani lo raggiunse.
Robert non appena le luci si accesero rimase stranito per un istante, la vegetazione che cresceva all’interno di quella stanza era folta e sembrava di essere all’esterno. Il tetto era totalmente di vetro e la piscina sembrava più un lago che una piscina. Niente scalette e ceramiche. Il pavimento terminava pochi passi da dove si trovava e iniziavano dei ciotolini che in discesa riempivano il fondo di quella vasca. Le poche luci accese erano incastonate nelle pietre che facevano da muretti di contenimento e appena sentì aprirsi la porta alle sue spalle si voltò e vide Mia premere un interruttore a muro azionando alcuni getti d’acqua che ora uscivano dagli erogatori posizionati sul bordo della piscina e in altri punti vedeva le bolle arrivare sulla superficie dell’acqua. Guardò tutto distrattamente. Il suo sguardo era catturato totalmente da Mia che in bikini stava lasciando gli asciugamani sui lettini e ora stava raccogliendo i capelli sopra la testa per evitare che le si bagnassero.
Per un istante restò senza parlare e a Mia non sfuggì questo particolare. Si voltò nella sua direzione e lo guardò mentre imbambolato la guardava. Lei sorrise di quel suo comportamento
-Tutto bene Mr. Downey? Non voleva provare la piscina termale?
Robert si riprese e diede uno sguardo veloce alla piscina. Si tolse le ciabatte e l’accappatoio
-Sì. Assolutamente! Ti unirai a me?
Mia abbassò lo sguardo per evitare di arrossire di nuovo. Aveva pronunciato quella frase con un tono piuttosto equivoco e sembrava compiaciuto della sua reazione. Senza rispondere si avvicinò lentamente all’acqua e sentendola caldissima percepì immediatamente l’effetto benefico e rilassante di quell’acqua sulla sua pelle. Continuò a camminare finché l’acqua non le arrivò alla vita. Anche Robert aveva continuato a camminare davanti a lei senza voltarsi e senza parlare. Lo trovò strano e pensò che forse si fosse imbarazzato della frase che aveva pronunciato poco prima.
Robert iniziò a nuotare lungo il perimetro di quel laghetto artificiale mentre lei preferì sedere su una panca sommersa che era stata posizionata sopra alle bocchette dell’idromassaggio. Appoggiò la schiena e la testa cercando di rilassarsi un po’. Tenne chiusi gli occhi finché non sentì Robert sedere al suo fianco.
-Devo dire che Michael aveva proprio ragione, è un posto magico. Tu ci vieni spesso?
-No. E’ riservata agli ospiti.
-Grazie di essere venuta qui con me… è davvero gentile da parte tua.
-Dovrebbe stare un po’ in silenzio e godersi tutto questo
-Non mi hai ancora detto da quale stato arrivi. Si sente che non sei della California. È da molto che vivi qui? Dai non guardarmi così, che male c’è a conoscersi? Anche prima non mi hai risposto…
Mia sospirò e cercò di tenere a mente le parole di Michael
-Vivo qui da otto mesi e sono Italiana. Non parlo con gli ospiti perché il lavoro vieta i contatti confidenziali. Ed anche perché il mio Americano è davvero scarso.
-Sono stato in Italia per lavoro parecchi anni fa, poi ci sono tornato per piacere è bellissima. Perché hai scelto proprio la California? Ma capisci quello che ti dico giusto? Devo parlare più piano?
Mia sorrise era sempre gentile
-No, non c’è bisogno, più o meno capisco tutto. Grazie, ma ora vogliamo provare a stare in silenzio?
-Scusa sono curioso in genere, ma in questo momento curioso di te.
Continuò a parlare nonostante Mia cercasse di tanto in tanto di fargli entrare in testa che dovevano stare in silenzio. In più di un’occasione Robert le lasciò intendere che la trovava bella e che non poteva credere che non avesse un fidanzato. Mia spesso rideva ma non rispondeva. Le sembrava impossibile che lui potesse pensare quelle cose di lei. In fondo lei non era del suo ambiente, non aveva nulla a che fare con il suo mondo. Lei era solo una persona “normale” mentre lui bhé, tutti sapevano chi era.
-Un pomeriggio potremmo anche vederci per andare a bere qualcosa insieme.
Mia si alzò e pensò fosse ora di uscire dall’acqua. Robert la seguì continuando a parlare
-Dai non è poi così una brutta idea, so anche essere divertente.
Robert si asciugò e si mise a sedere mentre lei restò in piedi e si avvolse in un telo.
-Andiamo?
-Dove?
-Sala massaggi e poi in camera per la cena e riposare.
Sì alzò e non obbiettò. Iniziava a sentirsi rilassato, il massaggio poteva solo farlo sentire meglio.
Mia accese le luci in una saletta dove c’era un lettino con un lenzuolo bianco, lei si voltò e lo invitò a sdraiarsi sul lettino. Robert si spogliò lasciando l’accappatoio su una panca li affianco e si sdraiò a pancia in giù dopo essersi tolto il costume e si coprì con un asciugamano, chiudendo gli occhi nonostante non avesse sonno voleva concentrarsi solo su quel massaggio.
Mia nella saletta accanto si tolse il telo visto che oramai era asciutta e si rivestì. Accese la musica che veniva filodiffusa nelle sale massaggi e recuperò dell’olio. Rientrò nella saletta ed accese le candele che erano sparse per l’ambiente. Vide il costume di Robert sulla panca arrossendo, si avvicinò e deglutì prima di posare le mani sulle sue spalle. La sua pelle era liscia e calda e a tutto le faceva pensare tranne che quello fosse lavoro. Continuò a massaggiare la sua schiena per poi passare alle braccia e gambe. Sì rese presto conto che ad ogni suo movimento il respiro di Robert si faceva più affannoso e quando vide la pelle delle sue braccia incresparsi capì che quel massaggio più che rilassarlo lo stava eccitando. Era certa di non averlo fatto di proposito, tanto è vero che si era ben guardata dall’avvicinare le mani a quell’asciugamano. Così di punto in bianco smise di percorrere con le mani quel corpo. Era molto imbarazzata e forse anche lui visto il silenzio. Decise di togliere dall’imbarazzo entrambi, probabilmente aveva bisogno di qualche minuto per “ricomporsi”. Spense le candele nella stanza.
-Mr. Downey vado a spegnere le luci della piscina. Mi aspetti qui così poi l’accompagno alla sua stanza.
Questa volta fu Robert a non proferire parola. Mia uscì chiudendo quella porta dietro di se. Non appena fu fuori Robert sollevo il capo e si mise seduto cercando di pensare a qualsiasi cosa potesse aiutarlo a non pensare a come si sentiva. Ringraziò il cielo che Mia dovesse uscire o da quel lettino non avrebbe potuto alzarsi. Sarebbe stato troppo evidente l’effetto che indicava quanto gli era piaciuto quel massaggio. Non aveva potuto nemmeno risponderle, sentiva la sua gola bruciare arsa dal dolore che quell’eccitazione gli stava facendo provare. Sapeva che la sua voce avrebbe palesato quello che cercava di nascondere restando sdraiato. Si rivestì con il costume e l’accappatoio che ora teneva chiuso. Camminando per la stanza cercando di distrarsi con qualsiasi cosa vedesse. La musica si spense sapeva che lei stava tornando.
Quando tornò, Mia bussò alla porta e attese lì fuori che Robert la raggiungesse. Non appena rientrarono in camera si resero conto che il servizio in camera aveva appena servito la cena.
Robert si chiuse in bagno ed indossò una tuta mentre Mia seduta sulla poltroncina era infastidita dalla sua scelta degli abiti. Quei jeans stretti le davano fastidio, ma oramai ci avrebbe dovuto passare la notte e non era per nulla felice. Robert uscì dal bagno e la guardò, poi rovistò nella sua borsa e tirò fuori dei pantaloni e una maglia a maniche lunghe di cotone, simili a quelli che indossava
-Forse con questi potresti stare più comoda
Glie li porse, mentre Mia restò spiazzata dalla sua premura. Rimase a guardarlo senza dire una parola, Robert stanco di rimanere con il braccio a mezzaria si mise a sedere sul lato del letto di fronte a lei.
-Senti lo so che stai lavorando, che non dobbiamo per forza fare amicizia, ma se riuscissimo a rendere questa “convivenza” un po’ meno fastidiosa non sarebbe meglio per entrambi? Ho capito che oggi più degli altri giorni ti ho tirata letteralmente fuori dal letto, ed il fatto che sei arrivata vestita così lo dimostra. Niente divisa e di corsa, senza badge, senza cercapersone. Considerando che qui dentro ti vedo solo io, penso che potresti accettare di indossare questi.
Aveva ragione, o forse era la sua scomodità a farla ragionare così? Non ci pensò due volte e questa volta accettò quegli indumenti al tatto morbidissimi
-Grazie.
Robert soddisfatto di quel primo passo si alzò e finì di sistemare gli indumenti che erano contenuti nella sua borsa nell’armadio. Mia si alzò e per un istante restò li ferma.
-Le spiace se uso il bagno?
Robert si voltò verso di lei che gli stava indicando i vestiti che teneva tra le mani
-Certo che no e non c’è bisogno che tu chieda.
Attese che lei chiudesse la porta del bagno per precipitarsi alla poltroncina vicina all’entrata, la sollevò e la mise di fronte all’altra poltroncina che era già pronta vicino al tavolo su cui erano disposti i vassoi. Prese un bicchiere dal frigobar, posò su ogni piatto un po’ di quei cibi, preparò le posate e l’attese con il suo tovagliolo posato sul braccio come un cameriere impettito, sorridendo. Ora potevano cenare.
-Madame la sua cena è servita! Purtroppo non abbiamo candele, vino e musica, ma può sempre contare sulla mia compagnia!
Mia sorrise nel vederlo così e guardando come aveva apparecchiato la tavola per due. Si avvicinò alla tavola e Robert l’aiutò a sedersi sistemandole la sedia poi si mise a sedere di fronte a lei.
Forse era la fame ma quel cibo aveva un profumo buonissimo e visto che aveva saltato anche il pranzo non rifiutò l’invito. Più tardi pensando a quella cena e alle sue barriere lasciate cadere si sarebbe maledetta probabilmente, ma per ora non voleva pensarci.
-Spero sia tutto di tuo gradimento visto che è ciò che piace a me.
-E’ tutto molto buono. Grazie ancora. Lei è davvero molto gentile.
-Lei? Davvero? Ti riepilogo gli ultimi giorni: Ci hanno presentati, poi, quasi mi faccio linciare dagli autisti imbufaliti perché mi incanto a guardarti alla fermata del bus qui fuori. Ti tiro giù dal letto in piena notte più volte, praticamente tutti i giorni e tu nonostante tutto sei cortese e cerchi di mettermi a mio agio fino a farmi addormentare. Oggi lo stesso, ti sveglio, tu corri qui e apri la Spa solo per me, riempi il mio corpo di massaggi ed ora indossi i miei vestiti. Ceniamo insieme per poi “passare la notte insieme” e tu mi dai ancora del lei?
Mia abbassò gli occhi ascoltando quel monologo leggermente in imbarazzo per quella confessione e rise per come rimarcò il punto su “passare la notte insieme” infine alzò lo sguardo e sorrise
-Sei… sei davvero gentile.
-Grazie, davvero! Finalmente! Avevo quasi perso ogni speranza!
Robert si illuminò e cenarono insieme senza parlare.
-Ci vorrebbe proprio un caffè ora e sono quasi certo che tu potresti procurarmene una tazza.
-Potrei ma non lo farò. Sei qui per riposare. Niente eccitanti.
“Allora dovrebbero togliere anche te da questa stanza” pensò riuscendo appena a mordersi le labbra e non dire nulla. Si limitò a sbuffare
Percepiva nettamente che quell’uomo aveva fatto dei pensieri tutt’altro che professionali su di lei in quell’instante. Lo poteva leggere nei suoi occhi in cui vedeva ardere il desiderio e malamente cercava di mascherarlo in quel sorriso. Pensò che ad ogni modo era comunque meglio lui di quell’ospite che aveva allungato le mani senza ritegno pensando di poter avere tutto ciò che voleva, lei compresa.
Robert si alzò e andò in bagno a lavarsi mani e denti. Quando tornò nella stanza Mia aveva già rimesso al suo posto la poltroncina ed ora stava sistemando i piatti nei vassoi. Lui si mise a sedere sul letto e Mia ne approfittò per usare il bagno. Usò lo spazzolino da denti che era a disposizione degli ospiti visto che Robert aveva riposto il suo personale nel bicchiere sul lavabo.
Ritornando nella stanza si sentì un po’ a disagio vedendolo li sdraiato sul letto. Ecco che i sensi di colpa per avergli dato confidenza iniziavano a farsi sentire.
-Abbasso un po’ le luci così inizi il rilassamento per riuscire a riposare. Ricordi gli esercizi di respirazione?
-Non credo che riuscirò a dormire.
-Lo pensavi anche ieri eppure poi.
-Ma oggi è diverso…
Mia si mise a sedere sulla sua poltroncina e restò lì a guardarlo mentre sdraiato guardava il soffitto in silenzio. Ne approfittò per pensare ai vari consigli che aveva ricevuto dalle sue colleghe. C’era quella paziente che per addormentarsi aveva bisogno di qualcuno che le accarezzasse i capelli, l’altro che aveva bisogno di qualcuno che gli massaggiasse i piedi, infine l’ospite che doveva essere abbracciato indifferentemente da un uomo o una donna, la cosa essenziale era che si sentisse ‘contenuto’, quella che doveva dormire di traverso nel letto king size e l’opposta che aveva bisogno di avere un letto molto stretto. Infine l’ultimo che aveva seguito prima di Robert, quel cantante aveva trovato conforto nell’essere avvolto nelle lenzuola del suo letto quasi come fosse una mummia. Ogni persona era diversa dall’altra ed aveva rituali diversi per riuscire ad addormentarsi. Quale era quello di Robert? In quelle settimane ne avevano sperimentati alcuni ma non avevano ancora trovato il suo. 



Note: Eccovi il terzo cap. Mia oramai è esausta (povera!), mentre Robert è felice dei piccoli traguardi che ha ottenuto. Spero che anche questo capitolo vi piaccia. Aspetto i vostri commenti e consigli. ;) Kisses&Hugs

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Capitolo 4
*** 4 ***


Robert iniziò a girarsi e rigirarsi nel letto senza trovare il modo di rilassarsi. Più si rigirava in quel letto e più si innervosiva. Infine iniziò a sudare e si mise seduto nel letto infastidito stropicciandosi il viso
-E’ meglio che mi rivesta e me ne vada, così non faccio perdere tempo anche a te.
Mia si alzò ed abbassò ancora di più le luci poi si avvicinò al letto e si mise a sedere vicina a lui, non era disposta a fallire.
-Sdraiati.
Disse sottovoce e Robert la guardò stranito non riuscendo a capire cosa avesse in mente di fare
-Perché? Non ci riesco ci ho già provato!
-Non ci hai provato con me. Sdraiati.
Robert l’accontentò solo perché lei era lì ad un passo da lui e questo gli piaceva ma era infastidito dal sonno che non arrivava
-Ecco vedi?!? Non riesco a dormire. Ora posso andare?
Mia iniziò a passare le sue dita tra i suoi capelli accarezzandolo lentamente e Robert sospirò, restò in silenzio per un po’ ed il suo respiro iniziò a calmarsi e diventare regolare tanto che Mia pensò che stava iniziando a rilassarsi e forse c’era speranza che si addormentasse.
-Non funziona… Ed ho caldo.
Controllò con un occhiata il display del termostato, il riscaldamento era già spento.
-Togliti la maglia.
Robert si mise seduto per un attimo e si tolse la maglia a maniche lunghe che indossava. Si sdraiò prono e Mia provò a grattare dolcemente la sua schiena, alternandolo a carezze e leggere pressioni quando trovava qualche muscolo contratto.
-Mia…
-Dimmi
-Non prendertela ma…
Si voltò trovandosi così faccia a faccia a pochi centimetri da lei
-Che c’è?
-Quello che stai facendo… non mi rilassa… al contrario mi fa eccitare
Mia guardò la sua espressione e rise con lui, poi fece per alzarsi dal letto ma la mano di Robert si posò sul suo braccio
-No ti prego non andartene, resta qui.
-Non credo sia proprio il caso…
-Ti prego, dormirò se resti qui.
Mia sorrise e lo guardò con fare interrogativo
-Dormirai?
-Promesso.
-Resto qui sdraiata vicino a te ma devi dormire, o mi rimetterò seduta sulla poltrona.
Robert annuì, allungò le braccia ne mise uno sotto al collo di Mia e l’altro lo posò all’altezza della vita. Lei si sentiva decisamente in imbarazzo ma si accorse subito che in quel gesto non c’era malizia. Robert posò parte del suo viso sulla sua fronte e in quella posizione lei non poteva vedere il suo viso ma sentiva il suo respiro regolare e lentamente il braccio sul suo fianco si fece più pesante. Forse aveva trovato il rito per Robert. Probabilmente la separazione dalla moglie lo aveva spossato e si sentiva solo. Il momento in cui doveva andare a letto diventava fonte di stress fino a togliergli il sonno. Ma ora l’aveva capito e sapeva come risolverlo. Sorrise e chiuse gli occhi poteva riposare un po’ anche lei almeno finché lui non si fosse svegliato.
La strinse a se e baciò la sua fronte sussurrando
-Quanta voglia avevo di stringerti a me…
Mia si svegliò all’istante e irritata al pensiero che la stesse scambiando per la moglie, spostò malamente le sue braccia e si alzò. Infilò le scarpe ed iniziò a cercare di trovare nelle tasche dei suoi pantaloni la chiave di quella stanza per uscire
-Dove diavolo l’ho messa!
-Mia che succede? Dove vai?
-Me ne vado da qui. Io… io… accidenti ma dov’è?
Robert si alzò e la raggiunse prima che potesse uscire, se aveva detto o fatto qualcosa che l’aveva fatta arrabbiare era stato del tutto involontario. Voleva chiarire assolutamente. Le posò una mano sulla sua e l’altra sul braccio, era scossa
-Fermati un attimo e dimmi cosa è successo!
Lo guardò scostandosi perché non la toccasse
-Io non sono tua moglie hai capito?
-Lo… certo, lo so. Quello che non so, è cosa è successo.
-Mi hai stretta a te dicendo “Quanta voglia avevo di stringerti a me…” baciando la mia fronte, ma io, non sono tua moglie!
Mia aveva raggiunto la porta e Robert dovette tenerle le mani perché non aprisse la porta con la chiave elettronica
-Fermati un secondo! Ero nel dormiveglia e comunque, non stavo parlando di lei.
Mia non si arrese alla morsa delle sue mani e rimase in silenzio ad ascoltarlo mentre a pochi centimetri da lei cercava di tenerle ferme le mani
-Io, io stavo parlando con te. Mi piaci e accidenti a te! Che modo orribile di dirtelo! Da… da quando ti ho vista non faccio altro che pensare a te e nonostante cerco di non pensarci il mio corpo me lo ricorda continuamente. Vuoi incazzarti per questo ed andartene? Ok fallo. Ma non perché pensi che stavo “sognando” mia moglie usando te come surrogato.
Robert le lasciò le braccia e Mia con il cuore che le rimbalzava nel petto sentendo il suo profumo e quel respiro affannoso che si infrangeva sulla sua pelle senza ragionare si allungò verso di lui e baciò le sue labbra che si schiusero all’istante ricambiando quel bacio inaspettato. L’abbracciò facendo aderire i loro corpi ma Mia mise fine a quel bacio. Abbassò il capo e mettendosi una mano sulle labbra iniziò a scuotere la testa
-Scusa. Non avrei dovuto!
Robert le sollevò il viso con la precisa intenzione di riprendere dove quel bacio era stato interrotto
-Invece dovevi. Dovevi assolutamente.
Mia si sentì morire quando le sue labbra si posarono di nuovo calde e morbide sulle sue. Cercò di contrastarlo per qualche secondo, finché la lingua di Robert non si insinuò tra le sue labbra cercando di saziare quella sete che lo stava divorando.
Si sentiva come plastilina tra le sue mani, non avrebbe avuto la forza di fermarlo nemmeno se fossero stati in pubblico. Desiderava quel uomo sconosciuto come non gli era mai successo. Non le importava nemmeno di cosa avrebbero potuto dire gli altri. Lo desiderava e sentire le sue mani accarezzarla era tutto ciò che voleva.
Robert lasciò le sue labbra solo per assaporare la sua pelle, il suo collo, l’aveva desiderata anche prima durante i massaggi ed ora credeva di sognare, ma se era un sogno non voleva svegliarsi.
-Robert fermo, aspetta!
Robert non rispondeva e non sembrava intenzionato ad ascoltarla. Dovette inginocchiarsi per arrestare la discesa di Robert che stava sollevando la sua maglia. Prese il suo viso tra le mani
-Robert, devi ascoltarmi.
-‘Più tardi’ ora… ti voglio!
Ricominciò a baciarla e per Mia si fece quasi impossibile trattenerlo forse perché lei voleva la stessa cosa.
-No! Non ora. Non qui.
-Ok. Hai… hai ragione. Ma promettimi che non ti dimenticherai questo nostro momento.
-Non potrei.
Si alzò trascinando anche lui perché si rimettesse in piedi. Robert la guardò, accarezzò il suo viso e le diede un piccolo bacio.
-Rimettiti a letto.
Rise, prima di stringerla a se
-Nemmeno se mi sedassi ora riusciresti a farmi dormire
-Devo capire che ore sono ma senza cercapersone devo uscire nel corridoio. Siediti ed aspettami qui.
Robert la lasciò andare verso la porta e con la carta magnetica che recuperò dal pavimento aprì la porta e la socchiuse dietro di se raggiungendo scalza un citofono. Compose l’interno della segreteria e Katy rispose poco dopo, le chiese che ore fossero e rientrò in camera.
Lui era seduto sul bordo del letto e Mia si avvicinò dopo aver chiuso la porta della camera.
-Sono le 8. Vuoi che ti porti la colazione ora o vuoi provare a dormire ancora un po’?
Le prese una mano e la trascinò su di se
-Voglio solo che resti ancora un po’ qui con me.
Mia sorrise e si accoccolò tra le sue braccia che le accarezzavano la schiena
-Continuerai a non parlare con me?
-Le regole sono regole.
Robert rise e continuò ad accarezzarla
-Però oggi potrei accompagnarti a casa io anziché prendere il bus, potresti invitarmi a salire per un caff… un succo di frutta e mostrarmi la tua camera da letto…
-Potrei ma non vivo da sola e Maria sicuramente sarebbe felice di conoscerti!
-Ma questa Maria non va a lavorare?
-Lavora in un night club…
-Allora potresti venire a casa mia a bere un succo e potrei mostrarti la mia camera da letto…
Mia rise
-Perché tu vivi solo?
-Uhmm effettivamente casa mia è un po’ affollata… ah trovato!
-Sentiamo…
-Potresti dirmi a che ora Maria va al lavoro e io potrei casualmente passare sotto casa tua a quell’ora.
Mia lo guardò sorridendo, non riusciva proprio a capire l’ossessione che quell’uomo provava per lei. Lui, che poteva avere chiunque. Per lei era diverso. Lui era simpatico, affascinante, carismatico. Ma lei? Non era niente di speciale. Era una ragazza normale. Niente di più.
-Posso chiederti una cosa Robert?
-Certo.
-Ma quando guardi me cosa vedi? Cos’è che ti fa sentire così?
Robert baciò le sue labbra e rimase un secondo in silenzio
-Mi piaci.
-Tu non mi conosci.
-Allora diciamo che quello che ho visto finora di te mi piace. Poi finirò per conoscerti ed odiarti, ma per ora mi piaci.
Mia rise, in fondo era così che erano iniziate amicizie e relazioni che ancora facevano parte della sua vita. Rimase in silenzio pensando a come avrebbe risposto lei se Robert le avesse posto la stessa domanda. Probabilmente nello stesso modo. In fondo non sapeva nulla di quell’uomo.
-Allora Maria a che ora se ne va? Sono quasi sicuro che potresti convincerla a cenare fuori e lasciarti casa libera per invitarmi a cena.
-Si vede che non conosci Maria!
-Io non la conosco, ma sono sicuro che se le chiedessi io di lasciarti casa libera non mi direbbe di no.
Robert la baciò e da un piccolo bacio ne nacquero altri carichi di quella passione difficile da contenere. Mia si rese conto che doveva alzarsi subito da quel letto o non avrebbe opposto più alcuna resistenza.
-E’… è ora che io vada… a prenderti la colazione.
-Vada per la colazione. Voglio uscire da qui. Con te.
Mia si chiuse in bagno ed indossò i suoi vestiti, ripiegando quelli che le aveva prestato Robert. Lui l’attese in camera da letto pronto per farsi una doccia e rivestirsi.
-Torno tra un po’ con la colazione. Ti serve altro?
-Ci sono un paio di cose effettivamente che mi servirebbero, ma la più urgente è che tu prenda il tuo cellulare e che, chiami Maria e le dici che hai bisogno di casa.
Mia scosse il capo e uscì sorridendo mentre Robert sussurrava ‘chiamala!’
Andò direttamente negli spogliatoi per darsi una sistemata e recuperare la sua borsa. Non voleva dare a nessuno l’impressione che in quella stanza stesse per fare sesso con l’ospite più sexy dell’universo. Sorrise alla sua immagine riflessa e si avviò verso il punto di ristoro dove prese una tazza di caffè e si mise a sedere mentre le preparavano il vassoio con la colazione di Robert.
-Eccola qua la nostra bella addormentata!
-Michael! Buongiorno! Aspetta, ecco, tieni le chiavi della Spa.
-Come è andata? Che ha detto Downey?
-Che… gli è piaciuto molto.
-Bene, spero solo che non verrà a dirmi ancora che sei stata troppo formale.
-Credo di non avergli dato quell’impressione, vedi mi sono vestita così apposta!
Michael si mise a ridere
-Quindi tutto questo non ha a che fare con il tuo ritardo perché dormivi?
-Sì ma lui non lo sa. Ora scusa ma, è pronta la sua colazione. Voglio portargliela e tornarmene a casa prima possibile.
-Ha dormito?
-Sì ma ho dovuto sdraiarmi e restare tra le sue braccia tutto il tempo.
-Bhè e ti lamenti? Poteva essere l’ospite di Sasha, 2845? Come lo chiamate? Il Polpo?
Risero entrambi
-Hai ragione, lui è stato un gentiluomo. A domani Michael.
-A domani.
Prese il vassoio e lo portò a Robert che, era già vestito per metà come se i suoi occhi avessero bisogno di vederlo ancora a petto nudo per far impazzire i suoi ormoni.
-Buongiorno... fai colazione con me?
Mia si rese conto che non riusciva ad arginare la sua voglia di contatto. Si lasciò abbracciare e baciare.
-Devo finire una cosa di lavoro prima di potermene andare e poi ho già preso un caff… un succo!
-Questa me la segno… hai bevuto un caffè senza di me.
-Ti ho portato il decaffeinato!
-Dovevi portarmi un espresso se volevi impressionarmi.
-Tu soffri di insonnia. Il caff
-Il caffè è vietato lo so…
Robert si servì parte della colazione che lei aveva portato e la guardava mentre scriveva velocemente sulla tastiera del suo telefono.
-Di che lavoro si tratta?
-Dobbiamo tenere una sorta di diario della giornata lavorativa per capire quali sono le cose che aiutano l’ospite a recuperare e a trovare una sua routine anche al di fuori della struttura.
-E tu stai scrivendo di stanotte? Di noi?
Mia lo guardò, sorrise e smise per un attimo di digitare tenendo il telefono tra le mani.
-Se sapessero cosa è successo, perderei il lavoro e mi caccerebbero immediatamente. Inoltre vieterebbero anche a te di utilizzare ancora la struttura. Quindi ti prego di non farne parola con nessuno. Ciò che è successo qui dentro resta qui dentro.
Robert annuì
-Puoi fidarti di me. Qui non è successo assolutamente nulla. Continua pure a scrivere il tuo diario così quando hai finito ce ne andiamo.
“Maria ho bisogno del più grande favore che ti abbia mai chiesto… Sei sveglia?”
“=Dimmi, lo sai che per te farei qualsiasi cosa!”
“Ho conosciuto una persona e vorrei invitarlo a casa nostra…”
“=Tutto chiaro tesoro, non aggiungere altro! Finalmente!!! Quando?”
“Quando vuoi tu, non voglio crearti fastidi”
“=Facciamo oggi? Mi sembri su di giri… ;) ”
“Davvero?”
“=Sì. Devo andare dall’estetista oggi, poi andrò con le ragazze a fare shopping e a cena infine lavoro. Rientrerò domani”
“Sarebbe meraviglioso!”
“=Ok allora è deciso. Sto per uscire. Troverai casa libera. Tesoro divertiti!!!”
Mise il telefono nella borsa e guardò Robert mentre sentiva il suo cuore batterle forte nel petto. Lui aveva finito di fare colazione e stava sorseggiando del succo d’arancia.
-Hai finito? Possiamo andare?
Mia annuì e si alzò pronta per uscire. Robert si avvicinò e prima che aprisse la porta posò le mani sui suoi fianchi
-Meglio che ti saluti ora.
Un piccolo bacio sul collo e uno sulla guancia, lei sorrise e aprì la porta uscendo per prima. Robert la seguì silenzioso lungo tutto il corridoio inforcando i suoi occhiali da sole specchiati e il cappellino. Nell’atrio Mia lasciò la scheda e la chiave di Robert e lo lasciò li mentre ritirava i suoi effetti e si fermava a salutare Michael.
-Buona giornata Mr. Downey.
-Ciao Mia, grazie di tutto.
Salutò la sua collega e Michael ed uscì dalla porta principale. Inforcò gli occhiali e lentamente raggiunse la fermata del bus. Forse aveva frainteso le intenzioni di Robert, era certa che lui l’avrebbe raggiunta alla fermata ma non importava, nell’ultima ora aveva già pensato mille volte di aver sbagliato a comportarsi in quel modo.
Si perse a controllare i messaggi nel suo cellulare quando con la coda dell’occhio vide il suo autobus sopraggiungere. Si alzò dal muretto dove si era seduta nell’attesa di vedere arrivare Robert e non appena il bus si fermò salì a bordo e si mise a sedere nei primi posti liberi.
Quando riuscì a liberarsi di Michael, Robert si precipitò fuori ma Mia non c’era. Pensò che lo stesse aspettando al di fuori della struttura per non dare nell’occhio. Camminò svelto verso il parcheggio e dopo poco era già al cancello d’uscita. Dovette attendere che gli aprissero la sbarra per poter uscire e quando fu fuori svoltò in direzione di Santa Monica dove c’era la fermata del bus, la vide salire sul primo dei due bus, così rallentò e si mise dietro quell’autobus facendo attenzione ad ogni fermata se Mia fosse scesa. Avrebbe dovuto segnalare in fretta alle auto che gli stavano dietro la sua intenzione di fermarsi. Qualche fermata dopo il centro di Santa Monica la vide scendere e proseguire a piedi su quel lato della strada. Per Robert fu facile accostarsi con l’auto
-Una bella ragazza come lei ha sicuramente bisogno di un passaggio!
Mia si voltò pronta a rispondergli per le rime e lo vide sorridente mentre le apriva lo sportello. Si fermò per un istante prima di avvicinarsi all’auto, infine salì e chiuse lo sportello.
-Non ti ha mai detto nessuno che non si accettano passaggi dagli estranei?
Sorrise.
-Effettivamente siamo due estranei…
-Dove ti portò?
-Tra due isolati la prima a destra.
-Pensavo che mi aspettassi fuori… Non andartene più così!
Mia non rispose, era felice fosse lì. Una volta sotto casa Robert parcheggiò l’auto continuando a sperare di riuscire a strapparle un appuntamento prima che scendesse dall’auto.
-Quindi è qui che abiti… è un bel quartiere. Tanto tempo fa ho abitato qualche isolato più avanti.
Mia non parlava e silenziosa cercava le chiavi nella borsa una volta che le ebbe trovate se le rigirava tra le mani e sorrideva anziché rispondere.
-Ehi tutto bene?
Mia aprì lo sportello e lo guardò cercando dentro di se tutto il coraggio di cui aveva bisogno per pronunciare quella frase.
-Robert, ti va di salire? Beviamo un succo di frutta?
Robert sorrise, non poteva credere che lo stesse invitando a salire e annuì mentre apriva il suo sportello per scendere dall’auto. Mia sempre più silenziosa salì le scale ed aprì la porta dell’appartamento che divideva con Maria. Robert vide la cucina e una stanza adibita a cabina armadio. Un corridoio divideva la casa a metà. Mia continuò a camminare, alla fine del corridoio vide il bagno la cui porta era aperta. Una camera a destra chiusa e una camera a sinistra la cui finestra si affacciava sulla strada principale. Mia entrò e lasciò la borsa sopra ad un mobile.
-Questa è la mia stanza. La mia casa. Prendo da bere.
Robert si guardò attorno mentre Mia sparì in corridoio e la sentì armeggiare in cucina, presumibilmente con dei bicchieri. Robert vide alcune fotografie appese al muro e si soffermò a guardarle. Una famiglia numerosa, il mare al tramonto, un gruppo di amici. Un dizionario e qualche libro sul comodino. Il letto disfatto che lo fece sorridere pensando a come si dovesse essere alzata di corsa la sera scorsa per colpa sua. Su un mobile con dei cassetti c’era un profumo che avvicinò al viso per sentirne l’aroma. Una crema per il corpo e della biancheria ripiegata. Un piccolo divano era stato sistemato in fondo al letto e Robert vi si mise a sedere in attesa che Mia tornasse. C’era un tavolino con delle riviste sulla natura e la televisione posta in fondo sulla parete.
Mia lo raggiunse in camera e lo vide guardarsi attorno, sorrise appena la vide entrare
-Quindi questo è il tuo rifugio…
Gli porse un bicchiere e ne tenne uno in mano mettendosi seduta sulla seduta affianco a lui
-Sì Mr. Downey. Questo è il mio nido.
-E Maria? Sta dormendo di là?
-Prima mi ha scritto che oggi aveva degli impegni. No... La verità è che le ho chiesto di non rientrare.
Robert non poteva credere a ciò che aveva udito. Mia era visibilmente in imbarazzo, gli aveva appena confessato il suo desiderio di passare altro tempo insieme e con i presupposti che c’erano stati qualche ora prima riusciva a capire il suo imbarazzo. Si vedeva che non era abituata ad avere qualcuno nella sua stanza.
-Allora oggi cucinerai per me! Adoro gli spaghetti!
Mia sorrise, forse sollevata che Robert non stesse pensando che il suo invito fosse per fare sesso. O meglio lo era anche, ma non solo. Era passato così tanto tempo che non era certa di ricordarsi nemmeno come si facesse a corteggiare un uomo, ma si ricordava come si cucinava. Quello poteva farlo senza problemi.
-E spaghetti siano!
Si alzarono entrambi. Mia cercò nei cassetti qualcosa di più comodo per cucinare. Robert si mise dietro di lei e l’abbracciò dandole un piccolo bacio sulla spalla
-Grazie. Grazie di avermi invitato qui.
 


Note: Ci siamo. Mia ha invitato Robert a casa sua! Spero che questo capitolo vi appassioni e come sempre aspetto di sapere che ne pensate! Buona lettura. 
 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Pranzarono insieme in silenzio come se entrambi non volessero rovinare quel loro momento. Mia aveva perso l’appetito, mentre Robert divorò la sua porzione. Finito di pranzare lei servì il caffè, Robert capì subito che era decaffeinato e storse il naso facendola ridere.
-Tu vuoi avvelenarmi? Decaffeinato… Andiamo a fare due passi così ti offro io un caffè come si deve.
Bevve un sorso di caffè mentre stava appoggiata con il sedere alla cucina, guardando Robert ancora seduto a tavola che guardava dentro alla tazza senza trovare il coraggio di berne un altro sorso. Mia senza pensare lasciò che la sua impulsività prendesse il sopravvento. Si avvicinò alla tavola lasciando la sua tazza affianco a quella di Robert e si mise a sedere a cavalcioni sopra di lui. Rimase sorpreso da quel gesto tanto spontaneo quanto inaspettato. Mia chiuse gli occhi e si avvicinò alle sue labbra baciandolo dolcemente mentre Robert le accarezzava la schiena da sotto la maglia. Lasciò le sue labbra per dedicarsi al collo che profumava di buono e Robert iniziò a parlare.
-Quella caffetteria è proprio qui dietro l’angolo e il caffè ha un aroma così forte da… ok… Capito niente caffe!
Mia sorrise mentre lo sentì sollevarla di peso ed alzarsi tenendola in braccio per dirigersi verso la sua camera da letto. Robert chiuse la porta spingendola con un piede e si fermò solo quando fu accanto al letto su cui si mise a sedere, le sue mani tornarono sotto la maglia di Mia e risalendo lentamente dai fianchi sollevò le sue braccia aiutandola a liberarsene. Lei fece lo stesso con quella di lui. Robert si lasciò cadere sul letto e tra baci e carezze si ritrovarono senza fiato uno sopra l’altra vestiti solo di se stessi. Il silenzio regnava in quella stanza, i loro corpi si unirono in una danza lenta e sublime come se entrambi desiderassero quell’unione, che quel desiderio bruciasse lentamente. Robert non era stato mai tanto silenzioso ma in quel momento non aveva bisogno di parole. Ad ogni movimento del suo corpo, riceveva in cambio un brivido per un movimento di Mia, come se i loro corpi si stessero raccontando quanto si fossero cercati ed ogni brivido di piacere ne fosse la conferma. Si erano finalmente incontrati. Sì guardavano negli occhi e nonostante il silenzio riuscivano a percepire l’uno il piacere dell’altra. Nessun imbarazzo li colse, come se fossero nati per quell’unione. Quando Robert percepì quanto grande fosse il piacere che Mia stava provando venne risucchiato da quel vortice di sensazioni non riuscendo, ne volendo contrastarle ritrovandosi così nel piacere più silenzioso ed intenso che avesse mai provato.
Restarono in silenzio uno accanto all’altra abbracciati ancora inebriati da quel piacere. Mia accarezzava i suoi pettorali mentre lui le accarezzava i capelli dolcemente. Robert pensò a quanto fosse diversa questa donna dalle altre. Non gli stava chiedendo nulla, nessun coinvolgimento, nessun impegno, si era data a lui per il piacere reciproco di darsi senza che questo venisse farcito da richieste e promesse. Si erano amati perché lo volevano e quel silenzio gli faceva percepire quanto stessero bene insieme senza bisogno di parole.
Robert ruotò il capo verso di lei e la vide osservarlo senza dire nulla. Pensò a come poteva dirle quanto fosse speciale ciò che avevano appena avuto ma ci pensò Mia a palesare quanto fossero speciali quelle sensazioni. Accarezzò il suo viso e lasciò scivolare la sua mano sul corpo di lui fino al punto in cui lo sentì sospirare vistosamente e lo accarezzò per poi baciare le sue labbra e scivolare su di lui per riprendere quell’amarsi tanto semplice che la faceva sentire completa.
Robert aprì gli occhi, la luce entrava prepotente dalla finestra e si rese conto di essere scivolato in quel sonno senza nemmeno accorgersene. Mia era al suo fianco e dormiva, rimase per un po’ sdraiato sul fianco ad osservarla poi si alzò per evitare di svegliarla. Negli ultimi giorni aveva perso parecchie ore di sonno a causa sua, si sarebbe fatto una doccia e le avrebbe preparato il caffè.
Trovò un accappatoio appeso in camera di Mia, lo prese in prestito e si chiuse in bagno dopo aver socchiuso le tende della camera e recuperato i suoi vestiti.
Mentre si asciugava in bagno sentì un rumore provenire presumibilmente dall’ingresso o dalla cucina, pensò subito che si fosse svegliata, così uscì dal bagno e raggiunse la cucina mentre controllava i messaggi sul telefono.
-Tu devi essere l’appuntamento di Mia.
Robert rimase per un secondo senza parole mentre osservava quella giovane donna dalla pelle olivastra e dai grandi occhi verdi. Leggermente in imbarazzo cercò di salutarla gentilmente, sperando che non si fosse offesa nel trovarsi un uomo in accappatoio in cucina.
-E tu devi essere Maria… Piacere io sono R
-So bene chi sei.
-Ci… Ci conosciamo?
-Quella è una brava ragazza tienilo a mente o te la vedrai con me.
Sentenziò dura prima di lasciare la tazza da cui aveva bevuto nel lavello. Poi senza aggiungere altro uscì dalla stanza e si chiuse nella sua camera da letto.
Robert rimase basito dal suo comportamento ma cercò di non pensarci, ne avrebbe parlato più tardi con Mia. Prese gli ingredienti dal frigorifero e preparò della uova strapazzate e del succo d’arancia per lei, poi decise di vestirsi per scendere a comprare due tazze di caffè “vero” e un paio di ciambelle, forse della frutta, giusto per rendere speciale quella colazione.
Lasciò sulla tavola ciò che aveva già preparato, si mise le scarpe e rispose al telefono che stava vibrando insistentemente.
-Dimmi Jimmy, che succede?
=Dove sei?!? Hai quell’incontro in televisione questa mattina te ne sei dimenticato immagino!
-Oh merda! Sono… sono per strada, ci vediamo agli studi ok?
=Sì ma muoviti!
-Jimmy?
=Che c’è?
-Portami dei vestiti!
=Sono già in auto. Ci vediamo lì.
Robert guardò la colazione sul tavolo… non poteva aspettare che Mia si svegliasse.
Prese un foglio da un blocco sulla penisola e scrisse in fretta un messaggio che lasciò tra il piatto e le uova.
Scese di corsa le scale ed una volta in auto guidò verso Los Angeles dove aveva quell’incontro di lavoro. Ripensò per tutto il tempo a quanto fosse stato bene con Mia ed iniziò a programmare il loro prossimo appuntamento, questa volta toccava a lui fare il primo passo.
 
Mia si svegliò con gli occhi pesanti, faticava a tenerli aperti. Si guardò attorno e vide che Robert non era accanto a se. In bagno qualcuno faceva la doccia, pensò che non aveva voluto svegliarla. Si infilò un paio di pantaloncini e una maglietta e scalza raggiunse la cucina per preparare la colazione. La tavola era apparecchiata per uno, ed il caffè era già stato fatto. Si mise a sedere per sbirciare cosa ci fosse in quel piatto coperto e vi trovò delle uova strapazzate. Richiuse il piatto e vide il piccolo foglio che stava appoggiato al bicchiere del succo d’arancia
“Ciao, avrei voluto essere lì con te, ma Jimmy mi ha ricordato che questa mattina sono ospite in tv (canale 4 se ti svegli presto puoi vedermi lì!). Chiamami quando ti svegli! Un bacio Robert.
P.S.: Mangia tutta la colazione!
P.P.S.: Che scemo! stavo dimenticando il numero: 213.247.845.622. A Dopo”
Mia sorrise per quel messaggio ed il suo sorriso si fece ancora più grande appena vide Maria entrare nella stanza
-Mia… se n’è andato quello?



Note: Non voglio scrivere commenti su questo capitolo, voglio che lo facciate voi! ;)  Raccontatemi le vostre impressioni! 

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Capitolo 6
*** 6 ***


-Come scusa?
-Robert Downey Jr… è ancora qui?
-No. Doveva lavorare questa mattina. Qualcosa non va Maria? Mi sembri arrabbiata.
-Quello non è l’uomo giusto per te.
Mia rimase senza parole, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere da parte sua.
-Co-come scusa?
-Quell’uomo, è un idiota come tanti altri. Tu meriti qualcuno che sia migliore. Usa le persone a suo piacimento e quando si stanca le butta nella spazzatura.
Non riusciva proprio a capire perché Maria fosse così nervosa per la sua amicizia con Robert.
-E’ solo un amico. Non c’è bisogno che ti preoccupi per me.
Maria lasciò la tazza sulla tavola e fece una smorfia che somigliava ad un sorriso.
-Un amico eh? E com’è che te lo sei portata a letto? Con Jo non lo fai, con Matt nemmeno e neppure con gli altri amici, a dire il vero non ti sei portata mai a casa un uomo da che vivi con me. Poi non devi mentire, ti si legge in faccia che quello ti piace! Ma hai ragione, forse sbaglio a volerti risparmiare del dolore. Voglio solo metterti in guardia tutto qui.
Uscì dalla stanza e tornò in camera sua senza nemmeno attendere che lei rispondesse alle sue domande. Mia riguardò il biglietto sulla tavola, bevve del succo d’arancia ed assaggiò le uova, poi con quel foglio in mano tornò in camera sua. Accese la tv e come promesso, lui era lì seduto con altri ospiti a rispondere sorridente alle domande. Abbassò il volume quando sentì Maria chiamarla dalla sua stanza. La raggiunse.
-Dimmi.
-Entra devo farti vedere queste foto fatte al locale l’altra settimana, così capirai.
Mia si mise a sedere sul letto affianco a Maria e guardò le foto scorrere finché alcune le tolsero il respiro
-Come ti ho detto, è un poco di buono e tu meriti di meglio. Poi fai come credi.
Maria si alzò lasciandola di fronte a quello schermo che mostrava Robert accompagnato da un altro uomo e 4 ragazze che abbracciate a lui e all’amico entravano in una saletta del privée. Troppe volte Maria le aveva raccontato cosa succedeva in quelle salette per avere qualche dubbio su come fosse proseguita quella serata.
-Scusa se ti ho mostrato queste foto, ma per me sei una sorella e non voglio vederti stare male per uno così.
Mia si alzò dal letto
-Troppo tardi, ma grazie comunque.
Mia chiuse la porta della sua camera, preparò l’uniforme del lavoro, la borsa e si infilò in bagno per farsi una doccia veloce. Sentiva addosso il profumo di Robert e voleva solo che scorresse via con l’acqua per dimenticare quella notte.
Al lavoro i suoi colleghi la guardarono straniti, non era di turno ma senza preoccuparsene raggiunse l’ufficio di Michael e bussò
-Vieni, entra pure. Che ci fai qui? Downey sta arrivando?
-E’ di questo che voglio parlarti…
-Siedi, dimmi pure.
-Vorrei tu mi cambiassi di turno. Ho dei problemi con questo cliente e non voglio dovermene occupare.
Michael sbuffò dondolando sulla sua poltrona
-Mia, se dovessi cambiare clienti a tutte le ragazze che entrano da quella porta perché hanno problemi con i loro clienti, passerei tutto il mio tempo a riorganizzare i turni. C’è sempre qualche cliente difficile… Su… Non mi far perdere altro tempo.
-Posso avere un cliente per oggi? Ho bisogno di lavorare.
-E se Downey chiama? Come farai?
Mia rimase in silenzio, non poteva certo raccontargli del lungo sonno che Robert aveva fatto quella notte a casa sua. Si sentiva in trappola. Voleva solo portesi occupare di qualcuno che non le ricordasse Robert, che non lasciasse tempo alla sua mente di pensare.
-Ok, Diamine! Per oggi fatti dare un turno da Stacy, ma non voglio sentire altre scuse. In ogni caso, se Downey arriva tu te ne prenderai cura.
-Grazie.
Uscì dall’ufficio ed andò nella hall per chiedere a Stacy di metterla nella lista delle disponibili. Andò nello spogliatoio e si cambiò, indossò la divisa e si guardò allo specchio quando sentì il suo cerca persone vibrare. Il lavoro l’attendeva nella hall.
Robert terminò la sua apparizione in tv e si fece consegnare il telefono da Jimmy per controllare messaggi e chiamate. Nessuna chiamata. Forse Mia stava ancora dormendo? Con tutte le ore di sonno che aveva perso era anche plausibile come cosa.
-Torni a casa?
-No, ho un paio di commissioni da fare, ci vediamo più tardi.
Prese l’auto e si fermò a prendere il caffè per Mia e per lui, poi parcheggiò sotto casa sua. Le tende in camera di Mia erano aperte, quindi si era svegliata. Salì le scale e bussò alla porta. Dopo qualche minuto Maria si affacciò alla porta con l’aria scocciata.
-Che vuoi?
-Cerco Mia.
-Non è qui.
-Sai dove la posso trovare?
-Anche se lo sapessi saresti l’ultima persona al mondo a cui lo direi.
Maria iniziò a chiudere la porta e Robert la fermò con la mano decisamente infastidito da quel comportamento che non riusciva a comprendere.
-Senti ho capito che non ti sono simpatico ma mi piacerebbe sapere perché. Che ti ho fatto?
-Personalmente ritengo tu sia solamente uno dei tanti poco di buono che abitano in questa città. E se devo proprio risponderti ti dirò che mi hai fatto. Sei entrato nella vita di Mia. Ed ora che sa che persona sei, te lo ridico: stalle lontano. Non ha bisogno di gente come te.
Maria chiuse la porta ed accese la musica ad alto volume, mentre Robert era rimasto sulla porta senza riuscire a dire altro
-Ora che sa che persona sono?!?
Bussò alla porta mentre ripeteva urlando quella frase sentendo la rabbia farsi largo dentro di lui.
Non ricevette alcuna risposta e preferì tornare alla macchina prima di dire o fare qualcosa che potesse metterlo nei guai.
Respirò profondamente e mise in moto. Voleva trovare Mia, parlarle ed ora sapeva esattamente chi l’avrebbe trovata per lui.
-Mr. Downey, si accomodi avverto subito che è arrivato.
-Grazie.
Si mise a sedere sul divanetto bianco e continuò a guardare la porta affianco alla ragazza dai lunghi capelli lisci attendendo che si aprisse ed uscisse Mia. Sapeva che avrebbe dovuto attendere una ventina di minuti come minimo, ma aveva tutta la giornata libera e l’avrebbe passata li pur di parlarle e capire.
Poco dopo la sua attesa venne premiata, la vide uscire in divisa, con i capelli raccolti. Non attese che lei lo raggiungesse dove era seduto, si alzò e dopo pochi passi raggiunse il bancone dove lasciò chiavi e cellulare, mentre Mia ritirava la chiave della stanza e la scheda del cliente, seguendola poi lungo i corridoi in assoluto silenzio.
Mia sentiva il cuore rimbalzarle in gola. Perché era tornato? Sapeva per certo che non doveva dormire. Probabilmente si aspettava una telefonata da parte sua.
Raggiunta la sua stanza Mia aprì la porta e gli fece cenno di entrare ma Robert rimase fermo sui suoi passi in attesa che lei varcasse la soglia della stanza. Lei oltrepassò la porta ed accese le luci inserendo la scheda all’interno dell’alloggiamento mentre Robert chiuse la porta dietro le sue spalle per poi attendere che lei lo guardasse prima di iniziare a parlare. Ma Mia continuava a preparare la sua stanza con che le aveva visto compiere meccanicamente tutte le volte che era stato li.
-Mia guardami… Sono sempre io.
Lei non rispose, sistemò il letto, preparò il suo pigiama poi si occupò del termostato infine si diresse verso la porta sempre tenendo lo sguardo basso
-Se non ha bisogno d’altro Mr. Downey io toglierei il disturbo ma si ricordi che siamo sempre disponibili per qualsiasi necess
-A che gioco stiamo giocando?
-Nessun gioco Mr. Downey. Per qualsiasi necessità può chiamare suonando il campanello.
Robert capì subito che qualcosa era successo ma non riusciva a capire cosa.
Mia si avviò verso la porta tenendo pronta la chiave per far scattare la porta, ma Robert aveva bisogno di sapere cosa era successo e non le avrebbe permesso di uscire senza dargli spiegazioni. Trattenne il suo braccio impedendole di raggiungere il lettore ottico della porta.
-No, prima che tu esca da qui mi devi delle spiegazioni.
Mia alzò gli occhi al cielo cercando in quel modo di riuscire a trattenere le lacrime, poi riportò lo sguardo a terra rendendosi conto di non riuscire a domare le sue emozioni
-Per favore, ho un altro ospite che sto aiutando. D-devo andare.
-Hai il tuo cerca persone no? In caso ti cerchi vibrerà… Ora resti qui e mi rispondi.
Mia si lasciò cadere sulla poltroncina sperando che allontanandosi da Robert potesse riprendere fiato ma lui si abbassò alla sua altezza e le prese le mani tra le sue
-Tesoro… per favore, dimmi cosa è successo.
Mia esplose, la rabbia che aveva dentro l’aveva caricata e non avrebbe voluto, ma se voleva sapere allora avrebbe parlato.
-Cosa è successo? Ho semplicemente capito che non sei la persona che fa per me. Abbiamo, …ho commesso un errore e mi scuso per questo, ma è meglio che il nostro rapporto torni ad essere esclusivamente di carattere professionale. Ora posso andare?
-No. Voglio che tu mi dica cosa è cambiato da ieri sera a questa mattina.
Mia si alzò cercando di celare quanto quella discussione le stesse facendo male. Non voleva nemmeno accennare a quelle fotografie che aveva visto, in fondo era un uomo libero di fare ciò che voleva.
-Abbiamo fatto sesso ma questo non significa nulla. Ora se non le spiace dovrebbe riposare.
Robert si alzò stizzito da quella frase che tutto poteva dire, fuorché la verità. Si tolse la maglia e si infilò quella che lei aveva lasciato sul letto. Tolse le scarpe ed i pantaloni restando in boxer. S’infilò nel letto coprendosi con il lenzuolo.
-Noi non abbiamo fatto sesso! E mi spiace, ma non me la dai a bere.
Si voltò sul fianco e restò lì in silenzio a guardarla mentre lei si limitava a fissare il pavimento. Le ore passarono senza che lei riuscisse a sostenere il suo sguardo. In quel tempo Robert ripercorse la loro serata e il risveglio di quel mattino. Niente. Niente. Niente assomigliava lontanamente a del sesso. Ne era certo.
Sì alzò prese dell’acqua e bevve mentre la guardava, non avrebbe potuto dormire nemmeno se avesse voluto e lo sapevano entrambi perché dopo all’amore si erano addormentati serenamente.
-Per favore, voglio tornare a casa. Mi puoi portare un caffè e… chiedere a Michael se lo posso vedere? Gli devo parlare. Questa è l’ultima volta che vengo qui.
Mia non disse nulla, quella frase fu un pugno nello stomaco. Robert non attese come al solito che uscisse dalla stanza. Terminò quella frase mentre si dirigeva verso il bagno. Prese la chiave ed uscì dalla stanza. Non appena fu fuori sentì due lacrime rigarle il viso, era sfinita. L’aveva visto guardarla per tutto il tempo e quel silenzio era stato davvero pesante. Al punto di ristoro chiese un caffè per Robert e chiamò Michael per riportargli il messaggio di Robert.
-Mia è successo qualcosa?
-No. Tutto come sempre.
-Me lo auguro, non voglio lamentele da Downey. Accompagnalo qui.
Prese il caffè e ripercorse i corridoi ripensando alle parole di Robert, “Chiedi a Michael se lo posso vedere, gli devo parlare… questa è l’ultima volta che vengo qui” e se volesse dire a Michael cosa era successo tra loro? Se gli avesse comunicato davvero che non avrebbe più utilizzato la struttura? Ognuna di queste ipotesi poteva farle rischiare di perdere il suo posto di lavoro. Si fermò di fronte alla porta della stanza di Robert e fece un lungo respiro prima di aprire la porta. Lo trovò seduto a tavola, non la guardò nemmeno entrare. Lei posò il caffè sul tavolo e si andò a sedere vicino alla porta. Robert sorseggiò quel caffè decaffeinato come nulla fosse, senza fare alcun commento. Si alzò non appena finita la tazza ed inforcò gli occhiali da sole.
-Michael può ricevermi?
-Sì Mr. Downey.
-Andiamo.
 
 

Note: Ecco il 6° capitolo. Ci sono state delle evoluzioni come avete potuto leggere. Che ne pensate? Voi come avreste reagito se foste Mia? Commentate!  Un grazie speciale a VeroDowney e vero219 per il sostegno ;)

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Capitolo 7
*** 7 ***


Mia guardò Robert negli occhi solo un secondo mentre lui varcava la porta dell’ufficio di Michael, entrò dietro di lui e si fermò sulla porta dopo averla chiusa alle sue spalle. Robert si mise a sedere di fronte a Michael che lo accolse calorosamente. Lo vide chiedere a Michael di restare soli e in quel momento intravide il suo capo fulminarla con un occhiata prima di invitarla ad uscire ed attendere fuori.
Mentre sedeva nelle poltroncine fuori da quell’ufficio pensò di aver chiuso con quel lavoro. Avrebbe dovuto rimettersi alla ricerca di un nuovo impiego, mettendo così in forse il rinnovo del suo visto di lavoro. Tutto questo per aver ceduto ai sentimenti, alle emozioni. Si maledì e cercò di preparare una giustificazione valida per Michael, così da tentare almeno di spiegare il comportamento che aveva tenuto.
Passò una buona mezzora prima che il suo cercapersone vibrò indicando che Michael la voleva nel suo ufficio. Sì alzò e bussò alla porta pronta a qualsiasi conseguenza. Si ritrovò di fronte a Robert che si stava rimettendo gli occhiali da sole e stava lasciando l’ufficio seguito da Michael. Mia cedette loro l’uscita e rimase lì, Robert le sorrise mentre le passava affianco, i suoi occhi avevano uno sguardo che non conosceva e non sapeva decifrare.
-Buona giornata Mia.
-Mr. Downey… buona giornata a lei.
Lo vide ripiegare un post-it e mentre le passava accanto lo infilò nella tasca del giubbotto che indossava.
-Lo sarà. Lo sarà, ne sono quasi certo.
Michael la guardò e le disse di accomodarsi nel suo studio mentre lui accompagnava Mr. Downey alla hall. Si mise a sedere e la prima cosa che notò fu che quell’aria profumava di lui. Scacciò con rabbia quel pensiero e cercò di concentrarsi su quel problema che forse era già irrisolvibile.
Sentì chiudersi la porta alle sue spalle poco dopo, tenne gli occhi chiusi finché sentì i passi di Michael farsi più vicini. Lo vide sedere di fronte a lei e la osservò serio prima di iniziare a parlare.
-Voglio una risposta sincera da te Mia. Mi hai chiesto di cambiarti cliente perché sapevi quali erano le sue intenzioni?
Mia deglutì pensando che quello fosse l’inizio della fine.
-No, te l’ho chiesto perché penso che questo cliente è troppo importante per te e io non credo di essere in grado di gestirlo.
In parte quella risposta era vera, in parte no. Ma Michael, pareva soddisfatto di quella sua verità.
-Le cose si sono evolute, qui non si tratta solo di essere in grado o meno di gestirlo perché quello non è messo in discussione. Tu sai fare il tuo lavoro, o ti assicuro che ti avrei licenziata il tuo secondo giorno di lavoro.
Mia restò in silenzio ad ascoltare, non riusciva a capire dove stesse andando a parare quella discussione. Poteva sperare di avere ancora il suo lavoro o no?
-Mr. Downey mi ha parlato del tuo modo di prenderti cura di lui…
Ora poteva percepire ogni singolo battito del suo cuore attraverso il suo collo. Come avrebbe potuto giustificare il comportamento che aveva tenuto? In nessun modo. Lei lo aveva baciato, lo aveva invitato a casa sua. Ora, avrebbe pagato il prezzo per quell’immenso errore. Era pronta. Avrebbe chiesto scusa ma se Michael l’avesse messa alla porta avrebbe dovuto capire.
-A parte quella tua ostinazione a dargli del lei che lo infastidisce parecchio per il resto non è disposto a cambiare assistente. Ti dico questo perché tu possa pensare bene a quello che ti sto per dire perché una risposta negativa pregiudicherebbe la tua presenza sul nostro libro paga.
Mia continuò ad ascoltare, forse c’era una remota possibilità che potesse tenersi il suo lavoro, forse Robert non aveva detto nulla e a questo punto avrebbe cercato il modo di convivere con l’obbligo di seguire Robert nelle sue sedute in clinica purché avessero mantenuto le distanze. Quel pensiero fu una pugnalata allo stomaco ma cercò di non dare a vedere a Michael il dolore fisico che stava provando. Perché Robert aveva detto a Michael che non era disposto a cambiare assistente se, poco prima, le aveva detto che non sarebbe più tornato lì? Ora era davvero confusa.
-Hai compreso quello che ti ho detto finora?
-Sì Michael.
-Bene. Veniamo alla gatta da pelare allora. Mr. Downey mi sta chiedendo un servizio personalizzato e questo significherà che chi lo assiste, cioè tu, devi seguirlo nei suoi spostamenti lavorativi.
-Come scusa?
-Deve riprendere le riprese non so dove e non può restare a Los Angeles. Devi andare con lui e fare li quello che faresti qui.
-Ma io… ma come faccio?
-Farlo qui o in una camera d’albergo, la sostanza non cambia. Devi assicurarti che la sua stanza non abbia caratteristiche differenti dalle nostre e che riposi come farebbe qui, senza distrazioni.
-Ma dove lo trovo un albergo senza finestre?
Michael rise forte pensando che Mia avesse già deciso di accettare e stesse facendo una battuta. Poi la vide agitarsi sempre di più e capì che era in preda al panico.
-Ti farò preparare un elenco delle richieste che dovrai fare all’hotel dove dovrà soggiornare. Loro seguiranno le indicazioni e tu dovrai solo controllare che tutto sia a posto. Poi per lavorare sarà la stessa cosa. Magari meno formale perché nessuno deve sapere che si sta facendo seguire per risolvere questo suo problema. In qualche modo questo potrebbe nuocere ai suoi contratti lavorativi. Se sapessero che non riposa a sufficienza potrebbero pensare che non sia in grado di mantenere i suoi impegni lavorativi. Sarai una dei suoi tanti assistenti che lo seguono giorno e notte. Ora vai a casa e pensaci, ma ricordati che mi dispiacerebbe perderti come collaboratrice, oramai fai parte della famiglia.
Mia sorrise appena e si alzò, era frastornata. Se avesse rifiutato avrebbe perso il suo lavoro. Se avesse accettato avrebbe dovuto stare a stretto contatto con Robert per tutto il tempo che avrebbero passato fuori città per lavoro.
-Aspetto una tua chiamata entro stasera. Downey domani mattina deve prendere un volo, dobbiamo dirgli se farai parte del suo staff.
-Digli pure che ci sarò.
-Bene! Confidavo in questa tua decisione! Infatti… gli avevo già dato il tuo numero di telefono. Ti chiameranno più tardi per dirti l’ora del volo e spiegarti come si organizzano per la partenza. Vai a casa e fai i bagagli. Ti spedisco un email con le indicazioni per gli hotel. Buon lavoro e mi raccomando…
-Meno formale… lo so! “Non hai idea in che casino mi sono messa a forza di essere meno formale!!!”
Michael sorrise mentre la vedeva uscire e chiudere la porta. Quel contratto con Downey gli avrebbe fruttato un grosso guadagno e la possibilità di testare quel nuovo metodo di domiciliazione del servizio a cui pensava da tempo.
Mia entrò negli spogliatoi e si lasciò cadere sulla panchina sotto al suo armadietto. Cosa diavolo stava succedendo alla sua vita? Per inseguire il suo sogno stava scendendo a patti col diavolo? Lavorare con lui sarebbe stato un vero e proprio inferno ma l’unica cosa che poteva aiutarla era ricordare continuamente per cosa stava facendo quel lavoro. Già sentiva il dolore crescere dentro di se, ma che alternativa poteva avere? Si fece forza e si cambiò, prese i suoi effetti dall’armadietto ed uscì dalla porta di servizio laterale riservata al personale. Raggiunse la guardiola all’entrata e vi trovò Jo.
-Ehi allora finito il lavoro? Come è andata?
-Non me ne parlare, è stata una giornata infernale ma niente in confronto a quelle che mi aspetteranno nei prossimi giorni!
-Non ti ho mai sentita così giù… che succede?
-Perdonami, ma preferisco non parlarne, ora scappo ho da preparare i bagagli, per qualche giorno non ci vedremo.
-Te ne vai in vacanza?
-Macché! Parto con il mio incubo, per lavoro.
Jo rise forte e l’abbracciò salutandola. Mia raggiunse la fermata dell’autobus, prese il telefono per chiamare Maria ed aggiornarla. C’era un messaggio in arrivo:
=Scusa per stamattina, lo sai sono iperprotettiva ma non avrei dovuto… se sei felice così, ti devo lasciar vivere la tua vita. Ti voglio bene sorella
Non le rispose, da lì a pochi minuti sarebbe stata a casa, avrebbe preparato la cena e quando si fosse svegliata l’avrebbe abbracciata forte, ne aveva proprio bisogno.
Mentre riponeva il telefono nella borsa iniziò a suonare. Il numero non era visibile, pensò subito al colloquio per rinnovare il suo permesso. Da settimane attendeva quella chiamata.
-Sì?
-Parlo con Mia? …Maledizione… non posso essere formale perché… non so il tuo cognome! A questo dobbiamo rimediare davanti ad un caffè.
Per un istante non l’aveva riconosciuto, poi appena aveva detto che non conosceva il suo cognome cambiando voce, capì subito con chi stava parlando, si guardò istintivamente attorno e lo vide dentro ad un auto ferma poco prima della fermata dell’autobus. La vide guardare nella sua direzione e riprese a parlare sapendo di esser stato visto e riconosciuto.
-Allora questo caffè me lo offri sì o no?
-Di cosa ha bisogno Mr. Downey?
-Di te ovviamente. Vieni ti accompagno, il tuo autobus è passato poco prima che tu arrivassi.
Senza rendersene conto Mia chiuse il telefono e si avvicinò all’auto, Robert le aprì lo sportello sporgendosi dal lato del passeggero
-Non c’è bisogno che mi dia un passaggio, aspetterò il prossimo.
-Io dico che ti conviene accettare il passaggio. Hanno anticipato il mio rientro sul set e… si parte stasera. Vorrai almeno avere il tempo di fare i bagagli o preferisci aspettare il prossimo autobus? Pensavo ti avesse già chiamato il mio assistente per avvisarti.
Il telefono di Mia iniziò a suonare e lei rispose mentre saliva nell’auto
=“Salve sono Jimmy, l’assistente di Mr. Downey. La devo avvisare che il volo è stato anticipato a questa sera. So che abbiamo poco preavviso ma lo abbiamo appena saputo dalla produzione. Se mi invia un messaggio a questo numero la passiamo a prendere quando andiamo all’aeroporto”.
-Mi hanno già avvisata, grazie. Le inviò l’indirizzo.
-Ma io so dove abiti, non mi serve l’indirizzo.
-…Grazie. Mi invii per cortesia un messaggio con l’email di riferimento dell’hotel, devo dare loro delle indicazioni.
“Sarà fatto. A più tardi”
-Era Jimmy vero?
Mia chiuse la telefonata ed inviò a Michael l’email dell’hotel che aveva appena ricevuto dall’assistente di Robert. Doveva fare i bagagli, sistemare un po’ di cose e non voleva svegliare Maria per chiederle di prestarle il pc se stava dormendo.
-Allora caffè?
-Decaffeinato.
Robert sorrise. Mia ora era parte del suo staff e l’avrebbe avuta vicina per tutto il tempo. Pensò che così, sarebbe riuscito a scoprire cosa l’aveva spinta a comportarsi in quel modo.
Si fermarono alla caffetteria poco distante dal suo appartamento, quella di cui Robert le aveva parlato la sera prima. I pensieri ripercorsero quella serata e Mia si obbligò a richiuderli in un angolo.
Robert la vide pensierosa seduta al tavolo del bar, pensava a lui? A loro? Sorrise e chiese alla cameriera di portare due caffè, mia si risvegliò dal suo torpore per aggiungere “decaffeinati grazie!” e richiudersi nel suo silenzio. Robert pensò che se non voleva parlare con lui per chiacchierare lo avrebbe fatto di certo se le avesse parlato di lavoro
-Potrò bere del caffè decente prima o poi?
-Fino a quando avrai bisogno della mia presenza penso proprio di no.
-Ah allora penso che dovrò abituarmi a questo saporaccio…
Lasciò così sotto intendere che quell’esperienza sarebbe durata il più possibile e sorridendo iniziò a bere il suo caffè. Fu Mia a sorprenderlo iniziando a parlare con lui
-Sai dirmi più o meno quanto durerà questa trasferta?
-Perché? Me lo chiedi per il visto? Il mio staff se ne sta già occupando. Michael mi ha avvisato di questo tuo problema, ma è una cosa che possiamo gestire.
Mia accennò un piccolo sorriso, era una giornata nera ma per lo meno una buona notizia l’aveva ricevuta, per qualche tempo non avrebbe dovuto preoccuparsi di quell’incontro. Ora la sua priorità erano i bagagli.
-A che ora è il volo?
-Non ne ho idea…
-Come?
-Non lo so. Non mi occupo di tutto, avevo altre priorità!
Robert alzò le spalle accennando ad un piccolo sorriso mentre la guardava. Era ovvia la risposta. Lei era la sua priorità.
Finì il suo caffè e si alzò guardandolo mentre sorseggiava la sua bevanda lentamente, più per cercare di sopportarne il gusto che per degustarne il sapore.
-Devo fare i bagagli. E’ meglio che vada.
-Ti accompagno!
Si affrettò a raggiungere l’auto e la accompagnò sotto casa. Come il pomeriggio precedente erano lì seduti, impacciati e Mia cercando le chiavi sperava di trovare anche il modo di ringraziarlo del passaggio e congedarsi da lui.
-Bhè, grazie...
Ad entrambi suonò il telefono, Robert sorrise recuperando il suo dal vano porta oggetti
-E’ Jimmy, dice che si parte alle 20. E’ meglio che ti affretti con i bagagli, a dopo.
Mia lo guardò, le sorrideva e gli occhi seguivano il suo sorriso, abbassò lo sguardò rendendosi conto di aver indugiato troppo nel guardarlo, aprì lo sportello e scese
-A dopo.
Lanciò uno sguardo veloce all’interno dell’auto mentre la superava per salire sul marciapiedi ed entrare in casa. Continuava a sorriderle e questo continuava a farla sentire strana. “Datti una calmata Mia! E’ un poco di buono, maledettamente affascinante ma pur sempre un poco di buono”.
Robert attese che il portone si chiudesse prima di rimettere in moto per raggiungere casa. “Scoprirò cosa è successo Mia. Fosse l’ultima cosa che faccio ma non finisce così!”
 



Note: Le cose si complicano per Mia, vedremo questa convivenza forzata a cosa porterà! Vi aspetto come sempre per sapere se vi piace.
Un grazie speciale a chi sta impegnando un po' del suo tempo a leggere ed a recensire. Alla prossima e buona lettura.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Chiuse la porta della sua stanza e mise la valigia sul letto. Non aveva idea di cosa portarsi e più recuperava i suoi vestiti dall’armadio e più stava pensando di non avere vestiti adatti per accompagnare un personaggio del calibro di Robert. Infine venne investita da un ultimo dubbio amletico. Non aveva idea di dove fossero diretti e lei aveva praticamente solo abbigliamento ideale per il clima di Los Angeles e se fossero stati diretti verso il nord del paese? Dove piove ventiquattro ore al giorno? Si mise a sedere e cercò il telefono. Si soffermò a guardarlo prima di premere il tasto chiama e far partire la telefonata. Lo buttò sul letto, recuperò la scatola delle scarpe in cui conservava i suoi risparmi ed infilò i contanti in una busta. Se fossero stati diretti a nord, avrebbe sicuramente trovato un negozio dove acquistare l’abbigliamento adatto al posto. Non doveva dare modo a Robert di pensare che lo cercasse con la scusa di chiedergli qualcosa. Il telefono trillò, Michael le aveva confermato di aver dato tutte le disposizioni all’hotel e che la copia delle stesse l’avrebbe trovata nell’allegato.
Il tempo passò in fretta e lei riuscì a chiudere tutto il necessario in una valigia sola. Poco dopo il telefono squillò insistentemente lo prese e rispose
-Sì?
-Salve sono Jimmy, tra una decina di minuti siamo da lei. Volevo avvisarla.
-Grazie. Scendo subito.
Prese la valigia e la mise vicino alla porta. Aprì piano la porta della stanza di Maria e vide che stava dormendo. La richiuse senza far rumore e le lasciò un messaggio in cucina.
“Starò via qualche giorno per lavoro, appena posso ti invio una email così ti racconto tutto. Ti voglio bene. Un bacio Mia.”
Chiuse la porta dietro di se e facendo un respiro profondo scese le scale ed aprì il portone d’ingresso che dava sulla strada. Vide un monovolume nero parcheggiare proprio davanti alla sua porta. Scese un uomo robusto sulla quarantina dai capelli rossicci schiacciati sotto ad un berretto. Non sapeva chi fosse, ma lo riconobbe subito. Era l’uomo nelle foto con Robert, quelle del privée. Le si avvicinò sorridendo
-Mia?
Mia annuì e ricambiò con un sorriso un po’ forzato.
-Bene, siamo leggermente in ritardo ma dovremmo farcela. Posso darti del tu? Io sono Jimmy. Molto piacere.
-Sì… Sì certo. Il piacere è mio.
-Allora alla valigia penso io, tu sali in auto. Mia lo ascoltò e fece come aveva detto. Salì e venne salutata da un coretto di persone. In quel monovolume erano seduti in 7, 8 con lei e ora che Jimmy stava salendo 9. Non aveva guardato bene tutti, ma Robert non era tra loro. Si limitò a sorridere e salutare.
-Mia se mi dai il tuo passaporto faccio il check-in anche per te.
-Certo.
Disse subito affrettandosi a passare il passaporto a Jimmy che con un tablet alla mano stava confermando tutti i biglietti.
Durante il breve tragitto scoprì che con lei avrebbero viaggiato: due assistenti, un parrucchiere, una truccatrice, una costumista che si occupava del guardaroba e tre guardie del corpo. Il mezzo si fermò e scesero tutti. Ognuno prese il suo bagaglio e lo ripose su un carrello per il trasporto di più bagagli. Infine le guardie del corpo aiutarono la costumista a scaricare quello che doveva essere il bagaglio di Robert. Mia iniziò seriamente a preoccuparsi, sembrava che quelle valigie non finissero mai. Poco dopo Jimmy invitò tutti ad entrare e seguirlo, solo le guardie del corpo di Robert rimasero fuori. Mia affiancò Jimmy visto che, era l’unico viso che era sicura di saper riconoscere in mezzo alla ressa dell’aeroporto.
-Loro non vengono?
-Sì ma aspettano che arrivi Robert per entrare… è un po’ stressante viaggiare con lui ma ti abituerai.
Si fermarono al banco, Jimmy fornì i passaporti di tutti alla hostess e per primo mostrò il passaporto di Robert chiedendo l’imbarco prioritario per il gruppo e l’assistenza della security dell’aeroporto. La ragazza fu molto gentile e ritirò i bagagli contrassegnandoli con un etichetta priority. Infine un agente della sicurezza si affiancò a loro e parlò con Jimmy. Spiegò che gli agenti della sicurezza personali di Robert a breve lo avrebbero scortato all’interno della struttura e lui convenne con Jimmy che era meglio se avessero deviato momentaneamente il flusso delle persone in transito per non creare confusione. Jimmy ritirò i biglietti di tutti e li tenne con i passaporti ed insieme all’agente raggiunse il varco che avevano riservato. Iniziarono a passare attraverso i metal detector quando il telefono di Jimmy suonò ma lui non rispose
-Robert è arrivato.
-Ragazzi, siamo pronti?
-Sì Mr. Downey, quando vuole possiamo entrare, è tutto abbastanza tranquillo.
-Bene, gli altri? Jimmy?
-Tutti dentro, stanno facendo ora i controlli.
-Ok, andiamo.
Varcò l’entrata e i primi fans cominciarono a radunarsi attorno alla security, Robert cercò come sempre di continuare a camminare mentre con un pennarello che qualcuno gli aveva passato dispensava autografi sorridendo “Ma dov’è? Se Jimmy si è scordato di passare a prenderla stavolta lo uccido!”. Si avvicinarono ancora al varco, salutò tutti e si infilò per primo. La vide. Con una felpa leggera se ne stava in disparte tenendo le mani nelle tasche quasi imbronciata. Robert sorrise nel vederla così, forse era un po’ frastornata da quel vociare che per lui era diventato solo un rumore di fondo nella sua vita.
La vide voltarsi verso di lui, distolse lo sguardo ed iniziò a parlare con l’agente ai controlli.
Poco dopo Mia si voltò nella direzione da cui sentiva provenire un vociare piuttosto stridulo e lentamente attraverso quella folla che si era radunata vide gli uomini della security avanzare e Robert tra loro che dispensava autografi e sorrisi. Passò attraverso il metal detector e gli uomini della sicurezza dopo di lui. Robert salutò tutti e parlò con l’addetto alla sicurezza che li avrebbe scortati al gate dove si sarebbero imbarcati subito, anche se il banco dell’uscita era ancora spento. Lui stesso controllò le carte di imbarco mentre un hostess risaliva la rampa che collegava l’aereo al braccio dell’aeroporto. Terminati i controlli l’addetto aprì la porta con la carta magnetica e l’hostess li accompagnò sull’aereo.
Robert non l’aveva guardata nemmeno per un attimo, per un attimo le parve strano questo comportamento da parte sua, ma poi, pensò che li era in pubblico e era abbastanza ovvio che si sarebbe comportato in maniera differente. Cercò di non pensarci e raggiunse l’interno dell’aereo. Quasi tutti presero posto a coppie, si conoscevano e Mia aveva già intuito che sarebbe andata così, infatti non se ne preoccupò. L’idea di volare accanto a qualcuno che parlasse, facendole continuamente delle domande non la entusiasmava. Se fosse capitata accanto ad un estraneo qualunque non avrebbe dovuto conversarci per forza. Prese un biglietto a caso tra quelli che Jimmy stava tenendo ancora in mano per distribuirli e si mise a sedere. Posto finestrino. Perfetto pensò, musica e panorama. Prima di infilarsi gli auricolari vide che Jimmy stava per prendere posto affianco a lei, la cosa non le dispiaceva, sembrava un tipo silenzioso e quindi il viaggio sarebbe stato tranquillo, inoltre poteva chiedere a lui dove erano diretti e quanti giorni di riprese erano previsti, se finite queste riprese sarebbero tornati a Los Angeles…
-Jim! Questo è il mio posto!
Lui non disse nulla, sorrise e si alzò spostandosi nel sedile dietro.
Robert si tolse la felpa e rimase a maniche corte, tenendo però la sciarpa attorno al collo, forse per via dell’aria condizionata.
-Pare sarà un volo tranquillo. Il pilota dice che non dovrebbero esserci turbolenze.
-Meglio così. Posso chiederti una cosa?
Robert appoggiò la testa sul sedile ruotandola nella sua direzione
-Puoi chiedermi ciò che vuoi, purché ciò che vuoi non sia scendere da questo aereo.
Mia cercò di non dare troppo peso a quelle parole ed ai suoi occhi che la stavano fissando seri.
-Dove siamo diretti?
-Bella domanda. Per circa una settimana saremo ad Anchorage, in Alaska. Abbiamo bisogno di neve per girare alcune scene, tanta neve.
-Oh merda!
Non appena Mia si rese conto che il suo commento le era uscito di bocca senza filtri si premurò di chiedere scusa a Robert che si mise a ridere sapendo bene il perché del suo commento. Divertito, provò a farla parlare
-Qualcosa non va?
Mia lo guardò seria
-Mi stai prendendo in giro? Certo che c’è qualcosa che non va! Andiamo in Alaska! Questa era una delle cose che oggi avresti dovuto dirmi. Il mio bagaglio è totalmente inadeguato!
-Pensi che avresti potuto trovare facilmente a Los Angeles l’abbigliamento adatto a Anchorage in un paio d’ore? Non devi preoccuparti di nulla, pensa a tutto Jimmy.
Mia poco convinta guardò tra i due sedili e vi trovò lo sguardo di Jimmy che sorrideva e le fece l’occhiolino. Involontariamente aveva ascoltato tutta la loro conversazione e ora per isolarsi stava accendendo la musica nei suoi auricolari.
Lei si rimise seduta correttamente e vide Robert che la guardava sorridendo.
-Perché non mi racconti qualcosa di te?
Mia appoggiò la testa sul sedile guardando Robert. Pensò che in quegli occhi avrebbe potuto perdersi
-Perché quello sarebbe fuori dalle mie competenze lavorative.
-Non sono d’accordo, è come se ti chiedessi di raccontarmi una… favola, una favola della buona notte!
-Vuoi dormire?
-No, ora non ho sonno.
-Appunto non sarebbe una favola della buona notte.
Mia si voltò verso il finestrino e guardò fuori. Stavano iniziando le manovre per il decollo e riflesso nel finestrino riusciva a vedere il viso di Robert. Lui continuava a guardarla, non riusciva proprio a credere che quel loro momento fosse sparito dalla sua memoria. Come era successo? Forse Maria le aveva dato un colpo in testa? Rise tra se e se. Doveva trovare il modo di farle ricordare quei momenti che nella sua mente, erano il ricordo più sublime che avesse da molto tempo.
Mia chiuse gli occhi per non vedere Robert che la fissava riflesso nel finestrino e si addormentò. Dormì per quasi tutto il volo. Robert le prese la mano e lei si svegliò. Avvertì la voce di Robert come fosse una voce lontana, la stava chiamando per avvisarla che erano prossimi all’arrivo. Si stropicciò il viso e sistemò i capelli.
Avrebbe voluto aspettare a chiamarla per tenerle ancora un po’ la mano tra le sue, ma l’annuncio all’interfono lo fece decidere che aveva indugiato già più del dovuto. Se si fosse svegliata e accorta che le stava tenendo la mano non gli avrebbe rivolto la parola per tutta la serata come minimo.
Mia osservò il panorama fuori dagli oblò, era tutto scuro ed il bianco della neve rifletteva la luce. Vedeva la neve scendere copiosa dal momento in cui l’aereo si abbassò di quota pronto ad atterrare. Vedendo quegli uomini che lavoravano sulle piste riusciva a percepire il gelo entrarle nelle ossa.
Attesero che l’hostess desse loro l’autorizzazione all’uscita ed a passi svelti si ritrovarono nella zona dell’aeroporto dove venivano scaricati i bagagli. Mia si soffermò davanti ad un rullo ancora fermo, mentre Robert si era fermato all’entrata per fare delle foto con alcuni dipendenti dell’aeroporto e alcuni fans. La raggiunse e mentre era voltata di spalle la prese per mano e la trascinò verso l’uscita.
-Ci pensano loro.
Facendo cenno al suo staff capitanato da Jimmy. Le guardie del corpo presero dai bagagli a mano dei giubbotti e li fecero indossare a Robert e Mia. Poco dopo, prima di uscire dall’hangar ne distribuirono uno ad ogni membro del gruppo e ne indossarono alcuni identici anche loro. Raggiunsero senza difficoltà la zona in cui attendevano i conducenti delle auto e presero contatto con quelli inviati dall’hotel.
Il viaggio tra l’aeroporto e l’hotel fu breve, tanto che Mia pensò che, se fuori non ci fosse stata la bufera di neve e una temperatura proibitiva probabilmente avrebbero potuto raggiungere l’hotel a piedi. L’auto parcheggiò in un garage sotterraneo e Robert si lasciò accogliere dallo staff dell’hotel che lo attendeva per accompagnarli nella suite. Salirono in ascensore e Mia notò che il pulsante premuto era l’ultimo in alto. Seguì silenziosa Robert ed il maggiordomo della suite lungo il corridoio ed a quel punto, vista l’accoglienza era curiosa di vedere come veniva fatto alloggiare un attore come Robert. Le porte della suite vennero aperte, Robert si tolse il giubbotto e seguì quell’uomo che gli dava indicazioni sui confort della camera e come poteva contattarlo in caso di necessità, mentre Mia era rimasta sbalordita. In quella suite c’era un salotto con il camino, un area bar con tanto di penisola e sgabelli, seguendoli scoprì una cabina per la sauna o bagno turco, non se ne intendeva. Adiacente al bagno c’era la vasca idromassaggio di dimensioni spropositate tanto che pensò che potessero entrarci tranquillamente Robert con buona parte dello staff. Infine la camera da letto. Il letto king size era davvero enorme e dall’aria confortevole. Una stanza era adibita a cabina armadio e una piccola saletta conteneva pochi suppellettili, un lettino da massaggi oltre a vari attrezzi fitness. Tutto l’arredamento era sui toni del grigio argentato e dell’azzurro. Un accostamento che Mia trovò rilassante. Mentre si guardava attorno iniziò ad ispezionare la camera. Le pareti di vetro davano bella mostra del panorama notturno sulla città ed ovviamente non potevano murarle per il loro soggiorno ma c’erano delle tende blu ai lati delle pareti di tela molto spessa. Controllò il bar. Era molto fornito con qualsiasi genere di bevanda.
-Mi scusi…
-Si Madame… posso esserle utile?
-Avete ricevuto le indicazioni sui contenuti della stanza per Mr. Downey?
-Sì Madame. Proprio poco fa. Abbiamo terminato da poco di montare i tendaggi e ora provvediamo con il resto.
-Bene. E per cortesia deve far togliere anche i telefoni dalla camera da letto e disabilitare le suonerie degli altri apparecchi. Il resto dovrebbe essere sulla lista.
-Certo Madame. Come desidera. Non appena termineremo le sistemazioni farò personalmente un controllo della lista. Vuole che si continui ora o domani mentre Mr. Downey sarà fuori?
Li avrebbe fatti lavorare subito per avere l’ambiente pronto ma si rendeva conto che Robert l’indomani mattina avrebbe dovuto lavorare ed era già molto tardi.
-Faccia togliere solo i telefoni e le suonerie. Caffeina e alcolici dal minibar. Il resto potrà essere sistemato domani.
-Avverto subito.
Sì allontanò dalla camera da letto portando con se i telefoni che erano posati sui comodini. Robert si era sdraiato sul letto e con le gambe accavallate la osservava compiaciuto
-Quando ti occuperai della cosa più importante?
-Cioè?
-Di me! Della cena, non vorrai farmi andare a letto digiuno!
Si rese conto della dimenticanza, ma non avrebbe ammesso una defezione del genere.
-Pensavo che prima volessi farti una doccia o un bagno e che saremmo scesi per la cena dopo. Inutile ordinarla ora.
-Touché! Vado a farmi una doccia, ma per la cronaca io mangio sempre in camera e non al ristorante dell’hotel.
Si alzò ed iniziò a spogliarsi la maglietta mentre camminava per raggiungere il bagno
-Se poi vuoi raggiungermi lascio la porta aperta.
Mia camminò dietro di lui finché non entrò in bagno poi deglutendo procedette verso il soggiorno dove il maggiordomo stava svuotando il minibar. Questo lavoro era davvero l’inferno. Sorrise all’uomo.
-Avete un menù per i pasti di Mr. Downey?
-Sì Madame, ci è stato fornito dalla produzione quando hanno prenotato l’hotel.
-Ho bisogno di vederlo, pensa di potermene procurare una copia?
-Assolutamente. Chiamo in cucina e glie lo faccio portare.
Sentì il suo telefono vibrare
-Ciao Michael
-Ehy allora dove sei?
-Nel bel mezzo del nulla con intorno montagne di neve.
-Un ambientino confortevole. E l’hotel?
-Quello è di un lusso sfrenato, ma ci sono ancora parecchie cose da sistemare. Avevi bisogno?
-No. Volevo solo sapere se andava tutto bene e se eravate arrivati.
-Sì. Tutto bene. Già che ti sento, ho bisogno di un favore. Il nostro menù, come vengono cucinati i pasti, dobbiamo fornire queste informazioni alla cucina dell’hotel. Non credo possano stravolgere la loro cucina per noi, ma se ci sono ingredienti proibiti è meglio che lo sappiano.
-Ok. Ci penso io.
-Grazie. Ci sentiamo presto.
Restò ad osservare il panorama dalle grandi vetrate anche se la sua testa e il suo corpo sentivano come una grande calamita che l’attirava verso il bagno. Verso quell’uomo che cantando sotto la doccia stava rapendo quel poco di buon senso che le era rimasto.
-Madame il menù.
Perfetto pensò. Ora aveva qualcosa su cui lavorare e distrarsi momentaneamente.
Poco dopo lo vide comparire con indosso un asciugamano dalla vita alle ginocchia e la guardava sorridente.
-Che c’è di tanto divertente?
-E’ incredibile sentirmelo dire ma, non ho niente da mettermi!
-Mr. Dan, mi scusi, i bagagli di Mr. Downey non sono arrivati?
-Sì Madame, Tutti i bagagli sono arrivati, ma li ho lasciati all’ingresso per non far disturbare Mr. Downey. Li faccio sistemare subito.
Robert sorrise ammiccando alle due giovani cameriere che non riuscivano a smettere di guardarlo e sorridere, mentre lo stomaco di Mia iniziò a contorcersi. Era furente. Raggiunse l’ingresso della stanza per ordinare la cena. Era gelosa di qualcuno che non era suo e che, teoricamente non voleva avere.
-Mia? Mia dove sei?
-Sono qui Robert, di cos’altro hai bisogno?
-Volevo solo… allontanarmi da quelle due, per prima cosa. Mi spaventano, hanno uno sguardo maniacale e poi volevo avvisarti che ti ho riempito la vasca.
-Farò una doccia più tardi, ora sto lavorando.
-Lavorare con me, per me, non significa che tu non debba godere dei confort di questa suite. Prometto che non sbircerò dal buco della serratura.
Robert sorrise e Mia non poté far altro che ridere della sua battuta. In fondo era stato gentile a prepararle un bagno caldo e ne aveva davvero bisogno.
-Detto io l’ordine della cena alla cucina, tu vai a rilassarti.
Lo vide prendere la lista e la cornetta del telefono dalle sue mani con quel suo sorriso beffardo
-Comunque per la cronaca, io non ho bisogno di spiare, mi ricordo esattamente tutto, quasi come …fosse ieri!
Mia arrossì come mai e raggiunse il bagno senza voltarsi verso di lui, ora aveva decisamente bisogno di una doccia fredda.



Note: Eccoci qui con questo nuovo capitolo! Non vi ruberò altro tempo, volevo solo avvisare chi sta leggendo di fare attenzione ai capitoli (qualcuno ha saltato il capitolo 5!  ;)
Buona lettura e grazie ancora per le recensioni che vorrete lasciarmi. Un grazie speciale va a VeroDowney, Vero219, mitte2000, Deby14 e Skae_Ef che hanno recensito questa storia e  
VeroDowney, Vero219 e Skae_Ef che mi stanno onorando con la loro costante presenza. Grazie mille! 

 

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Capitolo 9
*** 9 ***


Sentì bussare piano alla porta del bagno, il suo cuore accelerò.
-Sì?
-Sono io… Robert.
-Lo so chi sei. C’è qualche problema? Hai bisogno di qualcosa?
-Ehm... no, ma volevo avvisarti che è arrivata la cena.
-Arrivo subito, scusa.
Doveva aver perso la cognizione del tempo perché non le sembrava che fosse passato tanto tempo da che era entrata in bagno. Prese un telo si avvolse e controllò il telefono. Era più di un’ora che era in bagno. Si asciugò e vestì in fretta. In soggiorno trovò Robert vicino al camino vestito più o meno come lei. Pantaloni della tuta e maglietta e piedi scalzi. Sulla tavola apparecchiata il maggiordomo aveva già disposto le portate ed ora si stava congedando per tornare alla sua postazione del piano. Prima di cenare Mia prese una busta di plastica dalla sua borsa e la porse a Robert, lui rimase un po’ perplesso
-I telefoni.
-Ma non siamo…
-In clinica? Io sono qui e questo significa che le regole sono sempre le stesse.
Robert alzò le mani in segno di resa e le consegnò il telefono e l’orologio che aveva posato sul comodino. Mia la chiuse e la posò nel guardaroba. Mentre Robert sedeva a tavola lei chiuse tutte le tende dispiacendosi un po’ di non poter ammirare quel panorama meraviglioso mentre cenavano, ma le regole dovevano essere rispettate.
-Smetterai anche di parlarmi dunque…
-Esatto.
Cenarono in silenzio e Mia fu sollevata. Quel silenzio per lei era salvezza. Se Robert avesse iniziato a parlare sapeva che tutti i suoi buoni propositi sarebbero andati in fumo. Finita la cena a turno andarono in bagno a lavarsi i denti, dopo di che Mia si mise a sedere sulla poltrona affianco alla finestra, mentre Robert era già sdraiato nel letto. Si voltò verso di lei e la guardò stranito
-Non penserai sul serio che ti lascerò passare la notte su quella poltrona.
Mia non rispose.
-Ok non rispondere, ma vieni a letto. Ti prometto che non succederà nulla. Non sono proprio il tipo che si approfitterebbe di una situazione del genere. Puoi dormire qui, tranquillamente. E poi senza di te qui vicino lo sai che non dormo.
Mia ci pensò un attimo poi decise che l’avrebbe fatto. Era stanca e voleva almeno sdraiarsi sul letto anche se non avesse dormito. Poi ripensò ad ogni volta che si era distesa affianco a Robert per riuscire a farlo addormentare, se anche questa sera avesse funzionato avrebbe potuto dormire anche lei. Valeva la pena provarci.
-Buona notte Mia.
Robert si voltò verso di lei ma mantenne la parola data e restò ad una ventina di centimetri di distanza. Dopo circa un’ora lo vide chiudere gli occhi e scivolare nel mondo dei sogni. Mia sorrise guardando la sua espressione beata e quel piccolo sorriso che le sue labbra disegnavano. Infine chiuse gli occhi respirando il suo profumo e si addormentò. Senza rendersene conto nel sonno Mia si avvicinò a Robert accucciandosi vicino a lui. Robert nel sonno la strinse piano a se e si svegliò quando lei si mosse lo abbracciò. Non appena sentì la mano di Mia percorrere il suo fianco per abbracciarlo si sentì ardere. Ricordava perfettamente le parole che aveva usato per rassicurarla. Ora non sarebbe più riuscito a dormire, cercò di spostarsi per mettere distanza tra loro anche se, quel risveglio era esattamente come avrebbe voluto svegliarsi tutte le notti. Mia ad ogni suo spostamento reagiva trattenendolo con il braccio con cui lo abbracciava. La desiderava e sentire il corpo di Mia aderire al suo non lo aiutava per niente. Provò sottovoce a svegliarla dopo aver cercato invano di schiarirsi la voce.
-Mia stai dormendo?
-Uhm Uhm…
-Mia svegliati.
-Di che hai bisogno?
-Non riesco a dormire con te così.
Aprì poco gli occhi e si rese conto che lo stava abbracciando e si era avvicinata annullando la distanza tra loro. Osservò il letto e si rese conto che stavano entrambi sdraiati in un lato del letto. Ora che era sveglia riusciva a percepire il desiderio di Robert che premeva attraverso i vestiti e Robert vedendo i suoi occhi guardarlo aveva la certezza che ora sapesse quanto la stesse volendo.
-Scusa, mentre dormivo
-Non voglio che ti allontani da me
Mia deglutì ed avvertì un brivido percorrerla lungo la schiena sentendo la mano di Robert cingerle il fianco per tenerla esattamente nella posizione in cui era prima.
-Robert hai promesso
-Sono pessimo con te nel mantenere le promesse
Sussurrarono le labbra di Robert mentre sfiorarono quelle di Mia. Le sollevò le braccia e le intrecciò dietro la nuca sua nuca, mentre continuava a baciarla in un bacio lento ed emozionato.
Ben presto le loro mani appiccarono un incendio che nessuno sarebbe stato in grado di domare, tanto meno Mia. Si stavano desiderando entrambi, troppo per fermarsi. Le mani di Robert scivolarono sotto la sua maglietta accarezzando i suoi seni per poi ridiscendere lungo i fianchi ed obbligare i pantaloni a scendere lungo le gambe accompagnati dalle sue mani e le sue labbra. Mia sentiva l’esigenza di essere amata in quell’istante. Robert era impegnato ad assaggiare ogni centimetro della sua pelle e nonostante l’urgenza di volerla possedere che il suo corpo mostrava, lui continuava a baciarla ed accarezzarla lentamente indugiando dove il respiro di Mia si faceva più corto.
Non aveva idea di cosa sarebbe successo il mattino seguente, se lei avesse rimesso quella distanza tra loro, ma ora, la voleva amare. Amare con meno fretta della sera prima. Amarla, e farle percepire quando la desiderasse e quando fosse importante per lui.
-Robert…
Fu lui questa volta ad imporre il silenzio mettendole delicatamente le sue dita sulle labbra e Mia accettò quella richiesta e ad occhi chiusi si lasciò pervadere da quel piacere che le sue attenzioni le stavano donando. Solo allora lo sentì unirsi a lei amplificando quello che già considerava l’eden dei piaceri. Lo strinse a se e si amarono finché Robert non la raggiunse laddove lei lo stava aspettando. In quel paradiso dove erano una sola cosa trovarono la pace ed il sonno ancora uniti e stretti l’uno all’altra.
Robert si svegliò. Il letto totalmente disfatto lo fece sorridere poi sollevò la testa per trovare Mia ed abbracciarla, baciarla e augurarle una buona giornata. Dovette mettersi a sedere per guardarsi intorno non era nella stanza.
-Mia?
Si stropicciò il viso con le mani per ritrovare lucidità. Era crollato nel sonno più profondo, ma quando? Non l’aveva nemmeno sentita sciogliere quell’abbraccio e alzarsi. Mia entrò nella stanza. Era vestita e portava su un vassoio la colazione che posò in fondo al letto. Robert si alzò e Mia evitò di guardare il suo corpo tenendo gli occhi incollati al suo viso. Lui prese i pantaloni della tuta e se li infilò per evitare che si sentisse così a disagio. Le sorrise
-Buongiorno… Tutto bene?
-Robert non deve succedere mai più.
Era seria, risoluta e dal suo sguardo avrebbe detto che si sentiva anche in colpa. Ma perché? Per cosa? Loro insieme erano una favola che diveniva realtà, perché Mia si comportava così? Cosa non sapeva?
-Possiamo parlarne?
-Non c’è molto da dire. Non deve succedere di nuovo, punto.
-Ma perché? Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?
Mia non rispose a parole a quella domanda ma alzò un sopracciglio e Robert capì
-Ok, a parte fare l’amore con te, cosa ho sbagliato?
-Nulla. Ma quel genere di prestazioni non rientrano nel mio lavoro.
Robert rimase senza parole.
-Pensi davvero che io creda di poterti avere…? No, aspetta… quando ti ho dato l’impressione di averti “comprata”? Ti sei avvicinata a me e Io non… cioè tu non… Insomma pensavo che lo volessimo entrambi.
Mia si alzò ed aprì le tende, guardò il panorama e senza voltarsi verso Robert rispose alla sua domanda
-Non mi hai dato l’impressione di avermi comprata, perdonami quella frase era davvero infelice, ma la tua vita, il tuo modo di vivere sono troppo differenti dai miei. Diamo pesi diversi alle cose e ti sto chiedendo di aiutarmi a fare in modo che ciò che è stato la scorsa notte, seppur bellissimo, non ricapiti.
-Non posso dire di capire il perché di tutto questo ma non riceverai alcuna pressione da parte mia. So stare al mio posto. Devo aver frainteso la tua vicinanza stanotte. Perdonami. Vado a farmi una doccia.
Si alzò dal letto e andò in bagno. Mia tornò in soggiorno e prese un caffè. Bussarono alla porta ed andò ad aprire.
-Ciao, Robert è sveglio?
-Sta facendo la doccia. Entra pure.
-Bene, la cabina armadio dov’è?
-Vieni, è di qua.
-Tu sei Mia, giusto?
-Sì esatto e tu? …Perdonami ma ieri quando ci siamo presentati… troppi nomi… e
-Non preoccuparti, è normale. Io mi chiamo Samantha ma tutti mi chiamano Sam! Bella questa suite, è più carina di quella che gli hanno dato nell’ultimo hotel. Mia, tu di che ti occupi esattamente? Jimmy non me l’ha voluto dire, ma mi ha dato più l’impressione che non lo sapesse nemmeno lui piuttosto che non volesse dirlo, o…
Mia rimase in silenzio mentre attraversavano la camera da letto per entrare nella cabina armadio. Sam stava guardando quel letto, ovviamente stava capendo cosa era successo quella notte, visto l’intimo di Robert ancora a terra da un lato del letto e la maglia dall’altro lato.
-O scusami è meglio che mi rimetta a farmi gli affari miei. Spero solo di non averti messa in imbarazzo. Non volevo e non preoccuparti, la mia bocca è cucita. Ora mi chiudo nella cabina armadio e preparo i suoi abiti, non ti arrecherò altro disturbo.
M-Davvero non preoccuparti, non devi scusarti.
R-Scusarsi per cosa? Sam non le avrai fatto il terzo grado vero?
S-Io? Ma no, figurati! Lo sai, io non lo farei mai!
Sia Robert che Sam scoppiarono a ridere, lei gli lanciò dei boxer e si voltò per scegliere la maglia mentre Robert lasciava cadere l’asciugamano che lo copriva ed iniziava a vestirsi guardando Mia con un velo di tristezza negli occhi.
M-Scusatemi.
Lei si voltò ed uscì dalla cabina armadio mentre tornava in camera li sentì continuare a scherzare e ridere. Il suo imbarazzo crebbe ma cercò di non pensarci mettendosi seduta in soggiorno a leggere il giornale e bere il suo caffè mentre le governanti del piano sistemavano la camera da letto. Vide Jimmy che entrava nella suite salutandola prima di raggiungere Robert nella cabina armadio seguito dal parrucchiere e una truccatrice.
Dopo circa un’ora si era abituata a quell’andirivieni, ed aveva smesso di guardarli entrare ed uscire tanto che poco dopo sentì quella voce calda e setosa poco distante dal suo orecchio dietro di lei
-Non vorrai passare la giornata chiusa in questa stanza. Secondo me dovresti venire con me sul set, ci si diverte sempre.
Mia si voltò e lo vide vestito e pettinato come non lo aveva mai visto. Sembrava appena uscito da una copertina di quelle riviste che aveva appena finito di sfogliare.
-Non so se sia il caso Robert. Le chiacchiere sono una cattiva pubblicità.
Robert si sollevò e la raggiunse sul divano
-Se ti riferisci a Sam
-No in generale, ma anche a lei, certo.
-Il mio staff è la mia famiglia. Sono anni che lavorano con me e nessuno direbbe o farebbe nulla che possa nuocermi.
-Ok ma loro non sanno a che titolo io sia qui, ed in ogni caso è poco professionale che sappiano che io, noi…insomma…
-Che abbiamo fatto l’amore?
Mia si guardò attorno preoccupata che qualcuno potesse sentirlo ma si tranquillizzò vedendo che nella stanza non c’era nessuno
-Esatto.
S-Robert io ho finito. Se non ti serve altro me ne vado.
R-Ok… Buona giornata. Anzi, Sam… aspetta un secondo.
R-Mia ti andrebbe di fare una passeggiata per la città con Sam? Lei, per oggi ha finito di lavorare, e va in giro per la città per lo più a fare shopping. Ti sentiresti più a tuo agio a passare la giornata con lei piuttosto che sul set?
Mia guardò Sam che attendeva sulla porta che Robert le dicesse cosa gli serviva
M-E se non le andasse di avermi tra i piedi? Ci hai pensato?!?
R-Forse hai ragione.
R-Sam, Che ne dici se Mia viene con te a fare shopping oggi?
Sam si avvicinò a passi svelti sorridendo e Robert la guardò con il suo sorriso appena accennato ed alzò le spalle
R-Sembra che non le dia fastidio e poi ti servivano vestiti adeguati no?
Mia sorrise poco convinta e si alzò dal divano quando si alzò anche Robert
R-Ok allora ci vediamo stasera, ti chiamo dopo ok? …divertitevi!
M-Ok. Sì, sì certo, ci sentiamo… dopo. Buona giornata.
S-Robert puoi anche baciarla non mi scandalizzo! Che razza di saluto è questo? Ma non ti ho insegnato proprio niente?!?
Robert rise e scosse la testa, poi si avvicinò a Mia e baciò leggero le sue labbra
S-Ooh! Così va meglio! Ok. Ok. Ora basta. Ho detto basta! Vattene. Devi lavorare e noi dobbiamo andare a fare Shopping.
Robert si scostò da Mia e la guardò mentre stava schiudendo i suoi occhi, era preoccupato di vederla tesa o arrabbiata ma con immenso stupore la vide sorridere ed arrossire leggermente, abbassando poi lo sguardo per mascherare l’imbarazzo.
R-Fate le brave mentre papà è via!
S-Come sempre… come sempre!
Rispose allo scherzo Sam ridendo.
-Mia, tu sei pronta per uscire?
-Pronta. Andiamo!
 


 

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Capitolo 10
*** 10 ***


Camminarono in silenzio sulla via principale della città, Mia iniziava a sentire il freddo entrarle dentro, così propose a Sam di fermarsi per prendere qualcosa di caldo in una caffetteria.
-E’ molto che lavori con Robert?
-Ora che mi ci fai pensare è un bel po’. Facevo la costumista per una produzione, abbiamo iniziato a ridere e scherzare. L’ultimo giorno di solito si fa una festa tutti insieme, ma Robert non venne. Dissero perché doveva iniziare le riprese per un nuovo film, così, non lo salutammo, ma dopo la festa siamo tornati tutti alle nostre postazioni per sistemare tutti i costumi, sai si rimandano in blocco in tintoria, qualche attore a volte chiede che i suoi abiti siano dati in beneficienza, altri li vogliono per ricordo. Robert chiese che venissero dati ad un sito che fa aste per beneficienza. Così, una volta tornata al mio posto ho preso tutti i suoi vestiti e mentre li sistemavo ho visto che c’era un foglio del copione nella tasca di una giacca. Capita spesso che gli attori ripassino le loro battute mettendosi poi in tasca il copione prima del ciak. All’esterno c’era scritto “Per Sam” così, mi sono seduta e l’ho letto. Mi aveva scritto che, se ero interessata voleva lavorare ancora con me, di chiamare Jimmy e ci saremmo accordati. Sono passati… quasi 10 anni.
-E’ davvero molto, ed è una storia bellissima.
-Ogni membro del gruppo ha una storia simile, Robert cerca affinità con chi deve lavorare con lui, dice sempre che siamo
-La sua famiglia.
Sam sorrise sentendole pronunciare quelle parole. Robert lo diceva spesso ma sentirlo dire da Mia aveva un altro valore.
-E tu? Lo conosci da molto?
-Direi proprio di no. Ci conosciamo da poco e da allora è diventato il mio incubo!
Sam rise e Mia con lei
-No davvero! Non sto scherzando!
Sam rise ancora
-Lo dici perché “ti ha fatto perdere molte ore di sonno eh”? Robert mi ha raccontato questa mattina come vi siete conosciuti e che i primi giorni sono stati difficili perché tu stavi sveglia mentre lui dormiva.
-Non sapevo avesse raccontato a qualcuno che lo sto aiutando con quel problema.
-Siamo come fratelli e mi confida… molte cose.
Sam sorrise ed abbassò lo sguardo, sapeva di aver attirato l’attenzione di Mia con quella frase. Forse Robert le aveva anche raccontato che avevano fatto l’amore?
-Ti ha parlato di me?
-Mi ha parlato di se e in tutta sincerità, non so come tu ci sia riuscita, ma non fa altro che parlare di come si sente quando ci sei tu.
-Ne sono certa, finalmente dorme!
-Sbaglierò, ma non credo che si tratti solo di quello… Ora andiamo, abbiamo ancora un bel po’ di cose da comprare.
Mia avrebbe voluto chiederle ancora di quelle confidenze, ma Sam aveva chiuso il discorso invitandola ad uscire dal locale e preferì non chiedere altro.
Vide Sam frugare nella borsa alla ricerca del telefono mentre stavano entrando in un altro negozio, così le fece cenno che l’avrebbe attesa all’interno, anche per darle un po’ di privacy. La vide dalle vetrine ridere e parlare per qualche minuto, poi entrò. Non appena la raggiunse le passò il suo telefono sorridendo
-Vuole parlare con te.
Mia prese il telefono mentre Sam si stava allontanando, mise l’orecchio sul telefono e sorrise subito nel sentirlo parlare con qualcuno mentre attendeva una sua risposta.
-Robert?
-Ehy, hai lasciato il telefono in albergo?
-Oh. Sì mi sa di sì. Siamo uscite subito dopo di te e non l’ho recuperato dalla cabina armadio.
-Ti stai divertendo?
-Sì grazie, Sam è davvero molto simpatica. E tu come va il lavoro?
-Abbiamo quasi finito, torneremo per cena o giù di lì.
-Bene.
-Mia posso, posso farti una domanda?
-Sì dimmi.
-Sai… sai stamattina, prima che andassi via…
-Sì…
-Quando, bhé quando io ti ho baciata… ti ha dato fastidio? Ti… ti sei arrabbiata?
Rispose d’impulso senza pensarci
-No.
Poi ripensandoci aggiunse
-Ma non
-Non deve succedere, lo so. Volevo solo capire… Non volevo essere inopportuno… ci ho pensato fino ad ora…
-Non preoccuparti.
S-Ehy voi due piccioncini potete tubare più tardi? Dobbiamo provarci un sacco di vestiti noi!
-Sam… quella piccola irriverente!!!
Mia rise sia per Sam che per Robert
-Ci vediamo più tardi ok?
-Va bene ma dille che troverò il modo per ripagarla di tutto questo!
Chiuse la telefonata e Sam attese il telefono per rimetterlo nella borsa
-Dice che troverà il modo di ripagarti di tutto questo.
-Ne sono certa, ma la cosa non mi spaventa affatto. Vieni ho visto un vestito che ti starebbe benissimo, voglio che lo provi!
Quella lunga giornata terminò dopo un giro di negozi, molte buste contenenti i loro acquisti e una breve pausa per il pranzo. Mia si sentiva sfinita e fu molto felice quando decisero di tornare in hotel.  Robert sarebbe rientrato dopo un paio d’ore e Mia voleva sistemare i suoi acquisti, rilassarsi un po’, farsi una doccia e controllare il menù prima del suo arrivo.
Sam fu gentile e si offrì di darle una mano per trovare un po’ di spazio nella cabina armadio per i suoi acquisti. Diceva che era il suo lavoro e continuò a ripeterle che uno dei suoi acquisti, era bellissimo. Un vestito di cashmere grigio chiaro lungo fino quasi alle caviglie, tutto sommato semplicissimo ma quando glie lo aveva mostrato le era piaciuto molto. Tanto che Sam la convinse ad indossarlo subito.
-Qui è tutto a posto, ci prendiamo un aperitivo intanto che aspettiamo il ritorno degli altri ok? Ho sentito che la vista dalla terrazza è fenomenale, ci dobbiamo andare! Tu intanto senti per il menù… io vado ad informarmi e a vedere se è rientrato qualcuno dei nostri!
-Ok. Appena ho finito ti chiamo.
Chiamò il maggiordomo e passarono pochissimi istanti prima che lui entrasse nella suite.
-Madame, ha bisogno di me?
-Volevo chiederle del menù di questa sera.
-E’ tutto come richiesto nell’email che abbiamo ricevuto. Può stare tranquilla.
-La ringrazio.
-Se posso permettermi Madame, hanno chiesto di lei, dovrebbe salire all’ultimo piano.
-Ma non è questo l’ultimo piano?
-Per quanto riguarda le camere sì, ma in realtà l’ultimo piano è riservato alla terrazza ed alla spa. Può salire attraverso la scala in fondo al corridoio.
-Grazie.
Doveva essere il posto di cui parlava Sam, prese il corridoio e raggiunse le scale. Le salì in fretta, non sapeva bene a che ora sarebbero tornati gli altri, quindi se volevano godersi quell’aperitivo era meglio fare in fretta. Aprì la porta del piano su cui era impressa la scritta SPA e vide che le luci erano ancora spente. Solo le lampade all’interno della piscina e sulla terrazza esterna erano accese e non vedendola iniziò a pensare di aver capito male, ma poi in fondo alla sala, dove c’era il bancone ed i tavolini del bar vicino alle vetrate della terrazza vide una persona in piedi che osservava il panorama nella penombra. Non era Sam, era un uomo. Forse a loro si sarebbe unito qualche altro membro del gruppo che come lei aveva già finito di lavorare?
-Ciao, Sam non è ancora arrivata?
-Sam non c’è. Dovrai accontentarti di me per questo aperitivo
-Robert? Ma… quando sei tornato?
-Non so, all’incirca un’ora fa. Bello il vestito.
-Grazie. Pensavo tornassi più tardi.
-Sembri quasi dispiaciuta.
-No, no, non fraintendermi, ma saremmo tornate prima se lo avessimo saputo.
-Mi serviva tempo per organizzare questo.
Mia accettò il bicchiere che conteneva un cocktail con del ghiaccio
-Non so come sia, non c’è alcool.
Mia sorrise, si era attenuto alle regole.
-E’ buono.
La invitò a sedersi sui lettini con vista sulla città ed in silenzio sorseggiarono il loro aperitivo. Non appena terminato Robert si alzò e la guardò sorridendo
-Cosa c’è? Sono sporca in viso?
-No, sei… sei solo molto bella stasera. E ora, prima che pensi che abbia “secondi e terzi fini” ti lascio alla tua seduta di benessere.
Non appena Robert pronunciò quelle parole fece un cenno con la mano e la Spa si illuminò. Da una porta laterale entrarono dei ragazzi e la sala si animò del personale pronto a soddisfare ogni sua richiesta
-Come scusa?
-La Spa. Tutto questo è a tua disposizione. Questo credo sia il tuo costume. Ci vediamo più tardi.
Si avviò verso l’uscita mentre lei ancora guardava la busta con il costume che aveva comprato quel pomeriggio con Sam. Così capì cosa si erano detti al telefono, lo stava aiutando a prepararle questa sorpresa.
-Robert!
Si alzò e lo raggiunse
-Dimmi.
-Grazie è davvero un pensiero molto carino da parte tua ma…
-Ma cosa? Pensavo che ti piacesse la Spa.
-Sì infatti! Mi piace molto, ma volevo dirti che potresti scendere a prendere un costume e fermarti anche tu.
Robert sorrise entusiasta dell’idea. Poi dalla giacca tirò fuori una busta che conteneva un costume per lui
-Sam… ci sperava! E anche io.
Mia sorrise e lo spinse avviandosi verso gli spogliatoi. 

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Capitolo 11
*** 11 ***


-Devo ammettere che il massaggio di prima non è stato niente male.
Mia aprì gli occhi e lo guardò mentre nel lettino a fianco al suo Robert era sdraiato con gli occhi chiusi godendosi il benessere che quel luogo gli stava donando. Per gran parte di quella serata era stato in silenzio e Mia era piacevolmente stupita per questo.
-Sì, è stato davvero molto piacevole.
-Bhè molto piacevole, direi… piacevole.
Robert aprì gli occhi e la guardò mentre terminava la frase
-Conosco qualcuno che sa fare dei massaggi che…
-Non finire la frase… ti prego…
Robert rise e richiuse gli occhi, Mia sorrise. Con lui era un continuo batticuore. Iniziava a parlare ingenuamente ma poi non mancava mai di farle perdere qualche battito di cuore.
-Mia?
-Dimmi.
-Grazie per avermi risposto sinceramente stamattina.
Robert la guardava ora e vederla accennare un sorriso nonostante le stesse ricordando quel bacio lo fece sentire meglio. Forse con il tempo sarebbe riuscito a scoprire perché non voleva avere una relazione con lui. E magari convincerla che quella non era la scelta giusta. Quel pensiero lo faceva sentire vivo, vagamente felice e speranzoso che le cose potessero sistemarsi, anche se, non avevano ancora parlato di cosa era successo con Maria quel mattino e lui era piuttosto sicuro che il suo essere scontrosa con lui avesse a che fare con il cambio di rotta di Mia.
Dopo un paio d’ore di trattamenti decisero di scendere per la cena, riproponendosi di farlo di nuovo.
Mia chiuse le tende ed abbassò le luci mentre Robert prese i telefoni e li depositò nella cabina armadio vicini a quello di Mia che era rimasto lì dalla sera precedente.
Si sedettero e cenarono in silenzio. Più volte Robert aveva alzato lo sguardo cercando di trovare qualcosa da dire. In realtà gli passavano per la testa mille domande che avrebbe voluto farle, ma sapeva bene che per Mia le regole andavano rispettate. Inoltre aveva già notato che, quando rispettava le regole lei era molto più disponibile al dialogo nei momenti in cui non era in “terapia”, così tacque sperando di avere un po’ di tempo libero dopo le riprese per uscire e fare una passeggiata o qualsiasi cosa lei avesse voluto.
Mia evitò di proposito di soffermarsi su di lui con lo sguardo mentre stavano cenando. Sapeva che se avesse incrociato il suo sguardo lui avrebbe di certo iniziato a parlare come suo solito senza riuscire più a fermarlo. Usò quel tempo, quel silenzio per pensare. Pensò a quanto quell’uomo, che era un estraneo riusciva a farla sentire strana. Emozionata ad ogni sorriso. Per un attimo pensò a quanto lui l’aveva desiderata la notte precedente, ma poi indirizzò i suoi pensieri altrove temendo di arrossire. Ripensò a quel mattino, a quanto era stato bravo a convincerla ad andare con Sam e si domandò se, in quel momento aveva già deciso di farle quella sorpresa o se tutto era nato più tardi quando poi chiamò al telefono durante la mattinata. Ma soprattutto, perché lui si stava comportando in quel modo? Non era secondo lei il comportamento di chi poi, a notte fonda finisce in un night club per finire la serata… fermò quel suo pensiero perché quelle immagini le facevano troppo male. Non era obbligato ad essere carino con lei, era una dipendente quindi, non c’era necessità di essere così gentili. Infine giunse con il pensiero a quel bacio. Piccolo, leggero ma così caldo da farla rabbrividire ancora adesso se solo ci pensava.
Robert la distolse dai suoi pensieri e lei glie ne fu grata.
-Vuoi dell’altra acqua?
-No. Grazie.
Sì versò da bere e sorseggiò lentamente guardandola. Mia ebbe paura di essere arrossita per i suoi pensieri e che lui ora stesse cercando il modo di chiederle a cosa pensava.
-Sam ti ha detto che c’è una festa in hotel?
-No. Non me ne ha parlato.
-Terminano le riprese qui e si fa una festa per “ringraziare” tutti. Mi piacerebbe che venissi anche tu.
-Ma io non ho partecipato al film.
-In realtà hai fatto moltissimo per questa produzione. Se non avessi dormito, non sarei riuscito a tornare sul set e terminare le riprese. Quindi puoi prenderti un po’ di merito per la fine di questa fase.
Mia sorrise ma preferì bere anziché rispondere.
Robert non si sentiva affatto stanco e temeva che non sarebbe riuscito a prendere sonno tanto facilmente. Inoltre si era imposto di mettersi a dormire facendo attenzione a non avvicinarsi a Mia. Non voleva che pensasse che lui volesse approfittarsi della situazione.
Quando Mia uscì dal bagno lo trovò già sdraiato sotto le coperte con gli occhiali da vista ed un copione tra le mani, la guardò attraverso gli occhiali e le sorrise probabilmente intuendo quello che lei stava pensando
-Nessuna distrazione, è lavoro… per domani, ma tra poco smetto.
Mia sorrise, a quello non poteva opporsi. Era ancora presto e se leggeva non avrebbe fatto domande. Spense le luci della suite, prese un paio di bicchieri d’acqua e tornò in camera. La stanza era illuminata solo attraverso la piccola luce sul comodino di Robert. Si sdraiò dal suo lato del letto e nello stesso istante vide Robert lasciare il copione e gli occhiali sul comodino e voltarsi verso di lei. Le sorrise trattenendo il suo corpo dall’avvicinarsi a lei
-E’ stata una bella giornata… Buona notte.
Mia sorrise e si sentì mancare il respiro quando lo vide sporgersi verso di lei per baciare le sue labbra come quel mattino. Vederlo poi ritrarsi sorridendo e tornare al suo posto la fece sentire quasi dispiaciuta, si rese conto che avrebbe voluto che la stringesse a se e che quel bacio fosse l’inizio della fine. Lo vide spegnere la luce e ringraziò per quel buio perché in esso poteva mascherare la sua delusione. Robert sospirò forse un po’ troppo rumorosamente ma non riusciva a mascherare come lei riuscisse a farlo sentire. Era certo che lei stesse sorridendo per quel suo sospiro. Chiuse gli occhi e nonostante non riuscisse a non pensare a Mia ed al suo profumo fu proprio grazie alla sua presenza, al suo respiro che riuscì ad addormentarsi.
Mia restò in silenzio trattenne le risa a stento per quel sospiro. I suoi occhi si erano ora abituati a quella pochissima luce e riusciva a distinguere il contorno del viso di Robert che dormiva serenamente. Chiuse gli occhi e cercò di dormire ma le immagini di loro continuavano a riproporsi nella sua mente impedendole di trovare pace. Nonostante lo stesse negando a se stessa lo desiderava. Non seppe quantificare quanto tempo passò in quel letto, in quella stanza fantasticando, sperando che Robert si svegliasse e si avvicinasse a lei. Sentiva il suo cuore rimbalzarle in gola ogni volta che lo sentiva muoversi nel letto. Non riusciva a capire cosa le stesse prendendo. Infine, prima di fare qualche sciocchezza prese la decisione di alzarsi ed andare a farsi un bagno. Mentre attendeva che la vasca si riempisse andò in soggiorno, scostò un angolo della grande tenda e vide che la città nonostante il cielo fosse ancora scuro si stava svegliando. Forse poteva iniziare ad ordinare la colazione, avrebbero portato i giornali del mattino, decise di controllare l’ora dall’orologio di Robert che era nella cabina armadio, erano le quattro e mezza. Decisamente troppo presto per ordinare la colazione. Inviò l’email a Maria. Socchiuse la porta, abbassò l’intensità della luce e dopo essersi spogliata si immerse sperando che quel tepore l’aiutasse a non pensare alle mani di Robert. Evitò di accendere l’idromassaggio per non rischiare che il rumore potesse svegliarlo. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi.
-Ehy che ci fai qui?
Aprì gli occhi e lo vide lì sulla porta che si stropicciava gli occhi e la guardava un po’ assonnato, con quella maglietta bianca che disegnava perfettamente ogni suo muscolo rendendo maledettamente difficile sostenere il suo sguardo mentre si avvicinava e grattandosi la testa si metteva a sedere sullo sgabello affianco al bordo della vasca.
-Va tutto bene?
Mia non riusciva a parlare, cosa avrebbe potuto dire? Robert allungò la mano e le accarezzò la guancia mentre lei chiuse gli occhi e sospirando vi appoggiò il suo viso accettando quella carezza, quel contatto come fosse stata un piccolo gatto in cerca di coccole. Robert si avvicinò col viso al suo, un gesto semplice ed intimo come per assicurarsi che tutto andasse bene
-Che succede? Posso… posso fare qualcosa per te?
Mia aprì gli occhi e lo vide lì in apprensione per lei. Avrebbe dovuto essere sincera con lui, come lui fece con lei la prima volta e dirgli apertamente che con lui affianco non riusciva più a dormire perché era troppo per lei.
Ma sapeva come l’avrebbe fatta sentire, la sua mente non le era d’aiuto, continuava a ripetere “diglielo” “Baciami Robert!” “Baciami!” “è quello che vuoi!” trattenne il respiro pensando che fosse il suo profumo maledettamente sensuale a farle perdere la testa
-Mia? Parlami…
-E’ solo… E’ solo nostalgia di casa. Non preoccuparti, di solito passa in fretta. Torna a dormire, è davvero molto presto.
-Non…
La guardò attraverso la poca schiuma che velava il suo corpo alla sua vista, deglutì e distolse lo sguardo fissando per un attimo la porta del bagno, poi si alzò sapendo che non avrebbe potuto sostenere ancora per molto quella visione senza che il desiderio di lei prendesse il sopravvento.
-Faccio portare la colazione e poi, che ne dici se facciamo una passeggiata?
-A quest’ora? Sei sicuro?
-Sì. Ti porto in un posto…
Robert chiuse la porta del bagno dietro di se e ci si appoggiò respirando profondamente. Quella situazione iniziava ad essere insostenibile. 

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Capitolo 12
*** 12 ***


Robert si vestì e fece portare la colazione, fece un paio di telefonate e quando Mia lo raggiunse in salotto le sorrise e terminò la telefonata. Era pronta per uscire, indossava un paio di jeans attillati ed un maglione probabilmente acquistato con Sam.
-Buongiorno… va meglio?
Mia annuì e non aggiunse altro, quelle sue premure la facevano sentire a disagio. Fecero una colazione veloce e si prepararono per uscire. Fuori il cielo era ancora piuttosto scuro e mentre aspettava che lui prendesse i giubbotti si continuava a chiedere dove volesse portarla a quell’ora.
Uscirono dall’hotel, il freddo pungente li raggiunse come una lama sui loro visi. Mia pensava avrebbero preso un auto ed invece Robert tenendole la mano iniziò a camminare sul marciapiede che portava nella direzione opposta a quella che avevano preso lei e Sam. Poche auto percorrevano quella strada nonostante fosse una delle vie principali della città. Percorsero qualche isolato in silenzio. Robert non proferì parola per tutto quel tempo, lo trovò strano, non stava in silenzio nemmeno quando doveva, ed ora, che camminavano insieme non diceva nulla.
Sapeva che, molto probabilmente Mia si sarebbe arrabbiata con lui per non averle detto nulla, così evitò di parlarle temendo che potesse chiedergli dove stavano andando. Non le avrebbe potuto mentire. Il suo sorriso si sarebbe aperto e avrebbe dovuto raccontarle del posto in cui la stava portando. Evitò di proposito di incrociare il suo sguardo e proseguì cercando di raggiungere la caffetteria in fondo alla strada più in fretta possibile.
-Due caffè decaffeinati per cortesia.
Le sorrise mentre le porgeva il suo bicchiere.
-Dove stiamo andando? Non dovremmo rientrare in hotel? Tra poco Sam e gli altri verranno a cercarti.
-Dammi ancora due minuti ok?
Robert sorseggiò dal suo bicchiere mentre pagava i caffè ed appena fuori la riprese per mano. Camminarono ancora per un isolato poi Robert si fermò e finì il caffè buttando il bicchiere nel cestino vicino. Lo sguardo di Mia lo interrogava per capire perché rimanesse il fermo davanti a quel cestino invece di riprendere a camminare se proprio voleva camminare
-Qualcosa non va Robert? Che ci facciamo qui?
-Finisci il tuo caffè… poi, andiamo.
Quell’uomo era strano e lo sapeva, ma più lo frequentava e più si rendeva conto di quanto lo fosse. Bevve un grosso sorso di caffè e gettò nel cestino il suo bicchiere, guardando poi Robert.
-Ed ora?
Sorrise e si avvicinò a lei quel tanto perché potesse darle un bacio sulla guancia poi si allontanò e prese il telefono facendo partire una chiamata. Mia restò in attesa mentre Robert le mise un braccio attorno alla vita e la invitò ad attraversare la strada con lui.
-Siamo qui fuori.
Terminò la chiamata senza aggiungere altro. Non capì quella frase finché non vide un grosso portone aprirsi di fronte a loro e sull’entrata Jimmy li accolse. Il grosso portone scorrevole si richiuse alle loro spalle. Robert si tolse il giubbotto e Mia fece altrettanto. In quel locale c’era un caldo assurdo o erano loro che erano rimasti per troppo tempo al freddo gelido? Percorsero un corridoio e si trovarono di fronte ad una porta con una luce rossa lampeggiante. Robert si fermò e Jimmy scomparve all’interno di una delle porte che si affacciavano su quel corridoio e Mia sempre più stranita decise di approfittare di quell’attimo per chiedere
-Che posto è questo?
-Ti ho vista lavorare tante volte in queste settimane, ora vorrei che fossi tu a vedere me.
Mentre terminò la frase un suono a sirena si propagò in quell’ambiente e la luce si spense.
Robert aprì la porta e solo allora riuscì a rendersi conto di dove si trovassero.
Era tutto buio, decine di cavi passavano sopra le loro teste e dei riflettori puntavano in una zona in cui era ricostruito un ambiente. Robert si fermò di fronte a lei e dopo aver dato un occhiata in giro si voltò verso di lei.
-Purtroppo non posso restare qui con te, Sam mi sta chiamando… la vedi? È laggiù. Devo andare a cambiarmi. Puoi sedere lì, vicino a Jimmy. L’unica regola è… non si parla dopo la sirena, ma sono sicuro che il silenzio per te non sarà un problema!
Le fece l’occhiolino e si allontanò di corsa mentre lei si sedeva dove le aveva indicato. Lo vide fermarsi e salutare alcune persone per poi sparire dietro una porta seguito da Sam.
In quel posto c’erano quasi un centinaio di persone che lavoravano senza intralciarsi gli uni con gli altri, sentì una voce sopra le altre dare delle indicazioni e quando tutte le luci si spenserò lasciando illuminata solo quella zona vide delle persone prendere posto in quella scena. Robert indossava un abito elegante e lo vide ascoltare con attenzione le direttive che quell’uomo gli stava dando ed ogni tanto lo vedeva annuire
-Quello è il regista. Tra poco inizieranno le riprese.
Mia si voltò verso Jimmy ed annuì.
La sirena suono le luci della scena si abbassarono e l’unico rumore che sentì fu un Ciak dato di fronte a quella “stanza” vuota. Poco dopo lo vide entrare e buttare la giacca sul divano, allentarsi la cravatta e versarsi dell’alcool da bere in un bicchiere iniziando a guardare in direzione di un grandissimo telo verde come se scorgesse un qualche panorama attraverso quello. L’attenzione di Mia era catalizzata da lui finché non sentì la voce di una donna giungere dalle spalle di Robert.
-Non è un po’ presto per bere?
Robert si voltò, la guardò svuotando il suo bicchiere in un solo sorso appoggiando poi il bicchiere su un tavolo ed iniziò a recitare.
Perse la cognizione del tempo. Continuò a guardarli in religioso silenzio mentre si muovevano recitando le loro parti. Alcune volte il regista chiedeva loro di ripetere la scena perché voleva le luci in un altro modo, altre perché si mettevano a ridere e dovevano ripetere le loro battute. Di tanto in tanto facevano qualche piccola pausa in cui i truccatori e parrucchieri si precipitavano sul set e sistemavano il trucco degli attori. Non appena la sirena suonò Jimmy le fece cenno di seguirlo. Presero una porta laterale e percorsero un paio di corridoi
-E’ la prima volta che vedi un set?
-Assolutamente…
-Affascinante vero?
-Già…
-Smettete di adularmi o mi monterò la testa!
Si voltarono entrambi e videro Robert che era uscito dal set e stava percorrendo il corridoio nella loro stessa direzione sorridendo.
Entrarono in una stanza che Mia identificò come il camerino di Robert. Robert chiese a Jimmy di portare il pranzo e lui uscì annuendo, mentre lui recuperava dei vestiti da una borsa e si cambiava indossando jeans e una maglia a maniche lunghe di cotone. Bevve un sorso d’acqua e si mise a sedere sul divano dove lei si era accomodata.
-Ti è piaciuto davvero?
Mia sorrise,
-E’ stato… magico.
Robert abbassò lo sguardo imbarazzato e sorrise.
-Scusa se non ti ho detto nulla, temevo mi dicessi no.
Iniziava a conoscerla, era vero. Gli avrebbe sicuramente detto no temendo che qualcuno potesse chiedersi a che titolo lei fosse lì, ora invece, dubitava che qualcuno l’avesse persino notata.
-E così… ora… hai partecipato alle riprese e quindi, DEVI venire alla festa!
Mia rise.
Jimmy rientrò nella stanza spingendo un carrello su cui erano disposti tramezzini di ogni tipo, frutta, dolci e bibite. Mia apprezzò che non c’erano bibite a base di caffeina. Robert notò come lei stava ispezionando con lo sguardo ogni cosa su quel carrello.
-Non troverai niente di vietato… Mi sto attenendo alle regole, pensavo l’avessi notato e anche il liquore che ho bevuto prima sul set… era solo del fortissimo tè deteinato.
Mia si limitò a sorridere ma non le era sfuggito il suo tono di voce mentre le diceva “mi sto attendendo alle regole, pensavo l’avessi notato”
Pranzarono mentre Robert le raccontava di quel film, poi Jimmy tornò per avvisare Robert che le riprese sarebbero ricominciate e lui doveva raggiungere il set.
Si lavò i denti e poco dopo quella stanza fu invasa dal suo staff. Si cambiò d’abito, ritoccarono il trucco ed infine controllarono i capelli. Mia li seguì e rientrarono nello studio. Quello che fino a poco prima era un salotto ora era diventato la sala di un ristorante. Robert si mise a sedere vicino a lei, mentre il buio calava altri personaggi si posizionarono per iniziare a recitare. Lui, le spiegò avrebbe dovuto entrare in scena in un secondo tempo. Mentre la sirena iniziava il suono che ora riconosceva come l’inizio delle riprese, Robert prese da una tasca esterna di quella sedia una cartelletta nera sottile, quando la aprì Mia vide che all’interno c’era una piccola luce e alcuni fogli appesi ad un gancio. Robert non guardò nemmeno per un istante la scena, continuò a leggere quei fogli. Evidentemente, pensò Mia, che stesse ripassando il suo copione prima che toccasse a lui. Bevve da una bottiglietta dell’acqua e rimise tutto nella tasca. Le prese la mano e l’accarezzò tenendola tra le sue. Mia lo guardò a quel contatto, sapeva che non potevano parlare, ma Robert continuò a guardare solo la sua mano.
Un ragazzo con delle cuffie alle orecchie lo toccò sulla spalla. Robert annuì e la guardò prima di alzarsi. Le sorrise, forse avrebbe voluto dirle qualcosa ma si limitò a stringerle la mano prima di alzarsi e seguirlo.
Dopo diverse ore sentì il regista gridare
-Stop! Grazie a tutti! Siete stati fantastici! Ci vediamo domani sera per festeggiare! Non mancate!
A quella frase seguì uno schiamazzo generali in cui alcuni urlavano, altri battevano le mani e Jimmy al suo fianco fischiava forte. Robert abbracciò l’attore che divideva con lui la scena e poi si allontanò uscendo dallo studio. Mia guardò Jimmy pensando che come avevano fatto durante la pausa le avrebbe detto di seguirlo per andare nel camerino o raggiungere Robert, ma se ne stava lì a pochi passi da lei a chiacchierare, decise così di restare lì seduta attendendo che finisse quella conversazione per poi chiedergli se potevano uscire. Quella voce alle sue spalle l’avrebbe riconosciuta anche in mezzo qualsiasi vociare.
-Che ne dici se ce ne andiamo? Mi hanno detto che c’è una pizzeria Italiana qui ad Anchorage, io dico che dovremmo provarla!
Mia sorrise, si alzò e lo raggiunse.

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Capitolo 13
*** 13 ***


Un taxi li attendeva appena fuori dallo studio ed altri attendevano l’uscita degli altri attori. Robert le aprì lo sportello e diede indicazioni all’autista poi si appoggiò con la schiena al sedile e sospirò tenendo gli occhi chiusi.
-Robert se preferisci possiamo andare in hotel, se sei stanco non c’è bisogno di
-No! Voglio davvero andarci… con te. Non sono così stanco e poi domani non si lavora! Riposo solo un po’ gli occhi, quei riflettori sono tremendi.
Mia annuì, in fondo anche lei aveva voglia di uscire un po’.
-Ok. E pizza sia.
La pizzeria era nel lato opposto della città ma la raggiunsero in fretta o almeno così parve a Mia forse complice il fatto che trascorse quel tempo ad osservare il viso di Robert. Distolse lo sguardo appena in tempo, nel momento in cui il taxi rallentò lui aprì gli occhi sorridendo felice per quel momento di vita normale che si stava regalando con lei.
Presero posto ad un tavolo piuttosto isolato come aveva chiesto lui al cameriere e sfogliarono il menù. Il locale era accogliente ed il personale nonostante avesse riconosciuto Robert non fu invadente.
-Ed anche questa avventura ad Anchorage è finita…
-Già.
-Non è stato poi tanto male lavorare per me… forse addirittura piacevole!
Mia alzò gli occhi dal menù e lo vide guardarla e sorridere. Non riuscì a trattenere quella risata spontanea. Robert ricordò quel giorno in cui la vide ridere in quel modo con quell’uomo alla fermata del bus. Rise con lei, chissà, poteva ancora sperare di instaurare un buon rapporto con lei. Mia cercò di cambiare argomento
-Quindi ora si torna a Los Angeles?
Robert abbassò per un attimo lo sguardo, era dispiaciuto che lei avesse così tanta voglia di tornare a L.A..
-C’è qualcuno di importante che ti aspetta?
-Qualcuno di importante?!?
-Bhè hai capito cosa intendo… se non importante, che lo possa diventare… Sembri così… “desiderosa” di tornare.
-No, veramente no.
-No non c’è qualcuno di importante o, no non sei smaniosa di tornare a casa?
Mia abbassò lo sguardo sul suo menù e con appena un filo di voce emise quella risposta anche se non era certa fosse la cosa giusta da fare.
-Nessuna delle due.
Robert ringraziò mentalmente il cameriere che era tornato portando i loro bicchieri d’acqua ghiacciata e ne approfittarono per ordinare. Non appena se ne fosse andato avrebbe cambiato argomento di conversazione per toglierla dall’imbarazzo in cui le sue domande l’avevano messa.
-Grazie.
Mia posò il suo bicchiere e lo guardò
-Perché dovresti ringraziarmi ora?
-Se tu non fossi riuscita ad aiutarmi, probabilmente ora avrei perso questo lavoro.
-Ti sottovaluti Mr. Downey. Saresti riuscito a superare questo momento, con o senza di me.
Robert abbassò lo sguardo per evitare di controbattere ma sapeva bene che, senza di lei probabilmente si sarebbe giocato la carriera.
-Mia, posso farti una domanda?
-Certo.
-Mi racconti di te? Del posto dove sei nata?
-Non parlo mai di me.
-Dovresti iniziare ora… con me. Tu sai tutto di me.
Mia attese che il cameriere lasciasse le loro pizze e si allontanasse prima di iniziare a parlare di se, anche se, non sapeva proprio da dove iniziare.
-Sono nata e cresciuta in un piccolo paese che si affaccia sul mare, sono la seconda di due sorelle, mia madre ci ha cresciute da sola, mio padre l’ha lasciata da un giorno all’altro. Ha sofferto molto e per nostra fortuna quando è successo io e mia sorella Anna eravamo abbastanza grandi per prenderci cura di lei. Qualche anno fa dopo aver rivisto mio padre, tornato in paese per questioni economiche si è riavvicinato molto ad Anna, potrei dire che ha saldato il suo debito con lei utilizzando il denaro. Mia madre è ricaduta in depressione ed ha scelto di togliersi la vita. Pochi mesi dopo ho lasciato il lavoro che avevo e sono salita sull’aereo che mi ha portata a Los Angeles. Lì ho cercato un posto dove stare e ho incontrato Maria. E’ lei, che mi ha aiutata a trovare lavoro da Michael… Le devo molto.
Robert aveva smesso di mangiare ascoltando la sua storia. Anche se riusciva a raccontarla quasi in modo distaccato lui vedeva i suoi occhi tradire le emozioni che stava provando.
-Mi dispiace davvero molto Mia. Non volevo farti ricordare una parte tanto triste del tuo passato
Mia fece una smorfia sorridente
-Come se fosse possibile dimenticarla non parlandone... è la vita.
-E poi sono arrivato io a complicarti la vita…
Rise e Robert sorrise con le vedendola mimare un no con la testa.
Continuarono a chiacchierare mentre terminavano la cena e Robert ne approfittò per chiederle qualsiasi cosa gli venisse in mente. Qualsiasi curiosità. Per la prima volta lei lo stava trattando come una persona e non come “lavoro” e questo o stava facendo impazzire! Si sentiva ubriaco nonostante non avesse toccato un goccio d’alcool. Avrebbe voluto che quella serata non finisse mai. Furono gli ultimi a lasciare quel locale dopo aver preso un caffè e posato per qualche foto con il personale. Presero un taxi e continuando a parlare tornarono in hotel.
Una volta varcata la porta della suite Robert guardò il telefono che aveva tenuto in tasca per tutto il tempo, Jimmy gli aveva mandato un messaggio. Il regista voleva rifare alcune riprese all’esterno l’indomani mattina.
-Le regole sono regole
Le porse il suo telefono e si avviò verso la camera da letto, Mia lo prese, si fermò a chiudere le tende e lo raggiunse. Le mancava la sua voce. Le mancava sentirlo ridere.
Robert era nel guardaroba e si stava spogliando, in bagno scorreva l’acqua nella vasca. Lui vedendola le sorrise ma distolse subito lo sguardo quasi si sentisse in imbarazzo. Non era proprio da lui. Rovistava nei cassetti senza guardarla
-Vado a fare il bagno, perché non vieni anche tu?
Mia non rispose
-Ho preso il costume… anche il tuo…
Mia prese il suo costume che Robert stava tenendo in mano sorridendo ed entrò in bagno per indossarlo.
Non era certo di essere effettivamente sveglio e che tutto questo stesse accadendo davvero, ma senza pensarci indossò il costume e contò fino a 10 prima di avvicinarsi alla porta del bagno e bussare.
Si era già immersa nell’acqua calda e non appena lo sentì bussare sobbalzò nonostante sapesse che era questione di minuti e lui sarebbe entrato da quella porta.
-Mia? Posso entrare?
-Sì.
Aveva fantasticato su quella vasca ed ora sapeva che sarebbe andata in modo totalmente diverso, ma quella sera avevano trascorso una bellissima serata insieme come “amici” e Mia gli aveva già concesso tantissimo di se, forse più di quanto avesse mai concesso ad altre persone. La vide abbassare lo sguardo non appena entrò coperto solo da quel costume attillato. L’ultima cosa che voleva in quel momento era rovinare quella giornata.
-Non entri?
Si mise a sedere sullo sgabello vicino al bordo dell’acqua.
-Volevo ringraziarti per la bella serata e per aver parlato con me. Ma ora mi sto rendendo conto che, forse la mia idea di fare il bagno insieme ti può aver messo in imbarazzo…
Mia lo guardò ma non disse nulla, Robert la guardò cercando di capire se l’aveva compresa.
-Non dici nulla? Dimmi cosa stai pensando.
Lo guardò e si avvicinò a lui
-Baciami Robert.
Le sue labbra si unirono a quelle di Mia e la baciò. Un bacio leggero. Ben presto capì che il bacio che lei stava chiedendo era carico di passione, la stessa che li aveva travolti quella notte. Non oppose nessuna resistenza, la desiderava ed era certo di non essersi approfittato di lei in alcun modo. Era Mia che stava chiedendo di più a quel bacio. Robert con le braccia di lei attorno al collo l’aiutò ad alzarsi tra un bacio e l’altro, l’avrebbe aiutata ad uscire dalla vasca, asciugarsi per poi tornare con lei in quello che considerava il loro letto, ma Mia lo trattenne al bordo della vasca. Robert la lasciò fare forse troppo impegnato ad ascoltare la sua pelle reagire al contatto con i piccoli baci che Mia stava seminando sul suo collo e sulle spalle.
La sentì con le dita indugiare sul bordo del suo costume, poi spostò una mano e fece scattare il gancio del suo bikini, facendo aderire i loro corpi senza indugiare oltre entrò nella vasca abbracciandola con una mano mentre con l’altra ben ferma sul bordo si lasciava scivolare con lei sopra di se fino ad essere immersi nell’acqua calda che complice rendeva ancora più piacevole quel momento. Mia ora iniziava a capire perché avessero installato una vasca idromassaggio tanto grande in quella suite.
Quei baci e quelle carezze lo fecero sentire sul punto di non ritorno. Le prese il viso tra le mani e disse quella frase che, nello stesso istante in cui la pronunciò lo fece pentire di averla pronunciata.
-Mia, guardami… Sei sicura di volerlo? Stiamo per… per fare l’amore, io non so cosa vuoi tu ma… Non voglio che… e mi sento anche uno stupido a chiederlo
-Voglio fare l’amore con te…
Robert sorrise e sentì il cuore esplodergli nel petto dalla gioia. Quei pochi secondi di silenzio tra la sua domanda e la risposta di Mia gli avevano fatto supporre il peggio. Ma lo voleva, lei glie lo aveva appena confermato. Non era un sogno, voleva che lui la amasse. Ed a ulteriore conferma lo stava aiutando a togliersi il costume dopo essersi tolta gli slip del bikini.
Fece l’amore con lei sentendo la loro intesa crescere ancora di più, finché il piacere non li travolse lasciandoli senza forze e senza fiato abbracciati. Per la prima volta Robert era certo che le cose stessero finalmente cambiando tra loro.
Dopo qualche coccola Robert si alzò ed uscì dalla vasca, prese due teli dalla mensola e ne porse uno a Mia che solo in quell’istante si alzò e lo raggiunse. Lui l’aiutò ad avvolgersi in quella spugna morbida e prendendola per mano la accompagnò in camera da letto.
Mia ora sentiva una gran voglia di dormire abbracciata a Robert, lui si sdraiò sul letto e per un lungo istante restarono abbracciati in silenzio. Robert non voleva addormentarsi temendo che al suo risveglio Mia gli dicesse che avevano commesso di nuovo un errore.
-Allora verrai alla festa come mia accompagnatrice?
-Verrò alla festa
-Questo mi piace!
-Come tua… collaboratrice.
-Questo mi piace meno… Ma posso sopportarlo, per questa volta.
Mia rise. Robert riusciva a farla stare bene e ne era felice, ma allo stesso tempo temeva che le parole di Maria si dimostrassero vere.
Le baciò la fronte e pensò che aveva mille cose da organizzare prima della festa. Prima della festa voleva parlarle della pausa di 10 giorni tra un set e l’altro. Voleva trovare il modo di chiederle di restare con lui e passare insieme quei giorni di riposo prima di tornare a Los Angeles per girare le ultime scene del film.
-Dovrò comprare un abito adatto… non credo di avere niente di adeguato, non sono mai stata ad una festa così.
Robert sorrise
-Non conosci Sam. Io penso che nel tuo guardaroba ci sia già qualcosa di “adeguato”.
-Ma c’è qualcosa che quella ragazza non sia capace di fare senza che io me ne accorga?!?
Robert rise
-Credo di no se ha nel portafoglio la mia carta di credito! Ma pensi di poter trovare il tempo per… fare una passeggiata con me dopo le riprese? Penso finiremo presto. Non ho ancora avuto modo di fare un giro in città.
-Ma avevi detto niente lavoro domani…
-Jimmy mi ha mandato un messaggio, dobbiamo rivedere alcune scene all’esterno ma ti prometto che tornerò presto, così potremo fare una passeggiata. Se ti va ovviamente…
-Certo. Vengo volentieri.
Robert la baciò, la strinse a se. Continuarono a parlare di alcuni progetti di Robert finché tra un bacio e l’altro lui la stupì
-Penso che ora sia proprio il caso di alzarci e vestirci, tra poco i ragazzi saranno qui!
Mia si alzò di scatto tenendo l’asciugamano stretto non si era resa conto di quanto il tempo fosse volato e Robert non aveva chiuso occhio. Ma lui aveva ragione, non poteva e non voleva che lo staff li trovasse così. Annuì e si alzò con lui.
Si vestì in fretta e mentre Robert recuperava ed indossava il pigiama Mia si preoccupò di sistemare il letto poi fece servire la colazione sul tavolino in salotto e Robert la raggiunse sui divani della suite
-Ma sei ancora in pigiama…
-Aspetto Sam…
-Cioè vuoi dirmi che senza di lei non sai cosa indossare?
-No, no… E’ che oggi giriamo delle scene all’esterno quindi preferisco arrivare sul set già con il vestito di scena.
Sam e Jimmy entrarono nella suite salutando, seguiti dal parrucchiere e dalla truccatrice. Tutti si diressero verso la cabina armadio escluso Jimmy che si avvicinò sorridente al divano
-Buon giorno Mia, Robert…
-Jimmy, tutto pronto per domani?
-Come hai chiesto. Ti aspettiamo di là per prepararti ok?
-Qualche minuto e arrivo…
Jimmy si diresse verso la camera per poi tornare sui suoi passi
-Dimenticavo! Mi hanno consegnato le foto stampate della festa.
Robert allungò la mano sorridendo in attesa di ricevere le foto che subito vennero estratte dalla tasca interna della giacca di Jimmy. Robert iniziò a sfogliarle e ridere tanto da attirare l’attenzione di Mia che stava leggendo un giornale.
Robert si inclinò verso di lei per mostrarle le foto, mentre Jimmy si avvicinò a Mia per spiegarle quelle foto.
-Eravamo a Los Angeles, per il mio compleanno, il regalo di Robert… Non che quello sia il mio genere di festa preferita, ma devo dire che come “pegno” per una scommessa persa non mi è andata poi tanto male! Certo se avessi vinto il regalo sarebbe stato diverso!
Mia guardò quelle foto che Robert le stava passando e mentre loro ridevano di quelle immagini lei restò con un piccolo sorriso di circostanza sulle labbra mentre la sua mente era altrove. Quelle foto erano state scattate nel locale dove lavorava Maria ed era certa fosse la stessa serata, Robert che rideva con il bicchiere di coca cola in mano al bancone del bar, mentre Jimmy veniva circondato dalle ragazze del club per poi farli entrare nel privée dove Mia riuscì a vedere ciò che dalle foto sul pc di Maria non aveva visto. Robert rideva con alcune ragazze mentre dava loro indicazione di cosa fare a Jimmy e poi restava seduto su quel divano a ridere dell’amico che in difficoltà cercava di tenere a bada quelle ragazze.
In quelle ultime c’era Robert in piedi abbracciato a tutte le ragazze che posavano con lui per una foto ricordo, scattata da Jimmy pensò Mia visto che, nella successiva c’era Robert che salutava con la mano ed usciva dalla saletta mentre nell’ultima vedeva Jimmy seduto sul divano con alcune ragazze sedute accanto a lui.
Mia rinvenne da quelle foto al tocco delle labbra di Robert sulla sua guancia e sorrise sentendo i suoi occhi lucidi e il suo cuore battere forte. Lui, sorrise
-Scusa forse ti ha infastidito il genere di “festa”
-No… no, assolutamente, capisco… doveva pagare pegno!
Robert annuì e si alzò raggiungendo Jimmy che si stava avviando verso i ragazzi che li aspettavano.
Mia bevve un sorso di caffè e si incantò a guardare il panorama per qualche istante, poi riprese la fotografia in cui Robert sorridendo se ne andava da quella stanza e salutava. Sorrise e le raggruppò mettendole in ordine. Era felice, Robert non era come pensava Maria. Lui era diverso, era… era esattamente come si era sempre comportato con lei, e lei ora, poteva ammetterlo a se stessa. Non poteva stare senza di lui.
Tutti i componenti dello staff uscirono salutandola e con loro Jimmy. Robert recuperò i telefoni e l’orologio prima di uscire dalla cabina armadio. Si avvicinò al divano sorridendo
-Se mi siedo e sgualcisco il vestito me la dovrò vedere con Sam!
Mia si alzò e lo raggiunse ridendo. Robert le prese le mani e lei lo osservò con più attenzione rispetto a tutte le altre volte.
-Pensi che ti troverò qui quando finiscono le riprese?
-Credo di sì… devo preparare i bagagli se domani si parte e poi, non volevi fare una passeggiata in città?
-Per i bagagli non ci contare troppo, Sam di là sta svuotando tutto, ma per la passeggiata, ci conto! Ci vediamo tra qualche ora.
Mia annuì e mentre sentiva le mani di Robert avvicinarla a se per baciarla sorrise. Non si sarebbe mai abituata a quel tepore ed a quella morbidezza. Robert si allontanò felice per quel bacio, quando fu alla porta tornò in fretta sui suoi passi lasciando nelle sue mani il telefono che aveva messo nella tasca con il suo
-Il tuo telefono. Se esci portalo con te.
Mia annuì e lo guardò correre fuori dalla stanza. 




Note: ciao a tutti coloro che stanno leggendo questa FF. Le cose come avete letto stanno cambiando o sono cambiate dovrei scrivere! ;)  Questo capitolo è un po' lungo ma portate pazienza, non volevo "dividerlo". Inoltre vi avviso che mancano pochi capitoli alla fine... Baci e abbracci a tutti e ringrazio tutti quelli che vorranno lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate. AVVISO: nel capitolo 12 ho inserito una foto di Robert e Sam
 

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Capitolo 14
*** 14 ***


Si lasciò cadere sul divano, poi ricordò le parole di Robert sul suo bagaglio così si alzò di scatto e raggiunse la cabina armadio che, come Robert aveva previsto era oramai quasi vuota. Sam sorrise per il suo sguardo sbalordito
-Ma… ma dove sono… e i miei vestiti?
-In quei due bagagli. Non prendertela ma ho buttato quella cosa che consideravi una valigia. Gli abiti meritano rispetto e quindi anche una valigia seria che li contenga. Robert ha detto che potevo.
-Robert ha detto cosa?!?
Sam scoppiò in una risata fragorosa prima di riuscire a risponderle.
-In verità, mi ha detto che ti saresti arrabbiata! Ma parliamo di cose serie… Domani partite per Guadalupe?
-Per dove scusa?
-Non dirmi che non te l’ha ancora chiesto… Bhè non importa… te lo chiederà!
-Sam, fermati un attimo! Di cosa stai parlando?
La guardò sedersi sulla poltrona, sorrise e si mise seduta sullo sgabello che aveva vicino
-Secondo me vuole chiederti di andare con lui su quell’isola dove passerà i prossimi dieci giorni di pausa prima di tornare a Los Angeles per le ultime riprese… ma potrei anche sbagliarmi…Ah no. Io non mi sbaglio mai.
Sam sapeva bene quali fossero le intenzioni di Robert, ne avevano parlato mentre si stava preparando e le aveva chiesto di dividere i bagagli di Mia così che, se avesse accettato il bagaglio fosse già pronto come il suo, ma non aggiunse altro, vedendo il piccolo sorriso nascere sulle labbra di lei aveva già capito quale sarebbe stata la risposta.
-Pensi di passare qui la giornata o possiamo fare qualcosa di costruttivo?
-No, certo… a cosa stavi pensando?
-Spa, manicure, insomma… ultimo piano! Non dirmi no!
Mia sorrise, come poteva dirle no. Sapeva quanto volesse passare qualche ora a rilassarsi con quei trattamenti, eppure non aveva fatto una piega la sera precedente nel rinunciare al suo programma serale per organizzare tutto per lei e Robert.
-Credo aprano alle 14 oggi. Ci conviene chiamare e chiedere
Sam sorrise mentre camminavano verso l’ingresso
-Tesoro tu ancora non hai capito come le cose possano essere diverse se la chiamata viene da questa suite.
Sam compose l’interno per le informazioni dal telefono all’ingresso, mentre Mia si appoggiò alla parete di cristallo guardando il panorama all’esterno perdendosi nei suoi pensieri. Poco dopo la sentì ringraziare e posare il ricevitore.
-La Spa è aperta. Andiamo!
Mia sorrise e la raggiunse all’ingresso uscendo con lei pronte per quella mattina di coccole.
 
Regista-Questa era l’ultima ragazzi, ottimo lavoro! Godetevi questi giorni di vacanza perché a Los Angeles vi voglio al massimo delle possibilità e tra poche ore ci vediamo alla festa in hotel!
Robert raggiunse l’auto che lo aspettava con Jimmy, mentre gli altri ragazzi dello staff recuperavano ogni cosa prima di rientrare. Era stata una giornata davvero intensa forse anche a causa della temperatura davvero fredda. Ora aveva giusto il tempo per fare un bagno caldo prima di prepararsi per la serata. Aveva dovuto disdire la passeggiata con Mia a causa di una lunga pausa delle riprese dovuta ad un paio d’ore troppo ventose per poter proseguire le riprese all’esterno. Mia lo rassicurò al telefono, avrebbe utilizzato quel tempo per prepararsi per la festa con calma, ma a Robert era dispiaciuto davvero molto non aver avuto il tempo di chiederle di passare i prossimi giorni insieme. Lo avrebbe fatto alla fine della serata.
Entrò nella sua suite e venne subito fermato da Sam che quasi irriconoscibile indossava un abito da sera.
-Non puoi andare di là, stiamo preparando Mia!
-Ehy, questa è anche la mia camera!
-Puoi andare in bagno… Rilassati, sarai stanco per le riprese!
-Sei davvero tremenda!
Sorrise e senza insistere si lasciò accompagnare in bagno, dove l’idromassaggio era già in azione e l’acqua della vasca lasciava risalire una nebbiolina tiepida che lo fece sentire bene. Doveva scongelarsi e quel bagno era ciò che gli ci voleva.
Sentì la porta del bagno chiudersi alle sue spalle ed accendersi la musica del suo mp3 filo diffondersi nell’ambiente. Si rassegnò ed iniziò a spogliarsi per poi immergersi iniziando così a scongelarsi sorridendo delle lamentele che sentiva giungere dalla cabina armadio dove Mia era poco rassegnata a subire le scelte del suo staff.
Perse la cognizione del tempo ripensando a quella vasca e a ciò che era successo quel mattino. Mia… Doveva solo convincerla a non rientrare a Los Angeles e restare con lui. Avrebbero passato quei giorni da soli ad imparare a conoscersi al di fuori del lavoro.
-Pensi di mettere le branchie o uscirai dall’acqua prima o poi?
-Sam?
-E chi se no? Ho preparato tutto, devi solo venire fuori da lì.
-Ok, ok, ho capito…arrivo!
Uscì dalla vasca e la raggiunse nella cabina armadio, dove c’era solo lei.
-Mia dov’è?
-Non ti avvicinerai alla nostra creazione in questo stato! E’ in soggiorno e quando sarai pronto potrai vederla, quindi, prima ti vesti e prima potrai andare di là!
-Come vuoi tu!
Lasciò cadere l’asciugamano e restò nudo davanti a lei che iniziò a ridere
-Impressionante Downey, ma con me non attacca! Vestiti!
Robert scosse la testa e prese al volo la biancheria che Sam gli stava lanciando. Non appena fu pronto Sam uscì dalla stanza ed entrò la truccatrice e il parrucchiere.
-Sono vestito ora, possiamo fare una pausa?
-No! Tra mezzora dovete essere giù alla festa, quindi stai buono e lasciali lavorare!
Il parrucchiere e la truccatrice sorrisero della risposta secca di Sam e dell’espressione delusa di Robert che aggiunse sottovoce
-Dovevo divorziare da lei non da mia moglie!
Scoppiando poi tutti e tre a ridere. Sam raggiunse Mia in salotto che iniziava a sentirsi nervosa. Non aveva mai partecipato a quel tipo di feste e nonostante le rassicurazioni temeva di sentirsi fuori posto.
-E’ quasi pronto!
-Bene, Jimmy è appena passato dice che aspetta giù.
-Bene allora, ci vediamo alla festa…
-Ma come, tu te ne vai?
-Sì, ho finito con il mio lavoro per oggi e vado a… festeggiare!!! Ci vediamo dopo! Ah… Jimmy avrà ordinato da bere, quindi se arriva il cameriere con il servizio in camera, non ha sbagliato ok?
-Ok…
Mentre il parrucchiere la salutava ed usciva arrivò il cameriere con un vassoio e due bicchieri che posò sul tavolino del salotto.
Mia sempre più impaziente cercò di distrarsi guardando le limousine che stavano raggiungendo l’hotel formando una piccola fila. Sentì la porta chiudersi alle sue spalle, il cameriere se n’era andato e tra poco avrebbero dovuto scendere.
Robert pronto l’aveva raggiunta salutando con un cenno il cameriere che stava lasciando la stanza con la truccatrice. Restò per un istante a guardarla perdersi con lo sguardo nella notte. Indossava un abito nero in chiffon che cadeva morbido sui suoi fianchi fino a coprirle le ginocchia. I suoi capelli ramati raccolti lasciavano la possibilità di ammirare le spalle scoperte e le spalline dell’abito impreziosite da cristalli che richiamavano quelli che aveva nei capelli.
-Sei bellissima.
Mia solo allora lo vide che lentamente avanzava nella stanza per raggiungerla vestito con un abito scuro e le immancabili scarpe eccentriche. Sorrise
-Anche tu sei niente male!
Robert sorrise e abbassando lo sguardo vide i bicchieri sul tavolino di fronte al divano. Il prese e ne porse uno a lei che lo accettò sorridendo
-Ho… ho pensato di brindare con te a questa serata prima di scendere e buttarci nella mischia. Per farmi perdonare per la passeggiata di oggi.
-Non preoccuparti. Stavi lavorando… sarà, sarà per un'altra volta!
Robert sorrise e annuì. Brindarono con quel mix di frutta e si avviarono verso la festa. Mia sapeva che da lì a poco si sarebbe ritrovata tra una marea di gente sconosciuta, ma cercò di mascherare il disagio che stava aumentando mentre attendevano l’arrivo dell’ascensore.
Salirono ed iniziò la discesa. Robert la prese per mano e Mia chiuse gli occhi per qualche secondo concentrandosi sulle sue dita che le accarezzavano la mano. Robert la baciò sulla guancia sussurrando
-Vedi di non fidanzarti con nessuno. A queste feste succedono sempre cose strane e io… devo chiederti una cosa più tardi.
Mia rise con lui mentre le porte dell’ascensore si aprirono ed entrambi si ritrovarono avvolti da musica forte e gente che ballava già all’esterno della discoteca dell’hotel in uno dei piani interrati.
Robert iniziò a stringere mani, a dispensare baci alle ragazze, pacche sulle spalle e abbracci ai ragazzi. Mia lo seguiva mentre avanzavano nella sala, finché non trovarono il gruppo del suo staff. Robert e Mia ballarono vicino al gruppo, poi mentre Mia venne sequestrata da Jimmy per un ballo lento, Robert andò a salutare il regista ed i produttori che erano seduti in un tavolo dall’altra parte della pista.
Mia nonostante la quantità di gente presente riuscì a rilassarsi con quelli che oramai considerava amici e con loro ballò, si fecero fotografie ridendo. Mentre ballavano sentì le mani di Robert avvolgerle i fianchi ed abbracciarla
-Ti stai divertendo?
Mia annuì e Robert sorrise continuando a salutare quelli che si avvicinavano. Il tempo trascorse velocemente, Mia iniziò a sentirsi stanca e quando Robert le propose di tornare in camera accettò subito.
-Saluto tutti e salgo… Ci vediamo su ok?
Mia annuì, lo guardò allontanarsi e attraverso la pista affollata cercando di raggiungere il divano dove avevano lasciato Sam e gli altri che brilli ridevano tra loro. Si mise a sedere con loro e rise di Sam che non reggendo l’alcool era barcollante dopo un solo un paio di bicchieri di vodka.
Vide i flash dei fotografi che all’entrata principale scattavano fotografie ai membri del cast che stavano lasciando la festa e qualcuno del gruppo disse che loro dovevano uscire da lì perché la produzione voleva pubblicità mentre loro dovevano uscire usando l’ascensore che avevano utilizzato per l’arrivo.
Sam si mise a sedere affianco a Mia appoggiandosi di tanto in tanto sulla sua spalla oramai mezza stordita dall’alcool. 



Note: Ringrazio chi sta leggendo e recensendo la FF, mi fa sempre molto piacere sapere che ne pensate. Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione. Oramai siamo quasi giunti alla fine di questa storia, spero vi stia piacendo.  Buona lettura.

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Capitolo 15
*** 15 ***


-Hai visto Mia? C’era l’ex moglie di Robert… quella non si è degnata nemmeno di salutarci!
-Dov’era? Io non l’ho vista
-Eh certo. La signora non si mischia con noi mortali, lei è uno dei produttori e non si è mossa da quel tavolo nemmeno un attimo. Quanto sono contenta di non averci più a che fare!
Mia le sorrise, poi con una delle truccatrici la convinsero a rientrare in camera. Decise così di accompagnarle e poi salire anche lei in camera. Nell’ascensore risero parecchio perché Sam si mise a cantare canzoni improbabili e smise solo quando, con l’aiuto di entrambe trovò il suo letto ad accoglierla. Le salutò e riprese l’ascensore che l’avrebbe riportata da Robert.
Aprì la porta e si bloccò. Davanti ai suoi occhi vide ciò che non avrebbe mai immaginato.
Robert di scatto si allontanò da quella donna che vedeva solo di spalle e con la mano stava togliendosi il rossetto dalle labbra.
-Mia! Io…
La donna sorridendo e restando appoggiata a Robert si voltò verso l’entrata dove Mia era pietrificata.
-Lui non ha bisogno di te per stasera, puoi andare. Grazie. Ora possiamo riposare insieme e a Guadalupe domani, ricominciamo la nostra vita
La vide rivoltarsi verso Robert con quel sorriso di chi sa che ha ferito sulle labbra, abbracciando Robert che con un gesto impulsivo si scostò, ma la frase che stava pronunciando le bruciò l’anima. Non attese oltre, riaprì la porta alle sue spalle e la chiuse con forza mentre sentiva Robert pronunciare il suo nome.
Entrò di corsa nell’ascensore e scese nella hall dove prima di raggiungere il grande bancone incrociò Jimmy che si stava allontanando proprio da lì. Forse aveva dato indicazioni per l’indomani ma in quel momento non sapeva cosa pensare. Jimmy capì subito che qualcosa non andava, forse anche perché si era asciugata le lacrime dagli occhi ma il mascara le aveva lasciato dei segni neri inconfondibili.
-Mia, che succede? Stai bene?
-Benissimo direi!
-Robert dov’è?
-In camera con Susan. Ho bisogno di… un posto dove stare ma, forse prima è meglio che passi dal bar, devo finire di festeggiare!
-Vieni con me. Lascia perdere il bar. L’hotel è completo, puoi dormire nella mia camera, ci sono tre letti.
Mia non reagì. Accettò quella spalla amica e risalì in ascensore per scendere al terzo piano. Jimmy aprì la porta della sua stanza e le fece strada.
-Qui c’è il bagno e aspetta, ti cerco una maglietta e dei pantaloncini che puoi usare come pigiama.
Mia si lasciò cadere sul bordo del letto iniziando a togliersi tutti i fermagli che le avevano messo tra i capelli e senza rendersene conto ricominciò a piangere.
Jimmy le si avvicinò per lasciarle sul letto qualcosa da mettersi e senza dire nulla iniziò ad aiutarla a togliere quei fermagli. Mia restò con le mani aperte mentre lui le toglieva i fermagli e li posava nelle sue mani.
-Sono sicuro che non sta succedendo nulla tra quei due. Staranno parlando di
-Si stavano baciando quando sono entrata nella stanza. Sei gentile Jimmy, ma non ne voglio parlare.
-Come preferisci, ma verrà a cercarti… Robert non
-Ho sbagliato. Ho lasciato che il lavoro si mischiasse con… con… non doveva, non doveva semplicemente succedere. Posso chiederti solo un favore?
-Certo, dimmi.
-Ho bisogno di qualcosa da mettermi per domattina e non voglio salire a prendere i miei bagagli.
-Ci penserò io ma ora intanto che vado a prendermi due pasticche per il mal di testa fatti una doccia e mettiti a letto. Ok?
-Ok.
Jimmy uscì dalla stanza e rimase per un istante fermo nel corridoio appoggiato al muro. Cosa diavolo stava combinando Robert? Mandò un messaggio a Sam, l’indomani mattina Mia avrebbe avuto bisogno del loro sostegno più che dei vestiti. Scese poi nel bar della hall. Si fece spillare una birra e si mise a guardare la tv negli schermi appesi nella sala. Doveva darle il tempo di farsi una doccia e mettersi a letto. Se fosse rientrato troppo presto, l’avrebbe trovata in bagno mentre piangeva e non avrebbe potuto trovare un modo per aiutarla.
Mia rimase imbambolata per un po’ a ripensare a quelle parole e alle labbra di Robert macchiate di rossetto. Maria aveva sbagliato sulla festa, ma, evidentemente non aveva sbagliato sul come certe persone fossero capaci di usare le altre senza rimorso alcuno.
Si fece coraggio e si alzò pensando di mandare un messaggio a Maria per avvisarla del suo rientro a casa ma non appena si alzò si ricordò di aver lasciato la sua borsa all’entrata nella suite e quindi era anche senza telefono. Perfetto.
Non le restava che farsi la doccia e infilarsi a letto e così fece. Sentì la porta della stanza aprirsi e richiudersi. Jimmy era rientrato in camera e lei fece finta di dormire per evitare di parlare ancora. Lui si infilò in bagno dopo una doccia lo sentì rientrare in camera e buttarsi sul suo letto. Spense il cellulare ed il buio avvolse la stanza. Mia rimase girata dal lato opposto a Jimmy e continuò a piangere silenziosamente tutta la notte. Non ricordava di aver mai sofferto così tanto per un uomo. Forse perché mai si era sentita come con lui. Ed ora doveva cancellare tutto e mentre faceva questi pensieri si strinse in se stessa un po’ per la tristezza e un po’ per il freddo.
Quando iniziò ad albeggiare andò in bagno e si lavò il viso e si rese conto che le sue lacrime silenziose avevano lasciato segni indelebili sui suoi occhi, ma poco le importava.
Quando tornò in camera Jimmy era seduto vestito e sul suo letto. Le sorrise ricambiando quel mezzo sorriso che era riuscita a fargli in segno di gratitudine.
-Ieri notte ho visto Robert che chiedeva di te nella hall.
Mia non disse nulla, attese che Jimmy le dicesse altro, se altro c’era stato.
-Mi ha visto al bar e mi ha chiesto se ti avevo vista scendere.
-E tu?
-Gli ho detto che stavi dormendo. Che ne avevi bisogno e che avreste parlato un'altra volta.
-Grazie.
-Mia era sconvolto, penso che dovresti parlarci, sentire cosa
-Non so cosa avrei fatto senza di te, Jimmy. Ora non voglio pensare a Robert, ho commesso degli errori e…
Le parole le si spezzarono in gola e per un lungo istante fissò l’infinito fuori dalla finestra, poi abbassò lo sguardo cercando di bloccare ciò che si stava per scatenare di nuovo
-Oggi a che ora partiamo?
-Tra quattro ore. Scendi per la colazione?
-No grazie. Preferisco…
-Ok capito. Ti faccio mandare su qualcosa ok?
Mia annuì ma si irrigidì quando sentì bussare alla porta
-E’ Sam. L’ho avvertita io stanotte.
Mia si rese conto che era troppo agitata e le sue reazioni esagerate. Doveva cercare di contenersi.
Sam entrò nella camera di Jimmy trascinando una delle due valigie di Mia e la borsa che aveva lasciato all’ingresso con il suo cellulare, lasciando all’esterno della camera la seconda. Sorrise, ma il suo fu un sorriso amaro, di chi sa ma cerca di non dire nulla, perché sa che qualsiasi cosa farebbe male.
Jimmy le lasciò sole in camera e Sam dopo averle visto il viso, compose un numero di telefono e disse al suo interlocutore di raggiungerla nella stanza di Jimmy. Aprì la sua valigia e prese della biancheria, i jeans e una maglia a maniche lunghe mentre Mia controllava le chiamate ricevute sul suo cellulare. Robert l’aveva chiamata un centinaio di volte e aveva lasciato altrettanti messaggi. Tentennò solo un secondo prima di premere il tasto “delete” e cancellare tutto senza trovare il coraggio di leggere. Lo appoggiò sul letto accettando i vestiti che Sam le stava porgendo.
-Dai vestiti, tra poco arriva la colazione.
Mia le sorrise e andò in bagno a cambiarsi. Quando uscì vide che a Sam si era unita Asia, una delle due truccatrici, che quella stessa notte l’aveva aiutata a portare Sam in camera.
-Io… io ora devo salire, ci vediamo dopo ok?
-Ok. Sam… non dire
-Non preoccuparti.
Le sorrise ed uscì dalla stanza mentre quella ragazza che conosceva poco era già pronta per truccarle il viso e mascherare ciò che i suoi occhi avevano gridato.
Poco dopo arrivò la colazione che Mia divise con lei. Parlarono poco e dentro di se la ringraziò per averle fatto solo domande sulla sua vita a Los Angeles, sul suo lavoro e sui posti che frequentava senza mai accennare a Robert. Forse Sam le aveva detto qualcosa, ma a questo punto non le importava. Sentiva troppo dolore per preoccuparsi di cosa quella donna potesse pensare di lei.
Suonò il telefono nella stanza ed Asia rispose senza preoccuparsi del fatto che non fosse la sua stanza.
-Jimmy dice che è ora di scendere. Stanno arrivando le navette per l’aeroporto.
-Ok, andiamo.
Mia si infilò il maglione e la giacca, lasciò i capelli sciolti che le finivano sul viso ed usò gli occhiali da sole per tenere i capelli lontani dal viso.
Nella hall mia riconobbe i volti di tutti i suoi compagni di viaggio stanchi per la serata di festa ma comunque pronti per la partenza. Si mise vicina a loro in attesa degli ultimi ritardatari. Vide uscire dall’ascensore Sam e il batticuore la pervase finché non vide con certezza che tra gli uomini dietro di lei non c’era Robert, poi abbassò lo sguardo un po’ delusa, forse in fondo avrebbe voluto rivederlo prima della partenza, ma poi si trovò a riflettere. Cosa le poteva dire? Che stava per partire per i Caraibi con quella che sarebbe tornata presto ad essere sua moglie?
Tutti si avviarono verso l’ingresso e Mia fu la prima a caricare i suoi bagagli e a prendere posto. Affianco si mise a sedere Sam, sorridente come sempre
-Era solo in camera e secondo me lei…
-No Sam, scusa ma, non voglio parlarne.
-Come vuoi… scusa.
Raggiunsero l’aeroporto, i ragazzi volevano comprare souvenir nell’attesa dell’imbarco mentre Mia voleva solo raggiungere l’imbarco e salire sul quel dannato aereo. Jimmy le consegnò il suo passaporto e il suo biglietto così che potesse anticipare gli altri e sedersi in un posto tranquillo nell’attesa del volo.
Passò i controlli e si andò a sedere all’imbarco che come previsto era vuoto. Sentì dire dalla ragazza all’imbarco che il volo era vuoto, solo una ventina di posti occupati e che avrebbero atteso fino all’ultimo minuto per chiudere le vendite di quei biglietti sperando di caricare più gente possibile.
Dalle vetrate vedeva i piccoli aerei privati pronti al decollo. Sapeva bene chi sarebbe salito su uno di quei voli. Si alzò per evitare di vederlo salire su uno di quegli aerei e si diresse verso il piccolo chiosco che vendeva un po’ di tutto, fece un giro all’interno e vide i giornali che parlavano della festa e tra le foto in prima pagina ovviamente c’era quella di Robert con sua moglie mentre su un’altra rivista c’era lui abbracciato agli altri membri del cast.
Andò oltre cercando delle gomme da masticare e più demoralizzata che mai tornò a sedersi sotto lo sguardo della hostess al banco che poco dopo vide avvicinarsi.
-Abbiamo aperto l’imbarco, se vuole può salire sull’aereo.
-Sì grazie.
Raccolse le sue cose e salì. Prese posto vicino al finestrino. Accettò il caffè che il personale a bordo le offrì e cercò di rilassarsi mentre alle sue spalle iniziava a sentire voci famigliari raggiungere i loro posti, felici per i loro acquisti e per il rientro a casa. Si sentiva quasi infastidita dalla loro felicità, ma in fondo avrebbe dovuto essere felice anche lei di essere sull’aereo che l’avrebbe riportata a casa. Dentro di se invece sentiva un buco nero che lentamente ma inesorabilmente stava inghiottendo tutto ciò che trovava.
Mia vide Sam avvicinarsi al suo posto e sorriderle
-Tutto bene?
Mia annuì
-Hai il posto vicino al mio?
-No, siamo tutti un po’ sparsi. Io sono là in fondo, ma volevo dirti che se hai bisogno di qualsiasi cosa basta che mi fai un cenno e vengo qui ok?
-Certo… Grazie.
Non appena se ne andò si avvicinò Jimmy e si mise a sedere accanto a lei sorridendo. Guardò il biglietto che teneva in mano e vide che né il numero, né la lettera corrispondeva a quel posto quindi capì che si era seduto per fare due chiacchiere ma che si sarebbe allontanato prima della partenza. Tutto sommato era contenta così, non aveva voglia di fare lunghe conversazioni.
-E’ sempre bello rientrare a L.A., soprattutto se si parte da un posto come questo. Che freddo assurdo!
-Già…
-Quando arriviamo non scappare ok? Ti diamo un passaggio fino a casa.
-Ok, grazie.
-Ci mancherebbe! Sei una di noi!
Mia sorrise ed abbassò gli occhi, poi guardò dal finestrino per evitare di mostrare che la sua gentilezza aveva toccato la sua anima. Quando sentì la voce di un uomo anziano chiedere a Jimmy di lasciare il suo posto, lui si alzò. Fu sollevata. Si asciugò gli occhi e continuò a guardare attraverso l’oblò così da non dover intrattenere una conversazione con quell’estraneo. Sentì dare l’annuncio dell’imminente decollo ed allo stesso tempo vide entrare nella pista affianco all’aereo una limousine che si fermò affianco ad uno di quei jet. Anche l’uomo affianco a lei stava guardando visto che continuava a parlare commentando
-Ecco un altro di quei ricconi che se ne va in qualche isoletta tropicale, mentre noi su un volo di linea torniamo a lavorare in California.
Mia vide una donna scendere mentre il loro aereo iniziava a muoversi e far manovra tanto che dovette ruotare più che poteva il corpo per vedere chi stava scendendo dall’auto.
-Come minimo è uno di quelli che hanno girato un film in città portando solo disordine e difficoltà di parcheggio. Lei signorina ha visto quanta folla si accalcava attorno a quell’attore, come si chiama? Albert? Rupert? Mah… non mi ricordo.
Dall’auto scese un’altra donna ed in fine lo vide, anche se era piuttosto lontano era quasi certa fosse lui. Portava una giacca a vento scura e delle scarpe da ginnastica colorate, jeans ed un cappello che con la sciarpa gli copriva gran parte della testa.
Smise di guardare e riappoggiò le spalle al sedile tenendo gli occhi chiusi per evitare che le lacrime le rigassero il volto. Era sul punto di scoppiare a piangere, era finita e quel vecchio nel sedile affianco al suo non faceva altro che parlarle di Robert e di quel film. Voleva solo gridargli contro di stare zitto, di farla finita, ma sarebbe stata davvero troppo scortese da parte sua. Lui che colpa ne aveva? Cercava solo di fare quattro chiacchiere con lei.
-Sa ai miei tempi si prendeva il treno e ci volevano giorni per raggiungere la destinazione, invece ora, con questi così si va veloci eh? Ma perché piange? Non avrà mica paura di volare? Su, Su non faccia così, le tengo io la mano così la paura passa e poi una volta finito il decollo potremo farci portare da bere.
Le venne da sorridere sentendo che si stava preoccupando di lei, mentre lei da vera cafona continuava a non guardalo e tenere la testa girata verso il finestrino. Vide una mano porgerle un fazzolettino, lo accettò e si asciugò le lacrime che le rigavano il viso.
-Grazie… è molto gentile.
Lui le prese la mano e la tenne tra le sue.
-Oh, bene. Basta versare lacrime per un uomo che non le merita. E’ stato un idiota a lasciare che si creasse quella situazione che poteva venire fraintesa e che la sua ex moglie si comportasse in quel modo
Mia si voltò verso quell’uomo e lo vide. Robert era seduto affianco a lei. Continuava a tenerle la mano con gli occhi chiusi e una lacrima stava scendendo sul suo viso. Non poteva credere ai suoi occhi. Continuava a parlare con quella voce che non era sua e con l’altra mano si asciugava le lacrime strizzandosi gli occhi
-Sono sicuro che l’ha cercata tutta la notte e che non ha chiuso occhio e che, ci penserà mille volte prima di permettere che succeda di nuovo una cosa del genere perché sa una cosa signorina, io penso che lui la ami ma che, abbia avuto paura, è una persona fragile e i suoi sentimenti sono così puri da fargli paura. Paura di essere rifiutato di nuovo da lei. Forse un giorno riuscirà a perdonarlo, chissà…
-Robert…
Aprì gli occhi e la guardò. Mia vide i suoi occhi stanchi e arrossati cercare di trasformare le sue labbra serie in un piccolo sorriso mentre portava la sua mano vicino alle sue labbra e vi poggiava sopra un piccolo bacio
-Sono stato uno stupido, amore perdonami!
Ora aveva sussurrato quella frase con la sua voce, quella che conosceva e le sue lacrime ripresero a scendere copiose mentre Robert con una mano cercava di portarle via
-Non piangere ti prego, non voglio, non voglio farti del male. Appena spegneranno il segnale chiederò di sedere in un altro posto. Ma volevo chiederti scusa.
Mia scostò la sua mano da quella di Robert che la stringeva e si asciugò le lacrime.
Robert capì che probabilmente Susan non gli aveva rubato solo un bacio, ma anche la sua unica possibilità di essere felice.
Si spense il segnale delle cinture, Robert fece scattare con difficoltà la fibbia della sua cintura e recuperò le sue cose dal contenitore di fronte alle sue gambe senza guardarla, non voleva vedesse i suoi occhi pieni di lacrime e sofferenza.
Robert si stava per alzare, ma Mia prese il suo viso tra le mani baciando dolcemente le sue labbra. Quel silenzio parlò più di mille parole gli raccontò il dolore provato, la paura di averlo perso per sempre ed il suo amore. Non avrebbe permesso a niente ed a nessuno di allontanare di nuovo l’amore dal suo cuore.





Note: Siamo giunti alla conclusione di questa storia. Mi auguro che vi sia piaciuta quanto a me è piaciuto scriverla. Non poteva che finire così. Siete daccordo? Non siete daccordo? Se vi va, scrivetemi (non per forza una recensione, a me fa piacere anche se mi dite che ne pensate via messaggio). Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia e che ne consiglieranno la lettura. 
Un ringraziamento speciale va a 
 Deby14, vero219 e VeroDowney per aver inserito la storia tra le preferite; vero219 per averla inserita tra le ricordate e a AntoLisa84, DarkAngelMax452, Skae_Ef, vero219, Zuli per averla inserita nelle seguite;
Infine devo ringraziare per le bellissime recensioni di VeroDowney, vero219, mitte2000, Skae_Ef, Deby14;

Grazie ancora. Kisses&Hugs 
Alla prossima! 
RoxyDowney

 

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