Two magnets for disasters - quando i disastri si attraggono.

di bizzlevojce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


[Clicca qui per vedere il trailer]

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Prologo

 «Pro
vini»

 Quando i disastri si attraggono.


 


«Chloe, ma cosa cazzo fai ancora a letto?» urlò una voce familiare appena entrata nella mia camera.
Stavo dormendo come un ghiro, nel mio bel letto caldo, intrappolata fra le coperte e quella voce stridula era venuta ad interrompere i miei bei sogni.
«Sto cagando, mi sembra ovvio, perchè devo cagare al cesso se ho un letto a disposizione?» risposi io con sarcasmo.
Sentii Charlotte aprire l'acqua del lavandino e farla scorrere per pochi secondi, richiudendola poi e precipitandosi con frenesia in camera.
Io restai sul letto, immobile, con la faccia schiacciata sul cuscino e gli occhi socchiusi per osservare i suoi movimenti.
«Perchè vai così di fretta?» le chiesi cercando di aprire per bene gli occhi che fino a poco prima erano stati serrati.
«Come perchè? Oggi ci sono i provini!» rispose con un tono di voce acuto Charlotte, mentre cercava velocemente qualcosa da mettersi nel suo armadio.
Realizzai quello che avevo appena sentito e mi precipitai immediatamente fuori dal letto portandomi una mano alla fronte, «Cazzo!» esclamai.

Sgattaiolai in bagno ed entrai nella doccia.
In genere amavo stare tantissimo tempo sotto l'acqua calda, ma stavolta dovevo sbrigarmi, aprii il tubo della grondaia e mi sciacquai senza aspettare che l'acqua si riscaldasse, mi insaponai in men che non si dica e mi lavai di nuovo per togliere via il sapone.
Spalancai la portain vetro della doccia allungandomi poi a prendere un asciugamano e me lo portai addosso, attorcigliandomelo intorno.
Andai in camera e dischiusi le ante dell'armadio cercando qualcosa da mettermi.
Presi un blue jeans attillato, una canotta bianca attillata anche essa e una giacca in pelle nera che buttai sul letto.
Feci scivolare l'asciugamano ai miei piedi e mi infilai l'intimo, mi vestii e andai in bagno a truccarmi.
Mi misi del leggero fondotinta giusto per coprire le imperfezioni, una linea sottile di eyeliner e del mascara. Tornai in camera e mi sedetti sul letto per mettermi le scarpe.
Mi inchinai a prendere delle ballerine nere e le misi ai piedi, prendendo poi la giacca in mano ed indossandola mentre mi incamminavo verso l'uscita.
Charlotte intanto si stava passando la piastra  sui capelli.
Presi la mia borsa e mi assicurai che dentro ci fossero cellulare, chiavi di casa e della macchina e portafoglio.
C'era tutto, ​perfetto.
Urlai a Charlotte di sbrigarsi e in pochi secondi si catapultò sull'uscio di casa.
Ci dirigemmo verso la macchina e spalancai il mio sportello, entrando dentro e mettendo successivamente in moto.
Spinsi il piede sull'acceleratore mentre Charlotte accendeva la radio canticchiando.

In pochi minuti arrivammo ed io scesi rapidamente, ansiosa per il provino.
Entrammo e vedemmo una fila enorme.
Ci dirigemmo verso una ragazza con i capelli mori e mossi, occhi azzurri e occhiali, un rossetto rosso molto acceso ed un seno decisamente sproporzionato.
Aveva una camicetta blu con un cartellino sopra, aveva tutta l'aria di una segretaria.
«Buongiorno, possiamo chiedere a lei?» disse Charlotte alla presunta segretaria.
«Certo, ditemi pure.» rispose la ragazza con fare scocciato, masticando un chewing gum con nonchalance.
Charlotte la guardò leggermente disgustata e credo di aver fatto anche io, in quel momento, una smorfia leggermente schifata.
La bionda le chiese dove dovevamo andare per i provini e lei ci indicò la fila che avevamo visto all'entrata.
Ci disse di sederci e di aspettare che chiamassero il nostro nome.

Tutta l'eccitazione era sparita alla vista di quella che sembrava una fila interminabile.
Ci sedemmo e mi lasciai sfuggire uno sbuffo rumoroso.
Charlotte mi guardò e prese subito in mano la situazione, i suoi occhi presero a brillare e strinse le mani sul suo petto sorridendo ampiamente, molto eccitata.
«Chloe, cazzo, ci pensi? Stiamo per fare un provino per la protagonista di un film! Se ce la dovessimo fare il nostro sogno si realizzerebbe! Finalmente potremmo recitare! E poi c'è Justin Bieber a fare la parte del protagonista maschio, è un'occasione che non ricapiterà mai più!»
La guardai sorridendo compiaciuta, senza mostrare però eccitazione.
«Recitare è il mio sogno, ma sicuramente non con Justin Bieber, ma lo vedi come se la tira quel ragazzo? Dovrebbe scendere dal piedistallo!» replicai io, con del leggero tono di disprezzo nelle mie parole verso l'attore canadese che faceva impazzire milioni di ragazze.
Io davvero non l'avevo mai sopportato.
Non avrei fatto quel film solo per lui.
«Come cazzo fa a non piacerti?» sbottò Charlotte sorpresa, come se già non avessimo discusso abbastanza su questo, «Non è solo un bellissimo ragazzo, è anche un bravissimo attore, decisamente il mio preferito! Io lo amo.» continuò la biondina tutto pepe con occhi sognanti.
Abitavamo insieme, ma dormivamo in due camere diverse, fortunatamente, perchè la sua camera era tappezzata di poster di Justin. Si era innamorata di lui dai suoi primi film. Non riusciva a vedere ciò che era davvero: un essere spregevole.
La guardai assumendo un'espressione di disgusto e disapprovazione.
Charlotte si arrese e scosse la testa, sospirando appena.
«Ma ammetti che è sexy almeno.» bisbigliò lei sorridendo maliziosamente, io le feci una smorfia in risposta e lei scosse la testa divertita, accennando una risata.

Posammo entrambe la schiena sullo schienale delle sedie e portammo lo sguardo sul soffitto, in attesa di sentire finalmente i nostri nomi risuonare nel corridoio.
Finalmente dopo minuti che sembrarono interminabili ore sentimmo una voce maschile urlare dall'altra parte del corridoio:«Rose Jones, Janette Williams, Chloe Smith, Charlotte Brown, Abygail Taylor»
Iniziai a muovere la testa per riuscire  a scorgere l'uomo e intravidi un ragazzo castano, leggermente riccioluto, che portava un radio-microfono portatile e un raccoglitore con dentro dei fogli dove presumibilmente teneva i nomi dei partecipanti ai provini.
Charlotte si alzò immediatamente e mi prese per mano, facendomi alzare.
Superammo la folla e intravidi altre ragazze, molto probabilmente le altre ragazze chiamate.
Justin contribuiva alla scelta della ragazza, io non avrei avuto speranza.
Intorno a me vedevo ragazze bellissime, e più ne vedevo più mi convincevo che non ce l'avrei fatta.
In tal caso, avrei odiato Bieber ancora di più.
Arrivammo davanti la porta dei provini e ci fecero mettere in fila indiana.
Davanti a me c'erano una ragazza rossa, bellissima, e una ragazza mora col seno enorme ed un culo che parlava da sé, poi c'era Charlotte, c'ero io, e dietro c'era una ragazza bassa e magrolina, con occhi chiari e capelli scuri ed una pelle chiarissima, sembrava una bambola di porcellana, guardava davanti a sé con fare molto timido, le si leggeva negli occhi che aveva paura.
Forse avevo trovato una ragazza con meno possibilità di me, a quel pensiero mi sentii sollevata.
Entrò la prima ragazza, quella rossa, ed uscì qualche minuto dopo sorridendo come un'ebete.
Notai che nella tasca posteriore dei suoi shorts aveva un foglietto che prima non aveva, c'erano dei numeri..Ah, mi pare ovvio! Justin! Era sicuramente il suo numero! Quel ragazzo è un morto di figa!
Scossi appena la testa alzando gli occhi al cielo e arricciando il naso in segno di disgusto verso lui e le ragazze facili che gli andavano anche appresso.
Entrò anche la seconda ragazza che uscì poco dopo muovendo l'anca da destra a sinistra e da sinistra a destra molto ritmicamente.
Che gentaglia che c'era in giro!
Charlotte si girò e mi strinse le mani respirando rumorosamente, era agitatissima.
Entrò continuando ad inspirare ed espirare lentamente, per poi uscire allo stesso modo e soffocare un urlo appena fuori, stringendomi nuovamente le mani.
«Oh mio Dio, Chloe, c'era Justin! È ancora più bello dal vivo! Aiuto!» disse lei sottovoce in tono stridulo, come se stesse urlando in silenzio, era eccitatissima.
Lasciai la presa, toccava a me.
Feci un lungo respiro ed entrai decisa.
Appena entrata vidi Justin al mio lato.
Mi squadrò dalla testa ai piedi e inarcò l'angolo della bocca in un sorriso malizioso, «Questa ha un bel culo, un punto a favore!» enunciò lui.
Io lo guardai con disdegno e scossi la testa superandolo, mettendomi davanti il tavolo dove sedevano uomini e donne che avrebbero assistito al mio provino.
Trattenni un sorrisino compiaciuto, alla fin fine Justin Bieber mi aveva appena fatto un complimento, devo ammettere che ero anche abbastanza felice per ciò, ma non lo volli dare a notare.
Il biondino canadese andò a sedersi al tavolo e portò i piedi su esso.
Sventolò una mano verso di me dicendomi di iniziare.
Annuii più volte con decisione ed iniziai a recitare il monologo che da giorni e giorni studiavo.
Lo ripetevo dappertutto: in doccia, in macchina, mentre mi lavavo, mentre mi vestivo, appena avevo un momento libero in cui stavo da sola e non stavo né parlando, né mangiando.
Ci avevo messo tanto impegno per quel provino e desideravo così tanto farcela.
Finii di recitare il monologo e guardai le persone davanti a me una per una.
Mi dissero che potevo uscire e che mi avrebbero fatto sapere.
Annuii debolmente ed incrociai le dita voltando le spalle per poi uscire.

Charlotte mi aspettava fuori, seduta.
Io le presi la mano per farla alzare, prendendola poi sottobraccio.
Quando valicai la soglia espressi nuovamente il desiderio che venissi scelta.
Ma poi un orribile pensiero mi percosse dentro, c'era posto solo per una.
Come sarebbe stato se una di noi fosse stata scelta e l'altra no?
Sarebbe stato orribile.
Mi venne quasi voglia di rinunciare al film.
Se fossi scelta con chi avrei gioito? A chi avrei raccontato delle giornate sul set?
L'avrei fatto con la mia migliore amica, se solo a lei non fosse importato della parte.
A lei importava eccome invece, era anche il suo di sogno e sapevo che ci sarebbe stata male.
Come avrei fatto?
Poi passò una ragazza bionda e bellissima davanti a me che parlava con un'altra ragazza dicendole che Justin le aveva fatto l'occhiolino.
A quel punto capii che per me non c'era speranza, c'erano troppe ragazze belle, molto più belle di me.
Non c'era da preoccuparsi su che cosa sarebbe successo fra me e Charlotte se una di noi fosse stata scelta.

Entrammo in macchina e misi in moto verso casa.

Arrivate parcheggiai davanti l'uscio di casa, scesi dalla macchina ed andai alla porta, aprendola ed entrando.
Appena entrò Charlotte chiusi la porta.
Posai la borsa e la giacca sul divano e andai verso il frigorifero.
Aprii il frigorifero e presi una bottiglia d'acqua che posai sul tavolo dietro di me e un sacchetto di insalata.
Chiusi il frigorifero ed aprii il sacchetto, rovesciando l'insalata in due grandi ciotole.
Condii le insalate e abbondai con l'aceto.
Portai le insalate a tavola e ne porsi una a Charlotte.
Mi sedetti ed iniziai a mangiare.
Charlotte teneva il telefono sul tavolo e lo osservava costantemente con molta ansia.
«Charlotte, smettila! Ancora devono finire i provini! La ragazza che verrà scelta sarà avvertita fra qualche giorno.»
Lei sospirò senza staccare gli occhi dal telefono per poi metterselo in tasca, iniziando a battere ritmicamente il piede sul pavimento.
Alzai gli occhi al cielo, ma non le dissi niente stavolta.
In fondo la capivo.
Anche io ero in ansia, ma non lo davo a vedere.
Era dalla fine del provino che mi balenava sempre la stessa domanda in testa.
Chi avrebbero scelto?


 

kiau belle!
questa è la mia prima fanfiction.
spero che di conseguenza non faccia cagare, ew.

il trailer, se non l'avete visto, è questo:
https://www.youtube.com/watch?v=F1SLTk1sJzk
fatemi sapere se vi piace e se secondo voi è fatto bene.
per il personaggio di chloe ho scelto la splendida kylie jenner (ovvero la fidanzata di jaden smith) e per quello di charlotte sasha pieterse, pensate siano adatti?
vabby, non so più che dire, ahahah
spero vi sia piaciuta!
lasciate una piccola recensione per farmi sapere che ne pensate, dai.
qualunque cosa vogliate dire, dite pure.


al prossimo capitolo, gnaw.

 

Prossimo aggiornamento: entro domenica 4.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


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Capitolo 2.
Quando i disastri si attraggono.

 

Dopo pranzo decidemmo di non uscire, non avevamo faticato per il provino, per carità, ma era stato stressante, come una giornata intera di lavoro.
Andammo entrambe a metterci il pigiama.
Entrai in bagno, mi spogliai e mi raccolsi i capelli in una cipolla provvisoria, per poi entrare nella doccia.
Mi feci una doccia per rinfrescarmi e per sciacquare via da me tutti i pensieri riguardo il provino.
Uscii dalla grondaia, mi asciugai e indossai il mio amatissimo pigiama rosa con gli unicorni.
Mi rifeci la cipolla che intanto si era sciolta, indossai le pantofole e mi sdraiai sul divano.

Charlotte stava scegliendo un film da vedere ed io chiamai il ristorante cinese per ordinare qualcosa da mangiare.
Ordinammo due porzioni di noodles.
Ci mettemmo a vedere il primo film che trovammo e aspettammo i noodles.
Non proferimmo parola durante tutta la serata, c'era troppa tensione per via dell'ansia provocata dai provini.

Ad un certo punto suonarono alla porta, mi alzai e aprii, erano le nostre ordinazioni.
Pagai il conto e mi richiusi la porta alle spalle, dirigendomi verso il divano.
Schiusi le due scatoline e ne porsi una a Charlotte.
Presi le bacchette e cercai invano di mangiare con esse.
Ogni cazzo di fottutissima volta che cercavo di prendere uno spaghetto mi cadeva, ​che urto!
Charlotte mi guardò accennando una risatina, ma io la fulminai con lo sguardo, per poi scoppiare a ridere.
Stufa delle bacchette e della mia migliore amica che rideva di me, buttai quei due legnetti malefici all'aria e mi alzai di scatto per prendere delle posate.
Le presi e tornai sul divano.

Finii di mangiare quando Charlotte aveva già finito da un po'.
Perchè lei usava le bacchette con tale abilità?
Sono dei fottuti stuzzicadenti per giganti, infami, fra l'altro.
Che stregoneria era mai quella?
Feci per dirglielo, ma lasciai perdere. Era stanca e preoccupata, le si leggeva negli occhi.
Posai la scatoletta con le posate sul tavolo davanti a me e continuai a vedere il film.

Poco dopo sentii russare.
Era Charlotte che dormiva beatamente sul bracciolo del divano.
Soffocai una risata e mi alzai spegnendo la tv.
La presi a mo' di sacco di patate e la portai nella sua stanza.
Appena entrai notai i poster di Justin e una strana sensazione mi avvolse completamente lo stomaco.
Mi tornarono in mente i provini e l'ansia mi percosse completamente.
Posai Charlotte sul suo letto e cercai di pensare ad altro.
Mi diressi verso la mia camera, mi tolsi le pantofole e mi buttai di peso sul letto, con la faccia sul cuscino.

La mattina dopo mi svegliai, avevo dormito malissimo, l'ansia mi stava divorando.
Mi stiracchiai un po', feci un rumoroso sbadiglio e scesi al piano di sotto.
Charlotte era già sveglia e stava ai fornelli, le diedi il buongiorno e le chiesi cosa stava facendo.
«Pancake.» rispose in modo molto freddo lei.
Il suo tono così freddo e distaccato mi mise un po' in confusione, ma pensai che probabilmente era solo nervosa, così lasciai stare.
Il suo telefono squillò e lei lasciò immediatamente i pancake per precipitarsi a rispondere.
Fece un qualcosa tipo un quadruplo salto mortale e prese il telefono, rispondendo.
Era eccitatissima, chiese chi era, ma il sorriso sul suo volto si trasformò immediatamente in un'espressione delusa.
Immaginai che chi aveva chiamato Charlotte non era esattamente chi lei si aspettava.
Scesi le scale e finii di cuocere i pancake.
La ragazza finì la chiamata e buttò il cellulare sul divano sbuffando.
Ero indecisa se chiederle o meno cosa stava accadendo, ma poi capii.
Si aspettava una chiamata dall'agenzia cinematografica.
Non riuscivo a vederla così.
Ero già molto in ansia per conto mio, e lei non faceva altro che aumentare la tensione.
Sospirai e le porsi un pancake, accesi poi la radio e mi sedetti a tavola.
Lei mangiò senza distogliere mai lo sguardo dal cellulare.
La osservavo attentamente, poi, esasperata, mi alzai di scatto e le tolsi il telefono.
Ingoiai in fretta e furia un pezzo di pancake che avevo in bocca per parlare.
«Ora basta, Charlotte, sei un'anima in pena!» sbottai.
Lei cercò di protestare, ma io la zittii e posai il cellulare dove lei non poteva arrivare.
Sbuffò e continuò a mangiare assumendo un'espressione incazzata.

Dopo poco il cellulare suonò, ci guardammo per una frazione di secondo e ci precipitammo entrambe sul telefono.
Lo presi per prima.
Numero sconosciuto.
Cercò di prenderlo dalle mie mani, ma io mi scansai e persi l'equilibrio.
Lei mi si scagliò addosso cercando di prendere il cellulare, io cercai di scansarla, ma il suo gomito urtò contro il mio naso, facendolo sanguinare.
«Merda» me la tolsi da dosso in modo brusco e lasciai il cellulare portandomi una mano al naso.
«Tu non immagini quanto sia importante per me, Chloe.» si giustificò lei, quasi ringhiando, prendendo il cellulare, poi notò il sangue che colava dal mio naso a causa sua.
Scossi la testa, Charlotte era mortificata, lo potevo notare, ma non potevo far scorrere ciò come se niente fosse.
«Sei matta, Charlotte, sei matta! Questi provini ti hanno dato alla testa!» le urlai contro e andai in camera mia, sbattendo la porta appena entrata dentro.
Presi un grande respiro e mi sdraiai sul letto.
Portai il mio sguardo al soffitto, fissandolo sovrappensiero.

Qualcosa accanto a me iniziò a vibrare.
Non trovavo niente.
Mi alzai, iniziai a cercare nei cassetti e fra le lenzuola, ma niente.
Poi finalmente, eccolo! Sotto il letto.
Il mio cellulare.
Risposi.
«Pronto?» dissi io.
«Pronto, agenzia Cineworld, c'è Chloe Smith?» disse una voce femminile dall'altra parte del telefono.
"Oh merda" pensai.
Spalancai la bocca, inarcando gli angoli delle mie labbra in un sorriso che andava da orecchio ad orecchio, esaltatissima mi portai una mano al petto e risposi in modo euforico: «Sì, sì, sì, sono io!»
«Perfetto, è stata scelta per la parte di Megan in Down to Earth, deve venire in agenzia mercoledì alle 16:00» mi informò la donna.
Non ci potevo credere.
Ero stata scelta.
Proprio io.
Il mio sogno più grande si era appena avverato.
Appena la ragazza dell'agenzia attaccò iniziai a saltare da una parte all'altra della stanza.
Ero la ragazza più felice del mondo.
Ma come l'avrei detto a Charlotte?
Dio..

A quel punto entrò lei: «Tesoro, scusa, mi sono fatta prendere dalla situazione, è che per me è davvero troppo importante quella parte...» mi disse chiaramente mortificata, con lo sguardo basso.
Mi morsi nervosamente il labbro, «Tranquilla...» risposi con tono basso e con la voce quasi tremante.
Charlotte venne da me e mi abbracciò «Ti ho sentita urlare, che è successo?» mi chiese.
Trasalii.
Deglutii la palla di saliva che mi si era formata in bocca cercando di trovare una scusa plausibile.
«Ho sbattuto il piede al comodino» mentii io ridendo e grattandomi la testa imbarazzata.
Lei rise e scosse la testa «Sempre la solita» commentò.
Trattenni un sospiro di sollievo.
Per ora non le avrei detto niente.
Charlotte sciolse l'abbraccio sorridendo lievemente e uscì dalla camera.

Ero rimasta lì, da sola, completamente combattuta con me stessa.
Mi sentivo la ragazza più felice del mondo, ma contemporaneamente ero talmente frustata per Charlotte.
Come glielo avrei detto?

Mentre ero immersa nei miei pensieri, qualcuno bussò alla porta ed entrò senza lasciarmi il tempo di dire 'avanti'.
Era Charlotte con un vassoio, sopra ad esso c'erano un piatto con dei Sofficini e una bottiglietta d'acqua.
Mi disse che voleva farsi perdonare.
Mi sentivo molto una malata con la febbre a 38, ma ok, era comunque stata un'idea carina.
Si sedette davanti a me mentre cenavo e fece un sorriso da orecchio ad orecchio.
La guardavo curiosa, aveva assunto questa espressione felice e non capivo perchè.
Se non fossi stata già scelta io avrei detto che avessero scelto lei.
Continuai a guardarla in attesa che iniziasse a parlare.
Finalmente diede fiato alla bocca.
«Sai» disse continuando a sorridere «ho una bellissima sensazione. Sento che sceglieranno me per questo film. È il mio sogno, me lo merito.» le sue parole così piene di speranza mi fecero quasi strozzare col boccone che avevo appena messo in bocca, deglutii e masticai per bene, ingoiando il boccone e guardandola, «Beh, è anche il mio sogno...» dissi io, con voce leggermente tremante. Mi guardò male, inarcando l'angolo della bocca, «Ma per me è molto importante» rispose, «Anche per me!» sbottai io.
Era così egoista! Sarebbe stata capace di farmi rinunciare alla parte.
Iniziammo a litigare, ero così arrabbiata con lei, era così egoista e così convinta che l'avrebbero presa, così fanatica del suo talento. Le avrei voluto dire che mi avevano scelta invece, ma avevo paura che sarei stata costretta a rinunciare.
Non trovavo più le parole da dire, avevo paura che ogni parola sarebbe potuta essere usata contro di me e che avessi potuto svelare che ero stata presa.
Finalmente lei mi urlò contro che non la capivo e che non ero una buona amica e se ne andò sbattendo la porta.
Dio, che egoismo!
Era stata così crudele con me.
Non avrei mai rinunciato alla parte, ma non volevo neanche rinunciare alla mia migliore amica.
Sarei stata zitta. Era la cosa migliore.

Un'ora e mezza dopo scesi al piano di sotto sperando che Charlotte si fosse calmata.
«I-io prendo qualcosa da mangiare e poi vado a letto...» mi grattai la testa cercando qualche scusa da trovare per l'assenza che avrei fatto il giorno dopo, per via delle prove.
Iniziai a deglutire e a sudare  leggermente, avevo così tanta paura, il mio stomaco era completamente in subbuglio, sentii un nodo ad esso come se si fosse improvvisamente attorcigliato e sentii il bisogno di aria, iniziai a grattarmi il collo e a balbettare appena, avevo praticamente scritto in fronte che stavo in asia.
Charlotte mi guardò confusa.
«D-domani inizio a lavorare in pizzeria...» riuscii a parlare.
Mi sentii leggermente sollevata, il mio cervello stava elaborando una scusa abbastanza credibile.
«Pizzeria?» chiese lei, guardandomi con un occhio appena socchiuso, in segno di confusione.
«Emh... Sì... Ieri p-passeggiavo e ho trovato una pizzeria che c-cercava personale... Emh... Ho pensato che ci servissero s-soldi... Così sono entrata e mi hanno detto di andare domani... V-vado a dormire... Mi serve un lavoro il più p-presto possibile... Devo essere riposata per il mio primo giorno...» le spiegai gesticolando, chiaramente in ansia, poi feci un grande respiro come se fossi rimasta in apnea per chissà quanto tempo.
Charlotte mi guardò per qualche secondo, elaborando «Beh, calmati» disse sgranando gli occhi e facendomi cenno con le mani di calmarmi, mentre si sitsemava sul divano, con un'espressione ancora confusa. Annuii e mi diressi verso l'angolo cucina, lasciando che un sospiro di sollievo uscisse dalla mia bocca.

Aprii il frigorifero e presi del prosciutto, chiusi il frigorifero e presi il pane, per poi tagliarne due fette, inserii il prosciutto fra le due fette di pane e diedi un morso.
Posai il prosciutto, il coltello e il pane e masticai il panino con velocità.

Tornai immediatamente in camera mia e cercai di riposare, anche se l'ansia non me lo permetteva.
Avevo mille pensieri nella testa.
1... 2... 3... 4...

Neanche contare le pecore funzionava.
Dopo un po' mi addormentai, non so come.

La mattina dopo mi svegliai, sospirai rumorosamente buttando via tutta l'ansia e mi diressi in bagno.
Mi lavai e poi tornai in camera scegliendo dei vestiti adatti.
Indossai una camicetta gialla senza maniche ed una gonna nera in pelle a vita alta, mi misi uno spolverino nero molto leggero e delle ballerine dello stesso colore.
Mi guardai allo specchio, stavo abbastanza bene, mi sarei truccata dopo, per evitare che il trucco potesse colare.
Entrai in camera di Charlotte che era probabilmente già sveglia, dato che  nel letto non c'era nessuno.
Presi una lima e uno smalto rosso e scesi giù, dove infatti trovai la bionda che stava facendo colazione con una tazza di latte e cereali.
Le diedi il buongiorno e mi sedetti di fronte a lei, iniziando a mettere lo smalto sulle unghie.
Rispose al buongiorno e iniziò a fissarmi.
«Ti vesti così per andare in pizzeria?» alzai lo sguardo verso di lei e inarcai l'angolo della bocca, morsicandomi il labbro inferiore.
«Mi daranno un camice, devo fare solo una bella figura» risposi convinta, riportando lo sguardo sulle unghie.
Lei annuii e tornò alla sua tazza di latte e cereali.

Aspettai con ansia le tre tutto il giorno.

Finalmente sul Casio che portavo al polso suonarono le tre.
Solo un'ora alle prove.
L'ansia mi assalì.
Andai a truccarmi. Mi misi del fondotinta per coprire le imperfezioni, del mascara per dare volume alle ciglia e del rossetto rosso e una matita dello stesso colore sulle labbra. Accesi la piastra mentre mi pettinavo i capelli e mi feci un boccolo sul ciuffo che mi ricadeva davanti il viso. Mi spruzzai addosso del profumo.

3:30 p.m.
Okay.

Mi guardai allo specchio annuendo, inspirai ed espirai più volte davanti ad esso e presi la borsa, salutai Charlotte ed uscii di casa.

Entrai in macchina e la misi in moto spingendo sull'acceleratore.

In pochi minuti ero davanti l'agenzia.
Ero agitatissima, mi sentivo come se potessi scoppiare a piangere o ad urlare da un momento all'altro.

Entrai e chiesi informazioni.
Una ragazza molto magra ed alta, con boccoli castani, mi accompagnò in una sala.
«Markus, è arrivata la nostra Megan» annunciò lei sorridendo e spingendomi leggermente per invitarmi ad entrare. Entrai nella stanza guardando tutti quanti ed ingoiando con forza la saliva. Mi morsi l'interno guancia cercando di rimanere calma. «Piacere, Chloe Smith» aprii bocca porgendo la mano a Markus, il regista. «So chi sei, tesoro» rispose lui ricambiando il saluto e sorridendo. Parlammo un po', mi diede il copione ed alcune dritte.

Poi dietro di me sentii una presenza. Qualcuno posò un braccio sulle mie spalle.
Mi girai.
Justin.
Lo guardai assottigliando gli occhi e lui  mi sorrise, «Ciao piccola», feci una smorfia di disgusto al sentire quella parola uscire dalla sua bocca verso i miei confronti e tolsi con fare schizzinoso il braccio dalla mia spalla, lui mi guardò confuso e divertito allo stesso tempo, con un lieve sorriso furbo stampato in faccia, ed io gli sorrisi falsamente.
Lui continuava a sorridermi come un ebete.
Già infastidita dal suo comportamento, portai l'indice sul pollice come a contare i punti di una lista, «Mettiamo in chiaro una cosa: io non mi chiamo piccola, bambola, picci, pacci, cippi, ciop o qualunque altro nomignolo tu voglia darmi, mi chiamo Chloe;» dissi a Justin con tono marcato e deciso, con una punta di severità e veleno nelle mie parole, «Punto 2:» dissi portando l'indice della mano destra su quello della sinistra «io non sono la troietta di nessuno, né tantomeno la tua» annuii convinta e continuai con la lista portando stavolta l'indice sul medio, «E, punto 3: dobbiamo fare sto film? Facciamolo! Ma non rivolgermi parola che non sia scritta sul copione» finii il mio discorso e accentuai un sorriso sarcastico, per poi voltare le spalle ed allontanarmi da lui.
«Che stronza! Mi piace!» sussurrò lui ridacchiando ed inumidendosi le labbra.
Mi irrigidii immediatamente e sentii una fitta allo stomaco, quasi piacevole, sentendolo pronunciare quelle parole.
Ok, ovviamente non intendeva nel vero e proprio senso della parola, ma sentirgli dire così mi aveva fatto uno strano effetto.
E la cosa era strana, considerando quanto non lo sopportassi.
Ma poi mi chiedevo come potesse andargli a genio una come me che l'aveva appena rifiutato amaramente?
Sempre più strano, il ragazzo.

Iniziammo le riprese del film.
Fortunatamente girammo le prime scene.
Io e Bieber non dovevamo neanche sfiorarci.

Finite le riprese salutai tutti ed uscii andando verso la macchina.
Aprii lo sportello ed entrai, misi in moto, «Merda» imprecai, la macchina non partiva.
'Che cazzo faccio adesso?' pensai.
Scesi dalla macchina ed aprii il cofano iniziando ad ispezionarlo. Dove era il problema? Iniziai ad imprecare pesantemente mentre facevo avanti ed indietro cercando una soluzione.
Una macchina si fermò accanto a me.
Dio, Bieber no.
«Che succede?» mi chiese guardando me e poi la macchina.
'Cazzi miei' pensai, ma mi trattenni.
«Nulla, non parte la macchina.» diedi un calcio sullo pneumatico e mi portai le mani fra i capelli.
«Dai, sali.» mi disse agitando la mano verso di me, invitandomi ad entrare.
Mi rifiutai aspramente, ma lui mi fece notare che non avevo alternative.
Alzai gli occhi al cielo ed entrai sbruffando, «Grazie» borbottai.
«Prego» rispose lui sogghignando.
Ma perchè rideva sempre? Stava sempre a ridere, sorridere, era così irritante!
Lo guardai per poi scuotere la testa. Non potevo credere di essere nella sua macchina.
Tenni il muso per tutto il viaggio e le braccia incollate al petto.

«Siamo arrivati, grazie» dissi io in modo freddo indicando casa mia.
Lui si fermò e parcheggiò al marciapiede opposto, incurvando appena gli angoli della bocca in un sorriso.
Scesi dalla macchina e chiusi la portiera andando verso casa.
«Ehi, aspetta», mi fermai girandomi, «dammi almeno il tuo numero» ridacchiò alzando le mani. Alzai gli occhi al cielo e gli chiesi una penna ed un foglio sbuffando. Attorcigliai il foglio su cui avevo scritto e glielo diedi, sorridendo sarcasticamente ancora una volta.
Poi me ne andai, salutandolo con un cenno della mano.


 
Justin's pov:
Era la prima volta che una ragazza mi rifiutava.
La cosa devo dire mi interessava molto.
Mi incuriosiva.
Chloe mi incuriosiva.
Era diversa dalle altre ragazze, e si vedeva.
Mi faceva ridere il suo modo di fare la dura e la fredda e di scansarmi.
Ma sarebbe stata solo una delle tante troie.
Mi sarei portato a letto anche lei.
Nessuno rifiuta Justin Bieber.
Nessuna preda scappa.
Lei era una preda, e beh, non poteva scappare per molto.
L'avrei potuta far crollare anche sul momento, ma quel suo fare deciso mi incuriosiva e volevo andare più a fondo con questa storia, l'avrei lasciata fare per un po'.
Durante tutto il viaggio aveva guardato altrove con le guance gonfie, sbuffando di tanto in tanto.
Appena aveva visto la casa le erano brillati gli occhi.
Mi disse di fermarmi e così feci.
Scese dalla macchina muovendo per bene tutto il suo corpo, aveva delle forme così accentuate, ed un culo che sembrava chiederti di essere palpato.
La osservai scendere dall'auto, era così dannatamente sexy.
Fece per andarsene, ma la bloccai chiedendole il numero.
A mia grande sorpresa accettò senza esitare, anche se le se leggeva negli occhi che era scocciata.
Le diedi un pezzo di foglio ed una penna che presi dal cruscotto e gliele porsi sorridendo maliziosamente.
Chloe accartocciò il pezzo di carta e mi sorrise in modo così stronzo, come aveva fatto tutto il giorno, sarebbe stata da prendere a pizze.
Mi lanciò il foglietto ripiegato più e più volte e se ne andò verso casa.
Misi il foglietto in tasca e presi una sigaretta dal pacchetto che trovai in essa, la accesi e me la portai alle labbra.
Poggiai un gomito sul finestrino mentre tenevo la sigaretta fra indice e medio e portai l'altra mano sul volante mentre spinsi il pedale dell'acceleratore.
Portai nuovamente la sigaretta fra le labbra e feci un tiro lungo per poi espirare guardando fuori.
Feci qualche altro tiro per poi buttare la sigaretta prima di scendere dalla macchina.
Parcheggiai davanti casa mia e scesi, acciaccando con la scarpa la cicca che avevo lasciato cadere prima.
Presi le chiavi di casa dalla tasca e presi anche il foglietto di Chloe incurvando appena l'angolo della bocca in un sorriso malizioso.
Lo aprii e lessi cosa c'era scritto, spalancai gli occhi sorpreso e il sorriso sul mio viso sparì, scossi la testa e mi morsi il labbro.
Chloe Smith me l'aveva fatta.
Non mi aveva dato il suo numero, bensì un foglio con scritto:  "Scordatelo, coglione!"

 
Eccolaaa!
alour, come va?
yee, finalmente ho aggiornato.
scusate, ma ho davvero poco tempo, aha.
penso che da ora in poi aggiornerò ogni domenica.
ma se riesco aggiorno anche prima, quindi tenete d'occhio la storia, uhu.

se passate ogni domenica sicuramente troverete il capitolo.
se volete essere avvertite quando aggiorno, ditemelo, che vi avvertirò in qualche modo.
anyway, cosa ne pensate di questo capitolo? vi piace? 
ditemi tutto ciò che vi passa per la testa, tutto quanto, vi prego, aha.
vabby, spero vi sia piaciuto.
grazie alle ragazze che hanno recensito il primo capitolo, vi amo, sappiatelo.
okay, mh, fatemi sapere che ne pensate.
susu, almeno 3 recensioni fatemele trovare, altrimenti non ha senso continuare.
poooi, che altro dire? idk.
maronn, manca un mese alla fine della scuola, non vedo l'ora che finiscaaa
però ho gli esami e ancora sto in alta marea, mannaggia tutto.
chi di voi fa ancora la terza media? (ew, siam piccoline)
okz, qualunque cosa vogliate dire, dite pure, anche se non c'entra niente con la storia, i'm here anyway, babiez.
se vi interessa su twitter sono: bizzlevojce
e buh, ve se ama, ciao!
 
Prossimo Aggiornamento: entro domenica 11 maggio 2014.
 

i hate you, don’t leave me
'cause i love when you kiss me
i’m a pieces, you complete me
but I can’t back down, no, I can’t deny
that I’m staying now, ‘cause I can’t decide
confused and scared, i am terrified of you


 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


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Capitolo 3.
Quando i disastri si attraggono.

 
Camminai con passo svelto verso casa, con un sorriso soddisfatto sul mio volto, ridacchiai sottovoce.
Avrei tanto voluto vedere la sua faccia quando avrebbe letto il biglietto.
Estrassi le chiavi di casa dalla borsa e aprii la porta, entrai e mi richiusi la porta alle spalle.
«Com'è andata?» mi sorprese Charlotte alzandosi dal divano, sobbalzai appena e risposi annuendo che era andata bene e che mi avevano accettato, avrei iniziato a lavorare in pizzeria.
Le prossime riprese sarebbero state la mattina.
Dissi a Charlotte che avevo già cenato e lei mi disse che non aveva fame.
Ci sedemmo sul divano come ogni sera per guardare la nostra serie tv preferita.

Improvvisamente una lacrima scese dal viso di Charlotte, io la guardai preoccupata, «Ehi, che succede?» le chiesi, lei scosse la testa e tirò su col naso «Non mi hanno chiamata.. L'agenzia intendo... Hanno scelto qualcun'altra...» chiusi appena gli occhi sentendole dire quelle cose, per poi mordermi nervosa il labbro, «Dai, non ne parliamo...» le sussurrai io accarezzandole i capelli e portandole la testa sul mio petto, lasciandole un bacio fra i capelli. Mi dispiaceva così tanto. Avrei voluto fare qualcosa, ma non potevo. Mi sentivo impotente. Mi sentivo inutile. E mi sentivo sbagliata. Mi si attorcigliò lo stomaco. Mi faceva male vederla così. Sospirai stringendomi il labbro inferiore con forza ed alzando gli occhi al cielo. 
Continuai a coccolarla e quando il telefilm finì andammo entrambe a metterci il pigiama e a dormire.
Come ogni sera, mi misi sul letto ad osservare il soffitto, per poi finalmente addormentarmi.

**

Suonò la sveglia.
8:00a.m.
Alle 10:00a.m. dovevo stare là.
Entrai in bagno e mi lavai, poi indossai un semplice blue jeans, una canotta nera e le mie amate creepers, abbondai di mascara sulle ciglia e misi della matita nera nell'occhio, mi misi un po' di fard molto naturale, marcai appena il lato degli occhi con l'eye-liner e mi misi un rossetto leggero.
Presi la borsa e uscii di casa salutando Charlotte.

Avrei dovuto prendere  l'autobus, macchina di merda!
Mi diressi verso la fermata e, notando che mancavano 13 minuti al suo arrivo, entrai in un bar ed ordinai un caffè e un cornetto. Era un bar abbastanza carino. C'erano due ragazze ed un ragazzo al bancone che sembravano molto gentili. Sembrava quasi un locale di lusso. Arredamento molto soft. Peccato che c'era un uomo sulla quarantina in canotta bianca al tavolo all'entrata molto rozzo e grossolano, già ubriaco. Mi chiesi come ci si poteva ubriacarsi di prima mattina. Mi venne il voltastomaco. Mi sedetti al bancone e consumai la mia ordinazione.

Finii di mangiare ed uscii, aspettando l'autobus.
Quando finalmente arrivò entrai e feci il biglietto, lo timbrai e mi sedetti.
Dopo circa sei fermate scesi.
La fermata fortunatamente era praticamente davanti l'agenzia.

Entrai e vidi Justin parlare con Nick, sobbalzai improvvisamente e scoppiai a ridere pensando a cosa mi avrebbe detto per il biglietto epico che gli avevo lasciato il giorno prima. Justin e Nick si batterono il cinque e Justin si girò guardando nella mia direzione, strinsi le labbra fra loro cercando di trattenere una risata e cercai di distogliere lo sguardo da lui, alzandolo di tanto in tanto per vedere se mi stesse guardando ancora.

Virginia mi si avvicinò e mi disse di seguirla. Saremmo andati a fare le riprese in un campo.


Salimmo tutti in un camioncino, mi sedetti accanto al finestrino.
Sentii il suono della risata di Justin farsi sempre più vicino, troppo vicino per i miei gusti, posò un braccio sul sedile accanto a me e fece una mezza giravolta su sé stesso ritrovandosi seduto sul sedile alla mia destra. Si passò una mano fra i capelli sorridendo «Buongiorno Megan» mi disse portando una mano sotto il mio mento ed avvicinandosi a me. Megan era la parte che facevo nel film. Detestavo dover interpretare la sua ragazza. Il fatto che chiamandomi così avesse messo in qualche modo il film nella realtà mi irritò moltissimo. Io lo scansai guardandolo con disapprovazione «Mi chiamo Chloe» dissi fredda puntualizzando la parola Chloe, «Ed io mi chiamo Justin, ma se vuoi puoi chiamarmi stasera» disse lui ridendo e girandosi soddisfatto verso Nick e Luke che intanto ridevano dietro. Penoso. Scossi la testa girando le pupille e poggiai un gomito sul finestrino e la testa sulla mano, scocciata, guardando avanti a me.

In poco tempo arrivammo. Justin si alzò e mi fece cenno difare lo stesso, «Prima le signore» enunciò inchinandosi appena con galanteria. Ma perchè era così insopportabile? Quando mi stava vicino non facevo altro che scuotere la testa scocciata, alzare gli occhi al cielo o guardarlo schifata.
Mentre scendevamo lui si avvicinò al mio orecchio sussurrando «Puoi anche farlo un sorriso, bambola» tsk, alzai la spalla per scansarlo e lo guardai alzando un sopracciglio per poi superarlo ed uscire dal camioncino.

Eravamo andati in un campo enorme, immerso nel verde, era bellissimo. C'erano grandissimi alberi e tronchi dappertutto. Il campo sembrava infinito. Non c'era colore, solo verde, ma ero luminosissimo.

Prepararono tutto il materiale e poi iniziammo le riprese.

Per una scena mi fecero salire su un albero altissimo, avevo tantissima paura, ma senza guardare sotto ce la feci.

«Okay, per oggi va bene così, puoi scendere Chloe»  disse Markus, scuotendo la mano ed iniziando a parlare con Virginia.

«Emh... Okay...» dissi io guardando giù, mi morsi il labbro, aiuto, avevo paura. Mi tenni saldamente al tronco dell'albero e feci molta attenzione a dove mettevo i piedi. Il mio cuore palpitava velocemente ed aumentava la rapidità dei battiti  ogni volta che guardavo giù. Ero quasi scesa, ma non feci in tempo a sentirmi sollevata che misi il piede in un posto sbagliato e caddi a terra, «Porca puttana!» esclamai. Justin si girò e corse ad aiutarmi. Ma proprio lui doveva venire? Si inchinò inginocchiandosi accanto a me e portò le braccia dietro le mie spalle facendomi alzare il busto, «Che è successo?» mi domandò preoccupato, gli dissi che ero caduta dall'albero e lui scoppiò a ridere scuotendo la testa, «Che cogliona» sussurrò, lo guardai male assottigliando gli occhi «Stai zitto e aiutami» esclamia io, come fosse un obbligo. Non potevo credere di aver chiesto a Justin Bieber di aiutarmi.  Lui annuì guardandomi e sfoggiò un sorriso bellissimo, wow, dovevo ammettere che con i sorrisi ci sapeva fare... ma non toglieva il fatto che era così irritante quel suo sorrisino sempre stampato in faccia.
«Aspetta, ti è colato il rossetto» disse accennando una risata e portò il pollice accanto le mie labbra, togliendo i residui di esso dal mio viso, si inumidì le labbra e le mie guance avvamparono improvvisamente, sentii una strana sensazione nello stomaco, era rimasto là a fissarmi, ed io fissavo lui, i nostri visi erano vicini, troppo vicini, oh cazzo!
Assunsi un'espressione disgustata e lo spinsi indietro accorgendomi di ciò che stava succedendo fra noi. Mi alzai sistemandomi la maglietta e togliendo l'erba dai pantaloni. Lui si alzò scuotendo la testa, quasi incredulo, «Volevo solo aiutarti!» disse con un tono leggermente alto di voce e alzando le mani. «Non avevo bisogno del tuo aiuto» ribattei, «Troia» sussurrò lui passandosi un pollice sul labbro inferiore, «Ehi, ti ho sentito!» lo informai io, spalancando la bocca, «Non me ne frega un cazzo» rispose con menefreghismo, «Senti, stai calmo! E non azzardarti più a chiamarmi in quel modo!» sbottai puntandogli un dito contro, «Come? Troia?» mi sfidò avvicinandosi al mio viso e sottolineando la parola troia, «Smettila!» gli urlai contro io, spingendolo indietro, lui serrò la mascella e mi strinse il polso «Non azzardarti» bisbigliò a denti stretti, «Sai di essere bipolare?» gli dissi io, girando la testa di lato ed alzando un sopracciglio, «Non sono bipolare» scosse la testa confuso, inarcai gli angoli della bocca in un'espressione poco convinta e lui sospirò appena lasciando la presa sul mio polso ed alzando il mento facendomi cenno con la testa di andarmene. 

Seguii le sue indicazioni e voltai le spalle, guardandolo con la coda dell'occhio e notando che lui aveva fatto la stessa cosa. 
Ero amareggiata ed incazzata.
Respirai profondamente. Un lato di me era dispiaciuto di quello che era successo, l'altro lato di me avrebbe solo voluto uccidere quella razza di mongoloide ritardato e bipolare. Oh, sì, lo era! Un minuto scherza, un minuto dopo ci prova e fa il dolce, e il minuto dopo si incazza. Non è normale! Un'altra cosa da aggiungere alla lista dei motivi per cui odio Justin Bieber.


 
Justin's POV:
Sentii qualcuno imprecare, mi girai e vidi Chloe a terra, con un'espressione di dolore. Sentii dentro di me una strana sensazione di protezione. Andai da lei preoccupato, chiedendole cosa era successo, «Sono caduta da sto cazzo di albero» disse scuotendo la mano verso l'albero con nonchalance e dolorante, non potei fare a meno di ridere, era così buffa, lei mi guardò malissimo e mi chiese aiuto. Mi sedetti accanto a lei e le tirai su il busto.
Notai che le era colato il rossetto e portai il pollice accanto alle sue labbra per toglierlglielo dal viso. Le osservai le labbra e poi la guardai negli occhi. Era così bella. L'avevo messa in suggestione e vederla così imbarazzata, che mi fissava con le guance rosse, mi dava una piacevole sensazione, era ancora più bella quando assumeva questa espressione quasi angelica. Peccato che quando era con me aveva sempre un'espressione scocciata e incazzata, a volte addirittura disgustata. Ma era così sexy quando corrugava la fronte ed alzava gli occhi al cielo. E mi faceva ridere il suo modo di scansarmi. Forse voleva semplicemente distinguersi dalle altre 'cagne' che si scioglievano appena le sfioravo. Era quasi diventata noiosa la facilità con chi riuscivo a portarmi una ragazza a letto.

Continuammo a fissarci, avevo ancora il pollice premuto sulle sue labbra e sentii il desiderio di premere le mie labbra dove c'era quel pollice. Avvicinai leggermente il viso al suo, con molta calma, per non interrompere il bel momento. Ma lei si scansò assumendo un'ennesima volta quell'espressione schifata, così irritante. Si alzò corrugando le sopracciglia e dicendo che non aveva bisogno del mio aiuto. Oh, come no! Mi lasciai sfuggire un poco delicato «Troia» e lei mi sentì, ero incazzato, non me me fregava un cazzo. Mi spinse indietro ed io le bloccai il polso serrando la mascella, «Non azzardarti» la avvertii. Mi disse che ero bipolare, ma che le passava per la testa? Non ero affatto bipolare. Lasciai la presa sul suo polso e le voltai le spalle, dirigendomi dalla parte opposta alla sua.

Cristo, quella ragazza mi faceva impazzire. Facevo di tutto per cercare di essere simpatico e gentile, ma lei continuava a trattarmi male, ma che cazzo le avevo fatto? Era insopportabile! Ma volevo farle comunque cambiare idea su di me. Facevo il più possibile, ma ogni volta lei mi scansava amaramente.
Ma no, non gliel'avrei data vinta.
L'avrei fatta cedere.
L'avrei fatta cedere molto presto.

Sentii qualcuno avvicinarsi. Cercai di togliere dalla mia testa quei pensieri e la rabbia. Chad.

«Ehi, amico, tutto okay?» disse lui portando una mano sulla mia spalla. Ritornai sulla Terra. «Oh, sìsi» risposi annuendo, «Come va con Chloe?» scoppiò a ridere dandomi una leggera gomitata sul fianco. Lo fulminai con lo sguardo. Non era affatto la domanda adatta. «Ti risulta siano cazzi tuoi?» gli dissi facendo una piccola smorfia. «Wowo, Bieber perde punti! Che c'è? Smith non te la da? Povero bimbo, niente giocattolino stavolta» scherzò lui in modo molto sarcastico, con aria di sfida. Presi la sfida al volo, gli strinsi un gomito e lo guardai negli occhi abbassando il tono di voce, non avrei scopato per un po' probabilmente, ma l'aria di sfida si era impossessata di me, ero convinto di quello che facevo, «Chloe Smith sarà la prossima ragazza con cui andrò a letto, chiaro?»


 
 
HOLA
wowo, me sembra convinto il ragazzo.
voi che ne dite?
pensate riuscirà a resistere all'astinenza Bieber?
oppure
pensate riuscirà a resistere all'affascinante Bieber, Chloe?
lo scoprirete presto, ehe.
SOON.
no, ok.
sono molto impegnatain questo periodo.
(fak de school)
ma prometto che aggiornerò ogni domenica.
e se riesco anche prima perchè vvb.
comunque, boh, sei recensioni, vi amo.
sappiate che amo chiunque recensisca la mia storia.
quindi, ora, recensite!
se lo fate vi sposo, lo giuro.
ok, cià, ve se ama.
fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo.
vi preeego.
ah, qualcuno va al concerto di miley l'8 giugno?
e, idk, se volete parlare, scrivetemi pure.
o qua o su twitter ( @bizzlevojce )
e nulla, ciauciau,
-Tiss
 
 
Prossimo Aggiornamento: entro domenica 18 maggio.

 
“so when you're lost and you're tired,
when you're broken in two,
let my love take you higher,
'cause i still turn to you„

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


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Capitolo 4.
Quando i disastri si attraggono.


«Amore mio» disse con voce roca per svegliarmi, «Buongiorno amore» risposi io aprendo lentamente gli occhi e stiracchiandomi un po'. Sorrisi guardandolo, mentre stava seduto sul letto accanto a me. Mi lasciò un delicato bacio sul naso ed iniziò a guardarsi intorno preoccupato. «Dobbiamo scappare. Loro ci stanno seguendo.», mi feci cupa, avevo davvero paura. Ce l'avremmo fatta? «Bee -così lo chiamavo io da quando eravamo tornati insieme- ho paura...» dissi a bassa voce portandomi le coperte fino al mento. Lui smise per un attimo di guardarsi intorno per portare lo sguardo su di me, «Non averne, piccola, insieme ce la faremo.»
Era facile parlare per lui. Lui era stato abituato sin da piccolo a loro. Ma io no. C'ero finita di mezzo per colpa sua. Ma lo amavo. Ed ero pronta anche a superare questo per lui. Però avevo paura. E se loro ci avessero trovati? Cosa ci sarebbe successo? Immaginai il peggio.


«Ok, bravissimi, siete stati a dir poco perfetti!» disse Markus sorridendo ampiamente, accennando qualche applauso.
Feci per alzarmi dal letto, ma Justin mi bloccò posando una mano sulla mia spalla. «Ehi, mica abbiamo finito noi due» disse con un sorriso malizioso guardandomi, corrugai la fronte, «Cosa vuoi ora?» gli dissi, «Te.» disse lui in tutta risposta.
All'improvviso arrossii leggermente, non volevo affatto arrossire, ma a quella parola le mie guance avvamparono e mi sentii imbarazzata. «Alla pesca possibilmente» fece  spallucce ridacchiando, in modo sarcastico, per sdrammatizzare. «Non sei simpatico, eh» lo guardai scuotendo la testa. Feci nuovamente per alzarmi, ma lui mi bloccò di nuovo ed io alzai gli occhi al cielo, si protese verso me e mi sussurrò all'orecchio: «Ti ho detto che non abbiamo finito.», lasciò un bacio umido e caldo sul mio lobo, per poi lasciarne un altro, e un altro, e un altro.
«Ragazzi, contenetevi in pubblico!» disse Virginia ridendo e alzando le mani. Scossi la testa disgustata e spinsi Justin via da me. «Evapora!»
Ringraziai Virginia sussurrando e Justin la fulminò con lo sguardo.

«Bee, cazzo, ho paura!» urlai io in lacrime portandomi le mani davanti al viso. Mi prese le mani e mi fece alzare da terra, portò una mano sul mio viso accarezzandolo dolcemente e mi guardò negli occhi. «Finchè saremo insieme, niente ti dovrà far paura.» sussurrò accanto alle mie labbra.

Sentii il suo respiro profondo sulle mie labbra. Non volevo, ma ero costretta a farlo. Le sue labbra si avvicinarono sempre di più alle mie fino a toccarsi. Il fatto che Justin fosse sexy era palese, credo fu per questo che sentii il mio stomaco attorcigliarsi nel momento in cui le sue labbra iniziarono a muoversi dolcemente sulle mie. Allo stesso momento, però, avrei solo voluto vomitare. Era tutto così disgustoso. Mi mancava l'aria. Volevo solo fermare quel bacio, ma non potevo.
«Buona la prima!» urlò Markus. Capii che non ci stavano più riprendendo. Ma Justin continuò a muovere le sue labbra sulle mie. Portò la mano dal viso al fianco e picchiettò con la lingua sul mio labbro inferiore per chiedere accesso. «Scordatelo, verme!» lo spinsi via.
Si inumidì le labbra assumendo un sorrisino irritante. «Mh, non male» alzò le spalle. «Oh, beh, tu non sai proprio baciare!» gli dissi sorridendo falsamente.
Quando mi allontanai da lui mi resi conto di ciò che era appena successo. Ci eravamo baciati. Ok, era tutto programmato. Non era nostra intenzione. O meglio, non era la mia. Ma era sucesso. Fu come se quel bacio non fosse stato un bacio completamente privo di sentimenti. Justin era capace di far risvegliare in me emozioni totalmente contrastanti. Justin era un gelato alla fragola e al cioccolato. Frutta e Crema. Era due opposti. Uniti in un'unica persona. Era capace di darmi ribrezzo anche solo con un sorriso. Ma allo stesso tempo era in grado di liberare le farfalle dalla gabbia nel mio stomaco. Il che era sempre più strano. Quando ero con lui diventavo Heidi della situazione per le mie guanciotte rosse e allo stesso tempo un disgustoso esserino del mondo di Adventure Time che non faceva altro che vomitare. Non me lo sapevo spiegare. 
Vomito e Farfalle nello stomaco.
Potrei dire che Justin mi faceva vomitare farfalle.
Sì, lui provocava vomiti di farfalle in me.
Il che non saprei se definirlo negativo o positivo. 

Per principio, decisi di definire Justin ancora come un'entità negativa. Un essere disgustoso che detestavo. I suoi baci e i suoi modi rozzi e viscidi di provarci con me, decisi, mi facevano schifo. La cosa che mi faceva arrossire, sicuramente, era l'attenzione di un ragazzo verso di me. Era il fatto in sè che oviamente faceva piacere.
Sì, continuavo a ripetermi questi ragionamenti in testa.
Ora come ora, posso dire che Justin era stato in grado di mandarmi in pappa il cervello.
Forse semplicemente perchè lo odiavo, ma era danntamente sexy. E quello che a me faceva schifo, il suo viscidume, beh, ammetto che ci sapeva fare. Sapeva come muoversi e come parlare, sapeva come sfruttare il suo fascino, e sì, mi disgustava, ma ero comunque una donna con degli ormoni attivi e lui un uomo dannatamente bello. Mi disgustava, più che altro, il fatto che lui era convinto di poter trattare le donne come più gli pareva e piaceva, come fossero giocattoli, ci trattava come fossimo oggetti, come se fossimo  bamboline. Ma no. Io dovevo fargli capire che non era così che funzionava.
Non avrei mancato della mia dignità di donna anche io. 

Mi girai di scatto e lo vidi con la coda dell'occhio. Non aveva la maglietta ed aveva degli addominali perfettamente scolpiti che brillavano alla luce del sole.
Dio, ma se le donne cedevano così facilmente un motivo c'era. Forse perdere la dignità ne valeva la pena per uno come lui, insomma dai, è odioso, ma sulla bellezza non gli si poteva dire niente. 

 
Justin's POV:
Vidi Chloe avvicinarsi a me.
«Ehi, Justin» disse sorridendo con una voce fottutamente sexy, mentre attorcigliava una ciocca di capelli ad un dito. Ricambiai il saluto sorridendo in modo leggermente malizioso. Era attraente, questo era palese. Si avvicinò al mio orecchio, alzandosi appena in punta di piedi e sussurrò: «Devo andare in bagno. Mi accompagni?» sgranai gli occhi. Il suo respiro si fece profondo. Tornò sul palmo dei piedi lentamente, mentre soffiava appositamente sul mio orecchio e sul mio collo. Oh, cristo! Poveri ormoni. In quel momento sarei stato capace di buttarla per terra e sbatterla davanti a tutti. Mi fece cenno di seguirla ed io lo feci, come ipnotizzato da lei. Mi aveva stregato. Sembravo un topo e lei sembrava il pifferaio magico. Le sbavavo dietro come fossi il suo cagnolino. Ma non mi importava. Finalmente aveva ceduto. Mi sentivo un vincente... Ed ero eccitato.
Entrò nel bagno, guardandomi. Mi guardai intorno assicurandomi che non ci fosse nessuno nei paraggi e poi entrai a mia volta. Mi morsi il labbro sentendo sempre di più il desiderio di farla finalmente mia.
Si avvicinò a me e portò una mano sotto la mia maglietta iniziando a marcare con un dito gli addominali dall'alto scendendo verso il basso.
Mi guardava in modo decisamente sexy. La presi per i fianchi e la avvicinai a me. Continuò a marcare tutti i contorni fino ad arrivare ad i boxer, iniziò a giocare con l'elastico di essi e li abbassò leggermente, passando un dito con forza sul ventre. Sentii l'erezione irrigidirsi appena all'estremità. Iniziai ad accarezzarle i fianchi e mi inumidii le labbra. Si avvicinò ancora di più e iniziò a baciarmi il collo. Mi lasciò una scia umida di baci su esso, mentre iniziava a slacciarmi i pantaloni. Prese un lembo di pelle fra i denti ed iniziò a succhiare con forza. Gemetti appena e sentii l'erezione irrigidirsi ancora di più. Si stava facendo tutto più caldo. Non ce la facevo più ad aspettare.
Improvvisamente Chloe si staccò dal mio collo e si allontanò da me ridendo. «Pensavi davvero che te l'avrei data vinta così?» mi disse ridendo fragorosamente per poi abbassare per un attimo lo sguardo sui miei pantaloni. «Oh, no, povero Bieber! Ti sei eccitato?» sporse il labbro inferiore in avanti in modo sarcastico e continuò a ridere, «Fossi in te mi farei una sega ormai... Magari non pensando a me, sai, è abbastanza imbarazzante» uscì dal bagno ridendo, decisamente soddisfatta di quello che aveva fatto.
Cazzo. Mi aveva fregato. Non ci potevo credere. Non ci volevo credere. Non era possibile. Non poteva farmi questo. L'avrei uccisa in quel momento.
Dovevo vendicarmi. Feci per uscire, ma mi accorsi che "Jerry"  non stava in condizioni adatte per uscire da quel bagno. Sarebbe stato molto imbarazzante. Diedi un calcio al muro del bagno posandoci un braccio sopra, per poi poggiare la testa sul braccio. Diedi un altro calcio per poi sospirare.
Quella ragazza era impossibile.


 
PIPOOOOOOOOOL
peopleeeeee help the peopleeeeee
troppo bella sta canzone, ua.
vabby, che dire?
un po' cortino, ma ok.
spero vi sia piaciuto.
sìsì, lo so, dovevo aggiornare ieri.
ho avuti problemi col pc, scusatemi tanto ew.

ok. spazio mua.
domenica c'è la comunione di mio fratello, ew.
mi son comprata un vestito alla madison beer proprio top.
daje.
poi il 24 ho un concerto (suono le percussioni, yay)
per questi motivi se justin viene davvero a firenze come si dice, io mi attacco al cazzo di nuovo, mannaggia tutto :-)
oggi poi è uscito il video di don't stop che dico fermate asdghhjk
i miei supereroi aaaw
e ieri somebody to you che aesfhsagdfja
i miei amori insieme sono troppo il top
ceh regà
demi
the vamps
insieme
la mia morte
waa
no ok non ve ne fotte na beatissima minchia ma sti cazzi
ve se ama.
comunque al capitolo scorso siete stati scarsi eh
solo tre recensioni
uff
me sento inutile
dovete recensireeeee
se stai leggendo
perfavore
recensisci
ti prego
ho davvero bisogno di sapere cosas ne pensate
eddai eww
sennò non c'è gusto ja
ah, btw, conoscete qualche sito con il quale posso inviare dm a tutti i miei follower?
ceh tipo c'è un tizio a scuola mia che assomiglia a justin omggg ma è piccolino, è due anni più piccolo di me, ma è troppo bello, quello quando fa 16 anni diventa un fregno che mannaggia tutto aaaah
(i'm a dead of dick yeah)
se volete parlare (magari aw) sapete dove trovarmi
se non lo sapete ve lo ripeto ihi
qua: @bizzlevojce (twitter)
ok, ora vado a ninna, vvb.
voglio trovare tante recensioni eh
lalala
kiau

 
Prossimo Aggiornamento: domenica 25 maggio.
- no ok questo è da stabilire. il 25 c'è la comunione di mio fratello quindi non riesco ad aggiornare proprio domenica. farò il possibile per aggiornare prima così i miei fanzz (me sento una cuin ihi) la troveranno come al solito domenica, altrimenti lunedì aggiorno sicuro, vvb.
ah, e volevo ringraziare, comunque, chi ha recensito la storia e chi l'ha messa fra i preferiti, seguiti o anche ricordati, e anche chi le legge, vi ringrazio, se vi va lasciate un parere però, vi prego. anche perchè quando aggiorno avverto per messaggio chi recensisce e poi se aggiorno voi non lo sapete eh ewew :cc
vabby, ciau.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


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Capitolo 5.
Quando i disastri si attraggono.

«Bee!» urlai allungando la “e” in un tono sempre più acuto. Mi avevano presa. Cosa mi avrebbero fatto? Non ero assolutamente pronta a questo. Brad diceva sempre che solo insieme ce l’avremo fatta. Ma ora non eravamo insieme. Ora eravamo di nuovo lontani. Ciò significava che non ce l’avremo fatta… La paura mi assalì, non riuscivo neanche a pensare a qualcosa di sensato, ormai avevo finito tutta la voce che avevo in gola e le lacrime che avevo negli occhi. Un enorme senso di ansia e paura e vuoto prese la meglio su di me. Milioni di domande iniziarono a passarmi per la testa. Ma il mio unico pensiero era lui. Brad. L’avrei più rivisto?
 
«Io propongo una pizza» urlò qualcuno del quale intravidi solo la mano,  in mezzo alla folla,  «Pizza e discoteca?» propose qualcun altro, «Vada!» approvò Markus facendoci cenno di uscire dalla sala.
Saremmo andati a mangiare una pizza con tutto il cast e poi saremmo andati in discoteca. Si prospettava una bella serata, assolutamente.
Dal corridoio si sentivano varie voci dirsi “a dopo”, fra esse c’ero anche io che intanto uscivo per tornare a casa a cambiarmi.
Salii in macchina. Mi sentivo isolata dal mondo, come se tutto e tutti fossero spariti. Ero pensierosa, ero avvolta nei miei pensieri. Ma in realtà non pensavo a niente di specifico, ero come incantata, persa nel vuoto.
Parcheggiai fuori casa mia ed entrai. Charlotte non c’era. Accennai un sospiro di sollievo. Aprii un cassetto e presi un post-it ed una penna. Le lasciai un bigliettino sul frigo con su scritto “torno domani mattina, vado a dormire dai miei genitori, mi mancano.” Waa, da quando avevo iniziato a recitare nei film ero brava a farlo anche nella vita reale. Bah, si dice che chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Forse a forza di stare con Justin ero diventata una falsa, bugiarda e ipocrita come lui.
Alzai le spalle scuotendo la testa e salii in camera mia. Aprii l’armadio e presi un vestito nero in pelle, attillato e corto, molto sexy, che risaltava tutte le curve. Per la discoteca ci stava tutto! Misi un cinturino rosso attorno alla vita ed uno uguale attorno al braccio, mi misi i tacchi rossi e cambiai la cover del mio iphone in una semplice rossa. Mi pettinai i capelli e passai la piastra sulla frangia laterale. Mi misi del fondotinta per coprire alcune imperfezioni, poi mi misi un rossetto rosso come gli accessori e dell’ombretto nero, mascara ed eyeliner, ed una matita bianca all’interno dell’occhio. Mi misi il profumo e poi mi guardai allo specchio dandomi gli ultimi tocchi finali.
Uscii da casa, salii in macchina, misi in moto e mi diressi verso la pizzeria che avevamo scelto, raccomandata da Luke. Luke. Mh, Luke era davvero un bel ragazzo. Un sorrisino malizioso prese vita sul mio volto incoscientemente.
'Altro che Bieber, tsk' pensai.
«No, no, no!» scossi la testa battendo la mano sul cruscotto della macchina. Mi ero accorta che nonostante tutto Justin era sempre nei miei pensieri. 'Ma che schifo, Chloe!' dissi a me stessa.
Intravidi la pizzeria e parcheggiai accanto ad una Smart grigia, dalla quale pochi secondi dopo vidi uscire Virginia. Virginia forse era la ragazza con la quale avevo stretto più amicizia fra il cast. Era adorabile quella ragazza!
Entrai nel ristorante e mi diressi al tavolo dove vidi tutto il cast. Mi sedetti accanto a Luke. 'Casualità, pura casualità!' scherzai con me stessa ridacchiando dentro. Virginia si sedette accanto a me.
Mi accorsi che mancava Justin. 'E beh, il vip doveva sempre farsi aspettare!' ipotizzai.
Poco dopo arrivò, salutò tutti con un cenno della mano ed un ampio sorriso, spostando immediatamente lo sguardo su di me, sguardo che io non ricambiai.
«Ehi, piccola» disse a Virginia facendole l’occhiolino per poi porgerle la mano «mi cederesti il posto?» fece per alzarla, ma io le bloccai il braccio. «No» dissi con durezza tirandola verso di me «lei rimane qua.»
Virginia spostò rapidamente lo sguardo da Justin a me, da me a Justin e di nuovo da Justin a me. Stranamente, Justin si arrese subito e lei si sedette nuovamente al suo posto.
Accennai un sorriso trionfante per poi ordinare una Margherita alla cameriera che era appena arrivata.
Fra una cosa e l’altra finimmo di mangiare,  pagammo il conto e andammo in discoteca.
Arrivammo tutti quanti insieme. Entrai in discoteca e sentii qualcosa, o meglio qualcuno, palparmi il culo. Mi girai di scatto e presi Justin per il polso. «Non ti azzardare mai più se ci tieni al tuo braccio» gli sorrisi falsamente e poi girai le spalle per entrare.
Andammo immediatamente al bancone, anche se eravamo già un po’ brilli dal ristorante.
Iniziammo tutti quanto con un cuba libre e poi ci avviammo verso la pista da ballo. Io ballai con Virginia, eravamo entrambe già traballanti e ridevamo come matte mentre ci strusciavamo una sopra l’altra. Devo dire che io non reggo bene l’alcol, affatto. Mi ubriaco subito.
La discoteca mi stava soffocando. Tutta la gente ci ballava appiccicata. Mi mancava l’aria.
Uscii dalla folla per prendere una boccata d’aria e con la scusa presi anche un bicchierone di vodka lemon.
Feci una giravolta e tornai in pista a scatenarmi. Luke e Nick si avvicinarono a noi dopo poco per chiederci di andare a prendere qualcosa da bere. Come rifiutare un invito da Luke? Accettai immediatamente e andai al bancone insieme agli altri tre. Presi un mohito.
Mi girava la testa. Non ci stavo più capendo niente. Iniziai a ridere come una matta. Ero completamente ubriaca. Iniziai a dire cose senza senso.
Chiesi a Luke di andare a ballare e mentre andavamo in pista vidi Justin con una biondina e, senza più lume della ragione per colpa dell’alcol, corsi verso di loro traballante. «Chi cazzo sei tu, troia?» dissi alla bionda, che mi squadrò malissimo, come fece anche Justin. La ragazza mi chiese cosa volevo ed io mi girai verso Luke, che intanto mi teneva la mano, scoppiando a ridere «Ma guarda sta troia! Oh, mignotta, ma lo sai che non si risponde ad una domanda con una domanda? Si vede proprio che sei una stronza puttana di merda. Tanto Justin non te lo da, puttana. Fatti schifo.» le urlai contro, per poi sputare accanto alle sue scarpe. La bionda mi tirò i capelli e vidi Justin e Luke sobbalzare. Cercai di spingerla via, ma lei si reggeva ai miei capelli.
Davvero non sapevo cosa mi ero presa, mi ero incazzata, ma tanto incazzata, e non sapevo perché.
'Sono incazzata a prescindere con le troie, mi urtano.' cercai di autoconvincermi.
Luke e Justin ci separarono ed io mi buttai addosso a Bieber, portando le mie mani addosso alle sue spalle, reggendomi, e poggiai la testa sempre sulle sue spalle, portandola vicino al suo viso ed iniziando a lasciargli lentamente dei baci sul lobo. Iniziai a sussurrare il suo nome. Cercai di togliermi in tempo da lui prima di vomitare. Lui mi prese per i fianchi preoccupato. «Cazzo, Chloe!». Mi veniva da piangere. Mi scoppiava la testa. Avevo esagerato.
«Justin…» gli sussurrai portando una mano sullo stomaco, lui si protese verso di me per ascoltarmi ed io continuai «Andiamo a casa» lui annuì e prese il mio braccio portandolo sulla sua spalla. Salutò velocemente tutti dicendo loro che mi stava portando a casa. Chad si avvicinò a lui e disse ridendo «Buona scopata, amico!», Justin lo guardò male. «No, Chad. Sei insensibile. Sta male, voglio solo aiutarla.» Non ci capivo niente. Ma ciò che stava succedendo lo avevo capito eccome e non potei fare a meno di sorridere. Justin Bieber aveva un cuore, non era solo sesso, alcol e droga. Non l’avevo mai visto sotto questa luce. Come un amico dolce e premuroso.
Mi fece entrare nella sua macchina assicurandosi che stessi almeno un po’ meglio, poi chiuse la portiera e salì  dalla sua parte. Mi guardava con occhi diversi. Non aveva quello sguardo malizioso o irritante come al solito. Aveva uno sguardo preoccupato. Ciò significava che mi voleva bene. Sorrisi guardandolo. Lui inarcò l’angolo della bocca accennando un sorriso confuso «Che c’è?» mi chiese, «In queste condizioni non posso parlare, potrei anche ammettere di volerti fare un pompino» risposi ridacchiando, «Mh, interessante» commentò lui ridendo, «e tu saresti capace di fermarti e fartelo fare dietro quell’albero» indicai un albero e lui scoppiò a ridere, facendo cenno con la testa che alla fine non avevo tutti i torti. Ridemmo per quasi tutto il tragitto, ed io non potei smettere neanche un attimo di sorridere come un’ebete guardandolo. Mi aveva addolcito così tanto e non sapevo neanche perché. Lo guardavo e pensavo solo che… no, non pensavo. Ma mi piaceva ciò che si era creato. Mi piaceva quello che stava succedendo.
Accostò fuori casa mia.  Mi accorsi di essermi incantata a guardarlo perché neanche mi ero accorta che eravamo arrivati. «Piccola, siamo arrivati» mi disse lui sorridendo ed accarezzandomi la gamba. Era bellissimo perché non l’aveva fatto in modo provocante o con secondi fini, l’avevo trovato un gesto dolce ed in quanto risposi con un lieve sorriso, per poi scendere dalla macchina. «Aspetta, ti aiuto io» mi portò il braccio intorno alle sue spalle accennando una risatina.
Entrammo dentro e mi accompagnò su in camera mia.
Mi aiutò a sdraiarmi, mi baciò la fronte dandomi la buonanotte e fece per andarsene, ma io lo fermai. «Resta con me, non mi va di dormire sola» lui mi guardò confuso e disse di dover andare. «Ti prego, rimani», attorcigliò la bocca ed io lo presi dal colletto della maglietta facendolo avvicinare a me, mi protesi verso di lui guardandolo maliziosamente e passando la lingua lentamente sulle labbra con l’intento di far risvegliare i suoi ormoni. Volevo che rimanesse là. Contrariamente a quanto mi aspettavo, Justin si allontanò. «Chloe, ferma dai, sei completamente ubriaca…» sussurrò lui. Cosa cazzo gli era preso?
«Che problema c’è?» chiesi io, innervosendomi appena, «Non voglio averti in questo modo, non mi sembra leale» rispose lui quasi avvilito, «Sono abbastanza sobria per capire che io ti voglio, okay?» replicai decisa io. «Non sei sobria proprio per niente.» rispose lui scuotendo la testa ed assottigliando gli occhi. 'Fanculo', imprecai dentro di me.
Mi alzai da letto ed aprii l’armadio, prendendo una veste azzurra in seta trasparente.
 
Justin’s POV:
Stava cedendo. O meglio, aveva ceduto. Ero riuscito a raggiungere il mio obbiettivo. Ma qualcosa mi bloccava. Io non volevo ottenerla così. Non mi sembrava leale. Non lo trovavo giusto. Non volevo farle una cosa del genere. Non volevo farle fare una cosa di cui poi si sarebbe pentita o per la quale mi avrebbe odiato ancor di più.
Anche se controvoglia rinunciai alla proposta allettante.
Ma qualcosa mi teneva ancora in quella casa.
La sua bellezza.
Sì, era così bella.
Sembrava un angelo.
Era completamente brilla, l’avevo vista sboccare davanti a tutti, ma anche in quel momento per me rimaneva bellissima.
Emanava splendore.
Sarei potuto rimanere là a fissarla per ore.
Si alzò dal letto e si mosse verso l’armadio aprendolo. Improvvisamente si abbassò il vestito, colpo basso! Mi morsi il labbro inferiore, la desideravo così tanto…
Iniziò a sciogliersi il reggiseno per poi sfilarselo, continuando a darmi le spalle.
Mi portai le mani sul viso combattuto. Dov’era finito il malato di sesso che era in me?
Chloe si fece scivolare addosso la veste di seta per poi girarsi verso di me, aveva un’espressione dispiaciuta, mi chiesi perché. Si allacciò lentamente i bottoni della veste ed io la guardai stringendo il labbro inferiore fra i denti con più forza. «Buonanotte» sussurrò sporgendosi verso di me per lasciarmi un delicato bacio sulla guancia. Sospirai appena inumidendomi le labbra e le lasciai un bacio fra i capelli ricambiando la buonanotte per poi uscire dalla stanza.
Mi massaggiai le tempie appena fuori dalla porta, poi mi girai verso essa ed iniziai a fissarla, non resistevo più.
Entrai e vidi Chloe ancora in piedi. La presi per i fianchi e la sbattei al muro prendendole il labbro inferiore fra i denti. Finalmente! La vidi sorridere e gioii di questo. La baciai dolcemente, ma allo stesso tempo con foga. Picchiettai con la lingua sul suo labbro inferiore e lei socchiuse le labbra lasciando accesso alla mia lingua che si intrecciò alla sua. Le nostre lingue iniziarono una battaglia per la dominanza mentre feci distendere Chloe sul letto. Ero felice. Non m’importava di aver vinto la sfida, non m’importava di averla fatta cedere, non mi importava di soddisfare i miei ormoni, non mi importava di tornare a scopare. L’unica cosa di cui mi importava era Chloe. Ero davvero contento per via di ciò che stava succedendo fra noi. Ammettei a me stesso che lo desideravo da tanto. Che lei era diversa. Lei era speciale.
 
Chloe’s POV:
Non ci potevo credere. Avevo desiderato davvero quel bacio. E pensare che fino a poco prima un gesto del genere mi avrebbe fatto schifo. Ma quel bacio, in quel momento, io lo volevo.
Sobbalzai quando Justin entrò di nuovo in camera mia e le mie guance avvamparono, il mio stomaco si attorcigliò e il mio viso assunse un’espressione da felicissima idiota quando portò improvvisamente le sue labbra sulle mie.
Sorrisi ricambiando volentieri il bacio. Socchiusi le labbra ed attorcigliai la mia lingua alla sua, aiutandolo a farmi stendere sul letto. Si mise sopra di me ed iniziò a muoversi velocemente mentre continuava a baciarmi con foga. Sentii un formicolio nelle parti intime e stormi di farfalle nello stomaco. Iniziò a slacciarmi i bottoni della veste quando sentii un rumore provenire da molto vicino.
«Ma che cazzo è questo rumo…Chloe!» trasalii. Charlotte. Justin capii al volo che si era cacciato in un guaio e si tolse subito da sopra di me confuso. Ingoiai a forza la saliva che mi si era formata in gola ed assunsi un’espressione di puro terrore. Non riuscii a spiccicare parola.
Charlotte era rimasta completamente pietrificata a guardarci completamente sbigottita.
'Cazzo, questa non ci voleva!' pensai.

 
AIAIAIAIAIAI
aiaiaiaaiaaaaaaaai un giorno ti innamoreraaaaaaaai
aiaiaiaiaaiia no poi non mi ricordo più ok
vvb
diciamo
allora
mi raccomando
recensite
vi prego dai
fatemi sapere che ne pensate
vi piace?
cosa ne pensate del comportamento dei due?
quale pensate sarà la reazione di charlotte?
poveri jhloe (jhloe aka la otp di justin e chloe>>>>>>>>>>)
nun se po vede
però suona bene ehe
oks
dicevo
ve lo aspettavate?
daidai fatemi sapere
commentate anche fangirlando
tipo
amo quando fangirlate
tipo 'NO MA JUSTIN CAZZO FAAAAAAI TU DEVI SPOSARTI CHLOE STRONZO DI MERDA E TU CHLOE COME CAZOO FAI A RIFIUTARE JUSTIN NO MA SECONDO ME ORA JUSTIN UCCIDE CHARLOTTE E KYLIE SI SUICIDA CEH'
no vabbè 
seri
mi fate ammazzare dalle risate quando fate così
quindi fatelo
staph
ah, una cosa
a voi va bene che aggiorni ogni domenica?
vi prego fatemelo sapere

sophie
amour mio
so che stai leggendo
quindi recensisci
e sappi che ti amo tanto ehe
fammi sapere per quella cosa lalala

spazio mua
vediam
che mi raccontate di fikofiko?
oggi son stata alla comunione di mio fratello awawaw
avevo un vestito fikofiko stile madison beer top 
poi
madò regà
il 5 vengono i 5sos e il 30 austin
piango
amori miei
ma a milano non posso andare cazzoculomerda
però tipo i 5sos li vedo il 28 adfhjjkkl
qualcuna directioner fra noi che sta leggendo? uouo
e austin spero che venga magari qualche giorno prima a milano
così anche se non posso sentire il concerto almeno posso vederlo
però parto il 29 a mattina mannaggia la puttanozza
ew
vabby tanto so sfigata io ew
devono venire a romaaaaaaaaa
justin
se va ad ischia
me lo inculo
chiaro?
è tanto bella roma dai oh

I WISH I WAS TAAALL I WISH I WAS FAAAAST 
WISH I COULD SHOOOP WITH A BAG FULL OF CASH
CAUSE IF I WANT YOUUUU 
I GOTTA HAVE THAAT

sbem
sta canzone è troppo figa regà
e poi cher>>>>>>>>>>>>>>

ok io direi che per oggi basta rompervi le palle
spero che questo capitolo vi sia piaciuto
ciauciau
alla prossima
-la vostra Tiss


 
Prossimo Aggiornamento: domenica 1 giugno.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


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Capitolo 6.
Quando i disastri si attraggono.

«Cha.. Cha..» ero rimasta in apnea, cercavo di parlare, ma mi risultava impossibile, la mia gola era tra l'altro bloccata da un enorme accumulo di saliva che non riuscivo a mandare giù. Continuai a fissare Charlotte terrorizzata, e lei continuò a fissare me, cercando di assimilare la scena appena vista.
«Cosa cazzo ci fai qui?
Anzi, cosa cazzo ci fai qui con Justin Bieber?
Anzi, cosa cazzo ci fai qui con Justin Bieber nel tuo stesso letto?
Anzi, cosa cazzo ci fai qui con Justin Bieber nel tuo stesso letto che ti scopa felicemente?
Anzi, non so che chiederti, sono sconvolta, pretendo spiegazioni!

Anzi, non voglio spiegazioni, esci immediatamente da questa casa!» disse lei chiaramente sconvolta, gesticolando ansimante, per poi puntare il dito fuori la porta.
Feci per calmarla, «Charlotte, posso spiegarti!» sussurrai finalmente. «Non voglio sentire, vai via.» rispose cercando di trattenere le lacrime, prendendo prima un grande respiro e chiudeno gli occhi. Era chiaramente delusa da me.

Justin mi prese la mano e si alzò dal letto, facendo alzare anche me. Io lo seguii non sapendo che altro fare e lui mi portò fuori sotto gli occhi increduli di Charlotte.
«Dobbiamo lasciare che si calmi e che si schiarisca un attimo le idee, ora non è il momento giusto per discuterci.» mi disse lui. In quel momento scoppiai istintivamente a piangere e lui mi strinse a sé baciandomi i capelli e sussurrandomi di non piangere perchè tutto sarebbe andato bene.
Avrei perso la mia migliore amica, me lo sentivo, 'everything's gonna be alright un par di palle.' pensai.
«Non. Anzi, non essere. Anzi, non essere negativa.» fece il verso a Charlotte ironicamente accennando una risata, sperando di tirarmi su il morale. Io lo guardai alzando gli occhi verso il suo viso e attorcigliai le labbra, «Apprezzo lo sforzo, ma non ce la faccio proprio a ridere ora come ora, e neanche ad essere positiva.» sospirai.
Chiusi gli occhi e mi rifugiai sul suo petto, mentre lui mi accarezzava i capelli in modo da alleviare lo stress e tranquillizzarmi.

Gli dissi di entrare perchè faceva freddo e lui guardò l'orologio e poi annuì. Charlotte, fortunatamente, ci aprì. Poi si sedette sul divano e ci chiese spiegazioni. Le raccontai tutta la storia per filo e per segno e le dissi che le avevo mentito solo per il suo bene, perchè non volevo stesse male e perchè avevo paura di perderla.
Lei aveva gli occhi lucidi, ed anche io.

«Non posso crederci che la mia migliore amica mi abbia mentito tutto questo tempo. Ma che razza di migliore amica sei? Non voglio più vederti. Prendi tutte le tue cose e cercati un'altra abitazione, sparisci.» disse lei fredda e decisa, ma allo stesso tempo profondamente avvilita.
Sentii come un vuoto dentro, mi si strinse il cuore, pugno dritto allo stomaco. La perdita della propria migliore amica è la cosa più brutta che può capitare, è un vuoto incolmabile, come una marea dentro, un'alluvione, una pozzanghera enorme che non si prosciugherà mai.

Cercai di ribattere, ma lei era impassibile, e così fui costretta a salire in camera mia e a mettere tutte le mie cose dentro delle valigie.
Ero disperata, mi sembrava surreale, e poi dove sarei andata a vivere?

Scesi con due valigie che misi vicino la porta e poi feci per risalire su, Justin mi chiese se ce n'erano altre ed io annuii dicendo che ce n'erano altre due, lui spalancò appena gli occhi e salì precedendomi, portando poi le valigie accanto alle altre due. Lo ringraziai e poi mi diressi verso la porta di casa. «Beh, allora ciao...» sussurrai a testa bassa, deglutendo. Charlotte rimase a guardare il pavimento senza ricambiare il saluto.
Io sospirai ed uscii insieme a Justin.

«Mi dispiace...» mi disse lui prendendomi la mano. «È colpa mia» scrollai le spalle. «Non è vero! Mi sento in colpa... E per rimediare, pensavo che potresti venire a casa mia... Beh, almeno finché non trovi un'altra abitazione.» propose lui.
Mi accorsi che non c'era molta scelta così accettai.
Non sapevo se quella fosse la cosa giusta da fare, molto probabilmente, anzi, certamente, non lo era, ma era l'unica.

Prendemmo due valigie per uno e le portammo verso la sua macchina, le posammo nel bagagliaio e poi andammo a sederci, lui nel posto del guidatore, io nel posto accanto.

In poco tempo arrivammo a casa sua, non l'avevo mai vista.

Parcheggiò e scese dalla macchina prendendo poi le valigie, scesi a mia volta e chiusi la portiera, per poi andarlo ad aiutare.
Arrivati all'uscio di casa lui estrasse le chiavi dalle tasche ed aprii.
Quello che vidi era sorprendente.
C'era un salone enorme, grande quanto una casa. Non la mia, certo, non era piccola, affatto. Ma il salone di Justin poteva far tranquillamente alloggiare un ragazzo single con pochi soldi che cercava un'abitazione momentanea.
Era tutto molto luminoso, e bello.
All'inizio del salone c'era un divano in pelle bianco, enorme, un tappeto nero ed una TV a chissà quanti pollici, non saprei dire quanti, ma erano tanti. Era a schermo curvo ed era fornita di tutti gli attrezzi possibili e immaginabili. Playstation, casse sorround, wii, il paradiso di qualunque ragazzo dagli 11 ai 19 anni. Oh, dimenticavo, i ragazzi crescono tardi! Le playstation sono il paradiso di anche molti quarantenni.
Poi c'era un grande tavolo in legno pregiato, dove si sarebbe potuta addirittura tenere una riunione di tutto il cast per quanto era lungo.
Ed infine c'era l'angolo cucina, abbastanza piccolo rispetto al resto, era più semplice. Notai che c'era anche un bagno, o almeno ipotizzai lo fosse.
Justin mi fece cenno di salire con lui.
Le scale erano bianche e a chiocciola. Notai che l'abitazione era ben arredata. L'arredamento era prevalentemente di un bianco e nero luminoso, molto bello e abbinato.
Salii con le mie due valigie e Justin mi mostrò le stanze del piano di sopra.
C'era un bagno paradisiaco, con un'enorme vasca idromassaggio. L'avrei sicuramente provata durante la mia permanenza in quella casa!
Per il resto era un bagno in marrone e bronzo abbastanza normale, a parte la grandezza e due lavandini uniti in un marmo.
Nella porta accanto c'era una sala in cui erano contenuti cd, dvd, computer, giochi per la play, il mondo!
Justin mi avvertì di non entrare in quella stanza.
Poi c'era la sua camera. Aveva un letto matrimoniale bello grande, con le coperte nere, il tappeto era nero come quello del soggiorno e i comodini e l'armadio erano dello stesso nero lucido di tutto l'arredamento, che contrastava con il bianco delle pareti. Da un lato c'era il suo bagno personale. Mi chiesi cosa se ne faceva un appena ventenne che viveva da solo di tutta quella roba e di tutti quei bagni.
Poi c'era la stanza degli ospiti, era la metà della stanza di Justin, ma sembrava comunque molto accogliente. L'arredamento stavolta era in viola e c'era solo un letto ed un armadio.

Posai le valigie vicino al letto e mi sedetti su esso. «Bene, questa è la mia camera suppongo
«Se vuoi puoi dormire con me» disse lui alzando le spalle e grattandosi imbarazzato il collo.
Risi appena e scossi la testa per rifiutare l'offerta.

Avrei vissuto con Justin Bieber. Cercai di assimilare la cosa e quando realizzai completamente diventai paonazza. Prospettavo già l'enorme imbarazzo che mi avrebbe causato quella convivenza e quasi ebbi paura. Mi venne l'istinto di scappare, ma mi trattenni.
Beh, già era un grande passi avanti il fatto che Justin fosse totalmente cambiato!
Non lo odiavo più, ora avevo una bella idea di lui, e mi ea bastata una notte per cambiare idea.
Immaginai che saremmo diventati grandi amici.
Chiusi la porta a chiave e mi diressi verso il bagno. Una doccia era prorprio quello che ci voleva per schiarirmi le idee e per togliermi dalla testa quella stessa domanda che alloggiava in essa da quando avevo deciso di accettare la proposta di Justin e di restare per un po' da lui: come sarebbe stato quella convivenza? Ma soprattutto, cosa sarebbe successo fra noi due?


(ehi, volevo informarvi che aggiornerò ogni domenica!)
amori miei bellini
quanto vi amo quando mi recensite le storie uhu
grazie a chiunque abbia recensito, in particolar modo
e grazie a chi ha messo la storia ra le preferite o seguite
grazie anche a chi l'ha messa fra le ricordate, aspetto vostre recensioni
ed infine grazie a chi la legge, perchè non lasciate un parere?
il capitolo precedente ha ricevuto ben 223 visite, che sono un'infinità, sarebbe bello quindi ricevere qualche recensioni in più, sapete
(comunque me sento una queen perchè il primo ne ha ben 1098, maremma bonina ja)
per carità, non chiedo 28943 recensioni, non le merito, ma mi piacerebbe riceverne qualcuna in più
mi piacerebbe che il mio impegno venga ricompensato

scusate lo sfogo time
torniamo al capitolo
cosa ne pensate?
fatemi sapere tutto ciò che vi è passato per la testa leggendolo

regà, ho gli occhi gonfissimi, ho rivisto believe movie e ho pianto come una cogliona, madò
poi a casa mia ci son due ragazze che parlano inglese ed è tutto il giorno che parlo con loro in inglese
mi sto divertendo troppo aw
una di queste mi ha chiesto di parlarle di cosa fosse justin per  me ed io sono scoppiata a piangere mentre le parlavo di lui e lei mi fa 'si vede proprio che ci tieni tanto a lui, meriteresti davvero tanto un suo abbraccio, si vede quanto lo ami, sei dolcissima, sai?' mi ha fatto troppo piacere adghk 
ricordo che potete trovarmi sul mio account twitter per due chiacchierate magari aw, mi farebbe molto piacere
@bizzlevojce
ok basta
alla prossima,
-la Tiss


Prossimo Aggiornamento: domenica 8 giugno.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


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Capitolo 7.
Quando i disastri si attraggono.

 
Entrai nel bagno. Era un bagno abbastanza piccolo. C’era uno specchio grande e rotondo sopra il lavandino in ceramica. Da un lato c’erano il water ed il bidè e dall’altro una doccia. Mi assicurai che ci fosse tutto ciò che mi serviva e, no, non c’era! Sbuffai appena e uscii dalla camera per chiedere a Justin una spugna, sapone, shampoo e balsamo. Lui mi diede l’occorrente, lo ringraziai e tornai nuovamente in bagno.
Avevo ancora la mia veste azzurra.  Slacciai i bottoni di essa e me la feci cadere ai piedi. Mi tolsi le scarpe e gli slip e feci per entrare nella doccia, ma qualcuno mi fermò.
Merda!’ imprecai dentro di me cercando di coprire le mie parti intime con le braccia. Ero talmente abituata a girare anche nuda per casa e a non chiudere mai le porte che mi ero dimenticata di farlo.
«Emh… Ti- ti sei dimenticata di prendere gli asciugamani e sono venuto a portarteli… »
Mi fissava con occhi e bocca spalancata ridendo sotto i baffi, anche lui chiaramente imbarazzato.
Mi maledissi mentalmente. Fino a poco prima mi sarei tranquillamente denudata davanti a lui, ma ora era diverso, era imbarazzante, alquanto imbarazzante.
Diventai paonazza in volto e mi sporsi velocemente a prendere un asciugamano bianco che stava in alto alla pila di essi che aveva Justin e me lo misi rapidamente intorno. «O-ok… G-grazie…Emh…» risposi io goffamente. Lui accennò una risata e si morse appena il labbro uscendo dal bagno. Chiusi la porta a chiave e mi portai una mano sulla fronte. ‘Idiota!’ mi dissi. Mi tolsi l’asciugamano ed entrai nella doccia. Quando avevo un problema che non volevo affrontare usavo la doccia per dimenticare almeno un attimo. A me la doccia sciacquava via tutti i pensieri, non solo lo sporco.
Aprii l’acqua per sciacquarmi velocemente, poi mi insaponai il corpo ed i capelli e riaprii successivamente l’acqua calda lasciando che si impadronisse della mia mente, chiusi  gli occhi ed improvvisamente sentii tutti i muscoli rilassarsi.
Dopo una mezz’oretta circa o più uscii dalla doccia e mi misi un asciugamano intorno per, capitan ovvio, asciugarmi.
Aprii la porta del bagno e velocemente andai a chiudere quella della camera.
Presi le valigie e le misi sul letto, le aprii cercando un pigiama e mi accorsi di non averne neanche uno.
Mi portai le mani sul viso per poi far cadere la testa indietro.
Mi tolsi un attimo l’asciugamano per mettermi gli slip ed il reggiseno, per poi rimettermelo intorno. Mi misi le mie amate pantofole ed uscii dalla stanza per dirigermi verso quella di Justin. Bussai alla porta e lui venne ad aprirmi. Aveva solo i boxer addosso e sentii qualcosa sobbalzare dentro me. Cercai di distogliere lo sguardo dalle sue parti basse mentre mi mordicchiavo nervosamente il labbro.
«Emh… » deglutii appena. Mi attirava molto fisicamente quel ragazzo, dovevo ammetterlo. «Avresti per caso una maglietta larga da prestarmi per dormire?» continuai.
Lui annuì e mi fece cenno di entrare per poi andare verso l’armadio ed aprire un cassettone. Allungai lo sguardo nel cassetto e vidi magliettone extralarge di ogni tipo. Lui ne prese una verde con una semplice scritta di un college, presunsi.
«Ti va bene questa?» mi chiese. Io annuii e lo ringraziai. «Poi voglio vedere come ti sta» mi avvertì sogghignando.
Uscii dalla sua stanza e, accertandomi che avesse chiuso la porta, mi misi al volo la maglietta, posando l'asciugamano a terra. Bussai nuovamente alla porta e lui mi squadrò dalla testa ai piedi con un sorriso malizioso in volto. «Trovo che le ragazze con solo magliettone extralarge siano altamente stuprabili.» disse. «Ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti è puramente casuale, Bieber?» risposi io con sarcasmo.
Lui rise e poi aggiunse con tono chiaramente provocante: «E se si tolgono la magliettona lo sono ancora di più.»
«Owh, peccato che io non lo farò.» sporsi il labbro inferiore in avanti e poi feci per andarmene alzando gli occhi al cielo e sussurrando: «Pensavo fossi cambiato»
Justin mi prese per il braccio e mi attirò a sé, stringendomi. «Dai, scusa. Buonanotte piccola.» disse con dolcezza, baciandomi i capelli. Il mio cuore si sciolse leggermente ed io assunsi un sorriso da ebete.
Ricambiai la buonanotte e mi diressi verso la mia camera, per poi sdraiarmi sul letto e finalmente addormentarmi dopo poco.


«Svegliati dormigliona» sentii alla mia sinistra una voce gradevole ridacchiare.  Trovai la reazione che la sua voce e i suoi modi di fare ebbero su di me molto strana, perchè ogni tipo di essere vivente di prima mattina mi risultava odioso ed irritante, ma lui no, era stato piacevole svegliarsi in quel modo e non potei far altro che sorridere mentre mi stropicciavo gli occhi per poi lentamente aprirli.
«Buongiorno coglione» dissi sogghignando.
«Buongiorno stronza» rispose lui ridendo per poi solleticarmi i fianchi.
Io mi dimenai chiedendogli di fermarsi e finalmente, dopo poco, si fermò e mi diede un bacio sulla fronte rapidamente. «Dai, sbrigati» mi incitò per poi uscire dalla stanza.
Fissai per un po' la porta sorridendo dolcemente.
Poi presi le valigie e le misi sul letto per aprirle. Presi un vestito nero in stoffa, senza spalline, attillato nella parte superiore e con una gonna larga. Dopo essermi lavata lo indossai. Mi misi dell'ombretto che sfumava dal giallo al rame, del blush, del rimmel e rossetto naturale. Poi mi misi delle scarpe gialle col tacco e presi una borsa dello stesso colore.
Scesi di sotto e vidi Justin che mi aspettava, accelerai appena il passo verso la porta e poi andammo fuori.
Durante il viaggio non spiccicammo parola, Justin guardava avanti a sé, avvolto nei suoi pensieri. Il suo sguardo quasi mi preoccupava. Sentivo che mi stesse nascondendo qualcosa, ma preferii non chiedere niente.
 
 Arrivati sul set ci avviammo verso un gruppetto che chiacchierava nel quale intravidi Virginia, Chad e Luke.
Chad si girò immediatamente verso Justin, con un sogghigno quasi malefico in volto.
«Allora, come è andata?» ci interrogò Chad, rivolto al biondo, più che altro. 
Justin rise puntandogli un dito contro: «Mi devi dei soldi tu!» 
«Dei soldi?» chiesi io sorpresa, senza capire.
«Quindi te l'ha data» affermò Chad ignorandomi.
Justin annuii e mi fu tutto più chiaro.
Avevano scommesso su di me, wow.
Ci avevo quasi creduto che a Justin importasse qualcosa di me.
«Pensavo fosse significato qualcosa per te!» gli urlai contro.
«Pensavi male. Sei stata solo una delle tante. Anzi, neanche, perché la ‘mammina’ ti ha fermato in tempo.» rispose lui beffardo.
Era palese che per lui non fossi una delle tante. E allora perché? Perché mi trattava così davanti ai suoi amici?
Sentivo il mio cuore sfracellarsi lentamente in piccoli pezzi, come un vaso che cade dal terzo piano.
Non ero innamorata di lui, affatto, ma era riuscito a ferirmi.
Abbassai la testa e mi allontanai dal gruppetto senza proferire parola.
 
Justin’s POV:
Ormai da anni avevo preso l’atteggiamento del ragazzo a cui non fregava niente dell’amore, per il quale le ragazze erano solo macchine da sesso. Troppe volte gli esseri femminili si erano rivelati solo luride troie di cui non ci si poteva fidare. E così avevo deciso, ‘donna al volante, pericolo costante’, ma per volante intendevo quello della mia vita. Nessuna donna poteva più permettersi di prendere in mano la mia esistenza e di guidarla come più le pareva e piaceva. Troppe volte ero rimasto fottuto.
Ma lei era diversa. Lei non era come le altre.
E questo mi spaventava.
Dovevo fare in modo di allontanarla, ma non riuscivo a stare lontano da lei per troppo tempo.
 
«Chloe, andiamo.» le sussurrai senza farmi vedere dagli altri.
Lei mi lanciò un’occhiata di comprensione e mi seguì verso la macchina.
Tornammo a casa e, come all'andata, nessuno dei due aprì bocca.
Chloe guardava dal finestrino e di tanto in tanto si lasciava scappare un sospiro.
Qualche volta la guardavo senza farmi scoprire.
Era così bella.
Arrivati a casa, non mi fermai neanche ad aprirle la portiera della macchina, ma mi limitai a spalancare la porta di casa.
Lei entrò chiudendosi poi la porta alle spalle e dirigendosi verso la camera che le avevo dato.
 
«Cosa cazzo fai?» le chiesi preoccupato. Era scesa con le valigie in mano ed un’espressione infuriata a dir poco. Cosa stava succedendo?
«Me ne vado, mi sembra ovvio. Le troie restano una notte, io sono rimasta anche troppo.» disse con un sorriso sarcastico in volto.
Quelle parole mi si scontrarono addosso come lame, capii solo allora quanto l’avevo ferita trattandola così davanti a tutti. Mi pentii amaramente ed andai verso di lei per cercare di fermarla.
Le presi la mano e la guardai negli occhi, sussurrandole amareggiato: «Scusa, piccola, sono un coglione.»
«Sì, lo sei. Ma non bastano le scuse, mi hanno già stufato abbastanza i tuoi cambiamenti d’umore continui.» replicò lei tentando di liberarsi dalla mia presa. Rapidamente le presi il viso fra le mani e portai le mie labbra sulle sue, si irrigidì maggiormente, contraendo i muscoli.
«Resta.» mormorai convinto sulle sue labbra, guardandola dritto nelle sue stupende iridi color marrone con sfumature sul verde.
I nostri respiri si erano fatti pesanti ed echeggiavano nel grande salone. I suoi muscoli si erano ormai rilassati, lei si trovava con la schiena al muro e aveva socchiuso le labbra lasciando accesso alla mia lingua che si muoveva con delicatezza attorno alla sua.
Eravamo un tutt’uno.
Lentamente si staccò da me, sembrava così innocente e indifesa, la guardai aspettando che parlasse, continuando a tenerle il viso fra le mani.
«Come faccio ad essere sicura che non cambierai idea da un momento all’altro?» mi domandò.
«Semplice, non puoi esserlo. Io sono un coglione, tu una stronza. Siamo due disastri. Non credi che siamo fatti l’uno per l’altra?» Le parole uscirono da sole senza che io potessi controllarle e da un momento all’altro lei venne a sapere che io ero innamorato di lei ancor prima del mio subconscio.
Realizzai ciò che avevo appena detto. Ipotizzai lei stesse facendo lo stesso. La strinsi a me inarcando l’angolo della bocca in un dolce, ma lieve sorriso, socchiudendo per un attimo gli occhi, sereno.
Lei nascose la sua testa fra le mie braccia. Era arrossita moltissimo e guardava in basso mordendosi l’interno guancia. Alzò gli occhi verso di me perplessa, sembrava un piccolo cucciolo di cerbiatto in cerca della mamma. Sembrava stesse cercando un rifugio. E sarei stato io, il suo rifugio.


[Prossimo Aggiornamento: domenica 15 giugno.]

"Never thought a love like your could leave me all alone."
Oggi sono in fissa con questa canzone, yay.
00.26
E' domenica, ed io che pensavo avessi aggiornato prima, povera illusa, ahah.
Stasera Miley sarà qui in Italia ed io sarò nei posti d'onore sul mio divano, yee!
Passiamo al capitolo:
lo schifo più totale.
Non si capisce 'na beatissima minchia, spero mi possiate perdonare.
L'ultima parte però mi piace, ad essere sincera, sto sclerando anche io per i miei jhloe, aw.
Vi volevo ringraziare soprattutto per le recensioni, siete l'amore.
Io davvero non so come ringraziarvi, siete state tutte dolcissime, ho raggiunto risultati che non mi sarei mai aspettata.
Non ho una fan fiction famosa, per carità, ma per me, nel mio piccolo, i risultati a cui sono riuscita ad arrivare sono molto soddisfacenti, grazie, mi rendete felice.
Fatemi sapere che ne pensate, insomma.
Alla prossima domenica lettori del mio cuore,
Vi amo,
-Tiss

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


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Capitolo 8.
Quando i disastri si attraggono.

 

 «Allora, cosa hai intenzione di fare?» ruppe il silenzio Justin.
«Sinceramente non lo so…» risposi dubbiosa io.
Non lo sapevo davvero, cosa volevo. Non sapevo se perdonarlo e rimanere o andare via. Sarei dovuta andare, dato che era sicuro che quella non sarebbe stata l’ultima volta in cui Justin mi avrebbe trattata così. Ma decisi di rimanere, per qualche assurdo motivo che non seppi spiegare nemmeno a me stessa.
«Non ho altri posti in cui andare, sono costretta a rimanere» mentii. Sarebbe stato alquanto facile trovare un piccolo appartamento in affitto, ma non volevo.
«Grazie al cielo!» fece un sospiro di sollievo socchiudendo appena gli occhi e mi strinse nuovamente a sé.
 
«Aspetta» bisbigliò il biondo guardandosi intorno come se gli fosse venuta un'idea sul momento.
Si allontanò per qualche secondo per poi tornare con una bottiglia di vetro in mano, vuota.
«La vedi questa bottiglia?» la indicò posandola sul tavolo, guardando poi verso me.
Annuii assottigliando gli occhi, incuriosita e confusa.
«È proprio come te. Completamente vuota, ma ancora costantemente in piedi.»
Sentii una fitta allo stomaco atroce. Forse mi conosceva meglio lui di quanto mi conoscessi io.
Aveva ragione, ero vuota.
«Ed io voglio colmare quel vuoto.» mi disse interrompendo i miei pensieri.
Lo guardai spalancando istintivamente occhi e bocca.
Sentivo come se qualcuno avesse preso in mano il mio intestino stringendolo e lo avesse poi arrotolato tutto. Ma era una bella sensazione.
 
«Cosa significa tutto questo?» lo interrogai.
«Mh, nulla…» svagò lui.
«Hai detto che siamo perfetti l’uno per l’altra, che vuoi colmare il mio vuoto. Ora spiegati: provi qualcosa per me?»  Esigevo una risposta completa.
«Sì, Chloe, sì, okay?» rispose lui con tono scocciato.
«Davvero?» gli chiesi quasi incredula.
«Sì, davvero.»
Mi morsi l’interno guancia provando ad assimilare il tutto.
«Io non lo so. Fatto sta che non mi sei affatto indifferente.» lo informai.
«Buono a sapersi.» Strinse la mascella.
Ma cosa c’era ora?
«Che hai?» gli chiesi.
«Nulla.» rispose in tono freddo evitando il mio sguardo.
 
Scossi la testa e salii in camera mia.
Non poteva essere così ogni volta. Un momento romantico, un momento stronzo e il momento dopo provocante. Era insopportabile!
Mi chiusi a chiave nella stanza e mi sedetti sul letto, perdendomi nel vuoto.
«Voglio solo liberarmene» sussurrai terrorizzata dall'idea di riuscirci davvero.
 
Poco dopo Justin entrò cautamente in camera interrompendo i miei pensieri.
Lo osservai aspettando che parlasse.
«Stasera verso le 8:30 mi verrà fame. Deciderò di andare a prendere una pizza da Pizza Hut e mi siederò al primo tavolo a sinistra» mi comunicò lui.
«E quindi?» Non capivo cosa volesse dirmi.
«Beh, se tu vorrai venire sarai la benvenuta » mi informò il canadese.
«In caso contrario… Ti lascerò per sempre in pace.» terminò alzando le spalle.
Annuii inarcando l’angolo della bocca.
Il ragazzo uscii dalla mi stanza lasciandomi per un’ennesima volta confusa e sovrappensiero.
 
Diedi uno sguardo all’orologio.
Erano le 8 ed io ancora non avevo idea di cosa fare.
 
Aprii le valigie.
Avrei dovuto iniziare a posizionare i vestiti dentro l’armadio, ma mi scocciava.
Presi una canotta aderente nera e una gonna a vita alta violacea scura, le indossai e mi misi le ballerine nere.
Mi truccai appena mettendomi del fondotinta, della matita bianca negli occhi e un po’ di eyeliner.
 
Appena ebbi finito di prepararmi scesi giù.
Justin mi guardo sorridendo.
«Ow, sei bellissima» mi dichiarò il biondo che stava seduto sul divano a guardare la televisione.
Sorrisi dolcemente ringraziandolo.
«Cosa vuoi te?» Rise. «Parlavo con la tua tetta» si avvicinò a me palpandomi il seno. «Che bella. Posso darle un nome?» continuò beffardo. Lo scansai avidamente. «Bieber, non ti picchio solo perché poi il WWF mi farebbe causa.» dissi io, in tutta risposta.
Justin inarcò un sopracciglio sogghignando, per poi stringermi la mano e complimentarsi per la battuta.
«Okay, Bieber, gli autografi dopo» risi io fingendo di alzare gli occhi al cielo scocciata.
 
«Ti sei vestita così per venire da Pizza Hut, scommetto» mi puntò un dito contro.
«Dovresti smettere di fare le scommesse, sai?» Mi ricordai cosa era successo, della scommessa. E se non provasse davvero qualcosa per me ma era solo un modo per portarmi a letto?
Forse sarebbe stato meglio se mi avesse lasciato stare. Meglio prevenire che curare.
«Mi sono vestita perché mi andava. Ci puoi pure andare da solo da Pizza Hut.» mi scaldai io.
«Va bene, sappi che la proposta è ancora valida. Io ti aspetto, se hai intenzione di venire: bene. Altrimenti, già lo sai.» scrollò le spalle e si diresse verso il giacchetto appeso all’appendiabiti all’ingresso per prendere le chiavi ed aprire la porta, uscendo poi.
 
Mancava solo un quarto d’ora.
Ed io ancora non sapevo che fare.
 
Prendere o lasciare?

[Prossimo Aggiornamento: domenica 22 giugno.]

LEGGETE QUA. E' IMPORTANTE.
Innanzitutto: scusate.
Lo so, il capitolo è orribile e cortissimo.
L'ho iniziato a scrivere alle 21:54 ed ho finito alle 22:24.
In genere scrivo durante tutta la settimana.
Ma non ho avuto proprio tempo, questo mese ho gli esami, quindi sono costretta a dedicare poco tempo a questa fanfiction.                                  
Mi dispiace, davvero, spero che non perdiate la fiducia in me e che continuiate a seguire la storia.


Fatemi sapere che ne pensate, anche critiche.
Fidatevi, siete state dolcissime e mi son arrivate pochissime critiche, ma alcune di voi mi hanno dato dei consigli ed io ho cercato di seguirli e devo ammettere di essere migliorata molto dal primo capitolo a qua e spero di continuare a migliorare.

Poi, avevo intenzione di cambiare l'aspetto.
L'ho già fatto, ma ancora non mi convince.
E se mettessi i dialoghi in grassetto, ma senza corsivo?

Infine, grazie mille!
Diavolo, ragazze, io vi amo.
L'ultimo capitolo ha ricevuto 26 recensioni e in tutto la storia ne ha 102, in soli 7 capitoli!
Siete state capace di rendermi fiera, non potrò mai ringraziarvi abbastanza.
Vi amo, vi amo, vi amo.
E' solo grazie a voi se continuo a coltivare questa mia passione per la scrittura.

Detto questo,
in bocca al lupo per chi ha gli esami.

Un bacione enorme a tutti.

Alla prossima,
-Tiss



 

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